The 65th Hunger Games.

di foreverahero00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ehi, Re dei mari. ***
Capitolo 3: *** Perciò alleati? Si, alleati. ***
Capitolo 4: *** Nemmeno io pensavo di esserne capace. ***
Capitolo 5: *** Un amico, al quale darei la vita. ***
Capitolo 6: *** Ci possiamo fidare? ***
Capitolo 7: *** Non siamo al sicuro. ***
Capitolo 8: *** Un ultimo sguardo alla libertà. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“E il tributo femmina del Distretto 11 è Annabeth Dalmon”
Ero io, veramente io?
Per un secondo mi sentii morire dentro, ancora prima dei giochi. Si, avevano scelto il mio nome. Lo capii da come almeno una buona metà della gente intorno a me mi fissava con aria preoccupata.
Non ebbi nemmeno il tempo per avvicinarmi al palco che l’accompagnatrice del Distretto undici annunciò un secondo nome di un secondo tributo. “Vicktor James” Disse la donna. Non l’avevo mai visto, però il suo nome mi suonò famigliare. Aveva più o meno la mia stessa età, 17 anni.

Tra la folla trovai gli occhi di mio fratello puntati sui miei. Aveva il volto più pallido del solito, e solo allora iniziai veramente ad aver paura.
 


______________________________________________________________________________

Nemmeno un ora più tardi eravamo già sul treno in partenza per Capitol City. Mi chiusi nella stanza che mi avevano assegnato. Ripensavo alle parole che mi aveva detto mio fratello: “Ti prego Annabeth, promettimi che ritornerai al Distretto undici.” Come avrei potuto fargli una promessa simile? Mio fratello, pur avendo solamente undic’anni era sveglio. Lo sapevamo benissimo entrambi che probabilmente non ci saremmo più rivisti.
Decisi di guardare le mietiture degli altri Distretti, per conoscere un po’ meglio i miei futuri avversari.
Quelli dei distretti uno e due erano vere macchine da guerra, al distretto tre venne scelta una ragazzina di dodic’anni, ma la persona che mi colpì di più fu un quattordicenne del Distretto quattro.
Non ne capì bene il motivo, ma guardando nei suoi  grandi occhi color mare percepì la paura che provava. Apparentemente non voleva dimostrarlo, perché sul volto fingeva un sorriso tirato. Non so per quale ragione, ma decisi di doverlo proteggere. Assomigliava moltissimo a mio fratello, aveva i suoi stessi occhi profondi che parlavano ancor’prima della bocca. Ci voleva solo la persona giusta per saperli interpretare.
“Finnick Odair” Disse l’accompagnatrice del Distretto quattro.
Finnick. Un nome che non mi sarei scodata molto facilmente.






Ciao a tutti! :) Ho deciso di scrivere di questa edizione degli Hunger Games, perché in realtà non se ne parla molto. Sappiamo soltanto che il vincitore è stato il nostro Finnick, e per approfondire un po' di più ho deciso di scriverne una storia. Questo capitolo è un po' corto, ma spero di rimediare nei prossimi.
Sarei veramente molto felice se lasciaste un commento, una critica o un consiglio :)

 

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Capitolo 2
*** Ehi, Re dei mari. ***


“Che i 65° Hunger Games abbiano inizio. Possa la fortuna sempre essere a vostro favore.”

Ed ecco che iniziò il conto alla rovescia.
Eravamo sopra delle pedane, in piedi a guardarci l’un l’altro. Vicktor, il mio compagno di distretto era sulla pedana di fronte a me, a trenta metri di distanza. Stava guardando il “bottino” alla cornucopia, sapevo perfettamente cosa voleva fare. Lui era testardo. Il nostro mentore ci disse perfettamente che quello era un bagno di sangue. Ma lui non ascoltava, faceva di testa sua.

Mi guardai intorno. Notai tutti i favoriti, e riconobbi qualche altro tributo. Trovai anche Finnick. Aveva un’aria convinta, anche lui aveva adocchiato al proprio bersaglio. Sperai vivamente che entrambi avessero cambiato idea, ma non sembrò essere così.

