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“Harlan! Tira giù i piedi da quella fottuta consolle!”
Nel silenzio della piccola plancia la voce di Leroy si perse
nel vuoto.
Dagli auricolari wireless del suo compagno proveniva uno
stridio di heavy metal da far accapponare la pelle.
“Preverte!!” gridò a squarciagola, desiderando strangolarlo
con le proprie mani.
L’uomo aprì appena un occhio e si girò lievemente. “Perché mi guardi così?”
L’irritazione proruppe per un istante dagli occhi del co-pilota,
fulminandolo sul posto. Con un grugnito nervoso gli diede un calcio,
costringendolo a riportare i piedi in terra.
“Ma stavo comodo!” sbottò
guardandolo male.
Il fracasso di chitarre elettriche si accentuò, mentre si
toglieva le cuffiette con un gesto veloce e si risistemava sulla postazione da
pilota.
“Quante volte ti ho detto che non devi mettere i tuoi fottuti
piedacci sul quadro comandi?! L’ultima volta hai
causato un’avaria e per poco il cargo non esplode! Quelli dell’assicurazione ci
hanno fatto un culo tanto, per colpa tua!!”
“Io non me lo ricordo” borbottò l’uomo soprappensiero, con quell’aria innocente che mandava sempre in bestia il suo
compagno, Leroy Banks.
“Certo che non lo ricordi!Me li sono dovuti sorbire io! Hai
dato forfait quel giorno, brutto bastardo!”
Leroy era fuori dalla grazia di dio. Harlan sollevò di poco
gli angoli della bocca e si strinse nelle spalle. “Prendila bassa,
amico!”
“Prendila… bassa?” domandò perplesso dalla sua espressione.
“Si...datti una rilassata! Se esplode
davvero, non avrai neanche il problema di litigare con quel coglione di Dominici”
esclamò soddisfatto, rimettendosi gli auricolari e battendo un piede al ritmo
incessante.
Con un grugnito d’isteria trattenuta, Leroy si alzò per
controllare il carico…doveva trovarsi un passatempo: quei trasporti erano di una
noia mortale e di certo il suo compagno non lo aiutava.
Gettò un’occhiataccia a Harlan comodamente sbracato sulla
poltrona nera da pilota, inguainato in una tuta bordeaux come lui.
Maledetto rompiballe!!
Si tirò su la zip con un gesto
deciso, coprendo la maglietta nera di etermex.
Tuta bordeaux e maglia nera. Il distintivo
dei piloti dei carghi, classe X, addetti ai rifornimenti del Pianeta 2.
Digitò in fretta e per l’ennesima volta, la combinazione sul
pannello rosso di plexiglas attivato a pressione. Con un fruscio metallico il
portellone si aprì facendolo rabbrividire.
Brr...ma senti tu! Pensò Leroy
strusciandosi le braccia con le mani. Fece un veloce giro per la stiva e annotò
mentalmente la situazione. Tutto a posto. Come se il cibo se ne
andasse a spasso per il deposito da solo!
La tuta isolante sembrava non funzionare, dentro quel magazzino
gelido del cavolo!
Tornò nella piccola plancia imprecando fra sé per la
lunghezza del viaggio. Una settimana per portare gli alimenti a quei rifiuti
sul Pianeta 2… era decisamente troppo! Soprattutto quando
hai un compagno come Harlan!
Gli rivolse un’altra occhiata irritata: il colpevole
perdurava nella sua espressione paradisiaca, canticchiando sotto voce.
La spia rossa! Brutto deficiente, neanche l’aveva vista!
Con uno strattone violento, strappò le cuffiette dalle
orecchie del collega e gli urlò in faccia.
“Idiota! La spia è accesa, siamo
arrivati! Ti vuoi dare una svegliata e deciderti a lavorare?!” lo sferzò nervoso, dandogli un colpo di striscio sulla testa.
“Se se..”
commentò il pilota sbuffando. Posò gli auricolari e
con un con un gesto veloce, afferrò la cuffia blu e argento di Ferix.
Grande tecnologia Bluetooth: era stata incorporata in tutti computer
esistenti al mondo. La Apple
era rifiorita da alcuni anni a quella parte e aveva invaso il mercato mondiale,
sorpassando la Microsoft che arrancava per riemergere, dopo essere distrutta
dal secondo violento terremoto.
In dotazione ai piloti dei carghi, vi erano anche dei
palmari personali. Su di essi doveva essere riportata
ogni variazione, anomalia e cambiamento nello stato di servizio del proprio
cargo.
Cosa che Harlan
dimenticava periodicamente di fare.
Sistemò attorno all’orecchio sinistro la cuffia e cantilenò
per l’ennesima volta il suo monologo stanco “ Klondike
in fare d’attracco. Codice d’identificazione 476”
Dalla cuffia provenne una voce metallica
“ben arrivati, Klondike, i ragazzi hanno parecchia fame!”
“Tzè..quei
rifiuti! Secondo me, lasciarli morire di fame sarebbe la cosa migliore!” grugnì Leroy con un moto di disprezzo verso il pianeta
mentre digitava le coordinate d’entrata.
Quella frase lo fece ribollire per l’ennesima volta! “Che testa di cazzo che sei!” borbottò Harlan guardandolo
male. Quelli stanno messi molto peggio di noi!”
“Meriterebbero la pena di morte!”
Si lanciarono un’occhiataccia reciproca, lasciando stare a vicenda, le convinzioni ‘errate‘ l’uno dell’altro.
“Attracco effettuato, rifornimenti
al deposito tre” esclamò Harlan nell’auricolare, slacciandosi la cintura e
alzandosi irritato.
Sorpassò velocemente il compagno afferrando l’ordine di
consegna e dirigendosi verso la stiva. Aprì il gigantesco portello, facendo un
rumore infernale. Dall’ altra parte, gli addetti al trasporto e le guardie
carcerarie lo aspettavano per cominciare a scaricare gli approvvigionamenti.
Un moto di simpatia provenne da Harlan, seduto su una cassa
vuota. Li guardava uno per uno, stentando a scrollare la testa.
Il pianeta 2
Bel tripudio di umanità! Pensò
disgustato.
Era iniziato tutto nel 2007: un terremoto al largo delle
coste del Mare del Nord, aveva interrotto il sonno
degli anglosassoni facendoli tremare di paura. Il giorno dopo il Regno Unito
era sparito...inghiottito dalle viscere della terra mentre un’onda gigantesca
si era levata radialmente, sommergendo metà Scandinavia e Groenlandia.
L’Islanda scomparve dalle cartine geografiche. I crateri
eruttarono e i geiger soffiarono, riducendo l’isola ad un ammasso nero. La
gente morì ustionata dal vapore levatosi dal terreno che si spaccò
inaspettatamente sotto i loro piedi.
Finì com’era cominciato. Improvvisamente. Lasciando il mondo
nel caos.
L’isteria di massa dilagò negli stati limitrofi ai disastri.
Le due più potenti nazioni si accusavano l’un
l’altra. I danni economici e monetari furono ingenti…ma niente al confronto
della catastrofe che si presentò agli occhi degli scienziati.
L’ecosistema era stato distrutto, le zone equatoriali si
erano spostare, provocando la desertificazione di aree
precedentemente classificate come paradisi terrestri. L’Africa fiorì
inaspettatamente. L’Europa morì sotto una morsa di ghiaccio proveniente dalla Siberia.
Mentre la gente periva o impazziva di terrore, un secondo
terremoto, più violento del primo, spostò di 30 km il Giappone nel mezzo dell’ Oceano Pacifico. L’Indonesia fu spazzata via da uno Tsunami che fece 4 volte il giro del mondo.
I geologi che stavano raccogliendo campioni minerali in
Antartide, si ritrovarono inspiegabilmente una mattina ad osservare con i loro
potenti binocoli, un punto lontano. In porto di Sidney...in Australia.
La terra rossa gelò nel giro di una settimana. L’intera
fauna si estinse completamente…quanto si incazzarono quelli
di Greenpeace?!
La situazione era diventata insostenibile, la gente si
ammassava come meglio poteva e continuava a morire ogni giorno per il freddo e
la scarsità di cibo.
Cercavano di spostarsi verso le zone più calde, in una
disperata corsa contro il tempo.
I governi erano impotenti allo sfacelo ecologico che si
stava presentando ogni giorno più grave.
Nel 2005 era stata inaugurata la prima stazione spaziale. Ancora
allo stato sperimentale, poco affidabile, ma i più ricchi decisero di partire lo
stesso in cerca di salvezza.
Non fu una buona soluzione.
Nel maggio del 2010, la stazione cominciò a dare segni d’avaria.
Esplose e i frammenti caddero sulla terra, distruggendosi a contatto con
l’atmosfera. Il pezzo più grosso precipitò nel bel mezzo dell’Arabia Saudita,
esplodendo del tutto.
Nel 2037 la situazione cominciò a stabilizzarsi. Se così si può dire. Gli scienziati costruirono una nuova
stazione, la Dawn, che richiese anni di lavoro e miliardi di dollari, euro, rubie, marchi.
Fu messa in orbita dalla rediviva Nasa,
andata distrutta da un frammento della stazione primitiva.
Nei viaggi spaziali non tutti sopravvissero. La popolazione
che partì, fu decimata dal lungo viaggio e dalle condizioni di volo.
I cadaveri furono semplicemente scaricati nello spazio.
Quelli che rimasero sulla terra, sopravvissero come meglio
poterono, ricostruendo, quasi dal nulla un‘economia devastata.
Ristrutturate le città, i nuovi frutti che fiorino dalle
aree precedentementedesertificate,
furono la loro salvezza.
Nel 2076 la terra era di nuovo nel caos. La criminalità
dilagava dappertutto. La gente sembrava essere tornata all’età della pietra.
I governanti, al sicuro sulla stazione spaziale,
instaurarono un regime duro sulla Terra. Vietarono tutte le armi, ma ciò non
impedì agli abitanti di costruirne di primitive e in ogni modo letali.
La Luna era stata finalmente colonizzata tre
anni prima, ma le culture idroponiche erano insufficienti a mantenere
stabilmente un seppur piccolo numero di persone.
Le prigioni traboccavano. Fare due più due
fu semplice: si decise di ‘deportare’ i detenuti
sulla Luna...anzi sul pianeta 2.
Che gran fantasia, pensa Harlan
mentre osserva i prigionieri scaricare le merci.
Ci sono anche donne, là in mezzo, nota
sorpreso. Non si fa distinzione, non esistono
settori separati per maschi e femmine.
Cristo, non vorrei essere al loro posto!
Dopo un primo controllo sulla ‘prigione’,
i governatori lasciarono che il caos prendesseil sopravvento anche sulla Luna. Alzarono le spalle
distratti, infischiandosene se si ammazzavano a vicenda. Chiudevano gli
occhi ma bloccavano le notizie che riuscivano a trapelare sulla Terra.
La sorveglianza era estrema. Nessuna nave doveva lasciare il Pianeta 2 senza autorizzazione e solo poche riuscivano ad
ottenerla.
La Klondike era una di queste.
Harlan e Leroy trasportavano da mesi gli approvvigionamenti
a quei poveracci. Ogni volta ricevevano un codice identificativo diverso.
Deposito 3, corridoio f
Dawn. Dawn. Dawn. Dawn.
La ragazza continua a ripeterselo in mente. Non sa perché
deve andare sulla stazione. Non ne ha la più pallida idea. Non ricorda chi è.
Sa solo che si chiama Amora e che deve recarsi al più presto sulla stazione
orbitante. Deve prendere qualcosa o deve lasciare qualcosa? Non lo ricorda, ma
sa per certo che quando si troverà sul posto le verrà in mente.
Il cargo è arrivato.
Sbircia dalla porta socchiusa, trattenendo il respiro.
Le sue mani formicolano e continuano a grattare il muro del
deposito, rompendosi le unghie sporche.
Il distorsore funziona. Non sa come sia riuscita a farlo, ma
l’ha fatto.
Il pilota del cargo è ancora seduto sulla cassa. Amora lo
osserva da un mese. Ha bisogno del suo aiuto. La deve portare sulla Dawn.
Attiva il Distorsore che sibila lievemente e lo fissa alla
cintura. E’ riuscita a rubare una tuta protettiva e isolante ad una guardia.
Continua a guardare il portellone d’acciaio alzato. Quando il pilota salta giù dalla cassa, vuol dire che hanno
finito.
Amplia l’onda del distorsore. Che
vuol dire ampliare? Amora non lo sa, ma deve muoversi.
Apre la porticina di ferro e s’incammina verso la Klondike
tremando. Ha un disintegratore, un DG ZF3 con se e spera di non doverlo usare. Almeno non su quel pilota che sembra quasi provare pena per loro.
Si avvicina ad una guardia. Amora trattiene il respiro e le
passa davanti. Non l’ha vista. Allora funziona davvero!
Un filo di speranza avvolge il cuore della ragazza. Ha paura, è molto nervosa. Se la
scoprissero la disintegrerebbero sul posto.
Il pilota sta per chiudere il portello; si affretta per
raggiungerlo e il distorsore traballa per un attimo, un lieve sfarfallio che
causa agli occhi delle guardie un’allucinazione visiva.
Hanno visto una donna correre per un istante. Si voltano
intorno più volte, caricando le armi.
Harlan getta loro un’occhiata e con una smorfia perplessa
sigilla il portello.
Amora si addossa alla parete della stiva restando immobile.
Il distorsore le è quasi caduto mentre correva. Ha il cuore che sembra sul punto
di scoppiarle nel petto.
Osserva il pilota che oltrepassa il magazzino in fretta, la
fa troppo freddo anche con la tuta isolante.
Gli va dietro tremando. Ha paura che se la scopre la faccia
arrestare. Stringe il dispositivo in mano con forza. Harlan fischietta, aprendo
la porta della plancia con una veloce pressione manuale sul pannello di plexiglas
rosso. Amora impara a memoria il codice che sta digitando.
Non riesce quasi a respirare mentre si siede in fondo alla
stanza e osserva i due uomini.
“Mi fanno una pena!” commenta il pilota al suo compagno
“A me no! Se stanno la, un motivo
ce l’hanno!” sbotta l’uomo calvo e ben piazzato sulla poltrona di destra.
“Ma che ne sai! Ti arrestano anche
se rubi un pezzo di pane, di sti tempi! Ma cazzo, Banks! Un cuore non ce l’hai?”
Amora lo vede alzarsi per cercare qualcosa. Si allontana
lievemente quando lo vede venire dalla sua parte e aprire una scansia a
pressione.
Harlan alza per un attimo la testa. Ha sentito qualcosa.
Come un gemito.
“Sei stato tu?” domanda serio a
Leroy
“A fare cosa?”
“Ho sentito una specie di singhiozzo” mormora guardandosi attorno.
La ragazza si porta una mano alla bocca trattenendosi. Se si
fosse spostato di qualche centimetro l’avrebbe
scoperta sicuramente. Il distorsore ti rende invisibile, non impalpabile.
Funziona in base ad un meccanismo semplice: proietta un
fascio di onde elettromagnetiche con una frequenza
tale da interferire con la luce bianca. Ti rende invisibile all’occhio umano.
“Mah...me lo sarò sognato!” decide il pilota alzandosi e
tirando fuori dei minidischetti.
“Che ne dici di un po’ di tecno-pop?”
gli domanda allegro, risistemandosi sulla poltrona
vuota.
“Te la faccio ingoiare, se ti azzardi a ficcare quel
dischetto la dentro!”
Detto fatto, dopo un secondo un ritmo scatenato invade la
cabina di pilotaggio. Amora sorride. Era da tanto tempo che non sentiva la
musica.
chiedo supporto delle grandi autrici come Noesis, L_fy e Mucchilla!voi che siete dee della fantascienza che ne dite di sta schifezza?!
Capitolo 2 *** Il pilota che ripara i guasti a calci ***
L’hann oscoperta i ltrezo gion odi navigazione
L’hanno scoperta il terzo giorno di navigazione. La fame la
divorava e mentre cercava di rubare del cibo, il distorsore le cadde in terra.
Amora guardò allibita il marchingegno rotto, stentando a trattenere
le lacrime. Si nascose nella stiva gelida ma la temperatura non era permissiva
e fu costretta ad uscire di corsa dalla stanza…dritta in faccia ad Harlan.
Klondike, 3° giorno di navigazione
“Hai aggiornato i book elettronici?!” lo sgridò il nero Leroy
per l’ennesima volta.
“Mhh…” unsommesso mugolio di assenso
provenne dall’uomo, sdraiato sulla propria branda. Grande
cosa il pilota automatico, pensò sfogliando la rivista con fare distratto:
imposti la rotta e va da se...e poi quei chip erano veramente geniali!
”Ohi, Banks...come si chiama quel
tipo dei chip?!” gli urlò sporgendosi appena dal letto e guardando la porta
automatica che aveva bloccato con una sbarra di ferro. Ovviamente il circuito
si era inceppato e come bellissimo risultato, la porta non si chiudeva più;
mah...sticazzi, pensò sonnecchiando comodamente disteso.
“Insomma?” urlò di nuovo al compagno che trafficava con i
palmari, aggiornando le coordinate e le condizioni di volo.
Fanculo alle condizioni di volo! ”Scrivi che ci stiamo
sfracassando le palle qua dentro, e che la prossima volta sarebbe gradita una
presenza femminile! Magari due!”esclamò ridacchiando e gettandosi la rivista in
faccia.
“Dea, abbassa la luce” mormorò al computer centrale. Harlan
aprì un occhio: che interfaccia aveva stavolta?
Vide uno sfarfallio nell’aria e subito le labbra umide di
Pamela Anderson e i suoi…’grandi, enormi occhioni azzurri’si
materializzarono davanti a lui.
“Ciao maschione...cosa vuoi, le luci più basse...o i calzoni
abbassati?”
Il pilota non riuscì a trattenere le risate: e poi
scherzavano col suo di nome! ‘Preverte-Pervertito”
“Sei un gran maiale, Banks!”gli urlò di nuovo mentre le luci
diminuivano d’intensità.
“Grazie Dea” mormorò con un sorriso estatico.
“E’ un piacere servirti, maschione” sussurrò soddisfatta
l’interfaccia.
Terrificante! Pensò stringendo gli occhi e sospirando.
…………
…………
Arghhhhh!!!!!
Maledetto dubbio! Non riesco a dormire! “Allora, sto cazzo
di chip?”
La voce tonante di Leroy lo accontentò “Simon Steel! Ora
smettila di rompere!”
Harlan si girò soddisfatto: quei chip erano stati tolti dai
transatlantici da guerra e impiantati sulle astronavi quando le armi erano
state proibite sulla Terra.
Il marchio Steel…non l’aveva rilevato quella gran figa della figlia? Mah…
Un allarme improvviso lo tirò giù dalla branda bestemmiando.
“Preverte, alza quel grosso culo
bianco e va a controllare il motore di sinistra! Da un segnale d’errore!”
Il suo compagno si affacciò sulla porta con le mai ingombre
di registri di navigazione che facevanovenire l’orticaria ad Harlan.
Il pilota sbuffò depresso “che palle”
borbottò alzandosi pesantemente e strusciandosi una mano in faccia.
Leroy lo guardò accigliato “l’hai
voluto tu!”
Sbuffando e imprecando, Harlan si trascinò nella sala dei
motori ausiliari. Fottuto
accordo di merda!
Banks svolgeva tutta la burocrazia e a lui toccavano i
lavori pesanti!
Bah…meglio quello che stare acecarsi sui diari di bordo.
“Spazio, ultima frontiera..”sghignazzò
fra i denti. Quei vecchi dvd che avevano ritrovato
erano infarciti di stronzate ipertecnologiche. Ma non male quel Picard…assomiglia
a Leroy…identica zuccona pelata! Decretò scoppiando in una risata stupida.
Spinse un paio di tasti neri in sequenza e la porta
metallica si alzò a metà….beh? Pensò guardandola male “vai su, stronza!”esclamò
dandole un cazzotto.
Immediatamente la lastra d’acciaio si sollevò sulla sua
testa. Soddisfatto guardò in basso...da quella grata proveniva un fumo nero che non gli
piaceva per niente. Quel filo maledetto si era di nuovo bruciato!
Con il trapano a batterie nucleari, svitò le enormi viti e
infilò con cautela la mano dentro. Dopo un’ora riuscì ad aggiustare il guasto e
a tranciarsi quasi un dito, col laser monofase.
Richiuse la grata, minacciandola “tu scassati di nuovo e
giuro che ti smonto e ti vendo!”
Si voltò per tornare nel corridoio principale e per poco non
si schiantò contro il pannello grigio!
Il portello era di
nuovo bloccato!! Porco %@& !!!
Il calcio che gli diede fu talmente forte che pensò di aver sfasciato
qualcosa in maniera seria, quando vide aprirsi davanti a se anche il portellone
della stiva merci. “E tu chi cazzo sei?! Sbottò trovandosi
all’improvviso una donna di fronte.
Amora ammutolì arretrando di alcuni
passi. La bocca si rifiutava di articolare le parole mentre il pilota la
guardava fra il sorpreso e l’irritato.
“Quando sei salita?!”
“Ho un disintegratore..” lo avvertì con voce flebile, tremando come una foglia.
Un disintegratore?! Pensò Harlan allarmato, non osando
muoversi. Guardò da capo a piedi la ragazza soffermandosi sulla tuta azzurra: era
quella dei carcerieri.
La fissò duro “sei una prigioniera
del pianeta 2? Come hai fatto a salire qua sopra senza che ce ne accorgessimo?” le chiese secco. Teneva in mano un
aggeggio strano, sembrava fatto in casa.
“Ho usato questo..” mormorò agitata “l’ho fatto io..”
Le mani si aprirono e gli mostrarono il distorsore che
mandava piccole scintille da un filo staccato.
L’uomo gettò un’altra occhiata veloce all’acrocco pieno di fili elettrici e tornò a guardarla.
“Cos’è?” le chiese avanzando leggermente verso di lei.
“Un distorsore di onde
elettromagnetiche.”gli disse automaticamente con sguardo vuoto. Sbattè gli occhi sorpresa: come faceva a sapere quelle cose?
Perché, esistono? Si chiese Harlan
sorpreso. Qualche rivista d’ottica meccanica la leggeva, ma non sapeva che
fosse stato messo in commercio niente del genere.
“Non sembra funzioni molto bene” le
disse vedendola in difficoltà.
“Funzionava, mi è caduto..” Borbottò
allontanandosi “per favore...non farmi usare il disintegratore”
“Se funziona come quello, posso stare
tranquillo” le disse divertito.
Amora lo guardò negli occhi a disagio “quello funziona”
“Come ti chiami?” le chiese mentre avanzava lentamente.
Dubitava che ne avesse veramente uno con sé. E soprattutto non la riteneva pericolosa. Tremava come una
foglia e sembrava che stesse per mettersi a piangere.
“Mi chiamano Amora” rispose con un filo di voce, mettendo una
mano in tasca e tastando qualcosa.
La chiamano?! “Non sai il tuo nome?” le domandò incuriosito
da quella buffa ragazza con i capelli corti
neri e dei ciuffetti blu.
La vide scuotere la testa “non lo so, non
mi ricordo niente…so solo che devo andare sulla Dawn...e
tu mi ci devi portare” si sforzò di dirgli con voce dura.
Non mette molta paura con quegli occhioni
sgranati, pensò Harlan mezzo intenerito. “E che
ci devi andare a fare?” le chiese avvicinandosi un altro pò. Lo spazio era finito, dietro di lei c’era solo la paratia del cargo.
“Non lo so..” Mormorò di nuovo,
cercando di rimestare nelle fitte nebbie che avvolgevano la sua mente. Chiuse
un attimo gli occhi portandosi una mano alla testa.
Perfetto!
Harlan si avventò su di lei, torcendole il braccio per
immobilizzarla. “Adesso ti riporto sul pianeta, ok?” Cercò di usare un tono
minaccioso…ma chi voglio prendere in giro! Non avrebbe messo paura ad una
mosca!
Il distorsore le cadde di mano e si ruppe del tutto. “Niente
di personale, ma ci faresti passare un sacco di guai!” le disse mentre si
dibatteva. Un violento colpo gli mozzò d’un tratto il
fiato.
“Non fare il grand’uomo con me, stronzo!”
La voce della ragazza cambiò radicalmente mentre lo stendeva
a terra. Un attimo dopo guardava il proprio pugno sorpresa: come aveva fatto?!
Vide il pilota piegarsi in due respirando a fatica,
tenendosi lo stomaco dolorante.
“Scusa!” esclamò dispiaciuta arretrando di qualche passo.
Scusa?! Prima lo
pestava e poi gli chiedeva scusa?! La guardò ficcare di nuovo una mano in
tasca e tirare fuori una specie di penna.
Cazzo! Quello era un
disintegratore con le contropalle!
Glielo puntò contro con aria disperata “non farmelo usare...mi
sei simpatico”
Harlan la guardò allibito: gli ci veniva quasi da ridere!
Si tirò su cercando di respirare di nuovo normalmente “pensa
se fosse stato il contrario..”le disse alzando un
sopracciglio e guardandola di traverso.
“Portami sulla Dawn!” insistette
la ragazza con i nervi a fior di pelle.
“Non possiamo deviare la rotta, c’è
il pilota automatico in questo tratto. E’ fatto apposta per evitare
dirottamenti e simili” le spiegò osservandola agitarsi
sempre di più.
“Ah..” Mormorò cercando di riflettere in fretta. “Allora...quando
arriveremo sulla terra, mi porterai su Dawn?” gli
domandò gentilmente.
Questa è impazzita! Pensò Harlan sentendola “se sbarchi con
noi sarai immediatamente arrestata e ci metterai nei
guai!”
Amora lo guardò implorante. “Se
riesco a riparare questo... non mi vedrà nessuno” gli disse con voce flebile.
Accidenti a me! Ho il
cuore tenero!
Si grattò la testa osservandola: che cavolo ci faceva una sventola come quella sul pianeta 2? L’aria
dell’assassina non ce l’aveva…magari è una ladra, ha
ottimiriflessi!
