Pessimismo cosmico e sfortuna provvidenza

di Ladychic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza sfortunata ***
Capitolo 2: *** Sfortunata nel gioco, fortunata in amore ***
Capitolo 3: *** La Quidditch Terapia ***
Capitolo 4: *** La presa più importante ***
Capitolo 5: *** Regali esorbitanti e genitori curiosi ***
Capitolo 6: *** Casa Baston: il giardino incantato e lotte di sguardi ***
Capitolo 7: *** Casa Baston: critiche sportive e battaglie di neve ***
Capitolo 8: *** La magia dei fuochi d'artificio ***
Capitolo 9: *** La scusa ***



Capitolo 1
*** La ragazza sfortunata ***


La ragazza sfortunata

Katie Bell era da sempre stata una ragazza molto sfortunata, soggetta a numerosi incidenti di vario tipo: molte volte imbarazzanti, altre volte addirittura pericolosi.

Fin dal suo primo giorno ad Hogwarts aveva mostrato a tutti gli abitanti del castello quanto talento avesse nell’attrarre ogni tipo di calamità.

Non ancora arrivati nella Sala Grande per partecipare alla cerimonia dello smistamento, la ragazza era stata presa di mira da Pixie il quale le aveva rovesciato addosso un intero pentolone di inchiostro, ricoprendola completamente dalla testa ai piedi.

Sebbene la professoressa McGranitt avesse fatto del suo meglio per far tornare la situazione quanto più normale possibile, il colorito leggermente bluastro della piccola Katie Bell aveva riscosso un grande interesse tra gli studenti presenti nelle quattro tavolate.

“In quale casa sarebbe capitata quell’esserino nero-bluastro?” Era la domanda che passava nella mente di Oliver Baston, ragazzo del quarto anno, alto, muscoloso, atletico, sicuramente futuro capitano della squadra di Quiddicht di Grifondoro , che dall’alto dei suoi tre lunghi anni già trascorsi tra le mura di quel castello, derideva i poveri ragazzini undicenni che tremanti si apprestavano a coprirsi gli occhi con il capello parlante.

«GRIFONDORO!»  In seguito alla sentenza del capello, Katie Bell raggiunse il tavolo dei Grifoni, non prima, ovviamente, di aver inciampato a causa del suo mantello troppo lungo rimasto incastrato nello sgabello.

Si, era decisamente una ragazza sfortunata pensò Oliver, così come l’intera scuola.

***

La prima volta che Oliver Baston parlò con Katie Bell, fu durante il primo anno della ragazza, subito dopo Halloween. L’incontro fu ovviamente  causato da un evento sfortunato nel quale la ragazza era incorsa.

Poco prima di entrare in Sala Comune, poco prima di varcare il quadro della Signora Grassa, la borsa di Katie si scucì “misteriosamente”,  e i tre grossi libri, più una decina di pergamene che la borsa conteneva, si riversarono lungo il corridoio.

«Non te ne capita mai una buona, vero?» Esclamò Oliver riconoscendo la ragazza che durante la cerimonia gli aveva provocato  grosse risate, molto rare per un tipo estremamente depresso come lui. «Serve aiuto?»

Il ragazzo si inginocchiò ed iniziò a raccogliere tutte quelle scartoffie, ma non ricevendo alcuna risposta dalla ragazzina, sollevò lo sguardo su di lei, temendo che si fosse potuta offendere.

«Scusami, io non volevo.. non l’ho fatto con cattiveria, non era mia intenzione dire..»

«Che sono la strega più sfortunata del mondo? Tranquillo, ormai ci ho fatto l’abitudine. Sai, penso che qualcuno il giorno della mia nascita mi abbia fatto il malocchio o qualche strano incantesimo della sfiga; ma cosa posso farci?»

Le parole della ragazza fecero sorridere Oliver il quale per la prima volta notò i grandi occhi verdi di Katie.

Era sollevato per il fatto che non si fosse offesa, ed era ancor  più ammirato dal suo comportamento così spontaneo, allegro e decisamente positivo, comportamento che lui, già negativo e tendente alla depressione di natura, non avrebbe di certo avuto trovandosi nella sua “sfigata” situazione.

«Piacere, Oliver Baston, portiere della squadra di Quiddicht» disse il giovane sollevandosi e porgendo una mano alla ragazza.

«Katie Bell, la ragazza sfortunata».

***

Mancavano appena tre giorni al primo settembre 1991. Il portiere di Grifondoro, quell’anno sicuramente capitano della squadra, varcò la porta del Ghirigoro per acquistare i libri di testo necessari per lo svolgimento del suo quinto anno ad Hogwartz. Solo pochi giorni prima in quella stessa libreria aveva messo piede Harry Potter, il bambino sopravissuto, colui che aveva sconfitto colui che non deve essere nominato, e che quell’anno, per la prima volta tornava a vivere nel mondo magico. Sarebbe diventato un ottimo cercatore, forse uno dei migliori che Grifondoro avesse posseduto, ma questo Oliver, non poteva ancora saperlo. La confusione era l’elemento dominante in quella piccola libreria, mamme e studenti vociferavano senza sosta, chiunque sfogliava libri a più non posso, il luogo era talmente affollato che spesso si ricevevano spallate. L’attenzione di Oliver, inizialmente attratta da un manuale sul Quiddicht, si spostò su un vecchietto che arrampicatosi su una scala a pioli alquanto traballate cercava di sfilare dalla cima di uno scaffale polveroso un grossissimo libro. Il giovane non impiegò più di due secondi per capire che quel grosso libro gli sarebbe caduto di mano e sarebbe andato a finire esattamente sopra la testa di una ragazza dai capelli castani che intenta a leggere, non sospettava minimamente di poter essere spiaccicata a terra da un libro.

«Attenzione, spostatevi di sotto!!!» urlò il vecchietto non appena il libro gli sfuggì di mano.

Chi poteva esserci sotto la traiettoria di quel libro se non Katie Bell?

La ragazza, si coprì la testa con le mani e strinse gli occhi, preparandosi allo scontro che… però non avvenne.

«Bella parata ragazzo!»

«Complimenti, che presa!»

«Per fortuna, l’ha salvata!»

Katie puntò con estrema lentezza i suoi occhi verdi su quelli nocciola appartenenti al ragazzo che in quel momento le sorrideva tenendo stretto in mano il libro come se fosse una Pluffa.

«Baston!»

«Ciao Bell! Noto che ancora la sfortuna ti perseguita»

La ragazza mostrò al giovane un sorriso, semplice, spontaneo, di gratitudine.

«Già, ma pare attenuarsi un po’ quando ci sei tu nelle vicinanze»

Oliver si imbarazzò immediatamente, nervoso si portò una mano a grattarsi la nuca.

«Beh, un tiro così semplice non poteva di certo sfuggire ad un portiere del mio livello!»

In quel momento una ragazza dai lunghi capelli neri richiamò Katie e le ricordò del loro imminente appuntamento da Madama McClan.

«Allora ci vediamo tra tre giorni, ah, ovviamente grazie mille per avermi risparmiato l’ennesimo bernoccolo!» Esclamò Katie raggiungendo l’amica.

«Ah, figurati! Ci vediamo a scuola!»


Angolino autrice:

Il pessimismo cosmico di Oliver Baston e la sfortuna provvidenza di Katie Bell

Cari lettori e lettrici. Questa è la mia prima fan fiction sul mondo di Harry Potter. Ho voluto scrivere riguardo qualcosa su cui la Rowling non si è soffermata molto: sulle vite di due membri della squadra di Harry. Spero di essere riuscita a riportare al meglio i caratteri di entrambi, dai libri si può notare solamente il fatto che Katie non sia molto fortunata e che Oliver sia veramente un paranoico, beh io ho premuto molto su questi due aspetti!

Ah, piccolo chiarimento: la storia si concentrerà per lo più tra il primo, il secondo il e il terzo libro (ricordiamoci infatti che Oliver si diplomerà) tuttavia il racconto dovrebbe arrivare al periodo della guerra magica, forse addirittura un pochino oltre. (Ho già scritto numerosi capitoli!) Non voglio dire altro!

Spero in qualche commento, il prossimo capitolo lo pubblicherò tra qualche giorno!

Un bacio, Chiara.

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Capitolo 2
*** Sfortunata nel gioco, fortunata in amore ***


Sfortunata in amore, fortunata nel gioco

Era il giorno dei provini di selezione. Anzi, era il giorno dei provini UFFICIALI di selezione, dal momento che Harry Potter era entrato in squadra nel ruolo di cercatore senza il minimo provino a causa delle sue doti eccezionali.

Il lavoro per il nuovo capitano, Oliver Baston, non era poi tanto difficile: dall’anno precedente gli rimaneva gran parte della squadra. I due battitori Weasley, Angelina Johnson  e Alicia Spinnet come cacciatrici, e da quell’anno, Potter come neo cercatore. Restava libero un posto da cacciatore.

«Bene, gli aspiranti cacciatori si mettano in fila davanti a me»

Non fu una fila molto lunga, notò Oliver a malincuore.

Un ragazzo mingherlino appartenente al terzo anno, un ragazzo che sfiorava l’obesità, niente affatto atletico del quarto anno e…

«Bell! Non ci posso credere! Che ci fai tu qui?» Oliver strabuzzò gli occhi! Era forse uno scherzo?!

«Ti credevo abbastanza sveglio da capirlo da solo, Baston!» gli rispose lei sfacciata.

Era bella Katie. Alta, magra, occhi verdissimi, i capelli raccolti e la divisa le donavano una luce diversa, una luce speciale.

Bella si, ma decisamente troppo sfortunata.

«Non permetterò che tu possa contagiare questa squadra con la tua sfortuna!»

«Non porterò sfiga! Gli incidenti capitano tutti a me, non alle persone che ho attorno! E poi sembra che la sfortuna si attenui quando volo!» Protestò la giovane

«No, non se ne parla! Sei solo del secondo anno!» Continuò il capitano portando le mani avanti

«Ma Harry Potter è appena del primo!»

