Un ciondolo, la chiave per la verità

di Lady Yoru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** GRAZIE CONDIZIONATORE (PARTE 1) ***
Capitolo 3: *** GRAZIE CONDIZIONATORE (PARTE 2) ***
Capitolo 4: *** Alla ricerca della cucina ***
Capitolo 5: *** Metodo Masami ***
Capitolo 6: *** L' arrivo di Lania ***
Capitolo 7: *** Le armature e l'arrivo al Grande Tempio ***
Capitolo 8: *** Incontri, litigi, presentazioni ***
Capitolo 9: *** La grande prova ***
Capitolo 10: *** La seconda prova ***
Capitolo 11: *** La terza prova ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Prologo

Pov. Marta
 
L’inizio della battaglia era imminente, ormai non potevamo più tirarci indietro. Sentivo il respiro pesante di Luna, l’impazienza di alcuni dei miei compagni di entrare in azione e la mia grandissima ansia salirmi fino ad arrivare alla gola. Tremavo, ma non per paura di morire, temevo solo che qualcuno dei miei amici potesse farsi male o  addirittura avevo paura di non rivedere qualcuno di loro.
Quella terribile sensazione mi logorava, non volevo pensarci e allora focalizzai la mia attenzione sull’esercito di creature tenebrose che avevo davanti. Forse non era stata una grande idea ma almeno avrei potuto non pensare alle conseguenze peggiori. Dopo che ebbi ben focalizzato la situazione afferrai la mano di mia sorella Luna e fu l’inizio decisivo della battaglia.
 

Pov. Luna
 
A breve sarebbe iniziato tutto non potevamo più fare marcia indietro, eravamo tutti lì schierati come bravi soldati difronte al pericolo, noi contro l’esercito oscuro.
In un momento una miriade di sensazione mi scorsero lungo tutte le vene del corpo, dalla paura alla tensione fino all’ansia e poi sopraggiunse anche l’angoscia.
Sentivo il cuore di Mia sorella Marta battere all’unisono col mio, battevano veloci, sembrava che a breve dovessero uscirci fuori dal corpo. Insieme a tutte le emozioni che provavo c’è ne era una in particolare, il terrore. Si il terrore ma non la fifa per la battaglia che avrebbe potuto vederci tutti morti in un solo secondo, ma la terribile paura di non poterli rivedere mai più.
Cercai di scacciare i pensieri negativi dalla mia mente e mi concentrai sul nemico e quando mi sentì pronta afferrai la mano di mia sorella, e quello fu il segnale.

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Capitolo 2
*** GRAZIE CONDIZIONATORE (PARTE 1) ***


Pov. Marta
Ero nella mia stanza, sotto le coperte a guardare fuori dall’immenso finestrone. Fissavo la luna, era enorme piena, faceva quel poco di luce che bastava per definire gli oggetti all’interno della stanza. Mi ero fissata su un raggio in particolare, l’ho seguito con lo sguardo e casualmente era andato a illuminare il viso di mia sorella che dormiva sul letto proprio accanto al mio. Separate da un piccolo comodino.
Era strano, ad un tratto sono stata presa da una strana nostalgia. La guardavo, anzi  la squadravo, osservavo ogni suo piccolo particolare e dopo che ebbi osservato ogni singolo tratto di quel viso illuminato dalla luna non potei fare a meno di sospirare e dire :” siamo proprio uguali eh?”.
Già eravamo uguali, sì perché siamo gemelle, ma come potevo accettare una cosa del genere se mi viene detto dopo tredici anni di separazione?
Ripensavo alla mia vita prima di trasferirmi in questa magnifica villa, insieme a tante persone gentili e all’interno della quale ho trovato dei nuovi amici. L’unica persona con cui non riesco ad andare d’accordo è proprio lei. Credo anche di sapere il problema, forse perché non riesco ad accettare che siamo sorelle; Ma io vorrei davvero fare pace con lei. Ormai è passato un mese da quando sono qui a Tokio, e vorrei che le cose tra di noi si aggiustassero, vorrei andare d’accordo con lei come con tutti gli altri, mi sforzo di pensare che magari ritrovare mia sorella non è una cosa negativa  e che al contrario potrebbe essere bellissimo, ma ogni volta che provo a parlarci ci comportiamo come al solito. Ci sfidiamo in continuazione, gara di velocità di forza nello sport  nel cibo, ma alla fine il risultato è sempre lo stesso PARITA’. Non che gareggiare mi dispiaccia, ma vorrei anche parlarle e provare a conoscerla di più. Così piano piano crogiolandomi nei miei pensieri e senza staccare lo sguardo dal suo viso mi addormentai.
 

 Pov Luna
Cavolo che caldo, mi sono messa seduta sul letto, ho tolto le coperte di scatto, mi sono alzata e sono andata a regolare di nuovo il condizionatore; a fine Giugno non può fare così caldo, e per di più perché diavolo ci mettono le coperte. Stavo litigando con il condizionatore, perché non voleva rispondere ai comandi, e siccome non sono famosa per la mia pazienza gli ho tirato una ciabatta. Quello in tutta risposta prima ha fatto un rumore strano e poi si è zittito fino ad esalare l’ultimo soffio d’aria; calda per giunta. Oh no! Si è rotto, tu stupidissimo aggeggio! Esclamai. Saltavo sul posto dalla rabbia sbattevo freneticamente i piedi per terra e imprecavo silenziosamente a tutto spiano cose incomprensibili. Mi fermai perché il mio cervello elaborò che muovermi così mi avrebbe solo fatto sudare di più, così mi calmai e mi girai verso la finestra. Era notte fonda, poi il mio sguardo roteò fino a posarsi sulla sveglia, un 3 rosso seguito da due zeri lampeggiava ininterrottamente, la osservai fino a quando il secondo zero non divenne un 1 poi ritornai alla finestra, ma nel mentre, mi fermai a guardare lei. Il mio sguardo si posò su Marta, anche lei era scoperta le sue coperte erano andate a finire sul pavimento. Dormiva tranquilla sentire il suo respiro regolare era quasi rilassante se non fosse che il condizionatore aveva deciso di non rinfrescare la stanza; ero rimasta imbambolata, non ci potevo credere, lei era mia sorella. In più pure gemella e come se non bastasse sono venuta a scoprirlo dopo tredici anni di separazione. Mi sembra un telefilm o una telenovela argentina. Ma invece era la realtà, non potevo cambiare canale. Andavo d’accordo con tutti in quella casa, ma con lei era diverso, non facevamo altro che essere in competizione per ogni singola cosa, anche per chi doveva avere il lavandino a destra nel bagno. Era una cosa divertente anche se tutte le gare finivano in PARITA’. Se non fosse che parliamo solo per lanciarci sfide azzarderei dire che sembra una ragazza simpatica, ho deciso, voglio scoprirlo, voglio parlarle saperne di più di lei e poi se proprio le cose non dovessero funzionare, potremmo benissimo tornare ad ignorarci come facciamo già.
Pensavo e ripensavo ma poi un’idea mi balenò in testa, era vento di tramontana, quindi aprire la finestra avrebbe significato far entrare tanta, ma tanta aria fresca. Dovevo trovare il modo di aprirla senza svegliare Marta che dormiva. Ma c’era un piccolo problemino l’apertura della finestra era dal suo lato e quindi dovevo passarle molto vicino e oltre a non essere campionessa di pazienza non lo sono nemmeno di delicatezza, per cui dovevo concentrarmi e non fare tanto rumore.
Ecco che ebbe inizio la mia “mission impossible” immaginate di sotto fondo la canzoncina che mettono per le spie alla 007 e poi io che inizio a camminare come la pantera rosa. Poi penso :” ma che diamine tutto questo macello per una sola finestra. Poi ripensandoci una finestra che prende un’intera parete”.
Continuo la mia traversata oltre il fiume di coperte e cuscini che tra me e lei avevamo buttato a terra, ma proprio mentre stavo per concludere la prima fase, il mio piede va a sbattere contro il letto di Marta, cado a terra, i peli del tappeto non sono commestibili, quando il dolore del mio mignolo martoriato iniziò a farsi sentire soffocai un urlo. Ripresi la marcia pochi passi alla finestra e si ci sono, poggio le mani sulla maniglia e… eh? Cos’è che non va? Perché noi ti apri? Cavolo cavolo cavoloooo!
Ce la stavo mettendo tutta davo sfogo a tutta la forza che avevo in corpo ma niente quella maledetta porta finestra non si apriva. Tentavo e ritentavo ma sul più bello inciampo su non so cosa, sto per perdere l’equilibrio agito le braccia in circolo a tutta forza quando poi come un piccolo spiraglio di salvezza penso alla tenda. L’afferro sembra tenermi per qualche secondo ma poi il primo gancio si sfila. Ecco il panico scorrere nelle mie vene, sbianco. Un pensiero mi sfiora la testa, se cado lei mi uccide, o nel peggiore dei casi o migliore non so, io cado su di lei e la uccido.
Dopo il primo anello iniziano a staccarsi a raffica tutti gli altri uno dietro l’altro. Sembrava una sparatoria ho fatto così tanto rumore che anche l’uomo con il sonno più pesante della terra si sarebbe svegliato. Mi incatenai nella tenda e caddi; si caddi su di lei.
 

Pov Marta.
Avevo preso finalmente sonno quando, all’improvviso ho sentito un rumore assordante. Cavolo sembrava una mitraglietta. Non ebbi il tempo di mettere a fuoco la scena che qualcosa di pesante mi cadde addosso. Non riuscivo ad urlare, quella cosa o quel qualcuno mi faceva mancare il respiro.  Non riuscivo a muovermi, quando riuscì a capire che era la pazza isterica di Luna attorcigliata nella tenda. Se non fossi io quella in pericolo di soffocamento mi sarebbe venuto da ridere. Riuscì a dire a malapena ahi!
Ma lei insensibile pensava a tutt’altro. Non faceva altro che dire .” sono un completo disastro” e si questo lo sapevo bene anche io “ non ne combino mai una giusta” si confermo anche questo “sono una stupida “ ma va l’hai scoperto ora? “ e sono incastrata nella tenda” già come hai fatto? “ però una cosa è certa sono un fenomeno sono riuscita a non svegliarla, nonostante abbia distrutto tutto” raccolsi quel poco di fiato che mi restava e dissi con tono di voce alto quanto bastava per farmi sentire : “ chi sarebbe il fenomeno? Chi è che non si è svegliato? E poi potresti togliere il tuo bel didietro dal mio stomaco, non respiro”.
Lei balzò giù dal letto e si sedette a terra, sudava freddo pareva avere una paura matta, non riusciva a muoversi, magari per via del mio sguardo assassino. Avevo gli occhi di fuoco la lingua di un serpente e stavo per strangolarla quando raccolse tutta la forza che aveva si divincolò dalla tenda e disse: “ m…mi..dispiace tanto scusa volevo solo aprire la finestra, stavo morendo di caldo” aveva le mani giunte e la testa china per chiedere scusa, e io non riuscivo a trattenermi, mi veniva da ridere, ma soffocai la risata.
Cercando di essere dura dissi: “e si, cercavi di aprire la finestra, ma in compenso la finestra è rimasta chiusa, mentre la mia parte di stanza sembra un campo di combattimento militare, la mia tenda è praticamente inesistente e in più ora sono sveglia”.
Lei giocava con i pollici e ad ogni conseguenza da me enunciata abbassava sempre più la testa poi con tono supplichevole disse ”si lo so mi dispiace davvero ho fatto di tutto per non svegliarti, ma non ci sono riuscita, se può servire domani rimetto tutto io a posto”
Mi avvicinai con il mio viso al suo con un sorrisetto malefico dissi “davvero?”
“si davvero lo giuro!”
“lo giuri?”
“lo giuro”
“ e se questo non dovesse bastare?”
“ e? cosa intendi?”
“ niente, vedi di mantenere la tua parola domani”
“ senz’altro, lo farò ti do la mia parola”
“bene”
“ora però, non è che…”
“si che c’è”
“potresti aprire la finestra ho caldo davvero soprattutto dopo che… niente”
“si ok guarda e impara Watson”
“si Sherlock”
Okay forse non era la circostanza più adatta ma almeno mi aveva rivolto la parola e io forse ero anche riuscita a risultare simpatica. Mi alzai andai verso la finestra.
“guarda” le intimai, forse con un tono di voce troppo severo, perché la vidi scattare sull’attenti.
“ si certo” si fece scappare un respiro di sollievo
“ prima devi togliere la sicura in questo modo e poi aprire” poggiai le mani sulla maniglia per aprire la finestra ma qualcosa stava andando storto. Non si apriva così lei iniziò:
“ti sto guardando, hai tolto la sicura, ma ancora non hai aperto la finestra”
“ma dai veramente? Non me ne ero accorta” risposi sarcasticamente.
“senti non fare tanto la simpaticona e apri quella benedetta finestra”
“si lo farei volentieri se solo ci riuscissi”
“visto non sono l’unica” si compiaceva del fatto che non era l’unica a non riuscire ad aprire la finestra ma poi si zittì e iniziò con voce tremante “co..co..cosa? no non può essere vero”.
 “ si è vero e ora per favore vieni qui ad aiutarmi magari in due ci riusciamo”
Si precipitò verso di me mise le mani sulla maniglia e  tentammo insieme di aprirla. Erano le 4 meno un quarto e ancora la finestra era chiusa. Ci rinuncia e andai vicino ad uno degli scatoloni messi nella stanza armadio e estrassi un ventilatore. Luna era ancora lì che tirava pugni alla finestra io invece mio ero avvicinata ad uno dei puffi che usiamo come sedie, posizionai il ventilatore lì vicino e mi sedetti.
Luna tirò l’ultimo pugno alla finestra, poi si girò verso di me e disse: “ non ci riesco! Questa cosa non vuole saperne né di aprirsi ne tano meno di rompersi” era tutta sconsolata mentre a me venne una fragorosa risata alla quale non potei sottrarmi.
Lei inarcò un sopracciglio e mi fissò con sguardo interrogativo per poi domandare: “ perché ridi?”
“e ovvio che non si rompe il vetro”
“ho troppo caldo per capirti, spiegati”
“si tratta di un vetro infrangibile, è normale che non si rompa”
“ah già me ne ero dimenticata”
“si lo immaginavo” le sorrisi. Mi sembra strano era la prima volta che avevamo una diciamo conversazione senza ostilità, forse dovuta all’ora tarda, ma volevo comunque godermi quel momento.
“vieni a sederti qui” le dissi, ma poi aggiunsi “ beh si certo se ti va ovviamente”.
“si volentieri” posò il suo sguardo prima su di me forse per capire la mia espressione che era un misto fra stupore e felicità, ma poi il suo sguardo si poso sul ventilatore.
“ e quello cos’è?”
“un ventilatore”
“si lo so era retorica la cosa”
“a okay scusami”
“da dove è uscito?”
“mi sono ricordata che lo tenevo in uno scatolone, pensavo a ogni evenienza, be non sapevo mica saremmo venuti ad abitare in una reggia”.
“tu!”
“si?” risposi io preoccupata
“tu sei un genio”
Corse a sedersi sul puffo di fronte al mio e poi con un sorrisone urlò “accendi questo affare”
“si subito” scattai.
Accesi il ventilatore ed entrambe facemmo un respiro profondo di sollievo. Rimanemmo in silenzio e ci muovevamo in funzione del ventilatore.

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Capitolo 3
*** GRAZIE CONDIZIONATORE (PARTE 2) ***


Pov Marta
Ce ne stavamo in silenzio sedute su quei puffi. Non avevo la minima idea di cosa dire o di cosa lei pensasse e senza accorgermene mi sono ritrovata a fissarla. Non so che espressione stessi facendo, ma ero quasi sicura di stare sorridendo. La certezza è arrivata quando lei, che mi stava seduta di fronte, disse:
” Perché sorridi?”
“Chi io?” domandai, risvegliandomi dai miei pensieri.
“Vedi qualcun altro in questa stanza oltre a noi due?” mi fece notare con tono calmo, però con un sopracciglio alzato in un’espressione dubbiosa, come se non capisse il motivo del mio sbigottimento.
“Beh no ovviamente, comunque nessun motivo in particolare, è solo che avevi un’espressione così buffa poco fa, che ripensandoci mi è venuto da sorridere”.
“ Eh già” si fece tutta rossa, probabilmente era imbarazzata, ma nemmeno io ci avevo fatto una bella figura. Mi ero mostrata tutta spavalda per aprire la finestra ma in realtà poi non ci sono riuscita nemmeno io.
Le mie fantasticherie furono interrotte dalla sua voce, si sentiva a suo agio, come se parlasse con me da una vita:
 “Senti ti va di parlare un po’? Perché a me sinceramente è passato il sonno”
Risposi con altrettanta naturalezza: ” Sì, per la verità giacché siamo in tema di confidenze, non vedevo l’ora di parlare un po’ con te, ma non ci sono mai riuscita”.
“Allora siamo in due, nemmeno io ho mai avuto il coraggio di parlarti”
“Il motivo? Non ti avrei sbranata sai?” dissi sarcasticamente
“Potrei farti lo stesso appunto sai!” rispose scandendo quel sai cantilenando.
“Credo sia meglio non fare tutte queste cerimonie e cominciare a fare domande” dissi cercando di sviare il discorso dai perché e dalle storie che si sarebbe portato appresso.  
“Io, voglio sapere un po’ di cose sul tuo conto” cominciò lei, tutta curiosa e sprofondando nel puffo.
“Spara, ti dirò tutto ciò che vuoi sapere” proseguii incrociando le braccia al petto e scivolando un po’ più nel puffo.
“Sicura? guarda che me lo hai detto tu” replicò, ma stavolta l’espressione sul suo volto aveva qualcosa di diverso, ma non era ostile. Quella era l’unica cosa che m’interessava.
“Si sono sicura, tanto non ho segreti”
“Bene allora, di te non so praticamente niente, se non che vieni da Shangai Cina e che sei mia sorella gemella. Esteriormente siamo praticamente uguali, capelli biondi, lunghi fino al sedere, occhi celesti, stesso taglio, sembra quasi che tu sia il mio clone. Hai sempre vissuto con Toko cavaliere della bilancia e sua moglie Tisifone, hai due fratelli, Sirio e Fiore.” Dicendolo aveva una mano a sostegno del mento.
“Meno male che di me non sapevi niente.  Comunque fin qui tutto giusto, ma potresti essere più precisa ecco è difficile risponderti anche perché non mi hai fatto una domanda” chiarì spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Tanto per farne una, vorrei sapere: hai qualche segno particolare che possa aiutare gli altri a distinguerci?”
“In realtà no, non ho voglie o cose del genere, ma mi piace indossare le lenti a contatto colorate”.
“E’ già qualcosa” sospirò
“E tu hai qualcosa di particolare?”
“In realtà si ho una piccola voglia a forma di Luna sulla spalla sinistra. Ioria dice che i miei genitori mi hanno chiamato così anche per questo. Però per quanto riguarda le lenti le indosso anche io”
“Wow, però non diciamolo a nessun altro il particolare della voglia, potrebbe tornarci utile scambiarci d’identità”.
“Non pensavo pensassi così in grande. Però, non ci sono problemi, mi sta bene”
“Allora, ti propongo una cosa”
“Si dimmi”
“Cerchiamo insieme particolari che possano distinguerci”
“Si, però poi proseguiamo la nostra conversazione, voglio chiederti una cosa a proposito di Sirio”
“Ok va bene”.
“allora cominciamo?”
“Si!” esclamai divertita
“Da cosa cominciamo?”
“Allora per quanto riguarda i capelli, a mia grande sorpresa e incredulità, non ci sono grandi differenze, eccetto il lato del ciuffo. Entrambe li portiamo lunghi fino al sedere, biondi, leggermente scalati per dare un po’ di firma solo che io ho il ciuffo a destra”
“Gli occhi sono celesti, ma potremmo cambiarli utilizzando le lenti. Per cui agli altri resterebbe comunque difficile riconoscerci da essi”
“Altezza? Io sono 1.72” dissi
“Io 1.71m, ci distanzia solo un centimetro, la gente non se ne rende nemmeno conto” disse con un ghigno soddisfatto sulle labbra.
“Beh ci resta ancora la tua voglia” le feci notare un po’ meno ottimista.
“Per quella non c’è problema dopo tutto è facile da coprire, a meno che non andiamo in spiaggia”
“In quel caso ti basterà coprirla con la lunghezza dei tuoi capelli”
“In effetti”
“Stabilito questo, cosa è che volevi sapere su Sirio?”
“In realtà, mi incuriosisce il rapporto di amicizia che ha instaurato con Pegasus”
Aveva cambiato posizione, ora era piegata e poggiava i gomiti sulle ginocchia e le mani poggiate sulle guance.
“Sirio eh? Pare abbia un intesa particolare con Pegasus. Pensandoci bene, in una delle nostre conversazioni mi ha detto che lo ritiene già uno dei suoi migliore amici”
 “Ah, vedi quel mattacchione di Pegasus, ha già trovato un buon amico”
“Sirio è così, si affeziona subito alla gente che gli sta simpatica”
 “Tu ci vai molto d’accordo vero?”
“Si sia lui che Fiore sono per me due veri e propri fratelli, anche se non di sangue. Fiore è stata trovata da Toko nella foresta, i suoi veri genitori l’avevano lasciata lì è lui ha deciso di portarla a casa, mentre Sirio è venuto da noi per un addestramento speciale, dice che vuole diventare un cavaliere e prendere l’armatura del Dragone che il maestro custodisce”.
“Il maestro sarebbe Toko?”
“E si”
“Figo. Mi sembra di sentire la storia di Pegasus. Anche lui per me è come un fratello, Castalia la preso con se è lui considera Ioria come suo maestro. Ha come desiderio diventare un cavaliere e recuperare l’armatura di Pegasus”.
“Ioria e Castalia sono coloro che ti hanno fatto da genitori per tutto questo tempo?” chiesi, incuriosita dal tono affettuoso che aveva nel pronunciare i loro nomi.
“Si”.
“Proprio come Toko e Tisifone per me”.
“Immagino di si; tu e i tuoi fratelli avete tutti la stessa età?”
“Si ma a quanto ho capito, tutti in questa casa abbiamo la stessa età, eccetto il fratello di Andromeda Phoenix, lui è il più grande”.
“Phoenix, si  quando lo vedo mi mette i brividi” dicendo quella frase venne scossa da un tremolio, scrollò la testa e ristampò sul suo viso il sorriso, poi aggiunse:
“Secondo te cosa è questa storia dei cavalieri?”
“A dirla tutta un’idea me la sono fatta, ma non ci metterei la mano sul fuoco”
“Vai mi interessano le tue ipotesi”
“Secondo la mia teoria tutti quelli che sono riuniti qui hanno un secondo scopo. Sirio, Pegasus Andromeda, Crystal, Steve e anche Phoenix hanno tutti lo stesso obiettivo, secondo me sono tutti destinati ad essere cavalieri e se proprio vuoi saperla tutta non credo nemmeno che sia un caso che ci abbiano fatto rincontrare qui tutti insieme. In oltre c’è anche la nostra storia che rappresenta una parentesi a parte”.
“Già hai perfettamente ragione in più anche la tua teoria ha una sua logica. Però ora non ci voglio pesare primo perché è notte fonda e secondo perché non è il caso, c’è lo diranno loro a tempo debito. Godiamoci l’estate d’amiche”.
“Amiche?”
“Non ti va forse? Oh ti prego scusami io e la mia boccaccia andiamo sempre troppo di fretta”.
“Ehi ehi frena non ho detto questo. Voglio, altro che se voglio essere tua amica”.
“Ne sono felice” mi disse e mi saltò addosso stritolandomi in un abbraccio.
Quella sera stessa dopo essere diventate amiche, spostammo il comodino e unimmo i letti.
 

Pov Luna
Avevamo unito i letti, e ci eravamo sedute su di esso, parlavamo di tante cose, di quando ci eravamo trasferite lì, della nostra vecchia scuola e delle amicizie che avevamo. Su quest’ultimo argomento fece un commento sarcastico, disse :
” Dovevi avere proprio l’aria di un maschiaccio”
 in effetti come biasimarla le avevo appena raccontato che frequentavo solo maschi in Grecia. Non era colpa mia però. Non abitavo proprio in Grecia ma al grande Tempio, in più nella quinta casa delle dodici più il tredicesimo tempio, quella presieduta dal mio maestro. Era una bella casa, nonostante dall’esterno sembrasse che erano rimasti indietro nel tempo, all’interno era tutto diverso, chiunque avrebbe creduto di attraversare un passaggio temporale, c’erano televisori, divani, due bagni le camere da letto e l’immensa cucina. Nonostante tutto quel lusso, la gente scarseggiava e soprattutto le ragazze. Uscivo di casa e per andare nella grande piazza, mi toccava scendere un numero indefinito di scale, di salire non se ne parlava, perciò rinunciavo e giocavo nel grande spiazzo che Ioria usava durante la mattinata per allenare i suoi allievi, tra cui c’eravamo io e Pegasus. Inutile farvi presente che io ero l’unica ragazza eccetto una mia amica, la mia migliore, Lania. Quindi finiti gli allenamenti se non eravamo troppo esausti giocavamo lì.  
“Quindi se non ho capito male, Lania era l’unica ragazza che potevi avere come amica?” mi chiese dubbiosa
“Già” risposi io cercando di giustificare il mio racconto
“Com’è?”
“Simpatica, al contrario di me molto femminile”
“Ti manca?”
“Si molto, però ti confesso che non so se mi dispiace di più che fosse innamorata di Pegasus o che sia rimasta lì” dissi pensando seriamente alla risposta.
A quella battuta sarcastica Marta scoppiò a ridere e poi esclamò:
“Perché dici così?”
“Perché mio fratello è un’idiota!” sbottai
” Poverino” disse ancora sorridendo
“Guarda che è vero, non capirebbe che una ragazza è innamorata di lui nemmeno se gli facesse un disegnino”
“Mi sembra la stessa storia di Sirio” il sorriso si tramutò in una smorfia di frustrazione.
“Allora è proprio vero, Dio li fa e Dio li accoppia”
“Già ma a questo proposito mi dispiace molto per Fiore”.
“Non dirmi che?”
“Si hai capito”
“Gli piace Sirio eh”  affermai sospirando
“ Si e vorrei proprio aiutarla, è una ragazza che se lo merita, oltre ovviamente ad essere molto carina. Èmolto dolce, ha un cuore d'oro è sensibile e altruista, aiuta chiunque è in difficoltà ed è brava nei lavori manuali come il cucito o gli origami. È un'ottima cuoca. All'esterno può sembrare fragile e delicata ma è molto forte e sa farsi rispettare, quando vuole, come nel combattimento. È  una ragazza perfetta.
Sarebbe disposta a fare qualunque cosa per i suoi amici e nella nostra vecchia scuola è stata un cupido pazzesco. Molte coppie si sono formate grazie a lei. E pensare che proprio un cupido come lei non riesce a fare nulla per la sua felicità mi fa star male”.
“Si ti capisco”
“Diavolo si è andata ad innamorare proprio di un ragazzo stupido, è carino alto, magro, ma muscoloso. Anche lui è un ragazzo dolcissimo abile nelle arti marziali, capace di rischiare la vita per un amico e sono sicura che se capisse cosa lei prova per lui saprebbe renderla felice. In fondo in fondo nessuno mi leva dalla testa che anche lui prova qualcosa per lei”.
 Appena finì di pronunciare quelle parole, il mio stomacò brontolò molto rumorosamente.
“Hai sentito questo rumore?” chiese Marta.
“Si l’ho sentito” sospirai sotto voce
“Secondo te di cosa si tratta”
“Ehm…” ero molto imbarazzata, perché..” veramente è il mio stomaco”
“Cosa?”
“Ho fame, non posso farci niente” dissi mordicchiandomi le labbra per l’imbarazzo.
Lei iniziò a ridere e anche a singhiozzare tanto le sembrava divertente la situazione, io sentì che le mie guance stavano andando a fuoco. Arrossì e parecchio, ma non volevo darlo a vedere così mi girai su un lato e alzai la testa verso l’alto e con il viso imbronciato e la vocina offesa dissi: “ io con te non ci parlo più”
Lei smise di ridere aveva capito che si trattava di uno scherzo così poi si asciugò una lacrima e disse :” E dai su non fare l’offesa, non volevo prenderti in giro”.
“Allora cosa intendi fare a proposito?”
“Io pensavo di andare a rubare qualche snack dalla cucina, ti va di accompagnarmi in questa nuova avventura?”
“Si certo il mio stomaco sta già festeggiando”. Scoppiavo di gioia si andava alla ricerca di cibo.
uscimmo dalla stanza e armati di torcia e mappa andammo alla ricerca della cucina. Questa era un'impresa davvero difficile perché dovevamo andare nell'ala opposta alla nostra!  lo so lo so è strano che dopo un mese ancora non abbiamo imparato la strada ma che possiamo farci se questa villa è immensa! giri l'angolo e ti perdi....camminavamo una affianco all'altra con torcia nella  mano destra io e mappa nella mano sinistra lei. All'inizio rimanemmo in silenzio per non farci scoprire dagli altri ma ad un certo punto non riuscì più a trattenermi e l’istinto selvaggio ebbe la meglio.
"Stiamo andando dalla parte giusta vero?" sbottai con tono furioso.
" Si si basta girare l'angolo e siamo quasi arrivati" rispose lei con calma senza distogliere gli occhi dalla mappa.
"Ok tu hai la mappa.." ammisi rassegnata
"Si basta solo girare" confermò lei con un sorrisetto consolatore.
così appena girato l'angolo ci trovammo di fronte una statua e nient'altro.
"Basta girare l'angolo no?" l’attaccai
"Si...bastava solo...oh oh" occhi che straripavano preoccupazione
" Marta è evidente che non c'è nessuna cucina, qui c'è solo la brutta copia del David di Firenze!" 
" Ho sbagliato e allora? guarda che non è facile leggere una mappa in piena notte con la poca luce della torcia che mi ritrovo sai?"
"Dai da qua ci provo io!" così le presi la mappa e tentai di capire dove fosse quella benedetta cucina.
la osservai per parecchi minuti ma non ci capivo nulla, la rigiravo nelle mani e vedevo solo linee colorate che andavano da tutte le parti e dei disegnini senza senso.....così alla fine ci rinunciai e dissi: " forse è meglio seguire l'istinto? no?"
"Istinto? se seguiamo l'istinto arriveremo in cucina per l'anno prossimo" sbottò lei, con aria di superiorità
" E che facciamo? io questa carta non la capisco! quindi andiamo a tentativi e vedrai che la troveremo.. prima o poi" 
"Prima o poi?" si girò lei con la faccia quasi stravolta
"Non guardarmi così! sembra che alla fine sia anche colpa mia!"
"E’ colpa tua!"
"Mia? e perché mai?"
"Tu hai fame!"
" E questa sarebbe una colpa? guarda che tu hai avuto la geniale idea di andare in cucina quindi o ci muoviamo o rimarremo qui in questo corridoio per sempre"
"Avresti preferito morire di fame invece di andare alla ricerca della tua fonte di salvezza?"
"Mi sembra ovvia la risposta no?"
"Quindi zittisciti e prova ad annusare!" mi ordinò
"Mi hai presa per un cane?" ribadì
"Perché seguire l'istinto ti sembra da umani?" ribatté
"Almeno un'idea io l'ho data"
"A si che bella idea andare a zonzo di qua e di là senza una meta"
"E la cucina non è una meta?"
"Può darsi ma se continuiamo a litigare col cavolo che la troviamo "
"Oooh hai uscito gli artigli?"
" Che credi ho fame anche io! sei contagiosa"
"Forse è questo che si intende per telepatia gemellare"
"Non credo che si basi proprio su questa teoria. Comunque wow che paroloni"
"Mi hai presa per un ignorante?"
"Si un'ignorante affamata" disse lei con un sorrisetto da presa in giro
"Ehi ma chi ti credi di essere?" quest’ultima frase uscì a tono molto alto, mi sorprese che non si fosse svegliato nessuno.
"Shhhh vuoi svegliare il mondo intero?” disse sussurrando,  poi sempre con il sorrisetto di prima aggiunse ”Piacere Marta Masami 14 anni tua sorella".
"A  parli proprio tu di ignoranza che vieni dalla giungla!"
"Comunque, 1 in Cina non ci sono giungle ma foreste. Almeno vicino casa mia"
"Di un po’ avevi anche civilizzato i gorilla?"
"Mi hai preso per Jane o Tarzan?"
"Sai che cosa è la CAR-TA-I-GIE-NI-CA? dissi scandendo bene ogni singola sillaba come si fa con i bambini che devono imparare a parlare bene.
"Si lo so, non c'è bisogno di fare lo spelling, sai anche in Cina ci sono le scuole e i bagni." Ribatté visibilmente seccata alla mia provocazione.
"Pensavo fossi rimasta all'epoca delle foglie"
"Almeno dove abito io ci sono le foglie e tante anche, in Grecia dove abiti tu devi scavare come i cani per nascondere la tua natura di animale"
"Non è vero a casa mia abbiamo i bagni"
"Ma dai!!! veramente pensavo che Ioria avesse costruito una cuccia tutta per te"
"Adesso basta non sei più divertente"

Stavamo litigando furiosamente quando il mio stomaco si fece di nuovo sentire. Un altro bel languorino degno di un elefante, mi sono presa paura da sola, mi stupisco di me stessa, ho davvero fame. 

"Ti prego troviamo la cucina, non ne posso più" la pregai con tono supplichevole e occhi gonfi di lacrime. A quella vista parve intenerirsi, ma solo un po’ e disse:" Allora apri quella porta andiamo a tentoni" sospirò.
così alla fine seguimmo il cosiddetto "istinto" e forse era meglio non seguirlo poi così tanto, per l'ora successiva camminammo e camminammo e camminammo ancora. Basta! non ne potevo più ! volevo trovare la cucina, i piedi mi facevano male e lo stomaco sembrava l'eco dei ringhi di dinosauri nelle caverne! cavolo! e Marta che faceva? Ancora non si arrendeva tentava  di leggere quella stupida cosa che sembrava disegnata da un bambino delle elementari! Di grande la casa è grande, ma che cavolo, non pensavo potesse essere così difficile trovare la cucina o la benedettissima sala da pranzo

"Trovata!" Marta quasi urlò per la felicità.

Ci fermammo di colpo, avevamo girato a vuoto per molto  e nel mio cervello si insinuava l'idea che questa cucina non esistesse nemmeno...

"Questa volta sei sicura?"
"Sicurissima!" strillò convinta e piena di entusiasmo
"Sicura come le ultime quindici presunte cucine?"
"Dai questa volta è quella giusta! fidati!"
"Okay mi fido solo perché sto morendo di fame"

così l'aprimmo piano piano entrammo in punta di piedi e ci trovammo in una stanza molto grande...era buia certo ma con la luce che filtrava dalla porta aperta si poteva distinguere benissimo un grande divano un tavolino con sopra un piccolo vaso di fiori...sembrava proprio..

"Sembra proprio un atrio" disse Marta. Sconsolata direi a causa dell’ennesimo fallimento. 
" Mi hai letto nel pensiero?" dissi quasi incredula.
"Eh?"
“Stavo per dirlo io”
“Che cosa?” ormai non connetteva nemmeno più bene, forse la stanchezza iniziava a farsi sentire.
"Niente, comunque bella questa cucina, comoda no? Hanno pensato anche di mettere un divano così quando il cuoco si stanca si può prendere comodamente un caffè in santa pace."
"Scusa ,lo so ho sbagliato ancora ma non essere così acida" piagnucolò lei fingendo, si capiva bene che non era realmente  pentita, un tono piagnucoloso.
"E’ la fame che mi rende acida" abbaiai guardandola in cagnesco
" Be siccome siamo già nella stanza potremmo anche scoprire di chi è no?"

ci pensai su 

"Potremmo lasciare anche qualche sorpresina" disse con un sorrisetto da bastarda dentro stampato in faccia.
" Subito!" dissi sussurrando eccitata dall'idea.. mi andava di fare qualche scherzetto. Non mi trattenni, la provocai nuovamente “Certo che ti riprendi in fretta! Solo fino a due secondi fa sembravi un cane bastonato che cerca perdono al padrone”
“Beh sai queste cose mi mettono di buon umore. Penso che siamo più simili di quanto vogliamo ammettere”.
“Si però ora diamoci una mossa non sto più nella pelle”.

Trovammo subito la porta della stanza da letto e l'aprimmo piano piano, era completamente buia ma quel russare assordante era inconfondibile.

"Pegasus!" esclamai mentre Marta insieme a me disse "Sirio!"
ci guardammo per quel che ci era consentito dalla poca luce e sorridemmo, a quanto pare anche lei la notte era immersa nell’ascoltare il melodioso ronfare del fratello...quindi ci voleva proprio una bella vendetta coi fiocchi!

"Stai pensando a quello che sto pensando io? vero?" esordì lei.
"Si però approfittiamone per cercare anche qualche snack " risposi
"Ok!"

Ci lanciammo alla scrivania per trovare un pennarello o qualunque cosa che scrivesse sulla faccia di quei due idioti....ci mettemmo un po’  perché avevamo spento la luce per non farci scoprire.  Dopo aver svuotato due porta penne e aver aperto tutti i cassetti trovammo due bei grossi pennarelli indelebili...
la mia vendetta stava per compiersi,  finalmente! dopo tutte le notti passate insonni per colpa del mio adorato fratellino adesso potevo restituirgli il favore. Come si dice...a si, la vedetta è un piatto che va servito freddo! E poi così avrei dato sfogo alla mia vena artistica!

"Pronta?" dissi girandomi dalla parte di Marta.
eravamo vicino alle nostre vittime che dormivano beatamente.
"Si" rispose con un sorrisetto misto tra il divertito e il malefico. Cavolo e pensare che anche io avevo quell’espressione. Un brivido mi sfiorò la schiena e un pensiero mi balenò in testa. Non sarei mai voluta finire nel raggio vendicativo di Marta. Poteva dare i brividi anche più di Phoenix se ci metteva impegno, solo che lei al contrario da tutta un’altra impressione a prima vista.
Saltai sulla faccia di Pegasus per mettermi all'opera. Ci stavano bene degli enormi baffoni e un bel paio di occhiali, mentre Marta disegnava una benda da pirata un monocolo e degli scarabocchi! perfetti erano proprio perfetti! Donavano a Sirio.

"O sono adorabili quando dormono!" dissi.
"Già e adesso con la faccia che si ritrovano sono ancora più carini"
" Si si hai talento ragazza!"
" Si mi piace molto, non faccio degli scherzi così da quando mi sono trasferita!"
"Anche io!" dissi ridendo " se lo meritano proprio non credi?"
"Assolutamente!"
" Che ne dici se cerchiamo un po’ di cibo? Oppure ci scopriranno con tutto il rumore che fa il mio stomaco!"
" Si ma prima facciamo un giretto per le altre stanze siccome stiamo  in pista balliamo no?"
"Si si si!"

Dopo aver gironzolato per la stanza e preso in giro i  boxer a cuoricini e stelline che i nostri fratellini si trovavano nei cassetti, uscimmo e entrammo nella seconda stanza quella nel mezzo fra le due porte bianche.
la finestra era chiusa ed il condizionatore acceso al minimo, Crystal aveva in bella mostra il petto e aveva la bocca spalancata da cui penzolava un filo di bava lunghissimo....

"Bla!" dissi con voce un pochino troppo alta.
"Shhhh! vuoi che ci scoprano?"
"Scusa ma guarda!" e indicai il ragazzo che avevo davanti " io non tocco la sua faccia!" e mi allontanai.
"Lo so che fa schifo ma devi solo disegnarci!"
"Be puoi farlo benissimo tu!"
"Io?"
" No il gorilla che hai civilizzato! certo!"
" Ma fa schifo pure a me!"
"Brava! cambia discorso!”
“Guarda che nessuno ha cambiato discorso qui!”
“Non mi importa. Senti si fa insieme!"
"Insieme?"
"Si dai tu da un lato e io dall'altro!"
"Ok!"

Marta si posizionò sul lato destro della sua faccia e a me toccò quella bavosa! Bla! che schifo alla fine gli disegnai un cuoricino, tante stelline e il mono ciglio e lei triangoli baffetti alla Hitler e uno smile. bene adesso toccava all'altro ragazzo. Non sapevo chi dormiva con lui sembrava solo in camera non sentivamo altri russare.
"Marta sei sicura che ci sia qualcun'altro?"
"Si sicurissima, sono sei, per forza devono essere tutti in coppia"

Lei si era allontanata da me e mi dava le spalle evidentemente osservava il ragazzo misterioso.

" Allora chi è ?" dissi avvicinandomi a lei 
" Secondo te?"

mi avvicinai al ragazzo aveva  i capelli scuri e dormiva profondamente non si muoveva nemmeno, se non avessi notato il suo petto muscoloso che si alzava e si abbassava avrei di certo pensato che fosse morto.

" E? nuovo?"
"No è Phoenix Luna!" mi fece notare con un tantino di irritazione.
"Cosa?!" di scatto mi allontanai dal quel letto e caddi con il sedere per terra
"Ahi!" bofonchiai
"Ehi tutto bene?" disse avvicinandosi
"Ti prego io a lui non voglio disegnargli la faccia, ho troppa paura della sua reazione"
" Si ma manca solo lui!"
"E se ci scopre e si arrabbia di brutto?"
" Be forse hai ragione non voglio provare quest’esperienza"
" Andiamo nell'altra stanza allora!"
" Dobbiamo proprio?"
"Si" così mi alzai e la presi per mano tirandola fuori dalla stanza.
era la seconda volta che avevo un contatto fisico con lei ed era alquanto strano la sua pelle era morbidissima e aveva delle dita lunghe, mi faceva sentire bene starle a fianco...
mi avvicinai alla porta e l’aprì lentamente.

"Ci siamo" dissi davanti alla terza porta 
" Dai apri!"
"Ok ok non essere così impaziente!"

La aprì e notai che l'aria fresca del condizionatore era molto piacevole sulla mia pelle sudata, dava una sensazione di sollievo. I due letti erano nella stessa posizione delle camere precedenti e i proprietari dormivano beatamente...ignari della nostra presenza..
La camera non era disordinata come me l'aspettavo e stranamente il silenzio la dominava. Solo in sottofondo si sentivano i loro respiri... c'erano Steve  Shun e Andromeda  Shun  cugini venuti da due posti totalmente diversi ma inseparabili dal loro arrivo...era strano rimanere li in quella stanza in mezzo ad un ragazzo che per me era il più bello del pianeta e vederlo dormire era fantastico...no non avrei mai dipinto la sua faccia! e secondo me anche Marta pensava lo stesso di Andromeda aveva in faccia un'espressione indecifrabile forse peggio della mia!
Mi ero persa ad ammirare quei lineamenti perfetti. Non mi ero mai soffermata a guardarlo così a lungo. Il mio sguardo vagava passava dalla fronte su cui poggiavano diversi ciuffetti di capelli alle ciglia lunghe e nere che contornavano quei due occhi fantastici, poi passai alla bocca. Aveva labbra rosee grandi all’improvviso mi venne in mente un’immagine che ricacciai immediatamente dalla mia testa. Era l’immagine di un bacio. Non so perché mi fosse venuta in mente ma di certo era solo un fatto senza senso dovuto al sonno o alla fame.
Continui a scendere giù, mi persi ad ammirare quel petto nudo, dei pettorali da Dio e una tartaruga ben scolpita, ma non troppa, quella che bastava. Non era uno di quei ragazzi con i muscoli pompati, certo ne aveva tanti ma adeguati al suo fisico, cavolo che mi prende non è da me.
Sentì che mie guance stavano iniziando ad ardere, ero tutta un fuoco in viso.
È la prima volta che mi capita una cosa del genere, eppure non è la prima volta che vedo un ragazzo a petto nudo. Allora perché provo questa strana sensazione, perché sono così imbarazzata, non è da me, ragazzi non è da me. Non mi è mai capitato niente di simile.
non può essere, devo ritornare normale, tutta questa storia mi ha fatto perdere qualche neurone, e restare qui, in questa stanza, mi farà perdere quelli che mi sono rimasti.

Angolo autrice :)
ciao a tutti ragazzi, vorrei dire un sacco di cose, ma non so proprio da dove cominciare.
va bene dai, ho deciso andrò per ordine. dunque innanzitutto i ringraziamenti. un ringraziamento speciale va alla mia migliore amica Lady Tsuky, la quale mi sta dando una grande mano a scrivere questa ff.
un second ringraziamento va alle persone che hanno recensito il primo capitolo e mi hanno dato dei consigli, che sto cercando di seguire al meglio che posso. 
poi un grande grazie anche a tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite o che l'hanno anche solo letta.
vorrei chiedervi di recensire anche questo mio secondo capitolo, così da capire se vi piace, se pensate sia noiosa o divertente. mi farebbe davvero piacere ricevere tante recensioni. 
vi ringrazio in anticipo.
 

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Capitolo 4
*** Alla ricerca della cucina ***


Salveeeeeeeeee!!! E' da un pò che non postiamo un nuovo capitolo, questo è dovuto un pò a tutti gli impegni che abbiamo e un pò al fatto che abbiamo deciso di postare un capitolo al mese. così da rendere gli aggiornamenti regolari anche dopo l'inizio della scuola.
Vi lasciamo alla lettura delle nostre due protagoniste alla ricerca della tanto agognata cucina. Speriamo che il capitolo vi piaccia e vi auguriamo buona lettura. 
Miraccomando fateci sapere cosa ne pensate;) 
by by Lady T e Lady Y.


Pov Marta.
 
In questa stanza fa anche più caldo che nella nostra, il mio sguardo slittò involontariamente sul condizionatore, era acceso, funzionava. Allora perché avevo così tanto caldo? Fino a due minuti prima non lo stavo soffrendo così tanto.
Ritornai ad osservare quel viso angelico, nel quale ormai mi ero persa. Quei capelli lunghi verdi, il ciuffo che gli cadeva sulla fronte, le ciglia anch’esse lunghe nere, ma c’è una cosa che catturò ancora di più la mia attenzione, erano le labbra. Mi mordevo il labbro inferiore, cosa che succede quando sono nervosa o quando mi trattengo dal fare qualcosa, in questo caso era un misto di entrambe, ero nervosa, tesa il motivo però mi era ignaro. Mi trattenevo si, avevo una voglia matta di posare le mie labbra sulle sue. Una voce poi interruppe quella fantasia. Ci misi un po’ a ritornare con i piedi per terra, pensavo e ripensavo. Tutti i pensieri insieme mi si affollavano nella mente. Perché mi imbarazza vederlo dormire? perché il suo petto nudo deve mettermi così in soggezione? perché guardare le sue labbra mi ha fatto venire voglia di baciarlo? Questo pensiero non mi aveva mai sfiorato prima d’ora. Cavolo sento la mia faccia andare a fuoco, non ci capisco niente.
Poi ricapitolai la situazione, una volta parlando con Fiore lei mi raccontò di come si sentiva ogni volta che vedeva Sirio in determiniate situazioni. Il panico, l’incredulità e la paura mi scorrevano nelle vene, erano i sintomi, si i sintomi dell’amore.
Ancora una volta quella voce mi stava chiamando, era Luna che continuava a ripetere il mio nome più e più volte, fino a quando non decisi di risvegliarmi da quello stato di trans in cui ero caduta.
Mi voltai verso di lei, era rossa in viso, ma non volli domandarle il perché, poi mi decisi ad aprire bocca:
 
“Si dimmi” feci girandomi verso di lei.
“ Si dimmi?” mi disse nervosa “Hai idea di quante volte ti abbia chiamata?” posò le mani sui fianchi.
“Non so due o tre forse” sapevo benissimo che erano molte di più ma dirglielo non l’avrebbe di certo calmata, accennai un sorrisino come per chiedere scusa.
“Due o tre, cento però” diamine non l’aveva nemmeno notato il sorrisino, si era rivolta a me più arrabbiata di prima.
“Si può darsi” ammisi con tono dimesso.
“Si può darsi! Ma senti questa. Ma che diavolo ti è successo?” avvicinò il so viso al mio come per scrutare chissà quale emozione, sapevo di avere ancora il rossore che traspariva per cui mi voltai a guardare da un’altra parte.
“Niente, davvero solo possiamo muoverci ad uscire di qui voglio trovare la cucina, ho fame” il mio tono di voce non convinceva nemmeno me, ma che potevo farci, avevo appena capito cosa mi stava capitando. Per fortuna se la bevve o fece finta di farlo, come è più probabile e acconsentì.
“Si certo, era proprio quello che volevo dirti, quando ti ho chiamato circa 300 volte prima” mi ammonì.
“Si allora muoviamoci. Puoi sbraitare dopo, rischiamo di farci scoprire” ora ero arrabbiata anche io stava quasi urlando, e farmi scoprire in quella stanza e in quello stato era proprio l’ultima cosa che volevo.
“Ok ok, ma non credere finisca così”
“Si mamma va bene” risposi prendendola in giro
“E non prendermi in giro!”
“Non lo farei mai” continuai con lo stesso tono di prima
“Si si come no”
“Si si come no”  la imitai cercavo di mostrarmi come prima allegra e spensierata. E la cosa mi divertiva pure è così facile prenderla in giro.
Avevo ancora la mappa in mano nel disperato tentativo di capirci qualcosa, ormai non c’era più bisogno nemmeno della torcia si era fatta l’alba.
I miei occhi erano puntati sulla mappa ma con la testa ero ancora nella stanza di Steve e Andromeda. Avevo anche fatto una prova, ho guardato Steve e poi ho riguardato Andromeda. Steve non mi faceva lo stesso effetto, certo mi viene da pensare che sia un bel ragazzo e se non fosse per il taglio dei capelli e pei il colore direi che è uguale al cugino Andromeda. Già Andromeda perché mai mi avrà fatto quell’effetto vederlo? davvero inizio a pensare di essere una frana. Non ci capisco niente nemmeno di me stessa. Poi, la voce di Luna interruppe nuovamente i miei pensieri.
 
“Marta” mi chiamò lei. Questa volta l’ho sentita subito per cui mi affrettai a rispondere.
“Si?”
“Cosa ti è successo prima in camera, sembravi diversa”  cavolo se ne era accorta, come avevo anche solo potuto sperare nell’ipotesi che non si fosse accorta di nulla.
“Sai, ance io mi sono sentita strana quando ho guardato Steve, ho provato una sensazione mai sentita prima ed era un misto tra il piacevole e..”
“Si ti capisco, e bene anche” la interruppi bruscamente. “E’ da quando l’ho visto la prima volta che Andromeda mi fa quell’effetto, però sta sera è stato più forte di me, non sono riuscita a bloccare i miei pensieri” continuai.
“Marta, credo di essermi…”
“Innamorata?”
“Si, ma come posso essermi innamorata di una persona che conosco da un mese? E’ questo che ti stai domandando?”
“Si, ma so anche qual è la risosta” disse preoccupata
“Come ho già detto ti capisco, sono nella tua stessa situazione e non so come comportarmi”
“Credo che per ora sia meglio cercare di essere amici”
“Si sono d’accordo” poi sospirai, quanto può essere complicato e contorto il cuore di una ragazza?
“Marta un’ultima cosa” mi disse incerta
“si dimmi tutto” le sorrisi
“potresti tenere tutto per te?”
“E’ naturale, non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di chiederlo, ma ovviamente tu” non feci in tempo a finire che mi interruppe con “Starò zitta anche io ovviamente”
“Però, se dovessi avere bisogno di parlare, puoi sempre farlo con me”
Mi sorrise “Parli proprio come una sorella sai. Se vuoi tu puoi fare lo stesso”
“Senz’altro” ricambiai il sorriso.
Poi per cambiare discorso ed alleggerire la situazione, Luna se ne uscì dicendo.
“Se provassimo ad aprire quella porta?”
Stavamo ancora andando a zonzo per trovare quella benedetta cucina, una cosa è certa se mai la troviamo stampo la strada nella mente. E’ meno faticoso correre per due kilometri che andare alla ricerca di questa cavolo di stanza.
“Non lo so non mi convince, mi sembra che questo piano sia riservato alle camere da letto, non vorrei trovarmi a violare la privaci di qualcuno”
“Come se non lo avessimo già fatto!”
“Allora mi correggo di qualcun altro”.
Subito dopo aver finito la frase mi concentrai nuovamente sulla mappa e… si, ecco che arriva il lampo di genio.
In ritardo, dannatamente in ritardo, ma ho capito l’errore. “Che mi venisse un colpo!” urlai. Luna mi guardava perplessa, poi vedendo che scorrevo velocemente un dito sulla mappa e continuavo a dire, cose tipo:” Ma certo, si va a dritto, poi si svolta qui, ci troviamo nell’atrio la statua del David e poi le scale si scende si va dritti e si trova” non capiva quello che stavo dicendo, stufa dei miei ragionamenti per lei incomprensibili sbottò: ”Senti, saresti così gentile da spiegare anche a me quello che stai dicendo?”
“Ma si certo” mi aprì in un sorriso a trentatré denti “Ci sono, Luna ho finalmente capito dove si trova la cucina” ero tutta allegra ed eccitata.
“No, guarda no ti credo più, sarà l’ennesimo fallimento” mi disse guardando verso l’alto.
“Allora se non ti fidi ci vado da sola, però pensaci bene se poi ho ragione quella che rimane a stomaco vuoto sei tu” cercai di essere il più persuasiva possibile e credo proprio che avesse funzionato dato che rispose:
“Ok ti seguo ma solo per amore del mio stomaco però”
“Fidati non te ne pentirai”
“Invece credo proprio che … ehi ma che?”
 
Non le feci terminare la frase che, l’afferrai per un braccio e iniziammo a correre, sembravamo fulmine e lampo, ma cercavo sempre di fare il meno rumore possibile, dopo tutto erano le sei del mattino, un po’ di rispetto. Mentre correvo continuavo a guardare la mappa per essere sicura di non sbagliare di nuovo.
Poi finalmente arrivammo al punto fatidico.
“Si come ti dicevo era tutto giusto quello che era sbagliato, non erano le direzioni, ma il piano”. Inizia.
“Eh?” mi guardava con aria dubbiosa.
“Bene ci siamo” affermai contenta.
avevamo ripercorso ore di strada di andata in meno di 5 minuti di corsa eravamo nuovamente davanti alla statua, al David di prima.
 
“Mi sembra di essere al punto di partenza!” cominciò lei stufata.
“E qui che ti sbagli ragazza” avevamo il fiatone un po’ per la corsa un po’ per l’eccitazione. “Guarda oltre la statua, prima non le abbiamo notate era troppo buio e io non le avevo viste sulla mappa.
“Ma di che parli? Luna mi fissava con un’espressione che faceva trasparire il commento:” Ma sei impazzita?”
Lo colsi al volo, e risposi a tono:” Non sono diventata pazza, mi riferisco a quelle” puntai il dito verso la statua per indicare quello che c’era dietro.
“La statua?” chiese lei, guardandomi ancora più perplessa di prima.
“No scema le scale”. Asserì convinta.
Adesso anche il mio stomaco reclamava cibo.... e Luna sembrava uno zombie.... di certo la mia faccia non era da meno, ma che potevo farci se eravamo entrambe affamate?
Dopo essere uscite da quella stanza....e non volevo ripensarci.... il mio stomaco era del tutto impazzito. Ma ora avevo la speranza di poter riempire la mia pancia a sazietà.
"Ho fame, ho fame! Cavolo basta ti prego dai che la troveremo!" sussurrava Luna.
Tenera parlava con il suo stomaco per consolarlo.
"Che fai? Adesso parli da sola?" la provocai per attirare la sua attenzione.
"Eh? Stai parlando con me?" disse lei con una voce che non sembrava nemmeno la sua
" E con chi se no? Luna ci sei o sei rimasta sul tuo satellite?"
"Si scusa non sono così attiva se non ho qualcosa nello stomaco"
"Be non è una buona scusa per ignorarmi totalmente"
"Se mi dici che hai trovato la cucina posso risonare in forma sai?"
“E secondo te cosa valevo dirti trascinandoti qui?”
“Sei proprio enigmatica sai”
“Ok, capito quando hai fame sei un caso disperato. Quelle scale ci porteranno alla cucina”
“Davvero?”
“Davvero”
“Questa volta è sicuro?”
“Si questa volta si”
“Ma non è che ti sei sbagliata di nuovo?”
“Insomma fidati, cavolo”
“Non so se è il caso in fondo non è nemmeno un giorno che andiamo d’accordo”
“Beh non posso darti torto, però sono una brava ragazza e non lascerei morire di fame nessuno”
“Se mi porti in cucina ti giuro che sarai la mia nuova migliore amica per sempre!”
“Come ti affezioni facilmente, comunque si affare fatto.”
 Riprendemmo a camminare. Scendemmo le scale, mi piacerebbe dire con delicatezza, ma in realtà per la fretta le scendemmo molto sgraziatamente a quattro a quattro.
Eccoci finalmente arrivate alla meta!
Eravamo davanti a quella grande porta bianca a due ante .... L’ aprimmo insieme quasi emozionate per la nostra piccola vittoria..
Era enorme! mai visto una cucina del genere...il pavimento era in marmo liscissimo perfetto e lucido a quadri bianchi e neri e il mobilio era bianco. Il marmo era in quarzo e le pentole in rame penzolavano tutte appese in ordine di grandezza e colore da quel coso, si quel coso dove si appendono, adesso non mi viene il nome, ma pensai che quel cuoco doveva essere pazzo a sistemare così le sue pentole, e sotto di esse c'era un'enorme isola con i fornelli ultramoderni, vicino ad una credenza c'erano due forni anch'essi modernissimi ma il frigo....non si vedeva.
Mi ero praticamente persa nell’ammirare quell’incanto, la cucina. Non mi era mai sembrata così bella. Delirio pensai.
"Dannazione ti vuoi svegliare!" mi urlò Luna nel timpano
"Ma che sei scema? così divento sorda!" le riurlai.
" Be ma non mi rispondi!"
" Non posso nemmeno pensare per cinque minuti di fila che ti preoccupi?"
" A perché adesso pensi?"
“Vedo con molto dispiacere, che anche se hai fame l’ironia non ti passa” ringhiai. Poi aggiunsi "Senti fai meno la simpaticona e ascolta, ho capito perché avevamo sbagliato"
" dai su dimmi la tua geniale illuminazione delle sei del mattino" mi disse incrociando le braccia con aria seccata.
"lo sai perché non avevamo trovato la cucina? perché eravamo al piano sbagliato!"
" ormai l’avevo capito, la cosa che mi sfugge è come un intelligentone come te abbia potuto sbagliare” disse urlando.
Gli misi la mano sulla bocca e dissi " cavolo smettila di sbraitare come una gallina! vuoi che ci scoprano?" ci mancava solo la ramanzina di Toko...alle sei del mattino.
fece no con la testa , così la lasciai andare..
"Come te ne sei accorta?" mi chiese
“Guarda sulla mappa”
La fissò e notò la stessa scritta che avevo notato io...c'era scritto CUCINE 1° PIANO in grassetto e in bella mostra con una freccia che indicava le scale al piano di sopra…
"ma tu dicevi che la cucina era sempre vicino"
"be ecco la mappa era quella giusta ma...il piano..."
"si lo so lo so era sbagliato e perché l'hai scoperto solo adesso?"
 
il fatto era che avevo tenuto il dito sulla scritta primo piano e quindi non mi ero accorta dello sbaglio....fino a quando non avevo visto il cartello....
 
"Hai messo il dito sulla scritta vero?"
"Come?" ma che diamine! Come faceva a saperlo?
"Io so che ti stai domandando come faccio a saperlo perché te lo leggo in faccia, il fatto è che ho pensato che poteva capitare anche a me" ammise dondolandosi sui talloni come una bambina.
"Be allora muoviamoci, quel che è fatto è fatto ora siamo in cucina. Inizia la ricerca”
"Cibo arriviamo” esclamai e ci dedicammo alla ricerca del frigorifero.
Cercavamo dappertutto ma nessuna traccia del frigorifero.
"Di qua c'è la dispensa ma il frigo non lo trovo" disse Luna
"Lo so non lo vedo nemmeno io, eppure sono certa che questa è una cucina!"
"Frigo? Frigo? Dove sei?"
"Luna non è un animale! Non ti può sentire"
"Farà qualche rumore, tipo un  bip o cose che fanno i frigoriferi no?"
"Si ma non risponde a comandi vocali"
" E che ne sai? Dopo tutte le stanze che abbiamo trovato da quando ci siamo trasferite spero proprio di non trovare una stanza dedicata alla vivisezione degli alieni"
"Ragazza tu vedi troppi film di fantascienza!"
"Sarà...ohi!" mi voltai verso di lei e vidi che si massaggiava il bernoccolo appena fatto
"Sei proprio imbranata!" le dissi ridendo
" E’ questo stupido coso che hanno  messo qui! Non è colpa mia! Stupido! Stupido!" E tirò un bel calcio all'aggeggio che aveva davanti, sembrava proprio...
"Luna lo sai che stai prendendo a calci il frigo?"
" Eh?"
" Quello che hai davanti è il frigo" esclamai di gioia
" Il frigo? Questo non può essere il frigo. Sembra l'entrata di un cavò"
 
E già come biasimarla quel frigo era davvero strano... era protetto meglio di una cassaforte.
“Serve il codice d'accesso?" disse ad un tratto “Codice vocale? Impronta digitale? E il riconoscimento della retina?"
“Ma che? Ci mettono i gioielli o cose di valore in questo coso? Ho usano prosciutto d’oro?”
"Perché non spariamo parole a raffica potrebbe funzionare no?"
"No no, qui ci vuole che ne so una serie di numeri, un codice "
Ma Luna non mi ascoltò e iniziò a sparare parole a raffica senza senso o sorta di connessione tra di loro.
"Cane!"
"Pesce!"
"Zucchero filato"
"Spazzolino"
"Chiodi"
" Balenottera"
"Australopiteco"
“Secondo te usano una parola del genere come password a un frigorifero?” le domandai retorica.
"Non lo so, provare non costa niente"
 
e poi attaccò coi numeri
 
"1"
"12"
"127"
"3"
"40"
"59"
"Che stai giocando al lotto?" la provocai.
"La smetti con queste battute?"
"Senti io provo con gli sportelli forse li si trova qualcosa”.
Così provai ad aprirli tutti ma niente di niente solo pentole padelle e tazze, fino a quel dono del cielo.
Quando lo vidi sentì come un coro di angeli cantare e poi si aprì un armadietto pieno di cibo, chiamai Luna e insieme iniziammo ad afferrare più cibo possibile: pacchi di biscotti, patatine, marmellata, nutella brioche e tutto quello che potevamo.
Acciuffato il bottino, sgattaiolammo nuovamente in camera, questa è stata la cosa più semplice di tutta l’avventura.
Entrai e la prima cosa che notai fu la finestra. Si la grande porta finestra che Luna tentava di aprire quando mi è caduta addosso. Non ci crederete mai, ma l’abbiamo trovata aperta, ragazzi o ci sono i fantasmi o è stato un crudele gioco del destino.
Cavoli, ero incredula, però passava un bel venticello. Non volli pensarci e andai a sedermi sul letto, che ora era diventato macroscopico, immaginate due letti da una piazza e mezza uniti. Era diventato così.
Luna avendo notato la finestra deve aver pensato ciò che ho pensato anche io ma non si trattenne e disse:
“Marta, secondo te esistono i fantasmi?” era tutta tremante, evidentemente non deve andare pazza per certe cose, tutto il contrario di me.
“Perché me lo domandi?” chiesi sorridendo sotto i baffi
“Beh perché la finestra.. ehm.. ora” balbettava
“Si?” continuai fingendo di non capire
“Cavolo è aperta “ sbottò, mi fece trasalire un attimo. Mi ripresi e iniziai a ridere
“Cosa c’è di tanto divertente?” mi fisso torva
“Niente, niente, sarà stato il vento” spiegai sorridendo “d’altronde può capitare che si apra per questo c’è la sicura”
“Si sarà così” disse lei più tranquilla. Non resistetti alla tentazione, volli insinuare un dubbio in lei, così dissi:
“Però, certo il vento che riesce ad aprire la finestra che due ragazze forti e addestrate come noi non sono riuscite ad aprire è un po’ strano non credi?”
“No per niente” disse mangiando dei biscotti “Eravamo indebolite dal caldo, dalla fame e dal sonno” continuava a mangiare i biscotti.
“Si certo” le risposi io mentre mi gustavo un cucchiaio di nutella.
Alla fine non dormimmo, mangiammo tutto quello che c’era da mangiare e passammo le ore che ci restavano prima della sveglia a parlare. Chiacchieravamo di hobby, sport e scoprimmo anche di avere una passione comune amavamo gli anime e i manga.
Constatammo di avere anche le stesse serie e tutti i manga uguali, in doppia copia dei bravi fan ne comprano una da leggere e una come reliquia. 
 
“Anche tu? Non ci credo!"
"Cosa?" dissi sorpresa
"Non ci credo che collezioni anime e manga!"
"Certo! Sono la mia passione"
" Se ne perdo uno muoio, sai quante volte Pegasus mi ha preso in giro per questo e a volte li usava come ricatto..."
"Come ti capisco.. a me una volta si era bagnato l'angolo del settimo volume di Sakura card captor  e ho pianto per un'ora di fila"
"Mi dispiace tantissimo! Come sei sopravvissuta?"
"Semplice l'indomani ne comprai un’altra copia"
" Giusto...e poi nella mia classifica delle cose più importanti c'è la pallavolo!"
"Oddio ma c'è l'abbiamo nel sangue!!!! Anche io amo la pallavolo!"
" E’ impossibile in tutta la Grecia l'unica che ci giocava veramente ero io! Trascinavo Pegasus ad ogni partita che facevano"
"Già io giocavo molto spesso a casa mia con Fiore e Sirio ci divertivamo così tanto"
" Allora un giorno giocheremo insieme?"
"Contaci"
“Ne sono proprio felice”
“Anzi ti dirò di più, se oggi sopravviviamo ai tentativi di vendetta dei nostri fratelli li costringiamo a fare una partita con noi”
“Bella idea ehi aspetta un po’?”
“Perché che c’è di male?”
“Perché dovrebbero pensare che siamo state noi?”
“Non lo so impressione” dissi finendo quel delizioso cioccolatino appena scartato
Mi piace davvero questa nuova situazione.







Angolo autrici :)
Innazitutto un grandissimo ciao accompagnato da un bacio a tutti :)
Io e la mia migliore amica siamo felicissime di vedere che ci seguite e che in tanti hanno almeno iniziato a leggere la storia che stiamo scrivendo.
Vorremmo dedicare un ringraziamento speciale a chi segue la nostra storia. quindi tantissimi grazie a Aquarius no Lilith, Saruccia e valepassion95. 
un altro grazie va alle prime due persone che hanno recensito, grazie Chappy_s girlfriend e Scarlet_Sky_Dream.
un altro grazie enorme a chi legge soltanto. 
inutile ridire che ci farebbe tanto e dico tanto piacere ricevere altre recensioni.

PS scusate la micro scrittura, volevamo farlo più grande ma c'è stato un piccolo incidente di percorso, la prossima volta cercheremo di non farvi calare la vista per leggere.


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Capitolo 5
*** Metodo Masami ***



Un saluto a tutti voi da Lady T e Lady Y,ringraziamo tutti coloro che leggono la storia.
Sappiamo di aver detto che avremmo postato una volta al mese, ma dal momento che non stavamo più nella pelle abbiamo deciso di postare prima.
Ragazzi per l'amore della mia migliore amica Lady T, vi chiedo un piccolo commento sulla storia, perchè è ridotta malissimo. 

