Pessimismo cosmico e sfortuna provvidenza di Ladychic (/viewuser.php?uid=40526)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza sfortunata ***
Capitolo 2: *** Sfortunata nel gioco, fortunata in amore ***
Capitolo 3: *** La Quidditch Terapia ***
Capitolo 4: *** La presa più importante ***
Capitolo 5: *** Regali esorbitanti e genitori curiosi ***
Capitolo 6: *** Casa Baston: il giardino incantato e lotte di sguardi ***
Capitolo 7: *** Casa Baston: critiche sportive e battaglie di neve ***
Capitolo 8: *** La magia dei fuochi d'artificio ***
Capitolo 9: *** La scusa ***
Capitolo 1 *** La ragazza sfortunata ***
La
ragazza sfortunata
Katie
Bell era da sempre stata una ragazza molto sfortunata, soggetta
a numerosi incidenti di vario tipo: molte volte imbarazzanti, altre
volte
addirittura pericolosi.
Fin
dal suo primo giorno ad Hogwarts aveva mostrato a tutti gli
abitanti del castello quanto talento avesse nell’attrarre
ogni tipo di
calamità.
Non
ancora arrivati nella Sala Grande per partecipare alla cerimonia
dello smistamento, la ragazza era stata presa di mira da Pixie il quale
le
aveva rovesciato addosso un intero pentolone di inchiostro,
ricoprendola
completamente dalla testa ai piedi.
Sebbene
la professoressa McGranitt avesse fatto del suo meglio per far
tornare la situazione quanto più normale possibile, il
colorito leggermente
bluastro della piccola Katie Bell aveva riscosso un grande interesse
tra gli
studenti presenti nelle quattro tavolate.
“In
quale casa sarebbe capitata quell’esserino
nero-bluastro?” Era la
domanda che passava nella mente di Oliver Baston, ragazzo del quarto
anno,
alto, muscoloso, atletico, sicuramente futuro capitano della squadra di
Quiddicht
di Grifondoro , che dall’alto dei suoi tre lunghi anni
già trascorsi tra le
mura di quel castello, derideva i poveri ragazzini undicenni che
tremanti si
apprestavano a coprirsi gli occhi con il capello parlante.
«GRIFONDORO!» In seguito alla
sentenza del capello, Katie Bell raggiunse il tavolo dei Grifoni, non
prima,
ovviamente, di aver inciampato a causa del suo mantello troppo lungo
rimasto
incastrato nello sgabello.
Si,
era
decisamente una ragazza sfortunata pensò
Oliver, così
come l’intera
scuola.
***
La
prima volta che Oliver Baston parlò
con Katie Bell,
fu durante il primo anno della ragazza, subito dopo Halloween.
L’incontro fu
ovviamente causato
da un evento
sfortunato nel quale la ragazza era incorsa.
Poco
prima di entrare in Sala Comune, poco prima di varcare il quadro
della Signora Grassa, la borsa di Katie si scucì
“misteriosamente”, e
i tre grossi libri,
più una decina di pergamene che la borsa conteneva, si
riversarono lungo il
corridoio.
«Non
te ne capita mai una buona, vero?» Esclamò
Oliver
riconoscendo la ragazza che durante la cerimonia gli aveva provocato grosse risate, molto rare
per un tipo
estremamente depresso come lui. «Serve aiuto?»
Il
ragazzo si inginocchiò
ed iniziò
a raccogliere
tutte quelle scartoffie, ma non ricevendo alcuna risposta dalla
ragazzina,
sollevò
lo sguardo su di lei, temendo che si fosse potuta offendere.
«Scusami,
io non volevo.. non l’ho fatto con cattiveria, non era mia
intenzione dire..»
«Che
sono la strega più sfortunata del mondo? Tranquillo, ormai
ci ho
fatto l’abitudine. Sai, penso che qualcuno il giorno della
mia nascita mi abbia
fatto il malocchio o qualche strano incantesimo della sfiga; ma cosa
posso
farci?»
Le
parole della ragazza fecero sorridere Oliver il quale per la prima
volta notò
i grandi occhi verdi di Katie.
Era
sollevato per il fatto che non si fosse offesa, ed era ancor più ammirato
dal suo comportamento così
spontaneo, allegro
e decisamente positivo, comportamento che lui, già negativo
e tendente alla
depressione di natura, non avrebbe di certo avuto trovandosi nella sua
“sfigata” situazione.
«Piacere,
Oliver Baston, portiere della squadra di Quiddicht» disse il
giovane sollevandosi e porgendo una mano alla ragazza.
«Katie
Bell, la ragazza sfortunata».
***
Mancavano
appena tre giorni al primo settembre 1991. Il portiere di
Grifondoro, quell’anno sicuramente capitano della squadra,
varcò
la porta del
Ghirigoro per acquistare i libri di testo necessari per lo svolgimento
del suo
quinto anno ad Hogwartz. Solo pochi giorni prima in quella stessa
libreria
aveva messo piede Harry Potter, il bambino sopravissuto, colui che
aveva
sconfitto colui che non deve essere nominato, e che
quell’anno, per la prima
volta tornava a vivere nel mondo magico. Sarebbe diventato un ottimo
cercatore,
forse uno dei migliori che Grifondoro avesse posseduto, ma questo
Oliver, non
poteva ancora saperlo. La confusione era l’elemento dominante
in quella piccola
libreria, mamme e studenti vociferavano senza sosta, chiunque sfogliava
libri a
più non posso, il luogo era talmente affollato che spesso si
ricevevano
spallate. L’attenzione di Oliver, inizialmente attratta da un
manuale sul
Quiddicht, si spostò
su un vecchietto che arrampicatosi su una scala a
pioli alquanto traballate cercava di sfilare dalla cima di uno scaffale
polveroso un grossissimo libro. Il giovane non impiegò
più di due
secondi per capire che quel grosso libro gli sarebbe caduto di mano e
sarebbe
andato a finire esattamente sopra la testa di una ragazza dai capelli
castani
che intenta a leggere, non sospettava minimamente di poter essere
spiaccicata a
terra da un libro.
«Attenzione,
spostatevi di sotto!!!» urlò
il vecchietto
non appena il libro gli sfuggì
di mano.
Chi
poteva esserci sotto la traiettoria di quel libro se non Katie
Bell?
La
ragazza, si coprì
la testa con le mani e strinse gli
occhi, preparandosi allo scontro che… però
non avvenne.
«Bella
parata ragazzo!»
«Complimenti,
che presa!»
«Per
fortuna, l’ha salvata!»
Katie
puntò
con estrema lentezza i suoi occhi verdi su quelli
nocciola appartenenti al ragazzo che in quel momento le sorrideva
tenendo
stretto in mano il libro come se fosse una Pluffa.
«Baston!»
«Ciao
Bell! Noto che ancora la sfortuna ti perseguita»
La
ragazza mostrò
al giovane un sorriso, semplice, spontaneo, di
gratitudine.
«Già,
ma pare attenuarsi un po’ quando ci sei tu nelle
vicinanze»
Oliver
si imbarazzò
immediatamente, nervoso si portò
una mano a
grattarsi la nuca.
«Beh,
un tiro così
semplice non poteva di certo sfuggire ad
un portiere del mio livello!»
In
quel momento una ragazza dai lunghi capelli neri richiamò
Katie e le
ricordò
del loro imminente appuntamento da Madama McClan.
«Allora
ci vediamo tra tre giorni, ah, ovviamente grazie mille per
avermi risparmiato l’ennesimo bernoccolo!» Esclamò
Katie
raggiungendo l’amica.
«Ah,
figurati! Ci vediamo a scuola!»
Angolino autrice:
Il
pessimismo cosmico di Oliver Baston e la sfortuna provvidenza di Katie
Bell
Cari lettori
e lettrici. Questa è la mia prima fan fiction sul mondo di
Harry Potter. Ho voluto
scrivere riguardo qualcosa su cui la Rowling non si è
soffermata molto: sulle
vite di due membri della squadra di Harry. Spero di essere riuscita a
riportare
al meglio i caratteri di entrambi, dai libri si può notare
solamente il fatto
che Katie non sia molto fortunata e che Oliver sia veramente un
paranoico, beh
io ho premuto molto su questi due aspetti!
Ah, piccolo
chiarimento: la storia si concentrerà per lo più
tra il primo, il secondo il e
il terzo libro (ricordiamoci infatti che Oliver si
diplomerà) tuttavia il
racconto dovrebbe arrivare al periodo della guerra magica, forse
addirittura un
pochino oltre. (Ho già scritto numerosi capitoli!) Non
voglio dire altro!
Spero in
qualche commento, il prossimo capitolo lo pubblicherò tra
qualche giorno!
Un bacio,
Chiara.
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Capitolo 2 *** Sfortunata nel gioco, fortunata in amore ***
Sfortunata
in amore,
fortunata nel
gioco
Era
il giorno dei provini di selezione. Anzi, era il giorno dei
provini UFFICIALI di selezione, dal momento che Harry Potter era
entrato in
squadra nel ruolo di cercatore senza il minimo provino a causa delle
sue doti
eccezionali.
Il
lavoro per il nuovo capitano, Oliver Baston, non era poi tanto
difficile: dall’anno precedente gli rimaneva gran parte della
squadra. I due
battitori Weasley, Angelina Johnson
e
Alicia Spinnet come cacciatrici, e da quell’anno, Potter come
neo cercatore.
Restava libero un posto da cacciatore.
«Bene,
gli aspiranti cacciatori si mettano in fila davanti a me»
Non
fu una fila molto lunga, notò
Oliver a malincuore.
Un
ragazzo mingherlino appartenente al terzo anno, un ragazzo che
sfiorava l’obesità, niente affatto atletico del
quarto anno e…
«Bell!
Non ci posso credere! Che ci fai tu qui?» Oliver strabuzzò
gli occhi! Era
forse uno scherzo?!
«Ti
credevo abbastanza sveglio da capirlo da solo, Baston!» gli
rispose lei sfacciata.
Era
bella Katie. Alta, magra, occhi verdissimi, i capelli raccolti e
la divisa le donavano una luce diversa, una luce speciale.
Bella
si, ma
decisamente troppo sfortunata.
«Non
permetterò
che tu possa contagiare questa squadra con la tua
sfortuna!»
«Non
porterò
sfiga! Gli incidenti capitano tutti a me, non alle
persone che ho attorno! E poi sembra che la sfortuna si attenui quando
volo!»
Protestò
la giovane
«No,
non se ne parla! Sei solo del secondo anno!» Continuò
il capitano
portando le mani avanti
«Ma
Harry Potter è appena del primo!»
