Underneath my skin

di _Branwen_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia. ***
Capitolo 2: *** Tatuaggio. ***
Capitolo 3: *** Make-up. ***
Capitolo 4: *** Posta. ***
Capitolo 5: *** Tè. ***
Capitolo 6: *** Musica. ***
Capitolo 7: *** Melodia. ***
Capitolo 8: *** Viaggio. ***
Capitolo 9: *** Matita. ***
Capitolo 10: *** Lacrime. ***
Capitolo 11: *** Cinema. ***
Capitolo 12: *** Computer. ***
Capitolo 13: *** Abbraccio. ***
Capitolo 14: *** Sete. ***
Capitolo 15: *** Vacanze. ***
Capitolo 16: *** Underneath their skin. ***



Capitolo 1
*** Gelosia. ***


Underneath my skin.


Gelosia.


Guardando la mappa su cui il cacciatore di demoni aveva tracciato l'itinerario da seguire per la prossima missione, Lady, alle sue spalle, si chinò per vedere meglio la cartina, lasciando che il suo seno sfiorasse innocentemente il braccio destro di Dante.
Lucia notò tutto, non lasciando trapelare alcuna emozione, mentre ripassava mentalmente ciò che avrebbe fatto nel suo nuovo incarico. Prese le sue daghe ricurve e il giubbotto, mentre per un istante le balenò l'idea di sguainare le spade e di puntarle in pieno petto a Lady che ora si allontanava dall'agenzia camminando con la sua andatura ondeggiante e provocante. Non fece nulla del genere, non avrebbe lasciato che la sua razionalità venisse minata da un'istigazione di quel tipo, ma si limitò a guardare di sottecchi Dante, che sogghignava. Egli si alzò e le si avvicinò, mettendosi a giocherellare con la zip della giacca di Lucia.
«Ehi, donna dagli occhi verdi, già vai via?» le chiese.
«Certo, ne approfitto per cercare Iago, magari mi saprà dare una mano» rispose seccamente Lucia avendo colto la metafora. L'uomo invece si chinò sul collo di lei, baciandolo, mentre l'attirava a sé, sussurrandole «Lucia, sei per caso gelosa?»
La risposta fu un pieno pugno nello stomaco e una risata spontanea di Dante non appena lei chiuse la porta della Devil May Cry.



L'angolo di Layla.

Salve a voi e rieccomi qui.
Sì, lo so, ho ancora una storia incompiuta qui, in questa sezione, ma perdonatemi! Dopo quattro mesi buoni di ispirazione ballerina e stronza, eccomi di nuovo qui, a scrivere qualcosa che non siano haiku.
Cosa posso dire?
Sarà una raccolta credo di trenta mini-storie che aggiornerò con regolarità, se tutto va bene una alla settimana o sennò ogni quindici giorni, ne ho scritte a mano già alcune, però potrebbe darsi che possano essere di più, chi lo sa. :3
L'avvertimento AU corrisponde a un semplice "connotato" ovvero che io immagino il mondo di Dante in una realtà parallela al nostro mondo, o meglio il nostro mondo tra qualche decennio, diciamo così.
Spero di non risultare OOC (tremo al sol pensiero) e beh, la citazione storpiata del mostro dagli occhi verdi, è di matrice Shakespeariana, ed è la metafora della gelosia.
A tal proposito lo dico chiaramente: secondo me Dante non è un ignorantone come spesso viene tracciato mentre Vergil è il secchione di casa (lo immagino anche io secchione e pure bacchettone, ma questo è a parte), credo che da adulto, forse anche perché sentendo la mancanza del fratello, Dante si sia avvicinato alla lettura, perché no? Se volete, è una mia concezione.
Credo di aver detto tutto.
Spero che ciò che scrivo possa piacervi e nel caso non sia così, non mancate di dirmelo. A me fa sempre piacere ricevere confronti e chiacchierare.
Vi ringrazio tantissimo,
alla prossima,
Barbara.

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Capitolo 2
*** Tatuaggio. ***


Tatuaggio.

La X che aveva sul braccio sinistro era per lei fonte di imbarazzo, dispiacere e tante delusioni. Ogni volta che vedeva quella parte del suo corpo contrassegnato come un oggetto riproducibile, pensando al fatto che non era nemmeno il prodotto ultimo, non riusciva a non intristirsi.
Non capiva se valeva la pena vivere così, con tanti dubbi e incertezze, aggiungendo inoltre la grande paura di non sapere se non sarebbe mai esplosa, lasciando emergere la sua natura di difetto. Ripensava a Matier, a colei che è stata più vicina a una figura matena per lei, quando invece... anche questa certezza era crollata come un castello di carte.
Spesso le risultava difficile guardarsi allo specchio, come anche in quel momento, dopo essere uscita dal box della doccia. Vide però Dante, vigile, mentre la osservava negli occhi, rivolto però a osservarla dalla specchiera. Lei si voltò, continuando a coprire con la mano quel simbolo a lei così ostile.
«Un marchio non ti rende un oggetto, non ti rende quello che sei. Tu sei Lucia, la donna che ho davanti, null'altro, basta con le paranoie» disse l'uomo, avendo capito perfettamente cosa albergasse nell'animo della ragazza che aveva abbassato lo sguardo per appoggiarsi al petto di lui, cercando un abbraccio che non le fu negato.
Sentendo il battito del cuore di Dante e il suo torace che si alzava e abbassava ritmicamente a ogni respiro, Lucia si acquietò, lasciando che le sue paure si affievolissero. Si sentì serena e alzò il viso in direzione di quello di Dante.
Una lacrima ribelle, un sorriso, un bacio. Era tutto ciò che cercava e che aveva trovato, si sentiva bene. Doveva smetterla di essere così negativa, la sua vita era giunta a una svolta che aveva tutte le premesse di donarle la felicità.




L'angolo di Layla.


Sono tornata dopo nemmeno una giornata... miracolo, eh?
A mia discolpa posso dire che sono ispirata e questa volta non scrivo papiri prolissi e logorroici (come piace a me), ma ho voluto proprio provare a essere più breve e allo stesso modo "incisiva", ovvero capace di dire tanto con poche parole. Non è da me, ma se non altro ci provo, e spero che i miei tentativi possano portarmi a migliorarmi come desidero.
Questo piccolo brano di oggi mi è venuto, grazie a un moto di nostalgia, rileggendo la mia storia "Feeling good", sempre in questo fandom (occhio, è a rating rosso, quindi se non vi piace il genere, nessuno vi chiede di leggerla obbligatoriamente), dove ho trattato a modo mio, come Lucia vede la sua natura demoniaca come creazione da laboratorio.
L'ho ripresa un attimo ed ecco questo secondo scrittino che con quella one-shot ha solo il tema in comune.
Mi auguro che possa piacere.
Dedico questo piccolo scritto a LilythArdat, la prima (e per ora unica) che ha messo tra le seguite questa raccolta e che ha la mia stima e rispetto come autrice e come persona. Gliela dedico con la speranza che riesca a prendere tutto il coraggio che le serve per intraprendere quella strada che le permetterà di vivere anche materialmente di parole, perché lo merita davvero. Sì, sono sicura che ha talento e mi piacerebbe che la sua occasioni arrivi il più presto possibile.
Ho detto tutto, mi sa.
Grazie come sempre per l'attenzione e la pazienza.
Un abbraccio,
Barbara.

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Capitolo 3
*** Make-up. ***


Make-up.

