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di Serenity452
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Moonlight. ***
Capitolo 2: *** Moonwalker. ***
Capitolo 3: *** Moonless. ***
Capitolo 4: *** Honeymoon. ***
Capitolo 5: *** Moonshadow ***
Capitolo 6: *** Waningmoon ***
Capitolo 7: *** Moonheart. ***
Capitolo 8: *** Moonlit ***
Capitolo 9: *** Moon Tasty. ***
Capitolo 10: *** Moon Kiss. ***
Capitolo 11: *** Moondusts ***



Capitolo 1
*** Moonlight. ***


Capitolo I: Moonlight



La notte era ormai calata da un paio di ore quando Itachi Uchiha, accompagnato da Kisame Hoshikagi, decise che era giunto il momento di accamparsi per la notte, nonostante fossero a meno di due giorni da Konoha.
-Fermiamoci qui, Kisame!-Disse l'Uchiha, alzando leggermente il suo cappello di paglia, dando un occhiata al suo compagno.
-D’accordo Itachi, un po' di riposo ci farà bene!-Disse sghignazzando l'altro che, come suo solito, era davvero divertito da ogni sorta di decisione di Itachi, che dei due era il leader, incaricato della cattura del Kyūbi e del suo Jinchūriki, Uzumaki Naruto.
-Più avanti c’è una grotta, schiaccerò un pisolino lì, d'accordo Itachi?-
L’altro annuì semplicemente, sparendo poi in una nuvola di fumo.
L’uomo dalle fatture di squalo slacciò un po’ la sua tunica nera con le nuvole rosse, chiaro segno di appartenenza all'Akatsuki.
Itachi non era un gran chiacchierone, ma quando spariva, significava che aveva la luna storta ed era meglio lasciarlo andare.
Perciò Kisame non se la prese quando l'Uchiha lo piantò in asso senza dire neppure una parola e, spensierato, si mise a ronfare.


La corrente era forte, troppo forte.
L’acqua le entrava nella bocca ad ogni tentativo di prender aria.
Ma poi, più si sforzava di respirare e stare a galla, più sprofondava giù nell'acqua, per poi tornare a galla sbracciando e poi di nuovo sotto, stremata.
Stava affogando, l’acqua entrava anche attraverso le narici e l’ossigeno le mancava da troppo.
Ad un tratto sentì una fitta di dolore al fianco e si accorse di essere andata a sbattere contro un tronco tranciato che galleggiando le saettava addosso spinto dalla forza della corrente.
La vista le si stava annebbiando, forse a causa dell’acqua, delle lacrime e del dolore. Così alla fine l'oscurità sopraggiunse e lei dovette cedere il passo.
Era morta.


Itachi si avvicinò alla riva del fiume, portò le mani nell’acqua fredda e si sciacquò il viso.
Presto sarebbe giunto a Konoha. La terra che aveva abbandonato, tradito.
Guardò il suo riflesso nell’acqua.
Traditore.
Assassino e traditore.
Alzò lo sguardo e notò qualcosa che galleggiava e si dimenava come una furia, cercando probabilmente di resistere allo scorrere dell'acqua.
Era un bambino forse.
Ma come diavolo c'era finito nel fiume a quell'ora della notte? Era da solo?
Itachi, d’improvviso, s'accorse che i loro occhi si erano per un attimo incrociati e, chissà per quale motivo, qualcosa in lui si turbò, come se un fulmine l’avesse diviso a metà dalla testa ai piedi.
Deglutì spaventato da quella sensazione di disagio ed inconsapevolezza.
E, rapido più che poté, camminò sull’acqua ed afferrò il bambino per il colletto della camicia per poi sollevarlo, tirandolo via dall’acqua irrequieata.
Fu solo in quel momento che si accorse che si trattava di una bambina.
Tornò sulla sponda, mentre lei tentava di riprendere fiato e tossiva acqua, chiedendosi seriamente cosa ci faceva una bambina di nemmeno otto anni, in un fiume in piena, sola, col rischio di annegare.
Una volta che l’ebbe delicatamente distesa sul prato, la bimba rimase immobile con le mani al collo, impegnata a tossire e sputare acqua.
Itachi la fissò a lungo, osservando i particolari capelli color miele della bambina, lunghi fino al sedere, lisci e lucenti, appiccicati dall’acqua.
Era un po’ paffutella con le guance piene ed arrossate.
Era Carina e Buffa.
La piccola smise finalmente di tossire e tentò di pronunciarsi.
-G-gla-zi-e… p-per-r av-vel-m-i… sal-va-to…-Mormorò fra i singhiozzi e le lacrime, mentre Itachi la guardava impassibile, rivedendo in lei il piccolo Sasuke che aveva abbandonato anni prima.
Chissà quant'era cresciuto? Ma era inutile domandarselo, presto l'avrebbe rivisto.
Comunque, tornando alla bambina, doveva essere molto piccola perché non parlava molto bene.
-Come sei finita nel fiume? -Chiese con tono inespressivo lo shinobi.
-Sono caduta, mentre celcavo la via di casa…-Rispose la bambina asciugandosi gli occhi ma senza risultato, perché continuava a piangere e tremare.
-Sei da sola?-Chiese ancora, sondando il territorio con lo sguardo.
-I-io mi sono pelsa! Si è fatto buio e non ho visto più nulla!-Pianse lei, stringendosi le braccia attorno al piccolo corpo infreddolito.
Vedere quella bambina, vederla soffrire, gli spezzò il cuore, che già da tempo era in frantumi nel petto di Itachi.
In qualche modo, si sentì in dovere di aiutarla.
Sentì che la strana ed incerta sensazione che aveva avuto nell'esatto momento in cui i loro occhi si erano incrociati, era qualcosa di profondo e predestinato.
Qualcosa senza nome né spiegazioni.
Qualcosa di potente e senza confini.
-Da dove vieni?-La piccola smise di singhiozzare, tendendo le mani strette in un pugno verso gli occhi per strofinarli.
A pensarci, Itachi non conosceva ancora il colore di quegli occhi.
-V-vengo d-da Konoha!-Il Mukenin si sorprese ed il suo primo pensiero fu quello di alzare i tacchi ed andarsene, fregandosene della piccola disperata dagli occhi misteriosi.
-Capisco…-Disse, non poteva davvero andarsene, non era così crudele da abbandonare una bambina che, di certo, non poteva conoscerlo benché venisse da Konoha.
-I-io… il mio papà mi ha detto che non devo mai parlare con gli sconosciuti! Devo andare! Grazie per avermi salvato!-Disse alzandosi e, accennando un piccolo inchino per salutare, fece qualche passo di corsa, voltandosi, ma Itachi la prese per un braccio.
La piccola si spaventò ed iniziò a dimenarsi terrorizzata.
-Aspetta… Konoha non è da quella parte…-Lei si fermò per guardarlo, per la prima volta.
Itachi, finalmente li vide.
Erano due occhi grandi e ambrati, innocenti e caldi.
L'arancio che si fondeva con l'ambra dava una sfumatura color miele a quelle gemme di luce d'oro.
Anche la bambina lo squadrò, l'uomo aveva due occhi neri molto profondi e cupi, persino stanchi, se possibile.
I capelli lunghi, erano altrettanto neri e lucenti, lisci come la seta.
Portava anche un coprifronte del villaggio della foglia.
Il suo stesso villaggio.
Ma il logo era attraversato da una linea orizzontale.
La piccola così sgranò gli occhi color miele, capendo cos'era era quell’uomo.
Un Mukenin.
Un ricercato che poteva benissimo ucciderla da un momento all'altro.
Perché, nonostante sua madre le avesse ripetuto in continuazione, nei suoi sei anni di vita, che lei non sarebbe mai diventata una Kunoichi, aveva sempre amato il mondo degli Shinobi e, per quanto una bambina ne sia capace, si era sempre tenuta informata ascoltando le conversazioni degli adulti. Quell'uomo era un criminale che aveva tradito Konoha.
-T-tu… mi u-ucci-d-der-rai! Lasciami!-Itachi la trattenne mentre la piccola cercava di fuggire, infuriando come una matta per liberarsi dalla sua presa.
-No, aspetta! Non ti ucciderò! Accidenti bambina, non urlare! Finirai per attirare Kisame!-Cercò di calmarla il ragazzo, ma la bambina non ne volle sapere.
-NON È VEROOO! AIUTOOO! TU MI VUOII RAPIIIREEEE! AIUTOOO!-Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-Ehiiii! Ehiii!-Itachi la tirò sù prendendola da dietro il colletto della camicia, alzandola da terra.
La squadrò, indossava una maglia a maniche lunghe blu scuro, il colletto bianco da cui la stava tenendo copriva un fiocco rosso e sotto portava una gonna a pieghe dello stesso colore del pullover, che arrivava più o meno sulle ginocchia.
Quindi la bambina non frequentava l’accademia per diventare una kunoichi, ma una semplice scuola per civili.
-Mettimi giù!-Pregò la bambina stanca di urlare e spaventata.
Itachi l’accontentò e si inginocchiò poggiandosi sulle punte dei piedi con le mani posate sulle gambe, poi guardò la piccola e sorrise.
La bambina lo fissò sorpresa dalla bellezza e la dolcezza di quel sorriso.
-Tranquilla… non ti voglio rapire piccolina, io sto andando a Konoha, se vuoi potrai fare il viaggio assieme a me…-Lei lo guardò, poi voltò il capo, effettivamente non sapeva dove si trovasse casa sua, sapeva solo che aveva camminato, ma non ricordava più in quale direzione, da sola non poteva farcela, anche una mocciosa come lei poteva ben capirlo.
-V-va b-bene!-Itachi si alzò e slacciò la sua tunica dell'Akatsuki, per poi posarla sulle spalle della piccolina, che sembrò proprio arrossire, mostrandogli un sorriso.
Era davvero buffa.
Inaspettatamente, il ragazzo si sentì afferrare per un polso.
-Tu...Non sei cattivo, velo [vero]? I-io...farò la brava, se mi riporterai a casa!-Disse la bambina guardandolo dritto negli occhi.
L’Uchiha, invece, si pietrificò sotto quello sguardo speranzoso e delicato.
Lui non fare del male? Ma lui faceva del male a tutti quelli che trovava sul suo cammino.
Ne aveva fatto anche al suo fratellino, che era la persona che più amava al mondo, sopra ogni altra cosa, benché il suddetto fratello fosse convinto dell'esatto contrario e non vedesse l'ora di ucciderlo.
Ed adesso si trovava dinanzi una bambina che lo pregava di non fargli del male.
A lui che più di tutti odiava la guerra e il dolore, lui che desiderava la felicità per il mondo, lui che, invece, non aveva fatto altro che provocare sofferenza e dispiacere.
-No, non ti farò del male… te lo giuro…Ti riporterò a casa sana e salva, piccolina!-La bambina spalancò gli occhi, le lacrime silenziose scomparvero ed a sostituirle fu un piccolo sorriso sul suo volto paffutello.
Itachi stava facendo tante promesse, tanti giuramenti, eppure non sapeva spiegarsi come mai tanta sicurezza, pur sapendo cosa in realtà era capace di fare.
In lei rivedeva Sasuke ogni momento, in ogni sguardo o sorriso.
-Seguimi, poco distante da qui c’è una grotta, è lì che mi sono accampato per la notte…-Lei annuì, Itachi fece il primo passo ma si accorse che la piccola gli teneva ancora la mano, la guardò ma lei non accennava a lasciarlo andare.
-A-asp-petta… I-io…-La piccola abbassò lo sguardo diventando rossa.
-Cosa c’è adesso!?-Domandò l’Uchiha con un tono un po’ freddo che ormai, per abitudine gli veniva naturale.
Stare sempre solo o con i membri dell'Akatsuki l'aveva reso uno shinobi dal cuore capace di mascherare le proprie emozioni anche quando non era necessario.
-Tu… tu sei… un Mukenin vero?-Itachi rimase a bocca semi aperta, poi sorrise leggermente.
-Sì…-Rispose semplicemente, la bambina tornò a guardare per terra, diventando triste.
-Ecco… ma… io so che i Mukenin sono pericolosi, perché sono assassini e traditori… e fanno del male…-Disse lei sempre a testa calata.
Beh, era sveglia la bambina.
-É vero, i Mukenin sono dei criminali, molte volte anche assassini, ma io non farei mai del male ad una bambina indifesa! Piccina, te l'ho promesso e manterrò la mia promessa…-La piccola spalancò gli occhi sorpresa dalle parole di Itachi, che le aveva posato una mano sul capo arancione, facendola arrossire di nuovo, imbarazzata.
-Non mi fido molto delle promesse dei maschi, se farai come il mio papà, ti odierò per sempre!-
-Il tuo papà eh! Sarà di certo preoccupato, vero?-Chiese lo shinobi, non badando a ciò che la piccola fanciulla gli aveva riferito.
-No, lui non sa che mi sono pelsa, vede Mukenin-san, mio padre viaggia molto… e io lesto [Resto]sola…-
-Davvero? Tuo padre è… un ninja?-Domandò l’Uchiha leggermente preoccupato, se il padre fosse stato uno shinobi, sarebbe stato un problema e avrebbero dovuto eliminarlo se questi avesse scoperto che la figlia era stata trovato da un ninja traditore, ed in effetti, anche la bambina sarebbe stata un problema, loro erano sotto copertura, in missione segreta, e lui cosa aveva fatto? Non aveva minimamente pensato che la bambina avrebbe potuto fare una descrizione di lui o della sua tunica nera a nuvole rosse.
Aveva salvato una bambina e gli aveva promesso di portarla a casa, agendo in modo sconsiderato. Però, a risollevarlo, furono le parole della stessa bimba.
-No, mio papà non è un ninja, lui… suona! È un musicista…Per questo viaggia molto… e io lesto [Resto] a casa con la mia mamma finché non torna, ma ieri o forse l’altro ieri… io… sono stata cattiva…-Spiegò la bambina intristendosi ancor di più.
Itachi si calò di nuovo e le prese le manine, trattenendo una risata per il modo davvero divertente in cui lei parlava.
-Come ti chiami?-Allora le chiese, guardandola con dolcezza.
-I-io? Io mi chiamo… Luna…-
-Che bel nome che hai…-
-Grazie… e tu come ti chiami?-
-Ecco… veramente, non potrei dirti il mio nome, sai sono in missione segreta, però… se mi giuri, come io ho giurato a te di riportarti a casa, che non lo dirai mai a nessuno, te lo dirò…-La piccola guardò attentamente gli occhi del ragazzo.
-Te lo giulo [giuro] su tutte le mie action figure di Sailor Moon e Kenshiro! Non lo dirò mai a nessuno! E poi tu mi hai salvata dal fiume, devi essele forte almeno quanto Ken, o pel-lomeno [per] quanto l'Hokage!-Il Mukenin sorrise, un po' incerto.
Di che diavolo stava parlando? Chi era questa Sailor Moon e questo Kenshiro adesso?
-Sailor...Moon e Kenshiro?-Chiese decisamente dubbioso.
-Non li conosci? Tu non guardi Sailor moon e Ken? Hokuto no Ken, vanno in onda dalle quattro in poi, su Neko-tv!-
Oh ecco, parlava di Anime, una volta anche Sasuke da piccolo si era appassionato ad un certo Anime di un uomo chiamato l'uomo tigre.
Ogni tanto, quando non era impegnato fra compiti e missioni, gli aveva fatto compagnia, nonostante non fosse tanto propenso a quei generi di anime violenti.
-Allora, me lo dici come ti chiami, Mikenin-san?-
-Io mi chiamo Itachi…-La piccola lo guardò un po’ strana, quasi sconvolta, l’Uchiha pensò che la sua reputazione fosse nota anche alla bambina. Un grande guaio, cosa gli diceva la testa oggi!?
-Ti… chiami… Itachi…-Il Mukenin deglutì, maledicendo il momento in cui le aveva rivelato il suo nome, controllato dallo sguardo della piccola.
Dio, cos'avrebbe fatto se Luna avesse saputo di lui?
-Che… blutto [brutto] nome!-l’Uchiha si risvegliò da suoi pensieri, rimanendo a bocca aperta.
Questa non gliel’aveva mai detta nessuno. Trovava il suo nome brutto!!
Tuttavia, tirò un sospiro di sollievo che non riuscì spiegarsi.
Non dover usare lo sharingan per cancellarle la memoria era un sollievo.
-Ah…ahahah…-Ridacchiò lui irritato, non era vero che il suo nome era brutto!
-Scusami se ti ho detto che il tuo nome è brutto… ma “donnola”… di solito portano sfortuna, morte e distruzione…-Itachi si accorse che Luna lo stava guardando in modo un po’ paranoico.
Era quasi inquietante, come quell'anbu. Yamato.
Sì, le somigliava in qualche modo, quando aveva quell'espressione.
-Ma comunque, per me, sono ploprio carine le donnole… -Disse con dolcezza.
Lui la fissò per un po’ e sospirò per poi ridere.
-Ah davvero? Allora lo prendo per un complimento!-
-Ma lo era, Itachi-san! Anche se non hai un nome carino, sei anche più bello del mio papà! Accidenti!-Borbottò lei, improvvisamente infuriata e rossa come un peperone.
L'Uchiha la guardò intenerito e non poté che sorridere.
Così, giusto per vedere quanto davvero poteva imbarazzarsi una bambina, fece il gesto più romantico del mondo.
La prese in braccio come una principessa.
Lei smise di farfugliare cose come: “Accidenti se sei calino [carino]!” “Quanto corri veloce, Itachi-san?” “Itachi-san, hai una fidanzata?”
Sgranò gli occhi e lo guardò.
-Luna-chan, sei davvero una curiosona, neh?-Scherzò il ragazzo, spiccando un salto su un ramo, dirigendosi verso il rifugio dove lo aspettava Kisame.
Lui sarebbe stato un bel problema.
-A proposito, come hai fatto a perderti, piccina?-
La bambina prese fiato e sorrise birichina, accucciandosi sul petto di Itachi che saltava agilmente qua e là.
-Io…sono scappata da scuola…-Ammise, quasi come se avesse paura di una qualche punizione e difatti Itachi si fermò.
-Cosa?!... –La bambina strizzò gli occhi, impaurita dal tono sorpreso e brusco di Itachi.
-S-si… mentle scappavo, un bidello mi inseguiva, ma sono finita nel bosco, ho camminato tanto tanto, ma… poi… non lo so si è fatto buio, e c’erano dei Mostli [mostri], che facevano rumore, sembrava che nel bosco ci fossero tigli, olsi, lupi, selpenti, insetti schifosi![tigri, orsi, serpenti] Ho avuto tanta paura ed ho continuato a scappare per tornare a casa, ma il bosco non finiva mai! Mai mai!-Luna aveva iniziato a parlare in un modo molto più infantile e sconnesso, segno di quanto era stata spaventata in quelle ore solitarie.
-Poi, ho visto il sole, ero tanto stanca, così penso che ho dormito da qualche parte, non lo so per quanto tempo, poi mi sono svegliata e si stava facendo di nuovo buio, avevo tanta fame e sete! Così ho trovato il fiume, volevo bere, ma poi… non lo so, sono caduta! Sigh!-La piccola cominciò a singhiozzare e lasciar scendere qualche lacrima, Itachi si rattristò e sentì il cuore sciogliersi ancora e ancora.
-Ehi, ehi… non ti preoccupare, adesso non ti succederà più nulla di brutto, piccina!-Esclamò, stringendola un po' a sé, per confortarla.
Luna apprezzò e si sentì protetta, come non mai nella sua vita.
Non sempre c'era stato qualcuno per lei ad abbracciarla così.
Ed onestamente le piaceva essere chiamata piccina.
-V-va bene! Posso restare in braccio, Itachi-san?-
-Ma certo, riposa pure, siamo quasi arrivati...-


-Oh Itachi sei tornato!-Sbottò Kisame appena lo vide.
-Kisame…-Sussurrò l’Uchiha guardandolo con una sorta di dubbio.
Cosa gli avrebbe detto riguardo Luna?
Kisame, per l'appunto, si accorse della bambina avvolta nella giacca di Itachi e sgranò gli occhi tondi.
-E lei chi diavolo è!? Itachi, ma… -
-Lei è Luna… l’ho trovata qui vicino, stava annegando e l’ho salvata, la riporterò a Konoha…-Kisame non poteva vederla ma stava cercando di capire che età e che aspetto avesse.
Fu in quel momento che lei si svegliò dall'improvviso sonno di pochi minuti e guardò Itachi, con aria rapita e le guanciotte rosse.
-Una bambina? Di Konoha?-Domandò Kisame, scettico, palesando la sua presenza a Luna.
La bambina si spaventò chiaramente, non si aspettava che assieme ad Itachi ci fosse qualcun altro, quindi cercò di localizzare la voce dell'altro compagno di Itachi, terrorizzata.
-Tranquilla, lui è Kisame, non ti farà nulla...-
Luna lo vide, aveva l’aspetto inquietante, le fatture di uno squalo e dal suo sorriso si capiva bene che anche i denti erano in linea con l'aspetto.
Lei urlò e si aggrappò ad Itachi nascondendo il viso nella sua maglia.
-Bravo! L’hai spaventata!-Esclamò Itachi, alzando gli occhi al cielo. Kisame lo imitò con un sorriso strafottente e divertito.
-Dai Luna, non piangere, Kisame sarà buono con te se non frignerai...-
Con quelle parole Luna sembrò calmarsi, ma guardò Kisame con gli occhi ancora lucidi.
Lo shinobi di Kiri, sorrise ancora più diabolicamente.
Ma stavolta Luna fu più determinata.
-I suoi denti...-
-Non la mangerai vero, Kisame?-Domandò Itachi, mentre si piegava sulle gambe e lasciava scendere Luna privandola della giubba dell'Akatsuki.
-Se proprio non posso...-Rispose fintamente annoiato l'uomo-squalo.
Il discorso sembrò cadere lì, anche se Luna e Kisame si scrutavano.
Lei preoccupata ed insicura, lui divertito ed incuriosito.
Itachi intanto aveva acceso un fuoco, recuperato una maglia dalla sua borsa ed un elastico per capelli, ma Luna non aveva fatto in tempo ad accorgersi di come lui facesse ad accendere un fuoco con la magia, rimanendo delusa.
A quel punto poi, Itachi, si avvicinò a lei e le prese delicatamente i capelli, restando alle sue spalle.
Li carezzò con cura, facendo scendere via tutta l'acqua, strizzandoli per bene.
Poi li legò in un bel chignon e le mostrò maglietta, invitando la bambina ad accostarsi con attenzione verso il fuoco caldo.
-Ora togli i tuoi vestiti bagnati, potrai indossare questa, così non ti ammalerai...-
Luna annuì ed in principio tentò di togliersi la maglia, ma poi si bloccò rimanendo a fissare il terreno. Itachi capì e sorrise raddolcito dalla sua piccina che troppo le ricordava Sasuke, quando era ancora un pulcino, piccolo e timido.
-Posso aiutarti?-Domandò lui, ma Luna non rispose, così il moro si avvicinò, si calò e prese il bordo della maglia, ma la piccola si ritrasse lasciando Itachi ancora più perplesso e stupito, rendendosi conto che la bambina era imbarazzata.
-Luna… non temere, non ti guardiamo!-Disse, mentre lei guardava altrove ed annuiva, poco convinta.
-Forse potremmo tenerla con noi, è divertente!-Scherzò Kisame restandosene seduto nel suo angolo, Itachi non lo degnò di uno sguardo ma Luna per un attimo lo guardò con interesse e un po' di rossore sul viso.
-Qualcuno la starà cercando di sicuro, è troppo rischioso...-Disse Itachi non prendendo neppure in considerazione l'idea né tanto meno l'espressione di Luna.
No, Luna era una bambina, non l'avrebbe trascinata in quell'orrore fatto di morte e dolore.
-Nessuno sa che sono scappata, la mia mamma non verrà a cercarmi e non manderà nessuno, dice sempre che se non fosse per me, sarebbe una donna libera e se sparissi, potrebbe ricominciare da capo...-
Itachi non gli rispose e non le diede retta.
Era solo una bambina che aveva fatto una marachella ed aveva paura di tornare a casa, non c'era altra spiegazione.
Tutti i genitori amavano i proprio figli.
Persino i suoi, dovevano averlo amato quando lui....
Le sfilò la maglia, scacciando i ricordi, Luna allora arrossì riportando la sua attenzione sul moro dallo sguardo inespressivo e vuoto.
Si lasciò sbottonare la camicetta e persino togliere la canottiera.
Il fuoco le riscaldava la pelle nuda.
Itachi le tolse anche la gonnellina ed in un attimo era in mutandine, ormai rese trasparenti dall’acqua.
Pensò subito che era necessario coprirla, non era carina in mutande, Kisame poteva benissimo vederla.
Chissà poi perché ci stava pensando, era una bambina, maledizione.
-Adesso rimani qui accanto al fuoco, potrai asciugarti un po'…-Gli disse lui.
Luna si accucciò sulle ginocchia ed Itachi, lui ne fu sollevato e le passò la maglia, aiutandola ad indossarla, in fretta.
Le stava larghissima e questo lo distrasse dai pensieri negativi, così sia lui che Kisame risero mentre lei cercava di tirar fuori le mani dalle lunghe maniche, sbracciandosi in modo ridicolo.
-Ehi, cosa avete da ridere, bakayaro, accidenti!!?-Domandò Luna alzando le braccia, da dove penzolava una bella quantità di stoffa che non le permetteva di far uscire le manine.
In viso era rossa ed infervorata con le guance gonfie d'aria ed il muso lungo.
-Accidenti, Itachi-san, siete due mascalzoni, fate così solo perchè sono piccola!-
-Sei piccola come un criceto...Dai, vieni qui, ti aiuto ad asciugare i capelli...-
L'Uchiha si mise accanto al fuoco e l'invitò a sedersi fra le sue gambe incrociate.
Luna arrossì e poi sorrise contenta, correndo fra le braccia di Itachi.
-Ci sai fare con i bambini! Oh, ma certo! Hai un fratellino, Sasuke!-Dichiarò Kisame, afferrando dallo zaino una maglia.
-Asciugala con questa...-Disse l'Hoshikagi , lanciandola ad Itachi, che la prese al volo e poi sciolse i lunghi ed arancioni capelli di Luna.
-Hai un Otouto, Itachi-san? Si chiama Sass'kè?-
-Sì, ormai dovrebbe avere tredici anni, più o meno...-Le raccontò lui, frizionandole i capelli per asciugarli, poi, visto che lei gli dava le spalle ed era rivolta con il volto verso il fuoco, la sollevò e la voltò verso sé, così che i capelli fossero diretti verso il calore del fuoco.
Lei incrociò le gambe sulle sue e lo guardò con gli occhi grandi ed assonnati.
-Anche lui è uno Shinobi, Itachi-san?-Chiese sorreggendosi il mento con una mano.
-Già...-
-Dev'essere bello, essele uno Shinobi, tutte quelle avventure, neh Itachi-san?-
Il ragazzo moro la guardò con un sorriso amaro, era ancora una bambina ingenua ed inconsapevole delle atrocità della vita, sopratutto quella a cui era costretto uno Shinobi.
La morte, il dolore, la guerra e gli inganni erano la base di quelle vite che già da bambini erano costretti ad intraprendere.
Luna era fortunata, non avrebbe mai conosciuto nulla di tutto quello schifo, di quella crudeltà.
-Oh certo, puoi uccidere chi ti pare, no, Luna!-Esclamò allegramente Kisame, attirando l'attenzione di Luna.
Itachi guardò male il compagno e sistemò i capelli di Luna, in modo che si asciugassero per bene.
-Davvero? Non sembra diveltente [divertente] però! Gli Shinobi più fighi sono quelli come Ken il guerriero, lui salva le persone più deboli!-
Kisame la guardò per un attimo, sbalordito, poi alzò gli occhi al cielo.
-Sarà meglio dormire, i bambini a quest'ora delirano!-E così, il ninja di Kiri, si sistemò sul suo sacco a pelo e prese a ronfare.
Itachi e Luna rimasero un po' in silenzio, finché lui non prese il sacco a pelo e lo sistemò sul pavimento.
-Itachi-san...Non riuscirò a dormire...-Affermò la piccola sconsolata.
Itachi la fissò un po’ perplesso e lei non lo guardò in faccia, spostandosi piano dal sacco a pelo.
-Le mie mutande… sono bagnate…-Detto questo la bambina rimase a fissare il volto del ragazzo sconvolto e si udì la fragorosa risata di Kisame.
Luna lo guardò male domandandosi cosa ci fosse da ridere.
-Bakayaro di uno squalo, non è colpa mia! Non faccio la pipì a letto da quando sono diventata grande!-Si infuriò la bambina, facendo ridere ancora di più Kisame, che rotolava nel suo giaciglio.
-Itachi che effetto fai ahahaha!-Non poté risparmiarsi quindi Kisame, ma stavolta Itachi lo guardò malissimo.
Nel frattempo Luna senza pensarci più, tirò su la maglia e si sfilò la biancheria ricoprendosi con la maglia, più velocemente che poté.
Silenzio.
Itachi deglutì.
Di solito non stava bene fare certe cose, nemmeno se era una bambina a farle.
Togliersi le mutandine davanti a due perfetti estranei era troppo.
Come poteva sgridarla santo cielo?
E più continuava a darsi dell’imbecille, per essersela presa tanto, più sentiva che avrebbe voluto sculacciarla.
Quella bambina era troppo spontanea, innocente ed ingenua per rendersi conto della situazione e lui, che da quando aveva lasciato Sasuke, era stato troppo serio, calcolatore e persino sadico, con Luna aveva mostrato un lato di sé apprensivo, gentile e protettivo, che pensava di non conoscere più dopo tutti i cadaveri che si era lasciato alle spalle in diciassette anni di vita.
Non capiva perché che lei si fosse tolta le mutande davanti a lui e Kisame lo infastidisse tanto, dopotutto era lui che l'aveva spogliata, prima.
Si stava rincitrullendo.
Lei sbadigliò strofinandosi gli occhi.
-Itachi, metti anche questa ad asciugare…-Disse porgendogli la mutandina bagnata. Itachi la prese un po' bruscamente e la sistemò vicino agli altri abiti, accanto al fuoco. Eppure ricordava di aver visto suo fratello saltellare per casa in mutande o addirittura nudo, all'età di Luna, prima di un bagno o d'estate più volte.
Non si era mai comportato o sentito così con lui.
Stava diventando paranoico. Doveva calmarsi.
Luna si avvicinò a lui, che la prese in braccio e la distese accanto a lui, coprendola per bene.
Kisame era tornato silenzioso, nel suo stato di solita dormiveglia, benché fossero al sicuro.
Chiese gli occhi, stanco e impensierito.
Dopotutto era impossibile che qualcuno non si accorgesse che una bambina era scappata da Konoha, no?
Ma allora perchè erano passate già due notti e nessuno l'aveva rintracciata?
A Konoha non erano così incapaci da non ritrovare una bambina di sei anni o giù di lì.
Che la piccola non avesse mentito, riguardo la madre ed il fatto che nessuno l'avrebbe cercata?
La piccola in questione si strinse a lui, nascondendosi fra le sue braccia.
-Arigatō, Itachi...-Gli disse, piano.
-Uhm?-
-Stanotte non ho più paura, se verranno dei nemici, mi proteggerai un pochino, velo [vero]?-
Itachi spalancò gli occhi e il suo cuore si sciolse dal ghiaccio che, negli ultimi sette anni, lo aveva tenuto prigioniero.
Così l'abbracciò senza rispondere, ma era bastato un piccolo gesto per far cadere lui e Luna fra le braccia di Morfeo.



Fine I capitolo.
 

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Capitolo 2
*** Moonwalker. ***



 
Capitolo II: Moonwalker




Al mattino, quando Itachi aprì gli occhi, Luna era ancora dolcemente posata sul suo petto, come quando si erano addormentati, stretti l'uno fra le braccia dell'altro.
Sorrise, era carina come un angelo.
Itachi non si dava pace, si sentiva così turbato, tanto da non capire nemmeno più perché si trovava in quella grotta e non nel suo letto di Konoha, dove una volta svegliato avrebbe dato il buongiorno ai suoi cari, sarebbe andato a lavoro ed una volta tornato avrebbe aiutato Sasuke con i suoi compiti, per poi correre da Shisui a divertirsi.
Per la prima volta dopo tanto tempo desiderò che quella fosse la sua vita, la vita che avrebbe dovuto vivere, se non fosse stato incastrato in una catena di sciagurati eventi tra i vertici di Konoha e il Clan Uchiha.
Guardò di nuovo Luna, ancora fra le braccia di Morfeo o, per meglio dire, fra le sue braccia, cullata in un sonno tranquillo.
Era così carina e lo stringeva tanto calorosamente, come se davvero per lei non ci fosse nessun altro al mondo.
E lui? Lui provava la stessa sensazione?
Sì, qualcosa di simile, decisamente.
Poche ore, eppure Luna aveva fatto breccia in un muro alto e solido costruito da un Uchiha.
Come aveva fatto o quali mezzi avesse usato, erano un mistero.
Ma Itachi sapeva che in lei rivedeva il suo dolce fratellino.
Chissà, una volta giunto a Konoha per catturare il Kyūbi, come avrebbe trovato Sasuke.
Non poteva non chiederselo, ormai mancava davvero troppo poco.
Non era pronto, forse non lo sarebbe mai stato.
Non per le parole di odio che gli avrebbe riservato.
Luna si mosse piano, prendendo fiato bruscamente.
Il moro allora pensò che era meglio eliminare quell’abbraccio prima che Kisame lo vedesse, perché era risaputo che l'uomo pesce di Kiri era un gran pettegolo e presto tutta l’Akatsuki sarebbe venuta a sapere dell'esistenza di Luna.
E pensare che quei Mukenin cominciassero a spettegolare sul fatto che Itachi Uchiha avesse a cuore una bambina, poteva essere un punto debole per lui e un rischio per lei.
Sciolse l’abbraccio, ma la tenne su di lui, mentre gentilmente la svegliava.
Luna con una mano stringeva la maglia del ragazzo, mentre l’altra era poggiata sulle labbra.
-Hmmm…Io diventerò...la paladina dell'amore… -Itachi la guardò perplesso e gli scappò un risolino, ma poi sentì che anche Kisame si stava per svegliare e fece silenzio.
Kisame continuò a dormire, ma quando l'Uchiha tornò a guardare Luna si accorse che i suoi occhi d'ambra e miele erano aperti e lo fissavano spauriti e confusi.
-Va tutto bene, Piccina, sono io...Itachi, ben svegliata...-
-Ah! O-Ohayo, Itachi-san....-Mugugnò con la voce ancora impastata dal sonno, strofinando i suoi occhioni con il dorso delle mani.
Itachi si alzò e la posò sul sacco a pelo, dove lei si sedé.
-Kisame!-Chiamò il moro.
Lo spadaccino si limitò ad emettere qualche brusio rigirandosi nel sacco a pelo, era una cosa impossibile quell'uomo.




-Certo che hai una spada veramente enorme, Cììsame-san [Kisame]!-
-Ohe, mocciosa, pronuncia bene il mio nome!-Borbottò Kisame, saltando da un ramo all'altro con Itachi affianco a lui, che trasportava Luna, passata dall'imbarazzo per esser stata caricata in spalla da Itachi, al sentirsi completamente a suo agio insieme ai due Mukenin.
-Accidenti, Chisame-san! Hai un nome troppo difficile!-Sbraitò lei alzando i pugni al cielo e ciondolando pericolosamente all'indietro.
-Reggiti, maledizone!-Disse Itachi, ormai seccato difronte all'evidente intesa Kisame-Luna dove lui era stato tagliato momentaneamente fuori.
-E allora il tuo nome? Non è nemmeno Giapponese!-
-Il mio nome significa Tsuki, bakayaro, accidenti!-
-Certo che per essere una bambina tanto piccola hai fegato a chiamare uno grande il doppio di te in quel modo!-La provocò lo squalo.
Luna lo guardò sobbalzando dinanzi ai denti aguzzi di Kisame tutto sorridente.
-G-gomen, Kisamèè-san! Allora, me lo dici che cos'è la tua spada gigante?-
-É la Samehada, ma se non fai attenzione al suo nome, ti mangerà di certo!-La prese in giro Kisame.
Luna gli credette ed annuì soltanto, senza azzardarsi a tentare l'impresa di un nome così lungo.




