Lei,splendida rosa rossa

di Sognatrice_2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incontro inaspettato,ricordi d'amore ***
Capitolo 2: *** Incubo di un amore oscuro ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Risveglio in ospedale ***
Capitolo 5: *** Una sola verità ***
Capitolo 6: *** Un dolce rientro a casa,le paure di Ai ***
Capitolo 7: *** Un'incredibile scoperta ***
Capitolo 8: *** Scontro tra bianco e nero ***
Capitolo 9: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 10: *** Certezze ***
Capitolo 11: *** Addio, piccola Ai ***
Capitolo 12: *** L'amore è più forte della morte ***
Capitolo 13: *** Crudele realtà ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Un incontro inaspettato,ricordi d'amore ***



 
 
La neve scendeva dal cielo lenta,ovattata,coprendo il suolo  e rendendo più soffici i passi delle persone che vi camminavano sopra.
In quella fredda sera d’inverno,la città di Tokyo era animata da uno spirito allegro e natalizio. Molte persone affollavano le strade : famiglie con bambini piccoli,coppie,e altre da sole avvolte nei loro pesanti cappotti dalla più svariate tonalità,tutte con lo sguardo felice. Nelle vetrine dei negozi vi erano vari dolci ed enormi panettoni,e le insegne erano illuminate da luci a intermittenza di ogni colore , varie decorazioni,e piccoli Babbi Natale dall’aria paffutella.
Tra le tante persone che affollavano le strade,vi erano anche due bambini di circa sette anni,accompagnati da un signore anziano con i baffi. Uno dei due bambini era un maschio dall’aria intelligente,con i capelli mori e gli occhi azzurri,mentre l’altra bambina che camminava pensierosa accanto a lui aveva un caschetto castano,e i lineamenti del suo viso pallido erano sottili e armoniosi. Aveva un’aria stranamente matura per la sua età,e sembrava che qualcosa la preoccupasse perennemente.
“Ehi,Ai,cosa ti prende?”domandò il piccolo,rivolgendosi alla sua amica.
La bambina sbarrò gli occhi,come se si fosse accorta di essere nel mondo reale solo in quel momento.
”Niente,mi ero distratta un attimo. Allora,cosa dovevamo comprare?”accellerò il passo,volgendo lo sguardo verso la vetrina di un negozio,fingendo di essere particolarmente interessata ad un vestito rosso fiammante.
Il piccolo Edogawa sbuffò. Si immaginava quella risposta. Ai era sempre così riservata,e non poteva capire cosa le stesse passando davvero per la mente.
Fece finta di niente e si avvicinò a lei.
“Vorrei che tu mi consigliassi un regalo da fare a Ran. Secondo te,cosa potrebbe piacerle?”domandò.
Ai sfoggiò un sorrisino ironico.
”Ma guarda … allora lo scopo di quest’uscita è quello di fare un dono romantico alla tua fidanzata. Ti sei deciso a dichiararle il tuo amore,finalmente?”
Conan volse lo sguardo altrove,arrossendo imbarazzato.
“Non prendermi in giro … voglio solo mandarle un regalo in veste di Shinichi per farle vedere che non l’ho dimenticata,e che continuo a pensare a lei … “farfugliò confusamente.
“Allora vedrò aiutarti a scegliere un regalo carino. Non si deve mai deludere la propria ragazza … ” commentò sarcastica con un risolino malizioso.
“Smettila … “borbottò allora Conan,cercando di mascherare il rossore che era comparso sulle sue guance.
Il dottor Agasa,nel frattempo,ascoltava i loro battibecchi con un sorriso bonario. Sapeva che Ai voleva molto bene a Conan,nonostante non l’avrebbe mai ammesso.
Ai intanto curiosava qua e là tra le vetrine,sbirciando vestiti di vari modelli e colori. Ad un tratto,ferma davanti alla vetrina di un negozio di fiori,notò un enorme mazzo di rose rosse. Era il suo fiore preferito. Senza accorgersene,si appoggiò al vetro trasparente con le mani appoggiate su di esso,fissandole con sguardo assorto.
Come quel giorno di qualche anno fa … era Natale,e lui le aveva regalato delle rose rosse. Era colpa sua se erano diventate il suo fiore preferito,il suo profumo le riportava alla mente quei bellissimi momenti,dolci e amari allo stesso tempo.
Sobbalzò. Avvertiva una strana presenza alle sue spalle … un’aura di terrore. E all’improvviso lo vide,riflesso nella vetrina. Era lontano di qualche passo,la fluente chioma bionda che si agitava al vento e l’inseparabile impermeabile nero che si gonfiava ad ogni passo,a causa delle folate di vento gelido.
“Gin … “mormorò,in preda al panico.
Le emozioni che aveva provato in passato la travolsero,lasciandola per qualche secondo senza fiato. Non poteva credere di aver amato quell’uomo un tempo.
Conan fu scosso dal cambio di colore del suo viso,e le si avvicinò preoccupato.
“Ai,cos’hai? Ti senti male?”
La bambina era rimasta immobile,pietrificata dalla paura,ma nel sentire la sua voce si animò nuovamente.
Lo afferrò per un braccio e lo trascinò via,intimando al dottor Agasa di seguirla. Sperava con tutto il cuore che non l’avesse vista.
“Ai,cosa fai? Lasciami … “il detective cercò di liberarsi dalla sua presa,stupito.
“Shh,fa silenzio. Forse non ci ha visti”mormorò Ai. Finalmente si fermò in un vicolo buio e semi deserto,lasciandolo e appoggiando la schiena al muro,con un sospiro di sollievo.
”Come? Di chi stai parlando?”domandò il bambino,incerto.
“Gin … stava passando di lì,spero che non ci abbia notati”rispose,ancora scossa.
“Cosa?”sbottò Conan.
Adesso anche lui era agitato,i battiti del cuore si erano fatti più veloci.
“Credo sia il caso di tornare a casa,ragazzi”intervenne il dottor Agasa,che fino ad allora non era intervenuto.
Entrambi accettarono di buon grado,e dieci minuti dopo erano di nuovo tutti nel grande salotto dalle poltrone azzurre della casa del dottore.
Quest’ultimo sparì in una stanza,lasciando i due ragazzini da soli,perché aveva riconosciuto nello sguardo di Shinichi un bagliore di preoccupazione seria. Era convinto che volesse parlare di qualcosa di molto importante ad Ai.
La bambina,invece,era seduta sul divano accanto a Conan,sorseggiando un bicchiere per calmarsi. Quello spiacevole incontro le aveva fatto tornare alla mente ricordi sgradevoli sul suo passato che cercava in tutti i modi di dimenticare. A dir la verità,quei ricordi erano belli e pieni di dolcezza,ma per la scienziata rappresentavano un passato che l’aveva macchiata di colpe terribili.
Non voleva amare una persona cattiva,voleva amare solo persone buone.
E ancora una volta si ritrovò a pensare a quell’uomo e ai suoi bellissimi occhi verdi. Quegli occhi sempre spietati,che però in sua presenza si trasformavano,diventando pieni di calore e di dolcezza.
Lei l’aveva amato profondamente in passato,e non riusciva a concepire più il motivo di quel sentimento,dato che adesso lo odiava profondamente per aver ucciso sua sorella.
Immersa in questi pensieri,non si accorse che il giovane detective la stava fissando con sguardo ansioso.
“Cosa c’è?”domandò,fingendosi del tutto tranquilla.
“Sei proprio sicura che Gin non ti abbia vista? In caso contrario,non ci metterebbe molto a fare due più due e a scoprire la tua vera identità. Devi stare attenta,non so cosa passi per la mente di quel pazzo”proferì,con un velo di sincera apprensione.
A quelle parole,Ai sobbalzò come una molla,guardandolo dritto negli occhi.
“Cosa intendi dire?”la sua voce tremava leggermente. Che Shinichi avesse capito … ? era troppo intelligente per non accorgersi di nulla.
Conan la fissò a sua volta.
“Questo dovresti dirmelo te. Non conosco il motivo della sua ossessione verso di te,ma immagino che tra di voi sia successo qualcosa,altrimenti non si spiega questo attaccamento.”
Nel sentire quelle parole così dirette,Ai rabbrividì leggermente. Non voleva essere costretta a ricordare il passato,un amore che la faceva sentire al centro del mondo,ma che in realtà scoprì non esistere affatto. Gin provava verso di lei un desiderio morboso,quasi unicamente fisico.
Non voleva ammettere di essersi lasciata ingannare,di aver creduto in un’illusione. Eppure a quei tempi ci credeva davvero,lo amava davvero. Per lei era stato la persona più importante al mondo.
“Scusami,forse sono stato troppo brusco.”aggiunse,capendo di aver urtato la sua sensibilità ” Quello che volevo dirti è che semplicemente devi fare attenzione. Non potrei mai perdonarmi se ti succedesse qualcosa”gli regalò un grande sorriso,che ebbe il potere di rasserenarla.
“Non ti preoccupare,tanto tra me e lui non è successo niente. Non so minimamente il motivo per cui sia tanto ossessionato da me”mentì,anche se in realtà quel motivo lo conosceva benissimo.
“Adesso torna a casa,è già molto tardi e Ran potrebbe preoccuparsi”gli disse la prima scusa che gli era venuta in mente,sperando che lui ignorasse l’argomento e seguisse il suo consiglio.
Conan,con suo grande sollievo,guardò l’orologio e decise che era il momento di tornare a casa.
”allora ci vediamo domani a scuola. Buonanotte,Ai”disse velocemente,prima di alzarsi e dirigersi verso la porta.
La bambina mormorò un saluto e con lo sguardo lo osservò allontanarsi. Si ritrovò a pensare che era stato davvero gentile a non farle altre domande e a lasciar cadere la cosa.
Anche se non poteva sapere che Shinichi,in realtà,aveva solo fatto finta di niente,perché era un ragazzo educato e rispettoso dei suoi sentimenti,e voleva aspettare che lei decidesse quale fosse il momento adatto per parlargli di ciò che la tormentava.
Perché ,lui ne era convinto più che mai,Ai nascondeva nel suo cuore un oscuro segreto.
Dopo che Conan se ne fu andato, la piccola scienziata si diresse verso la sua camera. Indossò la sua camicia da notte bianca,con una leggera scollatura sul davanti,e si rannicchiò sotto le coperte.
Quel soffice piumone rosa la faceva sentire al sicuro,come se tutti i pericoli che c’erano fuori non potessero sfiorarla.
Volse lo sguardo verso la finestra,da dove si intravedeva uno spicchio di luna avvolto nelle tenebre.
Rimase per un po’ ad osservare quello spettacolo,poi,stranamente,si accorse che una goccia le era caduta sulla mano. E poi un’altra,e un’altra ancora.
Si ritrovò a singhiozzare convulsamente,senza capirne fino in fondo il motivo. O forse lo sapeva,ma non voleva dirlo. La verità era che la sola vista di Gin,quel pomeriggio,aveva richiamato in lei tutte le emozioni provate qualche anno fa,tutti i ricordi che lei cercava disperatamente,ma invano,di soffocare.
Realizzò solo in quel momento  che le mancava qualcuno che la facesse sentire speciale,che le donasse il proprio affetto senza chiederle niente in cambio. Voleva provare la gioia dell’amore vero e incondizionato,voleva semplicemente qualcuno che la aiutasse a dimenticare il passato e a vivere il presente.
Strinse forte il lenzuolo,mentre il suo viso candido era ancora bagnato dalle lacrime.
La sola ipotesi era sciocca,ma quell’uomo le mancava. Le mancava perché lei lo aveva amato così profondamente,che alla fin fine non era mai riuscita a scordare completamente quel forte sentimento verso di lui,anche dopo aver scoperto che lui la voleva solo come sfogo fisico.
Anche lei,in fondo,era dotata di sentimenti puri e intoccabili,proprio come sua sorella Akemi.
Ma non era quello il momento di piangere : doveva essere forte,e cercare di ignorare il suo dolore.
D’altronde,ormai doveva esserci abituata.
Non poteva lasciarsi andare ai sogni e a quelle effimere illusioni. Per lei i sogni,oramai,avevano perso qualsiasi significato. Avrebbe dovuto sacrificare la sua felicità e i suoi sentimenti,come aveva sempre dovuto fare.
 
 
 
 
 
 
 
 
Era ormai notte fonda,le stelle illuminavano il cielo con il loro tenue chiarore,e il vento si faceva sempre più forte e freddo.
Le persone avevano terminato la giornata,alcune felici,altre meno. C’era però chi non si era ancora addormentato,e si soffermava a riflettere sulle sue preoccupazioni.
Quello era proprio uno di quei casi.
In una stanza,la luce era ancora accesa,e un uomo sedeva ad una grande scrivania in legno.
Era molto alto e robusto,gli occhi verdi erano gelidi e spietati,i lunghi capelli color oro adagiati sulla sua schiena.
Stava fumando una sigaretta, mentre la mano destra stringeva una cornice con una fotografia all’interno.
Sullo sfondo un cielo azzurro,e lui che cingeva le spalle di lei,della sua bellissima Sherry,che in quell’immagine aveva l’aria più spensierata,e gli occhi emanavano un bagliore di gioia.
Anche gli occhi di Gin erano diversi in quella foto : più dolci,più caldi.
Egli rimase a fissare l’immagine della donna per un po’ di tempo : il bellissimo corpo dalle forme sinuose accentuato ancor di più dal vestito rosso che indossava,gli occhi azzurri determinati,la pelle bianca come il latte.
Ogni sera guardava quella foto,perdendosi nell’immagine della ragazza che aveva amato.
 Anche se aveva tradito l’organizzazione,e i traditori andassero uccisi,lui non riusciva a smettere di pensare a lei.
Lei era il suo chiodo fisso,la sua ossessione,il pensiero che non riusciva a scacciare dalla sua mente.
Era il suo primo pensiero quando si svegliava e l’ultimo di quando si addormentava.
Quella sera si era ritrovato a pensare particolarmente a lei perché,nel pomeriggio,quando camminava per le strade del centro,aveva intravisto una bambina che assomigliava moltissimo a Sherry,e ciò aveva risvegliato in lui i ricordi di quei momenti e la passione.
In un primo momento,vedendo la bambina,aveva provato lo stesso desiderio del passato,tanto che era arrivato a sospettare che lei e la scienziata potevano essere la stessa persona.
Tuttavia il pensiero venne scacciato rapidamente. Non era in un film di fantascienza,una cosa del genere andava oltre l’impossibile.
Era semplicemente ossessionato così tanto,che la rivedeva in ogni persona.
Sospirò,posando la foto sulla scrivania.
Dal vaso lì accanto estrasse una rosa rossa : il fiore che le aveva regalato al loro primo appuntamento,quello divenuto il simbolo del loro amore.
Per lui,Sherry era una meravigliosa rosa rossa. Aveva lo stesso profumo seducente ed inebriante che emanavano quei fiori. Mentre la annusava,le sembrava quasi di risentire la fragranza della pelle della sua dolce Sherry.
Sherry. Quel bellissimo nome racchiudeva in se tutte le sfumature più belle della vita. Lei era tutto per lui. Era un obbiettivo che doveva raggiungere a tutti costi,era colei che lo faceva sentire vivo.
In poche parole,era colei che dava un senso alla sua vita.
Si ritrovò ancora a pensare al primo regalo che le aveva fatto : un abito nero lungo fino al ginocchio,che lasciava vedere la schiena nuda e dalla provocante scollatura. Quel giorno lei emanava un dolcissimo profumo di ciliegia. E da quel giorno prese ad amare anche quel frutto,perché gli ricordava terribilmente il nome della ragazza,quel nome che gli dava un senso di soddisfazione ed eccitazione solo pronunciarlo.
In quel momento il suo desiderio di averla,di baciarla,di toccarla,di abbracciarla era davvero fortissimo.
Doveva ritrovare ad ogni costi quella ragazza particolare che  gli aveva,in un certo senso,scombussolato la vita.
Lei lo aveva fatto impazzire,era arrivato persino ad uccidere la sorella della ragazza,che voleva portare Sherry lontano da lui.
Invece Sherry doveva essere sua,soltanto sua. Non avrebbe permesso che qualcun altro la toccasse,a parte lui.
“Mia adorata Sherry … presto potrò riaverti. E allora non avrai più via di scampo,non potrai più sfuggirmi”pensò,mentre una risata sadica e malvagia invadeva la stanza buia.
 
 

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Capitolo 2
*** Incubo di un amore oscuro ***


 
Era passata da poco la mezzanotte,per le strade soffiava un vento gelido,ma allo stesso tempo vi era anche un’atmosfera stranamente tranquilla,resa ancor più ovattata dal tenue chiarore delle stelle che brillavano nel cielo scuro.
In una piccola camera,all’interno di casa Agasa,si sentiva il respiro lento e misurato di una bambina dai capelli castani,che dormiva rannicchiata sotto le coperte.
Il tempo era scandito soltanto dal lieve ticchettio che producevano le lancette della sveglia rossa,poggiata sul comodino di fianco al letto di Ai.
Un braccio scendeva giù dal letto,lasciando intravedere la manica immacolata della camicia della camicia di notte. La faccia era affondata nel morbido cuscino,la chioma castana leggermente spettinata.
Aveva però l’espressione seria e preoccupata,come se stesse facendo un sogno spiacevole.
Era un ricordo molto frequente,che la tormentava da innumerevoli notti. Un flashback ambientato prima di tradire l’organizzazione e prima della morte di sua sorella Akemi,quando lei aveva appena compiuto diciotto anni, dopo che aveva lasciato Gin, che le faceva capire che lei non l’aveva dimenticato,e forse neppure lui,ma che era davvero spiacevole …
 
 
Era una sera d’estate,il clima era dolce e mite.
Lei era chiusa in quel laboratorio,come sempre,gli occhi azzurri fissi sullo schermo di un computer,intenta ad analizzare una quantità incredibile di formule e varie combinazioni,anche se per uno scopo oscuro e ancora avvolto nel mistero,ma che a lei non piaceva affatto.
Avrebbe volentieri messo a disposizione la sua intelligenza per uno scopo buono,non per il male,cosa che invece era costretta a fare.
Sospirò,interrompendo il groviglio dei suoi pensieri. L’orologio segnava la mezzanotte,forse era ora di tornare a casa.
Si sfilò il camice bianco e uscì dal laboratorio,diretta verso il suo appartamento. Indossava solamente una maglia rossa a maniche corte e una gonna nera,che lasciava intravedere le gambe lunghe e snelle,e per quella sera l’abbigliamento era particolarmente adatto,data l’aria calda e soffocante.
Svoltò distrattamente in un vicolo buio,illuminato solo dalla fioca luce di un lampione. Ad un tratto le parve di scorgere chiaramente una sagoma che cadeva a terra,e si avvicinò,credendo di essere stata vittima di un’allucinazione dovuta alla stanchezza.
Invece,mosso qualche passo,spalancò gli occhi per lo stupore. Davanti a lei vi era un uomo dai lunghi capelli biondi,gli occhi verdi,e un lungo impermeabile nero coperto di sangue.
Shiho si morse il labbro. Dopo che aveva deciso di lasciarlo,Gin era decisamente l’ultima persona che voleva vedere.
Ma qualcosa dentro di lei si mosse,come se fosse dispiaciuta di vederlo in quello stato. Il viso era contratto in una smorfia di dolore,mentre sulla strada era sparsa una pozza di sangue denso.
“Sherry … ” Gin sollevò lo sguardo,pronunciando il suo nome quasi con sollievo. Non riusciva a parlare bene,e il respiro era affannoso.
Shiho gli si avvicinò,sempre senza dire niente. Non chiese neppure che cosa fosse successo. Immaginava che avesse avuto a che fare con qualche traditore dell’organizzazione che gli aveva dato del filo da torcere,e da lì fosse partita l’ennesima sparatoria. Oppure con un cecchino particolarmente bravo di qualche altra banda criminale. Non che la cosa la interessasse più di tanto. Non voleva farsi vedere ansiosa e preoccupata nei suoi riguardi.
“Il solito mestiere pericoloso del serial killer”sussurrò con sarcasmo.
A quel punto l’uomo le lanciò un’occhiataccia,ma non riuscì a dire niente per via di un improvviso colpo di tosse.
Shiho gli si inginocchiò accanto,esaminando le ferite che aveva.
”Non guardarmi così. Ho solo detto la verità. Faresti meglio a smettere di cacciarti in queste situazioni,la prossima volta potresti non essere così fortunato da trovare me ad aiutarti”aggiunse con ironia.
”Queste ferite devono essere medicate. Ce la fai ad alzarti?”domandò.
Lui annuì,ma dovette appoggiarsi alla parete per non cadere.
“Sempre il solito orgoglioso. Ti aiuto io ” Shiho sbuffò,mise il braccio dell’uomo intorno alle sue spalle e lo aiutò a muovere lentamente qualche passo.
Si sentiva un po’ a disagio. Lo aveva lasciato,eppure perché sentiva il bisogno di aiutarlo e curarlo?
Che ne fosse ancora innamorata? Non era possibile. Lui le piaceva molto,certo,e per un certo periodo aveva fatto dei progetti,immaginando la sua vita con lui,come una bambina fantasiosa e ingenua che si perde in sogni irrealizzabili,ma poi era dovuta tornare bruscamente alla realtà.
Doveva rendersi conto che Gin era un uomo crudele e violento,sebbene con lei sapesse essere molto dolce. Doveva ragionare,e rendersi conto che avrebbe sofferto a trascorrere la sua vita amando un uomo che si divertiva ad uccidere,senza provare alcun senso di colpa. Il loro modo di pensare era troppo diverso,non sarebbero mai andati d’accordo,gli aveva detto quando lui le aveva chiesto perché volesse lasciarlo. La loro era una storia impossibile.
Glielo aveva ripetuto Akemi più volte. E non era l’unico motivo. Anche Shiho si era accorta che lui pareva essere più ossessionato dal suo corpo,invece di amarla veramente. Era solo uno sfogo come tanti altri,lui non era capace di provare amore,o perlomeno,quello vero e profondo.
Allora come mai questo desiderio di aiutarlo,come mai questo sentimento istintivo che l’aveva spinta fare quello che aveva fatto?
Scosse la testa. Che sciocchezza,stava solo cercando di essere gentile. E di certo non poteva abbandonarlo in mezzo alla strada come se niente fosse.
Gin invece le lanciava delle occhiate di tanto. Quella situazione lo divertiva,Sherry sembrava quasi che si comportasse come una mamma con lui.
E forse si comportava in questo modo perché ne era ancora innamorata,dedusse lui. In effetti la motivazione che gli aveva dato per mettere fine alla loro relazione non stava in piedi.
Anche lui ne era ancora invaghito,e forse quella era proprio l’occasione giusta per fargli capire che non riusciva a dimenticarla,e che voleva di nuovo assaporare le sue labbra e la sua pelle diafana che profumava di rose.
 
Qualche minuto dopo,giunsero all’appartamento di Shiho,piccolo ma molto accogliente.
La ragazza spinse la porta,sempre sostenendo l’uomo. Ad un tratto lui si sbilanciò,quasi come se stesse per cadere,e lei fu costretta ad afferrarlo e stringerlo per evitare che cadesse.
“Cosa ti prende? Ti fa male da qualche parte?”Shiho era spaventata e anche un pochino in ansia per lui.
Inaspettatamente,Gin la strinse a sé.
“Ora che sono tra le tue braccia,mi sento meglio,Sherry”
Quelle parole la stupirono non poco.
”Cosa stai dicendo? Mi prendi in giro?” cercò di liberarsi da quella stretta,ma quell’uomo era incredibilmente forte e non riuscì nel suo intento.
“Non cercare di sfuggirmi e ascoltami bene. Tu non sai quanto abbia pensato a te in questi giorni,ti volevo accanto a me in ogni momento della giornata. Dì la verità,tu non sei convinta di quello che hai detto. Sei ancora innamorata di me,non è vero,Sherry?” le sollevò il volto,fissandola.
Shiho sentì il suo cuore aumentare i battiti. Ma che cosa stava facendo,ora era anche indecisa?
Doveva mettere la parola fine a quella storia,era la cosa giusta.
“Te l’ho già detto,noi due non possiamo stare insieme. Pensala come vuoi,ma non sono disposta a cambiare idea. Adesso lasciami.” Il tono era deciso,non ammetteva repliche.
Gin la lasciò andare e lei lo accompagnò nel salotto,facendolo sedere sul divano.
Lui cercò di controllare il dolore che aveva,e intanto osservava la ragazza estrarre da un cassetto una pinza per estrarre i proiettili,un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante e delle bende per fasciarlo.
Gli si avvicinò,sfilandogli delicatamente la giacca e il maglione,poi li posò su una sedia.
Per alcuni minuti estrasse tutte le pallottole penetrate nella carne,con movimenti sicuri e precisi.
In seguito disinfettò le ferite,fasciandolo alla vita e sull’addome.
“Puoi rivestirti. Adesso è meglio che tu non ti muova,ti faccio dormire in camera mia”dopo che Gin ebbe indossato nuovamente la maglia,lo condusse nella propria stanza.
Egli si adagiò piano sul materasso,ma prima che Shiho uscisse,la afferrò per un polso.
“Che c’è ancora?”chiese,alzando gli occhi al cielo.
“Non dormi qui con me?”domandò maliziosamente lui.
Shiho si divincolò.
“Non fare lo stupido. Io vado nel mio studio qui accanto,ad esaminare del materiale per le mie ricerche. Se mi sento stanca dormirò sul divano. Buonanotte “gli lanciò un’occhiata di fuoco,prima di uscire,chiudendo delicatamente la porta alle sue spalle.
Si diresse nel suo studio,chiudendo la porta a chiave. Accese le luci,accasciandosi sulla poltrona di pelle nera e sospirando.
La presenza di Gin in qualche modo la agitava : sentiva che l’uomo non aveva affatto rinunciato a lei,e aveva paura di una reazione da parte sua.
“Che si metta il cuore in pace,tanto non mi rimetterò mai insieme a lui”pensò Shiho,contrariata da quest’ossessione che Gin sembrava nutrire per lei.
Posò la testa sul piano di legno della scrivania,chiudendo gli occhi per ascoltare i pensieri e i dubbi che si affollavano nel suo cuore.
Senza accorgersene,un po’ per la stanchezza e un po’ per lo stress accumulato negli ultimi giorni,si addormentò.
Quella notte molti sogni e molti ricordi si accavallarono confusamente nella sua mente, impedendole di dormire tranquilla.
Alle prime luci dell’alba,quando capì che ormai le risultava impossibile riuscire a prendere di nuovo sonno,si alzò e si diresse in bagno,per fare una breve doccia mattutina. Come se con quella fosse riuscita a cancellare tutte le sue incertezze.
Quando fu sotto il getto d’acqua tiepida e i suoi capelli si intrisero d’acqua,ripensò agli avvenimenti della sera prima. Le sembrava così strano che lei,di solito così cinica e razionale,si fosse lasciata trasportare dai sentimenti.
Scosse la testa con un sorriso,mentre insaponava lo shampoo alla rosa sul caschetto ramato.
Sua sorella Akemi l’aveva contagiata,con la sua bontà e gentilezza,spingendola ad aiutare chiunque fosse in difficoltà.
Chissà cosa le avrebbe detto se l’avesse vista,fortuna che in quel periodo era in America,a svolgere una missione per conto dell’organizzazione.
Era in una situazione che a lei non piaceva molto,ma doveva prendersi le sue responsabilità.
Cercò di non pensare più a questo,e uscì dal box doccia,avvolgendo intorno al corpo un asciugamano rosa tenue di spugna,che metteva in risalto le sue curve perfette e modellate.
Spalmò sul suo corpo una crema che profumava di rose,il suo fiore preferito,per poi prendere l’asciugacapelli.
Dopo che ebbe asciugato la sua chioma ramata con il getto di aria calda,cercò la spazzola per pettinarsi,ma non la trovò.
Probabilmente l’aveva dimenticata in camera. Si diede mentalmente della sciocca,e senza pensarci attraversò il corridoio che portava alla sua stanza.
Davanti alla porta si bloccò,colta da un pensiero improvviso.
E se Gin si fosse svegliato,e l’avesse vista con solo quell’asciugamano addosso? Fece per tornare indietro,ma poi ci ripensò. Di cosa aveva paura? Doveva solo prendere una cosa e poi uscire,avrebbe fatto in un attimo.
Socchiuse la porta,entrando silenziosamente e sospirando di sollievo. Gin dormiva ancora per fortuna.
Si diresse verso la cassettiera,cercando freneticamente la spazzola.
”Accidenti,ma dove l’ho messa?” In quel momento,la trovò sotto una pila di magliette.
Si diresse verso la porta,sobbalzando quando sentì due mani forti afferrarle la vita.
“Buongiorno,mia amata Sherry”nel sentire quella voce,Shiho si voltò infastidita.
“Gin … mi hai fatto paura. Da quando ti sei svegliato?”il tono della ragazza era acido.
“In questo momento. È stato un buongiorno davvero stupendo,vederti così bella,mia adorata … “ le parole di Gin esprimevano un grande desiderio,che non fece altro che angosciare Shiho ancora di più.
Lo guardò tuttavia freddamente,cercando di apparire calma come sempre,priva di qualsiasi emozione.
“Risparmiami questi discorsi. Era tornata qui solo per prendere questa”sollevò la spazzola”ora vorrei andare in bagno,se non ti dispiace.”
“No,non ti permetterò di sfuggirmi ancora. Noi due dobbiamo parlare.”
“Riguardo a cosa?”Shiho era sempre più intimorita.
“Non ti lascerò andare come se niente fosse. Anche se sei decisa a non volermi più,io ti desidero ancora,voglio averti tra le mie braccia ancora una volta … “
Shiho capì cosa voleva dire,cercò di sgattaiolare, ma lui la afferrò saldamente per un polso. La spazzola cadde sul pavimento con un tonfo rumoroso,mentre lei era paralizzata. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.
Con una spinta, lui la buttò sul letto e in un attimo le fu sopra. Inspirò il suo profumo,che tanto gli piaceva e la baciò prima sulle labbra,poi sul collo,assaporando lentamente la sua pelle.
Il cuore di lei accellerò i suoi battiti,si sentiva avvolta da un piacevole calore. Era quasi tentata di abbandonarsi a lui,ma si riscosse,quando lui le posò una mano sul petto,abbassandole l’asciugamano.
Con un’energica spinta,riuscì a scrollarselo di dosso,e si alzò prontamente dal letto. Voleva andarsene il prima possibile,ma decise che ne aveva abbastanza di giocare a nascondino. Doveva dire cosa provava veramente per quell’uomo,sperando che lui capisse,anche se secondo lei era praticamente impossibile.
Gli dava le spalle,mostrando la sua schiena nuda. Non aveva il coraggio di guardarlo,né tantomeno di vedere la sua espressione.
“Io ti ho amato molto,ma ora non è più così”cominciò,con gli occhi sempre fissi davanti a sé.
”La verità che non avrei mai voluto scoprire è che tu non mi ami affatto,io per te sono solo un’ossessione,un giocattolo nelle tue mani. E non voglio più soffrire per questo. Noi non possiamo farlo,è sbagliato . Per entrambi.”concluse,mentre cercava di calmare i battiti affannati del suo cuore.
Quella sarebbe stata l’immagine che Gin avrebbe ricordato anche in seguito : lei,nuda,che gli dava le spalle,con la bocca semiaperta mentre parlava,confessandogli ciò che non aveva mai avuto il coraggio di dirgli,ciò che per lei stessa era un grande,un immenso dolore.
Non voleva ammettere di aver creduto in un amore che in realtà non era mai esistito.
Stava per andarsene,ma Gin le si parò di fronte.
“Anche se tu sei convinta di questo,non è affatto vero. E comunque non ti lascerò andare,non adesso … ”
Shiho urlò,ma lui le tappò la bocca con una mano,spingendola nuovamente sul materasso.
Iniziò a dimenarsi,mentre le lacrime le bagnavano il volto. Quell’uomo continuava a darle dei baci per tutto il corpo,palpandola,mentre lei persisteva a urlare.
“No! Lasciami in pace,non toccarmi!”
”Ai,svegliati”una voce proruppe improvvisamente tra le sue urla.
“No! Non toccarmi!”continuava a gridare lei.
”Ai …”la voce si era fatta più preoccupata.
“Non toccarmi!”urlò a pieni polmoni, aprendo gli occhi e balzando a sedere sul letto. Era in un bagno di sudore,il viso bagnato di lacrime. Si accorse solo allora che stava sognando.
“Ai … hai avuto un incubo?”sentì una voce decisamente turbata vicino a lei.
Si girò,notando solo allora il dottor Agasa,che la fissava con un misto di preoccupazione e di ansia.
“Ehm … no,va tutto bene”passò il dorso della mano sugli occhi,asciugando le lacrime,un po’ imbarazzata.
“C’è qualcosa che posso fare per aiutarti?”domandò lui premuroso.
“No,non si preoccupi,va tutto bene,davvero … adesso vado a lavarmi e a vestirmi,altrimenti faccio tardi a scuola”si alzò dal letto,scostando le coperte,per poi correre verso il bagno. Non poteva raccontare quella storia orribile al dottor Agasa,per quanto lo considerasse come un padre e gli fosse immensamente grata per averla accolta e trattata come una figlia.
Passò l’acqua sul volto,cercando di apparire presentabile,anche se quel sogno era il suo pensiero fisso. Non osò farsi la doccia,perché altrimenti le sarebbe sembrato di sentire ancora le mani di quell’uomo sulla sua pelle.
Mentre si vestiva,non potè fare a meno di pensare che quell’insolito terrore che provava ogni qualvolta Gin era nei paraggi fosse nato proprio da quando lui l’aveva violentata. Ogni volta,le emozioni del passato si impadronivano del suo cuore,e immagini orribili affioravano nella sua mente,ricordando incessantemente quel momento. Era stata l’unica volta,ma che aveva contribuito a sconvolgerla. Quello che non sapeva,e che lui non le aveva mai detto,era che il suo amore era talmente forte da volerla a tutti i costi,quindi quello che era successo era stato solo un episodio occasionale,in cui lui aveva perso il controllo,a seguito delle parole della giovane che gli aveva detto che tra loro era finita.
Ma lei,da tutto ciò, aveva ricevuto l’ennesima conferma di ciò che pensava,tuttavia erroneamente: non era mai stata amata da lui, ma sempre e solo usata.
Ricacciò indietro le lacrime,mettendosi lo zainetto rosso cremisi in spalla.
Nel corridoio incrociò nuovamente l’anziano scienziato.
“Aspetta,Ai,non vuoi fare colazione? “la fermò,posandole una mano sulla spalla.
“No,mi scusi,ma mi è passato l’appetito”figurarsi,in quel momento aveva la nausea per l’incubo che aveva fatto,quella scena orribile in cui lui l’aveva posseduta contro la sua volontà. Non sarebbe di certo riuscita a mangiare niente,neanche i biscotti che Agasa le porgeva in un sacchetto.
“In caso tu avessi fame … “le porse la bustina,che però lei scansò.
“No,grazie,si sta facendo tardi,devo andare … Arrivederci,dottore!”uscì di corsa,prima che lui potesse farle altre domande sul perché del suo strano comportamento.
Egli la osservò mentre usciva dal cancello : aveva un’aria stranamente malinconica,come se qualcosa la angosciasse profondamente.
Quale segreto tanto oscuro poteva custodire nel suo cuore?
 