L’arena era composta da una specie di lago, che in realtà sembrava mare. Accanto alla spiaggia si estendeva un fitto bosco.Forse riuscirò a nascondermi sugli alberi. Pensai. Sapevo arrampicarmi, al Distretto 11 lo sapevano fare tutti, o quasi. Era una cosa normale, quando dovevi raccogliere i frutti dai rami più alti.

 
Poi una cosa mi fece tornare dai miei pensieri. Uno dei strateghi stava facendo il conto alla rovescia:

Dieci,

Nove, 

Otto, 

Sette, 

Sei, 

Cinque, 

Quattro, 

Tre, 

Due, 

Uno

Il primo colpo di cannone sparò per dare il via a questa edizione degli Hunger Games.
 Iniziai a correre. Corsi nel bosco, la mi sentivo al riparo. Decisi di arrampicarmi subito su un albero per vedere quanti caduti ci furono alla cornucopia. Notai subito la ragazzina del tre ed alcuni  altri tributi degli altri distretti.
Da lontano riuscii a vedere Vicktor che combatteva contro un
 favorito del distretto uno, Dean. L'avevo visto parecchie volte con la sua compagna di Distretto, Delly.
Vicktor teneva in mano un coltello che riuscì a catturare alla cornucopia. Ferì il favorito al braccio, questo gli diede un po’ di tempo per scappare.

Forse feci una cosa stupida. Mi calai giù dall’albero e iniziai a correre verso uno zaino arancione, che sembrava contenere cose che a tutti sarebbero tornate utili. Afferrai lo zaino e corsi fino al bosco. Per fortuna nessuno mi notò. Corsi per qualche centinaio di metri, forse un chilometro, poi mi fermai. Mi girai di scatto quando sentii che qualcuno mi stesse seguendo. Era Finnick. Aveva un tridente in mano, se l’aveva aggiudicato alla cornucopia. Lo lasciò cadere per terra in segno che non voleva farmi del male.

“Pericoloso il tuo tridente.” Dissi.
“Devi essere Annabeth, giusto?”
“Si, sono io. Tu sei Finnick, Distretto quattro.”

Mi scrutò con un espressione fiduciosa, non aveva paura di me. Poi notai il suo braccio insanguinato. Se l’era procurato alla cornucopia probabilmente.

“Vieni, forse trovo qualcosa per il tuo braccio.” Dissi. Eravamo abbastanza lontani dagli altri tributi, nessuno ci avrebbe seguito fin qui.

Aprii lo zaino, trovai una corda, due coperte, una borraccia vuota, e una specie di medicina per i tagli. Gliela porsi, sperando che funzionasse. La sua ferita era abbastanza profonda, non credo che sarebbe servito a tanto.

“Come mai hai deciso di farti un salto alla cornucopia?” Dissi in modo preoccupato. In realtà sapevo bene che avrei fatto meglio a non farmi amici, ma mi fidavo di quel ragazzino.
“Per questo;” E afferrò il tridente in mano.
“Un’arma abbastanza letale. Sai usarlo?”
“Certo, al Tre pescavo ogni giorno col mio tridente.” Disse fiero.

Feci un sorrisetto.
Si spalmò la medicina sulla ferita. Gli ordinai di restare al nostro “accampamento” mentre andai a cercare del cibo, o delle semplici bacche. Il bosco era fitto e buio, gli alberi erano alti. Devo dire che questo posto mi dava un senso di angoscia, non mi piaceva. La sera stava calando, e dopo aver raccolto qualche frutto ritornai da Finnick.
Lui non si mosse. Sembrò felice di vedermi, nemmeno a lui piaceva quel posto. Confessò di avere fame, così gli porsi qualche bacca.

“Com’è li, al Distretto quattro?” Chiesi.
“Il mare è la cosa più bella. Basta sedersi sulla spiaggia per sentirsi a “casa”. Se aspetti qualche minuto puoi sentire la brezza che ti accarezza il viso, e il profumo dell’acqua salata. Non so esattamente spiegarti che profumo abbia, ma ti dico che è il più buono del mondo!” Continuò a parlarmi del suo Distretto, si vedeva di quanto ne era affezionato, di quanto gli mancava casa.Non merita di essere qui adesso Pensai.

