Stay

di L o r e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


 Stay

Capitolo Uno .
 
 
 
 
 
Era la sera del mio diciottesimo compleanno quando conobbi Liam. 
Faceva abbastanza freddo quella sera, il cielo era coperto da grandi nuove nere e dava l'impressione che da lì a poco avrebbe cominciato a piovere.
Camminavo vagando, senza una meta.
Non mi importava se mi sarei bagnata sotto la pioggia, volevo solo starmene per conto mio e pensare.
Era il mio compleanno, ma per me era un giorno come tanti.
Non festeggiavo dal giorno in cui mia madre morì di cancro al seno, lo stesso giorno del mio tredicesimo compleanno.
Prima di morire mia madre mi fece promettere che non avrei mai ricordato il giorno della mio compleanno come il giorno della sua morte. 
Io piangendo feci un cenno di  sì con la testa perché volevo che se ne andasse in pace e che non soffrisse anche per il mio dolore. 
Dopo la sua morte la mia famiglia non era più la stessa. Mia sorella Erin, a quei tempi diciottenne, si trasferì a New York con il suo fidanzato Alex per andare al college. Mio padre aveva incominciato a bere, la sua situazione peggiorava sempre di più. Si poteva dire che durante la giornata la maggior parte delle ore le passava da ubriaco. Ogni pretesto era buono per litigare e alzare le mani su di me. 
Mia nonna non ne poteva più di questa situazione e mi chiese di trasferirmi a Londra da lei. Ovviamente accettai e le motivazioni che mi portarono a questa scelta furono principalmente due: la prima era sicuramente quella che sarei stata lontana da mio padre, e la seconda era che lasciare Wolverhampton sarebbe stata la cosa migliore per riprendermi dal dolore che aveva lasciato mia madre.
 
Quindi anche se avrei voluto non avevo nessuno con cui festeggiare, si c'era mia nonna ma lei non voleva che io stessi sempre con lei, non perché non mi volesse tra i piedi, ma perché diceva che dovevo farmi delle amiche e stare con loro.
Quella sera avevo litigato con la mia migliore amica Abby. Era l'opposto di me, lei bionda io castana, lei bassa io alta, io un tipa tranquilla e lei sembrava una pazza uscita da un manicomio. Ma questa nostra diversità ci completava.
Avevamo litigato perché lei mi aveva confessato che si era fumata uno spinello con un suo amico del college. Io le avevo detto che si sarebbe rovinata la vita se avrebbe continuato a fumare erba e lei mi disse di farmi gli affari miei e che quella era la sua vita.
 
Ad un certo punto sentii un tuono, che poteva essere paragonato ad una bomba. La strada sotto di me tremò per un istante e l'antifurto di una macchina incominciò a suonare per il forte " colpo".
Incominciò a piovere e decisi di ripararmi in un piccolo bar che era a dieci passi da me.
Entrai nel bar, vidi che era strapieno di gente e mi sistemai i capelli ormai bagnati dietro le orecchie. Mi incamminai vero il bancone e mi sedetti su uno degli sgabelli che si trovavano davanti.
-Cosa desidera signorina?- mi chiese un uomo dai capelli brizzolati.
-Qualcosa di forte!-risposi decisa.
-Vodka e Lemon?- 
-Perfetto!- risposi velocemente.
L'uomo dopo due minuti mi mise il bicchiere sul bacone e scomparve in un battito di ciglia.
-Buon Compleanno Hazel!- dissi tra me e me alzando il bicchiere imitando un brindisi per poi avvicinarlo alla bocca.
-E' il tuo compleanno?-
Per tutto il tempo non mi ero accorta che vicino a me c'era un ragazzo.
-Si- risposi con tono freddo.
Non volevo parlare con nessuno e quel tipo mi stava leggermente infastidendo.
-Quanti anni compi?- mi chiese.
-Diciotto. Adesso scusami ma vorrei finire il mio drink- sbottai.
-Okok! Posso sapere almeno come ti chiami? Poi giuro che ti lascio in pace!-
-Hazel. Adesso mi lasci in pace?- dissi urlando.
-Sisi me ne vado- poi alzò la mano per attirare l'attenzione del barista. 
-Il drink suo lo pago io- disse poggiando una banconota da dieci sterline sul bancone.
-Guarda che io..- non mi fece finire di parlare e se ne andò.
Presi la mia giacchetta di pelle e uscii dal bar. Presi dalla borsetta un pacchetto di sigarette e me ne misi una in bocca. 
Non avevo il vizio del fumo, fumavo solo in situazioni in cui ero nervosa, e quella sera lo ero davvero tanto.
Misi la mano sinistra davanti alla sigaretta per evitare che il vento spegnesse la fiamma dell'accendino e con la destra accesi la sigaretta.
-Maledizione! E' finito il gas!- urlai buttando l'accendino per terra.
-Vuoi che ti accenda?- mi chiese un tipo seduto su una panchina.
-La sigaretta intendo- continuò.
-Non ci posso credere, ancora tu?- dissi.
-Si, non ci posso fare niente se sei bellissima!- rispose
-Posso sapere perché sei così..nervosa? Sappi che sono un ottimo ascoltatore-
-Ma se nemmeno ti conosco..- risposi
-Liam. Mi chiamo Liam- disse porgendomi la mando destra.
-E poi si è sempre saputo che parlare con gli sconosciuti è meglio che parlare con le persone che conosci-
-Io ho persone con la quale parlare, ho la mia amica Abby. Solo che oggi abbiamo litigato- dissi con la voce tremante. Stavo per piangere di nuovo.
-Non piangere. Ti va di fare quattro passi? Così mi racconti tutto- disse con un tono dolcissimo.
-Okay-
 
