Love until we bleed

di SaraRocker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***




Love Until We Bleed...
 
capitolo 1











Dedico questa storia a mia sorella, sperando che le piaccia ♥









































Si mosse a passo svelto in direzione di quella luce pallida di fronte a lei. Non era la prima volta che la vedeva: da quando era iniziata la scuola -un mese prima-, quella bizzarra luce grigia la seguiva in ogni dove, attraverso tutto l'istituto, arrivando persino nel suo dormitorio. Eppure, solo lei sembrava accorgersene. Una volta, poche settimane prima, l'aveva notata proprio in biblioteca, oltre un immenso scaffale. Aveva immediatamente richiamato Ronald e Harry -entrambi decisamente annoiati e sull'orlo di addormentarsi-, ma quando i due si erano voltati, non avevano visto nulla.

"Non c'è niente, Herm." le aveva mormorato Harry, guardandola confuso, aggrottando la fronte preoccupato. 
"Probabilmente il troppo studio ti fa male" era intervenuto subito dopo Ron, tornando ad appoggiare la testa sul tavolo, nuovamente intento a riposare "Quest'anno ci saranno gli esami, ma non dimenticare che mancano ancora nove mesi" aveva poi aggiunto il rosso, prima di chiudere gli occhi ed abbandonarsi a quello che lui amava chiamare 'momento di riflessione' -cioè un pisolino pomeridiano marchiato Weasley, perfettamente attribuibile ad ogni luogo e/o situazione-. Hermione si era limitata a scuotere il capo, mentre notava la luce allontanarsi sempre più, per poi concentrarsi nuovamente sui libri.


In quella situazione -doveva ammetterlo- aveva davvero creduto che quella visione, come sempre lontana, pallida e sfuggente potesse essere effettivamente stata causa dell'eccessivo stress da studio: quell'anno scolastico non era certo da considerarsi tra i migliori. Stavano frequentando il loro ultimo anno ad Hogwarts dopo quella che era ormai conosciuta come 'la battaglia magica in cui Lord Voldemort era stato definitivamente sconfitto', ergo, era difficile per chiunque -studente o professore che fosse- ricominciare. Tutti, anche lei, avevano subito perdite. Hermione aveva abbandonato i propri genitori in Australia, privandoli dei ricordi riguardanti lei stessa pur di mantenerli in salvo. Lupin e Tonks erano morti, così come Piton, Dobby, Tiger e...

Hermione smise di pensare, deglutendo a vuoto. Doveva andare avanti, ma non ce la faceva. Come poteva farlo se non riusciva neppure ad ammettere che lui fosse morto, che il ragazzo per cui aveva una cotta dal quarto anno fosse stato ucciso?
Si morse il labbro, per tornare poi a concentrarsi sulla luce che, sempre così pallida ed iridescente -quasi fuorviante- continuava a muoversi di fronte a lei. La ragazza corrucciò lo sguardo: non si stava semplicemente muovendo, stava fuggendo. Lei la rincorreva, e quest'ultima si allontanava, quasi per farle dispetto. Serrò le mani in due pugni, il viso contratto in un'espressione frustrata, per poi fermarsi. Nuovamente si arrese di fronte all'idea di catturare quel bagliore tenue, e presto rimase avvolta dal completo buio che quella notte aleggiava dentro Hogwarts. Restò immobile al centro del corridoio fino a che non avvertì un corpo sbatterle contro. Per poco non perse l'equilibrio.
"Mezzosangue!" esclamò Malfoy, il ragazzo che si era scontrato con lei "Finalmente ti ho trovata! La McGrannit mi lancia un centinaio di maledizioni se torno nel suo ufficio senza di te!"
Hermione ruotò gli occhi al soffitto esasperata. Essendo prefetto, era costretta a fare la ronda ogni notte, ma non era questo ad infastidirla. Era invece la presenza di Draco Malfoy, altro prefetto, nonchè -per l'appunto- suo compagno di ronda ad innervosirla particolarmente. Non andavano d'accordo, e probabilmente sarebbe stato così per sempre, non che alla strega dispiacesse.
"Mi era sembrato di vedere qualcosa in fondo al corridoio, Malfoy. A te no?" tentò di domandargli lei, sperando in una risposta affermativa; le bastava la conferma di non essere pazza.
"No. Probabilmente sono solo stupide visioni da grifonpolli" rispose il serpeverde, non potendo evitare almeno un minimo di scherno, ma la ragazza non vi fece troppo caso, limitandosi a sospirare ormai abituata alle frecciatine del ragazzo.
"Bene, allora ha-" si interruppe Hermione, notando nuovamente la luce apparire. Era sul fondo del corridoio, immobile, completamente ferma. La osservò rapita, mentre il biondo non riusciva a spiegarsi l'improvvisa interruzione della riccia.
"Ehi, Grang-" "La vedi?" lo interruppe lei, sussurrando. Draco osservò confuso la ragazza, non capendo a cosa si riferisse. La sola cosa visibile attorno a loro era la punta della bacchetta del serpeverde, brillante della luce chiara tipica di un 'lumos'.
"Di che diavolo parli?"
"Non... Non la vedi?" gli domandò confusa Hermione, voltandosi verso il biondo, per poi indicare la chiara luminosità sul fondo della stanza, apparentemente invisibile ad ogni studente eccetto lei. Il biondo seguì con lo sguardo il punto indicato dalla ragazza, ma tutto ciò che poteva intravedere era un buio sempre più profondo e celato. Scosse il capo.
"C'è una luce!" affermò la grifondoro con decisione, voltandosi nuovamente verso il corridoio, vedendo quella figura luminosa ancora là "Non puoi non vederla! E' alta e... Grande, bianca, soffusa e-" "Stai delirando, Granger, ok?" la interruppe lui. Immediatamente, Hermione sussultò. Magari ciò che vedeva non aveva l'iridescenza tipica di un fuoco fatuo, ma era comunque lì, proprio a pochi metri di distanza da loro. Una tenue luminosità, quasi rilassante.
"Non c'è nulla. Ora torniamo dalla preside, così potrò andare a letto e potrò dimenticarmi questa tua spiacevole uscita di testa." sancì il ragazzo, passandosi una mano sul viso e massaggiandosi le tempie stressato. Non solo era costretto a sopportare le deludente compagnia della Granger -che non si concedeva neppure per una palpatina...-, ma ora questa doveva anche delirare! Probabilmente non aveva sofferto ancora abbastanza.
Dall'altra parte, la ragazza si limitò ad annuire, trovandosi costretta a dare ragione a Malfoy. Lei sembrava davvero la sola in tutto l'istituto a vedere quella misteriosa presenza, e questa doveva essere la prova di una sua qualche bizzarra follia. Sospirò arrendevole mentre, accompagnata dal biondo serpeverde, si allontanava in direzione dell'ufficio della McGrannit, fingendo di non vedere più quella luce che, invece, spiccava ancora con chiarezza sul fondo del corridoio.


 
***


Un colpo improvviso fece sussultare Hermione, la quale, tranquillamente seduta al tavolo della propria casata nella Sala Grande, alzando lo sguardo, vide l'ultima persona che si sarebbe mai potuta immaginare.

Era mattina e tutti gli studenti si erano riuniti per fare colazione. La ragazza, essendosi svegliata molto presto -come di suo solito-, aveva finito di mangiare ormai da parecchi minuti, ed aveva iniziato a ripassare per la materia che li aspettava l'ora successiva: rune antiche. Ron e Harry la affiancavano apprensivamente, nonostante loro fossero decisamente più interessati al cibo, piuttosto che alla lezione che li aspettava. La riccia stava ripassando l'ultimo paragrafo quando, d'improvviso, un colpo sul tavolo la fece distrarre. Alzò lo sguardo confusa, incontrando di fronte ai suoi occhi un grosso tomo dall'aspetto decisamente antico: le pagine che si intravedevano ai lati erano di un colore giallastro, mentre la copertina, in rigida pelle scura, era decorata da rifinimenti in cuoio. Dopo avere ammirato a lungo il libro che le spiccava di fronte, fece scorrere il proprio sguardo verso l'alto, fino a che non incontrò il volto del ragazzo che, proprio la sera prima, aveva assistito al suo folle inseguimento della 'luce'.
"Malfoy?" domandò confusa Hermione, la quale era decisamente stupita di vedere il biondo lì, così vicino al 'nemico'. Anche Harry e Ronald, nel frattempo, avevano alzato lo sguardo, incontrando, con parecchia sorpresa, il profilo di Draco. Il biondo annuì, per poi sorridere schernitore in direzione dei due ragazzi.
"Weasleiuccio, Sfregiato." li salutò con un cenno del capo, prima di voltarsi verso la ragazza "Granger, questo è per te." disse severo, indicandole il libro che aveva portato con sé. La ragazza sgranò gli occhi, per poi sussultare leggermente. Malfoy le stava facendo un regalo? Quel ragazzo che solo la sera prima le aveva dato della pazza?

Sì, forse era impazzita totalmente.

"C-Che cos-" "Non pensare che sia un pegno d'amore o altro, mezzosangue." la interruppe subito lui disgustato, notando gli atteggiamenti goffi e sconclusionati di lei "Io repello te, e tu repelli me. davvero, ricambio." ribadì dunque il biondo con una nota di sarcasmo nella voce "Semplicemente, ieri non eri esattamente in forma e ti ho portato questo, direttamente da Malfoy Manor. Tienilo se vuoi, non mi interessa." proseguì il ragazzo, spingendo verso la ragazza il grosso libro scuro, avvicinandolo a lei abbastanza da permetterle di leggerne il titolo: 'Luci: guida all'universo magico'. Immediatamente, Hermione lanciò un'occhiata diffidente a Malfoy, prima di porgli una domanda che le ronzava nella mente da parecchio.
"Perchè?"
"Beh, dovremo fare la ronda insieme per tutto l'anno, e non amo avere alle calcagna una pazza che vede 'luci'. Lo faccio per la mia sanità mentale, mezzosangue."
Quella risposta risultò estremamente soddisfacente -e veritiera, vista l'espressione del ragazzo- alla grifondoro, la quale si limitò ad annuire ed accettare quella sorta di regalo prima che la serpe scomparisse al proprio tavolo. Solo allora Harry e Ron si accostarono al libro per accertarsi di cosa si trattasse.
"Luci? Di nuovo, Herm?" le domandò il moro in modo eccessivamente -a parer di lei- apprensivo. Aveva gli occhi verdi attraversati da un bagliore di preoccupazione,  e lei si sentì immediatamente in colpa per esserne la causa. Annuì, però, sapendo di non potere mentire al proprio migliore amico.
"Ieri sera" esordì, abbassando lo sguardo sul libro di antiche rune, che fece chiudere con un colpo veloce "L'ho rivista. Però... Fuggiva da me. Ho tentato di inseguirla, ma si è allontanata. Allora ho chiesto a Malfoy se la vedesse, ma lui-" "Ha negato, dico bene?" intervenne Harry, posandole una mano sulla scapola. la riccia annuì afflitta. Si sentiva completamente incompresa. I più -persino i suoi amici, nonostante non lo ammettessero a voce- non le credevano. La sola che si era dimostrata aperta di fronte ciò che le era apparso d'innanzi, era stata Luna, la quale aveva iniziato a parlare di creature dette 'Gracchispanti' fatti di luce stessa, nati per fare impazzire le persone. Hermione, di fronte quella teoria, aveva annuito, fingendosi concorde, ma la verità era che non vi era alcun Gracchispante al mondo, e la so-tutto-io più potente della propria generazione lo sapeva bene. La ragazza sospirò, per poi alzarsi.
"Sarebbe il caso che mi avviassi in classe, voglio prendermi i posti migliori"
Harry annuì, per poi tornare alla propria colazione, mentre la grifondoro usciva dalla Sala Grande, imbracciando il grosso tomo donatole da Malfoy. Desiderava delle risposte, e per la prima volta decise che non le sarebbe importato affatto di perdere qualche ora di lezione, a patto che la verità venisse a galla.


Hermione si era seduta a terra, abbandonando la schiena contro la parete in fredda pietra della torre di astronomia, non sentendo alcun fastidio dovuto al tipico freddo invernale -grazie alla sciarpa ed il maglione-. Aveva accavallato le gambe in un gesto tipicamente femminile e, dopo essersi acconciata i capelli in uno chignon tenuto fermo da una matita infilata frettolosamente tra i ricci scomposti, aveva aperto il libro ed iniziato a leggere. Non vi era un indice da seguire, ma semplicemente una storia narrata. Si chiese più volte se ciò che le avrebbe portato a conoscere il voluminoso tomo le sarebbe tornato utile e se, nel caso fosse accaduto, si sarebbe dovuta sentire in dovere di ringraziare quel dannatissimo furetto di Malfoy, ma presto smise di rifletterci, completamente concentrata in quella lettura che l'aveva lentamente assorbita.

"Le luci sono forze particolarmente delicate, in bilico tra nullità ed effettiva esistenza. Non molti sanno cosa esse siano o per quale motivo esistano. Spesso sono semplicemente frutto di  menti giovani, bloccate tra realtà e sogno, e questa è anche una delle ragioni per cui così pochi sono in grado di vederle. Ci sono persone che confermano di avere avvistato 'luci di forme nette', cioè qualcosa di reale, che si è palesato d'innanzi a loro, ma la verità è che nessuno ha mai potuto confermare simile possibilità.
Non è possibile studiare le luci se non in modo principalmente teorico, in quanto avvicinabili solo da pochi"


Hermione prese una pausa, concludendo quel piccolo trafiletto in corsivo, quella sorta di introduzione ad un tomo di -minimo- mille pagine. Sospirò; l'inizio certamente non era stato dei migliori: parlava di quelle luci che lei tanto era certa di vedere come di allucinazioni fittizie. Eppure, nonostante il triste prologo, continuò comunque a leggere, affidandosi totalmente al libro.
Passarono i minuti e le ore, e presto la ragazza  superò le cento pagine, senza mai fermarsi. Dovette attendere altrettanto tempo, prima di trovare un capitolo -in particolare- che attirò la sua attenzione. In alto, al centro della pagina ruvida e giallognola, spiccava un titolo scritto in grassetto corsivo: 'Interviste ed avvicinamenti'.
Istantaneamente, sorrise. Probabilmente, quello che si apprestava a leggere si sarebbe rivelata come la parte fondamentale di quella sua ricerca. Non voleva più essere scambiata per pazza dai suoi amici, da Malfoy e -persino- da se stessa. Necessitava di conferme, un modo per avvicinarsi a quella luce dalla forma familiare che la incantava sempre. Doveva assolutamente proseguire le proprie ricerche. Sistemandosi un ricciolo dietro l'orecchio destro, tornò a concentrarsi sul libro, questa volta con più enfasi che in precedenza. Lesse l'introduzione, formata da un paio di righe dattilografate in fretta, e poi passò ad una prima, quanto importante -a detta dello scrittore- intervista.

'E' vero, signor Roberts -nato babbano, dedusse subito Hermione- che lei ha avuto un incontro con una luce?'
'Sì, verissimo'
'E potrebbe rivelarci come è potuto accadere?'
'Si tratta di timori. Le paure ci impediscono solitamente di avvicinarci alle luci. Infatti, inzialmente, quando ero intento a seguirle, queste sembrava quasi che fuggissero da me. Solo dopo ne ho compreso la ragione: la curiosità che ci spinge a cercare una simile creatura, è spesso piena di fondamenta fatte di timori. Una volta affrontati questi, puoi avvicinarti. Se ti avvicini spaventato, allora spaventerai anche loro'
'E cosa c'era oltre la luce?'
'Non lo ricordo'


Quella risposta fece corrugare la fronte alla riccia, la quale si morse il labbro inferiore confusa. Voltò pagina, incontrando una nuova intervista. Ne lesse la fine, trovandola con il medesimo finale. Per quale ragione queste persone non ricordavano chi c'era oltre la luce?
Girò il foglio. Lì vi era l'ultima intervista rimasta, anch'essa finiva allo stesso modo. Il viso della riccia, da euforico e deciso, divenne preoccupato e lontano. Cosa doveva fare? 
Fece scorrere il proprio sguardo per l'intero foglio, fino ad arrivare sul fondo di esso, nel quale erano riportate poche righe scritte dall'autore.

'Vi sono ragioni per cui questi uomini non hanno memoria della luce? Probabilmente.
Esistono teorie, comunque, in grado di farci comprendere meglio. Come detto all'inizio del libro [pag.4], le luci sono entità viventi in un oblio in bilico tra esistenza e non-esistenza. Una volta che un mago viene in contatto con una luce, questa torna ad esistere, ma se il mago, lentamente, perdesse coscienza della scoperta e non desse sufficiente importanza alla luce, questa morirebbe, annegando in sé stessa, perendo orribilmente. 

Una volta data ad una luce la possibilità di brillare, non la si può più annandonare, od essa sparirà, portando con sé la memoria di chi l'aveva conosciuta.'


Così andava a concludersi il piccolo paragrafo che Hermione aveva appena letto. Non le servì altro. Serrò il grosso tomo, facendogli produrre un suono sordo, che rimbombò per le pareti della stanza. Si alzò poi con calma, sistemandosi la sciarpa, ed esibendo un sorriso colmo di soddisfazione e certezza. L'ultima frase che aveva letto le aveva fatto dedurre un particolare dirguardante le luci, dal libro non totalmente descritto.

La luce che lei vedeva era un fantasma, tanto debole da non avere ancora con certezza un mondo in cui esistere.




































 
Ehi, salve a tutti! So benissimo di avere all'attivo un altro centinaio di long, ed oltretutto tutte provenienti da sezioni diverse, ma non potevo attendere oltre! Avevo in mente questa fanfiction da un po', ed alla fine non ho resistito. Questa sarà una fremione (nonostante non abbia resistito a mettere Draco, lo amo troppo ahah) molto particolare. Infondo, Fred è morto (che tristezzaaaaa), ma beh.... State a leggere, e fatemi sapere! 

A seconda delle vostre recensioni penserò se proseguire o meno :)
arrivederci (?) a tutti!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***








Love Until We Bleed

 
Capitolo 2.













 

Salve a tutti fan della Fremione *^*
 Che dire? Vi ringrazio per le recensioni del primo capitolo, e spero di riceverne altrettante con questo ^_^ Siete fantastici e... Fremioneeee all the waaaay *voce da fantasma*

Ok, ora smetto di delirare giusto, solo che è stata una giornata impegnativa ahah. Ho passato il mio tempo a scrivere e a pensare alla fine di una mia altra long, quindiiii capitemi :')

Voglio ringraziare la mia beta adorata 0Giorgia0, perchè senza di lei a quest'ora non avrei ancora pubblicato niente ^^''. Ci metto trentordici anni a decidere se pubblicare o meno una fanfiction... E... Non so che altro dire :')

Vi lascio alla lettura! Fatemi sapere che ne pensate! Un bacioooo!

















"Mezzosangue Granger, se non te ne fossi accorta, hai interrotto un momento molto importante."
La voce di Malfoy, come sempre ironica e tagliente, le giunse alle orecchie sin troppo sfacciata e provocatoria. Probabilmente, se solo Hermione non si fosse sentita tanto in dovere di essergli grata, a quell'ora lo avrebbe già schiantato. Lo osservò qualche istante, imponendosi di mantenere la calma, ma soprattutto di non estrarre la bacchetta che, fremente, si nascondeva sotto la mantella della divisa. Aveva richiamato a sé l'attenzione del biondo serpeverde proprio mentre si stava scambiando effusioni tutt'altro che caste con quella sorta di carlino che era Pansy-Sono-L'oca-Migliore-Del-Mondo Parkinson. Si trovavano nel cortile del castello, ed avevano appena finito di pranzare.
"Sono certa che potrai sbavare addosso alla Parkinson più tardi, magari quando sarete in privato." rispose piccata la riccia, esibendo un sorriso falsamente gentile, e continuando a guardare il volto di Malfoy. Quest'ultimo, lasciandosi sfuggire una risata colma di vanto e presunzione, si passò la lingua sulle labbra.
"Non dirmi, sangue sporco, che sei gelosa?" le domandò acido, assotigliando lo sguardo malignamente.
"Malfoy, non farmi vomitare, per favore." si affrettò a difendersi lei, scuotendo la testa ed alzando gli occhi al cielo. Con lui non si poteva fare neppure un discorso vagamente serio.
"Volevo solo ringraziarti per il libro. Mi è stato d'aiuto."
"Davvero? Niente più attacchi da pazza quindi?" domandò lui soddisfatto "Almeno questa notte potrò fare una ronda relativamente tranquilla -la tua presenza mi irrita sempre-."
La grifondoro si morse il labbro inferiore, decisa a portare a termine il proprio discorso. Era ovvio che non si fosse presentata d'innanzi a Malfoy, interrompendolo mentre si dava daffare con l'appiccicosissima Parkinson, solo ed esclusivamente per rivolgergli un sin troppo cordiale 'grazie'. Lei doveva chiedergli un favore.
"A questo proposito, mi chiedevo se magari ci potremmo dividere questa notte." mormorò quindi Hermione, torturandosi con impazienza le labbra, mordendole come una bambinetta. Il ragazzo corrugò la fronte, prima di sorridere malizioso.
"Oh... Hai un appuntamento focoso, eh?" le ammiccò contro "Se vuoi un mio consiglio, la Stanza delle Necessità è sicuramente il luogo più sicuro, ma farlo nell'aula di pozioni ha un che di eccitante."
La Granger sussultò, per poi deglutire a vuoto. Sgranò gli occhi, mentre le sue guance prendevano un accesissimo colorito porpora. Serrò le proprie mani in due pugni tesi, questa volta realmente a rischio di schiantare il giovane rampollo Malfoy, per poi tossire un paio di volte, la gola fattasi improvvisamente secca.
"F-Furetto, ma che diavolo stai dicendo??" lo accusò quindi, guardandolo stravolta.
"Avanti, non essere timida! Se Weasleiuccio ha trovato il coraggio per farsi avanti, posso perfettamente capire la ragione per cui sei venuta proprio da me per chiedere consiglio." fece orgoglioso il serpeverde, passandosi una mano tra i crini biondi e lucidi "Infondo, sono il più ambito dell'istituto."
Hermione lo squadrò annoiata di fronte quell'infinito vanto, per poi sospirare arrendevole "Certo, Malfoy. Credici." prese poi un nuovo respiro, decisa a spiegarli più nel dettaglio la situazione. Tutto pur di evitare altri discorsi del genere 'io sono il ragazzo migliore del mondo e mi porto a letto tutte pappappero'.
"Comunque, si tratta della luce. Ho una teoria, e devo essere sola per poterla avvicinare."
L'espressione del ragazzo si fece d'improvviso delusa. Sperava davvero che la Granger si fosse tolta dalla testa quelle assurde idee su fatine o luci, o qualsiasi altra cosa fossero. Gli sembrava di avere a che fare con un'altra Lovegood. Ma infondo, dividersi i compiti, significava faticare molto meno.
"Benissimo, Granger. Allora ci divideremo i piani." asserì infine Malfoy, facendola sorridere vittoriosa.
"Perfetto. Io prendo gli ultimi."




Non appena la notte giunse, Hermione e Draco si divisero. Inutile dire che, più lontani restavano, meglio entrambi si sentivano, e che perciò la proposta della Granger era risultata persino vantaggiosa agli occhi grigio tempesta del giovane Malfoy.

Non appena il suo giro di perlustrazione finì -non poteva permettersi di tralasciare i propri doveri-, la grinfondoro si diresse a perdifiato in direzione della torre di astronomia. Sperava che lì nessuno l'avrebbe raggiunta, neppure un folle scapestrato dell'ultimo anno. Sapeva che Draco si sarebbe tenuto a debita distanza da lei -considerandola ancora temporaneamente impazzita-, e che i suoi amici erano tutti nel loro dormitorio. I Grifondoro avevano organizzato un torneo di Scacchi dei Maghi, quell'odioso gioco che lei detestava, e questo li avrebbe probabilmente tenuti occupati sino all'alba. I Corvonero erano sin troppo ligi alle regole per evadere dal dormitorio in piena notte, i Tassorosso non la preoccupavano, ed i Serpeverde erano solitamente intenti a deliziarsi in completamente differenti modi.
Percorreva le lunghe scalinate a passo svelto, tenendo sotto braccio il voluminoso tomo proveniente dal maniero Malfoy. Non le interessava del freddo che le penetrava tagliente nelle ossa, completamente concentrata sul proprio obbiettivo. 
Non appena giunse sulla cima della torre, prese un profondo respiro, il tutto nel tentativo di riprendere un po' del fiato che, nella sua disperata corsa, aveva perso. Si strinse maggiormente attorno il mantello dai toni scuri, per poi sedersi a terra, poggiando la propria schiena contro una delle pareti in pietra fredda. Lasciò il grosso libro sul pavimento, ne carezzò la superficie in cuoio e chiuse gli occhi. Se quella luce non voleva che lei la seguisse, quest'ultima non l'avrebbe fatto. Avrebbe atteso anche ore, pur di trovarsi faccia a faccia con essa, non osando muovere un muscolo. Imponendosi questo mantra più e più volte, si arrese al restare ferma in quel piccolo angolo freddo.
Si domandava di chi si sarebbe potuto trattare. Cercava di immaginarsi il volto che avrebbe potuto avere di fronte entro breve. Magari si sarebe trattato di una splendida fanciulla dai capelli lunghi e lisci, oppure di un ragazzo dal volto triste e solo. Si domandava, incerta, se sarebbe stato un amico od un nemico. E fu con questi continui dubbi, che le attraversavano con voracità la mente, che lei lentamente cadde avvolta da un sonno profondo.




Era come avvertire una leggera brezza fredda infrangersi sul suo viso. Si chiese se si fosse addormentata fuori, magari qualcuno -per farle uno scherzo poco gentile- l'aveva portata sino al giardino della scuola, così da farla spaventare una volta svegliatasi. Eppure, quando decise di saggiare la consistenza del terreno con il tatto, esso le parve ruvido e duro, fatto di pietra antica e possente. In pochi istanti, sempre mentre teneva gli occhi chiusi, le tornò alla mente di essersi diretta alla torre di astronomia, di essersi addormentata lì, e di avere fatto tutto quello solo ed esclusivamente per una ragione: la luce.
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi d'innanzi un volto che ben conosceva, e che era in grado di riempirle gli occhi di lacrime e amore. Il suo fiato era ridotto a sospiri sconvolti, colmi di incertezza e dolore. Schiuse le labbra sconvolta, mentre si rendeva contro che, quella brezza che avvertiva pungerle il volto, era la mano di quella sagoma che le ripercorreva il profilo.
In quel momento, anche il fantasma si rese conto che si era svegliata, ed immediatamente indietreggiò, come scottatosi. Non si mosse oltre. Improvvisamente Hermione non vedeva più una figura informe, ma un vero e proprio corpo. Camminava quest'ultimo, con timore ed incertezza. Era quasi evanescente, ma non brillante come le era parso inizialmente. La sua luce si era come dissolta non appena lei lo aveva veduto nella sua completezza. La strega lo squadrò a lungo, mentre lui faceva altrettanto stravolto. Gli guardò i capelli lunghi sino al collo, leggermente spettinati, i vestiti dell'ultima volta, e l'espressione di sempre.
Infine, con un filo di voce, se lo lasciò sfuggire.

"Fred."






















































 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***



Love Until We Bleed.


 
Capitolo 3.








































"Fred."

La figura di fronte a lei, udendo quel suo sospiro sconvolto, sussultò, come fosse stato appena colpito da un dardo avvelenato. Aveva mosso alcuni passi indietro, mentre manteneva le mani rigide lungo i propri fianchi, serrate in pugni nervosi e spaventati al medesimo momento. Dall'espressione del ragazzo trapelava un'insicurezza disarmante. Hermione se ne sentì divorata totalmente.
Quello sguardo scettico, ma speranzoso la fece sentire d'improvviso troppo importante. Questa cosa la terrorizzò. La supplica che il giovane celava nei suoi occhi la travolsero in modo inaspettato, rendendola schiava di un'onda di proporzioni bibliche. 
Cosa voleva? Cosa desiderava che facesse? Perchè quello sguardo le sembrava tanto un 'per favore, aiutami'?
Lei non sarebbe riuscita a salvarsi da quell'improvviso tsunami.
Forse, desiderava persino che lui smettesse di guardarla, così che tutti quei sentimenti e quelle sensazioni smettessero di invaderla. Le sembrava quasi che lui stesse rovesciando ogni propria sofferenza addosso a lei, nelle sue membra stanche di combattere e soffrire.
Voleva chiederglielo, urlargli contro per quale dannata ragione continuava ad osservarla, invece che sorridere -come faceva sempre-, e salutarla. Desiderava ordinargli di abbassare quello sguardo capace solo di farla sentire peggio, di farle calare addosso colpe che non le appartenevano. Perchè non era colpa sua se lui era morto, o se lei non aveva più genitori a cui tornare. Non era colpa di Hemrmione se Molly non aveva ancora smesso di apparecchiare anche per lui, alla tana. Non era causa di Hermione. Lei non aveva colpe da espiare. Il solo problema di quella strega dalle ammirevoli capacità era che non riusciva ad accettare che Fred fosse morto. Lei non riusciva a comprendere come fosse potuto accadere. Non le sembrava possibile. Persino la sua mente -solitamente tanto logica e razionale- a volte le diceva che, magari, quella notte non era accaduto nulla. Che forse, se Hermione fosse andata ad aprire la porta della camera di Fred, lo avrebbe trovato lì a dormire, oppure ad architettare nuovi insopportabili scherzi. Avrebbero litigato -come sempre-, e lui con una delle sue battutine l'avrebbe fatta arrossire -come sempre-.

Scuotendo la testa, la Grifondoro si impose di mantenere la calma. Tutti quei pensieri non erano reali. Fred era morto e, probabilmente, ciò che si trovava di fronte a lei in quell'istante era proprio il suo fantasma, e quella figura non voleva incolparla di nulla con il proprio sguardo incerto e preoccupato.

Deglutendo a vuoto, Hermione si disse di fare qualcosa per tranquillizzarlo. Si sistemò meglio a sedere -sempre sul pavimento freddo della torre di astronomia- e, inaspettatamente, sorrise. Tese le proprie labbra in un'espressione allegra, socchiudendo leggermente gli occhi e facendone brillare l'iride bruna. 
Lui lo avrebbe fatto, no? Fred avrebbe sorriso immediatamente se mai l'avesse incontrata da qualche parte, anche solo in un corridoio di casa. Il giovane Weasley sorrideva sempre, in qualsiasi situazione.
Hermione riuscì a stento a mantenere quell'espressione, ricordando che un sorriso adornava il suo viso anche quando era morto. I suoi occhi si inumidirono in modo incrontrollabile, e le lacrime minacciarono di solcarle le guance.

Lui si limitò ad osservarla a lungo, a studiare quell'espressione sorridente, ma triste. Il suo sguardo era troppo umido per potere davvero essere stato contagiato da una risata, ma le sue labbra non accennavano a rilassarsi. Restavano tese, curve verso l'alto, in attesa che lui facesse qualcosa. Ma cosa esattamente?
Insicuro, Fred si avvicinò lentamente alla giovane Grifondoro, giungendo presto molto vicino a lei. Le si accostò come aveva fatto poco prima, mentre dormiva. Si chinò sulle ginocchia, raggiungendo la sua medesima altezza, e poi -titubante- decise di sfiorarle il viso liscio e perfetto. Immediatamente, lei avvertì il suo tocco. Quella volta non somgliava più ad una brezza leggera, ma ad un concreto tocco, quello di una mano reale che ti sfiora e accarezza.

"Fred... Sei davvero tu?" gli domandò infine, facendo lentamente sparire il proprio sorriso. La sua voce era risuonata tremante e sull'orlo di rompersi. I singhiozzi la scuotevano leggermente. Lui corrugò la fronte spaventato, prima di schiudere le proprie labbra.
"Sì."
Lei non attese null'altro. Per troppo aveva trattenuto quell'istinto che, sin da quando lo aveva visto, le ordinava di scattare contro il giovane e stringerlo in un abbraccio sincero. Aveva bisogno di farlo, che si trattasse o meno di un fantasma. Gli buttò le braccia al collo e tuffò il proprio viso nella spalla di lui. Per qualche istante aveva pensato di potergli passare attraverso ma, evidentemente, non era quel tipo di fantasma. Lei poteva vederlo, sentirlo e toccarlo. Non era trasparente come gli altri all'interno dell'istituto. Era semplicemente più opaco, come se una patina lo rivestisse totalmente.
Non appena lo sentì ricambiare, un sorriso sincero si disegnò sul suo volto, un'espressione che raggiunse anche gli occhi, e che li fece definitivamente straripare. Le lacrime che le avvallarono le guance erano principalmente di gioia, una felicità dovuta a quell'improvviso nuovo incontro. Lui le era mancato decisamente troppo, in un modo così viscerale e sincero da potere portare alla morte.

Quando si allontanarono, lui le scrutò lo sguardo insicuro, prima di domandarle "Puoi sentirmi?"
La ragazza, commossa, annuì "E vederti." aggiunse in un singhiozzo sommesso.
"E toccarmi." soffiò sconvolto il fantasma. La sua fronte era corrugata, come alla ricerca di risposte restie ad arrivare. Dal suo sguardo trapelava incertezza e confusione, ma lei non se ne preoccupò. Era accecata da quell'improvvisa felicità, una sensazione che non avvertiva da molto tempo, dalla guerra.

"Fred, cosa è successo?" gli domandò infine Hermione, squadrandolo con attenzione. Indossava gli abiti dell'ultima volta, quando era morto. Eppure, era completamente diverso dal corpo privo di vita che aveva visto: il suo volto era pulito, quasi brillante. Non vi era più alcuna ruga di espressione, per quanto piccole ed appena accennate fossero state.
Lui deglutì a vuoto, sedendosi di fronte a lei e ragionando su quale fosse il modo migliore per rispondere. Infine, accennando un sorriso amaro, parlò.
"Sono morto, suppongo."
Anche lei sorrise leggermente di fronte quella battuta, per quanto di poco gusto fosse. Si inumidì le labbra, mentre lui tornava serio, deciso a parlare. Conosceva Hermione, e sapeva che neppure la risposta più esauriente del mondo sarebbe bastata a soddisfarla.
"Guardavo Parcy." mormorò il rosso in un sospiro, osservando un punto indeterminato sulla parete in sasso "Poi io... Io non so." proseguì in un sussurro il ragazzo "Vidi un lampo verde schizzarmi contro. Mi ha colpito con una tale forza che..." si arrestò, incerto.
"Mi fece arretrare." ricordò Fred, riferendosi alla maledizione che lo aveva portato alla morte. Hermione lo ascoltava in silenzio, analizzando la sua espressione sofferente e confusa, come se ancora non gli fosse pienamente chiaro cosa era successo, come fosse morto.
"Ciò che vidi dopo..." il ragazzo si morse il labbro inferiore "Ero uscito dal mio corpo. Mi sono visto cadere a terra esanime, ancora con un sorriso in volto. George e Parcy si sono precipitati addosso a quel corpo ed io ho gridato 'Ehi! Sono qui! Non sono io quello! Io sono qui!', ma... Ma nessuno mi sentiva. Nessuno si voltò verso di me. Improvvisamente il mondo si fece bianco e nero ed io... Immagino di averlo capito." Fred sospirò arrendevole, sorridendo leggermente e voltandosi verso la ragazza "Di essere morto."
Lei sussultò. Non credeva che potessere essere accaduto tanto, che il fantasma di Fred avesse preso coscienza di da quando egli era morto. Non vi aveva neppure pensato.
"Bianco e nero?" domandò poi lei, sfoderando l'argomento meno spinoso -a parer suo- che aveva captato. Non voleva fare soffrire il ragazzo con lei, non oltremodo.
Lui annuì "Da quando sono diventato fantasma -suppongo di dover dire-, non vedo altro che bianco e nero. Anche tu sei così. Tutto il mondo che mi circonda."
Hermione soppesò le parole di Fred e tentò di immaginare come lui potesse vederla. Doveva essere frustrante non potere neppure capire come sarebbe stato il tempo, vedendo sempre un firmamento plumbeo. Sospirò, abbassando lo sguardo -troppo debole per potere mantenere ancora quello di lui-, e gli fece una nuova domanda.
"Che hai fatto per questi mesi?" ne erano passati cinque.
"Dopo la guerra, ho passato tre mesi qui, solo, vagando verso neppure-io-so-dove." si apprestò a rispondere lui "Quando a settembre sono tornati gli studenti, mi sono reso conto che neppure loro potevano vedermi." si prese una breve paura "Né Ginny, né Ron..." deglutì a vuoto  "Ci sono stati giorni in cui ho creduto di non esistere." ammise il ragazzo, facendo sussultare lei "Ho gridato, squarciandomi la gola. Ho pregato affinchè ricevessi una risposta, ma alla fine era solo silenzio. E ti rivelerò un segreto, Hermione."
La ragazza tornò a cercare il suo sguardo.
"Il silenzio urla. Ti assorda orribilmente."
"Perchè non hai lasciato il castello?" domandò in un soffio lei, sconvolta da ciò che -all'insaputa di tutti- lui aveva dovuto affrontare.
"La sola idea di farlo, mi paralizza." rispose lui, lanciando un'occhiata al cielo scuro che poteva vedere da lì. Lei, riflettendo, dedusse che si trattasse di una tacita condizione. Probabilmente, nel caso in cui Fred avesse lasciato Hogwarts, quest'ultimo sarebbe scomparso definitivamente. Da lì derivava la paura inspiegabile del giovane.
"Perchè non sei andato avanti?" gli chiese infine, riferendosi alle parole che Silente aveva detto ad Harry. L'ormai ex preside dell'istituto, quando il prescelto era morto, gli aveva rivelato che vi era una possiblità: quella di andare avanti. Perchè Fred non l'aveva colta?
"Non lo so."



















































 
Angolo dell'autrice che -incredibile, ma vero- aggiorna velocemente *^*


Allooooora, la mia Fremione prosegue! Grazie mille per le vostre recensione e, che dire? Spero di riceverne altre ^^

Sto già scrivendo il nuovo capitolo, anche se non sono particolarmente certa di ciò che sto per fare accadere ahah. 

Ho rivelato della roba su Fred, ed Hermione gli ha parlato! Che ne pensate? :)

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***



Love Until We Bleed.



 
Capitolo 4.
































Hermione detestava non avere risposte, ed il caso di Fred Weasley non faceva altro che aumentare insopportabilmente il numero delle domande. La sera precedente, nella torre di astronomia, lei gli aveva posto più e più questioni, ma lui era stato in grado di rispondere a ben poche di esse. Da quando si erano congedati -in modo incerto ed imbarazzato, dandosi un nuovo appuntamento per la sera successiva-, nella mente della giovane e brillante strega vagavano costantemente le seguenti domande: perchè Fred era un fantasma? Perchè, prima di lei, nessuno era riuscito a comunicare con lui?
Al medesimo istante, dire che la ritrovata presenza di Fred rappresentava per lei una fonte di immensa gioia era da considerarsi un eufemismo. Era completamente accecata da quella sua ritrovata felicità, e se per rispondere alle sue domande avesse dovuto rinunciare alla presenza del defunto Weasley, allora avrebbe accettato di essere ignorante riguardo certe questioni. Non poteva rischiare di perdere nuovamente Fred. Dal momento in cui lo aveva rivisto, il suo cuore aveva ripreso a battere, il suo respiro era tornato ed i suoi occhi si erano gloriosamente accesi di nuova speranza.
Non si sentiva così viva da prima della guerra.

Camminando velocemente nei corridoi dell'istituto, con la mente affollata da tutti quei pensieri, intenta a dirigersi al più presto nell'aula di pozioni, Hermione urtò contro il corpo ora scolpito da numerosi  muscoli -grazie agli allentamenti di Quiddich- di Ronald Weasley. Alle volte, guardandolo, faticava davvero nel riconoscerlo. Non sembrava più il goffo Ronald, quello capace solo di combinare guai e fuggire terrorizzato dai ragni. Il più giovane degli uomini Weasley era cambiato, ed il suo volto era ora marchiato dalle cicatrici invisibili che solo una guerra accompagnata da un profondo dolore era in grado di procurare.

"Hermione! Dovresti stare più attenta..." mormorò lui, grattandosi sbadato i capelli scompigliati e guardandola. Sorrideva divertito dall'improvvisa goffaggine della ragazza.
"S-Scusa... Sono solamente stanca, questa notte non ho dormito e non voglio arrivare in ritardo a lezione." rispose lei, cercando una scusa adatta, e constatando che alla fin fine non aveva fatto altro che dire la verità. Effettivamente, dopo essersi allontanata dal fantasma, non era più riuscita  a chiudere occhio.
"Calmati! Infondo Lumacorno non ci dirà nulla se ritardiamo di qualche minuto!" esclamò, sorridendo  Ron. Le passò un braccio sulle spalle e la costrinse ad avvicinarsi al suo corpo. Lei si scostò immediatamente. Il rosso sperava ancora in una relazione con la ragazza, ma purtroppo Hermione non era affatto di quell'avviso, e soprattutto non ora che aveva ritrovato la presenza di Fred, la persona per cui aveva una cotta da ormai quattro anni.
"Forse per te non è un problema, Ronald, ma per me lo è eccome. Anche la puntualità influisce sui voti finali!"
In quell'istante, la strega notò di essere rimasta sola nel corridoio con il rosso. Sospirò, soppesando la possibilità di rivelare proprio in quell'istante al ragazzo della sua incredibile scoperta. Le sarebbe piaciuto regalare un sorriso sincero a Ron, soprattutto dopo che lo aveva cautamente etichettato come 'migliore amico', e niente di più. Eppure, non disse nulla di Fred. Forse, dopo lo avrebbe fatto, magari una volta finita la lezione di pozioni.
"Ci vediamo dopo, Ronald." gli mormorò quindi, aumentando il passo ed arrivando in classe pochi istanti prima dell'inizio della lezione.



Serpeverde e Grifondoro si dividevano l'aula di pozioni con astio. Da un lato della classe poco illuminata spiccavano gli astuti e arroganti eredi di Salasar, mentre dall'altro i Grifoni rosso-oro si impegnavano al massimo con l'obbiettivo di portare a termine la pozione richiesta dal professore. Hermione lavorò a lungo, sfruttando tutti i minuti a loro disposizione e non appena il risultato la soddisfò pienamente, la strega consegnò il compito al professore ed uscì dalla classe con un sorriso radioso in volto.
La sua prossima meta sarebbe stata la biblioteca. Era certa che avrebbe trovato qualcosa tra gli immensi ed innumerevoli volumi che spiccavano nella sua stanza preferita del castello. I fantasmi, nel mondo magico, dovevano essere un argomento abbastanza comune, giusto? Non avrebbe dovuto riscontrare problemi nella propria ricerca.

Ovviamente, nell'istituto di magia e stregoneria di Hogwarts non trovò alcun libro nel quale potessero esserci risposte alle sue domande.
Maledettissima ironia della sorte.




"Cos'è quello sguardo incredibilmente inquietante, Granger?"
La voce di Malfoy le fece arrestare il passo. La ragazza stava scendendo  le scale in direzione del cortile della scuola dopo avere dovuto affrontare la delusione a seguito della sua ricerca infruttuosa, e la presenza del giovane serpeverde non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo umore. Lo sapeva già.
"Che diavolo vuoi, furetto?" domandò acida lei, voltandosi ed incontrando il ghigno soddisfatto del ragazzo. Probabilmente era giunta l'ora del suo sfogo giornaliero, ed indovinate verso chi sarebbe stato  diretto? Oh sì, la mezzosangue più ambita di Hogwarts.
"A parte che la tua presenza svanisca per sempre dalla faccia della Terra? Beh, mi domandavo cosa pensavi di fare per la ronda di stanotte. Ieri mi è toccata la strigliata." sospirò il biondo, sfruttando dapprima una palese ironia e poi un astio profondo. Malfoy si passò  una mano tra i capelli, mentre Hermione corrugava la fronte di fronte le parole di lui.
"Che intenti?"
"Sono tornato a fare rapporto alla McGrannit e lei mi ha richiamato siccome non ero con te. Quindici punti in meno ad entrambe le case." rispose Malfoy, facendo innervosire la strega.
"Non ne sapevo nulla." mormorò lei, irritandolo.
"Devo considerare questo come un tuo vano tentativo di giustificarti? Se è così non funziona." si affrettò a dire il biondo infastidito "Ci sono già abbastanza persone che non gradiscono la presenza di un figlio di mangiamorte nella propria casata, e non ho intenzione di essere anche causa di una perdita di punti solo perchè la mia compagna di ronda è troppo ossessionata da luci inesistenti che vede solo lei, probabilmente a causa di una qualche schizofrenia da luridi babbani." la accusò determinato, quasi arrivandole a sputare contro. Hermione non lo sopportò.
"Non sono allucinazioni! Io non sono pazza, dannatissimo furetto!" gli urlò contro, muovendo qualche passo verso di lui, salendo un paio di gradini "Non è colpa mia se il passato della tua famiglia è costellato di scelte sbagliate, ok? E per tua informazione, quella luce esiste davvero." gli sibilò addosso, ad un soffio dal viso, facendolo ghignare viscido.
"Credi in quello che preferisci, mezzosangue. Ci vediamo questa notte." e dicendo questo, il giovane Malfoy si congedò, lasciandola sola al centro di quella scalinata con il fiato corto dalla rabbia ed un senso di frustrazione ad invaderla.
Non poteva fare la ronda con Malfoy, non quella notte. Doveva vedere Fred. Glielo aveva promesso, e non poteva assolutamente mancare  o lui avrebbe rischiato di svanire per sempre. Serrando i le mani in due pugni collerici, si impose di mantenere la calma.

Avrebbe fatto un bagno, così si sarebbe certamente rilassata.





















Il bagno dei prefetti le era parsa un'idea perfetta per sciogliere i nervi che le dolevano morbosamente. Si sarebbe immersa nell'ampia vasca della stanza, avvolta dalle bolle e dal silenzio, e si sarebbe rilassata. Le sembrava passata una vita dall'ultima volta in cui si era concessa un attimo di pace. Infondo, la questione luce-misteriosa, recentemente soprannominata Fred Weasley, le aveva fatto trascorrere intere notti insonni. Quando si era decisa a concedersi quel po' di tranquillità, quindi, il suo cervello si era limitato a festeggiare sonoramente.

