After All

di AliNicoKITE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beginning ***
Capitolo 2: *** Bea Swift ***
Capitolo 3: *** Cleo Nils ***
Capitolo 4: *** Riconosciuta ***
Capitolo 5: *** Nemesi ***
Capitolo 6: *** EROI, ALLE ARMI ! ***
Capitolo 7: *** in infermeria ***
Capitolo 8: *** Caccia alla bandiera (1) ***
Capitolo 9: *** Caccia alla bandiera (2) ***
Capitolo 10: *** Figlia del vento ***
Capitolo 11: *** solo sogni (1) ***
Capitolo 12: *** solo sogni (2) ***
Capitolo 13: *** Corsa agli Inferi (1) ***
Capitolo 14: *** Corsa agli Inferi (2) ***
Capitolo 15: *** Tra biglietti,librerie che cadono e un figlio di Atena ***
Capitolo 16: *** Endless agony, new (old) beginning ***
Capitolo 17: *** You can be my luck. ***
Capitolo 18: *** The Coming Darkness ***
Capitolo 19: *** Interlude ***
Capitolo 20: *** Love the way he dies (1) ***
Capitolo 21: *** LEGGETE L'AVVISO, NON ABBANDONO ***



Capitolo 1
*** Beginning ***


After All

Campo mezzosangue, costa settentrionale di Long Island, capanna di Ade.
Nico buttò la sua sacca per terra, nella capanna. Le dracme,probabilmente uscite dalla tasca esterna, si sparsero sul pavimento di marmo tintinnando. Era seccato ,ma in fondo un po’ felice per le attenzioni che i Sette gli avevano riservato. Erano riusciti a convincerlo a rimanere. Un’ altra volta. Era bastata una occhiata supplichevole di  Hazel e Piper per farlo leggermente tentennare dal suo intento di partire ma, alla fine, era stato Percy a toccare i tasti giusti.
–Guarda che venerdì c’è la caccia alla bandiera e io ho intenzione di stracciarti davanti a Jason e ai romani.
Il Nico competitivo che era in lui non aveva potuto rifiutare e così aveva acconsentito: sarebbe rimasto una altra settimana.
–E che settimana,amico.-aveva commentato Leo,mentre erano tutti e otto seduti sulla spiaggia sotto  il sole freddo di ottobre.  
Per una volta,Leo non aveva esagerato.   
Dopo la guerra con i giganti, che ancora era nella mente di tutti, un ricordo doloroso che non se ne sarebbe andato facilmente, i campi greci e romani,rispettivamente il Campo Mezzosangue e il Campo Giove, erano diventati un viavai di gente che stava una settimana qui e una là,a seconda delle amicizie e delle abitudini.    Un problema sostanziale erano stati gli alloggi : se i romani trovavano crudeli le leggi sul dove sedere ai tavoli e dove dormire,regolate a seconda di chi fosse il proprio genitore divino, i greci per ripicca continuavano a rifiutare la divisione nelle coorti: se ai romani non andava bene adeguarsi,perché dovevano farlo loro? La soluzione precaria finora adottata consisteva nel  far dormire gli ospiti in tende.   
 A turno, un gruppo  di semidei andava in visita, accampandosi o nella spiaggia del Campo mezzosangue o al di fuori del pomerium nel Campo Giove.
Questa volta toccava ai Romani subire una buona dose di ospitalità greca, che comprendeva persino la visione (gratuita,avevano sottolineato Travis & Connor Stoll con l’assenso generale della casa di Ermes,nota per far pagare a tutti tutto tramite scherzi o furti perlopiù innocui,ma esilaranti) di una vera partita di caccia alla bandiera. Con l’aggiunta di ‘’ferite accidentali e tragici accadimenti’’ ad opera della casa di Ares e strategie degne della dea della saggezza da parte, per l’appunto , dei figli della suddetta dea , i cervelloni della casa di Atena, capitanati dalla bellissima e spietata Annabeth Chase.
  Jason,che nonostante avesse partecipato a numerose partite durante il suo soggiorno al Campo Mezzosangue aveva deciso di astenersi per dimostrare ai romani la sua fedeltà, Reyna, Frank e Hazel erano riusciti a convincere tutti i romani a non perdersi questo evento. Un evento memorabile. Questi quattro semidei erano infatti i più vivaci sostenitori romani dell’iniziativa di fondere completamente i due campi,per stroncare così ogni dissapore presente tra le due fazioni. Nico,dal canto suo,non si interessava molto delle questioni tra i due campi. Voleva solo vivere la sua vita,senza guerre, déi arrabbiati e casini vari che per ora erano sempre stati presenti da quando Percy aveva varcato la soglia della Westover Hall,cambiando la sua vita e… portando Bianca alla morte. Bianca. Cavoli,quanto gli mancava. Gli venne in mente una citazione da Harry Potter: ‘’Dopo tutto questo tempo?’’ ‘’Sempre.’’ Calzava alla perfezione. Con un gesto stizzito asciugò con la manica della maglietta la lacrima che scivolava solitaria sulla sua guancia.
Ad un tratto qualcuno bussò.
Aprendo la porta,si accorse sorpreso che sulla soglia della porta c’era Chirone.
-Posso chiederti un favore?
-Sì.-rispose Nico, curioso di sapere cosa doveva fare:almeno sarebbe uscito dall'apatia quotidiana degli ultimi tempi.
-Tu sai viaggiare veloce,attraverso i tuoi viaggi nell’ombra. Puoi andare a prendere due semidee? Questi sono i dati inviati da due satiri.-disse porgendogli due fogli scarni che avrebbero dovuto essere dei rapporti dettagliati-Purtroppo non potevano occuparsene loro,sono stati trattenuti da alcuni mostri.
Chirone percepì una sottile nota di delusione quando Nico rispose: ‘’Ah,tutto qui? Certo,vado subito.’’




NOTA DELL’AUTRICE
Questa è la mia primissima fan fiction,pensata in quattro ore mentre non riuscivo a dormire XD. Purtroppo nel primo capitolo Cleo non appare ma non ho davvero tempo di continuarlo. Domani spero di caricare il secondo capitolo. Perfavore , vipregovipregoviprego RECENSITE!! Anche solo per dire che è un inizio insulso quale è!
AliNicoKITE

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Capitolo 2
*** Bea Swift ***


~~Capitolo 2- Bea Swift

Confine del Campo Mezzosangue
Nico si concentrò.  Lirset school,portami alla Lirset school.
I viaggi nell’ombra erano stancanti,nonostante li avesse imparati ad usare quasi alla perfezione. Quasi.  Ogni volta che usava i suoi poteri gli veniva da pensare se Bianca sarebbe sopravvissuta se li avesse saputi sfruttare. Poi scuoteva la testa, maledicendosi per la sua stupidità. Ormai, cosa sarebbe servito pensarci? Era inutile, oltre che sadico come pensiero. Non si poteva cambiare il passato. Si concentrò e chiuse gli occhi fino a che non sentì l’ormai familiare sensazione di vuoto allo stomaco e, infine, il cambio di clima che gli fece capire di essere arrivato. Chiuse la zip della felpa: faceva più freddo una volta usciti dai confini magici del Campo.
La Lirset school sorgeva su una altura sperduta vicino alla città di Houston, nel Texas.  Era un collegio femminile chic, di lusso, con tanto di terreno privato intorno, campi da pallavolo, divise alla moda e mensa divina.
Queste ultime due informazioni trovate nel fascicolo del satiro Vren che gli aveva dato Chirone. Il satiro continuava a specificare come avessero una importanza enorme per la riuscita della missione …. Nico sbuffò,sorridendo pensando alla scemenza innocente dei satiri. 
Schioccò le dita: la Foschia lo avvolse rendendolo invisibile ai mortali. Scavalcò il cancello in poco tempo e si incamminò verso l’entrata dell’edificio … poi si fermò. La sua capacità di sentire le anime,  in fin di vita o meno, soprattutto dei mezzosangue, lo guidò verso i campi da pallavolo. L’anima della mezzosangue non era molto potente e Nico si ritrovò deluso: probabilmente era figlia di un dio minore o di Dioniso o magari di Afrodite. 
Afrodite, sicuro al mille per mille pensò Nico vedendo il gruppetto di pallavoliste, adocchiando subito la mezzosangue per la sua bellezza appariscente che faceva sfigurare le altre ragazze.  ‘’Beatrice Swift,anni 16’’, diceva il fascicolo compilato da Vren.
Avrebbe dovuto aggiungere alla voce segni particolari ‘’ bellezza insopportabile  per l’occhio della gente comune: si prega di portare occhiali da sole per non essere abbagliati dal suo sorriso.’’
Nico non stava esagerando: era,anche per le figlie di Afrodite, al di sopra della media. Alta, formosa e magra al tempo stesso, con bocca piena e occhi verde muschio impreziositi da screziature dorate. Naso leggermente all’insù senza rovinare la perfezione del suo viso, capelli mossi biondo cenere che le arrivavano alla vita nonostante fossero raccolti in una semplice coda di cavallo.
Ok,sto esagerando nel lodarla: ‘’ naso leggermente all’insù senza rovinare la perfezione del suo viso’’?!?-pensò Nico.
Poi si diede dell’idiota: Beatrice stava semplicemente usando i suoi poteri di figlia di Afrodite senza nemmeno sapere di poterlo fare. Un talento quasi pari a quello di Piper,anche se la nuova arrivata non poteva contare sulla Lingua ammaliatrice. Forse.
Beatrice lo aveva notato. Lo stava fissando,esaminandolo,giudicandolo e disprezzandolo tutto nello stesso tempo. Poi si accorse che le altre ragazze non potevano vederlo. Nico si aggiudicò qualche punto in più nella sua valutazione. Quel livello minimo che bastava per essere degno di una conversazione, non esageriamo. Andandosene dal campo da pallavolo con una scusa, gli fece segno di seguirlo. Lei faceva segno di seguirlo a lui?
Non se ne parla. Facciamole vedere come gira il mondo. Si incamminò dalla parte opposta a quella indicatagli dalla semidea, godendosi la sua faccia scandalizzata per l’affronto subito. Beatrice andò verso di lui con passo altero.
-Chi cazzo sei ? Come mai la gente non ti vede?- lo aggredì indicandolo con aria accusatoria. Nico si voleva divertire: era ora che Beatrice imparasse un pochino di umiltà. Per questo  afferrò il dito indice di Beatrice con cui lo stava indicando e viaggiò nell’ombra con una molto arrabbiata e confusa  signorina Swift.
Un’ora  dopo
Bea era sollevata e rincuorata. Aveva sempre saputo di essere speciale quindi la spiegazione di Nico su chi era ma, soprattutto, su chi era sua madre non la aveva sconvolta. Il Campo Mezzosangue poi, era un posto fantastico: mai vista tanta concentrazione di ragazzi fighi in un luogo che,oltretutto, era quasi senza adulti. Insomma: un paradiso.  Nico era un ragazzo passabile per aspetto,ma orrendo per il carattere: nessuno charme,nemmeno una vaga traccia di carisma e umorismo: per dirla tutta,Bea lo considerava insopportabile, ma per iniziare la sua lista di cuori infranti era adatto. Quando si era accorta che nemmeno a lui era simpatica aveva pensato ‘’no problem’’: sarebbe stato solo più divertente il periodo in cui lo avrebbe adescato per poi baciarlo e puf! Smettere di guardalo lasciandolo da solo con il suo carattere schifoso e il cuore infranto. Uno spasso. 
–Beatrice? Mi stai ascoltando?
- Certo Nico. – bleffò lei .Noioso .pensò lei.
- Aha si,certo come no. – Cretina. pensò lui.
- Ti stavo dicendo che vorrei presentarti delle persone. –continuò Nico con voce piatta – Sono i sette più forti mezzosangue di oggi  (Assieme a me.  aggiunse nella sua mente, ma non lo disse per dimostrare a sé stesso la sua ‘’sconfinata’’ modestia) quindi porta rispetto.      
Cafona.
-Certo Nico, per chi mi hai preso?. 
Rompipalle.
 
 
NOTA DELL’AUTRICE
Ehi gente non squartatemi! La protagonista si fa attendere ma non pensavo di  divertirmi così tanto a descrivere l’arrivo di un personaggio come Beatrice e.e ….. domani il prossimo capitolo!! L’anteprima del precedente capitolo spero si ritrovi in quello di domani !
kiss and hugs
Ali<3
 

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Capitolo 3
*** Cleo Nils ***


Capitolo 3- Cleo Nils

~~New York
Cleo stava camminando. Aveva le lacrime agli occhi.
Stronzi,stronzissimi- continuava a pensare-Non piangere,risparmiatelo.
Stava andando a casa dopo otto ,otto, ore di scuola. Avrebbe dovuto essere una bella giornata,normale almeno e invece…  bam! Quattro ore di servizi socialmente utili per punizione. Che merda.  Ed è  anche il mio compleanno. Merda,merda,merda!
Di solito non si lasciava mai andare così tanto,fino ad arrivare a piangere e ad insultare il mondo, però aveva davvero toccato il fondo questa volta.  Cleo era entrata a scuola ripromettendosi di essere gentile e attenta alle lezioni,ma soprattutto non aggressiva. Doveva stare seduta buona buona  non sentendosi come una tigre in gabbia e  insultando chi le rivolgesse la parola. Insomma, non doveva essere sé stessa. Ci aveva provato. Ci provava sempre ,il giorno del suo compleanno. Ci cascava ogni volta. Ogni volta, si illudeva di potercela fare. La psicologa della scuola diceva che era un caso disperato. Senza speranze. Forse aveva  ragione.
Era la seconda ora, storia. La professoressa recitava con tono incolore le pagine da studiare per la lezione successiva e la classe era quasi in preda al letargo ma si sforzava di restare desta: la professoressa Vlansjikov, russa,alta,magra come uno stecco,con la faccia  bella come uno sputo in un occhio, era nota per farla pagare moltissimo agli alunni disattenti. Le sue punizioni preferite, che assegnava solo agli alunni peggiori, quelli della ‘’lista nera’’, erano l’assegnazione di ore di servizi socialmente utili,da due a quattro. I più fortunati dovevano pulire i bagni,tanto per rendere l’idea.  Cleo stava scrivendo diligentemente i compiti sul diario, cercando di ignorare gli insulti scritti su ogni pagina. Un regalino da parte di Gustav e Coleman. Una piccola descrizione di te,mostro. Ogni insulto era accompagnato da un disegno osceno. Cleo sentiva la rabbia montarle nel petto, ma riuscì a  stare zitta. Si guardò intorno … e sorrise. Un sorriso freddo,che sapeva di rivincita. Per la prima volta, la Tombers, la ragazza più antipatica di sempre, che guarda caso ce l’ aveva, anche lei, con Cleo, aveva fatto un passo falso. Stava leggendo. Durante la spiegazione della  Vlansjikov. Poteva fargliela pagare. Vendetta. Fece finta di chinarsi a prendere una invisibile matita sul pavimento per vedere cosa la Tombers  stava leggendo. Una lettura interessante, se sfidava la Vlansjikov pur di vedere come terminava la storia.  Rimase delusa,aveva tolto la copertina. Poco male. Via alle danze,Tombers.                       
Appena la professoressa si girò verso la lavagna le fregò il volume. La Tombers seppe stare zitta: sapeva che il girarsi della Vlansjikov significava essere scoperta, quindi morte. O forse no?
-Professoressa, Nils sta leggendo un libro durante la sua lezione.
Fu troppo. Cleo esplose. Fece tutto senza pensare. Tirare il libro sulla testa della Tombers, picchiarla,picchiare anche Gustav,già che c’era, per il ‘’regalo’’di compleanno … tutto. Finì in presidenza, e poi dritto a pulire i vetri dell’enorme facciata, mai lavata dall’inaugurazione della scuola,  settant’anni più o meno calcolò Cleo dalle incrostature.  Si era sentita uno schifo e i suoi propositi erano svaniti in una nuvola di polvere.
Un lieve tocco sulla spalla la riportò al presente. Era un ragazzo,bello da mozzare il fiato, per il giudizio di Cleo. Lei  paragonò  subito il colore dei suoi occhi al cielo notturno limpido senza luna, di quel nero impenetrabile che a Cleo piaceva tanto. I capelli erano neri, pure loro, ma al sole sembravano avere riflessi rossi,  come capita con i mori particolarmente scuri. La pelle era diafana e sembrava non avere mai visto il sole. Era alto come lei, normale per un maschio di quindici/sedici anni circa ipotizzò, il fisico era asciutto e la bocca piegata in un sorriso sghembo.
-Ehilà. Cleo Nils,giusto? Nico di Angelo,figlio di Ade, qui per portarvi al Campo Mezzosangue,cara semidea.
-Aha. Capito tutto. Sei fuori signor di Angelo.
E continuò a camminare. Venne presto raggiunta da Nico, che sembrava confuso,seccato ma anche stranamente curioso.
-Come fai a sapere il mio nome? – chiese Cleo,che si era accorta solo in quel momento di quella stranezza.-Vai alla mia scuola? Sei della Kennedy school?
-Intendi dire quel rudere che hai dovuto pulire? No, io non frequento scuole. A parte i corsi di greco antico e quelli per imparare a squartare mostri. aggiunse nella sua mente senza osare pronunciare  quella frase: Cleo sembrava sconvolta anche solo dalla sua introduzione,anche se non voleva darlo a vedere.
- Mi-mi hai visto  pulire i vetri? MI SPIAVI?? Stai rischiando grosso amico è bene che tu lo sappia. N-non c’è bisogno di un’altra persona che mi umilii! 
-Umiliare?-disse Nico spiazzato da quel miscuglio di rabbia e tristezza.
Cleo si mise a piangere. Non ce la faceva più a trattenere le lacrime. Cadde in ginocchio sull’asfalto,senza preoccuparsi di Nico, che la guardava con tenerezza,come se gli ricordasse qualcosa quella scena.
***
Le aveva spiegato tutto,dopo che si era calmata. Non ci era voluto molto perché smettesse di piangere: già dal primo singhiozzo aveva cercato di frenare la rabbia per l’umiliazione ricevuta. Nico aveva avuto tatto,cosa strana per lui. Aveva portato Cleo in un parchetto lì vicino,per far sì che la gente non vedesse una ragazzina parlare ad una persona invisibile ai mortali. Sarebbe finita male per lei altrimenti. Mentre le parlava di déi,guerre,morti con una familiarità strana per un sedicenne, Cleo aveva semplicemente annuito quando lui le chiedeva se stava bene e guardato il vuoto con una espressione indecifrabile anche nei momenti in cui parlava delle cose più strane e terribili. Alla fine  del discorso gli aveva creduto. In fondo tutti i mezzosangue sanno nel profondo qual è la verità. Si era alzata e senza dire una parola aveva gettato il telefonino nel bidone.
Nico aveva capito solo allora che Cleo aveva modi tutti suoi di dimostrare le sue emozioni.
-Perché lo hai fatto???
-Fino a qualche minuto fa avevo due genitori normali. Ora tu mi dici che uno dei due ha tradito l’altro con un dio o una dea.  Preferisco scomparire senza lasciare nulla dietro di me che mi ricordi casa.
A Nico faceva male vedere una persona così … fragile. Solo per quello senza pensarci un attimo la abbracciò e viaggiò nell’ombra tenendola stretta,come se temesse vederla cadere in mille pezzi.
Cleo era stata troppo scioccata per scostarsi dall’abbraccio. Nico odorava di bosco e nelle sue braccia si sentiva bene,protetta. Solo una parte di lei invece voleva picchiarlo per ciò che stava facendo e per il fatto che,lo capiva solo adesso, quel ragazzo aveva cambiato la sua vita. Chi dei suoi genitori le aveva mentito ogni giorno? Chi era dei due che aveva tradito l’altro? Pensò a sua mamma, Jane, e a suo padre, Arthur. Jane che non sapeva cucinare ma si ostinava ogni domenica a provare a sfornare una torta commestibile. Arthur che guardava sua madre con affetto anche quando gli serviva un grumo nero insapore. Mamma e papà. Mamma,papà ,lei e Liv,sua sorella maggiore. La famiglia Nils. 
Liv. Liv, tu lo sapevi?
Un pensiero orrendo prese forma nella sua mente. Liv era davvero sua sorella? No,no,no,no doveva esserlo. Non dopo l’affetto che le aveva dimostrato ogni giorno prima di sparire per sempre. Non doveva pensarci nemmeno. Adesso doveva andare avanti. Nico le stava offrendo una nuova possibilità,una nuova vita. Poteva per una volta essere accettata per come era. Poteva avere … amici. Era un pensiero troppo bello. Ce l’avrebbe fatta. Lo sapeva. Strinse forte Nico finché si ritrovò di nuovo con i piedi a terra. Si scostò velocemente ma sorrise al ragazzo.
-Grazie signor Di Angelo.
Nico notò subito la nuova luce che animava gli occhi marroni nocciola della ragazza. Forse, forse, Cleo non era fragile come sembrava, capì il figlio di Ade.  Forse,forse, bastava un po’ di affetto per risvegliare la vera Cleo.
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE
Ehilà gente! La tanto attesa Cleo Nils si fa finalmente sentire!  Spero vi piaccia questo capitolo da adesso in poi diventerà tutto moolto più interessante! Vi è piaciuta la descrizione di Nico? Non è proprio il massimo ma mi è venuta così… VI PREGO SIGNORI RECENSITE ANCHE SOLO PER CRITICARE UN BACIONE A TUTTI SCUSATE IL RITARDO!!!!!!
AliNicoKITE

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Capitolo 4
*** Riconosciuta ***


~~Capitolo  4-Riconosciuta
Rachel disegnava. Ormai lo faceva senza pensare,lasciando che la matita la guidasse, ispirata dall’Oracolo di Delfi. Con l’arrivo di Ottaviano aveva temuto che il bisogno dei suoi servigi si offuscasse, invece l’Oracolo si faceva sentire più spesso, cosa che non è che la facesse impazzire.
Guardò il foglio già solcato da linee scure e si coprì la bocca per non urlare.
Nico,perché era Nico il ragazzo in primo piano nel disegno, era a terra. Una ferita scarlatta risaltava sulla pelle candida gli sfregiava il petto. Oh miei déi,oh mei déi. No,no,no, povero Nico.
Una persona dietro teneva in mano uno spadone a due mani sporco di sangue. Il volto era in ombra nel disegno,non si vedeva, e i vestiti erano anonimi,una tunica larga che non lasciava capire il sesso dell’assassino. Rachel imprecò. Aiuto,aiuto cosa devo fare? Come posso dire a Nico ciò che ho visto?
Lo sfondo era quasi peggio. Una donna rideva, la veste macchiata del sangue di Nico. Una dea: Rachel lo percepiva.
Un rumoroso bussare interruppe i suoi pensieri. Rachel nascose in fretta l’album da disegno: finché non fosse stata sicura della visione sotto forma di disegno che aveva avuto, era meglio che nessuno vedesse niente: odiava dare falsi allarmi. Ma soprattutto, voleva sbagliarsi. Doveva sbagliarsi. Nico  non sarebbe stato ucciso. Punto.
A un tratto Leo entrò nella ‘’grotta’’ dell’Oracolo ,un loft con tv ultimo modello e mobili di design,  con gli occhi accesi dall’entusiasmo. Rachel sorrise: solo Leo era così impulsivo da entrare dopo aver bussato senza incontrare risposta.
- Nico ha portato la seconda mezzosangue.
Spiegato il motivo di tanta irruenza.
-Spero sia più simpatica della prima.
Rachel fu stupita del suo sangue freddo: dalla  voce sembrava non fosse successo niente.
Leo ridacchiò.
-Speriamo sì!!
Quando Betrice era stata presentata da Nico ai Sette e a Rachel, aveva subito raccolto l’antipatia di non una, non due, ma tre persone in meno di dieci minuti. Un record, aveva commentato Leo, e gli altri avevano annuito. Al pensiero di quella scena,Rachel scosse la testa.
***
-Beatrice , questi sono i Sette della profezia.- aveva esordito Nico.
-Chi è quello biondo? E’ il più bello insieme al moretto.
Frase 1: scatenata l’antipatia in contemporanea di Piper e Annabeth,fidanzate rispettivamente del ‘’biondo’’ e del ’’moretto’’.aveva pensato Rachel.
 Piper poi, aveva un motivo in più: anche lei come Beatrice era figlia di Afrodite e odiava chi si comportava come se i ragazzi fossero solo uno strumento per spassarsela un po’. Un esempio? Drew,ex- capa della capanna di Afrodite: dopo l’intervento di Piper stava quasi alla larga dai ragazzi. In quel momento Piper stava guardando Beatrice con un disprezzo misto a tristezza: quella era una delle sue tante sorelle di cui avrebbe fatto anche a meno.
Il moretto e il biondo, alias Percy e Jason, erano entrambi arrossiti, senza sapere come comportarsi.
Hazel intervenne, cercando di sbloccare quel momento di gelo.
- Ciao Bea, io sono Hazel,la sorella di Nico,figlia di Plutone. Nico è stato educato nel portarti qui?-aveva detto lanciando uno sguardo affettuoso a Nico.
-Certo che no. Nonostante questo tranquilla,sarò più che carina con lui. So che temi rimanga scapolo!
Hazel non aveva aperto bocca, lo sguardo assassino: la sua mano si era avvicinata pericolosamente alla sua spada.
Frase 2: scatenato odio sviscerale di Hazel per Bea.
Soluzione per evitare lo scannamento della nuova arrivata: trasportarla il più lontano possibile dai Sette.
Anche Nico doveva essere arrivato alla stessa conclusione. Si lanciarono uno sguardo di intesa.
-Perché  non vai a vedere la tua capanna? Rachel , vuoi accompagnarla tu …
-Certo Nico,certo. Io sono Rachel, oracolo di Delfi.
-Ah sì,Nico mi ha parlato di te! Sei quella che non puoi avere ragazzi! Che sfigata sei!
Rachel aveva sentito le lacrime agli occhi: non era una cosa carina da dire. Rachel sapeva che essere l’Oracolo di Delfi era sempre stato il suo destino eppure, la notte, si chiedeva che vita era la sua senza nessuno che le desse un motivo per continuare a lottare,qualcuno che la abbracciasse,che avesse lei nei suoi pensieri ogni momento ….Si fece forza e accompagnò Beatrice alla capanna di Afrodite facendo finta che nulla la avesse scalfita.
Eppure, anche mentre dopo disegnava, le parole della figlia di Afrodite le risuonavano nella mente.
Che sfigata sei!
Leo la riportò alla realtà.
- Rachel, tutto ok? Non stai pensando a quello che ha detto quell’oca vero?
-Ma figurati… sempre a pensare strano tu!-aveva cercato di ribattere, eppure sapeva di stare per piangere,soprattutto dopo la visione di Nico. Cosa avrebbe dovuto dire? Cosa doveva fare? 
Leo la aveva abbracciata,cercando di risollevarle il morale. Rachel aveva apprezzato quel gesto,conscia del fatto che Leo non sopportava vedere la tristezza negli occhi dei suoi amici senza fare nulla.
-Va meglio?
-Sì,grazie Valdez.
-Guarda quanta gente. La nuova arrivata deve essere sicuramente più interessante della Swift.
Era vero,c’era molta gente. Il motivo era semplice. Appena arrivata, Cleo aveva già iniziato a litigare.
***
Non era stata colpa di Cleo,Bea aveva fatto tutto da sola. Appena aveva visto che Nico era tornato aveva corso verso di lui, rimanendo di sasso. Nico e Cleo erano abbracciati.
-Tu. Come. Hai. Osato. Abbracciare. Nico. LUI. E’. MIO.
-Porca leva. Che rompipalle.-aveva imprecato Nico. Cleo lo aveva guardato confusa: Nico non aveva parlato inglese ma … italiano?
-Parli italiano? Mio padre è nato a Roma .- aveva quindi riposto nella stessa lingua.
Nico la aveva guardata sorpreso, con un sorriso sincero stampato in faccia.
-Mia mamma è di Venezia. E’lì che ha incontrato mio padre.
-Cosa cavolo state dicendo? Parlate normalmente non capisco nulla !
Beatrice fumava di rabbia. Come si permetteva quella ragazzina, neppure particolarmente bella, di rubarle Nico?
Si avvicinò a Cleo e commise un errore madornale: la spinse a terra. Cleo vide rosso. Questo dovrebbe essere un posto in cui i mezzosangue vivono in armonia?  Fantastico … 
Si era alzata e lanciata su Bea pronta a renderle la faccia tumefatta … ma venne bloccata da un ragazzo che la prese da dietro impedendole qualsiasi movimento. Doveva essere parecchio forte, e robusto.
Sentì Nico nominare un nome: Frank.
-Ehi , non iniziare il tuo soggiorno qui con una rissa: non te lo consiglio, anche se ammetto che picchiare quell’oca è una tentazione.
Cleo sapeva che Frank aveva ragione. Fece un respiro profondo e si calmò.
–Mollami, per favore. Non la picchierò,sta tranquillo.
-Ti credo, non farmene pentire.-disse Frank liberandola dalla sua morsa d’acciaio.
Si girò verso il mezzosangue. Era alto e robusto,il fisico da lottatore di sumo, gli occhi leggermente a mandorla, è cinese? si chiese Cleo, lo sguardo dolce e calmo, la pelle pallida, i capelli scuri. Era carino nel complesso, e Cleo ebbe da subito per lui una istintiva simpatia.  
Cleo si girò verso Beatrice … e non la trovò: la mezzosangue era fuggita con la coda tra le gambe.
Sorrise sprezzante: non ne sarebbe valsa la pena rincorrerla.
-Insomma gente! Che sta succedendo?- aveva detto una ragazza bionda con occhi grigi come le nuvole in tempesta, lo sguardo minaccioso. Annabeth, intuì Cleo.
Dietro di lei erano arrivati alcuni mezzosangue, alcuni dei quali Cleo identificò come i famosi Sette in base alle descrizioni di Nico. Un ragazzo bellissimo, moro con gli occhi verdi, i capelli in disordine e un costante sguardo di amore verso Annabeth, Percy pensò Cleo , una ragazza dalla bellezza mozzafiato, con i capelli castani e gli occhi caleidoscopici, che cambiavano colore ogni momento, Piper, che teneva per mano il famoso Jason, occhi azzurri e capelli biondi, e per ultima la fidanzata di Frank, Hazel , capelli color cannella e occhi dorati, la pelle color miele. Gli altri semidei erano una massa confusa, tutti a parlottare indicando Cleo e nominando Beatrice più volte.
Cleo ebbe una fitta allo stomaco e un brutto presentimento: erano tutti così uniti, amici tra di loro, che si guardavano le spalle a vicenda … come poteva farsi accettare, lei che appena arrivata stava per picchiare qualcuno?
Nico si accorse dello sguardo di panico di Cleo. Anche lui si era sentito così dopo che aveva deciso di rimanere un po’ al campo dopo la guerra dei titani, una estate prima. Doveva fare qualcosa, farle vedere che non c’era bisogno di essere così pessimisti: i Sette la avrebbero accolta a braccia aperte, e così tutto il Campo, anzi i Campi.
Stava per dire qualcosa, quando vide la bocca di Cleo aprirsi in un urlo senza suono, il dolore che traspariva dal suo viso. Si teneva il braccio e Nico notò una ferita simile ad una bruciatura, che si allargava sulla parte interna del braccio. Cosa diavolo stava succedendo? Si tuffò a prendere al volo Cleo mentre questa, scossa dalle convulsioni sveniva cadendo a terra, Frank e gli altri troppo confusi per muoversi.
Vide Rachel e Leo arrivare e la giovane oracolo guardarlo in modo strano, ma non se ne preoccupò. Tutta la sua attenzione era rivolta al simbolo formatosi sul braccio della ragazza. Una ruota spezzata decorata da rami ritorti di un melo, popolati da uccelli scheletrici.
Quando mostrò il simbolo ai Sette, tutti sgranarono gli occhi. Un riconoscimento così tempestivo ed evidente non era mai una cosa buona, ma così si spiegavano molti aspetti di Cleo: la sua rabbia sempre pronta a scoppiare, lo sguardo rancoroso verso il mondo…
-La casa sedici ha un nuovo abitante: Cleo Nils, figlia di Nemesi. –aveva annunciato Rachel, sbucata all’improvviso al fianco di Nico.
Il ragazzo sentì Cleo parlare in italiano. Era poco più di un sussurro ma riuscì a cogliere il significato
- Liv, dove sei? Non voglio vendicarti,ma … io devo. Il figlio di Ade… devo ucciderlo?
 

 



NOTA DELL’AUTRICE
Ehilà,come andiamo? Lo so che la descrizione dell’incontro tra Beatrice e i sette è scritta male, ma dovevo andare avanti: Cleo doveva essere riconosciuta al più presto! Come molti avevano capito, il ragazzo con la benda sull’occhio accennato alla fine del secondo capitolo era Ethan Nakamura, un personaggio che amo per la sua tristezza  (sniff!) e che soprattutto dopo ‘’il Marchio di Atena’’, ha reso interessante la dea della vendetta… aspetto recensioni, taaante recensioni!!! Anche critiche, so di meritarmele anche per la visione di Rachel che purtroppo prenderà una piega pericolosa nei prossimi capitoli … (e.e state tranquilli che guai per il mio Nico arriveranno a frotte! )
A proposito di prossimo capitolo: spero di inviarlo lunedì, ho numerosi problemi di connessione e tempo per scrivere non c’è mai!! Ah bé,c’est la vie, un bacione!
AliNicoKITE
P.S. Il fatto che Nico sappia parlare in italiano è spiegato nella ‘’Casa di Ade’’, non ancora uscita in Italia. NON E’ UNO SPOILER DETERMINANTE PER LA TRAMA DEL QUARTO LIBRO.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Nemesi ***


~~Capitolo 5- Nemesi

Nico era in infermeria,seduto sul letto dove Cleo dormiva. La osservava, con una espressione simile agli scienziati di fronte a una cavia particolarmente refrattaria ai test.
Cleo aveva la pelle pallida, il naso diritto e i capelli lisci, castano chiaro, che si spargevano sul cuscino formando quasi una aureola attorno al viso. Le palpebre, Nico lo sapeva, stavano nascondendo uno guardo vispo, intelligente, ma con la stessa nota di diffidenza che Nico vedeva guardandosi allo specchio tutti i giorni.  Era magra, con un fisico tonico dotato di curve non molto appariscenti che il figlio di Ade però trovava affascinanti.
E’ bellissima.-si ritrovò a pensare, pentendosi di quel pensiero nel momento esatto in cui lo formulava. Non avrebbe dovuto nemmeno essere lì, figuriamoci ammirare pure la sua bellezza. Non doveva farlo, non dopo ciò che aveva detto prima di perdere del tutto conoscenza. Una frase che aveva lasciato a Nico un vuoto nel petto.
-Il figlio di Ade … devo ucciderlo?-aveva detto in italiano.
Doveva ucciderlo, per un motivo che Nico ignorava. Se Cleo voleva farlo o meno non aveva importanza. Doveva farlo.  E quando lei ci avrebbe provato, Nico sarebbe stato pronto.
Cleo aprì gli occhi. La testa le faceva male, ma un tocco lieve sulla guancia l’aveva svegliata. Aveva visto solo una sagoma scura uscire di fretta dall’infermeria prima di perdere di nuovo conoscenza, lasciando che la visione, sempre la stessa, tornasse a tormentarla.
Quando era svenuta, aveva pensato di morire. Il dolore era troppo. Poi,improvvisamente, tutto era tornato calmo, permettendole di pensare lucidamente. Non stava morendo, era solo stata riconosciuta. Il simbolo formatosi sul suo braccio corrispondeva alla descrizione di Nico del simbolo della casa sedici,la casa dei figli di…
-Nemesi. Mia madre è Nemesi.
-Esatto cara. Nemesi.
Si girò verso la figura che avanzava nello spazio confuso dove era finita. Probabilmente stava avendo una visione, come le aveva chiamate Nico.
La figura indistinta acquisì un contorno, e divenne una donna. Da donna sembrò mutare in quella antipatica della Tombers, poi in tutte le persone che aveva odiato nella sua breve vita, ed erano così tante che l’insieme era parecchio confuso. Cleo si concentrò e vide la vera forma umana di Nemesi, come si riesce a vedere una persona conosciuta tra la folla estrapolandola dall’insieme caotico di persone. 
Era una donna austera, alta e per nulla bella, i lineamenti aguzzi e i capelli selvaggi, lo sguardo ardente. La guardava senza affetto, squadrandola e trovandola un essere insignificante per i suoi scopi. Poi incontrò lo sguardo della figlia, e sorrise.
-Hai uno sguardo così carico di odio: è per questo che sei andata oltre all’incantesimo che modifica solitamente il mio aspetto. Sei stata la mia unica figlia a riuscirci. Sì, andrai bene nella tua missione, non fallirai. Mi posso fidare.
-Che cos- iniziò a dire Cleo,basita, ma venne interrotta dalla madre,che continuò imperterrita.
- Vedi, ti spiegherò tutto, non ti preoccupare. So che mi ascolterai, questa storia riguarda l’unica persona a cui tu hai mai voluto bene davvero. Tua sorella, mia figlia: Liv Nils.
Cleo sgranò gli occhi, assalita dai ricordi che scacciò immediatamente. Doveva rimanere fredda, impassibile.
-Tua sorella era una mezzosangue,come te. Era la mia preferita, la luce dei miei occhi. Sai,avevo scelto tuo padre non  perché lo amassi, ma perché sapevo avesse una leggera traccia di sangue divino nelle vene: un discendente alla lontana di Giove, non una persona qualunque quindi. Quando lo incontrai, quasi non credevo avesse davvero sangue del signore del cielo nelle vene: era, ed è, un uomo insignificante.
Cleo rimase zitta: se voleva farla arrabbiare seriamente, avrebbe dovuto toccare altri tasti, impegnarsi di più.
-Comunque, non fui delusa invece dalle figlie che ebbi: il sangue divino era evidente, e le Parche in persona vennero da me per elogiarmi per il destino glorioso che mia figlia maggiore avrebbe avuto. Io … io ero felice, dopo tanto tempo. Poi,ironia della sorte, un dio fece per me il mio lavoro: avendo troppa fortuna,riportò l’equilibrio. Liv morì.
-Chi? Perché?- chiese Cleo: si era sempre domandata cosa fosse successo quel giorno. Il giorno in cui sua sorella aveva varcato per l’ultima volta la soglia di casa. Il giorno del lutto. Un anno fa.
Nemesi aveva la rabbia che scaturiva nella voce, pronta a scoppiare.
-Ade, quel.. lurido dio della morte. La uccise. Un regolamento di patti, aveva detto. Non mi ha mai rivelato il vero motivo. Ora tocca a te. Uccidi suo figlio, il ragazzo dell’oltretomba. Vendicami, o non immagini cosa succederà.
-Cosa? Cosa succederà? Non voglio uccidere un ragazzo innocente. Dimmi cosa succederà.
-Vedi quel marchio? Non è solo un riconoscimento. E’ la mia benedizione. Tu e tua sorella siete state le uniche a sopravvivere nel riceverla grazie al sangue di Giove nelle vene. Se mi deluderai la attiverò e ogni persona che ti sfiorerà o ti darà anche solo un minimo fastidio morirà tra atroci sofferenze. Credi che Nico di Angelo non ti deluderà mai se lo lasci vivere? In un modo o nell’altro morirà. Sta a te decidere se morirà da solo, o con tutto il Campo Mezzosangue.
Cleo rimase zitta, senza sapere cosa dire di fronte  a quella minaccia. Solo dopo che Nemesi scomparve in una luce violetta  si concesse il lusso di piangere.
 
