Requiem - The Knight and the Queen

di Horrorealumna
(/viewuser.php?uid=112163)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 001 ◊ Inizio ***
Capitolo 2: *** 002 ◊ Intervallo ***
Capitolo 3: *** 003 ◊ Rapito ***
Capitolo 4: *** 004 ◊ Ora ***
Capitolo 5: *** 005 ◊ Pallida ***
Capitolo 6: *** 006 ◊ Girare ***
Capitolo 7: *** 007 ◊ Randagio ***
Capitolo 8: *** 008 ◊ 2 a. m. ***
Capitolo 9: *** 009 ◊ Anni ***
Capitolo 10: *** 010 ◊ Rosso ***
Capitolo 11: *** 011 ◊ Amici ***
Capitolo 12: *** 012 ◊ Nemici ***
Capitolo 13: *** 013 ◊ Cioccolato ***
Capitolo 14: *** 014 ◊ Incubo ***
Capitolo 15: *** 015 ◊ Soprannome ***
Capitolo 16: *** 016 ◊ Fiamma ***
Capitolo 17: *** 017 ◊ Neve ***
Capitolo 18: *** 018 ◊ Nastro ***
Capitolo 19: *** 019 ◊ Halloween ***
Capitolo 20: *** 020 ◊ Bandiera ***
Capitolo 21: *** 021 ◊ Treno ***
Capitolo 22: *** 022 ◊ Gigli ***
Capitolo 23: *** 023 ◊ Casa Stregata ***
Capitolo 24: *** 024 ◊ Gelato ***
Capitolo 25: *** 025 ◊ Porta ***



Capitolo 1
*** 001 ◊ Inizio ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Inizio ◊

 
 
Quando la porta scorrevole della classe 2-9 si aprì, con un tenue sibilo, cinque paia di occhi si spostarono all’unisono verso il nuovo arrivato; Satoshi Mochida, alzatosi velocemente dal suo banco, si fece strada tra la moltitudine di banchi e cartelle dei suoi compagni e si avvicinò al ragazzo appena entrato, dandogli un’amichevole pacca di benvenuto sulla schiena.
Era amichevole con tutti, ma sembrava aver preso molto in simpatia il nuovo compagno, Yoshiki Kishinuma, che ripeteva l’anno in quella nuova classe. Il biondo non aveva idea del motivo per cui quegli strani tipi, Satoshi e la sua compagnia, avessero deciso di essergli subito amici: dopotutto, lo conoscevano da appena tre giorni, ma già lo invitavano a prendere il gelato assieme, o a tornare a casa percorrendo tutti insieme la stessa strada.
Se all’inizio decise di ignorarli, ora aveva dovuto profondamente ricredersi.
Erano abbastanza strani, ma uniti come pochi amici sanno davvero esserlo.
In più, in quello strampalato gruppo, c’era lei. Lui ricordava benissimo il loro primo incontro, un anno prima quella situazione. Ma, tre giorni fa la rivide: fu lei a chiamarlo per nome, in cortile, quel primo giorno di scuola, a ripetere un altro anno a scuola, a dargli un benvenuto nella nuova classe, come compito di una rappresentante. Ad annunciargli l’inizio di una nuova vita.
E, per fortuna, quello era solo l’inizio...







 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 002 ◊ Intervallo ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Intervallo ◊

 
 
Al suono della campana, quando metà classe era già sparpagliata tra parco e corridoi, ad accaparrarsi il miglior posto a mensa o sotto un fresco albero all’esterno, Seiko Shinohara annunciò agli ancora presenti amici di correre nell’aula di musica per ascoltare un suo presunto componimento musicale dedicato a nientemeno che Naomi, sua migliore amica, mentre Mayu e Sakutaro comiciarono a dirigersi in un’aula vuota, insieme ad altri ragazzi impegnati coi preparativi per una prossima rappresentazione teatrale.
Ayumi prese a preparare la sua cartella, mentre Satoshi si avviò allegro per la classe di musica insieme a Yoshiki. Era un modo diverso per passare l'intervallo, dopotutto, e lui non aveva nient’altro di meglio da fare.
A metà della performance, Satoshi sussurrò a Yoshiki se avesse visto la rappresentante di classe; non era con loro. Al biondo ci volle un attimo per raggiungere la sua classe, scansando velocemente gruppi di studenti solitari; poi, si avvicinò ai vetri della porta e spiò: Ayumi era là, seduta sul suo banco, con un paio di candele bianche nella mano e con lo sguardo puntato sulla lavagna, persa nei suoi pensieri.
Lui ebbe l’impulso di entrare in aula per farle compagnia fino alla fine dell’intervallo, ma un attimo dopo aver pensato ciò, giurò di aver scorto gli occhi della ragazza puntarsi proprio su di lui, mentre già correva via dal luogo, lontano da lei.








 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 003 ◊ Rapito ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Rapito ◊

 
 
«Sembra che nessuno voglia sentirla, dopotutto.» sbuffò Ayumi Shinozaki rimettendo dentro la borsa un suo accendino. Lei e Yoshiki sedevano per terra, a gambe incrociate, l’uno di fronte all’altra, sul gelido pavimento della classe 2-9. Lei era famosa per le sue storie spaventose e per il portare sempre con se un paio di candele per creare l’atmosfera adatta, ma quel giorno nessuno si era presentato all’orario stabilito per sentire il suo racconto, lasciandola con l’amaro in bocca: a quell’ora avrebbe già potuto essere a casa, a leggere o a disegnare invece di attendere invano.
Eppure...
«Ci sono io.» disse piano Yoshiki alzando la mano, attirando il suo sguardo.
«Non hai capito... non posso di certo raccontare la mia storia ad una sola persona, Kishinuma-kun!» replicò lei, alterandosi leggermente; si alzò per accendere le luci, fino ad ora spente, dato che il sole stava tramontando. «Torna a casa... e domani vieni a scuola.»
«Aspetta!» disse lui piano a lei, scuotendo la testa leggermente e sbattendo le palpebre «La fiamma della candela mi ha... »
«Rapito, eh? Capita anche a me, qualche volta, di rimanere incantata a guardare le fiamme, fino a quando gli occhi non cominciano a bruciare» disse lei immobile, prendendo anch’essa a fissare la candela accesa.
Ma l’incantesimo non durò a lungo e in men che non si dica, Yoshiki fu abbagliato dalle luci a neon accese al soffitto, mentre la fiamme divenne una leggera nuvola di fumo e la candela sparì nella mano di Ayumi.









 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 004 ◊ Ora ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Ora ◊

 
 
“Passa velocemente... ” pensò un annoiato Yoshiki durante l’ultima ora di lezione del signor Tanaka. Perché aveva deciso di venire a scuola quel giorno, prima di tutto? Avrebbe potuto restare nel suo appartamento, invece di sorbirsi quegli inutili discorsi sulla Seconda Guerra Mondiale. Sedeva all’ultimo banco, ultima fila, accanto alla finestra, il più lontano possibile dalla lavagna; da quel punto, però, riusciva a tenere d’occhio ogni ragazzo o ragazza della classe.
Vedeva Satoshi... immerso nella lettura del libro di testo, stranamente interessato alla noiosa lezione, poi Nakashima Naomi e Suzumoto Mayu, al suo fianco, che prendevano con aria annoiata qualche appunto su piccoli quaderni; Sakutaro Morishige guardava la lavagna, la testa appoggiata pesantemente sulla mano e gli occhiali alla base del naso. Seiko Shinoara, davanti a lui, fissava spensierata qualcosa fuori dalla finestra, rivolta alla splendida giornata primaverile, e Ayumi Shinozaki, al centro dell’aula, guardava l’orologio appeso al muro davanti a lei.
Il biondo la guardò di sottecchi, immobile, quasi senza respirare; la sua faccia, dalla sua posizione, non era ben visibile e tutto ciò che poteva osservare di lei erano i capelli raccolti in due codini, la schiena e parte della guancia sinistra. Anche lei, si chiese Yoshiki, desiderava che tutto finisse in fretta? Possibile?
E poi...
«Tutti in piedi!» tuonò la rappresentante di classe, con tono autoritario, segnando la fine dell’ora di lezione e salutando il professore, seguita dal baccano degli altri studenti alzatisi dalle sedie.
Sarebbe un’ora mai potuta durare più di sessanta minuti... con lei?










