Una serata al cinema

di LadyLisaLaurie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


cap

“È una splendida giornata soleggiata di Giugno e tu sei rintanata qui nel tuo ufficio!” House entrò nell’ufficio di Cuddy senza bussare, ma non si aspettava di trovarla a fissarlo. Lei lo attendeva!

“Piove, ed è Novembre! Quante macchine devi rompere ancora prima di farmi fallire?”

“Io non cerco di farti fallire…voglio solo farti invecchiare! A dire da quei piccoli capelli bianchi che nascondi con la tinta…ci riesco!”

“Non ho capelli bianchi e tu non mi fai invecchiare. Mi dai solo ai nervi!” in tutta tranquillità, Cuddy non si scompose nel pronunciare queste parole. House si sedette di fronte a lei.

“Due…”

“Due??”

“Due ore in più di clinica…la mia punizione!”

“Hai saltato su una risonanza magnetica per vedere se reggeva il peso di un tizio di 160kg…”

“Io non salto…sono zoppo!”

“Certo. Tranne quando devi sfuggirmi! Hai colpito uno dei circuiti che la costituiscono e l’hai rotta. Negli ultimi due anni l’hai rotta già 4 volte…mi stupisce che tu trovi sempre un modo nuovo per farlo..”

House la interruppe “Bahh…mi piace essere sempre originale! Allora quattro?”

“Tu non pagherai con la clinica questa volta…oh no!”

“Se vuoi farmela pagare a soldi…giochiamocela a strip poker!”

“Ti metto in mutande e lo sai…non dovrai pagarla…”

“Se lo dici con quel tono di sfida ti faccio vincere…e spero che tu vada anche oltre le mutande!”.

Cuddy sorrise e si tirò indietro sulla sedia soddisfatta. L’aveva in pugno, avrebbe potuto fargli fare qualsiasi cosa, ma solo una la interessava veramente.

“Tu mi porterai al cinema!” gli disse infine.

“Tutto qui? Beh evidentemente ti accontenti di poco…ma ammetto che mi intriga l’idea di spogliarti alle luci di un bel porno!” si alzò mentre lei cercava di farlo uscire dall’ufficio.

“Non saremo soli…vieni a prendermi alle 8 a casa!” e gli diede un piccolo spintone perché uscisse.

“Non saremo soli? E chi viene con noi? Facciamo una cosa a tre?”

Cuddy sospirò spazientita “Wilson…”

“Wooo…una cosa a tre significa io e due donne…non tu e due uomini! E Wilson…non è il tipo da queste cose mi pare…”

“Ci saranno Wilson e Patricia!” rispose lei

“Ohhh no!!!!! Quella donna è irritante, è stupida e ha una voce…” House iniziò a lamentarsi come un bambino.

“Sì è tutto questo e io non la sopporterò da sola! Non faccio il terzo incomodo tra due piccioncini!”

“Portati Cameron…fate una cosa lesbica…perché io?”

“Se Cameron avesse rotto la macchina avrei portato lei ma…chi rompe paga!”

“Ti detesto donna!”

“Tanto lo so che non sei serio! Alle 8 ricordati…” Cuddy richiuse la porta dell’ufficio, contenta di aver ottenuto un punto di vittoria.


A casa di Cuddy. 7.30pm

Un rumore incessante, di qualcuno che bussa con avidità da 10minuti aspettandosi che l’altro vada ad aprire.

E la sorpresa nell’incrociarsi degli sguardi “Sono le…7.30 avevo detto alle 8!”

“Pensavo fosse un modo per dire di non far tardi e che se mi dicevi alle 8 allora era mezz’ora prima!”

“No…era alle 8!” Cuddy gli mostrò il suo stupore con un sorriso e House iniziò a squadrarla: indossava una vestaglia molto corta di seta rosa, scalza, i capelli raccolti con una pinza e ancora non aveva un filo di trucco.

“Però se mezz’ora prima tu sei ancora in desabillé non ce ne andremo mai. Entro o resto qui a fare il cane da guardia?” Cuddy si scostò per farlo entrare, svanendo dietro la porta.

“Accomodati sulla poltrona io…faccio in un attimo!” si fermò ad osservare il suo abbigliamento. Aveva ancora gli stessi jeans, le stesse scarpe, la stessa cintura e a giudicare dallo stato della sua camicia…non aveva cambiato neanche quella!

“Che c’è? Oh scusa a casa tua si usa andare in giro svestiti?” iniziò a togliersi il cappotto e stava togliendo anche tutto il resto quando Cuddy lo fermò, posandogli una mano sul braccio.

“Fermo! Torno subito!” si diresse molto velocemente verso la porta del bagno e se la richiuse dietro. House sentì il clic della chiave che girava nella serratura e si lanciò sulla poltrona bianca di Cuddy. Iniziò a guardarsi intorno, osservando quanto ogni cosa fosse disposta in perfetto ordine maniacale, nonostante avesse traslocato da appena poche settimane, non un oggetto fuori posto, o una rivista semplicemente abbandonata sul tavolino, i fiori freschi e le fotografie perfettamente sistemate in un ordine che potesse mostrarle tutte, persino gli scatoloni ancora lì si armonizzavano all’ordine della stanza. Per un momento cercò di visualizzare il salotto di casa sua, ma fu un rapido excursus di disordine, puzza e da qualche parte doveva esserci quella pillola di Vicodin che aveva perso qualche settimana prima. Iniziò a girovagare per casa, andando prima in cucina.

“Niente birre…che casa dell’orrore!” la sua non era altro che curiosità congenita. Non gli interessava scoprire l’intimità di Cuddy ma aveva bisogno di frugare dappertutto: cassetti delle posate, ante degli armadietti, scaffali…aveva addirittura aperto un paio di libri per vedere cosa leggesse. E ad ogni parte della casa si fermava ad osservare, persino i quadri o le foto appesi, e anche commentare con poca delicatezza, fino a giungere nella parte più intima della casa: la camera da letto. Sentiva Cuddy che dal bagno armeggiava con boccette di vetro che facevano rumore e la immaginava quasi mettere la matita agli occhi con meticolosità e precisione. Si addentrò nella stanza e dapprima la osservò dalla porta: ordinatissima, non un vestito sgualcito da qualche parte, il letto rifatto, il comodino completamente vuoto, solo una lampada. Aprì il cassetto e dentro vi trovò un libro: Madame Bovary.

“Che ci fai qui?” Cuddy entrò nella stanza. House notò velocemente che la vestaglia che aveva indosso prima era riversa sul letto, al momento indossava semplicemente una sottana molto corta che copriva a stento il suo esile corpo. E la sua faccia, oh era impagabile.