«Infatti! Mi basta già un solo ragazzino, questa è una squadra di Quidditch, non un asilo nido!» Oliver era veramente spazientito! Il Quidditch era uno sport pericoloso! Non era adatto ad una ragazzina!

«Ma io ho tutto il diritto di fare la selezione!»

«Sei troppo magra! Alla prima sferzata di vento finiresti col precipitare giù dalla scopa!» Non sarebbe stato meglio per lei giocare a scacchi magici?!

«Beh posso mangiare più panini, e poi non me la cavo così male sulla scopa! Ti prego! Io voglio giocare!» La voce di Katie si era fatto più bassa, i suoi occhi enormi e verdi sembravano brillare di luce propria.

Oliver si passò una mano sugli occhi, stanco.

«Perché sei così tanto ostinata ad entrare in squadra?»

In quel momento le guance di Katie si tinsero di rosso

«Ecco… sono una fan sfegatata dei Ballycastle Bats dall’età di quattro anni, conosco ogni tattica di gioco e soprattutto mi piace moltissimo  Finbar Quigley. Quando avevo otto anni papà mi portò a vedere una loro partita e riuscii a farmi fare il suo autografo. Quella firma è una delle cose più preziose che ho, e dal giorno mi sono ripromessa di diventare come lui, di diventare una giocatrice di Quidditch così da attirare la sua attenzione!»

Katie aveva urlato ed attratto così l’attenzione degli altri componenti della squadra.

Oliver alzò gli occhi al cielo. Erano queste le cotte che si prendono le dodicenni al giorno d’oggi?

«Finbar Quigley? Il battitore dei Bats?! Ho sentito proprio due settimane fa che si sarebbe sposato!» intervenne Alicia, ovviamente super informata sui gossip riguardanti le celebrità del Quidditch.

Lo sguardo di Katie si incupì.

«Già, purtroppo lo so. Sarà dura per me mettere una pietra sopra alla mia prima cotta, ma sono ancora più decisa ad entrare in squadra!» disse stringendo sempre più forte il manico della scopa.

«Piccola Katie, ci pensiamo noi a tirarti su di morale!» strillarono i gemelli, ricevendo in contemporanea uno scappellotto nella nuca da Angelina la quale poi sorrise in direzione della ragazza.

«Devi darle una possibilità Oliver! Guarda quanto è determinata! Ci servono membri così in squadra!»

«Va bene, va bene, salite subito tutti e tre sulle scope» disse Oliver, poi si voltò verso Katie «Vediamo cosa sai fare».

Era incredibile, tutto quello era decisamente incredibile! Come era possibile che una ragazza che pesava appena quaranta chili potesse avere una forza del genere! Come era possibile che Katie Bell fosse riuscita a segnargli quindici tiri su venti? E poi, il modo di muoversi, veloce, leggera, agile era decisamente adatto, decisamente perfetto.

Perfetto. Un cercatore di undici anni, una cacciatrice di dodici, ma come stava girando il mondo?! Poco sarebbe mancato che l’avrebbero rimpiazzato con un portiere di appena otto anni!

Oliver scese dalla scopa soddisfatto per aver trovato un giocatore così eccellente ma allo stesso modo stupito!

«Ehi Bell, sei dentro!» Le urlò da lontano.

I gemelli, Alicia, Angelina ed Harry le si gettarono subito addosso per farle i complimenti.

Quando la “folla” le lasciò nuovamente il tempo di respirare, Oliver la raggiunse.

«Ammetto di dovermi rimangiare tutto, non sei male in campo, e a parte quei due bolidi che ti stavano per uccidere, sei stata abbastanza fortunata. Quindi benvenuta nella squadra di Grifondoro Katie Bell» disse il capitano tendendole la mano «Anche se ovviamente aver ottenuto oggi questo posto non porterà a nessuna storia d’amore tra te e il battitore di quell’orribile squadra!» continuò ghignando.

Katie afferrò la mano del capitano con forza e sorridendo.

«Pazienza Baston, e poi com’è che si dice? Sfortunata in amore, fortunata nel gioco, no?»

***

Era un freddissimo sabato di novembre, il giorno della  prima partita dell’anno. Grifondoro contro Serpeverde. Era la partita nella quale avrebbero esordito Harry Potter e Katie Bell.

Entrambi i ragazzi erano tesissimi, ma il capitano della loro squadra, se possibile, era molto più teso e più in ansia di loro.

Fortunatamente ci pensavano Fred e George con le loro battute sull’alito di Marcus Flitt ad alleggerire la tensione.

Tutti i quattordici giocatori montarono sulle scope, e al fischio di Madama Bumb la partita ebbe inizio.

“Ti prego Godric, mandacela buona!”

La sfortuna per Katie non tardò ad arrivare, infatti dopo appena due minuti dall’inizio della partita in seguito ad una spettacolare picchiata intorno a Flitt, venne colpita in testa da un bolide.

Fortunatamente riuscì a mantenere l’equilibrio sulla scopa e subito dopo arrivarono i primi dieci punti per Grifondoro.

La partita continuò tra svariati falli, ma la sfortuna di Katie Bell, sembrò tutta d’un colpo essersi trasferita in Harry!

Il ragazzo infatti si reggeva a malapena alla sua scopa che cercava in tutti i modi di disarcionarlo.

Cosa stava accadendo?

Immediatamente tutti i giocatori di Grifondoro scesero di quota e si disposero a cerchio attorno a lui, sperando di riuscire ad afferrarlo al volo quando fosse caduto.

Quel bastardo di Marcus Flitt approfittò della situazione per segnare altre cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.

Oliver si perse tra i suoi pensieri deprimenti. La partita ormai era persa, e il suo cercatore stava per schiantarsi a terra.

Poi ad un tratto Harry si rimise in equilibrio sulla scopa e avvistò il Boccino.

Fu tutta una questione di secondi: Harry scese in picchiata verso il Boccino e due secondi dopo si portò le mani alla bocca come per rimettere.

«Harry Potter ha preso il Boccino! Grifondoro Vince!»

Oliver non poteva crederci!

Come tutti i giocatori di Grifondoro scese dalla scopa e si gettò sopra il giovane mago che aveva portato Grifondoro alla vittoria.

Dopo un solo minuto furono raggiunti in campo da tutta la tribuna di Grifondoro, ed iniziarono i festeggiamenti.

In mezzo a tutta quella confusione, il capitano si accorse della mancanza di una testolina castana.

«Ehi Bell, che ci fai la in disparte tutta sola?» domandò Oliver raggiungendo curioso la ragazza al centro del campo.

«Io, ecco, non sono dell’umore per festeggiare» rispose seria guardandosi le scarpe.

«Scherzi? Era la prima partita! E’ stata un successo! Tu hai giocato davvero benissimo, ah eccezionale quella picchiata attorno a Flitt!» Oliver non sapeva spiegarsene il motivo, però voleva far tornare il sorriso sulle labbra della sua cacciatrice, non l’aveva mai vista così triste. Solitamente era lui il depresso di turno.

La tristezza non si addiceva al viso dolce di Katie.

«Ti ringrazio del complimento, capitano, sono felicissima per la partita, Harry è stato fenomenale, tutti siamo stati fenomenali ma..» A quel punto la ragazza strinse gli occhi e successivamente le sue guance si rigarono di due lacrime.

«Oggi… proprio questo sabato… proprio a quest’ora Finbar Quigley si sposa…» continuò afflitta strofinandosi gli occhi con le mani sporche di fango.

Ad Oliver fece una tenerezza infinita, si avvicinò di più al suo corpicino e le posò una mano sul capo.

«Bell, Bell, ormai sei grande! Non farti condizionare dalle scelte di uno stupido giocatore dei Ballycastle Bats! Abbiamo appena sconfitto i Serpeverde! Goditi insieme a tutti la vittoria! Fidati, temo che purtroppo momenti per i quali versare lacrime ce ne saranno nelle partite future, ma questo non è il momento!» disse il capitano sorridendo.

«Non sei forse stata tu a dirmi “sfortunata in amore, fortunata nel gioco”?»

E in quel momento, con grande felicità di Oliver, il sorriso ritornò sulle labbra di Katie.

Angolino autrice:

Cari lettrici e lettori, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Ringrazio molto Serpentina e Ingry_ per aver commentato! 

Ora, confesso di non aver ben chiaro l'ingresso di Katie nella squadra. Lei ha un anno in più di Harry, e dal momento che in squadra (eccezion fatta per Harry) si può entrare solo dal secondo anno, la prima partita di Katie coincide con la prima partita di Harry, no? 

Ah, Finbar è veramente un giocatore di Quidditch! 

Un bacio, Chiara.

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Capitolo 3
*** La Quidditch Terapia ***


La Quidditch terapia

 

La bella cacciatrice di Grifondoro dagli occhi verdi stava disperatamente tentando di trasfigurare un porcellino d’india in un calice da acqua.     Si trovava nella sala comune, ormai vuota, visto l’ora tarda. Erano forse le due e mezza di notte.

Purtroppo il gatto della sua compagna di camera aveva fatto a pezzi i suoi appunti di trasfigurazione, nei quali vi erano segnati i preziosi consigli della McGranit, dunque risultava difficile trasfigurare l’animaletto con le sole dritte del libro.

Dei passi provenienti dalle scale che conducevano al dormitorio maschile attirarono l’attenzione di Katie.

«Anche tu non riesci a dormire?» Domandò Oliver Baston notando la sua presenza.

«No, affatto, dormirei con molto piacere, ma devo finire questo compito di trasfigurazione, altrimenti la McGranitt mi ammazza, sai, a differenza di qualcuno di mia conoscenza, non sono una sua pupilla» Disse Katie continuando a ficcare il volto tra il grosso libro.

Oliver sorrise appena e si accasciò sul divano poco distante dalla ragazza, davanti al camino.

Era strano il capitano, constatò Katie.

Aveva delle tremende occhiaie violacee attorno agli occhi, e soprattutto sbuffava e sospirava cinque volte al minuto.

Katie ormai era a conoscenza del suo carattere paranoico, depresso, pessimistico, ma insomma, questo era veramente troppo.

«E va bene, Oliver» era la prima volta che lo chiamava per nome. «Tanto non riuscirei a concentrarmi con tutti questi sospiri sconsolati, vuoi dirmi cosa ti succede?»

