Un bacio bagnato

di anakinskywalker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Qualche goccia di sudore scese lungo il viso mascolino di Percy, arrivandogli sino al naso. Con un unico movimento fluido il semidio se l'asciugò, prestando poca attenzione a quel gesto spontaneo. Solo uno spettatore ci fece caso: spiccava tra le innumerevoli magliette arancioni del campo mezzosangue, un ragazzo vestito interamente di nero, capelli inclusi, che analizzava e assorbiva ogni singolo movimento di Percy. Pensò, scherzando tra se e se, che avrebbe potuto scriverci un libro: "tutti i movimenti, i modi di dire e le espressioni di Percy Jackson", probabilmente solo Annabeth lo avrebbe comprato, ma solo perché lei ha TUTTI i libri disponibili nelle librerie e perché parlava del suo ragazzo. Già, il suo ragazzo. Solo a pensarci Nico sentì una fitta dolorosa al cuore, e nuovamente si chiese come riusciva a sopportare la vista di quei due che si baciavano.
I suoi pensieri vennero interrotti da un urlo sovrumano: Clarisse si era di nuovo lanciata contro Percy, brandendo minacciosamente la spada che suo padre, Ares, le aveva regalato. "Giuro sullo Stige che se sfiora solamente il suo viso, le metto contro un intero esercito di scheletri", ma, inaspettatamente, il figlio di Poseidone schivò il colpo, riuscendo a far sbilanciare l'avversario per poi mandarlo a terra. Ovviamente non si vince un combattimento contro un figlio di Ares, ma Percy riuscì a non farsi umiliare completamente.
Dopo l'incontro Nico si recò presso il lago, lontano dai festeggiamenti e dai due innamorati, e chiamò Hazel. -Nico!- esclamò lei sorridendo alla vista del fratello attraverso il messaggio Iride -come è andato il combattimento di Percy? Si è fatto male?- - No, tranquilla, è andato bene per aver combattuto contro Clarisse!- -E ...- disse lei aspettandosi qualcosa di più - E ... Niente, come al solito- rispose il ragazzo abbassando lo sguardo sconsolato. Inizialmente aveva pensato che rivelare la sua cotta per un ragazzo a sua sorella, nata e un po' vissuta negli anni '40, sarebbe stato una mossa azzardata, poiché non sapeva come lei avrebbe potuto reagire, ma dopo un po' di tempo che Hazel li aveva visti insieme, tra il comportamento di Nico e un po' di intuito femminile, lo aveva fatto confessare e, sorprendentemente, l'aveva presa bene. -Uff ...- sbuffò lei- Si capisce proprio perché non è figlio di Minerv...Atena, ogni volta che lo guardi arrossisci, e quando ci parli cambi voce, davvero non capisco com..- il ragazzo rialzò velocemente lo sguardo -Se magari non lo facessi sapere a tutto il campo te ne sarei grato!- la rimproverò lui, con un tono eccessivamente duro. La ragazzo lo scrutò con fare interrogativo, Nico lesse nei suoi occhi preoccupazione. -Scusami- sospirò -lo sai che, che stare vicino a lui mi rende nervoso ...- -Eccoti qua!- esclamò una terza voce da dietro Nico e, appogiandogli una mano sulla spalla, Percy si sedette di fianco al figlio di Ade. -Ciao Hazel, interrompo qualcosa?- -Ehi Percy! No, tranquillo! Stavo proprio per salutare il mio fratellino!- Nico le volse uno sguardo tra il disperato e l'implorante -Perfetto! Allora ci penso io a tener compagnia al tuo, ehm, "fratellino"! Salutami Frank e Reyna!- -Sicuramente! Tu tutti gli altri!- e rivolgendosi al fratello - In bocca al lupo! Ci vediamo quando torni-.E l'ultima immagine della ragazza, fu lei che gli faceva l'occhiolino.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Allora!