 

NOTA DELL’AUTRICE
Lo so,lo so, il capitolo è corto e bruttino ma davvero non ho tempo di continuare!
Aspetto recensioni e in cambio domani avrete l’incontro tra Cleo e la casa sedici, con tanto di regalo a sorpresa per la nostra scalognata protagonista!
Un grazie a chi legge e recensisce o legge e basta!
Un abbraccio

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Capitolo 6
*** EROI, ALLE ARMI ! ***


~~Capitolo 7- EROI, ALLE ARMI!
(Capitolo prima della caccia alla bandiera, per evitare disguidi a causa del titolo)
Iverson era simpatico, e Cleo rideva. Come è bella la sua risata pensò Nico, per poi auto-mandarsi mentalmente nel Tartaro per la sua idiozia. Non la conosci
 Erano nell’armeria, un edificio colmo fino all’orlo di oggetti pericolosi (non portare all’interno bambini di età inferiore a sei anni avevano scritto un giorno i figli di Efesto per scherzare. Be’ avevano ragione.) e i due figli di Nemesi si stavano divertendo a ipotizzare la reazione dei loro parenti nel vederli impugnare un bazooka con la stessa familiarità con cui aprivano un tempo i libri di scuola, in un periodo che sembrava lontano mille anni. Nico era venuto solo per affilare la sua spada di ferro dello Stige, un impegno di dieci minuti al massimo, ma si era fermato all’arrivo dei due semidei. Aveva riconosciuto all’istante Cleo, e anche Iverson, con un po’ di fatica: il ragazzo era stato il primo a volersi trasferire definitivamente al Campo Mezzosangue nonostante fosse romano, per questo gli avevano ricordato qualcosa quegli occhi grigi ghiaccio. Appena li aveva visti, per non farsi vedere, si era nascosto in un armadio pieno, grazie al cielo, solo di spade di legno con la punta smussata da esercitazione, che comunque facevano un gran male. Represse una imprecazione: stava facendo tutto questo per non farsi vedere da una ragazza che voleva ucciderlo. Stava impazzendo. E’ ora di smetterla. si disse, ma nonostante questo continuò a seguire Cleo con lo sguardo.
Cleo  p. o. v.
Iverson stava spiegando perché tra tutte quelle armi pericolose avesse scelto proprio un bazooka, così ingombrante, difficile da ricaricare e rumoroso, ma io non lo stavo ascoltando: non avevano un gran fascino per me le armi ‘’moderne’’: mi ispiravano molto di più le spade appese nella stanza affianco.
Ne volevo una speciale, come Vortice per Percy o quella di Nico, così bella, risplendente alla luce del sole, con quei strani riflessi scuri, come venature argentate. Volevo la mia spada.
Iverson mi guidò verso il lato dell’armeria dedicato alle spade, ignorando i pugnali.
-Perché non mi mostri i pugnali?
-Non sei il tipo, si capisce dalla faccia!
Ridacchiai: forse era questo il bello dei fratellastri, qui al campo: ti capivano. Comunque aveva ragione: i pugnali mi sembravano le brutte copie delle spade, però prenderne uno come ultima risorsa poteva essere una buona idea.
Solo per questo ignorai per un attimo mio fratello e presi di nascosto una piccola misericordia, con la lama triangolare e il manico in cuoio nero, il pomo del pugnale decorato con una scritta in latino. La compresi con qualche difficoltà. Ultimo colpo,ultima pietà. Rabbrividii, ma lo presi lo stesso infilandolo nella cintura.
Raggiunsi di nuovo Iverson e cominciai a osservare le spade appese alla parete o buttate alla rinfusa sul pavimento. Una aveva la lama corta, con riflessi bluastri, un polipo a decorare il manico: non era il mio genere. Altre erano semplici, in bronzo celeste, senza nessuna decorazione. Nemmeno quelle mi dicevano granché.
-Se permetti, ti consiglierei questa.- provò a dire Iverson, ma la mia attenzione era già rivolta allo spadone a due mani che teneva in mano. Non era fatto in bronzo celeste, la lama aveva riflessi argentei, il manico lungo adatto alla presa di entrambe le mani in cuoio verde acqua ma soprattutto …. La lama era impreziosita da una serie di venature verdi che partivano dall’elsa come piante,il pomo era argento, ma non decorato: pensai di chiedere a quel tipo della casa di Efesto, Leo?, di inciderle il simbolo di Nemesi,mia madre. Ricordando improvvisamente il mio unico incontro con la dea, riconobbi che no,il simbolo sarebbe stato una pessima idea. Per la prima volta guardai il ‘’dono’’ di mia madre impresso a fuoco sul braccio. Mi venne l’impulso di vomitare.
-Cleo, tutto bene?
-E’ fantastica. Dici che posso tenerla?- dissi ricomponendomi.
-Certo! Fortuna che sei una ragazza.
-Perché? Cosa c’entra?
-Lo spadone non è in bronzo celeste. E’ in acciaio di Artemide.
-Cioè?- chiesi incuriosita. Artemide era una dea che mi aveva sempre affascinata, nei miti, assieme ad Apollo. Mi ricordai quando,da piccola, io e Liv avevano ricevuto un arco a testa, quello di mia sorella professionale e il mio giocattolo. Avevo adorato quel pezzo di plastica, ma ben presto mi ero resa conto che era negata: Liv invece sembrava nata con un arco in mano. Forse, se fosse venuta al Campo, sarebbe diventata amica di Alex. Una lacrima incominciò a formarsi , pronta a trascinarmi nel vortice di emozioni che la maledizione di mia madre e la morte di mia sorella avevano creato.
La risposta di Iverson mi distrasse da quei pensieri.
-Non sono un esperto in materia, so solo che come al solito Artemide privilegia le femmine: solo loro possono usare quel materiale.
-E’ un materiale recente rispetto al bronzo celeste e all’oro imperiale. In realtà non è acciaio, ma una lega di ferro e argento benedetto dalla dea.
Mi girai immediatamente riconoscendo la voce maschile del semidio. Nico.
Terza persona
Cosa gli era saltato in mente? Non era riuscito a trattenersi: quando aveva visto che Iverson era così ignorante in materia di materiali usati per scopi bellici le parole gli erano uscite di bocca senza pensare. Cleo lo stava guardando, terrorizzata.
Aspetta. Terrorizzata?  Pensò Nico.
Sì, la figlia di Nemesi sembrava sul punto di piangere. Le faceva quell’effetto?!? Nico sentì la rabbia crescere nel suo petto. Era ora di smetterla con le smancerie e di iniziare a farle capire che rischiava grosso mettendosi contro di lui. Il muro di indifferenza che mostrava al mondo si estese anche a Cleo.
-Se i figli di Nemesi sono così poco preparati, stasera perderemo tutti. Quasi quasi mi pento di aver aderito all’alleanza.
Cleo capì che si riferiva alla caccia alla bandiera: le case di Ade, Nemesi, Ares, Demetra ed Ermes erano contro  quelle di Atena , Efesto, Poseidone, Apollo e Afrodite. Iverson le aveva spiegato tutto contento che quella sera avrebbero avuto buonissime probabilità di vincere, con quelle alleanze. Gli avversari erano forti, certo, ma anche il connubio tra le case di Ares, Nemesi, Ermes e Ade era esplosivo. Se Nico però faceva così e cambiava letteralmente bandiera, le sorti potevano rovesciarsi: il figlio di Ade era da solo però la sua presenza era determinante, con la sua bravura con la spada e i suoi poteri. 
Cleo voleva andarsene,sparire dalla faccia della terra in quel preciso istante.
-Grazie delle informazioni, ora ce ne andiamo.
Nico era deluso: avrebbe preferito che gli urlasse contro. Si girò e biascicò un saluto, ignorando il dolore e la rabbia nello sguardo della ragazza, che stringeva lo spadone con le nocche sbiancate.
Tre ore dopo
Cleo aveva lo stomaco chiuso dall’emozione,dall’ansia e dalla stanchezza: Iverson la aveva allenata per due ore ininterrottamente e lei era distrutta, ma felice.
 Si era dimostrata particolarmente brava con la sua nuova arma, che sembrava adattarsi perfettamente alla presa, seguendola in ogni suo movimento. Era ancora una principiante,ovvio, ma almeno poteva sperare di non essere affettata quella sera. Al pensiero della caccia alla bandiera che la aspettava, l’hot dog che aveva sul piatto era ancora meno appetitoso.  Clash stava spiegando che si sarebbero divisi in gruppi e mossi a coppie, in modo da accompagnare un principiante con uno bravo e bilanciare la situazione.
Leggermente più sollevata, Cleo stava per addentare quell’hot dog, ma non era destino: Nico, arrivato come una furia, aveva incominciato a sbraitare contro Clash riguardo alle coppie decise dai fratelli Stoll, e Cleo dalla sorpresa aveva fatto cadere il piatto a terra, perdendo la possibilità di placare la sua fame prima della partita.
Ignorando completamente il lutto per l’hot dog che Iverson stava iniziando, si girò verso Nico.
-Non posso stare con lei, è una incapace! Travis non mi vuole ascoltare, lo ho beccato a limonarsi Katie e sembra che stasera non sarà molto presente con la testa.
- Travis… e Katie?-lo interruppe scioccato Clash, scioccato e sorridente- Era ora che quell’idiota si dichiarasse!
-NON E’ QUESTO IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE! Io-non-voglio-stare-con-lei. Punto.
-Perché? Non è carino…
-Con chi è che non vuoi stare?-chiese Cleo senza sapersi trattenere.
-Parli del diavolo… Déi della Grecia, che cosa ho fatto di male??
Solo in quel momento la figlia di Nemesi capì che Nico non voleva stare con lei.
-Aspetta Clash, nemmeno io voglio stare con lui, non è un problema.
- Sentite ragazzi, non so quali dissapori sono nati tra voi due ma io non posso farci nulla: starete assieme durante la partita: Tu Cleo sei malapena capace  di tenere in mano quello spadone mentre Nico è un fuoriclasse: hai bisogno di uno come lui che ti aiuti.
-Per le mutande di Ade ci rinuncio! – sbottò Nico coprendosi la faccia con le mani.
-C’è qualche problema? Cosa è tutto sto trambusto? –intervenne una ragazza riccia riccia rossa di capelli con occhi verdi luminosi e un sorriso accogliente.
-Rachel.- disse Nico con tono incolore, anche se dai suoi occhi traspariva affetto.
-Aspettate. Quella Rachel? L’oracolo di Delfi?
-Esatto, quella Rachel, come dici tu.-rispose lei alla domanda di Cleo ridendo.
-Uao, è un onore conoscerti!-disse Cleo, spontanea. Nico le aveva parlato della mortale scelta dall’Oracolo e lei aveva pensato, con una nota di ammirazione evidente, che doveva essere una persona veramente speciale.
-Grazie, sono stupita! Hai già preso una spada o una arma?
-Sì certo mi ha portato Iverson. Ho scelto uno spadone a due mani.-disse Cleo mostrandole la sua arma e,involontariamente, anche il simbolo sul braccio.
Rachel sgranò gli occhi. Una visione le offuscò lo sguardo, aprendole la mente verso il futuro. Collegò il disegno, la benedizione della madre e la spada in un momento. Gli occhi si riempirono di rabbia.
-Sarai tu… brutta serpe.- sibilò, lo sguardo furente, e se ne andò con i pugni chiusi, la tensione talmente evidente che quasi la si vedeva aleggiare nell’aria. Nico e i figli di Nemesi guardavano Cleo, i suoi fratelli confusi e Nico l’unico a capire tutto, a guardarla con timore.
Rachel sa, sa che verrò ucciso da Cleo. pensò il figlio di Ade, cercando di dominare la paura che stava iniziando a farlo stare male. Socchiuse gli occhi, osservando Cleo, che stava piangendo, incapace di capire il perché della reazione di Rachel, ferita dalla paura negli occhi dei suoi fratelli,che la guardavano in modo quasi ostile e sospettoso.
 Lei non vuole. Lei vuole andare contro al suo destino-si rese conto in quel momento. Voleva cambiare chi era, come voleva fare lui all’inizio, dopo la morte di Bianca. Una scintilla di apprensione nacque nel cuore del semidio. Lei era come lui. E lui la avrebbe aiutata.
-Eroi, alle armi!- tuonò Chirone.
Si sarebbe fatto spiegare tutto alla caccia. Si sarebbero aiutati. Sarebbe andato tutto bene.



 

NOTA DELL’AUTRICE
Scusate tantissimo il ritardo, ma avevo pubblicato il capitolo poi lo ho cancellato perché faceva schifo. Ma veramente. Era un vomito formato scrittura. Vabbè, spero che questo sia migliore, l'ho modifiacato e ampliato. Aspetto commenti e recensioni ,un grazie speciale a chi ha messo la storia nelle seguite o nelle preferite e per chi ha recensito!!
Un bacione
AliNicoKITE
P.S. vado al mare quindi non potrò aggiornare molto :( !! Scusate per i ritardi in arrivo !!

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Capitolo 7
*** in infermeria ***


~~Capitolo 6: In infermeria
Dopo la visione di Nemesi, Cleo aveva deciso di svegliarsi. Incredibilmente, appena aveva deciso di smettere di ammuffire in quello spazio indefinito si era ritrovata nell’infermeria, un insieme di letti bianchi immacolati tutti non occupati. Tranne uno.
Il letto era occupato da un ragazzo biondo, con gli occhi grigi scuro, i lineamenti duri e spigolosi, il fisico snello ma muscoloso. Non doveva avere più di diciassette anni, e stava seduto sul letto di fronte a quello di Cleo in perfetta forma, senza riportare ferite o lesioni. Perché era lì?
Poi si accorse che la stava fissando, squadrandola come lei stava facendo un attimo prima. Sorrideva divertito e Cleo arrossì, come colta in fallo mentre faceva qualcosa di sbagliato.  Si girò verso l’uscita dell’infermeria a pochi metri dal suo letto e cercò di alzarsi,fermandosi subito: non era sicuramente normale vedere il mondo girare su sé stesso.
-Ehi,ehi,ehi,ehi ehi, piano. Non azzardarti a uscire, non sei ancora in forze.
-Chi sei? Non sembri un figlio di Apollo.
-Perché non sembro un figlio di Apollo?
-Nessuna divisa da infermiere o arco a tracolla.
-Perspicace, la figlia della dea della vendetta!
Cleo arrossì. Un’altra volta. Quel ragazzo non sembrava molto simpatico. Comunque aveva detto giusto: quel tipo non era un figlio di Apollo.
-Paul Cosper, figlio di Atena, qui per evitare che ti faccia del male prima che torni Alex. - disse porgendole la mano. Allo sguardo confuso di Cleo, aggiunse:  - Alex è un figlio di Apollo, il mio migliore amico. Si sta occupando della tua salute da quando sei svenuta, due giorni fa.
Cleo emise un suono strozzato.
-Due giorni??
- Non stupirti, Alex ha detto che è un miracolo che sei sopravvissuta, figuriamoci stare incosciente per due miseri giorni.
-Parli di questo Alex come fosse un dio in terra in campo medico. –disse Cleo schietta, senza sapersi frenare.
Paul stava per parlare, quando una risata fragorosa lo interruppe.
-Hai capito tutto dalla vita, bellezza. Alex è un mito della medicina, oltre ad essere un figo pazzesco.
Paul rise, una risata bassa e controllata, guardando con affetto il nuovo arrivato. Alex. Cleo pensò che non stava esagerando definendosi un figo pazzesco. Sembrava un attore, il sorriso candido e gli occhi azzurro cielo, i capelli biondi non pettinati che andavano da tutte le parti, alcuni ciuffi a coprire gli occhi. Il fisico era più muscoloso e massiccio di quello di Paul, ma anche più alto. Cleo avvertì un legame di profonda amicizia tra i due semidei, e sentì una fitta di gelosia: non aveva mai avuto una persona di cui si potesse fidare, a parte Liv,ovvio. Liv che però era morta lasciandole il compito di uccidere una persona che era stata gentile con lei. Non era una cosa che si poteva dimenticare, ovvio.
-Vedi che avevo ragione? Ha arco e divisa.- disse Cleo rivolgendosi a Paul, che alzò le mani in segno di resa, sconfitto da tanta veggenza.
Era vero che Alex aveva la divisa da medico, decorata da simboli dorati risplendenti alla luce del sole.In quel momento il giovane semidio si stava avvicinando a Cleo con un bicchiere in mano.
-Nettare.-intuì la ragazza-Devo berlo immagino.
-Esatto. Tutto d’un fiato, ti permetterà di uscire di qui. Non puoi mica perderti la caccia alla bandiera di stasera.
Ah già, penso Cleo, la caccia alla bandiera con tanto di spettatori romani: Nico gliene aveva parlato.
Prese il bicchiere e bevve il nettare, che per lei aveva il sapore di cioccolata calda fumante, quella che prendeva di inverno quando faceva freddo, le dita gelate dalla neve riscaldate dalla tazza bollente. Chissà che sapore aveva per gli altri, si chiese. E per Nico poi, chissà di cosa sapeva: un pastruglio infernale composto di ossa e sangue magari. Alex aveva avuto ragione: dopo aver bevuto il nettare, riuscì facilmente ad alzarsi, desiderosa, in realtà, di conoscere altri figli di Nemesi, un domanda in mente: avevano anche loro avuto una visione dopo essere stati riconosciuti? Qualcosa le diceva di no.
Quasi a farlo apposta, l’infermeria fu invasa in quel momento da tre ragazzi e due femmine, tutti vestiti di grigio con le armature addosso, il simbolo di nemesi impresso a fuoco. Il cuore di Cleo fece una capriola: aveva cinque compagni di capanna, ed erano venuti a trovarla!
Alex la salutò con un cenno: le lasciava la possibilità di un po’ di intimità con la sua nuova famiglia. Lei sorrise anche quando Paul, rosso come un peperone, le diceva che magari ci si trovava in giro,uno di questi giorni. Annuì confusa: Paul era carino, e timido come lei. Poteva essere un buon amico.
-Hai fatto colpo su un figlio di Atena sbavando sul cuscino dell’infermeria: sono sinceramente colpita.- esordì una ragazza mora molto riccia, gli occhi nocciola come quelli di Cleo che brillavano divertiti.-Mi chiamo Katlin,soprannome Kay, comunque, e questi sono Joseph,quello coi capelli biondo cenere e lo sguardo poco intelligente,EHI, sto scherzando non picchiarmi! Continuiamo: la coppia maschio e femmina mori con i capelli corti e la pelle abbronzata sono Clash e Riley, i nostri stimati capigruppo, e infine c’è l’unico mezzosangue figlio di Nemesi venuto dal Campo Giove:  Iverson.
Iverson la fissava, un ciuffo di capelli castano scuro a coprire l’occhio destro, la bocca piegata in un sorriso sincero: era appena arrivato da un altro campo, la capiva. Gli occhi erano del colore del ghiaccio,talmente chiari da confondersi quasi con la cornea, la pelle leggermente abbronzata e il fisico atletico e scattante. Cleo notò che erano tutti diversi tra loro, eppure avevano qualcosa in comune nello sguardo,una nota di rabbia e dolore che teneva la gente lontana da loro.
Clash era più imponente della sorella, e quando si avvicinò a Cleo con una sacca sulle spalle lei quasi ne ebbe paura, poi si diede dell’idiota: era suo fratello, bisognava svegliarsi! Clash le sorrise e rovesciò il contenuto della sacca sul letto prima occupato da Cleo. Una armatura di una strana lega di metalli grigio scura della sua misura: un regalo.
-Sapevamo che al tuo arrivo al campo era il tuo compleanno: la casa di Efesto la ha fabbricata per te in cambio del terzo turno delle docce quindi…
-Oh cavol …. non dovevate! Io.. io non so cosa dire … è bellissima.. ma non so combattere!
Iverson rise:- Ti insegnerò a combattere in un pomeriggio se ti va!Gli altri sono impegnati, ma se vuoi un altro insegnante capisco benissimo..
Si interruppe. Cleo lo aveva abbracciato.
-Grazie a tutti.- aveva detto Cleo con le lacrime agli occhi.
-Abbraccio di gruppo!!!- aveva urlato Kay.
Erano rimasti così, tutti abbracciati stretti stretti, per un po’ poi avevano sciolto l’abbraccio,ognuno andando per conto proprio, Iverson e Cleo chiacchierando mentre andavano all’armeria.


NOTA DELL’AUTRICE
Tadaaan… in questo capitolo tanti nuovi personaggi!! Vi piacciono? Spero di sì, ci ho messo molto cuore soprattutto nel descrivere Iverson! Recensite recensite recensite perfavore!!! A domani con Iverson e Cleo all’armeria!
Un saluto affettuoso
AliNicoKITE

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Capitolo 8
*** Caccia alla bandiera (1) ***


Capitolo 8-la caccia alla bandiera
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Prima di scrivere questo capitolo vorrei dirvi qualcosa: mi sono resa conto che in ben sette capitoli la storia era a malapena iniziata e gli ultimi due capitoli erano serviti a ben poco per il suo sviluppo. Vi chiedo scusa, e adesso spero che le cose cambieranno: più azione (perchè prima ammettiamolo, era un mortorio), dialoghi sensati tra Nico e Cleo (se ci riesco) e capitoli moolto più consistenti ( se ce la faccio sempre, perdonate la mia poca bravura). Questo comporta che spero di ricevere recensioni, (sicuramente più dell'ultimo capitolo :( ci sono rimasta malissimo ma ehi, rileggendolo posso capire) e aggiornerò con più calma, aspettando venga fuori qualcosa di avvincente ogni capitolo. Vedete voi se in questo capitolo mantengo fede alla parola.... ASPETTO RECENSIONI ANCHE MINUSCOLE VI PREGO! (SO che tra voi si nascondono i temuti leggo-ma-non-recensisco....nemici dello erede temete!)
 
P.S. per farvi felici (?) vi attende un piccolo excursus su una coppietta che shippo al massimo... Buona lettura e un abbraccio soffocante dalla vostra
AliNicoKITE
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Cleo p.o.v.
Mi mettevo l'armatura seguendo l'esempio di Kay, ma la mia testa pensava ad altro.
Gambali. Pensavo ad Iverson e agli altri,che dopo l'uscita di Rachel non mi parlavano quasi più. Una piccola lacrima.
Corazza. Pensavo a mia madre, il suo simbolo impresso sull'armatura. Pensavo a Liv, a come fosse morta e da parte di chi.
Una altra piccola lacrima.
Elmo. Pensavo a Nico, che prima di andare a prepararsi mi aveva parlato mentre mi abbracciava cogliendomi di sorpresa, io ancora in lacrime. Ti aiuterò Cleo,sistemeremo tutto.
Mi guardai allo specchio, asciugai le lacrime. Sorprendendo me stessa, vidi la mia bocca incurvarsi in un piccolo sorriso. Presi la mia spada e la misericordia e seguii Clash e gli altri senza guardarmi indietro.
 
Terza persona
 
Nico vide arrivare il gruppo della casa di Nemesi, tutti a parlottare e Cleo dietro un po' in disparte. I romani avrebbero fatto da giudici, alcuni un po' perplessi sulle regole del gioco.
-Ma non si sta in squadra, è troppo individualista.- stava dicendo un ragazzo castano scuro con gli verdi, mentre con le dita inconsapevolmente faceva crescere una pianticella d'edera. Un figlio di Demetra...no di Cerere, è Romano .capì Nico.
-Come non si sta in squadra ci sono due bandiere non centinaia coglione!- rispose una ragazza asiatica rossa di capelli, gli occhi azzurro pastello. Nonostante le parole dure, stava sorridendo, spalla contro spalla con il ragazzo. Nico lei la aveva già vista, era stata indeterminata per molto tempo nella casa d Ermes, poi il padre, che adesso non si ricordava chi fosse, aveva deciso di degnarla di uno sguardo donandole dei poteri alcuni dicevano molto interessanti, soprattutto a detta di Jason. La sua casa non partecipava, come molte quel giorno, soprattutto le case degli dei minori.
Quasi leggendogli nel pensiero, arrivò Percy, tutto gasato nella sua armatura leggera.
-C'è poca gente rispetto al solito, ma almeno i migliori ci sono.
-Ti riferisci a te con poca modestia Jackson?
-Cosa te lo fa pensare?- rispose il figlio di Poseidone con aria falsamente innocente- Io mi riferivo ad Annabeth e a Piper.
-Sarebbe una battuta ironica Percy?- disse Piper sbucata da chi sa dove, Katoptris pericolosamente vicino alla gola di Percy.
-Sembra che tu sia nei guai.- esordì Hazel, anche lei quasi comparsa dal nulla.
-State cercando di farmi venire un infarto per caso? Vi muovete nascosti nei cespugli?- esclamò Nico, usando un tono insofferente per fare arrabbiare Hazel.
-Forse.- disse qualcuno da dietro la spalla del figlio di Ade,che fece un salto e un urlo non proprio  virili. Era stata Annabeth, che rideva spensierata, la spada di avorio (n.d.r. particolare derivato dal libro ''la casa di Ade'') che penzolava alla cintura,gli occhi grigi che scintillavano divertiti, quasi vedesse già come lo avrebbe battuto facilmente quella sera. Già, Nico avrebbe avuto contro Annabeth,Piper, Percy e Leo: una serata difficile. Dietro Annabeth stavano arrivando il resto dei Sette con Rachel e Reyna,alcuni pronti alla battaglia altri come Reyna in tenuta ufficiale, toga compresa. Erano tutti carichi per la serata, Leo particolarmente. Già,si rese conto Nico, sarebbe stata memorabile.
Un grido interruppe l'allegra rimpatriata. Iverson correva verso di loro, il volto cereo.
Tre parole e tutti corsero.
-Il bosco brucia.
 
Cinque minuti prima.
 
Cleo stava camminando in coda al gruppo dei suoi fratelli, la testa talmente sovrappensiero che continuò a camminare fino a raggiungere una zona isolata. Le parole di Nico le avevano dato un po' di speranza. Sentì un rumore, un ramo spostato. Si guardò intorno senza trovare nessuno. Forse era meglio tornare dagli altri, si disse. Un altro crepitio di foglie vicino a lei. Troppo vicino a lei. Si girò di scatto, lo spadone pronto. Per un attimo si sentì sollevata a vedere solo una ragazza. Poi vide che aveva le zanne, una gamba diversa dall'altra e artigli sfoderati.
Sentì la paura attanagliarle le viscere, impedendole di muoversi. Nico le aveva detto qualcosa su mostri del genere, ma la sua testa non ragionava, bloccata a dire ''Ha le zanne e una gamba di metallo. Quella cosa ha le zanne e una gamba di metallo!!''e altre frasi molto intelligenti.
-Sono dalla tua parte carina,abbassa quella spada.-esordì la ... cosa, il volto che a momenti sembrava bellissimo,ad altri un mostro con gli occhi interamente rossi.
Tu sei dalla mia parte e io sono Napoleone. pensò Cleo, ma non disse nulla, e nemmeno abbassò la spada.
-Cosa diavolo sei?-disse cercando di non far trasparire paura, la voce ferma mentre le gambe, traditrici e inutili,pensò la semidea,che tremavano.
La ragazza emise un suono rauco e acuto. Solo dopo alcuni secondi Cleo capì che non si stava strozzando ma che rideva, dopo aver abbandonato definitivamente l'illusione del suo aspetto e mostrandosi in tutto la sua... originalità.
Sembrava un assemblamento finito male, come se ad un certo punto non si fossero trovati più i pezzi per la gamba sinistra e un essere molto intelligente avesse deciso di arrangiarsi con quello che aveva. L'insieme non era dei migliori. Decisamente.
-Sono una empusa, ambasciatrice di Ecate e di tutto il consiglio degli dei minori.
-Consiglio degli dei minori?
-Vi partecipa anche tua madre: tutti gli dei mai guardati come esseri alla pari dagli dei dell'Olimpo, i migliori, puah! Quando Ade ha fatto quello che ha fatto hanno deciso di riunirsi..
-Cosa ha fatto?
-Non te lo posso dire, ordini delle Parche: saprai tutto dopo averci dimostrato la tua lealtà, eseguendo il tuo compito.
-Io non ucciderò mai Nico.
L'empusa ringhiò in modo poco amichevole.
-Come?
-Non lo ucciderò mai.-ripeté Cleo. Nonostante la paura, sapeva che non poteva continuare in quel limbo, senza poter dire a nessuno cosa accedeva perché lei era tecnicamente dalla parte dei cattivi, non aveva avuto il coraggio di dire di no a sua madre. Ora aveva fatto il primo passo. Doveva solo accetarne le conseguenze.
-Hai firmato la tua condanna figlia di Nemesi. Tua madre dovrà trovare una altra paladina.
E si lanciò all'attacco. Si muoveva veloce, sfoderando gli artigli e attaccando da più lati, Cleo impegnata a non lasciarci un braccio o peggio. Era una danza mortale, molto più difficile e letale di come la aveva descritta Iverson. Doveva trovarsi un altro insegnante. Se sopravviveva.
L'empusa ottenne la prima vittoria: un taglio, superficiale grazie al cielo, sul braccio sinistro. L'empusa attaccò con più forza, il braccio di Cleo che bruciava.
Sto per morire si ritrovò a pensare. Parò a malapena gli ultimi attacchi, l'empusa che rideva certa della vittoria, Cleo che cadeva a terra, un dolore cocente alla spalla e al braccio, il sangue che cadeva copioso...
-Muori piccola semidea.
La sua mente formulò un pensiero molto intelligente come 'NO', ma ormai sapeva che non ci sarebbe stato nessuno a proteggerla, sarebbe morta lì, ritrovata da qualcuno durante la partita, una fine troppo ....inutile, stupida, non posso morire ora, ho appena scoperto chi sono io....IO NON VOGLIO MORIRE ORA!
L'empusa si lanciò per l'attacco finale e... la spada prese fuoco. Le venature verdi che la avevano spinta a scieglierla nell'armeria eruttavano fiamme smeraldine, mani di fuoco greco che lambirono gli alberi attorno e che le diedero la forza di alzarsi. Era scioccata, l'empusa più di lei. Era uno spettacolo magnifico... e terribile, pensarono i Sette e Nico appena accorsi.
Cleo mozzò la testa del mostro, le fiamme che incominciavano a scemare, un ultimo sospiro per poi sparire. La figlia di Nemesi era paralizzata.
-Come diavolo ci sei riuscita?- disse Leo incredulo-Che meccanismo è?
-Ma soprattutto cosa ci faceva una empusa nel bel mezzo del bosco?- chiese Reyna, gli sguardi di tutti in cerca di risposte che Cleo non poteva dare.
-Io... devo andarmene.- disse incominciando a correre nel bosco, senza tenere conto dei rami che la graffiavano e del dolore delle ferite, la testa piena di domande e tristezza, le immagini delle facce dei Sette e di Nico che la guardavano con una nota di paura, paura dell'ignoto, Rachel che la fissava confusa. Rachel. Lei avrebbe detto tutto, se ne doveva andare, doveva fuggire prima che fosse troppo tardi, era tutto finito ancor prima di cominciare, tutto , la sua permanenza lì,la possibilità di una amicizia, Nico... Nico che la stava rincorrendo. Nico che la placcò facendola cadere, Nico a cui lei si aggrappò per non piangere, il suo sguardo nero rassicurante.
-Non ti posso lasciar sola un minuto.- disse facendole poggiare la testa nell'incavo della sua spalla,Cleo troppo scioccata per rifiutare, grata che lui fosse sempre lì, anche se la conosceva da due giorni, con la certezza che erano uguali, lui e lei. I due esclusi.
-Cosa è successo?
-Credo che l'acciaio di Artemide si sia attivato in qualche modo. Ho pensato che non potevo morire così e... e ha preso fuoco.
-E l'empusa? Cosa ha detto,cosa diavolo è accaduto?-il ragazzo trasalì sentendo il sangue scorrere sul braccio-Sei ferita.
-Non è nulla, devo dirti tutto. Gli dei minori ti vogliono uccidere, non solo mia madre, tutti. Tuo padre ha fatto qualcosa, qualcosa che avrei potuto sapere se ti uccidevo...ma ho detto che non lo avrei mai fatto.
-Nemmeno per sapere cosa aveva fatto mio padre a tua sorella?
-Mi credi così facile all'assassinio?-sbottò scandalizzata.
-No,no tranquilla è solo che... mi fa piacere. Non sono riuscito nemmeno un attimo a parlarti con indifferenza, tu sei... un fuoco divoratore, una furia, hai gli occhi così pieni di dolore e rabbia... la spada ti rispecchia. Il fuoco sembrava voler uscire da te, dalle tue emozioni...- si fermò, sconvolto da ciò che aveva detto.
-Dovrei arrabbiarmi ora?
-No. Devi solo curarti e poi venire a sta cavolo di caccia alla bandiera.
Lei sorrise alzandosi a fatica.
-Vado in infermeria, tu... non dire nulla ai Sette. Ti prego.
-Non ti preoccupare. Tu solo...
-Sì?
-Cerca di sorridere. Sei molto più carina.
Cleo diventò rossa e corse dai suoi fratelli, la ferita che non sembrava più farle poi tanto male.
 
Alex era di turno all'infermeria, come sempre quando c'era da divertirsi. Aveva un talento per scegliere all'inizio di ogni stagione estiva, i turni nei momenti sbagliati. Grazie al cielo c'erano i fratelli Stoll. Erano arrivati senza armatura, avevano deciso di non partecipare,il motivo sotto gli occhi di tutti. Travis si era fidanzato con Katie, finalmente avevano pensato tutti,  e quindi si
stavano entrambi godendo il momento magico camminando mano nella mano fissandosi increduli come per dire ''Proprio tu? Ora?'' e sorridendo in modo ebete. Connor, dal canto suo, non partecipava senza ''la parte stupida del mio cervello'' affianco, per usare le sue parole esatte.
Alex stava quindi parlando con un Connor abbastanza depresso che sentiva la mancanza dei ''vecchi tempi'' (risalenti a tanto tempo prima: quel pomeriggio), quando Travis e Connor erano ancora una squadra,senza Katie di mezzo, quando vide correre verso di lui la figlia di Nemesi che aveva curato e che aveva rubato il cuore del suo migliore amico senza nemmeno parlarci, tutta in armatura ma con un rivolo consistente di sangue che le bagnava la maglietta.
-Chi è quella ragazza?
-Cleo Nils, quella che nella caccia hai messo con di Angelo. Perché?
-E' carina con quella armatura.
Be', guardandola Alex dovette ammettere che Connor non aveva tutti i torti. L'armatura grigio scuro le fasciava bene il corpo, mostrando le curve nel modo giusto, l'elmo che non riusciva a contenere i capelli castano chiaro che spuntavano fuori in modo disordinato ma carino... Improvvisamente capì perchè il figlio di Atena aveva deciso di fare un pensierino su quella ragazza. Sfoderò il suo sorriso più affascinante quando lei li raggiunse chiedendo aiuto. Deluso si accorse che la ferita era superficiale: gli sarebbe piaciuto parlare con lei tutta la serata con la scusa che la ferita era troppo grave. Ci mise appena due minuti per rimetterla in sesto.
-Wow, sei davvero bravo, grazie mille. Il tuo amico è...?
-Connor Stoll, e tu sei bellissima in quella armatura.- intervenne il figlio di Ermes.
Cleo non era abituata a ricevere complimenti, Alex lo intuì subito. Era diventata bordeaux e la sua espressione non prometteva nulla di buono.
-Un tipo senza peli sulla lingua, non c'è che dire.-borbottò per poi biascicare un grazie, rivolto a chi non si sa, e correre via.
 
(Muahahaha ecco la piccola sorpresa: mentre la nostra Cleo raggiunge Nico, che appare un po' troppo espansivo nei suoi confronti ((?)) la mente malata dell'autrice sposta l'attenzione sui due piccioncini più belli della casa undici... ECCO A VOI SIGNORI E SIGNORE..... TRAVIS E KATIE * si aspetta degli applausi poi non potendo sentirli via internet se ne va sconsolata a rompere la privacy del più dolce combinaguai del secolo assieme alla vivace Katie G....*)
AVVISO DI SERVIZIO: i pensieri e le parole di Katie saranno in corsivo, quelli di Travis in grassetto :)
 
Travis e Katie camminavano in silenzio, ognuno pensando all'altro, incapaci di capire come era successo,come erano arrivati lì. Non era stato un colpo di fulmine, tutt'altro, tra loro era nata in lunghi anni una amicizia fatta di scherzi e scuse, scuse e scherzi. Scherzi a volte veramente inopportuni, ma che avevano fatto ridere la figlia di Demetra, che da quando era morta una delle sue migliori amiche, Silena Beauregard, rideva ben poco. Scherzi che le avevano dato occasione di vedere la bontà con cui Travis si occupava dei nuovi arrivati, degli abitanti della cabina undici, coloro con cui, insomma, faceva gli scherzi più divertenti, per strappare un sorriso anche ai non riconosciuti che ammuffivano nella sua cabina. Scherzi che le avevano fatto capire quanto ci si potesse fidare di lui, osservando come non lasciava mai a Connor o ad altri il permesso di prendersle sgridate al posto suo. Ma così è nata l'amicizia, si diceva Travis,non l'amore. Cosa le ha fatto capire che mi amava?Mi ama davvero? Può il suo sorriso, più bello di ogni fiore, essere rivolto in quel modo a me? Come è possibile?
Si sarebbe stupito a pensare che Katie si poneva le stesse domande, solo all'incontrario. Dopotutto, si erano baciati in modo piuttosto accidentale.
Katie stava camminando tra i campi di fragole, assorta. Senza rendersene conto, faceva crescere fiori dove passava, fiori che rispecchiavano il suo umore. Erano rose rosse, vermiglie e bellissime. Katie era felice. Quella mattina, Travis era andato alla cabina di Demetra con un secchio in mano, pronto per dare con Connor il buongiorno a tutti nel suo modo preferito. Purtroppo, o per fortuna, Katie in quel momento stava uscendo in pigiama. Bisogna specificare cosa era il pigiama in questione: una canottiera aderente che le arrivava a metà coscia e culotte nera. A vedere Katie in quello stato, Connor era andato via con molto tatto, Travis invece era rimasto con il secchio in mano, incapace di parlare di fronte a tanta bellezza, perché Katie era naturale e bellissima come le piante di cui si prendeva cura. I capelli castani lisci erano raccolti in una treccia veloce decorata da minuscole violette, nate dalle mani della semidea mentre si legava i capelli. Gli occhi erano verdi come la linfa degli alberi, come le foglie appena spuntate, quando il colore che hanno è ancora pieno di vita e intenso, pronto a sfociare in verde scuro, il colore degli occhi di Travis. Il naso era decorato da minuscole lentiggini, la pelle leggermente ambrata dopo l'estate, il fisico formoso, che spesso era nascosto dalle camicie da lavoro che indossava per curare i suoi amati geranei. Travis in quel momento la vedeva come era davvero, un fiore esotico perché per lui, lo sapeva, sarebbe stato sempre imprendibile. Aveva deciso da tempo di non parlarle dei suoi sentimenti, non volendo rovinare la loro amicizia, costruita così lentamente, ma con le fondamenta d'acciaio. La verità è che non volevano ammettere entrambi, che il loro sentimento fosse così vivo e passionale, che la voglia di abbandonarsi tra le braccia dell'altro fosse così forte, dopo tanto tempo passato a rincorrersi per picchiarsi amichevolemente. Aveva deciso di non parlare certo, ma le parole gli uscirono di bocca come un fiume in piena.
Sei bellissima, più bella di qualsiasi ragazza abbia mai visto. aveva detto, stupito dal suo stesso coraggio, sollevato che lei non lo picchiasse perchè in realtà la figlia di Demetra era la persona più felice della terra in quel momento, solo che mascherava tutto in una espressione sorpresa ma impenetrabile.
Nessuno me lo aveva mai detto io... COSA DIAVOLO VOLEVI FARE CON QUEL SECCHIO TRAVIS STOLL?????
Era finita come sempre, con lei che lo rincorreva facendo crescere ortiche sul cammino del figlio di Ermes per farlo cadere, lui che rideva. Ma qualcosa era cambiato. Quel complimento. Quello che faceva crescere le rose tra i campi di fragole. Quello che l'aveva resa così felice.
Stava quindi camminando con un sorriso stupido sul volto quando era inciampata. Inciampata nel corpo di un ragazzo sdraiato sull'erba. Il corpo di Travis che l'aveva presa al volo, le labbra di lui su quelle di lei. Era diventato un bacio passionale, una scoperta l'uno per l'altro, un bacio così atteso che sembrava impossibile fosse così bello. Lei aveva accarezzato i suoi capelli ricci, aveva disegnato cerchi invisibili sui suoi addominali, si era persa per lui. E si chiedeva come era nato tutto.
-Quando hai capito che ti piacevo?- aveva detto strappando entrambi ai propri pensieri così simili.
Travis sorrise.
-Alla battaglia di Crono a New York. E' stato allora. Stavo combattendo con i figli di Ermes, ma il morale era a terra. Luke era a capo dell'esercito nemico, era una ferita mai chiusa che faceva pensare 'siamo morti, è la fine'. Combattevamo. Cadevano i miei fratelli e io e Connor continuavamo schiena contro schiena. Mezzosangue nemici, mostri, nessuno doveva toccare gli altri. Ho incominciato a pensare come avrei fatto senza le persone a cui tenevo di più Connor e... te. Il mio pensiero è corso a te, alla mia preda di scherzi, alla ragazza che mi lasciava di nascosto nel letto le ortiche, alla bambina con le trecce che era diventata la bellissima ragazza che sei ora. Ho capito che avevo un motivo grande per continuare a vivere, e sono sopravvissuto a entrambe le guerre guidato dal tuo sorriso. tu invece..?
-Ho capito molto più tardi di te perchè mi arrabbiavo quando non mi facevi gli scherzi la mattina, perchè attendevo la tua sveglia con l'acqua gelata, perché non dicevo mai niente a Chirone... lo ho capito solo quando solo stata gelosa di te e Drew....quando stavo così male a vedere i suoi corteggiamenti...io..
Katie non aveva potuto continuare. Stava baciando il figlio di Ermes più bello del mondo si suoi occhi.
 