La ragazza si era alzata e si era posta davanti ad Oliver, in piedi con le mani sui fianchi.

Quella fu la prima volta in cui Oliver si accorse di quanto Katie Bell fosse bella.

Aveva una mezza coda, e i capelli le ricadevano leggermente mossi sulle spalle. Chissà quanto dovevano essere soffici. Pensò il suo capitano.

Poi gli occhi così profondi, che cercavano di captare quale fosse il problema, erano bellissimi.

Oliver si sentì uno stupido per tutti quei pensieri sulla sua cacciatrice. Tornò a guardare rammaricato il pavimento e sbuffò ulteriormente.

Katie era una brava ragazza, maledettamente sfortunata è vero, ma era anche allegra, simpatica, dolce. Insomma oramai, dopo svariati allenamenti, dopo svariate litigate, la poteva definire un’amica, un’amica alla quale confidare le sue preoccupazioni, no?

«Sono in ansia Bell» disse il ragazzo facendole posto accanto a lui nel divano.

«Sono in ansia per tutto! Il campionato, abbiamo vinto la prima partita, è vero, ma le altre? Poi sono in ansia per i GUFO, mancano ancora mesi, è vero, ma se non dovessi passarli a pieni voti?? Sarebbe una vergogna! E sarebbe una vergogna non vincere il campionato di Quidditch! L’idea di perdere non mi fa dormire la notte! La colpa sarà solo mia, non sono in grado di gestire una squadra, andrà tutto per il peggio, me lo sento! Non mi resta che procurarmi la morte…» Il ragazzo aveva iniziato a blaterare a raffica, ad ogni frase lo sconcertamento di Katie aumentava sempre di più.

«Ringrazio Godric per essere nata così sfortunata e non tendente al pessimismo cosmico come te» disse Katie sprofondando sempre più nel comodo divano.

«Tu sei troppo paranoico, capitano. Alle prossime partite andremo benone, sarebbe impossibile l’incontrario visti i tuoi distruttivi allenamenti. Per i Gufo, non posso dire niente, sono solo al secondo anno, non so quanto possano essere difficili, ma a quanto so, ce la fanno tutti a passarli, anche gli studenti che normalmente prendono troll in numerose materie»

Mentre la ragazza parlava, Oliver la fissava, ammirato. Come faceva ad essere così positiva, come faceva a parlare in quella maniera così semplice?

La cosa strana, si trovò a pensare Oliver, era che più Katie continuava il suo discorso, più lui si rassicurava, più si convinceva a credere che le cose sarebbero andate proprio così, per il verso giusto.

«Sai, forse hai ragione, devo smetterla con queste paranoie e riservare la depressione e i momenti di tristezza a quando veramente perderemo»

Katie si mise a ridere e la sua risata contagiò immediatamente il capitano.

I due ragazzi parlarono senza sosta per più di un’ ora. I discorsi erano i più vari: Quidditch, compiti, Quidditch, le loro famiglie, quei schifosi serpeverde, Quidditch, la balbuzie del professor Raptor, i capelli oleosi di Piton e ancora Quidditch.

«Come fai a tifare per quegli odiosi irlandesi?! Okay, ammetto che Finbar Quigley è un bravo battitore, e riconosco anche che agli occhi di voi ragazze possa essere un bel ragazzo, ma insomma! Come si fa ad indossare una divisa con un pipistrello? E’ ridicolo! E quella mascotte poi! Un topo enorme con due alette striminzite!» Disse Oliver scoppiando a ridere e dando una gomitata alla ragazza.

«Non dire idiozie! Barny è simpaticissimo ed è anche la mascotte della Burrobirra! Inoltre hanno vinto ben ventisette volte il campionato! Finbar entrerà sicuramente a giocare in nazionale e sono certa che nei mondiali del 1994 diventerà campione del mondo!» Katie aveva alzato lo sguardo verso il cielo e stringeva un pugno, sognante.

«Ehi, frena con la fantasia! Cosa vuoi che siano ventisette vittorie in campionato? I Montrose Magpies, la squadra che tifavo da piccolo, l’hanno vinto trentadue volte! E sono attualmente la squadra più forte di tutta la Scozia!» decretò il capitano a braccia conserte.

«Già! Tu sei scozzese, vero? Ecco spiegato il tuo buffo accento!» Lo derise Katie.

«Non è buffo!» Protestò Oliver. «E comunque si, sono di Peterhead, nell’Aberdeenshire. E tu?»

«Sono di Ambleside, un paesino desolato di appena duemila persone nella contea di Cumbria» disse con un sorriso la ragazza.

«Beh, si trova di fronte alla costa dell’Irlanda del Nord, ecco spiegata la tua passione per quella squadra!»

«Hai detto che tifavi i Montrose Magpies da bambino, ora che squadra tifi capitano?» Chiese Katie curiosa.

«Beh, dopo il Grifondoro ovviamente, tifo per i  Puddlemere United. Anche se hanno vinto solo ventidue volte il campionato, sono la squadra più antica dell’Inghilterra, e possiedono le tecniche di gioco migliori, a mio parere. Mi piacerebbe, un giorno, poter giocare tra loro.» Quando nominò i Piddlemere, gli occhi del capitano brillarono.

«Sono certa che ci riuscirai» disse Katie sorridendo. Oliver non riusciva a capire come fosse possibile, ma tutto ciò che usciva dalle labbra di Katie, riusciva ad infondergli una sicurezza ed una tranquillità che normalmente non possedeva.

«Per Morgana! Le quattro e mezza! Ma è tardissimo!» esclamò la ragazza scattando in piedi e dirigendosi a raccattare tutti i suoi libri sparsi sul tavolo.

Oliver si alzò e le diede una mano, proprio come era successo la prima volta che si erano incontrati.

«Mi è piaciuto davvero parlare con te. Non so come tu possa esserci riuscita, ma le tue parole sono state più calmanti di una camomilla» constatò il capitano, provocando un evidente rossore sulle guance di Katie.

«E’ stato un piacere esserti stata d’aiuto! Ci vediamo agli allenamenti di domani, buonanotte Oliver!» disse piano la giovane dirigendosi velocemente verso il suo dormitorio, imbarazzata tantissimo per il complimento.

«Buonanotte… Katie…»



Angolino autrice:

Care lettrici e cari lettori, ringrazio tutte le persone che hanno commentato lo scorso capitolo e ringrazio in anticipo tutti coloro che, spero, commenteranno anche questo. E' la prima chiacchierata degna di essere chiamata tale tra i due. Ovviamente i temi dominanti non potevano essere che il Quidditch e (per la felicità, spero, di Serpentina) le preoccupazioni di Oliver!  Voglio precisare che tutte le squadre citate esistono "realmente", cioè sono state scritte dalla Rowling!
Un bacio, Chiara.

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Capitolo 4
*** La presa più importante ***


La presa più importante

«Basta Oliver! Ti prego! E’ da pazzi!» strillò Fred

«Non voglio sentire una parola, continuate ad allenarvi!» disse severo il capitano parando perfettamente un tiro di Alicia.

«Ma sta diluviando! Ci verrà a tutti una polmonite!» si lamentò George.

«Oliver, hanno ragione loro! Ci stai distruggendo!» continuò Angelina.

«E’ anche pericoloso, c’è troppo vento e sta iniziando a lampeggiare!» disse Alicia.

«Ne ho già sentite abbastanza! Sono io il capitano e sono io a decidere quando terminare l’allenamento!»

«Ma la prossima partita è dopo le vacanze!» constatò Harry, cercando però di non contraddire troppo Oliver.

«Hai ragione Harry! Ed è proprio per questo che ci dobbiamo allenare così duramente! Questo è l’ultimo allenamento prima dell’inizio delle vacanze, dobbiamo dare il massimo!»

Katie era l’unica a non essersi ancora lamentata, non era da lei! Eppure, inseguito al discorso della notte precedente con Oliver, si sentiva strana, ecco.

Sapeva quanto lui ci tenesse a vincere e non voleva deluderlo.

Stava per lanciare la Pluffa ad Angelina, quando ad un tratto…

«Oddio! Katie!»

Un fulmine aveva colpito in pieno la sua scopa la quale aveva preso fuoco e l’aveva lasciata precipitare.

Sotto lo sguardo pietrificato di Harry e dei gemelli, sotto le grida esasperate di Angelina e Alicia, Katie Bell precipitava da un’altezza di venti metri.

Oliver si lanciò in avanti, pregando la sua Comet di poter raggiungere in tempo Katie. Quella sarebbe stata la presa più importante di tutta la sua vita.

Mancavano appena due metri e il corpo di Katie si sarebbe sfracellato a terra, quando Oliver riuscì ad afferrarla saldamente tra le braccia.

Oliver scese dalla scopa e la strinse ancora di più.

«Katie! Katie! Stai bene?!» In quel momento fu raggiunto dai restanti membri della squadra.

Katie era terrorizzata, tremava tantissimo. Aveva visto la morte in faccia. Non riusciva a parlare ma si sforzò di annuire.

Era ridotta piuttosto maluccio. A causa della scossa le punte dei capelli erano bruciacchiate e le usciva un rivolo di sangue dal naso.

Alicia e Angelina le si gettarono addosso.

«Per fortuna stai bene! Abbiamo avuto così tanta paura!»

I gemelli Weasley cercarono di tirarla su di morale con qualche battuta.

«Oliver, forse bisognerebbe portarla da Madama Chips» suggerì Harry.

«La porto io, voi tornate negli spogliatoi a cambiarvi, ci vediamo in infermeria» disse Oliver, poi la strinse di più tra le braccia ed iniziò a correre come meglio poteva verso il castello.

Katie era confusa, confusa da morire. Stava cadendo dalla scopa, stava per morire, e lui l’aveva salvata. La stava stringendo, poteva sentire l’odore della sua pelle bagnata contro il suo corpo.

«O.. Oliver» sussurrò la ragazza.

Il capitano si fermò immediatamente non molto distante ormai dall’entrata del castello.