 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 005 ◊ Pallida ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Pallida ◊

 
 
Ayumi sedeva su una panchina di legno, alle spalle dell’edificio scolastico. Aveva la testa rivolta verso il cielo sereno e il vento che le scompigliava i capelli. Yoshiki era assieme al gruppo, ad attorniarla con preoccupazione.
«Va tutto bene... » disse la ragazza, rivolta agli amici premurosi, alzando le mani.
La rappresentante di classe aveva avuto un giramento di testa durante la prima ora e aveva cominciato a barcollare; la signorina Yui aveva insistito per far interrompere la lezione e farla visitare dall’infermiera della Kisaragi Academy, e madre di Naomi Nakashima.
C’era voluto un po’ di tempo per farla riprendere completamente dall’attacco di panico, portarla all’aria aperta e riuscire a farla respirare correttamente – a causa dei suoi problemi d’asma. Ora Mayu si era allontanata per chiamare qualcuno che potesse venire a prelevarla da scuola ma, intanto, dal naso della ragazza, continuavano a uscire rivoli di sangue scuro e denso.
«Ti ci vuole solo del riposo... » la raccomandò Naomi, passandole un fazzolettino pulito per il sangue colante.
Dopo un attimo di silenzio, Ayumi sospirò delicatamente, chiudendo gli occhi per un secondo, e poi rivolgerli al ragazzo dai capelli biondi, Kishinuma Yoshiki:
«Avevi ragione, stamattina... » ridacchiò Ayumi col naso tappato, «Quando hai detto di avermi trovata piuttosto pallida.»
Yoshiki ridacchiò, insieme agli altri, portandosi una mano sui capelli chiari e grattandosi il capo, come faceva quando era nervoso o imbarazzato:
«Io ho sempre ragione!»











 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 006 ◊ Girare ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Girare ◊

 
 
Erano poche le volte in cui la classe 2-9 aveva il privilegio di vedere l’intera giornata scolastica saltare a causa dell’assenza dei professori. Un giorno di libertà non è cosa da poco per dei liceali; ecco perché Mayu Suzumoto, quel giorno, in cui il solito gruppo di amici si ritrovò ad annoiarsi lontano dai banchi di scuola, propose a tutti loro di fare visita al luna-park della città. La risposta fu, naturalmente, affermativa.
Il luna-park non era molto grande, ma conteneva delle attrazioni davvero divertenti.
Dopo una veloce visita all’acquario, la ragazzina propose a tutti di salire sulle montagne russe.
Tutti accettarono eccetto Ayumi Shinozaki.
«I - io non salgo: ho come l’impressione che rimetterei il pranzo se ci andassi.» si giustificò «Voi salite pure, io rimango a terra a mantenervi le borse e a salutarvi con la mano... »
«Rinuncio anch’io» disse velocemente Yoshiki, interrompendola e mettendosi al suo fianco «Non sono un particolare fan delle montagne russe e poi, così, non lascio Shinozaki sola.»
Ayumi gli lanciò uno sguardo annoiato, come per dire “Nessuno ha chiesto la tua compagnia... ”
«Come volete» fece Seiko Shinohara lasciandole la borsa con un largo sorriso «Se non vi piace girare, l’adrenalina e la brezza della morte sul collo non c’è problema... »
«Seiko!» la rimproverò severamente Naomi, trascinandola sul sedile accanto al suo, pronti a partire per la corsa.
Ayumi si appoggiò poi alla grata di ferro che la separava dall’attrazione, guardando i compagni essere sballottati, capovolti, proiettati ad altissime velocità e ridere.
«Girare così non fa proprio per me» disse lei piano.












 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 007 ◊ Randagio ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Randagio ◊

 
 
«Guarda là!» fece Ayumi a Yoshiki per strada, puntando un dito verso l’angolo del marciapiede sul quale stavano camminando verso casa, dopo la scuola. Il ragazzo aguzzò la vista per osservare un piccolo micio nero attraversare la strada.
«Sembra magro e gracile... » disse lui alla compagna di classe.
«Seguiamolo per un po’, dai!» lei lo pregò con voce cantilenante, per ottenere ciò che voleva, «Vediamo se riusciamo a dargli qualcosa da mangiare... »
«Io dovrei andare a lavoro... » fece lui con un sospiro, ma prendendo a seguirla ugualmente senza proferire altra parola, alla ricerca del gatto.
Alla fine, i due lo rividero rannicchiato in un angolo buio, a leccarsi il pelo; timidamente osservati i due ragazzi seguirlo, si era arreso e ora li guardava curioso e spaventato allo stesso tempo, pronto a scattare e correre via da quegli intrusi a ogni loro strano o repentino gesto.
«Sembra che non abbia niente per lui.» sussurrò Ayumi rovistando nella sua borsa, «Vorrei accarezzarlo, ma ho paura che abbia qualcosa... o che sia troppo sporco.»
«Doveva essere davvero un bel gatto. In realtà è bianco.» le disse Yoshiki accovacciandosi per vederlo meglio «Lo vedi così per via dello sporco o della polvere.»
«E’ solo un randagio.» fece Ayumi avvicinandosi cautamente per osservarlo «Sporco, solo e spaventato. Mi fa una pena incredibile.» Poi, allungò cautamente la mano destra insieme a Yoshiki, per rassicurare l’animale e, alla fine, per lasciargli una tenera e lieve carezza sulla testa e sorridergli.
 













 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 008 ◊ 2 a. m. ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ 2 a.m. ◊

 
 
Ayumi barcollava singhiozzante accanto a Yoshiki, aggrappandosi alla sua giacca di tanto in tanto per non perdere l’equilibrio e ruzzolare sul nudo asfalto. Il ragazzo afferrò il suo cellulare e controllò l’orario: erano le due di mattina e la batteria dell’aggeggio stava per abbandonarlo.
Potevano quasi sentire come il tempo fosse volato durante il loro calvario nella Heavenly Host Elementary School; erano sudati, con vestiti fradici e portavano ancora addosso la puzza dei cadaveri in via di decomposizione. Ayumi aveva il fiocco della divisa sporco di vomito, delle minuscole schegge di legno conficcate nella mano sinistra e la gonna e l’intimo sporchi di sangue mestruale; Yoshiki, oltre ad essere ancora bagnato dalla testa ai piedi, riportava una ferita non ancora cicatrizzata sulla tempia sinistra.
Il cammino sembrò interminabile, così come il silenzio che li circondava; la ragazza, spettinata e con sguardo vuoto, lo seguiva, non arrivando nemmeno ad accorgersi che ormai erano arrivati davanti al suo appartamento. Qualche ultima lacrima, versata in precedenza, per la commozione di essere scappati da quell’incubo, si era gelata sulla sua pelle, provocandole un leggero fastidio alla cute.
Yoshiki si fermò per poi, lentamente, girarsi verso di lei. I due si scambiarono un’occhiata, poi Ayumi tremò spaventata, mormorandogli con voce sottile ma colma di panico:
«Non... lasciarmi... tornare a casa... da sola... no. È buio... i-io... »
L’esperienza doveva averla turbata.
«Perché non resti a casa mia stanotte? Ti sentiresti più al sicuro. Sono le due di... » azzardò lui, prima di interrompersi imbarazzato; detta così, quella frase sembrava quasi un invito ad abbordare. Lui non aveva quelle intenzioni... non in quel terribile momento... non con lei in quelle pietose condizioni...
Ayumi rimase silenziosa tra le ombre, abbassando leggermente lo sguardo, cercando in tutti i modi di evitare di tremare davanti a lui, prima di sussurrare qualcos’altro, di più dolce...