Lady T: "Non parlare di me così, chissà che vanno a pensare dopo. soprattutto perchè stai messa peggio di me"
Lady Y:" zitta è tutta tattica"
Lady T: "Così poi pensano che li prendi in giro"
Lady Y:"In realtà era per smuovere la loro pietà"
Lady T:"Non puoi sfoderare la tua arma letale, non li vedono i tuoi occhi da cucciolo"
Lady Y"Però con te funzionano anche per telefono"
Lady T"Perchè io so come sei, loro no"
Lady Y"Vabbè poco importa, io c'ho provato"

Scusate ragazzi la mia amica non fa altro che rimproverarmi, perciò vi auguro buona lettura e spero ridiate tanto.
se ci scappa il commento non ci offendiamo.








Metodo Masami


POV. LUNA
 

Dopo aver mangiato tutto, il mio stomaco si sentiva un re. Ora però c’era solo un piccolo problemino, come coprire le occhiaie dovute alla mancanza di sonno?
Decisi di chiedere un parere tecnico alla mia sorellina, ormai posso anche chiamarla così, anzi credo che ci farò l’abitudine. Era nella mia stessa situazione e dovevamo mascherarlo al meglio, sarebbe stata una mattinata imperdibile. Nonostante il piccolo contrattempo avuto nella stanza di Steve e Andromeda c’era ancora da godersi lo spettacolo di Pegasus, Sirio e Crystal.
Ok, ero sveglia e tutta euforica all’idea di vedere la reazione di quei tre e dei loro compagni di camera. Erano le sette mancava un’ora alla sveglia, potevamo farcela. Raggiunsi Marta che era in bagno e mi fiondai anche io nella doccia.
Lady Isabel  aveva pensato a tutto, per non farci litigare o farci fare tardi ed aveva creato una stanza a dir poco pazzesca.
Erano 3 o 4 camere separate, che aveva unito buttando giù qualche muro. Appena si varcava la porta d’ingresso, si entrava in una specie di salottino, c’erano due divanetti 3 poltrone e qualche puffo, poi nel centro un tavolino in vetro posto su un’enorme tappeto tutto peloso , così morbido, ci potevi anche dormire non e avresti sentito la differenza tra tappeto e futon, per terra tutt’intorno vi erano sparsi dei cuscini colorati.
Varcando il primo arco si entrava nella camera vera e propria. La prima cosa che si notava era la tenda verde e celeste intonata al colore dei muri e il grandissimo letto dei medesimi colori. Vi erano due scrivanie, due comodini e altri puffi di diversi colori. L’intero mobilio era in legno chiaro e poi sulla destra un’altra stanza interamente dedicata al guardaroba.
C’era il mio lato e il lato di Marta , poi il reparto delle scarpe e quello degli accessori. Praticamente era come stare in un centro commerciale. Ogni singolo capo era a doppio, uno per me e uno per lei.
Sulla sinistra invece il bagno, sempre la stessa storia una camera intera dedicata ad esso.  Era tutto a doppio, due docce, due specchi, due lavandini ecc.. ma la cosa più bella era la grande vasca da bagno a forma di conchiglia completa di idromassaggio. Affianco ad essa una sottospecie di parete attrezzata, che era piena di prodotti di ogni genere.
Comunque decisi di fiondarmi nella doccia e abbandonarmi a quel dolce flusso di acqua calda. Mentre faceva la doccia, Marta canticchiava.
La interruppi chiamandola
“Marta?”
“Si” mi rispose insaponandosi i lunghi capelli biondi. 
“Mi chiedevo se avessi una qualche idea per nascondere le occhiaie che ci ritroviamo” ripresi.
“Ovvio che si, hai mai sentito parlare della magia del make-up?”
“Si ma io non ho la minima idea di come si faccia” dissi giocando facendo  delle bolle con il sapone
“Beh nemmeno io, se è per questo, non ho mai toccato un trucco in vita mia”
“E allora come si fa?”
“Quando ieri sono andata a salutare Fiore le ho preso una rivista che spiega come truccarsi, possiamo seguire quelle istruzioni, non potrà essere molto difficile no?”
“Se lo dici tu” dissi con poca convinzione.
Uscimmo dalla doccia, Marta si diresse verso lo stereo e moderando il volume fece partire un cd.
la canzone iniziò mentre ci stavamo cambiando, avevamo i capelli ancora avvolti nell’asciugamano.
“NOOO!” esclamai stupita
“Cosa c’è?  qualcosa che non va con la musica?” chiese preoccupata Marta
“Ma scherzi, questi … questi sono i Fistland!” dissi sorpresa
“Si perché ti piacciono?”
“Scherzi li adoro”
“Non mi dire. Davvero?”
“Si certo, sono i miei preferiti”
“Sai a dire la verità non pensavo proprio potessero piacere a qualcuno all’infuori della mia famiglia”
“Ma che dici sono fantastici” dissi quasi offesa
“Sono così felice un’altra cosa in comune. Di un po’ la tua canzone preferita?”
“Senza dubbio il mini album hello hello”
“Assurdo, anche il mio non ci posso credere”
“E il cantante hai visto com’è forte?”
“E il chitarrista allora”
“Per non parlare del batterista”
Eravamo prese dalla musica, tanto che le spazzole erano diventate microfoni e iniziammo a cantare e ballare per tutta la camera fino alla fine della canzone.
Poi mi guardai di sfuggita allo specchio e fu come se un grande masso mi fosse caduto in testa.
“Oh no, no, no” ero nel panico più totale, sembrava come se fossi appena uscita da un incontro di pugilato, tanto erano neri i miei occhi.
Marta preoccupata disse:” Cosa ti prende? Che hai? Ti senti male?”
“Si malissimo” risposi
“Che ti senti?”
“Di avere la faccia di un panda”
“Eh?”
“Si ho due occhi neri come se mi avessero preso a pugni!”
“Tutto qui?” guardandomi con ovvietà.
“Come tutto qui? È una tragedia” urlai con le mani nei capelli.
Sono sicura che mentalmente mi aveva mandato a quel paese,  lo avrei fatto anche io se non fosse stata una situazione disperata, le avevo fatto prendere un colpo, ma non potevo presentarmi a tutti in quelle condizioni.
 
“Luna ora vedi di darti una calmata e siediti qui!” mi ordinò indicando la sedia davanti  alla terza scrivania che Milady aveva fatto diventare un salone di bellezza, sistemandoci sopra trucchi di ogni genere e colore, profumi, prodotti per la pelle e qualunque cosa esistesse ai fini dell’estetica  e aggiungendo uno specchio molto grande, e due sedie, in modo tale da poterci stare in due alla volta.
“Ok, ma perché, perché a te non sono uscite tutte queste occhiaie?” dissi con un nodo in gola.
“Ti sbagli è che io le ho già coperte con il trucco” disse indicandosi il volto
“Eh? Non sembra proprio”
“Si perché è un trucco molto leggero”
“E quando ti saresti truccata e pettinata?”
“Diciamo mentre tu ballavi e cantavi”
“Ma non stavi ballando con me?”
“A metà canzone me ne sono andata”
“Non me ne sono accorta”
“Ovvio l’ho fatto di soppiatto” disse con un sorrisetto soddisfatto.
“E mi trucchi allo stesso modo? Vero?”
“Si certo è ovvio”
“Che bello, sono contenta di avere una sorella come te”
Marta rimase zitta per un po’ poi dallo specchio vidi che fece un sorrisino e disse:
“Si anche io”.
Eravamo pronte finalmente, la mia faccia era a posto e anche i capelli. Ci eravamo vestite allo stesso modo. Una salopette di jeans a pantaloncini con sotto una maglietta a maniche corte, una  bretella della salopette scendeva su un fianco mentre l’altra era ben ferma sulla spalla. Il colore delle t-shirt era differente, io l’avevo rossa e lei gialla, il motivo però era lo stesso. Passando ai capelli io li avevo raccolti in una coda bassa che poi ho portato su un lato, mentre lei in due code che le scendevano davanti su entrambi i lati. A completare l’opera vi era il cappello, un bel berretto con visiera bianco.
Perfetto, era tutto a posto.
Stavamo uscendo dalla stanza quando suonò la sveglia generale. E che sveglia ragazzi. Tutto il corridoio era sommerso dalla musica che spaccava i timpani.
All’udire quella musica io e Marta ci fissammo con sguardo complice, non ci mettemmo molto a capire che avevamo avuto la stesa idea. Volevamo andare nella camera dei ragazzi, a goderci il frutto del nostro ingegno. Mentre chiacchieravamo ci dirigemmo verso la camera.
“Chissà che faccia faranno?” iniziai.
“Già, non vedo l’ora di gustarmeli mentre litigano. Già me li immagino dire: sei stato tu? Io? ma che dici?” disse imitando i loro toni di voce e le espressioni che pensava avrebbero fatto.
“Si hai ragione” continuai scoppiando a ridere anche io.
Arrivammo davanti alla porta di quella camera immensa. Milady aveva fatto la stessa cosa che aveva fatto con la nostra. Aveva unito più camere insieme solo che loro erano sei quindi ce ne sono volute di più; ogni coppia di ragazzi era separata da una parete ma comunque la stanza era tutta una. I bagni erano tre come le stanze armadio ecc.…
Bussammo ci apri Phoenix che disse:
“Posso aiutarvi?” o Dio mio, di sei ragazzi giusto giusto il più spaventoso doveva aprire. Non sarei riuscita a dire una frase senza balbettare, così mi limitai ad annuire. Poi Marta che chiaramente era più pronta di me in certe cose, nonostante la sua titubanza riuscì a dire:
“Si certo, potremmo vedere mio fratello?”
“Aspetta tu sei Marta o Luna?” chiese lui facendo slittare gli occhi prima su di me e poi su Marta.
“Ehm io sono Marta e lei Luna” rispose indicandomi.
“Ok quindi vuoi che ti chiami Sirio?” disse un po’ confuso
“A dire la verità vorremmo vedere entrambi” continuò lei
“Se non è un disturbo” aggiunsi sorridendo
“Nessun disturbo controllo solo che siano vestiti” disse con tono premuroso e poi sparì all’interno della camera.
“Hai visto ha fatto un accenno di sorriso! ”esclamai stupefatta.
“No dai cavolo non me ne sono accorta” sbuffò.
“Troppo presa a guardare il torso nudo?” la provocai, ripensando alla reazione che aveva avuto durante la notte nella camera di Steve e cugino.
“No ma che dici?” arrossì un pochino
“Già l’effetto faccia cremisi ti viene solo quando guardi Andromeda e?” spingendola con il gomito.
“Che? O no, te ne sei accorta?”
“Non sfugge nulla a una come me!” dissi strofinando un dito sotto il naso.
“Sai nemmeno a me”
“Che?”
“Mi sono accorta che hai smesso di respirare quando hai visto Steve che dormiva” mi prese di sorpresa, non sapevo avesse catturato quel millesimo di secondo.
“Ma che tu eri peggio”
“A si non direi proprio”
“ E dai ammettilo” insistetti
“Cosa?”
“Che ti sarebbe piaciuto fare anche altro oltre a guardarlo beatamente” sbattei le ciglia ripetutamente e unì le labbra come a simulare un bacio.
“Donna impura” biascicò lei
Phoenix tornò e ci fece accomodare.
“Sirio e Pegasus stanno ancora dormendo”
“Possiamo aspettare qui?” chiesi guardandomi i piedi con un filo di voce.
“Si certo”
“Grazie” rispose Marta.
Stavamo per accomodarci su quei comodi puffi a forma di pallone, quando uno strillo ci fece trasalire, e scattare in piedi come soldati.
“Per tutti gli iceberg, con cui si è schiantato il Titanic ”urlò qualcuno
“Crystal?” farfuglio Phoenix tra se.
“E’ successo qualcosa?” chiese Marta preoccupata
Poi nell’atrio si precipitò il biondo, ancora con i suoi boxer decorati con fiocchi di neve, sbraitava contro Phoenix. “Che coraggio ha a urlargli contro” pensai dentro di me.
“Sei stato tu? Ammettilo! Ma perché? Cosa ti ho fatto?” disse esasperato, come uno sul punto di esplodere.
Phoenix ancora rivolto verso di noi, si voltò lentamente. Era così piazzato da nascondere le nostre figure.
“Eh? C’è l’hai con me?” fece con tono tranquillo, come se stesse cadendo dalle nuvole.
“E con chi se no?” rispose il biondo furioso
“Allora che…” non riuscì a terminare la frase che scoppiò a ridere. Poi tra un singhiozzo e l’altro “Ma che ti sei combinato in faccia?”
Appena si spostò un po’ Crystal notò la nostra presenza. Divenne paonazzo in viso e rivolgendosi a Phoenix disse:
“Perché non mi hai avvisato che c’erano anche loro?” con tono imbarazzato
“Veramente io ti ho avvertito tu mi hai risposto con dei Mm.”
Poi in sala sopraggiunsero Steve e Andromeda.
“Ma che hai da urlare tanto di prima mattina?” disse Steve
“Oh ma che ti è capitato?” disse Andromeda sorridendo
Io e Marta non riuscimmo a trattenerci e scoppiammo in una risata spontanea. I due che ancora non si erano accorti di noi ci notarono e all’unisono ci salutarono.
“Buongiorno”
“Buongiorno” ricambiammo anche noi all’unisono
“Cosa vi porta qui?” disse Steve guardandomi
“Beh stavamo aspettando Sirio e la testa vuota di Pegasus” risposi un po’ imbarazzata, evitando il suo sguardo.
“Be allora credo dovrete aspettare un po’” intervenne Andromeda fissando Marta che arrossì all’istante e spostò lo sguardo altrove quando i suoi occhi incrociarono quelli del ragazzo.
“Se volete li svegliamo” disse Steve
“Credo sarebbe il caso, a breve si farà colazione” risposi
“A già la colazione” fece Andromeda come se lo avesse appena saputo.
“Vabbè, per noi non è un problema, tanto siamo pronti” riprese calmo Steve
“La.. La colazione???” urlò Crystal “Quanto tempo ho per ripulirmi e cambiarmi?” chiese ansimando, ormai non si preoccupava più nemmeno di essere in boxer.
Marta guardò l’orologio e poi ancora sorridendo disse: “Circa 15 minuti”
“A diamine come farò a fare in tempo” esplose lui
“Beh quel tipo di colore seppur indelebile dovrebbe andare via se strofini bene con il sapone. Ammesso che tu cominci da ora”
Allora in risposta a Marta corse in bagno chiuse la porta e oltre a lui che armeggiava con l’acqua si sentiva ancora il ronfare di quei due perditempo.
Siccome non mi piaceva fare ritardo, anche se non sono mai stata puntuale in vita mia, decisi di intervenire e fare qualcosa per svegliarli.
mi rivolsi hai ragazzi e chiesi “ Per caso avete due ciotole, o vaschette o qualunque cosa possa essere abbastanza grande da contenere non poca acqua?”
Marta mi fissò e poi annui doveva aver già capito le mie intenzioni.
“Credete che se togliamo le cartacce, i due cestini della spazzatura possano andare bene?” domandò Steve
“Si e potete riempirli nel nostro bagno” continuò Andromeda.
“Bene” esclamai.
Io e Marta prendemmo i secchi che nel frattempo Phoenix aveva svuotato e li riempimmo di acqua fino all’orlo poi ci posizionammo ognuna di fronte al fratello e “Uno” iniziai io sottovoce  “Due” continuo lei con lo stesso tono  “E tre!” urlammo insieme.
Gettammo l’acqua gelida su i nostri due fratelli che saltarono giù dal letto urlando. La prima cosa che fecero fu urlare “MA-CHE-CAVOLOOOOOOOOOOOOO!!”
Poi si sentirono solo le risate dei tre che si erano goduti la scena. In un secondo momento arrivò anche Crystal tutto lindo e pinto, pronto per la colazione.
“MAR-TA?” disse Sirio guardandola in cagnesco
“E tu LU-NA” mi chiamò Pegasus con occhi di fuoco
“SEI MORTA!!!!!!!!!!”urlarono in coro, non avevano nemmeno fatto caso alle facce che si ritrovavano.
“Sii??” rispose Marta, non curante dell’espressione del fratello. Cavolo che ragazza temeraria doveva conoscerlo bene per non essersela data a gambe.
“Se ti prendo..” disse Pegasus
“Che mi fai?” dissi sfacciata
“Fai le tue ultime preghiere” disse Sirio
“Fareste  meglio a….” gli rispose ma non continuò, mi fece segno come per dire continua tu. Così feci.
“Faremmo meglio a?” chiese Pegasus con tono minaccioso
“A guardarvi allo specchio prima di darci la caccia” poi mi rivolsi ai tre spettatori e dissi “E’ stato un vero piacere venirvi a trovare” poi continuò Marta “Ritorneremo sicuramente, magari quando non minaccia tempesta”. Ci prendemmo per mano e scappammo alla velocità della luce. Il ritorno di fulmine e lampo. Andammo a rifugiarci in camera di Fiore. Anzi bussammo alla porta della camera come due ossesse, a breve l’avremmo buttata giù, quando lei aprì, Marta con tono supplichevole disse” Ti prego siamo in cerca di asilo, Sirio e Pegasus vogliono ucciderci” lei scoppiò a ridere e si spostò dall’entrata lasciandoci passare poi quando chiuse la porta dietro di se disse” Raccontatemi tutto. Dall’inizio compresi i particolari della notte, sapete vi ho sentite sgattaiolare fuori dalla stanza. Inoltre voglio anche sapere come avete fatto pace”
Tipico aveva già capito tutto ma di lei mi fidavo, a questa ragazza non si può nascondere niente è troppo perspicace, così assieme all’aiuto di Marta le raccontai tutto.

 
 
POV PEGASUS

“Quella iena di mia sorella, giuro che se la becco le cambio i connotati” esplosi mentre mi toglievo quella roba nera dalla faccia.
“Già e da quando si è alleata con la mia di sorella?” era Sirio che si stava lavando all’altro lavandino.
“E’ vero prima non facevano altro che litigare quelle due”
“Speriamo solo che non si siano alleate contro di noi”
“Infatti io non sopporto già Luna”
“Si figurati due Marta”
“Roba da suicidio” dicemmo insieme esasperati.
Finimmo di lavarci e ci cambiammo. Eravamo pronti, restava solo raggiungere la sala da pranzo, che resti tra noi era l’unica strada che avevo imparato per bene. Chi non imparerebbe per prima la strada che lo porta al cibo.
Correndo arrivammo, sul filo del rasoio.
“Ah eccole le due arpie” dissi sbattendo una mano sul tavolo proprio di fronte a Luna.
“Ehi bada a come parli principino!” sbottò Luna in tutta risposta
“E tu? Non hai niente da dire in tua discolpa?” urlò Sirio in faccia a Marta
“Sentite non so cosa volete da noi, ma potete farci il favore di andare a calmare i vostri bollenti spiriti da un’altra parte?” inveì lei contro il fratello.
“A si ora fate le finte tonte. Ma siete le uniche che potevano combinare una cosa del genere alle nostre facce” dissi furioso
“A si e hai le prove di quello che dici?”
“Senti sorellina, non mi servono delle prove per provare che sei stata tu!” ero ancora più furioso
“E chi ti dice che non può essere stato qualcuno di quelli che dorme con te?”
“Ma dai.. non ci credi nemmeno tu” dissi accennando un sorrisetto.
“Senti” cominciò Marta con calma “Che ve la prendiate con noi per la faccenda dell’acqua è un conto, ma che di punto in bianco veniate qua ad urlarci contro senza prove non lo accetto”
“Come se non lo sapessimo perfettamente” la rimproverò Sirio
“Caro il mio fratellino, se tu mi porti le prove è capace che io lo ammetta, ma fino a prova contraria…”
Sirio perse le staffe completamente, non lo avevo mai visto così. Colpì con entrambe le mani sul tavolo di fronte alla sorella e poi si avvicinò alla sua faccia e le urlò
“Hai finito di fare colazione?”
“Si, proprio ora” biascicò lei quasi senza fiato, doveva essere sorpresa tanto quanto me dalla reazione del fratello. Poi si alzò sbattendo le mani sul tavolo proprio come il rivale aveva fatto poco prima. Tutti quelli che stavano assistendo alla scena rimasero in silenzio, mentre Toko continuava tranquillo a fare colazione come nulla fosse. Doveva essere abituato, scene del genere dovevano essere all’ordine del giorno, proprio come a casa mia. Fiorediluna faceva slittare i suoi occhi su tutti quelli coinvolti nel litigio.
“E tu fratellino hai finito di fare colazione?” fece con voce di sfida e sorrisetto furbo Marta.
“Non ho fame” rispose lui scandendo le parole.
“Si risolve con il metodo Masami?” lo sfidò lei
“Si ma di coppia” fece lui
“Bene il tuo compagno sarà all’altezza?” chiese lei senza smettere di mostrare quel sorriso bastardo
“E la tua sorellina?”
“Ci puoi contare”
Calò il silenzio tra i due poi si senti Fiore dire:” Ci risiamo” poi sospirò.
Non capivo, Che stava succedendo? Sirio mi prese per un braccio e mi disse “Vieni ti spiego tutto in giardino” poi si rivolse alla sorella e disse con tono autoritario:” Tra quindici minuti ci vediamo fuori se non ti trovo lì per tempo, avrai perso e..” non finì la frase che la sorella disse con tono convinto e secco” Ci saremo”.
Prima di lasciare la stanza insieme a Sirio sentimmo Toko schiarirsi la voce, in un baleno tutti gli puntarono gli occhi addosso e disse:” allora ci sono due o tre regole che dovrete rispettare chiaro?
“Si“ risposero all’unisono Marta e Sirio.
“Uno non siamo in casa nostra, perciò non rompete niente”
“Faremo attenzione” disse Sirio
“Due Fiore farà da arbitro”
“Ok” disse lei convinta. Non l’avevo mai sentita così autoritaria, che razza di situazione. Solo io non ci stavo capendo una mazza? Anche Milady non era intervenuta per niente, tutti gli altri ragazzi erano stupiti.
“Tre non fatevi male”
“Sicuramente” disse Marta.
Un momento, non fatevi male? che diavolo voleva dire con non fatevi male.
Poi intervenne Ioria.
“Pegasus, Luna fate del vostro meglio”
“Si ma in cosa?” chiese Luna
“Già che dobbiamo fare?” chiesi io
Poi sbottarono insieme Sirio e Marta uno rivolto a me l’altra a Luna “ti spiego tutto io, muoviamoci”
“Tra quindici minuti ci troviamo fuori” disse Marta con tono temerario.
“Ci puoi contare” confermò Sirio.
Lasciammo la sala da pranzo in tutta fretta e mi trascinò in camera.
 

POV LUNA

“Di un po’ mi vuoi spiegare perché mi hai fatto cambiare?” domandai un po’ scocciata
“Senti, non farmi pentire della mia scelta” disse severa
“E..?”
“Sai combattere vero?” mi chiese puntandomi un dito contro in modo minaccioso
“Si so quello che mi ha insegnato Ioria” risposi perplessa
“Bene se i nostri due tutori hanno seguito lo stesso programma, possiamo farcela”
“Mi vuoi spiegare? E poi cos’è questo metodo Masami?”
“A casa nostra le cose si risolvono così”
“Ebbene di grazia me lo spieghi?” chiesi ironicamente
“Beh quando ci si deve sfogare si combatte con la persona con cui si è arrabbiati, e siccome questa volta eravamo in due si tratterà di un combattimento in coppia”
“Cioè mi stai chiedendo di prendere a pugni mio fratello?”
“Si perché è un problema?”
Mi aprì in un sorriso e dissi “Ma che problema e problema? Questo è un invito a nozze!”
“Meglio così perché non dobbiamo perdere”
“Ci puoi scommettere sorella!” esclamai scattandomi le dita delle mani
“Eccoli che arrivano”
“Sono pronta, facciamoli neri.”
Marta mi sorrise e annui fortemente.
Erano usciti tutti i ragazzi più Ioria e Toko.
Eccoci tutti e quattro gli uni difronte agli altri. Stava per iniziare, Fiore era al centro, appena avrebbe finito di spiegare le regole sarebbe iniziato il combattimento.
“Allora niente colpi bassi ecc. bla bla bla al tre si comincia”  questo era quello che avevo capito, mi dispiaceva non averla calcolata minimamente ma ero troppo eccitata per l’imminente scazzottata. Non era la prima volta che io e Pegasus ci prendevamo a pugni ma questa volta era diverso, avevamo il permesso di Ioria. Quando mai?
“Uno, due tre iniziate” ecco l’arbitro aveva fischiato si comincia.
Marta corse immediatamente all’attacco, cavolo che furia iniziò a scaraventare un pugno dopo l’altro a Sirio che prontamente li evitava. Cavolo non dovrei stare a guardare loro, ma dovrei attaccare anche io. Ma era uno spettacolo così affascinate vedere quei due combattere. Beh ci pensò il mio fratellino a ridestarmi dallo stato di trans in cui ero caduta, stava per tirarmi un pugno in faccia che evitai all’ultimo secondo e bloccai nella mia mano destra.
“Che fai sorellina ti distrai?”
“Sai con dovresti colpire in faccia una ragazza?”
“ A si peccato non c’era tra le regole”
“O mannaggia la farò aggiungere” dissi tirandogli una ginocchiata dello stomaco.
Lui la incassò in pieno, ma mi restituì il favore con un bel calcio.
“Cavolo fratello sei migliorato!” ammisi con tono così basso  che mi sentì a pena
“Che ti aspettavi, è da quando siamo venuti qui che ci fanno allenare senza sosta”
“E già” confermai.
Mentre combattevo e parlavo con il mio fratellino sentivo che a Marta le cose non andavano poi così diversamente.
“Attento a questo caro fratello!” urlò lei tirando un pugno di forza inaudita sulla guancia di Sirio
“Cavolo che forza sorellina” biascicò lui tirando un calcio che andò a segno. Marta non respirò per un secondo poi riprese “Però usiamo l’artiglieria pesante” fece un sorrisetto e di soppiatto sferrò un altro attacco. Andammo avanti così per parecchio, si attaccava si difendeva si incassavano colpi. Nessuno ci andava leggero né pesante. Nessuna delle due coppie riusciva a prevalere.
 

POV TOKO
 Uscimmo in giardino anche noi, per vedere come se la cavano nel combattimento di coppia le nostre protette e anche per osservare i frutti del lavoro sui nostri allievi.
Ci poggiammo con le spalle al muro e le braccia conserte, poi ci raggiunsero anche tutti gli atri ragazzini.
“Però, non se la cavano mica male” disse Phoenix
“Speriamo solo non vadano avanti per ore” continuò Andromeda
“Che ti aspetti? Continueranno finché non avranno più la forza di tenersi in piedi” commentò Steve.
Già quel ragazzino aveva fatto centro. Se li conoscevo bene, e li conosco, non smetteranno finché non cadranno inermi ed esausti al suolo, cosa che accadrà tra molto tempo e se accadrà aggiungerei.
Tutti questi ragazzi hanno una resistenza fuori dal comune, degna di ragazzi speciali quali sono.
“Dovremmo insegnarli qualcosa di più sul combattimento di coppia” mi disse Ioria
“Hai ragione, nonostante siano una squadra combattono da soli”
“C’è una cosa che mi era sfuggita però”
“Cosa?” domandai curioso
“Da quando Luna e Marta vanno così d’accordo da scegliere di fare coppia?”
“Già questa mi è nuova, e tra l’altro c’era un’atmosfera diversa anche a colazione”
“In effetti chiacchieravano tranquille con Fiore e gli altri finché non sono arrivati quei due”
“Chissà che cosa gli hanno fatto quelle due per farli arrabbiare così?”
“Mah potremmo chiederglielo più tardi”
“Comunque penso sia una buona cosa che abbiano trovato il loro equilibrio”
“Si penso che a breve Milady racconterà tutta la loro storia”
“E avranno bisogno di tutto l’appoggio degli amici”
“Non sarà una cosa tanto facile da accettare”
“Si però ora e meglio non dire nulla”.
Venimmo distratti dai commenti dei quattro spettatori.
“Wow che pugno, quelle due fanno paura” disse stupito Crystal
“Si però nemmeno Pegasus e Sirio ci stanno andando leggeri” fece notare uno di loro
“Tutti e quattro sono molto orgogliosi e odiano perdere ma se continuano così non finirà mai, le loro forze si equivalgono” osservò giustamente Phoenix
“Già, però ci conviene comunque non farle arrabbiare, o per noi saranno dolori, nonostante sappiamo difenderci  bene.” continuò Steve ridendo
“E si, hai proprio ragione” disse Andromeda ricambiando la risata di Steve
“Credo di aver appena capito come sono andate le cose e chi ti ha scritto la faccia” annunciò Phoenix rivolgendosi a Crystal.
“A si, anche io avevo ormai capito chi era stato il colpevole, ma mi è ignaro il motivo” rispose lui imbronciato.
Steve e Andromeda soffocarono una risata.
“E poi perché a voi tre non è successo niente?” riprese il biondo
“Beh principalmente credo che di me abbiano un po’ paura, me ne accorgo dal modo in cui mi parlano, riguardo a te non credo abbiano avuto un motivo in particolare” rispose Phoenix calmo
“Beh allora perché a quei due non hanno fatto niente?” chiese Crystal indicando Steve e Andromeda
“Beh questo è un segreto” poi si avvicinò al cugino e al fratello, gli poggiò le mani sulle spalle e disse: “Cari miei se è come penso sono molto contento ma anche molto preoccupato per voi” sorrise e se ne tornò in casa.
Per quel che mi riguarda, il combattimento stava durando anche troppo, sapevo che nessuno avrebbe avuto la meglio, dato che avevano pari forza, così decisi di fare segno a Fiore e porre fine a quel combattimento, anche perché se le stavano dando di santa ragione e avrebbero potuto farsi male seriamente.
Fiore intervenne, quella è una santa ragazza, tentò prima con le buone di separarli :” Bene ragazzi è finita, e come previsto è un pareggio”
“Spostati Fiore non vorrei colpirti” disse Pegasus
“Insomma ragazzi volete darci un taglio” replicò calma
“Davvero Fiore spostati, potresti farti male” disse Luna
“Tranquilla, so difendermi bene anche io”
“Seriamente non mi sembri il tipo” intervenne Pegasus
“Si vede che non la conoscete” affermarono Sirio e Marta insieme, poi proseguirono “E tu non mi copiare”
Stavano ancora combattendo mentre Fiore tentava di fermarli, conosco lei come conosco tutti gli altri per cui sapevo bene che a breve si sarebbero fermati tutti, gli davo al massimo altri cinque minuti.
 “Poverina non le danno retta” disse Ioria con tono basso, fece come per andare da loro, ma io lo afferrai per un braccio e dissi:
“Che vuoi fare?”
“Andare a dare una mano a quella ragazzina”
“Sta qui buono e tranquillo” affermai serio
“Ma se continua di questo passo non li fermerà mai” replicò lui
“Ti fidi?” gli chiesi
“Si, ma che c’entra?”
“Allora sta a guardare”
“Ma?”
“Quella ragazzina, è più determinata di tutti e quattro gli sciroccati che stanno litigando” lo interruppi
“Tu dici? Perché non mi sembra che se la stia cavando bene” annunciò perplesso
“Sicuro” feci una piccola pausa “Ecco ora si fermano tutti” e sorrisi.
Fiore aveva perso la pazienza, vi posso confessare che quando si arrabbiava era tale e quale alla mia mogliettina Tisifone, mettevano i brividi entrambe, e tra l’altro erano maledettamente brave nel combattimento e ultra convincenti. Tutti e quattro gli sfidanti stavano attaccando e lei con molta tranquillità e gesti eleganti, afferrò il braccio di Marta con la mano destra, bloccò il pugno  di Luna con la sinistra, poi schivò il calcio di Pegasus e lo restituì, scaraventandolo quasi ai nostri piedi e fermò con una potente ginocchiata Sirio. Tutti e quattro rimasero senza fiato, mentre Ioria che era al mio fianco rimase a bocca aperta e senza parole. Compiaciuto del fatto che la mia figlioletta avesse assimilato ogni mio insegnamento gongolando ribadii “Che ti avevo detto?”
“Già, sono senza parole”
Poi spostai lo sguardo sui tre spettatori
“Wow, lei…”iniziò Crystal
“E’ davvero forte” continuò Steve
“Io personalmente non me lo sarei mai aspettato” finì Andromeda.
Fiore mollò la presa alle due biondine, andò da Pegasus e aiutandolo ad alzarsi si scusò, poi si girò verso Sirio e chiese:” Tutto a posto?” accennò un sorriso.
“Si ma per quante volte mi sia capitato non ci farò mai l’abitudine“.
“Questa è solo colpa vostra che non mi volete mai dare retta” rimproverò guardandoli tutti e quattro.
“Wow però ci sei andata pesante” affermò Pegasus
“Se voi mi aveste ascoltato io non avrei fatto niente!” sbottò lei
“E si hai ragione” disse Luna
“Sei migliorata dall’ultima volta” si complimentò Marta
“Cosa credete? Che siete gli unici che si allenano? In più tanto per la cronaca da domani inizierò nuovamente ad allenarmi con voi”. Alla notizia, tutti sia quelli impegnati nel combattimento che gli spettatori rimasero a dir poco stupiti.
“Davvero?” esclamarono i quattro vicini a lei.
Decisi di avvicinarmi ed intervenire, mi seguì anche Ioria. Poggiai una mano sulla testa di Fiore e la accarezzai arruffandogli un po’ quella frangetta :
” Grazie piccola, come sempre sei stata di grande aiuto” le sorrisi dolcemente
“Si grazie, però quante volte devo dirti di non arruffarmi la frangia ?”
“D’accordo non ti arrabbiare” le sorrisi.
“Non lo faccio mai” restituì il sorriso.
Feci segno a tutti i ragazzi di riunirsi attorno a me e Ioria e quando furono tutti vicini iniziai:
” Fino ad ora vi siete allenati da soli, ma da domani finalmente inizieranno i veri allenamenti. Ora che finalmente siete tutti amici, possiamo completare il vostro addestramento e fare si, che possiate affrontare la grande prova per il conseguimento dell’armatura”.
Prese la parola Ioria:
” Per oggi siete liberi anche perché vi dovete occupare di un’ultima arrivata. Voglio che la facciate sentire in famiglia e che l’aiutiate ad ambientarsi. Da domani sia la nuova arrivata che Fiore faranno parte integrante degli allenamenti”.
Detto ciò, li lasciammo liberi di fare ciò che volevano e tornammo in casa. C’erano ancora diverse questioni di cui dovevamo occuparci.
 

POV MARTA

“Chissà chi sarà questa nuova arrivata?” riflettei ad alta voce.
“Non ne ho la più pallida idea” rispose Fiore
“Be ora che facciamo?” chiese Pegasus
“Io un’idea l’avrei” intervenne Luna
“Su, spara” la incoraggiò Steve
D’un tratto le sue guance avvamparono, poi dopo qualche secondo ritornò normale, possibile che incrociare i suoi occhi le dava una così potente emozione?
“Beh dato che, si, siamo in sette, se chiamassimo Phoenix potremmo fare un quattro contro quattro a pallavolo”
“Ottima idea” urlai aprendomi in un sorriso.
“Io ci sto” risposero Sirio e Pegasus “Così vi facciamo nere” aggiunsero, guardandoci minacciosi. Io risposi con una linguaccia mentre Luna li provocò dicendo” Si come se potesse essere possibile” con tono civettuolo.
“Si ci sto anche io, ma chi si occupa di chiedere a Phoenix?” era Fiore che parlava, con tono un tantino preoccupato.
“Possiamo occuparcene noi” si offrì Andromeda indicando anche Steve.
“Si certo” confermò l’altro.
“Bene” mi aprì in un sorriso, poi ordinai “Allora, se voi andate a chiedere a Phoenix di unirsi a noi, Pegasus e Sirio prenderanno la rete, Fiorediluna si occuperà delle palle e io e Luna pensiamo a sistemare il campo”.
“Ok” risposero tutti.
Ci avviammo ad uno dei mille campi da gioco che erano nella villa e proprio mentre passavamo davanti al cancello, Luna dovette fermarsi ad allacciarsi una scarpa. La precedevo di circa una ventina di passi. Ad un tratto una ragazza, alta più o meno quanto me, capelli blu abbastanza corti raccolti in due codine, occhi grandi dello stesso colore e un vestitino giallo mi saltò addosso, stringendomi in un abbraccio quasi soffocante.
“Oh Luna da quanto tempo che non ci vediamo”. Esclamò con voce affettuosa e strofinando il suo capo contro la mia spalla. 






Rieccoci a rompere anche qui giù, saremo brevi, per cui non preoccupatevi. 
Speriamo come sempre che il capitolo sia piaciuto e vi chiediamo di continuare a seguirci.
vi vogliamo bene 
Lady T e Lady Y 
tanti kiss kiss al prossimo aggiornamento

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Capitolo 6
*** L' arrivo di Lania ***


Ciao amici!!!!!!!!!!! E' un piacere tornare ad aggiornare così presto, solo che ho usato un barbatrucco, avevo il capitolo pronto. non ammazzatemi, almeno ho potuto scrivere metà dell'altro che per mia immensa soddisfazione sarà anche più lungo di questo.
Ci tengo a puntualizzare che una parte più che sostanziosa di questo capitolo l'ha scritta Lady T quindi tanti complimenti my darling. Oggi non uso il mio trucco degli occhi dolci, anche perchè non funziona.
Comunque volevo ringraziare tantissimo 
Scarlet_Sky_Dream per aver recensito il mio ultimo capitolo. 
Volevo solo puntualizzare che per questo e l'altro capitolo non posso seguire il tuo consiglio dei pov, ma ti ringrazio e ti prometto che dal 7 in poi cercheremo di farlo.
Volevo anche ringraziare:
1 - 
Aquarius no Lilith  
2 - 
Saruccia 
3 - 
valepassion95
 
per aver messo la storia tra le seguite.
E un ultimo ringraziamento non meno importante va ai soli lettori.

Buona Lettura e spero vi piaccia ;)




L’ARRIVO DI LANIA
 
POV MARTA
 
Ma che cosa diamine stava succedendo? Chi era questa? E cosa voleva da me? Perché mi ha praticamente assalita? Forse doveva essere lei la famosa ragazza.. Ero ancora stretta nelle sue braccia, sentivo la maglia un po’ umida, stava piangendo.
 
"Scusami perché piangi?" domandai sorpresa.
"Mi sei mancata tantissimo!!! Non sai quanto!" lasciò l'abbraccio e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
“Scusa, ma tu chi saresti?” domandai, sorpresa dalla sua affermazione.
“Ma come? Ti basta nemmeno un mese per dimenticarti della tua migliore amica! Sono Lania e tu sei una grande delusione, ma sono troppo contenta per tenerti il broncio” e mi abbracciò di nuovo, questa volta quasi mi stritolava.
 
Non sapevo che questa ragazza fosse così legata a Luna, si durante la nostra conversazione prè cucina, lei mi aveva detto che aveva per la maggior parte amici maschi e solo una ragazza. Quindi se faccio uno più uno lei, dovrebbe essere la sua migliore amica, Lania.
 
"Adesso basta tristezza! Allora dove sono gli altri?" mi domandò
"Ecco senti guarda che-" ma mi interruppe ancora prima di avere la possibilità di spiegare.
" Dov'è Ioria? E Castalia? Cavolo non li vedo da una vita!"
" Non so dove sono, mi dispiace" mettendo una mano dietro la nuca.
"O non fa niente li vedrò dopo, mi devi raccontare tutto!"
"Ecco appunto devo dirti una cosa" mi interruppe nuovamente
"O no mi ero proprio dimenticata di Pegasus, devo andare subito a salutarlo! Ti devo raccontare un sacco di cose!" mi disse prendendo le mie mani nelle sue e sorridendo.
" Si..." non sapevo che cosa dire, questa ragazza mi aveva scambiata per Luna, ormai il guaio era fatto...volevo fare qualcosa, ma non mi dava il tempo di parlare.
“Senti credo che tu abbia fatto un errore di identità” tentai con poco successo
“Ma che dici? Che errore, come posso non riconoscere la mia migliore amica”
“Appunto io non sono chi credi tu…”
“Luna, sicura di sentirti bene?”
“Si sto benissimo, però il mio nome..”
“Luna adesso basta con gli scherzi!”
 
Cavolo se solo questa simpatica ma testarda ragazza, mi facesse parlare, potrebbe stare con la sua vera migliore amica e magari raccontarle tutto ciò che vuole.
 
"Sai, anche il Grande Sacerdote sente la tua mancanza! E poi quando Asher ha scoperto che eri partita per il Giappone, era sul punto di prendere le valige e venire a prenderti! Dovevi vedere la sua faccia!"
"A veramente?" dissi con tutto il finto entusiasmo che potevo.
"Si!!!!!!! Aveva le lacrime agli occhi! Pensa, che voleva entrare nella mia valigia quando gli ho detto che ti dovevo raggiungere. Ho sempre detto che lui ti faceva una corte spietata, ma tu come al solito, non mi hai mai dato retta!" e detto questo mise le mani sui fianchi.
" Guarda che io.." ritentai ma niente
" Tutti al Grande Tempio sentono la tua mancanza sai? Gli mancano le tue urla alle sette del mattino e i tuoi scherzi, ormai Gemini non è più lo stesso da quando sei partita, ha detto che c'è troppa pace, adesso dice che non ha nessuno da rimproverare e da inseguire, lo sai che nessun bambino si avvicina a lui, gli unici eravate tu e tuo fratello".
 
Noto che aveva un bel da fare prima, la mia sorellina, e che fama!
 
"Gemini?" chiesi perplessa. E' chi è questo qui adesso?
" Si anche Mur, Toro, Kanon, Cancer, Virgo , Milo, Capricorn, Afrodite, Aquarius e per finire zio Micene"
" A si? Mi.. mi dispiace" mi erano concesse solo quattro parole, perché alla quinta sarei già stata interrotta. Era troppo eccitata per stare a sentire chiunque non le avesse risposto con dei mm o ma dai? Oppure, dici sul serio? O ancora Nooo!
 
Non sapevo che avesse uno zio. Adesso che ci penso non so quasi niente di lei. Mi domando perché conosca tutta questa gente. E chi sarebbe questo Grande Sacerdote? Adesso aveva anche uno spasimante che non mi aveva mai nominato! Io avrei dovuto saperlo dopotutto sono sua sorella! Diamine!
 
" Luna? Mi rispondi?" disse quella ragazza sventolando la sua mano davanti alla mia faccia. Evidentemente mi aveva rivolto una domanda a cui io non avevo fatto proprio caso. Quanto parlava quella ragazza, ne aveva di cose da raccontare.
" Cosa?" chiesi ridestandomi dai miei pensieri.
"Luna parlo con te, hai la testa da un'altra parte? Ti stavo chiedendo dov’è Pegasus, sai è da un mese che non lo vedo..." e si tormentò le povere dita molto imbarazzata dalla richiesta, divenne rossa in viso ... mi aveva detto Luna che aveva una cotta per suo fratello, e a pensarci bene si notava benissimo, anche un cieco lo avrebbe capito, ogni volta che parlava di lui la sua voce assumeva un tono dolce proprio come quello di Fiore quando parlava del suo amato.
"Credo che stia cercando una palla" le risposi molto calma, per quello mi dava tempo di parlare la signorina.
"Ti ringrazio vado subito a salutarlo!" stava per andarsene ma venne fermata da una voce che per lei era troppo familiare.
 
Infatti Luna si era accorta di noi che stavamo parlando e ci raggiunse quasi subito alla velocità della luce. Appena vide Lania gli saltò addosso e disse: "Sorellina da quanto tempo!" La stava stritolando.
 
"Ti prego lasciami! Non respiro!" disse Lania.
" Ops scusami! Troppa foga" Luna sciolse l'abbraccio ma non lasciò le sue mani, aveva in viso un sorriso a trentadue denti. " Hai mantenuto la promessa!" La guardavo e vedevo in lei tutta la felicità e la gioia che una persona potesse provare in una tale situazione, doveva esserle mancata davvero molto l’amica del cuore.
 
Lania invece era tutt'altro che felice, anzi aveva la faccia di chi era caduto dalle nuvole, non ci stava capendo nulla.
 
"Ma cosa?" e ci guardava come se fossimo degli alieni venuti ad ucciderla. Cavolo mi stava facendo preoccupare.
" Ehi tutto bene? Hai la faccia di chi ha visto un fantasma” chiesi.
 
Niente nessuna risposta, e pensare che prima non la finiva più di parlare.
 
" Lania adesso sei proprio pallida!" le fece notare Luna strattonandola in modo brusco per risvegliarla da quello stato catatonico in cui era caduta.
" Ecco io… ma dove sono finita?"
" Sei a Tokio a casa di Lady Isabel" disse calma Luna.
 
Però in quel momento stavo per farle notare che magari la domanda della ragazza era retorica, ma mi trattenni dal farlo, non era il caso.
 
"Perché ci sono due Luna qui?" domandò sconvolta indicandoci, e spostando il suo sguardo un po’ su di me e un po’ su di Luna.
"Forse sorellina dovresti spiegarli un po’ di cosette alla tua amica sai?" dissi e appoggiai una mano sulla sua spalla destra.
" Si, forse e meglio farla sedere prima, mi sta facendo preoccupare"  mi rispose. Così le appoggiò un braccio sulla spalla sinistra mentre le teneva la mano destra. "Adesso ti spiego tutto io" con tono calmo, sembrava proprio una mamma che consolava la figlia, era bello vedere quel suo lato così dolce. Le seguì fino ad arrivare ad una panchina in pietra che stava lì vicino, sotto la chioma di un albero.
 
Quando arrivai mi misi al fianco di Luna e ascoltai la conversazione che stavano facendo.
 
"Lo so che è strano vedere una ragazza uguale a me, ma non ti devi preoccupare, non è un clone è mia sorella" disse Luna con tutta la tranquillità di questo e dell'altro mondo.
"Sai hai peggiorato la situazione dicendo che siamo sorelle" le dissi.
" E che dovevo dirgli? Che sei un esperimento di Lady Isabel uscito male?"
" No uscito male no! Ehi aspetta un attimo che mi fai dire, sto cercando di essere seria io! Comunque potevi iniziare con: Vuoi un po’ d'acqua? Magari"
" Vuoi un po’ d'acqua Lania?" disse lei girandosi verso la sua amica.
"Sai mi meraviglio che tu abbia avuto la premura di farla sedere"
" Non sono così sprovveduta, almeno se sviene è già seduta"
"No no non svengo sto bene" intervenne Lania, ma noi ignorandola completamente continuammo la nostra discussione.
" A be pensi sempre alla migliore delle ipotesi vedo"
" E dai mamma mia sempre a criticare stai!"
"Io criticare! Quando mai?"
"Adesso che stai facendo?"
"Critiche costruttive, vuoi che ti insegni le manovre di pronto soccorso? Così sai come intervenire in caso di svenimento!"
"Adesso chi è che sta pensando al peggio?"
"Non io, sei tu che hai iniziato"
 
Poi Lania, stanca di starci a sentire, fece una cosa che non mi sarei mai aspettata, si alzò in piedi e con i pugni chiusi urlò : "Io non sto per svenire sto bene! E smettetela di litigare!"
 
Diavolo, era tale e quale a Fiorediluna le poche volte che si arrabbiava.
 
" Va bene se dici che non sveni mi fido, ma almeno siediti così ti posso spiegare qual è la situazione" intervenne Luna.
"Okay" si calmò all'istante e si venne a sedere in mezzo a noi due. "Da quando hai una sorella?" disse e si voltò verso di me.
"Da un mese, precisamente da quando sono arrivata a Tokio" gli rispose Luna.
" Ma Ioria non mi aveva mai detto niente!" disse quasi offesa.
" Ho reagito anche io allo stesso modo sai? Secondo te è piacevole scoprire di avere una sorella gemella dopo tredici anni della tua vita?" le chiesi, poi aggiunsi “E scoprire che tua sorella è proprio un essere primordiale che ha solo fame come Luna?”
“Ehi, come sei maleducata e poi anche tu avevi fame quel giorno!” bofonchiò lei
“Si, ma solo perché tu sei contagiosa” ribattei
"Sapete adesso che ci penso siete proprio uguali" ci interruppe Lania sorridendo
 
Ci girammo verso di lei e dicemmo insieme : "Dici?".
 
"Dai non prendetevela, io dicevo che siete uguali oltre che nell'aspetto fisico anche nel comportamento e nel modo di parlare. " mi indicò. si vedeva che era affascinata dalla nostra uguaglianza.
"Adesso vi presento” disse Luna
“Non ti sembra un po’ tardi?” le feci notare
“Dai non essere troppo fiscale” mi rispose
“Allora Marta, lei è Lania Kido la mia migliore amica, Lania lei è Marta Masami ed è mia sorella"
"Sono molto contenta di fare la tua conoscenza, spero che diventeremo grandi amiche" disse lei facendomi un grosso sorriso.
" Sicuramente!" le dissi e ci stringemmo la mano.
" All'inizio mi sono spaventata, non ero a conoscenza di questo particolare scusami se ti ho scambiata per Luna" disse un po’ imbarazzata.
"Non ti preoccupare di questo Lania, sai è capitato a molti il primo giorno che siamo arrivati. "le dissi
"Veramente?"
"Già anche Pegasus mi ha scambiata per Luna"
"Che idiota" asserì sottovoce." E’ sempre il solito"
"Già"
"Allora che ne dite di bere un bel thè fresco? sto morendo di sete!" disse Luna saltando in piedi.
" Si è una buona idea così puoi vedere la casa" mi rivolsi a Lania.
"Certamente, dopo tutte queste ore di volo ho proprio bisogno di qualcosa di fresco"
 
Così ci avviammo verso l'edificio.
 
"E’ davvero enorme ci ho messo una vita per arrivare qui, non credevo che possedesse una villa così grande questa Lady Isabel. E' stata davvero gentile ad invitarmi" disse Lania.
" Sicuramente all'inizio avrai bisogno di una mappa se non vuoi perderti". Le dissi
" Io odio le mappe" disse lei.
"Anche io!" confermò Luna.
 
E già dopo tutte quelle ore davanti a quel pezzo di carta, chi non le avrebbe odiate?
Arrivammo poco dopo nella cucina e ci sedemmo tutte e tre su degli sgabelli, così dopo che Luna si offrì di servire il thè freddo iniziammo a parlare del più e del meno.
 
"Marta mi domandavo da dove vieni, in Grecia non ti ho mai visto" mi chiese Lania
" Non sono mai venuta in Grecia, prima di trasferirmi qui io vivevo in Cina"
"In Cina? Wow mio padre ci è stato tanto tempo fa, per qualcosa di importante se mi ricordo bene, ma non ha voluto portarmi con se. E precisamente dove?"
"Shangai"
"Che bello io l'ho solo vista in foto, un giorno ci vorrei proprio andare"
" Hai detto che hai un padre, io credevo che fossi sola, sai da quello che ho potuto capire"
"Allora Luna ti ha raccontato di me vedo?"
"Si abbastanza da sapere che sei la sua migliore amica e l'unica tra l'altro"
"Già gli ho sempre chiesto perché preferiva stare con i ragazzi invece che con le ragazze, ma poi ho capito...."
"Cosa?"
"Be ecco Luna a volte tende ad isolarsi dal resto del mondo così le ragazze hanno sempre creduto che fosse strana e alla fine preferivano evitarla"
" Strana? E cosa faceva per spaventare le ragazze così?"
" Be crescere in mezzo a degli uomini non le ha dato tutta le femminilità di questo mondo sai, anche se Castalia ed io abbiamo tentato in tutti i modi di insegnargli il bon ton"
"Bon ton? Scusami ma io non ce la vedo proprio." dissi iniziando a ridere.
" E’ stata una fatica enorme credimi"
"Ti credo ti credo"
"Ma alla fine riusciva sempre a svignarsela..."
" Be aveva i suoi buoni motivi non credi?"
"Ogni volta la dovevamo costringere! Sembrava la stessimo torturando"
"Povera la mia sorellina..."
" Chi sarebbe la povera sorellina?"
 
Luna ci raggiunse con tre grandi bicchieroni di Thè freddo pieni di cubetti di ghiaccio.
 
" Ecco a voi il thè freddo che vi avevo promesso" detto questo appoggiò davanti a noi i tre bicchieri e si sedette in mezzo a me e Lania.
"Allora di che stavate parlando?"
"Del tuo amore assoluto verso il bon ton, cara la mia sorellina"
" O no come hai potuto Lania!"
"Cosa ho fatto? Ancora non gli ho raccontato di come hai passato la notte di quel famoso giovedì!"
"Bene continua a tenere la bocca chiusa!"
" No adesso devi raccontare, Lania non puoi incuriosirmi e poi non dire nulla!" esclamai
" Be ecco ..."
"NO!" Luna si alzò di scatto dallo sgabello e disse "Non oserai raccontarglielo" iniziando a schioccarsi le dita.
"O si lo farò e come .." rispose Lania alla sua provocazione alzandosi anche lei.
" Me lo avevi promesso!"
" Lo deve sapere è tua sorella! Sangue del tuo sangue!"
" Adesso non inventare scuse, si vede lontano un miglio che le vuoi spifferare tutto quanto"
"Non ho bisogno del tuo permesso per raccontare qualcosa a qualcuno, e comunque non è un'estranea quindi non c'è nulla di male!"
"Ma io non voglio comunque!"
 
Oh oh sentivo l'odore di furia imminente. Meglio sviare il discorso.
 
"Luna scusami potresti portare dei biscotti e preparare un altro po’ di ghiaccio per favore?"
" Proprio adesso? E perché io?"
"Lania non conosce bene la cucina come la conosci tu"
" Non dicevo di Lania, potresti prenderlo anche tu no? Sei tu che lo vuoi."
"Ma io stavo parlando con Lania e non è bello lasciare un discorso a metà"
" E va bene torno subito" e fulminò con lo sguardo Lania che intanto sorseggiava il suo thè.
 
Per non destare sospetti cercai di cambiare temporaneamente discorso, intanto che Luna andava alla ricerca del ghiaccio.
 
“Senti Lania, quando è che hai imparato il giapponese?”
“Me l’hanno insegnato Ioria e Castalia, sai con noi parlavano indifferentemente greco e giapponese”
“A wow! Proprio come Tisifone e Toko!”
“Perché tu conosci il greco?”
“Si so parlare Greco, perché ce lo hanno insegnato Tisifone e Toko dicendo che gli sarebbe piaciuto che anche noi conoscessimo la lingua del loro luogo di nascita, il giapponese perché hanno vissuto in Giappone per un po’ e quindi ce lo hanno insegnato con la scusa che una lingua in più non nuoce, e il cinese perché era la lingua che si parla in Cina, dove abitavamo.”
“Capisco, però promettimi che insegnerai anche a me il cinese” mi pregò e non potei fare altro che acconsentire.
 
Evviva! Vittoria, vittoria!
 
"Allora stavamo dicendo?" dissi sottovoce per non farmi sentire da mia sorella sorridendo "Che cosa ha fatto di tanto strano da vergognarsene?"
" Quel giovedì al grande Tempio si teneva il galà più importante dell'anno e li Luna ha fatto qualcosa che non doveva fare assolutamente..."
"E cosa, cosa?"
" Era uno dei primi balli a cui ero stata invitata ufficialmente, ed ero emozionatissima mentre lei era più annoiata ...mi aveva sempre detto che erano una noia mortale quei balli, lei ci era già andata ed era sempre tranquilla, mentre io ero un fascio di nervi. Ad un certo punto mi ero allontanata per avvisare Pegasus di una cosa e avevo lasciato Luna vicino al tavolo degli aperitivi.. e... mpf" Stava scoppiando si vedeva, così diligentemente aveva lasciato il bicchiere sul ripiano " Dopo cinque minuti di assenza era successo il finimondo! Luna aveva rovesciato involontariamente l'intera scodella di punch sul preziosissimo abito di Chanel della signora Amelia, moglie del più importante uomo d'affari di quasi tutta la Grecia, e non contenta Luna è inciampata nel suo stesso vestito ed è caduta addosso al più importante direttore di aziende della città è ha fatto scoprire a tutti gli ospiti che nascondeva sotto un bellissimo parrucchino biondo platino una lucente testa pelata"
"O Mio Dio! Che figura!" senza parole.
" Quel giorno stavo morendo dal ridere, lei invece quella sera se l'è data a gambe ed è stata rincorsa per tutta la città da Ioria infuriato nero"
"Come biasimarlo... dopo quella figura" stavo perdendo anche io il controllo
" E si.."
 
Stavamo ancora ridendo della figuraccia di Luna che sentì aprire la porta.
 

 
POV LUNA
 

Ero intenta ad accendere quello stupido tritaghiaccio che tra l'altro non voleva funzionare, forse si era rotto o forse il blocco ghiacciato di due chili era un po’ esagerato. Schiacciavo e rischiacciavo quel benedettissimo bottone verde che lampeggiava un ON a grandi lettere, ma la tecnologia e l'aggeggio non mi davano retta in quel momento così, alla fine preferì usare un metodo più tradizionale. La forza bruta. Allora presi il blocco di ghiaccio, uno strofinaccio e un bicchiere abbastanza resistente da non rompersi. Misi il ghiaccio nello strofinaccio, lo richiusi e iniziai a romperlo con il bicchiere. Il solito metodo della nonna. Una nonna davvero tosta devo dire. Stavo facendo molto rumore, così tanto che mi impediva di ascoltare tutto il resto, anche la silenziosa conversazione di mia sorella e della mia adorata nonché malefica migliore amica.
Ripeto, le mie orecchie erano occupate dal melodioso fracasso che stavo producendo e non sentivo nulla, e questo mi infastidiva non poco, nel frattempo mi diedi della stupida per aver esagerato con il ghiaccio, ne avevo preso in quantità industriale, come se stavo dando da bere a dei pinguini... TROM TUM TON TRUM SCROK! Ma riuscivo perfettamente a distinguere le risate di quelle due, ridevano così forte che potevano superare il rumore dei colpi sul ghiaccio, diamine Lania come sempre aveva dato fiato alla sua bocca e adesso ero la loro motivazione di tanta ilarità. Cosa dovevo aspettarmi dalla ragazza che non aveva mai nulla da dire? Sono sempre stata una tipa silenziosa e a lei basta che ascolti e annuisci al momento propizio e va tutto bene. Ero immersa nei miei pensieri contorti quando non sentì più le loro risate. Adesso sentivo solo il ghiaccio rompersi sotto i miei colpi. Mi fermai di botto. Cavolo doveva essere successo qualcosa di così eclatante da frenare le loro risate. Alzai lo sguardo per la mia insaziabile curiosità e mi ritrovai a cinque centimetri di distanza da un paio di occhi blu spettacolari...erano i suoi occhi.. e io... mi stavo comportando come una stupida imbambolata e con la bocca spalancata per la sorpresa....
 
" Ehi ciao! Che fai?" mi chiese uno Steve sorridente.
 
O no! NO NO NO! Diamine non ero pronta! Io non ... mi manca l'aria!
 
"E ..ecco io.. ghiaccio, ghiaccio.. cioè voglio dire, rompo il ghiaccio.. eh " cavolo, cavolo, cavolo non fare l'idiota Luna! Vi prego qualcuno che mi dia uno schiaffo o un pizzicotto per sapere se sto sognando o se questi occhi che mi stanno fissando siano veri oppure è solo un frutto della mia immaginazione?
"Che maniera insolita" aveva ancora il sorriso sulle labbra e si sedette con calma sullo sgabello che era posizionato davanti a me. Sicuro come il mio nome, stava ridendo di me, ne ero certa....
"E si..." diamine che qualcuno mi salvi! Non so cosa dire...i miei poveri pensieri stanno facendo a pugni..."Il fatto e che il tritaghiaccio, si! Il tritaghiaccio si è rotto co...così mi sono dovuta arrangiare." Non balbettare idiota! Gli stai facendo capire che hai paura di lui ed è esattamente il contrario! Dai, quello che hai davanti non è Phoenix, di quello si che hai motivo di farti la pipì addosso, lui è semplicemente il cugino no? Speriamo che non abbia preso gli stessi geni....Luna ma a che cavolo stai pensando? La paura fa brutti scherzi, aveva ragione Gemini nelle situazioni di stress perdo completamente il controllo, dovevo allenarmi di più a mantenere la calma, forse Virgo un aiuto me lo poteva offrire no? Dopotutto è un cavaliere d'oro! ..No no sto divagando troppo, il fatto e che non mi ero mai trovata in questa situazione e adesso non ho la più pallida idea di cosa fare. Ho solamente una paura matta di dire cavolate come al solito...eppure adesso che ci penso, con gli altri ragazzi non è così.
 
O no, mi sento ..così strana... anche se non sono mai stata una tipa che si può definire normale...
 
" Strano, eppure prima l'ho usato e funzionava bene..."
 
E già, strano con tutti funziona e proprio con me no. Quello stupido coso...ma Marta non se lo poteva prendere da sola il ghiaccio? No certo, doveva per forza mandare me e adesso mi trovo in questa situazione altamente scomoda.
 
" Forse è meglio che controlli"
"No non ti preoccupare io.." ma non riuscì a sentirmi nemmeno io....chissà forse un giorno sarei riuscita a guardarlo per tre secondi di fila senza avere un ictus...
 
Si spostò dalla mia visuale e girò l'isola della cucina, mi venne incontro e leggermente mi sfiorò il braccio sinistro quello che teneva fermo lo straccio. Quello che stritolava lo straccio. Sicuramente era stato un caso. Si sicuramente. Doveva per forza essere stato un benedetto caso! Ma il mio cuore non era d'accordo con la parte razionale del corpo, ovvero il mio cervello che in quel momento stava facendo i primi passi verso la lucidità. Impazzì completamente come il mio colorito che da normale era diventato cremisi, non avevo più la forza di rimanere in piedi. Sedia. Avevo bisogno di una sedia! Cavolo inciampavo sempre e ovunque ci fosse un oggetto a quattro piedi e adesso che mi serviva era sparita. Le ginocchia mi tremavano, e le mani stavano peggio, così pensai di continuare la mia opera e concentrarmi su quello. Devo solo rompere il ghiaccio no...cavolo questo si che era un doppio senso.
 
"Io preferisco usare questo metodo" dissi mentre pestavo il grumo di acqua ghiacciata; alzai la voce per farmi sentire e continuai a colpire a tutta forza. Questo chiudermi dentro mi impediva di ascoltare la sua melodiosa voce e ammirare quelle due pozze blu, ma pazienza non volevo fare figure indesiderate davanti al ragazzo che mi faceva impazzire....
"Aspetta lo sistemo io" prese le mie mani nelle sue, e credetemi il mio cuore si bloccò per due secondi filati all'istante. " Ormai non c'è più il ghiaccio si è sciolto, stai colpendo solo lo straccio" sentivo il suo respiro dolce sul collo, e istintivamente deglutì...ero nervosa...e lui come se avesse capito si allontanò quel poco per farmi respirare regolarmente.
 
Abbassai lo sguardo per constatare le sue parole e notai effettivamente che lo straccio era zuppo e non c'era ombra di un briciolo di ghiaccio. Come ero riuscita a frantumare tanto ghiaccio in cinque minuti di conversazione? Tale potere era sconosciuto anche a me. Però sono quasi certa che la metà dell’opera era dovuto al mio aumento repentino di temperatura.
Avevo ancora le mani nelle sue, erano bagnate...e speravo che fosse solo acqua quella e non altro, l'unica cosa positiva era non farle tremare, ma sapevo che il viso mi tradiva così istintivamente abbassai il volto e dissi:
 
"Adesso dovrò prenderne ancora .... forse è meglio che vada"
 
A malincuore lasciai la sua presa delicata e andai verso il frigorifero le mie spalle erano l'unica cosa che gli concedevo di guardare perché ero codarda fino alla fine, mentre aprì lo sportello dell'enorme frigo sentivo lui che armeggiava con l'elettrodomestico e diceva cose tipo "Diamine! Eppure funzionava questa mattina" già cavolo scusami sono la solita imbranata...lo potevo dire ma la mia voce era testarda quanto la mia testa e non volle uscire "Cosa cavolo? Non può essere in pausa. Forse questo dovrebbe andare qui, questo filo va qui invece...o no? il blu o il rosso? Adesso c'è anche l'arancione! Ahi!" appena sentì quell'AHI il mio cuore iniziò a palpitare così forte che non pensai alle conseguenze del mio gesto mollai a terra il blocco che avevo appena preso e mi girai verso di lui. Incontrai per una terza volta il suo sguardo....aveva il dito ferito in bocca e poi mi disse " Non ti preoccupare non è niente!" e mi sorrise. Il solito.
 
"Ti sei ferito è meglio medicarla" mi avvicinai e presi il suo dito...mi meravigliai di tutto quel coraggio.
"Non è niente di grave Luna, basta una leccatina ed è fatto"
"Leccatina? Non fare lo scemo! Dobbiamo disinfettarla e poi ci vuole un cerotto!" seriamente a quel punto mi stavo preoccupando. Poi idea! "In camera mia ho del disinfettante e un cerotto....dai vieni con me" presi la sua mano e lo tirai verso la porta...pensai: al diavolo quello stupido ghiaccio.
 

 
 
POV MARTA.
 
Vidi Luna che tirava Steve verso l'uscita e mi stupì di tutto il coraggio che mi stava dimostrando, Invece io mi sentivo un budino di cioccolata che si scioglieva sotto il sole cocente, avevo lui davanti e non la finivo più di ridere. Cavolo che idiota!
Marta, respira. Il ragazzo che hai davanti è solo uno semplicissimo ragazzo che ogni volta ti fa battere il cuore all'impazzata... beh il fatto è proprio questo. E che faccio? Fino a pochi secondi fa avevo mille domande da fare a Lania.. come era Luna da piccola, delle figuracce che poteva aver fatto, da quanto tempo la conosceva...erano solo delle stupide domande che mi si erano bloccate in gola.
 
" Ehilà! Ciao Marta!" lui mi venne incontro...con la mano alzata per salutarmi e io...io..
 
Marta insomma non puoi fare solo delle orribili smorfie che fai passare per sorriso come saluto...dai di qualcosa! Qualcosa di sensato però.
Come sono caduta in basso, adesso mi faccio sgridare dalla mia vocina interiore.
 
"E.. ehi.." wow! Che impegno, la prossima volta fagli un grugnito!
 
Appena arrivò vicino a noi prese un altro sgabello e si sedette. Era a dieci e dico dieci centimetri di distanza...sentivo il mio respiro man mano diminuire e sulle mie guance ci si potevano cuocere gli hamburger per quanto scottavano..
Strinsi la presa sullo sgabello e abbassai il capo...ormai ero in modalitàriccio.
 