“Non avevi niente di interessante di là… - le mostrò il libro e le citò un pezzo - Dapprima l'amore l'aveva talmente inebriata che nella sua mente non era rimasto più posto per nessun altro pensiero. Pensi a me quando lo leggi eh?” le fece uno sguardo sexy.

Cuddy gli sfilò il libro dalle mani, lo posò sul comodino e spingendo House fuori dalla stanza gli urlò contro “Sei un cafone indescrivibile, va subito fuori e aspettami in salone e se ti muovi giuro che…” lo spinse fuori e si richiuse dietro la porta, girando la chiave nella toppa.

“Almeno dammi il libro per leggere!” gli piagnucolò lui dietro, quando in realtà aveva stampato sul volto un sorriso malizioso alla vista del corpo di Cuddy.

Quando arrivò nel salone, lo trovò seduto sul divano a giocherellare con il suo bastone e sbuffare: erano passati 45 minuti! House si voltò sentendo rumore alle sue spalle e vide Cuddy che era pronta: jeans molto attillati, una magliettina bianca molto semplice generosamente scollata, tacchi alti e i capelli raccolti sui lati. Non aveva un trucco eccessivo, giusto un filo di matita e l’ombretto si percepiva appena, ma House si ipnotizzò ad osservare le sue labbra rosse.

“Mi piacevi di più prima, vai a cambiarti!” le disse infine

Cuddy contrariata prese la borsa e le chiavi e lo fece uscire di casa “Andiamo!”

“Non metti il cappotto? Non vorrai raffreddarti!”

“No..papà lo metto! Dammi una mano! - si voltò di spalle facendosi aiutare da House a mettere il cappotto – Dov’è la macchina?”

“A casa!”

“Non sarai venuto in moto? Con questo freddo io…”

“A casa!”

“Dubitando che tu sia venuto a piedi…” lo osservò cercando una risposta nell’espressione buffa del suo viso.

“Mi fa male la gamba…andiamo con la tua macchina…guidi tu!”

“House…la mia macchina è rotta!”

“Ah! Beh allora incamminiamoci fino al cinema è lunga…”

“Ma come…sai tutto di me e non sai che ho la macchina dal meccanico? Sai anche quante paia di mutande ho nel cassetto della biancheria…sai qual è il cassetto della biancheria!”

“Eh ma quello è facile…basta forzare la porta di casa tua…e poi le tue mutande sono più interessanti della macchina…quel pizzo nero…e il rosso…e i tanga…ma lo contengono il tuo sederone?” Cuddy gli diede una sberla sul braccio.

“Piantala imbecille! Chiamo un taxi!” riaprì la porta di casa e House proseguì ad urlare nel vialetto

“E poi quel bel reggiseno rosa con le coppe grandi e il pizzo nero intorno…” Cuddy sbatté la porta di casa, incredibilmente vergognata, aveva quasi pensato di non uscire mai più.

Al cinema

“Ciao! Ma…siete venuti in taxi?” Wilson aprì la portiera a Cuddy.

“Noo… - House si rivolse all’autista – Parcheggiala in un posto sicuro e non rigare la mia bambina!”

“Ciaoo!” una figura esile e statuaria, su tacchi a spillo altissimi e in una minigonna attillata si fece vicino ad House con una voce irritante e salutandolo gli diede un bacio sulla guancia.

“Contatto fisico non desiderato! Potrei denunciarti per molestie…”

Cuddy gli rivolse uno sguardo contrariato come per dire “Taci bertuccia!” e mostrando un falso sorriso di amicizia si avvicinò alla donna.

“Ciao Patricia…ti trovo benissimo!” la donna le rispose con una risata molto rumorosa che raggiunse decibell inimmaginabili.

Quando House fu vicino a Cuddy, mentre si dirigevano dentro il cinema, osservando Wilson che rideva felice con la sua compagnia al fianco, le sussurrò in un orecchio “Secondo te è brava a letto? Perché di conversazioni non mi pare se ne possano intavolare di molto argute!”

Cuddy sospirò “Sarà…” e preferì tacere il resto.

“Tu lo sai che pagherai caro l’avermi invitato vero?” House le sorrise perfidamente

“Tu lo sai che mi dovresti dei soldi per quello che hai rotto vero?” e lei rispose al suo sorriso

“Ti torturerò…”

“Come se già non lo facessi…non mi spaventi!” tutto il contrario, era intimorita. Con House c’era sempre da meravigliarsi: la ‘torturava’ da anni eppure sempre in modo differente, sempre qualcosa che potesse sorprenderla. A volte temeva che quel limite al quale si erano imposti di fermarsi…lui potesse superarlo senza remore, atterrandola completamente. Al suo fianco si sentiva minuscola e fragile, ma sapeva anche che lui era il solo tra le cui braccia si sarebbe abbandonata, per cercare protezione.

“Allora cosa vogliamo vedere?” Wilson guardava le locandine appese al muro cercando qualcosa che potesse interessare tutti.

“Ohh c’è la Principessa di Bernett! - Patricia si esaltò osservando la locandina di un cartone animato – È bellissimo questo film…ti prego orsacchiotto vediamo questo” Cuddy non poté evitare di sorridere a quel nomignolo e cercò di mascherarlo serrando le labbra, ma le fu impossibile trattenersi alle parole di House.

“Se si mette a cantare insieme ai coniglietti, mi riservo il diritto di sciogliere questo patto e pagarti per le prossime risonanze che romperò!” Cuddy scoppiò in una sonora risata.

Sorridendo Wilson le chiese “Cosa?” e lei si zittì subito. Difficile dirgli che rideva per le prese in giro di House circa la sua fidanzata. House la tirò fuori dall’imbarazzo.

“Ho visto una donna con un cappello orrendo…forse nasconde dei capelli anche peggiori!” Cuddy fu colpita da questo gesto: House aveva la possibilità di umiliarla, di fargliela pagare per averlo trascinato in quella situazione, poteva vendicarsi semplicemente tacendo. Sapeva che lei non avrebbe potuto trovare una scusa sufficientemente buona per mascherare quella risata. Eppure l’aveva aiutata, era andato in suo soccorso per tirarla fuori dalla situazione in cui lui stesso l’aveva cacciata. Che fosse per improvviso buonismo nei suoi confronti? Ma l’idea che una “vendetta” peggiore potesse venire, non l’abbandonò neanche per un secondo.

“Questo mi piace!”

“House assolutamente no io non vedrò un horror del genere!”

“Non dirlo così ad alta voce, potrebbe rimanerci male!” House parlava della locandina quasi fosse un bambino.

“Un bel film tranquillo…non dico romantico, ma tranquillo che possa rilassarmi guardarlo!” disse Cuddy

“Sì concordo con lei!” l’appoggiò Wilson

“La tua ragazza è dall’altro lato…questa è la mia!” House tirò Cuddy a sé stringendola tra le braccia, senza togliere lo sguardo minaccioso da Wilson.