«Katie, non parlare, stai tranquilla ora ti porto da Madama Chips!» disse lui tremando. Era spaventato, spaventato come non lo era mai stato in vita sua.

«Ti ringrazio per avermi salvata, se non ci fossi stato tu io..» disse soffocando il viso nel petto del ragazzo.

«Cacchio Katie! Scusami! Scusami! E’ stata tutta colpa mia! Non avrei dovuto farvi allenare con questo temp…»

«Oliver! Smettila! Non voglio assolutamente sentirti dire che è colpa tua! Ora sto bene! Mi hai salvato! Sono stata colpita a causa della mia sfortuna, come sempre!»

«E io che pensavo che la tua sfortuna desse vita solo a situazioni imbarazzanti, questa è una cosa seria!» sussurrò il ragazzo.

«Lo so, fortunatamente tu sembri essere una specie di cura per la mia sfortuna» sorrise lei.

Oliver era più tranquillo, Katie era terrorizzata ok, quasi quanto lo era lui, ma stava bene. Questo era l’importante.



Angolino autrice:
Care lettrici e cari lettori, scusate per la brevissima brevità di questo breve capitolo! Ero incerta se renderlo un capitolo autonomo o se collegarlo al capitolo precedente o a quello successivo, tuttavia ho optato per la prima opzione perché lo ritengo essere un capitolo breve si, ma fondamentale per ci
ò che accadrà nei capitoli successivi. Quindi, anche se probabilmente mi vorrete ammazzare per queste poche righe, cercate di avere pazienza; domani o massimo dopodomani posterò il seguito!
Un grandissimo grazie a Serpentina e Ingry_!!!!
Un bacione, Chiara.

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Capitolo 5
*** Regali esorbitanti e genitori curiosi ***


Regali esorbitanti e genitori curiosi

Era la vigilia di Natale, Katie si trovava a casa nel paesino di Ambleside. Una noia totale. Sua madre si era svegliata all’alba per cucinare il “cenone di Natale” e suo padre era tutto il tempo in giardino a combattere contro una famigliola di Folletti di Cornovaglia alquanto dispettosa.

La ragazza si buttò nel suo letto con i capelli ancora umidi dalla doccia.

Guardò sconsolata le pareti della sua camera. Erano tappezzate di poster di Finbar Quigley.

Con uno scatto si mise in piedi ed iniziò a staccarli uno ad uno.

Diversamente da come si aspettava, non provò tristezza mentre metteva definitivamente una pietra sopra al suo amore platonico per il suo idolo.

Si rendeva perfettamente conto che stava crescendo, che non era più una bambina con delle stupide cotte per una celebrità.

Sorrise, e inconsapevolmente si ritrovò a pensare al suo capitano.

Al solo pensiero di Oliver che la stringeva tra le braccia e che si preoccupava per lei, le sue guance si tinsero di rosso.

In quel momento un gufo color della nebbia picchiettò alla sua finestra.

Teneva tra le zampe un lungo pacco.

Che fosse un altro regalo di Natale? Aveva già ricevuto tutti i regali delle sue compagne di stanza, anche quelli di Alicia e di Angelina erano arrivati da un pezzo.

Chi poteva essere il mittente di quel regalo?

«Per tutti i folletti!» esclamò Katie, notando il manico di scopa all’interno del pacco.

«Ma è una Tornado 11!!» velocemente prese il biglietto legato al manico della scopa e lo lesse tutto d’un fiato, tremante e con il cuore che batteva all’impazzata.

Ehi ragazza sfortunata!

Spero che il mio regalo faccia in tempo ad arrivare per Natale, non mi fido molto di questo Gufo. So che la Tornado11 non può essere paragonata ad una Nimbus ma purtroppo le mie risorse economiche scarseggiavano. Tu poi avevi una Tornado7, dunque con questa credo ti troverai abbastanza bene, E’ piuttosto veloce ed ha una buona accelerazione, Raggiunge i 70 chilometri orari in 10 secondi. E’ molto stabile e adatta alle picchiate, ma soprattutto il suo manico in quercia spagnola presenta una laccatura antimalocchio, dunque è perfetta per te! So che sicuramente non volevi che io ti facessi un regalo del genere, però mi sento davvero in colpa! Alla fine è solo colpa mia se la tua vecchia Tornado7 è andata in pezzi. Dunque dovevo pur rimediare in qualche modo. Ah sei pregata di non farmi assolutamente nessun tipo di regalo! Questo per me era d’obbligo.

Passa un felice Natale.

Oliver Baston.

 

Katie terminò la lettura della lettera con le mani tremanti, il cuore che le batteva velocissimo nel petto. Prese immediatamente una pergamena pulita dalla sua scrivania e prese a scrivere di getto tutto quella che le passava per la mente in quel momento.

 

Ehi ragazzo  tendente  al  pessimismo  cosmico,

ho  solo  un  modo  per  definirti:  sei  assolutamente  un folle! Che  diamine  ti  è  saltato  in  testa?!  Hai  idea di  quanto  costi  una  Tornado11?!   Beh  suppongo  di si  visto  che  l’hai  comprata,  ma  insomma,  avrai prosciugato  la  camera  della  Gringott  dei  tuoi!  Ti  ho  ripetuto  mille  volte  che  quello  sfortunato  incidente  non  è  accaduto  per  colpa  tua!  Beh,  non  so  che  dire,  mi  hai  spiazzato.  Ma  sono  felice,  felice  da  morire!  Una  Tornado11!  Non  vedo  l’ora  di  poterla  provare!  E  poi  il  tuo  gesto  è  stato  davvero  carino,  FOLLE,  ma  carino.   Ti  ringrazio  davvero,  grazie  al tuo  regalo  le  giornate  qua  ad  Ambleside  saranno  meno  noiose.

Buon  Natale  anche  a  te

Katie  Bell.

Imbustò la lettera e la diede al Gufo che immediatamente ripartì.

Ancora emozionata Katie Bell si rituffò sul letto tenendo tra le mani il suo nuovo manico di scopa.

La faccia di Finbar Quigley la guardava curiosa da un poster buttato nel pavimento.

«Ah! Che me ne faccio di te Finbar, quando esiste Oliver Baston che mi regala una Tornado11?!»

***

Oliver Baston, spaparanzato sopra il divano della propria casa a Peterhead, sazio dall’abbondante cena della vigilia di Natale consumata con i suoi parenti, studiava delle nuove tattiche di gioco su un modellino di campo da Quidditch.

«Caro, è arrivata una lettera per te da una certa Katie B..»

«O mamma! Insomma! Ti ho detto mille volte che non voglio che tu legga le mie lettere!» urlò il giovane strappando la lettera di mano alla madre.

«Non l’ho letta Oliver! Ho notato solo il mittente!» si giustificò la signora Baston.

Poi tornò in cucina sorridendo dopo aver lasciato da solo in soggiorno il figlio alle prese con la lettera di quella misteriosa ragazza.

Oliver rilesse la lettera più e più volte. Un sorriso si aprì sulle sue labbra.

Il primo giorno delle vacanze aveva fatto un giro a Diagon Alley e quando lesse nella vetrina dei manici di scopa laccatura antimalocchio, Lei le tornò subito in mente.

Quella scopa doveva assolutamente essere per lei.

Il fatto che le fosse piaciuto lo rendeva estremamente felice, in quei giorni, dal giorno dell’incidente, si era sentito sempre più triste, più depresso, più in colpa. Fortunatamente era riuscito a rimediare.

Peccato però, si trovò a pensare Oliver, avrebbe tanto voluto poter vedere gli occhi verdi di Katie spalancarsi per lo stupore.

«Allora Oliver! Sputa il rospo! Chi è questa Kitty Bell??» urlò il padre di Oliver penetrando nel soggiorno e dando una gomitata scherzosa al figlio.

«MAMMA!» strillò Oliver spazientito.

«Scusami caro, ma non ho resistito a dirlo a tuo padre! Era così curioso!» si giustificò la signora Baston sedendosi davanti a loro.

Oliver si portò una mano sulla fronte sconsolato. I suoi genitori non riuscivano proprio a farsi i fatti loro.

«Katie, e non Kitty, papà, è una mia compagna di scuola ed è una delle cacciatrici della mia squadra» disse calmo il giovane.

«Ma è fantastico! Le piace il Quidditch! Sai, ho sempre temuto che con la tua fissa per quello sport non avresti mai potuto conquistare nessuna ragazza!» esclamò con gioia sua madre.

«Mamma! Non è la mia ragazza! Siamo solo amici!» sbottò Oliver nervoso. Quella conversazione non gli piaceva, non gli piaceva per niente! Era già complicato ed imbarazzante pensare a Katie quando era da solo, figuriamoci con quei curiosi dei suoi genitori.

«E dimmi figliolo, è carina?» disse suo padre con un sorrisetto malizioso.

«O insomma Papà! Si ok è carina! Anzi è molto carina, ma non stiamo assieme! Siamo solo dei buoni amici e dei buoni compagni di squadra, tutto qui!» urlò Oliver rosso sia per la rabbia che per l’imbarazzo.

«E ad una semplice amica si regala una Tornado11?» chiese tranquilla la signora Baston.

«COSA?!» urlò suo padre mettendosi le mani tra i capelli. «Oliver, sai quanti Galeoni costa quel manico di scopa?! Come hai fatto a trovare i soldi?»

A quella domanda il ragazzo si imbarazzò ancora di più.

«Beh, ho utilizzato qualche risparmio dell’anno scorso più i soldi che mi avete regalato in anticipo voi per Natale. Dovevo comprargliela assolutamente perché una settimana fa, durante un incidente avvenuto per colpa mia la sua vecchia scopa si è disintegrata. Non posso avere in squadra una cacciatrice senza scopa, no?»

«Caspita Frank, allora è proprio una cosa seria! Deve proprio essersi innamorato il nosto Ol!» cinguettò la signora Baston al marito.

«Mamma, ti ho già detto…» Oliver non fece in tempo a concludere la frase che suo padre lo interruppe.

«Dovresti invitarla qua questa Katie. Giusto un paio di giorni! Potrebbe fare pratica con la sua nuova scopa nel nostro giardino e magari potrei anche chiederle di farmi fare un piccolo giretto» propose suo padre.

