E se...

di Jennifer320
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Un tubo magico. ***
Capitolo 2: *** "Mario ToadStool" - "Luigi FlowerStool". ***
Capitolo 3: *** Mario Kart. - Che cosa ho fatto? ***
Capitolo 4: *** I'm Fine. - He make me happy. ***
Capitolo 5: *** This is just the beginning - Luigi, are you ok? ***
Capitolo 6: *** Together, again. ***
Capitolo 7: *** Photo. - He's Everything. EVERYTHING ***
Capitolo 8: *** A New Day - Now I Understand. ***
Capitolo 9: *** Magma. - Labyrinth. ***
Capitolo 10: *** Danger. - Who are you? ***



Capitolo 1
*** Prologo: Un tubo magico. ***


E se Daisy e Peach fossero idrauliche?
 
Immaginate, Daisy e Peach, ignare di cosa le possano succedere...finiscono a Sarasaland e nel Regno dei Funghi.
Cosa succederà? Ai regni avremo due principi di nome Luigi e Mario, i quali si innamoreranno follemente delle due ragazze.
Una bellissima estate finir per essere una ricerca infinita su un modo facile per tornare a casa per le due ragazze.

 
Prologo.

 
- Come può otturarsi uno stupido tubo con questo caldo? La signora non va in piscina?! - si lamentò Daisy.
- Maddai Daisy, è l'ultima cliente di questa giornata...poi tutti felici e contenti. - rispose Peach.
- E ci diamo alla pazza gioia? - chiese speranzosa la bruna, con occhi sognanti mentre immaginava di star in un piscina o in una discoteca a scatenarsi come un pazza.
- Può darsi. - disse convinta Peach. - Se ce la facciamo con lei, allora ci danno qualche settimana di ferie... - continuò la bionda grattandosi la nuca un po' nervosa.
- Cosa c'è che non va, Peach? - domandò ancora Daisy preoccupata.
- Justin non mi ha ancora risposto! E se non gli piaccio? - Peach controllò lo schermo del suo cellulare, dispiaciuta.
- Come può non piacergli una ragazza....così?! - 
- Non mi sembra un complimento. - rispose la bionda indifferente, e un po' offesa.
- Pensiamo ad avviarci, si sta facendo l'una e io ho una fame pazzesca. - aggiuse Daisy indicando la metro.
- Sempre! Sempre a mangiare te e non ingrassi manco di un chilo! COME FAI? - le urlò contro l'altra.
- Ma che ne so, muoviamoci. -
Le due ragazze salirono a bordo e per un momento si sentirono fissate da tutta quella gente. Infatti era così.
Daisy, senza pensarci, prese il suo i-pod e passò una cuffia all'amica iniziando ad ascoltare varie canzoni finchè non furono giunte a destinazione.
- Come si chiama questa canzone? - domandò la bionda scendendo dalla metro.
- She looks so perfect, 5SOS. -
- Cioè? - 
- Five Second Of Summer. - esordì Daisy rimettendo l'i-pod nella tasca della tuta.
- Uh, ecco perchè ti piace... - Peach la guardò maliziosa, e Daisy rise nervosamente.
- Sta' zitta. - quest'ultima diede una gomitata alla ragazza accanto e dopo pochi minuti di passseggiata arrivarono davanti ad una casetta, non troppo "poverella" e non troppo "ricca". Normale, forse.
- Sicura che sia questa la casa? - esordì Peach.
- Sì, stiamo al centro di Brooklin? - disse Daisy fissando il foglietto su cui era scritta la via.
- Certo che sì, Daisy. -
- Allora è questa, la via è giusta...allora perchè dubiti di me? - domandò la bruna un po' offesa.
- Scusa, non volevo. - Peach era davvero mortificata. Abbracciò l'amica e la tenne stretta finchè non si accorsero che stavano perdendo troppo tempo. Sarebbero dovute entrare già 10 minuti prima.
- Scuse accettate, perfettina, muoviamoci. - la bruna fece cenno col capo per indicare la porta, e si incamminarono insieme cliccando il bottone insieme ridendo.
- Ragazze. - le salutò una donna sui 50-60 anni. - Siete voi le idrauliche Daisy e Pe...come si diceva? Pea? -
- Sì, siamo noi. - risposero in coro. 
- Si dice Peach, Mrs. - la corresse la bionda.
- Oh bene. - annuì la vecchietta. - Ora vi mostro il tubo che dovete riparare. - le invitò ad entrare e la seguirono fino al bagno. - Quella sotto la vasca, poi sapete voi cosa fare. Grazie ancora, ora vi vado a prendere dei biscotti. -
- Non è il caso! - rimediò Peach, ma Daisy annuì subito alla signora che la fissò sorridendole.
La bionda guardò la ragazza con sguardo omicida, ma ella si giustificò: - Me lo ha proposto, le ho detto sì! -
Peach cosa poteva fare? Scosse il capo e iniziarono il loro lavoro.
Daisy prese lo sturalavandini, e iniziò a far pressione sul buco della vasca e iniziar a tirarlo fuori. 
- Ma che caz..- si lamentò Daisy.
- Daisy, non dire parolacce a lavoro, per piacere. - la supplicò Peach cercando qualche attrezzo nel suo marsupio.
- Uffa. - sbuffò la mora. - Peach, invece di rimproverarmi, potresti aiutarmi a togliere 'sto sturalavandini? Si è...come dire...bloccato? -
- I sturalavandini si bloccano? - chiese stranita Peach. Abbandonò la missione di cercare la chiave inglese nel caso servisse e tirò insieme a Daisy lo sturalavandini.
- Cos'è quella polverina rosa?!! - Daisy deglutii fissando il buco della vasca, mentre Peach strillava come una forsennata.
Per un momento le due ragazze si sentirono "tirate" da quell'aggeggio, e in un secondo si creò un vortice che le prese in centro, fino a risucchiarle.
- Peach, prendi la mia mano! - urlò Daisy tendendole la mano.
La bionda cercò di afferrarla, ma con pochi e scarsi risultati...furono divise in due tubi.
- DAISY! -
- PEACH! - 
Urlarono all'unisono, videro una luce accecante, balzaron fuori con un salto e con lo schianto sul suolo chiusero gli occhi, incontrando il buio.
Daisy, cadde in un giardino pieno di primule che crescevano seneramente d'estate, Peach andò a sbattere contro ad un tubo dal colore verde.
Si poteva dire che le ragazze non sapevano cosa le avrebbe aspettate, nè cosa sarebbe successo nei giorni successivi, ma sarebbero tornate come una volta, unite senza mai separarsi.



Note Autrice:

Ciau, fanzini di Mario Bros. Spero vi piaccia anche se è un piccolo prologo.

Metto il primo capitolo a 2 recensioni, grazie a chi passa.  :)

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Capitolo 2
*** "Mario ToadStool" - "Luigi FlowerStool". ***


Chapter One.
 
#Peach.

Che male, non sentivo più le braccia  per lo schianto al suolo.
Mi mossi a scatti, e non sapevo se spaventarmi o lasciar stare, perché in pochi minuti si sarebbe risolto.
Già da solo. Lo speravo infinitamente.
In pochi minuti mi rialzai lentamente dall'erba sintetica e fresca, e mi guardai attorno.
Non era Brooklyn...dov'era Daisy? Dov'ero io?!!
Rimasi a bocca aperta, mentre scuotevo la mia tuta blu per togliere la terra.
- Ma...wow, che vista. - esclamai sottovoce notando il sole del tramonto mentre spariva dietro al mare, mosso dal vento fresco d'estate. Una meraviglia di paesaggio.
Presi il mio cellulare, e lo fotografai rimanendone entusiasta.
- Che cos'è questo?!! - una voce piccola e acuta sotto ai miei piedi mi spaventò.
Un fungo? ROSA? Un fungo rosa parlava?!!
Urlai talmente forte da stordirla, ma prese il mio cellulare cadutomi dalle mani per lo spavento e corse verso la sua abitazione.
- EHI! Non si prendono le cose degli altri! E' maleducazione! Vieni qui FUNGO ROSA! - urlai contro di essa, e iniziai ad inseguirla.
Le abitazioni erano funghi con il cappello bianco con pois rossi. Dov'era quel mostro?!
Tutti quei funghi piccoli con gli occhietti come la pece mi guardavano straniti, come se volessero dire "Ma da dove viene? Chi è?".
- Mi scusi... - affannata, ed esausta mi fermai davanti a uno dei tanti di quei funghetti dall'apparenza innocua. - Avete visto un fungo rosa che teneva un cellulare in mano? - chiesi.
Ci pensò un attimo, portò le mani sotto al mento (se ce l'avesse, era rotondo),  e annuì sorridente indicandomi che era andata a sinistra.
- Grazie tante. - baciai il capo del funghetto e lo vidi arrossire quanto i suoi pois. Che caruccio!!
Sorrisi a vederlo così carino, e continuai la strada rincorrendola. 
Eccola! La vidi correre con una velocità supersonica. Ma come faceva? 
- Mastro! Mastro Toad! - Toad?
Il piccolo fungo rosa si fermò da un "Toad" dal cappello non bianco ma marrone. 
Si manteneva a fatica su un bastone, e rivolse uno sguardo stranito al piccolo fungo che le stava accanto.
- Ho trovato un oggetto, raro forse. - gli disse porgendogli il mio cellulare. Raro?
Ero stupita, aspettavo che il "Mastro Toad" mi chiedesse chi ero e perché ero qui.
Ma alla seconda non sapevo rispondere precisamente. Perchè ero qui? Non sapevo rispondere.
Troppe domande, poche risposte purtroppo.

- Oh, Toadette... - sussurrò l'anziano. Toadette? Interessante. - Non si toccano le cose della gente altrui. Credo che questo oggetto sia suo, vero signorina? - chiese porgendomelo.
- Sì, è mio, grazie Mastro Toad. - mi inchinai davanti al funghetto, e annuì sorridendo. Carino.
- Toadette, smettila di rubare. - la rimproverò quest'ultimo.
- Mi scusi Mastro Toad. - porse le sue scuse al fungo, ma la interruppe poco dopo.
- Non è a me che devi chiedere perdono, mia cara figliola. - disse il Toad alla sua figliola.
- Mi scusi signorina... - essa si inginocchiò mortificata davanti a me, e sorrisi accarezzandole il cappello rosa.
- Scuse accettate, io mi chiamo Peach. - mi presentai sorridente.
- Cosa ci fate al Regno dei Funghi, signorina Peach? - mi sentivo una reale..signorina Peach.
- Purtroppo, Mastro Toad, non lo so neanche io come ho fatto ad arrivarci. - risposi turbata.
- Era in compagnia? -
- Sì, una ragazza mora con gli occhi azzurri. L'avete vista? Teneva una tuta blu con una maglietta verde e un cappello come il mio, però sempre verde e con la "D". - la descrissi come se l'avessi davanti, ma il Mastro scosse il capo dispiaciuto.
- No, mi dispiace, non l'abbiamo vista. Puoi consegnarti al principe, magari la aiuterà. - consigliò Toadette.
- Principe? - ripetetti.
- Sì, Principe Mario ToadStool. - esordì lei.
- Mi accompagneresti? - le chiesi.
- Posso, Mastro Toad? -
- Certo Toadette, accompagnala nel caso si potesse perdere.- le permise di farla venire con me, fortunatamente.
Toadette mi prese per mano, ma troppo bassa non riusciva a rimanere in un punta di piedi. Cosa potevo fare?
La presi delicatamente in braccio e lei ad ogni angolo con il dito indicava la direzione da prendere.
Aveva il peso di una piuma, quindi non mi dava alcuno sforzo, anzi...tutt'altro. Era come un neonato.
- Sai dove prende linea? - le chiesi ad un tratto.
- Linea? - 
- Ah già, voi non sapete cos'è. Forse ve lo spiegherò, prima di andarmene da qui. - 
- Te ne vai? Perché? - chiese dispiaciuta.
- Io ho una famiglia a casa, non posso restare purtroppo. Mi dispiace Toadette, rimarrei per te...ma c'è la mia amica che mi aspetta. -
- Hai un'amica? Cos'è un'amica? -
- Una persona molto speciale per te, che ricambia il bene che gli vuoi ogni momento. -  risposi.
- Quindi...io e Mastro Toad siamo..amici? -
- Sì, brava Toadette. -
- Grazie Peach. - sorrise posando il capo sulla mia spalla.
Il fungo rosa che poco fa stavo inseguendo, mi sembrava che ad un tratto fosse mia amica da tanto tempo.
Arrivammo in fretta al castello, e beh...che dire? Era bellissimo e gigantesco.
Toadette scese dalle mie braccia, e attraversò il ponte che portava all'entrata del castello. 
Io rimasi indietro per fare qualche fotografia al castello, ed entrare lentamente.
- Permesso. - dissi chiudendo il grande portone alle spalle, che lasciò un rimbombo tanto da spaventarmi.
- Shhh! Al principe da fastidio... - sussurrò il fungo.
- Davvero? - domandai stranita.
- Oh sì. - annuì.
Un rumore così non darebbe fastidio neanche a me. Perfettino...uh.
- Dov'è ora, Mario? -
- Principe Mario. - mi corresse salendo le scale.
- Scusa, dov'è ora il Principe Mario? -
- In cucina ovviamente. - sghignazzò.
- Ama mangiare? -
- La verità? Più di sé stesso!! - sghignazzai alla sua affermazione, e feci attenzione a non farmi sentire. - Aspetta qui, parlo con la guardia. - Toadette si allontanò e per 5 minuti rimase a parlare con la guardia che le annuì lasciandoci entrare.
- Principe Mario! - esclamò Toadette fissandolo.
- Toadette! Piccola mia! - disse l'altro a braccia aperte. Si inginocchiò e aspettò la piccola che l'abbracciasse.
- Volevo presentarti una mia amica, se non ti dispiace. -  lo avvertì.
Lei gli alzò il mento, e spostò il viso così che i suoi occhi azzurri possano incontrare i miei uguali. 
Una parola? Wow.
Rimasi a bocca aperta e arrossii, potevo definirmi una stupida totale.
Lui rise alla piccina, le baciò il cappello  e si avvicinò lentamente a me. 
- Ciao, sono Mario. - si inchinò baciandomi il dorso della mano. - Principe del Regno dei Funghi. -
- Oh sua maestà. - dissi inchinandomi. - Sono Peach, comune mortale. -mi presentai sorridendo a malapena.
Anche lui sorrise, e si grattò la nuca un po' imbarazzato. Come me! Era come me!
- Imbarazzato? - chiesi timida.
- Eh, un po'. Non ho mai visto ragazza più bella di lei, signorina. -
- Un complimento davvero apprezzato, principe Mario. -
- Può chiamarmi solo Mario? Odio il sostantivo "principe". E usa il tu con me. - ammise.
- Certo, a patto che lei lo faccia con me. Chiamami Peach, e usa il tu. -
- Va bene, Peach. - sorrise. Quanto poteva essere perfetto? Troppo. - Come mai qui? -
- Mario! Lei non è di questo mondo! Puoi aiutarla a tornare a casa? - disse Toadette.
Sospirò e titubante annuì. Quel che volevo.
- E' un po' difficile, bisogna trovare la formula...non so bene dove si trovi....ma mio padre mi disse che si trova nella tana dei Bowserotti, i figli di Bowser, sarà un'impresa durissima trovarla. - rispose.
- Posso dire addio alla mia famiglia. - sospirai malinconica. Non c'era possibilità, purtroppo.

#Daisy.

