Stepbrothers.

di justapunk_rock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


I.
 
 
Diedi delicatamente un’ultima passata di smalto nero sul mio mignolo, accertandomi che venisse tutto uniforme. Qualcuno entrò nella mia camera senza bussare e il sussulto mi fece macchiare la pelle. Alzai gli occhi al cielo. “Spero tu abbia qualcosa di importante da dirmi per doverti fiondare in questo modo in camera mia.” Dissi senza nemmeno guardarlo in faccia. Sapevo che era mio fratellastro.
“Ed è così! Li ho trovati!” Alzai di scatto la testa dalla mia mano laccata di nero e puntai le mie iridi quasi bianche in quelle del ragazzo che si trovava dietro di me, identiche alle mie.
“Dio, Andy, come hai fatto?!” Chiesi mentre un sorriso si faceva largo sul mio viso. “Ho trovato un sito che ne vendeva ancora alcuni ad un buon prezzo.” Contagiai anche lui e corsi ad abbracciarlo. Lui ne rimase inizialmente scioccato, erano davvero molto rari momenti del genere fra di noi, poi però ricambiò la stretta e in poco mi ritrovai a fantasticare sul giorno del concerto dei Kiss del quale il moro aveva finalmente trovato dei biglietti.

Io e Andy avevamo solo qualche mese di differenza, ci conoscevamo da quando suo babbo e mia mamma decisero di frequentarsi per poi decidere di convivere. A quel tempo avevamo soltanto 6 anni ed era come avere sempre il mio migliore amico in casa con cui giocare ed ero davvero felice in sua presenza. Siamo sempre andati d’accordo, abbiamo gli stessi gusti in tutto, abbiamo caratteri tremendamente simili e persino i nostri volti si somigliano, soprattutto per gli occhi chiarissimi. Molti ci scambiavano per veri fratelli ed era divertente vedere la loro reazione quando poi dicevamo loro che non c’era nulla che ci legasse. Io invece lo vedevo sempre più come un migliore amico oltre che come fratellastro: sa tutto di me e io so tutto di lui, so che posso contare su di lui tutte le volte che voglio e viceversa. Non possiamo stare una sola giornata senza l’altro, anche perché sarebbe molto difficile evitarsi sotto lo stesso tetto.

“Sono riuscito a prenderne solo due, quindi gli altri non potranno venire.” Aggiunse quando ci allontanammo l’uno dall’altro facendomi rattristare un po’. Sapevo che anche loro ci tenevano a venire al concerto, ma infondo avremmo potuto chiamarli durante qualche canzone. “Oh… quando glielo diciamo?” chiesi tornando a sedermi alla scrivania e chiudendo la boccetta di smalto nero per poi posarla di nuovo al suo posto sulla mensola. “Glielo dico io appena arrivo a casa di Ashley, tra poco ci troviamo tutti lì.” Disse con fare vago guardandosi intorno e giocando col suo piercing al labbro. Lo conoscevo, mi stava nascondendo qualcosa. Strano. “Cos’è? Un ritrovo fra uomini, o posso venire pure io?” chiesi continuando ad osservare la sua reazione. Continuò a torturarsi il labbro per poi passarsi una mano fra i lunghi capelli mori e continuando a vagare con lo sguardo. “Un ritrovo fra uomini, quindi mi dispiace tanto Ali!” disse dandomi un buffetto sulla guancia ed uscendo dalla camera lasciandomi lì ad annoiarmi. Sentì il rumore della sua macchina mettersi in moto e lo intravidi mentre lasciava il vialetto di casa per raggiungere gli altri.
Decisi di mettere un po’ di musica e buttarmi sul letto intenta a perdermi nei miei pensieri. Sono sempre stata una ragazza alquanto asociale. Non avevo amicizie femminili perché tutte mi ritenevano “strana” a causa del mio modo di vestire molto dark e punk. Anche Andy è come me, per questo ci siamo trovati entrambi bene col gruppo di ragazzi che incontrammo per caso al bar in centro che frequentiamo spesso:Ashley, Christian, Jake e Jeremy. Mi ricordo ancora di quella giornata di Dicembre. Fuori nevicava ed io e Andy eravamo entrati a prendere una cioccolata calda quando alla radio passò una canzone dei Guns N’Roses e ci mettemmo a cantarla non badando agli sguardi che ci rivolgevano gli altri clienti. Intanto i quattro si avvicinarono a noi e Ashley ci rivolse parola divertito ”Non capita spesso di sentire buona musica alla radio,eh?” io e il mio fratellastro ci mettemmo a ridere ed annuimmo. Quel giorno parlammo del più e del meno e di lì a poco diventammo inseparabili.

Sorrisi divertita ripensando a quella giornata, poi sentii il cellulare vibrare e lo sfilai fuori dalla tasca dei miei jeans accettando la chiamata di Andy.
“Alissa c’è una buona notizia!” disse tutto euforico il moro ed io non potei non vietare alla mia curiosità di crescere dentro di me. “Cosa? Avanti muoviti idiota, spara!” sentì delle risate provenire dall’altro capo del cellulare e intuii che avesse messo il vivavoce. “Gli altri sono riusciti a procurarsi altri biglietti per il concerto. Ci andremo tutti!” rimasi in silenzio con una mano davanti alla bocca e lo sguardo fisso in un punto indefinito del muro di fronte a me. “Ali? Ci sei?” chiese Andy con tono leggermente preoccupato, così mi sforzai di far uscire qualche parola dalla mia bocca. “Io.. voglio dire… Cavolo… Noi… Vabbè, ci si sente ragazzi, vado ad urlare.” Sentì le loro risate provenire dall’apparecchio che ancora tenevo vicino all’orecchio poi il moro mi salutò e riagganciai la chiamata. Mi alzai dal letto incredibilmente felice ed indossai le converse nere posate sul pavimento. Scesi al piano inferiore dove trovai mia mamma in cucina che preparava la cena dato che ormai si erano fatte le sette.
“Alissa! Potresti darmi una mano con la cena?” chiese vedendomi entrare dalla porta per raggiungere il frigorifero. “Ok. Andy non ti ha detto nulla?” le chiesi dopo aver preso una lattina fresca di coca-cola ed averla aperta. Lei iniziò a scrutarmi male mentre mi apprestavo a girare il contenuto di una padella per non far bruciare la cena. “Dirmi cosa?” chiese la donna non capendo. “I ragazzi hanno deciso di andare al concerto dei Kiss a Dicembre. Scusa, dovevo dirtelo a pranzo, ma me ne sono completamente dimenticato!” Disse l’uomo entrando in cucina e sfoggiando il suo meraviglioso sorriso. Rob si affrettò a raggiungere la donna per darle un piccolo bacio sulle labbra che mi fece intenerire. Erano veramente stupendi insieme. “Tranquillo, non fa nulla. Verranno anche tutti gli altri?” chiese Amanda tornando a guardarmi mentre non smettevo di osservarli con gli occhi probabilmente a forma di cuoricino. In fondo li invidiavo molto. Non avevo mai avuto una vera e propria relazione, solo qualche ragazzo che si era stufato di me in fretta, soltanto perché… diciamo… non aprivo le gambe. Per questo dopo l’ennesimo fallimento avevo deciso di mettere le relazioni da parte e non pensarci su. Mi bastava la mia banda di amici per star bene.
“Alissa?” scrollai violentemente la testa tornando alla realtà e accorgendomi che mia mamma stava attendendo la mia risposta. “ Sì ci saranno tutti. Ci lascerai andare, vero? “ chiesi mollando la presa dal mestolo e incrociando le mani a mo’ di preghiera cercando di supplicarla mentre lei sorrideva divertita stretta fra le possenti braccia di Rob. “Va bene, basta che non facciate una delle vostre solite cazzate.” Disse facendomi ridere. Per cazzate intendeva quelle di perdere la metà del nostro gruppetto ubriachi e incapaci di formulare una sola frase sensata al giro per la città, cosa già successa una manciata di volte… anche due.