Ad un trattò si fermò, e iniziò a guardarsi la spalla con un’espressione addolorante.

“Ehi re dei mari, come va con la spalla?” Gli chiesi.
“Passerà, spero.”

In quell’istante sentimmo un rumore acuto provenire dal celo. Entrambi alzammo gli occhi per vedere di cosa si trattasse.
Un paracadute, un dono che non proveniva dall’arena.

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Capitolo 3
*** Perciò alleati? Si, alleati. ***


“Guarda!” Disse in tono sorpreso.
“A quelli di Capitol City devi piacere molto!” Un sorriso mi si stampò sulle labbra.
Finnick aprì subito la piccola scatola appesa al paracadute.
 
 Ti farà bene,
           -Mags     

Lesse il biglietto che trovò dentro la scatola, poi prese la pomata e se la spalmò sulla spalla. Fece un sospiro di sollievo.
 
“Come va? Meglio?”
“Benissimo” Sembrava soddisfatto. “Domani starò bene”
 
Gli passai una coperta e mi ringraziò.
 
“Perché lo fai?” Chiese stupito.
“Beh, in fondo sei venuto tu da me chiedendo il mio aiuto” Sorrisi.
“Ehi, io non te l’ho mai chiesto!”
“Però sono convinta che l’hai pensato” Si mise a ridere. Per qualche istante dimenticai di essere nell’arena, sembrava come se stessi accanto a mio fratello.
 “Assomigli un sacco a mio fratello” Dissi a Finnick.
 
Mi guardò stupito. Forse capì che era per quello che lo stavo aiutando.
 
“Se devo allearmi con qualcuno qui nell’arena, tu sei in cima alla lista.” Era sincero. Lo si capiva dagli occhi che non stava mentendo.
“Lo stesso vale per me” Anche io ero sincera, “Perciò alleati?”
“Alleati”
 
Entrambi cademmo in un sonno profondo, forse sta notte sognai l’unica cosa felice da quando fui scelta alla mietitura. Sognai mio fratello, sognai il mio Distretto. Il mio Distretto era povero, ma era pur sempre casa mia, e in questo momento darei di tutto per ritornarci.
Mi svegliai di colpo. Uno strano rumore si era formato, qualcosa simile ad un ronzio. Le mani mi prudevano. Abbassai lo sguardo, migliaia di formiche si stavano avvicinando a noi. Formiche geneticamente modificate, ibridi. Svegliai subito Finnick. Prendemmo le nostre cose, non avevamo fatto in tempo, le formiche stavano già salendo sopra i piedi, e non si sarebbero fermate.

“L’acqua” Gridai. “Ci serve acqua”

Corremmo fino alla spiaggia. L’unico problema era che pure i favoriti erano la. Probabilmente stavano dormendo, perché di guardia c’era soltanto la ragazza del Distretto due. Mi scagliò un coltello contro. Mi si conficcò nel polpaccio. Mi bloccai, mi sbilanciai e caddi in acqua. Non riuscii a rialzarmi, È la fine pensai. Poi sentii qualcosa che mi tirò su, Finnick. Mi guardai intorno, la ragazza del Due giaceva a terra senza vita. Il volto di Finnick era scioccato, probabilmente per quello che aveva appena fatto. Si tuffò in acqua, e finalmente il prurito delle formiche scomparve anche per lui. Il polpaccio bruciava, ma fortunatamente avevamo con se la pomata. Mi trascinai all’asciutto. Me ne spalmai un bel po’, quella roba era veramente miracolosa. La ferita non mi faceva male come prima.
I favoriti non si fecero vivi, così decidemmo di non restare molto distanti dalla spiaggia.
 