Ai inspirò l’aria ghiacciata del mattino,tremando e stringendosi ancora di più nel suo cappottino rosso. Il clima era particolarmente rigido,candidi fiocchi di neve continuavano a cadere dal cielo azzurro,formando una patina bianca sul terreno e sui rami spogli degli alberi. L’atmosfera era ovattata e irreale,da tanto silenzio vi era.
Stava percorrendo il viale alberato che l’avrebbe condotta all’edificio scolastico,e intanto rimuginava sul fatto che in classe avrebbe visto nuovamente Conan,che di sicuro si sarebbe accorto del suo turbamento.
Sospirò amaramente. Non era affatto facile nascondere sempre le proprie emozioni,e lei sapeva che non avrebbe potuto continuare a mentire ancora a lungo al suo più caro amico.
Shinichi era di certo molto intelligente,tuttavia era certa che fosse una frana nel capire i sentimenti delle donne. E quel terribile ricordo che la angosciava,ripetendosi ogni singola notte,doveva rimanere soltanto nei suoi pensieri,non avrebbe dovuto conoscerlo nessun altro.
Non aveva avuto nemmeno il coraggio di parlarne a sua sorella, nonostante lei le volesse molto bene.
Ad un tratto,avvertì una strana sensazione,di oppressione e angoscia,che la distolse dai suoi pensieri. Una sensazione incredibilmente familiare. Si sentiva osservata da uno sguardo di ghiaccio,che a lei metteva i brividi. Accellerò il passo,entrando in un vicolo deserto,che faceva da scorciatoia per la scuola. Continuò a camminare sempre più velocemente,ma quell’angoscia persisteva.
D’improvviso sentì una voce alle sue spalle,una voce che purtroppo conosceva bene,e che le fece gelare il sangue.
”Dopo tanto tempo ci rincontriamo,mia cara Sherry.”
Volse il capo lentamente,e il suo cuore parve cessare di battere dalla paura,stretto in una morsa di terrore puro. Non poteva crederci. Davanti a lei vi era l’uomo dai suoi incubi,che la fissava con occhi colmi di bramosia,mentre le si avvicinava lentamente con un ghigno perverso.
“Gin … “
 
 
 
      

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Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


 
La bambina sgranò gli occhi,terrorizzata,valutando se vi poteva essere una via di fuga. Ma subito dopo ci ripensò,sentendosi una sciocca. Ignorò il suo buonsenso,che le diceva di scappare a gambe levate.
Aveva giocato a nascondino per molto,troppo tempo. Ora non voleva più scappare,doveva affrontare il suo destino,a testa alta e senza paura.
Notò che Gin si stava avvicinando lentamente a lei,lo sguardo che analizzava meticolosamente il suo corpo,le mani infilate come sempre nelle tasche del lungo impermeabile nero.
Quando lui si inginocchiò per poter essere alla sua stessa altezza,Ai si sentì pietrificata. Il suo viso era a pochissimi centimetri di distanza,riusciva a sentire il suo odore,un misto tra il fumo di sigaretta che lei non aveva mai sopportato e il profumo della sua pelle.
Lo vide sfilarsi una mano dalla tasca,e poi appoggiarla lentamente sulla sua guancia. Quel contatto freddo le provocò un brivido lungo la schiena.
“Sherry … tu non sai quanto ti ho cercata,quanto ti ho amata …. Ho continuato a desiderare di averti tra le mie braccia e non lasciarti più … “
Ai sollevò lo sguardo per fissarlo negli occhi,quegli occhi che da sempre popolavano i suoi incubi. Non negò la sua vera identità,non ci provò nemmeno. Sapeva che sarebbe stato tutto inutile.
“Come hai fatto a scoprire la mia identità?”domandò. Non era spaventata,aveva assunto un tono di sfida.
“Ieri sera ti ho intravisto in una vetrina del centro. Mi hai ricordato tanto la scienziata fredda e scostante che avevo sempre amato,ma non pensavo fosse possibile che tu fossi diventata una bambina. Per togliermi ogni dubbio ho deciso di seguirti,per scoprire dove abitavi. E a quanto pare è davvero così,non mi hai nemmeno smentito … ”fu la risposta di lui.
Piccole goccioline di sudore imperlavano la sua fronte,ma cercò di non farsi vedere intimorita. Abbassò lo sguardo,nascondendo gli occhi azzurri sotto la frangia bionda,mentre un sorriso colmo di sarcasmo si delineava sulle sue labbra.
“Hai ragione,è così. Avevo deciso di assumere il farmaco al quale stavo lavorando per togliermi la vita,ma per uno strano errore mi ha fatto tornare all’età di sette anni,invece di uccidermi. Chi l’avrebbe mai detto che non sarebbe servito a niente … ” il tono era amaro e cinico,sembrava esprimere una calma assoluta.
“Proprio così,mia adorata,adesso sei di nuovo mia … “
“Vedo che non ti è passata questa fissazione malsana”osservò ironica”lo sai che non potrei più amarti,dopo quello che mi hai fatto.”
A quel punto l’uomo appoggiò le mani sulle esili spalle della bambina,costringendola a fissarlo negli occhi.
“Sei davvero una sciocca”mormorò,scrutando i suoi occhi azzurri velati di tristezza”non hai mai capito quanto fossi importante per me. Mi hai cambiato la vita,sei riuscita a stravolgere il mio cuore.”
Ai ebbe un tuffo al cuore. Quel tono dolce lo aveva usato con lei tantissime volte in passato,ma da quando aveva ucciso sua sorella non poteva più credere a quell’immagine che aveva di lui.
Lo aveva amato tanto,ma lui aveva portato solo dolore nella sua vita. Era riuscito a sporcare l’immagine che lei aveva dell’amore,quella ingenua e pura che poteva avere una ragazzina della sua età,nel fiore degli anni.
Era una delle tante persone che la costringevano a vivere isolata dal mondo,lavorando incessantemente in una stanza buia per produrre un farmaco letale. Ma quello che non gli avrebbe mai perdonato era di avergli tolto il sorriso di Akemi,per sempre.
Sentì le lacrime salirle agli occhi. Si costrinse ad essere forte,non voleva piangere di fronte a lui.
“Hai voglia di scherzare,vedo. Ci sono tantissime cose che mi fanno capire che tu non mi abbia mai amata : in primo luogo,hai ucciso mia sorella,ed è una cosa che non potrò mai perdonarti. In seguito,dopo che hai abusato di me in quel modo,ho deciso che quello non poteva essere amore. E poi,se tu ci avessi tenuto a me,non credi che quel giorno,all’hotel di Haido,non mi avresti sparato? Invece sembrava tu non aspettassi altro che uccidermi,e ho persino rischiato di morire per causa tua. Tu credi di amarmi,e hai usato questo argomento come scusa un sacco di volte,ma non è così.”la voce era decisa,non aveva mai abbassato lo sguardo. Doveva dirgli quello che pensava,doveva fargli mettere il cuore in pace,capendo una volta per tutte che ormai era troppo tardi. Non sarebbe mai stata così sciocca da innamorarsi nuovamente di lui.
Subito dopo,sgranò gli occhi e le mancò il fiato. Gin le aveva preso il viso tra le mani,stringendolo forte,non accennando a distogliere lo sguardo dal suo viso.
“Tutte le cose che ho fatto le ho fatte perché ero pazzo di te. Ho ucciso tua sorella perché lei voleva portarti via da me : non avrei mai sopportato di perderti. Ho compiuto quel gesto,anche se non avrei mai pensato di farlo,perché tu eri troppo importante per me. Il secondo fatto a cui ti riferisci è capitato in un momento di pazzia,quando ho capito che tu non mi volevi più e ho perso il controllo. Ti sparato,all’hotel di Haido,perché ero convinto che solo se tu fossi morta,avrei potuto dimenticarti una volta per tutte e smettere di rovinarmi la vita. È vero,all’inizio la mia era più un’ossessione verso di te,ma tutto è cambiato quando mi sono reso conto che non volevo ucciderti,volevo averti al mio fianco e basta. Tutto il resto non ha importanza : non importa che tu abbia tradito l’organizzazione,sei sempre la mia Sherry ,e ti amerò comunque. Con te sono riuscito davvero a trasformarmi in un’altra persona,con te sono riuscito a diventare migliore. Sherry … io mi sono reso conto che non posso più vivere senza di te …”
Per la strada si sentiva soltanto il sibilo del vento. La neve continuava a cadere,lentamente.
La bambina castana rimase immobile per qualche secondo. Era pietrificata,non credeva a ciò che aveva appena sentito,e non spiccicò parola. Si irrigidì quando vide che Gin le si avvicinava sempre di più,e che l’aveva abbracciata.
“Ma oggi … oggi finalmente ti ho ritrovata,e non ti lascerò più andare. Sei sempre la stessa,Sherry … non è cambiato nulla : i tuoi occhi,il tuo profumo,le tue labbra non sono diversi da come li ricordavo.”sussurrò al suo orecchio.
Non seppe cosa le prese in quel momento,sapeva soltanto che aveva un disperato bisogno di affetto. Si aggrappò al suo impermeabile,stringendo il morbido tessuto nero.
Iniziò a scenderle una lacrima,e poi un’altra,e un’altra ancora. Non riusciva più a controllarsi.
Gin le sollevò il volto con una mano.
“Sherry … torna ad essere di nuovo mia …”
Subito dopo Ai avvertì sulle sue labbra la pressione di quelle dell’uomo,mentre le loro lingue si incrociavano. Fu un bacio pieno di passione,che lei ricambiò suo malgrado.
Si sentiva una sciocca : lui aveva approfittato di un suo momento di debolezza,e lei gliel’aveva data vinta.
Lo allontanò da sé,premendo le mani sul suo petto.
“Noi due non potremo amarci mai più,è inutile … è ingiusto verso Akemi,no,non possiamo. Levatelo dalla testa”pronunciò decisa quelle parole,per mettere fine a quell’orribile storia.
“Avanti,uccidimi,se è questo che vuoi. Forse hai ragione tu,solo così potrai dimenticarmi e metterti il cuore in pace una volta per tutte. Lo desideri così tanto,cosa aspetti?”mentre parlava,lo fissò negli occhi,uno sguardo penetrante e senza un briciolo di timore.
Era quella la cosa giusta. Avrebbe salvato la vita a Shinichi e a tutte le altre persone che erano entrate in contatto con lei,rinunciando alla sua,che ormai era inutile. Shinichi si meritava una vita e piena di amore e di gioia,accanto alla sua Ran,senza minacce,dolori e sofferenze. Per la  felicità del giovane detective e di tutti coloro a cui voleva bene avrebbe dovuto compiere questo sacrificio. Ne sarebbe valsa senz’altro la pena.
 
Perdonami, Akemi …
 
Fu questo l’unico pensiero di Shiho,che attendeva la fine. Era preparata a quell’epilogo.
Nel frattempo Gin la fissava fuori di sé. Non riusciva a farsi una ragione del fatto che lei non lo volesse più.
 
La pagherai cara per questo affronto,mia adorata Sherry …
 
L’amore che provava per lei era talmente accecante da spingerlo a commettere qualsiasi pazzia.
Non riuscì a controllarsi,e la sbattè con violenza contro il muro,mentre le si avvicinava sempre di più.
“Mia cara,non è così semplice … dovrai morire lentamente, sotto le mie più atroci sofferenze … non credi sia il giusto prezzo da pagare per avermi rovinato la vita in questo modo?”sussurrò queste parole al suo orecchio,con una risata malvagia,piena di odio e di rancore verso di lei.
“Ma prima di mettere fine alla tua esistenza,voglio sentirti mia ancora una volta … sfiorare le tue labbra,toccare il tuo corpo … ”aggiunse un istante dopo con un’espressione di pazzia,eccitata e furiosa allo stesso tempo.
“Sei un pazzo”mormorò Ai,senza smettere d fissarlo negli occhi.
“Hai ragione,sono pazzo di te … neppure la tua morte mi impedirà di volerti. Sarai mia in ogni circostanza”quelle parole fecero rabbrividire Ai,la quale abbassò lo sguardo.
Lui premette violentemente le labbra su quelle della bambina,accarezzandole la pelle liscia del volto,per poi scendere verso il collo,assaporando il suo profumo.
Ai iniziò a piangere,non voleva essere usata nuovamente da quell’uomo che detestava con tutta sè stessa.
Poco dopo,sentì le mani di lui che la strappavano i vestiti di dosso con veemenza,e poi le sue mani fredde che le toccavano ogni parte del corpo.
La buttò a terra,sull’asfalto coperto dalla neve,mettendosi sopra di lei.
Non ebbe la forza di ribellarsi,si sentiva inerme e impotente,svuotata di qualsiasi sentimento.
Lo lasciò fare,abbandonandosi completamente.
Quando ebbe finito,e entrambi si furono rivestiti,cominciò a prenderla a calci nello stomaco, facendole vomitare sangue,che tinse di rosso la strada coperta di neve candida. Prese a colpire ogni parte del corpo con la sua pistola,mentre cercava in tutti i modi di non urlare. Non voleva dargli questa soddisfazione.
Lui continuò a darle calci e pugni,fin quando lei non crollò a terra esausta e ansimante.
Gin le crollò addosso,anche lui ansimante.
“Ogni tua sofferenza è … è niente in confronto a quello … che mi hai fatto”disse lui,mentre continuava ad ansimare.
“Ti odio … “ebbe la forza di dire Ai,debolmente.
Non ebbe nemmeno la forza di ribellarsi quando lui l’accarezzò sulla guancia,talmente era sfinita. La strada coperta dalla neve era interamente coperta di sangue incrostato,Ai si sentiva totalmente priva di forze,ogni parte del corpo le doleva. Non riusciva né a muoversi né a parlare. Sentiva il sapore acre del sangue in bocca,ogni respiro la affaticava.
 
La vista si faceva sempre più appannata,nel vano tentativo del dolore. Nonostante questo,riuscì comunque a vedere che Gin  si era sdraiato accanto a lei.
”Cosa vuoi ancora da me? Mi hai già fatto soffrire abbastanza. Hai rovinato il mio cuore,le mie speranze,il mio futuro … ti prego,adesso basta”il tono era stranamente supplichevole,pronunciò quelle parole con le poche forze che le erano rimaste.
Pochi secondi dopo si ritrovò stretta tra le sue braccia.
“Sherry … voglio averti con me anche nei tuoi ultimi istanti di vita. Non ti lascerò andare finchè non avrai esalato l’ultimo respiro. Dovrai morire qui,accanto a me,come vorrei che tu lo fossi sempre stata”sussurrò al suo orecchio.
Ai rimase sbalordita dalla pazzia di quell’uomo,ma non riuscì a rispondergli come meritava.
Sentiva il battito del suo cuore che diveniva sempre più debole,le forze la stavano abbandonando, la mente cominciava a scivolare nell’oblio.
Le lacrime presero a traboccare dai suoi occhi senza più controllo. Stava passando l’ultimo momento della sua vita con un uomo spregevole,che odiava più di qualsiasi altra persona.
Non riusciva a credere che la sua vita dovesse finire lì,in quell’istante.
Non c’erano più speranze,finiva tutto così,in quel modo tragico e crudele?
Sentì una mano fredda che stringeva la sua.
“Voglio solo che tu sappia che io non ti dimenticherò mai,ma purtroppo mi hai costretto tu a compiere questo gesto. Per me è necessario che tu viva solo se io avessi potuto averti. Addio,Sherry,amore mio …”
Furono queste le ultime parole che riuscì a sentire.
Poi tutto divenne confuso e indistinto,i contorni della realtà persero consistenza,e Ai chiuse gli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo :
 
“Ai,cosa ti è successo!?”
“Ti amo,Sherry,sei la mia vita … “
“Bugiardo!”
”Dimmi la verità,Ai : cosa è accaduto veramente tra voi due?”
“Il mio cuore è pronto per riaverti,ma la mia mente forse no … ”

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Capitolo 4
*** Risveglio in ospedale ***


 
                                                            UN’ORA PRIMA 
 
Conan scostò la frangia mora che copriva i suoi occhi color del mare,sospirando. Stava percorrendo la strada che come al solito portava a scuola,non molto entusiasta. Fece un grosso sbadiglio,stringendosi al suo giubbotto azzurro. Faceva decisamente molto freddo,la neve continuava a cadere a grandi fiocchi senza sosta.
Quando arrivò davanti al cancello,si stupì di non aver visto Ai. Strano,di solito ogni mattina lo aspettava lì per entrare insieme …
E se le fosse successo qualcosa?
L’istinto del detective era sempre dentro di lui,lo portava a sospettare di ogni minimo particolare.
Decise che era meglio accertarsi immediatamente delle sue condizioni. Senza esitare un attimo,si appartò dietro ad un muretto,estraendo il cellulare dalla tasca e componendo il numero del dottor Agasa.
Dopo pochi squilli,qualcuno alzò la cornetta.
”Dottore!”esclamò,senza dargli il tempo di articolare alcuna parola.
”Shinichi! Hai bisogno di qualcosa?”chiese egli stupito.
”Stamani Ai non è davanti a scuola come sempre. Ha forse preso il raffreddore?”
“Cosa!? Non è possibile! È uscita di casa alla solita ora,come ogni le mattine … “farfugliò confuso Agasa.
“Non può essere! Devo corre subito a cercarla … ”fu la risposta agitata e concitata del giovane detective. Che c’entrassero in qualche modo gli uomini in nero?
“Arrivederci,dottore,la richiamo appena so qualcosa” mise giù in un batter d’occhio,correndo via.
Passò una buona mezz’ora ad esplorare ogni singola strada nei paraggi,ogni vicolo più nascosto,ma di Ai non c’era traccia.
Sconsolato e con il fiatone,stava ormai perdendo le speranze,quando all’improvviso si battè la fronte con il palmo della mano. Che sciocco che era,aveva dovuto pensarci subito. Dalla casa del dottore c’era una scorciatoia che portava direttamente alla scuola. Valeva la pena di tentare.
Si ricordava bene di quella strada. Era un vicolo buio ed isolato,dove non passava mai anima viva.
Lo percorse aguzzando occhi e orecchie,e quando svoltò l’angolo la vide.
Era distesa sulla strada innevata,immobile  in una pozza di sangue ormai secco. Le lacrime ancora ferme sul volto,i vestiti dipinti di rosso vivo,un forte odore di polvere da sparo nell’aria.
Non vi era nessun’altro oltre a loro due,si sentiva solo il sibilo del vento.
”Ai!”gridò sconvolto,avvicinandosi a lei.
La scosse più volte,ma non ottenne risposta.
“Ai,cosa ti è successo?! Rispondimi!”urlò ancora. Sul corpo presentava diverse ferite di arma da fuoco,e pareva anche che qualcuno l’avesse picchiata.
Le afferrò il polso,e solo allora sospirò di sollievo.
Il cuore batteva,lo sentiva,ma molto lentamente. Chiamò immediatamente l’ambulanza,che arrivò pochi minuti dopo,e la trasportò all’ospedale di beika,il più vicino.
 
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Si recò lì con il dottor Agasa. Per il momento aveva avvertito solo lui.
I medici e le infermiere fecero al piccolo qualche domanda,ma non ottennero molte risposte convincenti.
Conan fu bravissimo a recitare la parte del bambino innocente,che aveva trovato la sua amica in quello stato sulla strada per la scuola.
Aveva intuito che ci poteva essere lo zampino dell’organizzazione,ma di certo non poteva raccontare quello che sapeva.
“E Ai? Come sta la mia amica? Dove l’avete portata?”chiese di rimando ad un’infermiera molto giovane con i capelli mori e l’espressione dolce.
Lei lo fissò intenerita,per poi dire : ”Mi dispiace,piccolo,ma la tua amica ha perso molto sangue,e ha anche battuto la testa molto violentemente. È in coma.”
Conan sbiancò totalmente,atterrito.
“Non ti preoccupare,non è molto grave. Ci sono ancora delle speranze che si risvegli … “ disse la donna con un sorriso,per tentare di rassicurarlo.
Anche il dottor Agasa era impallidito,ma si scosse rapidamente per evitare di preoccupare Conan ancora di più.
Aveva notato che il bambino si torceva convulsamente le mani,in preda all’ansia.
“E’ tutta colpa mia … avrei dovuto stare attento,avrei dovuto proteggerla … ” ripeteva come una litania.
“Non è vero,Shinichi,non potevi prevederlo. Non devi sentirti in colpa,non hai sentito cos’ha detto la dottoressa? Non è grave … “l’anziano cercò di sorridere,ma gli risultò molto difficile. Voleva bene come  un padre a quella bambina,e anche lui soffriva molto al pensiero di perderla.
Quelle parole però non rincuorarono Conan,che continuò a sentirsi in colpa.
Entrambi rimasero per almeno un paio d’ore seduti su una panca di legno bianco,in attesa che i medici dessero loro il permesso di far visita ad Ai.
Agasa cercava di trattenere le lacrime,mentre il piccolo teneva lo sguardo fisso sempre davanti a sé,fissando la parete candida. Tentava di non pensare in alcun modo che Ai avrebbe potuto non farcela,e preferì convincersi del fatto che si sarebbe svegliata sicuramente. Il cuore gli martellava nel petto,avvertiva un sapore amaro in bocca.
Si sentiva un po’ strano a pensare così tanto a lei  e a preoccuparsi in quel modo,ma per lui era una cara amica con cui aveva condiviso molte esperienze,e a cui teneva molto.
Le era sinceramente affezionato,nonostante lei lo prendesse spesso in giro o lo mettesse in imbarazzo con qualche battutina sarcastica.
Quelle due ore trascorsero in un silenzio innaturale,pieno di tensione. All’improvviso sbucò un dottore con i baffi e i capelli mori,che fece cenno ai due di entrare nella stanza della bambina.
Sollevati,si alzarono,per poi attraversare il lungo corridoio che portava alla camera 219.
Conan spinse delicatamente la porta,notando che le tapparella erano abbassate e la stanza era immersa nella penombra. Ciò che vide lo sconvolse.
Distesa su un lettino vi era Ai,con il corpo completamente coperto di bende e fasciature. L’espressione sul suo viso era serena,il busto si sollevava e abbassava dolcemente per respirare,i capelli  erano sparsi sul cuscino,al braccio destro aveva una flebo. I vestiti sporchi di sangue erano stati sostituiti da un pigiama immacolato,tipico degli ospedali.
Un respiratore collegato ad una macchina la aiutava a sopravvivere. La sua vita,pensò Conan, dipendeva da quel sottile filo elettrico.
Era veramente una visione agghiacciante,e lui ne aveva viste di cose,anche le più terribili. Ma quell’immagine lo sconvolse come non mai,restando impressa nella sua mente.
Si sforzò di non piangere,mentre il dottore non ci provò nemmeno.
Solo verso le sette,quando fu a casa,nella sua stanza,scoppiò in un pianto disperato.
Aveva giurato che l’avrebbe protetta,invece le aveva fatto rischiare la vita in quel modo.
Ma cosa era successo veramente?
Continuava a porsi quella domanda,senza trovare pace. Avrebbe dovuto aspettare il risveglio dell’amica per saperlo.
Forse,però,nel suo cuore sapeva già la risposta. Voleva solo una conferma ai suoi orribili dubbi …
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La luna splendeva nel cielo nero,illuminando con il suo pallido chiarore la stanza d’ospedale di una bambina castana.
Non era ancora cosciente,ma nella sua mente si accavallavano innumerevoli immagini del passato.
Vedeva una ragazza di sedici anni,gli occhi che esprimevano gioia e lo sguardo brillante di felicità,mentre abbracciava un uomo dai lunghi capelli biondi.
Sentiva le sue labbra,le sue carezze,i suoi abbracci. Quelle braccia le erano sempre piaciute,erano così rassicuranti e protettive,forti come quelle di un gigante buono.
Una luce si aprì nella sua mente,mostrando l’immagine di un Natale di due anni fa.
Gin era davanti a lei,che le porgeva un mazzo di rose rosse.
“Per te,Sherry,amore mio … questi fiori sono belli persino più di te,hanno il tuo stesso profumo … “
“Grazie … “riuscì a dire soltanto,al settimo cielo.
Lo abbracciò,per poi sentirlo mormorare al suo orecchio : “Ti amo,Sherry,sei la mia vita … ”
Sentì una voce simile alla sua,che pronunciò : “Bugiardo!”
No,quella era proprio la sua voce. Sembrava volesse metterla in guardia da un pericolo.
L’immagine sparì,per poi dare spazio ad un’altra.
Se lo ricordava bene. In quei giorni il capo aveva affidato a Gin una missione pericolosa,doveva andare all’estero per uccidere un politico americano accusato di corruzione,prima che lui rivelasse l’esistenza dell’organizzazione,visto che entro poco tempo sarebbe finito in prigione. Ma era un personaggio poco raccomandabile,un osso duro.
Shiho ne aveva paura,aveva paura che potesse fare del male a colui che amava.
In quel momento lo stava abbracciando teneramente,prima che lui partisse.
“Promettimi che tornerai”gli aveva detto,con la voce che quasi tremava.
“Non poteri mai abbandonarti,Sherry … “rispose lui,stringendola più forte.
Poco dopo,passò di lì una famiglia con due bambini : erano un maschio e una femmina,davvero molto carini.
” Anche noi saremo come loro?”aveva domandato ingenuamente.
“Noi saremo più felici”aveva risposto Gin,con tono dolce.
Un’altra immagine ancora comparve nella sua mente.
Lei che parlava con la sorella Akemi dei suoi sogni,voleva essere una moglie e una madre perfetta.
Desiderava avere dei figli,vivere in una bella casa,e,pensava arrossendo,tutto questo con Gin.
Akemi scuoteva la testa con un sorriso. Anche se non approvava la loro relazione,le piaceva vedere la sorellina così allegra.
D’un tratto nella sua mente tutto divenne buio,le immagini e i loro contorni persero consistenza.
Il suo respiro si era fatto più debole,come indicavano le linee dell’elettrocardiogramma collegato ad Ai.
Non appena notò questo,l’uomo che era in quella stanza si alzò dalla sedia su cui era seduto e mosse qualche passo verso il letto della bambina.
Già,perché Ai non era da sola in quella camera d’ospedale. Lei non poteva saperlo,e i medici e le infermiere neppure,ma in quella stanza vi era anche un’altra persona. Un uomo alto, dalla corporatura robusta,con lunghi capelli biondi,gli occhi verdi,e un impermeabile nero che si muoveva ad ogni passo.
Si era intrufolato di nascosto nella struttura,per una ragione molto semplice. Quando Ai era svenuta,Gin aveva sentito dei passi in quella strada, e temendo che qualcuno lo vedesse,era stato costretto a nascondersi. Con grande stupore,poi,aveva visto un bambino che si era avvicinato a lei,urlando e scuotendola. Aveva notato che la chiamava con un nome falso,che non era il suo,e questo probabilmente perché non era a conoscenza della sua vera identità,sapendo solo il nome con cui si era presentata per non destare sospetti. Sembrava essere davvero incredulo e fuori di sé alla vista di quella scena,perciò giunse alla conclusione che lui non sapeva chi fosse realmente quella bambina e quali oscuri segreti nascondesse.
In seguito,quando era arrivata l’ambulanza,non era stato difficile sentire in quale struttura l’avrebbero ricoverata.
E per chissà quale strano motivo volle andare lì,per procurarsi il numero della sua stanza.
Una volta che le infermiere ebbero fatto l’ultimo giro tra i corridoi,era ormai scesa la notte,e lui uscì dal suo nascondiglio.
Quando era entrato e aveva visto la sua Sherry distesa su un letto d’ospedale,circondata da macchinari di ogni tipo,e sulla bocca un enorme respiratore,un senso di angoscia pervase il suo animo,come non gli era mai successo prima.
Eppure era stato proprio lui a ridurla in quello stato,in un momento di pazzia. Ma adesso se n’era quasi pentito.
I piedi erano incollati al pavimento,e quando finalmente riuscì a muoversi non potè avvicinarsi al letto. Si sedette su una sedia lì vicino,osservandola tutto il tempo.
Dopo un po’ si rese conto che il segnale dell’elettrocardiogramma stava pian piano diminuendo.
Con sguardo quasi preoccupato,si alzò,e si avvicinò al letto. Posò in un gesto lento la mano sulla guancia di Ai,chinandosi su di lei.
“Sherry … “mormorò al suo orecchio ”non avrei mai dovuto spararti,non avrei  mai dovuto farti del male. Se tu non vivi più,non potrò vivere nemmeno io. Solo ora me ne sono reso conto. Ti prego,Sherry,apri gli occhi … “
Si sollevò,ma le palpebre di lei erano sempre chiuse,immobili. Il battito cardiaco stava rallentando ulteriormente.
Gin le prese la mano,stringendola forte.
”Non lasciarmi … “sussurrò. Lentamente,le tolse il respiratore,per poi sfiorarle il volto con la fluente chioma bionda,da tanto le era vicino. Posò le sue labbra su quelle di Ai,baciandola prima lentamente,poi con crescente passione.
Il buio che era affiorato nella mente di Ai scomparve,avvertì qualcosa di caldo sulla sua pelle,e le parve di udire una voce in lontananza : “Sherry,non lasciarmi … “
Tutto divenne più bello,sentì una nuova forza che si impadroniva di lei. I battiti del cuore presero ad aumentare sempre più velocemente.
D’un tratto Gin sentì la mano della bambina che si mosse nella sua. Si scostò con un sussulto,osservando il suo volto.
Ciò che vide gli rasserenò il cuore : Ai aveva aperto gli occhi, quei bellissimi occhi color del ghiaccio. Lo fissava,senza dire una sola parola.
Sulla camera era sceso un silenzio teso,si potevano sentire i loro respiri. Gin fissava quella piccola castana con lo sguardo serio,ma che tradiva una lieve gioia. Ai era tranquilla e imperturbabile come sempre,ma anche in lei si leggeva un certo stupore e incredulità.
Per qualche minuto nessuno parlò. Non riuscivano a fare altro che fissarsi a vicenda,troppo orgogliosi per esprimere le loro emozioni.
Alla fine fu Ai a far crollare quel silenzio imbarazzante.
“Gin … cosa ti è saltato in mente? Perché l’hai fatto?”bisbigliò,passandosi una mano sulle labbra.
“Io ti amo,Sherry … perdonami per quello che ti ho fatto. Promettimi che non mi lascerai mai più. Non voglio perderti di nuovo.”
Quando udì quelle parole,Ai sgranò gli occhi,basita.
“Cosa stai dicendo? Se sei stato proprio tu a farmi rischiare di morire per la seconda volta! Come potrei credere alle sue parole?” si mise seduta a fatica,incrociando il suo sguardo.
Gin avvertì una capriola nel suo stomaco.
“Hai ragione,ho sbagliato. L’ unica cosa che voglio da te è che tu non mi abbandoni. Sei la persona più importante al mondo per me.”
Stavolta anche Ai sentì i battiti del suo cuore che aumentavano forsennatamente.
“E’ vero,ho rischiato di morire a causa tua,ma tu … mi hai salvato la vita. Sei riuscito a svegliarmi, proprio quando stavo per morire. Grazie “gli sorrise,un sorriso vero e sincero.
Quando vide quell’espressione dolce,Gin le prese il volto tra le mani,fissandola per qualche istante. La baciò impetuosamente,e lei non si mosse.
Forse era impazzita,ma non ci badò. Lasciò che la passione la travolgesse,e ricambiò il bacio,posando le mani dietro la sua nuca.
Quando le loro labbra si staccarono,posò la testa sul petto dell’uomo,che si irrigidì lievemente per la sorpresa.
Si strinse in quel caldo abbraccio,tra quelle braccia forti e potenti.
“Sai … per me sarebbe molto difficile tornare ad amarti,dopo tutto quello che mi hai fatto. È per questo che sono confusa : il mio cuore è pronto per riaverti,ma la mia mente forse no … “sussurrò Ai.
“Cosa intendi dire?”chiese Gin,avvolgendo le braccia intorno a quell’esile corpo.
“Una parte di me vorrebbe far tornare tutto come prima,perché sento che il mio amore per te non è scomparso,ma quella della ragione mi dice che niente potrà mai essere come prima”disse Ai,senza guardarlo negli occhi. Si sentiva in qualche modo imbarazzata a confessargli i suoi pensieri intimi.
“Shh,adesso non dire più nulla … restiamo così ancora per un po’ ”sussurrò Gin.
Lei non rispose,godendosi quel magico momento.
Dopo un po’,l’uomo la posò delicatamente sul letto,sotto le coperte. La baciò sulla fronte, accarezzandole i capelli dolcemente. Cullata da quel tocco,senza accorgersene Ai si addormentò.
 
Sollevò le palpebre con fare confuso. Era passata qualche ora,l’orologio segnava le sette e mezza del mattino. Raggi di sole penetravano tra le fessure delle tapparelle abbassate,rendendo la stanza più luminosa.
Ai si mise a sedere,cercando di raccogliere le idee sugli avvenimenti del giorno precedente. Quando si ricordò della visita di Gin,si alzò in piedi di scatto,perlustrando ogni angolo della camera. Niente,non era da nessuna parte. Che fosse stato tutto un sogno?
Sconsolata,Ai si prese la testa tra le mani. Solo in quel momento notò un biglietto di carta sul comodino bianco. Lo prese in mano,percorrendo velocemente le righe scritte in una grafia elegante e precisa.
 
Mia amata Sherry,scusami se sono andato via senza dirti niente,ma ho preferito lasciarti riposare.
Tornerò domani sera,per stare un po’ insieme a te. Sappi che non smetterò di pensarti un solo secondo;dovunque sia,qualunque cosa faccia,il posto dove ritornerò sarà sempre accanto a te.
Ti ho lasciato qualcosa per ricordati di me : una splendida rosa rossa,con il tuo stesso profumo inebriante. A stasera,mia adorata.
P.S. Sei bellissima quando dormi.
 
