chatlog 9
Dai Messaggi Al parlato…
Snow: Emma?
Emma: Impegnata
Snow: L’hai preso?
Emma: Sto guidando
Snow: Solo sì o no
Emma: Potrei rischiare un incidente
Snow: Scrivere sì o no sarebbe stato molto più
semplice.
Snow: Tuo padre dice che dovremmo fare un salto alla
stazione per supporto morale.
Emma: No
Emma: Dio ti prego… No
Snow: Perché no?
Emma: Posso a malapena trattenere me stessa
dall’uccidere Hook, non posso tentare la fortuna cercando di fare lo stesso
anche con te e David da lui.
Snow: Ok, va bene. Ci vediamo
stasera.
Emma: Puoi contarci.
Emma mise il telefono nella sua tasca e sospirò strofinandosi gli occhi.
Hook era silenziosamente seduto dietro di lei, sembrava davvero troppo
entusiasta e compiaciuto per essere qualcuno che era legato e imbavagliato sul sedile
posteriore di un’automobile. Emma gli lanciò uno sguardo truce e sospettoso,
guardandolo nello specchietto retrovisore.
“Stai tramando qualcosa” disse.
La sua espressione cambiò all’improvviso, riuscendo a dar vita ad un
espressione sincera che fu immediatamente rovinata non appena sbatté le ciglia;
Emma poteva quasi sentirlo dire “Chi, io?”
“Sì tu.” Disse lei cercando di soffocare un sorriso concentrandosi sullo
sganciare la cintura di sicurezza e scendere dalla vettura. Come era possibile
che quell’uomo poteva farle provare tanti sentimenti contrastanti allo stesso
tempo? Per Emma restava un mistero. Un attimo prima voleva strangolarlo e
subito dopo avrebbe voluto ridere con lui. Ma poi lui la faceva arrossire
contro la sua volontà e allora tornava a desiderare di poter mettere le proprie
mani attorno quel collo!
Tirò avanti il sedile e aiutò Hook ad uscire dalla macchina.
“Per tua fortuna, ho superato il punto di… ATTENTO!”
Hook stava per cadere di faccia a terra. Appena uscito dalla macchina aveva
messo male un piede cosicché Emma dovesse afferrarlo. Dopo strane prese e
movimenti imbarazzanti (c’era davvero TROPPO contatto fisico tra lei e Hook,
grazie a Dio gli aveva già tolto l’uncino) cercando di evitargli la rovinosa
caduta, lo fissò lanciandogli una delle sue occhiate peggiori. Ovviamente la
risposta di Hook fu un occhiolino. Emma si ricompose e gli strappò il nastro
adesivo dalle sue labbra con un unico e secco movimento, producendo un suono
forte e violento.
“Ahia! Dannazione donna!” piagnucolò con sdegno. Emma strinse le sue
dita attorno all’incavo del suo gomito e iniziò a strattonarlo senza gentilezza
dentro la centrale.
“Ti ha mai detto nessuno che sei terribilmente violenta?” le chiese,
seguendola senza opporre resistenza mentre entravano nell’edificio.
“Fino a quando non hai incendiato il mio appartamento, non ho mai
pensato di poter essere una persona violenta!”
“Prima di tutto, non ho incendiato il tuo appartamento, ho solo bruciato
alcuni dei tuoi stracci”, Hook la corresse mentre giravano l’angolo ed
entravano nel suo ufficio/prigione. Grazie a Dio, prigione, celle e sbarre. –
Era quasi finito tutto per lei.
“In secondo luogo, non ero a conoscenza del fatto che avessi evocato un
demone a protezione della tua cucina!” continuò.
“Non era un demone, era un fornello a gas. Davvero sai utilizzare un
cellulare ma un fornello ti trasforma in un uomo di Neanderthal?” Emma lo prese
in giro, alzando gli occhi al cielo.
“Il cellulare non sputa fuoco come un drago, quella cosa era come minimo
posseduta” continuò a difendersi mentre Emma perquisiva le sue tasche.