Lasciandosi scivolare la divisa di dosso, abbandonandola con noncuranza a terra, Hermione si incamminò in direzione della vasca da bagno dalla quale fuoriuscivano meravigliose bolle color arcobaleno. Un profumo delicato di rose si fece lentamente largo nella stanza, ed un sorriso si delineò sul viso della strega.
La missione relax stava procedendo nel verso giusto.
Togliendosi infine la biancheria, Hermione si immerse nell'acqua tiepida, avvertendo istantaneamente la meravigliosa sensazione di calma invaderle le membra stanche. Era incredibile come Draco Malfoy fosse in grado di alterarla. Le aveva completamente rovinato i programmi per la serata, ed ora non aveva idea di come fare. Fred l'avrebbe aspettata -ne era certa-, e lei non poteva assolutamente presentarsi accompagnata da un malfidato Serpeverde con la pessima abitudine di sputare sentenze quando non gli veniva richiesto.
Sbuffando demotivata, la ragazza si buttò completamente sott'acqua, bagnandosi i capelli ed il viso. Trattenne il respiro a lungo, fino al limite, e quando riemerse, posò il proprio sguardo bruno sul il soffitto chiaro. Ne mirò le fattezze eleganti ed attente e, incantata, allungò un braccio verso l'alto, in un vano tentativo di sfiorarne la superficie.

Un suono, infine, la distrasse.
Abbassò il braccio e lo sguardo nel medesimo istante, posando i propri occhi sulla figura alta che si stagliava fuori dalla vasca da bagno, in piedi sul pavimento lucido. Osservò confusa il suo viso mortificato, e solo quando abbassò il proprio sguardo più in basso, Hermione si rese conto del motivo per cui la fissava in quel modo. Lei era nuda nella vasca da bagno, con il seno che rischiava pericolosamente di fare capolino dal pelo dell'acqua.
Sussultando imbarazzata, Hermione si coprì come meglio potè con la schiuma che la circondava, mentre con la sua voce acuta cercava di richiamare il ragazzo "F-Fred! Che ci fai qui?!"

Fred Weasley l'aveva vista in quelle condizioni. Fred Weasley la stava vedendo in quelle condizioni!

La strega chiuse gli occhi, per poi deglutire a vuoto. Il suo cuore batteva in modo decisamente frenetico, come sul punto di esploderle nel petto. Quasi quasi lo desiderava. Magari, se fosse morta, tutto quell'imbarazzo sarebbe cessato.

Il ragazzo cercò di concentrarsi su una parete distante, mentre cercava nella sua mente parole adatte per domandarle scusa "Non volevo! I-Io ho solo cercato la tua essenza! N-Non credevo che ti avrei trovata... E-Ecco... Così!" tentò di spiegarsi, agitando le mani.
"L'hai fatto apposta, ammettilo!" lo accusò lei, puntandogli contro un indice e schizzandolo leggermente. Lui sollevò le spalle con noncuranza, mentre -non potendolo evitare- il suo occhio cadeva sulle curve perfette dei seni della ragazza.
"Non dico di essere pentito, ma-" "Sei sempre il solito, Fred Weasley!" lo interruppe lei, gridandogli contro con astio, facendo rimbomare il proprio tono acuto ed imbarazzato per tutta la stanza.

Un silenzio improvviso si posò poi su entrambi, senza portare con sé alcuna spiegazione. Restavano immobili nelle loro posizioni, osservandosi entrambi ben consapevoli l'una dei pensieri dell'altro.
Hermione lo osservava turbata. In quel momento, proprio non poteva credere che il ragazzo di fronte a lei fosse un fantasma. Improvvisamente, si era dimenticata di tutti quei momenti troppo dannatamente dolorosi come la sua morte, il funerale pochi giorni dopo, od il suo piatto sempre e costantemente presente alla tana. 
Fred osservò la ragazza allo stesso modo. Per qualche istante, anche lui si era dimenticato di essere unicamente un fantasma, qualcosa privo di un corpo, di vita. Doveva ricordarselo di frequente quel piccolo particolare: lui era morto.

Eppure, in quel momento,  Sembrava che...

"Sembra che tu non sia mai morto." mormorò Hermione, rivelando a voce i pensieri che gli affolavano la mente. Lui annuì incerto.
Quella litigata che avevano appena fatto, la situazione assurda in cui si erano trovati... Sembrava esattamente come quando erano alla tana. Quando la guerra era un problema che avrebbero affrontato tutti insieme, e gli scherzi erano ancora all'ordine del giorno. Lo stomaco di Hermione si contorse per la malinconia. Eppure, Fred sorrise.
Il viso del ragazzo si illuminò quando le sue labbra si tesero inspiegabilmente in un'espressione sinceramente felice. Lei lo osservò incerta qualche istante, poi, non riuscendo a trattenersi, lo fece anche lei. Sorrise. Guardò il ragazzo di fronte a lei e gli sorrise divertita. Era come se fossero tornati indietro: lui combinava guai, lei lo sgridava, e poi ridevano. Alle volte, ridevano persino per intere ore.



"Voltati." gli ordinò lei dopo qualche minuto, continuando a muovere la schiuma in modo da tale da non rimanere totalmente scoperta agli occhi del ragazzo.
"Cosa?" domandò lui beffardo, come se non si rendesse conto della gravità della situazione. Hermione lo fulminò con lo sguardo, per poi sospirare spazientita.
"Fred, girati. Devo vestirmi."
Lui scrollò le spalle, per poi poggiarsi contro la parete del bagno con eleganza. La ragazza lo osservò incuriosita; il suo corpo sembrava quasi tramante nella dimensione dei vivi, come in bilico in modo pericolosamente spaventoso. Era qualcosa, però, che si poteva vedere solo osservandolo con cura: lei notava quell'aspetto leggermente opaco, sempre troppo distante.
"Non è un problema, 'Mione! Fa pure!" esclamò lui, facendola irrigidire. Per chissà-che ragione, aveva pensato che un fantasma si sarebbe dimostrato più... Malinconico? Beh, Fred passava da momenti di totale tristezza, ad istanti di caparbia ilarità.
"Chissà se un fantasma può essere schiantato..." mormorò la strega, facendo istantaneamente ridere il defunto Weasley.
"D'accordo, Miss Prefetto Perfetto!" disse, voltandosi verso la perete del bagno elegante "Non voglio rischiare!"

Non appena lui distolse lo sguardo, Hermione uscì dalla vasca segretamente orgogliosa di quella propria piccola vittoria e, dopo essersi asciugata il corpo con un morbido asciugamano bianco, si concentrò sulla propria biancheria, e sulla divisa scolastica. Si vestì velocemente, imbarazzata all'idea che il ragazzo potesse voltarsi, e quando finalmente ebbe abbottonato anche l'ultimo bottone della camicia chiara, parlò.
"Che ne pensi di dirlo a Ronald?"
Fred si voltò, deducendo che lei si fosse ormai preparata. Incontrò la sua figura stagliarsi di fronte un ampio specchio. Stava tentando vanamente di sistemarsi quei suoi capelli perennemente disordinati. Sorrise senza saperne neppure lui il motivo.
"Ron, eh?" mormorò lui, guardandosi le mani che ai suoi occhi apparivano grige e stanche "Sarebbe bello prendere in giro di nuovo il mio fratellino."
La ragazza annuì, mentre rinunciava a pettinarsi, e si limitava a legare la chioma voluminosa in un elastico che teneva al polso "Sei felice?"
Lui alzò lo sguardo, incotrando il profilo elegante e femminile della ragazza. Gli chiedeva se era felice? Beh, era difficile dirlo. Nella propria vita era stato ben più felice, ma sicuramente quello era uno dei momenti più belli che viveva da quando era morto. Sì, si ripetè un'ennesima volta nella mente, lui era morto. Se ne dimenticava così spesso che, alle volte, era costretto a dirselo una decina di volte in una giornata.

E' tutto estremamente ovattato. Distante.

"Penso di sì." si limitò a rispondere infine, accennando una smorfia che lei non comprese pienamente. Eppure, Hermione non fece domande. Doveva dirgli una cosa molto importante.
"Questa notte non possiamo vederci." disse la ragazza, abbassando lo sguardo imbarazzata "Devo fare la ronda con Malfoy."
Fred incassò quel colpo stupito. Quella notizia lo rendeva certamente meno felice, ma decise di scherzarci -come sempre-. Il viso di Hermione, così arrossato e timido, in quel momento lo divertiva a dismisura.
"Oh, quindi mi tradisci con quel furetto, 'Mione?" il rosso storse il naso contrariato "Non me lo aspettavo!"
La strega per poco non si affogò con la sua stessa saliva. Un'insinuazione del genere la disgustava oltre l'inverosimile "Fred, non dire stupidaggini!"
Il ragazzò scoppiò in una fragorosa risata, piegandosi in due mentre -completamente incontrollato- andava a posarsi una mano sullo stomaco "C-Calmati, Granger!" balbettò poi intento a trattenere le risa "Stavo scherzando! Ma le tue espressioni sono impagabili!"
Lei fece un broncio degno della bambina più viziata dell'intero mondo magico e non, per poi incrociare le braccia sul petto "Non sei divertente."

Incerto sul cosa dirle, Fred restò interi minuti a contemplare il viso di lei, maturo, ma ancora colmo di ingenuità. Mirò con attenzione la forma dei suoi occhi, e desiderò in modo impellente vederne il colore bruno che aveva sempre apprezzato. Immaginò per qualche breve istante come doveva essere vedere nuovamente i colori che lo circondavano, potere riconoscere uno studente dell'istituto solo per la cravatta che indossava, potersi beare dei colori rosati che le guance delle ragazze predevano una volta imbarazzatesi. Con i propri occhi chiari e con la sua innata immaginazione, ridipinse la cravatta di Hermione, dandole quel colore rosso-oro tipico della casata -a modesto parer di lui- migliore dell'istituto, ricordò il colore della divisa scolastica, ed infine passò ai capelli castani di lei. Immaginò il cielo dipingersi nuovamente di azzurro, ed il sole brillare giallo al centro di esso.

Hermione, la verità è che non sono affatto felice.

Ho bisogno di un appiglio che non mi faccia svanire per sempre.


"Verrò anche io."
La voce del ragazzo spezzò il silenzio che si era formato,  e lei subito di voltò in sua direzione. Lo incontrò sorriderle falsamente, mentre quella breve frase le rimbombava nella mente in modo continuo.
"Cosa?"
"Stanotte! Mi divertirò a terrorizzare un po' Malfoy!" esclamò lui, nuovamente scherzoso e gioviale. Faceva di tutto per evitare di mostrare ciò che davvero sentiva, quel vuoto che solo Hermione -seppur da sole poche ore- era stata in grado di affievolire.
La ragazza sorrise sghemba di fronte quella proposta. Un Malfoy terrorizzato era sempre uno spettacolo imperdibile, e se a dirlo era la ragazza che al terzo anno lo aveva steso con un pugno notevolmente mascolino, bisognava crederci. Oltretutto, lui continuava a darle della 'grifonpolla impazzita'.
"Gli dimostreremo che non sono pazza!"






























































 
Già, sono tornata :) Ho passato due giorni al mare e quindi non ho potuto aggiornare prima, nonostante il capitolo fosse già stato pronto ^^

Beh, spero vi sia piaciuto!

Hermione vuole dire tutto a Ron, e Fred è molto meno felice di quanto possa sembrare!

Siete pronti a vedere la ronda di Hermione e Draco? (Il mio amato Draco u.u) Beh, presto la storia diventerà più interessante :) Un saluto a tutti!

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***






Love Until We Bleed.


 
Capitolo 5.



























Si sarebbero incontrati fuori dall'ufficio della preside, come ogni altra sera. Hermione avrebbe atteso pazientemente che il rampollo di casa Malfoy si presentasse -ovviamente in ritardo come sempre-, e lo avrebbe fatto insieme a Fred. Il fantasma del ragazzo aveva infatti trascorso l'intera giornata con la brillante strega: Hermione gli aveva rivelato di non essere riuscita a trovare molto in biblioteca riguardo i possibili motivi per cui Fred fosse rimasto intrappolato nella dimensione dei vivi, ma la questione non aveva allarmato più di tanto il ragazzo. Il defunto Weasley non scalpitava di gioia all'idea di dovere abbandonare la Terra per dirigersi verso un aldilà spaventosamente ignoto. Il più grande desiderio del rosso era, per il momento, di potere nuovamente parlare con i propri fratelli.Voleva prendere in giro Ron -magari rinfacciandogli di non essere riuscito a conquistare Herm-, abbracciare Ginny,  ridere con George, e... Beh, gli mancavano tutti.

Dopo una lunghissima mezz'ora di silenziosa attesa, dei passi lenti e cadenzati iniziarono a farsi strada per il vasto corridoio. La ragazza storse immediatamente il naso. Possibile che riuscisse a riconoscere persino l'andatura del furetto? Probabilmente aveva sviluppato una sorta di radar capta purosangue.
Al suo fianco, Fred si sentì improvvisamente agitato. Da un lato era emozionato: se Malfoy lo avesse visto -per quanto il rosso potesse detestarlo- si sarebbe sentito decisamente meno solo. Ma dall'altro lato un dubbio si stava lentamente spandendo nella sua mente, facendolo quasi tremare. Prima di Hermione, nessuno era stato in grado di vederlo. Lei era ancora la sola a riuscire a comunicarci, oppure, ora che lei ce l'aveva fatta, Fred sarebbe stato visibile a tutti?

Una volta vicino ad Hermione, Malfoy arrestò il proprio passo. La ragazza lo osservava con trepidazione, come in attesa che lui facesse qualcosa. Il biondo non capì.
"Sei impazzita ancora di più?" la schernì spazientito, passandosi una mano tra i capelli biondi, quasi bianchi. La strega non trovò parole per rispondere, mentre con la coda dell'occhio sbirciava al proprio fianco. Fred era ancora lì, lei lo vedeva. Si trovava esattamente alla sua destra, in piedi, irrigidito di fronte l'improvvisa certezza di non potere essere visto.
"Beh, se non vuoi parlare tanto meglio. Andiamo?" tornò a parlare Malfoy, stanco della situazione andata a crearsi. Hermione annuì confusa, la fronte corrugata e le labbra schiuse. Mentre Malfoy si faceva strada, anticipandola, la ragazza si rivolse a Fred. L'espressione del rosso si era d'improvviso fatta vacua, distante, spezzata. Allungò una mano per sfiorarlo, e constatò con sollievo che, neppure quella volta, essa lo attraversò. Gli accarezzò mortificata la spalla, mentre il rosso tornava al presente, scrollandosi i pensieri troppo cupi di dosso. Le sorrise falsamente, con gli occhi lucidi di lacrime non versate, e poi si incamminarono.

Malfoy non poteva vedere Fred. Per Hermione, invece, il rosso era un presenza così palese da potere accecare.







Il resto della ronda proseguì quasi sempre avvolto dal silenzio. Solo in rare volte Malfoy le aveva rivolto la parola, soprattutto per domandarle di controllare una determinata aula o corridoio. Fred le aveva camminato al fianco, non osando dire nulla. 
Una volta giunta l'ora per Hermione e Draco di dividersi, il defunto Weasley era già scomparso, probabilmente andato a nascondersi in chissà-che ala del castello, alla ricerca di una qualche sconosciuta ragione per cui quasi tutto il mondo sembrava non volerlo vedere. Non aveva fatto nulla di male nella sua vita perchè l'Ade potesse dargli una pena tanto odiosa da scontare. Forse aveva fatto qualche dispetto, rifilato pasticche vomitose a buona parte del corpo studentesco e tentato di fare esplodere in un mare di fuochi d'artificio la Umbridge, ma non erano peccati che potessero meritare un simile dolore.
Nonostante tutto, però, qualcosa lo consolava. Era una speranza piccola, ma certa. Hermione non si sarebbe mai arresa. Lo avrebbe aiutato nonostante tutto. Perchè lei era incredibile.







"Io ho visto Fred."
Correndo a perdifiato, Hermione Granger, si era diretta in sala grande proprio la mattina successiva a quell'orribile rivelazione: apparentemente, nessuno oltre lei poteva vedere il fantasma di Fred Weasley. Aveva detto quella breve frase con sguardo severo, osservando attentamente Ronald, Harry e Ginny che stavano facendo colazione di fronte a lei. I tre si era voltati sorpresi, ed avevano a lungo studiato l'espressione determinata della riccia.
Ginny non riusciva a parlare. La gola era colma di singhiozzi strozzati e lacrime represse, mentre Ron si limitava ad osservarla muto. Infine, fu il ragazzino sopravvissuto a trovare il coraggio per parlare, meno intaccato dal dolore rispetto ai due fratelli.
"Hermione, cosa intendi? L-Lo hai sognato o-" "No, Harry James Potter!" lo interruppe la grifondoro, alzando la voce. Si sentiva stanca, spossata all'idea di essere considerata una pazza da tutti. Fred c'era, lei lo avedeva, poteva toccarlo e sentirlo. Erano gli altri che, per qualche inspiegabile motivo, non riuscivano a stabilire un contatto con il fantasma.
"Io l'ho visto. C-Ci ho parlato." proseguì la ragazza, mordendosi il labbro inferiore "Era lui! Lui era la luce."
L'eroe del mondo magico si sistemò gli occhiali dalla buffa montatura rotonda, mentre assimilava quelle parole. Si voltò prima a destra -verso Ron- e poi a sinistra -dove sedeva Ginny-. I due non parlavano, travolti da quel dolore.
"Herm, è impossibile." mormorò quindi con pacatezza Harry, facendo irrigidire la riccia. Il suo migliore amico, quello a cui aveva salvato la vita per sette, lunghissimi anni, non le credeva. Corrugò la fronte, per poi tornare a parlare.
"I-Io ve lo giuro!" esclamò Hermione, cercando lo sguardo comprensivo dei due Weasley a tavola. Non lo trovò "Lui è intrappolato nella nostra dimensione! Lui-" la ragazza si interruppe, facendo disperdere la propria voce all'aria. Esattamente di fronte a lei, alle spalle dei tre amici, era apparso proprio Fred. La osservava con un'espressione arrendevole ma grata, un accenno di sorriso in quelle labbra gentili, ma pungenti. Gli occhi umidi che, abbassandosi, andavano ad osservare i fratelli che non riuscivano a vederlo.
"Herm, abbiamo visto tutti il suo corpo senza vita." mormorò Ronald.

Era la scena più straziante a cui Hermione avesse mai assistito.

Avrebbe voluto gridare contro Fred. Gli avrebbe voluto dire di urlare, di farsi sentire come aveva già tentato più volte di fare. Eppure, rimase in silenzio a contemplarlo mentre si chinava, raggiungendo l'altezza della piccola Ginny. Le diede un bacio sulla fronte, un tocco gentile e colmo di amore, ma lei non lo avvertì. La giovane Weasley continuava a guardare Hermione che, in lacrime, non poteva accettare che stesse accadendo una cosa del genere.
Una volta datele quel dolce bacio, Fred si accostò a Ron. Lo osservò qualche istante con un sorriso leggero, per poi poggiargli una mano sul capo ed accarezzarlo leggermente, facendo per disordinargli i capelli. Quando era ancora vivo, Fred lo faceva sempre a Ronald, infastidendolo. Lo prendeva in giro, rideva e poi litigavano. Era bellissimo, ricordò Hermione, avvertendo la mancanza di quell'atmosfera. Quella che si avvertiva alla Tana.
Ronald non si rese conto del buffetto da parte del fratello, e continuò ad osservare la riccia che restava in piedi di fronte ai tre. La vide mordersi il labbro per evitare di singhiozzare, mentre delle lacrime le solcavano silenziosamente le guance eleganti e lisce.

Era orribile. Fred che cercava un appiglio a cui aggrapparsi, e nessuno in grado di concederglielo. Sì, forse c'era lei, ma Hermione non valeva neppure un quarto di quanto avrebbero potuto significare Ronald, Parcy, Ginny, George...
Lei non era sua sorella. Lei era malapena un'amica.

"Vi voglio davvero molto bene." sussurrò infine Fred all'orecchio di Ginny, sorridendo leggermente. La sorella non udì nulla. Hermione sentì le gambe tremarle, ed immediatamente corse fuori dalla Sala Grande, i singhiozzi ormai sull'orlo di farla crollare.




















 
Ehm... Boh, buongiorno a tutti! Come vedete, è arrivato anche il quinto capitolo!

Vi ho emozoinatini ini ini almeno un pochettino ino ino? (ditemi di sì, pleeeeeeaaase ahah)

Beh, fatemi sapere che ne pensate, eeee ora vado :') Mi sono appena svegliata ed è quasi ora di pranzo D: Ciaooo!

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***













Love Until We Bleed.









 
capitolo 6.




















Harry James Potter, il cuore palpitante e compassionevole di Hogwarts, l'aveva raggiunta con apprensione non appena la ragazza era fuggita in lacrime. L'aveva trovata sulla soglia della foresta proibita mentre, tenendo le mani strette in pugni lungo i fianchi -le nocche sbiancate ed un tremolio dei muscoli-, osservava gli alberi che si stagliavano di fronte a lei con maestosità ed imponenza. Hermione era incredibilmente tentata dall'idea di chiudere gli occhi e tuffarsi a capofitto in mezzo a quel luogo dominato dal buio e le paure, quel labirinto infinito fatto di alberi maledetti. Lì, nessuno l'avrebbe mai trovata.
Si sentiva in colpa; Fred si era appoggiato a lei completamente, credendo ad ogni sua parola, ma lei lo aveva deluso. Non era riuscito a metterlo in contatto con i suoi fratelli, ed ogni sua promessa si era orribilmente vanificata. Non l'avrebbe mai perdonata. Forse, avrebbe persino smesso di cercarla, preferendo la solitudine alla sua deludente compagnia. Quindi sì, desiderava perdersi in mezzo a quegli alberi infiniti, piuttosto che vedere la delusione nel volto del ragazzo per cui aveva una cotta da anni.
La strega allungò una mano delicata in direzione della corteccia muschiosa di un primo albero. Ne carezzò la superficie umida e fresca, per poi ritrarsi insicura. Sapeva che Harry era alle sue spalle, l'aveva seguita di corsa e la ragazza se ne era resa conto immediatamente. In quel momento gli avrebbe volentieri detto -con tutta l'arroganza dovuta- che era il caso che andasse da Ginny, che la povera era in lacrime e che Hermione desiderava semplicemente restare da sola. Eppure, stette in silenzio. Voleva sentire come lui averebbe esordito, desiderava sapere cosa pensava davvero il suo migliore amico.
Hermione deglutì a vuoto, chiudendo qualche istante gli occhi.

"Hermione..." incalzò la voce di Harry, interrompendo il silenzio che regnava tra i due. Lei gli dava le spalle "Stai bene?"
La ragazza sfoderò un sorriso mesto, per poi sospirare. Era sempre il solito ragazzino con gli occhiali rotondi ed un amore spropositato per il prossimo. La guerra non lo aveva scalfito più di tanto.
"Sono distrutta." si limitò a mormorare la ragazza, soppesando la veridicità delle proprie parole. Effettivamente, era davvero ridotta in polvere: la scena a cui aveva appena assistito, quella di un Fred falsamente sorridente che diceva addio ai propri fratelli senza che questi ultimi potessero vederlo, l'aveva portata a crollare in lacrime. Se Malfoy l'avesse vista in quel momento, l'avrebbe presa in giro a vita.
"Un gruppo di diciottenni non dovrebbe mai scontrarsi con una guerra... Essa comporta sempre dolore." rispose il ragazzino sopravvissuto, osservando il prato umido sotto i propri piedi. Hermione annuì silenziosa, in attesa che l'amico continuasse.
"Ron e Ginny... Loro rimpiangono la morte di Fred ogni singolo momento della loro vita. Cercano di sorridere, è vero, ma... Ma è tutta una facciata." spiegò il moro, passandosi una mano tra i capelli e respirando profondamente "Ron gioca a Quidditch in quasi ogni momento pur di non pensarci, e Ginny è sempre sul punto di crollare."
"Lo so, Harry." intervenne la riccia, voltandosi finalmente verso il proprio migliore amico. Era certa che nelle parole del ragazzo di nascondesse una sottile accusa, qualcosa che lei non poteva accettare "Ma io-" "So cosa provavi per Fred." la interruppe Harry, facendola irrigidire. Lo sapeva? Quel ragazzo sapeva che lei aveva una cotta per ilgemello Weasley dal quarto anno? Non le aveva mai detto nulla.
Harry sorrise, vedendo la sorpresa sul volto di Hermione "Avanti, Herm... Sono il tuo migliore amico! Pensavi che non me ne fossi accorto?"
La ragazza deglutì, puntando il proprio sguardo nocciola in quello chiaro del ragazzo. Quest'ultimo tornò serio.
"Hermione, tu sei la sola a non essere mai riuscita ad ammettere apertamente che Fred fosse morto." le mormorò con lo sguardo basso, imbarazzato "Non ti sei presentata al funerale, hai passato l'intera giornata a piangere. Hai preferito restare in quella soffitta, piuttosto che trasferirti nella stanza di Fred, come nel caso in cui lui fosse mai tornato..." Harry prese una pausa, mentre gli occhi della strega si riempivano di lacrime ed indignazione "Lui non tornerà."
Quell'ultima frase frantumò qualcosa. Qualcosa che si trovava esattamente al centro del petto della riccia. Si trattò di un dolore profondo, di una fiducia improvvisamente scomparsa. Non avrebbe mai creduto che Harry potesse dirle una cosa simile, umiliarla fino a quel punto, dandole apertamente della disturbata. No, lei non era pazza. Fred c'era, dannazione! 
Con il cuore a mille dalla rabbia, la ragazza mosse qualche passo in direzione del salvatore del mondo magico, sino a quando non fu ad un soffio dal suo volto. Lo guardò furiosa, per poi sibilare a denti stretti "Sta zitto."
Detto ciò se ne andò, dirigendosi nuovamente verso il castello, dentro le sue mura protettrici. Non le interessava di ciò che pensavano gli altri, lei avrebbe continuato a proteggere Fred e la sua esistenza in ogni modo. Non gli avrebbe permesso di sparire, non ora che lo aveva ritrovato.








Una volta dentro, iniziò a cercare come una forsennata il defunto Weasley. Purtoppo, rintracciare un fantasma in mezzo agli inifiti corridoi del castello non era affatto facile. Solitamente era Fred a rintracciarla, cosa che, da quanto aveva capito la ragazza, gli risultava piuttosto semplice. Gli bastava concentrarsi sulla sua essenza. Purtoppo, Hermione non poteva fare altrettanto. Da ciò che aveva dedotto, nessun incantesimo funzionava contro quell'entità in cui si era tramutato Fred. La sola possibilità che le restava era quindi vagare senza una meta concreta per l'istituto, sperando vivamente di imbattersi in quella luminosa figura dall'aspetto distante, ma presente.

Fred... Dove diavolo sei?

Sempre più in ansia, decise persino di incamminarsi  in direzione dei sotterranei, ovviamente pregando affinchè non si imbattesse in alcuna serpe. Per una volta, il Karma parve ascoltarla. Nessuno studente della casata verde-argento la importunò. Decise che l'universo le aveva concesso una tregua perchè non aveva ancora avadakedavrizzato Malfoy, e poi proseguì la propria ricerca. Esplorò ogni aula, ed anche l'infermeria. Si diresse nel dormitorio Grifondoro, ma neppure lì vide nulla. Infine, proprio mentre ripercorreva un corridoio particolarmente buio ed isolato a passo svelto, qualcosa la fece andare contro la parete. Serrò gli occhi a causa del colpo alla schiena, pur non provando realmente dolore, e quando li riaprì, vide di fronte a sé Fred. Le stava tenendo le spalle ancorate contro la pietra gelida della parete e la osservava distrutto. Aveva gli occhi lucidi e lo sguardo spaventato, colmo di preghiere mai realmente espresse. Hermione avrebbe desiderato abbracciarlo, dargli un bacio lento e dolce, e dirgli che andava tutto bene. Eppure non lo fece. Non sarebbe stato vero. Nulla stava andando per il verso giusto e questo lei lo sapeva con sin troppa certezza. Lei sapeva che Fred desiderava aiuto -nonostante non le avesse mai davvero domandato nulla-, ma allo stesso modo sapeva di non saperglielo dare. Non si era mai sentita tanto inutile. Per la prima volta la risposta non era nei libri, e lei -si rese orribilmente conto- senza libri non sapeva esattamente come fare.

A cosa si sta riducendo la strega più brillante della propria generazione?

Con le lacrime agli occhi, Hermione si sentì in colpa. Fred si stava appoggiando alla persona sbagliata, ad una ragazza che non era in grado di farcela. Lei non poteva portarlo dalla propria famiglia, e realizzare il suo desiderio, e si sentiva un mostro. Gli aveva fatto promesse che non sarebbe stata in grado di mantenere. Eppure, nonostante tutto, la sua paura più grande era che lui potesse abbandonarla nuovamente. Era egoista, Hermione. Desiderava vederlo, toccarlo ed udirlo per sempre. In quel momento non le interessava che altri potessero o meno farlo.
Le dispiaceva.

"Come riesci a vedermi?" le domandò d'improvviso lui, sondando il suo sguardo, scavandoci dentro. Lei non disse nulla, limitandosi  a singhiozzare priva di controllo. Era così impotente, così debole. Non voleva che lui la vedesse così, non il ragazzo a cui teneva in modo così importante. 
"Ti prego, dimmelo..." incalzò lui, abbassando lo sguardo e cedendo definitivamente al pianto. Continuava a tenerle le spalle ferme, mentre lei si rendeva conto di non potere rispondere neppure a quella domanda. No, non sapeva perchè lei, una ragazza che malapena conosceva, era la sola in grado di potere instaurare un contatto con lui. Non conosceva il motivo per cui lui non poteva comunicare con i suoi fratelli. Hermione avvertì il labbro inferiore iniziare a tremarle privo di controllo, mentre gli occhi nocciola lasciavano scivolare lacrime salate lungo le guance lisce. I singhiozzi iniziarono ad invaderla senza contegno, quasi affogandola. Sentiva la presa delle sue mani sulle sue spalle deboli e tremanti, poteva vederlo scosso dal pianto ed allo stremo delle forze. 
"I-Io non lo so." soffiò Hermione, avvertendo il peso schiacciante di quella verità. Lui continuava a piangere contro di lei. La strega si morse il labbro, resistendo all'impulso di gridare dilaniata da quel dolore così forte, ma così astratto. Fred aveva creduto in lei, aveva sperato veramente di potere tornare a parlare con i propri fratelli, con la propria intera famiglia. E lei era così impotente, debole ed egoista.
"Scusami, Fred." gli disse dunque con la voce rotta dal pianto. Lui non si mosse, continuando a sfogarsi in quel modo, abbandonato contro di lei, con le mani fisse sulle sue spalle fragili. Troppo per sostenere un impegno tanto gravoso. Quello di stargli accanto.
"Non so nulla, non valgo niente... Scusami..." continuò Hermione, portandosi le mani sul viso, coprendosi gli occhi. Si lasciò scivolare lentamente a terra, la schiena sempre poggiata contro la parete, e lui fece altrettanto.
Le lacrime rischiavano di affogarla, di toglierle il respiro sino ad ucciderla. Aveva cercato di chiedergli scusa con un filo di voce e le labbra tremanti, ma lui non aveva risposto. Infondo, non poteva biasimarlo. Avrebbe persino potuto odiarla, e lei lo avrebbe compreso ed accettato. Era stata così sfrontata. Invocare il perdono di Fred non sarebbe servito, non dopo quelle promesse così importanti e non mantenute. Si aspettava di venire abbandonata così, in mezzo a quel corridoio buio in lacrime, invece, poco dopo, avvertì una presa cingerla gentilmente. Sospirò sconvolta mentre, aprendo gli occhi per un breve istante, si rendeva conto che ad abbracciarla era Fred. Stava ancora piangendo, singhiozzando disperato, ma lo stava facendo tenendola stretta a se.
"Ti prego, non lasciarmi solo, Hermione."
La ragazza avvertì gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime. La voce di Fred era risuonata leggera e spaventata, come pensasse seriamente che lei avrebbe mai potuto fare qualcosa del genere. No, aveva creduto che sarebbe stato lui ad abbandonarla.

Sussultando a causa dei singhiozzi, la ragazza cinse a sua volta il ragazzo con le sue sottili braccia, per poi deglutire a vuoto.
"N-Non lo farei mai."

















































 
***
Salve lettori!
Sono tornata! Questa volta penso di averci messo un po' di più ad aggiornare, e mi scuso... Non ero certa di come fare finire il capitolo, e non volevo neppure che risultasse troppo corto... Spero che il risultato vi piaccia :)

Vorrei ringraziare tutti coloro che seguono/preferiscono/ricordano/recensiscono la fanfiction! Siete meravigliosi, ed è grazie a voi se la sto continuando!

Mi farebbe -come sempre- piacere sapere che ne pensate di questo capitolo, e se vi ha emozionati ditemelo! ^^

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***











Love Until We Bleed.



 
capitolo 7.











































Il giorno seguente era domenica. Le lezioni erano sospese, e buona parte del corpo studentesco aveva in mente di dirigersi a Hogsmade per passarci parte della giornata: c'erano le oche di Tassorosso che si davano appuntamento per spettegolare dei Serpeverde -a detta di molti i ragazzi più belli dell'istituto-, la Parkinson e le sorelle Greengrass che sarebbero andate a fare shoppping, Luna e Neville che avrebbero bevuto qualcosa ai 'Tre Manici di Scopa', ed infine vi erano Harry Potter, Ginevra Weasley e Ronald Weasley  che l'avevano invitata a fare una passeggiata con loro.

Dovendo essere sincera, Hermione non sapeva per quale ragione avesse accettato di unirsi ai tre; non aveva ancora chiarito con nessuno di loro e sospettava che il gentile invito fosse venuto unicamente da Ron, ancora infatuato di lei. In effetti, ora che ci pensava seriamente, trovava che l'idea di accompagnarli fosse folle. Aveva cose più importanti da fare in quel momento, e per quanto tenesse ai suoi amici, era vero che negli ultimi tempi -mesi- le avevano apertamente ricordato più e più volte di considerarla pazza.
No, decise infine sospirando, quel giorno sarebbe rimasta dentro il castello. Infondo aveva promesso a Fred che gli sarebbe rimasto vicino, e dopo l'ultima volta che si erano visti si era imposta un importante obbiettivo: farlo sorridere il più possibile. Sarebbe rimasta con lui ed avrebbe tentato al meglio di distrarlo dalla sua situazione. Oltretutto, il fatto che quel giorno i suoi fratelli sarebbero stati assenti, semplificava parecchio la cosa.

La ragazza sorrise, abbracciando con più forza il libro che teneva al petto. Stava attraversando i corridoi dell'istituto diretta verso il giardino. Nonostante il tipico freddo invernale -era quasi novembre-, Hermione stava  bene all'aperto. Non era ancora arrivato quel vento pungente avvezzo a portare la neve, e la brezza che tirava era ancora prettamente autunnale. La strega uscì perciò unicamente con un golfino sopra la maglietta a maniche lunghe, e la sciarpa Grifondoro a fasciarle -oltre il collo- buona parte del volto. Aveva deciso che, mentre attendeva l'arrivo di Fred, si sarebbe accomodata ai piedi di un albero, ed avrebbe iniziato a leggere il libro che, proprio quella mattina, aveva preso dalla biblioteca scolastica. Si trattava di un tomo riguardante pozioni, e lo aveva preso con il solo scopo di potere battere il dannatissimo furetto biondo -aka Draco Lucius Malfoy- nella sola materia in cui era capace di superarla. Le mancava umiliarlo solo in quell'ambito, e poi la sua vita si sarebbe potuta ritenere soddisfacente.

La ragazza osservò qualche istante la copertina: era fine e logora, macchiata d'inchiostro e con il titolo sbiadito, difficile da leggere. Ai lati si intravedevano le pagine ingiallite ed intaccate dalla muffa. Ciò che reggeva tra le mani era un libro che non veniva toccato da molti anni, dedusse la ragazza. Fece per aprirlo, pronta ad iniziare a leggere, quando una voce la fece scattare sul posto.
"Sento la puzza di quel coso da chilometri di distanza!" esclamò il ragazzo, spuntando di fronte la ragazza, tenendosi il naso tappato "E' ammuffito! Hermione, io lo dicevo che saresti ammuffita coi libri..." sospirò il giovane "Insomma, credevo che fare parte del Golden Trio, ti avrebbe procurato abbastanza denaro per comprarti un quaderno nuovo!" ironizzò Fred, facendole spuntare in volto un sorriso leggero. Era incredibile vederlo così, soprattutto dopo ciò che era accaduto il giorno prima. Non riusciva a guardare il ragazzo senza che le venissero in mente tutte quelle lacrime -versate da entrambi-.
Scosse leggermente la testa, ricordandosi quale fosse il proprio obbiettivo: mantenere l'umore di Fred allegro. Afferrò un lembo della sciarpa -che la corpiva sino al naso-, e lo abbassò. Immediatamente, il respiro della ragazza si condensò nell'aria, formando piccole nuvole molto simili a sbuffi di Drago.
"Già, Wealsey. E' decisamente ammuffito." asserì lei, osservando il libro chiuso che aveva in grembo "Sono ufficialmente un topo da biblioteca! Persino i libri si annoiano a stare con me."
Il rosso sorrise, sedendosi a terra vicino a lei. Le posò una mano sulla spalla "Che eri un topo da biblioteca lo sapevamo già tutti, e da parecchio." scherzò "Riguardo la seconda cosa... Io non mi annoio affatto in compagnia del Prefetto Granger!"
Hermione si irrigidì leggermente. Quell'ultima frase, Fred l'aveva pronunciata senza il minimo tremore nella voce od imbarazzo, mentre lei si sentiva d'improvviso le guance andarle a fuoco. Per qualche istante si sentì completamente fuori controllo, spaventata all'idea che lui se ne rendesse conto, ma poi, come se un fulmine l'avesse colpita d'improvviso, ricordò. Ed avvertì un dolore soffocante all'altezza del petto.
Lui non poteva vedere i colori che lo circondavano.
Non si sarebbe reso conto che le sue guance erano arrossite, né che stava stringendo i pugni così tanto da farsi sbiancare le nocche. Sospirò affranta, ricordandosi di essere in compagnia di un morto, di doverselo ricordare, per poi puntare il proprio sguardo nel suo. Gli sorrise leggermente. Lui ricambiò.
Si osservarono qualche istante in silenzio, Hermione incantatasi. Lei poteva vedere quel meraviglioso chiarore nei suoi occhi, ed improvvisamente desiderò che Fred notasse la porpora che le invadeva il viso. Come avrebbe reagito? Le avrebbe accarezzato la pelle liscia? Le avrebbe sorriso divertito? L'avrebbe mai baciata?
No, questo mai. C'era Ronald di mezzo, ed oltretutto loro due non si conoscevano abbastanza. Forse avevano vissuto insieme un paio di estati, ma non erano mai stati abbastanza vicini per costituire una vera e propria coppia. Questo accadeva solo nei sogni di Hermione, quelli in cui lei era un'affermata Medimaga e lui un pluripremiato giocatore di Quidditch. Ed era vivo.

Scuotendo il capo, la strega tornò in sè. Non era certa di quanto tempo fosse rimasta ad osservarlo in silenzio, ma decise di non pensarci.
"D-Direi che non continuerò a leggere." disse, balbettando imbarazzata. Ripose il libro a terra, sopra l'erba leggermente umida, per poi tornare al ragazzo. Lui la stava scrutando con attenzione, un leggero sorriso ad illuminargli il volto stanco.
"Come sei vestita oggi?"
Istantaneamente, Hermione sorrise.
Probabilmente non sarebbe stata la reazione di tutti. Ostentare un sorriso in una tale situazione non era cosa che chiunque avrebbe fatto. Sicuramente non lei. Effettivamente, constatò in seguito, la ragazza fu particolarmente stupita di se stessa in quell'occasione. Fred non poteva vedere alcun colore, e le aveva domandato come fosse vestita. In quel momento vi erano poche certezze a vorticarle nella mente: Hermione teneva a Fred in modo incomparabile, e lui aveva solo lei. Il fatto che le avesse posto quella domanda poi, la invase con un improvviso ed inspiegabile calore.
"Indosso un maglioncino indaco." esordì la riccia, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ed abbassando lo sguardo sulla propria maglia. Lui chiuse qualche istante gli occhi e prese un profondo respiro, come se stesse saggiando la consistenza di quel colore. Come se potesse averne una.
"Sì, lo vedo." mormorò poi Fred, facendole capire di continuare.
"Ho dei Jeans lunghi e stretti. Sono di un blu molto scuro." il ragazzo annuì "E poi ho delle Converse bianche." un sorriso nacque sul viso di Hermione "Cioè, erano bianche. Sono molto vecchie e con il tempo la stoffa si è rovinata. Ora sono di un grigio molto tenue, ma  non è certamente bianco." la ragazza storse il naso, scuotendo leggermente i piedi "Non è perchè sono sporche. Anche se le lavi mantengono questo colore, perciò presumo che sia la stoffa rovinata. La sciarpa è della nostra casata."
Fred osservò le scarpe della ragazza, riflettendo sull'ipotesi che, forse, quelle erano la sola cosa che lui potesse vedere del suo effettivo colore. Ai suoi occhi apparivano molto chiare, ma non come lo era il cielo sopra le loro teste. Sembravano leggermente più scure della pelle di Hermione. Forse erano del medesimo tono che poteva attribuire alle sue labbra dalle curve morbide.
"Stai molto bene." asserì dunque il rosso, immaginando un riccio bruno contrastare con il colore tenue del maglioncino della giovane. Lei sorrise, socchiudendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore.
Un silenzio leggero e per nulla opprimente si posò tra i due, spezzato solo dai soffi eleganti del vento. La strega osservò per lunghi minuti l'orizzonte che si stagliava oltre gli innumerevoli campi e le foreste che circondavano Hogwarts. Qualcuno, molto tempo addietro, le aveva detto che le persone che si prendevano anche solo pochi secondi per ammirare le meraviglie dell'orizzonte erano soggetti particolarmente unici, dotati di un'immaginazione ed un'intelligenza fuori dal comune. E proprio in quell'istante la giovane Hermione stava cercando un modo per darsi delle risposte. Come aiutare Fred?
Sperava che l'orizzonte fatto di valli potesse dargliene.


"Cosa ti piacerebbe fare oggi, Fred?" chiese d'improvviso la ragazza, trovando finalmente il coraggio di porre quella domanda al rosso. Quest'ultimo sussultò di fronte la schiettezza di Hermione  e la osservò incerto qualche istante. Subito, la riccia parlò.
"E' domenica. Vanno tutti a Hogsmade, quindi il castello è quasi totalmente libero."
Il ragazzo annuì semplicemente, lo sguardo perso in un punto imprecisato a terra, tra l'erba umida. Hermione aveva rinunciato alla propria giornata di libertà per lui? Oppure si stava solo montando la testa? Si domandò se quelle domande erano frutto unicamente della sua parte narcisista. Avrebbe, anzi, voluto stuzzicare Hermione, magari sfoderando quella malizia che la metteva tanto in imbarazzo. Ma un desiderio impellente lo costrinse a cambiare idea.
"Voglio mangiare un'infinità di caramelle e di dolci!" esclamò d'improvviso il ragazzo, alzandosi in piedi con uno scatto improvviso. La riccia lo osservò confusa, certa di non avere capito bene quella bizzarra richiesta. Eppure, quando gli domandò di ripetere, la risposta fu la medesima.
"Posso sapere per quale motivo vuoi ingozzarti di caramelle?" domandò scettica, squadrandolo. Fred sorrise, l'ovvietà nello sguardo.
"Se avessi passato gli ultimi cinque mesi senza tocare cibo, tu che faresti?"
La riccia ruotò gli occhi al cielo, chiaro segno di esasperazione.
"Mi pare ovvio, Hermione! Mangeresti quanti più dolci possibile!" proseguì il ragazzo, incurante delle espressioni della ragazza.
"Abbiamo due concetti diversi di svago, Fred." precisò la strega, passandosi una mano sul volto e sospirando divertita, per poi tornare a parlare "Ma ti trovi con la persona giusta. Si da al caso che negli ultimi mesi, tra biglietti di congratulazioni, premi e onorificenze, io mi ritrovi la stanza piena zeppa di cioccolata e caramelle!"
Di fronte quella notizia, il volto del rosso si illuminò di gioia. In pochi istanti fu al fianco della ragazza, che cinse immediatamente tra le proprie braccia ed alla quale fece fare una piroetta in aria, reggendola saldamente per i fianchi. Quest'ultima scoppiò a ridere, rischiando quasi di cadere una volta riportata con i piedi a terra.
"Allora? Che aspettiamo?" le domandò poi Fred con lo sguardo illuminato di gioia. La riccia stentava a crederci che una simile reazione fosse dovuta ad un mucchio di dolci, eppure era davvero così. E si stava sentendo improvvisamente più importante.

Camminarono a passo svelto sino alla stanza della ragazza. La sala comune era completamente vuota, e Hermione si sentì particolarmente sollevata nell'appurarlo. In quel modo non sarebbe stata importunata mentre si trovava con Fred, ed avrebbe avuto tutto il tempo di restare un po' con lui.

Si fecero largo all'interno della camera, per poi richiudersi subito la porta alle spalle. La strega si accomodò sopra il proprio letto, dal quale si allungò sino a raggiungere il comò dentro il quale nascondeva una scatola -un tempo da scarpe- piena di caramelle e cioccolatini. La posizionò sul materasso e la aprì, facendo vedere al rosso che si trovava di fronte a lei tutto quel ben di Dio.
"Wow! Mi sembra di non mangiare una Gelatina Tutti I Gusti Più Uno da una vita!" esclamò Fred, allungandosi in direzione della scatola ed afferrando una confezione delle famose caramelle.  Hermione sorrise, afferrando un piccolo cioccolatino alla nocciola e scartandolo. Dopo averlo mangiato, si rivolse al fantasma.
"Spero siano di tuo gradimento. Me li hanno regalati accompagnandoli con fiori ed un biglietto con su scritto 'I migliori dolci di tutto il mondo magico e non'."
Il ragazzo annuì un paio di volte, finendo l'intera confezione di gelatine in pochi minuti. Non aveva esattamente fame, ma il sapore dello zucchero gli piaceva, ed era felice di risentirlo sulla lingua. Le sue papille gustative erano in fibrillazione e lui anche.
"Immagino che lo siano." disse dunque, leccandosi le labbra ed allungandosi per prendere una tavoletta di cioccolata. La ragazza sorrise.
"Presumo sia molto bello potere mangiare sino allo stremo e non ingrassare minimamente." mormorò la strega, ottenendo in risposta uno sguardo divertito da parte del rosso, il quale si prese una breve pausa per risponderle.
"Sinceramente, Hermione, non mi interessava particolarmente ingrassare neppure quando ero in vita. Infondo, sarei comunque stato bellissimo."
La ragazza non potè trattenere delle risa sincere. Ora lo riconosceva, con quel suo tocco di narcisismo. Si ricordò di quei momenti in cui, quando lui era ancora vivo, la prendeva in giro dicendole che non capiva come lei avesse potuto scegliere Ron -cosa che, segretamente, lei non aveva mai fatto-. Proseguiva poi con il farsi sfuggire 'Insomma, capirei se ti piacesse George! Infondo è il mio gemello... Anche se io sono molto più fico!'.