- esclamò Percy, continuando a tenere il suo braccio sulla spalla di Nico, il cui cuore stava facendo salti mortali, -come mai ignori noi grezzi semidei e ti rifugi in un posto isolato e affascinante come questo?- e, osservandosi meglio intorno, aggiunse sorridendo: -Non pensavo che tu fossi un amante dell'acqua!-. A quel punto Nico credette di svenire per due semplici motivi: il primo era quel sorriso mozzafiato che solo Percy riusciva a fare, il secondo era che lui era in quel posto, praticamente circondato dall'acqua, solamente perché quello era l'elemento dei figli di Poseidone, perciò di Jackson. A dirla tutta Nico non sapeva nemmeno nuotare, l'acqua lo aveva sempre spaventato. -Ehm, già ..!- fu tutto quello che il figlio di Ade, arrossendo fino alla punta delle orecchie, riuscì a dire.L'altro si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi. I loro visi erano paurosamente vicini, Percy aveva gli angoli della bocca piegati in un sorriso ammiccante, e, stranamente non riusciva a rompere il contatto con gli occhi del compagno. Quando Nico, avendo paura di dimenticarsi che l'altro era fidanzato con Annabeth, spostò lo sguardo, Percy riprese  a fissare il lago e, alzandosi in piedi di scatto, tese la mano all'amico e disse:- Mi è venuta un'idea! Io sono tutto sudato per l'incontro con Clarisse e perciò mi andrebbe di fare un bagno, e già che tu sei qui puoi tenermi compagnia! Ti va? - -Certo!-confermò troppo velocemente l'altro che, cercando di rimediare, aggiunse -beh, si, sarebbe una bella idea, ma, ecco, io non so nuotare ..- il figlio di Poseidone lo guardò per un attimo, poi, scoppiando a ridere, rispose -beh ... Hai davanti uno dei migliori maestri di nuoto che puoi trovare nel giro di qualche miglio! Allora, ci stai?-. Nico, profondamente turbato e eccitato dalla proposta del semidio, sorrise e acconsentì con un rapido cenno del capo.
Qualche minuto dopo Nico stava percorrendo la strada tra la casa di Ade e il lago veloce come una lepre. Aveva indosso un costume, ovviamente nero, a pantaloncino e un telo nero, che teneva come se fosse un mantello, per non farsi vedere a petto nudo da tutto il campo. Arrivato al punto d'incontro, il figlio di Poseidone lo stava aspettando con addosso un costume blu con dei pesci arancioni. Nico si fermò prima di entrare nel suo raggio visivo,se si prese qualche secondo per ammirarlo: era alto, ma non troppo, aveva un fisico ben definito, m a non sembrava uno di quei ragazzi pompati che si vedevano nelle palestre del campo di Giove; ma soprattutto Nico guardò il suo viso, finalmente senza arrossire. Occhi blu come il mare in cui nuota, come la casa di suo padre, limpidi come la sua anima ... Riprese a camminare velocemente fino a quando non affiancò il compagno -E ... Adesso?- chiese mentre appoggiava il telo da mare su un ramo li vicino -E adesso, signor Di Angelo, le insegnerò a nuotare-. Fece qualche passo in avanti, finchè l'acqua non gli arrivò a metà polpaccio poi, girandosi, guardò Nico, che tentennava, negli occhi e, dolcemente, gli disse -Dai Nico, non temere, ci sono io con te, e non farei mai niente che ti potrebbe far male-. Nico lo fissò per qualche secondo. "come dovrei interpretare quest'ultima su frase? E il suo sguardo? E' DOLCE! Non mi ha mai guardato in modo dolce prima d'ora". Piegò leggermente il capo, ma lo drizzò subito scuotendolo un poco. "NO NICO! E' solamente uno scherzo della tua fervida immaginazione! Non pensare ora, goduti sono il tempo che passate insieme".

