Kiss me hard before you go

di Jean Fire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. - Due anni dopo ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***



Capitolo 1
*** I. ***


Il ghiaccio doveva essermi andato alla testa. Quella era l'unica risposta possibile. Nessuno, e confermo nessuno, avrebbe avuto il coraggio, o abbastanza sale in zucca, per andare a derubare gli Stark, i protettori del Nord. Chissà cosa mi era passato per la mente in quel momento...forse l'euforia di essere uscita indenne da Bolton, Karstark e prima persino i Greyjoy, mi aveva fatto credere di essere abbastanza brava da poter derubare una casata ancora più grande ed influente, ma solo adesso che c'ero dentro mi rendevo conto di quanto Grande Inverno fosse differente da tutte le altre fortezze. Era grande, incredibilmente grande, i piani erano molti e la cose più pericolosa era che sembrava tutto uguale. Tutto costruito di pietra, con tendaggi del colore argento e grigio che filtravano la luce bianca del sole e basta. Niente arazzi sfarzosi, nessun segno di riconoscimento, tutto era uguale. Per questo mi ci era voluto così tanto tepo per ambientarmi. Fortunatamente ero stata data in servizio alle cucine e con la scusa di portare i piatti in giro, nelle varie sale e, a volte, perfino negli studi, mi consentiva di girovagare abbastanza indisturbata, senza guardie addosso e senza occhi puntanti se non quelli di Maug, la grassa cuoca che mi stava alle calcagna da quando ero approdata nelle cucine. La odiavo, aveva la bocca rossa sangue a causa delle foglie amare, dei seni incredibilmente grossi e talmente tanta pancia da non riuscire a vedersi i piedi, ma sopratutto la sua voce mi dava fastidio, quel gracchiare costante e ininterrotto che mi dava sui nervi.
- Forse ragazzina non abbiamo tutto il giorno - gracchiò riportandomi alla realtà. La guarda con astio, stringendo forse la mascella per non farmi sfuggire niente. Odiavo la gente che mi dava gli ordini, odiavo essere trattata come un nulla, non essere neanche una persona, ma una delle tante.
- Tieni, porta questo al salone e fai presto stupida ragazzina! Questo è per Lady Catelyn - mi urlò nuovamente contro spingendomi al petto un grosso vassoio d'argento. Non potevo sapere cosa avrebbero mangiato, ma potevo sentire il profumo di selvaggina e di verdure stufate uscire dal grosso coperchio in argento e arrivare spietato alle mie narici, facendomi subito brontolare lo stomaco.
- Allora? Sei ancora qui? Cosa aspetti? Muoviti prima che diventi freddo, altrimenti ti porto su a calci nel culo - urlò nuovamente Maug venendomi incredibilmente vicino. Vidi i suoi occhi incupirsi qualche secondo per poi tornare nella cucina farfugliando qualche di incomprensibile. Guardai la donna per altri due secondi prima di cominciare a salire la stretta scala a chioccola che portava al piano terra, borbottando velocemente di quanto quella donna fosse insopportabile. Certo le cucine erano un bel posto, caldo e umido come piaceva a me e mi permetteva di girare quasi liberamente nel castello a volte...ma lei, quella donna, stava rendendo tutto più difficile. Stavo ancora borbottando e farneticando, gli occhi puntati verso il basso, quando andai a sbattere contro qualcosa dalla consistenza quasi simile alla pietra
- Hey occhio a dove vai - disse una voce bassa e distratta, afferrando il vassoio in argento massiccio che traballava pericolosamente nelle mie mani. Tutta la mia vita era una finzione e in quel momento dovevo fingere di essere una ragazza debole e fragile
- Sì, mi scusi MyLord... - sapevo che non dovevo alzare lo sguardo, che avrei dovuto continuare a guardare il pavimento come ogni servetta sa fare, eppure la curiosità era troppo forte e così alzai lo sguardo, andando ad incontrare una landa di ghiaccio
- Robb Stark - sussurrai abbassando dopo qualche secondo lo sguardo, tornando a fissare il freddo pavimento grigio. Sentii lui e un altro ragazzo ridere, probabilmente Theon Greyjoy il protetto di Lord Eddard Stark
- Dammi, lo porto io questo, sembra essere troppo pesante per te - disse in maniera gentile prendendomi il vassoio dalle mani, sfiorandole e là notai di quanto fossero callose e dure, probabilmente a causa del continuo maneggiare una spada
- Grazie...grazie, mio Signore - mormorai inginocchiandomi subito, suscitando altre leggera risa, ma solo di una persona, di Theon Greyjoy. Non sapevo cosa fare, come comportarmi, perchè mai mi era capitata una situazione del genere, mai nessuno aveva preso i miei compiti e mi aveva aiutato.
- Alzati - disse con voce quasi stanza, sempre bassa e con una punta di conflitto, probabilmente non sapeva se essere autorevole o gentile. Non me lo feci ripetere più di una volta e subito mi alzai, tenendo però sempre lo sguardo basso e fisso sul pavimento. Mi sarebbe piaciuto vedere ancora il suo viso e questa volta non di sfuggita.
- Come ti chiami ragazza? - chiese, cambiando peso da una gamba all'altra. Mi sentivo quasi come una bestia in gabbia, non potevo fuggire, eppure volevo da quello sguardo incredibilmente penetrante, quasi avessi paura che potesse scorgere chi fossi veramente
- Shireen - mentii tenendo lo sguardo basso. Era quello il nome che usavo mentre ero in servizio e poi, in quella casa, il mio nome sarebbe suonato in maniera strana
- E quanti anni hai? - domandò ancora e potevo sentire quello sguardo di ghiaccio su di me, sulla mia pelle che sembrava infiammarsi
- 17 Mio Signore - mormorai sentendo di non poter ancora reggere a lungo il suo sguardo. Stavo quasi per andarmene quando lui posò un dito sotto il mio mento e lo alzò dolcemente. Vidi il suo viso, i lineamenti definiti, le labbra carnose circondate dalla barba rossiccia e curata, gli occhi freddi e chiari quanto il ghiaccio e i ricci rossi che sfioravano la sua fronte. Più di una volta aveva guardo il primogenito di Eddard Stark, sopratutto quando le capitava che scendesse in cucina per rubare qualcosa dopo i suoi allenamenti. Era un ragazzo dal fisico muscoloso e prestante e ben presto sarebbe stato promesso a qualche Lady facoltosa e di certo fortunata, non solo era bello, ma sembrava anche gentile e di animo buono. Vidi i suoi occhi tremare appena prima di lasciare il mento
- Puoi andare, Shireen - disse girandosi e camminando verso il salone, seguito da un Theon Greyjoy compiaciuto. Corsi lungo le scale, rischiando più volte di rompermi la caviglia, arrivando alle cucine che Maug ancora urlava e imprecava per il mio ritardo
- Si andiamo - dissi prendendo il secondo vassoio e tornando a salire le scale. Eravamo in dieci, tutte vestite al medesimo modo: stivali logori, un abito di pesante lana color grigio con sopra un grembiule bianco e spesso macchiato e poi un'odiosa cuffietta che teneva legati i capelli alla nuda.
- Dove eri finita? Maug voleva mangiarti - sussurrò Balla, una delle mie compagne di camerata, una ragazza semplice, figlia di contadini che erano stati felicissimi di sapere che la loro figlia sarebbe andata a servire i loro grandi protettori, forse l'unica amica che aveva dentro quel castello
- Ho...incontrato Robb Stark - dissi sorridendo e potei sentire il fiato corto di Balla dietro di me. Si, era una cosa strana e piacevole, anche solo da raccontare.
- Mi dirai tutto - mormorò emozionata prima di tornare in riga poco prima di entrare nel salone. C'erano tutti, il Lord, la Lady, i loro figli, Greyjoy, Snow, il maestro e anche qualcun'altro che lavorava a corte. Potevo chiaramente sentire gli occhi si Robb Stark addosso, quasi studiarmi e sentii le guance infiammarsi. Sì, sapevo fingere bene, ma in quel momento non ero sicura che fosse tutto solo finzione. Ci avvicinammo al tavolo e servimmo, aspettando poi dietro di loro che finissero di mangiare prima di riprendere i piatti e tornare nelle cucine, in religioso silenzio, come sempre
- Mi. Devi. Dire. Tutto! - strillò appena Balla dopo che ci fummo spogliate dell'uniforme, cominciando ad incamminarci verso le nostre stanze. Sorrisi alla giovane, ravvivando i lunghi capelli rossi.