Viaggiarono per tutta la mattina, fra le chiacchiere di Luna e Kisame, e ancora Luna che raccontava qualche strana e confusa storia tra le sue fughe dall'Asilo grazie ai suoi poteri che a volte erano da Shinobi ed altre da guerriera Sailor, che solo lei sapeva cos'era in realtà.
Verso mezzo giorno si fermarono nei pressi di un grande campo di grano, per accamparsi e mangiare qualcosa.
Si appartarono sotto un grande albero dalle foglie verdi e luminose, che emanava un profumo incantevole.
Itachi tirò fuori dalla borsa una scatola di medie dimensioni, poi ne estrasse un'altra simile avvolta in un fazzoletto blu.
-Tieni Kisame!-Disse Itachi porgendo al compagno il secondo recipiente, per poi aprire quello che aveva cacciato per primo.
Nella scatola, c’erano tre onigiri e qualche contorno, con un po' di carne.
-Noi divideremo il bento, stasera però ti farò mangiare come si deve, d'accordo?-
Luna sorrise ampiamente, annuendo con le gote lievemente arrossite.
-Arigatō, Itachi!-Gli disse facendolo sorridere.
Porse così uno degli Onigiri anche alla piccola, mangiarono in silenzio, anche se Itachi continuava a far muovere il suo cervello come un treno in piena corsa, che però percorreva sempre lo stesso binario, “Luna”.
Alla fine del pasto, Kisame regalò i suoi Dango a Luna ma la bambina annunciò che nemmeno a lei piacevano, così finì per mangiarli Itachi.
Poco dopo, Luna, volle sgranchirsi le gambe, così chiese ad Itachi se poteva
fare un giro nei dintorni, ma il ragazzo le disse che era meglio non allontanarsi.
-Suvvia, Itachi-san, lasciala andare, dopotutto la radura è facile da tenere d'occhio...-Gli disse Kisame facendo un cenno col capo a Luna, per farla andare.
Lei sorrise e annuì guardando Itachi, poi scappò via, saltellando fra le spighe di grano, alte e profumate.
Bene, adesso anche Kisame aveva voce in capitolo.
Fantastico, fra poco avrebbero litigato per il cognome da darle?
Vide la bambina correre lungo la discesa di terra, addentrandosi sempre di più nell’immenso campo di grano, con le braccia verso il cielo, finché ad un certo punto, svanì dalla sua vista. Itachi strabuzzò gli occhi, chiedendosi dove fosse finita.
-É caduta...-Disse Kisame, anche lui la stava tenendo d'occhio dunque?
Sì, sembravano proprio una coppietta di isterici genitori.
La lite per il cognome era vicina.
-Ehi, tutto bene, Koneko?-La chiamò a gran voce Kisame.
-Haiii, Kisame-san! Sono solo inciampata!-
Kisame rise ed Itachi invece voltò lo sguardo altrove.
Gli dava fastidio che Kisame improvvisamente avesse preso a cuore Luna, anche perché conoscendolo, uno come lui non avrebbe esitato ad ucciderla, se fosse stato necessario.
Dannazione, era chiaro che Luna non sarebbe stata un problema, piccola com'era, ma non voleva farla avvicinare a Kisame.
Dopotutto, l'aveva trovata lui.
Luna intanto continuava a giocare per conto suo, vagando qua e là, cadendo ed inciampando di continuo, sparendo e riapparendo dalla vista di Itachi e Kisame.
Ma quando i due Mukenin non la videro rialzarsi, il promo a scattare verso di lei fu Itachi.
Luna era fra le braccia di due Shinobi del villaggio di Suna, che le tappavano la bocca, mentre lei si dimenava.
Mukenin anche loro, ovviamente.
-Lasciate la bambina...-Disse Itachi, guardandoli con aria truce.
-Sei matto?! Questa qui sarà la nostra merce di scambio! Avanti, dateci tutti i vostri soldi e le vostre armi!-Sbraitò quello che teneva Luna.
In quel momento arrivò anche Kisame, annoiato come non mai.
-Come, ti sei già fatta catturare, Koneko-chan? Vuoi che ci pensi io, Itachi-san?-
L'Uchiha non rispose e valutò la situazione.
Erano dei deboli, lo si poteva ben vedere da come tremavano e stringevano Luna, oltretutto sembrava che non li avessero riconosciuti.
Bene.
-Non ce ne sarà bisogno, sono appena caduti nel mio Genjutsu!-
E difatti gli occhi rossi di Itachi si rispecchiarono in quelli dei due aggressori di Suna che in poco crollarono atterra, lasciando andare Luna che scappò dietro Itachi.
-Gomennasai, Itachi-San! Non mi allontanerò più da te! Non ti fanno male gli occhi, vero?!-Urlò la piccola, con le lacrime che scivolavano veloci sulle sue guance.
-Sta tranquilla, è tutto apposto, questi occhi sono la mia abilità innata...Lo Sharingan...-
Lei lo guardò preoccupata ed allora Itachi disattivò lo Sharingan così che lei potesse tranquillizzarsi.
-Arigatō, Itachi!-




Dopo aver ripreso il viaggio, i tre erano giunti nelle vicinanze di un piccolo borgo poco abitato quando il cielo si era ormai oscurato con dei grandi nuvoloni carichi di pioggia.
-Kisame… Riposiamo d'accordo?-Disse Itachi cominciando a rallentare.
-D'accordo, non ti farà bene viaggiare sotto la pioggia, conosco una locanda qui, andiamo lì...-
Itachi annuì ed i due si diressero verso la periferia del paesino.
Luna intanto era raggomitolata sulle spalle di Itachi e sonnecchiava tranquilla.
La locanda suggerita da Kisame era tranquilla e discreta con poche stanze ed un ristorantino frequentato sopratutto da gentaglia in fuga, che non voleva dare nell'occhio.
-Luna, siamo arrivati in una locanda, devo metterti giù!-Disse Itachi.
Lei ancora assopita, strusciò la faccia conto la schiena di Itachi e mugugnò qualcosa.
-Lascia stare, la prendo io, Itachi-san...-E così Kisame non gli diede neppure il tempo di ribattere che afferrò la bambina e se la appoggiò su una spalla, mentre lei continuava a mugugnare e cercava di non svegliarsi.
Itachi fumò di rabbia e fastidio.
La stava solo tenendo in braccio, cercava di ripetersi.
Non le stava facendo nulla di male.
Solo che, quando lei si svegliò di soprassalto per il vociare di un gruppo di uomini, cercò di alzarsi e Kisame la tenne giù posandole una mano sulla schiena.
Luna era di spalle e non poteva vedere nè lui nè Kisame.
-I-Itachi-san?!....-Disse piano, scuotendo il capo alla ricerca di un viso familiare.
-Shh...Koneko-chan, non dire i nostri nomi ad alta voce!-La rimproverò quello blu.
Luna lo riconobbe e, quando si accorse della Samehada accanto a lei, sbiancò.
-Sei troppo alto, Kisame-san, posso voltarmi? Mi vengono le veltigini [vertigini]!-Esclamò, cercando di voltarsi per assicurarsi che Itachi fosse lì con loro.
Non sapeva perché, ma l'idea che lui non ci fosse la spaventava a morte, sebbene ci fosse Kisame, che nonostante le minacce sembrava non volerle fare nulla.
-Certo, proprio come una Koneko!-Esclamò lui, afferrandola come avrebbe fatto col pelo di un gatto e voltandola, in modo che i suoi piedi gli penzolassero sulla schiena e lei potesse poggiare i gomiti sulla sua spalla.
Così lei incontrò lo sguardo nervoso di Itachi e l'espressione cupa che mostrava.
Però gli sorrise, contenta di sapere che non l'aveva lasciata con Kisame.
-Itachi-san, eccoti qui!-
Ma lui stavolta non sorrise, bensì la ignorò e si avvicinarono al bancone, dove c’era una donna di mezza età dai capelli castani legati in una coda bassa.
Indossava un bel Kimono rosso che aveva attirato l'attenzione di Luna.
Lei adorava il kimono, ma era raro che l'indossasse.
-Buona sera signori…-Disse in modo calmo, quasi come se non si fosse accorta del rango dei due.
-Vorremmo due camere, possibilmente al primo piano e vicine…Solo per stanotte…-Disse Itachi.
-Ecco a voi signori… le camere sono dotate di un bagno con vasca…I bambini al disotto degli otto anni non pagano, lei ne ha?-
-Sei e mezzo…!!-Precisò Luna sorridendo cordiale, sgambettando sulla schiena di Kisame, che neppure se ne accorgeva.
-Ok… inoltre nel prezzo è compreso l'uso delle terme, che si trovano al piano inferiore, sono aperte fino alle sette di sera…-Itachi fissò Kisame, che apparve quasi riluttante.
-Itachii facciamo il bagno!!?!-Itachi la fissò quasi a bocca aperta.
-D’accordo, dopo vedremo!-
E detto questo, prese le chiavi della camera e si avviò verso il corridoio.
Ma che gli diceva la testa? Pure alle terme la portava ora?
Stava forse impazzendo?
Lui non andava da una vita alle terme a fare il bagno!
Se proprio voleva andarci, poteva chiederlo a Kisame, no?
Si trovavano così bene insieme.
Ma poi, si trovò ridicolo lui stesso.
Era una bambina, perché si stava ingelosendo?
Non la conosceva neppure.
Tuttavia fu più forte di lui, passò accanto a Kisame che aveva appena recuperato le chiavi, allungò un braccio ed afferrò Luna per la maglietta, tirandola su.
Kisame non disse nulla, Luna arrossì e si ritrovò sul petto di Itachi.
-Tu vieni con me...-Disse stringendola a sé.
Allora lei gli legò le braccia al collo e sorrise, guardando Kisame.
-Ci vediamo dopo, Kisame-san!-
E sgambettò di nuovo, contenta.
Ovviamente, le piaceva di più Itachi che Kisame.
Forse se ne stava innamorando, ed Haru, il suo amichetto dell'asilo, era solo un'ombra sbiadita in confronto alla bellezza adulta di Itachi.
Itachi.
Sì, era molto più bello di Haru-kun.


La stanza era molto spartana, alla loro destra c’era un letto matrimoniale, con ai lati due comodini ed una lampada riposta sopra ognuno.
Di fronte c’era una piccola scrivania in legno ed al lato destro un armadio consumato e pieno di graffi.
Davanti alla scrivania c'era una finestra con i vetri già bagnati dalle gocce della pioggia ed adiacente alla scrivania vi era situata una porta.
Itachi l’apri trovando il bagno, che era una stanzetta di media grandezza, con la famosa e piccola vasca e componenti soliti.
-Hmm… alla faccia della vasca…-Borbottò, richiudendo la porta.
-Itachi?-Lo chiamò la bambina, che guardava il letto.
-Cosa c'è?-
-Ma tu… dove dol-r-mi? “Destla” o “Sinistla”!?-Itachi la guardò mettendosi una mano sulla fronte.
-Ma come parli? Kisame ha ragione, non scandisci bene le parole, si dice: DestRa o SinistRa… con la R! RRR!-
-Lo so! Dessstra… sinissstra!-Mostrando i dentini quando vocalizzò la esse.
-Un po' meglio, ma quello dev'essere un difetto che si sistemerà col tempo, visto che sono poche le parole che sbagli!-
-Allora, dove dormi?-
-Destra! Cosi tu sei vicina al bagno se ci devi andare nella notte!-
-Va bene!....... Itachi-san, andiamo a fare il bagno alle terme!?-Itachi la guardò stupito.
Ci credeva che era piena di forze, aveva dormito tutto il tempo del viaggio.
-Fra poco…-
-Perché?-Domandò lei, mentre Itachi cominciava a levarsi la cappa dell’Akatsuki, la gettava sulla sedia e si sedeva sul letto.
Luna gli si avvicinò e cercò di arrampicarsi sul materasso, visto che però non ci riusciva, alzò le braccia per farsi prendere da Itachi, che l'accontentò.
-Perché adesso dobbiamo riposare…-
-Ma io non sono stanca!-Esclamò lei muovendosi a gattoni sul letto, contenta che fosse morbido e perfetto per saltarci fino a toccare il soffitto.
-Ma io sì…-Disse il moro, togliendosi le scarpe e stendendosi, mentre le carezzava la testolina arancione.
Allora lei si stese sul braccio di Itachi ed appoggiò la testa sul suo petto grande.
-Scusa, sei stanco perché mi hai portato per tutto il viaggio e poi hai usato quegli occhi, “Straminchian”!-Itachi la guardò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere. Tanto da perdere il fiato.
-Eh? Perché ridi? Ehi perché ridiiiiiiiiii!??!-Itachi si rotolò sul letto con le mani avvolte sul ventre.
Allora Luna indispettita gli si buttò addosso per fermarlo.
-Itachi! ItachiItachiItachiItachiiii!-I due iniziarono a rotolare a destra e sinistra, in modo buffo.
-Uh! Ehi ehi… il mio occhio si chiama Sharingan! S-H-A-R-I-N-G-A-N!!!-
-SHALINGAN! E IO CHE HO DETTO! STALINGHAN! SHA-MIN-GHI-AN!-Urlò la bambina, scalciando e battendo I pugni.
-EEEH! Sharingan!-
-Uffa lo so dire Sharinghian! Basta Itachi!-Itachi ridacchiò di nuovo.
-D'accordo, Piccina!-Ed afferrandola per un braccio la tirò a sé, schiacciandola sul suo petto.
-Shh...ora fammi dormire!-
-Ma quando andiamo a fare il bagno?-Gli chiese, facendo dei cerchietti immaginari con l'indice sul petto del ragazzo.
-Tra un po’…te lo prometto…-Luna sembrò convincersi e chiuse gli occhi.






-Ma tu…sai nuotare, Itachi-san?-
-Sì, certo!-Le rispose, mentre si sistemava le scarpe.
-Ah… io no…-Mormorò la piccola.
-Imparerai…-La consolò l'Uchiha.
-Hmmm….!-Mugugnò Luna osservando la pioggia battere sui vetri della finestra e scendere giù, scivolando fino al bordo.
Le piaceva la pioggia, i fulmini ed i tuoni decisamente di meno.
-D’accordo andiamo…-Annunciò Itachi afferrandola al volo per la vita, facendola ridere.
Da una parte, tutto quello era carino, divertente e dolce, ma dall’altra, il giovane si sentiva perplesso, incerto, addirittura spaventato.
Lui non si stava comportando più come si era prefisso di apparire.
E la causa era lei, una bambina.
Che avesse davvero un debole per i bambini, era risaputo, Sasuke lo aveva amato tanto quanto lui aveva amato quel pargoletto di fratello nato all'improvviso.
Infondo Luna era così simile a suo fratello, ma forse non era questo a metterlo in crisi, la realtà era ben diversa.
Luna era diversa.
Lei riusciva a fargli provare emozioni dimenticate, come l'amore.
Non desiderava altro che essere amato.
E che fosse quella bambina dagli occhi color miele ed ambra ed i capelli arancioni poco importava, se così poteva essere importante e necessario per qualcuno che lo apprezzava.
Da troppo tempo non si sentiva così ma ben presto avrebbe rammentato che la vita era crudele e Luna sarebbe stata solo un triste spiraglio d'amore e luce nella sua vita buia e solitaria.




Fine II Capitolo.

[Continua...] 


Spoiler Prossimo Capitolo!

-Dov’è la bambina?-Chiese infuriato, forse più con se stesso che con Aria.
Dopotutto, Luna era una sua responsabilità e per una volta si sentì come se fosse stato lui a comportarsi come supponeva che avrebbe fatto invece Kisame con Luna.
-Ma cosa te ne importa di lei adesso!!-Il moro l’afferrò per la gola, prima che la bionda potesse dire altro.
-Dov’è?-Domandò con uno sguardo omicida che trasudava tutta la sua forza e imponenza.
-È…sulla piscina! L’ho chiusa lì! Da sola,spero si annegata!-Esclamò perfidamente la bionda.

 





 

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Capitolo 3
*** Moonless. ***


Uno per tre e tre per uno perché 
insieme noi usciamo sempre dai guai 
e difendiam la Casa dall'ombra della Sporcizia 
il nostro cuore batteà per la libertà 
intrighi e loschi Basilico,  dei Mor disumani 
il nostro Mocio spazzerà nell'immensità…
Daitarn, Daitarn arriva già la zia, Scappa!
Evviva Daitarn III. Vacci Piano. Sarai Pur sempre la mia beta con il Mio Coinquilino Malefico, ma Vacci Piano! Vino!
 

Capitolo III: Moonless.
 
 
Luna ed Itachi, scesi per il tanto atteso bagno, si ritrovarono davanti ad una ragazza dai biondi capelli e gli occhi celesti, vestita con un eccentrico Kimono floreale, scollato ed aderente, che metteva in risalto le sue forme perfette.
Se ne stava lì, tutta sorridente, con una penna in mano ed un registro nell’altra.
-Konbanwa, Signore, benvenuto…-
Itachi annuì in segno di saluto e le chiese informazioni, scrutandola con attenzione.
-Come funziona per le terme qui?-
La ragazza sorrise, portandosi la penna alle labbra.
-Ecco… le terme per gli uomini sono sulla destra, a quest’ora…hmm…- Spiegò la ragazza fingendo di dare un'occhiata sul registro.
-…hmm sì, sono vuote, non c’è nessuno. Dunque, all’entrata troverete lo spogliatoio, potete riporre tutto lì…-Finì lei mordendosi il labbro inferiore.
Itachi la fissò, era bella e non poteva negare quanto sfacciatamente ci stesse provando con lui, guardandolo come una pantera sulla lepre.
Ma Luna cominciò a tirargli una manica, ignara degli intenti della giovane donna.
-Itachi!-Bisbigliò lei.
-Eh? Ah, ehmm…sì, giusto…cosa c’è?-
-Ma Itachi… io non so nuotare!-
-Oh, già…-Esclamò, guardando la bambina negli occhi color miele, per poi tornare con gli occhi sulla bionda che continuava a sorridergli.
Peccato che con lui in stanza ci fosse una bambina, in caso contrario ne avrebbe approfittato senza alcun dubbio.
Per un secondo lo sfiorò il pensiero di spedire Luna da Kisame, ma si dannò all’istante solo per averlo pensato.
Non poteva nemmeno tollerare che si parlassero, figuriamoci farli dormire nella stessa camera.
Senza contare lo shock che avrebbe avuto la bambina vedendosi improvvisamente scaricata.
-Accidenti, Bakayoro! Ci sono anch'io!-Urlò Luna allungando un braccio per farsi notare, visto che fino ad ora era stata nascosta dietro Itachi ed ignorata da entrambi gli adulti.
La bionda rimase a bocca aperta quando se ne accorse.
-Oh… mi scusi… non sapevo che ci fosse… anche sua figlia…-
-Non è mia figlia!-Esclamò un po’ imbarazzato Itachi.
-Ah!-La ragazza sembrò riacquistare speranza e sfoggiò un altro sorriso seducente, scollando in modo falsamente casuale il colletto del kimono.
-Allora è la sua sorellina…?-
-Ehm…-Itachi fu attirato dallo scollo e vacillò, notando che era generosamente prosperosa e candida.
-Più o meno… lei non sa nuotare…-Disse per tagliare corto e cercare di darsi un contegno, visto che iniziava a sentire qualcosa premergli contro il pantalone.
Cavolo, era in astinenza da troppo tempo.
-Bene… -La ragazza guardò ancora sul registro.
-Visto che non sa nuotare può venire con voi, perché purtroppo nella piscina femminile non c’è nessuno che possa badare a lei. Mi raccomando la tenga sempre d’occhio, i bambini toccano fino a metà vasca. Le terme chiudono alle sei e trenta… Non so se vi hanno detto che la cena sarà servita per le sette e trenta…-Disse in modo, finalmente, professionale e distaccato.
-La ringrazio, Signorina!-
-Mi chiami Aria! E si figuri, è stato un piacere…-Disse questa volta con uno strano sorriso che ad Itachi non piacque.
Quella ragazza tramava qualcosa.
 
 
-Aria, mi chiami Aria!-Luna imitava Aria camminando a grandi e pesanti passi lungo lo spogliatoio.
-Quella Bakayaro, Accidenti a lei!-
-Luna!-La rimproverò lui, improvvisamente infastidito dalle parole della bambina.
-Itachi-san, quella donna è una Geisha!-Affermò la bambina incrociando le braccia al petto.
Itachi la guardò a bocca completamente spalancata.
Luna lo aveva stupito.
-Da cosa lo dedurresti tu, con sei anni di vita?-
-Dal modo in cui ti gualdava [guardava], Itachi-san! Sei venuto alle terme con me Bakayaro, Accidenti!-
Itachi sospirò e si passò una mano fra i capelli, chiudendo gli occhi.
Ora si ritrovava ad dover subirsi anche lezioni di vita da una bambina di sei anni, solo perché si era lasciato sfuggire qualche occhiata da una piacente e giovane ragazza che pareva ci stesse provando.
-D’accordo, ti chiedo scusa…adesso vuoi andare lo stesso in piscina?-Chiese, cercando di mettere da parte il turbamento per la bella bionda e l'irritazione per le parole che Luna aveva fin ora riservato solo a Kisame e Aria.
Che lui fosse il “Bakayaro” alla fine delle sue ingenue frasi, non gli stava poi tanto bene.
La bambina sorrise e gli abbracciò una gamba.
-Si! Facciamo il bagno insieme!-Esclamò, cominciando poi a svestirsi. Itachi si limitò a sospirare e si levò la maglia piegandola e riponendola sullo scaffale apposito, poi osservò Luna che aveva sfilato la sua di maglia e l’aveva gettata a terra.
-Luna, raccogli la camicia da terra…-Gli disse con le mani sui fianchi.
Lei si chinò a raccoglierla e la passò ad Itachi, che la sistemò accanto alla sua.
-Non riesco… proprio a staccarmi il bottone della gonna, Itachi-san!-
-Aspetta ti aiuto!-Disse lui, piegandosi sulle ginocchia e sbottonando la gonnellina blu della piccola.
-Arigatō, Itachi!-Esclamò sorridendo e ricevendo un sorriso ed una carezza sulla nuca.
-Adesso però prendi questo ed avvolgilo in vita, così…sui fianchi…Vado solo un attimo in bagno, ok?-
-Perché vai nel bagno?-Domando lei con fare curioso.
-Hmm… cosa si va a fare nel bagno?-Domandò un po’ imbarazzato il moro.
-Oh, Gomennasai, Itachi-san! Puoi mettermi seduta sulla panca? Da sola non ci riesco!-Rispose lei, un po' arrossita in viso, mentre si guardava i piedini nudi.
Itachi le carezzò di nuovo la nuca e, prendendola sotto le braccia, la tirò sù per aiutarla a sedersi sulla panca.
Poi, prima di andare, con un elastico le tirò sù i capelli, facendole un chignon alto sulla nuca.
-Sei carina così, torno subito!-Le disse sorridendo e carezzandole la guancia, per poi avviarsi verso la porta del bagno.
Luna lo guardò e fece ciondolare i piedi, con il cuoricino che le batteva forte e con la mano poggiata sulla guancia che Itachi le aveva sfiorato poco prima con delicatezza.
Nella sua testa lo immaginò sull’altare con uno smoking nero, in attesa di lei mentre percorreva la navata con un meraviglioso vestito bianco ed un bouquet dai colori caldi.
Ad un tratto però, si aprì la porta ed apparve Aria.
La ragazza bionda indossava un telo bianco che le copriva il corpo, probabilmente nudo sotto, ed ecco che il suo sogno andò in frantumi.
La bionda sorrise guardandosi in torno, ma quando si rese conto che Itachi mancava, cambiò espressione.
Luna la scrutò un po’ di sbieco ed i loro sguardi s’incrociarono quando Aria si avvicinò a lei, con passo lento e calcolato.
I suo fianchi ondeggiavano e Luna si chiese come facesse e sopratutto perché diavolo camminasse in quel modo.
-Ciao, piccola, dov'è finito il tuo fratellone?-Chiese con tono gentile ed un sorriso che fece rabbrividire Luna, nello stesso istante in cui la donna si piegava sulle ginocchia per guardarla dritto negli occhi.
-Itachi-san è andato in bagno e lui non è il mio fratellone, è il mio fidanzato, perciò stagli lontano, Bakayaro, Accidenti!!-Esclamò incrociando le braccia al petto, tenendo lo sguardo fisso negli occhi celesti della ragazza.
Aria mutò ancora la sua espressione, che divenne chiaramente irritata, forse dalla sfacciataggine della bambina ed il suo modo di chiudere le frasi quando voleva darsi un tono e provocare.
-Ah capisco…-Sibilò l'altra, chiudendo gli occhi e sorridendo con rabbia, mentre i pugni le si stringevano con forza.
Poi riprese il controllo e guardò la bambina.
-Senti piccola…visto che questo è lo spogliatoio degli uomini, perché non vai ad aspettare Itachi-san sulla piscina?-
-No! Non posso, Itachi-san mi ha detto di aspettare qui!-Le rispose Luna, voltando lo sguardo con aria superba.
-Ma vedi, fra poco, potrebbero arrivare altri uomini, non ti sentiresti in imbarazzo? Potrebbero essere malintenzionati! Va pure sulla piscina, dirò io ad Itachi che sei lì! Sai, potrai trovare dei giochi veramente carini!!-Esclamò facendole l'occhiolino, mentre lei rabbrividiva all'idea di un branco di mostruosi  e pelosi uomini che cercavano di rapirla.
La parola giochi però la entusiasmo di più.
-Davvero??!-
-Certo!-
La bambina, colpita dalla gentile rivelazione, saltò giù dalla panca, tenendosi l'asciugamano sul fianco.
-Arigatō, Geisha-san!-Esclamò all'indirizzo di Aria, che annuì con gli occhi colmi di ira indicandole il lungo corridoio che terminava con la porta.
Lei lo percorse di corsa e, quando la ragazza non la vide più, certa che ormai fosse sola e la bambina si trovasse nella grande stanza con la piscina termale, in cerca dei gommoni e dei pochi giochi presenti, chiuse la porta a chiave, sorridendo soddisfatta.
Nello spogliatoio, proprio in quel momento, apparve Itachi con solo un asciugamano attorno alla vita.
-Oh…-Borbottò, notando Aria seduta sulla panchina, dove aveva lasciato Luna, solo che adesso c’era una giovane bionda con le gambe a cavalletto.
E, a meno che Luna non fosse cresciuta e diventata bionda, quella era decisamente Aria.
-Ciao…-Disse lei sorridendo.
-Dov’è la bambina?-Chiese, guardandola con gli occhi ridotti ad una fessura intimidatoria e cupa.
-Tranquillo, non farti problemi per lei… l’ho mandata sulla piscina a giocare con una mia amica, ho chiuso la porta a chiave… in modo che non ci disturbi!-Spiegò la giovane, alzandosi ed avvicinandosi col suo passo lento ed accattivante.
Itachi sospirò, quella ragazza era una seccatura decisamente succinta ed attraente.
Forse qualche minuto poteva permetterselo.
-Allora, Itachi, pensi che possiamo saltare i convenevoli?-Disse con voce sensuale la bionda, mordendosi il labbro inferiore come aveva fatto all'entrata poco prima.
Dopodiché slacciò l'asciugamano che le copriva il corpo e mostrava solo le snelle gambe, per lasciar posto ad un corpo nudo e perfettamente modellato.
Forse poteva dedicare a sé stesso più di qualche minuto.
 
 
 
-Ohe! Dove sarà finito quel Bakayaro, Accideti a lui!?-
Nel frattempo Luna continuava a muovere le braccia del pupazzo in plastica trovato sul bordo della piscina, lamentandosi e guardando male il bambolotto dalle sembianze di un robot.
-Antipatico Robot! Dove sono le bambole di Sailor moon ed i braccioli?-Disse gettando il robot in acqua, presa dalla furia.
Però poi sembrò pentirsi del gesto e sbuffò.
Itachi ci stava mettendo troppo, non lo sapeva lei, ma era già passato un quarto d'ora da quando era stata indotta ad andare sulla piscina da sola.
Con i piedi che sguazzavano nell'acqua calda, mise il broncio e si sorresse il capo con la mano sotto il mento.
Senza Itachi non si divertiva e non poteva fare il bagno.
Però continuava ad aspettarlo, perchè era stato così carino quando le aveva fatto il Dango sulla testa carezzandole poi la guancia, che non vedeva l'ora di rivederlo e farsi abbracciare per nuotare insieme.
Dopotutto, era il suo fidanzato e voleva sposarlo, quando sarebbe stata alta quanto lui.
Poi un pensiero triste le attraversò la mente.
E se Itachi l'aveva abbandonata?
-Oh no, cosa farò?! Se ne sarà andato anche Kisame-san!?-Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi e si gettò per terra, rotolando qua e là sul pavimento gelido.
Improvvisamente le luci cominciarono a lampeggiare ed emettere suoni quasi metallici, per poi spegnersi del tutto, lasciando la bambina al buio più assoluto.
-Ka-Kami-sama! Ho pauraaa!-Urlò rimettendosi in piedi e camminando lentamente senza sapere dove stava andando.
 
 
Itachi sobbalzò accorgendosi che la luce s’era spenta e spinse giù Aria, che gli dava le spalle, costringendola a tenere la faccia schiacciata sulla panchina.
-Non vorrai fermarti, Itachi!-Ansimò, avida ed ancora bramosa, sentendo che la virilità di Itachi era ancora rigida e perfettamente eretta, dove lei voleva che fosse.
Lui le strinse i fianchi e muovendo il bacino con più forza la fece quasi gridare con un colpo netto.
-Sta zitta, non ho nemmeno iniziato!-La rimbeccò lui improvvisamente a disagio.
Qualcosa, fin dall'inizio, gli stava sussurrando con voce arcaica e lontana che stava sbagliando tutto.
Ma l'istinto d'uomo dentro di lui aveva preso il sopravvento.
Almeno finché non sentì delle urla e si fermò, confuso.
-Maledizione!-Esclamò sfilando il suo membro dalla ragazza, in modo brusco, facendola cadere con le ginocchia sul pavimento.
-Che fai, sei impazzito!?-Esclamò col fiato mozzato la bionda mentre cercava di rimettersi in piedi.
Itachi non le rispose nemmeno, ma si limitò a prendere i suoi abiti dal ripiano su cui li aveva posati.
Infilò i boxer che fortunatamente era riuscito a trovare nonostante il buio ed indossò il pantalone.
Il resto poteva aspettare, pensò, quando sentì il rumore di un getto d'acqua.
Fece il corridoio di corsa, arrivò alla porta che dava sulla piscina e, quando provò ad aprirla, la trovò chiusa a chiave.
-Itachi!-Aria lo raggiunse quasi subito, visto che si era limitata a coprirsi con un telo.
-Dov’è la bambina?-Chiese infuriato, forse più con sé stesso che con Aria.
Dopotutto, Luna era una sua responsabilità e per una volta si sentì come se fosse stato lui a comportarsi come supponeva che avrebbe fatto invece Kisame con Luna.
-Ma cosa te ne importa di lei adesso! Su torniamo a…!! Ah!-Il moro l’afferrò per la gola.
-Dov’è?-Domandò con uno sguardo omicida che trasudava tutta la sua forza ed imponenza.
-È… è… sulla piscina! L’ho chiusa lì!!! Da sola!-Esclamò perfida la bionda.
Itachi la spinse con forza a terra, guardandola con furia omicida, che non ricordava d'aver mai provato con tanta e violenta forza.
L'avrebbe uccisa, se non fosse stato per il fatto che cominciò a sentire l'acqua della piscina agitarsi.
Luna c'era certamente caduta dentro.
Con un poderoso calcio la buttò letteralmente giù, facendola volare diversi metri lontano.
-Ringrazia il fatto che non ti abbia uccisa seduta stante, Geisha!-
 
 
-Luna? Ehi, dai, apri gli occhi...-La chiamò preoccupato Itachi, carezzandole il viso, tenendola stretta sul suo braccio.
-Uhm...I-Itachi?!-Mormorò lei, aprendo i grandi occhi color miele.
-Menomale…-Sospirò il giovane, baciandole la fronte e continuando a coccolarla dolcemente.
-Come ti senti?-Chiese ancora lui, ma Luna non appena lo mise davvero a fuoco, riempì i suo occhi di lacrime e gli saltò al collo, abbracciandolo
-Itachi! Pensavo mi avessi abbandonata!-
-Shh, shhh, va tutto bene, non lo farei mai, piccina....-Gli disse carezzandole la schiena con dolcezza.
-Stavolta ho tenuto la bocca chiusa e tlattenuto [trattenuto]il fiato! Sono stata brava, velo [vero], Itachi-san?-Itachi lanciò un altro sospiro.
-Sì, sei stata brava piccolina… ora vieni, torniamo in camera!-
Lei lo fissò un attimo, poi cercò di asciugarsi le lacrime.
-Però… Però… noi due… il bagno…Io ti ho aspettato…-
-Ehi, dai non piagere di nuovo... -
-Ma io ci teeenevo tantoo!-Strillò lei, scoppiando a piangere come una fontana.
-Oh no…-Borbottò Itachi lanciando un sospirò.
-D’accordo! Hai ragione, te l'avevo promesso...-
Luna si asciugò le lacrime ancora una volta e sorrise, biricchina e vittoriosa.
-Evvai, Accidenti!-Esclamò tutta contenta lei.
Che subdola, pensò Itachi, sorridendo ai modi di parlare unici della piccola, che lo mettevano di buon umore.
 
 
 
Alla fine, arrivarono appena in tempo per la cena, dove trovarono Kisame che li aveva addirittura aspettati.
Luna aveva di nuovo i capelli raccolti, ma stavolta in una morbida treccia che scendeva di lato ed indossava la sua immancabile divisa dell'asilo.
Era stanca e stremata, dopo il bagno, dove aveva tentando di nuotare, col risultato che, dopo esser andata a sotto un paio di volte, era toccato ad Itachi tenerla a galla.
E si era persino divertito a farla nuotare e tuffare. 
Luna divorò due Onigiri, un piatto di verdure ed un brodo di carne, cosa che stupì Itachi.
-La piscina mi ha messo tanta fame lo sai!?-Esclamò lei addentando il cibo con fare estasiato che divertì Kisame tanto da indurlo a passare quantità industriali di cibo alla loro piccola compagna, fra risate e situazioni imbarazzanti.
A fine serata, lei ed Itachi si misero a letto.
All’inizio, Luna trovò difficoltà nell’addormentarsi, era agitata e si stringeva convulsamente ad Itachi, che cercava di consolarla e farla sentire al sicuro.
Itachi non faticava a capire il motivo dell'agitazione della bambina.
Domani sera le avrebbe detto addio, Konoha era alle porte.
Questo lo metteva in agitazione e, anche quando Luna si fu pienamente addormentata, rimase sveglio a guardala chiedendosi quale fosse la scelta giusta da fare.
Luna non era stata cercata o sicuramente le voci si sarebbero sparse e durante il viaggio qualche traccia ci sarebbe stata.
Ma niente. Nessuno sembrava reclamare la bambina che lui, in due giorni, aveva amato dal primo sguardo.
Sì, amava quella bambina e la gioia che sapeva trasmettergli.
Poi, finalmente, Morfeo catturò anche lui proprio mentre i suoi pensieri andavano a suo fratello, piccolo quanto Luna.
 