«Ma devo per forza mettere quest'abito? È... osceno!» fece Lucia guardando l'abito elegante di raso nero con uno spacco vertiginoso.
«Ti avevo detto che, stando alle informazioni che avevo ricevuto, il demone agisce giocando dapprima al casinò, per adescare le sue vittime. E per poter entrare richiedono abiti formali» ribatté Dante sistemando la sua mise «siccome tu non mi prestavi attenzione, ho chiesto a Trish di scegliere un vestito per l'occasione, io non sarei stato capace di cavare un ragno dal buco. Certi capi non sono per me, anche se mi piace molto vederli indossati» continuò sorridendole maliardo e vedendo Lucia arrossire. Una scena del genere era impagabile, per lui.
La ragazza si riscosse e prese l'abito «Farà tanto Casinò Royale mi sa. Non mi resta che indossare questo... coso» commentò, mentre pensava a una vendetta contro Trish una volta ultimata la missione. Andò in bagno e si vestì. Il vestito le stava bene, era della sua misura, ma non voleva ammettere a se stessa che la bionda le aveva scelto un qualcosa che le donava così tanto. Indossò anche i tacchi e, titubante, uscì dalla stanza. Dante era in camera e si incantò a fissarla per un istante che sembrò un'eternità.
«Bond Girl, a me sembri più Fujiko, ma sei davvero splendida.»
«Oh... grazie» rispose la giovane non avvezza ai complimenti pensando “sì, come no, io sono più magra” e fece per truccarsi un po'. Si accorse che Dante stava osservando i suoi gesti e ribadì «se devi fare una sceneggiata deve essere perfetta, no?»
Il cacciatore sorrise; sì, lei non badava molto a cose del tutto appartenenti al mondo femminile, ma era ammaliato dalla cura che metteva Lucia nel truccarsi.
Stava per mettere il rossetto, ma la fermò «Aspetta, non penso ti serva.»
«Come, scusa?»
La domanda di Lucia non ricevette risposta. Le labbra di Dante erano impegnate a mordere le sue in un bacio appassionato, ora sì che sarebbero state rosse!





L'angolo di Layla.


Salve a tutti e benritrovati.
Lo avevo detto che avrei postato un capitoletto a settimana, no? XD
Inizio col dire che questa scenetta mi è venuta in mente guardando l'immagine che trovate qui http://redfoxemarosa.tumblr.com/post/66368751552 perché ci ho visto una città che non dorme, poi sono fissata con James Bond... sì, sono parecchio strana, che vi devo dire?
Spero che possa piacervi questo raccontino e mi auguro di non storpiare nessun personaggio.
Un abbraccio,
Barbara.

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Capitolo 4
*** Posta. ***


Posta.

Dante odiava quando la gente suonava con insistenza il campanello, specie di prima mattina. Lucia si era svegliata, infastidita dal rumore incessante e stava per alzarsi, ma lui le fece cenno di restare lì, sarebbe andato lui a vedere di chi si trattasse.
Scese rapidamente gli scalini.
«Chi è?»
«Il corriere, signore.»
Gli bastarono queste parole per sorridere tra sé, scuotendo il capo, non si aspettava che ciò che aveva acquistato arrivasse così subito.
Aprì la porta e il ragazzo addetto alla consegna gli porse la lettera chiedendogli una firma.
Non appena la transazione finì e Dante chiuse la porta, Lucia lo abbracciò da dietro.
«Cosa ti hanno consegnato?» chiese gentile, con la voce ancora un po' impastata dal sonno forse poco sufficiente data la notte movimentata.
«Una lettera... nulla di speciale» rispose cercando di restare sul vago. Lucia alzò un sopracciglio, perché sentiva che c'era dell'altro, quella risposta non era per nulla esaustiva, figurarsi se fosse stata veritiera!
«Nulla di speciale, eh? Okay, va bene, per me non è così, ma mi fido» commentò ammiccante. Dante le sventolò la lettera sul viso, facendole cenno di prenderla.
«Aprila. Sì, sono in anticipo, ma penso che in questi casi... è meglio organizzarsi.»
Lucia aprì la lettera e le brillarono gli occhi. In uno scatto saltò addosso a Dante, che l'afferrò, per poi baciarlo con trasporto.
«Due biglietti... gli Avenged Sevenfold! Non ci credo! Grazie!»
«E di cosa? Ma gli auguri te li faccio la settimana prossima, porta sfortuna farli prima!»








L'angolo di Layla.


Buon sabato a voi e rieccoci qui.
Ecco un altro piccolo capitolo. Questo è... beh, come posso dire, derivato dal fatto che io sarò al concerto degli Avenged Sevenfold che si terrà il ventitrè di questo mese a Milano e così ho pensato che, per l'occasione del compleanno (che non si sa) di Lucia, Dante (leggasi come segno particolare Metalhead), le abbia fatto questo regalo che piace pure a lui! XD
Sì, questi piccoli scrittini mi vengono così, partendo da poco e con molta leggerezza. Lo dico perché di solito scrivo testi più "impegnati" e profondi, ma al momento ho bisogno di leggerezza. Come potete vedere, sono anche raccontini, brevi, e siccome non sono da me, ci metto molta cura lo stesso. La logorrea e la prolissità ora sono alle Fiji, credo, ma va bene così, era da luglio che non scrivevo più qualcosa partendo da zero e me ne sono successe tante. Non potete immaginare quanto io sia felice di aver ripreso a scrivere, sento di iniziare a star meglio e spero di riuscire a fare tutto ciò che voglio. La Scrittura, come sempre, mi ha aiutata, assolutamente.
E ora passo ai ringraziamenti.
Grazie a SoulsReader che ha recensito, grazie a Zelda69 che ha messo la raccolta tra le preferite (non credo che ci siamo mai incontrate prima, quindi spero che ti piaccia questo mio scritto, se è la prima volta che ti trovi tra le mie pagine) e a LilythArdat e SoulsReader che l'hanno messa tra le seguite.
E ovviamente grazie a tutti voi che leggete in silenzio. Spero di leggere le vostre opinioni un giorno.
La prossima settimana non aggiornerò perché non ci sarò (a parte il concerto!), sarò a Parma per un workshop che parla del conflitto di interesse tra le case farmaceutiche. Rappresenterò la mia università e spero di farmi onore.
Non credo che sentirete la mia mancanza o quello della mia storiella, ma ve lo dico.
Un saluto a tutti,
Barbara.

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Capitolo 5
*** Tè. ***


Tè.

Di ritorno da una missione, Lucia aveva una specie di rituale da seguire. La prima fase prevedeva una buona tazza di tè verde; le piaceva mettere a bollire l'acqua e aspettare che tutto fosse pronto. Quella sensazione di piacevole attesa, che poi era un preludio a qualcosa di ancora più bello per lei, era una cosa alla quale non avrebbe rinunciato. Intanto che l'acqua raggiungeva la giusta temperatura, lei si appoggiava al piano cottura, mentre lasciava scorrere le dita sui tasti del lettore musicale, per poi mettere le cuffie, e si lasciava trasportare in quel limbo ovattato che era per lei la musica evitando di disturbare il coinquilino.
A occhi chiusi, non si era resa conto che Dante era entrato in cucina e aveva preso un bollitore più grande, che era stato messo sul fornello azionato prima da Lucia. Forse aveva fatto solo finta di non accorgersene, per continuare a canticchiare indisturbata.
L'acchiappa-demoni le sfilò una cuffietta dall'orecchio e sorrise.
«Make total destroy, eh? Ti senti violenta o cosa?» fece sornione avendo riconosciuto il brano dei Periphery.
«Nulla del genere, sono particolarmente calma, la missione è stata ultimata con successo e sono soddisfatta del mio operato» commentò sincera e sorridendogli di rimando.
Il ragazzo le sorrise ancora «Mi fa piacere» si rese anche conto che Lucia ora aveva notato il bollilatte diverso, ma non disse nulla, cosicché lui proseguì «non hai notato che quello che hai preso tu era sporco?»
«No, non me n'ero accorta, possibile che fossi così distratta?» si chiese la ragazza a voce alta e stupita per non aver fatto caso a una cosa del genere.
Era una bugia e prendendo una delle due tazze che erano sul tavolo, Dante provvide a spegnere il fornello e offrire la prima a Lucia dicendole «Penso che, anche se preferisco il caffè, questa potrebbe diventare una piccola abitudine anche per me. Bentornata.»



L'angolo di Layla.

E rieccoci. Vi sono mancata? *rotolano le balle di fieno*
Sarò breve perché non voglio scocciare più di tanto. Il brano citato è una canzone sulla quale mi sono intrippata da un mese e più ed è la "molla" che mi ha fatto riprendere a scrivere e ve lo propino subito: http://www.youtube.com/watch?v=spCmStMOiHE
Che dire più? Spero che anche questo capitoletto vi sia piaciuto; al solito non ho grandi pretese al momento, ma mi auguro di avervi dilettato anche se per poco.
Nel caso vi faccia schifo, ditelo pure, eh, mica mi faccio problemi, sappiatelo.
Ora vado via, non senza ringraziarvi e salutarvi.
Un abbraccio,
Barbara.

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Capitolo 6
*** Musica. ***


Musica.

Ascoltare le note da una delle chitarre di Dante che riecheggiavano per il salone dava a Lucia l'occasione di battere il tempo e di canticchiare, come se si volesse rilassare. La verità era che la musica le permetteva di sentire il suo animo cantare e, in aggiunta, come risuonasse quella dell'uomo di cui si era innamorata.