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Non appena Nico mise un piede in acqua, un brivido gli attraversò la schiena. L'acqua era gelata, ma non era il freddo che lui, come figlio di Ade, conosceva bene, era uno strano freddo, più ... Più accogliente. Ma non fu questa "accoglienza" a farlo avanzare sempre più nell'acqua, bensì la mano di Percy, che si allungava per prendere la sua. Quando la sua mano fu sopra quella del figlio di Poseidone, si fermò, le guardò e riportò la sua di fianco al proprio corpo, abbassando lo sguardo per non far vedere le proprie guance che stavano arrossendo. L'altro lo fissò stupito per un attimo, ma interruppe il momento d'imbarazzo dicendo:- beh, cosa sai fare?-alzando i proprio occhi scuri dal lago, Nico scosse lievemente la testa - niente - - nemmeno galleggiare?- il tono stupito del compagno irritò non poco il figlio di Ade che, provando a ignorare l'orgoglio, ammise:- nemmeno galleggiare-. Percy si passò una mano gocciolante tra i capelli, che si modellarono sotto il suo tocco, e fece una faccia buffa " quella che fa quando pensa" rifletté Nico. - Ah! Ho trovato l'esercizio! Devi imparare a fare il morto!- Nico lo guardò interrogativamente, ma subito dopo cambiò il suo sguardo in uno che diceva " Jackson, se sei qui per sfottermi me ne posso anche andare". Percy arrossì lievemente per l'imbarazzo - non ... Non intendevo fare una battuta, è, è che c'è un esercizio chiamato "il morto" ... Te lo faccio vedere!" e così dicendo si stese sull'acqua, come se fosse adagiato su una morbida poltrona. Nico era letteralmente terrorizzato. - Ma io come ci resto su?!- -è l'acqua! L'acqua ti sostiene!- disse il figlio del dio del mare mentre si rimetteva in piedi -e poi Nico, se non stai a galla ti riprendo io! Starò sempre dietro di te, promesso-.
Percy si allungò, gli prese il polso e lo tirò a se. Non appena furono uno di fronte all'altro, il figlio di Poseidone lo fermò un attimo e lo fissò intensamente negli occhi, come per provare a leggervi dentro. "Non riuscirai a trovarci niente Jackson, sono troppo bui per te" pensò amaramente il figlio Ade. Qualche istante dopo, Percy tornò quello di prima, lo prese e lo fece girare, in modo che lui gli desse le spalle e poi gli ordinò - si stenda, signor Di Angelo-. Nico, titubante, iniziò ad abbassarsi. Quando alcune sue ciocche di capelli iniziarono a galleggiare nell'acqua limpida, alzò timorosamente una gamba e, su suggerimento del suo istruttore, sollevò il bacino. Quando fu il momento di staccare da terra anche la seconda gamba, gli occhi di Nico cercarono quelli azzurri dell'amico, che, provando a rassicurarlo, gli promise che lo avrebbe aiutato in caso di difficoltà e, come per confermare ciò che aveva appena detto, gli appoggiò entrambe le mani sulla schiena. Con gli occhi colmi di emozione e di gratitudine, il figlio di Ade si lasciò andare, alzando la seconda gamba, ma abbassando piano piano il bacino. Poiché stava lentamente sprofondando, Percy, cercando inizialmente di non far notare particolarmente il gesto, provava a far conversazione, mentre una delle sue due mani si stava muovendo con cautela verso il posteriore di Nico. Quando la mano fu arrivata a destinazione, l'altro ovviamente se ne accorse, ma non protestò, né interruppe la loro piacevole conversazione, pensando che fosse solamente a scopo istruttivo.
Al contrario di ciò che aveva pensato il figlio di Ade, dopo che Percy ebbe risollevato il bacino del compagno, non tolse la mano dal posteriore, anzi, iniziò a palparlo, cercando di spacciare quel gesto per necessario per riportare il bacino in una posizione corrette. Però la voglia vinse la circospezione di Percy che strinse il sedere di Nico repentinamente, facendo scattare il ragazzo che smise di galleggiare e finì con la testa sott'acqua.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mentre Nico, confuso e scosso, cercava di impedire all'acqua di invadergli i polmoni, Percy non riuscì nemmeno a opporre resistenza a tutti i pensieri che gli occuparono la mente. Si, aveva palpato il posteriore di Nico, ma perchè? " Ho una ragazza, una bellissima ragazza, e mi piace, tanto... Si, tanto." Non è normale che un ragazzo attratto dalle donne, e questo Percy lo sottolineava con molta cura, voglia toccare il sedere di un ragazzo, nonostante sia il sedere di un BEL ragazzo, come Nico. "Insomma!" si disse scocciato "anche Jason è un ragazzo fantastico, ma non mi è mai venuto in mente, nemmeno per un istante di toccarlo!" " Però Nico è così indifeso ... E tu hai sempre provato a proteggerlo che forse hai sviluppato qualche sentimento per lui." " Allora adesso dovrebbe piacermi anche Frank! E la maggior parte delle persone che vivono al campo mezzosangue e a quello di Giove!". Ad un certo punto, in questa discussione molto animata, un'immagine azzittì tutti i pensieri e le riflessioni: gli occhi del figlio di Ade. Nello sguardo grigio di Annabeth si leggeva tutto ciò che pensava, perchè non aveva niente da nascondere, niente da temere; negli occhi di Nico, invece, si vedeva, quasi sempre, unicamente il proprio riflesso e, quelle rare volte in cui il ragazzo abbassava le barriere difensive, vi si potevano trovare solamente incognite, rimpianti e dolore, tanto muto dolore. Questo Percy lo aveva sempre trovato affascinate, e aveva imparato a farsi piacere quello sguardo, se non addirittura ad amarlo. Ma non era pronto ad ammetterlo, forse non lo sarebbe mai stato.