“Sai arrampicarti sugli alberi?”
“Posso provarci” Si guardò la spalla. “La mia spalla sta benissimo” Aveva ragione, ormai era quasi guarita del tutto.
“Tu credi di farcela?” Mi disse preoccupato.
“Certo che ce la faccio” Non ne fui molto convinta. Il polpaccio faceva ancora male, e sarebbe stato difficile arrampicarsi su un albero alto. Dopo qualche decina di minuti di ricerca trovammo un albero adatto. Ordinai a Finnick di andare per primo. “Scherzi? Vai prima tu, così posso vedere come si fa” Mi disse e io annuii.
Afferrai qualche ramo sporgente e pian piano mi arrampicai fino in cima. Finnick fece lo stesso, era molto più veloce di me. Il polpaccio faceva sempre più male.
Finnick notò il mio sguardo addolorato.

“Tieni, prendila tutta”
“Ce n’è ancora poca, a me non serve” Dissi. Aveva capito che stavo mentendo.
“Non penserai mica che sono così imbranato da farmi male di nuovo?” Disse sorridendo.
“Grazie”
Mi spalmai la pomata sul polpaccio, il dolore era quasi passato. Rimanemmo in silenzio per un po’.
 
“C’è qualche ragazza che ti aspetta la al Quattro?” Dissi, per rompere il silenzio.
“No, no” Disse semplicemente.
“Ma come, un bel tipo come te” Mi guardò con uno sguardo assassino. Non potei fare a meno di ridere.
“In realtà ho un’amica. Si chiama Annie”
“Lo sapevo io” Risi ancora. “E com’è?”
“È la mia migliore amica. Ha dei bellissimi occhi color mare, con qualche sfumatura di verde.  Basta che ci guardo dentro una volta, e mi sento a casa.”

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Capitolo 4
*** Nemmeno io pensavo di esserne capace. ***


Finnick distolse lo sguardo e iniziò a fissare il cielo con uno sguardo preoccupato.
“Che c’è?” Chiesi.
“Niente, è solo che mi sento immensamente in colpa”
 
Ci penso su per qualche secondo. “È per via della ragazza del Distretto due?”
“Si. Non riesco a togliermi dalla testa il fatto che l’ho uccisa.”
Non riuscii a dire niente. L’unica cosa che feci fu guardarlo dispiaciuta.

“Sai che ti dico? Facciamoci una bella dormita, domani staremo meglio.” Lo speravo vivamente.
“Ma se cadiamo giù?” Chiese.
“Tieni” Gli diedi la corda “A me non serve, prendila tu”
“Adesso rischi di cadere tu”
“Ho già dormito su un albero all’ Undici, e come vedi sono ancora viva” Dissi ridendo.

A quel punto sentimmo un sparo di cannone. Nei giorni precedenti non ci feci caso, ma sentendo quel sparo capì che c’era qualcosa che non andava.
Sentimmo l’inno di Capitol City suonare, poi guardando in alto vedemmo le facce dei tributi caduti in questa giornata.
La ragazza del  Distretto 2,
Il ragazzo del Distretto 5,
Una ragazza del Distretto 7,
Il ragazzo del distretto 8 e la sua compagna di Distretto,
E poi, con mia grande sorpresa e dispiacere Vicktor, del Distretto 11.
 
Adesso fui io quella a sentirmi in colpa. Avevo lo sguardo vuoto, gli occhi guardavano verso l’orizzonte. Non credo che nell’arena ci fosse un orizzonte vero.

“Perché” Mormorai. “Perché l’ho lasciato morire? Era del mio Distretto.”

Finnick mi guardò preoccupato. Entrambi capimmo che non sarebbe stata una nottata facile.

“Siamo rimasti  in nove. Io, tu, i favoriti dell’Uno, Il ragazzo del Due, la ragazza del Cinque, il ragazzo del Sette, ed entrambi del Nove.”
Non risposi. Il senso di colpa era troppo forte.
“Mi dispiace” Disse Finnick in fine.
Mi girai verso di lui. “Mi sento in colpa”
“Anche io”
Lo guardai un’ultima volta, poi ci addormentammo.
 
Ci svegliammo per colpa di un altro sparo di cannone.
Otto, siamo in otto.