TADAAAN....CHE VE NE PARE? ADESSO TERMINO QUI SPERO DI PUBBLICARE AL PIU' ESTO IL CAPITOLO 8,5 CIOE' LA FINE DI STA CAVOLO DI CACCIA ALLA BANDIERA.... MI ASPETTO UN COMMENTINO VI PREGOOOOOOO
un bacio enorme a chi legge o/e commenta o/e mette la storia nelle seguite o preferite... Vi voglio bene ;)
AliNicoKITE

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Capitolo 9
*** Caccia alla bandiera (2) ***


Capitolo 9- Caccia alla bandiera (2)
 
Cleo ,ancora piacevolmente confusa dal complimento di Connor, corse fino a raggiungere Nico. Dovevano parlare, iniziare a fare qualcosa per risolvere la situazione.
-Sei tornata.-disse Frank, un sorriso sincero sul volto. Teneva per mano Hazel mentre Leo stava parlando fitto fitto con una sua sorellastra, impegnato a descrivere un meccanismo alquanto complicato che però la ragazza sembrava capire benissimo. Rachel non c'era mentre Reyna chiacchierava con Piper e Jason, e sembrava rievocare una gesta di guerra dai suoi movimenti con le mani. Jason sorrideva, come se la storia fosse un pezzo della sua infanzia, cosa probabilmente vera, mentre Piper ascoltava assorta, Annabeth dietro di lei che sgridava Percy per essersi messo l'armatura al contrario. ''Testa d'alghe'' e ''Sapientona'' erano i pezzi forti della loro conversazione,per intenderci. Nico la guardava, lo sguardo impassibile, Hazel che lo fissava in modo strano.
-Possiamo parlare?- chiese al figlio di Ade Cleo.
-Dopo, adesso raggiungiamo gli altri, la partita inizia.
Alle parole ''la partita inizia'' tutti si dileguarono raggiungendo i vari schieramenti. Jason e Reyna andarono vicino a Frank, Hazel e Chirone per poter assistere al primo impatto delle due linee d'avanzata degli schieramenti.
Cleo e Nico corsero da Clarisse, che sbraitava cercando di richiamare tutti i membri della squadra rossa all'appello. C'erano quasi tutti, impegnati a discutere la strategia del giorno. Ogni coppia aveva una zona e una certa posizione. Nico andò a vedere e sorrise freddamente.
-Che dobbiamo fare?- disse Cleo impaurita dalla espressione del semidio, ancora un po' scioccata dall'attacco dell'empusa.
-Avanzare nella seconda linea d'attacco verso la bandiera.
-Attacchiamo frontalmente? Non mi sembra una buona cosa.
-Fidati di me.-rispose il ragazzo guidando Cleo nel dedalo di schieramenti e coppie.
Chirone prese la parola e tutti si zittirono.
-Questa è una occasione importante semidei greci e romani, una serata in cui potremo vedere quanto in fondo siamo simili...- aveva cominciato Chirone e Leo, dalla parte della squadra blu, faceva finta di dormire scatenando risatine soffocate.
Forse si era accorto che il discorso era noioso, forse voleva anche lui iniziare la visione della partita, sta di fatto che Chirone si zittì per incominciare a descrivere le regole del gioco che però tutti sapevano, quindi erano ancora più soporifere.
-YAWN!- sbadigliò Leo piuttosto apertamente.
-Sembra che nessuno voglia sentirmi, non è vero Valdez?,-disse il centauro facendo diventare il figlio di Efesto del colore delle fiamme che evocava- quindi diamo inizio a questa partita. Che vinca il migliore. Al suono del corn...
Non riuscì a finire, gli schieramenti avevano iniziato la battaglia e la squadra blu sembrava avere il sopravvento, Annabeth in attacco e Percy e Piper malvolentieri in difesa. Quest'ultima però vide subito il punto debole della difesa della squadra rossa e decise di portare la sua capanna all'attacco con molto successo. Nico lanciò una imprecazione.
-Se Piper supera il ruscello siamo morti- sentì Cleo Nico sussurrare tra i denti.-Cleo, seguimi.
E incominciò a correre. Percy lo vide correre verso Piper e gli balzò davanti con un gran sorriso e uno scintillio negli occhi.
-Non ti lascerò passare.
-Cleo vai da Piper e bloccala io me la vedo con Percy.-disse il figlio di Ade, un sorriso gelido rivolto verso il cugino.
La semidea voleva protestare, lei non sapeva combattere... poi vide come combattevano i due ragazzi e stette zitta. I migliori in campo sono sempre destinati a combattere tra di loro. Bronzo celeste e ferro dello Stige cozzavano tra loro in assoluta parità, le spade talmente veloci che sembrava impossibile fossero mosse solo da ragazzi, entrambi che lottavano conoscendo uno le mosse dell'altro parandole e attaccando in un circolo senza fine. Poi vide saettare una misericordia che conosceva bene. Cleo guardò la cintura e vide che la sua misericordia era sparita per poi ritrovarla tra le mani del figlio di Ade,che con una mossa abile prima lanciò Vortice lontano poi avvicinò il pugnale di Cleo alla gola di Percy,che però rideva.
-Tanto ti ho trattenuto abbastanza.
Cleo e Nico si girarono in contemporanea per vedere una Piper molto soddisfatta sorpassare il ruscello sgominando i figli di Demetra.
Senza dire una parola i due si lanciarono verso la capo cabina di Afrodite, Nico che però deviò la sua traiettoria per scontrarsi di nuovo con Percy, ora al fianco delle figlie della dea dell'amore, Vortice chissà come di nuovo in pugno. Cleo si ritrovò di fronte a Piper... e incominciò l'inferno. Non aveva mai pensato un pugnale fosse così letale, soprattutto se in mano a un viso così dolce a prima vista.
Piper attaccava e Cleo a malapena parava, la scena paurosamente simile a quella avvenuta con l'empusa. Cleo però pensò come era andata a finire, si concentrò... e sentì di nuovo il calore delle fiamme sprigionarsi dalla sua spada, stavolta docili e al servizio della figlia di Nemesi che animata da nuova forza, incominciò a farsi guidare dall'istinto e ad attaccare. Para, schiva, affondo, lei para ma di nuovo Cleo si fionda sul lato che ha appena lasciato scoperto... non sapeva nemmeno lei cosa stava facendo solo si accorgeva stava funzionando...Katoptris cadde a terra e Piper sorrise, una nota di curiosità e affinità tra le due che brillava nei loro sguardi.
-Sei brava.-disse solo-Dirò a Nico di portarti alla prossima riunione.
-Riunione?- ma Piper se ne era già andata , Nico invece correva, sudato ma lo sguardo felice.
-Lo ho battuto una altra volta, yep!- diceva esaltato. Poi si rese conto che Piper era stata sconfitta e fissò Cleo incredulo.
-Fiamme?
-Già.
-Sai come hai fatto?
-No.
-Qualunque cosa sia, continua a farla.
Ridacchiarono entrambi felici per le vittorie riportate e, stavolta, si lanciarono all'attacco.
Le fiamme di Cleo abbattevano combattenti esperti, la particolarità dello spadone unita alla nuova bravura della ragazza che seguiva Nico,una ombra che abbatteva tutti senza alcun riguardo e pietà. Correvano senza fermarsi, l'adrenalina in circolo, Nico che sembrò alla ragazza un demone vendicatore, spietato ma bellissimo. Represse quel  pensiero idiota e continuò a seguire l'elmo nero del ragazzo.
Continuò così per qualche minuto, la bandiera sempre più vicina e... le trappole scattarono.
Dei lacci spuntati da chissà dove sollevarono le caviglie dei due semidei, che lanciarono un urlo simultaneo seguito da un' imprecazione colorita:le spade erano cadute a terra.
-VALDEZ IO TI UCCIDO PICCOLO ELFO DEMONIACO!-sbraitò Nico, che aveva già capito tutto.-ECCO PERCHE' NON SI VEDEVA LA TUA BRUTTA FACCIA IN BATTAGLIA. ABBI IL CORAGGIO DI USCIRE FUORI, TU E ANNABETH!
Una risata fragorosa e Leo e Annabeth uscirono da una tenda mimetizzata, un sorriso smagliante sui loro visi.
-Sappi che erano dedicate a te ciccio. Annabeth aveva previsto che saresti arrivato in pompa magna frontalmente con la figlia di Nemesi. Non è stata una mossa astuta lamentarsi di essere in coppia con lei perchè dopo la Sapientona ha capito tutta la strategia ...
-Dopotutto ''Atena ha sempre un piano'' no?- lo interruppe Nico imitando la voce soddisfatta di Annabeth.
-Esatto. Non dirlo a Percy però: non sa che era tutto programmato, il suo passaggio da difesa ad attacco e il suo essere battuto da te. Normalmente lui ti batte ma oggi avevi un buon motivo per fare una bella figura no?-disse Annabeth con uno sguardo eloquente.
Nico divenne bordeaux e Cleo commentò confusa.
-Quale motivo?
Leo la guardò stralunato.-Non dirmi che non te ne sei accorta.
-Cosa?
Leo incominciò a ridere.
-Cosa??- ripeté Cleo - Perché ridi?
-Se dici qualcosa Leo ti regalo un biglietto di sola andata per gli Inferi... e poi non è vero.-borbottò Nico ancora simile a un pomodoro.
Cleo cominciò a spazientirsi di stare a testa in giù.-Ci lascierete qui ancora per molto?
-Per tutto il tempo necessario per vincere.-rispose Annabeth avviandosi con Leo verso la battaglia, Nico che le faceva il verso con voce stridula.
-Il tempo necessario per vincere gné gné gné...
Cleo intanto era diventata anche lei rossa bordeaux, accorgendosi di un particolare: Nico non aveva la corazza e la maglietta nera, essendo a testa in giù, lasciava scoperto il petto asciutto del ragazzo, con tanto di tartaruga e V per completare l'opera.
-A me incomincia ad affluire il sangue alla testa.-borbottò la ragazza.-Hai ancora il mio pugnale, che per inciso non ti avevo dato il permesso di prendere?
-Sì ma non puoi usarlo per tagliare le corde . Adesso arriverà Nyssa a portarci nella tenda prigione della squadra blu.-ribattè il ragazzo intuendo subito le speranza di Cleo.
Detto fatto la semidea che prima aveva parlato con Leo arrivò e li scortò senza troppe gentilezze fino a una tenda sporca, destinata ''per gli ospiti speciali''. Le armi finirono tutte sotto la custodia della figlia di Efesto, che tra poco perquisiva anche le mutande di Nico pur di trovare armi nascoste. Grazie al cielo non ce ne fu bisogno.
La tenda era vuota ad eccezione di loro due, che stavano anche un bel po' vicini a causa delle dimensioni ridotte. Cleo maledisse l'intera squadra blu mentre le loro gambe erano costrette a stare a stretto contatto. Nico dal canto suo non sembrava dispiacergli la vicinanza, anzi intrecciò le sue gambe con quelle della semidea con la scusa di stare più comodo. Cleo aveva la faccia in fiamme, la testa ancora a sbavare inconsapevolmente al pensiero del fisico del  ragazzo appeso a testa in giù.
-Allora, non volevi parlare di...quello che è successo?-iniziò Nico, il suo sguardo a cercare senza successo le iridi nocciola di lei.-Va tutto bene?
-Sì solo... ho freddo.
Si maledisse per la scusa idiota. Nico avvicinò il proprio viso a quello di lei, che stava per morire tanto forte le batteva il cuore. Era così vicino... riusciva a vedere ogni minuscola lentiggine sul naso, i suoi occhi scuri che la fissavano... la bocca piegata in un sorriso.
-Dei Cleo, ti facevo più intelligente. Cosa pensavi stessi per fare? Avvicinare le mie labbra alla tue e baciarti? Innamorarmi di te dopo che a malapena ti conosco? Se ti sei illusa per i miei abbracci sappi che avevo solo una gran pena per te.
Cleo sentì qualcosa spezzarsi nel suo petto. Un' altra stupida speranza infranta. Cosa credeva? Non lo sapeva nemmeno lei.
-Mi hai frainteso.-rispose quindi sorridendo anche lei.-Lo stare vicino a te mi dà solo fastidio, sei solo un conoscente con cui devo collaborare per salvare il tuo culo. Se i tuoi abbracci sono solo frutto di un sentimento di compassione risparmiatelo: posso vivere anche senza la pena di un emarginato come te.
Entrambi si erano pentiti delle loro parole appena finito di dirle. Ma entrambi erano stati anche feriti dalle parole dell'altro, ed entrambi erano troppo orgogliosi per chiedere scusa. In sintesi, entrambi erano dei gran idioti.
-Per ritornare alla questione di prima, domani andrò negli Inferi, chiederò spiegazioni a mio padre.-riprese Nico con tono incolore. I suoi occhi non le erano mai sembrati così scuri, un abisso in cui lei aveva trovato cose che non c'erano, uno strapiombo in cui lei aveva cercato un po' di umanità.
-Come farò a sapere che non te la sei svignata o se sei nei guai se non ritorni?- lo spiazzo lei, lo sguardo impassibile.
-Tornerò entro il pomeriggio, te lo prometto.
Stava per continuare a parlare quando si sentì un urlo che spaccò i timpani : la partita era finita.
Cleo e Nico corsero fuori pronti a vedere un Percy o una Annabeth soddisfatti invece...non videro la bandiera della squadra blu. O meglio, la videro, solo che era in mano a Clarisse, trasportata in trionfo dai suoi compagni.
-Abbiamo vinto!- strillò la figlia di Nemesi incredula.
Clarisse si avvicinò a Nico e gli disse:-Ottimo lavoro come sempre.
L'interessato annuì senza troppa convinzione,Cleo che chiedeva spiegazioni.
-Eravamo solo una esca, se non l'avevi capito: non sono così scemo da farmi prendere da lacci nascosti sotto alle foglie.
Si era aspettato una reazione arrabbiata, come minimo indispettita... e invece Cleo rimaneva zitta ostentando un sorriso spento a coloro che si congratulavano per il trucco della spada in fiamme.
-Non sei arrabbiata?- si ritrovò Nico a dire.
-No, ormai ho capito che occupo solo un posto al margine nella vita... - si girò a guardarlo con le lacrime agli occhi ma lo sguardo furioso- e nei cuori delle persone.
Nico rimase spiazzato,Cleo che abbracciava Iverson sussurrandogli qualcosa nell'orecchio per poi allontanarsi senza prendersi nemmeno la briga di chiedere indietro la misericordia.
Stava per andare via anche lui quando Hazel gli si parò davanti, nello sguardo una muta nota di rimprovero,affetto e amarezza.
-Che c'è?- sbottò piccato Nico, anche se intuiva cosa stava per dirgli la sorella.
-La hai fatta soffrire, ho sentito la vostra ultima conversazione fuori dalla tenda. Perché Nico? Non ho mai visto tanta affinità tra te e una altra persona. Cosa le hai detto?
-Che provavo solo pena per lei.-Nico si coprì la faccia con le mani: non voleva sentire le parole di Hazel, lo conosceva bene e sapeva anche lui di avere sbagliato. Ma non voleva sentirselo dire.
-Nico.- nel nome del fratello Hazel aveva messo compassione, delusione e un persino un po' di rabbia.-Sai cosa penso? Penso che tu le abbia detto così solo per convincere te stesso, perchè hai troppa paura di provare per una ragazza appena conosciuta qualcosa che sia più della tua solita indifferenza, del tuo solito menefreghismo. Bé sai una cosa Nico? Lei è stata l'unica persona che la ho vista oltrepassare la tua indifferenza al primo sguardo e questa è una cosa buona, ma tu stai facendo tutto per allontanarti da lei. Sei un coglione Nico se continui così, ti avverto.
Il ragazzo sentì una lacrima solcargli il viso. Sei un coglione Hazel ha ragione.
Corse via, nel bosco, Hazel che ora si sentiva in colpa per averlo insultato e sgridato così duramente.
Un paio di braccia che conosceva bene le cinsero le spalle.
-Frank, secondo te ho fatto bene? Lui è così fragile anche se non lo sa, ha bisogno di una come Cleo. Solo che sono così simili, lo si vede da lontano. Rischiano di sfiorarsi e poi separarsi irrimediabilmente.
-Hai fatto bene Haz, lo sai pure tu. Non essere triste.-disse il figlio di Marte, e la sollevò tra le braccia pur di strapparle la risata che adorava. I suoi capelli ricci gli solleticavano il collo, i suoi occhi color oro fuso persi a fissare il bosco dove Nico era andato a rifugiarsi. Frank pensò che era impossibile avere la fortuna di stare con una persona bella, dolce simpatica e unica come lei: nemmeno in cento vite sarebbe riuscito a meritarla ma Afrodite era stata buona con lui.
-Frank- disse la ragazza appoggiandosi al petto del semidio-siamo così imbranati in amore, ho paura che ... che se la lasci scappare.
-Io non mi sarei mai lasciato scappare una persona fantastica come te.
-Tu mi hai dato della scarpa e quasi ci sei riuscito- ribattè lei un sorriso trattenuto per non rovinare lo scherzo.
-M-ma ma stavo parlando in francese, sai che non dicevo davvero!
Era così carino tutto agitato, pensò Hazel, era la sua dolcezza mista a insicurezza che all'inizio l'aveva conquistata. Poi lui era cresciuto, ma quella caratteristica era rimasta.
-Sto scherzando panda, non agitarti che casco.
Si girò a baciarlo e sperò con tutto il cuore che un giorno anche Nico sarebbe stato felice come lei in quel momento.
 
 
 
 
 
ET VOILA', ECCO FINITO IL CAPITOLOOO. CHE VE NE PARE? RINGRAZIO LE TRE PERSONE CHE HANNO RECENSITO NEL VECCHIO CAPITOLO VI ADORO <3!
Ok, mi calmo. Cosa ne pensate della sapienza di Hazel in questoni di cuore? Frank non è un amore ^.^ ? (Frazelshug spero che apprezzerai visto il tuo nickname)
Per la frase di Nico, spero tutti abbiano capito che stava davvero per baciare Cleo, non era lei che si faceva viaggi mentali... se aspettate con gioia i Nileo, dovrete faticare ancora un po' ma tranquilli, anche io non vedo l'ora di rendere felice quel figo di figlio di Ade (a scrivere la scena della maglietta stavo per morire dal ridere mi immaginavo io in quella situazione ... di certo non sarei stata discreta come Cleo). Che altro dire? Ringrazio le sette persone che hanno messo la storia nei preferiti, i dieci che la seguono, e coloro che hanno recensito (eridaglie sono noiosa ma dovevo ridirlo)... e anche coloro che leggono silenziosamente!
Un bacione

AliNicoKITE

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Capitolo 10
*** Figlia del vento ***


Capitolo 10-Figlia del vento
 
Cleo si rigirava nel letto,inquieta. Non riusciva a dormire bene, i brevi momenti di sonno erano subito invasi da incubi seguiti da bruschi risvegli. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, ma non poteva, doveva resistere fino all'alba. Ma le sembrava troppo lontana.
Ogni volta che abbassava le palpebre poi, vedeva i suoi occhi, quegli strapiombi color carbone che avevano riso di lei per poi rimanere feriti dalla sua risposta. Ciò non aiutava per niente, non poteva odiarlo, o ancora meglio, trattarlo con indifferenza, se ripensava allo sguardo smarrito e ferito di lui dopo che gli aveva dato dell'emarginato. Emarginato. Non lo era anche lei? Per dirla tutta, Cleo si sentiva in colpa. Perdonare sè stessa non era facile quanto lasciarsi scivolare addosso una offesa. Immerse la faccia nel cuscino e, finalmente, riuscì a prendere sonno una volta per tutte. Non fu affatto una buona cosa.
 
 
Cleo era a casa. Casa. Casa che aveva riconosciuto dal disordine che imperava fino a che non arrivava qualcuno a cena, e solo in quei casi allora ritornava a splendere. Casa dai libri. Là ce ne erano tanti. Sia lei che suo padre divoravano tutto,lei che se ne fregava altamente della sua dislessia, impegnandosi finché le lettere smettevano di girare, lui che la guardava orgoglioso per poi criticarla per la sua passione per i romanzi d'avventura e fantasy, già che c'era con una bella storia d'amore , letture ''che ti facevano uscire dalla realtà'', per poi consigliarle un bel romanzo russo: Dostoevskij o Tostoj, belli per la prima pagina poi diventare impossibili da finire alla fine di essa. Lei allora declinava gentilmente o meno l'offerta ritornando immersa nel caro vecchio ormai saputo a memoria Harry, o da zio Tolkien o dal suo faro: Salgari. (Autore di Sandokan e altri stupendi libri di avventura n.d.r.)
Casa dalle sedie tutte diverse tra loro.
Casa dalla leggera traccia di tabacco che aleggiava nell'aria  derivata dalle sigarette della sua matrigna..
Casa da ...
Casa da Liv seduta sul divano blu notte davanti alla Tv.
Liv. Per poco non svenne. Sembrava ieri quando era uscita per l'ultima volta, dicendo che doveva andare a prendere una sua amica alla fermata dell'autobus. Non era più tornata, nessuno la aveva vista. E Cleo si era chiesta dopo tre giorni passati a piangere perchè il cielo di Los Angeles rimaneva muto. Come poteva essere tutto normale? Non c'era nulla che dicesse al mondo: ''Liv non c'è più''? Nessuno era più venuto a svegliarla con la solita tiritera ''alzati che sembri un muflone'' come faceva Liv. Liv era stata sostituita da una sveglia. Era stata sostituita da pianti mattutini e serali,oppure improvvisi,come le lacrime che erano sgorgate inarrestabili quando aveva visto per terra, nella polvere, la spazzola arancione che usava sempre la ragazza per domare i suoi capelli castano ramati che le arrivavano alle spalle. Era stata sostituita dalla lenta consapevolezza che, ormai, non si poteva far altro che dimenticare. Dimenticare prima la voce, il tono che usava quando era arrabbiata o quando la abbracciava. Poi le sue canzoni preferite, i suoi gusti. L'esatta tonalità della sua pelle quando si abbronzava.
E ora era lì, seduta con le gambe incrociate, lo sguardo perso a fissare una foto che la ritraeva mentre correva in spiaggia. Quello non era un sogno normale. Liv sembrava...lei.
Non resistette. Urlò. La abbracciò. E Liv rispose all'abbraccio. Pianse, aveva perso l'uso della parola, come poteva esprimere lo sgomento che provava?
-Cleo,Cleo...la mia piccola Cleo- bisbigliava.
La sua voce. Il suo tocco quando la abbracciava.
-Cleo, abbiamo poco tempo.
-Come fai ad essere qui? Mi sei mancata troppo Liv...-singhiozzava.
-Lo so,lo so... mi dispiace. Questa non sono io, sappilo. Sono un... oh è difficile da spiegare...-corrugò le sopracciglia proprio come faceva sempre per soppesare le parole. Come non era lei? Non poteva essere che sua sorella. Si vedeva. Doveva essere lei.
-Sono un ricordo Cleo, un messaggio. Lo ho lasciato prima di morire. N-non chiedermi come sono morta.-aggiunse- Ti prego.E non giudicarmi quando lo scoprirai. Devi capirmi, dovrai farlo.
-Cosa mi volevi dire?
-Ricorda Agamennone e Clitemnestra.
-T-tutto qui?Cosa vuol dire?
-Ti voglio bene Cleo.- disse ignorando la seconda domanda.- Vivi la tua vita, non perderti nella vendetta di nostra madre. Posso vedere una via di felicità per te. Ma c'è solo un modo per arrivarci. C'è solo una persona che imprigionandoti, può renderti felice. Può essere la tua fortuna ecco.-si scostò dall'abbraccio. Si girò e prima che Cleo potesse fare qualcosa lei stava già scomparendo.
-LIV!-urlò- NON LASCIARMI! Chi è la persona?
Sua sorella si girò e sorrise.
-Lo sai già.Ti voglio tanto bene Cleo,vivi anche per me. Agamennone, ricorda.-sorrise -E' ora di alzarti muflone.
-Liv!
La figlia di Nemesi più grande non c'era più.
Le figlia di Nemesi più grande non c'era più, e lei era al Campo. Era giorno. E Cleo si alzò.
 
Alzati dal letto che sembri un muflone.
 
Sorrise. Avrebbe vissuto anche per lei.
 
^^^^^^^^^
Era arrivata all'arena per cercare un insegnante capace. Iverson le aveva consigliato Annabeth, ma Cleo pensava che fosse troppo brava per allenare una principiante e lo stesso valeva per i Sette.
Nico non c'era e lei aveva il disperato bisogno di chiedere consiglio a qualcuno per il suo sogno. Era stata davvero Liv a parlare attraverso quel ricordo? O era tutta immaginazione?
Aveva visto alcuni ragazzi allenarsi a interpretare sogni, i figli di Morfeo, tutti a utilizzare la sabbia magica di SandMan delle cinque leggende...Però se chiedeva aiuto a loro dopo avrebbero chiesto spiegazioni e allora ciccia. Dalla padella alla brace.
Poi vide Alex. Si stava allenando con una lancia e lei ebbe modo di osservare la sua bravura: era letale, maniacale. Centrava ogni bersaglio e a Cleo sembrava che i suoi fratellastri non fossero altrettanto bravi. Adesso che ci pensava, lui si allenava da solo, quindi doveva avere un certo prestigio nella sua cabina. I capelli biondi,sudati, gli coprivano fastidiosamente la visuale e i suoi occhi azzurro cielo erano fissi sul bersaglio prima di scagliare la lancia e tramortire il manichino designato come vittima.
-Ammiri Alex?- chiese Kay sbucata dal nulla. Cleo si spostò un po', infastidita: dall'episodio della spada, tutti i suoi fratellastri, persino un po' Iverson, quello con cui aveva avuto modo di legare di più, si erano dimostrati facili a credere alle apparenze e Cleo, quello, non l'aveva perdonato.
-Non lo sto ammirando.
-Aha, certo certo si vede.-rispose Kay guardandola con un po' di compassione come per dire ''Ma a chi vuoi darla a bere?''
-Comunque il bellimbusto ti ha visto, cerca di trovare una scusa al tuo osservarlo così scrupolosamente.
-Non lo stavo osservando scrupolosamente!- urlò alla sua sorellastra mentre questa se ne andava: Clash aveva dato la giornata libera a tutti, felice per la vittoria della sera prima.
-Davvero non mi guardavi? Peccato, avrei potuto vantarmene con Paul.- Alex ridacchiò.
-Non ti stavo guardando e ora, se non ti dispiace, sto cercando qualcuno che possa aiutarmi a non cadere a terra di sedere ogni volta che qualcuno mi cerca di infilzare con una spada.-disse lei alzandosi ansiosa di uscire da quella situazione un po' imbarazzante.
-Bé, una persona ci sarebbe, la conosco. E' la ragazza con i capelli rossi laggiù in fondo: mi ha insegnato lei a usare la spada, però preferisco la lancia.
-Grazie grazie mille! Ti sono debitrice!-disse Cleo con uno slancio, mentre correva nella direzione indicatale dal figlio di Apollo che sorrise riprendendo a martirizzare il povero manichino.
 
Cleo la vide subito: era l'unica ragazza con i capelli rossi mossi, raccolti in una coda alta, gli occhi azzurro pastello che continuavano a cercare una persona, si capiva da come si guardava intorno. Era asiatica, gli occhi avevano il classico taglio a mandorla ma leggermente, come se solo i nonni fossero interamente...giapponesi?, cosa comprensibile dai capelli rossi e gli occhi azzurri, caratteri non tipicamente orientali sicuro. Ad un tratto vide che vicino alla ragazza c'era Bea, tutta intenta a parlottare con un'altra semidea bella come lei, i capelli neri e un'aria da stronzetta con la puzza sotto il naso. Sembravano entrambe sparlare della ragazza, che in quel momento aveva cominciato un duello ''dimostrativo'' richiesto da un figlio di Ares per vedere se era brava come dicevano.
All'inizio la lotta sembrava pari: la ragazza aveva una agilità fuori dal comune, sembrava volteggiare nell'aria tanto era aggraziata, le mani che stringevano una katana da samurai giapponese con la stessa familiarità con cui Cleo impugnava una forchetta, l'avversario che invece sembrava contare solo sulla sua forza vibrando fendenti poderosi ma privi di mira o strategia. Poi Cleo si accorse di una cosa: la ragazza stava troppo tempo in aria mentre saltava; quasi a spiegare l'incredulità di Cleo, la giovane guerriera saltò superando il figlio di Ares e... scomparve.
-Ma cosa diavolo...?- disse il ragazzo sconcertato.
Poi Cleo la vide: non era scomparsa era solo.... fatta di aria. Sembrava essersi trasformata in uno spirito dell'aria, quelli che vedi nel film Narnia quando il leone arriva trionfante. A Cleo era sempre piaciuto quel film anche se vista dal vero la forma ''spiritello dell'aria'' era un po' più terrificante, soprattutto se tirava in testa a qualcuno una katana giapponese facendo stramazzare al suolo un povero figlio del dio della guerra.
-Come cavolo ci riesci?- disse Cleo incredula. Poi ricordandosi che quella ragazza non la aveva mai conosciuta nè vista in vita sua aggiunse-Sono Cleo comunque, figlia di Nemesi.
-Piacere di conoscerti Cleo, io sono Kat Tobu, figlia di Eolo, per questo riesco a trasformarmi n un ventus senza problemi. Comunque io ti conosco sai? Sei la mia salvatrice, grazie mille!
-Credo che tu abbia sbagliato persona.-disse Cleo un po' confusa dalla tranquillità con cui Kat le aveva parlato senza nemmeno conoscerla.
-No,no, c'è solo una Cleo che ha fatto arrabbiare Drew e Bea qui.
-Dici per la storia di Nico?Guarda che tra me e lui non c'è nulla.
-Vieni dai che ti spiego tutto davanti a una tazza di cioccolata calda nella mia capanna che così ragiono meglio. Sempre se ti piace la cioccolata calda ovvio, capisco se la odi ti preparo un tè oppure una camomilla anche se quella fa venire sonno forse di mattina non è proprio utile...
-Ehi, frena il fiume di parole. Mi piace la cioccolata calda.-disse Cleo ridacchiando. Quella tipa era simpatica.
La capanna di Eolo era speciale: come lo stesso dio dei venti era capace di cambiare idea molto facilmente, essendo mutevole come i ventus a lui assoggettati, così la capanna esternamente si modificava, da un tempio greco a una minuscola cattedrale gotica e così via dicendo. Adesso era nel periodo medievale, come stava spiegando Kat, quindi sembrava il castello,un po' più piccolo, di un lord dei tempi di re Artù. L'interno grazie la cielo però rimaneva sempre uguale: tanti letti a castello con coperte azzurre e tavoli rotondi in vetro trasparente senza però sedie.
-Non ci sono le sedie.-osservò infatti Cleo. Eolo doveva essere un bel tipino vista la sua capanna.
-Oddio è vero, Jacques me lo dice sempre che almeno una per gli ospiti la devo lasciare! Vado subito a prenderle nello sgabuzzino!-strillò Kat correndo dritta verso il muro fermandosi all'improvviso. -Ah no è vero: Jason lo ha spostato nell'ultimo allenamento.-si fermò un attimo a pensare-Di là.- e corse nella direzione opposta.
-Jason? Quel Jason? Uno dei sette?
-Perché, c'è un altro Jason che sa volare? Mi ha aiutato lui a trasformarmi in ventus, è un bravissimo insegnante tra le altre cose. Piper poi è molto simpatica, una buona amica e sono così cariini insieme.
-Quindi tu sai cosa sono le loro ''riunioni''? Piper mi ha invitato a una ma non ho la più pallida idea di cosa siano.
Kat sorrise: -Sono le loro festicciole le loro riunioni. Le organizzano di sera quando succede qualcosa di bello. Di solito invitano i più grandi o comunque solo i veterani però se Piper ti ha invitato devi averle fatto una buona impressione. E ti assicuro, meglio avere i Sette,Nico e Reyna come amici che come nemici altrimenti uno,-disse alzando il pollice- hai i Campi contro, loro sono eroi seri, due- disse alzando anche l'indice-se loro ti hanno preso in antipatia ci sarà un motivo quindi ti meriti una fredda accoglienza anche da parte della sottoscritta.
-E' una cosa pericolosa? Averti contro intendo.-disse Cleo senza frenare un sorriso.
- Certo! Sto imparando la telecinesi utilizzando i ventus quindi potrei metterti in cima alla Casa Grande.
-Forti i tuoi poteri! Io non ne ho sono un po' sfigata.
-Non credo tu non abbia poteri con quel simbolo sul braccio e quella spada.-ribattè Kat seria.-Comunque dove ero rimasta?
-La sedia.
-Ah già è vero! Jason me le ha tolte così imparo a rimanere un ventus più a lungo. Mi trasformo e mi siedo a mezz'aria capisci?
-Mitico!Comunque cosa dicevi di Bea e...Drew?
-Drew, quella moretta seduta vicino a Bea. Entrambe mentre sei stata svenuta avevano incominciato a rendermi la vita un vero inferno.
Lo sguardo della semidea era diventato improvvisamente spento, e Cleo disse spontanea:-Mi dispiace. Ma... perché?
-Vedi, Drew, e adesso anche Bea, prendono di mira i ragazzi più carini e se per caso c'è qualcuno che potrebbe impedire, anche solo lontanamente, di aggiungere un altro nome alla lista dei ragazzi con cui sono andate a letto ti dichiarano guerra. Un esempio delle loro armi? Apri l'armadio.
Cleo si diresse verso il mobile color cobalto decorato col nome ''KAT'' e rimase di sasso: ogni singolo abito era o una lingerie, o un classico ''vedo non vedo'' o pieno di pizzi o tutte tre le cose assieme se era possibile.
-Che stronze!-esclamò la figlia di Nemesi girandosi verso Kat -Tu cosa hai fatto allora per vendicarti? E soprattutto come hai fatto coi vestiti?
-I miei vestiti erano nel cassonetto più vicino alla mia casa: in quello sono state prevedibili però i tre quarti degli abiti sono ormai inutilizzabili quindi sono a secco. La mia vendetta però l'ho presa abbondantemente.-disse terminando la frase con un sorriso furbo.
-In che modo?
-Mi sono fidanzata col ragazzo carino che Drew aveva preso di mira.
-Quello che cercavi con lo sguardo nell'arena?
-Esatto, sei una brava osservatrice. Ecco, tieni, spero sia venuta bene e non una brodaglia-rispose Kat porgendole una tazza di cioccolata calda che aveva preparato mentre parlavano.
Cleo portò le labbra alla tazza, bevve e incominciò a tossire.
-Sa di caffè!Soffoco!-urlò continuando a tossire.
-Oh déi, ho sbagliato polvere che idiota scusami!!! E' che sono tutte e due marroni!
Cleo si mise a ridere tossendo ancora di più.
-Anche a me è capitato. Coff! Coff! Dimmi del tuo fidanzato, chi è?Coff! Coff! E' carino?-continuò Cleo ignorando l'attacco di tosse e ridarella che le faceva lacrimare gli occhi.
Lo sguardo di Kat si illuminò.
-Se è carino? E' il ragazzo più bello del mondo! Si chiama Jacques, suo padre viene dalla Francia, ed è figlio di Cerere. Devi vedere il bouquet che mi ha regalato è un artista!
-Ehi,così mi fai arrossire Kit-Kat.- disse un ragazzo mooolto carino appoggiato allo stipite della porta. Aveva i capelli castano scuro, come il cioccolato fondente, e occhi verde bottiglia che ricordavano le foglie d'edera come colore. Era alto, senza troppi muscoli ma nemmeno magro,un sorriso che andava da una orecchio all'altro e uno sguardo che diceva ''sono innamorato di te'' in modo abbastanza esplicito rivolto verso Kat, che era corsa ad abbracciarlo seppellendo la sua faccia nell'incavo della spalla del ragazzo.
-Jacques! Ho fatto un casino sono una scema!-piagnucolò lei.
-Cosa ha fatto stavolta?-disse Jacques rivolto a Cleo.
-Ha scambiato la polvere del caffè con quella per la cioccolata calda.
-Kat! Come diavolo hai fatto?-chiese ridendo.
-E' stato un caso! Di solito non sono così imbranata Cleo ti giuro scusami.
-Scusa? Ma figurati, grazie invece. Era da un bel po' che non ridevo così tanto.
-E' quella Cleo?-bisbigliò il ragazzo alla sua fidanzata, ancora abbracciati.
-Sìììì! E' lei! Dobbiamo ringraziarla vero?
-Perché mi dovreste ringraziare?
-Grazie al fatto che Bea ti odia avendo tu secondo lei un flirt spudorato con il figlio di Ade...
-NON E' VERO!
-Ho detto secondo lei calmati- continuò Jacques sempre sorridente-avendo tu intralciato Bea ora Drew non ci darà più fastidio perché è troppo impegnata a farla pagare a te.
-Sono coglione! Io non ho nessun flirt con Nico!
Kat si girò.
-Adesso non esageriamo.
^^^^^^^^^^^
Nico si era svegliato prima dell'alba pur di essere sicuro che Hazel dormisse. Non sarebbe riuscito a sopportare un'altra occhiata della sorella che diceva ''così non si fa Nico'', soprattutto ora che si rendeva conto che aveva troncato ogni possibile forma di amicizia con la ragazza. Era tutta colpa sua. Con questi pensieri tutt'altro che allegri persino per i suoi standard, Nico entrò nell'ombra più vicina e scomparve.
Una cosa che Nico amava degli Inferi è che non cambiavano: sapevi che schifo erano quindi dopo che ti abituavi non avevi più brutte sorprese.
     A dire la verità, Nico non sapeva mai se gli piacesse stare o meno in quel posto di cenere ed ombra, un luogo che tutti avrebbero dovuto odiare ma che lui... non riusciva a rifiutare. Era un amore misto ad odio: amore perché una parte di lui era effettivamente a casa solo quando camminava per le praterie degli asfodeli o per le isole dei beati, quando evocava i morti e sentiva il potere che fluiva mentre pronunciava le parole dei rituali per vedere chi ormai era celato a tutti tranne che a lui, odio proprio perché provava amore, perché quel sentimento di affezione gli ricordava sempre, come un peso sul collo, gravoso e perpetuo, che lui era diverso.
Lui era da solo.
Lui non poteva liberarsi dalle catene che lo trascinavano sempre più velocemente nelle profondità della terra.
Lui, e solo lui, moriva ogni giorno un po' di più.
 
-Figliolo, benvenuto.
La voce di Ade risuonò nella sala del trono fredda come l'acciaio. Nico, per un riflesso che aveva ormai da molti anni, si inginocchiò.
-Alzati.-subito ordinò il dio con finto tono annoiato: Nico sapeva bene che se non si fosse inchinato, la punizione sarebbe arrivata rapida e inclemente, dolorosa e impressa nella sua memoria a fuoco. Era già successo quante volte? Nico aveva perso il conto ormai.
La cosa che lo faceva arrabbiare di più era che dopo mandava un servo fantasma a curarlo. Era un'altra ferita ma no, suo padre non si sarebbe mai accorto, non avrebbe mai capito che la pena che Ade provava per il figlio, il fatto che avesse paura che questi non riuscisse a sopravvivere,il fatto che non lo reputava abbastanza forte rendeva solo le cose più difficili. Aggiungeva compassione. Nico odiava quel sentimento che tutti, persino Percy a volte, mostravano verso di lui. La compassione gli faceva venir voglia di fuggire, diventare un'ombra uguale alle altre, un altro nome che tutti avrebbero dimenticato. La compassione che gli altri avevano di lui, spesso unita alla paura o peggio al disprezzo, lo faceva fuggire dal Campo e lo legava sempre di più agli Inferi.
C'era solo una persona che non aveva avuto compassione di lui. Cleo.
Cleo. E' per lei che sono qui.
Ed era solo per lei che, anche quella volta, riuscì a rialzarsi in piedi.
 
Cinque minuti dopo, il corpo incosciente di Nico di Angelo venne trasportato fuori dalla sala del trono di Ade. Come dissero le cameriere fantasma ''sulla schiena del ragazzo risaltavano le ferite e il sangue come fiori rossi sulla neve''.
 
 
 
 
NOTA DELL'AUTRICE IN RITARDO MA SEMPRE PRESENTE!
 Ehilà che ve ne pare? Kat e Jacques vi piacciono? Io li adoro e spero anche voi perché.... saranno la coppia co-protagonistaaaa!!!! * stappa lo champagne in onore del più figo figlio di Cerere*
Kat devo ammetterlo in questo capitolo sembra scema e imbranata ma ha anche forza da vendere lo vedrete... La scena OctavianxRachel che avevo spoilerato arriverà nel prossimo capitolo spero non mi uccidiate :)....
Ringrazio Amy the Dreamer e la bentornata Frazelshug per aver recensito! *stappa la coca-cola perché è più buona di qualsiasi alcolico :) *
Mi potete fare un piacere ENORME ? ( Non spaventatevi continuate a leggere ) Possiamo cercare di superare il record di tre (solo tre sigh!) recensioni? La mente malata e ambiziosa dell'autrice sogna di raggiungere anche solo una volta quota dieci ma tranquilli è per l'appunto una mente malata e ambiziosa non statela a sentire..
AL PROSSIMO CAPITOLOOO RINGRAZIO TUTTI,RECENSORI, LETTORI, QUELLI CHE HANNO MESSO LA STORIA NELLE PREFERITE E/O SEGUITE ECC...
 Un mega bacio
AliNicoKITE
P.S. Se desiderate uccidermi per via di Nico sappiate che la mia stronzaggine è tutta naturale :) scusate ma ho deciso di finire così (spero la fine sia venuta bene) adieu... 

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Capitolo 11
*** solo sogni (1) ***


Capitolo 11- Solo sogni (1)
 
Iverson si considerava un buon amico. Peccato che nessuno lo avesse mai definito in questo modo.
Ok, non esageriamo: qualcuno che gli volesse bene l'aveva avuto. Dakota lo aveva accolto al campo, ma lui era amico di chiunque, non contava. Alima, una figlia di Mercurio: bassina, abbastanza robusta, i capelli biondi raccolti in una perenne coda di cavallo. Era morta uccisa da un iperboreo nella battaglia sul Monte Otri. Tyrid, un ragazzo figlio di Marte: alto, forte come un toro, i capelli castani ricci che lasciava crescere incolti fino alle spalle. Morì di dolore per la scomparsa della sua fidanzata, Alima. Alima e Tyrid. Tyrid , Iverson e Alima: il trio della Terza Coorte. Erano tanto amici certo, ma nulla, nemmeno il legame più profondo, aveva potuto trattenere la spada di ghiaccio del mostro che aveva ucciso i suoi migliori amici. E Iverson non aveva potuto far altro che urlare e chiudersi in sè stesso. Fino all'arrivo di Reyna.
Reyna.
 