“Oh, adoro quando diventi tutta mani con me”. Emma ignorò la sua voce
rauca e tirò fuori quello che stava cercando, il telefono di Hook.
“Dio Santo! Quante volte al giorno fai cadere questo coso?” Chiese Emma
osservando ogni singolo graffio e ammaccatura sul povero oggetto.
“Una mano e un uncino – è difficile tenerlo in mano e scrivere
contemporaneamente quando ne hai solo una a disposizione” disse con un alzata
di spalle.
Mise il telefono sulla sua scrivania e prese l’anello con le chiave
cercando quella per la cella. Si fermò per un secondo, come se un pensiero
importante le fosse passato per la testa e guardò Hook.
“Un attimo… Non ti sei bruciato vero?” Chiese con gli occhi che
perquisivano il corpo di lui alla ricerca di bruciature.
Si sentiva stranamente in colpa, avrebbe dovuto assicurarsene fin
dall’inizio; ma a dirla tutta aveva pensato che sembrasse star bene. Hook vide
i suoi occhi che correvano su ogni centimetro quadrato del suo corpo e sorrise.
“Pura preoccupazione, tesoro? Ne sono lusingato, se dicessi di sì mi
daresti un bacio?” sussurrò sulle sue labbra piegandosi in avanti con
inaspettata rapidità. A Emma le si gelò il sangue e sentì il cuore pulsarle
talmente forte nelle orecchie da non permetterle più di riuscire a pensare. Ci
fu una breve pausa prima che Emma gli poggiasse una mano sul petto, spingendolo
indietro e lanciandogli uno sguardo spazientito e fu allora che capì… Riusciva a
leggerlo nello sguardo di lui, quella breve pausa era stata più che notata.
“Nei tuoi sogni Hook”
“Non puoi neanche immaginare cosa sogno, Swan.”
Come diavolo faceva a trasformare delle semplici e innocenti parole
sempre in qualcosa di osceno?
“E così si chiude questa conversazione”, Emma sorrise dolcemente
mettendo la sua mano sulla sua spalla e guidandolo verso la cella, mentre la
mano di lui toccava dolcemente la sua schiena.
Aspetta un attimo… LA MANO DI LUI!
Emma abbassò lo sguardo e vide la corda sul pavimento e i suoi occhi si
spalancavano, un po’ perché iniziava a realizzare cosa era successo, un po’ per
l’incredulità.
“Mi dispiace contraddirti, ma abbiamo appena iniziato”, Hook le sussurrò
di tutta risposta.
Hook la spinse e Emma entrò inciampando dentro la cella, le sue mani si
spinsero contro il muro appena in tempo per evitarle di colpirlo in pieno.
Si girò e vide Hook chiudere la porta della cella dietro di lui e girare
la sua chiave nella serratura. Come diavolo aveva quella chiave?! Diede un
occhiata al suo anello con le chiavi ed era abbastanza sicura che quella nella
mano di Hook mancava.
Hook fece cadere la chiave dentro la sua maglia con un sorrisetto
compiaciuto stampato in faccia, orgoglioso del risultato della sua azione. Entrambi
erano chiusi insieme in quella che doveva essere la cella più stretta e buia di
tutte.
“Ma cosa… Come…” Emma balbettò prima di essere interrotta
“Te l’ho già detto tesoro, sottovaluti quanto la mia unica mano sia
dotata”, Hook sentenziò con ancora quel sorrisetto in faccia, alzando la mano
destra e facendo tamburellare le sue dita nell’aria. Sembravano minuscoli
uncini capaci di afferrare qualsiasi cosa. L’aveva sottovalutato? Cavolo se Emma
aveva intenzione di ucciderlo.
Emma lanciò la sua mano nella tasca alla ricerca del telefono, avrebbe
chiamato Snow. Probabilmente avrebbe persino portato le sue frecce, senza che
Emma glielo chiedesse esplicitamente, e sarebbe arrivata subito per tirarla fuori
dai guai. Ma non appena mise la mano in tasca il progetto sfumò… la tasca era
vuota.