Che profumo delizioso.
Annusai la primula accanto a me, e notai che intorno a me era tutto un prato pieno di fiori.
Li conoscevo dalla prima all'ultima: rose, orchidee, primule, lavande, l'azalee, tulipani, edere, mimose...e le margherite (da, come avrete capito, cui ho preso il nome: Daisy).
Mi rimisi in piedi un po' esausta, e guardai il sole del tramonto che stava sparendo dietro al mare mosso di quel villaggio. Altro che villaggio, regno forse?
Alle mie spalle infatti, sorgeva un castello, in che regno ero? E Brooklyn? E Peach?!
Mi ero persa, cavolo, di nuovo!!! E ora come tornavo a casa?
Infilai le mani nelle tasche, e camminai finché non fui tanto stanca più di prima.
Mi sedetti su una panchina, mi sdraiai su di essa, e chiusi occhio mentre la luce del sole lasciava al buio il posto di spegnere tutto. Solo la luna illuminava quella notte d'estate.
Una brezza di vento gelido mi si scagliò contro, ma non ci feci caso. 
Anzi, mi addormentai trasportata nel mondo dei sogni grazie al vento.
Non dormii tanto, dormii più poco di quanto pensassi perché io ero la campionessa nel dormire.
Mi svegliai verso le otto, e mi stiracchiai. Ero sempre lì, allora non era un sogno.
Vidi un cartello poco lontano da me, mi avvicinai e lessi la scritta in corsivo:"Benvenuti a Sarasaland".
Sarasaland?
Deglutii, non sapevo dov'era Sarasaland, sperai a pochi km da Brooklyn. 
Accesi l'ipod, e cliccai "Safari". 
Nessuna rete. Perfetto, ci mancava solo questa.
Una città senza rete, era mai possibile?
Lasciai stare il cartellino, e lo oltrepassai continuando a camminare.
Non c'era anima viva in quel piccolo villaggio ai piedi del castello. E se fossero tutti al castello?!
Ipotizzai che fossero lì, e seguii la strada di mattoni gialli (mi ricordava tanto il Mago di Oz, il libro che leggevo da bambina), infondo...lì era come se fosse tutto giallo.
Io amavo il verde invece, un colore vivace secondo me.
Sistemai il cappello con su scritto la mia iniziale "D", a lavoro davano cappelli con l'iniziale ad ognuno. 
Scelsi il mio colore preferito ed non me ne staccai mai più. Era bello punto, e piaceva a me.
Giunsi al castello, non notando le guardie che mi fermarono incrociando le loro lance, il che mi fece spaventare tanto da cadere all'indietro procurandomi un male al fondoschiena.
- Ehi! Così mettete paura alla gente! - urlai contro di loro dolorante.
Non risposero, e non potetti passare. Come potevo? Perché non mi volevano far passare?
Riprovai ancora una volta, ma prima che possano bloccarmi, presi la guardia e la feci cadere dal ponte.
Un bagnetto non faceva male a nessuno, o sbagliavo? Presi l'altra che seguì senza problemi la fine della prima, poi nascosi le lance prima che arrivassero per prendermi ed entrai frettolosamente.
Wow, che pericolo.
Camminai all'indietro senza rendermi conto su chi andassi a sbattere, e proprio in quel preciso momento in cui lo pensai, sentii il vuoto sotto di me.
Ancora un'altra caduta.
- Ouch. - gemette uno accanto a me.
Un ragazzo, oh mio dio, ragazzo?! Forse il principe, si notava dai suoi abiti "reali".
- Che ho fatto? Mi scusi, principe di Sarasaland. Non ho not...wow. - lo aiutai ad alzarsi ma quando incontrai i suoi occhi mi persi in un mare, in un oceano senza fine. Non parlai finché non mi resi conto della figuraccia.
- Mi scusi ancora, principe. - sussurrai.
- Non importa, lei è... ? -
- Daisy, molto piacere. -
- Luigi FlowerStool, principe di questo regno.. -
- Bellissimo. - lo interruppi. Dannata me, non si faceva con un sovrano. - Scusi, non penso prima di parlare. - mi giustificai.
- No, tranquilla! Anzi, questi tuoi modi sono davvero divertenti, Daisy. -
- Grazie, principe. -
- Usa il "tu" con me, Daisy. -
- Va bene, Luigi. - calcai sul nome, e così ridemmo tutti e due.  Scena molto imbarazzante, e ora? 
- Non ti ho mai vista. - iniziò. - Da dove vieni? - chiese sorridente.
- Mondo reale. - risposi guardandomi attorno. Era tutto così....magnifico.
- Mondo reale? E come sei arrivata fin qui? - domandò ancora, più curioso di prima.
- Non ne ho la minima idea, purtroppo. L'ultima volta ricordo che stavo riparando un tubo quando un vortice prese me e la mia amica e ci divise. Ora non so dov'è. - feci spallucce un po' malinconica.
- Ti aiuterò a trovarla, vuoi qualcosa da mangiare? Sembri affamata. - mi accarezzò la spalla.
- Sì, sarebbe magnifico Luigi. Grazie ancora. -
- Vieni, ti preparo qualcosa. - mise una mano dietro alla mia schiena e si mise davanti a me guidandomi fino al mio mondo: IL CIBO.
- E' di tuo gradimento? -
- E me lo chiedi anche? E' perfetto, Luigi. - gli saltai al collo abbracciandolo e lo lasciai impietrito sulla soglia della sala da pranzo mentre mi sedevo correttamente sulla sedia, misi il fazzoletto sulle gambe e iniziai a mangiare come se fossi a digiuno da giorni. 
Non faceva lamentele, anzi, sghignazzava. E questo lo rendeva uguale a me.
Volevo che qualcuno, oltre Peach, fosse come me...in questo momento difficile.
- Ti mostro la camera, quando hai finito. - sorrise mangiando l'ultimo boccone.
- Dov'è la tua famiglia, Luigi? - 
- Sono partiti per il Regno dei Funghi. Io non volevo andarci. - fece spallucce mentre ordinava a delle cameriere di sparecchiare.
- Vuol dire che c'è un altro regno?! -
- Sì. -
- E perché non lo hai detto prima? Possiamo andarci? -
- Io partirò verso quel regno a Luglio, se vuoi vieni con me. -
- Ma siamo a Giugno, ai primi e... -
- Che ti importa, hai qualcuno di importante lì? -
- Bah, non lo so... la mia amica forse si trova lì. - risposi.
- Cosa ti ho detto prima?! Ti aiuterò a trovarla, e anche a tornare a casa se vorrai. -
- Grazie, sei gentilissimo. - mandai giù l'ultimo boccone e lo seguii sulle scale avviandoci verso la mia camera.
La mia nuova camera, per il momento, ovviamente.




N.d.A:
Buonasera, scusate il ritardo e gli errori nel capitolo.
Incontri molto speciali, sia per Peach che per Daisy. 
Cosa succederà l'indomani? Daisy partirà senza Luigi o aspetterà? 
Peach verrà a sapere di Sarasaland? O no?
Misteri, segreti, tutto per le due povere idrauliche.
Posterò il capitolo domani, solo se avrò 2-3 recensioni. 
Ciau fanzini di Mario Bros.
Vi amo :*

Jennifer320 vi ama. BACI <3




 

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Capitolo 3
*** Mario Kart. - Che cosa ho fatto? ***


Chapter Two.
 

#Peach

- Sicuro che mi andrà bene? - dissi mostrandogli la maglia. Mario annuì deciso.
- Sì, è un pigiama caldo. -
- Ma non fa freddo, è estate ormai. - gli feci notare. 
Rise di gusto, cosa avevo detto? Quale battuta? Era matto per caso? 
- E' l'ultimo giorno d'estate qui al Regno, per tua informazione. - esordì serio sistemando il letto.
- L'ultimo? - ripetetti stupita.
- Sì, purtroppo si. - disse dispiaciuto.
Infatti, di notte tirava un'aria piuttosto fredda, e non quella uguale all'estate. Troppo gelida.
- Peccato, a casa era estate. - gli dissi sedendomi sotto alle candide lenzuola di color rosa.
- Ci tornerai presto, Peach, te lo prometto. Verrò con te. -
- Grazie di tutto l'aiuto che mi dai, Mario. - mi distesi spegnendo l'abat-jour.
Gli sorrisi, e dopo un po' sentii i suoi passi allontanarsi e il rumore della porta che sbatteva.
Chiusi gli occhi immaginandomi casa e tutto quel che sarebbe successo nei prossimi giorni, ma non mi feci problemi, non troppi perchè restarci male più di così non si poteva. Affatto.
L'indomani mi svegliai raggiante, boh....rivedere Mario metteva in me una sensazione strana: PANICO.
Non sapevo che scegliere, così scesi in pigiama anche se non fosse educato per un principe.
- Buondì, Peach. - mi salutò inzuppando uno dei suoi biscotti nel latte.
- Buongiorno, Mario. - lo salutai sedendomi accanto a lui. - Scusa, non sapevo che scegliere. -
- Sarebbe bastato anche una tuta, tipo da kart. - sorrise.
- Kart? - chiesi stranita.
- Sì, sai cosa sono i kart...le moto... -
- Certo che sì, ma perchè? - appoggiai il viso sul palmo della mano mentre mangiava una buon parte della sua mela, dopo aver ingerito il latte tiepido.
- Vorrei fare una gara con te. - esordì. Era matto, vero? Stava scherzando...vero? Vero?
- Stai scherzando? - risi nervosamente battendo la mano sul tavolo.
- No. - scosse il capo. - Affatto, vorrei vederti all'opera. -
- Puoi vedermi aggiustare un tubo otturato del bagno, ma non se ne parla affatto di macchine. - feci con l'indice "no" e mi alzai andando in cucina per prendere una mela dalla dispensa.
- Perchè? - mi seguì , e rimase appoggiato sullo stipite della porta gustandosi la sua mela rossa e saporita. - Solo una. - mi supplicò.
- Una gara. - ammisi infastidita.
Rise malificamente, mentre io mostrai un piccolo sorrisetto imbarazzato. - Però tre giri. - aggiuse buttando il torsolo di mela nella spazzatura. -  E con degli oggetti. -
- Oggetti? - domandai io. - Del tipo? -
- Fungo, guscio blu, rosso e verde...bob-omba... - li elencò quasi tutti. - Poi vedrai. - ammiccò con l'occhio e mi lascio sola con i miei dubbi.
Era seriamente strano.

***

- Bene Peach... - disse Mario, cliccò tre o quattro bottoni e il garage si aprì dando spazio a motorini e kart di ogni genere. - Puoi scegliere il tuo kart o motorino, quello che vuoi. -
- Da...davvero? - balbettai sorpresa. Che visione stupenda.
- Certo, scegli. - indicò quelli rosa. Li aveva preparati per me, dio. 
Corsi verso quel paradiso e iniziai a deciderci su, mentre lui era già saltato su una macchina di nome "Ali di squalo", rossa e nera come i suoi colori preferiti.
Io invece salii su uno "Scooter Filante" perchè era una moto a forma di stella.
- Pft. - sbuffò. - Principiante. -
- Vedrai, non sono principiante quanto pensi. - 
- Mhmh. - mugugnò annoiato. - Dove andiamo? - chiese.
- In che senso dove andiamo, Mario?! -
- Ci sono molte piste, quale scegli? -
- Uhm, una difficile. -
- Pista Arcobaleno? - cliccò sull'ologramma la misteriosa "pista arcobaleno" e dietro di noi si aprì la porta con lo stesso nome, grande sia per le macchine che per le moto.
- Prima te. - mi diede la precedenza, che carino. Sorrisi e avviai il motore partendo con la minima velocità.
- Sii un pochino più veloce di così in gara, principessa. - rise mettendosi in posa davanti al traguardo.
Infatti, ci trovammo in meno di un secondo nella pista Arcobaleno. Stupida me, troppo difficile no!
- Avevo detto difficile, ma non difficile=difficilissima quanto questa. -
- Basta che non cadi e prendi fuoco. Poi il difficile tiene i suoi lati nascosti, può piacerti! - rispose.
- Prendo fuoco?! - balbettai spaventata.
- Nah, solo pochi secondi, dopo ti riprendono e riparti. - mi informò.
- Fai paura in questo punto di vista, mi spaventi. -
- Questo è "Mario Kart", ovvio che deve spaventarti! -
- "Mario Kart"? -
- Sì, questo è il mio gioco. - disse come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
- Ahah... - annuii, era il padrone del gioco. Perfetto, anzi, bellissimo.
- Incominciamo? -
- La verità? - chiesi.
- Sì. -
- No, io me ne vado. -
- Ma lei non è professionista? - mi stuzzicò.
- Se prendo fuoco te lo scordi, Mario!! -
- Uff, vieni qui al traguardo e non lamentarti! - rise indicando il posto in cui dovevo posizionarmi.
Una tartaruga su una nuvola (ehh?!) diede il via scuotendo la bandiera nera e bianca a quadratini.
Mario ovviamente era in testa, ma fino ad un buon punto lo stavo superando.
- Usa gli oggetti!! Prendi un cubo! -  urlò.
- Quale cubo? - all'inizio non capii di cosa parlava, ma appena ne vidi 4 prima di saltare a velocità super sonica ne afferrai solo uno.
"Pow", uhm, sembrava pericoloso.
Lo attivai, era un terremoto che colpì solo Mario e che sfortunatamente lo mandò fuori dalla pista.
- MARIO! - urlai spaventata, mi avvicinai fin troppo al parapetto fatto di oro e lo vidi scomparire.
- Ehi, sei stata micidiale. - si lamentò dietro alle mie spalle.
- Sei matto? Mi hai fatta preoccupare! -gli urlai contro.
- Quindi ti importa di me? -
- Andiamo, non ho ancora vinto. - gli feci cenno con il capo per indicare la pista, e lui mi guardò malizioso.
- Guerra all'ultimo sangue!! - urlò.
Inutile dire che chi vinse la gara fu lui, poichè io fui colpita all'ultimo minuto dal suo guscio blu: devastante.
- Hai barato! - lo incolpai appena fummo al castello.
- Cosa? IO?! -
- Sì te! Stavo per vincere quando mi hai fermato. -
- Quello è vincere, cara, non barare. - spiegò vincente.
- Sì, ma lo stesso hai barato! Non si ferma una ragazza, sai che puoi morire?! - assurdamente assurdo ciò che dissi, e questo non lo pensavo solo io.
- Maddai... - rise.
Era assurdo, rideva come se fosse una battuta divertente, la quale non lo era affatto. Ma ciò, fece ridere anche me.
- Beh, io ti ho avvertito!! -
- Non mi metteresti mai paura, Peach. -
- Vuoi vedere? - gli chiesi soddisfatta.
- Sì. -annuì a braccia conserte.
In meno di poco tempo fu con le spalle al muro, e la distanza era poca.
- Scusa. - sibilai. 
Mise l'indice sulle mie labbra, come per dirmi di star zitta e mi strinse a sè in un abbraccio. 
Mio dio, ero a casa.

#Daisy.

- Non pensavo che ti piacessero i fiori. - dissi io fissandolo.
Luigi era in giardino, piantando dei semi di rose.
- Mi piacciono eccome, li amo piantare! E soprattutto amo quando sbocciano!! E' bellissimo. -  rispose annusando un'orchidea.
- E li curi anche bene!!- mi chinai accanto a lui e sfiorai a malapena una margherita bellissima a parer mio. Solo per non rovinarla, perchè era bellissima, e staccargli un petalo era l'ultima cosa che facevo.
- Grazie... - sorrise arrossendo.
- Mettiamo un po' di musica? -
- Tango? - chiese speranzoso.
- Non so ballarlo molto bene, la breakdance? -
- Break dance? - ripetè stranito. COOOOSA?! NON SAPEVA COS'ERA LA BREAK DANCE? OH GOD.
- Lasciamo stare, và. -
- Balliamo il tango! - esclamò supplicandomi.
- Ma è lento! E io non lo so ballare! - esclamai contrariata.
- Ti guido io... - pensò ad alta voce.
- Sei un esperto? - chiesi ridendo, con braccia conserte.
- Dubiti di me? - disse offeso.
Ciò che provai ieri, lo provava lui in quel momento.
- Affatto. - risposi scuotendo la testa. Mi avvicinai e lo abbracciai, mi ricordava Peach.
Mi strinse come se fossi per lui qualcosa di raro, mi sentivo così speciale in quel momento.
- Oh... - sospirò appena sentii la pressione delle mie mani sulla sua schiena.
- Scusa, ti ho fatto male? -
- Affatto. - sorrise. - Affare fatto con il tango? - porse la mano.
- Non ne sono convinta ancora. - 
- Io ti insegno il tango, tu mi insegni a brekkare! - sparò all'improvviso.
- Affare fatto genio. - dissi stringendogli la mano.
Mi guidò verso la palestra più famosa di Sarasaland, portandosi con sè lo stereo che custodiva in un posto segreto di quella maestosa palestra. Io, nel frattempo, pensavo.
- LUIGI! - urlai.
Spaventato si girò e mi fissò stranito: - Mi farai prendere un arresto cardiaco! Cosa c'è? -
- Non ho la tuta. -
- Ne hai una. -
- Quella da idraulico non è mica una tuta per ballare, genio. - sbuffai.
- Per me va benissimo. - fece la sua opinione.
Sistemai le bretelle di jeans e girai su me stessa: - Va bene? Sul serio? - 
- Certo. - annuì. 
- Come dici tu... - feci spallucce.
Sentii la musica nell'aria, e lui che aspettava me che mi sistemassi le converse.
- Pronta? - 
- Assolutamente. -
Sorrise, e camminammo tutti e due lentamente verso il centro, mi mise una mano sul fianco e io sul suo.
- E poi? - chiesi.
- Zitta, dai. - mi pregò.
Prese la ma mano, e mi allontanò per poi tirarmi tra le sue braccia per un casquet. Cappio, e come ci sapeva fare con il tango. Prenderò lezioni in futuro, pensai.
- Wow. - dissi meravigliata.
- Dubitavi ancora di me quando stavamo per iniziare? -
- Non ricordo. - esordii ridendo.
Mi tenne per un fianco, e mi fece fare una piroetta su me stessa. Ci sapeva davvero fare.
I nostri corpi si aderirono, lui era dietro di me. Alzai una gamba, lui la tenne e con una spinta feci una ruota.
Questo era anche brekkare! Mi aveva ingannato per caso? 
Un salto mortale e mi ritrovai ancora davanti a lui che mi tenne in aria. Non era tango o sbagliavo?
Aspettai che la musica finisse, ma lasciai che lui mi guidasse nei movimenti delle note finali.
Mi tenne sotto alle braccia e con le sue mani fece sì che io potessi allacciare le mie gambe alla sua vita.
- Non è tango, vero? -
- Solo ora lo scopri? -
- Sei un lurido... - non mi fece finire che staccò le mie gambe, ma tenne unite le nostre mani.
La scena era imbarazzantissima al massimo, ero totalmente rossa che potevo anche avere le sembianze di un pomodoro vivente. Cavoletti fritti, non sapevo in quel momento cosa mi spingesse ad avvicinarmi di più e di più a lui. Non potevo farmi coinvolgere così, in questo modo.
Cavolo fai Daisy? Fai vedere chi sei in questo momento! Ora! 
La mia coscienza, era come se non volesse lasciarmi neanche se gli avrebbero dato un cervello più bello del mio.
Okey, hai detto la cazzata del secolo.
Ma ti stai zitta?
No.
Perchè?
Quando fai figure di merda passa il tempo!