 
CIAOOOO!!
Eccomi con qusta nuova storia. Al principio doveva essere una os però poi ho pensato che sarebbe stato meglio farla in più capitoli. Questo è solo l'inizio, più o meno per farvi capire il carattere della protagonista. Nel prossimo capitolo si svolgerà meglio la storia. Spero che vi piaccia e che mi diate la possibilità di continuarla.
A presto, L o r e xx

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Stay

capitolo due.


Ci incamminammo verso il marciapiede per fare una passeggiata. Non sapevo dove mi stesse portando, visto che quella strada non l'avevo mai vista prima d'ora.
Avevo paura, non lo conoscevo, pensavo che volesse farmi del male e per dipiù la strada era anche priva di luce.
Mi avvicinai di più a lui, senza sfiorarlo anche se dentro stavo morendo di paura.
-Siamo quasi arrivati- mi disse porgendomi una mano.
Non sapevo se fidarmi o meno ma accettai di farmi portare in quel posto misterioso, così gli diedi la mano.
Le sue mani erano calde e vellutate, forse perché le aveva tenute per tutto il tempo nelle tasche della sua giacca di pelle nera. In quel momento la paura svanì e pensai che quelle mani non avrebbero fatto del male neanche ad una mosca.
-Dove mi stai portando?-chiesi curiosa.
-In un posto bellissimo. E’ li che vado quando voglio stare da solo- disse sorridendomi per poi mostrarmi i suoi denti bianchissimi che fino a quel momento non avevo notato.
Camminava a passo svelto e io a stento riuscivo a stargli dietro. Avevo il fiatone, i piedi incominciavano a farmi male a causa delle scarpe nuove e avevo freddo.
-Hai freddo?- mi chiese
-Un po’- risposi rabbrividendo.
Incominciò ad abbassarsi la lampo della sua giacca e io lo fermai con la mano per fargli capire che non ce n’era bisogno.
-Sicura?- mi chiese.
-Sicura- risposi decisa.
Camminammo ancora per una decina di metri quando vidi Liam fermarsi.
-Cosa succede?- chiesi impaurita.
Pensai che il “posto bellissimo” era solo un pretesto per non farmi preoccupare, e che una volta essersi assicurato che ero tranquilla mi avrebbe attaccato facendomi del male.
-Siamo arrivati- 
-Ma non vedo niente!- risposi
-Non ancora, vieni- disse prendendomi di nuovo la mano e trascinandomi dentro una siepe.
Appena vidi quello che c’era dietro la siepe rimasi a bocca aperta e i muscoli della mia faccia si rilassarono per mimare un oh mio Dio con le labbra.
Come sottofondo c’era il canto dei grilli, che anche se di solito era insopportabile, in quel posto sembrava una sinfonia bellissima ed era piacevole.
Era un parco un po’ speciale, aveva ragione Liam. Sul lato c’era uno stagno abbastanza grande dove sopra si posava un leggero strato di muschio e delle foglie abbastanza grandi di cui non sapevo l’origine. Su una di essa giaceva una rana che sembrava stesse “dormendo”. Non c’era luce artificiale, solo la luna che fungeva da lampione e illuminava lo stagno che mostrava il suo riflesso. 
Nei dintorni dello stagno c’erano degli alberi, ad occhio sembravano essere della stessa specie, dei salici.
-Ma è stupendo qui!-dissi ancora incredula per quello che i miei occhi stavano vedendo in quel momento.
-Visto? Credo che questo posto abbia un potere speciale- disse guardandomi negli occhi.
-Quando vengo qui e ho voglia di parlare, parlo da solo perché sono convinto che c’è qualcuno che è nascosto e ascolta- continuò e sembrava che si stesse vergognando per la confessione che aveva appena fatto. 
-Si, mai visto niente di più bello. Non vergognarti per quello che hai appena detto. E’ una cosa che faccio spesso anche io- riposi guardano altrettanto i suoi occhi castani.
Lui non rispose, ma mi mostrò di nuovo il suo sorriso smagliante.
-Vieni!- disse trascinandomi verso di lui mentre camminava all'indietro.