«Infatti!
Mi basta già un solo ragazzino, questa è una
squadra di
Quidditch, non un asilo nido!» Oliver era veramente
spazientito! Il Quidditch
era uno sport pericoloso! Non era adatto ad una ragazzina!
«Ma
io ho tutto il diritto di fare la selezione!»
«Sei
troppo magra! Alla prima sferzata di vento finiresti col
precipitare giù dalla scopa!» Non sarebbe stato
meglio per lei giocare a
scacchi magici?!
«Beh
posso mangiare più panini, e poi non me la cavo così
male sulla
scopa! Ti prego! Io voglio giocare!» La voce di Katie si era
fatto più bassa, i
suoi occhi enormi e verdi sembravano brillare di luce propria.
Oliver
si passò
una mano sugli occhi, stanco.
«Perché
sei così
tanto ostinata ad entrare in squadra?»
In
quel momento le guance di Katie si tinsero di rosso
«Ecco…
sono una fan sfegatata dei Ballycastle
Bats dall’età di quattro anni,
conosco ogni tattica di gioco e soprattutto mi piace moltissimo Finbar
Quigley. Quando avevo otto anni
papà mi portò
a vedere una loro partita e riuscii a farmi fare il suo
autografo. Quella firma è una delle cose più
preziose che ho, e dal giorno mi
sono ripromessa di diventare come lui, di diventare una giocatrice di
Quidditch
così
da attirare
la sua attenzione!»
Katie
aveva urlato ed attratto così
l’attenzione degli
altri componenti della squadra.
Oliver
alzò
gli occhi al cielo. Erano queste le cotte che
si prendono le dodicenni al giorno d’oggi?
«Finbar
Quigley? Il battitore dei Bats?!
Ho sentito proprio due settimane fa che si sarebbe sposato!»
intervenne Alicia,
ovviamente super informata sui gossip riguardanti le
celebrità del Quidditch.
Lo
sguardo di Katie si incupì.
«Già,
purtroppo lo so. Sarà dura per me
mettere una pietra sopra alla mia prima cotta, ma sono ancora
più decisa ad
entrare in squadra!» disse stringendo sempre più
forte il manico della scopa.
«Piccola
Katie, ci pensiamo noi a tirarti
su di morale!» strillarono i gemelli, ricevendo in
contemporanea uno
scappellotto nella nuca da Angelina la quale poi sorrise in direzione
della
ragazza.
«Devi
darle una possibilità Oliver!
Guarda quanto è determinata! Ci servono membri così
in squadra!»
«Va
bene, va bene, salite subito tutti e
tre sulle scope» disse Oliver, poi si voltò
verso Katie «Vediamo cosa sai fare».
Era
incredibile, tutto quello era
decisamente incredibile! Come era possibile che una ragazza che pesava
appena
quaranta chili potesse avere una forza del genere! Come era possibile
che Katie
Bell fosse riuscita a segnargli quindici tiri su venti? E poi, il modo
di
muoversi, veloce, leggera, agile era decisamente adatto, decisamente
perfetto.
Perfetto.
Un cercatore di undici anni,
una cacciatrice di dodici, ma come stava girando il mondo?! Poco
sarebbe
mancato che l’avrebbero rimpiazzato con un portiere di appena
otto anni!
Oliver
scese dalla scopa soddisfatto per
aver trovato un giocatore così
eccellente ma allo stesso modo stupito!
«Ehi
Bell, sei dentro!» Le urlò
da lontano.
I
gemelli, Alicia, Angelina ed Harry le
si gettarono subito addosso per farle i complimenti.
Quando
la “folla” le lasciò
nuovamente il tempo di
respirare, Oliver la raggiunse.
«Ammetto
di dovermi rimangiare tutto, non
sei male in campo, e a parte quei due bolidi che ti stavano per
uccidere, sei
stata abbastanza fortunata. Quindi benvenuta nella squadra di
Grifondoro Katie
Bell» disse il capitano tendendole la mano «Anche
se ovviamente aver ottenuto
oggi questo posto non porterà a nessuna storia
d’amore tra te e il battitore di
quell’orribile squadra!» continuò
ghignando.
Katie
afferrò
la mano del capitano
con forza e sorridendo.
«Pazienza
Baston, e poi com’è che si
dice? Sfortunata in amore, fortunata nel gioco, no?»
***
Era
un freddissimo sabato di novembre, il giorno della prima
partita dell’anno. Grifondoro contro
Serpeverde. Era la partita nella quale avrebbero esordito Harry Potter
e Katie
Bell.
Entrambi
i ragazzi erano tesissimi, ma il capitano della loro squadra,
se possibile, era molto più teso e più in ansia
di loro.
Fortunatamente
ci pensavano Fred e George con le loro battute
sull’alito di Marcus Flitt ad alleggerire la tensione.
Tutti
i quattordici giocatori montarono sulle scope, e al fischio di
Madama Bumb la partita ebbe inizio.
“Ti
prego Godric, mandacela buona!”
La
sfortuna per Katie non tardò
ad arrivare, infatti dopo appena
due minuti dall’inizio della partita in seguito ad una
spettacolare picchiata intorno
a Flitt, venne colpita in testa da un bolide.
Fortunatamente
riuscì
a mantenere l’equilibrio sulla scopa e
subito dopo arrivarono i primi dieci punti per Grifondoro.
La
partita continuò
tra svariati falli, ma la sfortuna di
Katie Bell, sembrò
tutta d’un colpo essersi trasferita in Harry!
Il
ragazzo infatti si reggeva a malapena alla sua scopa che cercava in
tutti i modi di disarcionarlo.
Cosa
stava accadendo?
Immediatamente
tutti i giocatori di Grifondoro scesero di quota e si
disposero a cerchio attorno a lui, sperando di riuscire ad afferrarlo
al volo
quando fosse caduto.
Quel
bastardo di Marcus Flitt approfittò
della situazione
per segnare altre cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
Oliver
si perse tra i suoi pensieri deprimenti. La partita ormai era
persa, e il suo cercatore stava per schiantarsi a terra.
Poi
ad un tratto Harry si rimise in equilibrio sulla scopa e avvistò
il Boccino.
Fu
tutta una questione di secondi: Harry scese in picchiata verso il
Boccino e due secondi dopo si portò
le mani alla bocca come per
rimettere.
«Harry
Potter ha preso il Boccino! Grifondoro Vince!»
Oliver
non poteva crederci!
Come
tutti i giocatori di Grifondoro scese dalla scopa e si gettò
sopra il giovane
mago che aveva portato Grifondoro alla vittoria.
Dopo
un solo minuto furono raggiunti in campo da tutta la tribuna di
Grifondoro, ed iniziarono i festeggiamenti.
In
mezzo a tutta quella confusione, il capitano si accorse della
mancanza di una testolina castana.
«Ehi
Bell, che ci fai la in disparte tutta sola?» domandò
Oliver
raggiungendo curioso la ragazza al centro del campo.
«Io,
ecco, non sono dell’umore per festeggiare» rispose
seria
guardandosi le scarpe.
«Scherzi?
Era la prima partita! E’ stata un successo! Tu hai giocato
davvero benissimo, ah eccezionale quella picchiata attorno a
Flitt!» Oliver non
sapeva spiegarsene il motivo, però
voleva far tornare il sorriso
sulle labbra della sua cacciatrice, non l’aveva mai vista così
triste.
Solitamente era lui il depresso di turno.
La
tristezza non si addiceva al viso dolce di Katie.
«Ti
ringrazio del complimento, capitano, sono felicissima per la
partita, Harry è stato fenomenale, tutti siamo stati
fenomenali ma..» A quel
punto la ragazza strinse gli occhi e successivamente le sue guance si
rigarono
di due lacrime.
«Oggi…
proprio questo sabato… proprio a quest’ora Finbar
Quigley si sposa…» continuò
afflitta strofinandosi
gli occhi con le mani sporche di fango.
Ad
Oliver fece una tenerezza infinita, si
avvicinò
di più al
suo corpicino e le posò
una mano sul capo.
«Bell,
Bell, ormai sei grande! Non farti
condizionare dalle scelte di uno stupido giocatore dei Ballycastle
Bats!
Abbiamo appena sconfitto i Serpeverde! Goditi insieme a tutti la
vittoria!
Fidati, temo che purtroppo momenti per i quali versare lacrime ce ne
saranno
nelle partite future, ma questo non è il momento!»
disse il capitano
sorridendo.
«Non
sei forse stata tu a dirmi
“sfortunata in amore, fortunata nel
gioco”?»
E
in quel momento, con grande felicità di
Oliver, il sorriso ritornò
sulle labbra di Katie.
Angolino autrice:
Cari lettrici e lettori, spero che il
capitolo sia stato di vostro gradimento. Ringrazio molto Serpentina e
Ingry_ per aver commentato!
Ora, confesso di non aver ben chiaro
l'ingresso di Katie nella squadra. Lei ha un anno in più di
Harry, e dal momento che in squadra (eccezion fatta per Harry) si
può entrare solo dal secondo anno, la prima partita di Katie
coincide con la prima partita di Harry, no?
Ah, Finbar è veramente un
giocatore di Quidditch!
Un bacio, Chiara.
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Capitolo 3 *** La Quidditch Terapia ***
La
Quidditch terapia
La
bella cacciatrice di Grifondoro dagli
occhi verdi stava disperatamente tentando di trasfigurare un porcellino
d’india
in un calice da acqua.
Si trovava
nella sala comune, ormai vuota, visto l’ora tarda. Erano
forse le due e mezza
di notte.
Purtroppo
il gatto della sua compagna di
camera aveva fatto a pezzi i suoi appunti di trasfigurazione, nei quali
vi
erano segnati i preziosi consigli della McGranit, dunque risultava
difficile
trasfigurare l’animaletto con le sole dritte del libro.
Dei
passi provenienti dalle scale che
conducevano al dormitorio maschile attirarono l’attenzione di
Katie.
«Anche
tu non riesci a dormire?» Domandò
Oliver Baston
notando la sua presenza.
«No,
affatto, dormirei con molto piacere,
ma devo finire questo compito di trasfigurazione, altrimenti la
McGranitt mi
ammazza, sai, a differenza di qualcuno di mia conoscenza, non sono una
sua
pupilla» Disse Katie continuando a ficcare il volto tra il
grosso libro.
Oliver
sorrise appena e si accasciò
sul divano poco
distante dalla ragazza, davanti al camino.
