A new angel in the hell

di blonde eingel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio nome è... ***
Capitolo 2: *** Il certificato ***
Capitolo 3: *** I will stay ***



Capitolo 1
*** Il mio nome è... ***


L'estate volgeva  oramai al termine e mentre i turisti lasciavano sconsolati new york , gli abitanti di questa città si apprestavano a tornare alle loro vite "normali".
ma la loro vita poteva definirsi cosi? infatti, mentre serena era volata a los angeles e Blair risiedeva ancora a monaco e Dan stava negli Hamptons , di nate e chuck non si aveva più notizia , non dagli ultimi tre mesi almeno.
i loro parenti avevano cercato di rintracciarli in vari modi ma era stato tutto vano: messaggi,chiamate,e-mail,fax....Erano veramente scomparsi e finchè non avessero deciso di tornare,nessuno li avrebbe visti.
Eppure,non erano solo gli amici e i parento a cercarli disperatamente; c'era un 'altra persona,qualcun'altro che li aspettava con ansia... e quella persona si trovava al momento a new york, nella hall dell'Empire,dorminete su uno dei divanett di velluto rosso.
Era una ragazzina di circa 14 anni.occhi azzurri e capelli scuri lunghi poco dopo le spalle, con a presso una valigia rosso fuoco e l'aria di chi era esausta di aspettare. si trovava su quel divano dalle dieci della sera prima ma era a new york , in realtà, da circa 4 giorni . Chi fosse? perchè fosse li? questo nessuno lo sapeva ma era la stessa domanda che il consierge si stava domandando già da un pò e nonostante quella ragazzina sembrasse necessitare d'aiuto,lui non poteva certo accogliere i senza tetto nel Hotel,anche se quella ragazza aveva qualcosa di familiare,uno sguardo, un luccichio degli occhi che era certo di conoscere .
Comunque aveva ordini stabiliti così si avvio verso il divanetto di velluto.
"hei,ragazzina,su alzati! questo non è un rifugio,per dormire qui devi pagare!" le disse un pò scocciato il consierge che di nome faceva Alfred.
La ragazza aprì gli occhi azzurri ma non sembrava capire cosa stesse dicendo a causa del sonno così fu costretto a ripetere "Dai su ,bambina alzati.te ne devi andare,non ti è permesso stare qui"
a quel punto la ragazza si svegliò del tutto e si mise a sedere. Indossava un vestito grigio lungo fino alle ginocchia, delle calze pesanti e coprenti e degli stivaletti neri.
"oh mi dispiace molto,signore" mormorò la sconosciuta, "devo essermi addormentata mentre li aspettavo, ma dove saranno!? l'estate è praticamente finita! "
"Ma di chi sta parlando?"
"Di chuck bass e nate Archibald,io ho bisogno di vederli urgentemente!" gli disse con un tono un pò sconsolato e si mise in piedi"per caso sono qui? sono tornati? "
Alfred la guardò : era davvero piccola e si chiedeva perchè fosse sola in una città come new york.
In realtà gli faceva davvero pena ma non poteva dargli informazioni sul suo capo così di sana pianta, poteva essere tutta una messa in scena!
"ehm...non sono in grado di risponderle ,signorina,mi dispiace. Se vuole,appena li vedo posso riferirgli il messaggio però,quello che lei gli deve dire"
"si,era la cosa giusta da dire! "pensò soddisfatto.
Lei sorrise,un sorriso amaro e scettico e cominciò a raccogliere le sue cose.
"dubito che possa farlo ma grazie,vorrà dire cher tornero' do...."
All'improvviso però vide una figura che conosceva bene,un ragazzo vestito elegantemente e con un cappotto scuro lungo.
Si teneva aggrappato al fattorino dell hotel ,visibilmente fatto ma abbastanza lucido da camminare e parlare da solo.
Chuck Bass era davanti ai loro occhi,sempre sistemato e con i capelli a posto e dietro di lui stava Nate,in buone condizioni avrebbero osato dire ,con la barba però incolta e due borsoni a carico. Sorrideva mentre parlava al telefono e dal tono di voce sembrava proprio che stesse parlando con una ragazza.