“Io voglio vedere la Principessa di Bernett!” Patricia iniziò a piagnucolare, veramente come una bambina, strattonando il braccio di Wilson che guardava un po’ vergognato una Cuddy che preferì socchiudere gli occhi e anche quando aprì la bocca per dire qualcosa, nessun suono uscì fuori. Le sembrava di rivedere una scena a lei molto nota: House nel suo ufficio che le cantilenava di volere indietro la sua moquette, mentre sbatteva per terra il suo bastone, come un bambino viziato che chiedeva un nuovo giocattolo. Ed è proprio ciò in cui si trasformò lui.

“Pensa di fermarmi con le lagne?” sussurrò nell’orecchio di Cuddy.

“House no!” cercò di fermarlo senza farsi sentire. House si avvicinò a Wilson e iniziando a strattonarlo dal lato opposto urlò anche più di Patricia.

“Orsacchiotto ti prego!” Patricia da un lato

“Orsacchiotto ti prego!” e House che le faceva il verso dall’altro.

“Orsacchiotto me l’avevi promesso!” iniziò a dargli dei dolci baci sulle guance, sul collo e poi sulle labbra.

House si voltò verso Cuddy e lasciò il braccio di Wilson che si lasciò prendere dall’abbraccio della sua compagna.

“Con le labbra sei più brava tu. Ti lascio campo libero!” disse a Cuddy, che sbracciandosi cercò di fargli capire che assolutamente non l’avrebbe assecondato.

“Ti lascio il divertimento!” gli disse infine.

House tirò un lungo sospiro. Erano a pochi passi da Wilson e Patricia e House decise di giocare la sua carta segreta “Ehi Wilson – urlando nel cinema – È tuo il rossetto che hai sulle labbra?” Wilson si fermò improvvisamente, non sapeva più cosa dire e Cuddy rassegnata chiuse gli occhi, sconfortata dall’azione di House.

“Quattro biglietti per ‘La casa degli specchi’, grazie!” Wilson in fila prendeva i biglietti per il film scelto da House. Cuddy e Patricia erano di ritorno dalla toilette: una Patricia sorridente si avvicinò a Wilson baciandolo, mentre una Cuddy annoiata si fece vicina ad House mentre si incamminavano verso la sala.

“Sei felice vedo!” le disse House

“Mi ha parlato per 10 minuti di quel film maledetto!”

“Ti ha raccontato la fine? Perché sono un po’ curioso di sapere se i coniglietti uccidono la Principessa poi…”

“House…” Cuddy ormai non si sconvolgeva neanche più alle sue affermazioni, ma cercava comunque di dissuaderlo dal proseguire oltre con i suoi deliri.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


“Ho preso i pop-corn e…tieni!” Cuddy arrivò tutta sorridente da un House che era già annoiato. Gli porse un contenitore di pop-corn e una coca-cola e si sedette accanto a lui. Si era offerto di pagarli lui, strano a dirsi, ma con la sua gamba…allora Cuddy, iperattiva come non mai, era scattata in piedi offrendosi di farlo al suo posto. Aveva deciso di godersi veramente la serata, considerato che la compagnia di Wilson era manchevole a causa della donna in rosa al suo fianco, forse poteva gioire della compagnia di House.

“Tu non prendi niente?”

“Quelli sono per entrambi…non vorrai mangiarli tutti solo?”

“Mi dispiace…non condivido niente…non prima di almeno 20 anni di convivenza…”

“Con me hai condiviso molto di più in molto meno tempo!” Cuddy allungò la mano e si portò un pop-corn alla bocca, mostrandogli un sorrisetto malizioso.

“Ero giovane e stupido! Non l’ho più rifatto…” rispose lui

“E Stacy?”

“…solo stupido! Shh inizia…”

“Sono le anteprime…” Cuddy ritornò dubbiosa. L’osservava mentre si gustava attento le anteprime dei film in programmazione. Non era veramente interessato, semplicemente non voleva parlare della questione Stacy.

Rimase ad osservare quella mano per un lungo tempo.

La stringo, non la stringo. La stringo, non la stringo. La osservava mentre tranquilla si posava sul bracciolo della poltrona, con la coda dell’occhio poteva vedere l’altra muoversi dal cartone dei pop-corn alla sua bocca, in un moto meccanico e sistematico. Ma lei si concentrava su quella: ferma, immobile…le dita che ogni tanto si agitavano velocemente per far vedere che erano vive, ma di nuovo immobile.

Vorrà prendermi la mano o cerca di avvicinare un pop-corn? Bah speriamo decida in fretta House le porse il contenitore ormai quasi vuoto di pop-corn, ma lei rifiutò. Non si era resa conto che la stesse osservando. Ritornò a fissare il grande schermo, mettendo le mani sulle sue gambe e si passò la lingua sul labbro superiore, evidente segno di nervosismo. House con non chalance addentrò la sua mano oltre il bracciolo, fino a raggiungere quella di Cuddy, e le riportò entrambe su quel limite che separava i loro corpi. Lei divenne tutta rossa in volto, non si aspettava certo una dimostrazione d’affetto tanto aperta, ma allo stesso tempo ne fu felice: era strano capire perché trovasse House così attraente, ma quel misto di amore e ansia che gli provocava ogni volta che lo vedeva, la faceva sentire bene, in un equilibrio precario che non voleva abbandonare.

House l’attirò al suo volto, stringendole la mano e alzando le loro braccia intrecciate, portò il volto di lei ad un passo dal suo. Gli occhi si intrecciarono, i nasi si sfiorarono appena e lei poteva sentire il suo respiro farsi pesante, mentre dalla bocca di lui arrivò un lungo sospiro al profumo di coca-cola. Aspettava la sua mossa, che facesse qualcosa, che dicesse almeno qualcosa e finalmente le parole smorzarono i pensieri che si erano formati nella sua testa.

“Svegliami quando finisce il film!” il sorriso sul volto di Cuddy si trasformò in uno sguardo di delusione. Forse si era illusa troppo…infondo House era sempre lo stesso, non le aveva dato ragione di credere, fino a quel momento, che provasse qualcosa per lei. Ma quella frase la fece restare così male. Aveva vissuto ogni secondo con trepidazione, aspettando che raggiungesse la perfezione, coronato da un bacio e invece…

“Non provarci neanche! - gli rispose arrabbiata, staccando subito la mano. – Mi hai trascinata a vedere questo film e ora te lo guardi!”

“Ma è noioso…e comunque tu hai trascinato me al cinema. Portati Chase la prossima volta…lui è più romantico di me!”

“Io non sono qui con Chase, non sono con Cameron e non ci potrerei neanche Foreman. Non provare a scaricarmi Wilson e la sua amichetta…tu resterai sveglio e guarderai il film fino ai titoli di coda e…ah!” lanciò un urlo e d’istinto chiuse il suo volto tra la mano che le copriva lo sguardo e la spalla di House.