Grazie ehe!
Ci mancava ormai: parlavo con la mia coscienza come se fossi una pazza.
Dimenticai tutto appena incrociai di nuovo gli occhi di Luigi, dopo un attimo di distrazione.
Sorrise, mi ero innamorata se fissavo le sue labbra? Forse.
Luigi è un'idiota! Ti ho persa!
No, non lo è...lui è carino con me. Tu l'opposto.
E allora come ti insegno a salvarti da situazioni come...per esempio: ti lascia. O ti tradisce. Come faccio ad insegnarti ad essere forte lasciando perdere ciò che ami? 
Questo vuol dire essere soli. E io non voglio esser sola.
Contenta te.

Non diedi più ascolto alla testa, ma solo al cuore.
In quel momento eravamo fermi, non mi ero resa conto che mi teneva sospesa in aria perchè alzai la gamba fino all'altezza del suo fianco. Come? 
Era rosso come un peperone, ma quando cercò di avvicinarsi il mio istinto disse di scappare dalle sue braccia. 
E' quello che feci, per poco potevo anche inciampare, ma non mi importava.
I miei piedi erano inarrestabili, e ciò che sentivo nelle mie orecchie è il "Brava" della mia coscienza.
Che cosa ho fatto?!! Sei contenta?
Molto....tantissimo, anzi, salto dalla gioia.
Ah sì? Io salto.. e sai perché? Prendo la rincorsa.
Per andare dove? 
All'inferno, dove finirai anche tu.


N.d.A:

Buonasera (anche se è notte..dovrei augurarvi la buonanotte, o sbaglio? ;3), fanzini di Mario Bros.
Ecco il secondo capitolo della mia ff "E se...".
Spero vi piaccia, ho avuto un'infrazione con il tempo poichè ho avuto parecchio da fare, e il capitolo l'avevo rimasto a metà poichè l'avevo continuata anche ieri.
Vabbhè, non vi racconterò tutto nei particolari ovviamente.
Daisy è confusa: Luigi voleva baciarla? Prenderla in giro? La coscienza ha avuto la meglio, purtroppo.
Peach e Mario, invece, hanno avuto una giornata mozzafiato ambientata nella "Pista Arcobaleno" di Mario Kart Wii.
Pubblicherò il prossimo a qualche recensione, 3-4 vanno bene? Lo spero.
Ciauuu <3 



 

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Capitolo 4
*** I'm Fine. - He make me happy. ***


Chapter Three:
I'm Fine. - He make me happy!

 

#Peach

- Scusa, non volevo. - sussurrò staccandosi. Cosa? Perchè? Mi sentivo a casa.
Non risposi subito, anzi, sembravo che fossi ancora in trans. Anzi, senza "sembravo", lo ero.
- No, di che? - chiesi sorridente.
Sorrise di seguito ed entrò nel castello, mentre io rimasi seduta sul parapetto in marmo del ponte che dava all'entrata principale della fortezza. Dava una vista spettacolare.
Le montagne avevano occhietti neri e grandi, che guardavano a destra e a sinistra, pur sempre dolci.
Anche le nuvole, che si muovevano in tutte le direzioni possibili, era totalmente strano ma molto molto carino.
Vidi Toadette da lontano, e la salutai sorridendole.
- Toadette! - urlai per attirare la sua attenzione.
In meno di un minuto fu accanto a me. Accarezzò le sue trecce e mi baciò la guancia.
- Peach! Come va? - 
- Bene, bene. - risposi un po' malinconica.
- Il tuo tono non mi convince! - confessò. - E' Mario? - chiese.
- Sì purtrop.. - mi fermai,  guardai alle spalle di Toadette e vidi (forse) la regina e il re del Regno dei Funghi.
- Marco! Louise! - esclamò Toadette.
- Ciao Toadette. - la salutarono all'unisono. Si piegarono sulle ginocchia e la strinsero in un abbraccio.
Anche alla famiglia reale? Wow, lei si dava da fare al regno, eh? 
Risi sottovoce, ma attirai l'attenzione dei reali. Prima rimasero stupiti, e chiesero a Toadette chi fossi.
- Louise, Marco, lei è Peach. Una mia nuova amica. Peach, loro sono Louise e Marco, i genitori di Mario e la regina e re del Regno dei Funghi. - presentò Toadette sorridente.
Mi inchinai dicendo:"Altezze".
- Ragazza educata. - commentò Louise. - Nuova amica anche per Mario? - chiese curiosa.
- Sì. - risposi annuendo.
- Dove vi siete conosciuti? - domandò ora il re, Marco. Si dava da fare con il cibo, come il figlio.
- Mi ha ospitato, perché io non sono di qui. -
- Cosa vorresti dire, cara? - esordirono straniti.
- Io vengo dal mondo reale, e quando conobbi Toadette ieri mi presentò anche il principe, siamo amici da all'ora. -
- Mondo reale? Mi dispiace. -
- Perchè, regina? -
- Chiamatemi anche Louise, cara. -
- Louise, perchè? - chiesi.
- E' difficile ritornare al mondo reale, la formula purtroppo è nelle mani dei Bowserotti, e l'unica cosa da fare è aspettare Luglio, perchè per nostra informazione, loro partiranno per un regno lontano da qui. - spiegò.
- Quindi, a Luglio io e Mario potremmo partire? - domandai stranita.
- Noi siamo d'accordo. - risposero all'unisono i reali.
- Madre! Padre! Mi siete mancati così tanto! - urlò Mario abbracciando i suoi.
Sciolse l'abbraccio, e si mise accanto a me sorridente. Imbarazzo, perchè non mi hai portato via? 
Sorrisi, poi iniziai a fissarlo affascinata. Cosa mi affascinava di lui?  I suoi baffetti carini, gli occhi azzurri, i capelli che volavano al vento, la sua risata...il suo sorriso...tutto, forse.

- Peach, Toadette, entriamo? - chiese Louise prendendomi a braccetto. Toadette, invece, le fu in braccio.
- V...va bene. - balbettai. DI NUOVO IN TRANS!

***

- Quindi, sei arrivata qui attraverso un tubo? - chiesero all'unisono Louise e Toadette.
Annuii bevendo un altro sorso di cioccolata calda, e dopo un po' riniziai a girare il cucchiaio nella bevanda bollente, solo per farla raffreddare senza ustionarmi la lingua.
- Non so come ritornare a casa, certo...la formula ci sta...ma come posso prenderla? Non ci sono possibilità, purtroppo. E se i Bowserotti o come si chiamano a Luglio rimarranno a casa?? E' impossibile! - risposi un po' dispiaciuta....senza "un po' " io ero davvero dispiaciuta di non ritornare a casa.
- Mi dispiace Peach. - Louise allungò la mano per accarezzare la mia.
E in quel momento mia madre invase la mia testa dandomi ricordi e ricordi dei nostri momenti passati insieme: Al Luna Park, sulla pista di ghiaccio, dappertutto....come potevo dimenticarla? Non potevo. Non si dimentica una mamma che ti ha cresciuta per più di 18 anni!
- Non importa, Louise. - dissi scuotendo il capo, per farle capire che non ha importanza la mia situazione.
- Importa, Peach, hai lasciato i tuoi nel mondo reale mentre tu sei qui a non preoccupartene? Peach, combatti! - esordì un po' arrabbiata la piccola Toadette, che aveva anche sbattuto le mani sul tavolo in legno.
Peach, combatti. Peach, combatti. Peach, combatti. Ha ragione, ma con chi?
Abbassai il capo con la bocca socchiusa, e ci pensai un attimo, cosa che facevo ogni volta per perdere tempo.
- Peach, ha ragione Toadette. - rispose la regina. - Devi combattere per tornare a casa, perchè sei ancora qui? Chiama Mario e partite verso la caverna dei Bowserotti!! - 
- Ora? Non so se... - dissi.
- Va bene, cara, quando sarai pronta, dici tutto a Mario...lui ti aiuterà. - Louise mi diede un abbraccio non troppo stretto e né troppo leggero, si staccò e uscì lentamente dalla sala da pranzo.
- Non voglio che tu resta qui a perdere tempo, voglio che tu ritorna a casa a riabbracciare i tuoi. Voglio che tu segua il sogno di ritornare al Mondo Reale. -  disse Toadette venendo verso di me.
Saltò sulle mie gambe e mi abbracciò calorosamente dandomi tutto l'appoggio di cui avevo tanto bisogno.
- Grazie Toadette, grazie per tutto quello che fai per me. Anche a Mario, non so cosa farei senza voi. -
- Saresti ancora accasciata vicino ad un tubo verde, forse. - rise contagiando anche me.
- Probabilmente sì. -  risposi.
- Probabilmente cosa? - chiese Mario entrando nella sala.
- Mario! - misi cautamente Toadette a terra e gli andai incontro. - Devi partire con me. 
- Cosa? - balbettò rosso. - E...per dove? - chiese imbarazzato.
- Per la caverna dei Bowserotti. Devo tornare a casa, in questo momento. -
- Ma a Luglio? Loro partiranno, avremmo via libera. -
- Non mi importa...quando sarai pronto fammi un fischio. -
- E la tua amica? Quando la cercheremo? -  Daisy!! Me ne ero completamente dimenticata!
- C'è tempo. - sussurrai. 
- Quando partiremo per cercarla? Dopodomani va bene? -
- E' perfetto Mario. Senti dovrei parlarti, Toadette potresti uscire per favore? - le chiesi con gentilezza.
- Si, va bene. - ammiccò nella mia direzione e si lasciò chiudere la porta della sala alle sue spalle.
- Di cosa mi vorresti parlare? - chiese in fretta.
Mi morsi il labbro un po' nervosa, e fissai i suoi occhi per tranquillizzarmi.
- MH?? - mugugnò per incoraggiarmi. Prese il mio viso alzandolo con due dita, e mi costrinse a star a 10 cm dal suo viso. - Stai bene? -
- Sì, benissimo. - balbettai, presi la sua mano e la poggiai sulla mia guancia, dove mi lasciai cullare dolcemente dalle sue carezze. Era un principe, non amava me, e se avesse qualcuna e io non lo sapevo?
Aprii leggermente gli occhi, sbattendo le palpebre un po' imbarazzata e notai che sorrideva dolcemente.
- Scusa, mi sono lasciata un po' troppo andare. - lasciai la sua mano e lui annuì senza ridermi contro.
- Tranquilla, volevi solo un po' di affetto, non sono scemo da non notarlo. - sussurrò a bassa voce.
Lui aveva già capito tutto.
- Andiamo a fare una passeggiata per il regno? Magari parliamo da soli, senza nessuno che ci interrompa. - suggerì.
- Per me va benissimo, andiamo. - sussurrai abbassando lo sguardo.
Uscimmo dalla sala, e Mario si fermò solo per avvertire Marie e George che uscivamo per una passeggiata lungo il mare cristallino del regno. I reali annuirono e tornarono a parlare con Toadette.
Appena uscimmo, era pomeriggio. L'aria così leggiadra e gelida mi rendeva più rossa, non sapevo perchè.
Mi sentivo sempre così "presa" dal vento, e le mie guance si colorivano di un rosso acceso, il calore immenso.
- Hai freddo? -
- No, tranquillo. - risposi poco dopo. - E' normale, mi succede sempre. - mostrai un sorrisetto forzato e continuammo a camminare, e a camminare...e a camminare finchè non fummo al punto di partenza: il monte in cui io svenni per la prima volta in un posto lontano da casa mia.
Ci sedemmo su un precipizio stando attenti a non cadere, e fissammo a lungo il mare davanti a noi.
Quelle nuvolette carine ci fissavano per tutto il tempo, anch'io iniziai a guardarle. E  non si lamentavano.
Non notai neanche che Mario scrutava ogni mia imperfezione nel tempo che persi non osservandolo.
Arrossii di brutto, diventando rossa paonazza e mi giraii verso di lui che cambiò direzione non appena mi mossi.
- Sapevo che mi fissavi, principino. - sospirai sorridendogli.
- Sono così imbarazzato... - commentò coprendosi il viso.
- Perchè devi esserlo? Anzi, eri carinissimo. - gli staccai le mani dalla faccia e notai che il rossore prendeva in possesso il suo viso. Come stava facendo con il mio.
- Ma, mi sapresti spiegare perchè le nuvolette ci fissano? - chiesi io interessata, continuando a scrutarle a fondo.
- Ci fissano? - chiese sbalordito. Ma non ci vedeva???
- Sì! Non le vedi?! - alzai il suo viso con due dita per fargliele notare, e lui sbalordito sorrise.
- Perchè sorridi? Ceh... - sospirai stranita.
- Le nuvole non mi hanno mai guardato, loro guardano solo le coppiette...sai? - mi spiegò.
- Davvero??? - 
- Si! Davvero, me lo ha spiegato mio padre. Era un giorno d'estate, e  mio padre e mia madre erano seduti in giardino...solo lì notai che le nuvolette li stavano guardando. Mio padre mi rispose che guardavano solo le coppiette. E quando io le iniziai a osservarle, scomparvero. - raccontò con un sorriso da ebete sulle labbra.
- E in questo senso...vorresti dire che.... -
- Per le nuvole noi siamo....beh....ecco, u..una coppietta. - balbettò impacciato.
- E per te, non lo siamo? - chiesi.
Smettila Peach! Lo metti a disagio.
Sta zitta coscienza!
Allungai la mano verso la sua, e quando la sfiorai lui le osservò e rialzò lo sguardo verso di me.
- Beh, per me? Uhm....io....io non lo so. - rispose un po' incerto. 
Ci stai male? Non dovevi chiederglielo.
Hai ragione, ci sto un male cane in questo momento.

Mi allontanai di qualche centimetro da lui e fissai il mare ai nostri piedi con sguardo deluso e triste. Malinconico.
- Scusa Peach, io non volevo risponderti così! Non volevo. - disse in fretta, ma io mi alzai e scappai in lacrime davanti a lui, fuggendo per non sapevo dove, ma in un momento...mi sentii dispersa, sola e amareggiata di me stessa.
Ma, quando un Toad mi chiede come sto, gli rispondo un po' maliconica:"Sto bene".

#Daisy.

Rimasi a fissare l'oceano, quanto poteva essere bello anche con le sue tante imperfezioni?
Mi lasciai cullare dal vento gelido che mi si rivolgeva contro, e iniziai a piangere silenziosamente.
Perchè piangi? Dovresti esserne felice!! 
Perdere l'unica persona rimasta per me non è bellissimo!!
Fai tante storie, ti avrebbe di certo lasciato dopo neanche un'ora.
Perchè lo dici!?
Lo fanno tutti, Daisy!
E se lui non lo fa!?

