Robert Stories

di RoxyDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parigi ***
Capitolo 2: *** Quotidianità ***
Capitolo 3: *** Credere, solo credere! ***
Capitolo 4: *** Sorprese ***
Capitolo 5: *** Decisioni ***
Capitolo 6: *** Venice, the ocean and you ***
Capitolo 7: *** E' così che vive un attore? - Food & Movie ***
Capitolo 8: *** Los Angeles ***
Capitolo 9: *** Saturday night ***
Capitolo 10: *** Hands, lips and hearts ***
Capitolo 11: *** Pensieri, segreti e sogni ***
Capitolo 12: *** Skin and love ***
Capitolo 13: *** Friends & Lovers ***
Capitolo 14: *** Life is a bit like playing ***
Capitolo 15: *** A little bit of love ***
Capitolo 16: *** Movie set, fiction or reality? ***
Capitolo 17: *** Prepare yourself for happiness ***
Capitolo 18: *** Go back ***
Capitolo 19: *** The secret of Rose ***
Capitolo 20: *** Goodbye my love ***
Capitolo 21: *** Resurgence ***



Capitolo 1
*** Parigi ***


Essere a Parigi per la premiere di questo film è un sogno. Un sogno che “sogno” oramai da troppo tempo. Mancano poche ore e lui arriverà, questo cielo coperto di nuvole non potrà influenzare il mio stato d’animo perché lui illuminerà con la sua energia questo posto e dentro di me sarà come se splendesse il sole.
E’ da questa mattina alle 7 che sono qui, seduta su questa fioriera transennata in attesa del suo arrivo. Lo so, la premiere non inizierà prima delle 18… lo so. Ma se, anche voi aveste trascorso la notte in quella stanza d’hotel senza aver chiuso occhio per la troppa emozione forse, ora sareste qui sedute. La gente che passa mi guarda e si chiede se sono pazza o cosa, ma a me non importa. Io so. Ricontrollo nella mia borsa a tracolla per l’ennesima volta di aver preso quei fogli che mi hanno tirata fuori dalla crisi più nera che avessi mai vissuto e che mi hanno portata fin qui. Le mie storie su di lui. E’ il mio compleanno tra qualche mese, vista la precarietà in cui vivo, visto che nessun regalo potrebbe essere più grande di questa giornata (in cui lo vedrò), ho deciso di regalarmi la possibilità di sorridergli, scattare qualche foto e farmi autografare la raccolta delle mie fan fiction da colui che mi ha ispirata.
Il teatro sta aprendo e iniziano a fare le pulizie, alcune ragazze in piccoli gruppi stanno arrivando e si  posizionano dove pensano avranno più possibilità di vederlo. Mi sorridono, almeno loro sanno perché sono qui e mi capiscono.

Domani quando sarò a casa, chiudendo gli occhi potrò continuare a rivivere l’emozione di questo giorno che mi accompagnerà per sempre. Non è una cosa che si possa dimenticare facilmente. Quando penso a come hanno reagito le persone che mi sono vicine alla notizia di questo mio viaggio mi rattristo. Per loro, gente comune è solo una pazzia che non dovevo fare. Non riescono a comprendere che per me è davvero importante. Già so che al mio ritorno alcune di queste amicizie si perderanno perché la delusione per il loro mancato appoggio mi sta pesando molto. Basta con questi pensieri. Oggi è il mio regalo. Niente e nessuno deve avere la possibilità di rovinarmi questo sogno che si sta per realizzare.
-1 ora.
La folla attorno a me è opprimente, siamo tutti in piedi e uno attaccato all’altro. In una qualsiasi altra situazione la vicinanza tanto stretta verrebbe ritenuta quasi un atto sessuale ma qui aspettiamo tutti il suo arrivo da quel che capisco. Piccoli gruppi attendono altri attori e su indicazione del personale del teatro si sono posizionati in un'altra zona perché hanno già stabilito dove si debbano fermare gli attori prima di entrare per la premiere.
Le urla che alcuni emettono ogni volta che si ferma una macchina dai vetri oscurati rende sordi per qualche minuto, poi ricomincia il solito vociare che fa intuire che non è nessun personaggio importate e per quel che importa a me non è Lui.
Non vi ho ancora detto chi è questa persona fantastica che è entrata nel mio cuore e nella mia testa oramai parecchie lune fa. Robert. Robert Downey Jr. L’unico, il solo, l’inimitabile, l’eccentrico, il camaleontico… in poche parole il migliore. Il suo essere speciale non è solo dovuto alle sue grandi doti di attore e cantante, ma a mio avviso più per le grandi cose che realizza a favore dei più bisognosi che tanti ignorano. L’altruismo nella sua forma più perfetta. L’anonimato.
Iniziano ad arrivare alcuni membri del cast ed è il caso che mi prepari, non vorrei che appena arriva mi schiaccino contro queste transenne e non mi riesca più recuperare il mio “libro” rilegato con tutti i miei racconti ed il pennarello indelebile.
L’agitazione inizia a farsi sentire, dovrebbe arrivare a minuti e tutti sono schierati pronti per la sua comparsa. Il percorso che dovrà compiere è di una ventina di metri. Io non sapendo da quale lato sarebbe arrivato ho deciso di mettermi proprio di fronte alla grande entrata del teatro. Da qui davanti deve passare per forza!
Sorrido automaticamente quando sento la musica che ho già sentito nel trailer filo diffondersi e allo stesso tempo le ragazze alla mia sinistra iniziano ad urlare così forte che non pensavo possibile ottenere tanti decibel solo con le voci umane. Tutti si sporgono all’esterno della recinzione per vederlo arrivare mentre gli uomini della security si avvicinano pregando la folla che sta dietro di non spingere. Se mi vedesse il mio medico ora mi revocherebbe immediatamente l’autorizzazione alle cure domiciliari e forse gli darei ragione. Ma per mia fortuna lui non è qui. E per quanto ne so non è un patito di cinema quindi non dovrebbe scoprirlo. Vedo la mia immagine riflessa nelle vetrate della grande porta che si sta aprendo, e sono felice che i miei capelli mi stiano così bene. Certo sono ancora molto corti rispetto ai miei standard, ma almeno ora mi piacciono e tutto sommato fanno risaltare i miei occhi azzurri.
Riesco a percepire la sua presenza, man mano che avanza le voci che urlano e lo chiamano a gran voce si fanno sempre più vicine e questo mi conforta. Ho scelto il posto giusto per riuscire a vederlo.
E' solo a qualche passo da me e a dir la verità inizia a mancarmi l’aria, non so dire se per l’emozione di vederlo o se per la gente che dietro di me si sta accalcando schiacciandomi contro la transenna. Per mia fortuna prima dell’arrivo ho pensato bene di mettere la mia borsa a tracolla e posizionarla davanti creandomi senza rendermene conto un paracolpi di fortuna. Alcune ragazze alla mia destra iniziano a lamentarsi tanto che la security interviene facendo indietreggiare quelle persone dando loro respiro. Ok, Ok, mancano solo un paio di passi e sarà qui. Lo vedo e come sempre sorride gentile a tutti, sono così incantata nel guardarlo mentre è sempre più vicino che mentre firma alcuni autografi vicino a me nemmeno mi rendo conto che mi ha parlato e mi ha chiesto curioso “cos’è?” accennando con gli occhi alla risma di carta rilegata che ho in mano. Rinvengo appena la ragazza al mio fianco felice per aver ottenuto il suo autografo mi dà una gomitata bonaria per farmi riprendere (non la ringrazierò mai a sufficienza!)

-Tutto bene?
-Sì. Ciao. Posso chiederti un autografo?
Dico quasi a scatti mentre mi guarda con il pennarello a mezz’aria.
-Solo se mi dici cos’è!
-E’… sono delle storie tue, cioè mie. Su di te.
-Davvero? Tutti questi fogli?!? Mi prendi in giro?
Prende dalle mie mani il mio cuore e lo sfoglia curioso facendo girare le pagine velocemente come si fa con un mazzo di carte per mischiarle prima di una partita a poker
-Tutto su di me?
Mi richiede mentre me lo porge
-Sì. Scrivo molto.
Ride, ovviamente quello lo doveva aver intuito da solo… che sciocca.
Aspetto con ansia che apponga il suo autografo sulla copertina, ma mi guarda e sembra aspettare anche lui anche se non riesco a capire cosa.
-Cosa vuoi che ti autografi?
Senza parlare faccio cenno alla copertina di quello che tiene in mano.
-Non hai qualcos’altro?
Automaticamente senza pensarci prendo dalla borsa la custodia del suo cd e glie la porgo e lui sorride compiaciuto
-Ho questo.
-Ottima scelta!
Inizia a scrivere sulla custodia mentre tiene sotto braccio il plico.
Io allungo la mano per evitare che gli cada visto che la copertina sembra non andare d’accordo con la sua giacca e lui mi guarda perplesso riprendendolo con la mano
-Posso tenerlo?

Io accenno ad un sì mimato con la testa e mi porge la custodia del cd e il pennarello attendendo con il libro tra le mani.
-Ora tocca a te. Autografo per favore!
Sorrido e penso di esser diventata bordeaux ma con la mano tremante recupero il pennarello e lo firmo anche se, un po’ il tremore un po’ le spinte hanno fatto della mia firma una linea ondeggiante.
Sorride e procede lungo le transenne, tengo stretta la custodia del cd mentre lo vedo allontanarsi e accettare doni che alcuni porgono. Lo vedo prendere tutto e un assistente corre in suo aiuto recuperando quelle cose dalle sue mani e si dirige all’interno del teatro. La voce di una ragazza poco distante commenta il gesto con una persona vicino a me “ecco che tutti i nostri doni finiscono nella spazzatura del teatro”.
Ci rimango malissimo. Il solo pensiero mi fa mancare l’aria. Sarà vero? Probabilmente sì. Ripensandoci mi pare inverosimile che Robert si porti a casa tutte quelle cianfrusaglie, ma non nascondo che sono immensamente dispiaciuta che il mio libro sia finito nella spazzatura. Cerco di non pensarci troppo e mentre Robert saluta tutti prima di entrare nel teatro prendo la custodia del cd e la guardo fatico un po’ con la traduzione ma alla fine riesco a dare un senso a quelle linee: “Cantare e suonare queste canzoni è stato per me come scrivere per te. Un emozione da condividere! Buona fortuna occhi blu :) “.
Rileggo quella dedica più volte. Poi appena la gente dietro di me inizia a diradarsi metto gli auricolari e mi avvio lentamente verso la fermata della metropolitana. Ascolto quelle canzoni e ora ogni singolo suono, ogni parola assume significati differenti.
Raggiungo la stazione del treno cambiando un paio di autobus. Salgo subito sulla carrozza in cui è prenotato il mio posto e mi siedo riponendo sotto al sedile la mia borsa. Tra quattro ore sarò a casa. Marsiglia. La mia città sul mare. Parigi è bellissima ma non cambierei mai la mia città per nessun’altra. Mi sento davvero molto stanca così all’arrivo anziché camminare per una mezzora e poi prendere un bus decido di prendere un taxi. Questo mi porta in una ventina di minuti fuori dal mio appartamento. Apro casa e mi sdraio sul letto senza nemmeno togliermi le scarpe. Ripenso al mio libro e domani quando finirò a casa passerò in tipografia a ristamparne una copia. Chiudo gli occhi e ripenso a quanto siano stati meravigliosi quei pochi minuti in cui lui era lì a pochi passi da me.
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Girare l’Europa per promuovere questo film è stato davvero entusiasmante. Avevo perso l’interesse per questi tour tanti anni fa, ma stavolta è tutto diverso. Forse perché questo film lo sento mio ed anche il pubblico sembra averlo capito. Domani ci aspetta la premiere qui a L.A., poi potrò concedermi una pausa mentre gli altri che non sono venuti in Europa partiranno per la seconda parte della promozione.
Tornare a casa è sempre bello e anche se può sembrare strano tutta quella gente che mi aspettava in ogni città mi manca.
-Boss dove lascio queste cose?
Sorrido al mio assistente che, con un altro paio di ragazzi sta scaricando i bagagli e le scatole con i souvenir.
-Lasciali qui, grazie!
-Niente affatto Mr. Downey niente cianfrusaglie nel mio salotto… Può lasciarli in garage.
-Pensa Consuelo io credevo questa fosse ancora casa mia!
La mia dolcissima vecchia governante “intransigente” non si lascerà mai convincere, ma non voglio che le mie cose finiscano in garage.
-Compromesso Consuelo… Non li terrò in soggiorno, ma posso metterli
-Ma non ci provi! Non possono stare nemmeno nello studio!
Rido non riuscirò ad ottenere neanche di portarli in camera mia. Sfodero lo sguardo più amorevole che so fare, lei inizia a ridere e mentre mima un no con la testa ma già so che riuscirò a spuntarla questa volta. Devo esserle mancato parecchio in questi mesi.
-Consuelo, che ne pensi della camera degli ospiti? Tanto non ci viene nessuno a dormire qui!
-Sala cinema e non tenti nemmeno di farmi cambiare idea perché altrimenti torniamo al garage!
-Sala del cinema sia! Ragazzi l’avete sentita, la padrona di casa ha deciso!
Mi avvicino e la abbraccio baciandole la fronte, lei mi lascia fare e ride. Adoro questa donna.
Seguo i ragazzi che portano le scatole e appena se ne vanno mi siedo sulla mia poltrona apro la scatola più vicina a me. Quelle persone sono davvero speciali. Osservo con attenzione ogni pupazzetto, ogni disegno e penso dove potrò sistemarlo. Vado nel mio studio a recuperare l’album che Susan mi ha regalato prima che partissi per questo tour e torno a sedermi. Recupero tutti i disegni e bigliettini e li sistemo nell’album. Ci perdo un po’ di tempo ma adoro queste cose.
-Downey non penserai davvero di trovare posto a tutti quei pupazzi!
Susan dalla porta osserva preoccupata il divano, butto l’occhio e vedo che i pupazzetti che ho tolto dalle scatole sono davvero molti. Le sorrido, lo sa come sono fatto. Fosse per me li terrei tutti.
-Sono regali…
Si avvicina e siede sulle mie gambe mentre mi abbraccia e mi bacia sulla guancia
-Ben tornato. Andato bene il volo? Non sei stanco?
-Grazie. Tutto bene. No, sarà per il jet lag, ma per ora sto bene così, poi ho ancora un paio di scatole da svuotare.
-Non li potrai tenere tutti… ma penso che la casa famiglia di Martin e il reparto pediatrico della clinica per i poveri saranno molto felici di riceverli.
Come sempre ha ragione e con il suo aiuto li mettiamo nelle scatole che avevo svuotate recuperandone altri dalle scatole ancora chiuse. Ne conservo un paio perché mi piacciono troppo sono fatti a mano e ci somigliano davvero
-Sherlock Holmes e John Watson però, restano con me.

-E questo cos’è?
Susan tiene in mano il libro di Rose, le sorrido e la raggiungo
-Ecco dov’era! Una fan me lo ha regalato, anche se non sono sicuro che me lo volesse dare, forse glie l’ho estorto per un autografo.

-Ma è scritto in “francese”? Tu non sai il francese!
Sorrido sapendo già cosa dirà di me dopo la risposta che le sto per dare
-Per questo l’ho fatto scannerizzare e l’ho mandato a Straker (agenzia di traduzioni) dovrebbero consegnarlo oggi!
-Sei incorreggibile Downey, la tua curiosità…
Ride e io con lei, mi lascia alle mie scatole ed esce dalla stanza mentre risponde al cellulare che le vibra nella mano.
Sì sono curioso. E’ la verità, ma è la mia curiosità che mi ha portato dove sono ora. La voglia di conoscere cose nuove, sperimentare… tanto nella vita privata che nel lavoro. Non credo potrò cambiare mai. Sorrido di me stesso mentre accarezzo quella copertina e ripenso a quella ragazza. A quanto tempo ha lavorato a quelle storie, non ricordo nemmeno il suo viso e la curiosità riparte prepotente con mille domande a cui la mia mente non trova risposta.
E’ Consuelo che mi riporta con i piedi per terra.
-Mr. Downey hanno appena consegnato questo per lei, Mrs. Susan dice che probabilmente lo voleva subito e di portarle anche un caffè
Annuisco e accetto ringraziandola mentre esce dalla stanza.
-Vediamo cosa pensa di me la piccola Rose.

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Capitolo 2
*** Quotidianità ***


La sveglia suona senza sosta, la cerco a tentoni tenendo gli occhi chiusi ma non riesco a trovarla finché non apro gli occhi e mi sporgo a sufficienza per raggiungerla. Richiudo un istante gli occhi e ripenso a ieri. Mi sento ancora stanchissima ma una cosa è certa. Ne è valsa la pena.
Mi butto sotto la doccia e mi vesto di corsa, non posso fare tardi questa mattina, prendo il bus al volo a raggiungo la mia seconda casa, Il centro regionale per la lotta contro i tumori, alla portineria c’è Lorayne che mi sorride vedendomi entrare.
-Avanti fammi vedere!
Le sorrido non mi ha nemmeno salutata, ma l’adoro. Lei sa dove sono andata ed è l’unica che mi ha detto “vai, cara si vive una volta sola!”. Apro la borsa e le mostro la custodia con la dedica e la foto scattata poco prima che mi rivolgesse la parola.
-Come è stato?
-E’ stato… molto emozionante. La cosa più bella che mi sia capitata da tanto tanto tempo!
Lorayne mi rende la custodia annuendo come se capisse perfettamente ciò che ho provato. Faccio appena in tempo a mettere la custodia nella borsa che vengo affiancata Marcel. Mi sorride e si appoggia al bancone. I suoi grandi occhi verdi mi hanno fatta sempre sognare e il suo sorriso mi fa diventare ogni volta paonazza. Ho sempre paura che qualcuno capisca che io e Marcel siamo usciti qualche volta, anche se, lui non apprezzerebbe questa definizione di noi.
-Ecco perché arrivi sempre in ritardo, rendetemi partecipe delle vostre chiacchiere signore.
-Cose da donne dottore. Non potrebbe capire.
Lo liquida Lorayne con un sorriso mentre Marcel mi prende sottobraccio e ci avviamo verso il suo studio
-Mi sottovalutate, sono sicuro che capirei. Devo dire che questo taglio di capelli Rose… ti rende ancora più bella, vero Lorayne?

-Vero ma i complimenti non serviranno per farla parlare!
Rido e mi tocco i capelli, è così interessato ai nostri discorsi da esporsi con complimenti pubblici? Ne io ne Lorayne diremo niente.
-Come hai passato la giornata ieri? Pensavo mi chiamassi. Mi sembri stanca.
-Ho dormito male, solo questo. Giornata tranquilla, ho preferito stare a casa, scusa se non ti ho chiamato.
Non posso proprio dirgli la verità, so fin troppo bene come la pensa sul viaggiare in questo momento. Fosse per lui mi terrebbe sotto ad una campana di cristallo, forse anche per questo che non mi riesce considerare il nostro vederci “una relazione”. Come posso stare con qualcuno che mi soffoca per proteggermi? Sì per proteggermi ma mi soffoca comunque.
In preda a tutte queste divagazioni sui sentimenti umani arriviamo nello studio
-Vieni, accomodati. Vuoi qualcosa da bere?
-No, grazie. Sto bene così.
-Pascal arriverà a momenti, stava finendo un piccolo intervento.
Pascal... Pascal è il mio medico da sempre, nonostante l’età continua a studiare e ad essere un tra i più grandi medici della regione. Appena entra nello studio Marcel si mette in un angolo dello studio e recupera i miei esami. Abbiamo vissuto questo rituale parecchie volte da quando lui è diventato l’assistente di Pascal.
-Ti stava importunando Rose? Lo sai basta una tua parola e lo licenzio!
Sorrido, se sapesse…
-No, non più del solito Pascal. Dimmi come va?
Pascal si siede sul divano di fronte a quello su cui sono seduta io e prende la cartellina che gli passa Marcel con le buste ancora sigillate degli esami a cui mi sono sottoposta qualche giorno fa. Lui apre le buste e le legge senza che dal suo viso trapeli qualcosa. Infine chiude la cartellina e l’appoggia sul tavolino.
-Rose, non sta funzionando. Mi dispiace.
Ok. Devo respirare. Respira Rose. Respira. Fino a qualche minuto fa, pensavo di essere pronta a qualsiasi cosa mentre ora mi rendo conto che stavo solo mentendo a me stessa.
Sento in lontananza la sua voce che parla di qualcosa di tecnico, di nuovi esami, forse di una cura alternativa? Ma i pensieri nella mia testa sono così forti che mi impediscono di sentire le sue parole. Mentre parla con me vedo l’espressione preoccupata dipingersi sul volto di Marcel mentre annuisce e questo non mi aiuta, se lui è preoccupato può significare solo una cosa.
-Rose? Rose hai sentito cosa ti ho detto? Stai bene?
-Sì. Scusa stavo pensando.
-Voglio vederti domani. Mandiamo i tuoi esami a New York e vediamo i miei colleghi che ne pensano. Ok? Cerca di mangiare un po’ di più, sforzati ok? Hai bisogno di mettere su peso.
Annuisco poco convinta mentre un infermiera entra nello studio e avvisa Pascal che lo attendono per non capisco cosa, mi saluta e esce con lei lasciandomi inebetita su questo divano.
Marcel si avvicina e si siede vicino a me, mi prende la mano cercando di farmi rinvenire.
-Hey… Andrà bene!
-Come puoi dire una cosa del genere? L’hai sentito? Non sta funzionando!
Mi alzo e mi avvio verso la porta ignorando le sue parole, so di essere ingiusta in questo momento ma ho bisogno di uscire fuori. Percorro il corridoio a passi svelti e mi infilo gli auricolari con la musica ad alto volume. Con la coda dell’occhio vedo Lorayne che mi guarda e sorride speranzosa ma passo a distanza ed esco cercando di raggiungere più in fretta che posso l’uscita. Non sono però abbastanza veloce da non vedere il suo sorriso spegnersi. Maledizione!
Torno nel mio appartamento e mi rannicchio sul letto ed inizio a piangere. So che non serve a nulla, che le cose non cambieranno nemmeno di una virgola nonostante tutte queste lacrime, ma cos’altro potrei fare? Cosa potrebbe cambiare le cose e ridarmi speranza?
Mi addormento e quando riapro gli occhi sento qualcuno bussare alla porta. Ci penso un attimo prima di alzarmi ed andare ad aprire. Marcel mi guarda e accenna un sorriso, ha portato la pizza. Lo abbraccio sulla porta e lui fa appena in tempo a spostare la pizza ed accogliermi tra le sue braccia. Mi solleva senza fatica tenendomi dalla vita e entra in casa chiudendo la porta alle sue spalle. Lascia la scatola della pizza sulla tavola e mi abbraccia stretta a se
-Andrà bene. Deve andare così!
Sussurra con un filo di voce mentre bacia la mia guancia.
-Non devi pensare che
-Non parliamo vuoi?
Mi avvicino alle sue labbra e lo bacio, voglio solo sentire il mio corpo vivo ancora una volta prima di dover affrontare tutto questo e Marcel sembra averlo capito.
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-Robert da quando sei tornato non stai facendo altro che leggere quel libro.
-E’ inesatto. Sono venuto alla premiere.
-Già non me lo ricordare! Mi hai fatta tornare a casa in fretta e furia per ricominciare a leggere. Non credo sia normale. Sei… ossessionato.
-Sus è solo un libro. Sì forse sono un po’ preso ma non ossessionato.
Mento spudoratamente e so che lei lo capirà appena finirò la frase, ma voglio continuare a leggere, non è un ossessione, voglio solo capire questa ragazza, Rose, quanto ha potuto capire di me nonostante non mi conosca più di tutti gli altri.
-Pensi di accompagnarmi stasera alla cena?
-Quale cena?
-Team Downey? Lavoro? Nuovo sceneggiatore? Ti dicono niente queste tre cose?
La guardo evidentemente ha già capito che non sono interessato, sento di dover continuare a leggere. Voglio continuare a leggere, nient’altro.
-Ok. Ho capito. Ci vediamo più tardi.
Le sorrido e la guardo uscire dalla stanza. Inconsciamente tiro un sospiro di sollievo e me ne vergogno un po’ ma ora so, che nessuno mi verrà a disturbare e potrò leggere in pace.
E’ notte fonda e finalmente finisco di leggere l’ultima pagina di questo libro. Lo chiudo e esco dalla mia stanza. Lo so che Susan mi odierà per questo ma non posso aspettare. Entro nella sua camera e la guardo per un secondo dormire beata, poi mi siedo sul letto, non riesco ad aspettare.
-Susan… Sus, stai dormendo?
Ovvio che sta dormendo, che domande idiote faccio!
-Che vuoi Robert? Che ore sono? È successo qualcosa?
Si sveglia in preda all’agitazione naturale di chi viene svegliato nel cuore della notte.
-Susan l’ho finito.
-Il libro dici? Ok va bene però va a dormire ora.
Mi sdraio vicino a lei,
-No Sus, non hai capito. Lo devi leggere! Vedi in questa storia ci sono io. Quello vero, quello che solo io e te conosciamo e questa ragazza che non mi conosce è riuscita a cogliere questa parte di me e a descriverla, farla uscire in questa storia devi… devi leggerla e dirmi che ne pensi. Io penso che potrebbe venirne fuori qualcosa di buono.
-Ora?
-Sì ora. Ti prego…
Mi guarda stralunata, ma alla fine cede, accende l’abatjour, si mette seduta appoggiando la schiena sul cuscino e inizia a leggere il libro dalla pagina che le ho aperto.
La tentazione di interromperla è grande ma so che se c’è una cosa che la fa arrabbiare è essere interrotta mentre legge uno script (in questo siamo molto simili), così mi trattengo restando qui sdraiato a guardarla leggere in attesa di sapere che ne pensa. Fuori sta quasi per albeggiare e non ha smesso di leggere ne ha fatto commenti quindi intuisco che questa storia la sta appassionando. Quando la vedo chiudere il libro dopo aver letto la pagina conclusiva mi guarda e dopo un lungo istante è pronta a dirmi che ne pensa.
-Ora capisco perché non riuscivi a smettere di leggere, sembra che questa ragazza abbia avuto un binocolo puntato su di te negli ultimi 10 anni.
-Anche le altre storie sono così.
-C’è del potenziale, credo che dovremmo farlo leggere agli altri e sentire che ne pensano.
Il sorriso esplode sul mio viso, sapere che è dalla mia parte anche questa volta mi rende felice e pronto per poter affrontare questa nuova sfida e scoprire chi è questa ragazza e come ha potuto capire tutte quelle cose di me.
La bacio sulla fronte e la lascio riprendere il sonno dove l’aveva interrotto, mi avvio verso l’uscita
-Grazie. La voglio trovare e farla venire qui per parlarle. Devo chiederle tante cose, sapere…
Susan sorride mentre spegne la luce sul comodino
-Non avevo dubbi Downey… non avevo dubbi.
 

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Capitolo 3
*** Credere, solo credere! ***