“Evvabbene!”esclamò allargando le
braccia. “Tanto lo so che finirò in un mare di guai per causa tua!” le disse
sospirando.
“Davvero mi aiuterai?”
Era il ritratto delle felicità, in quel momento: aveva sgranato
gli occhi sotto le lunghe ciglia scure e sembrava che stesse per saltare in
aria dalla gioia.
“See!” Affermò lanciandole
un’altra occhiata. Quell’affare lo teneva anche al
contrario! “Attenta a non disintegrarsi, lo stai impugnando al rovescio!” le
disse cercando di non ridere. Che razza di
dirottatrice!
“Oh!” esclamò la ragazza imbarazzata rigirandolo.
Lo vide scrollare la testa più volte, come si fa con i bambini piccoli che hanno appena combinato una
marachella.
“Senti, non dirlo al tuo amico, non mi sembra molto..” Guardò un attimo in terra a disagio “gentile..”
Dai discorsi che aveva fatto in quei tre giorni, se avessero
gassato tutto il pianeta 2, quel tipo si sarebbe fatto una grossa risata!
Harlan la fissò a lungo: se Leroy l’avesse scoperta
l’avrebbe scaricata in mezzo allo spazio all’istante, dopo averci anche provato,
da perfetto gentiluomo qual era.
Annuì soprappensiero e tornò a guardarla. Aveva messo via il
disintegratore e aspettava.
“Quindi ti chiami Amora?”
La ragazza assentì, muovendosi leggermente sulle gambe.
Chiederle che faceva nella vita o perché fosse stata
arrestata era fuori discussione, senza ombra di dubbio.
“Da dove vieni?”…almeno quello se lo ricorderà, pensò sedendosi su una sporgenza…in realtà sul pannello dei
comandi che cominciò a suonare violentemente.
Con uno sbuffo infastidito, pigiò un paio di tasti
imprecando fra i denti. Quando riuscì a spengere l’allarme Amora
stava ridendo.
Però...niente male!Decisamente carina.
La ragazza sorrideva vistosamente.
Quel tipo combinava in continuazione guai e aveva una tecnica tutta sua per
rimediare: un pugno ben assestato!
Si interruppe quando vide che la
fissava. Per tutto il tempo era rimasta rigida come
una statua. Ora appariva più rilassata.
“Hai una tecnica infallibile” gli disse appena schiarendosi
la voce.
“Anni di gavetta!” precisò facendola ridere di nuovo.
“Ehi Preverte! Dove cazzo sei?! Hai
finito?”
Il vocione di Leroy smorzò la risata della ragazza.
S’impaurì parecchio, sentendo i passi che si avvicinavano. Guardò Harlan con
un’espressione di muta supplica, allontanandosi verso il fondo del corridoio.
“Arrivo! Stavo controllando una cosa!”
urlò il pilota lanciandole un’occhiata e chiudendo le porte metalliche
dietro di se.
“Tu che lavori spontaneamente? Ma
smettila!” lo sentì dire ridendo.
Amora restò tesa come una corda per più di un’ora, troppo
preoccupata che quel tipo la tradisse.
Il tempo passava e non c’era segno di vita.
Nella plancia, Harlan ripensava al guaio in cui si era
cacciato. Il suo sguardo fisso fu disturbato dall’odore di cibo riscaldato nel microonde, residuato della vecchia era. Tzè....tecnologia aliena quella!
Ma aveva mangiato qualcosa, la ragazza?
Gli sembrava che qualche razione mancasse in effetti, ma
aveva liquidato la faccenda alzando le spalle. Non era un fissato della
precisione.
Guardò il proprio compagno che mangiava di gusto. “Io me ne
vado a mangiare nel mio alloggio, mi fa venire il voltastomaco, vederti
mescolare tutta quella roba insieme”
“Di piuttosto che ti vai a sparare qualche sega con quei
videodischi porno che ti sei portato appresso!” lo sferzò crudele Leroy,
leggendo una rivista d’aggiornamento rapido per i piloti di classe x
Magari! Pensò tirando fuori due razioni dallo sportello
superiore di un mobile metallico. Le guardò e ci ripensò, prendendone
un’altra.
Sono
troppo buono, è quello il mio problema!
Quando Amora sentì la porta del
corridoio che conduceva alla plancia aprirsi, le venne un collasso cardiocircolatorio.
Si nascose finché non vide il pilota gentile con qualcosa in
mano che sembrava del cibo. Uscì dal suo nascondiglio un po’ timorosa.
“Fame?” le chiese porgendole un vassoio pieno di cibo. La
ragazza restò a guardarlo sul chi vive. Con un grugnito
di disapprovazione, Harlan lo poggiò in terra sedendosi e cominciando a
mangiare “E’ buono…sa davvero di pollo” le disse con la bocca piena.
Amora si sedette rigida guardandolo più volte “grazie..” Mormorò allungando una mano e prendendo una specie di
tramezzino. E se fosse stato avvelenato? O se ci fosse del sonnifero dentro?
Lo posò nuovamente pensandoci su: aveva una fame terribile,
non mangiava da un giorno e mezzo.
Con un sospiro esasperato, il pilota staccò un pezzo di
sandwich della ragazza e se lo mise in bocca ingoiandolo “Non l’ho avvelenato
io! Se ti senti male dopo, la colpa è di quella ditta penosa
che ci rifornisce!” le disse velocemente, continuando a mangiare.
Un lieve sorriso innalzò gli angoli della bocca della
ragazza. Rassicurata attaccò il cibo con veemenza.
“Non mangiavi da parecchio, eh?” le chiese sentendola tossire
per la foga con la quale si era cacciata il cibo in bocca.
La ragazza annuì guardandolo. Quel tipo era gentile...e
anche molto carino, pensò osservando i ciuffetti neri
che gli scappavano ai lati del viso per l’esigua lunghezza del codino.
‘I capelli non regolamentari’
di Leroy!
Quella discussione memorabile l’aveva fatta ridere per più
di un’ora: il compagno che lo accusava di essere in disordine con quei capelli ‘non
regolamentari’e il pilota che lo fissava con un sorrisetto divertito,
accarezzandogli la crapa pelata con una mano e sferzandolo con cattiveria.
‘con tutti i calvi che ci sono adesso, c’è
da fidarsi poco di uno con tutti quei capelli!’ aveva esclamato Leroy punto sul
vivo.
Il ricordo la fece sorridere apertamente.
“Da dove vieni? Prima non mi hai risposto” le chiese posando
il proprio pranzo.
Amora scosse la testa “non lo so...non
mi ricordo assolutamente niente! Né perché ero su quel
pianeta, né come ho fatto a costruire il distorsore…so solo che devo andare su Dawn al più presto” mormorò piano guardandolo.
Non ci aveva fatto caso prima…aveva
tre piccoli anellini all’orecchio sinistro. Allungò la mano senza pensarci e li
toccò delicatamente “non ti fanno male?” gli chiese incuriosita.
Harlan la guardò bene: ma da che pianeta proveniva questa,
che non sapeva neanche che fosse un piercing? “No, non più, ho la soglia del
dolore molto alta.”
Indicò il marchingegno rotto con un cenno
della mano “lo devi riparare, no? Che ti serve?”
La lista d’oggetti di cui aveva bisogno lo fece impallidire,
mala cosa più strana fu la sua
espressione assorta mentre elencava gli arnesi. Come se qualcuno stesse
ripetendo la lezione al posto suo.
Harlan la fissò perplesso, strusciandosi la mascella appena
rasata. Quella non gliela raccontava giusta, era proprio curioso di arrivare in
fondo alla faccenda!
“Senti..”
La voce della ragazza lo riscosse. La vide imbarazzata.
L’aveva messa a disagio fissandola a quel modo?
“Lo mangi quello?” gli chiese titubante,
indicando il pranzo abbandonato.
Appunto! E io che pensavo di aver fatto colpo!
Con un gesto veloce le allungò la terza razione che si era
portato dietro “tutto tuo anche questo!” le disse con un sorriso.
Amora lo fissò interrogativa “grazie..”
Mormorò tenendo il vassoio fra le mani.”non dovevi…non c’era bisogno..”
La schiena della ragazza si rilassò addosso al muro
metallico mentre guardava davanti a se. Le era
capitata una brava persona, poteva ritenersi fortunata.
“E quella chi cazzo è?!”
Il vocione di Leroy fece voltare Harlan come un fulmine.
Amora restò immobile osservando il co-pilota avanzare minaccioso verso di lei.
“Se ti dico che è la mia ragazza…non
la bevi, vero?” gli domandò Harlan con un sorrisetto
idiota sul volto.
Capitolo 3 *** Una passeggera piuttosto strana ***
Leroy Banks continuava a guardare allibito la passeggera che mangiava
seduta in terra col suo compagno in evidente stato di im
Leroy Banks continuava a guardare allibito la passeggera che
mangiava seduta in terra col suo compagno in evidente stato d’imbarazzo.
Lo vide balzare in piedi, spolverare la tuta bordeaux e
cercare nel frattempo qualche scusa plausibile. Gli rivolse un’occhiata
interrogativa che lo fece ridacchiare impacciato.
Harlan la guardò più volte, indicandola con un gesto della
mano. “ E’ un’entità aliena che si è materializzata improvvisamente dalle
profondità spaziali!”esclamò divertito…che
mancanza di fantasia!
“Preverte..”sibilò minaccioso il
negro, scrutandolo dal suo metro e 87 abbondante.
Dai, Banks! E’ una ragazza!”
“Lo vedo che è una femmina” gli rispose con voce funebre
“che ci fa sulla Klondike e quando cazzo c’è salita?”
gli domandò con sguardo duro e alzando sempre di più la voce, senza abbandonare
la figura di Amora che si era fatta piccola piccola e
aveva smesso di mangiare.
“Tre giorni fa..” Commentò Harlan schiarendosi
la voce...pensa in fretta, prima che la getti nel tubo di
scarico!
Il compagno si girò con occhi sgranati “quando ci siamo fermati sul pianeta 2?! È un rifiuto scappato?”
“Cerca d’essere più gentile..” Insistette
Harlan guardandolo male.
Leroy si infuriò sempre di più,
senza dar peso alle sue parole “E tu lo sapevi?” lo sferzò nervoso.
Il pilota lo vide stringere i pugni “l’ho scoperta adesso”
si difese alzando le mani.
“Preverte! Stavolta sei nei guai!” lo minacciò duro “stiamo
trasportando una prigioniera...e tu la sfami anche?” gli chiese
incazzato quando vide i resti del pranzo a terra.
Amora si era alzata e restava addossata alla parete. Quel
tipaccio se la stava prendendo con il pilota gentile per colpa sua!
“Mi rifiuto di continuare ad ospitare
quella…adesso avviso la squadra mobile aerospaziale! Non voglio guai per
colpa di quello...scarto umano!”
“Leroy!”
“Non sono un rifiuto!” esplose la voce della ragazza. Amora
si avvicinò minacciosa all’uomo puntandogli contro il disintegratore.“Calma
fratello, non prendertela col moretto qua dietro! L’ho costretto con la forza, quindi
lasciamelo stare. Fammi riportare le chiappe a Terra e non agitare tanto quei
bei muscoli che ti ritrovi, se non vuoi che lo usi su di te!” affermò con voce cattiva.
“E’ ciò che penso?” domandò a bassa voce al compagno che la
fissava stupito...di nuovo quel tono! “Già...tira giù mezza Klondike
con quello” mormorò annuendo e schiarendosi la gola.
Leroy alzò le mani storcendo la bocca. “ok”
La ragazza abbassò il disintegratore cercando di restare
calma e fredda. L’improvviso si riscosse per il brivido freddo che le corse
lungo la schiena. Si allontanò dai due uomini risiedendosi in terra.
Banks la fissò a lungo nervoso.“Ce l’ha un nome, la tua amica nervosetta?” domandò d’un
tratto al compagno che la stava guardando a sua volta.
“Dice di chiamarsi Amora e di non ricordarsi niente”
borbottò Harlan tirandolo da una parte mentre la ragazza restava a contemplare
il vuoto con gli occhi sgranati.
“Che cazzo di scusa” Mormorò Leroy
fissandola. La vide appoggiare le braccia sulle ginocchia piegate con occhi
tristi. L’occhio gli cadde sulla tasca da cui spuntava il disintegratore “non hai
provato a disarmarla?”
“Si e mi sono ritrovato piegato in
due...non so chi sia sta tipa ma è veloce e fa parecchio male. E poi… è molto
strana..”
“Che cazzo facciamo quando attracchiamo?
La presentiamo come la tua fidanzata? E poi quella
tuta azzurra è riconoscibile da km di distanza!” lo rimproverò Leroy camminando
nervoso verso la plancia.
“Ha un aggeggio con se, sembra che interferisca con la
lunghezza d’onda visiva o cazzate del genere. Lo deve riparare però..”
“Ma non raccontarmi altre
stronzate! L’hai fatta salire perché è un bel bocconcino e t’è andato in pappa
il cervello che hai fra le gambe!” Lo accusò digitando
in fretta un codice sulla consolle nera.
“Ma se me la sono ritrovata di fronte
all’improvviso!” Si difese Harlan togliendogli il comunicatore “Non fare lo
stronzo Leroy, non t’azzardare a chiamare la squadra!”
Il tono dell’uomo si era indurito parecchio.
Banks lo fissò sorpreso. Mai visto Preverte arrabbiato,
almassimo scazzato, ma arrabbiato mai.
Mollò il comunicatore guardandolo duramente. “La
responsabilità te l’assumi tu!”
Harlan allargò le braccia esasperato
“cheppalle che sei! Ma che t’hanno
fatto da piccolo?!”
“A me niente! Sei tu che ragioni col cazzo!” lo sferzò sedendosi sulla poltrona e allungando i piedi sul quadro
comandi.
“Non ragiono...e togli quei piedi da li! Non vedo perché tu
lo debba fare e io no!” Esclamò Harlan irritato e
imbarazzato.
“Visto che ci sbatteranno in galera
e butteranno via la chiave, tanto vale farlo esplodere, sto scassone volante!”
esclamò Leroy incrociando le braccia. La Terra, su uno sfondo immobile di
stelle, si stava avvicinando sempre di più. Guardò l’amico sbuffando
“almeno portala di qua...è di una tristezza immonda, quel corridoio!”
Harlan sorrise sorpreso, prima di alzarsi dalla poltrona
comoda. ”Poi sono io, quello che ragiona col pisello!” gli disse aprendo la
porta metallica.
“Tutto ciò c’impedirà di vedere i porno lo sai, o no?!” Gli
urlò dietro Banks mezzo seccato.
“Ma piantala, stupido!”
Amora continuava a fissare gli occhi scuri e freddi di Leroy.
La sua presenza maestosa le incuteva timore. Quel tipo aveva messo in chiaro
che non gli piaceva per niente e faceva di tutto per offenderla.
Harlan seguitava a farle domande su domande, sempre con quel
tono gentile che la faceva sorridere, ma era come cavare un ragno dal
buco.
Lo vide chinare la testa depresso. “Uffa…” borbottò mentre
le passava la scatola degli attrezzi che gli aveva chiesto.
Sentiva le occhiate dure di Banks su di se ma decise di
ignorarlo, mentre saldava un paio di fili metallici con sguardo concentrato.
Harlan continuava ad impicciarsi e a domandarle cose a cui lei non sapeva
rispondere. La cosa la depresse parecchio. Posò il mini saldatore mettendo il
broncio...si sentiva immensamente triste e non sapeva il perché.
Era confusa, stordita.
Si era svegliata su quel pianeta orrendo, dove non facevano
altro che urlare dalla mattina alla sera. Gente pazza, altra estremamente
pericolosa. Sapeva difendersi però…non sapeva quando aveva imparato ma le era
tornato utile più di una volta.
Strinse leggermente gli occhi, cercando di mettere a fuoco
un’immagine che continuava a tornarle in mente...chi era un uomo o una donna?
Aveva un camice bianco, quello lo distingueva...e poi la frase ‘andare su Dawn
al più presto’
Si portò una mano alla fronte stringendola leggermente...che
doveva fare la?
Harlan vide quell’espressione sofferente e senza pensarci le
mise una mano sul braccio...accidentiè gracilina! Pensò sentendo le ossa sotto le dita.
La mano della ragazza scattò violenta e si ritrovò
improvvisamente a terra, con un ginocchio premuto sulla colonna vertebrale.
“Che ti avevo detto? Devo farti
sputare i denti, figlio di puttana?!”
La voce alterata della ragazza lo fece impallidire….ma….è schizofrenica?!
“Ma che cazzo fai?!” esclamò Leroy
tirandola via di forza dal corpo del compagno che si rialzò sorpreso e
dolorante. Amora cominciò a scalciare violentemente,
mentre Leroy le bloccava le braccia all’indietro “Lasciami bastardo!!” La
ragazza riuscì a ruotare la testa, abbastanza da guardarlo dritto negli occhi “
non credere di farmi paura! Quelli grossi come te me li mangio
a colazione!” sibilò furiosa.
Un calcio ben assestato sul ginocchio glielo spaccò quasi, la
fitta intensa lo fece urlare. La lasciò andare all’istante, piegandosi sulla
gamba dolorante.
Come una furia, si voltò e lo stese a terra con una tibiata
sullo zigomo sinistro.
“Avanti! Fatti sotto cazzone!” esclamò diretta ad Harlan che la guardava esterrefatto. La postura del corpo
della ragazza era tipica delle arti marziali, pensò il
pilota allontanandosi leggermente.
“Sta calma..”
Amora sbatté le palpebre più
volte, come se uscisse da uno stato di trance. Lo guardò
sorpresa “Che c’è?” gli chiese con voce dolce.
Harlan sgranò gli occhi e, incredulo, gli indicò il compagno
stesso a terra. Immediatamente la ragazza si precipitò in soccorso del
co-pilota.
“Stammi lontana!” le urlò contro Leroy spostandola
bruscamente dal suo fianco.
“Scusami…non volevo..”lo implorò la ragazza sconvolta. Guardò Harlan che alzò
le mani arretrando “Ehi bellezza, io non ti tocco più!” esclamò offeso stirando
la schiena dolorante.
“Ma legarla, sta furia? Che ne
pensi?” gli domandò Leroy nervoso, toccandosi lo zigomo dolorante.”ahia...porco
giuda..” Mai vista una più veloce, ma chi diavolo era?!
E’ fatta di niente e ci ha steso entrambi…e siamo due volte lei!
La vide sedersi triste e riprendere in mano il saldatore,
gettando loro un’occhiata depressa…soprattutto ad
Harlan, che si scrocchiava una spalla lentamente.
I due uomini si fecero un cenno e uscirono dalla stanza,
lasciandola da sola.
“Come cavolo mi sono ritrovato in quella situazione, tu che
l’hai visto da fuori?” gli chiese il pilota ancora incredulo.
“Si è mossa ad una velocità incredibile... ma aveva uno
strano sguardo… come se fosse assente, come se lo stesse facendo qualcun altro
al suo posto!” gli disse Leroy pensieroso. “L’ho vista bene,
aveva un’espressione…divertita”
“Già..” Commentò il pilota stupito “secondo
me, è schizzata!”
Leroy assentì, muovendo un muscolo della
parte dolorante “ la scaricherei volentieri fuori con la mondezza!”
Harlan fece una smorfia di disgusto “Ma smettila! Magari le
hanno fatto il lavaggio del cervello, in quel
postaccio!”
“Ma che si fottesse!
Non voglio rimetterci la pelle perché le gira male il
boccino!!” lo rimproverò ilcopilota
incazzato “e poi cos’è tutta sta fregola di andare sulla stazione, in mezzo a
quei coglionastri ricchi e boriosi?”
Harlan scosse la testa facendo una smorfia. ”Schizofrenia?
Doppia personalità? L’hai vista quant’è carina quando non ti scaraventa in
terra come un sacco di patate?” gli chiese mezzo accigliato.
“Si!” esclamò l’amico sarcastico,
battendogli una mano sulla spallaӏ tanto carina! Peccato che se ti
avvicini di nuovo, te lo stacca!!”
“Non è mia intenzione provarci!” affermò l’uomo con aria di
superiorità. ..beh...magari...se capitava…
“Certo…e com’è che le hai ceduto il
tuo alloggio…bel moretto?”
“Dai, non vorrai che la faccia dormire per terra?!” esclamò imbarazzato
“sei senza cuore!”
“E tu ti ritroverai castrato una di
queste notti!”
Amora si guardava intorno un pò
intimorita. Il pilota gentile le aveva lasciato l’uso
della sua stanza cogliendola di sorpresa…e lei l’aveva anche aggredito.
Era mortificata. Dovrei chiedergli scusa, ancora una volta.
Si sedette sulla stretta branda, poggiando la schiena sui pannelli di legno
scuro e tirando le gambe a se.
Non si era neanche accorta di averli assaliti. I suoi occhi
scuri guardarono la piccola mano e le unghie scheggiate... la strinse a pugno, osservando le vene che si intravedevano
sotto la pelle. Era sicura che se avesse voluto, avrebbe
potuto causare molto dolore alle persone.
Le vene sono superficiali, le arterie scorrono in profondità.
Che cosa centrava quella cosa
adesso? Come le era venuta in mente?!
Si riscosse sentendo un oggetto metallico cadere. Si sporse
dal letto tirando su un piccolo portachiavi a forma di pietra. Era gialla.
Interessante. La toccò esitante...fredda e resistente.
L’oro, simbolo chimico
Au ha un peso atomico di 196,96
Ma.. che diavolo?
Un discreto bussare la riscosse. “avanti “ disse con voce
alterata, guardando la pietra.
La porta metallica si aprì con un sussurro. Harlan l’aveva
riparata in un secondo pensando alla privacy della ragazza. Il pilota si
affacciò timoroso “sei vestita o rischio il collo
stavolta?”
Amora posò il portachiavi sul
letto e si sentì tremendamente in colpa mentre si avvicinava.
“Scusami…non volevo” mormorò quando si fermò davanti a lei con
le mani affondate nella tuta bordeaux aperta sul torace.
La ragazza guardò la maglietta nera
stupita “quello è cotone vero?!” gli domandò osservandola meglio.
“Scherzi? Sai quanto costa il
cotone puro?!” esclamò pensando di sedersi e restando in piedi, con la visione
delle sue budella sparse in terra.
Amora si spostò
parecchio “è il tuo letto dopotutto” gli disse guardandolo appena.
Harlan la vide tormentarsi le dita “su,
non è successo niente…sono ancora vivo” le disse incoraggiante….mamma mia!
Tirò la maglietta con due dita e assunse un’aria svagata
“l’ultimo ritrovato della scienza: il tessuto che non si stropiccia e non deve
essere lavato...non sai che risparmio di tempo!” esclamò in tono comico.
Una risata proruppe dalla ragazza che lo guardò sorridendo “sei buffo! Mi fai morire dal ridere”
Accidenti, questa è
davvero matta! Pensò sorridendole di rimando.
“Ma...questo è oro?” gli chiese
mostrandogli la pietra ciondolante.
Harlan annuì “E’ per questo che la
nave si chiama Klondike…l’ho trovata per puro caso in una zona disastrata della
Terra. In più stavo leggendo un racconto di Jack London
in quel periodo…”
“Ah!’ I racconti del Klondike’! Li
ho letti tutti!” esclamò Amora fibrillata.
Il pilota la guardò stupito “quello
te lo ricordi..”
La ragazza lo fissò meravigliata“Già!”esclamò restando a guardarlo...ma che aveva di diverso?
Si sporse verso di lui facendo una smorfietta
dubbiosa.
“Che c’è?”.
“Quelli prima non li avevi!” bofonchiò la ragazza indicando
gli occhiali.
Con un mugolio di disperazione Harlan se li tolse “allora?!
Mi manca qualche grado!!”
Lo vide mettere il muso, picchiettandosi la mano con la
montatura leggera.”Non prendermi in giro anche tu! Mi basta quel becero
nell’altra stanza!”
Amora sorrise divertita “ti stanno
bene invece”
Quand’è che la finiva di guardarlo in quel modo? Si chiese
osservando il volto sorridente della ragazza. “hai un bellissimo nome..“ le disse d’un tratto abbassando
la voce.
“Grazie..”
Amora restò a fissarlo per un attimo di troppo...era decisamente carino...e gentile...ed era spiritoso..
La lotta per la
supremazia nel gruppo è fondamentale. Nei branchi di lupi, il
maschio alfa..
“Un maschio alfa..” borbottò fissandolo.
“Cosa?”
La voce di Harlan la riscosse “che cosa ho
detto?” gli chiese brusca sbattendo gli occhi.
Il pilota la guardò perplesso “hai mormorato qualcosa sui maschi alfa e i lupi..”
La ragazza lo fissò riflettendo sulle sue parole “sicuro?
Non mi ricordo di averlo detto”
Il tono era diventato bellicoso...leviamo
le tende prima di rimetterci qualche osso! Con un gesto veloce Harlan si alzò infilandosi gli occhiali “fatti un sonno decente almeno
stanotte ” le disse aprendo la porta sibilante.
Amora lo guardò andarsene con dispiacere. Era stata sgarbata
un’altra volta con lui. Con un mugolio triste si afflosciò sulla branda,
stringendo il portachiavi.
Di nuovo la sua espressione cambiò,
divenne dura e accigliata. Si alzò con un balzo scrocchiandosi
le dita delle mani e gettando la pietra con noncuranza da un lato.
Perfetto! Aveva trovato due polli da sfruttare! E se diceva bene…anche un bel po’ di divertimento notturno!
Leroy guardò le coordinate davanti a se, calcolando quanto
tempo ci avrebbe messo per attraccare.
Amora aveva appena finito di aggiustare il distorsore. Lo allacciò
alla cintura e lo attivò. Un barluginìo sofferente, un soffio leggero e la
figura della ragazza scomparve nel nulla.
Proprio in quel momento, Harlan si girò e non la vide “ma se
n’è andata?” chiese al co-pilota in tono sorpreso.