Leggendo l’ultima riga,Ai arrossì furiosamente. Era contenta che lui tornasse a trovarla,ma si sentiva anche a disagio. Le sembrava di dover fare qualcosa di proibito,all’insaputa di tutti. Il loro era sempre stato un amore impossibile.
Scosse la testa,come a voler scacciare ogni pensiero,e notò che sul comodino c’era la rosa di cui le aveva parlato di Gin. La prese tra le mani,annusando il suo magnifico profumo e accarezzandone con dolcezza i petali,sorridendo.
Rimase per lungo tempo a fissare imbambolata il biglietto,rileggendolo infinite volte,accarezzando la carta,e assaporandone il profumo. Era il profumo di Gin,che aveva sentito anche la sera precedente, quando l’aveva abbracciato.
Una voce squillante e colma di gioia la scosse.
“Ai! Ti sei svegliata!”
 
Shinichi? Cosa ci fa qui? fu il suo primo pensiero.
 
Volse lo sguardo,incrociando quello del bambino,fermo sulla soglia della porta,con un’espressione stupefatta.
”Shinichi! Che sorpresa!”si alzò,sebbene con un po’ di fatica.
Lui le venne incontro.
“Ero passato di qui perché ero preoccupato,volevo vedere come stavi. Sono così felice di vedere che ti sei ripresa! Sai,ero arrivato persino a pensare che tu … potessi non farcela. È davvero un miracolo!”disse gioioso.
Ai lo guardò intenerita. Che dolce era stato a preoccuparsi così per lei.
“Grazie,Shinichi. Scusami se ti ho fatto preoccupare “gli sorrise,abbracciandolo come una sorella con il suo fratellino più piccolo.
Conan arrossì leggermente.
Quando si staccò da lei,notò il foglio di carta che aveva in mano.
“Cos’è quello?”chiese curioso.
L’espressione di Ai mutò rapidamente,improvvisamente tesa.
“Niente”rispose prontamente,prendendolo e nascondendolo in un cassetto.
Conan non badò alla sua strana reazione,da tanto era felice per quella bella notizia.
“Le spiegazioni verranno rimandate a dopo. Ora c’è una sorpresa. Indovina … “sul suo volto comparve un grande sorriso.
Lei sgranò gli occhi. Sulla soglia comparvero prima il dottor Agasa,poi i detective boys al completo.
“Ragazzi … “mormorò con gli occhi lucidi.
“Ai! Che bello,ti sei ripresa!”i baffoni dell’anziano si allargarono in un sorriso paterno,sollevandola da terra,e abbracciandola commosso.
“Ai! Conan ci aveva detto che eri stata ferita. Siamo così contenti di vederti!”la voce stridula e ingenua di Ayumi proruppe in quella dolce atmosfera.
”Sì,eravamo molto preoccupati … “aggiunse Mitsuhiko arrossendo.
“Certo. Ma non hai fame,dopo che hai dormito per tutto quel tempo?”chiese scioccamente Genta,facendo ridere tutti di gusto.
Non cambierà mai,pensò con un sorriso la bambina.
Era strana quella sensazione di calore,si sentiva parte di una grande famiglia,affettuosa e sincera, quella che non aveva mai potuto avere,ma che aveva sempre desiderato.
“Hai ragione.”rispose al bambino cicciottello”anzi,sai che ti dico? Adesso chiedo all’infermiera di portare una bella colazione per tutti e quattro!”aveva parlato con tono insolitamente allegro,un sorriso luminoso era stampato sul suo volto.
Era la prima volta che la vedevano così.
“Evviva!”disse Genta entusiasta,suscitando altre risate.
La giornata trascorse in tranquillità per Ai,sempre in compagnia dei suoi amici. Dato che era domenica,nessuno di loro aveva impegni particolari.
Quando giunse il tramonto,e il dottor Agasa era uscito per accompagnare i bambini a casa, nonostante le loro accese proteste,Conan e Ai erano rimasti soli,sul balcone della stanza.
Lo sguardo di Ai si perdeva oltre l’orizzonte cremisi che si poteva ammirare dalla finestra,mentre Conan era accanto a lei,osservando il panorama. Il vento scompigliava i loro capelli,ma non dava fastidio ai due bambini.
Ad un tratto il silenzio fu rotto dalla voce incerta di Conan.
“Senti,Ai, è da parecchi giorni che mi pongo una domanda a cui non riesco di trovare una risposta.
Non voglio mancare di rispetto ai tuoi sentimenti,né costringerti a ricordare il passato,ma io ho bisogno di sapere. Dimmi la verità,Ai : cos’è successo veramente tra voi due?”
“C-che cosa? A chi ti riferisci?”balbettò Ai.
“Lo sai benissimo. Al rapporto tra te e Gin. È stato lui a ridurti in questo stato,non è vero?”
Al seguito di quelle parole,Ai sbiancò. Un silenzio opprimente calò tra di loro,rotto soltanto dal sibilo del vento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo :
 
“Che cosa,una relazione?!”
“Sherry … ti amo più di me stesso.”
“Devi decidere,Ai : cosa vuoi veramente?”
“Finalmente l’ho capito. Io ti amo,Gin! “

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Capitolo 5
*** Una sola verità ***


 
Il silenzio era rotto soltanto dal sibilo del vento. Ai fissava l’orizzonte,dove i contorni del cielo e del sole si confondevano,mischiando vari colori dalla sfumature porpora e violacee. Non aveva il coraggio di guardare negli occhi il suo amico Conan,né tantomeno aveva il coraggio di rispondergli.
Il bambino moro al suo fianco restò in silenzio per un po’,aspettando una risposta da parte sua, anche se a dire il vero non ci contava molto.
Ai deglutì e si fece coraggio. Non doveva più mentire al suo più caro amico,doveva conoscere la verità,senza bugie o segreti. Magari confidarsi con lui l’avrebbe aiutata a sentirsi meglio.
Scostò una frangia di capelli biondi dietro l’orecchio,per poi iniziare a parlare.
“Noi due abbiamo avuto una relazione,prima che abbandonassi l’organizzazione … ”sussurrò quasi impercettibilmente.
”Che cosa,una relazione?!”sbottò Conan. Era esattamente la risposta che si aspettava,tuttavia averne la conferma era ancora peggio. Una parte di lui,forse,sperava ancora di essersi sbagliato.
Non riusciva a concepire un’immagine di loro due insieme.
“Come hai potuto amare quel pazzo criminale?!”fu la sua reazione,in seguito al silenzio di Ai.
“Non parlare così di lui!”le parole gli erano uscite dalla bocca prima che lei  potesse controllarle.
Il piccolo detective rimase basito,fissandola stralunato.
La bambina ritornò in sé un attimo dopo. Ma cosa le era preso,così all’improvviso? Perché quella strana reazione,le aveva dato di volta il cervello?
Conan posò una mano sulla sua spalla,nel tentativo di calmarla. Forse era stato troppo brusco, aveva esagerato.
“Vorrei che mi spiegassi la verità,dall’inizio alla fine”proferì,guardandola negli occhi.
Ai incrociò il suo sguardo,apparentemente impassibile,anche se dentro di sé nascondeva un grande turbamento.
“Hai ragione,esiste sempre una sola verità. Tra di noi non devono esserci segreti”cominciò ”a quei tempi ero ancora ingenua,e credevo che lui mi amasse davvero,credevo di essere la persona più importante del mondo per lui. Ero stanca di avere intorno persone fredde,che non dimostrassero un briciolo di affetto nei miei confronti. All’inizio anche Gin lo era,eppure quando eravamo insieme sapeva essere di una dolcezza unica.  Sono stati gli unici momenti della mia vita in cui ero davvero felice,in cui capivo cosa volesse dire essere importante per qualcuno. Tutto il resto per me non contava,nel mondo c’eravamo soltanto noi due e nessun altro. Ma poi … “una lacrima scivolò sul suo volto “ poi sono venuta a sapere che lui aveva ucciso mia sorella. E per me è stato davvero un dolore troppo grande … “i singhiozzi le impedirono di parlare. Si aggrappò alla maglietta di Conan,mentre lui la lasciava sfogarsi.
Quando qualche minuto dopo riuscì a calmarsi,finì di raccontargli tutto,compreso il momento che ricordava con più orrore,cioè quando lui l’aveva violentata.
Sorvolò tuttavia sul fatto che nonostante tutto, forse quell’amore continuava ad essere ancora vivo in lei,e della visita segreta di Gin della sera prima.
Si accorse con stupore che,una volta finito di parlare,Conan le aveva appoggiato le mani sulle spalle. Sorrideva. Un sorriso incoraggiante,dolce e pieno di calore,rassicurante.
“Non importa chi tu abbia amato,l’importante è che tu in quei momenti sia stata felice. Quest’esperienza contribuirà a renderti più forte. Non devi soffermarti  troppo a guardare indietro,altrimenti rischierai di non riuscire più ad andare avanti”le disse,sempre sorridendo.
Dapprima spalancò gli occhi,poi, ancora tra le lacrime,sorrise anche lei. Un sorriso sincero,che quasi mai regalava ai suoi amici. Finalmente era riuscita a liberarsi da quel peso che la angosciava. Shinichi aveva ragione : doveva smetterla di tormentarsi sul passato,e cercare di vivere al meglio il suo presente. Akemi avrebbe vissuto sempre nei suoi ricordi, nel suo cuore,e da lì nessuno gliel’avrebbe potuta portare via,neppure con la forza.
“Grazie,Shinichi”sussurrò,più serena.
 Conan la guardò sollevato : era felice di sapere che finalmente fosse riuscita ad aprirsi a lui.
Entrambi ritornarono in camera,e Ai si distese sul letto,poiché si sentiva ancora molto debole.
Dopo un allegro saluto,lui si congedò velocemente,altrimenti avrebbe rischiato di perdere la metropolitana che doveva riportarlo a casa.
Ai lo osservò mentre usciva,con qualche senso di colpa. Non gli aveva detto la verità fino in fondo, e cioè aveva tralasciato il fatto che quella sera Gin sarebbe venuto a trovarla nuovamente. Ma soprattutto,aveva evitato che stava iniziando a tentennare nei suoi confronti,che non era del tutto sicura di ciò che provava per lui. Immaginava la sua faccia se solo gliel’avesse detto,e anche lei stessa continuava a stupirsene.
Chissà se aveva sbagliato a volerlo vedere anche quella sera …
 
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Le lancette dell’orologio scandivano il tempo con lentezza estenuante. Lo sguardo di Ai si posò sul quadrante azzurro appeso alla parete bianca. Erano le sette e mezza. Sbuffò,ansiosa. Era incredibile come il tempo sembrava non passare mai.
-Ehi,piccola,è ora di cena!-
Una voce dolce e allegra la riscosse  bruscamente dai suoi pensieri. Sussultò,ritrovandosi a fissare la figura di un’infermiera dai capelli mori e gli occhi color nocciola. Teneva tra le mani un vassoio bianco,con una scodella di minestra fumante. Quando sentì quel profumo,un ricordo dolce le ritornò improvvisamente alla mente . Era incredibile come bastasse un odore per farle ritornare alla mente quei momenti passati con lui,quei momenti in cui aveva provato l’amore per la prima volta,e che avrebbe tanto voluto rivivere …
 
INIZIO FLASHBACK :
 
Folate di vento freddo spazzavano le strade,mentre la pioggia scrosciava senza sosta,formando  microscopiche goccioline sui vetri delle finestre.
Shiho era intenta a cucinare,tra diversi pentoloni fumanti. Era uscita prima dal laboratorio apposta per preparare la cena. Indossava un lungo grembiule rosa,che le evidenziava i fianchi sinuosi. Controllò accuratamente che niente fosse bruciato,per poi mescolare con un cucchiaio enorme una pentola piena fino all’orlo di minestra.
Dal salotto arrivò una voce maschile, ovattata.
“Sherry … insomma,quanto devo ancora aspettare?”
“Un attimo,è quasi pronto!”gridò di rimando lei.
Mise la minestra fumante nei piatti,si riavviò velocemente i capelli,cercando di far sparire il rossore affannato delle sue guance.
Si era impegnata tantissimo per cucinare qualcosa di buono da mangiare insieme a Gin. Akemi le aveva insegnato le ricette più semplici,senza rischiare di far danni in cucina.
Non che non fosse brava,anzi,ma l’idea di non essere all’altezza di preparare una cena decente l’assaliva spesso.
Scosse la testa,si pulì le mani sul grembiule e si diresse verso il soggiorno.
“Tesoro,vieni!”disse rivolta all’uomo dai lunghi capelli biondi che sedeva sul divano.
Lui si alzò sbuffando.
“Era ora”borbottò falsamente offeso.
”Scusami” disse lei con un sorriso,facendogli aumentare i battiti del cuore.
Gin la osservò per qualche istante. Era bellissima anche vestita con il grembiule casalingo.
“Stavo scherzando”mormorò,abbracciandola”sei stata davvero carina a fare tutto questo per me.”
Shiho avvampò. Prese il suo viso tra le mani,regalandogli un dolce bacio.
 Si presero per mano,dirigendosi verso la cucina,impregnata di un intenso odore di minestrone.
Mangiarono in silenzio,ogni tanto i loro sguardi si incrociavano,dando vita ad un vortice di passioni travolgenti.
Finito il pasto,si alzarono ; Gin sorrise e la prese per i fianchi,massaggiandoglieli leggermente e provocandole dei brividi.
”Era davvero buonissimo. Sei la migliore cuoca del mondo,Sherry … e anche la più bella “le sussurrò all’orecchio.
“Ti ringrazio”rispose lei arrossendo”e come premio,cosa mi merito?”aggiunse maliziosamente.
“Fammi pensare … “disse con finto tono vago “credo che questo ti possa bastare.”
Premette le sue labbra su quelle della ragazza,baciandola appassionatamente.
Shiho chiuse gli occhi. Che magnifica sensazione. Non ricordava di essere mai stata tanto felice in vita sua.
 
FINE FLASHBACK
 
Ai dischiuse le sue labbra in un sorriso. Era uno dei ricordi più dolci che aveva condiviso con lui.
La loro prima cena insieme,in cui le aveva cucinato per lui,e poi avevano guardato un film insieme, stando tutto il tempo abbracciati come una tenera coppietta di adolescenti.
In quei momenti si rendeva conto di quanto ne fosse innamorata,di essere disposta a tutto pur di farlo felice,di non essere affatto sola.
Ricacciò indietro le lacrime. Forse era una sciocca ad aver riposto e continuare a riporre tutta quella fiducia in lui. Rischiava di commettere lo stesso errore che aveva commesso anni prima,ma nonostante tutto non era pentita.
Il fatto che lui l’avesse svegliata ad un passo dalla morte le faceva credere di essere importante per lui, aveva risvegliato l’attrazione che provava per lui.
Ma era anche vero che per causa sua aveva sofferto molto,e aveva persino rischiato di morire più di una volta.
Non sapeva se doveva odiarlo … o se doveva amarlo.
Cercò di non abbandonarsi a quelle fantasie,mettendosi a sedere a fatica e iniziando a mangiare la sua scodella di minestra.
Finì la cena velocemente,rifiutando l’aiuto della giovane infermiera,e sdraiandosi nuovamente sul letto. Non fece altro che pensare a Gin e al momento in cui avrebbe dovuto vederlo.
Man mano che le lancette scorrevano,il cuore le batteva sempre più velocemente nel petto.
Un paio d’ore dopo si alzò dal letto,agitata. Si diresse verso la finestra,scostando le tende verdognole,e ammirando le stelle che brillavano nel cielo. Sembravano tanti occhi saggi che vegliavano pazientemente sulla città ormai immersa nel silenzio.
Era ormai notte fonda,il cielo aveva assunto un colore nero come la pece.
D’improvviso sentì un cigolio alle sue spalle. Si voltò di scatto,notando con grande gioia che sulla porta si stagliava la sagoma alta e imponente di un uomo. Di colui che aspettava. Colui che ,   forse,continuava ad amare.
“Gin … sei arrivato”mormorò con un tono che tradiva la sua felicità.
“Non avrei mai potuto non venire”disse lui,avvicinandosi e sollevandola da terra,per poi stringerla nel suo abbraccio.
“Non ho fatto altro che pensare a te tutto il giorno,morivo dalla voglia di rivederti. Ho dovuto stare nascosto per più di tre ore,per evitare che scoprissero la mia intrusione. Solo per te … ” disse,facendole una breve carezza sulla guancia e fissandola dritta negli occhi.
Ai avvertì il cuore schizzarle fuori dal petto. Tutte le volte che lui la fissava con quello sguardo magnetico e affascinante le mancava quasi il respiro.
Le era sempre piaciuto per quell’aura di mistero carismatica e schiva che dimostrava,e per il suo lato dolce che riusciva ad esprimere sempre e soltanto con lei.
Gli sorrise,prendendo il suo viso tra le mani e stampandogli un lieve bacio sulle labbra.
Per un tempo interminabile continuarono ad accarezzarsi e baciarsi. Sembrava che fossero entrati in un mondo a parte, dolce e paradisiaco,in cui esistevano soltanto loro e la profondità del loro amore.
Quando si staccarono,si fissarono a lungo negli occhi.
“Tornerai di nuovo,non è vero?”domandò Ai,rompendo il silenzio che era sceso improvvisamente su di loro. Si diede della sciocca un secondo dopo aver pronunciato quelle parole,ma ormai era troppo tardi. Sentiva di voler passare altro tempo con lui,non ci poteva fare nulla.
“Certamente. Tornerò ogni sera,finchè resterai ancora qui. Adesso però devi riposarti,torna a letto”la posò sul morbido materasso,nonostante lei si dimenasse.
“No,voglio restare un altro po’ con te...”sbuffò,mettendo il broncio come una bambina piccola.
“D’accordo”sorrise Gin.
La prese nuovamente in braccio,per evitare di affaticarla,e poi la portò sul piccolo balcone, mentre insieme ammiravano le stelle.
Una folata di vento gelido li colpì e la schiena di Ai fu percorsa da un brivido.
“Ho freddo … ”mormorò.
“Non ti preoccupare,ti scaldo io”disse Gin,stringendola al suo caldo cappotto.
Quell’abbraccio era bellissimo,le infondeva un calore unico. Era lo stesso abbraccio che le dava in passato. Adesso non aveva più freddo.
Posò la testa sul petto dell’uomo,volgendo il suo sguardo all’enorme distesa stellata.
Nell’essere così vicini,entrambi si resero conto di quanto fossero forti le emozioni del passato nei loro cuori.
Gin rivedeva la sua Sherry esattamente come pochi anni prima. Sherry con lo sguardo brillante di gioia,Sherry con lo sguardo malinconico,Sherry con le lacrime agli occhi,che cercava sempre di trattenere, mostrandosi forte. Sherry con i vestiti provocanti e seducenti che indossava solo per i loro appuntamenti,Sherry con il camice bianco da laboratorio che la faceva apparire più adulta,Sherry con il grembiule casalingo che le donava un’aria da madre e moglie perfette, Sherry con l’impermeabile rosso,Sherry con la camicia da notte,le spalline così facili da abbassare,le curve  perfettamente modellate in evidenza …
Sherry che si lasciava abbracciare,baciare,accarezzare.
La sua pelle candida,le sue labbra morbide,i suoi capelli tra il biondo e il ramato che gli solleticavano sempre la fronte quando le si avvicinava.
La sua voce,che nonostante fosse tornata bambina era rimasta sempre la stessa. Era ciò che più richiamava i suoi ricordi.
Quella voce  che era dolce quando erano soli,che diventava scostante e cinica quando era stanca e di cattivo umore,roca dopo uno dei rari pianti che faceva,arrabbiata quando gli diceva che fumava troppe sigarette,quando si preoccupava per la sua salute.
 
In quel silenzio,la loro intesa era perfetta. Non c’erano bisogno di parole,la loro vicinanza era l’unica cosa che contasse veramente.
”Sherry … “mormorò  all’improvviso Gin,scostandole una ciocca di capelli ramati dietro l’orecchio e avvicinandosi ad esso “quando stavi per morire ho capito veramente quanto tu fossi importante per me,e come sarebbe stata vuota la mia vita senza averti al mio fianco. Io ti amo,Sherry … ”
Ai ebbe un sussulto. Un tenero rossore risaltò sulle sue guance pallide. Glielo aveva detto tante volte,ma ogni volta le faceva piacere come se fosse sempre la prima. D’altronde,il bisogno di affetto era tipico di tutti gli umani,in lei particolarmente.
“Ti ricordi cosa ti dissi quando ti avevo chiesto di essere la mia ragazza?”le chiese inaspettatamente lui.
“Certo … che io ero la tua rosa,che ti avevo conquistato con la mia bellezza pura e il mio profumo così simile a quello di quel fiore … ”rispose un po’stupita.
“Vuoi tornare ad essere la mia splendida rosa rossa?”il tono di lui era insolitamente dolce, suadente.
Il cuore di Ai perse un battito. Non sapeva davvero cosa dire,le parole le si strozzavano in gola.
“Non lo so,è tutto così difficile …”rispose dopo un tempo che parve infinito ” non riesco neppure io a capire cosa voglio davvero.”
Gin si scostò da lei per osservarne il volto. Era confusa,lo si poteva capire con una sola occhiata. Si perse a fissare quella bambina che esprimeva una bellezza unica e matura,così tanto che si procurò una gomitata da parte sua.
“Si può sapere cosa stai fantasticando?  Non è che potresti rivolgere altrove la tua attenzione?”Ai era riuscita ad assumere nuovamente la sua aria fredda e distaccata,cinica.
”Ora si che ti riconosco. Non sei cambiata affatto,Sherry … ”commentò lui in tono beffardo.
” E tu? Sei cambiato, oppure non esiteresti a farmi di nuovo del male?”chiese lei,abbandonando l’aria scherzosa.
Lui  posò delicatamente l’indice sulle sue labbra,umide di saliva.
“Adesso non dire più nulla. Pensavo che ormai avessi capito. Sherry … ti amo più di me stesso. Perdonami per tutto quello che ti ho fatto. Non sono mai riuscito a stare lontano da te,mi attiravi come una calamita. E anche adesso è lo stesso. Per ora mi basta sapere che tu sia ancora qui,tra le mie braccia … “posò le labbra sulle sue.
Ai non rispose,emise soltanto un flebile gemito quando sentì che lui aveva iniziato a baciarla sul collo.
Le sue labbra erano esattamente come le ricordava. Sulla sua pelle erano spietate, passionali, violente,ma allo stesso tempo calde e dolci.
Ansimò,mentre lui iniziava ad abbassarle le spalline della camicia da notte.
“Che buon profumo hai,Sherry … “sentì la sua voce bassa e sensuale che le solleticava l’orecchio.
Gin la portò in camera,sdraiandola sul letto. Il cuore di lei aveva preso a battere più forte. Forse,lasciarsi toccare da lui in quel modo,senza opporre resistenza,significava aver abbattuto le ultime barriere che li dividevano.
Anche le sue mani erano come le ricordava. Decise e talmente fredde da farla rabbrividire ogni volta che la sfioravano.
Le mani di lui continuavano a toccare la pelle insolitamente calda della bambina,accarezzandole la schiena nuda. La camicia da notte scivolò a terra silenziosamente.
“Sei sicura di volerlo fare?”le chiese Gin,osservando la sua espressione alquanto tesa.
Lei annuì, molto lentamente.
Gin si chinò su di lei,baciandola in preda ad una passione enorme. Ai gli prese il viso tra le mani, ricambiando il suo bacio  con uguale intensità.
Era una sciocca,lo sapeva,ma in quel momento aveva dato ascolto al suo cuore.
E ascoltare il proprio cuore non era mai una cosa sbagliata.
 
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Il sole stava per sorgere,illuminando di timidi e rosei raggi la stanza. Nello stesso letto,dormivano abbracciati un uomo dai capelli biondi e una bambina castana. Entrambi sereni,soddisfatti come se avessero esaudito un desiderio a cui tenevano molto.
Lei aveva la testa ed una mano posata sul suo petto,respirando dolcemente come se stesse facendo un sogno bellissimo.
Poco dopo,lui aprì gli occhi,fissandola con tenerezza.
”Buongiorno”disse Ai con voce dolce pochi secondi dopo,aprendo improvvisamente gli occhi azzurri.
“Buongiorno,Sherry”disse Gin con un sorriso,accarezzandole i capelli e attirandola delicatamente a sé ”sono felice che tu sia la prima cosa che vedo quando mi sveglio … “
”Anche io “rispose lei,lasciandolo di stucco. Conan aveva ragione,esisteva sempre una sola verità. Che,per quanto impossibile,non si poteva negare.
“Vuoi dire che … ?” Gin non riuscì a completare la frase.
Lei lo fissò negli occhi,sorridendo a sua volta,
“Finalmente l’ho capito. Io ti amo,Gin!”
Gli prese il viso tra le mai,scoccandogli un bacio sulle labbra prima di dargli il tempo di dire qualsiasi cosa.
Anche lui le afferrò il viso e ricambiò il bacio,mentre il sole,che splendeva alto nel cielo,segnava l’inizio di un nuovo giorno e di un nuovo amore.
Anzi,di un amore del passato che veniva scoperto nuovamente,perché forse non era mai cessato.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Un dolce rientro a casa,le paure di Ai ***


 
Da quel giorno ne trascorsero molti altri,e per la piccola Ai erano uno più bello dell’altro. Finalmente si sentiva amata,e questo per lei era la cosa più importante al mondo. Le sembrava di toccare il cielo con un dito,era diventata più allegra e spensierata,sul suo volto non compariva mai un accenno di malinconia o di tristezza.
Questo stupiva molto Conan,e ogni volta che lui le chiedeva il perché di quel cambiamento improvviso,lei cambiava subito argomento,oppure arrossiva e rimaneva in silenzio. Tuttavia non ci diede troppo peso : era contento che Ai stesse iniziando ad essere più serena,e non fosse perennemente inquieta e di cattivo umore come lo era sempre stata.
I medici avevano deciso di trattenerla in ospedale per alcuni giorni,dato che le ferite non si erano ancora rimarginate. Era prudente che  non tornasse subito a casa,potevano esservi  complicazioni  la piccola doveva stare a riposo il più possibile.
Approfittando di questo,ogni sere lei e Gin si incontravano di nascosto. Il loro sentimento e la loro attrazione cresceva sempre di più,entrambi sentivano di non poter stare lontani l’uno dall’altra.
Era come rivivere gli stessi momenti del passato,ma adesso era diverso. Adesso era diverso perché avevano capito quanto fosse forte il loro legame. Si erano amati,si erano lasciati,si erano odiati,ma alla fine avevano finito per tornare insieme.
Gin sentiva di aver ritrovato la sua Sherry,e promise a sé stesso che non l’avrebbe persa mai più. Perché,lui ne era convinto più che mai,lei gli aveva rapito il cuore.
I sentimenti di Ai invece erano ben diversi : se da un lato era felice,dall’altro sentiva che quello che stava facendo non era affatto giusto. Era piena di dubbi e insicurezze,aveva paura di essere nuovamente ingannata,di essere usata da lui.
Ma sentiva che qualcosa era cambiato : il loro amore era molto più profondo di prima,percepiva attraverso il profumo della sua pelle e la dolcezza delle sue labbra che non avrebbe più potuto farle del male.
Quando giunse il giorno di uscire dall’ospedale,Ai si sentì inspiegabilmente triste. Ad aspettarla c’erano tutti i suoi amici,cioè il dottor Agasa,i detective boys al completo e Shinichi,ma sentiva che mancava qualcosa.
Nonostante tutto,cercò di farsi vedere allegra,regalando un breve ma intenso abbraccio a tutti i bambini. La loro sembrava una gioia molto genuina,parevano sinceramente entusiasti di vedere che stava bene. Non meritavano di subire il peso delle sue preoccupazioni. Il dottor Agasa aveva gli occhi lucidi e i baffoni grigi che fremevano in un sorriso. Si offrì di aiutare Ai,prendendole il pesante borsone rosa e caricandolo nel bagagliaio del suo maggiolone giallo. L’unico che rimase in silenzio per tutto il tempo fu Shinichi,nei panni del piccolo Conan. Gli altri erano entusiasti,le chiedevano notizie sul suo stato di salute,mentre lui la osservava con aria pensierosa e indecisa.
Era difficile mentire a un detective intelligente come lui. Si era accorto a prima vista che lei non sembrava felice fino in fondo.
 Dopo i convenevoli,salirono tutti insieme sulla macchina del dottore,per accompagnare a casa Ai.
Una volta arrivati,si sedettero tutti nel soggiorno dalle poltrone colorate,chiacchierando felici e mangiando una torta al cioccolato comprata apposta per l’occasione.
Genta ne mangiò tre fette,cosa che fece sorridere tutti,mentre gli altri si limitarono a mangiare la loro porzione di gusto,trattenendosi a fatica dal chiedere un bis per non sembrare troppo maleducati.
“C’è qualcosa che non va,Ai?”chiese ad un certo punto Conan,accorgendosi che la bambina aveva un’aria assorta e preoccupata,e non aveva nemmeno toccato il dolce nel piattino davanti a lei,continuando a giocherellare con la forchetta con lo sguardo assente.
”Perché me lo chiedi?”ribattè lei,facendo finta di niente,evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. Temeva che,se l’avesse fatto,lui avrebbe potuto leggervi tutti i suoi segreti e i suoi tormenti.
“Mi sembri molto tesa. Perché non mangi la torta? È buonissima … guarda Genta,non mi sembra che lui si stia facendo nessuno scrupolo … “disse il bambino,lanciando un’ occhiata al suo amico cicciottello che stava per prendere una quarta fetta dal vassoio,mentre Ayumi e Mitsuhiko cercavano di trattenerlo per le braccia,per evitare che gli venisse il solito mal di pancia da abbuffata.
Sperava di farla ridere,ma da parte sua ottenne solo un sorriso forzato,mentre l’espressione non accennò a mutare.
“Scusate”disse,cercando di richiamare l’attenzione del dottore e dei bambini “vi ringrazio per essere venuti ed avermi accompagnata,ma adesso mi sento un po’ stanca,e vorrei stare da sola,se non vi dispiace.”
“Ti senti male?”chiese allarmata Ayumi,avvicinandosi.
“ Tranquilli,ho solo un po’ di mal testa. Se mi stendo un po’ magari mi passa”continuò a sorridere forzatamente” ci vediamo domani a scuola,ragazzi.”
Si alzò dal sofà,salutando Shinichi con cenno del capo.
I bambini erano un po’ stupiti,ma non se ne fecero un problema. Anche loro non si sarebbero sentiti in forma smagliante dopo essere stati due settimane in ospedale.
“Figurati,non c’è problema. A domani”rispose educatamente Mitsuhiko,arrossendo leggermente nell’incrociare il suo sguardo.
”A domani! E mi raccomando,guarisci in fretta!”salutò festosa Ayumi,agitando una mano in aria.
“Ciao!”aggiunse Genta con la bocca piena di torta e due grossi baffoni di cioccolata.
“Se hai bisogno di qualcosa,chiamami”fu il commento di Conan.
“Grazie”rispose Ai,avviandosi verso la sua camera.
Una volta che fu uscita dalla stanza,il dottor Agasa si offrì di accompagnare Conan e gli altri a casa. Questi ultimi annuirono senza alcun problema,mentre Conan parve più riluttante. Qualcosa non lo convinceva nel comportamento di Ai.
Alla fine però accettò,uscendo insieme a tutti i suoi amici.
Quando sentì il rumore della porta d’ingresso che si chiudeva cigolando,Ai sospirò di sollievo.
Si sdraiò sul letto,sopra il piumone rosa tenue,con gli occhi azzurri rivolti al soffitto. I suoi pensieri confluivano sempre attorno allo stesso fulcro,impedendole di rilassarsi.
Dopo qualche minuto si alzò,dirigendosi verso la finestra. Aprì le ante,e venne investita da una leggera brezza mattutina ,che le scompiglio dolcemente i capelli.
Scostò le ciocche che le coprivano quasi gli occhi,appoggiando i gomiti sul piccolo davanzale in marmo,le mani che le avvolgevano le guance pallide,fissando un punto indefinito davanti a sé. Il vento scompigliava le  foglie verdognole umide di rugiada dell’enorme albero che torreggiava nel giardino.
Ai le osservò a lungo,pensando che le ricordavano maledettamente quei bellissimi occhi verdi. Quegli occhi in cui avrebbe voluto specchiarsi nuovamente,che emanavano sempre quell’aria magnetica che le inchiodava i piedi al suolo e le faceva aumentare inesorabilmente i battiti del cuore.
Avrebbe voluto sentire nuovamente il suo respiro affannato contro il collo,i suoi lunghi capelli biondi che le sfioravano il viso quando le si avvicinava per baciarla,le labbra che premevano sulle sue,le sue mani fredde che la facevano rabbrividire ogni volta che sfioravano la sua pelle.
Non avrebbe mai immaginato che quell’uomo le sarebbe mancato. Voleva rivederlo. Sì,avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo rivedere.
 