" E così è finalmente arrivata la nuova ragazza" disse Andromeda con un sorriso perfetto." E' un piacere conoscerti io sono Andromeda Shun" e avvicinò la sua mano verso Lania.
"Il piacere e tutto mio!" accettò volentieri la stretta di mano. "Il mio nome è Lania Kido" disse sorridendo gentilmente dopodiché loro due iniziarono a parlare, come se si conoscessero già, e ridevano...mentre io ero nella mia bolla privata a torturami il cervello. Mi giungevano le loro voci come se dovessero attraversare delle palline di ovatta nelle mie orecchie.
Questo si che era un primo incontro invidiabile! In confronto il mio sembrava uno schaechcomico. E' successo il giorno del mio arrivo in questa casa, stavo scendendo le scale ho messo il piede male e mi sono ritrovata sul suo petto con la faccia vicino alla sua bocca. All'inizio sono diventata rossa dalla rabbia, prima prendendomela con quegli stupidi lacci e poi con lui! E non contenta gli ho urlato in faccia dicendogli di stare attento a dove metteva i piedi come se tutto quel trambusto fosse stata colpa sua. Proprio da me, urlare a chiunque mi capiti a tiro. Diciamo un incontro cui la parola perfetto non si addiceva, ma lasciamo stare.
In quel momento volevo essere io al suo posto, anche se ero la più vicina. Volevo avere il suo coraggio, e la sua facilità nel parlare con il ragazzo che avevo al mio fianco. Che ragazza fortunata! Lei non aveva nessunissimo problema con lui, parlava facilmente e scherzava anche! Io invece non riuscivo nemmeno ad ammirarlo come si deve perché troppo presa dalla vergogna...chissà come era la sua pelle quando Lania l'ha toccata, forse morbida e calda.. O cavolo! Io volevo saperlo! Ma ero troppo codarda, lo so, lo so. Potevo scoprirlo, sfiorandolo con il palmo della mano, ma se solo lo avessi fatto...io...io.. No No! Non posso immaginare queste cose adesso! Marta concentrati devi solo formulare una frase.
 
"Marta?" mi chiamò Andromeda.
 
Una semplicissima frase ... forse potrei iniziare con  Allora come va?....no no è troppo sciatta....
 
"Ehi ci sei?" continuò Lania.
 
Oppure ..come va amico! No, no, ho solo aggiunto amico e poi non l'ho mai chiamato amico! Perché cominciare da adesso?
 
"Ehiiiiii pianeta Terra chiama Marta” sentii delle risate in sottofondo.
 
Proviamo con che ci fai qui? anzi, come mai da queste parti? Si! Si questa va decisamente
meglio!
 
"Forse avrà preso sonno" domandò Lania.
"Come mai da queste parti?" dissi con tutto il mio impegno risvegliandomi da quello stato di pensieri profondi.
 
Due paia di occhi mi fissarono increduli. E poi scoppiarono letteralmente a ridere. Molto più forte di prima.
O no adesso che avevo fatto?
 
"Si si avevi ragione aveva preso sonno" disse lui tenendosi una mano sulla pancia come per trattenersi dal ridere.
" Decisamente " gli rispose Lania che continuava a ridere.
"Perché ridete? Che ho fatto!" quasi urlai per la vergogna, e diventai ancora più rossa di prima, se ciò potesse essere possibile.
"nu.. nu.. nulla!" mi risposero in sincrono.
"O grazie adesso si che capisco qualcosa! Vedeteli, loro ridono e io passo anche per pazza! Se non ho fatto nulla" e virgolettai il nulla con le dita "Perché siete ridotti così?" che cavolo c'era da ridere così tanto?
"Ti prego perdonami il fatto e che eri così assente che pensavo ti fossi addormentata ad occhi aperti"
" Io non stavo dormendo ma riflettendo profondamente cara la mia Lania"
" Ed era qualcosa di così importante da non rispondere a noi due?"
" SI! Cioè NO! Cioè si-n.. Voglio dire ecco insomma non devo per forza darti delle spiegazioni su tutto!" mi alzai dallo sgabello e misi le mani sui fianchi. Questa era la mia posizione chi mi tocca è morto. Okay dovevo darmi una calmata stavo perdendo il controllo.
" Ti prego non ti arrabbiare, può capitare a tutti no?" si scusò Lania smettendo finalmente di ridere.
"Già...ma non ridete su questa cosa, mi dà fastidio"
"Okay"
" Giurate?" dissi indicandoli
"Giuro!" sorrise Lania
"Giuro!" rispose Andromeda. "Comunque stavo chiedendo a Lania che stavate facendo qui tutte e due solette, noi non dovevamo fare una partita?"
"Una partita? A già mi ricordo che Marta mi aveva detto che Pegasus stava andando a prendere una palla, o qualcosa del genere.. a cosa giocherete?"
"A pallavolo" gli risposi.
" Non sapevo che conoscessi già qualcuno in questa casa, e dimmi conosci qualcun'altro?" chiese Andromeda molto gentilmente.
" Oltre a quell'idiota di Pegasus conosco sua sorella Luna che inoltre è la mia migliore amica, potremmo dire di essere sorelle" e sorrise di quell'affermazione.
"Già è stata una sorpresa per tutti questa scoperta, è vero Marta?"
" Si.. e che sorpresa" sorrisi.
" Mi chiedo, ma come avete fatto ad andare così d'accordo?"
" Segreto!" dissi sorridendo furbamente.

 
POV LUNA
 
"Ecco fatto!" dissi sorridendo del mio lavoro ben fatto, lo guardai e notai il suo sguardo e il suo dolce sorriso. Non riuscì a non arrossire così mi alzai e andai a riporre il disinfettante al suo posto. Peccato il cerotto non l'avevo ma una piccola benda era bastata.
" Ti ringrazio sei stata gentile ma non serviva tutto questo" disse lui ridacchiando e facendomi vedere il suo dito fasciato.
" Invece serviva, mi dispiace, una leccatina non bastava"
"Ma io ho sempre fatto così, lo sai quante volte mi sono fatto questi taglietti quando mi allenavo? Un milione eppure adesso sono qui sano e salvo"
" Si hai ragione non sei morto dissanguato, ma questo significa minimizzare mio caro Uomo tutto d'un pezzo". E misi le mani sui fianchi per dare un aspetto un po’ più autoritario.
" Il fatto e che non sono abituato a ricevere tutte queste attenzioni, fin da piccolo ho dovuto cavarmela da me"
" Quindi uomo tutto d'un pezzo preferisci non essere aiutato?" dissi iniziando ad infastidirmi. Odiavo quando le persone facevano così! E' come se stesse rifiutando il mio aiuto! Non che fosse prezioso ma insomma....che cavolo, non li capirò mai i maschi!
" Mh qualcuno qui è un po’ nervosetto?" e mi si avvicinò.
 
E? Io nervosa, quando mai? Ogni volta che ti vedo divento più che nervosa! Incomincio a pensare che qualche Dio lassù mi odi con tutto il cuore...Ti incontro ogni cinque minuti, la coincidenza è davvero malefica alle volte,  e per il gran finale adesso siamo soli soletti in camera mia. Pensi che non sia nervosa? E? E? E?A già tu non sai niente di quello che mi fai ogni volta che ti guardo...
 
" Forse un po’ lo sono..." e mi allontanai un pochino sfregandomi le braccia, avevo i brividi ma non di freddo. " Sai è arrivata la mia migliore amica quindi"
" A già avevo visto una ragazza nuova, era con Marta stavano ridendo quando siamo entrati." sorrise nel ricordare la scena "Ti è mancata molto, si vede" disse andandosi a sedere su un puffo li vicino.
" Da cosa?" dissi in tono preoccupato.
"Dal tuo sorriso, dal tuo volto, dai tuoi occhi che brillano" e sprofondò ancora di più.
" ve-veramente?" mi toccai il viso imbarazzata " In effetti hai ragione mi è mancata moltissimo.." dissi mettendomi un ciocca ribelle dei capelli dietro l'orecchio, e in quell'istante alzai lo sguardo che avevo puntato sulle mie bellissime Allstarse vidi del rossore su quelle guance, strano quasi come se fosse imbarazzato.
" E ti manca anche la tua vecchia casa?" Si riprese in fretta notando che lo stavo osservando.
" Si a volte, ma penso che un giorno ci ritorneremo e rincontrerò tutti i miei amici. E tu, hai qualcuno che ti manca?"
" Mi manca la mia seconda casa la Liberia dove mi sono addestrato per molto tempo,  il mio maestro e i miei genitori anche se non ricordo molto di loro..." disse rattristandosi un po’ sugli ultimi nominati.
"Almeno tu ricordi qualcosa, io non so nemmeno che nome abbiano i miei genitori" dissi.
" Anche a te mancano molto?"
" Ho sempre pensato a loro, anche se ho già Castalia e Ioria ma è diverso.. io non so come spiegartelo"
" Non riesci a chiamarli mamma e papà?"
" Ioria è come un padre, ma è come, non è mio padre. Capisci cosa intendo?" e mi girai per vedere la sua espressione.
" Si ..."
" Adesso pensi che io sia strana non è vero?"
"No no assolutamente"
" Il fatto e che io ho sempre sperato che il giorno del mio compleanno bussassero alla porta della mia stanza e dicessero ehilà! siamo tornati! Ma non è mai successo e così alla fine ho rinunciato. In fin dei conti Ioria e Castalia hanno fatto di tutto pur di non farmi sentire sola e abbandonata."
" E come stai? Hai cambiato subito espressione quando abbiamo iniziato a parlare dei nostri genitori"
 
Come vuoi che stia scusa? Certo in questo momento non è che stia saltando di gioia, ma che mi domande fai?
 
"Io? No sto bene non preoccuparti" dissi ridendo per nascondere quella tristezza che mi inondava il cuore ogni volta che si parlava di questo argomento.
"Visto anche tu non vuoi che nessuno ti aiuti" disse soddisfatto.
" Cosa?"
"Stai nascondendo la tua tristezza e anche molto male"
 
Ahia! Colpita e affondata. 1 a 0 per Steve.
 
"No non sto nascondendo niente io!" Ti prego calmati ti vuole dare solo una mano non mangiartelo! Testa calda che non sei altra! " Comunque perché non andiamo di là? sicuramente il blocco di ghiaccio si sarà sciolto"
" Si e abbiamo anche una partita di pallavolo da giocare"
"E allora cosa aspettiamo andiamo!" e corsi via lasciandolo a bocca aperta. "Se perdi mi pagherai la cena!" urlai ridendo.
 

POV MARTA
 
"Marta questo thè ha bisogno di ghiaccio che facciamo?" mi fece notare Lania dondolandomi sotto il naso il suo bicchiere.
" Lo so ma Luna è scappata via era lei che lo doveva portare" dissi seccata " Va bene vado a prenderlo io"
" Ti ringrazio e per vendetta berrò tutto il suo thè"
" Giusto, lasciamene un po’" le chiesi mentre andavo dall'altra parte delle stanza.
"Posso averne un po’ anche io ho la gola secca" disse Andromeda.
" Si te lo porto subito!"
 
Quando andai vicino al frigo, rimasi letteralmente a bocca aperta.. era un disastro! Luna appena ti vedo ti uccido lo giuro!
 
Lista di cose da fare:  RICORDA Marta quando passi dal supermarket compra un mitra o una bomba a mano o se lo trovi un fucile da cecchino! Per uccidere quell'idiota di sorella che ti ritrovi!
 
Non ho mai conosciuto una ragazza così disordinata! C'erano strofinacci dappertutto, bustine di thè freddo per terra e cucchiaini e bicchieri sporchi in giro e come tocco finale acqua per terra, su cui cadere elegantemente.
 
"O grande e adesso chi sistema?" pensai ad alta voce.
" Ti posso aiutare io se vuoi" disse qualcuno alle mie spalle.
"Ah! Cavolo! Sei tu, Andromeda la prossima caccia un urlo, sbatti i piedi, fai qualcosa ma fatti sentire."
" Scusa non volevo spaventarti"
"Scusa non dovevo urlare, non ti ho sentito e così mi hai preso alla sprovvista" dissi sorridendo.
" Scusa ancora e per farmi perdonare sistemerò tutto io!"
" Insieme!"
"Okay"
 
Così iniziammo a sistemare e dopo un quarto d'ora era tutto come prima.
 
"Perfetto allora io prendo il ghiaccio" andai al frigo ne presi un bel pezzo e ritornai al tritaghiaccio, schiacciai l'interruttore ma nessun segno di vita proveniva da quell'aggeggio.
" O no! non funziona!"
"Cosa?" disse Andromeda avvicinandosi.
"Non mi vuole ascoltare non si accende"
" Forse è in pausa."
" No no, ho visto"
" E l'interruttore?"
"E' acceso non vedi?" e lo indicai
" E la presa?"
"E' attaccata" risposi seccata.
" Mh strano eppure stamattina Steve l'ha usato"
" Lo sai sistemare si o no?" domandai fortemente seccata
"Si si adesso ci provo" rispose calmo sorridendomi.
 
Ma come cavolo si fa? Come può essere sempre così gentile e non scomporsi mai anche se una lo tratta come un straccio per i pavimenti. Mi fa incavolare, ma anche cadere ai suoi piedi. Che lo sappia e usi ciò a suo favore?
Detto fatto dopo poco tempo il tritaghiaccio funzionava perfettamente.
 
"Wow Shun sei un genio!" dissi prendendo il ghiaccio appena tritato "Come hai fatto?"
"Era solo questione di contatto"
" Contatto? Be non capisco molto la meccanica, comunque ti ringrazio tanto, per avermi aiutata nel sistemare tutto quanto e per aver aggiustato il tritaghiaccio"
" Di niente Marta" e mi sorrise a tradimento facendomi sciogliere.
" O mio dio Ioria! Pegasus!" sentì Lania urlare e andai da lei.
"Lania sei arrivata finalmente!" disse Ioria sorridendo e alzando da terra la ragazza a quasi mezzo metro da terra "Era da tanto che ti aspettavamo"
"Lo so lo so, mettimi giù adesso" disse ridendo la ragazza “Mi fai sembrare più piccola di quanto già sono”.
"Lania amica mia!" Pegasus gli saltò addosso.
"Pegasus mi sei mancato da morire!" e Lania ricambiò il suo abbraccio.
" Allora il viaggio?" chiese Ioria premuroso.
"Tutto okay è stato tranquillo"
"Tuo padre?"
"Lo sai è sposato con il suo lavoro, ormai ha sempre il naso ficcato in un libro nuovo ogni giorno oppure e a zonzo da qualche parte in giro per il mondo per conto del Grande Sacerdote."
"Già Kido è sempre il solito" sorrise.
"Allora chi vuole del thè freddo?" domandai con una brocca piena della bevanda.
 
E tutti mi fissarono.
 
"Calma calma c'è ne per tutti non vi azzuffate!"
"Io ne voglio un po’ " disse Sirio prendendomi la brocca dalle mani.
" Ne vorrei anche io se non vi dispiace "disse Ioria andandosi a sedere al posto che prima era stato occupato da Luna.
" Subito!" dissi.
"Ioria, Castalia dov'è?" chiese Lania apprensiva" non l'ho ancora vista”.
"Per il momento non è qui, quando noi siamo venuti in questa villa lei è partita per una missione, ma a breve tornerà da noi non ti preoccupare" e accarezzò dolcemente i capelli della fanciulla.
"Peccato è da tanto che non la vedevo così speravo tanto di salutarla"
" Vorrai dire che è una fortuna! Questo mese per me è stata pace assoluta, almeno non mi è toccato sentire le sue urla ogni giorno!" disse Pegasus incrociando le braccia.
"Quindi quando il gatto non c'è i topi ballano eh?"
"Non dire stupidaggini Lania"
" Ti conosco bene mio caro Pegasus e sono sicura che non hai dato vita facile a tua sorella!"
"Cosa, cosa, cosa? Io? Io sono stato una sua vittima!"
"Anche io! Da quando quelle due si sono coalizzate! " disse Sirio mangiandomi con gli occhi infuocati.
"Evidentemente ve la siete cercata no?" rispose tranquilla Lania.
 
Wow li ha praticamente smontati.
Pegasus non replicò evidentemente conosceva bene la sua amica, mentre il mio fratellino aveva la mascella a terra per lo stupore. Hai coraggio ragazza.
 
" Lania non ti ho presentato mio fratello Sirio Masami, Sirio lei è Lania la migliore amica di Luna"
" E' bello conoscerti!" disse lei sorridendogli.
" O anche per me, quindi sei la migliore amica di Luna, è da molto che la conosci?"
" Ti posso dire che siamo cresciute insieme, è da quando avevamo tre anni che siamo inseparabili, io so tutto di lei e lei sa tutto di me, insomma praticamente potremmo essere chiamate sorelle ma ho notato che quel posto è già occupato" e guardò dalla mia parte.
"Sei per caso gelosa?" insinuò Pegasus furbamente.
"Ma che cavolo dici! Non sono affatto gelosa di Luna, anzi sono felicissima per lei! Perché tu lo sei?"
" E? Io? Geloso di Luna? Mai stato"
" Strano eppure la tua faccia dimostra il contrario!"
"Non è vero!" e detto questo non si staccò più dal bicchiere che aveva in mano.
"Si si nasconditi dietro al dito! Eppure quando Asher si stava quasi dichiarando a lei tu l'hai pestato davanti a tutti! E secondo te questa non è gelosia?"
"No assolutamente, si chiama premura verso le sorelle"
"Chi si stava dichiarando a chi?" chiese Ioria un po’ irritato.
" Si come no, inoltre l'hai anche minacciato dicendogli che se si fosse avvicinato ancora a lei l'avresti dato in pasto ai Leoni di Ioria"
" E io l'avrei aiutato" disse Ioria sorprendendomi, non sapevo che lui fosse così geloso di Luna.
" Tu come fai a.."
" Sapere tutto? Come al solito sei smemorato, anche se non siete fratelli di sangue tu e Luna su questo punto andate in sintonia! Stupido citrullo! Non ricordi? Io ti ho curato le ferite e le ho curate anche a lui che mi ha raccontato tutto"
"Be mia cara infermiera non dovevi impicciarti sono affari miei!"
" No, sono di Luna, e sicuramente se la sarebbe cavata meglio di te! Guarda che stiamo proteggendo la stessa persona! E tu sei gelosissimo di lei ammettilo!"
"Si lo ammetto sono geloso di lei. In quanto suo fratello ho il dovere e diritto di proteggerla dalle persone sospette!"
"Persone sospette? Chi Asher? Ma ti sei bevuto il cervello per caso?"
" Quello li mi sta sulle scatole quindi se non piace a me non si deve avvicinare a lei! ne tantomeno a te, se no la prossima volta lo mando in ospedale!"
"Oh-oh quindi sei geloso anche di Lania vedo" dissi io guardandolo.
"Che-che? Io, io.." tentava di chiedere un silenzioso aiuto a mio fratello.
Ma venne salvato dall'arrivo di Crystal, Fiore e Phoenix.
 
"Ciao a tutti ragazzi finalmente vi abbiamo trovati!" disse Crystal sedendosi accanto ad un Pegasus muto. "Amico ma che hai?"
"Niente" disse in un sussurro e continuò a sorseggiare il suo thè.
"Allora la partita?" chiese Phoenix.
"Stiamo aspettando che arrivino i ritardatari chissà dove saranno a quest'ora" rispose suo fratello minore.
"Ragazzi dovevo presentare Lania a cena ma siccome è arrivata prima iniziamo già da adesso a conoscerci" disse Ioria alzandosi dal suo posto e avvicinandosi alla persona in questione "lei è Lania Kido sarà la nuova compagna di stanza di Fiorediluna"
"E' un piacere conoscervi ragazzi!" e si inchinò come saluto.
Fiore si avvicinò a lei " Ciao io sono Fiorediluna sarà un piacere vivere insieme a te"
"Ti ringrazio sei stata molto gentile spero non ti dia fastidio condividere la tua stanza con me"
"No assolutamente, nessun disturbo spero che diventeremo subito amiche!"
"Certamente! Sono così felice!" rispose lei sorridendo.
"E' un piacere conoscerti io sono Phoenix Shun il fratello maggiore di Andromeda"
"E io sono Crystal Kyokuchi"
"Contentissima di fare la vostra conoscenza ragazzi! Spero di diventare presto vostra amica!"
“Quando entri in questa casa diventi subito parte di questa famiglia Lania, quindi non devi farti nessun tipo di problema" dissi abbracciandola.
 
E così tutti quanti ci andammo a sedere e iniziammo a parlare.
 
"Quindi Marta Sirio e Fiore sareste fratelli ma non di sangue? Giusto?"
"Esatto" dissi
"Mentre Phoenix e Andromeda sono fratelli"
"Si" rispose Andromeda
" Ma non vi somigliate affatto voi due" disse Lania sorridendo.
" Già ma Steve nostro cugino, assomiglia moltissimo ad Andromeda l'unica differenza sono i capelli un po’ più corti e più scuri" Continuò Phoenix sorridendo.
"Steve sarebbe quel ragazzo che è entrato prima insieme a te Andromeda?"
"Si" rispose il ragazzo.
" Sai eravamo tutti curiosi, volevamo sapere chi fosse questa misteriosa nuova ragazza" iniziò Crystal "E precisamente da dove vieni?"
"Vengo dalla Grecia, precisamente dal Grande Tempio"
"Bello! Ho sempre sentito parlare del Grande Tempio dal mio maestro ma non ci sono mai stato" intervenne Andromeda.
" E' un posto eccezionale! Credimi! Comunque voi? Venite da posti diversi?"
"Io da quando avevo sette anni sono vissuto in Siberia"
" Un posto un po’ freddino no?"
" Be non possiamo prendere il sole in costume, non credi?"
"Mentre noi veniamo dalla Cina" disse Sirio
"Si l'ho saputo da Marta poco fa"
"Io mi sono addestrato sull'isola di Andromeda."
" Veramente? sembra uno scherzo avete lo stesso nome!"
"Già" disse ridendo.
" Invece io vengo dall'isola della Regina Nera" disse Phoenix.
" Regina Nera? Cavolo come sei sopravvissuto?"
"Ho la pelle dura io" disse ridendo.
" Si vede, devi essere davvero forte!"
"lo è" dissi, e lui rise.
" Dai non sono così forte"
" Quindi adesso siamo tutti sulla stessa barca no?" disse Lania
" Si siamo sulla stessa barca" disse Pegasus.
"Ma dove sono finiti quei due e da un po’ che non si sentono!" ci interruppe Andromeda.
 
e poi dietro la porta si sentì un rumore
 
"Sono arrivata prima io!"
"No no ragazzina sono arrivato prima io!"
 
Parli del diavolo...
 
"Ho toccato per prima io la porta quindi, perdente mi devi una cena al McDonald!"
" No mi dispiace, questa volta sarai tu a pagare perché ho toccato per prima io la porta, non vedi dove è la mia mano?".
Entrambi fissarono le loro mani ed erano intrecciate. Il viso di Luna divenne rosso come un peperone, e poi quando notarono la nostra presenza arrossirono violentemente..
Erano proprio carini insieme!
 
"O grazie per averci notato, no no continuate pure" disse Ioria sorridendo.
"Ecco noi abbiamo fatto una gara così"
"Io ho vinto!" disse Steve trionfante abbracciandola da dietro. "E mi devi un happy meal!"
" Quelli sono per i bambini!" disse lei " E io non pago la cena ad uno che prende un happy meal"
" Ma a me piacciono le sorprese che ci mettono!"
"Anche a me ma non lo dico in faccia a tutti! E poi sei tu che me lo devi offrire"
"Facciamo così io lo offro a te e tu lo offri a me? Ti sta bene? Signorina?"
"Mh non so ci devo riflettere" poi gli sorrise dolcemente" Accetto! Però voglio la tua sorpresa!"
"E? No no la sorpresa è mia!"
" Oh siete proprio carini!" squittì Lania.
"Lania fatti gli affari tuoi! Io con te non ci parlo più!" la rimproverò Luna.
" E perché mai?" chiese Ioria
"Perché non sa tenere la bocca chiusa la tua adorata Lania"
" O mamma mia ho solo raccontato qualcosina su di te a tua sorella che c'è di male?"
"Che non doveva sapere quel piccolo particolare della mia vita"
Ioria tossì per farsi notare "Steve ti sei presentato a Lania?"
"O no scusami! Ciao sono felice di fare la tua conoscenza mi chiamo Steve Shun" e si avvicinò per stringerle la mano.
"Ho sentito parecchie volte il tuo nome oggi, piacere Lania Kido" e strinse la sua mano.
"Dove eravate ragazzi?" chiese Andromeda.
" Mi sono tagliato un dito e Luna ha insistito per medicarmi"
 
E vidi Lania sorridere furbamente a Luna.
 
" Ve la intendete bene voi due vedo" disse Ioria. Anche lui era geloso?
" Perché dovete parlare di me come se non ci fossi scusate?" parlò Luna incrociando le braccia.
"Lania perché non racconti qualcosina su di te?" chiese Fiore.
" Cosa posso dirvi? Che ho passato tutto questo tempo a fare da baby sittera questi due?" disse avvicinandosi a Luna e Pegasus.
"Non ti preoccupare c'è anche Castalia" rispose Pegasus.
"Potrei raccontarvi un sacco di cose su questi QUI!"
"Ma non racconterai nulla vero?" disse Luna iniziando a schioccarsi le dita
"Mia cara non mi faccio intimidire così facilmente io!"
" Lania forse è meglio che tu taccia è per la tua felicità futura che te lo dico"
" O Pegasus non fare il serio così mi farai preoccupare, vuoi che racconti a tutti di quel meraviglioso giorno mio caro Peggy?"
"No! " vidi Pegasus sbiancare completamente
" Dai Peggy non fare così!" continuò Luna cantilenando. "Perché non lo racconti tu agli altri?"
" Non vi permettete, vi ammazzo!"
" O che paura! Mettiamoci al riparo!" urlò Lania.
" Vi prego non fatelo!"
" Guardalo!" rise Luna.
" Allora ragazzi quel giorno Peggy..."
 
E così Lania non diede ascolto a Pegasus che intanto era stato bloccato da Ioria che si godeva il racconto comodamente seduto sullo sgabello.
Ci raccontò del suo nomignolo strano e del fatto che fu scambiato per una ragazzina e chiamato in quel modo per tutto il tempo da una vecchietta, ci parlò di tutte le marachelle che avevano fatto i due fratellini delle loro figuracce e dei loro addestramenti strambi....
Poi passò alla sua famiglia, scoprì che suo padre era segretario del Grande Sacerdote, viaggiava molto così Lania stava sempre con Luna e Pegasus , dormiva tutte le sere lì era come una di famiglia per loro e forse lo sarebbe diventata presto anche per me. Sua madre invece non l'aveva mai vista, era morta di parto dandola alla luce così era stata cresciuta da sua nonna nonché prima ancella del Grande Tempio...e poi continuò a raccontarci degli amici di Pegasus e di Luna della loro vecchia scuola e della Grecia. Non c'è che dire questa ragazza era davvero fantastica! Parlava e parlava senza stancarsi e tutti la ascoltavano volentieri. Passammo l'intera mattinata a chiacchierare e scherzare con lei in cucina, senza più pensare alla partita di pallavolo che avevamo programmato.






Rieccoci come due rompi, rompi ad asfissiarvi di nuovo con dei commenti stupidi.
allora un ennesimo grazie per aver letto e spero vi sia piaciuto.
se poi prorpio ci tenete a farci felici vi chiediamo una recensione anche piccola piccola per farci capire se vi piace, o se possiamo migliorare qualcosa per far si che vi piaccia ancora di più la storia. sono ben accetti anche consigli e robe varie.

una grande kiss kiss da Lady T e Lady Y 


Kon'nichiwa o tomodachi to tsugi no ( ciao amici alla prossima) ;) :) 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Le armature e l'arrivo al Grande Tempio ***


Salve a tutti!!!!!!! Siamo felicissime di essere tornate con questo nuovo capitolo. Noi ci abbiamo messo tutto l'impegno di questo mondo a scriverlo e speriamo vivamente vi piaccia. Chiediamo scusa per avervi fatto apsettare tanto a causa di vari ampegni, la ripresa da parte mia Lady Y della preparazione atletica e l'imminente inizio della scuola (per noi domani) non abbiamo avuto un granchè di tempo libero.
Speriamo davvero che vi piaccia e che continuiate a seguirci. Questo capitolo e presumibilmente il prossimo sono di anticipo per la grande prova che le nostre due protagoniste devono affrontare.
Ringraziamo chiunque legga, recensisca e segua la ff.




POV MARTA

 “Oh per tutti gli dei e il grande demone celeste” urlai in preda al panico “LUNA,LUNA, LUNAAAA”
“Marta, ma cosa urli così a prima mattina” disse ancora tutta addormentata scendendo dal letto.
“Prima mattina? Hai idea di che ore siano?” continuai urlando mentre in tutta fretta mettevo un paio di shorts.
“Non possono essere più delle sette e mezza” fece lei sbadigliando e voce impastata dal sonno.
“Ti sbagli cara, sono le otto e un quarto e alle otto  e mezza dobbiamo già essere tutti riuniti nel retro dove ci alleniamo di solito. Hai presente?” ormai avevo messo anche la maglietta e stavo legando i capelli in una coda di cavallo alta e fermando il ciuffo con dei fermaglietti alla bene e meglio.
“O NOOOOOOOOOOOOOO. Ma perché non mi hai chiamata prima!” mi rimproverò Luna saltando giù dal letto e sfilandosi in quattro e quattro otto il pigiama.
“Perché mi sono svegliata tardi anche io” ribattei
“Cavolo, cavolo, diamine”
“Smettila, mettiti questa” le ordinai lanciandogli una maglia
“Si ok, ma dove sono le scarpe? Marta non le trovo!”
“Stiamo calme, manteniamo il sangue freddo, io cerco le scarpe per entrambe e tu finisci di vestirti”
“Ok”
Mi precipitai nella stanza armadio, e presi i primi due paia di scarpe che trovai, bastava che fossero da tennis.
“Ecco tieni metti queste” le dissi e le lanciai le scarpe.
“Pronta” esclamammo entrambe all’unisono.
Uscimmo dalla stanza che erano le otto e venti, se correvamo a tutto spiano in dieci minuti saremmo arrivate in orario agli allenamenti.

 
POV IORIA
 
“Manca qualcuno?” chiesi ai ragazzi presenti nel luogo d’incontro
“In realtà, mancano solo Marta e Luna” rispose Fiorediluna
“Non vi avevo detto di essere puntuali?”
“Ioria scusa, ma lo sai che nel vocabolario di Luna la parola PUNTUALE non esiste” esordì Lania
“Si ma se faranno più di cinque minuti di ritardo saranno punite con allenamenti extra”
 
Appena finì di pronunciare la parola EXTRA, in lontananza si sentivano due voci urlare:” Siamo qui, siamo qui!” erano le due ritardatarie. Chi mi avrebbe dato la pazienza di sopportare due Luna e due Pegasus insieme. Già, Toko mi ha lasciato una bella gatta da pelare, è vero che Lady Isabel gli ha affidato una missione alquanto importante, però lasciarmi tutta la responsabilità delle spiegazioni è stato un colpo basso.
Nel frattempo le due che stavano correndo a perdifiato, sono arrivate.
 
“Buongiorno a tutti” esclamarono con l’affanno
“Siete in ritardo” le rimproverai secco
“Che ore sono?” chiese Marta
“Le otto e trentadue” rispose Andromeda
“Wow, non pensavo potessimo farcela” disse Luna rivolgendosi alla sorella
“La prossima volta, piazza la sveglia a l’ora giusta tontolona” disse Marta irritata ancora ansimando.
“Ehi non è solo colpa mia”
“Avete già dimenticato di essere in ritardo vero?” chiesi guardandole accigliato
“Scusa” dissero insieme
 
Si posizionarono nella fila, affianco alle rispettive migliori amiche e fratelli.
 
“Allora, devo dirvi un paio di cose perciò statemi bene a sentire”
 
dissi con tono fermo, in quel momento dovevo comportarmi da maestro e non dovevo farmi intenerire da niente e nessuno. Loro annuirono e prestarono la massima attenzione. Dovevate vederli a quattordici anni, sembravano così seri e concentrati, da lasciarmi stupito.
 
“Dunque, per un paio di settimane Toko sarà assente e prenderò io il suo posto per quanto riguarda tutti i tipi di allenamento. Qualsiasi dubbio, perplessità o domanda vogliate espormi sappiate che potete farlo.”
 
Vidi Marta alzare la mano, così le concessi la parola.
 
“So che probabilmente mi risponderai che non puoi dirmelo, però mi diresti il motivo per cui Toko è andato via senza avvisare nessuno?”
 
Era proprio a questo che mi riferivo, ora cosa le dico, no guarda il tuo maestro non che la persona che consideri come un padre ora sta rischiando la vita per svolgere il suo compito come cavaliere d’oro della bilancia, devoto alla dea Atena che ora si è reincarnata in Lady Isabel. Questi ragazzi non sanno bene nemmeno perché siano stati mandati nelle rispettive località di addestramento quando avevano sette anni, figuriamoci le ragazze, che non sanno nemmeno dell’esistenza delle armature e il resto.
 
“Se sapevi già come ti avrei risposto perché ma hai rivolto la domanda” gli risposi secco.
 
Vidi chiaramente balenare un’ombra di preoccupazione negli occhi di Marta e fratelli. Mi dispiaceva essere così duro nelle risposte, ma non potevo di certo svelare la vera motivazione.
 
“Scusi per la domanda inopportuna maestro” si scusò Marta
“Stavo per spiegarvi il motivo per il quale vi abbiamo riuniti tutti qui. Cominciando dal principio voi ragazzi avete seguito un’estenuante addestramento durato anni e sostenuto una prova finale che vi affidava il compito di proteggere e usare all’occorrenza un’armatura. L’armatura della vostra costellazione. Mentre voi ragazze siete state semplicemente addestrate alla lotta, Fiore e Lania voi due aiuterete nello svolgimento di tale compito, ma a Marta e Luna spetta un altro destino.
Dunque oggi ai ragazzi saranno consegnate le armature di bronzo per cui avete tanto lavorato.”
 
Detto ciò porsi a ognuno di loro la rispettiva armatura.
 
“A Pegasus, l’armatura di bronzo di Pegaso cavallo alato dell’olimpo”
“Grazie maestro è un grande onore per me ricevere tale armatura” la prese e la portò al suo fianco.
“A Phoenix l’armatura di bronzo della Fenice”
“Grazie maestro non la deluderò” anche lui prese lo scrigno e lo pose al suo fianco.
“A Crystal l’armatura di bronzo del cigno”
“Grazie maestro terrò fede al mio impegno”
“Ad Andromeda l’armatura di bronzo di Andromeda” 
“Grazie maestro le prometto che sarò all’altezza”
“A Sirio L’armatura di bronzo del dragone”
“Grazie maestro la custodirò con cura”
“Infine l’armatura di bronzo del lupo va a Steve”
“Grazie maestro farò tutto ciò che è in mio potere per svolgere al meglio il mio compito”
 
Il primo passo era fatto, avevo consegnato tutte le armature di bronzo che mi erano state affidate. Ora era il turno di Lania e Fiorediluna.
 
“Per quanto riguarda le due ragazze Lania e Fiore, c’è una novità anche per loro”.
 
Le due interessate fecero un passo avanti.
 
“Milady ha fatto ritrovare  anche per voi delle armature speciali, solo che a differenza di quelle dei ragazzi non funzionano bruciando il cosmo interiore, sono più leggere e servono principalmente a proteggere i vostri corpi dagli attacchi più potenti dei nemici. Sono state create tanto tempo fa, e precedentemente, stiamo parlando di circa due secoli fa, erano state indossate da altre due ragazze che come voi avevano il compito di affiancare in battaglia le loro signore. Voi due dovreste rappresentare tali guerriere e lo farete con il supporto di queste due armature.
A Fiorediluna, che racchiude in se il potere del vento, affido l’AEROS SAINT. A Lania che rappresenta la terra affido l’EDAFOS SAINT”
 
Tutti mi guardavano come se avessi smontato tutto ciò in cui credevano. A dire la verità era proprio quello che avevo fatto.
I cavalieri di bronzo in un certo senso se lo aspettavano, ma le due ragazze alle quali avevo rivelato il loro destino affidandogli un compito tanto importante sembravano alquanto sconvolte. Per non parlare di Marta e Luna che non stavano capendo niente.
Dopo un momento di silenzio assordante Lania chiese:
 
“Scusa la domanda, ma io non ho ben capito quale sarebbe il compito che devo svolgere, io non so fare altro che tirare un paio di pugni niente di più” disse guardando il terreno.
“So benissimo che quello che ho appena detto e il modo in cui l’ho fatto non è chiaro a nessuno, ma dovete avere pazienza fino alla fine degli allenamenti, al momento giusto tutto vi sarà rivelato”.
“E per quanto riguarda noi?” chiese Luna spaesata
“Voi per adesso dovete solo allenarvi duramente”
“Ma?” stava per cominciare Marta, non continuò la frase, forse il ricordo del mio sguardo e del tono prima utilizzato nei suoi confronti l’avevano fatta ricredere.
“Bene cominciamo con un po’ di corpo a corpo per riscaldarci. Le coppie sono: Lania-Fiorediluna, Pegasus-Sirio, Crystal-Phoenix, Andromeda-Steve e per concludere Luna e Marta.”
“Si maestro” risposero tutti.
Li feci allenare duramente nel corpo a corpo, poi successivamente ai ragazzi feci fare degli esercizi che richiedevano l’uso del cosmo interiore, mentre alle ragazze esercizi per capire come utilizzare la forza interiore che possedevano, ma non sapevano esistesse.
L’allenamento durò fino all’ora di pranzo, come primo giorno mi sembrava più che sufficiente così decisi che nel pomeriggio gli avrei lasciati stare.
Ci dirigemmo in casa e tutti affaticati com’erano i ragazzi si diressero subito nelle loro camere a darsi una rinfrescata dato che a breve avrebbero dovuto riunirsi tutti nella sala pranzo.

 
POV ISABEL
 
Ero seduta al grande tavolo da pranzo dove a breve avremo consumato il pasto. Vedevo prendere posto a tutti i ragazzi che uno dopo l’altro raggiungevano la sala. Si respirava una strana aria, non era come al solito, non si sentivano i battibecchi allegri tra fratelli e nemmeno il brontolare degli amici che tentavano di farli smettere. Nella sala regnava una grande preoccupazione. Sapevo il motivo, erano state le rivelazioni che avevo fatto fare a Ioria a sconvolgere tanto tutti quei ragazzi, dovevo immaginarlo dopo tutto sono ancora troppo piccoli per affrontare quel destino tanto avverso. So anche bene però che ciò che è scritto nelle stelle non può essere cambiato è per cui dovevamo proseguire. Erano ragazzi in gamba non avrebbero lasciato nemmeno alla notizia più sconvolgente di abbatterli. Dopo tutto fu la stessa cosa di quando rivelai a Marta e Luna che erano gemelle, ci era voluto del tempo ma la situazione si era sistemata.
Una volta che furono tutti seduti decisi di prendere la parola. Mi schiarì la voce per attirare l’attenzione e iniziai:
 
“Per cominciare buongiorno a tutti ragazzi a causa dei miei impegni di lavoro questa mattina a colazione non abbiamo potuto incontrarci. So che Ioria questa mattina vi ha consegnato le armature di bronzo per le quali vi siete tanto allenati e devo dire che sono molto fiera di voi. Sicuramente avete tutti molte domande, e io voglio rispondere a tutte, però prima vorrei che ascoltaste tutto ciò che ho da dire, in modo tale da rispondere già così a molte delle domande che avete in serbo per me”.
 
Tutti nella sala mi guardavano con occhi dubbiosi, li capivo benissimo perciò iniziai a raccontare tutto dall’inizio.
 
“Vi starete chiedendo il perché un mese fa siete stati tutti richiamati qui nella mia villa. Ebbene, tutti voi fin dalla vostra prima infanzia siete stati mandati in luoghi lontani, dove avete sostenuto innumerevoli prove ed estenuanti allenamenti in nome di una dea. Tale Dea è Atena, protettrice della pace e della guerra contro il male. Io Isabel di Tule sono la reincarnazione di tale dea e in nome suo, sto seguendo le orme di mio nonno, il grande Alman di Tule, per portare a termine il suo progetto di pace.
Da sola non potrei mai riuscire a proteggere la terra da ogni male, e per questo la dea ha raccolto intorno a se tutti i sui cavalieri donando loro importanti armature che li avrebbe protetti in battaglia. Ci sono tre categorie di cavalieri, i primi sono i cavalieri d’oro, sono dodici e rappresentano i dodici segni zodiacali, due di loro li avete già conosciuti, uno e Ioria, cavaliere d’oro del leone e protettore del quinto tempio in Grecia, il secondo è invece Toko, cavaliere d’oro della bilancia protettore del settimo tempio in Grecia, tutti gli altri alcuni di voi li conoscono già, mentre altri avranno modo di farlo. La seconda categoria sono i cavalieri e le sacerdotesse d’argento, infine vi sono i cavalieri di bronzo, che adesso hanno trovato la loro reincarnazione in voi sei ragazzi. Il vostro compito sarà quello di battervi se necessario per proteggere sempre il bene e la terra contro gli attacchi minacciosi delle forze del male. Compito che dovrete svolgere anche a costo della vita se necessario. Passando ora al secondo degli argomenti da trattare c’è la questione dei quattro elementi.  Marta e Luna, voi siete le figlie di miei due valorosissimi cavalieri nonché grandi amici, e discendete direttamente da due dee che da sempre dominano il potere dell’acqua e del fuoco. Essendo un potere molto potente e quindi parecchio ambito tra le forze del male, la dea Atena ha deciso di affiancare a voi due grandi guerriere e affidare loro il potere dell’aria e della terra, ma essendo due ragazze normali, il loro potere è grande ma non tanto da equivalere i primi due. Queste due guerriere sono appunto Lania e Fiore, mentre le prime due sono Marta, che padroneggia l’acqua, e Luna, che utilizza il fuoco. Voi due inoltre non avete ancora ricevuto la vostra armatura, questo perché al contrario delle vostre due amiche alle vostre antenate l’armatura non è stata donata, ma hanno dovuto sostenere una grande prova per riceverla.
A questo proposito, molti sono i pretendenti a tale armatura e tra questi ci sarete anche voi. La prova sarà sostenuta a breve, massimo qualche settimana, per cui avrete poco tempo per allenarvi, quindi vi chiedo il massimo impegno negli allenamenti”.
 
Tutti mi guardavano turbati, ma ad alleggerire la tensione arrivò il cameriere con la prima portata e tutti si concentrarono sul piatto che avevano davanti.
 
“Evviva, Evviva! Si mangia finalmente!” urlò tutta pimpante Luna che sembrò non essere stata minimamente colpita dalle mie parole.
“Già era ora! Buon appetito!” augurò Marta dietro Luna; quelle due ragazze mi lasciavano ammutolita, senza parole. Sembravano normalissime, come se poco prima non avessi detto niente di ché.
 
“Ma come fate voi due?” chiese Sirio con un’aria preoccupata.
“A che ti riferisci scusa?” domandò Marta perplessa.
“ Al fatto che vi hanno appena detto che siamo in una situazione di imminente pericolo e voi siete così!” sbottò Pegasus arrabbiato.
“Così come?” domandò Luna dopo aver inghiottito un bel boccone di spaghetti.
“TRANQUILLE!!” esclamarono Fiore e Lania insieme.
“Ho appena scoperto che sono, come dire, la tua guardia del corpo e sono sconvolta, mentre tu dici solo di avere fame?” esclamò contrariata Lania indicando Luna.
“Non te l’ho chiesto io” sbottò l’amica  in risposta
“Beh nemmeno io se è per questo!” riattaccò lei
“Allora perché te la prendi con me?”
“Perché non prendi mai le cose seriamente? Dannazione!” urlò a pieni polmoni Fiore.
“Se sono io quella che non prende le cose sul serio, è un mio problema, di certo non tuo” tuonò Marta.
“Il fatto è che non prendete ma niente sul serio” esplose l’amica
“Cosa vuoi che faccia? Che me ne stia a rimuginare su ciò che ho appena scoperto? Che mi deprima tutto il tempo? Io preferisco fare così, affrontare le cose a modo mio. Mi prenderò le mie responsabilità, mi allenerò e faro ciò che devo. Ma non aspettatevi che lo faccia piangendomi addosso.”
“Nessuno ti ha chiesto questo” affermò minacciosa Lania, aiutando la compagna in difficoltà.
“Allora, spiegateci meglio cosa ci state chiedendo?” scoppiò Luna.
“Solo di pensare di più a ciò che fate!”
“E cosa dovremmo fare?” Chiese spazientita Marta ancora urlando
“Qualunque cosa, purché faccia capire a Milady che la stavi almeno ascoltando”
“Come pensate ci sia rimasta, quando alla fine di un discorso così importante voi due ve ne uscite con un buon appetito” fece notare Fiorediluna.
“A io devo pensare a come si è sentita lei? E perché mai? Loro hanno minimamente pensato a come ci sentiamo noi?” gridò Luna
“Già, si sono  posti il minimo problema a dirci che eravamo gemelle dopo tredici anni? O ancora ora, a dirci che dobbiamo lottare per conquistare un’armatura anche a costo della vita?” continuò Marta.
“Effettivamente quello che dici non è sbagliato, ma mostrare più rispetto, non sarebbe ugualmente sbagliato sai?” Disse Lania
“E poi credo che se ci stiano rivelando tutto ciò solo ora, sia perché prima non potevano farlo!” concluse Fiore.
“Beh prima, adesso, dopo, non mi interessa. Farò quello che devo, ma non cambierò il mio modo di essere! Chiaro?” Concluse urlando Marta poi si alzò e se ne andò seguita a ruota da Luna che probabilmente la pensava allo stesso modo.
 
Fiorediluna che era rimasta in piedi sbuffò e poi aggiunse “Cavolo io non le capisco proprio quelle due”
E poi si rimise a sedere.
 
“Forse siete state troppo dure con loro” asserì con calma Andromeda
“Probabilmente hai ragione, ma mi danno sui nervi quando fanno così” replicò Fiore a bassa voce
“Ma adesso sei preoccupata per loro” riprese Sirio, ma non era una domanda, bensì una costatazione.
“Già”
“Credi che dovremmo andare a scusarci?” chiese con tono flebile Lania
“Quante volte avete litigato?” chiese Steve
“Seriamente?” domandò Fiore guardandolo con occhi lucidi.
“Mai!” risposero insieme Sirio e Pegasus al posto delle due sorelline.
“State tranquille, si sistemerà tutto. Reagire così è solo il loro modo di difendersi” aggiunsi io per tranquillizzare le due amiche, che erano visibilmente preoccupate per le loro compagne, ma allo stesso tempo furiose perché pensavano mi avessero mancato di rispetto. A dire la verità mi sarei aspettata di peggio, si può dire che sia andato tutto liscio.
 
“Comunque io voglio sapere una cosa” disse con tono convinto Fiorediluna, rivolta a me.
“Si dimmi tutto” risposi
“Mi scuso in anticipo per ciò che sto per dirle” si soffermò e io annui “Ma per quale diavolo di motivo voi tendete sempre a dire le cose così?”
“Non capisco cosa vuoi dire?”
“Ha iniziato la conversazione di colpo”
“Ancora non ti capisco, scusami” dissi
A continuare non fu Fiorediluna ma Lania: “ Quello che la mia amica cerca di dirle, è che lei dovrebbe avere più tatto nel dire le cose. Non può uscirsene così ogni volta. A quanto mi hanno raccontato, le due sclerate di poco fa hanno appena accettato di essere sorelle”
“Non poteva darle più tempo per metabolizzare la cosa?” continuò Fiore
 
Non risposi, non sapevo cosa dire, forse avevano ragione. Magari avrei dovuto attendere ancora un po’, ma se avessi indugiato oltre non ci sarebbe stato più tempo.
 
“Con il suo permesso noi due ci alziamo” affermò Lania
Appena metabolizzai ciò che aveva appena detto la ragazza con i codini blu, non proferì parola mi limitai ad annuire.
“Si e ci scusi per ciò che le abbiamo detto e per la scenata” continuò Fiore
“Non faccia caso a quello che abbiamo detto poco fa, dovevamo sfogarci non sapevamo a chi dare la colpa di questo avverso destino, ma non è stato né educato né tanto meno fondato dare la colpa a lei. Dopo tutto non è colpa sua” concluse Lania
“Scuse accettate, nessun problema. Se doveste avere bisogno di me non createvi scrupoli e venite pure” sorrisi e poi le vidi scomparire dietro la grande porta della sala da pranzo.
 
Quando mi richiusi la porta della mia camera alle spalle mi sedetti sul letto per riflettere. Le parole delle due ragazze mi risuonavano ancora nelle orecchie.
 
“Quello che la mia amica cerca di dirle, è che lei dovrebbe avere più tatto nel dire le cose. Non può uscirsene così ogni volta.
“Non poteva darle più tempo per metabolizzare la cosa?”
 
Forse avrei dovuto pensarci di più, ma io non potevo immaginare di sconvolgerle così tanto. Non sono mai stata brava in questo genere di cose, io penso sempre al lavoro e devo anche preoccuparmi costantemente delle continue minacce delle forze del male. Tra sembrare una normale donna d’affari mentre si è la dea Atena non è facile pensare alle reazioni altrui.
Mettiamoci anche che non sono proprio una donna con tanta esperienza in fatto di cure materne, e stiamo apposto.
Mi dispiace, ma non c’era altro modo se non quello di risultare fredda e distante e non avevo neanche il tempo di preparare il terreno, una minaccia più grande di quella che incombe sulla mia vita grava sulle loro.
Io devo fare il possibile e l’impossibile per difenderle e renderle capaci di sopravvivere a tutto, l’ho promesso ai genitori di tutti questi ragazzi e ho intenzione di portare a termine tutte le mie promesse.
 

 
POV LUNA
 
Uscimmo da quella sala, incazzate nere, anzi diciamo che ne uscimmo furiose. Vedevo Marta che tremava dalla rabbia e aveva cambiato colore, sul suo viso si alternavano diverse tonalità di rosso. Si partiva da un rosso pallido, per arrivare ad un rosso carminio e per finire ad un rosso fuoco. Camminava a passo così spedito che in me che non si dica arrivammo davanti alla porta della camera, la spalancò violentemente e poi si andò a buttare sul letto. Io invece dal canto mio, si ero arrabbiata e anche tanto, non solo per le sconvolgenti dichiarazioni di Lady Isabel ma anche per i rimproveri delle mie amiche, ma non per questo volevo demolire la stanza, per cui richiusi la porta delicatamente. Girai anche la chiave nella toppa così da aumentare la privacy e andai a sedermi accanto a Marta.
 
“Come ti senti?” chiesi. Lo so domanda stupida, ma come potevo iniziare una conversazione, quando minacciava aria di tempesta?
“Bene, tu piuttosto?” riprese lei più calma. Mi sentì subito sollevata, sembrava essersi calmata, ma ugualmente non mi convinceva.
“Beh non posso dire di essere la ragazza più felice del mondo, ma me la cavo” risposi accennando un sorriso. Lei non lo ricambiò, si limitò solo a pronunciare un freddo “Già”.
 
Caspita vederla così era una tortura, ma la capivo e anche bene cercavo di consolarla, ma la prima ed essere rimasta sconvolta sono io. Però era nel nostro DNA non dare a vedere nulla, ormai lo avevo capito. Non ci piaceva essere compatite da nessuno. Nemmeno dalle nostre due migliori amiche, che tra l’altro ci hanno sbraitato contro, senza pensare al perché di quella reazione.
 
“Forse abbiamo esagerato di là, non credi?” domandai preoccupata
“Nel dire la verità?” e mi guardò torva.
“No nel mascherare la nostra vera reazione!” sbottai
“Io non ho mascherato proprio niente. E poi i ricordi avevo già le mie ipotesi e te ne ho anche parlato quindi non sono caduta dalle nuvole” mi attaccò senza dare cenni di cedimento.
“Sei proprio cocciuta! Testarda e anche…”
“Anche?”
“Niente”
“Senti se devi dire qualcosa dilla. Altrimenti faresti meglio a tacere!”
“ Un po’ scema!” ringhiai, non era proprio quello che volevo dire, ma mi aveva fatto incazzare e non sono una fanatica della pazienza io.
“Scema io? Vuoi litigare per caso? Sai sono in vena oggi!” abbaiò
“Mi dispiace, ma non prendertela con me”.
 
Stava per ribattere alla mia affermazione quando sentimmo bussare alla porta.

“Chi diavolo è?” tuonò Marta
 
Da dietro la porta risposero Fiorediluna e Lania.
 
“Siamo noi, volevamo solo parlare” cominciò Lania
“A si e di che cosa?” chiese acida
“Ci fate entrare? Veniamo in pace” affermò Fiore
 
Aprì la porta dopo aver visto che Marta aveva fatto un cenno di approvazione alla mia domanda muta.
 
“Che cosa volete?” domandai  con tono freddo
“Solo scusarci per come abbiamo reagito prima, non volevamo essere così sciocche con voi” cominciò Fiorediluna
“Già, è stato un errore, prima di attaccarvi dovevamo capire che cosa stavate provando e invece di essere delle buone amiche per voi ci siamo rivelate delle vere e proprie stronze” .
“Già l’hai detto amica!” affermai, trattenendo un risolino, Lania non parlava mai così ed era buffa quando lo faceva anche se ero arrabbiata con lei non si poteva fare a meno di volerle bene. Lo stesso valeva per Fiore erano praticamente uguali.
 
“Stronze? Solo? Magari aggiungici anche ingiuste” strillò Marta
“Si forse anche insensibili” ribatté Fiore
“Togli il forse” sbottò la mia sorellina, cavolo era davvero arrabbiata.
“Ci perdonerete?” domandò mortificata Lania
“Ci devo pensare!” dissi fredda
“Dite che c’è una remota possibilità di perdono?” continuò Fiore
 
Vederle così però mi faceva stringere il cuore. Dopo tutto non era solo ed esclusivamente colpa loro, anche noi ci avevamo messo del nostro. Non si può certo dire che ci siamo comportate da esempio per tutti.
Spostai il mio sguardo su Marta che tentava di trattenersi dallo scoppiare a ridere. Che ragazza strana o era malata o era nella sua personalità cambiare umore ogni due secondi. Prima era furiosa, tremava tutta e a breve le sarebbe uscito del fumo da testa naso e orecchie, mentre ora la sua faccia era contratta in modo strano per trattenere una risata. Non la capisco. Cambiò di nuovo espressione, ora era seria.
 
“Se ci offrite una cena nella nostra pizzeria preferita è probabile che ci saranno barlumi di speranza per la via del perdono.” Annunciò Marta
“E’ sia, stasera si va tutte e quattro da Piero” disse Lania
 
Era con noi da appena due settimane, ma già l’avevamo contagiata. La prima sera che rimase da noi la portammo a mangiare in questa pizzeria che era la migliore di tutta Tokio. La pizzeria da Piero, nonché L’unica pizzeria con il titolare italiano. Originario di Napoli, proprio dove la pizza è nata. Almeno per questo verso, la fortuna girava dalla nostra parte e divenimmo subito clienti abituali del locale, conquistandoci così l’amicizia di Piero in persona, che ci riservava il trattamento migliore.
 
“Ok, mi avete convinto. Perdono accordato” fece Marta tutta sostenuta.
 
Ma la sua aria di superficialità durò ben poco, visto che tutte e tre le saltammo addosso e iniziammo a farle il solletico. Cosa che non sopportava. Urlava così forte che la sentirono anche i ragazzi, che tutti preoccupati se precipitarono in camera nostra non curanti di aver quasi sradicato la porta.
 
“Che succede?” chiese Sirio preoccupato dalle urla incontenibili della sorella.
“Giusto in tempo fratellino, mi daresti una mano?” supplicò Marta da tra un singhiozzo e l’altro.
“Non ci penso nemmeno!” disse l’altro con un ghigno.
“Cattivo” ansimò Marta
“Mi gusto la mia vendetta!”
“Ben detto fratello!” affermò Fiore facendogli l’occhiolino
“Vedo che hanno fatto pace” esordì Steve
“Anche troppo in fretta” disse Pegasus sorridendo.
“Ragazze basta vi prego! Non c’è la faccio più” implorò la mal capitata
 
Tra un braccio e l’altro la furbacchiona riuscì a scappare in un momento di compassione da parte nostra e andò a nascondersi niente poco di meno che l’armadio di casa, già avete intuito bene, Phoenix in persona.
 
“Non ti dispiace se prendo un po’ di fiato prima di controbattere vero?” disse ancora ansimando e guardando Phoenix negli occhi.
“No tranquilla, stai li quanto ti serve”
“O grazie, credo di averti rivalutato sai. Non sei spaventoso come credevo!”
“Come scusa?”
“O Dio, niente scusa. Non ti arrabbiare”
 
Scoppiammo tutti in una fragorosa risata e poi quell’arpia di mia sorella, sicuramente per vendetta, prese un grande respiro e disse tutto d’un fiato:
 
“Questa sera Luna, Lania e Fiore ci offrono una bella pizza gigante a testa, nella rinomata pizzeria di Piero con tanto di antipasto. Mi raccomando ci vediamo tutti fuori alle otto in punto”.
 
Tutti accettarono l’invito e noi non potemmo ribattere così accettammo, mentre Marta si era già dileguata.
 
“Dov’è quella strega?” domandai furiosa con dietro come sfondo una moltitudine di lingue di fuoco rosse.
“E’ fuggita in quella direzione. Ha detto di non dirvelo!” disse Crystal
“Beh se aveva detto di non dircelo, perché tu ce lo hai detto?” chiese Fiore
“E, perché ci tengo alla mia pelle?”
“Che vorresti dire?” domandò Lania
“Che fate paura quando vi coalizzate e potreste fare chissà che cosa se non vi assecondiamo” biascicò Pegasus irritato.
“Se la prendo?” dissi
“Che mi fai?” la voce proveniva da uno dei ragazzi, ma sapevo benissimo che era Marta così tentai di intercettare la sua posizione, facendola parlare.
“Ti ammazzo!”
“Bisogna prima vedere se riesci a prendermi cara”
“So che sei qui!”
Scoppiò a ridere “A si?”
 
Mi comparse alle spalle facendomi sobbalzare, ma come diavolo aveva fatto? Ancora oggi mi è un mistero. Mi fece prendere uno spavento, mi saltò addosso, poi mi sbattè violentemente un cuscino in faccia, facendomi perdere l’equilibrio e caddi con il sedere per terra.
 
“Ahia” esclamai
“Così impari a farmi il solletico”  ribadì lei.
In me che non si dica anche le altre due si ritrovarono con il sedere per terra e tutti scoppiammo a ridere.
 
“Dai sono ancora le quattro che ne dite di fare quella partita di pallavolo saltata?” propose Phoenix
“Wow questa si che è bella! Mr armadio che propone qualcosa?” disse Pegasus sbalordito
“E’ la prima volta che lo fai. Devi sentirti proprio bene oggi?” continuò Sirio mentre gli altri tre ragazzi scoppiarono a ridere.
“Peggy attento a come parli!” lo rimproverò Lania
“Già la dolce fanciulla dovrebbe fare più attenzione a quel che dice” trillai.
 “Grazie ragazze!” fece Phoenix cordiale
“Qualsiasi cosa per te!” disse Fiore sorridendo
“Già, ormai sei uno dei nostri amici, e se sei nei guai noi ti aiuteremo. A meno che i guai non siamo noi” disse Marta scoppiando in un risata.
“Comunque io ci sto!” disse Andromeda
“Si anche io” confermò Steve.
“Allora è deciso, tutti fuori! Si va a giocare!!” squittì tutta contenta.
Uscimmo in giardino e preparammo tutto l’occorrente per la partita e ci dividemmo in due squadre:
”Marta, Luna, Lania, Fiore e Phoenix formano la squadra A” disse Andromeda reduce dal sorteggio.
“Mentre noi ragazzi formeremo la squadra B” continuò Steve
“Secondo me avete barato! Come è possibile che loro siano tutte insieme e in più abbiano Phoenix?” disse Crystal
“Già è ingiusto” bofonchiò Pegasus
“Vi lamentate ancora prima della partita?” li provocai
“Mai!” esclamò Sirio più permaloso che sempre
“E poi voi non siete così deboli, avete anche Steve e Andromeda” fece notare Marta.
“Già” esclamarono piuttosto seccati guardando gli amici
“Ehi che ne dite di alzare la posta” propose Lania
“Cioè?” chiese Sirio
“Semplice la squadra che perde offre la pizza sta sera”
“Lania, il nostro accordo era che ci avreste offerto tu e Fiore qualcosa” dissi
“Dai, noi vi offriamo il dessert” disse Fiore tutta eccitata “E poi è un modo in più per dare il massimo”
“Ok io ci sto! Ma vediamo di non perdere” si raccomandò Marta
“Ok ve la faremo vedere noi!” provocò Pegasus
“Ehi cavallino non ti montare solo perché sai fare un paio di tiri” disse Phoenix.
 
Come volevasi dimostrare la partita durò due ore. Devo ammettere che per noi ragazze fu tutt’altro che facile strappare la vittoria agli avversari, ma eravamo lo stesso contente, anche se per soli due miseri punti avevamo vinto e conquistato una cena a sbafo.
Eravamo contentissime, così andammo a prepararci e quando furono le otto uscimmo. Dovevamo tornare a casa presto verso le dieci, visto che l’indomani avremmo dovuto iniziare i lunghi e faticosi allenamenti. Tutto era sistemato, dovevamo solo porre le nostre scuse a Milady.
 

POV MARTA
 
Arrivammo alla pizzeria circa dopo venti minuti di viaggio, in auto parlammo del più e del meno e coinvolgemmo nei nostri discorsi anche il simpatico autista che aveva all’incirca una settantina d’anni.
Si chiamava Signor Mitamura abbreviato Mr M, era bassino, abbastanza esile e a contornare il labbro superiore, vi erano due bei baffetti grigi.
Scendemmo dall’auto dopo aver ringraziato cordialmente il caro Mr M che ci sarebbe venuto a prendere al ritorno.
Entrammo e prendemmo posto sul tavolo vicino alla porta. Attendemmo che ci arrivassero le pizze e nel frattempo i ragazzi giocavano con gli antipasti mentre noi ragazze prendevamo in giro chiunque entrasse nel locale.
 
“Ehi” mi chiamò Luna con il braccio “ Hai visto quella tizia, sembra Crudelia Demon”
“Shhhh! O Crudelia ti sentirà” replicai io ridendo
“Ragazze” ci chiamarono Lania e Fiore
“Ci sono due che vi fissano da quando siamo entrate”
“Cosa? Chi?” domandò Luna
“Quei due dietro” rispose Fiore
“Lascia stare, non ti girare” ordinai io
“Come non detto” sibilò Luna
 
Ben presto arrivò il cameriere a chiedere le ordinazioni.
 
“Salve ragazzi, di nuovo qui sta sera?” ci salutò Marco il cameriere
“Ciao marco!” dissi
“Siamo di nuovo qui perché questi dolci ragazzini ci offrono la pizza” ghignò Luna
Marco sorrise e poi aggiunse “Allora cosa vi portò?”
“Per me una quattro stagioni” disse Phoenix
“Per me invece una con il salame piccante” ordinò Pegasus
“Io la voglio con i wurstel e le patatine fritte” chiese Crystal
“Io e mio cugino prendiamo una doppia mozzarella” disse Steve
“Si” confermò Andromeda
“A voi cosa porto ragazze?” chiese sorridendoci Marco
“A me e la mia sorellina una doppia mozzarella con le patatine e i Wurstel” dissi io
“Ben detto sorella” rispose Luna
“A noi due fritte” disse Fiore
“E anche una porzione di crocchette e panzerotti” aggiunse Lania.
“Bene, ve le portò in me che non si dica!” e sorrise nuovamente.
 
Durante l’attesa, scherzammo ridemmo e brindammo alla conquista delle armature per i ragazzi e alla riappacificazione tra noi ragazze. La pizza arrivò dopo circa una decina di minuti e inutile dire che tutti la mangiammo soddisfatti, avevamo più o meno tutti una pizza diversa così ci scambiammo qualche pezzo come eravamo solito fare e una volta finito noi ci alzammo, mentre i perdenti andarono a pagare.
Era ancora presto così facemmo un giro per la città, e quando fu ora di tornare a casa Mr M ci venne a prendere.
Una volta arrivati a casa però tutto ebbe fine. Entrammo silenziosamente, si fa per dire, per non fare rumore ma appena accendemmo la luce ci trovammo davanti uno Ioria, a dire poco, infuriato.
Nessuno di noi ebbe il coraggio di dire nulle, ci guardava con occhi di fuoco ma non riuscivo a capire il motivo.
 
“Vi siete divertiti?” tuonò e io e Fiore che eravamo sottobraccio trasalimmo. Nessuno parlò così lui spazientito aggiunse “Allora?”
“Abbastanza” rispose Luna intimorita in un primo momento
“Ne sono felice, anche perché per il prossimo mese nessuno di voi metterà fuori il naso dal cancello d’ingresso” urlò
“Ma che cosa sta succedendo qui?” chiese calma una voce femminile. Capì subito che doveva essere Milady, chi altro poteva avere una voce così…. Tranquilla e cristallina.
“Queste pesti, sono uscite senza avvisare” spiegò Ioria inviperito.
“A capisco” rispose la donna “Credo sia stato un mio errore, qualcuno deve avermi avvisato, ma me ne sono dimenticata” sorrise guardandoci.
“Se è così va bene” annui Ioria, incapace di contraddire l’amica, ma anche colei che aveva il comando in casa.
“Ioria, vorrei parlare con i ragazzi, se è possibile” chiese gentilmente
Ioria se ne andò e appena scomparì dalla visuale, quella tanto gentile donna si trasformò in una ….. iena.
 
“Avete idea della paura che ci avete fatto prendere?” strillò
 
Io e le altre ragazze ci nascondemmo dietro ai nostri fratelli. Colui che rispose fu Phoenix sotto richiesta di tutti gli altri ragazzi.
 
“Ci dispiace, ma pensavamo che vi avessero avvisati” si giustificò calmo
“Beh non l’ha fatto nessuno!! E poi chi vi ha accompagnati e chi vi ha riportato?” continuò Lady Isabel senza accennare a calare il tono della voce.
“Ci dispiace” continuò Phoenix abbassando lo sguardo
 
Milady fece dei respiri profondi, finalmente rilassò i muscoli e parve non avere più lo sguardo assassino di pochi minuti prima.
 
“Bene, immagino che ora siate stanchi e che domani vi dobbiate alzare presto, perciò per questa volta lascerò correre. Ma che non si ripeta mai più chiaro? Se volete uscire avvisate e non vi sarà proibito.”
“Grazie” sussurrammo tutti.
 
Mi bloccai, chi era lei per coprirci con Ioria e ancora perché l’aveva fatto? Venni pervasa da un senso di colpa, possibile che mi dispiacesse per la reazione avuta a tavola? Ma dopo tutto non avevo fatto niente. Appunto, non avevo fatto niente, oltre ad avere deluso lei e le mie amiche. Chissà cosa avrebbe detto Toko se fosse stato lì? Agì d’impulso e mi venne spontaneo chiamare la donna che si stava avviando verso le scale.
 