L'angolo di Layla.


Salve a voi! E rieccoci qui, tra queste poche righe. Proprio poche davvero, ma i miei attimi di tenerezza e dolcezza sono proprio brevi, ecco. Spero non vi spiaccia, magari ne siete pure sollevati! XD
Come sempre, mi auguro che questo raccontino sia di vostro gradimento.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se trovate il tutto noioso, scritto male, assurdo o quant'altro, sono sempre ben disposta a chiacchierare e a ricevere confronti e critiche, ci mancherebbe. Non vi mangio. :)
Noto che qualcuno, per caso o perché è incuriosito, legge la serie, ma non favella.
Ammetto che mi spiace, ma non mi sognerei mai di prendere il mitra e obbligarvi a dire cosa ne pensate, ci mancherebbe! XD
Ringrazio SoulsReader per l'unica, ma graditissima recensione alla serie, poi LilythArdat e Zelda69 che hanno messo questa raccolta tra le preferite e SoulsReader che l'ha messa tra le seguite.
E ringrazio anche tutti voi, lettori silenti.
Se volete, mi trovate su Facebook a questo indirizzo: https://www.facebook.com/barbara.zimotti.7 oppure anche sul mio profilo Ask http://ask.fm/LaylaMorriganAspasia, per chiacchierare di qualsiasi cosa vogliate.
Ora vado, e ancora grazie di cuore,
Barbara,

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Capitolo 7
*** Melodia. ***


Melodia.

Dante la poggiò in modo per lui molto agevole sul pianoforte di terza mano che aveva trovato da un rigattiere a un prezzo stracciato, mentre Lucia gli mordeva le labbra baciandolo.
Il suono che uscì dalla cassa armonica la fece ridacchiare, e un suono frequente e sincopante poi accompagnò la melodia nata sul momento, in sincrono con le spinte dell'uomo e alla voce della ragazza sempre più spezzata.



L'angolo di Layla.


Rieccoci qui, salve, di nuovo.
Sì, sono sempre breve, forse un po' troppo al momento. Forse potreste dire "e tu hai aspettato una settimana per pubblicare questa cacata di quattro righe?". Giusto, legittimo.
Mi rendo conto che non sono più la signorina prolissa di un tempo, ma al momento penso sia la cosa giusta per me.
Mi spiego meglio: in queste "vacanze", io mi darò da fare, studierò per la sessione invernale come una forsennata. Voglio dare gli esami e anche con voti soddisfacenti. Si tratta del mio proposito per l'anno nuovo, perché ce la metterò tutta per vincere il trasferimento in un altro ateneo e più i voti sono corposi... più possibilità ho, anche per la casa dello studente, così non sarei molto di peso ai miei.
Lo studio è una priorità, ma non abbandono la mia passione e l'altro mio sogno ossia la scrittura, ma questi piccoli frammentini e quelli di un'altra storia appena iniziata (se vi interessa, è su Soul Eater, ve la lascio qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2332245&i=1), più gli haiku e altre cosine mi vengono nelle pause studio, e quindi sono calibrate al fatto che al momento non posso stare ore e ore a scrivere come vorrei.
Ora in poche parole trovo me stessa; per me è strano, sono la prima a dirlo.
Potreste dire che le mie sono tutte scuse, ma è così.
Spero che anche questo piccolo pezzettino vi sia piaciuto, ma... ho come l'impressione che odiate la coppia Dante/Lucia, cari lettori, o sbaglio?
Non lo dico perché non ricevo pareri (e forse questo mi fa capire che qualcosa non va, ma siccome nessuno mi dice nulla... non posso saperlo T___T), ma lo dico a istinto. Confutatemi se sbaglio!
Beh, ora vi lascio, credo di aver parlato troppo.
Come sempre, grazie,
la vostra
Barbara.

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Capitolo 8
*** Viaggio. ***


Viaggio.


Non è sempre facile uccidere dei demoni, specie se sanno camuffarsi bene tra gli umani dando l'impressione di essere insospettabilissime persone rispettabili.
Spesso la loro capacità di occultarsi è direttamente proporzionale alla loro forza e malvagità.
Alle volte si può uscire vincitori da una battaglia anche piuttosto malconci; alcuni avversari sanno essere particolarmente ostici.
La pensava così Lucia mentre aiutava Dante a reggersi in piedi, mentre egli zoppicava.
Sapeva che si sarebbe ripreso in poco tempo, ma non poté non preoccuparsi e spaventarsi dopo aver visto lo scontro mentre il suo compagno aveva voluto fare tutto da solo.
«Ma dimmi un po'... perché vuoi sempre strafare? Potevo darti una mano, no?»
«Ho valutato male i rischi e le conseguenze sono queste, tutto qui.»
«Sì, infatti, il solito impulsivo» rimbeccò la ragazza acida, cercando di nascondere la sua apprensione.
«Mi dispiace, non volevo farti impensierire» il tentativo di celare al cacciatore di demoni i suoi timori era fallito «dopo questa missione però ci meritiamo una vacanza, che ne dici? L'idea ti piace?» chiese, facendo un sorriso sincero.
«Sì, perché no? Hai già pensato a qualcosa?»
«Non amo molto il mare, pensavo a un posto tranquillo in montagna, ma mi piacerebbe sentire anche la tua opinione.»
«La montagna... potrei leggere in santa pace e camminare per i boschi, sarebbe molto rilassante; dai, la vedo come una cosa molto fattibile» commentò la ragazza allegra. Le è sempre piaciuta la natura.
«No, no. Niente libri, solo noi due, non esiste» fece lui categorico.
«E allora come faccio a rilassarmi?»
«Ci penso io, fidati.»
Cosa poteva aspettarsi Lucia da un maliardo come Dante se non una risposta del genere?





L'angolo di Layla.


Rieccoci qui. Sarò brevissima stavolta.
Grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito la storia tra le preferite e le seguite.
Spero che questa raccolta possa continuare a piacervi almeno quanto a me piace scriverla.
Colgo l'occasione per augurarvi buone feste.
Un abbraccio,
la vostra
Barbara.

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Capitolo 9
*** Matita. ***


Matita.

Lucia aveva preso un plaid per avvolgere Dante che si era assopito sul divano, quando le venne un'idea.
Sul suo viso si tratteggiò per un istante un sorriso sghembo che aveva spesso visto sul volto dell'uomo ora addormentato, con la variabile sostanziale che era lui a non poter vedere lei.