“Non lo so e non lo voglio sapere! Non farmi pensare a
quello che ci capiterà se la scoprono qua sopra”
Il tono irritato dell’uomo disturbò Amora che si sentì
ancora più in colpa.
“E finiscila! “ la voce allegra del
pilota la fece sorridere “non ci succederà niente!”
“Lo dici tu!E se quell’affare non funziona? Come cazzo la
giustifichiamo? E poi la tuta se la deve togliere!”
“E gliela toglierei volentieri io!” affermò serafico “Non ne abbiamo una di riserva?”
“Si da qualche parte c’è...cercala!”
Harlan si alzò dalla sedia del pilota cominciando a rovistare
in ogni pannello apribile. Amora lo guardò curiosa, sedendosi sulla sua
postazione. Non si erano accorti di niente e la cosa si stava facendo
divertente.
“Trovata!” lo sentì esclamare soddisfatto.
Lo vide dispiegare la tuta con occhio critico.”è un po’
grande”
“Ti secca non vedere più quelle belle curve, eh?” lo prese
in giro Leroy facendo arrossire Amora.
“E’ così carina e poi ti guarda il quel modo che ...mmhh!
Non farmi diventare volgare!” sbottò il pilota fomentato.
“Rettifica: guarda te in quel modo!”
La ragazza impallidì, sentendosi arrossire dopo un attimo...che
faceva lei?
Lo vide poggiare la tuta su un ripiano metallico e dirigersi
alla sua postazione. Amora si alzò in fretta, col cuore in tumulto, rischiando
di investirlo in pieno.
“Secondo te che ha sotto quella tuta?” domandò Harlan
all’amico facendola restare di sasso.
“Che ne so!”
Leroy sbuffò infastidito ”se ti sei stancato di vivere puoi anche provare a chiederglielo. Magari dopo mi assegnano
un altro compagno meno idiota!”
“Ti piacerebbe, brutto bastardo!”
Harlan rise ironico guardandosi alle spalle “perché ho l’impressione che la prima volta che ci proverò mi
romperà un osso?”
“Perché sarà sicuramente così! E poi…quando vorresti privarci? Nelle prossime due ore?
Stiamo per attraccare!” il vocione di Leroy salì di parecchi toni “arriviamo e
la scarichiamo sulla terra! Fine!”
Uno strano silenzio calò nella plancia. Harlan si girò
leggermente verso il compagno “beh...non è proprio così...”
Borbottò con voce tesa.
Vide il co-pilota voltarsi completamente verso di lui “che vorresti dire?”
Il tono funebre mise in agitazione Preverte “beh...deve
andare sulla Dawn e mi ha chiesto se potevo
portarcela…e io le ho detto di si! Mi guardava con quegli occhioni! E tu lo sai che non so resistere al fascino di una donna,
soprattutto se è una pupattola come quella!”
La spiegazione data in fretta e furia lasciò
senza parole Banks e fece arrossire ancora di più Amora.
“Io ti ammazzo!!”
L’urlo del copilota la fece sobbalzare e il distorsore le
cadde, urtando una paratia. Lo prese al volo prima che
si rompesse nuovamente. L’onda si spense rivelando la sua presenza ai due
uomini. Leroy tacque immediatamente mentre Harlan sprofondava nella poltrona.
”Da quanto cazzo di tempo se ne stava li?” sibilò fra i
denti sentendosi colpevole.
Ti sei bruciato,
amico! Fine delle chance con la sventola bruna! Si urlò nel cervello,
dandosi dell’idiota. Ma
porca vacca!
La voce di Amora, di nuovo dura,
giunse alle loro orecchie come una stilettata“questa è per me?” domandò tirando
su la tuta bordeaux.
Leroy, calmo e freddo come un ghiacciaio perenne, si voltò e
la guardò annuendo “ così eviterai di farti scoprire, nel caso quell’affare non
funzioni.”
Amora guardò i capelli scuri di Preverte che s’intravedevano
dalla poltrona e restò imperturbabile. “Non lo so...non l’ho ancora provato”
dichiarò prima di andarsi a cambiare.
Harlan lo guardò con occhio dubbioso “secondo te..”
Un’occhiata secca lo mise a tacere
“non me ne frega niente!”
Pianeta 2
Laboratorio d’ingegneria
genetica, settore B3
“Il soggetto è in viaggio, come nei nostri piani.”
La donna in camice bianco sorrise soddisfatta, rigirando fra
le mani una provetta vuota. La gettò con noncuranza nel cestito e si voltò
verso l’uomo chino su un microscopio.
“Non mi sembra giusto”decretò quest’ultimo,
sbattendo le palpebre e rimettendosi gli occhiali. Due freddi occhi azzurri
fissarono il volto arcigno della donna con astio. “Non è per niente giusto!”
Esclamò con forza.
La donna alzò le spalle seccata.”preferivi
andarci tu? Ti ricordo che si è offerta volontaria. Ha un
odio viscerale verso quella gente!” gli ricordò alzando la voce.
“Lo so...ma...era la mia migliore allieva.”
“E tu sei il nostro miglior
ingegnere. Non possiamo perdere te!”
La donna aggirò il bancone velocemente,
prendendolo per le spalle “si è sempre fatto qualche sacrificio, in nome
della scienza! Questa volta non sarò diverso”
“E’ diverso! E’disumano!”
“E come viviamo noi? O sulla terra?! Siamo ridotti a trascinarci ogni giorno, mentre
quegli stronzi se ne stanno al sicuro sulla loro bella
stazione linda e pinta!” La donna assunse un’espressione dura “Ci penserà Amora a mettere fine a tutto!”
L’uomo mollò un pugno sul bancone
arrabbiato “chiamala col suo nome, non con quella sigla del cazzo!”
La guardò con disprezzo, con gli occhi iniettati di sangue e
il respiro pesante.
Uno sbuffo divertito.
La donna gli voltò le spalle tornando alle sue faccende “sei
troppo sentimentale, Cage.”
“Mi fai schifo, Rydell!” mormorò
con una smorfia di disgusto.
“Benissimo! Hai avvisato il gruppo di Ingo
e Audrine sulla terra?”
“si..”
“Perfetto!”
Terra, ponte 17
Attracco effettuato
alle ore 17:10 p.m.
“Adesso ci scoprono e ci s’inculano a passo di cammello...lo
so per certo” continuavabofonchiare
Leroy, mentre scendevano dal cargo a lunghe falcate, pestando sotto gli
scarponi pesanti la rampa seghettata.
“Tu lo sai come camminano i cammelli?” gli domandò Harlan
divertito, fregandogli la penna e firmando l’ordine di rientro per primo.
“No” affermò il compagno, dirigendosi verso la ‘doccia’.
Si tolsero la tuta, gettandola nello sterilizzatore sempre
in funzione.
Il pilota ci pensò su: in teoria anche lei avrebbe dovuto
fare la stessa cosa. Chissà dove era in quel momento.
Nella saletta A4, i piloti di ritorno dal pianeta 2, erano
obbligati ad una doccia sterilizzante per evitare di immettere nell’atmosfera
Terrestre, batteri o virus eventualmente contratti sulla Luna.
“Voglio vedere come glielo spieghi, senza rimetterci un rene!”
ridacchiò Leroy lasciandolo da solo e infilandosi nella ‘doccia’
Harlan era in serio imbarazzo e ancora mezzo vestito. Udì
nuovamente il rumore dello sterilizzatore in funzione.
Ok…fino a là c’è arrivata “senti…non ti si rompe
quell’affare sotto la doccia?” chiese al nulla guardandosi attorno.
“Può darsi” si sentì dire vicino all’orecchio.
Fece un balzo tenendosi il cuore “mi hai
fatto accapponare la pelle! Diosanto che spavento, non farlo più!” esclamò
agitato, fissando un punto davanti a se.
“Scusa” la sentì mormorare con voce divertita.
“Fa niente...mi verrà qualche capello grigio e un altro
infarto...ma che vuoi che sia” le disse ansimante.
Stava per togliersi la maglietta quando si girò intorno
“voltati, scostumata!”
Una risata compiaciuta. Harlan finì di spogliarsi con la
sgradevole sensazione di essere osservato.
Amora lo osservava con un ghigno soddisfatto…mhh…ma che bella visione! Quello faceva proprio al caso
suo!
La doccia entrò in funzione per la terza volta. Lo
sterilizzatore restituiva direttamente nella cabina la tuta decontaminata.
Peccato! Pensò il pilota alzando un sopracciglio, mentre i getti
depuranti lo investivano in pieno, portandogli quasi via la pelle…ma tanto non
poteva vederla!
Ufficio generale dello
spazioporto ‘InternationalCruise’
Ufficio 3R
“Penny è arrivato!”
La voce morbida di Nora rimbalzò nel minuscolo ufficio dello
spazioporto. La ragazza alzò gli occhi celesti,
quando udì il tono eccitato e restò a guardare l’amica che sorrideva maliziosa.
“E’ alla doccia” le disse sussurrando e guardando dietro di sè. Chiuse piano la porta e si fermò davanti il computer di
Penelope Dray.
“Bene!” esclamò la donna chiudendo il notebook elettronico.
Alzò due occhi irriverenti sull’amica in tuta nera e aderente come lei e rimase
a fissarla “funziona il collegamento?”
“Certo!”
Nora la guardava sorridendo “quella mini
telecamera è un vero portento.!” esclamò sedendosi sulla scrivania
lucida.
Penny ridacchiò, premendo il pulsantino
nero del telecomando. Il computer le rimandò una visione dettagliata
dell’occupante della doccia numero due.
“Dio, quanto me lo mangerei volentieri crudo!” ringhiò Nora
a gambe incrociate, quando ammirò le forme perfette di Leroy. Sollevò più volte
le sopracciglia maliziosa “e pure il tuo amico...è
veramente..”
“Niente commenti su quell’ idiota
ti prego!” gridò la ragazza girando lo schermo imbarazzata “e non mettermi
sotto il naso quell’essere nudo! Non voglio vomitare il pranzo”
Nora rise e la risata allegra si riflettè negli occhi verdi
da gatta. “te lo posso dire in tutta tranquillità, ha una
gran bel..”
“Basta!”esclamò imbarazzata spegnendo la
telecamera “non lo voglio sapere!”
La biondina alzò le spalle divertita “che male c’è se lo spii un po’! ok, siete
amici da anni... ma in tutto questo tempo non ti è mai capitato di vederlo
nudo?”
“Certo che no! Sarebbe come guardare mio fratello...che
schifo!”
La ragazza dai lunghi capelli rossi rabbrividì,
stringendo le mani nel vuoto “una volta ci siamo anche baciati per
sbaglio! Che senso!”
Penny è l’incarnazione dell’esagerazione,
secondo Nora.
Conosce Harlan da quando è nata, lo considera un fratello,
ma non si rende conto di sbavargli dietro da parecchio tempo. In più, le basta
un’occhiata per far scappare tutte le potenziali fidanzate del pilota…più
chiaro di così!
“Piuttosto, oggi non è il compleanno del tuo amico? Non
avevi organizzato una festa per lui?” le chiese all’improvviso.
Penny sgranò gli occhi allarmata
“mi ero dimenticataaaaa!!!” urlò alzandosi in fretta
e uscendo dall’ufficio come una furia.
Settore
docce
I due piloti si stavano rivestendo con tutta calma, quando
una furia scatenata emerse dalla porta scorrevole e balzò addosso ad Harlan
“Auguri, vecchia ciabatta !!!!” esclamò saltandogli addosso
e facendolo quasi cadere.
“Penelope!”
L’urlo di Harlan fece girare Leroy. La guardò scuotendo la
testa mentre s’infilava gli stivaletti neri: il suo compagno aveva un debole
per le pazze, pensò guardando la ragazza che lo tempestava di baci sulle guance
e gli tirava le orecchie.
“Finiscila!”esclamò il pilota imbarazzato…sempre esagerata,
quella gallina scema!
“Ho perso il conto…quanti sono? 35-40? Lo prese in giro sciogliendolo
dal suo abbraccio avvolgente.
Una vena si spezzò sulla fronte del pilota “30! Sono solo
30!” gridò arrabbiato.”e non ricordarmelo, mi fai
sentire vecchio!
“Sei vecchio!”
ribattè Penny sorridendo e dandogli un pizzicotto sullo stomaco. “ciao Banks”
Lo salutò con un sorriso, ma il nero le rispose appena
“sempre scorbutico quello” borbottò sottovoce far se e se.
Guardò con un risolino allegro Harlan che sospirava e lo
stuzzicò implacabile “te li senti addosso, eh? Ti vedo strapazzato, non sono fatti per te questi lunghi
viaggi!”
“Sei tu che mi fai venire l’ulcera! Ogni volta che ti guardo
mi chiedo che ho fatto di male per meritare un’ amica simile!
Sei un castigo divino!!” sbottò il pilota mezzo
sorridente.
Era sempre piacevole tornare allo spazioporto
quando c’era Penelope in giro…ma quel giorno non riuscì ad apprezzarla
pienamente, la sua mente era occupata da un’altra persona.
La piega della sua bocca lucida si stirò in un sorriso
ironico mentre lo punzecchiava. Il pilota la scrutò da capo a piedi. Quella
tuta le stava una favola. Peccato che non avesse potuto prendere anche lui la specializzazione.
“Hai sempre una parola di troppo, stupida gallina
spennacchiata!” ribattè tirandole un ciuffo rosso e facendola ridere.
“Stasera sei tutto nostro! Ti festeggiamo al ‘Black Mamba’ “affermò Penny
girando su se stessa come una bambina, con le dita incrociate dietro la testa.
Harlan si oscurò…la sua passeggera li
stava sicuramente osservando.
“Non lo so Penny…penso che avrò da fare” borbottò evitando
di guardarla.
La ragazza restò malissimo. Annuì lentamente allontanandosi
di qualche passo a ritroso. La sua andatura dondolante era scomparsa.
“ok...allora facciamo un’altra sera.” Mormorò dispiaciuta.
Avevano festeggiato i suoi ultimi dieci compleanni
insieme…perchè stavolta…
“Fiamma in vista?” gli domandò sforzandosi di mantenere un
tono neutro…da amica.
“Forse..” le disse con un’occhiata
d’intesa che la ragazza non apprezzò come le altre volte.
Penny annuì lentamente. “In bocca al lupo” gli disse uscendo
dalla sala col corpo rigido.
Leroy l’aveva osservata per tutto il tempo…non ci voleva
molto a capire che quella ragazza gli andava dietro.
“Che devi fare di tante urgente
stasera, che non puoi festeggiare il tuo compleanno con Dray?”
gli domandò duro.
Harlan lo guardò stupito “ti sei già dimenticato di Amora?”
Il nero fissò il nulla facendo una smorfia “certo…come no..” borbottò chiudendo la sacca con
gli effetti personali.
Penny tornò nell’ufficio con sguardo depresso. Nora non aprì
bocca. Aveva osservato tutta la scena dalla microtelecamera e si era resa conto
che qualcosa non andava.
La rossa si sedette e aprì il notebook elettronico,
rileggendo il paragrafo che aveva già imparato a memoria, con la testa
appoggiata sul palmo della mano e lo sguardo concentrato.
“Secondo te chi è?” chiese all’amica dopo un breve minuto.
Nora scosse la testa perplessa “Non ne ho
la più pallida idea! Usciva con qualcuna prima di partire?”
“Non che io sappia”
“Beh, a meno che non sia qualche
venusiana teletrasportata sulla Klondike nell’ultima
settimana…”
Borbottò l’amica soprappensiero “pensi
ti abbia bidonato di proposito?”
La ragazza alzò le spalle depressa
“può essere…”
Si alzò passeggiando lentamente. “Magari si è stancato di
festeggiarlo con me…”quella cosa la rendeva triste. Era un rituale ormai!
“Usciamo stasera?” le chiese Nora incoraggiante. Penny annuì
sorridendo appena. Aprì un cassetto e tirò fuori il regalo di Harlan “che ci faccio? Glielo spedisco con un corriere?” le chiese alzando
su di lei due occhioni azzurri rattristati.
L’amica s’imbufalì “se davvero ha una
sciacquetta fra le mani, non vuol dire che può buttare nel cesso la vostra
amicizia!” esclamò arrabbiata sbattendo le mani sul tavolo liscio. “stasera gli
imbocchiamo a casa e ci facciamo una bella panoramica della tipa, se esiste!
Voglio proprio vederla!”
Penny la guardò sorpresa e poi sorrise divertita. “Ma tu l’hai mai vista casa sua?”
“No, perché?
“Ti verranno le vertigini”
Settore Delta:Garage riservato
I due uomini uscirono dalla stazione aeroportuale in fretta,
prima che li beccassero i colleghi e attaccassero i soliti ‘pipponi’
che Leroy non sopportava in maniera più assoluta.
Scostante rompicoglione, pensò Amora finalmente in strada. Quella tipa che si era gettata
addosso al ‘suo’ bel pilota
non gliela raccontava giusta. Altro che amica! Quella gli va
dietro, pensò scocciata.
Un insetto le girò attorno, infastidendola. Alzò una mano
per scacciarlo e si rese conto per la prima volta dello stato del quartiere.
Era un disastro, un vero macello, quel posto: palazzi
divelti alle fondamenta, lampioni ancora piegati in due. I bambini giocavano ai
lati delle carreggiate dal cemento crepato. In alcuni punti si poteva vedere la
strada sprofondare in voragini. Su di esse, erano
state sistemate dei lamieroni metallici per
consentire il transito ai pedoni.
Amora non si sarebbe mai sognata
di metterci i piedi sopra, ma quando vide Harlan procedere tranquillamente, lo seguì un po’ scettica, affrettandosi ad oltrepassarli.
Parlottando fra di loro, come se
lei non esistesse, si diressero verso un
garage all’aperto.
Li vide salutare le guardie all’entrata e chiacchierare del
più e del meno, mentre Amora fremeva per andarsene.
Che tristezza…quel posto era
veramente disastrato!
“Bene! Buona fortuna, Preverte. Hai già pensato a dove
portarla?!” gongolò divertito Banks, quando si
diressero ognuno al proprio mezzo di trasporto.
Amora osservava le
macchine incuriosita…quei macinini ancora si muovevano?
La sua attenzione fu distratta dal tono ironico del
co-pilota. Guardò Harlan che faceva le smorfie perplesse.
“Non c’ ho pensato...” Bofonchiò appoggiandosi alla portiera
chiusa.
Stette un po’ a rifletterci e sospirò esasperato dopo
qualche secondo. “Mi farò venire qualcosa in mente!” esclamò aprendo l’auto
nera metallizzata.
Leroy lo fissò seriamente, bloccandolo mentre si accingeva
ad entrare dentro “lo sai meglio di me che non puoi
andare sulla stazione spaziale!”
Harlan lo fissò sorpreso: Banks
che si preoccupava per lui? Sorrise divertito “non fare la mammina,
non mi succederà niente!”
Chiuse la portiera guardando accanto a se “ci sei?” chiese
al nulla.
“Si”
La voce dolce della ragazza rimbalzò nell’abitacolo chiuso e
lo fece sorridere.
“Bene...una volta fuori di qui, potrai spegnere
quell’affare. Ho paura che ti faccia venire in cancro, quell’affare
elettromagnetico!” le disse facendo manovra fuori del
parcheggio. La risata allegra della ragazza era piacevole da ascoltare.
Quando furono lontani, Harlan le
diede l’ok e Amora apparve al suo fianco facendolo
sobbalzare.
“Oddio!” esclamò fermandosi ad un semaforo
rosso “non mi ci abituerò mai!”
Amora gli scoccò un sorriso di
scuse che lo mandò in fibrillazione. “Vi pagano poco
quelli della ‘InternationalCruise’?”
gli chiese indicando l’automobile.
Harlan sollevò un sopracciglio semi offeso “Tsk! Guarda che sei seduta in una
signoramacchina!”esclamò battendo il
volante in pelle.”le modifiche al motore le ho fatte personalmente e posso
assicurarti che non mi sta dietro nessuno, quando decido di tirarla!!”
“Scusa non volevo essere sgarbata” mormorò la voce timida
della ragazza.
Il pilota la fissò per un attimo, prima di parlare. ”Figurati!
Da quest’impressione a tutti. Ha il motore ricoperto
di grafite che è una bellezza e poi..” armeggiò col piccolo computer laterale “questo tesorino vola.”
La ragazza si girò con un sorriso ironico “E quando si rompe la ripari a calci?”
“No…questa no”
Il silenzio calò nell’abitacolo mentre si guardavano
intensamente. Il semaforo scattò e lo costrinsea ripartire.
“Hai qualcuno a cui
rivolgerti? Che ti possa aiutare o dare ospitalità?”
le chiese serio dopo un pò.
La vide sgranare gli occhi e guardare davanti a se. “No, non
ho nessuno” mormorò osservando lo stato delle strade migliorare, mentre si
allontanavano dallo spazioporto.
Ah!Pensò Harlan grattandosi la testa...quindi la doveva
lasciare in mezzo al nulla?! Non se ne parla neanche! Con la brutta gente che
gira di quei tempi!
“Senti..”
Amora si girò verso di lui e lo
fissò con i suoi occhioni scuri.
Ora mi annoda gli
intestini! “che ne diresti… io abito da solo…se vuoi..”
“Ok” mormorò contenta la ragazza…un
luccichio in fondo agli occhi: certo che
ci vengo, bambolotto.
Ok?! Le lanciò un’occhiata sorpresa e la vide sporgersi
fuori del finestrino con aria incantata.
Quella meraviglia
vivente a casa sua?! Dio ti ama, uomo!!
Un palazzo come tanti
Ore 18:00 p.m.
Ingo continuava a tirare freccette contro un bersaglio più
vecchio di lui.
Aspettava la comunicazione di Audrine da un momento all’altro e continuava a fissare il
videofono.
Sbuffò girovagando per la stanza spoglia e guardando
l’orologio ad energia solare sul palazzo di fronte...che aspettava chiamarlo?
Avevano controllato tutti gli orari dei piloti di carghi provenienti dal
pianeta 2 ...la ragazza doveva essere sbarcata per forza!
Un sonoro ‘bip’ lo distrasse.
L’immagine di una donna biondaapparve
sul video “non c’era!” esclamò arrabbiata.
L’uomo vestito con una tuta nera, bestemmiò pesantemente “Cage ci hanno assicurato che il soggetto si è regolarmente imbarcato!”
La donna imprecò a sua volta “Senti,
io non l’ho vista! I due piloti se ne sono andati per i fatti loro e della
ragazza non c’era traccia alcuna!” insistette
guardandosi alle spalle.
“Quella tipa ha un congegno appresso che la rende invisibile
o cazzate del genere...potrebbe essersela filata alla chetichella ed essere
ovunque, in questo momento!” sbottò Ingo col suo sonoro accento tedesco.
“Allora chiama gli altri e cerchiamola! Dobbiamo portarla
sulla stazione al più presto o ci rimettiamo tutti la pelle!”
L’uomo spense il videofono con un gesto irritato. Chiamare
tutti…e in fretta!
La prima cosa che faceva Harlan appena arrivava nel modesto appartamento
era accendere lo stereo a tutto volume, come per dare
Amora guardò il ponte sgranando gli occhi…che meraviglia!
Tre pilastri lo sostenevano centralmente, la strada
s’interrompeva bruscamente ai lati, come ferite
aperte. I tiranti d’acciaio, precedentemente collegati
fra loro, svettavano nell’aria limpida e ondeggiavano, con un discreto rumore
metallico che si acuiva nei giorni di pioggia.
Un ponte sospeso nel
cielo, pensò la ragazza entusiasta.
In seguito al Secondo Terremoto, la situazione era
peggiorata in maniera abnorme. I palazzi crollati avevano costretto la
popolazione sopravvissuta ad adattarsi nel migliore
dei modi, sfruttando fino all’ultimo spazio disponibile. Il ponte era rimasto
miracolosamente in piedi; per risparmiare soldi, il governo decise di
costruirci sopra, dopo che la perizia edile deliberò la sua abitabilità.
Due ascensori giungevano fino alla cima. Non era un posto
particolarmente comodo da raggiungere, per questo, dopo un primo momento di
splendore, il Ponte fu abbandonato, in favore delle piccole case che stavano
rifiorendo con il lento migliorare della situazione.
Si costruiva solo le cose giudicate più urgenti. Per quello
la strada attorno allo spazioporto era stata lasciata in balia di se stessa.
Un’apparente contraddizione, secondo Harlan.
“Ti sembrerà di
toccare il cielo con le dita”mormorò entusiasta all’indirizzo del pilota che
sorrideva.
“Ma tu abiti lassù? Come fai a…” Si girò verso di lui impaurita, sentendo la macchina
sollevarsi leggermente..”mi sta venendo il mal di mare” borbottò tenendosi al
sedile imbottito.
“Puoi sempre scendere e prendere l’ascensore” le disse
rilassato mentre lei strillava sorpresa. “E’ fantastico!” urlò vedendo la
strada allontanarsi sempre di più.
Harlan sorrideva …era facilmente
impressionabile quella ragazza! Probabilmente dove viveva lei la tecnologia era
in arretrato.
La guardò di sottecchi, lei lo stava osservando a sua volta.
Si girò con un sorriso appena accennato indicandole il palazzo “è quello la, ultimo piano”le disse dirigendosi verso la terrazza
enorme.
“Non ci posso credere! La tua casa è
fantastica!” esclamò Amora saltando giù dalla macchina e guardandosi
attorno.
L’aria è frizzante quassù...pensò
respirando a pieni polmoni. Guardò di sotto e per poco non le venne un infarto!
Fece un balzo all’indietro: era come fissare uno strapiombo! La città sotto i
loro piedi… è meravigliosa!
Harlan la vide sporgersi pericolosamente
“attenta che la testa è pesante e cadi giù” le disse assumendo il tono
da vecchia mammina.
Amora scoppiò a ridere tenendosi lo stomaco. “Ma tu sei
sempre così?” gli chiese guardandolo con gli occhi brillanti di lacrime.
“Non lo so..” le
rispose con un sorriso appena accennato aprendo la porta esterna.