Asciugai le lacrime sulle gote, sulle guance, dappertutto.
Sapevo che avevo gli occhi rossi ma non mi importava, ero abituata ad averle anch per tutta la settimana.
- Daisy. - sentii come un sussurro.
Alzai il capo e incontrai il suo sguardo dispiaciuto e deluso. 
- Mi dispiace. - dissi riabbassandolo, presi una margherita e la staccai dal suo stelo.
- Perchè dovresti? - si sedette sulla panchina accanto a me. - Non devi, sono andato troppo di fretta. - prese la margherita dalle mie dita e me la posò leggermente sui capelli. 
Feci un sorriso forzato e ritornai a osservarlo, in ogni movimento che faceva. Anche con i suoi capelli.
Mi appoggiai alla sua spalla e chiusi gli occhi mentre mi accarezzava dolcemente la spalla.
- Non piangere più. Mi fa male sapere che sono la ragione di queste. - ne indicò una raccogliendola dalla mia guancia destra.
Non dissi nulla, anzi...parlò solo lui quando una sua domanda mi fece riprendere:" Non dovevi insegnarmi qualcosa?".
- Non ho voglio ora. - mi lamentai con voce assonnata, forse per lo sbadiglio che avevo appena fatto.
- Vuoi dormire? - chiese.
Annuii in pieno, e lui mi fece stendere su quella panchina, così che io potessi appoggiare il capo sulle sue gambe.
Cominciò ad accarezzarmi i capelli, poi a farmi trecce e scioglierle se erano imperfette...ma a me sembravano fatte da Michelangelo. Non tirava, nè  si sforzava a farmele. Era solo un inutile passatempo mentre il tramonto stava scomparendo all'orizzonte.
- Che spettacolo. - commentò.
Lo sentii sorridere, lo sentivo, ma non lo vedevo.
Alzai il capo per fissarlo: appunto, sorrideva.
- Cosa c'è? Ti faccio male? -
- Nono, continua.. - mi accucciai e chiusi gli occhi, ma non pensai che mi sarei addormentata poco dopo.
Sentii la pressione delle mani di Luigi dietro alla schiena e sotto i polpacci (la classica "a mò di sposa") e per poco ero sospesa in aria. Un balzo, forse cercava di tenermi stretta più possibile.
Poi camminò, e camminò finchè non fummo davanti al castello, dove mi posò accanto a sè...nella sua camera.
Aveva il suo odore, e questo mi piaceva. 
Si addormentò in fretta, fortunatamente, così aprii gli occhi e iniziai a osservare il soffitto con disegni di Toad e nuvolette con occhi strateneri. Credevo che sia la sua stanza fin da bambino, e non l'ha voluta mai cambiare.
I suoi capelli profumavano di miele, quindi mentre fissavo ogni cosa (anche il pavimento) in quella stanza annusavo molto spesso, perchè il miele mi rilassava molto.
Perchè non riesco a dormire? Pensai.
Va a dormire, per favore. Non voglio sentirti più!
Ahhh!! Ancora tu!? Vai via!
Non posso! Per sfortuna mi è capitato il tuo cervello idiota!!
Il mio cervello è idiota!? 
Sì, purtroppo molto!

E passai la notte così, immaginando di parlare con la mia super brava e gentilissima coscienza che mi accompagnava nella vita. Non mi accorsi neanche che fu giorno, quando crollai nel sonno, con un saluto talmente dolce che avrebbe sciolto chiunque, anche la persona più acida del mondo:"Buongiorno piccola".
Accarezzò i miei capelli scostando alcune ciocche dai miei occhi, mi diede un bacio sulla tempia sinistra e andò via. Il miglior buongiorno che non avevo mai avuto.


Hola, gente.
Sono tornata con il terzo capitolo! 
Peach delusa, Daisy imbarazzata. 
Cosa succederà il giorno dopo? Peach partirà lo stesso con Mario? O no?
Daisy, parlerà con Luigi? Saprà che lei lo ha sentito? Ne vedremo delle belle!!!! <3
Continuo a 4 recensioni!! :)
Baci <3

Jennifer320

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Capitolo 5
*** This is just the beginning - Luigi, are you ok? ***


Chapter Four.
This is just the beggining! - Luigi? Are you okay?
 

#Peach.
 
Qualcuno bussava da matti alla porta della mia camera chiusa a chiave.
Ero piuttosto impaurita, arrabbiata e malinconica, e aprire la porta a Mario era l'ultima cosa che volevo fare.
Sfondarla non poteva, purtroppo i principi avevano le buone maniere e sfondarla non era affatto un impegno nella sua lunga e lunghissima lista.

- Peach, apri! Ti prego. - non era la voce di Mario, bensì quella di Toadette.
Mi alzai asciugando le lacrime con il dorso e aprii la porta a quel funghetto rosa che al momento era la mia ed unica amica (apparte Daisy, che era come una sorella...scomparsa).

- Perchè piangi? - chiese sedendosi sul letto, con tranquillità.
Diede qualche colpetto sul materasso per farmi capire "siediti e sfogati". Avevo bisogno di sfogarmi, a volte.
Mi sedetti accanto a quella creatura graziosa, e sniffai ripensando alla sera prima: mi ero illusa. Da sola.

- Cos'è successo? - domandò ad un tratto.
Sospirai prima di iniziarle a raccontare la vicenda imbarazzante di ieri e presi un respiro enorme.

- Ieri le nuvolette con gli occhi ci fissavano... - iniziai.
- Già so che le nuvolette guardano le coppie, lo so già. – disse così, per risparmiarmi una storia lunga.
- Sì, beh...comunque....gli chiesi se per lui eravamo davvero una coppia, ma impacciato mi disse "Non lo so", ecco. Mi è caduto il mondo addosso, non ci ho visto più...e sono scappata. -
- Mi dispiace, Peach. Ieri il Toad che ti ha chiesto se stai bene...è un mio amico. Mi ha raccontato che scappasti come se ti seguisse qualcuno con le lacrime agli occhi...Mario è testardo, ma innamorato. - spiegò.

Aprii le braccia per farle capire di darmi un abbraccio, e lei si fiondò velocemente occupando la maggior parte del mio corpo con il suo cappello rosa e bianco. Un suo abbraccio ti faceva sentire completa, eccome.
Si staccò leggermente da me e rise. - Oggi non dovevi partire? - mi ricordò.

OH NO.

- Prima no? - le urlai contro preoccupata.
Presi una ricorsa e corsi per tutto il castello finchè non raggiunsi la camera di Mario, che ansia.
- Mario! - urlai sbattendo i pugni contro la porta in legno, finchè non venne ad aprirmi.
- Peach....scusami dav-
- Non dovevamo partire? -
- Oh, sei venuta qui solo per... -
- Volevi aiutarmi, portati qualche divisa e andiamo. -
- Va bene, come dici tu. - rispose malinconico.
- A dopo. -
- A dopo. -
Ho sbagliato?
Di brutto.
 
***
 
- Non cacciatevi nei guai. - ci raccomandò Louise.
- Stai tranquilla Louise,  lo terrò d'occhio io. - la tranquillizzai, dando qualche pacca sulla spalla
- So che lo farai. - dissero all'unisono, sia Marco e Louise...come se fosse un eco.

Risero fissandosi a vicenda, poi io e il moro prendemmo gli zaini e ci avviammo verso l'uscita salutando tutti, compresa Toadette che faceva capricci per venire con noi, sapevamo che non poteva venire perchè se si sarebbe cacciata nei guai era l'ultima cosa che volevamo io e Mario.
Mario mi indicò il bosco dove ci infiltrammo immediatamente prendendo un sentiero purtroppo molto lungo, così da lasciarci completamente il Regno dei Funghi alle spalle.

- E' facile arrivare a Sarasaland. -  disse. - E' un tubo delle nostre dimensioni, e con un vortice ci spazza via fino a raggiungere quello che porta all'altro regno. Ma è lontano, è  giallo,  e si dovrebbe distinguere per i fiori disegnati sul tubo stesso. -
- Fiori? -
- Sarasaland è piena di fiori. E' un regno che si da molta molta fatica solo per la coltivazioni di semi di ogni genere di fiore...come margherite, rose, orchidee, anche edere velenose. L'essenza di Sarasaland sono i fiori! -
- Wow. - sospirai soltanto, come poteva un regno avere così tanti fiori? boh.
- Il principe è mio amico. - esordì. - Luigi Flowerstool, bravo ragazzo ed è molto serio. -
- Ah sì? -
- Sì. -
- Vorrei conoscerlo appena arriviamo, forse conosce Daisy, lei fa amicizia con tutti. -
- Non c'è nessuno a Sarasaland, purtroppo. - risponde.
- Come? Perchè? -
- I genitori sono al Regno, gli abitanti invece sono in vacanza... -
- Estive? -
- Sì, ancora, anche se è Ottobre restano fino al 31 poi ritornano a Sarasaland. -
- Oh, allora è sicuro che Luigi conosca Daisy. -
- 101% forse. -
- Vorrei che fosse così, voglio davvero ritrovarla. Non è un'amica per me, è come una sorella! -
- Parlando di sembianze, mi dispiace per ieri. - mi fermò nel bel mezzo del cammino, e mi afferrò per le braccia solo per tenermi piantata al suolo. Non potevo scappare ancora. NO. - Me la potevo risparmiare quella risposta impacciata...ma io davvero non so cosa siamo noi. Se ricambi o meno...se c'è un "noi", io davvero non lo so e non voglio spezzarti ancora il cuore. Sono davvero confuso, spero che tu capisca. Spero che tu sia confusa quanto me così da non parlarne più. La nostra piccola "vacanza" non voglio passarla con sguardi tristi e malinconici. - disse tutto ad un fiato.

Confusa, cuore che batteva, stomaco in subbuglio, respiro affannoso?Me.
L'unica cosa che feci e che ero in grado di fare in quel momento imbarazzante e dolce era abbracciarlo forte a me, stretto stretto al mio corpo, annullando la distanza che ci divideva ogni volta quando eravamo insieme.

- Scusa, sono sempre io la causa, non volevo metterti a disagio. - sussurrai stringendo la stoffa della sua camicia in due pugni solo per trattenermi, non volevo piangere davanti a lui. Una volta bastava e avanzava!
- Non sei tu che mi metti a disagio, Peach. - accarezzò i miei capelli biondi intrecciando fra essi le dita giocandoci.
Chiusi gli occhi strizzandoli a più non posso, perchè non li volevo riaprire fin quando non mi avrebbe lasciato lì, paralizzata.
- E' meglio proseguire. - sussurrò al mio orecchio. - No? - Voleva togliermi da dosso, ecco perchè.

Annuii tristemente e mi staccai proseguendo davanti a lui, non mi dovevo illudere.
La sera arrivò in fretta, il cielo blu scuro si illuminò grazie alle stelle che ben presto lo invasero. Perfetto.
Mi sedetti ai piedi di un ciliegio giocando con il mio cellulare, che in poco tempo la batteria fu scarica, quindi dovetti metterlo in tasca. Un tempo impreciso senza telefono, ce la farò?
L'aria gelida di Ottobre si faceva già sentire, e io rabbrividivo appena il vento mi si scagliava contro.

- A Sarasaland è così? -
- No, lì è Giugno, i primi. - rispose.
- E alla Caverna? -
- Come Sarasaland, lì è estate. -
- Come mai? -
- Perchè noi siamo come nazioni diverse, senza differenza d'orario, ma solo di stagioni. Qui è autunno, lì è estate ormai. -
- Vivrei per sempre a Sarasaland. -
- Poi torneresti al Regno in estate? - rise lui.
- Già, in effetti farei così. -
- Allora vorrei che al Regno fosse sempre estate. - pensò ad alta voce.
- Davvero? - sorrisi.
- Sì davvero... - sussurrò mostrando un sorrisino imbarazzato.
- Per chi?? - chiesi.
- Per te. - rispose immediatamente.
- Dov'è finito quel ragazzo impacciato? -
- Non ne ho la più pallida idea. -
- Quello sicuro come adesso, mi piace molto di più. -
- Quindi dici che ti piacevo anche prima? Impacciato, timido, scemo.. -
- Scemo no, ma dico sì...mi piacevi anche prima. -
- Oh, grazie scema. -
- EHI! - ci fermammo. Era il momento di riposare, la luna era già in alto nel cielo stellato e i grilli non smettevano con i loro versi fastidiosi.
- Scusa... - rise coprendosi la bocca con la mano.
- Notte Mario. - sussurrai poggiandomi contro al tronco di un ciliegio.
- Notte Peach. - lui, invece, si sdraiò completamente fra le margherite, in un campo di margherite che era molto vicino al mio albero di ciliegio.

Il mattino seguente, fu un putiferio.
Anche se il sole poteva spaccare le finestre, il caldo afoso mi preoccupava un po'.
A pochi metri dal Regno, a Ottobre, caldo? Era piuttosto strano...e ciò mi fece sobbalzare appena una fiamma mi ustionò la gamba.
- MARIOO! - urlai piangendo.
- Che? - mugugnò nel sogno.
Dolorante, con scatto presi la mano di Mario e scappammo il più veloce possibile, ma piccole fiamme  rimbalzanti bloccavano il nostro cammino ogni volta che mettevamo piede.....ovunque!
- Ma che sono?! - chiesi io imprecando. Quanto bruciava?!
- Palle di fuoco, ovviamente. -
Per un momento smise, ma fortunatamente...finì in meno di 5 minuti.

- Ma cosa hai fatto alla caviglia? - chiese poc dopo notando l'ustione.
- Eh, te lo spiegherei con calma, ma non posso purtroppo. Ti prego, curami Mario! - lo supplicai trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire per il dolore.
Sentii le sue mani far pressione dietro la mia schiena e sotto ai miei polpacci poi camminò finchè non giungemmo davanti un fiume.

Si slacciò i bottoni della sua camicia e ne strappò un lembo, dove lo bagnò nel fiume e lo strinse attorno alla mia caviglia, per poco non lo prendevo a schiaffi!
Urlai come una forsennata, mentre lui cercava di fare il possibile per curarmi e non ridere, ma non ci riuscì purtroppo, scoppiò a ridere e pianse anche! L'unica che doveva piangere ero io oh!
Lo guardai stupita del fatto che lui ridesse di me, di me mentre soffrivo...ora gliela davo una sberla.
O mi dovevo contenere? Appena finì sussurrò uno scusa dispiaciuto, e questo...mi fece cambiar idea.

Troppo, troppo scema sei Peach!

EHI!

Se lo sei, perchè dovrei mentirti?

Beh, forse per la mia autostima?

Non ce l'hai neanche ciuccia!

Senti chi parla, -.-".

- Peach? - mi chiamò.
Scossi il capo, stranita e ritornai con i piedi per terra. In senso figurato, ovviamente.
- Scusa, dicevi? - dissi io ancora fra le nuvole.
- Va bene il nodo? - esordì indossando la sua camicia strappata, non gli importava affatto della camicia...ma solo di me e della mia ustione grave sulla caviglia.
- Sì, s...sì va benissimo. - trattenni un singhiozzo e cercai di alzarmi dalla posizione scomoda in cui stavo.
- Vuoi una mano? - chiese premuroso.
- Ma va?! - domandai sarcastica. - Sì, grazie. - risposi.

Porse la mano la quale afferrai immediatamente, e dopo una spinta leggera fui in piedi, ovviamente incollata a lui. Incollata come incollata, eh!
- Ti dispiace? - dissi dispiaciuta.
- Affatto, l'avresti fatto anche tu per me. - sorrise, dolcemente fissandomi come ogni ragazza voleva essere fissata, era uno sguardo sicuro e allo stesso tempo speciale. Ogni cosa che lo completava, era speciale.
Arrossii in un batter d'occhio, e dopo un mio "Proseguiamo" continuammo a camminare e a camminare.
Questo era solo l'inizio purtroppo, immaginavo cosa sarebbe successo più tardi.
 
#Daisy.
 
Mi svegliai all'una, come al solito. La mia sveglia era prima di mangiare, ovvero mezz'ora prima.
Scappai in camera mia in fretta e presi dall'armadio..beh, una maglia e un jeans, che per fortuna c'erano.
Odiavo indossare vestiti e coroncine, io ero DAISY santo cielo, e non una principessa!
Il caldo afoso entrava perfino in camera, non riuscivo più a stare per 5 minuti in quell'inferno di una stanza.
Scesi le scale in fretta e attraversai tutto l'atrio per raggiungere Luigi che suonava dolcemente al pianoforte: quanto poteva essere dolce?
Silenziosamente, mi avvicinai a lui e lo sorpresi proprio nel momento preciso in cui toccò le note acute, che rumore fastidioso.