-Neh Itachi, non la conosci questa storia?-
Luna era sulle spalle di Itachi e proseguivano a passo spedito fra i rami.
-No...-Le ripose senza badare a lei.
-Avanti, Koneko, perché non ce la racconti?!-Esclamò l’uomo pesce, ridendo come un matto.
-Kisame, fra poco ci fermeremo per mangiare, Konoha è a poche ore...-Esclamò Itachi, sempre più cupo ed estraneo ai fatti intorno a lui.
Era da tutta la mattina che si comportava in quel modo freddo e distaccato.
Il suo solito, insomma.
Dietro di lui sentì un sospiro e la fronte di Luna sulla sua spalle.
-Hai fame?-Domandò l’Uchiha alla bambina, senza guardarla o usare modi affettuosi.
-No...-
Il viaggio fu estremamente silenzioso, infatti Luna si era pacatamente accucciata sulla schiena di Itachi e non proferiva più parola, come se si fosse chiusa nei suoi pensieri, nemmeno i richiami di Kisame avevano attirato la sua attenzione.
Pranzarono lo stesso in silenzio, fermandosi giusto il necessario, per poi ripartire immediatamente alla volta di Konoha.
Itachi ipotizzò che lei si fosse addirittura addormentata finché, quando ormai il tramonto colorava il cielo di rosso, lei parlò.
-Itachi?-Il Mukenin si voltò quanto bastava per notare il viso sconsolato della bambina.
-Ti sei svegliata?-Domandò lui sorpreso.
-No, non dormivo… stavo pensando…-Disse seria lei.
Itachi si accigliò e tornò a guardare avanti.
Anche lui aveva pensato per tutto il tempo.
Mancava poco a Konoha, davvero troppo poco.
-Siamo quasi arrivati a Konoha non è vero? Questo posto lo riconosco! Fra poco ci sono le porte giganti…-
-Già… Ti dovrò lasciare poco prima però…Non possiamo avvicinarci al villaggio, capisci?-
La bambina rimase in silenzio, mettendo in trepidazione Itachi.
Se Luna raccontava in giro di aver viaggiato con Itachi Uchiha, gli avrebbe dato la caccia tutta Konoha.
“No, non lo farebbe mai…” pensò, assottigliando gli occhi disperato.
-Ok…-Poi nessuno disse più nulla.
Finché le porte di Konoha non apparvero all’orizzonte.
-Kisame, fermati qui ed aspettami…Le indico la strada dei civili…-Disse mentre faceva cenno a lei di scendere e l’aiutava.
Luna lo guardò intensamente a bocca semi aperta.
-Senti, Itachi-san, sei sicuro?-Chiese improvvisamente Kisame, guardando Itachi con sguardo serio e deciso.
Itachi per un attimo sembrò vacillare, mentre sentiva Luna aggrapparsi alla sua gamba.
-Non c'è nulla di cui essere sicuri, Kisame! Konoha è il suo posto!-Decretò l'Uchiha senza minimamente guardare Luna.
-Itachi!-Provò a chiamarlo lei, ma la voce dello Shinobi la bloccò.
-Se vuoi salutare Kisame fallo adesso!-Disse, facendola sobbalzare e stringere più forte la stoffa dei suoi pantaloni blu notte.
-Mi spiace, Koneko, Itachi-san è il capo, fosse per me, ti avrei fatta diventare una Kunoichi coi fiocchi!-
Allora Luna tirò sù col naso e gli occhi le si riempirono di lacrime, corse da Kisame e gli abbracciò la gamba.
-A-Arigatō, Kisame!-
L'uomo pesce rise e le scompiglio i capelli con la sua mano grande e blu.
-Ora vai, Koneko...Chissà, magari un giorno ti verrò a trovare!-
Lei ci mise qualche secondo, poi si staccò.
Itachi le aveva lasciato fare, nonostante dentro ribollisse.
Era l'ultima volta lei avrebbe visto Kisame, per fortuna, perché se solo avesse scoperto che si avvicinava a Luna l'avrebbe bruciato come la sardina che era.
Ma non poteva non pensare che sarebbe stata anche l'ultima volta in cui lui stesso la vedeva.
Si guardarono, ma lui distolse subito lo sguardo e le afferrò la manina, accompagnandola per il sentiero di terriccio e sassi.
Lei camminava lenta, quasi riluttante.
O era lui che lo immaginava?
Basta. Basta legarsi a lei così. Era solo una bambina, non l'avrebbe mai più rivista.
Ma allora perché si tormentava in quel modo?
Perché con lei si sentiva bene?
Semplice, perché si sentiva vero e vivo.
Vero, perché con lei poteva essere sé stesso, dolce e gentile.
Vivo, come non si sentiva dalla notte in cui aveva dovuto ammazzare tutti i suoi parenti, nascondendo il tredicenne spaventato che c'era in lui.
Vivo e felice, come non era mai stato dal momento in cui era diventato ‘Itachi Uchiha’ dell’Akatsuki, sacrificando la sua gioia, ricevendo solo solitudine e fango, mescolato al sangue di cui le sue mani erano sporche.
Era solo.
Solo nella sua battaglia, alla ricerca della morte per espiare le sue colpe.
Ed una sola persona poteva aiutarlo, solo una.
Luna non avrebbe mai potuto salvarlo dall'oblio e l'oscurità in cui era caduto.
L'unica persone era Sasuke Uchiha.
Che un giorno, quando sarebbe stato pronto, l'avrebbe ucciso salvandolo dal suo eterno peccato.
-Itachi…-La vocina della bambina risuonò nella foresta.
-Hmm?-Si limitò a mugugnare lui, sorpreso e strappato via dai suoi pensieri.
-Ti mancherò?-Mormorò lei abbassando il capo, mentre la frangia sulla fronte le copriva gli occhi lucidi.
Itachi si fermò di botto e rimase in silenzio a lungo.
-…Certo…-Sussurrò appena, senza volerlo.
Ma lei lo sentì. E mostrò ad Itachi tutte le lacrime che aveva versato e stava versando.
-Anche tu mi mancherai, Itachi! Ti sei preso cura di me meglio di tutti! Io ti amo, Itachi!-Esclamò lei strizzando gli occhi e portandosi le gambe al petto insieme alle mani strette a pugno, accucciandosi a terra.
Itachi si sentì appena sfuggire quella manina piccola dalla sua grande e forte.
Ti amo.
Quando era stata l'ultima in cui volta qualcuno gli aveva riservato quelle parole?
No, non voleva neppure pensarci.
Non voleva ricordare il volto di quella ragazzina, appena tredicenne, con le labbra tinte di rosso ed il petto squarciato, che gli sorrideva.
Yoko Uchiha.
La sua dolce Yoko, il suo primo “Ti amo”, il loro primo bacio.
La sua vita finita, ancor prima di essere vissuta.
Ma sorrise alla bambina e si piegò per starle di fronte.
-Arigatō, Luna!-Disse prendendole le braccia, allontanandole dal volto paffutello che aveva.
Lei lo guardò, incerta ed imbarazzata.
-Itachi, quando sarò abbastanza alta per te, prometti che mi sposerai!-
Esclamò saltando improvvisamente tra le braccia dello Shinobi, di nuovo spiazzato dalle parole della bambina.
Tuttavia, un sorriso gli si stampò in viso, guardando e stringendo quella dolce creatura aggrappata alla sua giacca, che non aveva il coraggio di guardarlo.
Sì, sapeva cosa doveva fare, Luna, presto o tardi, si sarebbe dimenticata di lui.
La strinse a sé e le carezzò i lunghi capelli di lucente miele.
-Quella storia, raccontamela...-Disse lui, senza staccarsi.
-....La...La storia della volpe e la scimmietta?-Domandò lei colta alla sprovvista.
Itachi annuì soltanto, annusando il profumo di buono che emanavano i suoi capelli e la tranquillità che abbracciarla gli infondeva.
-I-in realtà è una canzone, parla di una volpe con delle scarpe nuove che lungo la strada per Osaka incontra una scimmia e le ordina di portarla in città perchè non vuole sporcare le sue scarpe, così la scimmietta la mette nel suo cesto e la trasporta, perchè è molto gentile, ma nonostante questo la volpe pesava troppo e così la scimmietta è svenuta e la volpe, pentita, capisce che l'amicizia della scimmietta è più importante delle sue scarpe...-Spiegò lei, tirando sù col naso di tanto in tanto.
-E tu cosa ne pensi, piccina?-
Sentendosi chiamare così, Luna lo strinse di più.
-Che tu sei la mia scimmietta, Itachi! Senza di te....io...io sarei morta!-Le lacrime le rigarono di nuovo il viso, ma ad Itachi non servì vederle per capire.
-Luna, ti sposerò senza alcun dubbio!-
Era così difficile lasciarla andare, eppure doveva farlo.
Per il suo bene.
-Ma adesso devi andare...-Sussurrò afferrandole le spalle ed allontanandola piano.
Lei singhiozzò e tirò ancora sù col naso, cercando di coprirsi gli occhi.
-I-itachi-i!-
-Shh... Devi andare...-
Dio, no!
Perché la stava facendo andare via!?
Perché non poteva tenerla con sé!?
L’avrebbe fatta diventare una Kunoichi! Sì! Poteva farlo!
Cosa lo tratteneva?! Non sarebbe mai più stato da solo.
Guardò la bambina, ancora una volta.
“Dillo, Luna… chiedimelo! Chiedimi di tenerti con me dannazione!!!” pensò il Mukenin stringendo i denti.
Ma lei non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo.
Perché? Perché non poteva tenere con sé quel raggio di sole nella sua vita buia!?
-Itachi…se ti vedono quelli di Konoha, ti uccidono vero?-
L’Uchiha si destò dai suoi pensieri.
E rammentò perchè non poteva tenere Luna.
Non l’avrebbe trascinata nel buio insieme a lui, non l'avrebbe resa una traditrice di Konoha, costretta ad uccidere e seminare dolore.
Lei era nata per dare amore e lui non poteva distruggere la sua luce, solo per egoismo e solitudine.
-Tranqulla…Soltanto...Non devi dire a nessuno il mio nome e nemmeno quello di Kisame!-Disse cercando il suo freddo autocontrollo di sempre.
Lei annuì, notando il cambiamento del ragazzo.
-Non dirò mai niente di te, non voglio che ti facciano del male, racconterò che sono rimasta nascosta tutto il tempo, perchè avevo paura di esser sgridata!-Esclamò lei senza guardalo.
-Mi crederanno, perchè sono già scappata altre volte ed sanno che lo faccio...-Confessò, spostando il suo sguardo sui piedini che si accavallavano in modo nervoso.
-Ehi, ehi, non farlo più d'accordo? È troppo pericoloso, quando esci dai confini del villaggio, sei preda di chiunque capisci?-
-Si, ma tu e Kisame...-
-Io e Kisame...Ascoltami, noi non ti abbiamo fatto del male, ma i Mukenin non sono brave persone, d'accordo? Dimenticati di me e Kisame, noi non torneremo mai più a Konoha! Ora promettimi che non uscirai più dal villaggio da sola, né ti metterai nei guai!-
Lei lo guardò un attimo, poi sembrò annuire.
-Te lo prometto, ma se non tornerai, come faremo a sposarci, Itachi-san?-Chiese con la voce flebile e distrutta.
Le lacrime erano diminuite, ma ogni tanto scivolavano lungo le sue guance arrossate.
Rimasero a guardarsi in silenzio, poi Itachi le rispose.
-Tornerò per quello, adesso segui il sentiero, dovrai proseguire da sola, ma ti guarderò da qui, finché non sarai al posto di guardia...-
Sembrava che lei volesse dire qualcosa, eppure esitava.
-Adesso vai…-Disse Itachi dandole un’ultima carezza sulla guancia.
Lei non rispose, ma si voltò a guardare la strada da percorrere, le porte non erano molto lontane.
-Non voglio tornare, Itachi...-Sussurrò tutto d’un fiato lei, mentre gli baciava la  guancia e gli prendeva il volto fra le piccole mani.
Il cuore dell'Uchiha esplose e sentì le lacrime premere contro le palpebre.
Cercò di non lasciarsi sfuggire alcuna emozione.
Nessuna esitazione.
Non farla andare via, gli urlava la sua mente, ma quando riaprì gli occhi e parlò, aveva già ripreso il controllo e lo shinobi dell'Akatsuki era pronto a fare il suo dovere.
-Devi andare, sbrigati…Non posso tenerti, saresti un peso, vai!-Disse con voce seria, mentre il gelo che mostrava a tutti arpionava di nuovo il suo cuore, che Luna aveva per poco tempo scongelato.
Era bravo a fingere, davvero troppo bravo.
La bambina tremò e le sembrò che il cuore le si fosse appena spezzato, mentre si allontanava da lui e gli dava le spalle cercando di non scoppiare in una crisi di pianto.
-Ayanami Luna...-Disse piano, prima di voltarsi verso di lui con gli occhi peni di lacrime ed il sorriso più tremolante che Itachi avesse mai visto.
Poi senza alcun preavviso lei cominciò a correre via, piangendo più rumorosamente.
Il moro si appoggiò ad un albero e strinse i pugni.
-Addio…-Sorrise amaramente, mentre la guardava correre fra gli alberi e lungo il sentiero, sempre più lontana.
Lontana da lui, verso il sole, Konoha.
Lui verso l’oscurità, la Morte, L’inferno.
-Non credo… che ti rivedrò mai più…-Sussurrò, abbandonandosi in fine allo straziante dolore che gli stringeva il cuore, ma non un semplice dolore interiore.
Con una mano si arpionò il petto gemendo e s’inginocchiò a terra chiudendo gli occhi, ansimando.
Con fatica cercò ancora di trovare la figura di Luna, ormai troppo lontana, di lei restava solo una sfumatura arancione dei suoi capelli scossi dal vento e dalla corsa.
-V- Vai..Vai… arg!-Un'altra straziante fitta lo colpì, ed un’improvvisa e convulsa tosse gli macchiò le mani di sangue e la vista gli si appannò.
Di nuovo. Ancora quel malessere, i suoi occhi che lo abbandonavano.
Si accasciò a terra guardando il celo, anche se i suoi occhi erano ormai privi di vista.
Era la sua mente che continuava a vedere quegli occhi d'ambra e miele.
Sì, anche se un giorno i suoi occhi si fossero spenti, condannandolo all’oscurità totale, quegli occhi dolci ed innocenti li avrebbe visti per sempre, nel suo cuore.
Sempre.
Anche all’inferno.
Dove pochi anni dopo, Sasuke l'avrebbe spedito.
Chiuse gli occhi, il dolore si era attenuato e Kisame lo aspettava per catturare il Kyūbi.
Non poteva riposare.
 
Luna varcò le soglie di Konoha, attirando subito l’attenzione dei due ninja di guardia.
-Ehi, ma è una bambina!?-Esclamò uno dei due.
-Sì, accidenti, da dove viene?-L'altro la prese in braccio immediatamente, cercando di calmare la piccola che urlava e piangeva.
-Ayanami Luna, mi sono p-persa! Qu-uesta è…è K-konoha v-vero?!-
-Ayanami? Ehi è la Fuggiasca Arancione della Foglia, non fa che scappare di casa!-Esclamò l’altro Shinobi, riconoscendola immediatamente, ricevendo un'occhiata perplessa dal compagno con la piccola fra le braccia. -Tranquilla piccola, sei a Konoha ed io mi chiamo Kakashi, spiegami che cosa è successo…-Disse il ninja dai capelli color argento sparati all’insù.
Dopo essere riusciti a sapere l'accaduto, ovvero un’inverosimile storia di fughe e notti a combattere contro demoni e Geishe, la bambina era tornata a casa.
Il compagno di Kakashi poi annunciò che non era la prima volta che sentiva di una certa bambina che aveva l'abitudine di scappare di casa e tornare entro la sera.
-L’accompagnerò io a casa, il mio turno di guardia è terminato!-Disse quindi Kakashi, ignaro della verità e con Luna in lacrime fra le braccia.
Non sapeva che lo sguardo d'ambra e lacrime della bambina era per Itachi Uchiha, che di lì a poco avrebbe fatto la sua apparizione incasinando nuovamente la vita del suo tredicenne allievo, Sasuke.
Ma l'Hatake rimase stupito quando la madre della bambina non proferì parola nel rivedere la figlia. La fece entrare in casa, scoccò un’occhiata infastidita sia a lui che alla piccola, poi richiuse la porta e Kakashi non rivide per oltre undici anni La Fuggiasca Arancione di Konoha.
Ma non dimenticò mai l'alone di mistero che avvolgeva la scomparsa di Luna ed il misterioso ritorno di Itachi Uchiha al Villaggio.

 
 
Fine III Capitolo.

[Continua...]

Bene, prima di andare...Annuncio che spero vi faccia piacere *_*
Questo capitolo ha avuto un finale un po' triste T__T
Ma per risollevarmi il morale per il prossimo aggiornamento sono previsti 2 capitoli nell'arco dello stesso giorno o quanto meno il giorno dopo.
In oltre...sto portando a termine il video Trailer per la fanfic, che troverete nel prossimo capitolo o sulla mia pagina Fb <3 
Restate collegati, Ser-

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Capitolo 4
*** Honeymoon. ***


Kakashi non rivide per oltre undici anni La Fuggiasca Arancione di Konoha.
Ma non dimenticò mai l'alone di mistero che avvolgeva la scomparsa di Luna ed il misterioso ritorno di Itachi Uchiha al Villaggio.

 
Undici anni dopo…
 Capitolo IV : Honeymoon

Presto. Doveva fare presto. Erano le otto e trentacinque. La campanella era suonata, non aveva nemmeno il tempo di comprarsi un panino ed era pure senza bento. Che fame. Eppure, le sue belle gambe non ne volevano proprio sapere di allungare il passo.
Che avrebbe dato per restarsene a letto, quella mattina.
Ma ormai si era rassegnata.
La mattina doveva alzarsi per andare all'accademia dei civili di Konoha, dove avrebbe imparato a diventare una cuoca, una sarta o avrebbe potuto aprire una piccola attività o, nel migliore dei casi, lavorare come impiegata nel palazzo dell'Hokage con qualche mansione burocratica.
Certo, quello non era proprio il destino che aveva sognato, ma si trattava più che altro di ciò che le era stato assegnato.
Il suo sogno era stato, in passato, quello di diventare una Kunoichi, ma i suoi genitori non erano mai stati d'accordo e così ora si godeva una maledetta lezione di Economia Domestica.
Lei, una ragazza di Konoha, la grande potenza del Fuoco, ridotta a fare Economia Domestica.
Le sue amiche sembravano tutte felici di aver scelto quella strada, che non prevedeva lavori come Kunoichi, Hokage e via dicendo, ma Mitsu Ayanami, di anni diciassette, non si capacitava di come potessero starsene tutte così tranquille dopo la Grande Guerra contro Madara Uchiha.
Che terribile creatura.
Lei non l'aveva mai visto, ma il solo nome faceva ancora tremare l'intero mondo, benché l'alleanza degli Shinobi ed in particolar modo Uzumaki Naruto, il suo idolo per dirla tutta, avessero sconfitto l'uomo e ripristinato la pace nelle cinque grandi terre da più di sei anni.
Lei era una combattente che, sì, vestiva alla marinara perchè aveva la divisa scolastica, e non la tuta da ANBU, ma era comunque una guerriera di Hokuto, discendente di Kenshiro, con energia repressa in un corpo da ginnasta e niente più.
Era agile, sì, ma in quanto a forza un bambino dell'accademia ninja sarebbe stato eccezionalmente forte al paragone.
Poi, il chakra per lei era sempre stato un mistero.
Così si era sempre informata più che poteva sul mondo degli shinobi, ma senza grandi risultati.
Se solo lui, quella volta, l'avesse tenuta con sé.
Poi chissà che fine avevano fatto quei due.
Erano vivi o la guerra contro Madara aveva portato via anche le loro vite?
Erano anni che continuava a chiederselo, benché il nome di quella persona fosse scritto su una lapide da tanto tempo.
Itachi Uchiha.
Ma era davvero un Uchiha, l'uomo che l'aveva salvata undici anni prima?
Lo stesso uomo che aveva sterminato il suo intero clan per il bene del villaggio?
Anche se oggi giorno quella storia sugli Uchiha era un’informazione di pubblico dominio, lei aveva scoperto, segretamente, molte più informazioni indagando su tutte le persone che si chiamavano Itachi.
Non ce n'erano poi molte nel mondo e, pian piano, si era avvicinata ad una realtà.
Se solo avesse trovato una foto di quel benedetto Itachi Uchiha avrebbe potuto sapere se l'uomo ucciso dal suo stesso fratellino era il suo Itachi.
-Ayanami, sei pregata di uscire, dormire durante la lezione equivale ad infastidire gli altri!-
Bene, ora sì che poteva andare a casa, a rimuginare sul passato.
 
 
Si sdraiò sul letto pensierosa, subito dopo aver gettato via la cartella. Quella sera, avrebbe dovuto iniziare il suo primo giorno di lavoro o, per meglio dire, la sua prima notte di lavoro.
Sentendo che nella sua noiosa vita mancava qualcosa, aveva cercato un lavoro.
Ma non uno qualsiasi, uno pericoloso.
In un nightclub, alle porte di Konoha, nei bassi fondi del villaggio dove i Nukenin, gli ubriaconi e altra gente simile erano di casa.
E sebbene avesse promesso ad Itachi di non avvicinarsi mai più ad un Nukenin, non era riuscita a rispettare le sue volontà.
Non era più scappata e già si poteva dire che era stata brava a resistere per dieci anni, ricordando una promessa fatta ad uno sconosciuto a soli sei anni.
Da quando suo padre era scappato di casa, sua madre si era risposata e l'aveva abbandonata, lasciandole pochi risparmi in cambio di una libertà ed una vita agiata col suo nuovo marito.
Un imprenditore che produceva ferrame, spesso usato per i coprifronte.
Insomma, sua madre era corsa dal denaro lasciandola indietro ed a se stessa.
 In oltre, nella sua mente malata, aveva formulato uno strano ed illusorio pensiero: In un posto dove c'erano Nukenin, avrebbe potuto trovare tracce riguardanti Kisame e Itachi.
Le sarebbe andato bene anche Kisame, dopotutto.
Itachi non aveva mai nemmeno preso in considerazione l'idea di tenerla con sé, addestrarla ed aiutarla a realizzare il sogno di essere una Kunoichi dalla vita sempre sul filo del rasoio e la grinta di chi affronta mille avventure.
Invece ricordava che Kisame l'avrebbe presa volentieri nel team.
Forse Itachi aveva capito che lei sarebbe stata una nullità, dopotutto.
Non aveva talenti ma, forse, cominciando a sei anni, impegnandosi, qualcosa sarebbe riuscita a combinare con l'aiuto di uno Shinobi.
Da sola, già se riusciva a centrare un cesto con una pallina di carta, era un miracolo.
 
 
Quando la sera giunse, Mitsu si convinse ad uscire di casa, raccogliendo tutto il famigerato coraggio di cui nella sua testa si vantava.
Dopo l'ultima fuga, ovvero quando aveva conosciuto Itachi, non era più uscita di notte.
Il buio, in realtà, la terrorizzava adesso.
Da bambina era più intraprendente e superava con ingenuità le paure ma, dopo la guerra, aveva cominciato a capire tante cose, ed era cresciuta.
Poi era diventata timida.
Non si avvicinava mai a nessun ragazzo ed anche se qualcuno le era davvero piaciuto, non era mai riuscita a farsi avanti.
La sua personalità era decisamente strana, soprattutto dal momento in cui continuava a ripetersi che Itachi le aveva promesso di sposarla.
 
Arrivata davanti al locale, dove già si vedevano le prime persone che aspettavano l’apertura, si avvicinò al punto in cui la ragazza che aveva conosciuto dal fruttivendolo le aveva detto di andare.
Mitsu cercò il proprietario, che di fatto era un uomo alto e robusto, dall’aspetto rozzo e grossolano.
-S-s-c-cusi…-Mormorò, attirando l'attenzione del bestione.
L’uomo, che era di spalle, si voltò con uno sguardo terrificante e la fissò.
-Io-io… sono…-Mormorò ancora lei, arretrando di un passo per allontanarsi dall'energumeno.
-Ah, ma tu sei… Mitsu… certo, certo, la barista… bene, bene! Che carina che sei… fila al lavoro!! Seiko!-Gridò l’omaccione, allontanandosi senza più degnarla di uno sguardo.
Poco dopo le si avvicinò una ragazza alta e snella.
Portava i capelli nerissimi legati in una treccia molto alta, sugli occhi aveva un velo intenso di trucco azzurro, che si intonava con i suoi occhi blu notte, la bocca piena era tinta di un rosso vivido, il viso pieno di brillantini luccicanti la rendeva evanescente e divina.
Indossava un corpetto di lattice nero allacciato sul davanti ed uno shorts dello stesso materiale, che metteva in risalto il sedere tondo e le gambe scoperte.
-Seiko! Porta subito questa ragazza nel locale ed affidala ad Akiko! Lei è la nuova aiutante!-Esclamò l’uomo, con una voce roca e scorbutica.
Seiko la guardò un attimo e poi parlò.
-Seguimi, novellina...-
La mora la condusse all'interno del locale, in quelli che dovevano essere gli spogliatoi.
-Ehi, Aki, è arrivata la tua nuova schiavetta, ha degli strani capelli arancioni, la vuoi?-
Akiko era una ragazza di ventotto anni, un po' bassina e dai capelli a caschetto tendenti al verde.
L'aveva incontrata dal fruttivendolo ed era stata lei a proporle il lavoro.
-Ciao Mitsu! Sei arrivata! Vieni, ti presento le altre!-Disse spalancando gli occhi dello stesso colore smeraldino dei capelli.
Anche lei era molto truccata e sfoggiava il corpetto con il pantaloncino corto in lattice e gli stivali alti fino al ginocchio, mentre Seiko indossava dei sandali con tacco a spillo.
Poi le vennero presentate un mucchio di ragazze che lavoravano come spogliarelliste, di cui probabilmente non avrebbe mai ricordato i nomi.
Fu portata all’interno del locale da Akiko, che le spiegò il funzionamento dei macchinari, come andavano serviti i clienti e ciò che doveva imparare e preparare nel caso lei fosse stata impegnata.
Servire ai tavoli ed al bancone, per quella sera, sarebbe stato sufficiente.
-Ah, ovviamente, devi indossare questa e darti una sistemata!-Le disse poi, mostrandole il corpetto e lo shorts nero lucente.
Oh, bene, ora sì che sarebbe morta dall'imbarazzo.
E fu ancora peggio quando la cosparse di brillantini, la truccò pesantemente e le tinse le labbra di un rosso vivido, informandola che tutte le sere avrebbe ricevuto quel trattamento.
I lunghi capelli le erano stati legati un una coda alta e ribelle.
 
All’ora dell’apertura, in meno di venti minuti, il locale si riempì di gente, la musica iniziò a suonare a volume stratosferico, le luci si erano spente cedendo il posto a miscugli di colori ed effetti da capogiro.
C’era gente che urlava, gente che ballava ammassandosi ed il fumo di sigarette ed altro rendeva l’aria pesante e densa.
Mitsu si stupì nel vedere che nessuno Shinobi portava il coprifronte e sopratutto non c’era nessuno col tipico segno del tradimento sbandierato nel locale. Maledizione, come avrebbe fatto a capire chi era davvero un Nukenin?
Il peggio però, era che alcune delle ragazze che aveva visto nel camerino, stavano ballando contro un palo di ferro, altre sul bancone del bar ed altre senza pudore si esibivano per uomini seduti su poltroncine o sgabelli e, le suddette giovani, gli danzavano addosso e di rimando venivano riempite di banconote che venivano stipate nel pantaloncino.
Mitsu era sconvolta, spaventata, terribilmente terrorizzata e, quando Akiko iniziò a scatenarsi, ebbe ancora più paura.
La ragazza dai capelli verdi iniziò a ballare scuotendo delle bottiglie, per poi lanciarle in aria, facendogli fare acrobazie spettacolari, per poi versarne il contenuto nei bicchieri, che finivano nelle mani di una Mitsu alquanto confusa.
-Mitsu, questo è per l'uomo al centro del bancone!-Esclamò appunto la cara Aki.
Mitsu si avvicinò, le prese il bicchiere e, spostandosi verso il bancone, dove c’era una ragazza, forse bionda, che ballava, lo porse ad un uomo, dall’altro capo del banco, con un occhio coperto da una fascia nera, che probabilmentre era un coprifronte rigirato in modo che non se ne vedesse il logo.
Aveva degli strani capelli drizzati in testa color argento, probabilmente perché si tingevano dei colori delle luci facilmente e l'unico occhio visibile era nero quasi per certo.
L'aveva già visto?
Alle porte di Konoha, ma non ricordava quando, accidenti.
Si ritrovò a tremare dalla vergogna, quando incrociò lo sguardo del ninja che le sorrideva in segno di ringraziamento.
Era un bell'uomo, pensò, basandosi sul fisico snello, il volto maturo e le mani grandi.
 
La nottata trascorse così, fra mille volti che la fissavano senza però dimostrare la stessa gentilezza del primo uomo.
Se la cavò bene, a detta di Akiko, riusciva a concentrarsi ed il fatto che fosse una notturna, che prediligeva dormire di giorno e stare sveglia di notte, l'aiutava non poco.
Verso le tre della notte iniziarono a scoppiare risse terribili, gli uomini ubriachi cominciavano ad ammassarsi contro il bancone e sfiorare le gambe delle cubiste, senza più sganciare uno Yen.
-Non ti preoccupare, Mitsu-chan, guarda Seiko, lei sì che non ha paura di nulla…-Mitsu cercò con lo sguardo la giovane, che effettivamente stava ballando, era bellissima e soprattutto sembrava non curarsi affatto delle mani che gli uomini posavano sulle sue gambe, anzi, sembrava compiaciuta da tutto quello e lei non poteva fare a meno di osservarla ed ammirarla in tutto il suo splendore.
Chissà se un giorno anche lei sarebbe sbocciata come quella donna.
La prima notte di lavoro terminò alle cinque del mattino, quando il locale chiuse, era ancora buio.
Nessuno la importunò quella notte, anche se qualcuno l'aveva fatta arrossire con qualche fischio d'apprezzamento.
Quando chiusero, salutò Akiko e Seiko, ringraziandole per essersi prese cura di lei.
Tornare a casa fu un’impresa, un’impresa tremenda.
Si fermava ogni trenta secondi per guardarsi le spalle.
Aveva paura, fuori era ancora buio ed i Nukenin si aggiravano per il quartiere, silenziosi come ombre fuggenti all'imminente sorgere del sole.
A casa, invece, inaspettatamente, scoppiò a piangere, ringraziando di essere arrivata sana e salva. 
In che guaio si era cacciata accettando quel lavoro notturno e pericoloso?
Era impazzita?
Sperava davvero di rintracciare Itachi o Kisame lavorando in quel posto, pur non esserci riuscita in dieci anni?
Forse doveva rassegnarsi e farsene una ragione: Itachi era solo un ricordo e, forse, un eroe dimenticato di Konoha, morto e sepolto.
Ma come poteva dimenticarlo, lei che gli doveva la vita?
Lei che lo sognava tutte le notti.
Avrebbe voluto parlargli, chiedergli qualsiasi cosa sulla sua vita.
Quando si erano conosciuti lei era solo una bambina e non aveva la maturità ed il senno che negli ultimi dieci anni le si era sviluppato.
Anche se cominciava a dubitare di avere un senno, viste le scelte che faceva.
Così, quella mattina, quando si mise a letto, con mille dubbi sul giorno dopo, fece un sogno bellissimo.
Un campo di grano, dove soffiava un leggero venticello piacevole. Caloroso. Splendido. Chissà perché, ma gli pareva di aver già vissuto quella sensazione e lei lo sapeva bene, era qualcosa del suo passato, qualcosa che era sempre stato chiuso nel suo cuore e che sperava di rivivere, anche per un secondo soltanto.
Perché nel suo cuore non custodiva ricordo più bello di quel volto e quel sorriso gentile e premuroso.
Il volto del suo amore, Itachi.



Fine Capitolo IV.
 
[Continua..... ]
 
 Angolo Autrice.
 
Ringrazio di cuore tutte le persone
che recensiscono e seguono
questa storia capitolo per capitolo,
siete meravigliosi!
Baci, Ser.    
A The Distance
 Mia beta, se per essere saggia devo 
rinunciare a tutto quello in cui credo, 
come la nostra casa, i nostri panni sporchi, 
 i turni per lavare i piatti e
 le canzoni di Gior Giovanni, 
allora prefericsco essere una folle.
 
 

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Capitolo 5
*** Moonshadow ***




Capitolo V: Moonshadow
 
Quando Mitsu aprì gli occhi, erano le dieci di mattina.
Sbuffò rotolandosi nel letto.
Aveva un mal di testa incredibile e si sentiva stordita.
Si alzò di malavoglia e si diresse verso il frigo, strascicando i piedi con la schiena gobba e gli occhi più chiusi che aperti.
Vuoto. Doveva andare come minimo a fare la spesa, accidenti.
Indossò la divisa scolastica senza neppure guardare se stava allacciando correttamente il fiocco ed uscì assicurandosi appena di avere il denaro.
Il villaggio quella mattina era soleggiato e gli abitanti trotterellavano per le strade salutandosi e chiacchierando amabilmente, mentre lei camminava col broncio.
Non poté resistere alla tentazione di comprare una barretta di cioccolato, sperando che il malumore per essersi svegliata troppo presto le passasse.
E mentre rimuginava sul perché si fosse alzata invece di soccombere nel suo letto, sognando di trasformarsi in una Kunoichi invincibile, lanciò l'involucro della cioccolata alle sue spalle, dove aveva visto un cassonetto.
-Ehi, signorina, lo sa che è maleducazione lanciare cartacce sulla testa delle persone!?-
In quel momento Mitsu si fermò ed assottigliò lo sguardo, piegò il collo e voltò la testa con espressione dubbiosa.
Poi capì ciò che l'uomo le aveva detto, anzi, lo vide.
Nei capelli argentati e sparati in alto di un uomo, si era annidata la carta che aveva lanciato un attimo prima.
Non aveva centrato il cestino, ma uno Shinobi dal volto coperto fin sopra al naso ed il coprifronte che nascondeva l'occhio sinistro.
-G-G-Goomennaas-saaai!-Urlò lei, avvicinandosi all'improvviso per cercare di afferrare l'involucro dai capelli dell'uomo che era alto almeno dieci centimetri più di lei.
Poi, in una sequenza di attimi, lei si rese conto di ciò che stava combinando e di quanto fosse vicina all'uomo.
Arrossì vistosamente, scattò indietro, inciampò, cadde e si scusò con un sonoro “Accidenti!”
-Ehi, stai bene, piccola?-Mitsu riaprì gli occhi e si accorse che lo Shinobi si era piegato sulle ginocchia e la stava fissando.
Il rossore del suo viso si espanse e gli occhi si spalancarono a dismisura.
Balbettò ma non le venne in mente nulla da dire.
Era troppo vicino!
-Bè, se proprio non vuoi parlare, potresti togliere il tuo piede dalla mia giacca?-Chiese lui indicando il piede che Mitsu teneva poggiato sulla spalla del ninja per tenerlo lontano, in caso di bisogno.
A quel punto, mortificata, Mitsu lanciò una serie di “mi dispiace” allontanandosi e rialzandosi in fretta.
Fece un profondo inchino ed aspettò che l'uomo le dicesse qualcosa mentre si raddrizzava.
-Ahaha! Sei una ragazza buffa! Non preoccuparti, è tutto a posto!-
-A-Arigatō, Shinobi-san!-
-Hatake Kakashi è il mio nome...-
-Ayanami Mitsu! Sono veramente mortificata per la mia sbadataggine!-
-Non importa, Ayanami-chan! Ehi, ma quanti anni hai? Sembri un po’ piccola per essere in giro a quest'ora!-
-Ehm, ne ho quasi diciotto, oggi non mi sentivo molto in forma quindi non sono andata in accademia, quella civile s’intende!-
-Oh, capisco, non capita spesso di trovare civili in questa zona frequentata dagli Shinobi, hai bisogno di qualcosa?-Chiese Kakashi, posando una mano sulla nuca arancione della ragazza.
Lei arrossì di nuovo e guardò un punto impreciso del pavimento, con le braccia dietro la schiena.
-I-Io… ecco…Conosco un buon negozio qui vicino, preparerò il pranzo!-
-Che carina! Allora buona spesa!-Disse lui, sorridendole.
Che uomo gentile.
E che bel sorriso, peccato la maschera nera glielo nascondesse quasi del tutto, ma il delineamento era ben evidente, delicato e morbido.
 