“Lady Isabel?” tentennai e in un momento tutti gli sguardi dei miei amici si puntarono su di me. Non curante di loro, continuai  a parlare.
“Mi dispiace per oggi a pranzo” abbassai gli occhi e iniziai a torturarmi le dita.
“Non ti preoccupare, in fondo è stata una reazione più che giustificata” accennò un sorriso.
“Ma ciò non toglie che le abbiamo mancato di rispetto. Le chiedo scusa” aggiunse Luna
“Va bene ma adesso andate a riposarvi domani avete gli allenamenti e saranno particolarmente duri”.
“Sicuramente … ci metteremo tutto il nostro impegno, ma no le posso promettere nulla Milady”  assicurò Marta.
“Ovviamente mi impegnerò al massimo anche io, farò tutto ciò che è in mio potere e sarò concentrata durante gli allenamenti” continuò Luna.
“Naturalmente anche per noi vale lo stesso, ci scusiamo per cosa le abbiamo detto oggi e ci impegneremo al massimo per essere all’altezza della sua fiducia” confermò Fiore indicando Lania.
“Entro la fine della settimana saprò dare anche qualche calcio” affermò Lania convinta per alleggerire l’atmosfera pesante che si era creata. Tutti scoppiammo a ridere e Milady aggiunse “Non ho dubbi, ora però andate”
 
La salutammo e ci dirigemmo nelle nostre camere, ma durante il tragitto i nostri fratelli e i ragazzi non facevano altro che prenderci in giro.
 

POV SIRIO
 

Stavamo salendo le scale della camera sbellicandoci dalle risate e prendendo in giro le quattro ragazzine tutto pepe che ci camminavano davanti.
 
“Ci scusi Milady, non è stato educato risponderle così a tavola” Schernì Pegasus facendo il verso.
“Zitto Peggy” sbottò Luna
“Oh ci stiamo scaldando” sorrise Crystal
“Senti ghiacciolo stai al tuo posto” abbaiò Marta facendogli una linguaccia.
“Ok non ti scaldare” scoppiò a ridere.
“Ragazzi dateci un taglio” ordinò Fiore.
“Non è più divertente” si lamentò Lania.
“Si ok, ma è stato troppo divertente” dissi sorridendo, ma un pugno sulla spalla da parte di Marta fece scomparire subito il mio ghigno “Smettila” sibilò.
“Ragazzi scusate, ma una volta in camera che si fa?” chiese Pegasus
“Nonostante tu ci proponga sempre qualcosa, alla fine sei quello che si addormenta per primo” gli fece notare Andromeda
“Già” disse Steve ridendo.
“Io un’idea l’avrei” esordì.
“Ti ascoltiamo illuminaci” disse Phoenix.
“Pensavo di fare una sfida ai videogame”
“Bella idea!” risposero tutti in coro
“E noi ragazze?” chiese Marta guardando una per una le amiche
“Di sicuro vi rinchiuderete in camera a mettervi smalti, pitturarvi la faccia e cose varie” la presi in giro, sapendo che si sarebbe arrabbiata e mi avrebbe risposto a tono, in fondo sapevo bene che non era una patita di quelle cose e le usava solo in casi eccezionali. Non si era truccata nemmeno al matrimonio della madre di una delle sue amiche.
“A si? Ti ricordo caro il mio fratellino che quello che non sa giocare ai videogame sei proprio tu, e non puoi parlare di cose femminili visto che…” sapevo dove voleva parare, mi ricattava sempre per lo stesso motivo così non la feci finire di parlare e le tappai la bocca con una mano e bloccandole ogni  movimento da dietro: “D’accordo potete giocare anche voi” sibilai.
“Si che bello!! Yuppie!!!” festeggiò Luna
“Non vedo l’ora di misurarmi di nuovo con te” disse Lania guardando Pegasus
“Già, era una vita che non ci incontravamo a giocare come quando stavamo in Cina” ricordò Fiore con un’ombra di tristezza negli occhi. Ad alleggerire la tensione però intervennero Steve e Andromeda che ci fecero notare che la camera di noi maschie era troppo stretta per tutti noi, in quanto c’erano troppe pareti divisorie per cui Luna propose di andare tutti in camera sua e di sua sorella.
Ad un tratto sentì un dolore lancinante alla mano e solo dopo aver visto il segno rosso che Marta mi aveva lasciato mordendo mi ricordai che ancora non l’avevo lasciata e probabilmente la stavo soffocando.
 
“Di un po’ volevi ammazzarmi?” gracchiò Marta
“No credimi non era mia intenzione” dissi sventolando le mani davanti al corpo per difendersi.
“Dovrei crederti? Mi stavi volutamente soffocando!” sbottò.
“E dai non farla così lunga” sbuffai
“Io…io.. giuro che me la pagherai! Siria”  sibilò diventando rossa di rabbia.
“Zitta ti prego, non lo faccio più non riesumare brutti ricordi” la implorai
“Un giorno lo scopriranno fattene una ragione”
“Non oseresti”
“O si invece”
“Beh allora che si fa?” ci interruppe Phoenix
“Che domande, si va in camera nostra” sorrise Luna.
“Si ma non fate troppo casino e ci aiutate a uscire due futon per le ragazze che dormiranno coi noi stanotte” bofonchiò Marta.
“Tranquilla, se mettiamo disordine ti aiutiamo noi a rimettere a posto” la tranquillizzò Andromeda.
 
Quel ragazzo era sempre in grado di tranquillizzarla, qualsiasi cosa dicesse o facesse, Marta sembrava dargli ascolto e credergli. Ciò mi rendeva tranquillo perché sapevo che per lei Andromeda sarebbe stato un ottimo amico, e in più un buon espediente per campare un giorno in più e non ritrovarmi con l’autostima sotto i piedi per quei ricordi.
 
“Si ok va bene” rispose la bisbetica.
 
Giocammo per tutta la notte e tra uno scherzo e l’altro ci addormentammo tutti in camera delle ragazze. Marta si era addormentata sul mio petto, mentre Fiore dormiva sul mio braccio, mi sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, quando ci addormentavamo tutti sul divano. Lanciai un’occhiata veloce all’orologio, segnava le quattro. La sveglia sarebbe suonata solo tra quattro ore, per cui decisi di prenderle una alla volta e metterle a letto, poi svegliai Pegasus che era nella mia stessa situazione e fece lo stesso.
 
“Cavolo sembrano proprio innocue quando dormono” esordì
“Già, ma non diciamoglielo” disse Pegasus sorridendo e io mi unì alla sua risatina.
“Sono un po’ preoccupato, Marta è sempre stata una ragazza combattiva, ma Fiore non farebbe mai male ad una mosca” dissi
“Già, ma anche se sono ragazze non portate al combattimento, ciò non vuol dire che non c’è la faranno, sono toste e si vogliono bene, si aiuteranno a vicenda”.
“Si, ma mi preoccupo lo stesso. Noi dobbiamo stargli vicino”
“Questo era ovvio, e non ti dimenticare che ci saranno anche gli altri a dare manforte”.
 
Mi voltai a guardare gli altri stavano dormendo tutti, cavolo che macello che c’era. Carte di snack ovunque lattine di coca cola sparse per la stanza e qualcuno per il caldo si era anche tolto la maglia e gettata da qualche parte sul pavimento. Crystal si era addormentato vicino alla televisione con ancora il Joystick in mano. Borbottava qualcosa contro il mostro con cui stava combattendo prima  e ogni tanto lanciava qualche pugno o calcio all’aria. Mi uscì un risolino e con il gomito punzecchiai Pegasus per fargli guardare lo spettacolo. Scoppiammo in una risata sorda per non svegliare nessuno.
Andromeda e Steve si trovavano sul grande tappetto super morbido abbracciando ognuno un cuscino di quelli che erano sul pavimento e Phoenix stava su una poltrona con i piedi poggiati su un puffo, e le braccia conserte. Beh si può dire che si sentivano in camera loro, non perché di solito dormiamo per terra ma ecco si sentivano a loro agio.
 
“Amico hai visto Phoenix?” chiese Pegasus
“Si, è il più posato di tutti” risposi
“Si, ma dico io si vede proprio che è una persona seria”
“Cioè?”
“Non si scompone nemmeno quando dorme”.
 
Gli svegliai silenziosamente tutti e poi andammo in camera nostra per dormire quel poco che restava.
 

POV LUNA
 

Passammo tre settimane infernali, tra allenamenti stremanti, preparazione per la conquista dell’armatura, combattimenti, esercizi per far uscire i nostri poteri allo scoperto, fino a quando finalmente il venerdì della terza settimana ci prendemmo una pausa.
Dopo un’ oretta dalla fine degli allenamenti, andammo a pranzo, prendemmo posto e una volta che fummo tutti riuniti Milady si schiarì la voce per attirare l’attenzione e poi iniziò a parlare.
 
“Buongiorno a tutti ragazzi, devo darvi una notizia importante” tutti prestammo la massima attenzione alle sue parole, ma continuammo ugualmente a mangiare.
“In realtà ho due notizie” disse sorridendo
“Entrambe belle o entrambe cattive?” chiesi
“Diciamo una bella e una meno bella”
“Voglio sapere la meno bella per prima” disse Marta mentre beveva un bicchiere d’acqua.
“Domani mattina prenderete l’aereo per la Grecia e passerete lì una settimana prima della grande prova” disse Milady con calma.
Marta quasi si affogò con l’acqua io rimasi pietrificata e la forchetta con la quale stavo per portare alla bocca un po’ di pasta mi cadde nel piatto.
“S.. Se questa è la meno brutta la bella quale sarebbe?” chiesi balbettando.
“In Grecia vi stanno aspettando Toko e altre due persone speciali per voi” sorrise di nuovo.
“Scusate io mi sono ricordata di una cosa” disse Marta alzandosi
“Marta aspetta!” urlai correndole dietro.
 
Cavolacci neri, ma la rispettosissima Isabel di Tule doveva sempre dare le notizie in quel modo? Non lo sapeva che se il cuore di una persona viene messo a dura prova quello può cedere? Anche se appartiene ad una persona giovane. In meno di due mesi aveva attentato ai nostri nervi saldi tre volte. La prima per dirci la verità sulle nostre identità, la seconda per dirci delle armature e ora questo. La prossima notizia quale sarebbe stata? Che avremmo dovuto affrontare un esercito del male? No dai non credo, sarebbe troppo in soli due mesi. Comunque avevo altro a cui pensare, la mia migliore amica nonché sorella, stava per avere una crisi di nervi e io insieme a lei. La seguì finché non arrivammo in giardino sotto il grande albero di ciliegio, dove ci rifugiavamo ogni volta che c’era un problema e non per essere ripetitiva ma nell’ultimo periodo ce ne sono stati diversi. Si era seduta sull’erba e appoggiata con la schiena sul tronco. Mi sedetti affianco a lei.
 
“Ehi” la salutai
“Ehi! Come va?” mi rispose
“Mi sento come se mi avessero appena detto che devo morire” scoppiammo a ridere di gusto, almeno il senso dell’umorismo non ci mancava.
“Già. Ma perché appena digerisco una pillola amara qualcuno pensa a darmene un’altra?”
“Vediamo, forse perché non siamo delle ragazze che si possono definire normali” dissi virgolettando con le dita la parola normale.
“E si, quella parola non c’è più nel mio dizionario, in compenso però di fianco alla parola sfortuna c’è la nostra foto”. Disse sorridendo
“infatti, e tu sei uscita anche bene” cercai di sdrammatizzare.
“ Me lo dicono tutti” e rise di nuovo “ Ma tu perché mi segui ovunque io vada? Anche l’altra volta l’hai fatto” mi fece notare.
“Beh io…. Forse… ti seguo perché mi preoccupo” dissi arrossendo dall’imbarazzo.
“Si mi segui per consolarmi e poi alla fine finiamo con il ridere ancora prima che tu inizi a farlo seriamente”
“Cosa ci posso fare se io scateno la tua ilarità?” dissi quasi offesa
“La sai una cosa?” disse appoggiando la testa sulla mia spalla.
“Dimmi”
“Credo di avere paura” mi confidò
“No dai! Marta cuor di leone che ha paura di una piccola prova!” risi
“Perché tu nemmeno un po’?” domandò
“La verità?” chiesi
“Si” disse franca
“Me la sto facendo addosso. Forse anche più di te” ammisi e scoppiammo a ridere.
 
Sentimmo dei passi che si stavano avvicinando e ci voltammo entrambe verso quella direzione.
Erano Sirio e Pegasus sempre insieme quei due, ormai erano diventati inseparabili.
 
“Ciao belle bionde” ci salutarono
“Ciao anche a voi” risposi
“E’ tanto che non ci si vede!” scherzò Marta
“Che ci fate qui? E’ stata un’impresa trovarvi!” disse Sirio
“Questo è il nostro albero” risposi
“Tipico delle ragazze, voi e le vostre sdolcinatezze” prese in giro Pegasus
“Ehi!” disse Marta fingendo un tono offeso.
 
Si sedettero a gambe incrociate di fronte a noi.
 
“Beh siete agitate?” chiese Pegasus
“Per niente” mentì Marta sorridendo
“Si è come dice lei” concordai
“Bugiarde” ci ammonì Sirio
“Non è vero è la verità” disse Marta guardando l’erba
“E impossibile” disse Pegasus
“E poi quando non mi parli con la tua solita spavalderia non mi convinci” disse Sirio guardando Marta.
“Cosa dovrei dirvi per convincervi?” chiesi
“La verità” asserì Pegasus
“Lo stiamo già facendo” affermò Marta torturandosi le mani.
 
Caspita che pessima bugiarda, non so se era una cosa positiva il fatto che non sapeva bleffare. Ma la cosa che non mi piaceva di lei era che non voleva mai essere aiutata da nessuno, voleva riuscire a fare tutto da sola, però quando si trattava di aiutare gli altri era sempre tra le prime a correre in aiuto.
Doveva capire che nella vita non si può fare tutto da sole, almeno non sempre. Sembrava che di me si fidasse e ciò non poteva che farmi piacere, ma perché non voleva confidarsi anche con suo fratello e con gli amici? Sapeva che non l’avrebbero mai tradita eppure non voleva. Anche io ero un po’ come lei, ma con il tempo e la terapia d’urto di mio fratello coalizzato con Lania, mi ero convinta che chiedere aiuto ogni tanto poteva essere una cosa positiva.
Poi disse una cosa che non mi sarei mai aspettata, confessò come si sentiva davvero. Forse iniziava a farci l’abitudine, chissà la speranza è l’ultima a morire, magari anche lei poteva riuscire a uscire dal suo guscio.
 
“Ok, mi avete beccato” confessò
La fissammo tutti per un tempo infinito e poi Sirio parlò, chiaramente colpito.
“Sei crollata presto stavolta!” ghignò
“Si” ammise arrossendo
“Che succede?” chiese Pegasus
“Ho paura, anzi più che paura è la sensazione di non essere all’altezza che mi fa imbestialire”.
“Cioè, fammi capire” sbottai  alzandomi in piedi e portandomi le mani sui fianchi “ Tu hai paura di non essere all’altezza più che di morire?”
“Mi sembra logico” disse seria
“Mi sembra logico?” domandai ironica, presa da una risata isterica.
“Che ti aspetti, il mio lato permaloso prevale su quello logico alle volte” disse alzando gli occhi al cielo
“Balle” abbaiai
“Non sono balle” disse non guardandomi in faccia
 
Le presi il volto nelle mani e puntai il mio sguardo dritto nel suo.
 
“Allora, noi c’è la faremo e non me ne frega un accidente della tua parte permalosa, se prenderemo o no l’armatura me ne infischio ma torneremo qui a casa sane e salve. Magari anche vittoriose con un po’ più d’impegno” mi fermai per respirare e dopo un po’ sia il respiro che il battito cardiaco erano tornati regolari, ritornai a guardare Marta negli occhi “Allora?” chiesi
“ Si signore!” disse lei convinta.
“Praticamente avete reso inutile il nostro intervento” affermò Pegasus sorridendo.
“Ci dispiace” disse Marta
“E di che scusa?” chiese Sirio un po’ perplesso
“Non lo so esattamente” disse Marta.
Ridemmo dalla sua risposta incerta e andammo ad allenarci ancora un po’ con Sirio e Pegasus che si erano proposti di spalleggiarci.
 
 
 
Era arrivata la fatidica mattina, tutti con le rispettive valige salimmo nelle auto e venimmo trasportati all’aeroporto. Meta Grecia, otto lunghe ore di aereo, passarono relativamente veloci, in quanto per le prime tre io e la mia sorellina dormimmo e le restanti cinque Fiore, Lania e gli altri pensarono a tenerci impegnate, in modo da ritardare il più possibile la scenata di panico che avremmo fatto non appena i nostri piedi avrebbero toccato il suolo greco.
Come promesso, appena atterrate iniziammo a porci quelle domande intrise di panico, frustrazione, senso di inadeguatezza, eccitazione e impazienza.
 
“Cara sorellina illuminami, rispiegami il motivo per cui siamo venute qui!” dissi ironica
“Siamo venute a morire” disse strofinandosi il viso con le mani con fare teatrale.
“Alla faccia della positività” dissi spintonandola leggermente
“E cosa vuoi che ti dica?”
“Siamo qui per fare il nostro dovere, andrà tutto bene, ne usciremo vittoriose e tutti saranno fieri di noi magari”
“Bene allora apri le orecchie che comincio. Siamo qui….” con un tono come quando si legge la lista della spesa
“Dacci un taglio!”
“Ma tu hai detto..”
“Lo so cosa ho detto”
“E allora?”
“Era ironia. Ne hai mai sentito parlare?”
“Mi prendi per scema? E comunque non è il caso di fare ironia”
“No…”
“Falla finita tu ora!”
“Ragazze la volete smettere” una voce troppo familiare era quella che ci aveva interrotto, tanto che Marta sgranò gli occhi che divennero lucidi. Si voltò immediatamente verso il proprietario di quella voce e come un fulmine gli saltò addosso seguita a ruota da Fiore.
“Toko!” esclamarono le due all’unisono.
“Ciao piccoline!” disse quest’ultimo ridendo e abbracciandole “Sono felice di rivedervi!”
“Toko non ci speravo più! Ti rendi conto che ci hai lasciato in balìa del mostro cattivo!” disse Marta ridacchiando.
“ Mostro è poco per descriverlo!” dissi, mentre Marta e Fiore scesero dal collo di Toko.
“ Deduco che vi sia mancato allora? E tu non mi saluti piccola Luna?”
“ Subito!” detto ciò gli saltai addosso.
Ammetto che mi era mancato molto e vedere Ioria da solo senza il suo amico fidato al suo fianco faceva uno strano effetto.
“ Ragazzina sempre la solita!” questa voce? Era dietro Toko a pochi passi da lui con le mani sui fianchi un sorrisetto beffardo stampato in viso e la sua chioma rossa fluente mossa dal venticello.
“ Non ci credo!!!!! Castalia!” scesi subito da Toko e saltai addosso alla mia dolce Castalia, la mia seconda mamma, la migliore di tutte!
“Castalia!” dissi stringendola forte, avevo le lacrime agli occhi.
“Oh tesoro mio mi sei mancata molto!” disse lei.
“Saluti prima la nostra figlioccia che tuo marito?” disse Ioria con tono incredulo.
“ Oh sta zitto sempre a puntualizzare! Prima di te c‘è ancora Pegasus!” gli rispose Castalia stringendomi  ancora più forte.
“ Incredibile! Non il secondo addirittura il terzo! Lo so che ti è mancata che è importante e che adesso è diventata il centro del tuo mondo ma almeno una carezza me la potevi fare!” disse uno Ioria offeso.
“ Sempre il solito bambinone! Hai per caso tredici anni?” lasciò il mio abbraccio e si girò verso suo marito offeso che aveva un muso luuuuunghissimo, gli si avvicinò e lo trascinò in un bacio non propriamente casto. “ Contento adesso mio maritino con poca autostima?” sorrise
“Adesso si” sorrise di riamando e la strinse di più a se.
“ Non ero io il secondo?” chiese Pegasus
“Si ma il bambino aveva bisogno delle coccole della mamma se no con il muso chi lo sopporta?” rispose Castalia ridacchiando “ vieni qui moccioso!” lo strinse e lo baciò sui capelli “ caspita sei diventato più alto e muscoloso!”
“ E già gli allenamenti danno i loro frutti”
“ Dimmi che hai fatto il bravo almeno un po’ “ supplicò la donna.
“ No per niente!” urlai io saltando addosso a lei.
“ Pegasus eppure io ti avevo avvertito!”
“ Castalia non credere a lei! Io sono stato esemplare! E’ stata lei a fare casini lo può testimoniare anche Ioria! E in più, per mia sfortuna si è trovata un’alleata”
“Non sarai mica tu vero Marta?” una nuova voce femminile, apparteneva ad una donna niente male, alta quanto Castalia, capelli lunghi verdi e dei grandi occhi chiari, non riuscivo a capire che tonalità di verde assegnargli. Non l’avevo mai vista prima, ma quando vidi Marta e Fiore saltargli addosso e urlare “TISIFONE” ho capito. Era la moglie di Toko.
“Caro il mio piccolino lo sai che Ioria non va mai contro la tua adorata sorellina quindi sei sooooooooooooolo soletto” affermai compiaciuta. Tirandogli una guancia. Cercando di lasciare un momento di privacy anche a Marta e gli altri in modo che potessero salutarsi con calma.
“ Luna non dirmi che hai fatto i tuoi soliti scherzi!”
“ Io? Mi deludi non ho fatto nulla non mi conosci? Non ti fidi più di me?” chiesi
“ Al contrario ti conosco molto bene quindi sono certa che ne hai fatta una delle tue!”
“ Più che una” disse Pegasus sorridendo furbamente “ E sono capitate tutte a me!”
“ A be se le hai fatte a lui non ci sono problemi!” disse lei scompigliandogli i capelli già disordinati per conto loro.
“ Castalia adesso stai dalla sua parte?”
“ Pegasus evidentemente aveva i suoi buoni motivi per fartela pagare, ma adesso che sono tornata voi due righerete dritto!”
 
Appena finì di pronunciare quella frase, Lania prese coraggio e si gettò anche lei tra le braccia di Castalia.
 
“Ciao piccola, ci sei anche tu” disse sorridendole
“Pensavi di liberarti di me per caso?” ricambiò il sorriso
“Al contrario, speravo di riaverti in giro per casa”.
“ Come sempre” disse Ioria accarezzando la guancia della moglie.
“Ioria non pensare che mi sia dimenticata! L’avvertimento era riferito anche a te!” ribeccò all’uomo appoggiando la mano sulla sua.
“ Non sono un bambino!” esclamò
“ Per lo stato no, ma per il comportamento non ci giurerei tanto”
“ Non ti sei addolcita per niente vedo”
“ Che stai insinuando?”
“Nulla come è andata amore?”
“ Stai tentando di cambiare discorso?”
“No perché” disse rosso in viso
“Perché quando usi QUEL tono più la parola AMORE o hai fatto qualche cazzata oppure vuoi cambiare discorso”
“ Ti chiamo sempre amore!”
“Perché combini sempre qualche casino”
“ Esagerata!”
“Caro questa non è esagerazione è la re-al-tà” disse scandendo l’ultima parola “Ne hai mai sentito parlare?”
“Ultimamente” ammise imbarazzato l’uomo
“Bene allora siccome dici di non essere un ragazzino vai a prendere le valige dei ragazzi”
“Io?”
“ No mio marito quello adulto però!”
“Va bene vado prima che qui scoppi una bomba nucleare”
“Bravo piccino ubbidisci a mamma”
 
Così sconsolato Ioria andò a prendere le valige, affiancato da Toko. A quanto pare Tisifone non doveva essere molto diversa da Castalia, mi stava già simpatica anche se non avevo ancora avuto l’onore di presentarmi ufficialmente. Iniziammo a camminare alla volta delle nostre case.
 
“Avete fatto arrabbiare lady Isabel?” Chiese Castalia
“No è stato il contrario” risposi io
“Perché?” chiese Tisifone preoccupata
“Perché quella donna ha tutta la femminilità di questo mondo ma non ha per niente tatto!” replicai seccata.
 
Le due donne si scambiarono un’occhiata complice.
 
“ Cambiando discorso, Luna Pegasus voi due avete mangiato sano vero?”
“ Mh” risposi evasiva
“Almeno qualche volta un po’ di verdura l’avete assaggiata?” domandò speranzosa
“L’insalata del McDonald conta?” chiese Marta cercando di aiutarci, visto che Tisifone sembrava pensarla come Castalia.
“Quante volte ci siete andati?” chiese appunto quest’ultima
“ uuuuundueeeeecinqusette” Rispose Sirio
“ E?” Domandò di nuovo
“Qualche volta” riprese Lania salvandoci tutti
“ Lasciamo stare , e la frutta?” Castalia non voleva arrendersi
“Il gelato al melone conta?” chiese Pegasus innocentemente
“Ma avete mangiato solo schifezze? Non avete apprezzato per nulla la cucina giapponese?” fu Tisifone a parlare questa volta
“Si quella d’asporto!” confermò Sirio
“Io Ioria lo uccido!”
“Farò lo stesso con Toko, solo per farti compagnia”
 
Mi serviva un pretesto per cambiare discorso, allora mi affiancai a Marta e le lanciandole occhiate per farle capire le mie intenzioni.
 
“Senti un po’ tu, mi dai una mano?” chiesi
“Che ne dici delle presentazioni? Infondo non conosco Castalia e tu non conosci Tisifone” propose lei
“Già e poi nessuna delle due conosce loro” indicai tutti i ragazzi dietro di noi che camminavano un po’ distanti, erano imbarazzati.
“Si sono d’accordo” disse fermandosi di colpo, aprendosi in un sorriso e poi urlò “Tisifone” lei si voltò di scatto verso di noi e poi sorrise e disse “Si?”
“Ti posso presentare alcuni amici?”
“Si certo!” rispose lei
 
Tisifone si incamminò verso di noi poi si fermò e ci guardò per qualche minuto, venne raggiunta subito da Castalia, io mi voltai e feci segno hai ragazzi di avvicinarsi. Mentre loro ci raggiungevano Castalia si presentò ufficialmente a Marta e Tisifone fece lo stesso con me anche se un po’ in ritardo.
 
“Certo che si somigliano tantissimo” constatò Castalia
“Già, sono due gocce d’acqua” rispose Tisifone.
“Possiamo parlarne in un altro momento di questo?” chiese Marta
“Si certo piccola” la assecondò Tisifone
“Allora questi amici?” chiese Castalia
“Dunque” decisi di presentare per primo Phoenix “Lui è Phoenix. Phoenix loro sono Castalia e Tisifone” dissi indicandole mentre pronunciavo i nomi.
“È un piacere conoscervi” disse lui stringendo le loro mani
“Hai visto Castalia?”
“Si amica mia è cresciuto tantissimo dall’ultima volta che lo abbiamo visto”
“Lui è Andromeda il fratello minore di Phoenix” disse Marta
“O cielo” esclamò Castalia
“Anche tu sei diventato grande” disse Tisifone e Andromeda sorrise
“Lui invece è Steve” dissi
“Tu devi essere il cugino” disse Castalia
“E tu sei per forza Crystal” affermò Tisifone guardando il biondo che si limitò a sorridere e annuire.
 
Bene avevamo ottenuto ciò che volevamo, ora si conoscevano tutti e sarebbe stato più semplice stare tutti insieme. Poco dopo venimmo raggiunti da Toko e Ioria che avevano preso tutti i bagagli. Riprendemmo a camminare e giungemmo fino ai piedi della grande montagna sulla quale si ergevano i tredici templi.
Io fui felicissima di rivedere tanta magnificenza, certo ero meno contenta per le scale, cioè se dodicimila scalini senza ascensore possono essere definiti scale.
Riuscì a vedere lo stupore che traspariva dagli occhi di Marta e tutti quelli he non avevano mai visto nulla di tutto questo. Stupore o forse paura, ancora non riuscivo a capirlo.
 
 





Rieccoci qui giù ;)
Allora come sempre vorremmo incitarvi a lasciarci qualche recensione, e cogliamo anche l'occasione per dire che dal prossimo capitolo ascolteremo il consiglio che ci ha dato
 
Scarlet_Sky_Dream riguardo i punti di vista.
Grazie ancora per aver letto e spero vivamente che ci lasciate un commento.

Cosa ne pensate dei ricordi tanto imbarazzanti di Sirio? Cioè avete qualche piccolo sospetto? 
abbiamo lanciato giusto una cosuccia per far intuire qualcosina, ma se non lo si capisce fa niente, tra poco ci penseremo noi a chiarire.


Secondo voi Milady ha poco tatto? Sceglie sempre l'ora di pranzo per dare certe notizie, non lo capisce che alle due poverette passa l'appetito?

LT : "Va bene e meglio se ci fermiamo qui"
LY: "dici che le stressiamo troppo?"
LT:" tu stressi"
LY:"non sono l'unica sai?"
LT"okay come vuoi, ora fa brava e saluta"
LY:" d'accordo ciao ciao un bacione e alla prossima:)"
LT:"ciao ciao e al prossimo capitolo"

un grosso grazie e un bacio da Lady Y e Lady T
 
 


 

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Capitolo 8
*** Incontri, litigi, presentazioni ***


Ciaooooo!!!!! Ecco le vostre due autrici che ritornano per coinvolgervi nella lettura di questo nuovo capitolo. Posso solo immaginare quanto siate furiosi con noi, e vi chiediamo scusa. Siamo imperdonabili farvi aspettare così tanto per un solo capitolo. Un mese e quattordici giorni è una cosa da pazzi. Davvero ci diapiace da morire ma impegni scolastici, sportivi e tutto il resto ci hanno impegnato. Abbiamo scritto davvero tanto in questo capitolo, anche per non rendere vana tutta la vostra attesa, che si può dire è un pò di passaggio, nel prossimo finalmente ci sarà la grande prova. Speriamo di essere riuscite ad incuriosirvi.
Ringraziamo tutti coloro che leggono, che hanno messo la Storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. Un grazie anche a chi recensisce.


 
POV MARTA
 
Camminavamo da dieci minuti ormai, continuavo a guardare Luna che ogni tanto mi lanciava qualche occhiata di incoraggiamento, suppongo o almeno spero. Ma quando, dopo aver salito quell’ultima scalinata formata da circa sette gradini…capì tutto. Le sue continue occhiate non potevano essere che di compatimento. Mi trovavo ai piedi di un’enorme montagna e quando mi voltai per guardare alle mie spalle mi accorsi che avevamo appena scalato una collinetta; ecco il perché di tutte quelle piccole rampe di scale che nascondevano questo. Rimasi a bocca aperta un po’ dalla sorpresa e dalla magnificenza di quel posto, ma soprattutto dalla quantità a dir poco esagerata di scale. Dovevano esse milioni che dico miliardi! Tanti piccoli scalini che nuocevano alla mia incolumità. Ero stanca solo al pensiero di dover salire fino alla prima casa. Ma poi pensai e mi ricordai dei segni zodiacali. Facendo un breve esame mi accorsi che il leone era il quinto e la bilancia il settimo e se due più due fa quattro la quinta casa apparteneva a Ioria mentre la settima a Toko. Ma se davvero era così, io non sarei mai arrivata nemmeno a quella dell’ariete che era la prima. Il pensiero di accamparmi lì dove ci eravamo fermati mi sfiorò, ma venne interrotto da qualcuno che urlò.
 
“ Ehi pulce! Non arrivavi più!” parlò un uomo, no ma che dico un gigante, con un vocione simpatico. Prese in braccio Luna e la sollevò almeno a tre metri da terra se non di più facendola girare come una bambina.
“Titano!” urlò lei tutta sorridente “Dai mettimi giù mi fai girare la testa” il grande omone, a quanto pare pacifico, la posò con i piedi per terra.
Luna mi si avvicinò e mi diede una leggera spinta facendomi avanzare di qualche passo verso il grande uomo.
“Toro, lei è la mia sorellina Marta. Marta lui è Alde…Aldebar…Aldebaran, ma per non confonderti puoi chiamarlo Toro” mi scappò un sorrisino quando vidi le espressioni buffe alternarsi sul viso di mia sorella mentre tentava di presentarmi il cavaliere.
Alzai la mano in attesa che lui la stringesse, ma si limitò a fissarla per qualche minuto così io indecisa su cosa fare la feci ricadere lungo il fianco e mi delimitai ad un banalissimo “Piacere” e accennai un sorriso, lui con la sua manona mi arruffò i capelli e poi di punto in bianco mi sollevò e mi fece girare come aveva fatto con Luna poco prima. Non sono mai stata una ragazza che soffre di vertigini, ma ragazzi vi sfiderei ad essere al mio posto. Sentire la mancanza della terra sotto i vostri piedi da un momento all’altro non è la cosa più bella di questo mondo. La paura prese pieno possesso delle mie azioni e involontariamente mi usci un urlo.
“Ti prego mettimi giù” avevo gli occhi chiusi e le mani strette a pugno attorno alle sue, ma era un’impresa a quanto pare a dir poco impossibile, visto che una sua mano era grande quanto tutta la mia testa.
Quella tortura finì presto, perché presumo un altro cavaliere si avvicinò a Toro posandogli una mano su un braccio e gli disse:
“Capisco la tua felicità amico, ma la stai spaventando”
“O santi numi! Scusami non era mia intenzione” mi posò per terra
“Non c’è problema” riuscì ad ansimare quando la mia testa finì di girare.
Appena mi voltai verso gli altri vidi che tutti stavano facendo conoscenza e Toko e Ioria seguiti dalle loro compagne stavano parlando con gli amici.
Tirai un respiro di sollievo e mi voltai nuovamente verso il cavaliere dai lunghi capelli lilla che mi aveva salvato dall’euforia di Toro. Mi sorrise e io ricambiai, si avvicinò e mi porse la mano, decisamente più nella norma di quella del grande omone precedente e la strinsi “Piacere io sono Mur cavaliere d’oro dell’ariete” “Piacere mio, sono Marta”.
“Visto Mur, sono proprio belle insieme” esclamò Toro tutto pimpante
“Si lo vedo” rispose l’altro ridendo e insieme si avviarono verso gli altri.
Li seguì con lo sguardo, finché Luna non mi chiese:
“Ehi tutto a posto? Hai una faccia…. Comunque vieni ti presento gli altri” mi prese sotto braccio e iniziammo a camminare.
Come? Che faccia? Non ditemi che sto facendo facce strane vi prego, è l’ultima cosa che vorrei, ma una che ha appena conosciuto un pazzo simpaticone e un uomo gentile che faccia può avere?
“Quanti…. Sono?” chiesi preoccupata
“Allora facendo due calcoli 13 contando anche Kanon meno quattro che già conosci…. Dodici…nove. Si ne mancano nove”
“E sono tutti come Toro?”
“Tranquilla c’è chi reagisce peggio”
“O Dio aiutami tu” esclamai
“Su dai non fare la melodrammatica”
“Non la faccio mica a posta sai?” non finì la frase che Luna si gettò tra le braccia di un altro cavaliere e poi di un altro e un altro ancora fino a fare il giro di tutti e nove.
Pensate a me povera sfigata della situazione che ero rimasta immobile a guardarla con gli occhi di tutti quegli energumeni puntati addosso.  Pensate che guardavano più me, che ero la novità della situazione, che la dea Atena. Non che la cosa mi facesse piacere anzi mi faceva sentire piuttosto a disagio.
Cercavo con lo sguardo Toko  o Sirio o i miei amici, ma erano spariti tutti. Ma dove diavolo erano finiti? Possibile che fossimo rimasti solo io, Luna e loro?
Aspettai che ebbe finito con i suoi saluti e quando fu di nuovo al mio fianco le chiesi:
 
“Hai idea di dove siano finiti tutti?”
“Credo siano andati a sistemarsi nelle rispettive case, ho sentito che si mettevano d’accordo” mi spiegò Mur dolcemente. Appena udì quelle parole scattai come una molla. Mi fece spaventare perché un solo secondo prima era davanti a me e ora mi sbuca alle spalle e risponde pure alla mia domanda bisbigliata all’orecchio di mia sorella, ecco un’altra domanda ma che udito sopraffino possiede?
“Scusa non volevo spaventarti” mi disse
“Dovresti fare più attenzione non è abituata alla vostra velocità”
“Ma lo fanno tutti?” domandai
“E’ una caratteristica comune di noi cavalieri d’oro essere veloci”
“E come hai fatto a sentire la mia domanda sussurrata?”
“E’ telepatico” rispose Luna
“Non dire sciocchezze” sorrise l’uomo “Non uso i miei poteri per così poco, mi sono trovato vicino a voi e ho sentito”
“Cioè… quindi è vero che sei telepatico?”
“Si” sorrise l’uomo
“Ma è impossibile” esclamai incredula
“Beh sorellina, se è per questo tu non credevi nemmeno nella dea Atena e nei cavalieri e il tempio e tutto il resto”
“Si ok va bene ho capito l’antifona” nessuno però aveva ancora risposto alla mia domanda quindi chiesi“E noi perché   non siamo con loro?”
“Che c’è sorellina non ti fidi più di me?” mi chiese Luna saltellandomi davanti. Ma quanto poteva essere felice di essere tornata? Risposta ovvia: non vedeva l’ora.
“Chi ti dice che io mi sia mai fidata?” le risposi sorridendo sorniona
“Cattiva” mi canzonò  lei mettendo su un broncio dolcissimo
“Dai sorellina stavo scherzando” dissi pizzicandole una guancia gonfiata dal broncio
“A come sono carine” disse uno dei tanti con voce diabolica “Sembrano delle bamboline” sembrava che ci stesse prendendo in giro, anzi no togliamo il sembra ci stava prendendo in giro.
“Dio, sempre la stessa battuta, ma cambiate disco miseria!” esclamai seccata.
“Però che coraggio, rispondere così al grande Cancer” esclamò il cavaliere che ancora non conoscevo.
Luna mi faceva segni strani che non capivo, ero di fronte a lei e di spalle al proprietario di quella voce.  
“Marta, fai silenzio” mi intimò Luna a denti stretti.
Distolsi l’attenzione da mia sorella e mi voltai verso quella voce demoniaca, un brivido mi percorse tutta quanta la schiena, fino ad arrivare alla cima dei capelli per poi ritornare indietro fino alla punta dei piedi. Ho reso l’idea? Fino ad allora, non avevo mai sofferto di vertigini ed ero anche un tipo abbastanza spavaldo, ma dopo aver visto lui, mi sono sentita un agnellino, tant’ è che stavo valutando l’idea di tornare tra le braccia di toro.
“Allora? Hai paura adesso?” mi chiese il cavaliere del cancro
Si tanta, ma ero troppo fiera per ammetterlo. Mi sforzai di sfoderare la faccia più coraggiosa e disinteressata che avevo a mia disposizione e risposi avvicinandomi di qualche passo all’uomo:
“Non ho paura di niente e di nessuno. Tanto meno di uno sconosciuto che si atteggia a duro”
“Marta, dovresti moderare i termini” mi supplicò Luna
“Non mi piacciono le persone che mi prendono in giro Luna! E lo sai bene” dissi risoluta
“Si lo so” sospirò “Ma lui fa davvero paura”
“Tu sei troppo fifona”
“E tu sei troppo spavalda”
“La volete finire di parlare tra di voi e ignorarmi?” riprese il cavaliere piccato
“Senti ma si può sapere chi sei e cosa vuoi? Non vedi che stiamo parlando?” sbottai, ormai la paura aveva lasciato il posto all’impulsività. A questo punto ero accecata dall’istinto, tanto da non capire che mi stavo avviando verso la strada dell’autodistruzione.
“Io sono il grande Cancer” si presenta lui
“Tanto piacere io sono la grande Marta, adesso puoi farci parlare o devi dirmi altro?” Luna mi strattonava il braccio.
“Senti ragazzina non puoi permetterti di parlare così al cavaliere d’oro del Cancro” era chiaramente agitato.
“Non chiamarmi ragazzina!” gli ringhiai sul viso, tanto si era abbassato alla mia altezza.
“Marta cavolo smettila” sbottò Luna.
“Brava Luna” esclamò Cancer.
“Insomma ma tu stai con me o contro di me?” mi rivolsi nuovamente a Luna
“Certo che sono con te, ma non ti accompagno all’inferno”
“E?” domandai confusa
“E si cara la mia sorellina, questo uomo così poco gentile” indicò Cancer “Ha la capacità di trasportarti negli inferi”
“E mamma mia ci facciamo una gita” cercai di sdrammatizzare, e a quanto pare ci riuscì visto che alcuni dei cavalieri che assistevano alla scena si misero a ridere di gusto.
“Riesci a essere seria per un po’?” Luna era davvero terrorizzata da quell’essere immondo
“Senti, non so cosa tu abbia fatto a mia sorella per renderla così fifona, ma ti prometto che non finisce qui!” sfogatami con Cancer, mi voltai verso mia sorella che mi guardava con occhi di fuoco “Che c’è?” chiesi acida.
“Vieni ti presento gli altri” mi afferrò per un braccio e mi trascinò da un uomo alto, ma non mi stupì più di tanto, erano tutti delle sottospecie di armadi quelli lì. Molto affascinanti, e con i muscoli ben evidenti grazie ai jeans, alle magliette e alle camice che indossavano.  
Avevo davanti agli occhi due uomini, erano uguali, bellissimi, capelli blu lunghissimi e sguardo serio.
“Gemini lei è Marta” disse Luna
“Si lo avevo capito” rispose l’uomo sfoderando un sorriso
“O Dio mio, Gemini che sorride? Ragazzi preparatevi alla fuga, tra un po’ qualche calamità si abbatterà su di noi” esclamò Luna
“Piacere” dissi incurante delle assurdità dette da mia sorella e porsi la mano all’uomo che la strinse subito.
Mi voltai verso Luna e non riuscì a trattenermi dal ridere quando la vidi fare una stretta di mano alquanto singolare come quelle dei film con il gemello di Gemini.
“Marta lui è Kanon” mi rivolse la parola dopo dieci minuti circa, tanto era durato il saluto.
“Ciao è un piacere conoscerti” strinsi la mano che mi porse “Hai coraggio mostriciattolo”
Mostriciattolo? Già tutta questa confidenza? Comunque se è lui a chiamarmi così non me la prendo.
“Mica tanto” dissi
“Non direi visto come hai affrontato Cancer” disse un uomo dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri.
“Grande Virgo, visto la mia sorellina?” disse Luna battendo il cinque all’uomo. Questo qui, ha degli occhi da paura. Se fosse lui a farmi fare quella gita all’inferno ci andrei volentieri.
“E tu quando impari a essere meno paurosa eh Luna?”
“Aquarius sempre il solito!” si lamentò lei.
Nonostante Cancer gli altri erano simpatici.
“In realtà è realista” affermò un altro dai capelli lunghi che davano sul viola.
“Milo anche tu contro di me?”
“Insomma basta torturare Luna!” ammonì fintamente qualcun altro
“Capricorn, sei diventato il mio nuovo cavaliere preferito”
“Luna?” attirai debolmente l’attenzione di mia sorella, per sussurrarle all’orecchio “C’è quello lì che continua a guardarmi in modo strano”
“Chi scusa?”
“Quello con la rosa in mano”
“Ah, il suo nome è Afrodite, ma tu chiamalo Phish”
“Se non lo chiamo proprio?”
“Dai potrebbe prendersela, comunque ricorda, Phish, si sente più macio”
“Ok, come vuoi” dissi alquanto perplessa.
Mi prese nuovamente sotto braccio e mi trascinò davanti ad Afrodite o meglio Phish faccio pratica già da ora.
 
Lo osservai meglio, e non potei fare a meno di notare un piccolo dettaglio. Aveva le labbra lucide e leggermente troppo rosa per essere naturali.
“Piacere Marta” porsi la mano, ma in tutta risposta il cavaliere ci offrì due rose una a me e una a Luna.
“Grazie” dissi
“Si grazie Phish, comunque come avrai capito lei è Marta”
“Piacere mio signorina”
Avevamo preso a salire quel numero indefinito di scale, per arrivare alle casa che ci avrebbe ospitato, e per non pensare alla fatica disumana che mi aspettava, decisi di condividere i miei dubbi, riguardo le labbra di Afrodite con Luna.

“Sorellina?” chiesi per attirare la sua attenzione
“Si?” mi rispose voltandosi a guardarmi, tutti i cavalieri parlottavano davanti a noi, poco distanti.
“Posso farti una domanda…. Riguardo Phish?” continuai sottovoce.
“Si certo dimmi” mi sorrise
“Secondo te porta il rossetto?” sputai d’un fiato come se, per qualche ragione se lo avessi chiesto più lentamente non lo avrei fatto.
“Come?” mi domandò incredula
“Hai capito” asserì
“Ok, ho capito, ma se devo darti una risposta non saprei esattamente, ogni tanto me la sono posta anche io quella domanda”
“Hai mai provato a chiederglielo?”
“Non ci ho mai pensato”
“Non hai mai avuto il coraggio di la verità” la canzonai per prenderla in giro
“E tu lo avresti?” mi sfidò temeraria
“Scommettiamo di si?” le proposi
“Ci sto ma se vinco io che fai?” chiese convinta
“Ti offro la pizza tre volte” ammiccai cogliendola sul suo punto debole, il cibo.
“Va bene e se vinci tu?” mi chiese
“Mi dai quei tre videogiochi che mi piacciono tanto” dissi convinta
“Ma è come chiedere una parte di me!”
“Tanto dormiamo, mangiamo, usciamo insieme, praticamente è come se li avessi tu, solo su un’altra mensola…la mia”
“D’accordo tanto perderai” era convinta, ma io più di lei. Non volevo perdere, non solo per il fatto delle pizze ma anche per una questione di principio. Vi pare? Avevo affrontato il grande Cancer per usare le sue stesse parole, e mi tiro indietro per una domanda? Nah non sono proprio quel tipo di persona.
E il mio orgoglio come si sarebbe risollevato da una caduta del genere? Per non parlare della mia autostima che ne avrebbe di certo risentito.
Mi feci coraggio e velocizzai il passo lasciando Luna leggermente indietro. Superai qualche cavaliere che mi guardava con espressione interrogativa, ma non me ne curai, mi affiancai a Phish e tentai di abbozzare un discorso, giusto per tastare il terreno. Al suo fianco c’erano Aquarius e Milo.
 
“Scusami Phish” cominciai con tono abbastanza convinto e testa alta. Se c’è una regola nella vita è non mostrare mai al tuo avversario che hai paura di lui.
“Si” si volta sorridendomi. No non mi sorridere, anche se sono una tosta mi intenerisco facilmente e mi dispiacerebbe farti soffrire con la mia domanda. Ma la scommessa deve andare avanti.
“Posso farti una domanda? Però…vedi è un po’…..come dire…personale” cercai di spiegarmi
“Si tutto quello che vuoi” mi sorrise di nuovo. Ma ha una paralisi o cosa?
“Vedi ho fatto una scommessa con mia sorella, che voleva sapere una cosa da un po’ di tempo”
“E perché me lo chiedi tu e non lei?” bella domanda
“Perché non ne aveva il coraggio…ecco vedi…ha paura che tu possa odiarla dopo” bene si era detto che io dovevo domandarglielo, ma non si era specificato il come.
“Non capisco, però va bene dimmi tutto” Continuò gentilmente
“Allora te lo dico schietta e una sola volta. Ti prego non odiarmi” pregai giungendo le mani.
“Tranquilla”
“Lei dice che le tue labbra sono molto lucide e voleva sapere se usavi un qualche prodotto, come ad esempio burro cacao o rossetto, se si voleva sapere quale” dissi tutto in una volta senza riprendere fiato.
“A” fu la sua unica risposta. Siamo sicuri che aveva capito? Avevamo appurato che erano rapidissimi nei movimenti ma lo erano altrettanto nel capire le parole di una che parla alla velocità della luce all’ennesima potenza?
“Era questa la domanda personale?” chiese Aquarius serio. Cavolo avevo appena fatto una cosa che non dovevo fare, ora mi odiavano sicuramente sia Phish che i suoi amici. Però forse avrei dovuto chiedere qualcosa di più dei tre videogiochi viste le conseguenze del mio gesto, magari mi sarebbero stati di una qualche consolazione.
Dopo secondi di silenzio, tempo secondo me interminabile Milo mi rivolse la parola.
“Sei proprio coraggiosa sai piccola” e mi diede un puffetto sul naso
“Tu dici?” è la seconda volta che mi danno della coraggiosa, ma c’è l’hanno con me?
“Comunque, si è un lucida labbra che funge come balsamo, perché mi ero spaccato il labbro”
“A” dissi, non ero capace di articolare nulla di più.
“Me lo ha dato la mia ragazza” puntualizzò
“Per guari…re il labbro” dissi terminando la frase
“Si”
“E non pensi che forse sarebbe stato più mascolino andare in giro con la ferita più che con il lucid….voglio dire balsamo curante?”
“Si ma lei ha insistito”
“Sai è una vera tiranna quando vuole” aggiunse Aquarius ridendo
“Si ma ha anche delle belle forme” commentò Milo
A uomini, pensano solo alle belle forme e non danno più di tanto peso al cervello, per fortuna Toko è stato fortunato a trovare Tisifone.
“Vi ricordo che è della mia ragazza che state parlando e io sono qui” li rimproverò Phish
“Si si ma quanto la fai lunga” rispose Milo
 
Lo ringraziai cordialmente e tornai vincitrice da mia sorella. Ne dubitavate?
 
“ Ho vinto!”
“ Ho visto, la testa c’è l’hai ancora attaccata al collo quindi devo ammettere la mia sconfitta” sospirò e disse “Peccato e io che speravo in un bel battibecco prima di cena”
“ Perché non sono così calmi?”
“ Calmi? Calmi non è l’aggettivo giusto per loro. Se glielo avessi chiesto io la mia testa sarebbe rotolata giù per tutte le scale”
“ Allora sono stata graziata” sorrisi furbamente.
“ Già per mia sfortuna” disse circondandosi le braccia con le mani.
“ Speravi nel contrario?” domandai con una punta di curiosità.
“ E come”
Ero sbalordita. Per rimediare continuò dicendo“Ci tengo hai miei videogiochi” finendo con un sorrisetto.
“ Ma ormai hai scommesso quindi adesso saranno i NOSTRI videogiochi.”
“ Si i Nostri” sorrise e mi mise un braccio intorno alla spalla “ Comunque alla fine hai scoperto che cosa era la sostanza misteriosa di Phis?”
“ Un balsamo”
“ Un balsamo? Di solito non si usa per i capelli quello?”
“ Ma vivi sul sole? Non sai che esistono un sacco di prodotti con il nome balsamo che si usano per qualcos’altro e non solo per i capelli?”
“ Va bene va bene perché te la prendi tanto?”
“ Non me la sono presa, ha detto che è stato costretto dalla sua ragazza a metterlo perché si era rotto il labbro.”
“ Capita quando ci si prende a pugni in faccia”
“ Ma tu lo sapevi che aveva la ragazza?”
“ Certo”
“ E non me l’hai detto!”
“ Tu non me l’hai chiesto”
“ Ma dai sono cose che si dicono!”
“ Insomma vuoi sapere tutto su questi omoni grandi e grossi?”
“ Sono domande che si fanno?” sorrisi furbamente.
“ Era solo una constatazione, allora..” si mise un dito sotto il mento, tipica posizione di chi pensa  “Gli unici sposati sono Ioria e Toko, poi Phis ha la ragazza che se non mi sbaglio si chiama Delfina”
“ Una cosa seria?”
“ Stranamente si”
“ Perché è strano?”
“ Perché Phis prima di incontrare la sua attuale ragazza era un playboy quindi un centinaio di ragazza alla settimana”
“ Wow e come faceva a ricordarsi il nome se ne cambiava una al giorno?”
“ Semplice non le chiamava con il loro nome di battesimo le ha sempre chiamate Principessa  fanciulla o tesoro”
“ E come mai il lupo ha perso tutto ad un tratto il vizio?”
“ Evidentemente eros ha scoccato una delle sue frecce” gesticolò una freccia seguito con lo schiocco delle sue labbra.
“ Che poesia..”
“ L’ho conosciuta, è davvero forte! Molto molto simpatica ed è davvero bella”
“ Be è di un cavaliere d’oro che parliamo quindi non credo che si sceglierebbe una racchia”
L’immagine, l’immagine ragazzi, non sono una ragazza superficiale ma è di cavalieri importanti che stiamo parlando, lo so prima ho detto che non contano sono le forme, ma se ci sono le forme più tutti gli altri attributi stiamo apposto no?
“ No questo è certo”
“ E fa dei manicaretti da dio”
“ Quindi sei di parte! Il cibo non può essere un criterio di scelta per te!”
“ E’ come se lo è! Se un  giorno si sposano? Deve saper cucinare bene!”
Ok se iniziamo a parlare di cibo la perdo quindi passiamo avanti.
“Poi?”
“ Oltre a Phis anche Milo, ma non l’ho mai vista perché viaggia molto quindi è raro vederla…”
Aveva il visetto triste, sicuramente era in pena per non aver potuto assistere alle arti culinarie della ragazza del cavaliere di Scorpio.
“ A poi c’è Aquarius..ma è da poco che stanno insieme non so nemmeno come si chiama, ma l‘ho vista ed è veramente antipatica”
“ Non sarai mica gelosa?”
“ Io? Gelosa? Assolutamente no , mi preoccupo soltanto, perché se quella li sta con Aquarius solo per fama la butto giù dalla sacra montagna.”
“ Continuo a pensare che tu sia gelosa”
“ Ok la finisco qui” alzò il passo lasciandomi dietro.
“ Dai come sei permalosa! Vieni qui” la tirai per un braccio.
“ Allora smettila di dire che sono gelosa, perché non lo sono affatto”
“ Va bene va bene ma continua voglio sapere”
“ Mur Virgo Capricon sono single”
“ Mur e Virgo single? Eppure non sono niente male”
“ già ma dicono che la vita di coppia non è fatta per loro”
“ Che spreco”
“ Poi Kanon è fidanzato da due anni e..”
“ Aspetta Kanon sarebbe il gemello di Gemini no?”
“ Si, il contrario di Gemini”
“ E Gemini?”
“ Anche lui single”
“ Anche lui?”
 
Strano eppure era bello quasi quanto un dio! Non dico eccezionale ma cavolo dire che era brutto no..
 
“Lo vedo dalla tua faccia, si è strano ma è single perché nessuna ragazza si avvicina a lui, sono terrorizzate dal suo muso”
“Eppure Kanon è fidanzato e hanno lo stesso muso”
“Perché Kanon è un bambino intrappolato nel corpo di un trentenne, e non ha mai il muso lungo come il fratello”
“ Non ride mai? E perché?”
“ Non lo so, ma prima ha sorriso quindi non può essere una paralisi”
 
Già come Phis
 
“ E il simpaticone di Toro?”
“ Toro? È strainnamorato della sua Ariel!”
“ Quindi ha la ragazza!”
“ E che ragazza!”
“ E il terribile Cancer? Sicuramente anche lui è un lupo solitario”
“ Errore” ridacchiò contenta della mia espressione.
Come era possibile? Quale donna aveva il coraggio di stragli così vicino?
“ Si sposerà presto con la sua fidanzata e hanno in cantiere un bel piccino”
“ Cioè non è solo fidanzato anche un bambino hanno!”
“ A a” mi canzonò
“ Ma come? Il mondo è proprio strano!”
“ Si anche Zio si sposerà, tra due mesi!”
“ Zio? Ne abbiamo uno?”
“ Zio Micene! Te lo devo presentare subito! È il fratello maggiore di Ioria”
“ Ioria ha un fratello maggiore e non me lo dici?”
“ Be l’ho dimenticato”
“ Uno zio non si dimentica! E quindi si sposa pure lui”
“ Si”
“ E io che pensavo che i cavalieri d’oro erano tutti lupi solitari”
 “ Pensavi male”
“ Già”
 
E poi lo stomaco di mia sorella si fece sentire come sempre.
 
“ Che ne dici di sbrigarci? Piccolo guerriero ha fame”
“ Piccolo guerriero?” chiesi stralunata.
“ Si lui” indicò calma la caverna che aveva per organo.
“ Hai dato il nome al tuo stomaco?”
“ Lo trovi strano?”
“ Si l’unico nome che può avere il tuo stomaco è caverna!”
“ Caverna non è originale! Piccolo Guerriero lo è! E il tuo come si chiama?”
“ Con il nome scientifico e proprio, stomaco, e lo dovresti chiamare così anche tu!”
“ A me piace chiamarlo così e poi è del mio stomaco che si sta parlando!”
“ Fa come vuoi io ci rinuncio”
 
Anche io avevo fame ma il mio stomaco non si faceva notare così tanto come quello di mia sorella…
 
“ Adesso che ci penso, dove dormo io?” domandai con panico, stavo pregando non so chi, chiunque forse, ma non volevo farmi tutte quelle scale, speravo nella prima casa o nella terza ma non sarei mai e dico mai e ribadisco mai andata a dormire a casa di Phis.  Poveretto lui che ogni volta se le deve fare tutte le scale… tra l’altro è un cavaliere d’oro “lui” quindi non credo che si stanchi più di tanto visto che può fare il giro della terra sette volte in un secondo, cioè a casa sua ci arriva in meno di dieci decimi….no due secondi…no cinque decimi di secondo, va beh dai tralasciando la matematica che nel mio caso è un opinione, mentre io solo per arrivare alla collina ci ho messo un‘ora e più forse.
“ Io di certo andrò a dormire in camera mia quindi starai con me”
“ Bene e dov’è la tua casa?”
“ Quella lì” disse indicandola. Grandioso ci aspettavano un centinaio di scalini prima di giungere alla quinta casa. Non dovrei lamentarmi in fin dei conti non è così lontana.
“ Ho sentito che i ragazzi andranno a dormire a casa di Toko” continuò Luna
“ Staranno due case più avanti!” dissi facendo due calcoli mentalmente
“ Peccato volevo inaugurare il tuo arrivo in Grecia ma non possiamo più farlo”
“ In quel senso?” se pensa anche lei di voler fare miliardi di scherzi ai nostri amici mi invita a nozze.
“ E in quale se no?” sorrise furbamente.
 
Non voglio dire la solita battuta ma cavolo siamo proprio sorelle! Non riesco a leggere nel pensiero ma riesco a capire cosa pensa solo guardandola negli occhi! Questa si che è telepatia implicita. Altro che Mur, lui ci fa un baffo.
 
“ Ioria non è giusto io voglio dormire in camera mia!”
“ Pegasus per favore, siamo appena arrivati e già stai dando fastidio” sbuffò il maestro.
“ Ma io voglio il mio letto!” si lamentò ancora l’altro
“ Non ti preoccupare Peggy! Il tuo letto è in mani sicure” ridacchiò Lania.
“ Dai non puoi lasciarla alle ragazze!” continuava imperterrito nella sua opera di convincimento indicando con un gesto supplichevole che lasciva intendere una cosa del tipo “Dai chissà come la ritroverò, al posto dei soldati ci troverò tanti fiorellini e al posto dei poster mille tendine con stelle cuori e roba da femmine”…..
“ Pegasus ti ho detto che abbiamo deciso, quindi dormirai con il resto dei ragazzi, discorso chiuso” affermò deciso uno Ioria alquanto spazientito
“ Ma-” tentò un ultima volta il povero Peggy
“ Ho detto discorso chiuso” ringhiò deciso il maestro
“ Evidentemente non si vuole fare altre scale” puntualizzò Fiore sarcasticamente.
“ Non sei proprio ospitale Peggy” infierì Lania
“ La finisci di chiamarmi in quel modo?” sbottò il ragazzo irritato al massimo della sopportazione.
“ Non ti piace? Eppure è così carinooooo” lo canzonò l’amica.
“ Non ti si addice proprio il nome di cavaliere lo sai?” disse Fiore.
“ Perché dici così?”
“ Proprio tu che sei di qui non ci stai facendo sentire a nostro agio” affermò la ragazza dalla lunga treccia.
“ E?”
“ Dai Peggy che uomo sei? Non aiuti queste due donzelle?” dissi.
“ Facile per te che stai con Luna”
“ Se vuoi vado in un’altra casa ti cedo volentieri il posto” feci.
“ Cosa? E io dovrei dormire con la pazza di sorella che ti ritrovi? No grazie” detto ciò il cavaliere alzò il passo.
“ Pazza a chi?” ringhiò Luna  andandogli incontro“Bambolina attenta a come parli!”
“ Cosa? Cerchi rogne?” si fermò all’istante davanti a Luna.
“ Io? Forse tu!” era in posizione d’attacco. No ti prego sulle scale no! Non stavamo a niente ancora.
“ Su su calmatevi, qui nessuno è pazzo…e Pegasus per favore piantala” intervenne l’eroe Ioria abituato ai soliti battibecchi dei due fratelli.
“ Io stavo solo chiedendo di dormire nella mia camera!”
“ Mi dispiace ma è occupata!” urlò Luna.
“ Luna non c’è bisogno di urlare sentiamo tutti” dissi calma. Un altro difetto di Luna era quello di urlare quando era incavolata. Praticamente sempre o nell’85 % dei casi. A breve tutti andremo a fare una visitina da Ampliphone.
Perché era così agitata? Eppure all’arrivo era così felice.
“ Pegasus che differenza fa dormire in camera tua o in un’altra?” chiese Castalia.
“ Uffa niente siete proprio…”
“ Ragazzi alzate il passo!” Urlò Andromeda molto più avanti di noi
“ Siete proprio delle lumache!” continuò il cugino.
“ Comincia a correre Lupo! Che se ti prendo ti spezzo le gambe!” urlò Pegasus divertito.
 
Dovevamo alzare il passo perché anche io stavo morendo di fame!
 
Arrivammo dopo un’abbondante mezz’ora, nella mensa comune dove si riunivano tutti i cavalieri del tempio, e noi ospiti d’onore avevamo i posti migliori.
Li era tutto così bianco…c’erano un sacco di spazi aperti e la vista era davvero spettacolare. La mensa era ampia..c’erano molti tavoli, il più grande era infondo alla sala..tante tovaglie bianche erano sistemate sui tavoli apparecchiati.
Fissavo qualunque cosa con ammirazione..tutto era così luccicante e bianco..non sembravano essere passati secoli. Diamine era il Grande tempio era normale tutta quella perfezione…una perfezione maledettamente divina…sembrava la riproduzione dell’olimpo.
Qualche ricordo mi si era fissato in testa quando Toko ci parlava di questo posto. Ogni volta che ne raccontava gli brillavano gli occhi e aveva sempre un dolce sorriso sulle labbra. Ci ripeteva sempre che questa era come una seconda casa per lui, dove c’erano tutti i suoi vecchi amici d’infanzia…
 
“ O mamma qui è tutto perfetto” disse Fiore incredula..
“ E io che mi aspettavo un tempio in rovina tutto polveroso” ridacchiò Steve.
“ E’ del grande tempio che stai parlando Lupo” disse Sirio
“ Ma la piantate di chiamarmi Lupo?” replicò Steve
“ Non sei più il cavaliere del Lupo?” fece Crystal.
“ Io ho un nome ed è Steve” disse secco.
“ Va bene va bene..” disse Sirio dandogli una pacca sulle spalle “ Lo sai che scherziamo fratello”
 
Più avanzammo nella sala più mi giravo intorno. Il posto era deserto eccezione fatta per la nostra presenza.
 
“ Luna ma qui non c’è nessuno” feci notare
“ Tranquilla arriveranno”
“ Chi arriverà?” chiesi curiosa
“ Vedrai..”
 
Va bene se me lo dici tu… 

 Aspettammo pochi minuti e la sala si riempì di cavalieri di ogni genere dai soldati semplici a quelli di alto rango.
La cena passò molto, molto lentamente, almeno per me fu così…. eravamo circondate dai più potenti uomini della terra e quella sera non lo sembravano affatto, assomigliavano più a dei ragazzini delle medie, al primo anno, per essere più precisi. Indomabili e ingestibili, se vi dico guerra con il cibo ho detto tutto. Adesso capisco in pieno quel detto non giudicare mai il libro dalla copertina. E non parliamo dei nostri ragazzi che avevano dato sfogo a tutta la loro infantilità, prendendo parte alla battaglia. Be tranne Gemini e Lady Isabel che sembrava piuttosto contenta della scena, visto dal suo sorrisetto a ogni boccone. Io invece ero rossa come un pomodoro e tentavo di nascondermi sotto al tavolo, come Fiore e Lania mentre Luna mangiava tranquilla e schivava qua e la qualche pezzo di cibo che le arrivava, senza nemmeno accorgersene, lo faceva praticamente inconsciamente e questo era il peggio.
 
“ Luna la vuoi piantare?” esordì poco dopo al limite della sopportazione
“ Perché che sto facendo?” mi chiese ancora masticando un qualcosa da dentro il suo piatto che sembrava un campo di battaglia per tutte le cose che c’erano.
“ Assolutamente niente” affermai lasciando cadere la forchetta all’interno del piatto rinunciando per sempre alla possibilità di continuare in santa pace la mia cena.
“ E allora? Perché la dovrei piantare?”  mi guardava non capendo nulla
“ Perché non stai facendo assolutamente niente!” confermai nuovamente ancora più disperata
“ Non ti capisco dovrei finirla anche se non sto facendo niente? Perché hai quella faccia?”
 
Cioè mi chiedeva anche perché avevo quella faccia? Ma dico su quale pianeta si era trasferita per mangiare? Come diamine poteva fare a non accorgersi di nulla? volavano polpette e patatine, a volte anche pezzi di pane e dio solo sa, praticamente c’era in atto la terza guerra mondiale solo che al posto delle potenze mondiali e il suolo europeo avevamo i cavalieri e la grande sala.
 
“ Perché è da un’ora che tento di schivare cibo! Ma qui è sempre così?” chiedo scrollandomi di dosso un paio di briciole che non mi avevano risparmiato nonostante lo zig zag continuo a cui sottoponevo il mio povero corpo.
“ Schivare cibo? Perché che è successo?”
 
Ho sentito bene o qualche polpetta mi è entrata nell’orecchio? No perché se è così me la tolgo e gliela spalmo in faccia.
 
“ Luna ma non ti rendi conto di che cosa sta succedendo?” domandai quasi urlando schivando per un pelo mezzo polpettone.
“ Che succede scusa? Non stiamo cenando?” chiese innocentemente infilzando tre patatine.
“ Io ho appena schivato mezzo kilo di carne e tu che fai? mangi la patatina! Giuro che non mangio più qui” promisi solennemente portandomi la mano sul cuore
“ Ma dai è il loro modo di scaricarsi”
“ Modo di scaricarsi? Con il cibo? Ma ti rendi conto? uomini grandi e vaccinati che si comportano come bambini delle elementari!”
“ Quanto la fai lunga! No non fanno sempre così almeno non lo fanno quando c’è il loro capo…lo fanno solo quando non si vedono da tanto tempo, come in questo caso”
“ Ah ma che bravi, quindi fanno i bravi cavalieri quando c’è il loro capo, e secondo te questo è il modo migliore di scaricare l’ansia? Lo sai che esiste lo sport le palestre i film e i massaggi? Sono tutti buoni metodi che non implicano la battaglia con il cibo. E poi a rigor di logica quelle stressate qui dovremmo essere noi!”
“Ripeto quanto la fai lunga!” sbuffò seccata schivando mezzo panino.
 
Vedila anche seccata. E io? Si rendeva conto che stavo facendo più palestra adesso che a Tokio? In una sola serata!
Mi stavano cadendo le braccia. E la cosa peggiore era che nessuno dei presenti tentava di farli smettere. Nessuno, ne le ancelle che portavano altro cibo, facendo si che continuasse quella buffonata e nemmeno gli altri soldati che ridevano e scherzavano anche loro lanciando il cibo del loro piatto.
Finalmente finimmo di cenare.
Uscimmo dalla sala, io e Luna fortunatamente pulite mentre gli uomini i nostri tutori erano peggio di una tavolozza di un pittore. Sentì le prediche di Tisifone e Castalia, rivolte ai loro mariti, povere loro che dovevano salvare i loro vestiti.
Scendemmo ancora quei scalini che due ore prima avevamo salito con tanta fatica. E arrivammo fino alla quinta casa. La casa di Ioria.
 