“Se avessi saputo che dovevamo avere un contatto avrei cambiato maglietta!”

“È finita?” la sua voce tremava e sembrava che stesse piangendo dall’orrore.

“Cosa? La scena in cui la motosega falcia le persone a metà e il sangue schizza dappertutto?” Cuddy alzò lo sguardo e contrariata incrociò quello di lui.

“Ma perché mi sono coperta se me lo dovevi raccontare?”

“Oh scusa…pensavo ci stessi provando con me!”

Cuddy si risistemò sulla sua poltrona, e tenne lo sguardo basso, sulle sue ginocchia, per non vedere lo schermo.

“Ti detesto House…questo film fa schifo!”

“Ma tu ad anatomia che facevi dormivi?”

“Non era così orrendo. Non mi fa schifo il sangue…ma la scena è…”

“Ogni scusa è buona per buttarti tra le mie braccia…ammettilo che non pensi ad altro da tutta la sera!”

Cuddy si voltò a guardare Wilson che da circa 10 minuti era impegnato in una “conversazione” con Patricia, una di quelle molto impegnative.

“Ceeerto. Non penso ad altro che saltarti addosso mentre Wilson accanto a me sta facendo le fusa con Patricia e guardiamo un film orripilante! La prossima volta devo imparare a dire ‘No grazie rimango a casa da sola!’”

“E perderti lo spettacolo di rompere le scatole a Wilson? Nooo! - House prese l’ultimo pop-corn dal cartone e con meticolosa precisione lo lanciò a colpire l’orecchio di Wilson, rigirando lo sguardo sullo schermo subito dopo. Cuddy trattenne a fatica un sorriso tra le labbra serrate. Tirò l’ultimo sorso della sua coca-cola, facendo un gran chiasso con la cannuccia. – Vado a prenderne un’altra! – Cuddy si alzò insieme a lui – Non ho bisogno della balia…posso fare da solo!”

“Shhh!” l’uomo dietro di loro gli fece segno di tacere. Troppo azzardato per House. Gli rivolse uno sguardo.

“L’assassino è il giardiniere!” urlò per la sala.

“Tu sai come finisce il film?” usciti dalla sala, alla luce dei neon nell’entrata, Cuddy lo interrogò stupita.

“Beh…sarà la terza volta che lo vedo…avrò capito il finale no?”

“La terza?...” Cuddy concluse lì il discorso e lasciò House al bar, dirigendosi alla toilette. Si sciacquò il volto più volte, sospirando e osservandosi nello specchio. Come aveva potuto pensare che l'avrebbe baciata? Perché lo doveva pensare. Era la sua punizione quella non…una gita di piacere tra i cortili del suo cuore. Doveva insegnare ad House a rispettare le proprietà altrui, ma più tempo passava a contatto con lui, più sentiva l’impulso di condividere qualcosa di più che semplici parole. Emozioni, sentimenti…scalciavano pressanti nel suo cuore, si ammassavano tutti insieme alterando il ritmo: era innamorata e neanche i suoi occhi più potevano nasconderlo. Era innamorata come una ragazzina alla sua prima cotta!

“Hai una vescica molto ampia. Sei stata chiusa 10 minuti!” quando uscì dal bagno trovò House con le spalle al muro che manteneva un cartone con due bicchieri di bibita.

“È un po’ più complesso di ‘stai in piedi, prendi la mira ed è finita’”

“Io non prendo la mira…sono un tiratore nato!”

“Tu sei perfetto in ogni cosa vero?”

“Ne nasce solo uno ogni mille anni…con me…morirà un genio!”

“La tua modestia raggiunge i limiti dell’infinito…e poi prosegue oltre!”

“Esattamente come i lati del tuo sedere…lati…se così si possono chiamare!”

“Ma dove eravate finiti? Lo spettacolo è finito 10 minuti fa!” Wilson uscì dalla sala, tenendo per mano Patricia.

“Ha problemi di vescica…non usciva più dal bagno!”

“Ma perché non urlarlo ancora di più…ci sarà qualcuno che non avrà sentito!” lo fulminò Cuddy.

House fece spallucce e prendendo fiato iniziò ad urlare “Ha problemi di ve… - Cuddy gli mise una mano sulla bocca azzittendolo e House le rivolse uno sguardo malizioso – Non puoi proprio fare a meno di toccarmi stasera!”

Cuddy gli lanciò uno sguardo torvo, ma si rese conto presto che zittirlo ulteriormente, gli avrebbe solo dato motivo di continuare e decise allora di lasciarlo fare, ignorandolo il più possibile. Fortunatamente il suo gioco funzionò, infatti House tacque fino all’uscita del cinema, mentre Wilson e Patricia camminavano mano nella mano e lui si affiancava a Cuddy che in silenzio osservava la gente passarle freneticamente accanto.

“Allora vi diamo un passaggio a casa?” Wilson giocherellò sportivamente con le chiavi dell’auto.

“È allergica all’Arbre Magicque che hai in macchina…non posso mica lasciarla andare sola. Devo fare il gentiluomo!” House indicò Cuddy che lo guardò sconcertata e con il volto che diceva chiaramente ‘perché mi devi sempre mettere in mezzo?’.

“O…ok! Allora ci vediamo domani in ospedale!” ribatté Wilson sorpreso. Cuddy era stata altre volte nella sua macchina, e lui aveva lo stesso deodorante da sempre, forse House voleva restare solo con lei? Probabilità rara…ma non impossibile.

“Buonanotte e grazie della splendida serata!” con uno splendente sorriso Cuddy si avvicinò a Wilson e dopo aver dato due baci sulla guancia a lui, li diede anche a Patricia. House si limitò ad un sorriso beffardo e una timida mano alzata.

Rimasero da soli al limite della strada aspettando che un taxi si avvicinasse, mentre House si sbracciava a chiamarne uno.
“Perché mi devi mettere sempre in mezzo in questo modo?” Cuddy era innervosita
“Parliamo del...taxi?” House non capiva. Era stata in silenzio a lungo dopo che avevano salutato Patricia e Wilson, ma per lui era una cosa piacevole. Odiava parlare, soprattutto con le donne, prima o poi si sarebbe arrivati alle fatidiche questioni da evitare.
“Parliamo della figura che mi hai fatto fare House. È stata una serata tranquilla, perché devi sempre fare così? Ci siamo divertiti alla fine no? Non sei stato bene?”
“Ci stai provando con me Cuddy?”
“Non...perché pensi che debba sempre provarci?”
“Beh...che domande...guardami...un bel pezzo di uomo come me...alto, intelligente, affascinante...e ammettilo che ti faccio ridere!” House iniziò ad attegiarsi a spavaldo, tirando in fuori il petto come per mostrare i muscoli.
“Sì...mi fai ridere!” rispose lei serenamente.
House le aprì la portiera del taxi “E tutte le altre cose?”
“Sali House!” Cuddy non voleva rispondergli. Adesso era arrivato il momento di stuzzicarlo: lui non aveva certo preso un abbaglio, assolutamente! Ormai quella che era partita come una punizione, per lei era diventata un piacere. Amava la sua compagnia e lo trovava incredibilmente affascinante e per ragioni a lei del tutto sconosciute, anche le sue battutine taglienti e quei battibecchi arguti tra loro, la intrigavano non poco.