“Ho fame. Ieri non abbiamo mangiato niente.” Dissi.
“Io potrei andare a pescare.” Propose.
“Va bene, io raccolgo qualcosa.”
Scendemmo dall’albero.
“Non è il massimo stare lassù” Dissi.
“Concordo”Annuì.
“Allora, io vado in spiaggia.” Disse Finnick.
“Io non mi allontanerò molto. Se hai bisogno di qualcosa, se vedi qualcuno chiamami.” Dissi.

Così a quel punto andai a cercare qualcosa tenendomi in vicinanza alla spiaggia.
Non trovai molto, qualche bacca, delle erbe curative, ma niente di più. Dopo qualche oretta ritornai al posto di ritrovo. 
Finnick non c’era. Mi si creò un nodo in gola. Dove poteva essere? Fui sicurissima di non aver sentito nessun colpo di cannone. A quel punto sentii qualcosa alle mie spalle. Mi girai di colpo e vidi un’enorme tromba d’aria venire verso di me. Gli strateghi mi vogliono morta.
Iniziai a correre. Corsi per qualche centinaia di metri, ma la tromba d’aria si stava avvicinando sempre di più. Non smisi di correre. Mi addentrai in una specie di boschetto con qualche cespuglio. Non ebbi il coraggio di guardarmi dietro le spalle. Corsi ancora, e mi ritrovai su un grande prato.
Feci un sospiro di sollievo, pensai di essere al sicuro vedendo che la tromba d’aria scomparve. Poi mi resi conto che d’avanti a me giacevano due tende. Favoriti.
Mi vogliono veramente morta.

A quel punto uscirono tutti e tre i rimasti. “Eccola qui! Ti stavamo aspettando” Disse il tipo dell’Uno ridendo.
Scagliarono un coltello verso di me, ma fortunatamente riuscii a schivarlo. Lo presi e senza badare alla mira lo scagliai contro loro. Finì dritto nel torace della ragazza dell’uno. Lei cadde per terra, tenendosi una mano sulla pancia. Le avevo fatto male, l’avevo uccisa. Uno dei due si avvicinò a lei, l’altro invece iniziò a correre verso di me.
È la fine. Questa volta è la fine.

Non mi mossi. Non avrei avuto comunque nessuna speranza. Le gambe mi cedettero e mi ritrovai per terra.
A quel punto sentii un urlo di dolore provenire dalla bocca del ragazzo che stava per uccidermi. Aveva un tridente conficcato nella schiena. Finnick, pensai.
Il quattordicenne si avvicinò a me, mi prese per un braccio e mi aiutò ad alzarmi. Pian piano corremmo verso la spiaggia.
“Stai bene?” Chiese.
“Si, si. Sto bene Re dei mari.” Feci un pausa. “ Dove cavolo sei stato?” Chiesi fingendomi arrabbiata.
“Stavo andando a rubargli qualcosa.”
“Ma sei impazzito?”
“Aspetta, guarda che ho preso?” Mi mostrò un intera scorta di gallette. Poi mi disse di esser riuscito a pescare qualche pesce.
“Beh dai, almeno non moriremo di fame.” Dissi.
“Giusto.” Il ragazzo sorrise.
“Grazie. Sarei morta se non fossi arrivato tu”
“Sapevo che ti saresti cacciata nei guai. Sai, ti ho sottovalutata, non pensavo saresti capace a lanciare un coltello e colpire il bersaglio” Sta volta sorrisi anche io, con un sorriso un po’ malinconico, ma sorrisi.

Nemmeno io pensavo di esserne capace.


 

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Capitolo 5
*** Un amico, al quale darei la vita. ***


Siamo rimasti in sei.
Questo fu il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi.
 
Mi svegliai di colpo. Nei miei sogni la scena del giorno prima si ripeteva all’infinito, la ragazza che cadeva per terra senza vita.
Notai che pure Finnick era sveglio.

“Come, non dormi?” Chiesi.
“No, non ci riesco” Disse pensieroso. “Sai, ho notato qualcosa di strano. Degli alberi stanno scomparendo, il bosco sta cambiando.”
“Dici davvero?”

Annuì. Degli alberi stanno scomparendo, il bosco sta cambiando, che significava?

“Aspetta, torno subito”

Mi arrampicai più in alto, per poter vedere tutta l’arena.
Finnick aveva ragione, l’arena stava diventando sempre più piccola, si stava rimpicciolendo.
Ritornai da Finnick.