“Sono a casa!” La voce di Andrew si espanse per tutta la casa e ci fece girare tutti verso la porta della cucina dalla quale entrò poco dopo sorridendo. “Bene, qui dovrebbe essere tutto cotto.” Aggiunsi passandomi il dorso della mano sulla fronte e posando il grembiule sul piano da cottura. “Hai cucinato tu? Guarda che cotto non significa bruciato!” replicò ridendo e sedendosi al suo solito posto facendomi sbuffare. “Però quando in casa non c’è nessuno e tocca a me cucinare per non farci morire di fame non fai tutte queste storie e mangi!” aggiunsi ridacchiando e sedendomi alla sua sinistra mentre lui puntava le sue iridi color ghiaccio nelle mie cercando di mantenere uno sguardo offeso. “Adesso zitti e mangiate o ve ne andate a letto a stomaco vuoto!” esordì Amanda mettendo fine alle nostre frecciatine con il ricatto che usava sempre, nonché quello che funzionava sempre. Io e mio fratellastro eravamo ragazzi con un grande appetito e saltare anche solo un pasto per noi equivaleva a passare il resto della giornata con i crampi allo stomaco e contorcendoci nel letto piagnucolando come bambini, eppure so che non si direbbe affatto a vedere i nostri corpi magri.

Finito di cenare io e Andy decidemmo di passare una delle nostre solite serate nella sua camera a guardare qualche film con una scodella di pop-corn.
“Voglio vedere un horror.” Ammiccò mentre raggiungevamo la porta della camera facendomi sbiancare. “Sai che li odio!” ammisi mordendomi con i denti il piercing al labbro come quello del moro. Si fermò davanti alla porta e si girò verso di me sovrastandomi con tutti i suoi 190 centimetri di altezza facendomi sentire una formica schiacciata dalla profondità dei suoi occhi. “Non vale, fai sempre così.” Dissi mettendo un finto broncio ed incrociando le braccia al petto facendolo ridere. Entrammo e mi buttai nel letto per poi osservare Andy che mangiava qualche pop-corn ancora in piedi davanti al letto. “Sceglilo tu il film.” Mi sorrise indicandomi la parte di libreria che conteneva dvd horror e mi alzai per sceglierne uno mentre lui si sedette nel letto. Mentre scorrevo lo sguardo fra quell’infinità di film sentivo i suoi occhi scrutarmi attentamente ad ogni minimo movimento. Ed era strano. “C’è qualcosa che non va?” chiesi recuperando un dvd e girandomi verso di lui che scosse leggermente la testa. “No, volevo vedere quale avresti scelto. Credevo che saresti scappata soltanto dopo aver letto i titoli.” Disse ridacchiando e prendendomi la custodia dalle mani. Si avvicinò al lettore dvd ed inserì il film che avevo scelto. Poi ci stendemmo nel letto vicini iniziando a guardare il film e a sgranocchiare i pop-corn.
“Avanti, non è poi così disgustoso!” il moro iniziò a ridere subito dopo avermi visto affondare la testa in un cuscino per non vedere altre gole sgozzate e sangue che esce da ogni parte. “Se fosse stata una patatina fritta che andava in giro a sgozzare bottiglie di ketchup avrei evitato di usare il tuo cuscino per coprirmi il viso!” rise ancora e poi abbassai lentamente il cuscino osservarlo.
 Avevo sempre pensato di essere davvero fortunata ad avere un ragazzo come lui al mio fianco. Tutte gli andavano dietro, ma lui le riputava tutte delle troie per via delle richieste ben esplicite che aveva ricevuto più e più volte.
“Cos’è successo? Ho qualcosa di strano in faccia?” chiese notando che lo stessi fissando. Scossi leggermente la testa e cercai di capire come mai mi stessi comportando in quel modo. “No, avevano solo iniziato un nuovo sterminio di ketchup e se ne guardo anche solo un altro giuro che vomito ogni ben di Dio sul tuo letto.” Smise subito di ridere, stoppò il film e iniziò a spingermi gentilmente verso la porta facendomi ridere. “Mi dispiace ma credo sia davvero molto tardi ormai! Ci si vede domani dolcezza!” lo salutai con un cenno di mano e raggiunsi la mia stanza col sorriso stampato sul viso.
Appena mi cambiai e mi misi sotto le coperte, pensieri a me nuovi fecero capolino nella mia testa. Andy era dannatamente bello. Scacciai velocemente quel pensiero dalla mente e iniziai a sognare come sarebbe stato il concerto dei Kiss riuscendo ad addormentarmi velocemente.

 
Ed ecco il primo capitolo della mia prima storia sui Black Veil Brides! Spero davvero che vi piaccia, perché mi piacerebbe continuarla. 
Ho scelto davvero il momento peggiore per rimettermi a scrivere (questo è il mio secondo account su EFP ahahah) perché tra sei giorni ho gli orali di terza media e sto ripassando un po' tutto dato che quei dannati dei professori non ci hanno lasciato fare la tesina. Lo ripeto, Dannati! 
Comunque la sera ho sempre tempo per scrivere e connettermi dal pc per pubblicare, quindi, se il capitolo dovesse piacere, credo che continuerò presto.
Scusatemi per eventuali errori, ma sono l'una meno nove di notte e avevo una tremenda voglia di tornare a pubblicare su questo sito.