Hook si schiarì la gola, facendo spostare l’attenzione nuovamente su di
lui e sul telefono che aveva in mano, come se fosse apparso dal nulla.
“Cerchi questo?” Chiese con aria interrogativa.
Nella mente di Emma si materializzò il ricordo di Hook che cadeva su di
lei mentre usciva dalla macchina. Quel figlio di…
Non riuscì a fare neanche un passo prima che lui lanciasse il telefono
attraverso le sbarre della cella, facendolo scivolare velocemente sul pavimento
fuori portata dalle mani e dalle vista di Emma.
“Pensavo che potremmo far salire di grado la nostra relazione dal
messaggiare al parlare”, le disse mentre era appoggiato alle sbarre di metallo
gelido con un sorriso quasi malvagio. Per un secondo, l’unica reazione che Emma
pensò fosse possibile per lei era restare lì, a fissarlo a bocca aperta.
Lo sai che ti troverò
Hook.
Oh, ci conto
“Avevi pianificato tutto, anche farti beccare nel mio appartamento” Emma
non si preoccupò neanche di farla sembrare una domanda.
Alzo le spalle senza pensarci troppo e annuì debolmente con la testa,
“Potrei averci pensato su un po’ prima di metterlo in atto”. Emma prese un
respiro profondo, trattenne il fiato per un secondo e espirò. Si spostò verso
la brandina e iniziò con il togliersi l’orologio.
“Cosa stai facendo?” chiese Hook scorgendo sulla faccia di Emma un
piccolo accenno a un sorriso evasivo.
“Quello che avrei dovuto fare dal primo momento che ti ho visto
sorridere e fare l’occhiolino mentre arrivavi a Storybrooke, Hook”, disse
facendo scivolare via dal suo dito uno dei suoi anelli e poggiandolo assieme
all’orologio sulla brandina.
“Davvero?” disse Hook guardandola stringersi nelle spalle per uscire
dalla sua giacca di pelle rossa e poggiandola sul piccolo letto come meglio
poteva.
Emma si girò per guardarlo negli occhi e Hook sentì i capelli sulla sua
nuca rizzarsi.
“Sì” disse mentre si apprestava a girargli attorno con tanta sensualità.
Hook la vide avvicinarsi lentamente, con le mani e le braccia lungo il corpo
che si muovevano sinuosamente verso di lui fino a toccarlo quando Emma era
quasi schiacciata su di lui.
“Finalmente, tesoro” disse quando Emma fece scivolare il suo dito lungo tutto
il suo petto. Si era avvicinata lentamente, mettendosi sulle punte e spingendo
la sua faccia sempre più e più vicino a quella di Hook. Gli occhi di Hook erano
fissi sulla bocca di lei in modo che riuscisse a leggere anche ogni
impercettibile lettera che quelle labbra sussurrassero.
“Ti prenderò a calci in culo”.
Improvvisamente le due mani di Emma si mossero insieme, quella sinistra
corse ad afferrare la maglia di Hook i una disperata ricerca della chiave,
mentre con la destra si preparava ad uno scontro con la sua mandibola. Ma la
mano di Hook arrivò giusto in tempo per fermare il pugno, un attimo prima che
Emma stessa potesse colpirlo.
“Beh, l’ho visto arrivare” Hook affermò con un sorriso compiaciuto. Soffocò
un urlo quando Emma lo colpì nello stinco, permettendole di scivolare via dalla
salda presa e mettere un po’ di distanza tra i due.
“Oh, Swan. Quello che è appena successo è stato un comportamento da
bimba dispettosa.” Soffocò una risata tra i denti combattendo con il dolore
pulsante che gli risaliva dalla gamba e guardandola mettersi in guardia. Hook,
di tutta risposta, si rimise in piedi e sulla sua faccia si disegnò un largo
sorriso diabolico.