Nel taxi
“Io...io non...” Cuddy era imbarazzata.
“Oh sì anch’io non...ho idea di che cavolo vuoi dire...però è fantastico vederti arrossire così!” House tornò ad osservare fuori dal finestrino.
“Sono stata bene con te stasera!” Cuddy ebbe il coraggio di dire ciò che pensava, ma lui non si scompose, mugugnò soltanto finché non sentì il corpo di lei avvicinarsi di più. Senza voltarsi poteva sentire i suoi occhi scrutarlo...il suo respiro gli accarezzava il collo e lentamente sentì una leggera pressione sul braccio. L’impulso di voltarsi era fortissimo, ma sapeva che facendolo avrebbe incrociato i suoi occhi, e allora resisterle sarebbe stato pressoché impossibile. Ancora pochi metri, mancano ancora pochi metri. L’ultima volta che aveva vissuto una scena del genere, una settimana dopo Stacy Warner si era trasferita a casa sua e per 5 anni avevano condiviso una vita insieme...ma poi era finita! E lui...la sofferenza non ha mai una fine...la fine arriva quando smetti di credere che sia svanita.
Assorto in questi pensieri non si accorse che la sua gamba si muoveva nervosamente, ticchettando con il piede il tappetino del taxi.
“Se cerchi il portafogli...è nell’altra tasca!” e presto la sua mano fu raggiunta dalle sottili dita di quella di Cuddy e si intrecciarono in un singolo pugno...la mano di lei sembrò sotterarsi in quella di lui. Cuddy appoggiò la testa sulla sua spalla e sorridendo chiuse gli occhi. House la lasciò fare...la gamba aveva smesso di muoversi, sentendo il tocco delicato della sua mano e il suo volto si era voltato per cercare gli occhi di lei “Preferirei che ti lavassi i denti prima di baciarmi!” era sicuro, sì era sicuro. Voleva baciare Cuddy! Però la sua incredibile vergogna nell’ammetterlo gli faceva dire cose stupide, senza senso e forse non voleva lei...appena vide che lui si era voltato, alzò la testa dalla sua spalla “Siamo arrivati!” senza mai lasciare la sua mano, lo trascinò fuori dal taxi.
Camminarono silenziosamente a passo lento nel vialetto di casa e lei non lasciò un secondo la sua mano, la stringeva sempre più forte, quasi avesse paura poter scivolare via dal suo controllo.
Perché reagisci così? Mi ammali e poi ti allontani? Perché giochi con me Cuddy?
Non adesso House...tutto ha un tempo specifico...non adesso!