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Capitolo 2
*** II. ***


Il caos non è un pozzo. Il caos è una scala! Tanti che provano a salirla falliscono e non ci provano più; la caduta li spezza. Ad altri viene offerta la possibilità di salire, ma rifiutano; rimangono attaccati al regno, o agli dei, o all'amore. Illusioni. Solo la scala è reale; e non resta che salire.
- Petyr Baelish

Aspettai in silenzio e immobile che tutte le altre ragazze si addormentarono. Sentivo i loro respiri pensanti e stanchi. Molte erano tornate piangendo, urlando contro Maug e la sua lingua rossa e fin troppo lunga. Ci trattava come schiave, ci chiamava stupide e troiette, puttanelle quando era in buona vena. Ci insultava, ci picchiava e a volte era successo anche a me, aveva preso una padella rovente e l'aveva appoggiata con rabbia sul dorso della mia mano lasciando un segno che mai si sarebbe cancellato. Era crudele e le piaceva comandare col pugno di ferro, sapeva che noi la odiavamo, ma ciò non la toccava, ciò non le interessava. 
Mi alzai dai letto senza provocare il minimo rumore e mi vestii con un semplice vestito, per niente pretenzioso, ammaccato, bruciato e rotto, ma ottimo per nascondere armi e tesori trovati. Uscii dalla stanza chiudendo il pesante portone di legno massiccio. Appena fui fuori dalla stanza sentii l'aria fresca pungermi il viso e sorrisi. Amavo quella sensazione di libertà e quel freddo sapeva quasi di casa. Mi mancava. Mi mancavano i rimproveri di mia madre, il sorriso genuino di mio padre e le liti perenne tra i miei due fratelli maggiori, la confusione di casa e l'odore di acciaio fuso, il caldo avvolgente della fucina...Mi mancava avere una famiglia. 
Sembrava incredibile quanto fosse diventata silenziosa, le mie scarpe non provocavano il benché minimo rumore sulla pietra  e la mia figura poteva essere quasi paragonata ad un'ombra. Sorrisi al pensiero, raggiungendo in pochi passi decisi il giardino degli Dei di Grande Inverno. Era grande, immenso ed incredibilmente verde nonostante il clima estremamente rigido del Nord. Era proibito per noi servitù entrare in quel posto sacri per gli Stark, anche se non capivo il perchè, ma non mi importava dal momento che riuscivo ad entrare tranquillamente. 
Ero affascinata da quel posto. Gli alberi erano verdi ed incredibilmente alti, dai tronchi massicci e in mezzo al giardino c'era l'albero diga, la chioma rossa quanto il sangue che sgorgava dagli occhi disegnati nella bianca corteccia. Mi avvicinai a quell'albero sorridendo appena, accarezzando la corteccia come fosse una persona. Sapeva di casa. 
- Chi è la? - chiese una voce brusca e quasi spaventata. In effetti pochissime persone entravano dentro quel parco, forse solo la famiglia Stark e solo perchè Lord Eddard era ancora fedele all'antica fede, mentre già Lady Catelyn aveva il cuore dedito ai Sette. Mi girai subito, la chioma rossa incontrò la corteccia chiara come una frusta. I miei occhi si erano abituati al buio molto presto e non mi fu difficile riconoscere la figura muscolosa di Robb Stark. 
- Sono Shireen mio Signore -  mormorai guardando la sua figura e alzandomi solo per potermi mettere in ginocchio di fronte alla sua figura che stava avanzando. Non era più vestito con l'armatura leggera e argentata con cui aveva cenato, ma indossava una maglia leggera e un poco aperta sul petto e un paio di brache scure e dal materiale pesante; alla vita la sua solita ed inseparabile spada. Era un grande spadone, leggero abbastanza da essere maneggiato con una sola mano, ma sicuramente per maggiore incisione ne servivano due e allora si, sarebbe stata un'arma letale.
- Shireen...sei la servetta a cui ho preso il vassoio poco fa - disse, avanzando lentamente, il fodero che picchiettava contro la sua coscia. 
- Si, Mio Signore - dissi, alzandomi quando lui fece un cenno secco con la mano. Non avevo paura, sapevo difendermi, ma ero comunque certa che non mi avrebbe fatto del male, magari mi avrebbe consegnato a Maug e lei non vedeva l'ora di impartirmi una delle sue lezioni. 
- Cosa ci fai qui? Non dovrebbe essere proibito per voi della servitù entrare nel Parco degli Dei? - chiese guardandomi negli occhi, rabbrividendo un poco. Ogni volta succedeva. Tutti rabbrividivano di fronte al colore delle mie iridi, così strane, particolari, vivi, un colore che si pensava da tempo fosse morto.
- Sì Mio Lord, avete ragione, ma vorrei solo pregare i miei Dei - dissi con voce incredibilmente innocente, abbassando lo sguardo e portando le mani al grembo, intrecciandole. Lo sentii sospirare, un sospiro lungo e di riflessione, di chi non sa cosa fare. 
- Siediti con me, Shireen - disse infine, avanzando fino ad una roccia dove si sedette, le lunghe gambe a penzoloni e un suo stivale sfiorava lo specchio d'acqua limpida su cui l'albero diga si specchiava. Sorrisi gentilmente seguendolo e andando a sedermi poco distante a lui, toccando con l'indice l'acqua fredda del piccolo stagno. Guardai l'erede di Grande Inverno, gli occhi erano fissi, non avevano espressione e il suo volto sembrava una maschera di pietra, fredda e dura. Sembrava così diverso adesso...così riflessivo, così taciturno e solitario che cominciai a chiedermi quale dei due Robb Stark che avevo visto era quello reale. 
- Cosa hai fatto li? - chiese all'improvviso, facendomi quasi sobbalzare. Mi ero persa nei miei pensieri, stavo pensando ad altro e sentire la sua voce mi aveva portato crudelmente alla realtà. Guardai i suoi occhi chiari puntati verso la mia mano dove il segno di Maug sembrava sangue sul ghiaccio. Subito andai a coprire il marchio con la mano, pensando al modo e la cattiveria con cui Maug me l'aveva impresso. 
Era stata la punizione per essere stata troppo lenta a portare su le prima portate e quando ero tornata aveva impresso il marchio con cui solitamente marchiava le vacche che arrivavano dal Sud. Non avevo urlato e lei imprimeva con più forza il ferro rovente. 
- Non è niente... - dissi distogliendo lo sguardo, arrossendo un poco sulle gote. Mi sentivo quasi in colpa a mentirgli in quella maniera, lui era così gentile con me e mi stava rivolgendo solo parole gentili, parole gentili ad una servetta che in pochi giorni gli avrebbe rubato tutto. 
Sentii la sua mano prendere la mia ferita e alzarla, in modo che la luna illuminasse bene il marchio su di essa e quando capì potrei giurare di sentire i suoi denti stridere. Alzò gli occhi verso di me, uno sguardo incredulo e affranto e non ci pensai un secondo a distogliere lo sguardo.
- Chi...chi te l'ha fatto? - domandò, la voce che tremava, anche se non capivo se era per rabbia o altro. Come avrebbe reagito alla rivelazione che era stata la sua cuoca ad imprimerlo? Mi alzai immediatamente, strattonando la mano ancora nella sua morsa ferrea. 