-EHI! KAKASHI-SENSEI!-
 
Una voce attirò l’attenzione dei due e l’uomo si voltò, a chiamarlo era un giovane tra i venti-venticinque anni, biondo con gli occhi azzurri, molto allegro e vivace.
Il compagno, probabilmente della stessa età, era moro, dagli occhi neri, profondi ed annoiati che contrastavano con la pelle pallida che aveva.
Era poi l’esatto contrario di quello biondo, lui se ne stava a braccia incrociate impassibile e non sembrava molto entusiasta di aver trovato l'uomo dai capelli d'argento.
-Naruto, Sasuke!-Li salutò Kakashi, alzando una mano e sorridendo loro.
Mitsu osservò i due giovani e poi capì.
Quello biondo era Naruto Uzumaki. Il suo dannato idolo.
Spalancò la bocca e lo indicò con il cuore che faceva le capriole.
-Uzu-Uz-ma...Na-Naru...-
Kakashi si voltò a guardarla e si grattò la nuca.
-Mi sa che ti ha riconosciuto, Naruto...-Disse al ragazzo che gli si era appena affiancato.
-Ehi, Kakashi, non starai diventando come Ero-sannin a forza di rileggere Icha Icha Paradise!? Sei un po' troppo vecchio per quella ragazza!-Lo rimbeccò Naruto, dandogli qualche pacca sulla schiena.
-Naruto, ma che dici! Lei è Ayanami Mitsu, mi ha lanciato una cartaccia in testa, per questo stiamo parlando!-Esclamò l'uomo rivolto al giovane biondo.
-Ma davvero?! Allora piacere di conoscerti, Mitsu-chan!-Esclamò Naruto tendendo la mano verso Mitsu.
Lei guardò la mano del suo idolo tesa verso di lei a bocca aperta e le sue guance si imporporarono ancora di più.
-Ha...Hajime...mashite....Na-Naruto-sama! L-lei è i-il mio i-idolo, se fossi una...Kunoichi, vorrei...esser come lei...-Balbettò lei, cercando di stringere la mano del biondo, senza tremare o svenire.
Naruto la guardò sorpreso, poi sorrise.
-Arigatō, Mitsu-chan!-Esclamò facendola inevitabilmente arrossire.
Che figo.
-Oh, giusto, lui è Sasuke, il mio migliore amico...-
Mitsu si trovò faccia a faccia con il moro e, quando questo la guardò dritto negli occhi, la ragazza ebbe un tuffo al cuore.
Quello sguardo, quel volto, la forma ben delineata del naso, la piega dei capelli che gli incorniciavano il viso.
Lei conosceva quell'uomo.
E quando il volto di Itachi si sovrappose a quello di Sasuke, il suo cuore le si frantumò.
-Uchiha Sasuke...-Disse con voce gelida, così gelida che dava la pelle d'oca per la paura che infondeva.
Uchiha Itachi, non c'era dubbio, erano due gocce d'acqua.
Fu questa in realtà la prima cosa che Mitsu pensò appena Sasuke le parlò.
L'uomo, l'Itachi che l'aveva salvata undici anni prima, era un Uchiha.
Ed era morto, non poteva essere altrimenti.
Tremò senza sapere cosa dire, mentre la vista si appannava.
Avrebbe voluto piangere, sentiva benissimo le lacrime premerle per uscire, ma che motivo aveva di scoppiare a piangere davanti al fratello di Itachi, a cui aveva promesso di non dire nulla sul loro incontro?
Avrebbe dovuto spiegare troppe cose.
Così fu sopraffatta dal panico.
-Ehi, Mitsu-chan, ti senti bene? Sasuke è un po' spaventoso, ma è un bravo ragazzo!-
-G-gomennasai, Naruto-san, è stato un onore conoscervi...ma io...io devo andare!-Mormorò chinando il capo, cercando di resistere al senso di vuoto e oppressione che la pervadeva.
Itachi era morto.
Non avrebbe mai più avuto l'occasione di ringraziarlo per averla salvata.
Non avrebbe mai più rivisto quel sorriso gentile e preoccupato.
-Mi scusi ancora, Kakashi-san, farò più attenzione la prossima volta!-Esclamò facendo un cenno al più grande dei tre per poi lanciare un ultimo sguardo a
Sasuke.
Poi scappò via.
Avrebbe dovuto chiedere a Sasuke di Itachi?
Perché non c'era riuscita?
Perché ora che la certezza che Itachi fosse l'Uchiha morto prima della guerra, il suo cuore batteva all'impazzata, urlando di dolore.
I due giorni successivi li trascorse piangendo, senza neppure sapere il reale motivo.
Erano stati solo due giorni, ma per lei erano valsi più degli ultimi undici anni, in cui lui se ne era già andato da tempo e lei aveva continuato a ricordarlo.
 
-Ma che le sarà preso? Sasuke, non è che l'hai spaventata con quello sguardo diabolico?-Domandò Naruto, guardando l'amico con gli occhi assottigliati ed il sorriso da stupido.
Sasuke non rispose, continuava a guardare il punto in cui la ragazza aveva voltato l'angolo.
-Sembrava avesse visto un fantasma...-Disse Kakashi, facendo notare che anche lui era concentrato a fissare la strada che Mitsu aveva percorso in fretta e furia.
-Ayanami...-Sussurrò, cercando nelle profondità dei suoi ricordi dove avesse già sentito quel nome.
E poi, come lo sbocciare di un fiore, lo ricordò.
Ricordò la bambina comparsa dal nulla dalla foresta, sola e spaventata.
Ma che con nostalgia, prima che lui la prendesse fra le braccia, aveva guardato il limite della foresta ed aveva versato un’ultima solitaria lacrima.
La Piccola Fuggiasca Arancione di Konoha.
Il giorno dopo, Itachi Uchiha aveva tentato di catturare Naruto solo per rivedere Sasuke, che lui guardò attentamente, chiedendosi perché mai i dubbi che lo avevano assalito quella notte in cui lei era arrivata alle porte del villaggio, tornando da una madre che neppure l'aveva cercata, si schiarivano prendendo una piega assai interessante, che riapriva un capitolo chiuso undici anni prima.
 
 -Kakashi! Allora andiamo a pranzo sì o no!? Guarda che dovevi offrire tu, Sensei!!-
-Naruto, oggi tocca a te offrire al tuo maestro!-Rispose Kakashi, mettendo da parte le sue considerazioni, almeno per il momento.
-Ehi, ehi, un momento, io sto per diventare Hokage, Tsunade mi cederà il posto prima di quanto voi vi aspettiate! Siete voi che dovreste offrirmi il pranzo!-
-Lo ripeti da un anno!-Esclamò Sasuke, annoiato dall'ormai ritorno della solita routine del team Kakashi-Naruto-Sasuke.
Avrebbe preferito essere a casa, a sopportare Sakura che si lamentava delle marachelle di Fugaku, il loro bambino, piuttosto che ascoltare Naruto quel giorno.
Chissà perché, ma quella ragazza l'aveva innervosito.
 
Una settimana dopo, Mitsu si ritrovava nel Night a portare quantità industriali di Sakè ai tavolini, senza alcun problema.
Si era abituata al frastuono della musica, al tardo orario di chiusura, alle strade vuote o con qualcuno che sbucava dal nulla, sapeva muoversi bene fra le persone ed era anche abbastanza in gamba con le ordinazioni.
Era persino riuscita a regolarizzarsi con l'orario mattiniero della sveglia per andare in accademia, anche se dormiva sul banco per recuperare le ore perse.
Tranne quando faceva ginnastica.
Lì proprio non poteva dormire, se non voleva rompersi un osso sulla trave o a corpo libero.
Ed anche se era fra le cinque più brave dell'accademia, almeno in quello, restava vigile e concentrata sugli esercizi.
Se non poteva diventare una Kunoichi, perlomeno sarebbe diventata agile e scattante come le loro ombre.
Questo continuava a ripetersi, mentre sudava anche l'anima nei piegamenti.
Quella sera, Akiko, era molto più allegra del solito e si dimenava come una forsennata, ballando, mentre preparava i cocktail sembrando un giocoliere del circo.
-Ehi Mitsu! Hai visto quel tipo? Voglio ballare per lui!-Disse la giovane dai capelli verdi.
Mitsu in quella settimana era stata sottoposta da Aki ad un test.
Ballare per qualcuno in cambio di qualche Yen.
Ed anche se Mitsu non era molto propensa a quel genere di lavoro extra, sopratutto perchè non avrebbe mai avuto il coraggio di fare una cosa del genere davanti ad un uomo, figuriamoci, fu letteralmente spinta davanti ad un amico della ragazza coi capelli corti ed istruita a mestiere.
Era brava, poiché era una ginnasta ed il suo corpo era abbastanza elastico e fluido nei movimenti.
-Vuoi ballare per Natsu?!-Esclamò la testa arancione, sorpresa.
La ragazza più grande sorrise.
-Voglio sedurlo e poi dichiararmi!-Disse dando un bacio sulla guancia alla più giovane, truccata intensamente come lei, che si pulì subito la guancia per evitare che il segno del rossetto le rimanesse sulla pelle.
-Accidenti, sei così ardita, Aki!-
Ed entrambe risero, mentre continuavano a servire i loro clienti.
La serata passò in fretta ed alle quattro il suo turno era finito, chiudere il locale toccava a Akiko e Yukari, una delle aiutanti.
Mitsu salutò le sue amiche e si allontanò da sola, nonostante fosse passato un mese da quando lavorava al Night, aveva sempre terrore di tornare a casa a quell’ora quando erano ancora tutti in fermento ed ubriachi.
Quando usciva alle cinque e mezzo del mattino, le strade erano più tranquille.
Ma quella notte le cose non quadravano, a dirla tutta.
Per strada non c’era nessuno, Mitsu sapeva bene che quando usciva a quell'ora, fuori dal locale c'erano Nukenin e shinobi nascosti negli angoli bui in attesa di trovare una preda tra le ragazze, ricercati con i quali si potevano riscuotere promiscue taglie.
Ad un tratto, da un vicolo, sbucò un uomo mezzo ubriaco, barcollava tenendosi una mano sull'addome da dove sgorgava del vivido e rosso sangue.
Spaventata, tanto che stava per piangere, si sentì afferrare e tirar via di lato, prima che l'uomo ferito le si avvicinasse tanto da prenderla.
Cercò di liberasi subito, ma fu trattenuta ed una mano le si posò sulla bocca, mentre l’altro braccio l’aveva avvolta bloccandola.
-Shh… zitta… questa è un’operazione di cattura di un Nukenin… -Mitsu aprì debolmente gli occhi appannati dalle lacrime che le sgorgavano e si accorse che colui che l’aveva bloccata era lo Shinobi dall'occhio bendato ed i capelli d'argento.
Kakashi.
-Naruto, per favore, occupatene tu!-Sussurrò l’uomo attraverso un microfono.
La cosa durò poco, Mitsu senti solo qualche grido stridulo del Nukenin e poi silenzio.
-L’hai preso Naruto?-Chiese l’uomo a voce più alta, iniziando a camminare portando con lui anche Mitsu ancora in lacrime.
Forse, non l'aveva riconosciuta ancora, visto che indossava una lunga mantella nera ed un cappello in lanetta.
Mitsu si ritrovò a camminare fianco a fianco con l’uomo, finché non fu davanti a Naruto. La vergogna e l'umiliazione per esser stata trovata in giro a quell'ora di notte, fuori dal locale peggiore di tutta Konoha, le ribollirono dentro.
-Ehi, Kakashi-Sensei, ma quella è Ayanami Mitsu!-Esclamò quello biondo.
Kakashi allora la guardò e le tolse il cappello, rivelando i lunghi capelli color miele.
-Ma che sorpresa... E tu cosa ci fai qui, a quest'ora poi?-Chiese lo shinobi, guardandola dritto dritto negli occhi.
-I-io...Ecco...-Voltò lo sguardo verso l'entrata ormai lontana dello Shingen, poi lo riportò su Kakashi, ma in quell'attimo stesso Naruto l'afferrò per le spalle guardandola con rabbia.
-Dimmi che non vieni dallo Shingen!-Ruggì quasi, con gli occhi azzurri e grandi che la guardavano con durezza ed incredulità.
Sì, avrebbe voluto dirgli, ma riuscì solo a tremare e riempire i suoi occhi di lacrime.
Accidenti a lei!
 -Ehi, Naruto, adesso quello spaventoso sei tu!-Esclamò all'improvviso la voce di un ragazzo che svoltava dal vialetto.
Era Uchiha Sasuke.
Sorrideva e sembrava divertito dall'inaspettata reazione dell'amico.
Naruto sembrò prontamente calmarsi e lasciò la presa dalle spalle della ragazza.
-Mi dispiace, Mitsu, mi sono lasciato trasportare!-Si scusò il biondo.
Mitsu si asciugò le lacrime e scosse la testa, cercando di non badare a Sasuke, che la scrutava silenzioso e distante.
Quanto somigliava ad Itachi.
Perché il suo ricordo doveva tormentarla ancora?
Non aveva già pianto abbastanza, dopo aver scoperto che certamente il suo Itachi era morto?
-È colpa mia, Naruto-san...Ho rischiato di compromettere la vostra missione, sono mortificata!-Esclamò.
-Ayanami-san, non è questo il problema, lo Shingen è un posto terribile, lo sai vero?-
-Sì, mi dispiace, ma io lavoro lì...-Ammise, la ragazza, chinando il capo.
Nessuno parlò, ma Mitsu sentì il peso delle occhiate dei tre uomini su di sé.
-Kakashi-sensei, riporti Mitsu a casa, del ricercato ci occuperemo io e Sasuke...-Disse l'Uzumaki, chiudendo gli occhi, mentre si perdeva nelle sue congetture.
Naruto l'aveva appena conosciuta e Mitsu già sentiva di averlo deluso, il suo idolo che la trovava in una zona per Nukenin, se la detestava le stava solo bene.
Itachi aveva ragione, doveva stare lontana dai guai.
-Non vuoi farle nessuna domanda, Naruto?-Domandò Sasuke, avvicinandosi all'uomo biondo.
-No, non adesso...-Disse l'altro, svanendo con una nuvola di fumo.
Sasuke guardò un’ultima volta Mitsu, poi con un cenno del capo salutò Kakashi e svanì anche lui.
-Vieni, Ayanami, ti riaccompagno io, è pericoloso da queste parti!-
-La ringrazio, Kakashi-san, ma posso tornare anche da sola, non è molto lontano da qui e ci sono abituata...-
-Non preoccuparti, vieni, non potrei mai lasciarti in strada da sola, che Shinobi sarei altrimenti?-
-Grazie Kakashi-san…-Disse, mentre Kakashi le porgeva il cappello che le aveva tolto e lei lo indossava arrossendo.
Tornarono a casa in silenzio, ma Mitsu ripensava all'espressione di Naruto.
Era arrabbiato, anche se non la conosceva?
-Sei in pensiero per la reazione di Naruto?-Gli chiese lui, quando ormai casa di Mitsu era in vista.
La ragazza si fermò, sorpresa dall'intuito dell'uomo.
Annuì e guardò i suoi mocassini scuri, senza riuscire ad esprimersi a parole.
-Non preoccuparti, non è arrabbiato, è solo preoccupato per te, lui è fatto così...Lo Shingen non è un posto per una ragazza giovane come te, Naruto ha dato ordine di occuparsi della faccenda una volta per tutte, troppi Nukenin si avvicinano alle porte del villaggio per frequentare quel posto, perciò sei capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato....-
-Lavoro lì da pochissimo tempo, non sapevo fosse così pericoloso, eppure ci lavorano persone gentili ed oneste, a parte il capo, lui è un uomo terribile...-Confidò.
-Fa attenzione, Ayanami, Naruto ha intenzione di catturare più ricercati possibili che invadono la zona, le risse fra Nukenin e shinobi di Konoha non sono poi così rare...-
-Farò attenzione, Arigatō Kakashi-san!-
-Ayanami…Un'ultima cosa! Undici anni fa, sei scappata da Konoha e poi sei tornata da sola, durante la notte...-
Mitsu alzò lo sguardo scioccata dalle parole del ninja.
Come faceva Kakashi a sapere di lei e delle sue sconclusionate fughe da Konoha?!
-Sei tu quella bambina, non è vero? La Fuggiasca Arancione, così ti chiamavano gli shinobi di turno alle porte….giusto?-
-C-come...Come fa a saperlo?-Domandò spiazzata la ragazza guardandolo con i grandi occhi d'ambra incerti e preoccupati.
Kakashi sorrise e chiuse gli occhi.
-Sono stato io a riportarti a casa, non te lo ricordi?-
Lei lo guardò talmente a bocca aperta che Kakashi per un attimo pensò avesse perso l'uso dei muscoli della bocca.
Era proprio sconvolta.
Ma in realtà Mitsu si stava chiedendo come mai si ricordasse così bene di Itachi e non avesse minimamente fatto caso a Kakashi, quella notte.
Era successo tutto in fretta, non lo ricordava neppure bene il momento in cui si era separata dal Nukenin e quello in cui si era ritrovata a piangere nel suo lettino, mentre sua madre la chiudeva in camera.
-I-io...Non ricordo, da...da bambina scappavo spesso...è vero...-Ammise, sperando che Kakashi non fosse l'ultimo che l'aveva riportato a casa.
Sapeva di Itachi? Poteva conoscerlo? Se gli avesse confessato di esser stata salvata dall'allora Nukenin Itachi Uchiha, che cose sarebbe successo?
Era stata appena trovata in un posto frequentato da Nukenin che invadevano silenziosamente i confini di Konoha, se gli avesse detto che era stata per due giorni insieme a due di loro, le conseguenze avrebbero potuto essere disastrose.
Poteva essere incriminata e sospetta.
-Non importa, era tutto quello che volevo sapere, per ora! Oyasumi, Ayanami Luna!-
Se ne andò così, Kakashi, ricordandole che l'ultima persona che l'aveva chiamata con quel nome era stato proprio Itachi Uchiha.
Undici anni prima di lasciarla andare, ognuno per la propria solitaria e dura strada da percorrere.
Anche se ormai Itachi aveva già terminato il suo percorso da un po’ ed a lei di lui non restavano che le lacrime.
 
 
Fine V Capitolo.
 
 [Continua…]
 
Angolo Autrice.
 
Grazie per esser giunte fin qui,
spero che anche questo
capitolo vi sia piaciuto e che attendiate il prossimo,
chissà che non compaia un certo moro dai lunghi capelli,
ehi…ma questo è spoiler, no?!
Il prossimo aggiornamento è previsto per domenica 18,
se tutto va secondo i calcoli e non saltino fuori impegni improvvisi,
ma su per giù sarà una settimana massimo 10 giorini.
Per quanto riguarda il video trailer della fanfic purtroppo
non è ancora pronto e quindi non sono riuscita a
portarvelo per questo aggiornamento, vi terrò informate su fb o la settimana prossima nel capitolo VI
Adesso vi lascio,
Baci Ser-   
Mia beta, allora sarà ogni domenica così?
Una scrivania, due pc, ognuna le proprie cuffie e tanta
Fan fiction per tutti? Subarashii *O*
 

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Capitolo 6
*** Waningmoon ***




Capitolo VI: Waningmoon

Dieci giorni dopo, Mitsu era sempre più convinta che a mano a mano l'inverno dei suoi sei anni sarebbe tornato a galla come la lava di un vulcano.
Per strada si sentiva costantemente sorvegliata da Hatake Kakashi che, in qualche modo, era sempre accompagnato da Sasuke, quello che più le incuteva terrore, oppure Naruto, che si era scusato per il comportamento dei giorni precedenti.
Di notte, invece, non le era più capitato di incontrarli ed il biondo eroe di Konoha le aveva rivelato che erano molto impegnati con missioni segrete, fuori dal villaggio.
Perciò, quando non li vide per un paio di mattine, non si preoccupò di chiedersi come mai mancassero sulla strada che la portava al suo negozio preferito.
Quella sera, tuttavia, era molto agitata, erano le tre di notte ed il locale non era pieno, cosa che stranamente la faceva sentire più nuda di quanto non fosse con quel corpetto che le risaltava le forme piene dei seni ed i fianchi rotondi, coperti solo dalla stoffa lucente dei pantaloncini, che vestivano a stento fin sotto le natiche.
Gli stivali erano alti e le arrivavano al ginocchio.
Sì, quella sera si sentiva decisamente più Geisha del solito mentre si spostava fra i tavolini e le poltroncine passando vicino uomini che sceglievano con chi intrattenersi durante la serata e dopo, quando magari qualche giovane ragazza che lavorava come ballerina nello Shingen, per un paio di Yen in più, avrebbe donato non solo una semplice lap dance sotto gli occhi di tutti e con pochi rischi.
Si diresse al tavolo di cui aveva l'ordinazione, dove c’era un tipo con una giubba nera col cappuccio alzato, cosa non rara nel Night, che se ne stava per conto suo ad aspettare di esser servito.
Mitsu cercò di non guardarlo troppo a lungo e si limitò a posare il bicchiere sul tavolo.
L’uomo, tuttavia, alzò lo sguardo e per un istante incrociò quello ambra e miele della ragazza.
Lei non riuscì a vedergli il volto, era in un punto troppo buio, perciò si allontanò non accorgendosi che l’uomo la stava ancora guardando respirando a pieni polmoni il profumo lasciato dal miele dei suoi capelli lunghi e liberi.
Il profumo di un ricordo lontano.
Di qualcosa di vivo e generoso.
Mitsu proseguì, posando il vassoio vuoto sul bancone di fronte ad Akiko.
-Mitsu, riposati un po', Rika-chan è arrivata da poco, ti sostituirà se hai voglia di fare qualche Yen!-
-Ti ringrazio Aki, farò un giro per vedere se qualcuno vuole da bere, sostituendo Jun, lei è più incline alla lap dance!-
-Dovresti scioglierti un po', tieni, un goccio di Sakè!-Disse la ragazza coi capelli verdi porgendo all'amica un bicchierino.
Mitsu lo prese e buttò giù tutto d’un fiato.
-Bevi come uno scaricatore di porto!-Le disse quella con i capelli verdi, ridendo.
-Grazie, torno a lavoro!-Esclamò allontanandosi.
Camminò fino a trovare Jun impegnata a prendere le ordinazioni anche ai più ubriachi del locale.
Quella donna non aveva paura di nulla, Accidenti!
-E tu non balli?-Chiese improvvisamente una voce alle sue spalle.
Mitsu si voltò e vide un uomo, forse sulla quarantina e un po' sovrappeso, seduto su uno dei divanetti che la osservava particolarmente incuriosito.
-Mi spiace, questo non è il mio lavoro!-Gli rispose, cercando di darsi un tono come facevano le sue compagne, riportando lo sguardo davanti a sé, ma, quando si mosse per allontanarsi, l'uomo le afferrò un braccio, la tirò e la spinse a sedersi su di sé.
Mitsu si dimenò subito, ma la presa sui suoi fianchi era troppo salda perché lei potesse sfuggirgli.
-Tranquilla, principessina, voglio solo che tu mi tenga compagnia!-
 
Ricordati, se vuoi che non ti trattengano, fa solo finta di accontentarli.
 
Le parole di Seiko le tornarono in mente e, nel momento in cui riuscì ad apparire calma ed accondiscendente, l'uomo la lasciò andare, convinto che lei avrebbe sculettato per lui.
Ma si sbagliava di grosso.
Velocemente, la testa arancione si alzò e tentò di allontanarsi, ma l'uomo strepitò rabbioso e cercò di afferrarla ancora.
Mitsu, per evitare la presa dell’ubriaco, mise un piede in fallo e capì che sarebbe inciampata.
Ma, nel momento in cui si aspettava di finire a terra davanti a tutti, due braccia forti l'avvolsero ed un petto duro e granitico le fece da appoggio.
Aprì gli occhi, chiusi per lo spavento, ed alzando lo sguardo sobbalzò spaventata.
Era l'uomo al tavolino, quello di cui non era riuscita a vedere il volto.
E, come se quella cappa fosse abitata da uno spettro, nemmeno in quel momento, da così vicino, riusciva a scorgere i tratti di quel viso misterioso.
Eppure, qualcosa in lei, le diceva che quel tocco le era familiare.
Che quel lieve profumo selvaggio nascosto dall'odore di tabacco, l'aveva già assaporato.
Poi, c'era quel senso di protezione e sicurezza.
Inspiegabile.
Chi era quella creatura che la teneva fra le braccia?
-Ecco dov'eri finita, ragazza! Ti ho pagato un mucchio e sei sparita!-
Disse inaspettatamente costui con una voce maschile calda e soave, ma allo stesso tempo un po' rude ed imponente.
Mitsu lo sentì stringerla a sé con inaudita possessività, tanto che il volto si tinse subito di rosso.
Accidenti, era troppo vicino!
-Ehi, quella ragazza l'ho vista prima io!-Controbatté l'uomo grassoccio che l'aveva importunata poco prima.
Tuttavia, Mitsu preferiva di gran lunga l'uomo dal volto ignoto.
Che, di fatto, la stava in qualche modo salvando.
-Spiacente, sta lontano da lei, capito? Questa ragazza l'ho già pagata per farle trascorrere del tempo con me!-Ringhiò con tono agghiacciante e minaccioso.
Ma, per sottolineare il concetto, l’uomo la strinse nel suo braccio destro e, con la mano libera, mostrò all'uomo la punta di un Kunai che sbucava dalla sua lunga manica.
Il tipo, forse impressionato, lasciò perdere e, maledicendoli entrambi ripetutamente, andò via.
Mitsu si riscosse non appena l'individuo fu sparito dalla sua vista e tentò di liberarsi dalla stretta dell'incappucciato.
-La prego, mi lasci andare...-Mormorò lei, sperando che non fosse un altro idiota con manie di sottomissione.
Lui non mollò la presa, ma la afferrò per i fianchi e l'allontanò come se volesse guardarla in volto.
Le luci stroboscopiche erano basse, ma comunque rendevano ad entrambi impossibile definire tutti i dettagli che li caratterizzavano.
-Zitta, quell'uomo ci sta osservando...-Le disse.
-Cosa!?-Esclamò lei agitandosi ed afferrando la tunica nera dell'uomo.
-Vieni con me, devi aiutarmi a catturarlo, quel Nukenin è pericoloso, perciò fa come ti dico e non ti succederà nulla!-
E, per ribadire il concetto, stavolta, fu lei a sentire la pressione fredda della lama sul suo fianco.
Sgranò gli occhi ed annuì, cercando di non scoppiare a piangere.
-Molto bene...-Disse l'uomo spingendola via.
Si allontanarono fino ad una zona più ombrata nel locale e lui si sedé su di una sedia.
-Avanti, balla!-Le ordinò senza mezzi termini.
-I-Io...Non sono una Geisha, Bakayaro Accidenti!-Protestò la giovane, rossa di rabbia ed imbarazzo.
Si stava prendendo gioco di lei solo per ottenere ciò che voleva quell'idiota?
Ma lui sembrò guardarla, o almeno dall'inclinazione del cappuccio così si intuiva, per un lungo attimo, come se volesse dirle qualcosa.
-Ti converrà inventarti qualcosa, perché quell'uomo si aspetta che tu lavori per me! Ti tiene d'occhio...E poi, sei una signorina e ragioni come una vecchia popolana?-
Lei si voltò, dandogli le spalle, per cercare di scorgere il molestatore di poco prima, ignorando quello che le aveva accennato sul fatto che parlasse quasi come una vecchiaccia feudale che ancora credeva che le Geishe fossero prostitute.
Ma quella era altra storia.
Quando però non riuscì a trovare il grassoccio di poco prima, si sentì afferrare per i fianchi e trascinare su una gamba dell'incappucciato.
Ci si ritrovò seduta sopra, con lui che le stringeva le cosce con una mano.
-Non lo vedrai, se non sai dove cercare...è sotto la ragazza, infondo, dove ci sono le poltrone...-Spiegò lui.
Quindi, Mitsu lo scorse e si rese conto che quell'individuo la stava guardando.
-Aspetterà che tu esca, così potrà avere ciò che vuole, ma tu lo accontenterai facendoti notare e, quando ti seguirà, alla fine di questa serata, io sarò lì fuori per ammazzarlo, capito?-Domandò lui, stringendole sotto il ginocchio per immobilizzarla.
Lei annuì spaventata e confusa, con gli occhi spalancati per l'incredulità.
Era normale quello che le stava capitando?
Chi era quell'uomo senza volto, Accidenti?!
-Adesso vedi di fare del tuo meglio, ragazzina...-Le sussurrò lui avvicinandosi all'orecchio di Mitsu, che sussultò, arrossì e tremò per allontanarsi.
-N-Non...-
Ma l'uomo la rivoltò in un batter d'occhio, facendola finire distesa sulle sue gambe, col sedere per aria a portata di mano dell'uomo, come una bambina da sculacciare.
Infatti lui le diede una pacca leggera sulle natiche e la testa arancione quasi urlò di vergogna, più che di dolore.
-Lasciami, lasciami subito! Hentai! Brutto pervertito, Hentai!-
Urlò, scalciando e menando le mani contro il nulla.
-Questa non è certo la più erotica delle lap dance che abbia mai visto, ma potrebbe piacere al nostro amico...-E le diede un altro colpo sulle natiche.
Mitsu gemette e si contrasse, cercando di rimanere lucida.
Maledizione, non era mai stata così vicina ad un ragazzo, figuriamoci distesa sulle sue gambe!
Stava morendo di imbarazzo e lui si divertiva a schiaffeggiarle il sedere.
-Brava la mia ragazza...-
-Al diavolo, maledetto, non toccarmi così!-
-Se tu fossi capace di attirare l'attenzione in altro modo, non ti toccherei neppure...-Gli rispose lui con un sibilo infastidito.
-Sfido io, sei solo un mascalzone! Fermo!-
L'uomo le afferrò una natica e la strinse.
-Shh, se vuoi che ti lasci, devi collaborare!-
-Non hai alcun diritto di chiedermi una cosa del genere! Io non ballerei mai davanti ad uno sconosciuto!-
-Allora resta qui e fa silenzio o, se preferisci, posso lasciarti, così quello lì potrà farti allettanti proposte di lavoro, lo preferisci?-Domandò l'uomo senza alcuna nota o colore nell'esprimersi.
Era distaccato e diretto.
-Ti sbagli! Non è quello che voglio, io sono solo una cameriera!-
-Qui dentro non esiste una classificazione o una categoria di lavoratrici per gli uomini, sei una donna, questo basta!-Controbatté l'incappucciato.
-E di certo nessuno si lamenterà se non servi ai tavoli ma intrattieni i clienti e li spingi a bere...-
Ma Mitsu questo già lo sapeva, Aki non si sarebbe mai aspettata di vederla esibirsi per qualcuno, né tanto meno farsi palpare in quel modo, ma quel genere di cose non erano una novità e l'amica avrebbe potuto tranquillamente pensare che avesse fiutato un buon affare e cambiato idea.
Quanto si sarebbe sbagliata.
Però, ad un certo punto, realizzò quello che l'uomo davvero stava facendo.
La stava proteggendo.
Certo, aveva i suoi scopi ma, dopotutto, se dava la caccia al pervertito numero Uno, il numero Due era lui in persona, significava che era un cacciatore di taglie e quindi si occupava dei Nukenin.
-D'accordo! Ho capito! Lasciami andare, ti aiuterò!-Esclamò la ragazza, risoluta.
L'uomo, sorpreso, allentò la presa su di lei e l'aiutò a rimettersi in piedi.
-Ma...Ma sappi...Sappi....Che sei il primo uomo con cui lo faccio!-Urlò, indicandolo, rossa in viso, tanto da sembrare un pomodoro maturo, se ci fosse stata abbastanza luce da poterla vedere bene.
L'uomo non disse nulla, la guardò e rise.
Aveva una bella risata.
Lei si calmò e l’ascoltò sorpresa.
-Vedrò di trattarti con cura allora, piccola Geisha!-E l'afferrò per i fianchi con le mani grandi, per attirarla al centro delle sue lunghe ed affusolate gambe fasciate di nero.
Mitsu si sciolse sotto quel tocco.
Le sue dita erano gentili e calde, e le piacevano.
La facevano rabbrividire, quando sfioravano la sua pelle nuda.
Chiuse gli occhi e mise da parte l'orgoglio e la paura di sembrare ridicola e goffa, lasciandosi guidare dal suono della musica e le mani dell'incappucciato.
Ondeggiò piano, come le aveva insegnato Seiko.
-Brava ragazza...-Le sussurrò, incoraggiandola a continuare.
Mitsu non disse nulla, sebbene un velo di rosso le tinse le guance, si piegò in giù col busto e sculettò gemendo, quando lui la sculacciò, gentilmente.
Si tirò su, facendo volare i suoi capelli indietro, con un movimento seducente.
Si voltò a guardarlo con una mezza giravolta e gli posò le mani sulle ginocchia.
Cercando il suo volto.
Aveva gli occhi neri, dal taglio lungo?
-Non guardarmi in faccia. Se vedi il mio volto, non sarò affatto clemente con te!-Chiarì lui, accennando ad un sorriso.
Aveva le labbra sottili e delineate?
Il naso era dritto e preciso.
Doveva essere dannatamente bello!
Imbarazzata, si piegò sulle ginocchia ed inarcò in avanti il corpo risollevandosi lentamente.
Seiko le aveva detto di strusciare il petto sull'addome del fortunato e lei rabbrividì nel farlo.
Dannazione, era troppo erotico avvicinarsi ad un uomo in quel modo!
Lui non si scompose quando lei gli posò le mai sulle spalle e si spostò mettendo un ginocchio dell'incappucciato fra le sue gambe snelle.
Roteò i fianchi, ondeggiando su di lui.
-Sappi che se proverai a togliermi il cappuccio, piccola curiosona, questa sarà la tua ultima notte...-Le sussurrò carezzandole una coscia nuda.
Lei tremò e spostò le mani dalle spalle.
Lui ridacchiò e le afferrò i polsi, guardandola dritta negli occhi, mentre faceva scivolare l'altra gamba fra quelle della ragazza, che di fatto si ritrovò a cavalcioni sul suo addome.
Accidenti!
-Adesso ci alzeremo ed andremo al bar, chiederai alla tua amica di darci da bere,  ti metterò dei soldi nel pantalone e pagherai con quelli e, se farà domande, le dirai che ti ho comprata per me! Se le fai capire che qualcosa non va...-
-Ho capito, bakayaro, accidenti! Ho detto che ti avrei aiutato, no?-
-Brava ragazza, stai facendo la cosa giusta, quell'uomo è solo un vile...-
-É per questo che vuoi ucciderlo e riscuotere la sua taglia?-
-Chi ti dice che io voglia la sua taglia? Potrei semplicemente volerlo morto...-Le spiegò lui.
Lei si morse un labbro e cercò di guardarlo, ma lui le puntò un kunai sulla schiena, ricordandole le regole del gioco.
Distolse lo sguardo e sentì le mani dell'uomo stringerle i fianchi.
Maledizione, le venivano i brividi.
Aveva un tocco così lieve e caldo.
-Perchè vuoi ucciderlo? Hai detto che è pericoloso, lo fai per questo?-
Lui non disse nulla, ma improvvisamente si piegò su di lei, spingendola giù e contro il suo addome, mettendo via il Kunai.
-Troppe domande, per essere una cameriera...-
Lei gemette sentendo il fiato dell'incappucciato sul collo e la sua virilità che premeva lievemente fra le sue cosce.
-Volevo solo sapere se stavo collaborando per qualcosa di giusto!-Si affrettò a specificare, paonazza, mentre cercava di allontanarlo da sé.
-Uccidere qualcuno secondo te è giusto?-Chiese lui con un tono improvvisamente duro e gelido, come le notti d'inverno.
Mitsu si trovò spiazzata.
Era giusto uccidere qualcuno a prescindere dalla motivazione?
La morte era una giusta punizione per uomini crudeli?
-Se è per una giusta causa, sì...Un uomo pericoloso, che non ha scrupoli verso i più deboli, potrebbe meritare la morte dal momento che non conosce la parola “compassione”!-
Lui la guardò per un po' e poi senza motivo le carezzò una guancia.
-Sei ancora una bambina...-
 
 
-Akiko, dà del saké al mio amico!-
Mitsu batté una mano sul bancone, posandovi una banconota.
L'espressione da dura troneggiava sul suo volto, mentre l'Incappucciato la teneva seduta sulle sue gambe, messa di profilo, così che non gli desse le spalle.
-Mitsu, vedo che hai trovato....-Akiko non si era accorta che Mitsu aveva portato un cliente dall'aria assai inquietante, prima di dar fiato alla bocca.
Infatti si ammutolì quando lo vide incappucciato e con le mani nascoste dalla tunica.
Doveva essere sicuramente uno Shinobi armato o capace di chissà cosa, per esser così misterioso ed in incognito in un locale di gente poco raccomandabile, a prescindere da quanto tentasse di non farsi riconoscere.
Perciò Aki non disse nulla e servì subito Mitsu e l'Incappucciato.
La ragazza bevve in fretta, mentre l'altro la guardò un attimo prima di bere senza indugio.
-Forse, dopotutto, non sei poi così tanto una brava ragazza...-Valutò lui, beccandosi uno sguardo contrariato dalla ragazza.
-Ehi, non valutarmi solo in base a quanto bevo, ho uno stomaco di ferro, io!-
Ma l'Incappucciato, dieci minuti dopo, scoprì che bastavano solo tre bicchierini di Saké per rendere la sua piccola Geisha docile come una gattina.
-Neh, Nukenin-san, questo non è da veri pervertiti?-Gli chiese, a cavalcioni su di lui, mentre gli slacciava la cappa con mani stremanti e lui la lasciava fare, divertito, mentre fumava la sua sigaretta con calma, soffiando il fumo verso l’alto facendo attenzione a non far cadere il cappuccio.
Lui si chiedeva se lei fosse arrossita oppure no mentre lo palpava curiosa, ma nel loro angoletto buio, dove poche luci colorate battevano, era decisamente difficile distinguere colori o dettagli.
Al bancone aveva intuito che lei probabilmente aveva i capelli chiari, ma non ne era certo.
Aveva un visetto grazioso però.
La trovava interessante, a dirla tutta.
-Forse sei tu, la pervertita, piccola Geisha...-Le sussurrò lui, giocherellando col filo che ad incrocio teneva chiuso il suo corpetto sul davanti.
Pian piano, stava iniziando a scioglierne i nodi, prendendosi più del tempo dovuto.
Alla fine, quello che inizialmente era stato un salvataggio, si era trasformato da un vantaggio tattico ad un vantaggio personale.
Era bella la ragazzina, non poteva negarlo.
Dopotutto, era un uomo anche lui e, per quanto fosse ligio al dovere, trovava che quella ragazza fosse la distrazione perfetta per un uomo come lui.
Anche se non era da lui distrarsi durante una missione o, più recentemente, una cattura per guadagnare qualcosa.
La ragazza aveva intuito, quando gli aveva chiesto se intendeva riscuotere la taglia di Asanami, ci aveva preso.
Lei sospirò e si piegò su di lui per cercare, ancora una volta, di guardarlo bene in viso, nell’attimo in cui lui spegneva il mozzicone nel posa cenere.
Diavolo, se era testarda.
Allora pensò bene di sistemare la situazione.
Con un rapido gesto l'afferrò sotto le ginocchia e la capovolse facendola finire a gambe all'aria e testa in giù tra le sue cosce.
Poi gli posò un braccio sulle gambe per bloccarla ed evitare che le ficcasse un tacco in un occhio.
Ovviamente lei urlò, stupita e contraria.
-Buona così adesso, sei troppo capricciosa, ti avevo detto di non guardarmi!-
-Sei un pervertito! Altro che il tipo che vuoi uccidere, sei tu quello che mi sta rivoltando in queste posizioni oscene!-
-Sta tranquilla, non metterò le mani da nessuna parte, a meno che tu non me lo chieda...-Replicò lui, divertito.
Possibile che quella ragazza davvero non avesse mai intrattenuto i clienti?
Era decisamente troppo timida ed inesperta, anche se il suo corpo si muoveva bene.
-Non succederà mai!-Esclamò lei, consapevole che non poteva alzarsi e che il soffitto o il pavimento erano l'unica cosa che poteva vedere, mentre l'Incappucciato si godeva il suo sedere e non solo.
Era così imbarazzata che avrebbe voluto morire all'istante e sparire sotto terra.
E se era un maniaco ed in realtà era lui che all'uscita l'avrebbe seguita e molestata?
-E sia...Un vero peccato! -Le rispose.
-Maniaco, mi sta andando il sangue al cervello!-Protestò lei.
-D'accordo...Manca poco alla fine del tuo turno, poi sarà tutto finito, perciò fingi ancora un po' per me, tesoro...-
Mitsu arrossì, che strano tono aveva quando parlava per rassicurarla o convincerla a continuare.
Poi le batteva il cuore ogni volta che la toccava o la chiamava con qualche nomignolo affettuoso.
-Potresti spingermi in avanti, per favore?-Gli chiese, decisa.
-Hmm?-
-Sono una ginnasta…La vedi quella ragazza al centro della sala? Forse so farlo anch'io...-Mormorò, paonazza, ma certa che lui non potesse vederla, sia per la posizione che per l'oscurità ed i lampi colorati delle luci stroboscopiche.
L'Incappucciato invece sorrise.
-Brava ragazza...-Disse, per poi sollevarle il bacino, aiutandola a fare la sua capriola, facendo in modo che lei gli si inginocchiasse davanti.
-Se non vuoi che ti guardi, per favore non guardarmi negli occhi o non riuscirò nemmeno a muovermi!-Lo rimbeccò lei, distogliendo lo sguardo, sempre arrossita.
Lui rise e le prese il mento con una mano.
Lei scattò sorpresa da quel contatto e lo guardò con gli occhi sgranati.
-Sei veramente timida, per essere una cameriera!-
-I-Io...Lavoro qui da poco...-Spiegò, guardando altrove, finché lui non passò il pollice sulla sua bocca, allora sì che lo guardò sconvolta e confusa.
-Questo non è un posto adatto a te, sei solo una bambina...-
E la sua mano scivolò sulla guancia della ragazza, che chiuse gli occhi, sentendo un calore gentile e rassicurante.
Le dava un vago senso di déjà vu.
-Dobbiamo andare...-Disse lui, di punto in bianco.
Mitsu non si riscosse e posò la mano su quella dell'uomo.
-No...-Mormorò piano, cercando nella sua mente quel tocco forte e dolce.
 