 
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”Dottore,secondo lei cos’ha Ai?”
Quella domanda inaspettata fece sobbalzare Agasa,intento a fissare il colore del semaforo davanti a sé,in modo da essere subito pronto a ripartire non appena fosse comparso il verde.
Aveva già accompagnato Ayumi,Genta e Mitsuhiko nelle loro rispettive case,e ora era diretto all’agenzia investigativa Mouri,facendosi strada a fatica in un traffico intenso tipico di una grande città come Tokyo.
“Perché dici così?”chiese a sua volta l’anziano scienziato stupito.
”Lei non ha notato niente di strano? Quando era in ospedale era particolarmente euforica,mentre ora sembra in preda ad un attacco di tristezza. Inoltre non voleva mai che ci fermassimo fino a sera … che dovesse incontrare qualcuno? Ma chi, e perché tenercelo nascosto?”riflettè ad alta voce Conan,cercando di giungere ad una conclusione logica.
”Ora che me l’hai fatto notare,effettivamente anch’io sentivo che c’era qualcosa di diverso in lei. Non l’avevo mai vista così allegra prima d’ora … “rispose il dottore,facendo scoppiettare il motore per rimettersi in movimento,dato che era scattato il verde del semaforo.
D’improvviso spalancò la bocca,facendo spaventare il bambino seduto sui sedili posteriori.
“Adesso che ci penso,un giorno mi sono accorto di un particolare strano … “aggiunse subito dopo.
“Di cosa si trattava?”chiese Conan improvvisamente interessato.
“ Stava accarezzando una rosa dai petali rossi,come se fosse un oggetto prezioso … “rispose confuso,inchiodando improvvisamente per evitare una madre con il passeggino che stava attraversando sulle strisce pedonali proprio in quel momento.
Conan assottigliò gli occhi,facendo una smorfia di disappunto,seguita da una piccola risata sollevata.
“Mi scusi,cosa ci sarebbe di strano?”disse divertito.
“Bèh,apparentemente nulla … il punto è che poi disse una frase strana.”
La risata del piccolo si troncò bruscamente. Nei suoi occhi comparve un velo improvviso di preoccupazione.
“Cioè?”domandò,con un misto di curiosità e di concitazione.
“Qualcosa del tipo “ E’ stato davvero dolce nel regalarmi questo fiore … proprio come lo è sempre stato in passato … ” Secondo te a chi poteva riferirsi,Shinichi?”disse il dottore,un po’ frastornato.
 Una rosa rossa … sì,quelle parole gli erano familiari.
Gli occhi di Conan si spalancarono improvvisamente,mostrando un paio di pupille azzurre in preda al terrore.
“La rosa rossa era diventata il simbolo del nostro amore … “
Questo gli aveva detto Ai,qualche giorno prima. Non poteva crederci,eppure doveva riconoscere che pareva una deduzione logica.
“Forse lo so … ”disse soltanto,enigmaticamente.
Agasa non gli fece altre domande,vedendolo così preoccupato e pensieroso,la mente intenta febbrilmente a macchinare qualcosa.
Cinque minuti dopo,erano arrivati a destinazione.
”Dottore, mi raccomando,tenga d’occhio Ai,e mi avverta subito se nota qualcosa di strano … “lo salutò con queste parole,mentre chiudeva la portiera gialla.
”Certo … ”fece lui,leggermente perplesso.
Lo osservò allontanarsi e salire le scale dell’ufficio di Goro,continuando a meravigliarsi per lo strano comportamento di Conan.
Era rimasto con molti interrogativi riguardo alle sue frasi. Cosa voleva dire riguardo ad Ai?
Avrebbe cercato di capirci qualcosa in più anche lui. E proprio a partire da quella sera …
 
 
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Il cielo era tinto di sfumature arancioni e porpora,mentre il sole stava pian piano calando.
Ai,in cucina,ammirava quel paesaggio distrattamente,intenta a lavorare dietro ai fornelli. Aveva deciso di cucinare la cena del dottor Agasa come aveva sempre fatto,nonostante lui si fosse offerto di farlo al posto suo,dato che era appena rientrata dall’ospedale.
Mise il riso fumante in una scodella,che posò delicatamente sulla tavola che aveva precedentemente apparecchiato. Si sfilò il grembiule,scompigliandosi i capelli.
Proprio mentre usciva,incrociò il dottore sulla soglia.
”Ai … non ceni anche tu?”chiese lui.
“No,purtroppo non ho fame,preferisco dormire ”fu la risposta evasiva della bambina,che cercava di evitare il suo sguardo e di sgattaiolare.
“C’è qualcosa che posso fare per aiutarti?”fece egli premuroso.
“No,la ringrazio,ma va tutto bene. Davvero ”si sforzò di usare il suo tono più convincente e di sorridere con naturalezza.
“Adesso vado a riposarmi”lo salutò con un cenno del capo,uscendo in modo talmente rapido che lui non ebbe tempo di fare né di dire niente.
Ne era convinto,stava nascondendo qualcosa. Ma sarebbe stato alquanto difficile tirare fuori qualcosa ad una ragazza riservata e misteriosa come lei.
Avrebbe cercato di aiutarla,anche se lei non lo voleva. Perché le voleva bene come un padre ed era convinto che,sotto quella maschera di forza,si nascondesse un cuore molto fragile.
 
L’orologio segnava le nove e mezza di sera. Il dottor Agasa si era addormentato in poltrona,davanti al televisore che stava trasmettendo un documentario sulla natura.
Ai lo sentiva russare sonoramente fin dal bagno,dove si era recata per fare una doccia.
Aveva l’asciugamano ben stretto sopra il petto,i capelli ancora bagnati. Stava inserendo l’asciugacapelli nella presa di corrente,quando lo squillo del telefono la colse di sorpresa.
Il dottore continuava a russare,per cui,un po’ seccata,si diresse verso il soggiorno per rispondere.
“Pronto?”mugugnò infastidita,con un sonoro sbadiglio che non era riuscita a trattenere.
“Sherry … ”quella semplice parola,pronunciata da una voce maschile che giungeva ovattata dalla cornetta,le fece letteralmente mozzare il respiro nei polmoni e accelerare i battiti del cuore.
“Gin … come fai ad avere il mio numero di telefono?”gli disse,appena si fu ripresa dallo stupore che l’aveva paralizzata.
”Non ha importanza. Voglio vederti.”
Ai sgranò gli occhi,non riuscendo ad articolare una frase sensata.
“Come … ? Quando? “riuscì finalmente a dire.
“Adesso.”
“Che cosa?!”
Dall’altro lato,sentì una risata,stranamente dolce.
“Affacciati alla finestra”ribattè divertito.
Ai percepì un battito più forte rispetto agli altri,e si girò lentamente verso la vetrata alla sua destra,scostando le pesanti tende che la coprivano.
Lui era lì,davanti ai suoi occhi,l’espressione tranquilla come sempre,il gomito appoggiato con fare disinvolto all’estremità del piccolo cancello di ferro,i capelli dorati che si muovevano dolcemente ad ogni volata di vento.
“Allora? Non hai voglia di vedermi anche tu?”chiese ancora lui,usando quel tono dolce a cui lei non sapeva resistere.
Si riscosse,annuendo. Non sapeva perché era così indecisa,aveva aspettato così tanto quel momento.
“Sì, tantissima. Dammi soltanto qualche minuto e arrivo”rispose,prima di attaccare.
Non si curò nemmeno di asciugarsi i capelli e si mise addosso i primi vestiti che trovò,un maglioncino rosa tenue con una gonna nera a balze che le arrivava al ginocchio,il tutto abbinato ad un impermeabile rosso che le serviva per non prendere freddo. Dopo aver lanciato un’occhiata al dottore,che continuava a dormire in soggiorno con il capo che ciondolava sulla spalla,corse fuori.
Appena Gin la vide,la sollevò da terra per abbracciarla.
“Mi sei mancata,Sherry … “sussurrò al suo orecchio,prima di baciarla sulle labbra rosee e morbide.
“Esagerato … è da ieri sera che non ci vediamo”commentò Ai con un risolino.
Lui la baciò sul collo,inspirando il suo profumo di rosa più buono del solito,bagnando la pelle della guancia a contatto con i capelli ancora umidi della bambina.
Passò una mano sulla sua schiena,accarezzandola lentamente,mentre le guance di Ai si coloravano di un tenero rossore.
Chiuse gli occhi,sorridendo serena.
Qualche secondo dopo,un colpo di tosse spezzò quell’idillio.
”Ti prenderai un malanno se continui a stare fuori con i capelli bagnati … prendi questo,così non sentirai freddo” così dicendo,Gin si sfilò l’impermeabile nero,avvolgendolo intorno al corpo di Ai.
La bambina avvertì una piacevole sensazione di calore,e strinse ancora più forte a sé quel morbido tessuto nero,inspirandone il profumo che l’uomo vi aveva lasciato.
“Così questa è la tua nuova casa … abiti qui da sola?”chiese lui qualche secondo dopo,cogliendola di sorpresa.
“Perché lo vuoi sapere? In ogni caso,no. Questa casa è dello zio di un mio compagno di classe,che ha deciso di ospitarmi qui. Gli ho raccontato che i miei genitori vivono all’estero per lavoro,e che hanno preferito mandarmi a scuola qui in Giappone dove sono nata”mentì Ai.
“Ti conosco troppo bene,e so che queste case dall’architettura strampalata non ti piacciono … è così o mi sbaglio,Sherry? “ chiese nuovamente Gin,fissando la facciata della casa con sguardo leggermente divertito.
“In effetti … ”commentò Ai con una risatina,perché anche lei aveva sempre ritenuto piuttosto ridicola l’abitazione del dottor Agasa. Persino Shinichi ogni tanto faceva dei commenti in proposito,ma lei non lo aveva mai detto al dottore perché era già una grande conquista avere una casa in cui tornare ogni giorno.
“Persino casa tua era meglio a confronto “aggiunse in tono scherzoso,rivolgendosi nuovamente a Gin.
La sua espressione serena però mutò rapidamente non appena incrociò il suo sguardo. La stava fissando incredibilmente serio,con espressione assorta.
“C’è qualcosa che non va?”domandò allarmata.
“Ascoltami,Sherry … perché non vieni a vivere da me? Potresti gettare tutto alle spalle,e ricominciare una nuova vita … insieme a me … ” le prese il viso tra le mani e la baciò sulle labbra,mentre lei era rimasta immobile,pietrificata dallo stupore.
Ci vollero parecchi secondi prima che riuscisse ad aprire bocca. La lingua sembrava incollata al palato,le parole immobili,serrate nella gola,mentre i pensieri si accavallavano confusi nella sua mente.
“Stai scherzando,vero?”balbettò,ridendo nervosa e fissando i suoi occhi,come a voler cogliere immediatamente una risposta.
Ma capì che lui era serio quando rimase in silenzio,fissandola impassibile.
“Sarebbe impossibile … come potrei abbandonare così tutti i miei amici? Ci scoprirebbero subito,i membri dell’organizzazione non esiteranno ad uccidermi … “ebbe un tremito al solo pensiero “e ci andresti di mezzo anche tu … io non voglio,non voglio perdere te come tutte le altre persone che amavo … mia sorella,i miei genitori …  ” inaspettatamente,delle calde lacrime presero a traboccarle dagli occhi,bagnandole le guance pallide e infreddolite.
Afferrò con entrambe le mani che le tremavano il  maglioncino nero di Gin,affondando la faccia contro il suo petto.
Lui la lasciò sfogare fin quando non si fu calmata.
“Scusami … “disse Ai un po’ imbarazzata,scostandosi da lui e asciugandosi gli occhi. Cercò di sorridere,ma le risultò troppo difficile. Ciò che ottenne fu solo una smorfia stanca e triste.
“Comunque pensaci bene … “aggiunse Gin,posando le mani sulle sue spalle “io non esiterei a proteggerti da chi volesse farti del male … vedo che in questo non sei cambiata affatto,sei sempre fredda e razionale,e non ti lasci mai andare alle emozioni”a quest’ultima affermazione,sorrise.
Ai scosse la testa.
“In questo caso sarebbe una decisione troppo avventata … dovrei almeno preparare un antidoto prima,non potrei certo restare così,in questo corpo da bambina … “osservò.
Distratta dai suoi pensieri,sussultò nel vedere la sua espressione cambiare ancora una volta. Presa dall’agitazione,solo ora aveva tempo di osservarlo meglio. Sembrava più pallido del solito,aveva gli occhi lucidi,il viso era contratto per cercare di mascherare il dolore.
Lei però capì subito che non si sentiva bene,anche in passato faceva finta di niente per non preoccuparla,e poi a volte era costretto a stare a letto con la febbre alta. A dir la verità,lui non avrebbe voluto,ma lei lo tratteneva sempre,dicendogli di riposarsi e assistendolo tutto il tempo.
Ai sospirò.
“Non fare l’orgoglioso,so che non stai bene … vieni dentro,almeno stai un po’ al caldo”disse, prendendo l’impermeabile che lui le aveva dato e appoggiandoglielo sulle spalle.
“Sei troppo protettiva,Sherry … non ho nulla,non sono mica un bambino ”si schermì lui,ma inutilmente.
”Poche storie. Vieni dentro e basta. Invece di rimproverare me,pensa piuttosto alla tua salute “lo rimbeccò lei,prendendogli la mano e guidandolo lungo il vialetto che conduceva alla porta d’ingresso.
Gin si lasciò condurre da quella presa esile ma decisa,senza opporre resistenza. In fondo gli faceva piacere avere qualcuno che si preoccupasse per lui e gli dedicasse tante attenzioni,anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Ai spinse delicatamente la porta,constatando con sollievo che il dottor Agasa stava ancora dormendo della grossa,acciambellato sul divano.
“Vieni”Ai lo guidò verso la sua stanza,in fondo al corridoio.
Gin provò un’ondata di tenerezza nel vedere la sua camera,che sembrava proprio quella di una bambina di prima elementare,dal modo in cui era arredata.
Ma lui ne percepì immediatamente la sua presenza,molto più adulta di quanto appariva : solo Sherry teneva i suoi oggetti così precisi ed ordinati,solo lei spruzzava quel dolce profumo di rosa nell’aria,lei aveva quel modo particolare di rifare il letto che riservava sempre a lui,rimboccando perfettamente i lembi delle coperte sotto il cuscino,arricciato leggermente negli angoli.
Poteva percepirne la sua personalità molto più complessa di quanto appariva,quell’ordine e pulizia tipico di una scienziata scrupolosa come lei.
”Allora? Hai intenzione di startene lì impalato fino a domattina? “lo riscosse bonariamente Ai.
Chiuse la porta di legno chiaro alle sue spalle,dirigendosi verso la finestra e abbassando le tapparelle.
“Puoi stenderti sul letto,dato che è molto lungo e puoi starci comodamente. Nel frattempo io vado in cucina a preparare una tisana”Ai si diresse verso la porta,apprestandosi ad uscire.
Gin le rivolse un ultimo sguardo,poi si adagiò sul morbido materasso.
“Sherry … “la chiamò ancora.
”Sì?”Ai si voltò impercettibilmente,la mano sul pomello della porta.
”Grazie”le disse lui,con il solito tono dolce che riservava solo a lei.
Ai si voltò verso di lui,stupita,con la bocca semiaperta e gli occhi sgranati. Dopodiché lo avvolse con uno dei rari sorrisi che faceva. Un sorriso caldo,gentile.
“Figurati”rispose,prima di uscire.
Accese la luce,che illuminò di giallognolo la cucina buia. I battiti del suo cuore erano insolitamente più corti e affannati.
Cercò di calmarsi e di darsi un contegno.
Da un armadietto estrasse un pentolino e un tazza con un grosso cuore disegnato sopra. Dentro al primo verso del latte,posandolo sui fornelli e accendendo la fiamma,che scoppiettò divenendo prima azzurra e poi più gialla.
Vi mescolò tre cucchiai di miele di castagno,poi lo versò nella tazza,soffiandovi sopra con un sorriso.
Quella ricetta era la stessa che le aveva insegnato sua sorella Akemi. Le faceva sempre bere quella tisana quando da piccola era ammalata,dicendogli che era una pozione speciale che faceva sparire qualsiasi malanno.
Scosse la testa,cercando di trattenere le lacrime al ricordo di quei momenti gioiosi e spensierati e del sorriso della sorella.
Da un lato si sentiva triste,ma dall’altro felice. Non era imbarazzata per la presenza di Gin,ed era del tutto rassicurata dal fatto che l’indomani il dottor Agasa sarebbe partito all’alba per assistere ad una fiera della scienza ad Osaka,e sarebbe stato via per almeno tre giorni. Perciò non poteva scoprire che lui era lì,e ciò la rasserenava. Di certo il dottore era molto gentile con lei,ma era un gran chiacchierone,e si immaginava che avrebbe detto subito tutto a Shinichi. Invece lui non avrebbe mai dovuto saperlo.
Uscì dalla cucina,fino ad arrivare alla camera.
“Eccomi ”disse entrando con la tazza tra le mani “mettiti seduto,devi bere questa”.
Gin si alzò,mentre lei gli si avvicinava. Gli resse la nuca con una mano,mentre con l’altra portava la bevanda alle sue labbra.
”Insomma,Sherry,posso fare da me … ”sbuffò lui seccato,ma allo stesso tempo divertito. Era buffo che una bambina lo sostenesse come una mamma.
Lei gli riservò un’occhiataccia,insistendo perchè bevesse tutta la tazza,sebbene lui protestasse dicendo che era troppo dolce.
“E’ per farti stare meglio,sciocchino “disse affettuosamente lei.
“Allora voglio una ricompensa”rispose lui,mettendo il broncio come un bambino di un anno.
Ai sorrise nuovamente,prendendogli il viso tra le mani e baciandolo dolcemente sulle labbra.
“Ti può bastare?”disse in tono malizioso staccandosi da lui.
“Direi di sì”e con un solo sorso ne bevve fino all’ultima goccia,facendo ridere di gusto Ai.
“E’ molto facile convincerti”osservò,sempre ridendo.
Quando lui si fu sdraiato nuovamente,lei appoggiò la tazza vuota sul comodino.
“Adesso voglio controllare come stai. Apri la bocca”gli disse,proprio come una dottoressa. In effetti,avendo studiato medicina per molti anni,conosceva abbastanza bene l’anatomia.
Controllò accuratamente la gola,leggermente più rossa e gonfia del normale.
Poi sollevò la maglia,appoggiando la testa sul suo petto per ascoltarne il respiro.
“Niente di grave,solo una piccola infiammazione nella  faringe e nel fratto respiratorio superiore. In altre parole, un banale raffreddore. Però forse servirebbe qualche medicina … “disse tranquillamente.
Subito dopo arrossì di botto,realizzando solo in quel momento la loro posizione imbarazzante. Sentiva il suo respiro caldo sull’orecchio,il petto che si alzava e si abbassava lentamente. Fece per allontanarsi,ma lui la afferrò per un polso,facendola crollare sopra di lui.
“La mia medicina sei tu,Sherry … i tuoi baci e le tue carezze mi faranno subito stare meglio” le sussurrò all’orecchio.
Ai gli regalò un intenso bacio sulle labbra  come buonanotte,poi si sdraiò al suo fianco,stringendosi forte a lui per non cadere da quel letto così piccolo.
Tra le sue braccia così forti e calde si sentiva veramente protetta da qualsiasi pericolo.
“Ti voglio bene”bisbigliò nel buio della camera.
Lui le diede un bacio sulla fronte,e nel sentire quel tocco così sensuale e leggero Ai rabbrividì.
Rimasero  in silenzio,uno di fianco all’altra, mentre lo sguardo della bambina spaziava nel buio della stanza, analizzando tutti gli oggetti davanti a lei,nel vano tentativo di non pensare a quanto le sarebbe piaciuto addormentarsi ogni sera in quel modo dolce e affettuoso. Avrebbe voluto che tutto potesse tornare come prima,voleva di nuovo essere Shiho,voleva avere sua sorella accanto a lei,voleva stare insieme a Gin come una ragazza spensierata e senza avere sensi di colpa,come se dovesse fare qualcosa di proibito e di impossibile. Voleva essere libera di esprimere i suoi sentimenti,non voleva soffocarli come invece era costretta a fare.
Era certa che se ne avesse parlato a Shinichi,lui non avrebbe capito e l’avrebbe accusata di essere una traditrice,di pensare ai suoi desideri senza curarsi minimamente del male che quell’uomo aveva portato nella sua vita.
Chissà perché,in quel momento le venne in mente la reazione di Akemi quando aveva scoperto la sua relazione con Gin. Era sbiancata come se avesse visto un fantasma,ma poi,man mano che l’aveva sentita parlare con crescente gioia,le aveva regalato uno dei suoi più luminosi sorrisi.
Ricordava benissimo il loro abbraccio ,ricordava benissimo che sua sorella le aveva detto che desiderava soltanto la sua felicità.
E a questo pensiero si sentì nuovamente,terribilmente in colpa. Era tra le braccia dell’uomo che aveva ucciso Akemi,gli stava donando un amore che non meritava,quando in realtà avrebbe dovuto odiarlo,allontanarlo da sé,riempirlo di pugni e di insulti.
Ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita. Non sarebbe mai riuscita a far scomparire né l’odio né l’amore che provava nei suoi confronti.
Per il momento,a lei stava bene così. Da una parte era in tensione,dall’altra felice. Eppure le sue giornate,il suo cuore sarebbero stati così vuoti senza quell’affetto di cui aveva tanto bisogno e senza quell’adrenalina e quel mistero che rendeva tutto più affascinante.
Nonostante questi pensieri si affollassero nella sua testa,alla fine Ai,vinta dalla stanchezza,si addormentò.
Poco dopo,iniziò subito a sognare. Era in una strada buia,oscura,senza anima viva. Non sapeva cosa ci facesse lì,non sapeva cosa stava succedendo.
D’improvviso,vide innumerevoli ombre nere che le puntavano contro delle pistole. Non sapeva chi fossero,non riusciva a distinguerli. Voleva scappare,urlare,ma i piedi erano incollati al suolo. Il sudore le gocciolava lungo il corpo,sentì le lacrime salate che le solcavano le guance.
Aveva un nodo alla gola,non riusciva a pronunciare una sola parola. Era sola,terribilmente sola.
Solo quelle ombre indistinte davanti a lei,non vi era nulla di più. Solo il nero,il male e il dolore.
Una scarica di proiettili vibrò nell’aria con violenza.
Chiuse gli occhi,preparandosi a sentire un dolore lancinante. Ma non sentì niente,e perciò si fece coraggio,sollevando le palpebre lentamente.
Una visione agghiacciante la fece urlare,terrorizzata. Davanti a lei c’era Gin,che la stava proteggendo dagli spari,coperto di sangue.
La afferrò per le spalle,attirandola a sé,mentre altri colpi si abbattevano sulla sua schiena.
Ai cercò di dimenarsi,ma fu tutto inutile. Lui la teneva stretta a sé saldamente,impedendole di muoversi.
“Sta’ ferma dove sei,Sherry. Non capisci? Se ti lascio andare ti faranno del male … “si sentì sussurrare all’orecchio.
“Non farlo,è me che vogliono … “la voce di Ai era debole e spezzata,le parole non riuscivano ad uscire dalla sua bocca,tanto erano forti i singhiozzi che la scuotevano.
“Non ti abbandonerò mai,puoi scordartelo “stavolta la presa di Gin si fece ancora più forte attorno al suo corpo,paralizzandola completamente.
Ai sentiva il suo sangue che le bagnava i vestiti,il suo respiro farsi via via più debole.
Dopo alcuni minuti di sofferenza,vide il corpo dell’uomo accasciarsi davanti ai suoi occhi,immobile in una pozza di sangue color rosso vivo.
Si avvicinò a lui e la scosse diverse volte, urlando il suo nome,ma non ottenne risposta.
Perché tutte le persone che volevano proteggerla morivano a causa sua?
Il viso di lei continuava ad essere bagnato dalle lacrime,la gola le faceva male da quanto aveva urlato.
“No,non può finire così … io ti amo “bisbigliò,con la vista completamente annebbiata per il pianto, mentre stringeva la mano di Gin. Era fredda,priva di qualsiasi calore. Il viso completamente coperto di graffi e ferite,il corpo presentava anch’esso ferite di arma da fuoco in tantissimi punti.
Era troppo tardi,ormai. Quella tragedia si era consumata lì,in quella stradina immersa nelle tenebre. Solo la notte ne era inconsapevole testimone.
 
 Ai aprì di scatto gli occhi con un urlo,balzando a sedere sul letto. Si passò una mano tra i ciuffi di capelli,tastandosi il viso,come a voler confermare che era stato tutto un incubo.
La camicia da notte le si era appiccicata al corpo per il sudore,sentiva gli occhi bruciare e il respiro corto.
 Sembrava tutto così vero,e in effetti sarebbe potuto succedere realmente.
“Cosa sta succedendo?”la voce di Gin,che si era svegliato a causa di tutto quel rumore, fece sussultare Ai.
Alla sua vista,scoppiò in lacrime,gettandosi tra le sue braccia.
”Hai avuto un incubo?”le domandò lui con voce calma e pacata,accarezzandole la schiena nel tentativo di tranquillizzarla.
Ai indugiò qualche secondo,ma alla fine gli raccontò del suo sogno senza tralasciare alcun particolare.
“Sembrava tutto così reale … ho creduto di perderti per sempre … “mormorò Ai,ancora in preda al panico.
Fu quello il momento in cui Gin si rese conto di quanto Sherry tenesse a lui,di cosa si nascondesse sotto quella corazza di apparente sicurezza e indifferenza,di quanta bontà e generosità racchiudesse nel suo cuore.
“Stai tranquilla,va tutto bene. Adesso tu sei qui,accanto a me,e nessuno ti farà del male … “quel tono basso e profondo e la  presa decisa attorno al suo corpo ebbero il potere di tranquillizzare del tutto Ai.
Così si sdraiò nuovamente sul letto,nel tentativo di riprendere sonno,anche se sapeva che sarebbe stato molto difficile. Continuavano a balenarle davanti agli occhi le immagini di quell’incubo,ogni singola parola,ogni singolo momento.
Volse il capo leggermente,per vedere l’uomo che amava. Si era riaddormentato,i muscoli del suo viso si distendevano dolcemente,i capelli biondi erano sparsi sul cuscino. Il suo respiro era lento e regolare,il busto si sollevava impercettibilmente.
 Ai allungò la mano,sfiorando la sua guancia tiepida. Non avrebbe permesso che lui corresse dei simili pericoli per lei.
Era certa che lui non avrebbe esitato a comportarsi in quel modo in una situazione del genere,e non aveva nemmeno osato chiederglielo,perché aveva paura di sentire la sua risposta.
Quel che sapeva era solo che era stanca di farsi proteggere. Era stanca che qualcuno continuasse a rischiare la sua vita solo perché le voleva bene.
Guardandolo,Ai prese un’importante decisione. Lo avrebbe difeso lei,ad ogni costo e in qualunque situazione. Non avrebbe sopportato anche la sua perdita.
 
Gin …  ti prometto che non ti succederà mai nulla. Io devo affrontare il mio destino,e devo farlo da sola. Qualunque cosa succeda, io ti amerò sempre.
 
Fu questo l’unico pensiero di Ai. Una nuova alba stava illuminando il giorno appena iniziato.
Anche per lei,quello era un nuovo inizio. L’inizio di tutto,di una storia d’amore travolgente e passionale, ma allo stesso tempo impossibile,e di tutte le incredibili e travagliate vicissitudini che avrebbe portato essa. Le vicissitudini che avrebbero cambiato irrimediabilmente la loro vita,ma soprattutto i loro sentimenti e il profondo dei loro cuori.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo :
 
“Ai,dì la verità … mi stai nascondendo qualcosa?”
“No,cosa stai dicendo!? Che segreto doveri avere? “
“Sherry,sei la ragazza più dolce e più bella che possa esistere …  ti amo tantissimo”
“Anche io,Gin … “
“Che cosa?! Gin … e Ai? Non è possibile … cosa sta succedendo in quella casa?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Un'incredibile scoperta ***


 
Fasci di luce del mattino inondavano la camera da letto di Ai. La bambina era già sveglia da un pezzo,per poter preparare la colazione e vestirsi con calma per andare a scuola. Non si sentiva ancora molto bene,le ferite sul corpo non si erano rimarginate completamente e camminava quasi zoppicando,ma era impaziente di tornare alla vita di tutti i giorni.  Gin continuava a dormire nel suo letto,mentre lei si affaccendava intorno ai fornelli. Nella casa regnava un grande silenzio,si sentiva solo il borbottio della caffettiera : il dottor Agasa era partito molto presto,per riuscire ad imbarcarsi in tempo sul primo volo per Osaka,dove si teneva un’importante fiera della scienza,a cui voleva assolutamente partecipare.
Gli dispiaceva un po’ lasciare da sola Ai,ma sapeva che se la sarebbe cavata benissimo anche senza di lui. Dopotutto era ormai un’adulta,nonostante il suo aspetto da bambina.
La cosa strana era che la sera prima aveva trovato la camera di Ai chiusa a chiave,così non aveva potuto salutarla. Le aveva lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina,nel quale si scusava per la partenza frettolosa e ribadiva che sarebbe tornato un paio di giorni dopo.
 