- Devo andare adesso - dissi quando riuscì a tornare in possesso della mia mano. Camminai velocemente verso l'uscita del parco, i miei passi sembravano quelli di un fantasma, decisamente diversi da quelli del giovane, passi arrabbiati e pesanti, tanto che sembrava stesse abbattendo tutto il parco degli Dei. 
- Fermati Shireen - protestò, continuando a camminare dietro d me, quasi a rincorrermi. Cosa voleva? perchè non voleva restare nell'ignoranza che sicuramente gli avrebbe fatto meno male? E perchè si era così incaponito, perchè era così fottutamente testardo, perchè era...perchè Robb Stark?
- Ho detto di fermarti! - urlò quasi, il futuro Lord e solo allora mi bloccai. Mai l'avevo sentito urlare o alzare la voce e poi..chi ero io? Nessuno, eppure sembrava quasi tenere a sapere chi mi aveva procurato dolore. Mi prese la mano e passò lentamente l'indice sul marchio a fuoco. Certamente aveva notato che era il marchio della sua casata e poteva capire quale era il messaggio che voleva regalare. 
- Dimmi chi è stato, non è possibile vedere cose del genere...non dovrebbero mai succedere  - disse lui con veemenza, guardandomi negli occhi. Chissà se mi vedeva veramente, chissà cosa stava pensando alla vista dei miei occhi viola come quelli dei Targaryen...Ero una di loro? Forse. Avrebbero dovuto uccidermi? Probabilmente, se ci fossero riusciti. Avrebbero dovuto tenermi buona? Probabilmente sì. Neanche io sapevo chi ero in verità, non conoscevo i miei veri genitori, non sapevo chi era mia padre e chi era mia madre perchè ero stata abbandonata quando ancora ero in fasce vicino ad un albero del cuore, forse sicuri che nessuno ci passasse vicino, o che nessuno pregava ancora i Vecchi Dei, ma gli andò male e fui presa da un signore ormai di mezza età e fui accolta dalla sua già grande famiglia. 
- Farete qualcosa a chi mi ha procurato questo? - chiesi, fingendomi preoccupata per la sorte di colei che mi aveva fatto del male. In verità non poteva fregarmene di niente di Maug, anzi avrei preferito se avesse capito cosa voleva dire soffrire come lei faceva soffrire tutte noi. Gli occhi dello Stark si spalancarono e la sua bocca si schiuse appena
- Prometto che non faremo niente, solo un ammonimento - promise guardandomi negli occhi. Solo adesso mi accorgevo di quanto vicini fossimo, così vicini che potevo sentire il suo respiro caldo solleticarmi la pelle del collo provocandomi dolci brividi. Abbassai lo sguardo, guardando la punta delle mie scarpe
- è stata Maug... -  sussurrai e il giovane ebbe un fremito, mentre la sua mascelle si irrigidì
- Ma era perchè ero lenta, non stavo svolgendo al meglio il mio lavoro - sputai fuori prendendo entrambe le sue mani, stringendole a me. Non doveva andare così...non dovevo stare così vicino agli Stark, dovevo passare nell'ombra, passare inosservata e così stavo buttando via tutto il mio lavoro. Il giovane Stark guardò le mani unite e poi sorrise, sollevando con gli occhi verso i miei
- Baciata dal fuoco...mio zio Benjen direbbe che sei fortunata, o almeno i bruti lo pensano -  disse chiaramente imbarazzato, con le gote rosse e sicuramente non per il freddo. Sorrisi nascondendo gli occhi a lui, facendo la timida
- Ed è così? Sono fortunata? - chiesi dopo qualche secondo di silenzio. Non mi rispose, ma fece una cosa che mai avrei pensato fosse possibile. Velocemente si avvicinò e portò una mano alla nuca, stringendo quasi con forza i capelli, e le sue labbra si posarono sulle mie in un bacio quasi rabbioso e incredibilmente caldo. Rimasi sorpresa all'inizio, non pensavo che Robb Stark fosse così, tutti dicevano che non pensava alle donne, pensava solamente al suo futuro, a diventare Lord, eppure adesso non sembrava, le sue mani calde e ruvide erano ai lati del viso, lo stringevano in maniera lieve, quasi dolce. Non sarebbe dovuto succedere, non dovevo farmi notare, dovevo andarmene. Decisi tutto in un secondo, certo sarebbe stato bello restare ed incontrare quel giovane ogni notte al Parco degli Dei, ma non era quello il mio posto e non avrei sopportato ancora a lungo Maug. Un colpo, preciso, forte e gli occhi di Robb Stark si spalancarono, il suo corpo si fece molle e dopo qualche secondo perse i sensi. 
- Scusami...ma non poteva funzionare - dissi alla figura sdraiata di Robb Stark. Era vero purtroppo, lei non era nessuno e sarebbe rimasta nessuno, mentre lui...era troppo, decisamente. 
Tornai indietro, i passi furtivi. Dovevo fare tutto di fretta ora, non era il giorno giusto per derubarli, non avevo preparato niente, ma dovevo portarmi via qualcosa altrimenti tutto quel tempo ad essere insultato sarebbe stato vano. 
Superai le guardie, ne tramortii alcune finché non arrivai alla stanza meno controllata del palazzo. Non avrei preso cose di tanto valore, ma era comunque oro e argento. Entrai senza difficoltà scassinando la porta e cominciai a nascondere coppe, piatti, monete e gioielli nelle larghe tasche del vestito. Presi il più possibile e poi tornai nei miei alloggi
- Balla...Balla? - chiamai la ragazza, l'unica amica che avevo la dentro. La giovane aprì i suoi profondi occhi nocciola
- Cosa c'è Shireen? - chiese, la voce impastata dal sonno, il viso pallido, le mani fasciate a causa del freddo che gliele rendeva pressoché insensibili
- Io devo andarmene -  sussurrai, abbassandomi sulle ginocchia, scaldando le sue mani ghiacciate con le mie. Era una ragazza del Sud e non era abituata a quel freddo glaciale
- Cosa? Perchè? - chiese, riprendendosi un poco, puntellando un gomito sul duro materasso in paglia
- Domani capirai tutto... - mormorai abbassando appena gli occhi. Avrei voluto portarla via da quel posto, darle qualche pezzo d'oro, ma avevo paura che poi incolpassero lei per il mio furto e quello non potevo permettermelo
- Non preoccuparti starò bene, te resisti, non farti far del male da Maug...ci vedremo presto - dissi lasciando le sue mani fasciate, girandomi. Non dovevo guardarla, non potevo altrimenti sarebbe stato più difficile andare via da quel posto. Non volevo mai fermarmi troppo in un luogo perchè poi mi sarei affezionata a delle persone e non potevo permettermelo. Uscìì dalla camerata e cominciai a camminare verso l'uscita, nessuno mi fermò, tutti mi lasciarono passare scambiandomi per una contadine che andava al campo per lavorare. 
Alzai gli occhi al cielo solo dopo essere uscita dalle mura, una leggera alba arancione cominciava a 
rischiarire i campi del Nord. 
Mi girai solamente quando fui quasi all'altezza della Foresta del Lupo. Grande Inverno era lontana, le campane già cominciavano a suonare, lo Stark doveva essersi svegliato e stavano suonando l'allarme. 
Sorrisi appena. Stavo dicendo addio a Balla. Stavo dicendo addio ad un tetto sulla testa, ad un piatto caldo e stavo dicendo addio a Robb Stark.