Era
strano il capitano, constatò
Katie.
Aveva
delle tremende occhiaie violacee
attorno agli occhi, e soprattutto sbuffava e sospirava cinque volte al
minuto.
Katie
ormai era a conoscenza del suo
carattere paranoico, depresso, pessimistico, ma insomma, questo era
veramente
troppo.
«E
va bene, Oliver» era la prima volta
che lo chiamava per nome. «Tanto non riuscirei a concentrarmi
con tutti questi
sospiri sconsolati, vuoi dirmi cosa ti succede?»
La
ragazza si era alzata e si era posta
davanti ad Oliver, in piedi con le mani sui fianchi.
Quella
fu la prima volta in cui Oliver si
accorse di quanto Katie Bell fosse bella.
Aveva
una mezza coda, e i capelli le
ricadevano leggermente mossi sulle spalle. Chissà quanto
dovevano essere
soffici. Pensò
il suo capitano.
Poi
gli occhi così
profondi, che
cercavano di captare quale fosse il problema, erano bellissimi.
Oliver
si sentì
uno stupido per
tutti quei pensieri sulla sua cacciatrice. Tornò
a guardare
rammaricato il pavimento e sbuffò
ulteriormente.
Katie
era una brava ragazza,
maledettamente sfortunata è vero, ma era anche allegra,
simpatica, dolce.
Insomma oramai, dopo svariati allenamenti, dopo svariate litigate, la
poteva
definire un’amica, un’amica alla quale confidare le
sue preoccupazioni, no?
«Sono
in ansia Bell» disse il ragazzo
facendole posto accanto a lui nel divano.
«Sono
in ansia per tutto! Il campionato,
abbiamo vinto la prima partita, è vero, ma le altre? Poi
sono in ansia per i
GUFO, mancano ancora mesi, è vero, ma se non dovessi
passarli a pieni voti??
Sarebbe una vergogna! E sarebbe una vergogna non vincere il campionato
di
Quidditch! L’idea di perdere non mi fa dormire la notte! La
colpa sarà solo
mia, non sono in grado di gestire una squadra, andrà tutto
per il peggio, me lo
sento! Non mi resta che procurarmi la morte…» Il
ragazzo aveva iniziato a
blaterare a raffica, ad ogni frase lo sconcertamento di Katie aumentava
sempre
di più.
«Ringrazio
Godric per essere nata così
sfortunata e non
tendente al pessimismo cosmico come te» disse Katie
sprofondando sempre più nel
comodo divano.
«Tu
sei troppo paranoico, capitano. Alle
prossime partite andremo benone, sarebbe impossibile
l’incontrario visti i tuoi
distruttivi allenamenti. Per i Gufo, non posso dire niente, sono solo
al
secondo anno, non so quanto possano essere difficili, ma a quanto so,
ce la
fanno tutti a passarli, anche gli studenti che normalmente prendono
troll in
numerose materie»
Mentre
la ragazza parlava, Oliver la
fissava, ammirato. Come faceva ad essere così
positiva, come faceva a parlare
in quella maniera così
semplice?
La
cosa strana, si trovò
a pensare
Oliver, era che più Katie continuava il suo discorso,
più lui si rassicurava,
più si convinceva a credere che le cose sarebbero andate
proprio così,
per il verso
giusto.
«Sai,
forse hai ragione, devo smetterla
con queste paranoie e riservare la depressione e i momenti di tristezza
a
quando veramente perderemo»
Katie
si mise a ridere e la sua risata
contagiò
immediatamente il capitano.
I
due ragazzi parlarono senza sosta per più
di un’ ora. I discorsi erano i più vari:
Quidditch, compiti, Quidditch, le loro
famiglie, quei schifosi serpeverde, Quidditch, la balbuzie del
professor
Raptor, i capelli oleosi di Piton e ancora Quidditch.
«Come
fai a tifare per quegli odiosi
irlandesi?! Okay, ammetto che Finbar
Quigley è un bravo battitore, e riconosco anche che agli
occhi di voi ragazze
possa essere un bel ragazzo, ma insomma! Come si fa ad indossare una
divisa con
un pipistrello? E’ ridicolo! E quella mascotte poi! Un topo
enorme con due
alette striminzite!» Disse Oliver scoppiando a ridere e dando
una gomitata alla
ragazza.
«Non
dire idiozie! Barny è simpaticissimo
ed è anche la mascotte della Burrobirra! Inoltre hanno vinto
ben ventisette
volte il campionato! Finbar entrerà sicuramente a giocare in
nazionale e sono
certa che nei mondiali del 1994 diventerà campione del
mondo!» Katie aveva
alzato lo sguardo verso il cielo e stringeva un pugno, sognante.
«Ehi,
frena con la fantasia! Cosa vuoi
che siano ventisette vittorie in campionato? I Montrose
Magpies, la squadra che
tifavo da piccolo, l’hanno vinto trentadue volte! E sono
attualmente la squadra
più forte di tutta la Scozia!» decretò
il capitano a braccia conserte.
«Già!
Tu sei scozzese, vero? Ecco spiegato il tuo buffo accento!»
Lo
derise Katie.
«Non
è buffo!» Protestò
Oliver. «E comunque
si, sono di Peterhead, nell’Aberdeenshire. E tu?»
«Sono
di Ambleside, un paesino desolato di appena duemila persone nella
contea di Cumbria» disse con un sorriso la ragazza.
«Beh,
si trova di fronte alla costa dell’Irlanda del Nord, ecco
spiegata
la tua passione per quella squadra!»
«Hai
detto che tifavi i Montrose Magpies da bambino, ora che squadra tifi
capitano?» Chiese Katie curiosa.
«Beh,
dopo il Grifondoro ovviamente, tifo per i Puddlemere
United. Anche se hanno
vinto solo ventidue volte il campionato, sono la squadra più
antica
dell’Inghilterra, e possiedono le tecniche di gioco migliori,
a mio parere. Mi
piacerebbe, un giorno, poter giocare tra loro.» Quando nominò
i Piddlemere, gli occhi del
capitano brillarono.
«Sono
certa che ci riuscirai» disse Katie sorridendo. Oliver non
riusciva
a capire come fosse possibile, ma tutto ciò
che usciva dalle labbra di Katie, riusciva ad infondergli una sicurezza
ed una tranquillità che normalmente non possedeva.
«Per
Morgana! Le quattro e mezza! Ma è tardissimo!»
esclamò
la ragazza scattando in piedi e
dirigendosi a raccattare tutti i suoi libri sparsi sul tavolo.
Oliver
si alzò
e le diede una mano,
proprio come era successo la prima volta che si erano incontrati.
«Mi
è piaciuto davvero parlare con te. Non
so come tu possa esserci riuscita, ma le tue parole sono state
più calmanti di
una camomilla» constatò
il capitano, provocando un evidente rossore sulle
guance di Katie.
«E’
stato un piacere esserti stata
d’aiuto! Ci vediamo agli allenamenti di domani, buonanotte
Oliver!» disse piano
la giovane dirigendosi velocemente verso il suo dormitorio, imbarazzata
tantissimo per il complimento.
«Buonanotte…
Katie…»
Angolino autrice:
Care
lettrici e cari lettori, ringrazio tutte le persone che hanno
commentato lo scorso capitolo e ringrazio in anticipo tutti coloro che,
spero, commenteranno anche questo. E' la prima chiacchierata degna di
essere chiamata tale tra i due. Ovviamente i temi dominanti non
potevano essere che il Quidditch e (per la felicità, spero,
di
Serpentina) le preoccupazioni di Oliver! Voglio precisare che
tutte le
squadre citate esistono "realmente", cioè sono state scritte
dalla
Rowling!
Un bacio, Chiara.
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Capitolo 4 *** La presa più importante ***
La
presa più importante
«Basta
Oliver! Ti prego! E’ da pazzi!» strillò
Fred
«Non
voglio sentire una parola,
continuate ad allenarvi!» disse severo il capitano parando
perfettamente un
tiro di Alicia.
«Ma
sta diluviando! Ci verrà a tutti una
polmonite!» si lamentò
George.
«Oliver,
hanno ragione loro! Ci stai distruggendo!»
continuò
Angelina.
«E’
anche pericoloso, c’è troppo vento e
sta iniziando a lampeggiare!» disse Alicia.
«Ne
ho già sentite abbastanza! Sono io il
capitano e sono io a decidere quando terminare
l’allenamento!»
«Ma
la prossima partita è dopo le
vacanze!» constatò
Harry, cercando però
di non
contraddire troppo Oliver.
«Hai
ragione Harry! Ed è proprio per
questo che ci dobbiamo allenare così
duramente! Questo è l’ultimo
allenamento prima dell’inizio delle vacanze, dobbiamo dare il
massimo!»
Katie
era l’unica a non essersi ancora
lamentata, non era da lei! Eppure, inseguito al discorso della notte
precedente
con Oliver, si sentiva strana, ecco.
Sapeva
quanto lui ci tenesse a vincere e
non voleva deluderlo.
Stava
per lanciare la Pluffa ad Angelina,
quando ad un tratto…
«Oddio!
Katie!»
Un
fulmine aveva colpito in pieno la sua
scopa la quale aveva preso fuoco e l’aveva lasciata
precipitare.
Sotto
lo sguardo pietrificato di Harry e
dei gemelli, sotto le grida esasperate di Angelina e Alicia, Katie Bell
precipitava
da un’altezza di venti metri.
Oliver
si lanciò
in avanti,
pregando la sua Comet di poter raggiungere in tempo Katie. Quella
sarebbe stata
la presa più importante di tutta la sua vita.
Mancavano
appena due metri e il corpo di
Katie si sarebbe sfracellato a terra, quando Oliver riuscì
ad afferrarla
saldamente tra le braccia.
Oliver
scese dalla scopa e la strinse
ancora di più.
«Katie!
Katie! Stai bene?!» In quel
momento fu raggiunto dai restanti membri della squadra.
Katie
era terrorizzata, tremava
tantissimo. Aveva visto la morte in faccia. Non riusciva a parlare ma
si sforzò
di annuire.
Era
ridotta piuttosto maluccio. A causa
della scossa le punte dei capelli erano bruciacchiate e le usciva un
rivolo di
sangue dal naso.
Alicia
e Angelina le si gettarono
addosso.
«Per
fortuna stai bene! Abbiamo avuto così
tanta paura!»
I
gemelli Weasley cercarono di tirarla su
di morale con qualche battuta.
«Oliver,
forse bisognerebbe portarla da
Madama Chips» suggerì
Harry.