Scusate se vi ho rotto, ma mi piacerebbe davvero tanto tanto tanto se lasciaste una recensione, anche costruttiva per aiutarmi a migliorare qualcosa! Non me la prendo ahahah

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


II.
 
Correvo, correvo velocissima. Il fiato iniziava a mancare e le gambe sembravano non riuscire più a tenere il peso del mio corpo. Ma non potevo fermarmi. Quella foresta era immensa e sembrava non voler finire mai. “Alissa, qua!” Sentii qualcuno urlare davanti a me ed intravidi la figura di Andy che mi attendeva alla fine di tutto quell’ammasso di alberi. Mi voltai lentamente dietro dove trovai un incendio che si espandeva molto velocemente fra tutta la vegetazione. Inciampai in una radice ed impiegai una manciata di secondi per liberarmi, il necessario per farmi inghiottire dalle fiamme. Iniziai ad urlare il nome del mio fratellastro, intenta a spegnere il fuoco che aveva avvolto il mio corpo. Sembrava che l’incendio si fosse fermato su di me, come se il suo obbiettivo fossi solo io. Andy corse da me e riuscì a spegnere le fiamme con la sua giacca. Alzò il mio busto dal terreno e piangendo mi strinse a lui. Iniziai a piangere anche io, ma le nostre non sembravano lacrime di felicità. O almeno non tutte.
Ci allontanammo leggermente per poterci fissare negli occhi per secondi che parevano eterni. Quegli occhi color ghiaccio in cui mi sarebbe piaciuto scomparire per sempre. Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò qualcosa trattenendo altre lacrime. “Ti amo.”

Mi svegliai improvvisamente. Avevo gli occhi sbarrati ed avevo il fiato corto. Mi passai una mano sulla fronte sentendo di aver sudato molto. Colpa degli stupidi film horror. Qualcuno si precipitò nella mia camera e quando mi accorsi che fosse Andy il cuore accelerò nuovamente.
“Tutto bene Ali?” chiese sedendosi sul mio letto guardandomi preoccupato. “Sì tranquillo… è stata colpa del film. Sai che faccio gli incubi tutte le volte che guardo un horror!” dissi posando una mano sul cuore e buttandomi di nuovo con la testa sul cuscino facendolo ridere. “Già, ma non avevi mai urlato il mio nome prima d’ora!” arrossì leggermente, cosa che non si notò per via della scarsa illuminazione data dalla fioca luce della luna che filtrava dalla finestra. “Ti ho sognato mentre ti tagliavi i capelli. E’ stato davvero un colpo per il mio cuore.” Scherzai spettinandogli la chioma corvini già scompigliati a causa del cuscino. “Non succederà tranquilla. E se dovrà accadere mi assicurerò che tu non sia presente!” ridemmo insieme e poi si stese vicino a me, così gli feci posto nel letto. “Devo rimanere con te come sempre?” Chiese girandosi verso di me. Iniziai a giocherellare con il mio piercing e poi mi girai anche io verso di lui per rispondergli. “Però non incazzarti se urlo di nuovo e non tapparmi la bocca come l’ultima volta!” feci una smorfia disgustata ricordando la mattina in cui mi svegliai con in bocca i suoi calzini. Lui rise e poi si girò dalla parte opposta alla mia. “Ammetti però che è stata una trovata eccezionale! Non hai fiatato per il resto della notte!” sbuffai e mi girai dandogli le spalle. “Buonanotte Andy.” “Buonanotte Ali.” Sorrisi serenamente e mi addormentai in poco. Mi sentivo protetta vicino a lui e l’incubo aveva perso lentamente significato. Almeno per quella notte.

Quando aprii gli occhi ormai il sole era alto. La stanza era tutta illuminata e Andy dormiva ancora beatamente al mio fianco. Decisi di alzarmi per fare una doccia, così portai l’occorrente in bagno e ci stetti per un bel po’. “Alissa quanto ci metti? E’ un’ora che sei chiusa qui dentro!” Sentì mia mamma richiamarmi da fuori e mi affrettai a vestirmi lasciando i lunghi capelli neri molli ricadere sulla maglia degli Iron Maiden che mi aveva regalato il moro al mio precedente compleanno. “Ho fatto, calma!” Le risposi andando ad aprire con la chiave la porta e lasciandole il bagno libero.
Tornai in camera notando che Andy non si era mosso di un millimetro e mi soffermai ad osservarlo: i lineamenti del suo viso erano semplici, eppure tremendamente belli. Basta Alissa! Mi diedi una sberla mentale e tornai all’armadio per prendere un paio di vans nere. “Signor Batman, mi dispiace disturbarla, ma è iniziata un’altra giornata piena di problemi da risolvere!” Dissi scuotendolo leggermente mentre sul suo volto si faceva largo un sorriso. “Batman è sveglio, ma vuole altri cinque minuti per riposare. La vita da supereroe è davvero pesante, lo sa signorina Biersack?” risi e gli tirai un lieve schiaffetto sulla guancia ricevendo come risposta il mio cuscino dritto in faccia.

Biersack in realtà è il suo cognome, ma mia mamma pensò bene di metterlo anche a me per non lasciarmi nessuna traccia del mio vero padre. O almeno questo è quello che penso io. Lei dice soltanto “Hai 20 anni, fossi in te riterrei molto più mio padre Rob rispetto all’altro!” e infondo aveva ragione, ma mi rattristava non sapere nemmeno il nome dell’uomo che aveva contribuito a mettermi al mondo.

“Oggi non ci sono a pranzo, vedete di non dare fuoco alla casa per preparare da mangiare, ok?” ci disse Amanda mentre io e Andy finivamo di fare colazione ed annuivamo. Finito di mangiare, aiutai mia mamma a ripulire il tavolo, poi raggiunsi il mio fratellastro sul divano intento a guardare qualcosa in televisione.
“E se oggi andassimo a mangiare al fastfood con gli altri?” Mi chiese girandosi verso di me. L’idea mi pareva splendida, era ormai quasi una settimana che non uscivo con gli altri ragazzi. “Sì!” Sorrisi contenta e Andy mi seguì a ruota per poi estrarre il suo cellulare da una tasca dei calzoni della tuta per poi chiamare Jeremy. Ascoltai con impazienza la loro conversazione sperando vivamente che sarebbero potuti venire con noi. Sapevo che avrebbero accettato anche se avessero avuto un milione di impegni, ma quando il moro confermò i miei pensieri mi sentii più sollevata.