Non era la prima volta che si trovava con House davanti alla sua porta, eppure adesso giocava con le chiavi come una bambina, le tremavano le mani e non riusciva ad inserirle nella fessura. Chiuse gli occhi e tirò su un sospiro lungo, quando finalmente sentì la serratura aprirsi.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Per questo capitolo devo ringraziare la mia Stacy, per avermi aiutato con la scena....particolare del capitolo. Grazie tesoro mio, ti voglio bene e...mi manchi tanto!!
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“Mettiti pure comodo, io vado a mettermi addosso qualcosa di più rilassante...i menù del take-away sono nel cassetto in cucina, ordina quello che vuoi!” Cuddy era già sparita nella stanza. Si richiuse la porta dietro, lasciando andare la testa in piccoli slanci all’indietro e con gli occhi chiusi cercava di soffocare i pensieri pressanti. Ritorna in te Lisa...ritorna in te! E’ Gregory House...ritorna in te!
Aprì l’armadio ed iniziò a scrutare i vestiti Sexy e provocante o casalinga frustrata? Iniziò uno ad uno a tirar fuori i vestiti dall’armadio. Se metto questo non mi fa uscire dalla stanza e mi salta addosso. Scartò un vestito decisamente troppo provocante per metterlo in una serata da sola con House. Con questo mi prende in giro e dice che sono una massaia. Un altro riposto nell’armadio. Rimase circa 20 minuti a scegliere, scartare, ripensare a cosa indossare e finalmente restrinse la scelta a due stili: una gonna molto casual con un top bianco da abbinare, o una tenuta molto più casalinga di pantaloni da tuta e felpa larga. Non crederà mai che sto più comoda con una gonna attillata. Optò per la tenuta casalinga, infilando rapidamente i pantaloni che le rimanevano molto aderenti alle gambe, mostrandone la grazia anche attraverso il tessuto grigiastro, e la felpa bianca della Northwestern University che le lasciava le spalle scoperte. E finalmente si diresse alla porta per aprirla.
“Era meglio l’altra tenuta!” si ritrovò House davanti ad essa, con un sorrisino che la scrutava.
“Come?”
“Sei lì dentro da mezz’ora, o cerchi dei vestiti per non farmi fantasticare troppo o nascondi il tuo fidanzato...la prima è più plausibile!” Cuddy lo spinse fuori dalla stanza richiudendosi dietro la porta.
Quando arrivarono nel soggiorno rimase colpita da cosa vi trovò. Incredibile che House in mezz’ora avesse potuto organizzare tutto quello: il camino era acceso, per terra di fronte ad esso c’erano quattro-cinque cuscini sistemati per potersi sedere e la cena cinese sul tavolino.
“Non ho...sentito suonare! - disse Cuddy, mentre con un sorriso si dirigeva verso quel meraviglioso spettacolo - Hai fatto tutto tu?”
“No Brontolo...ho chiamato gli uccellini del bosco e abbiamo rassettato. È chiaro che ho fatto io...e non hai sentito suonare perché non l’ha fatto...l’ho battuto sul tempo...gioco di virilità...cose da uomini!” Cuddy era ancora più stupita, ma le parole di House neanche le arrivavano all’orecchio. I suoi occhi erano completamente rapiti dalla romantica situazione che aveva creato. Si aspetterà che dica qualcosa forse…ma cosa. ‘Oh mio Dio è meraviglioso...sei stupendo?’ mi ride in faccia e se ne va.
Se non dice qualcosa lei la dovrò dire io…e se poi mi esce qualcosa di sbagliato tipo ‘Sei bellissima’? Poi si aspetterà altro.
In quella stanza c’erano solo loro due, ma i pensieri l’affollavano più di una massa di tifosi alla partita dei Giants. C’erano tante cose che l’uno avrebbe dovuto dire all’altra, e tante parole che si sarebbero potute pronunciare, ma l’imbarazzo ebbe la meglio su entrambi, lasciando che fosse il testimone dei loro silenzi.
“Allora cosa hai ordinato?” Cuddy interruppe l’imbarazzo cambiando argomento.
“Oh beh un po’ di tutto...io mangio tantissimo...beh immagino che...mangerò tutto io visto che tu...” indicò il corpo di Cuddy
“Che io cosa?”
“Beh non mangi nulla a giudicare dal tuo corpo!”
“Che cos’ha che non va il mio corpo? Troppo magro? Non ti piace?”
“Oh no sei perfetta...meglio di così! - che cosa aveva detto, aveva fatto un apprezzamento positivo su di lei. Imbarazzo. - Cioè ti immagini ad averti sopra durante il sesso? Se fossi grassa schiacceresti il povero sfortunato!”
Cuddy gli rivolse un sorriso malizioso “Certo...prendi un cartone House!” e si sedette su uno dei cuscini guardando fisso nel fuoco.
“Guarda che poi ti gira la testa se stai a fissarlo così!” House si sedette accanto a lei
“Mi piace stare in silenzio mentre lo guardo...è...rilassante, quasi quanto un bagno caldo. - ritornò a guardarlo - Mi spiace non ho il televisore ancora...ne ho comprato uno nuovo la settimana scorsa, deve ancora arrivare. Tanto non è che lo usi più di tanto!”
“Beh direi che non ti manca molto no? Solo…il televisore e il divano...”
“Sì, il divano. Ne ho comprato uno nuovo...più grande del vecchio...chissà quando arriverà!” gli sorrise
“Uno spreco...” House portò alla sua bocca il cibo
“Come?” Cuddy ripeté la stessa azione
“Uno spreco...un divano più grande per una donna sola...a che ti serve?” addentò un altro boccone, ma con la coda dell’occhio vide lo sguardo vago di Cuddy. Stava incassando il colpo, ma era stato molto pesante.
A volte House non si rendeva conto di ciò che le diceva, non badava alla sua reazione. Lui doveva dire tutto ciò che pensava, senza capire che magari avrebbe potuto, anche solo per poco, ferirla. Sì in quel momento l’aveva ferita e questa volta se ne rese conto, ma forse ancora l’imbarazzo o forse la coscienza di poter fare di peggio, lo fecero tacere e rimase solo ad osservare.
Ancora una volta fu Cuddy a rompere il silenzio “Vorrei comprare un pianoforte...ho una soffitta molto ampia e non so come sfruttarla, pensavo di metterci un pianoforte!”
“Lo sai suonare?”
“Beh...me la cavo! Non sono brava quanto te però” gli sorrise. Le era costato tanto ingoiare quel boccone amaro, perché era vero. A che le serviva un divano più grande se era sempre sola? A niente...solo a darle la speranza che prima o poi quell’enorme spazio tra i suoi piedi e il bracciolo l’avrebbe riempito qualcuno.
“Ma è chiaro che non puoi esserlo...nessuno è eccelso quanto me!” gli rispose lui facendola sorridere. Si sentiva rincuorato che lei non lo avesse sgridato o sbattuto fuori casa, benché una piccola parte di sé continuava a ripetersi che quella battutaccia avrebbe potuto evitarla.
“Ti andrebbe di accompagnarmi?”
“Dove? In soffitta?? Ahhh scordatelo non faccio le scale per una stanza vuota!”
“Ma noo! A comprarlo...che scemo...tu sei...l’esperto! E...per una cosa che dovrai usare anche tu tanto meglio che lo scelga di persona no?”
“Usare anche io?” questa frase risuonò molto da “proposta di matrimonio” alle sue orecchie.
“Beh...non è mica l’ultima volta che vieni a casa mia no? A te piace suonare e a me...piace...ascoltarti!” divenne rossa quando si accorse che House aveva incrociato il suo sguardo.
“Ma il piano lo compri per me o per te? - Cuddy non rispose alla domanda, rimase ipnotizzata dallo sguardo, finché House non lo distolse concentrandosi sui suoi involtini di carne, piselli e verdure cotte - Questo coso fa schifo!” e lo lanciò nella sua bocca.