 












 
 
Una piccola nota... sento di doverla dare ora. Ringrazio tutti voi che leggete e avete inserito la raccolta tra le preferite, le seguite e ricordate. Non sapete quanto bene vi voglia! *spara cuoricini* Questo era, di norma, il capitolo 15. Com'è diventato il capitolo 8, vi chiederete? E' uno dei più intensi, senza dubbio, ma c'è anche un'altra ragione: oggi il seguito e ultimo capitolo della saga, "Blood Drive" è stato rilasciato interamente in giapponese - purtroppo. E sentivo di dover "celebrare", seppur nel modo più semplice possibile, questo evento, con un capitolo che trasmettesse quel senso di impotenza e di dolore che accompagna la saga, addolcendo il tutto con sano shipping, ahahah!
Ora vado a celebrare il tutto decentemente (come no?!), a pregare che il gioco venga presto tradotto in inglese e a incrociare le dita per non vedere i miei personaggi preferiti crepare. Quello sempre.
Passo e chiudo! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 009 ◊ Anni ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Anni ◊

 
 
«Sai quanti anni hai?!» sbottò Ayumi Shinozaki di prima mattina, nervosa e con una pila di fogli in mano, davanti a Yoshiki Kishinuma. Il biondo non la stava sentendo: era abbastanza normale sentirla sbraitare. Lui, poi, che per lei non era altro che un teppista rimandato di una classe per via del suo caratteraccio e dei suoi pessimi voti, poteva anche sopportarla meglio di chiunque altro.
C’erano solo loro due in classe, per fortuna: lei l’aveva obbligato a rimanere un po’ più di tempo dopo il suono della campana per la ramanzina.
«Rispondimi!» disse lei, battendo la mano sul suo banco, facendolo saltare per lo spavento.
Sicuramente la rappresentante di classe che era in lei aveva preso le redini del suo ego, perché l’Ayumi Shinozaki appassionata di horror, disegni e fantasmi che lui conosceva non avrebbe mai alzato la voce così.
«Diciotto il prossimo novembre... » disse lui, con la coda tra le gambe.
Intimorito non l’era di certo, ma quando lei cambiava così repentinamente carattere, Yoshiki era assoggettato dalla paura di una sua reazione estrema. Non sapeva il perché, ma riusciva a capire che lei non era la ragazza che sapeva quando fermarsi o no.
Ayumi lanciò i fogli sul banco del ragazzo:
«Non saltare la scuola, dannazione! Possibile che tu venga un giorno la settimana?! Hai idea di cosa potrebbe succedere se tu continuassi a fare così? Potresti essere rimandato ancora... e ancora!»
Era vero che gli anni del liceo non si sarebbero mai potuti rivivere: questa scena ne era un chiaro esempio.
«Cerca di ragionare con la testa di un ragazzo di diciotto anni, quindi!» finì con un urletto, per poi lasciare la classe a grandi passi e portare una mano sugli occhi a fermare le lacrime.


 













 
 
Gli spoiler sono una bruuuuuttissima cosa. Non è che tutti possono permettersi di importare Blood Drive dal Giappone, Limited Edition compresa, miei cari americani!
Ma io resisto. E Wikipedia mi supporta (?) ^^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 010 ◊ Rosso ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Rosso ◊

 
 
«Ciao!» urlò felicemente Ayumi, rivolta a qualcuno sul marciapiede opposto alla strada trafficata della città. Era domenica mattina, una di quelle giornate soleggiate e afose, calde come solo in estate possono esserlo.
Satoshi Mochida e Yoshiki Kishinuma videro l’esile figura della loro rappresentante di classe salutarli gioiosamente con la mano alzata; il biondo accennò un sorriso al suo passaggio, sebbene non fosse pienamente sicuro che lei l’avesse notato, data la distanza tra i due marciapiedi.
Notò che non era sola: Ayumi camminava al fianco di una ragazza molto più grande di loro, dai lunghi capelli scuri e l’espressione rilassata e pacifica; la donna aveva i suoi stessi occhi, azzurri come il cielo, e, curiosa, rivolse un lento sguardo ai ragazzi che la rappresentante aveva appena salutato.
«Deve essere sua sorella, Hinoe.» disse Satoshi all’amico «Si assomigliano parecchio; non l’avevo mai vista, ma ho sentito tanto parlare di lei.»
Ma a Yoshiki non interessava tutto ciò: vide che Ayumi era ritornata a parlottare con sua sorella, sfiorandole la mano con gentilezza; la ragazzina indossava un abitino estivo, a maniche corte, di un brillante color rosso.
Entrambe le coppie ripresero a camminare, ognuno in direzioni diverse; eppure, Yoshiki riuscì a mandare un ultimo sguardo fugace alla rappresentante di classe, tanto differente e carina, con quei vestiti così diversi dalla solita uniforme scolastica con cui il ragazzo era abituato a vederla ogni mattina. Aguzzando la vista, notò che la presunta Hinoe, sua sorella maggiore, la tirò per il braccio, sussurrandole qualcosa nell’orecchio. Dopo la frase della sorella, comunque, Ayumi si tirò indietro con sguardo sbalordito e le guance tinte di rosso, quasi intenso quanto il vestito che indossava. Ma questo Yoshiki non poteva saperlo.



 













 
 
Si ritorna a capitoli più leggeri, spensierati ed estivi (?) ma solo per un po' - dopotutto parliamo pur sempre di Corpse Party xD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 011 ◊ Amici ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Amici ◊

 
 
«Non sono mai stato bravo con le amicizie, sai, Shinozaki...» confessò Yoshiki alla rappresentante di classe, durante l’ora di pranzo. La sua reazione fu abbastanza composta.
«Non sentivi mai il bisogno di sfogarti con qualcuno, di avere qualcuno vicino a te nei momenti tristi o quando eri arrabbiato?» disse lei con un filo di voce, bevendo il suo succo di frutta. Pensò di non conoscere affatto bene quel ragazzo; dopotutto frequentava il suo gruppo da meno di un anno, ma non era riuscita a farselo andare giù. Sembrava uno di quei ragazzi irrecuperabili, perfino nell’aspetto: aveva i capelli tinti di biondo e spettinati, la divisa sempre sbottonata, tanto da mostrare un lembo della camicia o della maglia intima, a scuola non era eccellente e sembrava frequentare sole le lezioni a cui la signorina Yui, l’assistente del professore, era presente.
Yoshiki scosse lentamente la testa, giocherellando col pessimo cibo della scuola, portato di nascosto nella classe 2-9 insieme alla rappresentante:
«Semplicemente tenevo tutto dentro: non avevo persone come... voi, pronti ad ascoltarmi.»
«Forse è per questo che sei così... » sibilò acida Ayumi, riducendo gli occhi chiari a due fessure impercettibili e alzando le sopracciglia con aria annoiata.
«Ma ora ho voi.» riprese Yoshiki sorridendo alla ragazza, lasciandola leggermente sorpresa «Siete miei amici, no?»
La rappresentante della 2-9 lo guardò ancora, chiedendogli:
«E come ci si sente... nell’avere degli amici?»
«Ci si sente... osservati.» rise il biondo in faccia alla ragazza.
«Mhh... questo è niente!» rispose l’altra, accennando un ghigno degno di lei e tornando a sorseggiare la sua bevanda, «Aspetta di avere una ragazza – se mai qualcuna fosse così disperata da cadere ai tuoi piedi... e saprai cosa vuol dire essere osservati veramente!»




 













 
 
E si lavora anche a nuovi e futuri banner :3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 012 ◊ Nemici ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Nemici ◊

 
 
«Per quanto ardentemente l’animo di Yoshiki bruciasse in quel momento, lui non sarebbe mai arrivato a odiare Satoshi Mochida. Quest’ultimo era un normalissimo ragazzo, di buon cuore, certo, ma senza particolari qualità, o con qualcosa che lo rendesse speciale, oppure originale, né diverso da qualsiasi altra persona; la rappresentante di classe scrisse velocemente il suo nome alla lavagna, annunciandogli allegramente:
«Mochida-kun, oggi tocca a noi due pulire la classe!»
Lui le sorrise sereno dal suo posto, alzando il pollice destro per confermare il turno delle pulizie. Anche il meno attento o perspicace del liceo avrebbe notato il tenue rosa delle gote di Ayumi tingersi e accendersi come fosse stato un minuscolo braciere. Yoshiki sapeva quanto lei avrebbe dato per passare anche qualche misero minuto in compagnia di quel ragazzo, il suo migliore amico... ma al contempo suo nemico in amore...
Nemico... eppure, non c’era odio in lui, ma solo pura invidia.
Non era abbastanza? E, dopotutto, poteva anche solo pensare di averlo come “rivale”, quando era a conoscenza dello speciale rapporto fra Satoshi e l’amica Naomi?
Ayumi ricambiò imbarazzata il sorriso, posando il gesso e allontanandosi.
No. Nemico non sarebbe mai stato il termine adatto.






