Amore oltre il limite

di Lady_fangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nota dell'autrice
Ciao a tutti, in questo capitolo la nota la scrivo all'inizio per fare una premessa. Innanzi tutto vi voglio ringraziare per aver deciso di iniziare questa storia, è la mia prima storia originale e spero vi piaccia. 
Poi volevo ringraziare una persona, che mi ha ispirata e aiutata per questa storia, lei è Sundayrose.
La potete anche trovare sulla sua pagina di facebook Sundayrose Efp : https://www.facebook.com/pages/Sundayrose-Efp/301069403253748?ref=ts&fref=ts
A me, se volete seguirmi e avere notizie sulla storia potete seguirmi sulla mia pagina Potterheads and Tributes Until the Very End : https://www.facebook.com/pages/Potterheads-and-Tributes-Until-the-Very-End-/450770748304875?ref=ts&fref=ts
Grazie per l'attenzione e godetevi la storia
Lady_fangirl

 

PROLOGO

 

Una cosa era certa, ciò che Kheira desiderava di più al mondo era avere una vita normale.
Desiderava crescere, conoscere l'uomo della sua vita, vivere in una casa al centro del villaggio, in una di quelle case a più piani, di cui esistevano pochi esemplari, mettere su famiglia, trovare un impiego che la soddisfacesse, voleva sentirsi realizzata in qualcosa nella sua vita, proprio come tutte le ragazze della sua età.
Ma purtroppo si ritrovava a diciassette anni a vivere in una casetta ai margini del villaggio, nel bosco, con suo padre e sua madre.
I suoi genitori...
Così diversi tra loro per l'aspetto fisico, ma così simili nel modo di pensare:
la madre, Beruthiel, era una donna bassa e tarchiata, con lunghi capelli castani, perennemente legati in una crocchia sulla nuca; l'unica cosa che colpiva in quella donna monotona erano i suoi bellissimi occhi, cangianti come quelli della sua unica figlia;
il padre, Baratir, invece era un uomo alto e robusto, con folti capelli brizzolati e semplici occhi neri.
Molti nel villaggio si chiedevano come potesse essere nata una ragazza così particolare, da due genitori così monotoni.
 Kheira era alta, bella, con dei bellissimi capelli ramati, i suoi occhi, grandi e cangianti, che cambiavano colore a seconda del tempo, erano splendenti e vivaci, sempre in cerca di nuovi posti da esplorare e nuovi paesaggi da ammirare.
La loro famiglia non era molto benestante, anzi. Cercavano sempre di risparmiare su tutto: accessori, abiti, cibo...
 Per questo quando la grande occasione di riscattarsi si presentò loro davanti non esitarono neanche un momento ad accettarla.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