La prima cosa che faceva Harlan, appena arrivava nel modesto
appartamento, era accendere lo stereo a tutto volume, per dare il buongiorno a
tutto il palazzo e spogliarsi di quella tuta maledetta.
Stavolta non fece né l’una né l’altra cosa. Aprì in silenzio
la porta blindata esterna e cedette comicamente il passo alla ragazza che gli sorrise riconoscente.
Amora guardò stupita il piccolo appartamento arredato
semplicemente. Era molto accogliente. Proprio come il padrone, pensò mentre lo
osservava aprire una finestra per cambiare l’aria. Si sentiva un passo più
vicino al cielo. Si affacciò fuori respirando l’aria fresca. Si sdraiò di
schiena sulla cornice di legno dipinta “ bellissimo, c’è solo il cielo attorno
a te…e sotto il vuoto..” Mormorò con aria seducente
che lo fece alzare lo sguardo sorpreso.
“Quanto ti fa sentire potente?” gli domandò aprendo un
occhio solo.
Harlan la vide sporgersi nuovamente e parlottare a bassa
voce “ sei sospeso nel nulla…”
Si inginocchiò e appoggiò le
braccia sulla finestra, posando il mento su di esse. Quando
lo sentì dietro di se si voltò con un’espressione che il pilota le aveva già
visto e che lo faceva preoccupare seriamente ogni volta.
“La usi per far colpo sulle ragazze, eh?”
Appoggiò la schiena al muro allargando leggermente le gambe
piegate “le fai sentire padrone del mondo…così puoi chiedere loro qualsiasi
cosa..” Dondolò una gamba con un sorriso bramoso. “Hai
intenzione di farlo anche con me?”
L’uomo la guardava incupito…gliela stava
letteralmente sbattendo in faccia! Il fatto che la considerasse schizzata era
sufficiente a fargli passare tutti i bollenti spiriti.
Ok...hai una tipa
fantastica in casa…stupenda, ninfomane e nociva. Prossima mossa, amico?
“Fai come se fossi a casa tua...” Le disse nervoso. Doveva
stare anche attento a come parlava, con quella. Magari
adesso si girava e la trovava nuda! Non era stata una buona idea portarsela a
casa.
Amora si spostò dalla finestra
girovagando per l’appartamento. In cucina il piccolo frigo le fece venire fame.
Lo aprì e scoppiò a ridere “mi sa che devi fare la spesa!” gli disse ad alta
voce. In camera sua Harlan si stava cambiando velocemente. Anche
se di solito la prima cosa che faceva era ficcarsi sotto una doccia vera e
girare in mutande per casa.
Cavolo…doveva anche far sparire quelle riviste!
Con un gesto veloce, afferrò la pila di ‘letture impegnate’e
le ficcò in fondo all’armadio.
Non sta bene di fronte ad una signora! Se
fosse entrata nella sua stanza che figura avrebbe fatto?
Tsk! quella era capace di aprirle
e costringerlo ad imitare qualche posizione stramba!
Se solo fosse stata normale…sospirò
affranto, uscendo dalla sua stanza.
La trovò a scuriosare nelle scansie. Amora si voltò e lo
squadrò con un sorriso “scusa…sto ficcanasando in giro” gli disse con voce
timida osservando la maglietta bianca e isimil-jeans. Carino…molto carino.
“Senti un po’…quanti anni hai? Ho un amico che lavora al Reparto
Dati Centrali e magari in base alla data di nascita risaliamo alla tua
identità. E’ un po’azzardato, ma immettendo le caratteristiche fisiche...magari
qualcosa esce magicamente fuori.” Le disse ponderando
fra se e se di aver detto una stupidaggine.
Amora lo guardò con una smorfia “non me lo
ricordo. Tu quanti ne me daresti?” gli chiese
mettendosi di fronte a lui compita.
La esaminò da capo a piedi a lungo “mah...dai 20 in su..” Borbottò avvicinandosi al suo viso. Amora arrossì
visibilmente e si spostò un po’ all’indietro, guardandogli la maglietta.
Un’ immagine depravatissima della ragazza gli balzò alla
mente mentre la studiava. Perché non ci posso provare?! Che ho fatto di male
nella mia vita!?
“Senti...dove dormo stanotte?”
Il colpo di grazia!
NEL MIO LETTO!!
“Non ho una stanza per gli ospiti..”
le disse con voce bassa. Amora sollevò lo sguardo
sentendo quel tono roco e lo fissò ammutolita ” però ho un divano comodissimo”
La ragazza si spostò leggermente all’indietro “andrà
benissimo” mormorò guardando la macchinetta per il caffè che aveva bisogno di
una pulita.
La voce allegra del pilota la riscosse “ma scherziamo? Sei mia ospite!” le disse
sorridendo e allungando una mano per spingerla via dal frigo. Ci ripensò all’istante
e se la mise in tasca. “Se mi fa vedere che manca,
vado a fare la spesa” le disse gentilmente aspettando che si spostasse.
Mortificata dalle precedenti volte, Amora si eclissò dalla
cucina a testa bassa.
“Tu aspetta qui. Torno fra poco” le disse afferrando una
strana giacca di pelle “magari…che ne so…fatti una doccia, rilassati. Non
uccidere nessuno, tanto meno il gatto” le disse scherzando e indicandole la
palla di pelo che era appena balzata nella finestra.
“Che amore che sei!”esclamò Amora
allungando una mano per accarezzarlo.
Harlan stette un po’ a guardarla e uscì con un sorriso
tirato...quella tipa le avrebbe procurato un sacco di guai, ne
era più che sicuro!
Seguendo il consiglio del pilota, dopo aver tentato di
giocherellare col micio che non intendeva rivolgerle alcuna confidenza, si fece
una doccia...una vera doccia. Con l’acqua!
Sentì l’impianto di depurazione che sibilava, ripristinando
la purezza del prezioso liquido.
Sul pianeta 2 avrebbe ucciso, pur
di lavarsi decentemente!
Si guardò allo specchio appannato…che ci faceva in quel
carcere? E poi quelle visioni continue…due medici…un uomo e
una donna...in camice bianco.
Si sforzò di ricordare. Niente. Solo la frase ‘andare sulla Dawn’..’..voglio farlo io..’
Cosa? Che
doveva fare?
Si passò più volte le mani fra i capelli corti ‘non devi farlo per forza, troveremo un’altra
soluzione’
Chi le diceva quelle cose?!
‘ non potrai più
tornare indietro..’
Una serie d’immagini si accavallarono nella mente, facendola
gemere. Si prese la testa fra le mani cercando di ricordare ‘Amora...si, è una bella…’
“Amora che hai? Che ti succede?”
Una voce preoccupata la riportò alla realtà. Con un gesto
violento spaccò il vetro appannato e una pioggia di frammenti le schizzò
addosso.
Harlan l’osservava allibito dalla porta, non osando
muoversi. Aveva avuto un’altra delle sue crisi. Questa è
davvero schizofrenica, pensò preoccupato.
“Che cazzo vuoi? Non vedi che sono
nuda? Fuori dai coglioni, brutto pervertito!!” esclamò
con un tono talmente torvo che lo mise in allarme. Lo fissò con uno sguardo carico d’odio prima di riprendersi
all’improvviso, guardando la mano sanguinante e i frammenti nel lavandino e in
terra.
Se si muoveva si sarebbe tagliata.
Era anche a piedi nudi e i vetri le avevano graffiato
la pelle delle braccia e del decolleté.
“Se prometti di non uccidermi, ti tiro fuori
da quella trappola” le disse incupito.
Amora lo guardò stringendosi addosso l’asciugamano. Annuì sentendosi di nuovo in colpa.
Con un grugnito poco convinto e temendo davvero per la sua vita, Harlan la
prese in braccio.
Sentì quant’è
leggera! Come fa ad avere tutta quella forza? Si chiese posandola sul letto.
La ragazza gli rivolse uno sguardo colpevole “sarebbe meglio
che me ne andassi prima di ..fare qualche altro guaio”
mormorò raggomitolandosi su se stessa.
Il pilota la guardò dandole non poca ragione...ma che razza di eroe era, se si lasciava spaventare così facilmente?
Rimediato al disastro e ringraziata la tecnologia che gli
aveva donato la scopa elettrica, dovette preoccuparsi della pazza che perdurava
nella sua espressione colpevole. “La finisci? Capita!” la
sgridò con un sorriso.
Capita…
certo, tutti i giorni mi
capita una matta che spacca a cazzotti lo specchio del bagno e ha seri sbalzi
umorali!
Amora lo osservava cucinare incuriosita
“sei bravo” commentò sentendo un odorino niente male.
“Me la cavo..” borbottò
maneggiando la padella elettrica. Il sale era accanto al suo braccio. La
visione della propria mano mozzata gli passò davanti agli occhi, mentre
guardava il contenitore trasparente.
Intercettando il suo sguardo, la ragazza glielo passò
timidamente, senza proferire parola.
“Grazie” mormorò asciutto.
“Non so perché…divento… in quel modo” si giustificò con tono
depresso.
“Io cucino, tu lavi i piatti” le disse d’un
tratto senza dar peso alle sue parole.
Amora annuì sorridendo e continuando a fissarlo con
interesse. Era proprio carino…
Una smorfia maligna le piegò le labbra per un attimo…si, un bel tocco di carne fresca!
Sede operativa di Ingo e Audrine.
Ore 11:30 a.m.
Il tedesco guardava la squadra davanti a sé con occhio
critico. Picchiettò una penna sul palmo della mano sinistra camminando nervoso.
La tuta nera gli aderiva addosso come un guanto e lo faceva
sembrare ancora più alto.
La francese bionda, seduta accanto a lui a braccia conserte,
sbuffò infastidita “ci siete tutti ?” domandò con voce
dura all’uomo sulla sua destra.
Quello assentì con un cenno del capo “tutti”
La voce secca le fece venire i brividi.
Ingo si sedette con aria sempre più nervosa. “il soggetto è
giunto ieri pomeriggio sulla terra, almeno così credevamo…” mormorò lanciando
un’occhiata a Audrine.
Si alzò nuovamente cercando di mantenere il controllo “ha un
dispositivo con se capace di renderla invisibile, sembra che l’abbia usato per
uscire indisturbata dallo spazioporto.”
“Ho capito.” L’uomo li guardò a turno “non sapete dove si
sia cacciata”
Ingo assentì nervoso “se non la trovate al più presto…non so
cosa potrà capitare alla terra!”
Sospirò passandosi le mani in faccia “Porca puttana!
Dobbiamo portarla al più presto sulla Dawn!”
“Quanto tempo abbiamo?”
“Una settimana più o meno”
L’uomo si alzò, seguito da tutti gli altri
10 compagni “ fatemela vedere” ordinò allungando una mano.
Una piccola scheda magnetica fu porta all’uomo. Velocemente la
infilò in un dispositivo che portava sul braccio. L’immagine olografica apparve
ben definita. Una sorridente Amora lo guardava con occhi felici.
Si voltò verso i compagni e la mostrò a lungo.
“Bene canaglie, il soggetto è questo. Imprimetevelo nella
zucca.”
Ingo li guardava assentire seri “non dovete assolutamente ucciderla, né farle
del male!”esclamò in fretta.
L’uomo lo guardò con un ghigno “arti mancanti?”
“Tutta intera!” precisò Ingo rabbrividendo per la spietatezza
di quell’essere.
“D’accordo”
In silenzio uscirono, lasciandosi dietro due statue ammutolite.
“Facciamo bene a fidarci” gli domandò Audrine stringendogli
un braccio.
“Sono i migliori cacciatori di taglie della città”
‘Il soggetto ha
risposto negativamente al trapianto del dispositivo. Lo shock ha provocato
perdita della memoria, sdoppiamento di personalità e attacchi di violenza
incontrollata, senza alcun riguardo per la vita altrui. Può arrivare anche a
ferire se stessa in maniera grave.
La causa ha origine
nel sistema endocrino del soggetto. Il dispositivo ha alterato la normale secrezione
adrenalinica della neuroipofisi e le scariche improvvise del neurotrasmettitore
acetilcolina, provocano contrazione muscolare spasmica ed esaurimento delle
riserve vescicolari sinaptiche, con insorgenza di ‘fatica’ a danno alle cellule
cerebrali.’
Il dottor Cage chiuse il diario depresso. La sua migliore
allieva aveva scelto di morire in nome della scienza.
Scienza…Che vada a farsi fottere! Pensò incazzato.
Girò per la sua stanza, guardando il computer acceso e la
simulazione dell’esperimento. Non lo voleva vedere il finale.
Il microchip che le avevano impiantato sotto pelle rilevava
costantemente le sue funzioni vitali. Aveva avuto già tre crisi. Troppe!
Quello che avrebbe provocato al suo organismo il
dispositivo, il dolore che avrebbe provato nel momento finale, era irrilevante
rispetto a quello che sentiva Cage dentro di sé.
Non è giusto morire così giovani! Doveva sacrificarsi lui.
La sua vita ormai l’aveva fatta.
Pigiò un tasto sul computer con un gesto stanco: la foto digitale
della classe di Biologia, anno 2086. Amelia sorrideva allegra accanto agli
altri allievi, appena diplomati.
Amelia Stokes, 26 anni. Aveva deciso di sacrificarsi per il
bene di due mondi.
Kennedy Street
Ore 22:47 p.m.
“O mio dio! La sopra non ci salgo!”esclamò Nora, guardando
il ponte sospeso.
Penny rise aprendo la porta dell’ascensore “posso
assicurarti che non cade...ci sono stata un mucchio di volte!”
Nora entrò con cautela nell’abitacolo ferroso, più simile ad
un montacarichi che ai moderni ascensori superveloci del suo palazzo.
Le due ragazze guardarono il panorama affascinate. Erano
vestite per uccidere, con quella mise discotecara.
Nora sbuffò un pò risentita verso Harlan: abbandonare così
un’amica per una sciacquetta qualsiasi. Quando il montacarichi si fermò sulla
piattaforma centrale dove sorgevano i tre palazzi affrontati, Penny quasi inciampò
sui tacchi “non ci sono più abituata!” Esclamò massaggiandosi la caviglia. “A
forza di portare quegli stivaletti da pilota, il mio equilibrio sui trampoli va
a farsi friggere.”
La bionda scuotè la testa mentre si dirigevano al palazzo
sulla destra, contrassegnato con una grossa A bianca.
“Dovresti comportarti un po’ più da femmina…magari chi sai
tu, si accorgerebbe che sei una donna e non un compagno di sbronze!” la
rimproverò mentre aspettavano il secondo ascensore.
Penny sollevò le spalle “non ti sei mai ubriacata con
Harlan, non sai quanto possa essere divertente!” le disse soddisfatta mentre
sfrecciavano verso l’ottavo piano.
Davanti alla porta perse tutto il suo coraggio. Si voltò
verso Nora che aspettava con uno sguardo di sfida. “e se…lo disturbo mentre..”
“Meglio!” esclamò l’amica suonando decisa il campanello.
Harlan guardò l’orario piuttosto tardo con un sopracciglio
alzato. Amora se n’era andata dormire stanca morta mentre lui era pieno di energie.
Gli dispiaceva parecchio aver bidonato Penelope, ma non poteva certo portarsi
Amora dietro, fusa com’era di testa!
E poi…la guardò dormire raggomitolata sul divano…è così
piacevole starle vicino quando non dava di matto…
Aprì la porta blindata osservando le due ragazze sorpreso
“che ci fate qui a quest’ora?” domandò a Nora che lo fissava un po’ arrabbiata.
Penny aveva voltato la testa verso il fondo del corridoio
illuminato dalle intense luci verdi e non lo guardava.
“Si da il caso che tu abbia un’amica stupida che ti ha fatto
un regalo, anche se l’hai bidonata come lo stronzo che sei!” l’aggredì la
biondina furiosa.
Harlan la guardò stupito e guardò Penny “un regalo?” le
domandò uscendo fuori della porta.
La ragazza gli porse in pacco senza aprire bocca.
Il pilota lo prese sentendosi tremendamente in colpa
“scusami...ma ho un problema..”le disse dispiaciuto.
La ragazza si voltò appena “non ti senti bene?” domandò con
la gola stretta.
“No.. “
Penny alzò lo sguardo su di lui e gli sorrise apertamente
“sarà per il prossimo anno, vecchia ciabatta!” scherzò dandogli un buffetto sul
braccio.
L’espressione della ragazza cambiò radicalmente quando fissò
un punto alle sue spalle.
Amora le guardava con aria assonnata “ciao..” Borbottò
sbadigliando dietro Harlan.
Come al rallentatore la vide stringere la vita del suo amico
con fare possessivo.
“Direi che hai un bel problema!” esclamò Nora fulminandolo
con lo sguardo.
Penny fissò la ragazza incredula. Rifiutò di pensare ai due insieme
e tirò l’amica con fare deciso. “Buon compleanno, scusail disturbo” gli disse facendo un bel sorriso
ad Amora che la guardava sbattendo gli occhi. Mollò la presa sul pilota
guardandosi le mani...perchè lo stava stringendo in quel modo?!
Harlan restò impassibile a contemplare le lunghe gambe della
sua amica allontanarsi verso l’ascensore e la schiena nuda accarezzata dai
capelli rossi…aveva equivocato la situazione.
Gettò un’occhiata ad Amora che si grattava la testa
perplessa “mi sa che ti ho combinato un casino..”Mormorò dispiaciuta.
Il pilota chiuse la porta con il regalo fra le mani: non se
n’era mai accorto prima…mah che strano,
sarà la mia immaginazione.
“Eh? Non ti
preoccupare, è solo un’amica...”le disse sedendosi e aprendo il pacchetto.
Sorrise come uno scemo, quando tirò fuori l’ultimissima versione
del Meccano.
Era da un sacco di tempo che lo voleva comprare per riempire
i tempi morti durante i trasporti! Come avrà fatto a trovarlo?!
Ah già…Penelope ha un sacco d’amici che le fanno sempre un
mucchio di favori, sperando di ‘rimediare qualcosa’. E di solito lui glieli faceva
scappare con un paio di paroline e qualche occhiataccia ben studiata.
Non ricordava di averle detto di volerlo...come l’aveva
saputo? Forse perché nella sua camera era pieno di modellini?
Forse si!
Un lieve tossire lo riscosse. Amora lo osservava dispiaciuta
“penso se la sia presa…perchè ti ho abbracciato” mormorò imbarazzata “non
volevo, non me ne sono resa conto”
“Non importa..”le disse conciliante “domani la porterò a
prendere un frozen icegloo e le passerà tutto.”
Amora gli sorrise incoraggiante. Harlan la guardò e tornò a
guardare il gioco…si, certo...solo un’amica..
Black Mamba, quartiere
Blu
Ore 2:00 p.m.
La musica elettrodance rimbombava nella discoteca fumosa. I
laser proiettavano i lori fasci intensi ovunque, sommandosi alle luci
stroboscopiche e agli ologrammi delle ballerine seminude.
Nel suo vestito di latimeex avorio, Penny ballava cercando
di sgombrare la mente dalla visione della ragazza abbracciata ad Harlan.
Si fermò guardando Nora davanti a sé. L’amica notò la sua
espressione triste e la trascinò in un angolo appartato“forse mi piace davvero..” Mormorò storcendo
la bocca.
La sua confessione fu interrotta da un tipo assurdo che le
fece prendere un colpo, giungendole alle spalle all’improvviso “Bu!”
“Ahhh!”urlò Penny
con la pelle d’oca. “Julius, va al diavolo! Il solito deficiente! Ma perché non
cresci?” esclamò arrabbiata al ragazzo dietro di sé.
L’uomo strizzò l’occhio a Nora che rideva apertamente “Beh?
E il festeggiato?” domandò sedendosi sui divanetti morbidi accanto a loro.
Penny sollevò le spalle rigida “aveva da fare”
Un’occhiata della bionda pilota di classe J lo mise in
allarme “dai, andiamo a ballare” le disse tirandola in piedi “Però! Sei uno
schianto stasera!”
Penny gli sorrise mentre si dirigeva sulla pista che andava
svuotandosi.
Julius l’ afferrò per la vita, tirandola contro di
sé.”Niente male davvero senza quella tuta” sussurrò passandole le mani sulla
schiena scoperta.
Attaccata al corpo del compagno, Penny ballò, cercando
d’immaginare che ci fosse Harlan suo posto.
Amora si svegliò felice e riposata. Aveva dovuto litigare
con Harlan per l’uso del divano, ma alla fine l’aveva spuntata lei,
ricordandogli il disastro nel bagno.
Si stiracchiò più volte e guardò fuori della finestra,
assaporando la sensazione del sole pallido sul viso. Quella zona era temperata
e si stava una meraviglia. Vide il micetto del giorno prima
e lo salutò con occhio socchiuso “gatto ignorante e scontroso” mormorò quando
cercò di graffiarla.
Restò un attimo soprappensiero...anche lei faceva così col
pilota: lui era gentile e lei lo ricambiava in quel modo disgustoso. Aveva
anche combinato un guaio con la sua amica rossa. Doveva
essere molto simpatica…magari potevano diventare amiche.
Grande invenzione la
macchinetta del caffè! Pensò mentre il liquido si riversava nelle tazze,
già zuccherato.
Picchiò alla porta della stanza ma non giunse risposta.
Bagno.
La discreta bussata interruppe il chiacchiericcio sommesso
che proveniva da dentro.
Altra abitudine di Harlan: era da pazzi, ma parlava spesso
da solo, quando aveva un problema o un dubbio che lo affliggeva.
In quel momento, guardandosi allo specchio infranto, non potè fare a meno di chiedersi se non si stesse cacciando in
un guaio enorme.
Spense il rasoio elettrico, restando a fissarsi nel
frammento più grande…come diavolo faccio a portarla lassù? Lei non sa…
Il discreto bussare lo distrasse. Aprì la porta ritrovandosi
una tazza di caffè in mano.
“Grazie!” esclamò sorpreso guardandola sorridere. Fico avere
una ragazza che ti prepara la colazione!
“Prego, sono una brava ospite” mormorò bevendo con piacere
il liquido scuro e caldo. “Si sta benissimo qui…nessuno che ti disturba e poi
il clima è fantastico”
Si stiracchiò felice mentre Harlan la osservava...adessoè normale, quanto durerà? La vide arrossire dopo avergli lanciato
un’occhiata. Ops!
Con un movimento veloce si allacciò due bottoni della
camicia. Amora tornò a guardarlo dopo un po’ a disagio “devo scusarmi con te!”
gli disse indicando lo specchio in frantumi con un broncetto che gli torturò
tutti i sensi.
“Vedremo”le disse osservandola muoversi sulle
gambe un pò nervosa. “hai dormito bene?”
“Mhmh!”
affermò annuendo. La sua attenzione fu attratta da un barluginìo metallico.
Un’ innata curiosità che la portava sempre a ficcare il naso
dove non doveva, la attirò verso Harlan che la fissò interrogativo.
Gli toccò la camicia leggermente, sentendo qualcosa sotto le
dita.
“Hai trovato un altro piercing”
“Ma quanti ne hai?” gli domandò
incuriosita.
“Sono finiti” affermò nervoso…ragazza, via…prima che decida di saltarti addosso, ora che sei normale. Ma quale era la sua vera natura? Che
dubbio!
“Posso vederlo?”
E fu così che lo ritrovarono strangolato nel
bagno! Pensò Harlan sentendosi eccitato.
Con delicatezza che lo mandò in fibrillazione, gli aprì la
camicia osservando il piercing sul capezzolo “ma quanto ha fatto male?” gli
domandò toccandolo con un dito.
“Quello parecchio” mormorò con voce
roca.
“E perché l’hai fatto?” gli chiese
per farlo parlare…le piaceva quel tono così basso.
“Perché quando sei giovane e
stupido e hai un’amica bastarda…”
La sua voce si affievolì del tutto mentre Amora lo
abbracciava e gli posava il viso sul torace nudo.
Restò letteralmente senza parole. Il silenzio calò
pesantemente. Un profumo delicato si mescolava a quello del caffè e del
dopobarba che giaceva abbandonato sul lavabo.
“Sento il tuo cuore che batte” gli disse sorridendo e
appoggiandosi meglio addosso a lui.
Si, eh? E l’infarto
che mi sta prendendo non lo calcoliamo, eh?! Pensò
agitato non sapendo dove posare le mani, se addosso a lei o dietro di sé.
“Adesso batte più forte...”mormorò a bassa voce muovendo il
viso. Aprì un occhio, sentendo qualcosa di strano sotto le dita..
una cicatrice. Si spostò a guardarla con la fronte aggrottata.
Era lunga e netta e correva per buona parte dello sterno.
Un trapianto di cuore?
Alzò lo sguardo verso il pilota che se ne stava immobile. La
indicò con aria pensosa “ti hanno operato?”
Harlan si riscosse dal torpore in cui era caduto e la guardò
“eh...si” rispose in fretta, allacciandosi la camicia.
Riprese il suo lavoro cercando di calmare l’eccitazione che
sentiva dentro di sé.
Si guardò allo specchio: la barba se l’era fatta...idiota!
Posò il rasoio elettrico e la vide intenta a fissarlo “che
c’è?”
Amora inclinò la testa da un lato, con
aria seria “che ti è successo?” gli domandò appoggiandosi allo stipite
della porta.
“Sono da rottamare” le disse
sorridendo appena. La ragazza restò impassibile. “Sii serio”gli ordinò
incrociando le braccia e aspettando.
La timidezza e la gentilezza che dimostrava sempre, erano
scomparse dal suo volto. Sembrava un medico, con quell’aria professionale.
Oddio! Personalità
multipla! Pensò Harlan sorpassandola con timore e dirigendosi nella sua
camera.
Gli andò dietro, sedendosi sul suo letto a gambe incrociate e
fissandolo intensamente.
L’uomo sbuffò “Vabbene! La notte
di fuoco con la spogliarellista è stata eccessiva!”esclamò
allargando le braccia e trattenendo una risata.
Amora continuava ad osservarlo con aria seria.