"Perchè stai ridendo adesso? Sono semplicemente realista." scherzò nuovamente il rosso, guardando Hermione con una falsa confusione in volto. La strega, in risposta, afferrò una caramella e la tirò contro il fantasma. Quest'ultimo si riparò con l'avambraccio, scoppiando a ridere.
"E questo per cosa era?" domandò, facendo il finto tonto "Hermione, non sai che i topi da biblioteca sono mansueti? Sei decisamente troppo aggressiva!" aggiunse poi, scuotendo la testa in dissenso.
Questa volta, la riccia si riempì entrambe le mani di dolci, per poi lanciarli "Mangia e sta zitto, stupido Weasley!" lo rimproverò scherzosamente. Il ragazzo non se lo fece ripetere una seconda volta e, subito dopo essersi accomodato a terra, con la schiena contro il letto, addentò una liquirizia lunga mezzo metro.


Andarono avanti così a lungo; prima scherzando, e poi stando in silenzio. Mangiarono dolciumi su dolciumi, e Fred non perse mai il proprio sorriso.
Poi, infondo alla vecchia scatola da scarpe, adibita ormai a porta-caramelle, il rosso trovò una piccola caramella fasciata in una carta rossa, rosa e gialla. Sopra quella carta tanto sgargiante spiccava una marca da lui ben conosciuta ed una fantasia fatta di corde intrecciate e piccoli pois. Solo in un secondo istante Hermione si rese conto di ciò a cui il rosso stava prestando attenzione, e quando accadde era già troppo tardi.
Si morse il labbro inferiore mortificata, per poi spostare la scatola alle sue spalle.
"Mi dispiace, Fred. Mi ero dimenticata di averla." tentò di scusarsi la ragazza, deglutendo a vuoto ed abbassando lo sguardo sulle lenzuola che rivestivano il letto "Me l'ha data George poco prima che iniziasse la scuola e... Sapendo che era del negozio, non l'ho mai mangiata. Devo averla lasciata qui e... E poi mi sono dimenticata. Scusa."
Il ragazzo non diede alcun segno di avere ascoltato le parole della strega, limitandosi a restare immobile per lunghi minuti. Aveva riconosciuto istantaneamente il logo sulla caramella, ed aveva capito immediatamente che si trattava di uno dei dolci-scherzo progettati proprio da lui e George. Eppure, non credeva che, solo vedendo una piccolezza simile, avrebbe provato un dolore tanto acuto. Il suo fratello gemello gli mancava in modo orribile. Era quello che più avrebbe voluto incontrare. Aveva passato con lui l'intera esistenza, ed era stato orribile ritrovarsi d'improvviso senza di lui.

Hermione non sapeva che dire. Stettero a lungo in silenzio, fino a quando lei non decise di fare una cosa, non sapendo neppure lei stessa se ritenerla giusta o stupida. Si voltò, afferrò la caramella Weasley, e la consegnò al fantasma con un sorriso leggero in volto.
Fred strinse immediatamente la mano attorno al piccolo dolce, per poi ricambiare l'espressione della ragazza. Era incredibile come il sorriso di Hermione potesse farlo sentire più vivo e reale. Lei era la sola a permettergli di esistere, a dargli l'opportunità di tentare nuovamente di vivere.


































 
ecccoooooomi qua!
Innanzi tutto, vi ringrazio vivamente! Ogni vostra recensione mi mette il sorriso, e spero di avere risposto a tutti voi! Se così non fosse, beh mi scuso, e ne approfitto per farlo ora! Siete tutti meravigliosi, ed il fatto che seguiate la mia storia significa davvero molto per me!

Passando al capitolo, spero che vi sia piaciuto! E' molto più leggero rispetto agli altri -ho pensato che dovevo fare un po' sorridere i due ogni tanto ahah-! Oltretutto, Fred e Hermione si stanno avvicinando...

Beh, spero di leggere qualche vostra recensione!
Un bacio! -Sara

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***




Love Until We Bleed.










 
capitolo 8.





 
Salve, salve, salve!

Sono tornata e prima del capitolo vorrei dire una cosa per rendervi la lettura più semplice :)

-Le parti in grassetto corsivo equivalgono a ricordi/flashback


Detto ciò, spero vi piaccia :) Mi farebbe piacere sapere che ne pensate, quiiiindi recensite!










I passi della giovane Grifondoro si mischiavano in modo chiassoso con quelli degli altri studenti. Camminava spedita, pensando a quella meravigliosa sensazione di calore che le aveva fatto provare Fred con una semplice frase proprio il giorno prima, poco prima che si congedasse.

"Ogni volta che chiamerai il mio nome, io arriverò."
Lo aveva detto con un filo di voce, mentre se ne stava sulla soglia della sala comune, in procinto di tornare a vagare senza una meta precisa. Presto sarebbero tornati i Grifondoro che avevano passato la giornata a Hogsmade. Fred reggeva ancora, stretta in una mano, la caramella Weasley. Stava rivolgendo a Hermione un sorriso gentile, e lei ricambiò immediatamente.
"Te lo prometto, Herm."


"Hermione!"
La voce del moro la raggiunse dal fondo del portico. I pensieri della ragazza vennero bruscamente interrotti, ed il sorriso che le adornava il volto scomparve in pochi istanti. Si trovavano all'esterno di Hogwarts, la riccia  diretta alla prossima lezione. Udendo la voce di Harry, però, si femò per aspettarlo. Si voltò in direzione del Salvatore Del Mondo Magico esibendo un'espressione gentile. Lui la raggiunse dopo pochi secondi.
La riccia lo squadrò confusa, notando  il fiatone che aveva il giovane "Harry, hai corso?"
"Ti ho cercata tutta la mattina..." si limitò a dire il moro, prendendo un profondo respiro nel tentativo di fare tornare il cuore a battere normalmente. La strega rimaneva di fronte a lui in silenzio, in attesa che lui parlasse. Infondo, se aveva avvertito il bisogno di cercarla, doveva esserci una ragione, no?
"Ieri non sei venuta con noi." esordì infine il ragazzo, facendo avvertire una fitta di colpa alla riccia. Effettivamente no, nonostante la promessa che aveva fatto ai propri amici, lei non si era presentata all'appuntamento del giorno prima. Era stata parecchio occupata con Fred. Si erano divertiti insieme, mangiando caramelle e prendendosi in giro a vicenda. Oltretutto, non si era sentita molto felice all'idea di uscire con delle persone che la ritenevano una pazza. Non poteva ancora credere che, dopo tutti gli anni passati e dopo tutte le volte che lei aveva salvato loro la vita, Harry e Ron non le credessero. Poteva capire la diffidenza di Ginny -infondo non si erano mai avvicinate troppo-, ma non poteva giustificare il comportamento di coloro che aveva sempre considerato i suoi migliori amici. Non le interessava quanto folle potesse suonare il fatto che il fantasma di Fred -visibile solo a lei- vagasse per Hogwarts. Avrebbe compreso lo scetticismo, ma non tutte le accuse di follia e mancanza di senno.
"Mi dispiace." mormorò quindi Hermione, abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe "Ho preferito ripassare pozioni."
"Ron era molto preoccupato. Non ci hai neppure avvisato." rispose con pacatezza il moro, sistemandosi gli occhiali e sospirando. Lui poteva intuirlo da un chilometro di distanza se Hermione stesse o meno dicendo la verità, ed anche in quel momento poteva avvertire lo squallido fetore di menzogna soffocarlo.
"Ho intenzione di prendere il massimo dei voti in pozioni. E' la materia in cui ho più lacune." l'aria attorno ai due si era fatta palesemente tesa, ma la ragazza finse di non notarlo. Forse poteva ostentare un'apatia incredibilmente convincente, molto simile a quella di Malfoy, se solo avesse voluto.
"Non penso sia un problema da porsi ad ottobre o novembre, con ancora tutto l'anno di fronte." constatò con noncuranza Harry, sperando di fare dire ad Hermione la verità. Detestava l'idea che lei, la sua migliore amica -o quella che credeva esserlo-, potesse mentirgli.
"E' un problema che mi pongo da settembre." replicò atona la riccia, stringendosi al petto i libri. Il ragazzo serrò le mani in due pugni ricolmi di stress.
"E' sempre per quella storia di Fred, vero?" domandò infine il moro -i denti stretti ed i nervi tesi-, facendo irrigidire la riccia. Quest'ultima non rispose affatto, limitandosi a fare un passo indietro,colpita sul vivo. Harry accennò un mezzo sorriso "Ho ragione, giusto? Hermione, è da settembre che parli di questa assurda luce che nessuno vede, ed ora -per qualche ragione- le hai dato l'aspetto di Fred!" esclamò il moro, alzando il tono della voce. Hermione si guardava intorno, incontrando le espressioni confuse e sconvolte degli studenti, dei ragazzi che stavano origliando senza ritegno ad una conversazione prettamente privata. La strega voleva gridare contro tutti loro, lo avrebbe fatto molto volentieri.
"Suppongo che sia qui anche ora, vero?" tornò poi a parlare Harry. Si iniziò a guardare intorno annoiato, per poi alzare nuovamente il tono della voce "Allora, Fred? Sei qui? Perchè non ti fai avanti, eh?"
La ragazza arretrò nuovamente, la fronte corrugata "Harry, smettila. Ci guardano tut-" "Non mi interessa, Hermione. Voglio che tu capisca." la interruppe lui, afferrandole le spalle per tenerla  ferma. Puntò il proprio sguardo chiaro contro quello bruno di lei "Fred non tornerà. Lui è morto. Ti stai distruggendo ed io non voglio che accada." le mormorò lui, scandendo parola per parola, facendole inumidire gli occhi di lacrime. Le parole di lui erano così graffianti ed inaudite da farla sentire sul punto di svenire. Decise di smettere di ascoltarlo e di guardare da un'altra parte. E non appena puntò il proprio sguardo oltre le spalle di Harry, lo vide. Fred era poggiato alla parete opposta alla loro e la osservava contrito, consapevole di non potere fare nulla.
Le parve  di vedere una scena al rallentatore.

Lui la osservava con lo sguardo preoccupato, sapendo bene di non potere fare nulla contro una persona che non era in grado di vederlo. Harry continuava a parlarle, ma lei non lo udiva più. Non le interessava cosa le stesse dicendo il suo migliore amico, e non le importava che lui si stesse allarmando per la sua salute. Lei stava benissimo. Lei era felicissima in quella sua nuova oasi in cui esisteva Fred.

Sorrise leggermente, guardando il rosso. Lui, in risposta, avanzò verso di lei, passando attraverso il corpo di tutti quegli studenti che si erano fermati a guardare quella scena incuriositi -quella della strega più brillante della propria generazione e Harry Potter che litigavano, o si aiutavano. Non si capiva-. Le parve così evanescente. Lei poteva toccarlo, e loro non lo avvertivano neppure quando lui li passava attraverso.
Infine, le fu di fronte. Le mormorò uno 'scusami' che lei non seppe come interpretare.

Da parte di Fred quello era un modo per farsi perdonare per tutto ciò che la strega stava passando a causa sua. Lui lo aveva notato; Hermione si stava allontanando dai propri migliori amici pur di restargli al fianco, e lui -da codardo- non poteva fare altro che chiederle scusa. Non aveva la forza di domandarle di abbandonarlo, perciò si poteva limitare a quello soltanto.

"...So che cosa provavi per Fred, ma devi capire che lui è morto. Accettalo e basta. Soffrirai molto meno."
Quelle ultime frasi di Harry scossero sia Hermione che Fred. Il rosso rimase qualche momento pietrificato. Non era più certo di essere in grado di muoversi. I suoi occhi si spalancarono d'improvviso, puntandosi sulla riccia che, dall'altro lato, veniva folgorata da un'improvvisa consapevolezza.
"Hemione..." la voce di Fred risuonò incerta e confusa, mentre il fantasma iniziava ad arretrare di un paio di passi. Lei avvertì un improvviso vuoto invaderla. Ora lui sapeva tutto. Adesso Fred era al corrente di quei sentimenti che l'avevano portata ad aiutarlo con tanta passione e cura. D'improvviso sentì le gambe tremarle e la paura soffocarla. Era come se un varco senza fondo le si stesse aprendo sotto i piedi. Era destinata a caderci.
Harry continuava a tenerla tra le sue braccia. Aveva avvertito il suo improvviso cambiamento, e l'aveva immediatamente avvolta tra le proprie braccia, costringendola ad un abbraccio che non aveva davvero desiderato. Il moro non aveva udito la voce di Fred, che era invece risuonata tanto precisa alle orecchie di Hermione.

La riccia non seppe con chiarezza cosa accadde dopo. Gridò ripetutamente al centro di quel portico, mentre la figura del fantasma di Fred si allontanava sempre più da lei. Scosse la testa incredula, mentre una rabbia profonda nei confronti del proprio migliore amico la divorava. Si sentiva così in bilico e fragile, timorosa di fronte la possibilità di non rivedere mai più il rosso. Infondo, non poteva immaginare sino a che punto lo avesse scosso lo scoprire che lei era innamorata di lui. C'era la possibilità che, pur di evitarla, smettesse di farsi vedere.

Infine, furiosa, spintonò Harry lontano da se ed iniziò a correre. Abbandonò a terra i libri che aveva per tanto tempo tenuto in grembo e decise di correre il più lontano possibile, in un luogo nascosto, dove nessuno l'avrebbe trovata. Le lacrime non le avevano ancora solcato il viso e, nonostante si sentisse come una bambola di porcellana ridotta in mille pezzi, corse sino allo sfinimento.
Giunse al quinto piano, di fronte quella parete vuota che per anni avevano utilizzato segretamente. Chiuse gli occhi, pregando con anima e cuore che apparisse ciò di cui davvero aveva bisogno, e quando sollevò le palpebre, vide stagliarsi innanzi a sè un'elegante porta nera. La aprì immediatamente, per poi richiudersela alle spalle. Si ritrovò dentro una stanza dalle pareti in pietra. Sul fondo di essa vi era un piccolo letto, e dal lato opposto un camino molto elegante scavato nella parete. Il fuoco scoppiettava dentro esso, creando un'atmosfera falsamente calda ed accogliente. Subito la strega si accomodò sul materasso, respirando pesantemente ed imponendosi di riflettere. Doveva ripercorrere quel discorso appena avuto con Harry.

Si sentiva dannatamente combattuta mentre le tornavano in testa tutte le parole, accuse ed insinuazioni fatte da Harry e gli altri. Probabilmente, la sola persona che poteva giustificare era Malfoy. Infondo lui non l'aveva mai sopportata. Era fin troppo coerente il fatto che il furetto la insultasse, dandole deliberatamente della malata mentale. Ma Harry e Ron non poteva perdonarli semplicemente.
Si portò le mani tra i capelli e chiuse gli occhi con forza, stringendo le palpebre e desiderando ardentemente tornare indietro di qualche minuto, così da potere evitare tutta quell'orribile situazione. 
Adesso Fred sapeva dei suoi sentimenti. Dopo essere riuscita a tenerli nascosti per anni, Harry aveva rivelato tutto. Era finita. Qualsiasi rapporto fosse riuscita a creare con il rosso, era andato orribilmente a sgretolarsi, e lei non poteva più farci nulla. Se il fantasma del ragazzo avesse deciso di smettere di mostrarsi a lei, Hermione sarebbe stata totalmente incapace di imporsi. Avrebbe potuto piangere tutte le lacrime del mondo, ma neppure esse avrebbero mosso qualcosa.



E proprio mentre quel mare infinito di pensieri e timori la sovrastavano, tra i tanti, la ragazza afferrò un veloce pensiero. Si trattava di qualcosa che a lungo aveva covato in lei, ma che non aveva ancora pienamente realizzato. Sgranò gli occhi d'improvviso, puntandoli sulla fiamma sgargiante che spiccava nel camino, per poi schiudere leggermente le labbra.

Si alzò, le gambe ancora tremanti. Iniziò a vagare per la stanza, muovendosi prima in una direzione e poi in un'altra, mentre il suo cervello continuava a lavorare imperterrito.

"Hermione, tu sei la sola a non essere mai riuscita ad ammettere apertamente che Fred fosse morto." 

Era così ovvio, ma non ci aveva mai pensato prima.

"...So che cosa provavi per Fred, ma devi capire che lui è morto. Accettalo e basta. Soffrirai molto meno."

Lei non lo aveva mai davvero capito. Era così dannatamente semplice.
Improvvisamente, arrestando ogni proprio pensiero, si fermò al centro della stanza. Sentiva il proprio respiro pesante rieccheggiarle nella mente, mentre il cuore le batteva sin nelle orecchie. Era tutto distante, mentre quella consapevolezza improvvisa la faceva sentire nuovamente importante.

"Come riesci a vedermi?"  la voce di Fred le risuonava nella mente. Era stanca e tremante, ma lei era improvvisamente certa di potere essere utile.

"I-Io lo so." soffiò Hermione , ritrovandosi d'innanzi al camino quasi spento, rispondendo ad una domanda che le stava rimbombando nella testa ormai da giorni.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


 

Love Until We Bleed.



 
capitolo 9.














Osservava le ultime fiamme provenienti dal camino con il volto dipinto di improvvisa consapevolezza. Stentava a trattenere quel sorriso vittorioso che rischiava costantemente di incresparle le labbra. I suoi pensieri si erano arrestati per qualche istante per fare spazio a quella sola, fondamentale certezza.
Improvvisamente Hermione si era dimenticata di ciò che era accaduto solo qualche minuto prima. Le parole di Harry ed il volto allarmato e confuso di Fred si erano ovattati, fattisi distanti in un mare di nebbia che aleggiava all'interno della sua mente stanca, ma sveglia. Aveva improvvisamente capito, grazie ad un paio di deduzioni ed un pugno di indizi, per quale ragione,nessuno a parte lei, potesse vedere, toccare o sentire Fred Weasley. La risposta a quella domanda le era stata di fronte così a lungo che, probabilmente, l'aveva ritenuta semplicemente troppo ovvia per considerarla giusta.
Beh, si era sbagliata.

Avvertì l'istantaneo bisogno di avere Fred al proprio fianco e, inconsapevolmente -sempre avvolta nella solitudine di quella piccola stanza-, si guardò qualche secondo intorno, voltandosi prima a destra e poi a sinistra. Infine, in un barlume di lucidità, ricordò ciò che era accaduto prima, mentre era con Harry. Serrò le proprie mani, costringendole in due pugni tesi e frustrati, per poi sospirare amaramente. Abbassò lo sguardo sul pavimento in pietra. Lentamente la vista le si appannò, chiaro segno delle lacrime che, stanche di venire represse, spingevano con il volere di essere liberate. Eppure, poco prima che una delle tante le solcasse inevitabilmente una  guancia, la ragazza alzò nuovamente il volto, puntando i propri occhi bruni contro la parete in pietra di fronte a lei. Sfoderò un'espressione determinata, per poi tornare a sedersi sul piccolo letto opposto al camino. Si portò le mani in grembo e chiuse gli occhi.

Fred le aveva fatto una promessa, e sperava vivamente che l'avrebbe mantenuta.

"Ogni volta che chiamerai il mio nome, io arriverò... Te lo prometto, Herm."

"Fred." lo chiamò lei, spezzando bruscamente il silenzio che l'avvolgeva. Attese qualche attimo. Le sembrò quasi di potere sentire l'eco della propria voce rimbombare fastidiosamente contro le pareti spoglie della camera. Pochi istanti dopo dischiuse le palpebre, ma constatò con delusione di trovarsi ancora sola nella piccola stanza magica. Sarebbe stato vaneggiare, dire che Hermione non avvertì un'istantanea delusione invaderla. Eppure, nonostante quella fastidiosa sensazione, la ragazza non demorse.
"Fred." ripetè, questa volta alzando leggermente il tono di voce e portandosi le ginocchia al petto. Se le strinse maggiormente a se con le braccia.
"Fred!" esclamò nuovamente, stringendo le palpebre e mordendosi l'interno guancia come una bambina. I capelli le ricadevano sul viso, e la paura che la promessa del fantasma fosse stata solo una frase dettata dalla menzogna la stava lentamente iniziando a divorare.
"Fred!" tornò a ripetere per la quarta volta, avvertendo dei primi singhiozzi farla sussultare leggermente. Raggomitolata sopra quel piccolo letto, la strega più brillante della propria generazione si era ridotta ad un mucchio di carne stanca e spaventata. Non sembrava la forte grifona che i quotidiani descrivevano, ma piuttosto una semplice adolescente in preda ad una delle tante crisi.
"Me lo avevi promesso, stupidissimo Weasley!" lo rimproverò vanamente, riferendosi a quella promessa che sembrava non essere mai esistita "Fred! Fred! Fred! Fred!" gridò infine a squarciagola, sfoderando un tono di voce acuto e graffiante. Quando decise di alzare lo sguardo, aveva il fiatone. Il petto le si alzava ed abbassava in modo frenetico, ma non le interessava. La sola cosa che le importava era verificare se il fantasma avesse deciso nuovamente di mostrarsi a lei. 
Osservò prima in direzione del camino, trovando quella parte della stanza desolata. Si voltò in direzione della porta, ma non vi era nulla. Guardò persino alle sue spalle, ma neppure lì vi era traccia di eventuali presenze.
Poi, un suono simile ad una sorta di veloce sibilio, le fece puntare lo sguardo in direzione della porta. Quest'ultima non si mosse affatto, ma di fronte ad essa andò lentamente a formarsi la figura del ragazzo che la giovane aveva a lungo chiamato a sé. Si era come smaterializzato -avvolto da un'intrigante nuvola tendente all'azzurro-, a Hermione non interessava da dove. La sua mente si era improvvisamente svuotata. Un sollievo incredibilmente gratificante l'aveva completamente ammutolita. Non riusciva più a parlare -e pensare che aveva così tanto da dire!-; il timore di potere non rivedere più il rosso era improvvisamente svanito.
Si era bloccata lì, raggomitolata su quel piccolissimo letto, le labbra semichiuse e gli occhi lucidi. Si stava ancora abbracciando le gambe nude, ricoperte solo dalla gonna corta della divisa e dalle calze troppo leggere, e non accennava affatto a volersi muovere. Studiava insicura l'espressione del ragazzo di fronte a lei, timorosa di fronte la sua possibile reazione.

"Perchè mi hai chiamato?" le domandò con freddezza, stanco di quel silenzio che stava andando avanti da troppo -a parere del fantasma-. La ragazza avvertì quel tono come una lama tagliente, letale. Un dolore acuto le si propagò istantaneamente all'altezza del petto, per poi irradiarsi in tutto il corpo. Sentiva delle fitte sino alle dita dei piedi e, per l'ennesima volta in quella giornata,  desiderò non avere mai incontrato Harry in corridoio quella mattina.
"Sei arrabbiato?" gli domandò Hermione, non riuscendo a trattenersi, accantonando per qualche istante quella questione che, impellente, richiedeva di essere chiarita. Il ragazzo, di fronte quella domanda tanto schietta, sussultò leggermente, per poi puntare il proprio sguardo a terra.
"Io..." il ragazzo deglutì a vuoto, un sorriso mesto ad adornargli il viso pallido "No."
La riccia scosse la testa, non capendo "Lasciami spiegare! Io n-" "Sono deluso, Hermione." la interruppe, alzando lo sguardo e puntando i propri occhi in quelli di lei. Quest'ultima incassò silenziosamente quel colpo, trovandolo incredibilmente violento. Quella parola, delusione, le stava riempendo la mente in pochi istanti. Lei lo aveva... Deluso? E come?
Corrugò la fronte, per poi portarsi in piedi e fare qualche passo in direzione del ragazzo "Deluso? Io non capisco, Fred."
"Sei così tanto..." il rosso arrestò le proprie parole, preferendo riflettere attentamente su ciò che si apprestava a dire. Non era certo di potere spiegare quell'ammasso di emozioni che si facevano largo in lui, ma doveva tentare.
"Non ho mai conosciuto una ragazza più intelligente di te." esordì infine, continuando a mantenere una certa distanza dalla ragazza "A dire il vero, non ho mai conosciuto una persona più intelligente di te."
Il rosso stava mormorando, mentre la giovane lo osservava incerta. Improvvisamente quella frase -che normalmente le sarebbe parsa come un legittimo complimento- le sembrava un'accusa decisamente velata, ma pur sempre un'accusa.
"Io sono morto. I-Io non dovrei esistere. Io non esisto." tornò a parlare il rosso, facendo immediatamente capire alla ragazza quale fosse il punto della situazione "Avanti, Herm, non sei una sprovveduta. Sai che non potrà mai esserci nulla tra noi." la ragazza ascoltò infastidita, sempre più decisa ad intervenire. La voce di lui era calma, il tutto nonostante stesse parlando di una cosa dannatamente importante "Che io lo voglia, o no."
Hermione arretrò istintivamente, come scottata dalle parole di lui.
"Puoi avere chi vuoi! Sei carina e, insomma, credevo che Ron-" "Oh, sì." lo interruppe la ragazza, stanca di sentire tante belle parole alle quali lei non credeva affatto "Tutti credevano che Ron..." lasciò al frase in sospeso "Ma non è così. Non è mai stato così." disse la riccia, scuotendo la testa e mordendosi il labbro inferiore frustrata "Tutti pensavano che sarebbe successo chissà-cosa, ma a me Ronald non è mai piaciuto. Non in quel modo." prese una pausa per puntare il proprio sguardo in quello di Fred, proprio come aveva fatto lui poco prima "Ma con tutti che credevano che mi piacesse lui, non potevo semplicemente alzarmi e dire 'Ehi, no. Quello è il fratello sbagliato. Io ho una cotta per Fred dal quarto anno'..." la voce le si ridusse ad un flebile sussurro, mentre gli occhi del fantasma si allargavano sconvolti.
"D-Dal quarto?"
La ragazza abbassò lo sguardo, ammettendo silenziosamente quell'enorme verità.

Lo so, Fred. E' un sacco di tempo.

L'aria divenne tesa quanto una corda di violino. Nessuno dei due accennava a voler dire altro ed Hermione, in particolare, stava compiendo un enorme sforzo per trattenere le lacrime che spingevano con prepotenza per essere liberate.
Infine, stanco di quella situazione, il rosso, voltandosi,  parlò "Se mi hai chiamato solo per questo, allor-" "No." lo interruppe la ragazza, timorosa di poterlo vedere sparire da un momento all'altro "Ti ho chiamato per un motivo molto, molto importante."
Udendo quelle parole, Fred tornò a prestare attenzione alla ragazza. Si girò verso di lei e la osservò in silenzio, in attesa che parlasse. Non aveva neppure voglia di immaginare a cosa la giovane si riferisse. Era stanco e quella giornata sembrava non volere più finire. Si sentiva orribilmente turbato e tentava con tutto se stesso di non darlo a vedere.
Si sentiva soprattutto male: non voleva che Hermione si allontanasse da lui. Non voleva rinunciare per sempre alla sua compagnia, tornando così ad essere solo che un'essenza vaga ed invisibile. Questo pensiero, in particolare, lo terrorizzava.
"Ti rivelerò una cosa," esordì la giovane dopo quale istante "ma in cambio, devi promettermi che farai finta di non sapere nulla. Faremo finta che tutta questa storia..." la ragazza agitò una mano "...Le parole di Harry ed i miei sentimenti, non esistano."
Il fantasma corrugò la fronte. Non si sarebbe mai aspettato una simile richiesta da parte della riccia. In tutta sincerità, aveva creduto sino all'ultimo istante che la giovane lo avrebbe costretto ad accettare i suoi sentimenti, che gli sarebbe scoppiata a piangere in faccia e che lo avrebbe evitato in ogni modo possibile. Invece, gli stava solo domandando di dimenticare. Ed ovviamente, visto l'impellente bisogno che lui aveva di sentire Hermione al proprio fianco, avrebbe accettato.
"D'accordo."
La ragazza osservò confusa Fred. Aveva risposto con una tale determinazione -e senza neppure riflettere-, da rimanerne spiazzata. Quest'ultimo, vedendo l'espressione della giovane, sorrise divertito, per poi prendere parola.
"Allora, cosa devi dirmi di tanto importante?"
"So per quale ragione riesco a vederti!" esclamò in risposta lei, sgombrando istantaneamente la testa del giovane. Ogni più vago pensiero si era trasformato in nulla di fronte quella scoperta che avrebbe potuto portargli tanta gioia. Le parole della giovane gli erano sembrate un meritato paradiso, ed i suoi occhi si erano improvvisamente illuminati di speranza. Quel qualcosa che credeva di avere perduto per sempre.

"Hermione, mi stai-" La ragazza non gli fece neppure finire di porre la domanda, che immediatamente sfoderò un'epressione fortemente offesa. Aveva capito cosa si apprestava a chiederle il fantasma, e non era intenzionata neppure a discuterne. Il discorso che stava per  fare sarebbe stato molto delicato. Non era neppure certa di poterglielo spiegare con chiarezza! Non voleva che degli stupidi dubbi da parte di lui, la costringessero a temporeggiare.
"No, Fred, non ti sto prendendo in giro! So davvero cosa sta accadendo.. O almeno, penso. Si tratta di deduzioni."
Il ragazzo annuì zittito. Forse, era meglio farla parlare. E poi, solitamente, le deduzioni di Hermione Jean Granger portavano sempre ad una risposta veritiera.
"Non ho mai accettato la tua morte." esordì quindi la strega, abbassando il volto e mormorando appena. Quello, non solo era un discorso parecchio complicato, ma anche altrettanto imbarazzante "Insomma, non mi sono neppure presentata al funerale. E' questa la chiave."
Il ragazzo finse distacco, mentre quelle parole lo trafiggevano in realtà con una furia ed una potenza tali da uccidere.
"Gli altri, a differenza di me, si sono presentati e... Ed in particolare, la tua famiglia, era presente quando sei morto. Ronald no, ma lui si è letteralmente buttato ad abbracciare il tuo corpo. Insomma, loro..." Hermione esitò "Loro hanno concretamente toccato la tua morte. Per loro che hanno visto il tuo cadavere più volte, è impossibile dire 'non accetto che Fred sia morto'. Per me è un'altra storia." la giovane sorrise leggermente "Io ho fatto il possibile per non doverlo mai dire; il possibile per avere almeno una speranza. Ho persino lasciato la tua stanza come l'avevi lasciata tu. Io non ho mai neppure creduto che eri morto. Per gli altri era inevitabile farlo."
Il giovane ascoltò quelle parole con attenzione, turbato ed incantato al medesimo istante. Per quanto complicato fosse il concetto, capiva ciò di cui stava parlando Hermione. Per i suoi fratelli, che avevano pianto per mesi, abbracciando il suo corpo privo di vita e che erano stati costretti ad affrontare quel lutto, era stato d'obbligo andare avanti. Era stato il solo modo per farcela.
Hermione, però, non lo aveva mai fatto. Lei, semplicemente, aveva rinchiuso in sé quella piccola speranza. Un'opaca scintilla che non poteva accettare, che una cosa come la sua morte fosse accaduta. Aveva fatto il possibile per non pensare a Fred -alla sua morte-, ed aveva finto distacco. O almeno lo aveva fatto sino a che una luce misteriosa non era apparsa nella sua vita. Poi, qualcosa era cambiato.
E così, quella sua piccola speranza, una scintilla infinitesimale, era divampata.

"Perchè lo hai fatto?" domandò in un soffio il rosso, grato come non mai alla riccia. Restava distante, ma dentro di sé non poteva evitare di comparare Hermione ad un suo angelo custode.
La giovane gli sorrise mesta. La risposta era così mortificante da farle tremare le gambe. Dicendola, avrebbe detto addio ad ogni orgoglio rimastole. Ma infondo, non le importava granchè ormai.
"Una ragazza che ha perso anche i genitori, doveva pur riporre la fede rimastole da qualche parte, no?"















































 
Angolo dell'autrice!

Eccomi! Spero tantissimo che il capitolo vi sia piaciuto!
Hermione ha capito il motivo per cui vede Fred, e con esso ha anche compreso il fatto che la maggiore difficoltà a vederlo l'hanno -per l'appunto- i fratelli.
Spero tanto che vi sia piaciuto e... Beh, spero di leggere qualche vostra recensione ^^ Io non sono particolarmente sicura del capitolo :(

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Salve!
Come sempre, inizio con il ringraziare tutti voi meravigliosi lettori! Le vostre recensioni mandavano avanti la scrittura ahah!
Siete fantastici e so che vi aspettavate un po' più di gioia... Beh, dal prossimo capitolo la Fremione inizierà ad ingranare (?).

Mh... In questo capitolo torna Malfoy (il nostro furetto preferito!). Scusate, ma è un personaggio abbastanza importante per me ahah, ed apparirà con una certa frequenza.

Non so che altro dire a parte che... Siete sempre i migliori e... Spero che questo capitolo vi piaccia! (è principalmente di transizione, anche se ci sono dei momenti fremione)

Lasciate una recensione se vi va, e ciao!














Love Until We Bleed.




 
capitolo 10.























"Una persona che ha bisogno di un po' di pace non può nemmeno più rifugiarsi nella Stanza Delle Necessità, Granger?"
Hermione non se ne era resa conto. Non aveva neppure udito la porta aprirsi e richiudersi, troppo concentrata sulla figura del fantasma  che continuava ad osservarla ammutolito. Da quando la strega se ne era uscita con quella frase, quella sui suoi genitori ormai perduti e sulla sua poca fece, Fred non era più stato in grado di replicare. E neppure lui si era accorto della nuova presenza nella stanza, almeno sino a che essa non aveva parlato.
La voce del furetto era risuonata come al solito altezzosa ed arrogante, colma di pregiudizi e congetture che qualcuno gli aveva -con la forza- inculcato nella mente. Si era fatto avanti facendo risuonare i propri passi lenti e cadenzati nella stanza. Era spavaldo come suo solito, e sorrideva beffardo alla riccia, ignaro di averla interrotta in un momento tanto importante con Fred.
Una volta giuntale di fronte, la squadrò spazientito "Allora?"
Hermione non seppe come interpretare quella domanda. Malfoy si atteggiava a 'bello e dannato', con la camicia leggermente aperta -i primi bottoni obbligatoriamente sbottonati- e la cravatta allargata.
"Allora, cosa?" incalzò lei, scuotendo la testa in attesa di risposta. Fred rimaneva in disparte, non accennando ad andarsene, ma non dando neppure alcun segno di volersi liberare del nuovo ospite. Anzi, si sentiva decisamente sollevato. L'arrivo del biondo aveva smorzato tutta quella tensione che era andata a crearsi. Forse, segretamente, era persino grato a Malfoy. 
Il ragazzo sbuffò qualcosa tra sé e sé, per poi rispondere "Mi sembra evidente, mezzosangue. Aspetto che tu mi chieda scusa."
Quella richiesta irritò non poco Hermione che, colta sul vivo, dovette mordersi la lingua per non schiantare immediatamente il furetto "Dovrei chiederti scusa perchè sono arrivata qui prima di te?"
Malfoy sorrise, sfoderando la propria dentatura perfetta "Vedo che hai capit-" "Sta zitto e lasciami in pace. Oggi non sono in vena." lo interruppe bruscamente la riccia, voltandosi e ruotando una mano in aria. No, in quel momento neppure Malfoy poteva farle ritrovare il proprio spirito combattivo. Il biondo sfoderò un'espressione contrariata ed offesa -non solo la Granger era pazza e frigida, ma ora non gli dava neppure la soddisfazione di insultarla?!-, che riuscì però a sostituire subito con un ghigno astuto e viscido.
"Oh, giusto. Ho visto prima."
La ragazza tornò a prestare attenzione al biondo. A cosa si stava riferendo così d'improvviso? Cosa aveva visto? Fred? Malfoy era riuscito a vedere Fred? E come? Quelle domande, però, si dileguarono non appena il ragazzo prese nuovamente parola.
"Che sceneggiata tra te e San Potter..." Draco si accostò al caminetto spento "Che è successo esattamente? Vi siete lasciati?"
La riccia non rispose, limitandosi e grugnire leggermente. Dietro Draco, notò Fred farsi scappare una piccola risata per quel verso.
"Oh, no! Tu stai con il Pezzente Weasley, mi ero dimenticato!" si corresse dopo poco il biondo, fingendosi rammaricato per l'errore, ma sfoderando immediatamente quell'irritante ghigno che di benevolo aveva ben poco. Hermione sollevò lo sguardo verso il soffito spazientita. D'accordo, se Malfoy voleva giocare, lei avrebbe ricambiato, e con gli interessi.
"Ma come, non lo sai?" esordì dunque la strega, avvicinandosi leggermente al serpeverde "Io e Ronald non stiamo insieme. Beh, credevo lo sapessi, infondo sei così interessato agli affari della sanguesporco Granger." sorrise schernitrice "Insomma, seriamente, mi chiedo come tu faccia ad avere il massimo dei voti in pozioni quando sei costantemente occupato a curiosare nella mia privacy." Ed ora, si disse Hermione, il colpo di grazia "Io lo troverei disonorevole per un purosangue, no?"
Mai parlare di onore perduto ad un ragazzo appartenente ad una famiglia purosangue un tempo gloriosa ed ora in rovina. Quella era una sorta di regola abbastanza ovvia, infondo buona parte di queste famiglie erano serpeverdi, ergo ex-mangiamorte. Insomma, un'altra parola ed avevi l'anatema della morte in regalo.
Fu a causa di questi ultimi presupposti che la ragazza decise di girare i tacchi e lasciare la Stanza Delle Necessità. Si voltò, facendo svolazzare all'aria le balze della gonna e, lanciando un ultimo sguardo a Fred -un'occhiata colma di promesse e speranze-, si diresse verso la porta. La aprì, ma quando fece per andarsene, la voce di Draco tornò a disturbarla.
"Non è esattamente un'idea geniale farsi considerare pazza per un'illusione. Fai parte del Trio Dei Miracoli, Granger. Non ti conviene rovinare tutto."
Lei non si voltò in direzione del biondo per rispondergli. Non voleva mostrargli quel luccichio che aveva preso possesso dei suoi occhi, rendendoli facili prede di lacrime. Con quella frase, Malfoy le aveva fatto chiaramente capire che aveva ben udito la sua conversazione con Harry. Lui l'aveva sentita ed ora non la stava prendendo in giro. Le stava dando... Un consiglio?
Sfoderò un falso sorriso, freddo come il ghiaccio, troppo simile ad uno di quelli che erano soliti al Serpeverde. Si voltò qualche istante verso di lui "Che succede, Malfoy? Ora ti preoccupi per me?"
Il ragazzo ricambiò l'espressione della strega "Non lo farei mai, sanguesporco. Semplicemente, ti credevo abbastanza intelligente da capire che, andando avanti così, non farai altro che rovinarti."
la riccia non volle udire oltre. Lasciò la stanza con furia, completamente infastidita dalle parole di Malfoy. Come diavolo si permetteva quel furetto di sentenziare parole su di lei? Come osava criticarla o biasimarla? Come poteva consigliarle di fingere che Fred non esistesse?

Era stanca; quel giorno le era accaduto di tutto. Ora Fred sapeva dei suoi sentimenti, ma avrebbe finto il contrario. Harry l'avrebbe probabilmente cercata per l'intero istituto pur di fare pace con lei. Persino Malfoy, considerandola irrimediabilmente uscita di testa, le aveva cercato di dare una mano!
Decise che avrebbe spento per un po' il cervello. Si diresse verso il dormitorio e, una volta nella propria stanza, si lasciò andare mollemente sopra il materasso del proprio letto. In pochi minuti si addormentò, lasciandosi andare tra le dolci e delicate braccia di Morfeo.









Si risvegliò con un senso di vertigine ad accellerarle il battito cardiaco. Aveva aperto gli occhi d'improvviso, ritrovandosi avvolta dal buio. Doveva avere dormito per tutta la giornata, probabilmente stanca a causa delle troppe parole -difficili- dette. Indossava ancora la divisa scolastica e si trovava sdraiata sopra le lenzuola sgualcite color rosso-oro. Sbadigliando intorpidita, la ragazza sollevò il busto, ritrovandosi seduta sopra l'ampio materasso del letto. Allungò le braccia verso l'alto, stirandole, e fece altrettando con le gambe, puntandole verso il pavimento. Si passò una mano tra i capelli crespi, trovandoli fastidiosamente spettinati, e dopo pochi secondi si alzò, desiderosa di sistemarseli nonostante l'orario. Eppure, non appena si voltò verso la piccola toeletta che teneva nella stanza, la figura di Fred la fece sussultare. Trattenne astento un grido spaventato -non si aspettava certo di vederlo lì a quell'ora-, ed immediatamente si riaccomodò sopra il letto.
Il fantasma era in piedi contro la parete, le braccia incrociate sul petto. La osservava silenziosamente, ed Hermione divenne paonazza alla sola idea che lui potesse essere rimasto lì tutto il giorno, in attesa del suo risveglio. Colta da un improvviso timore -particolarmente stupido-, sperò con tutta se stessa di non avere russato.
"F-Fred..." mormorò nel buio, mentre il fantasma si faceva vicino. Ringraziò il cielo di essere Prefetto e di avere perciò una stanza personale, priva di compagne di stanza.
"Che ci fai qui?" domandò la riccia, per poi scuotere la testa "Anzi, da quanto sei qui?"
"Abbastanza da sapere che sogni di avere conversazioni filosofiche con un certo George Orwell." rispose il rosso, sedendosi vicino alla ragazza e sorridendo divertito. Effettivamente, mentre dormiva, l'aveva sentita blaterare qualcosa sul comportamento umano, e su quanto un certo libro fantascentifico fosse da ammirare in questo campo. Ad un certo punto aveva persino detto 'No, no, signor Orwell, non posso prendere un caffè con lei. Piuttosto,  penso che il personaggio di Winston sia sin troppo sopravalutato.' o qualcosa del genere. Quei discorsi lo avevano fatto ridere immensamente.
La rossa divenne paonazza, ed abbassò il volto verso il pavimento che, a causa del buio, non le era visibile "N-Non si tratta di filosofia."
Fred alzò il mento, continuando a sorridere "D'accordo."
"Comunque era uno scrittore babbano." intervenne dopo qualche minuto di silenzio la strega, volendo precisare quella piccola cosa. Detestava lasciare i discorsi a metà, anche quelli più imbarazzanti -come quello-.
"E' importante che un fantasma sappia certe cose..." commentò semplicemente Fred, facendo sorridere questa volta Hermione. Sembrava che tutta la tensione di qualche ora prima fosse svanita, ed entrambi ne furono silenziosamente riconoscenti. Nessuno aveva intenzione di discutere di genitori perduti o delle parole particolarmente criptiche di Malfoy. Era bello semplicemente quello: scherzare.

"Comunque è abbastanza inquietante." tornò a parlare la ragazza dopo qualche minuto, continuando a mormorare nel buio, giocherellando con l'orlo della gonna e facendo oscillare i piedi in modo continuo oltre i bordi del letto. Il fantasma, di fronte quella frase, si voltò verso la strega. Quest'ultima riprese parola.
"Parlo dello spiare ragazze che dormono." spiegò quindi la riccia, facendo annuire Fred un paio di volte.
"Ammetto la mia colpevolezza."
Hermione sfoderò un'espressione furba, contornata da un mezzo sorriso decisamente scaltro -la cosìddetta ciliegina sula torta- "E come si giustifica, signor Weasley?" domandò poi con ostentata formalità. Le sue labbra erano dannatamente sensuali in quel momento, più femminili di quanto fossero mai state.
"Volevo... Parlarti." esordì lui "Ma poi, dormivi davvero bene e... E mi sono incantato."
La ragazza sussultò, perdendo immediatamente quel sorrisetto sghembo. Aveva iniziato quel discorso, immaginandosi gaffe e disperati tentativi di discolpa. Fred non poteva dire una cosa del genere con tanta leggerezza!
Contemplò per -forse- troppo tempo il viso brillante di lui. La sua figura emetteva una luce fioca, qualcosa di sgargiante se messa a confronto con il buio che la notte aveva portato nella stanza. Osservò il suo  volto giovane ed intrigante, i capelli non troppo corti e le labbra sottili. Aveva sempre trovato la forma della bocca di lui incredibilmente affascinante, e faticò non poco -in quel momento- ad imporsi di mantenere la calma e non saltargli addosso. Desiderava impellentemente baciarlo, anche solo a stampo. Voleva saggiare la consistenza della sua bocca. Si chiese se sarebbe stato un contatto freddo o caldo, se lui vi si sarebbe cullato a lungo o meno.
Eppure dovette presto arrestare i suoi pensieri, in quando la voce di lui la costrinse nuovamente a prestare attenzione, a tornare a quel presente bizzarro.
"Volevo ringraziarti. Stamattina non l'ho fatto, e mi sono sentito uno stupido per tutta la giornata." il rosso abbassò il viso, facendolo scivolare sopra il grembo di lei. Osservò le sue coscie perfette e femminili, ricoperte appena dalla gonna della divisa scolastica.
"Ti stai impegnando tantissimo per me." osservò dopo qualche secondo il fantasma, facendo nuovamente risuonare la propria voce all'interno del piccolo abitacolo. La rossa sospirò appena, per poi sorridere mesta, ben al corrente di non potere fare alcun riferimento ai propri sentimenti. 
"Lo faccio sempre." mormorò dunque lei, serrando le proprie mani attorno alla stoffa della gonna e stringendo "Impegnarmi, intendo."
Avrebbe voluto dire di più. Avrebbe volentieri gridato furiosa, eppure non lo fece. Era frustrata, ma tentò disperatamente di non darlo a vedere. Probabilmente era meglio così. Anzi, era certamente meglio così: con Fred che fingeva di non essere al corrente dei sentimenti della ragazza, lei non avrebbe più rischiato di perderlo. Doveva semplicemente ricordarsi di essere solo un'amica.
Il ragazzo annuì concorde "Effettivamente è vero."
Ok, constatò Hermione, quella conversazione si stava facendo noiosa e non ingranava affatto. Eppure, non voleva che lui andasse via.