Prese il bloc-notes e una matita. Prese anche una penna nera, ma riflettendoci non se la sentiva di usare l'inchiostro in quel frangente; era da tanto che non si cimentava in un'attività che le piaceva così tanto.
Doveva sbrigarsi e approfittare del momento propizio.
Fece un abbozzo schematico del divano con delle linee guida e si concentrò sul soggetto principale.
Si sentiva bene, il disegno faceva parte di lei... le era mancato così tanto tratteggiare qualcosa con calma, meticolosità e bruciante passione.
Il cuore le batté forte non appena iniziò a marcare con tratti più decisi il volto dell'uomo, studiando anche i pieni e i vuoti che la luce le stavano mostrando sull'incarnato della persona raffigurata sul taccuino.
Sfortunatamente la luce del sole le giocò lo scherzo di posarsi sugli occhi di Dante che, stizzito, si svegliò, senza che Lucia ebbe l'occasione di terminare il lavoro.
Chiuse di scatto il notes e si alzò dalla poltrona, andando in cucina e prendendo una mela che sciacquò sotto il getto d'acqua del lavabo.
Fece in tempo a mettere il blocco in borsa, per non lasciare tracce; avrebbe finito il disegno più tardi in quanto tutto quello che le serviva lo aveva già impresso nella mente e nell'animo.
Diede un morso alla mela, verde, del colore complementare a quella che aveva appena preso Dante il quale le cinse la vita in un morbido abbraccio.
«Come mai sei scappata così velocemente in cucina? La fame ti ha assalita all'improvviso?» chiese.
«Avevo voglia di una mela, tutto qui» fece la ragazza, cercando di mentire al meglio. Non è mai stata brava a mentire al suo compagno, però sperava che, una volta ogni tanto, per non imbarazzarsi più di tanto, lui facesse almeno finta di credere alle sue innocenti bugie.
«Giusto, giusto, ne hai prese tre. Si vede che hai fame. Una verde che stai mangiando e due rosse. Una... e due» ribatté lui, carezzandole le guance che al suo tocco si fecero più roventi.
“Non l'ha bevuta nemmeno questa volta” si ritrovò a pensare Lucia “sono così prevedibile?” domandò poi a se stessa.
«Oh, queste...» iniziò lei «è perché abbiamo i riscaldamenti accesi, cosa vai a pensare, idiota?»
«Penso che tu abbia in mente qualcosa che non vuoi dirmi o che stai già tramando delle cose che mi vuoi nascondere, per esempio... hai la mano sporca, proprio qui» incalzò Dante togliendole la mela dalla mano destra e soppesandola «sembra... matita o sbaglio?» proseguì osservandola bene negli occhi per capire meglio Lucia, che le sembrava una sorpresa costante.
Le sfiorava la mano con tocchi delicati, ricambiati a loro volta dalla ragazza.
“Accidenti... ma che sta giocando al Tenente Colombo o a Detective Monk?”
«Colpevole, vostro onore!» iniziò la giovane dopo aver riso della grossa «Sono colpevole di innocenza, stavo disegnando, nulla di speciale, ma non avendo finito l'opera non voglio che nessuno guardi quello che stavo facendo. Quando termino... chissà.»
«Okay, mi sta bene, non sia mai che Leonardo poi mi dia la colpa di averle rovinato il disegno» ribatté sarcastico.
Ironia che fu ripagata con un tentativo di Lucia di dargli un calcio nello stinco... andato a male.
L'acchiappa-demoni bloccò la gamba di lei per poi accarezzarla lentamente constatando che effetto facesse a entrambi quel contatto, sempre così ricercato.
«Artista permalosa... non sarai uno di quei pittori che quando il disegno fa schifo distrugge un atelier intero?»
«Ma per chi mi hai preso? Penso che potresti stupirti e poi... a dirla tutta, tu hai reso il mio disegno speciale» rispose Lucia sincera.
Dante si abbassò all'altezza del suo viso «Ma cosa stai...?»
La domanda non fu più formulata perché Lucia lo baciò con trasporto, mordendogli le labbra, come le piaceva fare.
«Ho ritratto te, ecco» fu la rivelazione appena sussurrata in un filo di voce «dormivi così bene sul divano e mi sono sentita ispirata.»
«Io in un ritratto... che gusti strani hai per i soggetti da disegnare, fattelo dire» era stupito, non si sarebbe mai aspettato che la sua donna riprendesse a dipingere dopo tanto tempo e ritraesse proprio lui.
Il suo ego ne era solleticato, senz'alcun dubbio, ed era felice perché desiderava con tutto se stesso che Lucia non smettesse di coltivare le sue passioni, ma pensò anche che non riusciva a capacitarsi del fatto di aver incontrato e trovato una donna meravigliosa e che fosse al suo fianco.
Si reputava fortunato e si sentiva sereno, dopo tanto tempo passato nell'inquietudine che sempre bussava alle porte dell'anima. Sia di lui sia di lei.
Ma si facevano forza a vicenda e vivevano al meglio delle loro possibilità, assieme.
Lucia si accorse che Dante era immerso in una qualche riflessione e attese prima di rispondergli.
«Sono esigente in fatto di uomini, che ci puoi fare. Sei disponibile per un ritratto integrale?» le parole della ragazza lo riscossero e lo fecero ridere di gusto, pregustando la scenetta come la immaginava lui.
«Ci sto, mia ritrattista ufficiale.»
«Pallone gonfiato che non sei altro.»
«Cosa ti aspettavi da me? Dici che sei esigente parlando di uomini, con me hai fatto un terno al lotto!» esclamò tronfio, ma stringendo ancora di più Lucia tra le sue braccia.
«E tu hai sbancato il jackpot con me» fu la risposta di lei, scoccandogli un bacio sul collo.
«Es verdad.»



L'angolo di Layla.


Ho scritto un po' di più, un fuori programma, decisamente.
Vedetela un po' come storiella natalizia.
Nella storia alberga calma e serenità, è quella che vi auguro, a tutti quanti quelli che leggono i miei strampalati esperimenti.
Il Dante di questa storia è riflessivo, sì, io non lo vedo come un morto di figa (detto papale papale) che pensa sempre e solo alle donne o che faccia sempre cavolate, per me è un uomo che quando c'è da essere serio, lo è, ecco. Ci tenevo a precisarlo.
Lo spagnolo... dalla battuta di Devil May Cry 4, chissà, magari Dante conosce lo spagnolo. Se vive negli States, lo spagnolo è la seconda lingua parlata oltre all'inglese. ;)
Non credo in un dio o altro, ma trovo che augurarvi il meglio trascenda qualsiasi credo e lo faccio di vivo cuore assieme ai miei ringraziamenti che mi sopportate.
Questo è l'ultimo scritto in questo fandom per quest'anno, sabato vedrò di aggiornare nel fandom di Soul Eater (diamine, se mi piace) e devo vedere come abbozzare una drabble con il prompt "Risiko".
Questa volta la vedo dura! XD
Beh, tanti auguri a tutti e buone feste.
Grazie davvero.
Un abbraccio forte,
Barbara.

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Capitolo 10
*** Lacrime. ***


Lacrime.

Dante meditava sulle parole di Lucia.
La ragazza si sentiva, a suo dire, limitata quando si trattava di capire la musica, mentre lui, invece, poteva capirla appieno e per davvero perché sapeva suonare degli strumenti musicali.
La sue definizioni di simpatia ed empatia musicale erano semplici.
Chi è empatico, capisce la cosa o la persona che sta a esso di fronte, prova a immedesimarsi, ma il tentativo finisce lì, perché non si sente totalmente coinvolto.
Chi invece avverte una simpatia, riesce dove l'empatico fallisce, in quanto il suo grado di implicazione è massimo. Vive anche lui la stessa cosa e capisce appieno l'altro.
Con la musica è lo stesso ragionamento, secondo la ragazza.
Se una persona sa suonare uno strumento, capisce e assapora appieno la musica come non potrà mai fare chi l'ascolta, si lascia trasportare dalla melodia e dalle parole, ma non raggiunge la stessa esperienza totalizzante del musicista.
All'uomo fece molto piacere la richiesta di Lucia che voleva imparare a suonare la chitarra, non gli sarebbe dispiaciuto affatto insegnarle.
Quello che però non capiva erano le lacrime che la giovane versava spesso quando ascoltava dei brani che le piacevano in modo particolarmente intenso, così appassionato, forse.
Stava piangendo anche ora, sulle note di In loving memory e il cacciatore sorrideva.
Anche quella era, per lui, simpatia musicale pura e semplice.
Ma non si trattenne dal prendere un po' in giro la sua compagna, non avrebbe mai perso l'occasione.
«E ora cos'è questa? Empatia o simpatia?» chiese sarcastico.
«Sto affettando la cipolla, idiota, è logico che pianga!» ribatté la ragazza mentre col piede batteva il tempo della canzone.
«Non ho sentito che la mettevi sotto l'acqua corrente e poi... quelli sono fagiolini» rispose ridendo mentre abbracciava da dietro Lucia per darle un bacio tra i capelli.







L'angolo di Layla.


Salve a tutti.
Dico solo che la definizione di simpatia ed empatia musicale sono le constatazioni della sottoscritta, lo penso da sempre, è inutile negarlo.
Che dire più?
La famosa cipolla contiene alline (proteine derivate da cisteine solforate) che quando l'ortaggio viene tagliato si degradano e siccome l'occhio avverte le alline degradate come "minaccia", per difesa iniziano a lacrimare perché pensa che possa essere corrosivo. Se si sciacqua la cipolla sotto l'acqua, l'occhio non reagisce in tal modo. *ecco cosa mi insegnavano a biochimica*
Bando alle ciance.
Grazie a chi ha recensito finora questa raccolta: JoMarch95, ninjiapiccina e SoulsReader e grazie a LilythArdat e Zelda69 che l'hanno inserita tra le preferite e Dauntless975_ e SoulsReader che l'hanno messa tra le seguite.
Grazie anche a tutti coloro che leggono silenziosi, so che ci siete, ma se potessi vi ringrazierei di persona, com'è giusto.
Se tutto va bene, come sempre, il prossimo capitolo sarà la prossima settimana.
Devo sistemare alcune cose della piccola storia con Vergil e dopo tanto tempo ho ripreso in mano Nocturne with no moon e penso che tornerò anche con quella storia.
Un abbraccio,
Barbara.