Piccina...
 
Spalancò gli occhi.
No, Itachi era morto.
Doveva dimenticarlo e basta.
Non doveva illudersi e pensare certe sciocchezze.
Quello davanti a lei era un Nukenin che presto avrebbe ucciso un uomo.
E forse anche lei.
Non voleva uscire dal Night, avrebbe rappresentato la sua fine, nella migliore delle ipotesi.
Perché la peggiore era che uno dei due uomini l'avrebbe aggredita e violentata.
-È ora che tu esca da qui, passa davanti al tipo di prima, ti seguirà senza dubbi!-
-E chi mi dice che una volta fuori non lascerai che quell'idiota mi uccida o mi faccia del male?!-
Lui non rispose, ma la guardò alzarsi, spaventata.
-Magari ti unirai anche a lui!-
Ma questa volta fu lui ad alzarsi ed afferrarla per le braccia, facendola tremare di paura.
-Silenzio, non parlare di cose che non sai...non sono quel genere d'uomo, non mi interessano le donne non consenzienti, né tanto meno le bambine come te! Ma nemmeno permetterei a qualcun altro di farti del male, stupida!-
E cosi cominciò a spingerla verso il bancone.
-Adesso ci divideremo, ma ti terrò d'occhio fin quando non uscirai di qui...-
-Alla fine del mio turno andrò sul retro per cambiarmi, che cosa farò se entrerà mentre sono lì?-
-Non preoccuparti, arriverò subito!-
 
Lo spogliatoio era silenzioso e vuoto, sarebbe stata la prima ad andarsene, visto che non le toccava la chiusura insieme ad Akiko.
Tuttavia, la cosa più inquietante era che l'incappucciato aveva perfettamente ragione.
Il pervertito numero Uno era ancora al bar e per tutto il tempo non aveva fatto altro che fissarla.
Lei aveva dovuto sorridere, di tanto in tanto, per non destare sospetti.
Una volta gli aveva anche servito da bere, chinandosi sul bancone fino a fargli vedere più scollo di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Non era da lei, ma sentiva che in qualche modo doveva aiutare l'Incappucciato, mettendo da parte pudore e paura.
Anche se, in quel momento, la paura non era facile da mettere da parte.
Si era infilata in una situazione alquanto pericolosa, se ne stava rendendo conto a pieno.
Così decise di non perder tempo, era inutile, sarebbe uscita così, con la divisa da lavoro, coperta sola dalla sua mantella.
Gli abiti li avrebbe riportati a casa l'indomani.
Uscì dalla cabina e, come previsto dall'Incappucciato, la vittima era lì ad aspettarla e lei, professionalmente, gli passò davanti spostandosi i capelli e sculettando.
Per esser certa che l'uomo la seguisse, gli sfiorò il petto e gli lanciò un’occhiata.
Il segnale era chiaro ed infatti lui uscì con lei, tenendosi poco distante.
Mitsu camminò per un paio di minuti, chiedendosi se avrebbe dovuto percorrere la strada verso casa o no.
Stava tramando di paura, dov'era l'Incappucciato?
Dannato.
L'aveva ingannata?
-Ehi bellezza! Che ne dici se ci fermiamo?-Disse il grassoccio, ormai ubriaco marcio, prendendola per un polso con uno scatto in avanti che lei neppure vide.
-Allora, qui è abbastanza appartato per te?-Domandò strattonandola e spingendola fino al muro.
-No! Lasciami!-Disse terrorizzata, dimenandosi.
Le facevano ribrezzo quelle mani su di lei.
Nulla a che vedere con la calda e gentile sensazione che aveva provato con l'Incappucciato.
Come si era potuta fidare di un tizio solo perché le era sembrato un brav'uomo?
L'aveva solo sfruttata per non annoiarsi ed ora l'aveva lasciata in pasto ad un manigoldo ubriaco e schifoso, che adesso stava allungando una mano verso il seno della ragazza, afferrandolo, mentre con la mano libera cercava di slacciarle il corpetto.
Ma la cosa più orripilante fu che costui avvicinò il suo volto al collo di lei, che protestò tirandogli un pugno in piena faccia.
Almeno aveva ancora le mani libere, ed aveva intenzione di usarle in nome di Kenshiro.
Lui, però, non sembrò risentirne, più che altro dimostrò che si era infuriato.
-Dannata!-Ruggì rabbioso, cercando di baciarla sulla bocca.
Ma lei si dimenò come una forsennata.
Diavolo, era il suo primo bacio!
Non poteva darlo ad un ubriacone, puzzolente, grasso e stupratore.
Piuttosto sarebbe morta lottando.
Perciò gli sputò in faccia, ottenendo uno schiaffo dall’uomo che le tappò la bocca con una mano.
-Ecco, scommetto che l'idiota che ti ha comprata...-Disse il bruto, rivoltandola con la faccia contro la parete, schiacciandole la testa nel muro, mentre con la mano libera le slacciava il pantaloncino.
-...Non ti toccava così eh, piccola sgualdrinella!-
Le prime lacrime le scivolarono dagli occhi, ma non appena l'uomo la chiamò “sgualdrinella”, dal suo petto sbucò fuori una lama, che lo fece boccheggiare, sanguinare e poi stramazzare al suolo, col cuore infilzato come un pezzo di carne allo spiedo.
 
-No, decisamente non l'ho toccata così, idiota...-
 
 
 
 
Fine IX Capitolo.
 
Angolo Autrice.
 
Grazie di cuore a tutti voi 
che siete giunti fin qui...
Chissà nel prossimo capitolo 
cosa succederà? Chi sarà il
misterioso e focoso uomo
col cappuccio?
Io una mezza idea ce l'avrei, voi?
Tutto, nel prossimo capitolo!
A domenica :3
Alla mia beta, che si
applica per cucinare e 
sconfingere mostri volanti che
invandono la nostra cucina
e tentano di abusare della
nostra persona.
 

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Capitolo 7
*** Moonheart. ***





Capitolo VII : Moonheart.

 
 
-Stai bene?-Le chiese l'Incappucciato, non appena ebbe scostato il cadavere di Asanami in un angolo al sicuro, dove nessuno l'avrebbe notato.
Mitsu era rimasta lì, accanto al muro, piegata sulle ginocchia, con le mani sul viso.
Bene? Le chiedeva se stava bene, che faccia tosta.
-Secondo te!? Sono stata aggredita e quasi stuprata! No che non sto bene! Che fine avevi fatto, Bakayaro?! Accidenti a te!-Strillò lei, senza neppure guardarlo.
Non sapeva che l'uomo la stava scrutando, sorpreso e colpito.
Aveva notato il colore dei suoi capelli.
Fili di miele arancione le ricadevano sul corpo come una lava morbida e setosa.
-Mi dispiace, vi ho persi di vista, sei uscita prima del previsto...-Si scusò lui, stupendola.
Si aspettava una frase crudele e menefreghista.
Piano, alzò lo sguardo su di lui e constatò che il mantello che indossava era blu notte e gli copriva perfettamente il corpo, mentre il cappuccio enorme gli nascondeva completamente la nuca ed il viso.
Era più alto di lei di almeno dieci centimetri buoni, forse anche di più.
Il fisico era snello e muscoloso, ma questo l'aveva capito anche quando gli aveva slacciato un po' la tunica ed aveva palpato il suo addome duro e scolpito.
Forse aveva una dannata tartaruga, sotto tutti quegli abiti.
Ma ora la pervertita era lei.
Perché quell'uomo l'attirava? Non l'aveva neppure visto in faccia.
Era la prima volta che le succedeva una cosa così assurda.
Non le era mai piaciuto nessuno tanto da fantasticare o lasciarsi prendere in braccio.
Si alzò, accorgendosi che il manigoldo, che l'Incappucciato aveva ormai ucciso, le aveva rotto la giacca ed ora era impossibile chiuderla.
Bene, poteva solo riallacciarsi il corpetto ed il pantaloncino.
-Sei davvero una ragazzina...-Disse d'un tratto lui, facendo notare che la stava squadrando.
Mitsu arrossì, cercando di coprirsi come poteva.
-Non farti strane idee anche tu adesso!-Lo rimproverò spaventata dall'idea che anche lui potesse provare interesse per la sua virtù.
-Sta tranquilla, non sono interessato a ragazze così giovani, avrai almeno quindici anni meno di me!-Le rispose, voltando lo sguardo verso la strada scura e deserta.
-Fra poche ore ci sarà la ronda degli ANBU, dobbiamo andare...-Continuò, senza guardarla ma puntando lo sguardo verso il cielo.
-Mi dispiace averti messa nei guai stasera, non ti avrei mai fatto del male...-Poi, mentre lo disse, cominciò ad avvicinarsi a lei.
-Né avrei permesso a quel criminale di fartene, non dovresti lavorare in un posto come questo, Piccina!-Continuò, posando una mano pallida dalle unghie smaltate di nero sulla nuca, in un affettuoso saluto.
Ma Mitsu sobbalzò, sgranando i suoi grandi occhi d'ambra.
Con un gesto violento e rapido, gli scostò via la mano e con entrambe le braccia lo colpì sul petto, spingendolo via.
L'Incappucciato, preso alla sprovvista, inciampò e cadde rovinosamente a terra, trascinando la ragazza con sé.
Una volta a cavalcioni su di lui, Mitsu provò a tenerlo fermo, premendo le mani sul petto largo dell'uomo.
La luna gli illuminava un po' il volto, ma il cappuccio faceva ancora ombra.
-Sei impazzita!-Sbraitò l'Incappucciato, ma non ebbe il tempo di dire o fare nulla per fermarla.
Mitsu con uno scatto gli calò il cappuccio, liberando dei lunghi capelli neri che incorniciavano un volto maturo, con delle labbra sottili, un naso dritto e proporzionato, e degli occhi davvero stupendi dal taglio sottile, delineati e di un nero pece profondo e misterioso.
Sconvolta, come se avesse appena visto un fantasma, sentì il cuore farle diecimila capriole, impazzito e sul punto di esplodere.
-Kami-sama...-Sussurrò, allentando la presa sul Nukenin, che però furioso la afferrò per le spalle e la ribaltò sotto di sé in un nanosecondo.
-Dannata ragazzina!-Esclamò, bloccandole i polsi.
Lei lo guardò ancora, come se si trovasse davanti ad una creatura di chissà quale universo parallelo.
-Ti rendi conto di cosa hai fatto!??-Sbraitò lui, stringendole i polsi con più foga, mentre i lunghi capelli legati sulle spalle le ricadevano in avanti.
Ma lei non diceva nulla, anzi, si lasciava bistrattare, come se fosse sotto shock.
L'Incappucciato la guardò, chiedendosi se quella ragazza lo conoscesse.
No, era troppo giovane per ricordarsi di uno come lui.
E di certo era improbabile che la sua fama fosse così nota anche ai più giovani, tanto da poterlo identificare.
Eppure, aveva la netta sensazione che la conoscesse.
Sì, l'aveva avuta dal primo istante in cui era stata fra le sue braccia.
Il desiderio di stringerla era cresciuto in un lampo, senza un motivo.
Non gli era mai capitata una situazione del genere, con una donna appena conosciuta.
Non era un tipo romantico, né facilmente si legava a qualcuno da molto tempo ormai.
Ma ora che la guardava bene, che le studiava i lunghi capelli, le ciglia sottili sui grandi occhi color ambra, la bocca carnosa, il visetto sottile ed ancora un po' infantile, qualcosa lo spingeva a credere che fosse una certa bambina.
Poteva essere lei?
-Sei vivo...sei tu, Itachi?-Sussurrò lei, distraendolo dai suoi pensieri.
Come diavolo faceva a sapere il suo nome?!
-Chi sei? Come fai a conoscermi?-
Lei improvvisamente gli sorrise, poi cominciò a piangere.
-Sei tu! Non sei morto! Non sei morto!!!-
Allora l'uomo le liberò i polsi e lasciò che lei si coprisse il volto e piangesse, sempre più forte, singhiozzando.
Era chiaro che fosse davvero disperata e sconvolta.
Poteva ben crederlo, se lo conosceva, era una reazione del tutto logica.
Lui era morto. 
-Allora, si può sapere chi sei?-Chiese più gentilmente, cominciando davvero a temere la risposta.
No, non poteva essere lei.
Non doveva essere lei, non in quel posto.
Non in quel modo.
La ragazza si asciugò le lacrime con la manica della mantella e tirò su col naso, prima di mostrare il suo volto, un po' rosso per il pianto e forse per l'imbarazzo.
-Gomennasai, Itachi-san...-Mormorò, guardandolo ancora una volta in volto, regalandogli un sorriso timido.
Sì, era lui.
Non l'avrebbe mai dimenticato.
-Mitsu...-Gli disse, sperando la riconoscesse subito.
Lui la guardò confuso, poi assottigliò gli occhi con aria truce.
-Non conosco nessuno con questo nome...-
Lei rabbrividì e sgranò gli occhi, cercando la risposta per farsi riconoscere.
-Mi hai salvata, quando ero bambina!-
Lui continuò a guardarla nello stesso modo sospettoso, ma molto più vicino alla comprensione.
Poi Mitsu capì e chiuse gli occhi, voltando il capo di lato.
Doveva usare quel nome.
-Ayanami....Ayanami Luna...-
Ma quando lo disse, le mani di Itachi batterono violente sull'asfalto, vicine alle sue tempie.
-No!-Ruggì l'uomo, guardandola negli occhi.
Era spaventato.
-Cosa ci fai qui!?-
-Lavoro come cameriera, lo sai!-Allora lui l'afferrò per le spalle e la scosse.
-Maledizione!-Borbottò, alzandosi e tirando su anche lei.
Si ritrovarono faccia a faccia, mentre lui le teneva le braccia in una morsa d'acciaio.
-Come mi hai riconosciuto!?-Le chiese, dandole un'altra scossa.
-Non ho mai dimenticato il tuo volto! In questi anni ho svolto ricerche su di te, non sapendo il tuo cognome ho faticato a capire chi eri senza poter chiedere informazioni che ti mettessero a rischio! Poi, dopo la guerra, tutti parlavano di un certo Itachi Uchiha, ma neanche grazie a questo sono riuscita a capire se tu e quell'Itachi foste la stessa persona, almeno fino a quando, qualche decina di giorni fa, non ho conosciuto Sasuke, ti somigliava così tanto!-
-Hai incontrato Sasuke?!-Le chiese, ancora più nervoso ed agitato.
Non era previsto che finisse così, il suo ritorno a Konoha.
Non con lei che riappariva.
Non con lei che gli nominava suo fratello.
Non era pronto.
Non lo sarebbe mai stato.
-Conosci mio fratello?-
-Non così bene, l'ho incontrato per caso con Hatake Kakashi, lo Shinobi che mi ha riportata a casa la notte che ci siamo separati! Qualche giorno fa mi ha riconosciuta, lui era insieme a Sasuke e Naruto! Quando ho capito che eri morto, mi si è spezzato il cuore, io...io volevo ringraziarti per avermi salvato, quella notte!-Gli spiegò, posando le sue mani sulle braccia di lui, arrossendo sotto lo sguardo magnetico del moro.
Lui annuì soltanto ed allentò la presa sulle sue spalle, carezzandole piano le braccia.
-Non è un buon posto per parlare...-
-Sì, ma!-Protestò lei, temendo che Itachi volesse svignarsela.
-Ascolta, nessuno sa che sono vivo ed è così che le cose devono restare! Non so che rapporti tu abbia con mio fratello ed i suoi amici, ma devo sapere se hai detto loro di me!-Chiese l'Uchiha, così serio da intimorirla.
-N-No, non avrei mai fatto nulla che potesse mettere in pericolo te o Kisame-san! Né tutt'ora lo farei! Mi hai salvato la vita ed insieme vi siete presi cura di me, ve ne sono grata!-
-D'accordo! Ma non c'è bisogno che mi ringrazi, davvero, sono passati dieci anni!-
E soprattutto non c'era bisogno che nei ringraziamenti includesse Kisame, maledizione.
Ma lei, ovviamente, scosse il capo.
-Ero una bambina all'epoca, oggi so cosa vuol dire ringraziare qualcuno...-
Lui allora decise di annuire e far cadere lì il discorso, riportando le braccia lungo i fianchi.
Ma, più che altro, lontane dal corpo giovane e bello di lei.
Quando l'aveva toccata nel locale, lei per lui era solo una delle tante ragazze incontrate una sera, e gli era anche piaciuta.
Ma ora era tutto diverso.
Era la piccola e dolce Luna.
Un po' meno piccola, più svestita, ma sempre Luna.
-Comunque sia, dobbiamo andare via...presto questa zona sarà pericolosa sia per me che per te...Accidenti, copriti!-Esclamò lui, accorgendosi che la sua giacca era aperta.
Lei arrossì e cercò di coprirsi la scollatura.
Accidenti, aveva ballato per lui e lui le aveva schiaffeggiato il sedere come se nulla fosse.
Arretrò, cercando di non guardarlo negli occhi.
Era così bello, dopotutto.
Aveva il fascino dell'uomo maturo, sui trent'anni all'incirca, l'espressione seria ed intelligente, il corpo allenato e virile.
Forse era stata davvero fortunata a dover ballare per Itachi, invece che un puzzoso Shinobi traditore.
Il profumo d'Itachi era selvaggio, come i boschi in cui si perdeva sempre, e si confondeva di tanto in tanto col sapore del Sakè e del tabacco che fumava.
-N-non è colpa mia! Se fossi arrivato in tempo, Itachi-san, quell'idiota di un Nukenin non mi avrebbe rotto il cappotto...-
-E tu devi essere rimasta la stessa bambina che si ficca sempre nei guai!-La rimbeccò lui, stranamente di buon umore.
-Io non mi ficco nei guai!!-S'infervorò lei, mentre Itachi le posava una mano dietro la schiena e la spingeva a camminare insieme a lui.
-Dove stiamo andando!?-
-Ci togliamo dalla strada, il corpo di Asanami è ben nascosto, gli ANBU non lo vedranno, così io avrò il tempo di riportati a casa, di nuovo!-
Lei allora lo guardò, colpita ed imbarazzata.
-N-non è necessario che tu lo faccia, Itachi-san! So badare a me stessa!-
-A me non sembra! Ti cacci in troppi guai, prima scappi da Konoha, poi ti ritrovo in un posto del genere a fare la Geisha?-Disse, usando gli stessi termini che avrebbe usato lei.
-I-Io non faccio la Geisha, accidenti! Sono una cameriera! Non ho mai fatto quello...Quello che...ho fatto con te, bakayaro!-
Intano lui continuava a spingerla fra i vicoli dei sotto borghi di Konoha.
Dove diavolo la stava portando?
-Certo, da come lo facevi non sembrava, quanti anni hai? Non ne dimostreresti nemmeno sedici!-
-Ne ho diciassette! Accidenti, ti ho giurato che faccio solo la cameriera, non la Geisha con i clienti, tu mi hai costretta!-Replicò la ragazza offesa.
-Santo cielo, sei una bambina davvero!-
-Ti sbagli, so badare a me stessa, Itachi-san! E ho più di sedici anni!-
Ma stavolta lui non ascoltò le sue storie ed imboccò un vicolo ancora più buio.
-Di qui non si va a casa mia!-Esclamò, colta improvvisamente dal panico.
Dove diavolo la stava portando?
E se in realtà voleva ucciderla perchè lo aveva scoperto?
Non ci aveva pensato, ma erano passati undici anni, da quella volta.
Poteva essere cambiato e diventato crudele e cattivo.
Dopotutto, aveva sterminato la sua stessa famiglia, Uchiha Itachi.
Così la ragazza si scostò bruscamente, ma lui le afferrò il gomito e la tenne ferma.
-Ti giuro che non dirò nulla su di te! Non uccidermi!-
Mitsu si ritrovò contro un muro ed una mano dell'uomo gli premeva sulla bocca.
-Fa silenzio, maledizione! Non ti voglio uccidere! Ti ha dato di volta il cervello?!-
Lei annuì spasmodicamente, cercando di allontanargli la mano dalla bocca.
La sua mantella si era aperta, di nuovo.
-Adesso ti lascerò, ma non urlare...-
Quando lei fu libera, chiuse gli occhi e cercò di calmare il suo cuore.
-Dove mi stai portando?-Gli chiese.
-Nel quartiere residenziale dei civili…Ci sono scorciatoie nei bassifondi, una volta nel quartiere, se non vorrai farmi sapere qual'è casa tua, proseguirai da sola ed io me ne andrò, d'accordo?-Le disse, facendole un cenno col capo, che indicava di seguirlo.
Col cuore sempre in tumulto e confuso, Mitsu decise di seguirlo.
Camminarono per meno di cinque minuti ed il quartiere dei civili apparve dinanzi a loro.
-Grazie, sei stato gentile...Perdonami se ho dubitato di te!-Gli disse lei, approssimando un inchino.
-Era il minimo, dopo averti messo in quella spiacevole situazione...-
-Non importa, dopotutto quell'uomo, Asanami, era un pervertito senza scrupoli...-
-Era un ricercato, uno shinobi come me, ma adesso è solo un altro uomo che ho ammazzato, non ci sono belle scuse, Luna...-
-Mitsu!-Lo corresse lei, immediatamente, distogliendo lo sguardo dall'Uchiha.
-Non è questo il nome con cui ti conosco...-Disse sorpreso l'uomo.
-Luna si è persa molto tempo fa, adesso tutti mi conoscono con questo nome...-Disse lei distogliendo lo sguardo dal moro.
-Parli con amarezza, come se rimpiangessi questa scelta...-
-Non è stata una mia scelta...-Gli confidò lei, con gli occhi che si apprestavano a riempirsi di lacrime.
Ma, inaspettatamente, una mano grande e calda dell'uomo le si posò sulla guancia ed il pollice le sfiorò la coda dell'occhio, asciugando la goccia che stava per trapelare.
-Allora andrà bene Luna, per me...-
Luna.
Sì, Luna.
Quello era il suo nome.
Perchè anche lei l'aveva rinnegato?
Come aveva potuto?
Suo padre poi, se ne era andato via da molto tempo, non doveva più dar conto ai suoi voleri, visto che l'aveva abbandonata facilmente.
E così anche sua madre, che era scappata.
Ma non voleva pensarci più di tanto in quel momento.
Ora contava di più Itachi.
L'aveva ritrovato.
Così sorrise ed appoggiò il volto contro la mano dell'uomo, posandoci sopra anche una delle sue.
Chiuse gli occhi e si godé quel calore, che forse da sempre, persino quando era bambina, aveva adorato.
-Sì, io sono Luna...-
 
Itachi la guardò e sorrise.
Era diventata davvero bellissima.
Chi avrebbe mai detto che quella adorabile bambina paffutella e chiacchierona, sarebbe diventata un'attraente ragazza, fiorita e poi tornata da lui?
Il sorriso che ricordava era lo stesso, dopotutto.
Gli occhi erano solo lievemente più sottili, come aveva fatto a non riconoscerla?
Forse, a confonderlo nel locale, era stato il suo corpicino snello e dalle curve sinuose.
Oppure il seno prosperoso, anche quello doveva averlo distratto dai dettagli che avrebbe potuto cogliere dalla fisionomia del volto.
-Adesso devo andare...-Le annunciò, facendola arrossire ed allontanare rapidamente.
-G-Gomennasai, Itachi-san, non so cosa mi sia preso!-Esclamò Luna, imbarazzata, mentre si ricopriva per l'ennesima volta.
L'Uchiha cercò di non guardarla, ma l'occhio gli cadde comunque, anche se adesso che l'aveva riconosciuta cercava di ripetersi che aveva almeno dieci anni meno di lui e che era Luna.
Quella Luna, piccola e dolce.
-Vai, non ti seguirò...-Lei scosse la testa e gli sorrise di nuovo.
-La mia casa è quella infondo, è difficile notarla perché è quasi sempre all'ombra delle altre palazzine...-Gli rivelò lei, tranquillamente.
Lui la guardò qualche attimo, poi sospirò rassegnato.
-Ti caccerai ancora nei guai, se ti fidi così delle persone!-Le disse lui, voltando il capo verso la strada di ritorno.
-Non mi fido di tutte le persone che incontro, Itachi-san! In realtà sono davvero diventata una fifona! Però tu non mi fai paura, fino ad ora non mi hai fatto del male, sei gentile, anche se al Night non è stato molto carino quando mi hai...scu...sclacc....-
Poi non continuò più, troppo impacciata e rossa dal ricordo di poche ore prima, quando lui l'aveva ripetutamente sculacciata e ribaltata come una Geisha di prima qualità.
Lui invece rise.
-Sfido io, se facessi così con tutte le persone che incontri lì dentro, finiresti per diventare una vera Geisha, come le tue colleghe! Ne hai la stoffa!-Disse con un sorrisetto malizioso che non riuscì a nascondere.
Forse poteva risparmiarsela questa ovvietà.
Non c'era bisogno di farle capire che l'apprezzava come donna.
-M-ma io...Ti sbagli! Era davvero la prima volta, accidenti Itachi-san, non ricordarmelo è stato imbarazzante e ora lo sarà ancora di più, visto che sei tu!-Esclamò Luna, distogliendo lo sguardo da lui.
-D'accordo, mi dispiace! Non ti metterò più le mani addosso in quel modo, Luna...-
Così, la ragazza, a quelle parole, lo guardò nuovamente, pervasa da uno strano senso di dispiacere.
Le mani dell'uomo che nel locale l'avevano accompagnata mentre ondeggiava seguendo la musica, che l'avevano stretta con desiderio e possessione, che le avevano schiaffeggiato il sedere come nei giochetti che facevano le sue compagne con i clienti, erano le mani di Itachi.
Le mani che l'avevano attratta e spinta verso un limite in cui non si era mai spinta.
-Ti rivedrò?-Gli chiese, puntando i suo occhi d'ambra su quelli del moro.
Lui le sorrise un po' e valutò la cosa.
Era rischioso per lui restare troppo a Konoha.
-Forse, lo Shingen è un locale frequentato da persone con taglie di poco valore, ma comunque pericolose...-
-Se avrai di nuovo bisogno di me, ti aiuterò Itachi-san!-Esclamò lei convinta.
-Non scherzare, sei una ragazzina e dovresti essere nel tuo letto a dormire, invece che a chiacchierare con un Nukenin!-
-Ma...tu non lo sei!-Protestò lei sorpresa dalle parole dell'uomo.
Lui non le rispose ma la guardò e basta.
Tuttavia, Luna, in quello sguardo lesse più di quanto avrebbe voluto.
Itachi era un uomo con le mani macchiate del sangue della sua famiglia e delle vittime che aveva mietuto come Shinobi e Nukenin.
Abbassò lo sguardo senza sapere cosa dire.
Il silenzio si fece subito pesante ed imbarazzante per entrambi.
-Vai!-Le ordinò lui, guardandola un'ultima volta.
Lei annuì e continuò a guardarlo per qualche attimo, finché non trovò il coraggio di voltarsi ed andare via.
Ma a metà strada, si fermò e tornò a guardarlo, con un sorriso.
-Comunque, ti ringrazio per avermi accompagnata, Itachi-san...Sono davvero felice di averti incontrato di nuovo!-Disse, arrossendo un po' sulle gote, prima di tornare a camminare verso casa sua.
Itachi non la vide più dopo pochissimo tempo, la casa della ragazza era in un posto strategicamente nascosto e molto vicino al punto in cui si erano salutati.
 
 
Intanto Luna, rientrata in casa, si lasciò cadere sul suo letto, in stato di trance.
Itachi era vivo.
Itachi era tornato.
Itachi.
Non riusciva a pensare ad altro.
Non riusciva a non pensare alle sue mani su di lei.
Era bello come lo ricordava, solo più adulto ed alto.
I capelli, forse, erano più lunghi di come li ricordava.
Gli occhi erano profondi e misteriosi come sempre, invece.
Per non parlare della voce.
Quella l'aveva inebetita dal primo istante.
Era roca e profonda, quasi imponente e matura.
Molto mascolina a dirla tutta, cosa che le piaceva fino a darle i brividi ad ogni parola che lui aveva proferito.
Le era già piaciuto quando era solo l'Incappucciato, ma adesso che aveva un volto e che era quello di Itachi, il suo cuore non faceva che battere forte.
Itachi era il suo primo infantile amore, adesso che era un uomo e lei una ragazzina, la sua testa continuava a ripeterle di non fantasticare sul prossimo incontro, ma il suo cuore ad ogni battito le mostrava lei fra le braccia di Itachi Uchiha.
 
 
Itachi, non riusciva a dormire.
E benché il letto della bettola in cui viveva da appena un mesetto fosse discreto, lui continuava a pensare a lei, ininterrottamente.
A quella ragazza, Luna, la bambina che aveva salvato anni prima.
Solo che adesso non era affatto la bambina che ricordava.
Era una ragazza bellissima, con un dannato corpo meraviglioso e lo sguardo d'ambra che lo turbava nell'anima.
Per il resto non era cambiata molto da come la ricordava, gli atteggiamenti erano più timidi ed impacciati, il modo di parlare, eccetto per gli errori di pronuncia, era rimasto lo stesso.
Avrebbe preferito non incontrarla in quel posto però.
E soprattutto, non così poco vestita, alla mercé di tutti gli sguardi.
Stranamente, si rese conto che questo gli dava enormemente fastidio.
Non poteva pensare che quella piccola dolce peste di bambina fosse diventata una cameriera e che per arrotondare offriva ardenti intrattenimenti come spogliarellista.
Si accigliò, assumendo un’espressione contrariata quando, accendendosi una sigaretta, pensò che probabilmente avrebbe anche potuto andare oltre lo spogliarello.
Anche se lei gli aveva giurato e spergiurato che lavorava allo Shingen solo come cameriera, e che l'aveva aiutato danzando per lui perché costretta, lui non riusciva ad accettarlo.
Sbuffò, lanciando via metà sigaretta giù dalla finestra, non stava a lui decidere della vita di Luna.
Avevano viaggiato insieme un paio di giorni quando lei era una bambina, e lui l'aveva salvata, questo non significava che la vita e la salvaguardia della ragazza fossero un suo onere.
Ma, nonostante tutto, sentiva il bisogno di vegliare su di lei, forte e vivido come quando si erano incontrati la prima volta.
Si sentiva felice ed il suo cuore aveva ripreso a battere forte già dall’istante in cui aveva percepito il caldo gentile e la delicatezza del suo corpo, da quando nello sguardo curioso di quella cameriera aveva percepito uno strano senso di appartenenza e felicità.
Luna aveva già da bambina il potere di renderlo felice, non l'aveva dimenticato.
Ma adesso aveva qualcosa di nuovo e più potente.
Aveva il potere di eccitarlo, incuriosirlo ed attirarla a sé.
Era una donna, ormai.
E benché avessero come minimo dieci, undici anni di differenza, lui era un uomo e non poteva negare a se stesso che toccandola i suoi buoni propositi si dissolvessero.
Aveva sempre desiderato rincontrarla, quante volte si era chiesto che ne era stato di lei e se era viva, se continuava a cacciarsi nei guai (e di questo sfortunatamente ne aveva avuto conferma più che mai) e se era ancora la bambina dolce e coraggiosa che ricordava.
Mai si sarebbe aspettato di vederla come una donna, con lo stesso sorriso ingenuo e lo sguardo profondo e maturo.
Ma adesso, non voleva più pensarci o sarebbe sul serio impazzito.
Domani avrebbe potuto constatare se le sue erano solo paranoie o se, una sola notte, era basta a sfasciare il saldo muro di buoni propositi e vita nascosta di Uchiha Itachi.
Quando avrebbe rivisto Luna.
 