- Sei bravissimo. - lo complimentai, anche applaudendo.
Arrossì leggermente, e balbettando rispose con un "Grazie, Daisy".
- Da quando suoni il piano? - chiesi interessata.
- Uhm, da quando? Dall'età di 10 anni precisamente, amo suonare..è la mia vita! - sorrise leggermente.
- Io non suono, ballo solo...ma potrei imparare. Me lo insegneresti? - dissi con voce da bambina, sedendomi accanto a lui che, cogliendo perfettamente il mio gesto inaspettato, divenne rosso in tutto il viso.
Era un pomodoro vivente, ma non mi avrebbe mai superato. Quando arrossivo, ero peggio di un pomodoro...piuttosto potevo definirmi al bollino rosso del semaforo!

- C..certo, potrei insegnartelo...ma non è facile come tu credi. - balbettò nervosamente.
- Lo so che non è facile, ecco perchè chiedo aiuto a te, che sei un professionista da ben....quanti anni hai? -
- 21...da un mese ormai. -
- Sei un professionista da ben 11 anni!! - esclamai, presi le sue mani e le posizionai sulle mie. - Guidami tu. -

Deglutisce rumorosamente, e si alzò senza staccare le nostre mani, mettendosi dietro di me.
Sentii il suo respiro sul mio collo, brividi e brividi scattarono sulla mia schiena. Dio mio.
Iniziò col muovere le mie dita in sincronia con le sue da una parte all'altra, non sapevo che cliccare, ero distratta solo eprchè la nostre guance erano vicinissime.
Appoggiò il mento sulla mia spalla, ecco...ora inizio a respirare affannoso, ora sì.

Scema! Riprenditi!

Fosse facile, lo farei ma...

Ma cosa?! Pensa alla musica!

Giusto, alla musica dovevo pensare....sì, alla musica.
Mossi il capo, solo per fissarlo di profilo e notai che sorrideva impacciato e dolce.
Chiuse gli occhi e all'improvviso si allontanò spingendomi a terra, dato le nostre mani incrociate feci per alzare la braccia all'insù e cadere in un secondo a terra con la schiena.
Fortunatamente mi misi le mani dietro la nuca così da non farmi del male da sola.
Le mie pantofole volarono forse più lontano, perchè il rumore non fu troppo forte.
Mi rialzai dolorante, e vidi Luigi inginocchiato con il capo rivolto verso il basso.

- Luigi? Tutto bene? - domandai stranita avvicinandomi a  gattoni.
Lui sibilò piano ma con voce roca:" Vai via, Daisy".
Alzò il viso, e la prima cosa che notai erano i suoi occhi: grigio scuro come le tenebre.
Come quelle che lo circondarono, ma non sparì...anzi.
I suoi vestiti furono verdi e neri, aveva una benda sugli occhi così per notare quel grigio spaventoso, chi era?!
E Luigi? Che ne hanno fatto di Luigi?
Mi rialzai pulendomi i jeans, e lo fissai a lungo stranita.

- Scusami, dolcezza, solo mal di testa. -  sussurrò roco, avvicinandosi a me.
Mise una mano sul fianco e mi fece aderire i nostri corpi pericolos....ora basta.
- Lasciami Luigi! - dissi spingendo le mani contro al suo petto, ma non si decise ad allontanarsi.

Ora sei nei guai eh??

Ti fa piacere?

No, affatto.

Un consiglio?

RISSA!

Manco per sogno, coscienza! Non voglio fargli del male!

Ma se ti sta....ehw.

Lo so, ehw...ma se lui fosse Luigi? Se fosse...

Niente "se fosse"... COLPISCI!

Mai e poi mai!

Addio...

Scossi il capo, mi accorsi che si era allontanato con sguardo malizioso, solo per suonare qualche melodia con note cliccate a caso.
- Allora? - chiesi a braccia conserte, non sapevo cosa volesse da me.
- Allora cosa, dolcezza? -
- Chi. Sei. Tu. E cosa. Ne hai. Fatto. Di. Luigi!! - sibilai parola per parola e il mio tono diventava sempre più duro, come se in qualche momento gli avrei potuto sferrare un pugno sulla guancia. Molto probabile.
- Sono Luigi, non mi riconosci dolcezza? -
- Non chiamarmi dolcezza, signor. IosonoLuigi, perchè non lo sei. Dimmi dov'è Luigi! -
- Calmati, piccola, sono io Luigi FlowerStool. -
- Certo, e io sono Nina Dobrev! -
- Chi è? - chiese stranito.
- Nessuno che ti potrebbe interessare, LUIGI. -

 
 


Sono tornata :) fortunatemente.
Spero vi piaccia.
Scusate l'enorme ritardo! ... >.<'
CIAAAAAAAAOOOOOO<3

Jennifer320 vi ama*_*

 

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Capitolo 6
*** Together, again. ***


Molto, molto lungo. 
Conteggio: 2.530 parole (alla faccia!).
L'ho reso più lungo perchè non volevo staccare alcune parti, non sarebbe stato lo stesso.
E' da l'altro ieri che lo scrivo, spero vi piaccia!
Baci! <3


 
Chapter Five:
Together, again.
 
# Peach
 
- Un po'? - chiese Mario porgendomi una fragola.
Annuii immediatamente e la morsi lenta, solo per gustarne il sapore veramente. Ad ogni morso.
 
- Grazie. - risposi, scesi insieme a lui dallo scoglio che dava al mare del Regno e prendemmo gli zaini.
 
Non parlammo quasi per mezz'ora, impegnati a camminare su quella terra molle, per qualche motivo assurdo.
Strinsi le bretelle della mia tuta di jeans e proseguii dietro a Mario che senza accorgersene partiva per conto suo in qualche direzione.
 
Mi sembrava di gareggiare agli Hunger Games, per quanto ne sapevo (letto i tre libri bellissimi) si combatteva uccidendo tutti i compagni (tributi) per aggiudicarsi una vita da ricconi.. beh, la coincidenza era che noi camminavamo nei boschi (Arena, nel libro) con degli zaini ma senza lame o coltelli.
Potevamo definirci "morti" all'istante, semmai.
E se un animale capitava all'improvviso?Non avevamo niente con cui difenderci!! Perché non ci ho pensato prima? Purtroppo fissavo gli occhi...di...Mario.
 
Perfettamente idiota, non ti sopporto.
 
Non sei l'unica cara, mi stai sulle scatole da quando sono nata, puoi star un po' zitta!?
 
Vorrei ma devo capitare nel momento spiacevole della giornata: quando fai pensieri da scema!
 
- Sei muta, a che pensi? - chiese Mario curioso.
 
- Nulla, capita a volte che io mi perda fra le nuvole. -
 
- Non perderti allora. -
 
- Come vuoi! – risi abbassando lo sguardo, e lo posai sulle mie vans.
 
Per qualche minuto non parlammo affatto, anzi, si sentiva solamente il rumore delle nostre scarpe mentre camminavamo sulla strada di mattoni arancioni.
Vidi Mario: mordeva il labbro nervosamente e chiudeva gli occhi malinconicamente.
 
Sembrava triste, non voleva ammetterlo ma guardando i suoi occhi grandi e azzurri..lo capivi con un solo sguardo. I sensi di colpa mi bloccavano la parola: ero io la causa?
Sospirai alzando gli occhi al cielo, ormai ingiallito per il tramonto e trovai tutto alquanto perfetto..il tramonto nel Regno dei Funghi era speciale, perché prima di andare a dormire.. era come un flashback di tutta la giornata, o vita.
 
- Mario. – dissi. – Stai bene? – chiesi totalmente affettuosa e preoccupata. Odiavo vederlo così, era una pugnalata al cuore per quanto ne sapevo.
 
- Sì. – annuì sorridente, ma la malinconia lo dominava in quel momento, era in preda al panico, non riusciva più a parlare così tanto come facevamo prima dell’imprevisto. – Sto bene, grazie. –
 
- Io non ti vedo ‘bene’, vuoi confidarti? – con la mano gli accarezzai la spalla, mentre lui si lasciò andare annuendo con il capo.
 
- Mi farebbe piacere. – confessò. – Ma non ora, non credo sia..il caso. Magari a casa, ok? –
 
- Va..va bene.  – balbettai grattandomi la nuca. – Io sono sempre qui Mario.  Sempre. – esordii infine.
 
- Non proprio, per ‘Sempre’. – fece con le dita le virgolette. – Tu vuoi tornare a casa, tu devi tornare a casa. – mi ricordò con sguardo innocente.
 
- Hai ragione. Devo. Ho una famiglia che mi sta cercando ora. – pensai ad alta voce.
 
- Non preoccuparti per me. – disse. – Io so farcela, anche da solo. Grazie, Peach. Non ti ringrazierò mai abbastanza per la tua compagnia! – mi prese e mi coinvolse in un suo abbraccio.
 
- Io voglio aiutarti. –
 
- Nessuno ti costringe.. – sussurrò al mio orecchio flebile.
 
- Mi fai sentire in colpa. Su, non perdiamo altro tempo. Daisy mi aspetta. – gli ricordai, lui annuì leggermente e ci rimettemmo in cammino.
 
Era stanco, piuttosto strano, totalmente indifferente..non avevo mai visto Mario sotto questa luce.
Di notte ci mettemmo tutti e due sdraiati sotto ad un salice piangente, le sue ‘liane’ mi davano sicurezza.
Fuori iniziò a piovere in men che non si dica, e Mario in modo gentile mi porse la sua giacca posandomela sulle spalle.
Poi appoggiò un braccio attorno al collo e mi strinse a sé trasmettendomi quel calore che nessuno mi trasmetteva da tempo, da quando era morto papà.
Chiusi gli occhi, annusando il suo buon odore, e sfiorai con le dita il suo petto prima di premere la mano su ciò.
 
 
- Vuoi parlare? – mi chiese baciandomi il capo. Le sue labbra si posarono sulla mia fronte lasciando un bacio alquanto perfetto e dolce, non sapevo descriverlo..il suo modo di fare era fin troppo carino.
 
- No, vorrei solo dormire. Scusa. – si sedette con la schiena contro il tronco, mentre mi ordinava di stargli in braccio. Mi misi sulle sue gambe comoda, poi mi addormentai con il viso sul suo petto muscoloso. Magico.
Era tutto così magico
 
La mattina dopo mangiammo un po’ frutta e metà delle nostre provviste, poi fino al pomeriggio finalmente raggiungemmo il tubo di Sarasaland.
Comprendeva ovviamente una salita, si trovava su una montagna dalle dimensioni gigantesche, era rotonda e mi chiedevo se ce l’avrei fatta per un momento.
In fondo, non ero io la ‘selvaggia’  ma Daisy.
Arrivammo fino in cima (miracolo!) e scivolammo giù nel tubo, non fu per niente male, anzi ridevamo entrambi.
 
E quando la luce così forte del tramonto di Sarasaland ci accecò e non poco, sentimmo solo uno schianto a terra e nulla più. In ogni caso ero svenuta per la terza volta in tre settimane.
 
***
 
- Ma..Mario? – balbettai dolorante. – Mario? – lo chiamai nuovamente.
 
Era incosciente, davanti a me. Non riuscivo a capacitare il posto, davanti agli occhi avevo solo lui che svenuto faticava a respirare.
 
- Santissimo cielo. – sussurrai alzandomi, mi avvicinai zoppicando e mi buttai a peso morto accanto a lui. – Mario?! Sei vivo? – picchiettai dolcemente le dita contro la sua guancia, ma nessuna risposta. E se fosse davvero morto!?
Cercai di alzarlo, lo misi seduto e feci sì che il suo capo si appoggiasse sul mio petto.
 
- Mario. – ripetei. – Svegliati, ti prego. – sussurrai, quasi con le lacrime agli occhi. Una lacrima solitaria scivolò lungo la mia guancia e cadde sul viso del ragazzo incosciente tra le mie braccia, botta troppo forte.
 
Alzai il suo volto, totalmente pallido. E ora?
Sentii le sue membra restringersi, la bocca dava sospiri alquanto affannosi, e non riusciva a respirare.
Allentai la presa, e in un momento vidi i suoi occhi azzurri aprirsi e guardarmi straniti.
 
- Peach? – chiese in preda al dolore che gli dava la nuca.
 
- Mario! – esclamai abbracciandolo. – Sei vivo, dio santo. Mi farai prendere un infarto. – sussurrai ancora piangendo per la felicità.
 
Avvicinò una mano turbato, la posò sulla mia guancia e sorrise. In pochi minuti avevo perso tutto, il suo sorriso era tutto.
Come se lui fosse una fiamma che in poco tempo poteva non accendersi più, quella fiamma che mi scaldava il cuore nel momento più gelido della mia vita.
 
- Sto bene. – cercò di dire, ma balbettò soltanto.
 
- Zitto, sta zitto. – gli ordinai posando l’indice sulle sue labbra. Era così carino quando faceva l’indifeso.
 
- Oh.. – sospirò imbarazzato. – Scusa. – rispose.
 
- Quando vuoi, possiamo andare. – gli proposi, totalmente indifferente se volesse riposare o no, ma mi sarebbe piaciuto partire immediatamente. A qualche passo Daisy mi aspettava.
 
- Santissimo. – imprecò. – Tieni la tua amica a pochi passi e vuoi aspettare me? Andiamo! – esclamò rialzandosi.
 
- Ma.. – cercai di interromperlo, ma la sua mano premette sul mio polso e mi trascinò fino al castello.
 
# Daisy.
 
Esposta davanti alla finestra della mia camera, guardavo il tramonto come se fosse l’ultimo.
Respirai l’aria gelida, e alzai gli occhi al cielo. E la mia sorellina, ora, dov’era?
Non resistevo, dovevo scappare. Dovevo trovarla.
Non presi nulla, non avevo niente a cui tenevo.. oltre Luigi.
Accesi il telefono, e notai l’immagine di blocco: io e lui.
Ci eravamo fatti una foto, qualche settimana fa, non sapevo perché ma la sua faccia era sbiadita, mentre la mia completamente intatta. Possibile? Non credo.
E mentre lo pensavo, nella mia testa risuonavano le strofe della mia canzone preferita della mia band preferita di casa: One Direction.
 
“Only half a blue sky
Candid there but not quite
I’m walking round with just one shoe
I’m a half a heart without you
I’m half the man, at best
With half an arrow in my chest
I miss everything we do
I’m a half a heart without you.
Without you, without you
Half a heart without you
Without you, without you
I’m half a heart without you.”

 
Che fai ora, lo pensi?
 
Ci mancavi tu, che vuoi? Sì! LO STO PENSANDO!
 
Santissimo, non farti prendere la mano. Scappa!
 
Non so neanche dove andare.
 
Va dove ti indica il cuore, una buona volta.
 
E se indica Luigi, vado?
 
Se lo dice il cuore, che posso farci?
 
Mi concedi?
 
Basta che te ne vai.
 
Mi alzai lenta dal letto, ma scesi euforica la scala che portava all’atrio enorme del castello, mi voltai verso il portone che si apriva lentamente e riuscii a vedere solo una figura bionda e una mora.
 
- PEACH! – urlai dalla felicità..sì, era lei.
 
Si girò stranita e appena mi vide i suoi occhi divennero lucidi, bah, forse per la felicità. Lasciò di stucco il ragazzo accanto e iniziò a correre verso di me, mentre io ero totalmente paralizzata.
Mi raggiunse in poco tempo e si fiondò fra le mie braccia mormorando uno “scusa” più volte.
 
- Non volevo, mi dispiace Daisy. Non volevo lasciarti sola! Non volevo! – ripeté fra i singhiozzi.
 
- Shh... – la zittii. – Perché piangi? – le chiesi con tono dispiaciuto.
 
- Non volevo lasciarti la mano, mentre siamo state catapultate..qui. – sospirò dandosi una calmata. – Mi sei mancata tantissimo. – confessò guardandomi.
 
- Anche a me sei mancata, bionda. – inclinai la testa sulla spalla destra e sorrisi. – E lui? – le chiesi indicando il ragazzo moro.
 
- Ah sì. – sospirò contenta. – Daisy, lui è Mario. Mario lei è Daisy. – fece le presentazioni e io potetti notare che Mario non era affatto male.
Le sue buone maniere e il suo rossore mi avevano colpito fin dall’inizio.
Poteva essere un fidanzato perfetto per Peach, ma non per me. Secondo me, lo era più di Justin. Già.
Facemmo un giro per il castello, poi una passeggiata nella piccola cittadina vuota e silenziosa.
Si poteva sentire il mare e le sue onde scaraventarsi sugli scogli: un paesaggio perfetto.
 