“Non ho paura di diventare violento, se quello che vuoi è amore
violento” Hook la avvisò.
“Questa frase dovrebbe avere il potere di farti guadagnare punti nei
miei confronti? Beh, non funziona Hook.”
Questa volta aggiunse più forza al suo pugno. Gli occhi di Hook erano
spalancati per la sorpresa ma riuscì ad evitarlo scansandosi di lato all’ultimo
momento. Riuscì ad afferrare il polso colpendo la parte interna del gomito di
Emma con il moncone sul polso sinistro, quello dove ci sarebbe dovuto essere
l’uncino, in modo tale che sul braccio provasse un dolore lieve ma simile ad
una coltellata. Questa mossa ebbe come conseguenza una serie di movimenti
simili ad una danza. Hook aveva tirato Emma per il braccio destro verso di sé;
Emma aveva perso l’equilibrio e aveva fatto un passo in avanti, Hook allo
stesso modo si era avvicinato a lei, le aveva bloccato il braccio avvolgendolo
attorno al suo stesso corpo e intrappolandole la mano sinistra sul fianco
destro.
Hook mise il braccio sinistro attorno alla vita di Emma e la tirò a sé.
Emma sentiva il battito regolare del cuore di Hook sulla sua schiena. Era
impossibile muoversi da quella posizione.
“E’ un nuovo ballo, Swan?” Hook
mormorò nelle sue orecchie, facendole partire dei brividi lungo la colonna
vertebrale.
“L’unico ballo che conosco ha solo due passi”, le sibilò a sua volta
calpestandogli il piede con tutta la forza che aveva in corpo.
O per lo meno era quello che avrebbe fatto se Hook non l’avesse liberata
dalla presa e avesse indietreggiato un attimo prima che Emma avesse potuto
mettere in atto il suo piano.
Nel momento in cui Hook fece un passo indietro Emma provò a dargli un
colpo rapido sul mento con il gomito. Hook lo schivò abbassandosi rapidamente
sotto il braccio di lei, il pugno di Emma colpì l’aria. Hook nello schivare il
colpo aveva dato un leggero colpo alla caviglia di Emma, che perse l’equilibrio
e dovette aggrapparsi a Hook per rimanere in una precaria posizione. Quella
presa era tutto ciò che le impediva di cadere sul pavimento.
“Potrei insegnarti qualche altro passo” disse lui muovendo le sue
sopracciglia come solo lui sapeva fare, non accorgendosi che Emma stava
lentamente riposizionando la sua gamba per poter recuperare l’equilibrio.
“Immagino che sia un lavoro tutto di piedi, o sbaglio Hook?” rispose lei
sfrontatamente.
“Disse la ragazza tutta mani” le rimbeccò Hook, indirizzando lo sguardo
alla mano di lei. Emma seguì la direzione dello sguardo di Hook e scoprì che la
mano che la salvava dal pavimento era la stessa che aveva una presa stretta e
decisa sul suo didietro. Lo lasciò andare con delusione, come se avesse toccato
qualcosa di altamente sexy e non se ne volesse separare (oh buon Dio, NON
poteva averlo pensato davvero)
Una volta liberato, Hook volle aiutarla a sollevarsi, abbassando la
guardia e concentrando la sua forza nella sua unica mano tendendola verso Emma.
Ma Emma non accettò quell’aiuto. Si rimise in equilibro spostando il
peso sul piede che aveva fatto scivolare all’indietro e diede un colpetto
gentile a Hook. Nello stomaco. Con un pugno. Hook grugnì, tirandola su e
allontanandola da sé.
“Inizio a capire perché in questo mondo la galanteria è morta” aggiunse
scherzosamente portandosi la mano allo stomaco.
Emma ritrovò l’equilibrio perduto e di tutta risposta posizionò le sue
labbra in un sorriso compiaciuto. Hook sembrò prenderlo come un invito e si
avvicinò verso di lei.