Harlan grugnì sospirando “avevo un difetto congenito al
cuore, ho avuto un blocco cardiaco a 23 anni e mi hanno operato. Non so di chi sia sto robo qua dentro, ma lo ringrazio
dal profondo del cuore ogni giorno!” ridacchiò per la stupidaggine che aveva
detto ma si adombrò mentre la guardava “c’è un problema…per il tuo
trasferimento sulla Dawn, a questo proposito”
Si sedette accanto a lei, guardando la parete coperta da un
poster“devi trovarti un altro pilota…io
non ti posso portare” mormorò depresso.
“Spogliati!”
L’ordine secco lo fece voltare stupito. L’espressione della
ragazza era cambiata. Lo stava osservando con una bramosia negli occhi che lo
ammutolì.
“Sei sordo? Ti ho detto di
spogliarti!”sbottò arrabbiata
gattonando sul letto lentamente.” Voglio vedere se
anche tutto il resto...è adeguato” sussurrò leccandosi
le labbra. Harlan stentava a credere alle sue orecchie.
Visto che non si decideva a collaborare, lo sdraiò
violentemente sul letto e gli si mise a cavalcioni sopra, accarezzandolo con
mani vogliose “si...si...sei proprio un bell’esemplare
da monta..” Mormorò abbassandosi a leccargli il
piercing.
Che cazzo sta succedendo?! Urlava dentro di
se il pilota. Quella pazza lo voleva
stuprare?!
Però è brava...pensò guardando la sua lingua
che tormentava il capezzolo.
“Posso dire la mia al riguardo?” mormorò un po’ impaurito:
con quella c’era da ritrovarsi sgozzati da un momento all’altro!
“No!”
La secca risposta lo fece finalmente imbestialire.
Si mosse sotto di lei con forza e con un rapido colpo di
reni la sdraiò sul letto “ e io la dico lo stesso..”sibilò
nero.
La ragazza sorrise sorniona. Sotto
le sue dita, Harlan poteva sentire l‘assenza di qualsiasi traccia di tensione:
quella non stava aspettando altro!
Approfittane,
imbecille! Pensò restando a guardarla e tenendole i polsi bloccati in una
morsa.
Amorasbatté gli
occhi più volte “che...fai?” mormorò con voce timida, arrossendo
all’improvviso.
Ecco perché non lo
faccio!
Il pilota la lasciò andare con una smorfia nervosa. Si
sollevò dal letto sul quale era inginocchiato e si riallacciò la camicia.
“L’ho fatto di nuovo?” domandò la ragazza con occhi
sgranati.
“Si...più o meno..” Mormorò con
voce alterata. Si spostò lontano da lei e la guardò...se la doveva togliere di
torno al più presto, quella pazza furiosa!
Si schiarì la voce prima di riprendere il discorso
interrotto “stavo dicendo: non posso trasportarti sulla stazione, di
conseguenza avvertirò un mio amico in grado di farlo.”
Usò di proposito un tono freddo. Amora lo stava guardando
con quei due occhioni da cerbiatta che lo rimescolavano dentro e la sensazione
della sua bocca addosso era decisamente pesante da
sopportare!
“Perché no?!” la voce stupita e amareggiata
della ragazza lo fece voltare sorpreso.
“Perché...le astronavi che della Tratta 5, cioè Terra - Stazione, usano una velocità maggiore rispetto
alla Klondike e...non riesco a sopportarla” le disse indicandosi il petto.
“Non puoi portarmi su con la Klondike?” gli domandò
dispiaciuta.
“Non abbiamo l’autorizzazione! Siamo piloti di classe X, non
J. Quelli hanno una bella tutina nera e oro da far invidia ad un generale
dell’esercito!” le disse ridendo.
Il viso imbronciato della ragazza lo fece intenerire “su...ho un amico che mi deve un favore. Chiederò a Julius o a Penelope” le disse
incoraggiante.
Amora si rilassò sui cuscini “grazie..”
Mormorò prendendogli la mano e tirandola un po’ “Penelope è
la tua amica carina? Non dovevi uscirci?”
“Dire che Penny è carina è
eccessivo. Isterica e permalosa suona decisamente
meglio!” bofonchiò fra se. “Comunque la devo chiamare
prima, a Penelope non piacciono le sorprese” le disse alzandosi e
stiracchiandosi. “non ti dispiace restare da sola per un po’?”
La ragazza scosse la testa più volte ”penso che andrò a
farmi un giro, ho voglia di vedere la città”
Harlan la guardò uscire dalla sua stanza silenziosamente.
Gettò un’occhiata al videofono e spinse un tasto.
JasmineAvenue
“Sveglia principessa, hai una chiamata!”
La voce profonda dell’interfaccia di Chris Noth la fece
mugolare “chi è ?” biascicò con la testa pesante, guardando l’immagine
olografica di quell’attore che aveva trovato nei vecchi archivi videografici
della CNN e che le era piaciuto subito un sacco.
Il computer fece girare il sigaro nella bocca e si chinò a
sorriderle “un uomo…potrebbe essere la tua occasione fortunata”
“Mmhhh…bastardo computer, si vede che ti ha programmato
Harlan ” commentò la ragazza cacciandolo via con un gesto. La mano passò
attraverso ilfascio di luce facendo svappare l’immagine dell’attore in completo scuro.
“Chi sei?” mugolò nel telefono senza accendere il video.
“Ti ho chiamato tutta la notte! Dov’eri
svergognata?!”esclamò rapidamente Harlan nel telefono facendole prendere un
infarto.
“Mamma!” gridò Penny saltando sul letto. Una profonda risata
la fece imprecare “va a quel paese cretino!”borbottò tirandosi a sedere con molta
difficoltà.
Il pilota sorrise sentendo il
solito tono scocciato della ragazza “senti, vorrei farmi perdonare…ti andrebbe
un icegloo formato maxi?”
Penny sbattè gli occhi guardando lo specchio “pensavo fossi impegnato..” Gli disse ironica, fremendo per
attaccargli il telefono in faccia.
“C’è una cosa di cui vorrei discutere con te..”mormorò a voce bassa guardando Amora che si vestiva “mi
sono messo in un bel guaio”
La ragazza sbattè gli occhi cercando di schiarirsi la testa
“ho capito...hai rotto il minilaserdisc di Leroy e
ora non sai come uscirne” esclamò alzandosi mentre il computer che le parlava
con la voce di Harlan la seguiva nel bagno.
“No, riguarda...senti vengo da te” borbottò attaccando senza
darle il tempo di rispondere.
Penny sollevò le spalle infastidita,
sotto la doccia che scrosciava e le cancellava il sonno dal viso. Spalancò gli
occhi rendendosi conto in che stato fosse la casa e si
affrettò ad asciugarsi. Accidenti, doveva togliere tutta la biancheria intima
sparsa in giro! E cambiare quell’ologramma!
“Amore, vatti a fare un giro e chiama il PescePalla !”
esclamò ad alta voce mentre raccoglievai vestiti sparsi e gli avanzi della cena della sera prima.
Casa sua era sempre stata un disastro ma
Harlan non ci aveva mai fatto caso. Ora, il solo pensiero che prendesse
in mano un suo vestito…non sapeva perché, ma le era insopportabile!
Come il fatto che scoprisse la sua interfaccia…al diavolo,
lui la considerava ancora la bambina con la quale giocava da piccolo, ma lei
era una donna e aveva certe necessità!
Guardò il calendario di Marlo,
l’ultimo modello di grido che faceva stampare la sua immagine ovunque e
sospirò…ma chi se ne importa!
Un’enorme pesce palla azzurro e
boccheggiante, svoltò l’angolo della camera e la fissò senza parole.
Penny scoppiò a ridere. “Ahh..ma
quanto sono stupida! Chris, torna… senza di te mi sento
persa!” esclamò appallottolando un paio di slip e ficcandoli nella piega del
divano. Che vedesse pure quanto era cambiata!
Spazioporto
Stazione di imbarco
Il cacciatore lasciò cadere a terra il corpo della guardia.
Il collo era stato girato in una posizione innaturale. Roteò il computer verso
di sé, scorrendo la lista dei carghi.
Klondike.
La freccia del mouse si mosse sulla finestrella laterale.
Strinse gli occhi e annotò mentalmente gli indirizzi dei due
piloti.
Sorrise soddisfatto, cancellando velocemente le tracce del
suo passaggio.
Harlan restò allibito, quando un elegante ologramma lo fece
accomodare nell’appartamento della sua amica “e quello
chi è?” domandò incredulo alla ragazza che faceva colazione svogliatamente.
“Il Pesce che ti avevo programmato dov’è finito?” le chiese
sedendosi al tavolo con lei.
“Ho cambiato gusti...”mormorò ingoiando i nuovi cerali ingegnerizzati che avevano soppiantato gli originali sul
mercato, quando le coltivazioni erano congelate e la pianta si era quasi
estinta.
“Vedo..” Commentò Harlan sfogliando il calendario allibito“ma
questo qui è nudo!”
Penny lo guardò alzando le spalle “mese?”
“Agosto”
“Allora si, è nudo” commentò serafica con un sorriso
divertito.
Il pilota la guardava mezzo scandalizzato. E da quando in qua si metteva quella
biancheria così sexi? Pensò osservando la figura della ragazza coperta da
una maglietta e un paio di short rosa, di un materiale che sembrava raso e che
aveva un nome strano che non ricordava mai.
Lui l’aveva vista sempre con magliette larghissime e pantaloni
informi, con pigiama pazzeschi,capaci
di farti passare qualsiasi istinto! Aveva gridato al miracolo, il giorno in
cui, indossando la tuta nera, aveva scorto in lei qualche tratto di
femminilità.
Ora se ne stava appollaiata sulla sedia, dondolando le
gambe, con le tracce nere di trucco sotto gli occhi che li rendevano ancora più
intensi e sbadigliando, mettendo in mostra un fisico niente male...però...che tette!
“Ti è piaciuto il mio regalo?” domandò guardandolo con un
occhio solo.
“Molto..” mormorò a mezza bocca...e da quando ha tutte quelle bocce?! Quindi nella scala evolutiva anche Penelope assomiglia ad
una donna!
“Bene…vieni di la che devo morire su qualcosa di
morbido...mi fa male la testa” brontolò gettandosi sul letto sfatto.
Harlan guardò la camera incuriosito:
il vestito della sera gettato in terra, i tacchi abbandonati da un lato, il
tavolo ripieno di trucchi di tutti i generi, compreso il nuovo modello a
mascherina che ti truccava automaticamente, previa programmazione manuale per i
colori e le sfumature più adatte. Un buon profumo, come solo le stanze delle
ragazze hanno…la guardò sbadigliare nuovamente...accidenti che gambe! E chi ci aveva fatto
caso prima?!
“Siediti e raccontami …con chi devo parlare per evitare che
ti pestino come quella volta all’accademia?” gli domandò la voce soffocata
della ragazza.
“Hai fatto i bagordi ieri sera?”
“Si...Julius è matto, mi ha fatto
ballare fino alle 4…l’abbiamo chiuso noi il locale!”ridacchiò divertita
muovendo appena una spalla. “ E non urlare, sento il
cervello che cigola pericolosamente”
Harlan osservò i capelli che le ricoprivano il viso e
lentamente allungò una mano per scostarli.
Era uscita con quel pazzo?! Mmhh…ci dovrei fare un discorsetto con quello!
Restò con la mano intrappolata fra i suoi capelli, mentre ci
pensava e senza volerlo cominciò ad accarezzarle lentamente la pelle sottile.
“Il tuo guaio...in
fretta” borbottò Penny scostandosi bruscamente da lui e sbattendo gli occhi
azzurri.
“Eh? Ah si...” Harlan si schiarì la voce restando a
guardarla...ma che aveva di diverso?
“La ragazza di ieri sera…” si fermò nuovamente quando Penny
si stirò sorridendo “ma ti sei tagliata i capelli? “ le domandò serio.
“E’ un anno che li porto così…rincoglionito cronico” sbottò
grugnendo. Si era incupita sentendo nominare la ragazza. L’aveva completamente dimenticata!
Sulla difensiva, assunse un tono e un’espressione che lo
raggelò “ah, scusa se ti ho disturbato! Non pensavo
che avessi ospiti..”
Harlan la guardò interrogativo.”Non hai disturbato niente,
non è quello che pensi”
La sua voce seria la mandò fuori dai
gangheri. Che ne sapeva lui di quello che pensava?!
“Allora?! Parla in fretta, ho da
fare!”
Non era vero, non doveva fare niente, si era presa un giorno
di riposo…se comincia a parlare di quella,
giuro che lo stronco!
Il pilota cominciò a colpirla con un cuscino sulla faccia
“non ti ci mettere anche tu. Mi basta quella pazza!”
“Chi? La moretta?” domandò incuriosita. Non le sembrava
molto entusiasta della sua conquista.
Harlan sospirò lanciando le il cuscino addosso “è una prigioniera
del pianeta 2..”
“Cosaaa?!” esclamò Penny saltando
in ginocchio “ma che cavolo combini, deficiente!E’ pieno
di ragazze da ste parti e tu vai a rimorchiare in un
carcere?!Ma sei fuori?!”
L’ espressione seria dell’amico la fece ammutolire
“Ce la siamo ritrovata sulla Klondike
all’improvviso...dice che deve raggiungere la Dawn
per qualche ragione sua ..”
“E tu ce la devi portare,
scommetto! Non puoi fare quella tratta” sbraitò Penny
seria
Harlan la guardò annuendo “lo so, infatti
pensavo di chiedere a Julius...o a te” le disse
fissandola e vedendola impallidire
“Te lo scordi! Non me la imbarco, una
carcerata in fuga!” esclamò alzando le mani.
“Ha un dispositivo che la rende invisibile, non la vedranno.
E’ salita in quel modo sul cargo”
Penny ridacchiò divertita “certo, come no? E il
teletrasporto ce l’ha, la tua amichetta appiccicosa?”
Si morse la lingua quando udì il proprio tono acido. Stava
facendo la figura della gelosa!
Harlan non diede segno alcuno. Guardava davanti a se
perplesso “è strana…è parecchio strana” mormoro girandosi verso di lei “secondo
me le hanno fatto qualcosa, alterna periodi d’ isteria
ad altri di normalità.” Si sedette meglio accanto a lei osservando la parete “è molto dolce, poi, quando meno te lo aspetti, le gira il pallino
e diventa violenta e aggressiva. Mi ha spaccato il vetro del bagno con un pugno
e per poco prima…mi è saltata addosso! Ti rendi conto?!
Mai trovata una ragazza che ti salta addosso in quel modo! Per poco non mi
violentava!”
Penny lo guardò perplessa, facendo una smorfia incredula “e
tu pensi che creda a questa cazzata?” gli domandò calma. L’espressione che
aveva però era eloquente “ok non scherzi” mormorò tossicchiando. Lo guardò di traverso dopo un attimo “beh, ne hai approfittato?”
“Ma scherzi?!”
La sua voce rimbombò per la stanza. Harlan la fissava stupito
“quella è pericolosa e ninfomane, il che non sarebbe stato male, se fosse stata una persona a posto..”
La guardò serio “Mi fa paura, Penelope, tu non l’hai vista…Cristo,
quando mi è saltata addossopensavo che
mi avrebbe staccato il piercing con un morso!” borbottò sconvolto.
Penny ringhiò di rabbia...le aveva visto il piercing? Quello che l’aveva costretto a farsi in seguito ad una
scommessa persa? E che altro aveva visto?!
“Potevi evitare di girarle nudo davanti!” esclamò furiosa
dandogli una cucinata in faccia.
“Non ero nudo!” ribattè fermandole il polso alla terza volta
“mi ha preparato la colazione e .. “
“E tu ti sei spogliato per ringraziarla?”
sbottò Penny inferocita “ma che cavolo!”
“Non mi sono spogliato!” replicò per l’ennesima volta
afferrandola per la vita e tirandola sul letto mentre si alzava “e torna qui che non ho finito!”
“Ahh ma sta zitto! Sei una carta moschicida per soggetti mentalmente disturbati, tu!”
sbottò prima di cadergli addosso.
Penny arrossì sentendosi stringere
in quel modo.
Però che vita piccola, pensò Harlan mentre
cadeva su di lui.
Da quando era
diventata così carina? Lui non ci aveva mai fatto caso. Dove
aveva la testa?
Il silenzio calò nella stanza, Penny
tratteneva il fiato. Quella pressione piacevole le solleticava la pelle
coperta dal tessuto leggero e le faceva desiderare…
Accidenti che roba!
Pensò guardando le gambe che spuntavano fra le sue. Si stava
eccitando…si eccitava con Penny?!
“Non sei molto comodo!” sbottò la ragazza cercando di
alzarsi in fretta...era quello che
sentiva?
“Sei un sacco d’ossa, ma mangi ogni tanto?”le chiese
allentando la stretta ma senza lasciarla andare.
“Certo!”
Come una furia si liberò, balzando in piedi. Incrociò le
braccia sul seno… accidenti a quella
maglietta sottile! Con un sorriso beffardo si voltò a guardarlo….
…e quella visione la perseguitò per le notti successive:
Harlan, sdraiato sul suo letto, in evidente stato di eccitazione
che la fissava in un modo che le faceva desiderare solo di togliersi
quell’affare di dosso e costringerlo ad una sessione non stop di sesso estremo!
Il modo in cui lo stava fissando lo mandò in orbita.
Distolse gli occhi da lei per un attimo e prese un bel respiro per calmarsi.
Tornò a guardarla…Penny non si era mossa e lo stava
fissando a sua volta…quegli occhi…
Si alzò, spinto da una forza sconosciuta e le si mise davanti. La ragazza sbattè gli occhi
indietreggiando leggermente.
“Penelope…che hai fatto ultimamente?” le chiese con la voce
roca, cercando di capire come mai ne fosse così attratto all’improvviso.
“Non ho fatto niente” mormorò a disagio...quel pagliaccio
che la metteva in crisi? Era veramente dal ridere!
“La casa…l’ologramma, quel vestito….questo..”
le disse prendendo con due dita il piccolo fiocco rosato sul seno “dove sono finite
le tue magliette informi, il pesce azzurro e i calendari con i gattini?”
Penny alzò le spalle ” ho cambiato gusti, te l’ho detto…” lo
guardò e arrossì vistosamente “non sono più una
ragazzina..”
“Me ne sto accorgendo..”
Quella frase fu pronunciata in un tono talmente caldo che la
ragazza pensò che le avrebbero preso fuoco i capelli per
l’imbarazzo. Si schiarì la voce, tamburellando il braccio con
una mano ”ti aiuterò a portare la tua amica sulla Dawn”
gli disse dandogli le spalle e girovagando per la stanza.
Harlan la seguì fuori della stanza… gettò un’altra occhiata
al calendario del modello e osservò la sua schiena dritta che procedeva rigida.
Quando si fermò sulla porta, Penny
lo squadrò minacciosa “hai dimenticato il mio icegloo!”
Il pilota sorrise divertito:
l’aveva innervosita e la cosa gli faceva stranamente piacere. “Mi farò
perdonare” le disse fissando il fiocco rosa...o, piuttosto, quello che c’era
sotto.
Si fermò in mezzo alla porta indeciso. Si voltò verso di
lei…aveva lo sguardo perso nel vuoto ma sorrideva appena…chissà a cosa stava
pensando.
Alzò il viso stupita sentendosi
osservata “che c’è?”
Harlan le sorrise vagamente “niente…stavo pensando che
questa nuova Penelope mi piace molto di più...veramente”
La ragazza restò a fissarlo incredula e andò letteralmente a
fuoco “ma vai via, cretino! Più invecchi e più ti si
sbullona il cervello!” sbottò chiudendogli la porta in
faccia.
Ecco…quando la
ucciderei volentieri quando fa così! Pensò il pilota ringhiando nella
direzione dell’appartamento.
Scottstrett
Appartamento
18, scala c
Leroy Banks tossì, rigirandosi nelletto. L’aria condizionata si era accesa da
sola. Rabbrividì nelle coperte e le tirò fino almento con un grugnito infastidito.
Un violento bussare gli fece aprire un occhio. Chi cazzo
viene a rompere le palle alle…11 del mattino?! Pensò guardando il fascio di
luce rosso che la sveglia proiettava sul soffitto.
“fanculo..” Fu la debole risposta.
Un rumore violento, come se la porta fosse stata strappata
dai cardini e un frastuono affrettato di passi lo tirò giù dal letto.
“Leroy Banks? Hai qualcosa che cerchiamo” mormorò la voce
secca di un uomo.
Il pilota guardò ad occhi granati lo storditore elettrico
che veniva puntato a pochi centimetri dalla sua
faccia.
Alzò lo sguardo sul cacciatore e sugli altri tre che lo
osservavano impassibili.
“Che…chi siete voi?” domandò mettendosi a sedere con
cautela, cercando di evitare la scarica elettrica da 220 volts che pulsava bruciante sulla punta dello storditore.
“Il soggetto...dov’è?”
Leroy lo fissò come se gli avesse appena chiesto di fare
sesso con lui “Soggetto?” domandò con voce sorpresa.
Il cacciatore lo fissò per un attimo e lo colpì di piatto
con il bastone facendolo cadere dal letto.
“Ma che cazzo…non so di che cazzo
parlate!”esclamò tenendosi la guancia colpita.
Con poca grazia il cacciatore lo tirò su e lo scrollò
violentemente “la ragazza, dove l’avete nascosta?!” sibilò torvo.
Leroy spalancò gli occhi: lo sapeva che avrebbero avuto dei
problemi per colpa di quella sciroccata!
“Allora?!” il tono si fece ancora più basso e minaccioso. Il
pilota sentì un lieve pizzicore alle narici quando gli puntò di nuovo lo
storditore sul viso.
“E’ andata via…col mio collega..”
Mormorò in fretta maledicendosi per aver messo nei guai Harlan.
Il cacciatore lo gettò contro a parete voltandogli le
spalle. I tre compagni lo seguirono dopo avergli lanciato qualche altra
occhiataccia.
Leroy si alzò togliendosi il sangue dal naso. Si precipitò
nel piccolo salotto trovando la porta letteralmente in frantumi.
“Marilyn presto, chiama Harlan!”
gridò al computer centrale che governava la casa.
“Buongiorno anche a te Leroy, dormito bene?” la voce ironica
del computer lo fece andare su tutte le furie. L’interfaccia di MarilynMonroe gli apparve
davanti agli occhi. “subito, amore” rispose ammiccante.
Il videofono ronzava inutilmente nell’appartamento vuoto. Il
cacciatore lo guardò con aria divertita. Non aveva certo perso tempo l’amico.
Girarono per l’abitazione frugando dappertutto, cercando
eventuali tracce del soggetto Amora.
Uno specchio in frantumi. Uno strano marchingegno. Due tute
bordeaux.
Il cacciatore sollevò la più piccola e la annusò sorridendo.
Odore di donna.
“E’con lui” mormorò agli altri
compagni che lo fissavano in silenzio.
Si sedette sul divano di duremar,
posando lo storditore accanto a se e incrociò le gambe inguainate di una tuta
marrone scuro. Il micetto balzò dalla finestra aperta sul pavimento. Il
cacciatore lo guardò soddisfatto…gli erano sempre
piaciuti i gatti.
Proprio in quel momento Amora stava salendo col
montacarichi. Aveva fatto un giro rapido della città ma pullulava di poliziotti
e il timore di farsi scoprire era troppo. Potevano aver già diramato un ordine
di cattura.
Quando arrivò davanti alla porta
distrutta, arretrò di qualche passo…che era successo? Dei ladri? Avevano fatto del male ad
Harlan?!
Entrò come una furia in casa e si trovò di fronte a tre
cacciatori che l’aspettavano con gli storditori in
mano.
Amora osservò spaventata quello che sembrava il capo che giocava
con il micetto. Si alzò, dopo averlo poggiato a terra e le andò in contro.
Amora cercò di scappare ma si ritrovò accerchiata “che volete…da me?” mormorò con una vocina
tenera che li fece uggiolare.
“Che tesoro, sicuro che la dobbiamo
portare dal tedesco?” domandò uno dei cacciatori alzandole il viso con il
bastone.
“Abbassa quell’arma..”sibilò il
capo osservandola da capo a piedi. Amora stava per urlare quando la strinsero
in un cerchio “non ho fatto niente..” Mormorò sul
punto di piangere.
“Amelia Stokes? Devi
venire con noi!” esclamò duro, incutendole una paura del diavolo.
“Amelia...mi chiamo così?” gli chiese stupita.
Senza una parola il cacciatore la afferrò
facendola urlare “lasciatemi,non
ho fatto niente!”
“Ti portiamo da alcuni amici” grugnì il capo mentre la
ragazza si dibatteva per liberarsi.
All’improvviso, una gomitata allo stomaco del più vicino lo lasciò
sbalordito.
“Fottuti
idioti! Guardate che casino che avete combinato!”
Amora urlò, indicando i frammenti della
porta “cazzo!Adesso pulisci tutto con la lingua!”esclamò al cacciatore
guardando male gli uomini attorno a lei.
Si guardarono l’un l’altro. Il capo
col suo vistoso tatuaggio sul viso che saliva dal collo le si avvicinò
minaccioso“ripeti un po,’ ragazzina…”
Amora lo spinse via con le mani. “hai sentito bene, stronzo
tatuato! Prendi la ramazza e metti a posto sto
bordello che hai creato!!Non è casa mia, questa!”
L’uomo rise divertito scrollando la testa. “ di questo non
ci avevano fatto parola…” Mormorò rivolto ai suoi uomini.
“Hanno detto qualcosa riguardo alla mancanza di lingua?” gli
chiese uno facendolo ridere.
Amora lo fissò sprezzante, con un ghigno
sul viso “non fare lo stronzo con me...potresti farti molto male” sibilò
girandosi verso il secondo, cercando di ferirlo.
Con un grugnito di disprezzo, uno storditore la colpì e una
violenta scarica la attraversò lasciandola senza parole.
Pianeta 2, alloggio
privato di EricCage
L’ingegnere fece un balzo verso il computer quando cominciò
ad emettere impulsi sonori.