"Proverò a parlare nuovamente con Ronald." esordì dunque la riccia, mordendosi il labbro inferiore "Cercherò di fargli capire. Passo dopo passo, forse, inizierà a credermi."
Sì, quello era il modo migliore per esporre il piano. Non era il caso di dire a Fred che aveva optato di dirlo nuovamente a Ron perchè era il fratello più ingenuo, e perchè le avrebbe forse creduto. Non era il caso di insultare il fratello minore del ragazzo per cui aveva una cotta.
"Lo spero tanto." sorrise il rosso, immaginando di potere nuovamente parlare con il piccolo e goffo Ron. Sarebbe stato davvero divertente, e credeva con tutto se stesso nelle capacità di Hermione. Era certo che la ragazza, prima o poi, sarebbe riuscita a renderlo visibile.

"O-Ora..." esordì dopo qualche minuto di silenzio la riccia "Dovrei andare a letto... E cambiarmi." indossava ancora la divisa scolastica. Il fantasma sorrise, riportando alla mente il giorno in cui l'aveva sorpresa nel bagno dei prefetti, per poi rispondere.
"Certo, Granger." si voltò verso la porta ma, prima di attraversarla -come ogni fantasma che si rispetti-, disse un'ultima cosa alla ragazza "E non devi vergognarti di dirmi che hai scelto Ron perchè è il più stupido. Ne siamo tutti al corrente!" scherzò prima di sparire, lasciando la riccia immersa nel buio, con un sorriso sincero a dare forma alle sue labbra morbide.



















Era passata una settimana, ma Ron non la ascoltava affatto. Lui la squadrava di nascosto e con disprezzo. La trattava con sufficienza e scostanza. Aveva smesso di chiederle di copiare i compiti, ed aveva iniziato a stare sempre di più con la sorella minore, lasciando da parte Harry -che doveva avere tentato di difendere la riccia, in un modo o nell'altro- e Hermione.
Ronald la evitava.

















 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Salve gentilissimi lettori! Sono tornata in leggero ritardo, e mi scuso completamente!
Perchè sto scrivendo il mio angolino qui? Beh, vorrei chiarire un paio di cose... ^^''
Come sempre, le parti in grassetto corsivo sono ricordi.
E poi, volevo avvisarvi che il capitolo di oggi è principalmente introspettivo (infondo questa è una storia di questo genere, quindi... ahah). Vi avviso, perchè so che non a tutti piacciono questo genere di cose, e non vorrei che lo trovaste noioso (sono davvero preoccupata di questa cosa...) e quindi per favore, lasciatemi qualche recensione per farmi sapere! Sono agitatissima!














Love Until We Bleed.





 
capitolo 11.




















Era passata una settimana, ma Ron non la ascoltava affatto. Lui la squadrava di nascosto e con disprezzo. La trattava con sufficienza e scostanza. Aveva smesso di chiederle di copiare i compiti, ed aveva iniziato a stare sempre di più con la sorella minore, lasciando da parte Harry -che doveva avere tentato di difendere la riccia, in un modo o nell'altro- e Hermione.
Ronald la evitava.







E poi, giunse Novembre.




Hermione non era più certa di quale fosse il miglior modo di comportarsi con il più giovane uomo della famiglia Weasley: il suo orgoglio le diceva di ignorarlo. Le gridava di smetterla definitivamente con gli appostamenti dopo le lezioni, nei quali restava minuti interi fuori dall'aula per attendere che lui uscisse, così da parlarci. Il suo orgoglio le consigliava caldamente di non dare più corda al giovane, arrogante e stupidissimo, Weasley. Eppure, dall'altro lato, vi era qualcosa di altrettanto importante a costringerla nel dubbio: Fred.
La giovane strega aveva avventatamente promesso al fantasma che avrebbe lei stessa chiarito la situazione andata a crearsi con Ronald. Il piano le era sembrato semplice: Hermione avrebbe speso ogni suo attimo libero nel tentare di ribadire a Ron che suo fratello esisteva ancora in qualche angolo sperduto dell'istituto, e Ronald, non essendo -senza offesa- una cima, le avrebbe infine creduto, riuscendo finalmente a vedere anch'egli il fantasma del fratello maggiore.
Purtroppo, il piano si era complicato.
Erano passati esattamente una settimana dal giorno in cui la riccia aveva fatto la sua ultima promessa a Fred, ma Ron aveva smesso di rivolgerle la parola. Non era neppure più riuscita a salutarlo. Ormai scambiava più parole con Malfoy, durante i loro brevi incontri fatti di frecciatine ben poco amorevoli ed occhiate truci quanto quelle di Bellatrix in persona -e se si parla di Bella, erano davvero truci-. Fred lo sapeva; Hermione stessa gli aveva detto come stava la situazione, ed in risposta il fantasma aveva semplicemente sollevato le spalle con arrendevolezza. La strega non ci aveva potuto credere: da quando in qua Fred Io-Sono-Il-Più-Appetibile-E-Divertente-Dell'istituto Weasley si dimostrava così poco intraprendente? Semplicemente, si era poi risposta afflitta Herm, il fantasma era realistico.

La riccia lo capiva; i fratelli Weasley la stavano iniziando a detestare e lei non poteva minimamente biasimarli. Infondo, si aggirava per la scuola convinta di potere vedere il fantasma del loro defunto fratello, quello che loro stessi avevano seppellitto, e che avevano visto cadere a terra morto. Insomma, se un fantasma fosse mai venuto, si sarebbe dovuto presentare a loro, non a lei. In definitiva, ciò che la riccia stava da parecchi giorni ribadendo, non faceva altro che suonare come un pessimo scherzo. Il peggiore.
Ed Hermione comprendeva ciò che pensavano, il loro struggimento interiore. La ragazza poteva capire perfettamente l'odio che lentamente stavano iniziando a serbare nei suoi confronti. Eppure, la sola cosa che poteva fare lei, era persistere. E così faceva. Hermione, gonfiando il petto ed alzando la testa, continuava imperterrita a ribadire le proprie convinzioni: Fred c'era, era un fantasma, era invisibile a molti, ma c'era.
E la sola dannatissima cosa che gli altri avrebbero dovuto fare per vederlo, sarebbe stato crederle. Era davvero tanto impegnativo? Probabilmente sì, si disse la ragazza dirigendosi verso la Stanza Delle Necessità.

Erano ormai giorni che Fred e Hermione si incontravano in quella magica stanza, in grado di mutare forma di fronte un desiderio silenzioso ed inespresso. Eppure, non importava quale fosse l'aspetto della camera, la cosa davvero fondamentale era che i due si vedessero ogni giorno, che parlassero e che si sfogassero. Ed era così.
Dopo pranzo, senza neppure fare un cenno di saluto agli amici Grifondoro che erano con lei, la strega si dirigeva a passo svelto fuori dalla Sala Grande, i libri contro il petto e lo sguardo determinato. Giungeva in pochi minuti al quinto piano, sempre di fronte la medesima parete, e chiudeva gli occhi. Silenziosamente pregava affinchè un'ampia porta nera, intarsiata meravigliosamente di eleganti disegni e contorte linee, apparisse di fronte al centro di quel muro spoglio.  Ed infine, quando la ragazza sollevava le palpebre, trovava di fronte a se quella porta che aveva desiderato. La apriva e vi entrava lentamente, guardandosi bene attorno per verificare di non essere stata seguita, poi se la richiudeva alle spalle. Solitamente era una stanza molto semplice quella in cui si ritrovava: una cameretta con un letto od un divano su cui rilassarsi, ed un camino per scaldare l'aria fredda di novembre.
E dopo pochi minuti arrivava anche lui, smaterializzandosi circondato da una leggera coltre bluastra, e sorridendole gentile. Le si avvicinava silenziosamente, le faceva un cenno di saluto con il capo, e poi si accomodava al suo fianco. Per iniziare la conversazione, le chiedeva spesso come si fosse vestita quel giorno, le domandava di descrivergli attentamente ogni colore che li circondava, e lei rispondeva estasiata, felice di potergli dare anche solo quel leggero piacere. E lui, mentre la ragazza raccontava, chiudeva gli occhi ed immaginava ogni colore tinteggiare lentamente ciò che li circondava: le pareti, il soffitto, il pavimento, il caminetto, il divano su cui erano accomodati, i vestiti di Hermione, i suoi occhi ed i suoi splendidi capelli -di quel colore chiaro, ma non biondo. Scuro, ma non bruno-. Tutto prendeva meravigliosamente colore.



Un pomeriggio, non resistendo, sorridendole dolcemente, le aveva mormorato "Hai dei capelli meravigliosi."
Lei aveva sussultato leggermente, non aspettandosi un complimento così improvviso, e soprattutto da parte sua. Infondo, si ricordava secondo dopo secondo, Fred
l'aveva rifiutata. Aveva poi abbassato lo sguardo contro il pavimento, ed aveva inziato ad osservarsi con falso interesse la punta delle scarpe scure. Eppure, lui era andato avanti a parlare, raccontare...
"Ricordo che quando avevi undici anni, erano una matassa indomabile." aveva osservato sempre con un sorriso in volto, ostentando una calma che lei non riusciva a trovare.
"Adesso sono così...
Belli." Fred aveva sollevato una mano, e le aveva accarezzato lentamente una ciocca sottile "E mi piacciono tantissimo quei piccoli boccoli che ci sono alla fine. Sono... Brillanti." dicendo quell'ultimo agettivo aveva sorriso, incerto se fosse adatto o meno. Lei si era limitata a mordersi il labbro inferiore con il cuore a mille e le gote arrossate. Persino quel piccolo complimento era stato in grado di farla sentire ad un passo dal Paradiso.



Fred -se possibile- le piaceva ogni giorno di più, si disse tristemente Hermione una volta arrivata di fronte la parete sulla quale sarebbe apparsa -di lì a poco- la porta incantata. Quella consapevolezza le faceva tremare le ginocchia in modo incontrollabile, facendola sentire sul bordo di un precipizio incredibilmente profondo, oppure in bilico su un filo sul punto di spezzarsi. Non sapeva come arrestare l'espandersi dei suoi sentimenti, e sapeva perfettamente che lui avrebbe continuato a fingere di non esserne al corrente. Era doloroso, constatò silenziosamente la strega, deglutendo a vuoto ed apprestandosi a desiderare l'apparizione della  stanza. Era incredibilmente doloroso il modo in cui il ragazzo continuava a disinteressarsi ai suoi sentimenti.
Anche se, ad essere sinceri, non era così; era stata Hermione stessa a chiedergli di dimenticare e fingere. Era stata proprio la strega più brillante della propria generazione -maledettissimo nomignolo incredibilmente lungo!- ad avere quella stupidissima idea.  Ricordava ancora quella sensazione di nausea che l'aveva divorata quando lui le aveva delicatamente dato della sprovveduta, dicendole come una relazione tra i due fosse una pessima idea. Lui era morto. Lei no.
Chiuse gli occhi, immaginando una piccola camera dall'aspetto confortevole, con un piccolo camino acceso, ed una finestra dalla quale potere ammirare le valli che circondavano il castello.



"Sai... Penso che per Natale resterò qui." aveva esordito Hermione, lanciando una breve occhiata al fantasma seduto al suo fianco. Stavano per congedarsi l'uno dall'altra, ma prima la riccia aveva preferito avvisare il ragazzo di quella novità. Sino a poche settimane prima era deciso che la strega avrebbe passato quei pochi giorni festivi alla Tana, con gli altri, ma con tutto ciò che stava accadendo con Ronald e Ginny, non se la sentiva più. Fred si era voltato verso di lei immediatamente, improvvisamente curioso.
"D-Davvero?"
Hermione aveva annuito silenziosamente, per poi alzarsi in piedi e sistemarsi la gonna della divisa leggermente sgualcita. Aveva controllato che le calze fossero perfettamente aderenti alle sue gambe eleganti e femminili, ed una volta fatto, aveva fatto per andarsene. Ma la voce di lui l'aveva fermata sulla soglia.
"Sai, è un vero sollievo."
Hermione si era voltata, incontrando lo sguardo del fantasma sorridente e sinceramente felice, e la sola cosa che era stata in grado di fare, era pensare che così, con quell'espressione dolce e gentile, era davvero bello. Molto più del solito. Le era sembrato tanto uno di quei sorrisi che era solito a condividere con George. E questo, le aveva improvvisamente illuminato la giornata. 
Non aveva chiesto o detto altro. Aveva preferito non rovinare quel momento, già perfetto così e, una volta ricambiato il suo sorriso, se ne era andata con il cuore in gola e la testa leggera.




Una volta sollevate le palpebre, Hermione vide stagliarlesi di fronte la solita porta dai toni scuri, intarsiata di mille perfette decorazioni. La osservò qualche istante in silenzio, assaporando già il momento in cui avrebbe incontrato Fred, e solo dopo qualche secondo decise di farsi avanti ed entrare nella stanza appena evocata. Si guardò attorno, prima di muovere il primo passo in direzione della porta. Non vi era nessuno, neppure l'ombra di una presenza, ed una volta appurato questo con estrema certezza, Hermione si  fece avanti, chiudendosi dentro quella stanza ospitante innumerevoli segreti.






















Fred vagava nelle aule vuote annoiato e stanco. In tutta una giornata, erano ben pochi i momenti che poteva definire piacevoli, ed ovviamente si trattava di quelli in cui aveva la possibilità di vedere Hermione. Apprezzava sinceramente la sua compagnia, era una ragazza astuta, simpatica e bella. Ormai preferiva stare con lei, piuttosto che vedere -anche solo per errore- Ron nei corridoi. Incontrare le figure dei propri fratelli risvegliava in lui una malinconia non indifferente. In  quei momenti, iniziava ad avvertire un orribile fastidio allo stomato ed una sensazione di incompletezza invaderlo. Quando stava con la Granger, invece, la speranza rinasceva. Quando parlava con quel prefetto so-tutto-io, tornava persino a vedere i colori che lo circondavano. Lei glieli descriveva con una precisione tale da permettergli persino di saggiarli. Si sentiva incredibilmente vivo in sua presenza.

Ma poi, lei gli aveva fatto piombare addosso un fulmine. Era stato un colpo in grado di farlo pericolosamente traballare nel suo mondo già troppo colmo di incertezze e sfuggevoli fatti. E, a dire la verità, non era stata neppure colpa della ragazza. Era successo tutto a causa del Salvatore del Mondo Magico, il signorino Harry James Potter.
Non aveva mai pensato a Hermione in quel modo. Non aveva mai prestato troppa attenzione alle sue gambe perfette, al suo corpo snello, od al suo viso dolce e determinato. Non prima di allora. Hermione era sempre stata una sorta di tabù; infondo, secondo buona parte delle voci che vagavano per Hogwarts, la strega aveva sempre avuto una cotta ben più che evidente per Ronald. Era quella la ragione per cui, mai prima di allora, Fred si era preso un attimo per osservarla con attenzione.  Sarebbe stato uno sgarbo nei confronti del fratello minore, qualcosa di orribile ed inaccettabile.
Eppure, lei aveva detto che Ron non era mai importato davvero, non quanto lui, non quanto Fred. Quell'improvviso chiarimento lo aveva scosso ben più di quanto potesse ammettere: si era sentito attraversare da una potente scossa elettrica, ed Hermione era improvvisamente divenuta molto più reale di quanto non fosse mai stata. Non che non l'avesse mai notata; era una ragazza intelligente e di bell'aspetto. Ma non vi aveva mai fatto pensieri di quel genere. Però, quando lei gli aveva detto che la sua cotta andava avanti ormai dal quarto anno, Fred si era sentito libero di potere ammirare per la prima volta -senza considerarlo un gesto sgarbato, disgustoso. Senza più ritenerlo un tabù incredibilmente ingiusto- le meravigliose fattezze della Granger. Perchè sì, erano davvero bellissime. Le gambe lunghe, quasi infinite, fasciate dai parigini della divisa scolastica, la gonna non troppo corta ed il maglioncino leggermente attillato le calzavano con dolcissima cura sul corpo, mettendole in mostra le curve perfette che possedeva.

E Dio, se gli era piaciuta.

Si era sentito persino arrabbiato con Ronald per avergli a lungo celato quell'incredibile tesoro. Hermione non era solo una bella ragazza intelligente, si era detto avvertendo la gola improvvisamente secca, ma era anche una donna determinata e sexy, scaltra e pronta a tutto per raggiungere i propri obbiettivi. L'aveva improvvisamente adorata, ed al medesimo istante aveva avvertito una lancinante fitta divorarlo. Lui era un fantasma, un fottutissimo essere incorporeo, invisibile e -a dirla tutta- inesistente. Tra lui ed Hermione non ci sarebbe mai potuto essere nulla. E lui le aveva detto chiaramente come la pensava.

La riccia non aveva pianto, troppo forte per cedere alle lacrime per una tanto futile ragione, ed aveva replicato semplicemente chiedendogli di dimenticare. Lui aveva accettato immediatamente; non solo Hermione era divenuta la sua segretissima Dea -quella in grado di vederlo ed aiutarlo-, ma ora poteva anche ammirarla totalmente, senza temere di rubare qualcosa di appartenente già a qualcuno -Ron-. Non sapeva con certezza come spiegare quella sensazione: per anni ed anni, la piccola Hermione Jean Granger era stata etichettata come 'futura sposa di Ronald', e quindi come tabù. Ed essendo tale, per non vederla, Fred l'aveva rivestiva di una sua immaginaria nebbia, qualcosa in grado di celare ciò che il proprio fratello minore doveva avere visto in lei per essersene innamorato. Beh, questa nebbia ora era svanita completamente, e Fred aveva compreso con estrema certezza cosa avesse fatto innamorare Ron.
Il fantasma aveva -in quelle settimane- imparato a conoscere la vera Hermione, scoprendola sorprendetemente simpatica ed unica. Non era solo la secchiona prima della classe, quella utile solo a copiare i compiti. Lei era anche la confidente più leale, l'amica migliore, la ragazza più intelligente e la donna più sensuale del mondo.

E Dio, Fred si era reso conto che a lui Hermione piaceva.

Amava il modo in cui si impegnava, in cui cercava sempre e comunque di aiutarlo, nonostante le speranze si riducessero. Stravedeva per la sua ironia, tagliente quasi quanto quella di lui. E -Diavolo!- gli piaceva persino come camminava, sempre di fretta e con al testa in alto, orgogliosa di essere la prima in tutto.
Era bella persino infilata in quelle enormi felpe che si metteva la domenica per evitare il freddo di novembre, con il viso coperto dalla sciarpa ed i capelli raccolti tenuti insieme da una matita mangiucchiata.
E pensava a quelle cose con il sorriso stampato sulle labbra, con gli occhi trasognanti ed il respiro lento e calmo, mentre si dirigeva verso la Stanza Delle Necessità per incontrare proprio lei, la ragazza che ormai aveva preso pieno possesso della sua mente, che ormai gli affollava i pensieri.

Eppure, le aveva detto di no.


Con un gesto veloce scomparve dall'aula vuota in cui si trovava, smaterializzandosi pochi istanti dopo all'interno della Stanza Delle Necessità, dove Hermione lo attendeva -come sempre- accomodata sul piccolo letto sul fondo di essa.







































***


 
NDA

Sooooorpresaaaa! A Fred sta iniziando a piacere Hermione! Ok, prometto che il prossimo capitolo sarà  davveeeero interessante :') Un bacio lettori-recensori! ahah!

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***



 
Ehi, buongiorno a tutti!
Eh, già, aggiorno di nuovo! ahah! Il capitolo di oggi è zeppo di eventi ed è abbastanza lungo, ed avevo anche preso in considerazione l'idea di dividerlo in due parti, ma non mi sarebbe piaciuto troncare l'azione così nel mezzo.

Ammetto di avere qualche dubbio sulla caratterizzazione di Draco, ma spero tanto che vi piaccia ^^''

Ora vado! Ringrazio tutti i lettori, e spero di ricevere qualche recensione :) Ciao! 
-Sara














Love Until We Bleed.



 
capitolo 12.



























"Ehi, benarrivato Fred!" lo salutò la riccia non appena vide la figura del fantasma apparirle d'innanzi. La stanza Delle Necessità era silenziosa, e la sola cosa a fare da sottofondo alla conversazoine tra i due, era il crepitio continuo ma rilassante del fuoco.
Il rosso abbassò leggermente il capo verso il pavimento, limitandosi a salutare la giovane con un semplice cenno della mano, qualcosa che lo fece apparire -a parer di lei- estremamente ed inspiegabilmente goffo. Eppure, nonostante quella piccola constatazione, Hermione non disse nulla, preferendo parlare di altro.
"Ron non si è ancora deciso ad ascoltarmi." esordì affranta, sinceramente dispiaciuta di non potere fare di più. Ci aveva sinceramente provato più e più volte; aveva cercato di attirare l'attenzione del giovane Weasley in ogni modo -persino con del cibo!-, ma era stato tutto inutile "Tuo fratello e tua sorella ce l'hanno a morte con me... Il che è dolorosamente comprensibile." concluse con un sorriso mesto in viso, e voltandosi in direzione di Fred, incatentando il suo sguardo con il proprio.
Il fantasma impiegò qualche secondo a risponderle, incantato nel contemplare quell'iride bruna ed intensa, in grado di trasmettere milioni di parole inespresse e desideri segreti. Hermione era un dannatissimo libro aperto, e lui temeva di somigliarle. Era terrorizzato all'idea che lei -proprio come faceva lui- potesse intravedere qualcosa nel suo, di sguardo. Qualcosa oltre l'amicizia che si erano ripromessi vicendevolmente. Qualcosa che sarebbe risultato sbagliato e che le avrebbe rovinato la vita -una storia con un fantasma? Seriamente? Le aveva detto di no per il suo bene, doveva ricordarlo-.
"Non devi preoccuparti. Immaginavo che sarebbe andata così..." disse infine il rosso, annuendo un paio di volte e sollevando le spalle. Le aveva ripetuto quel paio di frasi più e più volte nell'ultima settimana, ma lei non aveva accennato neppure lontanamente al volersi arrendere. Ogni giorno escogitava nuove idee e modi per potere entrare in contatto con Ronald, infischiandosene delle parole del fantasma. Disinteressata al fatto che lui andasse via dicendo che non gli interessava. Mentiva. Fred moriva dalla voglia di parlare coi suoi fratelli, e -a parer di Hermione- la resa non era neppure da considerare.
Fred stava perdendo la speranza, e la cosa non le andava assolutamente a genio "Ho un piano." mormorò dunque la riccia, come non avesse udito le ultime parole del fantasma. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e riprese parola "Domani lo metterò in atto."
Subito, Fred scattò sul posto "Domani? Ma domani è domenica!"
Hermione gli lanciò un'occhiata confusa, ancora accomodata sul materasso del lettino di fronte al caminetto "E quindi?"
Quella volta, il rosso ci impiegò più di qualche secondo a rispondere, combattuto all'idea di dire la verità o meno, seriamente preoccupato di potere improvvisamente sembrare alla ragazza un controsenso personificato. La verità era che lui amava la domenica: era la sola giornata in cui aveva l'occasione di passare quasi tutto il proprio tempo con Herm. Eppure, ammettere un simile pensiero, non avrebbe fatto altro che farlo sembrare una sorta di squilibrato, soprattutto dopo che aveva rifiutato con tanta impellenza i sentimenti della strega. Quindi, forse, la migliore delle ipotesi era omettere -termine molto più carino che mentire- alcuni particolari della realtà.
"N-Niente... Mi chiedevo come farai ad avvicinare Ron-" "Non lo farò." lo interruppe la ragazza, sorridendo sghemba ed avvicinandosi leggermente al ragazzo. Quest'ultimo corrugò la fronte, abbastanza sicuro di non avere capito nulla. Aprì la bocca, deciso a chiedere spiegazioni, ma l'indice della riccia, poggiandosi sulle sue labbra, non gli permise di parlare. Rimase qualche istante scosso dall'improvviso contatto con la giovane strega, ma lei non vi fece caso e, sempre tenendo il dito poggiato contro la bocca di lui, prese parola.
"Se tutto andrà bene, te ne parlerò a fine giornata, ok?"
Il rosso annuì immediatamente, ancora immobile di fronte alla ragazza, la quale, tornando ad abbassare la mano, sorrise vittoriosa. Si voltò poi nuovamente in direzione del materasso dal quale afferrò la propria borsa. Lanciò un ultimo sguardo al rosso, prima di moversi per andarsene -era ormai ora di cena, quel giorno erano stati costretti ad incontrarsi abbastanza tardi- e gli sorrise gentile, come sempre. Lui ricambiò immediatamente. Ogni volta che si trovava al suo fianco, si disse silenziosamente Hermione, il cuore le sembrava sul punto di scoppiare, completamente travolto dalla frenesia e la gioia più completa.
"Allora a domani sera." gli disse, prendendo un profondo respiro ed incamminandosi verso la porta della stanza magica.
"Sii puntuale. Mi aspetto tante novità." replicò il rosso, guardandola dal centro della camera, non accennando a volersi muovere.
Hermione non annuì, ma si limitò ad un leggero cenno del capo. Lui forse non lo sapeva, ma lei avrebbe fatto il possibile per renderlo nuovamente felice come un tempo, od anche solo la metà di quanto lo era. Sarebbe bastato un gesto da parte di lui, e la riccia avrebbe eseguito, in barba al proprio orgoglio. Fred, morto o vivo che fosse, era una questione di estema importanza.

La ragazza aprì la porta, pronta ad andarsene, ma prima disse un'ultima cosa, sempre voltata verso il rosso "E tu non perdere mai il sorriso." lo vide leggermente irrigidito, ma decise di non farvi caso "E' la parte più bella di te."
E detto ciò si richiuse la porta alle spalle, ritrovandosi in mezzo agli infiniti corridoi del quinto piano, con il cuore in gola ed il disagio a divorarla.

Fred restò a lungo in quella stanza, certo di sentire nuovamente il cuore battere dall'emozione. Hermione, lasciandolo con quelle parole, lo aveva totalmente destabilizzato. Non era neppure più certo di sapere come si facesse a camminare. Si diede dello stupido; lei era innamorata di lui, gli diceva quelle cose incredibili, e tutto ciò che lui faceva in cambio era restare immobile al centro di una stanza senza più alcuna capacità cognitiva?
Ma come diavolo lo stava riducendo la Granger?
Fu persino certo, per qualche secondo, di potere vedere il colore acceso del fuoco grazie a lei.





 Hermione, ancora poggiata contro la porta, teneva gli occhi chiusi e si domandava esattamente quale parte del suo cervello non funzionasse correttamente. Insomma, sino ad allora le era mai sembrato di avere problemi, ma al momento iniziava a dubitarne.
Come le era venuto in mente di dire una cosa del genere? Con quale coraggio si era congedata in tal modo?
Ok, forse era completamente uscita di testa. Infondo sarebbe stato anche comprensibile: ultimamente le sue uniche conversazioni le intratteneva con una fantasma invisbile per cui aveva una cotta, e con un furetto pidocchiosamente arrogante -visto che Harry si limitava a salutarla, e basta. Non le rivolgeva più la parola neppure per chiederle come stava-.
Diavolo, come le era venuto in mente di dire una cosa simile? Prima gli chiedeva di dimenticare, di fingere che non esistesse alcun sentimento di amore, e poi esordiva così?
Fantastico, si disse sarcastica, non potrebbe andare peggio di così. Infine,  con il viso in fiamme e l'animo stanco,  decise di dirigersi verso il proprio dormitorio per riposarsi. Il giorno dopo avrebbe avuto parecchio da fare.













Hogsmade la domenica era un continuo brulicare di ragazzi e ragazze; vi erano coppiette intente a poco caste effusioni, amiche a spettegolare, amici a parlare di Quidditch ed infine vi era lei, la so-tutto-io più asociale del momento, meglio conosciuta come Hermione Jean Granger, la strega più brillante della propria generazione -e tanti altri nomignoli che non aveva voglia di elencare-. A differenza delle giornate precedenti, questa volta la riccia non era alla ricerca disperata di un contatto con Ronald Weasley. Si era infatti arresa a quel ragazzo dalle capacità cognitive non particolarmente elevate -essere ignorata, la faceva diventare acida-, ed aveva deciso, all'oscuro di Fred, che l'obiettivo da convincere dell'esistenza del fantasma era cambiato.
Forse non era esattamente un'idea geniale, ma avrebbe tentato. Non avrebbe mollato solo ed esclusivamente perchè due dei tanti fratelli non le credevano. Sarebbe andata oltre, ed avrebbe incontrato George. Il motivo per cui non aveva detto nulla al gemello defunto era ovvio: l'argomento-George portava con se una sorta di veto, un dolore così profondo da uccidere, e Hermione non voleva che Fred soffrisse più di quanto già stava facendo. Avrebbe risolto tutto lei, e se neppure George le avesse creduto, allora il fantasma non lo avrebbe mai saputo.  Ma, se in caso contrario, le avesse creduto, Hermione era profondamente certa che non ci sarebbe stata gioia più grande per Fred. E la riccia ambiva solo a quello: la gioia del fantasma dai capelli rossi ed il sorriso sempre più raro.

Muovendosi a passo svelto, la giovane raggiunse in pochi minuti il negozio del gemello Weasley. L'insegna spiccava luminosa ed enorme, e per qualche istante la strega rimase incantata. Le vetrine erano lussureggianti ed invitavano la clientela ad entrare, e dall'esterno si potevano intravedere le pareti colorate -recentemente ridipinte- sgargianti e divertenti, in grado di fare sorridere. E fu così che Hermione entrò: ostentando un sorriso leggero sulle labbra, e facendo tintinnare la campanella della porta d'ingresso.
Con passi lenti e ben calcolati, la ragazza si fece avanti tra biglietti volanti e petardi incantati, avvolta improvvisamente da un'atmosfera che le ricordava con nostalgia la Tana. Cercò di non dare importanza a quella sensazione di tristezza che la stava pervadendo, ma preferì prestare attenzione al calore ed alle risate che si facevano largo nella stanza grazie agli innumerevoli bambini che vi erano. Alle volte le piaceva fermarsi e guardare un bambino sorridere; le faceva capire che, infondo, tutto il dolore che avevano affrontato a causa della guerra, aveva permesso ad altri di crescere in un modo completamente tranquillo, senza continui timori, o paure paralizzanti. La faceva sentire davvero importante.

Un tocco alla spalla la distolse dai suoi pensieri.
Immediatamente, Hermione si voltò verso la persona che l'aveva toccata, incontrando così il viso sorridente di George Weasley. Ricambiò subito l'espressione con naturalezza.
"Granger! Che piacere! Come mai da queste parti?" la salutò il ragazzo dopo pochi istanti "Che c'è? La Skeater ti sta inseguendo per l'ennesima intervista e tu cerchi riparo?"
La strega rise sinceramente, trovando l'umorismo di George incredibilmente contagioso -come quello di Fred, infondo-. Si sistemò la sciarpa che le fasciava metà del volto, e si sistemò una ciocca di capelli prima di rispondergli.
"In realtà no. Comunque anche tu mi sei mancato, George."
"Come potevo non mancarti?" domandò retoricamente il ragazzo, esibendo un sorriso malizioso e vanesio "Infondo sono bellissimo! Ma sai la cosa strana?"
La ragazza corrugò la fronte, in attesa che il giovane proseguisse a parlare. Non dovette attendere molto.
"Non sei con Harry e Ron! Sono davvero sconvolto... Hai lasciato quei due babbei da soli! Come minimo ora staranno girando in tondo senza una meta. Sai, no? Tipo scarafaggi." scherzò George, scoppiando a ridere per la sua battuta decisamente stupida. Hermione non seppe esattamente come reagire, soprattutto riguardo gli... Scarafaggi? Storse il naso, prima di parlare.
"Loro... Non so esattamente dove siano a dire il vero." ammise infine la riccia, strofinandosi le mani contro i jeans per scaldarle ed iniziando improvvisamente ad avvertire l'agitazione montarle dentro. Era giunto il momento di parlare seriamente. Sperava solo di farcela.
"Volevo parlare con te, George."
"Tutto quello che vuoi, Granger!" esclamò il giovane, sempre allegro e vivace, indicando con un gesto della mano il proprio fornitissimo negozio. Hermione non vi fece neppure caso, continuando a guardare il ragazzo dritto negli occhi con una serietà disarmante.
"Non mi serve nulla dal negozio. Io..." la strega deglutì a vuoto, curvando el sopracciglia verso l'alto "E' una cosa importante. C'è un posto dove possiamo stare soli?"
Immediatamente il volto del ragazzo si fece serio, ed un improvviso timore prese possesso di lui. Annuì un paio di volte, per poi fare segno all'amica di seguirlo. Avrebbe lasciato il negozio tra le mani del proprio tirocinante.




"Un fantasma?" domandò scettico George, la voce ridotta ad un sussurro pacato, ma al medesimo istante teso. Hermione annuì, deglutendo a vuoto, e sfilandosi la sciarpa.
Si trovavano all'interno dell'ufficio del rosso, sul retro del negozio, e la riccia gli aveva appena rivelato di essere entrata in contatto con il fantasma di Fred, il gemello defunto. George rimaneva seduto dietro la propria scrivania, le mani poggiate sul piano di lavoro e gli occhi bassi. La ragazza, dall'altro lato, attendeva disperatamente un segno che le facesse sperare che l'amico le credesse. Essa, però, non sembrava arrivare.
"S-Sì, George. E' bloccato ad Hogwarts, probabilmente perchè è lì che è... Perito." iniziò a spiegare dopo pochi istanti la strega, sperando di risultare più credibile una volta narrati più fatti e curiosità "Oltretutto, solamente chi non ha pienamente accettato la sua dipartita, può vederlo o toccarlo. Insomma, non so se mi sono spiegata bene, ma-" "No."
La voce del giovane risuonò severa e fredda. Hermione cercò per l'ennesima volta il suo sguardo, ma ancora le fu negato. George continuava a tenere la testa bassa, contro il piano di lavoro, e tutto ciò che la ragazza poteva vedere di lui erano i capelli color rame, e la fronte leggermente corrugata.
"No?" domandò incerta la strega, inclinando leggermente il capo e mordendosi il labbro inferiore. Che diavolo significava 'no'?
Finalmente, il rosso alzò lo sguardo. Un sorriso gli adornava il volto, ma non si trattava di un'espressione amichevole. Era qualcosa ricolma di amara tristezza, e disperato odio "Hermione, smettila."
"C-Cosa? I-Io non capisco-" "Mi stai chiedendo di fingere che mio fratello sia ancora vivo." la interruppe nuovamente George, facendola irrigidire istantaneamente. Effettivamente, si disse sconvolta, la sua rischiesta, vista da quella prospettiva, risuonava disumana. Fingere che un defunto sia ancora in vita, fingere di non averlo mai perso, equivaleva a tornare a piangere per lui ogni, singolo giorno.
"Ho attraversato un vero e proprio inferno in questi ultimi mesi, dicendomi che non era possibile che Fred non ci fosse più, struggendomi e disintegrandomi l'animo pur di credervi, e... Solo recentemente mi sono ripreso." rivelò George, gli occhi lucidi e le labbra tremanti. Hermione si sentì improvvisamente un mostro, mentre sul volto del ragazzo tornava a delinearsi un sorriso, questa volta colmo di scherno, tutto nei suoi stessi confronti.
"Forse, se me lo fossi venuto a chiedere due mesi fa, di credere ancora in mio fratello, io ci sarei stato." quella rivelazione la fece tremare "Ora come ora, voglio solo che tu te ne vada."









Aveva lasciato il negozio con l'amaro in bocca e la consapevolezza di avere messo fine ad un'altra amicizia. Si sentiva incredibilmente male: non solo non avrebbe potuto dare alcuna buona notizia a Fred, ma soprattutto, le parole di George la stavano torturando, rimbomando a ripetizione nella sua mente stanca. Si domandava se davvero, se solo fosse accaduto tutto solo qualche mese prima, il gemello le avrebbe creduto e se, in tal caso, egli sarebbe davvero riuscito a rivedere il fratello defunto. Oltretutto, le parole che le aveva rivolto George, per quanto all'apparenza innoque, le erano sembrate così prive di censure da poterla letteralmente folgorare. Prima di allora, nonostante fosse andata avanti ribadendo di credere nel fantasma di Fred, non si era mai pienamente resa conto di cosa pretendesse dalle persone che la circondavano. Dai fratelli della vittima in particolare.
Certo, aveva sempre saputo di chiedere qualcosa di inaudito, di pretendere di essere creduta nonostante dicesse cose tanto inspiegabili. Eppure, solo dopo quell'incontro con George si rese pienamente conto di come Ron e Ginny dovessero essersi sentiti. Lei andava in giro, ostentando una richiesta oltreggiosa ed irrispettosa nei confronti di un morto. Lei pregava affinchè i familiari dimenticassero di avere pianto per lui, o di averlo onorato tanto. Magari Hermione lo faceva per un fine giusto e comprensibile, ma gli altri non potevano saperlo. E lei, si disse per l'ennesima volta in quella settimana, non poteva aspettarsi che le credessero.

Mentre ripercorreva le strade di Hogsmade, decisa ad arrivare al più presto a Hogwarts, ostentava un'espressione seria ed impenetrabile. Ancora non si era rimessa la sciarpa, ed essa penzolava mossa dal vento agganciata alla sua tipica borsa. Non le interessava comunque. Non le importava di prendere un malanno e finire in infermeria, perdendo nei giorni successivi  importanti lezione. Non le importava più di nulla. Ormai la sua vita si era ridotta unicamente ad una persona, il nuovo centro di quel suo mondo troppo fatiscente e traballante: Fred.
Prima di rivedere Fred, nulla aveva più avuto senso. Non ricordava neppure più come era prima di allora. E pensare che erano trascorsi solo un pugno di giorni. Eppure, era tutto avvolto dalla nebbia, noioso e ripetitivo, una routine infinita ed estenuante; interviste, fotografie, articoli, regali, complimenti, e scuola. Era stata circondata da così tanti giornalisti che la elogiavano, tanti falsi che le facevano i complimenti e fingevano di interessarsi al suo futuro. Si era a lungo cotruita una facciata fatta di sorrisi professionali, ed esclamazioni scontate. Ma con l'avvento di Fred, tutto era finito.
La venuta del fantasma le aveva portato una nuova missione, un nuovo motivo per vivere in un mondo in cui tutto era perduto. In cui non aveva più i genitori, perduti a causa di un Oblivion, in cui non vi era più Lupin, o Tonks, o Dobby, e neppure Fred.
Beh, lei non lo aveva mai accettato, ed alla fine la sua speranza era stata ricompensata. Il rosso era tornato e lei avrebbe fatto il possibile per renderlo felice come un tempo.

"Dannazione, sanguesporco!"
Hermione, completamente incastrata nei propri pensieri, non si era resa conto della presenza del furetto proprio davanti a lei. Aumentando il passo, gli era andata a sbattere contro, ed ora si stava massaggiando la fronte completamente infastidita. Draco si era voltato verso di lei per sputarle addosso quell'accusa non particolarmente gentile, ed ora la osservava disgustato.
"Non solo pazza, ma anche cieca." commentò infine con un filo di voce, facendola sospirare spazientita. Era incredibile come il tempismo di Malfoy, gli permettesse di incontrarla nei momenti peggiori.
"Tu invece sempre incredibilmente educato." lo schernì quindi lei, lanciandogli un'occhiata tutt'altro che gentile. Il biondo sorrise sghembo, come sempre divertito dalle frecciatine della ragazza. Per lo meno, la sanguesporco Granger era una preda perfetta per i suoi scherni -cosa che poteva giustificare il fatto che fosse una frigida so-tutto-io-.
"Oh, se gli sguardi potessero uccidere." sospirò il Serpeverde, guardando dall'alto in basso la giovane di fronte a lui. Hermione, in risposta, riprese semplicemente a  camminare, superandolo e tornando a dirigersi verso la scuola. Ma, ovviamente, Draco non l'avrebbe lasciata andare così facilmente. Aveva appena iniziato. Il giovane rampollo Malfoy non poteva limitarsi ad un paio di veloci battute per placare il suo bisogno di sfogarsi. Lui doveva esagerare, farla veramente arrabbiare sino a che lei non avrebbe avvertito l'istinto obbligarla a schiantarlo. A questo proposito, Hermione stava seriamente iniziando a considerare il buon vecchio furetto come un disgustoso masochista.
"Ehi, Granger! Te ne vai così?" la rimbeccò quindi, seguendola e giungendole al fianco in pochi secondi, azzerando la poca distanza che lei era riuscita a creare.
"Scusami, Malfoy, ma oggi dovrai sfogarti con qualcun altro. Perchè non chiedi alla Parkinson se ha da fare? Lei sprecherebbe volentieri un po' di tempo con te." rispose prontamente la riccia, ostentando un leggero fiatone a causa della camminata svelta che, con cocciutaggine, continuava a mantenere -in un vano tentativo di seminarlo-.
"Oh, fidati. Con lei mi sono già sfogato oggi." fece maliziosamente il biondo, continuando a camminarle a fianco. Teneva le mani affondate nelle tasche del cappotto scuro e caldo, determinato a non sfiorare neppure per errore la mezzosangue vicino a lui.
Hermione, in risposta, non potè evitare di sfoderare un'espressione ricolma di genuino disgusto "Sei un maiale, Malfoy."
Il ragazzo rise gagliardicamente, sorridendo maligno e continuando a starle vicino -non troppo, per carità- "E tu una pazza, cieca e frigida mezzosangue."
D'accordo, andava bene tutto, ma... Frigida?! Hermione dovette affondare anch'ella le mani nelle tasche per evitare di estrarre la bacchetta e pronunciare, al posto di un comune schiantincantesimo, una vera e propria maledizione. Malfoy si sentì infastidito dalla mancata reazione a quella sua provocazione così ben studiata, affilata con attenzione e cura.
"Diavolo!" imprecò, dando un calcio al terreno umido di pioggia e rugiada, mentre il suo fiato si condensava fuori dalle sue labbra, formando tante piccole nuvole "Che diavolo ti prende oggi? Ti prendo in giro e non dici nulla?"
"Dovresti essermente grata. La sola cosa che potrei dire, sarebbe un incantesimo molto doloroso." disse la ragazza, felice di intravedere il castello non troppo in lontananza. 
"Problemi in Paradiso? Weasleiuccio e San Potty non perdonano le tue uscite di testa?"
Hermione, senza alcun preavviso, udendo quella frase, puntò i propri piedi contro il terreno, fermandosi. Malfoy proseguì di un paio di passi in più, e quando si accorse che la ragazza aveva arrestato la propria andatura, la osservò confuso. L'espressione della riccia era furiosa ed esausta. Gli occhi rischiavano pericolosamente di inumidirsi ed il suo volto era arrossato sia a causa del freddo, che dall'incontrollabile rabbia che il furetto era in grado di scatenarle.
"Sta zitto." lo intimidì infine la ragazza, sospirando pesantemente e guardando l'erba sotto di lei. Malfoy sorrise sghembo.
"Scusa? Osi ordinarmi qualcosa, essere inferiore?"
"Sta zitto, maledettissimo furetto! Fatti gli affari tuoi e non importunarmi! Ho già abbastanza problemi senza che tu ti ci metta! Oggi ho perso George e-" "E' colpa tua, Granger!" le urla di Hermione vennero interrotte da quelle, ancora più alte e frustrate, di Draco. Immediatamente, la ragazza si irrigidì. Colpa sua? Perchè il biondo sembrava sapere tanto?
Malfoy non si curò di quella sua espressione sconvolta e paralizzata, ma continuò invece a gridare, improvvisamente deciso a fare qualcosa di cui neppure lui sapeva quale fosse il fine "E' colpa tua! Sei tu che vai in giro a dire di vedere quel morto! Quel... Fred-o-come-diavolo-si-chiama!" il biondo aveva il fiatone, constatò silenziosamente Hermione, guardandolo incerta "Sei una stupida! Addossi le colpe a quelli che ti stanno intorno, ma è solo colpa tua! Stai impazzendo e basta!"

Il silenzio che si propagò a seguito di quell'ultima accusa non venne spezzato per parecchi minuti. Senza neppure ricordarne le dinamiche, tutto ciò di cui seppe Hermione era che i due avevano ripreso a camminare,  ed avanzavano in silenzio, con lo sguardo basso, fingendo di non sapere che l'altro ci fosse. Si diressero verso la scuola, i pochi rumori attorno a loro erano costituiti dai passi che facevano risuonare il suolo umido e leggermente infangato. La riccia era sconvolta.
Arrivarono di fronte al portone dell'istituto, ed una volta dentro rimasero a lungo in silenzio, entrambi immobili. E fu lei a parlare.
"Come sai di Fred?"
Malfoy sorrise leggermente, sempre dietro la propria perfetta facciata da arrogante purosangue "Ho sentito tutta la sceneggiata con Potter, ricordi?"
La riccia si morse il labbro, deglutendo a vuoto. Il suo nemico, la persona che più odiava al momento, era a conoscenza di quella cosa completamente privata e sua. Avvertiva il bisogno di insultarlo nuovamente, di gridargli addosso le stesse parole che si stava apprestando a rivolgergli prima, quando l'aveva interrotta sbattendogli ogni dolorosa verità in faccia. Lentamente, Hermione sarebbe rimasta sola. Con Fred.
"Non pensi che sia reale?"
Quella volta, Draco squadrò a lungo la ragazza prima di rispondere. Anche lei lo stava guardando. La osservò con diffidenza ed una leggera punta di scherno. Gli poneva domande del genere e pretendeva che non le scoppiasse a ridere in faccia? 
Eppure, nonostante ciò, non lo fece. In un certo senso, capiva la follia che andava ad intaccare la brillante mente della mezzosangue. Anche lui aveva perso persone a cui aveva tenuto immensamente, ed aveva faticato ad accettare anche solo l'idea della morte. Quindi, sì, capiva la difficoltà che aveva la riccia nell'affrontare il lutto del rosso.
"Non lo è." le disse infine con tutta sincerità, facendola tremare di terrore.
"Ti odio." gli mormorò lei, abbassando lo sguardo, avvertendo le lacrime premerle con forza contro le palpebre, bisognose di liberarsi. Malfoy sorrise.
"Anche io."
E detto ciò, tutto quello che udì Hermione furono i passi del ragazzo allontanarsi ed ovattarsi infondo ai corridoi, lasciandola sola, completamente avvolta dalla certezza di avere fallito e di essere pazza. Con i palmi delle mani decise di nascondersi il viso, le lacrime e ed ogni altra traccia di dolore che poteva esservi in lei e, ormai priva di ogni forza, si lasciò andare contro la parete. Scivolò sino a che non fu seduta a terra, e poi pianse. Pianse sino a che non finì completamente le lacrime.