Un anno prima. Campo Giove, mensa comune.
Iverson è seduto in disparte, mangia un trancio di pizza con aria svogliata senza ascoltare i complimenti dei suoi compagni di Coorte. Ha giocato bene, uno dei migliori in campo escludendo Jason, il nuovo pretore. Come sempre. Ha guidato la sua Coorte, primo ad assaltare il forte e raggiungere il cuore di esso. Come sempre. Ha esultato, e, come sempre, ha pensato a Tyrid e Alima. Un tempo esultava con loro, un tempo Tyrid lo avrebbe abbracciato e lanciato nel fiume Tiberino ignorando le conseguenze dell'insulto che faceva al fiume sacro. Un tempo sarebbe stato felice. Non sarebbe stato così...vuoto. Iverson è il primo a raggiungere i dormitori. E vede Reyna. Il pretore più rigido e intransigente di tutta la storia di Nuova Roma. Reyna che piange seduta per terra appoggiando la schiena ad un dormitorio.
-Pretore Reyna...tutto bene?
La sua voce è un sussurro, un sospiro lieve. Ma Reyna sente la sua voce. E lo riconosce. E gli chiede se può sedersi affianco a lei.
-Pretore Reyna...tutto bene?-richiede.
La sua domanda riceve come risposte un singhiozzo soffocato. Iverson si siede affianco alla figlia di Bellona.
-Pretore Reyna...
-Reyna e basta ti prego.
La sua voce è un sussurro, un sospiro lieve. Vuota come quella di Iverson.
-Reyna cosa c'è, tutto bene?
Si sente ripetitivo ma la domanda è legittima. Non ha mai visto la ragazza in questo stato.
-Non c'è nulla che va bene in questo mondo per me Iverson, nulla.
-E' la stessa cosa che mi dico ogni giorno Pretore Reyna- dice senza sapersi trattenere.
-Alima e Tyrid dico bene?
-Non li nomini.-dice Iverson irrigidendosi. Ma una parte di lui è felice perché scopre che non è l'unico incapace di dimenticare. Reyna si ricorda di loro.
-Perché stai piangendo? Jason?
Tutti al Campo Giove si accorgono di come Reyna guarda Jason e di come invece lui non guarda lei. E' un peccato perché la figlia di Bellona è bella, Iverson se ne accorge solo adesso. I capelli castani le arrivano a metà schiena piegati in dolci onde, gli occhi sempre così seri hanno però un colore indefinito e mutevole che va dal color nocciola al verde muschio, la pelle è ambrata, particolarmente scura durante l'estate, i muscoli sono tonici, il portamento è sempre rigido ma se cammina in modo naturale senza barriere è persino aggraziato.  
Anche Reyna sta osservando il ragazzo che è stato così sfrontato da dire che lui prova la sua stessa sensazione di inadeguatezza di fronte alla vita. Iverson ha uno sguardo che sembra capace di vederla dentro, ha indovinato anche parlando di Jason il motivo della sua disperazione. I suoi occhi sono talmente chiari che sembrano scomparire nel bianco della cornea, i capelli scuri come le ali dei corvi gli ricadono in ciuffi disordinati...
- Reyna le ho fatto una domanda e mi piacerebbe sentire la risposta.
Reyna sorride. E' molto sfrontato ma sente di dovergli rispondere. Inoltre,è da tanto tempo che nessuno le parla come davanti ad un suo pari e non ad un superiore. ''Pretore Reyna''.
Preferisce il tono di Iverson. Decisamente.
Forse è perché il ragazzo le ha ispirato fiducia. Forse è perché non ce la fa a tenere sempre tutto dentro. Forse è davvero un caso che ci sia proprio il figlio di Nemesi davanti a lei perché potrebbe esserci chiunque e lei si potrebbe aprire lo stesso. Non importa quale sia il motivo. Reyna racconta a lui il suo incontro con Afrodite.
-Ero in missione con Jason, una delle tante. Era il periodo in cui mi stavo accorgendo che lui non mi avrebbe mai ricambiata ma ancora facevo finta di non capire i suoi rifiuti. Non eravamo ancora arrivati alla nostra destinazione ma una specie di fantasma ci bloccava la via. Era una donna e voleva parlare con me. Jason non capì mai che era Afrodite ma io mi accorsi che non era un caso che ci fosse proprio lui con me all'arrivo della dea. Fraintesi tutto e sperai che mi volesse dire 'lui ti amerà sta tranquilla, continua a sperare'. -Reyna scoppia a piangere di nuovo ma continua a parlare. E' sempre doloroso raccontare perché lei sta rivivendo tutto, dalla flebile speranza al dolore nel petto che ha ancora oggi.
-Afrodite mi parlò e mi disse che non avrei mai trovato una persona che ricambiasse il mio amore. Se ci fosse stato qualcuno, aggiunse, non avrei mai capito in tempo i suoi sentimenti. Citando le sue testuali parole: 'Come Lancillotto amava Ginevra tradendo Artù, anche una povera cortigiana amava Lancillotto senza speranze. Tu, Reyna, sarai sempre la povera cortigiana.'
Il dolore è troppo e Reyna si ferma. Iverson la abbraccia consolandola e raccontandole la sua storia, il dolore e l'impotenza davanti alla morte dei suoi amici.
A qualcuno potrebbe sembrare un incontro inutile ma non è così. E' l'inizio di tutto. Ogni sera si incontrano lì, dietro al dormitorio. Parlano. Semplicemente. E Afrodite sorride: per una volta, forse si è sbagliata.
 
  Fu proprio Reyna che Iverson vide. Dopo l'inizio della guerra si parlavano di meno ma l'amicizia era sempre la stessa.
-Reyna!- urlò. Era da alcuni giorni che non chiacchierava con lei, ormai stava sempre con i Sette. Il pretore si girò. E sorrise.
-Iverson!
Corse ad abbracciarlo e, come sempre, quando si scostò gentilmente i loro sguardi rimasero allacciati per troppo tempo. Iverson era innamorato di lei da tanto tempo. Reyna invece ne aveva bisogno di un po' di più, ma ad Iverson non importava. Avrebbe aspettato anche mille anni per lei. Per Reyna, il suo pretore intransigente che teneva tutto dentro.
Stavano per parlare entrambi, felici di avere un po' di tempo da trascorrere insieme, quando si sentì il suono di un clacson all'entrata del campo. Si girarono di scatto rivolgendo lo sguardo al pino di Talia.
La portiera della macchina si aprì. Un borsone da viaggio cadde a terra creando una piccola nuvola di polvere. Il luccichio di un paio di occhi azzurri trasparenti come il cristallo. I capelli biondo cenere pettinati in modo strano. Lo sguardo un po' stralunato e insofferente. Il fisico slanciato e magrissimo. Le guance arrossate per l'imbarazzo causato da tutta l'attenzione che si era guadagnato suonando il clacson. Un peluche alla cintura. Un lieve sorriso dedicato alla ragazza dai capelli rossi che stava arrivando verso di lui. Un rarissimo sorriso sincero.
Reyna storse la bocca. Octavian aveva fatto la sua entrata in scena.
^^^^
APOSTROFE AL LETTORE: Non è bellissima questa entrata? Ci tenevo a farla d'effetto per il mio amato Oct <3! Ok scusate continuate a leggere. *Chiede scusa e sparisce in una nuvoletta di polvere causando l'esultanza dei lettori*
^^^^^
Rachel era seccata. Octavian era in ritardo. In un madornale ritardo: aveva promesso di arrivare la mattina presto invece erano le tre del pomeriggio e lui non si faceva ancora vedere. Lo aveva chiamato lei in un messaggio Iride. Aveva bisogno di aiuto e lui era l'unico che poteva aiutarla. Con i sogni e l'affare ''Nico''. Nico: un buco nero la assaliva se cercava di leggere il suo futuro, era ancora troppo incerto, bastava pensare che la visione della spada di Cleo si era già annullata dopo l'incontro di quest'ultima con l'empusa. Cleo: cosa doveva fare con quella ragazza?? L'aveva aggredita accusandola di essere una assassina. Lo sguardo della semidea l'aveva fatta pentire subito di ciò che aveva detto. Ma le aveva anche dato la conferma: stava accadendo qualcosa e lei aveva bisogno dell'unica persona che la capisse: Octavian. A pensarci bene, era veramente strana la loro amicizia: da quando si aggrappava a quello sciroccato se aveva bisogno di aiuto? Un tempo sarebbe andata dritta da Percy ... cosa era cambiato? Ripensando alla sua prima conversazione con il figlio di Apollo le venne da sorridere: Octavian era stata la conferma che, a volte, sbagliarsi era una buona cosa.
 
Lui era arrivato con un peluche in mano e l'aria sconvolta. Alcune lacrime sembravano affiorare nei suoi occhi azzurro chiarissimo.
-Ho bisogno di aiuto.
La sua voce era così carica di paura e orgoglio ferito, come se la frase fosse per lui difficile da pronunciare, che lei aveva aperto la porta del suo loft/grotta anche se erano le tre di notte. Non che stesse dormendo, aveva avuto un incubo.
-Non dormivi?- avevano detto contemporaneamente, per poi diventare lui rosso come un pomodoro, lei divertita, curiosa, ma cauta. Di certo le voci sull'augure del campo Giove non erano cariche di complimenti, solo per questo disse:-Non credo di poter aiutare uno come te.
Soprattutto dopo che stavi per radere al suolo il Campo scatenando una guerra tra le due fazioni. aggiunse nella sua mente ricordando lo sguardo di odio che rivolgeva ai Greci prima e dopo la guerra. Era così diverso dalla preoccupazione che vedeva ora nei suoi occhi.
Octavian deglutì lasciando cadere il peluche per terra. Aveva voluto chiedere aiuto alla pazza rossa quando se le era sempre cavata da solo a gestire i suoi incubi? Adesso doveva andare fino in fondo, seppellire tutto il suo orgoglio e la sua dignità.
-Sono stato uno stronzo durante la guerra. Sono stato un coglione, bisogna ammetterlo.-scosse la testa-Non lo rifarei mai, i Greci...sono gente a posto. Io... ti chiedo scusa. Ho bisogno di aiuto e solo una persona capace di leggere il futuro può capirmi.
Rachel sorrise mestamente: il ragazzo sembrava sincero e bisognoso di affetto. Si avvicinò lentamente,come si fa con un animale ferito, e disse:-Puoi parlare Octavian.
Lui iniziò a raccontare: i suoi incubi riguardavano il suo passato, il futuro incerto dei due campi, le sue paure più nascoste. Le disse tutte a lei, la pazza dai capelli rossi. Nessuno si era mai confidato così a fondo. Rachel,dal canto suo, non disse mai a nessuno cosa le rivelò quella notte il semidio. Glielo doveva. Perchè avrebbe presto scoperto che Octavian non si sarebbe mai riaperto a una persona così facilmente.   
 
Una settimana dopo,al Campo Giove, era successo l'impensabile: Octavian si era scusato pubblicamente. Si era alzato durante la cena, mentre tutti chiacchieravano. Un silenzio carico di tensione era sceso immediatamente: se Octavian voleva parlare a tutti i Campi stava per accadere qualcosa. Una nuova profezia? Un pericolo minacciava di nuovo l'Olimpo?
Niente di tutto questo: Octavian si alzò dal suo triclinio, si diresse verso l'ala dei tavoli per gli ospiti greci e... si inginocchiò dicendo ad alta voce, perché tutti sentissero.
-Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
I Romani trattennero tutti il fiato, tutti a mormorare: ''il penitentia ducis, Octavian ha fatto il penitentia ducis!''
Reyna esclamò, a voce anche troppo forte, tanto che la udirono tutti:-Non è possibile!
Tutti i Greci chiedevano spiegazioni a Percy, l'unico greco che era stato guardato da un Romano come pari.
-Non so che cosa sia sto' punitenzia ducsi! Non chiedete a me! A Reyna!
Una massa di semidei confusi si girò verso la figlia di Bellona che cercava di nascondersi inutilmente dietro ad Iverson, che sghignazzava divertito.
Frank si alzò in piedi accorrendo in aiuto del pretore ottenendo immediatamente l'attenzione generale. Si schiarì la voce, imbarazzato, Hazel che lo incoraggiava con lo sguardo.
Nonostante il rossore che gli imporporava le guance la sua voce si stagliò sicura nel mormorio generale. Era un leader no? Lo si vedeva anche da queste situazioni.
-Il penitentia ducis, letteralmente ''il pentimento del comandante'' in latino, consiste in una richiesta ufficiale di scuse a una persona o a ... uno schieramento di semidei in questo caso, anche se è nato per rivolgere il proprio pentimento ad un esercito se il comandante lo mandava in rovina in battaglia. Octavian, in quanto augure del campo Giove, può considerarsi come persona avente una carica importante...
-Eh-Ehm! La vogliamo fare ancora lunga? Le mie ginocchia sono doloranti.
Circa trecento teste si girarono all'unisono ad osservare Octavian, ancora inginocchiato a terra con la testa piegata.
-Mi volevo scusare per aver dubitato dei Greci. Mi devo riscattare dopo il comportamento inqualificabile dimostrato in guerra. Vi chiedo ammenda.
Reyna si portò una mano alla bocca. Il mondo sta per finire...La fine è vicina.
 Annabeth fu la prima a riscuotersi dallo sgomento generale.
-Scusa accettate Octavian... a nome di tutti. Non è vero ragazzi?
Travis e Katie furono tra i primi a mormorare il loro assenso. Seguirono Connor, Lou Ellen, Clarisse la Rue, Nico persino,lo sguardo puntato negli occhi dell'augure, Percy e tutti gli altri, tutti a mormorare sempre più forte il loro ''sì'' finché  un unico grido restituì a Octavian la possibilità di alzarsi. Incredibilmente, i Romani lo guardarono per la prima volta con rispetto, ammirazione quasi. Ma al figlio di Apollo non importava.
Lui fissava Rachel. E lei fissava lui.
Lo sguardo del ragazzo esprimeva attesa, sfida e timore. Timore che lei non capisse il perchè del suo gesto, così umiliante e difficile per uno come lui.
Ma Rachel capì: quello era stato il suo modo per dire grazie, grazie per averlo ascoltato alle tre di notte dopo che non lo aveva mai sentito rivolgerle la parola con tono gentile.
Si avvicinò a lui fissandolo con fermezza e nuovo rispetto.
-Prego Octavian.
 
E adesso lui era il suo migliore amico. Forse di più di un amico.. pensò sorprendendo sè stessa. Cosa stava dicendo?? LEi era l'Oracolo di Delfi, per gli dei!  Perchè se vedeva la sua sagoma magra stagliarsi illuminata dalla luce del sole aveva le farfalle nello stomaco? Perché improvvisamente l'azzurro dei suoi occhi era diventato il suo colore preferito? Scosse la testa... e sentì un clacson suonare.
-OCT!-urlò correndogli incontro.
Non le importava di sapere il perché di quei pensieri strani. Era troppo persa nell'ammirare i suoi occhi color ghiaccio e cielo.
 
^^^
Cleo era preoccupata, continuava a camminare spedita avanti e indietro. Perchè non tornava? Cosa gli era successo? Erano le tre del pomeriggio, perché non vedeva arrivare da lontano la sua sagoma color carbone?? Perché poi era così preoccupata?
-OH ADESSO SMETTILA DI ANDARE AVANTI E INDIETRO MI FAI VENIRE IL MAL DI MARE !- sbottò Kat seduta sul letto dell'amica. Avevano parlato dalla mattina fino al pomeriggio ininterrottamente, Cleo che si era confidata con lei sentendo una affinità con quella semidea così strana ma simpatica. Le aveva mostrato il suo tatuaggio simbolo della maledizione, a lei e a Jacques, fino a che quest'ultimo non se ne era andato improvvisamente correndo verso la sua capanna senza motivo. -Lo fa sempre.-aveva spiegato Kat preoccupata. Non le aveva detto però che il ritorno di Nico era programmato per ore prima, aggrappata alla speranza che avesse avuto solo un piccolo problema. Dopo quattro ore però, si arrese all'evidenza.
Cleo si girò verso la figlia di Eolo.
-Kat, abbiamo un problema enorme. Nico è nei guai.
 
^^^^
Jacques correva, il fiatone nonostante stesse correndo da un minuto. Un altro attacco. No, non un altro attacco ti prego pensava disperatamente senza speranza. Arrivò alla capanna quattro scosso da singulti. Spinse da parte tutti ignorando Katie, l'unica che sapeva, che gli correva incontro. Entrò in bagno e incominciò a tossire, scosso da singulti strozzati e tremando visibilmente. Katie lo tenne fermo aiutandolo mentre incominciava a sputare sangue,le labbra che diventavano bluastre.
Se ne rese conto solo allora, solo dopo il terzo attacco in altrettanti giorni. Non ce l'avrebbe fatta, non avrebbe mai potuto vivere con Kat per anni, tranquilli per quanto potessero essendo semidei.
Sarebbe morto prima.
 
 
ANGOLO AUTRICE MOLTO MOLTO CATTIVA
Zan-zan-zaaan!! Come sta Nico? Cosa succede a Jacques? Come farà Cleo? Kat la aiuterà? Quali sono i preoccupanti sogni di Rachel? LO SCOPRIRETE AL PROSSIMO CAPITOLOOOO....
Sono perfida muahahahaha.... Ok basta passiamo alle cose importanti.
Cosa ve ne pare di questo capitolo? Vi piace? So che non c'è nè Nico nè Cleo però abbiamo due nuove coppie: la coppia Out Of Canon (per zio Rick) Octavian e Rachel (non è dolcissimo lui che si umilia ((quasi)) solo per dirle grazie? AWWWW sclero!) e la new entry.... IVERSON X REYNAAA!!
Vi piacciono insieme o pensate ''Questa è fuori di testa non se ne parla proprio''?? Me lo potreste dire in una recensioncina? A seconda del vostro parere posso decidere se Reyna risponderà o meno ai sentimenti di Iverson capite? E' molto importante per me...
Ah a proposito del penitentia ducis sappiate che è inventato di sana pianta, come probabilmente si sarà capito: la maggior parte delle volte i generali che mandavano l'esercito romano alla rovina in una battaglia non avevano tempo di fare la manfrina ''mea culpa ecc.'' (scusate se è parte della messa cristiana in latino ma è una formula che si adattava perfettamente ai miei scopi quindi la ho usata) ma morivano prima!
Devo essere sincera: ho pensato ''What? .-. '' quando ho visto che le visualizzazioni dell'ultimo capitolo superavano quelle del penultimo e secondultimo (si dice così poi? Boh .-. ) ... Che senso ha? E' perchè ho cambiato introduzione probabilmente, le visualizzazioni del primo e ultimo capitolo hanno avuto un picco...  Boh vabbè devo andare grazie ai 19 adorati che mi seguono/preferiscono.... vi adoro non so come farei senza di voi...
Eeeeee............... un MEGAENORME grazie alle mie due salvatrici ormai conosciute: FRAZELSHUG E AMY THE DREAMER.... QUESTO CAPITOLO E' DEDICATO A VOI E A COLORO CHE HANNO RECENSITO NEI VECCHI CAPITOLI!!
Un bacione enorme
AliNicoKITE
P.S. non so se molti capiranno il perchè di questo titolo .... ma state tranquilli..... c'è!

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Capitolo 12
*** solo sogni (2) ***


Capitolo 12- Solo sogni (2)
CAPITOLO (QUASI) INTERAMENTE OCTACHEL SCUSATEMI TANTO!!!
 
Rachel corse verso Octavian saltandogli addosso. I capelli ricci della ragazza solleticarono il viso del ragazzo, che non potè fare a meno di sorridere.
-La mia Rach...- si disse mentre si scostavano dall'abbraccio.
-Aspetta un attimo. Ho detto ''la MIA Rach''?? Che mi prende?- pensò il figlio di Apollo scuotendo la testa. Rachel sembrò notare il gesto e fece una espressione buffa, sorrise aggrottando però le sopracciglia. A Octavian veniva da sorridere ogni volta che lei faceva così, nonostante avesse imparato che Rachel in quel modo esprimeva una domanda muta: Cosa c'è?
-Cosa c'è Oct, perchè scuoti la testa?- chiese infatti mentre cercava di sollevare, inutilmente, la borsa da viaggio del ragazzo.
-Ouff!- si lamentò poggiando il borsone a terra e mettendosi a posto un ciuffo di capelli che le copriva gli occhi- Cosa hai messo dentro a questo borsone, un' asse da stiro per caso?
Octavian rise piegando le labbra in un sorriso sghembo, l'angolo sinistro della bocca più in su.
-Niente assi da stiro, solo tutti i miei averi.-rispose guardando negli occhi Rachel, sperando che lei capisse cosa voleva dire quella frase. Come dentro di sè sperava, vide la ragazza sgranare gli occhi e regalargli un sorriso a trentadue denti.
-OMMIODDIO RIMANI QUIIIII! Dimmi che non mi sbaglio ti prego non puoi illudermi così!!- riprese parlando velocissima e facendo gli occhi da cucciolo.
L'Octavian timido e scontroso che era in lui si infastidì per quello slancio di affetto dimostrato con quella frase dalla ragazza.
-Me ne sto già pentendo, lo ho fatto solo perchè me lo ha chiesto Reyna.
Vide il sorriso della giovane Oracolo scemare improvvisamente e si rese conto di quello che aveva appena detto: non solo era una bugia, ma la stava trattando come se Reyna per lui valesse più di Rachel, cosa che dentro di sè sapeva essere una menzogna ormai da molto tempo. Si diede dell'idiota ma ormai il danno era fatto: Rachel si allontanò con passo impettito giù dalla collina mezzosangue, la chioma rossa che ondeggiava al vento facilmente riconoscibile tra i semidei.
-RACHEL!- urlò cercando inutilmente di fermare la sua migliore amica che aveva appena raggiunto i campi di fragole, alla base della discesa.
Una idea folle gli attraversò la mente, subito attuata. Con uno sforzo erculeo, era davvero pesante quella valigia, fece scivolare il borsone giù per il pendio. Pregò la dea Fortuna di assisterlo, pur sapendo quanto pazza fosse la sua trovata, e per una volta gli dei furono con lui: il borsone, avendo ormai raggiunto una velocità notevole sotto la spinta della forza di gravità, colpì in pieno la ragazza facendola cadere.
-SIGNOR OCTAVIAN, QUESTA ME LA PAGHI!- sbraitò la mortale, le parole minacciose ma la bocca piegata in un sorriso: era davvero pazzo quel tipo.... ma non era proprio per quello che si capivano a vicenda essendo entrambi fuori dalla media, persino per il mondo in cui si ritrovavano a vivere?
Octavian corse giù veloce per la collina incominciando a formulare una scusa decente per la sua pazzia. Probabilmente lei si sarebbe arrabbiata ancora di più ma tentare non nuoceva no?
Borbottando maledizioni su squartatori di peluche e dei alzati con la luna storta, Rachel si scostò dalla schiena il borsone, che si aprì rovesciando a terra tutto il contenuto. Una cosa sola catturò l'attenzione della ragazza: un diario rilegato in cuoio azzurro ben nascosto tra i vestiti che lei si affrettò a nascondere nell'enorme tasca del suo felpone.
Octavian arrivò subito dopo tutto trafelato: -Non l'ho fatto apposta scusami Rachel, ti prego perdonami...-incominciò, pronto ad usare tutte le sue vaste abilità oratorie pur di fare pace.
-Non cercare scuse Octavian, lo hai fatto apposta eccome.-lo bloccò lei acida.
-Hai ragione. Mi dileguo.-si arrese lui con voce mesta incominciando a raccogliere le sue cose evitando accuratamente il suo sguardo.
Rachel sentì il suo piccolo grumo di rabbia, stizza e gelosia sciogliersi di fronte al suo tono di voce.
Ci stava cascando....di nuovo! Ancora una volta non riusciva ad essere arrabbiata con lui!- si meravigliò la ragazza sorridendo suo malgrado al figlio di Apollo.
-Perdono accordato.- disse soltanto.
-Anche per la frase idiota?- chiese incredulo.
-Per quello no, solo per il borsone.-gli disse riportandolo alla realtà. Non poteva permettergli l'assoluzione così presto, non sarebbe stato da lei, anche se non era nemmeno più arrabbiata.
-Ecco, mi sembrava.- pensò Octavian scuotendo la testa e avviandosi mestamente verso la casa Grande, dove avrebbe alloggiato, trasportando a fatica tutte le sue cose trasportate dal Campo Giove. Si sarebbe fermato dai greci un mese solo e già questo gli sembrava un sacrificio: preferiva di gran lunga la solitudine alla compagnia dei semidei lui. Alla compagnia dei semidei. Di una mortale dai capelli rossi invece... il paragone era combattuto. Molto. Anche se, in fondo, doveva ammetterlo: come sempre, alla fine vinceva lei.
 
Rachel per un attimo si sentì in colpa. Ma solo per un attimo. Poi la curiosità vinse su ogni scrupolo: doveva leggere quel diario. Corse fino al suo loft senza salutare nessuno, nemmeno Percy che in quel momento era passato a salutarla.
-Scusa Percy ho un affare importante da sbrigare, parliamo dopo ok?-disse solo mentre si chiudeva nel suo appartamento. Si appoggiò alla porta emozionata: senza nemmeno sedersi aprì il quaderno trovando.... una poesia di Pablo Neruda. Delusa, sfogliò ancora velocemente le pagine. Erano tutte poesie. La delusione non tardò ad arrivare.
 -Peccato.-mormorò andando con passo stanco in camera sua. Era la sua stanza preferita quella: un letto matrimoniale con lenzuola rosse occupava un angolo della stanza, che aveva in origine le pareti sulla tinta blu mare. In origine: un anno prima infatti, il suo colore preferito era stato uguale a quello delle pareti, poi però si era stufata presto. Un pennello in mano e le pareti si erano decorate di arancio luce,  verde limone, rosso magenta, azzurro pastello, viola scuro e tanti altri colori fino a trasformare la stanza in un' unica opera d'arte. Solo un rettangolo blu era rimasto, esattamente dietro ad una cornice vuota. Ma quello era un suo segreto: solo lei sapeva che quella cornice sarebbe stata vuota fino a che non avrebbe trovato il coraggio di appendere una foto. Magari la foto sua e di Oct, di Percy, di Jason e di tutti gli altri, scattata alla fine della guerra quando ancora Octavian era considerato un reietto, prima del penitentia ducis, dopo il quale le cose si erano un po' aggiustate. Non aveva mai avuto il coraggio di metterla per un solo motivo: avrebbe voluto dedicare quello spazio ad una persona sola: Octavian. Solo che lei non poteva, non doveva nemmeno pensare a lui in quel modo. Non dopo essere diventata l'Oracolo di Delfi. Ogni scelta ha delle conseguenze negative, minuscole o enormi che siano. Lei grazie all'Oracolo aveva trovato il suo posto, la sua gente, una nuova famiglia. Ma l'Oracolo le aveva negato l'amore. Le aveva negato, doveva ammetterlo almeno con sè stessa, Octavian.  
Aprì di nuovo il diario.  E capì. E sorrise. Octavian era una volpe, anche quella volta lo dimostrava.
Aveva notato che le pagine erano molto spesse mentre leggeva la poesia di Neruda però non ci aveva badato molto. Solo in quel momento si rese conto che era una trovata degna per l'ingegno del ragazzo, sempre pronto a proteggere i suoi segreti mostrando una maschera di cattiveria caduta solo dopo molte chiacchierate con Rachel. Piegando leggermente gli angoli delle pagine queste si aprivano mostrando quello che lei cercava: il suo diario.
 
(APOSTROFE AL LETTORE: preparatevi perché questo è un DIARIO, non un ricordo. Non è quindi scritto con il mio stile, nè racconta tutto dettagliatamente. Immaginando che è Octavian ha scrivere, non uno che ama il componimento quindi, il suo stile è  tagliente, con frasi brevi, con solo lievi accenni alla sua vita passata. Spero che non sia scritto in modo troppo indecente: immaginatevi semplicemente di sera Octavian chino sul quaderno, la penna che si muove veloce, le sopracciglia aggrottate per scegliere i fatti più importanti da raccontare, le palpebre che si chiudono a volte dal sonno: ecco cosa viene fuori.)
7 Agosto
Tu sai che non amo particolarmente i lunedì, te lo dico ogni volta che arriva questo giorno della settimana. Sai anche che provo un odio sviscerato per le feste. Bene, oggi è lunedì e, ciliegina sulla torta, c'è stata PURE una festa per ringraziare i Sette,Reyna e Rachel per le loro gesta in guerra. Una giornata magnifica, non c'è dubbio. Come se non bastasse, Reyna mi ha obbligato a partecipare ai festeggiamenti, tanto per rendere completa la mia tortura. La cosa buffa, anzi, esilarante, è che pensano di farmi un piacere trasportandomi ogni volta dove la musica è più alta e la gente è più sbronza di alcool.
Comprendili: pensano che io ''socializzi''.
 Ma non è di questo che ti voglio parlare: oggi ho litigato con Percy Jackson .
Penserai che non è una novità, anzi, è normale routine, invece stavolta è stato diverso perché NON AVEVO FATTO ASSOLUTAMENTE NULLA DI MALE. Avevo solo cercato di essere gentile con la pazza, l'unica che del gruppo sembra avere un po' di cervello. Era seduta da sola sul prato fuori dal Pomerium, i capelli rossi che risaltavano alla luce delle lanterne verdi messe per l'occasione.
Le chiesi se poteva spiegarmi i suoi metodi e lei mi guardò come se fossi pazzo. IO. In realtà era solo un modo come un altro per sapere se le sue visioni erano da interpretare o meno, come succede per me quando squarto i pupazzetti. Un normalissimo argomento di conversazione, contando chi avevo di fronte. E Percy Jackson, salvatore dell'Olimpo DUE volte, figlio del potente dio del mare, osannato dai più, è arrivato chiedendomi di lasciare in pace la sua amica. Mi ha aggredito dicendo che dopo ciò che avevo cercato di fare non dovevo nemmeno permettermi di rivolgerle la parola, a lei e ai Sette.
Mi sono alzato senza dire nulla, cercando di non far vedere quanto le sue parole mi abbiano fatto male. Perché SO di aver sbagliato tutto. SO che non avrei dovuto cercare di separare i campi causando quasi una guerra. So anche che è vero che non sono degno di rivolgere la parola a Rachel. E' un dato di fatto. Nonostante questo, e nonostante io faccia di tutto per non darlo a vedere, vorrei essere accettato lo stesso. Sono stupido ma è così. Mia mamma non sarebbe di certo fiera di me. Ma lei è morta tre anni fa in un letto d'ospedale e ormai non posso più sapere nulla di ciò che vorrebbe io facessi.
Devo andare, alla prossima,
Oct
 
10 Agosto
Oggi è stata una giornata ricca di avvenimenti: stanotte, alle tre, ho sognato di nuovo mia mamma. E ogni volta fa male vederla in quello stato come il primo giorno: i medici che dicono che il cancro è una brutta bestia, io che le stringo la mano mentre lei, sorridente nonostante tutto, mi abbandona per sempre. Mi sono svegliato nella mia tenda, siamo al Campo Mezzosangue ahimè, con i brividi e una paura crescente che mi faceva venir voglia di urlare. Dovevo parlare con qualcuno e il mio pensiero è corso all'unica persona che come me ha visioni ogni giorno: Rachel.
Sono arrivato da lei con il mio peluche preferito in mano e lei non ci ha nemmeno badato. Aveva avuto un incubo pure lei e non riusciva a dormire. Le ho chiesto aiuto e, miracolo, sono riuscito a dirle scusa per il mio comportamento durante la guerra. Le ho raccontato tutto e mi ha ascoltato senza problemi. Si è perfino confidata , con ME, dicendo che i suoi genitori invece sono entrambi vivi, solo che li  odia dopo che l'hanno mandata a una scuola per ricconi. La cosa più strana è che sembrava avesse dimenticato chi sono e cosa ho fatto. Io sono Octavian, l'augure stronzo. E lei mi ha aiutato lo stesso. Devo sdebitarmi. Adesso devo andare, si staranno chiedendo dove sono finito. C'è la caccia alla bandiera oggi. Gente cogliona che si fa scannare da gente cogliona per un pezzo di stoffa. Non vedo l'ora di tornare al Campo Giove, il mio sedere e la mia schiena agognano un letto decente invece di un sacco a pelo.
Ciao,
Oct

Rachel continuò a sfogliare le pagine, scoprendo i suoi pensieri, i suoi ricordi più vivi, i suoi odi e le sue paure più nascoste. Sorpresa, si accorse che raramente le aveva omesso qualcosa nei suoi racconti. Arrivò agli ultimi appunti. Lesse l'ultima pagina.
Il quaderno cadde a terra.
Ma lei stava già correndo fuori.
-OCTAVIAN!
Il diretto interessato, seduto in riva al laghetto delle canoe, si girò... e venne stritolato da un abbraccio della ragazza.
-Rach che succede?-chiese lui preoccupato.-Stai bene?
-Oh, Oct, va tutto benissimo,non sono mai stata meglio. Ti voglio bene anch'io.
''Anche io?''- pensò la parte del cervello del ragazzo che ragionava ancora.
L'altra parte, di gran lunga maggiore, non riusciva a formulare una frase di senso compiuto: Rachel era tra le sue braccia. Lei gli voleva bene in quel modo?Era davvero possibile essere così fortunati?
Non riuscì a trattenersi. Le prese il viso tra le mani, incurante dello sguardo sorpreso di Rachel, e la baciò. All'inizio erano entrambi troppo sorpresi, fu solo un poggiare di labbra, un lieve saluto l'uno all'altro. Poi Rachel schiuse le labbra contemporaneamente al figlio di Apollo, e il bacio si fece totale, completo, passionale. Lui le cinse dolcemente i fianchi, per non lasciarla andare, perché ora che l'aveva trovata non voleva perderla per nulla al mondo, a costo di mettersi contro tutti e tutte. Rachel gli accarezzò le sopracciglia, affondò le dita nei suoi capelli soffici tagliati corti alla militare, portò le braccia al collo del ragazzo che la sollevò di qualche centimetro per portarla alla sua altezza, lei che era piccola ma così forte, della stessa scorza resistente di Octavian.
Si staccarono un attimo per riprendere fiato. Si guardarono negli occhi e per una volta non erano i due che predicevano il futuro, additati da tutti: erano solo Rach e Oct, verde smeraldo contro azzurro chiaro, due persone che si completavano a vicenda. Octavian si avvicinò di nuovo alle labbra della ragazza poi...successe.
L'Oracolo rifiutò un altro affronto. Una barriera verde si erse scagliando Octavian lontano dalla ragazza, che urlò un ''NO'' senza speranza. Il figlio di Apollo cadde nell'erba pochi metri lontano da Rachel,che piangeva per paura che gli fosse successo qualcosa. Octavian si alzò per raggiungerla per poi fermarsi vicino alla barriera con gli occhi lucidi.
-Perché piangi?-le chiese sfiorando titubante la luce verde, che rimase solida tra loro.-Sto bene, tranquilla.
-Ho letto il tuo diario, tutto.-gli confessò con un mezzo sorriso.
Il ragazzo trasalì ricordando le sue cose sparse per terra.
-Anche l'ultima pagina?
-Soprattutto l'ultima pagina.- mormorò lei. Aveva le lacrime agli occhi e stavolta non per la paura .
-Come faremo con... questo?- disse Rachel indicando la luce verde che si ergeva tra di loro.
-Non me ne importa nulla se non potremo andare oltre i baci, lo sai?- incominciò lui fissandola negli occhi verdi. Aveva preso la sua decisione. Il suo muro cadde.- Non mi importerà niente se dovrò starti a un metro di distanza se l'Oracolo lo vorrà. Non mi importa nulla di tutto ciò. Perché comunque avrò te. Avrò la vista dei tuoi capelli rosso fuoco, la possibilità di ridere alle tue battute, di parlarti e amarti per il resto della mia vita. Ti amo Rach. Ti appartengo come...-tentennò un attimo, incerto su come continuare- come solo io e te potremo appartenerci.
 
Rachel si lasciò sfuggire un singhiozzo commosso.
-Come solo io e te potremo appartenerci- ripetè lei avvicinandosi di più. Poggiò la fronte sulla barriera. Lui fece lo stesso sfiorando quella della ragazza.
Si amavano. Non importava se i baci appassionati sarebbero stati solo nei sogni. Bastava vedersi, parlarsi, sorridere insieme. Perché erano uguali. Erano Rach e Oct. Erano le due facce di una stessa medaglia.
-Ti amo.
-Lo hai già detto Oct,vedi di non diventare noioso.
La risata del semidio echeggiò serena tra gli alberi.
 
Cara Rachel, non so nemmeno perché ma ti sto scrivendo una lettera che non leggerai mai. Devo dirti un'unica cosa.
Mi sono innamorato....
 
 
(in questo momento mentre lo scrivevo mi sono commossa XD che scema.... ecco la dichiarazione di Jacques tutta per voi....)
 
Kat aveva convinto Cleo: avrebbe parlato con Percy per avviare una spedizione negli inferi. Il figlio di Poseidone in questione, aveva ricordato Jacques, aveva persino raggiunto quei luoghi rimanendo incolume a soli dodici anni. Era la persona giusta per guidare l'impresa, anche se qualcosa le diceva che sarebbe dovuta andarci anche lei... Lei, Jacques e Cleo. Ne era quasi sicura.
La figlia di Nemesi l'aveva stupita con la sua storia e il suo carattere, completamente diverso da quello suo o di Jacques. Jacques. Jacques che ogni pomeriggio se ne andava per un po' senza dirle niente. Lei si fidava lo stesso: lo amava più di ogni altra cosa.
Aspettando il ritorno dell'amica, si ritrovò a pensare al giorno in cui si erano conosciuti, o la prima volta in cui avevano parlato oppure, il momento più bello della sua vita, quando si erano messi insieme: la sua dichiarazione.
 
BATTAGLIA PER L'OLIMPO,TRE MESI PRIMA
Un'orda di mostri che sembra non finire mai continua ad attaccare uno sparuto gruppo di semidei. E' guerra, Kat finalmente la vede in tutta la sua crudeltà. La sente nell'odore di morte, nelle grida dei ragazzi che cadono affianco a lei, nel sapore metallico del sudore misto a sangue che impasta la sua bocca. Nel rumore della sua spada che, per la prima volta, uccide.
E' una katana giapponese la sua, un dono di famiglia: taglia le carni come burro falciando chiunque sulla sua via. Solo che sono troppi. Tutto è troppo. Il dolore, la paura, i mostri che attaccano sempre di più. Guerra. Morte. Sempre più vicine.
Un idra avanza mostrando le zanne, incrostate di sangue e membra di semidei, pronte ad uccidere anche la giovane figlia di Eolo. Kat ha paura. Stringe la presa sulla katana e falcia la prima testa. Pessimo errore, lo sa: eppure ha troppa paura per vincere. Non ne ha la forza. Dopo quell'idra arriverà un nuovo mostro, così per troppo tempo. Che importanza ha se muore adesso o dopo? Cade a terra in ginocchio, sfiorando il cadavere del suo unico fratello, Monik. Le lacrime affiorano pronte a sgorgare. Chiude gli occhi... e non arriva il colpo di grazia. Alza lo sguardo, titubante, e vede un ragazzo. Un angelo salvatore le sembra. Occhi verdi, capelli ricci incrostati di sudore, divisa romana: è un nemico ma l'ha salvata. L'idra muore, il ragazzo si gira e la porta nell'infermeria da campo. Lei biascica un grazie prima di svenire. E' certa di una cosa: non dimenticherà quel ragazzo.
 
Tre settimane dopo
 
Kat è alla Casa Grande,sta cercando un erbario dalla biblioteca di Chirone. Ama il giardinaggio,anche se sa che il suo pollice verde non potrà mai eguagliare quello dei figli di Demetra.  Solo dopo la guerra si è decisa a coltivare questa passione un po' di più: la aiuta a stare calma, lei che dopo la battaglia non ha più ripreso in mano la sua katana. Si sente debole, sa che mentre cadeva a terra tre settimane prima pronta alla morte qualcosa le si è spezzato dentro. Non dovrebbe essere così per i semidei, la guerra dovrebbe essere routine, invece Kat non è ancora riuscita ad andare avanti. Lei è ancora dentro a quel vicolo pieno di mostri. E la sua katana è destinata a ricoprirsi lentamente di polvere nella sua capanna, ormai abitata solo da lei.
Ad un tratto vede il volume che le interessa: è nel ripiano più in alto,ripiano a cui, ovviamente, non arriva con la sua scarsa altezza. Non ci pensa nemmeno, semplicemente salta. E il vento diventa parte di lei. Solo i piedi diventano aria, quel poco necessario per svolazzare e raggiungere il libro.
 
-Tu sei la ragazza della katana!- esclama qualcuno dietro di lei- Non sapevo sapessi volare!
 Kat si gira di scatto... e il passato di tre settimane prima torna a bussare alla porta. E' il ragazzo dagli occhi verdi.
Vedendo che la ragazza rimane interdetta, lui arrossisce. Anzi, diventa bordeaux.
Si fa avanti e, sorridendo timidamente dice:-Jacques Vert, figlio di Cerere...
-Mio salvatore- termina lei-Tu sei il tipo che ha ucciso l'idra!Non ti ho ancora ringraziato io...
-Insomma, ci conosciamo già!-esclama ridendo il figlio di Cerere interrompendola. Vedendo il libro che ha in mano, fa un sorriso da un orecchio all'altro.
-Ti piace il giardinaggio?-chiede incredulo ed entusiasta di fronte all'assenso di lei.
-Devi assolutamente farmi vedere le tue piante! Cosa coltivi? Orto o fiori?-continua incuriosito.
Kat solleva un sopracciglio stupita e sorride  di fronte a un comportamento così solare: si vede che il mondo vegetale è la sua passione.
Lo guida al suo piccolo angolo di fiori un po' titubante, lui che continua a parlare di come sia buffo che si siano rincontrati, sopravvissuti entrambi alla guerra. E' carino quando sorride,anzi, è carino sempre, capisce Kat,scoprendo che a primo acchito sembra una persona vitale e un po' timida.
Appena vede però i vasi nel balconcino di Kat, il sorriso di Jacques sparisce. Aggrotta leggermente le sopracciglia, persino. Kat vorrebbe sparire dalla faccia della terra: cosa ha fatto di male a quelle povere piantine?
-No. Non va proprio bene.- mormora.
Kat incomincia a considerare l'idea di una botta in testa al ragazzo per fargli dimenticare il loro incontro.
Il figlio di Cerere si gira sconvolto.
-Manca un fiore adatto a te! E' una cosa inconcepibile!-esclama scandalizzato.
Kat cade dalle nuvole. Lei, una figlia di Eolo. Che espressione azzeccata.
-Come scusa? Puoi spiegarti meglio?
-Allora- inizia lui sfregandosi le mani e inginocchiandosi per vedere da vicino un bel vaso di geranei rosa con i fiori ormai appassiti- Tutti i figli di Demetra hanno in comune una cosa: la capacità di associare i fiori giusti alle persone giuste. Katie, la capo cabina dei greci, è perfetta per esempio per le violette: fiori semplici ma incantevoli. Clarisse La Rue, e anche Reyna, sembrano nate per accudire i cactus: spinosi come loro, necessitano di poche cure e amano essere lasciati in pace.-
Kat sorride divertita a pensare Clarisse che si prende cura amorevolmente di un cespuglio di lavanda: no, decisamente meglio un cactus.
-Ogni semidio di Demetra o Cerere quindi, ha lo speciale compito di portare nel giardinetto di ognuno una pianta adatta a quella precisa persona. Tu, nella tua gamma abbastanza vasta di fiorellini, non hai un fiore adatto a te! Ed è una cosa impossibile  perchè sul momento non capisco cosa affidarti.-dichiara un po' abbattuto e sorpreso.-Dovremo vederci ogni giorno qualche minuto, così ti propongo ogni giorno un tipo di fiore. Ti va? E' molto importante  per me.- termina rivolgendole uno sguardo da cervo coccoloso.
Kat sorride imbarazzata ma acconsente volentieri: chissà quali stranezze le avrebbe portato...
Jacques sorride, gli occhi verdi luminosi per una nuova sfida: non gli era mai capitato di non saper inquadrare una persona. La ragazza che aveva visto combattere sembrava il tipo da fiore appariscente, una rosa bianca per esempio, invece ad osservarla ora gli ricordava i papaveri, bellissimi, perché Kat era molto carina esteticamente,ma molto delicati. Eppure non si accostavano per nulla assieme quei due aspetti di lei! Quale è predominante? Deve assolutamente scoprirlo.
Fa per uscire dalla capanna quando una domanda di Kat lo lascia interdetto.
-Perché mi porterai necessariamente piante con fiori?
Si gira sorridendo malandrino: sotto l'aspetto timido che le ha mostrato c'è anche quello che lo rende un vero latin-lover.
-Perchè i fiori si adattano perfettamente alle belle ragazze.
Kat sgrana gli occhi arrossendo: Jacques Vert l'ha colpita ancora.
E' proprio quello che pensa Jacques in quel momento: colpita e affondata.
 