Amelia aveva avuto un’ altra
crisi…stavolta più violenta del solito!
Un’extrasistole ventricolare! Scompenso cardiaco,
pausa compensatoria, ventricoli rigonfi di sangue, ridotto periodo
diastolico, gettata sistolica quasi assente….una
violentissima scossa elettrica!
Cristo, ha preso la
corrente?!
Si tolse gli occhiali, portandosi una mano al cuore. Non
poteva permettere che la piccola Amelia morisse!
Cerca
un’altra soluzione...pensaEric, pensa! Trova un altro modo!
Improvvisamente le funzioni vitali della ragazza si
azzerarono. Che sta succedendo?!
Kennedy Street
Amora urlò, cadendo a terrae rotolando su se stessa. La scarica elettrica aveva distrutto il chip che
portava sottopelle e rivelava le sue funzioni vitali.
E, cosa ben più grave, interagito
col dispositivo nel suo corpo.
Le urla furiose della ragazza li lasciarono esterrefatti
“che cazzo le succede?” sibilò il capo guardandola: aveva la bava alla
boccae gli occhi iniettati di sangue.
“Forse non dovevamo usare la corrente” mormorò uno serafico.
Il boss lo fissò male “potevi darle
un cazzotto!”
Si chinò sulla ragazza scrollandola “ehi datti una calmata”
le disse con fare nervoso “legatela e portatela da tedesco” ordinò loro mentre
la tenevano in tre per farla stare buona.
Un gemito strozzato fece voltareil cacciatore. Amora era saltata addosso ad
un suo uomo e stava cercando di strangolarlo. Come gliela staccarono
di dosso, la ragazza si avventò sugli altri due.
Il cacciatore prese
lo storditore mentre i suoi uomini lottavano con lei.
Con un violento schiocco, il collo di uno si ruppe,
lasciandoli esterrefatti. “Ma chi è sta belva?!”
urlarono allontanandosi da lei.
Con un ghigno poco raccomandabile, Amora scappò attraverso
la stanza di corsa, saltando sulla moto parcheggiata nell’immenso terrazzo di
Harlan. Una lieve pressione del pedale e il mezzo si sollevò
in aria lentamente.
Li guardò uno per uno ringhiando come un animale. La moto sparì nel cielo, mente il cacciatore tatuato la guardava
allontanarsi. “Ha preso la mia moto” mormorò nervoso. Un cenno del capo e una
diecina di Stormspaces solcarono l’aria a tutta velocità, sfrecciando fra i
palazzi ristrutturati e le macerie dei ponti post-terremoto.
“Rapidi e precisi” mormorò nel casco nero che indossava.
La piantina della città redigitalizzata,
si rifletteva sullo schermo interno, indicando in rosso pulsante i palazzi.
Attivò lo scanner ad alta precisione. Una
figura verde davanti a lui, con una grossa macchia bianca al centro del corpo.
“Trovata!”
La moto di Amora schizzava fra i
ponti crollati e le rottami delle macchine…quei maledetti le stavano addosso e
non si decidevano a mollarla. Sterzò all’improvviso per evitare il cadavere di
un grattacielo che le si era parato di fronte.
L’adrenalina pompava violentemente nel suo corpo, rendendola incapace di
ragionare. Aveva la vista sfuocata e il respiro ansante. I polmoni non riuscivano a riempirsi d’aria...stava per avere un
collasso!
Sorvolò a bassissima quota la via centrale, sfiorando quasi
le macchine. Gli automobilisti cacciarono fuori la testa dai finestrini, incuriositi,
ma la ritirarono subito, vedendo uno stormo di Stormspaces
su di loro.
Urtò violentemente contro un albero e fu sbalzata via dalla
moto, che continuò il suo volo parabolico e si schiantò a terra.
Stava per morire! Da quell’altezza, si sarebbe schiantata di
sicuro!
”Nooo!” urlò, lottando contro il
dolore che sentiva nel corpo. Improvvisamente la sua corsa fu arrestata. Piombò
addosso ad un cacciatore che imprecò per l’urto.
“Ti lascio cadere, se rifai la stronza come prima!” la
minacciò dall’interno del casco protettivo.
Amora lo guardò sentendo il dolore che passava e la rabbia
che sbolliva, lasciandola esausta. Annuì appena, mentre volavano verso il covo di Ingo e Audrine.
Palazzo di Ingo e Audrine
Dall’altra parte della
città
Amora guardava spaventata il tedesco e la donna francese
accanto a lui.
“Che volete da me?” mormorò con
voce stremante, stringendosi nella sedia sulla quale il cacciatore l’aveva
piazzata.
“Siamo tuoi amici Amelia, dobbiamo portarti sulla Dawn” le
disse la donna, cercando di mantenere la calma. Avere una bomba vivente dentro
casa non era certo il massimo!
“Amelia...?” borbottò la ragazza fra se e se “è il mio vero
nome?” domandò con voce flebile all’uomo che continuava a girare per la stanza
spoglia.
“Amelia Stokes: 26 anni, altezza 1.68,
peso 53 kg, laureata nel 2086 alla facoltà di Biologia dell’ Accademia
di Scienze Umane” recitò meccanicamente la francese col suo caratteristico
accento europeo, mentre leggeva la scheda della ragazza.
Amora la guardava quasi sorridendo: adesso avrebbe potuto
rispondere alle domande di Harlan!
Il suo sguardo si adombrò ripensando al pilota. Chinò la
testa depressa...Harlan...
La voce profonda del tedesco le fece
alzare gli occhi all’improvviso“mettiti questa e preparati a partire” le disse
lanciandole una tuta nera con le decorazioni…un pilota di classe J, pensò Amora
guardandola.
“Perché devo andare sulla stazione?
Me lo sapete dire?” domandò aAudrine
che le restava sempre alla larga.
Ingo si voltò verso di lei con un sorriso poco raccomandabile
“certo bellezza…il tuo compito è quello di farla esplodere”
Pianeta2
Alloggio privato
Dottoressa ArmonyRydell
La donna lasciò cadere il comunicatore con due dita. Bene!
Era estremamente soddisfatta!
Il soggetto stava per partire, era
questione di poche ore. Un viaggio di tre giorni e poi…BOOM!!!
Quell’incompetente di Cage voleva
mandare all’aria l’esperimento ma aveva pensato lei, a metterlo fuori gioco!
Non l’aveva ucciso, solo reso inoffensivo. Quando aveva scoperto che stava organizzando il suo
trasferimento sulla Dawn, non aveva perso tempo. Una bella botta in testa e
‘riposo forzato’ nel suo alloggio.
La donna si alzò dalla scrivania sfoderando un ampio
sorriso. Uscì nel corridoio stretto e semibuio della prigione a testa alta. Le
telecamere la inquadrarono per un breve momento. Entrò nella stanza del
collega. Stava dormendo.
Un sonoro ceffone lo svegliò bruscamente.
“La piccola Amelia sta per partire.” Lo avvertì con voce
divertita.
Cage la guardò
con odio “non t’avessi mai dato retta!”
Rydellrise,
sollevando le spalle “non avevi altra scelta. O
così o papà tagliava i fondi. E poi come avresti mandato
avanti i tuoi sciocchi esperimenti?”
L’ingegnere ebbe un moto d’ira ma fu costretto a tacere.
Quella donna lo teneva per le palle.
Forse avevano trovato il modo di ripopolare aree distrutte
dal terremoto, per rendere la Terra nuovamente vivibile. Avevano bisogno di
fondi. In qualsiasi modo!
L’esplosione della Dawn avrebbe accelerato le cose, senza il
controllo repressivo dei governatori.
Penny si vestì lentamente, molto lentamente.
Continuava a ripensare a quella frase. Le sue guance si colorarono di rosso
mentre il cuore accelerava i battiti.
Un bip bop improvviso e Chris si materializzò di fronte a lei.
“hai una chiamata principessa, stavolta è Nora” la avverti sedendosi
metaforicamente su una sedia a dondolo laccata di bianco che aveva
scovato fra le macerie di un palazzo qualche anno prima. Ci aveva speso
parecchio tempo per metterla a posto. Penny ne andava
fiera.
“Passamela” mormorò riscuotendosi dal suo dolce torpore. La
voce di Nora la investì in pieno “ti se già alzata? Speravo di tirarti giù dal
letto!”
La ragazza sorrise, un sorriso
molto dolce sulle labbra “cui ha pensato Harlan” le disse stringendo il suo cuscino
preferito.
“Cosacosa?
Ripeti e lentamente!” le disse sorpresa “”è venuto a casa tua? “
“Si.. si voleva scusare ..e poi...Nora..”
Arrossì vistosamente, facendo un attimo di silenzio “penso
che lui…cioè lo spero…si è accorto che sono cambiata…e ha detto che questa
nuova Penelope gli piace molto” finì imbarazzata saltellando un po’ sul letto.
Un urlo di felicità provenne dall’ologramma, mentre la rossa
si gettava il cuscino in faccia per la vergogna.
“E poi? Che è successo?“ insistette
la voce felice dell’amica.
“Niente...se n’è andato..”
“Tutto qui?!”
“Già..”
Penny gettò da parte il cuscino, alzandosi e girando per la
stanza, raccogliendo il vestito per metterlo in una stampella “una volta
pensavo che fosse sensuale come il cemento che cola…ora non lo so più.” borbottòa bassa voce chiudendo la boccetta del
profumo che si espandeva leggero per la stanza
“Bene! Sono contenta! A quando le nozze?” la prese in giro
l’amica afferrando l’aspirapolvere silenzioso e passandolo sul tappeto del
salotto.
“Non prendermi in giro…non vuol dire niente”
Con un fremito ripensò a quando l’aveva sentito eccitato e
le scappò un mugolio.
Il campanello dell’abitazione la disturbò “aspetta, ho
qualcuno alla porta.”
Quando
l’aprì restò ad osservare Harlan appoggiato allo stipite.
Lo guardò in silenzio mentre lui la squadrava “si?” domandò
a voce bassa tirandosi indietro i capelli ancora arruffati
“ti va di pranzare insieme?”le domandò muovendosi un po’ a
disagio sulle gambe..
Penny vide lo sguardo che vagava sulla porta e non su di
lei. Le mani che tormentavano le tasche dei simil - jeans. Lo faceva quando era teso o in
imbarazzo.
“ok”
Dinner Station Blu Lagoon
Ore 13:05
Seduta al tavolo del Blu Lagoon,
Penny guardava il menù senza vederlo. Le fremevano le mani per il nervosismo.
Continuava a grattare la tovaglia con le lunghe unghie rosate, mordicchiandosi
l’indice della mano sinistra.
Che voleva dire quell’ invito? E perché era così
agitato? La stava facendo impazzire!
Harlan la guardava di sottecchi dandosi dello stupido. Aveva
fatto pochi metri e si era fermato a guardare il complesso di palazzine rosate
dove viveva la sua amica. La voglia di stare con lei l’ aveva assalito con
forza ed era tornato indietro.
Non sono più tanto sicuro che sia veramente
solo un’amica.
Lasciò cadere per sbaglio il tovagliolo e dovette chinarsi
per raccoglierlo. La visione delle gambe scoperte della ragazza lo mandò ancora
più in confusione.
Calma, respira…
“Harlan..”
Un violento sobbalzo lo scuotè
sentendosi chiamare “cosa?!” le domandò con voce dura.
Penny lo guardò sorpresa “ma stai
bene?”
“Si, certo...benissimo!” borbottò girandosi dal un lato e
continuando a guardare il menù...che cavolo ti è saltato
in mente di invitarla a pranzo?!
La cameriera si avvicinò con un sorriso e un palmare per le
ordinazioni. In fretta le sciorinarono le prime cose che lessero sul menù.
Imbarazzo. Tensione.
Penny guardò accanto a sé, giocherellando con i fiori
artificiali al centro del tavolo.
Harlan si concentrò sulla punta delle scarpe muovendosi a
disagio.
“L’hai già montato il giocattolino che ti ho regalato?” gli
chiese in tono svagato mentre il cuore la martellava nel petto.
..sembra che stia per scappare fuori..
“certo..” Le rispose tacendo subito.
Bravo! Ben fatto! Inventati qualcosa e in
fretta!
Un nuovo silenzio calò al tavolo. Si lanciarono un’occhiata
nello stesso instante, restando a guardarsi.
“Penelope..”
La sua voce bassa le carezzò l’orecchio gentilmente,
facendole assumere un’aria dolce che la lasciò sconvolto “ho sempre pensato che
tu fossi attraente come un sottaceto..”
Che cazzo le stai dicendo,
idiota?!
“Lo so…la malta che si asciuga mi stimola molto più di te, sessualmente
..” Ribattè la ragazza seria
che - cosa - diavolo - stai – dicendo?
“Penny…”
Harlan prese aria, iperventilando, quasi “penso…ma è solo
impressione, non ne sono tanto convinto..”
La ragazza si sporse verso di lui, poggiando le braccia nude
sulla tovaglia e le mani unite in una sorta di preghiera. “continua..” Mormorò
un po’ imbarazzata.
Con un grugnito di frustrazione le afferrò le mani facendola
impallidire. L’espressione sofferente che aveva in quel momento, la lasciò
senza parole.
Il cervello del pilota stava fondendo sotto la miriade di
cose che avrebbe voluto dirle. Mentre cercava il modo
giusto per cominciare, restò incantato a guardare la piega sorridente delle sue
labbra e gli occhi chiari che lo riflettevano. “Ti arrabbierai...lo so..”mormorò portando la sua mano alla bocca e deponendovi un
bacio sopra.
A quel contatto il cuore della ragazza perse un battito e il
panico la invase “se non ti sbrighi a dirmelo, ti rovescio la saliera in testa!”esclamò
tremando per l’agitazione.
Un ringhio di nervosismo lo fece esplodere. Le lasciò andare
la mano sbattendo le sue sulla tovaglia “Brutta... disgraziata” borbottò nella
sua direzione mentre Penny lo guardava con un broncio avvelenato
“Tu non puoi cambiare così dall’oggi al domani e pretendere
che io me ne accorga e rimanga impassibile!”esclamò
facendo allontanare in tutta fretta la cameriera che giungeva con le pietanze.
“Dall’oggi al domani? Ma sei
impazzito?!” gridò ad alta voce la ragazza sporgendosi verso di lui “Tu non ti sei
mai accorto di niente! Idiota! Un motore a reazione è più
attraente di una donna, ai tuoi occhi!” lo accusò facendo girare la
gente incuriosita.
“Non è vero...ma almeno stanno zitti e non dicono vaccate
come fai tu! Sei una piaga, Penelope!”
“Deficiente! Ti ricordo che mi hai invitato a pranzo tu
e che mi sei piombato in casa stamattina presto per chiedermi un favore dopo
avermi bidonato la sera precedente!” Sbottò
innervosita tirandogli il tovagliolo in faccia.
Harlan lo afferrò e glielo ritirò “avevo i miei buoni motivi,
te l’ho spiegato!” esclamò sentendosi tremendamente in colpa.
“E adesso che cavolo vuoi da me? Se non ti sta bene come sono diventata puoi anche andartene
al diavolo!”ribattè furibonda.
Brutto stupido...idiota!
Si affrettò ad uscire dal locale mentre Harlan guardava il piatto
e cercava di capire come si fosse cacciato in quel casino!
Ma perché sono così stronzo?
La cameriera li guardò uscire e gli corse dietro “ehi… il conto!”sbraitò
sulla porta.
Penny camminava rigida e sentiva gli occhi pungere di
lacrime, con una sensazione terribile addosso.
Stupido cretino!
E lei che pensava che le stesse per dire chissà cosa!
Harlan le andava dietro nervoso, affrettandosia raggiungerla. Quando
fu al suo fianco, la fermò prendendole un polso
“Sei peggio della peste!” sbottò guardandola male.
“togliti dalla mia vista, becero animale!”
Harlan la lasciò andare all’istante “mi hai fatto fare una figuraccia la dentro”
“Non me ne frega niente” sbottò di rimando la ragazza
incrociando le bracciae mettendo il muso.
“Ce ne siamo andati senza pagare il conto”
“Sai che me ne importa!”
Lo sguardo del pilota si addolcì mentre la guardava “e non mi
hai lasciato finire..” Mormorò girandola dalla sua
parte.
Con uno sbuffo, Penny si voltò di tre
quarti “tanto dici solo baggianate” decretò con stizza.
Si voltò verso di lui completamente. “devo andare allo spazioporto adesso, la Virago faceva un brutto rumore
nell’ultimo volo e devo dare una controllata al motore”
Harlan la guardò sospirando”ti posso dare una mano o rischio
di farmi laserizzare da te?” le chiese cambiando
discorso.
L’occhiata sarcastica che gli rivolse lo mise in allarme “ma
si va...con un genio dei motori come te, al prossimo viaggio gliela faccio fare
sotto a queicoglioncelli
ricchi!” esclamò con un sorriso cattivo.
“Mi farai mettere le mani nel tuo motore?!” le domandò
sorpreso.
Quella frase le suonò troppo a doppio
senso …stai messa male!
“Se farai il bravo potrai passarmi gli attrezzi e stare a
guardare” Penny sorrise, soddisfatta d’aver evitato una situazione estremamente imbarazzante. Tanto Harlan era un caso
irrecuperabile!
Kennedy Street
Leroy continuava a chiamare Harlan senza risultato. Che stronzo, portarsi appresso il cellulare
mai, eh?!
Quando giunse al Ponte si affettò a
salire. Quel montacarichi va sempre
troppo piano per i miei gusti!
La porta devastata della casa lo mise in allarme. Non c’era
nessuno. Era completamente vuota!
L’avranno già presi?!
Fece un rapido giro per le stanze e la
visione dello specchio in frantumi gli fece sgranare gli occhi. Che cazzo era successo la dentro?!
Senza pensarci chiamò Penelope. Attaccò dopo parecchi
squilli.. non rispondeva nessuno! Fanculo! Che posso chiamare…chi?
Spazioporto, Sala motori della
Virago
“Passami la chiave tre”
Penny allungò una mano verso Harlan che la fissava con uno
sguardo sofferente negli occhi“ ti ci vuole la due” ribattè serio.
“E tu passami lo stesso la tre! Se ci va la due, farai il doppio sforzo di allungare la
manina verso di me!” ribatté scuotendo le dita nell’aria.
Povera nave, che ti sta facendo…sospirò il pilota guardando l’ interno caotico
eppur ordinato della Virago.
Un forte odore d’olio e di colla bruciata gli entravano
nelle narici, ma Harlan c‘era abituato. Passava più tempo nella sala motori
della Klondike che a casa sua.
“Passami la due” mormorò la voce imbronciata di Penny “e sta muto!”
“Non ho detto niente!”esclamò il pilota soddisfatto d’aver
ragione. Seduto in terra, rigirava il trapano osservando quando fosse rovinata la punta “ma guarda tu come l’hai ridotto!”
le disse indicandolo e distraendola. La conduttura che
stava premendo si ruppe del tutto, inondando la tuta della ragazza di olio
freddo.
“Porca miseria!” Esclamò cercando di tapparlo con un dito.
Si guardò addosso e sbuffò! Quella ormai era da buttare!
“Meno male che era freddo, ti potevi ustionare!”la
rimproverò infilando un braccio nella grata aperta accanto a se e chiudendo il rubinetto.
La pressione calò e Penny poté togliere la mano
“Bla la bla!
Ma quanto sei bravo! Cerca di capirci qualcosa tu,
dentro a sto casino!” ribattè innervosita. Prese uno
straccio per togliersi l’olio di dosso ma ci rinunciò. “al diavolo!” esclamò tirandolo
in terra.
Solitamente non era così sbadata e andava fiera della sua conoscenza
dei motori delle navi ..perchè adesso combinava quei
casini uno appresso all’altro?
“Posso toccarlo sto diodo o rischio il linciaggio?” la
sferzò ridendo.
“E toccalo! Ma
con grazia e delicatezza!” lo minaccio con la chiave in mano.
Penny lo osservò per un attimo, mentre canticchiando,
svitava cose che aveva appena avvitato e ne ritoccava altre “se togli la
resistenza qui, il flusso non viene ammortizzato e ti
salta l’impianto!” le spiegò sottovoce, indicando uno per uno i suo
aggiustamenti .
“ah..già è vero..”convenne improvvisamente distratta. Harlan la
guardò mentre si sporgeva sopra il suo braccio “non lo ricordavo..” Affermò girandosi e afferrando di nuovo lo straccio per togliere
l’ olio che andava colando anche sulle mani di Harlan
“E’ inutilizzabile “le disse vedendola distratta.
Penny guardò il panno sporco e annuì “già...è vero..” Mormorò restando a fissarlo.
Il pilota lasciò perdere il lavoro che stava facendo…forse
era un momento buono “Penelope..”
Lei s’inginocchiò presso la cassetta degli attrezzi, rimettendo
a posto le chiavi una ad una “non hai offeso il mio
orgoglio, non me la ricordavo quella faccenda della resistenza.” Borbottò con
voce tesa.
Non ricordava uno dei
suoi argomenti d’esame?! Pensò Harlan alzando un sopracciglio.
La vide sbuffare, non riuscendo a far combaciare tutti i
pezzi “lascia stare lo faccio io..” Le disse
accostandosi alla ragazza.
“Fai!” esclamò mollando di colpo la roba a terra “tanto sei
più bravo di me!
“Penny!”
Gli occhi della ragazza erano immensamente tristi.
Guardandola il pilota non poté fare a meno di accarezzarla
“posso finire il mio discorso? “
Penny sussultò sentendosi toccare e si spostò “che discorso?
Non ricordo..” Mormorò guardando davanti a se.
Nell’ immenso motore della nave si sentivano solo i loro
respiri.
Nessun rumore proveniva dall’esterno. Erano scesi nel cuore della Virago...completamente isolati dal resto del
mondo.
“Non mi ero mai accorto di quanto fossi
bella..” Le disse piano facendola sgranare gli occhi. Lo guardò come se fosse
impazzito “Cos’è… una nuova tattica per distrarre l’avversario e metterlo al
tappeto?” gli chiese ridacchiando per l’imbarazzo.
“Te le do, se non mi lasci finire!” la minacciò nervoso e
imbarazzato.
“Hai finito! Hai detto la cazzata delle 15:30!”
esclamò sventolandogli l’orologio in faccia.
“Penny...sii seria per un attimo. Lo so cheè chiedere troppo, i tuoi neuroni non sono
abituato ad un tale sforzo..” La punzecchiò depresso...è molto più difficile di quanto pensassi!
La ragazza lo guardò agitata “ok..”
Mormorò di sfuggita ”Che problema c’è se sono un po’
cambiata?”
“Mi piaci”
Quella frase, gettata avanti senza paracadute, la fece
traballare.
Penny tirò le gambe a se “ah..”mormorò
sentendo lo stomaco che si contraeva e un coro di alleluia nella testa.
“Tutto qua?! Io ti dico che mi piaci e tu dici ‘ah’?!”
“Sto per vomitare..” lo avvertì con gli occhi socchiusi.
“Andiamo bene!” sospirò il povero Harlan scuotendo la testa
“lo sapevo che era una cazzata dirtelo. Fa finta di niente, sei una maestra
nell’arte!” le disse girando nervoso per il cubicolo stretto.
Penny lo guardò cercando di assorbire la notizia. “tutto ciò
è assurdo…”
“Non è assurdo! Succede!” esclamò il pilota imbarazzato “o
almeno penso che succeda..”
Si grattò la testa sporcandosi d’olio e sedendosi accanto a
lei “è così grave?”
La ragazzaposò la testa sulla sua spalla guardando il nulla “no…” mormorò
a bassa voce “ti ho sempre classificato come uno appena sceso dal pianeta degli
infrequentabili…eppure… mi piaci anche tu” affermò con voce tesa.
S riscosse sentendosi troppo a disagio “che stress! Mi sento
una ragazzina di sedici anni alla prima cotta!” borbottò imbarazzata “meno male
che hai evitato di passarmi il foglietto con l’opzione
‘si’ ‘No’..penso che avrei
dato di matto del tutto!”
Il pilota la guardò sorpreso “se?”
“E si..” Mormorò annuendo con una
smorfia.
Tornò seria quando si voltò leggermente verso di lui “che si
fa adesso? Cioè adesso che cambia? Che
succederà? Ci giureremo amore eterno come in quei film strappalacrime che non
sopporto ..o…che?”
La sua voce lo investì come un fiume in piena. La vide
alzarsi e girovagare nervosa “che stupidaggine...mai capito l’amore, io!”
Harlan la guardava agitarsi senza battere ciglio. Tipico di Penny!
La ragazza continuava il suo monologo senza filarlo “non che sia mai
stata innamorata, in effetti
Penny continuava il suo monologo senza filarlo “non che sia mai stata innamorata, in effetti! Ho una sorta di
simpatico distacco verso l’amore...se arriva bene, sennò amen! Non me ne faccio
un cruccio!” ribatteva seria adesso che succede? Si esce insieme, si fanno i piccioncinipuci mici, scambiandoci stupidi messaggi smielosi via mail?! San Valentino! Voglio ridere a San
Valentino! Quella festa idiota ancora non l’hanno
tolta e il rosso neanche mi piace!”
“E’ colpa di questa maledettissima vena dolce che ho
scoperto recentemente! Dovrò andare dall’ angiologo per farmela togliere!”
“O dio mio” sospirò Harlan esasperato
e divertito senza riuscire ad interromperla.
“T’ immagini una telefonata ‘ciao mamma, si
certo che sto bene, anche Harlan sta bene, no, non te lo posso passare perché
sta dormendo nel mio letto?!”
Il torrente di parole cessò con quella frase.
Il volto della ragazza diventò di un rosso paonazzo. Si
tappò la bocca imbarazzata.
“Hai finito?” le chiese Harlan guardandola: in effetti il pezzo del letto era devastante al solo
pensiero.
La ragazza annuì, schiarendosi la
voce...niente da fare, non riusciva a parlare.
“E’ una figata messa così, eh?” gli chiese mezza ironica.