Emma preparò la sua gamba per un calcio mirando in mezzo alle gambe di
lui, ma Hook le afferrò la caviglia prima che Emma potesse accorgersene e si
ritrovasse a saltellare su una sola gamba, quella ancora piantata saldamente a
terra.
“Adesso passiamo ai colpi bassi, Swan?”
“Pensavo che i pirati ci fossero abituati” Emma rispose, cercando di
liberare il suo piede dalla presa serrata di Hook, ma rischiò solamente di
cadere.
“E’ vero, ma temo che mirare alla virilità di un uomo lo rende personale”
Hook le girò il piede e la tirò verso di sé, facendole perdere ancora
una volta l’equilibrio. Emma si preparò per la caduta, chiudendo gli occhi e
portando le braccia davanti al petto, ma Hook velocemente la rigirò, prendendola
per la schiena e facendole compiere un giro su stessa. Emma sentì l’aria
attorno a se muoversi e subito dopo la mano ferma e sicura di Hook dietro la
sua schiena.
Le loro facce adesso erano distanti solo pochi centimetri.
“Un’altra singolare sfumatura di rosso solo per me, Swan?” chiese
dolcemente osservando le sue guance colorarsi.
Emma aprì la bocca con la speranza che una risposta dettata dall’istinto
le scivolasse fuori dalle labbra, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli
blu ghiaccio di Hook così vicini ai suoi, non uscì alcun suono.
All’improvviso fu davvero difficile respirare, perché solo un respiro
sarebbe bastato ad annullare quel doloroso centimetro di distanza tra loro.
Emma restò sbalordita nel vedere che Hook aveva abbassato del tutto la
sua guardia, come se anche lui fosse sorpreso dall’intimità di quel momento, le
sue braccia attorno al corpo di Emma, entrambi a distanza di un singolo respiro.
C’era silenzio. Nemmeno Emma aveva mai notato tanto silenzio, non quando
il suo cuore batteva così forte nelle sue orecchie. Un silenzio tale da
suggerirle che attorno a loro non esistesse altro che il vuoto.
A entrambi parve di respirare nello stesso momento e quel fatidico
centimetro tra i due scomparve.
All’inizio fu un bacio pieno di tenerezza, ma era come se lei fosse
stata benzina e le labbra di Hook l’unico fiammifero che riuscisse a bruciarla.
La tenerezza sparì come un sogno non appena la fiamma della passione bruciò
entrambi. Emma sentì tutto il suo corpo essere divorato dalle fiamme non appena
la sua mano si avvolse attorno ai capelli di Hook tirandolo ancora più vicino a
sé, senza pensarci più del dovuto. Seguiva come un copione tutto ciò che
l’istinto le dettava. Era come se volesse respirare l’aria dei suoi polmoni. Era
come se lui fosse una parte di lei ormai. Hook profumava di rum con un
retrogusto di qualcosa di davvero dolce, le sue labbra erano come carboni
ardenti per Emma.
Le braccia di Hook erano strette attorno al suo corpo, la sensazione
della bocca di Emma, con quel sapore di vaniglia, sulle proprie labbra lo
faceva sentire come un ubriaco alla ricerca disperata di un ultimo goccio di
rum.
Emma aveva gli occhi chiusi e si era abbandonata del tutto alla feroce
passione di quel bacio.
“…E’ un brutto momento per interrompere?” chiese una voce.
Gli occhi di Emma si spalancarono e subito si allontanò da quel bacio
con tanta violenza e velocità che Hook, stupefatto, cadde su di lei. Emma colpì
il pavimento con un rumore sordo e fu quasi possibile sentire una comica bestemmia.
Emma girò la testa per guardare dalla sua posizione sul pavimento, il
proprietario della voce, che era lì in piedi ed osservava l’intera scena.
“Un pessimo momento” Hook sibilò all’intruso.
“Ruby?!” Emma sospirò non senza mascherare la sorpresa. Era rimasta
immobile, con in mano una busta di carta marrone con quello senza dubbio aveva
il buon odore delle famose lasagne di Granny.