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Capitolo 11
*** Cinema. ***


Cinema.

La passione per la lettura di Lucia non era mai dispiaciuta a Dante; gli piaceva che la ragazza mostrasse anche la sua bellezza quando si trattava della sua intelligenza in ogni sua forma.
Gli aveva fatto piacere essere stato avvicinato anche a un mondo fantastico – lui che spesso ne aveva le tasche piene delle creature che incontrava quasi tutti i giorni – come quello di Tolkien seppure per il momento solo guardando i film della Trilogia dell'Anello e Lo Hobbit: un viaggio inaspettato a casa con la compagna.
Aveva conservato i romanzi di Vergil, lui amava quel romanziere, e Dante non si era mai sentito di iniziare un viaggio in quei libri; pensava che alcuni nostalgici ricordi potessero attanagliargli l'animo in ogni momento.
Però, lasciandosi travolgere dall'entusiasmo di Lucia, aveva iniziato a pensare che forse leggere quei libri sarebbe stato un modo per ricordarlo ed essergli più vicino.
Le fece la sorpresa di prenotare due biglietti il giorno in cui uscì La desolazione di Smaug; bastava poco per rilassarsi, a entrambi.
Non si sarebbe mai aspettato i borbottii di Lucia durante la visione del film; non avendo letto i libri, lui prese il film per quello che era e che vedeva.
La vide affondare le unghie nella poltrona dove sedeva: era livida di rabbia.
Udì anche l'impercettibile «Quella dannata elfa» pronunciato da Lucia e lui sorrise nascosto dalla penombra della sala.
Gli sembrò che odiasse quella Tauriel lì, se non aveva capito male, e alla fine della visione del film, lui ne avrebbe approfittato per deriderla; gli piaceva farla arrabbiare per poi calmarla... a modo suo.
Al ritorno a casa, Lucia era stata silenziosa per tutta la durata della passeggiata, evidentemente rifletteva sulla desolazione del film in sé.
Gettò il giubbotto senza nemmeno curarsi di centrare l'attaccapanni e infatti colpì appieno il torace di Dante.
«Ehi, ma che ti prende? Va tutto bene?» la giovane si rese conto di quello che aveva fatto e fece un tiratissimo sorriso e si avvicinò a lui.
«Scusami, non ci sto con la testa. Ero rimasta...»
«Al film?» la anticipò e vide un cenno di assenso da parte di lei «Ho come l'impressione che non ti sia piaciuto, vero?»
«Beh... già dalla prima parte il regista ha fatto di testa sua e quindi sapevo che nemmeno questa parte sarebbe stata fedele al libro, ma inserire quella cosa lì... Che rabbia!»
Dante scoppiò a ridere nel vedere il sincero disappunto di Lucia. Sapeva che era una fan del Professore, però era divertente vedere che era davvero arrabbiata!
«Pensavo che per solidarietà avresti difeso una guerriera rossa come te, dici sempre che le rosse vengono sempre oscurate o dalle bionde o dalle more e ti lamenti ora?» in quel momento gli occhi di Lucia parevano le fiamme gettate dalle fauci del drago Smaug.
«Solidarietà? Per quella? Ma mi prendi in giro?»
«Ma sì, siete entrambe combattive e risolute» commentò sarcastico.
Il sarcasmo fu colto e ottenne l'effetto sperato.
«Oh, certo, talmente risoluta che basta vedere un attimo Kili e... ma che morta di...»
Le parole morirono nella gola di Lucia perché Dante la baciò senza che lei potesse muoversi o pensare ad altro.
«Non sono da te certe parole così colorite.»
«Eh, però tu incalzi per farmi arrabbiare! Lo sai che quando si tratta di una cosa che mi piace io...» un altro bacio, questa volta più lungo e più rabbioso anche da parte di lei rivelò la foga della passione che Lucia metteva in ogni cosa, si trattasse anche dell'amore per i libri.
«Dài, non ti scaldare. Come personaggio non esiste, giusto?»
«Già, il Professore non avrebbe mai inserito un essere onnisciente, onnipotente, capo delle guardie a una così giovane età che fa di testa sua e se ne infischia di tutto, anche del contesto in cui è inserita. Che trovata commerciale. Non mi aveva dato fastidio che la produzione avesse pensato di affiancare un personaggio femminile... chissà cosa mi aspettavo» fece Lucia pensierosa e alquanto delusa. La sua voce leggermente alta lasciava trapelare tutto il suo sdegno.
«Se lo avessi saputo, non ti avrei proposto di andare al cinema.»
«Ma no, no» Lucia si fece più minuta di quanto non fosse e abbracciò il suo uomo «e chi immaginava tutto questo, è stato bello passare un pomeriggio in tranquillità, lontani dal lavoro, solo noi due» disse sincera, il suo sorriso lo rivelava.
«Puoi sempre ripetere come mantra Tauriel non esiste, magari svanisce per davvero.»
«Magari Smaug la incenerisce nel prossimo film!» gli occhi della ragazza brillarono al solo pensiero di quell'eventualità.
«Che tragica» fece Dante non nascondendo di essere divertito dal fatto che Lucia in quel momento le sembrava una bambina entusiasta. Si sciolse un attimo dall'abbraccio della ragazza e andò a prendere la sua copia de Lo Hobbit.
Lucia sapeva cosa volessero dire quei romanzi per lui e un suo sorriso dolce gli fece capire che la giovane era contenta che si fosse deciso a fare quel passo in tutta autonomia e calma.
Gli fece cenno di sedersi accanto a lui sul divano e con un movimento elegante la ragazza lo raggiunse.
«Mi informo anche io, non sia mai che mi immedesimi anche io in un personaggio come quando leggi tu, specie di fanatica.»
«Cretino... tu sembri Thorin.»
«Dici? In effetti è il più figo di tutti e il paragone lo trovo calzante» si pavoneggiò facendo alzare un sopracciglio a Lucia.
«Che montato. Forza, inizia.»
«Va bene. In un buco della terra viveva uno Hobbit...» 




L'angolo di Layla.


Sarò breve.
Non fucilatemi, ma sì, il parere che Lucia dà su Tauriel è il mio.
Per come immagino io la ragazza (e poi è un'AU questa) l'ho resa una lettrice e fan sfegatata di Tolkien che, non lo nascondo, è uno dei miei "maestri" e un modello di stile e narrazione.
Dante ovviamente è sempre lui, sarcastico e a tratti antipatico e, come dicevo e ho detto tante volte, certo, Vergil l'ho sempre visto come l' "acculturato" di casa, ma anche lui, già per informarsi sui demoni e altre cose, per me legge. Non tantissimo, ma come hobby perché no?
Spero che questo scritto vi piaccia e che vi strappi un sorriso almeno come quando l'ho scritta, proprio per sdrammatizzare ed esorcizzare quella cosa che per me è Tauriel! XD
Lo dico e lo ripeto, ho scritto solo per divertimento e non per far scatenare la fazione "Viva Tauriel" e "Abbasso Tauriel".
Prendetela per quella che è, una storia breve nata dalla mia mente bacata! XD
Credo che la prossima settimana, causa tirocini, non aggiornerò, ma spero di gettare almeno a mano delle idee per "Nocturne with no moon", sempre in questo fandom.
Beh, vi saluto e grazie, come sempre.
Barbara.

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Capitolo 12
*** Computer. ***


Computer.

Per Dante il telefono era un aggeggio infernale, spesso lo faceva innervosire, però lo trovava nel complesso utile.
Aveva installato nella sua agenzia un modem con la connessione a Internet e aveva comprato anche un computer.
Lady e Trish non ce lo vedevano proprio a smanettare con quell'aggeggio infernale e pensavano che alla fine lo avrebbe distrutto nel caso il sistema operativo avesse giocato degli scherzi al cacciatore.
Per loro era una trovata per mostrarsi giovane quando era un vecchio apatico nell'animo e magari per conoscere altre donne su siti di incontri vari ed eventuali.
Lo avevano detto una volta scoppiando in grasse risate, alla portata di una certa ragazza, ma Lucia non si era unita a loro, anzi, aveva digrignato i denti in una strana smorfia, stando attenta a non premere troppo il bricco di carta del succo di frutta.
Dante non aveva problema alcuno a lasciare alla ragazza il computer, anzi, non gli dispiaceva, come quando gli scaricò Libertad dei Velvet Revolver.
Lucia però non riusciva a cancellare dalla mente le parole delle colleghe, le ronzavano in testa come delle fastidiose zanzare.
Una volta, mentre provava il funzionamento di un programma di grafica, non si trattenne più e arrivò addirittura a controllare la sua cronologia, ma non trovò nulla di losco o di meschino, anzi, cercò di capire cosa voleva fare l'uomo.
Non era un idea malvagia quella di creare un sito della Devil May Cry per attirare una clientela che al giorno d'oggi usava la tecnologia e che era diventato il mezzo maggioritario di comunicazione di massa.
Si sentì sporca e malfidente e decise che avrebbe ascoltato sempre la sua coscienza, che nutriva piena fiducia nell'uomo e non le voci di due galline starnazzanti.