Harlan scrollò la testa con un sorrisetto
divertito “una vera figata ” assentì guardandola.
Penny si alzò rigida “ok…qua abbiamo
fatto. Se sono finite le grandi dichiarazioni, io me ne andrei
a mangiare prima di svenire per ipoglicemia“
Harlan annuì alzandosi a sua volta…la vide
tesa, mai vista Penny più tesa, neanche all’esame per la specializzazione era
così nervosa.
Le afferrò una mano costringendola a fermarsi e la tirò a
sé.
La ragazza non lo guardò mentre il respiro le mancava
all’improvviso. “Non vorrai mica baciarmi? Non lo sopporterei, dopo un tale
teatrino..” Affermò con voce atona, sentendo le lievi
carezze sulla schiena. Mi sta venendo un
infarto!
“Sai qual è il tuo problema?” le chiese mezzo serio.
“Dimmi il mio problema..” Sospirò
affranta, cercando di non fargli vedere quanto fosse
agitata.“Tu li fai scappare, gli uomini è per quello che sei una vecchia
bisbetica” affermò, posandole le braccia sulle spalle e arrivando a pochi
centimetri dal suo volto.
“Ma se me li fai scappare tutti tu..”replicò
guardandolo appena col cuore che le batteva come un tamburo.
“Senti chi parla..”
Che fa? Si avvicina? Mica
mi vorrà baciare?!
“E ti ricordo che il nostro unico
bacio è stato un disastro” ribattè con voce fievole sentendo il suo respiro che
la accarezzava.
“Non avevamo neanche 16 anni..”le
ricordò avvicinandosi alle labbra socchiuse della ragazza.
“Io avevo 16 anni…idiota, neanche le cose ti ricordi”
borbottò cercando di evitarlo “io ero incapace a baciare, ma tu non avevi
scuse” lo accusò mentre le accarezzava i capelli morbidi facendole un solletico
tale da farle venire i brividi lungo la schiena.”e smettila..”
Sussurrò sentendo decadere il tono bellicoso.
“Mastarai
mai muta?” le chiese alzandole il viso verso il suo e fissandola negli occhi
azzurri.
“Mai..”sussurrò toccandolo
esitante. “non qua dentro..” Mormorò a disagio “ti
ecciteresti più l’odore di gomma bruciata che per me”
Harlan la lasciò andare mezzo depresso
“Penny…” S’interruppe sbuffando…e
che cavolo però!
Il loro ‘idillio’ fu interrotto da
un violentissimo scoppio e una vibrazione che gli fece perdere l’ ‘equilibrio. Si guardarono increduli“Ma cos’era? Una bomba?” domandò Penny
allarmata.
“Non lo so...andiamo a vedere”
Raggiunsero il portello in fretta; mentre saliva le scale,
Penny non riusciva a fare altro che pensare a quanto fosse stupida. Appena
emerse dalla sala motori scorse la figura di Amora con
i cacciatori. “Harlan…è tua amica” gli
disse sottovoce “e c’è parecchia gente strana con lei”
Il pilota si affacciò appena “cristo!” Sussurrò tirandola
verso la parete scura “non cacciatori di taglie…che diavolo ci fanno qui?”
Penny lo guardò allarmata “vuole
che la porti sulla Dawn, per quello è qui!” affermò
sicura.
Preverte non rispose limitandosi a stringere i denti.
“Ce la porto io…tu nasconditi” gli disse allontanandolo
dall’uscita
“Come ce la porti tu? Ma sei
impazzita ?! “ le sussurrò cercando di fermarla.
“Fammi fare a modo mio!”
Harlan la guardò come se fosse ammattita “ma Penny..”
Un mugolio d’insofferenza e la ragazza schizzò
fuori dalla Virago, camminando deciso verso la Amora.
Quando la vide, la brunetta assunse
un’aria pericolosa “ciao… Penny!” esclamò andandole incontro.
Penelope guardò dietro di lei e vide i cacciatori e i due
tipi in tuta nera. Piloti come me? No..quelli
lei non li aveva mai visti.
“Dov’è Harlan?” le chiese a bassa
vocesquadrandola dall’alto in basso.
“Non l’ho visto” affermò nervosa. Un tipo alto dietro di lei
aspettava sbuffando e parlottando con una bionda dall’aria europea…ma chi diavolo sono
quelli?
Vide i cacciatori accerchiarle mentre parlava con Amora. Girò su se stessa nervosa...quelli non le piacevano per
niente. In più una folla di spettatori si stava radunando e li osservavano in
silenzio.
“Mi serve un secondo…tu verrai con noi” le disse il tipo alto afferrandola per un braccio.
“Andiamo forza!” la strattonò con poco garbo verso la sua
astronave. Penny imprecò dentro di se.
“ La Virago è in manutenzione dovremmo prendere ..”
“Prenderemo quella!”esclamò Amora
indicando la klondike ormeggiata poco lontano.
“Ma quella nave…” cominciò la
ragazza a disagio: pilotare il giocattolino preferito
di Harlan era come nascondergli i biscotti al cioccolato. Avrebbe dato di
matto!
“Me ne frego che non può fare la tratta! La faremo lo stesso!” le disse spingendola verso il cargo.
Si imbarcarono in pochi minuti. Penny
guardava i comandi perplessa…erano un po’ diversi dal
quelli della Virago.
La bugia aveva sortito l’effetto
desiderato: con la Virago avrebbe impiegato poco tempo per andare sulla
stazione, mentre con la Klondike ci avrebbero messo quasi 4 giorni.
In più la polizia aerospazialeavrebbe tentato sicuramente di abbatterli.
Questo aumentava la possibilità di essere tratta in salva. Non l’avrebbero uccisa, era necessario essere in due per pilotare
le astronavi. I pilota automatico non effettuava le
manovre di attracco o partenza.
“Poche storie e niente scherzi!” la avvertì il tedesco sedendosi
accanto a lei.
Penny annuì preoccupata…era meglio dargliretta a quei tipi, se non voleva rimetterci
la pelle!
La rossa guardò il sedile sul quale era seduta con una
smorfia divertita…era sicuramentedi Harlan, pensò vedendo le impronte
degli stivaletti sul sedile. “stupido.”sussurrò a bassa voce allacciandosi la
cintura.
Per distrarsi cominciò a pensare agli eventuali lati positivi: era da un sacco di tempo che voleva mettere le
mani sulla klondike e ora ne aveva l’occasione. Se gliela tiro, Harlan s’incazzerà a morte!sghignazzò dentro di sé, cercando di non pensare alla
presenza inquietante di Amora alle sue spalle che dava di matto, imponendole di
sbrigarsi.
“Un attimo, i comandi sono leggermente differenti…” la pregò
con voce dura.
Amora la guardò furiosa “stammi a sentire, bellezza!”esclamò afferrandole i capelli “già non
mi sta bene averti vista appiccicata al mio amore…non farmi arrabbiare
ulteriormente!” le disse girandole il collo fino a farle male.
Penny annuì, maledicendo il buon cuore di Harlan…quello e il cervello del piano di sotto! Sto
deficiente! E’ colpa sua se sono in questa situazione.
Con decisione premette il pulsante verde che Harlan aveva
segnato con una grossa freccia…se non è
questo sclero!
Dopo qualche secondo i propulsori per il decollo verticale
si attivarono…dio, ti
ringrazio! Pensò Penny
sospirando.
“Ma che razza di comandi!”borbottò Ingo
accanto a lei
“Le migliorie di Preverte!”esclamòla rossa divertita. I propulsori rombavano...erano arrivati al numero di giri massimo.
“Si va!”esclamò Penny tirando la cloche...ma che diavolo, sentiquant’è dura!
Il cargo si alzò lentamente mentre i
jet posteriori mandavano fiammate all’idrogeno.
Leroy giunse di corsa allo spazioporto
mentre tutti i suoi compagni lo guardavano esterrefatto
“Ma se tu sei qui, chi c’è sulla
Klondike?”
“C’è Penny...con quella pazza!” esclamò Harlan disperato,
emergendo dalla Virago “ma perché ha preso il cargo? Ci
vorrà un secolo per arrivare alla stazione!”
Un’idea gli balzò alla testa. Guardò un pilota afferrandolo
per la tuta “dov’è Nora?”
“E’ in ufficio..”.
Vide la biondina giungere di corsa con
aria trafelata “ho visto tutto! L’ha costretta a prendere in prestito la
Klondike!” esclamò la ragazza allarmata “ma chi sono? Che vogliono da lei?”
Harlan la guardò duro “da lei niente…volevano
me. È la solita stupida!” Gridò preoccupato. ”Se
me la graffia, la smonto un pezzo alla volta!”
Leroy lo vide passeggiare su e giù nervosamente “che fai ancora qui? Andiamole dietro!” esclamo
il nero scrollandolo per una spalla.
“si…certo..”borbottò il pena per
Penelope.
“Prendiamo la Virago! Una volta a bordo avvertiremo la
squadra mobile aerospaziale” esclamòNora mentre si dirigevano in tutta fretta
alla nave.
“Funziona tutto?” le chiese Leroy seguendoli.
“certo che funziona, visto che i due geni dei motori ci
stavano lavorando” borbottò Nora prendendo in giro Harlan. Si voltò verso di
lui dopo un secondo. “ma tu non puoi navigare!” gli
disse bloccandolo mentre si sedeva
“Tu vai piano e non ne morirò!” esclamò allegro.
Nora lo guardò seria e Harlan sbuffò passandosi una mano fra
i capelli legati nel loro misero codino “non posso lasciarla andare con quella
pazza…” le disse preoccupato.
“Se mi muori sul sedile di Penny ti
do il resto!” gli disse mettendolo a sedere e allacciandosi la cintura.
“Ma che razza di comandi!”esclamò il
ragazzo guardando i pulsanti.
“sono gli standard” affermò Nora spingendone un paio. Afferrò
la cuffia inoltrando la chiamata alla polizia
aerospaziale.
“Hanno dirottato un cargo da trasporto e preso in ostaggio
una pilota..si stanno dirigendo sulla Dawn e
non sappiamo il motivo!”esclamò nella cuffia. Quando
attaccò, guardò Harlan preoccupata.
“Cercheranno di arrembarla prima che giunga sulla stazione, ma
ho paura per Penny” gli dissetesa.
Harlan annuì infuriato”quella deficiente
mi graffierà la carrozzeria! Non sa anche andare in bicicletta figurarsi
sulla klondike.”
I due lo guardarono perplessi: era il suo modo di
preoccuparsi quello?
Lo vide mugugnare e battere in terra un piede mentre
accendeva i motori “faremo una partenza soft, così
eviti di tirarmi le cuoia sulla Virago!”
Harlan non l’ascoltava, continuava
a guardare quei comandi strani per cercare di capirci qualcosa. “Avete della
musica qua sopra?” le chiese d’un tratto mentre
leggeva il manuale d’istruzione.
Nora cominciò a ridere mentre i motori rombavano. “certo! Non
sai che Penny adora la musica classica?”
gli disse passandogli un paio di dischetti.
“Mai sentita sta roba” borbottò Harlan guardandoli “chi
cavolo è Wagner?”
“Che ignorante!” sghignazzò Leroy
dandogli uno scappellotto “quella è musica seria, mica le porcate che senti
tu!”
“Ti metto la sua preferita…poi capirai perché è sempre
gasata dopo un volo”
Con un gesto meccanico, infilò un minidischetto nel vano comandi .
Harlan fece quasi un salto, sentendo la “cavalcata delle
valchirie” che pompava nella Virago
“Ma è una vera figata!” esclamò fomentato ..e brava Penny! Ecco perché nelle manovre d’attracco spesso e volentieri
combinava qualche casino!
“Lo so…la adoriamo!”
Harlan quasi non si accorse di essere ormai in volo, solo una
lieve oppressione al petto lo fece uscire dal suo torpore estatico
Nora lo guardò toccarsi il torace “oh come
va?” gli chiese preoccupata.
“Tranquilla…”le disse con fare svogliato...tranquilla che ci rimetto
le penne, stavolta!
“m idev iorganizzare un appuntamento con Leroy amico”
“Mi devi organizzare un appuntamento con Leroy, amico”
Nora se ne uscì di punto in bianco mentre rilevava sugli
schermi radar la posizione della Klondike. Harlan la guardò sorridendo e
gettando un’occhiata alle sue spalle. Il nero era uscito dalla sala principale
per farsi un giro esplorativo sulla Virago “ollallà...abbiamo una
passione per Banks”
Nora gli scoccò un’occhiata divertita “la
microcamera nelle docce rivela sempre qualcosa di ‘inaspettato’
in una persona” gli disse vedendolo diventare serio.
“Ha messo una microcamera nella doccia?!” se ne uscì
imbarazzato.
“Certo...e sei un gran bello spettacolo anche tu!” esclamò
la ragazza ridendo di lui.
Il pilota imbarazzato si schiarì la voce “quindi anche Penny
si è fatta una panoramica..”
“No, è la solita sciocca!” lo rassicurò guardandolo…si
stavano avvicinando alla klondike, poteva mantenere un regime basso di
volo.
“Stareste bene voi due insieme…siete
due timidoni cronici!” lo prese in giro vedendolo
agitarsi
“Io non ho un calendario di un uomo nudo in casa!” sbottò
funereo ricordando queltipo desnudo.
Nora gli rivolse un’occhiata serissima “di un po’ ma quanti anni credi che abbia Penny?”
lo rimproverò arrabbiata
“Allora io ne ho 30…quindi lei..” Si
fece due conti sulle dita…ma quanti anni ha Penelope?!
“Ne ha 27, deficiente! E lo sai da quanto tempo è single?” ribattè inserendo il pilota
automatico e lasciandolo la cloche.
“No..” Borbottò Harlan spaventato dalla faccia funebre della
ragazza.
“Da troppo tempo, per causa tua!”
“Ma me lo chiede lei, di farglieli
scappare!” ribattè difendendosi.
Gli occhi della ragazza saettarono sulla
sua figura ”hai la testa piena di niente! Penny ti viene appresso da un
sacco di tempo e tu non te ne sei mai accorto!”
Harlan la guardò per un attimo stupito “lo sa che mi piace..” Mormorò depresso “gliel’ avevo appena detto...prima
che arrivasse quella pazza schizzata!” esclamò incazzato
“Quindi state insieme?” domandò Nora
cambiando radicalmente espressione.
Preverte la guardò allibito “che ne so…forse…”
L’imbarazzo del pilota raggiunse un livello tale che si
chiuse nel mutismo più assoluto.
La ragazza scosse la testa affranta “dio gli uomini…un impegno
serio mai eh?”
“Certo che stiamo insieme...e se le non è d’accordo me ne
frego!”esclamò serio alzandosi e girovagando
per la nave… come era diversa dalla klondike. Virago
era una nave per il trasporto dei passeggeri. Una sorta d’autobus spaziale.
Il ponte di comando era tutto lindo e pinto come solo due
donne potevano tenerlo: sorpassando due porte e un breve corridoio, si accedeva alla sala di osservazione.
Harlan si appoggiò al vetro ultraresistente che consentiva
ai passeggeri di osservare le stelle e stette a guardarle
depresso.
Sulla Klondike, Penny osservava di sottecchi Ingo e Audrine
che se ne stavano in silenzio e osservavano la spazio pieno
di stelle.
Amora era sparita da un po’ e per la pilota andava più che
bene. Le metteva troppa paura. “Che dovete fare sulla Dawn?” Domandò con voce atona.
“Sta zitta” le rispose il tedesco senza guardarla. Si alzò
dalla poltroncina e si avvicinò alla sua donna che teneva d’occhio la porta
scassata degli alloggi nei quali si era rinchiusa la ragazza.
Penny li sentì parlottare a bassa voce e non riuscì a capire
una sola parola. Quando vide un puntino luminoso sullo
schermo radar, lo spense con aria felice. Stava arrivando la squadra mobile!
La nave della polizia viaggiava ad un alto regime,
lievemente superiore a quella delle navi-bus come la Virago.
Per sopportare un tale sforzo, i poliziotti erano stati
sottoposti ad un pesante addestramento ed erano scelti soprattutto in base alle
loro qualità psicofisiche.
Citando Nora ‘erano dei gran bei maschioni, tutti
perfettamente sviluppati al punto giusto!’
Sorrise dentro di se, muovendosi sulla sedia e allungando i
piedi sulla console. Un allarme scattò e con orrore Penny
si rese conto di aver acceso l’interruttore del sound.
Ingo si voltò verso di lei e notò il radar spento. Non disse
niente, lo riaccese con un dito e restò a guardare
lievemente preoccupato le due navi che si avvicinavano piuttosto velocemente.
“Sei stata tu?” le chiese con voce cupa e irritata.
Penny scosse la testa restando fredda
“saranno stati i miei colleghi, visto che mi avete
rapito sotto gli occhi di tutti.”
Audrine le fissò la testa riccioluta e lanciò uno sguardo a Ingo “con la velocità a cui si muovono, ci arriveranno
addosso in poco tempo.”
Il tedesco dovette convenire con lei che presto li avrebbero catturati. Bisognava aumentare la velocità di
quella bagnarola e, allo stesso tempo, sperare che non andasse in pezzi. Si sedette
e guardò Penny con un sorrisetto “aumenta la velocità o ti do in pasto alla
belva”
Lei lo guardò leggermente preoccupata “E’
inutile. Questo è un cargo da trasporto, saremmo lo stesso
arrembati” mormorò cercando di non manifestare la sua gioia
“Tu fallo, se non vuoi che ti lasci sulla Dawn insieme alla pazza.”
Penny rizzò le orecchie sospettosa “che
avete in mente?”
Ingo sospirò soddisfatto, mentre Audrine si appoggiava alla poltroncina
e sorrideva freddamente.
“Semplice, farla esplodere!”
Lei lo guardò senza capire “ma le armi sono state vietate! Come
farete a …” Raggelò guardandoli a turno “Amora…ha una bomba
con se” bisbigliò rivolta a se stessa.“Quindi quel dispositivo che si porta
appresso..”
Ingo la guardò serafico “Amora è la bomba”
Virago
“Indovina? Sta arrivando la Hammer!” urlò Nora felice ad un depressissimo
Harlan. Inforcò la cuffietta e si mise in contatto radio con il capitano
“Virago, codice di identificazione HK 832. Salve
ragazzoni! Ce lo fate il piacere di tirare fuori quella
gran bellezza della nostra amica da quella trappola volante?”
“Bada a come parli!” sbottò Harlan
guardandola male “quella nave è come una figlia per me!”
Sulla nave della squadra mobile, il
capitano ThomasFerr
sorrise fra se, divertito dall’accorato appello della donna che fece
sghignazzare oscenamente tutti i poliziotti presenti.
Si schiarì la voce cercando di non dar a vedere il proprio
divertimento e volse lo sguardo sul secondo che si trastullava innocentemente col
pulsante dell’ologramma.
“Lo posso attivare?” domandò con una sorta di preghiera
nella voce che fece incurvare gli angoli della bocca di Ferr.
“Dai capo, una così la dobbiamo
vedere!”
Ferr si guardò attorno con un
ciglio sollevato. Tutti gli sguardi dei suoi ‘ragazzi’
erano puntati sulla sua figura magra, piantata al centro della sala comandi.
Si dondolò su una gamba, appoggiandosi alla consolle
argentata piena di tastini e lucette che lo
attraevano irresistibilmente.
Grugnì a mezza bocca un ‘va bene’ all’indirizzo del secondo che si affrettò ad obbedire
ben volentieri.
“Ma non voglio sentire altre
oscenità provenire da quelle fogne! Sono stato chiaro?!” urlò
guardandoli cupamente.”Noi siamo la Legge, non stupidi liceali con
scompensi ormonali alla festa della Birra!”
“Sissignore!” tuonarono in coro, stordendolo quasi.
Tanto lo so che faremo una figuraccia,
pensò sospirando.
Sulla Virago, Harlan continuava a decantare le lodi della
sua creatura,innalzando il livello di irritazione di Leroy che minacciava di anestetizzarlo a
suon di pugni, se non avesse smesso di rompere le scatole dopo tutti i guai che
aveva combinato. Quando la luce verde si accese, Nora scostò
le dita che aveva tenuto comicamente ficcate nelle orecchie fino a quel momento
e attivò l’immagine olografica. Si portò al centro della stanza e attese.
Proprio sotto i piedi di Banks, si
formò l’immagine computerizzata in technicolor del capitano della
Hammer.
Con uno schiaffetto sul sedere dell’uomo, Nora lo fece
letteralmente saltare via. Gli sorrise maliziosa e
restò ad osservare l’immagine che svappava per alcuni
attimi. Finalmente si condensò su un individuo dalla tuta blu dagli inserti bianchi.
Che
pezzo di… pensò Nora mascherando il suo compiacimento con difficoltà.
E chi se lo aspettava un tipo del genere? Ma dove li prendono, ai concorsi di bellezza?!
Ferr la fissava con un’aria decisamente incazzata che ben si confaceva al suo ruolo e
fissò la donna che a sua volta lo guardava con aria tesa e nervosa. Bella
robetta!
“Ci è giunta la vostra comunicazione
sul dirottamento di un cargo da trasporto con relativo rapimento del pilota. Le
informazioni sono giuste?” tuonò ad alta voce
dondolando leggermente sui tacchi degli stivaletti.
Più che giuste, bambolo! Pensò Nora aggrottando la fronte e
fissando l’immagine accigliata dell’uomo “Affermativo! La pilota di classe J,
Penelope Dray, è attualmente
tenuta in ostaggio dai dirottatori.”
“Che piglio!” esclamò Harlan annuendo “però...non ti ci
facevo così autoritaria.”
“Perché non mi hai visto a letto”
gli disse a mezza bocca schiacciando l’occhio a Banks
che la guardò senza battere ciglio.
“Cosa?”
La domanda sorpresa del capitano la fece voltare come un
fulmine “niente signore, mi stavo consultando con i miei compagni”
“Io ho sentito un ‘letto’ di sottofondo” mormorò il secondo a Ferr che lo guardò di traverso.
Allora non se l’era sognato. Tornò a guardare la donna,
notando attorno a se le occhiatine che lanciavano i ragazzi all’ologramma. Li
fulminò tutti uno per uno, cosa che richiese parecchio
tempo visto che sembravano ipnotizzati dalla ragazza.
La polizia aerospaziale esisteva come corpo ma svolgeva
ruoli fantasma, scortando le alte potenze dalla Terra alla stazione orbitante.
Il pericolo di attentati era statisticamente nullo. Nessuno
disponeva della tecnologia necessaria per arrecare
danno agli alti papaveri… ma quei coglioni esigevano lo stesso di avere il culo
coperto in qualsiasi situazione. Tra un po’ ci chiameranno per scortare le
mogli a fare la spesa!
Raramente accadeva che venissero interpellati
per dirottamenti o rapimenti. Ferr pensò che quella era un’occasione da festeggiare, più unica che rara, se non
ci fosse stata di mezzo una vita umana.
Si schiarì la voce e riprese il tono autoritario di prima,
anche se nessuno ci credeva, a cominciare da se stesso. “Faremo il possibile.
La nave è sacrificabile?”
“No!”
Harlan si lanciò verso Nora afferrandola per la vita e
spostandola di peso. Il capitano seguì la scena con vivo interesse. “Non vi
azzardate a distruggere la mai nave!” tuonò allarmato
“ho sacrificato quasi dieci anni di vita la sopra, non potrete
distruggerla!”
Ferr digrignò i denti senza dire
una parola.
“Uhhhuu…ora s’incazza” mormorò il
secondo ad un compagno che osservava il capitano scrocchiarsi le dita.
“Nome e numero di matricola! E quando ti rivolgi a me..” Cominciò a sibilare a voce bassa facendo accapponare la
pelle di Harlan
“E’ cattivo, questo!” bisbigliò a Nora che sorrideva per la
sua avventatezza.
“Togliti ci parlo io, col più fico del bigonzo”
decretò spostandolo decisamente e mettendolo a sedere.
“Che fico?” chiese Harlan a Leroy che fece spallucce annoiato.
“E’ un modo di dire!” lo rimproverò la ragazza sfoderando un sorriso affascinate all’indirizzo dell’ologramma.
La rabbia di Ferr si smontò e assunse
un’aria meno dura.
“Questi bambini! L’ho mandato a giocare fuori mentre gli
adulti parlano” ridacchiò facendo sorridere Banks,
mettere il broncio a Preverte e sghignazzare metà della Hammer.
Tornò seria spiegando in poche parole la situazione al capitano
che la ascoltava sempre più preoccupato. “pensiamo che vogliano distruggere la Dawn. Quella donna, Amora ha un
dispositivo con se ma potrebbe essere una bomba artigianale.”
“Ha dei seri problemi mentali, può essere stata manipolata e
costretta ad obbedire, spinta da qualcuno” gli spiegò
Harlan seriamente “non potete evitare di farle del male? Non la uccidete!”
“Ma per chi ci avete preso?! urlòFerr scandalizzato “noi siamo
la legge, non volgari assassini!
“Sta zitto!” esclamò Nora tappando la bocca a Preverte “lo
scusi,la sua ragazza è tenuta in ostaggio…sa, quando
si fidanzano, le prime cotte…” sghignazzò trattandolo come un ragazzino
deficiente.
Ferr abbozzò un sorriso e tornò
subito serio. “Bene. Lasciate fare a noi. Cercheremo di non
sacrificare nessuno” decretò calcando sulle ultime parole.
Quando l’ologramma svanì restò a
rimuginare sulla faccenda con aria nervosa. Attorno a lui i ragazzi
rumoreggiavano e sospiravano.
“Cretini..” Sibilò seccato dalle battutine stupide che
sentiva prevenire da tutti i lati.
Una bomba sulla Dawn…ce l’avrebbe messa volentieri anche lui, in effetti, idem
metà della popolazione terrestre…per non parlare del Pianeta 2. Lì si che avevano ragione di avercela!
Se era una prigioniera in fuga,
probabilmente c’era qualche gruppo sovversivo da quelle parti.