- Dov’è Luigi? – chiese Mario con gentilezza, notando da poco che Luigi non si era fatto proprio sentire.
 
- Io.. non ne ho la minima idea. – ammisi piuttosto spaventata.
 
- Non può essere andato..- ipotizzò Peach, ma si interruppe da sola. E se Luigi avesse preso un tubo senza di me? E dove sarebbe andato?
 
In poco tempo corsi con loro alle calcagna, sì, nel retro del castello dove lui ovviamente posteggiava.
Superai la cucina e la sala da pranzo, camminai per un lungo corridoio non appena aprii la porta dello scantinato e ne aprii nuovamente un’altra, notandolo mentre leggeva un libro all’ombra di un ciliegio.
Non notò la mia presenza finché non sentì le mie labbra premere sulla sua guancia che divenne rossa.
 
- Luigi! Non mi potresti avvertire quando esci? – lo rimproverai, causa delle risatine dei due piccioncini davanti.
 
- Scusa mamma, la prossima volta te lo dico, ok? – rispose sempre osservando ogni minima parola scritta in quella pagina. – Chi te lo ha dato? E’ interessante! – mi complimentò continuando a leggere.
 
- La bionda che tieni davanti, Mr. Libro. – sdrammatizzai, alzando il suo viso con due dita sotto al mento.
 
- Oh, Luigi FlowerStool piacere! – porse la mano alla bionda che ricambiò da perfetta signorina che era. – Mario! Da quanto tempo non ti fai vedere?! – saltò addosso al diretto interessato e poco dopo caddero miseramente tra i tulipani.
 
 
Mi alzai nuovamente e solo in quel momento notai che Luigi e Mario cercavano invano di staccarsi, senza rovinare i fiori cosa che fecero dopo che lo pensai.
Peach si era piegata dal ridere mentre io trattenevo le lacrime, portai la mano destra alla pancia e accompagnai la bionda in una risata sonora e contagiosa.
 
- Non. E’. Divertente. – sibilò Luigi scocciato, si alzò e aiuto l’altro che si lamentava del brutto odore.
 
Si pulirono entrambi e ci guardarono con sguardo fulminante mentre noi ragazze non la smettevamo.
 
- Troppo bello! – esclamò divertita Peach che si asciugò una lacrima. – Una bellissima coppia, peggio di Gossip Girl! –
 
- No! – urlai infine. – Non criticare Chuck e Blair! Quelli sono l’amore vero. – pensai ad alta voce.
 
- Sì, li invidio. – rispose di seguito la bionda annuendo.
 
***
Poco dopo nel salotto del castello...
 
Mario sbadigliò scocciato e diede una gomitata a Luigi che guardava ammaliato la brunetta accanto a sé.
 
- Ehi, innamorato? – sussurrò al compagno accanto.
- Madonna, scherzi vero? E’ bellissima e io..ah. – sospirò affranto.
 
Ricordò ancora quel giorno, quando ballarono loro due. Soli, con il mondo alle spalle. Erano solo lei e lui, ballavano sulle note di una canzone dolce e ritmica.
Daisy impacciata cercava di seguire, e lui scoppiava a ridere come se non ci fosse un domani.
E quando la strinse, era in paradiso. Si sentiva totalmente bene che non voleva staccarsi più.
Il rossore di entrambi davano colore a tutto, erano imbarazzati ma carichi di ballare e di vivere quel giorno come se fosse l’ultimo.
Sapeva di esserne innamorato, ma non era proprio convinto: e se lei non ricambiasse? Pensò malinconico.
L’ultima cosa che avrebbe voluto era quella.
Le sue mani, che accarezzavano dolcemente i fianchi dell’altra..senza paura, senza timore, era solo lui.
In quel ballo ha voluto dimostrarsi a lei, per la prima volta nella sua vita.
Le dita, che a volte faticavano ad intrecciarsi a causa di Daisy che voleva rendere tutto più divertente, ma loro si facevano trasportare come un tornado, in una bufera troppo forte per pensare a loro stessi. Erano semplicemente loro, e questo gli piaceva da matti.
Era felice, anche quando la fece dormire accanto a sé, finì per addormentarsi senza guardarla per un po’ come faceva sempre ogni notte.
Apriva di nascosto la porta della camera della brunetta e iniziava a guardarla intenerito.
Quella mattina, la ragazza si addormentò. Se ne accorse da quanto russava quella piccola, esile e minuta ragazza di cui ne era totalmente infatuato.
Ciò che non voleva era farle vedere il lato nascosto di lui: Mr. L.
Era impossessato di qualcosa che non era per niente buono, affatto!
Chiuse gli occhi come per far sparire quel pensiero, e lo aiutò anche Mario che mosse la sua stessa mano davanti agli occhi del ragazzo.
 
- Ehi, stai bene? Sei distratto. – chiese premuroso il maggiore.
 
- Sì, sto bene Mario. Sono solo... – cercò di dire, ma proprio la ragazza dei suoi pensieri gli si fiondò in braccio.
 
- Ehi! Maschietti, di cosa parlate? – quest’ultima infilò una mano tra i capelli morbidi di Luigi, e lo strinse in un abbraccio. Lui fece in tempo a rubarle il cappello e se lo sistemò per bene sul capo.
 
- Cose da maschietti, signorina. – la stuzzicò Mario con sguardo malizioso.
 
- Ehw. – fece verso la brunetta.
 
- Mario! – lo rimproverò Peach. – Sei un principe no? Comportati da principe. – gli ricordò un po’ esterrefatta mettendo braccia conserte.
 
- Uff. – sbuffò il diretto interessato. – Scusa Daisy. –
 
- Di niente. – sorrise questa baciando la guancia del ragazzo vicino, che abbassò il berretto nascondendo il rossore.
 
- Aww. – dissero in coro Mario e Peach. – E’ arrossito.
 
- Smettetela. – li zittì l’altra. – Luigi sei dolcissimo. –
 
- Grazie Daisy. –
 
- Di niente. – sorrise lei.
 

Che bel sorriso, pensò lui innamorato.



 
HI GUYS!

Sono tornata, capitolo lunghetto eh? 
Se siete arrivati fin qui vuol dire che amate la mia storia :3
Grazie mille, le vostre recensioni mi hanno illuminato la giornata.
Alla fine ho fatto come un Pov's Luigi, ma in terza persona.
Per ricapitolare i personaggi sono:

Louis William Tomlinson (Meraviglioso), membro degli One Direction è Luigi FlowerStool.

Selena Marie Gomez (Splendore!) , cantante dei "Selena Gomez and The Scene" è la nostra amata Daisy.

Jennifer Shrader Lawrence (Bellezza divina), attrice di vari film come "Hunger Games" è la nostra bionda, PEACH!

Niall James Horan (Perfezione!) è il nostro Mario, ovviamente in versione bruna!

Infine, ma non meno importante, comparirà fra pochi capitoli la nostra Rosalinda che verrà interpretata dalla nostra fantastica Indiana Evans!!


Recensioni, preferirei avere consigli su come continuare! :)
Baci, e buonanotte lettori e lettrici. 

Jennifer32o vi ama, ma sa che già lo sapete!
CIAU <3

 

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Capitolo 7
*** Photo. - He's Everything. EVERYTHING ***


Chapter Six:
Photo. – He’s Everything. EVERYTHING.
# Peach.
 
Alzai lo sguardo, la porta si aprì mostrando la figura minuta di Daisy.
Rigiravo tra le mie mani una piccola foto di poca importanza, e la rimisi nella tasca indifferente.
 
- Ciao. – si sedette sul letto accanto a me e porse la mano. La foto.
 
Sbuffai ricacciandola e la posizionai con violenza sul suo palmo, non sembrò prenderla come offesa anzi rise finché non notò chi la raffigurava.
 
- Zio Michael. – sussurrò a bocca aperta. Me la ridiede e il sorriso di prima si spense in un broncio. – Scusa. – disse infine grattandosi la nuca nervosa.
 
Scossi la testa con un sorriso sforzato e la rividi ancora una volta: io e mio padre non eravamo mai stati così uniti, mai.
Quel giorno mi disse della malattia, o meglio del cancro che aveva al cuore.
Ora si capiva perché non sorrideva più, perché non riusciva ad abbracciarmi con emozione, perché non salutava Daisy con una solita girata tra le sue braccia in aria.
A quei tempi avevo solo 7 anni, ma capivo tutto fin troppo.
 
- Lo stai pensando, vero? – chiese ovvia.
 
La fissai, in quei 10 anni era veramente cambiata.
Non era la solita ragazzina che amava le bambole, era un maschiaccio vero e proprio.
Praticava il calcio, pallavolo e basket.
 
- Sì. – risposi abbassando il capo.
 
Allungò un braccio verso di me, e mi spinse al centro del suo petto premendo sulla mia schiena, il suo abbraccio era unico.
Le sue mani mi confortarono accarezzando lentamente la mia schiena, e le sue parole toccanti non mancavano mai, sussurrati al mio orecchio come se volesse custodire un segreto tra me e lei.
 
- Io sono qui, Peach. Non scoraggiarti, tuo padre è sempre nel tuo cuore..e dovresti esserne fiera. – ammise Daisy, dandomi poi una pacca sulla spalla.
 
- Certo che lo sono. – risposi ammiccandole.
 
- Peach.. – si torturò le dita abbassando lo sguardo. – Volevo parlarti. – aggiunse.
 
- Dimmi tutto. – esclamai incoraggiandola a continuare.
 
- So che tu e Mario state qui già da tre giorni..e vorrei partire subito verso la ricerca della formula. Anzi, vorremmo.. – spiegò velocemente.
 
- Oh. – sospirai. – Sono d’accordo. Ma quando? – chiesi.
 
- Domani verso l’alba, la caverna non è poi così lontana. – disse mordendosi il labbro. – Voglio tornare a casa. Ma.. –
 
- Anch’io. – esordii interrompendola. – Ci torneremo. Ma non dovresti essere euforica? – domandai stranita.
 
- Voglio tornare a casa. Ma con Luigi. – finì la frase paonazza in viso.
 
- Con..con Luigi? – balbettai sorpresa.
 
Annuì imbarazzata, e si nascose il viso tra le mani per mascherare quella voglia improvvisa. Non doveva, era così carina quando lo faceva.
Risi, ma non in una risata dopo una battuta divertente, ma una risata intenerita.
 
- Davvero? – feci un verso di dolcezza, e lei finalmente abbandonò l’idea di nascondersi e di mostrarsi ancora rossa in viso, le guance le andavano a fuoco e le mani le stringeva in due pugni.
 
- Sì, davvero. – rispose con sicurezza.
 
- E’ una cosa..bellissima. – confessai sorridendole. – Perché lo nascondi?! –
 
- Perché non succederà mai! Lui ha un regno da gestire e io da perfetta idiota lo voglio portare con me! Ti sembra “normale”? – urlò come una forsennata.
 
In quel momento il suo comportamento mi zittii, e non preferii continuare perché sarebbe andata male più di quanto pensassi.
Non aveva mai reagito così, neanche quando rifiutavo la sua richiesta di invitare Dean il suo ex. Annuiva e basta, poi smentiva tutto per telefono.
 
- Che mi passa per la testa? – sussurrò come se volesse dirlo a sé stessa. Si passò una mano in viso mentre scoppiava in un pianto isterico. Innamorata, e non poco.
 
- Daisy? – la chiamai paurosa di una sua prossima reazione. – Se sei innamorata, non devi nasconderlo. Chiediglielo, la speranza è l’ultima a morire. – la confortai asciugandole le lacrime.
 
Sniffò un paio di volte il naso con un fazzoletto che le porsi poco dopo, e respirò profondamente.
 
- E se non accetta? – ipotizzò.
 
- Pensa al presente, cavolo. – sbraitai.
 
- Hai ragione. – sorrise tra le lacrime. – Grazie Peach, buonanotte. – mi baciò una guancia come suo solito e uscì dalla mia camera mentre io avevo rivolto lo sguardo al vuoto.
Mi sdraiai, stringendo tra le mani la foto di me e mio padre al Luna Park, chiusi gli occhi e mi addormentai in poco tempo.
 
# Daisy.
 
Quella notte la pioggia mi faceva compagnia, piangeva anche lei.
Ricoperta da un finissimo lenzuolo, ammiravo dalla mia comoda posizione le condizioni del tempo.
Come potevo essere così egoista e pensare solo a me? Come potevo?
Lui aveva una vita nel suo regno, doveva ancora diventare re, e io volevo che venisse con me.
Egoista come al solito, pensavo solo a me stessa invece che a lui.
Afferrai il cuscino e indossai le pantofole per poi uscire dalla stanza e avviarmi verso quella di Luigi prima che mi scontrassi con lui, nel corridoio.
 
- Daisy! – esclamò, abbassando il tono per non svegliare Peach e Mario che invece dormivano come ghiri. – Cos..cosa ci fai qui? – balbettò rosso.
 
- Non riesco a dormire. – strinsi al petto il cuscino, rimanendo seduta finché non si sarebbe alzato. Se lo avesse fatto, lo avrei fatto anch’io.
 - Ah. – sospirò. – Neanche io non ci riesco. – aggiunse annuendo.
 
Rimanemmo in silenzio, mentre la pioggia furiosa si faceva sentire fin troppo.
Ad ogni tuono sobbalzavo paurosa mentre lo vedevo sorridere.
 
- Perché sorridi? Faccio ridere? – mi alzai finalmente da terra, stringendo la stoffa del cuscino in due pugni.
 
- No, Affatto. – scosse il capo. Si morse il labbro e si alzò avvicinandosi. – Senti.. –
 
- Dimmi tutto, Luigi. – lo incoraggiai.
 
- Dormiamo insieme, ti va? – continuò timido, in attesa di un mio ‘no’ che non sarebbe mai arrivato.
 
- Certo che mi va. – alla mia risposta rialzò il capo e mostrò un sorriso compiaciuto.
 
- In camera mia? – domandò poco dopo, notando il mio imbarazzo nell’aver scelto di dormire insieme a lui. Non avrei dovuto esserlo, già ci avevo dormito accanto una volta. Una in più non faceva male a nessuno!
 
- Come vuoi. – alzai le spalle e ci avviammo in camera sua, il mio obbiettivo di mezz’ora prima.
 
Ci sdraiammo, e ci addormentando abbracciati come se il mondo fosse sparito, come se la pioggia fosse finita, come se eravamo solo noi in quel momento.
 
Mi stringeva da dietro, potevo sentire il rigonfiamento della sua pancia sulla mia schiena ogni secondo quando respirava. Il suo respiro si infrangeva sulla mia spalla provocandomi dei brividi lungo la mia spina dorsale.
Strinsi la sua mano sinistra e mi girai di profilo solo per baciargli la guancia.
E addormentarmi, con quel calore che mi mancava da molto.
Luigi era tutto. Tutto.
E sapevo già che quel tutto lo avrei perso per sempre, se me ne fossi andata per sempre.
Io non volevo andarmene, se non con lui affianco.

I'm a half a heart, without you.

Un cuore a metà, che non si sarebbe più ricucito.
Come se lui se ne andasse, se ne andrebbe una parte della mia vita.
Perchè con lui, ero la metà di tutto.
Completava ciò che c'era da completare, non immaginavo una vita senza lui finchè non incontrai quei bellissimi occhi azzurro ghiaccio.
Quel contatto che mai si era stabilito quando me ne scappai, non potevo più averlo. Non più.
Ormai sapevo che bramavo le sue labbra sulle mie, come una droga.
Ma non dovrei essere così incollata a lui, saremo finiti per odiare entrambi per esserci lasciati definitivamente.
E il nostro amore ancora nascosto sotto agli occhi di tutti tremava e pregava di uscire per far veder tutti quanto ci amassimo a vicenda.
Bastava leggere i nostri occhi, libri aperti sempre.
Una scusa solo per averlo vicino, quando lo vorrei per sempre accanto senza staccarmi.

Infondo, Io e te siamo come il cielo ed il mare: nati per fonderci in un unico orizzonte.

“E se noi…”
“E se noi basta, Daisy. Afferra la mia mano e non lasciarla più. Promettilo, per favore.”
“Non la lascerò mai.”
“Neanche io, perché non ce n'è il bisogno.”
“Voglio solo..che ci accettassero. Anche se sei un videogioco, voglio solo che tu...non mi lasciassi mai.”
“Se non ci accettano, non è problema nostro piccola. Siamo solo noi e il mondo, a chi dovremmo pensare secondo te?”
“A noi, Luigi.”
“Brava. Cerca di ricordarlo.”
“Lo farò.”
“Ti amo.”
“Ti amo anch’io, Luigi.” Le nostre labbra si unirono in un solo e dolce bacio avvolto da rossetto, fiocchi di neve e la pelliccia. In quel momento capii che Luigi, era proprio uno di cui fidarsi per sempre. Uno da amare, per sempre.