“Perché lo mangi allora?” gli chiese lei prendendo un altro piccolo ciuffo di spaghetti alle verdure.
“Perché l’alternativa è baciarti...non sei tanto sexy con l’odore di frittura cinese sai?” un’altra frase sciocca dettata dall’imbarazzo.
Improvvisamente Cuddy scoppiò in una risata sonora e fece sgranare gli occhi ad House, che riuscì a pensare soltanto che fosse strafatta o ubriaca. Ma non aveva bevuto, né tanto meno preso qualcosa.
“Mi ricorda una delle ultime serate al college...noi lo facevamo sempre!”
“Tu e la tua coscienza? E cosa soprattutto?”
“Stare davanti ad un fuoco con gli amici a raccontarci segreti particolari della nostra vita...lo facevamo ogni giovedì sera. Una delle ultime sere uscirono fuori delle cose incredibili!”
“E sei scoppiata a ridere di punto in bianco per questo? Ma che c’hanno messo nel tuo ordine? Ti passano qualche droga speciale? Fammi un po’ provare! - con le bacchette acchiappò un ricciolo di spaghetti dal cartone di Cuddy e se lo portò alla bocca - Se questo è il sapore della droga che assumi fa veramente schifo!”
Cuddy lo guardò sconcertata. Stava cercando un contatto, un modo per avvicinarsi a lui e come al solito aizzava questo muro invalicabile tra loro. Ma non si diede per vinta, no! Iniziò a pizzicarlo con le bacchette e a stuzzicarlo.
“E il tuo segreto? Qual è, Mr.Non parlo mai di me? Dai racconta...”
“Adesso?”
“Vuoi aspettare l’alba?”
“Qui?”
“Vorresti farlo da un’altra parte?”
“Beh magari dopo un paio di ‘Oh sì ancora’ mi sentirei più a mio agio...dai andiamo in camera da letto a fare le prove!”
“Scordatelo...qui e adesso...coraggio!”
“Che noia... - rimase qualche istante in silenzio - Ho una gamba più corta dell’altra di pochi millimetri! Ecco l’ho detto!”
“House...tutti abbiamo una gamba più corta dell’altra...”
“Sì ma il segreto è che non sai qual è!”
“La destra...” disse lei guardandolo seriamente e senza scomporsi
“Come lo sai?”
“Sono il tuo medico cosa pretendi?”
“Donne e medicina...accoppiata orrenda...io non...non ho segreti per te!” la guardò sbattendo le ciglia.
“Sii come no! Avanti...dai...un amore non corrisposto...un tradimento...sei sempre stato fedele a Stacy?”
“Perché tiri sempre in mezzo Stacy?”
“Perché non vuoi parlare mai di lei?”
“Perché rispondi ad una domanda con un’altra domanda?”
“Lo hai appena fatto anche tu! E se tu fossi in grado di intrattenere una relazione più lunga di 5 minuti con un’altra donna allora parleremo di lei...fino ad allora, Stacy è la relazione più lunga che hai avuto!” non le piaceva dover chiedere tanto per farlo parlare, però voleva che si aprisse con lei. Si conoscevano da tanto eppure...ancora non si era mai confidato. Cuddy era convinta che parlarne lo avrebbe fatto star meglio, più sereno, che magari il dolore alla gamba si sarebbe affievolito e che House sarebbe potuto essere un uomo ‘normale’.
House tirò un sospiro nervoso e poi finalmente parlò “No. Non l’ho mai tradita!” e poi guardò Cuddy.
“E?”
“E...basta! - la guardò ancora - E non personalmente!”
“Hai mandato qualcuno al tuo posto? House...parla...sii più chiaro!”
“Il tradimento è più facile e meno doloroso per entrambi se fatto con la mente!”
“Cioè pensavi ad altre donne mentre stavi con lei? Non è un tradimento ogni uomo lo fa...modelle, attrici...”
“Io non sono come gli altri, sono speciale...e non erano modelle o attrici era...una donna!” era molto vago circa l’argomento. Cercava di sviarlo il più possibile, ma non riuscì mai a distogliere interamente l’attenzione di Cuddy. Per quante battutine sarcastiche frapponeva nel mezzo, lei ritornava sempre sull’argomento.
“Cioè questa donna esiste...voglio dire è...una donna...”
“Sono quasi certo che attrici e modelle lo siano...almeno quelle che sogno io...non ho fantasie bisex!”
“E tu hai mai parlato con questa donna? Cioè la conosci?”
“Ma ti stai divertendo?” non voleva proprio parlarne
“Oh sì, non sai quanto! Allora? La conosci? La vedi ancora?” Cuddy era diventata una pettegola, una comare in cerca di gossip.
“Sì...la conosco e...ogni tanto ci parlo...anche se sono parole...beh più che parole sono versi di piacere quelli che emette...seguiti da orgasmi incredibili!”.
Cuddy spalancò la bocca e i suoi occhi sorridevano. Era stupita di sapere che House intrattenesse una relazione con una donna e lei non ne aveva saputo nulla. La cosa la incuriosì incredibilmente perché, fosse stata una donna formosa e bellissima ne avrebbe parlato e non poteva esser brutta. Né tanto meno si preoccupava di far sapere agli altri che intrattenesse dei rapporti con delle donne a pagamento.
“E lei? La conosceva?” continuò ad interrogarlo sempre più curiosa.
House abbassò lo sguardo e disse sottovoce “Era...una cara amica!”
“Era?”
“Beh non si parlano più da un po’...avranno litigato non so...diciamo che siamo impegnati in altro piuttosto che parlare di Stacy...lei è più discreta di te!”.
Si stava avvicinando a scoprirlo, avrebbe capito di chi parlava e lui non voleva, assolutamente. Quello doveva restare il suo segreto. Ci furono un altro paio di battutine tra i due finché Cuddy non arrivò alla domanda fatidica “E io la conosco?” sarebbe stato meglio non chiederlo.
“Diciamo che un’ideuzza di come tu la conosca me la son fatta!”
“Cioè? Spiegati...” Cuddy sorrise, l’affermazione di House l’aveva incuriosita anche se temeva le sue risposte.
“Credo che la parola esatta sia...intimamente...la conosci intimamente!” ormai glielo aveva detto.
“Cioè?...tu non... - Cuddy divenne improvvisamente seria e sgranò gli occhi - Non...stai parlando di me vero?” non era sicura sé volesse sapere di essere lei quella donna o se sperare di non esserlo.
“Nooo ma che vai a pensare...ehi...non pensare che sei tanto super da farmi passare le fantasie su Stacy...” House si voltò dalla parte opposta per non guardarla negli occhi. Questa bugia gli era riuscita proprio male, avrebbe voluto mentirle ma poi le parole da sole avevano deciso di non farlo.
“House - Cuddy gli mosse il viso con una mano. Stava sulle ginocchia, ad un passo dal suo volto, e lo stava scrutando negli occhi per leggervi dentro la risposta che aspettava. Si manteneva sulla mano sinistra, mentre la destra rimase a contatto con la barba ispida. - Dimmi la verità!”
“Conosci la verità...non devo dirtela io! L’hai già capita!” sembrava così piccolo in confronto a lei...la donna forte che sola aveva il coraggio di affrontarlo. L’unica che potesse risvegliare il bambino spaventato che dentro di lui taceva e con l’amore di una madre lo cingeva in un silenzioso abbraccio di comprensione.
“Che cosa stai facendo?” House fingeva di non capire cosa facesse Cuddy, ma sentiva il calore della sua mano posarsi sempre più sulla barba ispida e poi filtrare sulla sua pelle. Non si oppose, la lasciò avvicinarsi…si lasciò toccare.
Dapprima Cuddy sfiorò solo le sue labbra, mantenendo ancora il contatto più forte con la mano destra: il labbro superiore sfiorò quello di House; mentre lei allungava la sua bocca in cerca della sua, lui stava fermo, si lasciava massaggiare le labbra e la osservava con gli occhi aperti.
Lentamente si avvicinò al corpo di lui, strisciando sulle ginocchia e risiendendosi sui talloni...ma ancora non lasciava la presa con la mano. Si appropinquò un po’ di più al volto di House, piegando leggermente la testa e approfondendo il bacio e quando vide che lui socchiudeva gli occhi, sentì la mano grande e calda posarsi sulla sua schiena.