 
Fine VII Capitolo.
 
[Continua…]
 
 
Spoiler:
 
-Non ti sei ancora stancato di me, I-ta-chi-san?-Domandò Luna, fra i balbettii.
Era stra-ubriaca.
-Non mi potrei mai stancare di una come te, se fossi più grande ti chiederei di venire a letto con me!-
-Mhm…Chissà quante cose pervertite sai fare, neh I-ta-chi-San… possiamo ubriacarci e scoprirlo!!-Esclamò lei carezzandogli il collo, con fare civettuolo, chiaramente ignara di quanto fosse già fosse fatta di Sakè.

 
Angolo Autrice:
 
 
Grazie a tutti voi 
che siete giunti 
fin qua giù in 
questa lettura.
Un bacio, vi aspetto 
nelle Recensioni!
 
Oh, mia Beta…
Non so come sia logico
Vivere in tre in un salone,
con materassi,
Chihuy saltellanti e scodinzolanti,
ma ti prego…Lasciaci accendere quel
ventilatore o che senso
Avrà mai questo trasferimento
anti-caluria?
Solo Hao lo sa, se il capitolo
suo si correggerà!
 

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Capitolo 8
*** Moonlit ***





Capitolo VIII: Moonlit.

 

Qualche sera dopo allo Shingen Luna, appena arrivata, con la speranza di rivedere Itachi, che era sparito da giorni, ricevette una meravigliosa sorpresa.

Le divise da lavoro erano cambiate.

Akiko e Seiko avevano lavorato duramente in quella settimana, ovviamente in gran segreto, e tutto per modificare le divise che mantenevano lo stesso striminzito pantaloncino, ma eliminavano il corpetto sostituendolo con un top a giromanica, con uno scollo profondo fino al bordo, che per l'appunto era appena sotto il seno.

Sembrava più un reggiseno sportivo che un top o una canotta.

Era in pelle nera, aderente e con una meravigliosa cerniera posta sul retro, facile da aprire per chiunque avesse voluto.

Le pance piatte delle ragazze dello Shingen erano in bella vista ancor di più delle gambe.

Seiko era fiera di sfoggiare il suo piercing, così come Akiko.

Luna non era entusiasta della nuova divisa lavorativa, ma invidiava le due giovani più gradi perché era uno dei suoi segretissimi sogni avere un piercing sulla pancia, ma era troppo codarda per farsi bucare in quel modo.

Era stata già una tragedia per gli orecchini.

Così quando Akiko le si avvicinò, con un lucente gioiellino, la ragazza andò nel panico.

-Aki, io non ho il buco!-La avvertì.

-Lo so, è finto!-Disse afferrandole la carne attorno all'ombelico e agganciando la clip.

Era una perlina con alcuni fili argentati con al termine delle perline.

Sogno realizzato, accidenti!

Sorrise, abbracciando la donna.

-Hai appena realizzato uno dei miei sogni, Aki!-

E sebbene si sentisse troppo nuda ed esposta, come una vera Geisha di qualità, si sentiva la ragazza più sexy di tutta Konoha, seppur non fosse affatto così.

Se solo avesse saputo che di lì a poche ore avrebbe rimpianto decisamente quella sciocca felicità.

 

Lo Shingen aveva aperto da poche ore e lui, dopo una settimana di viaggio, per portare Asanami nel luogo dove avrebbe dovuto riscuotere la taglia, ora non chiedeva che un bicchiere di Sakè ed una certa ragazza dai capelli arancioni.

Perciò non si sorprese più di tanto quando arrivò al locale e lo trovò già colmo di Nukenin, naturalmente tutti senza coprifronte per non farsi riconoscere, così come lui, che per di più era coperto dal solito cappuccio, con l'aggiunta di una maschera in stile ANBU.

Non voleva farsi assolutamente riconosce, voleva restare il più possibile nell'incognito, bastava Luna ad averlo identificato come Itachi Uchiha di Konoha.

Pensa se lo andava a dire a Sasuke o Naruto, che ero lo stramaledetto Settimo Hokage!

Così era rimasto in ansia per giorni ed adesso, con la scusa di poterle parlare della questione, era tornato per rivederla.

La cosa però che lo allettò di più fu quando udì della festa di compleanno del capo del locale che offriva ai suoi clienti la possibilità di scegliere una delle ragazze del locale e tenerla tutta per se nel privé del locale e gustarsi uno spogliarello, a patto che bevessero come cammelli e se le suonassero di santa ragione fra di loro per la pollastrella scelta o la vincessero all'asta.

Aveva già una mezza idea di chi scegliere, ovviamente per la salvaguardia della ragazza, se non fosse stato per il fatto che le cose non andarono esattamente come aveva previsto lui, perché Luna era davvero capace di infilarsi in situazioni assurde e costringerlo a fare cose altrettanto assurde.

 

-Noi due, insieme, ti costeremo un bel po'...-Disse Seiko, abbracciando Luna che si ritrovò con la faccia nel seno della mora, che era prosperosa almeno quanto lei.

-Interessante! Fatemi un po' vedere come lavorate e poi vedremo!-

Allora Seiko si avvicinò all'uomo seduto sul divanetto e si chinò su di lui.

-Tira fuori le banconote, amore...-Ed il suo corpo ondeggiò sull'uomo, decisamente contento.

Luna in realtà non sapeva nemmeno perché si era improvvisamente ritrovata a far coppia con Seiko, quando doveva solo portare da bere al tipo che era seduto di fronte a loro.

Quindi quando costui la invitò a far compagnia alla danza dell'amica, fu sul punto di svenire.

Ovviamente, non ne ebbe la possibilità, perché Seiko l'afferrò per i fianchi e accostandosi lievemente al suo sedere cominciando a ondeggiare costringendola a fare altrettanto.

Dannazione, era troppo imbarazzante e sopratutto non voleva farlo e basta.

Ma dovette stare al gioco o l'avrebbero licenziata.

Così quando il loro cliente cominciò ad infilare nel pantaloncino di Seiko le banconote, la ragazza suggerì a Luna di imitarla tassativamente e soddisfare l'uomo facendo si che morisse talmente di caldo da volersi scolare tutto il bar.

Fu spinta a cavalcioni sulle cosce dell'uomo che le afferrò le natiche, mentre Seiko, saliva con i suoi vertiginosi tacchi sui braccioli, spingeva giù il suo cliente e Luna, che si ritrovò bella e distesa con la schiena fra le cosce del suddetto.

Maledetta Seiko e maledetto il loro capo.

Sentì le dita fredde dell'uomo sul bordo del suo pantaloncino e la banconota che vi ci infilava.

Seiko continuava a ballare indisturbata in piedi, piegandosi e toccando di tanto in tanto le gambe di Luna e le spalle dell'uomo per dare sensualità alla situazione.

Ma la mora si stancò presto della piega presa da quel giochetto, così decise di capovolgerla del tutto.

Infatti si sedé sull'uomo con un gesto casuale afferrò le braccia di Luna, la tirò su e portò le mani dell'arancione sul suo corpo.

Luna stava per avere una serie di infarti ravvicinati.

Era a cavalcioni su un uomo eccitato, mentre toccava una donna, almeno finchè la cara ed amata Seiko non si alzò, sazia del malloppo.

-È tutto tuo, Mitsu-chan! Fa un buon lavoro, come col tipo della settimana scorsa...-

Ok, Seiko doveva averla vista con Itachi, maledizione, avrebbe decisamente preferito farsi sculacciare da lui, che dal tipo su cui era seduta.

Non l'avesse mai desiderato.

-Mi scusi, non sono brava come la mia compagna!-Disse alzandosi e sperano che il suo amico accettasse l'invito a cercasi qualcun altra.

Ma era tempo sprecato, perché l'uomo l'afferrò per la vita a la tirò a sedere fra le sue gambe.

-Avanti, non fare la ritrosa, ti pagherò bene!-Le disse carezzandole le cosce nude.

Luna provò una sorta di ribrezzo cercò di spostare la mano dell'uomo.

-Sei davvero deliziosa, che pelle liscia...-

-Le ho detto che non sono interessata!-Ripeté più tesa e spaventata.

Dannata Seiko, come aveva potuto trascinarla in una situazione come quella?

Ma se pensava che le cose non sarebbero potute peggiorare si sbagliava perché il suo nuovo amico voglioso, la tirò su e la spinse sul divano.

Ma quando Luna credette che le si sarebbe gettato addosso vide una lama poggiarsi sulla gola del suo cliente.

-Allontanati dalla ragazza, immediatamente!-

Gli intimò il misterioso Shinobi, ma Luna aveva il vago sentore che quella voce bassa e quasi impercettibile, fatta di sfumature adulte e profonde, fosse di qualcuno che conosceva.

Itachi. Era tornato.

L'uomo alzò le mani e si spostò lentamente, dando l'impressione che si fosse arreso, ma inaspettatamente cercò di colpire l'Incappucciato e quest'ultimo lo schivò con un movimento impercettibile e colpì con un pugno nello stomaco l'idiota che aveva provato ad attaccarlo.

Capito il concetto, lo sfortunato annaspò, mentre era piegato in due e cercò di andare il più lontano possibile dall'Incappucciato e la sua Geisha.

Luna si alzò non appena si accorse che l'Incappucciato la stava guardando.

Ma ovviamente non ne era certa che si trattasse di lui, aveva una maschera questa volta e solo il cappotto sembrava lo stesso che indossava Itachi, la settimana prima.

-Ti sei fatta un piercing?-Sibilò l'uomo indicandole la pancia con la punta del kunai.

Aveva un tono molto minaccioso e infastidito, ma era troppo basso perché fosse riconoscibile.

-N-No...Ma...Ma...chi sei?-Domandò sperando di non essersi sbagliata e dover cominciare a darsela a gambe levate, prima che il tipo che l'aveva appena aiutata si rivelasse il prossimo cliente che voleva troppo.

-Secondo te, piccola Geisha?-Chiese a sua volta l'uomo, prendendole sotto il mento con una mano, per tenerla bloccata.

-Itac-!-

-Silenzio, non dire il mio nome ad alta voce, Luna!-

La ragazza annuì mentre lui le teneva delicatamente il mento e sembrava guardarla dritto negli occhi.

-Allora, cos'è quello? Perchè siete vestite così?-Le chiese ancora, con una voce chiaramente irruenta.

Luna arrossì, sentendosi terribilmente esposta e sotto pressione.

Insomma, perchè era così nervoso e si arrabbiava?

-É un piercing finto, comunque sia, il nostro capo compie gli anni e le ragazze hanno deciso di cambiare le divise...-

Il moro non disse nulla ma la lasciò andare, continuando a scrutarla.

Luna non ne era certa, ma Itachi era davvero turbato.

Lo Shinobi non appena l'aveva vista si era reso conto che era felice come un bambino e che non vedeva l'ora di parlarle.

Naturalmente era preparato al fatto che lei fosse poco vestita ma non che l'avrebbe rivista con un piercing e la pancia al vento.

Non lo sopportava. Era così bella.

-Quell'uomo ti stava dando fastidio?-

Stasera Itachi era formidabilmente curioso, pensò Luna.

-Si, il Capo ha concesso a tutti i clienti di trattarci come delle Geisha, purché tutti bevano! É spregevole!-Disse la ragazza, guardando le sue compagne che mentre servivano da bere venivano importunate da chiunque.

Seiko era in un angolo che ballava per un gruppo di uomini.

Akiko aveva abbandonato la sua postazione al bar e serviva i tavoli fra una sculettata e l'altra per guadagnare qualche Yen extra.

-Quindi non sei più una cameriera, sei anche tu una Geisha stasera, no?-Le fece notare lui, col tono di chi voleva deriderla.

Luna non lo trovò divertente e mise le mani sui fianchi per darsi un tono.

-Non per mia volontà Itachi-san, perciò sono parecchio impegnata! Grazie per avermi salvata, ma da adesso provvederò da sola a me stessa, restando una cameriera!-E così, impettita col suo orgoglio, se ne andò, piantandolo in asso.

Quel dannato.

Chi si credeva di essere?

Non aveva fatto altro che aspettarlo per tutta la settimana ed ora tornava per fare ironia su di lei e farle venire gli infarti col solo col potere della voce e delle mani grandi e calde, che le mandavano in tilt quell'ultimo neurone sano che le restava.

Tornò al bancone e cominciò a darsi da fare portando le ordinazioni ai clienti che per lo più erano già in gentile compagnia.

Così non avrebbero chiesto lei, anche se dovette faticare molto per non farsi notare e sopratutto fu difficile declinare in alcune occasioni, quando era stata trattenuta con la forza.

Chiaramente Itachi era lì seduto a bere il suo alcolico scrutandola di tanto intanto, mentre lei fantasticava sul fatto che lo stesse facendo, ignara che era fisiologico per l'Uchiha tenerla d'occhio.

Era lì, pronto a spaccare la faccia al primo che la tratteneva per più di sessanta secondi e lei nemmeno lo sapeva.

Quella ragazza gli faceva uno strano effetto, si era detto invece Itachi.

Una parte di sé desiderava proteggerla, perché in lei rivedeva ancora quella dolce ed ingenua bambina.

Mentre l'altra, quella più istintiva di lui, chiedeva solo di poterla toccare ancora una volta, forse all'infinito.

In realtà chiedeva molto di più, cose che persino i suoi pensieri restavano scandalizzati, ma non era pronto ad ammetterlo a sé stesso.

No, mai.

Ma sta di fatto che quando fu proprio lei a servirgli da bere, l'impulso di trattenerla e sedersela sulle gambe come aveva fatto la settimana prima, quando ancora non l'aveva riconosciuta, fu inevitabile.

La prese per un gomito e la tirò a sé, costringendola ad appoggiare la schiena sul suo torace piatto.

-Rimani con me...-Le disse senza neppure rendersene conto.

Lei protestò divincolandosi ma l'Uchiha non desistette.

-Resta qui, non ti costringerò a fare nulla che tu non voglia, ti proteggerò...-

-Perché dovrei crederti, visto che ti comporti proprio come tutti gli altri uomini!?-Ribatté lei, cercando di ignorare il fremito che la scuoteva ogni volte che le mani di lui le stringevano le braccia.

Non era molto ferrea la presa, ma abbastanza rude e decisa.

Itachi non era uomo da prendere alla leggera, questo era chiaro.

-Perché nonostante tutto, per quanto tu sia un’indicibile tentazione, sono fermamente convinto della tua sincerità, quando affermi di non essere come le donne che chiami Geisha, ed apprezzo il tuo coraggio, ma quello non ti basterà a proteggerti dai guai in cui sai cacciarti! E sì, mi comporto come tutti gli altri uomini, perché sono un uomo e tu sei diventata una bella donna, ma non allungherei le mani su di te... Se avessi avuto quelle intenzioni, la settimana scorsa te la saresti ricordata per tutta la tua vita...-Le sussurrò nell'orecchio, ignaro che ogni parola, ogni fiato le dava la pelle d'oca e le faceva letteralmente arricciare le dita dei piedi per il delicato piacere che provava.

Luna sapeva che Itachi aveva ragione, se voleva farle del male, ne avrebbe approfittato la sera in cui l'aveva riportata a casa quando lei aveva scelto di fidarsi di lui e gli aveva mostrato la sua casa.

Aveva già fatto la sua scelta molto tempo fa, in realtà.

Perchè Itachi, per quanto assurdo fosse, le faceva perdere la testa ancora di più adesso che era un uomo e lei una ragazza.

Da bambina, lo aveva amato con la tipica leggerezza e semplicità infantile e lui era solo un ragazzo, ma ora sapeva che oltre l'amore esisteva qualcos’altro.

La passione ed il desiderio.

Ed Itachi era l'unico uomo a suscitare in lei tutte quelle cose.

-D'accordo, però ho delle condizioni...-

Lui rise, soffiandole sul collo e la lasciò andare immediatamente, così che lei potesse sedersi, invece che stargli distesa addosso.

Le era mancato davvero poco per gemere sotto il brivido datole dal fiato caldo dell’uomo.

-Condizioni? Guarda che se vuoi andare, io non ti tratterrò più, infondo potrei sbagliarmi e tu potresti benissimo ambire al ruolo di Geisha!-

-No, ti sbagli! Io non sono quel genere di ragazza! Se davvero non vuoi farmi del male e mi permetti di restare con te, fingendo di essere la tua Geisha, non dovrai sculacciarmi ne chiedermi di ballare!-Esclamò lei, girandosi un po' per poterlo guardare in faccia, mentre sentiva di arrossire.

Itachi sorrise e le posò una mano sulle ginocchia e l'altra sul tavolino, fasciandole così le spalle.

-L'idea di sculacciarti potrei prenderla in considerazione se tu non farai la brava con il mio fratellino ed i suoi amici, per il resto, sei più che al sicuro...-Le sussurrò lui avvicinandosi al suo orecchio ancora una volta.

Stava impazzendo o Itachi le faceva un po' troppo effetto e ne sembra consapevole?

Accidenti a lui, la sua voce matura e le sue mani grandi ed il fiato caldo.

-I-Io non ti tradirei mai, mi hai salvato la vita! E non è vero che sono una bella donna, bakayaro! Non dovresti prendermi in giro, accidenti!-Protestò lei, arrossendo.

Itachi la guardò sorpreso e le carezzò la testa, scompigliandole un po' i lunghi capelli.

-Non ti prendo in giro, Luna...-E le sorrise, anche se lei non poteva vederlo.

La maschera gli copriva i bei lineamenti.

La maschera da ANBU. Che figo.

-Neh, Itachi-san, potresti prestarmi la tua maschera?-Gli domandò guardando nella direzione opposta al suo viso, mentre lo immaginava senza maschera e con quegli occhi sottili e magnetici.

-La mia maschera?-Ribatté L'Uchiha, confuso dalla strana domanda.

Lei annuì, sempre imbarazzata, riportando la sua attenzione su di lui.

Itachi però decise di accontentarla, tanto era abbastanza coperto, perciò si tolse la maschera e le sorrise, mentre gliela porgeva.

La ragazza l'afferrò con le mani tremanti, come se avesse paura di romperla.

Itachi la guardò divertito con già una vaga idea di quello che lei volesse fare.

Difatti l'indossò.

Lui rise e lei si piegò con le mani sul volto coperto.

-C-così....Così figo!-

-È solo una maschera, Luna!-

-Ti sbagli, questa è una maschera da ANBU, capisci? È il sogno di tutte le ragazze!-Esclamò lei osservandolo stupita che non si rendesse conto dell'ovvietà dei fatti.

-Una maschera sarebbe il sogno di tutte le ragazze della tua età?-

-No, non la maschera! Un' ANBU, non pensi che sia veramente forte essere uno di quegli Shinobi? Le ragazze darebbero qualsiasi cosa pur di conoscerne uno!-

-Anche tu?-Chiese lui con un sorriso malizioso.

Lei era coperta dalla maschera non poteva mostrargli quanto era arrossita.

-Non così esageratamente, non ti ho detto che mi sarebbe piaciuto essere una Kunoichi? Era il mio sogno, ma le cose non sono andate come speravo...frequento l'Accademia dei Civili, sono brava a cucinare! Le mie amiche sognano di incontrare uno Shinobi abbastanza carino da poter sposare e s'impegnano per imparare a preparare piatti che possano sedurli, non è ridicolo?!-Esclamò lei gesticolando mentre spiegava.

-Questa che le ragazze sognassero di cucinare per assassini mi mancava! Ma non saprei dire se è ridicolo, dopotutto ognuno s’impegna per i propri obbiettivi!-

-Sono obiettivi frivoli, Itachi-san! Conquistare un uomo non dovrebbe essere l'obiettivo principale di una donna!-Esclamò lei, con ferma convinzione.

Itachi annuì, trovandosi ben d'accordo con lei.

Dopotutto era cresciuto in una società in cui le donne erano Kunoichi valenti ed indipendenti.

-E tu non hai un obiettivo? Come mai fai la cameriera?-Chiese, adocchiando una delle ragazze che prendevano le ordinazioni e facendole cenno di avvicinarsi.

La ragazza segnò in fretta le due bottiglie di saké e si allontanò.

-Io? Visto che non diventerò mai Hokage, ho ripiegato su un altro sogno nel cassetto!-Esclamò lei, mentre la sua collega posava il vassoio con le ordinazioni sul tavolino e Luna riempiva il bicchiere per Itachi e l'altro per sé.

Lui bevve e lei lo imitò.

-E la cameriera?-

-Un’esperienza in più nella vita.-Mentì la ragazza, sperando che la maschera che portava nascondesse anche le sue bugie.

Ma inaspettatamente Itachi gliela tolse e la guardò dritta negli occhi e le portò via il bicchiere dalle dita, finendone il contenuto.

-Ehi, quello era mio!-Protestò lei.

-E adesso è diventato mio, piccola ubriacona...-La sfotté lui con un sorrisetto divertito.

Lei allora prese il bicchiere dello Shinobi, lo riempì e tracannò veloce.

Il Sakè scivolò giù bruciandole la gola e la sensazione che poco prima le labbra dell'Uchiha erano state su quel bicchiere la fece arrossire ancora di più, mentre lo metteva a fuoco.

Era così seducente quando sorrideva.

-A quanto pare, all'alba di questa notte, saremo entrambi ubriachi!-Esclamò il moro, prendendo la bottiglia ed invitando, con un cenno del capo, la ragazza a prendere l'altra e brindare.

Lei lo guardò esitante e poi sorrise e brindò.

 

Due ore dopo.

-Non ti sei ancora stancato di me, I-ta-chi-san?-Domandò Luna, fra i balbettii.

Itachi rise, ciccando la sigaretta nel posa cenere e carezzandole la nuca mentre lei, appoggiata sulla sua spalla, continuava a bere dalla sua terza bottiglia Sakè.

Era stra-ubriaca.

-Non mi potrei mai stancare di una come te, se fossi più grande ti chiederei di venire a letto con me!-

Lei rise leggiadra e gli batté una mano sul petto come per consolarlo.

-E io ti avrei detto di no, Itachi-san, perchè sono una... vergine e non faccio queeeste cose coi clienti!-E rise di nuovo.

Itachi bevve piano dalla sua bottiglia, per evitare di ritrovarsi come Luna.

Bastava lei ad essere sbronza e lui preferiva restare brillo.

-Certo, ed io sono l'Hokage!-Ribatté l'uomo imitando il gesto consolatorio sulla spalla della ragazza, aspirando il fumo.

-Uhmm...è la verità, Itaaachi-san! Sono una cameriera! Una cameriera…-Borbottò strusciando la guancia verso l'incavao del collo del moro, che poco prima si era addirittura calato il cappuccio.

Le cinque del mattino stavano per passare, presto Luna avrebbe finito il suo turno.

Ma ubriaca com'era Itachi si chiedeva se ce l'avrebbe fatta a tornare a casa incolume.

-Certo, un’adorabile, piccola, cameriera ubriaca...-

-Non sono ubriaca, te lo dimostro!-Così la ragazza si alzò e separò le gambe appena di qualche centimetro e poi scese giù con una spaccata.

-Visto, te lo dicevo, non sono per niente uuuubriaca!-Esclamò cominciando a fare strecching sul pavimento, fra le risate che non riusciva a controllare.

-Sono la cameriera-ginnasta più vergine di tutta Konoha!-Urlò piegandosi in avanti, mentre il suo petto toccava le mattonelle.

 

-Mitsu, non sapevamo fossi così elastica!-

 

Esclamò Akiko apperendo improvvisamente alle spalle di Itachi, sulla quale si appoggiò.

-Sembra che anche tu stasera ci abbia dato dentro, neh?-Fece la ragazza dai capelli corti, guardando Luna che si esibiva in un barcollante ponte, rideno e ripetendo che era solo una cameriera.

-Posso portarla via?-Chiese Itachi, mentre spegnendo la sigaretta si rendeva conto che ormai era giunta l’ora di portar via Luna, prima che combinasse qualche disastro o si facesse male.

-D’accordo, ma domani siamo chiusi, povera Mitsu, l’avranno informata?-Chiese scanzonatamente Akiko, allontanandosi verso gli ultimi gruppetti rimasti.

-Bene, allora, mi piccola Geisha è proprio giunta l’ora di tornare a casa e smettere di bere!-Le disse l’Uchiha, mentre lei si rimetteva in piedi, barcollava e poi si sedeva di nuovo a cavalcioni su di lui.

La Ayanami rise e gli legò anche le braccia al collo.

-...Neh, Itachi-chan, ho deciso! Stanotte sarò la tua Geisha e berremo fino allo sfinimento!-

-Peccato che la notte sia già finita, Luna-chan e per la cronaca...sei stata la mia Geisha, a meno che tu non intenda offrire altri servigi…-La rimbeccò lui si stemandole i capelli dietro entrambe le orecchie, con un sorriso malizioso.

I loro volti si stavano avvicinando un po’ troppo.

Ma Itachi era abbastanza lucido da poter mantenere il controllo.

Per quanto in realtà desiderasse perderlo e magari approfittare di Luna, che da sobria di certo non gli avrebbe concesso una notte a letto a rotolarsi fra le lenzuola.

-Mhm…Chissà quante cose pervertite sai fare, neh I-ta-chi-San… possiamo ubriacarci e scoprirlo!!-Esclamò lei carezzandogli il collo, confare civettuolo, chiaramente ignara di quanto fosse già fosse fatta di Sakè.

Perciò Itachi si alzò di peso e tirò su anche lei, tenendola per le natiche.

-Andiamo a casa, sei abbastanza ubriaca da non renderti conto di cosa blateri, pervertita!-Proferì convinto, mentre si aggirava nel locale con Luna che sbatteva i piedi e le mani per protestare e cercare di afferrare la bottiglia di Saké, protestando con sonori “No”.

Risuscirono ad arrivare all’ingresso e trovare la mantella di Luna ed uscire in strada incolumi e senza bevande alcoliche.

Ma l’impatto con l’aria gelida aveva fatto passare alla testa arancione tutta l’euforia della sbornia ed accentuato i malesseri che ne derivavano.

-Mi scoppia la testa...C’è il terremoto, Itachi-san!-E scoppiò a ridere, piegandosi ridicolamente in due.

Itachi, esasperato, decise di dare un taglio a quella passeggiata davvero lenta, le mise una mano dietro la schiena e con un gesto fluido e veloce la sollevò sotto le ginocchie e la prese in braccio.

-Fa la brava bambina e tieni la boccuccia chiusa per un po’, d’accordo piccina?-Disse sorridendo danvati all’espressione sorpresa di Luna.

Poi saltò da un tetto all’altro agilmente ed in poco avvistò la casa della ragazza.

Era ben nascosta l’entrata, perciò posò Luna sedendola sul pavimento e si piegò sulle ginocchia per parlarle.

-Avanti tesoro, dove sono le chiavi?-Le chiese dolcemente, sperando che lei si riprendesse da quello stato di shock e malessere.

-Sotto il vaso...Sotto...Sotto qui…-Disse mentre, improvvisamente, si guardava fra le gambe e ridacchiava.

Forse l’aveva fatta bere davvero troppo stavolta.

Ma poi che storia era mai quella che nascondeva le chiavi di casa sotto un vaso all’entrata?

Le raccolse in fretta ed aprì la porta, controllando che dentro non ci fosse nessuno.

La casa era deserta, Luna viveva da sola, per fortuna.

La recuperò e anche se lei protestò l’Uchiha riuscì a prenderla di nuovo in braccio e chiudersi la porta alle spalle con un calcio.

Cercò la camera da letto della ragazza e la posò sul materasso matrimoniale.

Lei mugugnò un po’ ma sembrò felice di essere su qualcosa di morbido e confortevole.

Lo Shinobi invece andò ad accendere la luce, poi tornò a sedersi sul letto.

Era una stanza carina, arredata in modo classico, con due comodini ai lati del letto, un armadio di fronte ed un comò sulla destra.

La scrivania era sulla sinistra, verso la porta.

Sopra c’erano un po’ di libri, come “Geografia delle cinque Terre” e “I sapori del Vento e del Fulmine in cucina”.

Studiavano cose veramente assurde all’Accademia Civile.

C’erano anche alcune riviste e manga.

Le pareti erano coperte di poster di Tsunade-sama da giovane, con qualche altro personaggio dei manga.

-Dove abbiamo lasciato il Saké, Itachi-san, come hai potuto dimenticaare il Saké!-Protestò lei cercado di alzarsi.

Ma il moro la bloccò giù.

-Shh....Tranquilla, piccola Geisha, domani avrai tutto il Saké del mondo, adesso che ne dici di dormire neh?-

Lei gli rise in faccia e rotolò sul letto sfuggendo alla presa d’Iitachi, ma quando cadde dal letto il moro la vide rialzarsi dolorante e meno divertita.

Anche se a ridere, adesso, era lui.

-Voglio spogliarmi, tutta nuda...-Disse gattonando vero l’Uchiha, guardandolo dritto negli occhi.

Lui la guardò sbigottito e cercò di allontanatsi, se solo avesse saputo come si faceva a far funzionare le gambe.

Dio, poteva eccitarsi se continuava a guardarlo così.

Poi però lei si fermò, lo scrutò per un attimo e scese lentamente dal letto, andò fuori dalla stanza ed il moro sentì lo sbattere di una porta, probabilmente era il bagno, perchè poco dopo udì lo sciaquone ed il rumore dell’acqua da un rubinetto.

Doveva aver rimesso.

Qualche minuto dopo Luna barcollò verso il letto.

-Mi sento male...-Annunciò, accasciandosi vicino al comò.

Itachi corse a sorreggerla fino al letto e l’aiutò a stendersi.

-Non mi lasciare da sola, per favore...-Supplicò la ragazza, cercando di slacciarsi convulsamente le scarpe.

Itachi l’aiutò prontamente e le sfilò i micidiali stivali di simil pelle neri.

-Va tutto bene, sta tranquilla...-Le disse accarezzandole i capelli mentre le slacciava anche il cappotto.

Luna sentiva la testa scoppiarle, ma improvvisamenta, dopo aver rimesso, le sembrava di aver riacquistato una minima parte di lucidità.

Quando erano usciti dal locale?

Quanto aveva bevuto, accidenti?

E come mai Itachi era con lei e la stava spogliando?

Il primo istinto chiaramente fu quello di fermarlo.

-Tranquilla piccola, voglio aiutarti a togliere il cappotto così potrai metterti sotto le coperte, non vuoi?-

Ma Luna non capiva le intenzione dell’uomo era ancora tutto troppo lontano e confuso.

E non aveva le forze per combatterlo, perciò lo lasciò fare.

Non protestò quando le tolse gentilmente il cappotto e non disse nulla neppure quando gli slacciò i laccetti sul pantaloncino, ignara che il cuore di Itachi stesse battendo almeno il doppio di quello di Luna, che era stordita dall’alcool.

L’Uchiha era sobrio e faticava a resistere alla tentazione di quel corpo giovane e bello.

Ma per lui sarebbe stato troppo, era una ragazzina alla sua prima sbronza, era la bambina che aveva salvato dal fiume e non se la sarebbe portato a letto mentre lei non era neppure sveglia.

Però non ebbe la forza di toglierle il pantaloncino né il top nero che le fasciava il seno.

-Sulla pancia, mi fa male...-Gli disse lei ad un tratto mentre con un braccio si copriva gli occhi e respirava con affanno.

Allora Itachi le staccò delicatamente il Piercing finto e lo ripose sul comodino.

Sospirò, accidenti se era stanco alla fine, era meglio tornare subito a casa, prima che l’alba sorgesse.

-Non andartene...non andartene...-Mormorò Luna, agitandosi non appena si accorse che lui si stata alzando.

Itachi non vi badò e si avviò verso la porta, almeno finchè non si rese conto che lei singhiozzava.

 

-Se andrai via, se andrai via anche tu, ed io resterò sola, questa volta morirò di certo!-

 

Decise ugualmente di non restare.

Non poteva, non poteva dormire a casa di una ragazza così giovane, che conosceva appena. Gli anni addietro non contavano.

Fissò la maniglia con la chiave nella toppa.

Sentiva che stava ancora piangendo, doveva comunque essere un effetto collaterale dell’ubriacatura.

Ma in realtà ciò che fece, invece di uscire, fu chiudere a chiave la porta, sospirare, tornare in camera da Luna, spegnere la luce e riaccendere quella su comodino, mentre si toglieva le scarpe ed il pantalone e poi il cappotto.

S’infilò sotto le coperte e tirò Luna, che gli dava le spalle, accanto a se abbaracciandola.

Lei non protestò e gli strinse la mano, scivolando piano nel sonno e nel tipido abbraccio dell’uomo, rassicurata da una forza che non sentiva da tempo.

Itachi.

-Che cosa ti sarà accaduto, mentre eri lontana da me?-

 

Fine VIII Capitolo.

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Capitolo 9
*** Moon Tasty. ***





Capitolo IX: Moon Tasty

La mattina dopo, se di mattina si poteva parlare, attorno al mezzo giorno, Itachi si svegiò accalorato per una misteriosa fonte di bollore che si rivelò essere la testa arancione di Luna e il suo esile braccio posatogli sul petto.
La mano di cui le dita gli solleticavano il collo  era abbandonata gentilmente fra i suoi capelli neri.
Delicatamente riuscì a spostarla, alzarsi e rivestirsi senza farla svegliare e si diresse in cucina, dove il sole gli abbagliò gli occhi.
Prese un bicchiera dalla credenza e lo riempì d’acqua per poi buttar giù la sua solita compressa medicinale.
Si portò le mani sulle tempie e cercò di sopprimere quel lieve ronzio nella testa.
Forse non doveva più esagerare con tutto quell’alcool, faceva più male a lui che a chiunque altro, viste le sue condizioni di salute e le medicine con cui si imbottiva.
Però, se doveva essere onesto, aveva dormito benissimo.
Il letto era comodo, Luna era calda e confortante, abbracciarla gli aveva dato un senso di pace, come quando erano stati insieme undici anni prima, quando lei era una bambina.
Non ci poteva credere, c’aveva dormito e basta.
Maledizione, stava cominciando a fantasticare troppo.
 
Quando Luna si svegliò, si rese conto che la sera prima doveva essersi ubriacata.
Ricordava vagamente un uomo mascherato, che credeva fosse Itachi, ma era possibile? Se l’era sognato o aveva davvero passato la notte a bere con lui?
Ma sopratutto come ci era arrivata a casa?
Si alzò dal letto e la prima cosa che fece fu togliersi il top ed indossare una canottiera nera in licra nera, lasciando il seno al vento.
Non c’era niente di più paradisiaco che averle libere, dopo una notte in cui Yuki e Ame, sì le sue tette, erano rimaste schiacciate in quella sottospecie di compressore in pelle.
Poi chiaramente, visto che la pace dei sensi non puo’ essere completa se non si gira in casa in mutande, ignorò qualsiasi pantalone o gonna e cambiò solo il perizoma con un pratico slip rosa confetto.
Andò in bagno e si sciacquò la faccia e legò anche i capelli con una bella coda alta, lasciando solo la frangia laterale libera.
Una vota fuori si diresse in cucina, sempre con gli stessi dubbi in mente.
Non ricordava nulla e a prova di ciò quando nel suo campo visivo apparve un uomo, la forcina che avaveva in mano le cadde sul pavimento.
-I-Itachi-san!-
Il moro voltò il capo di lato e la vide.
-Luna, ti sei ripresa...-Disse, ma non appena la mise a fuoco alzò un sopracciglio notando i piedini nudi, le gambe snelle e lisce scoperte più del solito, la mutandina chiara e il seno grande leggermente più morbido.
La coda le stava bene, metteva in mostra il visetto, ma Itachi aveva ben altro da guardare.
-Si, insomma, forse sei ancora ubriaca...-Borbottò, mentre lei spalancava la bocca e correva via, urlando.
 