 












 
 
Sapete cosa penso? Penso che poche persone si comporterebbero come Kishinuma in questi casi... me compresa, dato che - in un certo senso - ho vissuto un'esperienza abbastanza simile. Ma vabbè, credo che l'amicizia tra ragazzi a volte superi addirittura certe cose, ahah!
No, sul serio... chi si ricorda come reagisce Ayumi in un wrong end per amore di Satoshi contro Naomi...? Bhe...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 013 ◊ Cioccolato ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Cioccolato ◊

 
 
Ayumi sedeva spensierata accanto a Seiko, entrambe immerse in una tutt’altro che tenera e innocente conversazione tutta femminile, nella loro classe, sole.
«Lo sai che, qualche giorno fa, ho beccato Mochida-kun e Kishinuma in una strana situazione?» civettò la ragazza allegramente «In pratica... »
«Nakashima-san me ne ha già parlato.» la interruppe velocemente Ayumi scuotendo la testa e i codini scuri sulle spalle, «E’ stato un semplice incidente, spero.»
La rappresentante di classe, ascoltando Seiko ridere di gusto al suo fianco, tirò fuori dalla sua cartella in pelle una piccola tortina al cioccolato, avvolta in un fazzoletto bianco, dolce che aveva comprato sua madre la sera precedente. Lo tirò fuori dal panno e lo prese delicatamente in mano.
Seiko riprese, allegra più di prima e con un tono ironico nella voce:
«E non sei gelosa, Ayumi-chan
«Perché dovrei esserlo? Eh?» Ayumi fece spallucce, quando improvvisamente la tortina al cioccolato volò via dalle sue mani; la compagna di classe, con la bocca piegata in una forma simile a quella di un gatto, teneva tra le mani il dolce, fissando l’altra con sguardo vispo.
«Non la bevo!» ridacchiò ancora Seiko «Ahahahah! È più dolce questa tortina al cioccolato, Kishinuma che ti compra una tortina al cioccolato o Kishinuma che una volta... ti portò in braccio fino in infermeria e che ti comprò una tortina al cioccolato proprio come questa?»
Ayumi sentì le guance avvampare velocemente e abbassò lo sguardo con imbarazzo, prima che la porta della classe si aprisse, anticipando un qualsiasi tentativo di risposta.






 













 
 
*sbuca fuori con la manina alzata* ... grazie e tutti per aver letto il capitolo, seguito/ricordato/preferito la raccolta.
Eheh, se volete contribuire (?) e se volete, naturalmente, potete lasciarmi un vostro prompt per la storia nei messaggi personali, non nelle recensioni mi raccomando, per non "svelare nulla" ahahaha ; ) *fugge via con tortine al cioccolato*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 014 ◊ Incubo ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Incubo ◊

 
 
Il telefono cellulare squillò all’improvviso sotto il cuscino, destando il biondo ragazzo dal sonno leggero in cui era caduto qualche ora prima. Teneva l’apparecchio sempre sotto il cuscino, cosicché la sveglia mattutina non rimanesse inascoltata o semplicemente spenta nel confuso dormiveglia. Era una nuova abitudine, che Yoshiki odiava aver appreso.
Aprì la chiamata, senza nemmeno vedere chi lo stesse cercando e biascicò assonnato:
«Mmh... pronto?» troppo confuso persino per chiedersi chi lo cercasse a notte fonda.
Per risposta una tenera voce flebile mormorò:
« ... sei vivo, grazie al cielo!» , seguito poi da un respiro affannato e un verso di disperazione che il cellulare trasformò in una specie di singhiozzo.
Yoshiki sbarrò gli occhi, mettendosi a sedere velocemente, disfando le lenzuola.
«Shinozaki! S-sei tu? Cosa c’è? Non sei... »
No, probabilmente non era una sua impressione: Ayumi stava davvero piangendo, dall’altro capo del telefono, a quell’ora. Non era lei che insisteva, soprattutto dopo l’ ”incidente” di farsi comunque trovare a scuola? Lei era la rappresentante di classe, dopotutto.
«Ancora quell’incubo... e stavolta ti ho rivisto in fiamme, insieme a... a tutti... gl-gli altri... » pianse la ragazza a bassa voce, con molte probabilità, per non svegliare i genitori.
Incubo. E sempre lo stesso.
Oramai, nessuno di loro cinque sopravvissuti aveva più passato una notte serena e priva di brutti sogni, se non con l’aiuto di farmaci. Yoshiki sapeva che Ayumi ne faceva, ora, largo uso; non era sicuro di quanto tutto quello avrebbe potuto aiutarla.
Una cosa era certa: a ogni incubo, a Yoshiki sembrava veder svanire in lei la spensieratezza e la caparbietà che l’avevano sempre contraddistinta.
Sospirò rassegnato, posando il cellulare sul materasso e sporgendosi verso la scrivania vicina - mentre lei si scusava con lui per averlo disturbato per l’ennesima notte - ad afferrare la chitarra che usava strimpellare nel tempo libero; se c’era un modo per calmare “a distanza” la rappresentante, allora, bisognava far affidamento sulla musica.
Suonò una sola nota – ringraziando, intanto, il cielo di non vivere più con i suoi genitori – e ciò bastò a farla zittire e ascoltare, finalmente in pace.

 







 












 
 
Sì... Yoshiki suona la chitarra, non me le sono inventato, ahahah!
E' nei suoi hobby: suona e si rilassa così... (la bella vita...)

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 015 ◊ Soprannome ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Soprannome ◊

 
 
«Ora ti chiamano “Capoclasse Horror”» rise Yoshiki Kishinuma durante il turno delle pulizie insieme ad Ayumi. Certe occasioni per starle così vicino erano davvero rare; nessuno si era forse accorto che spesso, dopo giorni e giorni d’assenza, lui tornava a scuola, a volte, solo per non mancare di quelle preziose opportunità?
Aveva afferrato il sacco con il pattume e insieme a lei si era diretto verso il cortile esterno. Una volta finito il lavoro, Ayumi riprese il discorso lasciato in sospeso:
«Per le candele?» disse lei con tono annoiato, con la mente che spaziava altrove, «E poi, cosa posso farci? Se mi piacciono, non posso cambiare. E se racconto quelle storie, lo faccio solo per condividerle con voi altri.»
Ritornati di fretta nella classe 2-9, dopo essersi fermati nei bagni per lavarsi le mani, presero le loro cose e si avviarono nuovamente verso l’ingresso; il cielo aveva assunto già un tenue colore rossastro.
«”Horror”... » ripeté perplessa la ragazza guardando il tramonto.
«Non te la prendere!» la fermò velocemente il ragazzo, proprio accanto a lei, «E’ solo uno stupido soprannome.»
«Stupido... » mormorò lei, abbastanza forte, però, da farsi sentire dal compagno.
Yoshiki si grattò la nuca nervoso, borbottando velocemente:
«Non intendevo dire che fosse, ehm, così stupido! Dovresti sentire certi...»
«Chi si avvicinerebbe mai a una ragazza che è chiamata da mezza scuola “Capoclasse Horror”?» domandò lei stessa a nessuno in particolare, con una nota di tristezza nella voce, «Mochida una volta mi confessò che qualcuno ti chiamava Knight-kun(*). Vedi, c’è un bel po’ di differenza, “Cavaliere”... »
Il biondino rivolse divertito gli occhi al cielo, sospirando ad Ayumi:
«Non fare di tutta l’erba un fascio, Shinozaki. E per la cronaca, odio i soprannomi, il mio in particolare!»; per un attimo gli sembrò di aver notato il suo sguardo corrucciarsi, solo per qualche secondo, e si fermarono, entrambi perplessi, ma per diverse ragioni.
Neanche un secondo dopo, in ogni caso, erano già diretti verso casa.

 

 


















* Kishinuma, il cognome del ragazzo, è composto da due ideogrammi giapponesi. A seconda della lettura, il primo (“Kishi”) è traducibile anche come “Cavaliere”; ciò comporta che alcune ragazze lo chiamino giocosamente “Knight-kun”, per l'appunto, “Cavaliere”.
Il “-kun” finale è il suffisso con cui i ragazzi identificano i propri amici o compagni di classe.