“ Ragazze ben tornate a casa!” disse Ioria entrando nel grande salone.
“ Finalmente mi è mancata così tanto!” Luna seguì il maestro entrando in casa  e vedendo che non accennavo a muovermi chiese voltandosi verso di me
“ E tu non entri?”
“E? A si si eccomi” entrai nella casa.. Rimasi un po’ interdetta, cioè voglio dire  aveva quel suo fascino ma non vedevo nulla di una casa li dentro quindi dove stava la casa? C’era un’entrata e molte colonne e basta. Continuai a seguire Luna che era molto più avanti di me. Di grande era grande. Molto grande. I pavimenti di pietra anche se molto antichi erano perfettamente lisci.. Le colonne erano grandiose. Molto robuste ed erano tante, ogni nostro passo riecheggiava nella casa silenziosa. Un po’ sinistra come cosa ma io non ero un tipo così impressionabile. Ero seguita da Fiore e da Lania tranquille come non mai con le loro borse in mano. Poco più avanti mi ritrovai due enormi leoni in pietra che facevano da guardia alla quinta casa. Certo cosa mi potevo aspettare? In fondo Ioria era cavaliere del Leone prima o poi me li sarei ritrovati davanti. Alla faccia della fantasia ovviamente.
 
Seguendo Luna ci ritrovammo tutti quanti nella vera e propria casa, quella abitabile, quella con le stanze, la cucina e i bagni. Quella parte di casa era decisamente più abitabile e definibile casa. Partendo da dove mi trovavo intravedevo la cucina, enorme a dire la verità e molto colorata, sicuramente Castalia aveva scelto un buon arredamento. I colori predominanti erano il bianco, il giallo e l’arancione. Tutto il mobilio era in legno chiaro e al centro dominava un grande tavolo con sopra un vaso in vetro. Continuai a fare l’ombra di mia sorella e dopo essere passati per il bellissimo soggiorno in stile occidentale anch’esso molto colorato arrivammo alle camere da letto. Fiore e Lania dormivano in quella accanto alla nostra. Le osservai entrambe e ne dedussi che erano identiche. L’unica differenza era che erano simmetriche quindi se nella nostra i mobili erano dal lato desto da loro erano a sinistra.
Erano di colore bianco con qualche spruzzo di dorato, l’armadio enorme con un’anta a specchio e tante mensole strapiene di libri. Strano, non pensavo che luna fosse tipo da libri, non lo avrei mai creduto. Infatti lei come se avesse inteso i miei pensieri si affrettò a dirmi “ Tranquilla, tutti questi libri sono solo opera di Castalia, io non c’entro, lei pensa che io debba leggere di più invece di leggere solo manga ma è inutile dire che io non le ho mai dato retta e che lei continua ad ostinarsi”.
Quindi il tutto fa solo parte dell’arredamento,mi avvicinai alle mensole scorgendo qualche titolo di libri, ve ne erano di vari tipi d’amore, gialli, sentimentale, scientifici…. Castalia ha dovuto proprio provare con tanti tipi diversi ma Luna sicuramente non si era presa nemmeno la briga di riporli nello scaffale.
Leggendo l’ennesimo titolo dissi “ Questo non deve essere male” lo presi e lo girai dando una lieve occhiata alla trama.
“Forse è uno dei tre che ho letto” disse scegliendo un pigiama dall’armadio
“Fammi capire tu ne hai letti solo tre?” la mia mascella arrivò a terra dalla sorpresa
“Si” disse non curante con ancora mezzo busto nascosto nell’immenso armadio.
“Hai praticamente una biblioteca in camera e non li leggi?” domandai curiosa e con un sorriso
“Perché a te piace leggere?”
“Si ma non ho tanti libri quanto te”
“Io preferisco i manga solo che sono rimasti tutti a Tokio”
“Ancora negli scatoloni immagino”
“Esattamente non ci stanno tutti negli scaffali”
“Non sai come ti capisco, anche io ho questo problema”
“Meno male che non avevi tanti libri!
“Chi ti ha detto che sono libri? Io mi riferivo ai manga, i miei”
“Anche tu ne hai così tanti?”
“Si mi pareva di avertelo accennato uno dei primi giorni che siamo diventate amiche”
 
Continuammo a conversare ancora per un po’ mentre ci infilavamo i pigiami e  dopo pochi minuti eravamo già sotto le coperte.
Cademmo quasi subito tra le braccia di Morfeo e per quanto mi riguarda sognai tutto quello che mi era capitato durante la giornata come una specie di resoconto.
L’indomani mattina fui svegliata dall’odore dolce emanato dai pancake e dal profumo aromatico del caffè. Mi alzai e dopo essermi recata in bagno per lavarmi e profumarmi rientrai nella camera e mi cambiai , scelsi un paio di shorts e una maglia gialla con dei fiocchi neri, un paio di superga dello stesso colore della maglia e legai i capelli lunghi in una alta coda di cavallo con il ciuffo sciolto. Lanciai un’occhiata veloce alla mia dolce sorellina che scalciava chissà in preda a quale lotta immaginaria abbracciando il cuscino e bofonchiando qualcosa ogni tanto. Dedussi che stava ancora dormendo così me ne andai in cucina e la lasciai riposare ancora un po’. Mi ero alzata con la pressante sensazione che sarebbe stata una giornata molto impegnativa.
Entrai in cucina e salutai Castalia e Ioria  con un buongiorno.
 
“Giorno anche a te piccola già sveglia?” mi chiese Castalia porgendomi una tazza di latte e caffè fumante
“Perché che ore sono?” domandai
“Le sette”affermò Ioria leggendo il giornale.
“Wow mi sono alzata prestissimo” pensai ad alta voce, poi mentalmente aggiunsi “Sarà che non sono abituata a questo posto e tutte le esperienze di ieri“.
“Spero tu sia pronta perché oggi sarà una giornata piuttosto impegnativa per tutti voi” mi informò Ioria.
 
Tò manco a farlo a posta, cosa ho detto poco fa? Esattamente, avete capito ma perché il mio sesto senso non sbaglia mai?
Dopo poco vidi entrare correndo in cucina Luna che sbraitò tutta preoccupata
 
“Marta mi sono dimenticata di dirti una cosa” Ancora? Avevo già il regalo perfetto per il nostro compleanno un’agenda almeno così si sarebbe ricordata molte più cose, magari elettronica e completa di tutte le applicazioni possibili ed inimmaginabili giusto per fare una figura migliore.
Afferrai la tazza e dopo averne bevuto un sorso dissi “Calmati. Riprendi fiato. Dimmi tutto” portai nuovamente la tazza alla bocca quando lei aggiunse “Oggi ti devo presentare Nonnino!”
“E chi è nonnino?” non finì di bere per chiederglielo. Ritornai a bere, gustando il dolce sapore della bevanda.
“Il grande sacerdote” l’ultimo sorso invece di finirmi giù per l’esofago venne sputato sulla camicia azzurrina di Ioria che imprecava silenziosamente mentre tentava di ripulirsi. Castalia che lo rimproverava dicendogli che non riusciva mai a non sporcarsi e a nulla servivano i suoi tentativi di spiegarle che non era colpa sua.
Chiesi scusa allo sfortunato cavaliere e poi mi rivolsi  a mia sorella guardandola torva e sibilai a denti stretti
“Ti pare una cosa di cui dimenticarsi?”
“ E mamma mia quanto te la prendi che vuoi che sia? È solo un altro nome da aggiungere alla lista”
 Ma che credeva? Un altro nome da aggiungere alla lista? A si? La faceva facile lei che li conosceva già! Quest’ultimo sicuramente sarebbe stato lo sfigato di turno con il nome storpiato da me. Forse dovevo farmi degli schemini mentali così non mi sbaglierei..già. Nonnino. Un appellativo strano per il grande sacerdote.
“ E adesso che fai?” chiesi a quella pazza di Luna.
“ E? Ritorno a dormire” disse con ovvietà. Stropicciandosi gli occhi.
“ E mi lasci qui sola soletta?” le chiesi supplichevole
Mi fissò in silenzio, io in attesa di una sua risposta la fissavo di rimando.
“ No, ho sonno”
“ Ma su dai … non mi fai fare un giro?” tentai di persuaderla.
“ No ho sonno” continuò stropicciandosi un occhio nuovamente.
“ Ti si è incantato il disco?”
“ No-”
“ Ho sonno, questo l’avevo capito” dissi seccamente.
“ Ti rendi conto è prestissimo, le sette sono l’alba per me! Quindi oggi che siamo in vacanza, per modo di dire,voglio poltrire ancora per qualche ora”
“ Ti sei ripresa in fretta vedo” basta toccare l’argomento vacanza e da Luna-zombie si passa ad Luna-party! Yuppie.
“ Invece di aiutarmi…”
“ Ciao, ciao fatti un giretto intanto” e mi liquidò con un cenno della mano ritornando da dove era venuta.
Aveva interrotto il suo meraviglioso sonnellino per farmi prendere un colpo e dirmi che a breve dovevo incontrare la persona più importante di Atene e adesso non le andava di fare un giretto con me…ed era pure acida. La cena di ieri sera deve esserle rimasta sullo stomaco. Per forza nessuno ha la forza di essere così stramaledettamente acida e scontrosa di prima mattina. Al minimo non ti risponde e basta e ti ignora totalmente.
“ Davvero scusami ancora Ioria” dissi  sottovoce porgendogli uno straccio umido. “ Ti vorrei chiedere…” ti prego Ioria sono nelle tue mani! Posso uscire?
“ Sta tranquilla non è niente” mi sorrise dolcemente prendendolo. “ Comunque ti consiglio di non allontanarti troppo, anche se sembra stupida come cosa , qui è facile perdersi se non si è del posto, non dare retta a Luna, quindi è meglio se rimani nelle vicinanze”
Be strano perdersi su una montagna, evidentemente aveva intuito la mia passeggiata in discesa.
“ Quindi ho il permesso?” domandai retoricamente sorridendo sorniona.
“ Certo vai pure” si alzò dalla sedia lasciando il giornale sul tavolo “ Castalia la lascio al solito posto” riferendosi alla camicia
“ E certo quella che pulisce in casa sono solo io” replicò Castalia infastidita.
“ Ma lo sai che ti amo anche per questo” detto questo si sfilò la camicia e lasciò un dolce bacio sui capelli della moglie.
Io nel frattempo iniziai a mangiare una brioche lentamente.
Chissà che tipo era il grande sacerdote. Forse un uomo serio imponete e forte. Smilzo non me lo immagino proprio. Vecchio si. Luna lo chiama anche nonnino, quindi di vecchio deve essere vecchio. Sicuramente sarà un tipo palloso, e noioso come tutti i vecchi del resto.. E poi che cosa faceva un grande sacerdote? Ecco qui la domanda da un milione di dollari.
Doveva fare pur qualcosa no? Se no che cosa ci stava a fare? Non credo che sprecasse il suo tempo, se ne aveva, in stupidaggini, perché qui almeno da quel poco tempo che ci ho passato è davvero un caos. Sicuramente era lui che dirigeva tutto quanto per conto della dea, mentre lei era troppo occupata a sconvolgere la vita di due povere ragazze ignare di tutto quello che le aveva rovinato la vita. Deve essere davvero portato per fare quell’incarico così importante. Cavalieri d’oro, d’argento, di bronzo wow roba da finire in manicomio.. I soldati, le ancelle e tutti i servi e poi la città ai piedi della montagna… io sarei già impazzita al suo posto, dirigere tutti con mano ferma…
 
“ Marta vuoi qualcos’altro? Un toast? un‘altra brioche? Cereali oppure vuoi dell‘aranciata?” mi chiese Castalia come una premurosa mamma.
“ No, no grazie ti posso dare una mano?” 
“ No, sei un ospite!” disse lei alzandosi dalla sedia prendendo la tazza del suo caffè ormai vuota. Quella tazza con in pois viola su sfondo bianco.. Notai quel filo di rossetto rosa sulle sue labbra , ma non aveva lasciato traccia sulla tazza. “ Se vuoi resta a farmi un po’ di compagnia ” continuò dirigendosi verso il lavandino, dove c’era già la tazza del caffè di Ioria ormai freddo.
Mi alzai anche io appoggiando la mia tazza affianco alle restanti stoviglie sporche e diedi la schiena al ripiano incrociando le braccia.
“ Sai Marta non ti credevo un tipo mattiniero.” fece lavando la tazza.
“ Be se devo essere sincera non lo sono affatto, non mi sono ancora abituata a questo posto ecco perché mi sono alzata così presto”
“ Davvero? Adesso ho scoperto un’altra cosa in comune” mi sorrise passando ad un’altra tazza.
“ Con chi?”
“ Con Luna ovvio”
Già da dove mi era venuta fuori la geniale idea di fare quella domanda? Non lo so nemmeno io. Con chi mi doveva mettere a confronto poi? Se non con lei. Niente da ridire, proprio una domanda del cavolo.
“ Ah.. Be lo dicono in molti” ed era vero chiunque incontrassimo  per strada e ci fermava facendoci complimenti e alla fine usciva fuori la solita frase “ Siete davvero uguali” ma va? Il concetto gemelle non ti è chiaro?
“ Già e vi sarete stancate di sentirvelo dire vero?“
Mi hai letto nel pensiero. Questa donna è un genio, degna amica di Tisifone.
“Ma sai anche se Gemini e Kanon sono gemelli e si somigliano, hanno delle abitudini e dei caratteri totalmente diversi, e questo te lo posso dire perché li conosco da quando sono dei ragazzini, invece voi due siete gemelle in tutto e per tutto oltre all’aspetto fisico anche nel modo di pensare e di agire, sono sicura che non te ne sei mai resa conto”
Wow mi aveva lasciato senza parole. Cosa difficile per una che ha sempre la battuta pronta come me.
“ E cosa abbiamo altro in comune?” chiesi sinceramente curiosa, come si dice la curiosità è donna.
“ Sicuramente non vai pazza per lo smalto e ti mangiucchi le unghie quando sei agitata”
“ E come fai a..”
“ A saperlo? Luna non va pazza per lo smalto e ho notato che non ne vai matta neanche tu. Lei si mangiucchia sempre le unghie quando è agitata” sorrise “Ti ho vista farlo ieri quando sei arrivata”
Aveva notato anche quel mio tic? Che non avevo notato neanche io tra l‘altro.
“ Non andate pazze per la femminilità”
“ Si nota dalla mia antipatia per lo smalto?” azzardai
“ Be anche nel modo di vestire e negli atteggiamenti, soprattutto negli atteggiamenti. Con questo non voglio dire che tu sia un maschiaccio o uno scaricatore di porto per come parli. Luna non è un tipo elegante  e si vede. Lei preferisce indossare un paio di shorts e una maglietta per andare ad un matrimonio piuttosto che un vestitino. E anche tu la pensi alla stessa maniera vero?”
Annuì senza dire nulla, sapeva vita morte e miracoli di Luna, ma come poteva non conoscerla così bene se era stata sua madre per così tanto tempo?
 “Ma la mancanza di femminilità è data anche dal fatto che passiate la maggior parte del tempo con dei ragazzi, fatta eccezione di Lania e Fiorediluna  ovvio. Spero che non prendano come riferimento il vostro esempio.”  Finì chiudendo il rubinetto. “ E mi dispiace non ho mai capito l’avversione di Luna per la compagnia delle ragazze della sua età” disse amareggiata.
Non tocchiamo questo argomento per favore. Io invece posso capirla benissimo.
Ogni volta ti guardano con la loro aria di superiorità  solo perché non siamo tipe che amano il trucco e indossare gonne, vestitini, gingilli vari e che non parlano venti ore su ventiquattro di ragazzi, solo perché le altre quattro se le conservano per parlare degli argomenti prima citati o per discutere del vestito che indosseranno al compleanno di un qualcuno che magari sarà il mese dopo.
 “ E i videogiochi? Ha più videogiochi che vestiti. “ Fece asciugandosi le mani “ Ma i manga sono la mia piaga”
“ Perché?”
“ Non hai visto tutti gli scatoloni che si è portata dietro?”
“ O si”
“ Non me li fa toccare, nemmeno me li fa spolverare”
“ Addirittura“ affermai con un sorrisetto soddisfatto, perché posso capirla benissimo anche io ho lo stesso problema con Tisifone.
“ Ha paura che gli getti via qualche manga di nascosto”
O mio dio che abominio!
“ Non dirmi che anche tu sei una fan come Luna.”
“ Scatenata”
“ Forse ha ragione”
“ Su cosa?”
“ Sono stata beccata in fragrante, stavo per gettarne uno”
Sul mio viso un’espressione di puro stupore misto a terrore ma più di tutto orrore fece capolino. Per certe azioni la gente dovrebbe essere rinchiusa in una cella di isolamento a vita.
“ Come? Cosa?” chiesi mezza adirata, non potevo di certo fare nemmeno finta di approvare un comportamento del genere. Dopo tutto pure io avevo portato avanti migliaia di battaglie con Tisifone per lo stesso motivo che era stata costretta ad un patto che non le permetteva di avvicinarsi ai miei manga a più di cinque metri, tanto per essere sicura che non potesse arrivarsi nemmeno allungando un braccio al massimo.
“ Mi ha trovata che stavo gettando un po’ di quei giornaletti e quando mi ha vista si è arrabbiata mi ha cacciato dalla stanza, sbattendo la porta, e non mi ha parlato per due settimane”
“ Ha fatto bene” avrei aggiunto un’altra settimana.
“ Bene.. A stavo dimenticando lo sport”
“ Qualcosa contro lo sport?” chiesi all’erta, pronta a difendere il mio onore in materia.
“ No, no assolutamente solo che l’unica cosa di femminile che fa Luna è la pallavolo, ma si è data a qualunque sport che esiste..tranne quelli estremi”
“ Anche io ne ho provati parecchi ma preferisco la pallavolo”
“ Già…” alzò lo sguardo dalle sue mani e osservò l’orologio “ O no sono in ritardo! Scusami tesoro devo andare!” detto fatto si volatilizzò dalla mia vista.
 
Adesso ero sola..immersa nel silenzio, Ioria era uscito e Castalia era fuggita via…e adesso? Cosa potevo fare? L’unica possibilità di salvarmi dalla noia perpetua era passeggiare, così avrei visitato il posto con calma, dato che ieri non è ho avuto ne il tempo ne la forza.
 
Uscì dal retro della casa. Davanti a me c’erano quegli scalini bianchi che portavano alla sesta casa e alla mia destra c’era il giardino, che consisteva in qualche piantina e un paio di massi. Molto grezzo come paesaggio devo ammetterlo. Aveva ragione Luna quando diceva di stare in astinenza di vegetazione.
Salgo?
O scendo?
Questo era il dilemma che ha impegnato i primi tre minuti del mio ragionamento.
Ma poi se salgo mi tocca fare tutta quella rampa di scale..
E se scendo dove vado?
Volevo vedere Tisifone, quindi dovevo salire ma non volevo fare tutte quelle scale per poi riscenderle.
Tanto prima o poi le devi fare per andare a vedere il grande sacerdote. Si avrei rivisto dopo Tisifone. Si lo so potrei sembrare una ragazzina ingrata, ma a volte la pigrizia è la vera padrona delle azioni umane.
Potevo scendere..si si la discesa è meno faticosa della salita dopotutto. Quasi, quasi vado a trovare Toro. Uno dei cavalieri che mi sta più simpatico, cosi con la scusa di andare da lui avrei rivisto Kanon della terza casa, stando accuratamente attenta ad evitare Gemini e poi Mur della prima casa.
 
Così  mi diressi verso le scalinate che portavano alla quarta casa. Quella di Cancer.
 
“Ti scongiuro dea Atena non farmi incontrare quell’idiota ti prego”
Lo ripetevo nella mia mente come un mantra e intanto scendevo gradino dopo gradino.
Arrivata  osservai la maestosa casa che avevo davanti. Da fuori non era male, assomigliava alle altre. Poi una bellissima donna dai capelli corvini e gli occhi color dello smeraldo uscì dalla casa sorridente.
 
“ Luna! Da quanto tempo!” disse avvicinandosi con un passo svelto.
 
Eccoci, ci risiamo. Di nuovo questa sceneggiata dello scambio. Che la dea me la mandi buona e lo faccia durare il meno possibile.
Aveva un lungo vestito rosa chiaro che svolazzava morbido. Chi era? Un’ancella? Forse. Ne avevo viste parecchie in giro e alla mensa comune.
 
“ Mi scusi ma credo che abbia..”
“ O tesoro mi sei mancata!” mi interrompe, non mi lasciavano mai finire la frase, se mi dessero il tempo di parlare, magari riuscirei a spiegare e perdere meno tempo.
 
Mi strinse in un forte abbraccio. Quasi togliendomi il respiro.
 
“ Allora come stai?” disse sciogliendolo “Sei cresciuta parecchio“ sorrise appoggiando la mano sulla sua pancia. Ah si la donna coraggiosa! Quella col bimbo in cantiere! La fidanzata di Cancer.
Mi era andata proprio di lusso!
Almeno non ho incontrato lui.
 
“ Mi scusi signora credo che..”
Venni per l’ennesima volta interrotta da quella donna.
“ Da quando mi dai della signora? Lo sai che mi devi chiamare Dafne” mi sorrise dolcemente.
“ Va bene Dafne credo che tu ti stia confondendo con Luna”
“ Non sei tu Luna?” chiese ovvia.
“ No”
“ Come no? Ma se sei tu Luna”
“ No non sono Luna io sono sua sorella gemella mi chiamo Marta”
“ Sua sorella gemella?” disse incredula.
“ Si”
“ Marta….Marta…” fece a bassa voce con un dito sul mento “ Si! Adesso ricordo! Me ne ha parlato ieri Deathly. allora sei tu la nuova arrivata!”
 
Deathly? Il grande Cancer? Grande l’avrei preso in giro a vita! Pensai mentre il mio piccolo alterego, esce con la sua nuvoletta facendomi immaginare una me in miniatura che si strofina le mani, mentre pensa alla faccia di Cancer mentre lo chiamo con il suo nomignolo.
 
“ E già” sorrisi con più tranquillità. Felice di non dover spiegare per filo e per segno tutta la storia.
“ Ma lei non mi aveva mai parlato di te”
“ Be..è una lunga storia”
“ O d’accordo, comunque benvenuta nella quarta casa tesoro” mi accarezzò dolcemente la guancia.
Cavolo che miracolo questa è la prima persona che non mi fa il terzo grado!
“ Gra-grazie” ero spiazzata che benvenuto Caloroso.
“ Vuoi un po’ di The? L’ho appena fatto”
“ Veramente mi dispiace dirtelo ma  non vado pazza per il the” ammisi imbarazzata.
“ O ma non fa niente mangerai qualche biscotto, ti piacciono quelli no?”
“ Si molto”
“ Sono al cioccolato”
“ Ottimo!”
 
Così entrammo nella quarta casa. Dafne mi portò in cucina dove era pronta la colazione.
 
“ Mi dispiace essere arrivata qui all’improvviso e così presto..” dissi sedendomi vicino al tavolo.
“ Non ti preoccupare tesoro, ero già sveglia da un pezzo, questo piccolino non mi dava pace” fece lei sedendosi di fronte a me “ Ti ho vista dalla finestra e non sono riuscita a non venirti incontro, scusami se ti ho confusa per Luna, ma siete due gocce d’acqua”
“ Si lo fanno in molti non ti preoccupare” sorrisi amareggiata
“ Infatti mi è sembrato molto strano, Luna non è molto mattiniera”
“ Si..”
“ Sai da quando Luna e Pegasus sono andati a vivere a Tokio, qui è un vero mortorio”
“ Davvero?”
“ Si, non sai che noia quei ragazzi mi fanno ridere un sacco, e poi Luna qui è sempre la benvenuta, be è la benvenuta in qualunque casa”
“ Si è simpatica a molti”
“ Ma anche tu non sei da meno, sei davvero un amore, gentile ed educata”
“ O grazie” tutta quella gentilezza mi affascinava, non riuscivo proprio a capire come una così bella, gentile e tenera donna potesse essersi innamorata di uno così…così…non mi viene la parola per definirlo.
“ Dai assaggia i biscotti che ho appena sfornato” chiese porgendo un piatto enorme di deliziosi biscotti al cioccolato “ Lo sai vado matta per questi biscotti, e credo anche il piccolo” sorrise al suo pancione.
“ Di quanti mesi è?” dissi con curiosità
“ Quattro” fece passandosi delicatamente la mano.
“ E avete già un nome?”
“ Ancora no ma c’è tempo”
“ Si” presi un biscotto da quel piatto e lo assaggiai. Dio era divino! Buonissimo.
“ E’ buono?”
“ Scherzi vero? È fantastico!”
“ Allora sono usciti bene questa volta”
“ Sei una cuoca perfetta!”
“ Le stesse parole di tua sorella”
“ Cosa?”
“ Ogni volta che assaggia qualche mia nuova specialità dice sempre che sono una cuoca perfetta”
“ Su questo siamo d’accordo allora” sorrisi prendendone un altro “ Sei sola soletta?”
“ Si Deathly è andato ad allenarsi, come tutte le mattine del resto, sai i cavalieri devono rimanere in forma”
 
Credimi lo so bene, l’ho provato sulla mia pelle, nell’ultimo mese a Tokio non ho fatto altro che allenarmi senza sosta.
 
“ Non posso nemmeno andare  vederlo perché mi stanco facilmente quindi sono segregata in casa”
“ Mi dispiace…”
“ Non stare in pena per me c’è il mio fidanzato che mi tira su di morale…”
“ O allora..” è una garanzia sicuramente. Deve avere lo stesso spirito ironico di un macaco in catalessi.
“ E ci sono le altre ragazze che mi vengono a trovare spesso”
“ Posso venire a trovarti anche io se vuoi almeno fino a quando non dovrò ripartire” si così avrei assaggiato ancora una volta questi deliziosi biscotti! Non lo faccio per convenienza sia chiaro ma questi sono inclusi nel pacchetto offerte.
“ Davvero? Puoi venire quando vuoi!” con quella mia proposta sembrava che l’avessi resa felice a vita.
“Se vuoi passiamo più tardi io e Luna”
“ O tesoro sono così felice! Rivedrò anche Luna è bellissimo!”
“ Sono contenta”
“ Ho sentito voci che parlavano della grande prova voi due centrate qualcosa?”
 
Come volano le voci qui! In un giorno tutti sapevano chi ero, ma puntualmente nessuno mi riconosceva e tutti sapevano che dovevamo affrontare questa sorta di suicidio forzato.
 
“ Eeeee…. dovremo partecipare alla grande prova”
“ Ecco questo ritorno allora”
“ Già” speravo in un qualcosa di più pacifico, tipo una rimpatriata o cose così, ma niente va come si spera.
“ Allora dovrete mettercela tutta!”
“ Lo faremo”
 
Sicuramente dopo un mese di tortura per forza dovevamo farcela.
Continuammo a parlare per un po’ quando..
 
“ Tesoro sei nella sala?”
No non dirmi che..
 
“ No amore sono in cucina” urlò Dafne di rimando.
 
Sentimmo dei passi riecheggiare nell’ambiente semivuoto e dopo pochi secondi la figura di Cancer fece il suo ingresso trionfale.
 
Lo sapevo che c’era la fregatura. Dovevo aspettarmelo dopo tutto era casa sua.
 
“ Avevo sentito la tv accesa e credevo..” aveva un viso beato quando fissava la madre di suo figlio poi quando si accorse del suo ospite cambiò totalmente espressione. Mi accolse con una faccia più che disgustata, come se avesse visto una scarafaggio spiaccicato per terra, ci mancava solo il verso di disgusto e devo dire che ero ben accetta da lui. “ Sei tu mocciosa”
“ Cancer” risposi con il suo stesso tono apatico e antipatico si sentiva perfettamente il suo disappunto sulla mia presenza in quella casa “ Niente da ridere, sei proprio un gentleman e un mago dell’ospitalità” continuai
 
“ Tesoro come mai così presto?” lo interrogò la donna.
“ Ho finito prima, volevo farmi una doccia e fare colazione con te” disse avvinandosi a lei.
Il suo sguardo mi diceva che forse era meglio levare le tende.
“ Ti ringrazio per i biscotti e la chiacchierata, ma forse è meglio che vada a svegliare Luna”
“ Grazie a te ci vediamo presto tesoro” disse alzandosi e abbracciandomi. “ Deathly saluta Marta”
Fece una smorfia scocciata e poi disse “Ciao” con molto poco entusiasmo.
“ Cancer!” lo rimproverò Dafne
“ Che c’è?” chiese l’uomo
“ E’ questo il modo di salutare?”
“ Che dovrei dire?” replicò stizzito
“ Sì più ospitale!”
“ Uffa Dafne mi dai la mia colazione e la piantiamo qui? Non voglio avere spettatori mentre litighiamo”
 
Capito l’antifona scappo che è meglio!
 
“ Be allora ciao ciao Dafne!” stavo per uscire ma venni fermata da quest’ultima.
“ Aspetta tesoro prendi questi e portali anche a tua sorella” disse lei con un sorrisetto furbo, porgendomi il piatto da cui avevo preso i biscotti.
“ Ma li stavo per mangiare io!” replicò Cancer come un bambino di cinque anni.
“ Così imparerai a trattare meglio gli ospiti! Ti addolcisco io non ti preoccupare”
“ Grazie Dafne” dissi sorridendo trionfante
“ Prego tesoro” sorrise ancora “ E mi dispiace per Cancer a volte è un po’ scorbutico” marcò particolarmente sull’ultima parola.
 
Dafne togli pure  a volte e un po’. E’ scorbutico e basta.
 
“ Non fa niente, be adesso vado”
“ Ciao, ciao” mi salutò agitando la mano, mentre salivo le scale.
Udì un ultimo grugnito, e qui le cose erano due o il cavaliere lo aveva fatto a posta per farsi sentire o il mio udito era diventato molto più fine.
 
Arrivai in poco tempo a casa e mi diressi verso la stanza di Luna.
Aimè ecco il mio ingrato compito, mi toccava svegliarla.
 
Sicura che l’avrei ritrovata distesa sul letto a gambe e braccia aperte.
 
“ Sei già sveglia?” domandai non trovandola come immaginavo ma in piedi intenta a maneggiare con gli stivali.
Oddio adesso nevica. Luna pronta e sveglia.
“ Perché tutta questa meraviglia?” chiese lei mentre chiudeva la cerniera dello stivale destro.
“ Un’ora fa eri morente e adesso sveglissima, cosa è successo?” dissi mettendo le mani sui fianchi. “ E poi cos’è tutta questa eleganza?”
 
Luna non era un tipo da gonna ma adesso ero davvero sorpresa.. Portava dei jeans lunghi molto chiari e una maglia che cadeva da una spalla, con gli stivali abbinati.
 
“ Te l’ho detto prima, dobbiamo andare da nonnino”
“ Intendi il Grande sacerdote?”
“ E chi se no?”
“ Scusa se non sono abituata ad avere un nonno uno zio e parenti di ogni sorta”.
 
Cacchio me ne ero dimenticata! Come avevo potuto! Diavolo! Sono proprio una cretina, altro che Luna a me devono farla la statua della cretinaggine divina.
 
“ Te ne eri dimenticata?” chiese
“ No certo che no” tentai invano di nascondermi dietro quella bugia.
“ Te ne sei dimenticata” confermò
“ Si mi era sfuggito, hai fatto colazione?”chiesi premurosa tentando di ingraziarmela
“ No, la stavo per fare, mi sistemo i capelli e ti raggiungo in cucina”
 
Detto fatto andai a lasciare il piatto di biscotti sul tavolo della cucina e mi sistemai..
Dovevo cambiarmi? Dopo aver visto Luna vestita così quel dubbio mi assaliva, dopotutto stavamo andando a vedere il grande sacerdote, forse dovevo mettere anche io qualcosa di elegante.
Qualche minuto dopo arrivò Luna con una lunga treccia che le cadeva su una spalla.
 
“ Sai adesso che ci penso forse è meglio che mi vada a cambiare”
“ Perché?”
“ Stiamo andando a trovare il Grande Sacerdote, dovrei vestirmi in modo più elegante”
“ Si forse è meglio dopotutto stiamo entrando nel sacro tempio di Atena”
“ Ok dammi cinque minuti e torno” mi precipitai all’istante in camera per trovare qualcosa che si potesse definire “elegante”. Alla fine optai per i classici jeans scuri una camicetta rossa e un paio di ballerine nere con un fiocchetto.
Ritornai in cucina soddisfatta da quell’abbinamento.
 
“ Uhm rosso sangue scelta azzardata” disse Luna con la bocca piena.
“ Non va bene?” o no! Dimmi di si!
“ Si, si va benissimo sta tranquilla non ti faccio ricambiare” sorrise e sorseggiò un po’ dalla tazza che aveva in mano “ Stai bene così”
Già è come farsi i complimenti da sola dato che siamo uguali.
“ Ti ringrazio”
“ Vedo che sei passata da Dafne?”
“ L’hai capito dai biscotti?”
“ Solo lei li fa così buoni!”
“ Mi ha detto di salutarti, e ci aspetta oggi pomeriggio non vede l’ora di rivederti”
“ Bello! Anche io avevo in programma di andarla a trovare, mi ha anticipata”
“ Si.. E poi quelli sono il mio bottino”
“ Bottino? Non te li ha dati Dafne?”
“ Si, si me li ha dati lei, ma li ha levati sotto al naso di Cancer, anzi di Deathly, come lo chiama lei”
“ Io glieli frego sempre i biscotti a quello li, comunque come sta?”
“ Bene, bene è incinta di quattro mesi”
“ Sono già passati quattro mesi? Wow”
“ Da quanto ho capito è maschio”
“ Fortunato Cancer ne desiderava uno da tempo”
“ Quella donna lo tiene in pugno”
“ Si ha coraggio da vendere ecco perché Cancer sta con lei”
 
Passati quei cinque minuti di chiacchiere Luna sciacquò la tazza che aveva usato e uscimmo di casa.
Bene ci stavamo dirigendo al grande tempio. Era troppo tardi ormai quando mi resi conto di non poter più tornare indietro. Dovevo andare fino in fondo, alla fine non era nulla di particolare una stretta di mano, un sorriso e arrivederci e grazie o almeno era quello che pensavo.
Mi rassegnai all’idea di dover salire cinque rampe di scale per casa e iniziai a salirle, arrivate all’ingresso della sesta casa quella della Vergine venimmo investite da un silenzio religioso.
 
“A giudicare dal silenzio Virgo sta pregando” disse Luna e si apprestò  ad oltrepassare l’ingresso
“Non dovremmo chiedere il permesso di passare?” chiesi seguendola poco convinta
“ Tranquilla abbiamo abolito questa regola come quella della maschera per le sacerdotesse”
“Non capisco, dimentichi che io non ho sempre vissuto qui come te”
“Già, a volte tendo a dimenticarlo” mi sorrise ormai ci trovavamo nel bel mezzo del corridoio della casa.
 “ È dai tempi antichi che qui al grande tempio vige la regola della maschera per le sacerdotesse, era stata la dea Atena, ma siccome a nessuna delle donne andava di farlo si è semplicemente eliminata, adesso è solo qualcosa di ornamentale, Castalia la indossa nelle occasioni importati e per poco tempo anche. Invece per quanto riguarda la regola del chiedere il permesso è stata abolita perché era davvero una grande rottura di scatole, pensa a Mur che doveva chiedere per undici volte il permesso ad ogni cavaliere”
“ Anche questo è vero, comunque fatto sta che non voglio lasciarci le penne e se credono che siamo dei nemici?”
“ Nah  ci riconosco, a me mi hanno sempre beccata”
 
Passammo velocemente la sesta casa e stranamente anche nella settima casa regnava il silenzio. Ma non c’era Pegasus qui dentro? Insieme a Sirio tra l’altro. Per non tralasciare gli altri maschi, magari i poveretti si stanno già allenando.
 
“ Questo silenzio è molto strano” dissi
“ Forse sono andati ad allenarsi”
“ Si credo proprio di si”
“ Peccato io volevo salutare Tisifone”
“ La incontreremo sicuramente dopo”
“ Già” dissi un po’ delusa.
 
Uscimmo tranquille da quel tempio e continuammo a chiacchierare ancora, su qualsiasi argomento. Di certo non ci mancavano. Dovevamo fare pur qualcosa no?
Quei scalini erano davvero tanti e anche se andavamo ad una velocità più o meno normale la quantità eccessiva mi stancava. Le mie povere ginocchia! Chiedevano pietà!
 
“ Oddio..anf..anf.. Luna …anf..non ho più fiato!” dissi mettendomi le mani sulle ginocchia per concentrarmi e riprendere fiato. Fissavo il pavimento e vedevo la mia ombra. No non sono deboluccia io! Ma fatevi voi trentacinque rampe di scale sotto il sole delle dieci e mezzo del mattino.
“ Addirittura senza fiato” Luna era di qualche passo più avanti di me con le mani sui fianchi. Non sentiva per niente la stanchezza dell’immane salita che avevamo appena concluso. Cosa mi potevo aspettare da lei? Queste scale quante volte le avrà già fatte? È meglio non pensarci.
 
“ Tu..tu..ci sei abituata io no!” sbottai innervosita.
“ E pensare che siamo andate anche molto lente” continuò non curante.
“ Mi stai dicendo che sono una lumacona?” quasi glielo urlai. Mi sentivo punta nell’orgoglio.
“ Tu l’hai detto non io” sorrise furba.
“ Luna se non fosse per la mancanza d’aria che ho, ti avrei già rincorso su e giù venti volte per queste stesse scale.”
“ No non lo avresti fatto neanche in quel caso”
“ Lu-”
Non riuscì a finire perché ero totalmente ipnotizzata da quello che avevo davanti. Enorme. Gigantesco. Bianco.
Luna seguì il mio sguardo e sorrise dolcemente.
 
“ È bello vero?” disse con ammirazione.
 
Eccolo finalmente. Il tredicesimo tempio.
 
“ Wow” l’unica sillaba che le mie corde vocali in quel momento si potevano permettere di pronunciare.
“ Hai visto che effetto fa? È forte vero? Mi è mancato questo posto” sorrise girando su se stessa “ Sono tornata a casa!” urlò a squarcia gola e immediatamente si precipitò correndo verso la grande entrata. Ancora molto lontana da dove ci trovavamo noi.
 
“ Luna aspetta! Proprio adesso che ho ripreso fiato ti dovevi mettere a correre?”
“ Dai! Lumaca!” urlò lei.
“ Lumaca a chi!” replicai io “ Adesso ti faccio vedere!”
“ Sei proprio lenta, guarda che non ti aspetto!”
“ Sleale tu sei partita prima!”
“ Dai!”
 
Qualche minuto dopo. Mi ritrovai davanti a una Luna che sprizzava gioia da tutti i pori. La guardai in viso e notai che i suoi occhi erano lucidi.
 
“ Luna perché pian-”
“ Sono tornata nonnino” sussurrò chiudendo gli occhi.
 
Rimasi davvero spiazzata da quella reazione. Davvero la nostalgia di casa era così forte? Io non avevo molta nostalgia di casa, mi mancava certo, mi mancava il rumore della cascata appena sveglia, mi mancavano i miei adorati panda, l’enorme casa e gli alberi ma tutto ciò era solo materiale. A lei invece mancavano le persone. Lo avevo capito appena eravamo atterrate. Le mancava sul serio questo posto e tutti i suoi abitanti.  Aveva lasciato tutti i suoi amici, i suoi adorati cavalieri, che considerava molto più che parenti, e soprattutto il grande sacerdote. Il suo nonnino..
 
“ Vedrai ti piacerà”
“ Cosa?”
“ Non mi stavi ascoltando?”
“ Scusa pensavo ad altro, cosa hai detto?”
“ Ti ho detto che ti piacerà nonnino” le si illuminavano gli occhi quando parlava di lui.
 
Dopo questo piccolo interavallo entrammo finalmente nel tempio. Dire che era trenta volte la casa di Ioria era poco, molto poco. Poco all’ennesima potenza.Altro che cartina qui! A me serviva il navigatore satellitare. Se la mensa era lussuosa questo posto la superava di brutto. Dovunque posassi lo sguardo il marmo era la componente principale di tutto ciò che vedevo. Colonne, statue scalini e ornamenti…l’unica macchia di colore oltre agli spruzzi dorati e argentati era il lungo tappeto rosso. Come una lunga scia che ci indicava la strada. Ma a Luna non serviva affatto, lei quel posto lo conosceva a memoria.
Superate decine e decine di porte e dopo aver salutato e chiesto il permesso per il nostro passaggio ai vari soldati che ne facevano la guardia, finalmente con mia immensa ansia mista a piacere per essere finalmente giunti alla metà, eravamo arrivate davanti alla fatidica porta. Quella delle stanze del grande sacerdote.
 
“ Signorina Luna siete voi!”
“ Ataleo quante volte ti ho detto che mi devi chiamare Luna e basta” sorrise mia sorella.
“ Lo sa che il Grande sacerdote vuole che vi si chiami così, noi eseguiamo soltanto gli ordini”
“ O mamma mia è da quando sono piccola che vi chiedo la stessa cosa, ma tanto farete come dice il sommo Shion alla fine quindi, rinuncio, avete vinto la guerra” fece Luna alzando le mani in segno di resa.
“ La ringrazio signorina Luna” disse il soldato in armatura.
“ Non c’è bisogno di ringraziarmi sto solo eseguendo gli ordini del sommo sacerdote” disse ripetendo le stesse parole del soldato.
“ Dobbiamo annunciare il vostro arrivo?” chiese l’altro uomo dall’altro lato della porta.
“ No ci penserò io Emiliano” sorrise Luna “ Voglio che sia una sorpresa”
“ Come desidera Signorina”
 
Non mi sembrò affatto sorpreso. Evidentemente era abituato a questo genere di richieste da parte della “signorina” Luna.
 
“ Marta mi raccomando non fiatare appena entriamo”
“ Ok”
“ Bene, allora ragazzi ci aprite?”
“ Si ”
 
All’istante eseguirono l’ordine di Luna che entrò subito nella stanza. Prima di arrivare alla definitiva porta da cui si accedeva alla sala del Grande Sacerdote, si doveva attraversare un lungo corridoio. L’immancabile tappeto rosso ci faceva strada.
 
“ Vedo che ti trattano molto bene qui” ammisi. “Signorina, o se preferisce Miss. ” ridacchiai.
“ Smettila, è da quando ho memoria che mi chiamano in questo modo, e io lo odio, ma nonnino vuole così e quindi se lo dice lui lo devono fare. E aimè mi tocca accettare questo titolo”
“ Come mai non hai chiamato il Grande Sacerdote nonnino?”
“ Perché questa cosa la sanno solo i cavalieri d’oro e i miei parenti e basta. Diciamo che è una cosa in famiglia”
“ L’avevo notato. E questa storia della sorpresa?”
“ O sono una ragazza dalle mille sfumature sorella, anzi signorina Marta”
“ Cosa? Non ci pensare nemmeno non mi farò mai chiamare Signorina”
“ Ti ricordo che non sei tu a decidere qui dentro ma nonnino. Quindi se nonnino farà chiamare te Signorina Marta tu dovrai accettare questo ingrato titolo, ti ci abituerai”
NO! Mai!
 
“ Ma questa è dittatura”
“ La vita è ingiusta lo so lo so” mi disse facendo pac pac sulla mia spalla.
 
No, no sicuramente era uno scherzo. Io non mi sarei mai fatta chiamare in quel modo. Non ero una nobil donna quindi tutti quei titoli erano insignificanti per me, e poi mi facevano sembrare una donna adulta e credetemi non lo sono affatto.
 
“ Eccoci” sentenziò Luna. “ Ti ricordi no? Muta come un pesce”
“ Si signorina Luna” sorrisi
 
Non ricevetti risposta e questo mi mise un’ansia terribile. In quel momento stavo facendo tutti i più possibili collegamenti. Cacchio a pochi metri di distanza c’era il capo di questo posto.
 
Luna appoggiò la mano destra sul pomello della porta e cavolo si trattavano proprio bene.. Cristallo finemente intagliato.
Appena aprì ammirai l’intera stanza. Vuota. Questa cosa del nessuno iniziava ad essere leggermente assai snervante. Il tappeto rosso continuava e si estendeva fino ad un piedistallo, ma quanto era lungo sto tappeto? Potevano metterlo al posto della pubblicità dei rotoloni regina, non finisce mai.  Il piedistallo era separato da tre scalini, sul quale c’era una sottospecie di trono formato una grande poltrona in legno scuro. Le decorazioni erano davvero deliziose e lo schienale era ricoperto da del  velluto rosso. Chiaro se non è bianco è rosso. Era proprio il trono di un re. Le colonne ci accompagnavano ad ogni passo e il pavimento in marmo scuro faceva contrasto con le pareti in marmo bianco che ci circondavano.
Le finestre erano davvero enormi e da li entrava la maggior parte della luce naturale. sulla sinistra una grande balconata mostrava la cittadella e l’arena, mentre da quella di destra si potevano vedere i dodici templi.
Anche se erano le stanze di un capo il lusso era molto contenuto. Non c’era oro in vista e gli arredamenti erano semplici ma al tempo stesso sofisticati.
In fondo al trono c’era una grande tenda bianca che evidentemente portava alle stanze private del nonnino e poi alla sacra statua di Atena.
 
“ Non c’è nessuno” constatai con un po’ di sollievo
“ Non credo che stia pregando, e non ha nemmeno una riunione quindi credo proprio che stia a leggere qualche sua adorata scartoffia”
“ Forse è meglio non disturbarlo” dissi girando i tacchi. Si avevo una paura matta adesso e avrei volentieri mandato al diavolo tutta la fatica che avevo fatto per arrivare li. Mi stava balenando l’idea di rimandare l’incontro, magari era impegnato. Lo speravo proprio.
“ Ma dove vai?” domandò Luna bloccandomi per un polso.
“ Via, non c‘è nessuno” dissi ovvia.
“ Non ci pensare nemmeno nonnino deve conoscere mia sorella” disse seria
“ Lo conoscerò un’altra volta” provai a buttarla lì.
“ Non ci sarà un’altra volta” mi fissò “ Adesso è la tua latra volta.”
“ Ma-”
“ È dietro quella porta la vedi?” la indicò con un cenno della testa
 
Feci si con la testa
 
“ Vedi? Siamo quasi arrivate e te ne vuoi andare?”
“ Si ”
“ Non dirmi che te la stai facendo sopra”
“ Buongiorno finezza”
“ Piantala”
“ No “
“ Io credo proprio di si, guarda che non ti mangia è buono come un agnellino”
“ E se invece è il lupo travestito da agnellino?” ops pessima battuta. Me ne rendo conto da sola.
 
Luna mi incenerì con lo sguardo, guai a chi tocca nonnino!
 
“ Scherzavo, se vuoi ti aspetto qui mentre lo saluti e poi ce ne andiamo”
“No!”
“ Ok, ok, era solo un’idea cacchio”
“ Be questa idea non mi piace affatto”
“ Uffa che testa dura che hai”
“ Siamo fatte della stessa pasta quindi di teste dure ce ne sono due”
“ Ma tu sei più dura”
“ Finiamola qui” ordinò
“Si va bene ma comunque sei tu la più dura”
“Disse colei che vuole avere sempre l’ultima parola”
“Ma non è vero” replicai
“Invece si l’hai fatto anche adesso”
“Ma..”
“Vedi”
“OK, hai vinto” dissi voltandole le spalle e proseguendo, mi sorride vittoriosa.
 
Eravamo davanti alla porta e io non riuscì nemmeno  a deglutire.
Luna non bussò, si limitò ad aprire piano piano ed entrò di soppiatto, silenziosamente. La seguì imitandola, e mi fermai poco più avanti della porta. Osservai rapita la stanza. Quella era davvero una signora stanza, una libreria occupava l’intera parete frontale e un’ampia scrivania in mogano scura ne faceva da padrona. Su di essa erano appoggiati libri carte pergamene e altre pile di fogli. Dietro di essa c’era una poltrona nera. Vuota. Se avevo fatto tutta quella strada per niente avrei impiccato la signorina Luna. Senza troppi problemi. Cavolo mi ero convinta, anzi mi aveva convinta.
 
“ Luna qui non c’è nessuno”
“ Shhh”
 
Giusto muta come un pesce.
 
“ So dov’è”
“ Questo gioco mi sta innervosendo”


Il Grande Sacerdote non era un po’ grandicello per giocare a nascondino?
 
Lei mi ignorò totalmente e andò verso un balcone. Più che balcone terrazzo. E seduto su una poltrona in vimini c’era il Grande Sacerdote. In tunica bianca. Assorto nella lettura di un libro.
 
“ NONNINO!” urlò Luna saltando addosso all’uomo che spaventato si mise in piedi.
Non fece in tempo ad accorgersi chi era l’uragano che lo aveva disturbato che ricadde sulla poltrona con al collo Luna che lo stritolava. Il libro era saltato chissà dove e in viso aveva stampata una pura espressione di sorpresa.
“ Oh nonnino…no..nonnino..” piangeva, piangeva di gioia.
 
Quell’uomo non rispose, sorrise alla sua nipotina e gli accarezzò dolcemente i capelli
Finito quello sfogo Luna allontanò la testa dal collo del sacerdote e sorrise non mollando la presa, come se facendo quel gesto lui si sarebbe dissolto.
 
“ Piccolina”
“ Nonnino…mi sei mancato così tanto! Non sai quanto!” e appoggiò la testa sul quel petto muscoloso continuando a piangere silenziosamente.
“ Anche tu…tesoro anche tu”
Lui continuava ad accarezzarla e a lasciarle qualche bacio, con un sorriso beato..come se avesse perduto chissà quale cosa e adesso l’aveva ritrovata. “ Ti prego tesoro è tutto a posto sta tranquilla” come era bella la sua voce..calma e tranquilla. Sorrisi vedendo quella scena. Forse ero il terzo incomodo ma giuro che avrei pagato per vederla. Anche a me stavano uscendo le lacrime.
A quella piccola preghiera Luna alzò lo sguardo e sorrise timidamente al suo nonnino.
 
“ Mi sono mancate queste sorprese, mi hai davvero spaventato” ammise il grande sacerdote.
“ Non è vero tutta finzione!” sorrise ancora di più.
“ Mi conosci davvero bene”
“ Se no che nipote sarei?”
“ Giusto”
 
Lo osservai. Anzi lo studiai nei minimi dettagli.
Dov’era il vecchio? Io non lo vedevo affatto. Forse aveva sbagliato persona sicuramente.
Quell’uomo al massimo poteva avere si e no trentacinque trentasei al massimo trentotto anni. Ma chiamarlo nonno, dio era un’esagerazione! Un’imprecazione esattamente.
Non aveva un capello bianco e nemmeno una ruga, di solito i nonni sono rugosi curvi con la dentiera se se la potevano permettere no? Almeno in Cina erano così, di quei pochi che avevo visto. Evidentemente aveva preso un elisir di eterna bellezza per mantenersi così in forma.
Aveva dei lunghi capelli verde chiaro molto chiaro che si potevano confondere con quelli di Luna e i suoi occhi erano del color dell’ametista. Il suo volto era giovane e aveva un dolce sorriso che illuminava anche gli occhi.
A prima vista sembrava proprio un giocherellone, e non serio e autoritario come lo avevo immaginato io.
 
“ Ero sicuro che saresti venuta” confessò il Grande Sacerdote. “ Ma potevi avvertirmi no?”
“ Volevo farti una sorpresa!” protestò mia sorella
“ Mi hai fatto prendere un colpo, quindi ci sei riuscita benissimo” ridacchiò Shion. “Sono davvero contento di vederti”
“ Io molto di più! Nonnino!” gli saltò al collo ancora. “ Nonnino ti ho portato una persona molto speciale” disse Luna sorridendo e scendendo dalle gambe dell’uomo.
“ Una persona speciale?”
“ Si, ma credo che tu la conosca già”
“ Veramente?” aveva un’espressione confusa in volto.
Luna rispose facendo si con la testa e si girò verso di me, che ancora ero lì a fissarli con la testa nelle nuvole.
 
“ Marta?” mi chiamò Luna.
 
La guardai in viso ma non risposi. Ora che dovevo dire? Dovevo dare del voi o del lei al grande sacerdote? Alla voce in terra di Atena? Oppure lo dovevo chiamare maestà? Troppo formale? Il tu è troppo informale meglio il lei si si va bene il lei.
 
“ Luna chiama Marta. Ci sei?”
 
Gli avrei risposto di si, almeno la testa lo urlava, era la gola che non collaborava.
 
“ Sa…salve” dopo secondi di innumerevoli tentativi nella mia testa finalmente riuscì a dire una parola. Mi devo inchinare? Oppure devo abbassare il capo? Diamine avevo dimenticato tutte le regole della buona educazione di questo posto! Non era una di quelle regole? Inginocchiarsi o abbassare il capo dico o entrambe?Cavolo.
 
“ La famosa Marta” mi sorrise e si avvicinò. Lo seguì con lo sguardo. “ Sono felice finalmente ho l’onore di conoscerti” continuò prendendomi la mano e posandoci un bacio. Ma dove sono finita? Il baciamano? Ero diventata viola per la vergogna.
Addirittura. L’onore di conoscermi.
 
“ O..la..la ringrazio..” articolai con fatica.
“ Ti prego non darmi del lei mi fa sembrare vecchio” rispose prontamente.
“ L’avevo notato” cacchio l’ho detto ad alta voce! “ Voglio dire d’accordo..”
“ Nonnino tu sei vecchio” affermò senza vergogna la ragazza che avevo per sorella.
“ La solita ragazzina senza peli sulla lingua” ridacchiò il nonnino.
“ Beh è una dote che si apprezza la maggior parte delle volte”
“ L’apprezzo anche io, ma potevi tralasciare questo particolare”
avevo ancora la mano nella sua.
“ Marta guardati sei tutta rossa!” mi canzonò Luna
 
Come mi guardo se non ho uno specchio? E poi non mi importa niente della faccia. Più o meno.
 
“ Non ti fare abbindolare dal fascino del nonnino”
“ Cosa?” dissi ancora intontita.
“ Non sapevo che preferivi i tipi maturi” continuò lei.
“ Luna potresti concludere con queste sciocchezze? Non vedi che metti in difficoltà tua sorella”
“ Stai tentando di cambiare discorso? Lo sai che non attacca”
“ Marta gradisci qualcosa?”
“ Un..un bicchiere d’acqua se è possibile” risposi
“ Certo” sorrise e andò vicino ad un tavolino.
 
Troppo sfacciata? Non credo avevo solo chiesto un po’ d’acqua, dopo tutta quella salita era il minimo che potevo chiedere no?
Luna mi si avvicinò e mi prese a braccetto.
 
“ Vieni andiamo a sederci hai una faccia”
“ Che faccia?” chiesi preoccupata.
 
Prendemmo posto su altre due poltrone in vimini e il “nonnino” mi portò il bicchiere che avevo chiesto.
 
“ Grazie” dissi prendendo il bicchiere in cristallo.
“ Di nulla.” si rimise a sedere  “ Siete proprio uguali..”
 
No ti prego anche tu con la storia delle gemelle
 
“ A vostra madre” finì
“ Di solito ci dicono che siamo uguali e basta, sei la prima persona che ci dice una cosa simile” sorrisi io.
“ Allora avete ascoltato le parole di persone molto superficiali secondo il mio parere”
 
Sembrava provenire da un’altra epoca. Questo nonnino mi piaceva parecchio, non capivo più perché avevo tutta quella paura di incontrarlo. Aveva la capacità di metterti a tuo agio. Sempre.
 
“ È davvero un uomo di altri tempi.”
 a sentire le mie parole Luna scoppiò a ridere, cosa avevo detto di così divertente?
 
“ Marta ci sei andata vicino puoi dire di qualche altro secolo”
“ Non capisco”
“ Nonnino glielo dico io?”
“ Come desideri” rispose pacato.
 
Sembrava un colloquio tra un cavaliere e una dama, ci mancava l’inchino ed era perfetto.
“ Ti ringrazio.” si girò verso di me e continuò “ Marta se ti chiedo quanto anni dimostra nonnino tu cosa mi risponderesti?”
“Ma che domanda è?”
“ Tu rispondi e basta, in modo sincero è ovvio”
“ Be non lo so di preciso..forse trentacinque massimo trentasette perché?”
Aleggiava sul suo viso ancora una smorfia di divertimento.
“ Luna mi puoi spiegare cosa c’è di così divertente?” così magari rido anche io aggiunsi mentalmente.
“ Be nonnino…non è proprio un giovincello.”
“ Adesso sembri tu la nonnina da come parli.”
“ In parole povere il Grande Sacerdote non ha trentacinque anni come hai detto tu”
“ E quanti anni dovrebbe avere scusa? Trentotto? Ho sbagliato di qualche anno?”
“ 243” precisò il Grande Sacerdote.
 
Cosa?! No è uno scherzo. Mi sono sbagliata giusto di qualche anno, io non posso aver davvero sentito 243, dovrei togliere il 200, saranno 43.
 
“ lo dovevo dire io!” protestò mia sorella
“ È impossibile!” urlai.
“ Credimi è possibile” replicò Luna
“ No è uno scherzo” non riuscivo a crederci.
“ Non ti sto prendendo in giro è la verità nonnino ha 243 anni, se no il soprannome non sarebbe appropriato no?”
“ Ma come fa a essere così.. così ..”
“ Merito della dea Atena” continuò il Grande Sacerdote.


C’è sempre il suo zampino. Santa donna, però a volte qualcosa di utile la faceva. Mi spiace per nonnino che per 243 anni ha fatto sempre le stesse cose. Solo nell’ultimo decennio c’è stata Luna a tormentare le sue giornate.
 
Continuammo a parlare del più e del meno per oltre due ore, del Giappone della Cina delle feste dei cibi preferiti gli sport dei miei libri della nostra passione comune dei manga dei film di tutto! Quell’uomo era davvero fantastico, era piacevole trascorrere del tempo con lui non ti annoiavi mai.
Alla fine arrivò il momento di parlare della grande prova. Si sarebbe svolta nell’arena del grande tempio alla fine di quella settimana, c’erano molti partecipanti e le prove erano difficili..ma nonnino era certo che avremmo portato a casa la scintillante armatura.
 
“ I dodici cavalieri d’oro vi aiuteranno questa settimana ad allenarvi e a raffinare le vostre capacità nel combattimento”
“ Con tutti e dodici?” chiesi sorpresa
“ Esatto”
“ Ma no..ti prego non possiamo sceglierli noi?” continuò luna esprimendo il parere di entrambe.
“ Assolutamente no” sorrise serafico il Grande Shion “Non avrebbe senso”
“ Sei sadico!” lo ingiuriò Luna
“ Sadico è chi gode vedere le persone soffrire, e io non lo sono affatto questo è solo per il vostro bene” saputello il tipo. Ma non sapeva che avremmo sofferto di sicuro? Ed era proprio lui a dire si a tale tortura. Quindi il termine sadico ci stata tutto. Anche troppo bene.
“ Va bene nonnino va bene” si arrese Luna. Così in fretta? Non combatteva per niente’ caspita come era arrendevole…
“ Lo dici solo per farmi contento?” chiese quest’ ultimo
“ No lo dico per non sentire le tue prediche è diverso” eccola mi sembrava troppo calma
“ Luna ti dovrei tagliare quella lingua” neanche nonnino scherzava però
“ No non lo farai mai, tu adori le tue nipotine no?” cosa c’entro io adesso? Non ho fatto niente! Sono innocente!
“ Marta è molto più furba di te” dice Shion. Non mi conosce affatto io la penso esattamente come Luna. Sto zitta solo per tastare il terreno.
“ Cosa?” chiesi fingendo di non stare capendo nulla
“ Sa stare zitta nei momenti giusti tu no” beh su questo non posso dargli torto
“ Così mi offendi! È poi lei è mia!” fece una linguaccia e mi strinse con un braccio a se.
“ Ma tu mi adori lo stesso vero? Tranquilla te la lascio, ci vediamo stasera a cena”
“ Mi raccomando non mancare come ieri” disse Luna
“ Hanno fatto i bravi i ragazzi?” chiese l’uomo
“ Si angioletti” affermai io sarcastica. Non avevo la minima intenzione di smascherarli, anche perché il sacerdote sembrava saperla lunga sulla questione e probabilmente già immaginava.
“ Quei ragazzi..” fece avanti e dietro con la testa.
“ Ciao nonnino” disse Luna baciandogli una guancia..
“ Ciao tesoro” rispose lui
“ Allora arrivederci…” dissi io
“ Sei sempre così formale? Vieni qui” mi prese e mi abbracciò forte. Poi mi sussurrò all’orecchio “ Puoi chiamarmi nonnino anche tu”
“ Davvero?”
“ Sei la mia seconda nipotina no? Ma ti prego questo deve rimanere un segreto”
“ Va bene” sorrisi io “ Nonnino” continuai titubante
“ Arrivederci e mi raccomando fate le brave” sembrava serio in quel momento.
“ Le faremo!” urlammo in sincrono uscendo dallo studio.
 
Era bello avere un nonno.
 
Il pomeriggio non passò molto velocemente come io mi aspettavo, dopo aver salutato Dafne alla quarta casa, andammo subito ad allenarci. Quel giorno il nostro maestro era Gemini. Si la fortuna era davvero dalla nostra parte. Luna appena ha capito che era lui, venne circondata da un’aura cupa, per tutto l’allenamento.
Ma quello non si poteva definire allenamento, credetemi l’addestramento militare è una gita al mare in confronto. Con tanto di passeggiata rilassante sulla banchina.
Tornammo a casa come due zombie e ci mettemmo tre ore per arrivare alla quinta casa. Con gli occhi chiusi, le gambe si muovevano da sole, stanche come eravamo. 
 
Spalancammo la porta della nostra stanza e ci tuffammo sul letto.
 
“ Ti prego prendi chiodi e martello e barricaci in camera” disse Luna rivolta a me.
“ Non ne ho la forza” replicai io.
“ Mi fanno male tutte le ossa”
“ E i muscoli”
“ Mi fanno male anche le palpebre”
“ La testa…”
“ Tutto”
“ Si tutto”
 
Ci addormentammo continuando con la nostra lunghissima lista di dolori…
I giorni seguenti furono esattamente come questo, allenamenti, torture e massacri. Tornavamo sempre a casa con dolori lancinanti in tutto corpo. Ma nessuno osava lamentarsi. Sapevamo che era per non rimanerci secche durante la prova.
Mi piacerebbe dire che passò molto velocemente la settimana, ma così non fu. Ma nonostante ciò il grande giorno arrivò.








Rieccoci qui giù solo per ringraziare ancora una volta chi ha speso un pò del suo tempo per leggere questo capitolo. 
Come sempre vi incitiamo a lasciare un vostro commento, un appunto, una correzione o anche semplicemente un piccolo parere sulla ff.
Un enorme bacio con contorno d'abbraccio e tanti saluti.

Lady T & Lady Y 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** La grande prova ***



La grande prova

Pov Luna

Era già passata una settimana dal nostro arrivo al Grande Tempio, e dopo aver fatto conoscere Marta a tutti i cavalieri d‘oro, le portai in giro, mostrandole tutti i posti dove ci si divertiva. Per nostra enorme sfortuna giunse il grande giorno, anche troppo in fretta per i miei gusti. Il giorno della Grande Prova. Ero convinta che avrebbe per sempre cambiato le nostre vite.
 O in meglio o in peggio....forse  solo in peggio...anzi sicuramente in peggio...
 La mia, è una visione catastrofica dei fatti direi, poiché a pensarci bene questa situazione è sempre stata catastrofica fin dall’inizio.
Avevamo due possibilità:
1)Se avessimo perso la Grande Prova, saremmo state appese come salami davanti alla porta di casa, per fare vedere la fine che fanno i perdenti.
2)Se invece la dea bendata avesse deciso di parteggiare per noi facendoci vincere, forse ma dico forse, la nostra vita avrebbe potuto avere una durata più lunga, finché qualcuno non avesse deciso di mettere la parola FINE alla nostra esistenza. Cosa che sarebbe certamente accaduta dopo la conquista della grande armatura. Perciò ora potreste capire il perché del mio pessimismo, se perdessimo saremmo morte per mano degli amici, se vincessimo rischieremmo per mano dei nemici, ditemi voi quale sarebbe la soluzione giusta. Io preferisco la seconda ma in entrambi i casi non mi alletta l’idea di morire e forse dovrei smetterla di pensarlo. Si decisamente devo smettere di pensare alla mia morte. Ma come fare in queste condizioni? Ho decisamente ripetuto troppe volte morte. Ecco l’ho fatto ancora.
Mi dispiace ma oggi come oggi non sprizzo gioia e felicità! Non vedo unicorni e caramelle ovunque io mi volti, non che di solito lo faccia, anche perché risulterei pazza e magari anche mezza drogata, ma era per sottolineare che è una giornata di merda. E si, concedetemi il francesismo. Comprendetemi...Insomma! E come essere un animale da macello..pronto per essere sgozzato.
In un certo senso potevamo essere ..che ne so ..sbranate da qualcosa, uccise da qualcuno ... cadere da qualche parte e non essere più ritrovate... oppure nella più peggiore delle ipotesi ....potevo essere vittima dell'ira di mia sorella....già perché ho dimenticato come al solito di puntare la sveglia ... e adesso mi ritrovo a girare per casa come una ladra in punta di piedi, facendo il meno rumore possibile, ma con la mia costante caratteristica dell’essere un’imbranata di dimensioni cosmiche e sto facendo una fatica assurda e per aggiungere ancora qualcosa, alla mia già precaria condizione di equilibrio, sto sudando freddo, per cui qualsiasi cosa tocchi inevitabilmente mi scivola dalle mani, solo per cambiare l'ora a tutti gli orologi in circolazione per non essere uccisa da lei....ragazza che nasconde dentro di se la natura di un demonio con occhi serafici....e se il mostro lo scopre sono morta decapitata! Idiota che sono!!!Se sa che dimentico sempre di puntare la sveglia  perché me lo chiede? Ah già perché sono io che lo propongo...idiota il doppio. Forse uno sconto di pena me lo può dare no? è solo stata tutta colpa dell'ansia pre-prova finale, in fondo non è così disastroso no? No? Oppure è il caso di preparare le valige?
Quindi riassumendo il tutto, potrei morire per mano degli amici in caso di fallimento, potrei essere perseguitata a vita dai nemici per via della vittoria, ma cosa peggiore potrei non andare incontro a nessuna delle due prospettive particolarmente allettanti, elencate precedentemente, in quanto alla prova potrei non arrivarci proprio visto che rischio di venire a mancare prima, e per mano della mia dolce( si come no!) adorabile (solo quando dorme) magnanima( mai con nessuno) sorellina che si sta per svegliare. O già è vero dimenticavo di aggiungere che non ama far soffrire la gente ma è contraria allo sconto di pena, per lei esiste solo l’aumento della stessa. Come le voglio bene no?…. Penserete questo, si ma solo perché non l’avete mai vista arrabbiata!!!!
 