L'angolo di Layla.


Ecco qui questo aggiornamento flash.
Oggi ho aggiornato la raccolta su Soul Eater e siccome ho del tempo... ecco qui.
Non ho pretese, solo strapparvi un sorriso.
Lucia gelosa, insomma, lo sarei anche io di Dante.
E parlando di pornografia via web e ogni mezzo... mi sale l'Orcrist (concedetemi l'espressione).
I Velvet Revolver sono una band che adoro. <3
Come sempre, grazie a chi finora ha letto, anche senza favellare, chi ha recensito e chi ha inserito la raccolta tra le sue preferenze e altro.
Alla prossima.
Barbara.

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Capitolo 13
*** Abbraccio. ***


Abbraccio.

"Chiuse gli occhi e sospirò, togliendosi gli occhiali e mettendoli nella custodia.

Trasse un altro respiro, lentamente, con un tono che le parve addirittura greve, pieno dell'angoscia che sentiva attanagliarle il petto.
Strinse con rabbia il colletto della camicia, incurante del fatto che il suo compagno di viaggio la stava osservando in modo curioso e soprattutto preoccupato.
D'un tratto si acquietò, lasciò andare il lembo di stoffa che aveva torturato fino a un attimo prima e prese dal bagaglio a mano Penelope alla guerra; voleva rileggerlo, ancora una volta, per perdersi tra quelle parole che l'avevano resa finalmente cosciente e piena di volontà.
Aveva capito che se avesse fatto finta e detto che tutto andava bene sarebbe stata bugiarda verso se stessa.
E dannatamente ipocrita, come la gente che più odia al mondo.
Non poteva, non voleva mentire, non era da lei e non lo sentiva giusto.
Ma Charlie non dimentica, né il dolore né la delusione.
Non sarebbe stata capace di rimuovere tutto e lasciare che i suoi tristi ricordi accompagnassero l'oblio dei pensieri, quelli che bisognerebbe dimenticare per vivere più sereni, ma che un'anima da infelice cronica, invece, ritrovava puntualmente ogniqualvolta si presentava una nuova difficoltà oppure quando si lasciava andare per non pensare alla realtà.
Sì, ci provava, ma non ci riusciva; Charlie è anche questo.
Non avrebbe dimenticato nemmeno l'amore, quel sentimento che l'aveva mutata, rendendola irriconoscibile addirittura ai suoi stessi occhi.
L'odio aveva lasciato posto al disprezzo, il rancore era diventato consapevolezza.
Non era una debolezza ammettere il proprio limite; era più infantile e stupido crogiolarsi nell'illusione di un qualcosa che per lei non aveva più ragione di esistere dopo che era diventato tutto fatiscente e crollato sotto i suoi piedi, cosa che non si aspettava.
Non da lui.
Lei non perdona.
Se le si fa un torto non lascia seconde possibilità.
È una sua caratteristica, ha provato a vedere cosa sarebbe accaduto a fare l'esatto opposto di ciò che il cuore e la mente le suggerivano, ma ha fallito.
Lei non ha visto però la sconfitta; è cresciuta e si è arricchita.
Ha imparato a conoscersi e a volersi bene, più di quanto le era stato detto dagli altri che poi, per un motivo o per un altro l'hanno abbandonata.
L'amore è un'esperienza totalizzante, passionale, vissuto fino all'ultimo come un'ardente fiamma che poi, quando si spegne, vede braci che non devono essere riattizzate.
Non sarebbe il fuoco di prima, è sbagliato convincersi del contrario.
Bianco o nero, questi sono i colori dell'amore della ragazza, non ci sono vie di mezzo, non più.
Di sicuro cercherà di non innamorarsi mai più, di scongiurare ogni altro tentativo di avvicinarsi o di lasciarsi avvicinare a quell'abbacinante mondo a cui sente di non appartenere.
È tempo però che il gelo del suo cuore trovi una nuova dimora in cui sciogliersi e cercare di divampare in seguito, vivendo di nuovo, in un modo più coinvolgente rispetto a prima... più vivo, più vero.
Mettendo le cuffie alle orecchie, si preparò a solcare i cieli, dicendogli "addio" dall'oblò, anche se lui non c'era.
Non ci sarebbe stato mai più.
Charlie lo sapeva, lo aveva già deciso da tempo, ora è riuscita a farcela.
Se gli dèi da lui venerati fossero stati clementi forse, un giorno, si sarebbero rivisti.
Se quelli di lei le avessero sorriso, invece, si sarebbero sì visti, mentre bruciavano in due fuochi diversi.
L'una in nuovo amore, l'altro nelle fiamme del rimpianto eterno".




Lucia si mordeva il labbro inferiore con forza; aveva appena fatto una pausa dal leggere ad alta voce quel frammento del libro che aveva comprato per puro caso su una bancarella degli usati e stava riflettendo.
Non c'era nessuno, quindi poteva parlare liberamente senza che nessuno potesse prenderla per pazza.
«Stando a quanto dice l'introduzione in copertina, l'autrice ha romanzato la sua vita» controllò di nuovo la quarta pagina e fece sì con la testa «ho letto bene... però, cavolo, com'è stata sfortunata, mi spiace per lei.»
Non le risultava difficile immedesimarsi nelle vicende che leggeva.
Le era capitato spesso di piangere, di commuoversi, di mormorare un “ammazzati” a un personaggio antipatico della risma di Joffrey Baratheon, come anche di sorridere, sghignazzare e altro ancora.
Questa volta, invece, pensando alla giovane età della scrittrice, non poté far a meno di intenerirsi e immaginare a come avrebbe reagito lei se si fosse trovata nella stessa situazione.
«Avrei reagito anche io così» mormorò triste Lucia «e non capisco come abbia trovato la forza e il coraggio di essersi messa così a nudo anche se ha cambiato qualcosa nella storia.»
Mise il segnalibro e poggiò il volume sul tavolinetto vicino al pouf dirigendosi poi in cucina.
Aveva voglia di preparare la cena, sentiva che Dante sarebbe tornato presto.
Venti minuti dopo, nemmeno a farlo apposta, sentì uno scalpiccio di passi a lei familiare e la porta si aprì.
Non diede nemmeno all'uomo il tempo di chiudere la porta e di togliersi il giubbotto di pelle bagnato per via della pioggia che Lucia lo abbracciò.
Un abbraccio forte, una stretta salda, come le sicurezze che desiderava ottenere, almeno giorno per giorno.
Dante, da parte sua, ricambiò quel gesto con la stessa vigorosità, stando attento a non stringere troppo la ragazza, senza dire nulla.
Il placido silenzio che albergava non era nulla paragonato al calore dei loro corpi e ai muti sguardi che sembravano aver capito già tutto senza il benché minimo accenno di parola.












L'angolo di Layla.


Ciao a tutti, sarò breve.
Lo stralcio iniziale è dato da questa OS, che vi linko. http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2439765&i=1
Se leggete le note e la rileggete in quel contesto vi spiego meglio le cose.
Mi hanno scritto via messaggio privato che sono stata "coraggiosa" nell'esternare quel frammento di vita in quel breve racconto dove ci si può immedesimare benissimo e che io (rendetevi conto, io!) potrei scrivere un romanzo sentimentale, ma non di quelli dolci che fa venire la glicemia alle stelle o cariare i denti, ma un romanzo coerente e coeso, dove parlo sì d'amore, ma a modo mio.
Vi dirò, la cosa mi solletica. E qui, ho immaginato (brutta cosa la fantasia) che Lucia leggesse un mio romanzo e si soffermasse su un pezzo in particolare.
Nulla di più e spero non mi fuciliate.
Grazie come sempre a chi legge e commenta e quant'altro.
Un abbraccio,
Barbara.

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Capitolo 14
*** Sete. ***


Sete.