 
 
 

E oggi, 12 Settembre, Ayumi Shinozaki compie 23 anni. Mi sembrava giusto dedicare un capitolo un po' più incentrato su di lei, giusto per festeggiarla.
Avrei voluto scrivere qualcosa incentrato sulla festa, sul suo compleanno in sè per sè, ma non ne ho avuto l'occasione
Ma sono comunque felice di questo capitolo ^__^

Image and video hosting by TinyPic

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 016 ◊ Fiamma ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Fiamma ◊

 
 
Il laboratorio di scienze era uno spazio tetro e angusto.
Il manichino che lo abitava aveva deciso di giocare alla coppia di intrusi un per nulla dolce e innocente "scherzetto": non appena Ayumi e Yoshiki si chinarono a terra per leggere una delle pagine del diario di Naho, il fantasma che li aveva guidati attraverso l’Heavenly Host, questo aveva mosso qualche silenzioso passo verso la ragazza, quella che sembrava meno in forma e abbastanza provata dalle precedenti paurose esperienze.
Yoshiki non poteva saperlo, ma lei, che percepì una sorta di rumore e fruscio alle sue spalle, fu sopraffatta dal terrore, si voltò e prese a tremare violentemente, scuotendo la candela che reggeva nella mano sinistra incontrollabilmente. Afferrò un lembo della camicia sporca del ragazzo, scuotendola e sussurrando terrorizzata:
«Q-quel mo-modellino anatomico... n-non e-era là, prima?», puntando il dito verso la porta d’ingresso, che si era misteriosamente chiusa da sola, bloccandoli nell'angusta stanzetta. Avrebbe tanto voluto sbagliarsi...
«A quanto pare... » disse Yoshiki, immobilizzandosi e dandole un'amichevole pacca sulla schiena, cercando di alleggerire lo stress della ragazza, «Avrà voluto sgranchirsi un po' le gambe e... EHI! Cosa ti è preso?!»
Prima ancora che potesse finire la frase, sentì le mani della ragazza al petto spingerlo lontano da lei con un verso di disgusto, facendolo persino cadere a terra:
«BASTA! Smettila di prenderti gioco di me, idiota! Quante altre volte dovrò ripeterlo?!» sbottò Ayumi furiosa, facendo cadere la candela per terra, consumando la loro unica fonte di luce e lasciandoli al buio, circondati dalla puzza di ammoniaca e una strana tetra atmosfera; «Perché continui a spaventarmi così? Non hai già riso abbastanza?!»
«Cosa? Non sto cercando di spaventarti, Shinozaki!» si scusò il ragazzo cercando il suo sguardo nell’oscurità, «Pensavo che... »
Ayumi si chinò velocemente a riprendere la sua candela, a riaccenderla coll’ultimo fiammifero rimasto e, guardandolo con sguardo truce, poi urlò:
«Non dirlo! Non pensarci neanche! Sei imperdonabile! Sei incorreggibile! Ti odio! TI ODIO! Tiodiotiodiotioidio!»
«Sh-Shinozaki... »
Yoshiki poté scorgere, alla luce della fiamma della candela che aveva ripreso a reggere tremante la ragazza, che dai suoi grandi occhi blu scendevano grosse lacrime; ognuna di queste rifletteva a modo suo il fuoco allo stoppino, brillando come piccole stelle... mentre cinque rosse dita si allungavano in direzione del collo di Ayumi... e un urlo disumano squarciò il silenzio, coprendo i singhiozzi di lei.
La fiamma si spense ancora, la candela cadde nuovamente a terra, mentre lui afferrò il polso della ragazza stupefatta e ancora confusa, spingendola lontana dal “mostro”, ancora al buio.

 


 


















 
 
 

Vi ho risparmiata una delle Wrong End più belle dell'intero gioco, ma vabbè... chissà che non scriva anche quella in futuro...
Naturalmente, il manichino, aka Kizami Yuuya, è quello che si trova nel laboratorio di scienze in Blood Covered, che se toccato porta al Game Over.
Ma certi Game Over valgono di essere visti: ecco, questo è uno di quelli.




 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 017 ◊ Neve ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Neve ◊

 
 
Naomi prese velocemente la mano di Ayumi e quella di Mayu, spingendole entrambe con rapidità in un vicolo in città. I loro passi, attutiti dalla coltre di neve fresca che ricopriva strade e marciapiedi, caduta quella mattina, si fermarono quando Naomi domandò alle due:
«Saranno qui a momenti. Dobbiamo essere pronte! Chi se la sente di distrarli?»
Mayu Suzuomoto, con i suoi modi delicati e la voce flebile disse, alzando piano la mano destra, che si sarebbe offerta volontaria per distrarre i ragazzi, che avevano intanto inscenato una battaglia a palle di neve senza esclusione di colpi subito dopo le lezioni pomeridiane. Così, una volta corsa via la compagna, Naomi e Ayumi si abbassarono, facendo attenzione ai lunghi cappotti che indossavano per raccogliere quanta più neve possibile da terra, per poi lanciarla ai malcapitati ragazzi.
Ayumi sbuffò leggermente, creando una tenue nuvola di vapore che si dissolse in aria, mentre tastava il freddo elemento; era quasi calato il sole, presto il freddo sarebbe divenuto così insopportabile che nemmeno i soffici cappelli di lana e le sciarpe che indossavano avrebbero protetto a sufficienza.
La neve, poi, nemmeno le piaceva tanto.
Dopo aver rimuginato su quei pensieri, un urletto di Naomi la riportò alla realtà: i ragazzi erano là, “armati” quanto loro, all’entrata di quello stesso vicolo, con ghigni divertiti sui visi. In un attimo, Ayumi percepì un movimento alla sua destra: un cumulo di neve era stato lanciato da Naomi verso i “nemici”; nello stesso momento in cui il petto di Satoshi fu colpito, un altro candido proiettile raggiunse la ragazza con i codini, che indietreggiò per il dolore e che appoggiò le piante dei piedi su una pozzanghera oramai gelata. Ciò la costrinse a perdere l’equilibrio e ruzzolare per terra, gelandosi dalla testa ai piedi.
«Kyūchō!(*)» urlò Naomi tra le risate, tendendole la mano con fare gentile per aiutarla a mettersi in piedi.
Ayumi fece di tutto per non piangere, guardando torva nella direzione dei ragazzi e mordendosi l’interno-guancia. Mosse, poi, velocemente il piede destro alzando un cumulo di coltre bianca verso di loro, colpendo il primo che si mosse in sua direzione: Kishinuma Yoshiki, che le aveva già porto la mano.
«N-non avvicinarti! S-so che sei stato tu a... a... ! » gridò Ayumi tremante, appoggiata a Naomi, puntando un dito verso il ragazzo biondo e ammirandolo anch’esso coperto dalla neve ma che, sorprendentemente, ancora rideva insieme agli amici.

 

 

 


















* "Kyūchō” è l’appellativo con cui molti compagni di classe si rivolgono ad Ayumi.
Significa “Rappresentante di classe” o “Capoclasse”.


 
 
 

Ho il raffreddore... probabilmente lo si capisce, perchè io odio il freddo.
E la neve... è fredda *etciùùù* (CAPITAN OVVIO STRIKES AGAIN)



 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 018 ◊ Nastro ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Nastro ◊

 
 