Poi, inaspettatamente, un tocco. Era quel tocco freddo che arrivava sempre al momento giusto, che la faceva sentire improvvisamente protetta e compresa. Scostò dal viso i palmi stanchi delle proprie mani, mani che tremavano di paura, ed immediatamente incontrò il viso di Fred. Il fantasma era chinato di fronte a lei, lo sguardo spaventato e gli occhi che si muovevano frenetici, ispezionandola allarmati, come alla ricerca di una qualche traccia di violenza, di dolore. Eppure, non vi era nulla. La pelle di Hermione ere perfetta come sempre; di quella consistenza setosa, ed avvolta da quei riflessi brillanti. Eppure, qualcosa non andava.
"Hermione..." le mormorò spaventato, mentre lei si tuffava su di lui alla ricerca di riparo. La abbracciò immediatamente, ricambiando la sua stretta, e la sentì più volte singhiozzare contro il suo petto. Ringraziò i corridoi deserti della domenica e si sentì assuefatto dal dolcissimo odore della ragazza contro di lui. Chiuse gli occhi qualche istante, beandosi della sua vicinanza, ed infine parlò.
"Immagino che il piano non sia andato bene." azzardò quindi Fred, ostentando un leggero sorriso, cercando di non apparire deluso, perche, effettivamente, non lo era. Hermione non avrebbe mai potuto deluderlo, e voleva che lei lo capisse. E poi, Dio, voleva farla ridere. Sorridere "Ma non importa."
Lei non rispose a voce, limitandosi a singhiozzare più forte, venendo scossa dal pianto un'ennesima volta, tremando tra le sue braccia, facendolo paralizzare dalla preoccupazione. Gli rendeva tutto così difficile... Gli rendeva impossibile mantenere fede ai propri principi.
Ed infine, stremato dal vederla stare così male, la pregò "Perfavore sorridi." disse, ostentando un tono di voce colmo di suppliche e dolore. Lei sussultò leggermente.
"Sei bellissima quando sorridi. E' la parte più bella di te." le mormorò all'orecchio, facendole istantaneamente arrestare le lacrime. Le stava rivolgendo le parole che, solo il giorno prima, lei stessa si era lasciata sfuggire con lui. Avvertì le ginocchia tremarle e fu certa che, se solo fosse stata in piedi, le sue gambe non avrebbero retto.
"Hermione..." momorò per richiamarla Fred. Lei si allontanò leggermente da lui, guardandolo così dritto in volto.
"Sì?"

Dio, stava per mandare tutto a fanculo.

"Non posso tenere fede alla tua promessa. Non posso fingere che tu non mi ami."

O per fare l'errore più bello del mondo.














 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***



Eeeh,  già! Sono tornata! 
Per vostra fortuna, oggi ho sfoderato un capitolo decisamente più felice rispetto al solito -vi chiedo scusa per tutte le sofferenze che ho fatto passare ai personaggi, ma era inevitabile ai fini della storia ^^''-.

Spero di ricevere qualche recensione e.... Ringrazio come sempre tutti coloro che mi seguono!





Love Until We Bleed.







 
capitolo 13.

























"Non posso tenere fede alla tua promessa." mormorò Fred, ancora chinato a terra, esattamente di fronte a lei, a pochissimi centimetri dal suo splendido volto "Non posso fingere che tu non mi ami."

Hermione si sentì completamente travolta da quelle parole e, in risposta, non potè fare a meno di tremare. Sgranò gli occhi -ancora lucidi di lacrime- e pregò affinchè lui non fosse in procinto di abbandonarla così, debole e stremata a terra, priva anche della sola più vaga briciola di dignità. Graffiò il pavimento freddo sotto di lei, e prese un profondo respiro. Il cuore le batteva in modo incontrollato, pompando sangue attraverso il suo corpo ad una velocità inaudita. Il terrore, quello più crudo e vero, la stava divorando lentamente. Se Fred l'avesse abbandonata, lei sarebbe definitivamente rimasta sola. Non lo avrebbe sopportato.

Dall'altro lato, il fantasma osservava le reazioni della ragazza con insicurezza. Aveva esordito con quelle due frasi, ed ora sapeva bene di non potere tornare indietro. La sua lucidità era definitivamente scemata, ed ogni qualsivoglia tentativo di ragionare da persona matura era andata al diavolo da quando Hermione aveva varcato la soglia dell'istituto in compagnia di Malfoy.
Si era davvero sentito geloso perchè era in compagnia di quel furetto? Sì. E se ne vergognava. Il fatto che avesse avuto una simile reazione per un tale nonnulla non faceva altro che consolidare la consapevolezza di quanto effettivamente i suoi sentimenti nei confronti della brillante strega fossero cresciuti in modo spropositato.
E poi era scivolata a terra piangendo, e lui l'aveva immediatamente raggiunta, sbucando fuori dall'angolo nascosto da cui la stava spiando con malcelata curiosità. Era corso verso la riccia e l'aveva accolta tra le sue braccia. E lei aveva pianto a lungo, pentita di non essere riuscita a fare abbastanza per lui, quando a lui -sinceramente- non importava davvero. Fred voleva Hermione. La voleva con lui, e non in giro per Hogsmade a fare chissà-cosa con chissà-chi, e si sentiva così dannatamente stupido per quella folle gelosia che lo stava divorando...

E così, tutta la sua lucidità, razionalità e logica, erano andate al diavolo.




Senza aggiungere null'altro, mentre ancora Hermione lo studiava preoccupata, il ragazzo fece qualcosa di cui entrambi avevano avuto un bisogno alienante. Lentamente, con dolcezza e sentimento, fece scivolare una mano sopra la piccola spalla di Hermione, per poi tirarla a sè. Socchiuse gli occhi e, mentre lei ancora lo osservava insicura, la baciò. Poggiò le proprie labbra contro quelle della riccia e vi fece scivolare sopra ogni singola emozione che lo stava attraversando in quel momento: amore, gioia, paura -tanta dannatissima paura- e apprensione. Si beò del delicato sapore della strega, constatando come le sue labbra fossero davvero soffici come sembravano, e quanto i suoi capelli -al tatto- potessero risultare setosi.
Infine fu lei, colta dall'improvvisa certezza di non stare sognando, a schiudere per prima le proprie labbra, concedendo al fantasma l'opportunità di fare congiungere le loro lingue, facendole scontrare con sensualità ed esperienza, assuefacendo Hermione a quella danza niente affatto casta.
Le mani di Fred vagarono sul corpo della riccia con maestria e delicatezza, non facendo mai sentire Hermione fuoriposto od in imbarazzo. Il fantasma carezzava il suo corpo con infinita attenzione, passando dalle spalle piccole e fragili, alla schiena sinuosa ed elegante. La ragazza, più inesperta, si limitava invece ad aggrapparsi in modo disperato ai capelli del rosso, passandovi attraverso le dita ed avvertendoli come un appiglio solido ed importante. Come se, lasciando la presa, avesse rischiato di perdere quel momento.

Si allontanarono l'uno dall'altra solo quando lei non ebbe più fiato in gola. Respirava pesantemente Hermione, facendo alzare ed abbassare in modo evidente il proprio seno. Fred aveva incastrato il proprio sguardo con quello di lei, ed ora sorrideva folgorato dall'esperienza appena avuta. Non credeva che baciare quella bellissima so-tutto-io sarebbe risultato così incredibilmente estastiante.
Sorrise quindi Fred, non potendo resistere, travolto dalle sensazioni che si stavano irradiando in lui. Improvvisamente si sentiva vivo per davvero, come se vi fosse stato realmente un cuore palpitante nel suo petto, come se davvero avesse necessitato di respirare. Gli sembrò di potere rivedere i colori che lo circondavano,  tutte le sfumature che essi potevano avere e, constatò, non era la prima volta che con Hermione si sentiva così splendidamente esistente. Era solo la volta in cui l'aveva baciata, non tenendo conto di quanto stupido sarebbe risultato infine quel gesto avventato.

"C-Cosa significa?" azzardò infine lei, insicura se fosse il caso di ridere o piangere, sperando vivamente per la prima ipotesi. Era stanca delle lacrime che, recentemente, le bagnavano il volto con troppa facilità. Era incredibilmente esausta.
Il bacio di Fred era stata una vera e propria scossa di adrenalina, un'inniezione capace di risvegliare in lei sensi sconosciuti e intorpiditi, ma aveva paura di bearsi nella felicità che, normalmente, ne sarebe derivata. Aveva paura che lui le dicesse che non significava nulla, che l'aveva baciata, ma lo aveva fatto solo ed unicamente per chissà-quale maledettissima ragione che l'avrebbe costretta ad altre insopportabili lacrime.
Fortunatamente, non era quello il caso.
"Io sto impazzendo." mormorò in risposta Fred, continuando a sorridere "So che è stupido, e che sono solo un fantasma. So che tra noi non potrà mai accadere nulla di vero, ma io... Io non smetto un attimo di pensarti." il rosso prese una breve pausa, mentre il cuore della riccia perdeva un battito dall'emozione "Io... Io penso, anzi! Io so di essermi innamorato di te."
Hermione deglutì a vuoto, mentre un'improvvisa scarica elettrica le percorreva interamente il corpo. Improvvisamente la così certa consapevolezza di non essere nel bel mezzo di un sogno vacillò; non poteva credere che Fred le potesse mai dire cose del genere. Non riusciva a pensare neppure lontanamente che lui potesse pensare a lei in modo differente. Era sempre stata fermamente convinta che sarebbe stata unicamente un'amica, nulla di più né di meno. Eppure... Eppure ora il rosso le si stava dichiarando apertamente e, Dio, sorrideva in quel suo modo così meravigliosamente sbarazzino.
"Stai dicendo sul serio?" domandò la strega, non riuscendo a trattenere il sorriso che le stava increspando le labbra. Il fantasma annuì, per poi alzarsi da terra. Lei fece altrettanto.
"Non sono mai stato più sincero in vita mia. I-Io non so come hai fatto, ma..." Fred cinse i fianchi di Hermione, avvicinandola così al suo corpo. Si trovavano in mezzo al corridoio dell'ingresso, ma non vi era nessuno fortunatamente "Ma sei entrata dentro di me ed hai intaccato ogni, singola cellula del mio defuntissimo corpo."
La ragazza sorrise, divertita da quella battutina. Non poteva crederci: era tra le braccia di Fred, che le stava dichiarando in modo sincero e devoto i propri sentimenti. Ok, si disse, da giorno peggiore, quello era divento il migliore di tutta la sua esistenza.
Ed ora si sentiva davvero stupida. Non riusciva a smettere di sorridere, doveva sembrare un'ebete. Fred rise.
"Sei davvero bellissima." le mormorò poi, chinando il viso contro quello di lei e lasciandole un delicato bacio a stampo contro le labbra morbide "Ed hai un sapore delizioso."
"Anche io sono innamorata di te." si limitò quindi a dire Hermione, sussurrando contro l'orecchio del fantasma con un'innata femminilità che non aveva mai creduto di possedere. Fred si allontanò leggermente, sempre sorridendole allegro.
"Lo so benissimo! Infondo era impossibile non innamorarsi di me, no? Insomma, guardami! Sono la quint'essenza della meraviglia!"
La strega rise, dando un buffetto sul petto del fantasma. Doveva aspettarsela un'uscita del genere: Fred non poteva rimanere romantico e delicato per troppo tempo. Doveva sfoderare un po' di demenzialità.
"Certo, certo... E sentiamo, io chi sono?"
"La fortunatissima lady che potrà stare per sempre al fianco del bellissimo qui presente." rispose, ostentando una veloce riverenza, il rosso.
"Ah, la modestia." sospirò con leggerezza la strega, agitando una mano all'aria, e lanciando una veloce occhiata al soffitto in pietra. Fred le passò un braccio sulle spalle, attirandola a se.
"Informo la gentile signora che ha scelto il Pacchetto-Fred-Weasley: simpatia, intelletto sopra la media, bellezza infinita, ma niente modestia! Neppure una briciolina-ina-ina!" scherzò il rosso, facendo ridere nuovamente la riccia "Ah, ed assolutamente niente rimborso, cara! Ora devi tenermi!"
"Questo non sarà un problema." replicò ammorbidita Hermione, completamente schiava delle attenzioni dolci, ma non troppo stucchevoli, del ragazzo. Quello che stava sfoderando in quel momento era uno dei lati che più apprezzava di Fred: la sua simpatia, quella in grado di coinvolgere chiunque gli stesse accanto. Lui era in grado di mettere a proprio agio chiunque; sarebbe stato capace persino di fare sorridere Piton se solo avesse voluto farlo!
"Non ti vedevo così sorridente da parecchio, sai?" parlò lei, camminando con lui per i corridoi, diretta verso il dormitorio Grifondoro. Il ragazzo continuò a sorridere, voltandosi verso il volto elegante e femminile di lei.
"Non mi succedevano cose belle da parecchio. Tu sei... Tu sei la cosa migliore."
Lo aveva detto con una tale tranquillità che Hermione non potè dubitare neppure un istante che le sue parole contenessero menzogne. Fred ti diceva la verità in faccia quasi sempre, e spesso ostentando una calma disarmante, proprio come in quel momento. La riccia si morse il labbro inferiore, per poi afferrare la mano del fantasma che penzolava lungo i suoi fianchi. La tenne ben stretta durante il loro breve cammino, ma non gli disse null'altro, felice semplicemente di quel poco che avevano.


























Le due settimane che seguirono quella meravigliosa giornata furono per Hermione totalmente paradisiache. Nonostante non avesse più i suoi vecchi amici a cui tornare, quelli che la ritenevano improvvisamente impazzita, lei aveva Fred. Il fantasma la raggiungeva ogni volta che gli era possibile, e restava al suo fianco intere ore. Le domandava come si sentisse, ed era in grado di farla ridere con poche, semplici parole. E, wow, i baci del ragazzo erano diventati un afrodiasiaco a dir poco sconvolgente. Le loro lingue erano diventate audaci amiche, e necessitavano sempre più spesso della presenza dell'altra. 
Vi erano poi stati degli appuntamenti, se così potevano davvero essere definiti. Si erano spesso incontrati oltre l'orario del coprifuoco, ed il ragazzo l'aveva portata in luoghi che aveva imparato a conoscere mentre vagava solo come fantasma, e lei era rimasta spesso incredibilmente incantata dalle bellezze nascoste nel castello adibito ad istituto scolastico. Ovviamente vi era qualche pecca nella loro relazione -come per esempio il fatto che lui non potesse lasciare la scuola-, ma a Hermione non interessava. Non se poteva avere Fred completamente per lei. Aveva imparato a conoscerlo in modo nuovo, e -se possibile- si era ritrovata ancora più travolta dall'amore che provava per lui. Fred era un uomo dalla straordinaria personalità: era forte, simpatico ed intelligente. Sapeva quando era il caso di smettere di fare i seri, e quando invece giungeva il momento di smettere di scherzare. La ragazza era persino riuscita a sfogarsi a pieno con lui, rivelandogli ogni cruda sfaccettatura di ciò che era accaduto con i suoi genitori, di quanto dolore avesse provato nell'obliarli, e di quanto difficile fosse stato rivedere le foto senza più il suo volto.

Ed era a questo e a molti altri meravigliosi aspetti di Fred che la ragazza stava pensando, mentre si preparava per la ronda. Lo avrebbe incontrato anche quella notte, quando l'attenzione del furetto sarebbe andata con lo scemare. Avrebbe trovato un modo per appartarsi con lui e parlargli, baciarlo e toccarlo. Era tutto ciò di cui necessitava. Ormai non le sembrava più neppure di vivere grazie al cibo, quanto alla presenza del fantasma. Le sarebbero bastati anche solo pochi minuti, e poi sarebbe tornata a perlustrare con Draco, fingendo di avere udito qualcosa di sospetto in un'aula.

A passo svelto, raggiunse l'ingresso della presidenza, luogo in cui aveva deciso di incontrarsi quella sera con il Serpeverde. Dovette attendere meno del solito prima di vederlo spuntare da un angolo poco distante. Il volto era contratto nella solita espressione di superiorità, e si muoveva a passo svelto ed elegante nella sua direzione. Una volta raggiunta, la studiò qualche brevissimo istante in silenzio, constatando per l'ennesima volta negli utlimi giorni che un sorriso indelebile le adornava il viso. Quella ragazza era ufficialmente tra le persone più disturbate che avesse mai conosciuto -e si parla di Draco, un ragazzo che aveva convissuto per mesi con dei mangiamorte e con, oh, sua zia-; passava un mese piagnucolando alla disperata ricerca di qualcuno che credesse alle sue storielle e poi, d'improvviso, diveniva solare e frizzante. Aveva recentemente smesso di fare riferimento all'inesistente fantasma che, a parer di lei, vagava per Hogwarts, ed ora non smetteva mai di essere felice. Draco era confuso. Era frustrato ed annoiato. Almeno prima, quando la follia l'aveva resa completamente schiava di sentimentalismi ed altre stupidaggini, il biondo aveva avuto una scusa per prenderla in giro. Ora cosa poteva dire di esilarante e tagliente al medesimo istante? 'Cos'è quel sorriso a trentadue denti, Granger? Un'altra onorificenza?'
Quella roba suonava come un dannato complimento, e ci avrebbe potuto mettere tutto il sarcasmo del mondo, ma sapeva che lei avrebbe continuato a sorridere. Strinse perciò la mascella e prese un profondo respiro prima di salutarla.
"Buonasera, mezzosangue." mormorò, ostentando un tono di voce infastidito. La ragazza non vi fece caso. Non rispose neppure al saluto. Si limitò a sollevare una mano e ad indicare il corridoio che, di fronte a loro, si estendeva in lunghezza.
"Andiamo?"
Il biondo sollevò le spalle, per poi incamminarsi verso le prime aule da ispezionare.

La prima ora passò tranquillamente: né Draco, né tantomeno Hermione incontrarono studenti fuori dai loro dormitori. Oltretutto, il fatto che i due evitassero cautamente di parlarsi era un buon modo del tutto funzionante per evitare di sprecare tempo prezioso in litigi. Anche se, a dire il vero, Hermione si sentiva più a disagio del solito con quel Malfoy improvvisamente tanto silenzioso.
Fortunatamente, però, ad interrompere quel mutismo così oppirmente fu una presenza alla ragazza ben chiara e palese. Vide Fred farle segno di raggiungerla dall'interno dell'aula di pozioni. Se possibile, il sorriso della riccia divenne ancora più raggiante.
"P-Penso di avere sentito dei rumori." esordì d'improvviso Hermione, attirando l'attenzione del Serpeverde su di lei.
"Ah sì?" domandò con tono atono il biondo. Lei non se ne curò, ma continuò invece a parlare.
"S-Sì! Ma non sono sicura di sapere da dove provenissero. Che ne dici se io controllo l'aula di pozioni, mentre tu prosegui per il corridoio?" mentì la strega, sperando di essere brava a dire le bugie tanto quanto il ragazzo che le stava di fronte. E probabilmente, si disse infine sospirando di sollievo, lo era. Draco strinse le spalle ed annuì, incamminandosi poi subito lungo il buio corridoio in pietra. Hermione, invece, esultando tra sé e sé, corse immediatamente dentro la piccola aula.
Fred era poggiato contro la cattedra dell'insegnante, e la osservava con un sorrisetto sghembo decisamente intrigante. La Grifondoro si chiuse alle spalle la porta, cercando di fare meno rumore possibile. Poi, anch'ella, sorridente, si accostò al ragazzo.
"Sicura di essere Hermione? Non credevo fossi una così brava bugiarda!" la elogiò divertito il fantasma, afferrandola per i fianchi e facendola aderire al suo corpo.
"Sono piena di risorse, non dimenticarlo." mormorò in risposta la riccia, ammirando incantata le labbra del giovane e desiderandole con tutta se stessa. Fortunatamente, non dovette attendere molto. Fred si chinò contro di lei immediatamente, assaporando il suo sapore dolce e delicato, avvertendo quella -recentemente divenuta familiare- morbidezza scioglierlo. L'essere inesperta di Hermione lo eccitava. Gli piaceva sapere di essere il solo per cui lei aveva mai provato un sentimento forte come poteva esserlo l'amore. Non si era mai sentito così con nessuna: così completo e giusto. Quando era tra le braccia della ragazza, lui sentiva che non poteva esservi posto migliore in cui stare, che era nato con il solo obiettivo di essere lì. Di esserci per sempre.

Una volta allontanatisi, lui le sorrise dolcemente, per poi sistemarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Forse è il caso per me di tornare alla ronda..." mormorò semplicemente Hermione, deliziata da quelle delicate attenzioni, mentre Fred annuiva comprensivo. Doveva essere grato di quel breve incontro e basta. Si sarebbero rivisti il giorno dopo, e quello dopo ancora, e ancora, e ancora...
"Allora vado..." azzardò la riccia, sistemandosi le pieghe della gonna sbadata, e raggiungendo la porta dell'aula. Eppure, poco prima che la varcasse per uscirne, la voce di Fred la lasciò spiazzata qualche istante.
"Ti amo."
Forse se lo era immaginato, si disse la giovane sconvolta. Non poteva essere altrimenti. Forse l'amore che provava stava straripando e  adesso era persino arrivata ad immaginarsi cose del genere. Sognare che lui le dicesse una cosa del genere tanto apertamente. Oppure...
Si voltò, incontrando lo sguardo sorridente e sincerto del rosso. Le aveva appena detto che l'amava, era la prima volta che accadeva, ed era completamente pietrificata.
Udì la voce di Draco chiamarla da fuori, e comprese che non poteva restare lì ancora per molto. Quindi, prima di andarsene, decise di dire un'ultima cosa.
"Anche io ti amo."

























 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***









Love Until We Bleed.


 
capitolo 14.


















Hermione sospirò sorridente, riportando alla mente i ricordi della notte appena trascorsa. Fred le aveva detto di amarla. Le aveva chiaramente mormorato quelle dolcissime parole in grado di riempirle il cuore di caldissima e tranquillizzante sicurezza. Le era sembrato un sogno. Non era neppure pienamente certa che fosse effettivamente accaduto. Insomma, era davvero possibile provare una tale felicità?
Le bastava ripensare al suo sorriso, quello che le aveva rivolto dopo quel flebile 'ti amo', per farle tremare le ginocchia come fossero semplicissima gelatina. Si sentiva travolta da un improvviso e perenne senso di benessere, qualcosa che le era stato per cinque lunghi mesi negato. Forse, si disse ad un certo punto, quello era un modo per ricompensarla. Un modo per farle capire che avere resistito per tutti quei giorni era davvero valso qualcosa.
Un sorriso ampio e smagliante le illuminò il volto. Si trovava all'interno dell'aula di trasfigurazione, e la lezione era iniziata da una buona mezz'ora.
Hermione, sospesa nel proprio mare fatto di sollievo e calma, prendeva appunti disordinati, ma pur sempre attenti, mentre tornava con mente alla notte appena trascorsa. La McGranitt spiegava velocemente il nuovo argomento, non arrestando mai la propria voce, e continuando imperterrita. Infondo, nessuno aveva il coraggio di chiacchierare durante una sua lezione. Una Minerva arrabbiata equivaleva ad un mare di guai, soprattuto ora che era diventata preside.

La riccia sospirò un'ennesima volta, persa nei propri pensieri, per poi lanciare una breve occhiata alla pergamena che si trovava sul suo banco. Aveva preso solo mezza pagina di appunti, constatò sorpresa. Solitamente, a quel punto della lezione, sarebbe già stata alla seconda pagina. Storse leggermente il labbro, per poi notare qualcosa materializzarsi lentamente sul suo banco. Immediatamente, vi posò sopra il palmo della mano, timorosa che la McGranitt potesse notarlo. Lanciò poi uno sguardo all'insegnante, ma lei stava ancora spiegando. Non si era accorta neppure vagamente del piccolo foglietto ripiegato che era appena apparso sul banco di lavoro della Granger.
A questo proposito, Hermione iniziò a guardarsi intorno. Seduta vicino a lei vi era una Grifondoro, ma con la quale non aveva però mai avuto particolari rapporti. Ad essere sinceri, non conosceva neppure il suo nome. Nella classe, di altre persone che conosceva, vi erano solamente Harry, Ron e Draco. Tutti ragazzi che non le avrebbero mai mandato bigliettini durante le lezioni: i primi perchè la stavano evitando da quasi un mese, ed il serpeverde perchè... Beh, perchè era lui. Sul fondo della classe però, notò la strega con la coda dell'occhio, vi era Neville. Magari era stato lui  a farle apparire il bigliettino d'innanzi. Forse voleva domandarle di dargli ripetizioni.
Ritenendo quella conclusione giusta, la ragazza decise di aprire il foglietto che teneva stretto in mano. Non appena ebbe letto, le si arricciò il naso.

"Ti ho vista."

Corrugò la fronte completamente stralunata, mentre tornava a controllare chi potesse effettivamente avere mandato il bigliettino. Studiò ogni singolo volto di ogni singolo studente, sino a che non incontrò quello di un certo biondino saccente ed odioso.
Malfoy le stava sorridendo sghembo, ed agitava la penna verso di lei facendole chiaramente capire che fosse stato appunto lui a scriverle. La riccia tornò a leggere quelle poche parole sul foglietto, non capendo. Ne prese uno nuovo, e si apprestò a rispondere.

"Di che diavolo parli?"

La professoressa di trasfigurazione continuava a spiegare con grande professionalità, cercando di insegnare ai giovani studenti una parte del programma molto complicata. Ancora non si era accorta dello scambio di biglietti che stava avvenendo e, con queste poche certezze, Hermione fece smaterializzare il foglietto tra le sue mani.
La risposta giunse poco dopo.

"Ieri sera, nell'aula di pozioni. Parlavi da sola."

La riccia sussultò immediatamente, non riuscendo a trattenersi. Il viso le si fece pallido, e gli occhi si sgranarono in un istante. Ora Malfoy aveva un buon motivo per ritenerla affetta da schizofrenie.
Istantaneamente, tutta la classe si volse verso di lei allarmata, la McGranitt inclusa. La professoressa si mosse lentamente verso la ragazza che, colta alla sprovvista, ridusse il foglietto tra le sue mani in polvere grazie ad un intantesimo non verbale. Una volta accostatalesi, la studiò qualche lungo istante.
"Si sente bene, signorina Granger?" le domandò la preside con fare attento mentre, in fondo alla classe, un divertito Malfoy scoppiava letteralmente a ridere. Subito, la professoressa puntò il proprio sguardo vigile contro il biondo serpeverde. Hermione non ebbe il coraggio di fare altrettanto.
"No, professoressa! Non sta affatto bene, si fidi!" esclamò Draco piegato in due dalle risate "Penso che neppure il medimago più famoso del mondo potrebbe salvarla!"
Ok, quello era troppo. Hermione Granger, paladina indiscussa del Mondo Magico, e strega particolarmente brillante, non avrebbe fatto parlare a sproposito quel pidocchiosissimo figlio di mangimorte. Si alzò in piedi, per poi voltarsi verso Malfoy, lo sguardo sottile e rabbioso, le braccia rigide lungo i fianchi.
"Qua il pazzo sei tu, Malfoy. Fatti una vita, e smettila di sparlare di me!" gridò la riccia sotto gli sguardi attoniti dei presenti -Minerva compresa-. Poi, con il fiatone e le lacrime sull'orlo di eccedere, corse fuori dalla classe. Non le interessava cosa pensassero gli altri, a patto che non glielo sputassero in faccia. Sapeva che né Harry, né Ronald l'avrebbero seguita, era orribilmente al corrente che avrebbe percorso quei corridoi desolati da sola, ma non le importava. Voleva solo allontanarsi da quel mondo così alienante che non riusciva a vedere Fred.

E così, proprio mentre correva a perdifiato per quei corridoi vuoti ed infiniti, andò a sbattere contro un corpo che di vivo aveva ben poco. Si massaggiò la fronte qualche istante, per poi alzare lo sguardo, incontrando così la figura di Fred di fronte a sé. Il viso le si imporporò immediatamente e, senza neppure salutare, si tuffò direttamente tra le sue braccia. Lui ricambiò subito la presa ferrea di lei, non nascondendo però nella sua espressione un certo allarmismo.
Quando l'abbraccio si concluse, fu il ragazzo il primo a parlare "Hermione, che succede?"
La riccia serrò le proprie mani in due pugni frustrati. Lasciò che essi le cadessero lungo i fianchi, e sospirò. Era snervata dalla situazione che le gravava sulle spalle. E pensare che aveva creduto sino alla fine che, ora che aveva finalmente realizzato il proprio più grande desiderio, ora che finalmente aveva al proprio fianco Fred, tutto sarebbe stato più semplice.
"Malfoy, ieri sera, mi ha vista nell'aula di pozioni. Ora è ancora più certo che io sia pazza e... E durante trasfigurazione ha riso di me. Ha riso di me di fronte a tutti." mormorò la giovane, ferita nell'orgoglio in modo insopportabilmente dilaniante.
Fred si sentì responsabile di quella situazione. Sapeva che sarebbe andata così, che ci sarebbero potuti essere degli imprevisti nella loro relazione -se davvero si poteva definire tale-, ma non aveva resistito. Non aveva retto alla possibilità di dovere rinunciare a Hermione.
"Non mi infastidisce il fatto che mi consideri pazza. Non mi interessa ciò che pensa." tornò a parlare dopo pochi istanti la ragazza, corrugando la fronte ed osservando il pavimento sotto i suoi piedi "La cosa che non posso accettare è che abbia riso di me di fronte a tutti."
In risposta, il fantasma le posò delicatamente una mano sulla spalla. Immediatamente, Hermione alzò lo sguardo, incontrando così la sua espressione dolce, ed il suo volto incredibilmente affascinante. Dimenticò istantaneamente ogni problema che le affollava la mente. Gli sorrise dolcemente, per poi chiudere gli occhi. Sempre con il viso rivolto verso l'alto, si mise in punta di piedi, così da raggiungere le labbra del ragazzo con le proprie, ed istantaneamente lo baciò. Carezzò la bocca di lui con la sua, e dopo pochi secondi si fece audacemente avanti con la propria lingua. Fred la accolse prontamente, mentre andava ad avvolgerle i fianchi con le sue grandi mani. La sentì gemere leggermente contro di lui, ed in risposta il ragazzo sorrise soddisfatto.
Quando si allonanarono, Hermione aveva il viso arrossato, ma più tranquillo.
"Sai, volevo dirti una cosa." esordì infine Fred felice. Continuava ad accarezzarle con lasciva dolcezza i fianchi, e la ragazza ascoltava le parole del giovane assorta  "Si tratta dei colori. I-Io penso che stia accadendo qualcosa."
Con grande controllo, la riccia andò a posare le proprie mani attorno ai polsi di lui, costringendolo a fermare i propri deliziosi movimenti. La osservò confuso, mentre la ragazza non faceva altro che guardarlo, l'espressione improvvisamente incuriosita.
"Che vuoi dire?" gli domandò quindi, tornando a rilassare le piante dei piedi, e distanziandosi leggermente dal giovane. Lui la studiò qualche istante prima di tornare a sorridere.
"Non so di cosa si tratti, ma..." Fred prese una pausa nella quale corrugò la fronte e puntò il proprio sguardo contro il pavimento. Non era certo di potere spiegare ciò che gli stava accadendo, o che era convinto stesse avvenendo. Inizialmente aveva creduto si trattasse di fantasia ed emozione. Eppure, recentemente, si era convinto che ciò che alle volte gli capitava di osservare fosse estramamente reale.
"Ma?"  domandò Hermione, facendolo voltare immediatamente verso di lei. Era incredibile l'attrazione che la giovane era in grado di esercitare sul defunto Weasley. Il ragazzo era attratto verso la bella riccia esattamente come un satellite lo è al proprio pianeta: non poteva allontanarsi più di tanto senza provare un inaudito dolore all'altezza del petto.
"Ma è davvero strabiliante. Ricordi quando ti dissi che, da quando sono diventato fantasma, mi è risultato impossibile vedere i colori?"
La strega annuì velocemente, deglutendo a vuoto in attesa di maggiori informazioni.
"E-Ecco... Recentemente sono riuscito a vederli. Non dico di poterli distinguere anche ora... Al momento vedo ancora in bianco e nero, ma a volte, in determinati casi, mi capita di poterli vedere." rivelò Fred, facendo sussultare la ragazza di fronte a lui  "Si tratta di fenomeni brevissimi, che durano pochi istanti. Infatti, proprio a causa di queste brevi durate, inizialmente avevo pensato si trattasse della mia immaginazione. Eppure... Eppure è accaduto altre volte." concluse in un leggero mormorio il rosso, mentre sul viso della grifondoro appariva un sincero sorriso.
"E' fantastico! E' un indizio in più su ciò che ti è accaduto!" esclamò estasiata Hermione, non riuscendo a trattenersi dal saltellare sul posto un paio di volte, facendo sollevare la propria voluminosa chioma di capelli. Afferrò poi le mani del fantasma con una nuova luce nello sguardo: pura determinazione.
"Il vincolo di Hogwarts, il fatto che non tutti possono vederti, e che nel caso tu smettessi di essere visto io mi dimenticherei di te! Ora sappiamo anche che puoi vedere i colori, se lo desideri! Anche se per soli pochi sec-" "No, non hai capito, Hermione." intervenne il fantasma, interrompendo il flusso di parole della studentessa. Quest'ultima corrugò la fronte.
"Che vuoi dire?"
"M-Mi capita solo alcune volte. E non sono io a fare in modo che accada." spiegò cautamente Fred, facendo sparire il sorriso dal viso della giovane.
"E chi?"
"Tu." soffiò il rosso, colpendo la ragazza con quella rivelazione. Immediatamente, la strega arretrò, come appena stata colpita da una freccia particolarmente potente. Non era certa di avere capito bene, anzi! Probabilmente aveva completamente frainteso le sue parole.
"C-Che intendi?" domandò quindi in un goffo balbettio, arrossendo oltre l'inverosimile e facendo sorridere divertito il ragazzo.
"Quando sono con te... Quando mi sento davvero vivo, a volte mi capita di poterli vedere. E' un evento che non dura neppure un secondo, però accade. Ed è grazie a te." mormorò con voce completamente grata Fred, facendo rabbrividire Hermione di gioia. Un simile evento era attribuibile alla sua presenza. Era sicura che mai più, in tutta la sua esistenza, avrebbe saggiato una consapevolezza più dolce.
"Quando è accaduto l'ultima volta?" domandò curiosa la strega, il fiato corto e lo sguardo lucido. Non stava per piangere, ma l'emozione rischiava pericolosamente di farle cedere le gambe. Sentiva le mani sul punto di tremare e, per evitare di darlo a vedere, si aggrappò bruscamente all'orlo della propria gonna. Fred le sorrise.
"Ieri sera, quando hai detto di amarmi. La stanza ha ripreso colore per qualche, bellissimo secondo." le rivelò poi con una sincerità disarmante. Quella volta, Hermione rischiò davvero di cadere. Però, invece che rovinare orribilmente a terra, arretrò invece di qualche passo, imponendo alle proprie ginocchia di smettere di tremare. In quel momento si sentiva importante come mai prima di allora.
E poco prima che Hermione si levasse per la seconda volta in punta di piedi, con l'intento di baciare il suo -ormai- ragazzo, una voce la fece sussultare in mezzo al corridoio.

"Accidenti a te, sanguesporco." vociò d'improvviso Malfoy, distraendo completamente la ragazza dal proprio intento. Immediatamente, Hermione voltò lo sguardo, incontrando la figura del biondo Serpeverde venirle incontro a passo svelto, ma elegante.
"La McGranitt mi ha costretto a venirti a cercare. Mi ha minacciato! Ha detto -e cito testualmente- 'ritrovi la signorina Granger immediatamente, se non vuole vedere la sua casata perdere ulteriori punti'." Draco ostentò un certo disgusto in volto. Detestava essere manovrato, persino se a farlo era un'insegnante che rispettava "E' tutta colpa tua, Granger. Della tua pazzia."
Hermione non lo considerò più di tanto, puntando invece lo sguardo contro il fantasma di Fred e lanciandogli un'occhiata dispiaciuta. Lui sollevò le spalle con tranquillità, per poi mormorarle che l'avrebbe aspettata quella stessa sera dentro la Stanza Delle Necessità. La riccia, in risposta, annuì impercettibilmente, mentre il fantasma andava con l'allontanarsi a passo svelto.
"Insomma, potevi evitare di farti scovare mentre chiacchieravi con la cattedra la scorsa notte. Non sarei scoppiato a riderti in faccia." riprese presto a parlare il biondo, ostentando una certa ovvietà nella voce. Quest'ultimo particolare disturbò non poco la ragazza, che dovette serrare le proprie mani in due pugni ben stretti per evitare di colpire il giovane in pieno viso con un gancio di tutto rispetto.
"Sai, ultimamente credevo fossi rinsavita! Avevi smesso di parlare del fantasma di Weasley, e sorridevi come un ebete di continuo." constatò con praticità Draco, sistemandosi con fare elegante il colletto della camicia "Ma ad essere sinceri iniziavo ad annoiarmi! Non avevo più scuse per prendermi gioco di te." concluse infine il giovane rampollo di casa Malfoy, non potendo trattenere un breve riso di scherno.
"Non mi interessa che tu mi prenda in giro. Non mi tocca minimamente il fatto che tu possa considerarmi pazza." prese infine parola la riccia "La sola cosa che non mi va a genio è che tu mi schernisca di fronte a tutta la classe!" gli gridò in faccia, puntandogli l'indice contro il viso "Sei un petulante ragazzetto, e mi ha stufata! Per quanto il mio orgoglio sia forte, speravo vivamente che avessi iniziato a provare pena per me!"
Malfoy corrugò la fronte, non capendo quelle sue ultime parole. Hermione sorrise mesta.
"Esatto, Malfoy, pena. Non ho più nemmeno uno straccio di amico, non lo hai notato? Mi hai appena presa in giro di fronte a tutti e nessuno mi ha seguita!" constatò la giovane, mordendosi il labbro inferiore e scuotendo la testa "Speravo che questo particolare ti avrebbe fermato dal tentare continuamente di rovinarmi la vita!" gli gridò infine contro, facendolo palesemente sussultare "Ed ora non osare mai più avvicinarti a me, se non vuoi che a colpirti siano molto più di un paio di Stupeficium."
E detto ciò, di fronte al viso sconvolto del giovane purosangue, la strega prese ad allontanarsi con il volto rabbioso e la pazienza ormai da tempo evaporata. Se Malfoy avesse osato avvicinarsi a lei ancora, Hermione non avrebbe risposto delle proprie azioni. Era incredibilmente stremata, stanca di ciò che le persone pensavano di lei, spossata all'idea di non essere più considerata la persona affidabile che era sempre stata. Nessuno, neppure i propri migliori amici, le credevano più, e tutto ciò che le restava era un fantasma di cui era follemente innamorata. A lei sembrava anche troppo di quanto effettivamente potesse meritare.
E Malfoy, ancora fermo al centro del corridoio, completamente sconvolto dalle parole appena udite dalla riccia, si impose la calma. La Granger era ufficialmente uscita di testa -questa volta in modo dannatamente serio- e lui avrebbe finto che non esistesse. La cosa non lo toccava, anzi! Da quel momento in poi avrebbe intavolato un po' più di discussioni con San Potter ed il Pezzente che, da soli, dubitava fortemente fossero in grado di difendere i loro pidocchiosi nomi. 
Ora come ora, si disse Malfoy, la sola cosa che lo preoccupava era Minerva che lo aspettava in classe.














Quindi, si disse invece Hermione mentre camminava per i corridoi della scuola, ora era rimasta definitivamente sola. 
Con Fred. 
Con un morto.
























































Angolo dell'autrice! 
Ehi, buongiorno a tutti! Aggiorno con leggero ritardo, e mi dispiace! Ho avuto da fare ^^''
Beh, questo è un capitolo abbastanza corto, ma è principalmente di transizione: Hermione è rimasta definitivamente sola -persino quella pseudo-relazione che intratteneva con Draco è andata-, ed ora ha solo Fred. Il suo fantasma.

E poi, a Fred capita di vedere i colori! E' un evento raro, che gli succede molto di rado e solo in prezenza di Hermione, ma si tratta di un'importante pista!

Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, e vi prego di lasciare qualche recensione -sempre gradita-! Un bacio! Sara.

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***




Love Until We Bleed.




 
capitolo 15.


























La sera avvolse presto le valli inglesi, e così -non appena le fu possibile- Hermione raggiunse la Stanza delle Necessità. Nonostante fosse stata occupata buona parte delle ore precedenti a perlustrare il castello con Malfoy -con il quale ancora non scambiava una parola-, ora aveva finalmente tempo per incontrarsi con Fred all'interno della camera incantata.

Si sistemò i capelli con fare sbrigativo, per poi lanciare uno sguardo alla parete vuota. Non le importava che nessuno le credesse o che tutti la considerassero ufficialmente impazzita. Tutto perdeva spessore se messo a confronto con Fred, il ragazzo che amava. Quindi, al diavolo Malfoy! Ed anche Harry, Ginny e Ronald! Lei sarebbe andata avanti comunque, perchè era la più forte lì in mezzo, quella che, silenziosamente, aveva dovuto affrontare una marea di dolori disgustosamente laceranti. Avrebbe finto che quelli che la etichettavano come suonata, improvvisamente dimentichi del bene che aveva fatto, non esistessero, e lo avrebbe fatto senza remore.
Chiuse gli occhi, immaginando la porta incantata apparire lentamente di fronte a sè, intarsiarsi e scolpirsi per magia, sino a divenire imponente e strabiliante. Non pensava alla stanza con particolare cura: la sola cosa che desiderava era che vi fosse Fred, che fosse un luogo in cui potesse stare da sola con lui. Sorrise, avvertendo un familiare calore avvolgerle completamente le membra. Le bastava pensarlo. Le bastava solo un veloce pensiero riguardo il ragazzo per mandarla in tilt. Un sorriso le nasceva spontaneamente in viso e, mentre lo stomaco le si torceva per le farfalle, le ginocchia le divenivano molli, sul punto di farla cadere a terra.
Sollevò le palpebre d'improvviso, avvertendo un suono di rocce in movimento e di mura pesanti. Di fronte a lei, la porta stava ultimando le proprie rifiniture, e già si immaginava tra le braccia di Fred a pretendere un suo dalicato bacio. Non appena la magia finì, Hermione si fece avanti, ostentando un certo entusiasmo nei propri atteggiamenti.

Una volta dentro, un delizioso profumo di rose le deliziò l'olfatto, facendola sospirare assuefatta. Si voltò immediatamente verso un piccolo tavolo a lato della stanza. Sopra esso spiccava una lunga stecca d'incenso appena acceso -evidentemente all'essenza di rosa-. Sorrise, per poi incontrare la figura alta e slanciata del fantasma a pochi passi da lei. Lui ricambiò la sua espressione solare, per poi allargare le braccia in un chiaro invito ad essere abbracciato. La riccia non si fece pregare.  Mordendosi il labbro inferiore incantata, si fece avanti e si tuffò contro il ragazzo, scontrandosi con il suo petto tonico e venendo avvolta dalle sue braccia dolci e confortatrici. Ne aveva avuto incredibilmente bisogno, per quanto non fosse stata disposta ad ammetterlo neppure a sè stessa. Per quanto Hermione si fosse finta forte e menefreghista, tutto ciò che desiderava da ore non era altro che un abbraccio. Uno senza secondi fini, dato da una persona che tenesse davvero a lei.
Fu per questa ragione che, tra un sospiro e l'altro, la strega si lasciò cullare da quella stretta per lungo tempo, sino a che Fred non si allontanò sorridendole divertito "Allora? Come è andata con Malfoy?" le domandò poi, facendola irrigidire, ed innervosendola non poco.
"Non parliamone." fece dunque secca Hermione, deglutendo a vuoto ed abbassando lo sguardo "Ho tutta l'intenzione di non rivolgergli mai più la parola!" esclamò infine, voltandosi e dirigendosi a passi pesanti verso il divano che si trovava poco lontano. Vi si accomodò sopra frustrata, sospirando stanca. Fred mantenne per lunghi minuti il silenzio. Per quanto il rosso avesse sempre avvertito un'irritante ed inspiegabile gelosia nei confronti di quel furetto da strapazzo, il fantasma sapeva anche che quel biondino era la sola persona rimasta con cui Hermione passasse del tempo... Beh, parlando. Magari non civilmente, ma parlavano. Ed ora aveva tagliato i ponti anche con lui. Non andava bene.
La ragazza che amava si stava autodistruggendo, e lui non poteva minimamente permetterlo.
"Hermione, io penso che-" "Penso che tu sia molto più che un fantasma, e penso che... Quella cosa dei colori che mi dicevi oggi debba essere alimentata." lo interruppe improvvisamente la strega, sapendo bene cosa lui fosse in procinto di dirle, decisa a non volerlo sentire. Fred arrestò le proprie parole.
"C-Cosa?"
"Sì, insomma, ho questo presentimento. Penso sia qualcosa di importante." spiegò la ragazza, sollevando le spalle e continuando a guardare il pavimento in roccia sotto i suoi piccoli piedi. Il rosso le si avvicinò lentamente, passo dopo passo, accostandolesi infine  con un sorriso leggero in viso.
"Lo pensi davvero, o lo stai dicendo solo per non farmi parlare?" le domandò quindi lui con fare cortese, ostentando una dolcezza che la fece letteralmente sciogliere.
Hermione arrossì. Non stava mentendo; ciò che aveva appena detto al ragazzo lo credeva davvero. Eppure doveva anche ammettere di averlo detto per fargli cambiare discorso. Non voleva sentirsi giudicata anche da lui. Anche da Fred. Dalla sola persona che le era rimasta.
"Lo penso davvero. Sono certa che sia qualcosa di importante." sussurrò quindi la riccia, a pochi centimetri dal viso di lui, guardandogli le labbra con morboso interesse. Il giovane lo notò e, in risposta, non potè che sorridere sghembo.
"I-Io penso che-" la voce della Grifondoro si arrestò, la gola secca a causa dell'emozione nell'avere il volto di lui così incredibilmente vicino. Non che fosse la prima volta, ma Hermione si sentiva sempre destabilizzata in sua presenza. Non riusciva a controllarsi. Fred, se possibile, si fece ancora più vicino, facendo sfiorare i loro nasi con malizia.
"Che?" incalzò poi il ragazzo, muovendo le labbra con inaudita lentezza.
"Che neppure le più piccole parti di un problema siano trascurabili." sospirò con un filo di voce la giovane, portando a termine la propria argomentazione. Continuava ad osservare incantata le labbra di Fred, mentre le proprie non facevano altro che tremare di aspettativa. Un ennesimo sorriso adornò il viso del ragazzo che, in risposta, si tuffò con furia sulla bocca di lei, deciso ad assaporarla completamente.
Le leccò con lascivia la superficie morbida e setosa delle labbra, per poi farsi avanti con la lingua. Lei non si fece pregare, permettendogli così di farsi avanti in quell'antro deliziosamente umido e confortevole. Un luogo dove la maliziosa lingua di Fred si trovava tremendamente bene.
Erano diventati così disperatamente bisognosi l'uno dell'altra, così incredibilmente disperati all'idea di amarsi, che ogni volta che si sfioravano venivano investiti da un'ondata di pura confusione. Ed in quei momenti, le sole cose di cui potevano essere pienamente certi, era che l'altro esisteva ed era al suo fianco, che lo stava toccando, sentendo ed annusando. Si perdevano in istanti di pura estasi, in cui né spazio, né tantomeno tempo esistevano. In cui vi erano solo loro due. Solo loro ad amarsi in modo viscerale e continuo. 