Era iniziato come un gioco: il primo giorno, rose bianche. Esito: bocciate al primo colpo. Jacques però aveva capito subito che non sarebbero mai andate bene per Kat. Ritentò l'indomani con le margherite: semplici sì, ma troppo banali, non le si addicevano, lei che era così originale quando si metteva a pensare a qualcosa di carino.
Continuò così per un mese, i loro incontri che duravano sempre di più. All'inizio entrambi consideravano l'altro strano. Lei perchè Jacques era timido, gentile, solare ma anche affascinante e provocante quando voleva: come diavolo faceva?
Lui perché Kat ogni giorno era con una sfumatura in più: distratta, buffa, malinconica a volte, timorosa o sfacciata a seconda dell'umore, perseguitata dalla pura della guerra che lentamente stava superando ricominciando ad allenarsi con Jacques, ma anche coraggiosa e incurante degli insulti e offese che riceveva da parte delle ragazze invidiose delle attenzioni che lui le riservava.
Dopo un mese arrivò con le orchidee: bianche e delicate ma stupende, difficili da scordare una volta che si vedevano nel loro splendore.
-Come mai sono fiorite?-chiese Kat.
-Le ho fatte crescere io mentre pensavo a te. Mi è venuto senza ragionamenti, in modo naturale. Non credo che però a te vadano bene.-concluse dispiaciuto.
-Perché dici così? Mi piacciono.
-Sì però... ormai ho capito che nessun fiore ti calzerà a pennello: sei troppo incredibile, indimenticabile e bellissima per poterti associare perfettamente.
Arrossirono entrambi, Kat che però era felicissima e non credeva alle sue orecchie. Era Jacques. Jacques le aveva fatto un complimento! Non ci poteva credere, era un sogno.
Il figlio di Cerere prese un bel respiro.
-Kat Tobu, mi puoi ascoltare seriamente? Devo dirti una cosa importante.
-Certo, Jacques, dimmi pure.-borbottò confusa.
-Ho fatto una ricerca su Internet e ho trovato una cosa. In Giappone ci sono tre modi per dire ti amo.
Kat per poco non svenne.
-OH MIEI DEI- pensò. Ma non riuscì a muoversi.
-C'è un modo superficiale, usando la parola Daisuki .- si avvicinò per baciarla sulla fronte.
-C'è una espressione più seria, Aishiteru.- le sue labbra indugiarono a lungo sulla guancia di Kat pericolosamente vicino alle sue labbra.
-Infine... c'è il modo in cui esprimi l'amore totale, la parola che dici alla persona con cui vuoi trascorrere il resto della tua vita. Koishiteru.
I loro nasi si sfioravano separati da pochi centimetri di aria.
- Koishiteru Kat. Ti amo.
E la baciò come si deve.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE MOLTO MOLTO COGLIONA
Ebbene sì, ecco lo schifo fatto parole. Quattro sillabe: mi dispiace. Tanto. Non abbandonatemi sul più bello, proprio ora che abbiamo raggiunto la quota 6 (SEI ANCORA NON CI CREDO!!) recensioni. Non sono per nulla soddisfatta, non so se si è capito.
Devo ringraziare:
Percabeth7898 che torna portando il mio buonumore con la prima recensione,
Amy the dreamer, una delle più fedeli, un bacione sincero
Rity e gea_, le new entry già nel mio cuore e infine
_Enerie231, che con quattro recensioni in due giorni e commenti e consigli strepitosi mi ha ridato nuovo vigore nello scrivere, nonostante forse non si veda dal risultato:)...Incontarla su un gruppo di whatsapp è stato un po' uno choc ma vabbè... :))
Frazelshug, la ciliegina sulla torta: ha recensito vedendomi migliorare con la scrittura: spero questo capitolo sia di tuo gradimento. In entrambi i casi,aspetto con ansia il tuo parere.
 
QUESTO CAPITOLO E' DEDICATO A VOI
Un abbraccio enorme, prometto di scrivere meglio,
AliNicoKITE
 

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Capitolo 13
*** Corsa agli Inferi (1) ***



Capitolo 13- Corsa agli Inferi (1)
 
(Non so se notate la finezza ma il numero del capitolo corrisponde a quello della capanna del protagonista ritornato e richiesto a gran voce di questo ammasso informe di parole... un caloroso augurio di buona lettura :) )
 
Dolore.
I palmi delle mani si graffiarono sul pavimento dalle pietre sconnesse, scivolando inutili dopo aver provato ad alzarsi.
Frustrazione.
Gli occhi scuri saettarono per lo spazio angusto in cui si trovava.
Realizzazione.
Era in una cella negli Inferi. Ma stavolta era diverso. Un rivolo di sangue scese dalle ferite ancora aperte nella schiena.
Agonia.
Un lampo arancione lo colpì in pieno. Una stretta mortale attorno al collo e la vista cominciò ad appannarsi. Spine crearono altre ferite sulla pelle candida. Era troppo.
Buio.
 
-Era l'unico modo, lo sai, vero? Nessuno deve sapere.
^^^
Cleo prese un bel respiro. Era lì, davanti a lei, seduto tranquillo ignaro della sua presenza.
Avanti, chiamalo.-si disse, ma si sentiva paralizzata.
Stupida timidezza.
-Percy? Scusa, posso parlarti?-disse usando tutto il suo coraggio. Lui era Percy Jackson, un eroe, e lei si sentiva un verme al pensiero di ciò che doveva dirgli. Proprio come il suddetto anellide, Cleo aveva una gran voglia di scomparire nei meandri della terra.
Il ragazzo si girò subito, sorpreso dalla presenza della ragazza in riva al mare. Il colore dei suoi occhi era identico a quello dell'oceano.
-Ma certo...Cleo ?- azzardò mordendosi il labbro inferiore e abbassando la testa come pronto ad accusare un colpo -Dimmi che ho azzeccato il nome ti scongiuro.-la pregò il figlio di Poseidone.
Cleo sorrise annuendo brevemente.
-Ti dispiace però se parliamo dopo? Sto aspettando Annabeth e....
-Mi dispiace eccome.- sbottò- Scusami.- aggiunse - E' urgente.
Lo sguardo del semidio si fece più attento.
-Dimmi tutto.
-Nico è nei guai. Ed è colpa mia.
Il cambiamento fu impressionante. Percy si irrigidì all'istante serrò la mascella, le pupille ridotte a fessure.
-Cosa. Hai. Fatto. A. Nico.
-No,aspetta. Io non ho fatto nulla. E' per me che è nei guai. Non hai capito.- ribattè subito Cleo leggermente intimidita dal comportamento di Percy.
Poco protettivo soprattutto.
Il ragazzo si avvicinò leggermente meno minaccioso.
-Spiegami allora, così che possa capire. No, non parlare.- aggiunse zittendola e fissandola coi suoi occhi di un verde profondo. -Dirai tutto anche ai Sette e a Reyna. E a Rachel, se non sta ancora baciando Octavian.
Il ragazzo storse il naso come se il pensiero non lo entusiasmasse più di tanto.
Piegò leggermente la testa.
-Non è te che ha aggredito in pubblico?
Cleo annuì prendendo un bel respiro subito dopo. Aveva tante cose da dire a quei ragazzi: la cosa non sarebbe stata piacevole.
 
 
Reyna era più che seccata. Frustrata era il termine esatto. Facevano apposta a rovinargli il suo incontro con Iverson??? Prima l'arrivo di Octavian a rovinare l'atmosfera tranquilla, poi l'affare della rissa che aveva coinvolto praticamente tutta la capanna di Ares, Clarisse in testa agitando la sua lancia e inveendo contro il suo stesso fidanzato, Chris Rodriguez, quest'ultimo in rappresentanza della capanna di Ermes. Reyna sospettava che lo stesso Iverson fosse seccato dal non poter stare con lei, persino avendo la pazienza che si ritrovava ogni giorno per gestire il suo carattere da figlio di Nemesi.
Oltretutto adesso doveva lasciarlo indietro: Percy aveva richiesto una riunione urgente...
Si girò per chiedere scusa ad Iverson l'ennesima volta ma si ritrovò da sola: dove si era cacciato?
Con un balzo felino il figlio di Nemesi le saltò addosso prendendola alle spalle, ridendo al sentire l'urlo di Reyna.
Poggiando la testa sulla spalla della ragazza, Iverson le disse nell'orecchio scherzosamente:
-Questo è perché non posso stare con te un'altra volta, pretore carico di impegni che non sei altro!
Reyna rise sollevata: Iverson l'avrebbe perdonata sempre, qualunque cosa fosse successa.
-Ti voglio bene Iverson, grazie di esserci sempre.-disse sorprendendo sè stessa e lui, che si irrigidì leggermente.
La fece girare e la abbracciò dolcemente, per poi raggiungere i suoi fratelli.
Ti voglio bene anch'io Rey...
 
Fu proprio per l'abbraccio di Iverson che Reyna arrivò alla riunione senza il suo solito cipiglio severo, destinato però a ricomparire subito per non lasciare trapelare la sorpresa: Octavian, l'augure Octavian del Campo Giove, si era fidanzato con Rachel! La stava abbracciando da dietro teneramente, gli occhi azzurri mai stati così felici. Anche Rachel sembrava più leggera, spensierata: le visioni potevano aspettare se c'era Oct.
Percy prese la parola scusandosi con tutti per il poco preavviso: i più seccati sembravano Piper e Jason e Reyna pensò che, vedendo i loro capelli e vestiti non proprio messi alla perfezione, Percy aveva sicuramente interrotto qualcosa. Con suo felice stupore, il pensiero dei due che si baciavano non la turbò affatto. Se possibile dopo ciò che era successo, era contenta per loro. Reyna non era mai riuscita a odiare Piper, così dolce e coraggiosa, e Annabeth, così simile a lei, solo per il fatto che erano così fortunate da amare ed essere ricambiate da Percy e Jason. Non era da lei covare rancore e proprio per questo era stata così male, soprattutto prima di Iverson. Era incredibile come quel ragazzo riuscisse a farla stare meglio con un semplice sorriso, lui che invece tendeva ad essere più triste e malinconico di quanto sembrasse all'esterno. Tenevano entrambi tutto dentro, e questo non era che un particolare degli aspetti in cui erano simili.
Percy riprese la parola scuotendola dai suoi pensieri.
-C'è una persona che ci deve parlare: Nico è nei guai e lei sola sa perchè, dove si trova Nico e cosa sta succedendo. Perché sì, qualcosa si muove nell'aria e io non credo che riusciremo semplicemente a stare a guardare.
Jason, Frank e Leo si irrigidirono immediatamente, brutti ricordi che tornavano a galla. Leo soprattutto aveva una bruttissima cera, le occhiaie che rovinavano il suo sguardo vivace e tutto di lui che diceva: ''SONO STANCO LAVORO TROPPO MA NON DIRO' NULLA CHE VI FACCIA PREOCCUPARE''.
Quando tutti videro chi era la fantomatica persona che doveva parlare rimasero perplessi: Cleo Nils era al Campo da quattro giorni e già su di lei circolavano strane voci, senza contare la vicenda dell'empusa ancora senza spiegazione.
Quando prese la parola e incominciò a parlare tutti si zittirono, troppo sorpresi per replicare. Sembrava impossibile che su quella ragazza gravasse un destino così cupo e una maledizione così feroce. Quando arrivò a parlare di come Nico fosse andato negli inferi, Percy e Annabeth si guardarono negli occhi, memori della loro prima impresa. Non era stata certo una passeggiata.
Cleo aveva finito il suo discorso e tutti borbottavano tra di loro: Frank cercava di calmare Hazel con poco successo, lei troppo preoccupata per suo fratello per riuscire a prestare attenzione al suo fidanzato, Leo che si era messo le mani tra i capelli, il viso distrutto a cui si aggiungeva un'altra preoccupazione, Piper, Jason, Annabeth e Percy a discutere già di chi sarebbe andato a salvare Nico... poi Cleo parlò di nuovo, la voce come triplicata più roca e anziana.
-Ha voluto salvare uno e moriranno tutti: il sacrificio delle Ifigenie deve essere vendicato! Parti Cleo, parti con la figlia del vento e l'arbusto di Cerere malato, libera il figlio di Ade! Un destino crudele attende della progenie di Atene il più fragile e sognatore, tutto a causa tua... la battaglia degli dei minori è iniziata...
Tutti videro il simbolo sul suo braccio splendere di luce vermiglia per poi lasciare Cleo più confusa che mai.
-La maledizione si è azionata.
E senza dire altro si mise a correre: aveva bisogno di Kat e Jacques. Sua madre era stata chiara.
Perché però ha definito Jacques malato? 
Percy la fermò per un braccio e il suo sguardo esprimeva un sostegno che Cleo non avrebbe mai immaginato di trovare.
-Siamo con te Cleo, riportaci Nico.
Solo quando vide la ragazza sparire alla vista si permise di lasciar trapelare la preoccupazione e il dolore che i versi della dea avevano portato.
Un destino crudele per la progenie di Atene... Annabeth...
La figlia della dea della saggezza baciò Percy, rassicurandolo.
-Non credo di essere io il semidio di Atene più fragile... -gli confessò.
-Ho paura di non sapere però a chi farò l'elogio funebre.
******************
Jacques fu pronto in meno di due minuti per partire: dopotutto non sarebbe stata una missione lunga, Kat aveva garantito loro un misterioso passaggio per gli Inferi.
Cleo mentre gli chiedeva di partire lo aveva guardato in modo strano: che avesse già un sospetto del suo segreto? Sperava ardentemente di no, dopotutto c'era ancora tanto tempo...o si sbagliava? Magari sua madre gli aveva mentito...ma non poteva pensarci, solo... doveva continuare a mentire. Per il bene di Kat. Per il bene suo. Per la sua codardia. Perché sapeva benissimo che non avrebbe mai avuto il coraggio di confessare tutto.
Cleo e Kat lo aspettavano vicino all'albero di Talia, la tensione tangibile nell'aria.
-Ci siamo tutti, perfetto. -disse Cleo- Kat, il passaggio per gli Inferi.
-Spostatevi e lasciatemi sola, forse ci vorrà del tempo.- li pregò la ragazza che non era proprio sicurissima del passaggio, anche se questo ovviamente non lo aveva detto a Cleo.
Jacques si affrettò a raggiungere la base della collina, seguito da Cleo.
Quest'ultima stava per chiedergli qualcosa solo che sembrava incerta.
-Senti Jacques...-cominciò titubante.
-Sì?-disse lui preparandosi al colpo: non avrebbe mai dovuto tenere tutto segreto adesso avrebbe perso Kat, Cleo le avrebbe detto che il suo fidanzato le aveva mentito e tutto.... sarebbe finito.
Da quando faceva questi discorsi? Da quando la malattia stava vincendo? Da quando non esisteva più il bambino ottimista che da piccolo aveva un pollice verde straordinario?
Si chiedeva tutto questo, Jacques, perso nei suoi pensieri. Era così improvvisamente assorto che non sentì la domanda della figlia di Nemesi.
- Jacques mi hai sentito?
-Cosa?.. No scusa, stavo pensando.
Lei sorrise.
-Capita spesso anche a me di non sentire mentre penso. Ti volevo chiedere se credi che al ritorno dagli Inferi potrò parlare con la mia famiglia....-socchiuse un attimo le palpebre, come per non piangere- Abita a Los Angeles sai...non hanno più notizie di me da una settimana,Liv è morta sparita così e bhé...
-Non ti preoccupare.-disse Kat sbucata dal nulla sotto forma di ventus -Con queste bellezze andremo sul sicuro, avrai tutto il tempo per andare a trovare i tuoi al ritorno!
-Bellezze?-chiese Jacques.
Kat non rispose, solo indicò un punto imprecisato nel cielo.
-Cosa..?-  stava per dire Cleo interdetta  -OH MIEI DEI! -  strillò terrorizzata  - CI VENGONO ADDOSSO!
Fu solo allora che Jacques li vide. Prima un puntino sfocato nel cielo terso. Poi una sagoma indistinta e mutevole. Poi la sagoma si divise in tre.
E Jacques vide i ventus da corsa di Eolo in tutta la loro fierezza.
Uno era scuro, una nuvola carica di pioggia e fulmini, gli occhi ardenti e la criniera libera. Quello al centro sembrava essere un tutt'uno con il cielo sereno, aveva gli occhi dolci e una chiazza più scura sulla fronte sopra agli occhi. L'ultimo era, a suo parere, il più bello. Era chiarissimo, bianco e argento, gli occhi invece scuri e penetranti in contrasto con il colore del manto. La cosa più strana è che se a volte sembravano semplici cavalli ad un tratto apparivano semplicemente turbini di vento, liberi nell'aria.
Kat volò verso gli animali fermandoli appena in tempo prima che si schiantassero contro una terrorizzata Cleo. Jacques sorrise vedendo il ventus al centro correre incontro alla ragazza facendole le feste quasi come un cane. Il figlio di Cerere pensò che come i cavalli di Eolo erano bellissimi anche lei era stupenda: libera, mutevole ma sempre forte contro ciò che le accadeva. In un attimo ricordò le prime volte in cui la ragazza aveva ripreso la sua katana in mano dopo la battaglia contro Gea: quasi tremava eppure aveva voluto continuare a provare a cercare, all'inizio inutilmente, di ritrovare i suoi istinti di mezzosangue sopiti dentro di lei. E c'era riuscita. Non del tutto, ma ce l'aveva fatta. Kat era un soffio di vento, certo, lo sapeva pure lei. Ma era capace di andare contro la tempesta più grande e rimanere intatta.
Vide Cleo dirigersi titubante contro il ventus più scuro, quello che sembrava portare i lampi dentro di sè: sì,decisamente quello era il vento adatto a lei. Jacques invece, si diresse verso quello bianco latte. Si aspettava di vederlo infastidito ma non fu così: il cavallo lo guardò negli occhi, nitrì, e si lasciò accarezzare dalla mano tesa del semidio.
Kat si girò e Jacques vide stupore e felicità nei suoi occhi.
-Hai domato Artico al primo colpo.-disse felice.
-HAI DOMATO ARTICO NON CI CREDO!-ripeté a voce più forte abbracciandolo di slancio come solo lei sapeva fare.
-E' qualcosa di così straordinario?-chiese sorpreso.
Lei si staccò e sorrise ancora accarezzando il suo ventus, ora a terra.
-Vedi, questi sono ventus speciali. Il mio si chiama ScendiNuvole ed è un ventus ''di prateria'':sono docili e mansueti ma questo solo io sono riuscita a domarlo. E' uno dei più veloci mai esistiti come Artico e quello là.
-''Quello là''? Non ha un nome?-chiese Cleo.... già in groppa al cavallo-tempesta.
Kat rise deliziata vedendo con che facilità i ventus si erano fidati del suo fidanzato e della sua amica: era una delle prove che più dimostravano la bontà d'animo di una persona, se i figli di Eolo si fidavano o meno di loro.
-Il tuo Cleo è un ventus selvatico come quello di Jason,Tempesta, anche se voi non lo conoscete. Una volta che uno di questi venti sceglie qualcuno con cui cavalcare lo fa per sempre,  anche se raramente succede. Puoi scegliere tu il suo nome se vuoi.
Cleo fissò lo spirito di Eolo accarezzandogli la criniera: quell'animale l'aveva scelta? Lei?  Una come lei? Era possibile?
-Che ne dici di Nebulosa? Ha gli occhi simili a nuvole scure in movimento... inoltre, è femmina.
Kat annuì per poi girarsi verso Jacques.
-Artico è un  vento artico, per l'appunto. Non si fidano quasi mai dei mortali sai? Quando ho visto che mio padre rispondeva alla mia preghiera mandandomi lui, che nessuno era riuscito a domare o avvicinare, ho pensato fosse arrabbiato mandandomi così un ventus ingestibile. Invece ce l'hai fatta. Si è fidato di te. Sono fiera di averti come fidanzato.-
 
Era un complimento, fatto col cuore, eppure non avrebbe potuto fargli più male di una offesa. Perché lei si fidava di lui? Sarebbe stato meglio essere solo, disprezzato. Non avrebbe avuto nessuno a cui mentire.
Tutto per uno stupido fiore. Tutta colpa di uno stupido fiore.
****

Nico sorrise nonostante il dolore. La sua matrigna si era superata. Assoggettare Ade al proprio volere con una pianta ipnotica. Imparava ogni giorno quante spine avesse Persefone,all'apparenza un dolce fiorellino primaverile . Eppure non si sarebbe mai immaginato che sarebbe arrivata a tanto. Chi è che aveva incastrato Ade? Suo padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Il sacrificio delle Ifigenie. La sua mente stentava a credere a tanta crudeltà, non era possibile concepire un idea così... folle. Nemmeno suo padre. Nemmeno lui. Chi quindi? Chi c'era dietro?
Non poteva pensarci in quel momento. Più tardi. Ora doveva fuggire.
Si concentrò. Lasciò che la parte peggiore di lui, quella morta,prendesse il sopravvento dandogli pochi minuti di astinenza dal dolore e concedendogli il potere necessario da scappare.
Urlò.
Sentì la testa scoppiare: non aveva mai dato fondo al suo potere, aveva sempre raschiato la superficie. Ora era al centro. Era nel suo mondo. Era parte degli Inferi.
La cosa peggiore fu il silenzio. La calma. Regnava in quel mondo sempre in movimento stonando con tutto. Gli Inferi erano morti. Letteralmente. Per poco tempo ma sì, ci era riuscito.
Aprì la cella trascinandosi a fatica.
La grotta di Orfeo. Uscita. Luce.
Salvezza.
-Cleo.- pensò prima di svenire. Lei doveva sapere. Era la prima a dover conoscere quello che aveva scoperto.
A meno che non morisse prima. A meno che l'incantesimo posto sul regno di suo padre non fosse bruscamente spezzato da Persefone o da Ade, tornato in sè.
A meno che.
 
 
 
 
 
NOTA DELL'AUTRICE
MAMMA MIA CHE FINALE SCHIFOSO. *Schiva i pomodori e le lance accuminate assieme a qualche cavolo marcio*
Lo so, sono in un mega ritardo e me ne esco così. Scusate, scusate. Però mi sembra carino, soprattutto la parte dei ventus (e la mini Reyson *.* ). Voglio Nebulosa a casa mia ! ehe ok scusate torniamo a cose serie.
Cosa fa Nico alla fine del capitolo? NO, non una evoluzione stile Dragon-ball super sayan XD, semplicemente sfrutta al massimo i suoi poteri addormentando, per pochi minuti necessari a scappare, tutti gli abitanti dell'Al-di-là...(Come Percy nel monte Sant'Elena nel quarto libro di PJO dove fa praticamente esplodere tutto usando i suoi poteri).
Che dire degli spoiler/ indizi nei pensieri di Nico? Cosa diavolo fa Persefone ( la odio in questa ff è mostruosa sappiatelo) ? Cosa è il sacrificio delle Ifigenie? Per eventuali deduzioni da Sherlock riferite, mi piace sapere cosa immaginate! (io stessa rompo le scatole agli autori sparando mie convizioni smentite nel capitolo successivo ^.^!)
Aspetto taaante recensioni e...sigh... critiche se volete.
BRUTTISSIMA NOTIZIA: CI SARA' UN MEGA RITARDO IN QUESTA FF E IN 'BECAUSE...YES, WE ARE THE OLYMPIANS'' (appena iniziata, cosa ne pensate? UN MEGA BACIO A FRAZELSHUG COME SEMPRE GRAZIE e a Semidea99 :) ) PERCHE' PARTO PER UN CAMPO DIECI GIORNI YUHUUU!! ehe yuhuu non per voi ma scusate ^.^ ;(
Ringrazio:

La mia migliore lettrice, Frazelshug <3 scusa per le smancerie ma te le meriti
Percabeth7898, che torna ancora: un abbraccione stritoloso alla Kat
gea_ e Raita che ringrazio sempre assieme per un arcano motivo :)
GRAZIE A TUTTI ALLA PROSSIMA
AliNicoKITE
P.S.SPOILER CAPITOLO 14...
*
*
*
*
Un bacio è la migliore medicina *.*
 

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Capitolo 14
*** Corsa agli Inferi (2) ***



Capitolo 14- Corsa agli Inferi (2)
( la prima parte è lenta, aspettate il gran finale: W il dramma! ;) )

Cleo stava per partire a cavallo di Nebulosa quando arrivò Annabeth correndo.
-Cleo!-la chiamò la figlia di Atena.
La ragazza in questione si morse il labbro sperando di aver sentito male. Annabeth non stava chiamando lei, ora poteva finalmente andare da Nico....no?
-CLEO!-ripetè Annabeth.
No. Sta proprio chiamando me.
 Non aveva niente contro la fidanzata di Percy, nonostante questa la avesse appesa come un salame durante la Caccia alla bandiera... ok, non le stava proprio simpaticissima però era sicuramente una ragazza a posto, una dei Sette, salvatrice dell'Olimpo eccetera eccetera...
-Cleo, ti devo parlare. E' importante.-iniziò Annabeth, stupita delle loro cavalcature ma comunque sempre lucida e presente, gli occhi grigi che la scrutavano.
-Anche subito. Sai, ho una certa fretta.-terminò con una nota ironica. Scese da Nebulosa con qualche timore e si girò verso la semidea, che aveva ignorato la frecciatina sorridendo.
-Cosa mi vuoi dire di così importante?
-E' su Nico.
-Ah.-ribatté molto intelligentemente Cleo. Perché c'entrava sempre quel ragazzo?
Al pensiero della loro ultima conversazione le venne da mandare a quel paese l'impresa, maledizione compresa. La maledizione. Pesava come un macigno sul suo braccio, bruciando leggermente se vi passava sopra la mano. Forse era proprio il simbolo di sua madre a riempirla di rancore, si rese conto. Perché non era sicuramente nel suo carattere quell'improvvisa voglia di strangolare qualcuno.
Cercò di calmarsi un attimo prendendo un respiro profondo. Ci riuscì.
-Cosa devo sapere su Nico?
-Vedi...-cominciò titubante- Nico ha avuto un passato difficile: ha perso la sorella, Bianca, quando aveva dieci anni e...
-Ma io questo lo so già.- la interruppe- Nico me lo ha detto appena ci siamo incontrati io...non ero proprio felice in quel momento.-disse ritornando con la mente al pianto liberatorio dovuto alle umiliazioni subite a scuola: il ragazzo aveva avuto tatto portandola in un luogo isolato e raccontandole ogni ricordo del suo passato pur di calmarla e far si che si fidasse di lui. Non aveva mai pensato però a quanto lui si fosse aperto mentre le illustrava mostri e guerre.
-Di solito queste cose non le dice agli altri?-chiese.
-No, Nico è più che schivo e timido, è... asociale.- rispose Annabeth confusa.
E' ovvio che raramente qualcosa la stupisca. Ciò vuol dire che Nico non si è mai aperto con nessuno tranne che con me. Oh déi... no, sicuramente non è la prima volta che racconta quasi tutti i suoi fatti personali a qualcuno.-pensò Cleo, anche se nemmeno lei credeva a ciò che si era detta.
-Perché comunque mi volevi dire di Bianca?- disse cercando di ignorare i suoi pensieri e ciò che le aveva detto Annabeth.
-Perchè se sai il passato di Nico capirai anche tu che non ha bisogno di soffrire ancora.
-Stai insinuando che io lo potrei far soffrire?
Annabeth non rispose.
.
-Grazie mille delle tue preoccupazioni ne terrò conto nel caso volessi fargli del male.-sbottò Cleo dando voce alla sua rabbia. Doveva controllarsi, lo sapeva anche lei. Se però la stuzzicavano così se la andavano a cercare.
Annabeth annaspò cercando di rimediare alla offesa implicita che le aveva rivolto ma era troppo tardi: Nebulosa stava già solcando il cielo seguita da Artico e Scendinuvole, le loro sagome che si stagliavano nel cielo.

Cleo stava masticando rancore verso la figlia di Atena quando Kat le parlò con voce dolce come sempre. 
-Cleo, posso chiederti una cosa?
Sembrava quasi timorosa e impaurita da una sua possibile risposta, si rese conto la figlia di Nemesi. Ripensandoci, la capiva: si conoscevano da poche ore e se si guardavano i fatti in modo obbiettivo lei poteva tranquillamente sembrare una psicopatica, una isterica semidea con seri problemi di relazione con il proprio genitore divino.
Non è poi così che ti etichettavano sempre tutti a scuola? La ‘’diversa’’? Quella da cui dovevi stare lontano per non rischiare qualche livido? Cosa ti dice che Kat e Jacques siano diversi? Che questo mondo sia  diverso?
La risposta alla sua ultima domanda era più che semplice.
Nulla. Solo una mera speranza.
Idiota.
Illusa
.
Scosse la testa cercando di capire perché le giungevano alla mente quei pensieri: era la maledizione che le stava lentamente cambiando il carattere facendo emergere il peggio di lei o era sempre stata così? La risposta era sconfortante in entrambi i casi: doveva assolutamente cercare di ignorare quella vocina nella testa.
Cosa ti fa pensare che questo mondo sia diverso?
 Ecco un altro fantasma nascosto nell’armadio da ignorare, Cleo.
-Dimmi pure Kat.- disse.
-Quando ci hai chiesto di partire per andare da Nico Di Angelo abbiamo accettato senza problemi..-iniziò scostando nervosamente dalla fronte un ciuffo di capelli rossi.
-Ma perché noi?-completò Jacques.
-N-non volete venire? Potete tornare indietro tranquilli n-non è un p-problema.-chiese Cleo incapace di tenere la voce ferma.
Perché la vocina deve avere ragione? Perché?
Kat fermò bruscamente il suo ventus prateria. Cleo non aveva mai visto Kat arrabbiata e non era un bello spettacolo: i suoi occhi azzurro pastello si erano scuriti, come se le nuvole che controllava avessero deciso di popolare il suo sguardo ad indicare che no, non era bel tempo.
-Nils.-la apostrofò- Sei. Una. Scema.
Jacques intervenne prima dell’inevitabile…
-Kat calmati…
Ma era troppo tardi.
-Cosa ti salta in mente? Mi giudichi una persona che lascia andare una amica al proprio destino? Sì, Cleo, non fare quella faccia sorpresa SEI MIA AMICA! Anche se ti conosco da stamattina! E lo stesso vale per Jacques! QUINDI SMETTI DI FARE LA VITTIMA E REAGISCI A QUELLA MALEDIZIONE  E A CIO’ CHE IL TUO PESSIMISMO CRONICO TI SUGGERISCE!
Si fermò, lo sguardo furente.
-Scusa. Grazie della vostra amicizia ho frainteso.-riuscì a dire Cleo prima di sorridere e abbassare il capo. Kat aveva ragione: non doveva fare la vittima.
Strinse forte le palpebre e rialzò il capo animata da una determinazione nuova.
-Cosa mi volevate chiedere?
Jacques fece un sorriso a trentadue denti: ora riconosceva la semidea.
Kat, un po’ più calma, parlò.
-Chiedevamo perché hai scelto proprio noi. Non siamo potenti, non come i Sette, nemmeno come te… -alzò lo sguardo.-Perché noi Cleo?
La ragazza si morse il labbro pronta a parlare: ormai non se ne erano accorti, ma erano sopra New York. La chiazza verde di Central Park si stagliava tra il profilo urbano della città…
-Perché siamo a New York?-esclamò Jacques dando voce ai suoi pensieri.
-Ho dato da fiutare a Nebulosa una maglietta di Nico che mi ha dato Percy: il suo odore le ha fatto seguire questa traccia.-borbottò Kat confusa.
-Nebulosa, Nico dov’è? Portami da lui ti prego.-sussurrò nell’orecchio dell’animale la sua cavalcatrice. Non c’era più il tempo di parlare: Nico era nei guai, si ricordò. Non potevano perdere altro tempo.
Nebulosa sembrò capire il messaggio e si fiondò giù, nel cielo ormai buio della città, seguita da Scendinuvole e Artico. Puntava a Central Park.
La voce di Nico le risuonò nelle orecchie: ‘Spesso entro negli Inferi dalla grotta di Orfeo, è più veloce’’.
Stava per parlare quando, ormai a terra, vide gli scheletri.
Bianchi, le ossa visibili a tratti sotto alla pelle e ai vestiti sbrindellati, le guardie di Ade erano palesemente in tono con l’ambiente da cui provenivano, e a cui Nico apparteneva: fatti di morte, e letali come essa. Sembravano tutti e dieci cercare qualcosa, notarono i tre ragazzi, da come si guardavano intorno. Poi il meglio vestito, il capo intuirono, li vide.
Bastò un gesto secco della mano. Gli scheletri attaccarono.
-PER LE MUTANDE DI ADE!-esclamò Jacques.
-Non potrei essere più d’accordo.-borbottò Cleo sguainando il suo spadone: la situazione si stava complicando in maniera preoccupante…
Kat si fece di aria mentre Jacques si metteva in ginocchio portando le mani a coppa vicino a terra.
-Cosa..?-provò a dire Cleo ma la figlia di Eolo aveva già preso la rincorsa: si vedeva lontano un miglio che quei due erano abituati a combattere, o allenarsi, assieme.
Il piede di Kat si appoggiò sulle mani di Jacques mentre questi le dava la spinta verso l’alto.
Cleo si mordicchiò il labbro stupita e ammirata dalla loro armonia di pensieri.
Un trampolino Kat?Allora vola…

E Kat volò: la spada rivolta verso l’alto e poi calata con forza ad attaccare l’aria.
Tunf.
Esattamente sotto alla ragazza si aprì una faglia lunga e stretta. Kat fece velocemente il gesto di buttare qualcosa a terra.
Sentì la voce di Jacques.
-STA GIU’!
L’onda d’urto si propagò ad una velocità impressionante. Cleo sentì le orecchie fischiare mentre veniva scaraventata a terra, l’aria che si propagava a onde concentriche partendo dal cratere che Kat aveva aperto.  Gli scheletri  vennero sbalzati a terra, ma solo due, i più vicini, si disfecero.
Poi, rapida come era stata attivata, la tempesta si placò. E Cleo trovò opportuno cominciare a combattere.
Due scheletri armati di lunghe lance avanzarono contro la semidea mentre Kat e Jacques attaccavano i rimanenti sei. Ma non ci voleva uno stratega per capire che erano troppo pochi, contando che il colorito della figlia dei venti faceva capire quanto le fosse costato lo sfruttare i suoi poteri fino a quel grado.
Fin da subito la lotta si fece impari: le fiamme della sua spada non avevano alcun effetto contro le carni morte degli scheletri. Ma perché erano lì??
Un colpo ben assestato e Cleo sorrise per poi ammutolire: il suo avversario a quanto pare non subiva danni neppure e infilzato con acciaio di Artemide.
Inesperta come era, attaccata su due fronti, la prima ferita non ci mise molto ad arrivare: uno squarcio, seppur superficiale, tingeva di rosso il fianco della ragazza.
Continuò a combattere. Zombie Uno tentò un affondo laterale, scontrando il ferro dello stige con l’acciaio, nello stesso momento in cui Zombie Due, il più furbo e bravo a combattere, affondava tranquillamente la lancia nella spalla della ragazza. Urlò. La spalla sembrò andare a fuoco mentre tutto si faceva confuso e caotico, i rumori amplificati.
Una parte del suo cervello sentì le grida di aiuto lanciate dai suoi amici mentre davanti agli occhi danzavano macchie gialle.
Stiamo perdendo.
Sto morendo?

Le ginocchia le cedettero mentre Zombie Uno alzava una misericordia pronto a colpire.
Una misericordia, come la mia. Nico non me l’ha più ridata poi… pensò mentre la mani stringevano ancora la spada inutilmente.
Che senso ha essere così inutili?
Ho paura… ma perché il colpo non arriva??
Alzò la testa di scatto respirando aria pulita: gli Zombie sembravano esitare, lo sguardo di entrambi rivolto verso un fagotto informe nero accasciato su un albero.
Il cuore le balzò in gola. Nico.
-Stai morendo figlia mia.
La voce di sua madre era sprezzante e derisoria nella sua testa.
-Ma basta poco per salvare chi ami.
Scosse la testa incapace di parlare mentre Zombie Uno richiamava gli altri indicando Nico: avevano trovato il loro obbiettivo.
No, diavolo, no… ti prego… pensò con le lacrime agli occhi. La pozza di sangue si allargava sulla maglietta.
-Basta poco per salvare chi ami. Sarà come addormentarsi Cleo. Lasciati andare.
Una lacrima scivolò tranquilla sulla guancia della ragazza mentre allungava la mano verso la madre, visione della sua mente o meno.
-S-sarà come addormentarsi.- si ripetè afferrando la mano fredda della dea.
-Brava bambina. Dormi Cleo. Seppellisci la coscienza.
Jacques e Kat stavano arrivando, il ragazzo con nettare in mano appena preso dallo zaino.
Stanno bene.- ebbe tempo di pensare prima di svenire.
Tutto si fece buio e l’ultima cosa che Cleo sentì fu il bruciare del suo braccio, più delle ferite.
Io non sono forte per resistere.
Kat vide la sua nuova amica perdere lucidità nello sguardo e alzarsi.
I suoi occhi sembravano aver perso ogni colore.
Con una lentezza disarmante , Cleo si alzò in piedi. Si girò verso sua madre, l’unica a poterla vedere.
-Ammazzali. O vuoi che il piccolo Nico muoia senza che tu possa dargli il colpo di grazia?-disse Nemesi sorridendo: era anche troppo facile. Strano, pensò: uccidere la propria figlia non le stava dando alcun dolore.
*****
 
Quando Nico aprì gli occhi pensò che stava sognando: Cleo non poteva essere lì.
Ma soprattutto …
Cleo non poteva essere così veloce.
Se il ricordo di Percy sotto la maledizione delle acque dello Stige  lo lasciava ancora a bocca aperta per la sua bravura, la ragazza che stava combattendo, i capelli castani a coprirle il viso, gli faceva cadere la mascella: gli Zombie cadevano uno dopo l’altro mentre bagliori violacei accompagnavano ogni colpo andato a segno.
Si muoveva fulminea, letale: si abbassava per schivare un fendente mentre già la sua spada colpiva qualcun altro, le guardie di suo padre che in confronto sembravano novellini.
No, quella ragazza non era Cleo.
Ne ebbe la conferma quando, pur di conficcare l’acciaio nel cuore del capo squadra scheletro, accolse una lama nella carne senza emettere un suono.
-Miei déi.- disse: la situazione incominciava a sfociare nel paranormale. Cioè, più anormale della media a cui era abituato, il che era tutto dire.
Quando anche l’ultimo nemico cadde a terra la ragazza si girò verso di lui: il sangue grondava dai suoi vestiti dandole un aspetto tremendo.
Ma la cosa peggiore erano gli occhi.
Non erano quelli di un posseduto, un unico colore a coprire pupilla e bianco umano. Se uno non avesse visto lo sguardo della vera Cleo, avrebbe potuto scambiarli per normali.
Ma erano viola. Di un maledetto viola scuro nell’iride e grigi invece del bianco.
-Cleo!- urlò quando la ragazza cadde a terra. Aveva perso troppo sangue. In confronto le frustate che aveva nella schiena erano graffietti.
E la ragazza continuava a trascinarsi verso di lui stringendo lo spadone.
-Cleo, tutto bene?
-Devo obbedire a mia madre.-disse una voce che non sembrava la sua.
-No, non va bene per nulla.-fece mentre arrancava indietro impaurito dallo sguardo della ragazza.
Due ragazzi che prima non aveva notato li raggiunsero urlando il nome di Cleo.
Li aveva già visti alla caccia alla bandiera, seduti vicino al ruscello.
Il ragazzo dagli occhi verde acceso si avvicinò a lui con una borraccia di nettare in mano mentre Kat cercava inutilmente di far tornare normale la semidea.
-Chi sei?- chiese Nico mentre la mano correva all’elsa della spada.
-Uno dei tre scemi venuto a pararti il culo.-ribattè aspramente il ragazzo biondo mentre con gesti veloci gli controllava la schiena. Una smorfia gli distorse le labbra di Nico mentre il nettare scendeva lento sulle spalle provocandogli un bruciore atroce.
-Cleo non sta bene.- ebbe la forza di ribattere: dovevano farla tornare normale. A sentire il nome dell’amica Jacques girò la testa verso la rossa, impegnata a immobilizzare Cleo con una mossa di judo esperta.
-Se ne sta occupando la mia fidanzata. Tu girati: sono sorpreso dalla tua tempra: sembra impossibile tu sia cosciente.
-Sangue di Ade.- disse soltanto.
Un gemito soffocato venne da dietro le spalle del ragazzo biondo.
-Cleo calmati, sono io! Abbandona la maledizione CLEO! CLEO TI PREGO!
La rossa stava singhiozzando, Cleo che si dibatteva continuando a perdere sangue immobilizzata tra le braccia dell’amica. Sembrava stare malissimo. Nico non poteva sopportare quella vista: aveva giurato a sé stesso di proteggere quella ragazza così problematica dopo aver saputo il suo passato. E ciò che ignorava.
Pensò ad Annabeth, stranamente. Ad Annabeth e a Percy . A un giorno di pace.
-Allora Nico? Qualcuno qui al Campo ha un posto speciale nel tuo cuore?-chiede Percy sorridendo malizioso: è mano nella mano con la sua fidanzata e gli orrori del tartaro sembrano ormai lontani.
Nico sbuffa e fa segno di diniego.
-L’amore rende debole Percy, lo ho imparato con Bianca. E poi… non fa per me.-dice ignorando lo sguardo deluso del cugino dopo aver sentito la risposta.
Annabeth sorprende entrambi i ragazzi sbuffando.
-L’amore non rende deboli. Questa è una scemenza: una dimostrazione d’affetto può salvare l’anima di qualcuno.
Percy sa che sta pensando a Luke, a quell’affetto fraterno che li ha salvati tutti. Abbraccia la ragazza e la bacia mentre Nico distoglie il viso dalla scena. Si chiede se Annabeth ha ragione.