Continuò a trascinarmi fino a quando non arrivò vicino allo stagno. Si sedette a terra incrociando le gambe e io feci lo stesso.
Non mi mollava le mani, sembrava che avesse paura che io in qualche modo scappassi ma non ne avevo nessuna intenzione, almeno in quel momento.
-Allora..-incominciò.
-Allora.- non sapevo da dove incominciare. Sapevo che lui in qualche modo voleva sapere della mia vita, perché ero così nervosa quando ci siamo conosciuti. Ma non sapevo cosa realmente volesse sapere.
Ci fu qualche minuto di silenzio prima che incominciassi a parlare.
-Cosa vuoi sapere?- domandai.
-La tua storia, la tua vera storia- rispose.
La mia vera storia? Era sicuro che voleva veramente saperlo? La mia vita nei cinque anni a seguire dopo la morte di mia madre era caduta in un profondo abisso. Non sapevo nemmeno io se quella potesse chiamarsi storia perché per me è sempre stata un incubo.
-Non sono sicura che ti interessa davvero la mia storia, non ci conosciamo nemmeno e a dire la verità mi dai l’impressione che usi la stessa tecnica con tutte le ragazze. Vedi quella che è messa peggio e cerchi di aiutarla a “risolvere” i suoi problemi ascoltando quello che ha da dire anche se non ti interessa per niente. Tutto questo per portarle a letto- dissi
Lui scoppiò in una risata clamorosa poi tornò serio.
-Guarda, quello che vedi è solo apparenza, io non sono quello che hai conosciuto poco fa. E’ una maschera che mi sono creato per far si che le persone non mi facciano del male. Ma noi non siamo qui per parlare di me, per quello c’è tempo, parliamo di te- disse e pensai che magari mi ero sbagliata sul suo conto e che magari era vero quello che diceva, così decisi di fidarmi di lui.
-Sono arrivata qui più o meno cinque anni fa, dopo la morte di mia madre. Quando successe il mondo mi crollò addosso. Ogni giorno pregavo Dio per dirgli che doveva portare via me e non lei. Dopo mio padre ebbe dei problemi con l’alcool e così mi trasferii qui da mia nonna- 
-Prima che mia madre morisse ero uno ragazza molto ribelle, non ascoltavo mai i miei genitori e facevo sempre quello che volevo. Poi sono cambiata, adesso sono molto tranquilla, anche se non si direbbe visto come ti ho trattato prima-continuai.
-Non preoccuparti, capita a tutti di essere nervosi- disse accarezzandomi le mani con i pollici.
A quel tocco rabbrividii, non lo so se era ancora per le sue mani calde o perché non volevo accettare che un po’ mi piaceva.
-E’ stato un vero dramma lasciare la mia città, li avevo i miei amici, i miei luoghi preferiti dove andavo quando volevo stare sola, e soprattutto lì avevo tutti i ricordi che mi ricordavano mia madre- continuai.
Non sapevo perché stavo raccontando la mia vita ad un perfetto sconosciuto. Non so perché, ma in quel momento mi trovavo a mio agio, forse per il posto. Non avevo mai raccontato queste cose a nessuno, si forse ad Abby ma non sapeva tutta la verità su mio padre. 
Quando la conobbi pensai che se le avessi detto da quale situazione venivo e tutti i problemi che avevo avuto i suoi genitori non avrebbero permesso che ci frequentassimo, e siccome ne ero affezionata tanto e le volevo bene decisi di dire una piccola bugia. Le dissi che mio padre era andato per l’America per lavoro e che molto probabilmente non sarebbe più tornato.
-Hai un accento del nord, da dove vieni precisamente?- mi domandò. 
-Wolverhampton-risposi
-Stai scherzando vero? Anche io sono di lì- rispose incredulo.
-Non mi dire! Come mai ti sei trasferito a Londra? Chiesi curiosa.
-E’ una vecchia storia. Non ne parlo molto spesso- rispose incupendosi un po’.
-Io ti ho raccontato della mia vita. Adesso tocca a te!- dissi sorridendo.