Lucia si svegliò con la gola arsa e non ci pensò due volte ad alzarsi dal letto per andare in cucina per bere dell'acqua.
Indossò la vestaglia lasciandosi scappare un mugugno di disapprovazione quando il piede destro toccò il pavimento freddo non avendo trovato la pantofola.
Nella penombra, Dante sogghignò mentre una parola si stagliava precisa nella sua mente.
Freddolosa, dannatamente freddolosa.
Decise di seguirla e di giocarle un tiro mancino.
Arrivò anche lui in cucina e la vide bere dell'acqua.
Aspettò che lei posasse il bicchiere sul tavolo e la strinse a sé.
Lucia lo guardò, ricambiando l'abbraccio, intrappolata nelle sue braccia e inerme come non mai.
Sentiva il suo fiato caldo contro la guancia e, d’istinto, chiuse gli occhi.
Il ghigno maliardo di Dante la fece ridestare, avvertendo qualcosa che non andava, mentre poco lontano da lei sollevava la bottiglietta d’acqua.
«Lucia... Avevo solo sete, a cosa stavi pensando?»
«Stronzo» ribatté la ragazza gettandogli addosso l'acqua gelida che era rimasta nel suo bicchiere.
A questo Dante non aveva pensato.
Ma si sarebbe vendicato.




L'angolo di Layla.


E rieccoci qui, tra queste piccole storie.
Colgo l'occasione di dirvi che, a parte la cancellazione del Notturno, la mia presenza qui sul sito sarà più sporadica, se così posso affermare.
Ovvero conto solo di terminare le storie già postate per poi non pubblicare più nulla di elaborato come delle long qui. Quindi potrei tornare solo con delle One-Shot.
Potreste chiedervi perché e io non negherò la risposta.
Non è per la mancanza di recensioni, se nessuno commenta i miei scritti non ci posso far nulla perché non costringo nessuno né a leggere né a recensire; sento che devo impegnarmi a fondo per il mio romanzo e per i miei studi.
Penso sia la cosa più importante.
E poi voglio staccare un attimo dal sito, il cui clima, per me, al momento lo trovo un pochino pesante e sento di dovermi ritemprare.
Diciamo che vado un pochino in vacanza, ma se volete chiacchierare con me non fatevi problemi, aggiungetemi tranquillamente su Facebook, Twitter o Ask, se preferite.
Come sempre, grazie a tutti per davvero.
Un abbraccio e alla prossima,
Barbara.

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Capitolo 15
*** Vacanze. ***


Vacanze.

Essere un cacciatore di demoni è un lavoro pericoloso, impegnativo, pieno di difficoltà e anche molto stressante oltre che stancante, ma Lucia tendeva a vedere il buono anche in una professione così particolare.
Non appena aveva saputo che il prossimo incarico li avrebbe portati in Italia le si illuminarono gli occhi; non era mai stata lì e voleva, anche se il lavoro sarebbe stata la priorità di entrambi, immergersi in quel Paese così ricco di storia, cultura e classicità, le stesse di cui aveva spesso letto nei suoi libri e che, da sognatrice, ha sempre sperato di poter assaporare un giorno.
Non vedeva l'ora di andare a visitare Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Roma, e magari altri posti a lei cari solo sulla carta, fino a quel momento.
Si era stupita del fatto che i demoni a cui avrebbero dovuto dare la caccia si trovassero e agissero in città molto grandi e, a quanto pareva, anche in pieno giorno.
Probabilmente erano delle creature che avevano imparato a passare inosservati tra la folla, forse avevano anche le spalle coperte dalla legge, che poteva chiudere un occhio su certi avvenimenti di cronaca che potevano essere insabbiati, catalogati come semplici tragiche fatalità o altro.
Lucia aveva già deciso: lavoro o meno, si sarebbe goduta l'Italia e le sue bellezze come se fosse stata in vacanza e quando si metteva una cosa in testa nessuno poteva fermarla.
La prima tappa sarebbe stata una delle più antiche città universitarie d'Europa e Lucia, eccitata, per prima cosa chiamò il call-center per la prenotazione di due biglietti della mostra che si teneva a Palazzo Fava, per ammirare i pittori olandesi del Seicento e quello che probabilmente era ed è tuttora il quadro più famoso di Jan Vermeer.
Infatti, appena arrivati e dopo aver riposato il giusto per riprendersi dal volo, Lucia si vestì di tutto punto e invitò Dante, anzi, lo costrinse, a fare altrettanto per uscire e visitare Bologna.
«Andiamo, Lucia, vuoi davvero andare a vedere una mostra sul cibo?» chiese Dante un poco stupito. La ragazza voleva fargli una sorpresa.
Alcuni mesi prima, quando erano stati chiamati per proteggere la famiglia di un collezionista d'arte ucciso da dei demoni, Lady e Trish si erano meravigliate del fatto che Dante avesse espresso la richiesta di poter vedere più da vicino i quadri autentici che il defunto aveva nella sua galleria privata; avevano immaginato che tra quelle tele potesse albergare uno spirito maligno, non sarebbe stato strano, molto spesso le evocazioni del male si nascondono negli oggetti comuni per poter agire al meglio e ghermire nuove anime.
Era stato anche il pensiero dell'acchiappa-demoni, ma a Lucia non sfuggì un sorriso quando l'uomo si ritrovò davanti il San Giovanni Battista.
Quelle grandi ombre, la luce data da un panno cremisi, i lembi di pelle visibili nella penombra, avevano lasciato in Dante un senso di mistero, anche di indefinitezza e non appena lo disse alla compagna, che aveva intuito che l'arte aveva suscitato qualcosa in lui, affermò con naturalezza che questo era il bello di ogni forma d'arte, che regala emozioni e sensazioni diverse per ogni persona che si avvicina a essa.
Lucia sperava che anche i pittori dei Paesi Bassi potessero rendere Dante astonished, come amava dire.
«Beh, sai, l'Italia è anche la terra della buona cucina, penso non ci sia nulla di male nel compiacerci dei capolavori culinari; inoltre potremo osservare la gente e se percepiamo qualcosa, non trovi?»
«Sì, hai ragione, ma guardati, sembri uscita da quel film in bianco e nero, Vacanze bolognesi» commentò Dante osservando la ragazza e la sua mise.
Un vestito leggero a fiori, i capelli rossi raccolti sotto un cappello, dei grandi occhiali da sole... sarà stato anche il clima caldo, quasi estivo, come anche l'ambiente allegro che si respirava, ma Lucia sembrava una vera e propria turista uscita da un film d'epoca.
«No, ti sbagli, quello è Vacanze romane» fece lei accigliata dall'errore di lui «e dai, goditi anche tu il sole e la città, ci spacciamo per una coppietta in vacanza, daremo meno nell'occhio. Con i tuoi pantaloni di pelle, il trench e chissà cos'altro desteresti molto più sospetto rispetto a come sei vestito. Però fattelo dire, stai bene, con la camicia.»
Con un sorriso, Lucia lo prese sottobraccio e Dante si fece contagiare dalla sua allegria.
Alle volte Lucia appariva entusiasta come una bambina, lasciando che la sua dolce ingenuità emergesse, affiancata come sempre dalla voglia di conoscere, sperimentare, divertirsi e vivere ogni momento assieme a lui con rinnovata gioia.
Arrivati a destinazione, Dante scoppiò in una sana risata.
«Lo sapevo che non si andava a mangiare, ma a nutrirci di cultura.»
Lucia sorrise e andò un attimo a ritirare i biglietti che aveva prenotato, per poi porgerne uno a Dante.
«Se vuoi andare a ingozzarti di pizza, potrai sempre farlo, ma come ti ho detto, voglio visitare l'Italia, senza “se” e senza “ma”.»
L'uomo alzò le mani al cielo e con tono fintamente rassegnato, ma divertito replicò «Sarà così anche nelle prossime mete, vero? Se non altro a Firenze potrò visitare Palazzo Auditore. Non nascondo che quei luoghi del videogioco mi hanno stregato.»
«Dante... gli Auditore erano dei violinisti, vissuti ai tempi degli Stradivari, i liutai, non esiste il palazzo di questi Assassini, magari, se sei fortunato, però, possono sempre mandarti un piccione con un contratto di assassinio.»
«E tu me lo dici così? Ti rendi conto che hai smorzato il mio entusiasmo in un colpo?»
«Ma va', ti aspetti al Vaticano le congiure degli Illuminati? Non tutto quel ch'è oro brilla...»
«Né gli erranti son perduti, lo so, ma qui non luccica nulla. Che peccato, ma meglio saperlo.»
Prese Lucia per i fianchi e la baciò lì, all'ingresso della mostra, mentre alcune persone si erano soffermate a osservare quella strana coppia di turisti che parlavano inglese.
«Beh, Cicerone, vogliamo andare?»