Nota: 
Buon...sera o giorno! Sto scrivendo, o almeno ci provo, questa FF impuntata principalmente su Robb Stark, il mio personaggio preferito di GOT o ASOIAF e un personaggio nuovo, inventato completamente da me. Ovviamente cambieranno delle cose, la storie sarà diversa sotto molti punti di vista e questo è una mia "versione", quello che sarebbe piaciuto fare a me, quello che avrei scritto io se non fossi quel sadico dello Zio Martin.
Spero che vi piaccia e che vi lasciate trascinare in questa nuova avventura abientata nella spietata Westeros.
Inoltre vorrei chiedere di lasciare un commentino, positivo o negativo che sia, per farmi capire come migliorare, come rendere la storia più interessante e magari per capire anche se vi piace o no =) e perciò ringrazio già chiunque spenda un poco di tempo nel recensire, grazie di cuore, veramente.
Spero di leggervi presto!
Jean
 

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Capitolo 3
*** III. - Due anni dopo ***


L'amore è il veleno dell'onore, la morte del dovere.
- Maestro Aemon

Sputai cenere. Ero ricoperta di cenere, scura e pesante. Mi aveva annebbiato gli occhi, mi era entrata nella bocca e nel naso, penetrata nei polmoni fino a farmeli bruciare, tanto che cominciai a non respirare. Tossii appena sollevando una nuvola scura. Intorno a me cadaveri, corpi martoriati, mutilati e anche bruciati. Non sapevo se parlare, se gridare aiuto, non sapevo se se ne erano andati. Sentii dei passi avvicinarsi sempre di più e cominciai ad avere paura...dovevo forse far credere di essere morta? Dovevo fingere per sopravvivere? Il mio corpo doleva, ero stata ferita in diversi punti e alcuni uomo avevano calpestato il mio corpo credendo fosse cadavere.
- Sono tutti morti ormai Mio Signore...siamo arrivati troppo tardi - disse un uomo in lontananza, una voce tranquilla e spenta, triste quasi. Non riuscivo a muovermi. Riuscii a muovermi appena e tossii, la cenere sembrava avermi invaso e il cimitero intorno a me mi fece rabbrividire. Volevo scappare, ma non potevo. Due uomini in armatura chiara, le spade al fianco e una mano già sull'elsa pronta per ogni evenienza e uno di loro portava una bandiera, uno stendardo che conoscevo molto bene, uno stendardo dai colori ghiaccio. Si ricordavano di me? Dubitavo, dopotutto passava così tanta gente per Grande Inverno che dubitavo si ricordassero di una servetta delle cucine anche se...Non mi importava, dovevo rischiare se volevo vivere
- Aiuto...  - mormorai, la voce flebile, roca e la gola che bruciava come non mai. Non mi avevano sentito, era troppo debole il richiamo e potevo vedere le loro figure cominciare ad allontanarsi, il capo chino
- Aiuto...Aiuto! - continuai cercando di alzare la voce e riuscendo, in qualche modo, a mettermi in piedi. Sentivo le gambe deboli come non mai, il corpo sembrava senza forze e non avevo neanche la forza di guardare dove fossi ferita, o se era in maniera grave o meno. 
- Aiuto... -  dissi per l'ultima volta. Ero in piedi, immobile, davanti ad una marea di cadaveri e se loro non mi avessero raccolto sarei diventata una di loro. Vidi uno di loro fermarsi e girarsi, lentamente, come se tutto fosse a rallentatore. Il suo volto era stupefatto e chiamò l'altro cavaliere, cominciando ad incamminarsi verso la mia direzione. Sorrisi, era impossibile non farlo, erano la mia salvezza, mi avrebbero salvati. Vidi i loro passi svelti cercare di raggiungermi facendo lo slalom tra i cadaveri. Li vidi quasi raggiungermi, gli sguardi stupefatti e poi uno di loro aprì leggermente le labbra
- Aiutatemi...per favore -  sussurrai un secondo prima di perdere completamente conoscenza, cadendo in un baratro buio.