«La
porto io, voi tornate negli spogliatoi
a cambiarvi, ci vediamo in infermeria» disse Oliver, poi la
strinse di più tra
le braccia ed iniziò
a correre come meglio poteva verso il castello.
Katie
era confusa, confusa da morire.
Stava cadendo dalla scopa, stava per morire, e lui l’aveva
salvata. La stava
stringendo, poteva sentire l’odore della sua pelle bagnata
contro il suo corpo.
«O..
Oliver» sussurrò
la ragazza.
Il
capitano si fermò
immediatamente
non molto distante ormai dall’entrata del castello.
«Katie,
non parlare, stai tranquilla ora
ti porto da Madama Chips!» disse lui tremando. Era
spaventato, spaventato come
non lo era mai stato in vita sua.
«Ti
ringrazio per avermi salvata, se non
ci fossi stato tu io..» disse soffocando il viso nel petto
del ragazzo.
«Cacchio
Katie! Scusami! Scusami! E’
stata tutta colpa mia! Non avrei dovuto farvi allenare con questo
temp…»
«Oliver!
Smettila! Non voglio
assolutamente sentirti dire che è colpa tua! Ora sto bene!
Mi hai salvato! Sono
stata colpita a causa della mia sfortuna, come sempre!»
«E
io che pensavo che la tua sfortuna
desse vita solo a situazioni imbarazzanti, questa è una cosa
seria!» sussurrò
il ragazzo.
«Lo
so, fortunatamente tu sembri essere
una specie di cura per la mia sfortuna» sorrise lei.
Oliver
era più tranquillo, Katie era terrorizzata ok,
quasi quanto lo era lui, ma stava bene. Questo era
l’importante.
Angolino
autrice:
Care lettrici e cari lettori, scusate per la brevissima
brevità di questo breve
capitolo! Ero incerta se renderlo un capitolo autonomo o se collegarlo
al
capitolo precedente o a quello successivo, tuttavia ho optato per la
prima
opzione perché lo ritengo essere un capitolo breve si, ma
fondamentale per ciò
che
accadrà nei capitoli successivi. Quindi, anche se
probabilmente mi vorrete
ammazzare per queste poche righe, cercate di avere pazienza; domani o
massimo
dopodomani posterò
il seguito!
Un grandissimo grazie a Serpentina e Ingry_!!!!
Un bacione, Chiara.
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Capitolo 5 *** Regali esorbitanti e genitori curiosi ***
Regali
esorbitanti e genitori curiosi
Era
la vigilia di Natale, Katie si
trovava a casa nel paesino di Ambleside. Una noia totale. Sua madre si
era
svegliata all’alba per cucinare il “cenone di
Natale” e suo padre era tutto il
tempo in giardino a combattere contro una famigliola di Folletti di
Cornovaglia
alquanto dispettosa.
La
ragazza si buttò
nel suo letto
con i capelli ancora umidi dalla doccia.
Guardò
sconsolata le pareti della sua
camera. Erano tappezzate di poster di Finbar
Quigley.
Con
uno
scatto si mise in piedi ed iniziò
a staccarli uno ad uno.
Diversamente
da come si aspettava, non provò
tristezza mentre metteva definitivamente una pietra sopra al
suo amore platonico per il suo idolo.
Si
rendeva
perfettamente conto che stava crescendo, che non era più una
bambina con delle
stupide cotte per una celebrità.
Sorrise,
e
inconsapevolmente si ritrovò
a pensare al suo capitano.
Al
solo
pensiero di Oliver che la stringeva tra le braccia e che si preoccupava
per
lei, le sue guance si tinsero di rosso.
In
quel
momento un gufo color della nebbia picchiettò
alla sua finestra.
Teneva
tra
le zampe un lungo pacco.
Che
fosse un
altro regalo di Natale? Aveva già ricevuto tutti i regali
delle sue compagne di
stanza, anche quelli di Alicia e di Angelina erano arrivati da un pezzo.
Chi
poteva
essere il mittente di quel regalo?
«Per
tutti i
folletti!» esclamò
Katie, notando il manico di scopa all’interno del pacco.
«Ma
è una
Tornado 11!!» velocemente prese il biglietto legato al manico
della scopa e lo
lesse tutto d’un fiato, tremante e con il cuore che batteva
all’impazzata.
Ehi
ragazza sfortunata!
Spero
che il mio regalo faccia in tempo ad arrivare per
Natale, non mi fido molto di questo Gufo. So che la Tornado11 non
può essere
paragonata ad una Nimbus ma purtroppo le mie risorse economiche
scarseggiavano.
Tu poi avevi una Tornado7, dunque con questa credo ti troverai
abbastanza bene,
E’ piuttosto veloce ed ha una buona accelerazione, Raggiunge
i 70 chilometri
orari in 10 secondi. E’ molto stabile e adatta alle
picchiate, ma soprattutto
il suo manico in quercia spagnola presenta una laccatura antimalocchio,
dunque
è perfetta per te! So che sicuramente non volevi che io ti
facessi un regalo
del genere, però mi sento davvero in colpa! Alla fine
è solo colpa mia se la
tua vecchia Tornado7 è andata in pezzi. Dunque dovevo pur
rimediare in qualche
modo. Ah sei pregata di non farmi assolutamente nessun tipo di regalo!
Questo
per me era d’obbligo.
Passa
un felice Natale.
Oliver
Baston.
Katie
terminò
la lettura della
lettera con le mani tremanti, il cuore che le batteva velocissimo nel
petto.
Prese immediatamente una pergamena pulita dalla sua scrivania e prese a
scrivere di getto tutto quella che le passava per la mente in quel
momento.
Ehi
ragazzo tendente al pessimismo
cosmico,
ho
solo un
modo per definirti:
sei assolutamente
un folle! Che diamine ti
è saltato in
testa?!
Hai idea di quanto
costi
una Tornado11?! Beh
suppongo di si visto
che l’hai comprata,
ma insomma,
avrai prosciugato la camera
della Gringott
dei tuoi! Ti
ho ripetuto
mille volte
che quello sfortunato
incidente non è
accaduto per colpa
tua!
Beh, non so
che dire,
mi hai
spiazzato. Ma sono
felice, felice da
morire! Una Tornado11!
Non vedo l’ora
di poterla
provare! E poi
il tuo
gesto è
stato davvero carino,
FOLLE, ma
carino. Ti ringrazio davvero,
grazie al tuo regalo
le giornate
qua ad Ambleside
saranno meno noiose.
Buon
Natale anche
a te
Katie
Bell.
Imbustò
la lettera e la diede al Gufo che
immediatamente ripartì.
Ancora
emozionata Katie Bell si rituffò
sul letto
tenendo tra le mani il suo nuovo manico di scopa.
La
faccia di Finbar
Quigley la guardava curiosa da un poster buttato nel
pavimento.
«Ah!
Che me ne faccio di te Finbar,
quando esiste Oliver Baston che mi regala una Tornado11?!»
***
Oliver
Baston, spaparanzato sopra il
divano della propria casa a Peterhead, sazio dall’abbondante
cena della vigilia
di Natale consumata con i suoi parenti, studiava delle nuove tattiche
di gioco
su un modellino di campo da Quidditch.
«Caro,
è arrivata una lettera per te da
una certa Katie B..»
«O
mamma! Insomma! Ti ho detto mille
volte che non voglio che tu legga le mie lettere!» urlò
il giovane
strappando la lettera di mano alla madre.
«Non
l’ho letta Oliver! Ho notato solo il
mittente!» si giustificò
la signora Baston.
Poi
tornò
in cucina
sorridendo dopo aver lasciato da solo in soggiorno il figlio alle prese
con la
lettera di quella misteriosa ragazza.
Oliver
rilesse la lettera più e più
volte. Un sorriso si aprì
sulle sue labbra.
Il
primo giorno delle vacanze aveva fatto
un giro a Diagon Alley e quando lesse nella vetrina dei manici di scopa
laccatura antimalocchio, Lei le tornò
subito in mente.
Quella
scopa doveva assolutamente essere
per lei.
Il
fatto che le fosse piaciuto lo rendeva
estremamente felice, in quei giorni, dal giorno
dell’incidente, si era sentito
sempre più triste, più depresso, più
in colpa. Fortunatamente era riuscito a
rimediare.
Peccato
però,
si trovò
a pensare
Oliver, avrebbe tanto voluto poter vedere gli occhi verdi di Katie
spalancarsi
per lo stupore.
«Allora
Oliver! Sputa il rospo! Chi è
questa Kitty Bell??» urlò
il padre di Oliver penetrando nel soggiorno e dando
una gomitata scherzosa al figlio.
«MAMMA!»
strillò
Oliver
spazientito.
«Scusami
caro, ma non ho resistito a
dirlo a tuo padre! Era così
curioso!» si giustificò
la signora
Baston sedendosi davanti a loro.
Oliver
si portò
una mano sulla
fronte sconsolato. I suoi genitori non riuscivano proprio a farsi i
fatti loro.
«Katie,
e non Kitty, papà, è una mia
compagna di scuola ed è una delle cacciatrici della mia
squadra» disse calmo il
giovane.
«Ma
è fantastico! Le piace il Quidditch!
Sai, ho sempre temuto che con la tua fissa per quello sport non avresti
mai
potuto conquistare nessuna ragazza!» esclamò
con gioia sua madre.
«Mamma!
Non è la mia ragazza! Siamo solo
amici!» sbottò
Oliver nervoso. Quella conversazione non gli piaceva, non gli piaceva
per niente! Era già complicato ed imbarazzante pensare a
Katie quando era da
solo, figuriamoci con quei curiosi dei suoi genitori.
«E
dimmi figliolo, è carina?» disse suo
padre con un sorrisetto malizioso.
«O
insomma Papà! Si ok è carina! Anzi è
molto carina, ma non stiamo assieme! Siamo solo dei buoni amici e dei
buoni
compagni di squadra, tutto qui!» urlò
Oliver rosso sia per la rabbia
che per l’imbarazzo.
«E
ad una semplice amica si regala una
Tornado11?» chiese tranquilla la signora Baston.
«COSA?!»
urlò
suo padre
mettendosi le mani tra i capelli. «Oliver, sai quanti Galeoni
costa quel manico
di scopa?! Come hai fatto a trovare i soldi?»
A
quella domanda il ragazzo si imbarazzò
ancora di più.
«Beh,
ho utilizzato qualche risparmio
dell’anno scorso più i soldi che mi avete regalato
in anticipo voi per Natale.