"no,lucy certo che resteremo in contatto,lo sai che non posso fare a meno di te...cosa? venire qui per le vacanze? beh non lo so,insomma ....no,no,no non voglio mollarti così,no,non sono un bastardo...credo solo che...lucy? lucy? lucy ci sei? ah vai al diavolo..."
e così nate chiuse il telefono e lo mise in tasca,visibilmente scocciato.
La ragazza a quel punto si avvicinò a lui con forse troppo entusiasmo.
"nate,tu sei nate archibald,giusto? "gli chiese con un sorriso "io mi chiamo Katlin Maldock,probabilmente anzi sicuramente non mi conoscerai e ti starai chiedendo perchè sono qui ma vedi,ho davvero,davvero,davvero bisogno di parlare con chuck,è urgente"
Lui la guardò un attimo prima di risponderle,come per capire che persona fosse, e poi scrollò le spalle "senti,non so chi tu sia ma come avrai visto chuck adesso non ha prorpio la possibilità di parlare con te( e fece un cenno verso il suo amico che cercava a fatica di alzarsi) è stato un viaggio lungo,siamo stati davvero in moltissimi posti e siamo appena tornati dalla polinesia quindi..."
"Ma io devo parlargli, è una questione importantissima! "
"davvero,puoi tornare..."
"nate!" ruggì una voce da vicino l'ascensore "ti vuoi muovere? non ne hai abbstanza di ragazze? se prorpio vuoi portala sopra ma io ho bisogno di risposare......."
Katlin allora corse verso di lui ,lasciandolo in parte sbigottito "e tu chi sei?"
"mi chiamo Katlin,Katlin Maldock,vengo dal New jersey"
"ah dal terzo mondo in pratica,non vi cibate di mucche li? comunque...che cosa vuoi? un autografo,una sera di fuoco? oggi sono molto impegnato..." le disse con una smorfia e piggiando il bottone per chiamare l'ascensore.
lei fece una risata nervosa e torturandosi le mani disse :" no,nessuna delle due, io...ti cercavo perchè ho bisogno del tuo aiuto per un pò..."
"ah si? beh mi dispiace cara ma non so manco chi tu sia quindi gira al largo d'accordo? non faccio beneficenza a contadine da 4 soldi.,.."
a quel punto Katlin si irrigidì ma ormai chuck stava entrando in ascensore quindi doveva giocarsi il tutto per tutto.
Prese un lungo respiro,spostò i capelli di lato e lo fisso negli occhi con uno sguardo allo stesso tempo nervoso e deciso.
"non mi hai lasciato finire" esclamò facendo un piccolo sorriso e bloccando le porte dell'ascensore con forza "sono katlin Maldock,vengo dal new jersey e...sono tua sorella"

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Capitolo 2
*** Il certificato ***


Sorella. Era questa la parola che aveva usato quella ragazzina. Sorella,lei era sua sorella ed era per questo che aveva bisogno di lui,che lo cercava tanto. Tra di loro c’era un legame di sangue,qualcosa di forte e indissolubile. Erano stati questi i pensieri che si erano infilati nella testa di chuck un attimo dopo che aveva ricevuto la notizia. Tuttavia passato qualche secondo fu travolto dalla stupidità,dalla falsità di quelle parole. Nonostante fosse certo che la sua famiglia fosse stata molto più incasinata e bizzarra delle altre (rammentiamo il padre morto,la madre-non madre di chuck e lo zio bramoso di potere) ,suo padre non era uno stupido,aveva sempre avuto il controllo di tutto e mettere incinta qualcuna…no,non era da lui,non era da Bart Bass. Di conseguenza, l’unica spiegazione possibile era che quella sconosciuta stesse mentendo, di cui sarebbe stato certamente sicuro se non fosse stato per quello sguardo così familiare. I suoi occhi azzurri avevano qualcosa di conosciuto ma lui era chuck Bass e non si faceva prendere in giro da nessuno! “mhm…senti kalin” mormorò stancamente. “katlin” “fa lo stesso…davvero,la tua storia è molto fantasiosa ma francamente non sono uno stupido,e qui non siamo in un film; le sorelle non compaiono così all’improvviso e le persone non si fanno fregare senza motivazioni valide così facilmente ! Perciò ti prego,va via,ho bisogno di riposare…è stato un piacere “ E così chuck le diede le spalle,entro nell’ascensore e se ne andò senza che katlin potesse anche solo replicare. La ragazza sospirò e ritornò verso le sue cose mentre uno scettico Nate la guardava ipnotizzato. Neanche lui credeva a quello