Il figlio di Poseidone tornò alla realtà solamente quando qualcosa gli strinse compulsivamente la caviglia destra. Subito questo si immerse nell'acqua, per vedere Nico che, muovendosi spasmodicamente, provava a trattenere il fiato. Percy si sporse velocemente, lo abbracciò e lo riportò in superficie. Mentre l'altro continuava a tossire, cercando di buttar fuori tutto il lago che aveva respirato, Percy si avvicinò alla riva, appoggiando il figlio di Ade ad un albero che si affacciava sullo specchio d'acqua. - Dillo ...- Nico provò ad iniziare a parlare, ma dei violenti colpi di tosse lo costrinsero a fermasi -... Dillo che mi vuoi uccidere!- - Cosa te lo fa pensare?- solamente lo sguardo straniato di Percy trattenne il figlio di Ade dal prenderlo a pugni in faccia. - Mmmh, fammici pensare. Ah! Forse perché mi hai palpato il sedere e poi mi hai quasi fatto affogare?!-. L'altro aprì la bocca, come per provare a spiegare, ma venne fermato da un gesto scocciato di Nico - Dimmi, Jackson, che vuoi da me?- - In che senso ... - - Perchè mi hai toccato?-. Percy si bloccò. Aveva il compagno a qualche decina di centimetri di distanza. Adesso si era alzato, ed entrambe le braccia gli ricadevano di fianco al corpo. Non riusciva a leggere i suoi occhi. - Ho ... Ho sbagliato. Ero soprappensiero e l'ultima volta che ho fatto una cosa del genere ero con Annabeth ...- - Mi stai dicendo che mi hai scambiato per  la tua ragazza?- Nico riuscì a mantenere un tono freddo e distaccato, mentre nel suo cuore stava per scoppiare una bomba. Percy abbassò lentamente la testa e rispose - Si.-  Niente. Né dolore né tristezza. Vuoto totale, come se Nico si trovasse in una stanza isolata: bianca, vuota, senza finestre, senza mobili. - Bene. Adesso devo andare. Ciao.- - N..Nico!- il figlio di Poseidone lo prese per il braccio, a quel tocco sentì solo più freddo, - Tutto bene?- si costrinse a guardare gli occhi blu dell'altro - Purtroppo si.-


No, non era triste, non era depresso, né tanto meno disperato. Ma deluso si. Deluso e frustrato. Nico aveva perso il conto dei giorni che aveva passato dentro la cabina numero 3. Il sole per lui era ormai un ricordo lontano, come il cibo. Erano passati tre lunghi ed estenuanti giorni della sua misera vita dall'incidente del lago. Inizialmente si era sentito quasi orgoglioso per essere riuscito ad attirare l'attenzione del semidio sul suo corpo, ma quando, scusandosi, Percy gli aveva detto che lo aveva scambiato con Annabeth ... 
- NICO!- il figlio di Ade spostò lo sguardo dal soffitto all'immagine tremolante di Hazel - sarà la quinta volta che mi chiami in oggi, ma non mi dici assolutamente niente! ...- gli occhi di Nico la fissarono, vuoti. - Fratellino, mi sto preoccupando. Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa... -.