Le lancette dell’orologio scorrevano tranquillamente,con un leggero ticchettio. Il quadrante bianco segnava le sette e mezza. Ai aveva già fatto colazione,perciò si apprestò a sparecchiare  e a dirigersi in bagno.
Fece una doccia veloce,e si vestì con un maglioncino di lana rossa, abbinato una gonna del medesimo colore.
Si tolse l’asciugamano che le avvolgeva i capelli bagnati,rivelando una chioma ramata che riluceva di riflessi biondi a causa dei raggi solari che invadevano il piccolo bagno. Alcuni ciuffi sbarazzini le coprivano quasi gli occhi,facendo apparire il suo sguardo misterioso e enigmatico.
Li scostò con un gesto della mano,inserendo nella presa di corrente l’asciugacapelli e lasciandosi investire da quel getto di aria tiepida.
In quel momento non potè fare a meno di riflettere quanto fosse simile quella situazione a ciò che era avvenuto quasi un anno prima : anche in quell’occasione Gin era a casa sua,che dormiva nella sua stanza,e anche in quell’occasione era mattina presto,e lei stava facendo la doccia. Le sembrò quasi di rivivere quegli stessi,orribili momenti che non riusciva a scordare.
Scosse la testa con un sospiro,facendo agitare lievemente le sue ciocche grosse e lucide.  Voleva cancellare del tutto quell’episodio dalla sua mente,era certa che non si sarebbe mai più ripetuto.
Spense il phon,pettinandosi rapidamente con una spazzola rosa,e uscì dalla stanza,nella quale era rimasto un intenso ma piacevole profumo di bagnoschiuma,e sulla superficie dello specchio vi erano numerose goccioline di vapore,che si stavano già trasformando in acqua.
Tornò in cucina,prendendo un piattino sul quale vi erano dei biscotti e una tazza di caffè che aveva precedentemente preparato,e si diresse verso la sua camera.
Con sua grande sorpresa,quando entrò notò che Gin si era svegliato,ma era ancora sdraiato,con la schiena affondata nel morbido materasso  .
”Buongiorno. Come va stamani,ti senti meglio?”lo salutò,posando il piatto e la tazza sul comodino di fianco al letto.
“Buongiorno,Sherry”disse lui,abbozzando un sorriso “non ti preoccupare,ho solo un po’ di tosse …”
“Ma chi credi di prendere in giro?”lo rimproverò affettuosamente Ai ”si vede benissimo che non stai affatto bene … ”
“E da cosa lo vedi,scusa?”ribattè Gin in tono di sfida,ma anche velatamente divertito.
“Mi sembra ovvio. Si capisce dal colorito del viso,dal modo in cui tossisci,e hai anche gli occhi lucidi … non so se ti sei guardato allo specchio”lo canzonò con un risolino.
“Piantala,Sherry,non è niente … “un forte colpo di tosse interruppe bruscamente la frase.
”Lo vedi?”ribadì ancora lei “dovresti fidarti di più di me,ho studiato medicina per anni e queste cose le capisco … ”
“E guardandomi cosa capisci?”le chiese nuovamente lui. Suo malgrado gli piaceva essere viziato e coccolato da Sherry,ma doveva riconoscere che era troppo orgoglioso per rimanere a letto per una banalità come quella.
“Che ti prenderai una polmonite se non stai a letto e non ti riposi”con quel tono perentorio Ai non ammetteva repliche.
“La solita esagerata … “aggiunse poi Gin sbuffando.
“Non voglio sentire storie. Ti ho preparato la colazione”indicò le cose che aveva posato sul comodino “adesso devo andare a scuola,è tardi”la voce di Ai era fredda,ma allo stesso tempo nascondeva una nota di dolcezza e di preoccupazione.
“Non trattarmi come se avessi due anni … “borbottò lui,leggermente infastidito.
“E tu non ti lamentare troppo”lo rimbeccò lei”resta qui e riposati. Non potrà farti che bene.”
 Gli si avvicinò,rimboccandogli il lenzuolo sotto il mento,e sfiorò le sue labbra con lieve bacio.
Gin sentì che la sua pelle sapeva di balsamo alla rosa. Il profumo era più intenso del solito,segno che aveva fatto da poco la doccia. Lo inspirò estasiato,mentre i capelli della bambina,ancora caldi, gli sfioravano la fronte.
Dopo pochi secondi Ai si allontanò da lui,mettendosi lo zaino in spalla.
“Tornerò per l’ora di pranzo. Mi raccomando,resta a letto”disse ancora.
Stava aprendo la porta,quando si sentì chiamare da lui.
” Sherry … ?”
“Cosa c’è ?”si voltò appena,incrociando il suo sguardo.
“Ieri sera eri molto turbata per quell’incubo. Adesso ti è passata,non è vero?”
Ai volse il busto completamente,stupita e impreparata per quelle parole.
Dopodiché sorrise,anche se lo sguardo era teso.
“So benissimo che è sciocco avere tanta paura per un sogno,ma le stesse cose sarebbero potute succedere nella realtà … “gli occhi le si appannarono rapidamente al solo pensiero.
“Vieni qui … “Gin allargò le braccia con tenerezza,e la piccola vi sprofondò letteralmente.
”Nessuno ti farà mai del male,non ti devi preoccupare … “quelle parole sussurrate al suo orecchio con voce calma e profonda,ma allo stesso dolcissima,rasserenarono del tutto Ai.
Si sciolse a malincuore da quell’abbraccio,rivolgendogli un altro sorriso,stavolta molto più luminoso.
“Grazie. Adesso devo proprio andare,sono quasi le otto. A più tardi”gli fece una leggera carezza sulla guancia,prima di uscire come un razzo.
Alla porta,dove vi era uno spazio più basso per indossare le scarpe,si sfilò le pantofole e al suo posto mise un paio di stivaletti neri.
Dall’attaccapanni grigio prese il suo cappottino,anch’esso rosso,lo abbottonò con cura e infine uscì.
Dovette quasi correre per arrivare in orario. Una volta percorso il vialetto alberato,si ritrovò davanti all’edificio.
Sospirò di sollievo ed entrò,fino a giungere alla propria aula. Stranamente la maestra non era ancora arrivata,ma i compagni c’erano già tutti. Erano raccolti in capannelli,chiacchierando allegramente intorno ai banchi.
Alcuni,invece,ripassavano la lezione con lo sguardo chino sul libro di matematica,la materia della prima ora,mentre altri ancora guardavano con aria distratta fuori dalla finestra,osservando il giardino e il campetto di calcio.
Con il fiato corto,posò la cartella sul piano lucido del banco,accanto a quello di Conan.
“Buongiorno,Ai”le disse il bambino,osservandola incuriosito dal suo insolito comportamento. Di solito era sempre in anticipo,seduta al suo banco immobile e compita, senza il minimo battito di ciglia. Non l’aveva mai vista così agitata e concitata.
“Buongiorno”lo salutò freddamente come sempre,sedendosi sulla sedia di legno ed estraendo il libro di matematica e l’astuccio dallo zaino.
“Che c’è,perché mi guardi in quel modo?”domandò Ai,accorgendosi dello strano sguardo di Conan.
La fissava con due occhi imperscrutabili,pensierosi,mentre sulla sua fronte si formavano delle piccole rughe.
“Volevo chiederti una cosa,Ai … in questi ultimi giorni sei stata molto strana,prima eri felice,poi triste … è forse successo qualcosa?”chiese,un po’ incerto.
Ai tenne lo sguardo fisso sul proprio banco,senza apparentemente mostrare il minimo turbamento.
“Non vedo cosa potrebbe essere successo … è tutto come al solito”mentì.
Ma il piccolo detective era troppo intelligente per cascarci. Sapeva riconoscere subito quando le persone mentivano,era come un sesto senso speciale.
“Ai,dì la verità …  mi stai nascondendo qualcosa?”la fissò con sguardo penetrante,attendendo ansioso una risposta.
“No, cosa stai dicendo!? Che segreto dovrei avere? ”la voce e le parole esprimevano una pacatezza assoluta,eppure Conan intravide un tremolio nelle sue pupille azzurre.
Quella conversazione però fu momentaneamente troncata dall’arrivo dell’insegnante. Ma questo non poteva certo fermare la curiosità e la determinazione di Shinichi : le avrebbe parlato nuovamente durante l’intervallo,e forse sarebbe riuscito a carpirle qualcosa,anche un minimo indizio.
Quelle prime due ore Ai fingeva di essere attenta alla lezione,ma in realtà nella sua testolina si affollavano ben altri pensieri : ripensava alle parole di Gin,che l’aspettava a casa ammalato, ripensava ad ogni momento trascorso con lui.
Il ricordo improvviso del sogno che aveva fatto la sera precedente le fece venire un brivido lungo la schiena.
“Ai, va tutto bene?”
Il tono preoccupato di Conan irruppe tra i suoi pensieri,facendola trasalire.
“Certo”assunse un’espressione tranquilla e convinta,cercando di darsi un contegno.
“Sicura? Sei molto pallida … ”
“Non preoccuparti,non ho niente … “disse,posando nuovamente gli occhi sul libro di testo, scorrendo le parole.
Conan non sembrò molto convinto,ma non voleva insistere ulteriormente,così lasciò perdere.
Finalmente suonò la campanella che indicava l’inizio dell’intervallo. I bambini si precipitarono fuori dalla porta,schiamazzando felici. In pochi secondi il corridoio pullulava di bambini vocianti.
Il bambino si avvicinò ad Ai,avanzando tra i banchi. L’aula era vuota,c’erano solo loro due. Il silenzio era quasi innaturale,impregnato di tensione che si poteva quasi toccare con mano.
La bambina era seduta sul suo banco,i pugni sul viso che le reggevano le guance,lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava più agitata del solito.
“Senti,Ai,sei sicura che vada tutto bene?”le chiese per l’ennesime volta.
”Ti ho già detto di sì … cosa non capisci nella frase “va tutto bene? “replicò un po’ seccata,guardandolo male.
A quel punto Conan si rese conto che non aveva senso insistere,e perciò cambiò argomento.
“Ho saputo che il dottor Agasa è partito per Osaka … quando tornerà?”
“Tra due giorni.”
“Non ti sentirai sola? Se vuoi,puoi venire a casa di Goro,non credo sia un problema”propose Conan.
“No,grazie,ma non importa … non sono sola “subito dopo si morse la lingua,accorgendosi di aver parlato troppo. Sperò  con tutto il cuore che Shinichi non avesse capito.
“Cosa intendi dire?”Conan si era insospettito dopo quelle parole.
“Cioè,io ci sono abituata,non è un problema … me la so cavare anche da sola,non preoccuparti “ rispose evasivamente,cercando di apparire disinvolta.
Ma orma il tarlo del dubbio si era insinuato nella mente del giovane detective. Chi poteva esserci insieme a lei? Gli dispiaceva dubitare di Ai,ma voleva scoprire la verità a tutti i costi.
Nella sua mente prese forma un’idea che gli sembrò geniale,ma se ne vergognò subito dopo. Avrebbe voluto dire che non si fidava di lei,ma ormai doveva togliersi il dubbio che si era insinuato nella sua mente. Lo avrebbe fatto solamente per rendersi conto che quello che pensava non poteva corrispondere alla verità.
Si battè il palmo della mano sulla fronte,come se si fosse ricordato all’improvviso di una cosa molto importante.
“Che sbadato che sono! Ieri,quando siamo andati tutti a casa del dottore per festeggiare il tuo rientro dall’ospedale,ho dimenticato una cosa … potrei venire a prenderla oggi pomeriggio? “ cercò di sembrare apparentemente naturale,parlando con un tono di voce del tutto innocente.
“Non è necessario,posso prenderla io … che cos’è? “Ai sembrò insospettita,ma soprattutto voleva tenerlo il più lontano possibile da quella casa.
Conan capì al volo quella sua strana reazione. Forse,adesso che il dottor Agasa era partito,c’era qualcosa che non doveva fargli vedere,che doveva assolutamente tenere nascosto?
Non era solamente frutto della sua fantasia,ne era certo. C’era qualcosa di più,anche se non sapeva cosa.
“ Il fatto è che non so di preciso dov’è … “rise ,quella risatina squillante da bambino piccolo che di solito faceva per non insinuare nessun dubbio nelle persone che gli parlavano ”non è un problema se vengo subito dopo la fine delle lezioni?”
A quel punto Ai capì che aveva iniziato a sospettare qualcosa,e che era meglio fargli credere che fosse tutto a posto.
“Va bene,puoi venire. Ma devo sbrigare alcune faccende,la casa è un po’ in disordine … facciamo verso le quattro,ok?”rispose,dicendogli la prima scusa che gli era venuta in mente, per cercare di guadagnare un po’ di tempo.
Il volto del bambino fu illuminato da un grande sorriso.
“Va benissimo. Allora alle quattro”in quel preciso istante suonò la campanella,che annunciava la fine dell’intervallo.
I bambini tornarono velocemente in classe,e il resto della mattina Conan e Ai la passarono senza scambiarsi una sola parola.
Lei sembrava persa in pensieri inafferrabili,così tanto che non si accorse dello sguardo insistente del suo compagno di banco. Conan non si lasciava sfuggire neppure un suo minimo movimento, notando continuamente che in lei c’era qualcosa di strano.
Più di una volta osservava fuori dalla finestra con sguardo sognante,altre volte invece ,quando scriveva,arrossiva di botto e la calligrafia si inceppava. Aveva quel comportamento tipico di chi è innamorato,ma Conan,troppo occupato a ragionare e a formulare una deduzione logica,non riuscì a capirlo. In amore la razionalità era davvero  inutile.
Lei stessa se ne stupiva,gli sembrava di aver perso tutta la sua maturità e la sua freddezza.
Quando finalmente le lezioni finirono,entrambi sospirarono di sollievo. Ai raccolse le sue cose frettolosamente, indossò il cappotto,e salutò Conan frettolosamente,per evitare altre domande indiscrete.
I suoi passi sul viale alberato che portava verso casa erano lenti e tranquilli,mentre inspirava a pieni polmoni quell’aria fredda, ma allo stesso tempo dolce,che profumava di fiori freschi. Dalle finestre aperte delle case arrivava anche un delizioso profumino di cibo appena cotto : probabilmente le mamme avevano già preparato il pranzo per i loro figli.
Dopo qualche minuto,si ritrovò davanti alla sua abitazione. Spinse il pesante cancelletto di ferro, facendolo cigolare. Entrò in casa,sfilandosi all’ingresso le scarpe e indossando le pantofole. Appese la giacca all’attaccapanni e posò lo zaino a terra,in un angolo.
“Sono tornata!”disse a voce alta per farsi sentire.
Dato che non ottenne risposta,si avviò preoccupata verso la sua camera. Quando aprì la porta, però, la sua espressione mutò rapidamente in un dolce sorriso.
Gin dormiva tranquillamente,un braccio posato sul cuscino e la  folta chioma bionda che si spargeva morbidamente intorno alle sue spalle.
Sembrava così indifeso,che la bambina non potè trattenere una tenera carezza sui suoi capelli. Gli lanciò un’ultima occhiata,poi uscì silenziosamente,dirigendosi in cucina.
Indossò un grembiule rosa,rimboccando le lunghe maniche del suo maglioncino ed iniziando ad armeggiare tra vari pentoloni. Aveva scelto di preparare un tipico piatto giapponese,la zuppa di miso. Sapeva che aveva particolari proprietà curative,ed inoltre lei era particolarmente brava nel prepararla.
Una ventina di minuti dopo fu pronta,e Ai spense il fuoco,versandola in una piccola scodella. Prese un cucchiaio,un bicchiere e una bottiglia d’acqua,e mise tutto su un vassoio dalla forma rettangolare.
Si diresse nuovamente nella sua stanza,notando che l’uomo dormiva ancora.
A quel punto gli si avvicinò e lo baciò dolcemente per svegliarlo.
“E’ ora di pranzo …,su svegliati pigrone “mormorò piano al suo orecchio.
Qualche secondo dopo Gin sollevò piano le palpebre,fissandola stupita.
“Sherry … sei già tornata?”
” Hai il sonno pesante,vedo. È quasi mezz’ora che sono a casa, e in tutto questo tempo ti ho preparato da mangiare. Se vuoi che ti aiuti,posso farlo … “Ai sembrava divertirsi un sacco a stuzzicarlo,perché sapeva che detestava con tutto sé stesso essere considerato un malatino bisognoso di cure continue.
“Assolutamente no”ribattè lui subito dopo,mettendosi a sedere.
“Come vuoi”aggiunse Ai ridacchiando ”ma devi mangiare tutto,mi raccomando.”
L’ultima frase suonava come quella di una madre apprensiva,cosa che fece sorridere Gin.
“Ah,dimenticavo”disse Ai prima di uscire “oggi pomeriggio verrà qui un mio compagno di classe. Ha dimenticato un oggetto e ha insistito per venire a prenderlo. Mentre lui è qui,chiuderò a chiave la camera,ma tu non dovrai fare assolutamente alcun rumore. Nessuno deve sapere che tu sei in questa casa”si raccomandò.
“Questo bambino è venuto qui altre volte?”s’informò Gin.
Ai rise lievemente.
“Non sarai mica geloso? Tanto a lui piace un’altra … “affermò sorridente.
“Nient’affatto,ero solo curioso. Adesso vorrei mangiare,se non ti dispiace”rispose lui prontamente.
Ai gli passò il vassoio,tornando nuovamente in cucina per apparecchiare la tavola,dato che lei non aveva ancora mangiato.
Qualche minuto più tardi tornò in camera per prendere il vassoio,notando che la scodella era del tutto vuota.
“A quanto pare l’appetito non ti manca … “osservò ironicamente,afferrandolo con entrambe le mani.
“ Era tutto buonissimo,soprattutto perché a prepararlo sei stata tu,Sherry”le disse lui,guardandola negli occhi.
Ai percepì chiaramente un vuoto allo stomaco e i battiti del suo cuore aumentarono vertiginosamente, lasciandola senza fiato.
“Avvicinati un attimo … “sussurrò lui.
La bambina si sentì come ipnotizzata,si era persa completamente nei suoi bellissimi occhi verdi. Mosse qualche passo nella sua direzione,fino a ritrovarsi di fianco al letto.
Lui le afferrò di scatto le guance con entrambe le mani,baciandola con passione. Ai sussultò, piegandosi in avanti e facendo cadere il vassoio dalle sue mani.
Gin si scostò,spingendola verso il suo corpo e abbracciandola forte.
“Cosa ti prende?”bisbigliò Ai,immobilizzata da quella presa che le impediva di compiere qualsiasi movimento.
“Sherry,ti ringrazio per tutto quello che stai facendo … sei più bella quando ti dai tanto da fare per me,hai un’espressione adorabile ”esitò qualche istante” Sai,prima avevi ragione … sono geloso di te,tu sei come un tesoro da preservare con cura … il mio tesoro,e non permetterò a nessuno di averti a parte me “fu la sua risposta.
Ai arrossì lievemente. Gin … geloso di lei?
”Dai,adesso lasciami “balbettò ”ho ancora molte cose da fare e … “il suo discorso venne interrotto da un’improvvisa domanda di Gin.
“Mi prometti che amerai soltanto me e che non mi abbandonerai mai più?”la sua voce era terribilmente seria , cosa che stupì molto Ai.
”Che domande mi fai? Sai già la risposta … come mai questi dubbi?”gli chiese,stringendosi a lui.
“In questi giorni ho capito che non posso più fare a meno di te,non ci riuscirei mai. Voglio averti accanto a me per sempre … “
“Puoi contarci”rispose Ai,con la voce mozzata per l’emozione.
Si alzò,raccogliendo il vassoio e accarezzandogli affettuosamente il petto.
“Adesso vado,ma se hai bisogno di qualcosa puoi chiamarmi”disse,dandogli un ultimo bacio.
Uscì dalla stanza,mangiando velocemente la prima cosa che aveva trovato nel frigo e lavando accuratamente tutte le stoviglie.
Il resto del tempo lo trascorse rimuginando sul fatto che Conan sarebbe venuto lì quel pomeriggio. Avrebbe dovuto rifiutare,era estremamente rischioso,ma ormai era troppo tardi per pentirsene.
Suo malgrado,un sorrisino illuminò per qualche istante il suo volto,immaginando la faccia sconvolta che Shinichi avrebbe fatto nel vedere il suo eterno nemico,colui che l’aveva fatto tornare all’età di sette anni.
Subito dopo,si affrettò a riscuotersi.  Conan non avrebbe mai dovuto sapere niente.
Lo avrebbe impedito a tutti i costi.
 
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Gli occhi azzurri del piccolo Conan guizzarono tra gli oggetti nei vari cassetti. In quel momento,era in casa da solo : Ran era andata a lezione di karate,e Goro era momentaneamente fuori per indagare su un caso.
“Accidenti,dov’è? Non posso averla persa proprio adesso che mi serve … ”borbottava il bambino, affannato,mentre spostava libri,quaderni e cianfrusaglie nella cassettiera della sua camera.
Ad un tratto,i suoi occhi si illuminarono. Sotto un libro di Sherlock Holmes,dalla copertina rilegata in rosso,estrasse un minuscolo oggetto.
I raggi del sole filtrarono obliquamente attraverso i vetri trasparenti della finestra,illuminando ciò che Conan teneva tra le dita sottili della sua mano.  Tra l’indice e il pollice brillò una piccola microspia,che aveva sempre con sé per ogni necessità.
Un bagliore di incertezza fece capolino per qualche istante nei suoi occhi : stava sbagliando ad agire così,stava sbagliando a dubitare di Ai?
Si sentiva in colpa,ma era l’unico modo per scoprire cosa gli nascondesse la bambina. Di certo lei non gliel’avrebbe mai detto di sua spontanea volontà.
Era troppo furbo per non accorgersi di nulla.
Guardò l’orologio : le quattro meno un quarto. Era l’ora di uscire di casa. Le dita gli tremavano leggermente per l’adrenalina,ma si costrinse a calmarsi.
Con un gesto deciso infilò la microspia in una delle enormi tasche della sua felpa e si precipitò fuori dalla porta.
Alle quattro precise,era davanti al cancello di casa Agasa. Indugiò ancora,le dita posate sul tasto del campanello,ma senza osare premerlo.
Non era forse meglio che i suoi dubbi rimanessero tali,piuttosto che vederli concretizzati?
Si stupì di quel pensiero. Ciò che si era sempre ripetuto,in quegli anni in cui aveva svolto la sua professione di detective,era che la verità doveva essere sempre scoperta.
Per quanto potesse essere incredibile,dolorosa e impossibile,era suo dovere scoprirla.
L’indice premette con delicatezza sul pulsante,provocando un leggero trillo che fu udibile dall’esterno.
“Chi è? “sentì la voce della bambina,che tradiva la sua tensione.
“Sono io,Conan”rispose lui,mordendosi il labbro per mantenere la calma.
“Ti apro subito” Ai fece scattare il cancelletto dall’interno,seppure con un po’ di riluttanza.
Conan entrò in casa,chiudendo la porta alle sue spalle e salutando allegramente la sua amica.
“Scusami tanto per il disturbo,sono stato davvero uno sciocco a dimenticare qui il mio skateboard “aggiunse ridendo.
Era una bugia,il suo skateboard a energia solare che usava per inseguire i criminali era davvero lì, ma perché aveva bisogno di qualche riparazioni,e non per una sua distrazione.
Per fortuna Ai non lo sapeva.
“Certo che potevi aspettare qualche giorno … era così indispensabile? “domandò Ai,guardandolo torva.
Conan sorrise. Si aspettava un commento del genere da parte sua.
“Hai ragione,ma potrebbe sempre servirmi … “gli rispose soltanto.
“Non importa”Ai alzò le spalle “ho molto da fare,quindi adesso ti lascio. L’hai lasciato qui nel soggiorno?”si informò.
“Sì …  credo sia qui” il suo sguardo spaziò nella stanza.
“Ok,io torno nel laboratorio. Ci vediamo domani a scuola”detto questo,Ai scese le scale che la conducevano al laboratorio sotterraneo,dove era solita lavorare e condurre i suoi esperimenti.
Sentì la voce del detective alle sue spalle.
”A presto,Ai. Non ti preoccupare,lo prendo e vado via … ”
Non doveva lavorare o cose simili,non sarebbe mai riuscita a concentrarsi. Aveva semplicemente bisogno di inventare una scusa per non rimanere faccia a faccia con Shinichi,per evitare che lui si accorgesse del suo turbamento.
Nel frattempo,Conan si avvicinò cautamente ad una poltrona,accovacciandosi sul retro ed estraendo una gomma da masticare da un involucro colorato. Vi avvolse la microspia e,dopo aver lanciato un’ultima occhiata furtiva nei paraggi per assicurarsi che nessuno potesse vederlo,la appiccicò sulla stoffa di pelle.
Era di certo un buon posto,avrebbe potuto ascoltare qualsiasi conversazione o rumore da lì. Era paradossale e anche buffo che lui usasse quella strategia che aveva attuato tante volte in passato per smascherare pericolosi criminali con la sua amica Ai.
Fingendo la massima indifferenza,si alzò e prese lo skateboard,uscendo velocemente.
Quando Ai sentì il rumore della porta che si chiudeva,trasse un enorme sospiro di sollievo e il battito affannato del suo cuore pian piano si calmò.
Shinichi di sicuro non si era insospettito,non c’erano stati rumori o suoni di alcun genere,tra quelle pareti regnava il silenzio più assoluto.
Non poteva sapere che di lì a poco avrebbe inevitabilmente scoperto ogni cosa.
 
 
 
Conan si mise a correre non appena girò l’angolo,azionando il dispositivo collegato alla microspia che aveva nei suoi occhiali da vista.
Una delle sue lenti si illuminò di celeste,localizzando un puntino rosso in mezzo ad una fitta rete di strade. Per il momento non sentiva assolutamente nulla,ma non poteva abbassare la guardia.
In ogni caso,avrebbe tenuto acceso tutto il giorno il suo dispositivo di rintracciamento,anche una volta arrivato a casa. Solo lui avrebbe potuto sentire le voci,e ciò lo tranquillizzò.
Non l’avrebbe persa di vista un solo istante.
 
 
 
Il cielo stava iniziando ad assumere una colorazione bluastra,i lampioni illuminavano le strade con la loro fioca luce e le persone iniziavano a rincasare,dato che a quell’ora iniziava a fare molto freddo.
Era ancora pieno inverno,e non appena faceva buio un vento gelido spazzava le strade,mentre grossi fiocchi di neve ricoprivano tutto di un soffice manto candido.
Nel salotto della casa in cui viveva Ai,la luce era accesa,e la bambina,comodamente seduta sul divano,stava sfogliando un libro di medicina piuttosto spesso. Prima di preparare la cena,aveva deciso di studiare qualche formula che le serviva per completare l’antidoto contro l’APTX4869.
Ciuffi di capelli le ricadevano continuamente davanti agli occhi,che ogni tanto scostava infastidita con la mano destra,le cui dita erano occupate a stringere una matita dalla punta sottile, con la quale ogni tanto appuntava qualche calcolo.
Indossava il suo solito camice bianco su misura,ma nonostante tutto le maniche erano leggermente larghe. Sospirò,chiudendo il libro. Per quel giorno aveva finito,era decisamente stanca. Posò quel pesante volume sul tavolino di vetro davanti a lei,chiudendo gli occhi per un istante,cercando di fare ordine tra i suoi pensieri. Erano già le sette di sera,adesso avrebbe dovuto cucinare e poi …
D’improvviso i suoi pensieri vennero interrotti. Avvertì due mani forti e allo stesso tempo sensuali avvolgerle il corpo da dietro,scivolando delicatamente lungo i suoi fianchi.
Sobbalzò,mentre un lungo brivido le percorse la schiena. Riaprì gli occhi, girando la testa lentamente e distinguendo la sagoma di Gin in piedi dietro di lei.
“E così la mia piccola grande scienziata continua a studiare anche adesso … “disse lui,sporgendosi e schioccando un bacio sul collo della bambina.
“Ti senti meglio adesso?”chiese Ai,un po’ apprensiva.
“Sì,non ti preoccupare … cosa c’è stasera per cena?”Gin si sedette accanto a lei,prendendo  una ciocca di capelli ramati della bambina e avvolgendola intorno al suo dito.
“Tu cosa vorresti?”Ai gli regalò un grande sorriso.
“Per me è uguale,basta che sia tu a prepararlo … “ricambiò dolcemente il suo sorriso.
“Allora sarà una sorpresa …. cucinerò qualcosa di speciale”disse Ai,volgendo il suo sguardo verso di lui. Era davvero bello quando sorrideva.
Gin le cinse le spalle con un braccio,attirandola delicatamente a sé.
“Sherry,sei la ragazza più dolce e più bella che possa esistere … ti amo tantissimo”sussurrò.
“Anche io, Gin … “fu la risposta della bambina,che ricambiò il suo abbraccio.
Era convinta che al mondo non esistesse niente di più bello che essere amati. Forse perché Ai non aveva mai ricevuto pienamente l’affetto di cui aveva bisogno,e ne sentiva un bisogno enorme.
Tutto il resto non contava. Non contava che lui fosse un assassino,non contava ciò che le aveva  fatto,non importava cosa avrebbe detto Conan se l’avesse scoperto.
Ciò che provava in quel momento erano esattamente gli stessi sentimenti del passato. Non erano cambiati minimamente. Solo una cosa contava per lei : loro due erano lì,insieme. E sperava che fosse così per sempre.
 
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Conan strinse forte la mano sulla lente degli occhiali dalla quale poteva sentire le voci. Ebbe un vuoto totale e sbarrò gli occhi. Il suo cervello smise di ascoltare non appena sentì le ultime parole che aveva pronunciato Ai.
Che cosa significava? Perché Gin era a casa del dottor Agasa,e perché la sua amica gli aveva detto quelle parole?
Era impossibile. Assolutamente impossibile.
Non riusciva a credere che una ragazza razionale come lei fosse così ingenua,ma soprattutto non riusciva a credere che un uomo come Gin fosse capace di dire quelle parole.
Aveva percepito nella sua voce una nota di affetto e di amore che l’aveva lasciato senza parole.
 Eppure le sue orecchie avevano sentito benissimo,non era stata un’allucinazione.
Ecco spiegato il motivo per cui era così strana negli ultimi tempi. Sapeva che ciò che faceva era sbagliato.
Le nocche del piccolo detective diventarono bianche da quanta pressione faceva sulla lente. Cercò di calmarsi,appoggiando la schiena al muro e lasciando ricadere il braccio.
Si massaggiò le tempie,confuso.
“Che cosa?! Gin … e Ai? Non è possibile … cosa sta succedendo in quella casa?”bisbigliò con un filo di voce.
Trasse un sospiro profondo e le sue iridi azzurre vennero illuminate da uno strano bagliore. Qualcosa che non aveva mai provato prima in vita sua.
Non era incertezza,non era dispiacere perché Ai gli aveva mentito. Era rabbia e rancore,mista all’incredulità più assoluta.
Se da un lato non riusciva a concepire come una persona potesse provare compassione e persino amore per un criminale,dall’altro era profondamente irritato.
Inoltre lui non era un semplice criminale,aveva ucciso la sorella di Ai,e Conan,se fosse stato al posto suo,non l’avrebbe mai perdonato per questo.
Ai ,adesso, ai suoi occhi era come una traditrice. Aveva tradito la sua fiducia,gli aveva detto un sacco di volte che non amava più Gin,mentre era l’esatto opposto.
 Ma stavolta nascondersi non le sarebbe servito più nulla. Conan voleva affrontarla faccia a faccia, per avere una spiegazione. Per lui non c’era niente di logico in tutto ciò che stava accadendo.
In quel momento,voleva fissare Ai negli occhi,per farsi dire tutto ciò che lei gli aveva taciuto fino ad ora.
La verità non era ancora stata svelata del tutto. Sulla terrazza dell’ospedale gliene aveva rivelata solo metà.
E lui avrebbe preteso di conoscere ciò che mancava. Il prima possibile.
No,quelli non erano gli occhi di Conan,del dolce bambino innocente.
Erano gli occhi di Shinichi,gli occhi velati di una preoccupazione adulta. Occhi che chiedevano verità,non più menzogne. Il tempo delle bugie era finito da tempo : lo scontro finale si avvicinava sempre di più,inesorabilmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo :
 
“Ai,adesso dovrai spiegarmi tutto,dall’inizio alla fine … “
”Sono una sciocca,lo so,ma lo amo … nonostante tutto quello che mi ha fatto”
“Tu sei pazza … come puoi amare un uomo così crudele?! Nel caso tu l’avessi dimenticato, è stato lui ad uccidere Akemi … e nonostante questo non puoi fare a meno di lui? Non puoi fare a meno di chi ti ha privato di uno degli affetti più cari della tua vita?”
“Non osare trattare così la mia Sherry … si può sapere chi diavolo sei?”
“Shinichi Kudo … e sono un detective”
 
                                                                                                                                                                                                                                                                 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Scontro tra bianco e nero ***


La città di Tokyo era avvolta nel buio,le strade ormai quasi deserte,mentre uno spicchio bianco di luna faceva timidamente capolino in mezzo alle tenebre.
Nella cucina di casa Agasa,la luce era accesa,illuminando di giallognolo una tavola apparecchiata con una tovaglia bianca e una bambina castana,dal corpo esile e minuto,fasciato da un lungo grembiule a fiori ,che lavorava ai fornelli.
 
L’espressione era seria come sempre,ma vi si poteva intravedere una grande gioia,una gioia che raramente ricordava di aver provato.
Il volto pallido era incorniciato da ciocche di capelli ribelli che le cadevano continuamente davanti agli occhi,offuscandole la visuale.
Ai li scostò con uno sbuffo,controllando l’ora attraverso il piccolo orologio azzurro posto in un angolo, vicino al piano cottura. Le otto precise.
Infilò un guantone rosso da cucina,estraendo un’enorme torta ricoperta di panna e cioccolata,e nello stesso momento controllò attentamente che la minestra non traboccasse dal pentolone.
La fiammella azzurra scoppiettava sotto la pentola grigia,provocando uno strano rumore. Ai posò l’enorme torta sul piano del tavolo,assaggiando un piccolo pezzetto con la punta del cucchiaino,e pensando che non era affatto male.
Subito dopo sfilò i guanti e si affrettò a mescolare la minestra sul fuoco con un mestolo di legno. Entro una decina di minuti la cena sarebbe stata pronta lei aveva un aspetto davvero orribile :      le guance accaldate,cosparse di un rossore affannato e i capelli tutti spettinati.
Non appena vide la sua immagine riflessa nel vetro del forno,si lasciò scappare un risolino divertito. Anche se in un corpo da bambina,il suo aspetto era più o meno identico a quello di quel giorno … il giorno della prima cena insieme,tra lei e Gin.
E anche il profumo che si respirava all’interno della stanza era lo stesso di quel giorno,era tutto identico. Ai aveva cucinato apposta lo stesso piatto di quella volta … chissà se lui se ne sarebbe ricordato.
Era così immersa nei suoi ricordi che sobbalzò quando sentì due mani forti stringerle i fianchi da dietro e delle labbra morbide schiudersi sul suo collo. Ciuffi di capelli biondi le solleticavano la pelle,sentiva il respiro lento e caldo di un uomo sul suo orecchio.
“Hai bisogno di aiuto, cara Sherry?”sussurrò una voce che ben conosceva al suo orecchio.
“No,grazie,Gin … “rispose,voltandosi lievemente e sorridendogli.
“Cosa stai preparando?”chiese lui,incuriosito,sporgendosi per sbirciare oltre la sua spalla.
Ai appoggiò le mani sul petto,premendo lievemente per allontanarlo.
“Ah,no,ormai ti ho detto che è una sorpresa … “disse con tono scherzoso e carico di dolcezza, spegnendo il fornello e parandosi davanti ad esso.
Gin si fermò qualche istante,osservandola in silenzio. Il suo aspetto gli ricordava molto il giorno della loro prima cena insieme. Era così bella con i capelli leggermente in disordine,il rosso  che risaltava sulle sue guance pallide,e quel grembiule che le avvolgeva il corpo evidenziando le sue curve …
“Che cosa c’è?”chiese Ai,imbarazzata da quello sguardo rapito che la analizzava meticolosamente.
In un rapido istante si vide sollevata da terra e stretta tra le possenti braccia dell’uomo.
”Sei bellissima, esattamente come quel giorno in cui hai cucinato per me …”mormorò, stampandole un bacio sulle labbra.
Ai arrossì inevitabilmente,cercando di liberarsi da quella posizione imbarazzante. Ma non ci riuscì, avvertì le braccia di Gin aumentare la pressione intorno al suo corpo e avvolgersi intorno alla sua schiena. Un brivido si impadronì di lei,mentre il rossore sulle sue guance si era fatto più intenso.
“Gin … cosa stai facendo? Dai,mettimi giù … “disse,un po’ spaventata.
Sentì la mano di lui che le accarezzava il fianco,facendola sussultare. La ferita che aveva in quel punto non era ancora guarita del tutto,vi portava ancora una fasciatura molto vistosa e proprio per questo motivo faceva fatica a camminare.
“Scusami … è  stata tutta colpa mia”aggiunse Gin,continuando ad accarezzarla sul fianco, mentre i battiti del cuore di Ai aumentavano. Lui le sollevò il lembo della maglietta,posando la mano sulla sua pelle e tastando la fasciatura che aveva in quel punto.
“Non preoccuparti,non è niente”riuscì soltanto a dire,con un filo di voce. Il respiro le mancava quasi nel sentire le sue mani che le sfioravano la pelle.
“Non so come ho potuto farti del male. Perdonami,Sherry … “bisbigliò,abbandonando il viso sul collo della bambina e godendosi il suo profumo.
Ai percepì le sue mani che procedevano più decise verso la schiena.
“Ma adesso ho capito che averti fatto del male  è come averlo fatto a me stesso … perdonami,ho sbagliato. Quando ti ho vista in quel letto d’ospedale,ho compreso quanto tu fossi importante per me,e come la mia vita avrebbe perso ogni significato senza averti al mio fianco … “le braccia di Gin si strinsero ancora di più attorno al suo corpo,facendole mancare il respiro.
Quelle parole erano così sincere,così piene di sentimento.
Ai sentì il cuore in gola,una strana ansia la avvolse. Posò le mani sulle sue spalle,fissandolo negli occhi.
“Ti ho perdonato,ormai. Perché ti amo … “disse in un sussurro,con l’espressione tesa. Le lacrime minacciavano di traboccarle dagli occhi da un momento all’altro,ma voleva costringersi a non farlo. Non doveva piangere,doveva essere forte.
“ Anch’io provo gli stessi sentimenti”continuò lei “anche per me tu sei importantissimo. E l’ho capito proprio dopo aver avuto quell’orribile incubo,in cui tu mi proteggevi con il tuo corpo purchè non venissi ferita,e poi … “non riuscì a continuare la frase,solo pensare una simile eventualità le faceva male come mille lame acuminate nel suo cuore.
Gin la attirò verso di sé,scrutandole il volto. In quegli occhi azzurri che volevano sempre mostrarsi determinati vi percepì la paura,la tristezza e l’angoscia.
All’improvviso vide delle lacrime leggere sgorgare fuori dagli occhi della bambina,che divennero via via più intense.
“Sherry,non piangere,ci sono io qui,accanto a te … “avvolse entrambe le mani le guance di Ai, sentendole bagnate.
“Sono una sciocca … ”disse piano lei tra i singhiozzi “non posso più permettere che qualcun altro rischi la vita per causa mia.”
Tra di loro calò un improvviso silenzio.
“Forse sarebbe meglio che io non fossi mai esistita,ho causato troppa sofferenza e troppo dolore …”il tono era colmo di tristezza, sull’orlo della disperazione.
Subito dopo,sussultò,accorgendosi che la presa delle mani dell’uomo intorno al suo volto si era fatta improvvisamente più forte.
Quasi automaticamente le lacrime si fermarono
Spalancò la bocca e gli occhi,sollevando il viso per guardarlo negli occhi.  Erano severi,quasi arrabbiati per le parole che aveva pronunciato.
“Non dirlo mai più … “Gin avvicinò ancora di più il viso di Ai al suo,erano talmente vicini che le loro labbra si sfioravano.
Ai chiuse gli occhi,abbandonandosi completamente tra le sue braccia. Lui premette le labbra sulle sue con passione, per un tempo che parve interminabile.
Nessuno dei due aveva voglia di allontanarsi dall’altro. Ai si sentiva rassicurata da quell’abbraccio,da quelle labbra così dolci che le facevano dimenticare tutti i pericoli ai quali era esposta e tutti i dolori del passato. Gin,invece,voleva sentire che la sua Sherry era accanto a lui,voleva stringerla, baciarla,accarezzarla,per assicurarsi che non sarebbe mai più potuta andare via.
Era certo che la sua bontà e il suo desiderio di proteggerlo l’avrebbero spinta a fare qualcosa di avventato, anche farsi scoprire e lasciarsi uccidere volontariamente pur di evitare che gli succedesse qualcosa, ma lui lo avrebbe impedito con tutte le sue forze.
Quando le loro labbra si staccarono,si abbracciarono forte.
“Gin … ”sussurrò ad un tratto Ai,timorosa di rompere quell’armonia “promettimi che non ti esporrai per proteggermi,qualora gli altri membri dell’organizzazione dovessero scoprire la mia identità. Non voglio perderti in questo modo … ”aggiunse,mentre le lacrime riprendevano a scendere. Non riusciva proprio a controllarsi,era più forte di lei.
Lui la staccò da sé per un istante,asciugandole le lacrime con l’indice.
“Non posso dirtelo. Sarei il primo a rischiare la vita per difendere la tua”fu quella risposta di Gin.
Una risposta che Ai non avrebbe mai voluto sentire. Una risposta che le faceva male,che le mozzava il respiro.
”Non ti permetterò mai di farlo,scordatelo … “la voce era risoluta e decisa,con una punta di durezza “sapevo che per noi era impossibile amarci. Allontanati da me,vai via … “voltò il viso dall’altra parte,sperando che lui accettasse il suo consiglio. Non voleva arrivare a tanto,ma dimenticarsi e lasciarsi forse era l’unico modo per non correre pericoli inutili.
Ma forse sperare di dimenticarlo era troppo. Non avrebbe mai potuto cancellare quell’amore e quel sentimento così forti neanche volendo. Era assolutamente impossibile.
Qualche secondo dopo,si sentì afferrare le spalle e girare con violenza.
”No,Sherry,io non mi allontanerò mai più da te … perché ti amo. Perché tengo a te più di me stesso,sei la mia ragione di vita,e non potrei mai vivere in un mondo in cui tu non ci sei … “rispose Gin.
“Devi dimenticarmi. Così non è possibile amarci,lo vuoi capire?”Ai non riuscì a dire altro,la sua bocca venne tappata da un bacio improvviso,che durò per pochi secondi.
“Ti sbagli. E sai perché? Perché io non sarei mai capace di dimenticarti come se niente fosse. Sono capace di amarti in qualsiasi situazione. Anzi,adesso sono innamorato di te ancor più di prima. Tu non andrai più via da me,resterai sempre tra le mie braccia. Nemmeno la morte riuscirà a dividerci.”Gin la avvicinò a sé,regalandole un abbraccio carico di passione e accarezzandole dolcemente la nuca.
Ai si sentì sopraffatta dall’amore e dall’affetto che provava nei suoi confronti,e perciò non trovò la forza di muoversi né di dire niente. Quel contatto era così piacevole,avvertiva una sensazione di calore e dei brividi in ogni parte del corpo.
Lui era l’unico che non la faceva sentire sola,che le faceva sentire di essere veramente importante per qualcuno. Lui era tutto. Era sempre stato tutto.
 