«Tuo padre ha ragione Oliver! La vorrei tanto conoscere, e poi tu sei sempre in casa ad annoiarti, sempre a giocare da solo a Quidditch stregando quelle Pluffe che pari con estrema facilità! Se ci fosse lei avresti un valido avversario! Potrebbe venire per Capodanno! E’ così bella la festa della Notte di Capodanno in questa città, poi potresti portarla sulla scogliera! Che io ricorda Ambleside è tra le montagne, vedere un po’ di mare le piacerà sicuramente!»

Oliver riflettete qualche momento. Si stava annoiando tremendamente, dei suoi compagni di squadra Katie era l’unica ad essere tornata a casa per le vacanze, e anche l’unica che avrebbe avuto il piacere di vedere gli sussurrò una vocina all’interno del suo cervello.

Perché no? Forse invitarla non sarebbe poi stata una cattiva idea dopo tutto.

Angolino autrice:

Cari lettori e care lettrici, ecco concluso il quinto capitolo! Spero davvero vi sia piaciuto almeno un pochino, mi faceva davvero ridere l'idea di Oliver con dei genitori estremamente curiosi e preoccupati delle relazioni sentimentali del figlio, non ho resistito e li ho inseriti nella storia!

Per quanto riguarda le info sulla Tornado11, ci tengo a precisare che sono tutte vere! Anche Ron ne parla, nel sesto libro mi pare.

Voglio ringraziare tantissimissimo le ragazze che hanno commentato il capitolo precedente, Ingry_, Serpentina e Piu_chan, mi fa davvero piacere ricevere le vostre recensioni! Ringrazio coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite, e si dai, un grazie anche ai lettori silenziosi!  

Un abbraccio, al prossimo capitolo, Chiara.

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Capitolo 6
*** Casa Baston: il giardino incantato e lotte di sguardi ***


Casa Baston: il giardino incantato e lotte di sguardi

 

 

Cara Katie,

non sei l’unica ad annoiarti. Passo tutte le mattine a stregare delle Pluffe che non hanno nemmeno un centesimo della tua forza, e i miei genitori si preoccupano della mia salute mentale. Quindi ecco, ti andrebbe di trascorrere un paio di giorni qui a casa mia? Potresti venire dal 29 e restare fino a Capodanno, qui a Peterhead fanno una festa straordinaria, nemmeno i fuochi che creano i Weasley sono paragonabili a quelli che organizzano qua! Ah, se decidessi di venire, cosa che spero, portati dei vestiti pesanti che qui in Scozia fa freddo! Ah e ovviamente anche la Tornado!  Il mio indirizzo è Queen Street 91, Peterhead.

Spero di vederti tra quattro giorni allora!

Oliver.

Katie si rigirava felice quella lettera tra le mani!

Oliver Baston l’aveva appena invitata a casa sua! Che gli rispondeva adesso?!

Sarebbe stato forse sconveniente andare? Cioè loro erano solo amici, buoni amici ok. Ma cosa avrebbero pensato i suoi genitori? E quelli di Oliver?

Katie moriva dalla voglia di vederlo, dal giorno in cui lui l’aveva portata in braccio in infermeria, la ragazza non aveva fatto altro che pensarlo la notte prima di addormentarsi e non sapeva darsene una spiegazione.

Forse si era innamorata del suo capitano!

Macché! Non sia mai! Come poteva lei, così allegra, espansiva, positiva, innamorarsi di quel dittatore, paranoico, depresso, sconsolato, musone di Oliver Baston?

Erano solo amici. Punto. Insieme si divertivano, ridevano, scherzavano, ad entrambi piaceva il Quidditch e c’era una certa sintonia. Ma la cosa finiva li.

Però voleva vedere Oliver, voleva giocare a Quidditch, voleva testare la sua nuova scopa. Li a casa sua si annoiava veramente tanto.

Non ci pensò su due volte prima di chiedere il permesso ai suoi genitori.

I signori Bell si mostrarono abbastanza stupiti dalla richiesta, ma pensarono che era normale all’età della figlia avere degli amici, insomma, non reagirono assolutamente come quelli di Oliver, anche se in segreto, forse, sospettavano qualcosa. Ma anche se l’avessero sospettato non lo diedero a vedere alla figlia alla quale diedero il permesso di andare.

Caro  Oliver 

Grazie mille per l’invito! Mi  farebbe  davvero  tanto  piacere  passare  qualche  giorno  da  te. Però  dovrò  scappare  la  mattina  del  primo,  sai,  il  solito  tradizionale  pranzo  di  Capodanno  con  prozii  decrepiti. Ma  dovrei  fare  comunque  in  tempo  a  vedere  i  fuochi,  no?  Ti  confesso  che  non  ho  ancora  avuto  il  modo  di  provare  la Tornado  quindi  non  vedo  l’ora  di  venire  anche  per  quello  (sia  ben  chiaro:  niente  allenamenti  disumani  come  quelli  con  la  squadra!!) Spero  di  non  essere  un  disturbo  per  la  tua  famiglia!  Ci  vediamo  tra  quattro  giorni  allora.

Katie.

***

«Ciao Oliver!» Katie la mattina del ventinove Dicembre era apparsa nel camino di casa Baston.

«Ehi, Katie, sono felice di vederti, benvenuta a casa mia» disse il ragazzo tendendo una mano alla ragazza per aiutarla ad uscire dal camino.

Ovviamente qualcosa andò storto e Katie sbattete la fronte al caminetto.

«O Katie, Oliver ci aveva parlato della tua particolare sfortuna, ma non pensavo fosse vero!» Disse la signora Baston avvicinandosi alla ragazza e facendo comparire dalla propria bacchetta dei cubetti di ghiaccio. «Piacere, sono Betty Baston, la mamma di Oliver» disse sorridendo la donna appoggiando il ghiaccio sulla fronte della ragazza.

«Piacere signora Baston, non si preoccupi per il piccolo incidente, questo non è niente in confronto ad altri» sorrise Katie.

***

 

La casa di Oliver non era molto grande, ma era accogliente e graziosa.

Dopo il pranzo la signora Baston impedì categoricamente a Katie di aiutarla con le pulizie domestiche e la giovane seguì i due uomini di casa nel giardino.

«Ma è un giardino stregato!» esclamò Katie stupefatta. I giardini di quelle casette non erano molto grandi, eppure il giardino di casa Baston era enorme e ospitava mezzo campo da Quidditch.

«Beh, sai, avendo un figlio fissato con il Quidditch sarebbe stato impossibile il contrario» le sussurrò il signor Baston impedendo al figlio di sentire.

«Coraggio Katie, monta sulla scopa!» le urlò Oliver salendo sulla propria ed andandosi a posizionare sopra i tre anelli.

La sensazione che provò la giovane appena si staccò da terra era incredibile. Quella scopa era perfetta, agile, maneggevole, leggera, stabile, e soprattutto antimalocchio.

Fece un veloce giro del mezzo campo da Quidditch e un paio di giri della morte per prendere più confidenza con il nuovo mezzo provocando un sorriso d’orgoglio nelle labbra di Oliver e un’espressione stupefatta nel volto del signor Baston.

«Hai capito il talento delle ragazze d’oggi? E pensare che al mio tempo era impedito loro giocare! Quante nazionali avremmo potuto vincere in più se solo avessero giocato da prima!» Proferì sbalordito l’uomo salendo anche lui su una vecchia Comet 260.

«Allora, papà tu lanci la Pluffa a Katie, non andarci leggero, tanto per lei non sarà assolutamente difficile afferrarla, e poi tu Katie, cercherai di segnare, e io ovviamente di parare. Okay?»

Katie annuì

«Signor sì! Mio capitano!» esclamò l’uomo esaltato d’essere coinvolto pure lui.

Oliver alzò gli occhi al cielo e si portò una mano alla fronte imbarazzato.

«Va bene, iniziamo!»

“L’allenamento” andava avanti ormai da tre quarti d’ora e diventava sempre più aggressivo.

Quella era una lotta Oliver contro Katie.

Lei cercava di tirare la Pluffa sempre più forte e lui di scattare a pararla sempre più prontamente.

Era una lotta di sguardi. Sguardi di indifferenza o di superiorità di lui a seconda che i tiri della ragazza oltrepassassero gli anelli o venissero parati, e sguardi omicidi o esaltati di lei a seconda che Oliver parasse o mancasse la Pluffa.

Entrambi facevano di tutto al fine di sopraffare l’altro, stavano tutti e due dando il meglio di loro.

Il signor Baston non poté fare a meno di notare tutta quella rivalità ma allo stesso tempo tutta quella sintonia, vide i loro sguardi fugaci e più il tempo passava e più si rendeva conto che anche se suo figlio continuava a negare, a lui piaceva da morire quella ragazza, e lo stesso, ci avrebbe giurato, si poteva dire anche per Katie.

Il signor Baston una volta fatte quelle constatazioni, si sentì improvvisamente in imbarazzo tra i due giovani. Forse sarebbe stato il caso lasciarli un po’ da soli, iniziava a sentirsi il terzo in comodo.

Il momento per tagliare la corda avvenne quando un tiro micidiale di Katie colpì in pieno volto suo figlio facendogli cadere copiose gocce di sangue dal naso.

Katie immediatamente sfrecciò verso l’amico.

«O Godric, Oliver, scusami! Ti fa molto male?» chiese preoccupata lei posandogli delicatamente un fazzoletto pulito sul naso.

«Bacché! In gambo ho subìto verite mbolto biù gravi.. ahi!» quell’esplicita contraddizione di Oliver fece scoppiare a ridere entrambi, ovviamente la risata del ragazzo era decisamente più ostentata a causa del dolore.

«Beh ragazzi, io vado in casa!» Urlò il signor Baston scendendo di quota.

«Ma come papà! Così non possiamo più allenarci nemmeno noi due!» protestò Oliver decisamente guarito dall’emorragia.

«Eh, io non sono più giovane come una volta, mi dispiace, ma sono distrutto!» detto ciò il signor Baston entrò in casa lasciando soli nel campo in due ragazzi.