Mi svegliai a causa dell'indolenzimento del corpo. Sembrava quasi che una mandria di bufali mi avesse caricato. Tutto doleva. Le gambe, le braccia, per non parlare del petto che sembrava oppresso da chissà quale forza invisibile. 
- Ti sei svegliata - constatò un signore al mio fianco. Lo guardai, al suo collo una pesante catena dai tanti colori, dall'acciaio all'oro
- Cominciavo a dubitare -  mormorò, controllando alcune delle numerose bende che avevo in tutto il corpo. Provai a muovermi, ma un'onda di dolore mi fece tornare col corpo sul materasso duro. 
- Dubitare di cosa? - chiesi, un poco stordita, forse dal latte di papavero. Guardai l'uomo dagli occhi scuri quanto la notte, una folta barba bianca e nessun capello in testa. Mi guardò e sorrise, rispondendomi come se fosse la cosa più naturale
- Che fossi ancora viva - rispose camminando verso un altro uomo, forse un soldato, sdraiato su un lettino, una gamba mutilata. Rimasi cosciente ancora per poco e poi caddi nuovamente nel sonno.

- Si è svegliata, MyLord, ma è ancora incredibilmente debole -  sentii una voce non troppo lontana. Doveva essere il maestro, quello che mi stava curando. Provai a muovere il corpo, ma lo sentivo rigido e fasciato strettamente da bende ruvide, ma qualcosa era migliorato, la polvere e la cenere sembrava essersene andata dal mio corpo tanto che la gola non mi bruciava più.
- Pensi possa ricordarsi qualcosa? - chiese un'altra voce che riconobbi subito facendomi tremare. Era bassa, quasi roca. Robb Stark. Mi aveva riconosciuto? Si ricordava di me? Di quel bacio che mi aveva dato e della botta in testa che gli avevo dato io in risposta? Certo il mio aspetto era cambiato un poco, mi ero alzata di qualche centimetro e avevo messo su delle timide curve femminili, per il resto ero rimasta uguale, i capelli lunghi e rossi come il fuoco e il segno distintivo, due profondi occhi viola come una delle pietre più preziose. 
Mi mossi appena e aprii lentamente gli occhi, avendo subito l'attenzione dei due uomini. Potei vedere lo sguardo di ghiaccio del giovane Stark, anche lui era cambiato, il volto si era fatto più duro e la barba era leggermente più folta, ma sempre ben curata. C'era un filo di stupore sul suo volto, ma non sapevo dire se mi aveva riconosciuta o meno
- Vorrei inchinarmi MyLord...ma non penso sia possibile - dissi accennando un sorriso e guardando il corpo. Ero praticamente vestita di sole bende, molte già macchiate di sangue. Dovevano esserci molti tagli, più o meno profondi e il corpo aveva un colorito violaceo tendente a volte al giallo, segno che i lividi si stavano riassorbendo
- Vorrei farvi qualche domanda... - disse lui, senza perdere fin troppo tempo e facendo un cenno al maestro che se ne andò, probabilmente impegnato anche da altri pazienti
- Vi ricordate qualcosa dell'attacco? Qualche vessillo, qualche personaggio particolare? -  chiese guardandomi bene negli occhi, come a cercare un indizio, o meglio una verità. Distolsi lo sguardo e cominciai a guardare il soffitto della tenda bianca. Tutto sembrò iniziare da capo, la cenere sembrava bruciare ancora i polmoni, le urla rimbombavano nella mia testa e il fuoco bruciava la pelle
- Sì...Sono arrivati al mattino presto, forse era l'alba...tutti i cittadini corsero per le strade urlando, molti vennero messi a tacere presto. Mi ricordo...un vessillo, un cane a tre teste e un leone dorato e poi un uomo...il più grande uomo che abbia mai visto, lui ha macellato metà dei cittadini mentre alcuni suoi cavalieri stupravano e mutilavano per divertimento... -  ricordai, la voce che cominciò ad incrinarsi al ricordo di quello che era successo, al ricordo di cosa era successo ad amiche e a famiglie
- Non si fermavano davanti a niente, non avevano pietà e quando...quando si furono divertiti abbastanza presero i pochi sopravvissuti e li chiusero dentro una casa, dandogli fuoco e...sentivo le loro urla, l'odore della carne bruciata... -  mormorai, il corpo che improvvisamente tremava e sembrava essere lambito da fiamme invisibili che cominciavano a bruciare i piedi, salendo per le gambe
- Non potevo fare niente per aiutarli, la cenere cominciò a bruciarmi i polmoni, sentivo il sangue uscire dalle ferite e bagnare il terreno rendendomi sempre più debole e cercavo di rimanere immobile, di non farmi sentire perchè altrimenti sapevo che mi avrebbero ucciso... - continuai, guardando improvvisamente gli occhi ghiaccio dello Stark. Era immobile, non sapeva cosa fare, come comportarsi e quegli orrori doveva essere ormai routine per lui. Sentii lentamente le forze lasciarmi ancora, sentirmi così debole, sentirmi così vulnerabile mi stava facendo impazzire, ma non potevo fare altro se non giacere in quel letto. La sua mano fresca raggiunse la mia fronte bollente donandomi un poco di sollievo
- Riposate adesso...siete stanca, affaticata e quelle ferite avranno bisogno di tempo per rimarginarsi. Starete qui, siete al sicuro, nessuno vi farà del male -  disse alzandosi, guardandomi per ancora diversi secondi. Aveva capito chi ero in realtà? Aveva riconosciuto i miei occhi viola anche se erano gonfi e cerchiati da occhiaie? Aveva riconosciuto il rosso dei miei capelli che aveva stretto quella volta al Parco degli Dei anche se ora dovevano essere pieni di fuliggine? Il mio sguardo andò verso la mano sinistra, quella che Maug due anni prima aveva bruciato e notai che era fasciata, come sempre la tenevo per non far notare quel marchio così visibile e orrendo. Era un poco migliorato nel tempo, ma rimaneva sempre orribile. In un gesto non da me gli presi la mano, afferrandola con le mie ultime forze
- Grazie...Grazie Robb Stark -