Chiusasi in camera, Luna, si tuffò sul letto e battè i piedi sconvolta.
Che diavolo ci faceva Itachi a casa sua in pieno giorno?
Perchè non ricordava nulla?
Ora l’aveva vista anche in mutande e senza reggiseno, che dannata figuraccia!
Un momento, se era lì a quell’ora, vuol dire che probabilmente era rimasto anche durante la notte.
Kami-sama, era ancora vergine, vero?
Quasi sveniva, perchè se davvero avevano passato la notte insieme ed aveva perso la verginità con Itachi e nemmeno lo ricordava avrebbe deciso di fare Harakiri e farla finita.
Insomma, la prima volta doveva essere romantica e con l’uomo giusto.
Itachi era ancora uno sconosciuto e fra l’altro lei non ricordava nemmeno nulla.
Però l’Uchiha di giorno era ancora più bello, il sole gli illuminava i capelli e la pelle diafana. Le era venuto un colpo a sol vederlo.
Cielo, doveva sbrigarsi.
Indossò la gonna della divisa scolastica, la prima cosa che gli capitò a tiro, mise il reggiseno e una giacca di tuta a maniche corte.
Uscì prendendo un profondo respiro e cercò Itachi, decisa a fingere di ricordare tutto.
-G-Gomenne, Itachi-san...-
-Va tutto bene, Luna, è stata colpa mia, avrei dovuto palesare la mia presenza per non metterti in imbarazzo...Stamane ti senti meglio?-Domandò l’uomo.
Luna arrossì ed annuì, insicura di ciò che stesse affermando.
Era stata male?
L’unica cosa che sentiva in quel momento, oltre all’imbarazzo, era una fame pazzesca.
Si era svegliata sognando Yakisoba e Saké.
-Ti va di pranzare?-Chiese quindi, di punto in bianco.
Itachi la guardò sorpreso, poi sorrise ed annuì.
-Volevo prepare lo Yakisoba, ma se non ti piace posso fare del Ramen o magari un Okonomiyaki!-Esclamò dirigendosi verso il frigo.
-Mangerò qualsiasi cosa preparerai...-
-Bene, allora metti comodo, ci penso io!-Disse la giovane, cominciando a tirar fuori alimenti e quant’altro dal frigo e dalle dispense.
Itachi la guardava un po’ incerto.
Chissà se ricordava qualcosa, non gli aveva chiesto nulla.
Era decisamente strana.
-A proposito di stanotte...-Cominciò lui, prima che Luna lo interrompesse.
-Mi dispiace! So che forse non te lo aspettavi e che non ti sarà neppure piaciuto, avrei potuto evitarlo se non mi fossi ubriacata, sul serio, Itachi-san!-Disse lei spaventata e mortificata.
Non voleva fargli capire che, oltre a non ricordare niente, era sconvolta per aver perso la verginità in quel modo frivolo, senza essere fidanzata o legata sentimentalmente, ma soprattutto per il fatto che probabilmente era stata ridicola sotto le lenzuola.
-Oh, no, davvero...Cioè non avrei dovuto restare, ma...è stato perfetto...-
Lei lo guardò a bocca a perta, mentre lui forse arrossiva un po’.
-Vuoi dire che non è stata una catastrofe, nonostante fossi vergine?-
Ma stavolta fu lui a guardarla come se avesse visto una pazza scappata da un manicomio.
-Sei ancora ubriaca?-Le domandò, preoccupato.
Lei arrossì e si coprì la bocca con le mani.
Dannazione.
-Non mi ricordo nulla di stanotte...-Confessò con le lacrime che gli pizzicavano gli occhi.
Lui la guardò stranito e poi sospirò e le andò più vicino, fino ad afferrarla per le braccia e guardarla dritto negli occhi.
-Luna, avresti potuto dirmelo, prima di giungere a strane conclusioni...se avessimo fatto del sesso questa notte, mia cara, te ne saresti di certo ricordata!-Esclamò lui, facendole un sorriso ed un occhiolino un po’ malizioso.
Lei non disse nulla ma arrossì soltanto.
Quanto era stata stupida.
-Sono rimasto perchè me l’hai chiesto tu, hai cominciato a piangere, mi sono preoccupato ed ho dormito accanto a te...Non avrei dovuto restare, perché sono un uomo dopotutto ed anche un estraneo in fin dei conti...-
-Quindi non è successo nulla fra di noi? Insomma, abbiamo solo dormito...-
L’uomo annui in sengo di conferma e le asciugò quella solitaria lacrima che le era scivolata via dal sollievo.
-Grazie per essere rimasto, mentre stavo male! Ti causo sempre problemi alla fine...Ti preparerò un pranzo meraviglioso, per sdebbidatrmi!-
Itachi le carezzò la testa e sorrise.
-Tranquilla, sono io quello che ti causa guai e che ti ha fatto ubriacare...Ma ti ringrazierò se mettiamo qualcosa sotto i denti, perché è pieno giorno e non posso tornare a casa, lo capisci?-
Lei annuì e arretrò di un passo, mentre l’Uchiha la lasciava andare.
-Ah, la tua amica dai capelli verdi, ha detto che domani è il tuo giorno di pausa...-Rammentò Itachi, mentre Luna tirava fuori coltelli e pentole.
La ragazza annuì, cominciando a tagliare le foglie di cavolo a cubettini.
-Si, ero stata avvertita qualche giorno prima da Jun...Grazie Itachi-san!-
-Vuoi una mano?-Le chiese lui, gentilmente, notando quant’era brava ad affettare.
-Oh, no, Itachi-san, puoi accomodarti sul divano, se ti va!-Gli disse lei, sorridendo, mentre metteva da parte il cavolo e rapidamente preparava il resto dell’impasto.
Stava preparano l’okonomiyaki, dunque.
Ma Itachi, che invece di accomodarsi come le aveva suggerito lei era rimasto ad osservarla, rimase sopreso quando la vide tagliare anche la carne ed altre verdure in abbondanza e metterle in padella, per poi versare gli spaghetti in un pentolino con dell’acqua e lui capì che stava preparando anche lo Yakisoba.
La osservò cucinare allungo e, mentre l’invitante profumo delle pietanze gli solleticava l’appetito, si scambiavano qualche battuta incentrata sull’insegnamento dell’arte della cucina nell’Accademia Civile.
Quando una mezz’oretta dopo, scoppiò il diluvio universale, entrambi erano seduti davanti al tavolino a mangiare lo Yakisoba.
-Per i Kami, è tutto buonissimo!-Esclamò il moro, nell’attimo in cui un tuono rimbombava su Konoha.
Lei arrossì e cercò di mangiare, perchè era stranamente in difficoltà ad abbuffarsi davanti a lui.
E dire che Itachi aveva ragione, le era venuto tutto buonissimo.
Ma dopotutto si era impegnata al massimo, per Itachi.
Ora era così nervosa che faceva fatica ad ingoiare al pensiero che lui la guardasse.
Le serviva del Saké, forse.
L’aveva anche messo a tavola, ma l’unico a concedersi un bicchierino era stato Itachi.
-Non credevo che in una scuola per Civili insegnassero a cucinare così bene, cos’altro studiate?-Le domandò lui, curioso mentre la scrutava tranquillo.
In realtà era molto sorpreso, stare con Luna gli piaceva.
Si sentiva così sicuro e rilassato, se non pensava a quanto era bella sia di notte sia fra le sue braccia, sia quando era vestita da Geisha e serviva ai tavoli, cercando di non ballare per dei manigoldi.
-Uhm...La geografia dei Paesi, L’economia e l’esercizio commerciale di Konoha, quest’anno per me è l’ultimo e stiamo studiando anche le leggi e le gerarchie degli Shinobi, i trattati politici e le varie connessioni con i villaggi...oh e i vari feudi dei Daimyo!-Spiegò lei, cercando di essere più esauriente possibile.
In effetti il giorno dopo, pensando all’Accademia, si rese conto che mancava a lezione già da un paio di giorni e che se voleva davvero terminare l’anno doveva assolutamente studiare e darsi da fare.
-Capisco, come mai ora hai quello sguardo preoccupato?-
-Niente d’importante, a causa del lavoro manco a lezione da un po’, avrò da recuperare...-Disse sospirando e scostando il piatto con gli avanzi di Yakisoba e prendendo un pezzetto di Okonomiyaki.
Itachi, che aveva terminato gli spaghetti, la imitò divorando in fretta la sua razione.
-Ribadisco che dovresti lasciar perdere quel posto, sei troppo giovane e ingenua per stare fra quella gente, senza contare che è davvero molto pericoloso girare a quell’ora da sola, quando torni a casa!-
Lei arrossì e abbassò lo sguardo, sapeva benissimo che Itachi aveva ragione, ma in una parte di lei si era ficcata in quell’avventura a caccia di notizie su di lui, ma anche perchè era così sconsiderata che i guiai se non cercavano lei era lei ad andar loro incontro.
Certo non poteva dirglieli la varità, il giorno dopo la sua prima notte di lavoro aveva immediatamente scoperto che era presumibilmente morto.
-Approposito, Itachi-san...come mai...sei vivo?-Chiese di punto in bianco.
Lui la guardò sorpreso dall’improvviso cambio d’argomento e valutò cosa dirle.
-Forse un miracolo, oppure una disgrazia, dipende dai punti di vista...-Le rispose.
-Ma al villaggio tutti credono che tu sia morto prima della guerra, persino io conosco la tua storia! Certo, non ero sicura che quell’Itachi fosso tu finchè non ho visto tuo fratello, siete due gocce d’acqua!-Esclamò lei confusa ed incuriosita.
Perchè Itachi si fingeva morto?
Suo fratello sapeva che era vivo? Perchè non tornava da lui?
-Ascolta, Luna, come ti ho detto una settimana fa, io sono morto, ed è così che voglio rimanere...Devi promettermi che manterrai il segreto con mio fratello o ci saranno delle conseguenze terribili! Non posso tornare dopo dieci anni e sconvolgergli la vita... Meno di sette anni fa gli ho detto addio e lui ha faticato per ristabilirsi e riprendere la sua vita qui a Konoha, in pace...-Le disse lui, serio e duro, ma Luna non si lasciò intimidire dal tono autoritario dell’uomo ed annuì.
-D’accordo, te l’ho detto, non ti tradirei mai... Però se non vuoi farti scoprire devi fare attenzione, Il Settimo da la caccia, insieme a tuo fratello e al Sesto ai Nukenin nella zona e nello Shingen, dovrai fare attenzione, se tornerai...-
E Luna, in cuor suo, sperava che tornasse.
Non riuscia a tollerare l’idea che lui saparisse dalla circolazione, era stata una settimana pessima quella senza sapere se l’avrebbe rivisto o no.
Forse peggiore di quella che aveva vissuto quando credeva che fosse morto.
-Grazie, Luna, per me è molto importante... Konoha è la mia casa, ma è anche il posto più pericoloso per me... Comunque, in che rapporti sei con mio fratello?-Indagò lui, non del tutto certo di potersi fidare di Luna, anche se l’istinto gli diceva che lei non mentiva e che poteva fidarsi ciecamente.
-Oh, nessuno, Itachi-san! Li ho incontrati un paio di volte soltanto, lungo la strada verso un negozietto del quartiere a ovest, come ti ho detto ho colpito Il Sesto con una cartaccia per sbaglio e subito dopo sono sopraggiunti Il Settimo e Sasuke-san, la notte stessa erano allo Shingen, ma Sasuke-san non mi ha neppure parlato, puoi stare tranquillo, non penso neppure che li incontrerò tanto facilmente!-
-Hai detto che Kakashi Hatake ti ha riconosciuta... Che intendevi?-
-Quella notte in cui tu e Kisame-san mi lasciaste al villagio fu lui ed un altro Shinobi a trovarmi, Il Sesto mi riportò a casa, ma io, che di solito ricordo bene i volti delle persone, non l’ho riconosciuto mentre lui in qualche modo deve avermi riconosciuta, sapeva già dove vivevo e il mio primo nome!-Aveva evitato di menzionare che all’epoca era conosciuta come “La Fuggiasca Arancione” di Konoha, cosa che la imbarazzava. 
-Come facevi a ricordarti di me e Kisame, avevi sei anni!-
Luna arrossì a quella domanda e non rispose.
Non si dimentica un ragazzo bello e generoso come Itachi Uchiha, ma certo non poteva dirglielo.
E nemmeno poteva dirlgi che fino ai suoi tredici anni era convinta che lui l’avrebbe sposata, prima o poi.
L’adolescenza poi le aveva fatto capire che di certo un trentenne non avrebbe sposato una ragazzina e si era rassegnata all’idea che se mai l’avesse rincontrato avrebbe potuto solo ringraziarlo.
Anche se gli aveva ballato addosso, avevano bevuto, dormito e pranzato insieme, il che era molto più di ciò che si sarebbe mai aspettata.
-D’accordo... E i tuoi genitori?-Chiese lui, intuendo dal suo rossore che non gli avrebbe risposto nemmeno sotto tortura, dopotutto da piccola gli aveva chiesto di sposarla, forse non l’aveva dimenticato tanto presto.
Anche se non sospettava, e mai scoprirà, che lei c’aveva pensato per sei-sette anni a quel matrimonio.
Ma stavolta lei abbassò lo sguardo con aria triste ed il rossore sparì dalle sue gote.
-Mia madre è andata via di casa subito dopo il mio ritorno a Konoha, mentre mio padre è scappato qualche anno dopo, non so perchè ma credo che entrambi non desiderassero questa vita, questa casa e forse neanche me... Spero comunque che siano felici, ovunque siano...-Disse lei, cercando di non mostrare quanto debbole fosse su quell’argomento.
Itachi s’intenerì e provò pena per quella povera ragazza, abbandonata a se stessa.
Ora capiva le parole che aveva pianto durante la notte.
-Mi dispiace... Non hai nessun altro su cui fare affidamento?-
Lei scosse la testa e lo guardò negli occhi.
-Vivo da sola da sempre, mio padre mi ha lasciato la casa e tutti i suoi averi, riesco a cavarmela da sola e con il lavoro riesco anche a mettere da parte qualcosa, per ora...-
Itachi decise di non aggiungere altro, l’aria si stava facendo troppo pesante e lui più la guardava più desiderava stringerla fra le sue braccia e dirle di non preoccuparsi.
E Luna avrebbe dato qualsiasi cosa per provare la sensazione di quella notte, quando lui l’aveva stretta, mentre lei pensava fosse solo un sogno.
-Sparecchio, resta pure lì Itachi-san!-Disse lei, sollevandosi e portando via i piatti, che ripose nella lavastoviglie.
Aveva lasciato a tavola solo il Sakè ed i bicchieri.
-Se la pioggia si alleggerisse, con questo cielo ormai cupo, potrei defilarmela senza farmi notare...-Borbottò lui guardando fuori, mentre Luna tornava a sedersi di fornte a lui.
-Tranquillo, Itachi-san, puoi restare fin quando sarà necessario...Dopotutto è colpa mia se sei bloccato qui, quindi fa come se fossi a casa tua, ok?-Gli disse lei sorridendo.
Itachi sospirò rassegnato e chiuse gli occhi.
-D’accordo, posso fumare?-Le domandò, trovando subito consenso da lei.
-Cosa fai di solito il pomeriggio, quando non sei una Geisha?-Le chiese, poi mentre accendeva la sua sigaretta buttava via il primo soffio.
-Quando non son una geish! Ehi, bakayaro! quando non sono una cameriera, vorrai dire! Di solito torno a metà pomeriggio dall’accademia, però quando non vado a lezione studio a casa, oppure leggo, qualche altra volta resto in palestra per gli allenamenti, sono una ginnasta quindi qualche volta rincaso tardi e vado direttamente a lavoro!-
-Capisco, fai un sacco di cose, oltre a ficcarti in tanti guai!-La prese in giro lui con un sorriso, tra un tiro e l’altro.
Lei per tutta risposta gli fece la linguaccia e rise, era bello quando poggiava il mozzicone della sigaretta fra le labbra e le piaceva anche il modo in cui la stringeva fra le dita.
-A proposito, non sei più scappata, dopo quella volta?-
Lei scosse la testa in segno di negazione e fece le spallucce.
-Ho mantenuto la parola...-Confessò imbarazzata.
Itachi la guardò stupito, ma poi sorrise.
-Brava piccina!-
Lei rise leggiadra e stranamente felice.
Amava quel nomignoli più di tutti gli altri.
-Sei l’unico che mi chiama così, ti ho riconosciuto per questo, altrimenti non ti avrei mai tolto il cappuccio!-Gli rivelò con un sorriso gentile.
-Sul serio? Accidenti a me, se avessi capito che eri tu fin dall’inizio non ti avrei mai coinvolta!-
-Ma così ci siamo rincontrati, Itachi-san!-Controbattè lei, lasciando trapelare quanto in realtà ne fosse felice.
-Non esserne così felice, maledizione, poteva essere pericoloso! Sei così cresciuta che quasi non ci credevo!-Ribatté lui, scuotendo la testa.
-Ci credo, sono passati dieci anni, comunque sia nella vita capita di incorrere in situazioni pericolose, ma onestamente dopo esser scampati alla Grande Guerra, cos’altro puo’ esserci di più pericoloso?-
-Tu, cara la mia ingenua, sottovaluti i pericoli a cui ti esponi ogni notte, sei una ragazza indifesa, comunque sia, dov’eri durante la guerra?-Le chiese immaginandola in cerca di guai sul campo di battaglia, spegnendo poi la sigaretta nel posa cenere che lei aveva recuperato da un cassetto.
-Nel rifuggio sotto la montagna, insieme agli altri civili e bambini, fu davvero spaventoso, qualche volta sogno ancora i terremoti e le persone ferite, o i morti, è stato orribile per una bambina senza genitori...E tu?-
-Posso immaginarlo, comunque, io ero in coma... Mi sono ripreso solo due anni e mezzo fa, ero in un paese lontano da Konoha, c’ho messo un po’ per riprendermi...-
Lei lo guardò attentamente ed il suo sguado si fece apprensivo.
-D’evessere stata dura, Itachi-san, adesso stai meglio?-
Itachi però annuì soltanto, guardando fuori, dove non accennava a smettere di piovere.
-Adesso sarà meglio che mi metta a studiare, Itachi-san se vuoi puoi gaurdare la tv o riposarti se preferisci, la mia camera è a tua disposizione, mentre il bagno è lì sulla destra!-Disse lei, alzandosi e dirigendosi in camera,  dove una volta presi i libri ed il suo astuccio con le penne e le matite, da cui tornò per sistemarsi a tavola difrotne ad Itachi.
-Grazie, ti distraggo se resto qui?-Le chiese lui, appoggiando il mento su una mano per sorreggersi il capo, con un sorrisetto curioso.
Luna, scosse il capo ed aprì il libro di geografia e si fermò alla pagina “Il Paese della Pioggia – I confini e i Villaggi”.
La ragazza alzò un sopracciglio e guardò il libro con un’espressione macabra.
Forse non era una buona idea quella di studiare davanti ad Itachi, lei era così idiota che avrebbe fatto meglio a starsene in silenzio se non voleva farglielo notare.
Le materie in cui andava peggio erano quelle in cui bisognava fare calcoli, poi la geografia non era certo il suo forte, astento conosceva i nomi dei Villaggi delle Cinque Grandi Terre!
Così iniziò a leggere ma quando il peso dello sguardo di Itachi si fece intenso sospirò rassegnata all’evidenza.
Si, Itachi la distraeva e il suo cuore faceva un macello così forte da coprire persino ciò che leggeva in silenzio.
Era così bello quando era concentrato.
-Se guardi me, l’unica cosa che ricorderai di Ame sarà la mia espressione divertita davanti alla tua faccia buffa...-
Lei lo gaurdò contrariata ed incrociò le braccia sul petto.
-È che non sono molto brava con la geografia, faccio fatica a concentrarmi, tu non centri nulla!-Borbottò come scusa, almeno parziale, che non gli facesse intendere che oltre ad essere tonta era fatalmente attratta da lui e quel suo sorriso che la rendeva nervosa.
Itachi invece se la rise e si spostò andandosi a sedere a gambe incrociate accanto a lei.
-Ti aiuto io, Ame eh?-
Il moro trascinò il libro in modo che fosse sul tavolo fra loro due.
-Devi sapere che il Paese della Pioggia non fa parte delle Cinque Grandi Terre, che sono Fuoco, Terra, Acqua, Fulmine e Vento! Il Paese della Pioggia inoltre confina proprio col paese del Vento e con quello dell’Erba! All’interno del paese della Pioggia, è situato Amegakure, il villaggio della Pioggia...Uno dei lidear più importanti ricordati è Hanzo La Salamandra!-
-Ah! Lo conosco è l’uomo che ha confertio il titolo di Sannin ai tre ninja della Foglia! Accidenti, Itachi-san, sai un sacco di cose!-Esclamò lei chinandosi sul libro, leggendo tutto ciò che le aveva spiegato Itachi.
-Ho vissuto per un po’ ad Ame, inoltre gli Shinobi sono spesso in viaggio e finiscono per imparare le ubicazioni degli altri villaggi, senza contare che conoscere il territorio nemico è una delle strategie principali in battaglia!-Le spiegò l’uomo, mentre indicava sulla cartina i confini di Ame.
Così inaspettatamente si trovarono a parlare dei villaggi che Itachi aveva visitato da giovane, durante le missioni e il periodo con l’Akatsuki.
I minuti trascorsero veloci, fra risate e domande di Luna e le risposte precise e spesso divertenti dell’Uchiha .
L’attmosfera si fece leggera e spensierata, Luna non era più nervosa, anzi il cuore le batteva forte ma era felice.
Itachi sorrideva ogni qualvolta gli occhi le s’illuminavano di stupore o curiosità ed aveva scoperto di lei quanto davvero le piacessero le storie dei villaggi lontani e quanto profondamente ammirasse gli Shinobi.
Era avida di conoscenze in materia, anche se faticava a ricordare le posizioni geografiche, almeno finchè Itachi non le consigliò di associarle ai Ninja più forti della zona.
Ma quano la luce di un fulmine li distrae dalla conversazione, si resero conto che il pomeriggio era letteralmente volato.
-Per tutte le Foglie di Konoha, meno male che non devo andare a lavoro!-Borbottò notando il cielo nero di Konoha, squarciato dai fulmini e i tuoni.
-Ora che la notte è scesa per me sarà più facile allontanarmi ed andare via, te la caverai da sola con il resto, vero?-Chiese lui facendole l’occhiolino.
Luna arrossì e si trovò sorpresa dinanzi a quell’affermazione.
Doveva andare via. Erano stati così bene insieme.
Annuì con poca convinzione, tutt’altro che riferita allo studio.
La voce di Itachi aveva il potere di incantarla e trasportarla lontano e quando lo guardava negli occhi si perdeva nel petrolio scuoro ed il suo viso s’incendiava d’imbarazzo.
Si erano sfiorati poche volte ma era stato tutto molto naturale e bello.
Come se fossero fatti l’uno per amare il contatto dell’altro.
Ma ovviamnete Luna non poteva assulutamente affermare ciò anche per conto di Itachi.
Per quanto ne sapeva non sembrava interessato a ragazzine e forse era questo il modo in cui la vedeva e sempre l’avrebbe vista.
Stranamente quest’ovvietà dei fatti le faceva male.
-Grazie per avermi aiutata con lo studio e per essere rimasto ieri notte, anzi, per tutto quello che fai per me, sei sempre gentile, Arigatō Itachi-san!-
Itachi la guardò sorpreso e le sorrise dolcemente, carezzandole la testa.
-Sei davvero la Piccina che ricordavo in fin dei conti!-
Ma sebbe il cuore di luna battesse forte, non sapeva perché ma avrebbe preferito che gli dicesse che era una vera Geisha, così per un attimo si sarebbe sentita una vera donna, forse più adatta ad una persona matura ed adulta come Itachi.
E quello snaturato pensiero, nato da chissà dove, la tormentò per tutta la sera, anche dopo che lui se ne fu andato, svanendo sotto la pioggia, confuso fra la notte e le nuvole scure del cielo.
Nel suo letto, Luna continuava ad udire la voce soave e roca di Itachi, continuava a vedere i suoi occhi neri e profondi, a sentire il calore della sua vicinanza rassicurante e ammaliante.
Non riusciva a smettere di pensare a quell’uomo, non riusciva a smettere di desiderare di rivederlo, di parlargli ancora, di sentire le sue braccia che l’avvolgevano nel sonno.
Le sarebbe bastato anche sedersi sulle sue gambe ed essere la sua compagnia notturna durante una bevuta fino all’alba.
Ma quella notte, ignara che Itachi solo quanto lei fosse sveglio a rammentare quanto era stato bene e quanto le mancava stringere a sé Luna, la ragazza che quella notte sognò di paesi lontani, di saké saporito e di baci accompagnati da una voce profonda ed adulta, che era proprio la sua.


[Continua.......]



Angolo Autrice:

Ciao, mi scuso per il tremendo ritardo, onestamente ero certa di aver già pubblicato il nono capitolo ed invece mi sono resa conto che avevo soltanto fatto il banner! Chiedo perdono U.U
Onestamente sto cercando di dare un filo logico e sistemare i cambiamenti tra la fanfiction e le vicende di Naruto-Boruto, perché in seguito sarebbero dovuti comparire i pargoli di Sasuke e Naruto, ma io avevo previsto una femmina per Naruto e una maschio per Sasuke ed invece Kishimoto mi ha Trollato e ha fatto viceversa. 
Nessun problema, posso correggere i capitoli già scritti (perché sì, sono arrivata a scrivere fino al 18esimo capitolo! (non uccidetemi se non aggiorno ugualmente T_T) non vi preoccupate ce la farò!)

Detto questo, proverò ad aggiornare settimana prossima :D 

Se vi piaccio
no storie su HP vi consiglio la mia nuova fanfic su Tom Riddle/OC:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3705001&i=1


E su Piton/OC
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=608398&i=1

Così vi saluto, un bacione, Ser-

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Capitolo 10
*** Moon Kiss. ***




X - Moon Kiss.
 
Tre giorni dopo, Itachi, stanco di proporsi di rimanersene buono e lontanto da una certa ragazza dai capelli come il miele e gli occhi d’ambra ed oro, uscì di casa gettando la sua terza sigaretta  sul ciglio della strada, dirigendosi come un toro infuriato verso lo Shingen.
Quando fu lì per lui non fu difficile individuare Luna, sempre col suo piercing colorato sulla pancia scoperta ed i capelli inaspettatamente legati nella coda alta che aveva il giorno in cui erano stati a casa insieme.
Era bella ed attraente, ma sopratutto gli stava facendo venire il battiti cuore.
Gli era mancata.
La voce gioviale, ed un po’ infantile, insieme ai suoi occhi erano la cosa che più lo perseguitava di notte e di giorno.
Ma ciò che gli era mancato di lei in particolar modo era il suo sorriso ed il fare felice con cui pronunciava sempre il suo nome.
“Itachi-san”.
Anche lui aveva su di lei quell’effetto?
Era possibile? Certo aveva notato che era nervosa quando stavano insieme, che era molto timida, che arrossiva facilmente e che i contatti più intimi la irrigidivano, ma forse era perchè dopotutto alla fine restava un estraneo per lei e sicuramente non aveva dimenticato che era un assassino.
Però quando lei lo notò, perchè non si era neppure degnato di mettersi il cappuccio, gli sorrise e lo salutò con la mano, con gli occhi che brillavano di gioia e ogni ripensamento di Itachi Uchiha sull’avvicinarsi a Luna era svanito.
Si era seduto ad un tavolino, sicuro che lei sarebbe arrivata, prima o poi.
Era arrogante, ma in fin dei conti era un Uchiha lui, no?
Di fatti, Luna non perse molto tempo a raggiungerlo.
-Itachi-san...-Lo salutò con un sussurro.
-Ciao... Stasera vedo che ti stai comportando da brava cameriera...-La provocò un po’ ma lei sembrava troppo su di giri per caderci.
-Già! Una fortuna, no? Vuoi qualcosa, Itachi-san?-Gli domandò sempre allegra e sorridente.
Lui la guardò dritto negli occhi con l’intensità di una tigre.
Te. Te in qualsiasi modo possibile.
Maledizione.
-Sakè!-Le disse smettendo di guardarla.
Dio era troppo giovane, non poteva.
Era una bambina e lui l’aveva tenuta in braccio.
-Torno presto!-Esclamò Luna allontanandosi.
 
-Mitsu, come mai sei così agitata?-Chiese Akiko, mentre preparava un’ordinazione.
-Niente di particolare...-Rispose lei armeggiando col cava tappi, mentre cercava di aprire la bottiglia per Itachi.
Dio com’era bello rivederlo.
Com’era bello lui.
Perchè continuava ad immaginare che la toccasse anche solo per sbaglio?
Se si deconcentrava per un solo istante vedeva le mani dell’uomo sulle sue gambe, sulla sua guancia, sui suoi polsi, insomma ovunque l’avesse toccata almeno una volta e ne sentiva il calore.
-Non è che ti piace quel tipo con cui ultimamente ti stai dando da fare? Insomma, vi vedete anche fuori o è solo per lavoro?-Le chiese la verde con un sorriso di chi sapeva il fatto suo.
Luna arrossì come non mai e non solo per l’imbarazzo.
-Aki, ti sbagli, è solo che è gentile e ci conosciamo da un po’, tutto qui, non abbiamo nessun tipo di relazione!-Smentì lei andandosene via verso Itachi.
Quando gli versò il Saké nel bicchiere, cercando di restare lontana dalla portata delle sue adorabili mani, come faceva di solito con gli altri clienti, lui non fece nulla.
-Tutto bene?-Le chiese, notando l’improvviso cambio di comportamenteo.
-Si, solo... cerco di non dare nell’occhio, Aki ti ha notato e si fa strane idee su di noi!-Disse, le ancora infastidita delle accuse dell’amica.
Lei non si portava a letto Itachi per denaro, dannazione.
-Noi?-Fece lui bloccandosi prima di bere il tanto agoniato Sakè.
-Pensa che venga a letto con te per soldi, insomma che sia la tua...hai capito, no? Giesha...-
-Dovresti smetterla di catalogare le prostitute come Geishe, infondo loro non lo sono per nulla, le Geishe sono artiste e a differenza del credo popolare non vendevano il loro corpo, mia cara!-Le spiegò l’Uchiha scrutando che espressione lei assumesse dinanzi all’ovvietà dei fatti.
Luna arrossì e tenne lo sguardo basso.
-Lo so, ma è un’usanza che ho da quando ero bambia...è solo un modo di dire!-Replicò improvvisamnte, con tono deciso.
-Adesso, Itachi-san, torno al mio lavoro! E non premurarti per me, ho imparato a cavarmela in questi giorni!-
Lui non se la prese e le mostro un sorriso malizioso.
-Brava Geisha...-Le disse prima che lei se ne andasse con il broncio.
Nelle notti che si susseguirono, Itachi continuò ad andare da Luna, che ormai riusciva ad evitare di avvicinarsi troppo agli uomini che potevano trattenerla ed era diventata veloce nel destreggiarsi fra i tavolini e i clienti in piedi.
Itachi restava ore ad osservrla, la vedeva avvicinarsi e di tanto in tanto si scambiavano qualche sorriso.
Era sempre lei a portarle da bere, tranne il fatidico sabato delle due settimane dopo al giorno che avevano passato insieme, dopo aver dormito nello stesso letto.
Quella notte, il vento infuriava su Konoha, lo Shingen era quasi vuoto ma i pochi clienti bastavano a tener le ragazze impegnate e quando Itachi arrivò, pronto a coltivare la sua morbosa ossessione per la sua Geisha, si sorprese nel rendersi conto che lei non si era neppure accorta di lui.
Era concentrata a lavorare al bancone dove aveva occupato il posto di Aki, ma più che lavorare stava conversando.
Amabilmente.
Seduto di fronte a lei c’era un giovane, dai capelli probabilmente celesti perchè le luci stroboscopiche quella sera non erano tutte accese, ma emettevano solo caldi colori fissi.
Così quando Itachi vide che Luna sorrideva e persino rideva, dentro di lui scattò una sorta di bottone sacro.
La rabbia lo pervase e l’inaspettata gelosia per non esser stato neppure notato, dopo mezz’ora, in cui era stato servito da chissà chi, prese il sopravvento.
Insomma, chi diavolo era quello?
Che cosa voleva da lei e sopratutto perchè lei gli stava dando corda?
Perciò quando il tipo si alzò e trovò posto poco lontano da lui e Luna lo seguì portandogli da bere e fermandosi ancora a parlare con lui, per poi tornarsene al banconse, fu lui ad alzarsi e prendere il posto del tipo misterioso.
Aspettò pazientemente che Luna si voltasse verso di lui e lo notasse, ma non appena la ragazza servì l’uomo accanto a lui, Itachi la afferrò per un polso e la tirò quasi sul bancone.
-Ehi! Ma che modi!-Protestò lei alzando lo sguardo verso colui che l’aveva appena afferrata.
Si sorprese nell’accorgersi che si trattava di Itachi.
-Itachi-san, mi fai male!-Gli disse cercando di non farsi sentire da Jun e Keiko.
L’Uchiha non allentò la presa ma si avvicinò al suo volto con fare cospiratorio e indagatore.
-Vedo che ti stai divertendo...-Sibillò senza rendersene conto.
Luna lo guardò a bocca a perta, ma che stava succedendo?
-Non capisco cosa vuoi dire, Itachi-san!-
-Il tuo amico, hai deciso di lavorare per lui stanotte?-
-Ma che cosa dici!? Non è mio amico e sopratutto non lavoro per nessuno, Itachi-san, mi stai facendo male!-Gli disse sconvolta la testa arancione.
Itachi era strano, si era vero, aveva scambiato qualche parola con un ragazzo gentile, di nome Kanata, che le aveva chiesto di portargli da bere al tavolo solo perchè non voleva essere infastidito da altre ragazze che avrebbero cercato altri profitti, ma lei di certo non si stava divertendo, come intendeva Itachi.
Kanata era giù di corda ma le sue battute auto-lesionistiche avevano fatto ridere Luna e lui era stato contagiato, riprendendo il buon umore.
Ma insomma, cosa c’era di strano se parlava con qualcuno una volta tanto?
Perchè proprio Itachi poi doveva prendersela in quel modo?
Era stato così carino nell’ultimo periodo, quando le sorrideva casualmente mentre lei gli serviva da bere e lui la salutava dicendole “Ecco la mia Geisha...”.
-Dal modo in cui gli sorridevi, e lui sorrideva a te, sembrava proprio che steste programmando un appuntamento sotto le lenzuola...-
Ok, forse Itachi, inconsapevolmente stava perdendo la ragione.
Lo pensava Luna e lo pensava lui stesso.
Ma Itachi non poteva sopportarlo.
Non poteva tollerare che lei sorridesse in quel modo a qualcun altro che non fosse lui.
Qualcuno che non si chiamasse Itachi Uchiha.
Era geloso, sì. Lo era.
Inutile negarlo a se stesso, desiderava molto Luna dalla prima notte in cui l’aveva avuta fra le braccia, ma rispettava troppo la sue età ed il fatto che per lui sarebbe rimasta sempre la piccola ed ingenua bambina, che non avrebbe mai osato sfiorare solo per una notte di passione.
Di più non le avrebbe mai potuto dare. Mai.
Intanto si convinse di lasciarle andare il polso, prima di spezzarglielo.
Luna si ritrasse subito, spaventata e scioccata.
Lo guardò senza dire nulla, ma era chiaro nei suoi occhi che era disgustata.
Così quando si voltò e tornò ad armeggiare con le bottiglie Itachi finì solo per arrabbiarsi di più e sentirsi un completo idiota.
-Dammi un Wisky, maledizione!-Sbottò alla ragazza più vicina, che poveretta sobbalzò dalla paura.
Luna abbandonò la postazione al bar e tornò a servire ai tavoli mentre lui tracannava il wisky e ne chiedeva un altro.
Quella sera toccava a lui ubriacarsi.
Ma non servì a nulla provarci perchè continuava a restare abbastanza lucido da poter tener d’occhio Luna.
Ed il peggio era che lei si stava dando da fare per peggiorare la situazione.
Da quando faceva la smorfiosa coi clienti?
Da quando ne trovava qualcuno gentile, apparte lui?
Non l’aveva capito che il moccioso appena arrivato voleva solo portarsela a letto?
Quando alla fine si accese una sigaretta, perchè davvero non ne poteva più, la vide tornare al bancone, ignorarlo ancora, prendere da bere per due persone e andare proprio dal suo giovane cliente.
No. Non si sarebbe ubriacata, per poi farsi portare da qualche parte per una squallida botta e via.
Non l’avrebbe permesso a nessuno.
Ma l’orgoglio lo trattenne, anche se la sua pazienza era al limite.
Era risaputo, non era un uomo paziente lui.
Ma presto l’avrebbe fatta grossa, ne era certo.
 