 
"mhm"
Ormai i miei pochi minuti di salvezza stavano per scadere, velocemente, molto velocemente. Il demonio… ehm volevo dire Marta stava per svegliarsi!
che faccio? che faccio?
"Lu..Luna sei..tu?" gracchiò con voce impastata dal sonno
"S-si?" chiesi esitante.
" Ma che ore sono?" domandò lei stropicciandosi gli occhi.
"Le sss..ette?" sembro convincente? Almeno un po’? ti prego fa che non lo scopra, fa che non lo scopra, fa che non lo scopra, fa che non lo scopra!
" Ah credevo fosse più tardi” si passò una mano sul viso. ”Come mai sei già sveglia? Di solito sono io che ti devo buttare giù dal letto ogni mattina..invece adesso sei già pronta" sorrise indicandomi.
" Ansia! Non sono riuscita a chiudere occhio" ridacchiai
" Come no, stavi già russando all'una tu" disse sistemandosi meglio sul letto
" Stanchezza Marta, stanchezza" annui fortemente, forse in modo troppo esagerato, e mordendomi le unghie
" Sarà, comunque è troppo strano vederti già arzilla alle sette del mattino, è un comportamento sospetto" mi fissò come per scrutare dentro di me la più oscura bugia.
“ Beh dopotutto anche da chi non ci si aspetta niente si possono ricevere delle grate sorprese no?” si Luna continua a recitare. Stai andando bene.
Wow che paroloni sembro proprio una poetessa! Diamine non pensare alle cavolate devi salvarti il fondoschiena quindi sii convincete e continua con la tua farsa.
“Si ma è comunque strano” affermò
"No.. Perché dovrebbe esserlo? Io non sono assolutamente sospetta!”
“Infatti io non ho detto sospetta, ma strana. Mi stai nascondendo qualcosa?”
“Nooooo” urlai “Non ti nascondo mai niente” continuai con tono di voce più basso “Mai” dissi decisa “Mae e poi mai” ripetei
“Boh sei strana oggi!”
 
E dopo avermi fissato per ben settantacinque secondi, mi disse " Siccome sono le sette ne approfitto e dormo altri cinque minuti quindi ti prego fa silenzio" si girò e mi mostrò il suo bel lato B.
No no no Marta! se sapessi che siamo in megagalattico  ritardo non arriverò nemmeno alla grande prova finale se metti quelle manine sul mio collo per strozzarmi come una gallina. Sicuramente sarei finita così un giorno di questi. Dai Luna falla alzare senza farle capire nulla del  casino che hai combinato. Non sarà così difficile no?
Si invece, vocina pessimista, ricordami di espellerti dalla mia mente se sopravvivo a questo casino.
 
"Marta che ne dici di allenarci?" provai
" Dobbiamo essere riposate ..." mugugnò
"Be forse è meglio alzarsi...dai è un grande giorno!" si per andare a morire. Infondo c’è il sole, niente vento, e un grande spazio per la tomba, in più mille poeti per un epitaffio molto onorifico.
" Luna taci!" mi rimproverò
"Ma Marta io ecco io..." Piagnucolai
" Cosa vuoi? voglio dormire ancora un po’! Adesso non posso nemmeno riposare in pace?!" disse girandosi
 
Ti capisco ma le otto per i cavalieri d’oro è l’ora di pranzo!
 
"No! il fatto e che….  Ioria ha detto che ci deve parlare e se faremo tardi..." Che cacchio mi inevto adesso
" E digli che sono le sette è l'alba per me adesso!"  ma vallo a dire tu a lui, di certo altri nemici per oggi non ne voglio.
" Ci sono le brioches che ti piacciono tanto!" volli puntare sulla sua golosità
"Le mangerò quando andremo a fare colazione"
" Ma finiranno se non ci sbrighiamo"
"Luna ti vedo preoccupata che hai? E sinceramente mi hai stufata!"
 
Preoccupata? Io? questa non è la faccia di una preoccupata! Questa è la faccia di una che sta andando al patibolo! Accompagnata per mano da sua sorella che farà da boia. Mantieni la calma ti prego! Stavi andando così bene, le brioches stavano sortendo il loro intento. Non demordere, fatti coraggio.
 
"Nulla nulla ma adesso ti prego fallo per me alzati e preparati in cinque minuti" stavo letteralmente impazzendo, giacché mi misi ad aprire i cassetti e a lanciarle i vestiti addosso per farla preparare in fretta
" Ok ok ok tanto con te non si può dormire più di cinque minuti! Che cavolo!" sbottò irritata.. Si alzò prese una delle tante magliette che gli avevo lanciato i pantaloncini e l’intimo e si barricò in bagno.
 
grande adesso l'avevo fatta anche arrabbiare ancora prima di averle detto del piccolo incidente.
così per tutto il tempo che Marta si preparò con estrema lentezza io sudavo freddo sempre di più, mi asciugavo con fretta le goccioline di sudore che colavano dalla mia fronte. Quando vidi che finì di mettersi l'ultimo stivale la presi per un braccio e iniziai a correre a per di fiato stritolandoglielo.
ma la testarda si bloccò e mi urlò in faccia:
 
"Ma che cavolo hai??? Si può sapere perchè hai tutta questa fretta? Eda quando mi sono svegliata che mi dici  fai in fretta sbrigati muoviti  muoviti! Non sono il tuo cane, non mi muovo a comando."
"Ecco io ..." ma in quell'istante alzai lo sguardo e vidi la torre dell'orologio delle dodici case. Terrore! Terrore nei miei occhi! mancavano solo quindici minuti, quindici cortissimi minuti!
"Ma che?" disse lei dilatando gli occhi alla vista della torre.
Merda! aveva seguito il mio sguardo e adesso ero nei guai fino al collo.....
In pratica tutta fatica sprecata la mia….
Luna Kurumada ora del decesso stimata per le 8:15 del mattino, causa della morte strangolamento per mano di sua sorella. Crudele destino che le spetta….
 

 
 
POV MARTA
 

"Luna dimmi che la torre è guasta, perché se non è così, giocherò a calcio con la tua testa" precisai schioccandomi le dita.
 
Luna deglutì rumorosamente e io stavo iniziando a perdere le staffe..
 
"Luna...." Ripresi lentamente
"I..io.." Si torturava le dita e nascondeva il viso dalla mia vista, facendosi piccola piccola.
"Dimmi che scherzi! Anzi dimmi che sto sognando! Sto sognando vero?" urlai indicando la torre che avevamo davanti. “ Ti rendi conto che sono le otto e  un quarto! Manca pochissimo all’inizio della prova!”
" Si stai sognando" mi prende pure per il culo la ragazza
" Luna io dicevo così per dire! Che cavolo giuro che tu non arriverai ai diciotto anni! Creperai per mano mia! E non è una minaccia ma un avvertimento" urlai con tono minaccioso.
"Adesso non prendertela siamo in enorme ritardo!" mi prese di nuovo per mano e continuò a scendere trascinandomi.
"Non fare la saputella! Anzi  non arriverai ai sedici anni!" l’avvertì nuovamente.
" Mi minaccerai quando arriveremo! Adesso muoviti!" sempre più agitata di prima.
“Ti avevo già detto che non era una minaccia” conclusi correndole dietro.
 
Dovevamo percorrere 12 mila scalini, per di più correndo sotto il sole che scioglieva le pietre! Che cavolo! Un ascensore no? Troppo difficile schiacciare un tasto? Mancanza di fondi? Evidentemente erano più tipi da uomo delle caverne che altro. Allora avrei trovato una clava molto facilmente per sbatterla in testa a quell’idiota che condivide il mio stesso DNA. Mi sarebbe bastata anche la macchinina dei Flinstones.
 
" Forse facciamo prima rotolando!" ridacchiò, ma che credeva che la mia furia sarebbe finita cosi? Senza vittime? Povera illusa.
" Non sono in vena di battutine Luna! Appena saremo arrivate inizierai a prendere la pala" feci aggiustandomi la maglietta.
" E a che mi serve?"  si girò guardandomi in faccia, con un punto interrogativo dipinto su di essa.
" A scavarti la fossa!" abbaiai.
" O dio come sei drammatica!" alzando gli occhi al cielo.
" Drammatica? Dici che io sono drammatica?" ripetei indicandomi il volto.
" Si la drammaticità fatta persona!" disse convinta annuendo, per sottolineare la sua affermazione.
" Questo è realismo cara!" avrei voluto lanciarla giù dalle scale.
" Hai una visione solare della vita vedo."
 
Non lo sarà mai finché ci sarai tu in giro!
 
" Lo sarà ancora di più quando tu sparirai dalla mia vista!" l’ho detto ad alta voce? Non me ne ero accorta.
" Esagerata" disse muovendo la mano con non curanza.
" Ricordami di prendere della legna e della benzina oltre alla pala" elencai prendendo il conto con le dita.
" Vuoi fare un falò al mattino? E poi andresti contro la guardia forestale!”
" No divento una piromane e ti do fuoco! E poi illuminami qui esiste la guardia forestale? Qui gli alberi si sono estinti!"
“ È la caratteristica del territorio e poi potrebbero prendere fuoco le case!”
 “ Ma che me ne frega delle case, basta che ci sia in mezzo tu, voglio prendere le tue ceneri  con la paletta!” mimai quel gesto con foga, con troppa foga, sempre scendendo le scale ovviamente, non mi potevo permettere il lusso di strozzare con giusto tempo la mia adorabile sorellina.
" Cara ti ricordo che quella con il potere del fuoco sono io!"
"Allora datti fuoco da sola!" bastava guardarmi per morire di autocombustione .
" Be dovrei essere pazza per farlo non credi?"
"Allora ti faccio diventare pazza io!” con molto piacere
" Dio Marta sei davvero pensante! Che stai facendo? Scarichi l'ansia su di me adesso?"
" Taci! Prima ti torturo, poi ti lancio nell'acqua ghiacciata e poi ti annego!"
“ Trovala l’acqua ghiacciata nel bel mezzo della Grecia a quasi quarantacinque gradi e mezzo all‘ombra!”
“ Non farti di questi problemi, sono una forza della natura, un po’ di ghiaccio è facile da creare”
" Preferisco morire per mano mia!"
" Dai no problem ti do una mano io!" sai muoio dalla voglia di farlo.
" Di solito dovresti aiutarmi a salvarmi la vita non a porle fine!"
" Giuro che se sopravviviamo all'ira di Toko e Ioria giuro ma giuro sul mio nome e il tuo che non arrivi a quindici di anni" scendiamo di numero, non è un problema
" Sai vorrei avere un futuro io!" lo avrai altro che se lo avrai e sarà un futuro molto sgradevole, e l’artefice delle tue sventure sarò proprio io.
" E mi raccomando guardati le spalle oggi! Perché se vedi che ti arriva un masso da dietro sappi che sono stata io!"
" Ti voglio bene anche io, però che modo insolito di dimostrarmi affetto.." Provò a canzonarmi
" Ruffiana! Io non ti dimostro un bel niente e se stai per cadere da un burrone chiamami che ti do una mano a scendere più giù" sono spietata lo so, ma ormai non c’è l’ho più con lei, è solo il gusto di litigare, infondo qualcosa per passare il tempo mentre corriamo per arrivare a destinazione ci vuole.
" Cacchio scusa ieri ero così stanca che non ci ho pensato proprio, però diamine ci potevi pensare tu no? O è troppo difficile?" stava esagerando con le prese il giro però
" Lo stavo facendo ma tu mi hai bloccata dicendomi che lo potevi fare benissimo tu. E ancora non capisco il perché"
" Ma se stavo già dormendo!!!!!! Evidentemente è stata una risposta involontaria la mia!" confessò esasperata
" Non sapevo che parlassi nel sonno" ammisi. Colpita e affondata.
"Adesso lo sai" dirlo prima no eh?
"Comunque passerà qualche tempo prima che ti perdoni perché te lo meriti troppo!" scherzai mostrandomi seria e ancora arrabbiatissima
" Cavolo quante storie per una sveglia!"
" Okay la smettiamo qui! ma da oggi in poi posterò io la sveglia! Chiaro!!"
"Affare fatto!"
" Bene!"
" Bene!"
 
Dopo una corsa infinita giungemmo davanti alla porta della grande arena, che si parava davanti ai nostri occhi. Mi fermai, bloccata da un senso di..di non so definirlo bene forse era solo ansia da palcoscenico, osservai Luna e la sua faccia non mi faceva capire nulla. Che avesse paura? Si sicuramente. Una più fifona di lei non l’avevo mai conosciuta oltre a scooby doo.
“Allora pronta a morire?” dissi tanto per sdrammatizzare.
 
Non mi rispose si limitò a fare mezzo sorriso e ritornò a fissare il portone chiuso.
E che palle! Troppo troppo seria! Devo alleggerire la tensione, che si taglia con il coltello.
 
“ Io Marta Masami” quasi urlai e finalmente attirai la sua attenzione “ Giuro solennemente!” si girò verso di me e vidi con la coda dell’occhio un angolo della sua bocca alzarsi “ Di perdonarti per avermi svegliata tardi e…” era in attesa che io continuassi “ Anche se sei sbadata, la più rompi palle di questo mondo, la più svampita e scoordinata che riesce a bruciare anche  due uova” continuavo a stuzzicarla per avere una delle sue battutine, alle quali  mi faceva sempre piacere rispondere  e finire come sempre a ridere allegramente e alleggerire l’atmosfera pesante, ma siccome non cedeva a quel mutismo finì col dire quello che la mia testolina aveva pensato da un bel po’ “Devo riconoscerti un pregio, quando vuoi sai stare in silenzio” e questa è la prima volta che rimane a lungo in silenzio, perché da quel poco tempo che  la conosco non è mai stata così zitta.  Come tocco finale misi la mano sul cuore e continuando il mio discorso di incoraggiamento, anche se non era molto incoraggiante a dire la verità,  confessai “ Sorellina, non preoccuparti di nulla e sta tranquilla perché se sarà necessario ti salverò e faremo in quattro il nostro avversario” finì col sorridere e lei anche se non ricambiò vidi nei sui occhi un po’ di tranquillità.
Avevo ancora la mano sul cuore, e sentì sotto il mio palmo qualcosa di freddo.. Non mi infastidiva, anzi mi calmava… il mio cuore iniziò a battere più forte non per la paura ma per il fatto che tutto quel freddo bloccato dal mio palmo e dal petto era immensamente piccolo…era lui, il ciondolo, si sentiva. Era molto strano eppure l’ho ricevuto da poco. Non ci avevo fatto nemmeno caso e l’avevo messo da parte dimenticandomi della sua presenza e in quel modo mi stava dicendo “ Sono qui con te” quel freddo era così piacevole che sotto il mio tocco era qualcosa di così bollente che non so quale sensazione mi desse. Istintivamente strinsi la presa sul piccolo oggetto e come per magia sentì intorno a me un’aria diversa, come intrisa di tranquillità e calma, quasi irreale.. Mi spostai verso mia sorella e vidi che era nella mia stessa posizione. Mano destra sul cuore che stringeva qualcosa di  immensamente piccolo, quasi come a stringere il suo stresso cuore. Le sue nocche erano bianche per tutta la forza che ci aveva messo e i suoi occhi erano chiusi come a bearsi  di quella strana calma… Aveva ritrovato la tranquillità e anche io..adesso era molto meglio.
Spalancai all’improvviso gli occhi ..qualcosa, qualcosa mi aveva toccato la spalla destra risvegliandomi dalla mia pace e lo stesso aveva fatto Luna, come se avesse preso la scossa.  Quella sembrava il tocco di una mano molto calda, all’istante pensai che fosse stata Luna, ma non poteva essere stata lei perché stringeva ancora fra le mani il suo ciondolo. Lei era un po’ più spossata di me e sentivo caldo adesso ma non veniva dal mio ciondolo ma dal suo, e quello scambio rapido di temperatura mi fece venire un brivido lungo la schiena.
Mi sentì immediatamente carica e pronta a spaccare il mondo… ma Luna non era della mia stessa idea. Eravamo ancora ferme  davanti la porta quando alzai lo sguardo e puntai i miei occhi nei suoi, dopo pochi secondi mi concentrai nel leggere una grande scritta, almeno mi sembrava una scritta perché ne avevo viste altre simili in giro per il tempio. Erano tre righi di scritta, imponenti, maestosi, incisi in una grande lastra di marmo, alquanto logorato dal tempo, ma comunque incomprensibili per una giovane ragazzina che proveniva dalla Cina, in quanto era in Greco. Greco antico forse, perché da quando vado d’accordo con Luna ci siamo scambiate lezioni di greco e cinese e qualcosa l’avevo imparata. Almeno le cose principali per comunicare me le aveva insegnate. Decisa a saperne di più, mi voltai di nuovo verso mia sorella che sembrava essersi ripresa, finalmente… già non ne potevo più della Luna calma, non era nel nostro DNA la calma, noi siamo attive, anche troppo, siamo pazze e soprattutto  parliamo sempre in continuazione quando siamo agitate e cerchiamo sempre di sdrammatizzare come in questo caso.
 
“Luna, mia cara dolce e istruita sorellina, sapresti, di grazia, dirmi cosa c’è scritto li sopra?”  dissi con tono adulatorio mentre indicai la lastra di marmo
“Ah prima mi dici che sono  svampita, sbadata, mi dici che sono incapace di fare tutto e anche di bruciare le uova e poi fai appello a tutta la tua gentilezza” mi canzonò
“Quanto mi è mancata la Luna STRONZA” confessai sinceramente
“A io sarei…ma come ti permetti?”
Feci la linguaccia e poi sorridendo chiesi di nuovo “Allora lo sai?”
“No mi dispiace non è alla mia portata” disse incrociando le braccia sotto al seno
“Ma come è greco, tu vivi in Grecia, lo sai parlare il greco”
“Si vivo nella Grecia del duemila non nella Grecia del 180 a.C.”
“ Ma non è sempre lo stesso?”
“ No cara è come mettere a confronto il latino con l’italiano”
“ Be almeno quando vai a senso si riesce a capire qualcosa!”
“ Orrore! Il greco è logica non senso! Fammi vedere che cosa capisci a senso come dici tu”
“ Ci potrebbe essere scritto: Lasciate ogni speranza o voi che entrate…di uscire da qui con un osso intero..” mimai un gesto teatrale mentre pronunciavo quelle parole
“Non credo che ai tempi della gloriosa Grecia antica esistesse il caro Dante” disse scettica alzando un sopracciglio
“ E se dante ha copiato?” chiesi naturalmente
“ Marta sarebbe meglio dire che c’è scritto: o voi che siete giunti fin qui sani e salvi”
“ E si che devono ancora cominciare a darsele di santa ragione”
“Sh! O voi che siete giunti sani e salvi voi gloriosi e forti cavalieri….affronterete dure prove e il più valente e coraggioso uomo sarà onorato….”
“Luna non è un tema e comunque tutta questa frase in tre righi…”
“ Fammi finire!” mi rimproverò ancora “Il greco lo conosco molto meglio di me”
“Va bene va bene filologa”
“ Di ricevere la benedizione della dea e portare a termine il suo compito”
“ E adesso spacchiamo i culi! Giusto per finire in bellezza”
“Buon giorno finezza! E addio gentilezza” mi riprese bonariamente ridendo
 
Restammo in silenzio per poco ci girammo nello stesso momento ed esclamammo “ Magari c’è solo scritto : ENTRATA”
E con la nostra uscita comica prendemmo un bel respiro ancora cariche di adrenalina e vedemmo che la porta si spalancò.
Appena entrate nella struttura venimmo accolte da grida e applausi. Il sole era alto e nessuna nuvola minacciava quella giornata.
Dove cavolo ero finita? in un Colosseo per caso? Eravamo venute in Grecia o a Roma?
Gli asfalti dell’arena erano tutti occupati da gente bambini, donne, uomini, vecchietti non c’era uno spazietto libero. Erano venuti a vedere la grande prova che non si svolgeva da più di due secoli!
La cosa che mi aveva, diciamo, stravolto era la nostra entrata in scena. Cioè eravamo le uniche in ritardo?
Mi voltai verso Luna e la vidi rossa in viso. Troppa troppa gente per i miei gusti, già mi vergognavo a essere fissata dai dodici cavalieri figuriamoci un intera arena piena di gente!
 
“Marta dobbiamo raggiungere gli altri”
“ Gli altri?” chiesi guardandomi intorno
 
Chi altri?
 
“Quelli che ci stanno fissando e che abbiamo a dieci metri di distanza” affermò ovvia indicandoli.
 
Seguì il suo dito e finalmente li notai. Ragazzi. Mille forse. Mille individui del sesso opposto davanti a noi che ci fissavano con sguardi..strani quasi ci volessero spogliare. Si quelli erano decisamente degli sguardi ….. Da evitare.
In quel momento tutta l’adrenalina che si era accumulata, sparì all’istante e fui presa dalla tentazione di abbandonare immediatamente quel luogo da suicidio. Marta cuor di leone lascia il posto a Marta bianconiglio di alice del paese delle meraviglie. Grande ragazza grazie alle tue doti, la più caratteristica tra queste, il coraggio e l’impulsività sei stata promossa di grado. Che bello da leone a coniglio in cinque secondi, mi invidierebbero tutti, lo so, anzi ne sono certa. Volli dare ascolto al mio istinto di sopravvivenza e feci per girarmi e andarmene quando, qualcosa o meglio qualcuno mi bloccò il braccio.
 
“Ehi tu!” disse Luna tenendomi stretta per un braccio
“Si? Ce l’hai con me?” chiesi fingendo di non capire
“Si tu dove cavolo credi di andare?” tuonò
“in bagno?”tentai
“Ora non puoi” ovvio sapevo che non potevo, ma un’eccezione si poteva pure fare no? No
“Ma se mentre combatto mi scappa?”
“Te la tieni e non raccontarmi balle”
“Ok va bene volevo andarmene” contenta?
“Questo l’avevo capito, ma perché?”
“Ma quanti sono?” chiesi indicando con un cenno della testa gli uomini davanti a noi
“ Mi ha detto nonnino che sono mille duecento” mi rispose in modo pacato
“Ah?”
“ Non dirmi che è per quello che te ne vuoi andare?”
“No, diciamo di no” con poca convinzione.
 
Ah milleduecento …. milleduecento uomini che potevano schiacciarci con un solo dito.
Osservai ancora Luna che fissava la massa di persone davanti a sé. E mi venne spontanea una domanda
 
“Ma li conosci tutti tu?” sussurrai per farmi sentire solo da lei.
Avevo notato in quei pochi giorni di permanenza li, che lei conosceva quasi tutta la città. Quando siamo andante a fare la spesa, ovvero dovevamo comprare solo il pane perché era finito, l’ultima volta siamo tornate dopo tre ore, perché la cara Luna ha salutato mezzo mercato…e i ragazzi che le venivano dietro.. pareva non avessero mai visto una ragazza bionda con gli occhi azzurri, non è che guardandosi intorno ce ne fossero poi molte, però dai che cribbio un po’ di decoro no! La salutavano con ammirazione e bava alla bocca, be non esageriamo dico solo che, cavolo aveva una fila di pretendenti! Tutta pimpante e allegra senza vergogna davanti ai ragazzi che la salutavano e adesso? vedere quella sua reazione.. Non sembrava conoscerli o almeno.. non così bene.
Si girò e mi guardò con uno sguardo strano…
“ Alcuni” e per quel poco che riuscì a guardarla negli occhi notai una punta di rabbia. Luna arrabbiata? E per cosa? Già avevo gli omoni davanti a noi e sopportare una Luna incazzata mi avrebbe sicuramente sfinito. Il mio povero fegato messo a dura prova. Doveva conservare le energie per la prova invece che per la stizza.
Lasciai perdere Luna e fissai la folla che avevo davanti. Sapevo che avevamo degli avversari.. Ma me li immaginavo più normali. Non dico che avevamo davanti alieni o mostri…be mostri un po’ si. Erano colossi! Titani con pelle! Enormi, altissimi e avevano degli sguardi, come dire….”Arrenditi piccola è troppo per te” ecco cosa mi dicevano i loro occhi. Non se ne stavano fottendo un cacchio della nostra “condizione”, insomma noi eravamo solo delle ragazzine di un metro e settanta, e loro erano forse quasi alti due metri. E in faccia avevano stampato un sorrisino…soddisfatto evidentemente pensavano “ Abbiamo la vittoria in tasca queste qui crepano prima del via” e sentire nella mia testa quel pensiero fece montare dentro di me rabbia. Aveva ragione Luna ad essere arrabbiata! Che brutto scherzo ci avevano tirato. Non potevamo gareggiare contro di loro, non era un confronto alla pari, quelli non si potrebbero nemmeno definire ragazzi, sono uomini in tutto e per tutto muscolosi e forti. Trasudavano potenza e aggressività dovunque. Giacché un brivido percorse la mia schiena. Dovevamo affrontare quelli li? Adesso?
 
“ Luna sono tipi affidabili?” dissi per distogliere lo sguardo da quella folla. Ovviamente si tratta di una domanda retorica.
Si voltò e sul viso aveva un’espressione che diceva “Ma sei ceca? Cacchio se non lo vedi con i tuoi occhi” si lo so, lo avevo specificato che era una domanda retorica.
“ No Marta” gelida…era totalmente glaciale. Cacchio non l’avevo mai vista così seria “ Non parlare con loro. Non rivolgergli il minimo saluto, ok?”
“ Si” e chi ci aveva minimamente pensato a rivolgergli anche solo il minimo sguardo. Non ero riuscita a dire altro. Era agitata e incazzata. Assecondarla in quel momento era la cosa giusta.
Ma perché? Erano tipi pericolosi? Tanto pericolosi? Non mi aspettavo pappamolle ma neanche macchine da guerra.
“ Perché non dobbiamo rivolgerli la parola? Ti stanno sulle palle? Sei arrabbiata per questo?” fingiamoci tonte per farci dare qualche informazione in più dai.
“ Perché sono solo una massa di bastardi che non dovrebbero essere qui. Non sono degni di camminare su questo suolo sacro” altro che rabbia. Furiosa era la parola giusta.
“ Non saranno così pericolosi, forse sotto sotto sono teneroni” provai a dire non credendo io stessa alle mie parole. Vi posso assicurare che tutto sembravano tranne che teneroni.
Mi fulminò con lo sguardo. Mi pentì all’istante della frase appena pronunciata. Dove era finita la mia sorellina svampita che si scorda di mettere la sveglia?
“ Questi sono una massa di figli di…”
“Luna!” urlai.
“Scusa, è che….basta! Appena finiremo questa prova del cavolo scuoio nonnino”
“ Ma perché? Chi cavolo sono questi?” sbottai esasperata, continuava a girarci intorno.
“ Sono degli emeriti imbecilli! E questo è dire poco..” grazie molto esauriente come spiegazione ci ero arrivata anche io.
“ Perché? Che hanno fatto per renderti così diffidente?” continuiamo, facciamo proprio la parte delle civette tutte tette e zero neuroni in giro per il cervello.
“ Loro non hanno un cuore! Loro…loro..loro sono degli schifosi esseri immondi che non dovrebbero stare davanti a noi”
“ Wow che audacia non ti hanno mica fatto qualcosa di sgradevole?” sottolineai l’ultima parola.
“ Non a me per loro fortuna” E ci credo!
“ E a chi?” chiesi assottigliando lo sguardo nella direzione degli energumeni.
“ Bambini…anziani..fanciulle..soprattutto qualche anno più grandi di noi”
“ Che cosa?” sbottai guardandoli torva
“ Chiunque sia il loro nemico non hanno pietà, non danno una seconda possibilità, non provano nessun sentimento pacifico né amore, né sofferenza, anche se il loro aspetto è umano sembrano delle macchine da guerra. Anzi SONO macchine da guerra”
“ E come è possibile gareggiare contro di loro, per questa armatura se la prima cosa che un cavaliere deve fare è essere giusto e proteggere chi è più debole?”
“ Bella domanda ma non so cosa dirti, so solo chi sono realmente, forse mentiranno oppure nonnino crede veramente in noi”
“ Quindi potrebbero ucciderci se gli intralciassimo la prova.” affermai
“ È molto più che probabile Marta.”
“ Molto probabile o è sicuro?” ti prego che sia probabile!
“ È sicuro. Non vedi? Riescono a stento a trattenersi dal saltarci addosso. Nel senso negativo intendo.. hanno la bava alla bocca non vedono l‘ora di spaccarci il sedere!”
 
Eravamo così occupate a farci problemi su quei tipi che avevamo davanti che ignorammo del tutto le spiegazioni di nonnino alias Grande Sacerdote.
Quando poi sentimmo il fatidico: “Avete domande?”
Collegai il mio cervello al luogo, al tempo e alle condizioni in cui mi trovavo, quindi risposi senza pensarci più di tanto e con estrema sincerità.
 
“ Io ne avrei una se è possibile” con la mano alzata
“ Dimmi Marta” esclamò interessato il grande Sacerdote
“Ecco in pratica che cosa dovremmo fare?” chiesi imbarazzata  
“ Quanto hai ascoltato precisamente?” disse con un tono seccato molto seccato. Quasi arrabbiato.
“ Io ho solo sentito avete domande?” rispose prontamente Luna.
Allora? Che cosa dobbiamo fare?” feci io.
“ In tanti anni che ho visto ragazzi, maschi intendo..”
“ Grazie per aver puntualizzato” dissi sarcasticamente.
“ A meno che uno di quelli lì la in mezzo non è dell’altra sponda..” alluse Luna, girandosi verso il gruppo davanti, trattenendo a stento le risate. Invece a me riuscì a scappare dal mio controllo un sorrisetto che fu subito notato dal Grande Sacerdote che mi fulminò all’istante.
“ Per una buona volta potreste essere serie?”
“ Noi siamo serie sei tu che ci ispiri” ridacchiai
“ Già sei il nostro muso ispiratore…” incalzò la mia sorellina
“ Ma non ci sono solo muse?” continuò l’uomo confuso.
“ Possiamo provvedere se vuoi” sussurrai, in modo da farmi sentire solo da Luna .
“ Cosa?” continuò nonnino.
“ Nulla, nulla” diamine che udito fine.
“ Te lo immagini? Nonnino…oddio” gesticolò Luna con la mano imitando un Gay.
“ O no che scena! “ risi di gusto.
 
“ Nonnino?”
 
Mi voltai verso l’interlocutore di quella domanda. Sembrava il più grosso di tutti, forse era addirittura il capo e in faccia aveva una smorfia orribile, sembrava incredula.
Prontamente Il Grande Sacerdote si schiarì la voce facendo notare alla sua nipotina acquisita l’errore che aveva fatto.
 
“ Grande Sacerdote Luna Grande Sacerdote” tentai di aiutare mia sorella.
Colta in fallo le sue guance divennero rosse. Mannaggia a lei e alla sua impulsività che non porta mai a nulla di buono.
 
“ Presumo dalla vostra familiarità con il Grande Sacerdote che siete delle raccomandate?” quel ghigno. O dio glielo volevo levare a unghiate.
 
Mi si gelarono le vene! Come cavolo aveva osato dire una cosa simile?
 
“ Noi raccomandate?” sbottò Luna ridacchiando. “ Piuttosto tu, mi meraviglia tanto il tuo linguaggio così forbito. L’ultima volta che vi ho visto allenare la volgarità la masticavate, e adesso? Cos’è avete fatto un’iniezione di buona educazione? Oppure è perché siete davanti al sommo Sion.” restituì il ghigno a quell’uomo che tratteneva la furia.
“ Tu, tu come osi? Mocciosa puzzi ancora di latte se non fosse…per “
“Tu puzzi e basta” sibilai, ma non mi sentirono
“ Se non fosse per? Stavi per dire se non fosse per tutta la gente che ci osserva ti avrei fatto vedere come sono fatto.” continuò Luna.
O Dio no! Ti prego la mia vista e il mio stomaco vogliono essere risparmiati.
 
“ Tu come.. come.. Voi non siete altro che delle ragazzine magroline! non riuscireste nemmeno a spezzare un ramoscello”
“ Che sfiga che hai avuto, mi dispiace non siamo fanciulle indifese noi riusciamo a spezzare ben altro” sorrisi. “ Ti avverto che non scherzo anche se diamo questa impressione ce la caviamo con i tipi come te”
“ Mi fate ridere” affermò il tizio, peccato solo che non siamo qui per quello
“ Guarda tu più di tutti, ma dimmi quando passi vicino ad uno specchio urla solamente oppure urla e si rompe sai me lo sono sempre chiesto” mia sorella fu tagliente come sempre
“ Che insinuate?”
“ Te lo dobbiamo scrivere? E poco prima hai dato sfoggio del tuo dizionario, non ti credevo così poco intelligente.” Lo presi in giro
“ Per ora vi lascio stare tanto siete solo delle raccomandate”
“Ancora con questa storia? Se fossimo delle raccomandate avrei ricevuto l’armatura a casa bella spedita e impacchettata con un bel fiocco rosso e un bigliettino con scritto congratulazioni siete diventate cavalieri e invece sono qui davanti alla tua brutta faccia.” Affermai tutto d’un fiato
“ Oppure staremmo vicino al Grande Sacerdote a goderci la grande prova, totalmente inutile” continuò Luna.
“ E già che ci siamo giusto per chiarire se fossi stata realmente raccomandata come dici tu non sarei qui a rischiare la vita per combattere contro quattro scemi qualunque, quindi sta zitto e non interromperci oltre” dissi seria
Lui non replicò e si limitò a tenere su il broncio. Che poi tra broncio e sorriso non c’era differenza, come non cambiavano battute non mutavano nemmeno espressione del viso.
 
“Allora? Diceva?” fece Luna dando del lei al suo nonnino.
“ La prego un riassunto chiaro e conciso” continuai
Sbuffò levò la mano dalla fronte e disse “ Sopravvivete”
“ Wow e serviva un discorso per dire sopravvivete?”
“ Mi dispiace non ha il dono della sintesi” disse Luna
“ E adesso che sapete cosa fare do inizio alla grande prova!” decretò nonnino.
 
E a quelle famose parole la folla spettatrice diede sfogo alle urla, agli applausi e anche a qualche fischio! Sembrava di essere in un'arena e noi le povere bestie a combattere. Bene e adesso? Mi girai intorno e vidi soltanto la folla e poi i titani davanti a me. Stavamo ferme lì come belle statuine a non fare nulla....... cavolo meno sintetico poteva essere no?
Facciamo il punto dunque: di quello che aveva detto il grande sacerdote io non avevo sentito nulla, avevo chiesto se poteva farmi il riassunto e alla faccia della sintesi il grande e potente Shion cosa mi dice? Sopravvivete. Si sopravvivere, devo ammettere che come idea mi alletta parecchio e sicuramente farò il possibile per metterla in atto, ma cosa dovevamo fare? Mi girai verso Luna e sottovoce chiesi
"Hai un piano?"
"Quello che ha detto nonnino? Sopravvivere? DICI CHE FUNZIONA?" mi canzonò mia sorella
Secondo voi come può una persona calmarsi in così poco tempo? mi spiego meglio, questa ragazza al mio fianco cambia umore ogni due minuti. Poco prima è nervosa marcia perché ci stiamo per battere con dei colossi, soldati titani e tutto quello che possono essere e un attimo dopo se ne esce con delle battutine deficienti, degne di lei. Poi danno a me della cinica e dell' esaurita. Forse però un'idea può anche averla calmata, ovvero quella di stare per prendere a pugni quei quattro sfortunati che hanno avuti la cattiva sorte di capitarci a tiro. Con questo pensiero mi sfugge un piccolo sorriso e Luna che se ne accorse mi chiese:
"Come mai quel ghigno?" stupisce quanto sia tonta( la maggior parte delle volte) e quanto spirito di osservazione possieda l’altra minoranza delle volte.
"Nessun motivo in particolare, semplicemente mi piace l'idea di avere il permesso di prendere a calci e pugni stronzi della peggior specie" risposi
"Ben detto sorellina" e mi diede una spinta amichevole con la spalla e io risposi con un sorriso
"Allora fida compagna di armi mi accompagnerai anche in questa ardua impresa?" scherzai, come se fosse il caso, ma cosa ci possiamo fare se non riusciamo a mantenere la serietà per più di un tot di tempo? Ce ne volete fare un colpa? Non vi biasimo. Ci reputate delle pazze? Beh credo che questo si fosse capito. Secondo voi siamo da condannare? Sicuramente.
"Ci puoi scommettere! E ti dico di più a tutti questi zoticoni gli facciamo il.."
"Luna" la rimproverai
"Che c'è stavo per dire che gli rifacciamo i ...."
"Luna" la interruppi di nuovo
"Senti se mi facessi finire ti direi che gli cambiamo i connotati"
"Meglio"
"Te l'ho detto che dovevi farmi finire" sorrise
 
Ricambiai e iniziai a studiare il comportamento degli altri presenti nell'arena. Tutti si disponevano ai bordi di essa e solo dopo mi accorsi che c'era una grande bacheca con su scritti i nomi e l'ordine con cui i diversi partecipanti avrebbero dovuto battersi. Vi dirò, per essere nella parte antica della Grecia, quella che non doveva essere conosciuta dalle persone normali si trattavano bene. A parte la grandezza sproporzionata dell'arena vi erano due maxi, maxi schermi che proiettavano in diretta tutto quello che accadeva. Era la classica prova a cui era stato sottoposto Pegasus a quanto ho capito, una serie di combattimenti a eliminazione e contemporaneamente combattevano diverse coppie. La modalità era semplice combattimenti di due contro due fino a che il cavaliere d'oro nelle vesti di arbitro non decretava il vincitore.
La dinamica della prova doveva essere così, a quanto ho capito dalle informazioni che sono riuscita ad estorcere a Toro che per fortuna doveva essere il nostro esaminatore, sul terreno erano stati tracciati dodici campi all'interno dei quali dovevano battersi le due coppie che per di più non potevano uscire da tale campo. c'era anche un limite di tempo che non doveva essere superato ed entro il quale l'avversario doveva essere sconfitto altrimenti si andava in contro all'eliminazione diretta. Non c'era possibilità di ripescaggio per cui dovevi andare avanti per forza senza mai perdere. Al che direi già che siamo nella melma più assoluta e mi piacerebbe dire che è finita qui, ma Luna mi ha detto che la prova è stata ideata dal grande sacerdote ed era palese che ci sarebbe stato anche lo zampino di Gemini. Non lo conoscevo cha da una sola settimana e già mi stava antipatico. Certo non si può negare che sia un bell'uomo ma è dannatamente stronzo quando si tratta di allenamenti, test., studio e cose varie. Perché ho questa opinione di lui? La risposta è semplice questa dei combattimenti non è che solo la prima fase di quattro. Da 1200 dopo la prima fase saremmo rimasti solo in 48 se non ho sbagliato i calcoli, cosa molto probabile per me al momento.
 
" Marta?" mi ridestò Luna dai miei pensieri
" Si?"
" Io non ho ben capito come funziona la cosa" aveva lo sguardo fisso davanti a se, perso nella moltitudine di ragazzi che parlavano tra di loro.
" Allora sorellina premettendo che la questione non è molto chiara nemmeno a me, posso provare a spiegare. Ci sono dodici campi disegnati sul terreno e tutte le coppie devono combatterci dentro senza uscire dai bordi altrimenti veniamo eliminate. Abbiamo poco più di mezz'ora per mettere KO gli avversari e non dobbiamo mai perdere. Da 1200 combattendo in 48 alla volta contando i dodici campi e quattro ragazzi per ognuno di esse dopo 25 combattimenti arbitrati dai cavalieri d'oro possiamo passare alla fase successiva".
"Noi però combattiamo solo una volta giusto?"
"Si e poi passiamo alla seconda fase, ma al momento non saprei dirti in cosa consiste"
"Bene, è facile, combatti, non uscire dai bordi e non perdere tempo"
"Si esatto breve e conciso"
 
Ci sorridemmo per incoraggiamento e poi andammo a leggere i nostri nomi sulla lista. Pensate per quanto siamo fortunatamente eravamo proprio noi ad aprire le danze ma non riuscimmo a capire chi sarebbe stato il nostro avversario. Meglio la sorpresa era assicurata.
Passarono svariati minuti prima che il nostro esaminatore, il grande cavaliere d'oro del toro, ci chiamasse all'interno del quadrato.
Avevo paura? Ebbene si, anzi paura è riduttivo, io e Luna ce la stavamo facendo letteralmente addosso. Continuavamo a lanciarci occhiate di puro panico e allo stesso tempo ci stavamo confortando a vicenda. Lo ammetto siamo un po’ contraddittorie ma tutto si sarebbe trasformato non appena il nostro esaminatore ci avrebbe dato il via. Poco dopo di noi chiamò i nostri avversari, che finalmente furono rivelati.
Bene ora si che potevamo affermare di essere nella merda più totale tra 1200 persone ci dovevano capitare proprio i due migliori amici di quelli (non riesco a definirli in altro modo) con cui avevamo intrattenuto quella "melensa discussione"
guardai Luna poi posai la mano sulla sua spalla e sorridendole dissi
 
"Pronta a spaccare didietro?"
"Mai stata più pronta"
"Vedo che i nostri avversari non ti hanno minimamente intimorita"
"Un po’ all'inizio, ma poi ho pensato che poteva anche essere peggio in quanto potevano capitarci i due diretti interessati"
"Si hai ragione. Ti sembra normale che io ora non veda l'ora di cominciare?" 
"Si che mi sembra normale con tuti i fiumi di adrenalina che ci scorrono nel sangue"
 
Il cavaliere si schiarì la voce e si posizionò al centro del grande quadrato, ci fece segno di avvicinarci e obbedimmo, ci ripeté le poche regole del combattimento e poi tutto ebbe inizio.
Diede il via e in men che non si dica i due partirono alla carica, non avemmo nemmeno il tempo di mettere a fuoco ciò che stava accadendo, quei due sembravano aver sempre combattuto insieme, si muovevano in sincrono, mentre io e Luna sembravamo andare da parti opposte. Per un primo momento uno mi scagliò un pugno che riuscì ad evitare per un soffio, poi un calcio e altri pugni. Luna era nella mia stessa situazione schivava e si allontanava dall'avversario, ma non facevamo altro. In quel momento sul corpo a corpo non riuscivamo ad attuare una mossa di contrattacco. dovevamo fare qualcosa, purtroppo il tempo scorreva inesorabile e non potevamo fare nulla per fermarlo dovevamo trovare una soluzione e dovevamo farlo in fretta, durante il corpo a corpo non potevamo solo limitarci alla difesa ma dovevamo dedicarci anche al contrattacco. In qualche modo dovevo avvicinarmi a mia sorella e farle capire le mie intenzioni, di solito bastavano degli sguardi per intenderci e pregavo che anche in quella situazione ci sarebbe bastato così poco. Bene ora dovevamo iniziare a fare sul serio, presi un respiro profondo e iniziai con il mio contrattacco, corsi verso il nemico e quando fui abbastanza vicina feci un salto e gli sferrai un calcio.
"Prendi questo verme schifoso" ringhiai prima di tornare con i piedi per terra.
il ragazzo o uomo non saprei definirlo meglio riuscì a pararsi dal colpo ma l'urto fu abbastanza potente da riuscire comunque a farlo indietreggiare di molto, se sperava che fosse finita lì si sbagliava e di grosso anche. Avevo appena cominciato e per lui non sarebbe stato facile mettere K.O Marta Astro Fiammata Masami.
Dall'altra però mia sorella non era da meno, era riuscita con un pugno ben assestato a far indietreggiare l'uomo che subito era ripartito alla carica, ma lei prevenendo il colpo lo schivò sferrandogli in tutta risposta un bel calcio nello stomaco. L'avversario accusando il colpo si inginocchiò sorreggendosi con una mano solo per pochi secondi, dopo aver sputato un po’ di sangue si rimise in piedi e affiancò l'amico.
 
"Hai visto Diogene, le gattine iniziano ad uscire le unghie" sibilò a denti stretti quello con ancora l'angolo della bocca sporco di sangue.
"Non siamo delle gatte, tra i quattro qui gli animali siete voi" gli rispose Luna
"Calma bimba"
"Bimba" lo canzonai "Vuoi vedere che cosa riescono a fare le bimbe?" lo provocai incendiandolo con lo sguardo
"Illuminami" disse l'altro quello che mi aveva preso di mira fin dall'inizio e non avevo capito il perché.
"Potresti rimanere accecato" rispose la mia sorellina che aveva sempre la battuta pronta.
"Correrò il rischio"
"Sorellina" iniziai
"Ho capito" disse cogliendo al volo il mio sguardo.
 
Insieme partimmo alla carica e dopo aver corso saltammo e con un calcio concatenato atterrammo il primo che si trascinò dietro il secondo. Era un colpo ben sferrato e parecchio potente ma eravamo consapevoli del fatto che non sarebbe mai stato sufficiente ad atterrare i due. Infatti si rialzarono, avevano il corpo ricoperto di graffi, tagli e contusioni varie ma nulla che potesse metterli davvero in difficoltà. Cominciavo a preoccuparmi, ad avere paura che tutto potesse finire male, che non saremmo riuscite a vincere e questo mi faceva rabbia, io non ero mai stata una debole e sicuramente non avrei cominciato ora. Il primo si rialzò e si mise in posizione di attacco noi osservavamo ogni suo movimento eravamo così concentrate sui suoi spostamenti che non ci accorgemmo dell'altro che mi assalì alle spalle e mi scaraventò dalla parte opposta del quadrato con un colpo che non riuscì ad identificare. Quel grandissimo figlio di buona mamma me l'avrebbe pagata, altroché se me l'avrebbe pagata, gli avrei fatto così male che nemmeno sua madre l'avrebbe riconosciuto una volta finito con lui. Però prima di riuscire a fare ciò dovevo recuperare il respiro, il colpo era stato così potente da farmi perdere di fiato, tossì ripetutamente e solo dopo che dalla mia bocca uscirono diverse macchie di sangue ripresi a respirare regolarmente. Luna mi fu a fianco in un attimo e si assicurò delle mie condizioni una volta che la convinsi, mi misi di nuovo eretta e insieme a lei sibilai un "Me la pagherai bastardo" ci lanciammo sui due e con una serie di calci e pugni a raffica riuscimmo a farli cadere al suolo. Pensavamo che fosse finalmente finita per cui abbassammo leggermente la guardia, mossa poco intelligente in quanto uno dei due si rialzò e con un calcio in pieno stomaco colpì Luna che venne scaraventata al bordo del quadrato. Stava per essere eliminata perché mancava poco che cadesse al di fuori del quadrato. Non potevo permetterlo, non potevo lasciare che tutto finisse così per un errore stupido, quante volte ci avevano detto di non abbassare mai la guardia prima che il combattimento fosse terminato del tutto? E noi? Cosa avevamo appena fatto? No, Non me lo sarei mai perdonata, non doveva finire così. Mi lanciai in una corsa contro il tempo, ci avevano messo a combattere in un quadrato per limitare il campo, ma in realtà quella figura geometrica era più grande del previsto, ma io dovevo farcela comunque. Arrivai dalla mia sorellina che aveva una faccia dolorante al massimo, ma faceva in modo da non darlo a vedere e tentava in tutti i modi di non cedere, “brava continua a combattere sto arrivando” volevo urlarle e lei lo stava facendo, era ormai a solo mezzo metro di distanza dalla linea e io le porsi una mano che lei stava per afferrare quando uno dei due tizi mi si parò davanti costringendomi a fermarmi ed indietreggiare di pochi passi, l'altro continuava ad inveire su Luna che in tutti i modi cercava di avanzare invece di indietreggiare ed uscire dal confine.
"Spostati animale" ringhiai convinta. In tutta risposta l'uomo scoppiò in una fragorosa risata che mi fece saltare i nervi, iniziai ad attaccarlo come un'ossessa e lui fece la stessa cosa, mi piacerebbe dire che lo feci stramazzare al suolo in meno di due secondi senza nemmeno troppe difficoltà, ma così non fu, prima di riuscire a liberarmi definitivamente del rompi scatole dovetti dare sfogo a quasi tutte le mie energie ma risparmiai ancora quel po’ di cosmo che una volta recuperata la mia sorellina ci sarebbe servito per il colpo finale, purtroppo questo mi costò una slogatura alla caviglia destra e diverse ferite ai vari arti, sferrai l'ultimo calcio e finalmente il mio avversario sembrava essere privo di sensi, raggiunsi Luna che ancora lottava con l'altro e l'aiutai.
Purtroppo lo svenuto non era rimasto tale per molto, infatti ora era al fianco dell'amico, ma ciò ormai non ci preoccupava più, eravamo riuscite nel nostro intento, erano sfiniti ormai non si tenevano nemmeno saldi sulle gambe era giunto il momento del colpo finale. Iniziammo a raccogliere tutto il cosmo che ci era rimasto nelle nostre mani, giurerei che dietro di noi si fosse formato un disegno con stelle, mi voltai verso Luna e la vidi immersa nelle fiamme che lei stessa stava dominando in quel momento, dal mio canto invece sentì scorrere dentro di me il potere dell'acqua. Corremmo insieme, scambiandoci in continuazione per confondere i nostri avversari, solo alla fine fondemmo il nostro colpo in un unica raffica di pugni ad una velocità che nemmeno io potevo credere possibile " TAKI CASAI EXPLOSION" urlammo. I due avversari stramazzarono al suolo e per di più al di fuori delle linee, guardai il grande orologio e vidi che avevamo fatto appena in tempo, mancavano solo cinque minuti allo scadere della prova.
"E i vincitori sono Marta e Luna" decretò il cavaliere del toro.
L'udire quelle parole in quel momento mi fece dimenticare tutto il dolore, il sangue che sia io che la mia sorellina avevamo sputato e tirai un sospiro di sollievo, mi voltai per guardare in faccia Luna che non mi diede il tempo di fare nulla perché mi saltò addosso e mi strinse in un abbraccio.
Ci avvicinammo al grande cavaliere che ci sorrise e ci fece i complimenti confessandoci che ad un certo punto aveva avuto paura che potesse essere stato costretto a dover dare la notizia della nostra squalifica. Eravamo così contente che dimenticandoci di tutto e tutti gli saltammo addosso e abbracciammo anche lui.
Poco dopo però iniziammo a sentire il dolore che le ferite riportate ci provocavano, nulla di grave per fortuna ma dovevano essere fasciate prima dell’inizio della seconda fase. Uscimmo dall’arena per andare a medicarci, solo allora mi accorsi che per tutto il tempo non ci eravamo minimamente curate di Ioria e Toko. Ad aspettarci fuori c’erano tutti i nostri amici, appena ci videro Fiore e Lania ci corsero incontro per abbracciarci e lo fecero tanto forte che fummo costrette a supplicarle di lasciarci andare perché non respiravamo.

“Ci avete fatto morire di ansia!” esclamò Fiore
“Su via dopo tutto siete ancora qui no?” sdrammatizzò Luna
“Si, ma per poco non ci lasciavate voi” la rimproverò Lania
“Non è stata così tragica” tentai di minimizzare
“Scommetto che non la pensavate allo stesso modo mentre sputavate sangue vero?” continuò Lania.
“Ecco a proposito non è che mi indichereste l’infermeria?” chiesi
“Si vi accompagno io” disse Pegasus serio.
“Ehi fratellino perché quella faccia?” chiese Luna
“Non ho nessuna faccia particolare io” sorrise forzatamente
“Siete state grandi” intervenne Crystal appoggiando le sue braccia muscolose sulle nostre spalle.
“Già ci avete proprio dato dentro” continuò Phoenix accennando un sorrisino.
“Grazie” mormorammo imbarazzate io e Luna, l’ultima cosa che mi aspettavano erano i complimenti dell’“anziano” del gruppo.
“Una domanda mi sorge spontanea però” iniziò Andromeda avvicinandosi a Sirio e infilando le mani in tasca.
“Quale?” domandai curiosa.
“Quando avete provato quel colpo concatenato?” leggevo un po’ di confusione nel suo sguardo. 
“Non lo abbiamo mai provato” risposi tranquilla.
“Davvero?” Steve era stupito al massimo, la sua bocca schiusa dalla sorpresa.
“Già” fece Luna alzando le spalle, le sue guance accennarono un po’ di colorito quando incrociò gli occhi del Lupo “E’ stata una cosa sul momento, ci siamo guardate e ci siamo capite” continuò fissando i sassolini per terra.
“Anche il nome è venuto sul momento”  dissi orgogliosa accennando una risatina seguita anche dagli altri eccetto mio fratello e Pegasus.

 Mi avvicinai a Sirio che fino a quel momento non aveva spiccicato parola, ma non riuscivo a capire nulla di quello che gli passasse per la testa, di solito era facile intuire il suo stato d‘animo ma tutto ad un tratto era diventato criptico.

“Sirio ma che hai?” chiesi non per stizza, ma per preoccupazione morbosa verso mio fratello.
“Niente” rispose cercando di fare un sorriso, che aimè mi era apparsa più una smorfia uscita male.
“Non sembrerebbe”  dissi andando dritta al punto
“Quella che non sta bene qui tra i due sei tu” fece tranquillo, lo fece così bene che mi preoccupò seriamente. E pensandoci stava sviando la mia domanda.
“Solo un paio di graffi nulla di grave” se non voleva parlare del suo stato d’animo poteva dirlo chiaro e tondo no? 
“Ne sono felice”
Lo vedo sprizzi gioia anche dai pori…

Mi allontanai di nuovo per riaccostarmi a mia sorella, non riuscivo a stare vicino al mio fratellino così glaciale in quel momento, peggio di Crystal. 
Ma quanto distava l’infermeria? Ormai eravamo abbastanza lontani dall’arena. Dopo qualche altro metro ecco che si intravedeva un edificio, che fosse quella l’infermeria? di solito non dovrebbe essere adiacente all’arena? Se mi fossi ferita seriamente? sarei morta dissanguata in mezzo alla strada!
Era un edificio anonimo, e non sembrava assolutamente un’infermeria, nulla che lo distinguesse da una qualsiasi casa di città. 

“ E sarebbe questa l’infermeria?” chiesi scettica.
“ Si, ti dovrai accontentare sorella, questa è l’infermeria provvisoria” disse Luna 
“ Provvisoria?” domandai con una punta di perplessità nella voce
“ Già” rispose Pegasus con uno sguardo che non riuscì a decifrare
“ Perché?” domandai.
“ La vera infermeria è in ristrutturazione” rispose Pegasus “ Problemi con gli aspiranti cavalieri” continuò sorridendomi “ Storia lunga da raccontare”
Avrei voluto dire, ho tutto il tempo che vuoi, ma ripensandoci avevamo poco più di quindici minuti.

Ci avvicinammo sempre di più all’entrata, Phoenix che era davanti a noi abbassò la maniglia ed entrammo all’interno. Questa fantomatica infermeria consisteva in un lettino un po’ malconcio con un comodino al suo lato con sopra un piccolo vaso, probabilmente per contenere i fiori di chi faceva le visite ai malati, due sedie vicino ad una finestra e in fondo alla stanza una credenza bianca che conteneva tutto il necessario per medicare.

“Questa si che è un‘infermeria di lusso” affermò Crystal sarcasticamente.
“ Davvero ironico devo ammetterlo” affermò con una punta di acidità Luna.
“ Ma dai è un buco” sostenni Crystal nella sua battutina
“ Be su questo do ragione al ghiacciolo” continuò Phoenix.
“ Ehi!” si lagnò il diretto interessato “Parla Mr muscolo io non ho mai freddo”
“ Insomma è solo un’infermeria!” fece Luna. “Che cosa volete? E poi come ho detto prima è provvisoria! E adesso filate!” ordinò perentoria la mia sorellina
“ Come filate non volete il nostro aiuto?” disse Steve
“ Grazie ma possiamo cavarcela da sole” dissi io sorridendo.
“ Baggianate” proferì Fiore
“ Davvero? Non avete proprio bisogno di nulla? Sicure, sicure?” domandò Andromeda insistendo.
“ Sicure” riuscì a dire spostando lo sguardo lontano dai i suoi occhi, mi perdevo in quel verde così intenso, tanto che se non distoglievo lo sguardo mi perdevo.

Dopo tanti tentativi riuscimmo a convincere i ragazzi ad uscire fuori, primo perché tutti non ci entravano e secondo perché non sarei mai riuscita a non arrossire davanti allo sguardo adorabile del cavaliere di Andromeda. Pur riuscendo a convincere gli “uomini” , Fiore e Lania non volevano lasciarci sole e così finimmo per essere medicate da loro due.

“ Ahi! Sta attenta” urlai allontanando la mano di Fiore dal mio viso 
“ Se non stai ferma un attimo come faccio a non farti male?” disse stizzita.
“ Forse dovresti essere più delicata” ribattei seccata
“ Io sono delicata!” disse tentando di riavvicinare la mano con quel coso bianco tutto inumidito di non so cosa, che bruciava da cani anche su un semplice graffio, sotto il mio sguardo a dir poco eloquente che lasciava trasparire tutta la mia poca fiducia in quella mano.
“ Si si” commentai infatti
“ Marta non perdermi in giro!”
“ Oh questo mai” risi leggermente guadagnandomi un’occhiataccia

Come vendetta il batuffolo imbevuto di acqua ossigenata fini dritto sulla ferita provocando un bruciore allucinante.

“ Fiore!!!” urlai
“ Eppure sono stata delicata” sorrise sorniona
“ Dammi qua!” strappai dalle sue mani il batuffolo e continuai la sua opera da sola. “ Invece di aiutarmi mi ammazzi ancora di più.”

Luna aveva finito di medicarsi e un bel livido violaceo spuntava sul suo ventre piatto stava bevendo un po’ d’acqua seduta sulla sedia accanto a me. Avevamo bendato tutte le ferite, contente che almeno il viso era uscito indenne dalla dura lotta. Si più o meno, ma non potevamo lamentarci.

“ Davvero quando ho visto che stavate sputando sangue sono quasi morta” sussurrò Lania quasi rabbrividendo al pensiero.
“ Sei una ragazza facilmente impressionabile?” domandai evitando l’argomento al quale stava cercando di parare Lania.
“ Non è stato il sangue a farmi schifo, ma ero preoccupata per la vostra salute! Ho avuto paura per voi due! Credevo che vi foste ferite seriamente!”
“ Ma dai siamo state fortunate!” intervenne Luna.
“ Se fortunate vuol dire: una caviglia slogata, lividi dovunque e tagli quasi su tutto il corpo vorrei capire che cosa intendi per sfortunate allora” si intromise Fiore
“ Abbiamo superato la prova quindi è tutto ok” continuò imperterrita mia sorella appoggiando il bicchiere sul davanzale.
“ Tutto ok tutto, ok e ancora tutto ok, ma la vostra incolumità vi interessa?” riprese più agguerrita che mai 
“ Questo è un modo per scaricare la vostra tensione?” chiesi.
“ No, è solo che…. si be insomma…. non riuscivo a vedervi in quello stato! Poi contro due energumeni, sono stati davvero degli idioti insensibili!” riferita all’ideatore dell’ ambaradan.
“ Ma dai non prendetevela così!” sdrammatizzò mia sorella.
“ E pensare che siete le uniche ragazze contro un sacco di uomini tutti muscoli e niente cervello” decretò Lania
“ Siamo le uniche che hanno coraggio a prendere questa armatura” disse Luna
“ Non è che siete le uniche ad avere il coraggio, ma siete le uniche ad essere state costrette” continuò insistente
“E inoltre pensate. Se siete ridotte così già alla prima fase della prova, per me inutile per altro, come ne uscirete alla fine?” domandò retorica Fiore
“Ragazze adesso basta” intervenni “E’ inutile stare qui a riempirsi la testa di se e di ma senza concludere nulla, ormai la prova dobbiamo portarla a termine e con successo anche, quindi invece di inveirci contro dovreste sostenerci e essere sempre pronte ad aiutarci” conclusi
“Possibilmente con ovatta e disinfettante a portata di mano, se poi vi scappa anche qualche benda meglio” sorrise Luna e detto questo le lasciammo sole nella stanza, pochi passi dopo sentimmo che erano scoppiate in una fragorosa risata.
 
“Possibile che tu debba sempre buttare tutto sul comico? Una volta che ero riuscita a fare un intervento serio” mi rivolsi a Luna che camminava al mio fianco verso l’uscita di quella struttura improvvisata ad infermeria.
“Si e sei tu la mia musa ispiratrice”
“Ah. In pratica ti diverti a prendermi in giro” dedussi
“Se così la vogliamo dire…” sorrise
“Brutta disgraziata….vieni qui” e iniziai a rincorrerla, per quello che la caviglia permetteva, fino all’uscita.
 
Una volta fuori venimmo raggiunte anche da Fiore e Lania, ed insieme al resto del gruppo tornammo all’arena. Erano appena scaduti i quindici minuti di pausa. All’interno del campo da combattimento vi erano ancora coppie che dovevano battersi, per cui venimmo divisi in due gruppi, il primo quello che aveva già finito la prima fase poteva avviarsi alla seconda, il secondo, quello di chi ancora doveva finire, avrebbe aspettato.
 
Ed ecco qui che ci avviamo alla seconda fase. Che Atena sia con noi……






Grazie a tutti quanti per aver letto il capitolo a chi ha commentato, a chi ha messo la ff nelle varie categorie e a chi ha solamente letto. Nonostante abbiamo postato molto in ritardo, speriamo che vi sia piaciuto e davvero se ci aggiungete anche un commento non ci offendiamo!!!! Anzi il contrario. Come continuerà questa avventura? Riusciranno le nostre protagoniste a prendere questa benedetta armatura? Troverete le vostre risposte nel prossimo chappy!!!!! 
P.S Avete visto Sirio e Peggy? Secondo voi perchè si comportano così? 

 bacioni!!!! Lady Y Lady T <3
 
 

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Capitolo 10
*** La seconda prova ***


Prima di tutto vi prego non snobbate a priori i comenti di oggi!
LY; complimenti bell’entrata in scena!
Ragazzi finalmente dopo nove capitoli parlo io, sono riuscita a fregare il posto alla nostra Lady Y. Allora dove eravamo rimasti alla fine dell’altro capitolo? A si certo alla fine della prima prova, come ci si aspetta questa è la seconda prova. Spero con tutto il cuore che vi piaccia perché io nel contribuire alla stesura di questo capitolo ci ho messo tutto il mio. La mia parte preferita e quando i due fratelli mostrano la loro gelosia nei confronti delle due protagoniste ma non voglio rovinarvi la lettura per cui…. Vi auguro una bella lettura e a dopo.

 
 



Capitolo 9
 

POV LUNA
 
Bene.
Certo.
Sicuramente.
È logico, anzi più che logico è ovvio.
Ok.
Il concetto era piuttosto elementare.
Era piuttosto “semplice” come prova.
Si.  Ripeto, logico. Ovvio. Elementare.
Si lo so mi sto ripetendo, ma repetita iuvant dicevano gli antichi. Che poi tanto antichi non sono visto che ancora vivono e sono tra noi. Nonnino è un esempio eclatante. E poi mi serve per scaricare l’apparente mancanza di tensione, ma che invece è lì pronta a farmi un agguato e privarmi delle mie facoltà di ragionamento. Ora parlo anche a sproposito. Tranquilli me rendo conto, non dico che per me è normale perché non lo è affatto, va bene ammetto di essere un tipo particolare ma dal particolare alla demenza c’è un po’ di differenza. Non dico che è una reazione che avviene spesso in me quando sono sotto stress, lo sparlare intendo, ma non dirò nemmeno che non accade mai così rimarrete nel dubbio e io sembrerò meno pazzoide.
Concordo che il metodo che sto usando per convincervi che non sono fuori con il cervello non convince nemmeno me stessa però dai fate finta di credermi.
In fondo sono Luna Kurumada nulla in me è normale, credo che ormai l’abbiate capito.
Una foresta, un fiocco rosso o blu e tanto pericolo si presume. Sono un po’ contraddittoria, anzi togliamo il po’, sono contraddittoria ,ma ragazzi sono al grande tempio, sto affrontando una prova che mette in pericolo la mia vita, una cosa che farebbe chiunque. Cioè come minimo sono giustificata e mi meraviglio se alla fine di questa alquanto stressante giornata per non dire di merd.. Ehm.. Che mi mette nei guai fino al collo non impazzisco.
La prova. Più precisamente la seconda prova. Era quella che più temevo. Non era in se per se questa a intimorirmi, ma il dove. Il quando, e il come. Perché diamine io non ero per niente a conoscenza di un bosco ed era quello il luogo dove si sarebbe tenuta?! In un bosco a me sconosciuto, all’ora di pranzo, quindi stomaci vuoti, lo so non sarebbe il momento di pensarci mai io se non mangio, non mi concentro, e se non mi concentro non mi impegno e se non mi impegno mi gioco il cul… ehm  cioè,  voglio dire, ci rimetto le penne.  Ed io ci tengo al mio cul.. Alle mie penne e tanto anche.
Non prendetemi per pazza vi prego, perché è da quattordici anni che vivo al grande tempio e credetemi non ho mai visto un bosco in questo posto, non ci si aspetta nemmeno di trovarlo, il deserto del Sahara gli fa concorrenza! È più facile che cresca li un cespuglio che qui in questa terra dimenticata dall’acqua. Le piante qui sono così pigre che dobbiamo pregarle per farle crescere. E non basterebbe nemmeno. Non che non ci abbiamo provato sia chiaro, o meglio mi sto limitando a riportare quello che si dice in giro, ma ora non tergiversiamo sto già perdendo troppo tempo io stessa, da sola, per non parlare che non ho la più pallida idea di quello che sto dicendo.
Ok..forse è meglio pensare agli aspetti positivi della situazione: la prova. Ci misureremo, questa volta, in una semplice caccia al tesoro.  Semplice, ricordatemi di chiarirvi il concetto di semplice in futuro, non molto prossimo direi quasi imminente. .. Sostituiamo all’aggettivo semplice la locuzione “meno faticosa della precedente“, e senza danni.  Almeno lo spero con tutto il cuore. Anche se ciò fa a pugni con il “tanto pericolo” da me citato in precedenza. Il tesoro in questione sono due fiocchi. Si avete sentito bene. Due. Fiocchi. Uno rosso ed uno blu. Mi sarei aspettata di tutto giacché ci stiamo contendendo l’armatura di bronzo del fuoco e dell‘acqua! Che cavolo un po’ di serietà! È come dire pescate un pesce nell’oceano. Nulla di più semplice ma allo stesso tempo tanto complicato. Si complicato perché immaginate di dover pescare un pesce nell’Atlantico senza che vi sia fornita una sottospecie di zattera almeno, non dico barca ma zattera o un rametto con un filo all’estremità. Paragonate la prova: arriva a nuoto al centro dell’oceano, immaginate che stanchezza, immergetevi e prendete un pesce a mani nude, con la nostra: andate nel bel mezzo di una foresta che non avete mai conosciuto e cimentatevi alla ricerca di uno stupido fiocco che non avete mai visto e che non avete la più pallida idea di dove sia stato posizionato e preparatevi all’idea di sopravvivere a miliardi di pericoli. Direi che il paragone possa andare bene.
 
“ Quindi dobbiamo solo trovare un fiocco dei due?” chiese Marta un po’ sospettosa, con la testa piegata da un lato, come per esaminare il grande sacerdote in tutta la sua maestosa, imponente, slanciata, muscolosa, virile figura.
 
Marta. Marta. Marta. Non fare la sospettosa, nonnino odia chi fa il sospettoso. Io lo so bene, lo conosco, te lo dice una che ha avuto le sue esperienze, sai sono una che impara dai propri errori. Se ti dico che quando il grande sacerdote perde le staffe diventa peggio di qualunque creatura mitologica mai sentita, tanto che lo stesso Gemini impallidisce al solo pensiero tramutandosi in un cucciolo di agnello, non sto mentendo.
 