Andy posteggiò la macchina nel parcheggio davanti al fastfood dove ci aspettavano già gli altri. Come al solito eravamo in ritardo. Scesi dalla vettura e chiusi lo sportello, aspettando che il mio fratellastro facesse lo stesso, poi ci avviammo insieme verso l’entrata. “Eccoli finalmente!” corsi incontro ad Ashley che mi abbracciò e mi salutò facendomi piroettare in aria.
Avevo legato un casino con Ash, era il mio migliore amico. Quando avevo un problema era il secondo a saperlo, subito dopo di Andy. E poi è sempre stato di grande aiuto durante le mie giornate di shopping che consistevano in:entrare nel nostro negozio preferito dove vendevano un sacco di vestiti punk, provarne quaranta mila, comprarne uno solo uguale a cento altri sepolti nell’armadio. Ma era comunque divertente.
 “Quanto tempo Ali!” disse posandomi poi a terra. “Già, voi e i vostri continui ritrovi fra maschi!” ammiccai stringendo le braccia al petto e facendo apparire un’espressione perplessa sul suo volto. Cos’avevo detto di sbagliato? “Bene, andiamo ad ordinare che muoio di fame!” intervenne Andy che ci spinse tutti a fare la fila per prendere i nostri pranzi, mentre lui ed Ashley andarono a procurarci un tavolo abbastanza spazioso dove poterci entrare tutti comodamente. “Christian, non credi che Andy si stia comportando stranamente?” gli chiesi continuando a fissare il mio fratellastro che spiegava qualcosa ad Ash mentre quest’ultimo ascoltava attentamente. Intanto Christian si guardava intorno, come se stesse cercando aiuto. “Ma che dici… Andy è sempre stato così! Almeno, io non lo trovo differente.” Disse sorridendomi e dandomi un buffetto sulla guancia. Sbuffai. Mi stavano nascondendo qualcosa.

Il pranzo passò velocemente fra battute e risate. Adoravo passare il tempo con loro proprio per questo.  “Bene, adesso che ne dite se alziamo il culo da queste sedie scomode e andiamo un po’ a casa di Ashley?” chiese Jake stiracchiandosi e passandosi le mani sulla pancia. Ashley rise. “Perché proprio a casa mia?” Andy lo fulminò con un’occhiata e Ash ammutolì sorridendo in segno di perdono al moro di fronte a lui. “Va bene, tutti a casa mia!” si misero tutti a ridere. Tutti tranne me. Non capivo il motivo di tutte quelle frecciatine, ma di lì a poco giurai che lo avrei scoperto.
Pulimmo il nostro tavolo posando i vassoi sull’apposito contenitore, ma quando mi girai per seguire gli altri, mi scontrai con qualcuno facendogli rovesciare l’intera coca-cola sulla maglia. “Oh Dio, scusami! Non ti avevo visto!” mi affrettai a dire portandomi le mani alla bocca mentre lui raccoglieva il contenitore ormai vuoto dal pavimento. “Niente tranquilla, non è successo nulla!” Si girò verso di me e i suoi occhi si incontrarono con i miei. Verdi come l’erba in piena estate. Il suo viso era così bello che per qualche secondo ebbi problemi per respirare. “Posso sdebitarmi in qualche modo?” riuscii semplicemente a dire vedendo che se ne stava lì zitto a guardarmi. “Oh non lo so… ti andrebbe di bere un’altra bibita con me uno di questi pomeriggi?” arrossii leggermente alla proposta ed annuii sorridente contagiandolo. “Ah, io mi chiamo Oliver.” “Piacere, Alissa.” Mi sorrise di nuovo e ci stringemmo la mano. Poi ci scambiammo i numeri e posai di nuovo il cellulare in tasca. “Alissa ti vuoi dare una mossa?” mi girai verso la voce trovando il mio fratellastro ad aspettarmi. Mi ero completamente dimenticata di Andy alla porta, così salutai velocemente Oliver e raggiunsi il moro.
Salimmo in macchina e ci allacciammo le cinture, poi mise in moto con destinazione casa Purdy. “La signorina Biersack ha fatto conquiste?” chiese soffocando una risata senza distogliere lo sguardo dalla strada. “No, gli ho fatto rovesciare tutta la coca-cola addosso e così per sdebitarmi un giorno uscirò con lui per bere qualcosa.” Gli dissi sorridente. “Che scusa idiota. L’immaginazione è andata a farsi fottere!” risi a quell’affermazione, poi sembrò più serio e intenzionato a scoprire chi fosse. “Come si chiama?” “Oliver.” Potei notare la sua stretta sul manubrio farsi più forte e il suo colorito diventare ancora più bianco. “Andy tutto ok?” chiesi accorgendomi che c’era qualcosa che non andava. “Credo di sapere chi è, e non ti assicuro nulla di buono.” Inarcai le sopracciglia.
Andy aveva avuto in precedenza “scontri” con alcuni ragazzi di queste parti, sempre per via del suo abbigliamento o della musica che ascolta. Ma la meglio l’aveva sempre lui, anche se gli altri non smettevano di stargli fra i piedi.
“Non puoi essere sicuro che sia uno di loro, non lo hai visto.” Dissi cercando di auto-convincere me più che il moro. Sapevo che quando lui diceva una cosa aveva delle valide ragioni. “L’ultima volta che è venuto a rompermi ero appena uscito da quel locale e lui sembrava fosse arrivato dalla porta del retro.” Calò il silenzio fino a quando finalmente raggiungemmo casa di Ash e la mia voce si espanse per tutta la macchina. “Ah Andy?” “Cosa?” chiese lui ancora un po’ scosso per il fatto di Oliver girandosi verso di me. “So che mi stai nascondendo qualcosa.” Iniziai a guardarlo male ed un ghigno divertito apparve sul suo volto. “Anche Batman nasconde la propria identità.” Mi rivolse l’ultimo sorriso divertito ed uscì dall’abitacolo, seguito a ruota da me.

Gli altri erano arrivati insieme a noi, così Ashley aprì la porta di casa e ci fiondammo tutti dentro. Christian, Jake e Jeremy corsero subito nel garage, mentre noi altri ci sedemmo nel divano del salotto. “Che sono andati a fare in garage? Le birre non le tieni in cucina?” Ash rise e poi si girò verso la porta che portava al piano inferiore. “Non sono andati a cercare la birra infatti.” “Ah strano, e cosa?” “Una benda!” Jake comparve dal nulla e mi fece sobbalzare, mentre passava il filo di tessuto elastico nella mano di Andy che iniziò a fissarmi. “Oh no, cosa vuoi fare? Sono troppo giovane per essere stuprata!” Dissi cercando di allontanarmi mentre il moro si avvicinava ridendo cercando di bendarmi gli occhi. Ashley mi bloccò prontamente da dietro ed imprecai in silenzio mentre il mio fratellastro si assicurava di legare bene la benda. “Tranquilla, niente orge. Ti piacerà!” Sentì qualcuno afferrarmi per il polso ed iniziare a guidarmi per le scale che conducevano al garage. Finiti gli scalini continuarono a trascinarmi, fino a farmi mettere a sedere su uno sgabello. “Quando te lo dico io, togliti la benda, ok?” sentì la voce di Andy davanti a me, a qualche metro di distanza. “Va bene.” Portai le mani sul velo nero che mi impediva la vista ed aspettai il segnale del moro. “Ok, toglila.” Sfilai la benda e non potei non rimanere senza parole alla vista di ciò che avevo davanti a me. “Non ci credo... Siete una band!”