C'era un'unica parola, anzi, un unico nome che intasava tutti i pensieri di Nico, ma lui non riusciva a liberarsi di questo peso, non riusciva a pronunciarlo. Effettivamente la colpa non era del figlio di Poseidone, poichè era umano sbagliarsi e confondersi, e questo il figlio della morte lo sapeva, ma non era capace di scrollassi di dosso quello sguardo blu, carico di rimpianti e desideri. Desideri? Erano veri o la sua fantasia, unita a un'enorme dose di speranza, gli avevano ottenebrato la mente, fino a fargli pensare che, l'irraggiungibile figlio del dio del mare, era interessato a lui? E inoltre era assolutamente consapevole che se avesse detto alla sorella ciò che era successo e che lo tormentava, lei avrebbe iniziato a tempestare l'altro semidio di domande. "Forse però" riflettè Nico " non sarebbe male. Potrei finalmente scoprire la verità, potrei finalmente sapere ciò che s nasconde dietro il suo sguardo burrascoso". 
E, per la prima volta in tre giorni, parlò, e dalla sua gola uscì, sembrando quasi un verso di agonia, un'unica parola: - ... Percy-

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Se una persona dentro un messaggio iride potesse toccare quella con cui sta parlando, probabilmente Percy ora sarebbe morto. Gli occhi di Hazel emanavano fulmini, e dalla sua bocca uscivano solamente tuoni. Continuava a parlare e ad urlare in modo così confuso e caotico che il giovane semidio faceva fatica anche solo a comprendere qualche singola parola.
 –Hazel calmati, non capisco se continui ad agitarti in questo modo! È successo qualcosa a Frank?- i suoi occhi color ambra finalmente si fermarono, ed incontrarono quelli verdi dell’altro, ma non esprimevano gratitudine o stima, come erano soliti a fare, anzi, emanavano disprezzo accompagnato da una punta di odio mescolato con amarezza.
-Frank? Che centra Frank ora? Non ti sei accorto di niente? Non hai notato niente di diverso?- il ragazzo la guardò senza capire a pieno ciò che quella cercava di fargli capire.
-Da quanto tempo è che non vedi mio fratello in giro, eh?-
Adesso aveva capito. In realtà aveva capito tutto sin da quando aveva visto apparire il volto di Hazel nell’acqua del lago. Come avrebbe potuto non capire? Erano giorni che non pensava ad altro. Nico era come sparito dal campo, ma nessuno lo aveva visto né entrare né uscire; molti si erano quasi dimenticati della sua presenza, eccetto un ragazzo, Will, della casa di apollo, che ogni tanto chiedeva in giro se avevano sentito qualcosa a proposito del figlio di Ade, ma nessuno gli aveva mai dato una risposta esauriente. Il fatto peggiore era che quando aveva chiesto al figlio di Poseidone cosa fosse successo al mezzosangue scomparso, quello, fulminandolo, gli aveva risposto che lui non centrava niente in questa storia, e che, non conoscendo nemmeno un po’ Nico, doveva smettere di assillare l’intero campo.
Si, erano stati giorni difficili anche per lui, dato che gli era impossibile toccare Annabeth senza pensare all’imbarazzante avvenimento del lago. Ma che fare? Non riusciva nemmeno a guardare la cabina numero 13, e il solo pensiero di affrontare faccia a faccia l’altro semidio lo faceva impazzire, sia dalla paura che dalla voglia infinita e incontrollabile di baciarlo.
-Ti stavo proprio per chiedere come sta Nico, sai niente? Sono giorni ormai che salta le lezioni di scherma.- -L’unica parola che mi ha detto dopo avermi chiamato per la centesima volta senza mai aver detto una parola è stata “Percy”, il che mi ha lasciato supporre che tu sapessi qualcosa che ovviamente io non so, o sbaglio? Sai, vedere mio fratello in quello stato mi ha resa piuttosto nervosa e stressata, e perciò potrei anche avere frainteso..-
Un viso così dolce, così innocente, così puro. Era difficile mentire, ma anche dirle la verità. Percy non era pronto a sconvolgere una ragazza che veniva dagli anni ’40 dicendole che aveva palpato senza rimorsi il fondoschiena di suo fratello e che, per questo, temeva di essere gay.
-Magari ha solo bisogno di un aiuto da parte di un ragazzo. Sai, da quando è morta Bianca mi sono sempre sentito in dovere di essere come un fratello per lui..- quella, dopo essersi asciugata due lacrimone che le avevano bagnato i due zigomi color caramello, gli sorrise e ringraziandolo di cuore gli chiese di salutare e di abbracciare tutti da parte sua, e, scuotendo la mano, scomparve tra le ondicelle dell’acqua.