Mille pensieri si affollarono in testa su una vita futura, provocandomi un forte dolore.
Increspai le labbra mordendole, e cercai di dormire mentre sentivo gli uccellini cantare, dopo la tempesta lasciatosi alle spalle.



 


Hola *alza tre dita baciandole*.
Sì, sono una fan di Hunger Games ma vabbhè!
Nuovo capitolo, un po' più corto del precedente. ^^
Spero vi piaccia, ve se ama ahaha :') Scusate gli errori nel capitolo ^^.
Baci a tutti, anche ai lettori silenziosi...;)
Ciau. 

Jennifer320.

 

 
 

 

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Capitolo 8
*** A New Day - Now I Understand. ***


Chapter Seven:
A New Day – Now I Understand.
 
 
# Peach.
 
Alle 6 in punto fummo tutti svegli, io ovviamente mi ero abituata a causa della scuola ma Daisy ancora no. Ovviamente.
 
Luigi si offrì per andare a svegliarla, ma si diresse casualmente nella sua stessa camera, dove in pochi minuti uscì in compagnia della brunetta che ancora assonnata a stento riusciva a camminare.
 
Aspetta, Daisy e Luigi in una stanza?
 
Sì, non posso crederci ma sì.
 
E se..loro..?
 
Probabile.
 
Scossi il capo e iniziai a fissarla. Lei, Daisy, poteva aver mai passato una notte con Luigi? E se era davvero così?! Me lo avrebbe detto in poco tempo, se lo avrebbe fatto.
Prendemmo del cibo dalla cucina, questa volta anche armi nel caso ci trovassimo senza provviste ma probabile che no. Ma io sempre volevo un coltello in mano.
 
Presi a braccetto la bruna che mi fissò stranita e quando iniziammo ad avviarci nei boschi la feci rallentare.
 
- Ehi! – esclamò, ma la zittii.
 
- Perché eri con Luigi? – chiesi diritta al punto.
 
- Eh? – disse imbarazzata. – Credi che noi..? Davvero? – domandò a braccia conserte. Sembrava offesa, anzi, senza sembrava..lo era.
 
- Ehm, posso averlo..pensato. Forse. – balbettai impacciata abbassando il viso rivolgendo lo sguardo ai miei scarponi. – Scusa. –
 
- Peach, pensi che io non te l’avessi detto se fosse successo? – sussurrò per non farsi sentire. – Saresti stata la prima, mia madre seconda..e papà mai! –
 
Sospirai felice e la abbracciai. – Perché avrebbe reso tutto più difficile. A proposito, glielo hai chiesto? – le ricordai. Sapevo che se ne sarebbe dimenticata.
 
- Cosa? – chiese sbiancando.
 
- Se vuole venire con te nel mondo Reale. – annuii ovvia, iniziò a darsi schiaffi da sola.
Scema, troppo scema.
 
- Sono una scema. – come non detto. – Vado a chiederglielo. – disse iniziando a fissarlo di spalle.
 
- Mh, non credo sia il momento. – ammisi.
 
- Però! Che bel fondoschiena! – rise Daisy.
Da quando ha iniziato ad essere così?
 
Lo chiedi a me?
 
Sbiancai in viso, addirittura mi venne il tic all’occhio per quando quella frase mi avesse scandalizzato.
 
- C..cosa? – balbettai pallida.
 
- Hai sentito bene, mia cara. – si giustificò, era anche lei paonazza, si era resa conto di cosa avesse detto poco fa.
 
- Sì, ma sono scandalizzata che sia tu quella che l’ha detto. –
 
- Non credermi pervertita, non faccio pensieri poco casti su nessuno. Te lo posso assicurare. –  obbiettò difendendosi.
 
- Io so che non li fai. – confessai sorridendole. – Ti conosco da 10 anni, sai. E beh, ora ne abbiamo 17. –
 
- Lo so quanti anni tengo, Peach. – sbuffò roteando gli occhi. – Non preoccuparti, non diventerò mai come Katrin. – rise.
 
Katrin Evans, la ragazza più odiosa del mondo. Nessuno non la conosceva, lei si faceva notare in tutti i modi possibili.
E a noi dava fastidio, infondo frequentavamo ancora il liceo, saremmo dovute andare al quinto anno e lei ci rompeva ogni santissimo giorno.
Ci incrociavamo, mi sbatteva al muro solo colpendomi alle spalle e sussurrando un “Sfigata”.
Se non mi comportavo da ‘stronza’, per lei ero sfigata. Se invece lo fossi stata dal primo anno di liceo, in quel momento potevamo essere amiche per la pelle e parlare di ragazzi.
Ma preferivo starmene con Daisy mangiando pizza e vedendo un film con il nostro attore preferito: Leonardo Di Caprio.
 
- Ehilà! – esclamò Daisy risvegliandomi da un lungo pensiero, mosse la sua mano davanti ai miei occhi e per un momento sobbalzai.
 
- Che c’è? – le chiesi.
 
- I ragazzi hanno trovato dei power up.
 
- Cosa? Power che?! –
 
- Non lo so, dice che dona poteri speciali temporanei a chi li mangia. Io ne mangerò uno domani, vieni?-
 
- No. – risposi. – Va con loro, mi siedo un po’. – grattai la nuca nervosa e mi sedetti su un tronco lì vicino mentre Daisy si avviava sprizzante verso i due ragazzi che si dividevano quei “power up” o come si chiamavano.
 
Mi appisolai per un momento, poggiando il capo sul tronco e chiusi occhio per un secondo.
Sbadigliai con malavoglia e mi accucciai a me stessa finché non sentii le mani della mia migliore amica che muovevano il tronco fino a farmi cadere con la faccia schiacciata al terreno.
 
- Sveglia dormigliona. Non vuoi mica fermarti qui? – chiese, spintonando leggermente con la punta delle sue vans il mio braccio.
 
- Sì, ho sonno. – mi lamentai.
 
- Sale sulla mia schiena. – propose Mario. –                                               Voi avviatevi. Vi raggiungiamo subito. – annuì mentre la coppietta iniziava ad allontanarsi il più lento possibile a causa delle loro improvvise soste.
 
Si piegò fino a terra, iniziò a scuotermi e a sussurrare parole sottovoce.
 
- Dobbiamo andare. – disse ‘Capitan Ovvio’
Vuoi che ti porti sulla schiena? –
 
- Va bene. – mugugnai assonnata, strofinando le palpebre.
 
In poco tempo gli fui sulla schiena e questo continuò fin quando non si fece sera.
 
# Daisy.
 
 
- Notte Daisy. – sussurrò Luigi assonnato, mentre chiudeva occhio sistemando per bene la sua testa sulle mie gambe.
 
- Notte Luigi. – risposi iniziando ad accarezzargli dolcemente le punta dei suoi capelli.
 
Inizialmente sentii le sue membra ritrarsi al mio tocco, ma poco dopo si rilassò e si addormentò accucciandosi a sé come un neonato.
 
- Sembra un neonato. – commentò la bionda, esprimendo un suo pensiero condividendolo con me.
 
- E’ la stessa cosa che ho pensato io.. – sussurrai mostrando un sorrisetto compiaciuto. – Lo è..mette anche il labbro. – le feci notare che il moro aveva il broncio in mostra.
 
- L’ho notato. –
 
- Sei contenta? – le chiesi frettolosa di sapere la sua risposta.
 
- Di cosa precisamente? –
 
- Cioè..se noi trovassimo la formula, saresti contenta di tornare a casa? – specificai.
 
- Ah. – sospirò dispiaciuta. – Affatto. Ormai ne ho una nuova di famiglia. Mario, Toadette, Mastro Toad.. –
 
- Toadette? Mastro Toad? – ripetei stranita.
 
- Te li farò incontrare. – annuì.
 
- Va bene. – risposi posando ancora una volta lo sguardo sulla figura di Luigi che dormiva beato con la testa sulle mie gambe.
 
- Dovresti dirglielo. – mi consigliò. – Si vede da un miglio di distanza che in questi due mesi vi siete amati dal primo secondo. Lo vedo nei vostri occhi. –
 
- Tu credi? Che lui..mi ami? –
 
- Oh santo cielo, Daisy! – ringhiò. – Anche Mario lo ha visto appena vi ha visto così vicini sotto l’albero, nel retro del castello!! –
 
- Calma, li svegli! – la zittii indicando i ragazzi che si mossero.
 
- Che domande fai? – sbraitò sottovoce. – Luigi è così innamorato che lo noterebbe anche il più acido e menefreghista del mondo! –
 
- Ho capito, Peach. Luigi mi ama, ok?! – ammisi rossa dalla vergogna, sentii le mie guance diventare calde come un termosifone.
 
- Convinciti. Quel ragazzo.. – indicò il moro con l’indice. – Darebbe la sua vita per te! –
 
Avevo capito, fino in fondo. Peach mi aveva davvero fatto il lavaggio del cervello per convincermi che Luigi fosse davvero innamorato di me. Ma se non lo era?
Le mie dita, accarezzavano il cuoio capelluto del ragazzo accucciato accanto a me, avevano il profumo dolce di ciliegia.
 
Anche Peach si addormentò definitivamente, lasciando me in compagnia dei miei pensieri più tenebrosi su chiunque.
Il mondo che mi circondava, ad esempio.
 
Volevo davvero lasciare quel posto? Davvero?
 
Forse, e tua madre? Sarà in crisi.
 
Lo so, ma..solo per lei e mio padre devo lasciare Luigi?
 
Dopotutto è la tua famiglia, e Luigi è un perfetto sconosciuto che hai incontrato due mesi fa.
 
Ma..questo ‘sconosciuto’ mi ha fatto provare cose che non mi ha fatto provare nessuno!
 
A questo punto, devi scegliere tu.
 
Cosa?
 
Ognuno è l’artefice del proprio destino, e tu devi scriverlo, lo devi vivere! Fallo! Hai tutta una vita davanti, vivila al meglio!
 
Da quando sei così..saggia?
 
Boh, non lo so neanche io.
 
Mi piaci ora, molto di più.
 
Ringrazia i tuoi pensieri lucidi.
 
Con questo che vorresti dire? Prima i miei pensieri erano stupidi?!
 
Può darsi.
 
 
“Ognuno è l’artefice del proprio destino”.

In fondo era solo una chiacchierata immaginaria con la mia coscienza, con la mia mente.
Quella frase mi ritornava in mente ogni secondo, ricordandomi che ciò che dovevo fare potevo anche non farlo.
Che se volevo tornare a casa la scelta era mia, e non ero dipendente dei miei. La vita era mia!
Mia.
 
Mi sentivo davvero ‘lucida’, i miei pensieri tristi sparirono in fretta, mi sentivo felice.
Alzai lo sguardo per osservare il cielo stellato e sorrisi vedendo una stella cadente.
Chiusi gli occhi e io caddi finalmente tra le braccia di Morfeo.
 
Sì, ora ero convinta che una vita insieme a Luigi non mi avrebbe fatto male.
Dovevo ancora scoprire i suoi lati oscuri, se ne avesse, dovevo ancora conoscerlo fino in fondo.
Dovevo ancora capire cosa mi aveva colpito di lui, e come aveva fatto in poco tempo a rubarmi il cuore come un ladro esperto in queste situazioni. Dovevo sapere tutto, su di lui.

 

Buonasera, lettrici e lettori.
Sono tornata con un nuovo capitolo.
Spero vi piaccia, è da ben 4 giorni che non aggiorno e questo è il minimo che posso fare per il mio lungo ritardo >.<''


Canzoni consigliate: 
 Austin Mahone - What About Love = Daisy.
 Cris Cab - Liar Liar = Peach.


Ecco le canzoni che mi hanno 'aiutato' a scrivere nel capitolo.
Spero siano di vostro gusto, e alla prossima!
BACI.

Jennifer 320. 

 

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Capitolo 9
*** Magma. - Labyrinth. ***


Chapter Eight.
Magma - Labyrinth.
 
# Peach.
 
I cinguettii prolungati dei piccoli ma graziosi uccellini mi aiutarono ad aprire finalmente gli occhi dal lungo sonno che mi aveva trascinato con sé la scorsa notte.
Mi stiracchiai per un bel po’ finché non mi accorsi che nessuno era con me, ero completamente sola.
 
- Ragazzi? Daisy? –li chiamai impaurita.
 
Afferrai convinta la mia arma, ovvero un coltello, e lo strinsi in un pugno sospirando.
Camminai per quasi un kilometro, ma di Mario Daisy e Luigi nessuna traccia. Ero piuttosto pessimista, e pensare che erano morti poco prima del mio risveglio era davvero brutto pensiero.
 
- Aiuto!!! – urlò una, non una. Daisy.
 
- Daisy! – urlai di seguito correndo verso la stradina da cui avevo appena percepito l’urlo soffocato della bruna.
 
Arrivai precipitosamente davanti ad una discesa dove io non potetti non scivolare, non l’avevo notato finché non sentii la terra sotto di me mentre rotolavo miseramente verso la fine.
Con il viso schiacciato al terreno sotto di me, notai il calore improvviso che mi avvolse in un secondo.
 
Alzai la testa ancora dolorante per la botta e notai che davanti a me una distesa di lava si stava avvicinando in fretta al mio corpo.
Ripresi il coltello che poco prima rischiava di essere sciolto dal magma bollente e cercai di correre senza sfiorarla, cosa che non mi riuscii perché fui ustionata una seconda volta alla caviglia.
Ovviamente non dimenticando la prima quando io e Mario eravamo appena partiti alla ricerca del tubo di Sarasaland.
 
- Santissimo cielo! – ringhiò Daisy ancora una volta. – Peach!! – continuò.
 
- Daisy, calmati! – cerco di tranquillizzarla Luigi, ma non ci riuscì dato che ricevette uno sguardo assassino dall’altra.
 
- Di chi è stata l’idea di trovare delle mele? Di chi!? – sbraitò pentito Mario, rivolgendo arrabbiato uno sguardo al cielo.
 
Arrivai in poco tempo sul posto, dove li notai ad un soffio dalla lava che poteva arrostirli vivi.
 
- Peach! – urlarono in coro, ancora affascinati dalla mia figura non videro che il magma poteva prenderli.
 
- Poi mi spiegate chi vi ha legati, stupidi. – sussurrai tagliando con tutta la mia forza le corde che li legavano al tronco in fiamme.
 
- Te lo spiegheremo, mamma. – blaterò la bruna roteando gli occhi.
 
- Potrei lasciarti qui. – sussurrai ridendo.
 
- So che non lo faresti mai, Peach. – ammiccò massaggiandosi i polsi rossi. – Andiamocene. – consigliò rialzandosi, stando attenta a dove mettere i piedi e le mani.
 
- Ma dove, precisamente? – balbettò Luigi molto distratto, tanto che si vedeva la preoccupazione nei suoi occhi.
 
- Questo non lo so. – rispose Mario al posto della bruna. – So solo che qui finiremo per arrostirci se  non ci muoviamo. – deglutì rumorosamente fissandomi.
 
- Come sei venuta fin qui? – mi chiese Daisy in fretta.
 
- Io? Sono..come dire... scivolata su una discesa. – abbassai lo sguardo con vergogna.
 
- Che brutta ustione. – commentò disgustato Luigi che indicò la mia caviglia.
 
- Ci sono abituata, vero Mario? – gli ammiccai mentre con sguardo malizioso annuiva.
 
- Che stiamo facendo! Dovremmo andarcene! – urlò Daisy piuttosto arrabbiata, prese la sua via e noi tutti la seguimmo lasciandosi il magma ancora bollente alle spalle, il che si spense subito appena le mie mani toccarono terra per prendere la rincorsa. Strano.
 
Fissai il mio palmo, cosa avevo fatto poco fa?
Inclinai il viso stranita verso destra e stetti al passo dei tre fuggitivi.
 
***
 
- Non posso dirtelo precisamente.. – Daisy in poche parole mi voleva spiegare cosa li aveva spinti ad avvicinarsi a quell’albero. Quella scusa delle mele non convinceva affatto.
 
Non avevo ancora capito come si fossero trovati legati lì, tra pianti e grida, tra lava e morte.
Ero dubbiosa, decisamente da ciò che era successo poco fa: l’avevo spento io il magma o era stata pura casualità?
La seconda era incredibilmente credibile.
Davvero, potevo io, una comune mortale spegnere il magma? NAH!
Cercai di seguire le parole di Daisy, ma tutto era davvero sconcertante. Non riuscivo a capacitarmi di ciò che accadeva intorno.
 