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Capitolo 4
*** IV. ***


"Com'era fatta?"
"Aveva... aveva i capelli rossi."
- Samwell Tarly e Jon Snow

Sembrava tutto un brutto sogno, anzi no doveva esserlo. Quelle urla continuavano a rimbombare senza pietà nella mia testa rendendomi quasi pazza. Erano passate settimane da quando la Montagna e i Lannister avevano attaccato il villaggio dove risiedevo e lavoravo, eppure non trovavo ancora pace. Il mio corpo era rigido, teso, le notti passate per la maggior parte delle volte insonne. 
- Sei riuscita a dormire? -  chiese l'anziano maestro di nome Karlen. Era stato gentile e quando aveva tempo gli piaceva fare quattro parole con me, tenendomi un poco di compagnia. Robb Stark si vedeva poco, ogni tanto faceva delle veloci apparizioni per chiedere a Karlen come stavano i soldati che erano rimasti feriti in battaglia, mai mi aveva più rivolto la parola, anche se ogni tanto potevo sentire il suo sguardo addosso, penetrante e curioso. 
- No, mi stanno facendo impazzire - dissi portando una mano alla testa, mentre con l'altra mi sorreggevo ad un improvvisato bastone. Alcune ferite si erano rivelate gravi e Karlen aveva anche scoperto che mi si era spezzato a metà l'osso della gamba, probabilmente a causa di alcuni uomini che mi avevano camminato sopra, oppure della maniera scomposta in cui ero caduta. 
- Vai piano, appoggia bene il piede - mi rimproverò quando vide che stavo saltellando sul bastone per non sentire dolore alla gamba. Roteai appena gli occhi e appoggiai la gamba, sentendo delle finte lancinanti. Sembrava quasi che l'osso volesse bucare la carne e la pelle per uscire. La riabilitazione sarebbe stata lunga e dolorosa, ma speravo di tornare a camminare e correre fluente come una volta. 
- Non ho sonno...se vuoi andare a dormire vai pure, tornerò tra poco - mormorai, continuando a camminare guardando il terreno andando a passo lento e incerto. 
- Ok, ma non affaticarti troppo e non allontanarti dall'accampamento -  disse lui con aria seria e il dubbio negli occhi. Non sapevo se Robb Stark aveva espresso la sua volontà di non farmi muovere da la, di controllarmi e di non farmi fuggire, anche se, conciata com'ero erano veramente poche le possibilità che riuscissi a scappare. Sentii i passi pesanti e assonnati di Karlen farsi sempre più flebili. Mi girai e vidi la sua figura entrare dentro la sua tenda. Sorrisi appena, mi sembrava quasi di essere libera. Camminavo lentamente, la gamba che pulsava in maniera debole e continua. Avevo perso la cognizione del tempo. Da quanto tempo ero in quell'accampamento? Non ne avevo idea, ma sembrava fossi la da mesi. La vita dell'accampamento non era monotona, c'erano sempre soldati in movimento, era come una piccola città che non dormiva mai. 
- Riuscite a camminare - Una voce dietro di me mi fece sobbalzare, procurandomi non poco dolore alla gamba. Mi girai solo con busto, notando che a parlare era stato Robb Stark, gli occhi cerchiati da profonde occhiaie viola, il viso pallido, una casacca sgualcita e brache scure di un materiale che sembrava simile alla pelle. 
- Si Mio Signore, Karlen sta facendo un ottimo lavoro - risposi accennando un timido sorriso, appoggiando la maggior parte del peso sul bastone. Lui camminò lentamente, venendomi incontro, guardando e studiando la mia figura. Magari nella sua mente la mia figura si cominciava a sovrapporre a quella di Shireen, la servetta immaginaria che aveva lavorato a Grande Inverno.
- Ti faccio compagnia - disse con voce che non ammetteva tante repliche. Annuii silenziosa e ripresi a camminare, lenta come al solito, il passo un poco incerto e traballante. Non vedevo l'ora di lasciare quel bastone in infermeria e riuscire a camminare senza l'aiuto di nessuno.
- Non trovate sonno? - chiesi, cercando di riempire quel silenzio. Il viso dello Stark era rigido, la mascella serrata in maniera ermetica e gli occhi fissi davanti a lui studiavano il territorio vedendo forse nemici invisibili
- Troppi pensieri -  rispose lui senza però aggiungere nulla. Non doveva essere un uomo di tante parole e la guerra sembrava avergli strappato via la gentilezza che l'aveva caratterizzato durante quei veloci incontri a Grande Inverno. La morte del padre doveva averlo segnato profondamente. Lord Eddard Stark era stata una brava persona, un Lord giusto e aveva trovato una morta infame e crudele. Chissà cosa aveva fatto durante questi due anni? Chissà se aveva trovato una Lady per prenderla in sposa, chissà se si era innamorato o se aveva pensato nuovamente a quel bacio che ci eravamo scambiati. A volte io lo facevo, ricordavo le sue labbra calde e la passione del bacio. Robb Stark era uno dei pochi ricordi che mi piaceva di Grande Inverno. Era entrato nella mia mentre strisciando come un serpente, lentamente e senza invadermi troppo, ma aveva scavato la mia mente lasciando un solco che nessuno era riuscito a colmare
- Assomigli tanto ad una persona che ho conosciuto tanto tempo fa... - disse improvvisamente. Spalancai gli occhi, incredula. Stava veramente succedendo o mi stavo immaginando tutto? Lo guardai con la coda degli occhi. Dopotutto ero l'unica in tutta Westeros ad avere quel colore di occhi, quel colore che più di una volta sapeva di morte e fiamme. 
- Veramente Mio Signore? -  chiesi facendo finta di non capire cosa lui voleva dire. Invece non era così, sapevo tutto, sapevo esattamente a quale episodio lui si riferiva e un sorriso spontaneo crebbe sulle mie labbra. Si ricordava di me e la cosa mi faceva più piacere di quanto volessi ammettere. Vidi i suoi ricci muoversi e lui annuii debolmente
- Si...una ragazza conosciuta tanto tempo fa a Grande Inverno, si era finta una servetta delle cucine e poi ci ha derubato e... - rispose e sul suo viso salì un leggero sorriso mentre i suoi occhi di ghiaccio cercarono il cielo
- Ebbe anche le palle di colpirmi -  continuò girandosi per guardarmi negli occhi. Potevo vedere la sua disperata ricerca di quei segni che facevano di me Shireen. Guardò i capelli rosso quanto il fuoco e poi cercò i miei occhi e, infine, il suo sguardo scese alle mani, trovandole entrambe fasciate.
- Com'era? - chiesi, continuando a camminare e fingendo ignoranza. Non potevo farmi scoprire sopratutto perchè non avevo idea di come avrebbe reagito. Se gli avessi rivelato che ero io Shireen? Ma che in realtà quel nome non era il mio e che tutto quello che aveva visto era solo invenzione? Che non ero fragile come avevo voluto fargli credere? 
- Aveva...aveva i capelli rossi e gli occhi del drago...aveva un corpo minuto e all'apparenza fragile, le dita affusolate e delicate, la voce timida e quasi impercettibile -  rispose guardando davanti a se. Non potevo non notare il sorriso che crebbe sul suo viso pian piano che descriveva Shireen. Gli occhi del drago, gli occhi dei Targaryen, degli occhi che dovano essere estinti ormai, ma che resistevano in me e in Daenerys Stormborn, l'unica Targaryen riconosciuta. Che uno di loro fosse il mio vero padre o la mia vera madre? Ma perchè avevo allora i capelli del fuoco? Dovevo essere una bastarda, quella era l'unica risposta...oppure ero uno scherzo della natura.
- Era bella Mio Signore? - chiesi fermandomi a guardarlo. Il respiro del Lord di Grande Inverno era regolare, il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, la tunica all'apparenza leggera e aperta sul petto definiva un poco i suoi muscoli eleganti.
- No...era più che bella. Mai ho più rivisto una creatura bella quanto lei, il suo sguardo era tenebra pura e i suoi capelli sembravano fuoco vivo... -  mormorò il giovane guardandomi dritto negli occhi. Sapevo che cosa mi avrebbe detto tra pochi secondi, sapevo cosa avrebbe cercato di fare, sapevo cosa cercava e dove voleva arrivare con quella passeggiata. Forse avrei dovuto rivelargli chi ero? Ammettere che ero io Shireen e che gli avevo mentito dal primo momento in cui ero entrata a Grande Inverno? Avrebbe capito il perchè di tutto quello? No, ne dubitavo e anche se sapevo che non era stupido e che avrebbe capito presto la verità, non era l'ora per dirgliela
- Era uguale a voi...gli stessi occhi, la stessa tonalità di rosso...Come vi chiamate Mia Signora? - domandò facendomi vibrare il sangue nelle vene. Nessuno si era rivolto a me in quel modo e lui sapeva che non avevo nobili natali eppure...mi aveva chiamato così lo stesso mostrando la stessa gentilezza e premura che aveva avuto a Grande Inverno
- Mi chiamo Ly...essa - risposi un poco titubante. Stavo per rivelare il mio nome, dovevo essere impazzite, non potevo fidarmi ancora di lui, non ancora, meglio di no quel nome poteva rivelare tante cose ad una mente arguta e certamente quella di Robb Stark lo era. Lui sembrò esserci rimasto male, ma il suo sguardo era ancora indagatore, non ci credeva fino in fondo, non ne era sicuro
- Mio Lord, mi sono affaticata fin troppo, se lo acconsentite vorrei tornare alla mia tenda - dissi guardandolo negli occhi e fingendo un leggero fiatone. La gamba aveva cominciato veramente a dolermi, ma il vero motivo era la paura che lui capisse fin troppo, dalla voce, dal modo di parlare o da altro.
- Certo, certo...Spero di rivedervi presto Lyessa -  disse lui facendo un debole inchino che mi spiazzò ulteriormente. Perchè si comportava in quel modo? Ero una semplice ragazzina, una bastarda probabilmente, senza niente e senza nessuno.
- Sono sempre in infermeria Mio Lord...quando vorrete potrete trovarmi la -