Bene, ora sapeva cosa doveva fare, l’unico problema era il come. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a parlare con il semidio, guardando quel suo viso pallido, smorto, senza aver già qualcosa da dire in mente, perché quel ragazzo, oltre ad aver l’abilità di portare in superficie scheletri e fantasmi, riusciva a confonderlo terribilmente, facendogli dimenticare tutto: da delle semplici e piccole parole, al fatto che aveva una ragazza che amava. Nessuno era mai riuscito a creargli problemi di questo genere, nonostante Percy fosse costantemente circondato da ragazzi affascinanti come Jason, Leo e tutti i figli di Afrodite del campo. A volte gli sembrava praticamente impossibile che tra tutti loro lui si sentisse attratto da un ragazzo magrolino, debole e pallido, che per un certo periodo aveva pure pensato di odiare.
Il dilemma peggiore però era la scelta tra Annabeth o Nico. Aveva paura, Percy aveva tanta paura. Ma capì che qualcosa andava fatto. Chiese ad una ninfa di chiamare Annabeth, che stava lavorando con Leo nella grotta ad un progetto “top secret”, e di farla venire lì al lago. Qualche minuto dopo echeggiarono numerosi passi, che preannunciavano l’arrivo della ragazza. Appena dal folto della foresta sbucò una graziosa mezzosangue con i capelli biondi raccolti in una disordinata coda, Percy sentì una fitta allo stomaco, ma era diversa, era dolorosa, era piena di preoccupazione.
-Mi hanno detto che mi cercavi Testa d’alghe, hai bisogno di una mano per qualcosa?- il ragazzo cercò qualcosa in quegli occhi sereni, qualcosa che lo convincesse, ma non vi trovò niente di rassicurante, niente che lo emozionasse. Una goccia salata gli scivolò lungo il viso: stava per impazzire.
-Percy- fece quella con aria perplessa –tutto bene?-
Si alzò di scatto e la baciò. Non cercò il suo consenso, né che rispondesse al suo bacio, ma continuò per la sua strada. Era arrabbiato, preoccupato, e tutte queste emozioni le stava riversando in quel bacio. Solo dopo tempo si rese conto di farle male, che il suo labbro inferiore stava quasi per sanguinare e che lei, con gli occhi sbarrati e le mani puntate sul suo petto cercava di respingerlo gentilmente.
Si fermò e, respirando affannosamente, la mise a sedere sulla riva del lago, dicendole che andava tutto bene, che era colpa sua, che lei non aveva sbagliato niente; e baciandole la guancia se ne andò.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Ormai non v’era più ossigeno in quella stanza. Le pareti si facevano costantemente più vicine al letto e Nico non riusciva più a distinguere la realtà dal sonno, che gli procurava solamente incubi strani ed affannosi. Probabilmente aveva la febbre, o era solamente troppo stanco. Stanco di cosa? Non faceva un passo da giorni. Non respirava aria vera da giorni. Non diceva una frase compiuta da giorni.
 Tutto ciò che gli stava succedendo era così tremendamente sbagliato. Inaccettabile. Nico, il vero Nico, non si sarebbe arreso così, non si sarebbe mai condannato a questa esistenza, formata solamente da visioni vanescenti e immagini irreali. Ma il vero Nico era morto, o per lo meno lui ne era convinto. Con Bianca anche una parte di lui era sparita, e, inoltre, questo succedeva ogni volta che vedeva Percy baciare la figlia di Atena, ogni volta che rischiava di perdere qualcuno che amava.
 Uno spasmo scosse il fragile corpo del semidio. Era piccolo. Era debole. Non era pronto per rinascere. Non era pronto per risorgere dalle proprie ceneri con un corpo nuovo, con una vita nuova, con un nuovo se stesso. Aveva paura di tutto quello che sarebbe potuto succedere, e soprattutto non aveva abbastanza fiducia nelle proprie abilità. Era circondato da persone forti, sicure e intraprendenti. Il nuovo lui, fresco e innocente, non sarebbe durato nemmeno un’ora.