Se ne sarebbe occupato in seguito.
“Preparate gli arpioni!” gridò ad alta voce “si va a caccia
di balene”
Il secondo lo guardò ironico sbattendo gli occhi…da quanto tempo voleva dirla quella battuta
stupida?
La Hammer virò lentamente seguita
dalla seconda nave, affiancarono la Klondike e immediatamente tre arpioni per
nave, partirono conficcandosi nei fianchi del cargo.
“Propulsori indietro!”gridò il capitano ad alta voce.
La Hammer e la Axe,
‘indietreggiarono’ frenando la corsa lenta della
Klondike, facendo imprecare Ingo e Audrine. Penny tirò un sospiro
di sollievo, sentendo provenire la voce di Ferr
dall’altoparlante che gli imponeva di arrendersi.
Virago
“Gli arpioni? Stanno lanciando gli arpioni contro la mia
nave?!” La voce esterrefatta di Harlan si alzò di
parecchi toni mentre osservava con orrore le paratie fracassate dagli enormi
arpioni d’acciaio in lega di titanio.
“Oddio mio...la mia nave…quella è come una figlia per me!!”sbraitòincredulo.
“E piantala!La riparerai! L’importante
è tirare fuori Penny di li!”esclamò Nora, scocciata guardandosi
con Leroy che alzò le spalle fregandosene della nave. “Tanto era da rottamare
ma lui non voleva starmi a sentire!”
“Ho fatto tutte le modifiche personalmente! Come puoi dire
che era un rottame?!” urlò al colmo della disperazione.
“Era un catorcio lo stesso! Prima o poi
saremmo esposi nello spazio” lo rimbeccò con aria truce.
Harlan strappò le cuffiette a Nora e la spinse leggermente
via “fatemi parlare con quell’idiota del vostro capitano!”urlò facendo
rimbombare la voce nella plancia della Hammer.
Ferr sbuffò e fece un gesto secco
con la mano mentre predisponeva gli uomini all’arrembaggio“non me lo passate, non lo voglio sentire quel ragazzino piagnucolante!
Lui e il suo cargo del cavolo.”
Il secondo lo guardò con un sorrisetto “è
la pilota di prima…gliela passo?” domandò ironicamente. Il capitano si
raddrizzò della sedia e annuì “mantenete questo regime e stringetelo ai lati”
ordinò prima di infilarsi la cuffia per una conversazione personale. “Dica”
ruggì con decisione facendo alzare le sopracciglia a Nora. Che piglio deciso!
“Di nuovo salve…mi scuso per l’irruenza del piccolo, non gli
ho ancora dato la pappa e fai capricci” esclamò facendo sorridere appena il
capitano che si sforzava di non lasciar trapelare la sua ilarità. “Gliela dia e
lo metta dormire” rispose a tono “stiamo lavorando
seriamente, non possiamo evitare di arrecare danni alla nave. La dobbiamo
arrembare.” Affermò incrociando le gambe e battendo un piede a terra.
Nora sorrise maliziosa “mmhh…come i vecchi pirati...terribilmente romantico. Posso
partecipare anche io?” domandò girando sulla
poltroncina di pelle. “Ci sarà anche lei?”
Ferr si schiarì la voce prima di
parlare. “La ritengo un’azione dannosa per la sua salute.”
Commentò appoggiando la mascella sul pugno chiuso, pensando che quella voce e
quell’immagine così sexi meritavano una conoscenza più
approfondita.
Klondike
“Come sarebbe dire che Amora è la
bomba?!” Domandò Penny con voce tremante
e i brividi freddi lungo la schiena.
Ingo la guardò appena “ha un
dispositivo nel corpo. È l’unico modo per far esplodere la Dawn.
Si è offerta volontaria, non è stata costretta!” chiarì
come vide Penny aprire bocca.
“Quindi potrebbe esplodere da un
momento all’altro!” Gridò con voce stridula balzando in piedi. Fu rimessa
bruscamente a sedere da Audrine che sbuffò seccata. “Non è
ancora scaduto il tempo, per quello dobbiamo arrivare il prima possibile!”
Gli arpioni che costringevano la Klondike
a viaggiare ad un basso regine erano un ostacolo in più. Penny afferrò la
cuffia, azionando il dispositivo di teleconferenza e urlando “abbiamo una bomba a bordo! Bomba
a bordo!”
Ingo la colpì con violenza sulla testa facendola svenire e
chiudendo rapidamente la comunicazione.
Hammer
“Bomba a bordo, capitano. Abbiamo appena ricevuto la
comunicazione!”
Ferr si voltò ridacchiando ad una
battuta di Nora e si tolse le cuffie freddamente “bomba?! Come fa ad esserci una bomba?!” gridò a pieni polmoni.
Guardò il secondo inspirando profondamente e poi pigiò il
tasto della comunicazione negli alloggi dei cadetti militari “prepararsi all’arrembaggio.
Possibile presenza d’ordigno esplosivo.”
Virago
“Oh… porca miseria” sussurrò Nora allibita “hanno una bomba
a bordo” disse con voce esterrefatta ai due piloti che la guardavano interrogativi.
“Penny è in pericolo!!” urlò a pieni polmoni in faccia ad
Harlan che era sbiancato all’improvviso.
Il pilota arretrò fino a cadere di schianto sulla
poltroncina e guardò il radar dove vibrava l’immagine della Klondike circondata
dalla due navi della polizia.
Afferrò la cuffia e si schiarì la voce che uscì lo stesso
molto debole “tirate fuori la mia ragazza di li. Non me ne frega niente del
cargo, distruggetelo ma tiratemi fuori Penny di li”
Hammer
Alla
buon ora! Pensò il
capitano sentendo quelle parole secche eppur disperate.
Attraversò la plancia a grandi passi e si appoggiò alla
consolle argentata a gambe aperte e con la schiena ben dritta, guardando sullo
scanner azzurro i suoi uomini che correvano nei tubi d’acciaio degli arpioni.
‘La passeggiata d’acciaio’ era stata messa
a punto dalla Nasa per permettere ai facoltosi
passeggeri delle navi - bus di spostarsi in maniera sicura da una navetta
all’altra. In seguito alla costruzione della Dawn, le
maggiori potenze si stabilirono definitivamente sulla stazione e i tubi contenitivi
furono riciclati sulle navi della polizia per permettere l’arrembaggio dei
carghi sospetti senza mettere a repentaglio la vita dei poliziotti.
Tutto ciò ovviamente era stato creato e mai usato.
Gli arpioni alla fine del condotto, erano dotati di lame che,
conficcatesi nella paratia esterna, si aprivano a ventaglio, creando una camera
stagna che evitava la dispersione dell’ossigeno nello spazio.
Klondike
I poliziotti balzarono nella sala
provviste della Klondike giusto in tempo per veder sopraggiungere una
donna dall’aria minacciosa. “Chi vi ha dato il permesso di salire a bordo?! Il
cargo non è mio, guardate che disastro avete
combinato, idioti!” urlò con fiato mozzo e un’espressione terribile negli occhi
che sbalordì i poliziotti.
Il più anziano si collegò con la Hammer
in preda ad un dubbio. “Qui c’è una donna che non da proprio l’aria di un
ostaggio. Ha una tuta nera da pilota e un’aria parecchio incazzata”
La comunicazione fu ascoltata anche da Harlan che balzò alla
radio “Non è Penny, quella pazza l’ha rapita, mi sentite?!” urlò con forza
trapassando le orecchie di Ferr che imprecò
“toglietegli la comunicazione o abbassate il volume!”ringhiò innervosito.
Poi si rivolse ai poliziotti e parlò con voce dura e
coincisa “nel dubbio arrestateli tutti, trovate la
bomba e disinnescatela”
Il poliziotto accanto al più anziano continuava a pigiare i
botticini della sonda a forma di ragno che correva per la stiva “strano…continua a sballare. Abbiamo dei valori sballati” disse al più anziano che teneva Amora
a distanza di sicurezza.
“Continua a cercare, mentre noi portiamo via...la signora”
commentò ironicamente lanciando un’occhiata nervosa alla ragazza che li
guardava dall’alto in basso con disprezzo.
Amora si spinse per l’ennesima
volta in faccia al poliziotto più alto che la guardava
cercando di non ridacchiare e sibilò una minaccia a bassa voce.
Al cenno del vecchio, la circondarono i tre per portarla
via, rimediandosi un sacco di calci e si parolacce
dalla ragazza.
“Lasciatemi, devo andare sulla stazione orbitante!”urlò inviperita “devo farla esplodere quella schifezza! Mi
avete sentito?!” urlò a pieni polmoni lottando
inutilmente contro i poliziotti che a stento evitavano di tapparsi un orecchio.
Il ragno - sonda si piazzò di fronte a lei e mandò segnali
sempre più forti. Il poliziotto addetto alla ricerca diede un colpetto al
proprio notepade elettronico e scuotè la testa.
Guardò distrattamente i suoi compagni che tenevano Amora
e quelli che si precipitavano verso la sala comandi.
“Secondo me è rotto, non capisco come
mai indichi lei come fonte esplosiva”
Penny udì il trambusto nella piccola plancia e rinvenne
quasi del tutto. Bomba! La prima cosa
che le venne in mente la svegliò di soprassalto, toccandosi la testa dolorante.
La porta metallica dell’alloggio di Harlan fu sfondata senza tanti complimenti
e uno storditore le venne
puntato in faccia.
“Ne abbiamo trovata un’altra.” Gracchiò
il poliziotto che la teneva a distanza nella radio incorporata nel proprio
cassetto lucido.
Penny osservò la divisa e sospirò per un secondo “grazie al
cielo…c’è una bomba sulla nave!” esclamò saltando giù dal letto e sbandando per
il sangue che le andò al cervello tutto insieme.
“La stiamo cercando.” Le disse allungandole una mano e
rimettendola in piedi. Ecco, quella dava l’aria dell’ostaggio.
“No, non la troverete! E’ Amora la
bomba! E’ una bomba vivente” urlò in faccia ai due
poliziotti che avevano arrestato Ingo e Audrine.
“Strano, continua a mandare segnali nella sua direzione.” Affermò il poliziotto indicando la figura della ragazza al
collega anziano “passala allo scanner” gli suggerì dopo un attimo, pensando che
l’idea era assurda.
Raggelò quando l’indicatore cominciò ad emanare luce rossa.
Indicò con un dito la macchia al centro del petto di Amora e urlò “ha una bomba in corpo, via tutti!”
Amora li guardò senza capire
quando la lasciarono andare di corsa e si allontanarono da lei. “Beh? siete impazziti?” domandò secca. “Io non ho nessuna bomba
addosso!” gridò istericamente sentendo un dolore alla testa. Si afflosciò su se
stessa mentre immagini via via
più veloci le trapassavano la testa facendola urlare
‘Sei sicura Amelia? Lo vuoi fare davvero?’
‘Si
professore. Non mi importa niente della mia vita.
Voglio il bene del pianeta’
‘Morirai, non puoi tornare indietro’
‘Non importa.’
‘Non potrò toglierla
una volta trapiantata’
‘Nonimporta’
Amelia singhiozzò piegata su se stessa, biasciando parole
tra i denti.
I poliziotti sopraggiunsero di corsa
portando i due ribelli ammanettati “è la bomba via, via, nella passeggiata!”
urlò il più anziano facendoli indietreggiare ancora di più dalla
ragazza.
Penny la guardò con un moto di dispiacere.
“Andatevene via…presto.”Singhiozzò raggomitolandosi “non si
può fermare.. non si più..”
Mentre la portavano via, Penny si
girò un’ultima volta e vide Amelia in ginocchio che continuava a piangere.
Trattenendo le lacrime si voltò e cominciò a correre nella passeggiata
d’acciaio.
Incredibile siamo
riusciti a fare bella figura! Pensò il capitano ThomasFerr dentro di se, guardando Penny seduta rigidamente
davanti a lui.
La ragazza gli lanciò un’occhiata e rivolse lo sguardo
altrove. “Non si può fare niente per aiutarla?” domandò a bassa voce rigirando
una lattina di succo d’arancia concentrato.
Ferr la guardò per un po’ alzando
le sopracciglia. ”Non metterò a repentaglio la vita dei miei uomini per una
carcerata scappata dal Pianeta Due con una bomba in corpo!” Affermò secco.
Penny annuì e guardò la Klondike che viaggiava sola nello
spazio, verso la Dawn “dovrete abbatterla?” domandò
col cuore pesante, tirando a se le gambe e dondolandosi leggermente.
“In teoria o possiamo lasciare che esploda.”
“Ad Harlan prenderà un colpo”
sussurrò a bassa voce fra se.
“Quel tipo seccante che viaggia insieme alla sua
amica?”domandò contento di aver trovato una scusa per impicciarsi della vita di
quella donna così attraente che aveva visto nell’ologramma.
“Si...un tipo fastidioso. Le ha causato problemi,
vero? Immagino che vi avrà urlato come un matto
di non graffiargli la Klondike. Sarò svenuto, il momento in cui è stata
arrembata.” Ridacchiò a mezza bocca, desiderosa solo di
vederlo.
“Ha urlato e ha dato di matto. Ma
ha urlato molto di più quando ha saputo che lei era in pericolo, signorina. Ci
ha dato il suo benestare per distruggere la nave...aveva a cuore solo la sua
salute in quel momento” commentò spensierato vedendola sollevare lo sguardo sorpresa.
Che novità! Pensò Penny sghignazzando
dentro di se. Era vero? Non era da
Harlan, dire una cosa del genere.
“Possiamo farla trasferire sulla nave della sua bella amica”le disse di proposito rimediandosi un’occhiata
guardinga.
“Sulla nave della mia bella amica single...ma
si, perché no?” domandò calcando bene sulla parola single, sicura che Nora ne
sarebbe stata felice. Aveva un debole per quei ‘maschioni tutti muscoli’..e il capitano era un
bell’esemplare che presto sarebbe entrato nella collezione di quella mantide.
Quando la passeggiata d’acciaio fu
agganciata al boccaporto della Virago, senza provocare alcun danno alla navetta
- bus, Nora fu la prima persona che Penny vide.
Si abbracciarono per un breve istante, scambiandosi due
battute stupide che risuonarono nel condotto nel seguente modo:
“Perché sei scappata da quel
paradiso in terra pieno d’uomini? Ma l’hai visto il
capitano?”
“Certo che l’ho visto e ne ho visti parecchi, cara la mia amica single che ha fatto colpo sul bel
capitano!” ridacchiò divertita “e ho sottolineato la parola single con
fervore!”
“Questa è una delle cose per cui ti
adoro!” Nora alzò le sopracciglia comicamente e sorrise “allora, facciamo un
bello scambio di ostaggi: ti lascio sola con Harlan e Leroy che sta per impazzire
e me ne vado a conoscere il bel capitano.”
“E Leroy?” sussurrò curiosa abbassando
la voce
Nora alzò le spalle e le diede la schiena “mi conosci!”
esclamò affettandosi a raggiungere la Hammer.
Virago
Ma pensa tu con che faccia sipresenterà la dentro. Dio, vorrei esserci!
Pensò Penny dirigendosi nella plancia della Virago. Che cotte fulminanti, quella donna mi fa paura a volte!
Aprì la porta metallica, trovandosi di fronte
uno stupidissimo Harlan in procinto di andarle incontro.
La guardò per un po’ col viso cupo “mi hai graffiato la nave.”La
rimproverò con le mani sui fianchi.
Penny sorrise e indicò la Hammer
“quando hanno sparato gli arpioni dovevi esserci, dovevi sentire l’urla di
dolore della tua creatura che soffriva mentre le aprivano le budella con le
loro lame taglienti..”
La descrizione più truculenta che
le venisse in mente, pur di farlo soffrire, uscì dalla sua bocca come un fiume
in piena.
Harlan la ascoltava senza dar segno di cedimento emotivo,
cosa che fece infuriare Penelope “cavolo non te la prendi…e io che ci speravo
tanto!” esclamò col broncio facendo un cenno di saluto a Leroy che passò e
diede un colpo in testa a Preverte imbambolato.
“Che avevamo detto?”
Quella frase sibillina lo fece riprendere. Afferrò la mano
di Penny e la portò via in fretta. “Beh? Che è successo?”
domandò mezza divertita dal suo strano comportamento. Inconsciamente intrecciò
le dita con le sue e la strinse. Quando giunsero sulla
sala d’osservazione, con l’universo come unico sfondo, Penny pensò che doveva
avergli dato di volta il cervello.
Harlan la guardò ed era il ritratto della serietà. “Me ne
frego della nave, tu sei più importante…e insostituibile” mormorò a bassa voce
facendola restare di sasso.
“Ah…beh, sei carino..” Sussurrò un
po’ imbarazzata. “E non potevi dirmelo di la?”
“No.” Affermò abbracciandola e sentendola un po’ rigida “di la c’è l’ odore dei circuiti sovraccarichi…qua ci sei
solo tu”
Penelope sorrise e si rilassò,
rispondendo al suo abbraccio “un’altra cosa carina. Non saranno troppe in una
giornata sola?” domandò sentendo che le baciava la
fronte e i capelli.
“E la terza no?” le disse
sorridendo e scostandola lievemente da se.
“E’ carina la terza?” domandò sentendolo avvicinarsi.
“E’ molto carina”
Klondike
Amelia digitò il codice segreto che l’ingegner Cage le aveva fatto imparare a
memoria e si collegò con il Pianeta Due che attendeva impaziente di sentire ‘il
botto’ della Dawn. Quando le rispose la voce scontrosa di Rydell,
la ragazza trattenne un sospiro di stizza “sto viaggiando verso la stazione.
Sanno che ho la bomba con me ma non penso faranno niente per fermarmi.” Annunciò greve, con gli occhi rossi per il prolungato
pianto.
“Adesso togliti dalle palle e fammi parlare con Cage” esclamò mandandola al diavolo dentro di se.
L’uomo, ritratto del dolore allo stato puro, prese la
comunicazione con un gesto stanco “ciao Amelia”
“Ciao Eric…bella stronzata che ho
fatto. La comunicazione è schermata?” mormorò dopo un secondo, girando
lievemente sulla ex- sedia di Leroy.
Cage pigiò un tastino
e annuì “adesso si.”
Amelia sorrise amara. “Non ci
arriverò mai alla Dawn. Il tempo sta per scadere e questa
bagnarola viaggia ad un regime troppo basso” annunciò depressa “mi dispiace”
“A me dispiace per te. Ho cercato in tutti i modi un’altra soluzione...non l’ho trovata” mormorò
togliendosi gli occhiali abbassando le spalle sotto il peso della propria colpa.
La ragazza sospirò e guardò l’enorme spazio davanti a se
“farà male?” domandò d’un tratto sperando fortemente
che la risposta fosse negativa.
“Non sentirai nulla” la accontentò Cage
depresso.
“Puoi farlo adesso? Prima che ci ripensi”
domandò secca come se la cosa non riguardasse.
“Posso. Vuoi davvero?”
“Si. Fallo ma non dirmi quanto manca alla mia fine voglio la
sorpresa..” Ridacchiò con le lacrime che riprendevano
a scorrere. “E’ orrendo morire così…da soli…”
“Vorrei essere al posto tuo”
“Non lo vorresti” singhiozzò asciugandosi le lacrime col
dorso della mano “non puoi capire come ci si sente…”
….e nella sala d’osservazione della
Virago mentre Harlan e Penny si baciavano per la prima volta, un puntino luminoso
illuminò i loro volti accostati, facendoli voltare all’improvviso verso il vero
trasparente e super resistente.
Penny lo strinse a se quando vide la Klondike che esplodeva in
mille pezzi, investendoli con l’onda d’urto, sebbene viaggiassero ad una
distanza ragguardevole.
Sentì che tratteneva il fiato per un istante troppo lungo e
non potè fare a meno di pensare a quella poveretta.
“Mi dispiace tanto” sussurrò alpilota che si appoggiò alla parete opposta a
guardare il nulla che regnava nello spazio al posto della rassicurante presenza
della Klondike.
“A me dispiace per lei. Non ce l’ha
fatta e si è sacrificata inutilmente” mormorò abbracciando la ragazza che a
quanto poteva sentire stava piangendo silenziosamente per una persona che
neanche conosceva.
Hammer
Nora assistette alla scena con un senso d’orrore che la
lasciò inebetita. Smise di slumareFerr nel momento in cui il secondo gridò “esplosione!” a
pieni polmoni e assistette inorridita alla scena dei frammenti della Klondike
che vagavano per lo spazio silenzioso. Mosse la bocca per parlare e si rese
conto che tutta la sua verve l’aveva abbandonata di colpo. Con gambe tremanti
si sedette nel posto vicino al capitano che la scrutava di sottecchi.
“Si sente bene?”
“No” borbottò a mezza bocca “Harlan darà di matto”
Il capitano la guardò domandandosi perché diavolo si
preoccupavano tutti per quel pilota schizzato e caciarone. Poi si rese conto
che era più o meno la stessa frase che aveva pronunciato la ragazza e sospirò.
Rydell fissava il monitor vuoto senza
riuscire ad emettere un fiato. Aveva assistito alla scena con un senso di impotenza che era stata immediatamente soppiantato dalla
rabbia più pura.
Guardò Cage che sedeva sconvolto
con le mani attorno alla testa e piangeva la perdita della sua studentessa.
Ispirò profondamente un paio di volte, per calmare il nervosismo
che urlava dentro la sua testa.
“Poco male” disse con voce fredda “manderemo qualcun altro”
Cagealzò la
testa all’istante, afferrando la donna per il camice immacolato “non manderemo
più nessuno! Non voglio essere responsabile di un’altra morte
atroce!” urlò rosso in volto.
La donna sorrise sinistramente, si
liberò della presa dell’ingegnere e accese il monitor che mostrava l’interno
della prigione dove i carcerati lavoravano stancamente.
“Abbiamo solo l’imbarazzo della scelta” sussurrò facendogli
accapponare la pelle.
Terra, Spazioporto International Cruise
Le due navi approdarono dopo tre giorni allo spazioporto. Harlan e Penny sbarcarono in silenzio, senza
rispondere alle domande insistenti dei colleghi.
Nora era corsa immediatamente a consolarli mentre il
capitano Ferr raccoglieva le informazioni necessarie
per mandare una flotta - come cristo comanda- sul
Pianeta Due per fare ricerche.
Quel nuovo incarico aveva fomentato tutta la squadra della Hammer che non vedeva l’ora di rendersi finalmente
utile.
“Che si fa adesso?”
La voce cupa di Leroy distrasse Harlan dalla sua
meditazione.
“Siamo senza nave”
“Ce ne assegneranno un’altra “disse
sedendosi stancamente, ancora triste per la dipartita di Amora.
Leroy si sedette accanto a lui mettendogli un braccio sulle
spalle incurvate, mentre Penny li lasciava alle loro chiacchiere “sii contento, la potrai smontare da capo e fare tutte le
modifiche del caso. Passerai giornate ad impazzire sui propulsori e ci perderai
il sonno, a forza di scervellarti sul sistema di raffreddamento che non va!”
“Mh..”ripose stancamente il ragazzo
facendo una smorfia. “Non mi piglia tanto, sai? Ho in mente altro in questo
momento”
Si alzò cominciando a girovagare per lo spazioporto,
osservando l’accalcamento dei colleghi in estasi alla
visione della Hammer e della Axe.
Girò lo sguardo fino ad incontrare il visetto pallido di Penny che gli
sorrideva sotto le lentiggini.
Le sorrise a sua volta e tornò a posare gli occhi su Leroy,
ora appoggiato al muro.
“Una settimana con Penny e sarò di nuovo tuo.”
Leroy fece una faccia disgustata “non dirlo in quel modo,
checca isterica”
Ridacchiò, staccandosi dal muro e dandogli un colpetto di
striscio sulla testa spettinata “Sulla nuova nave voglio vederti con dei
capelli regolamentari!”urlò allontanandosi verso il settore
docce.
Preverte fece un gestaccio nella sua direzione e si voltò
verso Penny che sorrideva alla scena.
Uscirono dallo spazioporto
tenendosi per mano “ come tua migliore amica voglio l’esclusiva sui cambiamenti
che perpetrerai alla povera nave!” esclamò compunta.
Harlan la guardò con aria finta
infastidita “scoccia poco. La mia imbarcazione non si
tocca!” si fermò abbracciandola e le fece un sorriso birichino “e poi non sei
la mia migliore amica, sei la mia ragazza”
Penelope sorrise e alzò un
sopracciglio “vedremo”
Harlan la guardò sorpreso “come sarebbe a
dire ‘vedremo’?” ringhiò lasciandola andare.
La linguaccia che gli fece fu fin troppo eloquente “non mi accontento, bello! Non hai visto che figaccioni
che c’erano sulla Hammer? Il capitano si che era un vero..”
S’interruppe quando vide il broncio mogio che aveva messo
“scherzavo” sussurrò andandogli vicino e abbracciandolo “facciamo così:
fidanzata un giorno si e due no.
A tempo perso ti posso anche garantire accesso alle mie labbra”
“Facciamo due si ed uno no. Devo recuperare un po’ di tempo” mormora abbassandosi
verso di lei.
“Concesso. Ma mi fai fare qualche
modifica alla nave o niente bacio”
Harlan la fissò socchiudendo gli occhi “ E va bene, strega!”
Penny ridacchiò divertita tirandolo per
mano “andiamoci a scegliere la nave nuova, forza!”
“Si più fare?” domandò sorpreso “e
da quando in qua?”
La sua voce stupita la fece mugolare “si è
sempre fatto! Sei tu che ti facevi assegnare la più schifosa perché non ti
andava di alzare il sedere e andare al Deposito” lo rimbeccò con voce polemica.
“Ah..” Sussurrò soprappensiero “e non potevi dirmelo in qualità di amica?”
“No” ridacchiò fermandosi e facendolo inchiodare quasi
addosso a lei “mi piaceva vederti uscire dalla sala macchina
sporco dalla testa ai piedi “
“Maniaca! Ho saputo anche della microcamera nel settore docce!” la rimproverò scandalizzato.