 
Ecco il secondo capitolo, spero sia decente e non pieno di errori :(
Non credo che riuscirò ad aggiornare presto perché mi si è fuso il caricatore del computer e adesso ne sto usando uno di alcuni miei amici perché dovevo stampare le tesine per gli esami che ho fra due giorni (poor me.).
Esatto, Alissa ha sognato Andy, Andy e gli altri hanno una band, Alissa fa di cognome Biersack e ha anche incontrato Oliver, ragazzo che dice il moro non sia bene frequentare *tantantaaan!* 
Adesso vado che dovrei davvero studiare un casino, ma non ho voglia ç.ç 

Cercherò di aggiornare il prima possibile, e nel frattempo mi piacerebbe tanto tanto trovare almeno una recensione, anche costruttiva, una in cui mi insultate, una in cui mi fate i complimenti... per me è indifferente, basta ci sia un valido motivo ahahahah

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


III.


“Scusami se non te l’ho detto subito, ma volevo fosse una sorpresa..” Disse Andy passandosi una mano fra la chioma corvina attirandosi da parte mia un sorriso.
“Vi scuso tutti quanti solo se mi suonate una canzone.” Incrociai le braccia al petto e mi sistemai meglio sullo sgabello, mentre i ragazzi si guardarono alla ricerca di una risposta. Senza dirsi nulla iniziarono a suonare l’introduzione di una canzone, probabilmente scritta da loro dato che non l’avevo mai sentita.

Got something to live for, I know that I won’t surrender, a warrior of youth. I’m taking over, a shock to the new world order, I am bulletproof!
Le ultime note di chitarra risuonarono ancora per qualche secondo nella stanza, o forse ero soltanto rimasta talmente rapita dalla canzone che non mi accorsi che fosse finita.
“Allora? Ci perdoni?” chiese Ashley facendomi atterrare di nuovo sulla terra.
“Ragazzi, questa canzone era favolosa. E sì che vi perdono idiota!” Sorrisi e tutti mi raggiunsero per abbracciarmi, cosa che non rifiutai, pur avendo rischiato di perdere completamente l’equilibrio sullo sgabello.

Il tragitto verso casa fu silenzioso, l’unica cosa che si poteva sentire era la mia voce che canticchiava ancora il ritornello della loro canzone.
“Black Veil Brides… chi è che ha trovato il nome?” chiesi rompendo il silenzio che iniziava ad infastidirmi.
“Christian, ma non chiedermi né dove ha preso spunto né cosa stia a significare.” Risi alla sua affermazione attirandomi un sorriso divertito anche da parte sua.
Arrivati a casa decisi di farmi una doccia veloce, così lasciai la borsa in camera e mi chiusi in bagno.
Ci stetti circa un’oretta, come era mio solito fare. Tornando in camera trovai Andy indaffarato nel fare qualcosa con il mio cellulare.
“Ehy brutto bastardo! Giù le mani!” il moro si girò di scatto lasciando cadere l’apparecchio sul letto. Le sue guance presero un colore più acceso del solito quando i suoi occhi osservarono la mia figura nuda, avvolta da un asciugamano blu che copriva dal petto a metà coscia.
“Ti è arrivato un messaggio da quel Oliver.” Detto ciò si alzò dal letto ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Il suo atteggiamento mi insospettiva, ma la voglia si sapere cosa mi avesse scritto Oliver non mi dette il tempo di soffermarmi a pensarci oltre.

Mi buttai sul letto ed afferrai il cellulare, non curante del mio corpo mollo che stava impregnando d’acqua tutte le coperte.
“Ciao, sono Oliver, spero che tu ti ricordi di me :) che ne dici se stasera verso le nove ci troviamo davanti allo stesso fastfood di oggi? Conosco un bel locale in cui potremmo prendere qualcosa da bere!” sorrisi e premetti su “rispondi” digitando le prime parole che mi vennero in mente.
“Ciao Oliver, certo che mi ricordo! Penso sia un’ottima idea, Alle nove sarò lì :)” Poi mi balenò in testa ciò che mi aveva detto Andy. E se fosse davvero lui? E se volesse vendicarsi? Cancellai il messaggio e lo riscrissi.
“Ciao Oliver, certo che mi ricordo di te! Senti, non è che potresti dirmi direttamente il nome del locale? Mio fratello è l’unico che può accompagnarmi, ma gli rimane scomodo lasciarmi al fastfood dato che è dal lato opposto della città..” finalmente soddisfatta lo inviai e in attesa di una risposta iniziai a vestirmi con i primi vestiti che mi capitarono fra le mani.
Proprio mentre sceglievo i cosa mettere la sera, il cellulare vibrò, così lo afferrai ed aprì il messaggio di Oliver.
“Non voglio che tuo fratello si disturbi, se vuoi passo io, basta che tu mi dia il tuo indirizzo :)” nella mia testa le possibilità che fosse davvero il ragazzo di cui parlava Andy stavano salendo. Che problemi gli avrei creato se avessi saputo il nome del locale? E se invece stessi soltanto giudicando male un bravo ragazzo? Infondo è solo un appuntamento per rimediare alla figura di merda fatta a pranzo, niente di più. Gli scrissi l’indirizzo e scesi in cucina, trovando mia mamma che posava la pasta in tavola.
“Mamma stasera esco.” Il moro appena entrato dalla porta mi tolse le parole di bocca, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
“Anche io mamma.” Aggiunsi sedendomi al mio solito posto attirandomi un’ occhiataccia da Andy.
“Andate insieme?” Chiese lei iniziando a metterci dei cannelloni nel piatto mentre anche Rob.
“No.” Rispondemmo all’unisono.
“Ok, non fate tardi.” Cenammo tranquillamente e dopo aver aiutato Amanda a ripulire, corsi a darmi una sistemata, dato che erano le nove meno venti.