Nonostante tutte queste considerazioni il suo corpo si rifiutava ancora di arrendersi. Continuava a chiedere acqua e cibo, spingeva il semidio a desiderare la luce e la brezza che spirava al campo in quel periodo. Il letto ormai gli era diventato scomodo, i vestiti stretti e appiccicosi, ma anche solamente l’alzarsi e il cambiarsi avrebbero significato la vittoria della vita, e non era ciò che il figlio della morte desiderava. ‘sono nato dalla morte, tornerò alla morte.’ Una vita perfetta, tonda, circolare, si disse con amarezza, degna di un greco che conosce la sfera perfetta di Parmenide.
Qualcuno bussò. ‘ancora non hanno capito che non mi alzerò mai ad aprire quella dannata porta?’. Un altro colpo secco scosse lievemente l’uscio, ma fu l’ultimo. Anzi, così era convinto il semidio, sicuro che nessuno aveva così a cuore la sua vita da importunarlo oltre. Però, dopo qualche secondo di puro e pacifico silenzio, le orecchie di Nico vennero colpite da un rumore troppo forte per loro, e lo stesso trauma travolse anche gli occhi e la pelle del ragazzo.
-mi aspettavo una porta più solida per la casa del figlio di Ade- disse qualcuno all’ingresso della stanza. Era una bella voce: calda, accogliente e richiamava alla mente di Nico il colore di un vasetto di miele. -vattene.- Gracchiò il semidio infossando la propria testa sotto il cuscino che ormai puzzava di sudore e bava. -non posso, e lo sai anche tu.- - non so nemmeno chi tu sia.- - questo è perché non mi hai nemmeno guardato.- Nico ringhiò e si mise a sedere di scatto. Aguzzò la vista per distinguere la figura che era sull’uscio della sua stanza. Illuminato dalla luce che entrava dall’uscio spalancato riuscì a distinguere pochi tratti, ma fondamentali: era biondo, alto e atletico. -Non conosco nessun figlio di Apollo io. E se tu fossi Apollo non conoscerei neanche te, quindi esci.-
Il ragazzo si stava scrullando di dosso le schegge di legno, residui inevitabili di quel gesto teatrale che era riuscito a colpire, almeno un poco, l’altro semidio, quando con un sorriso beffardo incrociò lo sguardo di Nico. –Non ci credo- -Cosa non credi?- rispose scocciato il padrone di casa. –Che non mi conosci-.
Il filgio di Ade, che fino a quel momento si era focalizzato sui danni riportati dalla porta e sull’odio profondo che provava verso il mondo intero, alzò lo sguardo e si concentrò finalmente sul suo interlocutore. Come aveva indovinato dalla prima occhiata era un figlio di Apollo, un CLASSICO figlio di Apollo, il che non gli dispiaque più di tanto. Appena distolse gli occhi dal suo fisico strepitoso, passò al viso, e fu allora che lo riconobbe. Era quel ragazzo che c’era sempre, ma non si sentiva mai; era colui che quando Nico sigirava per caso incontrava il suo sguardo, quello che gli passava il piatto quando c’era troppa fila, quello che gli teneva da parte la spada che lui preferiva quando doveva allenarsi… Ma ora che ci pensava il figlio di Ade non lo aveva mai sentito parlare, mai, nemmeno per sbaglio. E il suo nome? Era stato il suo “to be or not to be” da quando lo aveva notato.
Alzandosi lentamente dal letto si slisciò la maglietta. –piacere, Nico di Angelo- disse tendendo la mano verso l’altro, che con un sorriso rispose –Piacere Nico, io sono Will- - Will..?- gli occhi azzurri del figlio di Apollo brillarono – Ti basta sapere solo il mio nome per quanto mi riguarda- e gli strinse la mano.
Non era morbida, anzi, era ruvida e callossa, ma la stretta fu così vera, così forte, che astò solamente quel gesto per riportare Nico nel mondo dei vivi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


-Oh l’uomo e la sua patetica esistenza.-

Frase semplice e concisa. Una “summa” di tutti i torbidi pensieri del semidio appoggiato alla staccionata. Quanto poteva essere semplice rendere una persona infelice? E quanto ancora poteva essere più semplice renderla felice? A volte gli uomini sono esseri così egoisti che non riescono ad interrompere il flusso continuo e monotono delle proprie preoccupazioni per pensare anche solo un momento a chi li circonda. Perché invece di guardare con aria indifferente chi ti passa di fianco non gli sorridi? Perché non eviti di dire qualcosa di sgradevole e, magari, metti in luce un pregio del tuo prossimo? Perché non capisci che il mondo non è solo tuo e che pure le altre persone, persino coloro che incontri per caso per strada, hanno un cuore, dei sentimenti e delle emozioni?