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Conan si fermò davanti alla casa del dottor Agasa,con il fiato corto. Aveva corso come un matto,e adesso il respiro si era fatto più affannato. Nel tentativo di riprendersi,si appoggiò al cancelletto di ferro,mentre continuava ad ansimare.
Attraverso i vetri si intravedeva una luce accesa. Ai c’era,questo era sicuro. E certamente ci sarebbe stato anche Gin.
Le dita del piccolo detective tremarono leggermente. Aveva preso una decisione avventata, probabilmente non era la cosa giusta da fare,ma ormai sentiva di dover affrontare faccia a faccia il suo nemico,senza fuggire dal suo destino. Non doveva avere paura.
Il suo palmo si posò senza indugi sul tasto del campanello. Chiuse gli occhi,cercando inutilmente di calmare i battiti del suo cuore più veloci del solito.
Avrebbe provato in tutti i modi a difendersi,addosso aveva ancora la sua cintura spara – palloni, l’orologio anestetico e le super potenti scarpe da calcio.
Ma sentiva che non gli sarebbero serviti a molto. Lui non voleva fare del male,voleva solo la giustizia. Avrebbe lottato per la giustizia,quella sera,in una battaglia tra il bene e il male,ma soprattutto tra i sentimenti giusti e sbagliati.
 
 
 
Pochi secondi dopo il trillo del campanello vibrò nell’aria,facendo fare un piccolo salto spaventato ad Ai.
“Chi può essere a quest’ora?”si chiese, stupita e preoccupata al tempo stesso.
Gin si scostò da lei,poggiandola delicatamente a terra per farle vedere chi aveva suonato. Ai, imbarazzata,evitò di guardarlo negli occhi e si affrettò a ricomporsi,asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Scostò leggermente le tende,rimanendo completamente basita nel vedere Conan davanti al cancello. Che cosa voleva? Non ne sapeva il motivo,ma aveva un brutto presentimento.
Non poteva negare di esserci,sicuramente lui aveva visto la luce accesa. Che cosa doveva fare?
Un altro trillo la scosse da quello stato di incertezza.
Istintivamente afferrò la mano di Gin,trascinandolo verso il ripostiglio che c’era in cucina.
“Sherry,cosa fai?”domandò lui stupito.
“Non farmi domande e nasconditi qui,presto. Non fare il minimo rumore,hai capito?”Ai gli disse soltanto questo,prima di chiudere la porta alle spalle dell’uomo.
Cercò di non farsi prendere dal panico,riaccendendo i fornelli e sistemandosi il viso,per non far vedere che aveva pianto.
Corse ad aprire la porta,aspettando che il suo amico entrasse.
Conan indugiò qualche secondo,ma alla fine si decise. Non appena varcò la soglia e incrociò lo sguardo di Ai,capì. Capì che lei aveva intuito tutto. Aveva intuito che lui era a conoscenza della verità.
“Shinichi,mi spieghi che cosa ci fai qui a quest’ora?”lo guardò piuttosto stupita,ma anche un po’ infastidita, andando a spegnere la fiamma in cucina e fingendo di essere molto occupata.
Conan non rispose,limitandosi a lanciare un’occhiata in giro. Non vide Gin da nessuna parte,ma probabilmente era nascosto.
“Che cosa faccio qui? Posso solo dirti che intanto manca qualcuno … “proferì in tono enigmatico, mentre un sorriso di sfida si delineava sulle sue labbra.
“Senti,non ho tempo per i tuoi indovinelli,ho molto da fare” lo apostrofò Ai seccata,ma anche turbata. “Mi hai interrotto mentre preparavo la cena … “
Conan si sporse,sbirciando in cucina.
“Non credi che questa roba sia un po’ troppa per una persona sola?”domandò,spavaldo e sicuro di sé come sempre.
“Perché non mi dici chiaro e tondo che cosa vuoi?”Ai finse la massima indifferenza,ma avvertì un fuoco che le corrodeva le vene. E se lui avesse capito tutto?
“Non l’hai ancora capito,Ai? Dov’è nascosto Gin?”
Dopo quelle parole,Ai sbiancò totalmente. Il silenzio calò su di loro,carico di tensione,di parole e di pensieri non detti.
Shinichi la fissava deciso negli occhi,come se attraverso lo sguardo Ai avesse potuto rispondergli.
La bambina,dal canto suo,sentiva di non poter sostenere quello sguardo ed evitò di incrociarlo. Era paralizzata,non riusciva dire nulla.
Ma dopo poco si riscosse,riacquistando la sua abituale freddezza.
”Ma cosa stai dicendo?! Hai la febbre,per caso?”esclamò,fingendo il massimo stupore.
“Non credere di potermi prendere in giro,ormai questa farsa non sta più in piedi”replicò duramente Conan,non accennando a distogliere lo sguardo.
Ai ebbe un tuffo al cuore. Doveva mettere la parola fine a quella storia. Ormai negare era inutile.
Abbassò lo sguardo,lasciando che la frangia castana le coprisse gli occhi.
“Come l’hai scoperto?”domandò,con un filo di voce.
Conan si limitò a muovere qualche passo in direzione del divano,inginocchiandosi e togliendo dal retro una gomma da masticare nella quale era avvolto un trasmettitore.
Le pupille cerulee di Ai si spalancarono,incredule.
”Ai,adesso dovrai spiegarmi tutto,dall’inizio alla fine”disse deciso Conan,alzandosi in piedi,davanti a lei.
Che senso aveva mentire,giunti a questo punto? Che senso aveva continuare a nascondersi? Ormai era giunto il momento della verità.
“Quando all’ospedale stavo per morire è stato Gin a svegliarmi. Da cui ho cominciato a sviluppare per lui una gratitudine sempre più profonda,e quando ha confessato di amarmi ancora,ho capito che anche il mio amore non era mai scomparso,si era solo sopito dentro di me. Ogni sera ci siamo visti di nascosto,e abbiamo continuato anche adesso che sono tornata a casa. Non ti ho mai detto niente,perché immaginavo quale sarebbe stata la tua reazione. Ero certa che non avresti capito” disse tutto d’un fiato.
I suoi occhi continuavano a fissare il pavimento. Si sentiva molto imbarazzata,ma soprattutto non sapeva quale sarebbe stata la reazione di Conan. Ma,in fondo,non era dispiaciuta. Era stanca di continuare a soffocare i suoi sentimenti,era stanca di fingere. Voleva dirli,voleva gridarli,per far capire a tutti quanto fosse felice.
Conan la fissava,troppo sconvolto per ciò che aveva sentito,nonostante sapesse ogni cosa. Ma non avrebbe mai immaginato che effetto avrebbe avuto sentirsi dire la verità dalle labbra di Ai.
Glielo aveva rivelato tranquillamente,con voce ferma e pacata,ma che a tratti tentava inutilmente di nascondere un tremolio. Non poteva vedere il suo sguardo,ma era certo che in quel momento si sentiva pentita,in qualche modo. O forse era solo un’illusione che la sua mente voleva creare, perché non sopportava l’idea che lei gli avesse mentito e tenuta nascosta una cosa tanto importante?
Sta di fatto che l’immagine di loro due insieme gli faceva venire il voltastomaco. Stentava a pensare che Ai si lasciasse baciare dalle sue labbra,si lasciasse accarezzare, toccare, spogliare dalle sue mani. Immaginava gli occhi di quell’uomo,intrisi di perverso piacere e di desiderio,mentre incontravano quelli di lei,così puri. Sì,perché i suoi erano puri,così come il suo animo,nonostante la terribile realtà che era stata costretta ad affrontare fin da bambina. Era quella la principale differenza tra loro. Da una parte l’anima del bene,dall’altra quella del male. Il bianco e nero che si mescolavano,divenendo una cosa sola.
Immaginava i loro corpi nudi, vicini in un letto,e una sensazione fortissima di nausea gli saliva su per la gola. Una morsa attanagliava il suo stomaco. C’era una cosa che non riusciva a capire,nonostante si sforzasse. Non riusciva a capire cosa potesse trovare Ai in quel pazzo maniaco,che gli aveva rovinato la vita e aveva addirittura abusato di lei in passato.
Non c’era niente di logico,ma d’altronde definire l’amore come un sentimento logico era quanto di più assurdo si potesse pensare.
Forse,però,ci stava lentamente arrivando. Lei era davvero innamorata di lui,e questo sentimento era talmente forte da non poter essere cancellato,neppure con la forza di volontà.
 
Dopo attimi di silenzio interminabili,finalmente Conan si decise ad aprire bocca.
“Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Io ormai ti conosco bene,Ai,ma non riesco ad immaginare che tu sia stata così ingenua. Hai tradito la mia fiducia,mi hai mentito innumerevoli volte! Non capisci che il suo non è amore? Vuole solo divertirsi con te,sicuramente non prova niente di serio nei tuoi confronti. In passato hai capito che il suo non era amore,era solo una strana ossessione. Ti ha violentata,ti ha fatto del male,e tu ancora continui a credere in lui?!” Ogni parola suonava come un’accusa,piena di incredulità,di rabbia e di rancore represso.
Conan non si riconosceva più,non le aveva mai parlato in quel modo. Evidentemente quella situazione era così paradossale da spingerlo a mettere da parte la razionalità.
Ma non era solo quello,no. Non era solo lo stupore e la rabbia nei confronti di Ai. Era anche il bene che le voleva che lo spingeva a non volere che soffrisse. Non voleva che credesse in un’effimera illusione, in un amore inesistente,che rovinasse la sua vita ancora una volta.
 
Ai non rispondeva,continuava a tenere lo sguardo basso,come se avesse paura delle sue parole.
Non si rese conto che della piccola lacrima che scendeva sulla guancia della bambina. Era orribile,era troppo spiacevole essere costantemente costretta a ricordare quei momenti che tentava di dimenticare con tutte le sue forze.
“ E’ uno scherzo,vero? Dove trovi la forza per credere alle sue parole,ai suoi gesti,alle sue promesse? È solo una bugia,non devi lasciarti ingannare ed essere usata in questo modo”continuò,imperterrito.
“Ti sbagli,lui è cambiato,non è più quello che credi ”intervenne Ai,con voce roca e spezzata. Ogni cosa che Shinichi le diceva era come una pugnalata al cuore,una tortura che sembrava non voler cessare.
Adesso lo difendeva anche. Era troppo. Troppo assurdo per Shinichi.
“Ai,apri gli occhi! Sei una sciocca se credi in questo e continui ad amarlo … ”disse ancora Conan. Il tono di voce era sempre più alto e concitato,urlava quasi.
“Sono una sciocca,lo so,ma lo amo … nonostante tutto quello che mi ha fatto”proferì Ai subito dopo. Le sue parole esprimevano un sottile dolore e pentimento,quasi come se volessi scusarsi con Conan.
“Tu sei pazza … come puoi amare un uomo così crudele?! Nel caso tu l’avessi dimenticato,è stato lui ad uccidere Akemi … e nonostante questo non puoi fare a meno di lui? Non riesci a fare a meno di chi ti ha privato di uno degli affetti più cari della tua vita?”aggiunse il bambino,in preda alla collera.
Ai avvertì una fitta al cuore. Una lama appuntita che lo trafiggeva e lo disintegrava in tanti microscopici pezzettini. Era vero,Gin aveva ucciso sua sorella Akemi,l’unica che le fosse rimasta della sua famiglia. Bruciava. Bruciava da morire sentirsi dire quelle parole. Nonostante tutto,la ferita per la morte di Akemi era ancora aperta. Viva e palpitante. E faceva male. Un dolore insopportabile.
Alla visione del viso angelico e del dolce sorriso della sorella,non riuscì più a trattenersi e scoppiò in un pianto disperato.
Vedendo il suo corpo scosso dai singhiozzi,Conan si rese conto di essere stato troppo diretto.
 Forse aveva esagerato,doveva dire quello che pensava con più calma e meno brutalità.
Avanzò di qualche passo,appoggiandole le mani sulle spalle con un tocco lieve.
“Non voglio che tu soffra inutilmente. Sto solo cercando di farti capire che Gin non è l’uomo adatto a te. Ai,ascoltami,non commettere lo stesso errore del passato … “le disse,stavolta più serenamente”mi dispiace molto dovertelo dire,ma il tuo è un sentimento sbagliato … “
Dopo quell’ultima frase,Ai sollevò lo sguardo,senza un attimo di esitazione. Il piccolo detective rimase sbalordito nel vedere il suo viso inondato dalle lacrime,ma che nonostante questo trasmetteva una forza e una determinazione unica. Gli occhi erano intrisi di tristezza e al tempo stesso di decisione.
“Chi decide se i sentimenti sono giusti o sbagliati? Ognuno,nel proprio cuore,li ritiene tali”la voce di Ai era stranamente calma,quasi un sussurro. Non c’era rabbia o dolore. Era davvero una ragazza forte.
 Effettuò una breve pausa prima di continuare.
“Ma l’amore non potrà mai essere un sentimento sbagliato,indipendentemente per chi lo si prova. Non c’è nessuno che non racchiuda un po’ di amore dentro di sé : ognuno ama a modo suo,ma ne è capace. Ricordati : non esiste persona al mondo che non sia capace di amare,tutti hanno il loro lato,visibile o più nascosto,dei sentimenti profondi.”
Le sue parole spiazzarono del tutto il detective,che sgranò gli occhi sciolse la presa sulle spalle dell’amica,lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
Si sentì maledettamente incerto,non riuscì a trovare una risposta per quelle parole così vere,così toccanti. Ma comunque voleva farle capire che stava prendendo la decisione che,secondo lui, era sbagliata.
Ai continuava a fissarlo,le pupille azzurre che lasciavano trasparire la sua grande maturità e la sua convinzione. Era convinta di ciò che aveva detto,ci credeva davvero. E non era affatto pentita dei suoi sentimenti. Non più,non come in passato.
“E’ così,anche se a te può sembrare assurdo. So bene che tu non riesci ad immaginare che i criminali a cui hai dato la caccia per tutta la tua vita abbiano dei sentimenti profondi e sinceri come l’amore,ma devi sapere che tutto non può essere spiegato con la ragione”sulle labbra di Ai si delineò un sorriso triste,ma convinto “nemmeno ciò che sto facendo io può essere spiegato con la ragione. Anche se tu mi considererai una traditrice,non mi importa. Io amo Gin e continuerò a proteggerlo”alle ultime parole,il tono della bambina si indurì,facendo capire a Conan che non ammetteva repliche.
Subito dopo si vide afferrata per le spalle e strattonata con rabbia.
“Ti rendi conto che stai proteggendo un criminale che ha rovinato la vita a moltissime persone? Ero convinto che tu fossi buona,che volessi la giustizia,ma evidentemente mi sbagliavo … sei solo una traditrice”sibilò,guardandola con occhi di fuoco.
Era dunque così che appariva ai suoi occhi? Come una traditrice egoista,senza sentimenti e senza valori? Non capiva che anche lei era una persona in carne ed ossa? Non capiva che era stanca di essere sola, che aveva un disperato bisogno di affetto vero e incondizionato?
“Dimmi dove è nascosto Gin!”aggiunse Conan, scuotendola ancora più forte.
“Mi dispiace,non lo saprai mai … “Ai continuò a fissarlo,imperturbabile e decisa.
Il piccolo detective strinse i denti e ritirò le mani. Gli dava ai nervi che lei apparisse così sicura di sé,  doveva riconoscere che non aveva più senso insistere.
“Pazienza. Vorrà dire che controllerò personalmente ogni stanza della casa”ribattè sprezzante il detective.
Ai stava per impedirglielo,ma una voce alle sue spalle la paralizzò completamente,impedendole di compiere qualsiasi movimento.
“Non serve … “
Entrambi sobbalzarono e si voltarono,Conan con uno scatto veloce,mentre Ai più lentamente.
Aveva riconosciuto quella voce. Si morse il labbro,seccata. Accidenti,ma perché Gin non aveva dato retta al suo consiglio e non era rimasto nascosto? Adesso la faccenda si complicava ulteriormente.
“A quanto pare sembra che tu sappia molte cose su di noi … si può sapere chi diavolo sei?”domandò sarcasticamente Gin,fissando quel bambino che appariva molto più adulto della sua età.
Ci siamo,pensò Conan. Sapeva già cosa avrebbe risposto.
”Shinichi Kudo … e sono un detective”un sorrisino di sfida comparì sulle sue labbra. Non era intimorito,sembrava assolutamente padrone della situazione.
Ai spalancò gli occhi,incredula. Per quale motivo Shinichi aveva rivelato così tranquillamente la sua vera identità? Cosa l’aveva spinto a farlo? Che incosciente,si disse subito dopo.
Nella mente dell’uomo non comparve alcun collegamento con quel nome,ma in qualche modo gli suonava familiare.
Poi un improvviso ricordo si fece vivo …
 
INIZIO FLASHBACK :
 
Era in una grande villa a due piani costruita in stile europeo,attorniata da un bel giardino che ruotava intorno a tutta la struttura.
Più precisamente, era nel soggiorno,dove gli oggetti erano cosparsi di una patina di polvere e tutto sembrava abbandonato da molto tempo.
La sua Sherry,bellissima come sempre,era avvolta in un camice bianco da laboratorio e stava consultando una scheda,scrivendo di tanto in tanto qualche appunto con una matita.
 Gin le si avvicinò,cingendole la vita con entrambe le mani e schioccandole un bacio sul collo,che profumava intensamente di rosa.
Shiho si voltò di scatto,fingendo di essere irritata.
“Gin,la smetti di spaventarmi?! Adesso sto lavorando,non ho tempo per queste smancerie”ribattè freddamente,lanciandogli un’occhiataccia.
”Vuoi dire che per te il lavoro è più importante di me?”sussurrò al suo orecchio con voce suadente. La afferrò per le spalle,girandola e costringendola a guardarlo.
Shiho avvertì le sue mani posarsi sul seno e con un gesto secco lo scansò.
“Non fare lo stupido”borbottò,tornando con lo sguardo al foglio che stringeva tra le mani “adesso mi sto occupando di una faccenda delicata,devo accertare il decesso del ragazzo che viveva in questa casa,e non posso farlo se tu continui a starmi tra i piedi” Shiho si allontanò,ticchettando i suoi tacchi neri fino alla grande cassettiera in legno,aprendo i vari scomparti e frugandovi dentro.
Era già stata in quella casa un mese prima,e aveva visto che i vestiti di questo ragazzo,Shinichi Kudo,erano ancora tutti lì dentro. Adesso però erano misteriosamente spariti … che strano. E solo i suoi vestiti da bambino,un fatto davvero curioso.
La giovane ragazza si ricordò che,durante gli esperimenti,una cavia da laboratorio,ingerendo l’APTX, si era rimpicciolita invece di morire.
Possibile che anche quel ragazzo … ? No,era un’ipotesi troppo assurda. Eppure doveva riconoscere che pareva essere proprio così,le cose coincidevano.
In quel caso,se l’organizzazione avesse saputo che era ancora vivo,l’avrebbe ucciso all’istante, mentre lei aveva intenzione di esaminare a fondo quella strana reazione.
Fu per quel motivo che,accanto alla casella del nome del detective,scrisse che era deceduto.
 La scienziata si voltò verso Gin,che nel frattempo le era arrivato silenziosamente alle spalle.
“Possiamo andare. La casa sembra abbandonata da tempo,non c’è traccia del ragazzo,quindi la morte è la cosa più ovvia da pensare”mentì.
“Allora tu sostieni che Shinichi Kudo è morto davvero?”domandò retoricamente Gin.
Shiho annuì lievemente.
“A giudicare da quello che ho visto,direi proprio di sì”chiuse con un gesto secco il cassetto”quindi a questo punto restare qui è inutile. Torniamo alla base,forza” Shiho si apprestò ad uscire,ma si accorse che Gin era rimasto immobile,con lo sguardo pensieroso.
“Che c’è,dubiti delle mie capacità?”gli chiese in tono cinico.
Non ottenne risposta,e perciò gli si avvicinò ancora di più prendendogli il viso tra le mani. Sorrise.
“D’accordo,so io come farti passare ogni dubbio”gli disse,prima di regalargli un bacio appassionato.
Quando si staccarono,Gin la fissò per qualche istante,poi sorrise a sua volta.
“Adesso ti credo,Sherry”
 
FINE FLASHBACK
 
Ora se lo ricordava … Sherry aveva confermato la morte del giovane detective,ma c’erano sempre stati alcuni punti oscuri in quella faccenda.
Ma adesso era tutto chiaro. Ingerendo lo stesso farmaco di Ai,anche il corpo di Shinichi si era rimpicciolito.
In quel momento una rabbia fortissima si impadronì di lui. Aveva sentito benissimo tutta la conversazione di prima,ed era stato tentato più di volte di intervenire dopo che aveva sentito i singhiozzi di Ai.
Come si era permesso di trattarla così,nonostante lei gli avesse risparmiato la vita? L’aveva addirittura fatta piangere,e tutto perché lei aveva voluto difenderlo … non poteva accettarlo.
Non voleva uccidere quel bambino,per il momento voleva solo torturarlo lentamente e fargli quanto più male possibile.
Gli si avvicinò minacciosamente.
“Tu … ”sibilò infuriato “tu sei quel moccioso che ha fatto piangere la mia donna …”gli rifilò una sberla violentissima,tanto che Conan si portò una mano al viso,avvertendo un dolore lancinante.
“Lo sai,vero? Lo sai che tu non saresti più qui se Sherry non avesse detto che eri morto?”urlò Gin, stavolta colpendo con un calcio nello stomaco così potente da farlo cadere a terra.
Conan si ritrovò a sputare sangue per qualche istante,rendendosi conto che contro di lui non ce l’avrebbe mai fatta. Era troppo forte,in quel momento non riusciva neppure a difendersi, da tanto  male gli facevano il viso e il petto.
Ai osservò quella scena,sconvolta e terrorizzata. Le faceva male vedere il suo amico in quello stato, ma la paura le bloccava la gola,impedendole di pronunciare qualsiasi parola.
“Non osare mai più trattare così la mia Sherry!”urlò ancora l’uomo,stavolta sferrandogli un pugno.
Nel giro di poco tempo,Conan aveva il corpo e il volto completamente coperto di graffi e ferite. Il dolore lo paralizzava totalmente,era impossibile pensare di compiere anche il minimo movimento. Ansimava,il respiro era debole e affannato,e dopo qualche secondo svenne.
 Alla vista del corpo inerme del bambino, Ai scoppiò in lacrime.
“Gin,che cosa hai fatto?!”singhiozzò disperata.
Lui le si avvicinò,sollevandola da terra e stringendola tra le sue braccia.
“Sei una sciocca a preoccuparti per lui dopo tutto quello che ti ha detto … “mormorò,per poi tappare la sua bocca con un bacio.
“Lo so,ma nonostante tutto è mio amico … non posso abbandonarlo in questo stato”farfugliò lei, ancora scossa dai singhiozzi.
Ma subito dopo si vide premuta contro il suo petto,quella presa salda la bloccava completamente. Sentì le mani di Gin che le accarezzavano dolcemente i capelli,nel tentativo di tranquillizzarla.
“Sherry,andiamocene da qui … tu ed io,insieme ”mormorò,stringendola più forte.
“Non posso andarmene così … anche se ti amo ”disse Ai debolmente. Si sentiva spossata per lo shock dovuto agli avvenimenti appena accaduti. Era successo tutto troppo in fretta,troppo dolorosamente. Quello scontro tra bene e male,tra bianco e nero,si era consumato troppo rapidamente. Ma qual’era il bene e quale il male? Ai non lo sapeva più con certezza.
Esistevano infinite sfumature di entrambe le parti,che non potevano essere del tutto comprensibili per l’uomo. Esistevano sfumature del male anche nel bene,così come il male poteva racchiudere alcune sfumature del bene,sebbene sembrasse totalmente assurdo. Certo,erano sfumature minime,ma si doveva tener conto anche di quelle.
 
Ai sentì le forze abbandonarla e perse i sensi,sfinita.
Gin avvertì il corpo della bambina crollare tra le sue braccia e fu costretto a stringerla più forte del dovuto per non farla cadere.
Scostò una ciocca di capelli ramati dietro al suo orecchio,accarezzandole la guancia con un movimento lento.
 
Sherry,oggi ho avuto la prova di quanto tu tenga a me,di quanta bontà si racchiuda nel tuo animo e ti amo più di prima … non ti permetterò mai di lasciarmi,sarai sempre la mia rosa. Voglio continuare ad abbracciarti,a baciarti,a sentire il tuo splendido profumo. E ti posso assicurare che, finchè sarai al mio fianco,nessuno oserà farti del male.
 
Gin pensò tutto questo,mentre tra le sue braccia possenti stringeva quella piccola creatura. Una piccola grande donna,che pareva sempre forte,ma dentro di sé era fragile come un bicchiere di cristallo.
Continuando a tenerla in braccio,mentre si apprestava ad uscire dalla porta. Chiuse anche il cancello alle sue spalle.
Quello era veramente un nuovo inizio. Il loro inizio,insieme. E stavolta per sempre,qualsiasi cosa fosse successa in futuro.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo :
 
“Ai … dov’è finita Ai? Che cosa le è successo?”
“Adesso finalmente potremo vivere insieme,e saremo felici come prima ,.. anzi,lo saremo di più”
“Come quella volta,ricordi? Il giorno del nostro primo appuntamento … “

















 

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Capitolo 9
*** Un nuovo inizio ***


 
Le palpebre stanche di Ai si sollevarono piano. Immediatamente riconobbe una camera da letto a lei assai familiare,con un grande letto al centro,sul quale era sdraiata,e intorno dei mobili neri.
Era mattina,come testimoniava la luce che entrava a fiotti dall’unica finestra presente,invadendo la stanza con caldi raggi.
Improvvisamente i ricordi di Ai investirono con rapidità la sua mente : ricordava lo scontro avvenuto tra Gin e Conan,il bambino svenuto pieno di graffi e di sangue …
Un profondo spavento si impadronì di lei : perché era lì? Che cosa poteva essere successo a Conan? Sperò con tutto il cuore che stesse bene.
“Sherry,ti sei svegliata,finalmente … ero preoccupato”Ai si girò in direzione della voce, scontrandosi con la figura di Gin.
“Che cosa è successo?”mormorò,confusa.
“Non te lo ricordi? Sei svenuta ieri sera,e ti ho portata nel mio appartamento. Sono felice di sapere che stai bene”rispose lui sorridendo,avvicinandosi al letto dove lei era ancora sdraiata e dandole un bacio sulle morbide e rosee labbra.
“E Conan?”chiese,spontaneamente.
Negli occhi di Gin passò un lampo di rabbia : “Intendi dire quel marmocchio che ti ha fatta piangere? Come fai a preoccuparti per lui,dopo quello che ti ha detto?”vedendo l’espressione apprensiva di Ai,però,si decise a rispondere “Quando siano usciti ho visto entrare in casa un uomo anziano … probabilmente avrà chiamato lui un’ambulanza.”
Ai si lasciò andare ad un sospiro di sollievo : il dottor Agasa era tornato dalla mostra della scienza di Osaka,ma … chissà come si era spaventato quando aveva ritrovato Conan in quelle condizioni. E chissà com’era preoccupato per la sua sparizione improvvisa.
“Perché mi guardi in quel modo? Sei arrabbiata?”Gin la osservò con uno strano sorrisetto, avvicinandosi.
Ai era seduta sul letto,immobile e con gli occhi ridotti a due fessure,mentre le labbra erano arricciate in una smorfia contrariata. Non parlò per un po’,poi gli lanciò un’occhiataccia.
“Conan era un mio amico. Non dovevi fargli del male”disse in un sussurro.
Gin si sedette accanto a lei,avvolgendole un braccio intorno alla vita e stringendola a sé.
“Non riesco davvero a capire che cosa ti importi di lui. Non hai visto come ti ha trattata?”Alzò le spalle “per qualche graffio non morirà di certo.”
Sulle guance di Ai comparve un tenero rossore : dunque lui aveva fatto tutto questo solo perché non sopportava di vederla piangere?
Scosse la testa,cercando di darsi un contegno.
“Hai esagerato”si liberò dalla sua stretta “e non toccarmi”aggiunse seccata.
Scese dal materasso,uscendo dalla stanza,ma Gin la afferrò per un braccio.
“Dove stai andando?”le chiese.
“E dove vuoi che vada? Non c’è motivo che io stia qui,devo ritornare a casa … “rispose lei, cercando di divincolarsi,ma senza successo.
Gin le strinse più forte il braccio : “Non andare via. Resta con me”prima che lei potesse replicare,si abbassò e posò le labbra sulle sue con foga.
Ai spalancò gli occhi,ma non lo fermò. Quando il bacio finì,e lui si decise a staccarsi,Ai disse : “Va bene,resterò qui. Però voglio che tu mi faccia una promessa “respirò profondamente,guardandolo negli occhi “non dovrai dire a nessuno che Shinichi Kudo è ancora vivo,né cercare di ucciderlo. Mi sono spiegata?”
Gin rifletté qualche istante prima di rispondere. Era vero,Shinichi Kudo sapeva dell’esistenza della loro organizzazione,ma era solo un bambino,e sicuramente la polizia non gli avrebbe dato ascolto. Ed era anche vero che,se davvero voleva dire qualcosa,a questo punto l’avrebbe già fatto,dato che erano passati dei mesi.
Cosa poteva importargli? Era molto più importante sapere che la sua Sherry sarebbe rimasta accanto a lui.
“D’accordo”rispose alla fine,e lei sorrise con sincerità.
“Grazie”sussurrò,abbracciandolo.
 