Nota:
Buongiorno!! Volevo ringraziare tutti coloro che stanno leggendo questa long e spero che vi piaccia e la troviate interessante e "nuova". Volevo ringraziare con tutto il cuore LauraRM che ha speso un pò del suo tempo per rensire il capito precedente a questo, veramente grazie di cuore =)
La storia è ancora agli inizi, non si sa niente di lei, le sue origini, a cosa punta e molto altro e presto, capitolo per capitolo si scoprirà tutto con colpi di scena che spero a voi piacciano!
Detto questo scappo a studiare per gli esami!! Un bacione e un ringraziamento speciale a chi leggerà e a chi ricensirà =) 
Jean
 

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Capitolo 5
*** V. ***


- Ma tu lo ami?
Cersei Lannister
 

- Odio questo bastone...vorrei spezzarlo a metà e lanciarlo lontano -  dissi impaziente guardando il maestro, le catene che procuravano suoni metallici e sinistri. Lui sorrise continuando a guardarmi camminare lentamente. 
- Vedrai che tra poco camminerai senza il suo aiuto, ma quel pezzo di legno mi serve, perciò non usarlo per farci il fuoco - disse il vecchio guardandomi negli occhi, le braccia conserte dietro la schiena e la lunga barba bianca che gli solleticava la pancia. Mi fermai di botto, il fiato corto a causa della lunga passeggiata che ero costretta a fare ogni sera. Costretta per due motivi odiosi. Prima di tutto non riuscivo a dormire. La mia testa sembrava invasa da voci di sconosciuti non appena chiudevo le palpebre e mi svegliavo sempre urlando e svegliando così gli altri feriti. La seconda ragione era che avevo la sera era l'unico momento dove l'accampamento era poco affollato e perciò potevo camminare lentamente e prendendomi il mio tempo.
- Resterò zoppa Karel? Riuscirò a camminare come prima? A correre e cavalcare? - chiesi preoccupata guardando la sua schiena. Il vecchio si fermò per qualche secondo. Avevo avuto paura a chiederglielo. Erano tre settimane buone che ero all'accampamento , o meglio ad una parte di esso, e per tre settimane avevo avuto paura di chiedere al vecchio la verità. Non volevo rimanere zoppa, non volevo ondeggiare per tutta la vita, volevo tornare a correre e sentire il vento tra i capelli, tagliare la pelle del viso...Karel si girò e si avvicinò, mi accarezzò i capelli con dolcezza e sorrise
- Certo bambina mia, tornerai a correre e a cavalcare, il tuo passo tornerà sicuro e aggraziato come quello di un tempo - disse lui sorridendo, accarezzandomi la guancia con il suo pollice rugoso. Karel era quasi un padre in quell'accampamento, era gentile, ma ferreo nelle decisioni e...mi trattava veramente come se fossi la sua bambina, quella stessa bambina che aveva perso a causa della febbre molti anni indietro. Mi aveva raccontato quella storia molto tempo addietro e dal suo volto era scesa una lacrima solitaria. Doveva essere stato un duro colpo per lui e dopo di esso aveva deciso di diventare Maestro, per salvare tante vite, per espiare la colpa di non essere riuscito a salvare sua figlia. 
- Mio Signore... - disse dopo qualche secondo facendo un inchino abbastanza profondo, la catena che oscillava davanti al suo petto. Mi girai col busto, sorridendo già. Robb Stark era a pochi metri da noi. 
Nessuna corona aveva in capo quando si univa alle mie passeggiate notturne, ovvero ogni sera che si trovava in quell'accampamento, e non aveva corazze a difenderlo.
- Karel...vai pure, resto io con Lyenna - disse il giovane guardando il maestro e accennando un leggero sorriso. Karel fece un inchino e mi toccò la spalla per rassicurarmi prima di tornare alla sua tenda a riposarsi. Sembrava sempre più vecchio, giorno dopo giorni le occhiaie solcavano il volto rugoso del maestro.
- Avrebbe bisogno di riposo, eppure si ostina ad accompagnarmi ogni sera - dissi camminando lentamente e guardando davanti a me, nessuna ombra, nessun movimento, l'accampamento sembrava morto, abbandonato se non fosse per qualche timida fiaccola che illuminava le tende color ghiaccio.
- Si è affezionato a te e vuole che torni presto a camminare - rispose lui guardando l'erba che schiacciava sotto i suoi passi. Per quattro giorni Robb Stark era andato in battaglia e per quattro giorni mi sentii sola a passeggiare in quel posto deserto. Ormai ci avevo fatto l'abitudine a quella figura imponente, al suo camminare per niente marziale e alla sua voce bassa e profonda. Presto avevamo cominciato a conoscerci, lui si era aperto lentamente raccontandomi di Grande Inverno e della sua famiglia, tutte cose che sapevo, ma era bello sentirle dire dalla sua voce e vedere il suo sorriso quasi appena accennato e doloroso. Doveva soffrire il Giovane Lupo, doveva sentire la mancanza di casa e le pressioni di quella guerra e della corona che solitamente indossava sul capo. Era giovane dopotutto e non aveva mai visto una vera guerra, non aveva visto i suoi orrori e...non aveva mai sofferto.
- Ieri mi hai detto che hai lasciato la tua famiglia presto...come mai? -  chiese lui guardandomi per qualche secondo negli occhi. Alzai un angolo della bocca, guardando il terreno. Quei ricordi mi facevano sempre male, ma era anche tempo che quei fantasmi mi abbandonassero.
- Io sono stata abbandonata davanti ad un albero cuore quando ero piccola Mio Re, non ho mai conosciuto i miei genitori. Probabilmente speravano che nessuno pregasse ancora quei dei così antichi e sarei presto morta di fame se un giorno un semplice mugnaio non andò a passo di li per caso. Non era fedele agli alberi cuore, ma lo fu dopo che mi trovò. Era un uomo semplice, la sua casa una capanna che divideva con la moglie e altri tre figli maschi - cominciai a raccontare camminando lentamente, l'unico rumore era quello dei passi del giovane, pesanti e marcati
- Mi allevarono come se fossi figlia loro, ma mi tenevano sempre in casa, impauriti che gli altri non capissero e avessero paura di me. La mia vita era felice, non avevo niente, ma ero felice comunque perchè loro mi volevano bene e io lo vedevo, lo sapevo...Un giorno un uomo bussò a casa e andai ad aprire, ero una bambina innocente, non avrei mai pensato che... - mi bloccai sentendo le lacrime cominciare a pungere gli occhi, lo sguardo si fece fisso nel buio e potevo ancora vedere, in maniera incredibilmente chiara e nitida, tutta la scena 
- L'uomo è impazzito appena mi ha visto. Ha cominciato ad urlare che i draghi erano tornati, ha maledetto la mia famiglia giurando di sterminarla...altrimenti la sventura sarebbe caduta su tutto il villaggio. Fu mio fratello maggiore a chiudere la porta all'uomo e a consolarmi, dicendo che non c'era niente di sbagliato in me...ma si sbagliava - asciugai velocemente le lacrime col dorso della mano e guardai da un'altra parte, ma i fantasmi sembravano continuare ad inseguirmi
- Quell'uomo seguito da molti altri arrivarono di notte sbarrarono la porta e le finestre e...diedero fuoco alla casa. Mio padre fu il primo a morire a causa del fumo, seguito dal mio fratellino appena nato...posso ancora sentire le sue urla farsi sempre più deboli e poi smettere all'improvviso...e cominciarono le urla di mia madre, disperate che cercavano di chiamare mio padre e mio fratello e fu lei a morire dopo, accasciata sulla culla di Kyle. I miei tre fratelli maggiori provarono a resistere, si coprirono la bocca, ma nessuno di loro rimase vivo. Erano forti, molto forti, i ragazzi più morti che abbia mai visto, ma sono morti lo stesso - dissi lasciando cadere il bastone e portando le mani al viso, cominciando a piangere a dirotto. Potevo ancora sentire le fiamme sfiorare la mia pelle senza però bruciarla, la cenere soffocarmi lentamente, lasciarmi senza fiato, ma non mi avevano comunque ucciso, mi avevano lasciato in vita con quel fardello pesante 
- Mi sono svegliata la sera dopo, la gola che bruciava, i vestiti completamente bruciati e tutta la mia casa carbonizzata intorno a me...E così scappai e  ora quel villaggio è a due leghe da qui, insieme alla casa dei miei genitori, non so neanche se i loro corpi sono stati poi seppelliti... - mormorai alzando lo sguardo e trovando Robb Stark a pochi centimetri da me, lo sguardo indeciso, i denti bianchi che mordevano il labbro inferiore, ma infine le sue braccia si spalancarono e andarono a cingere la mia figura. Rimasi per qualche secondo senza parole, immobile, non sapendo cosa fare, ma alla fine mi lasciai andare e piansi, piansi tanto da inzuppare la sua maglia e le mie mani, entrambe fasciate, andarono a stringere la sua tunica all'altezza della scapole. Mai mi sarei aspettata un simile comportamento da quel ragazzo, eppure...avevamo qualcosa in comune, una battaglia che rischiavamo di non vincere.
- Mi dispiace Lyenna...nessuno dovrebbe soffrire così tanto, nessuno dovrebbe vedere la propria famiglia venire uccisa...nessuno dovrebbe rimanere solo - disse lui continuando a stringermi tra le sue braccia muscolose e protettive. Anche lui aveva perso il padre e la sua famiglia era molto lontana da qua, anche a lui doveva mancare, anche lui doveva sentirsi solo. Forse era per questo che stava con lei ogni sera. In quell'accampamento Robb era solo anche circondato da mille persone, solo adesso l'avevo capito. 
Un rumore, non troppo lontano, la fiamma che illuminò un'armatura smaltata di rosso cupo e una...balestra? 
- Robb! Attento! - urlai facendo voltare la figura del giovane e tentando di abbassarlo. Avrei potuto lasciare che lo colpissero, liberarmi di lui e dei suoi sospetti su di me, liberandomi così dell'entità di Shireen una volta per tutte, ma...lui mi aveva ascoltata, abbracciata e confortata. Vidi il suo sguardo stupito e poi confuso, ma poi il suo sguardo sembrò vedere qualcosa, probabilmente la figura che scappava o che correva verso di noi per finire ciò che aveva iniziato. 
- Lyenna stai qui, sarai al sicuro, non ti muovere - disse frettolosamente prima di alzarsi e correre dietro l'armigero smaltato di rosso. Un ringhio e dei passi pesanti che facevano tremare il terreno. Rimasi ferma, immobile, mossi solamente la tesa e vidi un lupo grande quasi un orso correre dietro al Giovane Lupo. Doveva essere Vento Grigio, il suo meta lupo. Sentii un grido di paura e poi uno di dolore mentre dalle tende degli uomini uscivano ancora in tenuta da notte, imbambolati e assonnati.
- Cosa sta succedendo? - 
- Cosa è stato? -
- C'è un attacco? - quelle furono le domande che i soldati facevano gli uni agli altri, ma non c'era risposta. Alcuni coraggiosi corsero verso Robb, tornando indietro dopo pochi minuti trasportando un uomo dalla mezza armatura rossa, il viso una maschera di dolore, probabilmente per via dell'orribile ferita che aveva alla gamba, opera sicuramente del meta lupo. 
- Fermategli l'emorragia prima di sbatterlo nella cella...lo voglio vivo - disse lo Stark con voce dura mentre i lamenti dell'uomo si facevano sempre più flebili, dietro di lui Vento Grigio, il muso sporco di sangue. Vidi il Giovane Lupo venirmi incontro lentamente, inerte, solamente degli schizzi di sangue deturpavano il suo volto e la maglia.
- Lyenna è meglio che torniate alla tenda, ci potrebbero essere altri attacchi durante la notte - disse guardandomi quasi di sfuggita, impaurito probabilmente da altri attacchi. Aveva scavalcato le sue sentinelle e non sapevo se quelle stesse sentinelle erano state uccise o erano solamente troppo assonate per vedere un uomo come quello.
- Mio Signore io...non penso di riuscire a muovermi... - mormorai spostando la mano che avevo sul ventre, trovandola sporca di sangue. Il colpo l'avevo avvertito, una dardo di piccole dimensioni, ma dalla punta più acuminata, adatta a strappare brandelli di carne, a far soffrire. Vidi gli occhi dello Stark diventare improvvisamente enormi dallo stupore e poi furiosi come mai. Sentivo il sangue colare lentamente dalla schiena e dal ventre. Non sapevo quanto doveva essere grave, ma potevo sentire appena la punta della balestra uscire dal ventre, forse non aveva intoccato nessun organo, forse a breve sarei morta. 
Robb Stark si avvicinò a me lentamente e mi prese in braccio, facendomi sussultare dal dolore
- Tranquilla...ti porto dal maestro e sistemerà tutto...tu resisti e basta - disse guardando davanti a se. Ogni passo mi provocava una fitta incredibilmente dolorosa, sembrava quasi che il dardo si conficcasse ancora più a fondo
- é un ordine Mio Re? - chiesi accennando un sorriso mentre guardavo il suo volto dai lineamenti incredibilmente rigidi
- Sì, Lyenna... Vivi, è un ordine -