Nico era sempre rimasto basito dall’incuranza dell’uomo nei confronti dei propri simili, ma dopo tanto tempo buttato dietro a inutili pensieri era arrivato alla conclusione che non era affar suo, e che non sarebbe stato lui a cambiare l’andamento del mondo, non ora che era felice. Il cielo azzurro si stava lentamente tingendo di arancione, e una dolce brezza scompigliava i capelli color carbone del ragazzo. Era tutto così tranquillo attorno a lui e, finalmente, anche dentro di lui.
Vide in lontananza avvicinarsi la sagoma di un ragazzo ben piazzato. Lo riconobbe, nonostante i capelli oro fossero diventati rossi a causa dell’imminente tramonto. Si staccò entusiasta dalla staccionata, abbandonando le braccia accanto al busto, come se volesse far arrivare ad ogni parte del suo corpo quella sensazione di completezza che lo stava invadendo lentamente. Respirando profondamente colse l’odore del mare, che lo resero ancora più sereno. Sì Percy, ma anche no. Il mare non era più quel simbolo che gli riportava alla mente i due grandi occhi verdi del semidio, ma col passare del tempo era diventato qualcosa di più.
Dopo che Percy lo aveva “involontariamente” palpato, Nico era morto, si era rinchiuso nel suo bozzolo e sarebbe morto veramente se il pantheon greco non avesse avuto già qualcosa in mente per lui. Fu la volta di Will, che sfondò la porta della sua cabina pur di sapere come stesse. Da quel giorno la farfalla che era in Nico decise che forse era ancora troppo giovane per non uscire dal bozzo e che avrebbe vissuto la propria vita, e questo fu proprio ciò che fece. All’inizio era stata dura: girare solo, per il campo, con una folla di semidei che ti fissa e ti sussurra alle spalle non è cosa da poco, però quando il figlio di Ade era sull’orlo di una crisi, ecco che sopraggiungeva celermente il figlio di Apollo, che, mettendogli un braccio attorno alla spalla, lo portava in riva al mare per parlare e farlo calmare.
Ovviamente nemmeno la storia con lui era iniziata rosa e fiori, ma quando mai qualcosa andava rosa e fiori nella vita disastrata di un semidio? Nico aveva fatto fatica a fidarsi di lui, tanto da rischiare di perderlo diverse volte, ma la pazienza, la costanza e l’amore di Will alla fine erano stati ricambiati e ricompensati in diversi modi che non sarebbe appropriato elencare …
Il mare quindi rappresentava quella serenità che il figlio della morte aveva raggiunto e che possedeva dentro di se ormai da un po’ di tempo. 
Will arrivò di corsa da lui, con i bermuda bagnati e un asciugamano appoggiato sulle larghe spalle. – scusami, mi sono accorto solo adesso dell’ora- disse ansimando – spero di non averti fatto aspettare troppo-. Nico si perse qualche secondo negli occhi limpidi di lui, per poi risvegliarsi dal suo viaggio e dire – ci mancherebbe, per te potrei aspettare tutte le ere degli uomini- e guardandolo dolcemente lo baciò. Un bacio casto e veloce, uno di quei baci che si usano solo nelle coppie ormai affermate da tempo e che niente e nessuno mai riuscirà più a disfare.
Appoggiando la mano bianca sul fianco abbronzato del ragazzo, i due diedero le spalle al mare, per tornarsene al campo, dove li stava aspettando una tavola imbandita, piena di tutte le prelibatezze che un qualsiasi ragazzo potrebbe desiderare.
Percy? Eh, Percy se ne stava con Annabeth sdraiato su un prato a guardare il tramonto mozzafiato di quella sera, non preoccupandosi affatto degli avvenimenti passati. Si era scusato con Nico, aveva fatto mente locale e aveva messo ben in chiaro con se stesso la propria eterosessualità e tutto era tornato come prima per lui, se non addirittura meglio.

Come al solito d’altronde.

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