Lo shock era ancora chiaramente visibile sulla sua faccia quando chiuse
e riaprì gli occhi e quando boccheggiò cercando di formulare una frase…
“Ok, chiederò solamente… Cosa diavolo sto guardando?” chiese con quella
bizzarra scena di Emma e Hook chiusi dietro le sbarre ormai stampata nella sua
memoria.
“Una vittoria?” Hook rispose compiaciuto.
“Oh mio Dio” disse Emma, improvvisamente scandalizzata. L’aveva baciato,
non semplicemente baciato, ma con passione – il suo cuore ancora correva
all’impazzata nel suo petto. Aveva temporaneamente perso la ragione e Ruby ne
era stata testimone. Si alzò velocemente in piedi e si tuffò attraverso le
sbarre.
“Ci ha chiuso lui qui dentro e abbiamo lottato e poi mi ha preso il
telefono!” disse Emma, inciampando sulle sue parole come se avesse fretta di
spiegare.
Ruby guardò in basso e vide sul pavimento il telefono di Emma vicino ai
suoi piedi prima di rialzare lo sguardo e rivolgerlo ad Hook. Ruby lo guardò ad
occhi serrati e Hook le rivolse uno sguardo malinconico come se Ruby fosse
l’adulto che volesse privare un bambino del suo giocattolo preferito.
“Capisco” disse.
“C’è un doppione della chiave nel cassetto della mia scrivania, fammi
uscire da qui ti prego!” disse Emma spingendo il braccio tra le sbarre per
indicare a Ruby la scrivania, nel caso in cui Ruby non ne fosse stata certa.
Doveva uscire da quella cella, in quel momento – molto, molto, molto
lontano da Killian e possibilmente correre da uno psicanalista.
“Non darle ascolto, è ubriaca!” urlò Hook da sopra la spalla di Emma nel
momento in cui Ruby si incamminava verso la scrivania. Emma lo colpì nel petto
con il gomito provocandogli un dolore tale da fargli tossire fuori aria insieme
ad un gemito.
Ruby stava proprio per tirare fuori dal cassetto la chiave quando si
immobilizzò. Guardò Emma e sembrò studiarla come se le fosse passato un
pensiero per la mente.
“Ruby?” Emma la interrogò con un tono misto a preoccupazione e sorpresa
nella sua voce.
“Non hai respinto il bacio”, disse. Emma poté quasi vedere le rotelle
nella testa di Ruby girare prima che un piccolo sorriso dispettoso apparisse
sulle sue labbra. Oh buon Dio.
“Ruby” Emma disse questa volta quasi a volerla minacciare.
“Non ti permettere.”
“No, permettiti pure dolcezza” replicò Hook.
“Oh cavolo, sembra che il mio
telefono stia suonando” Ruby sospirò, tirando fuori dalla tasca il telefono
silenzioso.
“Non sta suonando!” Emma scattò.
“Sembrerebbe di sì”, Disse Hook annuendo con un malizioso largo sorriso
che gli si disegnava in faccia.
“Vuoi vedere tu stessa? Granny ha bisogno di me il prima possibile”.
“Sperava potessimo pranzare insieme” disse” Oh bene, tornerò tra un
ora”.
“Ruby, RUBY!” Emma le gridò contro mentre spariva nel corridoio. Ma era
inutile… Ruby se ne era già andata.
“Traditrice!” Emma le urlò dietro.
“Mi piace” Disse Hook raggiante, avanzando e tirando Emma verso di se.
“Ora… Dove eravamo?” chiese mentre la sua mano scendeva sulla schiena di
Emma, sempre più in basso.
Emma gli diede un pugno in faccia. Caricò il suo pugno e glielo scaricò
addosso, dopo quell’ultimo secondo da gran coglione se lo meritava tutto – o
almeno questo era quello che pensava Emma.
Inciampò all’indietro e colpì la brandina, cadendo a peso morto, mentre
Emma imprecò massaggiandosi la mano.