«Mi dispiace che sia finita così, ma sembra proprio che papà abbia raggiunto il limite» disse Oliver scendendo dalla scopa.

«Beh, ti dispiace perché così risulto in vantaggio io! Su cento trentasette tiri, ne ho segnati settantadue, quindi ho vinto io!» esclamò felice Katie raggiungendolo a terra.

«Ma non montarti la testa ragazzina! Te ne ho lasciato fare più della metà apposta!» disse lui alzando le sopraciglia come se fosse una cosa ovvia.

«Non è vero!» Sbottò lei fingendo di arrabbiarsi.

«E invece si!»

«E invece no!»

«Invece si!»

«No!»

«Si!»

«No!»

«Sei stata bravissima Katie»

Quell’improvviso complimento, del tutto inaspettato fece di colpo tingere le guance della ragazza di rosso.

Katie maledì Oliver Baston  per quello strano imbarazzo che le provocava,  e soprattutto maledì il sole ancora alto nel cielo che permetteva al ragazzo di notare il suo rossore facendogli nascere un sorriso sulle labbra.

Angolino autrice:

Care lettrici e cari lettori, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, Katie è a casa di Oliver. Cosa combineranno un ragazzo tendente alla depressione ed una ragazza estremamente sfortunata? Riusciranno a chiarire i loro sentimenti? Sinceramente la vedo difficile, ma continuate a seguire la storia per scoprirlo! Non anticipo niente!! Purtroppo non potrò pubblicare il prossimo capitolo prima di Sabato! 

Ringrazio come al solito le mie due lettrici preferite Serpentina e Ingry_!

PS: Serpentina, sicuramente hai ragione tu (riguardo al fatto che sia nel 5' libro che Ron espone le caratteristiche della Tornado 11) io non ne ero affatto certa e inoltre non posso nemmeno verificare i libri perché ultimamente sono sommersa da impegni, dunque, mi fido cecamente della tua correzione!

Un saluto a tutti, baci, Chiara.

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Capitolo 7
*** Casa Baston: critiche sportive e battaglie di neve ***


Casa Baston: critiche sportive e battaglie di neve

«Ma come fa una squadra a vincere utilizzando questi metodi? Non possono definirsi tecniche le loro!» decretò Oliver mentre sfogliava, seduto sul divano insieme a Katie, la rivista per appassionati di Quidditch “Guida ai manici di scopa” .

«Beh, loro l’hanno eccome una tecnica! Sfruttano il vento e l’equilibrio, anche se sono decisamente manchevoli di forza e di precisione nei lanci.» continuò la ragazza portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio affinché non le impedisse di leggere.

Poi strappò la rivista delle mani di Oliver e gridò.

«Ma chi diavolo è questo giornalista?! Come osa descrivere in questo modo mediocre le tattiche di Finbar! Non ha alcuna conoscenza tecnica del Quidditch, mi meraviglio che possa scrivere per una rivista del genere! Guarda! Definisce la sua picchiata “picchiata gravitazionale”! Quando anche un bambino di due anni sa che quella di Finbar è una “picchiata gravitazionale circolare” la quale sfrutta la forza peso del corpo e dunque, la sua massa per l’accelerazione centripeta!» Concluse Katie rossa di rabbia.

Oliver la guardò stranito, forse aveva trovato qualcuno più fissato di lui con il Quidditch. No. Impossibile. Anche se a dire il vero certi termini tecnici non li conosceva nemmeno lui.

«Katie, calmati! Stai sgretolando la rivista! E’ solo uno stupido giornalista, non avrà mai nemmeno giocato a Quidditch è ovvio! Non può conoscere i termini esatti, quindi non era di certo sua intenzione sminuire in quel modo la picchiata del tuo Finbar!» disse Oliver ridendo ma cercando di tranquillizzarla.

«Beh, un giornalista che scrive sul Quidditch non può permettersi questo tipo di errori, almeno io non li farei mai!»

Continuarono ancora a lungo a commentare gli articoli, a deridere o ad esaltare diversi giocatori, ed infine si addormentarono stanchissimi sul divano.

La signora Baston non ebbe il coraggio di svegliare quella coppia di fanatici del Quidditch, erano così carini assieme, pensò sorridente.

Quindi la mattina seguente i due ragazzi si svegliarono nello stesso momento trovandosi in una posizione imbarazzante.

Katie era completamente distesa sul petto di Oliver. Il petto nudo di Oliver (evidentemente il ragazzo si era spogliato nel sonno). Entrambi si allontanarono velocemente l’uno dall’altra rossi per la vergogna.

Ovviamente la sfortuna di Katie fece si che la ragazza cadde dal divano.

Il lato positivo era che la sua goffa caduta a terra aveva cancellato l’imbarazzo e la vergogna provati da entrambi e aveva riempito di risate genuine casa Baston in quella fredda mattina di 30 Dicembre.

 

***

 

«Oliver sei veramente scarso! Non ti serviranno a niente le tue doti da portiere in questa situazione!» Urlò Katie lanciando una potentissima palla di neve verso il ragazzo.

Oliver d’istinto tese le mani come per pararla, ma questa si disintegrò e la neve gli ricoprì tutto il busto.

«Katie, ma è sleale! Una cacciatrice contro un portiere in una battaglia a palle di neve sarà sempre in vantaggio!» esclamò lui triste.

«Oh povero portiere!» disse sarcasticamente la ragazza scoppiando a ridere un istante dopo.

Oliver approfittò di quel momento di distrazione per lanciare una palla alla ragazza che la colpì in pieno viso.

Katie si inchinò in fretta e raccolse tra le braccia una quantità spropositata di neve.

«Oliver Baston, se non vuoi che le mie palle di neve si trasformino in bolidi che andranno a colpire le tue parti basse, ti conviene correre!» gridò lei arrabbiata.

Oliver non aveva mai visto Katie così arrabbiata. La sua forza poi era decisamente elevata e la sua mira praticamente eccellente.

Si, forse per il giovane era il caso di scappare.

I due iniziarono a rincorrersi tra i viali innevati di Peterhead costeggiati dalle tipiche casette grigie.

Katie era a un passo dal raggiungere Oliver quando, sfortunatamente inciampò su una radice di un albero nascosta dalla neve, e cadde rovinosamente sul corpo di Oliver trascinando a terra pure lui. I due rotolarono per qualche secondo poiché vi era una pendenza e si fermarono solo poiché sbatterono alle ruote di una macchina babbana facendo suonare l’allarme.

«Stai bene?» domandò Oliver preoccupato facendo leva sulle braccia per non schiacciare il corpo di Katie che si trovava sotto il suo.

Il volto di Katie era rosso sia per l’imbarazzo che per il freddo.

«S..si tranquillo, scusami ma non ho visto quella radice, sai la mia provvida sfortuna…»

La situazione tornò nuovamente ad essere imbarazzante, insomma, qualcuno dei due si sarebbe dovuto alzare, no? Allora perché nessuno di loro voleva farlo?

A farli scattare in piedi e a farli scappare a gambe levate ci pensò il babbano proprietario della macchina, accorso in seguito all’allarme.

«Come osate tentare di scassinare la mia macchina per amoreggiare?! Vergognatevi!»

Angolino autrice:

Cari lettori e lettrici, scusatemi per l'immenso ritardo, contavo di postare   questo capitolo una settimana fa e invece tra una cosa e l'altra ho trovato il tempo di farlo solo ora. Perdonatemi! Spero che  il capitolo vi sia piaciuto. Un grandissimo grazie a Serpentina e Ingri_/Shaya97!!! Un grazie anche a ticci che benché abbia "scovato" la mia storia solo di recente si  è presa la briga di commentare anche i capitoli precedenti! Ah ticci, per essere avvisata tutte le volte che la fanfiction viene aggiornata basta inserirla in "storie seguite", ogni volta, quando entri nel tuo account puoi controllare se le tue "storie seguite" sono state aggiornate o meno ;)

Serpentina: forse sono troppo cattiva o troppo pessimista anche io da pensare che Oliver possa cogliere le occasioni (almeno ora)!! Quella della macchina forse era una buona occasione, ma lui è confuso! I suoi pensieri sono sempre stati interamente occupati dal Quidditch e adesso che anche Katie si è intrufolata nella sua mente si sente davvero scombussolato! Ma anche se ci metterà un'infinità, dal momento che amo le storie a lieto fine, credo che riuscirà a cogliere la buona occasione, anche se prima dovranno succedere molte cose ;)

Ingri_ e Shaya97: a chi devo rivolgermi? :) Beh, parlerò al plurale! Grazie ad entrambe, sono commossa dal fatto che Ingri_ si faccia spedire per posta la mia storia e che mi ritenga un' autrice degna di scrivere di loro! Spero di avervi incuriosito ancora di più con questo nuovo capitolo!

Ora una triste notizia, devo partire per una settimana in Spagna e purtroppo non potrò aggiornare la storia fino al mio ritorno e forse anche più tardi, però non perdete le speranze! La storia mi piace moltissimo, e sono determinata a concluderla. Ci sono un bel po' di capitoli già scritti e manchevoli solo di una veloce revisione, quindi aggiornerò sicuramente! Voi però continuate a seguirmi eh!! 

Un bacione, Chiara

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Capitolo 8
*** La magia dei fuochi d'artificio ***


Non avete idea di cosa mi sia successo!

Un pomeriggio di quasi due anni fa ho trovato il mio computer completamente morto. Ho aspettato una settimana nella speranza che si riaccendesse ma niente! L'ho portato in due centri specializzati convinta che almeno potessero salvare i documenti contenuti all'interno, ma da entrambi ricevetti la stessa terribile risposta: “non c'è più niente da fare, il computer è andato e non si può recuperare nulla”.

Dopo un mese di lutto per la perdita di tutto il mio prezioso materiale di una vita: video, foto, documenti (e questa storia, appunto) mi sono decisa a comprare un nuovo computer.

Credetemi quando vi dico che ho provato a continuare questa fanfiction tante volte, ma non partorivo nulla che potesse eguagliare quanto rimasto intrappolato nei freddi ingranaggi del vecchio computer deceduto e di conseguenza ci rinunciai completamente.