Come ogni mattina da qualche settimana a questa parte mi risveglio con le labbra di Marcel che mi augurano buona giornata prima di iniziare la somministrazione endovena di questo nuovo mix creato apposta per me che dovrebbe riuscire a compiere il miracolo. L’unica nota positiva è che non ho ancora iniziato a perdere i capelli, ma quando questo accadrà non mi devasterà come quando successe la prima volta. Amavo i miei capelli lunghi e mossi, ma era prima di… prima di adesso.
Devo restare chiusa in casa e questo è la prima nota negativa, non ho molte forze e mi stanco molto facilmente così niente passeggiate sulla spiaggia, niente di niente. Leggo un po’ ma spesso gli occhi si stancano e non riesco a concentrarmi, infine, terminato il trattamento sono sì libera di muovermi ma finisco immancabilmente per ritrovarmi seduta accanto al water a stare male di stomaco come non mai. Poi si domandano come mai non riesco a metter su peso, quando Pascal me lo dice mi verrebbe di mandarlo a quel paese, ma poi, mi rendo conto che non è colpa sua. Non è colpa di nessuno. Cerco di esser positiva e pensare che in ciò che scarico nel water ci siano tutte quelle cellule impazzite. Lo so è una visione “poetica” se non “patetica” se solo potesse essere così…
In quei pochi momenti in cui non sto troppo male cerco di scrivere. L’unica cosa che mi fa sentire meglio almeno per qualche istante. Mi immedesimo nella spensieratezza della protagonista di questa storia e per qualche momento tutto è bellissimo e finché non chiudo word il mio mondo non esiste e non potete immaginare quanto quel sogno su carta mi faccia resistere e sopportare.
Domani avremo i risultati degli esami e Dio solo sa quanto sto sperando che quei livelli si siano abbassati, significherebbe che tutto questo ha un senso, ma la paura resta ed è prepotente. Marcel si è fatto assegnare alla mia assistenza domiciliare così passa qui molte ore. Tra noi va sempre peggio e la colpa è solo mia. Sono io che non voglio che lui resti qui più del necessario perché parla di fidanzamento e “perché no” matrimonio, ma io so che potrei perdere la mia guerra e non voglio che lui debba soffrire più di quanto già non faccia anche se finge che tutto va bene. Ho già preso la mia decisione, se gli esami non migliorano troncherò questa relazione e lui lo sa. Ha accettato questo compromesso perché si dice sicuro che questa volta funzioni. Che posso dire, me lo auguro. Ma domani conosceremo la risposta.
Sono così stanca. Nemmeno le barrette energetiche che mi fanno mangiare mi danno la forza per vivere una sorta di quotidianità. Vorrei scrivere e pubblicare, ma se prima riuscivo a scrivere un paio di capitoli al giorno ora mi ritrovo dopo qualche riga a rileggere ciò che ho scritto perché ho perso il “filo” del discorso e spesso, presa dallo sconforto chiudo il pc e torno a letto.
Ora intanto che aspetto che finisca questo strazio mi collego al mio blog dove pubblico le mie storie e i miei amici virtuali si domandano che fine io abbia fatto… Ma anche se non riesco a pubblicare ci torno ogni volta che riesco per rispondere ai messaggi che i lettori mi mandano. Per qualche istante riesco a caricarmi di quell’energia positiva e stare meglio anche se poi, purtroppo tutto svanisce in fretta.
-Allora come va?
-Come vuoi che vada Marcel, non mi vedi?
Chiudo il computer e lo vedo abbassare lo sguardo, forse è più giù di me. Accarezzo la sua mano
-Perdonami. Non è colpa tua lo sai.
-Vorrei poter fare di più, farti stare bene…
-Mi pare di ricordare che qualche settimana fa ci riuscivi piuttosto bene a “farmi stare bene…”
Sorrido cercando di sdrammatizzare e lui con me anche se scuote il capo. Sappiamo entrambi a cosa si riferisce ma è meglio non fossilizzare i pensieri sul “se potessi” perché purtroppo questa situazione ci costringe a vivere alla giornata (ed anche se è brutto dirlo) come fosse l’ultima.
-Ora è meglio che vada, se hai bisogno chiama ok?
-Sì lo so, per me sei sempre reperibile!
Sorrido e accetto il bacio che posa sulla mia fronte. Esce dalla stanza ma parla ancora con me con tutte le solite raccomandazioni. Non so come farei senza di lui. Io ho solo lui e lui ha solo me. Al liceo ci siamo conosciuti e più di una volta ricordo, dormì in camera mia senza che i miei se ne accorgessero. Viveva in una casa famiglia, non era mai stato adottato e a parte qualche affido momentaneo la sua vita si svolgeva all’interno della struttura che non aveva mai considerato casa sua. Quando raggiunse la maggiore età un avvocato si presentò all’istituto dove viveva e gli consegnò l’eredità di suo padre che quello studio aveva amministrato fino a quel momento, così, invece di doversi accontentare di vivere con lo stipendio da cameriere in un fast food, si iscrisse alla facoltà di medicina a Parigi e per anni non ebbi sue notizie. La mia vita nel frattempo cambiò radicalmente. Mi iscrissi ad architettura, nuovi amici, nuovi amori, ma dietro l’angolo mi aspettava il dolore. Mio padre morì in un incidente stradale e mia madre dopo qualche mese di coma lo raggiunse. Dopo qualche mese lasciai l’università a pochi esami dalla laurea, ero demotivata, non provavo interesse per niente. Ero molto legata ai miei genitori e giustificavo il mio stato d’animo con tutto ciò che era accaduto. Infine il colpo di grazia. La mia malattia si manifestò dopo che Pascal mi prescrisse tutta una serie di esami perché a suo avviso ero “spenta”. Quanto Marcel tornò era un uomo. Laureato ed in cerca di lavoro nella città che ci aveva cresciuti. Riconobbi i suoi occhi al primo istante quando in quel bar affollato del centro ci incontrammo. Da allora siamo stati uno la famiglia dell’altra. E da allora combatto questa lotta continua. Fu in quel periodo che mi aggrappai alla scrittura e a Robert. Avevo letto un libro, una biografia. Iniziai ad interessarmi alla sua vita, alle difficoltà che era riuscito a superare ed alla sua “rinascita”. Da quel momento tutto ciò che era Robert Downey Jr io lo guardavo: interviste, film, gossip. O lo leggevo, finii così per leggere alcuni racconti scritti da fans restandone colpita. Lo ammiravo, divenne da subito un modello da seguire e finì per diventare il protagonista dei miei racconti. Una presenza positiva su cui potevo contare ogni volta che ne avevo bisogno.
Puntuale come un orologio svizzero il malessere devastante che mi sta annientando si presenta e anche questa giornata finisce così come le precedenti, con me che dal bagno mi trascino a fatica verso il letto cercando di arrivarci prima di collassare stremata. Chiudo gli occhi e accendo la musica e Robert è con me.
-Rose svegliati. Non hai mangiato niente…
-Sono stata male...
-Dovevi chiamarmi!
Mi alzo lentamente e a fatica mentre Marcel mi fa un elenco di cose che avrebbe potuto fare per aiutarmi e in tutta sincerità non ne sento nemmeno una. Mi lavo e recupero qualcosa da mettermi, quando lo raggiungo in cucina ha preparato la colazione ma solo l’odore mi dà la nausea così gli chiedo di uscire e ci avviamo verso l’istituto. Per fortuna mi accompagna con la macchina così non devo prendere i mezzi.
Appena arriviamo all’entrata Lorayne prende una sedia a rotelle e ci viene incontro sorridendo ma io vedo i suoi occhi ed anche se non dice nulla so quanto sia dispiaciuta nel vedermi così. Marcel si allontana per registrare la sua entrata in servizio così io e lei restiamo per qualche minuto sole
-Da quando vi ho visti arrivare continuo a pensare una cosa.
-Cosa?
-Che sareste una bellissima coppia voi due insieme… dovresti pensarci!
-Non scherzare, la moribonda e il dottore. Grande coppia! Lorayne penso che tu abbia bisogno di un nuovo paio di occhiali!
-Scherza pure, ma io ti dico che lui ti guarda in un modo speciale…
-Sì l’ho notato anche io… la chiamano… compassione.
-Vedo che la tua lingua non sta tanto male, è sempre quella di sempre!
Sorrido e lei con me, non mi sono nemmeno resa conto che Marcel è dietro di me se non quando prende la parola
-Lorayne rinunciaci, con lei non si vince!
Lorayne sorride e annuisce felice della mia reazione, anche se il corpo non mi “assiste” la mia mente è ancora in perfetta forma, questo commenta mentre torna alla sua postazione e noi imbuchiamo il corridoio che ci porterà nello studio di Pascal.
Sebbene non abbia detto nulla Marcel sa come mi sento e prima di entrare si china all’altezza del mio orecchio così da comunicare con me senza che gli altri che percorrono quel corridoio sentano.
-Andrà bene ma se così non fosse, guarda il lato positivo, ti leverai dalle palle il sottoscritto!
Scoppio a ridere anche se ho le lacrime agli occhi. È riuscito a far allentare un po’ la tensione che mi attanaglia.
Pascal è seduto alla sua scrivania e ci invita ad entrare mentre chiama al telefono un infermiera per sapere se gli esiti degli esami sono arrivati.
Aspetto in silenzio mentre Marcel si confronta con Pascal elencandogli tutto ciò che mi è successo nei giorni di terapia domiciliare. Un po’ mi stupisce, si ricordi tutto. Forse ha preso appunti e io non me ne sono accorta? Poi mi domando “ma che importanza ha questa cosa?” nessuna. L’unica cosa importante è il valore che sarà stato impresso sul quel foglio.
Bussano alla porta e quella ragazza consegna una serie di buste e Pascal le sfoglia cercando quella che contiene i miei esami. Mentre la apre cerca di rassicurarmi in qualche modo, parlando delle altre possibili cure sperimentali che possiamo provare in alternativa a questa. Non riesco nemmeno a sentire le sue parole perché il cuore mi “rimbalza” nelle orecchie e l’unico suono che sento è quello della carta che si strappa al passaggio del taglia carte l’argento.
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Nicole entra nella stanza, ma non si accorge di me finché non si avvicina alla sua scrivania. Stupita ovviamente di vedermi in ufficio prima delle 11. Nicole è semplicemente la migliore, se devi cercare qualcosa, lei la trova. Mi sorride e appoggia la borsa sulla sedia davanti al suo tavolo incuriosita per la mia presenza qui
-Robert… Che sorpresa! Posso esserti d’aiuto? O hai deciso di darmi un giorno di ferie ed occuparti tu del mio lavoro? No perché se è così
Non le lascio terminare la frase e mi alzo di scatto dalla sua sedia, aggiungendo un promemoria mentale per me, voglio anche io una sedia come la sua. Vedendo il gesto repentino ride e si mette a sedere al suo posto, accende il suo pc e mentre mi siedo sulla sua scrivania mi guarda in attesa di sapere cosa voglio.
-Devi trovare chi ha scritto queste storie.
-Nessun problema. Nome e cognome? Ti fisso un appuntamento?
-Ovviamente non lo so. Altrimenti cosa ti pagherei a fare?
-Stai scherzando vero? Come faccio a trovare qualcuno che ha scritto qualcosa senza sapere chi è?
-Questi sono i segreti del tuo mestiere, non ti chiedo di raccontarmi come fai!
Sorrido come niente fosse ma mi rendo conto che senza dati la cosa si complica.
-Dimmi almeno qualcosa che mi possa essere d’aiuto!
Chiede mentre sfoglia le prime pagine sempre più pensierosa.
-Mi è stato regalato alla premiere di Parigi. Da una… donna dagli occhi blu.
Lei ride divertita pensando che la stia prendendo in giro, ma questo è davvero tutto ciò che so. Mi alzo e mi avvio verso la porta
-Dimenticavo si chiama Rose.
-Robert dove vai? Vieni qui! Non scherzare.
Mi fermo sulla porta ad ascoltarla
-Trovala, tu sei bravissima nel tuo lavoro!
La sento rispondermi anche se sono già fuori dalla stanza “Tu vuoi un miracolo non una ricerca! Per quelli non mi sono ancora attrezzata!” Rido e torno al piano superiore.
Anche se continuo a sperare che la trovi inizio a pensare che non sia poi così facile visto che un piccolo genio come Nicole è preoccupata di non riuscirci. Eppure ci deve essere un modo, non è possibile. Ci deve riuscire.
Trascorro la giornata tra allenamenti e lettura di alcuni script di cui dobbiamo discutere a fine settimana, ma la mia testa è altrove. Scendo in ufficio e mi affaccio sulla stanza di Nicole
-Come va? Trovata?
-Accenna ad un piccolo no con le labbra mentre è al telefono con non so chi. Susan appare dietro di me e mi accarezza la schiena mentre aspetta vicina a me che lei finisca quella telefonata. Appena chiude la chiamata conferma a Susan un appuntamento ed io non le lascio aggiungere altro
-Lascia tutto ciò che stai facendo e fallo fare ad altri. La tua priorità è trovare quella persona e se hai bisogno fatti aiutare.
Mi volto e mi incammino verso il mio ufficio mentre sento Nicole chiedere a Susan se faccio sul serio e lei risponde “hai sentito il capo? Al lavoro!”. Per fortuna Susan mi appoggia sempre. È davvero una persona speciale. Devo essere molto grato che sia entrata a far parte della mia vita.
Dopo aver giocherellato per qualche ora con la mia sedia mentre cerco di ricordare qualche particolare che possa essere d’aiuto senza alcun risultato decido di uscire a fare una passeggiata. Forse quello mi aiuterà a non pensare alla mia ossessione come la chiama Susan. Cammino per le strade del quartiere e mi fermo a comprare della cioccolata e un caffè. Quando rientro dopo un paio d’ore Nicole è più attiva che mai. Ha messo sotto un paio di colleghi e stanno controllando se ci sono delle corrispondenze online tra i titoli delle storie e il nome Rose. Dice che potrebbero non essere nemmeno state pubblicate da qualche editore ma che vale la pena tentare visto che le strade percorribili non sono molte.
Sono passati un altro paio di giorni e ogni mattina mi avvicino all’ufficio di Nicole per sapere se le sue ricerche hanno dato qualche risultato ma niente. Vado a rilassarmi nel mio angolo, la sala cinema e appena entro noto subito che manca qualcosa. Il libro di Rose non c’è sulla mensola dove l’avevo lasciato. Lo cerco un po’ ovunque finendo in camera mia anche se non ricordo di averlo portato lì, ma niente. Non posso averlo perso! L’unica salvezza è Consuelo, lei potrebbe sapere dov’è. Mentre passo nelle varie stanze alla ricerca di colei che tutto sa, vedo Mike con in mano un libro. No non è un libro, è quel libro! Lo raggiungo.
-Dove hai preso quel libro?
-Ciao Robert. Me lo ha appena passato Susan, dice di vedere se c’è qualche “indizio” su Rose.
-Ok. Bene, ma per cortesia fa attenzione. Non voglio che vada perso.
-No problem capo.
Esco un po’ preoccupato dalla stanza e mi è passata anche la voglia di guardare un film. Mi chiudo nel mio ufficio e mi perdo a guardare le fotografie della premiere cercando di dare un volto a quel nome. Purtroppo in molte foto ci sono solo io e una marea di mani che cercano di passarmi qualcosa da farsi autografare e pochissime in cui si vedono i volti dei fans.
Quando esco da lì è oramai sera, le porte degli uffici chiuse ma alla scrivania di Nicole la luce è ancora accesa. Salgo in terrazza e solo allora mi rendo conto di che ore siano. Susan si è appisolata sul divano con un libro in mano mentre Consuelo sistema la cucina ed appena mi vede arrivare serve la cena per me. Le faccio cennò di apparecchiare sulla penisola anziché a tavola visto che sarei solo.
-Ha fatto tardi stasera.
-Già. Il tempo è volato.
-Dovrebbe lavorare un po’ meno e godersi la vita.
-Hai ragione ma a volte le cose vanno un po’ così.
-Pensa lei alla signora?
-Sì va pure. La sveglio io.
Consuelo si congeda augurandomi buona notte e io la ringrazio facendo altrettanto.
Finisco in fretta la mia cena complice anche il fatto di aver mangiato solo della cioccolata a pranzo e una volta finito lavo piatto, posate e bicchiere e spengo la tv. Raccolgo Susan dal divano e la porto in camera sua. A malapena si rende conto che l’ho messa a letto ma mi bacia dolcemente augurandomi la buona notte.
Non ho sonno, continuo a pensare e pensare. A volte “penso” appunto, che la testa mi stia per scoppiare. Ma come è possibile mi dico io, che una persona scriva un libro e non metta i suoi dati. Ma come diavolo ti trovo adesso Rose! Mentre mi lavo i denti rifletto sulle mie affermazioni di poco fa e mi rendo conto che non era sua intenzione darmi il libro, lo voleva autografato, quindi, lo voleva tenere per se…
Bussano alla mia porta vado ad aprire e Nicole sorride con il tablet in mano
-Scusa se sono venuta a disturbarti
-Non preoccuparti! Ci sono notizie? Ti prego dimmi di sì…
Lei mi segue e nel momento in cui mi siedo su una poltrona in un angolo della stanza anche lei si accomoda.
-Ci sono notizie ma non so, prendile un po’ con le pinze ok?
Annuisco e aspetto di sapere
-Ho trovato un blog che ha pubblicato queste storie. Non so se sia lei ma immagino di sì, non ci sono però dati o foto quindi non so se sia lei. Le storie però corrispondono (non le trovavamo perché all’inizio le stavamo cercando in inglese, ma appena inserito i titoli in francese è comparsa subito la pagina del blog).
Mentre parla mi mostra ciò di cui sta parlando e prosegue.
-Non c’è nemmeno un email di riferimento, ma c’è un form in cui si possono lasciare i commenti all’autore o comunque a chi gestisce il blog. Ho pensato che potremmo provare a scrivere e vedere se loro conoscono l’autrice.
-Penso che sia una buona idea. Domani mattina come prima cosa scrivi di mandarci i suoi recapiti
-Già fatto. Ho pensato che con il fuso orario recuperavamo un po’ di tempo a scrivere stasera.
-Giusto. Buona idea. Quindi non ci resta che aspettare…
-Sì. Tieni presente che non ci sono aggiornamenti da un po’.
-Sono sicuro che ci risponderà. La sto cercando come potrebbe ignorarmi?
-Potrebbe non collegarsi e non accorgersi che le hai scritto per esempio, ma l’abbiamo trovata. Se non risponde possiamo tentare anche di farci dare il nome/indirizzo dal provider.
-Da chi scusa?
-Quando registri qualcosa online, devi dare i tuoi dati, forse ha pagato un abbonamento per quello spazio, insomma c’è del materiale su cui possiamo lavorare.
-Ok. Grazie. Nicole?
Mi guarda pronta a spiegarmi qualsiasi cosa io non abbia capito
-Vai a casa a dormire. Hai fatto un ottimo lavoro.
Sorride mentre si alza e si avvia verso l’uscita.
La guardo e mi appunto un secondo promemoria. Devo regalarle una vacanza.
 
 

Note: Siamo arrivati a questo terzo capitolo dove Rose ci racconta un po' di se mentre Robert abituato ad avere tutto sotto controllo fatica a gestire la situazione. Sarà la curiosità! ;)
Ringrazio chi sta leggendo questa nuova storia e ricordatevi di farmi sapere che ne pensate! Un abbraccio a tutti e dimenticavo! Questo capitolo lo dedico a VeroDowney con la speranza che trovi il tempo per pubblicare presto il nuovo capitolo della sua fanfiction! (se non la state leggendo ve le consiglio!) 
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Sorprese ***


La mia mano trema un po’ mentre appongo la mia firma per ufficializzare che non intendo continuare a sottopormi ad ulteriori terapie. Pascal è contrariato dalla mia scelta ma, visti i risultati ho deciso di sospendere la somministrazione di questa cura. Non è cambiato nulla dopo queste ultime settimane in cui mi sono sottoposta a questa terapia sperimentale, nulla. Nemmeno una piccola variazione nella mia situazione. Sopportare tutto ciò che ho sopportato avrebbe senso solo se ci fossero dei miglioramenti.
Marcel è silenzioso per tutto il tragitto che percorriamo tra istituto e casa. Non è pronto a perdermi come forse non lo sono io. Ma se questa malattia deve avere la meglio preferisco vivere ciò che mi resta non seduta accanto al water o esanime in un letto.
-Ora che conti di fare?
-Non so, penso che dovrei fare tutto ciò che mi va di fare. Forse dovrei vedere il mondo. Sto pensando all’Italia o alla Grecia. Non ci sono mai stata in Grecia…
Lo vedo raccogliere tutte le scatole con i farmaci che mi venivano infusi e che ora non mi servono più, ma prima di infilarli nella borsa li passa in rassegna uno dopo l’altro in silenzio, come se potesse trovare la soluzione a tutto, scritto lì su quelle scatole. Inspiro profondamente mentre guardo il mare appoggiata alla finestra del soggiorno, mi sento forse troppo fragile per formulare questa domanda ma ho preso una strada ed è bene che sappia dove mi sta portando.
-Marcel quanto tempo pensi io abbia?
Lo vedo sbarrare gli occhi come se con quella frase gli avessi dato uno schiaffo tanto forte da fargli lacrimare gli occhi.
-Nella migliore delle ipotesi qualche anno. Sei ancora giovane e le tue cellule si riproducono in fretta.
-E in quella peggiore?
-Forse sei mesi.
Deglutisco. Sei mesi sono davvero pochi. Resto praticamente senza parole. Continuo ad elaborare diverse ipotesi e immaginare che tutto finisca nel pieno dell’inverno rende tutto ancora più triste.
-Allora forse, dovrei prenotare una vacanza ai tropici per natale.
Accenna un sorriso sapendo a cosa sto pensando. Mi raggiunge e mi abbraccia stringendomi a se senza dire nulla. Prima di allentare la dolce stretta con un filo di voce mi dà le ultime raccomandazioni poi dopo avermi dato un bacio sulle labbra prende le chiavi dell’auto ed esce. Capisco perfettamente quanto sia dura per lui perché dentro di me sento esattamente la stessa morsa, ma è giusto che le cose vadano così.
Mi faccio una doccia e dopo essermi messa comoda mi sdraio a letto. Ho solo voglia di dormire.
Quando riapro gli occhi il cielo è già scuro, mi alzo per bere qualcosa e per la prima volta da giorni sento il mio stomaco reclamare del cibo. Il frigorifero è pieno di tutto ciò che amo. Marcel per aiutarmi l’ha riempito negli scorsi giorni, ma stavo troppo male per approfittarne. Mi cucino qualcosa di veloce e preparo la tavola, accendo la tv ma non trasmettono niente che mi interessi particolarmente così decido di accendere il pc e dare un occhiata ai social media ed infine al mio blog. Leggere i messaggi degli amici che condividono con me la passione per Robert è sempre una gioia per il cuore. Nonostante siano mesi che non pubblico nulla di nuovo loro continuano a dimostrarmi la loro amicizia e sostegno. Trascorro così quasi un’ora poi la stanchezza agli occhi inizia a farsi sentire. Mentre sto per chiudere un messaggio tra tutti attira la mia attenzione: “Abbiamo avuto il piacere di leggere i suoi racconti e vorremmo poterne parlare con l’autrice. La preghiamo di volerci fornire recapiti a cui contattarla. Per Team Downey, Nicole Altman”.
Lo rileggo un paio di volte perché mi sembra di non aver capito quel messaggio, poi spengo in notebook infastidita. La gente non sa più come divertirsi.
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Quando scendo in ufficio Nicole è già alla sua postazione. Le porto un caffè ed un sorriso sperando che ci siano buone notizie.
-Buongiorno, c’è qualche novità?
-No Robert.
Accende il tablet e la pagina del blog si apre
-Vedi? Nessun aggiornamento…
-No scusa ma io non sono molto pratico.
-Qui, ecco… Vedi? L’ultimo aggiornamento è stato postato in questa data, poi se chi lo gestisce è entrato o no non si sa. Però non è stata aggiornata nessuna storia.
-Posso?
Chiedo prendendo il tablet
-Certo. Se ci sono novità ti chiamo.
Esco dall’ufficio con quel tablet tra le mani e una volta nel mio ufficio faccio scorrere la pagina del blog e vedo le date dell’ultimo aggiornamento poi le confronto con la mia agenda e così scopro che l’ultimo aggiornamento è stato fatto il giorno dopo la premiere di Parigi. In quella data sono state aggiornate due storie, clicco sul link e mi ritrovo in una pagina di testo, ovviamente in francese. Torno da Nicole per chiederle se c’è un modo per stamparla per farla tradurre. Lei sorride e candidamente mi dice che tutto è possibile e dopo aver cliccato un paio di bottoni il testo magicamente appare tradotto. Non posso che sorridere e tornare nel mio studio. Leggo entrambe le storie aggiornate, ma non sono finite sono stati postati solo pochi capitoli per ogni storia. Sfiorando il testo per sbaglio mi ritrovo in una nuova pagina dove delle persone scrivono che pensano della storia e altre chiedono perché non sta aggiornando più “vorrei saperlo anche io petitchat, se lo scopri scrivimi”. Visito tutte quelle pagine per vedere se c’è qualche traccia di Rose ma niente. Inizio a pensare che le sia successo qualcosa visto che tutti le chiedono che fine ha fatto e che è sempre stata online a pubblicare ogni paio di giorni al massimo ed ora tutti si chiedono dove sia.
Spengo il tablet e resto a pensare per un po’ a qualche motivazione valida per cui lei abbia smesso di scrivere.
Nicole entra nel mio ufficio mentre bussa sullo stipite della porta aperta
-Ho il suo numero!
Sobbalzo sulla sedia
-Come… Come lo hai avuto? Ti ha risposto?
-Veramente no. Jo ha trovato il modo di visualizzare l’ip del pubblicatore. L’abbiamo inserito nel data base del nostro provider e quell’ip si è registrato su uno dei nostri siti, quindi email
-Aspetta! Aspetta! Stai dicendo cose che non capisco!
Nicole sorride e mi porge un foglietto piegato in due
-Sono sicura che questo lo capirai.
Me lo porge e lo accetto.
Apro il biglietto e una lunga serie di numeri sono elencati e un nome. Rose Dupont. Cosa dovrei fare ora? Ma che diavolo di domande mi faccio?!? Devo chiamarla. Prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni e dopo aver composto i numeri non so ancora cosa dirle. Ma soprattutto come potrebbe reagire quando le dirò chi sono.
-Da lei ora sono le 19. Un orario perfetto per ricevere una telefonata.
Nicole mentre esce dal mio ufficio sorride e chiude la porta dietro di se, come se già sapesse che ho bisogno di privacy per fare questa telefonata.
Prendo un lungo respiro e lascio partire quella chiamata.
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Mentre ero sotto la doccia ho perso 5 telefonate di Marcel. Mi vesto e poi lo chiamerò per tranquillizzarlo. Ecco che squilla di nuovo!
-Marcel! Scusa se non ho risposto ma ero sotto la doccia, va tutto bene ho persino pranzato oggi e tra poco cena.
Marcel non risponde, sinceramente mi aspettavo di sentirlo entusiasta di queste notizie.
-Pronto? Marcel? Mi senti?
-No, non sono Marcel... ma sono felice che tu abbia pranzato.
Per un istante mi paralizzo, poi reagisco.
-Chi parla?
Guardo il numero sul display del telefono ed è un numero che non ho in rubrica e proviene da un altro stato. Il mio interlocutore mi parla in inglese ma allontanando il telefono dall’orecchio per guardare il numero ho perso metà di ciò che ha detto. Lentamente lo avviso che non ho sentito nulla di ciò che ha detto.
Lo sento ridere e la sua risata mi contagia anche se non ho idea di chi sia e di chi stia cercando. Avrà sbagliato numero e mi scuso avvisandolo che deve aver sbagliato numero.
-Sono quasi sicuro che sia il numero giusto.
-Chi sta cercando?
-Vorrei parlare con Rose. Rose Dupont.
Ora si che sono stranita. L’inglese conosce il mio nome, ma io non ho la più vaga idea di chi possa essere. Faccio mente locale sulle vecchie amicizie dell’università ma proprio non ricordo. A questo punto non mi resta che cercare di capire chi sia.
-Sì sono io. Ma mi perdoni, non ho ancora compreso chi è lei.
-Ecco, questo ti sembrerà un po’ strano, forse insolito, ma non c’era altro modo per parlare con te.
-Mi dica.
-Ho letto le tue storie.
-Le… le mie storie?
-Sì. Il tuo libro. Ce l’ho da Parigi.
-Ah ha trovato il libro al teatro dove hanno fatto la premiere? Quel libro era stato dato a… una persona ma è stato buttato e mi farebbe una cortesia se volesse restituirmelo.
-Buttato?
-Sì. Ma lei scusi come ha avuto il mio numero? Non c’era sul libro.
-Ho dovuto far fare una lunga ricerca per riuscire ad averlo, ma perché dici buttato? Io non…
-Sì come dite voi? Nella spazzatura?
-Ma come ti viene un idea del genere? Buttare un libro?
-Se non l’ha trovato della spazzatura del teatro come l’ha avuto?
Lo sento sorridere. La sua voce si rilassa
-Se te lo dico prometti di non riattaccare?
Non capisco perché dovrei riattaccare, ma prometto. Voglio capire che giro assurdo ha fatto il mio libro per arrivare in Inghilterra da Parigi.
-Ho avuto il libro perché tu me lo hai regalato. O meglio, perché ti ho chiesto di poterlo tenere.
-E’ stato davvero divertente parlare con lei. Ma le chiedo di non importunarmi più, o sarò costretta a contattare la polizia.
-Non puoi aver dimenticato. Sono io Robert.
-Si diverte molto a fare queste telefonate?
-Ti ho autografato la custodia del mio cd.
-Questo lo sanno tutti visto che l’ho pubblicato sui miei social.
-Come posso convincerti che sono davvero io?
-Riattaccando il telefono e smettendo di fare questi scherzi idioti.
Chiudo la telefonata e sento il sangue ribollirmi nelle vene. Ma che razza di idioti ci sono in giro per il mondo?!?
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Resto con il telefono in mano e la bocca spalancata come un qualsiasi ragazzo che è stato appena scaricato. Ma che diavolo le prende a quella ragazza? Come le posso dimostrare che sono io?
Mi alzo e vado da Nicole giusto per aggiornarla ed avere un parere di donna. La trovo nel suo ufficio con Susan, discutono di qualche progetto ma appena mi vedono entrare sarà la mia faccia stranita o la curiosità smettono di parlare e aspettano di sapere come è andata la telefonata.
Spiego che non mi ha creduto, che pensa che io sia un idiota che fa scherzi telefonici stupidi e che non so proprio cosa fare ora, perché sono sicuro che se vede il mio numero lampeggiare sul suo telefono non risponderà più.
Susan e Nicole si guardano e ridono e mi chiedo cosa ci sia di così divertente in ciò che ho appena raccontato loro.
-E davvero così divertente Sus?
-Lo è effettivamente, sei stato scaricato!
-Io non lo trovo divertente e non mi siete d’aiuto.
-Robert non andartene, prendi il libro.
Lo prendo appoggiando il mio telefono su tavolo ma non capisco. Forse vuole solo rendermelo ora che il suo lavoro è finito.
-Che me ne dovrei fare Nicole?
Susan prende il mio telefono e scatta una fotografia di me che tengo il libro e parlo con Nicole. La guardo curioso, ho capito che sto facendo la figura del cretino ma voler addirittura immortalare il momento mi sembra davvero troppo.
-Questa è la soluzione.
Mi ripassa il telefono e vedendo la mia poca convinzione continua
-Inviale la foto. E’ scattata pochi istanti fa, non puoi essere che tu!
Diavolo di una donna! Forse ha ragione, potrebbe funzionare! Seleziono l’immagine e la invio al numero dell’ultima chiamata effettuata. 
Passa qualche minuto che sembra l’eternità e mi domando come possa ignorare il mio messaggio con quella foto. Il mio telefono inizia a vibrare, lo alzo e lo mostro a Susan e Nicole prima di uscire dalla stanza sorridendo.
-Ciao occhi blu.
-Sei… sei davvero tu?
Rido un po’ imbarazzato per la sua voce che trema
-Ora mi credi?
Silenzio tombale. Ecco ho sbagliato di nuovo… idiota! Già è in imbarazzo se continuo così mi richiude il telefono in faccia per la seconda volta.
-Ti avevo chiamata perché volevo invitarti a passare qualche giorno a Los Angeles… Vorrei parlare con te di alcune cose che ho letto nel tuo libro, ma non al telefono.
-Non volevo in alcun modo offendere ne te ne la tua famiglia, spero tu sia riuscito a capirlo perché non era davvero mia intenzione!
-No, no nulla di quel genere. Preferirei parlare con te come dite voi? Faccia a faccia?
La sento pronunciare qualcosa in francese e poi ridere, non capisco ma l’importante è che abbia capito lei.
-Allora che ne pensi? Puoi lasciare il lavoro per qualche giorno e venire qui? Ovviamente non ti devi preoccupare del biglietto aereo, penso a tutto io.
-No, non è quello. Ho altri problemi… Non so se
-Qui c’è una persona bravissima a risolvere i problemi, sono certo che può aiutarti a risolvere i tuoi così che tu possa venire!
Dico sicuro di me cercando di farle capire che ci terrei davvero molto che venisse qui.
-Scusa ma ora devo chiudere. E’ davvero tardi. Buona notte.
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Riattacco senza attendere la sua risposta. Ma come ho potuto chiudere il telefono in faccia a Robert ben due volte? Devo essere impazzita!
Accendo il pc e provo a inserire online quel lungo numero. Ovviamente non mi aspetto che Google mi dica che quel numero appartiene a Robert Downey Jr, ma almeno che mi dica di dov’è.
“Los Angeles”. Riguardo la sua foto dove tiene il mio libro in mano in quello che sembra un ufficio con una donna che parla con lui. La ingrandisco quasi al limite della sgranatura e vedo il calendario elettronico alle loro spalle. Riporta la data di oggi.
Tenendo stretto il telefono mi lascio cadere sul letto e resto li seduta completamente inerme. Robert Downey Jr mi ha telefonato? Di cosa vuole parlare con me? Dove ha trovato il mio numero di telefono?
Sento il telefono nella mia mano vibrare, ho ricevuto un altro messaggio da lui.
“All’aeroporto di Parigi al banco dell’American Airlines trovi un biglietto a tuo nome. E’ un biglietto aperto. Puoi prendere qualsiasi volo… quando vuoi. Pensaci ok? Buona notte”
Resto così immobile a rileggere per non so quanto tempo quel messaggio. Cosa dovrei rispondere? Come si risponde ad un divo del cinema che ti invita a Los Angeles per parlare con lui?
A volte può capitare che un sogno diventi realtà, ma se il sogno, è un sogno come questo, può succedere che si perda la ragione a tal punto da non saper più cosa fare?
 
 

 Note: Finalmente si inizia ad entrare nel vivo, Mi scuso se i primi capitoli sono stati un po' pesanti, ma se non lo fossero stati non avreste potuto capire lo stato d'animo di Rose. Spero questo capitolo vi piaccia e aspetto come sempre di sapere che ne pensate. Buona lettura. Un grazie speciale a VeroDowney per il sostegno. 

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Capitolo 5
*** Decisioni ***


E’ passato qualche giorno da quelle incredibili telefonate e tutto è cambiato. Mi sto sforzando di mangiare di più per recuperare un po’ di peso e cerco di aiutarmi con l’omeopatia per riacquistare energia. Ieri sera ho cenato nel mio ristorante preferito con Marcel, era il suo compleanno e quando mi ha sentita titubare al telefono mi ha detto “Anche se non stiamo più insieme, vorrei cenare con te, siamo sempre amici no?” così ho accettato. Dopo cena, mentre attendevamo il dolce ho provato a raccontargli ciò che mi è successo
-Cosa stai facendo in questi giorni?
-Sto pensando di partire per un viaggio.
-Me lo avevi accennato, vuoi andare qualche giorno in Grecia? Tra qualche settimana quando starai meglio potremmo andare a farci un lungo w.e. come i vecchi tempi.
-No, Marcel. Pensavo a Los Angeles. Settimana prossima.
-Assolutamente no! Non sei nelle condizioni per affrontare un viaggio del genere!
-Che differenza vuoi che ci sia tra la Grecia e la California?
-Le ore di volo per iniziare, potrei venire con te in Grecia ma non in California, non ho il passaporto e ci vorrebbe qualche settimana per avere i visti necessari. E se ti succedesse qualcosa?
Continua ad aggiungere nuove motivazioni al perché non dovrei affrontare questo viaggio ma ho smesso di ascoltarlo al “e se ti succedesse qualcosa?” Cos’altro potrebbe succedermi di peggio di come sto ora? Forse si è dimenticato che ho il cancro e la mia priorità non è chiudermi in casa ma vivere quel poco che mi resta?
-Non mi stai più ascoltando vero?
Sorrido, mi conosce bene.
-Capisco che tu non condivida la mia decisione, sì ho detto decisione, perché ho deciso che lo farò. Tu hai tante motivazioni per cercare di convincermi a non farlo, io ne ho una sola… sto per morire.
Sentirmi pronunciare questa frase con tanta freddezza è disarmante anche per me, quindi lo capisco quando mi dice che preferisce riaccompagnarmi a casa
-Cameriere? Per cortesia il dolce che abbiamo ordinato ce lo fa incartare? Lo portiamo via?
Sì alza per andare a pagare il conto e io con lui. Siamo così vicini e allo stesso tempo così lontani noi due.
Avrei voluto raccontargli della telefonata che ho ricevuto ma non capirebbe. Non riuscirebbe ad essere felice per me. Per questa cosa tanto strana quanto meravigliosa che mi sta capitando, nel momento più triste della mia vita.
Prendo il telefono e rileggo quel messaggio mentre aspetto che Marcel arrivi dal parcheggio. Le dita mi tremano ma si vive una volta sola
-Sì salve, vorrei prenotare un posto sul primo treno… Marsiglia Parigi grazie. Sì anche stasera. Perfetto. Sì può addebitarlo sulla mia carta di credito? Bene.
Elenco lentamente tutti i numeri della carta affinché l’operatore non mi chieda di ripeterli. Chiamo la società dei taxi per prenotarne uno che mi accompagni alla stazione tra meno di un’ora. Quando Marcel risale dal garage con l’auto ho già organizzato tutto.
Saluto Marcel mentre scendo dall’auto e corro in casa per non bagnarmi sotto la pioggia. Entro in casa e guardo il mio appartamento come se non appartenesse più alla mia vita. Prendo le mie piante e le porto alla vicina chiedendole se può occuparsene lei visto che mancherò da casa per qualche tempo. Apro il frigorifero e butto tutto il suo contenuto, recupero dalla cabina armadio qualche vestito e qualche altro indumento ma soprattutto le cosa più importanti che non posso dimenticare. Passaporto, carta di credito e notebook.
Quando sento il taxi sotto casa suonare per avvisarmi del suo arrivo sono già pronta. Spengo le luci della mia abitazione così come si spegnerebbero le luci in un teatro alla fine dello spettacolo.
Mentre il taxi attraversa la città per portarmi alla stazione ferroviaria faccio mente locale, credo di non aver dimenticato nulla. Non appena arrivo salgo sul vagone letto del treno che ho prenotato e mi accomodo su quello che per stanotte sarà il mio letto. Spengo il telefono per fare economia della batteria e approfitto della connessione Wi-Fi per connettermi con il pc e perdere un po’ di tempo, arriverò a Parigi domani mattina e poco dopo la stanchezza arriva prepotente così spengo tutto e mi metto a dormire.
Al banco dell’American Airlines mi consegnano il biglietto all’interno di una busta a mio nome. Mi confermano che c’è posto sul primo volo in partenza così mi affretto a far imbarcare il mio bagaglio e predo posto. Mi rendo conto di non aver ancora avvisato Robert, così cerco di scrivere qualcosa in risposta al suo messaggio: “sono su quel volo per Los Angeles. A presto” no è orrendo! Cancella! “Ciao Robert voglio avvisarti che ho deciso di accettare il tuo invito… Ci vediamo domani.” Ok invio. Spengo il telefono e solo mentre l’aereo decolla mi rendo conto di cosa sto facendo!
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I giorni passano e Rose non mi ha ancora risposto se pensa di accettare il mio invito. Susan dice che non devo essere insistente, che le donne non amano troppo i tipi “stalker”. Deve probabilmente prendersi il suo tempo per decidere o forse cosa anche più probabile si dovrà organizzare con il lavoro. Do per scontato che dica sì, in fondo sono o non sono la persona che ha ispirato tutti quei racconti? Avrà la curiosità di poter scoprire se io sono davvero come mi ha visto lei o se invece sono l’opposto? Sì sono sicuro che verrà.
Cerco inutilmente di concentrarmi sul lavoro e sugli allenamenti che nelle scorse settimane ho un po’ trascurato. La palestra è come sempre un grande appoggio per la mia mente. Mi rigenero e mi sento pronto per iniziare le riprese del nuovo film. L’unica cosa che mi infastidisce è che, prima di iniziare le riprese c’è tutta quella parte noiosa fatta di carte che i produttori come Susan amano tanto. Per fortuna c’è lei che se ne occupa così io mi posso concentrare sul copione.
Come ogni mattino prima di uscire controllo il blog di Rose per verificare se ci sono aggiornamenti ma niente. Nemmeno stamattina ci sono sue notizie.
-Che ne pensi se domani andiamo a Santa Catalina?
Susan sulla porta del mio studio attende una risposta e a dire il vero anche io ho voglia di staccare un po’ la spina. Le sorrido
-Mi pare un ottima idea. Ci rilassiamo un po’, basta lavoro!
-Veramente, Downey, a Santa Catalina ci saranno anche i ragazzi. Non ricordi? Questo w.e. abbiamo organizzato di portarli là per premiarli dell’ottimo lavoro che hanno svolto con l’ultima produzione.
Ha ragione, non è che me lo sono dimenticato è che non ho la testa per ricordarmi queste cose in questo momento. Ha ragione lei, sono ossessionato da Rose. Fosse per me prenderei il primo volo per Parigi ma sarebbe tutto più complicato, io, gli uomini della sicurezza e poi un po’ di paparazzi che mi inseguirebbero dappertutto per scoprire cosa faccio in Francia. No, nonostante sia il mio unico pensiero non posso prendere il primo volo e partire.
-Ok allora a che ora si parte per Catalina?
-Nel pomeriggio.
-Ok vengo. Se stasera mi porti fuori a cena!
Susan sorride
-Andata! Ma scelgo io il ristorante!
-Di a Consuelo che penso io al mio bagaglio
Almeno così avrò qualcosa a cui pensare per qualche ora.
Preparo il mio bagaglio ma speravo di metterci più tempo. Invece è già tutto pronto ed ho ancora un sacco di tempo libero prima che sia ora di cena. Decido di uscire e fare una passeggiata, la città è immersa nel traffico del rientro serale, una leggera brezza mi accarezza il viso e porta con se il profumo dell’oceano. Immerso nei miei pensieri raggiungo Santa Monica Pier e quando decido di rientrare prendo un taxi al volo prima di fare tardi per la cena con Susan.
Dopo una doccia prendiamo l’auto e usciamo a cena, come sempre qualche paparazzo fuori dal ristorante ci fotografa. Oramai siamo così abituati che indossiamo automaticamente la maschera sorridente e proseguiamo come niente fosse. La serata è piacevole e conversiamo di questi nuovi progetti che ci impegneranno per tutto il prossimo anno. Scopro che quando torneremo da Catalina Susan e Jeff partiranno per il Colorado per controllare di persona le location e per parlare con chi si occuperà della scelta delle comparse.
Prima di mezzanotte siamo a casa, ce ne andiamo a dormire per alzarci presto l’indomani mattina per finire un paio di cose di lavoro prima della partenza. Mi chiedo se Rose risponderebbe ad una mia chiamata ma poi cerco di seguire il consiglio di Susan e non passare per un pazzo maniaco ossessivo.
Mi sveglio e noto subito la lucina led del mio telefono lampeggiare, non so che ore siano ma spero che non sia un messaggio di Susan che mi avvisa di raggiungerla che lei è andata con gli altri, non sarebbe la prima volta che succede. Il mio sorriso esplode sul mio viso mentre leggo e ora so che oggi sarà una splendida giornata perché domani Rose arriverà a Los Angeles! Ho mille cose da fare prima del suo arrivo, ma prima di tutto mi alzo e vado ad avvisare Susan che in sala da pranzo sta bevendo un caffè mentre legge il giornale. Sorride felice, sa quanto sia importante per me
-Sapevo che sarebbe venuta, aveva solo bisogno di tempo per organizzarsi! Devi mandare qualcuno a prenderla all’aeroporto.
-Certo.
-E farle preparare una stanza da Consuelo
-Buona idea.
-Sarebbe carino se le chiedessi se ci sono dei cibi che non mangia così da non
-Certo
-Downey mi stai ascoltando?
-Cosa? Ah sì aeroporto, letto, cibo.
Digito una risposta veloce così da poter scendere e salutare tutti prima che partano “Ti aspetto. Domani a che ora arrivi?”
Lascio il telefono e scendo con Susan, la abbraccio e la bacio. Saluto tutto il gruppo augurando loro di fare buon viaggio e di divertirsi. Salgono sulle navette taxi che hanno prenotato che li porteranno fino al porto dove uno yatch li sta aspettando. Salgo le scale e torno a casa cercando di preparare una lista delle cose da dire a Consuelo non appena l’avrò trovata.
Suonano al citofono dell’entrata principale scendo di corsa le scale, probabilmente Susan o qualcuno degli altri si è dimenticato qualcosa
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L’aeroporto è immenso, fatico persino a trovare l’uscita. Non appena sono fuori il sole californiano mi acceca e sento subito il calore penetrare dalla mia pelle. Sono le 13 e per mia fortuna la fila di gente davanti a me in attesa di un taxi non è molto lunga. Poco dopo è il mio turno e una volta salita chiedo al tassista di accompagnarmi all’indirizzo stampato sulla ricevuta del biglietto a Venice. Dopo circa un’ora parcheggia fuori da quell’edificio di vetro e cemento che conosco bene, l’ho visto mille volte quando cercavo nuove foto di Robert. Pago il taxi e scendo. Non mi sembra vero, ma sono qui. Suono il campanello e attendo che qualcuno venga ad aprire.
Poco dopo apre la porta mentre parla di non so cosa, lo sento solo dire “Cos’avete dimenticato?” prima di guardarmi e restare a bocca aperta per un attimo
-Ciao sei proprio tu!
-Sì, è un brutto momento? Posso tornare più tardi.
-Ma cosa dici! Vieni, entra. Lascia che ti dia una mano.
Mi fa strada su per le scale con la mia valigia in mano mentre mi rimprovera di non avergli fatto sapere a che ora arrivavo, che avrebbe mandato qualcuno a prendermi. Attraversiamo un lungo corridoio dove ci sono gli uffici e poi saliamo una seconda rampa di scale e il mio cuore batte all’impazzata. Non so se per le scale, per il caldo o per il profumo che lascia dietro di se ma inizio ad avere il fiato corto. Cerco di sorridere quando arriviamo in quello che immagino sia il suo appartamento.
Lascia il mio bagaglio e mi invita a sedere sul grande divano in pelle. Versa per entrambi qualcosa che identifico con del succo di frutta ma prima di porgermelo si blocca come ricordando qualcosa
-Ti va? Cioè ti piace il succo d’arancia? Sennò posso prepararti qualcos’altro!
Sorrido perché è premuroso come l’ho sempre descritto
-Il succo andrà benissimo! Grazie.
Lo bevo quasi tutto poi mi fermo vedendo che mi guarda e sorride mentre sorseggia dal suo bicchiere. Ok Rose, hai sete, ma non sei appena stata salvata dal deserto! Cavolo contieniti! Cerco di distogliere l’attenzione da me
-Quindi è qui che vivi?
-Sì più o meno. Quando devo lavorare è molto più comodo vivere sopra l’ufficio che dall’altro lato della città no?
-Se devi lavorare posso tornare più tardi anche perché devo ancora trovare un albergo e magari sistemarmi un po’.
-Puoi stare qui se vuoi. Ci sono molte stanze.
-Non vorrei dare fastidio.
-Sbaglio o ti ho invitato a passare qualche giorno con me?
Resto senza parole e non so che dire. Temo possa essere inopportuno accettare l’invito e allo stesso tempo non vorrei offenderlo rifiutando perentoriamente. Mentre rifletto su cosa è meglio fare lo vedo sorridermi e alzarsi dal divano
-Vieni, ti mostro la tua stanza così puoi metterti comoda mentre io cerco Consuelo perché ci prepari il pranzo.
Lo seguo senza obbiettare in fondo non c’è davvero altro al mondo che vorrei se non essere qui e restare in sua compagnia. No, si sincera Rose, forse una cosa ci sarebbe.