“A questo punto se non ricordo male” le disse a denti serrati. Hook era
disteso sul lettino a faccia in giù, ci volle qualche secondo prima che Emma si
accorgesse che Hook non aveva risposto con battutine di spirito e non aveva
fatto il cretino ancora una volta. Iniziava a pensare di averlo fatto fuori con
un colpo secco.
“Dannazione” Emma sospirò fissando il soffitto per qualche momento come
per dire “Perché Dio? Puoi dirmi solo perché?”
Si avvicinò alla brandina.
“Hook” disse con risentimento.
Ma lui non rispose, oh merda quanto forte l’aveva colpito?
“Hook svegliati” ordinò burberamente. Niente. Si sedette sul bordo della
brandina e con gentilezza iniziò a scuoterlo, ma la sua faccia era coperta
dalle lenzuola.
“Killian stai bene?” chiese con una punta di preoccupazione che filtrava
nella sua voce. Ma ancora nessuna reazione.
“Porca miseria Killian dì qualcosa” disse iniziando a scuoterlo con più
forza. Provò a farlo rotolare su se stesso in modo che non soffocasse nelle
lenzuola restando a faccia in giù. Non appena ci riuscì Hook aprì gli occhi e
sulle sue labbra fece cenno un sorriso. Si mosse veloce come un fulmine e la
afferrò. Emma si ritrovò improvvisamente bloccata sotto di lui, con una mano
sopra la sua testa e l’altra schiacciata tra la brandina e la schiena.
“Hai il gancio destro di tuo padre, tesoro” Hook le disse aprendo la
bocca come per rimettere a posto la mandibola.
“Figlio di…” Emma combatté per liberarsi dalla presa, ma Hook l’aveva
fatto un buon lavoro intrappolandola.
“Sì beh, non funzionerà” disse con fare divertito.
“Pensavo di averti fatto molto male, cretino.” Il sorriso compiaciuto di
Hook si trasformò in un sorriso genuino
“Lo so, iniziavo a preoccuparmi che credessi di avermi fatto fuori” (non
poteva averle letto nel pensiero vero?)
“Fammi alzare” Emma ringhiò.
“Assolutamente no” disse “ti sei guadagnata un time out ragazza”.
Emma tentò nuovamente di liberarsi dalla sua presa ma inutilmente. Hook
utilizzava ogni centimetro quadrato del suo corpo per tenerla bloccata in
quella posizione: sotto di lui. A un certo punto quella situazione stava
facendo vagare la testa di Emma in posti dei quali NON si dovrebbe parlare e
smise subito di pensarci cercando di riprendere fiato.
“Hai finito?” Hook le chiese dopo un momento di silenzio. Emma riusciva a malapena a fissarlo negli
occhi.
“Bene adesso parliamo” disse “o meglio io parlo. Tu puoi solo
ascoltare”.
Emma si costrinse a fissare quei due occhi blu, aspettando che arrivasse
l’allusione sessuale, come da copione con Hook.
“Voglio essere onesto con te tesoro, potrei fare tutto questo con te per
sempre” le disse con una voce che diventò inaspettatamente profonda.
“Potrei ballare questo ballo con te
centinaia di volte senza mai stancarmi e non riuscirei a mantenere la
calma fino all’inizio della prossima canzone”. Emma non
sapeva cosa dire
ma non se ne preoccupò perché a quanto pareva Hook non
aveva finito.
“Fingi quanto vuoi Swan, ma so che provi lo stesso per me” le disse
dolcemente. In quel momento Emma era rimasta senza parole; non sarebbe riuscita
a parlare neanche se ci avesse provato, cosa avrebbe potuto dire? Cosa avrebbe
dovuto rispondere?
“Se quel bacio… Quello che è successo prima non ti ha dimostrato nulla…
Non ha significato nulla per te allora nient’altro potrà mai avere lo stesso
effetto” disse scuotendo la testa, come se stesse negando a se stesso ciò che
aveva appena affermato.