Due bambine giocavano spensierate sul verde del parco della città, lontane dai loro coetanei, a passarsi con leggiadria una piccola palla rossa. La più alta, dai lunghi capelli bruni e gli occhi verdi, non dimostrava più di quattordici anni - sebbene fosse in realtà di qualche anno più grande; il suo languido sguardo era puntato verso l’oggetto rotondo e l’altra persona che lo calciava con impegno: una bambina sui sette anni, con i lunghi capelli scuri raccolti con un nastro giallo, in tinta col suo vestito leggero e primaverile.
«Ancora! Sorellona, ancora!» urlò felice la più piccola all’altra, calciando la palla.
Hinoe, la maggiore, guardò gli occhi chiari della sorellina, prendendo in mano la sfera e stringendola al petto; «Ora dovremmo proprio tornare a casa, Ayumi-chan. Papà ha detto che per il tramonto... » disse con tono calmo e pacato.
«No, no e no!» gemette Ayumi infantilmente puntando i piedi sul suolo, ostinata a rimanere là e divertirsi. Poi, sentì un fruscio indistinto alle spalle, seguito dalle risate di alcuni bambini; voltatasi curiosa per il rumore, scorse un gruppetto di ragazzini ridacchianti, puntarle giocosamente il dito contro... uno di loro stringeva un nastro giallo tra le dita. Il suo nastrino per capelli.
Hinoe trattenne il fiato, lasciando cadere la palla: quei ragazzi non potevano essere molto più grandi di sua sorella e una ragazza come lei gli avrebbe impauriti abbastanza da far restituire il nastro; ma la maggiore, ancor prima che potesse intervenire, vide che Ayumi si era già diretta senza timori verso i teppistelli, che avevano preso a giocare con l’oggetto rubato. La più piccola delle sorelle si rivolse prepotentemente verso il bambino col nastro, un tipetto abbastanza pelle e ossa, con i capelli scuri arruffati sulla fronte:
«Ridammelo! Ora!» tuonò a lui su tutte le furie, sull’orlo del pianto.
Il ragazzino lo agitò, soddisfatto del lavoro compiuto, davanti agli occhi della bambina, ritraendo velocemente la mano a ogni sui patetico tentativo di riacciuffarlo, mentre il gruppo prese a ridere più forte di prima.
«Sei un’orribile persona!» sbottò Ayumi guardandolo dritto negli occhi, accettando in silenzio la sfida proposta.
Dopo aver parlato, senza interrompere il contatto visivo, alzò il piede destro, pestando quello del bambino con tutta la forza che aveva; schiacciò volontariamente, cogliendolo di sorpresa e facendo allentare la sua presa sul fiocco, che cadde nelle mani della legittima proprietaria con estrema facilità.
Soddisfatta, sotto gli occhi increduli del gruppetto di maschietti, si rivolse nuovamente al ladruncolo:
«E poi, cosa te ne facevi del mio nastro, teppista?!», prima di ritornare dalla sorella in silenzio.


 

 

 

















 
 
 

...
La mia assenza è semplicemente imperdonabile, lo so XD quindi vi chiedo umilmente scusa, ma... ehi, il capitolo è qui ^^
E' stato un periodaccio: scuola, problemi e febbre che viene e se ne va
D'ora in avanti, però, gli aggiornamenti continueranno come consueto, una volta alla settimana ^^



 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 019 ◊ Halloween ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Halloween ◊

 
 
«Da cosa saresti travestito, scusa?» la ragazza mosse la testa, cercando di guardare il ragazzo con aria annoiata e reprimere uno sbuffo divertito che minacciava di tradire la sua espressione austera. «Da... uomo dai pessimi gusti in fatto di vestiti oppure da... »
Il ragazzo non voleva nemmeno essere là, specialmente a dar conto a lei... diciamo che era andato a casa di Satoshi insieme ai compagni per passare la notte di Halloween in modo diverso... e senza un costume, questione prontamente risolta da Mayu, che poteva quasi essere considerata la più esperta in vestiti di scena e cose del genere. Le era bastato un salto al negozietto accanto all’abitazione, poi, per completare il travestimento e non far sentire escluso Yoshiki dal resto dei compagni. Non che l’avesse chiesto, comunque... «Non ho chiesto io di essere trasformato in un vampiro, intesi?!» sbuffò lui, ghignando e afferrando il mantello nero che gli cadeva giù per le spalle, strattonandolo davanti a lei.
«Fermo!» bisbigliò lei, «O farai un dispiacere a Suzumoto!»
«E... vogliamo parlare di questi!» continuò lui esasperato, puntando un dito alla sua stessa bocca, mostrando due palesemente finti canini di plastica. «Danno un fastidio tremendo! Probabilmente per la fine della serata li avrò già ingeriti senza rendermene conto... »
Ayumi intervenne ancora: «Ti stanno bene invece. Dovresti ringraziarla... anche per quel rivolo di succo di pomodoro che ti cola dalla bocca... »
«Come se non l’avessi notato. Piuttosto... tu cosa dovresti rappresentare?»
Fortunatamente il soggiorno era abbastanza rumoroso da riuscire a coprire il sussulto indignato della ragazza. «Sono... » fece lei, puntando il petto e il suo corto vestito nero e il mantello in tinta che portava anche lei, « ... la Morte!»
Yoshiki alzò un sopracciglio, immobile e in silenzio, senza battere ciglio e darle la soddisfazione di una sua sorpresa reazione.
«Sono vestita da strega... » sbuffò infine la ragazza, tirando fuori da dietro la schiena un cappello a punta e indossandolo col broncio, completando il travestimento, «Non t’avevo convinto... ?»
«Neanche un po’, Shinozaki... » confessò lui, fissando il cappello da strega con aria sospetta.
«Ti piace?» gongolò Ayumi, notando ciò e porgendogli il cappello, infilandolo senza pensarci due volte sulla capigliatura bionda. «Ora sembri un vampiro con leggeri disturbi di personalità... »
Lui sospirò, «Oggi ne ho abbastanza di umiliazioni!» e si tolse il cappello dalla testa, infilandolo con un po’ troppa forza sul capo della legittima proprietaria. Il gesto, comunque, fu così inaspettato e forzato, che fece scendere il cappello sugli occhi della ragazza, costringendola ad emettere un urletto per la sorpresa e facendo tutti gli altri presenti zittirsi e voltarsi ad ammirare quella strana scena.
 


 

 

 


















 
 
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 020 ◊ Bandiera ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Bandiera ◊

 
 
«Avanti, alzanti e lavora come tutti gli altri!» annunciò severa la rappresentante di classe a Yoshiki, un fresco pomeriggio di fine ottobre. Mancava poco al festival culturale per festeggiare i trent’anni dall’apertura della scuola Kisaragi; ogni classe si era divisa i compiti, ognuno dava una mano a modo suo, sfruttando al meglio le sue capacità, in modo che tutti potessero divertirsi.
«Non eri tu che ieri mi hai detto che potevo anche non partecipare?» sbottò il biondo annoiato, alzando gli occhi dalla rivista che Satoshi gli aveva prestato quella mattina prima delle lezioni.
La capoclasse scosse la testa con irriverenza e un sorrisetto sulle labbra pallide:
«Non ti ho mai detto nulla del genere! E il compito che dovrai svolgere è abbastanza semplice.»
“E quale sarebbe questo compito?” pensò Yoshiki guardando esasperato il soffitto grigio della loro aula; si stava pentendo di essere venuto a scuola, quel giorno. Essere costretto a fare qualcosa che non voleva non gli andava a genio per niente, anche se era lei a costringerlo; non era andato via da casa proprio per questo motivo? Come aveva detto addio ai propri genitori e alla casa in cui era nato e cresciuto, per imparare a comportarsi come un vero adulto indipendente, avrebbe potuto anche lasciare una buona volta la scuola, trovare un vero lavoro e ritornare a essere il solito lupo solitario che era sempre stato, solo, ancora una volta. Poteva giurare che, delle volte, Ayumi le ricordasse incredibilmente sua madre che le intimava minacciosa di svegliarsi presto la mattina o di riordinare la camera.
Ayumi prese la sua cartella di cuoio chiaro, tirandoci fuori un lungo lenzuolo bianco, leggero e fresco, e lo stese come fosse stata una candida tovaglia sul banco di Yoshiki.
«Ehi, che stai facendo?» protestò lui contrariato; sapeva che le ragazze della 2-9 si sarebbero occupate di un maid-cafè improvvisato in classe, al festival, ma era troppo presto per cominciare a cucinare; «Vuoi prepararmi il pranzo, Shinozaki?»
«Ti piacerebbe!» disse lei con un sospiro e uno sguardo truce, dando in mano al ragazzo un pennarello rosso; «Comincia col disegnare la bandiera della Nazione! Se ci servirà qualche altra cosa... »
«Io non so disegnare! E poi, non sei tu quella ossessionata con i disegni?» disse lui contrariato.
Ayumi sorrise sarcastica, poggiandosi sul banco con entrambe le mani, prima d’andarsene ridacchiante:
«Ti basta fare un cerchio rosso... e che sia al centro esatto dell’intero lenzuolo: la bandiera, che se non finirai entro oggi ti costringerò a indossare al maid-cafè mentre distribuisci volantini rosa... ok?»
 