La vita di Kheira era sempre stata monotona, come tutto il resto d'altronde. Lavorava con la madre in una piccola bottega nel villaggio, ma non era molto frequentata e per questo entrarono presto in crisi. Da quel momento Kheira iniziò a fare diversi lavoretti per conto di questa o quell'altra persona. Un giorno mentre puliva le spade del fabbro da cui lavorava, fu notata per la sua bellezza dal giovane Conte Thauron della Terra Rossa, di passaggio in quel villaggio per comprare una spada, da quello che si diceva essere il miglior spadaio in circolazione.
Il conte era un uomo alto e muscoloso, vestito di nero, con una stella rossa che spiccava su quegli abiti scuri, all’altezza del cuore, circondata da scritte dorate in antica lingua Shar, detta anche lingua degli antenati, poiché ormai solo gli anziani la parlavano colloquialmente. I sui capelli erano castani e gli ricadevano sulle spalle, gli occhi color pece, e davano al viso uno sguardo fiero e minaccioso.
Una volta entrato nello stanzone in pietra dove erano esposte alcune spade, si rivolse alla giovane: -Salve sto cercando il proprietario di questo negozio, maestro Hartur, dove si trova?-.
Kheira intimidita da quella presenza rispose in un soffio: - E’... E’ nell’altra s-stanza signore-.
-Far vai a chiamarlo- disse Thauron rivolgendosi al suo scudiero.
-Subito mio signore- rispose quello, e s’incamminò verso l’altra stanza, lasciando così il conte e la giovane soli.
Facendo l’indifferente lui si spostò per la stanza fingendo di guardare le spade, ma in realtà osservando la ragazza, lei ignara di essere osservata si rimise a pulire, pensando a quanto i nobili si credessero superiori e a quanto fossero prepotenti e arroganti.
Far tornò dopo alcuni minuti, seguito dal maestro Hartur, che salutò il giovane conte con un profondo inchino. Il maestro era un uomo vecchio, basso con lunghi capelli bianchi e una lunga barba bianca, decorata con delle treccine; la sua pelle era tutta raggrinzita dall’età, ma il suo animo era ancora quello di un giovanotto, arzillo e pimpante, e ciò lo si vedeva dai suoi profondi occhi azzurri, che sprizzavano vitalità.
 Dopo aver finito con i convenevoli il conte fece la sua richiesta: - Maestro, sono venuto qua perché ho piena fiducia in te, e so che sei il miglior fabbro in circolazione, adesso quello che ti chiedo è di crearmi una spada incredibile, voglio la lama costruita col miglior acciaio che disponi, e l’impugnatura forgiata con questa scritta in Shar- disse mostrandogli una pergamena, e poi proseguì - e con lo stemma della mia casata- disse indicandosi il petto- tornerò tra qualche tempo a ritirarla mi raccomando faccia un buon lavoro- e, dopo averlo abbondantemente pagato, se ne andò.
Il maestro si diresse verso il bancone borbottando e dopo aver preso tutti i suoi guadagni, diede a Kheira un sacchettino con delle monete d’oro, e dopo averle raccomandato di chiudere bene la sua “tana” com’era solito chiamarla, s’incamminò verso il mercato del paese.
La ragazza riprese a pulire con cura le spade esposte e nel mentre pensava all’arroganza di quel nobile: -come se il maestro fosse un suo schiavo! L’ha trattato con così tanta superbia, avrei voluto vedere lui a creare quei capolavori!-.
Con questi pensieri in testa terminò il suo lavoro, e dopo essersi assicurata di aver chiuso bene, s’incamminò verso casa, per concludere una delle sue tante monotone giornate.
 
 
Per Kheira i giorni continuarono normalmente, ma per Thauron andavano avanti a forza d’informazioni da scoprire e desideri da realizzare. Era inutile negare che quella giovane ragazza che lavorava dallo spadaio l’aveva stregato e, se non fosse andata bene a sua madre, se la sarebbe tenuta come amante, ma in ogni caso lui la desiderava, e la doveva avere.
Scoperte abbastanza informazioni sulla famiglia e su di lei, si presentò a casa della giovane, proprio il giorno prima del suo diciassettesimo compleanno.
 Thauron bussò alla porta dell’umile dimora e gli aprì Baratir.
-Salve, sono il Conte Thauron della Terra Rossa- disse il primo. Al che Baratir, completamente spiazzato, si ritrovò ad inchinarsi e a farfugliare – Bben venuto signor Conte, è un piacere averla qui, prego, prego, si accomodi pure, cosa le posso portare? Un the alle erbe? O un vino speziato? –
- Un vino grazie- disse il Conte ispezionando la stanza in cui si trovava. Era una piccola stanza rettangolare, fatta quasi tutta in legno. Un rozzo tavolo di legno centrale e quattro sgabelli sempre in legno tutt’intorno dominavano la stanza, Nel lato destro della stanza, quasi all’angolo vi era un camino acceso, con una sedia a dondolo a fianco. A formare quasi una zona separata dal resto della stanza vi erano due poltrone, fatte di legno e paglia, posizionate di proposito davanti al camino per permettere a chi vi si sedeva di stare al caldo; nel lato sinistro della stanza vi era una piccola cucina, composta da alcuni ripiani e da un focolare dove cucinare.
Baratir arrivò quasi correndo, portando il vino al conte, e dopo avergli gettato uno sguardo ansioso sperando che la bevanda fosse di suo gradimento, si decise di domandare: – Gentilissimo signor Conte, cosa ha portato un uomo come lei in un’umile casa come questa?-
E di tutte le risposte che si poteva aspettare, mai avrebbe immaginato quella che stava per uscire dalla bocca del conte: -Deve sapere signore che, da quando ho veduto vostra figlia dal fabbro del paese non riesco più a togliermela dalla testa. Sa ho pensato subito che fosse una splendida ragazza, una ragazza perfetta per stare al mio fianco, perciò sono venuto a chiederla in sposa-
A sentire queste parole Baratir rimase spiazzato, e così anche le due donne che assistevano alla scena sedute in disparte, nelle poltrone. –Be signor Conte, non so proprio cosa dire, mi coglie così alla sprovvista- disse il padrone di casa.
-Lasci che mi spieghi- continuò il conte - Tutto ciò porterebbe grandi benefici a tutti voi: oltre ad imparentarvi con la mia nobile famiglia, disporrete di ori e ricchezze, per vivere nel lusso, come degni genitori della futura contessa della Terra Rossa-
 