Ma, una settimana fa, nella mia comunissima e banalissima vita, dove non accade mai nulla delle cose che da scrittrice sognatrice scrivo di tanto in tanto, è accaduta una cosa davvero inspiegabile.

Il mio vecchio computer, che non ho avuto il coraggio di buttare, ha ripreso vita! (Ringrazio mio padre per essersi ricordato della sua esistenza in un angolo buio del mio armadio e per averlo acceso per curiosità)

Ho impiegato giorni a rileggere e rivedere commossa i documenti e le foto rimasti intrappolati per così tanto tempo e finalmente posso portare avanti la narrazione di questa storia!

So che le mie lettrici a quest'ora si saranno dimenticate di me, ma spero che il mio racconto possa comunque interessare a qualcuno!

 

LA MAGIA DEI FUOCHI D'ARTIFICIO

 

«Che incoscienti! Fino a quest’ora tarda al gelo sotto la neve!»proferì la signora Baston.

«mamma te l’ho già detto, non ci siamo resi conto dell’ora!» disse Oliver spazientito.

Si trovavano tutti e quattro nel salotto di casa Baston. I due coniugi seduti nel divano e i due ragazzi seduti accanto al caminetto al fine di riscaldarsi.

«Suvvia cara! Sono giovani, sono degli atleti! Non rischieranno di morire per un po’ di neve!» constatò il padre di Oliver.

«Etchù!» Lo starnutò di Katie contraddì prontamente il signor Baston provocando le risate generali.

«Signora Baston, ha per caso della carne nel forno?» domandò dopo qualche minuto Katie.

«No, è ancora presto per cenare, cara»

«Eppure sento odore di bruciato, mamma» continuò Oliver annusando l’aria.

«Già, lo sento pure io!» esclamò il signor Baston.

Tutti gli occhi dei Baston si puntarono su Katie.

Il suo mantello aveva preso fuoco.

Tra le acutissime grida della signora Baston, Oliver e il signor Baston riuscirono a spegnere il fuoco con la magia, inzuppando completamente Katie.

***

«O Oliver, sono una frana» sbuffò dopo cena Katie raggiungendo sconsolata Oliver nel divano.

«Anche se i tuoi continuano a ripetere che non è successo nulla, sono così desolata!»

«Ah Katie! Non preoccuparti! Non è colpa tua!» cercò di tranquillizzarla lui.

La giovane si mise le mani sul viso.

«Ovunque vada la sfortuna mi perseguita! Dovrei farmi rinchiudere in una camera isolata, così non provocherei rischi e danni alle altre persone!»

«Ma che sciocchezze vai dicendo?! Quali rischi e danni! Ti ripeto che non è successo niente di grave, certo.. escluso il tappeto completamente incenerito, il vaso della bisnonna Mildred andato in pezzi e la quasi crisi di panico di mia mamma…»

«O voglio morire!» decretò triste.

«Che fai, mi rubi le battute?» disse sorridendo il ragazzo.

Katie spalancò gli occhi. «Hai ragione! Non posso sprofondare anche io nel pessimismo cosmico! Sono allegra, vivace, affronterò la situazione e tutte le altre che verranno con animo leggero e con il coraggio degno di una vera Grifondoro!»

«Così ti voglio Bell!» esclamò ridendo Oliver.

«Grazie Oliver» disse seria lei.

Le guance di Oliver divennero rosse. Avrebbe tanto voluto abbracciare Katie in quel momento, sussurrarle che non era colpa sua e che lui la voleva proprio così, con tutti i suoi difetti, con tutta la sua assurda sfortuna, con quel forte odore di shampoo alla pesca.

«Sai, ho promesso a mia madre che oggi non avrei parlato di Quidditch con te, quindi ti andrebbe di vedere un film?»

«Un cosa?» domandò lei accigliata.

«Ecco i film sono degli oggetti babbani, mio babbo lavora al ministero ed è un caro amico di Artur Weasley, l’addetto alla requisizione di oggetti babbani, ha trasmesso la sua passione anche a mio padre, dunque abbiamo in casa una terevisione o televisione, ora non ricordo bene come si chiami, e dentro di questa si mettono questi film, insomma alla fine nello schermo dovrebbero apparire delle immagini, delle persone, delle vicende, una storia ecco.» disse Oliver gesticolando.

«Non credo di aver capito alla perfezione, ma va bene, guardiamo questo film!»

Decisero di guardare una commedia, “Ti presento i miei” un film ricco di situazioni analoghe a quelle che vivevano in quel momento i due giovani .

«Beh, mi rincuora sapere che al mondo esistono babbani come Greg Fotter che sono molto più sfortunati di me!» constatò sbadigliando Katie alla fine del film.

«Katie, mi rincresce farti notare che non era una storia vera, i babbani hanno recitato, loro nei film fingono, nulla di quello che abbiamo appena visto è accaduto veramente.» le disse Oliver sorridendo.

I due rimasero per lunghi minuti a fissarsi, stavano entrambi morendo di sonno, le risate provocate dal film li avevano stancati moltissimo.

Nessuno dei due voleva ripetere la situazione imbarazzante della mattina, così si diedero la buonanotte ed andarono a dormire ognuno nella propria stanza.

***

«Dai qua! Sei solo una mocciosetta di dodici anni, non va bene che beva tutta quella burrobirra!» Disse Oliver Baston togliendo dalle mani della giovane il bicchiere con la bevanda alcolica.

«Tu invece a quindici anni sei proprio un uomo vissuto, eh?» Scherzò lei. «Me l’ha dato quel simpatico vecchietto, come facevo a rifiutare?»

Oliver e Katie stavano passeggiando tra le vie principali della cittadina, in festa per la vigilia di Capodanno.

La comunità magica di Peterhead era davvero ospitale. Vi erano ovunque stand che offrivano quantità enormi di cibo e bevande completamente gratuite, da ogni parte erano presenti bancarelle che vendevano ogni tipo di cianfrusaglia. Nella piazza principale, in un angolo stavano degli abili musicisti di cornamusa e di flauto i quali suonavano melodie tipicamente scozzesi e ovviamente al centro della piazza si danzava.

Katie, resa forse un po’ brilla a causa della non indifferente quantità di alcol ingerito, prese Oliver per un braccio e lo trascinò al centro della piazza nel mezzo delle danze, decisamente disinibita.

«Andiamo Oliver, balliamo! Mi piace tantissimo questo genere di musica!»

«Ma io non so ballare! Non ho mai ballato in vita mia!» rispose il giovane imbarazzato.

«Ma che genere di scozzese sei tu? Mai visto uno scozzese che non sappia ballare danze scozzesi!» decretò lei guardandolo attentamente.

«Beh, se vuoi adesso mi metto ad indossare pure un kilt! Ma per favore!»

Katie scoppiò a ridere. «A me piaceresti lo stesso».

A Oliver sembrò non aver capito bene l’ultima frase della ragazza. «Com..?»

Non riuscì a concludere la frase perché entrambi furono coinvolti in un grande cerchio e con grande gioia di Katie e con leggero imbarazzo di Oliver, furono costretti a danzare anche loro.

«Ed ora in coppia!» Urlò qualcuno tra la folla.

Oliver e Katie si misero uno di fronte all’altra.

«E ora?» domandò lei con un’aria curiosa.

Oliver alzò un sopracciglio. In fondo quella situazione non era poi tanto male.

«Beh, dobbiamo prenderci per mano, così» disse il ragazzo stringendo le mani di Katie. «Poi ecco, si deve girare, volteggiare, insomma… segui la musica!»

Così i due giovani iniziarono a ballare. Si divertirono tantissimo.

«Basta Oliver, non ce la faccio più! Sono stanchissima e con tutti questi giri mi è venuto capogiro!» si lamentò la ragazza continuando, nonostante tutto a sorridere.

«Già, anche io sono distrutto, altro che allenamenti di Quidditch! E’ mezzanotte meno venti! Conviene iniziare a spostarsi per prendere una buona postazione per vedere bene i fuochi magici!» Oliver, continuando a stringere la mano della ragazza, la condusse fuori dalla folla.

Una volta fuori dalla mischia il ragazzo tolse subito la mano imbarazzato.

«I fuochi vengono fatti sopra il mare, solitamente tutti si dirigono in spiaggia per vederli, però io conosco un posto decisamente migliore!» Disse Oliver cercando di non guardare negli occhi l’amica. Non sapeva cosa gli stava succedendo, ma più fissava Katie e più sentiva crescere del calore dal suo corpo e sentiva le guance bruciare. Sicuramente la colpa era dell’alcol, si disse.

«Davvero? E quale sarebbe questo posto?»

«Seguimi »

Dopo essersi allontanati dalla confusione delle vie centrali della cittadina, percorsero un piccolo bosco e poi si trovarono improvvisamente al di sopra di una stupenda scogliera.

«Ma è bellissimo!» sussurrò Katie aspirando a pieni polmoni l’aria del mare.

Oliver sorrise e si sedette a terra sopra il praticello leggermente innevato che copriva la scogliera. Katie rimase indietro per un momento, poi si decise a raggiungerlo, timida.

«Oliver, io, vorrei darti una cosa» disse sedendosi accanto a lui ed estraendo un pacchetto dalla sua borsa.

Oliver stava per protestare ma lei prontamente continuò il suo discorso. «Mi hai detto chiaramente che non volevi regali, è vero, ma insomma, la Tornado prima, poi l’invito a casa tua, adesso questa spettacolare notte di Capodanno, ecco, questo è il minimo che potessi fare, ti prego di accettarlo» Rossa per l’imbarazzo consegnò il pacco ad Oliver.

Il ragazzo vi trovò all’interno un paio di guanti da portiere, erano l’ultimo modello uscito creato dalla più famosa marca di Quidditch, all’estremità della manica, ma all’interno, vi era ricamata in maniere decisamente imperfetta una minuscola scritta.

“Al capitano, con affetto K.”

Oliver sgranò gli occhi per la sorpresa.

«Katie, ma sono stupendi! Grazie! Grazie!» disse infilandoseli subito. «Con questi non mancherò più un tiro, stanne certa! La coppa sarà nostra!»