- Capito? Dei mostriciattoli ci hanno sconfitto! Ma vedi tu questa generazione. Vedi tu! – si lamentò. – Peach? Mi stai seguendo?! –
 
- Sì. – annuii distratta. – Capisco. 
 
- Non capisci affatto! – ringhiò arrabbiata. – Non mi ascolti! Sei distrattissima! –
 
- Ho spento il magma! – le urlai contro. – Non so dirtelo se sono stata io ma quando ho toccato terra..la lava si è spenta! –
 
Iniziai davvero a preoccuparmi, infilai le mani tra i capelli solo per calmarmi, e per annientare quel mal di testa che mi divorava provocandomi dolore, dolore e ancora dolore.
 
 
- Aspetta un momento. – mi interruppe la bruna massaggiandosi il mento. – Sei stata tu ad accenderlo? – mi incolpò.
 
- Io..io non ne ho la minima idea! – balbettai, mi sentivo accusata di qualcosa che non ne ero affatto la causa. Non sapevo cosa succedeva intorno, ma mi sentivo..colpevole.
 
Il mio colorito divenne piuttosto pallido, vedevo sfocato, il mal di testa aumentò e in un momento sentii la terra mancarmi sotto i piedi e una voce che urlava il mio nome.
Dov’ero adesso?!
 
# Daisy.
 
La bionda davanti era piuttosto pallida, Peach non sapeva cosa stava succedendo. Lo sentivo.
Si sentiva accusata e mi guardava innocente e io invece avevo i sensi di colpa: accusarla di qualcosa che non aveva niente a che fare con lei non si poteva dire ‘da amiche per la pelle’.
La vidi crollare, senza sensi, nel bel mezzo di una voragine che si aprì sotto di essa e la mia voce si espanse per tutto il bosco attirando l’attenzione dei due ragazzi che procuravano del cibo accanto ad un lago.
 
- Peach! – urlai a squarciagola, guardai il fondo della voragine: una grande mano la afferrò in tempo prima che finisca bruciata, e se la portò con sé.
 
La voragine non volle chiudersi per un bel po’,  quindi decisi di arrampicarmi lungo il muro roccioso e trovare quell’entrata.
La mia migliore amica era stata rapita, e io dovevo trovarla. Perderla ancora era l’ultima cosa che volevo.
 
- Ragazzi venite! – li costrinsi a seguirmi, e per qualche secondo rischiavo di essere bruciata. Tutto per Peach.
 
L’entrata era più grande di un ciclope, e di questo me ne accorsi quando la parete rocciosa scomparve miracolosamente facendomi schiantare con la schiena al suolo.
Mario e Luigi non parlarono finché davanti a noi non si mostrò una lunga cascata di lava, eravamo tutti impressionati, e di più per l’entrata.
La bocca di un non so quale mostro aveva l’impressione di mangiarti, la mano era uscita da qui.
 
- Cosa sarà mai? – chiesi a Luigi piuttosto impaurita.
 
- Bowser. – rispose ovvio.
 
- Bow che? – ripetei stranita.
 
- Bowser, padre dei Bowserotti, siamo sulla giusta via. – aggiunse Mario.
 
- Per trovare Peach o per tornare a casa? – lo presi per un braccio e lo guardai.
 
- Tutti e due, muoviamoci prima che qualcun altro si perda. –
 
- Ha ragione Mario, vieni Daisy. – a questo punto il ragazzo di cui ero follemente innamorata mi prese per mano e mi spinse a camminare e camminare quando l’uscita era completamente smarrita: eravamo in un labirinto.
 
 
 
- E’ un labirinto, vero? – deglutii spaventata.
 
- Sì, ma ditemi..come ci siamo entrati? – domandò Luigi sorpreso, cosa alquanto strana.
 
- Sapevo che c’era un labirinto, ho portato del filo. – aggiunse Mario tirando fuori tre gomitoli di lana. – Lasciamolo all’entrata, e nel caso che ci perdiamo, tenete questi. –
 
Ce li porse, a me capitò il verde, li piantammo al terreno con dei chiodi portati da Mario stesso (era attrezzato peggio di me) e ci separammo non appena ci capitarono tre vie opposte davanti.
- Non perderti. – mi fermò Luigi prima di allontanarsi.
 
- No, non lo farò. – scossi il capo. – Grazie. – gli diedi un bacio sulla punta del naso, illudendolo che glielo volessi dare sulle labbra e corsi mentre tra le mani sgomitolavo la lana.
 
Ho sbagliato.
 
Appunto, sei una scema te.
 
Grazie, la mia autostima è scesa un bel po’.
 
Che mi importa, sei tu che me lo fai dire.
 
Okay..grazie ancora.
 
Non. Perderti.
 
Mi sarei già persa, se non fosse per Luigi!
 
Poco innamorata mi dicono.
 
Poco.
 
 



Ciau, oggi 'pubblicità'.

Leggereste (por favor) "Luigi Jackson - Il Ladro Di Fulmini" di Youandi_23_07_10?
Ve ne sarei grata. Baci.

Jennifer320.

 

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Capitolo 10
*** Danger. - Who are you? ***


Ciau a tutti :D
Non ci credo, 10 capitoli e già 32 recensioni!! *-*
Non so davvero come ringraziarvi...davvero. :'3
Mi rendete fiera, siete delle lettrici/lettori molto speciali!
Ringrazio a chi mi recensisce sempre come: NintendoLove00, NzFriends, Cincilove, Cèline..grazie ragazze.
Inoltre, vi auguro buona lettura.
Scusate per gli errori presenti nel testo ^^"
Un regalino per voi, scoprirete leggendo...;)

Ps. Si tratta DaisyxLuigi! Leggete tutto il capitolo prima di scoprirlo.
Baci <3 :*


Jennifer320 vi ama con tutto il cuore ^^.


 
Chapter Nine.
 Danger – Who are you?!

# Peach.

Tossii a fatica, poggiando una mano sullo stomaco, ancora traumatizzava mi nascondevo nell’ombra sentendo il suolo tremare ai suoi piedi.
Grandi scheletri ovunque, quadri spaventosi appesi con dei chiodi al muro di roccia, e una ragazza giaceva sul quel divano voltata verso i cuscini: ero io.
Il caldo in quella stanza era di qualche grado sopra ai quaranta gradi, o forse cinquanta.
Non si respirava, e a raffica prendevo lunghi sospiri, ma questo peggiorava il tutto: il fumo aveva invaso quello spazio che mi circondava.
Alzai 
il capo, ancora nello stato incosciente, e lo rivolsi alla figura mostruosa e terribile che era di spalle davanti a me.

- Oh, sei sveglia. – sospirò avvicinandosi.

Si avvicinò a me porgendomi la sua grande mano, e per poco non mi ‘infilzava’ con il suo artiglio. Mi sedetti con noncuranza sul bracciolo del divano e caddi all’indietro per la paura.

- Sta..state lontano da me! Cosa volete?! – balbettai proteggendomi il viso con le braccia rivolte verso quella..tartaruga(?).

- Non le farò del male. – allungò di più quella mano spaventosa mentre io tremavo come una foglia. Caddi a terra e posai le mani sulle ginocchia mentre iniziavo a piangere.

- Cosa volete da me? – chiesi nuovamente. 

- Nulla, vi ho preso in tempo quando siete caduta. –

- Caduta? In che senso caduta? – strizzai gli occhi stranita. Caduta, qui non va bene affatto. 

- Sì, siete caduta. – confermò.

- E come sono finita qui? Siamo sottoterra vero? Ha aperto lei quella voragine?! – puntai l’indice contro quel mostro mentre giocherellava con le sue dita.

Non rispose, avevo avuto la mia risposta: tutto un piano.
Misi braccia conserte e mi guardai intorno, le via d’uscita aspettava me. Ne trovai una ma abbassai lo sguardo solo per non fargli notare che in 5 minuti sarei scappata dalle sue grinfie.
Si allontanò offeso, fissando la cascata di lava davanti ai suoi occhi. Era il momento giusto.
A passi poco rumorosi mi avvicinai all’uscita, ovvero un corridoio molto stretto (cosa alquanto strana per un mostro delle sue dimensioni).
Iniziai a gattonare e a gattonare quando sentii afferrarmi la caviglia ustionata.

- Scappate, fuggitiva? – strinse ancora di più la sua presa mentre io spalancavo la bocca per il dolore.

- Chi sei tu per fermarmi, brutto mostro!? – esclamai mettendomi seduta, afferrai il mio coltello.

Glielo buttai contro ma lo schivò in tempo. Ero in guai seri.
Cosa potevo fare se non..oh.
Presi la mia scarpa e gliela tirai in faccia, finendogli sul naso. Poi la ripresi e iniziai a dargliela per ben 10 volte sullo stesso punto finché sfinita non crollai a terra.
Era svenuto, ma andava bene, almeno non avrei avuto complicazioni per un bel po’.
Con molta fatica e dopo molte bastonate per non risvegliarlo, lo infilai con forza in un vecchio magazzino che chiusi a chiave (in quel momento pensai come facesse a stare uno magazzino in profondità...).
Mi allontanai, e scappai da quel posto a passi di gattoni.
Alla fine del corridoio, c’era una porta in ferro enorme con su scritto: “Exit”.

- Uscita, finalmente! Uscita! – esclamai battendo le mani.

Girai il pomello, speranzosa che si aprisse, ma ciò che mi era davanti mi sconvolse e non poco.
Un labirinto, cavolo. Labirinto.
Ma non feci in tempo a mettere piede che una mano si posò sulla mia bocca impedendomi di respirare.
Urlai così forte che si sentì il mio stesso eco.

- Aiuto!!! – ringhiai scrollandomi di dosso quei piccoli mostriciattoli che somigliavano tanto alla tartaruga di prima. Aveva una famiglia. – Vi prego, aiutatemi!! – diedi un ultimo urlo soffocato prima di sentire una voce alle spalle.

- Lasciatela! – 

Quelle tartarughe sparirono in fretta, e io crollai tra le braccia del mio eroe (anzi eroina), sfinita.

- Ora sei salva, Peach. – quella ragazza così graziosa e premurosa mi coccolò stringendomi a sé poi mi aiutò ad alzarmi poggiando il mio braccio sulla sua spalla automaticamente mentre lì a poco a poco perdevo conoscenza.

***

- Gra..grazie. – balbettai dolorante mentre aprivo gli occhi. – Come ti chiami? –


- Rosalinda, sono una prigioniera. Non meriti questo posto. – sussurrò al mio orecchio. – Scappa. –

- Ti porto con me. – decisi. – Neanche tu ti meriti di stare qui. –

- Ma come? La mia magia non ha effetto qui. – chiese con sofferenza nel tono.

- Ci salveremo a vicenda, mi sei stata di grande aiuto Rosy. – 

- Di nulla, Peach. –

- Come sai il mio nome a proposito? – domandai curiosa.

- Questo non ha importanza, ormai. Dobbiamo scappare, Bowser ci verrà a prendere.-

- Non è più un problema, Rosalinda. E’ svenuto. –

- Svenuto!? – era sorpresa, il suo viso esprimeva felicità.

- Sì. – mostrai la scarpa piuttosto malridotta e le ammiccai mentre lei scoppiava in una fragorosa risata. – C’è un labirinto, e per uscire io avrei intenzione di volarci sopra. –

- Volare? – 

- Sì, volare. – mi mostrò la bacchetta e in pochi istanti avevo delle scarpe alate.

- Ma cosa?! – esclamai, e non appena alzai il piede mi ritrovai a testa in giù, a mezz’aria ancora sorpresa. – Non è divertente. – sibilai.

Le mie scarpe risero (WTF?!) o meglio, le alette risero mentre cercavo di rimettere i piedi a terra, ma per questo non ci riuscii affatto.

- E’ divertente invece. – aggiunse la ragazza dai capelli biondo platino, rigirando la bacchetta tra le mani. – Come hai fatto a venire qui? –

- Mario! – portai le mani sulla bocca. – Oh no, dove potranno mai essere? –

- Forse nel labirinto. – propose Rosy. – Andiamo a cercarlo. –

- Cercarli, eravamo in quattro. – la corressi, mentre cercavo di picchiare le alette, poco cattive mi dicono.

# Daisy.

- Santissimo! – ringhiai battendo un pugno sul muro di pietra. – Ora come torno all’entrata?! – misi la schiena contro quest’ultimo e scivolai fino a terra.

Strinsi al petto le mie ginocchia iniziando a piangere, in quel momento ero sola e non riuscivo a capacitarmi che ero persa, in un’enorme labirinto con un filo spezzato.
- Luigi! – urlai più forte. – Sei all’uscita? – 

- NO! – rispose poco dopo. – Dove sei?! –

- Mi sono persa, è finita la lana e il filo si è spezzato! Sto nei guai. –

- Vengo a prenderti. – propose ancora urlando. – Aspettami! Mario, cerca l’uscita. –

Stetti muta e ferma, nella stessa posizione fin quando non vidi Luigi (che miracolosamente aveva seguito il filo verde ovvero il mio).
Rimase paralizzato, per il mio stato.
Alzai lo sguardo, e fui così tanto sorpresa che presi la rincorsa e finii fra le sue braccia con gli occhi lucidi.
Di slancio, allungai di più il viso verso il suo sfiorando le sue labbra dove poco dopo premetti con forza. Dovevo farlo.

- Luigi, portami via da questo inferno. – lo supplicai piangente. – O se vuoi, tu prosegui, io esco. –

- Se te ne vai tu, vengo anch’io. – specificò. – Non voglio perderti.

- Non voglio perderti neanche io Luigi, davvero. Ma lasciami andare, tu prosegui. Io seguirò la lana. – 

- Ma.. - cercò di dire, ma gli tappai le labbra posando dolcemente il mio indice su queste ultime.

- Lasciami andare. – replicai.

Gli accarezzai con le dita le gote, prima di riassaporare ancora una volte quelle dolci labbra che mi ricordavano tanto una ciliegia, per quanto fossero rosse naturali.
Mi circondò la vita con le braccia così da avvicinarmi di più, lo aveva reso un perfetto bacio da “Arrivederci”.
Si staccò ansimante, e mi diede un ultimo bacio sulla punta del naso.

- Fai attenzione. –

- Lo prometto, MR. – sghignazzai staccando le nostre mani da una stretta molto forte.

- Ci rivediamo dopo? – chiese, non appena mi chinai per riprendere il filo spezzato.

- Vedilo come un Arrivederci, se non uscissi più. –

- Cosa?! – urlò sbiancando, spalancò gli occhi mentre mi trattenevo dal scoppiare a ridergli in faccia.

- Scherzavo. – risi.  – A dopo Luigi. –

- Aspetta, mi sono dimenticato di dirti una cosa. – mi raggiunse e quando fu accanto al mio orecchio sinistro sussurrò un: “Ti amo”.

- Anch’io. – risposi.

- Ragazzi?! – urlò Mario da qualche parte nel Labirinto. – Cosa cavolo state facendo? –

- Mario,non usare questo tono con la mia ragazza. – Luigi mi abbracciò sorridente.

Aspetta aspetta..ragazza?

L’ho voluto io, vai via!


Lo abbracciai stretto mentre Mario urlava dalla gioia.

- Finalmente! Non ti sopportavo più quando parlavi di Daisy anche nel sonno, ma ora sarai peggio! –

- Cosa? – domandai piuttosto stranita.

- Non lo pensare. – avvicinò le sue labbra alle mie con velocità, dopo aver fissato per un bel po' qualcosa che era sopra alle nostre teste.  – Scappa Daisy. – mi lasciò un bacio, e mi spinse via in tempo prima che una palla di fuoco mi colpisse la testa perfettamente.

- Scappa! – urlò ancora una volta il moro.

Annuii sconvolta e seguii il filo di lana finché non vidi l’entrata. Liberai un sospiro, ma cantavo vittoria troppo presto.
Qualcuno mi spinse da dietro.
Non so chi, ma scivolai tanto da cadere nel burrone di lava.
Mi aggrappai con forza prima di dire Addio al mondo, e cercai di urlare, anche soffocato non mi importa.
Cercai di trattenermi, ormai non avevo speranza.
Ero quasi sul punto di un precipizio, quando un mostro mi comparve davanti agli occhi.

- Chi sei tu?! –

 


Canzoni da ascoltare: 
Right Now - One Direction (#DAISY)

Ciau!!

 

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