Quel movimento, quel altalenare sul suo corpo la faceva vibrare, sentiva la felpa alzarsi e riabbassarsi mentre una carezza delicata le strofinava il tessuto sulla pelle. Decise di andare ancora oltre, scavalcando le gambe di House stese e sedendosi su di lui.
“L’atmosfera si sta riscaldando...vuoi approfittare di me?” le disse, ma lei non rispose, impegnata com’era a riprendere il sapore delle sue labbra. Non ne aveva mai abbastanza, mai. Anche ora che si premuniva per sbottonargli la camicia, non voleva separarsi dalle sue labbra e cercava costantemente il contatto con la sua lingua, mentre si scrutavano negli occhi sorridenti.
House fece scivolare le sue mani sotto la sua felpa, sentendo che il contatto con la sua pelle nuda la fece sussultare e raggiunse i seni con le mani, facendo una faccia a metà tra lo stupore e la delizia.
“Siamo alla moda...senza reggiseno!”
“Pensavo di toglierti un impiccio!” questa volta gli rispose, ma furono pochi secondi di distacco dalle sue labbra.
“Beh mi concentrerò a toglierti altro!” la fissò per un secondo e poi le sfilò l’indumento lasciandola scoperta dalla vita in su. Riprese a baciarla, stringendola a sé mentre le mani di lei si fermarono sul suo petto e poi scivolarono dietro la testa perdendosi tra le sue spalle.
“Forse non è il momento più adatto...ma non so se poi sarò fedele! Potrei sognare Angelina Jolie...ammesso che non sia un travestito!” Cuddy lo zittì con un altro bacio violento.
Ancora tra baci e strofinamenti, Cuddy cercava di togliergli la camicia e quando riuscì a sbottonarla fu costretta a separarsi dalle sue labbra per sfilargli la maglietta dei Clash che aveva sotto. E poi non fu più in grado di staccare gli occhi dal suo petto, lo osservò per qualche istante prima di fargli scivolare le mani addosso ed iniziare a baciarlo: sui pettorali, sulle spalle, sul collo e poi quando si avvicinava alla bocca, dove lui l’attendeva, svicolava giù per il mento e ritornava sulla gola e poi sul petto. Le sue mani si muovevano sinuosamente sui deltoidi e scivolavano giù fino al fondoschiena tracciando delle linee immaginarie.
“Se vuoi portarmi in braccio a letto non oppongo resistenza!”
“Stiamo così bene qui...perché dovremmo spostarci?” Cuddy spinse House sui cuscini e seduta sopra di lui iniziò a slacciargli la cintura dei pantaloni. Lui le accarezzava le gambe e poi arrivò al fondoschiena.
“Non è che ti tolgo i pantaloni e scopro che non hai le mutandine no?”. Cuddy si piegò su di lui e lo baciò.
“Hai un solo modo per scoprirlo!”
House ribaltò la situazione, facendo rotolare Cuddy sotto di lui e voltandosi la trovò sorridere come una bambina. House iniziò a baciarle i seni e sentiva le mani di lei perdersi sulla sua testa, mentre con gli occhi chiusi godeva di ogni tocco delle labbra sulla sua pelle. E poi si spinse giù sul ventre e arrivò alla sua vita: spostò leggermente i pantaloni.
“Ahh...sapevo che non potevi deludermi...il pizzo rosa...mi vuoi proprio viziare!” si prese qualche minuto di tempo ad osservare la perfezione della donna che aveva sotto di lui. A volte pensava di alzarsi e andare via, perché non poteva meritarla. A volte pensava che fosse uno dei suoi sogni erotici e che sarebbe arrivato a termine, ma il risveglio non sarebbe stato altrettanto piacevole. Venne richiamato dalla voce di Cuddy.
“House...tutto bene?”
“Ho una certa età...non ti vergogni a farmi stancare così tanto?Sai che salti sta facendo il mio cuore a vedere questi slip?” Cuddy si limitò a sorridergli. House riprese a baciarle il ventre e poi con delicatezza fece scivolare via i suoi pantaloni: accarezzandole con una mano la gamba, tracciava baci sull’altra e lentamente si insinuava tra le sue gambe aprendole lentamente. Ancora baci, ancora carezze che si mischiavano ai pensieri e alle sensazioni. Cuddy con gli occhi chiusi, godeva di ogni singolo istante, ogni vibrazione e House che la osservava con la coda dell’occhio e scorgeva appena oltre i suoi seni quello sguardo di piacere. La stava eccitando, lo poteva sentire ed era eccitato lui al tempo stesso.
Piano piano, sempre più lentamente, scese giù...la sfiorò con le dita, le spostò di poco le mutandine e poi la penetrò con la lingua.
Cuddy sussultò inarcando la schiena e un gemito fuoriuscì dalle sue labbra.
“Cosa penseranno i vicini di te?” ma Cuddy non lo sentiva neanche.
Era sempre più pressante, sempre più dentro di lei, mentre il piacere che provava la stordiva...le inebetiva i sensi.
House continuò, non si fermava, vederla così eccitata non faceva che aumentare il suo desiderio, il suo piacere di averla per sé. Il respiro di Cuddy si fece più ansante, smorzato da gemiti sempre più forti...stava per arrivare al limite e lui lo sapeva: adorava l’idea di averla in pugno. Ma sapeva che anche lui aveva bisogno di sentire le stesse emozioni e senza darle preavviso alcuno, si abbassò i boxer e la penetrò. Cuddy spalancò gli occhi al contatto con il suo corpo e poi li richiuse mordendosi le labbra, mentre House si riportò al pari con il suo volto e le diede un bacio sul naso, facendola accorgere della presenza dei suoi occhi che la scrutavano. Cuddy si strinse a lui, gettandogli le braccia al collo e richiudendo il suo corpo tra le gambe. Rimasero così per tutta la durata del rapporto, tra gemiti e baci velocemente abbandonati qua e là, fino a scivolare l’uno accanto all’altra, con il respiro pesante ma la soddisfazione di essersi trovati.
“Non mi hai detto il tuo segreto!”
“Come?”
“Io ti ho detto il mio...tu non mi hai detto il tuo!”
Cuddy tirò un sospiro e poi con serenità gli rispose “Ho appena fatto l’amore con il mio primo, vero amore!” House non poté dire nulla. Era lusingato ed estasiato dalla sicurezza con cui gliel’avesse detto, e allo stesso tempo gli piaceva sapere che neanche lei lo aveva mai dimenticato.

Nel silenzio di quella stanza due persone sono abbracciate l’una all’altra: un uomo che stringe una fragile e piccola donna, che come una bimba gioca con le sue mani e lascia scivolare i brutti pensieri fuori dalla porta, e li chiude lì al freddo invernale, sentendosi protetta nel calore di quelle braccia.
“E adesso?” quell’uomo forse non è sicuro, incerto su qualcosa.
“Che cosa?”
“Adesso? Dopo questo...che cosa viene...come andrà domani?” è incerto sul futuro, non sa cosa verrà. Nessuno può prevederlo, ma qualcuno riesce a progettarlo.
“Perché ti preoccupi? Perché pensi a domani? Siamo a oggi...” ma lei sembra sicura.
“C’è sempre un domani in queste cose...e non è mai uno dei migliori per me!” ancora incertezza su se stesso.
“Il domani è solo un problema, ti crea disagio. Non pensare a domani...non pensare a niente...dopotutto domani, è un altro giorno!” (*) non c’è altro che il silenzio adesso, che si perde in quello scoppiettare del fuoco, mentre il sorriso sui loro volti cinge il bacio della passione.

F I N E

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(*) citazione da Via col Vento, di Rossella O'Hara, scena finale.

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