Luna si sedè sul bracciolo della poltrona dove Kanata era afflosciato a bere saké.
-Mitsu-chan, sei gentile a farmi compagnia, bevi con me tutto quello che vuoi!-
-Grazie, Kanata-san, finché si tratta di questo non ci sono problemi!-Gli disse lei, cercando di nascondere il nervosismo.
Come aveva potuto Itachi dirle quelle cose?
Credeva avesse capito che non era quel genere di persona.
L’aveva ferita profondamente e da lui non se lo aspettava, sopratutto perchè si era convinta che fosse diverso dagli altri.
Che in qualche modo ci tenesse a lei, che la capisse, ma sopratutto credesse quando affermava di non essere una prostituta.
Come poteva esserlo se era addirittura vergine, ma lui sembrava ignorare questo dettaglio o probabilmente non ci credeva nemmeno e c’aveva solo riso su quando da ubriaca glielo aveva confessato.
Tanto meglio, per certi versi sarebbe stato imbarazzante.
Bevve e cercò di farlo lentamente, non voleva ubriacarsi come l’ultima volta.
Non avrebbe avuto piacere a svegliarsi con Kanata, per quanto fosse carino e apparentemente privo di secondi fini.
Era pur sempre un uomo e non credeva che si sarebbe comportato con onore, come Itachi.
Ma perchè diavolo continuava a pensare a lui?
Era un insensibile bisbetico, geloso.
Geloso. Possibile?
In effetti, l’aveva ignorato per quasi tutta la sera, ma onestamente perchè avrebbe dovuto essere geloso di lei?
Luna sapeva di avere una sorta di cotta per lui, però era impossibile che anche lui provasse qualcosa per lei, se non del semplice affetto che non era nemmeno appurato.
Si voltò per guardarlo, lui era ancora al bancone e le dava le spalle.
Era sempre stato così premuroso con lei, che fosse lui ad avere dei doppi fini?
Sgranò gli occhi.
Non c’aveva mai pensato, ma era possibile che Itachi stesse cercando di raggirarla per arrivara a lei più facilmente.
Certo, comportandosi da bravo ragazzo, si era avvicinato e quando la situazione sarebbe stata a suo favore avrebbe approfittato di lei.
Forse voleva solo portarsela a letto!
Dopotutto l’aveva letteralmente costretta a passare una notte a fargli compagnia e ballare come una Geisha e con i suoi modi gentili e protettivi l’aveva indotta a fidarsi di lui per averla tutta per se.
Maledetto.
Furiosa per la sua nuova e assurda versione dei fatti, digrignò i denti e strinse i pugni attirando l’attenzione di Kanata.
-Ehi, tutto bene Mitsu-chan?-
-Si, certo!-Esclamò brusca, fumando rabbia.
E pensare che aveva invitato Itachi a casa sua, che avevano pranzato e persino dormito insieme!
Nello stesso letto, maledizione.
Ma nonostante questo non riusciva a non arrossire all’idea di lei fra le braccia di Itachi.
Lui, che le dava il batticuore, che era il suo primo pensiero al mattino e l’ultimo volto in mente con cui s’addormentava.
Stava diventando paranoica ma Itachi le piaceva davvero.
Era attratta da lui irresistibilmente.
Se solo non si fosse comportato male quella sera, e lei fosse stata più attenta, invece di distrarsi col primo venuto, si troverebbe a parlare con l’Uchiha invece che con Kanata.
-Sai, forse dopo potremmo...Continuare a chiacchierare a casa tua, quando avrai finito il turno, ti va?-
-Naturalmente, ti porto da bere!-Esclamò Luna, senza neppure ascoltarlo.
Si alzò per raggiungere il bancone ma imporovvisamente, non riuscì più a vedere nulla.
Il buio più totale avvolgeva lo Shingen.
Fu in quel momento che Luna sentì due mani afferrarla per i fianchi e tirarla via.
 
Non c’era nulla da fare.
Sapeva quello che voleva.
E come se lo sapeva, Itachi Uchiha non era mai stato un tipo indeciso e non sarebbe rimasto a crogiolandosi nei sui pensieri ancora.
Era esausto di elaborare strategie e sotterfuggi fantasiosi per allontanare Luna dal suo nuovo Cliente del Cuore, percui decise che c’era un solo modo per salvarla.
Andare lì, strangolare il nemico, rapire la Geisha e scappare via con lei.
Un piano perfetto, che si sarebbe rivelata una vera cazzata.
L’adrenalina gli era arrivata al cervello.
E se non la raggiungeva, in quel preciso istante, sarebbe stato capace di sbattre la testa contro il muro fino a perdere i sensi pur di sopperire quel desiderio di portarla via dal suo conquistatore.
Dallo Shingen. Da Chiunque avesse tentato di approfittare di lei.
Di portargliela via.
E visto che ormai aveva superato il litime dalla sanità mentale, ammesso che fosse mai stato sano di mente, tanto valeva fare la cazzata del secolo no!?
Infondo, lui di cazzate ne aveva fatte ben poche, se si escludeva quella di accettare l’ordine di massacrare il proprio Clan e spingere Sasuke sull’orlo della follia, rendendolo un pazzo assaassino.
Perché era sempre stato convinto che nella sua vita aveva agito con razionalità e calma, insomma si era sempre sentito nel giusto, vero?
Macchè, lui era un idiota e basta.
Non ne aveva combinata una buona, se non quella di fermare Kabuto durante la guerra, con quel clone che era riuscita a creare, mentre era in coma ed era convinto di essere bello e morto.
Ma questa volta era sicuro di quello che faceva, non era illuso di far bene, sapeva a cosa andava incontro, Luna dopo il rapimento, terrorizzata lo avrebbe messo nei casini, probabilmente sarebbe corsa da Sasuke dicendogli “Tuo fratello Itachi-san, mi ha rapita”.
Forse, poi, Sasuke l’avrebbe uccisa per l’affronto, maledizione.
Lui che aveva fatto di tutto in quegli ultimi anni puri di sparire dalla circolazione e dai casini se ne stava per infilare in uno più grosso di sua spontanea e consensiente volontà.  
Perciò quando saltò la corrente e le luci si spensero, non ci pensò due volte a trovare Luna e trascinarla fuori.
Era la sua occasione, diavolo.
Doveva rapirla e basta!
 
-Lasciami! Lasciami subito! Maniaco pervertito, non toccarmi!-Luna si dimenò come una furia mentre veniva caricata sulle spalle di qualcuno sconosciuto e portata via di peso.
Ma nel tentativo di ribellione, le sue mani sfiorarono dei lunghi capelli, legati in una coda che ricadeva morbida sulla schiena di colui che la stava portando via.
Maledizione, sembrava decisamente l’acconciatura di Itachi.
-Chi diavolo sei!?-Urlò tirando la coda dell’uomo, che la sculacciò.
Decisamente da Itachi.
-Smettila di tirarmi i capelli, piccola Geisha!-Le disse, quando ormai la porta era a pochi metri e la gente cominciava ad ammassarsi per uscire.
-Ita...Itachi-san! Mettimi subito giù! Che cosa stai facendo!?-Sbraitò lei spaventata e col cuore che piroettava.
La sua faccia si era fatta bollente e rossa mentre le mani dell’uomo le sfioravano le gambe e lei invece gli toccava la schiena.
-Fa silenzio!-Le intimò lui, con voce gelida.
Luna preferì obbedire, era in sua completa balia, non poteva farlo arrabbiare.
Così una volta fuori, quando il freddo gelido la schiaffeggiò sulle gambe e sulle braccia, Itachi si fermò e la mise in piedi, ben lontano dal locale e dal suo nuovo ammiratore.
-Si puo’ sapere che diavolo ti è preso, Bakayaro, Accidenti!-Esclmaò lei cercando di coprirsi le braccia.
Si sentiva così esposta sotto il suo sguardo.
-Non sono affari tuoi!-Le rispose lui con la prima scusa che gli era venuta in mente da dirle, dopo aver scartato l’onesta verità di un “ti ho rapita”.
-Cosa?! Mi ha trascinata fuori dopo esserti comportato davvero male con me e mi dici che non sono affari miei?-
Lui la guardò senza risponderle ed allora Luna sentì la rabbia aumentare.
-Bene! Avanti, che cosa vuoi? Pensi che sia davvero così stupida?-
Itachi stavolta alzò un sopracciglio, confuso.
-Non fare quella faccia, Itachi-san! Tanto l’ho capito, non avrei mai dovuto fidarmi di te, non sono più una bambina e tu stesso hai ammesso di essere un uomo come tutti gli altri, quindi dimmelo! Dillo che sta facendo il carino solo per approfittare di me!-
-Tu devi essere ubriaca!-Controbattè Itachi, mantenendo la sua granica calma.
Non le avrebbe dato ad intendere che aveva perfettamente colto nel segno.
Perciò si tolse la mantella e gliela gettò addosso.
-Non la voglio! E adesso lasciami in pace, se non hai niente da dire, me ne torno dentro!-Disse lei risoluta, rianciandogli l’indumento.
Come poteva Itachi comportarsi così con lei adesso?
Era davvero un’ipocrtia quell’uomo.
Così ipocrita che in un attimo, le si pose dinanzi e le bloccò la strada.
-Niente affatto, non ti permetterò di tornare lì dentro, sono stato chiaro?-Minacciò guardandola come avrebbe guardato il più odiato dei nemici, magari Obito Uchiha.
Lei rimase a bocca aperta e balbettò un paio di volte ma, non riuscì a dire nulla.
-Adesso tu vieni via con me...-Le disse avvicinandosi a lei ed afferrandola per un gomito, per bloccarla e metterle addosso la mantella.
Lo Shingen era ancora nel buio più totale e le persone uscivano come un fiume in piena, ma nessuno sembrava averli notati nel loro angolo.
Luna avrebbe voluto chiamare aiuto, ribellarsi, ma sentiva solo l’oppressione del disagio e della delusione.
Perchè proprio Itachi doveva spezzarle il cuore?
-No, lasciami! Smettila, perchè ti comporti in questo modo? Che cosa vuoi farmi!?-
-Non urlare, sta zitta, non voglio farti proprio nulla!-Nulla che non sia strapparti quei pochi tessuti che ti coprono e farti mia tutta la notte, fino a farti dimenticare che esistono altri uomini sulla faccia della terra.
-Mi sti facendo male, Itachi-san! Non ti capisco, se non vuoi farmi nulla per quale motivo mi stai assalendo?-
-Per riportarti a casa, al sicuro dai guai in cui ti cacci, signorinella! Sono stanco di vederti gironzolare davanti a bestie smaniose di stuprarti!-Le ringhiò contro, cominciando a spingerla via verso i vicoli che portavano al quartiere civile.
-Cosa!? Questi non sono affari tuoi, so badare a me stessa! L’unico che sembra intenzionato a stuprarmi sembri tu, mi stai spaventando!-Si trattenne dall’urlare lei, ma non apena ebbe finto, si ritrovò spalamta contro la parete fredda di un muro.
-Basta...-Le intimò, al limite della sopportazione.
Di tutte le persone, di tutti i criminali, proprio di lui doveva aver paura adesso? Lui, che prima di desiderarla carnalmente, davvero sperava di proteggerla.
In lei aveva sempe visto la felicità e la purezza che ad un assassino come lui era stata strappata già a dieci anni, quando era diventato uno Shinobi, uccidendo il suo primo nemico.
Ora non poteva davvero tollerare che il suo raggio di luce, che la persona che lo rendeva vivo, fosse anche quella che gli provocava un’attrazione fatale e che dedicasse attenzioni troppo premurose a qualcun altro, rischiando di essere maltrattata o uccisa.
-Sono stanco, fin ora mi sono comportato bene, ma adesso basta! Puoi dire che non sono affari miei e potresti avere ragione, tuttavia non posso accettarlo, non accetterò mai di vederti fra le mani di qualcuno che non ti merita!-
Lei lo guardò stupita. Erano così vicini, costretti a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altro, con i fiati che si facevano più densi e pesanti.
Gli occhi di quell’uomo erano così dannatamente profondi e ipnotizanti.
Temeva che prima o poi quello sguardo pece le avrebbe letto nell’anima quanto in realtà fosse succube di lui e della sua presa, del suo fiato e della sua voce.
-Luna, non so che cosa mi stia succedendo, in questi giorni mi ero ripromesso che ti avrei sempre pensata come la bambina che salvai quella notte, ma non posso farlo, sei una donna, lo capisci?!-
-Co..Cosa...?-Dove voleva arrivare Itachi? Non riusciva a capirlo, era troppo vago!
Che fosse geloso, poteva anche supporlo sebbene le sembrasse ridicolo che un uomo del calibro di Itachi provasse interesse per una giovincella come lei, ma c’era dell’altro?
E se lui era solo attratto, cosa avrebbe dovuto fare?
Lui gli piaceva, ma non fino al punto da salutare i suoi principi e la sua verginità per darsi ad Itachi, senza troppi preamboli.
-Non lo capisci? Sto cercando di proteggerti, quell’uomo voleva solo approfittarsene di te, non devi avvicinarti a nessuno in quel modo!-Le disse, convinto delle sue parole.
-Itachi-san, ti prego lasciami, mi fanno male le braccia...-Lo pregò la giovane, cercando di trovare dentro se il sangue freddo per poter reagire e salvare la situazione.
Fu allora che Itachi sembrò calmarsi e allentare la presa ferrae che aveva sulle sue braccia, rilassando i muscoli, ma senza smettere di intrappolarla fra se ed il muro.
Anzi, prese a massaggiarle le braccia, in segno di scuse.
Era così delicato e sensuale, che le dava i brividi.
Maledizione avrebbe dovuto essere terrorizzata.
-Itachi-san, perchè vuoi proteggermi? Non ci conosciamo neppure così bene, io sono solo una ragazza e per quanto assurdo sia fin ora sono sempre riuscita a fidarmi di te, ma adesso mi stai spaventando, Kanata-san non aveva quelle intenzioni davvero, hai frainteso!-
 -Kanata? Siete già così intimi?-Le sibilò lui, sentendo che stava per perdere il controllo di se stesso.
Non avrebbe ceduto Luna a nessuno.
E non le avrebbe permesso nemmeno di avvicinarsi a qualcuno.
-Itachi-san, anche se fosse vero… non capisco perché ti arrabbi tanto, sei geloso?!-Lo sfidò lei, proprio come se volesse fargli perdere le staffe.
Ovviamente Luna non aveva quelle intenzioni, desiderava solo capire perché s’infervorasse tanto per una sciocchezza simile, se poi non aveva nemmeno il coraggio di ammettere che probabilmente era geloso e non aveva altre spiegazioni.
-Se..Se fosse vero?! Stai scherzando? Vuoi andare a letto con quello? Che cosa centra se sono geloso!? Basta, mi farai venire un infarto!-Blaterò cercando la via per ritrovare il controllo.
-Puoi spiegarmi allora qual è il problema?-
Itachi la guardò, lei guardò lui con la sfida negli occhi ed il moro invece di intravedere la via per la lucidità, si perse.
-…Questo….-
Un attimo dopo, Luna si trovò la vita fasciata da un braccio forte ed il corpo letteralmente incollato a quello di Itachi.
Aderivano così bene che sembravano nati l’uno per combaciare con l’altro.
Ma ciò che combaciava meglio erano le loro labbra.
Un bacio poco casto, Itachi aveva subito arpionato le sue labbra, già semi aperte per l’incredulità, infilato la lingua nel caldo antro e solleticato la sua, che magicamente si era intrecciata con quella dell’uomo.
A Luna erano tremate le ginocchia, non aveva mai baciato nessuno prima e scoprire che era così coinvolgente e confuso la spaventò ed eccitò allo stesso tempo.
Qualcosa nel suo ventre si stava accartocciando di piacere.
Ma mai avrebbe potuto accettare che Itachi le stesse rubando il primo bacio a quel modo.
Non avrebbe potuto mai più perdonarlo.
Di questo, Ayanami Luna, chiamata da un po’ Mitsu, ne era certa.
Ma Kami, com'era bravo Itachi con quei baci!
 

 [Continua ...]

Angolo Autrice.

E niente, finalmente Itachi ha sclerato e ha baciato Luna.
Che dire? La prenderà bene la nostra Luna?
Questo lo scoprirete la settimana prossima.
Sto riscrivendo questa storia per la terza volta, modificando i capitoli ed adattandoli il più possibile agli eventi di Boruto e far si che i personaggi siano meno OOC possibile, sopratutto Naruto, Itachi e Sasuke.
Così vi saluto!
Al prossimo capitolo, Minna! 
 

 

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Capitolo 11
*** Moondusts ***



XI- Moondusts


Itachi Uchiha, trentasei anni fra quattro mesi.
Professione: Ex ANBU di Konoha, arruolato dell’Akatski, killer professionista.
Attuale occupazione: Cacciatore di taglie, nulla facente, molestatore di ragazze.
E a conferma della tesi del molestatore, eccolo che si ritrovava a stringere fra le bracci Ayanami Luna, anche conosciuta come Mitsu, di anni ‘quasi diciotto’.
Bella, con i lunghi capelli color mandarino, gli occhi d’ambra e le labbra carnose e mordide.
Presentava anche un bel decoltè prosperoso, sicuramente una quarta piena, un ventre piatto e liscio e delle gambe toniche e sottili.
Fra l’altro aveva delle ottime curve, che a lui piacevano non poco.
Adesso che la stringeva, che ogni centimetro di corpo aderiva perfettamente, era certo non fosse solo il suo sorriso gentile, non solo gli occhi d’orati e i capelli di miele ad attrarlo.
Era tutto di lei a spingerlo in lande oscure e selvagge.
Ed era certo che adesso anche la suddetta Luna se ne stesse accorgendo e non solo per la voracità del bacio, ma anche perché nei suoi pantaloni qualcosa si stava irrigidendo contro la gamba di della anzidetta.
Lei gemette e lui fece lo stesso allontanandosi quanto bastava per darle tregua.
Non era stata particolarmente arguta nel gestire quel bacio, ma forse, si ripeteva Itachi, era perché era stato improvviso e anche inaccettato.
Ma in realtà, gli aveva ricordato molto il suo primo bacio con la piccola Izumi, quando avevano entrambi molto meno di dodici anni ed erano impacciati e sorpresi.
Luna gli era sembrata così.
Ma era ben lontano da Itachi il pensiero che quello fosse il primo bacio della sua Geisha, dopotutto a ‘Quasi diciotto anni’ una ragazza ha avuto un po’ di esperienze amorose, no? 
Perciò quando si avvicinò per baciarla di nuovo, perché non avrebbe mai più smesso di farlo d’ora in poi, lei si dimenò per allontanarsi finchè non si coprì la bocca con una mano.
Lui in un impeto di brama e passione, non si rese conto di quanto fosse grave la situazione che stava creando e le scostò la mano con la forza e la baciò di nuovo, mentre la spingeva contro la parete e lei lasciava cadere le braccia lungo i fianchi e chiudeva gli occhi, travolta dall’emozione.
Luna non poteva crederci.
Il suo primo bacio le era stato rubato quasi con la forza.
Ma per quanto assurdo fosse, il suo sogno infantile si era realizzato.
Da bambina, fino ai suoi quindici- sedici anni, non aveva sempre sognato di baciare Itachi, vestito da principe delle fiabe?
Eccola accontentata.
Solo che Itachi non era come se l’era figurato in tutti quegli anni.
Non era solo il ragazzo gentile e premuroso che rammentava o che dimostrava quando si premurava di riaccompagnarla a casa.
Era anche un uomo rude e poco paziente, che se si metteva in testa qualcosa non avrebbe cambiato idea facilmente.
Era l’uomo che la faceva rabrividire in un misto di sensazioni nuovo e conosciute.
I suoi baci erano profondi e coinvolgenti, la sicurezza con cui agiva, con cui intrecciava la lingua contro la sua le facevano tremare le gambe.
Una parte di lei, certamente, avrebbe voluto avvolgerlo fra le braccia e cedergli, ma l’altra aveva paura e voleva allontanarlo, prima che la sconsideratezza che vi era in lei prendesse il sopravvento.
Non era pronta.
Non così.
Ma il suo primo bacio era già dato e ricambiato, sebbene lei neppure se ne fosse resa conto.
Perché era lì con lui, fra le sue braccia forti, a lasciare che lui la seducesse mentre, inconsapevolmente, faceva lo stesso effetto all’uomo.
E quando questi si allontanò di nuovo per riprender fiato e anche una minama parte di controllo, lei era ancora febbricitante e confusa, come la ragazzina che era.
Poi tornò a coprirsi le labbra con le dita, prima che Itachi potesse baciarla di nuovo e farle perdere la ragione.
Come avava potuto farle una cosa del genere?
La prima lacrima fu veloce ed incontrolla.
Luna vide negli occhi di Itachi la sorpresa brillare vivida e chiara.
Non aveva capito che quello era stato il suo primo bacio?
Per un attimo lo vide spaesato e guardarla in cerca di risposte, lei però non gliene concedé.
-Lasciami andare…-Gli mormorò soltanto.
-…Perché dovrei, proprio adesso?-
-Perché?...Sei un bastardo, come hai potuto? Ba…baciarmi! Senza il mio permesso!-
Lui alzò un sopracciglio con fare arrogante.
-Da quando c’è bisogno di una richiesta scritta per baciare una donna?-
Lei lo guardò a bocca aperta, così indignata dalla sfacciatagine di quell’uomo che quasi quasi lo schiaffeggiava, al diavolo quanto fosse bravo a baciare, quanto fosse bello, gentile e bastardo.
-Non hai pensato che forse io non volevo!?-Ribattè lei cercando di allontanare l’incombente corpo dell’uomo su di lei.
Ma il suo petto era così ampio e forte che il solo toccarlo le faceva tremare le dita e perdere le forze.
-Da come mi hai baciato non mi è sembrato che non fossi consensiente, dai, guardami, guardami negli occhi e dimmi che non ti è piaciuto! Dimmi che non vuoi continuare!-
Lei che era rimasta con lo sguardo basso mentre lui parlava, non si mosse e sentì gli occhi pizzicarle per l’imminente pianto.
-Io…Non verrò a letto con te! Sei impazzito? Non ho mai baciato nessuno prima, come pensi che potrei venire a letto con te, di punto in bianco? Non ho mai fatto queste cose con nessuno!-Gli urlò sentendosi in trappola.
Lui la gardò sbigottito e non disse nulla per un infinità di tempo.
Poi scoppiò a ridere, quasi con isterismo.
-Stai scherzando vero? E’ ridicolo!-
Tuttavia Itachi smise di ridere quando vide che Luna scilolava a terra seduta e si copriva il volto con le braccia, poggiate sulle ginocchia tirate a sé.
Stupefatto, forse più della sua ignoranza, si chinò accando a lei e la guardò sentendo quanta tenerezza gli susscitava.
-Luna, mi dispiace… davvero non credevo che…-
-Vattene via, sei il più terribile di tutti Itachi Uchiha! Come hai potuto proprio tu calpestare i miei ideali, cercando di portarmi a letto? Tu, che dicevi di volermi difendere, perché credevi alle mie parole? Come faccio a non credere che tu non mi abbia sempre mentito!?!-
-Ehi, guardami, non ti ho mai mentito! Non volevo approfittare di te, ammiro davvero il tuo coraggio e i tuoi principi, Luna guardami, mi dispiace…-Itachi ancora non aveva osato toccarla, ma presto o tardi avrebbe perso la pazienza.
-Non voglio guardarti!-
-Allora puoi benissimo non credermi, però…prima di andarmene ascolterai quello che ho da dire…Mi dispiace averti baciato, mi dispiace di averlo fatto nel modo sbagliato, ma davvero non mi aspettavo che questo fosse il tuo primo bacio!-
Luna arrossì, fortunatamente le braccia la nascondevano bene alla vista di Itachi o sarebbe morta d’imbarazzo.
Non era giusto. Grazie al cielo non lo stava davvero guardando negli occhi.
Non poteva sostenere lo sguardo profondo di Itachi.
-…Ma ti bacerei altre mille volte, mille e mille! Perdonami se te l’ho rubato con la forza, ti ho desiderato così egoisticamente e gelosamente proprio perché volevo proteggere i tuoi ideali e non sopportavo l’idea che qualcuno li calpestasse, ma alla fine sono stato io quello che ha perso la testa per te e si è lasciato sopraffare dal desiderio!-
Non ci poteva credere, cosa le stava dicendo Itachi?
Mille volte.
 Si, sarebbe stato epico.
Voleva ancora mille baci come i primi due, ma il suo corpo era diventato una roccia ed il cuore le faceva male, batteva troppo velocemente e la sua mente era così confusa che non riusciva a concepire più alcun pensiero logico.
Cosa doveva fare?
Desiderava fidarsi di Itachi, guardarlo negli occhi e leggere la sua sincerità.
Voleva abbandonarsi a lui, ma aveva paura.
Così tanta paura di sbagliarsi, di non essere pronta.
Così non fece nulla, nemmeno quando l’inaspetta pioggia cominciò a bagnarla.
-Luna…Ti prego, lascia che ti porti a casa, ti prometto che non ti toccherò se non vuoi, ma ti verrà un malanno sotto questa pioggia…Lascia perdere tutto quello che ti ho detto, non farò più nulla contro il tuo volere…-
Ma questa volta Itachi le posò una mano sul gomito e Luna sentì ogni fibra del suo corpo sfasciarsi sotto quel tocco caldo, che contrastava col gelo della pioggia e le mandava in tilt la razionalità.
Tremò, in preda al delirio, si alzò di scatto e non seppe più nemmeno lei cosa stava facendo.
-No! No! Io… -Lo guardò negli occhi, mentre anche lui si alzava e la sovrastava con la sua altezza.
Era così dannatamente bello.
Così dannatamente calmo.
La pioggia gli lucidava la pelle diafana ed i capelli sembravano seta nero liscia e morbida.
Gli abiti aderivano perfettamente ad ogni centimetro muscoloso del suo corpo virile e adulto.
Arretrò, attratta e spaventata dalla sua presenza.
Itachi Uchiha, l’aveva baciata e l’avrebbe baciata altre mille volte.
Lui la vede prendersi la testa fra le mani e sgranare gli occhi.
-Io...io non sono pronta! Lasciami in pace, dannazione hai rovinato tutto! Ti odio! -Gli urlò arretrando sempre più finchè non si voltò e corse via, lasciandolo lì di stucco.
Amaregiato e deluso da se stesso.
Aveva spezzato il cuore di Luna e lei aveva appena spezzato quel che restava del suo malandato cuore, sfuggioto alla morte.
Ma non poteva lasciarla da sola, era notte fonda, lei era spaventata e la pioggi infuriava.
Così, seppur riluttante all’idea, mentre nella sua testa continuava a sentire le parole che più disprezzava al mondo, seguì Luna.
Ti odio. No, non poteva sopportarlo.
Non da lei, non dalla sua Luna.
Gli erano bastati quelli di Sasuke per tutta una vita.
 
 
Dove si trovava?
Dove era finita? Non conosceva quelle strade.
Doveva aver imboccato una direzione sbagliata nella fretta.
Fantastico si era persa nel suo stesso villaggio.
-Maledizione! Accidenti a lui! Accidenti a lui! Maledetto bugiardo!- Strillò finendo in ginocchio, mentre il mantello del Maledetto scivolava sul terriccio bagnato.
Si coprì gli occhi gonfi di pianto.
Stava avendo un’attacco di panico?
Per un bacio. Era patetica.
Si guardò intorno, come un’isterica, in cerca di una vicolo familiare, ma la pioggia le appannava la vista e piangere rendeva solo peggiore la situazione.
Mille volte. Mille baci.
Urlò, furiosa, mentre si rimetteva in piedi.
-Voglio tornare a casa…-
Itachi le sorrideva.
Itachi le spiegava i dannati confini di Amegakure.
Itachi le stringeva i fianchi ondengianti.
Itachi che la schiaffeggiava sul sedere.
Itachi che si avvicinava, la sua bocca, la sua lingua.
Mille volte.
Urlò, stringendosi i capelli per strapparseli, mentre batteva contro una parete.
Voleva strapparsi i vestiti di dosso, perché ribbolliva.
-Ayanami!-
Si voltò, ma annaspò spaventata.
Itachi era lì.
-No!...io…io…era solo il primo…il primo…-
-Ehi, ragazza che ti sta succedendo?-Itachi le si avvicinava.
-Io…Io non capisco…tu…io…non posso resistere…-Balbettò, mentre a malapena si accorgeva che gli abiti di Itachi non erano gli stessi e che la sua figuara si stava sfocando, sotto il martellare del suo cuore ed il vorticare della sua testa.
-Ayanami, mi riconosci? Sono Uchiha Sasuke…-
-No, ti prego…Io non lo so…non so cosa…-
Perché Itachi si era tagliato i capelli, perché si stava moltiplicando in maniera anomala in un viavai di doppi e singoli.
Le faceva così tanto male la testa.
-Ayanami, cerca di calmarti!-
-Io non so…Non so… -Poi sentì solo le palpebre farsi pesanti, e l’ombra di Sasuke Uchiha sovrapposi alla sua, mentre l’uomo l’afferrava fra le braccia prima che svenisse.
-Era…solo il primo…-
-Tranquilla, Ayanami, va tutto bene…Sei al sicuro...-Le disse il moro, mentre lei si lasciava andare al buio.
Dannato Itachi, baciarla in quel modo.
Era tutta colpa sua.
Altro che mille e mille baci, lei gli avrebbe dato un milione di schiaffi la prossima volta.
 
-Sasuke! Cos’è successo? Ma quella è Mitsu-chan!-
 
-L’ho trova qui che si strappava i capelli ed urlava, finchè non ha cominciato a borbottare cose strane…quello dev’essere suo, mettiliglielo addosso Naruto!-
Il Settimo Hokage dai biondi capelli si avvicinò al mantello di Itachi, lo raccolse e lo aprì, guardandolo dubbioso.
-Sembra di un uomo, non credi? Secondo te è ferita?-Gli chiese preoccupato l’Uzumaki.
-No, era molto spaventata e confusa, credo sia meglio portarla da Sakura, le chiederò di darle un’occhiata…-
-D’accordo, ci penso io ad avvertire Kakashi-sensei, prima di tornare al palazzo. Per stanotte andrà bene così.-
Sasuke annuì soltanto e poi scomparve in una nuvola di fumo, portando via Luna fra le sue braccia.
 
*
 
-Ayanami-san…Si sente bene?-
La stavano chiamando.
Era una voce dolce e calda, come quella di una madre.
Sempre che lei sappesse che suono aveva la voce di una madre preoccupata.
Sua madre si era mai preoccupata per lei?
Possibile che quella voce fosse proprio di sua madre?
Ma quando aprì gli occhi, vide due zaffiri verdi e capelli come i fiori di ciligegio.
Era una donna bellissima.
-C-chi…sei?-
-Ben svegliata, Ayanami-san, io sono Haruno Sakura, la moglie di Sasuke… Stanotte mio marito ti ha trovato poco prima che svenissi, come ti senti?-
Luna la guardò sbalordita.
Era svenuta? Come le era successo?
Poi, quando si portò una mano sulle labbra, un brivido le percorse la schiena e ricordò tutto.
Itachi, la sua inaspettata gelosia, il blackout, il modo in cui l’aveva rapita e poi baciata.
Lei che dava di matto, per lo shock.
E per finire, si trovava in casa di Uchiha Sasuke.
Peggio di così non poteva andare, sperava solo di non aver detto nulla su Itachi.
-Bene grazie, per quanto sono rimasta incosciente?-
-Per un bel po’, hai dormito qui quasi tutta la notte, chiaramente sei a casa nostra!-
-Mi dispiace disturbare, siete stati molto gentili ad ospitarmi… Arigatō, Haruno-san!-Disse la più giovane piegando il capo, rossa sulle gote, mentre pensava che se non fosse stato per il cognato della donna, tutto quel disastro non sarebbe successo.
In reatà Luna sapeva benissimo che era colpa sua, che aveva esagerato a sclerare in quel modo per un bacio, primo che fosse, rubato o quant’altro.
Avrebbe dovuto chiarire con Itachi.
Che voleva darle altri mille baci.
Bene, stava diventando la sua ossessione.
-Chiamami Sakura, non sono poi così più grande di te, ne hai diciassette vero? Comunque non devi preoccuparti, sono un ninja medico, è stato un piacere prendermi cura di te!-
-Si, grazie Sakura-san…il Mio nome è Mitsu!-
 
-Mamma! Si è svegliata? -
 
Una voce irruppe nella camera attirando l’attenzione delle due donne.
Sulla porta vi era una graziosa ragazzina mora, molto somigliante a Sasuke, ma col taglio d’occhi che le ricordava immensamente Itachi, eccetto per gli occhiali rossi.
Questi benedetti Uchiha erano tutti uguali?
Doveva avere all’incirca dodici o tredici anni, ed aveva già il coprifronte.
-Sarada-chan! Vieni, ti presento Mitsu-chan, Mitsu lei è mia figlia Uchiha Sarada!-
Luna guardò la bambina avvicinarsi e salire sul letto accanto alla madre.
-Ohayo, Mitsu-chan!-
-O-ohayo Sarada-Chan! Sono felice di conoscerti!-
La ragazzina la guardò intensamente e poi annuì col capo.
-Neh, Mitsu-chan, perché sei vestita così?-Le domandò Sarada,  indicandole il seno stretto frail suo top di simil pelle.
Lei arrossì e cercò di coprirsi col lenzulo.
-A-Accidenti! Mi dispiace!-
-Non preoccuparti, Mitsu-chan. Sasuke ci ha detto che lavori allo Shingen. Più tardi ti darò qualcosa da mettere per tornare a casa.-
-Vi ringrazio infinitamente, Sakura-san.-
-Vado ad avvertire Sasuke che ti sei ripresa…appena sarai pronta, ti farò accompagnare a casa da Sarada, va bene?-Disse la donna, avviandosi verso l’uscita.
-Ti va qualcosa da mangiare?- domandò Sarada, saltando giù dal letto, mentre sistemava il suo coprifronte da ninja.
Sembrava così matura e forte, nonostante la sua età.
-Non preoccuparti, sto bene. Sei già una kunoichi, Sarada-chan?-
-Si, tu fai parte dei civili, vero?-
-Sì, sono all’ultimo anno dell’accademia di specializzazione professionale.-
-Davvero? Quindi aprirai un chiosco o un negozio?- chiese Sarada con reale intersse.
Era davvero educata e intelligente.
-Sì, sei informata. Ho un progetto, quindi mi specializzo in cucina.-
-Allora buona fortuna, Mitsu-chan. Adesso vado a prenderti qualche abito di mia madre, poi ti accompagnerò a casa col mio Team.-
-Grazie, Sarada-chan!-
 
Una mezz’ora dopo Luna era praticamente sconvolta.
Fuori casa, assiame a Sarada,  c’erano Uzumaki Boruto, il figlio del Settimo Hokage, ed un certo Mitsuki.
Tutti e tre la stavano scortando verso casa e se non fosse stata così emozionata dall’idea di aver incontrato per la prima volta Boruto, che era un tipetto esuberante e giocherellone, si sarebbe data pensiero riguardo ad Itachi, ma in quel momento, dovette ammettere che non voleva ricordare la terribile figuara che aveva fatto.
Ci avrebbe pensato durante la sera, sperando di poter sistemare le cose.
 
-Vieni Mitsu, abbiamo una missione! Certo che sei proprio una lumaca!-
-Boruto! Mitsu-chan non è stata bene questa notte, cerca di trattarla con gentilezza!- urlò Sarada in tono minaccioso, che mise subito a Boruto in riga.
-Ho capito. Ho capito. Ti porto in braccio, va bene Mitsu…chan?-
-Ma no, ma no. Sto molto meglio. Casa mia è qui vicino. Che ne dite se, quando avrete terminato la missione, vi offrissi qualche dolcetto per rignraziarvi di avermi accompagnata?-
-Dolcetti!?- esclamò boruto, eccitatissimo.
-Mitsu-chan studia all’accademia professionale, vero?- domandò Mitsuki, guardando Luna curiosamente.
-Sì, proprio così. Mi piace cucinare, domani farò qualcosa di buono. Passate pure a trovarmi, farò anche il Tè, va bene?-
 
E tutti e tre, in perfetta sincronia, accettarono.
 
Fine XI Capitolo.
 

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