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Capitolo 6
*** Venice, the ocean and you ***


Cavolo sto proprio facendo la figura dello stupido, ma non capisco cos’ha questa ragazza da riuscire con il suo sguardo a mettermi a disagio. La osservo mentre beve e quando se ne accorge quasi le va il succo di frutta di traverso. Mi devo dare una calmata. E’ solo una fan! Però è maledettamente carina. Da quando qualcuno riesce a mettermi tanto a disagio senza neppure aprire bocca? E quando mi chiede di me io le parlo di lavoro? Downey c’è solo una risposta a tutto questo: Stai perdendo i colpi oppure è il fatto che mi abbia inquadrato perfettamente pur non conoscendomi che mi mette in agitazione? In ogni caso non le lascio scampo e l’accompagno in quella che sarà la sua stanza fino a quando starà qui a Los Angeles. Lei mi segue silenziosa e non ho ancora capito se le fa piacere stare qui o se preferirebbe davvero andare in albergo. Impossibile mi ripeto. Sono ancora il suo idolo no? Da come arrossisce quando le sorrido direi proprio di sì.
-Fai come fossi a casa tua e se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare a chiedere ok?
Abbassa lo sguardo e accenna un sorriso
-Sei davvero molto gentile. Grazie.
-Ti lascio tranquilla così puoi sistemare le tue cose, farti una doccia, insomma, puoi metterti a tuo agio. Io, se hai bisogno sono di là. Infondo al corridoio ok?
-Ok.
Mentre esco la vedo togliersi la giacca ed aprire il suo bagaglio. Chiudo la porta alle mie spalle e vado in cucina dove trovo Consuelo, le chiedo di preparare il pranzo per due e di servirlo in terrazza. Mi siedo sul divano e continuo a fissare il corridoio aspettando che lei torni qui. Mi sento un po’ stupido in realtà così prendo una rivista di cui non mi interessa assolutamente nulla e fingo di leggerla mentre aspetto. Cambio modo di star seduto su questo divano un paio di volte, vorrei sembrarle rilassato ed invece sono più agitato che ad un primo appuntamento. Il mio telefono inizia a squillare riuscendo così a distrarmi dalle mie farneticazioni. E’ lavoro, inizio a parlare con il mio interlocutore e mi lascio andare sul divano ad una posizione più comoda, chiudo gli occhi appoggiando la testa e mi concentro su questa conversazione. Quando riapro gli occhi e chiudo la telefonata lei è lì sull’arco che divide questa stanza e il corridoio. Indossa dei jeans e una maglia a maniche lunghe. Guarda all’esterno dove Consuelo sta apparecchiando la tavola e non si accorge che la sto fissando, di nuovo.
-Ehy! Eccoti! Hai fame? Consuelo sta per servire il pranzo.
-Volentieri sull’aereo mi hanno servito un paio di pasti ma a dire la verità non ho mangiato molto.
Sembra più rilassata ora, forse sta prendendo confidenza con l’ambiente e le ci vuole un po’ per metabolizzare di essere qui con me.
-Ci sediamo fuori?
Annuisce e le cedo il passo di fronte alla grande portafinestra. Si guarda attorno curiosa, immagino lo sarei anche io se fossi a casa sua. Mi guarda e sorride tra i suoi pensieri e la mia curiosità torna prepotente
-Sono io che ti faccio ridere o?
-No, cioè sì, in un certo senso. Ho visto le foto di questa terrazza, ma vedere te in quest’ambiente è… diverso.
Si siede sul lettino accanto al mio dopo aver osservato ogni cosa.
-Tu sai tutto di me, ora è il mio turno.
-Bhè non direi tutto. Solo ciò che dicono i giornali o che mostrano le foto su internet…
-Oserei dire molto più di questo, ma ad ogni modo assolutamente più di quanto io sappia di te.
Mi sorride rassegnata all’indiscutibile ovvietà che è uscita dalla mia bocca.
-Non c’è molto da dire su di me. Cosa vuoi sapere?
-Dove vivi? Che lavoro fai? A parte scrivere di me quali altri hobbies coltivi?
-Abito a Marsiglia, sai dov’è? A pochi km da Cannes, sulla costa azzurra.
-A Marsiglia non ci sono mai andato ma Cannes so dov’è!
-Non lavoro.
-Un bellissimo lavoro! Il migliore in assoluto direi!
Ride divertita e io con lei. Vederla sorridere attenua la tensione che sento dentro
-Oltre a scrivere, leggo ed ascolto musica
-Buona musica ricordo…
-Anche, vabbè… soprattutto!
Ora è lei che fa ridere me e riesce persino a far emergere una piccola vena d’imbarazzo dentro me.
-E’ la prima volta che vieni a Los Angeles?
-E’ in assoluto la prima volta che volo al di fuori dell’Europa.
-Quanti anni hai?
-32.
-Sei giovanissima e ne dimostri anche meno! Sei fortunata! Il tempo è clemente con te!
-Senti chi parla!
Ride di nuovo.
-Raccontami cosa ti piace, escluso il sottoscritto…
Ammicco vistosamente facendole cambiare colore almeno un paio di volte, è davvero carina anche quando si imbarazza così. Si schiarisce la voce prima di rispondermi
-Escluso te?... Uhmm… vediamo… … … … … … … … … … … … … … … … … … …
La ragazza ci sa fare, mi guarda e sorride e scherzando con il suo lungo silenzio meditativo mi sta mettendo in imbarazzo lasciandomi intendere che le piaccio e che le piace giocare. Io attingo a tutte le mie doti di attore per fingere che non sto facendo caso a questa lunga attesa, ma se non risponde, tra poco scoppierò a ridere, lo sento!
-Ah ecco. Trovato. Mi piace il mare. Il cinema. Passeggiare nei mercatini di quartiere alla ricerca di qualcosa che mi colpisca.
-Abbiamo molte cose in comune allora.
Taglio corto mentre la guardo negli occhi sperando che non riesca a leggere dentro di me a tal punto da capire quanto mi affascina.
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Mi butto sotto la doccia un paio di minuti e mi rivesto in fretta. Non voglio assolutamente farlo aspettare troppo. Esco dalla camera e sento la sua voce parlare, raggiungo il salotto e lo trovo lì semi sdraiato sul suo divano mentre parla al telefono con qualcuno. Vorrei aver portato la mia macchina fotografica ora. Ha gli occhi chiusi come se si stesse concentrando, distolgo lo sguardo prima che si accorga che sono qui. Volgo lo sguardo altrove nella stanza ed infine il mio sguardo si posa sulla governante che sta preparando la tavola in terrazza. Mi sento un po’ a disagio ad essere qui in questa casa ma è un sogno che si realizza e non voglio sprecarlo non godendomi questo momento. Solo quando mi rivolge la parola mi rendo conto che ha chiuso la conversazione al telefono. Usciamo in terrazza e ci sediamo fuori, c’è una brezza leggera che rende la temperatura esterna perfetta. Parliamo un po’ di me visto che vuole conoscermi, gli racconto qualcosa e quando comincia a giocare con le parole sul fatto che è ovvio che lui mi piaccia sto al gioco e potrei affermare di averlo visto abbassare lo sguardo imbarazzato per qualche secondo. E’ piacevole conversare con lui e non manca di rivolgermi qualche complimento velato quanto basta per non risultare fuori luogo. Un signore insomma. Sediamo a tavola non appena la governante serve il pranzo, un piatto unico molto colorato con un sacco di verdure e della carne. Mentre pranziamo mi racconta di alcuni progetti che ha in cantiere e che nel corso dei prossimi due anni prenderanno forma e devo ammetterlo, questo pranzo in cui si racconta mi sta piacendo davvero molto. Ed è così educato che potrei osare dire di sentirmi a mio agio qui con lui in questo momento.
-Cos’altro dovrei sapere di te?
Chiede dopo tutta una serie di domande a cui ho risposto. La mia mente continua a ripetere “ho il cancro e non so se arriverò a natale” ma serro le labbra per un istante così che questa frase al limite del patetico non riesca ad uscire dalla mia bocca.
-Che sono impulsiva. Lo dimostra il fatto che fino a ieri sera non avevo ancora deciso di venire e ora sono qui… Aggiungerei felice di esserlo.
Robert si appoggia con le spalle alla sedia su cui è seduto e mi guarda sorridendo. Azzarderei ad interpretare questo sorriso come un “piacevolmente sorpreso” dall’estrema sincerità con cui ho confessato di essere felice di aver deciso di venire qui.
-Visto che siamo in vena di confidenze devo ammettere che avrei voluto chiamarti ogni giorno per cercare di convincerti a venire e solo Susan mi ha fatto desistere dal farlo, ma ora, sono davvero felice che tu abbia deciso di venire a trovarmi.
Arrossisco sicuramente in modo molto evidente ma lui è cosi signore da non dargli peso e cambia discorso
-Che ne dici se andassimo a fare una passeggiata?
-Mi piacerebbe molto.
Dico realmente entusiasta dell’idea. Così ci alziamo e appena rientriamo si ferma dietro alla penisola e mi mostra una forma sferica che tiene tra le mani
-Prima un caffè ok?
-Perfetto direi!
Apre tutti gli sportelli della cucina alla ricerca di un paio di tazzine mentre io rido e lui si giustifica dicendo che Consuelo deve averle spostate ma poco dopo la signora appare nella stanza e apre l’unico sportello che lui non aveva aperto e gli porge le tazzine. Mi metto seduta su uno degli sgabelli di fronte e poco dopo mi serve un caffè espresso molto aromatico. Suppongo se lo faccia spedire da chissà dove, ma non faccio commenti, non vorrei offenderlo.
Dopo una camminata senza meta o per lo meno a me così sembrava mi prende sottobraccio e mi trascina in un vicolo, mi chiedo dove stia andando ma poco dopo siamo in un grande piazzale ora pieno di bancarelle di vecchi oggetti, una sorta di mercato delle pulci.
-Buona caccia! Ci vediamo qui tra mezz’ora.
Sorrido mentre lo vedo allontanarsi e passeggiare tra le bancarelle guardando distrattamente tra gli oggetti. Accetto l’invito e inizio a camminare in una fila parallela alla sua ma quando mi guardo intorno non lo vedo. Proseguo senza fermarmi cambiando fila senza perdere tempo finché la mia attenzione non si focalizza su una bancarella che vende vecchi libri e vecchie fotografie. Inizio a sfogliarle finché una fotografia in particolare mi rapisce. Una fotografia degli anni 30 in gita sull’oceano con la famiglia, una decina di persone. Grande felicità e amore.
-Perché hai scelto proprio quella?
Sento la sua voce affianco al mio orecchio e il suo respiro si infrange sulla mia guancia. Rabbrividisco e mentre ruoto di poco la testa istintivamente lui è lì, a un paio di centimetri da me ma stranamente non provo nessun tipo di disagio.
-C’è la felicità in questa foto e non solo…
Sorride e passa un dollaro all’uomo che le ha messe in vendita.
-Ora è tua. Andiamo?
Sorrido e lascio che mi trascini attraverso quelle file curiosando finché non sbuchiamo dalla parte opposta e l’oceano è di fronte a noi. In silenzio raggiungiamo la battigia
-Questo è davvero… magico. E’ la prima volta che vedo un’oceano.
-Quando ho letto nei tuoi racconti le parti in cui descrivevi l’oceano sono rimasto affascinato. Sembrava che mi avessi chiesto “Robert descrivimi l’oceano” e poi l’avessi messo su carta. Come del resto… quando hai descritto alcuni miei modi di essere…
Questa sua frase mi colpisce
-Questa sì che è una bella recensione. Potresti metterla per iscritto?
Ride e io con lui. Restiamo lì a godere dello spettacolo del sole che lascia spazio in cielo alla luna finché mi propone di andare a vedere un posto ed accetto. Quando mi alzo la testa inizia a girarmi e devo appoggiarmi per un secondo al suo braccio per non cascare a terra.
-Tutto bene?
-Sì solo un giramento di testa. Sarà la stanchezza.
-Vieni prendiamo un taxi e torniamo a casa
-Ma no, tu volevi andare in quell’altro posto.
Mi prende per mano mentre risaliamo lungo la spiaggia per tornare sul lungo oceano
-E’ solo un posto e domani sarà ancora lì.
Non insisto un po’ perché sono rapita dalla sua mano che stringe la mia e poi perché effettivamente mi sento stanca e forse, un po’ di riposo è ciò che mi ci vuole.
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Downey datti una calmata! Datti una calmata! Ma che diavolo mi prende?!? Prima al mercatino mentre guardava quelle vecchie fotografie mi sono avvicinato così tanto a lei che riuscivo a sentire il profumo della sua pelle ed ora che le stringo la mano sono decisamente troppo su di giri. Che mi fai Rose?
 
Note: Capitolo dedicato e postato per VeroDowney che sta studiando duramente (?) Dai che poi ci aspetta una ff a 4 mani ;)
Grazie a tutti quelli che stanno seguendo la storia di Rose e se vi va fatemi sapere che ne pensate. alla prossima.

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Capitolo 7
*** E' così che vive un attore? - Food & Movie ***


Rientriamo a casa e mi rendo conto della stanchezza di Rose direttamente dal suo viso. Non ha bisogno nemmeno di dirlo a parole perché è lì che da bella mostra di se.
Avevo pensato di portarla a cena fuori in quel nuovo locale sulla spiaggia ma considerando il fuso orario e che non so quanto sia riuscita a dormire in aereo le propongo una serata alternativa.
-Che ne dici di cena e film?
La vedo abbassare gli occhi quasi dispiaciuta prima di rispondere
-Perdonami Robert ma, sono un po’ stanca e non me la sento di uscire, finirei per addormentarmi sul piatto tra una portata e l’altra. Però se tu ne hai voglia non preoccuparti per me. Esci e divertiti!
Rido di gusto, mi rendo conto sempre di più quanto le cose non dette possano creare fraintendimenti, ma con Rose questo non succede perché dice chiaramente ciò che pensa.
-Ho detto qualcosa di buffo?
-Non voglio uscire. Voglio stare qui con te. Infatti ti stavo proponendo di passare la serata a casa. Cena e film in tv.
I suoi occhi si illuminano e annuisce. Questa versione alternativa che non aveva preso in considerazione pare le piaccia.
-Vado a farmi una doccia e a mettermi comodo.
-Vengo con te
Mi blocco e la guardo
-Sul serio?
Sorrido e solo allora si rende conto di ciò che ha detto
-Intendo, anche io vado a farmi una doccia e a mettermi comoda.
-Lo immaginavo ma, anche la prima versione non era tanto male!
Ride mentre mi precede lungo il corridoio e sparisce nella sua camera dopo aver accennato un “a dopo”.
Entro nella mia camera e mi butto sul letto. Ho bisogno di un attimo per riordinare le idee. Non mi ricordo nemmeno quando è capitato che mi sia sentito così, in ogni caso devo smetterla o chissà cosa penserà. Mi ci vuole una doccia fredda, anzi gelata. Mi infilo in bagno e cerco di lasciare fuori questi pensieri.
Quando torno in soggiorno Rose è lì seduta sul divano con un abbigliamento molto simile al mio. Pantaloni della tuta e maglia a maniche lunghe. Mi sorride e l’effetto della doccia gelata è andato a farsi friggere! Bene, sarà una lunghissima serata!
-Consuelo stasera non c’è quindi ordiniamo la cena e ce la facciamo portare qui. C’è qualcosa che non ti piace o che vorresti provare?
-Non mi piacciono le cose troppo piccanti
Ok Downey sei fuori dai giochi! Sorrido all’esterno e rido dentro di me per i miei pensieri inappropriati.
-Che altro?
-Niente, mi piace provare cose nuove purché non siano cavallette fritte o cose del genere!
Ridiamo e faccio scorrere la rubrica cercando il numero del “takeaway”. Ordinato restiamo sul divano in attesa della consegna facendo zapping tra i canali della tv, chiacchierando allegramente di cose futili finché lei molto serenamente ruota la testa verso di me, tenendola ancora appoggiata al divano e mi pone una semplice domanda
-Susan non torna a casa? Ho sentito che hai ordinato per due…
-E’ sull’isola di Santa Catalina per un paio di giorni, a proposito la devo chiamare!
-Ciao Sus! Non indovinerai mai chi è qui seduta sul divano con me!
Rido, come sempre indovina
-Sì è arrivata stamattina, …certo che te la saluto, ma penso che sarà ancora qui quando torni quindi la potrai salutare di persona, …certo che sono sicuro!
-Sarai ancora qui vero?
-Sì. Sta annuendo, no non glie lo avevo ancora chiesto, ma avevo ragione! Non ridere! Lì come va? Vi state divertendo? …Bene. …No stasera stiamo a casa, sai il fuso orario… Certo mamma, faremo i bravi. …Sì certo, no, questo non glie lo dico! Buona notte”
-Ti saluta
-E?
-E dice una cosa di me che mi rifiuto di ripetere!
-Me lo devi dire!
Ride e anche io. Suonano alla porta, finalmente la cena è arrivata così posso evitare di rispondere.
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Ceniamo raccontandoci di noi, o forse dovrei dire, ceniamo mentre lui mi racconta di se. Io purtroppo non ho molto da raccontare ed in ogni caso non vorrei portare qui la tristezza della mia vita. Quella so che è a Marsiglia che mi aspetta e vorrei restasse lì dove l’ho lasciata.
E’ davvero molto affascinante nella sua quotidianità, forse più di quanto interpreta il carattere di qualcun altro davanti ad una telecamera. E’ semplice e complesso allo stesso tempo. Pensavo si sarebbe comportato come su una scena, con me qui, recitando un copione, un ruolo, invece è molto naturale e spontaneo. Questo lato di se non lo mostra al pubblico solitamente ma mi piace.
-A cosa stai pensando? Se posso chiedere ovviamente…
-A te.
-Questo mi incuriosisce. Vai avanti.
-Oggi ho visto come vivi la tua quotidianità, sei molto semplice e naturale. Credevo che voi divi del cinema viveste in un modo diverso, fatto di tutto lusso e apparenze, ma
-Ma io no giusto?
Annuisco.
-Questa è una delle cose che tu hai scritto di me nelle tue storie, che nessuno sa, ma che tu hai “visto” in me non so come. Eppure come dici tu, il tuo materiale proviene dalle interviste e da internet… E non è l’unica cosa che hai visto di me.
-Se mi stai chiedendo come ho fatto proprio non so risponderti. Se ti guardavo attraverso una fotografia io ci vedevo te, così come ti ho visto oggi, un uomo comune.
-Non ti ho ancora mostrato il mio garage vero?
Ride mentre si porta il bicchiere alle labbra. So della sua passione per le auto ma non immagino cosa fotografie e interviste non abbiano svelato.
-Devo preoccuparmi?
-No. Sono solo… la mia collezione di farfalle. Forse più tardi potrei chiederti di venire con me per dargli un occhiata! Uhm?
Rido e fatico a smettere. Si diverte un sacco a giocare con i doppi sensi e a lanciare frecciatine, ma penso lo faccia perché ha capito che non sono una fans di quelle che gli salterebbe al collo e gli strapperebbe i vestiti di dosso. Forse una volta lo sarei stata, forse. Ma ora non mi permetterei mai nemmeno di provarci nonostante tutto di lui mi attrae.
-Andiamo abbiamo anche un film che ci aspetta.
Si alza da tavola e lo seguo. Scendiamo le scale e si ferma davanti ad una porta scorrevole chiusa si volta e mi guarda
-Non spaventarti ok?
Immagino che lì dietro ci sia il fatidico garage pieno di auto lussuose, annuisco sorridendo.
Apre la porta e ci troviamo dentro ad una stanza piena di scaffali con riposti ordinatamente centinaia/migliaia di dvd. Resto sbalordita dalla quantità di film catalogati.
-Ti avevo detto di non spaventarti! Che faccia farai quando ti porterò in garage?
Ride e io resto ancora lì, con la stessa espressione sconvolta stampata in faccia. Sono in paradiso.
-Vuoi scegliere tu?
Giro tra gli scaffali e leggo con attenzione i titoli sulle copertine. Sono all’interno della sua collezione di film. Passerei la serata qui a leggere tutti i titoli e sarei già felice così, poi quando lo incrocio alla fine di uno scaffale e mi sorride, capisco che non posso passare così la serata.
-Se vuoi vederlo stasera il film è meglio che ne scelga uno tu. Io dovrei leggere tutti i titoli prima di scegliere!
Sembra intuire ciò che voglio dire e si dirige in una sezione a cui non ero ancora arrivata. Prende una custodia tra le tante e si avvia verso la porta.
-Questo ti piacerà, e sono quasi sicuro che non lo hai mai visto.
Guardo la custodia che tiene in mano e non c’è nessuna copertina. Solo un etichetta con un numero seriale. Risaliamo le scale mentre penso che le scale di questa casa sono inversamente proporzionali alla quantità di energia nel mio corpo e qualche porta più in là rispetto alla mia camera, Robert entra in una stanza e mi aspetta per chiudere la porta dietro di me.
-Accomodati dove vuoi.
Mi perdo a guardare la quantità di gadget che contiene quella stanza. Mi metto a sedere su un divano centrale dalla seduta molto lunga e continuo ad osservare le mensole finché non abbassa totalmente le luci con un telecomando e si viene a sedere vicino a me
-Sono alcuni regali dei fans, quelli a cui sono più affezionato.
Annuisco capisco che non possa tenere tutto. Fa un cenno con l’indice ad un punto ben preciso della parete dietro di noi e lo vedo. Il mio libro.
Preme un tasto del telecomando e inizia la proiezione del film sul megaschermo, si volta verso di me per spiegarmi che non ci sono i titoli iniziali su questa versione ma che inizierà direttamente il film.
Non appena appare il titolo sobbalzo, lo guardo e lui invece di guardare lo schermo sta guardando me e sorride annuendo, rispondendo così alla mia domanda silenziosa. Prendo un bel respiro e mi rimetto a guardare il film pensando che quest’uomo è spietato con il mio cuore. Mi sta concedendo di vedere il suo prossimo film, che sarà nei cinema non prima della prossima primavera e non ha idea del grande dono che mi sta facendo. Sento gli occhi riempirsi di lacrime ma a forza di grandi respiri riesco a ricacciarle da dove sono venute.
Sono pietrificata, vederlo recitare questo ruolo mi sta piacendo tantissimo. Ho anche versato qualche lacrima ma non me ne vergogno, Robert sempre gentile mi passa una scatola di fazzolettini. ... Per mia fortuna lo schermo in questo momento emette poca luce, così il rossore sulle me guance dovuto alla scena di sesso che sta recitando passa inosservato. Era dai tempi di Fur che non vedevo una scena di sesso nei suoi film e ora cerco di non guardarlo anche se, lo vedo ora, come durante tutto il film mentre mi osserva scrutando le mie reazioni. Il film finisce mentre iniziano a scorrere i titoli di coda. Robert mi guarda e sorride in attesa di un commento
-Penso che questo film mieterà molte vittime tra le tue fans!
Scoppia a ridere divertito sapendo perfettamente a cosa alludo
-E tu che ne pensi?
-Io… sono la prima vittima!
Sorride e mi abbraccia schioccandomi un grosso bacio sulla guancia. Sento il mio cuore impazzire e poi rallentare quasi fino a fermarsi quando nello sciogliere l’abbraccio indugia qualche secondo che pare duri un’eternità, fermandosi con le sue labbra a pochi centimetri dalle mie. Tiene lo sguardo basso sulle mie labbra ed ho come l’impressione che voglia baciarmi e aspetti solo di capire se lo voglio anche io. Il suo respiro caldo si infrange sulle mie labbra e il suo profumo entra dentro di me bruciando come se respirassi fuoco.
Inclino la testa e mi muovo nella sua direzione. Bacio la sua guancia e senza indugiare mi alzo
-Grazie è stata una bellissima giornata. Buona notte Robert.
A passi svelti esco da quella stanza senza attendere una sua risposta. Chiudo la porta della mia camera e mi appoggio con la schiena ad essa. Ripeto a me stessa che ho frainteso le sue intenzioni. Non stava succedendo. Probabilmente io stavo travisando i suoi propositi a causa di quelle scene hot viste poco prima. Mi lavo i denti in bagno e mi butto sul letto. Davvero ho solo immaginato?



Note: Io stessa sono senza parole per come questo capitolo ha preso forma. Lascio a voi i commenti :) Questo capitolo ha due titoli, portate pazienza ;)  
 

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Capitolo 8
*** Los Angeles ***


Mi lascio cadere sul divano appena lei esce dalla stanza e resto così, imbambolato a guardare scorrere i titoli di coda del dvd. A cosa diavolo stavo pensando! Quella ragazza nemmeno mi conosce, cosa può pensare di me ora che ci ho provato con lei? Dio che idiota sono! Non ho avuto nemmeno il buon senso di fermarla e chiederle scusa. Ma scusa per cosa? Per cosa avrei dovuto scusarmi? Perché mi piace? Perché la trovo una donna affascinante o perché desidero baciare le sue labbra? No le scuse sono proprio fuori luogo, come del resto il mio gesto impulsivo. Forse avrei dovuto dirle che mi sono invaghito di lei? Che mi piace il suo modo di parlare, di muoversi, le parole che usa, i suoi occhi e la sua intelligenza? O che in lei vedo qualcuno che mi conosce senza bisogno che io mi faccia conoscere? Sei solo un disastro Downey! Un maledetto disastro! Non sono nemmeno 24 ore che è in casa mia e io già ci provo. Ma che mi è preso!!! Spero solo non decida di andarsene. Dovrò trovare il modo per farmi perdonare. Non la conosco nemmeno ma quel poco che so di lei mi piace e questo non posso cambiarlo.
Spengo tutto e me ne vado in camera mia, mi butto sul letto, quando riprendo conoscenza è solo l’alba. Il ricordo della serata e il pensiero di lei mi impediscono di rimettermi a dormire. Tanto vale che mi alzi. Una tazza di caffè è quello che ci vuole per ritrovare lucidità e riordinare le idee.
-Buongiorno Consuelo, c’è del caffè?
Mi saluta e lo versa nella mia tazza preferita, mi appoggio alla penisola sedendomi su uno degli sgabelli ancora intontito. Sta preparando dei pancakes, uova e pancetta, macedonia di frutta. E’ sempre la migliore! Non posso non notare come mi guarda perplessa
-Che c’è? Sono vestito no?
-Non fa colazione con la signorina?
Chiede indicandomi la terrazza con la caffettiera dove Rose è seduta al tavolo con il notebook, sta scrivendo. Ringrazio il cielo che mi abbia avvisato. Ci manca solo che voltandosi mi veda qui seduto, potrebbe pensare che la sto ignorando visto come è finita la serata. Mi faccio versare una seconda tazza di caffè e la raggiungo a tavola.
-Buongiorno
Abbozzo senza troppe pretese in modo neutrale per vedere come reagirà, lasciando la seconda tazza vicino al suo pc.
-Ciao, ben alzato!
Accenno un sorriso e bevo forse più per paura di dire qualcosa di sbagliato che per necessità. Chiude il portatile e lo appoggia su una sedia. Interpreto questo gesto come disponibilità al dialogo.
Imita il mio gesto e beve un po’ del suo caffè mentre Consuelo serve la colazione. Cerco di essere me stesso e mettere fine a questo silenzio innaturale
-Se ti va oggi potremmo fare un giro della città visto che è la tua prima volta a L.A..
Sorride sincera e non può immaginare quel sorriso cosa significhi per me.
-Mi piacerebbe molto.
-Allora è deciso, oggi facciamo i turisti.
Mi faccio raccontare della città in cui vive, della scuola che ha frequentato, della sua famiglia. Mi racconta che qualche anno fa i suoi genitori sono mancati, così scopro anche che non ha fratelli o sorelle. Infine istintivamente, come mio solito, le chiedo com’è successo che ha iniziato a scrivere dei racconti con Robert Downey Jr come protagonista. Rose sorride e mi stupisce
-Per lo stesso motivo per cui tu ti sei messo a scrivere e cantare canzoni.
Ad essere sincero mi aspettavo qualsiasi risposta ma non questa. Rido
-Questa risposta non vale. Non puoi usare ciò che ti ho detto io per rispondermi. Ti lascio questa giornata per pensarci, quando rientriamo voglio una risposta migliore!
Ci alziamo da tavola e dopo aver recuperato una giacca lei mi raggiunge sulle scale dove la stavo aspettando. Scendiamo insieme
-No, oggi non usciamo da questa porta…
La guido con la mia mano sulla sua schiena e lei si lascia accompagnare, apro la porta del garage che è totalmente buio, premo l’interruttore e quel locale si illumina a giorno facendo bella mostra di otto auto. La sua espressione è piuttosto eloquente e io mi sento decisamente in imbarazzo. Cerco di non farci troppo caso, premo il pulsante che apre il garage di fronte all’auto che ho scelto per la nostra passeggiata e le apro lo sportello attendendo che mi raggiunga. Non parla ma cerca di fare l’espressione più sconvolta che le riesce fare, si sta prendendo gioco di me e questo mi piace.
-Downey ma… ma… ma… quella è… e quella… quella due là le ho viste… nel film dello scorso anno e questa? …Questa è quella da rimorchio?
-Divertente… davvero divertente!
Ride mentre sale in auto, quando mi siedo al posto di guida, abbasso la capote e dal vano nello sportello estraggo un paio di cappellini e non posso non notare che mi guarda ed aspetta che rivolga lo sguardo verso di lei.
-Devo ammettere che sono davvero delle belle auto, ma, da te mi aspettavo che osassi qualcosa di più…
Sorrido, indosso cappellino, occhiali e metto in moto uscendo, devo ricordarmi di mostrarle i due piani interrati in cui custodisco la collezione speciale e non le utilitarie... Anche stavolta la ragazza ha fatto centro.
Girovaghiamo per la città, la porto in tutti i luoghi che lei ha descritto nei suoi racconti e mentre le faccio da cicerone sembra molto serena, mentre io, ogni volta che incrocio il suo sguardo ripenso a ieri sera. A quell’istante. Sento chiudersi lo stomaco e quel brivido ripercorrermi. Le sue domande mi aiutano a distogliere il pensiero da quelle immagini anche se solo per qualche momento.
La giornata è molto calda e ci fermiamo per prendere un gelato prima di rientrare, percorriamo a piedi un tratto di strada pedonale per raggiungere la gelateria la sento aggrapparsi al mio braccio ed è piuttosto pallida in viso mentre la sua espressione si è fatta seria.
-Rose… ti senti bene? Sei così pallida.
-E’ solo un attimo, ora passa…
Dice con un filo di voce mentre sto pensando cosa fare. C’è una panchina qui a pochi passi ed è anche all’ombra. La sorreggo in un semi abbraccio mentre mi avvio
-Vieni, sediamoci un po’ su quella panchina.
Inizia dicendomi che non ne ha bisogno ma poi cede in fretta.
-Come va?
-Mi spiace Robert. Scusami.
-Ma che stai dicendo! Piuttosto dimmi come ti senti?
-Mi gira solo un po’ la testa...
-Prova a sdraiarti sulla panchina, appoggia la testa sulle mie gambe e riposati un attimo. Me lo dovevi dire che eri stanca.
Si sdraia e chiude gli occhi. Il pallore inizia a diminuire le accarezzo la fronte, sono piuttosto preoccupato e mi sento in colpa per averla fatta camminare sotto il sole tutto il giorno. Mi guardo attorno e ad una decina di passi vedo un chiosco ambulante che vende frutta e bibite fresche.
-Va meglio?
-Sì. Sta passando. Grazie.
-Ok. Aspetta…
Mi alzo e metto la mia felpa che tenevo attorno alla vita sotto la sua testa e le dico che vado a quel chiosco a prenderle qualcosa da bere. Annuisce e chiude di nuovo gli occhi.
Faccio più in fretta che posso e oltre a della frutta a cubetti le prendo un bicchiere grande di succo di frutta fresco appena centrifugato. Mi vede arrivare e sorridendo si mette seduta
-La merenda è servita.
-Grazie. Sei davvero gentile.
Mangiamo insieme la frutta seduti su quella panchina e non so perché ma lascio che tutto fluisca al di fuori della mia mente. Forse correndo il rischio di sbagliare ma non mi è mai piaciuto lasciare le cose a metà.
-Rose, per ieri… sera… Io non volevo… cioè volevo… insomma… io…
-Robert…
-No, aspetta, lasciami ricominciare.
Riprendo fiato e lei rimane in silenzio in attesa di ciò che voglio dirle.
-Tu mi conosci meglio di tanti altri, quindi, dovresti sapere che non ci stavo provando per… per portarti a letto. So quello che stavo facendo e so che volevo farlo. Però capisco bene che forse non avrei dovuto nemmeno pensarlo, ma… sono una persona impulsiva e tu mi piaci… desideravo sentirti… baciare le tue labbra, scoprire il tuo sapore e se questo deve essere visto come una pazzia forse un po’ lo sono, ma ci tengo che tu capisca che non sono solito comportarmi in quel modo ed in ogni caso non si ripeterà. Non volevo metterti a disagio…
Posa la mano sulla mia che tenevo stretta in un pugno appoggiato sulla mia gamba e si sporge verso di me fino ad avvicinarsi alla mia guancia, mi dà un piccolo bacio
-Lo so...
Si alza tenendomi per mano iniziando a bere il succo dalla cannuccia
-Andiamo? Mi sento meglio.
-Sì. Torniamo alla macchina.
Le metto un braccio attorno al collo e lei passa il suo braccio dietro la mia schiena e mi avvolge aggrappandosi al mio fianco. Sento il calore della sua mano attraverso la mia maglietta sottile.
-Rose?
-Dimmi…
Con l’altra mano le prendo il bicchiere di mano, ne bevo un lungo sorso prima di renderglielo mentre le lascio un piccolo bacio sulla fronte
-Così non mi aiuti!