che aveva detto però ,essendo più lucido e sveglio di chuck al momento,non potè evitare di chiedersi il perché di quella rivelazione inaspettata senza un motivo. Ci doveva essere qualcos’altro sotto: soldi,minacce, notizie etc… Così le si avvicinò con cautela. “katlin giusto?” le chiese cordiale. Lei lo guardò e annui. Non sembrava affranta per il rifiuto,piuttosto un po’ annoiata. “senti,davvero, perché sei venuta qui? Vuoi dei soldi?” “non ho mentito,sono davvero la sorella di chuck e…non ho bisogno di soldi ma di qualcuno da cui stare! Tu…non ha idea di quello che ho passato negli ultimi 4 giorni perciò non permetterò a uno strafatto di impedirmi di realizzare il mio piano, va bene?” Adesso Katlin aveva un tono non proprio amichevole,anzi somigliava un po’ a quello di Blair quando dava ordini. Nate rimase di stucco: altro che ragazzina… “si certo ma cosa credi? Di poter piombare qui e pretendere che tutti ti credano!? Quello che dici non ha senso!” “si perché mi avete dato tanto tempo per spiegarmi vero? “ ribattè la giovane per poi fare un lungo repiro e calmarsi . lo guardò negli occhi e nei suoi occhi c’era davvero qualcosa di forte. “io voglio solo parlargli,spiegargli tutto: ne ho il diritto,lui non sa la verità…” a quel punto prese dalla borsa rossa un foglio bianco con scrittura da ufficio e lo porse al ragazzo con cautela. La rabbia di prima era scomparsa. Era un certificato di paternità, i fogli per fare i test che molti dei suoi compagni di scuola avevano fatto negli anni passati sospettando che i loro genitori non fossero chi dicevano di essere,puntualmente sbagliando. Ma questa volta no; alla fine del foglio c’era il nome “bart bass “ con lo stato di morte accanto e sotto i rsipettivi parenti : chuck di new york e jack dell’ australia. Dunque non mentiva…. Pensò sul da farsi e alla fine decise di darle una possibilità. “va bene,vieni con me su,non c’è tempo da perdere! “ le prese la mano e la portò al loro piano. Katlin dievenne un po’ nervosa: era giunto il momento di raccontare la verità. … Il telefono d’ufficio squillò . Non era tanto insolito ma quella non era una telefonata normale,proveniva dalla linea 3 ,la linea delle faccende più “personali”. Aveva commesso un grande rischio a lasciarla così libera ma il solo pensiero di tenerla con se la disgustava ampiamente. Lei era la causa di tutto quel dolore,di tutti quegli sbagli commessi negli anni. E ora era la causa di questo. Perfino da lontano le creava guai. Rispose alla chiamata un po’ scocciata “ciao Tomas,dimmi tutto” Ascoltò cioò che l’ispettore fidato le disse con la massima attenzione. “come hai detto? E quando? No,non è possibile ,perché dovrebbe essere andata così lontano? …No,tu non fare niente per ora,devo prima capire che intenzioni ha…è veramente assurdo,speravo che per 4 mesi non avrei dovuto ne vedere ne sentire quella mocciosa e invece….no,figurati tu sei stato fantastico,grazie mille,un bacio!” Posò la cornetta del telefono e prese la sua agenda. Con una penna stilografica scrisse ciò che tomas le aveva detto e cominciò a ragionare con calma. Ciò che aveva scoperto non aveva alcun senso a meno che lei non avesse già scoperto tutto… ma quella era troppo stupida per averlo fatto,poi era solo una bambina ,aveva si e no 13,14 anni…. Ah,era un guaio! Un grandissimo guaio! “Ma no,dai sarà stata solo una coincidenza biazzarra “ pensò guardandosi allo specchio attentamente. “le ultime spese non facevano presagire nulla di sospetto. Però poi aveva comprato un biglietto,aveva preso un taxi e aveva affittato una camera in uno squallido motel. Era strano,certo ma non c’era di che preoccuparsi. Con questi pensieri Elisabeth Mestings lasciò quel pomeriggio l’ufficio e tornò a casa. La sera si era già calmata ma un pensiero le vorticava in testa senza mai fermarsi: cosa ci faceva una bambina all’empire State Buildings!? SALVE RAGAZZI :) SOLO UN AVVERTIMENTO: QUANDO COMINCIA LA PARTE CHE DICE "IL TELEFONO D'UFFICIO SQUILLO ' è UNA PARTE SEPARATA SOLO CHE NON RIESCO A USARE HTML SUL MIO COMPUTER...AHAHAHAHHA SE QUALCUNO ME LO SPIEGASSE NE SAREI GRATA DAVVERO TANTO !