L'angolo di Layla.


Ben ritrovati.
Questo capitolo è nato perché io e le mie colleghe e amiche stiamo prenotando i biglietti per la mostra di Vermeer e gli olandesi a Bologna e mi è venuto il pallino per questa mini-storia.
I riferimenti alle cose che adoro sono presenti in questo scritto, ma andiamo con ordine.
1) Caravaggio. Il quadro di San Giovanni Battista a cui mi riferisco è conservato a Monaco in una collezione privata. A me piace da impazzire Caravaggio e anche se sono atea, i suoi quadri religiosi sono per me bellissimi. Uno dei miei quadri preferiti in assoluto è proprio la Vocazione di San Matteo.
L'ho visto dal vivo e vi assicuro che è meraviglioso.
Ora il fatto che sono atea non vuol dire che mi renda una che disprezza l'arte religiosa; ci sono quadri, sculture, canti molto belli, chi lo nega?
2) Assassin'S Creed. Amo questa saga e amo Ezio in particolare, è il mio Assassino preferito. Sarà per il contesto storico (datemi il Rinascimento e mi fate felice), sarà perché siamo a Firenze... niente, è amore.
3) Tolkien. La frase "Non tutto quel ch'è oro brilla" parte proprio come matrice dal proverbio "non è tutto oro quel che luccica", cosa che un filologo come il Professore sfruttò a suo vantaggio nel capolavoro forse più noto. Ho voluto creare un rimando.
La storpiatura del film e della citazione velata a Dan Brown e ad Angeli e Demoni è voluta.
Come sempre, grazie a chi legge, a chi recensisce e a chi mette tra le preferite/ricordate/seguite la raccolta.
Alla prossima, spero presto,
Barbara.

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Capitolo 16
*** Underneath their skin. ***


Underneath their skin.


Non era difficile immaginare come e perché si erano trovati così, all'improvviso, nudi, sul letto.
Tracciò un sentiero solo a lui noto con il naso e con una scia di baci, dall'ombelico di lei all’incavo dei seni sodi, facendola rabbrividire di piacere, mentre la sua cute ambrata diventava più colorita.
A Lucia sfuggì un sospiro, per Dante davvero melodioso; le labbra di lei erano vicinissime a quelle di lui, stavano cercando un contatto più profondo.
Lucia non dovette aspettare molto.
Dante affondò dentro quel corpo conturbante, prendendole i fianchi morbidi in modo saldo, stringendoli.
Sfiorando la pelle di Lucia, Dante pensò che si trattava di quanto più soave avesse mai avuto il piacere di avere sotto i suoi tocchi. Ne inspirava l'aroma pesantemente, a lungo, come se volesse assaporarlo con voracità, ma non solo, voleva inebriarsene sino a stordirsi.
Un grande poeta nel passato aveva definito la sua donna sinuosa e oscura come un gatto che riusciva a smuovere il suo animo maledetto verso sentimenti di dolcezza, a partire dalle viscere.
Dante aveva associato la pelle di quella donna celebrata in versi immortali alla pelle di Lucia; era la sua gatta con gli occhi verdi e la carnagione olivastra.
Si insinuò in quelle conturbanti membra, stringendole saldamente i fianchi morbidi; la pelle di Lucia sotto le dita era quanto di più morbido Dante avesse mai sfiorato in vita sua, sembrava cera calda e malleabile che si piegava ad ogni tocco, pronta a essere modellata dall'uomo come desiderava, eppure era tutto il contrario: ogni cosa era guidata dalla voce di Lucia.
«Dante...»  

Si trattava di un lieve ansito, eppure sufficiente per Dante.
Iniziò a percepire una scarica elettrica – o qualcosa che gli ricordava ciò – in tutto il corpo, per poi giungere al cuore che aveva preso a pompare sangue con rapidità.
Si soffermò a osservare l'incarnato della ragazza, non perdendo nessuno dei suoi sguardi. Gli occhi di lei ora erano liquidi, avvolti dal piacere che lui stesso le regalava.
Con voluttà ammirò, sorridendo compiaciuto, la bocca di Lucia spalancarsi mentre le strinse un seno; la voce della giovane le morì in gola; era quello che lui desiderava e si mosse tra quelle cosce magre.
Lasciò che le mani di Lucia, dalle dita così sottili che poteva vedere senza sforzo la rete delle vene sottostante, gli afferrassero la nuca stringendogli delle ciocche di capelli bianchi, che lei ama, attirandolo verso di sé, verso la propria bocca, bramando un bacio, famelico.
Non volle chiudere gli occhi, Dante ammirò il suo viso e soffocò i gemiti dentro la sua bocca, assieme a quelli di Lucia.
Si stupì, ancora una volta di come tutto andava a raggiungere le profondità della sua anima, ogni briciolo di lucidità che aveva lentamente andavano dissolvendosi, mentre si faceva spazio, prepotente, un desiderio e un calore inspiegabile.
Bastavano piccoli e anche delicati gesti di Lucia per fargli perdere il controllo, mentre avvertiva uno stato di inconsueta ebbrezza.

Il piacere e la voglia salivano come un battello ebbro nella sua mente e nel suo cuore, amplificando ciò che percepiva: i capelli di Lucia, rossi, scomposti che, sudati, diventavano un tutt'uno con il suo corpo; la sua voce, sempre più intensa, i gemiti che aumentavano a ogni sua spinta; le sue unghie che si conficcavano nella schiena di lui, graffiandolo, forte; gli sguardi della donna, dapprima innocenti, imbarazzati, poi via via sempre più sicuri e sensuali, curiosi, eccitanti... un vero miele.
Era ubriaco di Lucia.
Sospirò, cadendo su di lei, lasciando che le sue braccia sottili gli circondassero il collo.
E nuovamente, Dante si sentì vibrare dentro, soltanto sentendo il suo nome, sussurrato impercettibilmente.
«Dante.»
La guardò ancora, intensamente, osservando le sue guance rosse e sentendo un fuoco che andava al di là del colore della chioma di lei.
Questo è il morire tra le braccia di chi si ama per poi rinascere avvolte attorno a esse.
Si muore per davvero quando non si ricerca il paradiso sulla terra e nell'essenziale delle cose che ci arricchiscono tutti i giorni.
Il divino in forma umana è l'estasi.
È un inferno, un peccato che coinvolge loro, molto più peccatori degli umani su questo pianeta, una macchia che si allarga e che richiama alla più profonda essenza della natura, per quanto un amante pensa di essere il chirurgo, l'altro il paziente in quella oscura e arcana danza fatta di carne, sudore e tremiti.
È salvezza, redenzione, amore.
È un orgasmo puro, viscerale, che abbraccia e ingloba tutte le strade dei sensi che sia Dante sia Lucia scoprono ogni volta.
È un fuoco vivo che bruciava sotto la loro pelle, nei più profondi recessi del loro essere.
«Lucia» sussurrò prima di baciarla, lasciandosi andare «ti amo.»










L'angolo di Layla.


E rieccoci, dopo tantissimo tempo, ma alla fine ce l'ho fatta!
Sono viva, sotto esami, con alcuni progetti in testa, ma con calma vi dico tutto anche se ho poco tempo.
Ho preso la decisione di cancellare gli haiku dal sito.
Sì, è così, lo avevo detto tempo fa su Facebook e lo farò con calma.
E... sto aprendo un canale di videorecensioni di libri su Youtube; è un piccolo progetto ambizioso che voglio iniziare con tanto entusiasmo.
Tornando alla storia... beh, abbiamo viscere e passione, come piace a me, come loro piacciono a me.
Spero che possiate gradire e magari dirmi la vostra. Il rimando al "battello ebbro" è l'omonima poesia di Rimbaud e la donna dalla pelle ambrata come una gatta è Jeanne Duval, la mulatta amata da Baudelaire a cui lui ha dedicato molte poesie.
Grazie a tutti coloro che finora hanno recensito e semplicemente letto, ora vi rispondo.
Grazie anche a chi magari si avvicinerà per la prima volta alla raccolta.
Un saluto affettuoso,
Barbara.

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