Note: Il nostro Robert non riesce proprio a non dire ciò che pensa ma questo è da ritenersi un pregio non un difetto e sembra che Rose lo apprezzi. In questo cap scopriamo il punto di vista di Robert e quanto lui si senta vulnerabile. Per lui situazione totalmente nuova. Mi auguro anche anche questo capitolo vi piaccia! Fatemi sapere che ne pensate! 
Questo capitolo è dedicato a Lara91 nuova seguace ;) alla prossima! 
Kiss&Hugs

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Capitolo 9
*** Saturday night ***


Devo essere sincera, questa mattina ho temuto che il mio soggiorno a Los Angeles a stretto contatto con Robert fosse sul punto di finire. Dopo ieri sera avevo paura che la “sintonia” che c’era tra noi si fosse spezzata. Con mia grande sorpresa invece posso ammettere che quella sintonia si è addirittura intensificata. Robert è stato davvero carino stamattina ed a colazione, il suo invito ad uscire insieme per vedere la città è stato davvero ciò di cui avevo bisogno.
E’ stata una splendida giornata, ho visto con i miei occhi tutti i posti che avevo descritto nelle mie storie ed è stato davvero emozionante essere lì, in quei posti, con lui.
L’unica nota stonata è stato quel giramento di testa che mi ha costretta a fermarmi ed appoggiarmi a lui, era davvero preoccupato ed io veramente dispiaciuta. L’energia a mia disposizione sfortunatamente è ben sotto la media di quella disponibile in una donna della mia età. Questo purtroppo continua a crearmi problemi.
Robert mi ha stupita, oltre alla merenda, un pensiero davvero dolce nei miei confronti, ha voluto parlare di ciò che è successo ieri sera. Non appena ha accennato alla cosa, il mio cuore ha iniziato ad accelerare, le sue parole stavano confermando ciò che avevo percepito e che per tutta la notte avevo tentato di catalogare come “fantasia”. Tutto questo potrebbe essere un bellissimo sogno se, svegliandomi non dovessi fare i conti con la realtà. Lui mi piace e molto, ma quanto sarebbe sbagliato cedere ad un attimo di piacere, felicità per poi farlo combattere per sempre con il rimorso di un errore?
Per me sarebbe molto più semplice, la mia data di scadenza mi potrebbe concedere l’alibi perfetto per qualsiasi gesto avventato e moralmente intollerabile. Come potrei sopportarmi sapendo che, quando me ne sarò andata lui dovrà continuare a combattere contro i suoi demoni interiori? No. Nonostante se sue parole mi abbiano fatta sentire “viva” mente e corpo dopo che per tanti mesi non accadeva, questo non può, non deve succedere.
Mi posso concedere solo una cosa da quest’uomo. La sua tenerezza e la sua amicizia. Voglio dimostrargli che le sue parole non hanno rovinato la nostra “amicizia” così, lo prendo per mano e lo invito a riprendere la nostra passeggiata, mi mette un braccio attorno al collo e istintivamente lo abbraccio, come farei con un qualsiasi amico e lui non perde l’occasione di farmi notare che quel mio gesto per lui è già al limite del sopportabile, o forse non lo è ma vuole giocare. Mi rende il bicchiere con il succo e sto al gioco, lentamente lascio la presa e non cingo la sua vita lasciando cadere il mio braccio lungo il mio corpo. Lo vedo guardarmi mentre in silenzio recupera la mia mano e la rimette esattamente dov’era per poi scoppiare a ridere come me.
Torniamo all’auto e prima di mettere in moto mi guarda serio come se dovesse chiedermi chissà cosa.
-Qualcosa non va?
-In realtà Rose, volevo farti una domanda ma vorrei che prima tu mi promettessi che risponderai sinceramente.
Mi domando quale sia la domanda, comunque annuisco
-Ti senti tanto stanca o pensi di riuscire a stare fuori per cena?
Sorrido
-Sono sicura di farcela. Possiamo cenare dove vuoi.
Mette in moto e lo vedo percorrere la strada che porta in direzione dell’oceano e poco dopo, capisco dove mi ha portata. Un ragazzo in divisa apre il mio sportello e mi aiuta a scendere, non sono proprio abituata a queste attenzioni, Robert mi raggiunge e mi porge il suo braccio così che mi appoggi a lui. Una musica molto soft suona all’interno del locale e non appena Robert varca l’ingresso un paio di ragazzi si prodigano a prendere le nostre giacche mentre il direttore di sala si avvicina e dopo aver salutato Robert si china a baciare la mia mano. Poco dopo ci fa strada passando attraverso una porta di servizio che ci conduce direttamente sulla spiaggia. Lasciamo le scarpe sulle pedane e facciamo quattro passi sulla spiaggia per raggiungere il nostro tavolo illuminato solo da un paio di candele.
Ci sediamo e devo ammettere che il posto è davvero delizioso, c’è molta distanza tra un tavolo e l’altro, tanto che non riesco a sentire ciò che si dicono quelli al tavolo “vicino” al nostro. Robert si rilassa e si accomoda sulla poltrona
-Ti piace?
-E’ bellissimo. Mi piace molto! Soprattutto sentire la sabbia sotto i piedi…
Scoppia a ridere tanto che ripenso a cosa ho detto cercando di capire se ho detto qualche parola sbagliata.
-Perché ridi?
-Perché è lo stesso motivo per cui io adoro venirci, ma aimè è anche lo stesso motivo per cui Susan detesta venirci! Così ci vengo solo o in “dolce” compagnia!
Mi fa l’occhiolino e mi chiedo quante altre volte sia venuto qui accompagnato non da sua moglie visto che è un locale piuttosto “romantico”, ma preferisco non chiedere. Non sono affari miei, o forse lo sono visto che mi ci ha portata?
Poco dopo il cameriere ci raggiunge con del cibo ed appena se ne va chiedo spiegazioni a Robert.
-Scusa ma, ci portano del cibo senza che noi l’abbiamo ordinato?
-Sì. Il cuoco prepara dei piatti diversi ogni sera, ma non si può ordinare, dice che la cucina è creatività e non si può ordinare, che per quello c’è il fast food. In ogni caso vedrai che è tutto assolutamente squisito.
-Penso che abbia perfettamente ragione.
Guardo nel piatto che ho di fronte e sarà la fame o l’aspetto invitante, ma il risultato è che divoro tutto quanto in pochissimo tempo. Mi stupisco di me. Era parecchio che non mangiavo così.
-Direi che era buono o sbaglio?
-Delizioso…
-Spero che tu abbia lasciato il posto per il dolce...
Sorrido e annuisco, evidentemente non è abituato a vedere donne che mangiano. Mi perdo a guardare l’oceano a qualche passo da noi
-Se ti va dopo possiamo fare due passi sulla spiaggia.
Guardo nel suo piatto e vedo che anche lui ha finito
-Subito?
-Perché no…
Si alza e il nostro cameriere mi raggiunge e mi aiuta a spostare la sedia dietro di me mentre Robert mi porge la sua mano e camminiamo verso la riva. Mi sembra assurdo che l’oceano possa essere così immobile come stasera. In silenzio arriviamo alla battigia e Robert si ferma ad un paio di passi dalla sabbia bagnata.
-Prima che torno a casa mi riporti qui?
-In questo ristorante?
-No, in questo posto, in riva all’oceano.
-Ok.
Mi guarda mentre tiene le mani in tasca ed io non posso fare a meno di guardarlo e sorridere mentre indietreggiando sento l’acqua accarezzarmi le caviglie
-Non è fredda!
-Ti credo sulla parola!
-Vorresti dirmi che, se ti chiedessi di fare il bagno qui, ora, con o senza costume, con me tu diresti di no?
Si schiarisce la voce prima di rispondere ma poi si mette una mano sul mento e decide di non reagire sospirando.
Non posso non ridere di quel gesto. Immaginando cosa stava per dire!
-Torniamo al tavolo? Il dolce ci sta aspettando.
-Se vuoi tornare al tavolo devi venire qui a prendermi!
Indietreggio ancora di un passo e ringrazio che in quel punto l’acqua non diventi profonda velocemente. Sorride e si avvicina lentamente, non fa nemmeno una smorfia anche quando si bagna i piedi, prosegue raggiungendomi e fermandosi ad un passo da me.
-Visto che sei qui, potremmo anche fare il bagno.
Non risponde e mette fine alla distanza che c’è tra noi accompagnando quel passo con le sue braccia che mi cingono in vita tenendomi esattamente dove vorrei stare. Appoggio le mie mani sul suo petto più per sentire il battito del suo cuore che per tenere i nostri corpi a distanza. Mi solleva e indietreggia fino a tornare sulla sabbia asciutta. Solo allora mi fa scendere lentamente fino a farmi riposare i piedi a terra senza però lasciarmi allontanare da lui.
-Robert…
-Shhhh…
Pronuncia solo quelle due lettere a bassa voce mentre posa un dito sulle mie labbra, respiro, mi sento responsabile per questo momento. Ho tirato troppo la corda ed evidentemente si è spezzata. Il suo respiro si infrange sulla mia guancia. Non so cosa accadrà ora, ma il mio cuore sta impazzendo. Sfiora la mia guancia con le sue dita e non mette fine a quel contatto, si avvicina lentamente ed appoggia le sue labbra sulle mie. Quel contatto caldo, leggero non chiede di più e non dura che una frazione di secondo. Fa un passo indietro e mette fine a quella dolce unione. Mi riprende per mano e in silenzio ci avviamo verso il nostro tavolo.
Improvvisamente non ho più spazio per il dolce.




Note: Capitolo corto perchè non ha bisogno di molte parole ;) Che succederà nel prossimo capitolo? Chi mi conosce sa che niente è mai scontato... Vi aspetto alla prossima e se volete commentate! Amo leggere cosa ne pensate! Baci Downey (giusto per restare in tema)

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Capitolo 10
*** Hands, lips and hearts ***


Stringo la sua mano. È tutto ciò che desidero in questo momento. Sentire le sue dita intrecciate alle mie che mi stringono è l’unica cosa che sta facendo impazzire il mio cuore.
Non ho potuto evitare di baciarla. Non ho voluto evitare di baciarla. Le sue labbra, il suo profumo che entrava in me erano ciò che bramavo dal primo istante in cui l’ho vista alla mia porta. È incredibile quanto una persona possa entrarti dentro, quanto possa essere importante pur non conoscendola. Lei per me è così. Rose… Non ho saputo che era lei finché non è entrata a far parte della mia vita. Ora dovrei dirle qualcosa. Qualcosa di sensato mentre torniamo al nostro tavolo invece vorrei solo fermarmi e baciarla di nuovo. Mi manca l’aria pur respirando e mi chiedo come possa essere possibile tutto questo. Il dolce e il caffè sono già a tavola. Ci sediamo e fatico a sostenere il suo sguardo cristallino. Accenna ad un sorriso e non posso che ricambiare notando che finalmente il rossore sulle sue gote si è schiarito. È davvero bellissima mentre i suoi occhi lucidi cercano di distogliere lo sguardo che prima mi ha rivolto.
Non posso parlare fingendo che non sia successo nulla. Temo che la mia voce tremi rivelando l’emozione di quel bacio che ancora dimora in me.
Assaggio il dolce mentre lei beve il suo caffè sorseggiandolo. Ne bevo un sorso e trovo in quel calore il coraggio di parlare. Voglio andarmene da qui.
-Ti va se andiamo?
Annuisce abbassando lo sguardo. Non attendo oltre mi alzo con lei e il suo silenzio mi instilla il dubbio di aver esagerato con quel bacio, mentre raggiungiamo le pedane ripercorro con la mente quell’istante per capire se il suo silenzio possa significare che è arrabbiata con me. Mi risveglio da quei pensieri senza esser giunto a una conclusione sentendo la sua mano stringere la mia. La guardo ed è pronta con le sue scarpe ai piedi. Sorride ma abbassa lo sguardo forse pensando che il suo gesto possa essere stato inopportuno, non voglio che lo pensi, stringo la sua mano e le sorrido mentre raggiungiamo l’auto. Non appena vede il ragazzo con lo sportello aperto attenderla lascia la mia mano e si accomoda al suo posto. Lascio la mancia e lo saluto accettando di fare una foto ricordo con lui. Salgo in auto e la vedo rabbrividire, non mi sembra faccia poi così freddo ma probabilmente si è bagnata i jeans entrando con i piedi nell’oceano e questi le fanno sentire freddo. Le cedo la mia giacca ed accendo l’auto e il riscaldamento mentre faccio risalire la cappotte in modo che prenda meno aria possibile.
-Va un po’ meglio così?
-Sì grazie. Molto meglio.
Percorro la via più breve per tornare a casa e quando parcheggio l’auto in garage sembra sollevata di essere finalmente a casa. Immagino sia molto stanca. È stata una lunga giornata ed è decisamente più silenziosa stasera. Saliamo in soggiorno il mio cellulare squilla è Susan. Rispondo avviandomi in terrazza ho bisogno di aria fresca.
-Ciao Suzie, come sta andando la vacanza? … Davvero? … No non ci credo! … Quel ragazzo sta diventando sempre più pazzo! Noi abbiamo fatto un giro in città e poi siamo andati a cena da Pierre… No, le è piaciuto… Sì sono convinto, è solo che… no, niente di importante. Ti racconterò. Vai dai ragazzi, si sente da qui che ti chiamano! Buona serata.
Spengo il telefono e rientro in casa ma Rose non c’è. Passo di fronte alla sua camera, non sento alcun rumore provenire dall’interno, probabilmente è già andata a dormire. Io non ho nemmeno un po’ di sonno così invece di ascoltare la mia vocina interna che mi spingerebbe a bussare alla sua porta decido di proseguire ed entrare in camera mia per indossare un costume e farmi una nuotata in piscina. Scendo nel sotterraneo, accendo le luci della piscina e la musica che si filo diffonde. Oso ed alzo un po’ il volume, tanto so per certo che nelle camere non arriverà visto che sono isolate acusticamente. Sono certo di non disturbare il sonno di Rose. Entro in acqua. Questo mi sembra l’unico modo per poter bruciare l’energia che sento dentro di me.
Nuoto per una mezzora ma nemmeno questo sembra riuscire a placare ciò che sento. Esco dall’acqua e spengo le luci della stanza, mi farò una doccia e me ne andrò in camera mia a riposare o per lo meno, a provarci.
-Allora ti piace nuotare…
La sua voce mi raggiunge, è seduta su un lettino e se non avesse parlato forse non mi sarei nemmeno accorto della sua presenza. Le sorrido felice di vederla. Felice che abbia seguito la musica e sia venuta a cercarmi.
-E’ una delle cose che mi piace fare… venire qui, nuotare e pensare.
Mi avvicino al lettino dove era seduta ed appena mi vede raggiungerla si alza ma continua a guardare la piscina.
-È davvero bella…
-Perché non entri e nuoti se ti va?
-No, non potrei. È…
-È… cosa?
So bene cosa le impedisce di entrare in acqua. Indossa il pigiama ed ovviamente non ha un costume indosso.
-Niente, non sono molto brava a nuotare...
Le sorrido, non è proprio capace di raccontare bugie. Allungo le braccia ed intreccio le dita delle mie mani dietro la sua schiena facendo un passo indietro verso la piscina.
-Non è fredda
Indietreggio trascinandola con me ancora un passo… Si aggrappa alle mie braccia ridendo, sa bene chi ha pronunciato quelle parole qualche ora fa.
-No Robert, non ho il costume, io…
-Vorresti dirmi che, se ti chiedessi di fare il bagno qui, ora, con o senza costume, con me tu diresti di no?
Le dico con fare ammiccante e lei ride ancora più forte cercando di contrastare la mia camminata all’indietro verso la piscina.
-Non dirai sul serio! Robert! No!
I miei talloni mi informano che siamo giunti al bordo della piscina. Le sorrido continuando a tenerla stretta a me
-Visto che sei qui... potremmo anche fare il bagno…
Dico mentre inizio a sbilanciarmi con lei addosso, pochi secondi per guardare i suoi occhi vicini ai miei e tocchiamo l’acqua finendo in immersione. Sciolgo la mia stretta e appoggiando le mie mani sui suoi fianchi la spingo verso l’alto per poi raggiungerla.
Si passa le mani sul viso per togliersi un po’ d’acqua dal viso
-Scusa…
Mi guarda seria e prima di sorridere mi schizza con le mani, sorrido con lei accettando la sua vendetta cercando di avvicinarmi a lei nonostante gli schizzi, mentre lei indietreggia fino a raggiungere il bordo vasca. Prima che possa salire io sono attorno a lei con le braccia appoggiate al bordo come le sue e lei sa che non riuscirà ad uscire dall’acqua. Si volta verso di me ridendo. Prendo le sue mani e le porto dietro la mia testa, non vedo il colore del suo viso nella penombra, ma sono sicuro che è arrossita per questo gesto. Mi accarezza con le sue dita sottili il collo non immaginando i brividi che sto provando a quel contatto. Vorrei baciare di nuovo le sue labbra mi sento strano. La sua dolcezza è disarmante e il fatto che non ceda alle mie avances mi sta facendo impazzire.
Resta in silenzio così, tra le mie mani che le accarezzano la schiena ed il mio corpo che senza ritegno sta palesando quanto mi stia piacendo tenerla così vicina a me. Respira velocemente e per la prima volta sento di dover osare. Mi avvicino alle sue labbra per baciarla e inaspettatamente la sento stringere le sue braccia tenendomi così attaccato alle sue labbra come se non volesse mettere fine a quel bacio. La avvolgo nel mio abbraccio ed avverto la sua lingua assaporare le mie labbra osando più di quanto io avrei avuto il coraggio di fare. Non posso resistere a quel dolce richiamo e la bacio esattamente come vorrei, esattamente come mi sta implorando di fare.
Vorrei che questo bacio non finisse per non dover smettere di assaporare la sua dolcezza infinita. Le sue mani tra i miei capelli mi fanno bruciare di desiderio. La voglio. La voglio ora e qui, e lei, lo vuole quanto me. I suoi sospiri che escono spontanei dalle sue labbra quando sente il mio corpo premere attraverso la stoffa dei nostri indumenti ne sono la conferma
-Ti desidero Rose
Sussurro senza nemmeno pensarci e sento i suoi baci accendersi come la miccia di una bomba pronta a farsi esplodere. Sollevo la maglia che la veste e mi aiuta a liberarsene, la stringo a me per poter sentire il calore del suo corpo e le curve gentili posarsi sul mio petto. Il mio cuore sta per cedere quando sento le sue mani percorrere la mia schiena fino a raggiungere il costume che mi costringe. Accarezza i miei fianchi e raggiunge il mio addome e sentire le sue dita percorrere la mia pelle mi fa sospirare, quando poi la sento scendere con le sue labbra a baciarmi il collo inclino leggermente la testa all’indietro tanto da darle lo spazio necessario a farmi rabbrividire
Sentire che lei mi sta bramando come io la sto desiderando è la goccia che fa traboccare il vaso. Non posso più aspettare e nemmeno lei da quanto posso percepire visti i brividi che le fanno increspare la pelle
Le mie dita fanno spazio tra i suoi pantaloncini e la sua pelle e mentre accarezzo ogni centimetro della sua pelle spingo quegli indumenti perché scivolino giù lasciando il suo corpo libero di unirsi al mio.
-Robert no! Non possiamo!
Dice quasi gridando, tanto che resto per un istante scioccato prima di seguirla e raggiungere la scaletta che ha usato per uscire dalla vasca. Cammina veloce verso i lettini mentre con le braccia si copre il seno come se si vergognasse di quanto stesse provando. Raccoglie in fretta la sua maglietta e corre fuori dalla stanza.
La raggiungo non per fermarla ma per capire cosa è successo. Sono fuori dalla sua stanza. In un altro momento non mi sognerei mai di fare una cosa del genere ma ora penso di potermi permettere questo gesto. Metto la mano sulla maniglia della porta ed entro chiudendola alle mie spalle. Lei è ferma in centro alla stanza, senza nemmeno voltarsi si stringe in se stessa coperta da un piccolo asciugamano. Sa che sono io. Sa che voglio delle risposte.
-Rose…
Non si volta e non risponde mi avvicino a lei. Non sono disposto ad accettare tutto questo. Non senza una spiegazione.
-Rose, sono io. Voltati.
Non ricevo alcuna replica. Cammino attorno a lei fino a trovarmi faccia a faccia. Tiene la testa china e non alza nemmeno lo sguardo. Con una mano sollevo il suo viso, voglio che mi guardi negli occhi e che capisca che non sono uno tra tanti. Che sono io, Robert. Quello che lei conosce e quello che si è innamorato di lei
-Rose, tesoro, sono io. Cosa è successo?
Non posso non sentire un tuffo al cuore quando alza lo sguardo e vedo i suoi occhi colmi di lacrime che cadono copiose non appena chiude gli occhi
-Hey, cosa è successo? Piccola parla con me. Ti prego…
-Stiamo semplicemente sbagliando Robert. Non possiamo. Non dobbiamo!
-Perché? Perché pensi questo? Non stiamo sbagliando nulla. Il desiderio che proviamo è vero e puro. Niente è più giusto! Non capisco.
-Tu sei sposato con una donna splendida che ti ama e si fida di te tanto per cominciare. Non puoi farle una cosa del genere.
Si volta e dopo un paio di passi si lascia cadere sul letto. Come se quell’affermazione le fosse costata tanto, troppo.
-È colpa mia…
-No, non lo è! Sono io che non avrei dovuto darti modo di arrivare a questo punto.
-Lasciami finire. È colpa mia perché avrei dovuto spiegarti che io e Susan viviamo insieme, ci vogliamo bene ma non stiamo insieme come mostriamo nella vita pubblica. Siamo… amici. Lei ha una storia con un nostro collaboratore e io… Io non sto con nessuno in questo momento. Non mi sarei mai permesso di avvicinarmi a te se fossi stato legato a qualcuno. Non è da me e tu lo sai.
-Indossi l’anello!
-Sì, ogni volta che non lo indosso iniziano le supposizioni sui giornali di gossip ed abbiamo fatto questa scelta per non dare modo a quegli avvoltoi di rovinare le nostre vite alla ricerca di scoop.
Non dice nulla ma sinceramente mi aspettavo che questa rivelazione la rasserenasse a tal punto da tornare al punto in cui eravamo in piscina o comunque poco lontani. Invece resta aggrappata a quell’asciugamano e non smette di piangere. Cerco di essere più esplicito, perché non voglio ci siano fraintendimenti tra noi
-Rose tu mi piaci davvero. Non mi sentivo così come con te da tantissimo tempo, sei ciò che cercavo in altre e ora so di aver trovato esattamente la persona che volevo al mio fianco. Voglio stare con te… cioè voglio stare con te sempre non solo stasera.
-Non possiamo!
-C’è un uomo nella tua vita? Se è così io…
-Nessun uomo. Nessuno di importante, nei miei pensieri ci sei sempre stato solo tu per poter pensare seriamente a un altro uomo.
Non ho bisogno di sentire altro. Anche lei prova per me dei sentimenti che vanno oltre il desiderio. La stringo a me e la bacio sentendo sulle mie labbra il sapore delle sue lacrime misto alla sua dolcezza. Prende il mio viso tra le sue mani e lascia che l’asciugamano cada tra noi e con lui le sue paure.
Mi sdraio su di lei e quel sogno sta per divenire realtà. I suoi baci sono carichi di passione quanto i miei.
-Dimmi di sì Rose.
-Ci sono tante cose di me che ancora non sai Robert, che dovresti sapere prima di
-Prima di cosa? Prima di innamorarmi di te? …Troppo tardi… dovevi dirmele al telefono se volevi dirmele prima. Niente mi farà cambiare idea.
Sorrido e lei sorride con me ma torna subito seria
-Ti desidero Robert, tanto, ma non farò l’amore con te.
Mi sollevo e mi metto sdraiato affianco a lei
-Starò qui ad ascoltare tutto ciò che vorrai raccontarmi, ma non ho intenzione di rinunciare a te.
 


 
Note: Per prima cosa mi scuso per il ritardo nella pubblicazione. Questo capitolo lo dedico alle mia fan nr. 1 VeroDowney che non manca mai di farmi sapere quanto questa storia le stia piacendo e alle dolcissime Lara91, mitte2000 e MrsSomerhalder che mi hanno regalato il loro punto di vista sullo scorso capitolo e che ho molto gradito... grazie, appena ho un secondo di tempo risponderò a tutte le recensioni, promesso! Ma per ora perdonatemi se preferisco scrivere nuovi capitoli. Tornando alla storia, questo capitolo ci regala un po' di emozioni dal punto di vista di Robert. Stiamo giungendo ad un momento topico della storia, Rose dovrà trovare il coraggio per raccontare a Robert tutto di lei perchè lui non è intenzionato a "mollare la presa". Fatemi sapere che ne pensate! ;) alla prossima! 

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Capitolo 11
*** Pensieri, segreti e sogni ***


Devo essere impazzita! Non c’è altra definizione per il mio comportamento.
Non avrei mai voluto trovarmi in questa situazione e Robert è così… così maledettamente perfetto! Non voglio dirgli della malattia, non voglio vedere nei suoi occhi lo stesso sguardo che mi hanno riservato tutti quelli che conoscono la mia triste verità. Ho una data di scadenza. Come tutti del resto, perché devo vedere quello sguardo di compassione mista a disperazione in chi mi guarda? Perché non guardano allo stesso modo tutti quelli che incontrano? Anche loro moriranno prima o poi, solo che, non sanno come me di avere già un destino segnato. No. Non voglio che Robert mi guardi così. In questi giorni lui mi ha considerata e mi ha guardata come una persona “viva”. Erano anni che non mi sentivo così… Sto vivendo un sogno, sto passendo del tempo con lui, questo è tutto ciò che voglio.
-Rose, smetterai di piangere prima o poi vero? O inizierò a pensare che sono io la causa di tutte queste lacrime…
Ecco di nuovo la sua estrema dolcezza che si manifesta. Spazza via le lacrime dalle mie guance con le sue dita leggere e mi sorride anche se i suoi occhi sono tristi a causa mia. Annuisco e mi accoccolo tra le sue braccia. Mi stringe a se e bacia i miei capelli. Mi sento protetta vicino a lui. Chiudo gli occhi e respiro ritrovando piano piano me stessa, che per un attimo era sprofondata nell’abisso triste del male.
Mi accarezza la schiena e resta in silenzio. Rabbrividisco ma resterei così per tutta la notte. Robert si alza dal mio letto ed entra in bagno uscendone con un asciugamano in mano che mi porge
-Asciugati e mettiti un pigiama asciutto o ti prenderai un raffreddore.
-Non voglio che tu te ne vada.
Mi ero appena ripromessa di fare in modo che Robert non si affezionasse troppo a me o sbaglio? Ma allora perché diavolo ho appena fatto questa affermazione? Lui mi sorride, felice di avermi sentito pronunciare queste parole
-Non me ne vado. Prendo solo qualcosa di asciutto dalla mia camera, almeno che tu, non preferisca che io resti nel tuo letto… nudo…
Ammicca esageratamente e riesce a farmi ridere
-Una volta quando dicevo una frase del genere ti assicuro che le donne non ridevano!
Rido di nuovo e lui scuotendo la testa esce dalla stanza
Recupero i pantaloni di un pigiama e lo infilo in fretta, non indosso la biancheria intima ma solo il pigiama, non vorrei che rientrasse e mi trovasse ancora nuda. Ho avuto una buona idea. Non appena ho finito di infilarmi la maglia Robert è rientrato. Non che abbia ancora molto da vedere ma, non è il caso che lo provochi ulteriormente. Ho già fatto abbastanza danni per stasera!
-Ho portato qualcosa di caldo.
Ha due tazze in mano, solo quando si siede sul letto scorgo la bevanda fumante all’interno. Latte caldo
-Caffè o cioccolato?
-Cioccolato.
Dalla tasca dei pantaloni estrae due bustine e versa il contenuto all’interno di entrambe le tazze poi mi sorride.
-Sapevo che sei una ragazza da cioccolato.
Bevo in silenzio ed anche lui preferisce aspettare. Immagino abbia intuito che dietro al mio rifiuto ci sia una motivazione importante. Lascio la mia tazza sul comodino e Robert mi accoglie a braccia aperte, restiamo semisdraiati, uno abbracciato all’altra senza dire nulla. Questo silenzio non mi disturba, anzi, mi accoglie in una sorte di pace interiore che solo lui può trasmettere a chiunque gli stia vicino. Il battito del suo cuore e regolare e il suo respiro ritmico, lento, quasi ipnotico. Solo quando rispondo alle carezze che mi regala sul fianco e sulla schiena, posando le mie dita sui suoi pettorali e sul suo addome sento accelerare il suo battito e il suo respiro diventa sospiri. Capisco perfettamente cosa prova in questo momento perché il calore delle sue mani mi sta facendo impazzire. Forse dovrei dirgli di andare in camera sua, ma non riesco ad accettare di lasciarlo andare. Come se, ogni secondo che trascorro con lui fosse un secondo rubato alla morte.
-Non avrei mai pensato che un estranea potesse entrarmi dentro come hai fatto tu in questi pochi giorni…
Sollevo lo sguardo e incrocio i suoi occhi, scivola sul letto e io con lui, ritrovandoci così, occhi negli occhi uno di fianco all’altro. Mi perdo per un lungo istante nei suoi bellissimi occhi nocciola disegnando con lo sguardo ogni piccola venatura più scura che circonda l’interno dei suoi iridi.
-Se stai cercando un modo per scaricarmi sappi che non ti riuscirà tanto facilmente. Sono disposto a fingere in eterno la perfezione, pur di convincerti che sono quello giusto.
Abbasso gli occhi, non può immaginare che con questa frase abbia lacerato le mie carni, la perfezione fatta a persona parla di eternità. In nessun istante per tutti questi anni ho desiderato tanto che quelle maledette cure avessero funzionato. Mi ero rassegnata oramai al mio destino, ma la sorte aveva in serbo ancora una carta da giocare. L’ultima. La più spietata. Quella inaccettabile. Mi chiedo perché. Perché non ci debba esser data la possibilità di vivere questa felicità?
-Un penny per i tuoi pensieri…
-Sto pensando che nemmeno nella storia più rosea sarei riuscita a raccontare una momento così…
Bacia dolcemente le mie labbra e sorride
-E tu a cosa stai pensando?
-Non penso a nulla, cerco di memorizzare ogni piccolo particolare per potertelo raccontare tra una cinquantina d’anni quando il tuo ricordo si sarà sfumato…
-Forse dovremmo solo vivere giorno per giorno...
La voce si spezza mentre pronuncio la mia battuta in questo atto della tragedia di cui sono la protagonista indiscussa.
-Rose… vuoi parlane?
Ovviamente sa che quel qualcosa che mi ha bloccata prima, ora sta arpionando il mio cuore. Forse non immagina quanto in profondità sia conficcata questa lancia, ma ha capito che è lì, fa parte di me e non posso ignorarla in eterno.
Infilo il viso tra il cuscino e il suo collo mi avvicino perché mi abbracci, perché mi stringa a se facendomi sentire il suo calore. Le lacrime riempiono i miei occhi, so che tutto cambierà, ma voglio ancora un po’ di questo prima, per conservarlo come ultimo ricordo da riportare alla mente quando tutto si starà facendo buio e sentirò freddo, perché so che, anche se ci saranno tante persone attorno al mio letto, mi sentirò sola perché mi mancherà lui.
-Rose?
-Tienimi ancora solo un attimo così… ti prego…
Lo sento stringermi a se ancora di più, mi bacia vicino all’orecchio sussurrando piano
-Per tutto il tempo che vuoi tesoro...
=========================================================================================================
Non so nemmeno quando mi sono addormentato. So solo che mi sono svegliato ora, è l’alba e Rose è stretta a me, proprio come nell’immagine di lei che avevo negli occhi prima di crollare.
Mi alzo riuscendo a non svegliarla, chiudo tutte le tende e la lascio riposare ancora un po’. Ha continuato a piangere finché non si è addormentata, mentre la disperazione di non poterle essere d’aiuto, si stava impossessando di me. Se solo me ne parlasse sono sicuro che potremmo trovare una soluzione. C’è sempre una soluzione, anche se, a volte, quando si è immersi nelle difficoltà non si riesce nemmeno ad immaginare che c’è una risoluzione del problema a portata di mano, figuriamoci a vederla. In questo posso aiutarla, sono bravo ad aiutare gli altri. A motivarli nel trovare soluzioni, ad incoraggiarli quando si trovano in un momento di sconforto… ma per ora non posso far nulla per Rose. Come ho imparato agli incontri degli AA solo chi vuole essere aiutato, può essere aiutato. Devo solo starle vicino ed attendere che sia pronta a condividere le sue difficoltà con me. Può starne certa. Quando deciderà di farlo, io sarò vicino a lei e supereremo questa difficoltà insieme e tra qualche anno rideremo insieme di tutte le lacrime che ha sprecato stanotte. E’ così forte e fragile allo stesso tempo… Forse è anche questo che mi piace di lei.
-Buongiorno! O forse dovrei augurarti buona notte visto che non sei ancora andato a dormire… Nel tuo letto…
-Susie! Tesoro! Quando sei arrivata?
-Non cambiare discorso! Hai qualcosa da raccontarmi Downey?!?
Rido, questa donna mi capisce al volo...
-Non c’è molto da raccontare se non che mi piace da impazzire.
Mi stropiccio la faccia e mi verso una tazza di caffè
Mi guarda sospettosa come se le stessi nascondendo qualcosa
-Tutto qui? Hai avuto la possibilità, insomma…qualcosa è andato…storto… hai capito no?
-Nessuna Défaillance, se è a questo che stai alludendo. Avrei potuto sostenere qualsiasi prova ma…
-Ma? Sono curiosa, non puoi lasciare la cosa a metà
-Rose non ha voluto. Cioè voleva, almeno così sembrava, ma poi mi ha detto che non aveva intenzione di fare l’amore con me.
Scoppia a ridere per poi chiedermi scusa. Non me la prendo, la conosco e so che non c’è cattiveria in lei.
-Scusa… scusami! Non volevo ridere di questa situazione ma capirai, è così surreale!
-Già, non dirlo a me! Spero che mi spieghi cosa è successo perché non ho intenzione di rinunciare a lei.
Mi guarda con gli occhi da cerbiatta innamorata.
-Che c’è? Che ho detto?
-Nulla. Hai passato la notte con lei non per sesso… stamattina hai una faccia da schifo perché hai dormito poco e male, e tutto questo per una donna che non vuole fare sesso con te. Ti sei semplicemente… innamorato Robert. Sono davvero felice per te e oserei anche un “era ora”! Finalmente una ragazza seria.
-Mamma hai finito con le prediche?
Ride e mi ammonisce con un sonoro schiaffo sul bicipite.
-Le hai parlato del lavoro?
-Devo essere sincero Sus. Non ho pensato nemmeno per un secondo al lavoro…
-Che strano! Non è proprio da te!
Scoppio a ridere, anche stavolta ha ragione. Senza lei che mi ha tenuto in riga in questi anni chissà quante volte sarei arrivato sui set senza avere nemmeno la più pallida idea di quale parte dovevo recitare.
Susan-Ehy tu devi essere Rose! Ciao! Che piacere conoscerti. Robert mi ha parlato tanto di te.
Rose-Ciao, il piacere è mio. Non volevo interrompervi, prendo del caffè e torno di là.
Robert-Non ci hai interrotti, mi hai salvato! Susan voleva sapere i particolari di stanotte!
Susan-Ma che stupido!!! Non è affatto vero! Vieni accomodiamoci sul divano così mi racconti un po’ di questi tuoi racconti. Mi sono piaciuti molto!
Rose mi guarda stupita, non ricordo, forse non le ho detto che ho fatto leggere anche a Susan i suoi racconti? Diamine! Questa me la dovevo ricordare! Sono davvero una frana. Si siede accanto a Susan e io resto appollaiato sullo sgabello a bere il mio caffè mentre guardo le donne che amo parlare tra loro. Mi perdo nei miei pensieri finché l’argomento non si fa interessante tanto da attirare la mia attenzione
Susan-Io e Robert, ma anche altri del nostro team abbiamo pensato che potrebbe venirne fuori una bella sceneggiatura, ma ovviamente vogliamo sapere tu che ne pensi.
Rose-Sinceramente… non ci avevo mai pensato, ma penso che… wow!
Susan-Ci farebbe davvero piacere poter lavorare insieme su questo progetto, ovviamente la storia resta tua, ma se ti va di concederci di utilizzarla ci sarà un contratto da firmare e naturalmente dobbiamo valutare un giusto compenso. Che ne dici?
Rose abbassa lo sguardo, è un enigma per me oramai, Susan mi guarda temendo di averla spaventata in qualche modo ma cerco di rassicurarla con un sorriso
Robert-Rose che ne pensi?
Rose-Penso che sia un onore per me cedervi i diritti per sceneggiare quella storia, ma non voglio del denaro per compenso, quelle storie te le ho regalate. Robert può farne quello che vuole. Sono sue ora.
Susan felice la abbraccia e Rose un po’ impacciata accetta quella dimostrazione d’affetto.
Susan-Ora scusatemi se non faccio colazione con voi ma ho qualche telefonata da fare.
Rose le sorride mentre io accenno ad un saluto con la mano intanto che la vedo rivolgermi uno sguardo con il telefono già all’orecchio. Raggiungo Rose sul divano e mi siedo accanto a lei. Bacio le sue labbra augurandole buona giornata e già sento il mio corpo pretenderla. Rose sembra intuirlo tanto che si ritrae mettendo fine al bacio.
-Oggi devi lavorare?
-Forse ho un paio di telefonate da fare, ma non ho lavori urgenti da fare, almeno che tu non voglia liberarti di me!
Sorride. Non mi sembra vero di vedere quel viso tranquillo dopo stanotte. Non accenna all’argomento. Chiacchieriamo dell’oceano e del fatto che non ci ha mai fatto il bagno. Poi inizia a parlarmi dei negozi di cui ha sentito parlare di Downtown Los Angeles, e che, se devo lavorare lei può prendere un taxi e andare a farci un giro.
Prima che trovi qualcos’altro da dirmi decido di affrontare io l’argomento.
-Hai continuato a piangere finché non ti sei addormentata…
-Mi dispiace...
-Vuoi parlarmene? Posso aiutarti.
-Scusa ma non… non mi sento… pronta a parlarne. Possiamo far finta che non è successo niente?
La piega che sta prendendo la cosa non mi piace affatto. La negazione non è mai la soluzione.
-Dobbiamo anche far finta che non stavamo per fare l’amore in piscina?
-Forse sarebbe più facile.
-Più facile per cosa? Per chi?
-Per tutti.
-Ti dico io cosa sarebbe più facile.
Prendo il suo viso tra le mani e la bacio con lo stesso trasporto di ieri, lei non può che ricambiare con la stessa enfasi perché anche se non vuole ammetterlo mi desidera come io desidero lei.
-Questo sarebbe più facile. Se vivessimo ciò che stiamo sentendo l’uno per l’altra, tutto sarebbe più semplice. Sincero e reale.
Mi devo allontanare da lei. Ho bisogno di darmi una calmata. Le do un piccolo bacio e mi alzo
-Vado a farmi una doccia, poi se ti va, facciamo colazione insieme.
Passo in camera di Rose per recuperare il mio telefono ma non lo trovo, ero convinto di averlo portato con me ieri ma non lo vedo da nessuna parte. Torno sui miei passi e sto per lasciare la stanza ma una cosa attira la mia attenzione. Il suo pc acceso lasciato sul tavolo. Un testo incomprensibile ai miei occhi fa da sfondo, ma non è quello che ha catturato la mia attenzione, bensì una fotografia che si sovrappone alla finestra con il testo. Io e Rose ridiamo uno vicino all’altro. Quella foto l’ho scattata io e glie l’ho mandata sul cellulare quando eravamo in giro per la città. Amo quella fotografia.
Vado in camera mia con quell’immagine negli occhi.
Mi spoglio seminando i vestiti che indossavo sul pavimento, entro nella doccia ed accendo il pannello elettronico, seleziono una volta il pulsante per la durata della doccia, dieci minuti basteranno. Lascio che quei getti massaggino la mia schiena portandosi via un po’ di questa tensione
-Robert?
-Rose?
-Sì. Sono io…
-Sono sotto la doccia… Cosa… Hai bisogno di qualcosa? Ho quasi finito… Ora esco.
Apre la porta della cabina doccia non appena sente che ho chiuso l’acqua, penso voglia passarmi l’asciugamano che ho lasciato sul lavabo così allungo la mano verso l’esterno ma anziché posarci l’asciugamano Rose vi posa la sua mano. Mi sporgo leggermente per riuscire vederla, ma mi precede e continuando a guardare il mio viso entra nella doccia e chiude la porta. Mi guarda silenziosa, come se attendesse qualcosa, non so che dire, devo ammettere che mi sento abbastanza scombussolato da questo suo gesto. Lascia la mia mano e con entrambe segue il bordo della maglia che indossa e lentamente la solleva fino a sfilarla lanciandola poi al di là del vetro che separa il box doccia dal resto del bagno. Sempre in silenzio si toglie i pantaloni per poi riservagli lo stesso trattamento riservato la maglietta.
-Posso fare la doccia con te?
Ancora incredulo riattivo il pannello di controllo e premo il pulsante una decina di volte.