“L’arena sta diventando sempre più piccola, gli strateghi vogliono trascinarci alla cornucopia per un altro bagno di sangue”
“Siamo rimasti in sei. È strano che ci vogliano morti già adesso.”
“Secondo me sanno che se qualcuno ai margini urterà il campo di forza rimarrà polverizzato”
“Proprio così” Disse convinto. “Ma per adesso siamo abbastanza lontani dai margini”

Presi il cibo che ci rimase ed offrii una galletta a Finnick. Lui la prese senza esitare.
Fui felice di vederlo sorridere.
 
“Ti manca casa?” Chiesi involontariamente.
“Tantissimo, troppo” disse abbassando lo sguardo “Purtroppo probabilmente non avrò modo di tornarci. Sei tu che ti meriti la vittoria”

Quelle parole restarono sospese nella mia mente. Io merito la vittoria? No, è il ragazzino qui accanto che deve tornare a casa, pensai, ma quelle parole non uscirono dalla mia bocca,  rimasero nella mia mente.

“Mi hai salvato il primo giorno, sennò sarei morto” Disse.
“Ehi, ricorda che anche tu mi hai salvato la vita, e non una volta.”

In quel preciso istante il cannone suonò. Guardai Finnick, aveva un’aria turbata. Aveva paura, proprio come ce l’avevo io.
“Ecco, incominciamo” Disse sottovoce.

“È meglio se ce ne andiamo” Proposi.

 
Scendemmo dall’albero.

“E adesso dove andiamo?” Chiese Finnick.
“Beh, potremmo restare vicini alla spiaggia”
“Va bene”

Camminammo per qualche centinaio di metri, la spiaggia non era lontana. Ci guardavamo intorno, per accertari di non aver nessuno alle spalle. Fortunatamente nessuno ci seguì.
Poi successe la cosa più inaspettata di tutte. Sentii un urlo, un urlo di Finnick. Mi girai verso di lui, si teneva stretto ad un ramo ai margini del crepaccio che nessuno dei due aveva visto prima. Lo guardai negli occhi e percepii la sua paura. Corsi verso di lui, lo aggrappai per una mano, ma il ramo si ruppe.

“NOO” Gridai.

 
Ma Finnick rimase aggrappato alla mia mano,  e io riuscii a tenerlo. Gli porsi anche l’altra mano e co un po’ di fatica lo tirai su.

Lo abbracciai.

Nei secondi precedenti ebbi talmente paura di vederlo morire, che non riuscii a trattenermi. Lui ricambio l’abbraccio.
Solamente in quel momento capii di aver trovato un amico, non solo un alleato. Un amico al quale darei la vita pur di salvarlo. 

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Capitolo 6
*** Ci possiamo fidare? ***


“Guarda dove metti i piedi, mi raccomando” Dissi preoccupata.
“Grazie, Annabeth” Sorrisi, ma non risposi.
“Dai su, andiamo verso la spiaggia” Proposi.
 
Mezz’ora più tardi arrivammo sulla spiaggia.
“Hai fame?”
“Eh, abbastanza. Tu hai fame?”
“In realtà sì”
Tirai fuori le nostre scorte. Iniziammo a mangiare, ma poi notammo che qualcuno si stava avvicinando a noi.
Il ragazzo del Distretto 7. Ci notò e iniziò a correre. Finnick e io ci alzammo di scatto. Lui aveva già il tridente in mano.
Ma poi il ragazzo del sette si buttò sulle ginocchia.

“Non uccidetemi, vi prego” Ci supplicò. “Il favorito sta pianificando qualcosa per ammazzarvi, l’ho visto io. Io posso aiutarvi”

Lo guardammo increduli.

“Perché vuoi aiutarci?” Disse Finnick dubbioso.
“Vi ho osservati, credo che se ci alleassimo saremo più forti”

Poi notai il suo braccio insanguinato.

“Oppure è soltanto perché hai bisogno d’aiuto” Dissi.

Abbassò lo sguardo. Non mi fidavo di lui.