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Capitolo 3
*** I will stay ***


Da buon proprietario d’hotel,chuck bass risiedeva nella suite più bella,spaziosa ed elegante dell’Empire. Quella non era stata una semplice camera d’hotel, ma un luogo in cui i limiti non erano mai stati rispettati,gli scandali e le feste avevano sempre superato il limite consentito. Donne di tutto il mondo avevano varcato quella porta,uomini d’affari,persone importanti,a volte anche amici,parenti….. Tuttavia era un luogo molto importante,vietato oserei dire a tutti coloro che non ne erano,purtroppo,degni. E probabilmente katlin faceva parte di quest ultimo gruppo di persone,lei ,in situazioni normali,non avrebbe dovuto assolutamente entrare lì. Eppure lei era li,con nate,una valigia rossa in mano, un segreto da confessare. Rimase ammaliata quando le porte si aprirono, non erano certo cose a cui lei,quattordicenne del new jersey, era abituata. “eccoci qui” mormorò Nate e prendendole la valigia si avviò in camera sua,avvisandola che sarebbe tornata a momenti. La ragazza ,senza prestargli troppa attenzione annui. Sentì vibrare il telefono,guardò chi chiamava e lo spense. In quel momento entrò nella stanza chuck , il quale, senza nemmeno guardarla esclamò “ ti avevo detto di andartene!” e si versò un bicchiere di schoch “ non so come tu abbia fatto ad entrare qua,dovrò licenziare Alfred per la sua inettitudine..” “non è colpa di alfred” disse Nate ,ritornato. “nathaniel,non mi vorrai dire che è opera tua, non ne capirei il motivo….” “chuck lei parlava sul serio…” “oh ti prego,pure tu?” “prova almeno ad ascoltarla “ “tu non provare a dire cosa devo fare!” “non fare l’immaturo e parlaci “ “sono stanco di te,adesso basta! “lei non è Blair,chuck! Va bene!? Cercare di allontanare tutti non provocherà in te meno dolore! Non te la riporterà! Quindi smettila di comportarti in questo modo e parla con lei,è venuta dal new jersey solo per poterti parlare, merita un po’ della tua attenzione e di essere ascoltata!” sbottò nate furente e si buttò sul divano,aspettando la sua reazione. Chuck non parlò per qualche secondo,tenne lo sguardo basso e si scolò un altro bicchierino. Poi le fece un cenno. Katlin non sapeva cosa volesse significare cosi’ guardo nate che la incitò a parlare. Lei si fece coraggio e cominciò:” mi chiamo Katlin,ho 14 anni e vengo dal new jersey….come avevo detto prima io ..” e qui esitò a continuare “sono tua sorella, o meglio sorellastra per essere più precisi! Mio padre era Bart Bass,quando era più giovane ebbe una relazione con mia madre che allora aveva 26 anni. Non durò molto,giusto un paio o forse tre mesi e poi lui ripartì e tornò nel suo mondo. I due si lasciarono abbastanza bene finchè mia madre non scoprì di essere incinta di me. Ma,contro il parere di mia nonna, lei volle tenermi,nonostante avesse potuto mettere a rischio la sua carriera in legge e avesse potuto perdere tutto,decise di non darmi in adozione ,senza dire niente a Bart però,non voleva incasinarlo e così….io nacqui,senza mai sapere nulla sulla vera identità di mio padre. Poi..” “aspetta un attimo…” mormorò chuck all’improvviso in maniera scorbutica e alzandosi in piedi “non mi importa sapere la tua vita tutta al contrario..perchè sei qui,proprio adesso? Hai 14 anni no? Cosa è cambiato? “lo stavo appunto per dire !” ringhiò Katlin esasperata e lanciandogli uno sguardo fulminante. Chuck era sorpreso. “sono qui