Note: Eccovi il nuovo capitolo! Scusate il ritardo. Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono questa mia FF. Buona lettura a tutti e alla prossima!

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Capitolo 12
*** Skin and love ***


Devo andarmene. Questa è l’unica soluzione.
Qualsiasi cosa dirò a Robert lui soffrirà, si sta affezionando, mi sto innamorando. Più tempo passerò qui con lui e più questi sentimenti cresceranno rendendo ciò che verrà poi dolore puro.
Le lacrime riprendono a scendere copiose, per fortuna Robert è andato a farsi una doccia così
-Tesoro, qualcosa non va?
Mi volto di scatto e Susan si sta sedendo sul divano, prende le mie mani tra le sue e le accarezza gentilmente. La mia testa è un turbinio di sentimenti contrastanti.
-Rose?
-Non so che fare…
Sorride e mi passa una scatola di fazzoletti
-Che intendi? Se è per la sceneggiatura possiamo
-No, no…con… con Robert. Lui… e io… Non so, forse non dovrei nemmeno parlarne
-Robert mi ha detto di ieri sera e… che è pazzo di te.
Il suo sorriso è sincero, so quanto lei gli vuole bene e non credo direbbe una cosa del genere se non fosse vera, ma questo già lo so... lui stesso me l’ha detto.
-E’ una persona speciale e non posso lasciare che succeda. Sarebbe un errore.
-E perché no?
-Ne soffrirebbe se non… durasse
-Robert è una persona forte, più di quanto tu possa immaginare, fossi in te gli concederei il beneficio del dubbio. E poi, anche se non durasse, come dici tu, vi sareste comunque concessi l’opportunità di provarci e questo non potrebbe mai essere considerato un errore.
-Non è così semplice purtroppo…
-Forse non lo è come dici tu, o forse è come dico io… sta a te scegliere quale strada percorrere.
Resto in silenzio. Dovrei spiegarle la situazione per farle capire ma ho paura che lo direbbe subito a Robert e saperlo da lei sarebbe ancora peggio che saperlo da me.
-Ora devo andare, ma promettimi che ci penserai prima di non darvi una possibilità. Devi seguire il tuo cuore… Robert lo sta facendo… e tu?
Annuisco e la ringrazio. Mi abbraccia e scende di corsa le scale con la borsa che aveva lasciato sulla sedia. Darci una possibilità… darci una possibilità… darci una possibilità. Vorrei potermi concedere una possibilità, ma conosco già la risposta. La mia data di scadenza… cinque/sei mesi nell’ipotesi più rosea, possono essere considerati una possibilità? Ciò che ho da offrirgli potrà mai essere “abbastanza”?
Prendo il caffè e torno in camera mia, voglio finire di scrivere e salvare quel testo e farmi una doccia. Lo schermo del pc mi regala una grande emozione. Mi ero dimenticata di averla lasciata aperta. Stavo guardando quella foto mentre scrivevo e poi ho sentito la voce di Robert così sono andata di là.
Devo parlare con Robert. Susan ha ragione e anche lui: “Se vivessimo ciò che stiamo sentendo l’uno per l’altra, tutto sarebbe più semplice. Sincero e reale.” Cammino lungo il corridoio ma quante stanze ci sono in questa casa? Apro la prima porta che incontro lungo il corridoio, busso piano e la apro
-Robert?
Nessuna risposta. Proseguo così per altre tre porte infine sento la sua voce rispondermi
-Robert?
-Rose?
-Sì. Sono io…
-Sono sotto la doccia… Cosa… Hai bisogno di qualcosa? Ho quasi finito… Ora esco.
Raggiungo il bagno senza perdere tempo. L’ambiente è saturo di vapore e l’acqua scorre. Nell’aria il suo profumo mi fa rabbrividire e l’emozione mi fa girare la testa. Mi appoggio al lavabo per qualche secondo respirando profondamente. Lo sento chiudere l’acqua e istintivamente apro la porta del box doccia. La mano di Robert resta a mezz’aria in attesa di qualcosa, forse l’asciugamano ma istintivamente prendo la sua mano con la mia.
Il cuore mi sta esplodendo nel petto, avanzo ed entro nel box doccia chiudendo la porta. Guardo i suoi occhi, non posso distogliere lo sguardo o so che, arrossirò come un peperone e scapperò fuori di qui. “Segui il tuo cuore” … “Segui il tuo cuore” … ”Segui il tuo cuore” … Continuo a ripetermi mentalmente le parole che Susan mi ha detto. Lui sta seguendo il suo cuore, io non… non posso fare altro che darci una possibilità. L’unica che mi rimane.
Le mani mi tremano ma questo è ciò che voglio. Vivere questa possibilità. Mi sfilo la maglia e senza pensarci troppo i pantaloni del pigiama. Il suo sguardo è smarrito mi fa sentire a casa. La mia anima sperduta ha trovato un angolo nei suoi occhi in cui ritemprarsi, in cui sentirsi a casa, in cui sentirsi viva. Fa paura, ma non voglio rinunciarvi.
-Posso fare la doccia con te?
Per qualche secondo dubito che sia riuscito persino a sentirmi per quanto il mio tono di voce sia uscito basso. Solo quando lo vedo allungare la mano sul pannello della doccia e pigiare il bottone capisco che mi ha sentita.
L’acqua inizia a scendere su di noi, il getto deciso viene subito regolato da Robert ed ora, più che sotto ad una “cascata in piena” siamo sotto ad una “pioggerella primaverile”. Decisamente meglio, pondero, capisco che lo pensa anche lui perché il suo sorriso mi parla.
Accarezzo il suo viso e bacio le sue labbra è in assoluto l’istante più vero e sincero che abbia vissuto negli ultimi anni. Robert si avvicina alle mie labbra e vi lascia un piccolo bacio leggero. Appoggia la fronte alla mia e chiude gli occhi, mi accarezza la schiena mentre mi avvicina a se fino a stringermi in un abbraccio. Le nostre labbra giocano a rincorrersi dolcemente, senza impazienza. Lascio scorrere le mie mani sulla sua pelle dalle spalle percorrendo la schiena scendendo piano, cercando di memorizzare ogni piccolo muscolo. Un sospiro e un brivido lo percorre quando seguendo la linea dei suoi fianchi, sfiorando il suo ventre per poi raggiungere i suoi addominali risalendo lentamente per poi intrecciare le mani dietro la sua nuca tirandolo piano verso di me. Il suo corpo palesa di apprezzare queste piccole iniziative, le sue mani mi stringono sui fianchi per un secondo poi abbandona le mie labbra, si allontana un passo e spegne l’acqua della doccia. Prende la mia mano e apre la porta recuperando l’asciugamano che aveva lasciato fuori. Mi avvolge in quel telo morbido e tampona lievemente il mio viso con un altro asciugamano. È amorevole, dolce e sorprendentemente calmo. Pensavo avesse capito che volevo fare l’amore con lui ma probabilmente qualcosa gli ha fatto cambiare idea. Ero certa che il mio gesto avesse palesato le mie intenzioni ma evidentemente dovevo essere più esplicita.
Sorride e non dice nulla. Rifletto e forse sono stata avventata, ma mi ero ripromessa di essere spontanea, sincera ed il mio gesto faceva parte di me e di quella sincerità. Lo desidero ma cerco di non mostrare troppo la mia delusione.
-Andiamo di la, qui c’è troppo caldo…
Usciamo dal bagno mentre si copre con un telo dall’addome in giù annodandolo in vita.
-Vengo subito.
Aggiunge mentre è già fuori dalla sua stanza. Rientra poco dopo con indosso dei pantaloni a tre quarti e tiene in mano un paio di maglie a mezze maniche. Si avvicina e me ne fa indossare una. Messa da me sembra più un mini abito che una maglia. Butta gli asciugamani in bagno e mi invita a sedermi sul divano
-Scusa per prima. Non voglio che… Sì insomma, mi piaci, tanto, ma non devi.
-Non devo cosa scusa?
-Non vorrei che con le mie parole io ti abbia forzata in qualche modo…
Non riesco a trattenere il sorriso che si allarga sul mio viso, come può pensare che… cioè secondo lui, io sono entrata nella sua doccia per “compiacerlo?” Quindi si è sforzato di respingermi per non approfittarsi di me? Rifletto sul mio comportamento, l’ho respinto stanotte e anche prima, quando mi ha baciata sul divano… Forse a parti inverse qualche dubbio sarebbe venuto anche a me.
-Robert io…
-No non devi, io non voglio ch
Appoggio le mie dita sulle sue labbra, in quel gesto semplice che lui aveva compiuto in spiaggia. Smette di parlare e mi guarda.
-Sono una valanga di problemi Robert, molti dei quali irrisolvibili nel vero senso della parola, ma ti assicuro che non è per compiacerti che ti ho raggiunto nella doccia. Nessuno in vita mia è mai riuscito a farmi fare qualcosa che non volevo, ed ora come ora è diventato impossibile. Volevo parlare con te. Volevo essere esattamente lì con te… così come ora voglio questo.
Termino questo monologo e prima che Robert possa parlare, lo bacio lasciandogli percepire quanto lo desidero. Mi trascina su di se mentre scivola sul divano abbandonando ogni ritrosia. Tutti i baci, ogni carezza che ci scambiamo è desiderio, è amore. Mi guarda, accarezza la mia pelle, osserva ciascun brivido che mi dona senza fretta. Nessuno dei due vuole che questo momento finisca velocemente, nonostante lo smisurato bisogno di unirsi. Ci aiutiamo a vicenda a liberarci di quei tessuti che ci opprimono e lasciamo che le nostre anime si incontrino. Scivola dentro di me dolcemente, come se la nostra unione fosse l’ultimo tassello di un immenso puzzle. L'unione armonica rende i nostri sguardi ancora più nudi. Finestre spalancate sui nostri io, sul nostro essere noi insieme. I sospiri, le carezze e i baci sono le parole che non usiamo. I suoi occhi mi raccontano tutto ciò che ho bisogno di sentire. I miei movimenti gli raccontano quanto l’ho desiderato, le sue movenze rivelano quanto sia insostenibile questa dolce danza. Il piacere attraversa il mio corpo e Robert percependolo non può che partecipare a quel palpito del mio cuore, con una deliziosa armonia si unisce alla mia gioia concedendoci una grande emozione condivisa.
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La mia vita dopo oggi non sarà più la stessa. Questa donna mi sta regalando emozioni meravigliose. Niente a parte lei.
Un piccolo sorriso curva le sue labbra, gli occhi sono chiusi e il suo respiro che lentamente torna normale mentre le nostre emozioni sono ancora sparse per tutto il corpo regalandoci brividi imprevisti. Bacio la sua spalla e senza aprire gli occhi con la mano accarezza i miei capelli pretendendo che mi appoggi con la testa sulla sua spalla continuando ad accarezzarmi. La sua tenerezza spontanea mi piace, rende ancora più speciale questo momento.
-Rose posso farti una domanda?
Le chiedo serio. Apre piano gli occhi e cerca i miei
-Dimmi…
-È stato come… te lo eri immaginata?
Si copre gli occhi con una mano poi mi spia tra le dita mentre sorride
-Dici sul serio?
Annuisco
-Bhè sai, ho letto nei tuoi racconti… di come ti immaginavi questi momenti e… sono un tipo curioso!
-È stato… decisamente meglio che immaginarlo!
Nascondo il viso tra le mani e rido, riesce a scatenare in me attimi di imbarazzo inatteso. Apre le mie mani con le sue, riapro gli occhi e mi osserva sorridendo
-Non avrei mai potuto immaginare i tuoi occhi come sono ora… il sapore della tua pelle o dei tuoi baci, ma ora so esattamente come descriverli! Dopo una doccia però!
Rido mentre lei rimane seria
-Non dirai sul serio?!?
Mi fa l’occhiolino mentre si solleva per alzarsi
-Ho bisogno di una doccia Downey
Mi alzo con lei, la prendo avvolgendola in un abbraccio da dietro baciando il suo collo proseguendo poi con le spalle
-E io ho bisogno di te.
Ride mentre la prendo in braccio e la porto sul mio letto
-Se stai cercando di corrompermi per convincermi a non scrivere di te mentre fai l’amore…
-In realtà pensavo di darti più materiale a cui attingere
Scoppia a ridere ma quelle risa si soffocano in un sospiro non appena le mie labbra si posano leggere su di lei iniziando ad assaporare ogni centimetro della sua pelle.
-Downey… quello che stai… facendo … è illegale in… molti stati… Americani…
-Già… ma per… tua… mia fortuna… siamo in California…
Ride ed io nel vederla così la desidero troppo. Unirmi a lei è tutto ciò che voglio, sentire di nuovo il suo piacere fondersi con il mio è l’unico obbiettivo che mi prefiggo ed i suoi baci che mi regala mentre siamo un tutt’uno mi confermano ulteriormente la nostra sintonia. Vogliamo la stessa cosa. Amarci.
Mi sveglio, Rose non è qui affianco a me, recupero i pantaloni che indossavo e la cerco bussando alla porta della sua camera. È seduta e sta scrivendo e non mi ha sentito per via degli auricolari con la musica che indossa. Resto per un po’ qui sulla porta ad osservarla, tiene quella foto che ho visto prima su un lato dello schermo e digita velocemente sulla tastiera, sorrido e mi chiedo se stia scrivendo di noi. Di ciò che c’è è successo o se invece sia un nuovo capitolo delle storie che aveva pubblicato senza terminarle. Lascio la maglietta che voglio indossare sul suo letto, mi avvicino e poso le mani sulle sue spalle massaggiandole dolcemente, inclina la testa all’indietro e si toglie gli auricolari
-Ben svegliato.
Mi chino e bacio le sue labbra.
-Perché non mi hai svegliato?
-Perché avevi bisogno di riposare e perché se fossi stato sveglio non avrei scritto.
-Mi concederai di leggere anche questo?
-Quando sarà finito… Non sbirciare!
-Non so una parola di francese… puoi stare tranquilla!
Si volta verso di me ed io mi siedo vicino a lei sulla panca su cui è seduta.
-E come hai fatto a leggere le mie storie?
-Ho fatto fare una scansione e l’ho fatta spedire ad uno studio di traduzioni. Quando sono tornato il libro tradotto era pronto. Posso farti una domanda?
-Certo. Purché tu non mi chieda di leggerti quello che ho scritto!
-Lo sai che sono curioso…
Le abbasso la canottiera che la veste e sfioro ciò che mi incuriosisce.
Quel tatuaggio sul suo corpo. Ma non è l’unico che mi incuriosisce, ha anche un cuore sul lato opposto ed un altro tattoo sul braccio.
Lei guarda quei punti della sua pelle che sfioro con le mie dita, uno dopo l’altro per farle capire qual è la mia domanda.
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Sentire le dita di Robert che tracciano il contorno dei miei tatuaggi mi fa capire che è giunto il momento. Da dove iniziare? Prendo un lungo respiro e temo lui non sia pronto a tutto ciò che sto per raccontare.
Prendo la sua mano e la riporto alla scritta sotto al mio seno.

-Hope. Non volevano mi facessi questo tatuaggio, ma qualche anno fa, quando dopo la morte dei miei genitori mi hanno diagnosticato… il cancro, ma io sapevo che l’unica cosa a cui potevo aggrapparmi era la speranza.
-Come scusa?!? Hai detto cancro?

Annuisco e muovo la sua mano fino a raggiungere il cuore
-Questo rappresenta l’amore. Da qui facevano entrare le radioterapie nel mio corpo per cercare di distruggere quelle cellule impazzite.
Sento le sue dita accarezzare quel punto
-Infine…

Poso le sue dita sul tatuaggio che ho sul braccio
-Le volte che mi sono sottoposta ad una cura con la speranza di guarire…
Mi ero ripromessa di non permettere alle lacrime di uscire dal mio corpo e per ora sono io a vincere. Mi riempiono gli occhi ma riesco a contenerle.
Robert sfiora tutti e otto i disegni fermandosi sull’ultimo
-Rose... È questo che ti fa stare male?
Sorrido nonostante le lacrime negli occhi e annuisco.
-Sono molto più debole a causa di quelle cure che mi hanno
-Ti hanno fatta guarire vero?
Come posso spegnere la speranza negli occhi di quest’uomo?
-Robert io…
Abbassa lo sguardo e credo abbia capito. Stringe la mia mano ed io la sua. Vorrei essere forte per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma non c’è nulla che potrei dire che possa farlo stare meglio. Il mio destino è crudele e inaccettabile lo so.
-Robert lo so che non è facile, ma dobbiamo accettarlo. Voglio solo vivere questi mesi...
-Mesi? Sono sicuro che ci sono altre cure che funzioneranno! Non devi smettere di crederci! Devo fare un paio di telefonate. Conosco qualcuno che può aiutarti.
Si alza e dopo avermi baciata sulla fronte esce dalla stanza infilandosi la maglia che aveva lasciato sul mio letto.
Non sono passati nemmeno 10 minuti da quando gli ho detto la verità e me ne sono già pentita un migliaio di volte. Non posso chiedergli di accettarlo. Non ci riuscirà.
Oltre a togliermi lentamente la vita ora questa malattia mi sta rubando anche la possibilità di amare quest’uomo.
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Corro fuori dalla sua camera, mi sento male sto per scoppiare e non voglio che lei mi veda crollare. Scendo le scale e mi precipito sulla porta dell’ufficio di Nicole le dico di dire a Susan che ho bisogno di vederla subito nel mio ufficio. E senza attendere la risposta mi chiudo nel mio ufficio restando in piedi accanto alla porta a respirare ed a cercare di calmare il mio cuore impazzito. Susan entra e mi cerca con lo sguardo. Quando mi vede non può non notare le lacrime che scendono, le vado incontro e l’abbraccio
-Robert, che succede…
-Sta morendo Sus… Sta morendo e non posso fare niente per aiutarla
Mi trascina sul divano e si siede con me
-Una cosa per volta Robert. Fammi capire.
Prendo un lungo respiro prima di iniziare a raccontarle tutto
-Rose ha il cancro. Tutte le cure a cui si è sottoposta non hanno funzionato e parla di mesi…
-Ora capisco.
-Cosa?
-Stamattina sono risalita e tu non c’eri. Stava piangendo sul divano mi ha detto che non potevo capire ma non sapeva che fare perché sapeva che non poteva durare tra voi. Io ho pensato ad un dubbio normale perché tu sei un attore o cose del genere… invece ora capisco che si stava riferendo alla malattia. Le ho detto di seguire il suo cuore. Di non aver paura, che tu lo stavi facendo.
-Ha scelto di seguire il suo cuore e… ci siamo amati…
-Robert sono davvero dispiaciuta, ma non puoi farti vedere da lei in questo stato.
-Lo so. Sono scappato via prima di crollare dicendole che dovevo chiamare qualcuno che forse poteva aiutarla.
Susan si alza dal divano e raggiunge la porta del mio studio
-Dove vai?
-Da lei Robert. Ti ha appena detto che sta morendo, come pensi che si stia sentendo ora che sei scappato da lei?
-Sono solo uno stupido…
-Non sei stupido, te ne sei innamorato ed ora hai appena scoperto che non potrà restare con te se non per pochi mesi… Ora lavati il viso e riprenditi, non ha bisogno di vederti in questo stato. Ok?
-Come faccio? Sus… L’ho appena trovata e presto…
-Sei un attore, ecco come farai! Se non ce la fai reciterai, devi essere forte per lei.
Annuisco mentre la vedo uscire, ha ragione come sempre. Devo reagire, devo trovare la forza ed il modo per aiutarla.
Raggiungo la mia scrivania e mi asciugo gli occhi, prendo la mia rubrica telefonica e compongo il numero
-Sono Robert, ho bisogno di uno specialista per un amica. Ha il cancro. Grazie amico. Resto qui ad aspettare.


Note: Ciao a tutte! So che stavate aspettando questo capitolo con ansia e ora che l'avete letto capirete perchè vi ho fatto aspettare un po' più del previsto. Rose non ha potuto che compiere la scelta più giusta in entrambi i momenti. Voi che ne pensate? Dedico questo capitolo a Lara91 per la bellissima recensione che ha postato, VeroDowney perchè la parola "Hope" ci unisce ;) e a mitte2000 perchè resta sempre senza parole per colpa mia! ;) Un abbracccio a tutti. A presto.

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Capitolo 13
*** Friends & Lovers ***