“ Esatto Marta, dovete solo trovare uno dei due fiocchi” rispose con un sorrisetto furbo.
 
Nonnino così mi preoccupi però, devo credere che ci sia qualcosa sotto? Si. Dopotutto, ripensa Luna, quante volte era tutto come lo vedevi? Mai! Ecco vedi che se rifletti ti auto rispondi? Quindi si, ci sarà qualcosa sotto, ma dovrai scoprirlo da sola, perché ora non ti è dato saperlo. Ottima analisi della situazione Luna. Mamma mia mi sento un genio. No. Sbaglio. Cosa dico? Mi correggo. Scusate l’errore. Io SONO un GENIO.  Aggiungerei che sono un fottuto genio, ma risulterei volgare perciò limito i miei francesismi e li rimando a dopo, perché di sicuro ne avrò bisogno per scaricare la tensione.
 
“ Nonn..voglio dire grande sacerdote, abbiamo un limite di tempo?” chiesi, nonostante la mia geniale, intelligente, sorprendente analisi ero affamata di informazioni.
 
Immaginate un bambino davanti alla scatola dei biscotti, e la madre che gli ha proibito di mangiarli, quel bambino vorrà a tutti i costi un biscotto e dubito che una volta ricevuto il primo si fermerà a quello. Io sono esattamente come quel bambino solo che la mia fame non è propriamente di biscotti ma di informazioni, però nulla mi vieta di accettare un biscotto se qualcuno me lo offrisse. Ovviamente per l’ultima parte è stato il mio stomaco a parlare.
Io sono innocente, o meglio la mia parte razionale è innocente.
 
“ No assolutamente avrete tutto il tempo che vorrete, la prova si concluderà solo quando le due coppie troveranno i due differenti fiocchi”
“ Bene” risposi un po’ irritata, avrei tanto voluto urlare un “Tutto qui?” ma mi morsi la lingua, potevo peggiorare la situazione e basta. Mi sono spaccata il sedere per tutta la prima prova e adesso dovevo andarmi a cercare l’occorrente per la seconda.
 
Dovevamo solo passeggiare no? Passeggiare per un bosco a me ignoto e trovare uno stupido fiocco. Cosa sarà mai? Una passeggiata appunto. Nel bel mezzo di un bosco, tra chissà quali cuccioli affamatissimi, delle mie ossa, di bestie feroci e quali trappole mortali potremmo trovare. Ma forse queste sono solo stupide congetture. Magari può essere una tranquillissima esperienza in mezzo al  verde e senza nessun incontro indesiderato, come credo o meglio prego che sia. Dopo tutto ho sempre sognato  di fare parte degli scout,  quelli dei film tipo le giovani marmotte,perché non cogliere l’occasione come una semplice esperienza che farà parte del mio bagaglio culturale? Pregare… si ma quale dio o dea? Chi è il dio di una foresta inventata? Magari potrebbe aiutare un pochino Atena, è per lei che lottiamo oggi. Ma non mi sognerei mai di farlo visto che è la causa di tutti i miei problemi. Da quando l’ho incontrata o meglio ho saputo chi fosse lei in realtà, gli ingranaggi della mia vita hanno iniziato ad incepparsi e a girare al contrario, ormai nulla è più tranquillo come prima. Non che prima la mia vita fosse chissà quanto tranquilla ma da quando la conosco la faccenda è peggiorata notevolmente. Sebbene mi metta a pensare a queste cose io mi domando: “Perché convincermi del contrario? Perché devo preoccuparmi inutilmente?”  Tutti questi forse, o se, o ma, o suppongo, o spero, o credo, ingrandiscono  la mia paranoia, accrescono la mia ansia, logorano il mio povero fegato e il mio fragile cuore, già messo a dura prova più volte da Isabel. Quindi devo stare calma perché qui quella più agitata sono  solo io, credo. Marta non so come, è apparentemente tranquilla.
Adesso dallo stato paranoico e pessimista dovevo passare a quello strafottente e entusiasta.
Ma dai erano davvero caduti in basso per proporre una simile prova! L’ultima volta che ne avevo vista una era quella di Peggy e devo ammettere amaramente che è stata ben diversa dalla nostra. Sangue di qua colpi di la, mentre noi dieci scemi ad andare in giro per i boschi a cercare fiocchetti manco fossero fiori e noi i cappuccetto rosso della situazione.
Ammetto di essere un tipo strano, invece di saltare dalla gioia per questa prova così, priva di pericoli fisici, mi metto a criticare il mondo. Ma non posso farci nulla mi hanno cresciuta così, sempre pronta alla lotta, all’azione, mi hanno sempre detto che avrei dovuto difendermi da chiunque e da qualunque cosa, adesso mi sento un po’, come dire, messa da parte ecco.
Sto seriamente iniziando a pensare che sto diventando matta anzi non sto diventando sono già partita a tutti gli effetti. Senza fare tanti complimenti.
 
“Avete altre domande?” il Grande Sacerdote interrogò la calca di ragazzi e noi due.
Io guardai Marta che si voltò verso di me e poi insieme annuimmo e rispondemmo
“No nessuna”  sorridemmo furbe
Possibile che se le domande non le ponevamo noi nessuno parlava?
Iniziavo a sentirmi un po’ a disagio. Ma la curiosità non veniva proprio a nessuno?
Solo a noi? Beh ora iniziavo a capire il detto “ la curiosità è donna” ma come la curiosità, a questo punto anche la voglia di sopravvivere diventava donna.
 
Dopo un’ora
 
 
 
Era ora cacchio, finalmente siamo all’interno di questa dannata foresta. Però.. Devo ammettere che…
 
“ Non trovi che ci sia più luce del previsto?” mi domandò Marta dando voce ai miei pensieri.
“ Troppa luce, già e non mi sento… come dire..a mio agio qui dentro..” risposi strofinandomi le braccia, come per scacciare via un brivido. Era tanto che non mi capitava di sentirmi così, e di solito è un cattivo, cattivissimo, pessimo presentimento. È preludio di guai. L’ultima volta che mi sentivo addosso un’aura del genere c’è stato un temporale davvero terribile. Qui dove non piove mai, dove l’acqua ci ha abbandonati da una vita.
 
“ Beh si, perché bisogna ammetterlo dai, l’arena è proprio il posto in cui mi sento meglio… quasi come,una stanza dei giochi” mi beffeggiò bonariamente, aprendo le braccia per dare ancora più sarcasmo teatrale alla battuta.
“ Guarda preferisco l’arena a questo posto perché so già di aspettarmi il percolo li dentro e lo posso vedere chiaramente, mentre qui tra queste foglie e gli alberi e tutta questa “luce” no!” dissi massaggiandomi la testa avevo appena beccato in pieno un ramo!
 
Quella maledetta foresta dimenticata dal mondo, era quello che più potesse sembrare inutile sulla faccia della terra.
Alberi altissimi, foltissimi, ma che non servivano a niente. Non vi erano nemmeno i nidi degli uccellini, perché non si sentiva volare  una mosca. Manco il dolce cinguettio di quelle creature così tenere a consolare la mente e ad allietare la nostra traversata.
Alberi che avevano delle radici immense, ovviamente sparse a casaccio per il terreno, pronte a farti inciampare come nulla. Poi quegli alberi più bassi che mostravano i loro bei rami che se non li vedevi li beccavi in pieno, il mio è un esempio lampante. Ma chi si sognerebbe di mettere lì un ramo? Cespugli folti, verdi, scuri, chiari, pieni di bacche, sembravano pure gustose, solo che mia sorella mi aveva proibito anche solo di avvicinarmici, ma io non le stavo dando retta e mi stavo avvicinando quando il primo animale della giornata ne ha afferrata una e mi è praticamente svenuto, spero, davanti. Ma il tempismo a volte fa bene. Così dopo l’esperienza del povero animaletto ho deciso di trattenere la mia fame e limitarmi a guardare quelle bacche con occhi a cuoricino.
Altro dettaglio che non passava inosservato erano le pietre, messe lì senza senso, non che debbano avere un senso, ma messe lì senza uno scopo non mi pareva il caso. E poi quel profumo di muschio, potrebbe sembrare un buon odore ma mi stava dando sui nervi.
Stavamo passeggiando proprio lungo una sottospecie di sentiero, ormai era quasi un’ora che passeggiavamo e non avevamo visto nulla. Gli alberi non servivano nemmeno a ripararci dai caldi raggi del sole di metà giornata. Anche se tutta quella luce non me la sapevo spiegare proprio.
 
 
“ Vedi cosa significa vivere perennemente in un posto senza un minimo di verde? Va a finire che appena muovi un passo prendi in pieno un povero ramo di quercia” ridacchiò la mia cara sorellina prendendomi in giro. E si lei si muove agilmente perché abitava nella giungla. Tarzan è un pivello in confronto. Ora sono tentata dal chiederle dove sono la scimmia e l’elefante! Bah tutte queste arie perché sa distinguere una quercia da un abete. Ma io non lo so! Ovviamente la tipa si prende il lusso di prendermi anche in giro, ma non lo sa che è un’ora che stiamo camminando senza meta?
“ Povero ramo…Ma dai Marta non è colpa mia se in questo posto non nascono boschi e io non mi ci sappia muovere “agilmente” quindi chiudi il becco e concentrati! Dobbiamo trovare uno stupido fiocco” quella volta vidi una radice che ostacolava il passaggio e la saltai.
“ Guarda che io sono concentratissima! Sei tu quella che sta per scivolare su un po’ di muschio!” disse indicando l’attentatore, sentimmo uno strano suono, ma al momento non ci prestammo attenzione.
“ Grazie” replicai “ Quindi mia super sorella quale direzione dovremmo prendere? Lo sai che io ho il senso d’orientamento come quello di una spigola” feci indicando intorno a noi.
“ Allora fammi pensare” disse guardandosi intorno “ Direi ad est” ed indica.
“ Spiegami il tuo criterio di scelta allora” replicai stizzita.
“ Allora vedi che ci sono due strade?” Annuì e guardai il bivio di fronte a me. C’era una strada tutta illuminata dal sole, piena di fiori anche un ruscello e gli uccellini che cinguettavano, potrei aggiungere i primi che sentivo da una vita. Ora vorrei capire il perché mia sorella avesse scelto il sentiero più buio, angusto, incresposo, pieno di radici e soprattutto al posto del cinguettio degli uccellini si sentivano i gufi i ringhi e tutto quello che si può immaginare.
“ Noi scegliamo quella a d est perché quello che sembra bello non è mai bello.” continuò lei convinta.
Il bello era che sembrava convinta della sua pazzia. Il bello non sembra mai bello? Ma da dove l’aveva presa? Dai baci perugina? O meglio, da un film?
“ Sei sicura sicura?” la interrogai nuovamente, con una faccia che esprimeva tutto il mio disappunto.
“ È sicuramente ovvio che no, non sono sicura, però ormai ho scelto quella” testarda la ragazza, degna figliastra del suo patrigno, due gocce d’acqua. Conosco Toko da poco ma vi posso assicurare che la testardaggine è loro.
“ Io preferirei quell’ altra” accennai di nuovo per provare a scalfire quella corazza da testuggine che si ritrovava.
“ E io ho già scelto” la mia performance era stata utile come una radice conficcata in un occhio.
Portò le mani sui fianchi e con atteggiamento da diva si atteggiò e continuò “ Ormai la decisione è presa”
Alzai gli occhi al cielo “Grazie per avermi interpellato”
Con aria di chi la sa lunga sbuffò e come se fosse ovvio replicò “ Guarda che sei stata tu a chiedermelo; se vogliamo  essere precisi  hai proprio detto: quindi mia super sorella quale direzione dovremmo prendere? E io ho deciso. Punto. mi sono limitata a rispondere alla tua domanda, che poi questa risposta comportava una scelta non è un mio problema”.
 
Mi arresi definitivamente, quando mia sorella si metteva era insopportabile, così a mio rischio e pericolo la seguii nella sua stupida decisione, in fondo non potevo mica lasciarla al suo destino no?
Invece si, ed è proprio quello che avrei fatto se avessi avuto un po’ di buon senso.
 
Un secondo brivido percorse la mia schiena, stava aumentando la tensione e l’ansia e dopo un’ora a gironzolare per questa foresta mi stavo innervosendo, volevo trovare al più presto quello stupidissimo fiocco.
Inoltrandoci nella boscaglia la luce lasciava il sentiero e man mano dava più spazio all’ombra. Mi sentivo un tantino osservata, sembrava che mille occhi gialli ci osservassero dall’alto e le radici sul terreno oltre ad ostacolarci ci arpionavano le caviglie. I tronchi degli alberi sembrano avere un brutto muso e da quella sottospecie di legni marroni e marci emettevano dei suoni macabri e inquietanti.
 
“Marta sei ancora sicura della tua scelta?” tentennai continuando ad accarezzarmi le braccia con le mani.
“Ovvio che si” sicura era tremendamente sicura. È la cosa più assurda era che sembrava pure eccitata. Stranamente euforica all’idea di addentrarsi sempre di più in quel malefico posto.
“Marta?”
“Si?”
“Ricordami, la prossima volta che ti chiedo di scegliere, dimmi di non farlo fare a te”
“Sai che non lo farò, e sai anche che tu continuerai ad accettare le mie scelte anche le più assurde”
“Si, si” dissi con non curanza. Il problema era che aveva ragione, per quanto assurde fossero le sue scelte continuavo ad assecondarla. Non sono una tipa senza carattere, ma faceva dei ragionamenti così complessi che alla fine mi arrendevo ed accettavo quello che aveva da dire solo per non farla continuare. Avrei dovuto mettermi di fronte, imporre le mie decisioni, ma pur di non sorbirmi la solita solfa accettavo quello che voleva lei. Lo aveva capito il mio punto debole e giocava sempre su quello. Maledetto metodo della logica. Io non la sopportavo proprio e lei faceva leva su quello. È proprio il caso di dirlo, avevo una sorella stronza. Stronza e pazza. Da legare. Si era giocata il cervello decisamente, non poteva essere altrimenti. Nessuno sano di mente avrebbe scelto quella strada.
 
“ Ma non avevi detto che il bello non era bello e che il brutto sarebbe stato bello? Ma guarda un po’ la tua teoria non funziona” affermai con tono da sapientona.
Questa cosa non è mai uscita di bocca nemmeno a nonnino, figuriamoci se avrebbe potuta saperla lei, con due secoli di esperienza in meno. Non posso credere che io mi sia lasciata trasportare in questa situazione senza opporre la minima resistenza. O meglio di provare ci ho provato ma avrei dovuto insistere.
“Io non ho mai detto che il brutto sarebbe sembrato bello, mi sono fermata al bello non è mai bello” e ora spiegatemi voi quale è la differenza? Non ci provate nemmeno a spiegarmela la so da me. Ma io credevo che fosse scontato altrimenti col cavolo che le avrei dato carta bianca. Non oso pensare o immaginare quello che ci capiterà qui, mi sento perennemente sotto osservazione e non ha nulla a che vedere con la sensazione di prima, questa è addirittura amplificata all’ennesima potenza.
“Non c’è molta differenza sai?”
“Invece si perché se una cosa è bella poi ci rimani male invece se è già brutta in partenza resterà brutta a vita, può solo migliorare, invece il bello può solo peggiorare”
“Ecco un altro dei tuoi ragionamenti contorti! Ma ti capisci quando parli?” perché io sinceramente inizio a perdermi è la fame inizia a farsi sentire. Non ho proprio la forza ne mentale ne fisica di starla a sentire così mi limito a crogiolarmi nel mio rimorso e pentimento per non essermi imposta e continuo nella mia ricerca.
 
Dopo due ore
 
“ Fiocco? Fiocchettino? Dove sei?” canticchiai con voce tremante. Il delirio, eravamo nella fase del delirio, quella fase in cui sembri lucida ma non lo sei, quella fase in cui ti senti lucida ma sai di non esserlo, in quello stato confusionale dettato dallo stress. E dalla paranoia.
“ Su via Luna comportati da quattordicenne quale sei, anche se lo chiami non ti si materializza davanti per miracolo” mi ammonì Marta come una madre fa con il figlio. Il delirio la stava contagiando, solitamente mi avrebbe insultato ma immagino che la stanchezza iniziasse a farsi sentire anche su di lei.  “ Hai notato che non si è visto ancora nessuno?” chiese guardandosi intorno. Effettivamente è vero, non ci avevo ancora fatto caso, nemmeno un’anima viva in giro a spifferare dove fosse quello stramaledetto fiocco.
“Strano eravamo più ragazzi, c’è ne erano due dietro di noi ma sono spariti forse avranno preso un’altra strada” si in effetti ne abbiamo girate parecchie di stradine, e sembriamo andare in giro ma in realtà secondo me stiamo girando in tondo.  È assodato che il mio senso di orientamento equivale a quello di una gallina, però riesco ancora ad accorgermi se andiamo avanti o giriamo sempre nello stesso posto. E questo era proprio il secondo caso.
“ Chissà magari…” si fermò e non continuò la frase.
“ Magari?” continuai io incitandola voltandomi verso di lei.
“..L…Lu..na”  balbettava? Era sicurissima fino a due secondi fa.
“ Si? Che c’è?” domandai beffarda, allora anche lei che fino a poche ore prima sembrava Marta cuor di leone era diventata Marta l’agnellino ambulante?
“ Ti sei fatta male? Perché balbetti?” la guardai con un sopracciglio alzato
“ C’è una ragnatela”  ma vaffa…… e cioè siamo in una foresta mi pare ovvio no.
“ C’è una ragnatela. Che cosa c’è di male in una ragnatela?” chiesi scettica
“ Solitamente quando c’è una ragnatela’è anche un ragno” ma che brava in quanto a logica c’era. Che si aspettava aveva scelto la parte più orrenda della foresta e si lamentava di un ragnetto? Direi che è il minimo che doveva aspettarsi, il minore dei mali in fondo un esserino minuscolo non è difficile da eludere o raggirare.
“ Be è ovvio ma non credo che ci sia nei paraggi” tentai di rassicurarla. Una Marta preoccupata per uno stupido ragno, per quanto potesse essere divertente non era quello che mi serviva in quel momento. 
“ Be lo spero, anche perché oltre al fatto che li odio i ragni, dietro di te c’è una ragnatela di dimensioni sproporzionate” non sapeva quello che diceva, la paura è una brutta bestia.
“ Sempre la solita esagerata! Non dire cavolate”
“ Può anche darsi che il mio odio incondizionato verso quelle bestie inutili mi porti a vedere le cose un po’ più grandi, ma ora non sto esagerando lo giuro.” provava a difendersi, ma era inutile, con me non attaccava.
“Smettila” era un ordine, doveva darsi una regolata e togliersi una volta per tutte quella ultra scema di una paura. Qualunque cosa anche quella del buio era più sensata di quella. Ti avrei sopportato di più se fosse stata la paura del buio, almeno sarebbe bastato accendere la luce.
“ Luna quante volte devo ripeterti che non sto esagerando?” chiese esasperata quasi. Il bello è che dovevo essere io quella esasperata. Lei che ha paura di un micro insetto, lei che per di più è vissuta sempre nella giungla e che ogni volta che ne vede uno urla come se la stessero uccidendo….
Ricordo ancora il giorno in cui scoprì che Marta e i ragni non andavano propriamente d’amore e d’accordo.

 
La sua faccia era più pallida di un lenzuolo candido, bianco come il latte.
 I suoi occhi erano spiritati e spalancati a dismisura.
Quella scena sembrava tanto stata ritagliata da un film scadete, un poliziesco per altro, sembrava la vittima della situazione. Stava avendo un attacco di panico e io non sapevo che diamine fare. Vedevo il terrore inciso nel suo sguardo, la bocca socchiusa e i suoi occhi  vagavano dovunque in cerca di aiuto, un po’ persi e vacui. Non riusciva a parlare, dalla sua bocca uscivano solo  mugoli e sussurri. Non l’avevo mai vista così e credetemi non è un’esperienza da rifare.
Ma chi diamine l’avrebbe mai immaginato? E poi per cosa tutto questo trambusto? Una tragedia di dimensioni bibliche. Un’apocalisse nel giardino della tenuta Tule.
“ Marta tutto bene?” finalmente i suoi occhi bloccarono i miei in quella morsa di terrore e paura. Riuscì a leggerci tutta la paura che un’unica persona potesse provare, sembrava avesse visto Ade in persona, venuto per lei a reclamare la sua anima.
Credo che la risposta più che sentirla me l’avesse mostrata, ma l’intento più o meno era quello. Stava mettendo paura anche a me e non sapevo nemmeno che stava succedendo.
“ U…u…un..” continuava ancora a biascicare qualche suono alle mie orecchie incomprensibile.
“ Cosa? Cosa?” tentavo di aiutarla come potevo.
“  un…un..r..r…r….a..aa..aaagn…”
“ u u u ? r r r? a a a ?” ma stavamo giocando a gira la ruota? Adesso dovevo comprare una vocale? O stavamo giocando ad indovina l’animale? Uuu la scimmia, rrr la rana e aaagn non lo so.
“ LUNA! IO HO UN RAGNO SULLA SPALLA!!!” sbraitò come se la stessero dividendo a metà.
Un ragno? Tutto questo per uno stupido ragno?
“ LEVALO!” continuò sempre in preda al panico come se non ci fosse nulla di più pericoloso al mondo.
“ OK! OK! Ma non ti agitare!” risposi frettolosamente non sapendo dove mettere le mani. Mi rendeva irrequieta tutta quella situazione. Un ragnetto quanti danni poteva causare?
“NON TI AGITARE?! NON TI AGITARE?! IO STO MORENDO E TU MI DICI DI NON AGITARMI?”
“ SE CONTINUI A FARE COSì MI AGITO IO E SE MI AGITO NON RIESCO AD AIUTARTI QUINDI!”
“ QUINDI LEVALO!” sentenziò con un urlo pieno di esasperazione terrore e panico. Ero sicura che l’avessero sentita fino in città. Mi stupì che non uscì nessuno a controllare.
 
Liberata da quel mostro come lo definiva lei, uscì un sospiro di sollievo a entrambe. Peccato che quella piccola e innocua bestiolina era rimasta tra le mie mani. Inerme e senza forze, sono sicura che abbia avuto più paura lui di lei e che se i ragni sentono in qualche modo lei di sicuro gli sfasciò tutto l’apparato acustico. Lo guardavo e sono sicura che quella creaturina della natura mi stesse ringraziando, non si muoveva restava immobile tra le mie mani.
 
“ Adesso uccidilo!”  ordinò perentoria. Non aveva sentimenti quella ragazza, quando si prendeva uno spavento diventava più crudele di Eris.
“ È un ordine?” non credevo che potesse essere così sanguinaria, ma supposi che fosse stato dettato dall’ansia del momento. Almeno lo sperai, comunque mi appuntai mentalmente che non era il caso di farle mai scherzi del genere, come minimo ci rimaneva secca.
“ Uccidi quel mostro!” lo fissò come se avessi della droga nelle mani.
“ Ma se è un ragno?” un insetto che mi passeggiava sul palmo delle mani, mi faceva il solletico ed era piccino, piccino quasi invisibile. Oserei dire che era quasi tenero e carino.
“ È un mostro!” esclamò mettendosi le mani nei capelli “ Una bestia un demonio! Un obbrobrio, uno scandalo della natura, un insetto senza senso, non ha il suo ruolo nel mondo, è una disdetta, una iettatura, una creatura del male, la reincarnazione delle tenebre!”
“ È solo un insetto a otto zampe e sei occhi, nulla di più. È come se stessi parlando del più cattivo dei figli di Ade anche se non ne ha. È solo una piccola creaturina indifesa, che se solo tu fossi meno cocciuta e accecata dall‘odio, a quanto sembra, riusciresti a scansare senza il minimo problema.” risposi tranquilla, fissando l’animaletto che custodivo con tanta cura.
“ Così tanti? Oddio mi fissa ancora meglio!” sembrava terrorizzata all’idea. Dovevo imparare a dosare quello che dicevo in certi casi, non era stata una buona idea informarla sulla quantità di occhi dell’animaletto. E giuro che se non lo avessi avuto tra le mani, mi sarei già schiaffeggiata mille volte. Mi limitai solo ad imprecare mentalmente. Se avessi avuto un albero a due centimetri ci avrei sbattuto la testa contro. Non era possibile che una ragazza grande e grossa, pronta ad affrontare l’esercito del male a mani nude potesse reagire così alla vista di un minuscolo insetto. Che tra parentesi ha il suo ruolo nel mondo.
“ Ma dai è un insetto” ripetei esasperata e con una faccia sfinita.
“ No è un m-” la bloccai prima che potesse ripetere per l’ennesima volta mostro. Insomma anche il piccoletto aveva dei sentimenti no?
“ Ok ho capito, ma non voglio ucciderlo!” ero categorica su questo, non ero vegetariana, mi era capitato di uccidere per sbaglio qualche povero insetto, ma non ero un’assassina non lo avrei di certo fatto di proposito.
“ No fai così, prima lo accechi poi gli strappi le zampe  e poi lo uccidi” giuro che vidi il povero ragnetto provare terrore in quel momento.
“ Ma se lo uccido già accecandolo? Non sono così spietata! Io vado con il WWF!”
“ Quel coso che ti passeggia sulla mano non è un panda! Se non te ne sei resa conto, e credi a me che ne ho visti migliaia di panda.”
“ Credo che fossero a mala pena dieci i panda” risposi sarcastica
“ Ma dai sempre lì siamo, quello è il concetto di fondo!”
“ Ma è sempre un essere vivente” da quando ero diventata così ambientalista non lo sapevo nemmeno io, ma non me la sentivo di uccidere un innocente insetto che aveva solo commesso il più grande dei suoi errori: finire sulla spalla di mia sorella. Forse era il caldo.
“ Se ce ne sono miliardi in questa terra, uno di più uno di meno cosa cambia?” non mi sentirei più come prima, avrei la vita di un piccolo animaletto sulla coscienza.
“ Senti se lo vuoi morto uccidilo tu” dissi  avvicinando le mani con dentro la bestiolina alla sua faccia.
Mi fissò come se avessi una proboscide rosa e le orecchie da gatto.  Fece tre passi indietro, ed iniziò a respirare come se avesse l’asma. Oddio le avevo anche distrutto i polmoni. Cavolo che disdetta.
“Marta dai calmati, non è il caso che tu vada in iperventilazione per così poco” dissi preoccupata ritraendo le mani e mettendo al sicuro la bestiola. Sulla mia faccia si dipinse un’espressione alquanto preoccupata. Marta si guardò intorno e quando notò il suo fratellone adorato non ci pensò due volte a saltargli addosso, facendolo quasi cadere. La faccia che fece Sirio era da fotografare. Una vera meraviglia. Era più sorpreso che sua sorella gli fosse saltata in braccio stritolandolo in una morsa d’acciaio quasi affettiva che di pensare che tra lui e Fiore ci potesse essere qualcosa. Per non parlare di tutti gli altri al loro fianco. C’erano Andromeda, Pegasus, Steve e Lania che la guardavano con un’espressione molto preoccupata come se venisse dalla luna. Come dargli torto da quando erano lì quei due non avevano fatto altro che litigare.
 
“ Marta? Che cosa?” domandò Sirio sorpreso.
“ Luna è cattiva! È cattiva” piagnucolò lei nascondendo il viso sul suo petto. E strofinandoci sopra il viso, come se volesse scomparire tra le braccia del fratello.
“ Perché dici così?” disse aggrottando le sopracciglia, ora era anche più preoccupato di prima. Ah l’istinto fraterno che ti porta ad uccidere anche il tuo migliore amico se prova a far soffrire tua sorella.
“ Non lo vuole uccidere!” continuò la sua lagna.
“ Chi?” chiese Andromeda stranito. Oh oh adesso anche il signorino faceva il preoccupato. Di sicuro iniziava a covare qualcosa ma non se ne rendeva conto. Era stranamente protettivo nei confronti della mia sorellina. Va bene che la situazione pareva tragica, lei stava praticamente per morire, ma lui di sicuro nascondeva qualcosa, ma al momento non me ne curai.
“ Il mostro!” urlò più forte. Così forte che Lania si mise le mani sulle orecchie. Era di nuovo sull’orlo delle lacrime e alcune sfuggirono dal suo controllo. Ero sicura che una volta che si fosse ripresa me l’avrebbe fatta pagare dando a me la colpa di tutto. Solo perché il suo Andromeda  l’aveva vista in quelle condizioni. Anche se non avrebbe mai ammesso che era quello il motivo della sua scenata di ira nei miei confronti.
“ Non capisco. Quale mostro?” Era Steve a parlare adesso
“  Non c’è nessun mostro” risposi tranquilla. Anche se quel ragazzo stimolò in me delle sensazioni strane che vennero interrotte da Pegasus quando disse:
“ Allora è un nemico?”
“ E ti pareva…no non è un nemico è solo uno stupidissimo-”venni interrotta nuovamente da un nuovo urlo questa volta pieni di panico più di prima.
“ MOSTRO!” continuò Marta indicandomi, con gli occhi pieni di lacrime.
“ Volevo dire ragno ma mia sorella non è della stessa idea.” dissi sarcastica mostrando il piccolo, al quale avevo anche dato un nome ormai, Tommy, mi ci ero affezionata, anche se a breve lo avrei liberato da quella prigionia che erano le mie mani.
“ No, no! Non ragno mostro, mostro!” insistette Marta.
“ Tranquilla adesso sparisce” sorrise accarezzandogli la testa Sirio.
“  Hai la faccia di uno che si sente colpevole” constatai osservandolo sospettosa alzando il sopracciglio
“ ehm…no” fece lui.
Non ci mise molto a raccontare tutto. Bastò il mio sguardo, no, non quello assassino, quello scettico. Per cedere così facilmente doveva sentirsi davvero in colpa.
“ Era solo uno stupido scherzo, e non sapevo quali conseguenze avrebbe comportato quello che stavo per fare, ma dopotutto avevo solo cinque anni!”
“ Avere cinque anni non è una giustificazione mi dici se sei stato tu o no?”
“ Si sono io il colpevole e mi sento ancora in colpa!” e fai bene, gli hai rovinato la vita e a che si trova con lei in certe situazioni. Per prendere una a caso me in questo momento, ma giusto a caso eh. Sia chiaro questo.

“ Averlo ammesso è il primo passo…per la morte sicura!” lo rassicurai.
“ Ma dai! Non esagerare!” si difese.
“ Quella che esagera la tieni stretta tra le braccia!” ammiccai nella direzione di Marta con la testa

“ E pensare che prima di quell’incidente il suo soprannome era ragnetto” la vidi sussultare
“ Ma guarda il fato che brutti scherzi tira” affermò Lania con quella che ai miei occhi sembrava compassione. Ringraziai mentalmente che Marta non l’avesse vista altrimenti l’avrebbe uccisa, lei odiava chi provava pena per lei. La capivo benissimo, su quel frangente eravamo uguali.

“  Ti prego uccidi l’insetto e finiamola qui” scongiurò lei in un sussurro
“ Io non uccido nessun insetto, adesso lo lascio libero e siamo tutti salvi”  dissi abbassandomi per lasciarlo sul terreno. Sono testarda io.
“ No! No! No!” sbraitò Marta aggrappandosi al fratello più forte che mai alzando dal terreno i piedi, Sirio fu costretto a prenderla in braccio.
“ Almeno potevi dire di averlo ucciso e lo lasciavi libero dopo!” sbuffò Sirio.
“ Oh mamma mia! Lo sto giusto lasc…iando” dove era finito? Non era più nelle mie mani. Ma come aveva fatto a sparire? che lo avessi fatto volare con un gesto troppo violento?
“ È morto?” chiese speranzosa.
“ Si, si..” alzai lo sguardo e lo vidi. Tommy era li impaurito che mi fissava dall’alto. Era sulla testa della mia povera sorellina. Come ci era finito lì? Aveva il potere di volare?
E adesso come facevo a levarlo da lì a quella distanza. Avvicinarmi abbracciarla e dirle “ Marta ti voglio bene e hai Tommy sulla testa” no, no o avrei firmato la mia condanna a morte. E poi lo avrebbe capito subito, non le avevo ma detto ti voglio bene. Farlo capire al fratello? E come? Nomi in codice? Alfabeto mors? Alfabeto muto? Segni strani? No così mi avrebbero presa per psicopatica. Una psicopatica animalista però.
Guardai uno per uno tutti i ragazzi che avevo davanti, fermandomi su Andromeda che non so come capì all’istante dov’era andato a finire il piccolo amico. Sorrise dolcemente verso Marta, si avvicinò lentamente e accarezzò i suoi capelli insieme a Tommy che poco dopo sparì fra le sue mani. Marta era più che andata. Dopo quel gesto tanto inatteso dal ragazzo del suo cuore, diventò rossa come un peperone.

“ Ma cosa?” balbettò infine
“ Nulla, avevi solo una foglia” sfoggiò il suo miglior sorriso il ragazzo dai capelli color smeraldo.
Tutto sotto lo sguardo assassino di Sirio. Il ragazzo aveva reso felici le due sorelle, perché aveva liberato Tommy e aveva fatto passare l’attacco di panico alla prima. Insomma il cognato che tutti desiderano.
 

 
“ Marta non ti posso credere ogni volta è così!” sospirai agitando il capo.
“ Cavolo! Quante volte sarà successo!” sbraitò senza ritegno poi continuò nel suo vano tentativo di convincermi, ma ad un tratto tutto all’improvviso ridusse il suo urlo  ad un sussurro “ Luna ora ti supplico di credermi se ti dico che c’è un ragno alle tue spalle”
Sbuffai e le sorrisi “ Si, si certo ed è anche enorme quanto una casa vero?” annui poi riflettendoci aggiunse
“Forse anche un po’ di più di una casa”
“ Certo come no”  liquidai la faccenda continuando a fissarla eloquentemente lasciandole intendere tutto il mio disaccordo con il suo atteggiamento.
“ Si Luna, si ti dico” disse con molto terrore.
“ Ma perché devi essere l’esagerazione personificata quando si tratta di queste cose?”
“ Semplice perché non sto esagerando!”
“ A no? Secondo te dove lo trovano un ragno enorme quanto una casa?! Non esistono semplicemente!” urlai.
“ Siamo al grande tempio e da quel poco che ci sto ho capito che nulla è impossibile a quanto pare” sibilò come se non volesse farsi sentire da qualcuno oltre a me.
 “ Be..si..forse ma adesso non dovremmo parlare di questo! E non mettere in dubbio la veridicità del grande tempio!” sbraitai isterica.
“ Non sto mettendo in dubbio un bel corno!” urlò. “Quella che sta mettendo in dubbio qualcosa qui tra le due sei tu!”
“ E adesso perché cavolo urli?”
“ Forse perché abbiamo un ragno gigante dietro?!” sarcastica, anche troppo per i miei gusti. Indicò qualcosa alle mie spalle, ma non mi voltai sapevo quello che ci sarebbe stato. Il nulla. Oltre agli alberi, alle rocce e simili ovviamente.
“ No non abbiamo un ragno gigante dietro!”
“ Si che abbiamo un ragno gigante dietro! E ci sta anche fissando”
“ No non c’è!” continuavo a non crederle. Non che non ci fosse un ragno, non credevo che fosse di dimensioni olimpioniche.
“ Si che c’è!” portò le mani ai fianchi
“ No che non c’è!” allargai le braccia in un gesto teatrale
“Luna” sospirò, probabilmente aveva la pazienza al limite. Quello che però non aveva messo in conto era che la pazienza la stava facendo perdere lei a me. Ed era risaputo che non ero, non sono e non sarò mai  famosa per questo.
“Ti dico che non sto ne mentendo ne esagerando”
Iniziai a preoccuparmi un po’ quando notai che era più pallida di un cencio.
Possibile che si riducesse così per uno stupido, minuscolo e innocuo (nella maggior parte dei casi) insetto? 
“ Ne sei proprio sicura? Forse è la paura che ti fa vedere le cose come non sono in realtà”  risposi secca. Quante volte gli feci quella domanda in quel giorno?
“Quante cavolo di volte devo dirtelo?” sbraitò agitandosi sul posto “ Se non mi credi guardalo da te. Voltati.” beh mi pareva ovvio che la minaccia di un ragno gigante incombesse su di noi e che proprio questa minaccia non ci prestasse attenzione. Con un sorrisetto vittorioso mi voltai e piano piano la mia espressione strafottente mutò gradualmente. Cosa avevo detto prima? Ah si l’esagerazione di Marta era davvero inutile…..beh si certo inutile….
No! Ma che cacchio….emh… volevo dire cosa diavolo stavo dicendo? Inutile? Più che giustificata intendevo dire!
“ Un… un…..un…un…”
Enorme ci fissava entrambe e nei suoi occhi rossi vedevo la mia faccia più bianca di quella di un fantasma anemico che ha visto un altro fantasma suo nemico.
 “ Ragno? Si è quello che cerco di comunicarti da tempo immemore. E ora tu hai anche attirato la sua attenzione“.
Iniziò a tremare, diavolo, diavolo, diavolo, diavolo, diavolo, diavolo, diavolo, pensai che dovevo per forza fare qualcosa. La mia sorellina tremava come una foglia e io mi sentivo tremendamente in colpa.
Si tremendamente in colpa perché non le avevo creduto. Mi sentivo uno schifo ambulante. Non dovevo mettere in dubbio la veridicità delle parole della mia sorellina, ma non credevo che dopo le mille volte che aveva gridato “A lupo a lupo” potesse davvero verificarsi una cosa del genere.
Prometto che non avrei mai più dubitato di quello che lei avrebbe detto.
Fissavo la colossale, imponente, maestosa, gigantesca, possente, potente, forte, pressante e robusta sagoma di quel macroscopico insetto gigante, che scrutava me e la mia sorellina con occhi iniettati di sangue, come se fossimo il pasto più succulento al mondo. Fu proprio in quel momento che l’aggettivo gigantesco che precedentemente aveva utilizzato mia sorella per descrivere la ragnatela alle spalle del Mostro, si con la M maiuscola,  mi sembrò alquanto riduttivo.
Che fare? Innanzitutto sopravvivere, poi riprenderci dallo spavento e in seguito riprendere la “semplice” caccia al tesoro. Tutti i castelli di carte che mi ero costruita prima della prova crollarono all’istante. Ma come mi era saltato in mente di criticare il tutto dicendo che mi sentivo offesa dalla mancanza di pericolo? Adesso avrei dato tutto l’oro del mondo per trovare quel fiocco e metter fine a quella pagliacciata. Però si da il caso che il nostro amico Ragno non la pensasse allo stesso  modo. Le cose erano due o lo evitavamo e fuggivamo o lo affrontavamo. Quindi diventano tre le cose a cui pensare. Indubbiamente optai per la prima ma ancora una volta l’animale non fu d’accordo. Pezzo di mer….censura, di una bestia. Cosa fare? Risvegliare mia sorella dallo stato di trance catatonica in cui era caduta, era la prima cosa da fare sopra ogni cosa, la seconda era maledire Gemini e la foresta e poi la terza e ultima liberarci del ragno.
Feci due passi indietro, tre, quattro fino ad arrivare vicino a mia sorella che rimaneva ferma come una statua. Adesso che non litigavamo più la sua attenzione era tutta finita ai sei occhi del signor Ragno, evidentemente non sapeva quale fissare per primi.
Deglutì soffermandomi anch’io sui suoi occhi. Forse se avessi toccato il suo punto debole saremmo uscite da quella foresta sane e salve.
 
“ Sicuramente lui ci sta guardando, e starà vedendo la tua faccia, non fare la figura dell’imbecille e della femminuccia” dissi ammiccando ad un posto indefinito. Il lui a cui mi stavo riferendo era Andromeda, e siccome in casa nostra i muri hanno delle orecchie belle grandi, abbiamo deciso di chiamarlo con un nome in codice. Lui per l’appunto. Lo so non ve lo aspettavate vero? Siamo proprio delle tipe originali. Non si capiva neanche se ci si concentrava al massimo solo per  sapere chi era il lui in questione. Però dopotutto tanto male non era, in fondo c’erano circa sei  i lui in discussione. Fino ad ora ha sempre funzionato quindi…
“ Quello che non hai messo in conto è che io sono femmina” affermò sicura.
“ Ti sei ripresa finalmente!” gioì sorridendo radiosa. Mancava che battessi le mani e saltassi sul posto.
“ Si…non voglio che lui mi veda in questo stato” notai un po’ di rossore su quelle guance,“Non posso permettere a questo mostro di rovinarmi la vita! Oggi affronterò la mia paura!” strinse un pugno e tese tutti i muscoli. Era pronta alla guerra. Finalmente un po’ d’azione.
“ Bene!”  esclamai
“ E adesso?” si voltò verso di me aspettando …. cosa? Un consiglio? Un piano? Non sono un asso delle strategie io. Mi baso sull’istinto, sull’improvvisazione e poi è risaputo che quando hai un piano alla fine non va mai come dovrebbe. E poi la genia delle strategie è lei. Siamo la solita coppia, lei il genio e io il braccio, però nel nostro caso anche lei ci mette le braccia. Però io faccio il braccio bello. Almeno questo me lo dovete concedere.
“ Non lo so e non ne ho idea, di solito sei tu l’assassina dei ragni.” dissi ovvia.
“ Tecnicamente non sono io ad ucciderli, quello che li uccide è Sirio. Io sono troppo occupata a farmi prendere dagli attacchi di panico. ” certo Sirio qui non c’è però… odio il fatto di non essere mai riuscita ad uccidere un piccolo ragno, in questo caso mi sarebbe risultato utile un po’ di allenamento.
“  Senti sai come si uccide un ragno di queste dimensioni?” Chiesi speranzosa, non mi avevano ancora dato nessun manuale per uccidere mostri del genere. Non che ne volessi uno. Speravo e pregavo di non doverne mai incontrare.
“  E tu chiedi a una che non li sfiora neanche per sbaglio i ragni?” replicò indicandosi.
“ Be oggi lo sfiorerai abbastanza se lo vuoi morto!” la rimproverai
“ Che ne dici se ritorniamo al piano iniziale? Lo accechiamo gli stacchiamo le zampe e lo ammazziamo?”
“Sempre con le tue fantasie perverse tu!” ero ancora animalista anche se tenevo alla mia vita.
Mi guardava con occhi sgranati, non capivo quello che voleva dirmi, ma sembrava parecchio allarmata.
“Marta ci sei ancora?” la interrogai
“Si ci sono e anche il nostro amico lì c’è, si è appena voltato di nuovo a guardarci con tutti e sei i suoi occhi rossi”
“ Va bene dai libero sfogo alla tua crudeltà”  la incitai determinata alla vittoria.
“ Mi voglio vendicare! Questo coso mi ha rovinato la vita per anni!” urlò indicandolo.
“ Brava così ti voglio! Combattiva!”
“ E devo vendicarmi anche di Sirio! Quando mi ha fatto quello scherzo non l’ho potuto fare perché pensavo ancora a quel ragno che mi fissava!”
“ Si e avevi anche paura che ti entrasse nell’orecchio per mangiarti il cervello!” sarcastica come un calcio nelle palle ad un maschio, ma non potevo mica sapere che fosse davvero così.
“ Si, si proprio così!”  annuiva con vigore.
“ Marta sei davvero impossibile”  sospirai affranta.
 Stava per ribattere alla mia provocazione, quando un verso la convinse a non farlo. Un verso anomalo, inquietante, pieno di male. Un verso animalesco. Sembrava provenire direttamente dagli inferi.
Mi fissava come se volesse che il versaccio provenisse da me. Come se fosse possibile, io che mi metto a fare versi del genere. Devo ammettere che ha fantasia, immaginare certe scene deve farla sentire meglio. Ancora un’altra volta quel verso, seguito da un grande spostamento d’aria. Mi voltai. O merda, il coso aveva mosso una zampa che aveva dimensioni galattiche. Ora la sua zampa di dimensioni cosmiche era di fronte a noi. Che schifo riuscivo anche a vedere i peli che aveva. Bleah. Diciamo che più che paura ora faceva schifo.
“Marta si accettano proposte” accennai
“L….u…n…”
“No ti prego non ricominciare con la fase balbuziente” la pregai “ Non dovevi combattere la tua paura?”
“ Un conto è che rimanga fermo, un altro che si muove” ovvia come sempre la tizia. Iniziava a darmi sui nervi questa sua paura. Va bene che anche io avevo una certa fifa però non era proprio il caso che lei ricominciasse con la solita solfa del… ho paura… fai qualcosa… eliminalo… squartalo ecc. non ne avevo la forza.
“ Oh certo, speravi  che quel coso rimanesse fermo per sempre ad ascoltare le nostre chiacchiere da salotto?”
“ Beh lo speravo, ma adesso? Come lo uccidi?” domandò. Il singolare, aveva utilizzato il singolare.
“ Cosa!? Lo devo anche uccidere io? Ma manco morta!”
“Come fai ad ucciderlo se sei morta?” riusciva a fare battute pessime anche in certe situazioni
“Tu e le tue battutacce”
“ Allora accecalo azzoppalo! Fai quello che vuoi basta che fai qualcosa”
“ È quello che dovremmo fare!” 
“Si” prese un respiro profondo e poi annunciò risollevando lo sguardo e puntandolo in un occhio del mostro“Diamo inizio alle danze allora”
 
Aveva un tono di voce strano. Molto strano, roco e pieno di determinazione mista ad una vendetta quasi giustificata.
La guardavo incantata, e un moto di ammirazione verso la sua determinazione crebbe dentro di me, quando notai che il suo ciondolo sprigionava una luce bianca. Luminosa quasi accecante, tutto appariva più chiaro adesso che la sua luce illuminava il posto. È vero! Il ciondolo era così piccolo che avevo dimenticato la sua presenza.
Non so come, ma sembrava che la temperatura fosse calata di brutto, tutto intorno a noi era calato il gelo. Possibile che la causa di quello sbalzo termico fosse mia sorella? Era questo che scatenava in noi il ciondolo? Sprigionava i nostri poteri nei momenti perfetti? Se davvero questa stramba ipotesi fosse stata vera, non l’avrei tolto per nessuna ragione al mondo. Mi sentivo più sicura, perché in un modo o nell’altro potevo avere vicino i miei genitori, non fisicamente ma almeno con lo spirito. Non vedevo l’ora di combattere! Ero pronta anche io alla guerra e poco importava se avremmo dovuto eliminarlo. In fondo non era come Tommy. Lui era piccolo, mentre quello che avevamo davanti era mille volte lui.
“Luna?” mi risvegliò dai miei pensieri “Il tuo ciondolo” lo indicò. Abbassai lo sguardo sul mio accessorio e notai solo allora che emanava una luce rossa. Simile a quella bianca emanata da quello di Marta. Grande! Anzi grandioso!
 Subito al freddo provato quando mi concentrai sulla mia compagna si sostituii uno strano calore, che mi faceva sentire bene. Sentì scorrere nelle vene lava infuocata. Non provavo dolore e me ne sorpresi immensamente. Non mi ero mai sentita meglio, più a mio agio di così non potevo essere. Riscoprì una forza che non pensavo di possedere. Ero felice, al settimo cielo e non vedevo l’ora di scaricare tutta la mia adrenalina su quel coso.
Sollevai nuovamente lo sguardo e lo piantai in quello sorpreso di mia sorella, fu in quel momento che entrambe capimmo, alla faccia sorpresa si sostituì quella compiaciuta e un sorrisetto si dipinse sul suo volto e sono sicura che lo stesso avvenne su di me.
Capimmo che i nostri poteri si stavano risvegliando di nuovo, proprio come era avvenuto ore prima nell’arena. Quale momento migliore per testarli?
 Il cuore iniziò a battermi velocemente come non mai e le mie mani fremevano.
Allora quale era il piano? Accecalo e azzoppalo. Nulla di più facile. Adesso che sentivo in me l’energia del fuoco nulla e nessuno mi poteva fermare, tantomeno uno stupido ragno dalle dimensioni anomale.
Respirai a fondo, chiusi gli occhi e tentai di concentrare quella forza in una parte del mio corpo. Dovevo vedere e percepire la forza che volevo rilasciare. Ioria mi ha sempre detto di non stancarmi fin da subito o sarei stata spacciata, non sarei riuscita ad arrivare alla fine dell’incontro; quindi dovevo dosare i miei poteri.
“ Sorellina che ne dici di arrostirlo?”  ridacchiai come una bambina in un negozio di caramelle e strinsi i pugni.
“ Preferisco i ghiaccioli io!” sorrise di rimando mettendosi in posizione d’attacco.
“ Odio ammetterlo ma più lo fisso più mi fa schifo” constatai. Tommy era così piccolo che era difficile notare le sue sembianze mentre questo dava l’intera panoramica della sua struttura anatomica.
“ Adesso riesci a capire la mia paura?”
“ Un po’, ma ora perché non lo facciamo ballare un po’?”
“ Perfetto!” concluse.
Si voltò verso l’aracnide e provò ad usare i suoi poteri, intono a noi si iniziarono a creare dei fiocchi di neve. Mi lanciò un’occhiata d’intesa e capì all’istante il piano improvvisato su due piedi che aveva fatto. Lei attaccava le zampe, e io i suoi sei occhi. Ok ce la potevo fare, bastava solo un po’ di concentrazione ed eravamo a cavallo.
Marta iniziò il suo attacco, portò le mani al cielo e si alzò un vento fortissimo. Era freddo e glaciale, sembrava venisse dal polo nord, ma a me non dava nessun fastidio. Non avevo freddo e non tremavo. Per me era solo una leggera brezza, ma per il ragno che avevamo davanti non era la stessa cosa. Meglio così.
 Irritato e infastidito dal cambio di clima di mia sorella, anche lui decise di contraccambiare il favore attaccando l’artefice di tanto gelo. Avanzò di qualche passo e soffiò qualche suono incompreso.
L’intento di Marta era gelarlo, non irritarlo così ci riprovò una seconda volta, e il frutto dei suoi sforzi apparì, un cristallino manto sul terreno venne a crearsi, era abbastanza scivoloso e lo potemmo constatare dalla caduta che fece il nostro nemico. Tutte le otto zampe erano distese sul terreno ghiacciato. Le zampe da distese erano molto più lunghe di quanto immaginassi.
 Adesso toccava a me. Volevo partecipare anche io alla lotta, così non me lo feci ripetere due volte e provai ad utilizzare i nuovi poteri. Chissà quale sarebbe stato l’effetto. Il mio obbiettivo erano gli occhi.
Chiusi i miei occhi. Il buio mi circondava. Dovevo visualizzare la mia energia. Il mio fuoco doveva uscire dal mio corpo e dalla mia anima. Contavo nel mio amico fidato e nel suo aiuto. Unì le mani e le strinsi forte. Sentivo bruciare ogni singola particella del mio corpo, e le tempie pulsavano all’inverosimile. I palmi uniti scottavano e le mie dita sembravano fili incandescenti. Ci misi un bel po’ a far uscire il calore che custodivo all’interno.
Aprì gli occhi e fissai il nemico, doveva bruciare con il mio solo sguardo. All’improvviso separai i palmi e lingue di fuoco colpirono la ragnatela che avevamo davanti.
“ Merda!” sibilai furiosa. L’avevo mancato, e lui si era fatto scudo con le sue fila.
“ Luna concentrati!” Marta mi riprese e continuò ad attaccare anche lei. Poco dopo una tempesta di neve e di fuoco colpì l’avventuriero che ci era comparso davanti. Ma era forte e non era intimidito davanti ai nostri attacchi. Noi ce la stavamo mettendo tutta, con un po’ di errori e mira che diciamo, lasciava a desiderare, la mia sorellina riuscì a bloccare un paio di zampe mentre io l’avevo bruciacchiato un pochino. Ma non bastava. La pratica inesistente dei nostri poteri, era la pecca della situazione e mi maledì cento volte. Perché diamine dovevamo fare pratica proprio adesso? Se l’avessi saputo prima avrei tentato in tutti i modi di far uscire i miei poteri allo scoperto da tempo!
Nel contempo gli alberi sopravvissuti che ci circondavano erano le vere vittime della situazione, bruciati qua e la, con qualche ramo congelato e metà abbrustoliti. Tronchi caduti per terra e cespugli schiacciati. Adesso non si sentiva volare nemmeno una mosca. Gli occhi gialli erano spariti e anche i versi sinistri. Ora eravamo solo noi due e il ragno.
Il terreno era scivoloso in diversi punti e dei cespugli erano rimaste solo le ceneri. Bene, appurato che avevamo i poteri adesso, un piccolo particolare mi aveva colpito: eravamo nella cacca più totale. Non perché io ero una pessimista persa, ma perché  non avevamo fatto nessun passo avanti, dato che il ragno era ancora li che ci fissava con i suoi cinque occhi (merito mio) e ancora quattro zampe in libertà, nonché le zanne che aveva a disposizione, e noi eravamo a portata di tiro.
Aveva lanciato anche lui qualche attacco per difendere la sua corazza, ma noi eravamo riuscite a schivarli tutti quanti, per nostra fortuna. Almeno adesso avevamo il campo libero da ostacoli e più spazio per muoverci.
“ Ancora non crolla a terra quel mostro!” dissi stizzita.
“ Cosa possiamo fare? Io sto provando di tutto!”
“ Lo so anche io! Non possiamo continuare così o sprecheremo tutte le forze per questo mostro!”
Non finì nemmeno di parlare che quello ci colpì con una zampata, ci ritrovammo spiaccicate contro un tronco che cadde dopo il colpo subito.
“ Ahia! Stupido mostro ritieniti morto!” urlò Marta in preda all’ira. Eravamo stanche affamate e incazzate, direi una combinazione perfetta.
Sorrisi perché sapevo che di li a poco il nostro ragnetto sarebbe starnazzato al suolo come una foglia d’autunno.
“ Adesso sono stufa! Hai giocato troppo per i miei gusti!” si rialzò di scatto dal terreno e corse verso il nemico.
L’animale sentendosi chiamato in causa alzò il muso che si ritrovava e provò un nuovo colpo che andò a vuoto. Miseramente a vuoto. Mi preparai anche io ad un nuovo attacco e pregavo che andasse a fondo, dovevamo coordinarci e attaccarlo insieme. Andai dietro di lei, seguendo la sua scia di furia, feci in tempo a vederla alzare dal suolo e fare un salto da maestra perfetto. Aveva sicuramente superato i tre metri. Puntò i palmi verso il ragno e mille spine di cristalli si conficcarono nella schiena del ragno che urlò in preda al dolore.
Atterrò dopo poco sorridendo vittoriosa. Potevo dire che aveva superato la sua paura con successo.
Toccava a me. Anche io volevo sfinirlo e portare la sua testa a nonnino. Presi la rincorsa e notai impercettibilmente gli occhi del ragno ingrandirsi dalla paura.
Il mio pugno era infuocato…nelle mani avevo un meteorite pronto e incandescente che stava per  conficcarsi nel corpo del mostro, potei sorridere per una volta. La mia pelle e le mie nocche si scontrarono con la corazza dell’animale e un sinistro crack si udì intorno a noi. La mia mano grondava sangue del nemico…e faceva davvero schifo. Sembrava petrolio. Ma almeno ci eravamo liberate della sua presenza.
 
“ Bleah, che schifo!” storsi il naso pulendomi sulla maglia. L’intruglio grigiastro che ne era uscito fuori era davvero orrendo, e nauseabondo.
“ Ti è andata bene è morto no?” sorrise vittoriosa. Sistemò la sua maglietta e rifece la coda.
“ Come mai mi hai lasciato il colpo di grazia? Non volevi sconfiggere la tua paura?” la stuzzicai sistemandomi come potevo la mia mise e i miei capelli che sembravano  paglia .
“ Oh mai io l’ho fatto solo perché non volevo sporcarmi, e poi l’ho più che superata la mai paura!”
“ Quindi d’ora in poi quando vedrai un ragnetto non urlerai più?”
“ Non posso metterci la mano sul fuoco Luna” ridacchiò della sua battutina.
“ Mentre io si?” la seguì anch’io. Finalmente potevamo ritornare a passeggiare tranquille e in santa pace come prima.
“ Proseguiamo?” chiese
“ Si ti prego, prima finiamo prima mangiamo!” risposi con voga.
“ Sapevo che prima o poi l’avresti detto”
“ Cosa?”
“ Che hai fame” rispose ovvia.
“ Ah…perché tu non ne hai?”
“ Moltissima!”
“ Be allora andiamo!”
 
Imboccammo un nuovo sentiero più buio e notammo entrambe che i nostri ciondoli erano ritornati come prima.
 
“ Hai visto? Sono ritornati come prima” constatò Marta prendendo fra le mani il suo ciondolo “ Non è più freddo ” mi sembrava un po’ delusa, ma cosa potevamo aspettarci? Non potevano rimanere così per sempre.
“ Già, meno male che c’erano loro ad aiutarci” sorrisi sfiorando anche il mio che era ritornato allo stato iniziale.
“ Secondo me si attivano con le emozioni forti che proviamo” disse sicura.
“ Cioè?” chiesi curiosa, il suo ragionamento aveva qualcosa che mi attirava.
“ Rabbia…”
“ Paura…” continuai io per lei.
“ Guarda che prima non ho avuto tanta paura!” ribatté irritata.
“ Ma certo, se ci fosse stato Sirio saresti scappata tra le sue braccia!”
“ Parli tu che non hai paura dei ragni, ma se ad un certo punto ti ritrovassi la tua paura davanti ingrandita mille volte, cosa faresti? Sicuramente non diresti queste cose”
“ Scusa, scusa, non ti scaldare. Ti posso rassicurare che non succederà mai”
“ Non lo puoi sapere” fece convinta, mettendo su un cipiglio degno di Marta.
“ Va bene va bene finiamola qui” non mi andava di litigare dopo aver lottato contro un ragno gigante ed essermi sporcata per la metà del suo sangue.
“ Non vedo l’ora che finisca” sbuffò stanca.
“ Anche io non vedo l’ora che finisca tutto quanto. Voglio ritornare a casa e dormire per una settimana”
“ Idem sorella, ma dobbiamo vincere questo è più che sicuro.”
“Cert-”
 
Venni interrotta da un urlo straziante…sembrava provenisse dal cuore della foresta.
 
“ Hai sentito?” sibilai.
“ Si..diamine sta succedendo qualcosa di strano qui” soffiò Marta mordendosi il labbro inferiore. Lo faceva solo quando era nervosa. Ma non era lei quella entusiasta?
“ Sarà un altro ragno?” azzardai dicendolo ad altra voce.
“  No ti prego un altro no” uno sguardo da cucciolo bastonato mi si parò davanti.
Ammetto che anche io avevo avuto la mia dose di ragni e uno me ne bastato a sufficienza.
“ Che facciamo? Proseguiamo?” domandai.
“ Siamo costrette! Non possiamo uscire di qui senza fiocco”


Giusto il fiocco, me ne ero davvero dimenticata. Tutto questo trambusto per uno stupido fiocco.
 
“ Aiuto, aiuto!”
Un ragazzo il doppio di noi, ci corse davanti con in viso un’espressione di puro terrore e le braccia al cielo, che fuggiva non so da cosa. L’amico gli correva dietro tentando di fermare la sua pazza corsa.
“ Non ti avvicinare non ti avvicinare!” urlò il ragazzo impaurito
“ Alan è solo un clown!”  fece l’amico.
 
“ L’hai notato anche tu?” disse Marta seguendo con lo sguardo i due ragazzi  che correvano sotto  il nostro sguardo incuriosito.
“ Difficili da ignorare devo ammetterlo” cercai di sdrammatizzare come più potevo. “ Ma non credo che stessero scappando da un ragno”
“ Per fortuna, però devi ammettere che avere paura dei clown è davvero stupido” sorrise.
Da che pulpito viene la predica…feci di no con la testa e andammo avanti. Almeno sapevamo che non eravamo sole.
“ Sembra che ogni ragazzo qui stia incontrando le sue paure” affermò in sovrappensiero Marta “ Strano no?”
“ Ripeti.” le ordinai.
“ Cosa?”
“ Ripeti l’ultima cosa che hai detto” dico frettolosamente.
“ Stano?”
“ No no prima!”
“ Che i ragazzi incontrano le loro paure in questa foresta?”
“ Si! Che stupida che sono” feci dandomi un buffetto sulla fronte.
“ Perché?” chiese stranita.
“ Solo adesso mi è venuta in mente!”
“ Ma cosa?”
“ La foresta! Questa foresta!” saltellai festosa “ Ho ricordato il nome di questa foresta!”
“ Incredibile questa foresta ha un nome?”
“ Si si! Si chiama la foresta degli incubi!”
“ Oh davvero confortate, adatta per una tranquilla passeggiata! Ma non era stata inventata da Genimi?”
“ Credo che l’abbia riprodotta fedelmente, incredibile credevo che non esistesse e invece ci siamo dentro!”
“ Evviva! eppure non riesco a capire la tua felicità!” disse in tono falsamente eccitato, oserei dire atono.
“ Siamo in una foresta fantasma e non ti elettrizza l’idea?”
“ Tutta la mia elettricità si è esaurita con il ragno” rispose seccata.
“ Ma dai stiamo camminando all’interno di una leggenda!”
“ Raccontamela”
“ Me l’ha raccontata una volta Kanon, ero ancora una bambina, ma mi ricordo perfettamente che mi disse di non entrarci mai, perché qui mi attendevano le mie paure più profonde. Credevo che fosse solo una scusa per non farmi allontanare dal Grande Tempio e invece eccola qui in carne ed ossa!”
“ Emozionante come storiella  ma non credi che sia davvero impossibile?”
“ Marta tu amante dell’Horror non credi alla mia leggenda? Se questa foresta non esiste non esiste nemmeno la dea Atena e tu sai meglio di me che non è così!” dissi offesa, lei sangue del mio sangue non mi credeva!
“ Ma sarà solo suggestione!”
“ Il ragno di prima non era solo suggestione” le feci il verso. “ Il ragno, il clown e tutto quello che ci circonda sono cose vere!”
“  Ok ammettiamo che è tutto vero, perché ci hanno spedito in questo posto?”
“ Secondo te?” risposi acida.
Non ci mise molto a capire, dopo aver fatto due più due fu semplice dare la risposta.
“ Per superare le nostre paure.” non fu una domanda ma un’amara verità. “ Che stupida come ho fatto a non capirlo prima”
 
Camminammo non molto quando ci ritrovammo all’interno di uno spazio vuoto…era come un campo di battaglia e nemmeno i sassi avevano avuto il coraggio di sostare al suo interno.
Poi come se un tuono avesse diviso a metà il cielo con il suo frastuono lo notammo.
Eccolo li il nostro fiocco.
Una striscia cremisi era attorcigliata al collo di un cane…e le sue zanne e ringhi ci stavano accogliendo.
 
“ Luna hai visto? Abbiamo trovato il fiocco” cominciò mia sorella indicando con l’indice il grande animale che aveva il fiocco intorno al “ sottile”e “fragile” ed “esile” collo.
“ È venuto da noi visto?” sorrisi nervosa “ Ci ha risparmiato la strada”
“ Come è gentile il cane no? Ci sta ringhiando contro in segno d’affetto. Il fatto che ci sta mostrando gli aguzzi canini pronti a strapparci qualche arto in realtà è solo un sorriso” continuò ridendo nervosa anche lei. O mammina santa di tutti gli dei ma perché cavolo ho chiesto un po’ più d’azione?
“ Dovevo stare zitta “ sibilai “ Sono davvero un’idiota” era lì che ci fissava con occhi demoniaci e la bava bianca colava dal labbro inferiore…
Trovarsi davanti Cerbero con due teste mancanti. “Sorellina qualche idea?”
“ Che schifo” esclamò disgustata  “ Sbava” constatò “Credo che carezze e coccole non saranno sufficienti” mi guardò perplessa e..impaurita? Va bene che il cane non era proprio un pincher , ma più un alano per dieci come dimensioni e come razza incrocio tra un pitbull e rottweiler. Anche i colori erano una garanzia, nero con la pancia marrone e occhi rossi (come un demonio)
“ Comunque un’idea c’è l’ho, dobbiamo recuperare il fiocco senza rimetterci le penne. Ti basta come idea?”
“ Fai la simpaticona anche nei momenti critici? Certo mancata Archimede, per il primo quarto d’ora, e poi? Restiamo ferme ad osservarlo?” replicai acida.
“ Dici che funziona?” mi guardò speranzosa. Sperai che stesse scherzando, poi mi fissò e ragionò ad alta voce “ Di solito con gli animali non dicono sempre che non bisogna mai interrompere il contatto visivo? Quindi fissiamolo e poi pian piano ci avviciniamo e lo attacchiamo”.
“ Forse potremmo utilizzare un attacco indiretto”
“ Spiegati” fece lei.
“ Portarlo dalla nostra parte, dopotutto è un cane”
“ Non ho capito”
“ Di solito i cani si conquistano con poco, hai per caso un osso?”
“ Si lo tolgo dal tuo corpo, magari potrei dargli l’osso del tuo collo, che ne dici?” prima che potessi rendermene conto a pieno delle sue parole un ringhio provenì dal cane.
“ Calmati se no lo agiti così!” sussurrai “ E poi non l’hai detto tu prima? Le cose brutte possono sembrare belle? Forse non è tanto male no?”
“ Sicuramente ero in un momento di delirio quando ho detto quelle cose e comunque per la mia teoria non valeva la proprietà commutativa, il bello poteva essere brutto, ma il brutto resta brutto a priori”.
 
Un altro ringhio più cupo e più sinistro. Quasi, quasi rimpiangevo l’amichetto ragno di prima. Dovevamo prendere il fiocchetto e per farlo dovevamo avvicinarci all’animale. Ma come? Cosa potevamo fare? Come diavolo è riuscito nonnino ad avvicinarsi a quella bestia? Con il suo fascino? Con il suo charme? 
Be avrà avuto secoli per raffinare la sua tecnica! Ma io non ho secoli di esperienza e nemmeno Marta quindi…
 
“ È inutile dire: che facciamo, vero?”  chiesi voltandomi dalla sua parte
“ Si Luna è davvero inutile” rispose seccata.
“ Ma dobbiamo far pur qualcosa no? E non fare la seccata”
“ È ovvio ma come ti ho detto prima, non ne ho la più pallida idea, e non sto facendo la seccata” rispose fulminandomi.
“ Ma dai la mia teoria potrebbe essere vera”
“ Non credo proprio”
“ Be allora accecalo e azzoppalo come ho fatto io con l’amico ragno” la provocai. Mi sistemai la maglia. Non riuscivo a stare ferma.
“ No, no non sono così crudele!” disse quasi con un tono scandalizzato.
“ Nemmeno io ma adesso tocca a te ammazzarlo” continuai la mia battaglia indicandolo, non credo che il cuccioletto avesse abbastanza pazienza da ascoltare il nostro dibattito fraterno.
“ Potremmo utilizzare un’altra strategia che ne dici?”
“ Dico che sarebbe una grandiosa idea” sorrisi in modo palesemente finto  “ Ma non ne abbiamo nemmeno uno straccio, quindi utilizziamo la classica strategia e la più efficace”
“ Non vorrai mica ucciderlo sul serio?” esclamò con una punta di orrore.
“ No lo uccido a suon di carezze, ma dai Marta esci le palle”
 
La fifona fino ad ora non ero io?
 