“Vi prego..”
“Come possiamo essere sicuri di poterci fidare?” Disse Finnick.
“Non sono un traditore, lo giuro”

Lo guardai negli occhi. Soffriva, il braccio gli faceva male. Non potevamo lasciarlo.

“Senti, facciamo un patto. Noi ti aiutiamo con il braccio, ma tu ci dici tutto quello che sai.”
“Grazie” Rispose in fine.
 
In qualche modo riuscimmo a fasciargli il braccio. Ci raccontò lo aveva ferito qualcuno, mentre cercava di rubare del cibo. Anche lui aveva fame.
 
“In ogni caso, io sono Jack. Il favorito vi sta dando la caccia, si è addentrato nel bosco. Pensava di trovarvi li” Disse
“Ma noi ce ne siamo andati in tempo..” Rispose Finnick.
“Già, ma non avrebbe senso attaccarci, lui è rimasto solo”
“È spietato, non ha paura” Disse Jack abbassando la testa. “È arrabbiato, vuole uccidervi”
“Però lui non sa..” Mi tappai la bocca. Non avrei dovuto parlare di quello che avevamo scoperto con Finnick, il fatto che gli strateghi ci stavano mandando al centro dell’arena.

Finnick mi lanciò un occhiata, ma poi capì quello che stavo per dire. Lasciammo cadere l’argomento, non mi fidavo ancora di quel ragazzo.
Si stava facendo buio.


“Meglio se ci accampiamo” Proposi.
“Non credo che accendere il fuoco sia un buona idea” Disse Jack.
“Di solito noi ci arrampichiamo sugli alberi, oggi resteremo qui. Possiamo dormire a turni”
 “Okay, io faccio il primo turno” Propose Finnick.
“No, Finnick. Faccio io il primo turno” Gli risposi. Era stanco, lo ero anche io, ma non potevo lasciare che il ragazzo del sette abbia l’opportunità di ucciderci di notte.
“Spero che non proverete ad uccidermi” Disse Jack preoccupato.
“Non è mia intenzione” Dissi. Finnick annuì.
Ma poi, un colpo di cannone rimbombò nelle nostre orecchie. Un altro morto, un’altra persona ha perso la vita.
 
E se si fosse trattato del spietato favorito ancora in vita, se si fosse trattato di Dean?

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Capitolo 7
*** Non siamo al sicuro. ***


Tutt’ad un tratto rimbombò l’inno di Capitol City. In cielo proiettarono i volti dei tributi morti.
Ma tra le foto non c’era quella di Dean.
Il tributo ci stava ancora dando la caccia, ed avremmo fatto bene a tenere gli occhi bene aperti.
 
Presi in mano un pugnale, dopodiché appoggiai la schiena sul tronco di un albero. Non dovevo addormentarmi.
Noi siamo in tre, lui è da solo  Pensai.
Ma se mi addormento non avrà problemi ad ucciderci, anche se siamo in maggioranza.
 
Subito dopo sentii che entrambi, sia Jack che Finnick, si erano addormentati.
 
Mi ritornò in mente mio fratello. 
 
Mi ritornò anche in mente quella ragazza che ho ucciso. Mi ricordai le immagini del suo corpo che cadeva per terra senza vita. Tutto smette di funzionare e tu sai di aver appena distrutto una vita che non meritava di essere sacrificata.
Nessuno merita di partecipare agli Hunger Games.
Nessuno merita di morire qui.
 
Poi sentii che anche Finnick era sveglio. Lo guardai.
“Finnick, se tu uscirai da quest’arena, promettimi che troverai un modo di dare fine a tutto questo,
Promettimi che contribuirai nel creare qualcosa di migliore. Niente più giochi, niente più morti insensate” Sussurrai.
“Io non..” Iniziò a dire.
“Dormi. Però ricordati quello che ho detto.” Gli ordinai.
“Una volta Annie mi ha detto qualcosa di simile. Qualcosa qui deve cambiare.”
Annuii. Finnick si distese per terra e continuò a dormire.
 