perché mia madre è da circa una settimana in prigione per abuso e spaccio di stupefacenti…grazie a una cauzione ristretta dovrebbe scontare 4 o 5 mesi anziché 3 anni. Ultimamente aveva avuto non pochi problemi così era diventata una tossica” “ma non faceva legge?” chiese Nate. Katlin arrossì e abbassò lo sguardo; una sensazione molto familiare l’avvolse e la penetrò nelle viscere :il senso di colpa. Perché sapeva in cuor suo che tutta la colpa apparteneva a lei e che era stata solo un problema nella vita di sua madre. Ogni suo respiro era un respiro tolto alla carriera,alla felicità,alla ricchezza della madre, un dolore costante,un ‘insoddisfazione continua. La nonna lo ripeteva sempre,dopotutto. “non è mai riuscita a laurearsi per bene,troppe complicazioni…comunque mia nonna,a cui era stata data la possibilità di essere la mia tutrice ha rifiutato, diceva di essere davvero impegnata al momento così mi ha lasciato un po’ di soldi e mi ha lasciato libera. Per quanto mi piaccia stare sola, non potevo passare 4 mesi cos’ì e ho deciso di fare il test di paternità all’insaputa di tutti ….ma ho scoperto che…” “bart era morto” concluse chuck sospirando e guardandola,finalmente,negli occhi. Erano di un marrone scuro accecante e magnetico. Katlin sentì un brivido. Chissà se faceva lo stesso effetto anche agli altri.. Lei non resse lo sguardo e lo girò da un'altra parte. “già…comunque ho saputo anche di te e di jack e ho deciso di venire qui,tentare di parlarti” “e hai fatto tutto da sola?” domandò di nuovo nate sorpreso. “si,i soldi non mi mancano,almeno non per ora ,mia nonna si chiama Emily Conradon, ha….” “un’impresa multinazionale di valore sopra il milione con buoni agganci in tutto il paese “mormorò chuck. L’aveva anticipata di nuovo e ciò irritò non poco katlin la quale inarcò le sopracciglia a mò di domanda e chuck disse semplicemente “la conosco,è piuttosto famosa” “Così eccomi qui” Già perché adesso che aveva raccontato tutto,non sapeva più che fare . non aveva immaginato cosa sarebbe potuto succedere in seguito a un “no”,questo perché era una gran sognatrice; Ma come aveva detto chuck,qui non eravamo in una favola e si sarebbe ritrovata per strada se lui non l’avesse voluta con se. Così attese. Attese un cenno,un sorriso,una parola,qualsiasi cosa insomma. Dopo un prolungato periodo di silenzio chuck si alzò dal divano,prese il bicchiere e si diresse verso la camera. “ho bisogno di pensarci un po’” sussurrò debolmente e si chiuse la porta alle spalle. La ragazza si lasciò cadere sul divano,il cuore, che batteva fortissimo per il nervosismo ,non dava segno di calmarsi ed era indecisa sul da farsi. Per quanto la situazione fosse assurda, covava in se una grande speranza ,nonostante cercasse di pensare al peggio per essere più preparata. Ma se chuck avesse accettato lei e la sua storia, sarebbe potuto cambiare tutto,avere finalmente la famiglia che desiderava. I suoi occhi divennero umidi: aveva evitato di raccontare che la sua via nel new jersey era un inferno, dato che sua madre le urlava sempre di tutto e sua nonna l’accusava di essere la rovina in persona. Non solo aveva pochi amici ma si era anche sempre sentita un’estranea nella sua vita, come se fosse stato un “giocattolo difettoso “da prendere a pugni e usarlo solo per distruggerlo ancora di più. E tornare a quella vita un ‘altra volta era una prospettiva orribile a cui era meglio non pensare. Nate la guardava profondamente