«Mi fa piacere che tu sia felice del regalo» ammise lei sempre più imbarazzata.

«Felice? Molto di più! Kat..» il ragazzo non poté concludere poiché lo sguardo di Katie fu attratto dai numerosi fuochi che esplodevano nel cielo e si riversavano sul mare.

Oliver, al contrario, passò l’intero minuto della mezzanotte, a fissare gli occhi di Katie. Occhi che brillavano a causa di quel meraviglioso spettacolo nel cielo, a causa della leggera neve che aveva iniziato a ricoprire dolce ogni cosa, a causa delle onde che si infrangevano sulle rocce, a causa del sapore di salsedine e di magia che aveva invaso i loro corpi.

 

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Capitolo 9
*** La scusa ***


Le giornate trascorrevano frenetiche ad Hogwarts. Con l’arrivo della primavera gli animi degli studenti si erano riempiti di allegria.

Ovviamente, tra questi animi allegri, non vi era quello di Oliver Baston.

Dal ritorno dalle vacanze di Natale, infatti, era diventato, se possibile, ancora più ansioso e paranoico.

Le sue giornate erano tutte uguali: studio sfrenato, parlare con Katie, allenamenti sfrenati, parlare con Katie, tre sani pasti nutrienti, parlare con Katie e almeno otto ore di sonno.

La coppa di Quidditch doveva essere loro, e i GUFO dovevano essere passati alla perfezione.

Era curioso notare come inizialmente, il periodo immediatamente successivo al ritorno delle vacanze, le volte in cui capitava che i due ragazzi si trovassero da soli, magari dopo un allenamento o di sfuggita in sala comune, entrambi si imbarazzassero.

Durante le vacanze non era successo niente di male, no?

Insomma, una classica vacanza tra amici, no?

C’era forse qualcosa di sbagliato? No, assolutamente no.

E allora perché quell’imbarazzo?

Con il passare del tempo tuttavia l’imbarazzo era svanito. Entrambi i giovani constatarono che le chiacchierate tra loro erano necessarie, erano indispensabili.

Katie era per Oliver un rimedio contro l’ansia, proprio come una camomilla. Parlare con la ragazza, vedere il suo sorriso gli facevano dimenticare tensioni e paranoie.

Insomma, ora i due giovani si potevano definire migliori amici.

Si, migliori amici era la parola adatta, niente di più.

Forse il termine migliori amici era anche la scusa più adatta e soprattutto quella più comoda per non affrontare una realtà niente affatto chiara.

«Ehi Katie, dove vai?» domandò Alicia vedendo l’amica in procinto di saltare oltre il ritratto della signora grassa.

«Esco, vado a fare due passi in giardino con Oliver, sai come è stressato in questo periodo, voglio evitare che si affoghi nel lago nero» rispose Katie.

Alicia fece un sorrisino. «Ma non è che tra voi due c’è qualcosa? Insomma, siete sempre insieme, non è che lui ti piace?»

Katie sgranò gli occhi «Ma cosa dici Alicia? Siamo solo migliori amici, prendi ad esempio Angelina, lei, benché entrambe sappiamo essere follemente cotta di Fred, è sempre con George perché lui è il suo migliore amico!»

Alicia dovette ammettere che la ragazza aveva ragione, e anche se comunque non era ancora convinta della scusa migliori amici, lasciò perdere.

In quello stesso momento, all’interno dello spogliatoio di Quidditch, Harry Potter dopo un estenuante allenamento a cui solo lui il suo capitano aveva sottoposto, fece la stessa domanda che Alicia aveva fatto a Katie, a Oliver.

«Vado a fare due passi con Katie, le ho detto di vederci davanti al lago Nero» rispose con semplicità il ragazzo intento a varcare la porta.

«Oliver, è da un po’ che me lo chiedo, ma non è che voi due state insieme o qualcosa del genere?» domandò timido il ragazzo sopravvissuto.

Oliver scoppiò in una fragorosa risata.

«Ma come ti può essere venuta in mente una cosa del genere! No, assolutamente! E’ solo la mia migliore amica, ecco perché passo molto tempo con lei!»

«Ah» Harry non sembrava del tutto convinto, quindi Oliver continuò.

«Beh, è come i tuoi amici, Granger e il piccolo Weasley, anche loro sono molto amici no? Eppure non stanno assieme!»

Harry scoppiò a ridere, Oliver aveva proprio ragione. Benché Ron e Hermione fossero grandi amici non sarebbero mai potuti finire insieme, questo è poco ma sicuro!

 

***

«Allora, chi glielo dice?» chiese disperata Angelina.

«Io no!» rispose prontamente Alicia.

«Io neppure!» fu la risposta di Fred.

«Sei matto? Io nemmeno! Non voglio avere la sua morte sulla coscienza!» aveva esclamato Geroge.

In quel momento, quattro paia di occhi puntarono il corpo della giovane Grifondoro dagli occhi verdi.

«Katie??»

«Ecco, lo sapevo! Perché dovrei andarci io?! Io non ero nemmeno presente quando ve l’ha annunciato la McGrant!» sbottò Katie.

«Ma tu sei la sua migliore amica!» si giustificò Alicia.

«Si, e poi con te non potrebbe reagire in maniera folle!» disse Fred.

«Già! Non permetterebbe mai ad una dodicenne di ritrovare il proprio cadavere annegato! Poi, soprattutto a te Katie!» continuò George.

«Ti prego..!» aveva concluso Angelina facendo gli occhi da cane bastonato.

Katie chiuse di colpo il grosso libro che stava leggendo e si alzò dalla poltrona nella quale era seduta.

«E va bene, andrò io a dirglielo»

«Grazie mille Katie! Sei la nostra salvatrice!» le disse Alicia abbracciandola.

«Tanto sai dove trovarlo!» urlò George.

«Già» rispose Katie con un mezzo sorriso uscendo dalla sala comune.

Dopo dieci minuti buoni di camminata arrivò al campo da Quidditch.

Oliver era al centro del campo, seduto con le gambe incrociate. La scopa era a terra così come la pluffa. Era intento a guardare un modellino che aveva posato sull’erba e poi a far fluttuare le scope dei suoi compagni di squadra sopra il campo con la bacchetta.

«Oliver!» disse Katie raggiungendolo.

«Katie! Sei in anticipo! Gli allenamenti sono tra due ore! Ma vieni,vieni! Ti mostrerò in anticipo il nuovo schema che ho inventato per vincere la partita contro i Corvonero!» Il ragazzo si era alzato facendo cadere a terra le scope che controllava con la magia, poi aveva preso per un braccio Katie, ed emozionato la condusse al centro del campo.

«Oliver, fermo, ascoltami! Non voglio vedere alcuno schema!» disse la ragazza triste. Sarebbe stato molto ma molto difficile confessare tutto ciò al suo capitano, tutto ciò al suo migliore amico.

«Katie! E’ per la partita di …»

«Non ci sarà nessuna partita Oliver…» Katie si guardava le scarpe e si stritolava le mani.

«Come? Che vuoi dire?» domandò il portiere sbarrando gli occhi.

«Non giocheremo più quest’anno, non potremo giocare la partita decisiva contro i Corvonero…»

«Ma è uno scherzo?!»

«Oliver, ti prego, stai calmo! Non agitarti!» Katie posò finalmente i suoi occhi lucidi su quelli di Oliver scintillanti di rabbia. In quel momento, tuttavia, Oliver parve calmarsi un poco.

«Ma perché?» sussurrò il giovane.

«Ecco, poco fa è entrata la McGranitt in sala comune. Ci ha detto che purtroppo Harry, in seguito ad uno spiacevole fatto misterioso, è ricoverato in infermeria, non potrà uscire prima di tre settimane, quindi ecco, non possiamo giocare.. Ha già parlato lei con Vitious, si sono già messi d’accordo. La partita non si giocherà e per quest’anno vincerà Serpeverde.»

Oliver si accasciò a terra sulle ginocchia. Si inchinò e strinse con forza i ciuffetti di erba.

«Perché Katie, dimmi perché?!! Mi sono impegnato così tanto! Ho lavorato sodo! Mi sono fatto odiare da voi pur di raggiungere questo risultato! Vincere la coppa di Quidditch è sempre stato il mio sogno più grande e quest’anno con Harry in squadra ero sicuro di farcela!»

Anche se mancavano pochi giorni a Giugno, scoppiò a piovere.

«Oliver, alzati, so che ti dispiace, dispiace moltissimo anche a me, anche a tutti gli altri ma..»

«No Katie! Non puoi capire come mi senta! Voglio morire! Voglio restare tutto il tempo qua e morire annegato dalla pioggia!»

«Oliver, adesso basta! Alzati, mi stai facendo preoccupare»

Oliver alzò la schiena e ancora sulle ginocchia fissava verso l’alto gli occhi di Katie.

«Io ci tenevo davvero tanto.. io volevo vincere… io volevo vedere i vostri sguardi felici, volevo vedere le nostre mani stringere la coppa… vole…» Il ragazzo non poté concludere poiché Katie si era inginocchiata davanti a lui e, per la prima volta, l’aveva abbracciato.

«Ti prego, ora basta. Questa volta è andata così, ma ci saranno ancora tante occasioni! Sarai il capitano di questa squadra per altri due anni, ti prometto, ti giuro, che riusciremo a vincerla la coppa!» sussurrò Katie tra il petto del ragazzo.

Oliver non rispose, ma decise di fidarsi delle parole della sua migliore amica.

La strinse di più e inspirò un centinaio di volte il profumo dei suoi capelli.

«Grazie»

 

 

A.A

Bene, rispondo immediatamente alla domanda di Blacky98: Katie è al secondo anno e ha 12 anni, Oliver invece è al quinto anno. Proprio questo capitolo e i precedenti sono ambientati ne “La pietra filosofale” infatti il “fatto misterioso” che costringe il povero Harry in infermeria altro non è che l'incontro con Voldemort/Raptor.

Andrò in ordine con i libri. Dal prossimo capitolo inizierò a trattare dell'anno successivo (sarà dunque ambientato ne “La camera dei segreti”)

Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Un bacione, a presto!

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