 
Questa fu una lunga notte.
Ad un tratto sentii qualcosa cadere da un albero alle nostre spalle. Mi girai di scatto, e notai una figura umana che mi fissava. Non era il favorito, era la quinta persona ancora rimasta agli 65° Hunger Games. Si girò e corse via come un’ombra nella notte.
Nella mia mente annebbiata rimbombavano due cose, una certezza Non siamo al sicuro, e una domanda; Che cosa voleva?

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Capitolo 8
*** Un ultimo sguardo alla libertà. ***


Subito dopo nell’aria si diffuse il suono di uno sparo di cannone.
Qualcuno o qualcosa aveva ucciso il quinto concorrente rimasto nella 65° edizione degli Hunger Games.
Mi alzai di scatto e svegliai Finnick e Jack, che dormivano tranquillamente.
“Dobbiamo andarcene, svelti.” Dissi allarmata.
“Perché?” Chiese Jack.
“Zitto e corri.”
 
Cercammo di non fare troppo rumore, ma non fu facile muoversi nel buio.
Avevo la sensazione che qualcuno ci stesse seguendo.
 
“Aspettate, vado avanti io. Ci sono già stato qui. Qualcuno ci aveva piazzato delle trappole.” Disse Jack infine.
“Va bene.” Rispose Finnick.
 
Ci spostavamo con cautela tra il buio che ci circondava. Jack faceva strada al gruppo e noi lo seguivamo. Il cuore mi rimbombava nel petto.
Ci fermammo per qualche istante. Mi misi al fianco di Jack.
“Dove dovremmo andare?” Chiesi, e mi voltai anche verso Finnick.
 
In quel preciso istante vidi la lama affilata di un coltello che “volava” verso di me.
Successe tutto così in fretta.
 
 
Chiusi gli occhi. Pensai che fosse la fine, ma stranamente non percepii nessun dolore.
La lama non mi aveva infilzato?
Ma poi capii.
Sentii un urlo di dolore.
 
Riaprii gli occhi di scatto.
Jack era disteso per terra con il coltello conficcato nel petto. Respirava piano, aveva le palpebre chiuse dal dolore.
Sentii un altro urlo da dietro. Mi girai, Dean aveva il tridente di Finnick a pochi centimetri dalla gamba.
 
Scappò via, se ne andò.

 
Jack si estrasse il coltello dal  petto che ormai si era già riempito di sangue.
Si era sacrificato per me? Pensai.
Aveva ancora gli occhi chiusi e il volto contratto dal dolore. Mi abbassai verso di lui e notai che dai suoi occhi scendevano delle piccole lacrime.
 
“Perché l’hai fatto..” Dissi con la voce spezzata. Mi si formò un nodo in gola.

“Io… non potevo non farlo. Dovevo un favore a voi due.” Si fermò per qualche secondo. “Ho deciso che se devo morire qui, in questa arena, voglio farlo da eroe, se così si può chiamare qualcuno che ha ucciso delle persone.

E credo che voi siate le uniche persone qui per cui valga la pena fare un gesto così folle.”


Il dolore gli si leggeva in faccia. Non aveva ancora aperto gli occhi, probabilmente per non vedere quello che lo circondava.
Finnick cercò di aiutarlo in qualche modo, mi il taglio il taglio era troppo  profondo.
Non c’era più niente che potemmo fare.
 

“Ma..” Le parole non mi uscivano di bocca.

“Grazie” Sussurrò Finnick. “Non avrei mai dovuto dubitare di te.” Disse in tono triste.
 
“Beh, penso che sia giunta  l’ora di dirvi addio.” Disse Jack e ci sorrise, per quanto riuscì a farlo.
“Grazie” Sussurrò infine ed aprì gli occhi.

Diede un ultimo sguardo al cielo, diede un ultimo sguardo alla libertà.

 
Poi tutto si spense. Un’altra vita se ne andò troppo in fretta.         
Il colpo di cannone rimbombò nell’aria.
 
“Ricorda quello che ho detto, Finnick.” Dissi con la voce tremante. “Tu devi dar fine a tutto questo.”
 
Lui non disse niente. Infondo non c’era niente da dire in un momento come questo.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, e io chiusi gli occhi.

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