da sotto gli occhiali e nei suoi occhi vide la pietà,ciò che odiava di più al mondo. Non c’è la fece più. Doveva andarsene subito o sarebbe scoppiata. Si alzò di scatto,prese la borsa e andò via dalla stanza senza girarsi. Arrivò alla hall,uscì dalla porta principale di corsa e ,sempre correndo, si allontanò da li in direzione del Grand Zero ,girò l’angolo e in un attimo fu ingoiata dalla folla. …….. “è andata via” “CHE COSA!? E DOVE è ANDATA!?” “non lo so,è scappata senza un motivo, su due piedi!” “E TU SEI RIMASTO LI A GUARDARE !?” “BE NO MA…ODDIO CHUCK SMETTILA SEMBRI MIO PADRE!” Chuck e nate litigavano furiosamente nella camera da quando chuck era tornato e aveva visto la stanza vuota ,senza katlin insomma . “dobbiamo trovarla,muoviti!!” esclamò quest ultimo con ardore e in pochi minuti uscì dall’hotel e salì sulla sua limousine. Nate avrebbe fatto il giro a piedi,nel caso fosse stata ancora nei paraggi. La cercarono a lungo e disperatamente ,per più di due ore e si sentivano entrambi in colpa e molto preoccupati. “ha solo 14 anni dopotutto,poteva accadergli di tutto. Lei non è come noi alla sua età. Non è abituata a questa città,alla gente di qui. Viene dal new jersey ,dio santo , un sottospecie di stato risalente al paleolitico!” pensavano entrambi. Finalmente dopo vane ricerche Chuck dalla sua limousine la scorse davanti ad una fermata della metropolitana ormai in disuso così uscì dalla limousine e prese a correre. Katlin era proprio lì e piangeva. Cercava di levare le lacrime dal suo viso ma non otteneva alcun risultato. Stava seduta sul muretto ,faceva penzolare le gambe e teneva la borsa accanto a se. I capelli,invece, li aveva uniti con un tuppo disordinato con ciocche che uscivano accanto al suo volto. Non si accorse di lui finchè non se lo ritrovò davanti,ansante. Non correva spesso. Lo fissò negli occhi con fare affranto ma deciso e solo in quell’istante chuck capì che non poteva fare più a meno di lei,che anche volendolo,non avrebbe potuto simulare di non avere una sorella. Lui la voleva con se e non c’era niente su cui pensare! Ma tutto ciò non lo disse,dopotutto non era un sentimentale. “perché sei qui,in questa vecchia stazione?” le chiese. “venivo qui una volta all’anno, da bambina intendo,con mia madre. Lei adorava new york, l’amava ma non poteva vivere qui per via di mia nonna così mi ci portava in gran segreto e ci divertivamo tanto…C’erano delle stelle un tempo,disegnate sui muri di questa stazione. Io pure l’avevo disegnata a 6 anni. Ora però non ci sono più. “ rispose piano. “katlin,mi dispiace se ti ho fatto aspettare,capisco perché sei scappata,non sei la prima che scappa da me,ho un pessimo carattere,lo ammetto. Tu sei stata molto coraggiosa e io ti ho trattato come una serva. Mi scuso di ciò. Ma ci ho pensato per un po’ e …io davvero credo che tu debba….insomma” dimenticava le parole,era confuso ,non sapeva che dire. “insomma…..non andarene katlin,resta qui a new york. Ti aiuteremo io e nate. Io ti aiuterò” concluse offrendole una mano. lei scoppiò a piangere di nuovo e strinse la mano con la sua, sorridendogli. “è un si no?” “certo che lo è,resto,resto…..”rispose con entusiasmo “dove vuoi che vada? Scese dal muretto con un balzo e lo prese a braccietto. “ grazie chuck, seriamente, non sei così male come ti dipingono i giornali,sai?” Lei sorrise,lui pure e insieme si avviarono verso casa.

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