“Esci con Oliver?” la voce roca di Andy mi fece sobbalzare.
“Sì.” Lui entrò con nonchalance e si richiuse la porta alle spalle per poi sedersi sul letto.
“Alissa, ti scongiuro, stai attenta.” Il suo tono era un miscuglio fra preoccupato e arrabbiato.
“Se c’è qualcosa ti chiamo, ok?” lo rassicurai infilando il cellulare nei jeans.
“Giuro che se ti mette le mani addosso lo finisco.” Strinse le mani a pugno e non potei non rimanere colpita da tutta quella sua voglia di proteggermi.
“Tranquillo Andy, usciamo solo per bere qualcosa, non stare in pensiero e divertiti con gli altri.” Aspetta, ma se fosse uscito con gli altri lo avrebbe già detto.
“A proposito, con chi esci tu?” un sorrisetto beffardo apparve sul mio volto e lui diventò improvvisamente impacciato.
“Con una ragazza che ho incontrato al Rocker’s Pub qualche sera fa.” Si alzò intento ad andarsene, ma lo fermai. Sapere che usciva con una ragazza mi dava quasi… noia?
“Andy?” si voltò e il mio cuore perse un colpo. Quegli occhi mi sembravano ogni giorno più belli.
“Sì?”
“Non voglio diventare zia.” La sua risata echeggiò per tutta la stanza e riempì il mio cuore di gioia.
“Non ci esco perché mi piace, ha venti anni più di me!” Si portò una mano sulla pancia per le troppe risate ed io ci rimasi male.
“Cosa? E allora perché esci con lei?” Chiesi sedendomi nel letto più perplessa che mai, ma sentì la strana sensazione di prima svanire.
“Ha una casa discografica e quando mi ha sentito parlare con gli altri delle nostre canzoni si è interessata e ha detto di voler capire che gruppo siamo per vedere se gli saremmo interessati o no, così mi ha detto di presentarmi sempre lì stasera alle nove.” Notai che era nervoso perché stava giocando con il piercing sul suo labbro. Sorrisi contenta per quella notizia, sapevo che la musica per Andy era tutto e adesso era arrivato il momento di mettersi in gioco ed ero sicura che avrebbe dato il suo meglio per farcela.
“Buona fortuna fratellastro. Falle capire che potete spaccate i culi!” Gli porsi una mano stretta a pugno e lui sorridente ci sbatté contro il suo.
“Grazie sorellastra.” Uscì dalla stanza e mi lasciò sola. Andy diventava ogni giorno più assillante nella mia testa. Non era mai stato così presente nei miei pensieri e mai mi ero soffermata tanto a pensare al suo meraviglioso sorriso, o ai suoi occhi che ora più che mai mi rapivano fino a portarmi su un altro pianeta. Alissa basta!

Il cellulare nella tasca vibrò, così lo estrassi leggendo il nome sul display: Oliver.
“Scendi sono sotto casa tua, a meno che non abbia sbagliato strada…” Sorrisi divertita e mi affacciai dalla finestra, trovando una macchina nera parcheggiata al lato opposto di casa mia ed Oliver appoggiato ad uno sportello. Alzò la testa e mi vide, così mi fece un cenno di saluto con la mano che io ricambiai prontamente.
Afferrai il giacchetto di pelle nero dalla sedia della scrivania e scesi di sotto.
“Io esco, a dopo.” Salutai con un bacio sulla guancia Amanda e Rob abbracciati sul divano intenti a godersi un film.
“Non fare tardi Alissa.” Si raccomandò Rob.
“Tranquilli, torno presto!” Gli sorrisi ed uscii.

Lo trovai sorridente sul marciapiede davanti al portone di casa e rimasi qualche secondo imbambolata a guardarlo: era davvero carino.
“Ciao Alissa.” Sorrisi anche io e mi sistemai un’ultima volta la maglia dei Kiss che avevo scelto di mettere.
“Ciao Oliver. Allora, dove mi porti?” Iniziammo ad attraversare la strada fino a raggiungere la sua macchina ed accomodarci all’interno.
“E’ un pub carino, un po’ diverso dagli altri, ma penso che ti piacerà.” Disse mettendo in modo la macchina ed osservando poi la mia maglia. In poco tempo calò un silenzio imbarazzante ed io iniziai a torturarmi il piercing al labbro.
“Quindi, ti piace la musica rock?” Gli fui grato di quella domanda, anche se non amavo parlare di musica, pur avendo sempre addosso la maglia di qualche band.
“Sì, rock, metal e tutto ciò che ne discende.” Sorrisi guardando fuori dal finestrino.
“Anche a me. Sei una delle poche ragazze che incontro che ascoltano musica di questo genere.” Mi voltai verso di lui trovando i suoi occhioni verdi che mi scrutavano attentamente.
“Oh, siamo arrivati!” Mi voltai alla mia destra e lessi la grande insegna scritta a caratteri cubali:Rocker’s Pub. Risi silenziosamente mentre Oliver usciva dalla macchina, poi lo seguii a ruota. Almeno per qualunque cosa sapevo che Andy sarebbe stato lì pronto per intervenire.

Appena varcata la soglia osservai attentamente tutte le persone all’interno del pub, fino a trovare finalmente la folta chioma mora che tanto volevo vedere. Era seduto ad un tavolo abbastanza in disparte con una donna dai capelli lunghi e biondi. Alzò il volto e mi vide. Gli feci cenno di stare zitto e passò subito a scrutare il ragazzo che mi stava facendo strada verso un tavolo poco distante dal loro. Oliver iniziò a fissarlo e notai una punta di rabbia nel suo sguardo.

“Cosa vuoi da bere?” Chiese tornando normale e sedendosi di fronte a me.
“Fai pure tu, basta che non sia talmente forte da farmi dimenticare come mi chiamo e dove abito.” Rise alla mia proposta e appena passò un cameriere ordinò due cocktail che non avevo mai provato prima. Parlammo del più e del meno, mi trovavo bene in sua compagnia.
Lanciò la centesima occhiataccia verso Andy della serata e così presi coraggio e diedi voce alla domanda che mi assillava da quando eravamo arrivati.
“Perché lanci occhiatacce a quel ragazzo?” Chiesi voltandomi ad osservare il moro che a sua volta era girato verso di noi.
“Ha una faccia familiare, ma non riesco a capire dove l’ho incontrato…” Notai un angolo della sua bocca alzarsi verso l’alto. C’era qualcosa che non andava. Diedi l’ultimo sorso dal bicchiere che avevo davanti e Oliver distolse lo sguardo dal cantante per puntare le sue pupille sulle mia.
“Che ne dici di andare a fare una girata al parco qua vicino?” Sentii il cuore salire in gola. E se avesse cercato di farmi del male? Andy non ci avrebbe visti e avrei rischiato davvero molto.
“Non penso sia una buona idea… E’ mezzanotte passata e mia mamma si è raccomandata di tornare entro l’una o non mi avrebbe fatta uscire per il prossimo mese.” Abbassai leggermente lo sguardo iniziando a giocare con la cannuccia del bicchiere, così da poterlo implorare silenziosamente di portarmi a casa.
“Va bene, vieni ti accompagno a casa.” Mi sorrise e ci alzammo, pagò i drink al cassiere e uscimmo. Mi voltai proprio prima di uscire verso Andy sorridendogli come per rassicurarlo e lui ricambiò.