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“Shinichi! Sei sveglio,finalmente!”
La voce sollevata del dottor Agasa penetrò nelle orecchie stanche del piccolo detective.
Sollevò le palpebre,rendendosi conto di essere in ospedale. Era sdraiato su un letto dalla candide lenzuola,con la testa fasciata e la flebo al braccio. Gli occhiali erano stati tolti,e adesso indossava un semplice pigiama bianco.
“Che cosa ti è successo? Ieri sera sono tornato a casa,e ti ho trovato in uno stato pietoso … non sai che spavento!”continuò il dottore.
“Ah,è lei,dottore … “mormorò confuso Conam,cercando di alzarsi.
“Non ti muovere,devi stare a riposo”intervenne un’infermiera di fianco al lettino “hai diverse ferite, ma niente di grave,per fortuna. Nel giro di una settimana starai bene come prima “aggiunse con un sorriso.
“Che cosa è successo?”chiese ancora il bambino moro.
“Ieri ho chiamato l’ambulanza,perché sono tornato dal mio viaggio e quando sono entrato in casa ti ho trovato pieno di ferite”spiegò Agasa “ma che cosa ci facevi da me? E Ai?”
Al suono dell’ultimo nome,Conan si rabbuiò. Adesso ricordava perfettamente ciò che era accaduto la sera precedente.
“Perché me lo chiede?”fece lui indifferente.
“E’ scomparsa,l’ho cercata ovunque,ma niente. Le sarà successo qualcosa?”si interrogò apprensivo l’anziano professore.
Conan spalancò stupito le pupille azzurre.
“ Che cosa?Dov’è Ai? Che cosa le è successo?”Si morse un labbro,colto da un’idea improvvisa. E se fosse scappata insieme a quel pazzo?
“Senta,dottore”esordì deciso “dovrei dirle una cosa importante … “
 
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“Vorrei portarti in un posto speciale,Sherry … “Gin la guardò con aria enigmatica “vieni con me?”
Lei alzò le sopraciglia,interrogativa : “E cioè?”
“Non posso dirtelo,è un segreto. Allora,vieni o no?”sorrise lui,prendendole la mano.
Ai sbuffò,ricambiando la stretta,e uscirono insieme dall’appartamento.
Camminarono per le strade del centro per un po’,fino a fermarsi davanti ad un ristorante italiano.
Ai sorrise. Ricordava bene quel posto,e quando vi entrò i suoi dubbi vennero confermati. Era quello,il luogo del loro primo appuntamento.
Il locale era piccolo,ma carino. Diversi tavoli erano già occupati,e loro si sedettero allo stesso di quel giorno,un piccolo tavolino di legno dalla tovaglia bianca in un angolo della sala.
“Come quella volta,ricordi? Il giorno del nostro primo appuntamento … “sussurrò Gin con un sorriso, che lei ricambiò dolcemente.
“Certo,come potrei dimenticarmene? È rimasto tutto come allora”si guardò intorno con nostalgia, ricordando la loro prima cena insieme e il loro primo bacio avvenuto proprio a quel tavolo.
“Che ne dici di ripetere quelle esperienza?”sussurrò maliziosamente Gin,avvicinando le loro labbra.
Ai si scansò ridendo : “Sciocco,che cosa ti salta in mente? Non vedi che sembro una bambina,che impressione daremmo?”
In quel momento arrivò un cameriere,che si schiarì la voce “Desiderate?”
Entrambi sfogliarono rapidamente il menù nero,ma Ai lo bloccò prima che potesse ordinare qualcosa di poco salutare,indicando un piatto con le verdure.
Il cameriere sorrise,appuntando anche l’ordinazione di Ai sul blocchetto.
“Ha una figlia davvero carina … “disse sorridendo prima di allontanarsi.
I due si scambiarono un’occhiata,prima di scoppiare a ridere.
“Beh,in effetti non ha tutti i torti … probabilmente è questa l’impressione che stiamo dando”disse Ai divertita.
“E secondo lui un padre farebbe questo?”Ai interruppe la sua risata,vedendo Gin avvicinarsi e stamparle un bacio sulle labbra,seguito da altri sul collo.
“Ma sei impazzito,per caso?”Ai,imbarazzata,lo scostò da sé : “Ci stanno guardando tutti … “
“La prima volta che siamo venuti qui non ci guardava nessuno”ribatté prontamente lui.
“Perché le circostanze erano diverse”controbatté lei.
A quel punto lui l’abbracciò,facendola smettere di parlare. Ai chiuse gli occhi,lasciandosi accarezzare la schiena con un brivido di piacere.
Poco dopo arrivarono i loro piatti e si separarono. Dopo il primo boccone,Gin simulò una smorfia di disgusto : “Io non volevo prendere questo”disse contrariato.
“E’ più salutare”lo rimbeccò lei mangiando tranquillamente il suo piatto di verdure.
“Quando la smetterai di fare la mamma,Sherry?”chiese lui alzando gli occhi al cielo.
Per tutta risposta,Ai si avvicinò per pulirgli un baffo di pomodoro dalla bocca,osservandolo sbuffare divertita.
Quando furono usciti,lui la sollevò da terra stringendola a sé.
“Tu sapevi cucinare meglio”sussurrò al suo orecchio,mordicchiandole leggermente il lobo.
“Grazie … forse perché pensavo a te mentre cucinavo”rispose lei con un sorriso,affondando la faccia sul suo petto come una bambina piccola.
Si sentì accarezzare i capelli con dolcezza,senza avere il coraggio di muoversi. Tra le sue braccia stava veramente al caldo,non si sarebbe mai mossa da lì …
“Fa freddo …”disse lei rabbrividendo,mentre un vento gelido si alzava su di loro.
“Stringiti forte”la avvicinò a sé ancora di più,inspirando il suo profumo così buono e continuando ad accarezzarla “è meglio se torniamo a casa.”
Poco dopo Ai arrossì,realizzando in quale posizione si trovasse,e iniziando a dimenarsi : “Mettimi giù,dai … “
Gin la guardò stupito : “Vorresti farmi credere che ti dà fastidio?”
“No,ma … “
“Così stai bene,no?”chiese ancora lui.
“S - sì …”
“Allora resta qui e sta’ zitta”rispose bruscamente lui.
Ai strinse le labbra senza dire nient’altro,aggrappandosi al tessuto dell’impermeabile dell’uomo. Lui capì e l’abbracciò più forte.
“Scusami,non volevo parlarti così … ma non ti voglio lasciare un solo istante”mormorò,e lei annuì, chiudendo gli occhi per assaporare quel momento così bello.
Sentiva il respiro calmo e il battito lento del cuore di Gin,così diverso dal suo sempre più veloce.
Improvvisamente riaprì gli occhi,sollevandoli oltre la sua spalla e osservando curiosamente una vetrina. Un misto di dolcezza e nostalgia si impadronì di lei,alla vista di alcuni giocattoli colorati e delle tutine da bebè.
“Gin … “alzò lo sguardo verso di lui,arrossendo un po’ “posso chiederti una cosa?”
Lui ricambiò la sua occhiata : “Dimmi.”
“Ecco,io mi chiedevo se … se un giorno … potessimo avere un figlio”disse tutto d’un fiato, imbarazzata.
Gin la guardò sorpreso per quale istante,infine sorrise guardandola con tenerezza : “Sarebbe bellissimo … un bambino solo nostro,mia dolce Sherry …” 
La strinse più forte,mentre lei arrossiva ancora di più.
“Io vorrei una femmina,bella come te,con i tuoi stessi occhi …”aggiunse,accarezzandole i capelli con un movimento lento … “però non devi farla diventare un mostro d’intelligenza come te … “
“E se fosse un maschio non insegnargli a usare una pistola “lo rimbeccò stizzita “e poi,per tua informazione,essere intelligenti non è negativo … “
“Stavo scherzando,non te la prendere … “Gin le scompigliò leggermente i capelli con fare affettuoso.
“Però dovresti aiutarmi … non credo di essere molto brava come mamma”continuò scherzosa lei.
“Non è vero,sei molto matura,sono certo che saresti perfetta” rispose lui sempre sorridendo.
Continuarono a scherzare e ridere,facendo progetti futuri come due adolescenti innamorati sognatori.
“Tu credi che un giorno possa succedere davvero?”chiese Ai quando furono entrati in casa.
“Se vuoi,potrebbe succedere anche subito … “rispose maliziosamente Gin,tenendola sempre in braccio e sdraiandola sul suo letto.
Iniziò a baciarle il collo ansimando di piacere,sfilandole lentamente i vestiti e gettandoli a terra.
”Sherry … d’ora in poi saremo felici come prima. Anzi,lo saremo di più. Non ti permetterò mai di lasciarmi”disse stringendola con forza,mentre lei affondò tra le sue braccia regalandogli un bacio appassionato.
Per adesso,a lei non importava nient’altro. C’erano solo loro due e un amore infinito che li univa.
 
 
 
 
 
 
Angolino autrice :
 
Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo,molto dolce e decisamente più delicato degli altri,con molto spazio a scenette tenere GinxSherry. Spero che vi piaccia,anche se è un po’ corto …
Adesso passo a ringraziare :
Chi ha la storia tra le preferite : bebb99 e katlas
Chi ha la storia tra le seguite : blackwitheeli e maja
Infine grazie di cuore a tutti coloro che leggono soltanto e a ShinRan amore che ha recensito ogni capitolo. Grazie mille per i complimenti,sono davvero lusingata!
Fatemi sapere cosa ne pensate,ovviamente accetto anche le critiche e i consigli per migliorare.
Al prossimo capitolo e un bacione,
Sherry2000.
 

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Capitolo 10
*** Certezze ***


"Ai!Ai!”
La bambina udiva una voce familiare in lontananza,ma più si avvicinava,più la distanza aumentava.
“Ai!”
“Chi è?”chiese lei spaventata guardandosi intorno. Tuttavia non vide nessuno,e riprese a correre.
All’improvviso comparve davanti a lei il volto di un bambino,dai capelli mori e gli occhi azzurri.
“Shinichi!”esclamò stupita,cercando di raggiungerlo. Ma il volto venne risucchiato da un buco nero, e con esso anche la voce sparì.
“Shinichi!”tese una mano,ma non ce la fece a raggiungerlo.
Poco dopo comparve una figura dall’ampio mantello nero e dai lunghi capelli biondi. Si inginocchiò dietro di lei,scostandole una ciocca di capelli ramati dietro l’orecchio e baciandola sul collo, assaporando il suo profumo.
“Gin … ”si voltò impercettibilmente,rassicurata dalla sua presenza,e gli strinse la mano che lui aveva posato sulla sua spalla.
“Non ti preoccupare,adesso ci sono io con te … “sussurrò lui,abbracciandola da dietro “non hai bisogno di lui … “
Ad un tratto i contorni persero consistenza, e lei spalancò le palpebre.
“Era un sogno … ”mormorò nel buio,confusa.
Accanto a lei c’era Gin,che dormiva tranquillamente,e la stava stringendo così forte che lei non poteva muoversi. Ai strizzò gli occhi,scostando il braccio dell’uomo attorno ai suoi fianchi e alzandosi silenziosamente. Non ne comprendeva il motivo,ma aveva un brutto presentimento. Sperò con tutto il cuore che Shinichi stesse bene e che non gli fosse capitato nulla di grave. Si sentiva in qualche modo colpevole nei suoi confronti. Si avvicinò alla porta: era stata una sciocca ad essersi lasciata trasportare dai sentimenti,doveva tornare subito da lui e scusarsi per quello che gli era successo.
“Sherry … “una voce alle sue spalle la fece sobbalzare “ Che cosa stai facendo?”
“Niente,non riuscivo a dormire”rispose lei scrollando la testa.
Gin si alzò,sollevandola per abbracciarla : “Non starai pensando di andartene? Non te lo permetterò.”
Ai deglutì,lasciando che lui strusciasse con dolcezza le labbra sul suo collo.
“Sei tutta sudata … “sussurrò lui,continuando a baciarla,mentre lei rabbrividì. Sollevò lo sguardo, stringendo la sua testa al petto,e avvertendo il respiro affannato dell’uomo spandersi sul suo collo e sulla sua pelle.
“Lasciami,adesso basta…”bisbigliò Ai in modo smorzato,non convinta delle sue stesse parole,ma lui non voleva allontanarsi da lei,faticava a calmarsi, voleva averla tra le sue braccia.
“Non ti permetterò di lasciarmi”La distese con forza sul letto,mettendosi sopra di lei. Ai trovò rifugio tra le sue braccia,non avendo più la forza di compiere alcun movimento.
Si strinse alle sue spalle possenti,tenendolo vicino a sé.
“No,non voglio andarmene”disse con decisione,scostando la sua folta chioma bionda e accarezzandogli piano la pelle “Non potrei mai”Lasciò che una piccola lacrima uscisse dai suoi occhi,scivolando lungo il viso. Gin se ne accorse e la baciò sensualmente,fermandola.
“Ho solo te.”Pronunciò quelle parole non con fastidio,ma con evidente amore e felicità.
Le mani fredde di lui si infilarono abili e allo stesso tempo con forza sotto il tessuto della sua maglietta, sfilandogliela e rivelando un corpo esile ma bellissimo.
Ai ansimò piano,ormai era abituata a sentirsi percorsa da quelle labbra e stretta da quelle mani,ma  nonostante questo il cuore le martellava incessantemente nel petto. Le sue mani,piccole e affusolate,premettero sugli addominali ben scolpiti dell’uomo,alzando con delicatezza il morbido tessuto della maglia nera. In questo modo,ne aumentò ancora di più l’eccitazione. Egli,infatti,non si fermò,ma sfilò anche la biancheria intima della bambina,baciandole il seno ormai rigido con desiderio. Sfiorò i suoi capelli,inebriandosi di quella fragranza di rosa,seducente e dolce allo stesso tempo,che proveniva da essi e che tanto gli piaceva.
Ai lo baciò con passione,finché non lo sentì penetrare in lei. Numerosi brividi percorsero la sua schiena,e dalle labbra uscirono dei gemiti di piacere sempre più intensi,mano a mano che le spinte si facevano più decise e profonde.
Desiderò che quel momento,in cui erano uniti come non lo erano mai stati,non finisse più. Si sentiva soddisfatta,appagata. Dopo un po’,Gin le crollò addosso ansimando,e lei cercò di calmare il suo respiro accelerato,sfinita. Solamente con lui riusciva a provare quelle sensazioni così passionali,intense,estasianti,che le devastavano il cuore e la mente: sapeva che con nessun altro ci sarebbe stata quell’intesa,quelle occhiate magnetiche che si scambiavano in silenzio,ma che significavano molto più di mille parole,l’intuizione dei loro pensieri e dei loro comportamenti che entrambi avevano nei confronti dell’altro,l’unione perfetta dei loro corpi infuocati,che sembravano legarsi in modo così stretto da non volersi sciogliere più,il desiderio che li spingeva a stare vicini,a baciarsi,accarezzarsi,stringersi,per ricordare che si appartenevano l’uno all’altra.
Quella notte di passione appena consumata,il meraviglioso calore del suo corpo e delle sue braccia forti che l’avvolgevano,che le infondevano sicurezza e protezione,convinsero Ai a rimanere lì,al suo fianco,perché non c’era altro posto che lei potesse desiderare in quel momento,che quel letto in cui potevano abbracciarsi stretti, tanto vicini da poter sentire la melodia dei loro cuori che battevano all’unisono.
Ai chiuse gli occhi,sorridendo serena e facendo aderire il suo corpo a quello dell’uomo accanto a lei.
“Lo sai?”sussurrò la bambina al suo orecchio,stringendosi a lui.
“Cosa?”
“Che ti amo”rispose dolcemente lei.
Aveva preso la sua decisione ormai: basta ascoltare la testa,per una volta avrebbe dato ascolto ai suoi sentimenti,in qualunque direzione avessero intenzione di portarla.
 
 
 
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“Adesso ha capito come stanno le cose?”chiese il bambino occhialuto seduto sul letto d’ospedale all’anziano in piedi davanti alla finestra.
Agasa annuì,continuando però a dargli le spalle e ad osservare la notte piena di stelle dal vetro della stanza: “Ho capito,Shinichi.”
Conan si stupì del modo in cui il professore aveva pronunciato quelle parole: calmo e pacato,come se il destino di Ai non lo preoccupasse affatto.
“Dottore,non è preoccupato?”lo incalzò allora.
“No,Shinichi.”Finalmente Agasa si voltò per poterlo guardare negli occhi,notando la sua espressione interdetta. “Non sono preoccupato,anzi,sono contento per lei.”
“Ma che cosa sta dicendo?”sbottò Conan,incredulo “forse lei non si rende conto che…”
“Ti sbagli”lo interruppe Agasa “Io ho fiducia in lei,so che è molto responsabile e non farebbe mai niente che possa mettere in pericolo la vita dei suoi amici. E tu,in quanto tale,dovresti averlo capito.”Gli rivolse un sorriso triste. “Per quanto assurdo possa sembrare,ha trovato la felicità,dopo averla cercata a lungo,e non posso fare a meno di pensare che questa sia la cosa migliore per lei. Ricorda,Shinichi,non sempre si deve seguire la ragione,a volte è necessario seguire la strada che ci indica il cuore. Adesso ti lascio riposare.”Il Dottore uscì rapidamente dalla stanza,chiudendosi la porta alle spalle,e lasciando un Conan immobile,profondamente scosso da ciò che aveva sentito.
Il ragazzino trasse un sospiro stanco,distendendosi con le braccia dietro la nuca,pensieroso: non era convinto,le parole del dottore non placavano il suo animo agitato. Si sentiva tradito da Ai,era certo che quelli dell’organizzazione avrebbero ucciso sia lui che lei,e tutto per un sciocco sentimentalismo che lei aveva seguito ingenuamente,senza preoccuparsi delle conseguenze. Gin l’avrebbe certamente tradita,di sicuro non provava nessun sentimento nei suoi confronti. Accidenti,in che guaio si erano cacciati. E lui si sentiva inutile,non sapeva cosa fare.
Non poteva immaginare che il Dottor Agasa aveva ragione,era un detective troppo razionale anche solo per prendere in considerazione l’ipotesi che il cuore di un criminale potesse essere riscaldato dall’amore.
 
 
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Nei giorni che seguirono Ai rimase nascosta nell’appartamento di Gin,certa di potersi fidare di lui e della promessa che le aveva fatto,cioè di non fare del male a Shinichi e di non rivelare a nessuno della sua presenza lì. Le dispiaceva di non poter più vedere i bambini,a cui si era affezionata nonostante tutto,e il Dottor Agasa,che era stato come un padre per lei. Non aveva potuto ringraziarli,e non poteva nemmeno farlo adesso: certe volte si sentiva veramente sola,ma era un pensiero che svaniva subito,e quel gelo che sentiva dentro di sé si trasformava subito in un sole cocente quando pensava che accanto a lei c’era l’uomo che amava.
Stando tanto tempo insieme a lui,si era creato un particolare rapporto di simbiosi tra di loro,un rapporto che da amore si era trasformato in ossessione: entrambi volevano stare uniti il più possibile,non potevano più fare a meno di stare insieme e di condividere ogni momento.
Una cosa però Ai gli teneva nascosta: per affievolire i suoi sensi di colpa,stava continuando a lavorare ad un antidoto per l’apotoxina,sperando di giungere presto alla soluzione definitiva,e di poterlo dare in qualche modo a Shinichi.
Un solo dubbio tormentava ancora la sua mente: l’avrebbe preso anche lei,oppure avrebbe continuato a vivere nelle sembianze di una bambina qualunque?
 

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Capitolo 11
*** Addio, piccola Ai ***


Capitolo 11: Addio, piccola Ai
 
Ai fissò quella piccola pillola bianca e rossa posata sulla scrivania, chiedendosi per la terza volta in due minuti che cosa doveva fare. Non capiva il perché della sua indecisione, fino a qualche tempo fa avrebbe ingerito l’antidoto senza preoccuparsi delle conseguenze, ma adesso era diverso. C’era qualcuno, adesso, per cui valeva la pena indugiare. Prima non le sarebbe importato più di tanto di perdere la vita, in fin dei conti non aveva niente da perdere, ma ora era tutto diverso.
Il rumore della porta d’ingresso la distrasse da quei pensieri, e si affrettò a nascondere la pillola in un cassetto. Lasciò che l’uomo appena entrato la sollevasse tra le sue braccia e le stampasse un tenero bacio tra i capelli. “E la mia cena?” Chiese Gin facendole il solletico. Ai si dimenò ridendo e cercando di far cessare quella dolce tortura. “Hai ragione, scusa, ma avevo da fare. Se avessi la bontà di lasciarmi vado subito in cucina.”
Seguì il suo sguardo, e i suoi occhi si posarono sul computer portatile ancora aperto. “Cosa stavi facendo?”
“Niente.” Si limitò a rispondere la bambina, chiudendo il computer con un gesto secco.
“Mi stai nascondendo qualcosa?”
“Ma no, figurati. Ora vado a preparare qualcosa da mangiare.”Ai mosse qualche passo in direzione della cucina, poi si girò e gli sorrise. “Stavo scrivendo al mio ammiratore segreto.”
“Ah, è così? Vieni qui che ti prendo!” Ai rise divertita,mettendosi agilmente a correre, ma non poté nulla quando restò intrappolata tra lui e la parete. Gin la sollevò da terra, lasciando la scia di un bacio sul suo collo. “Ormai sei in trappola…”La stuzzicò strattonandola verso di lui.
“Davvero?” Ai rise, circondandogli il collo con le braccia e sfiorandogli le labbra. Gettò la testa all’indietro e rilasciò un piccolo gemito quando sentì i suoi morsi pieni di desiderio sul collo.  “Allora… adesso mi dici cosa stavi facendo?” Le sussurrò tra gli ansimi, dandole un piccolo bacio sul lobo dell’orecchio. Sapeva che quello era il suo punto debole. “Te l’ho detto, stavo scrivendo al mio ammiratore segreto.” Lo prese in giro Ai, ridendo. All’improvviso la sua espressione si fece più seria, e lentamente si chinò sul suo orecchio.
“Adesso basta, stringimi forte, per favore…”Si aggrappò a lui e chiuse gli occhi, persa nel calore del suo abbraccio. “Gin…” Sussurrò ad un tratto, il tono stranamente tremante. “Se mai un giorno… se mai un giorno dovesse succedermi qualcosa, sappi che io ti ho sempre amato, fino al mio ultimo respiro, anche quando credevo di odiarti con tutta me stessa…”
“Che cosa stai dicendo?” Gin la staccò da sé, fissandola a lungo negli occhi. “Che cosa vuoi dire?”
“Era solo un’ipotesi.” Rispose lei in un sussurro, abbassando lo sguardo. “Se qualcun altro dell’Organizzazione dovesse scoprire la mia vera identità, sai cosa succederebbe…”
“Dovranno prima passare sul mio cadavere.” Lo sguardo di Ai si riempì di lacrime solo sentendo quelle parole: non si era mai sentita così amata. Eppure si ricordò di Conan, del suo coraggio, delle volte in cui le aveva salvato la vita, e di quelle in cui aveva rischiato la sua per proteggerla. Non poteva dimenticare tutte le esperienze, tutte le emozioni che avevano condiviso. Era il suo migliore amico, e non meritava di continuare a vivere in una menzogna. Doveva tornare dalla persona che amava anche. Non voleva essere felice soltanto lei, dimenticando egoisticamente una persona che si era sempre comportata  con coraggio ed onestà disinteressata nei suoi confronti, anche se era lei la responsabile di quel pasticcio. Era lei che gli aveva rovinato la vita, e doveva prendersi le sue responsabilità e cercare di rimediare. Avrebbe provato quell’antidoto, adesso ne era certa. Quella sera stessa.
“A cosa stai pensando?” La voce di Gin la fece sobbalzare.
“Niente, davvero. Fammi scendere, finisco di preparare la cena.” Gli diede un piccolo bacio sulla guancia e sorrise, cercando di non far trapelare l’ansia che provava.
Il resto della serata trascorse velocemente, in un’atmosfera quasi magica. Il cuore di Ai era scaldato dalla presenza dell’uomo che amava. La cena passata ridendo, attorno ad una tavola piena di cibi deliziosi, le coccole sul divano mentre guardavano un film, l’abbraccio prima di addormentarsi, stretti in unico letto: erano piccoli gesti quotidiani, era una vita normale e serena, ma era tutto per Ai, che non aveva mai provato sentimenti così belli e così veri. In quella casa, in quell’uomo era racchiuso tutto il suo mondo. Una vita che voleva vivere e gustarsi fino in fondo.
A notte inoltrata, Ai si alzò dal letto nel modo più silenzioso possibile, scostando delicatamente il braccio di Gin che le circondava le spalle e la teneva stretta a sé. Con una stretta al cuore, vide che allungava la mano cercando il suo corpo tra le pieghe del lenzuolo vuoto. Trattenne a fatica le lacrime. Non poteva essere debole, soprattutto non in quella circostanza. Posò una lieve carezza sulla guancia dell’uomo e sorrise, carica di malinconia. “Ti amo.” Sussurrò nel buio, prima di uscire.
Con il cuore che le martellava incessantemente nel petto, si diresse verso il bagno e aprì l’armadietto dei medicinali, dove aveva nascosto la pillola. Svuotò la mente da qualsiasi pensiero. Non doveva pensare, doveva solo agire. Fissò la pasticca ancora qualche secondo, e poi se la posò sulla lingua. Stava indugiando troppo. Ingoiò in fretta, e subito uno spasmo doloroso si trasferì lungo il suo collo. Fitte dolorose le attraversarono il corpo, trapassandole le membra. Era preparata al dolore, ma questo era talmente intenso che dovette portarsi una mano al petto e l’altra alla bocca per evitare di gridare. Scivolò a terra, e a fatica riuscì ad appoggiarsi alla parete. Le ondate di calore e i tremiti la scuotevano da capo a piedi, aumentando sempre di più. Non ce l’avrebbe fatta, ne era sicura. Non avrebbe rivisto Gin. Ma gli aveva detto che lo amava, e questo era più che sufficiente per lei.
Quello fu il suo ultimo pensiero prima di svenire. Poi, solo oblio.
 
 
**
 
 
Sollevò piano le palpebre, avvertendo tutto il corpo indolenzito. Raggi di sole le ferivano gli occhi, e Ai capì che era ormai mattina. Si guardò le mani, senza avere la forza per alzarsi dal pavimento del bagno. Le piastrelle erano fredde e dure, ma non le importava. Erano grandi, il seno più sviluppato, le gambe più lunghe. Ai se n’era andata per sempre, adesso c’era la vera se stessa. Era Shiho. Era una ragazza di diciotto anni che scoppiava di gioia, pronta a realizzare tutti i sogni che le erano stati negati. Ma prima, c’era una cosa che doveva fare.
Prese i vestiti che aveva portato con sé nel caso l’antidoto avesse funzionato davvero e si affrettò ad  alzarsi e a indossarli. Non voleva che Gin la vedesse in quello stato e si spaventasse. Gli avrebbe spiegato dopo. Prese una pillola uguale a quella che aveva ingerito e la infilò nella tasca dei pantaloni. Era destinata ad una persona precisa.
Non fece in tempo a muovere qualche passo, che la sagoma di Gin si materializzò davanti ai suoi occhi. “Cos’è successo?” Aveva gli occhi sbarrati, incredulo. Ma la risposta l’aveva proprio di fronte.
“Ho preso l’antidoto.” Spiegò Shiho tranquillamente.
“Questo lo vedo, ma… cosa ti è saltato in mente? E se ti fosse successo qualcosa? Non voglio nemmeno immaginare cosa poteva accadere…”
“Ma adesso sono qui, e mi sento benissimo.” Shiho non potè aggiungere altro, perché Gin la strinse in un abbraccio così forte da impedirle quasi di respirare. Le stava accarezzando i capelli, senza smettere di stringerla. “Promettimi che non farai più una pazzia del genere.”
“Certo. Abbiamo una vita da vivere insieme, ricordi? Lontani da questi criminali, lontani dai pericoli. Dobbiamo essere felici ricominciando daccapo.”
“Partiamo subito, allora. Per l’America, o qualunque altro posto il più lontano possibile da qui. Ricominceremo insieme, Shiho.” Prese le sue mani e le strinse. Per la prima volta, Shiho sentì che la sua pelle era calda. Quella stretta era dolce e sapeva di una promessa che nessuno dei due avrebbe potuto infrangere: non lasciarsi mai.”
Ma lei sorrise e scosse il capo. “Ce ne andremo tra qualche ora. Prima devo fare una cosa importante.”
“Come? Cosa devi fare?”
“Scusami, ma non te lo posso dire.” Sorrise dolcemente e sciolse la loro presa, allontanandosi verso la porta.
“Aspetta!” Gin tentò di richiamarla, ma lei si affacciò e strinse lo stipite. Gli sorrise, un sorriso meraviglioso e luminoso che non aveva mai fatto in vita sua, e gli fece l’occhiolino. “Tornerò presto. Tu comincia pure a preparare le valigie. Ti amo.” E sparì prima che lui avesse il tempo di dire o di fare qualsiasi cosa.
Uscì sul marciapiede e fermò un taxi. “All’agenzia investigativa Mouri.” Disse frettolosamente all’uomo al volante.
Quando il taxi sfrecciò via, si svelò la sagoma di un’auto che sostava proprio lì dietro. Un’auto di colore nero. Anche l’uomo alla guida era vestito di nero, con occhiali da sole scuri, nonostante fuori stesse piovendo. Sorrise, un sorriso beffardo e niente affatto rassicurante.
“Ma guarda un po’, nel palazzo dove abita Gin si nasconde Sherry…” Prese il telefono cellulare, e con la mano coperta da un guanto nero, compose un numero. La sua faccia si deformò in un ghigno mentre rispondeva alla domanda del suo interlocutore.
“E’ proprio come mi avevi detto. Gin sta nascondendo la sua cara Sherry per proteggerla. Peccato che non sia servito a nulla…”
 
 
**
 
 
Shiho scese dal taxi guardandosi furtivamente intorno, poi, certa che nessuno la stesse osservando o seguendo, salì le scale dell’agenzia e suonò il campanello davanti alla porta. Era mattina presto, quindi sia Conan che Ran dovevano essere a scuola. Ma Shiho preferiva così: avrebbe detto a Goro che quella pillola era per Conan, e quell’uomo sbadato sicuramente non si sarebbe posto tante domande, gliel’avrebbe consegnata senza fare altre domande.
Come previsto da Shiho, fu proprio Goro ad aprirle la porta, con la sua solita aria svagata e distratta, la barba da rasare, i capelli scompigliati e la camicia aperta per metà sul petto.
“Mi dispiace signorina, ma oggi l’agenzia è chiusa.” Disse con tono atono, pronto a chiudere la porta. “Ripassi domani.”
“Veramente, sono un’amica di Conan e vorrei lasciare una cosa per lui.” Si affettò a dire Shiho.
“Ah, ho capito.” Goro, un po’ stupito, si scostò di lato per farla passare. “Quel marmocchio sarà felice di ricevere una visita.”
Shiho aggrottò le sopracciglia confusa, senza capire.
“Conan, c’è una tua amica qui!” Urlò Goro, e con immenso stupore Shiho vide il bambino comparire nel soggiorno in pigiama che starnutiva. Doveva essere rimasto a casa a causa di un brutto raffreddore.
Conan, dal canto suo, sembrava scocciato e infastidito, ma appena la vide la sua espressione cambiò dall’incredulità alla gioia, ma anche all’incertezza e al sospetto. Per quale motivo era venuta lì?
“Devo darti una cosa.” Disse lei, cercando di non far trasparire emozioni dal tono della sua voce.
Conan sembrò capire. “Vieni, potrai darmela in camera.” Le prese la mano, trascinandola lontana dalla vista di Goro. Una volta chiusa la porta, iniziò a subissarla di domande. “Non mi aspettavo che tu venissi qui. Anch’io volevo tanto vederti, e parlarti, ma non sapevo come fare. Cosa devi darmi? E poi per quale motivo hai preso l’antidoto?”
“Shinichi, non hai ancora capito? Mi stupisce che un detective intelligente come te non ci sia ancora arrivato. L’ho testato prima su di me, per capire se funzionava. È quello definitivo. Ed ecco il tuo regalo.”Shiho tirò fuori dalla tasca la piccola capsula bianca e rossa e gliela mise nel palmo della mano, dato che Conan era immobile per lo shock. “Dato che i nostri corpi hanno avuto la stessa reazione al veleno, credo proprio che avranno anche la stessa reazione all’antidoto. Praticamente è una certezza. Buona fortuna, allora.” Sorrise lievemente, ma Conan le tirò la manica del maglione per trattenerla e la strattonò, proprio come un bambino capriccioso. “Aspetta!” Aveva le lacrime agli occhi. “Tu dove andrai? Cosa farai?”
“Andrò in America, insieme a Gin. Là sarà più facile cominciare insieme una nuova vita. Mi dispiace, piccolo Sherlock Holmes, ma temo che le nostre strade non si incroceranno più.” Gli parlò come si parla ad un vero bambino, con un sorriso comprensivo su cui era poggiato un velo di tristezza.
Conan strinse i pugni. Il petto gli doleva. Stava finendo davvero tutto così? “Quindi… quindi questo è un addio?”
Shiho sorrise, triste. Non ci fu bisogno di parlare, Conan lesse la risposta nel suo sguardo. “Grazie di tutto, non ti dimenticherò, Shinichi. Torna presto dalla tua Ran, lei ti sta aspettando da un sacco di tempo.” Non pianse, non lo abbracciò con forza come nella scena di un film, perché in fondo, in cuor suo, voleva avere l’illusione che l’avrebbe rivisto. Lo guardò un’ultima volta, per imprimere nella memoria i tratti del suo viso, i suoi occhi grandi e buoni, i ciuffi sbarazzini che gli coprivano la fronte. “Ti auguro di essere felice.” Mormorò, prima di uscire in tutta fretta.  Poteva avere dei ripensamenti, stando lì dentro ancora a lungo.
Salutò rapidamente Goro e scese le scale, fermandosi davanti ai gradini per riprendere fiato. Avvertiva una tristezza profonda, mentre fissava, forse per l’ultima volta, quel pezzo di strada dove aveva aspettato Conan ogni mattina per mesi e mesi, per dirigersi verso la scuola elementare. Le chiacchiere innocenti e infantili degli altri bambini, le lezioni su quei banchi troppo piccoli, i succhi di frutta come merenda, le indagini fino a tarda sera, a caccia frenetica di indizi, i campeggi immersi nella natura, gli indovinelli ridicoli del dottor Agasa… quanto le sarebbero mancati.
Quante cose, quante persone avrebbe perso. Pensò a quei bambini un po’ invadenti ma in fondo buoni, che non avrebbe potuto salutare. Al sorriso solare e puro di Ayumi, quella bambina tanto piccola e dolce che ormai aveva imparato a considerare un’amica. Era affezionata ad Ai, e lei se ne stava andando senza nemmeno salutarla. Ma purtroppo non poteva fare altrimenti.
All’espressione dolce di Ran, così simile a sua sorella. Sarebbe stato come perdere Akemi per la seconda volta.
 Alla faccia seria di Conan, le loro conversazioni nascoste e preoccupate sull’Organizzazione, alla sua aria da pallone gonfiato quando riusciva a risolvere brillantemente un caso. Le sarebbe mancato infinitamente.
All’espressione bonaria e comprensiva di Agasa, con i baffoni grigi che fremevano sotto un sorriso. Non avrebbe potuto abbracciarlo e dirgli addio, non avrebbe potuto guardare negli occhi quello che  ai suoi occhi era il padre affettuoso che non aveva mai avuto, dicendogli che lo lasciava per sempre. Gli avrebbe lasciato un biglietto di saluti nella cassetta della posta. Scrisse poche, veloci righe, e corse ad imbucare la lettera di persona. Quanto le sarebbe mancata quella casa, il suo comodo e caldo letto dove riposava quando era malata e dove si svegliava sudata in preda agli incubi, quel divano soffice dove beveva tazze di caffè insieme a Conan e Agasa, sentendosi parte di una famiglia. Il suo dito si mosse prima dei suoi pensieri, e suonò il campanello. Voleva rivederlo ancora una volta.
Agasa si affacciò quasi subito alla finestra, e la sua espressione dapprima stupita divenne colma di gioia. Shiho alzò la mano in segno di saluto, e sorrise cercando di trattenere le lacrime, mentre i capelli le ondeggiavano intorno al volto sospinti da folate di vento. Quando capì che il professore stava per uscire, girò lo sguardo perché lui non si accorgesse delle lacrime che le solcavano le guance e corse via.
E si guardò indietro un’ultima volta, dicendo davvero addio a quella città, a quel piccolo quartiere dove aveva provato per la prima, e ne era certa, unica volta, l’incanto dell’infanzia, dove aveva trovato dei veri amici, delle persone speciali con cui condividere dolori e gioie.
Era tutto così difficile, così maledettamente difficile. Aveva gli occhi lucidi e un nodo in gola, ma si impose di non cedere. Andava incontro ad un’altra vita, ma niente sarebbe mai più stato così meravigliosamente magico come prima. Adesso doveva affrontare la crudele realtà. E senza saperlo, si incamminò verso la casa da dove non avrebbe più fatto ritorno e dove migliaia di sogni e di desideri si sarebbero spezzati con lei.

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Capitolo 12
*** L'amore è più forte della morte ***


Capitolo 12: l’amore è più forte della morte
 
 
Conan strinse la pillola nel palmo della mano, ancora sconvolto. Era successo tutto così in fretta che ancora stentava a crederci. Avrebbe dovuto essere al settimo cielo, in fondo aspettava da sempre e con ansia quel momento, ma adesso avvertiva un vuoto profondo dentro di sé. Non avrebbe lasciato che la sua amica più cara rischiasse di essere arrestata, o peggio ancora, di rischiare la vita. Conan sapeva bene che per la persona che si ama si è disposti a sacrificae qualcosa, anche la vita, se serve per proteggerla. E Shiho era innamorata di Gin, ne era innamorata follemente. Ma Shiho non era come lui: sotto quella corazza apparente di freddezza, aveva un cuore generoso, era altruista e gentile. Non poteva accaderle niente di male, almeno non finchè c’era lui. Ma cosa poteva fare? Ormai era troppo tardi per seguirla. Oppure…
Corse velocemente a scostare le tende della finestra e la sua faccia espresse subito un senso di vittoria. Shiho stava salendo sul taxi proprio in quel momento, poteva lanciare un GPS sul veicolo come aveva fatto tempo prima per salvare sua sorella Akemi. Ma questa volta le cose sarebbero andate in maniera diversa, lo sentiva. Prese la mira e il bersaglio centrò in pieno il taxi un attimo prima che partisse. Conan indossò velocemente i suoi soliti vestiti, ma non si prese nemmeno la briga di mettere la mascherina.   Con lo skateboard sotto braccio, passò come un razzo davanti a Goro, che gli urlò dietro dove stesse andando. Il bambino, salendo sulla tavoletta, rispose distrattamente che l’aveva chiamato il dottor Agasa e gli aveva chiesto di venire subito da lui. Non disse altro, aveva perso fin troppo tempo. Con un rombo potente il piccolo skateboard schizzò via in strada e Conan regolò l’antenna degli occhiali. Sulla lente a cui era collegato il GPS comparve il percorso che stava compiendo il taxi con a bordo Shiho.
“Perfetto.” Sussurrò Conan, soddisfatto. “Ora non devo fare altro che seguirlo. Vedrai, Ai, andrà tutto bene.”
 