“ Sei davvero burbera alle volte” lagnò con maestria.
“ Copio la maestra in questi casi” sorrisi
“ Quindi io per te sarei burbera?” replicò con un sopracciglio alzato.
“ La maggior parte delle volte si” feci sincera. Quando pretendeva qualcosa era più che burbera.
“ Ma-”
“ Ma adesso non parliamo dei nostri problemi davanti al nemico!” eppure dovrebbe saperlo. Mai distrarsi davanti al nemico o sei fritta.
“ Luna diamine!”
“ Che c’è?!”
“ L’amico sta perdendo la pazienza”
“ Abbiamo finito il tempo a disposizione alla fine” conclusi con “ Non ci resta che attaccarlo”
“ Ma è solo un cane” si lamentò nuovamente.
“ Si, un cane tenero e dolce” diedi fiato alla mia acidità “ Non l’hai detto anche tu prima?”
“ Non mi farò mettere le zampe in testa da questo quadrupede”
 
Non aspettavo altro, ma adesso che eravamo pronte all’attacco non sapevamo da dove cominciare.
Forse distrarlo, e poi attaccarlo. O era meglio un attacco frontale diretto? Oppure dietro le spalle? O un attacco a sorpresa o..o…ma che ne so io? Non ho mai attaccato un cane! Di solito era Ioria ad occuparsi di queste faccende! E poi tutti i cani che ho incontrato erano docili e simpatici, non come questo qui!
La fantasia fervida di Gemini gli sarebbe costata cara! Appena l’avrei rivisto giuro che gli avrei staccato un braccio a morsi. Voglio quel benedetto fiocco a tutti i costi! E non sarà uno stupido cane a rovinare la mia vittoria! Perché questa sarà una nostra vittoria!
 
“ Sei una simpatizzante per l’attacco diretto o attacco a sorpresa?”  chiesi.
“ Di solito un attacco a sorpresa, ma dato che questo qui ci fissa come ciambelle in una vetrina preferirei un attacco diretto”
“ Bene attacco diretto” anche io pensavo la stessa cosa, ormai eravamo in ballo e dovevamo fare pur qualcosa no?
“ Si un attacco diretto sarebbe perfetto” ripeté la mia sorellina
 “ Dividiamoci, e attacchiamolo simultaneamente, così- “
“ Lo confonderemo ancora di più”  concluse per me
 
Non avevamo bisogno di altri dettagli, in poco tempo eravamo riuscite a creare un piano semplice e conciso. Stavamo entrando nell’ottica di due bravi cavalieri. Sembrava qualcosa di molto naturale ……
Dopo il tre pronunciato da Marta partimmo all’attacco. Corsi verso la mia destra il più velocemente possibile e Marta fece lo stesso dalla parte opposta. Il cane non sapeva dove guardare e si lanciò anche lui in una corsa insensata. Sfinirlo sarebbe stato un buon piano ma…insieme a lui potevamo sfinirci anche noi, e non era una tattica vincente.
Ringhiava e sbavava da tutte le parti, mi seguiva…bene e adesso che avevo attirato la sua attenzione come lo attaccavo?
Mi fermai di colpo e provai con il mio potere, mi servivano pochi attimi. Adesso che avevo scoperto la loro presenza e la loro facilità nell’utilizzarli, mi sentivo molto più sollevata. Anche l’animale si fermò e si mise in posizione d’attacco, la scintilla che vedevo nei suoi occhi sembrava quasi umana come se aspettasse con impazienza il mio colpo. Gli artigli conficcati nel terreno e la coda alzata come una sciabola mi attendevano. Ero stata presa in contropiede. Non mi sarei mai aspettata un simile comportamento. Il ragno che avevamo affrontato poco prima si era comportato come un vero animale, ma questo…questo riusciva a controllare la sua rabbia e attendeva…non mi attaccava e il ghigno che riusciva ad ottenere da quella sfilza perfetta di denti lucenti incuteva terrore. Era fermo, con il dorso che toccava quasi il terreno e il ringhio basso che faceva vibrare il suo corpo, non aveva nessun segno d’impazienza e attendeva. Mi attendeva, come se stesse analizzando il suo avversario. Io.
 Ero stata messa sotto esame da un cane? Sembra proprio una barzelletta.  La coda si muoveva a destra e a sinistra ritmicamente, e tagliava l’aria come un coltello affilato. Gli occhi rossi, gli occhi del demonio mi fissavano, e il suo sbuffo sollevava un leggera polvere sotto il suo naso. Era magro, molto magro, ma non per questo aveva qualche mancanza. I peli ritti e le orecchie all’erta.
L’amichetto stava sfoderando le sue carte.
Ecco. Lo sentivo. Stava ritornando di nuovo. Caldo e imperioso. La mia mano iniziava a diventare bollente.
Ero pronta anche io ad attacare. Quando…
 
“ Marta! Che cavolo fai?!”
Urlai in preda allo spavento. Il colpo di mia sorella mi aveva preceduto e aveva preso di sorpresa anche il nemico.
“ Che c’è?!” domandò stranita
“ Non è possibile! Lo stavo attaccando io e tu che fai?”
“ L’ho attaccato io non sei contenta?!”
“ Uffa mi hai rovinato il divertimento!”
“ Ti lamenti anche? Io lo faccio svenire e te lo levo di torno e tu ti lamenti?”
“ Si che palle!”
“ Guarda sei proprio una ragazza da sopprimere tu!”
“ Io? E tu crudele con un calcio hai quasi ammazzato Fufi”
“ Povero amore! Ma che ti sei bevuta il cervello?”
“ Io? Tu caso mai…crudele assasina di cani”
“ Senti io sono intervenuta solo perché mi ero resa conto che il cane stava seguendo te e poi ti ho vista ferma li, davanti a quello che ringhiava e credevo fossi in difficoltà e invece di ringraziarmi ti lamenti e mi offendi. E poi giusto per precisione, non l‘ho ucciso, ma solo tramortito”
“ Certo che mi lamento!” esclamai pestando i piedi per terra.
“ Eppure mi ha deluso molto questo nemico, con un calcio in testa e crollato per terra all’istante”
 
Sbuffai e mi sedetti per terra. Era vero, il cane non aveva nemmeno avuto il tempo di attaccarci ma il bel benvenuto che ci aveva dato era tutto scena? La mia teoria strampalata era giusta?
 
“ Che fai?” mi riprese Marta non capendo.
“ Sono stanca” mi giustificai
“ Dovremmo darci una mossa non credi?”
 
Alzai esasperata gli occhi al cielo. Mi rialzai e misi le mani sui fianchi.
Era vero. Era finita, finalmente potevamo tirare un sospiro di sollievo. Osservavamo quella sottospecie di cane svenuto ai nostri piedi. Facevo ancora un po’ fatica a pensare che se non fosse stato per i nostri ciondoli i nostri poteri non si sarebbero mai manifestati. Anche se in questo caso i miei poteri non mi erano serviti per nulla dato che il colpo di grazia l’aveva dato la mia sorellina.
Mi riusciva ancora difficile credere che io e mia sorella con le nostre sole forze avevamo sconfitto il grande Fufi. Si Fufi, era il nome che avevamo deciso di assegnare al “piccolo” animale.
 
“ Sorellina? Secondo te è svenuto, svenuto?” mi domandò Marta guardando scettica la bestia ai nostri piedi. E? adesso che fai ti rimangi tutto il coraggio che hai avuto pochi minuti fa?
“ Non credo che sia morto, ma nemmeno svenuto, però muoviamoci a prendere il fiocco” risposi ripulendomi i pantaloncini.
“ Scusami eh? Ma se non è morto e se non sta dormendo che sta facendo?”
“ Potrebbe fare finta è furbo l’amichetto”
“ Beh va bene toglili il fiocco allora”
“ Perché? Puoi farlo anche tu”
“ Hai detto che fa finta quindi non ci penso nemmeno ad avvicinarmi”
“ E poi sono io la fifona! Io ho ucciso il ragno adesso tocca a te”  dissi convinta puntandola.
“ Mi stai rinfacciando l’aiuto che mi hai dato? Io ho tramortito il cane!!” i suoi occhi si riempirono di finte lacrime “ Non credevo che tu fossi così. Cosi. Così….Non fai nulla per nulla”
O santo il cielo, ne stava facendo una questione di stato, una tragedia scespiriana.
“ Perdonatemi mia Giulietta la prossima volta non rinfaccerò nulla!”
“ Quindi lo ammetti?”
“ No non ammetto un corno! Se lo vogliamo facciamolo insieme”
“ Sembra una proposta oscena” ridacchiò “ Comunque accetto”
“ Pervertita nell’anima”
“ Taci” disse guardandomi “ Piuttosto armiamoci di buone intenzioni e prendiamo questo coso rosso, così diamo un taglio a questa pagliacciata”
 
Ci avvicinammo pian pianino all’animale e con maestria e un tocco di fortuna riuscimmo a sfilare il fiocco dal suo collo. Superammo l’animale e ci avviammo verso un luogo ignoto.
 
 
“ Ora che abbiamo il fiocco, come torniamo indietro?” mi domandò sensatamente la mia sorellina colta da un’illuminazione improvvisa.
“ Non lo so proprio, siamo nel bel mezzo della foresta forse dovremmo trovare l’uscita” risposi con una punta di sarcasmo.
“ Sai che non ci ero arrivata? Sorella hai un talento naturale per l’ovvio! È un talento che non tutti possiedono, ritieniti fortunata”. Si guardava intorno, ma non c’era nulla se non alberi, rocce, alberi, cespugli, alberi, radici e alberi.
“ Ti aspetti un applauso per la tua uscita?”  feci offesa. Che faceva? Prendeva pure in giro in un momento come questo?
“ Me lo faresti?” mi sorrise ed io la guardai in malo modo “ Ok ho capito, non lo faresti, ma secondo me, sempre se ti interessa, stimo andando dalla parte sbagliata”.
“ Come fai a saperlo?”
“ Tesoro sono nata in una foresta, come mi definisci tu sono la sorella di Tarzan” mi fissò come se non stessi afferrando una cosa più che ovvia “ E poi non ci vuole un genio per capire che ci stiamo addentrando in una parte alquanto pericolosa e che invece di sfidare nuovamente la sorte..” mi scoccò un’occhiata come se sapesse quello che avevo pensato all’inizio, poi aggiunse “ Dovremo ritornare al bivio che secondo i punti di riferimento da me precedentemente presi sono da tutt’altra parte. Soddisfatta?” rise di gusto della mia espressione.
“ Soddisfatta” le feci il verso “ Se mi porti fuori da questo posto si, solo in quel momento sarò soddisfatta”
“ Ragazza di poca fede” annunciò “ Secondo i miei calcoli..” si muoveva agilmente secondo non so quale criterio, mentre io cercavo in modo molto goffo di starle dietro e provando a non cadere
“ Ecco il tronco con quel particolare strano..”
Un tronco? Come punto di riferimento ha preso un tronco dove ce ne sono circa… sedici milioni. Non sono proprio una scheggia in queste situazioni, ma lo so anche io che prendere come punto di riferimento un tronco sia una mossa azzardata.
“ Ecco il cespuglio…” un cespuglio? O mio Dio ma io mi stavo davvero fidando? “ La serie di dieci sassi…” ovvio se prende in considerazione un albero su sedici milioni, un ammasso di foglie verdi dove c’è ne sono si e no un’infinità perché non usare i sassi? Cosa alquanto comune in questa foresta.
Nonostante le mie perplessità, continuai a seguirla, non seppi mai il come, ma dopo circa un quarto d’ora la sentì esclamare un “ Ta dà!!!”
Eravamo davanti al bivio. Ci crederete mai?
“ Soddisfatta?” mi ripropose la domanda.
Mi schiarì la voce e diedi fiato alle mie corde vocali “ Ma questo è il vero bivio?”
“ Ovvio che si, vedi siamo appena uscite dalla parte oscura della foresta” poi mi guardò mortificata “ Ma da questo punto in poi non so come uscire, non avevo prestato particolare attenzione”
“ Mi stai dicendo in parole povere che siamo di nuovo nella merda?” Pardon popò.
“ Guarda che se non ti avessi riportata a questo punto saresti morta!” sbraitò “ E poi la prova dovevamo farla insieme, perciò potevi prestare attenzione anche tu no?” si era davvero arrabbiata?
“ Ma veramente ti sei arrabbiata?”
“ Non sono arrabbiata solo con te ma anche con me stessa, perché non so come uscire di qui e il fatto che abbiamo pure il cavolo di fiocco”
“ Fai un bel respiro e calmati, dobbiamo solo riflettere  si risolverà tutto”
“ Non so come tu faccia a restare così calma, io sto per morire”
 
 
Ero stanca, affamata e distrutta. Non sentivo più le braccia e i miei poveri occhi erano pesanti come piombo. A questo punto camminare era diventato automatico  per il tempo che stavamo passando in quella foresta non c’era bisogno di utilizzare la massa grigia che custodivo nel cranio. Bastava schivare qualche ramo e qualche sasso tutto qui.
“Luna! Luna! Luna!” mi allontanò dai miei pensieri Marta. Repressi subito il mio vagheggiare inutile. Volevo staccare la spina almeno per quella mezz’ora che mi aveva concesso nonnino.
“Luna! Luna! Luna!”
Perché? Perché? Perché dico io? Quando voglio essere lasciata in pace, lei mi rompe le scatole! Cosa diamine-
“Dannazione, pezzo di idiota!” sbraitò fuori di se catturando la mia attenzione solo per un momento  “Vorresti ascoltarmi solo per un momento?” chiese esasperata ma non accennò ad abbassare il tono della voce. Se pur con molta riluttanza decisi di darle retta “ Se non fossi stata troppo impegnata ad ignorarmi palesemente, ti saresti resa conto che sono ore che tento di dirti che siamo davanti all’uscita” concluse prendendo un lungo sospiro.
“E devi fare tutto questo casino per dirmelo?” dissi incrociando le braccia sotto il petto. Evidentemente la strada l’ho fatta inconsciamente no? Boh non ne ho la più pallida idea.
“Cioè fammi capire io ti dico che siamo fuori dalla foresta, in un punto che dovresti conoscere e mi dici che non te ne frega niente?” mi guardò come se volesse incenerirmi. Sarò stata troppo crudele? Cosa avrò mai detto di così grave?
“ Non dico che non me ne frega niente ma ho solo detto che hai fatto baccano tutto qui!” sbuffai passandomi una mano in faccia “Comunque la strada per l’arena è a destra”. Finì avviandomi verso l'arena.
" Io non ti capirò mai. Io faccio baccano? tu mi ignori ed io faccio baccano" continuò a blaterare cose del genere, e mi superò avviandosi verso l'arena prima di me. Come se sapesse già la strada, infatti dopo due minuti si girò e mi chiese " Sempre di qua vero?"
" Si ma aspettami"
" Non ci penso nemmeno dopotutto sono una che fa baccano, non vorrei che con il mio comportamento attirassi qualche nemico"
Si era offesa? Nah non ne era il tipo. Ma si stava comportando come una bambina.
" Senti signorina meno chiacchiere e alza il passo"
" Adesso mi dai anche ordini? Ma chi ti credi di essere?!"
Era davvero arrabbiata? O era solo risentita della mia risposta di prima? Non la facevo così permalosa.
" Tua sorella, e calmati ti prego io sono stanca non ho la forza di affrontare un litigio"
" Credi di essere l'unica ad essere stanca? L'unica che non si sente mentalmente pronta ad affrontare un'altro semi suicidio? L'unica la cui sanità mentale è stata messa a dura prova? L'unica che vorrebbe che tutto questo finisse?"
Wow si sentiva così? Io la vedevo allegra eccitata e divertita. Possibile che non l'avessi capito?
" Ok ok ho capito il concetto, sono stata stupida scusa"
" Scusa?"
Be cosa voleva adesso? Un tomo sul mio chiedere perdono?
" Scusa?" ripeté " Perché ti stai scusando?" domandò, ma era diventata scema?
" Perché prima ti ho risposto male, ma se non le vuoi ritiro tutto"
" No va bene"
" Adesso tocca a me non capirti"
" L'unica cosa che ti serve sapere è che voglio tornare all'arena, con questo stupido fiocco perché ho una fame da lupi"
" Quindi sei così irritata solo perché hai fame?"
" Non lo so"
" Per la felicità del tuo stomaco vorace siamo vicini all'arena"
" Ne sono sollevata"
" Bene, bene"
 
 
Dopo altri dieci minuti di cammino incessante, arrivammo finalmente all’arena, giusto in tempo. Il sole sembrava volesse scioglierci e il mio stomaco, bell’amico, brontolava incessante, senza ritegno.
Non sarei mai riuscita a superare la prova con un buco nero al posto dell‘organo che sarebbe dovuto essere uno stomaco! Entrammo nell’arena non so con quale espressione ma quando vidi che la metà della gente era sparita e soprattutto non c’era nonnino ad accoglierci, mi caddero le braccia a terra. E dovrei anche aggiungere che eravamo le uniche nel bel mezzo del campo.
Eravamo le prime?
O eravamo arrivate troppo tardi?
Era già tutto finito?
No no non poteva essere!  Mancava la seconda coppia? Guardai a destra e a sinistra e..si mancava la seconda coppia. Anzi, mi correggo mancavano tutte le coppie. Eccetto noi. Ammetto mi stavo un po’ vergognando e non ero l’unica. Poi notai lo sguardo di un ragazzino che ci fissava con uno strano sorriso, un po’ sdentato e ci puntava, parlando forse con la madre e sentì  urlare a quel bambino “ Mamma! Quelle lì sono le ragazze che hanno ucciso il ragno enorme!” 
Ci mancava poco che i miei bulbi oculari non cadessero per terra rotolando. Cioè..io? Marta e tutto il resto era stato visto dal pubblico? Sul serio?
Non ci potevo credere!
 Guardandomi intorno rendendomi  conto che tutta quella gente aveva visto tutto quello che avevamo fatto mi metteva una certa soggezione. Altro che soggezione..quella che avevo era pura e propria vergogna!
E diciamolo che nessuno ci aveva avvertito della presenza di telecamere! Oppure ammesso e non concesso che me lo abbiano detto, concentrata com’ero sulla prova che dovevamo affrontare me ne ero prontamente e completamente dimenticata. Adesso oltre all’essere affamata ero pure incazzata! Perché porca miseria oltre a guardaci ci avevano anche sentito no? Be..e quello che abbiamo detto in preda al terrore non erano paroline gentili! Che cavolo! Volevo sprofondare nel terreno! eravamo solo all’ingresso dell’arena e stavamo aspettando non solo che i nostri compagni ci raggiungessero, ma che arrivasse anche la seconda coppia. Almeno speravo che arrivasse..e in fretta.
Guardando Marta, entrambe capimmo che volevamo uscire da quello spazio decisamente troppo grande e prenderci un tantino di Privaci, con la P maiuscola. In fondo sapete com’è no tutta quella soggezione, non avrebbe portato certamente a nulla ne di buono ne di intelligente.
Ci stavamo agitando sul posto incerte sul da farsi, quando…..Micene? Si proprio lui, proprio zietto, che non parlava mai e che fino a quel momento non aveva fatto un bene amato cavolo, si avvicinò a noi e molto brillantemente con un sorriso stampato in volto, ci disse:
 
“ Ragazze congratulazioni! Siete la prima coppia che è riuscita a trovare il fiocco” sorrise amorevolmente “ Potete andare a riposarvi per un po’, fin tanto che ci raggiungerà la seconda coppia”
“ Quindi possiamo mangiare!” urlai in preda all’euforia
“ Certo,  i vostri amici vi stanno aspettando fuori dall’arena, verrò a chiamarvi io stesso per l’inizio della terza prova”
“ Grazie, grazie!” mi seguì Marta euforica anche lei.
 
Iniziammo a correre come due pazze verso quella porta che avevamo varcato poco prima, e quando riuscì a intravedere le loro sagome, i nostri amici che ci aspettavano, mi tuffai sul primo che vidi..e ragazzi credetemi, volevo profondare una seconda volta in quei pochi minuti.
Socchiusi gli occhi e strinsi forte l’abbraccio. L’unica cosa che non volevo perdere era il suo abbraccio, perché lo desideravo da tempo, e ammetto che non riuscivo a staccarmene. Credo che anche lui fosse della mia stessa idea, perché non accennava a interrompere il contatto con la mia pelle. Il mio cuore batteva forte, e potevo sentire anche il suo, forte  potente , rimaneva in silenzio, forse per non distruggere quel brevissimo attimo di “ sentimentalismo” che si era creato intorno a noi. Questo era stato il primo contatto più intimo che avevo avuto con lui da quando ci conoscevamo. Lui per me non era un fratello come Pegasus e nemmeno un amico come tutti gli altri…lui..lui era..qualcosa di più…
Avevo avuto così paura di non rivederlo più che mi riuscì difficile trattenere le lacrime. Mi morsi il labbro prepotentemente e affondai il viso nel suo petto. Mi aspettai che mi allontanasse, che mi dicesse che stavo oltrepassando un limite, ma niente…ancora le sue braccia stringevano me e soltanto me. Ero immersa in quel momento, che era da considerare uno dei più belli della mia breve vita, da considerare un assaggio del paradiso, e credetemi se vi dico che quello che vi sto descrivendo non è solo un’esagerazione delle emozioni che provai in quel momento, mi sentivo bene, protetta, sapevo che di lui mi sarei potuta fidare, non avevo il coraggio di sollevare lo sguardo e nemmeno volli, stavo troppo bene lì, con il viso immerso nel suo petto, con le braccia stringevo la sua schiena e lui mi cingeva i fianchi, non accennando minimamente ad allontanarsi, sarei rimasta lì per tutto il tempo. Finché Ioria non sarebbe venuto a chiamarci se non avessi sentito dei brevi ma concisi colpi di tosse, finti come un pesce con le ali, come una banconota da sette euro, come un unicorno…. Si insomma non so se ho reso l’idea. Ovviamente quando ho menzionato l’unicorno era da escludere Asher. Riluttante allontanai il mio corpo da quello di Steve, e notai con un sorrisino sulle labbra che mia sorella doveva averla pensata al mio stesso modo, solo che lei non si era minimamente posta il problema di interrompere quel dolce contatto. Ragazzi l’espressione di Andromeda era da riprendere, occhi luccicosi, tremendamente teneri, come se aspettasse tutto ciò da una vita, un sorriso sghembo da fare invidia al miglior playboy in circolazione, ma a smentire quell’aria da badboy le guance completamente rosse d’imbarazzo, ma non troppo da impedirgli di arpionare le braccia possenti al corpo di mia sorella. Stavo per considerarmi un tantino gelosa, ma non mi sarei mai azzardata a rovinarle il momento, avevo intuiti quanto ci tenesse ma al posto mio lo fece qualcun altro.
 
 “ O ma guarda che carini!” trillò contenta Lania non appena vide chi eravamo corse ad abbracciare. O merdozza dannatissima, non mi ero resa conto che ci fossero proprio tutti. Ma dico è vero che sono stata spinta da un riflesso incondizionato ma la prima persona che dovevo abbracciare proprio Steve doveva essere? Si  mi stavo rimangiando tutto, ma si sa non si è mai convinti delle proprie azioni in certe circostanze.
“ Beh in fondo hanno rischiato di non rivederli…” ma grazie Fiore sempre d’aiuto no? E meno male che eri tu quella dolce, gentile, non ficcanaso, ma soprattutto DISCRETA, e assolutamente non maliziosa, tutto ciò però non si conciliava nemmeno lontanamente allo sguardo che vedevo guizzare nei tuoi occhi. Si capiva benissimo quello che stavi pensando sai? Senza alcun bisogno di delucidazioni da parte tua.
“ O ma smettetela!” sbuffò seccata Marta staccandosi da Andromeda che era ancora stranito, ma come era buffo con quelle guance color porpora. Mi dispiaceva un po’, l’entrata in scena dei nostri amichetti aveva rovinato anche l’umore della mia sorellina.
Marta si catapultò tra le braccia di Sirio, avevo bene inteso le sue intenzioni, sviare i sospetti, facevamo le smielose con tutti? Cavolo ma me li dovevo girare tutti adesso? E che questo sacrificio sia fatto su! Per amore della salvezza della nostra reputazione anche questo ci toccava fare.
Mi gettai su Peggy che era vicino a Sirio perciò non potei evitare di sentirlo dire a Marta
“ E si salutiamo prima il damerino con il dolce visino invece del fratello coraggioso ammazza ragni”
“ Che c’è sei geloso?” domandò Marta scompigliandogli un po’ i capelli.
“ Sempre della mia sorellina” sorrise prima di aggiungere “Sei stata grande prima con quel ragno gigante” che tenero! Non credevo che dalla sua bocca potessero uscire anche complimenti nei confronti di Marta, ma non mi capacitavo ancora di più del fatto che potesse esserne geloso, magari anche prima quando lo vedevo strano era solo per preoccupazione, chissà.
“ Si ti ringrazio, e peccato che con Fiore non ti limiti alla gelosia tra fratelli” lui gli lanciò uno sguardo d’intensa, e sono sicura che si capirono tra loro, il mio interesse fu catturato da Pegasus che saccente stringendomi nel suo abbraccio disse: “ Per caso, mi nascondi qualcosa sul lupo?” non lo avevo mai visto così. Allora quando voleva sapeva essere perspicace, ma di sicuro non gli avrei mai dato la prova o la garanzia che la sua illuminazione fulminea fosse stata corretta.
“ No..ehm.. che cosa dovrei nascondere?” non dirmi che anche lui si nascondeva il mostro verde della gelosia?
“ Non lo so, se lo trovi normale abbracciare prima lui di me” aggiunse con un tono fintamente offeso. Certo, come dimenticare il suo egocentrismo. Però era anche tenera come cosa.
“ O su via Peggy, non sei mai stato un tipo sentimentale” lo strinsi più forte a me, sorridendo come una bambina. Adesso che avevo rivisto i miei amici mi sentivo più sollevata. “ E poi il tuo lato egocentrico non lo lasci mai perdere vero?”
“ Ovviamente, dovrei essere io il primo, sono o no il tuo fantastico fratellone?”
“ Leva il fantastico Peggy”sorrisino furbo da parte mia. E si era il mio, fastidioso, egocentrico, ficcanaso ma anche fantastico fratellone, seconda cosa che non avrei mai ammesso.
“ La pianti con questo soprannome?”
“ Mai! Tu sei il mio bell’idiota Peggy!” mi misi a ridere di gusto fissando la sua faccia corrucciata “ Ma dai scherzavo!” riuscì a dire tra una risata e l’altra “ Tu sei il mio fantastico fratellone” ripresi le sue parole, per farlo rabbonire un po’.
Il mio piano funzionò e ottenni un suo sorriso “ Sei stata brava a fronteggiare quel ragno!” sussurrò Peggy al mio orecchio e io non feci in tempo a strozzare un risolino ridicolo. “ Grazie, come sei diventato gentile”
“ Mi hai fatto preoccupare, avevo paura di non rivederti tutta intera” disse più serio.
“ Ma adesso sono qui, e lo stai constatando con i tuoi stessi occhi” affermai in modo serio anche io.
“ È vero, ma chi l’avrebbe sopportato Ioria, se ti avesse ritrovato senza un arto?!” sorrise come uno stupido, distruggendo la sua perfetta aria da fratello melodrammatico. Pensandoci bene, mi sarebbe mancato anche il sorriso idiota del mio fratellino.
 
“ Ragazze che dire siete state grandiose!” riuscì a dire Crystal stritolandoci in uno suo gelato abbraccio.
“ Grazie Crystal, ma ti prego non posso morire soffocata adesso! Dobbiamo ancora fare la terza prova!” fece Marta con un po’ di difficoltà.
“ Scusatemi mi sono fatto prendere dal momento” sciolse l’abbraccio e continuò a fissarci con un sorrisino ambiguo in volto. Come di uno che ha appena combinato qualcosa che non doveva fare.
“ Be non farti prendere più dal momento, uccellino” replicò fulminando quest’ultimo Sirio. Ecco spiegato il sorrisino. però geloso il ragazzo.
“ Non ti scaldare Sirio, non credi che stai un tantino esagerando con questa storia?” domandò Fiore un po’ sulle sue. Sbaglio o era un po’ infastidita? Magari anche lei un po’ gelosa di Sirio. Ma che è sta storia? Tutti gelosi oggi?
“ No affatto” continuò il dragone serio.
“ Ragazzi non è successo niente” fece Marta mettendosi in mezzo ai due fratelli. Venne colpita da occhiatacce fraterne molto meno amichevoli. Si ritirò in silenzio un po’ imbarazzata e andò a salutare Phoenix che, non so per quale miracolo divino, ci abbracciò in modo un po’ impacciato, ma il gesto era stato davvero carino. Da quando mi ero staccata da Steve non ero riuscita ad incontrare il suo sguardo, e se lo avessi fatto non sarei riuscita a ritornare su questo pianeta, ci scommetto il pancreas!
 
“ Luna!!!!” mi strillò Lania nelle orecchie, stordendomi per un secondo.
“ Lania così mi fai diventare sorda!” la rimproverai
“ Sempre la solita!” non riuscì a sfuggire ad uno dei suo abbracci spacca ossa, ma fui contenta di riabbracciare la mia amica.  “ Sei davvero coraggiosa e aggiungo che hai fatto la scelta giusta!”
“ In che senso?”
“ Eeeee lo so io, lo so io” mi fece l’occhiolino e andò ad abbracciare Marta, sfuggendo alla mia domanda. Come era possibile che quella ragazza alle volte diventava più misteriosa di un romanzo giallo? Cavolo adesso mi aveva incuriosito però! Che scelta avevo fatto? Anzi che cosa avevo fatto questa volta?
 Mentre mi masticavo con la forza del pensiero le meningi venne a salutarmi Fiore accogliendomi con uno dei suoi sorrisetti.
“ Sei stata brava e ti devo ringraziare” soffiò al mio orecchio abbracciandomi delicatamente.
“ Prego, ma per cosa?”domandai stranita. Oggi oltre alla giornata della gelosia e anche il thankday?
“ Per aver aiutato Marta con il ragno”
“ Ah…ma davvero non dovresti ringraziarmi ho fatto solo quello che andava …fatto no?” sorrisi.dovevo sopravvivere anche io e Marta mi serviva lucida. Sembra un po’ da opportunista detta così però in fondo è la verità.
“ Già…si..vede che siete sorelle…non accettate mai i complimenti e siete sempre imbarazzate quando ricevete un ringraziamento”
Wow questa ragazza ci conosceva meglio di quanto credessi.
Stavo per dire un “Davvero” in tono sgomento, ma non ci riuscì interrotta dalla mia adorabile sorellina che aveva urlato un “ Ragazzi ho una fame!” era ovvio che gli altri la seguirono con un coro di cani affamati, e fra quelli c’ero anche io.
E come nei nostri piani andammo a riempire i nostri stomaci.
 
Era passato poco più di mezz’ora e tutti noi stavamo ridendo e scherzando ripensando alle nostre gaffe di poco prima. Stranamente Pegasus e Sirio avevano deciso di accomodarsi vicino a noi mentre il mio Steve..volevo dire Steve e Andromeda erano davanti a noi.
 
“ Luna” Pegasus sussurrò vicino al mio orecchio senza farsi notare da nessun altro troppo intenti a chiacchierare fra di loro, nel momento in cui avevo appena concluso una lunga discussione su come avevamo distrutto il ragno con Crystal.
“ Si?” domandai mandando giù un boccone di panino.
“ Volevo solo dirti che…che…” no eh? Altri balbuzienti no! Basta, già con Marta prima mi ero spremuta le meningi peggio di un limone. Avevo appena recuperato un quarto delle energie perse e voleva farmele riperdere?
“ Cosa?” lo incoraggia paziente.
 
Perché stava incespicando nelle parole?
“ Ecco volevo solo dirti che per me va bene..” non capisco ma va bene.
“ Non capisco. Cosa va bene per te?”
“ Non fare la finta tonta!” disse con più foga “ Ho capito che cosa stai combinando con il lupo”
 
E? che cosa? Che cosa sto combinando con il lupo? Assolutamente niente. È questo il problema di fondo! E poi non sto facendo la finta tonta, non ci capivo veramente nulla.
 
“ Peg io non sto assolutamente combinando nulla quindi..”
“ O non dire stupidaggini si vede lontano un miglio che ci stai facendo un bel pensierino quindi…per me va bene, ma se ti sfiora con un solo dito è morto” e questa frase non so se la disse più  a me che al ragazzo che mangiava tranquillamente il suo tramezzino davanti a me.
“ Sei pazzo” sibilai.
“ Luna se l’ho capito io…”
 E certo..se l’aveva capito anche lui…ero cotta a puntino.. La cosa era diventata più che evidente in pratica. Cacchio. Avevo avuto una sua benedizione? Chi se lo sarebbe mai aspettato?
Ma il mio orecchio captò anche un discorso sussurrato a Marta dal fratello che diceva “ Marta lo so che è ancora presto, ma vorrei dirti che siccome il damerino è un bravo ragazzo hai il mio permesso” non riuscì a vedere la faccia di mia sorella ma credo che rispecchiasse la mia.
I due fratelloni facevano sul serio. Avevamo addirittura il permesso per una sottospecie di relazione, inconsapevolmente per giunta.
“ Ma se lui sarà il responsabile di qualche tua sofferenza, ritienilo morto” quella minaccia rivolta verso l’amico Andromeda fece alzare dal piatto il viso del ragazzo appena nominato. Sirio ritornò a concentrarsi su Marta continuando a dire “ Ma so che è un bravo ragazzo come ho detto prima e non credo che ti farà qualcosa di spiacevole, ma sai non si può mai sapere quindi…questo è un avvertimento, vi tengo d’occhio tutte e due chiaro?”
Un cenno da parte di Marta fece capire al fratello che l’aveva lasciata senza un briciolo di parola.
 
“ Ti devo dire ancora una cosa” continuò mio fratello facendomi allontanare da quella discussione sussurrata “ Lo so che il lupacchiotto è un bravo ragazzo, dopo tutto ho visto come si comporta dato che viviamo nella stessa casa e dormiamo nella stessa stanza quindi so che non ti farà nulla di male, ma sai che se ti fa qualcosa di sbagliato me lo verrai a dire vero?”
Stetti in silenzio e credo che lo prese come un si perché continuò dicendo “ Bene perché se no lo verrei a scoprire comunque” sorrise furbamente “ Volevo solo fartelo sapere”
“ Certo grazie” sorrisi. E non so nemmeno come ero riuscita a far piegare le mie labbra in quella smorfia tanto ero sconvolta da quel suo comportamento così insolito.
 
Concluso il pranzo andammo a fare una breve passeggiata, in tanto che la prova iniziasse e guarda caso, entrambe le ragazze dovevano dire due paroline al restante gruppo tranne il lupacchiotto e il damerino, come li avevano soprannominati i ragazzi. Erano riuscite a darci un momento di solitudine per noi quattro.
 
Passeggiando mi accorsi che la mia sorellina era sparita non so dove ed io ero rimasta sola con lui. E io stavo non morendo, ma sul punto. Si proprio sul punto di fare l’ultimo respiro e crollare a terra. Perché non ero pronta, dopo quello che era successo.
 
“ Sei stata davvero brava”  ruppe il silenzio esordendo nel modo più banale possibile, ma io lo trovai comunque adorabile.
 
Mi voltai così velocemente che forse lo spaventai. Lo dico perché lo vidi arretrare impercettibilmente, prima di ritornare composto.
 
“ Gr..grazie” sorrisi “ Ma non ho fatto granché”
“ Credimi sei davvero una ragazza forte” continuò affondando le mani nelle tasche dei pantaloni. Non mi guardava. Fissava un punto davanti a lui e non distoglieva lo sguardo. Le sue guance erano un po’ rosate e dalla mia posizione potevo vedere le sue luuuunghe ciglia che devo ammettere erano davvero da urlo! Era bello..bello in tutto..e i suoi capelli sotto i raggi del sole…porca paletta Luna rimani concentrata!
 
Sono stata brava sono stata forte e..speravo anche in un sei un ragazza davvero bella..
 
“ Luna io” si fermò di colpo e mi fissò
“ Si?” sentivo il mio cuore sul punto di esplodere e rimanere ferma non mi aiutava.
 
Osp gli ho risposto troppo velocemente! Contieniti stupida!
 
“ Ecco volevo dirti che..” il suo sguardo vagava in cerca di un appiglio e io stavo sul punto di distruggere la mia maglia e il mio labro poteva definirsi spappolato dopo l’attacco repentino del mi morso.
 
Che…che..che cosa vuoi dirmi? Dillo dillo!
 
“ Che…”
 
Un battito.
Un altro.
Un altro ancora sempre più veloce.
Stavo impazzendo.
 
“ Che”
 
“ LUNA! VIENI STA PER INIZIARE LA TERZA PROVA!”
 
L’urlo spacca timpani del mio adorato fratello aveva distrutto quella magica atmosfera, e dire che in quel momento volevo cancellare la sua esistenza da questo pianeta era dire nulla.
Incavolata nera mi diressi verso di lui stringendo con forza i pugni. Dovevo trattenermi per amor della terza prova.
Non solo aveva distrutto quel mio momento, ma si aggiungeva anche il lungo discorso di nonnino!
Bene! Dalla padella alla brace come si suol dire!
 

 
 
 


Mi dispiace mia cara Lady T, ma non mi farò fregare anche il commento finale.
Innanzitutto devo fare a tutti i lettori le mie scuse per l’enorme ritardo, ma spero che ne valga la pena. Poi vorrei ringraziare tutti i lettori e chi magari volesse lasciare qualche commento.
La mia parte preferita della storia è il ricordo di Luna, quello riguardante Marta, ma è questione di punti di vista.
Prima di salutarvi e farvi la solita raccomandazione vorrei chiedervi:
 
Cosa ne pensate del capitolo?
Quale tra le due protagoniste è il vostro personaggio preferito?
 
Prendetela come una specie di sondaggio personale.
 
Allora grazie a tutti per aver letto e mi raccomando lasciate una recensione, sia io che Lady T moriamo dalla voglia di sapere cosa ne pesate.
Un bacione alla prossima avventura delle due gemelle.
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** La terza prova ***


                                          

Capitolo 10


La terza prova


Pov Marta

 
“Bene ragazzi, voi quattro avete superato la seconda prova …………ora dovrete affrontare la terza prova quella conclusiva che deciderà….” e da lì smisi di ascoltarlo, non ce la facevo, in fondo non lo avevo ascoltato nemmeno in precedenza, me la sarei comunque cavata no?
Si spera. I miei pensieri erano tutti indirizzati verso un’unica meta, la mia meta, perché si, avevo finalmente capito che quello che provavo per lui, non era semplice amicizia, nemmeno affetto fraterno, i miei sentimenti andavano al di là del ‘ti voglio bene’. Il mio obiettivo in quel momento era un bell’imbusto, dolce, dall’animo più gentile che esista, la mia meta era un ragazzo dai lineamenti gentili, ma comunque virili, occhi chiari come quelli di un fiume limpido, capelli color smeraldo. Insomma tutto troppo sdolcinato? Tutto questo ragionamento solo per dire che i miei pensieri avevano un’unica direttiva, solo un chiodo fisso sul quale rimuginare e portavano il suo nome. Andromeda. I miei pensieri, al momento ancora troppo confusi per quello che mi voleva dire, portavano la sua faccia. Se ci ripensavo mi vedevo ancora lì in quel sentiero, a passeggiare al suo fianco.
 
 
Mi guardai intorno per cercare mia sorella, ero certa che fino pochi minuti prima era al mio fianco. E adesso ero sola con lui, e non ero ancora pronta per tutto questo anche se finalmente mi ero decisa a capire cosa veramente provassi. Dentro di me iniziava a farsi largo una strana consapevolezza, che mi procurava dei brividi di piacere ma che al tempo stesso mi metteva in uno stato d’ansia al quanto allarmante, mi sentivo tremendamente a disagio. La consapevolezza che stava nascendo in me era quella di essere rimasta sola con lui, la meravigliosa meta di prima. Non sapevo che dire o cosa fare, così come d’istinto iniziai a tormentare l’interno della mia guancia e a giocherellare con le dita. Si, scena patetica, ma è quello che succede a tutte le ragazze che non hanno un filo conduttore coerente tra pensieri e cuore, in questo caso il mio cuore diceva di aprirmi con lui, di dirgli qualcosa di fargli capire che non mi era indifferente, mentre il mio cervello mi consigliava caldamente di rimandare, perché non era per nulla il momento adatto e che non era il caso, insomma tra poco sarei anche potuta morire, come scegliere momento migliore? Beh pensare che avrebbe potuto fare un certo effetto. E adesso ero davvero nel caos più totale. Da una parte c’era il mio cuore che diceva di diglielo proprio perché sai che potresti non rivederlo no? E dall’altra il mio cervello, che mi incoraggiava a rimandare la lieta figura di merda a momenti migliori. Ed è proprio per assecondare il mio cervello e snobbare il cuore dalle idee malate che mi stavo praticamente lacerando l’interno della guancia. Non avrei resistito un secondo di più, stavo per aprire bocca e dare aria ai miei pensieri quando lo fece lui.
 
“ È davvero magnifico questo posto non trovi?” da apprezzare lo sforzo, almeno non se ne era uscito con il tempo. Però era comunque tenero mentre osservava il cielo pensieroso. Forse invece di indugiare troppo sul suo viso dovevo rispondere alla domanda.
 
“ E’ magnifico” asserì io, ovviamente non si sa se mi stessi riferendo al cielo, al paesaggio o a qualcos’altro, ogni riferimento è ‘puramente casuale’ . Ma comunque qualsiasi altra cosa che portasse un naso due occhi e una bocca meravigliosi.
 
“ Si sta bene, c’è tranquillità” continuò rivolgendomi un sorriso. Oddio vi prego lasciatemi qui! Con lui e con quel meraviglioso sorriso! Insieme a te starei bene anche all'inferno a tenere compagnia ai diversi Specter terrificanti.
 
“ Questo solo perché non ci sono i tre festaioli dei nostri compagni in giro” ridacchiò alla mia costatazione. In quel momento li ringraziai per la loro momentanea assenza .
 
“ In effetti se non ci fossero quei tre sarebbe un mortorio” mi riferisco ai tre inseparabili moschettieri Peggy, Sirio e Crystal
 
“ No ti prego non parlare di morti, sono abbastanza sensibile sull’argomento al momento” gli dissi guardandolo e implorandolo di non domandare oltre come mi sentissi. Aggrottò le sopracciglia, ma subito dopo annuì silenziosamente. Andammo a sederci sotto un albero di ulivo per ripararci dai caldi raggi del sole di primo pomeriggio. Sentivo le cicale e non riuscivo ad ignorare quella pesante umidità. Lasciai per pochi secondi la mia ansia per ammirare il posto. Era davvero fantastico, dava la sensazione di stare a casa, aveva ragione quella pazza di Luna, questo posto ti entrava proprio nel cuore.
 
“ Dovresti prenderci la mano con queste cose invece” mi rimproverò bonariamente il che mi riportò subito sul pianeta terra
 
“Non mi piace pensare a certe cose, solo oggi nel giro di mezza giornata ho rischiato di più che in quattordici anni di vita” replicai ridacchiando e amaramente pensando che le mie parole fossero davvero vere
 
 “Allora cambiamo argomento” sorrise ancora e si passò una mano fra quei capelli morbidi e setosi. Se non la smetteva di fare così mi avrebbe fatto mandare all’aria i miei buoni propositi di silenzio. Mi viene voglia di passarci la mia di mano tra i suoi capelli. Ma era consapevole di quello che faceva? Credo proprio di no. Lui e il suo fascino mi manderanno all’aldilà, senza nemmeno aver fatto si che io perda la prova.
 
“ Bene di cosa parliamo?” chiesi già più propensa alla conversazione e ringraziandolo mentalmente per la sua delicatezza. Per perdere un po’ di tempo tentai di rifare la treccia sfatta e darmi una sistemata, quando mi uscì, quasi non volendo, un’insolita domanda “Com’è essere cavalieri?” in teoria doveva essere una domanda retorica fatta dentro di me.. in pratica..
 
 “ In che senso?” sembrava alquanto confuso e perplesso, ma questa è più che una legittima reazione, la mia boccaccia non sta mai chiusa! Ecco l’avevo detto ad alta voce senza pensarci. Cosa posso farci? Arrossii, ma nascosi il viso dietro i capelli sfuggiti alla treccia. Presi un profondo respiro e raccolsi il coraggio che mi era rimasto per continuare. Ormai ero in ballo, e dovevo ballare. Come i topi, si fa di tutto per sfuggire all’imbarazzo, ognuno come può, io come i topi quando il gatto non c’è. Oddio non ragiono più.
 
“ Nel senso che…beh…ecco… io non ho la più pallida idea di come sentirmi!” sbottai infine, e con agitazione continuai “Se essere felice, impaurita, oppure onorata, o maledire per il resto della mia vita Atena!” mi aspettavo che mi scoppiasse a ridere in faccia invece rimase in un silenzio devoto
 
“Insomma sto per affrontare la terza prova, sto per diventare un cavaliere, eppure non riesco a capire perché lo sto facendo, perché dovrò combattere per il resto della mia vita. A te non è mai capitato?” domandai presa da quella foga improvvisa di sapere cosa ne pensasse lui.
 
 “ Ecco..beh…in un certo senso posso capirti” mi rispose un po’ stranito da tutta quella mia energia.
 
“ Davvero?” chiesi speranzosa
 
Credetemi stavo per saltare dalla gioia!
 
 “ Anche io ho pensato a tutto questo” incrociò le braccia
 
“ Precisamente la notte prima di affrontare le prove per ricevere la mia armatura” sospirò fissando un punto lontano, ripensando a due anni prima
 
“Ma è stato solo per poco” e finì col puntare i suoi occhioni inverosimilmente stupendi su di me.
 
 “ Fammi capire” avrei fatto di tutto pur di farlo continuare a parlare e ascoltare la sua voce… era talmente melodiosa che mi rilassava e aveva la capacità di portarmi altrove.
 
“Vedi, quando cresci con l’idea che un giorno diventerai un cavaliere e quando lo senti in continuazione, a quell’idea ti ci abitui, semplice”
 
Eh semplice…se lo dice pure lui..
 
 “È questo il problema, io non sono stata abituata a questa idea, pensa che fino a poco fa pensavo di studiare e avere una carriera.. e invece” non riuscì a continuare, stavo per scoppiargli a piangere in faccia e non volevo rovinare ancora di più la mia ‘immagine’ di ‘donna con le palle’.
 
“ E chi ti dice che tu non lo possa fare?” disse sorprendendomi come non mai, distruggendo quel muro invisibile che poco prima ci divideva.
 
“ Certo essere cavalieri è impegnativo, ma puoi anche continuare a studiare se è quello che vuoi. Nessuno te lo impedisce” fece una breve pausa e potei sentire il mio battito cardiaco aumentare sempre di più in trepidante attesa delle sue parole. Ero conscia che stavo mettendo questo ragazzo su un piedistallo, ma con tutto il cuore non me ne importava molto.
 
“Quando mi allenavo alternavo le ore di studio a quelle di allenamento e mi sono trovato sempre bene il mio maestro non mi ha mai impedito di studiare e sapeva l’importanza per questo. Ecco ti rivelo un segreto ma tu promettimi di non dirlo a nessuno” mi fissò così intensamente che ebbi paura di diventare cera.
 
“ Giuro” soffiai e faticai a sentirmi io stessa.
 
“ Non l’ho mai detto a nessuno ed è una cosa un po’ imbarazzante” Ti prego così però mi fai morire!
 
“Amo la matematica e vorrei un giorno farne il mio lavoro” Gli sorrisi grata della sua fiducia in me e del conforto che mi stava dando.
 
“Beh se ti può far sentire meglio anche io ti rivelo un mio segreto che spero rimanga fra di noi”
 
“ Parola di cavaliere” Giurò con la mano destra sul cuore. Ridacchiai per la faccia che aveva fatto facendo quel giuramento
 
“Io amo la Chimica. Vorrei diventare un’esperta nel settore”
 
“ Allora diventerai una bravissima chimica e un’eccezionale cavaliere di Atena che ne dici?” non so chi tra gli dei mi amasse in quel momento da dare la forza ad Andromeda di abbracciarmi con uno slancio e una sorpresa mai vista in lui. Ero ancora tra le sue braccia quando dissi
 
“ Dico che è fantastico!” affermai raggiante, e volevo continuare con un
 
“ Tu sei fantastico” ma ringraziando il mio autocontrollo frenai in tempo la mia lingua biforcuta. Sentì Andromeda schiarirsi la gola e capì che quel momento troppo breve per il mio cuore e le mie fantasticherie era finito. Il ragazzo dai capelli color smeraldo stava ricostruendo il suo muro di cinta fra noi.
 
“ Credo che sia meglio andare” disse quasi dispiaciuto e un po’ imbarazzato.
 
“ Ecco io…ti volevo dire..che …” Scacciai la tristezza momentanea e feci
 
“ Nulla non è successo nulla io ti dovrei ringraziare di cuore”
“ No..hai frainteso..volevo dirti che è bello passare del tempo con te e poi volevo dirti che..che..insomma..che ti..
” Che ti.. Ti prego dì qualcosa non lasciarmi così!
 “ Marta! Andromeda datevi una mossa! Vogliono la presenza della signorina!”
 COSA?
 
“Che fate lì impalati? MUOVETEVI!”
 
 SIRIO DI’ LE ULTIME PREGHIERE PERCHE’ INCONTRERAI DI PERSONA HADES NELL’ORTRETOMBA! Ed è così che il mio momento perfetto era stato distrutto dal mio Adorato fratellino che doveva contare i pochi minuti che gli rimanevano a disposizione.
 
“ Quindi ragazzi miei combattete per far sì che riceviate l’armatura che vi attende”
 
Cosa? Mi sono persa qualche passaggio? Credo proprio che il Grande Sion avesse appena ultimato il suo discorso, del quale ahimè non avevo udito nemmeno mezza frase in croce.
 
“Per tutti gli dei dell’olimpo, dimmi che ho capito male!” esclamai verso mia sorella passandomi una mano tra i capelli.
 
"Hai capito male!" mi fece eco lei
 " Dimmi che siamo solo in un sogno" la supplicai ancora
 "Siamo solo in un sogno" continuò di nuovo lei
"Luna smettila e non prendermi alla lettera" la rimproverai
"Guarda che se lo dici lo faccio realmente sai? non so quanto ti convenga" le intimai malamente
"Oh mio dio ti prego fa che io abbia capito male" pregai rivolta al cielo e aprendo le mani in modo teatrale. “Emh…. Esattamente cosa hai capito?” mi domandò mia sorella mossa a pietà dalla mia reazione
 “Quel che basta per dire che siamo nella merda fino al collo” ed è qui che dico addio alla mia delicatezza, però scusate quando ci vuole, ci vuole. E in questo caso era d'obbligo. Questa volta siamo veramente nei guai, e non lo dico perché dobbiamo combattere un’altra volta, ma lo dico perché ho davanti le uniche due persone con le quali non avrei mai voluto scontrarmi. Beh, forse, non proprio le uniche e sole, ma sicuramente erano nella cerchia di quelli da evitare a vista d'occhio. Chi tra gli dei che ho menzionato poco fa si sta divertendo con il mio destino? Marte, dio della guerra? Sappi che non è divertente. Giove? E' per caso colpa tua? Atena, si, sicuramente sei tu che ti stai divertendo alle mie spalle! Ma ci godete dico? Non basta quello che abbiamo passato fino ad ora? E no! Non basta che come prima prova ci siamo fatte il culo per sconfiggere due tizi sconosciuti, ma comunque pericolosi per poter passare alla seconda prova, molto distruttiva anch’essa. Non basta che per trovare quello stramaledettissimo fiocco rosso abbiamo dovuto affrontare un gigantesco, schifosissimo, pericolosissimo, spaventosissimo, bruttissimo, orripilante, peloso, occhiuto ragno gigante. Nero per giunta. Il ragno di Harry Potter era un cucciolo confrontato a quello che abbiamo affrontato noi. Ma vi posso assicurare che avrei anche potuto fargliela passare liscia per quella cosa schifosa, ma adesso voglio davvero sapere chi è la dea o il dio che ha pensato bene di farci affrontare il grande pezzo di figlio di troll che ho davanti assieme al suo amico, che è niente poco di meno che il nostro amico iniziale. Quello con cui abbiamo avuto quel piccolo diverbio. Solo i nomi sono una garanzia, quelli d’arte almeno, si fanno chiamare Scilla e Cariddi. Cioè, due uomini che si fanno chiamare Scilla e Cariddi, come le correnti, da notare il femminile di tale sostantivo, dello stretto di Messina. Avrei capito se si fossero auto apostrofati: il Kraken, come il titano creato da Hades, oppure Thor, quello con il martello, ma a sentire Scilla e Cariddi mi viene da ridere, però perdonatemi, ma il sorriso mi passa quando vedo i bestioni che ho davanti. Saranno pure tutti muscoli e niente cervello, ma intanto i muscoli ce li hanno. E anche tanti. Troppo per due uomini come loro. Guardai perplessa in direzione del Grande Sacerdote, che incrociando il mio sguardo annuì. Ma che ti annuisci? Cosa sta a significare il tuo gesto? Stavi annuendo a me? Mi voltai per controllare se in effetti ce l’avesse con me, ma con molta tristezza e amarezza constatai che il suo cenno in realtà era per Milo, il cavaliere di Scorpio. E si, era lui, proprio il bello e dannato dagli occhi viola, il nostro esaminatore. Però una cosa positiva in tutta questa negatività c’era, preferivo Milo a Gemini. Lo so, lo so, vi starete chiedendo ‘Che cosa hai contro il povero adone che risponde al nome di Gemini cavaliere dei gemelli?  Beh se prendete in considerazione il fatto che io odio i ragni, e che la foresta delle torture, come l’ho soprannominata io, è stata una sua creazione, spero davvero che possiate capirmi se dico, non di odiarlo, ma almeno, di non riuscire ad averlo in simpatia.
 
“Luna, dolce cara sorellina” dissi
“Che vuoi?” tagliò corto lei
 “Acida peggio di un limone aspro” sporsi il labbro inferiore per fingermi offesa.
 “Non sono io che sono acida, sei tu che sei fin troppo zuccherosa oggi!” rispose alla mia provocazione portandosi le mani all’altezza dei fianchi
“E pensare che questa mattina hai pensato mille e uno modi per farmi fuori, solo perché non avevo postato una stupida sveglia”
“Scusa è che ho la costante paura che a breve non rivedrò il tuo brutto muso” sorrisi innocentemente sbattendo ripetutamente le ciglia
“Il mio brutto muso per la cronaca è uguale al tuo cara!” scuote leggermente la testa a destra e sinistra. “Comunque, volevo chiederti se secondo te dobbiamo escogitare qualche strategia di battaglia per battere i due maciste che abbiamo di fronte” li indicai con il capo poi aggiunsi facendo no con la testa
“Non mi piace per niente il modo in cui ci guardano”
“ Il modo in cui parlottano tra di loro” osservò lei
 “E il modo in cui sorridono dopo essersi sussurrati qualcosa” aggiunsi
“E i vari ammiccamenti nella nostra direzione” continuò lei
 “Noto che li stai guardando bene anche tu!” sorrisi
“La prima cosa da fare è sempre osservare il nemico” si giustificò
 “Ben detto” e le diedi una leggera spallata.
“Si ma a me non piace quello che sto guardando” ammisi con tutta la sincerità che potevo esprimere
“In effetti sono proprio brutti” li osservò meglio, con fare critico, portandosi anche una mano sotto il mento.
“Ma come sei superficiale, non mi riferivo all’aspetto fisico, ma a tutto quello che ti h detto prima”
“Beh anche l'aspetto fisico è più che importante" mi spiegò
 “Si perché in effetti fa una certa differenza essere massacrate di botte da un orripilante essere umano, oppure essere ferite a morte da un Dio bellissimo vero?" la schernì senza divertimento
 “Si fa una certa differenza, ma non ti scaldare troppo e trattieni un po’ di rabbia per scatenarla su quei colossi senza gloria”
“Tranquilla, per loro c'è tutta la rabbia repressa dalla prima prova fino ad ora” l'unico mio pensiero attuale, come tra l'altro lo era nelle ultime cinque o sei ore? Sopravvivere. Facile no? NO! ecco la risposta secca del mio cervello. Come puoi chiedere a delle ragazzine di quattordici anni di poter sopravvivere in una prova all’ultimo sangue? Mi sento maledettamente in svantaggio, come una pecorella nel bel mezzo di un branco di lupi affamati. Questa similitudine ci azzecca perfettamente, dato che, i due lupi che ho davanti si leccano i baffi, gustandosi già la nostra facile sconfitta da parte loro. Si sognate ragazzi che non fa mai male. "Potete iniziare" mai parole furono più brutte da udire, ancor più brutto era il fatto che a pronunciarle fosse stato uno dei cavalieri che mi stava più simpatico. Milo era serissimo, e vederlo così faceva un certo effetto, ma mi dovevo dare una regolata, una regolata bella potente, non potevo pensare a certi dettagli completamente inerenti quando in ballo c'era la mia vita. Dunque Marta, si comincia. Mi scambiai uno sguardo complice con Luna e ci voltammo verso l'attuale nemico. Che sorpresa delle sorprese...... non era più dove sarebbe dovuto essere, e questa cosa non fece altro che far aumentare la mia ansia. Non li vedevo, ed era un bel problema, ad un certo punto non vidi più nulla ma solo un dolore forte all'altezza dello stomaco. Doveva essere stato un calcio, un calcio bello potente, tanto da farmi arrivare a terra minimo cinque metri più avanti, non riuscivo a capire come fosse potuto succedere, mia sorella doveva essere nella mia stessa situazione, dato che la vidi atterrare a qualche passo da me con una mano che le teneva lo stomaco. Vili e bastardi, non avevano avuto scrupoli eh? Dovevamo fare qualcosa, arrivare alla terza prova e farsi prendere a botte non era l'ideale, caspita mi sono fatta il mazzo per arrivare fin qui, per superare tanti di quegli ostacoli che solo gli dei sanno e mi faccio fermare così? Facile, facilissimo a dirsi, ma se era così perché non riuscivo a reagire? Perché mi stavo lasciando sopraffare da questo tizio? Il problema reale non era che stavo accusando una miriade di colpi senza riuscire a reagire, era che per quello che ancora riuscivo a percepire è che non ero la sola. Mia sorella sembrava nella mia stessa situazione, e la cosa non mi consolava affatto, per niente. Mi sentivo totalmente inutile, e quel che è peggio è che stavo deludendo tutti quanti, a partire da Toko che mi ha allenato a mia insaputa in tutti questi anni, i miei amici che mi hanno sostenuto sempre, Fiore e Lania che non facevano altro che dire che mi sarebbero sempre state accanto, tutti i cavalieri d'oro che si sono fatti in quattro per prepararci a questo scopo e infine la dea Atena. Ma più di loro mi sento delusa da me stessa, non dovrei essere così debole, non lo sono mai stata. Dovevo reagire, dovevo fare in modo di risollevare le sorti di quello scontro, e soprattutto fare in modo di vincerlo. Uno dei due tizi stava per sferrarmi un altro gancio destro, ma non so con quale forza riuscii a schivarlo e a sferrare a mia volta un calcio, dopo quel colpo l'energumeno rimase un attimo attonito, e approfittando di quel momento di smarrimento che lo colse, sferrai e attaccai a più non posso con una raffica incontrollata di pugni, più colpivo, più lo scherzo della natura arretrava. Quando finalmente riuscì a buttarlo giù scagliai contro di lui un altro paio di pugni e lo lasciai spostando la mia attenzione su Luna che contro ogni mia aspettativa, non se la passava poi così male, le feci un cenno e lei annui, dopo qualche altro pugno sferrato all'energumeno numero due, gli infilò un calcio degno di record nello stomaco, al che quello senza cadere indietreggiò e fu in quel momento che saltai e sferrai uno dei miei calci più potenti nel pieno della sua schiena, e il tipo visibilmente dolorante si accasciò sulle ginocchia, portandosi una mano allo stomaco e l'altra a terra, per tenersi in equilibrio.







POV PHOENIX 
 

Quando sembrava che non ci fossero più speranze, quando sembrava che a breve Milo avrebbe messo fine a quella tortura per quelle due povere ragazze, quando sembrava che stessero ormai per perdere qualcosa si scatenò in loro, Marta era riuscita a bloccare l'ennesimo pugno che quello stupido ragazzone senza scrupoli le stava sferrando, ed era riuscita a reagire, a gonfiarlo di pugni, nonostante quello si era accasciato al suolo non sembrava per niente finita, ma lei non si era data per vinta gli si era lanciata addosso e gli aveva sferrato altri due pugni in pieno viso. Si voltò verso Luna con un'espressione alquanto preoccupata, ma non appena comprese che anche la sorella aveva reagito, si era lasciata scappare un sorriso che aveva un qualcosa di sadico, sorrisi anche io quando vidi guizzare nei loro occhi un lampo di rabbia e come dire, vendetta? Vedere il volto di mio cugino Steve illuminarsi quando anche Luna aveva deciso di reagire ai continui attacchi di quel grande figlio di buona donna, era stato come essere invasi da una nuova speranza. Dire questo per me è molto strano, non avrei mai immaginato di affezionarmi così a due ragazzine, rompipalle e abbastanza impertinenti, ma ahimè a quanto sembra l'amore incondizionato che Steve e anche il mio fratellino Andromeda provano per quelle due mi spingeva ad affezionarmi, alla fine non sono poi così male, non possono considerarsi delle vere e proprie signorine come Lania e Fiore, ma hanno il loro fascino. Quando Marta aveva steso il secondo figlio di buona donna, come gli ho definiti in precedenza, sembrava che potessero esalare un sospiro di sollievo, ma effettivamente così non era, dal momento che il primo dei due si era rialzato, Marta era di spalle, ancora concentrata sul ragazzo appena steso e non si era minimamente accorta del bastardo alle sue spalle che stava per colpirla, ma Luna precedendolo si era lanciata in una rincorsa degna di un vichingo e saltando sulle spalle di Marta aveva sferrato un calcio talmente forte che quello venne scaraventato molto lontano da loro.
 
“Però! vai così sorella!” esultò Pegasus che era come uno zombie circa tre secondi fa. Probabilmente per lui non doveva essere facile vedere che la sorella doveva affrontare tante difficoltà. Io stesso se avessi potuto le avrei evitate al mio fratellino. Però dovevo ammettere che era cresciuto molto e rispetto alla sua infanzia ora sapeva farsi rispettare ed era riuscito a circondarsi di veri amici.
 
“Sono grandi vero?” esordì Crystal che sembrava un bambino per quanto era felice della svolta presa dal combattimento.
 
“Sono fenomenali” disse qualcuno tra gli spettatori
 
 “La stupida di mia sorella invece ha abbassato la guardia e se fosse stata sola si sarebbe fatta fare molto male” rimproverò Sirio con sguardo grave e la mascella contratta. Era duro da parte sua dire certe cose, ma capisco che lo facesse solo per nascondere il fatto che si preoccupava molto.
 
“Non dovresti essere così duro con lei, infondo si sta impegnando molto” la difese il cavaliere di Andromeda
 
“Guardala alla fine non è poi così male” sorrise
 
“Ha ragione Andromeda, non dovresti darle contro, dato che prima quando era Luna ad avere bisogno di aiuto Marta è riuscita a darglielo" aggiunse Steve.
 
 A quelle parole mi voltai e riportai la mia attenzione sull'arena, c'era un combattimento da seguire. Il tipo che erano riuscite a stendere e che si era inginocchiato per terra, si era rialzato, e con una faccia che avrebbe fatto paura a chiunque, si era scagliato contro una delle due che al momento mi era impossibile identificare, la malcapitata tra le due era proprio messa male, aveva ricevuto un pugno in pieno viso, tanto forte da cadere in ginocchio, i capelli le erano ricaduti davanti al viso, ma riuscì comunque a distinguere molto chiaramente il sangue che fuoriusciva dalla sua bocca.
 
“Quel figlio di ..…” non riuscì a capire il resto dell'imprecazione, ma capì in quel momento che la ragazza colpita doveva essere Marta, dal momento che la colorita imprecazione era uscita limpida e quasi chiara dalle labbra del mio dolce e quasi mai sboccato fratello. Mi preoccupai per i vari danni che quel colpo avrebbe potuto creare a Marta, magari un trauma, una contusione troppo dolorosa, ma nulla di tutto ciò sembrò fermarla, dal momento che così come si era accasciata così si era rialzata e con uno sguardo omicida e iniettato di sangue stava fissando lo sventurato che l'aveva colpita, mentre lei si ripuliva il sangue vicino alla bocca, Luna le indicò l'altro ragazzo che si stava rimettendo in piedi, Marta annui, Luna si catapultò sull'altro.
“Tu” e lo indicò con un cenno del capo “Lurido, balordo, idiota figlio di troll, come diavolo ti sei anche solo permesso di sfiorarmi la faccia? Ora come tu hai gonfiato il mio dolce visino, io ti gonfio di pugni! E stai pur certo che non mi limiterò solo alla faccia!” dopo quelle ultime parole famose, imitò la sorella e si scaglio sul ragazzo che al momento quasi mi fece pena, dopo un'ultima e potente raffica di pugni alla quale aveva anche dato un nome, che ora non ricordo, aveva sfoderato un ultimo ma letale, almeno per il momento, calcio nelle parti intime del ragazzo, che si era accasciato al suolo. Mentre Marta si divertiva a vendicarsi con il tipo che poteva averla sfigurata per più di un mese, Luna si era gettata sull'altro, e con una forza mai avuta prima d’ora colpiva, picchiava duro. Usava calci, pugni, colpi speciali senza distinzione. Sembrava che stessero per prendere il sopravvento, quando quello riuscì a bloccare un pugno di Luna e a darle una ginocchiata all’altezza dello stomaco, sicuramente aveva smesso di respirare per qualche secondo, ma appena si riprese ed alzò lo sguardo venne investita da un altro pugno, allora Marta cercò di andarle incontro ma venne bloccata dal secondo, a quel punto la situazione si era ribaltata nuovamente. Non riuscivo a vedere bene quel che era successo, ma ad un certo punto venni accecato da una luce bianca, così intensa che non riuscì a vedere nulla per un po’. Qualcuno tra la folla espresse esattamente a parole quello che io stavo pensando.
Cioè: “Ma che cazzo sta succedendo?”
“Vogliamo vedere come va a finire!” urlavano altri
“Questo è una cosa non consona!” dicevano altri sparando sentenze senza senso Il tutto fu interrotto dal tono perentorio del grande sacerdote che urlò un “SILENZIO” degno del grido di Silente in Harry Potter.










ANGOLO AUTRICI !!!!!!!!!!!!!

Ragazzi adesso è Lady T che vi parla. Questo piccolissimo commentino mi è stato lasciato sperando in un po’ di fortuna e spero di ricevere almeno una piccola recensione! Lo so abbiamo postato dopo un’eternità ma abbiamo aspettato che finisse la scuola per rimetterci in carreggiata! Quindi credo che d’ora in poi gli aggiornamenti saranno un po’ più veloci. Ma adesso passiamo al capitolo appena concluso. Che ne pensate? Vi piace? fa schifo? Accettiamo consigli. Con questo finale a sorpresa mi aspetto un sacco di commenti eh! A presto e un grandissimo bacio da Lady T Lady Y ;)
Alla  prossima e mi raccomando commentate 

 

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