Il profumo delle onde.

di white_poison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Cambiare aria. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Se il cielo potesse rispondere alle mie domande, non saprebbe ciò che dirmi. 
Se il mare potesse ascoltarmi , ogni onda scapperebbe via.
Se chiedessi alle nuvole di avvolgermi, scoppierebbe un temporale eterno.
Se chiedessi un abbraccio alle stelle, si nasconderebbero dietro la luna.
Oceano. E' lì che si amarono i miei genitori, chissà in quale punto dell'oceano pacifico, in una
barca a vela , in una di quelle tante estati in preda all'avventura.
Erano grandi amici, amici di quelli a cui racconti la tua vita, le tue esperienze più imbarazzanti,
i tuoi problemi, i tuoi disagi ma che non ti lasciano andare mai, con la mano intrecciata alla tua quando serve,
le braccia disposte a sorreggerti e una spalla pronta a ospitare le tue lacrime e donare conforto.
''Diciotto anni e mai nessuna scintilla...'', mi raccontava mia madre,''... mai un segnale di attrazione tra di noi,
eravamo cresciuti insieme, eravamo come dei fratelli.''
Fino a quel giorno d'estate, dove, davanti al tramonto si innamorarono l'uno delle debolezze
dell'altro, dove si concessero qualche sguardo in più, con occhi che guardarono finalmente ciò che mai avevano notato.
''Le forme, i bellissimi capelli biondi di tua madre, le ciglia lunghe che sbattevano veloci mentre guardava me.''
Tutti particolari che si notano a prima vista, ma che loro avevano lasciato correre, che avevano preferito trascurare, per lasciare spazio all'unione dell'anima. 
''Tuo padre mi conosceva come nessun'altro, ma era abituato a guardare le mie risate,
a contemplare le mie parole , a coccolare i miei pianti e non aveva mai notato il mio viso
e il resto. Ma una volta incontrati i nostri occhi, scoprendo l'amore che sempre ardeva dentro noi,
scoccò la scintilla che alimenta un fuoco perpetuo.''
Uno di quegli amori veri e puri insomma, che sembrano consumarsi solo tra le pagine di un libro.
Alla notizia del mio arrivo, pur essendo molto giovani, i miei genitori non si lasciarono scoraggiare
 e anche all'idea di avere un bambino a soli diciotto anni , furono entusiasti. 
Niente poteva distruggere la loro felicità:Avevano trovato l'amore.
Una delle cose più belle che condividevano era la passione per l'oceano, che è diventato anche il mio elemento.
Mia madre mi racconta sempre che appena fu dimessa dall'ospedale, dopo il parto, mi portò in spiaggia,
in riva al mare, e apprese come magnificamente il mio pianto veniva placato dal dolce rumore del riversarsi delle onde sulla spiaggia.
Adesso ascoltare l'oceano mi guarisce dentro da ogni ferita, come se quell'acqua,
salata e insolente disinfettasse ogni squarcio e ogni veleno della mia anima.
Spesso osservo mia madre raccontarmi della mia prima visita sull'oceano, mi spiega come sbalorditi, marito e moglie, si scambiarono uno sguardo d'intesa.
''Tesoro, come ha detto l'ostetrica alla nascita della piccola?''
''Ha gli occhi d'oceano'' rispose mio padre baciandola sulla fronte e sedendole vicino.
Adesso non ho solo gli occhi d'oceano, ma anche il cuore e l'anima:Io sono
Oceano.

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Capitolo 2
*** Cambiare aria. ***



Tra tutti i commenti più strani sul mio nome,c'era un'insinuazione:''Oceano, pff, figlia di papà!''
disse una ragazza magrolina molto sicura di sé alzando gli occhi al cielo; Si chiamava Kelly Simons e la carica
che mi aveva affibbiato alla prima lezione d'università della mia vita, la rappresentava alla perfezione.
Mi iscrissi alla ''New York University School of Medicine'',anche se la mia vera ambizione era diventare una ballerina 
professionista di danza classica e di riuscire, un giorno, ad esibirmi al grande teatro di Brodway; Ma intraprendere una carriera da medico 
sembrava essere la giusta via sin dall'inizio del Liceo, grazie a mio padre. Trovare lavoro sarebbe stato molto
più semplice essendo la figlia di un ortopedico famoso e la decisione era stata presa già dal principio, come se
non ci fosse mai stata possibilità di scelta per me. In quel momento, lontana da tutta la mia famiglia, ero felice e indipendente e
finalmente potevo scegliere anch'io qualcosa per la mia vita.
''Io mi chiamo Oceano, piacere.''
''Wow, io amo i nomi con pronuncia italiana. Bellissimo!''
Summer, invece, sembrava essere la più socievole e simpatica di tutto il corso.
Forse è stato il destino a unirci, ma la mia futura migliore amica aveva il nome e le sfumature della mia
stagione preferita: Pelle luminosa e sorriso gioioso , il sole negli occhi e la bontà nel cuore. 
Vengo da Portland e anche se è una città molto popolosa , trovarmi a New York tutta da sola mi fa sentire
libera, ma anche un po sola.
Lasciai il mio ragazzo di allora, Erik, per scappare e dimenticare la mia vita passata fatta di Bon ton e
smancerie da ricchi che a me stavano strette e che facevo solo per accontentare i miei amata genitori, che 
sembravano essere anche loro d'accordo con me. Eravamo come succubi della società.
Ho avuto solo due storie  nella mia adolescenza, tutte con i miei migliori amici, che si approfittavano di 
me solo perché ero loro amica e non credevano facessi sul serio.
Ma che posso farci, i racconti di mia madre mi avevano influenzato così tanto che mi lasciavo
cadere nelle braccia di chi credevo potesse essere l'amore, ma non era nemmeno un conoscente.
Ma tra le delusioni non ho più creduto al vero amore che cresce piano fino a sbocciare, come quello dei miei genitori.
Non mi fido più molto delle persone e ne vado fiera.

''Hei non posso crederci, Oceano vero?'' Mi urlò contro una voce stridula ma confortante non appena entrai nella
mia nuova stanza.
''Tu sei Summer invece!'' Esclamai sfoderando un sorriso a 32 denti.
Era pazzesca l'energia che quella ragazza poteva contenere in 155 cm, si respirava aria di casa e 
avevo subito capito di poter contare su di lei.
''Dai, siediti e dammi la valigia, ti aiuterò a disfarla!''mi suggerì chiudendosi la porta alle spalle.
''Grazie mille, sei la prima persona che incontro qui.'' Dissi sospirando per il peso della valigia che mi
aveva lasciato un braccio dolorante. New York era grande quanto fredda. Anche con 40 gradi, si percepiva un gelo sociale.
''Allora dimmi Oceano , da dove vieni?'' disse fiondandosi davanti a me.
''Vengo da Portland e tu?''
''Oh, io dal Canada, raccontami di te...a quanto vedo saremo compagne di stanza per un po, meglio rompere il ghiaccio'' affermò 
, posando la mia valigia sul letto dopo aver constatato la pesantezza. Aveva uno sguardo sognante di chi non vede l'ora di intraprendere
la vita d'università.
I suoi occhi erano famigliari, sembravano volere le mie stesse cose:indipendenza, divertimento e novità; E nonostante 
quelle mura intorno a me fossero sconosciute e quel vento gelido sorprendesse i miei polmoni, avevo solo voglia di cambiare aria, e se questo significasse ficcarsi con tutte le scarpe in un modo sconosciuto e pericoloso, ero pronta a correre il rischio.

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