 
**
 
 
Gin sentì dei passi provenire dal salotto, proprio accanto alla camera da letto in cui si trovava lui, e pensò felice che Shiho fosse tornata. Ma si bloccò, sospettoso. Perché allora i movimenti erano così furtivi e non sentiva la sua voce?
Silenziosamente estrasse la pistola e mosse qualche passo avanti, ma una voce alle sue spalle lo bloccò. “Mio caro, dove credi di andare?” Aveva parlato una donna. Gin la riconobbe subito.
“Cosa ci fai qui, Vermouth?”
Prima che potesse muoversi, lei gli appoggiò una pistola sulla nuca. La sentì sorridere.
“E’ stato il capo a mandarmi qui. Aveva dei sospetti.”
“Su cosa?”
“Andiamo, lo sai benissimo. In questo momento Vodka è nell’altra stanza e sta cercando la tua cara Sherry. Se sai dov’è, ti conviene dirmelo.”
Gin sorrise spavaldo, anche se lei non poteva vederlo. “Anche se lo sapessi, non te lo direi mai.”
“Non penso di convenga, sai? Il capo è stato molto chiaro su cosa fare se non vorrai collaborare. Hai tradito l’Organizzazione nascondendo una traditrice, ma se ci dici dove si nasconde, forse possiamo risparmiarti la vita.”
“Puoi scordartelo.”
“Io ti avevo avvertito.” Prima che Vermouth potesse premere il grilletto, però, entrambi sentirono dei rumori provenire dalla porta d’ingresso. Lei sorrise, lui sobbalzò. Sapevano entrambi chi fosse.
“Tesoro, sono tornata!” La voce di Shiho rimbombò allegra tra le pareti della piccola casa.  “Gin, dove sei?” I passi avanzarono, e ad un tratto un urlo riecheggiò nella casa. Shiho doveva aver visto Vodka. Bastò quello a Gin per scattare via dalla presa di quella strega, rapido e veloce. Vermouth riuscì a colpirlo al braccio, ma questo non lo fermò. Si precipitò nel soggiorno, dove con orrore vide Vodka puntare una pistola sulla sua Sherry.
“Aspetta.” Disse, avanzando tranquillamente alle sue spalle e cogliendolo di sorpresa. Vodka si girò, sorpreso. “Voglio essere io ad ucciderla.” Gin approffittò dello smarrimento di vodka per colpirlo alla nuca con il calcio della pistola, e l’omone cadde a terra svenuto in un istante. Proprio in quel momento, arrivò anche Vermouth nella sala. Appena la vide, Gin si mise davanti a Shiho per proteggerla. Ma lei lo scostò con un gesto della mano, avanzando di qualche passo, calma. sempre seria, senza mostrare paura, anche se dentro di sé era terrorizzata, si mise davanti a lui e aprì la braccia per proteggerlo. Non avrebbe lasciato che morisse per lei. Non doveva accadere, mai più.
Vermouth sorrideva perfidamente, puntando la pistola all’altezza del petto della ragazza. “Ma che brava, un gesto davvero nobile! Peccato che non serva più a niente, ormai.”
Shiho gli sorrise, serena. Non aveva paura. Avrebbe sacrificato la sua vita, ne valeva la pena. Per lui. Perché lo amava più di se stessa.
Quando la pallottola un secondo dopo entrò nella sua carne, Gin l’aveva buttata a terra, ma era troppo tardi. Nonostante il dolore lancinante che aumentava ad ogni respiro, era felice.
“Shiho, ma cosa ti è saltato in mente? Non dovevi farlo, Shiho…”Gin pareva disperato, e la sua voce era rotta. Shiho posava il capo sulle sue ginocchia, e lui la sollevò stringendola tra le sue braccia. “Resisti, Shiho, ce la farai. Andrà tutto bene.”
Lei scosse il capo, sempre sorridendo. “Mi sarebbe piaciuto vivere insieme a te, lontano da qui. Studiare medicina all’università, avere un bambino bello come te.” Strinse debolmente le mani attorno ai lembi dell’impermeabile nero di Gin. Tremava di freddo e dolore. “Ma sono felice lo stesso. Grazie per i sogni e per le speranze che mi hai regalato, anche se non potrò mai realizzarle.” Si fermò. Non riusciva più a pronunciare alcuna parola, il dolore era diventato insopportabile. Ma nonostante questo, continuava a sorridere.
“Non parlare così… noi le realizzeremo insieme, Shiho…”Ma era troppo tardi, Shiho aveva già chiuso gli occhi e abbandonato la testa contro il suo petto e il resto del corpo si era ammorbidito sul suo. Gin provò a scuoterla, ma lei non rispose e non si mosse. Il sorriso era fermo sulle sue labbra, gli occhi chiusi e l’espressione distesa e serena come se stesse solo dormendo. Per la prima volta in vita sua, Gin pianse e gridò il suo dolore, tenendo tra le braccia quella piccola grande donna che amava più della sua vita. Non gli importava più di morire, di finire in prigione o chissà cos’altro. Sapeva solo che avevano ucciso lei, l’unica persona che avesse mai dato un senso alle sue azioni, ai suoi giorni, alla sua vita. E adesso cosa gli sarebbe rimasto?
Strinse più forte Shiho, senza riuscire a fermare le lacrime. E fu un attimo. Vermuoth, alle sue spalle, aveva assistito a quella scena a suo parere ridicola, aspettando il momento buono per portare a termine il lavoro. Quando capì che Gin non avrebbe prestato alcuna attenzione a ciò che gli succedeva intorno, tanto era preso a piangere sul corpo di quella ragazzina, impugnò più forte la pistola. Che sciocco, credeva forse che il suo amore l’avrebbe salvata?
Due proiettili si conficcarono nella schiena di Gin. Dapprima lui rimase immobile, poi lentamente il suo corpo si riversò in avanti su quello di Shiho. La stava stringendo ancora, come se volesse proteggerla anche in quel momento. Il suo corpo robusto copriva quasi totalmente quello di lei. Nessuno dei due si mosse, continuavano a restare immobili, stretti.
In quel momento, Conan Edogawa aprì di scatto la porta, ansimando per la corsa. “Ai!” Urlò per farsi sentire. “Dove sei?” Si bloccò, stupito e spaventato. Davanti a lui,  c’era una donna dai capelli biondi e un sorriso malvagio dipinto dal rossetto. “Vermouth…”Sussurrò, ancora incredulo. “Ci si rivede, ragazzino…”Sorrise lei, il tono beffardo. Conan notò che la sua pistola fumava ancora. “Cos’è successo qui?”
“I’m sorry, my darling, ma ho dovuto infrangere la nostra promessa. Gli ordini del capo non possono essere discussi.”
“Cosa vuoi dire? Che cosa hai fatto? ”Una sagoma imponente e massiccia si stagliò alle sue spalle.
Prima di svenire, riuscì a vedere il corpo di un uomo coperto da un impermeabile nero.
Vodka aveva la pistola ancora in mano. L’aveva colpito violentemente alla fronte con il calcio, facendogli perdere i sensi.    
“Ah, ti sei ripreso, finalmente.” Constatò Vermouth con noncuranza. “E’ meglio andarcene subito.”
“Ma… che ne facciamo del ragazzino?”
“E’ solo un bambino. È innocuo, non credi? Inoltre non gli hai dato il tempo di vedere niente. Su, andiamo.”
Conan riuscì ad aprire gli occhi, spostandosi di lato e aprendo il quadrante del suo orologio. La freccetta narcotizzante si piantò nella schiena dell’uomo che stava uscendo e della donna accanto a lui. I corpi caddero a terra all’istante e Conan fece un sospiro di sollievo, rialzandosi. Capì che non doveva perdere tempo, e usando la voce di Shinichi contattò immediatamente l’ispettore Megure. Poi, quando vide che l’uomo dall’impermeabile nero era ferito, chiamò anche l’ambulanza. Si avvicinò furtivo, in attesa dei soccorsi. Aveva i capelli lunghi e biondi… e se fosse…?
Una fitta alla testa lo colpì immediatamente. Si appoggiò alla parete, portandosi una mano dietro la nuca. Gli faceva male da morire, e quando la tolse vide che il palmo era rosso di sangue. Improvvisamente tutto divenne confuso e indistinto e le forze lo abbandonarono. Prima, però, gli era sembrato di vedere un altro corpo sotto a quello dell’uomo.
 
 
**
Shiho sorrideva. Non sapeva dove si trovasse in quel momento. In Paradiso? In un’altra dimensione? Di certo non sulla Terra.
Era in alto. Non in cielo, non seduta su una nuvola. Era semplicemente sospesa nell’aria, e stava salutando tutti. I bambini, il Dottor Agasa, Conan Edogawa, adesso nei panni di Shinichi Kudo, che abbracciava la sua Ran. Erano entrambi felici, si abbracciavano guardandosi con occhi colmi di amore. Genta era cicciottello come sempre e stava finendo di mangiare una fetta di torta, Mitsuhiko maturava sempre di più, divenendo intelligente e realista come Conan, e restava composto in piedi come un piccolo ometto, Ayumi aveva un sorriso più luminoso di sempre. Il dottor Agasa era sempre più grasso e pelato, ma nella sua espressione c’era la stessa dolcezza di sempre, giudicò. Tutti la salutavano, senza lacrime, senza dolore. Con sorrisi e promesse di rivedersi, un giorno. Forse non sulla Terra, ma si sarebbero rivisti. La città si allontanò divenendo sempre più piccola, fino a sparire completamente.
Si sentiva sola. Non c’era più nessuno, non c’era più niente. Era sola, in mezzo al nulla.
Ma all’improvviso, un uomo comparve davanti a lei e la strinse in un forte abbraccio. Non era più sola. Era felice. Era libera di fare ciò che il cuore le avrebbe indicato.
“Andiamo, Gin.” Si presero per mano, e aprirono una porta da cui proveniva un’intensa e abbagliante luce chiara. Chissà, forse oltre quella porta avrebbero potuto realizzare i loro sogni. Ma la sola cosa che contava era che erano insieme, per sempre. Continuavano ad essere insieme e ad amarsi, qualsiasi cosa fosse successa. Fino al loro ultimo respiro.
 
 

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Capitolo 13
*** Crudele realtà ***


Capitolo 13: Crudele realtà
 
 
Conan aprì le palpebre, lentamente, e i contorni presero consistenza piano piano. Dov’era? Le pareti erano bianche, il letto su cui era adagiato leggermente scomodo e il cuscino morbido. Doveva essere in ospedale. Non aveva più i suoi occhiali, né la giacca azzurra. Era rimasto con la sola camicia bianca, e aveva una fascia ben stretta attorno alle tempie. Ma cos’era successo? Aveva un solo pensiero in testa: l’antidoto. Dov’era finito? L’aveva messo in tasca, se non si sbagliava. Appena tastò la piccola pillola, si sentì di nuovo al sicuro, ma si pentì subito di quel pensiero così egoistico. Cercò di ricostruire con la mente gli eventi appena trascorsi. Era finito nella casa di Gin, deciso a proteggere Ai… ma poi aveva trovato Vermouth e, successivamente, anche Vodka. Era riuscito ad addormentarli e a chiamare la polizia, ma aveva trovato un uomo ferito. Una lampadina si accese nella sua mente. Era proprio Gin quell’uomo, e sembrava stesse proteggendo un altro corpo. E se quel corpo fosse stato proprio quello di Ai? Conan scosse la testa. No, non era possibile. Si rifiutava di crederci con tutte le sue forze. Doveva chiedere spiegazioni, avere conferma ai suoi dubbi. Si mise a sedere a fatica, guardandosi intorno. Ma perché non c’era nessuno accanto a lui?
Stava per alzarsi a perlustrare i dintorni, anche se la ferita alla testa faceva ancora male, quando vide la testa di una persona appoggiata sul letto su cui era sdraiato lui. Probabilmente stava dormendo e gli stringeva la mano. Conan la guardò meglio ed ebbe un tuffo al cuore. Lunghi capelli mori… era Ran. La sua Ran. Si sentì stringere il cuore in una morsa di tenerezza, e mosse le dita per farle vedere che era sveglio. Gli dispiaceva svegliarla, ma voleva in qualche modo tranquillizzarla, senza far cessare quel meraviglioso contatto. In un attimo Ran sobbalzò e fissò gli occhi su di lui. Lo stava guardando in modo diverso: più dolce, più consapevole. Gli occhi lucidi di gioia e commozione.
Non passò neanche un attimo, che lo abbracciò con forza, mentre le sue esili spalle non smettevano di essere percorse dai singhiozzi e tremiti convulsi. Quando finalmente riuscì a calmarsi, si staccò e lo guardò con un sorriso e due lacrimoni che spuntavano dai suoi occhi.
“Sono così felice che tu ti sia svegliato, Shinichi.” 
 
**
Non appena Ran era uscita dalla stanza per annunciare che Shinichi si era svegliato con un sorriso smagliante ancora umido di lacrime, i visitatori seduti fuori in attesa avevano cominciato ad affollare la stanza. Entrò subito Heiji, felicissimo e sollevato che il suo migliore amico stesse bene, ma arrabbiato per non aver potuto essergli utile, seguito da Kazuha, più controllata ma ugualmente felice, che aveva abbracciato Ran ancora in lacrime. Subito dopo anche l’ispettore Megure si fece largo, sorridendo con rinnovata simpatia a Conan. Probabilmente anche lui sapeva. Il Dottor Agasa spuntò dietro di lui, con un’andatura mesta e lenta certo non tipica da vecchio burlone qual era. Era felice anche lui, naturalmente, ma Conan scorse un’ombra sul suo sorriso, mentre lo avvertiva che i bambini sarebbero venuti nel pomeriggio. Non si sbagliava: i suoi occhi erano più opachi, e il viso tirato. C’era qualcosa che non andava.
Era venuta persino Jodie, con un sorriso a trentadue denti, stretta al braccio di Shuichi Akai. Conan si meravigliò non poco nel vederlo: perché non indossava più il suo travestimento? Significava forse che l’Organizzazione era stata sconfitta e che lui poteva mostrarsi in tutta tranquillità e senza pericoli, abbandonando definitivamente la messinscena che aveva creato con lui per fingere la sua morte? Jodie pareva al settimo cielo, e lo stava stringendo guardandolo con un’espressione dolce negli occhi. Da parte sua Akai non mostrava particolari emozioni, come sempre, ma non sembrava che la vicinanza della donna gli desse fastidio. Ad un certo punto gli parve di scorgere persino un piccolo sorriso sul suo volto. Conan si sentì felice per loro, e d’istinto guardò la sua Ran. Non era arrabbiata, né delusa… lo stava solo guardando con sollievo, e tanto, tanto amore. Amore infinito che aleggiava nei suoi occhi. Ma come faceva a sapere…? Conan aveva molte domande che gli affollavano la mente. Tante, troppe, confuse una sull’altra, accavallate tra loro, desiderose di ricevere subito una risposta, tutte insieme. Poi, all’improvviso, una fitta gli attraversò il cuore e avvertì un senso di vuoto. C’erano tutti riuniti in quella stanza. Ran, Heiji, Kazuha. L’ispettore Megure, il professor Agasa, Jodie, Akai. Dov’era Shiho?
“Shiho?” Chiese con un filo di voce, smanioso di ricevere la risposta ma allo stesso tempo bloccato da uno strano timore e da un’angoscia che lo paralizzava.
Nessuno parlò. Non ci fu bisogno di parlare. Negli sguardi dei suoi amici Conan lesse la risposta.
Una risposta crudele, spietata, ingiusta. Una risposta più dolorosa di mille proiettili che gli trapassavano il cuore, tutti nello stesso momento.
Un dolore soffocante che non gli lasciava scampo, una sensazione che non aveva e  mai avrebbe voluto provare.
Shiho se n’era andata per sempre.
 
**
 
 
Aveva dormito una settimana intera, ma si sentiva a pezzi lo stesso. E il suo cuore sanguinava, e non c’era benda o medicina che potesse arrestare quell’emorragia. Solo il ritorno di Shiho avrebbe potuto farlo, ma Conan sapeva bene che non sarebbe più tonata. Non poteva più tornare.
Da quando aveva saputo della morte di Shiho, si era sentito svuotato, privo di tutto. Privo di forza di lottare, privo di forza di fare qualsiasi cosa. Gli sembrava tutto inutile, niente aveva più senso. Quella guerra assurda, quella lotta tra il bene e il male, tra bianco e nero si era finalmente conclusa, certo. Ma a quale prezzo? Quanta sofferenza, quante vittime innocenti erano state sacrificate per arrivare a questo punto? Shiho non c’era più. La sua migliore amica, l’unica che aveva condiviso con lui quel periodo difficile, con la quale aveva condiviso emozioni, speranze, desideri, risate e lacrime, non ce l’aveva fatta. E lui sì. Perché era ancora vivo e lei no? Qual era la logica che regolava tutto questo? Ma poi, esisteva davvero, una logica? Probabilmente no, perché non poteva spiegare con la ragione ciò che era successo., riusciva solo a misurarla con i suoi sentimenti e il suo dolore.
L’ispettore Megure gli aveva detto che, grazie a  Sharon Vineyard, nome in codice Vermouth, avevano trovato il capo della banda. E dopo averlo arrestato, anche gli altri membri della banda erano stati catturati dalla polizia. Era stata proprio Vermouth, inavvertitamente, a rivelare la sua vera identità, ma ormai non c’erano più pericoli e nessuno dei due aveva più niente da perdere. Aveva confessato il duplice delitto di Shiho e Gin, affermando di averli uccisi entrambi per ordine del suo capo.
Conan aveva voluto restare da solo con lui nella stanza, per discutere in tranquillità e capire finalmente che cosa fosse successo esattamente. Megure aggiunse che Sharon, durante l’interrogatorio, rivelò chiaramente la dinamica dei fatti: Shiho si era messa davanti a Gin per proteggerlo, ed era stata colpita al suo posto. Poi aveva freddato anche lui, approfittando di un suo momento di distrazione.
Conan era a bocca aperta, ma forse doveva aspettarselo: Shiho era morta per salvare l’amore della sua vita, e lui si era lasciato uccidere senza cercare di difendersi quando aveva capito che lei non c’era più. Si sentì improvvisamente troppo piccolo di fronte a quell’immenso sentimento che era riuscito ad annullare anche la morte. Quel sentimento che aveva portato dolore ma anche gioia nelle loro vite. Quel sentimento talmente potente che alla fine li aveva distrutti insieme.
Non aveva più ascoltato una parola di ciò che gli aveva detto l’ispettore Megure. Sapeva solo che anche l’FBI era intervenuto per catturare gli altri membri della banda, se ce n’era ancora qualcuno da qualche parte nel mondo che si stava nascondendo, ma che lui non correva più nessun rischio.
L’agente Jodie gli aveva assicurato che avrebbe ricevuto protezione dall’FBI e anche dalla polizia giapponese. Gli aveva fatto anche l’occhiolino, dicendogli che era felice di vederlo in salute e che sarebbe ritornata a salutarlo prima che lui fosse dimessa, con il suo fidanzato. E Akai non fece obiezioni di fronte al suo entusiasmo, si limitò ad annuire lievemente e a rivolgerle uno sguardo carico di tenerezza.
Conan era felice di vedere che in mezzo a tanta tristezza ci fosse ancora qualcuno capace di sorridere e di conservare la speranza per il domani. Lui, invece, non riusciva a farlo. Si sentiva sempre più vuoto, e quando nessuno poteva vederlo, pianse. Pianse per aver perso un’amica speciale, pianse per i sogni che lei non aveva mai potuto realizzare. Si chiese se fosse mai stata veramente felice in tutta la sua vita.
Nel pomeriggio, i bambini gli portarono un po’ di sollievo con la loro travolgente allegria. Loro non sapevano ancora che Conan fosse Shinichi, e forse nessuno gliel’avrebbe mai detto nemmeno in futuro. Ma quando gli chiedevano di Ai, Conan sentiva una fitta al cuore e il suo sguardo si oscurava. Alla fine disse loro che Ai era partita per l’America con i suoi genitori, e che presto l’avrebbe raggiunta anche lui. Disse anche che sarebbero rimasti a studiare là, ma chissà, forse un giorno, si sarebbero incontrati di nuovo. Volle lasciare loro quell’illusione. Riteneva inutile che soffrissero e rimanessero turbati. Ci sarebbe stato molto tempo per scoprire che la realtà era ben diversa dal mondo delle fiabe in cui loro vivevano ancora.
La sua realtà era cambiata per sempre, adesso. Lui era cambiato, ed era come se una nuova pelle stesse strappando quella vecchia. E faceva male. Male da morire. Gli sarebbe piaciuto riavere la sua vita normale, essere il solito detective presuntuoso che si credeva infallibile. Ma sapeva che anche se avesse preso l’antidoto e fosse ritornato alla sua vita di sempre, niente sarebbe mai più stato come prima. La lotta contro l’Organizzazione lo aveva cambiato profondamente, e lui non sarebbe più stato quello di una volta.
Il dottor Agasa fu l’ultimo a fargli visita. Adesso Conan capiva l’infinita tristezza che permeava i suoi gesti e il suo sguardo. Gli aveva confessato che gli sembrava di aver perso una figlia, e che l’ultima volta che l’aveva vista sembrava così felice.
Conan si stupì, e chiese altri dettagli. Agasa gli rispose che Shiho era venuta a suonargli il campanello il giorno stesso che era stata uccisa, e gli aveva lasciato una lettera. Gliela consegnò con un sorriso triste, e Conan si affrettò a spiegare la carta.
 
Caro Dottor Agasa, lei per me è stato come un padre e non la ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che ha fatto per me. Ma adesso è giunta l’ora di prendere la mia strada, e devo farlo da sola, anche se mi addolora profondamente lasciarla. Ci tenevo soltanto a dirle che non dimenticherò mai com’è stato gentile con me, e tutto l’affetto che ha saputo donarmi. Spero davvero di rivederla, un giorno. Nel frattempo, mi auguro che manterrà vivo il mio ricordo e terrà buona compagnia ai bambini.
Grazie di tutto,
Shiho Miyano.”
 
 
Conan l’aveva letta a voce alta, e quando terminò vide due grosse lacrime solcare le guance del professore, seguite da altre. “Quando l’ho trovata, ho capito subito che aveva intenzione di abbandonare la città per vivere come le era sempre stato negato. Una vita felice, colma di sogni e affetti. La vita che si meritava.” Agasa tirò su col naso, mentre le lacrime continuavano a scendere. “Mi dispiaceva moltissimo non vederla più, ma l’avrei sopportato, se l’avessi immaginata felice, da qualche parte nel mondo. E invece…” Agasa si interruppe, non riuscendo a proseguire. Adesso stava singhiozzando, e anche rumorosamente. Non si vergognava di mostrare il suo dolore a Shinichi. Sapeva che avrebbe capito, perché anche lui provava le stesse emozioni.
Conan sapeva di non essere forte, almeno non in quel momento. E per quanto dolore provasse, anche se non aveva alcuna voglia, né tantomeno la forza, provò ad infondersi un briciolo di coraggio. Lo doveva al dottor Agasa, che aveva condiviso il suo segreto, l’aveva distratto con i suoi indovinelli e le sue buffe invenzioni, e l’aveva aiutato tante volte a tenere nascosta la sua identità. Lo doveva a quel vecchietto buono e gentile a cui era sinceramente affezionato.
Sorrise sicuro, uno di quei sorrisi spavaldi tanto tipici della sua indole sbruffona. “Le basterà immaginarla come l’ha vista l’ultima volta. Felice, sorridente. Sono certo che ha lasciato serenamente questo modo, e con la stessa speranza di sempre nel cuore.”
“Hai ragione.” Disse Agasa, asciugandosi le lacrime. Era troppo scosso per accorgersi che la voce di quel piccolo che si credeva invincibile si era rotta sotto il peso delle emozioni. Conan stava lottando per trattenere le lacrime, eppure non ci riusciva. Era passato troppo poco tempo per poter soffocare così il proprio dolore, ma Conan arrivò a chiedersi se ne sarebbe passato mai abbastanza.
Il dolore lo stava divorando dentro, ma per quanto gli sembrasse assurdo, doveva farsi coraggio per le persone che aveva intorno. Per chi ava continuato ad aiutarlo in modo disinteressato. I suoi amici, la sua famiglia, Ran… già, Ran.
Era ormai il crepuscolo quando la ragazza si era presentata, aveva bussato alla sua porta ed era entrata con un mazzo di fiori. Li aveva posati sul comodino, poi si era seduta sul letto e con dolcezza gli aveva chiesto come stava. Non gli fece domande, non si arrabbiò, né il suo atteggiamento nei suoi confronti era in qualche modo diverso. Era gentile e amorevole come sempre, più di sempre. Forse Ran sapeva fin dall’inizio, e aveva compreso quale sentimento l’aveva spinto ad ingannarla. Già, lui l’aveva ingannata. Aveva ingannato una creatura così bella, così generosa… non meritava di starle accanto. Il minimo che poteva fare era spiegare come stavano veramente le cose con le sue labbra, e lasciare, per una volta, che fosse il suo cuore a prendere il sopravvento. Doveva dirle cosa provava, cosa aveva sempre provato per lei.
“Ran, ascoltami… ti devo parlare.” Disse, lo sguardo basso, la voce seria e risoluta. Ran gli sorrise con la solita dolcezza, e gli afferrò le mani, così piccole, ma incredibilmente calde. Conan non sapeva da dove cominciare, era imbarazzatissimo e la lingua non voleva proprio saperne di staccarsi dal palato e di formare una frase. Ma quando sentì la presa di Ran, aumentò la stretta, mettendo la propria manina su quella affusolata della ragazza. E la strinse, sorridendo sicuro.
“D’ora in poi affronteremo insieme qualsiasi prova la vita ci metterà davanti. Qualsiasi cosa succeda, in ogni circostanza, nei momenti dolorosi e in quelli più lieti, io sarò sempre al tuo fianco, Ran. E ti amerò fino al mio ultimo respiro, con tutto me stesso.”
Era curioso, ma in qualche modo quelle parole in qualche modo gli erano familiari. Forse le aveva già sentite, in un sogno lontano, salutando una ragazzina castana dallo sguardo finalmente felice, che lo stava lasciando per sempre. Ma che aveva lasciato nel suo cuore un’impronta indelebile quanto un marchio a fuoco, che niente sarebbe mai riuscito a cancellare.

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Capitolo 14: Epilogo
 
 
Un paio di settimane dopo, il piccolo Conan Edogawa era stato dimesso dall’ospedale. Ma quel bambino non esisteva più, ormai. Dopo aver ingerito quella pillola, l’ultima cosa che gli aveva dato Shiho prima di morire, Conan Edogawa aveva detto addio a questo modo. Il suo posto era stato preso dal giovane liceale  e famoso detective Shinichi Kudo. Le cose erano tornate alla normalità per tutti, anche se molte cose erano cambiate.
Goro aveva perso velocemente il suo prestigio e non cadeva più in trance per risolvere i casi, ma aveva messo da parte il suo orgoglio per prendere qualche lezione da Shinichi, che lo aveva aiutato a  migliorare rapidamente. Entrambi avevano cambiato la loro opinione sull’altro, e tra loro si era instaurato un amichevole rapporto.
Ciò che era successo a Shinichi aveva impaurito a tal punto Kazuha, che temendo che Heiji potesse correre simili pericoli, gli aveva dichiarato il suo amore, scoprendo con sorpresa che anche il ragazzo la ricambiava. Le cose andavano a gonfie vele per la coppia del Kansai, e naturalmente Shinichi ed Heiji continuavano a coltivare la loro amicizia a distanza, non senza qualche gara di deduzioni, ogni tanto.
La squadra dei Detective Boys non aveva più Conan ed Ai tra i suoi membri, ma con Mitsuhiko come nuovo leader le cose procedevano piuttosto bene anche per loro. Naturalmente erano sorvegliati costantemente dal dottor Agasa, che continuava a creare strane invenzioni nella speranza di diventare ricco, un giorno o l’altro. Adesso non si sentiva più solo, e sebbene il dolore di non avere più Ai al suo fianco fosse ancora vivo, in qualche modo riusciva a farsi coraggio, contagiato dall’allegria e dalla spensieratezza di quei bambini che si credevano dei grandi e infallibili detective.
L’ispettore Megure vedeva spesso Goro, e risolvevano molti casi insieme, anche senza l’aiuto costante di Shinichi, che sebbene non avesse mai considerato il detective molto brillante, doveva riconoscere che era cambiato: più responsabile, meno avventato e più lucido nelle deduzioni. Anche lui ora godeva di ottima fama, ma stavolta era merito della sua intelligenza, non di quella di Shinichi.
Jodie e Akai, ormai liberi dal pericolo dell’Organizzazione, svolgevano sempre insieme le loro mansioni, ma dopo quello che era successo, la donna non gli lasciava un attimo di tregua, temendo che volesse architettare qualche altra losca strategia per sparire all’improvviso. Il poveretto, dopo essere stato perseguitato alcuni mesi, giunse alla conclusione di rivelare ciò che provava davvero a Jodie, e baciandola le aveva rivelato che l’amore per lei era un’ottima ragione per non abbandonarla mai. James Black, il loro capo, ogni tanto brontolava scherzosamente per tutte quelle smancerie sul luogo di lavoro, ma si vedeva che era contento per loro. Ogni tanto decidevano tutti e tre, di comune accordo, di farsi aiutare anche da Shinichi, memori del prezioso aiuto che aveva dato loro in passato.
Yukiko e Yusaku avevano insistito per trasferirsi in Giappone e dare il loro appoggio al figlio, ma Shinichi era stato irremovibile: doveva cavarsela da solo. I suoi genitori continuavano così a vivere in America, più innamorati che mai. Yukiko, sempre vivace e solare, era diventata una truccatrice professionista, e godeva di un’ottima fama, mentre i romanzi gialli di Yusaku continuavano ad avere un enorme successo.
Ran era sempre la stessa ragazza: dolce, gentile e un po’ingenua, ma all’occorrenza anche forte e determinata. Lei e Sonoko erano ancora ottime amiche, e se Ran aiutava la ragazza ad essere meno superficiale, Sonoko riusciva sempre a farla sorridere con qualcuna delle sue bizzarre idee.
Shinichi era tornato nella sua vecchia scuola, con i suoi vecchi amici, nella sua vecchia casa, anche se spesso provava una forte nostalgia per l’altra parte di sé che aveva abbandonato, il piccolo Conan Edogawa. Non aveva perso il suo proverbiale intuito e la sua brillante intelligenza, e continuava a risolvere casi su casi. Ma qualcosa era cambiato rispetto al passato: continuava ad essere un ottimo detective, razionale e riflessivo, ma il suo atteggiamento assomigliava in tutto e per tutto a quello di un adulto. Non era più presuntuoso, non si pavoneggiava più, non sfoggiava più il suo sorriso sicuro da pallone gonfiato, aveva abbandonato i suoi sogni di ragazzino in cui cercava di emulare il più possibile Shelock Holmes. Voleva risolvere i casi per qualcosa di più profondo, voleva evitare che soffrissero meno persone possibili. Era cambiato, e anche le persone intorno a lui se ne accorgevano. Ran, ogni tanto, lo sorprendeva a fissare il cielo,  e lei sapeva bene chi gli mancasse così tanto. Shiho, la sua migliore amica, che aveva condiviso con lui quell’anno di avventure e che comprendeva meglio di chiunque altro i suoi sentimenti, se n’era andata troppo presto, troppo in fretta, e Shinichi avvertiva sempre quel vuoto dentro di sé, nonostante cercasse di nasconderlo anche a se stesso. Ma Ran continuava a stargli vicino, e il suo amore aiutava moltissimo Shinichi.
Erano andati di nuovo al luna park, insieme, ma questa volta non c’era stato nessun caso difficile da risolvere, e sulla ruota panoramica si erano baciati per la prima volta. Nonostante fossero una coppia felice, Shinichi era triste. Sentiva di essere cresciuto troppo in fretta, e di aver perso la sua ingenuità da un pezzo. Avrebbe voluto tornare indietro e cancellare quel periodo della sua vita, ma sapeva che non era possibile. Adesso comprendeva meglio Shiho. L’Organizzazione ti cambiava, e tu ne uscivi morto oppure vivo e più forte. Ma lui era sopravvissuto a quella terribile lotta, e non si sentiva migliore, né tantomeno più coraggioso. Anzi, era più spaventato, e ogni tanto gli capitava ancora di svegliarsi nel cuore della notte, sudato e vittima di terribili incubi. Spesso era tentato di andare a dormire dal dottor Agasa, ancora suo ottimo amico, ma si imponeva di resistere. Ce l’avrebbe fatta, prima o poi.
Una notte stellata, dopo l’ennesimo incubo, Shinichi si alzò e scese in biblioteca. Osservando quell’enorme stanza piena di libri, prese una decisione. Ogni notte, incurante del sonno, sedeva alla scrivania della biblioteca e scriveva alacremente. In un mese appena ebbe terminato il suo manoscritto. Dopo molte riflessioni, aveva deciso di intitolarlo “Anche il cuore di un criminale può battere”.
Raccontava una meravigliosa storia d’amore di cui era stato protagonista: la storia di un criminale vinto dalla forza dell’amore, che si era innamorato perdutamente di una ragazza castana bella e intelligente, e che era morto per proteggerla. Solo che alla fine, era arrivato un bambino moro, dai grandi occhi azzurri nascosti dietro agli occhiali da vista, a portarla in salvo. Lei era partita per l’America, era diventata una grande ricercatrice, e aveva inventato un farmaco miracoloso in grado di rimpicciolire le persone. Ogni tanto guardava il cielo, ringraziando quel piccolo di nome Conan che gli aveva permesso di realizzare i suoi sogni e di vivere finalmente felice e serena.

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