Quando si staccarono, la ragazza aveva il fiato corto e lo sguardo lucido di aspettativa ed emozione. Fred rimase non poco incantato da quella visione, da quell'Hermione così incredibilmente meravigliosa e perfetta, che quasi non notò il veloce baluginare dei colori attorno a lui. Eppure li rivide circondarlo per qualche momento -neppure un intero secondo-, ed istantaneamente sorrise emozionato, alzando lo sguardo verso il soffitto rifinito di piccoli nastri blu, e poi contro il fuoco così accecante e rosso. La riccia non comprese immediatamente la reazione del ragazzo ma, quando infine intuì cosa stava accadendo, non potè fare  a meno di ridere emozionata, e guardarsi attorno ostentando la sua medesima meraviglia.
"Li hai visti?" gli domandò in un sussurro leggero, che solo lui avrebbe potuto percepire. Il fantasma annuì entusiasta, per poi circondarle con le mani i fianchi, e sollevarla in aria. La fece piroettare come una vera ballerina, e lei rise completamente in balia di lui. La gonna si muoveva all'aria con eleganza, ed i suoi capelli facevano altrettanto, rendendola tanto simile ad una di quelle splendide ninfe degli stagni.
"Sei stata tu!" esclamò poi lui, lasciandola nuovamente a terra "E' grazie a te." disse infine grato. Hermione arrossì, ma non abbassò lo sguardo. Non voleva dimostrarsi troppo debole, od infantile. Era orgogliosa di essere il motivo della gioia di Fred, di avergli dato una ragione in più per sorridere in quella sera monotona e tipica. Non si sarebbe dimostrata timida od imbarazzata per un motivo tanto importante e che la faceva sentire così incredibilmente orgogliosa.
Lui le sorrise. Dio, i suoi sorrisi le facevano sentire le farfalle nello stomaco e le scatenavano i brividi allo stesso tempo. Perdeva completamente la ragione e non era più neppure tanto sicura di come ci si dovesse muovere. Sapeva solamente che lui stava regalando quella meravigliosa espressione a lei. Una ragazza come tante. Non alla più bella. A lei. Ed Hermione si sentiva improvvisamente più importante.

"Ti amo."
Questa volta, a dirlo, era stata lei. Lo aveva mormorato con una voce così incredibilmente dolce e devota, da essere quasi sembrato, alle orecchie del rosso, una mera illusione. Lei continuava ad osservarlo determinata dal basso della propria statura, gli occhi lucidi dall'emozione. Fred, andando contro ogni regola del romanticismo, si chinò leggermente, per poi mettersi una mano attorno all'orecchio a coppa.
"Come, scusa? Non ho sentito bene!" la prese poi in giro, sorridendo sghembo "Potrebbe ripetere, signorina?"
Hermione si morse il labbro inferiore, sbuffando. Non solo il fantasma era un asso con l'umorismo, ma se la cavava bene anche nel rovinare in modo catastrofico ogni possibile romanticismo anche solo lontanamente stucchevole. La riccia gli lanciò una veloce occhiataccia, ma lui non si mosse affatto, allargando invece il proprio sorriso.
"Allora? Ripeterebbe, per favore?" incalzò quindi, socchiudendo gli occhi "Oppure ha troppa paura?"
Ok, quella era una sfida, ed Hermione non si tirava mai indietro di fronte ad una sfida. Colpa del suo orgoglio-Grifondoro e di un sacco di altre stupidaggini che le frullavano nella testa da quando era nata -fiera, coraggiosa, intelligente, determinata...-.
Puntò i piedi contro il pavimento, sollevò il mento, sorrise e gonfiò il petto con fierezza. Fred la studiò incuriosito. Avrebbe ceduto alle sue battutine, o lo avrebbe sgridato irritata? Era incredibilmente interessato all'idea di conoscere la risposta alla domanda.

"Ti amo, stupidissimo Weasley!" esclamò infine la ragazza, serrando le palpebre ed ostentando un tono particolarmente alto di voce. 
Ok, Fred non si era esattamente aspettato questo, ma... Sapeva che Hermione non era una ragazza che aveva semplicemente paura. Poi, figurarsi se poteva avere paura di dire un paio di parole, dopo che aveva sconfitto niente popodimeno che il Signore Oscuro, ed un sacco di altri brutti ceffi. 
Squadrò il viso della ragazza al suo fianco, incontrandolo sorridente e pieno di orgoglio per ciò che aveva appena fatto. Lui ricambiò l'espressione, fiero di avere al proprio fianco una donna dalle incredibili capacità, dall'intelligenza sorprendente e dalla bellezza disarmante per quanto semplice. Perchè era questo un aspetto meraviglioso di lei: la sua inconsapevole beltà. La ragazza non sapeva quanto davvero vi fosse in lei, quanto ogni singola parte di lei potesse essere assurdamente affascinante, quanto persino un suo gesto veloce della mano potesse incantare. Beh, Fred se ne era accorto. Ogni aspetto della Granger lo destabilizzava in modo niente affatto controllabile; persino un'occhiataccia aveva la capacità di dare al suo cuore una nuova ragione per battere. Ormai era completamente perso per lei. In lei.
"Anche io, Herm."





























I seguenti giorni trascorsero, dal punto di vista della ragazza, tra un assuefacente stato di completa gioia, ad una più traballante malinconia. Se da una parte aveva appena ottenuto Fred, il ragazzo per cui aveva da sempre avuto una cotta, dall'altra vi era invece un incolmabile vuoto nella vita della giovane strega.
Hermione aveva perso ogni amico, considerata impazzita da buona parte dell'istituto. Draco aveva preso alla lettera le sue ultime parole, ed era andato avanti con l'evitarla con ammirevole freddezza. Ma infondo, non si era neppure meravigliata per quell'atteggiamento. Lei aveva ferito il suo fierissimo orgoglio Serpeverde -da vero rampollo di casa Malfoy- e non vi sarebbe stata neppure la più vaga possibilità che il biondo tornasse sui propri passi. Beh, alla riccia non importava.
Ciò che più stava iniziando a ferirla era il comportamento di Harry, Ronald e Ginny, più schivi che mai ed attenti anche solo al rivolgergli per errore uno sguardo di troppo. Quell'atteggiamento feriva Hermione orribilmente, procurandole vere e proprie fitte brucianti, capaci di farla scoppiare in lacrime d'improvviso e senza alcun avviso.

Ma fortunatamente, presto arrivarono le vacanze natalizie. 
E così, tutti gli studenti con una casa a cui tornare, svanirono alla vista della riccia.
















































 
Angolo dell'autrice!

Ehmm.... Sono tristemente al corrente che questo che avete appena letto era un capitolo molto breve, ma l'ho fatto così di proposito. Gli eventi che si verificheranno nel prossimo saranno molto importanti, ed ho tutta l'intenzione di prenderli in esame con attenzione.

Come avete visto sono arrivate le vacanze natalizie! Succederanno parecchie cose, vedrete! :)


Lasciate qualche recensione se vi va... E alla prossima!

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***

















Love Until We Bleed.




 
capitolo 16.






























Hermione era abbastanza certa di non conoscere nessuno dei restanti studenti rimasti quell'anno durante le vacanze natalizie. Perciò, il ventiquattro dicembre di quell'anno, si limitava a vagare per l'istituto a capo chino, i capelli stretti in una coda alta e spettinata, il viso spento, e le guance arrossate per il freddo. Non era certa di dove stesse andando, ma sapeva che non era la direzione giusta. Fred la stava aspettando. Le aveva detto che l'avrebbe attesa nell'aula di pozioni per farle un piccolo regalo, eppure lei stava andando da tutt'altra parte. Perchè? Perchè si allontanava improvvisamente da Fred? Perchè non lo raggiungeva con un sorriso ad arricciarle le labbra e gli occhi illuminati d'amore?
La risposta non la conosceva a pieno, ma sapeva di avercela sulla punta della lingua. Erano giorni che non riusciva a pensare coerentemente. Ogni sua riflessione andava a finire in un punto profondo della sua mente, in un luogo che, recentemente, aveva considerato ben poco. Una zona in cui si era annidato un pensiero fastidioso ed allarmante che, sino a pochi giorni prima, aveva finto di non avere neppure notato.
Ma, guardandoci in faccia, era davvero possibile che Hermione Jean Granger non notasse qualcosa?

Perchè nessuno oltre lei vedeva Fred?
Aveva dato per scontato che la propria supposizione fosse giusta, ma era davvero così? Insomma, era davvero possibile che, solo perchè avevano smesso di credervi, nessuno potesse più vedere Fred? Nessuno oltre -guarda caso- lei. Recentemente aveva messo in dubbio tale teoria, e lo aveva fatto con un'improvvisa, disarmante determinazione. Era folle. Era semplicemente folle la possibilità che lei potesse vederlo, comunicarci, e toccarlo, mentre i fratelli no. Era crudele, ingiusto, ed assolutamente stupido. E le sue certezze si erano fatte sempre meno stabili, sempre più sul punto di spezzarsi e ridurla ad un guscio vuoto ed insicuro. Non faceva altro che pensare a lui: a Fred. Il suo nome rimbombava in modo continuo nella mente della giovane e, recentemente, era divenuto un vero e proprio mantra, un'ossessione. Il solo pensiero rivolto al rosso le scatenava una sorta di dolce assuefazione, qualcosa di molto simile ad un'anestesia, un sedativo da tutto il dolore che la circondava. L'amore che a lungo era andata con il bramare si era avverato, e la cosa le sembrava completamente impossibile. Fred non poteva innamorarsi di lei. Esistevano milioni di splendide ragazze, e lui aveva scelto lei.

Era per questi e molti altri motivi che Hermione aveva iniziato a prendere in considerazione un dubbio che, da parecchio, si stava annidando nella sua brillante mente: la possibilità che Fred, infondo, non esistesse davvero. La possibilità che il fantasma non fosse altro che una proiezione di Hermione, qualcosa nella sua mente, qualcosa nato solo ed esclusivamente per farle avvertire in modo meno brusco il dolore che, altrimenti, l'avrebbe costretta ad affogare.
Perchè infondo quella era la sola spiegazione logica, la sola spiegazione dalla quale non scaturissero pieghe. Ed in quel modo si sarebbero spiegate anche tutte le accuse di follia -probabilmente vere-, e tutte quelle improvvise perdite di amici e nemici -Dio, le mancava persino Malfoy-. Quindi, si era infine detta Hermione, Fred non esisteva davvero. Lei lo aveva immaginato per mesi, ed era convissuta in modo pacifico con quell'illusione, ma altro non era. La coscienza del ragazzo era svanita, così come la sua vita, ed il suo corpo. E non importava che lui le avesse detto di potere vedere nuovamente i colori -alle volte-, perchè non era vero. La sola realtà era che lei era impazzita e, che se non poteva vivere insieme a Fred e ai propri amici, allora non valeva davvero più la pena di vivere.

Ecco perchè si stava dirigendo nel bagno dei prefetti.
























La notò di sottecchi mentre tentava di accendersi una sigaretta nonostante il vento ed il freddo che lo circondava. Mentre teneva il filtro della cicca tra le labbra, e le mani a coppa attorno la cima di essa, l'aveva intravista attraverso una piccola finestra che dava su uno dei tanti corridoi dell'istituto. Immediatamente, aveva abbandonato i propri propositi, deciso più che mai a sfogarsi contro qualcosa di davvero divertente.
Erano passate intere settimane dall'ultima volta che Draco aveva parlato con Hermione Granger, e ne era stanco. Gli mancavano i battibecchi giornalieri, in grado di farlo sbollire e capaci al medesimo istante di infervorarlo come non mai. Era arrabbiato perchè gliel'aveva data vinta l'ultima volta, ed era più deciso che mai a non cederle una nuova vittoria, anzi! Desiderava impellentemente beccarla in una situazione imbarazzante, e magari poterglielo rinfacciare a vita.
A questo proposito, riflettè, magari la ragazza si stava proprio dirigendo verso il suo amato, il ragazzo invisibile con cui andava dicendo di avere una storia. Un sorriso di scherno gli nacque in viso, mentre gli occhi gli si assottigliavano, divenendo due lame argentee incredibilmente pericolose.
Scostandosi la sigaretta dalle labbra, e riponendola in un piccolo astuccio di cuoio, Draco prese la decisione di seguire la Granger di sopppiatto. Il mantello sfiorava appena il pavimento in pietra sotto i suoi piedi, facendolo somigliare ad una creatura della notte. Qualcuno di schivo, pronto ad attaccare, privo di pietà.























Non appena fu dentro al bagno, una sensazione di calore la pervase completamente, facendola -stranamente- rabbrividire. Si morse il labbro inferiore, per poi deglutire a vuoto. A passi leggeri e brevi, si incamminò verso l'enorme vasca che spiccava all'interno della sala dai toni chiari. Era già piena d'acqua. Era calda, constatò la strega in un sospiro, vedendo il vapore salire sino al soffitto. Poi, con un sorriso mesto ad adornarle il viso, sguainò la propria bacchetta. Si chinò, per poi muoverla con eleganza sul pelo dell'acqua. Non dovette dire nulla che, grazie ad un piccolo incantesimo, il contenuto della vasca si fece incredibilmente freddo, sotto zero. I piccoli rivoli di fumo dovuti al calore si estinsero all'istante e l'aria attorno alla giovane si fece immediatamente più intollerabile. Eppure, lei non vi fece caso. Alzatasi, Hermione sospirò, per poi agitare nuovamente la bacchetta in direzione della vasca. Un numero indefinito di cubetti di ghiaccio -tanti da strabordare- apparvero magicamente, rendendo l'acqua -se possibile- ancora più fredda. Fu allora che la riccia afferrò i lembi della camicetta che le ricopriva il busto. Li trascinò verso l'alto, sino a che l'indumento non fu completamente sparito. Lo lasciò cadere a terra. Passò poi alla gonna invernale, che fece scivolare con eleganza sino alle caviglie. Poi le scarpe, ed infine le calze.
Rimasta esclusivamente in intimo -rigorosamente spaiato-, la ragazza lanciò un'ultima occhiata ad uno specchio poco distante. Si sarebbe ricordata così, si disse, con il viso arrossito dal freddo e le labbra sul punto di spezzarsi. Chiuse gli occhi, augurandosi un dannatissimo buon Natale -era ormai mezza notte-, e si lasciò andare dentro l'acqua fredda ed il ghiaccio. Innumerevoli fitte la colpirono, dolorose quanto le lame di infiniti coltelli. Le sentiva trafiggerla, ucciderla lentamente, con meritato supplizio. Tese i nervi del collo e strinse la mascella. Normalmente avrebbe gridato senza ritegno, ma non in quel momento. No.
Se ne sarebbe andata con un'ultima briciola di dignità. Infondo, perchè restare? Non aveva più nulla, in quel mondo. Ma magari, in uno successivo, avrebbe ritrovato tutto ciò che aveva avuto la sfortuna di perdere: i suoi genitori, i suoi amici, Fred. Lo avrebbe ritrovato per davvero.

Un suono improvviso la costrinse ad aprire gli occhi. Il fantasma di Fred, quello che lei si era immaginata sin da principio, la stava osservando sbalordito. Il suo viso non era mai stato tanto pallido ed allarmato. Lo aveva appena sentito gridare, ma era certa che non fosse vero. Perciò sorrise semplicemente, continuando a sguazzare in quel bagno di morte che, lentamente, le stava assorbendo sino all'ultima energia.

Fred non disse nulla e, sconvolto come non mai, si lanciò a capofitto al capezzale della vasca nel chiaro tentativo di salvarla, di portarla via da lì al più presto. Affondò le mani nell'acqua gelida, e cercò di afferrare il corpo della ragazza, di prenderla in braccio di allontanarla da quel bagno che presto le avrebbe rallentato i battiti cariaci sino ad arrestarglieli completamente. Eppure, non vi riuscì. Le sue mani attraversarono il corpo di Hermione come fosse stato nebbia.
"No, no, no..." mormorò il rosso, osservando sconvolto le proprie mani "Non è possibile, Hermione!" gridò a squarciagola, mentre lei gli sorrideva dolce "Perchè? Perchè non riesco a prenderti? Perchè non..." Fred non proseguì la frase. La risposta gli giunse chiara alla mente, dolorosa quanto un proiettile dritto nel petto. Lei aveva smesso di crederci.
Forse lo vedeva ancora -magari più sbiadito e distante del solito-, ma lei aveva smesso di credere nella sua esistenza, e così lui non poteva più afferrarla per davvero. Non poteva salvarla. Digrignò i denti sconvolto, gli occhi ridotti a due fessure umide di lacrime. Non le avrebbe permesso di andarsene. Non gli importava perchè lei avesse smesso di crederci, a patto che sopravvivesse.
"Perchè?" domandò in un lamento disperato il rosso, facendosi eco per l'ennesima volta, e continuando invano a scavare nell'acqua, non riuscendo però mai ad afferrare il corpo di lei. Hermione avvertì appena la sua voce, improvvisamente distante e ovattata.
"Mi ucciderò..." mormorò lei, il fiato pesante ed il petto che si alzava ed abbassava a fatica. Fred poteva vedere il dolore attraversarle lo sguardo, ma era improvvisamente distante, incapace di aiutarla "Così potremo stare insieme per davvero."
Il ragazzo sussultò, per poi scuotere la testa "No, Herm!" gridò con le lacrime che ormai gli solcavano copiosamente il volto, il pianto sul punto di strozzarlo "No!"
"Fred, io ho bisogno di te."
"Ed infatti sono qui!" esclamò il rosso, chinando il capo contro il pavimento umido e sussultando per i singhiozzi "Sono qui..." ribadì quindi in un sussurro flebile e fragile, che lei quasi non udì.
"Forse sono solo pazza." sorrise la riccia in risposta, serrando le mani in due pugni pur di evitare di gridare per il dolore che il freddo le faceva avvertire "Tu esisti solo nella mia mente, per ora. Ma..." prese una pausa per deglutire "Ma se io muoio, potrò raggiungerti. Ed allora ci sarai per davvero."
No, non era così che funzionava. Fred avrebbe desiderato con tutto se stesso che Hermione lo capisse. Eppure, lei continuava a guardarlo con quell'espressione felice, che non lasciava trasparire tutto il dolore che, in realtà, provava sicuramente. Si fingeva beata di fronte le stilettate che il freddo le faceva chiaramente avvertire, e tutto questo perchè lo amava in modo troppo dannatamente forte. In un modo così forte da uccidere. Da uccidersi.
Poi, un suono improvviso. Dei passi che si muovevano con foga sul pavimento, risonando rumorosamente per tutta la stanza. Fred alzò lo sguardo, incontrando la figura sconvolta e senza fiato di Draco Malfoy.


















Il biondo Serpeverde aveva assistito alla scena ammutolito. Inizialmente era stato completamente convinto che la ragazza si fosse diretta lì per farsi un semplice bagno, ma poi la situazione aveva preso una pessima piega. L'acqua gelida, il ghiaccio... Un chiaro tentativo di suicidio. Uno dei più puliti in assoluto: niente sangue ed il corpo si sarebbe mantenuto sino al ritrovamento. Insomma, la Granger era stata meticolosa persino nell'organizzare la propria morte. C'era un solo problema: Draco non lo avrebbe permesso.
Perchè, per quanto la odiasse, e per quanto l'avesse mandata al diavolo un centinaio di volte, lui non avrebbe retto nel vederla varamente priva di vita, lo sguardo assente ed il viso cereo. Mai.
Perciò, dopo averla vista mormorare e sorridere al nulla, si era lanciato con furia all'interno della stanza, ritrovandola così distesa in mezzo a tutto quel ghiaccio, con gli occhi lucidi e con un sorriso beato ad arricciarle le labbra.










Lo sguardo della ragazza si posò su Draco Malfoy, ostentando ben poco interesse. Poi, d'improvviso, un nuovo sorriso le adornò il volto.
"Assisti alla mia morte?"
Se quella sarebbe dovuta suonare come una provocazione, non fece altro che fare tremare le ginocchia del biondo. La voce della Granger era uscita spezzata ed appena udibile, un sussurro di un fantasma distante, qualcosa di spaventoso. Malfoy non si era neppure preso la briga di risponderle, e si era invece lanciato contro di lei, ed aveva affondato le mani pallide nell'acqua fredda in un tentativo di prenderla in braccio. Lei non glielo permise.
Con immensa sorpresa del biondo, la riccia sollevò in aria la propria bacchetta che -effettivamente- non aveva mai posato, e la puntò in direzione di Draco. Subito il Serpeverde arretrò, le mani alzate in segno di resa ed innocenza.
"Se ti azzardi a toccarmi, giuro che ti ammazzo." mormorò la ragazza, le lacrime le rigavano d'improvviso le guance. Non le interessava uccidere qualcuno, e probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Ma era abbastanza certa che quello fosse il solo modo per non essere salvata. Il ragazzo studiò a lungo quell'atteggiamento, prima di prendere finalmente parola.
"Dimmi solo perchè lo fai." la pregò con una nota di disperazione nella voce. Si odiavano, sì, ma ciò non significava lei doveva morire. Hermione sussultò, per poi sorridere.
"Avevi ragione, Malfoy. Sono pazza." prese una pausa "Fred non esiste, se non nella mia mente. Perciò morirò, così da poterlo davvero riincontrare."
Draco scosse bruscamente la testa, facendo ondeggiare i propri capelli chiari in modo disordinato "Non farlo, Granger! Non azzardarti a morire, perchè questo sì che sarebbe pura follia." le intimò sibilando, facendola sorridere ancora di più.
"Non mi interessa più ciò che dici."
Il ragazzo scrutò all'interno di quegli occhi solitamente tanto bruni, ma in quel momento troppo spenti. Si chiese se ci fosse un modo per salvarla, anche solo il più stupido, ma non gli venne in mente niente. Perciò, semplicemente, glielo domandò.
"Dimmi solo come posso fare a salvarti, ti prego. Dimmi se c'è un modo." le gridò contro, serrando le proprie mani in due pugni frustrati e conficcandosi le unghie curate nei palmi. Un dolore familiare lo avvolse. La riccia deglutì a vuoto.
"Dimmi che lo vedi." mormorò quindi, guardando il viso di Draco con supplichevole bisogno. Lei desiderava essere salvata, realizzò improvvisamente il Serpeverde. Ora stava a lui.
"Dimmi che Fred c'è, e che posso amarlo, e che non è un sogno." singhiozzò la mora "Ti prego."
E forse fu per disperazione che Draco ci crebbe davvero. Fu per folle bisogno, e completo terrore che il biondo, andando contro ogni proprio principio, decise di credere ciecamente a quelle parole, aggrappandovisi come un folle. E fu così che, proprio dall'altro lato della vasca, vide lentamente comparire il corpo chinato di Fred che lo guardava con disperazione e speranza. Un connubio di incredibile valore.
I capelli rossicci spettinati, gli abiti di quando era morto, il viso pallido ma presente.

"Io..." mormorò il biondo sconvolto "Lo vedo."



































 
Angolo dell'autrice!

Ehi, buonsalve a tutti! So di essere leggermente in ritardo, e chiedo umilmente perdono! In cambio, ecco a voi il capitolo più infinito della storia! Spero vi sia piaciuto nonostante la tristezza -più del solito forse...^^''-

Devo dire che l'intera storia è stata costruita attorno a questo capitolo, il primo che mi misi ad immaginare. Spero che vi sia piaciuto, e mi dispiace averlo spezzato così a metà, ma altrimenti sarebbe venuto fuori qualcosa di davvero pesante -a mio avviso-.
Mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate, e vorrei anche sapere se, secondo voi, è il caso di mettere in questa storia la nota 'tematiche delicate'. Infondo Hermione sta tentando di suicidarsi e... Boh fatemi sapere!

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***





 
Eccomi tornata con questa long!
Spero tanto che il capitolo vi piaccia! Lo scorso ha ricevuto molti consensi, e ne sono incredibilmente felice!!

Penso che in molti siano rimasti sorpresi da... Beh, dal fatto che sia proprio Draco a potere vedere Fred, ma era una cosa così folle -considerato l'odio che più o meno tutti i Grifondoro provano per Malfoy- che dovevo farlo! (senza contare che è uno dei miei personaggi preferiti... ihih)

Ora vi lascio al capitolo che, spero con tutta me stessa, vi piaccia! Lasciatemi qualche recensione e... Alla prossima!


























Love Until We Bleed.



 
capitolo 17.




















"Io..." mormorò il biondo sconvolto "Lo vedo."





Hermione, per qualche istante a seguito di quelle parole, fu pienamente certa di avere sentito male, che l'acqua gelida le stesse intorpidendo persino il cervello, e che ormai la sua mente avesse iniziato ad anestetizzarsi lentamente, ad addormentarsi sino a non risvegliarsi mai più. Ipotizzò di avere delle allucinazioni, eppure non riuscì a credervi a pieno.
Per quanto doloroso le sarebbe risultato farlo, voltò il collo verso Draco, incontrandolo sconvolto, inginocchiato a terra, le mani contro le mattonelle fredde ed umide del bagno. Sembrava più magro e pallido del solito, se possibile. Osservava con quei suoi occhi sempre così vigili e freddi un punto oltre di lei, dall'altra parte della vasca. Anche la riccia si voltò, incontrando immediatamente la figura di Fred, ancora chinato contro di lei, le mani improvvisamente fattesi trasperenti, e lo sguardo vacuo e distante. Tremò. Sentiva ancora le stilettate dovute al freddo, ed avvertiva che respirare stava diventando pressocchè impossibile. Aveva gli occhi umidi di lacrime, eppure non aveva il coraggio di piangere. Infondo, quella era stata una sua scelta.
Continuò a guardare quel Fred improvvisamente tanto distante ed invisibile. Le sembrava tutto troppo calmo, ed immobile. I soli suoni all'interno di quella stanza erano i loro respiri: quelli di lei, e di Draco. Entrambi ansanti e sconvolti. Poi, Hermione vide le labbra di Fred muoversi, eppure non ne sentì fuoriuscire alcun suono. Il labbiale, però, le risultò chiaro come non mai.

"Salvala."

Lo aveva detto guardando Draco, ma lei non aveva più la forza di voltarsi verso il Serpeverde per accertarsi che lui avesse o meno colto il messaggio. Le forze le stavano scemando in modo incredibilmente veloce, e si sentiva sul punto di addormentarsi, troppo stanca persino per tendere le proprie labbra in un ultimo sorriso. Abbandonò la bacchetta a terra, facendola rotolare sul pavimento sino al corpo del biondo. Poi, gli occhi bruni le si chiusero, le palpebre divenute così incredibilmente pesanti da risultare quasi dolorose da sostenere. Quella, si disse, era la fine.









Era stato strano. Anzì, strano era certamente un eufemismo. Sentirlo parlare dopo avere visto il suo corpo steso a terra privo di vita durante la guerra, era stata una vera e propria scossa. Draco aveva avvertito come una spinta, ed aveva resistito a stento all'istinto di arretrare sconvolto. Eppure, era rimasto lì, fermo di fronte la vasca da bagno, attento a ciò che il rosso gli stava dicendo. Sì, perchè Fred Weasley, il ragazzo morto tragicamente, gli stava parlando. E nella sua voce vi era un bisogno non trascurabile, una disperazione viscerale.
"Salvala." aveva pregato con le lacrime in gola, ed il respiro spezzato. Hermione era voltata verso il rosso, ma sembrava non vederlo neppure. Per qualche istante Malfoy si domandò cosa esattamente stava accadendo, perchè diavolo quel ragazzo si trovava lì. Poi, un suono improvviso lo costrinse a voltarsi verso il pavimento. La bacchetta di Hermione rotolò sotto il suo sguardo, abbandonata dalla mano ormai priva di forze della ragazza. Draco alzò i suoi occhi color tempesta, incontrando la chioma della giovane Grifondoro sparire lentamente sotto l'acqua gelida. Immediatamente smise di pensare.

Con uno scatto che di umano aveva ben poco -quanto di felino-, corse sino alla vasca, rischiando più volte di scivolare per il pavimento umido. Riuscì a ripristinare il proprio equilibrio arrestando la caduta con i palmi delle mani -slogandosi il polso-. Sta di fatto che, dopo pochi istanti, fu al fianco di Hermione. Senza neppure riflettere, affondò le braccia nella vasca. Una scarica di dolore lo costrinse a digrignare i denti, ma non si fermò comunque. Avvolse il corpo della riccia -afferrandola con un braccio sotto la schiena, e con l'altro sotto le ginocchia-, e poi la sollevò. L'unico pensiero che in quel momento gli vorticò nella mente fu che  era molto più leggera di quanto avrebbe mai potuto credere. E si sentì immensamente stupido, perchè avrebbe potuto pensare a tante altre cose più sensate.
Si mosse velocemente, adagiandola sul pavimento con quanta più delicatezza gli fosse possibile. Le tolse i capelli dal viso, constatando come fosse priva di sensi. Si morse il labbro inferiore, imponendosi di riflettere. Cosa poteva fare? Cosa diavolo poteva fare in quel momento?
Abbassò lo sguardo, incontrando il polso sinistro della giovane. Lo afferrò e, premendo su esso il pollice, decise di verificare che ci fossero battiti cardiaci. Sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene con furia. Non si sentiva così incredibilmente teso dalla guerra, quando erano stati costretti a fare simili procedure praticamente ad ogni ora per verificare la presenza o meno di eventuali defunti. Immediatamente gli vennero alla mente il tanfo di morte e gli sguardi vacui che gli rivolgevano i cadaveri. Per poco non svenne.
Poi, un battito. Un altro, ed un altro ancora.
Draco sospirò di sollievo, portandosi a cavalcioni sopra di lei. Per la prima volta in tutta la sua vita non gli interessava di avere sotto di sé una bellissima ragazza mezza nuda. Voleva solo che Hermione si svegliasse e lo offendesse un po'. Tutto a patto che non morisse, si disse allarmato. Le artigliò le spalle con rudezza, per poi scuoterla leggermente. L'espressione del ragazzo era una rigida maschera di nervosismo. Fred, non troppo distante, poteva vedergli le vene blu spuntare sottopelle.
"Avanti, dannazione!" imprecò a denti stretti, continuando ad osservare il viso pallido della ragazza. Si teneva sollevato da corpo di lei, così da non gravarla con il suo peso. Improvvisamente gli sembrava così incredibilmente fragile, che temeva di poterla persino spezzare. Fred raggiunse il suo capezzale. Draco gli lanciò solo un'occhiata veloce, prima di prestare nuovamente attenzione a Hermione. Si sistemò una manica della camicia, sollevandola sino al gomito e, con l'avambraccio a temperatura ambiente, constatò la temperatura della riccia. La fronte, si disse Malfoy, non era troppo fredda. Ciò stava a significare che si stava riprendendo.
Le gocce sul suo corpo elegante e femminile si stavano lentamente asciugando, lasciandole inzuppato solo l'intimo semplice. Draco corrugò la fronte, sempre agitandola dalle spalle.
"Diavolo, mezzosangue!" gridò, facendo rimbombare la propria voce infuriata per tutta la stanza da bagno. Era certo di stare tremando, ma la cosa non pareva disturbarlo particolarmente "Perchè non ti svegli, dannatissima cocciuta?"
Dio, la insultava persino in quel momento. Era così sconvolto, così dannatamente debole ed insicuro, che si era ritrovato semplicemente ad insultarla. Il tutto perchè era la cosa più maledettamente familiare che potesse fare con lei. Non riusciva a mostrarsi davvero allarmato, e non riusciva a piangere per quanto le lacrime premessero. Eppure, riusciva a fare quello, a maledirla e ad insultarla. E magari, si disse stravolto, lei lo avrebbe sentito ed avrebbe deciso di rispondergli -per le rime, ovviamente-.

Passarono secondi infiniti. Secondi in cui quella fioca fiamma che era la speranza traballò pericolosamente, rischiando più volte di spegnersi nell'animo sia del biondo, che di Fred. Eppure, ad un certo punto, le palpebre della riccia tremarono. Draco si scostò da lei in uno scatto, deciso a non farsi trovare in quelle condizioni -stravolto e a cavalcioni sul suo corpo mezzo nudo-. Fred, invece, le si fece ancora più vicino.
La ragazza gemette, e poi tossì. Probabilmente aveva bevuto, dedusse Draco, avvicinandosi nuovamente, mettendola seduta -reggendole la schiena-, e battendole un paio colpi contro le scapole magre di lei. In risposta, Hermione sputò parecchia acqua. Un'ondata di sollievo travolse il rosso, ed un leggero sorriso gli nacque in viso. La grifondoro aprì finalmente gli occhi, avvertendo immediatamente un tocco estraneo attorno al busto. Si voltò, incontrando il viso di Malfoy. Sconvolta, cercò di allontanarlo bruscamente, ma il Serpeverde non glielo permise, imprecando a bassa voce e non mollando la presa.
"Sei senza forze, Granger. Se ti lascio andare, rischi di romperti la testa come minimo." le intimò nuovamente truce, nuovamente padrone di sé, dimentico dell'ansia che -solo pochi istanti prima- aveva rischiato di soffocarlo. La riccia non disse nulla, arrendendosi a quella presa, effettivamente, molto più forte di lei. Socchiuse gli occhi, e respirò a fondo. Sentiva i muscoli incredibilmente intorpiditi ed addolorati. Lanciò un'occhiata alla sua destra, incontrando il viso sorridente di Fred. Per poco non gridò.
"F-Fred!" esclamò, sussultando appena, costringendo Draco ad aumentare la stretta sulla sua schiena "Cosa è successo?"
Il Serpeverde lanciò un'occhiata esasperata al soffitto, mentre il fantasma si apprestava a risponderle "Ti eri convinta che non esistessi e hai cercato di..." lasciò la frase in sospeso, mentre alla grifondoro tornava alla mente ciò che era accaduto. Ricordava le pugnalate di freddo infrangerlesi nei muscoli,  il viso sconvolto di Draco, e quello altrettanto addolorato di Fred. Ricordò di avere smesso di credere nel rosso.
"Oddio..." mormorò quindi, portandosi una mano di fronte la bocca "Scusami, Fred. Io credevo che-" "Non è colpa tua, Herm." la interruppe lui, un'espressione di puro sollievo ad adornargli il viso.
"Invece sì, io-" "No, invece, Granger. Il fantasma del tuo innamorato ha ragione." Intervenne questa volta Malfoy, facendola voltare bruscamente verso di lui "E' colpa nostra se hai fatto quello che..." prese una pausa, incerto sul come esprimersi "Beh, quello che hai fatto." disse infine il biondo "Nè Potty, né il Pezzente -senza offesa, altro pezzente-, né la Lenticchia, né tantomeno io ti abbiamo creduto. E' normale ritenersi pazzi ad un certo punto."
Hermione gli lanciò un'occhiataccia "queste sarebbero le scuse."
"La cosa più simile che puoi ottenere da parte mia." fece con pacatezza il biondo, sollevando una mano e sorridendo appena. La ragazza sorrise anch'ella, abbassando poi lo sguardo sulle sue gambe. Sgranò gli occhi, constatando di essere mezza nuda, e tra le braccia di Malfoy.
"Lasciami, furetto!" esclamò quindi, facendolo sussultare. Fred scoppiò letteralmente a ridere. Per poco non gli vennero le lacrime agli occhi.
"Che hai da ridere tu?" gli domandò inviperita Hermione "Sei il mio ragazzo! Dovresti essere tu quello infuriato!"
Draco, nel frattempo, cercava di trattenere il corpo della riccia che, agitato come non mai, rischiava pericolosamente di fare scivolare. Non era ancora certo che avesse recuperato a pieno le energie, e non voleva vederla sbattere la testa contro le mattonelle del pavimento in modo ben poco carino. Ci mancava solo che, dopo il suo eroico salvataggio, lei tornasse a tentare la morte.
"Non potrei mai prendermela con lui!" esclamò semplicemente il rosso "Ti ha salvata!"
Udendo quelle parole, Hermione arrestò i propri movimenti. La notizia l'aveva spiazzata non poco. Sapere che Malfoy, colui che più la detestava, le avesse appena salvato la vita, la confondeva enormemente. Si voltò nuovamente verso il Serpeverde.
"E' vero?" gli domandò lei, i capelli completamente stravolti e fradici. Draco scostò bruscamente lo sguardo imbarazzato. Non era abituato ad essere al centro dell'attenzione o, per lo meno, non a quel modo. Lui era il bello e dannato, non l'eroe della situazione, impavido e temerario.
"Non farci l'abitudine, mezzosangue." disse quindi stizzito "Mi sentivo solo in colpa."
Hermione sorrise divertita, per poi lanciargli un'occhiata veloce "Beh, grazie."
A quel punto, Fred si accostò alla propria ragazza per regalarle un bacio gentile. Le labbra di lei erano ancora fredde, ma non importava. La riccia stava bene ed era esattamente di fronte a lui, e poteva nuovamente toccarla e sentirla. Hermione ricambiò immediatamente, schiudendo le labbra in attesa di sentire la lingua del ragazzoa  contatto con la sua. Si sntiva improvvisamente più felice, viva e forte che mai. Malfoy poteva vedere Fred, e ciò significava che non era pazza.
Fu Draco ad interrompere quell'attimo tanto romantico.
"Non ho intenzione di stare qui un secondo di più." disse, spingendo la giovane contro il fantasma, facendola finire così tra le sue braccia "Sbaciucchiamenti disgustosi tra pezzenti e mezzosangue? Posso farne a meno. Ci vediamo in giro, eh!"
E detto ciò, ostentando la sua solita camminata estremamente elgante, fece per andarsene. Eppure, il richiamo di Hermione lo costrinse a voltarsi un'ultima volta prima di andare.
"Buon Natale, Malfoy." disse lei, mentre Fred gli rivolgeva un cenno amichevole con la mano. Il biondo ruotò lo sguardo con fare esasperato, per poi parlare.
"Auguri..." mormorò con ben poca convinzione, passandosi una mano tra i capelli umidi e spettinati.
Poi se ne andò, questa volta lasciando i due veramente soli.



Fred restò qualche istante a contemplare la porta dalla quale era appena uscito Draco, come timoroso che quest'ultimo potesse tornare d'improvviso. Eppure, dopo pochi secondi -quando fu certo del contrario- tornò a prestare attenzione alla propria ragazza. Hermione era tra le sue braccia, le piccole mani contro il suo petto ed un sorriso ammaliato ad adornarle il viso. Il fantasma si sentiva incredibilmente sollevato e felice: non solo era salva, ma adesso non erano più i soli a sapere di lui! Non che Draco fosse la prima persona nella lista dei suoi migliori amici, ma era sempre un passo avanti... No?
Oltretutto, era successa una cosa non appena il biondo era riuscito a vederlo...
"Hermione," esordì il rosso, accostandosi all'orecchio di lei. La ragazza alzò immediatamente lo sguardo su di lui, incuriosita "prima, quando il furetto è riuscito a vedermi, io..."
"Tu?" domandò interessata la riccia, cercando di mettere la schiena dritta. Con fatica vi riuscì. Sentiva i muscoli farle ancora molto male, ma non era più debole come prima. Fred sorrise leggermente.
"Li ho rivisti, i colori. Ma non come al solito..." mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo contro le proprie mani "Solitamente è qualcosa di leggero, che dipinge ciò che mi circonda con attenzione e lentezza... Questa volta è stato proprio come un'onda. Mi hanno travolto, ed erano brillanti." Fred rise leggermente "Mi sono sentito... Presente. Potevate vedermi entrambi ed è stato... Come una sferzata di vita."
Hermione sgranò lo sguardo, un fulgore le attraversava gli occhi, e le sue piccole e gentili mani si posarono sopra quelle di lui "E' questa la chiave, Fred." soffiò poi realizzata "Non sei tu, ma noi. Noi che dobbiamo credere in te... In quanti più possibile."
Il ragazzo corrugò la fronte incerto "Ma la chiave per cosa?"
"Per farti tornare."

Quelle parole risonarono più e più volte nella mente del ragazzo. L'idea di potere tornare -in vita, s'intende- lo faceva tremare di timore e sorridere d'esaltazione, il tutto nel medesimo disarmante istante. Non era certo che potesse esistere un Dio oltre la soglia della vita, ma se vi era, avrebbe con tutto se stesso voluto domandargli se tutto ciò che gli stava dicendo Hermione poteva davvero essere possibile. Perchè, era certo, se tutte quelle speranze che stavano nascendo in lui, lo avevano fatto con il solo scopo di affievolirsi, lui ne sarebbe certamente morto. Questa volta in modo definitivo.

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


Capitolo di transizione! 

Con questo capitolo inizia quello che potrei definire l'arco narrativo finale della fanfiction. Spero tanto che vi piaccia, e mi farebbe piacere ricevere qualche recensione! Grazie in anticipo a tutti!








































Love Until We Bleed.








 
capitolo 18.


























Vide la sua figura pararlesi di fronte d'improvviso. Si muoveva con una leggiadria invidiabile, ogni movimento incredibilmente fluido e perfetto. Come sempre si atteggiava con quella punta di estrema convinzione a dare forma ad ogni suo movimento; persino la camminata sembrava essere stata studiata in modo meticoloso. Ma infondo, dovette ammettere lei silenziosamente, era raro vederlo a disagio. Sembrava sempre un passo di fronte a tutti, sempre rilassato, mai sorpreso.
Persino in quel momento, mentre teneva lo sguardo basso su un tomo particolarmente voluminoso, invece che sembrare uno studente come tanti, quell'aura di cocciuta superiorità continuava ad avvolgerlo.  I capelli gli ricadevano sul viso con elenganza; non pettinati, ma neppure scomposti. Le labbra erano leggermente schiuse mentre, silenziosamente, si faceva passare sotto lo sguardo una pagina del libro -probabilmente stava ripassando per la lezione che lo aspettava-. E, se solitamente quel ragazzo l'avrebbe fatta infuriare, in quell'istante Hermione sorrise. Tese le labbra in modo sincero, mostrando appena il profilo dei denti bianchi oltre esse. Drizzò la schiena, e fece congiungere le proprie mani sul suo ventre piatto.
"Sapevo che ti avrei trovato qui!" esclamò infine, facendo sussultare Malfoy. Quest'ultimo non si era minimamente reso conto della presenza della riccia, troppo preso nel contemplare l'argomento su cui presto sarebbe stato interrogato. Dalla sorpresa rischiò di farsi scivolare il voluminoso tomo di mano. La Grifondoro lo fissava sorridente e, constatò lui, non somigliava neppure lontanamente alla ragazzina stanca ed in punto di morte di appena una settimana prima. Perchè, per l'appunto, erano passati esattamente sette giorni dall'episodio avvenuto nel bagno dei prefetti, quando lui l'aveva salvata ed, in cambio, aveva ottenuto un quartetto di nuovi occhi amici -eh già, quattro: quelli di lei, e quelli del fantasma-.
Nonostante tutto, Draco si impegnò al massimo affinchè quell'espressione sorpresa, che gli delinava il viso, svanisse all'istante. Immediatamente si guardò attorno.
"Effettivamente è una coincidenza impensabile che io sia proprio qui, fuori dall'ingresso della mia casata." fece infine sarcastico il biondo. La Granger lo aveva infatti raggiunto proprio nei sotterranei, di fronte ai dormitori Serpeverde. Doveva avere aspettato molto, si disse, riflettendo sul fatto che la mezzosangue era una ragazza abbastanza mattiniera. A differenza di lui.
"Quanto hai aspettato, mezzosangue?" le domandò quindi, corrugando la fronte ed indicandola abbastanza stizzito. Quest'ultima iniziò semplicemente ad incamminarsi verso la Sala Grande. Lui la seguì.
"Abbastanza, a dire il vero." rivelò infine la ragazza, puntando gli occhi contro i gradini, e prestando attenzione ad ogni passo che compiva, come timorosa di potere inciampare e scivolare "Prima di te sono usciti parecchi Serpeverde. Mi hanno guardata tutti abbastanza confusi."
Draco boffonchiò qualcosa prima di parlare realmente "Che ti aspettavi? La Salvatrice del Mondo Magico non frequenta i sotteranei delle serpi."
Hermione non prese quella frase come un'offesa, anzi. Le parve invece una semplice constatazione e, per tale ragione, non vide alcun motivo per cui rispondergli. Continuavano a camminare, per la prima volta fianco a fianco senza alcun apparente cenno di volersi scannare vicendevolmente. La riccia prestò dunque attenzione ai ragazzi che ora li circondavano; vi erano Corvonero, Tassorosso, Grifondoro e Serpeverde. E tutti, nessuno escluso, erano incredibilmente impegnati nel fissare lei in compagnia con Malfoy. Sbuffò infastidita.
"E questo mi porta  a chiederti, che ci facevi lì?" 
La domanda del biondo la costrinse a voltarsi verso di lui. La stava studiando con una certa curiosità. Si lanciò una nuova occhiata attorno e, innervosita dalle occhiate altrui, decise che forse, per quella volta, la vista del purosanguissimo e viscidissimo Draco Lucius Malfoy sarebbe stata meglio di quella di un branco di pettegoli.
"Oltre ad aspettare te?" domandò con ovvietà la ragazza, facendolo sorridere sghembo. La osservava di sottecchi, divertito all'idea di averla così incredibilmente prostrata ai suoi piedi. 
"Intendo, cosa vuoi?" incalzò quindi Malfoy, facendola sbuffare sonoramente.
Cosa voleva? Beh, si disse Hermione, per quello c'era tempo. Non aveva voglia di parlarne in quel momento, mentre tutti li fissavano in modo così incredibilmente fastidioso. Oltretutto mancava una persona all'appello, ricordò la riccia.
"Ora come ora fare colazione. Al resto penseremo dopo." disse infine, sfoderando tutta la propria irritazione per quelle continue occhiate. Si domandava come lui facesse a non farvi caso, a non venirne scalfito "Ma non lo sai che non si fa aspettare una donna, Malfoy?"
"Tu non sei una donna. Sei la mezzosangue. Punto." fece stizzito lui, aumentando il passo e facendosi finalmente strada all'interno della Sala Grande.
Dopo le vancanze natalizie la scuola era tornata  a popolarsi e, ora che erano riiniziate le lezioni, tutti gli studenti partiti per le vacanze erano finalmente tornati. L'atmosfera era nuovamente quella di festa e conforto, quel qualcosa di perfettamente paragonabile ad una casa accogliente e calda. Non appena la riccia entrò, un delizioso aroma le pervase le narici, facendola istantaneamente sorridere. Malfoy non era però del medesimo avviso che, senza neppure farle un cenno di saluto, si diresse a passo svelto verso la tavola dei Serpeverde, in quel punto in cui stava sempre da solo, senza nessun altro. Infondo, da quanto ne sapeva Hermione, nessuno dei precedenti amici del ragazzo avevano proseguito gli studi. E così, il rampollo di casa Malfoy era rimasto solo, accompagnato unicamente che dalla propria inscalfibile arroganza, e da quegli insulti che unicamente la Granger era in grado di riservargli con così poche remore.