 
Una dimostrazione d’affetto può salvare l’anima di qualcuno.

Jacques venne spinto a terra mentre Kat dimostrava il suo disappunto: Nico aveva liberato Cleo dopo aver spinto via il suo ragazzo: cosa voleva fare? Cleo era senza controllo, non ragionava: con quel gesto stava rischiando molto.
Nico prese la ragazza per le spalle.
-Cleo, so che puoi sentirmi: devi svegliarti. Sei più forte di così. Non lasciare che le tue fiamme si spengano.
Gli occhi di Cleo rimasero vitrei mentre tutto il corpo tentava di liberarsi.
Nico prese un bel respiro e avvicinò le proprie labbra alla guancia della ragazza.
Non si arrabbiò però, quando la ragazza spostando il viso gli fece incontrare  invece la bocca di Cleo.
La semidea cadde tra le sue braccia perdendo i sensi.
Aveva il viso bollente.
E gli occhi di nuovo chiari.

 

NOTA DELL’AUTRICE
Scrivo veloce perché ho fretta: ringrazio le sei recensioni e mi scuso per il ritardo…. Spero tanto il capitolo piaccia! Alla prossima grazi a tutti!
AliNicoKITE

 

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Capitolo 15
*** Tra biglietti,librerie che cadono e un figlio di Atena ***


Capitolo 15-Tra biglietti,librerie che cadono e un figlio di Atena…
(smile, Paul Cosper is the way!!!)

 
Le tue labbra su quelle di lui.
Sono fredde.
Ma sanno spegnere il fuoco che tua madre ha acceso.
Ti senti cadere.
Ma continui ad avere il sapore delle sue labbra sulle tue…
 
Cleo si svegliò. O meglio, aprì gli occhi.
Il resto del corpo… non riusciva a muoverlo.
Ok, che cosa preoccupante.
Provò a muovere anche solo di un millimetro la testa ma una fitta di vertigini la costrinse a desistere.
Una voce che mi sembrava di conoscere mi risvegliò del tutto.
-SI E’ SVEGLIATA!! PAUL, SI E’ SVEGLIATA! AVVERTI QUEL PAZZO DI DI ANGELO!
Alex. Solo lui può essere così entusiasta del mio risveglio e conoscere Paul.
E solo lui può essere così incauto da chiamare Nico pazzo…
Il viso regolare del figlio di Apollo apparì nel suo campo visivo: aveva un sorriso da un orecchio all’altro.
-Capisco che mi ami ragazza ma per stare al mio fianco puoi anche non rischiare di morire, comprendi? No, non annuire.-fece una smorfia- Prima di muovere anche solo un muscolo bevi del nettare e fatti curare dal magnifico me!
Cercò di imprimere quanto più odio possibile nel mio sguardo. E Alex rise.
Non mi ricordavo fosse così pieno di sé e irritante … o forse avevo semplicemente rimosso.
Un rumore di bicchieri di vetro che cadevano catturò le loro attenzioni.
-PER IL CERVELLO DELLA MIA DIVINA MADRE!! POSSIBILE CHE SIA COSI’ IMBRANATO??
A Cleo venne da sorridere: la timidezza mista a imbranatezza di Paul invece se la ricordava: sembrava diverso da Annabeth, più.. con la testa tra le nuvole.
Alex osservò con occhio clinico le ferite di Cleo e sorrise.
-Non male come tempi di ripresa, non male. Jacques ha fatto un ottimo lavoro quando ti ha ricucita.
RICUCITA?
-Eh già, eri messa parecchio male però anche solo il fatto che hai aperto gli occhi è un buon segno; bevi del nettare prima di fare sforzi per i prossimi due giorni e tornerai come nuova…
-Posso parlare con Cleo da solo?
Quella voce. Le sue labbra.
Miei dei…
Sentì Paul borbottare un saluto e uscire dall’infermeria. Alex invece storse la bocca e si girò verso Nico leggermente irritato.
-Non azzardarti a scendere dal tuo letto un’altra volta. Altrimenti non risponderò delle mie azioni: le tue ferite si sono aperte anche troppe volte.
E se ne andò con la classica andatura tranquilla e scarlancata dei figli di Apollo.
-Sto tremando di paùùra!-esclamo sarcastico Nico calcando sulla U. Cleo ridacchiò mentre sorseggiava il nettare lasciato da Alex sul comodino vicino al letto. La cannuccia, talmente lunga da collegare senza problemi la bottiglia sul mobiletto alla bocca di Cleo, era di un arancione flash che a Cleo ricordò le magliette del Campo, quelle che indossavano tutti, là fuori, quasi per esporla orgogliosi agli altri gonfiando il petto. A Nico,ricordò,invece non l’aveva mai vista addosso.
Un rumore di tendine che si aprivano e Cleo vide l’inquilino del letto due metri distante dal suo.
Non era cambiato dopo averla baciata… o meglio, non lo vedeva diverso. Forse era meglio così, lo aveva fatto solo per salvarle la vita dopotutto.
Nico invece sembrava guardarla come se non la conoscesse: c’era di nuovo paura nel suo sguardo, se era possibile scorgere oltre al solito modo di fare scontroso.
-Non parlare, ti farebbe male.-la bloccò prima che potesse aprire bocca.-Scrivi.
Ai piedi di Cleo arrivarono un blocchetto di post-it e una matita. A fatica, dolorante, riuscì a stringere tra le dita contratte il blocchetto di carta, giallo come le foglie cadute sui davanzali dell’infermeria.
Come faccio a farti leggere velocemente? Lanciare continuamente i post-it è noioso…
E gli mostrò il foglietto. Nico sorrise e borbottò qualcosa come  ‘’pigra’’.
Con grande stupore di Cleo si alzò senza problemi per poi sedersi nel letto affianco a lei.
IDIOTA E LE FERITE????CHE FERITE POI? COME TE LE SEI FATTE?-scribacchiò velocemente sotto alla sua prima domanda.
 -Mio padre… ha metodi di punizione abbastanza diretti se gli chiedi cose che non dovresti sapere. E poi..pensavo avresti capito che sono rimasto nell’infermeria per un motivo.-constatò Nico, il tono sceso di una ottava. Sembrava quasi deluso.
-Non hai capito eh?-il suo tono si velò di sarcasmo-pensavo che il tuo cervello raggiungesse un QI notevole. Anzi, è una considerazione stupida, perdonami: una che viene a salvarmi dopo che mi conosce da quattro giorni non deve essere normale.
L’espressione scandalizzata e subito dopo furiosa di Cleo fu, per il figlio di Ade, esilarante.
Si mise a ridere, forse aiutato dalla stanchezza dopo aver passato le notti in bianco, e disse piano:-Mi sei mancata, tu e il tuo carattere terribile.
Il cuore di Cleo perse un battito: perché gli era mancata? Era davvero possibile che ci tenesse a lei?
Per un attimo di follia fu tentata di porgli quella domanda sul foglio ma cancellò velocemente le prime lettere che aveva vergato.
Mi sei mancato anche tu: avevo paura stessi male e averti sulla coscienza per il resto della vita, coglione…
Esitò un secondo prima di ricordarsi la frase che le premeva nel petto dalla Caccia alla bandiera.
Scherzi a parte… Mi dispiace averti dato dell’emarginato. Sono stata insensibile. E’ strano ma ci pensavo anche mentre ero da Kat. Mio padre mi ha sempre insegnato a chiedere scusa e seppellendo l’orgoglio: mi sembra ogni giorno più difficile.
Era buffo come attraverso la matita fosse molto più facile lasciar fluire i pensieri che correvano nella sua mente: sarebbe stato molto imbarazzante, quasi impossibile per il suo carattere, dire a quel ragazzo così contraddittorio quelle parole a voce.
Si bloccò, la matita a mezz’aria: il figlio di Ade era appoggiato alla sua spalla mentre i suoi occhi correvano veloci sulla pagina, il viso all’altezza delle orecchie. Il contatto improvviso del ragazzo la fece rabbrividire e perdere il filo del discorso. La matita compose solo due ultime parole.
E Liv?
Le era tornato alla mente il viso della sorella come un fulmine a ciel sereno, che illumina una stanza per poi far tornare nel caos più completo. Non aveva nemmeno pensato prima di porgere quella domanda… e fu un male. Sentì Nico irrigidirsi e scostarsi bruscamente. Sembrava colto da una tristezza e una pena profonda, quasi non avesse il coraggio di dire nulla.
Si alzò di nuovo e fece per prendere l’uscita ma la mano di Cleo artigliò la sua maglietta.
Scusa, lascia stare. Era tutto ciò che dicevano i suoi occhi.
-Mi dispiace tanto.-sussurrò con le labbra a un soffio dalla sua guancia.
E uscì velocemente.
Dispiace anche a me.
Alex fu sorpreso quando Cleo accettò un sonnifero per riposare tranquilla fino a pomeriggio per recuperare le forze: non cercò nemmeno di alzarsi o muoversi, la sua mano stringeva stretta una matita e i suoi occhi sembravano persi chissà dove. Quattro ore dopo invece la trovò a mordicchiarsi le labbra con un sorrisetto appena accennato pronta per uscire, con la debita promessa di non stancarsi troppo.  E fu con uno sguardo confuso che la vide salutarlo e ringraziarlo per l’ennesima volta quasi correndo via.
Si accorse che aveva lasciato per terra il foglietto giallo che prima teneva in mano.
Appena riconobbe la scrittura come quella di un ragazzo si fece cauto e buttò il biglietto nel cestino: meglio non immischiarsi negli affari di cuore.

Dato che il tuo cervello non riuscirà a formulare la soluzione esatta dell’enigma ti informo che ho fatto esasperare Alex e Will Solace solo per poter rimanere nell’infermeria e parlarti al momento fatidico del risveglio: per citare le parole di una mia grande amica ‘’quando dormi, sbavi’’.
Scusami se me ne sono andato ma sappi che avrai spiegazioni da me a tempo debito: le risposte che avrei dovuto avere da mio padre non sono state eloquenti e chiarificatrici come speravo. Mi dispiace.
Per tutto.
Nico

 
Cleo era delusa: Nico non le aveva detto nulla, in sostanza. Sapeva solo sempre di più che ciò che stava per scoprire la avrebbe fatta soffrire.  Continuò a correre fino a che il profilo delle capanne si stagliò all’orizzonte. Solo,quando si rese conto di cosa la aspettava alla capanna sedici, o a quella di Kat, si sentì male: domande,domande, enigmi a cui non sapeva rispondere.
E lei voleva scoprire cosa era successo: era stanca di vivere nel dubbio.
Ricorda Agamennone,Cleo.Ricorda  Agamennone e Clitemnestra.
Le parole del sogno di Liv furono come un colpo al petto. E fu per quella rivelazione che si diresse senza indugio all’edificio più severo ed essenziale, una civetta a guardia dell’ingresso. Fu la stessa Annabeth che la accolse all’uscio: stranamente, la ragazza non aveva la solita espressione sicura in volto. Era quasi imbarazzata.
-Scusaperquellochetihodettoprimadellimpresa.-dichiarò parlando talmente velocemente che Cleo ci mise un po’a decifrare la frase.
-Ah. Be’, lascia stare. Ad essere sincera, me ne ero già dimenticata: tendo spesso a farmi scivolare le offese addosso, dopo che ho sbollito la rabbia iniziale.-sorrise imbarazzata la figlia di Nemesi.  
Era vero: dopo i primi dieci minuti in cui avrebbe voluto squartare Annabeth per averla accusata di voler  ferire Nico si era già scordata dell’offesa implicita che le aveva rivolto: era stata anche troppo impegnata a non morire per progettare vendetta, bisognava dirlo.
Annabeth, soddisfatta di aver la coscienza a posto, le chiese di cosa avesse bisogno con il suo normale cipiglio.
-Siete i figli di Atena e… ho bisogno di informazioni su un mito.
I semidei della capanna, presi a studiare o, in più rari casi, dormire saporitamente, girarono le teste con  una sincronia preoccupante. In tutti quegli occhi grigi c’era talmente tanta voglia di condivider e spandere sapere che fu quasi tentata di andarsene per sfuggire a numerosi sproloqui carichi di termini colti e incomprensibili. Le vennero in aiuto un rumore di libri che cadevano, un grido, qualche figlio di Atena che sbuffava come se la scena non fosse strana e una voce ben nota che invocava ‘’il cervello della sua divina madre’’.
Annabeth alzò gli occhi al cielo.
-ANCORA PAUL? ANCORA?? STARAI SCHERZANDO SPERO!-sbraitò un ragazzo più alto e robusto degli altri.
Annabeth intervenne per placarlo, anche se non sembrava molto convinta.
-Andiamo Malcom, non ti arrabbiare! So che Paul non lo ha fatto apposta …vero Paulì?-terminò rivolta verso il povero ragazzo, ammaccato ma incolume, che teneva in mano un tomo di ingenieria grattandosi la testa nervosamente con l’altra mano.
-Annabeth..è la sesta volta in questo mese che fa cadere una intera ala della libreria. La sesta.-ribadì indicando Paul come se fosse un delinquente della peggior risma.
-Ehi Cleo,chi si rivede! Stai meglio ora?-le chiese il semidio ignorando gli insulti di Malcom e le repliche esasperate di Annabeth.
Al suo annuire, il suo sorriso si aprì ancora di più.
-Cosa ti serve? Qua andrà per le lunghe.-spiegò piegando la testa verso i due capi-cabina.
-Mitologia: Agamennone,Clitemnestra e ‘’il sacrificio delle Ifigenie’’.
Lo sguardo del ragazzo si fece perso per un attimo poi sorrise.
-Sezione G,terzo scaffale: la guerra di Troia!-enunciò soddisfatto sparendo tra gli scaffali , schivando le macerie dei libri che aveva fatto inavvertitamente cadere.
-Ecco qua, è un volume antico, ben curato ma un po’ prolisso:trattalo bene o Annie ti squarta.-la avvertì porgendole un volume anonimo senza titolo.
-Io vado allora, grazie mille.-incominciò Cleo… subito bloccata dalla morsa d’acciaio della ragazza di Percy Jackson.
-Cosa le hai prestato? Non si portano libri fuori dalla capanna senza il mio permesso.-cominciò prendendole di mano il trattato di mitologia- E dato che Malcom ha ragione, sei volte sono veramente troppe, tu sei bandito dalla libreria per una settimana e non potrai toccare o, figuriamoci, prestare volumi finchè non metterai tutto a posto. E poi…-i suoi occhi si ridussero a fessure- Come mi hai chiamato?
Alex mantenne l’onore e il sangue freddo: disse solo ‘’Scappa’’ e fuggì ben poco cavallerescamente
senza aspettarla fuori dalla capanna.
Fu divertente: Annabeth sembrava decisa a prendere entrambi anche a costo di raggiungerli in ogni anfratto del campo. Per qualche strana ragione sembrava voler includere nelle sue sfuriate anche Cleo, che però non se la prese: la faccia terrorizzata di Paul quando si voltava per vedere quanto terreno li separava da una Annabeth abbastanza feroce era impagabile.
Quando la ragazza smise di rincorrerli,giurando vendetta a chiunque altro la chiamasse ‘’Annie’’, si sedettero entrambi sfiniti in riva al laghetto delle canoe, un fiatone da far temere alle ninfe un infarto congiunto.
Paul aveva gli occhi che brillavano.
-La sua faccia, uhu, hai visto la sua faccia..- continuava a dire,tra le lacrime e le risa,Cleo che lo seguiva a ruota.
-Allora…- cercò di dire quando si furono calmati un po’- Come mai tanto interessata ad Agamennone?
Cleo si morse il labbro, scurendosi all’improvviso.
-Vedi Paul io…
-Ehi,non ti preoccupare.-la fermò lui vedendo che era un tasto dolente-Non sono una di quelle persone che va a chiedere i fatti altrui. Mi piace raccontarli invece. Aiuta.
-Io invece non sono mai stata portata nel raccontare storie, o nello scrivere in generale. Liv lo era invece, lei…-sorrise mestamente –era un po’ brava in tutto.
Le parole incominciarono a venire fuori prima timorose, poi sempre  più infervorate e coinvolte in ciò che stava ripercorrendo, le immagini di quanto accaduto che apparivano nella sua mente come veloci flsh-back. Non gli nascose nemmeno il sogno di Liv, che invece aveva taciuto a Kat e Jacques: Paul ascoltava in silenzio, facendo ogni tanto per aprire bocca per poi bloccarsi.
Quando finì si sentì ancora più vuota di prima: dire ad alta voce quanto poco le rimaneva la faceva sentire solo ancora più triste.
-Non sei messa così male sai? Hai Nico. Hai Kat e Jacques, due persone meravigliose. Hai Alex… e me. –si girò a guardarla. Aveva una traccia di malinconia nello sguardo.
-Io e Alex avevamo solo Airen.
-Tu, Alex e…Airen?
-Airen era, è, il grande e unico amore di Alex. Prova a guardare oltre ai suoi corteggiamenti … sono solo tentativi di instaurare un rapporto di amicizia. Il suo cuore è da sempre per quella ragazza… una semidea, figlia di Tyche: si diceva avesse il dono innato della profezia ma non lo sapemmo mai. Lei-inspirò- Era bella. Bella,intelligente, brava a combattere con quel ventaglio con coltelli nascosti al suo interno, i capelli talmente chiari che sembravano d’argento.
Si fermò.
-Dove è andata? Airen intendo…
-Dove Alex non la potrà mai raggiungere. Scomparve il giorno prima del nostro arrivo al campo. Fu rapita,fuggì, chi lo sa? Trovammo per terra una lettera per me, una per Alex, stranamente molto più lunga e bagnata di lacrime,-disse ironico-e una carta dei tarocchi. La figura era lisa dal tempo, non si riconosceva, ma dietro svettava una mela dipinta in oro. Ce l’ha sempre in tasca. Non la abbandona mai.
Mise le gambe a sfiorare l’acqua con la punta dei piedi.
-E’ per questo che non sopporto se lui mi fa la ramanzina dicendo che sono fissato con una ragazza. Scusami ma all’inizio ho fatto finta mi piacessi per farlo star buono.
-Come si chiama? Il tuo grande amore.-sorrise Cleo, felice di aver cambiato argomento-vive qui al campo?
Paul rise.
-Oh,no,non vive al campo. E’ una discendente di Apollo, il padre di sua madre. Ha gli occhi blu e i capelli color fiamma.Io..sono il più sbadato di tutti i figli di Atena … ma ho un sogno.
Il modo in cui terminò la frase fece sorridere Cleo ancora di più: c’era tanto di quell’amore nei suoi occhi.
-Ho il sogno di progettare un edificio con lei, anche se non può vivere al campo e Annabeth è molto più portata di me nel progettare edifici. Immagina… la tecnica e l’arte insieme. Atena e Apollo. E’ un mix….-si fermò incerto.
-Esplosivo?-tentò lei.
-Qualcosa del genere.-sorrise Paul.
 
Due metri più in là, Kat correva.
Aveva una grande notizia.
-CLEO, PAUL! INDOVINATE COSA C’E’ STASERA PER IL TUO RISVEGLIO CLEO!
La ragazza abbracciò la figlia di Eolo con slancio, felice che stesse bene.
-Cosa c’è stasera? –chiese paziente di fronte all’entusiasmo dell’amica.
I suoi occhi azzurri scintillarono.
-Nico ha chiesto di organizzare una festa. Per te. Cioè, in realtà la organizzano i Sette per la nostra missione di salvataggio. Non è fantastico?
Cleo rimase interdetta.
Una festa. Kat. Una festa dei Sette e di Nico. Kat. I preparativi. Vestiti, migliaia di vestiti sicuro. Trucchi.
OH DEI, TRUCCHI!
Per Paul fu logico dire la fatidica parola.
-Scappa.
Swissh.
La figlia di Nemesi stava già correndo.
-CLEO,TORNA SUBITO QUI! COME FAREMO CON I VESTITI????
La risata di Paul ricordò ad Alex, lì vicino, tempi un po’ lontani.
Tirò fuori la carta dei tarocchi.
E sorrise.
 
ANGOLO AUTRICE
PERDONO! * si prostra per schivare coltelli e chiedere scusa per L’IMMANE RITARDO*
Scusate davvero, questo capitolo èstato un parto all’inizio ma poi è fluito che era una meraviglia…
Quanto amo Paul? *feels* E Nico? *tsunami di feels* E Alex? *onde di feels*
 OK la smetto.
Grazie per esserci a tutti: alle storiche e ormai abituali sei recensioni (GRAZIE BELLISSIME), ai 33 che tra ricordate,preferite e seguite si ostinano a vedere come finirà questo bailamme!
Sappiate che NULLA è lasciato al caso….
Nemmeno una carta di tarocchi. ;)
BACI ASPETTO TAAANTI PARERI
Ali
 

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Capitolo 16
*** Endless agony, new (old) beginning ***


Capitolo 16- Endless agony, new (now old) beginning
Jacques Vert era un tipo metodico, ordinato: amava essere preparato a tutto. Persino a una morte prematura.
Aveva allineato con cura alcuni fogli e aveva scritto, titubante e malinconico come non era mai stato, le lettere alle persone con cui aveva legato di più, persino una, la più breve, a Cleo Nils, la ragazza con cui la sua Kat aveva stretto una amicizia tanto salda quanto nata all’improvviso da situazioni fuori dalla quotidianità. Non che si lamentasse dell’interesse della sua fidanzata verso la figlia di Nemesi, Cleo era a posto. Solo, aveva paura che l’aura gravosa che calava sulla semidea avrebbe trascinato Kat, e anche lui, verso qualcosa di più grande di loro. La profezia li aveva citati entrambi, a sentire i sette: l’ accenno alla sua maledizione, al suo essere malato, lo aveva reso più pauroso e cauto nei confronti della ragazza.
Che avesse capito? Anche se lo avesse fatto, quelle poche righe avrebbero spiegato, o confermato, tutto. 
 Aveva avuto bisogno di tutto il suo coraggio per firmare il messaggio che un giorno Katie avrebbe consegnato a Kat, quando ormai la spira di fuoco di Persefone lo avrebbe interamente consumato.  Due pagine scritte fitte fitte con qualche cancellatura: il suo unico lascito.
La mano corse, senza che se ne rendesse conto, al petto, dove se sfioravi la pelle sentivi il calore della spira che cercava, per ora inutilmente, di fermare il cuore e la vita dentro di lui. Kat un giorno si era accorta del profilo rialzato della pelle che le spine, attorcigliate attorno al muscolo, creavano ricordandogli sempre il suo non essere gradito alla sua sorellastra divina. Aveva scherzato ignorando la cosa, ma quel fatto gli aveva fatto capire quanto stesse per perdere a causa di quel dolore costante che sfociava in attacchi di tosse e febbre: Kat, la sua Kit-Kat, la ragazza dai capelli rossi tanto testarda quanto fragile. La possibilità di trovare un lavoro a Nuova Roma, nell’area per i semidei adulti, con la possibilità di vederla sempre al suo fianco prima di addormentarsi. Il poter anche solo sperare di diventare un eroe, non di quelli ricordati per sempre come Percy Jackson ma anche solo una persona fiera di ciò che era riuscita a fare. Una persona che non aveva paura di morire ogni volta che sentiva una lieve fitta al petto.
La situazione aveva incominciato a degenerare quando la spira si era resa visibile come quando Persefone l’aveva mandata ad attaccarlo. Rossa, screziata di viola e verde, sarebbe potuto sembrare un tatuaggio se non pulsasse di vita propria. In quel momento era invisibile, realizzò, dormiente per prepararsi ad un altro attacco.  
Sospirò, dandosi dello stupido: non doveva essere così triste, gli altri se ne sarebbero potuti accorgere. Dopotutto, non era così che Katie lo aveva smascherato? Era stato costretto a raccontarle tutto, dalla sua infanzia al litigio tra la madre e la sorellastra a cui aveva assistito. Tutto questo, per mettere la ciliegina sulla torta, davanti a un signor D intento a fissare un calice di acqua, un tempo autentico ‘’succo d’uva’’ con una vena malinconica nello sguardo. L’unico commento del dio era stato chiarificatore:-Certo che sei sfigato!
Sì,Mr.D. O Bacco, scelga lei. Sono davvero sfigato.
 
Tre mesi prima, 13 giorni dopo l’anniversario della caduta di Gea  
 Era rimasto seduto, assorto nei suoi pensieri, su una sedia davanti allo storico campo da ping-pong dei Greci senza accorgersi del graduale allontanarsi di tutti i capo-cabina o centurioni dei due campi. Si erano trovati al Campo Mezzosangue perché, dopo mesi passati in un eterno girovagare di semidei senza controllo da Long Island a San Francisco, tutti avevano capito quanto fosse necessaria una figura di riferimento che fungesse da mediatore per le trattative degli scambi inter-mezzosangue. Dato che Lupa sembrava irreperibile, ‘’Dovete cavarvela da soli, siete romani e bla,bla,bla’’, la scelta unanime era finita su Chirone, ligio al dovere come sempre. E quindi eccoli lì, tutti i vari pretori e senatori e centurioni e chi più ne ha più ne metta, a parlare della via migliore per unire i due campi. I Sette non c’erano: a quanto pare essere degli eroi risparmiava loro alcune pratiche burocratiche. Jacques, invece, era solo un misero centurione, eletto subito dopo la fine della guerra per i meriti in battaglia, quindi non aveva avuto scampo. Avrebbe giurato di aver visto circa una decina di persone sbavare sul tavolo da ping-pong o su spalle di amici, ma non era sicuro: il numero dei russanti avrebbe potuto facilmente far salire il tutto a quota 20, più o meno. 
Quando la riunione era finita aveva smesso finalmente di socializzare con Katie, il suo equivalente greco come capo dei figli di Demetra, e Lou Ellen, quando non sbadigliava cambiandosi distrattamente colore dei capelli,e si era seduto comodamente davanti al tavolo da gioco. Notò che il piano era percorso al centro di una metà del campo da una fenditura, causata probabilmente da qualche pugnale lì conficcato, e si mise a pensare, liberando inconsciamente tutti i suoi poteri. Peccato non avesse notato lo sguardo verde chiaro vispo della sorellastra che, dopo aver adempiuto al suo dovere quotidiano di litigare con Travis Stoll, si era messa a fissarlo curiosa.
Katie non riusciva a identificarlo: un attimo prima era gentile, entusiasta per tutto e sorridente. Un attimo dopo lo vedevi ammutolire e fissare Kat Tobu con l’allegria di un procione morto investito da un camion.
Quando però vide la mano di Jacques far nascere senza problemi non solo un garofano, proprio quel fiore, ma anche un melograno capì. E si arrabbiò. E non puoi trovare protezione dalla furia di Katie Gardner, neppure se un dio del vino ti guarda sconsolato, come se la rabbia di quella ragazza fosse un affare di tutti i giorni.  
-Come hai potuto tenerlo nascosto a tutti?-sibilò- E soprattutto: sei solo un figlio di Cerere, come puoi …
-Avere i poteri della regina degli inferi? Non ne ho idea.- completò lui, lo sguardo ancora perso nel vuoto. Poi, rendendosi conto di ciò che aveva detto, sussultò e si girò a fissarla. ‘’Non dire nulla’’ imploravano i suoi occhi, ma Katie non poteva starsene zitta e buona. Era un figlio di Cerere, un semidio meno potente della rispettiva progenie greca, lo sapevano tutti. Cerere era stata associata dai romani sia all’agricoltura sia,soprattutto, alla crescita, e i suoi poteri ne avevano risentito. I figli di Cerere sapevano far sviluppare un germoglio in un albero adulto con un battito di ciglia ma trovavano difficile creare piante ex novo come i loro compari di Long Island. Per non parlare della differenza tra i poteri di Demetra e quelli della loro figlia divina Persefone: guai a chi cercava di evocare i fiori o le piante sacri alla sorellastra divina! Si rischiava una trasformazione istantanea in un fiorellino estivo, se si era fortunati; oltretutto era qualcosa più forte di loro. Sentivano la loro connessione con la terra svanire e nulla nascere dal suolo. Se poi, fortuitamente, riuscivano a far germogliare un piccolo melograno non solo attraverso metodi tradizionali, come erano costretti a fare i mortali, si andava incontro a spiacevoli conseguenze.
E ora vedeva Jacques sfruttare entrambi i lati dei poteri delle piante senza problemi. Un rabbia cieca, come suo solito, si impossessò di lei. Si sentiva delusa sia dalla mancata fiducia di Jacques,anche se lo conosceva da poco tempo per poter essere una confidente adatta ad un tale segreto, sia dal vedere una certezza della sua vita scivolare via. E, dopo che i suoi sentimenti per Travis, ancora indefiniti, rischiavano di superare il solito disprezzo per la sua stupidità, i dati di fatto che non erano più tali la mandavano fuori di testa.
-Mi devi delle spiegazioni.-accusò.
-Secondo mia madre sono nato nel momento esatto in cui Proserpina, nell’anno della mia nascita, tornò dagli Inferi portando la primavera.
Katie pensò a un Jacques appena nato,tra le braccia della madre divina, la sua connessione con le piante appena risvegliata e la potenza causata dall’arrivo della dea della primavera che lo investiva in pieno: uno shock che poteva tranquillamente influenzare i poteri del bambino.
-E tu le dai ragione?-non poté far a meno di chiedere.
-Non mi cambia nulla sapere perché sono così. Persefone mi odia comunque.
-Vi siete mai incontrati?
Il ragazzo sospirò. Sembrava così stanco.
-Sì. Non è stato piacevole, credimi. Lei- tentennò,incerto se dirle tutto o meno- mi ha maledetto. Ha lanciato su di me uno spirito degli inferi che cerca sempre di bloccarmi il cuore.
-La spira di fuoco ragazzino? Sul serio la dolce Persefone ha fatto questo?
Jacques annuì al dio del vino, che sembrava improvvisamente interessato.
-E tua madre? Che ha detto Demetra?
Katie cercava di assimilare le informazioni del fratellastro, inutilmente. La Spira era un maleficio potente, la forma peggiore e amplificata degli effetti che avevano le tre dita ad artiglio sugli auspici indesiderati. Aveva letto di quella maledizione anni prima, accoccolata sotto un piumone invernale mentre, quella notte, fuori nevicava. In quel momento,ricordò, era stata felice di essere nelle grazie di tutti gli dei del pantheon greco nella sua assoluta mediocrità.
Jacques sembrava sollevato dal fatto che lei non parlava, nel bene e nel male. Quando lo abbracciò, prima che il ragazzo potesse rispondere a Dioniso rivelandogli che la madre teneva più a una dea che a un semplice figlio mortale per sgridarla in qualche modo, si abbandonò sulla spalla della ragazzina più bassa e minuta di lui, raccontandole il dolore e lo smarrimento del fuoco che gli aveva inondato, quattro anni prima, ogni parte del suo essere.
-Certo che sei sfigato!
Il commento del dio, rimastogli in testa, aleggiava ancora nell’aria, ironico e leggermente deprimente, quando Jacques aveva sorriso ritornando il ragazzo di sempre.  Aveva trovato la spalla su cui piangere che gli serviva.
**
-Kat.
-Sì tesoro?
-Non importa che rovisti ancora nell’armadio.
Il tramestio che ormai durava da ore si interruppe mentre il sorriso incredulo di Kat illuminava la stanza.
-Hai scelto? Sul serio?
-Questo qui.
Quando Kat riconobbe il capo che Cleo le mostrava piegò la testa, risentita. Prima la figlia di Nemesi aveva cercato di sfuggirle, poi si era arresa,  trascinata a forza nella cabina dell’ amica, poi aveva passato tre ore a bocciare ogni vestito dicendo che voleva passare inosservata.
E,dopo tutto questo, sceglieva il capo che Kat amava chiamare ‘’serpente’’.
-Sul serio?-ripeté.
Il sorriso di Cleo valse più di mille parole: la figlia di Nemesi aveva una voglia matta di avere delle spiegazioni da Di Angelo.
Non ne poteva più di aspettare, anche a costo di mettere una gonna.
La stessa identica cosa, solo qualche edificio più avanti, pensava Reyna Ramirez-Avellano.
 
-Sei bellissima.
Due parole che Reyna aveva sentito rivolgerle per ore dopo aver finalmente trovato qualcosa di decente da mettersi. Due parole che dette da altri, anche dalle sue amiche, non le avevano fatto né caldo né freddo. Due parole che, dette da lui, le avrebbero dato la forza di stare davanti allo specchio altri mille giorni.
-Sei bellissima Rey, davvero. –disse Iverson placcandola al volo appena uscita dalla cabina di Piper.
Il luogo di tortura, per Reyna, anche se ora capiva cosa spingeva l’universo femminile a imbellettarsi per essere gradevoli d’aspetto.
Annusò l’odore di pulito solito del figlio di Nemesi e sorrise, senza nemmeno rendersi conto dell’effetto che le faceva anche un misero contatto con quel ragazzo.
-Tu invece sei orribile come sempre.-scherzò ghignando.
-Oddio che carini che sono!!! Non sono un amore Cleo? Eh? Eh?
-Sì, sono un amore Kat, hai ragione. Lasciarli nel momento magico non riesci a farlo eh? E’ più forte di te.-mugugnò la sorellastra di Iverson,finalmente pronta.
-Cleo.
Quella voce.
-Aiuto.- pensò Cleo.
-Cleo.-Nico Di Angelo deglutì- Sei bellissima.
Due parole. Due parole che, dette da lui, le avrebbero dato la forza di stare davanti allo specchio altri mille giorni.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE CON UN CAPITOLO BREVE E INSULSO SCUSATE
Eh già, di nuovo in ritardo. E non ho messo nemmeno la festa! Sono scema, lo so. E probabilmente l’ultima parte è scritta coi piedi, non ho potuto ricontrollarla molto perché non potevo/dovevo per l’affetto che provo per i miei lettori (che, wow, sono tantissimi:13 preferiti, 1nelle ricordate, 21nelle seguite QUATTRO CHE RECENSISCONO MY ANGELS THANK YOU GUYS!!! YOU MAKE ME VERYVERY HAPPY, anche se con critiche costruttive ;) far passare altro tempo.
Si scopre cosa ha Jacques, si capisce che è abbastanza problematico e bipolare XD e c’è il siparietto due parole/reazione uguale sia per Reyna che per Cleo che ho amato scrivere. Diciamo la verità, qua ci stavamo dimenticando la Reyson!!! Ma stiamo scherzando XD??
Baci a tutte grazie davvero!
Un commentino?
CRITICHE ACCETTABILISSIME COMPRENDERO’
Ali<3
 
 

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Capitolo 17
*** You can be my luck. ***


Capitolo 17- You can be my luck

ATTENZIONE: gli * sono avvertimenti di lieve modificazione del mio head-canon. Leo Valdez, mentre Cleo era svenuta in infermeria, ha finalmente rivelato di non essere arrivato solo da una sua ultima ‘’scampagnata’’. Adattamento post-BoO, capitemi chi lo ha letto, ignoratemi altrimenti.

Spero vi piacciano queste lunghe 8 pagine. Non sono certa che il finale sia venuto bene come speravo, perdonatemi.

Annabeth Chase rise vedendo il rossore invadere, in contemporanea, le guancie di Reyna e di Nils. Osservandole osservò che, sì, Piper e Kat avevano fatto un ottimo lavoro con le loro nuove amiche: aveva sorriso quando Pipes si era impuntata per aiutare il pretore a scegliere un vestito adatto, dimostrando quanto la amicizia tra le due ‘’Jason’s girl’’,come le chiamava Leo, stesse crescendo.

‘’Niente di troppo elegante, tranquilla, solo un po’ femminile ok?’’

‘’Rendila sexy Pips!’’ aveva urlato Percy, da dietro la porta chiusa della cabina, mentre rideva come non mai con Nico e Jason al pensiero della faccia terrorizzata e furiosa di Reyna.

Annabeth aveva chiesto scusa per la stupidità del suo ragazzo celando a malapena un sorriso, senza rivelare a Reyna che non si sarebbe mai arrabbiata per un commento del genere, non più, amando Percy anche per quelle sue uscite buffe (ma potenzialmente fatali per chi amava la propria dignità).

Il vestito di Reyna era semplice, Piper aveva mantenuto la parola data, anche se alla fine la figlia di Bellona aveva trionfato nella scelta dalle scarpe, i tacchi che l’amica aveva proposto erano stati letteralmente defenestrati.

Cleo, invece, aveva sorpreso un po’ tutti, persino Kat, per aver scelto il corto vestito verde smeraldo che Lou Ellen aveva regalato alla figlia di Eolo per il suo ultimo compleanno, destinato all’apparenza a rimanere nell’armadio della ragazza a tempo indeterminato.

Kat aveva ringraziato la semidea per il regalo,commentando poi in separata sede che Lou era un tesoro, certo, ma quel regalo non era proprio adatto al suo modo di vestire elegante e comodo ma necessariamente poco appariscente.

Visto da davanti non era niente di speciale, senza spalline, abbastanza aderente, lungo fino a metà coscia decorato all’altezza della vita da una sottile cintura più scura del verde del vestito: valorizzava bene il fisico della figlia di Nemesi.

Dietro, e qui le persone di solito aggrottavano le sopracciglia perplessi, un vertiginoso spacco sulla schiena era coperto da una serie di nastri sottili intrecciati che passavano per alcuni fori ai lati del vestito, ricordando la chiusura di un corpetto di epoche lontane, mentre per una magia del tessuto  creata dalla figlia di Ecate un serpente argento-oro  sembrava muoversi sulla stoffa.

-Bhé- aveva commentato Jacques quando aveva visto il regalo appena scartato dopo la festicciola organizzata per il compleanno di Kat, a giugno- almeno il serpente è realistico.

Kat, Annabeth se lo ricordava bene, aveva assunto una espressione a dir poco esilarante.

-Non è ‘’realistico’’.-aveva puntualizzato.-E’ inquietante.

Nils invece sembrava aver apprezzato la decorazione così originale, anche sembrava aver voglia di scomparire dopo il complimento di Nico.

Annabeth stava sorridendo alla vista di un Jason sbavante davanti a una meravigliosa, e imbarazzatissima, Piper, con un Leo, affianco a lui, altrettanto ammaliato dalla sua dama*, quando vide la faccia di Percy. Il suo ragazzo disse qualcosa che ad Annabeth suonò come ‘gah’ e sorrise facendole sciogliere il cuore.

La figlia di Atena si sentì in dovere di ringraziare mentalmente Piper e Hazel per averla convinta a sfoggiare il tubino argento che Sally Jackson le aveva regalato lo scorso Natale- se ripensava alla scena le veniva ancora l’impulso di sotterrarsi per l’imbarazzo, Paul Blofis rise così tanto quel giorno che persino sua moglie si preoccupò.

La faccia di Percy, il suo sorriso, oh dei, il suo sorriso, le facevano venire voglia di gridare al mondo quanto, nonostante tutto, vestirsi eleganti ne valesse la pena, ma si contenne pensando ad un possibile giudizio divino materno.

- Questo colore si intona coi tuoi occhi.

-Chi ti ha messo in bocca queste perle di saggezza, Testa D’alghe? Non credo tu sappia il significato della parola ‘abbinamento’, o sbaglio?- lo schernì lei pur di non sciogliersi ai suoi piedi definitivamente. Aveva una reputazione da difendere,e non solo come figlia di Atena osteggiatrice di sentimentalismi: non si era mica messa quel vestito solo per fargli piacere, il suo ragazzo non doveva montarsi la testa. Percy , dopo aver sfoggiato un orribile maglione peloso color vomito, accompagnato da un pile giallo evidenziatore e pantaloni color prugna – quando aveva comprato quei vestiti? si erano chiesti tutti. Probabilmente dopo una sbronza particolarmente pesante, o almeno si sperava in un momento in cui non era in pieno possesso delle facoltà mentali-, non aveva più onore e rispetto quando si parlava di gusto estetico, rischiando persino di essere al livello di Frank (che aveva ancora problemi con le lavatrici).