Sono arrivata fuori dalla sua porta e lei è lì. La porta è accostata e Rose sta davanti al suo notebook acceso, ma anche se le mani sono sulla tastiera, lo sguardo è perso nel vuoto mentre le lacrime le rigano il viso
-Rose? Sono Susan, posso entrare?
Attendo un istante prima di entrare intanto che la vedo asciugarsi le lacrime ed abbassare lo schermo
-Si certo. Entra pure.
Le sorrido cercando di non appesantire la situazione.
-Ti disturbo?
-No, no figurati stavo solo… non è importante. Dimmi.
-Con i ragazzi giù in ufficio stiamo buttando giù alcune idee su come sviluppare il progetto e volevo chiederti se ti andava di dare una tua opinione.
-Robert ti ha detto, vero?
La sua domanda mi stupisce. Lo so di non essere un attrice ma pensavo di aver mascherato abbastanza bene il dispiacere che provo per loro. Non posso mentirle, non sarebbe corretto.
-Sì. Mi dispiace.
-Forse non avrei dovuto dirglielo. Ora starà male ed è soltanto colpa mia.
È difficile dare un opinione su un argomento tanto delicato ma cerco comunque di tranquillizzarla per quanto posso
-È normale che sia scosso. Chi non lo sarebbe? È inaccettabile che possano succedere cose di questo genere. Robert non è uno che si lascia abbattere facilmente, lotterà con te fino alla fine e stai sicura, se c’è anche una sola possibilità farà in modo che tu possa tentare
-No.
Abbassa gli occhi e si alza. Cammina silenziosa fino alla finestra ed io non so cosa pensare.
-No?
-No. Ho tentato qualsiasi tipo di cura in questi anni, ma tante davvero. Sperimentali e non. Sono stata malissimo quasi fino a non farcela ed alla fine, nonostante io ci abbia creduto davvero con tutta me stessa, il risultato è stato sempre lo stesso. Nessun miglioramento. È difficile vivere… convivere con qualcosa che piano piano ti uccide, ma ho dovuto imparare a farlo.
-Non riesco a capirti. Io ci proverei comunque. Cosa hai da perdere?
Mi guarda e mi sorride come si fa con i bambini quando fanno domande di cui non possono comprendere la risposta.
-Se dovessi iniziare una cura durerebbe almeno un paio di mesi, mesi in cui starei malissimo. Due o tre mesi per riprendermi, infine gli esiti degli esami. È un semplice calcolo matematico… Non ho tempo. Mi hanno dato sei mesi di vita al massimo, voglio passarne quattro o cinque stando male per poi morire? Se mi restano pochi mesi… bene. Voglio viverli.
Dopo queste parole non posso che darle ragione. Il suo punto di vista è logico, razionale e da donna adulta. Riflettendo sulle sue parole ora penso che anche io… no. Non ci posso pensare. È scioccante vederla, sentire come ne parla in modo distaccato come se, tutto questo oramai non la riguardasse più.
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-Susan puoi lasciarci soli?
Ho sentito tutto. Le sue parole hanno sbriciolato il mio cuore. Ed ora mi guarda seria, mentre mi avvicino e so che i miei occhi le stanno raccontando tutto.
Susan-Certo. A dopo.
La sento chiudere la porta. Siamo solo Rose ed io ora, ed io non so nemmeno cosa dirle.
-Robert mi dispiace. Forse avrei dovuto dirti tutto appena arrivata a Los Angeles, ma volevo essere me stessa, quella di prima. Per una volta… Volevo che mi guardassi come mi hai guardata, senza vedere la morte dentro di me. Ne avevo bisogno, ma mi dispiace. Non avevo messo in conto che tu, noi… e ora…
-Ehy, basta con le chiacchiere. Sono felice tu sia stata te stessa, se avessi saputo, sicuramente sarei sempre stato… preoccupato e tu l’avresti visto e sentito.
L’abbraccio stretta a me e la sento piangere in silenzio. I miei occhi si riempiono di nuovo di dolore ma, non me ne devo vergognare.
-Ti avevo detto che sono una valanga di problemi! Forse dovrei tornare a casa...
Si scosta leggermente da me ed asciuga con la sua mano le mie lacrime mentre abbozza un sorriso
-Non permetterò che tu te ne vada… Puoi scriverlo se vuoi! “Robert mi obbliga a restare a L.A.”. I problemi li affronteremo insieme ma ora, parliamo di cose serie… sbaglio o ti avevo promesso la colazione? Ok è un po’ tardi ma se vuoi…
Riesco a farla ridere.
-Assolutamente!
La prendo per mano ed usciamo dalla sua stanza per raggiungere il soggiorno. Ne dovremo parlare di quel mostro che la vuole portare via, ma ora voglio che capisca che io ci sono e che nulla è cambiato.
-Oggi la padrona di casa non c’è! Consuelo è in ferie, quindi, la colazione verrà preparata… dal sottoscritto. Solo perché sei un ospite gradita ti concederò di accomodarti qui, di fronte a me ed assistere alla sapiente arte della preparazione dei miei famosissimi pancakes!
Le verso del succo d’arancia rossa e brindo con lei prima di iniziare a sperimentare ciò che ho solo visto fare! Lo dico sempre io, che sono bravissimo a “fare finta di saper fare” ma chissà perché nessuno mi crede!
Mi osserva in silenzio a parte alcune risate che esplodono spontanee mentre mi scotto le dita o mentre la rimprovero perché non è professionale che una scrittrice rida del suo personaggio principale.
Susan-Ecco da dove arriva la puzza di bruciato!
Le lancio un occhiata truce ma sia lei che Rose scoppiano a ridere. Non sono affatto credibile.
Susan-Pensavano stesse prendendo fuoco qualche pc!
Robert-Insisti?
Susan-Lo sento solo io? Rose?
Rose-Effettivamente c’è qualcosa che sta bruciando…
Mi volto et voilà! Grazie alle loro chiacchiere sono riuscite a farmi bruciare una delle mie creazioni ed ora che la mostro togliendo la padella dal fuoco ridono entrambe trattenendo a stento le lacrime.
Robert-Susan ma tu non dovevi lavorare?
Susan-Sì, ma ho sentito il profumo dei tuoi pancakes e non ho resistito!
Mi avvicino e la bacio sulla tempia mentre la abbraccio.
Robert-Ok, ok, allora puoi restare. Ehy che ne dite se stasera ceniamo tutti insieme? Barbecue in terrazza?
Susan-Sarebbe fantastico ma non vorrai cucinare tu, spero!
Robert-No, infatti non era mia intenzione! Io voglio solo starmene abbracciato con lei sul divano mentre tu e Jeff cucinate!
Abbraccio Rose dopo aver servito i loro piatti con la colazione
Susan-Meglio che lo avvisi allora!
Prende la sua tazza di caffè ed il piatto con i pancakes e si avvia verso le scale sorridendo
Robert-Per le otto!
Rose-Chi è Jeff?
Robert-Jeff è il compagno di Susan. Stanno insieme oramai da… non ricordo… tre anni, forse. È un bel tipo! Ti piacerà!
Facciamo colazione anche se oramai è un po’ tardi, ma siamo in vacanza le dico quindi gli orari non sono un problema.
-Posso farti una domanda?
Mi guarda e si fa seria, forse pensa che voglia parlare della sua malattia.
-Sì certo.
-Hai mai visto come nasce un film?
La sua espressione si rasserena e io non posso che esserne felice.
-No. Cioè, più o meno so come funziona…
-Ti piacerà! Finisci la colazione e se mangi anche tutta la frutta, ti porterò in gita turistica alla Team Downey che, non ci crederai mai, ma è proprio qui sotto! E oggi si lavora… pare stiano discutendo su un nuovo film… di una scrittrice emergente e l’attore principale, nemmeno a dirlo… penso potrebbe piacerti!
Ride di nuovo e io l’adoro. Amo ogni piccola ruga che si forma attorno ai suoi occhi quando ride così.
Siedo accanto a lei nel frattempo che finisce la sua colazione. Io ho preso solo una tazza di caffè, lo stomaco si è chiuso totalmente e l’unico mio pensiero è far stare bene Rose. Riesce sempre a stupirmi ed a rapire il mio cuore. Infilza della frutta ed attende con la forchetta a mezz’aria aspettando che io apra la bocca.
-Se mangio io devi mangiare anche tu.
Ha ragione. Apro le labbra ed accetto. Intanto che beve osservo il tatuaggio sul suo braccio. Vorrei chiederle ma poi appena mi guarda distolgo lo sguardo e le sorrido scendendo dallo sgabello pronto a trascorrere un’altra giornata con lei.
-Pronta?
-Sì. Credo di sì.
Prima di alzarsi mi tira a se e mi abbraccia
-Grazie Rob
Non rispondo perché so a cosa si sta riferendo. Infilo le mie mani sotto alla sua canottiera e le accarezzo la schiena, Rose sospira e prende il mio viso tra le sue mani e mi avvicina alle sue labbra. I suoi baci sono passionali ed allo stesso tempo dolci. Mi toglie il fiato. L’aiuto a scendere dallo sgabello abbracciandola.
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Scendiamo in ufficio e Susan sorride quando ci vede entrare. È davvero molto dolce. Sono tutti seduti attorno ad un tavolo e mentre discutono sulla mia storia, Susan la schematizza sul muro dietro di lei, mentre gli altri scarabocchiano sui loro blocchi per appunti. Il telefono di Robert inizia a vibrare insistentemente e si allontana dalla stanza per rispondere senza disturbare gli altri.
È davvero affascinante vederli lavorare. Susan legge alcuni punti che ha sottolineato su una copia e ne discutono tra loro. Provo quasi imbarazzo nel sentirla leggere, rifletto quanto sia strano visto che, quelle storie sono pubblicate in internet e tutti le possono leggere, eppure, in questo momento mi sento così, forse sto anche arrossendo, mi sento il viso in fiamme. Preferisco alzarmi e raggiungere Robert.
Non appena sono fuori da quella stanza la temperatura del mio viso torna ad essere normale o quasi. La sua voce arriva ovattata dal fondo del corridoio. La porta è socchiusa e lui scrive velocemente seduto alla sua scrivania. Busso piano alla porta mentre la apro, mi fa segno di entrare e ricomincia a scrivere. Mi guardo attorno e non posso non notare quanto quell’ambiente lo rispecchi. Mi siedo sul divano mentre lo guardo e lui, poco dopo chiude la telefonata ringraziando senza troppi convenevoli come sono soliti fare qui in America. Chiude l’agenda su cui ha preso appunti e mi guarda sorridendo
-Non ti piace assistere alla prima stesura dei lavori?
-Ad esser sincera mi innervosisce e… mi imbarazza.
-Imbarazza? Sul serio?
-Già. So che è bizzarro ma, sentire Susan leggere alcuni tratti del racconto mi ha fatta sentire così.
-Penso che molti autori si sentano così soprattutto all’inizio. Quello è frutto di qualcosa di tuo, di intimo, di personale…
-Forse hai ragione, ma la prima volta che mi succede. Quando li rendevo disponibili online non mi sentivo così.
-Certo, perché non eri presente… Non vedevi le facce di chi stava leggendo.
-Probabilmente hai ragione. Ti ho disturbato? Stavi lavorando?
Si alza dalla sua poltrona e mi raggiunge sedendo affianco a me.
-Non mi disturbi. La tua semplice presenza rende questa giornata migliore e poi come ti ho detto, niente lavoro. Sono in vacanza… con te.
Si avvicina alle mie labbra ed il suo profumo mi pervade. Le sue labbra avide di baci come le sue mani che mi accarezzano non mi danno tregua e la voglia di lui torna prepotente
Robert sembra non fare caso al fatto che pochi passi più in là una decina di persone potrebbero sentirci visto poi che la porta è solo accostata. Sono sul punto di perdere il controllo di me stessa a causa di quest’uomo, sento l’impellente necessità di unirmi a lui e solo una voce che proviene dal corridoio mi fa rinsavire mentre Robert non gli dà peso.
-Robert, ci sentiranno! Dobbiamo fermarci.
-Lascia che sentano… Ti voglio.
-Non dirai sul serio…
Prende un lungo respiro e chiude gli occhi per un istante
-No, non dico sul serio. Hai ragione, ma ti voglio. Andiamo su.
Mi prende la mano e si alza invitandomi a seguirlo. Appena usciamo dal suo studio incrociamo alcuni che tornano nei loro uffici, Robert percorre il corridoio ma si blocca non appena vede Susan salire le scale. Torniamo indietro ed entriamo in una porta che non so dove conduca. Le scale sono poco illuminate e scendiamo due rampe. Si ferma sulla porta e mi sorride
-Non distrarti ok?
Non capisco a cosa possa riferirsi, ma entro all’interno della stanza. Serra la porta dietro di se chiudendola a chiave ed accende uno dei tanti interruttori che fa accendere un neon in fondo alla stanza.
-Benvenuta nella… collezione di farfalle.
Mi guardo attorno e resto senza parole. Alcune delle auto che vedo le ho solo viste nei film, altre non le ho mai viste ma sono bellissime. Ciò che mi sconvolge di più è che questa stanza è in realtà un garage grande come tutta la casa.
-Ti avevo detto di non distrarti!
Sono le labbra di Robert su mio collo a riportarmi con la mente a lui, cinge i miei fianchi e mi invita a camminare mentre lui resta dietro di me e mi guida lungo il corridoio di auto parcheggiate.
Mi prende la mano e si ferma appoggiandosi ad una limousine nera. I suoi occhi sono accesi dal desiderio e il suo sorriso è terribilmente sexy. Mi lascio attrarre dal suo corpo e mi tiene tra le sue braccia
-Perché siamo venuti qui?
-Voglio stare solo con te. Susan stava salendo a casa e… ci avrebbe intrattenuti ma io voglio solo te.
Sorrido, il suo corpo mi conferma quanto le sue parole siano sincere.
Bacia le mie labbra mentre rotoliamo lungo la fiancata, sono io ora con le spalle appoggiate a quell’auto e baciandomi mi riporta esattamente al punto in cui ero qualche minuto fa su quel divano, ma poi, abbandona le mie labbra per scendere e baciare il mio collo finendo con lo stuzzicare i miei seni. Le sue mani calde scivolano sulla mia pelle accendendo ogni cellula. Non riesco a fermare la sua discesa o forse non voglio. Sentire le sue labbra, la sua lingua solleticarmi l’ombelico è al limite della sopportazione, quando poi scende ancora di più mi sento mancare le forze, l’emozione mista al piacere che mi sta donando mi fa tremare le gambe tanto che vedo i suoi occhi cercare i miei per capire quanto possa osare. Le sue labbra lasciano il mio corpo solo il tempo per far scivolare i miei indumenti a terra.
Si rialza ornando il mio corpo con baci e piccoli morsi che mi fanno rabbrividire. Siamo occhi negli occhi mentre apre la portiera e le nostre mani vagano nella spasmodica ricerca di liberarci dei nostri vestiti che buttiamo all’interno dell’auto. Sentire il suo corpo appoggiato a me mi regala sensazioni meravigliose nonostante sia poco più che un semplice abbraccio. Saliamo sulla limousine. Si siede accanto a me ma non voglio più aspettare. Scivolo sopra di lui facendolo sospirare
-Adoro questa la tua intraprendenza
Sussurra mentre permetto ai nostri corpi di unirsi. Le sue mani mi stringono a se ed io lo abbraccio seguendo il ritmo di quella danza lenta che sta divorandomi l’anima. Il suo respiro mi dimostra quanto sia appagante per entrambi questo fondersi ma la sua irrequietezza ci porta presto con movimenti decisi laddove naufraghiamo nel piacere, dolce ed intenso.
Riapro gli occhi e lui è qui a pochi centimetri a guardarmi e sorride
-Sei davvero speciale Rose.
-Anche tu non scherzi!
Dico più per mascherare l’imbarazzo che per altro. Mi vergogno ad ammettere a me stessa che lui sta facendomi scoprire parti di me che non conoscevo. Questo interesse per il sesso, questo trasporto è per me un argomento nuovo. Sì, mi è sempre piaciuto, ma con Robert mi sento più disinibita e appagata che mai.
-Ti ho già detto che mi sto innamorando di te?
-Non dovresti Downey, l’amore è la cosa più bella che possa esserci ma non per noi. Noi non abbiamo il tempo per poterci amare...
-Se ci fosse il tempo?
Abbasso gli occhi, conosco la risposta dal primo istante che ho visto i suoi occhi sulla copertina di quel libro.
-Se ci fosse il tempo ti direi che mi sono innamorata di te molto tempo fa, ma il mio corpo non ce ne concederà.
-Anche io ti amo e penso che, tempo o non tempo, non dovremmo perdere l’occasione che abbiamo di poterci amare.
-Vorrei davvero potesse essere così semplice.
-Tu lasciati amare. Devi fare solo questo. Al resto ci penserò io.
Non posso che baciarlo e stringerlo a me. E’ perfino più speciale di quanto si era rivelato fino ad ora.
Abbracciati uno all’altra restiamo così a parlare, ridere e scherzare finché Robert con il suo viso angelico non si fa serio
-Rose ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Premetto che questa, sarà l’unica cosa che ti chiederò e se lo sto facendo è perché tengo a te.
So queste premesse a cosa possono portare. Continuo a guardarlo e non rispondo. Capisco comunque che per lui possa essere difficile tutto questo e forse glie lo devo.
-Vorrei che tu… venissi con me da una persona. E’ un dottore. Potrebbe
-Robert, verrò con te da questa persona ma, anche se per te è difficile da accettare, questo non cambierà le cose…
-Le cambierà per me. Saprò di aver provato ad aiutarti… per me è importante.
Annuisco. Capisco il suo stato d’animo, vorrei davvero che le cose potessero cambiare, ma conosco bene la realtà. Vederlo sorridere felice di questa mia disponibilità è davvero straziante
-Ora vorrei che tu…
-Ehy ma non avevi detto che quella era l’unica cosa che avresti chiesto?
-Eh… già ma questa è…
Non termina la frase e mi solleva donandomi se stesso, pronto ad amarci di nuovo.
Sorride del mio stupore ed io non posso che ricominciare ad amarlo.
-Ti amo Rose…

 

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Capitolo 14
*** Life is a bit like playing ***


Amare Rose è come volare. Ho amato molte donne prima di lei ma, nessuna è mai riuscita a farmi sentire così. Dopo le parole che le ho sentito pronunciare in camera sua a Susan temevo che la sua risposta alla mia richiesta di venire con me da quel dottore fosse negativa, invece inaspettatamente ha accettato di venirci.
La guardo mentre si riveste e il mio sguardo si posa sul tatuaggio a cuore. Lo sfioro e non riesco nemmeno ad immaginare la sofferenza che si possa provare quando si sa che le cure per altro dolorose a cui ci si è sottoposti non hanno portato ad alcun miglioramento.
Non appena mi accorgo che mi sta guardando distolgo lo sguardo e sorrido mentre finisco di vestirmi. Lei già vestita e mi osserva
-Robert tutto bene?
-È buffo che tu lo chieda a me…
-Vorrei fosse… facile ma so che non lo è.
-Inaccettabile. Questa è la parola giusta.
-Non amo parlarne perché è un po’ come piangersi addosso quando si sa che non cambierà niente nel farlo, ma se c’è qualcosa che vuoi sapere te lo racconterò, devi solo chiedere...
-Mi basta sapere che non salirai sul primo volo per Parigi. Non senza di me per lo meno…
Sorride e abbassa gli occhi arrossendo un po’. In realtà ci sono tantissime cose che vorrei chiederle ma capisco che, anche solo parlarne le provoca ulteriore sofferenza, considerando che non mi aveva detto nulla perché voleva “essere se stessa” non le farò domande sulla sua malattia. Aspetterò che ne parli al medico da cui la porterò domani. Lui risponderà a tutte le mie domande.
-Che ne dici di fare una doccia prima di cena?
La bacio dolcemente e lei ricambia
-Una doccia?
Scoppio a ridere, ora, osservando la sua espressione capisco a cosa si sta riferendo
-Per quanto l’idea mi stuzzichi parecchio penso che dovrò trattenermi e lasciarti fare la doccia da sola o temo che Jeff e Susan ci verrebbero a cercare.
Ridiamo insieme sapendo a cosa alludiamo e mentre la guardo così penso che sia assurdo che qualcosa la stia divorando dentro. Sembra così… sana, semplicemente perfetta ed io non riesco ad immaginare di poterla perdere. No. Non può succedere. Non deve.
Lasciamo il garage solo dopo che lei ha fatto un giro completo di tutto l’ambiente osservando curiosa ogni auto presente, infine sorride prima di uscire senza proferire nessun commento.
-Nessun commento? Davvero???
Ride divertita ma non dice nulla. Saliamo le scale e Susan ci accoglie mentre noi ci scambiamo uno sguardo sorridendo, avevo ragione. Non avremmo potuto stare insieme da soli con lei per casa.
Susan-Dove eravate finiti voi due? Volevo darvi questo.
Porge una busta chiusa e Rose la apre mentre Susan continua
Susan-È solo la prima bozza, ma penso che potrebbe piacerti.
Rose estrae dalla busta un libro e rimane letteralmente a bocca aperta mentre con le dita scorre le lettere in rilievo sulla copertina patinata. Susan ha fatto stampare e rilegare le sue storie.
Susan-Posso prenderlo come un sì? Ti piace?
Rose-È… incredibile! Ma come hai fatto… in così poco tempo…
Susan-Se non ti piacciono i colori e i caratteri possiamo anche cambiarli, certo, se non foste spariti, avremmo potuto scegliere insieme tutti questi particolari…
Susan mi lancia un occhiata, ha già capito tutto ma nella sua delicatezza è come sempre perfetta.
Robert-Ok io vado a prepararmi per la serata. Jeff sarà qui a momenti no?
Susan-Sta finendo di accordarsi con lo sceneggiatore è questione di minuti, quando li ho lasciati in ufficio stavano definendo i particolari. Entro la fine della settimana ci consegnerà il copione.
Rose-Il copione? Ma…
Susan mi guarda sorridendo, Rose non conosce il nostro mondo ma è ovvio che si renda conto che non può essere steso un copione in solo pochi giorni.
Robert-In realtà io gli ho chiesto di lavorarci sperando che tu, se fossi venuta a L.A., avessi detto che potevamo farlo.
Non so se Rose prenderà bene questa cosa, ma sono quasi certo di poterle spiegare
Susan-Sei arrabbiata per questo?
Rose-Ma state scherzando vero? È fantastico che abbiate deciso di fare tutto questo… Non potrei mai arrabbiarmi e poi, quei racconti li ho regalati a Robert…
Robert-Ne riparleremo… Non posso accettare.
Rose-Perché non dovresti?
Non so che rispondere… La risposta più ovvia è che non voglio che se ne vada, che muoia. Preferisco non rispondere ora. Non voglio che ci pensi più del dovuto.
Robert- Andiamo a fare una doccia? Dopo tocca a me preparare l’aperitivo.
Annuisce e ci avviamo verso le camere da letto
Susan-Andate a prepararvi, vi aspetto qui! Ho detto… prepararvi! Robert, se tra mezz’ora non sei qui vengo a cercarti capito?
Non le rispondo, sarebbe superfluo ed inizieremmo a prenderci in giro reciprocamente sulle varie volte in cui io o lei abbiamo mancato degli appuntamenti perché troppo presi in altre faccende.
Abbraccio Rose, non vorrei separarmi da lei. La bacio prima di sciogliere quell’abbraccio
-Vengo a prenderti tra 15 minuti ok?
-Ok. Ti aspetterò.
Proseguo lungo il corridoio e entro nella mia stanza. Mi spoglio mentre raggiungo il bagno e mi infilo sotto la doccia ripensando a Rose. Sono in apprensione per domani. Cosa ci dirà quel medico?
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Accendo il mio pc e recupero dalla valigia una penna usb, un veloce copia incolla e mi avvio verso il bagno. Susan è davvero molto gentile, Robert è fortunato ad averla al suo fianco. Finisco di farmi la doccia cercando di non pensare a niente. Mi asciugo ed indosso dei leggins neri e una maglia a maniche corte. Bussano alla porta
-Sì?
Robert apre la porta ed entra sorridendo. Indossa un paio di jeans e una maglietta, sono felice che abbia optato per questi abiti così almeno non mi sentirò fuori posto.
-Sono quasi pronta, ci metto un minuto…
-Fai pure con calma, siamo in anticipo
Si siede sul mio letto e mi guarda mentre recupero un paio di scarpe basse
-Pronta.
Si alza e mi raggiunge mentre spengo il pc
Prendo la penna usb e la metto tra le sue mani. La guarda curioso
-Cos’è?
-I miei esami, cartelle cliniche, le terapie, tutto ciò che credo faccia comodo al tuo amico dottore se vuole farsi un idea di con cosa ha a che fare.
Vedo i suoi occhi diventare lucidi, la stringe tra le dita e mi sorride.
-Grazie… grazie di
-Susan e Jeff ci aspettano… andiamo.
Annuisce e mi bacia sulle labbra, mette la penna usb in tasca e ci avviamo verso il soggiorno. Susan e Jeff sono in terrazza e stanno affianco al barbecue, lui la abbraccia mentre controlla la carne
Robert-Ehy giù le mani da mia moglie!
Jeff e Susan si voltano e Robert li raggiunge salutando Jeff con un abbraccio poi rivolge lo sguardo verso di me. Mi sento vagamente in imbarazzo, Susan gli ha già raccontato di me? O si sta domandando chi sono e che ci faccio qui?
Jeff-Tu devi essere Rose…
Mi scruta con il suo sguardo di smeraldo mentre sorride e mi porge la sua mano, annuisco e ricambio la stretta di mano decisa
Rose-Piacere di conoscerti Jeff.
Jeff-Allora che mi racconti? Come ti sembra Los Angeles? Ci eri mai stata? Robert ti ha portata a fare un giro in centro? Dimmelo altrimenti ti ci porto io!
Rido dell’espressione di Robert mentre Jeff mi fa l’occhiolino e Susan lo rimprovera con un leggero colpo sul braccio
Susan-Lo sai com’è… smettila!
Robert-Il nostro Jeff si diverte a stuzzicarmi… Forse dovrei mandare lui nel bel mezzo del nulla in Texas anziché Mark… sono sicuro che lui sarebbe davvero felice di andare in Colorado con Sus!
Jeff esplode in una risata contagiosa che contagia tutti
Jeff-Vediamo se con le mie bistecche riesco a farti passare la gelosia!
Robert-Non ci conterei troppo…
Mi mette un braccio attorno alle spalle e mi trascina con se, rientriamo in cucina, Robert prepara gli aperitivi ed io lo aiuto tagliando l’arancia per guarnire i bicchieri
Rose-È un bravo ragazzo… simpatico
Robert-Ora si che sono geloso…
Scoppio a ridere vedendolo fermarsi e restare a guardarmi. Come può essere geloso! Non riesco a capire se fa sul serio o se sta scherzando
Rose-Non hai nulla di cui essere geloso, ma non mandarlo nel bel mezzo del nulla!
Robert si avvicina ad un passo da me e mi bacia dolcemente, solo quando sente Jeff fischiare mette fine a quel bacio, io rido mentre lui scuote il capo
Robert-Texas… vedi? Ha voglia di fare il mandriano per qualche settimana.
Pronti gli aperitivi precedo Robert per uscire in terrazza ma per una frazione di secondo la mia vista si acceca e vedo tutto nero. Non perdo i sensi ma mi appoggio a malo modo alla sedia vicino al tavolo dove Robert stava posando i bicchieri. Respiro ed aspetto che passi cercando di far finta di niente ma Robert è già al mio fianco e mi sorregge preoccupato. Come ho potuto sperare che non se ne accorgesse?
Robert-Rose! Come ti senti? Posso fare qualcosa per te?
Rose-Va tutto bene. Ora passa.
Ci sediamo sul lettino ed il suo sguardo è sempre più preoccupato
Robert-Ora chiamo un medico.
Rose-Robert davvero non ce n’è bisogno… E’ che oggi abbiamo fatto solo colazione, le mie riserve energetiche sono basse e abbiamo… consumato calorie. Non appena avrò mangiato qualcosa vedrai che mi sentirò subito meglio.
Sembra convincersi della mia versione e la sua espressione si rasserena un po’. Entra in cucina e recupera qualche biscotto e del succo d’arancia. Il colore del mio incarnato deve essere migliorato perché la sua espressione ora è cambiata in meglio. Si sdraia con me sul lettino e mi bacia la fronte. Nonostante stia facendo finta di niente dai suoi occhi vedo che è preoccupato
Robert-Devi mangiare di più! Non voglio che tu ti senta male…
Lo abbraccio e mi faccio cullare dal suo calore.
Jeff-È quasi pronto!
Robert-Stavo dimenticando… scendo un secondo in ufficio e invio i tuoi file al medico, ok?
Annuisco e lo guardo allontanarsi con quella penna usb che ruota tra le sue dita.
Resto seduta sul lettino mentre Susan lascia Jeff al barbecue per raggiungermi. È bello parlare con lei del suo lavoro e di come spesso tutto sia così magico.
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Il numero di cartelle, file e documenti scansionati mi fa rabbrividire. La quantità di esami a cui si è sottoposta è davvero grande. Li scorro mentre li seleziono per l’invio e nel frattempo recupero il numero nell’agenda. Invio i documenti e telefono al numero che il medico mi ha riservato.
-Salve, volevo avvisarla che ho appena inviato gli esami e i referti di Rose.
=Li stavo giusto guardando…
La lunga pausa che fa non mi aiuta ad essere positivo e ripenso alle parole di Rose “così il medico capirà con cosa ha a che fare” penso che lo abbia capito.
=Il vostro appuntamento è fissato per domani giusto?
-Sì domani nel primo pomeriggio.
=Bene, è meglio che la saluti e metta in moto tutte le procedure perché questi esami vengano rivisti dai miei collaboratori. Ci vediamo domani… Mr. Downey?
-Sì?
=Non sono solito esprimermi prima di un controllo approfondito ma non fomento speranze dove non ne vedo… mi capisce?
-Sì. Rose è cosciente dello stadio in cui si trova, ma io vorrei un secondo parere.
=Sta facendo la cosa giusta, finché c’è una possibilità di riuscita sarebbe assurdo rinunciarvi. Ci vediamo domani.
-A domani.
Mi sento svuotato, affranto, senza voglia di respirare. È chiaro che anche il dottore nutra grossi dubbi su una possibile terapia risolutiva, ma se solo si potesse allontanare più possibile quel maledetto giorno già ne sarei felice.
Sento Susan chiamarmi. Chiudo il pc e li raggiungo fingendo come meglio posso di non sentirmi come mi sento.
La serata trascorre in modo splendido, Jeff e Susan sono una coppia brillante e nei loro occhi si legge tutto l’amore che provano l’uno per l’altra.
Di tanto in tanto mi avvicino a Rose e le chiedo sotto voce come si sente, non voglio che si affatichi ma lei con il suo sorriso cerca di rassicurarmi.
Jeff-Allora Rose ti fermi a Los Angeles? sarà uno spettacolo in primavera e poi, potresti calcare il red carpet per la tua prima volta e forse, la tua storia potrebbe rubare un po’ d’attenzione a film con budget molto più alti.
Rose-Non credo sia possibile, ma sembra davvero molto bello.
Jeff-Se è per il visto possiamo risolvere la cosa…
Susan-No, Jeff. Non è per quello.
Jeff-Possiamo risolverlo giusto? Siamo una squadra vincente!
Rose-Non dipende da voi
Lo sguardo di Jeff si è perso tra Susan e Rose. Non sa che altro dire, evidentemente Susan ha preferito non dire nulla sullo stato di salute di Rose sul lavoro per non influenzare lo stato d’animo dei nostri collaboratori.
Robert-Rose e io per ora viviamo alla giornata, non ci piace fare progetti a lungo termine giusto?
La sento mentre stringe la mia mano e mi guarda mentre annuisce sorridendo
Susan cambia argomento finiamo la serata sui divani a discutere di alcuni posti che abbiamo visitato durante le riprese.
Susan-Robert, dovresti portarla a letto.
Seguo il suo sguardo e vedo che Rose ha chiuso gli occhi mentre abbracciata a me tiene la testa appoggiata sulla mia spalla. Deve essersi stancata più di quanto volesse ammettere.
La sollevo e la porto in camera mia mentre Susan sparecchia la tavola con Jeff.
Rose-Che succede?
Robert- Niente, continua a dormire, è ora di riposare.
L’adagio sul letto e la copro, resto per un lungo istante a guardare i suoi lineamenti illuminati dalla luce che ci raggiunge attraverso la porta ancora aperta.
Non credo riuscirò a chiudere occhio stanotte sapendo cosa ci aspetta domani. Dopo tanti anni in cui mi sono sempre sentito sicuro e forte ora mi sento fragile al suo confronto ed ho paura.
Mi spoglio e mi sdraio accanto a lei, fisso il nulla sul soffitto mentre le sue parole riecheggiano nella mia testa e non posso credere, non voglio credere che
-Non riesci a dormire?
La guardo e mi domando da quanto si sia svegliata, da quanto mi stia osservando in silenzio mentre ero assorto dai miei pensieri. Accenno un sorriso e mi giro verso di lei.
-Dovresti dormire, sei molto stanca.
-Dovresti dormire anche tu… ma non ci riesci. È per domani vero?
Annuisco, penso che mentirle non servirebbe a nulla
-Sai, quando il mio medico mi disse cosa cresceva dentro di me per settimane non ho chiuso occhio, poi decisero di ricorrere alla somministrazione di sedativi così che riposassi e durante i trattamenti avessi la forza per sopportarli. Avevo…
-Paura?
-Sì. Tutte le mie certezze, la mia felicità si erano sgretolate tra le mie mani e niente sembrava potermi dare la forza per affrontare quello che mi aspettava. Poi, in una libreria, vidi i tuoi occhi fissarmi… Una tua biografia ovviamente, non tu in persona.
Sorride e abbassa lo sguardo e non posso che sorridere con lei
-Ho divorato quel libro durante i giorni seguenti e sei entrato a far parte del mio mondo, della mia vita. Ho capito che il mio modo di affrontare la mia malattia era sbagliato ed ho iniziato a combatterla con lo spirito giusto.
Non devi avere paura. So che è difficile, so che è inaccettabile, ma nulla cambierà le cose se… è questo il mio destino.
Sento i miei occhi sanguinare guardando i suoi velarsi e sentendo la sua voce tremare mentre pronuncia quelle parole. Asciuga le mie lacrime e mi sorride mentre si avvicina e mi abbraccia. So che non dovrei e sono arrabbiato con me stesso per questo mio singhiozzare tra le sue braccia… Dovrei sorreggerla ed invece è lei che consola me? Tutto questo è irreale.
Mi stropiccio il viso e apro gli occhi, mi devo essere addormentato cullato dal suo profumo. Rose non c’è accanto a me, suppongo si sia svegliata e si stia preparando. La sveglia mi fa uscire del tutto dal torpore in cui sono. Siedo sul bordo del letto cercando di organizzare i pensieri mentre osservo le gocce scivolare lungo la portafinestra. Il cielo grigiastro non accenna a voler volgere al meglio e il suono della pioggia che tocca a terra risuona in una specie di melodia. Nonostante la distrazione non faccio altro che ripetermi come fosse una preghiera rivolta a un qualsiasi Dio disposto ad ascoltarmi. Fa solo che Dio abbia in serbo per me e Rose qualcosa di… può riprendersi tutto, ma non Rose...
Mi alzo e la vedo seduta davanti al suo pc intenta a battere velocemente i tasti della tastiera, una tazza di caffè è vicino a lei e di tanto in tanto ne beve qualche sorso. È già pronta, mentre io sono ancora seduto sul letto. Mi avvicino e solo allora vedo gli auricolari nelle orecchie e ricordo la prima volta che l’ho vista così, intenta a scrivere. Avevamo fatto l’amore e quando mi ero risvegliato non era più in camera mia, l’avevo trovata così come ora, forse un po’ meno vestita. Prendo la tazza e ne bevo un sorso mentre mi guarda sorridendo, la bacio sulla guancia e mi abbasso per sbirciare cosa sta scrivendo ma sempre con lo stesso sorriso abbassa lo schermo chiudendo il pc.
-Non posso leggere?
-Non ora, devo finire… poi non dobbiamo andare?
-Dammi almeno il tempo di vestirmi…
-Ok ti aspetto qui.
Riapre lo schermo per metà sorridendo mentre aspetta che mi allontani. Non posso che ridere ed allontanarmi per andare in camera mia sorseggiando il suo caffè.
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Capitolo 15
*** A little bit of love ***


Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto non con lui. Non con Robert.
Siede di fronte a me su questa limousine e non riesce nemmeno a rivolgermi uno sguardo. Vederlo fissare un punto indefinito, lontano da me con gli occhi lucidi mentre con i denti si tormenta le nocche delle dita della mano mi fa star male. Vorrei potergli dire qualcosa che lo faccia sorridere ma ci ho rinunciato.
Gli ho rivolto la parola un paio di volte ed in entrambe le occasioni mi ha risposto a monosillabi. Ha freddato persino Susan che ha chiamato per l’ennesima volta poco fa con un secco “Non ora Sus.” per poi spegnere il telefono.

Non conoscevo questa parte di lui, non sapevo potesse chiudersi tanto in se stesso da non rivolgermi uno sguardo. Ora, in questo momento mi rendo conto di come potesse sentirsi Marcel quando cercava di parlarmi ed io restavo muta guardando fuori dal finestrino. Quanto male gli ho fatto?

Forse dovrei prenotare un volo per tornare a casa. E’ solo un’ora che non mi parla e già sto impazzendo, so che non potrei reggere a lungo una situazione del genere.
L’auto si ferma ed il suo assistente ci informa che il jet è pronto al decollo così scendiamo dall’auto e saliamo sul piccolo aereo. Non appena a bordo Robert si avvia verso la cabina di pilotaggio. Io a questo punto penso sia il caso di prendere posto e mi siedo al posto che ho occupato qualche ora fa. Il portatile è ancora nella tasca laterale della poltrona e dopo essermi legata attendo il decollo osservando il via vai di piccoli jet sulla pista. Vedo Robert prendere posto di fronte a me anziché al mio fianco come aveva fatto prima. Altra coltellata. Non vuole stare vicino a me… Davvero non me lo aspettavo ma cerco di continuare a respirare e nascondere come meglio posso la delusione che sto provando.
Sento uno stato d’ansia che mi pervade, devo trovare il modo di calmarmi o esploderò. Per mia fortuna si spegne in fretta il segnale delle cinture e mentre Robert si alza per fare una telefonata io posso accendere il pc.
Solo questo riesce come sempre a farmi calmare e a proiettarmi lontano dalla realtà. Certo è piuttosto assurdo che io lo stia facendo proprio ora con lui qui a qualche passo da me, eppure sta accadendo ed io ho bisogno di questo ora come non mai.
Le ore di volo passano in fretta e siamo di nuovo a Los Angeles, ora capisco perché abbia scelto di vivere qui. Tutto in questo posto sembra più bello quando si arriva da posti freddi come quello da cui siamo appena tornati.
L’auto è già pronta e partiamo. Non vedo l’ora di essere a casa, a casa di Robert. Ho bisogno delle mie cose. Ho bisogno di sdraiarmi al buio per un attimo e sentirmi nel posto giusto, poi, affronterò questa situazione fino a risolverla.
Entriamo in casa e saliamo le scale, Robert mi precede, sempre zitto, inizio ad abituarmi a questo silenzio.
Susan- Robert si può sapere che diavolo sta succedendo???
Robert la guarda e non le risponde, passa oltre e si dirige al frigorifero dove recupera una bottiglietta d’acqua e inizia a bere.
Susan- Ti ho chiamato mille volte e non mi hai risposto se non per dirmi “non ora”
Mi sento decisamente di troppo, Susan sta alzando la voce e non avrei pensato fosse in grado di arrivare a certe tonalità, lei sempre pacata e calma. Cercando di non disturbare mi dirigo verso l’apertura che porta alle camere da letto.
Susan- Voglio una risposta e la voglio ora!
Robert- Chiedilo a lei.
Le sue parole mi pietrificano, ancor prima che Susan si rivolga a me. Susan mi osserva e cerca una risposta nei miei occhi ma non so che dirle ed abbasso lo sguardo dopo averla vista rivolgere lo sguardo verso Robert e lui ha abbassato lo sguardo fissando le sue scarpe per non guardarla.
Susan- Adesso basta! Ora voi due vi sedete qui e mi dite cosa succede.
Robert la asseconda e si siede sul divano. Lei lo segue ed io prendo posto su una poltrona poco distante.
Susan prende un lungo respiro prima di rivolgersi a lui intento a bere dalla sua bottiglietta.
Susan- Robert?
Robert- Non c’è molto da dire. Siamo stati da quel medico. C’è una possibilità…
Susan- Ma è meraviglioso!
Robert- No non lo è: lei non vuole sottoporsi a questa terapia.
Robert si alza e se ne va in camera sua, non aggiunge altro, come se, nulla avesse importanza. È furioso lo sento in ogni passo, lo si legge in ogni contrattura dei muscoli del suo viso.
Susan- Rose è davvero così? C’è una possibilità?
Non vorrei parlarne ma so che devo spiegarle
Rose- Il medico ha specificato che questa “terapia”, se funzionasse, potrebbe solo posticipare di qualche mese, questo se andasse davvero bene…
Susan- Devi perdonarmi ma davvero non riesco a capire perché questa non sarebbe una buona cosa?
Rose- La terapia è molto forte e dura da sopportare, mi ridurrebbe ad uno straccio ed io penso che non gioverebbe a nessuno avermi vicina così… qualche mese in più ma in quali condizioni?
Resta in silenzio per un po’ mentre mi guarda ed evidentemente si sta facendo un’idea di ciò di cui parlo.
Susan- Capisco.
Abbasso gli occhi e mi viene da piangere
Rose- Tu capisci. Robert no. Non mi rivolge la parola da quando siamo usciti dallo studio del medico.
Susan- Non gli è andata giù che non vuoi provare questa terapia.
Robert- Puoi dirlo forte che non mi va giù. Ti amo Rose come puoi non capire???
Alzo gli occhi e lo vedo è appoggiato al muro con le braccia conserte, termina la frase con un filo di voce mentre inizia a camminare nella mia direzione
Susan- Vi lascio soli. Avete bisogno di parlare.
Senza attendere oltre si alza e se ne va mentre io non riesco a distogliere lo sguardo da Robert, li sento riempirsi di lacrime in un misto di dolore, tristezza e felicità.
Si siede sul tavolo che sta di fronte alla poltrona che occupo
-Non posso sopportare che tu perentoriamente decida che non meriti un'altra possibilità
-Vorrei ci fosse una possibilità concreta per cui il tempo a mia disposizione si dilatasse per poter sperare, ma lo hai sentito… potrei non sopportarla e passare i prossimi mesi a letto distrutta per non venirne a capo…
-Potresti anche rispondere in modo positivo alla cura e le settimane diverrebbero mesi e poi chissà, la medicina fa veramente passi da gigante, potrebbero trovare una cura definitiva…
-Sarebbe un bel happy ending ma non siamo in un film e nemmeno in una favola. Dobbiamo essere coerenti e accettare ciò che abbiamo. Le speranze, le aspettative in casi come questi vengono sempre disilluse.
-Tu sei la prima che dovrebbe crederci perché funzioni e lo sai.
Le lacrime oramai scendono copiose senza alcun freno dai miei occhi. Sono troppo stanca per riuscire a contrastare tutto ciò che sento dentro.
-Ci ho creduto così tante volte Robert…
Sentire le sue braccia avvolgermi e stringermi in un abbraccio è qualcosa di indescrivibile. Il suo profumo e quel tepore mi fa sentire subito meglio
-La differenza è che questa volta non saresti da sola a crederci. Noi saremmo tutti vicino a te… io lo sarei… e non permetterei mai che le cose vadano storte.
La sua voce delinea quante siano le sensazioni che sta provando, non cerca neppure di mascherarle o nasconderle. È un libro aperto che si lascia leggere o addirittura si racconta. Vorrei poterci credere, vorrei potermi regalare questa speranza… ma la paura di un'altra delusione è così forte. Il terrore che Robert debba assistermi mentre sto male mi manda nel panico.
-Rose… guardami.
Sollevo la testa e ammiro i suoi grandi occhi fissarmi alla ricerca di una risposta durante il tempo in cui continuo a guardarlo attraverso la vista offuscata causata dal pianto mi rendo conto di quanto sia fondamentale per me la sua vicinanza.
-Dimmi almeno che non escludi questa possibilità a priori…che ci penserai…
-Promettimi che non sarà mai più come oggi.
-Te lo prometto. Tenerti lontana da me mi faceva stare ancor più male, ma non riuscivo ad avvicinarmi. Non riuscivo a respirare, pensare di poter avere una speranza. Una possibilità che tu possa restare con me mi ha fatto gioire, ma la mia felicità è stata massacrata dal tuo “non lo voglio fare” prima che ti voltassi ed uscissi dallo studio. So che ti sto chiedendo molto ma se non fossi così importante per me non te lo avrei nemmeno chiesto. Non sono pronto a dirti addio.
-Ci penserò. Promesso.