La ragazza sbuffò non appena si rese conto di essere stata lasciata sulla soglia della stanza da sola. Lanciò immediatamente un'occhiataccia in direzione del tavolo verde-argento. Riconobbe istantaneamente la sua chioma chiara, inconfondibile tra le tante. Lo sguardo bruno ruotò per l'esasperazione mentre, un passo dopo l'altro, la giovane strega si faceva avanti in quella direzione. La direzione dalla quale una così rispettosa Grifondoro sarebbe stata normalmente alla larga. Ed ecco che Draco, completamente sconvolto e più pallido del solito -se possibile-, se la ritrovò di fronte, i capelli arruffati e lo sguardo determinato. Lo osservava con una punta di innato fastidio nello sguardo. Poi, senza dire assolutamente nulla, si sedette al suo fianco.
Inutile dire che, istantaneamente, all'interno della Sala si propagò un vocio tutt'altro che contenuto. Seduta così vicina alle pettegole di casa Serpeverde, Hermione poteva cogliere brandelli di discorsi, come per esempio "Una storia? Tra loro? Impossibile!", "Lui non starebbe mai con una racchia del genere!", od anche "Dicevano di odiarsi perchè non potevano ammettere di amarsi! Non con il loro passato, per carità!".
Hermione non se ne curò. Era rimasta sola e, oltre a Fred e Malfoy, nessuno le rivolgeva più la parola. Non le interessava cosa gli altri pensassero. Anche se, per quanto le riguardava, avrebbe preferito fare da schiavetta a Gazza piuttosto che dare anche solo l'ombra di un bacio al Serpeverde. In quel momento, però, vi erano problemi più importanti a cui pensare; qualcosa come una... Resurrezione.

Draco la squadrò infastidito e, con molta attenzione, si allontanò di qualche centimetro da lei. La ragazza non vi fece caso, afferrando una fetta di pane tostato ed addentandola. Sembrava incredibilmente a proprio agio, si disse sconvolto, come dimentica di essere nella tana del nemico. Perchè erano nemici, no? Sì, insomma, magari lui le aveva salvato la vita, ma si odiavano ancora! Lui l'aveva portata fuori da quella vasca da bagno perchè, altrimenti, senza più nessuno da insultare, avrebbe sentito la sua mancanza. Ovvio, non c'era altra spiegazione.
Si portò gli indici alle tempie, sentendosi increcibilmente stupido. Nella sua testa sembrava un'enorme storia a fumetti, di quelli babbani che lui aveva visto qualche volta viaggiando.
"Che diavolo fai, sanguesporco?" le domandò infine esausto, la voce ridotta ad un sibilo spossato, mentre ancora si massaggiava la fronte con fare snervato. Aveva posato il tomo pesante sulla superficie del tavolo, vicino al proprio piatto. La ragazza sorrise leggermente, per poi deglutire il proprio boccone.
"Aspetto una persona. Poi parliamo."
"Visto e calcolato che la sola cosa che ci accomuna -oltre un odio profondo e reciproco- è un fantasma, suppongo si tratti di lui." dedusse velocemente il biondo, sistemandosi meglio e drizzando la schiena. La riccia annuì semplicemente, offrendogli un po' di miele. Lui rifiutò con un veloce gesto stizzito. I chiacchiericci attorno a loro continuavano imperterriti, e Malfoy si domandò quanto ancora sarebbero andati avanti. Non gli dispiaceva avere tutti gli occhi puntati addosso, ma quando si iniziava a parlare di possibili relazioni tra lui e una sangue-infetto, allora era tutta un'altra cosa.
"Fred sarà qui a momenti. Gli ho detto di raggiungermi a colazione." raccontò la strega, spalmando il miele denso sul proprio pane tostato. Ne studiò i movimenti intriganti e continui, il colore dorato e brillante, i riccioli che nascevano quando la miscela si sovrapponeva... Le dava un senso di pace quella contemplazione. Draco, però, la interruppe in modo tutt'altro che gentile.
Dopo averle letteramente strappato di mano il coltello, parlò "Non so cosa ti abbia fatto pensare che potremmo collaborare, ma-" "Non capisco che ti cambi." lo interruppe con sincerità lei, imponendo il proprio sguardo contro quello di lui "Infondo non faresti nulla comunque. Non hai nessuno."
Ok, quello faceva male, constatò con amarezza e fastidio il Serpeverde. Le parole della riccia erano state tutt'altro che dolci, gentili o controllate. Gli aveva sbattuto in faccia quella verità senza neppure una briciola di tatto, facendolo sentire come una piccola, minuscola ed insignificante nullità. Mantenne il suo sguardo, grigio contro bruno.

Fortunatamente, proprio in quel momento, si materializzò la figura slanciata e sorridente di Fred Weasley. Apparve -come sempre- avvolto da una sorta di foschia bluastra che, lentamente, andò con il diradarsi non appena i suoi piedi apparvero ben piantati sul pavimento in pietra della sala. Osservò i due squadrarsi con vicendevole antipatia e, dopo una breve risata, parlò.
"Va bene, non ditemelo, voglio indovinare." attirò la loro attenzione "State cercando di fulminarvi a vicenda con lo sguardo! Vorrei solo ricordarvi che, nonostante ci troviamo nel Mondo Magico, non tutto è possibile." scherzò il rosso prima di accomodarsi di fronte ai due.  Hermione gli sorrise divertita, mentre Malfoy si limitava a fargli un veloce cenno con la testa. Ancora non si era abituato all'idea di potere vedere il ragazzo andarsene in giro come nulla fosse. Ricordava il modo in cui aveva trattato la riccia prima di scoprire che in realtà quest'ultimo esistesse davvero, ed aveva la terribile sensazione che, se solo qualcuno lo avesse visto intrattenere una conversazione con una parete vuota, avrebbe ricevuto un trattamento decisamente simile. Perciò, in presenza di Fred, se solo per caso lo incrociava per i corridoi, si limitava a lanciargli un'occhiata, o a sollevare leggermente il viso. Niente di più. In quel modo, nessuno lo avrebbe mai scoperto a battibeccare in una stanza vuota, o di fronte ad una parete spoglia, senza neppure un ritratto appeso.
Lanciò una veloce occhiata alla Granger, al suo fianco. In quel momento poteva parlare; i molti avrebbero pensato che si stesse rivolgendo a lei, e non ad un nulla accomodato di fronte a lui.
"Posso sapere che succede adesso?" domandò quindi il biondo, mentre Hermione acconsentiva finalmente a quella richiesta. Esordì con il raccontare al Serpeverde quanti più dettagli possibili sulla condizione di Fred: sul fatto che vedesse il mondo in bianco e nero ma che, in determinati casi, fosse in grado di ridipingere ciò che lo circondava. Gli parlò del vincolo che lo costringeva a non varcare mai i confini di Hogwarts, e del fatto che, nel caso qualcuno non credesse nella sua esistenza, gli fosse impossibile comunicare od entrare in contatto con quest'ultimo. Poi, gli rivelò della possibilità che, lentamente, aveva iniziato a farsi spazio nella mente di lei.

"E' impossibile." sentenziò semplicemente Draco, lanciando occhiate diffidenti prima a Hermione, poi a Fred "E' assolutamente impossibile." ripetè quindi, scuotendo un paio di volte il capo. I due, però, non sembravano averlo udito.
"Ti sbagli, furetto." lo corresse semplicemente la Granger, facendolo, in tutta risposta, ridere divertito. Rimase parecchio sorpresa da quella reazione tanto ostentata. Lui, infondo, tentava sempre di mantenersi quanto il più possibile freddo e distaccato.
"Stiamo parlando di riportare in vita i morti. Se avessimo la pietra della resurrezione magari...-" "Ma non l'abbiamo." lo interruppe infastidita la riccia, sospirando esasperata. Si lanciava, alle volte, occhiate guardinghe attorno, timorosa che qualcuno potesse intercettare i loro discorsi. Per il momento nessuno pareva più ascoltarli; il vocio era andato con il tornare normale, e le conversazioni dei vari studenti ora spaziavano dalle prossime uscite di gruppo, agli imminenti tornei di Quidditch.
"Allora dimenticatevi questa follia." disse freddamente il Serpeverde. Teneva stretta nella mano destra la propria forchetta e, sempre reggendola, indicò prima la ragazza, poi il fantasma "Entrambi."
"Avanti, Fred non è un fantasma qualsiasi. Mettilo a confronto con il Barone Sanguinario!" incalzò però la Granger, perseverante come non mai. Nella sua voce vi era un chiara supplica, qualcosa che -segretamente- fece gongolare il Serpeverde. Ora la Grifondoro saccente aveva bisogno di lui, eh?
"Non ho detto che è un fantasma qualsiasi." e, dicendo questo, Draco si voltò verso Fred "Perchè è chiaro che non lo sei." puntualizzò, riflettendo soprattutto riguardo il particolare secondo cui alcuni potevano o meno vederlo. Era abbastanza certo che questa fosse una peculiarità tutt'altro che comune. Oltretutto, era curioso anche il fatto che, nel caso in cui una persona riuscisse a vederlo, con quest'ultima riuscisse anche ad entrare in contatto, toccandola e non solo.
Fred sorrise sghembo "Oh, Malfoy. Mi fai arrossire!"
Il biondo allontanò innervosito lo sguardo. Odiava come il rosso si comportasse; il fatto che si atteggiasse ad amico, nonostante non avessero mai davvero sostenuto una conversazione degna di essere definita tale. Draco puntò il proprio sguardo ghiacciato contro Hermione.
"E digli che se vuole davvero che mi unisca al gruppo, deve smetterla di fare così!"
La ragazza non potè evitare di avvertire una risata risalirle dal fondo della gola. Mentre il Serpeverde la guardava truce, la trattenne a stento, portando una mano di fronte alle labbra per non mostrargli il sorriso che le aveva adornato il volto.
"Sei arrossito, Malfoy?" gli domandò quindi, facendolo arrabbiare ancor di più. 
"E comunque, guarda che ti sento, biondino! Rifiutami faccia a faccia!" scherzò il fantasma, facendo trasalire in risposta Draco. Il rosso aveva assunto un atteggiamento da prima donna, ed ora fingeva di piangere indignato, mentre la riccia tratteneva a stento le risa che le stavano scuotendo le membra.
Per la prima volta dopo mesi, Malfoy avvertì una sensazione parecchio simile al conforto invaderlo, qualcosa di spaventosamente familiare. Ma non familiare come potevano esserlo state le grida degli uomini che Voldemort aveva torturato nella sua stessa casa, o gli sguardi truci di suo padre quando lo rimporverava. No, si trattava di qualcosa decisamente più simile ad un sorriso di sua madre, Narcissa. Qualcosa che temeva di chiamare felicità.
Perchè lui non poteva essere felice in presenza di un fantasma Weasley e di una mezzosangue poco attraente.

Scosse il capo, sentendosi incredibilmente stanco. Lanciò una veloce occhiata al fantasma, poi alla Granger. Infine sospirò.
"Quindi, mezzosangue,  pensi che, più persone lo vedranno, più lui tornerà... Corporeo?"
"Esatto." fece semplicemente la ragazza, parlando all'unisono con il rosso. Draco riflettè qualche istante, rendendosi conto che, forse, stava seriamente prendendo in considerazione la cosa.
"E perchè dovrebbe succedere?" incalzò dunque, lo sguardo spossato, le palpebre improvvisamente fattesi pesanti. Stentava a credere che fossero malapena le otto di mattina. 
"Insomma, i fantasmi non tornano in vita, non così, non senza che qualcosa accada."
Hermione questo lo sapeva, ed anche lei si era posta quelle domande. Eppure, dopo si era voltata verso Fred, ed ogni questione era sparita. Ogni dubbio si era dissolto nella sua mente, fattosi aria e pochi pensieri. E così, la sola domanda che le era rimasta nel cervello era stata "E perchè no?".
"Ci aiuterai?" domandò infine la ragazza, non rispondendogli. Lo vide sorridere e scuotere il capo e, immediatamente, lanciò un'occhiata allarmata a Fred. Quest'ultimo restava fermo, e contemplava con fare estremamente serio il profilo del Serpeverde. Sapevano che serviva tutto l'aiuto possibile, che dovevano trovare una soluzione e che, più persone credevano, più sarebbe stato facile per Fred tornare in vita.
"Quando si inizia?"
Il volto della riccia si illuminò come per magia. I grandi occhi marroni vennero attraversati da un improvviso brivido di incredulità, poi di immensa gioia. Il Serpeverde sorrideva appena, le labbra sottili pallide e lo sguardo puntato sul proprio libro. Non li osservava, intento più che mai ad ostentare indifferenza. Per qualche breve istante, la strega fu abbastanza certa di avere solamente sognato quella domanda. Poi, come colpita da un fulmine, si rese conto che era tutto reale.
"Grazie!" esclamò quindi Hermione, mentre Fred si alzava in piedi per abbracciarlo, travolgendolo completamente. Per poco Draco non perse l'equilibrio, intrappolato nella presa del rosso che, per quanto morto, non sembrava avere perso la propria forza da giocatore di Quidditch. Lo allontanò infastidito, imbarazzato, la pelle diafana improvvisamente tinta di rosso sulle guance.
"L-Lasciami andare, Weasley!" esclamò poi, lanciandogli un'occhiata truce "Sappiate che non lo faccio per farvi felici! Voglio solo divertirmi a vedervi in difficoltà in questa impresa priva di senso." abbassò lo sguardo sul proprio piatto "Non siamo amici."


















 

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***







Love Until We Bleed.





 
capitolo 19.



















"Non mi sembra normale!" esclamò sconvolto il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli spettinati e lanciando un'occhiata allarmata verso il tavolo Serpeverde.  Era ora di colazione e, come faceva da ormai tre giorni, Hermione era andata a sedersi insieme alle serpi verde-argento. Ad ogni pasto la vedeva arrivare, lanciare qualche occhiata alla Sala gremita di studenti, per poi andarsi ad accomodare con lui. A Harry sembrava una situazione completamente incomprensibile. Hermione Granger e Draco Malfoy non si sedevano vicini, non parlavano civilmente, e non condividevano gli spazi. Loro si odiavano. Era sempre stato così, sino ad allora. Eppure eccola lì, la propria migliore amica, con i ricci ormai non più crespi come un tempo che, mentre mangiava soddisfatta, chiacchierava con l'ossigenato di casa Malfoy. Non poteva crederci; per quanto non fosse la prima votla che assisteva ad una cosa del genere, non poteva ancora comprendere a pieno -o, per meglio dire, accettare- quella situazione. Draco era il ragazzo che si erano impegnati a detestare per più di sette anni, un furetto tutt'altro che amichevole, con un mucchio di problemi da bigotto, ed un sacco di parenti mangiamorte. Per l'ennesima volta, da che quell'assurda cosa -perchè non sapeva come altro definirla- era iniziata, Harry deglutì a vuoto. Ron, al suo fianco, continuava a mangiare.
"Faccia come vuole!" esclamò quindi il rosso, trangugiando con fare tutt'altro che educato un toast ancora fumante "Se deve andare avanti parlando di altri fantasmi che non esistono, allora meglio che lo faccia con Malfoy."
"Pensi che stiano insieme?" la voce di Ginny arrestò Harry dall'intervenire in difesa di Hermione. Per quanto, negli utlimi mesi, l'avvesse evitata, non poteva certo dire che non le fosse mancata. Aveva sempre considerato la riccia una parte fondamentale della sua vita, di quella parte della sua esistenza legata alla magia e, oltretutto, sapeva molto bene che, se lei non ci fosse mai stata, la ricerca degli Horcrux e la morte di Voldemort, non sarebbero mai andate a buon fine.
Solo che, con la storia di Fred, di un Fred che non poteva essere tornato, la strega aveva iniziato a chiudersi in sé stessa, ad allontanarsi da tutti, e a comportarsi come una vera pazza. Aveva visto Ginny e Ronald soffrire in modo indicibile di fronte le parole di Hermione, così schiette e sicure. Aveva visto rievocato negli occhi dei due fratelli un dolore incommensurabile, e si era sentito in dovere di schierarsi al loro fianco. Infondo, si era detto Harry, poteva capirli. Dopo avere perso i propri genitori ed il proprio padrino, poteva capirli dannatamente bene.
"No." mormorò semplicemente il Salvatore del Mondo Magico, scuotendo la testa leggermente e sistemandosi gli occhiali "Loro due sono completamente agli antipodi. Ci deve essere una ragione per cui..." il Grifondoro si interruppe. La fidanzata prese parola al posto suo.
"Per cui non si stanno scannando?"
"Già, Ginny." rispose Harry, continuando ad osservare la propria migliore amica -o quella che un tempo lo era stata- lanciare occhiate di fuoco al biondo, per poi scoppiare a ridere immediatamente dopo, senza alcuna visibile ragione.
"Valle a chiedere, no?"
Il moro sussultò, udendo in quella domanda un'ovvietà disarmante. Puntò il proprio sguardo sulla ragazza. Stava sistemando un po' di miele su una fetta di pane tostato.
"D-Dici sul serio?" chiese conferma Harry, insicuro di fronte le parole di Ginny. Era sempre stato convinto che la ragazza lo volesse più che mai distante da Hermione. La rossa però, in tutta risposta, annuì.
"So che ti manca." esordì dunque "E manca anche a me." Ginny prese una pausa, puntando i propri occhi chiari su Ron. Lui continuava a tenere il viso basso, cocciuto ed orgoglioso come solo lui poteva essere. Spostò poi lo sguardo su Hermione, parecchio distante da loro, come non lo era mai stata.
"Non posso giustificare il modo in cui si è comportata, il fatto che parlasse di Fred..." e, pronunciando il nome del fratello, udì la propria voce spezzarsi "...Come se nulla fosse. Però mi manca, e so che a te manca ancora di più."
Harry annuì lentamente. Avrebbe volentieri allungato le mani verso la sua ragazza per baciarla e dirle che era la cosa più preziosa che potesse esserci, ma un movimento proveniente dal tavolo Serpeverde gli impose di agire velocemente; Draco si stava alzando in piedi, le guance leggermente arrossate e la rabbia palese in volto. Hermione rideva e, per impedirgli di andarsene, teneva stretta la manica della sua camicia.
Harry sospirò, chiuse gli occhi, e si incamminò verso il loro tavolo.



















"Non so quanti esattamente siano gli studenti di Hogwarts, ma posso assicurarti che sono tanti." stava dicendo con distacco Malfoy, lo sguardo basso, diretto al proprio piatto, e la mano che torturava morbosamente la copertina del proprio libro di Cura Delle Creature Magiche.
"Che vuoi dire?" domandò in tono di sfida la riccia, una mano stretta attorno alla propria forchetta, e l'altra fermamente aggrappata a quella di Fred, seduto alla propria sinistra.
"Oh beh, che il vostro piano è più o meno irrealizzabile." rispose schietto il biondo, sollevando le spalle con disinteresse ed infilandosi la forchetta tra le labbra. Sembrava incredibilmente tranquillo. Ormai le occhiate da parte dei vari studenti non lo scalfivano più, e neppure i continui chiacchiericci o le domande inopportune da parte delle piccole studentesse del quinto e sesto anno. Si chiedevano tutte se lui stesse con la mezzosangue Grifondoro. Beh, ovviamente no.
"Wow!" fece sarcastico il fantasma, facendosi improvvisamente avanti nella conversazione "Sono felice che tu ti sia offerto di aiutarci. Negli ultimi giorni non solo mi hai spezzato il cuore, ma sei anche stato una vera e propria ancora di salvataggio!" proseguì con ironia il rosso "Se non ci fossi tu, forse staremo persino festeggiando di gioia."
"Se non fossi qui, staresti limonando selvaggiamente con la Granger." si limitò a constatare con tranquillità Malfoy, il viso una maschera di sincerità. Ormai Draco si era abituato all'umorismo continuo e tagliente di Fred Weasley e, soprattutto, alle sue battutine riguardo una presunta cotta che il rosso avrebbe avuto per lui. Inizialmente ne era stato infastidito. Ora si limitava ad ignorarlo.
La ragazza si fece paonazza e, con furia, lanciò un'occhiata al biondo alla propria destra.
"Se tu non fossi qui, starei certamente ballando una danza sexy per la mia signora." precisò con una certa calma il rosso, agitando le mani con fare concitato, facendo ridere Hermione in risposta. Malfoy ruotò lo sguardo contro il soffitto.
"Siete stucchevoli. Mi viene da vomitare." fece stizzitò il Serpeverde, sibilando tra i denti. Fred non potè fare a meno di ostentare un sorrisetto sghembo.  Si portò la mano libera -l'altra strettamente intrecciata con quella di lei- si fronte alle labbra in una posa deliberatamente ammaliatrice.
"Che c'è, tesoro? Geloso?" domandò poi, lanciando a Malfoy occhiate tutt'altro che normali. Si impose di ignorarlo nuovamente, ma questa volta fu inutile. Le guance, solitamente pallide e fredde, gli si colorarono di un rosso vivo, colpa dell'imbarazzo e della rabbia. Si alzò di scatto, deciso ad andarsene, ma la Granger si aggrappò alla manica della sua camicia. Si vedeva quanto faticasse a trattenere delle sincere risate.
"Non fare così, Malfoy! Fred scherza!" disse poi, cercando di giustificare il comportamento del proprio ragazzo. Draco buttò fuori un po' d'aria tra i denti, palesemente stizzito.
"Lo sappiamo che non sei... Beh, di quella sponda." mormorò poi la riccia, il viso leggermente arrossato. Il Serpeverde deglutì a vuoto, prima di prendere a parlare con fare tutt'altro che calmo.
"Vorrei ben vedere!" esclamò, la presa della Grifondoro ancora saldamente stretta attorno alla stoffa della sua camicia chiara  "Sai per cosa sono conosciuto? Malfoy, il Dio del sesso! Le ragazze svengono ai miei piedi!"
Hermione, profondamente imbarazzata a causa del tono di voce particolarmente alto del biondo, si lanciò più e più occhiate attorno. Nessuno sembrava avere però origliato. Dopo avere sospirato di sollievo, sfoderò un sorriso di convenienza completamente fasullo.
"Certo, furetto. Ora siediti."
Malfoy, sorprendentemente, le obbedì. Dopo avere sospirato rassegnato, si sistemò la camicia e si accomodò nuovamente a destra della riccia. Pochi istanti dopo, una nuova voce si fece largo tra loro.

"Hermione, Malfoy." li salutò con un breve cenno della mano, Harry. La riccia s'irrigidì sul posto, i muscoli delle gambe intorpidite ed il cuore che le batteva a mille nel petto. Non parlava con il proprio migliore amico da mesi e, rivederlo lì vicino a lei, la fece sentire sorprendentemente felice. Per qualche istante si disse che non le sarebbe importato; avrebbe accettato sia insulti, che un abbraccio. Poi, però, decise che non era così che voleva ridursi, non dopo come era stata trattata.
"Harry, che c'è?" domandò quindi, sperando di riuscire a fare risuonare la propria voce quanto più fredda e distaccata fosse possibile. Probabilmente vi riuscì, perchè lo vide trasalire leggermente. Sentì la propria mano sinistra venire completamente avvolta da quella destra di Fred e, mentalmente, lo ringraziò di poterla capire così bene.
"I-Io..." balbettò il moro, la voce insicura "Mi chiedevo come stessi."
Hermione schiuse le labbra, pronta a rispondere, ma una voce, proveniente dal suo fianco, la interruppe. Draco, calmo e sorridente, prese parola prima di lei.
"San Potty, emblema di sincerità e coraggio, che ha paura di chiedere alla propria migliore amica che ci fa insieme a me?" domandò divertito.
Harry deglutì a vuoto. Draco gli aveva letto dentro, ed ora ostentava un ghigno incredibilmente tipico di lui, i denti perfetti appena visibili tra le labbra sottili, ed il viso comodamente poggiato sul dorso di una mano. Hermione lanciò un'occhiata veloce al proprio migliore amico, poi a Malfoy.
"E' così? Ti chiedi cosa ci faccio con lui?" domandò sconvolta la riccia. Si sentiva indignata, in qualche modo ferita dal fatto che al proprio amico non interessasse come stesse, quanto con chi stesse. Buttò fuori tutto il respiro rimastole, sentendosi vuota.
"Sono tuo amico, e mi preoccupo quando ti vedo con..." non finì la frase, limitandosi ad indicare il Serpeverde con fare disgustato e colmo di biasimo. Hermione faticò parecchio a trattenere la risata che le stava risalendo dal fondo della gola. La divertiva il fatto che Harry fosse convinto di fare il bene di lei, quando in realtà Draco era stato il solo ad accettare di aiutarla. Di aiutarli. Lei e Fred.
E pensò che Malfoy avrebbe potuto dire un sacco di cose in sua difesa. Qualcosa come 'per tua informazione ho salvato la mezzosangue da morte certa', oppure 'io sono stato tra i pochi che hanno continuato a parlarle', ma vide che non lo stava facendo. Draco accettava silenziosamente quell'enorme pugno di insulti, ed accusava il colpo con la sua solita eleganza ed arroganza.
"Harry, io vedo ancora Fred, e continuo a parlargli, e so che c'è davvero." disse infine la riccia, corrugando la fronte e guardando il moro dritto negli occhi. Sentiva la stretta di Fred farsi sempre più rassicurante, preoccupata "Puoi accettarlo? Perchè, se tu lo accettassi, significherebbe che sei davvero mio amico."
Lo vide sospirare e guardarla a lungo, combattuto tra la possibilità di crederle per davvero, come aveva fatto per tutta la vita, o quella di considerarla pazza. Lo vide voltarsi verso Draco, come a chiedergli conferma, e vide il Serpeverde sorridere al moro con una certa delusione.
"Guarda Potter," disse infine Malfoy "Neppure io avevo voglia di entrare a far parte del nuovo trio."
Harry corrugò la fronte.
"Il gemello Weasley è un tipo incredibilmente cocciuto, ed ha un senso dell'umorismo fastidioso-" "Ehi!" lo interruppe Fred. Il Serpeverde non vi fece caso. Sapeva bene che Harry non poteva sentirlo.
"Fa battute inopportune, e non fa altro che sbaciucchiarsi con la Granger e dirle che è bellissima." Hermione arrossì mentre Draco, completamente disinteressato, andava avanti a parlare "Però c'è,  e lo accetto. E sto al loro fianco perchè..." la voce del biondo si interruppe. Era palesemente in difficoltà, troppo poco avvezzo ai propri sentimenti e a come esternarli.
"Perchè sono stati i soli a starmi vicino, perchè sono come quella famiglia che vorresti non presentare mai a nessuno."
La riccia non fu certa di avere capito bene. Le parole del binodo la riempirono con un'intensità disarmante e, sentendo il fantasma irrigidirsi al suo fianco, immaginò che avessero colpito anche lui. Fu certa che il rosso stesse nuovamente vedendo i colori per qualche breve istante. Poi, semplicemente, sorrisero commossi, mentre Harry sospirava sconvolto.

"Tu lo vedi?" domandò quindi il moro, non prestando davvero attenzione al fatto che Draco avesse appena detto di avere trovato, nella figura della Granger, una sorta di sorella poco simpatica, di quelle con cui si deve litigare per forza. Harry era semplicemente sconvolto perchè Malfoy aveva appena ammesso di potere vedere Fred.
"Certo che lo vedo, Potter. Perchè esiste. Perchè, anche se è morto, lui desidera vivere." fece Malfoy, un sorriso scaltro ad adornargli il viso elegante e spigoloso. Hermione sussultò. Ciò che il biondo aveva appena detto le risuonava nuovo, qualcosa di speranzoso. Si voltò verso Draco e, immediatamente, gli afferrò la cravatta, tirandola leggermente e costringendolo a prestarle attenzione.
"Cosa?" gli domandò poi, il viso arrossato per il fervore "Desidera vivere? E' da questo che dipende?"
"Probabile." si limitò ad asserire il ragazzo, mentre un'espressione trionfale si faceva largo in lui "Lui, a differenza della maggior parte dei fantasmi, non ha accettato la propria morte. Perciò, cerca di vivere." esordì il Serpeverde, mentre la riccia lo fissava interessata come non mai. Non prestavano più attenzione a Harry che, in piedi di fronte al tavolo, li osservava con una punta di sincera curiosità.
"Ha vagato alla ricerca di un appiglio, ed alla fine ha trovato te." raccontò con sapienza il biondo "Sei stato fortunato, rosso." proseguì, questa volta indicando Fred "La mezzosangue è intelligente, e non ti ha mai abbandonato. Il fatto che ti sia rimasta sempre accanto ha permesso alla tua coscienza di rimanere." prese una pausa "Un'altra persona avrebbe potuto dimenticarsi di te e, lasciarti nel limbo per sempre."
"C-Come lo sai?" domandò questa volta il fantasma stesso, gli occhi sgranati e la fronte corrugata. Draco allargò le proprie labbra, esibendo i denti bianchi e perfetti.
"Ho fatto un paio di ricerche. Così imparate a dire che non faccio nulla per aiutare!" esclamò questa volta stizzito, il sorriso svanito. Hermione sentiva il proprio cuore pompare in modo frenetico. Alzò lo sguardo su Malfoy e, incerta, prese parola.
"Hai detto che il nostro piano non avrebbe funzionato..." esordì con un filo di voce, i boccoli scuri che le ricadevano morbidamente sulle spalle piccole e femminili.
"Ma non sapete che io ne ho in mente uno molto più intelligente." concluse il biondo, assottigliando il proprio sguardo. Vedeva chiaramente il fantasma oltre la figura della Granger, e gli sembrava incredibile non essere riuscito a vederlo per interi mesi. Erano passati dieci giorni dalla prima volta che era riuscito a vederlo, eppure gli si era dannatamente affezionato. Cosa che, comunque, non avrebbe mai riferito ad alta voce. Già era stato difficile ammettere di provare un certo e vago affetto per i due, figurarsi volere loro bene!
"Di cosa si tratta?" a porre quella domanda erano stati sia la Granger, che Fred. Avevano mosso le labbra all'unisono, connessi come solo due innamorati potevano esserlo. Osservavano il viso del ragazzo Serpeverde con supplichevole bisogno.
"Fate. Abbiamo bisogno delle fate."
"F-Fate?" ad intervenire era stato Harry, ancora fermo di fronte quella scena che di normale aveva ben poco. Aveva assistito alla conversazione completamente sconvolto, scosso dalle parole che aveva sentito. Era abbastanza certo di avere udito Malfoy rivolgersi a Fred chiamandolo rosso e, poco dopo, rispondere ad una domanda che non aveva neppure sentito essere stata posta.
Udendo la voce del moro, i tre -Fred, Draco e Hermione- si voltarono verso di lui. Gli analizzarono il viso pallido e confuso, i lineamenti squadrati e gli occhi profondi. Hermione si era sempre fidata ciecamente di quello sguardo, come di quello di un fratello. Sorrise, decisa a dargli una nuova possibilità.
"Allora, Harry? Ci stai?" 















Ed Harry, in qualche folle modo, senza neppure credervi, si era fatto convincere. Aveva deciso di unirsi ai due -che continuavano a dire di essere in tre-, e di vedere come andava a finire. Così avevano marinato le lezioni del pomeriggio e, sfruttando un incantesimo di occultamento, si stavano facendo avanti tra le spire lugubri e poco confortevoli della Foresta Oscura.




















































 
Angolo dell'autrice!

Ed eccomi che aggiorno! Ehm... Draco ha ammesso di provare un certo affetto per Fred e Hermione, e Harry si è rifatto avanti dopo mesi. Però, ancora non vede Fred.


Le fate sono un'idea che mi ha stuzzicata parecchio. Le trovo creature interessanti -ci sono davvero moltissime leggende su di loro-, ed ho deciso di scriverci a riguardo! Spero di non deludervi!


Ehm... Mi piacerebbe leggere un vostro parere e alla prossima! ^^

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


Ehi, salve!
Sono in anticipo (è abbastanza sconvolgente, eh?)! Ahah! E' per farmi perdonare di tutti i capitoli in ritardo che ho postato e perchè... Waaa! Sono al capitolo venti! Ahah! E chi se lo aspettava di riuscire a mantenermi i lettori fedeli fino a questo punto? :')
Quindi vi ringrazio! Per me è fantastico! Ogni visualizzazione/recensione per me è davvero, davvero inestimabile, e mi fa sentire davvero fiera del mio lavoro! Ci tengo moltissimo a questa mia Fremione -che spero sia diversa dalle solite-, e... Grazie perchè ci siete sempre, nonostante i miei capitoli deleteri ♥



p.s. Ditemi che ne pensate. Io sono estremamente insicura questa volta D:







Love Until We Bleed.


























I passi dei tre ragazzi risuonavano pesanti all'interno della foresta oscura, facendo riecheggiare persino il suono delle foglie secche sotto i loro piedi. Nonostante fosse ancora giorno, i rami alti ed intricati rendevano ardua la visione del firmamento oltre le loro teste. Solamente Fred, tra i presenti, riusciva a camminare con la leggerezza di una piuma al vento: veloce  e silenziosa. I suoi piedi sembravano quasi non posarsi sul terreno fangoso e freddo, percorrendolo con una tranquillità disarmante. Hermione lo guardava incantata, non potendo fare a meno di sospirare di gioia ogni volta che, casualmente, gli sfiorava la mano. Si stavano muovendo alla ricerca della tana delle fate. Quelle che, a detta di Malfoy, sarebbero state capaci di aiutarli.


"Ma perchè le fate?" aveva domandato Hermione, alzandosi in piedi, decisa a lasciare la Sala Grande al più presto. Draco stava facendo altrettanto, e così anche il fantasma dai capelli rossi. Harry, silenzioso, li osservava parlare. Nonostante la riccia, la propria migliore amica, gli avesse domandato se aveva intenzione di aiutarli, lui non aveva ancora risposto. Era certo che la testa gli stesse girando per la confusione, e vedere la strega conversare civilmente con Malfoy non era certamente un modo per calmarlo.
Draco aveva sorriso della sua tipica espressione di superiorità, per poi parlare "Granger, mi deludi. Non lo sai che le fate sono le maestre dell'inganno?"
La ragazza aveva abbassato lo sguardo. Stavano camminando verso l'uscita, ed il moro continuava a seguirli interessato. Si muoveva a passo svelto e, nel frattanto, teneva stretta una stecca degli occhiali sottili, preoccupato dall'idea che potessero scivolargli.
"Sì che lo so. E' proprio questo il problema, no?" aveva domandato con una punta di acidità nella voce, la Granger, fulmanando il biondo con il proprio sguardo determinato. Il Serpeverde aveva riso, fermandosi una volta giunto in corridoio.
"Vi sono innumerevoli generi di fate."
"E' vero!" aveva esclamato improvvisamente Fred, distraendo i due che, istantaneamente, si voltarono verso il fantasma. Harry li aveva studiati incuriosito. Da ciò che i suoi occhi chiari potevano vedere, Draco e Hermione si erano simultaneamente girati verso una parete spoglia.
"Ricordo di essermi interessato alle fate un paio di anni fa, per affari." aveva poi preso a raccontare il rosso, riferendosi probabilmente agli scherzi che amava organizzare in compagnia del gemello "Ci sono fate gentili, come quelle delle favole, che nascono dalle risate dei bambini. Ci sono fate dispettose, come folletti. Ci sono fate malvage, come piccoli diavoli. Esistono persino fate combattenti!"
Draco aveva annuito concorde, e si era poi voltato verso la strega "Sentito? Lo Weasley ne sa più di te."
"Oh, ma sta zitto!" si era limitata a rimproverarlo  Hermione, sbattendo rumorosamente un piedi a terra, facendo risuonare il suono sordo del tacco per tutto il corridoio. Harry continuava a stare zitto, completamente allarmato di fronte quella discussione priva di senso.
"Potresti accettarlo e basta, Granger." aveva detto il Serpeverde, prima di tornare a parlare "Comunque, le fate che incontreremo oggi sono creature buone. Infantili, ma buone."
"O-Oggi?!" ad intervenire era stato Harry, il viso impallidito e la voce incredibilmente acuta. Osservava i due con una certa preoccupazione.
"Il fatto che sei ancora qui, Sfregiato, dovrebbe voler dire che ti sei unito a noi?" aveva domandato Malfoy, palesemente infastidito. Il moro aveva annuito lentamente più volte, prima di prendere nuovamente parola, deciso a sapere cosa esattamente il biondo volesse intendere con 'oggi'.
"Significa che oggi, cioè tra poco, salteremo le lezioni pomeridiane, San Potter, e andremo nella Foresta Proibita."
Hermione, andando contro ogni proprio principio da Caposcuola, annuì. Voleva aiutare Fred e, se per farlo sarebbe stata costretta a marinare la scuola, allora non si sarebe tirata indietro! Era una Grifondoro, no?
Draco, dopo avere riscontrato una così profonda determinazione della ricccia, si era poi voltato verso il fantasma. Quest'ultimo aveva annuito semplicemente, dando conferma della propria partecipazione.
"Benissimo. Allora muoviamoci, prima che qualcuno ci veda."


La mano del rosso avvolse d'improvviso quella piccola e fredda di lei. Negli ultimi mesi le temperature erano divenute rigidissime, eppure ancora non era caduto neppure un piccolo fiocco di neve. Hermione li aveva attesi speranzosa, segretamente innamorata di quella piccola magia candida chiamata neve. Ma ora, tutto ciò che aveva dell'inverno, erano le mani completamente congelate. Alzò lo sguardo verso Fred, incontrandolo silenzioso ed attento nel contemplare le piccole ed eleganti dita di lei.
"Hai le mani freddissime." le mormorò poi, carezzandole appena con la punta del pollice. La riccia si morse il labbro mentre, più avanti, vedeva camminare Draco e Harry. Il Serpeverde faceva il possibile per mantenere le distanza dal moro, ma quest'ultimo lo seguiva con morbosa attenzione.
Oltre l'ampia sciarpa che le ricopriva la bocca, Hermione arrossì "Fa molto freddo." disse dunque con un tono di voce delicato, come quello di una bambina incantata. Le piacevano quei piccoli momenti con Fred. Quelli in cui poteva camminarci mano nella mano senza sentirsi completamente pazza. Lui sorrise leggermente, spostando il proprio sguardo e puntandolo sui due che camminavano poco distanti.
"Sai, Herm... Non so se tutta questa cosa..." il rosso prese una pausa, riferendosi alla possibilità di ritornare in vita "Possa essere possibile. Ma voglio crederci."
La riccia si era irrigidita, insicura di fronte quelle parole appena mormorate. Fred davvero non credeva di potere tornare in vita? Schiuse leggermente le labbra, pronta ad intervenire, ma la voce del rosso la interruppe sul nascere.
"Voglio crederci, perchè desidero poter passare la mia vita con te." disse ora in tono più sicuro, un leggero sorriso ad increspargli le labbra chiare "Suona bene, no? La medimaga più famosa del Mondo Magico, ed il più grande fabbricante di scherzi del pianeta!"
La Grifondoro deglutì a vuoto. Sentiva il proprio cuore battere in modo frenetico, come in preda alla più completa e dolce delle follie "Vuoi dire che-" "Potrebbe essere per sempre." la interruppe il rosso, rubandole le parole di bocca, guardandola con infinita dolcezza "Noi potremmo essere per sempre."
Ed in quel momento, di fronte quelle parole che somigliavano incredibilmente ad una proposta di matrimonio, la riccia si sciolse. Dentro sé sentì un improvviso calore, qualcosa che arrivò persino a riscaldarle le mani intorpidite dall'aria sottozero. Sorrise, per poi sollevarsi sulle punte. Sotto i suoi piedi, le foglie scricchiolarono come infiniti fogli spiegazzati, ma non le importò. Tutto ciò che vedeva era il viso di Fred, sorridente e speranzoso, mentre le diceva quelle poche parole, quelle promesse rivolte ad un 'noi'. Si abbassò la sciarpa, sfoderando le labbra morbide, per poi dargli un dolce bacio. Il rosso rispose immediatamente, portando le proprie mani grandi sui fianchi di lei, facendola sentire completamente sua.
E, mentre una miriade di sensazioni li travolgeva, Hermione si disse che avrebbe fatto il tutto e per tutto pur di farlo tornare umano, vivo e presente. Per renderlo visibile all'intero Mondo Magico e non. Perchè lei lo amava. Lo amava oltre ogni altra cosa.

"Che sta dicendo Hermione?" domandò Harry, accostandosi all'orecchio di Malfoy. Quest'ultimo, in tutta risposta, trasalì per il disgusto. Non gli piaceva avere Potter così vicino. Non gli piaceva affatto. Si scansò muovendo un passo veloce, per poi prendere un profondo respiro.
"Di che parli?" la voce risuonava palesemente spazientita.
"Hermione..." incalzò confuso il moro, lanciandosi una veloce occhiata alle spalle. Draco non fece altrettanto, continuando a concentrarsi sul percorso da seguire "Sta parlando da sola."
"Oh, no." intervenne semplicemente il biondo, scuotendo la testa, ed accostandosi ad un albero umido e ricoperto di muschio. Si voltò verso la riccia, incontrandola sorridente e soddisfatta, ferma di fronte il fantasma Weasley,  per poi tornare al Ragazzino Sopravvissuto "Sta parlando con il rosso."
Harry deglutì rumorosamente, assottigliando lo sguardo. Non vedeva assolutamente nulla. Vi erano solo Hermione, ferma al centro della visuale, ed un mucchio di alberi attorno. Eppure Malfoy insisteva dicendo il contrario, e la cosa non gli era chiara. Draco non era il genere di ragazzo che dava ragione a chiunque e, soprattutto, non ai mezzosangue. Lo sentì tornare a camminare, nuovamente voltato dall'altra parte.
"E-Ehi!" gli gridò contro Harry "Che fai?"
"Cerco le fate..." rispose il Serpeverde, chinandosi in corrispondenza di un tronco cavo, guardandoci dentro. Vide solo molto buio, ed avvertì un olezzo poco piacevole. Probabilmente non era lì. Si fece nuovamente dritto, deciso a passare alla cavità successiva; ciò che stavano cercando erano esseri dalle piccole dimensioni -grandi quanto una spanna-, dall'aspetto umano, e dal carattere euforico. Nessuno conosceva con esattezza quale fosse la loro casa -avvezze a sottrarre tale ricordo ai mortali- ma, a seguito di numerose ricerche, Malfoy era certo di poterle trovare proprio in quei luoghi.
"Ho visto, ma... Hermione?" domandò nuovamente Harry Potter, accostandosi al Serpeverde, facendolo irrigidire per il nervosismo. Non gli piaceva sentirsi lo Sfregiato tanto vicino, soprattutto se il suo solo argomento di conversazione era la Granger. Poi, ad essere sinceri, proprio non capiva le sue domande.
"Cosa?" chiese spazientito.
"Sì, insomma... Non dovremmo avanzare senza di lei."
"La mezzosangue non è stupida." raccontò con voce stanca il biondo, sbirciando all'interno di un nuovo tronco cavo, trovando in esso solo che parecchio muschio "Oltretutto, non è da sola. Non si perderà."
Il moro si voltò, incontrando Hermione sollevata sulle punte dei piedi, e con le braccia sollevate verso un invisibile appiglio. Sentì la presa di Malfoy sul tessuto della giacca scura e, immediatamente si fece trascinare più avanti, costretto a tornarsi a guardare di fronte.
"E non fare il guardone, Potter!" lo rimproverò il biondo. Harry non potè fare altro che sbiancare. Non capiva nulla, gli sembrava di trovarsi in mezzo ad una conversazione dall'estrema importanza, ma di poterla udire solamente per metà, a fastidiosissime frasi alterne.
"Perchè la aiuti?" domandò infine, facendo voltare il Serpeverde verso di lui. Stava sorridendo leggermente, come divertito dalla domanda. Si avvicinò ad un nuovo albero, deciso ad ispezionarlo, poi palò.
"Immagino si definisca espiazione delle colpe, o qualcosa del genere." mormorò, mentre allungava un braccio all'interno della cavità in legno umido, trovandola nuovamente vuota. Harry, alle sue spalle, si irrigidì.
"Che intendi?"
"Che, quando mi hanno chiesto di aiutarli, ho accettato di farlo principalmente perchè i sensi di colpa non fanno che divorarmi." esordì con fare pacato il biondo, passandosi una mano tra i capelli, dando loro una piega leggermente all'indietro "Ogni volta che, in classe, a causa del caldo, la Granger si solleva una manica della camicia, leggo quella maledetta scritta."
"Mudblood." soffiò il moro, ricordando quel momento lugubre in cui, rinchiuso in cella per mano di Voldemort, era riuscito a sentire la propria migliore amica gridare per il dolore. Un male causato da Bellatrix, la folle zia di Draco, completamente adirata. La donna che le aveva inferto sul braccio una cicatrice disumana. Il Serpeverde annuì debolmente.
"In quel momento avrei potuto fare qualcosa, invece che stare zitto a guardare." mormorò "Vedere la Granger privata di una parte di dignità non fu divertente come immaginavo." aggiunse tristemente, abbassando il viso.
"Quindi non ci tieni davvero?" domandò Harry, guardandolo con astio e disgusto, facendolo, per l'ennesima volta, sorridere. Malfoy scosse la testa, riprendendo a camminare.
"Ammetto di avere accettato perchè divorato dai sensi di colpa, ma ora mi diverto davvero con loro." rispose, incontrando di fronte a lui un immenso albero secolare, composto da intricati nodi in legno e venature dall'aspetto particolarmente profondo "Sono diversi dai Serpeverde ma, forse, i Grifondoro non sono poi così male. Sempre che non si tratti di te o del Pezzente, per carità." aggiunse con disgusto. Solo perchè aveva deciso di allearsi alla Granger, non significava che avrebbe fatto altrettanto con quella carota di Ron, o con il grande e mitico Potter -ogni aggettivo detto con tagliente sarcasmo-. Aumentò il passo, attirato come non mai dall'albero scuro di fronte  a lui. Harry lo seguì silenzioso, incapace di fare altre domande.
Poco dopo, giunse anche Hermione. Superò il moro con noncuranza, arrivando al fianco del biondo. Gli si accostò tenendo ancora ben salda la presa nella mano di Fred, per poi parlare.
"Pensi sia quella la tana delle fate?"
Un sorriso delineò le labbra sottili del biondo che, immediatamente, si voltò verso i due "E quale altro dovrebbe essere?"