 

 

 


















 
 
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 021 ◊ Treno ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Treno ◊

 
 
«E’ così imbarazzante... » mormorò Ayumi abbassando lo sguardo per terra, sentendo le gote avvampare rosse di vergogna.
La gita scolastica si era rivelata interessante e tutto il resto, ma c’era qualcosa di sbagliato in tutto quello – non poteva negarlo, non davanti all’evidenza, spiattellata là, come se fosse stata quasi una certezza. E il “quasi” era necessariamente obbligatorio.
Essendo la capoclasse stata l’ultima a salire sul treno per il ritorno al loro paesino dopo aver effettuato l’appello deligentemente e aver controllato che tutti i suoi compagni fossero saliti a bordo dopo la visita guidata, si era presentato un “grave” problema: il vagone era interamente stipato di persone, perlopiù adulti o pendolari di ritorno dal lavoro, mentre i suoi amici avevano occupato gli ultimi quattro posti a sedere accanto al portellone: Seiko, Sakutaro, Satoshi e Yoshiki. Gli altri compagni dovevano trovarsi negli altri vagoni.
«Di qua!» le aveva urlato felice una ragazza. Prima che potesse muoversi però, Ayumi fu velocemente raggiunta da un’altra figura, un po’ più alta di lei, che con spintoni vari e qualche urletto, si avvicinò ai compagni: era Naomi Nakashima, seguita da un’affannata Yui Shishido, che a sua volta teneva per mano Mayu Suzumoto. Tutte queste superarono senza una parola la rappresentante, che si avvicinò cauta al gruppetto. Satoshi e Morishige si erano alzati dagli imbottiti sedili blu per far accomodare rispettivamente la professoressa e Suzumoto in un atto di improvvisa galanteria.
«Naomi, sulle mie gambe! Sulle mie gambe!» aveva urlato Seiko all’amica, spingendola verso di sé per farla poggiare sulle sue ginocchia, come fosse stata una bambina. Naomi si divincolò, abbastanza divertita, per poco, prima di cedere e cautamente poggiarsi sull’altra. «Kyūchō! Che fai là? Avvicinati!»
Mayu stava rovistando nella sua borsa di cuoio, la signorina Yui sfogliava il registro con aria assente, Kishinuma ascoltava musica e Seiko e Naomi l’incoraggiavano a farsi vicina.
«Non c’è posto!» aveva detto Ayumi con tono duro, mentre il treno aveva preso a muoversi. L’inerzia la spinse leggermente in avanti, a battere il braccio contro la schiena di un vecchio signore in piedi vicino a lei.
Seiko aveva sorriso. «Di cosa parli! Kishinuma è ancora libero!»
Sentitosi chiamare, il ragazzo si tolse con un gesto secco gli auricolari dalle orecchie e prese a guardarsi intorno; per un solo istante, i suoi occhi incontrarono quelli di Mayu, ancora impegnata a rovistare, poi...
«Naomi-san... spingi Shinozaki da questa parte, per favore!» aveva miagolato Seiko, con voce morbida e gli occhi ridotti a due brillanti fessure. Yoshiki, allarmato, alzò entrambe le mani.
Non c’era stata altra scelta: Ayumi era ora seduta sulle ginocchia del ragazzo, che - ostinato come sempre-  non aveva voluto cederle il posto, e si era visto la ragazza coi codini essere spinta verso di lui senza troppe cerimonie da Seiko Shinohara. «Non si sa mai cosa potrebbe accedere nei treni... » aveva sospirato guardandoli e allargando la bocca in un innaturale sorriso.


 


 



 

 
E mi chiedo se un giorno questa raccolta arriverà a rating rosso... voi decidete pure di che morte farmi morire data la mia assenza.

















 
 
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 022 ◊ Gigli ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Gigli ◊

 
 
Non c’era al mondo un fiore che Ayumi odiasse più dei gigli. Erano belli, profumati e delicati come ali di farfalla, ma la vista di quei petali, soprattutto quelli candidi quanto confetti, trasmetteva alla ragazza un senso di impotenza e disagio senza precedenti.
Era cambiata, non c’erano dubbi. Perché, una volta, i gigli le piacevano, e anche parecchio.
Ma ora vedeva in quell’immacolato e puro fiore, agghindato di un piccolo fiocco rosa pallido sullo stelo ed immerso in un piccolo recipiente di vetro colorato accanto al suo lettino, sopra un minuscolo comodino bianco e polveroso tutto quello a cui lei aveva ambito ma che aveva ormai perso da mesi. Avrebbe voluto accarezzarli, però... sì, sentirne l’odiato odore ancora una volta e giocherellare con la sua fragile corolla.
Quel giglio era tutto quello che lei non era più, l’incarnazione di ciò che aveva perduto...
La stanza era poco illuminata ma la sagoma del fiore era riconoscibile. L’aria rarefatta, la porta chiusa... lei non ricordava quanto tempo avesse passato in quell’ospedale; sapeva solamente che era dolorosissimo muovere braccia, gambe e collo. Visibili segni scarlatti le riempivano la pelle pallida proprio alle giunture degli arti, arrivando persino a formare strane lettere e macabri simboli...
Ayumi non aveva chiuso occhio da quando i suoi genitori, entrambi scossi e bianchi in viso, proprio due giorni prima, l’erano andata a trovare e portare quel fascio di gigli... chiedendole cosa avesse combinato, cosa fossero state quelle orrende cicatrici sul suo corpo... e dove fosse sua sorella maggiore fosse...  Oh, e loro figlia aveva pianto così tanto, affermando di non sapere niente di Hinoe, che aveva smesso per pura e innocente stanchezza, sfinita dal dolore fisico e mentale, continuando a guardare i petali bianchi e invidiarli. Ora di quel mazzo di gigli ne era rimasto solo uno. Il resto era seccato, morendo accanto a lei, nella stanzetta d’ospedale.
Una luce si accese nel corridoio accanto alla sua stanza, filtrando attorno a lei grazie alle fessure della porta. Ayumi rabbrividì, prendendo a tremare come una foglia, la schiena dolorante leggermente inarcata sul duro materasso e coi capelli sciolti a solleticarle la ferita al collo: era piena notte. S’era rifiutata di mangiare e l’avevano attaccata ad una flebo... si era rifiutata di dormire e l’avevano costretta a precipitare in tormentati incubi di sangue con strane pillole... cosa volevano ora da lei? Doveva fingere di essere addormentata?
«Shinozaki! Quei s-... quei dottori non mi hanno lasciato vederti stamattina... e sono riuscito ed entrare di nascosto solo ora.»
Ayumi sgranò gli occhi, ancora impossibilitata a muovesi.
«So che sei sveglia... » rise piano la persona fuori dal corridoio; «Domani mattina verremo tutti insieme. Quindi sii pronta.» Come avesse fatto ad entrare nell’ospedale le era ignoto, ma sapeva chi lui fosse. Accennò un debole sorriso. «Buonanotte.» continuò quello, rimanendo in silenzio ed andandosene cautamente.
Un momento dopo, comunque, gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, che scesero a macchiarle il viso e i vestiti: come potevano? Dopo tutto quello che... ? 


 


 



 

 
Nessuno spoiler per Blood Drive.
Se mai arriverò ad inserirne alcuni lo dirò nell'anteprima della storia.

