 
 
 

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Capitolo 16
*** Movie set, fiction or reality? ***


Questo periodo è stato davvero difficile da vivere con il sorriso, Rose ha sopportato con tenacia la terapia sorridendo anche quando davvero non aveva più nulla di cui sorridere.
Ci siamo regalati un tatuaggio  

per l’ultimo giorno di terapia ed ora, piano piano inizia la ripresa anche se lei è davvero provata da questa cura ed ora non ci resta che aspettare per conoscere gli esiti degli esami a cui si è sottoposta.
Il mio telefono inizia a vibrare controllo velocemente lo schermo e sorrido
-Marcel! Sì dovrebbe essere sveglia, aspetta che te la passo.
Entro in camera, lei mi rivolge uno sguardo e già in quello posso percepire a sua stanchezza. Le bacio la fronte e collego l’auricolare al mio telefono
-È per te… Marcel. Se hai bisogno di me sono di là.
La lascio alla sua telefonata giornaliera con Marcel ed esco dalla stanza con l’infermiera mentre la sento ridere dicendo “Sì, sto mangiando… hai parlato con Robert vero?”
Lo abbiamo contattato all’inizio della terapia e da allora chiama ogni giorno per sapere di lei. Percepisco dalla sua voce che ha sofferto molto per lei, probabilmente l’ha amata, perché è impossibile non amare Rose, ed ora si sta dimostrando d’essere un amico sincero e sono davvero felice che lei possa contare anche sul suo appoggio.
La cosa che mi preoccupa ora è che dovrei assentarmi qualche giorno per le riprese in esterno ma non voglio lasciarla sola. Lei insiste dicendo che ora deve recuperare le forze, starà sempre meno male e che quindi posso andare tranquillamente. Vuole che non trascuri il lavoro per restare qui a casa a ciondolare senza far nulla.
In realtà siamo stati una grande squadra e durante questi mesi siamo riusciti a girare tutte le scene senza che io dovessi allontanarmi da lei.
Ci siamo trasferiti in una proprietà a Malibu e lì, abbiamo creato un vero e proprio set e spesso soprattutto nelle prime settimane Rose riusciva a partecipare restando sul set a guardarci lavorare. In ogni caso, anche quando non riusciva a stare sul set ci poteva vedere dallo schermo della camera da letto in tempo reale ed ogni volta che veniva girata qualche scena in cui la mia presenza non era richiesta salivo da lei e passavamo del tempo insieme.
Visto che non poteva uscire sono riuscito a portare da lei quasi tutto ed oggi è uno di quei giorni. Non appena si alzerà ed andrà in bagno con l’infermiera che la segue i ragazzi del set faranno un altro piccolo miracolo. È già tutto qui fuori pronto. Attendono solo un cenno per entrare e preparare. Li vedo dalle finestre di questa stanza e mi fanno cenno che sono pronti. Li invito a salire, oramai non mancherà molto.
Mi siedo cercando di riposare un attimo. Anche per me è stato un periodo piuttosto intenso ma non ho intenzione di lamentarmi visto che, quello che sopporto io è niente al confronto di ciò che sta vivendo lei.
Ora dovrei partire ed andare a nord per qualche giorno, abbiamo bisogno di freddo e pioggia e la California non è lo stato adatto per questo genere di riprese. Vorrei solo poter ritardare le riprese e poter partire portando Rose con noi ma non è possibile. Anche Marcel me lo ha sconsigliato, le sue difese sono molto basse e rischierebbe di ammalarsi. So che è giusto che resti qui e riposi, ma sapere che ne io ne Susan saremo con lei non mi fa stare tranquillo.
-Robert?
Entro nella stanza, la chiamata è terminata e l’infermiera mi segue entrando poi in bagno per preparare tutto il necessario. Siamo già d’accordo perché attenda un mio cenno per farla uscire dal bagno.
-Ehy, che dice Marcel?
La vedo sorridere
-Solite cose… qualcuno deve avergli detto che non mangio molto…
-Chi potrà mai essere stato! Tutto questo è… inaccettabile… vergognoso! Devo licenziare il personale di servizio! Queste cose non dovrebbero trapelare!
Ride con me e l’infermiera la avverte che quando vuole è tutto pronto per il bagno.
-Devi andare… Vai a farti bella per me. Io resto qui ad aspettarti.
-Con queste premesse potrei metterci un sacco di tempo.
-Ma smettila, sei sempre bellissima. Stanca, ma bellissima.
Abbassa gli occhi e si lascia aiutare. Abbiamo insistito perché utilizzi una sedia a rotelle anche se il percorso è davvero breve. I primi tempi era una lotta continua anche perché si sentiva bene, era ancora in forze ma ora che le energie a sua disposizione sono così poche, la accetta senza ritrosie.
Esce dalla stanza e non appena la porta si chiude esco dalla stanza e faccio cenno ai ragazzi che ora possono entrare. Ognuno ha il suo ruolo e io mi sento quasi di troppo. Vedo con quanta meticolosità preparano tutto perché ogni cosa sia al suo posto, così aiuto come posso cercando di non intralciarli troppo.
Quando oramai è quasi tutto pronto vado nella stanza accanto e mi cambio. Indosso una camicia e dei jeans. Niente scarpe. Tutto è pronto.
Entrando nella stanza di Rose ora sembra di entrare o meglio sembra di uscire. Susan è lì, si guarda attorno e i suoi occhi mi dicono esattamente cosa ne pensa.
-È tutto così… perfetto…
-Dici sul serio? Sembra…
-Perfetto Robert. È assolutamente perfetto. Ora vado prima che mi trovi qui… Buona serata.
Mi abbraccia e se ne va seguita da tutto lo staff che stava finendo di sistemare ogni particolare.
Direi che è giunta l’ora che il mio amore mi raggiunga per trascorrere questa serata insieme.
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Bussano alla porta
-Sì?
-Sei pronta? Posso entrare?
Faccio un cenno all’infermiera che apre la porta e Robert fa capolino entrando solo con la testa. Stranamente non appena lui entra l’infermiera esce senza riaccompagnarmi al letto. Immagino che lo farà Robert.
-Ti sei cambiato… Girate qualche scena anche stasera?
Sorride
-Stasera sei tu l’unica stella che brillerà nei miei occhi
Non posso che scoppiare a ridere, quando fa così il romantico mi fa troppo ridere e come ogni volta, anche stavolta lui inizia a ridere con me.
-Pare che stasera sia io il tuo infermiere di turno, quindi ti porterò io di là, ok?
Mi alzo dalla sedia per rimettermi seduta sulla sedia a rotelle ma Robert mi trattiene e tenendomi stretta a se bacia leggero le mie labbra
-Stasera sei bellissima
-E tu sei uno splendido bugiardo.
-Che ne dici se la sedia a rotelle solo per stavolta la lasciamo qui?
Lo guardo sinceramente stupita, non posso credere che mi lascerà davvero camminare fino al letto…
Annuisco sorridendo, accenno un primo passo ma Robert mi prende in braccio
-Eh mi sembrava troppo bello che mi lasciassi camminare…
Ride ancora mentre raggiunge la porta e li inaspettatamente mi lascia scivolare piano tra le sue braccia finché i miei piedi toccano terra.
-Non rovinare tutto… chiudi gli occhi, vieni con me e dimmi cosa “senti”…
Ora inizio a preoccuparmi davvero, non so cosa abbia in mente ma ho imparato a seguirlo e stare ai suoi giochi. Chiudo gli occhi tenendo le sue mani, lo sento tirarmi piano mentre lui cammina all’indietro e mi intima di non spiare.
-Cosa senti?
Mi fermo per un secondo
-L’oceano! Hai aperto la finestra? Questo sì che è un avvenimento!
Riprende a camminare e mi tira ancora di qualche passo. Sento il freddo svanire sotto i miei piedi, quello che sento il mio cervello lo classifica subito e facilmente, ma la logica, gli impone che non è possibile e cerca altre possibili spiegazioni. Più avanziamo e più i miei piedi affondano
-Ma che diavolo…
Apro gli occhi ed è tutto buio. Solo qualche candela illumina la stanza e Robert mi guarda sorridendo, visibilmente emozionato. Resto senza parole. Questa volta è riuscito davvero a stupirmi.
Una scenografia buia copre totalmente le pareti con solo la luna illuminata, di fronte a me Robert copre la stanza ma posso vedere nonostante la pochissima luce la sabbia al posto del pavimento. Lo guardo e lascia una delle mie mani per mettersi al mio fianco lasciandomi vedere il resto della stanza.

Una tavola apparecchiata e due poltrone bianche.
Robert sussurra al mio orecchio
-Il nostro ristorante preferito stasera è venuto da te, visto che, tu non potevi muoverti…
Camminiamo verso il tavolo e riconosco esattamente ciò di cui sta parlando ma ancora fatico a crederci.
Mi fa accomodare al mio posto e chiudo un secondo gli occhi per sentire la sabbia tra le dita dei piedi fresca e vellutata. Robert prende posto e sorridendo fa un cenno dietro di me. Istintivamente mi volto e guardo dove prima c’era la porta ora c’è un separé e da lì arriva il nostro cameriere che mi sorride mentre versa il vino nel mio bicchiere.
-È sempre un piacere vederla Miss. Spero che tutto sia di suo gradimento.
Resto a bocca aperta mentre lui versa il vino a Robert e poi si allontana sparendo così come era arrivato.
-Ceni con me questa sera vero?
Annuisco sorridendo e solo ora vedo che sul telo che ricopre una parete è proiettato un video con l’oceano calmo e le piccole luci della costa come se fossimo davvero sulla spiaggia. Mi incanto a guardare quell’immagine non la vedo dalla notte prima che iniziassimo la terapia. Robert come promesso mi aveva riportato sulla spiaggia e senza dire nulla aveva iniziato a spogliarsi restando in boxer e iniziando poi ad aiutare me a spogliarmi per fare il bagno nell’oceano ed infine finimmo sulla spiaggia a fare l’amore.
-Un penny per i tuoi pensieri…
Sorrido e mi chiedo se anche lui abbia pensato più a quella serata.
-Come ti è venuta l’idea di fare tutto questo?
-Non ti piace?
-No, no… è tutto bellissimo la mia è solo curiosità.
Beve un sorso di vino e mi guarda, poi distoglie lo sguardo e fissa l’immagine dell’oceano proiettata.
-Pensavo alla notte in cui ti ho portata per la prima volta in quel ristorante, a quel bacio… Tu mi hai cambiato la vita. Mi hai fatto sentire vivo. Innamorato di te e della vita. Poi ho pensato a quando ci siamo tornati per fare il bagno e abbiamo fatto l’amore… Quell’angolo di costa per me è magico e lo è anche per te, così avrei voluto portarti li stasera. Per festeggiare. Ma poi, Susan e Marcel mi hanno fatto riflettere sul fatto che ti saresti stancata e quindi avrei dovuto rinunciare a questo progetto. Parlandone con i ragazzi dello staff mi hanno convinto che si poteva fare qui “è il nostro lavoro” hanno detto “fidati di noi che vuoi che sia ricostruire un pezzo di spiaggia” ed ora devo dire di essere felice di avergli dato fiducia.
Il cameriere rientra nella stanza e posa i nostri piatti, il profumo è davvero invitante
-Ma… è lo stesso cibo… come…
-Giù c’è lo Chef. Oggi il ristorante è chiuso… è qui solo per te.
Mi viene quasi da piangere pensando a cosa si è inventato quest’uomo per sorprendermi, per farmi felice, ancora non sa che ogni secondo in cui ho la possibilità di respirare con lui rende il mio cuore così dannatamente felice da arrivare a far male.
-Robert?
-Dimmi.
-Ti amo. Grazie di tutto.
Si alza e si avvicina per posare le sue labbra sulle mie.
-Anche io ti amo… ma non ti alzerai da quella sedia finché non avrai mangiato tutto.
Rido, questa frase glie l’ho sentita pronunciare così tante volte che è diventata una sorta di presa in giro tra noi.
-Non mi aspettavo una frase così romantica. Downey sei sempre imprevedibile e stranamente stai seguendo il tuo copione.
-Aspetta di assaggiare il dolce…
Morde piano il mio labbro mettendo fine alla mia contestazione e si rimette a sedere guardandomi con quel fuoco negli occhi che so riconoscere.




Ringrazio tutti voi che state leggendo questa FF e in particolare VeroDowney perché le sue recensioni sono sempre splendide e mi ispira sempre con i suoi capolavori. Buona lettura a tutti e al prossimo aggiornamento. Se vi va recensite e fatemi sapere che ne pensate.  
 

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Capitolo 17
*** Prepare yourself for happiness ***


Questa terapia è stata davvero dura e non solo per me. Robert l’ha vissuta con me e nonostante abbia cercato di non darlo a vedere la sua preoccupazione cresceva giorno dopo giorno.
Vedere come quelle medicine lentamente sono riuscite a consumarmi lo ha reso più conscio di ciò che gli raccontavo per prepararlo al peggio.
E’ sempre stato vicino a me, istante dopo istante assentandosi solo per il tempo necessario ad effettuare le riprese del film.
Sono cambiate molte cose, non siamo più riusciti a fare le nostre passeggiate ma in compenso ci siamo raccontati tanto delle nostre vite. Ci siamo confidati ogni piccolo segreto giocando a scriverci dei biglietti su cui potevamo sentirci liberi di scrivere ogni cosa. Quello che più mi ha colpita è stato il biglietto che diceva “la mia paura più grande è di perderti prima di riuscire a farti capire quanto ti amo”. In quelle poche righe ho capito il suo tormento. Ne abbiamo parlato quel giorno, prima o poi arriverà quel momento e nessuno, ne’ lui, ne’ io, ne’ un medico potrà cambiare le cose. Sarà difficile per tutti ma per ovvie ragioni abbiamo deciso che fino a quel momento vivremo come persone normali, senza piangerci addosso, senza tristezza, perché ogni attimo che riusciamo a trascorrere insieme è gioia, è felicità, è un altro momento rubato alla malattia.
L’unica ragione per cui ho sopportato questa nuova ed intensa sofferenza è Robert. La persona più perfetta che io abbia mai incontrato. L’ho scritto su uno di quei biglietti e lui poco fa lo ha estratto dal vaso, lo sento leggere queste poche parole con un filo di voce “Sto per andarmene ma vorrei trovare il modo di dirti che sei l’unica mia ragione di vita”. Sorride anche se i suoi occhi sono lucidi, si morde il labbro e fa una smorfia che dovrebbe essere un sorriso
-Stai giocando sporco piccola pestifera! Te ne approfitti perché non posso toccarti!
Scoppio a ridere e distendo le mie braccia verso di lui in attesa che si avvicini. Mi abbraccia mentre si stende vicino a me e mi riempie il viso di piccoli baci. Nonostante l’attimo riesce a mantenere la promessa che ci siamo fatti. Niente lacrime.
-Domani è il grande giorno…
-Non voglio partire Rose. Non mi sento tranquillo a lasciarti qui sola.
-Ma non sarò sola. Ci sarà Alexia tutto il giorno con me, quindi non cercare scuse. Passerò la maggior parte del tempo a riposare…e poi… tra qualche giorno sarai di ritorno.
-Promettimi che qualsiasi cosa succeda tu mi farai chiamare.
Lo guardo perplessa ma comprendo le sue paure. Sorrido e annuisco. Sentire le sue labbra posarsi sulle mie rimane sempre l’emozione più forte mai provata.
Percepisco che per lui è lo stesso poi appoggia la sua fronte sulla mia e sospira
-Qualcosa non va Downey?
Chiedo sorridendo
-Sarebbe meglio se “qualcosa” non andasse!
Dice ridendo
-Anche a me manca fare l’amore con te, lo sai che non vedo l’ora di riprendere possesso del mio corpo e delle mie forze e di sentirmi di nuovo tua?
-Allora vedi di riposare così riacquisterai le forze e potremo amarci di nuovo.
-Quando tornerai potrei sentirmi meglio…
Mi stringe a se poi si alza e mi fa alzare aiutandomi a spogliarmi per poi farmi indossare il pigiama.
-Arrivo subito.
Si allontana dalla stanza per lasciare i vestiti nella stanza affianco e torna con indosso una maglietta e dei pantaloncini. Si sdraia con me e restiamo così a guardare il tremolio delle luci della costa proiettate sulla parete, finché perdo i sensi addormentandomi mentre Robert mi accarezza i capelli.
 
================================================================
 
 
Questa è l’ultima notte che passo con Rose e non vorrei dormire. Preferisco restare così a guardarla mentre risposa anche se so che domani sarò distrutto.
Mentre la guardo così indifesa e debole le mie paure si affacciano attraverso i miei occhi come ogni notte in cui a stringo a me, lei dorme ed io abbracciandola piango. Dovrei essere forte, dovrei mantenere la parola data e non piangere ma sentirla scivolare tra le mie dita e non riuscire a trattenerla è la cosa più difficile che io abbia mai dovuto sopportare e penso che, se qualche lacrima mi riga il viso mentre lei dorme non è poi così grave. La amo. L’ho aspettata per così tanto… ed ora? Tra una settimana sapremo se questa cura le permetterà di restare con me o se… non ci voglio pensare. Chiudo gli occhi e respiro il suo profumo per riuscire a respirarne tanto che mi possa bastare in questi giorni.
 
-Robert?
La sento chiamare il mio nome si deve essere svegliata e faccio un grosso respiro prima di entrare in camera e sorriderle.
-Buongiorno tesoro. Che ci fai già sveglia?
-Ti stai preparando per andare?
Annuisco
-Stavo mettendo le ultime cose in valigia
Mi chino per baciarla e sento le sue mani avvolgermi in un abbraccio così stretto che per la prima volta mi sembra di risentire la forza in lei, chiudo gli occhi e mi godo quest’abbraccio. Le sue labbra si posano sul mio collo poco sotto all’orecchio e il solo contatto mi fa perdere la ragione per qualche istante
-Perché non resti ancora un po’ qui con me?
-Perché non credo sia…, non voglio che ti affatichi e l’ultima cosa che voglio è farti stancare…
-Non avrei mai pensato di doverti pregare per avere un po’ di noi… starei male se ora te ne andassi… senza amarmi
-Rose tesoro lo sai quanto vorrei, ma…devi accumulare energia non consumarne…
Scioglie il suo abbraccio che mi stringeva e rassegnata lascia cadere le sue braccia sul letto. Mi alzo e mi avvio verso la porta ripensando a quanto brucia già l’assenza di lei.
-Non possiamo… non con la porta aperta...
Chiudo la porta a chiave e torno sui miei passi guardando quel sorriso nascere nei suoi occhi. Mi tolgo i vestiti che indosso e si palesa il desiderio che provo per lei. L’aiuto a liberarsi di tutto ciò che vieta al suo corpo prendere contatto con il mio e ci ritroviamo dopo poco desiderosi di ciò che sta per essere. Mi vede titubare
-Robert ti desidero…
-Ho semplicemente paura di…
-L’amore non può fare male
Si solleva un po’ e cerca le mie labbra rendendo quest’agonia ancor più dolce. Sentire il suo corpo aderire al mio moltiplica la mia difficoltà forse anche perché non trovo dentro di me la forza di resisterle.
-Ti amo così tanto Rose
Sussurro mentre i nostri corpi si uniscono e siamo una cosa sola ed in ogni suo bacio, in ogni suo respiro, in ogni suo movimento percepisco quanto stesse desiderando il nostro amarci. Non posso far altro che lasciarmi trasportare da questo su desiderio lasciando che sia lei a guidarmi attraverso questa felicità e sentirla appagata mi trascina in un vortice di emozioni che ci lascia senza fiato.
Apre i suoi occhi grandi e mi guarda seria
-Sei tutto ciò che non ho mai osato desiderare in vita mia... Grazie.
Le lacrime mi riempiono gli occhi e fatico a mantenere la nostra promessa lei lo vede e mi sorride mentre sospiro cercando di ricacciarle dentro al mio cuore da dove sono riuscite a sfuggire
-Ricordi che mi hai promesso che sarai sempre felice per tutto quello che la vita ti riserverà?
-Rose…
-L’hai promesso… Io avrei affrontato questa cura e tu
-Ora non è quel momento. Tu resterai qui con me ancora e ancora tanti giorni. Quando sarà il momento me lo ricorderai. Non oggi. Ti prego.
-Per riuscire a farlo devi permettere a questo pensiero di entrare dentro di te. Solo questo permetterà al nostro amore di accompagnarti anche quando non ci sarò… Solo questo non permetterà alla sofferenza di annientarti e ne hai accumulata già più di quanta tu possa sopportarne, lascia che scorra fuori imprigionata nelle tue lacrime, ti farà sentire meglio, ma poi devi essere felice, perché io sono felice. Felice per tutto quello che sei riuscito a darmi, felice per la speranza, felice per l’amore, felice per il mio nuovo trascrittore vocale…
Oramai le lacrime mi rigano il viso e non mi sforzo nemmeno di frenarle ma riesce a farmi ridere, ha rievocato in me il ricordo del giorno in cui le ho portato quel piccolo aggeggio tecnologico che le ha permesso di continuare a scrivere senza bisogno di digitare al pc. All’inizio si divertiva a registrare tutte le cose che le venivano in mente mentre io stavo recitando sul set e la sera lo collegava al pc lasciando il volume acceso in modo che io potessi sentire le sue registrazioni mentre si trascrivevano sul pc. Mi faceva piangere anche allora ma erano lacrime dal troppo ridere quelle che mi asciugava quelle sere. Altre ancora, lo collegava e toglieva l’audio e potevo solo vedere una moltitudine di parole che si imprimevano su quel foglio elettronico scritte in francese.
-Ti amo Robert.
-Ti amo da impazzire piccola.
-Ora vai o Susan verrà a cercarti!
Sorrido ed annuisco, so che ha ragione. La bacio e mi alzo recuperando i miei vestiti ed il suo pigiama, la aiuto a rivestirsi prima di andare a prepararmi
-Torno a salutarti prima di uscire
Annuisce e sorride mentre mi guarda uscire dalla stanza. Non posso che sorridere vedendo Susan che stava arrivando camminando lungo il corridoio spuntando una lista sul block notes.
Alza lo sguardo e mi vede ed inizia a sorridere
-Qualcuno ha avuto una bella serata e decisamente un buongiorno o sbaglio?
-Susan ma tu come fai a…
-Osservo Robert, osservo solamente, ed il tuo viso stamattina racconta tutto…
Rido
-Dovresti chiamare subito la truccatrice prima di lasciarmi uscire di casa!
-Siamo anche di buon umore… bene! Era ora! Fatti una doccia e spicciati, siamo già tutti pronti.
 
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Smetto di registrare non appena sento il pomello della porta iniziare a girare per far scattare la serratura, lo nascondo sotto al cuscino, non voglio sentire Robert rimproverarmi perché mi sono alzata senza aiuto… ma, avevo bisogno di andare in bagno e ritornando in camera ho visto il registratore vicino al pc e mi è venuta voglia di dire qualcosa.
Entra nella stanza lasciando le scarpe fuori dalla porta e camminando sulla sabbia sorride fino a sdraiarsi affianco a me vestito con quel vestito blu che adoro.
-Tra poco salirà Alexia e poi i ragazzi che sistemeranno la camera… ho pensato che potresti fare colazione in giardino stamattina.
Il mio sorriso si apre grande ed il suo con il mio. Lo sa quanto mi manchi stare all’aperto.
-Ti chiamo non appena arrivo in albergo ok?
-Mi mancherai.
-Tu riposa e magari quando torno andiamo a farci una piccola passeggiata in spiaggia.
Lo abbraccio con tutta la forza che posso e bacio leggera le sue labbra, mi sorride e si alza avviandosi verso la porta mentre mi incanto a guardarlo camminare. Si ferma davanti alla porta come se avesse dimenticato qualcosa e torna sui suoi passi raggiungendo il pc, si guarda attorno cercando qualcosa con lo sguardo
-Ma dove diavolo…
-Cercavi questo?
Lo vedo scuotere la testa mentre sorride e volge lo sguardo verso di me che lo guardo angelica mentre gli mostro il registratore.
-Riposati!
-Ciao Amore.
Esce dalla stanza aprendo la porta e varcandola così come lo si fa nei momenti più difficili della propria vita quando ci si costringe a “vivere”. Lo amo anche per questo. Premo il tasto rec e ricomincio da dove avevo interrotto.
-“Vorrei che i ricavi dei diritti del libro e del film che mi hai costretta ad accettare su quel contratto vengano…”
 
 


Questo capitolo lo dedico a VeroDowney che mi permette di sognare tra le sue righe, che mi sprona a trovare il tempo per continuare a scrivere e che mi sopporta a tal punto da sognare con me un progetto ancor più grande. Grazie di esistere piccola matta! 

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Capitolo 18
*** Go back ***


Finalmente queste riprese sono terminate e stiamo tornando a casa, abbiamo lavorato sodo ma sono certo che queste riprese daranno quel tocco in più a tutto il nostro lavoro. Anche Susan ne è convinta. Abbiamo costretto la produzione a lavorare in tempi ridottissimi ma penso che questo stia rendendo tutti orgogliosi del meraviglioso lavoro che stiamo facendo per finire il prima possibile e poter mostrare a Rose cos’è ciò che ha scritto.
Ci siamo sentiti ogni giorno da che sono partito da casa, è stata una settimana lunghissima. Dovevamo stare via solo tre o quattro giorni ed invece per via del meteo ci abbiamo messo il doppio del tempo. Ho sentito Rose al telefono tutti i giorni, e tutti i giorni sento che si sforza sempre di sembrare forte ma è ancora debole ed indifesa. Anche per questo sono felice che stiamo rientrando. Avevo bisogno di tornare.
Domattina saremo a casa e la sveglierò con un bacio e se la giornata lo permetterà la porterò a fare una piccola passeggiata in spiaggia come ci eravamo ripromessi e poi non la lascerò nemmeno per un secondo! Potrei noleggiare uno yatch e portarla in qualche isola solo io e lei. Devo chiamare Marcel per chiedergli se Rose gli ha mai confessato di voler visitare un qualsiasi posto al mondo. Dopo tutto quello che ha passato se lo merita.
-Se non dormi domani mattina sembrerai uno zombie…
-Sus… lo so, hai ragione ma non riesco a dormire, ho così tanti pensieri… questa settimana è stata così intensa e non
-Non vedi l’ora di arrivare… lo capisco, ma l’aereo non atterrerà prima se resti sveglio.
Annuisco mentre mi lascia dandomi un piccolo bacio sulla guancia prima di raggiungere l’altra metà del suo cuore che l’aspetta qualche sedile più in là. L’amore che vedo in quei due è meraviglioso e non vedo l’ora di poter abbracciare il mio piccolo Amore.
Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dalle immagini di noi, dei nostri primi giorni, di quando, quella piccola pazza prese un aereo e si presentò a casa mia accettando il mio invito. Rivedo quegli attimi a partire da Parigi, quando impacciata non voleva cedermi il suo libro e quando è arrivata a Los Angeles… i suoi sguardi, le sensazioni che provavo nel vedere i suoi sorrisi affacciarsi timidi tra le sue labbra e la sua ritrosia nell’avermi vicino per ciò che poteva diventare, per ciò che poi siamo diventati. La mia vita è totalmente cambiata con lei affianco… dovrei chiederle di diventare mia moglie… certo questo vorrebbe dire ufficializzare la fine del matrimonio mio e di Susan ma credo che prima o poi questo sarebbe dovuto comunque avvenire. Devo trovare il modo di chiederle di essere mia e di prendere tutto me stesso per il resto dei nostri giorni.
 
-Rob… Robert!
-Uhm…
-Siamo a L.A., svegliati. Dobbiamo scendere dall’aereo…
Salto letteralmente sul sedile venendo catapultato di nuovo sul sedile
-Maledetta cintura! Ecco… andiamo!
Susan ride di me e non so darle torto. Inforco gli occhiali e il cappellino e mi avvio verso l’uscita. Gli altri sono già scesi manchiamo solo io e Susan. Mi porge la mano libera dalla borsa e sorride, usciamo dall’aereo ed in pochi minuti ci ritroviamo all’uscita dell’aeroporto dove i paparazzi ci fotografano mentre saliamo in auto. Con il traffico di quest’ora dovremmo essere a casa tra massimo mezzora, ma questo poco tempo pare si sia fermato e che rallenti ad ogni semaforo rosso.
La mano di Susan si posa sulla mia gamba che solo in questo momento mi accorgo che traballava nervosa. Le sorrido sa quanto sono agitato e sa che dovremo affrontare anche l’esito della terapia.
-Grazie. Non so che farei senza di te…
-Lo sai che per qualsiasi cosa tu possa aver bisogno io per te ci sarò sempre…
-Questo anche se dovessi chiederti il divorzio per chiedere a Rose di diventare mia moglie???
Mi abbraccia con slancio sincero e mi bacia! Le lacrime le rigano le guance e questo mi emoziona molto
-Penso che questa tua decisione sia davvero mossa dall’amore che provi per Rose. Sono davvero commossa e felice. Non potevi prendere decisione migliore per voi.
-Speriamo che Rose la prenda come te…
-Perché non dovrebbe?
-Per via della malattia preferisce vivere tutto alla giornata
-Come la si può biasimare? In fondo vive alla giornata e poi, forse ha anche lei paura di soffrire ancor di più e di far soffrire gli altri che stanno attorno a lei, ma sono sicura che, se le parlerai con il cuore non potrà dirti di no. Ti ama lo sai.
-Quanto io amo lei.
-Robert, è giusto che se tu senti questo desiderio glie ne parli e ti dichiari chiedendole di diventare tua moglie, ma se lei, preferisse per qualsiasi motivo dire no tu lo dovrai capire ed accettare con un sorriso lo capisci che non sarà facile, ma lo fai per lei, per non caricarla di un altro peso.
-Sì ho valutato questa cosa e mi sento pronto. Stiamo per iniziare un nuovo capitolo della nostra vita insieme, qualsiasi sia l’esito delle analisi io vorrei viverlo con lei come suo marito.
-Beh non ti resta che scendere dall’auto e salire a chiederle la sua mano!
Solo in quell’instante guardando fuori dal finestrino mi sono reso conto che ci stavamo fermando fuori dal cancello di casa in attesa che l’automatismo si attivasse ed aprisse i cancelli. Il cuore mi rimbalza in gola e sono davvero agitato ma felice, finalmente ci rivedremo.
Scendiamo dall’auto e Susan mi dice di non preoccuparmi dei bagagli, che ci pensa lei con l’autista e gli assistenti. Entro in casa e raggiungo a passi veloci la stanza in cui Rose sta riposando.
Apro la porta piano e la stanza è davvero immersa nella penombra, sarà perché vengo da fuori ma non ricordo che fosse così buia di solito. Mi avvicino al letto e solo allora vedo Alexia alzarsi dalla poltrona e venirmi incontro. Trovo questa cosa molto strana, non ha mai passato la notte con lei quando io stavo fuori a recitare in notturna, Rose ha sempre avuto un campanello elettronico per chiamarla in caso di necessità, penso che forse, essendo sola in casa la sua presenza la facesse sentire più al sicuro.
Mi fa cenno di seguirla fuori dalla stanza per non svegliarla e solo ora mentre mi incammino verso la porta noto un monitor lampeggiare in basso e cerco di ricordarmi se c’erano dei nuovi controlli a cui doveva sottoporsi di cui io ora non ricordo, ma seguo Alexia sicuro che mi possa fornire tutte le risposte. Chiudiamo la porta dietro di me e noto subito il suo sguardo serio forse triste.
-Che sta succedendo?
-Mr. Downey sono contenta che sia tornato, sono giorni che Rose non sta bene
-Perché non mi hai chiamato?
-Volevo chiamarla e chiamare il medico ma lei ha insistito sul non disturbare che era un malessere passeggero, che le è già capitato con le altre terapie e che sarebbe bastato chiamare il medico. Lui è venuto l’ha visitata e le ha lasciato una terapia da seguire.
-Ora come sta?
-E’ stabile ma non posso dirle che sta bene. E’ davvero molto debole e nonostante la terapia non sembra migliorare. Mi dispiace.
Inizio a sudare, a sentirmi male, cerco di respirare più regolarmente che posso ma davvero mi risulta difficile se non impossibile. Cosa diavolo sta succedendo? Solo pochi giorni fa sembrava stare bene, una lenta ripresa, ed ora?
-Alexia sei tu?
Sento la sua flebile voce chiamare, l’infermiera si avvicina alla porta ed entra e non posso che seguirla
-Sì, sono qui. Apro un po’ le finestre per far entrare un po’ di luce?
-Sì grazie.
Non appena la finestra viene aperta la luce entra nella stanza e la vedo. Il pallore sul suo viso è notevolmente peggiorato, dei cavi escono dal collo del suo pigiama e si collegano al monitor rilevando il suo battito cardiaco che lampeggia senza emettere suoni, infine una sacca di liquido trasparente le viene infuso attraverso una cannula nel suo braccio. Sono in fondo al suo letto ma non mi ha ancora visto, si volta lentamente e con fatica e finalmente i suoi occhi si specchiano nei miei.
-Ti lascio sola qualche giorno e tu? Che mi combini?
Sorride nonostante tutto è davvero felice di vedermi
-Che ci fai tu qui? Non dovevate tornare dopo domani?
Guarda Alexia pensando che mi abbia avvisato non mantenendo la sua parola
-Abbiamo chiuso ieri le riprese e abbiamo deciso di noleggiare un jet anziché aspettare il primo volo di linea disponibile.
Alexia esce dalla stanza e ci lascia soli. Rose mi fa cenno di sedermi affianco a lei. Mi sdraio al suo fianco e lei con un po’ di fatica si appoggia con la testa sul mio petto, le bacio la fronte e la stringo piano a me
-Mi sei mancato tanto in questi giorni.
-Avresti dovuto dirmi che non stavi bene…. Sarei tornato subito.
-Proprio per questo non l’ho fatto. Non volevo che lasciassi il lavoro a metà.
-Come ti senti?
-Temo che non potremo fare la passeggiata in spiaggia di cui avevamo parlato.
Le sorrido e mi chiedo dove trovi tutta questa forza
-Non importa…
La bacio di nuovo e resto con le labbra appoggiate sui suoi capelli mentre lei mi accarezza il braccio con cui l’avvolgo. Restiamo così in silenzio per un tempo che sembra infinito finché Rose non decide di parlare
-Robert, il medico è stato qui a visitarmi, per prescrivermi questa cura e ha portato gli esiti degli esami di controllo…. I valori non sono variati, mi dispiace… quando mi ha vista così mi ha consigliato di iniziare una cura per il dolore perché per quanto sia detestabile questa cosa sembra che il mio corpo si sia stancato di collaborare…
Non riesco a dire una parola. Non sono pronto a queste parole. Non sono pronto a lasciarla andare. Non è possibile mi sembra tutto così maledettamente assurdo. Dovrei dire qualcosa ma cosa? Qualsiasi cosa mi passi per la testa non la posso pronunciare perché so che nel dirla lei soffrirebbe.
-Robert?
-Non sono pronto Rose.
-Ho una cosa da chiederti…
Si solleva cercando di guardare i miei occhi che sono velati dalle lacrime
-Cosa posso fare per te tesoro mio?
-Portami a casa.
 