Di fronte ai presenti si stagliava un enorme albero dall'aspetto decisamente antico. Il tronco che spuntava dalla terra umida era decisamente ampio, largo quanto una carrozza, e svettava sopra le loro teste con imponenza, dividendosi poi in due braccia più sottili. Fu Hermione a farsi avanti, il volto sorridente e gli occhi brillanti di curiosità.
"Attenta, mezzosangue." le disse Draco, rimanendo alle sue spalle "Si tratta di esserini poco simpatici, per quanto buoni. Sono come bambini: infantili e dispettosi. Non faranno nulla per noi, se in cambio non offriamo loro qualcosa."
Una risata si levò tra i ragazzi. Una vocetta acuta, incredibilmente squillante, proveniente dall'alto. Subito, Hermione levò lo sguardo. Esattamente sopra la sua testa, fluttuava una creatura dall'aspetto decisamente umano, per quanto piccolo. Indossava abiti verdi e gialli, ed aveva dei lunghi capelli biondi. Restava sospesa in aria grazie a delle piccole ali trasparenti, luccicanti come solo il sole poteva esserlo e, oltre le sue labbra tese, si intravedevano dei sinistri denti aguzzi -simili a quelli di uno squalo-. Gli occhi erano neri, privi di iride.
"T-Tu chi sei?" domandò infine la strega, la voce insicura e leggermente balbettante. Per poco Draco non rise divertito da quell'improvvisa perdita di spirito.
"E tu? E tu? E tu? E tu? E tu chi sei?" domandò la piccola creatura, la vocetta incredibilmente acuta, quasi fastidiosa per l'orecchio umano. La riccia sorrise leggermente.
"Sono Hermione Granger, Salvatrice del Mondo Magico, e sono qui per un favore."
Una risata, inizialmente bambinesca, poi sempre più inquietante, si fece largò dalle sottili labbra dell'essere "Salvatrice? Salvatrice? Salvatrice?" domandò con fare concitato la piccola fata. Iniziò poi a scuotere la testa velocemente, come a voler scrollare qualcosa dai suoi piccoli capelli dorati "Ma Lui non voleva fare del male al mio mondo!"
"C-Come-" "Natibabbani e mezzosangue!" la interruppe la piccola fatina "Sì, sì, sì, sì, sì! Come te!" e poi rise, portandosi le mani contro il ventre. Hermione si irrigidì, sbiancando visibilmente. Draco aveva detto che il genere di fate che si apprestavano ad incontrare sarebbero state buone... Alla strega non sembrava così. Sentì la mano del rosso posarsi con fare protettivo sulla sua spalla e, istantaneamente, la riccia si tranquillizzò. A quel punto Malfoy si fece avanti, accostandosi all'orecchio di Hermione.
"I bambini non mentono, Granger. Non sono cattive, queste fate. Solo indomiti difensori della verità." le sussurrò, prima di prestare attenzione alla piccola creaturina.
"Penso che a creature come voi non interessi la formalità, ho ragione?" domandò ora a bassa voce, alzando il viso ed incontrando il piccolo essere alato. Quest'ultima ostentò un sorrisetto sghembo, mentre calava lentamente, giungendo di fronte al viso del Serpeverde. Lo scrutò qualche attimo con interesse, facendo battere molto velocemente le piccole ali sulla sua schiena. Ad ogni battito di esse, una piccola nuvola di brillanti dorati pioveva sul terriccio umido.
"Sei tanto, tanto, tanto, tanto affascinante. A noi piacciono le cose belle!" esclamò la piccola fata, osservando il viso del biondo con fare trasognato. Draco ghignò.
"Ma io non sono merce di scambio." prese una pausa "Ti offriremo tutto, ma nessuno di noi."
"Cosa, cosa, cosa, cosa esattamente cercate nel regno dei divertimenti?" domandò la creatura, piroettando in aria, squadrando dapprima Malfoy, poi Hermione, Fred ed, infine, Harry.
"Non penso sia il caso di dirlo a te. Sei una guardia, giusto? Stai fuori dal regno..." disse, indicando una cavità che, chiaramente, spiccava al centro dell'ampio albero secolare. La fata guardò nella direzione indicata dal giovane, per poi annuire. 
"Tu, tu, tu, tu, tu piccolo insolente di una serpe, schiavo del Signore Oscuro, sibilante e viscido come solo i diavoli possono essere, solo perchè sulla via della redenzione pensi di potere venire sin qui, ramingo, e farti avanti di fronte al sovrano?" gli domandò la fata in un sibilo, assottigliando i propri occhi color pece ed esibendo per intero l'arcata superiore di denti aguzzi. A stento Draco si trattenne dall'indietreggiare.
"Vogliamo parlare con il sovrano." incalzò quindi.
La fata rise, improvvisamente, di una risata cristallina. Non ostentava più la follia di appena un istante prima, ma osservava invece l'entrata dell'albero con un profondo divertimento nello sguardo "Ma siete troppo, troppo, troppo, troppo grassi per potere entrare."
Effettivamente, riflettè Hermione, quell'entrata era davvero molto piccola, se messa a confronto con i loro corpi umani. Si trattava di un foro adatto forse per uno scoiattolo, non certo per una persona. Sospirò afflitta.
"Sappiamo che non offrite favori in cambio di nulla. Siamo disposti a darvi qualcosa di pregiato e affascinanante." disse con voce suadente il biondo, allargando le proprie braccia in segno di completa sincerità "Puoi spulciare nelle nostre tasche, e prendere ciò che vuoi."
Per l'ennesima volta, la riccia si ritrovò a riflettere. Non era certa di cosa portasse in tasca; probabilmente un paio di fiale, un pezzo di pergamenta e, forse, una spilla con incastonati un paio di pietre finte, ricavate da fondi di bottiglia.
"Io lo so, lo so, lo so, lo so cosa desiderate domandare." sghignazzò la piccola fata, sbattendo sfacciatamente le ali d'innanzi al viso pallido del Serpeverde "E al sovrano interessa ciò che offrite."
Proprio in quell'istante, dal piccolo foro al centro dell'albero, spuntò fuori una nuova fata, dall'aspetto ben più aggraziato e composto. Indossava un abito ampio e chiaro, tendente al color panna, e, sopra i capelli scuri, calzava una corona di rosmarino che, per quanto piccola, profumava incredibilmente. Nessuno dovette domandare di chi si trattasse: era il re delle fate.
"Vi ho sentiti giungere e domandare. Posso leggere sangue e menti, e so che ciò che domandate è qualcosa di prezioso." esordì la fata, agitando le proprie piccole ali con energia, giungendo d'innanzi a Draco, primo tra i presenti "Ed ho una proposta."
"Proponi." acconsentì questa volta Hermione, muovendo un passo avanti, il viso fermo e determinato. Il sovrano la osservò con curiosità, sorridendo divertito. Anch'egli aveva i medesimi denti mostruosi, e gli occhi color pece.
"Ognuno di voi tiene in tasca qualcosa di prezioso." la fata prese una pausa "Non intendo in senso materiale, ma emotivo. E desidero che ognuno di voi quattro me lo dia."
Le fate vedevano Fred. Questa cosa Hermione l'aveva già realizzata, ma non avrebbe mai pensato che, anche da lui, avrebbero richiesto un dono.
"Se davvero volete ciò che richiedete, allora ognuno di voi dovrà darmi ciò che dalla propria tasca gli è più caro."
Hermione si prese un attimo per guardarsi attorno: tutti erano incredibilmente tesi. Persino Harry, più distante rispetto agli altri, era palesemente irrigidito e, confuso, teneva una mano salda affondata nella tasca destra dei pantaloni. La riccia cercò dentro la propria giacca, dimentica di portare con sé qualcosa che davvero le stesse a cuore. Poi, d'improvviso, la sentì; la carta liscia a contatto con i suoi polpastrelli freddi, e le lacrime che, lentamente, le salivano agli occhi. Rinunciare a ciò che teneva in tasca, significava rinunciare completamente ai propri genitori, per quanto ben sapesse di non poterli riportare indietro.
Fred le si avvicinò, probabilmente resosi conto del suo cambio di espressione "Cosa hai in tasca, Herm?"
La riccia si morse il labbro. Una voce, dentro lei, le diceva di dirgli la verità, di dirgliela perchè lui, forse, avrebbe capito. Eppure, qualcos'altro, qualcosa di più intimo e fragile, le impose di mentire. Di dire la più stupida bugia di sempre.
"Niente, Fred. Non c'è nulla."

Perchè non poteva dirgli che ciò che reggeva tra pollice ed indice, nascosto nella tasca, era un piccolo triangolo di carta con scritto l'indirizzo in Australia dei suoi genitori. Che ciò che stava per cedere alla fata d'innanzi a loro era tutto ciò che le restava di loro, tutto ciò che le rimaneva per poterci tornare in contatto, magari fingendosi una nuova persona perchè mamma e papà non l'avrebbero mai riconosciuta.
Deglutì a vuoto, sentendo un brivido pervaderla. Se lei aveva trovato una cosa tanto inestimabile, cosa potevano nascondere Draco e Harry? E, si domandò, loro avrebbero mai ceduto quel loro piccolo tesoro in cambio della vita di un fantasma?















 

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***







 


Love Until We Bleed.






 
capitolo 21.
















La fata continuava a fluttuare con leggiadria di fronte ai quattro maghi, guardandoli con curiosità ed interesse. Ognuno di loro doveva fargli un dono, se davvero volevano ottenere ciò che si erano scomodati ad andare a prendere. Hermione, stretta nella propria sciarpa, era rigida di tensione. Teneva stretto tra pollice ed indice, ancora ben nascosto infondo alla tasca, un foglietto che rappresentava tutta la sua vita passata; quella che era stata costretta ad abbandonare, e che non avrebbe più riavuto indietro. Le giunse alla mente il sorriso dolce di sua madre, Jane, e quello un po' più distaccato del padre. Avvertì qualcosa dolerle immensamente dentro, come una fune spezzarsi. Per quanto quel foglietto potesse non avere più alcuna ragione di esistere, lei non voleva abbandonarlo. 
Improvvisamente avvertì la mano di Fred stringerlesi sulla spalla, incoraggiandola silenziosamente. La ragazza alzò lo sguardo, incontrando il viso bello e brillante del fantasma. Le sorrise leggermente poi, muovendo pochi passi, giunse di fronte alla fata. Lui per primo, deciso a dimostrarsi coraggioso, affondò la propria mano destra nei jeans. Ne estrasse un piccolo oggetto dalla forma sferica, dai colori sgargianti. Hermione riconobbe subito la caramella che, qualche tempo prima, aveva dato a Fred. Quella che le aveva lasciato George prima che iniziasse la scuola. Lo vide irrigidire il braccio a mezz'aria, poi, dopo un sospiro stremato, farla cadere nella mano piccola e sottile della creatura alata. Quest'ultima sorrise mentre Harry, poco distante, sospirava sorpreso.

Il Ragazzino Sopravvissuto aveva sentito la fata rivolgersi a quattro persone, ma non aveva detto nulla. Si era limitato a constatare quanto vere fossero le sue parole e, nel trovare quell'oggetto nelle sue tasche, non aveva potuto evitare di irrigidirsi. Non lo avrebbe ceduto per nulla al mondo. Figurarsi per un paio di stupidaggini dette da una fata che incoraggiava Herm e Malfoy. Eppure, improvvisamente, sul palmo della creaturina era apparso qualcosa. Non lo aveva visto volteggiare o muoversi nell'aria, ma semplicemente apparire con un rumore sordo -come quanto ti si stappano le orecchie- sul palmo niveo e pallido della fatina. E, non resistendo, aveva sussultato sorpreso. Aveva notato Hermione voltarsi verso di lui confusa, ma non vi aveva fatto caso. Aveva invece assottigliato lo sguardo, Harry, in un tentativo di riconoscere ciò che era apparso nella mano del sovrano di quelle dispettose fate. Vedeva della carta lucida e dai toni sgargianti, arrotolata attorno ad una... Caramella?
Storse il naso. Forse era una caramella. E gli era familiare. Cercò di ricordare dove mai poteva aver visto un simile incarto, così favoloso e divertente, dai toni irriverenti e dai motivi fantasiosi. E, con la velocità di un lampo, gli giunse alla mente l'insegna dei Tiri Vispi. Deglutì a vuoto.
Cosa ci faceva lì una caramella dei gemelli? Un dolcetto-scherzo fatto da niente popodimeno che Fred e George? Impallidì. No, unicamente da George, si disse poi, costretto a ricordare la morte del gemello per cui la riccia aveva una cotta. Alzò lo sguardo, incontrando il profilo della fata che, sorridente e soddisfatta, rimirava un punto assolutamente incomprensibile -a parere di Harry- di fronte a sé. Un brivido lo percorse. Era come se qualcuno le stesse di fronte. Sì, realizzò, notando dei flebili contorni oscurare l'aria attorno a lui. Era una figura slanciata e magra, dall'aspetto giovane ma traviato. Il moro assottigliò lo sguardo, sistemandosi gli occhiali. Vedeva l'aria di fronte la fata diventare sempre più  compressa, come una piccola nube di nebbia che gli si addensava di fronte. Vide che assumeva forma umana e che, lentamente, prendeva colore e contorni. Infine, con un sospiro sconvolto, si rese conto che era Fred. Indossava i vestiti dell'ultima volta, quando era morto, ed aveva i capelli rossi scompigliati. Il viso era rigato di lacrime mentre, con fare spaesato, osservava la mano della fata che in cui lui stesso aveva adagiato quella piccola cosa che gli ricordava George, che glielo faceva sentire sempre vicino. Poi, improvvisamente, lo vide sbattere le palpebre confuso e, sorprendentemente, voltarsi verso di lui. Verso Harry. Lo osservò stranito qualche istante, sino a che non comprese. Ed allora sorrise, mentre Draco e Hermione seguivano lo sguardo di Fred, rendendosi conto che anche Potter ora poteva vederlo, per qualche ragione.
"Non posso crederci..." soffiò sconvolto, sentendosi sul punto di cadere a  terra. Hermione sorrise estremamente felice, mentre Draco, a denti stretti, gli dava dell'idiota.
"L-Lo vedi?" domandò la riccia, sorridendo. Fred intervenne, dimenticandosi di avere appena ceduto un pezzo della propria anima a quella creatura dei boschi.
"Sì. Ho percepito i colori e provenivano proprio da lui." raccontò il rosso.
"I-Io... E' incredibile. Ho visto la caramella apparire sul palmo della fata e ti ho pensato, e poi sei apparso." raccontò sotto shock il maghetto con gli occhiali, decisamente incredulo. Aveva le sopracciglia aggrottate e la fronte corrugata. In un altro momento Hermione si sarebbe persino buttata ad abbracciare il proprio amico, ma in quell'istante era sicura che non fosse il caso. Sentiva il cuore scoppiarle in petto, in parte per la gioia, ed in parte per la tensione che le si stava accumulando dentro. Sperava solo che Draco avesse ragione, e che le fate potessero aiutarli.
"Avanti, ho ricevuto solo un dono." intervenne improvvisamente il sovrano, ottenendo nuovamente l'attenzione dei presenti "Non è abbastanza."
Toccò ad Hermione farsi avanti, finalmente decisa a farcela, a dare a Fred la certezza che lei ci sarebbe sempre stata. Fece scivolare fuori dalla tasca il triangolino in carta spiegazzato. Poi, con le mani tremanti, e mille voci furiose che le rimbombavano in testa, lo posò tra i palmi soffici della fata. Quest'ultima fece una piccola riverenza per ringraziare. Prestò dunque attenzione a Draco e Harry. Il moro si era fatto più vicino. Sentiva che, per quanto stesse perdendo, quella era la cosa giusta da fare. Non solo avrebbe fatto il bene della propria migliore amica, ma anche della sua ragazza, di Ron, di George e di Fred stesso. Mancava a tutti, infondo. E, se c'era un modo per domandare scusa a Hermione, quello era certamente il migliore.
Si accostò alla riccia, sorridendole imbarazzato. Avrebe voluto dirle milioni di cose; che era stato stupido, che aveva commesso i peggiori errori possibili, che non avrebbe mai dovuto abbandonarla per dare ascolto a quella carota di Ron, ma invece rimase in silenzio. Lei ricambiò la sua espressione, ed in qualche bizzarro modo fu certo che lo avesse capito. Che lo stesse perdonando, almeno in parte. Tirò poi fuori dalla tasca un piccolo oggetto dorato, una sfera che significava un'intera parte della propria vita. La parte bella. Quella legata alla magia, e alla felicità. Alle avventure, agli amici, ed ai suoi genitori. Quelli che non aveva mai davvero conosciuto a pieno. Mostrò alla riccia il primo boccino d'oro che era riuscito a conquistarsi come cercatore, quello che gli aveva lasciato Silente, permettendogli di vincere la guerra. Lo mostrò ad Hermione e, con l'amore di un fratello, le sorrise. Lei deglutì a vuoto. Fece per dire qualcosa, ma Harry fu veloce. Depositò il boccino tra le mani della fata, e si voltò, sempre in silenzio.
Mancava Malfoy.

La riccia lo cercò con lo sguardo, incontrandolo rigido contro un albero ampio e dalla corteccia parecchio scura. Fissava il vuoto con gli occhi vacui, perso in una riflessione troppo profonda perchè lei potesse mettervisi in mezzo. Vide la sua mano affondata nei pantaloni, e la immaginò stretta in un pugno frustrato e confuso. Cosa diavolo poteva nascondere Draco in tasca? Lo vide muoversi. 
I Malfoy erano ricchi. Lo erano sempre stati. Ed Hermione immaginò che avrebbe potuto estrarre di tasca qualsiasi cosa: un gioiello dal valore inestimabile, un orologio incastonato di zirconi e diamanti, un anello di fidanzamento persino. Invece, contro ogni previsione,  estrasse un foglio ripiegato. La ragazza non potè evitare di  osservarlo mentre, con le mani tremanti, lo apriva, così da leggervi cosa vi fosse scritto. Vide le sue labbra sottili muoversi, sillabando ogni parola. Finì in fretta, ed Hermione immaginò che vi fossero solo che poche righe scritte in quella pagina. Eppure, Draco non si mosse in direzione della fata.
"Malfoy, che fai?" domandò improvvisamente Harry, rompendo bruscamente il silenzio che si era posato all'interno della foresta. Il Serpeverde voltò lo sguardo verso il proprio interlocutore, ma non gli rispose. Ripiegò invece il foglietto, tenendolo ben stretto tra le proprie mani.
"Giovane Malfoy, non hai il coraggio di farmi il tuo dono?" incalzò il sovrano delle fate, sorridendo sghembo, evidentemente convinto della propria vittoria. Neppure questa volta Draco rispose. Si era come bloccato, immobile al centro di quel prato fatto di aghi e foglie cadute. La sola cosa che lo rendeva vivo era il fiato che, caldo a contrasto con l'aria gelida, divampava dalla sua bocca formando piccole nuvole bianche.
"Malfoy..." azzardò Hermione, avvertendo un timore non indifferente invaderla "Non ci aiuterai?" gli domandò, puntando lo sguardo verso il pezzo di carta con una nota di diffidenza. Quell'occhiata colma di giudizio e presunzione infastidì come non mai il biondo che, immediatamente, scattò sul posto, gridando contro la riccia.
"Granger, tu non puoi capire quanto questo significhi per me!" esclamò poi, sollevando ciò che teneva in mano e serrando bruscamente la mascella. Vedeva le vene fare capolino sotto la pelle del collo, Hermione, e temeva che tutto il loro piano fosse davvero sul punto di sgretolarsi. E non poteva permetterlo.
"E allora spiegamelo!" lo pregò, corrugando la fronte ed alzando bruscamente la voce. Il biondo rise, scuotendo la testa.
"No, non capiresti." Le disse poi, passandosi la lingua calda sulle labbra sottili, denigrando sé stesso e le sue incredibili debolezze.
"E perchè no?"
"Perchè tu hai combattuto dalla parte giusta, durante la guerra!" esclamò, guardando lei, poi guardando gli altri "Tutti voi lo avete fatto." aggiunse con un tocco di evidente invidia, desiderando avere preso le loro medesime strade, pregando di non essere il codardo che, invece, era. Sentiva il fiato spezzarglisi in gola e, sentendosi completamente inutile, spiegò il foglio, deciso a leggerlo di fronte ai presenti. Si passò nuovamente la lingua sulle labbra, mentre qualcosa di incredibilmente doloroso rischiava di accecarlo.
"Io, Albus Silente, giuro che Draco Malfoy non è un assassino." lesse, la voce carica di spossatezza ed emozione. Ciò che teneva tra le mani era stato scritto dall'ex preside di Hogwarts prima della sua stessa morte -ritrovato poi a seguito di essa nel suo stesso ufficio-, sapendo già i sutterfugi che erano stati architettati, andando contro ogni logica, credendo ciecamente in quella generazione che aveva dato vita a Potter e ai suoi amichetti. Dopo avere letto, alzò lo sguardo sui presenti. Lo stavano guardando con incredulità e pena. Sì, realizzò Malfoy, con pena. Con disgustosa ed imbarazzante pena. Rise, schernendo se stesso, per poi incamminarsi contro Hermione.
"Questo è ciò che mi ha evitato Azkaban, Granger!" le gridò contro "E lo ha scritto lui, Silente, non sapendo neppure se lo avrei ucciso o meno." sembrava arrabbiato, e la riccia era abbastanza certa che lo fosse con se stesso.
"Ma non lo hai fatto." lo rassicurò dunque, facendogli, in tutta risposta, scuotere la testa ed arricciare le labbra.
"Tu non capisci." le disse dunque, la voce spezzata "Questo è ciò che mi permette di sopravvivere. Sapere che qualcuno, prima o dopo, ha creduto in me." prese una pausa "Altrimenti sarei solo un mangiamorte fallito."
La ragazza finse di non sentire tutta quell'autocommiserazione così atipica di lui e, sfoderando tutta la propria determinazione, gli strappò il foglio di mano. Lo voltò dunque verso di lui "Questo è ciò che dovrebbe farti compiere la scelta giusta, anche adesso."
"Ed io lo so. So che questo stesso foglio dovrebbe darmi la forza di farlo. Ma non è così." Malfoy si buttò le mani tra i capelli, combattendo contro se stesso, contro i suoi demoni "Sento che se rinunciassi a questo, rinuncerei anche alla poca fiducia che mi è rimasta in me stesso."
"Ma noi ci fidiamo di te." a parlare era stato Fred, facendosi avanti e cercando lo sguardo di Draco. Quest'ultimo lo osservò qualche istante spaesato, per poi ridere.
"Tu vuoi tornare in vita, e te lo meriti. Ma non ti fidi di m-" "Invece sì, stupido." lo interruppe bruscamente il rosso, non accettando di essere contraddetto su una cosa tanto seria.
"Hai salvato Hermione. Sarei un pazzo a non fidarmi di te." prese un profondo respiro "Anche se non ti stiamo esattamente simpatici -e la cosa è reciproca-, sappiamo di potere credere in te, almeno un minimo."
"Senza di te, ora non saremmo ad un passo dal salvare Fred." intervenne ora Hermione, sorridendo divertita "Mi fido così tanto da averti seguito nella Foresta Proibita!"
Nonostante la situazione, Draco sorrise. La riccia gli porse il foglio, guardandolo severamente.
"Non ti serve un pezzo di carta per sapere chi sei."

Il sovrano sorrise, ricevendo l'ultimo dono.
"Molto bene; avrete tutta la polvere di fata che desiderate."












 

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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***





Love Until We Bleed.




 
capitolo 22.

























Era stato difficile. Era stato estremamente difficile modificare l'incantesimo applicato al soffitto della Sala Grande così che, una volta iniziata la cena, la polvere di fata iniziasse a scivolare brillante e magica sulla testa dei presenti. Eppure Hermione ce l'aveva fatta. Dopo quasi due giorni di intensi studi nella Stanza delle Necessità, fedelmente affiancata da Fred, Draco e Harry, ci era riuscita. Aveva dovuto ricorrere ad un paio di trucchetti non esattamente corretti o legali, ma aveva deciso che ne valeva la pena.

Infondo Malfoy si era impegnato davvero molto per loro, scoprendo, tra i meandri della sezione proibita della biblioteca, quanto effettivamente la polvere fatata sarebbe potuta essere d'aiuto. Era una sostanza in grado di abbattere ogni sorta di barriera del pensiero, sia magica che non. Esattamente ciò che serviva loro affinchè quello spesso panno di cecità che si imponeva sugli studenti di Hogwarts, nei confronti della presenza di Fred, si abbattesse. Avevano dovuto sacrificare oggetti dal valore inestimabile e cedere a ricordi decisamente dolorosi.
Era per queste e molte altre ragioni che non potevano assolutamente permettere che un paio di clausole mettessero loro i bastoni tra le ruote.
Le fate avevano consegnato loro una sufficiente quantità di polvere, scrollandola con eleganza e meditabonda incertezza dalle ali leggiadre e trasparenti. Ne avevano raccolta quanta più possibile in fiale, borse, contenitori e persino nelle mani attentamente sistemate a coppa. Giunti al castello, l'avevano poi sistemata in un'urna antica che Malfoy aveva con attenzione protetto per le succesive quartantotto ore. Poi, quando Hermione era tornata con il viso fiammeggiante di determinazione, il biondo aveva sfoderato nuovamente quella preziosissima essenza, nata direttamente dalle lacrime degli Angeli, ed aveva capito che era giunto il momento di agire.

Così, in una mattinata dei primi di gennaio, avevano dato via al piano.
Sistemati in un angolo dell'ampia sala gremita di studenti, Fred, Hermione, Harry e Draco avevano atteso che la maggior parte dei ragazzi si accomodasse per fare colazione. Con pazienza avevano aspettato l'arrivo degli insegnanti e, con falsa tranquillità, avevano ricambiato persino il sorriso cordiale che la McGranitt -segretamente sorpresa di avere incontrato Malfoy in atteggiamenti neutrali nei confronti dei due grifondoro- aveva loro rivolto. Poi la Granger aveva posato tra le braccia muscolose -ma non troppo- del furetto un tomo voluminoso e dalla copertina rivestita in cuoio.
"Che diavolo è questo, mezzosangue?" le aveva domandato lui confuso, la fronte corrugata ed un sopracciglio più sollevato rispetto all'altro. Harry aveva a stento trattenuto una risata nel vedere Malfoy in un atteggiamento tanto colloquiale. Ancora stentava a credere a tutta quella situazione; al biondo che parlava con lui -dispettoso, ovviamente-, a Hermione che gli rivolgeva la parola con pacatezza, al fatto che Fred fosse con loro, ed al fatto che nessuno potesse effettivamente vederlo. A volte si diceva di essere impazzito, ma poi gli tornava in mente la caramella che, senza alcuna spiegazione, appariva nel palmo pallido e disteso del sovrano delle fate. Quindi, di fronte a quest'ultimo, ricordava l'addensarsi lento ma reale del corpo del rosso.
"Un libro, Malfoy. Mi sembrava ovvio." rispose piccata la riccia, distraendo il moro ed alzando lo sguardo bruno contro il soffitto in un chiaro segno di esasperazione. Al suo fianco, Fred la vide incredibilmente tesa e, senza neppure rifletterci, le strinse la mano destra con la propria sinistra. La ragazza sorrise leggermente.
"Dimmi quando arriva il punto in cui dovrei ridere." commentò stizzito il Serpeverde.  Attorno a loro, alcuni studenti iniziavano a squadrarli confusi. Effettivamente, si disse Herm, la situazione doveva apparire a dir poco incredibile ad un occhio esterno, così abituato a vedere serpi e grifoni combattere sino all'ultimo sangue. Soprattutto se con grifone si intendeva Harry James Potter, paladino ufficiale del Mondo Magico.
"Zitto e leggi." lo riprese lei, indicandogli con la punta dell'indice sinitro la formula che avrebbe dovuto pronunciare, quella che avrebbe permesso all'incantesimo apposto al soffitto di indebolirsi, e a quello della riccia di infiltrarsi più facilmente.
"La McGranitt non si è ancora presa del tempo per guardarvi, ma non appena vi noterà pasticciare con formule sataniche e bacchette magiche si alzerà furiosa." parlò Fred, tenendo lo sguardo puntato verso il fondo della sala, contro il corteo di insegnanti. Effettivamente, Minerva sembrava particolarmente presa in una conversazione con Hagrid, probabilmente riguardante draghi.
"Non sono sataniche! E' solo latino!" intervenne la riccia, facendo sorridere il fidanzato. Quest'ultimo scrollò le spalle con fare divertito prima di rispondere, sempre attento ai professori.
"Per me è lo stesso."
"Amo vedervi amoreggiare..." asserì improvvisamente Draco, palesemente sarcastico, tagliente come la punta di una lama appena affilata "...Ma ci saranno momenti più opportuni per farlo." concluse poi, ottenendo in risposta lo sguardo -per la prima volta- concorde di Harry Potter. Hermione annuì, impugnando nella mano sinistra -la destra ancora stretta in quella di Fred- la propria bacchetta magica, elegante e lucida. Non appena Malfoy notò il quel gesto, iniziò a leggere ad alta voce, in modo chiaro, ciò che vedeva riportato sulle pagine ingiallite e sottili del volume. Era latino -come aveva anticipato la mezzosangue-, e riusciva a comprenderne qualche parola. Parole come 'incantesimo', o 'debole', od anche 'preghiamo'. Assimilò un  profondo respiro, prendendo una pausa a seguito di una frase particolarmente lunga, sperando vivamente di non avere commesso errori di pronuncia. Sapeva quanto questi ultimi avrebbero potuto alterare i risultati della magia. Poi, non appena ebbe nuovamente aria nei polmoni, tornò a leggere.
Hermione, nel frattempo, aveva sguainato la propria bacchetta e, con fare austero, l'aveva puntata contro il soffito alto della sala. Non aveva pronunciato nessun incantesimo, limitatasi a chiudere gli occhi e a concentrarsi. Non si era sprigionato nessun fascio di luce, e neppure alcun bagliore accecante. Eppure, si disse la ragazza, poteva sentire la magia fluire in lei, dentro le sue vene, attraversandole ogni cellula del corpo, togliendole il respiro, e facendole sentire un'incredibile speranza montarle dentro.

Poi un boato esplose all'interno della Sala Grande.
Draco e Hermione si fermarono, sollevando all'unisono lo sguardo, incontrando scendere dal soffitto, in modo lento e continuo, quella minuscola polvere dorata, brillante come solo il sole poteva essere. Sul fondo della sala, Minerva restava ritta in piedi, sconvolta di fronte quella scena che, sicuramente, aveva dell'incredibile.
La riccia trasse un profondo respiro, avvertendo immediatamente un forte odore di muschio bianco invaderle le narici. Era l'odore della polvere di fate che, infinita, pioveva sulle teste degli studenti, degli insegnanti...
Ovunque voltassero lo sguardo, Hermione, Draco, Harry e Fred vedevano solo che polvere magica; brillante ed incandescente, che aveva completamente coperto il pavimento, rendendolo un tappeto di infiniti lustrini. Assottigliando la vista, la riccia poteva persino notarla incastrata nelle ciglia delle ragazze più sbarazzine, quelle che se le allungavano con un mascara scuro e denso. E, insieme a quella pioggia dorata, sui presenti era calato anche un silenzio sorpreso.

La McGranitt aveva iniziato a guardare loro, i quattro studenti sul fondo della stanza, in piedi, completamente stravolti e con i visi ricolmi di aspettativa. Doveva averli visti mentre facevano l'incantesimo, si disse Harry preoccupato, deglutendo a vuoto, immaginando già di dovere pulire tutto quel mare dorato. Qualcosa, però, interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Un singhiozzo, proveniente da un angolo indistinto della stanza, lo fece voltare d'improvviso perchè, si disse il ragazzino sopravvissuto, avrebbe riconosciuto quel tono sommesso ovunque. Puntò i propri occhi chiari, nascosti dalle lenti rotonde, contro il viso di Ginevra Weasley, in piedi in mezzo a centinaia di Grifondoro ancora seduti ai loro posti. I capelli lisci e rossi erano cosparsi di polvere fatata, così come il maglione della divisa e la gonna. Teneva una mano contro le labbra sottili, e gli occhi sgranati di sorpresa. Erano umidi, constatò il moro spaventato.
"Fred..." mormorò poi la giovane, scostando bruscamente la ragazza seduta al proprio fianco, scavalcando la panca che le bloccava l'accesso al corridoio al centro della sala, ed iniziando a correre a perdifiato in direzione del fratello maggiore che, si disse Hermione sconvolta, vedeva. La riccia alzò lo sguardo, la mano ancora stretta in quella del proprio amante. Aveva gli occhi anch'egli sbarrati e, sperò la giovane, era perchè ce l'avevano fatta.
"Fred, tu vedi-" "I colori." la interruppe lui, sollevando gli angoli della bocca "Li vedo tutti."
Prima che la riccia Grifondoro potesse dire qualsiasi altra cosa, una figura esile e bassa si lanciò contro il corpo del rosso, buttandoglisi al collo. Hermione riconobbe subito la cascata di capelli sgargianti, la gonna eccessivamente corta, e le ciglia chiare, quase invisibili. Ginny Weasley, solitamente così fredda e composta, una donna forte che sapeva di esserlo, si era messa a piangere senza ritegno tra le braccia del fratello che, sino a qualche minuto prima, era stato morto. Fred lasciò lentamente la presa sulla mano di Hermione, spostando le proprie braccia attorno alle spalle della sorella minore, sentendo qualcosa dentro il suo petto -una sensazione estremamente familiare- farlo sospirare sconvolto. Il suo cuore batteva. E forte.
 Sentiva le lacrime della sorellina bagnargli la camicia, renderla umida ed appiccicosa a contatto con la pelle del petto, e persino quella piccolezza lo fece sentire felice come non mai. Avvertì le lacrime, le sue stesse questa volta, inumidirgli lentamente le guance, scivolandogli con eleganza sul viso, sino alle labbra, sentendone il sapore salato. Singhiozzò forte, mentre, infondo alla sala, Minerva sillabava qualcosa molto simili ad un 'impossibile!', e buona parte del corpo studentesco si lasciava sfuggire un sospiro sconvolto.
Quando Ginny si allontanò dal petto del fratello, lo fece semplicemente per lasciarsi andare a terra in ginocchia, completamente scossa dal pianto, dalla gioia incontenibile che la pervadeva. Le gambe non erano più in grado di sorreggerla, e le mani le tremavano febbrilmente. Harry le fu al fianco, lasciandole delicati baci contro le guance umide, asciugandolele appena.
Oltre lei apparve la figura di Ron, completamente rosso in viso, con le labbra sconvolte e gli occhi umidi sino allo stremo. Si buttò anch'egli contro il fratello, quasi gridando, sfogandosi per ciò che aveva dovuto sopportare, ma che non era stato in grado di superare a pieno. Gridò aggrappandosi con fare disperato ai vestiti del fratello, mentre Fred lo guardava silenziosamente, sorridendo appena, ancora con il viso bagnato, sentendosi felice come non mai. Non servivano parole, almeno non in quel momento. Ce ne erano state già troppe. C'erano già state troppe persone a dire che non ci sarebbe stata speranza, che si dispiacevano per la morte del rosso, che avrebbero voluto fare qualcosa... Eppure non avevano fatto mai nulla. Forse, si disse Ron tra un singhiozzo e l'altro, stando in silenzio sarebbe andata diversamente. Ed, improvvisamente, si voltò verso Hermione. Avvertì un folle senso di colpa divorarlo, ricordando quando lei aveva detto che Fred c'era sempre stato. Lasciò la presa sul fratello maggiore, buttandosi contro la riccia. Posò il capo sopra la spalla fragile di lei e parlò.
"Grazie." le mormorò in un sospiro sconvolto. Si staccò pochi istanti dopo, sorridendole appena. La ragazza annuì semplicemente, per poi voltarsi verso Fred. Anche lui la stava guardando.
"Allora? Ha..." non ebbe il coraggio di porre completamente la domanda. Sapeva che il rosso aveva capito e, quando lo vide annuire, sentì una leggerezza deliziosa invaderla. Dopo tutti quei supplizzi, quelle pene infinite, ce l'avevano fatta.
"Mai stato più incredibilmente vivo." sussurrò semplicemente Fred, chinandosi contro il viso elegante della ragazza "Ed è grazie a te, mio cocciutissimo amore."
Hermione arrossì mentre, alle sue spalle, Draco si allontanava lentamente. Fred scosse il capo, tossendo e richiamando il biondo a sé.
"E tu bel serpentello, dove vai?" domandò, sfoderando con tutta la malizia possibile i doppi sensi nella domanda. Il biondo deglutì a vuoto, fermandosi a pochi passi dalla soglia della sala. Fred assottigliò lo sguardo, passando con fare oltremodo amichevole il braccio sulle spalle di Draco.
"Pensavi che mi sarei scordato di te solo perchè ora posso finalmente amoreggiare con Hermione?" domandò sarcastico il rosso.
"Lo facevate anche prima, infondo." fece stizzito il biondo, cercando di divincolarsi da quella presa troppo fraterna. Purtroppo, ogni tentativo gli fu vano. Fred era più alto e più muscoloso di lui.
"Hai ragione, ma Malfoy, volevo dirti una cosa."
"E cioè?" fece spazientito il Serpeverde, non potendo evitare di trovare la situazione disagiante. I suoi compagni di casata lo osservavano insicuri, probabilmente sconvolti vedendolo dalla parte dei buoni dopo tutti i pettegolezzi che giravano per l'istituto.
"Grazie anche a te-" "Non chiamarmi amore! Potrei cruciarti all'istante!" lo interruppe prontamente Malfoy, avvezzo alle follie di uno dei più grandi dei Weasley. Quest'ultimo rise, fingendosi offeso, portandosi una mano al petto. Sentiva i battiti del proprio cuore contro la cassa toracica, ed avvertiva il respiro come qualcosa di estremamente essenziale. Il tutto dopo mesi di vuoto.
"Mi offendi, Dracuccio."
"Potrei rabbrividire, Weasley."
Questa volta, a ridere divertita, fu Hermione.



























"Mezzosangue, hai deciso di trasformarti in una donna il giorno del tuo matrimonio?" la voce di Malfoy le giunse sarcastica -come sempre- dalle spalle. Hermione, stretta nel proprio lungo abito bianco dalla gonna a sirena, con il corsetto semplice ed il bouquet formato solo che da qualche rosa stretto tra le mani, osservava il proprio riflesso spiccare al centro dell'ampio specchio. Ginny, sua damigella d'onore, le aveva sistemato i capelli castani in un'acconciatura semplice ed elegante, raccolta sulla nuca, che le metteva in risalto il viso femminile e perfetto. Non si era messa neppure una traccia di ombretto; solamente un poco di matita sul contorno inferiore dell'occhio. Sulle labbra vi era un lucidalabbra leggero. Ancora stentava a credere che, dopo mesi di fidanzamento, quel giorno fosse arrivato. Il suo uomo, morto e risorto, la stava aspettando a solo qualche metro da lì, dentro la cattedrale poco distante.
"Ancora non ho capito perchè ho scelto te per accompagnarmi sull'altare." si limitò a ad affermare infine la ragazza, voltandosi verso il Serpeverde che, sorridendole divertito, la attendeva sulla soglia della stanza.
"Beh, il ruolo del testimone era già stato preso dalla fotocopia-" "George, vorrai dire." lo interruppe lei, muovendo qualche passo verso il ragazzo. Quest'ultimo annuì appena, scuotendo con disinteresse una mano in aria.
"Sì certo, lui. E poi, tu me lo hai chiesto. Ormai -per quanto mi disgusti ammetterlo- siamo diventati quasi amici."
"Sai, in un anno succedono tante cose." disse con pacatezza la ragazza, guardando la gonna che, sotto il corpetto dell'abito, si muoveva in modo morbido ed ammaliante. Sollevò nuovamente lo sguardo solo una volta arrivata al fianco del biondo "Mi hai salvato la vita, hai salvato quella del mio fidanzato, e poi non sei troppo male, Malfoy."
"L'importante è che tu sappia che, dopo tutta questa storia, non inizierò a chiamarti sorellina, o a farti stupidi regali a Natale." disse lui, porgendole il gomito al quale lei si aggrappò senza tentannamente, sorridendogli semplicemente divertita. Dopo il ritorno di Fred, il rapporto con Ron e Harry non era mai più davvero tornato come un tempo. Inutile era spiegarne la ragione; il fatto che la fiducia in Hermione fosse stata accantonata tanto velocemente, non era stata una ferita particolarmente semplice da rimarginare. Però, al contrario di ogni aspettativa, Malfoy era rimasto. Certo, era ancora un furetto spelacchiato ed irriverente, ma c'era stato. E magari non era esattamente l'amicizia migliore che si potesse desiderare, ma secondo la riccia era un rapporto quasi confortevole, di continua competizione. Qualcosa di quasi fraterno.
"Eccome se lo so, furetto." disse infine la strega, giungendo di fronte la porta d'ingresso della chiesa dopo avere attraversato un piccolo piazzale. Il ragazzo scrollò le spalle, prendendo un profondo sospiro. Con la mano libera, si sistemò le pieghe dello smoking, per poi puntare lo sguardo contro la ragazza.
"Pronta?"
"Quando mai Hermione Granger non è pronta?" gli domandò, sfoderando un tono di sfida che lo fece ridere sinceramente.
"Dovrò iniziarti a chiamare Hermione Weasley?" disse, inaspettatamente, Malfoy, temporeggiando ancora di fronte la navata. La giovane corrugò la fronte, sollevando un angolo della bocca. Non che non apprezzasse il cognome di Fred, ma era decisa a mantenere il proprio.
"Assolutamente no. Nessuno mi toglie il cognome." rispose "Ma che stai facendo? Dobbiamo entrare, no?"
"Non lo sai?" la prese in giro Draco, tenendo lo sguardo puntato contro il portone chiuso "La sposa deve farsi attendere all'altare."
"Oh." fece Hermione, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore. Era una giornata soleggiata -rara nei dintorni di Londra-, ed era soddisfatta di avere scelto proprio un'occasione del genere per convolare a nozze. Ancora stentava a crederci. Hermione Ganger  che convolava a nozze.
"Come pensi che andrà?" domandò improvvisamente la ragazza "Il mio matrimonio, intendo. Pensi che, per due persone così giovani, sia giusto?"
"Mi stai chiedendo un parere? Hai la febbre?" domandò diverito il biondo, sollevando un sopracciglio e squadrandola di sottecchi. La riccia abbassò lo sguardo incerta e, di fronte quella reazione, Malfoy decise che, forse, per una volta, poteva smettere di fare lo stronzo.
"Andrà a gonfie e vele." le disse dunque con un filo di voce "Vi amate alla follia, di un amore che va oltre la morte. Che ne ha abbattuto ogni legge." una pausa "Vi amate in un modo così forte da fare sanguinare."
Il silenzio calò tra i due, pur non risultando opprimente o inutile. Era qualcosa di giusto e comodo in cui riflettere. O, meglio, lo sarebbe stato se solo Draco non avesse deciso di interromperlo subito.
"E al calar del giorno vi aspetta la vostra prima notte di nozze!" esclamò improvvisamente malizioso il Serpeverde, facendola avvampare "Hai provato le posizioni più sexy?"
"Furetto, che stai dicendo?!"
Draco, però, non le rispose, facendosi finalmente avanti all'interno della  cattedrale, tenendo stretta a sé una sposa dalle guance arrossate. Hermione sentì l'imbarazzo montarle dentro in modo sempre più folle, mentre l'organo iniziava  a suonare ed il viso sorridente di Fred le appariva chiaro di fronte all'altare. Perse un battito per l'emozione, mentre Draco le si chinava contro.
"Dovevo metterti in imbarazzo, mezzosangue. Avevi una carnagione incredibilmente pallida."

























 
Fine.










Salve!
Ehm... Sono abbastanza sul punto di piangere, perchè ogni volta che arrivo alla fine di una long mi viene da farlo ^^''.

Eh, già.
Love Until We Bleed, dopo oltre 20 capitoli, finisce. Magari non vi è nemmeno piaciuta, e magari l'avete trovata assolutamente orribile, ma per me si è trattato di un progetto importante. Questa è stata la mia prima storia 'seria' riguardante la coppia Fremione. E, devo dire, che mi ci sono affezionata! E' una coppia decisamente diversa rispetto alla Dramione -di cui scrivo e leggo solitamente-, ma la trovo comunque interessante e davvero molto fluff.

Mi dispiace averla resa una ff depressa e con tanti momenti tristi, ma Fred era morto ^^''




Mh... Vorrei ringraziare tutti coloro che l'hanno seguita, partendo da quelli che hanno recensito più o meno tutto, a quelli che hanno recensito giusto un paio di capitoli per farmi sapere che c'erano! Voglio ringraziare chi l'ha preferita, e chi l'ha letta silenziosamente! Ringrazio anche quelli che, dopo il primo capitolo, hanno detto basta! Tutti! Ahah!




Mi piacerebbe sapere che ne pensate, e vi mando un grandissimo bacio!


(-Sara)

 

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