Dovevo comprargliela assolutamente perché una settimana fa,
durante un
incidente avvenuto per colpa mia la sua vecchia scopa si è
disintegrata. Non
posso avere in squadra una cacciatrice senza scopa, no?»
«Caspita
Frank, allora è proprio una cosa
seria! Deve proprio essersi innamorato il nosto Ol!» cinguettò
la signora
Baston al marito.
«Mamma,
ti ho già detto…» Oliver non fece
in tempo a concludere la frase che suo padre lo interruppe.
«Dovresti
invitarla qua questa Katie.
Giusto un paio di giorni! Potrebbe fare pratica con la sua nuova scopa
nel
nostro giardino e magari potrei anche chiederle di farmi fare un
piccolo
giretto» propose suo padre.
«Tuo
padre ha ragione Oliver! La vorrei
tanto conoscere, e poi tu sei sempre in casa ad annoiarti, sempre a
giocare da
solo a Quidditch stregando quelle Pluffe che pari con estrema
facilità! Se ci
fosse lei avresti un valido avversario! Potrebbe venire per Capodanno!
E’ così
bella la festa
della Notte di Capodanno in questa città, poi potresti
portarla sulla
scogliera! Che io ricorda Ambleside è tra le montagne,
vedere un po’ di mare le
piacerà sicuramente!»
Oliver
riflettete qualche momento. Si
stava annoiando tremendamente, dei suoi compagni di squadra Katie era
l’unica
ad essere tornata a casa per le vacanze,
e anche l’unica che avrebbe avuto il piacere di vedere gli
sussurrò
una vocina
all’interno del suo cervello.
Perché
no? Forse invitarla non sarebbe
poi stata una cattiva idea dopo tutto.
Angolino autrice:
Cari lettori e care
lettrici, ecco concluso il quinto capitolo! Spero davvero vi sia
piaciuto almeno un pochino, mi faceva davvero ridere l'idea di Oliver
con dei genitori estremamente curiosi e preoccupati delle relazioni
sentimentali del figlio, non ho resistito e li ho inseriti nella storia!
Per quanto riguarda
le info sulla Tornado11, ci tengo a precisare che sono tutte vere!
Anche Ron ne parla, nel sesto libro mi pare.
Voglio ringraziare tantissimissimo le ragazze che hanno commentato il
capitolo precedente, Ingry_, Serpentina e Piu_chan, mi fa davvero
piacere ricevere le vostre recensioni! Ringrazio coloro che hanno
inserito la mia storia tra le seguite, e si dai, un grazie anche ai
lettori silenziosi!
Un abbraccio, al prossimo capitolo, Chiara.
|
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Capitolo 6 *** Casa Baston: il giardino incantato e lotte di sguardi ***
Casa
Baston: il
giardino incantato e lotte di sguardi
Cara
Katie,
non
sei l’unica
ad annoiarti. Passo tutte le mattine a stregare delle Pluffe che non
hanno
nemmeno un centesimo della tua forza, e i miei genitori si preoccupano
della
mia salute mentale. Quindi ecco, ti andrebbe di trascorrere un paio di
giorni
qui a casa mia? Potresti venire dal 29 e restare fino a Capodanno, qui
a
Peterhead fanno una festa straordinaria, nemmeno i fuochi che creano i
Weasley
sono paragonabili a quelli che organizzano qua! Ah, se decidessi di
venire,
cosa che spero, portati dei vestiti pesanti che qui in Scozia fa
freddo! Ah e
ovviamente anche la Tornado! Il
mio
indirizzo è Queen Street 91, Peterhead.
Spero
di vederti
tra quattro giorni allora!
Oliver.
Katie
si rigirava felice quella lettera
tra le mani!
Oliver
Baston l’aveva appena invitata a
casa sua! Che gli rispondeva adesso?!
Sarebbe
stato forse sconveniente andare?
Cioè loro erano solo amici, buoni amici ok. Ma cosa
avrebbero pensato i suoi
genitori? E quelli di Oliver?
Katie
moriva dalla voglia di vederlo, dal
giorno in cui lui l’aveva portata in braccio in infermeria,
la ragazza non
aveva fatto altro che pensarlo la notte prima di addormentarsi e non
sapeva
darsene una spiegazione.
Forse
si era innamorata del suo capitano!
Macché!
Non sia mai! Come poteva lei, così
allegra,
espansiva, positiva, innamorarsi di quel dittatore, paranoico,
depresso,
sconsolato, musone di Oliver Baston?
Erano
solo amici. Punto. Insieme si
divertivano, ridevano, scherzavano, ad entrambi piaceva il Quidditch e
c’era
una certa sintonia. Ma la cosa finiva li.
Però
voleva vedere Oliver, voleva
giocare a Quidditch, voleva testare la sua nuova scopa. Li a casa sua
si
annoiava veramente tanto.
Non
ci pensò
su due volte
prima di chiedere il permesso ai suoi genitori.
I
signori Bell si mostrarono abbastanza
stupiti dalla richiesta, ma pensarono che era normale
all’età della figlia
avere degli amici, insomma, non reagirono assolutamente come quelli di
Oliver,
anche se in segreto, forse, sospettavano qualcosa. Ma anche se
l’avessero
sospettato non lo diedero a vedere alla figlia alla quale diedero il
permesso
di andare.
Caro Oliver
Grazie
mille per
l’invito! Mi farebbe davvero
tanto piacere passare
qualche giorno da
te.
Però dovrò scappare
la mattina del
primo, sai, il
solito tradizionale pranzo
di Capodanno con
prozii decrepiti.
Ma dovrei
fare comunque in
tempo a vedere
i fuochi, no?
Ti confesso che
non ho ancora
avuto il modo
di provare la Tornado
quindi non vedo
l’ora di venire
anche per quello
(sia ben chiaro:
niente allenamenti disumani
come quelli con
la squadra!!)
Spero di
non essere un
disturbo per la
tua famiglia! Ci
vediamo tra quattro
giorni allora.
Katie.
***
«Ciao
Oliver!» Katie la mattina del
ventinove Dicembre era apparsa nel camino di casa Baston.
«Ehi,
Katie, sono felice di vederti,
benvenuta a casa mia» disse il ragazzo tendendo una mano alla
ragazza per
aiutarla ad uscire dal camino.
Ovviamente
qualcosa andò
storto e Katie
sbattete la fronte al caminetto.
«O
Katie, Oliver ci aveva parlato della
tua particolare sfortuna, ma non pensavo fosse vero!» Disse
la signora Baston
avvicinandosi alla ragazza e facendo comparire dalla propria bacchetta
dei
cubetti di ghiaccio. «Piacere, sono Betty Baston, la mamma di
Oliver» disse
sorridendo la donna appoggiando il ghiaccio sulla fronte della ragazza.
«Piacere
signora Baston, non si preoccupi
per il piccolo incidente, questo non è niente in confronto
ad altri» sorrise
Katie.
***
La
casa di Oliver non era molto grande,
ma era accogliente e graziosa.
Dopo
il pranzo la signora Baston impedì
categoricamente
a Katie di aiutarla con le pulizie domestiche e la giovane seguì
i due uomini di
casa nel giardino.
«Ma
è un giardino stregato!» esclamò
Katie
stupefatta. I giardini di quelle casette non erano molto grandi, eppure
il
giardino di casa Baston era enorme e ospitava mezzo campo da Quidditch.
«Beh,
sai, avendo un figlio fissato con
il Quidditch sarebbe stato impossibile il contrario» le
sussurrò
il signor Baston
impedendo al figlio di sentire.
«Coraggio
Katie, monta sulla scopa!» le
urlò
Oliver salendo sulla propria ed andandosi a posizionare sopra i tre
anelli.
La
sensazione che provò
la giovane
appena si staccò
da terra era incredibile. Quella scopa era perfetta,
agile, maneggevole, leggera, stabile, e soprattutto antimalocchio.
Fece
un veloce giro del mezzo campo da
Quidditch e un paio di giri della morte per prendere più
confidenza con il
nuovo mezzo provocando un sorriso d’orgoglio nelle labbra di
Oliver e
un’espressione stupefatta nel volto del signor Baston.
«Hai
capito il talento delle ragazze
d’oggi? E pensare che al mio tempo era impedito loro giocare!
Quante nazionali
avremmo potuto vincere in più se solo avessero giocato da
prima!» Proferì
sbalordito
l’uomo salendo anche lui su una vecchia Comet 260.
«Allora,
papà tu lanci la Pluffa a Katie,
non andarci leggero, tanto per lei non sarà assolutamente
difficile afferrarla,
e poi tu Katie, cercherai di segnare, e io ovviamente di parare.
Okay?»
Katie
annuì
«Signor
sì!
Mio capitano!»
esclamò
l’uomo esaltato d’essere coinvolto pure lui.
Oliver
alzò
gli occhi al
cielo e si portò
una mano alla fronte imbarazzato.
«Va
bene, iniziamo!»
“L’allenamento”
andava avanti ormai da
tre quarti d’ora e diventava sempre più aggressivo.
Quella
era una lotta Oliver contro Katie.
Lei
cercava di tirare la Pluffa sempre
più forte e lui di scattare a pararla sempre più
prontamente.
Era
una lotta di sguardi. Sguardi di
indifferenza o di superiorità di lui a seconda che i tiri
della ragazza
oltrepassassero gli anelli o venissero parati, e sguardi omicidi o
esaltati di
lei a seconda che Oliver parasse o mancasse la Pluffa.
Entrambi
facevano di tutto al fine di
sopraffare l’altro, stavano tutti e due dando il meglio di
loro.
Il
signor Baston non poté fare a meno di
notare tutta quella rivalità ma allo stesso tempo tutta
quella sintonia, vide i
loro sguardi fugaci e più il tempo passava e più
si rendeva conto che anche se
suo figlio continuava a negare, a lui piaceva da morire quella ragazza,
e lo
stesso, ci avrebbe giurato, si poteva dire anche per Katie.
Il
signor Baston una volta fatte quelle
constatazioni, si sentì
improvvisamente in imbarazzo tra i due giovani.
Forse sarebbe stato il caso lasciarli un po’ da soli,
iniziava a sentirsi il
terzo in comodo.
Il
momento per tagliare la corda avvenne
quando un tiro micidiale di Katie colpì
in pieno volto suo figlio
facendogli cadere copiose gocce di sangue dal naso.
Katie
immediatamente sfrecciò
verso l’amico.
«O
Godric, Oliver, scusami! Ti fa molto
male?» chiese preoccupata lei posandogli delicatamente un
fazzoletto pulito sul
naso.
«Bacché!