“Grazie per la serata Oliver.” Sorrisi appena la macchina si fermò davanti casa.
“E di che, mi sono divertito. Spero che tu sia libera per un’altra serata come questa!” si girò verso di me e iniziò ad avvicinarsi. Iniziai ad andare in sovraccarico di pensieri. Perché non baciarlo? Mi piaceva, certo, ma perché volevo rifiutare quel bacio? Ma cosa ci perdevo? Almeno non avrei più pensato a Andy! Aspetta… Pensare a Andy?
E proprio mentre riflettevo su quest’ultimo punto le sue labbra si scontrarono con le mia. Erano morbide, così morbide che maledii il momento in cui pensavo ad un piano per sfuggire a quel bacio.
“A presto.” Sorrisi ed annuì arrossendo leggermente.
Entrata in casa notai che i miei erano a dormire, però mi sentivo troppo strana per quel bacio. Dovevo raccontare tutto a Andy e volevo assolutamente sapere cosa gli avesse detto la donna. Così salii in camera sua e mi sdraiai nel letto per aspettarlo.
Sentii il suo profumo invadermi le narici. Chiusi gli occhi mentre me ne riempivo i polmoni, quasi a volermelo imprimere negli organi e nella pelle. Quel profumo che mi ricordava quanto fossi legata ad Andy, non solo come sorellastra, ma come amica. Noi eravamo dei grandi migliori amici.

Ma era un bene o un male?

 

Oh mio Dio sì! Sono viva!
Mi odio da sola, è dal 28 di giugno che non aggiorno D: però sapete che non avevo il caricatore del pc quindi...
Adesso non ho più scuse, ho il caricatore, non ho più gli esami e nemmeno le lezioni di danza ahahah quindi se non aggiorno è perché le idee o la connessione scarseggiano ahahah

Allora, probabilmente non è un granché il capitolo dato che l'ho voluto mettere più che altro per farvi vedere che sono viva e che continuo questa storia :') Penso che tra non molto metterò una One-Shot, probabilmente su Shannon Leto dei 30 Seconds To Mars, ma nulla di sicuro perché non ho ancora nessuna idea :c

Grazie, grazie, grazie e ancora grazie per le recensioni, davvero, siete state gentilissime! Spero di trovarne qualcuna anche qui, anche giusto per farmi sapere se ci siete o se avete rinunciato a stare dietro alla mia storiella ahahah

PS: se qualcuno vuole scrivermi, ho fatto un nuovo account di twitter con lo stesso nome del mio profilo di EFP, ovvero justapunk_rock Non mi offendo se qualcuna mi scrive :D Non mangio ahahaha

Alla prossima che spero sia prima del 20 agosto :s 

justapunk_rock

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


IIII.


Un raggio di sole solleticava la mia guancia da qualche minuto, il che aveva reso impossibile continuare a dormire, così aprii gli occhi. Mi ritrovai a pochi centimetri dal volto di Andy che ancora dormiva beatamente.
Sussultai leggermente, afferrai il cellulare che avevo ancora nella tasca dei jeans e guardai che ore si erano fatte: le dieci e mezza del mattino.
Sbuffai dopo essermi accorta di non essere riuscita ad aspettato il moro, poi decisi di lasciarlo riposare ed andare a mettermi dei vestiti più comodi.
“Come mai ti sei addormentata in camera mia?” la voce roca di Andy mi fece venire i brividi e mi voltai ad osservarlo. Lo vidi sorridere leggermente mentre teneva ancora il volto sul cuscino con i capelli che ne nascondevano qualche dettaglio.
“Volevo chiederti com’è andata e parlarti dell’uscita con Oliver.” Sorrisi leggermente in imbarazzo iniziando poi a giocare con il piercing. Lui si fece improvvisamente serio e si alzò a sedere lasciando che il leggero lenzuolo lasciasse scoperto il suo petto nudo.
“Ti ha fatto del male?” il suo tono di voce era serio e preoccupato.
“No, tranquillo… è andato tutto a gonfie vele. Allora, che ha detto la donna?” tornai a sedermi sul letto vedendo Andy sorridere a 32 denti.
“Stasera verrà in studio con noi per sentire qualche canzone. Se le piaceranno… il contratto sarà nostro!” urlai di felicità e mi buttai sul moro abbracciandolo il più forte possibile mentre lui si mise a ridere.
“E tutto questo affetto da dove viene fuori?” chiese ancora ridendo. Mi allontanai leggermente arrossata e risi anche io.
“Beh, devo un po’ arruffianarmi, almeno se diventerete famosi mi porterai in tour con voi!” mi tirò un cuscino in faccia attirandosi lo stesso gesto da parte mia.
“Vuoi venire anche te stasera?” spalancai gli occhi per lo stupore e non persi altro tempo per accettare l’invito.

“Con Oliver dove siete andati dopo essere usciti dal pub?” chiese tornando serio e alzandosi dal letto. Indossava soltanto dell’intimo nero, e rimasi per qualche secondo imbambolata ad ammirare il suo corpo.
“Alissa?” mi rivolse un’occhiata confusa e scossi la testa. Non potevo mettermi a sbavare per il corpo del mio fratellastro.
“Mi ha riportata a casa..” avrei voluto dirgli del bacio, ma avevo paura della sua reazione.
“Non ti ha baciata? Non è successo nient’altro?” intanto si mise una maglia aderente nera ed io raccolsi tutto il coraggio che avevo e sputai tutto.
“Mi ha baciata.”

Silenzio. Andy si era bloccato a fissare la finestra dandomi le spalle. Notai le sue grandi mani stringersi in due pugni che non promettevano nulla di buono.
“Buon per te. Adesso devo andare da Christian, ci si vede.” Senza nemmeno guardarmi in faccia uscì dalla camera lasciandomi sbalordita.
Mi aspettavo una sfuriata, una raccomandazione, una presa in giro, qualcosa, ma non che se ne andasse senza dire niente a riguardo.

Feci una doccia veloce e mi misi i primi panni che trovai nell’armadio per poi scendere e trovare mia mamma indaffarata a preparare il pranzo.
“Alissa, sai per caso dove stesse andando Andy? Sembrava abbastanza nervoso.” La donna si voltò preoccupata verso di me attendendo una risposta.
“Ha detto che andava da Christian.” Le sorrisi leggermente e poi decisi di buttarmi sul divano a guardare qualche programma, fino a quando sentii il cellulare squillare nella tasca dei calzoni della tuta.