Annabeth non poteva sfidare la sorte: Leo sapeva rinfacciare momenti imbarazzanti, anche dopo mesi, con una memoria prodigiosa. Tutti, dopo ciò che era successo a Percy, stavano leggermente più attenti a cosa pescavano dall’armadio.

Quando però vide il broncio alla Percy-cucciolo-di-foca-dagli-occhioni-grandi apparire e, come al solito, farla sentire un verme- non si ricordava quando Percy era diventato così calcolatore, una volta scoperto il potere di quello sguardo- lo baciò dolcemente,  facendo passare ogni dissapore.

Lo guardò di nuovo negli occhi e vide un luccichio malandrino assieme al verde del mare: ridendo, si lasciò portare verso la cabina tre per un ‘’piccolo momento di privacy’’, come avrebbero spiegato agli altri.

Decisamente, il tubino argento aveva superato ogni più rosea previsione.

 

***

-Sono scandalosi.

Cleo cercò di seguire lo sguardo di Nico, senza capire.

-Chi?

-Lascia stare.-rispose il figlio di Ade sorridendo leggermente.

Sentì Kat chiamarla, così salutò Nico con un cenno, lui che quasi non si accorse della sua fuga, e corse dall’amica.

Gli occhi di Kat luccicavano somigliando a biglie azzurre e il suo entusiasmo era così contagioso che pure Cleo sentì un brivido d’eccitazione mentre seguiva assieme all’amica un Jacques con una faccia da funerale appena la fidanzata non lo fissava negli occhi.

 

Il figlio di Cerere era strano, a detta di Cleo. Non gli stava antipatica, e anche a lei lui sembrava un ragazzo dolce e adatto a Kat, eppure quando sentiva lo sguardo del ragazzo su di sé percepiva una sorta di... timore. Per qualche motivo, aveva paura di lei. Forse era legato al fatto che nella mini-profezia, non ancora terminata, Jacques era stato descritto come ‘’l’arbusto di Cerere malato’’. Non era una bella e allegra descrizione, decisamente, ma lei avrebbe tenuto la bocca chiusa davanti alla figlia di Eolo.

Tutti i semidei invitati seguivano Leo, che a sua volta seguiva Polluce, i figli di Apollo già pronti ad animare la festa con ‘’la musica giusta’’. Percy prima aveva borbottato a riguardo ‘’speriamo non abbiano il gusto musicale del padre’’ e ‘’haiku’’, o qualcosa del genere.

Ognuno, in qualche modo, amava dare il proprio contributo. I figli di Efesto, che pure non erano gli showman migliori, erano riusciti in un tempo da record a innalzare un enorme tendone installando, per dare l’atmosfera adatta, un sistema di luci stroboscopiche e di casse audio da far paura ad un concerto con la ‘’C’’ maiuscola. Sembravano tutti decisi a godersi la serata, Leo che aveva promesso di svelare chi era la ragazza con cui era arrivato in groppa a un redivivo Festus*.

I Sette, e Cleo intuiva anche Nico e Reyna e Octavian e Rachel, non sembravano aspettare una notizia stupefacente come era invece per gli altri semidei: anche la figlia di Nemesi, che pure era appena arrivata, avrebbe tanto desiderato sapere chi era la ragazza dai capelli color caramello vestita di bianco che era corsa assieme a Leo, ridendo assieme, verso il tendone ancora chiuso qualche minuto prima.

Ora, invece, i preparativi erano pressoché terminati: Kat corse subito verso le figlie di Demetra per complimentarsi per le decorazioni floreali, con un tocco di eleganza tipico dei figli di Afrodite, mentre Iverson trascinava pretore e sorellastra verso i tavoli imbanditi. Svettavano alcool, cibi salati, dolci, altro alcool … tutto quello che gli Stoll e i loro fratelli erano riusciti a trafugare, senza destare troppi sospetti. Lou Ellen e fratelli avevano posto una barriera per non destare l’attenzione dei più piccoli e dei rari non invitati, ma non si poteva mai sapere.

Il palco, costruito leggermente inclinato e pericolante, ‘’più facile da far sparire così’’, aveva commentato Jake Mason, era, con orrore di Cleo, già occupato dal suo amico guaritore, che si rivelò intento a sbraitare ordini mentre a Will Solace, in quanto capo cabina, spettava l’ingrato compito di mettere i fratellini più piccoli di 14 anni a letto. Alex la salutò con il solito sorriso a trentadue denti mentre gridava ad un certo Austin di muoversi con quella batteria.

Il tendone lentamente si riempiva, i semidei per una volta non in maglietta arancione ma in tiro, con qualche rara eccezione. Non sembrava mancare nessuno, senza contare Nico.

Jason passò a salutarla per confermarle la notizia con un sorriso di scuse: il figlio di Ade non intendeva passare la serata in compagnia. Cleo diede modo di non mostrare il proprio dispiacere mentre seguiva remissiva il figlio di Giove per salutare i Sette. Ricevette, con sua sorpresa, sorrisi aperti e calorosi, ben diversi dalle occhiate di cui si era sentita oggetto il giorno della caccia alla bandiera. Sembrava passato un sacco di tempo, realizzò.

Hazel era l’unica che non sfoggiava un vestito elegante, era in jeans e camicetta, ma a Frank sembrava andare benissimo anche così. Percy e Annabeth mancavano, erano spariti pochi minuti prima: Piper si stava ancora brontolando di come il ragazzo avrebbe sicuramente disfatto la elaborata acconciatura della figlia di Atena mentre Cleo, Rachel e Hazel cercavano di nascondere un sorriso. L’umore della ragazza di Jason si risollevò al vedere Reyna e Iverson cercare entrambi, senza accorgersene, la mano dell’altro mentre chiacchieravano tranquilli. Cleo pure sorrise, cercando di non sentirsi invidiosa del fratello per il tesoro che aveva trovato.

-Pips, guardà là: ci sono Travis e Katie che litigano come al solito: è bello vedere che il loro rapporto non è cambiato.-disse Rachel indicando la coppietta: la figlia di Demetra sbraitava indicando una enorme ciotola di punch. Travis faceva palesemente finta di ignorare chi avesse corretto il liquido con troppo rum e vodka insieme. Concordava però con Katie nel dire che il sapore risultava disgustoso.

Hazel ridacchiava di gusto, seguita da Rachel, che si bloccò quando vide Octavian camminare verso di lei sorridendo leggermente.

Il ragazzo indossava le scarpe buone, non sdrucite dal troppo uso, camicia azzurra come i suoi occhi e pantaloni chiari che gli fasciavano la gamba magra: persino Jason per un attimo si dimenticò chi aveva di fronte e spinse giocosamente Rachel tra le braccia del suo fidanzato.

Cleo sentì entrambi bisbigliarsi contemporaneamente ‘’stai d’incanto’’ mentre, neanche a farlo apposta, nell’aria si spandevano le dolci note di un lento.

In un attimo la figlia di Nemesi si ritrovò sola: Frank e Hazel erano dolcissimi, anche se non ballavano veramente si tenevano per mano semplicemente dondolandosi a ritmo di musica,il ragazzo che la stringeva a sé. Piper e Jason sembravano i protagonisti di un film, lui bellissimo e lei pure, se non fosse che non stavano ballando: lui l’aveva invitata a ‘’vedere le stelle’’. Sembrava che Piper si stesse per commuovere. La salutarono per poi correre alla capanna uno: la semidea intuì che per loro stare insieme a fissare il cielo dovesse essere qualcosa di speciale.

Leo arrivò in un turbine di ricci e vestiti assolutamente normali, lo sguardo stupito:-Dove sono finiti tutti? Erano qui un minuto fa!

Quando Cleo gli indicò la pista da ballo il figlio di Efesto deglutì: solo in quel momento lei notò che il ragazzo non aveva un aspetto fresco e riposato, ma sembrava felice.

-Allora è vero?-azzardò- Sei partito mentre ero andata da Nico?

-Sono solo tornato a prendere una persona: ho risolto le ultime faccende divinamente burocratiche.-ghignò il ragazzo.

-Quante notti insonni hai passato per queste ‘’faccende burocratiche?- realizzò Cleo.

Leo sembrò stupito e si girò a guardarla: il suo sorriso non era, in quel momento, il solito ghigno divertito, ma non per questo sembrava diverso. Sembrava meno falso, non una facciata. Era bello anche con le occhiaie se sorrideva così.

-Tante.

-Lo immaginavo.-sorrise Cleo. Era facile parlare con Leo.

- E tu?- il ragazzo non tornò a sorridere scherzando- Quante notti non hai dormito per qualcuno che ti mancava come l’aria?

La ragazza sgranò gli occhi mentre Leo si chiariva:- A volte hai la stessa espressione di Nico quando ha il coraggio di tornare a parlare di Bianca. Hai lo stesso mio sguardo quando pensavo a Calipso, o prima ancora a mia madre, quando credevo di non rivederla più.- tornò a fissare la pista da ballo, Octavian e Rachel che erano, ignari,al centro dell’attenzione dei semidei.

-Altrimenti non riconosceresti i sintomi, o sbaglio?-Cleo annuì.-Queste- e si indicò le occhiaie- alcuni non le vedono, non ci fanno caso. Oppure le considerano solo come la conseguenza del mio lavoro assiduo.

-Ho aspettato mia sorella per molte notti.-gli rivelò -Ma non intendo parlare di lei stasera: mi voglio divertire.-prese il calice di vino che Polluce le porgeva gentilmente e lo alzò leggermente -Alla tua dolce dama, Calipso.

Leo fece una faccia sorpresa e lei rise.

-Sì, ti sei lasciato sfuggire il nome.

Il figlio di Efesto bevve con lei, sorrise e con fare cospiratorio le confidò di non aver la minima intenzione di fare ‘’il grande annuncio’’. Calipso era da mezz’ora mimetizzata perfettamente tra i semidei e nessuno l’aveva notata, scambiandola per una nuova arrivata. C’erano altre cose da fare, disse, molto più divertenti.

-Un esempio?

-Il grande segreto di Paul Cosper oggi sarà rivelato: sono riuscito a convincere quel pazzo di Alex.

Cleo sgranò gli occhi: che intendeva dire? Parlava forse della ragazza mortale a cui Paul andava dietro?

Leo le fece un occhiolino e corse verso il palco. Solo in quel momento Cleo notò lo sguardo tenero che lanciò a una ragazza seduta vicino ai bordi della ‘’pista da ballo’’, sul prato: aveva gli occhi dorati e caldi e un sorriso dolcissimo. Cleo sentì una dolce stretta al petto e si sorprese ad essere realmente felice per quei semidei che appena conosceva.

Rachel ed Octavian, che stavano ancora abbracciati, Frank e Hazel, che ridevano con le teste che si sfioravano seduti lontano dagli sguardi di tutti.

Leo e Calipso, che per tante notti si erano aspettati e che, in quel momento, inauguravano un ottimo lieto fine.

E ancora Percy, che era stato il primo a darle fiducia tra i Sette, e Annabeth, due lati della stessa medaglia.

Piper e Jason, che si baciavano sotto un cielo finalmente sereno.

Kat e Jacques, che in quel momento scorse mentre camminavano nella sua direzione in simbiosi come al solito.

Si sentiva felice, decise: non si sarebbe rovinata la serata pensando a chi in quel momento non era lì.

In quel preciso momento, avvennero molte cose: un ragazzo vestito di scuro e un biondo, in due posti diversi del tendone, trasportati da persone diverse, venivano trascinati nel fulcro della testa.

Nico Di Angelo venne catturato da due agguerriti Percy e Annabeth decisi a farlo diventare un essere ‘’socievole’’.

Paul Cosper, invece, venne lanciato direttamente sul palco dai suoi fratellastri, Malcom in testa ridendo malignamente, e si ritrovò in mano un microfono.

Leo non aspettava altro:-Ravviviamo un po’ la serata e scopriamo i nuovi talenti del mondo musicale, che ne dite gente?

Fu accolto da un’ovazione.

-Da un lato abbiamo il divo dei divi, il più pazzo tra i pazzi, il più biondo tra i biondi: ecco a voi, ALEX RAIVE!

Il figlio di Apollo prese in mano un microfono con l’aria di chi si sta divertendo un mondo e le semidee sue fan, un discreto numero, strillarono raggiungendo note invidiabili.

-Dall’altra parte il ragazzo che sta cercando di fuggire, FERMATELO SUBITO!

Malcom fu il primo a ricacciare il fratellastro sotto lo sguardo di tutti: Cleo sospettò fosse la sua personale vendetta per i crolli degli scaffali della biblioteca dei figli di Atena.

-Dicevamo -riprese Leo sorridendo- il ragazzo che non vorrebbe essere qui, la scoperta canora dell’ultimo decennio, il ragazzo più imbranato dopo il mio amatissimo Frank!

Un fischio si levò da un punto indefinito.

-TI AMO ANCHE IO, VALDEZ!-sbraitò Frank ridendo. Cleo sospettò fosse colpa del punch di Travis.

-Il figlio di Atena che è stato scoperto dopo le sue performance sotto la doccia,-risate- il semidio qui presente. Illustri semidei, cinque minuti di silenzio per Paul Cosper.

Altro che silenzio. Kat , Cleo e Jacques si unirono all’urlo di incoraggiamento verso il ragazzo, che sembrava trattenersi dall’uccidere l’infame presentatore, fuggito da Calipso, e il migliore amico affianco a lui.

Poi, quando scese il silenzio, successe l’impossibile: Paul sorrise,scambiò un cenno d’intesa con Alex e l’altro iniziò a cantare.

 

(link_ https://www.youtube.com/watch?v=oG08ukJPtR8 magari senza gli ‘arf arf’ di TimberlakeXD)

 

Baby, love never felt so good (Alex minacciò di imitare Michael Jackson nel ballo)

And I’d die if it ever could (Alex iniziò davverò a entrare nella parte, risparmiando però a tutti la visione del suo ‘’passo alla moonwalker’’)

Not like you hold me, hold me

Oh baby, love never felt so fine (Un indumento indefinito raggiunse il palco abbastanza precocemente.)

And I’d die if it’s never mine

Not like you hold me, hold me

 

And the night’s gonna be just fine

Gotta fly, gotta see, can’t believe (Kat gridò qualcosa come ‘è la sua rincarnazione’, esagerando un attimo, e incominciò a saltellare entusiasta.)

I can’t take it (A quel punto anche Cleo cominciò a sorridere sorpresa.)

 

Cleo riconobbe la canzone: un duetto tra il defunto Michael Jackson, che in questo caso era un azzeccato Alex, e… Justin Timberlake, che Paul prestò imitò.

 

Baby, love never felt so fine (so fine)

And I’d die if it’s never mine, not like you hold me, hold me

Oh baby, love never felt so good

And I’d die if it ever could

Not like you hold me, hold me

 

Alla fine della canzone, Cleo corse dal figlio di Atena e lo abbracciò davanti a tutti: era stato… wow. Semplicemente wow.

-Non pensavo avessi la voce così da figo!-esclamò Kat sinceramente sorpresa, come tutti poi.

Alex invece era già noto per le sue doti, ovviamente, da figlio di Apollo, ma Cleo sorrise anche a lui mostrandogli il pollice rivolto verso l’alto mentre il ragazzo andava via: Alex le sillabò ‘’onorato’’e si allontanò.

Gli applausi non accennavano a finire e qualche malcapitato scelse come prossima canzone ‘’Safe and sound’’, dei Capital Cities. Cleo salutò gli amici per bere qualcosa, ignara di ciò che stava per scoprire.

Nico Di Angelo l’aveva vista abbracciare Paul. E non voleva ammettere a sé stesso che aveva sentito un colpo sordo mentre la ragazza gli sorrideva complimentandosi per la performance sonora.

 

Quando Cleo quasi gli andò a sbattere contro gli venne la tentazione di rivolgerle di nuovo le parole che prima gli erano salite alle labbra prepotenti.

Era bellissima, anche con le guance arrossate per il caldo e l’emozione della serata.

Era bellissima. E lui non la stava lasciando passare.

La canzone sembrava piacere ai semidei nonostante non fosse più nuova e famosa. Cleo lo fissava confusa, felice-o forse immaginava solamente il luccichio contento nelle iridi nocciola?- sorpresa di vederlo lì.

-Percy.-cercò di spiegare, ma Cleo già sorrideva e cercava di portarlo dagli altri.

-No.-la fermò- Non ho voglia di stare in compagnia.

-Ma sei qui.-ribetté Cleo, che però gli aveva lasciato il braccio. La pelle che aveva toccato la ragazza sembrava bruciare: aveva spesso le mani fredde, Cleo.

-Non sei in compagnia in questo momento?-disse sorridendo furba.

-Ma sei tu.

La figlia di Nemesi sgranò gli occhi e si zittì. Nico non accennava a parlare, così cominciò ad ascoltare la canzone.

 

You could be my luck

Even if the sky is falling down

I know that we'll be safe and sound

 

Cleo sentì il mondo caderle sotto i piedi.

-Può essere la tua fortuna, ecco.-dice Liv sorridendo.

Sai già a chi mi riferisco.

L’aria sembrò mancarle.

You could be my luck.

Non era tanto la frase della canzone. Era il sorriso che sentiva, in quel momento, rivolgere spontaneo al figlio di Ade.

 

La caccia alla bandiera.

-Normalmente lui ti batte ma oggi avevi un buon motivo per fare una bella figura no?-dice Annabeth con uno sguardo eloquente.

Nico diventa bordeaux e Cleo commenta confusa.

-Quale motivo?

Leo la guarda stralunato.-Non dirmi che non te ne sei accorta.

-Cosa?

Leo incomincia a ridere.

 

La convinzione di Kat.

-E poi io non ho nessun flirt con Nico!

Kat si gira:-Adesso non esageriamo.

 

-Cleo, tutto bene?-sentì Nico dirle.

-You can be my luck.C’è solo un modo per me per essere felice. -si ritrovò a dire.

Nico sembrò capire che era un cosa seria, almeno.

-Andiamo.-disse prendendole il braccio e dirigendosi verso l’uscita.

Cleo cercava di capire come potesse esserle venuta una idea del genere: era Nico la persona di cui parlava Liv? Nico con cui battibeccava una volta sì e l’altra pure, che conosceva appena?

Nico che la stava portando verso il circolo di capanne, quasi a volerla portare via dalla confusione il prima possibile: magari pensava fosse uscita fuori di testa. Nemmeno lei era sicura del contrario.

Si fermò davanti alla capanna tredici fissandola preoccupato. Cleo sentiva la testa scoppiarle.

-Cosa vuol dire che c’è solo un modo per te per essere felice?

Aveva ignorato la frase
prima.

-Me lo ha detto Liv. Qualche
giorno fa.-disse, e si sentì in colpa per non avergli detto nulla.

Quasi le leggesse nella
mente, Nico corrugò la fronte e si fece stizzito.

-Hai parlato con tua
sorella e non me lo hai detto? Dopo che sono andato negli Inferi per te,
venendo pure frustato dalla mia matrigna?

Dalla voce di Nico
traspariva delusione.

-Non c’è stato tempo,
pensavo che non fosse importante.-tentò.

-Immagino che però a Cosper
tu lo abbia detto.- sibilò Nico, senza sapere nemmeno lui perché.

-Cosa c’entra
Paul?-chiese Cleo, sviando la domanda.

-Niente, lascia
stare.-si affrettò a dire- Cosa ti ha detto tua sorella? Quando la hai
incontrata?

Mentre gli descriveva
velocemente il sogno avuto qualche giorno prima il ragazzo aveva
abbassato lo sguardo a terra. QQuando
disse di Clitemnestra e Agamennone, allora la fissò negli occhi. Sembrava
folgorato da un’idea, ma non parlò. Solo una volta arrivato il riferimento alla
speciale persona a cui Liv si riferiva capì cosa intendeva Cleo con ‘’you can
be my luck’’.

La ragazza fece un respiro profondo, preparandosi al colpo.

Tre, due, uno.

-Grazie della risposta. E’ stata molto chiarificatrice.-disse Nico. Poi entrò dentro la cabina chiudendosi la porta alle spalle.

A Cleo non rimase che sentire le ginocchia cederle e pensare a cosa aveva appena fatto: aveva tentato fallendo miseramente. Le tornò in mente lo sguardo innamorato di Rachel mentre cominciava a piangere: aveva sbagliato tutto.

Poi la porta si aprì di nuovo. Nico aveva un sorriso timido stampato in faccia e una coperta in mano.

-Stai piangendo?-chiese sbigottito.

A Cleo scappò un risolino nervoso mentre si asciugava le lacrime, dandosi mentalmente della stupida mille e mille volte.

-Ma che dici, è normale che abbia la faccia completamente bagnata.

Nico si chinò per porgerle la mano e tirarla su.

-Mi sa che è ora delle spiegazioni, Cleo.

E mentre entrambi sentivano la mano che stringeva quella dell’altro bruciare terribilmente entrarono nella cabina tredici.

-Cosa hai capito quando ti ho detto di Clitemnestra?-disse.

Il sorriso di Nico sparì.

-Tutto.-si girò a guardarla, pronto a vederla cedere.

-Tutto?

-Avevo ragione. Tua sorella arrivò al Campo Mezzosangue due anni e mezzo fa. E’ morta per poter scatenare una guerra. Temo che ti abbiano modificato la memoria con la Foschia:-Nico sospirò-Liv Nils è stata uccisa sul monte Otri assieme ad altre due semidee prima della guerra contro Crono.

Il mondo crollò su sé stesso e Cleo cadde di nuovo. Fu l’unica volta in cui però ci fu qualcuno a prenderla.

-Ci sono qui io.

Lo so. Sei tu la mia fortuna.




NOTE DI ALI, COLEI CHE SEMBRAVA SPARITA
No, non sono sparita, scusate. Spero il capitolo sia venuto decente, non sono sicura. E' dall'idea di questo capitolo che è partita l'intera trama che sì, è un casino XD
Cleo pensava Nico la abbandonasse invece è lì per lei, cucciolo *^*. Il prossimo capitolo sarà fluffoso e con un bello shock--- fazzoletti, per intenderci.
No scherzo XD.
COMMENTATE VI PREGO
grazie di esserci sempre,
Ali<3

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Capitolo 18
*** The Coming Darkness ***


Capitolo 18- The Coming Darkness (l’oscurità che sta arrivando)

 

Quando Cleo chiude gli occhi e pensa al funerale sente una morsa di disprezzo per sé stessa: in quei giorni faceva caso solo al suo dolore senza pensare ai suoi genitori.

Era il periodo durante il quale era difficilissimo, per sua mamma, non sbagliare cucinando per quattro. Cleo ancora apparecchiava per più di tre persone. Suo padre si alzava presto pronto per svegliare l’abitante di un letto vuoto: Cleo di solito la svegliava Liv. Liv e suo padre erano i primi ad augurarsi ‘’buongiorno’’’, gli occhi di entrambi ancora ermeticamente chiusi.

Quando Cleo chiude gli occhi e pensa al funerale ricorda il suo egocentrismo: si arrabbiava se non c’era qualcuno che non le stava accanto a consolarla. Adesso che ci pensa si rende conto che non poteva avere tredici/quattordici anni, avrebbe avuto un comportamento leggermente più maturo, spera.

Se dà retta alla versione di Nico, il ventitrè di quel mese, il giorno del funerale, lei aveva undici anni. Si rende conto che il figlio di Ade ha ragione se chiude gli occhi e si lascia trasportare dai ricordi.

Sulla bara di sua sorella, sulla sua tomba bianca, non riesce a leggere la data di morte.

Prima dava la colpa allo shock del momento. Adesso sa che c’è un solo perché. Foschia.

Si dice che è impossibile, ma non è e non sarà mai la prima ad accettare che ciò in cui credi è una bugia. Nel sonno, Cleo piange.

***

Iverson, nella cabina sedici, osservava ostinato il letto affianco al suo, quasi sperando che il suo proprietario apparisse magicamente tra le coperte. Con uno sbuffo realizzò che Cleo aveva passato una sola notte lì al Campo con i suoi fratelli. Aveva dormito più in infermeria che tra le mura a cui apparteneva.

La cabina 16 era un mistero per coloro che non avevano il diritto di entrarvi: solo chi aveva un rapporto molto stretto con un figlio di Nemesi poteva sperare di avervi accesso e di rimanere sorpreso.

I letti, invece di essere a castello come nelle altre capanne, erano singoli e accostati a una parete, erano sempre stati pochi, le testate in legno di mogano esattamente come il grande tavolo circolare che occupava l’altro lato della stanza. In un angolo, a parte, sei armadi sempre di legno scuro e severo portavano incisi i nomi dei loro proprietari. Ogni mobile, ogni oggetto, tutto era posto con un ordine monacale ed essenziale, con le sedie lucidate e niente che parlasse di reali abitanti.

Kay, Clash, Riley e Joseph, i suoi fratelli, i suoi compagni di disavventure, erano tutti stati d’accordo quando avevano stilato le regole della cabina.

Prima regola: ognuno ha la propria serratura.

C’era un motivo per cui i figli di Ermes quando passavano davanti alla cabina dei figli di Nemesi cercavano persino di non guardarla. Dopo la guerra, una volta riconosciuti dalla loro madre, Clash, sua sorella gemella e fratellastro, Joseph, avevano cominciato a trovare i fattori che li accomunavano. Tutti, con un ghigno, si erano accorti che sapevano far apparire delle ‘’serrature’’ invisibili sui loro oggetti personali, o perlopiù su ciò che chiudeva porte o bauli. Chi infrangeva quei sigilli, così li chiamavano gli altri semidei, andava incontro a speciali punizioni.

Avevano avuto timore e disprezzo per la loro madre, la dea della vendetta? Allora, avevano deciso, avrebbero avuto la vendetta.

Era sempre fantastico vedere i sigilli dei nuovi arrivati. Kay, ricordò Iverson con un sorriso, aveva fatto apparire sulla serratura del suo armadio un intrico di rovi scheletrici -molto scenografici- che provocavano malattie lievi ma estremamente fastidiose sulle mani dei malcapitati qualche giorno dopo essere arrivata al Campo. La sua espressione era stata felice, quella dei suoi fratelli ancora di più: per qualche motivo si erano sentiti orgogliosi della loro talentuosa sorellina.

Cleo, però, non aveva portato gioia e allegria tra quelle mura. L’affetto che le avevano istintivamente rivolto era genuino, da parte di tutti e cinque, ma era stato minato da ciò che era successo dopo l’arrivo della nuova sorellina.

Riley non le aveva mai rivolto la parola per paura del simbolo sul suo braccio. Persino Kay, che si era subito proposta come sua guida, era ammutolita dopo aver visto le fiamme verdi della spada di Cleo. Il problema consisteva nel fatto che loro non volevano guai. Non potevano permettersi di averne, non dopo essere trattati con le pinze solo per essere ciò che effettivamente erano.

Iverson sapeva, come tutti, che Cleo era diversa. Per questo, quando si mise a letto, non si stupì che nessuno chiedesse dov’era andata a dormire, la nuova.

Che rimanesse fuori da loro, la piccola Cleo, che li lasciasse in pace.

Dopo che Morfeo calò su di lui, però, le visioni cominciarono. E dopo qualche ora dieci occhi erano spalancati nel buio.

Se non mi obbedirai, figlio mio…

La voce di sua madre era esattamente come aveva immaginato. La sua rabbia, quando le aveva negato il suo aiuto, lo specchio del suo essere. Il suo sorriso, l’oggetto dei suoi incubi.

-Ha parlato anche a voi, vero?

Riley era sempre stata la più fragile, tra di loro, anche se il suo aspetto faceva immaginare il contrario. Un fruscio di coperte e Clash era al suo fianco.

Un lieve clic e Kay apparve, in piedi vicino all’interruttore della luce.

-Avete detto di no, vero?

C’era paura, nei suoi occhi, una fiducia che era messa alla prova. E loro non si fidavano mai degli altri, mai. Neppure dei fratelli a cui giuravi fedeltà.

Riley scosse la testa con gli occhi scuri sgranati per la sorpresa, quasi feriti. Iverson le credette.

Poi la tensione si fece insostenibile: perché non potevano starsene in pace, perché?

Dovevano proprio loro svegliarsi nel cuore della notte, simultaneamente e con il cuore che batteva nelle orecchie?

Erano egoisti nella loro repulsione per ciò che non era l’abitudine, placido scorrere dell’indifferenza verso il disprezzo degli altri.

Eppure erano stati fedeli, constatò con sollievo e una lieve punta di orgoglio.

Nell’esatto momento in cui Clash aveva poggiato sul letto dell’infemeria un’armatura per la ragazza con la maledizione sul braccio, lei era diventata una di loro.

-Texas hold’em?- propose tirando fuori le fiches e le carte da sotto il letto.

-Seh, mi va.- accosentì Kay con un ghigno-Sono un asso a poker.

-Pff, sbruffona.-sorrise Clash con fare paterno. Tentò di carezzarle la testa ma la sorella, come al solito, soffiò come un gatto e si scostò dal tocco gentile del Capocabina.

Si misero attorno al tavolo, tutti allo stesso livello.

Joseph non parlava, come sempre. La sua mano stringeva quella di Kay, la sua ancora.

Era sempre stato quello che aveva le visioni peggiori. Aveva troppi scheletri nell’armadio, lui che, secondo Iverson, per l’appunto non aveva mai fatto coming out. (capitela, vi prego XD n.d.A.)

Iverson li capiva, li rispettava, li amava nel loro essere tutti sbagliati.

Riley, titubante ma con lo sguardo determinato, tolse il suo sigillo, da sempre il più forte degli altri e per questo a guardia della porta di ingresso.

Che entrasse dentro, la piccola Cleo.

Per te, sorellina, per chiunque altro abbia il nostro simbolo, noi saremo qui ad aspettarvi.

-Poker d’assi.-disse Joseph con un sorriso che faceva scomparire le occhiaie attorno allo sguardo spento.

E mentre tutti scoppiavano a ridere vedendo Clash cominciare a sudare freddo e perdere fiches, Cleo non sapeva di aver trovato qualcosa che valeva di più di qualunque altra amicizia.

Entra dentro, piccola Cleo. La porta è aperta.

 

I figli di Nemesi avevano un’altra, scomoda caratteristica: voltavano così facilmente le spalle agli altri che non osavano immaginare che anche altri sapessero tradire. E celare tutto con un sorriso che  faceva scomparire le occhiaie attorno ad uno sguardo spento.

****

Nico aveva visto Cleo accusare il colpo mentre il suo cervello elaborava il tutto e giungeva alla soluzione esatta. Le mani di Cleo tremavano mentre stringeva convulsamente il lenzuolo del ragazzo, i capelli scivolavano a coprirle gli occhi, che Nico sapeva avrebbe visto pieni di lacrime di rabbia e frustrazione.

Passarono pochi minuti prima che Cleo si decidesse ad aprire bocca.

-Scusami.-la ragazza scostò una ciocca di capelli chiari con un gesto stizzito-Cosa vuol dire che è morta sul Monte Otri? Los Angeles e San Francisco-

-Temo che il tuo cervello e la Foschia abbiano elaborato una visione fittizia dell’ultima volta in cui hai visto Liv.

Capì di aver detto la cosa meno opportuna non appena Cleo portò le mani ai lati della testa, quasi a voler impedire che questa scoppiasse.

-No,no.Basta, ti prego, basta.

Nico stava per rimediare quando la figlia di Nemesi cominciò a piangere, coprendosi le orecchie.

-Scusami.-disse mentre si avvicinava al letto.

-Stammi lontana, vattene, per favore ! Ti prego, BASTA!

Non ci volle molto perché Nico capisse cosa stava succedendo: il tatuaggio sull’avambraccio di Cleo aveva raggiunto il colore del sangue mentre le vene attorno bluastre risaltavano sulla pelle. E ora cosa cavolo poteva fare? Le suppliche di Cleo aumentarono di volume mentre dalla finestra della sua capanna riusciva a scorgere i sigilli della capanna sedici splendere come nel momento della loro attivazione.

-Holy Hades!-sibilò mentre sia i simboli sulla capanna sedici sia la maledizione di Cleo diventavano sempre più visibili, mandando quasi dei bagliori vermigli. La dea sembrava davvero arrabbiata e Nico realizzò che, forse, non era un caso la vicinanza di quell’apparizione con il dare voce alle sue supposizioni con Cleo presente.

Si girò per vedere Cleo, che lentamente stava smettendo di urlare mentre il bagliore si placava.

Grazie agli dei.

Le si avvicinò, stando attento a non spaventare la semidea. Le labbra avevano assunto una tinta bluastra mentre il petto si alzava ed abbassava a scatti. Gli occhi, poi, erano sbarrati pur essendo assenti, senza vedere veramente ciò che le stava attorno. Si chinò a guardarla e, finalmente, nelle sue iridi nocciola passò un lampo di lucidità.

-Non-non ce la si può fare.-gli sembrò di sentire mentre Cleo alzava lo sguardo e cercava di calmarsi.

–Invece sì.- si ritrovò a risponderle-Puoi fare di meglio.

Un mormorio rauco uscì dalla gola della ragazza, che si alzò scostandolo bruscamente per andare verso la porta.

-Non pensare di andartene.-la avvertì –Le persone stanno tornando dalla festa.

-Devo vedere Iverson e Kay. Devo vedere se tutti loro stanno bene.

Non ce la si può fare.

-Non possono far nulla contro nostra madre.

-Loro hanno sicuramente già affrontato una situazione di questo genere. Tu, no.

-Sono debole.

-Sei umana, hai appena avuto una visione e sei davanti a me a chiederti come stanno gli altri e non come stai tu. Non ti sembra di essere troppo dura con te stessa?

-Mi vedo come la vittima di questo casino ma non la sono.

E’ Liv la vittima.

Si era girata a guardarlo con aria di sfida. Il vestito era sgualcito lungo il bordo e la magia sul tessuto si stava spegnendo, il serpente si stava arrestando sui nastri sulla schiena.

-Io in questo momento vedo una ragazza che è vittima tanto quanto sua sorella. Anzi, forse-

-Liv è morta! E’ morta senza che facessi nulla, perché era lei la migliore. Io sono inutile, mi lascio abbattere da tutto… questo.-disse indicando il Campo attorno a lei-Non sono la vittima, lo capisci? Sono una stupida, coinvolgerò tutti e tutti moriranno per colpa mia! Ha iniziato con la mia famiglia, con i fratelli che ho appena conosciuto. Quanto tempo passerà prima che Kat e Jacques rimangano feriti? –la sua voce si incrinò- Io dovevo ucciderti.

-E non l’hai fatto!-ribattè convinto.

-Hai quelle fottutissime cicatrici sulla schiena per colpa mia!

-NON SEI TU QUELLA CHE HA ACCETTATO DI MORIRE PER SUA MADRE!

Lo schiaffo di Cleo non gli fece male, né lo sorprese. Era abbastanza impulsiva da reagire in modo caotico e confuso.

-Stai. Zitto.

-No.-sorrise mestamente Nico- Devi cominciare a smettere di vedere la morte di Liv come una colpa sulle tue spalle.

Cleo inspirò lentamente.

-Basta, per favore.

Le parole erano così simili a quelle che aveva rivolto a sua madre che Nico provò compassione per Cleo.

-Basta, va bene.

Le tese la mano mentre notava quanto poco tempo, alla fine, aveva impiegato per accettare tutto ciò che era successo. Più che compassione, realizzò, provava tenerezza per la figlia di Nemesi, che prese la sua mano in una calma surreale rispetto a pochi momenti prima.

-Posso-esitò- rimanere qui?

Non voglio che altri mi vedano così.

Nico sgranò gli occhi mentre acconsentiva.

-Mi dispiace che il vestito si sia rovinato.-si ritrovò a dire dando voce ai suoi pensieri: Cleo aveva stretto con tanta forza la stoffa da sfilacciare il bordo verde ricamato.

-Lo avevo scelto per un motivo stupido.-gli rivelò –E’ legato al mio nome. Cleo sta per Cleopatra.

-Cleopatra e il serpente.-disse Nico con un soffio- Non sono pratico di storia egizia.

-Cleopatra era greca, i tolomei erano una dinastia ellenistica.-lo rimbeccò- Cleopatra si suicidò con il morso di un serpente velenoso.

-Hai intenzione di comprare un cobra?

Le labbra di Cleo si piegarono all’insù mentre continuava.

-Voglio avere la stessa forza di una regina che si suicida pur di non cadere nelle mani del nemico.

-Sei sulla buona strada.

Cleo rise con scherno mentre scuoteva la testa.

-Credici.-alzò lo sguardo-Grazie per la gentile concessione del tuo letto.

-Cos..?

-Esci dalla stanza mentre mi tolgo quest’affare. Grazie anche per la maglietta e i calzoncini.

-Sono di Jason.

-Sono orribili.

-Il letto è mio. Ci ho messo un anno per abituarmici.

La ragazza alzò gli occhi al cielo mentre borbottava ‘’dovevo almeno provarci’’.

-Hazel dorme con i romani, gli altri letti sono senza lenzuola.-la avvertì Nico.

La tinta che le guance di Cleo assunsero era buffissima, pensò il ragazzo. Passava dalla timidezza a una rabbia irrazionale con una rapidità disarmante.

-Metà sinistra. Il piumone è mio.

Nico realizzò ciò che aveva detto solo quando la ragazza, ancora rossa, lo spinse via dalla stanza.

Incredibilmente, nonostante tutto, gli venne uno strano desiderio di ridere.  

******



 
NOTE AUTRICE DISPERSA TRA I LIBRI DI CINESE
Stavolta ho una scusa: gli esami di cinese (+2 contest a cui ho partecipato ((storie da scrivere=tanto tempo))+altre longXD e ideuzze nate dal mio cervello bacato) mi allontanavano da questa long il cui ultimo capitolo fa schifo è orribile da distruggere riceverà taaante recensioni negative spero.
Vi ringrazio per crescere di numero costantemente, ormai siete parecchi a seguire questa storia :). Un grazie a Sof, a Amy_the_dreamer e a Percabeth7898 per le stupende recensioni, fatevi vivi tutti/e (esistono dei ragazzi che leggono questa fic? Per me NO. Se sì, fatevi vivi a maggior ragione:). Seriamente, spero che abbiate amato i figli di Nemesi come me. I loro sogni si sovrappongono a quando Cleo ha la sua solita caduta stile Omg,my-mum-is-in-my-mind XD e purini, mi sento veramente malvagia.
Scriverò subito il nuovo capitolo, ho voglia di mettere in scena di cattivi muahahah (tremate, sto incominciando ad affezionarmi troppo a un personaggio molto malvagio und pazzo che DEVE essere sviluppato. Magari in una seconda stagione? OuO)... I fazzoletti sono posticipati, il POV di Iverson non era programmato ;D.
Au revoir, non prometto nulla per i tempi ma sono fiduciosa
Ali<3

 

 

 

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Capitolo 19
*** Interlude ***


Capitolo 19-Interlude
(nota: leggete le note finali, sono importanti, e questo capitolo anche se vi sembrasse messo a caso. Spero apprezziate i nuovi personaggi, che in realtà sapete già chi sono ((ma non lo sapete u.u)) )
 Interlude: I
Luogo: Campo Mezzosangue
 Tempo: due anni prima dell'arrivo di Percy Jackson e dello scoppio della Guerra
 
A Kostjia, Marna piace.
Se dovesse regalare un colore, lei riceverebbe l'oro rosso, anche se ha gli occhi come un pozzo scuro e i capelli di un biondo sporco di polvere.
Lei, il primo giorno, stava seduta con Nakamura quando la notò: si era brutalmente accorciata i capelli fino a raggiungere un taglio palesemente maschile, eppure i suoi occhi leggermente allungati, un po' dolci e stonanti con l'insieme, la rendevano degna di una poesia di stampo romantico e di vecchio stile, quelle che Kostjia ama leggere sdraiato svogliatamente sul suo letto. Marna Ribbon aveva riso, davanti al compatimento malcelato di coloro che l'avevano accolta, sfinita e sporca di sangue, davanti alla barriera vedendo come si era ridotta.
Aveva fatto una battuta, giocando con una ciocca di capelli sfuggita al massacro, mentre mostrava agli altri la ferita che si era maldestramente fatta con il pugnale con cui aveva tranciato la folta chioma castana. Aveva cercato di eguagliare le eroine dei romanzi, aveva detto. Anche se siamo semidei, perché non possiamo dimostrare il nostro essere adolescenti?
Peccato che nei romanzi il nuovo taglio di capelli sia perfettamente scalato, e nella realtà questo non succede.
Kostjia l'aveva osservata comunque, e aveva trovato stranamente divertente vederla arrossire.
 