Il padre, udendo quelle parole, sapeva già cosa rispondere, e senza curarsi del volere della figlia, che già si vedeva che non era interessata a questo tipo di matrimonio, rispose: - Sarebbe un grandissimo onore maritare nostra figlia con lei, accetto volentieri la sua offerta, e spero che mia figlia possa essere all’altezza di questa situazione-. Soddisfatto il conte disse:- Bene allora tornerò domani con una carrozza per prendere la mia futura sposa e per portavi l’oro che vi spetta- .
Detto questo, dopo tanti inchini da parte del padrone di casa il conte se ne andò.
Rimasti soli, Kheira s’infuriò tantissimo: -Come avete osato padre? Vendere la vostra unica figlia a un uomo, per dell’oro, senza nemmeno sentire cosa avessi da dire!-
-Figlia mia, devi capire che l’ho fatto per il bene di tutta la famiglia! Vivrai in un grande palazzo, con grandi ricchezze, e allo stesso tempo noi ci riscatteremo e magari riuscirò anche a governare questo villaggio!-
-Padre a me non importa dell’oro, della ricchezza, del titolo nobiliare! Non voglio dividere il mio letto con un uomo a me sconosciuto, non voglio vivere isolata in un castello, voglio crescere e costruirmi la mia vita da sola! E voi madre? Non avete niente da dire al riguardo?-.
-Figlia, io e tuo padre vogliamo il meglio per te, e questo è il meglio che possiamo darti-.
-Tua madre ha ragione- continuò il padre –Domani partirai per la Terra Rossa e non si discute, è una grande opportunità per tutti noi e non la perderemo per colpa del tuo egoismo e dei tuoi insulsi capricci!-.
Kheira furiosa uscì da casa correndo, doveva escogitare qualcosa, non voleva sposarsi, non voleva quell’uomo, voleva vivere la sua vita in santa pace. Corse e corse, senza sapere dove stesse andando, ma continuò a correre finché non le fecero male i piedi. Non appena si fermò, notò di non essersi mai spinta in così in profondità nel bosco, ma subito scacciò quel pensiero, non appena notò la bellezza del posto in cui si trovava. Due salici piangenti facevano da guardia a un bellissimo laghetto nascosto tra i cespugli, alimentato da una piccola cascata che scendeva tra le rocce. Il sole illuminava la superficie del lago, facendolo sembrare incantato e magico; sul suo fondo nuotavano numerosi pesciolini che si distinguevano perfettamente in quell’acqua cristallina. Senza pensarci due volte, Kheira, si spogliò completamente e s’immerse nella fresca acqua del lago. Nuotò a lungo, felice di quel momento, per la prima volta dopo tanti anni. Con la mente tornò indietro a quando era bambina, ricordando un giorno in cui suo padre e sua madre l’avevano portata a cavallo nella città vicina e avevano trovato un bellissimo fiume nel quale vi fecero il bagno, tutti insieme. Nuotarono e si divertirono tantissimo, proprio come una vera famiglia. Ma per Kheira quei ricordi sembravano appartenere a un’altra persona, lei non era più quella bambina, e la sua famiglia non era come quella dei suoi ricordi. Immersa in questi pensieri, non si accorse del calar del sole, e quando, una volta uscita dall’acqua e asciugata, si rivestì, era ormai buio. Decise allora di dirigersi verso il punto dal quale pensava di essere arrivata, ma non c’era nulla che contraddistinguesse una via da un’altra, perciò dopo un’ora di cammino si rassegnò al fatto di essersi persa. Scoraggiata, si sedette in terra, con la schiena poggiata al tronco di una grande quercia e sconsolata, iniziò a piangere, sfogandosi per tutti gli avvenimenti della giornata. Sfinita, crollò in un sonno profondo, dominato da cupi castelli, numerosi soldati e disperazione. Fu svegliata il mattino dopo dall’arrivo di una carrozza, che, come poté constatare subito dopo, si trattava nientemeno che della carrozza del suo futuro marito. Egli, non appena la vide in terra, corse subito a soccorrerla, interrogandola sull’accaduto, ma, l’unica cosa a cui lei riusciva a pensare era: “sto per partire per la Terra Rossa per sempre”.

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