In gambo ho subìto
verite mbolto
biù gravi.. ahi!» quell’esplicita
contraddizione di Oliver fece scoppiare a
ridere entrambi, ovviamente la risata del ragazzo era decisamente
più ostentata
a causa del dolore.
«Beh
ragazzi, io vado in casa!» Urlò
il signor Baston
scendendo di quota.
«Ma
come papà! Così
non possiamo più
allenarci nemmeno noi due!» protestò
Oliver decisamente guarito
dall’emorragia.
«Eh,
io non sono più giovane come una
volta, mi dispiace, ma sono distrutto!» detto ciò
il signor Baston
entrò
in casa lasciando soli nel campo in due ragazzi.
«Mi
dispiace che sia finita così,
ma sembra
proprio che papà abbia raggiunto il limite» disse
Oliver scendendo dalla scopa.
«Beh,
ti dispiace perché così
risulto in
vantaggio io! Su cento trentasette tiri, ne ho segnati settantadue,
quindi ho
vinto io!» esclamò
felice Katie raggiungendolo a terra.
«Ma
non montarti la testa ragazzina! Te
ne ho lasciato fare più della metà
apposta!» disse lui alzando le sopraciglia
come se fosse una cosa ovvia.
«Non
è vero!» Sbottò
lei fingendo di
arrabbiarsi.
«E
invece si!»
«E
invece no!»
«Invece
si!»
«No!»
«Si!»
«No!»
«Sei
stata bravissima Katie»
Quell’improvviso
complimento, del tutto
inaspettato fece di colpo tingere le guance della ragazza di rosso.
Katie
maledì
Oliver
Baston per quello
strano imbarazzo che
le provocava, e
soprattutto maledì
il sole ancora
alto nel cielo che permetteva al ragazzo di notare il suo rossore
facendogli
nascere un sorriso sulle labbra.
Angolino
autrice:
Care lettrici e
cari lettori, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento,
Katie è a
casa di Oliver. Cosa combineranno un ragazzo tendente alla depressione
ed una
ragazza estremamente sfortunata? Riusciranno a chiarire i loro
sentimenti?
Sinceramente la vedo difficile, ma continuate a seguire la storia per
scoprirlo! Non anticipo niente!! Purtroppo non potrò
pubblicare il prossimo capitolo
prima di Sabato!
Ringrazio come
al solito le mie due lettrici preferite Serpentina e Ingry_!
PS: Serpentina,
sicuramente hai ragione tu (riguardo al fatto che sia nel 5' libro che
Ron
espone le caratteristiche della Tornado 11) io non ne ero affatto certa
e
inoltre non posso nemmeno verificare i libri perché
ultimamente sono sommersa
da impegni, dunque, mi fido cecamente della tua correzione!
Un saluto a
tutti, baci, Chiara.
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Capitolo 7 *** Casa Baston: critiche sportive e battaglie di neve ***
Casa
Baston: critiche sportive e battaglie di neve
«Ma
come fa una squadra a vincere
utilizzando questi metodi? Non possono definirsi tecniche le
loro!» decretò
Oliver mentre
sfogliava, seduto sul divano insieme a Katie, la rivista per
appassionati di
Quidditch “Guida ai manici di scopa” .
«Beh,
loro l’hanno eccome una tecnica!
Sfruttano il vento e l’equilibrio, anche se sono decisamente
manchevoli di
forza e di precisione nei lanci.» continuò
la ragazza portandosi una ciocca
di capelli dietro l’orecchio affinché non le
impedisse di leggere.
Poi
strappò
la rivista delle
mani di Oliver e gridò.
«Ma
chi diavolo è questo giornalista?!
Come osa descrivere in questo modo mediocre le tattiche di Finbar! Non
ha alcuna
conoscenza tecnica del Quidditch, mi meraviglio che possa scrivere per
una
rivista del genere! Guarda! Definisce la sua picchiata
“picchiata
gravitazionale”! Quando anche un bambino di due anni sa che
quella di Finbar è
una “picchiata gravitazionale circolare” la quale
sfrutta la forza peso del
corpo e dunque, la sua massa per l’accelerazione
centripeta!» Concluse Katie
rossa di rabbia.
Oliver
la guardò
stranito, forse
aveva trovato qualcuno più fissato di lui con il Quidditch.
No. Impossibile.
Anche se a dire il vero certi termini tecnici non li conosceva nemmeno
lui.
«Katie,
calmati! Stai sgretolando la
rivista! E’ solo uno stupido giornalista, non avrà
mai nemmeno giocato a
Quidditch è ovvio! Non può
conoscere i termini esatti, quindi non era di certo sua
intenzione sminuire in quel modo la picchiata del tuo
Finbar!» disse Oliver
ridendo ma cercando di tranquillizzarla.
«Beh,
un giornalista che scrive sul
Quidditch non può
permettersi questo tipo di errori, almeno io non li
farei mai!»
Continuarono
ancora a lungo a commentare
gli articoli, a deridere o ad esaltare diversi giocatori, ed infine si
addormentarono stanchissimi sul divano.
La
signora Baston non ebbe il coraggio di
svegliare quella coppia di fanatici del Quidditch, erano così
carini assieme,
pensò
sorridente.
Quindi
la mattina seguente i due ragazzi
si svegliarono nello stesso momento trovandosi in una posizione
imbarazzante.
Katie
era completamente distesa sul petto
di Oliver. Il petto nudo di Oliver (evidentemente il ragazzo si era
spogliato
nel sonno). Entrambi si allontanarono velocemente l’uno
dall’altra rossi per la
vergogna.
Ovviamente
la sfortuna di Katie fece si
che la ragazza cadde dal divano.
Il
lato positivo era che la sua goffa
caduta a terra aveva cancellato l’imbarazzo e la vergogna
provati da entrambi e
aveva riempito di risate genuine casa Baston in quella fredda mattina
di 30
Dicembre.
***
«Oliver
sei veramente scarso! Non ti
serviranno a niente le tue doti da portiere in questa
situazione!» Urlò
Katie lanciando
una potentissima palla di neve verso il ragazzo.
Oliver
d’istinto tese le mani come per
pararla, ma questa si disintegrò
e la neve gli ricoprì
tutto il busto.
«Katie,
ma è sleale! Una cacciatrice contro
un portiere in una battaglia a palle di neve sarà sempre in
vantaggio!» esclamò
lui triste.
«Oh
povero portiere!» disse
sarcasticamente la ragazza scoppiando a ridere un istante dopo.
Oliver
approfittò
di quel momento
di distrazione per lanciare una palla alla ragazza che la colpì
in pieno viso.
Katie
si inchinò
in fretta e
raccolse tra le braccia una quantità spropositata di neve.
«Oliver
Baston, se non vuoi che le mie
palle di neve si trasformino in bolidi che andranno a colpire le tue
parti
basse, ti conviene correre!» gridò
lei arrabbiata.
Oliver
non aveva mai visto Katie così
arrabbiata. La
sua forza poi era decisamente elevata e la sua mira praticamente
eccellente.
Si,
forse per il giovane era il caso di
scappare.
I
due iniziarono a rincorrersi tra i
viali innevati di Peterhead costeggiati dalle tipiche casette grigie.
Katie
era a un passo dal raggiungere
Oliver quando, sfortunatamente inciampò
su una radice di un albero
nascosta dalla neve, e cadde rovinosamente sul corpo di Oliver
trascinando a terra
pure lui. I due rotolarono per qualche secondo poiché vi era
una pendenza e si
fermarono solo poiché sbatterono alle ruote di una macchina
babbana facendo
suonare l’allarme.
«Stai
bene?» domandò
Oliver
preoccupato facendo leva sulle braccia per non schiacciare il corpo di
Katie
che si trovava sotto il suo.
Il
volto di Katie era rosso sia per
l’imbarazzo che per il freddo.
«S..si
tranquillo, scusami ma non ho
visto quella radice, sai la mia provvida
sfortuna…»
La
situazione tornò
nuovamente ad
essere imbarazzante, insomma, qualcuno dei due si sarebbe dovuto
alzare, no?
Allora perché nessuno di loro voleva farlo?
A
farli scattare in piedi e a farli
scappare a gambe levate ci pensò
il babbano proprietario della macchina,
accorso in seguito all’allarme.
«Come
osate tentare di scassinare la mia
macchina per amoreggiare?! Vergognatevi!»
Angolino autrice:
Cari lettori e
lettrici, scusatemi per l'immenso ritardo, contavo di postare
questo capitolo una settimana fa e invece tra una cosa e
l'altra ho trovato il tempo di farlo solo ora. Perdonatemi! Spero che
il capitolo vi sia piaciuto. Un grandissimo grazie a
Serpentina e Ingri_/Shaya97!!! Un grazie anche a ticci che
benché abbia "scovato" la mia storia solo di recente si
è presa la briga di commentare anche i capitoli
precedenti! Ah ticci, per essere avvisata tutte le volte che la
fanfiction viene aggiornata basta inserirla in "storie seguite", ogni
volta, quando entri nel tuo account puoi controllare se le tue "storie
seguite" sono state aggiornate o meno ;)
Serpentina: forse
sono troppo cattiva o troppo pessimista anche io da pensare che Oliver
possa cogliere le occasioni (almeno ora)!! Quella della macchina forse
era una buona occasione, ma lui è confuso! I suoi pensieri
sono sempre stati interamente occupati dal Quidditch e adesso che anche
Katie si è intrufolata nella sua mente si sente davvero
scombussolato! Ma anche se ci metterà
un'infinità, dal momento che amo le storie a lieto fine,
credo che riuscirà a cogliere la buona occasione, anche se
prima dovranno succedere molte cose ;)
Ingri_ e Shaya97: a
chi devo rivolgermi? :) Beh, parlerò al plurale! Grazie ad
entrambe, sono commossa dal fatto che Ingri_ si faccia spedire per
posta la mia storia e che mi ritenga un' autrice degna di scrivere di
loro! Spero di avervi incuriosito ancora di più con questo
nuovo capitolo!
Ora una triste
notizia, devo partire per una settimana in Spagna e purtroppo non
potrò aggiornare la storia fino al mio ritorno e forse anche
più tardi, però non perdete le speranze! La
storia mi piace moltissimo, e sono determinata a concluderla. Ci sono
un bel po' di capitoli già scritti e manchevoli solo di una
veloce revisione, quindi aggiornerò sicuramente! Voi
però continuate a seguirmi eh!!
Un bacione, Chiara
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Capitolo 8 *** La magia dei fuochi d'artificio ***
Non avete idea di cosa mi sia successo!