 
 
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 023 ◊ Casa Stregata ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Casa Stregata ◊

 
 
Un urlo riecheggiò nell’aria, rimbombando e propagandosi attorno a loro con estrema velocità e con un eco spaventoso. Ayumi teneva strette a sé due diverse braccia, appartenenti a due diversi ragazzi, tremante come una foglia e con gli occhi ben spalancati, a cercare di identificare cosa la stesse aspettando là, nelle tenebre. Era stata una pessima idea entrare nella casa stregata del festival del paese, ma non poteva mica mostrare all’intero gruppo di essere... un tantino spaventata dai suoni metallici, dalle urla registrate che rimbombavano da amplificatori sul soffitto, facendola saltare per l’improvvisa paura, e dalle “simpatiche” persone in costume che cercavano di terrorizzarla in tutti i modi.
«P-per fa-favore!» lei squittì, cercando di riacquistare un po’ di autocontrollo, rivolta ad una comparsa della casa stregata vestita di catene e stracci che aveva cercato di toccarla, «Facci p-passare!»
Il corridoio era stretto, ma l’intera attrazione era parecchio grande... perciò lei non aveva idea di dove precisamente fossero: attorno a lei c’erano solo oscurità e strani spettrali suoni.
«Se hai troppa paura... là c’è l’uscita d’emergenza, comunque.»
Voltò la testa verso la fonte della voce, alla sua destra. «No, non ho paura! E posso benissimo continuare verso la vera uscita, Kishinuma!»
«E allora, spiegami perché stai tremando...» il ragazzo aggiunse con una risatina divertita. Lei, infastidita, per risposta, gli strattonò il braccio che teneva stretto nella sua morsa. «Come non detto! Puoi lasciarmi andare?»
Lei gridò con voce così acuta da far invidia a quella di una bambina, «No! Pensa cosa potrebbe succedere se perdessi l’equilibrio, cadessi qui e nessuno se ne dovesse accorgere! Voi siete tutti capaci di dimenticarmi qui... !»
«Allora muoviamoci!» le rispose il ragazzo a voce altrettanto alta, spingendola avanti con dolcezza.
La ragazza lo seguì, tranquillizzandosi per l’assenza di altre persone in costume. Forse erano finalmente vicini all’uscita... «Mochida-kun! Siamo vicini alla fine secondo te?» la ragazza chiese felice all’altra persona accanto a lei, di cui teneva stretto il braccio, alla sua sinistra. Nessuno le rispose...
Ayumi si fermò, perplessa, costringendo Yoshiki a voltarsi verso di lei e chiederle bruscamente: «Cosa c’è adesso?»  In un attimo, le luci sopra di loro si accesero, rivelando chi davvero fosse quel “Mochida Satoshi”: Ayumi teneva stretto a sé, proprio accanto a lei, il braccio di un ragazzo urlante con una maschera anti-gas sul viso, abiti sporchi di rosso e trucco dappertutto. La ragazza lasciò la presa, saltando per la sorpresa e la paura, gridando e spingendo in avanti Yoshiki, che era rimasto impassibile tutto il tempo, guardandola tremare e gridare in preda al panico. Eppure, dovette ricredersi e spalancare la bocca incredulo, quando vide la ragazza al suo fianco per un attimo, alzare il piede destro, facendo leva con le braccia, e assestare all’uomo della casa stregata un calcio.



 


 



 

 
E sì. Si festeggia Pasqua così. 

















 
 
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 024 ◊ Gelato ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Gelato ◊

 
 
L’aria era fresca all’interno del cafè; era un vero e proprio sollievo stare là, seduti comodamente su poltroncine rosse, lontani dall’afa di quella torrida estate. Ayumi ci era già stata qualche volta insieme a Naomi e le altre compagne, qualche pomeriggio estivo, a passare il tempo e mangiare qualcosa, divertertirsi. Ora, per puro caso, c’era capitata ancora, ma in compagnia di un ragazzo. Sedeva sola, per ora, giocherellando con il laccetto della sua cartella di cuoio che teneva sulle gambe. Il tavolino davanti a lei era pulito e splendente; l’intero locale emanava un piacevole odore di pulito, a dire il vero, e questo le faceva davvero piacere. Una rilassante canzone aleggiava attorno a lei e il sole, non visibile dalla vetrata alla sua destra, era ancora alto.
«Ecco qua!»
Senza nessun altro preavviso, una coppa di vetro fu posata davanti alla ragazza, cogliendola alla sprovvista e interrompendo i suoi pensieri. Dopo pochi secondi, qualcuno si sedette davanti a lei, posando un altro recipiente sul ripiano, con un sordo rumore.
«Grazie... » la ragazza mormorò, osservando la persona davanti a sé con un mezzo sorrisino. La coppa di vetro davanti a lei era colma di gelato alla fragola e panna, adornato con una piccola cialda al cioccolato e un cucchiaino rosso. Ayumi poggiò delicatamente la cartella che aveva tenuto in grembo accanto a lei e afferrò piano il cucchiaio, picchiettando sull’orlo del bicchiere, producendo suoni cristallini e ritmando ogni colpo alla canzone in sottofondo.
«Tutto ok?» Yoshiki chiese alla ragazza, guardandola perplesso.
Come risvegliata da un incantesimo, Ayumi lo guardò di sfuggita, prima di distogliere lo sguardo e cominciare a saggiare i gusti del suo gelato in silenzio. «Sì.» fece lei, senza guardarlo negli occhi, con voce flebile, quasi confondibile ad uno dei tasti del pianoforte in sottofondo. «Mangiavo...»
Il ragazzo la stava ancora fissando, lei non capiva il motivo.
«E’ stato molto gentile da parte mia portarmi qui, non dovevi...» Ayumi continuò dopo qualche imbarazzante secondo. «E la commissione. Potevo sbrigarla da sola, sai?»
«Era il minimo che potessi fare.»
Yoshiki aveva finalmente preso a fissare la strada da fuori la vetrina del locale, sbuffando per l’incredibile caldo di quei giorni; aveva insistito per aiutare la capoclasse con delle commissioni per conto del loro professore e quella frescura e il gelato erano la giusta ricompensa. «Dev’essere buono.» considerò ad alta voce il ragazzo, facendo un cenno del capo e fissando il boccone di gelato prima che scomparisse nella bocca di lei.
Ayumi boccheggiò per un istante, domandandosi il perché di quella sua frase. «Avresti dovuto comprarne uno... non pagare il mio!» Quasi istintivamente la sua mano si serrò saldamente al cucchiaio, mentre gli occhi si spalancarono, puntandosi sul ragazzo che ridacchiava con in mano la cialda coperta di gelato alla fragola.




 


 



 

 
Nel mezzo di cammin di nostra vita, mi ritrovo a far la maturità, che i capitoli vanno ad accatastarsi... e io sono ancora qua, bam!

















 
 
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 025 ◊ Porta ***


        Image and video hosting by TinyPic
 
 

◊ Porta ◊

 
 
Aveva le lacrime che le rigavano le guance, oramai un tutt’uno con l’incessante pioggia che continuava a bagnarle il volto e a renderle la vista più offuscata di quello che lei si aspettasse. I capelli erano fradici, le cadevano senza grazia sulle spalle in ciocche scompigliate, dandole l’impressione di essere appena uscita da un film dell’orrore. Gocciolante di pioggia, il mento le tremava leggermente, così come le mani, entrambe intirizzite dal freddo e cercavano di serrarsi in un pugno ancora, in modo da battere su quella porta scura ancora, e ancora. Nessuno le aveva risposto. Era tardi, se l’era aspettato d’altronde.
«Apri...» implorò, la ragazza con voce più debole di un sussurro. «Apri...»
Le ginocchia stavano minacciando di cedere sotto al peso, non si sarebbe stupita se la sua stessa pelle fosse stata visibile sotto il leggero tessuto degli abiti zuppi d’acqua ormai. Ebbe quasi l’impulso di urlare a pieni polmoni in un ultimo atto di disperazione.
«Apri.»
Perché? La porta sembrava completamente immobile, nessun suono proveniva dall’interno dell’abitazione; eppure lei era sicura di essersi recata nella giusta via, il giusto indirizzo. Non ci potevano essere dubbi. Doveva essere quella. La porta.
«Ti prego.»
La pioggia non accennava a fermarsi.
Con un singulto apparentemente scappato al suo controllo, la ragazza abbassò lo sguardo, prendendo a fissare i suoi piedi nudi. Erano pieni di fango e graffi, non era nemmeno sicura di sentirli ancora: il freddo sembrava averle fatto perdere la voglia di reagire ad ogni altro stimolo esterno. Le gambe erano solo parzialmente coperte, poi i polsi... l’avambraccio destro aveva assunto una strana sfumatura violacea, ancora visibile seppure notte, sotto la luce di un lampione poco distante. Aveva dovuto. Aveva dovuto strapparsi tutte quelle flebo e aghi; muovere il braccio sembrava un’impresa.
«Apri...»
 La serratura scattò lentamente, per secondi simili ad un’eternità per lei. La porta si aprì con altrettanta tranquillità, la maniglia finalmente si mosse, quasi a rispondere alle suppliche di quella ragazza che, malgrado le sue condizioni, accennò un semplice sorriso e rivolse un’occhiata al ragazzo che le aveva aperto la porta.





 


 



 

 
Blood Drive è finalmente stato tradotto. Sapete cosa significa?
Dal prossimo capitolo vi voglio tutti in lacrime, eh.

















 
 
 


 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2673990