A Marna, Kostjia è sempre piaciuto.
In fondo, è lui che cattura gli sguardi di coloro che non si azzardano a correre inutilmente dietro a Luke, che è oro e luce quanto Kostjia è perla e contrasto di ombre scure.
Quando i figli di Ermes e compagnia giocano a basket, sfidando la capanna sette, Kostjia non gioca. E' troppo basso e gracile, etereo e quasi femmineo. E' l'opposto di Luke, fino in fondo. In compenso, il ragazzino corre con una leggerezza che sconvolge le naiadi. Quando le ragazzine più piccole e sfacciate si fermano a vederlo, sudato al termine di un allenamento, mentre si toglie la maglietta e scosta i riccioli ebano dalla fronte mostrando un sorriso leggero e pacifico, Marna non riesce a schernirle come fa sempre con Ethan.Quando Annabeth Chase viene colta a fissare Castellan, che pure tutti sanno, sospettano, sia ancora legato a un pino e all'azzurro blu delle tempeste, è più facile ridere e dire, sfacciatamente, che lei non farà nulla del genere.
Marna non ama i gioielli, ma sa innamorarsi dei colori che virano dal bronzo all'acciaio temprato dai ciclopi. Quando Beckendorf espone la sua ultima creazione, il suo cuore perde un colpo quasi come quando fissa Kostjia. Vanno di moda gli orecchini, quell'anno, orecchini che celano la morte di bronzo celeste, eppure Charles, forse ispirandosi a due pietre azzurre in un viso tanto bello da mozzare il fiato, sceglie di forgiare un ciondolo, che di azzurro ha solo il cuore.
La pietra sembra contenere acqua, ma Charles non smentisce né sa rispondere alle supposizioni sul contenuto della gemma attorno alla quale si aprono le foglie cesellate di bronzo e oro provenienti dal fondo al mare. Qualcosa le scatta dentro mentre si avvicina e, scostando il ciuffo di capelli dalla fronte, chiede il prezzo. Attorno al nucleo celeste, l'oro, a volte tendente all'oro rosso,è unito al bronzo e si intersecano così le linee di un delicato alloro.
Kostjia è di fianco a lei, la vede, la nota, e lei non sente il peso del suo sguardo.
E' la prima volta che Beckendorf non regala le sue ultime opere, eppure le dracme per avere migliori materiali dai ciclopi servono lo stesso e i figli di Ermes sanno stillare oro persino dai venditori.
 Marna chiede, e sente il cuore in gola quando Ethan spinge con molta nonchalance l'indeterminato più carino del Campo per poterla affiancare e farsi gli affari degli altri.
Quando Kostjia sente il prezzo, Marna gli piace ancora di più: in quel momento conosce il suo sguardo, che sa essere affilato. 
 
A Kostjia, Marna piace.
Piace ancora di più mentre la vede sorridere e prepararsi: se vuole ottenere le dracme in palio non può certo sbagliare in un attimo di panico.
Si gira mentre Connor la benda: quando il denaro circola, gli Stoll sono in prima fila.
Ethan si morde il labbro prima di scommettere su di lei. Chris Rodriguez lo imita sotto lo sguardo sconcertato della sua non-ragazza-Clarisse La Rue.
Il suo avversario è anonimo, un indeterminato annullato nel circolo di una attesa infinita. Marna, che pure non sa chi sia sua madre, non come Kostjia, che lo sa da tempo e lo ha detto a Luke, che è rancore represso verso il padre quanto il russo è pace e vita, ha ancora la speranza di diventare qualcuno. O, forse, non le importa molto di essere notata dagli altri. Nella cabina di Ermes tutti, prima o poi, ricevono un saluto dalla semidea, che sa farsi amare come una sorella quanto Annabeth Chase ammirare da lontano. E' strano che abbia trovato un avversario tra le fila dei suoi compagni di sventura, pensa Kostjia, eppure accetta con un sospiro la sconfitta che tra poco rischia di ricevere Ribbon.
Scatta il cronometro e la gente incomincia a dire, velocemente ma in ordine, cosa ha nelle tasche. Dracme, dice Travis Stoll, corda, sbuffa annoiata Clarisse mentre Chris dice ''pugnale'', omettendo da chi lo abbia rubato. Luke non ha nulla nelle tasche, ed è proprio ''nulla'' ciò che dice.
Sono sessanta oggetti da ricordare non appena vengono detti. Kostjia si chiede se è un caso che gli Stoll facciano solo da allibratori non puntando su nessuno. Se non ricorderanno più di trenta oggetti, i due sfidanti saranno derisi fino allo strenuo e tutti perderanno la somma che hanno puntato, che finirà in ''cassa comune''.
Marna si gira mentre li fissa negli occhi. A Kostjia sembra che indaghi tra le iridi per associare voci a oggetti alle dracme,alle tante dracme in palio.
Marna vince e la sua memoria diventa leggenda. Per due giorni.
Poi, Annabeth Chase e Luke Castellan e altri eroi tornano ad occupare il posto in cima al piedistallo. E a Marna, questo va più che bene.
Interlude: II
Luogo: Campo Mezzosangue
 Tempo: un anno prima dell'arrivo di Percy Jackson e dello scoppio della Guerra
 
 
Per Marna, risulta diffcile crederci davvero.
Riconoscere che Kostjia è affianco a lei, sdraiato e cereo come suo solito, con un braccio che cinge il suo fianco fa male, perché la felicità arriva spesso con un rombo di tuono, veloce, per poi andarsene quando hai appena realizzato cosa è successo.
Che rumore è stato, quel rombo di tuono.
E' stato il soffio di un sorriso imbarazzato dalle labbra di Kostjia, che ringrazia di essere finalmente cresciuto un po' dopo l'inverno per poterla baciare bene, una risata tremula -lei, in quel momento, è molto peggio di Annabeth Chase, e sa che Ethan, questo, glielo farà pesare- una risata tremula, quindi, di una ragazza che ha ancora problemi ad affrontare la propria immagine allo specchio.
Mentre si gira per osservare il viso del suo ragazzo -perché sì, per gli dei, è il suo ragazzo il figlio di una dea sempre giovane sdraiato davanti a lei- il ciondolo di Beckendorf, che ormai è suo da un anno ma è ancora brillante come il primo giorno, quando lo ha attivato e ha ricevuto due spade corte di oro e bronzo, scivola cadendo piano sulle lenzuola.
Kostjia apre gli occhi. Le sue iridi sono chiare, come la neve, ma nel bordo scure come i suoi capelli. Sorride.
Sì. A Kostjia, Marna piace veramente tanto.
 
Interlude: III
Luogo: campo Mezzosangue
Tempo: Grande Guerra dei Titani
 
Quando la nuova arrivata si presentò accanto al pino di Talia, Marna non ci mise molto per catalogarla, con una punta di tristezza, nella categoria delle muffe.
Muffa: eroe destinato, appunto, ad ammuffire tra le mura della capanna di Ermes.
Ammuffire, per non dire spegnersi. Gli occhi di Ethan un giorno si erano spenti, Marna se lo ricordava ancora. Nakamura se n’era andato lasciandole un ennesimo biglietto di scuse.
Io però non ti dimenticherò, Ethan. Non posso riuscirci.
Marna si era ripromessa di ricordarle tutte, le muffe. Tutti i sorrisi, i loro sguardi tristi davanti a un falò che si ostinava a non essere teatro di un riconoscimento. Tutto, di loro, andava ricordato.
Andava tenuto stretto come un ricordo felice, anche se di felice, spesso, nei sorrisi delle muffe non c’era nulla di reale.
La nuova arrivata aveva i capelli di rame arrugginito e il sorriso ancora caldo, speranzoso. Le ricordò Kostjia.
La nuova arrivata non rideva alle battute degli Stoll come facevano tutti gli altri. Sollevava un angolo delle labbra, mentre il naso si arricciava rendendola più carina di quanto già fosse,sì. Ma non rideva mai. Connor non apprezzava questa caratteristica della semidea, e non perdeva occasione di mostrare il suo disappunto a Travis. Quest'ultimo, però, si perdeva dietro alle spine di Katie Gardner, non si poteva curare dell'ennesima muffa.
Marna vide la nuova arrivata ridere il giorno in cui Connor e Travis, per la prima volta, si curarono entrambi di lei davvero. Il giorno in cui, davvero, gli occhi vinosi della nuova arrivata catturarono l'attenzione del Campo Mezzosangue.
Marna stava mangiando biscotti affogati brutalmente nel latte con voracità animale quando Travis la spinse in malo modo ancora più vicino al bordo del tavolo. Il ragazzo stava cercando di stendere una pergamena, scostando bicchieri, tazze e croissant fumanti con un ghignetto folle a rendere i suoi lineamenti ancora più elfici. Gli occhi verde scuro, in quel momento tendenti al blu oltremare, erano febbrili quasi quanto quelli di Connor erano preoccupati.
-Travis, ti prego non incominciare a ...
-Mi serve aiuto per festeggiare il compleanno di quella rompiscatole della Gardner!
-Ecco, appunto.
Alcuni cominciarono a ridere, altri sbuffarono esasperati. La nuova arrivata, in compenso, parlò.
-Qua ci sarebbe il mio posto.-osservò sollevando il sopracciglio.
-E io devo elaborare qualcosa di divertente per dare vita a questo mortorio!-ribatté Stoll.
-Fammi mangiare e ti prometto un'idea coi fiocchi.-lo sfidò la nuova arrivata, il mento alzato.
Connor sbuffò,scettico, mentre Marna grugniva incredula: doveva aver veramente fame.
Cinque minuti più tardi tutti gli abitanti della capanna di Ermes la stavano ancora fissando, in attesa, mentre finiva di bere la sua tazza di caffé con calma invidiabile,anche se Marna riusciva a scorgere ogni tanto un rossore soffuso sul collo e sulle orecchie. Poi, mentre Connor addentava una tavoletta di cioccolato palesemente introdotta illegalmente all'interno del Campo, gli occhi della nuova arrivata luccicarono in direzione della barretta di cacao.
Poggiò la tazza rumosamente, in modo teatrale, e sorrise apertamente.
-Coniglietti di cioccolato per addolcire l'atmosfera.
Travis cominciò a ghignare.
La nuova sollevò un angolo della bocca e accordarono, sia lei che i gemelli contemporaneamente: -Sul tetto.
Il resto, come si suol dire,fu storia. Non altrettanto nota rimase la risata della nuova arrivata quando Connor la sollevò tra le braccia per scortarla in trionfo, quella sera, mentre Travis si prendeva il merito di far arrabbiare la dolce e affettuosa Katie.
La sua risata era bella quasi come quella di Kostjia, pensò Marna.
Andava ancora tutto bene.
Il ricordo di Kostjia cominciava a sbiadire.
Interlude: IV
Luogo: non specificato
Tempo: presente
Sta dormendo, eppure le fa paura come quando prende in mano il fioretto e la sfida.
Il petto, coperto da una camicia chiara, è diventato più magro durante gli ultimi anni, ed è scosso da continui tremiti. La pelle, come chi la indossa, non ama il sole.
Le vene azzurre sembrano inchiostro bluastro, righe su un foglio bianco in un delicato intreccio di linee. Un foglio bianco, ma già scritto. Le cicatrici sono visibili come schizzi di tempera argento su una tela, e la ragazza è contenta di non riuscire a vedere, nella penombra della stanza, la parte sinistra del viso. I capelli coprono anche gli occhi e sembrano neri alla luce della luna. Sono cioccolato fondente, così li ha descritti il terzo membro del loro gruppo.
Sente nella testa la frase che ha detto quel pomeriggio, mentre Maiden suonava il piano.
Amo particolarmente il pezzo che sta suonando ora.
Maiden aveva sollevato il suo sguardo per poi tornare, concentrato, al nero e al bianco dei tasti lucidi.
Mi ricorda cosa si prova ad essere cacciati.
 
L'Odissea Veneziana è un pezzo semplice, per le mani di Maiden, che pure non è bravo come il ragazzo a cui associa sempre la bellezza della musica. Le melodie incominciano a far male quando le associ a dei sorridi, lo sta imparando ora. L' Odissea ha un ritmo incalzante, non smette mai di tenerti sulle spine. Devi stare concentrato, mentre la suoni, se non vuoi che la corsa che l'autore ti costringe a fare termini in una caduta rovinosa. Quando finisci il tutto, hai l'impressione di essere fuggito da qualcosa fino a quel momento quando, insesorabile, ciò da cui stai scappando ti ritrova.
Sei stato cacciato. Hai perso.
 
Il ragazzo che dorme davanti a lei, pensa, forse ha perso veramente tanto. Ma mai quanto lei.
 
-Dobbiamo andare.
E' fuggita fino ad adesso, lei che non vuole neppure usare il suo vero nome.
Maiden, invece, il proprio nome lo schiaffa addosso agli altri come un insulto, perché è un biglietto da visita.
Sta finendo la corsa. I due sorrisi davanti al fuoco che non vuole ricordare la aspettano al varco.
Stringe le carte e si allontana dalla camera.
Quanto dovrà aspettare, prima di sentire sulla pelle il tocco del passato?
 
Notina: lo scherzo dei coniglietti di Pasqua è una idea di zio Rick canon, anche se non lo è altrettanto nella mia storia chi è che ha veramente l'idea. Lo scherzo non è stato, per zio Rick, fatto per il compleanno di Katie u.u vi lascio alle note finali. --->
 
Nota autrice
Ho perso le speranze di aggiornare entro due settimane. Perdonatemi.
Ora, vi starete chiedendo: ho sbagliato storia? E' il prologo/pubblicità occulta di un altro racconto?
NO.
Vi ho lasciato un indizio, nell'ultimo interludio (ci sono i cattivi -anche se sembra non lo siano e non vi ho detto una ceppa su di loro muahahaha!). L'Odissea Veneziana è un pezzo di G.P. Reverberi e D.Farina che adoro suonare (lol, sono come Maiden^^, che prima o poi amerete come non so cosa u.u) e che cade a fagiolo. Ascoltatelo su youtube, se vi va :).
Vi chiedo scusa per questo capitolo che sembra non c'entrare nulla ma è, diciamo, l'unire di tanti paragrafi-criptici che avevo intenzione di mettere all'inizio degli scorsi e dei prossimi due capitoli. Sono pezzi determinanti della storia.
Marna e Kostjia e la ''nuova arrivata'' di cui si ignora volutamente il nome sono dei personaggi che adoro.
e ora..... QUESTION MOMENTS!
1)-Chi sa indovinare di chi sono figli Kostjia e Marna? Marna è impossibile che lo capiate (stupitemi), Kostjia forse leggermente di meno. Sentirete ancora parlare di loro.
2)-La ''nuova arrivata''... Insomma, sappiamo tutti chi è! O no?XD
3)-l'ultimo interludio è uno scorcio dei cattivi, come ho detto... chi ha capito chi è la ''lei'' del pov e perché invece Maiden ha fatto del proprio nome il ''biglietto da visita''? Per l'ultimo dubbio, appassionati del rock, fatevi sentire! E' una informazione che alcuni fan possono avere ;)!
  Vi lascio con il cuore infranto perchè NON VOGLIO scrivere il prossimo capitolo. Lo sto procrastinando finchè posso XD... Vabbé, ci divertiremo ;D.
Grazie per le recensioni e per il supporto anche di chi solo legge. Non abbandonatemi u.u non tutto è complicato come sembra.
FINITO LO SPROLOQUIO
Baci
Ali<3

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Capitolo 20
*** Love the way he dies (1) ***


Capitolo 20-Love the way he dies (1)
(per chi rimane, perché chi resta è ciò che conta)
Capitolo lunghino per farmi perdonare. Vi voglio bene, gente.
 

Alex, da bravo figlio di Apollo, a volte aveva delle sensazioni. Non profezie, no, quelle le lasciava al fumo verde e agli squartamenti di peluche, ma alcune volte sentiva che stava per succedere qualcosa. Di quel giorno, Alex avrebbe sempre ricordato il sogno della notte precedente, un ricordo a voler essere precisi: sua madre era in cucina e piangeva mentre lui, invece, sentiva che le coperte sarebbero rimaste un fortino inespugnabile adatto a non sentire i lamenti di sua mamma. Quando era piccolo, la signora Raive si lamentava spesso di quanto il suo bambino, così simile al padre che guardarlo negli occhi faceva male al cuore, fosse strano. A volte lo coglieva mentre conversava con una persona invisibile, una bambina dagli occhi argento e i capelli rossi raccolti in una treccia. La sera, quando il sole tramontava, Alex si sentiva un attimo prima triste e un attimo dopo malinconico, quasi sperasse di parlare alla luna, che pure sapeva benissimo essere troppo lontana per ascoltarlo.
Ad Alex, quando si svegliò nella cabina sette, parve di vedere di nuovo la bambina dagli occhi argento, ora più grande, sorridergli triste.  
Sarebbe stato uno dei tanti particolari impressi di quel giorno.
Si ricordano sempre le inezie, quando il dolore cancella le ultime parole di qualcuno di importante.
********
Quando Nico si svegliò, Cleo era già sveglia. E pensava.
Lo sguardo cadeva sugli oggetti sparsi a terra mentre appuntava, con un sorriso accennato sulle labbra, i vestiti che creavano l’imponente stratificazione di indumenti che troneggiava nell’angolo della stanza a destra del letto. Avevano dormito uno lontano dall'altra, ciascuno in cerca di dimenticare fantasmi di sorelle e pensieri cupi. A giudicare dalle occhiaie sul viso della ragazza, l'obbiettivo non era stato ancora raggiunto. Cleo sembrò uno zombie mentre, con fatica, si voltava verso di lui e diceva:-Ma davvero il tuo colore preferito è il nero? No perché sarebbe un po' scontato, non credi?
Un sopracciglio del semidio scattò verso l'alto mentre realizzava che, di tutte le cose che avrebbe potuto chiedere Cleo, lei si preoccupava di non sapere il suo colore preferito -come se fosse una informazione determinante, di che tonalità preferisse un braccialetto. Forse era meglio così, pensò, rimanere distanti, senza sapere nulla l'uno dell'altro.
Ma tu sai qualcosa di lei.
La voce nella sua testa sembrava a tratti di Bianca, a tratti di Minosse, la prima affettuosamente pungente, il secondo crudele nel rigirare il coltello nella piaga.
Sapeva che Cleo non pensava alle conseguenze, nel bene e nel male -Cleo che partiva a salvarlo senza nemmeno soffermarsi un secondo ad analizzare la situazione, Cleo che lanciava nel cestino un cellulare perché non voleva più parlare con i genitori.
Sapeva che amava sentirsi parte di un gruppo, anche se non era capace -Cleo che vedeva il legame tra i suoi fratelli, ma dietro un vetro auto-imposto, che guardava i Sette più che con invidia che oggettività.
Sapeva che poteva arrabbiarsi diventando crudele, ma che poi si sentiva un essere infimo, inutile e che non meritava di essere felice -Cleo che lo insultava per poi chiedergli scusa su un bigliettino seppur con le dita tremanti e intorpidite.
Sapeva che si aggrappava al passato, pur sapendo quanto facesse male -Cleo che cercava ancora Liv, la sua sorellona dallo sguardo più adulto del suo.
Sapeva che era fragile, perché allo specchio non vedeva nulla che valesse la pena di mostrare al mondo -Cleo che implora ''basta'', mentre attorno a lei il mondo scompare.
Sapeva che decideva ogni giorno di continuare ad arrancare avanti, che si sorprendeva per ogni gentilezza nei suoi confronti, sgranando gli occhi nocciola e sorridendo incredula.
Sapeva che era pronta a mettere a ferro e fuoco il mondo, pur di non perdere chi le dimostrava affetto.
Cleo sapeva ancora ridere, o arrossire di fronte a un complimento.
Cleo sapeva sperare di poter tornare a sorridere.
E Nico sapeva che il suo sorriso era bello, e che le sue labbra erano fredde e fresche come la neve appena caduta.
Poi... Nico Di Angelo scosse la testa, e pensò che il suo cervello aveva formulato tante scemenze in così poco tempo.
Prima o poi se ne sarebbe dovuto andare via, dal campo e dagli intrighi in cui Cleo era invischiata fino al collo, no?
La sua coscienza gli ricordò che aveva promesso il suo aiuto alla figlia di Nemesi, anche se a suo tempo non sapeva ancora degli istinti omicidi una madre psicopatica sapeva creare in lei, bisognava dirlo, e la voce nella sua mente sembrò paurosamente simile a quella di Bianca.
Con uno sbuffo stava per rispondere in qualche modo prima di vedere Cleo, che aveva ucciso senza pietà tre scheletrici demoniaci solo alcune ore prima, stramazzare a terra nel tentativo di attraversare il porcile che era la sua cabina.
 
Quando Nico si era svegliato, il cervello di Cleo era andato magnificamente in pappa.
Aveva inghiottito l'imbarazzo che quella strana situazione le creava evitando Nico con uno sguardo, che sperò potesse sembrare neutro e perfettamente calmo, alla stanza, che sembrava persino peggio della sua a Los Angeles.
Il ricordo dei suoi genitori era stato un altro delizioso aspetto del quadro che la sua mente semidivina le aveva condensato negli incubi di quella notte, quindi scacciò l'immagine di sua madre Jane che piangeva di fronte al cumulo di vestiti e sacchetti di caramelle che occupava la sua camera mentre Arthur cercava di ignorare il volto di Nemesi che, dopo tanti anni, riaffiorava nella sua mente. Si girò e chiese al criceto che faceva muovere la ruota nel suo cervello di elaborare qualcosa di sensato da dire.
Il criceto nella sua mente, alquanto pigro e imbottito di zuccheri e alcool della sera prima -il cocktail di inizio serata di Kat si era rivelato più infido del previsto-, aveva mosso fiaccamente una zampa prima di stramazzare a terra, così si era ritrovata a chiedere al semidio che aveva giusto baciato qualche giorno prima -in una scena tutto fuorché romantica, ma contava lo stesso, o no?- qual era il suo colore preferito.
 Il nero è scontato...
Il criceto si sentì meravigliosamente in colpa, così sembrò mettersi a lavorare: trovò la forza di alzarsi e di ignorare la risposta stupida ad una domanda altrettanto stupida e fuori luogo. In seguito, il criceto avrebbe iniziato una orazione di discolpa, eppure ciò che successe non si sarebbe comunque potuto cambiare: che fosse colpa del roditore nella sua mente o del suo equilibrio dall'esistenza non certificata, il pavimento divenne improvvisamente vicino appena inciampò in quello che in seguito identificò come un cumulo di calzini sporchi.
Il mento si scontrò col marmo nero -''Il pavimento doveva proprio sceglierlo di marmo?'' si chiese Cleo in quel momento- mentre tanti puntini bianchi la accecarono assieme al dolore al volto e al fianco. Imprecò sonoramente contro il pantheon per ora conosciuto -con una soddisfazione che non si sarebbe mai immaginata- mentre realizzava che Nico la fissava con tanto d'occhi con una strana espressione in viso.
Poi, il semidio scoppiò a ridere, e Cleo riuscì a non arrabbiarsi quando vide quanto fosse più bello mentre rideva, più simile a un normale adolescente che ad un re degli spettri.
********                                                       
Quel giorno, Kat si svegliò in una cabina vuota senza nessun aitante semidio francese ad augurarle buongiorno.
Allegria...
Scacciò con un calcio spastico il piumone azzurro con cui si era quasi strangolata nel sonno e, con una andatura leggermente barcollante, si diresse in bagno con la testa che lentamente riacquistava la capacità di memoria. Lo specchio, che occupava una intera parete -idea di Monik, il suo unico fratellastro scomparso nell'ultima guerra- le restituì l'immagine di una ragazza alta un metro e un tappo con una espressione confusa e gli occhi azzurri appannati ancora dalla stanchezza. Si stropicciò le palpebre, incurante del mascara che le impasticciava la faccia, e cercò di fare il punto della situazione.
Cosa diavolo era successo la sera prima?
Cleo era scomparsa in una nuvola di fumo blu appena si era allontanata un attimo, e fin qui nulla di strano, quando Jacques aveva visto Katie Gardner puntare verso di loro subito dopo aver litigato con il suo rispettivo ragazzo. La figlia di Demetra sapeva fare paura anche con i tacchi verdi a spillo e un vestito rosa confetto con la gonna a palloncino e Kat aveva sentito un brivido lungo la spina dorsale, anche se, ragionando un attimo, avrebbe subito capito che la rabbia della ragazza non era certamente rivolta a lei. Jacques, che era sempre stato tante cose -bello, praticamente perfetto e, misteri della vita,innamorato di lei per non si sa quale motivo, per elencarne alcune- non sarebbe mai passato alla storia primo, come cuor di leone, appena si usciva dal campo di battaglia, e secondo come un buon bugiardo. Kat, da quel lato, si trovava spesso a essere del tutto opposta a lui. La sorellastra preferita del suo ragazzo aveva quindi fatto impallidire Jacques, che era corso via trascinandola poco galantemente per un gomito.
Infine, per farle perdere il clou della festa, era magicamente sparito anche lui quando Katie-il-mastino-Gardner li aveva inseguiti per tutto il campo.
Ora, le spiegazioni logiche erano due: o Jacques aveva una tresca con Travis -okay, questa non era una spiegazione logica, ma dettagli - oppure Katie voleva che Jacques facesse qualcosa e questi, da ragazzo di sedici anni maturo quale era, la evitava spudoratamente. Che poi avesse dovuto trascinare anche lei, Kat Tobu, lontano dalla sorellastra implicava la sua presenza come fattore di quella equazione con troppe incognite.
Kat, dopo aver rimuginato qualche secondo davanti allo specchio, ripetè a sè stessa che la matematica non le era mai piaciuta per un buon motivo. Si lavò e, come al solito, scomparve dietro a una salopette in cui sarebbe potuta tranquillamente annegare tanto le stava grande.
Con uno sguardo malinconico passò la mano sulla stoffa ormai sdrucita: era un regalo di Yuki, quello. Yuki che era talmente pazzo da prendere un volo intercontinentale appena Kat era scomparsa dal raggio di controllo familiare.
Quasi le Parche le stessero leggendo nel pensiero, l'armadio incominciò a muoversi a scatti, il contenuto dello scomparto segreto che premeva per uscire. Inghiottì qualche insulto alle tre vecchiette della morte mentre apriva le ante e schivava la conseguente trave di legno che qualche secondo prima teneva nascosta la scatola rettangolare. Questa continuava a muoversi, quasi animata di vita propria, il coperchio che si sollevava a scatti. O, più semplicemente, Yuki stava avendo qualche problema a rallentare i loro adorabili parenti. Il volto di sua madre, allo stremo ma determinato, gli occhi a mandorla del colore del mogano, le apparve davanti agli occhi e per un attimo sentì il terribile bisogno di piangere.
Era difficile, a volte, non provare la tentazione di mandare all'aria il suo lato semidivino e lasciare che i suoi nonni la trovassero. Per un attimo, capì come doveva sentirsi Frank Zhang, l'amico di Jason, diviso eternamente tra due mondi distanti chilometri e secoli di storia.
Diede un calcio stizzito alla scatola ed evitò con lo sguardo il luccichio che proveniva dal suo interno. 
********
Mentre Kat si avvicinava al braciere per donare a suo padre un po' di gaufre ricoperti di marmellata carbonizzati, Cleo Nils fece la sua comparsa al padiglione con addosso ancora il vestito della sera precedente. Kat si dimenticò di sorriderle, ma la figlia di Nemesi non la imitò: la salutò da lontano sbracciandosi e sorridendo imbarazzata. Pochi attimi dopo i mezzosangue videro Nico Di Angelo affiancare la semidea e sedersi rumorosamente al tavolo della cabina tredici, ignorando accuratamente lo sguardo di tutti. Kat sorrise a Cleo con uno sguardo abbastanza esplicito: mi devi una spiegazione, ma l'attenzione della sua amica era rivolta al tavolo di Afrodite. Bea Swift, perfetta, bella e impossibile, stava ringhiando al vedere quella scena.
La figlia di Eolo sentì un moto di pena e compassione per le ridotte dimensioni del cervello di Beatrice, che tra tutti i semidei dei campi si fissava sull'unico ragazzo non solo palesemente non interessato, ma così scorbutico che a sorridere sentiva male ai muscoli facciali, tanto non era abituato. Oltre alla compassione, però, una parte di lei fece le fusa soddisfatta: i suoi vestiti brutalmente buttati nel cassonetto dovevano essere vendicati in qualche modo.
Si guardò attorno mentre nuvolette all'odore di gaufre si levavano nel cielo e non vide la zazzera bionda e gli occhi verde bottiglia che cercava da quando si era alzata. Jacques non era né tra i romani né seduto come suo solito tra Katie e Miranda Gardner nel tavolo dei figli di Demetra. Inghiottì un groppo di stizza e preoccupazione mentre si sedeva al suo tavolo e rischiò di strozzarsi al vedere Chirone fare una grandiosa entrata di scena in versione equina completa e dirigersi dritto dritto verso Cleo.  
Sputò marmellata al lampone e incominciò ad insultare suo padre e compagnia: Cleo Nils era davvero perseguitata dalla sfortuna.
********
Cleo aveva sentito il suo cuore contorcersi e l'acido rischiare di salirgli in bocca.
E' successo qualcosa ai tuoi fratelli. Sono nella casa Grande, ora.
Il pensiero era corso ad Iverson, dagli occhi troppo chiari e un'arma improponibile, mentre un groviglio di pensieri le offuscava la ragione. Non sentiva nulla di più che un affetto istintivo, per quei cinque mezzosangue di cui non sapeva quasi nulla, ma era una sensazione,quella, che le era venuta naturale come respirare. Aveva smesso di fidarsi totalmente quando aveva scorto una sorta di diffidenza nei loro gesti, dopo che l'avevano vista mozzare la testa di un' empusa con uno spadone in fiamme, ma le parole di Chirone l'avevano comunque fatta sentire malissimo.
Quei cinque erano la dimostrazione che non era sola lei, Cleo Nils, quindici anni e tanti pensieri per la testa. Erano una possibile finestra verso un ipotetico soggiorno permanente al campo, un'idea che la spaventava e attirava al tempo stesso. Forse, se avesse potuto rivedere i suoi genitori con lo spettro di Liv ormai scomparso, avrebbe potuto prendere in considerazione quel pensiero inverosimile...
Quando vide l'edificio in fondo alla collina aveva già il costato che le faceva male -gli scheletri degli Inferi avevano ancora qualche ricordino per lei- e la testa piena di scenari apocalittici.
Ma non si era aspettata una scena di quel tipo.
Iverson era nel centro dell'ingresso della Casa grande, e Cleo non lo aveva mai visto così arrabbiato. I capelli castano scuro gli coprivano la fronte in modo scomposto e portava ancora i pantaloni del pigiama, ma il suo sguardo sembrava capace di fondere il metallo.
Praticamente non si accorse di lei quando corse fuori dalla stanza con i pugni contratti, e anche Chirone non si premurò di dirgli qualcosa mentre lo videro correre in direzione dell'arena.
-Ma cosa...?- provò a chiedere al centauro, ma questi le fece cenno di non dire nulla e di andare dentro.
Confusa, il sentire dei singhiozzi provenire dall'interno di una stanza non la fece sentire meglio.
Aprì la porta trovando Joseph, occhi color caramello sbarrati a fissare il nulla e capelli serici spettinati, accovacciato in un angolo. E Kay piangeva.
I capelli cadevano sul viso scuri, ricci e lunghi fino alle spalle, e per la prima volta Cleo la vide senza un sorriso sulle labbra e un luccichio nelle iridi castane. Il fisico sottile era scosso dai singhiozzi mentre, seduta di fronte a una tazza di the poggiata su un tavolo, le mani stringevano un biglietto stropicciato più volte.
In un attimo Cleo si era ritrovata al suo fianco, incapace di trovare il coraggio di chiedere cosa era successo. La ragazzina di fronte a lei le aveva sorriso entusiasta facendola sentire meglio più di una volta, ma era lo stesso difficile abbracciarla e consolarla senza cercare di capire.
-Se ne sono andati.-riuscì a capire tra i singhiozzi-Se... se ne sono andati.
Comprese solo allora perché i gemelli dalla pelle bruciata al sole mancavano all'appello. Erano fuggiti.
Kay cominciò a leggere la lettera prima che Cleo potesse fermarla.
-Non so cosa scrivere, perché il nostro comportamento non si può scusare. Spero solo che capiate, voi tre, perché lasciamo tutto nel momento del bisogno.-la voce di Katlin tremava mentre le lacrime scolorivano l'inchiostro-Le opzioni erano due: o fuggire, o ubbidire a nostra madre. -Cleo trattenne il respiro mentre un sospetto le si affacciava nella mente-Ci...-Kay prese un respiro profondo mentre terminava il messaggio- mancherete tantissimo, ma serberemo nel cuore il ricordo delle... delle nostre partite a poker.-sorrise impercettibilmente soffocando un singulto-Sa...-la ragazza alzò lo sguardo, fissando Cleo nelle iridi del suo stesso colore- Salutate Cleo da parte nostra, e auguratele buona fortuna.
-Kay, io...
Prima che potesse terminare la frase, la tredicenne affondò il viso nella sua spalla e si lasciò andare.
-QUEGLI STRONZI!-urlò improvvisamente Kay.
Cleo sussultò mentre la abbracciava,sentendo il suo profumo di noce e caramello mentre i boccoli le solleticavano il collo.
-Se ne sono andati! Avevano... avevano promesso di rimanere, avevamo deciso di aiutarti e loro mi hanno mentito! Ci hanno mentito tutti e due! E IO NON POSSO ACCETTARLO!
All'urlo della ragazza l'aria era crepitata di.. potere, creato dalla rabbia e dall'amarezza che provenivano da quel corpo così gracile.
Cleo aveva sentito il tatuaggio sul braccio bruciare quasi per solidarietà, riconoscendo un potere simile al suo. Kay era simile a lei, a partire dalla rabbia che sembrava accenderle gli occhi per poi finire con le lacrime con cui si era sfogata, prima di seppellire tutto dietro una voglia tremenda di fargliela pagare.
Sei stato ferito? Ferisci.
Subisci?
Chiedi vendetta.
Kay, Katlin Montrose, era simile a lei. Per questo la strinse forte finché la sentì smettere di tremare. Poi, cercando di sorridere, si preparò al peggio e chiese spiegazioni.
-Cosa è successo ieri sera? Cosa vi ha chiesto nostra madre?
Nostra madre. Avevano un gusto strano, quelle parole.
Kay abbassò lo sguardo e si nascose dietro le lentiggini.
-Voleva che ti uccidessimo. Hai il suo potere, ma le sei nemica. Noi... avevamo deciso di ribellarci.
Nostra madre: puro acido gastrico sulla lingua.
-E Clash e Riley hanno preferito fuggire e rinunciare a tutto quello che avevano pur di non ammazzarmi-si strozzò quasi Cleo, incredula.
Kay le strinse la mano e si costrinse a sorridere. Joseph si era alzato e le si era affiancato senza che Cleo si accorgesse di nulla: aveva uno sguardo strano, notò la ragazza.
Fissò di nuovo la ragazza e questa la ricambiò divertita.
-Non essere sorpresa: sei ufficialmente parte di un gruppo di sfigati con una madre psicotica.-fece un sorrisetto malinconico- Clash e Riley hanno fatto ciò che si sono sentiti in dovere di fare e che, a quanto pare, era necessario per loro per non ucciderti. -sospirò- Se cadi nel letame, noi cadremo con te.
-La tua eloquenza mi atterrisce.-esordì Chirone entrando nella stanza. Sembrava triste, ma anche sollevato. Forse, senza Cleo, la rabbia di Kay avrebbe creato molti più danni. E Joseph sembrava ancora perso nei suoi pensieri: non era molto d'aiuto, oltre a sembrare inquietante.
Le spalle di Chirone si rilassarono per poi irrigidirsi mentre sia Kay che Cleo correvano verso l'uscita.
Il tatuaggio di Cleo sembrava avere intenzione di prendere fuoco.
-Iverson sta per diventare un perfetto fuoco d'artificio.-spiegò Joseph mentre le due sorelle schizzavano verso l'arena.
E Chirone sospirò mentre rimpiangeva i tempi in cui gli dei minori,semplicemente, si lamentavano nell'ombra.
********
Iverson sentiva che il suo corpo, ancora freddo e con i muscoli intorpiditi dal sonno, lamentarsi mentre lo costringeva a distruggere i manichini d'allenamento con la prima spada di bronzo celeste che aveva trovato per strada, ma non gli importava. Meglio strapparsi qualche muscolo che lasciare che la sua mente crollasse. Come avevano potuto fargli questo?
Come aveva potuto Clash, il capo-cabina, il maggiore, lasciare Joseph sconvolto di fronte ai due letti vuoti?
Come potevano non sentirsi in colpa con l'immagine di Kay piangente nella mente?
Oppure, più probabilmente, sentivano i sensi di colpa graffiargli la pelle, ma avevano deciso di anteporre Cleo al rapporto che correva tra loro cinque.
La cosa lo faceva sentire ancora più male.
Come poteva continuare ad avercela con loro se erano mossi da un sentimento che rasentava l'eroismo?
Stava per distruggere chiunque gli si parasse davanti, manichini o esseri viventi che fossero, prima di vedere Reyna e Cleo correre verso di loro seguiti da Kay, che si lamentava di non avere più l'età per correre così velocemente e che non piangeva più.
Sentì parte della rabbia spegnersi, ma non estinguersi del tutto.
Poi, Reyna si fece da parte senza dire nulla, senza nemmeno provare a calmarlo, e Cleo gli si parò davanti con lo spadone in acciaio di Artemide sguainato.
-Sfoga la tua rabbia, fratello.-lo sguardo di Cleo gli sembrò calmo come quello di Clash e profondo come quello di Riley, acuto come quello di Joseph e leggermente divertito, sempre e comunque, come quello di Kay.
-Sono la ragione per cui Clash e Riley se ne sono andati. Ho incasinato tutto io.
Non ci fu bisogno di parlare ancora. Iverson le si lanciò contro.
E sorrise mentre cominciava a sentire l'istinto guidarlo nel combattimento.
 
L'unico commento di Kay, in seguito, fu rivolto a Reyna.
-Te l'avevo detto che ne valeva la pena. Rifatti gli occhi, pretore.
Il grugnito di Reyna venne soffocato dal clangore delle lame. 
********
-Airen era, è, il grande e unico amore di Alex. Prova a guardare oltre ai suoi corteggiamenti … sono solo tentativi di instaurare un rapporto di amicizia. Il suo cuore è da sempre per quella ragazza… una semidea, figlia di Tyche. Lei -inspirò- Era bella. Bella,intelligente, brava a combattere con quel ventaglio con coltelli nascosti al suo interno, i capelli talmente chiari che sembravano d’argento.
Si fermò.
-Dove è andata? Airen intendo…
-Dove Alex non la potrà mai raggiungere. Scomparve il giorno prima del nostro arrivo al campo.
-After All, capitolo 15-
 
********
E poi, cosa succede?
Lo vedo.
Lo vedo e sto male.
Lo vedo e sento gli anni che passano, che ritorna tutto come prima.
Maiden è dietro di me, ed è nervoso. Ha paura.
Ha paura che lo abbandoni, ma non capisce che anche se Alex Raive è lì davanti a me e non mi vede, non potrò lo stesso mai andarmene.
Alex sorride ad una sua sorella più piccola di lui. Il suo sorriso, lo so, l'ho sempre associato alla bellezza della musica. E fa male, fa malissimo, ricordare quando io, Alex e Paul eravamo una famiglia. Quando, schiena contro schiena, io ed Alex ci paravamo le spalle a vicenda mentre i mostri attaccavano, con Paul che faceva da mamma iperprotettiva e ci salvava regolarmente la pelle.
Per questo stringo gli occhi e mi allontano. Non voglio più vedere il sorriso di Alex Raive.
-
Cleo Nils e Iverson hanno duellato per un tempo indefinito e tu ti sei goduto lo spettacolo. La ragazza ha talento, ed Iverson è sprecato con le armi da fuoco. Saluti Rose, la tua piccola sorellina che dorme a due letti di distanza dal tuo, mentre ti dirigi verso il poligono di tiro con l'arco.
Con un po' di fortuna, riuscirai a battere il punteggio storico di Michael Yew, che ancora ti manca e di cui ricordi ancora lo sguardo da furetto.
Sei sempre riuscito a ricordare bene i visi delle persone. Le fisionomie, direbbe Paul.
Eppure Airen ti passa davanti, occhi rossi e capelli bianchi, e non la riconosci.
I tuoi occhi si rifiutano di vedere.
Non vuoi più ricordare il sorriso di Airen Hart. 
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NOTE DELL'AUTRICE
Dai, non sono in ritardo stavolta. Non come al solito almeno.
Ho fatto una scaletta precisa negli ultimi giorni, limando la trama e i capitoli.
''Love the way he dies'' sarà diviso in tre parti.
Questa è tutta al sapore di brotherhood/sisterhood della cabina di Nemesi, con l'aggiunta di qualche indizio finale.
La ragazza dell'ultimo interlude (IV) era Airen Hart, personaggio alquanto controverso e verso il quale sento sentimenti contrastanti.
Alex la vede ma una parte di lui si rifiuta di riconoscerla, quindi per ora nessuno sa che lei e Maiden sono al Campo.
Sta per succedere il finimondo e il prossimo capitolo sarà pieno di avvenimenti.
Spero mi lascerete qualche recensione, grazie a Sof per aver azzeccato praticamente tutte le domande del ''question moment'' dello scorso capitolo :D. Mi fai paura ragazza...
Se il capitolo fa schifo avvertite: mi sto concentrando solo su After All e vorrei qualche parere^^
Bacioni enormi,
AliNicoKITE<3

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Capitolo 21
*** LEGGETE L'AVVISO, NON ABBANDONO ***


AVVISO.
Comincio col dire che non ho abbandonato la storia. Voglio arrivare fino in fondo a questa avventura, anche solo per un unico lettore che si diverte a leggere queste righe. Detto questo, è da molto che non pubblico, e me ne rammarico. So che ritardi di questo tipo tendono a far diminuire non solo il numero di recensioni ma anche di lettori. Vi chiedo di pazientare un poco, però, perché a metà settembre comincerò una nuova serie di capitoli. 
Ora, vi devo porre una domanda. 
Da quando è uscita "La casa di Ade", questa storia non è più fictionalmente fattibile, dato che Nico ama le banane, detta come va detta ^^". Quindi, mi è venuta in mente l'idea di stravolgere il rapporto Nico/Cleo. Se a voi andrà bene, devo dirvi che è da sempre che li vedrei bene solo come amici, ma prima devo chiedervi un parere, Perchè la loro "love Story" era un cardine della storia, come rapporto che si evolveva. Shippo Solangelo dall'uscita di BoO in inglese. Ditemi voi. Accetterò qualsiasi risposta, ma necessiterei un vostro sforzo. Anche solo poche parole. Grazie, davvero, per chi legge ancora.
parto per il campeggio con amici domani, quindi ci vediamo
Ali<3

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