Un pomeriggio di quasi due anni fa ho trovato il mio computer completamente morto. Ho aspettato una settimana nella speranza che si riaccendesse ma niente! L'ho portato in due centri specializzati convinta che almeno potessero salvare i documenti contenuti all'interno, ma da entrambi ricevetti la stessa terribile risposta: “non c'è più niente da fare, il computer è andato e non si può recuperare nulla”.
Dopo un mese di lutto per la perdita di tutto il mio prezioso materiale di una vita: video, foto, documenti (e questa storia, appunto) mi sono decisa a comprare un nuovo computer.
Credetemi quando vi dico che ho provato a continuare questa fanfiction tante volte, ma non partorivo nulla che potesse eguagliare quanto rimasto intrappolato nei freddi ingranaggi del vecchio computer deceduto e di conseguenza ci rinunciai completamente.
Ma, una settimana fa, nella mia comunissima e banalissima vita, dove non accade mai nulla delle cose che da scrittrice sognatrice scrivo di tanto in tanto, è accaduta una cosa davvero inspiegabile.
Il mio vecchio computer, che non ho avuto il coraggio di buttare, ha ripreso vita! (Ringrazio mio padre per essersi ricordato della sua esistenza in un angolo buio del mio armadio e per averlo acceso per curiosità)
Ho impiegato giorni a rileggere e rivedere commossa i documenti e le foto rimasti intrappolati per così tanto tempo e finalmente posso portare avanti la narrazione di questa storia!
So che le mie lettrici a quest'ora si saranno dimenticate di me, ma spero che il mio racconto possa comunque interessare a qualcuno!
LA MAGIA DEI FUOCHI D'ARTIFICIO
«Che incoscienti! Fino a quest’ora tarda al gelo sotto la neve!»proferì la signora Baston.
«mamma te l’ho già detto, non ci siamo resi conto dell’ora!» disse Oliver spazientito.
Si trovavano tutti e quattro nel salotto di casa Baston. I due coniugi seduti nel divano e i due ragazzi seduti accanto al caminetto al fine di riscaldarsi.
«Suvvia cara! Sono giovani, sono degli atleti! Non rischieranno di morire per un po’ di neve!» constatò il padre di Oliver.
«Etchù!» Lo starnutò di Katie contraddì prontamente il signor Baston provocando le risate generali.
«Signora Baston, ha per caso della carne nel forno?» domandò dopo qualche minuto Katie.
«No, è ancora presto per cenare, cara»
«Eppure sento odore di bruciato, mamma» continuò Oliver annusando l’aria.
«Già, lo sento pure io!» esclamò il signor Baston.
Tutti gli occhi dei Baston si puntarono su Katie.
Il suo mantello aveva preso fuoco.
Tra le acutissime grida della signora Baston, Oliver e il signor Baston riuscirono a spegnere il fuoco con la magia, inzuppando completamente Katie.
***
«O Oliver, sono una frana» sbuffò dopo cena Katie raggiungendo sconsolata Oliver nel divano.
«Anche se i tuoi continuano a ripetere che non è successo nulla, sono così desolata!»
«Ah Katie! Non preoccuparti! Non è colpa tua!» cercò di tranquillizzarla lui.
La giovane si mise le mani sul viso.
«Ovunque vada la sfortuna mi perseguita! Dovrei farmi rinchiudere in una camera isolata, così non provocherei rischi e danni alle altre persone!»
«Ma che sciocchezze vai dicendo?! Quali rischi e danni! Ti ripeto che non è successo niente di grave, certo.. escluso il tappeto completamente incenerito, il vaso della bisnonna Mildred andato in pezzi e la quasi crisi di panico di mia mamma…»
«O voglio morire!» decretò triste.
«Che fai, mi rubi le battute?» disse sorridendo il ragazzo.
Katie spalancò gli occhi. «Hai ragione! Non posso sprofondare anche io nel pessimismo cosmico! Sono allegra, vivace, affronterò la situazione e tutte le altre che verranno con animo leggero e con il coraggio degno di una vera Grifondoro!»
«Così ti voglio Bell!» esclamò ridendo Oliver.
«Grazie Oliver» disse seria lei.
Le guance di Oliver divennero rosse. Avrebbe tanto voluto abbracciare Katie in quel momento, sussurrarle che non era colpa sua e che lui la voleva proprio così, con tutti i suoi difetti, con tutta la sua assurda sfortuna, con quel forte odore di shampoo alla pesca.
«Sai, ho promesso a mia madre che oggi non avrei parlato di Quidditch con te, quindi ti andrebbe di vedere un film?»
«Un cosa?» domandò lei accigliata.
«Ecco i film sono degli oggetti babbani, mio babbo lavora al ministero ed è un caro amico di Artur Weasley, l’addetto alla requisizione di oggetti babbani, ha trasmesso la sua passione anche a mio padre, dunque abbiamo in casa una terevisione o televisione, ora non ricordo bene come si chiami, e dentro di questa si mettono questi film, insomma alla fine nello schermo dovrebbero apparire delle immagini, delle persone, delle vicende, una storia ecco.» disse Oliver gesticolando.
«Non credo di aver capito alla perfezione, ma va bene, guardiamo questo film!»
Decisero di guardare una commedia, “Ti presento i miei” un film ricco di situazioni analoghe a quelle che vivevano in quel momento i due giovani .
«Beh, mi rincuora sapere che al mondo esistono babbani come Greg Fotter che sono molto più sfortunati di me!» constatò sbadigliando Katie alla fine del film.
«Katie, mi rincresce farti notare che non era una storia vera, i babbani hanno recitato, loro nei film fingono, nulla di quello che abbiamo appena visto è accaduto veramente.» le disse Oliver sorridendo.
I due rimasero per lunghi minuti a fissarsi, stavano entrambi morendo di sonno, le risate provocate dal film li avevano stancati moltissimo.
Nessuno dei due voleva ripetere la situazione imbarazzante della mattina, così si diedero la buonanotte ed andarono a dormire ognuno nella propria stanza.
***
«Dai qua! Sei solo una mocciosetta di dodici anni, non va bene che beva tutta quella burrobirra!» Disse Oliver Baston togliendo dalle mani della giovane il bicchiere con la bevanda alcolica.
«Tu invece a quindici anni sei proprio un uomo vissuto, eh?» Scherzò lei. «Me l’ha dato quel simpatico vecchietto, come facevo a rifiutare?»
Oliver e Katie stavano passeggiando tra le vie principali della cittadina, in festa per la vigilia di Capodanno.
La comunità magica di Peterhead era davvero ospitale. Vi erano ovunque stand che offrivano quantità enormi di cibo e bevande completamente gratuite, da ogni parte erano presenti bancarelle che vendevano ogni tipo di cianfrusaglia. Nella piazza principale, in un angolo stavano degli abili musicisti di cornamusa e di flauto i quali suonavano melodie tipicamente scozzesi e ovviamente al centro della piazza si danzava.
Katie, resa forse un po’ brilla a causa della non indifferente quantità di alcol ingerito, prese Oliver per un braccio e lo trascinò al centro della piazza nel mezzo delle danze, decisamente disinibita.
«Andiamo Oliver, balliamo! Mi piace tantissimo questo genere di musica!»
«Ma io non so ballare! Non ho mai ballato in vita mia!» rispose il giovane imbarazzato.
«Ma che genere di scozzese sei tu? Mai visto uno scozzese che non sappia ballare danze scozzesi!» decretò lei guardandolo attentamente.
«Beh, se vuoi adesso mi metto ad indossare pure un kilt! Ma per favore!»
Katie scoppiò a ridere. «A me piaceresti lo stesso».
A Oliver sembrò non aver capito bene l’ultima frase della ragazza. «Com..?»
Non riuscì a concludere la frase perché entrambi furono coinvolti in un grande cerchio e con grande gioia di Katie e con leggero imbarazzo di Oliver, furono costretti a danzare anche loro.
«Ed ora in coppia!» Urlò qualcuno tra la folla.
Oliver e Katie si misero uno di fronte all’altra.
«E ora?» domandò lei con un’aria curiosa.
Oliver alzò un sopracciglio. In fondo quella situazione non era poi tanto male.
«Beh, dobbiamo prenderci per mano, così» disse il ragazzo stringendo le mani di Katie. «Poi ecco, si deve girare, volteggiare, insomma… segui la musica!»
Così i due giovani iniziarono a ballare. Si divertirono tantissimo.
«Basta Oliver, non ce la faccio più! Sono stanchissima e con tutti questi giri mi è venuto capogiro!» si lamentò la ragazza continuando, nonostante tutto a sorridere.
«Già, anche io sono distrutto, altro che allenamenti di Quidditch! E’ mezzanotte meno venti! Conviene iniziare a spostarsi per prendere una buona postazione per vedere bene i fuochi magici!» Oliver, continuando a stringere la mano della ragazza, la condusse fuori dalla folla.
Una volta fuori dalla mischia il ragazzo tolse subito la mano imbarazzato.
«I fuochi vengono fatti sopra il mare, solitamente tutti si dirigono in spiaggia per vederli, però io conosco un posto decisamente migliore!» Disse Oliver cercando di non guardare negli occhi l’amica. Non sapeva cosa gli stava succedendo, ma più fissava Katie e più sentiva crescere del calore dal suo corpo e sentiva le guance bruciare. Sicuramente la colpa era dell’alcol, si disse.
«Davvero? E quale sarebbe questo posto?»
«Seguimi »
Dopo essersi allontanati dalla confusione delle vie centrali della cittadina, percorsero un piccolo bosco e poi si trovarono improvvisamente al di sopra di una stupenda scogliera.
«Ma è bellissimo!» sussurrò Katie aspirando a pieni polmoni l’aria del mare.
Oliver sorrise e si sedette a terra sopra il praticello leggermente innevato che copriva la scogliera. Katie rimase indietro per un momento, poi si decise a raggiungerlo, timida.
«Oliver, io, vorrei darti una cosa» disse sedendosi accanto a lui ed estraendo un pacchetto dalla sua borsa.
Oliver stava per protestare ma lei prontamente continuò il suo discorso. «Mi hai detto chiaramente che non volevi regali, è vero, ma insomma, la Tornado prima, poi l’invito a casa tua, adesso questa spettacolare notte di Capodanno, ecco, questo è il minimo che potessi fare, ti prego di accettarlo» Rossa per l’imbarazzo consegnò il pacco ad Oliver.