“Quindi non importa quanto lo negherai, o quanto vorrai scappare, o
quanto mi combatterai… Sarò il tuo compagno di danze Emma Swan. Sempre”. Hook
le diede un bacio sulla fronte e prima che Emma potesse reagire la liberò
scendendo con agilità dalla brandina, lasciandola ancora una volta priva di
equilibrio, in ogni senso del termine. Solo quando Emma sentì la porta della
cella aprirsi e richiudersi si alzò e vide Hook dal lato opposto delle sbarre.
“Cosa diavolo stai facendo!?” domandò alzandosi in piedi e avvicinandosi
alla porta nel momento in cui Hook la richiuse a chiave e si portò con un passo
fuori portata dai pugni di Emma.
“Te l’ho detto Swan. Ti sei guadagnata un time out” le disse mentre si
avvicinava alla scrivania per poggiare la chiave.
“L’amorevole Ruby tornerà tra poco per liberarti” la rassicurò
riprendendo il proprio cellulare e facendolo scivolare nella sua tasca. Fece un
elegante inchino, scrutandola con il suo sguardo da flirt, ormai un dettaglio
che per Emma l’avrebbe reso riconoscibile fra infiniti cloni.
“Alla prossima canzone, tesoro” disse con un occhiolino girandosi e
avviandosi verso l’uscita.
“Hook torna qui!”
“Non preoccuparti, lo prendo da solo il mio uncino dal vano portaoggetti
della tua macchina” le urlò girando nella sua direzione la testa.
“Stai lontano dalla mia macchina idiota!”
Hook ovviamente non diede cenno di risposta, né di fece finta di averla
sentita mentre usciva con molta calma dal suo campo visivo.
Emma sospirò prima di andare a sedersi, appoggiandosi al muro del lato
opposto della cella. Con uno sguardo pensieroso esaminava il suo polso,
dolorante per il pugno tirato poco tempo prima. Poteva solo aspettare che Ruby
tornasse a liberarla e la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata ucciderla
senza dubbio.
Come era possibile che Hook passasse dall’essere sincero, all’essere un
bastardo e infine all’essere affascinante nel giro di tre minuti?
“Sarai la mia rovina Killian” disse a se stessa ad alta voce “lo so.”
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AVVISO:
non ho nessun diritto di creazione né di ideazione.
Il
merito va tutto alla scrittrice ForPony39 che
ringrazio ancora per avermi dato il suo consenso di pubblicazione e traduzione
su questo sito.
La
traduzione invece è frutto del mio lavoro.
Invito
chiunque trovi errori o incomprensioni di segnalarmele, provvederò
immediatamente alla loro correzione.
Eccoci qui con questo penultimo capitolo, ma in arrivo tra pochissimo anche il 10.
Ci ho messo tanto per la pubblicazione perchè questo capitolo
era lunghissimo ed ecco essendo scritto in questa maniera... era
difficile poter rendere al meglio le idee di ForPony39 (che ho dovuto
contattare più volte per chiederle conferma)
Ad ogni modo, questo capitolo l'ho tradotto anche in solitaria per
questioni di tempistica e sopratutto di stile, se leggete
l'originale infatti troverete molte differenze, ma ho chiesto consiglio
proprio alla scritrice e mi ha approvato il senso.
Spero vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me tradurlo e leggerlo infinite volte.
Che dire, adoro Ruby!
E i momenti di amore odio tra Hook e Emma?
La descrizione di quel bacio?
La dichiarazione di Killian poi, davvero sensazionale. "potrei ballare
questo ballo con te centinaia di volte senza mai stancarmi e non
riuscirei a restare calmo fiino all'inizio della prossima canzone".
Credo parli da sola
tutto troppo perfetto in qesto capitolo.
Qualcosa che di sicuro farebbe piacere rivedere magari cambiando i personaggi...
Corro a pubblicarvi il prossimo e ultimo capitolo (purtroppo)
Follisa97
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