-Ho seguito il mio cuore- rispose.
Passarono alcuni secondi prima che Liam continuasse a parlare.
-Due anni fa ero fidanzato con una ragazza, Mary, l’amavo tantissimo, a tal punto che quando seppi che doveva trasferirsi qui decisi di partire con lei. Ci siamo lasciati dopo qualche mese perché scoprii che mi aveva tradito con un altro. Ci sono stato malissimo per lei, e quindi adesso faccio fatica a fidarmi delle persone e a legarmi a loro- continuò e pensai che ero stata una stupida e pensare che lui fosse un pallone gonfiato.
-Mi dispiace- dissi e quelle parole le pensavo davvero. Sapevo cosa si provava, ci ero stata anche io in quella situazione solo che io non lo avrei mai seguito per il mondo, e forse non ero nemmeno innamorata come Liam lo era di quella ragazza.
Non disse niente nemmeno in quel momento, mi mostrò solo per l'ennesima volta il suo sorriso e solo in quel' istante capii che lui ci era stato davvero male e che era un ragazzo dalle poche parole.
Quando scacciai fuori i pensieri dalla mia testa mi accorsi che stava fissando i miei occhi castani. I facevo lo stesso. I suoi erano di un marrone scuro, quasi neri ed erano lucidi, anzi sembravano due diamanti.
-Mi dispiace tanto per tua madre, mi dispiace tanto perché non ha potuto vederti diventare la ragazze che sei diventata, non è potuta esserci nei momenti in cui avevi bisogno, mi dispiace perché non ha potuto vedere mai più i tuoi bellissimi occhi, occhi che sono stati spenti dal dolore, ma riempiti dalla speranza- disse senza staccare i suoi occhi dai miei.
Non avevo vai sentito un ragazzo farmi dei complimenti del genere, ero sbalordita e non sapevo cosa dire o cosa fare così mi buttai d'istinto nelle sue braccia. Lui ricambiò l'abbraccio, il calore del suo corpo era piacevole e ebbi la sensazione che quello era l'abbraccio che avevo sempre desiderato avere dopo la morte di mia madre, quegli abbracci dalla quale non vorresti staccarti mai più perché è come se ti sentissi al sicuro.
Rimanemmo nelle braccia l'uno dell'altro per qualche minuto fino a quando non sentii la suoneria dei messaggi del mio telefono.
-Aspetta un secondo- dissi dopo che sciolsi l'abbraccio.
Presi il telefono dalle tasche della giacca, tolsi il blocca schermo trascinandoci un dito sopra e vidi che il messaggio era da parte di mia nonna.
-Dove sei? Torna subito a casa! Qui c'è tuo padre ed è fuori di se- diceva il messaggio.
-Devo andare- dissi agitata, stavo incominciando ad avere paura che mi padre potesse farle qualcosa.
-Cosa succede?- stava incominciando ad agitarsi anche lui.
-Mia nonna è in pericolo, devo tornare subito a casa!- dissi quasi urlando.
-Ti accompagno io! Abito a due isolati da qui-disse istintivamente
-Aspettami qui, vado a prendere la moto- continuò mentre si incamminava verso casa.
-Okay, sbrigati- gli urlai piano.
Dopo cinque minuti era già arrivato con la sua moto sportiva nera, mi prose il casco e subito lo indossai, mi sedetti dietro di lui e gli abbracciai la vite.
Dopo un po arrivammo fuori casa e lui spense il motore. Io scesi dalla moto e gli porsi il casco.
-Grazie- dissi e corsi subito verso la porta.
Lui scese dalla moto e fece una corsa leggera vero di me.
-Cosa fai?- gli chiesi sorpresa.
-Entro con te- rispose con il suo sorriso.
                                                   

CIAOOOO!!
Eccomi qui con il secondo capitolo. Spero che vi sia piaciuto anche perché a mio parere e quello che ho scritto meglio fino ad ora. Ringrazio tutti quelli che hanno letto il primo capitolo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, visto che ancora nessuno deve recensire :( Spero di aggiornare presto. 
Alla prossima, L o r e 

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