Il ragazzo vi trovò all’interno un paio di guanti da portiere, erano l’ultimo modello uscito creato dalla più famosa marca di Quidditch, all’estremità della manica, ma all’interno, vi era ricamata in maniere decisamente imperfetta una minuscola scritta.
“Al capitano, con affetto K.”
Oliver sgranò gli occhi per la sorpresa.
«Katie, ma sono stupendi! Grazie! Grazie!» disse infilandoseli subito. «Con questi non mancherò più un tiro, stanne certa! La coppa sarà nostra!»
«Mi fa piacere che tu sia felice del regalo» ammise lei sempre più imbarazzata.
«Felice? Molto di più! Kat..» il ragazzo non poté concludere poiché lo sguardo di Katie fu attratto dai numerosi fuochi che esplodevano nel cielo e si riversavano sul mare.
Oliver, al contrario, passò l’intero minuto della mezzanotte, a fissare gli occhi di Katie. Occhi che brillavano a causa di quel meraviglioso spettacolo nel cielo, a causa della leggera neve che aveva iniziato a ricoprire dolce ogni cosa, a causa delle onde che si infrangevano sulle rocce, a causa del sapore di salsedine e di magia che aveva invaso i loro corpi.
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Capitolo 9 *** La scusa ***
Le giornate trascorrevano frenetiche ad Hogwarts. Con l’arrivo della primavera gli animi degli studenti si erano riempiti di allegria.
Ovviamente, tra questi animi allegri, non vi era quello di Oliver Baston.
Dal ritorno dalle vacanze di Natale, infatti, era diventato, se possibile, ancora più ansioso e paranoico.
Le sue giornate erano tutte uguali: studio sfrenato, parlare con Katie, allenamenti sfrenati, parlare con Katie, tre sani pasti nutrienti, parlare con Katie e almeno otto ore di sonno.
La coppa di Quidditch doveva essere loro, e i GUFO dovevano essere passati alla perfezione.
Era curioso notare come inizialmente, il periodo immediatamente successivo al ritorno delle vacanze, le volte in cui capitava che i due ragazzi si trovassero da soli, magari dopo un allenamento o di sfuggita in sala comune, entrambi si imbarazzassero.
Durante le vacanze non era successo niente di male, no?
Insomma, una classica vacanza tra amici, no?
C’era forse qualcosa di sbagliato? No, assolutamente no.
E allora perché quell’imbarazzo?
Con il passare del tempo tuttavia l’imbarazzo era svanito. Entrambi i giovani constatarono che le chiacchierate tra loro erano necessarie, erano indispensabili.
Katie era per Oliver un rimedio contro l’ansia, proprio come una camomilla. Parlare con la ragazza, vedere il suo sorriso gli facevano dimenticare tensioni e paranoie.
Insomma, ora i due giovani si potevano definire migliori amici.
Si, migliori amici era la parola adatta, niente di più.
Forse il termine migliori amici era anche la scusa più adatta e soprattutto quella più comoda per non affrontare una realtà niente affatto chiara.
«Ehi Katie, dove vai?» domandò Alicia vedendo l’amica in procinto di saltare oltre il ritratto della signora grassa.
«Esco, vado a fare due passi in giardino con Oliver, sai come è stressato in questo periodo, voglio evitare che si affoghi nel lago nero» rispose Katie.
Alicia fece un sorrisino. «Ma non è che tra voi due c’è qualcosa? Insomma, siete sempre insieme, non è che lui ti piace?»
Katie sgranò gli occhi «Ma cosa dici Alicia? Siamo solo migliori amici, prendi ad esempio Angelina, lei, benché entrambe sappiamo essere follemente cotta di Fred, è sempre con George perché lui è il suo migliore amico!»
Alicia dovette ammettere che la ragazza aveva ragione, e anche se comunque non era ancora convinta della scusa migliori amici, lasciò perdere.
In quello stesso momento, all’interno dello spogliatoio di Quidditch, Harry Potter dopo un estenuante allenamento a cui solo lui il suo capitano aveva sottoposto, fece la stessa domanda che Alicia aveva fatto a Katie, a Oliver.
«Vado a fare due passi con Katie, le ho detto di vederci davanti al lago Nero» rispose con semplicità il ragazzo intento a varcare la porta.
«Oliver, è da un po’ che me lo chiedo, ma non è che voi due state insieme o qualcosa del genere?» domandò timido il ragazzo sopravvissuto.
Oliver scoppiò in una fragorosa risata.
«Ma come ti può essere venuta in mente una cosa del genere! No, assolutamente! E’ solo la mia migliore amica, ecco perché passo molto tempo con lei!»
«Ah» Harry non sembrava del tutto convinto, quindi Oliver continuò.
«Beh, è come i tuoi amici, Granger e il piccolo Weasley, anche loro sono molto amici no? Eppure non stanno assieme!»
Harry scoppiò a ridere, Oliver aveva proprio ragione. Benché Ron e Hermione fossero grandi amici non sarebbero mai potuti finire insieme, questo è poco ma sicuro!
***
«Allora, chi glielo dice?» chiese disperata Angelina.
«Io no!» rispose prontamente Alicia.
«Io neppure!» fu la risposta di Fred.
«Sei matto? Io nemmeno! Non voglio avere la sua morte sulla coscienza!» aveva esclamato Geroge.
In quel momento, quattro paia di occhi puntarono il corpo della giovane Grifondoro dagli occhi verdi.
«Katie??»
«Ecco, lo sapevo! Perché dovrei andarci io?! Io non ero nemmeno presente quando ve l’ha annunciato la McGrant!» sbottò Katie.
«Ma tu sei la sua migliore amica!» si giustificò Alicia.
«Si, e poi con te non potrebbe reagire in maniera folle!» disse Fred.
«Già! Non permetterebbe mai ad una dodicenne di ritrovare il proprio cadavere annegato! Poi, soprattutto a te Katie!» continuò George.
«Ti prego..!» aveva concluso Angelina facendo gli occhi da cane bastonato.
Katie chiuse di colpo il grosso libro che stava leggendo e si alzò dalla poltrona nella quale era seduta.
«E va bene, andrò io a dirglielo»
«Grazie mille Katie! Sei la nostra salvatrice!» le disse Alicia abbracciandola.
«Tanto sai dove trovarlo!» urlò George.
«Già» rispose Katie con un mezzo sorriso uscendo dalla sala comune.
Dopo dieci minuti buoni di camminata arrivò al campo da Quidditch.
Oliver era al centro del campo, seduto con le gambe incrociate. La scopa era a terra così come la pluffa. Era intento a guardare un modellino che aveva posato sull’erba e poi a far fluttuare le scope dei suoi compagni di squadra sopra il campo con la bacchetta.
«Oliver!» disse Katie raggiungendolo.
«Katie! Sei in anticipo! Gli allenamenti sono tra due ore! Ma vieni,vieni! Ti mostrerò in anticipo il nuovo schema che ho inventato per vincere la partita contro i Corvonero!» Il ragazzo si era alzato facendo cadere a terra le scope che controllava con la magia, poi aveva preso per un braccio Katie, ed emozionato la condusse al centro del campo.
«Oliver, fermo, ascoltami! Non voglio vedere alcuno schema!» disse la ragazza triste. Sarebbe stato molto ma molto difficile confessare tutto ciò al suo capitano, tutto ciò al suo migliore amico.
«Katie! E’ per la partita di …»
«Non ci sarà nessuna partita Oliver…» Katie si guardava le scarpe e si stritolava le mani.
«Come? Che vuoi dire?» domandò il portiere sbarrando gli occhi.
«Non giocheremo più quest’anno, non potremo giocare la partita decisiva contro i Corvonero…»
«Ma è uno scherzo?!»
«Oliver, ti prego, stai calmo! Non agitarti!» Katie posò finalmente i suoi occhi lucidi su quelli di Oliver scintillanti di rabbia. In quel momento, tuttavia, Oliver parve calmarsi un poco.
«Ma perché?» sussurrò il giovane.
«Ecco, poco fa è entrata la McGranitt in sala comune. Ci ha detto che purtroppo Harry, in seguito ad uno spiacevole fatto misterioso, è ricoverato in infermeria, non potrà uscire prima di tre settimane, quindi ecco, non possiamo giocare.. Ha già parlato lei con Vitious, si sono già messi d’accordo. La partita non si giocherà e per quest’anno vincerà Serpeverde.»
Oliver si accasciò a terra sulle ginocchia. Si inchinò e strinse con forza i ciuffetti di erba.
«Perché Katie, dimmi perché?!! Mi sono impegnato così tanto! Ho lavorato sodo! Mi sono fatto odiare da voi pur di raggiungere questo risultato! Vincere la coppa di Quidditch è sempre stato il mio sogno più grande e quest’anno con Harry in squadra ero sicuro di farcela!»
Anche se mancavano pochi giorni a Giugno, scoppiò a piovere.
«Oliver, alzati, so che ti dispiace, dispiace moltissimo anche a me, anche a tutti gli altri ma..»
«No Katie! Non puoi capire come mi senta! Voglio morire! Voglio restare tutto il tempo qua e morire annegato dalla pioggia!»
«Oliver, adesso basta! Alzati, mi stai facendo preoccupare»
Oliver alzò la schiena e ancora sulle ginocchia fissava verso l’alto gli occhi di Katie.
«Io ci tenevo davvero tanto.. io volevo vincere… io volevo vedere i vostri sguardi felici, volevo vedere le nostre mani stringere la coppa… vole…» Il ragazzo non poté concludere poiché Katie si era inginocchiata davanti a lui e, per la prima volta, l’aveva abbracciato.
«Ti prego, ora basta. Questa volta è andata così, ma ci saranno ancora tante occasioni! Sarai il capitano di questa squadra per altri due anni, ti prometto, ti giuro, che riusciremo a vincerla la coppa!» sussurrò Katie tra il petto del ragazzo.
Oliver non rispose, ma decise di fidarsi delle parole della sua migliore amica.
La strinse di più e inspirò un centinaio di volte il profumo dei suoi capelli.
«Grazie»
A.A
Bene, rispondo immediatamente alla domanda di Blacky98: Katie è al secondo anno e ha 12 anni, Oliver invece è al quinto anno. Proprio questo capitolo e i precedenti sono ambientati ne “La pietra filosofale” infatti il “fatto misterioso” che costringe il povero Harry in infermeria altro non è che l'incontro con Voldemort/Raptor.
Andrò in ordine con i libri. Dal prossimo capitolo inizierò a trattare dell'anno successivo (sarà dunque ambientato ne “La camera dei segreti”)
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Un bacione, a presto! |
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