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Capitolo 6
*** VI. ***


"Non è un vero cavaliere ma mi ha salvato lo stesso.
Salvalo, se puoi, e placa la furia dentro di lui"
- Sansa Stark

POV ROBB STARK

L'avevo raggiunta col sorriso sulle labbra e il cuore in pace. Per diversi giorno ero stato lontano dall'accampamento impegnato ad azioni di guerriglia, vicino a me Vento Grigio, l'immenso meta lupo che mi seguiva praticamente ovunque. Avevamo vinto. Continuavamo a vincere eppure...eppure tutto sembrava avere l'odore della sconfitta. Gli uomini tornavano mutilati, se tornavano, e i campi un tempo rigogliosi adesso erano macchiati di rosso. 
Ero stato contento di tornare all'accampamento, sperando così di trovare un pò di pace, serenità e...Lyenna la ragazza dai colori del drago. Era incredibile come quella ragazza mi avesse aperto il cuore, notte dopo notte e mi aveva ascoltato, come pochi dei miei generali avevano fatto. Dopotutto ero ancora un ragazzo, un ragazzo a cui era stata data una corona troppo pesante da reggere sul capo. 
- Karel...vai pure, resto io con Lyenna - dissi al vecchio maestro accennando un sorriso. Ormai era diventata routine, ogni sera, ogni notte mi avviavo verso quella parte di accampamento per vederla e parlare. La sua figura era impossibile da non riconoscere, anche al buio. Il fisico snello, scattante e con timide curve femminili, l'andatura ondeggiante a causa della gamba spezzata e poi quei capelli rossi quanto l'alito del drago che ondeggiavano lungo la sua sinuosa schiena che speravo di accarezzare. Gli occhi di ametista presto sfiorarono il mio corpo e sentii i brividi salire lungo la schiena. Molto comandanti mi avevano detto di allontanarla, che non avrebbe portato a niente di buono, ma non poteva essere, non poteva essere figlia di un Targaryen. 
La giovane parlò e io rimasi ad ascoltare la sua voce, chiara, cristallina e delicata. La sua storia era terribile. Che ci fosse ancora qualcuno disposto ad un uccidere per non vedere un drago? Che qualcuno avesse così paura? Così paura da incendiare una casa e uccidere un'intera famiglia? Potevo vedere le lacrime negli occhi della giovane, il suo volto farsi più cupo ai ricordi e pensai a quanto doveva aver sofferto. Fin da piccola aveva ricevuto solo sangue e fiamme, dolore e disperazione. 
Sapevo che ero il Re. Sapevo che sarei andato in sposa ad una Lady sconosciuta, sperando che fosse gentile e dolce, e sapevo che non avrei mai dovuto allargare le braccia e avvolgerla nel mio abbraccio. Sentivo i suoi seni piccoli toccare il mio torace e un poco le mie guance si infiammarono 
 - Mi dispiace Lyenna...nessuno dovrebbe soffrire così tanto, nessuno dovrebbe vedere la propria famiglia venire uccisa...nessuno dovrebbe rimanere solo -
Quelle parole risuonavano nella mia testa, le stesse parole che le aveva detto un suo soldato prima di morire. Nessuno dovrebbe rimanere solo. Nessuno. Gli dei non dovrebbero permetterlo, gli dei dovevano essere misericordiosi e invece si erano presi giochi di molte persone, di persone dolci come Lyenna. 
- Robb! Attento! - aveva detto la giovane, mentre con incredibile forza fisica riuscì a spostarmi, proteggendomi da chissà quale nemico invisibile, ma non ci misi molto a vedere l'armatura illuminata lievemente da una torcia; un'armatura porpora. Sentii il sangue raggiungere velocemente la testa. Si erano spinti così oltre, avevano cercato di uccidermi in quella maniera così vile...
- Lyenna stai qui, sarai al sicuro, non ti muovere - mormorai senza neanche guardarla mentre mi alzavo velocemente e correvo verso l'uomo. Non avevo armatura, niente che mi proteggesse da qualsiasi attacco, avevo la mia spada e Vento Grigio. Lo sentivo correre dietro di me e poi lo vidi superarmi, grande quanto un orso. Un ringhio, uno solo e un balzo, lungo abbastanza da arrivare al polpaccio dell'uomo. Sentii il suo urlo di dolore, incredibilmente acuto, così acuto da ferirmi i timpani. Lo raggiunsi, dietro di me stavano correndo alcuni dei miei uomini. Vento Grigio continuava a stringere la presa, suono di ossa maciullate e altre urla. I miei soldati lo presero e lo misero in piedi, Vento Grigio, il muso sporco di sangue, ringhiò sommessamente
- Siete così disperati voi Lannister da cercare di farmi fuori alle spalle? - chiesi guardando la maschera di dolore che era l'uomo. Tornammo indietro lentamente e l'uomo continuava a mugolare qualcosa che sembrava non avere senso, parole a caso detto da un uomo delirante dal dolore
- Fermategli l'emorragia prima di sbatterlo nella cella...lo voglio vivo - ringhiai ai miei uomini che subito annuirono, portandolo verso le prigioni. Come aveva fatto a superare le sentinelle? Che le avesse uccise? Che mi avessero tradito? O che stessero dormendo? Non ne avevo idea, ma dovevo far chiarezza e al più presto. Mi avvicinai a Lyenna, lo sguardo fisso su di me, il viso terreo, probabilmente dovuto al grande spavento che si era presa
- Lyenna è meglio che torniate alla tenda, ci potrebbero essere altri attacchi durante la notte - dissi sforzandomi di non guardarla troppo. Avevo paura di vedere paura nei suoi occhi, paura di me, terrore per quello che avevo fatto. Sentivo ancora chiaramente il sangue colare dal volto e potevo vedere degli schizzi sulla maglia di lana. Dopotutto era una donna, una ragazza a cui avevano ucciso la famiglia per niente e forse era rimasta traumatizzata, forse non mi avrebbe mai più rivolto la parola...
- Mio Signore io...non penso di riuscire a muovermi... -
La sua voce era tranquilla, dolce e delicata come al solito. Non riuscivo a capire il motivo del percè fosse ancora a terra, la paura forse? ma poi vidi la sua mano spostarsi, ricoperta da sangue. Inizialmente la mia reazione fu di stupore. Cosa era successo? Perchè non l'aveva detto e..come faceva ad essere così calma? Poi lo stupore si esaurì e nacque la rabbia, cieca e furiosa. Perchè era stata colpita? Perchè aveva cercato di salvarmi spostandomi dalla traiettoria del dardo? Perchè, perchè, perchè? Mille e mille domande rimbalzavano nella mia mente e poi la presi in braccio, portandola in infermeria. Karel mi avrebbe maledetto. 
- è un ordine, Mio Re? - chiese lei, la voce che traballava appena, il peso completamente abbandonato sulle mie braccia. Sentivo i suoi occhi viola continuare a guardarmi. Erano bellissimi, dalle mille sfumature, dai mille colori e pieni di vita, anche adesso
- Sì Lyenna...Vivi, è un ordine - le risposi quasi con rabbia. Non volevo e non potevo permettermi di perderla, doveva vivere, doveva lottare. Cominciai a sentire la sua testa farsi sempre più pesante e i suoi occhi sembravano volersi chiudere
- Karel! Karel! - urlai tenendo ancora la giovane tra le braccia, il suo sangue cominciava a scivolarmi lungo il braccio, lento e caldo, mentre la sua tunica era ormai quasi zuppa
- Mio Signore cos...Lyenna! - disse il vecchio anziano guardando la giovane che tese una mano verso di lui, la bocca pressoché perfetta si distese in un sorriso
- Karel... -  mormorò lei stringendo la mano del vecchio. Aveva una forza incredibile, così tanta forza in un corpo così minuto, così giovane...rimasi affascinato. 
- Portala di qua -  disse il vecchio continuando a stringere la mano della giovane. Arrivammo in un'ala deserta dell'infermeria e il vecchio fece cenno di metterla sulla brandina. Probabilmente quello era il suo letto, la sua tenda; c'erano pergamene, infusi, aghi di varie misure e bende, libri e tanto, tanto altro. Vidi il vecchio avvicinarsi e mormorare qualcosa alla giovane che annuì, una solitaria lacrima le pungeva un occhio. Il vecchio strappò la freccia dal corpo della giovane e lei emise un urlo, agghiacciante. Tremai nel vedere il suo volto deformato dal dolore e nel sentire il suo sangue colare sulle mie braccia.
- Appoggiala, delicatamente - disse Karel mentre correva da una parte all'altra della tenda cercando e cercando. Infine tornò e diede qualcosa da bere alla giovane che bevve con difficoltà
- Mio Re non è questo il vostro posto -  disse il vecchio quasi con fin troppa durezza. Aveva ragione. Avrei dovuto proteggerla come fanno i veri cavalieri, ma era stata lei a salvare me, lei si era messa davanti al dardo, lei aveva lasciato che corressi dietro l'aggressore e lei non aveva fatto neanche una smorfia quando era stata colpita, ne un rantola ne un cenno.
- No, è questo adesso, vicino a lei...Mi ha salvato Karel -  dissi con tutta la forza che possedevo. Il maestro fermò per qualche secondo le sapienti e veloci mani per poi riprendere il lavoro. Stava pulendo la ferita e presto l'avrebbe cucita. Fortunatamente non aveva toccato nessun organo vitale, anche se aveva rischiato molto, fin troppo. Non doveva accadere. Non sarebbe dovuto accadere. 
- Speriamo che la ferita non si infetti...è gia viva per miracolo che si infetta...la perderemo -  disse con la voce preoccupata di un padre. Lyenna era così dolce e gentile con tutti che tutti l'amavano, tutti le volevano bene, perfino il maestro dal cuore di pietra come Karel che ora le sfiorava il viso come se fosse sua figlia, sussurrandogli parole dolci mentre lei a stento riusciva a tenere aperti quei magnifici occhi viola
- Portiamola di là, qua c'è troppa umidità - disse il vecchio e così la sollevai delicatamente, gli occhi sempre puntati nei suoi, attento a scorgere ogni singola emozione della giovane. Quando uscirono però notarono che tutte le barelle erano state occupate. Karel imprecò e molti soldati si svegliarono grugnendo. 
- Starà nella mia tenda, è quella più soleggiata ed è costantemente controllata e poi ci sarà Vento Grigio, nessuno oserà avvicinarsi -  dissi cominciando a camminare prima che il maestro potesse dire qualsiasi cosa. Sentii la pesante catena al suo collo tintinnare mi correva dietro
- Robb...Mio Re...Nessuno -  mormorò, il fiato corto e gli occhi pieni di apprensione e preoccupazione. Quanto doveva amare quella fanciulla per muovere un ricatto contro il suo stesso Re? Annuii ed entrai nella tenda. Vento Grigio era già sdraiato di fianco al mio letto e quando mi vide entrare uggiolò appena, andando ad annusare la giovane, leccando poi la mano sua mano. Lyenna sorrise appena, accarezzando con difficoltà il pelo morbido del meta lupo
- Ciao... -  mormorò, la voce incredibilmente debole
- Cosa...ci faccio qui?  - chiese qualche secondo dopo. La deposi sul mio giaciglio, decisamente più comodo di quelli dell'infermeria, e la coprii con quasi tutte le pelli che possedevo
- Sei al sicuro, in infermeria non c'erano posti e così ti ho portato qui...nessuno ti farà del male Lyenna. Ora devi riposare, altrimenti Karel chiederà la mia testa - mormorai sorridendo accarezzando il profilo pressochè perfetto del suo viso. Una delle sue mani delicate andò a posarsi su quella stessa mano, spostandola appena in modo che potè baciarla dolcemente. Sentire il calore di quelle labbra mi fece arrossire
- Gra...zie...Ro..bb...S... - non riuscì neppure a finire la frase che cadde nel sonno. Guardai il suo corpo debole e fragile e il suo volto, così bello da far invidia persino alla Regina Cersei, così bello da essere scambiato per quello di una Lady.
Era stata abbandonata, non sapeva chi erano i suoi veri genitori, non sapevo niente di lei, non sapevo neanche cosa ci faceva in quel villaggio bruciato e non sapevo perchè si era fatta chiamare Shireen quando era venuta a Grande Inverno, non sapevo perchè mi aveva colpito e derubato e cominciavo a dubitare anche che Lyenna fosse il suo vero nome...Sì, l'avevo riconosciuta, avevo riconosciuto i suoi movimenti, i suoi colori erano più unici che rari e  poi la bruciatura che si era procurata a Grande Inverno era stata visibile per diversi giorni, forse dimentica che l'avevo vista...
- Chi sei? Qual'è il tuo nome? - disse alla figura addormentata profondamente, sul viso un'espressione quasi beata. Chissà se quel contadino aveva ragione...era forse tornato il Drago?

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