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Capitolo 19
*** The secret of Rose ***


Marsiglia è sempre bellissima, non me ne ero resa conto fino ad ora, la mia città, la mia casa iniziava a mancarmi. Los Angeles è fantastica ma questa è casa mia.
Robert è uscito a fare la spesa prima ancora che mi svegliassi, come ogni giorno da che siamo qui continua a prendersi cura di me e si ostina a voler cucinare e come ogni giorno Marcel gli ha dato il cambio ed è venuto a farmi visita ed a controllare la terapia che sto seguendo e per lasciare direttive all’infermiera che mi assiste.
Ha insistito perché mi facessi ricoverare ma ora è riuscito ad accettare la cosa e mi assiste a casa.
-Robert mi ha detto che mangi troppo poco…
Sorrido mentre mi osserva serio. Sono passate un paio di settimane da che siamo qui e tutti i giorni Robert continua a dirgli la stessa cosa sperando che lui riesca a in qualche modo a farmi mangiare di più
-Come se il cibo potesse cambiare qualcosa…
Si siede ai miei piedi e lascia il palmare sul comodino
-Davvero vogliamo iniziare di nuovo questa discussione? Non cambierà le cose ma almeno potresti sentirti un po’ più in forze… e poi
-E poi perché non parliamo di cose importanti anziché sprecare il nostro tempo in questa diatriba che non porterà comunque nessuno di noi a cambiare opinione?
-Sentiamo, di cosa vuoi parlare?
-Del mio progetto.
-Lo sai come la penso.
-Lo so, ma hai portato i documenti? Vorrei firmarli il prima possibile.
-Rose…
-Ho sempre avuto mille paure ma questa è la cosa di cui sono più sicura, su cui non ho mai avuto un dubbio e tu, mio caro, devi darmi una mano.
Lo vedo alzarsi scuotendo la testa e estrae dei fogli da una busta trasparente che teneva nella sua valigetta.
-Ah ma allora mi ascolti!
Sorride e il mio sorriso si apre con il suo
-Ti ho ascoltata perché se questo è ciò che vuoi non posso impedirti di farlo, ma sai come la penso. Dovresti parlarne con Robert prima di firmare queste carte.
-So già che sarebbe d’accordo, non ho bisogno di chiedergli cosa ne pensa, e poi, questo lo farebbe intristire ancora di più di quanto non lo sia già.
Firmo quel documento mentre mi ammonisce ancora
-Tu parlagliene ok?
R-Di cosa dovresti parlarmi?
Volgo lo sguardo verso il soggiorno e lui è lì, con i sacchetti della spesa che ci guarda sorridente
-Marcel è preoccupato per il mio poco appetito
R-Ah di questo non c’è bisogno che me ne parli… lo so benissimo e continuo ad insistere, sono contento che anche tu glie lo dica. Devi mangiare di più Rose!
Marcel mi guarda, poi si alza e mi bacia sulla fronte prima di voltarsi e riporre le carte firmare nella sua borsa. Robert si è voltato su se stesso, lo sento riporre i suoi acquisti in cucina, Marcel mima un “diglielo” prima di uscire dalla stanza e io sbuffo senza essere vista. Li sento chiacchierare e poi congedarsi con il solito abbraccio che Robert gli elargisce e che Marcel ora inizia ad accettare senza impietrirsi.
Mi raggiunge e sorride
-Una di queste sere dobbiamo invitarlo a cena.
-E’ una buona idea.
-Come ti senti oggi?
Mentre mi abbraccia lo vedo guardare verso il display che indica la quantità di morfina che mi infondono.
-Bene…
Sa che l’aumento indicato sul display significa che non va bene, ma accetta la mia risposta fingendo che davvero tutto vada bene si alza e mi chiede cosa preferisco mangiare per colazione, io sforzando entusiasmo per l’argomento sorrido
-Pancakes? I tuoi pancakes?
I suoi occhi si illuminano e con quella speranza che gli vibra addosso esce dalla stanza per mettersi subito all’opera.
Quando rientra nella stanza porta un piatto con due pancakes. Mi sforzo di mangiarli per vederlo sorridere e lui non mi delude.
In queste mattine ci regaliamo delle lunghe chiacchierate. Abbiamo ripreso le nostre confessioni “vis a vis” e Robert mi ascolta sempre con molta attenzione. Oramai posso dire che conosca ogni mio più piccolo pensiero su qualsiasi argomento. Qualche volta mi stupisce ancora e dopo la spesa si presenta con una valanga di domande di cose di cui ancora non avevamo parlato e ne sono felice, poter condividere ogni cosa con lui è ciò che mi completa.
Fingiamo di essere una coppia normale senza problemi ed in realtà entrambi sappiamo che tutto questo non durerà.
-Oggi sono arrivati questi da Los Angeles…
Mi mostra una busta, non so esattamente cosa contenga ma lui radioso e nervoso vuole condividerne il contenuto con me e io sono pronta ad ascoltarlo.
-Di che si tratta?
-Bhè è una cosa a cui avevo pensato mentre ero a nord a girare, poi però non ne abbiamo più parlato perché
-Perché siamo tornati qui?
-Sì…
-Ok racconta.
Lo vedo grattarsi la testa come se non sapesse da che parte iniziare e cercasse di riordinare le idee. Questa immagine di lui mi fa sorridere perché solo in rarissime occasioni l’ho visto impacciato e non capisco come quella busta possa renderlo così vulnerabile.
-Ho pensato… cioè, avrei voluto dirtelo ma poi, e poi Susan mi ha detto facciamolo! ed io…
Mi guarda e deve aver colto il mio smarrimento per le sue parole confuse e sospira sedendosi sul letto, guardando il lembo della busta mentre ci gioca con le dita
-Da quando sei entrata nella mia vita tutto è cambiato… Solo da allora tutto ha avuto un senso e vorrei che per te fosse lo stesso.
-Robert, amore, certo che è così.
-Non interrompermi altrimenti lo sai, non arriverò mai alla fine di ciò che voglio dire.
Annuisco sorridendo
-Penso che, anche…dopo sarà tutto diverso e so che per te potrebbe avere un peso diverso dal mio, ma ti chiedo anzi, ti prego di cercare di considerare la cosa dal mio punto di vista prima di dirmi che ne pensi. Qui dentro ci sono i documenti che sanciscono la fine del mio matrimonio con Susan. Abbiamo ufficializzato la cosa e io vorrei che tu potessi prendere in considerazione la richiesta di diventare mia moglie. Sei tutto ciò che ho, tutto ciò che vorrei ed io ti amo così tanto…
La sua voce si spezza su quelle ultime parole e capisco più che bene i suoi sentimenti ed i suoi tormenti. Io stessa li sto vivendo e cerco di non mostrare quanto mi stia facendo soffrire l’idea di doverlo lasciare qui a soffrire da solo. Non ho il tempo ne’ la forza per aiutarlo a sopravvivermi, ed ora, ha aperto il suo cuore a me in un modo ancora più profondo e le lacrime che rigano il suo viso ne sono l’ennesima prova.
-Non so se posso accettare una proposta del genere…
Il suo sguardo che mi scrutava in attesa di una risposta ora si riposa sulle sue mani e sulla busta.
-Non ti sei nemmeno inginocchiato… e non hai nemmeno un anello con te…
Non posso descrivere il suo sguardo mentre ascolta le mie parole e il sospiro che ha fatto. Il sorriso che si è aperto sulle sue labbra e nei suoi occhi. I miei occhi sono pieni di quell’amore che senza freno esce dai suoi. Non penso di aver mai amato nessuno quanto amo lui e vedere tanta felicità sul suo viso fa quasi male
-E se mi inginocchiassi?
-Potrei pensarci…
Sdrammatizzo mentre lui si alza e si inginocchia affianco al letto lasciando la busta a terra per prendere la mia mano tra le sue.
-Prima che tu ci possa ripensare è meglio che ti dia anche questo…
Dalla tasca dei suoi jeans estrae un anello e mi guarda sorridendo
-Rose… vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo accettandomi come tuo marito?
Rido
-Il mio cuore non permetterebbe mai alla ragione di negarci questo… Ti amo Rob. Sì, niente potrebbe rendermi più felice che essere tua moglie.
Bacia la mia mano e lascia scivolare quell’anello lungo il mio dito accompagnandolo poi si solleva e bacia teneramente le mie labbra.
-Ora devo chiamare Marcel!
-Come scusa? Perché?
Sorride capendo il mio stupore alla sua affermazione.
-Ne ho parlato con lui qualche volta… questa busta è in cucina già da qualche giorno... e lui mi ha detto che se tu avessi accettato, mi avrebbe dato una mano. Conosce il sindaco perché qualche mese fa si è sottoposto a delle cure e… gli chiederà di ufficializzare la nostra unione.
-Marcel è proprio un angelo…
-Già… Lo chiamo.
Lo sento parlare al telefono dall’altra stanza è felice e io con lui. Sembra assurdo pensare di poter essere felici in un momento come questo ma lo siamo.
-Che ne dici, va bene settimana prossima?
Rabbrividisco per un istante ma poi rispondo di getto come se quelle parole non venissero da me ma dal mio corpo
-Che ne dici di oggi pomeriggio?
Robert si blocca per un istante, poi la felicità nei suoi occhi si smorza e annuisce. Riprende a parlare con Marcel e si accordano per il pomeriggio.
Forse Marcel ha ragione dovrei parlargli di quei documenti ma è già tutto così maledettamente difficile.
 
M-Rose?
R-Rose? Amore mi senti?
Apro gli occhi e fatico un po’ a mettere a fuoco, Robert e Marcel sono entrambi seduti affianco a me forse ho avuto un black-out
-Mi sono addormentata?
Questi farmaci a volte mi fanno questo effetto, mi addormento e non mi accorgo che lo sto facendo.
M-Rose, c’è qui il Sindaco è venuto…
Il mio vuoto è durato praticamente mezza giornata? Robert è un po’ teso, forse preoccupato.
-Ok allora facciamolo.
Robert sorride e si siede vicino a me mentre Marcel fa entrare nella stanza l’infermiera e il sindaco che con un sorriso di circostanza si ferma ai piedi del letto, fatico a seguire ciò che dice finché lo sento concludere cominciando ciò per cui l’abbiamo chiamato.
S-Cercherò di essere breve visto le circostanze, non è il caso di indugiare sulle lungaggini burocratiche: Robert vuoi prendere Rose come tua moglie?
R-Sì. Lo voglio.
S-Rose, vuoi prendere Robert come tuo marito?
-Sì. Lo voglio. Più di quanto immagina.
S-Allora vi dichiaro marito e moglie. Prendo i documenti e una volta firmati sarete sposati a tutti gli effetti.
Robert mi bacia e sorride appena mentre mi accarezza il viso
-Ti amo Rose. Non dimenticarlo mai.
Annuisco e sto per rispondere ma il sindaco ci interrompe portando i documenti da firmare. Appongo la mia firma con la mano che trema un po’, poi tocca a Robert ed infine all’infermiera e a Marcel che si sono offerti di essere i nostri testimoni.
Escono tutti dalla stanze e Robert il ringrazia accompagnandoli nell’altra stanza. Chiudo gli occhi e ripiombo nel nulla da cui fatico ad uscire. Quando riapro gli occhi Robert sta seduto sulla poltrona affianco al letto e lo sguardo fisso al monitor. Seguo con lo sguardo il suo e non posso non notare subito quanto i miei parametri si siano abbassati. Capisco che non sono i farmaci a darmi questi blackout ma è il mio cervello.
-Robert…
-Tesoro! Finalmente ti sei svegliata!
-Che ore sono?
-Le 4 del mattino.
-Quanto ho dormito?
-Un giorno e mezzo più o meno.
-Robert questo non è un buon segno… mi dispiace amore… penso che ti debba dire
-Non dire così. Non è colpa tua…non
-Ci sono delle cose che volevo dirti…e se non te le dico ora, non so se riuscirò a farlo poi…
Si sdraia vicino a me e mi abbraccia stretta a se.
-Dimmi ti ascolto
-Prima di tutto… Grazie. Mi hai dato la possibilità di vivere un sogno, ti amo così tanto… poi devi fare alcune cose per me. Questa casa, devi assicurarti che diventi una casa appoggio per chi sarà sfortunato come me.
-Ok. Te lo prometto
-E poi… Marcel.
-E’ di là che riposa, vuoi che lo chiami?
-No. Ma ci sarà un momento in cui dovrai ascoltarlo con attenzione perché ti parlerà dell’unico progetto a cui non ero disposta a rinunciare.
-Lo ascolterò quando verrà il momento, ora non preoccupartene.
-E’ difficile ma temo che quel momento sia arrivato. Questi blackout non sono dovuti ai farmaci ma… forse dovremmo salutarci ora… la prossima volta che succede
-Potresti non svegliarti… Marcel me lo ha detto.
Sorrido, Marcel fa sempre la cosa giusta. Chiudo gli occhi abbandonandomi tra quelle braccia che mi scaldano mentre le sue labbra mi baciano sulla fronte sussurrandomi il suo amore. 

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Capitolo 20
*** Goodbye my love ***


-Non è possibile. Deve essere un fottutissimo incubo. Non posso stare senza di te! Piccola irriverente, hai voluto aver ragione per forza. Io ho mantenuto la mia promessa ma adesso non puoi lasciarmi qui, così.
-Robert…
Mi volto verso la porta della camera ardente dove Susan aspetta che trovi il coraggio di lasciarti andare. Al suo fianco Marcel i cui occhi trasudano l’amore che non ti ha potuto dare. Mi sento vuoto, fermo, come se nulla di tutto quello che ho detto o pensato ora abbia senso.
Sento i suoi passi nel silenzio che si avvicinano e si fermano. La mano leggera che si posa sulla mia spalla
-Robert? E’ il momento. Vieni con noi.
Mi sollevo e le mie gambe non hanno intenzione di allontanarsi, penso agli ultimi istanti in cui ti ho tenuta tra le mie braccia ed ora? Cosa sarà di me senza poter guardare il tuo sorriso? Il tuo viso? I tuoi occhi…
Mi lascio trascinare da Susan fino alla sala qui affianco. Una tua foto in cui sorridi spensierata è posta accanto a un grande mazzo di tulipani bianchi e rosa ed alcune persone sono sedute ed ascoltano dei tuoi amici mentre ricordano te. Mi siedo e non ascolto una parola di quella lingua sconosciuta. La mia mente sta cercando conforto nelle immagini di noi di quando eravamo a Los Angeles e tu, non mi avevi detto nulla per non essere compatita, per essere te stessa e per un istante, restando con gli occhi chiusi nascosti dagli occhiali scuri ho creduto di essere ancora la, ma poi, la tua voce soffoca il silenzio mi ha riportato alla realtà. Apro gli occhi e Marcel è accanto alla fotografia ed ora vorrei sapere cosa stai dicendo nella tua lingua e vorrei sapere quando hai inciso queste parole sapendo che sarebbero state ascoltate oggi. Questo pensiero mi trafigge ma il suono della tua voce mi fa sentire meno solo.
Vedo le lacrime scorrere sulle guance dei presenti e non so, chiederò a Marcel.
D’un tratto il messaggio si ferma e inizi a parlare in inglese e comprendo che questo messaggio lo hai inciso dopo che ci siamo conosciuti ed amati. Questo messaggio è per me, per noi.
“Il cancro è una malattia gentile, poco invadente, mi ha comunicato la sua presenza con garbo, quasi con lucida incoscienza. Si è sistemato lì accanto a me, spesso ha taciuto, è stato un compagno muto, tanto rispettoso da farmi credere che non esistesse. Solo in alcuni momenti, quando sono stata spensierata, quando ho sorriso alla vita, mi ha fatto capire che c’era, che era lì con me, che non era andato via nonostante i tentativi, nonostante le cure. È allora che lucidamente l’ho accettato, mentendo, cercando di ingannarlo come lui ha ingannato me. In fondo è stata una buona malattia, mi ha permesso di rendermi conto, di prendere coscienza, quanto mi sono illusa troppo mi ha richiamata alla realtà.
Piano piano mi ha portata ad abbandonare la speranza ma non con cattiveria. In fondo si è preso solo lo spazio che gli serviva. Non mi ha uccisa velocemente, non come altre malattie, ha permesso a chi resta di spalmare il dolore nel tempo, mi ha sottratto l’amore con delicatezza, con mano leggera. In fondo, mi ha fatto capire il come e anche il quando. È stato così generoso da non lasciarvi persi nello sconforto puro ma si preso quel che gli spettava un pezzettino alla volta, in un continuo rincorrersi di piccoli avvenimenti. In fondo ha fatto solamente il suo lavoro: mi ha sottratto alla vita con leggera paura e tanta malinconia. Vivete la vostra vita piena d’amore e felicità in ogni istante che vi viene donato, per voi e anche per me.”
La verità è che mi manchi già da impazzire. Non so davvero come farò.
La gente si saluta e inizia ad andarsene. Oramai siamo solo io, Susan e Marcel ad attendere che termini la cremazione.
S-Torno subito…
Susan si allontana un attimo, i suoi occhi rossi mi fanno capire che ha bisogno di prendere un attimo di respiro dalla mia sofferenza e restiamo noi. I suoi due uomini ad attenderla.
Marcel mi porge il registratore vocale che ti avevo regalato
-Ci sono altri vocali per te.
-Grazie.
-Era felice Robert, non devi rimproverarti niente.
-Voleva vivere serenamente i suoi ultimi mesi ed io l’ho obbligata a provare quella terapia e come le ho fatto vivere questi mesi? Nel dolore, soffrendo
-Non dire altro! Rose non si sarebbe fatta convincere se non avesse voluto provarci davvero! Era felice di tentare questa terapia, perché voleva tentare qualsiasi cosa per riuscire a passare più tempo possibile con te. Mentre era a Los Angeles, nonostante la terapia era felice, come lo è stata fino all’ultimo istante. Il solo averti al suo fianco l’ha resa felice. Non rammaricarti. So che non è possibile, che non ti riuscirà facilmente, ma l’hai sentita, devi essere felice anche per lei.
Sorrido come solo un attore sa fare.
Essere felice. Non potrò mai più essere felice, ma è inutile cercare di spiegarglielo. Sorride e mi dà una leggera pacca sulla spalla, felice di avermi a suo giudizio, dato sollievo.
Tornare a casa, restare solo tra queste mura senza il tuo sguardo che mi segue mi fa stare male. Saluto Susan che ha riordinato un po’ casa e mi ha pregato di restare ma l’ho convinta che non ne ho bisogno ed ora torna in albergo, mi sento solo ma non voglio nessuno tra i piedi che mi obblighi a parlare, mangiare, vivere. Tutte quelle parole… tutto inutile. Voglio solo restarmene qui, in silenzio, chiudere gli occhi e percepire la tua presenza.
-Robert io allora vado. Sei sicuro che non hai bisogno di niente?
-Sì sono sicuro.
-Domani il volo per Parigi è alle 11.00. Passo a prenderti alle 10.00 ok?
La guardo perplesso come se stesse parlando un'altra lingua.
-Sus… io non torno con te.
-Come scusa?
-Non voglio andarmene. Ho tante cose da fare qui, voglio… ho bisogno di riordinare le idee e…
-Ok allora posticipo il ritorno a Los Angeles, ti do una mano qui e poi torniamo a casa insieme.
Mi alzo e l’abbraccio, è così dolce.
-Non c’è bisogno che tu resti qui per farmi da balia. Dammi qualche giorno e poi ti raggiungerò a casa. Ho bisogno di restare ma restare da solo. Capisci vero?
Mi guarda un po’ impaurita, probabilmente teme che possa compiere qualche sciocchezza.
-Ti chiamerò tutti i giorni, promesso.
Annuisce e dopo avermi baciato lascia la stanza e finalmente sento la porta chiudersi dietro di lei.
Siamo soli amore mio. Soli, io e l’assenza di te.
Svuoto le tasche sul comodino, chiudo le persiane e mi sdraio sul nostro letto e chiudo gli occhi mentre respiro il tuo profumo le lacrime iniziano a scendere senza che io possa e voglia fare qualcosa per fermarle. Ora posso piangere, posso disperarmi perché i tuoi occhi non possono vedermi.
 
Mi sveglio e sta albeggiando, gli occhi mi fanno male, non so per quanto tempo ho continuato a piangere, so solo che alla fine esausto devo essere crollato.
Recupero il telefono e vedo un paio di messaggi, Susan mi chiede come va, di scriverle se mi fa sentire meglio. L’altro messaggio è di Marcel che mi domanda se ho bisogno di aiuto per sistemare le tue cose. Rispondo a monosillabi ad entrambi e lascio il telefono sul comodino. Solo ora rivedo il registratore che mi ha dato Marcel ieri. “Ci sono altri file audio per te…” ripenso alle sue parole e non posso che azionarlo subito. Il file zero è quello che abbiamo sentito ieri. Aziono il tasto che mi porterà alla prima traccia e alzo il volume.
-Ehy Downey hai smesso di piangere? Lo sai come la penso. Le lacrime non servono in questo momento, devi solo respirare e come mi hai insegnato tu, cercare il lato positivo delle cose. Ora mi dirai, ma quale lato positivo può esserci nel fatto che io non sia più lì con te? Incredibile ma c’è. Ora hai libero accesso ai file del mio pc… “ride” non ridere mi raccomando! Li ho fatti tradurre ed ora potrai finalmente leggere ciò a cui stavo lavorando. So che la tua tentazione sarà di ascoltare tutti i file insieme ma ti chiedo di ascoltarne solo uno al giorno per permettermi di starti vicina ancora per un po’. Penso che ti darò il tormento e ti obbligherò a fare delle cose per me in questi giorni. Il compito di oggi è aprire l’armadio e sbarazzarti del contenuto. Per tua fortuna non sono mai stata un accumulatrice seriale quindi sarà un compito abbastanza facile, Devi solo raccogliere tutti i vestiti e la biancheria e riporla nei sacchi. Marcel si occuperà di farla recapitare all’istituto che si occupa dei senza tetto.
Sopra l’armadio ci sono delle scatole ripiegate le puoi utilizzare per inserirci i miei effetti personali che vuoi conservare, ci sono album fotografici che potrai guardare solo dopo aver finito di svuotare l’armadio ed i cassetti ok?
Ora ti lascio lavorare e vorrei che ti ricordassi un paio di cose: la prima è “devi mangiare” quindi colazione, pranzo e cena. La seconda è… che ti amo. In ogni caso, in qualsiasi luogo io mi trovi ora devi ricordarti che ti amo e se fai qualche cazzata ti vedrò! Lo sai che sono brava a darti il tormento! “ride” Ci sentiamo domani tesoro mio. Ciao.
Se prima stavo male ora sto anche peggio. Ha passato il suo tempo ad incidere dei messaggi sapendo che quando li avrei ascoltati lei non ci sarebbe stata.
Spengo il registratore e mi metto al lavoro. Mi faccio una doccia, indosso tuta e t-shirt e mi cucino due uova. Finito il caffè recupero i sacchi di cui mi ha parlato ed inizio a liberare l’armadio.
Questo lavoro devo dire che mi è servito. Ha tenuto la mia mente occupata fino ad ora. Penso sia primo pomeriggio, recupero il telefono e rispondo alle chiamate perse. Non ho fame ma ripenso all’ammonimento di Rose e mi preparo un tramezzino che mangio mentre porto i sacchi all’ingresso. Mando un messaggio a Marcel per glissare il suo invito a cena. Non ho proprio voglia di vedere nessuno. Continuo a lavorare e metto da parte gli album fotografici, li guarderò più tardi. Una busta in fondo all’armadio richiama la mia attenzione, contiene una stampa penso sia una copia del libro che Rose aveva ceduto a me alla premiere a Parigi ma subito noto che il titolo non è lo stesso. Anche questa busta la metto da parte e con questa ho finito di svuotare l’armadio.
Mi siedo sul divano e apro la finestra che dà sul mare, per un po’ resto così incantato a guardare quel panorama per memorizzarne ogni centimetro e poi penso a te, a chissà quante volte ti sei persa con lo sguardo in quel blu. Ho la testa vuota. L’unica cosa a cui penso è che ci sono così tante cose che non ti ho chiesto. Tante risposte che potrò solo immaginare. Avevamo bisogno di più tempo.
Chiudo le tende e mi metto a letto. Voglio solo che questa giornata finisca. Voglio risentire la tua voce.
 
Ho dormito senza svegliarmi nemmeno una volta. Ti sentivo al mio fianco. Sono sicuro tu fossi qui. Quando ho aperto gli occhi il mio primo pensiero è stato il registratore.
Lo accendo mentre aspetto che il caffè sia pronto e le uova si cuociano.
-“Oggi il tuo compito sarà accettare l’invito di Marcel per pranzo. Sono sicura che hai già glissato la sua richiesta di vedervi per cena. E’ ora di uscire e respirare Downey. Pensa che la fuori c’è tanta gente che ha bisogno del nostro aiuto e che il nostro progetto sia pronto il prima possibile. Vestiti e vai a cammina senza meta attraverso la mia città. Nel mio comodino c’è una mappa della città con i luoghi che, a mio insindacabile giudizio tu devi vedere. Ti ci avrei portato io se avessi potuto. Ti lascerai guidare attraverso i luoghi che mi hanno vista crescere?”
Bevo il caffè e recupero mappa e cellulare. Il messaggio di Marcel è già nella miei messaggi in arrivo. Lo guardo per un po’ poi digito in fretta “con molto piacere, ci vediamo lì” prima di cambiare idea.
Rispondo al messaggio di Susan dicendole che pranzo con Marcel e che tra pochi giorni tornerò a casa. Il tempo di vedere i progetti per la casa e tornerò.
Mi preparo ed esco di casa, il sole è accecante e tiepido. Una bella sensazione tutto sommato. Inizio a seguire la linea rossa che mi porta luogo dopo luogo. È tutto così irreale, le tue note a margine che mi dicono dove guardare, i luoghi che per te sono stati importanti di cui mi hai scritto appiccicando dei post-it a margine mi sento tenuto per mano in questa esplorazione del tuo mondo. Mi ritrovo in una piazzetta e mi sento chiamare
-Robert!
Alzo lo sguardo dalla mia mappa e vedo Marcel che si alza da un tavolo e mi fa cenno di raggiungerlo. Non avevo proprio più pensato al suo invito. Mi chiedo se sono in ritardo. Lo raggiungo e per la prima volta mi saluta abbracciandomi di sua iniziativa, se Rose fosse qui riderebbe di questo. Dopo tanto imbarazzo ora si sente libero di salutarmi come fossimo vecchi amici.
-Sono in ritardo?
-No. Sono arrivato da poco, ho calcolato più o meno quanto ci avresti messo ad arrivare.
Lancia un occhiata alla mappa piegata che ho appoggiato sul tavolino. Ovviamente lui era al corrente anche di questo, di cosa mi stupisco. Deve averle procurato lui ciò che le serviva per organizzare questa gita.
-Come va?
-Come può andare?
Marcel mi sorride si aspettava questa risposta ma è motivato a tenermi impegnato e mi mostra il progetto di un architetto per la ristrutturazione della casa così che diventi più funzionale per ciò che diventerà.
Infine inizia a parlarmi dei costi, del fatto che se mi sembra un prezzo troppo alto possono provare a limare i costi e si giustifica
-Marcel, non ha davvero importanza. Facciamo che questo sogno diventi reale il prima possibile. Il resto non conta. Ti farò mandare da Susan l’email a cui inviare il tutto, penseranno dallo studio ad effettuare tutti i pagamenti. Se c’è una cosa di cui non dovete preoccuparvi è proprio il denaro.
-Allora pensiamo al pranzo. Non ti dispiace vero? Ho ordinato per tutti e due.
Sorride, so che anche questa è un idea tua e non posso che esserne felice anche io. Ti stai prendendo cura tu di me ora.
Passiamo qualche ora insieme, mentre beviamo il caffè estrae una busta dalla sua borsa e la appoggia sul tavolo porgendomela.
-È da parte sua.
Abbassa lo sguardo e percepisco che forse avrebbe voluto essere lui a ricevere quella busta il cui contenuto è un segreto solo per me. Ricordo solo ora le tue parole “è l’unico progetto a cui non sono disposta a rinunciare”.
-Il Segreto di Rose… Mi ha parlato di questo momento. Di che si tratta?
-E’ il “regalo” di Rose… Apri la busta e dagli un occhiata. 

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Capitolo 21
*** Resurgence ***



-Robert? 2 minuti e usciamo.
Sospiro e mi alzo dalla poltrona su cui mi ero seduto nell’attesa di questa chiamata. Abbiamo posticipato l’uscita del film in comune accordo con Susan e lo abbiamo promosso con collegamenti registrati per i vari talk show. Avevo decisamente altro a cui pensare in questi mesi. Abbiamo deciso di optare per una versione low cost per la promozione e poter così trasferire il budget per le promozioni su larga scala sul fondo che abbiamo creato in memoria di Rose. Ogni volta che mi è vicina il suo sorriso mi dà la forza di continuare e non fermarmi sapendo cosa o meglio chi mi spinge a non mollare.
Sono stati mesi difficili, a tratti pesanti e nonostante tutto Rose è riuscita a darmi molto più di quanto io abbia potuto dare a lei.
Soffio fuori con forza l’aria che sento premere nei miei polmoni cercando di allentare l’ansia, ultimamente fatico molto a trattenere le emozioni, soprattutto i miei occhi. Quando nelle interviste parliamo di Rose, della nostra storia, del fantastico lavoro che ha fatto a stento riesco a trattenere ciò che sento e ne escono interviste “vere” dice Susan, “al limite del patetico” la correggo io.
Oggi c’è la premiere qui a Los Angeles e una volta la fuori non potrò chiedere una pausa. Il cast si raduna vicino a me ed insieme raggiungiamo il teatro dove tutto è pronto.
Fuori da quest’auto le urla mi riportano con la mente a Parigi. A quel giorno che ha poi cambiato totalmente le nostre vite. Susan mi trascina letteralmente fuori e le urla si fanno ancora più forti e percepisco tutta la loro energia. Sono qui per noi. Qualche flash e ci avviamo alla postazione dell’unica emittente che ha fatto l’offerta più alta all’asta per essere qui oggi. Intervistano i ragazzi del cast mentre io prendo per mano Isabella. Colei che ha dato vita sul grande schermo alla protagonista e mentre sorride con un sorriso appena accennato stringe la mia mano. È il suo primo red carpet in una produzione importante ed è davvero agitata. Le accarezzo la mano e penso che avresti dovuto esserci tu qui al mio fianco a prenderti tutti i complimenti per questo lavoro straordinario che ci hai permesso di fare. Anche le tue mani tremerebbero ne sono sicuro e questo mi strappa un piccolo sorriso.
-Mr. Downey! Si dice che questo film sia tra le rivelazioni di quest’anno. Così come il libro da cui si ispira che se non sbaglio è stato in vetta alle classifiche di vendita per 8 settimane. Abbiamo visto l’anteprima pochi giorni fa, possiamo sperare in un seguito?
R-Il libro da cui è tratto il racconto utilizzato per sceneggiare questo film è composto da più racconti. Ad oggi stiamo valutando altre diverse possibilità ma preferiamo non parlarne per ora. Ci tengo invece a ricordare che gli incassi sia della vendita del libro che del film sono e saranno totalmente devoluti alla Rose Foundation. 
-Una causa a cui lei tiene molto. Vuole condividere con noi qualcosa di Rose? Una qualsiasi cosa.
R-…. Rose… Rose era una persona estremamente vitale nonostante la lotta continua che portava avanti contro la malattia. Ha reso migliore la mia vita donandomi il suo amore più puro. Io…
-Comprendiamo l’emozione e ricordiamo agli ascoltatori che possono devolvere qualsiasi importo collegandosi al sito della fondazione. Ora le rubiamo qualche istante Isabella per qualche domanda se permette.
R-Assolutamente.
Bacio sulla guancia Isabella e raggiungo il resto del cast. Susan sorride vedendomi arrivare con le lacrime agli occhi
-Direi che non si è attenuta alle domande in scaletta.
-Per un attimo ho temuto il peggio ma poi ha capito che non volevo parlarne.
Mi accompagna lungo il red carpet per le foto con il cast ed infine entriamo in teatro per la proiezione.  
Vedere questo film mi ricorda ciò che facevamo noi tra una scena e l’altra. Rivivo ogni istante durante tutta la proiezione. L’unica volta in cui l’ho guardato è stato la prima notte quando sono rientrato a Los Angeles. Non riuscivo a dormire e non riuscivo a stare in camera e come dopo ogni rientro mi sono ritrovato a svuotare scatole solo che questa volta non contenevano ricordi piacevoli e piccoli souvenir ma le tue cose che ho portato con me. Susan mi trovò lì a cercare il posto giusto per le tue cose e dopo avermi aiutato a sistemarle fece partire il dvd con la versione pronta del film. Da quel momento in poi solo Susan e Jeff si sono presi l’incarico di occuparsi del film e di tutto il lavoro che c’è tra le riprese e l’uscita nelle sale.
Lei ha fatto le interviste, le si è occupata di raccontare tua storia mentre io riuscivo a respirare solo mentre ascoltavo le tue registrazioni. Ho creduto di essere impazzito, di aver preso delle decisioni incoerenti. È stato davvero un periodo intenso ma ora con i tuoi occhi nei miei occhi riesco a respirare.
Per fortuna questa giornata sta per terminare e finalmente posso tornare alla mia vita di tutti i giorni fatta della mia nuova quotidianità.
Il film è finito e scorrono i titoli, Susan mi prende la mano e la stringe, è visibilmente emozionata e mi chiedo come mai non mi sono mai accorto dell’effetto che questo film ha su di lei. I titoli si dissolvono e lasciano spazio a una sequenza di tue fotografie e questo per me è un tuffo al cuore. Il tuo sorriso… quanto mi manca.
Non sapevo di questo montaggio, ma sono felice che lo abbiano fatto. È il giusto tributo a te che non sei qui con noi stasera. Gli scatti che scorrono sono in parte tuoi personali e altre foto sono state fatte durante le registrazioni e mi fanno ripensare davvero a tanti momenti. Solo ora rivedendo quegli istanti mi rendo conto che eri davvero felice nonostante tutto. In nessuno scatto il tuo viso è triste o avvilito per la terapia o per la situazione in cui ti trovavi. I tuoi occhi brillavano ed erano pieni d’amore.
Mi asciugo gli occhi appena in tempo prima che le luci si accendano e inizi l’applauso. Sento dentro ancora più necessità di correre a casa.
Nella sala adiacente a questa dove è stato proiettato il film ci sarà la festa per la produzione e per gli invitati a questa premiere.
Susan mi sorride, già sa che non appena queste persone verranno distratte da qualcosa io mi dileguerò, non sono ancora pronto per questo genere di eventi. Non mi sento proprio l’anima della festa e lei lo capisce e mi fa l’occhiolino sorridendo mentre invita i nostri ospiti a servirsi da bere al buffet indicandoglielo. Non appena si voltano verso di me per riprendere le chiacchiere io me ne sono già andato ma sono certo che lei saprà come gestirli.
Salgo sulla limousine che mi aspetta parcheggiata appena fuori dall’uscita laterale del teatro. Solitamente si esce dall’entrata principale per firmare autografi ai fans o farsi fotografare, ma oggi ho già superato me stesso in questo tour de force.
Il viaggio verso casa è breve e non appena l’auto si ferma davanti a casa scendo e entro in casa togliendomi la cravatta e i gemelli ai polsini della camicia.
-Ems? …Emily? …Sono tornato.
Il sole inizia a tramontare e la casa silenziosa si riempie di riflessi dorati. L’attraverso in silenzio finché eccola lì. La tua piccola fotografia con quei tuoi occhi che mi fissano e l’espressione seria. Tutto questo grazie alla busta con ai tuoi documenti che hai lasciato a Marcel per me. L’unica cosa che non volevi farti rubare dal cancro, l’unica cosa a cui non volevi rinunciare ora è qui e me ne prenderò cura, stanne certa Amore Mio.
-Eccoti qui… Mi stavi aspettando?
 

Fine.

 

Note: Se siete arrivati a leggere fin qui vi devo i miei più profondi ringraziamenti. E' stata sicuramente una storia particolare, ma spero vogliate raccontarmi le vostre sensazioni, il vostro punto di vista, insomma cosa ne pensate?
Ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno recensito capitolo dopo capitolo, ringrazio anche i lettori che non hanno recensito ma hanno voluto leggere questo racconto. Ringrazio per aver atteso pazientemente gli aggiornamenti e vi aspetto nella sezione Robert Downey Jr con altri nuovi racconti. 
Buona lettura a tutti

 

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