“Andy?” Risposi accettando la chiamata.
“E’ la signorina Alissa?” una voce mai sentita prima rispose dall’altro capo del cellulare, dove invece mi aspettavo di udire quella roca del moro.
“Sì, come mai mi sta chiamando dal cellulare di mio fratello?” mi alzai dal divano e iniziai a torturarmi il piercing al labbro con la mano libera.
“Suo fratello ha fatto un incidente, abbiamo chiamato l’ambulanza e il suo numero è il primo che ho trovato in rubrica.”

Il cuore batteva all’impazzata. Non riuscivo più a connettere i pensieri, e tanto meno le parole.
“Cosa?” le lacrime iniziarono a vacillare sui miei occhi, la voce si fece fragile e i respiri corti.
“Lo stanno portando al St. Nicholas, lo raggiunga lì e le spiegheranno tutto.” Riattaccai la chiamata e avvisai mia mamma che appena riuscì a comprendere il tutto spense i fornelli e prese le chiavi della sua vettura dal tavolino.

“Cos’è successo ad Andy?” arrivata al corridoio che mi avevano indicato mi precipitai dai dottori che erano lì fuori.
“Il ragazzo stava guidando ad una velocità molto elevata. Ad uno stop è stato travolto in pieno da un’altra vettura.” Disse l’uomo sistemandosi gli occhiali sulla testa e osservandoci.
“E come sta?” Amanda iniziò ad agitarsi sul serio e la sua voce iniziava ad essere spezzata dal pianto.
“Si è rotto due costole, un braccio ed ha dato una forte botta con la testa sul finestrino che gli ha causato vari tagli. Momentaneamente non sembra nulla di grave, potrete andare a trovarlo non appena l’operazione sarà terminata e si sarà svegliato, ma solo una alla volta.” Tirai un respiro di sollievo e mi accostai ad un muro, scivolando lentamente a sedere.

Appena i miei respiri tornarono ad essere regolari decisi di avvisare gli altri con un sms, ed in meno di 20 minuti erano tutti e quattro in quel bianco corridoio a farmi compagnia.
“Mamma, se vuoi ti chiamo appena si sarà svegliato. Che ne dici di andare a casa ad avvisare Rob?” La donna ci pensò un po’ su per poi annuire e raccomandarmi di chiamarla subito appena avessi avuto delle notizie.

Il tempo passava. I dottori andavano avanti e dietro per quel corridoio. Ma di Andy non ce n’era l’ombra.
Mi sentivo terribilmente in colpa. Lo avevo fatto innervosire e per colpa mia è finito per andare a schiantarsi contro un’altra macchina.
Ciò che non riuscivo a spiegarmi era come mai avesse avuto quella reazione così esagerata, come mai non si fosse sfogato con me a parole invece di rischiare di perdere la vita.

Il rumore di una porta che si aprì con violenza mi portò alla realtà facendomi accorgere che mi stessi conficcando le unghie nei palmi della mano.
Una barella uscì dal corridoio che portava alla sala operatoria e si infilò nella camera accanto a dove ci eravamo messi a sedere noi.
Intravidi i i lunghi capelli corvini del ragazzo ed il suo viso pallido e pieno di bende.
“Com’è andata l’operazione?” Ashley balzò in piedi davanti al dottore che sorrise soddisfatto.
“Siamo riusciti a rimuovere tutte le schegge di vetro dal volto ed è tutto apposto. Due settimane e potrà essere fuori di qui.” Tirammo un sospiro di sollievo e anche Purdy tornò a sedersi vicino a me.

Mi affacciai dalla finestra che dava sulla stanza di Andy e sbirciai tra le tapparelle: era stato adagiato su un letto con degli immacolati lenzuoli bianchi. L’unica cosa che spiccava lì dentro erano i ciuffi neri dei suoi capelli che gli ricadevano dolcemente sul viso. Avevo una voglia pazza di chiedergli scusa, di sentire come stava e di capire il perché della sua reazione, così tanto che i secondi iniziavano a sembrarmi ore.

“Hey Ali… ma cos’è successo prima che partisse di casa?” Ashley si voltò verso di me scrutando il mio volto visibilmente preoccupato.
“Lui mi ha raccontato dell’incontro con la donna dell’etichetta discografica di ieri ed io… dell’uscita con Oliver. Gli ho detto che mi ha baciata ed è sembrato subito particolarmente nervoso. Non mi ha detto nulla e se n’è andato.” Il suo volto si trasformò in un’espressione alquanto disperata e tornò ad appoggiare l’intera schiena sulla sua scomoda sedia.
“Come mai quella faccia?” se lui sapeva qualcosa in più, avrei dovuto saperlo anche io, a tutti i costi.
“Niente, ho paura che se la sia presa per il fatto che pur avendoti ripetuto più volte di non frequentarlo… tu non lo abbia ascoltato.” Si grattò distrattamente un braccio e mi sorrise amaramente.

Forse aveva ragione, avrei dovuto ascoltarlo per una volta. Ma infondo non mi aveva fatto nulla di male. Non ancora. E sapeva che se lo avesse fatto non avrei esitato a chiamarlo.
Mi massaggiai le tempie con entrambi gli indici cercando di capire qualcosa di quel caos che si era creato.

“Ragazzi, si è svegliato. Potete iniziare ad entrare.” Dopo circa quattro ore passate seduta malamente sulle sedie scomode di quell’ospedale, un’infermiera ci diede la buona notizia, scacciando via tutti i pensieri che non avevano smesso di tormentarmi per un secondo.
“Entrate prima voi, io avviso mia mamma.” I ragazzi annuirono e iniziarono a fare a turno per entrare dal moro.
Mentre attendevo l’arrivo di Amanda, iniziai a sbirciare di nuovo Andy dalla finestra.
Sembrava triste. Sorrideva, ma non emanava la sua solita allegria che mi contagiava sempre. Gli altri gli parlavamo di chissà cosa e gli davano amorevoli pacche sulle spalle, abbastanza leggere da non recargli dolore.
Fu proprio dopo qualche minuto che era entrato Ashley che il cantante si girò verso di me, incrociando il mio sguardo e facendomi rimanere senza fiato. I suoi occhi erano spenti, più profondi e freddi del solito. Ma trasmettevano dispiacere e tristezza.
Quelle emozioni mi provocarono un lungo brivido sulla schiena. Scossi la testa e tornai a guardare il corridoio, scorgendo in lontananza Amanda e Rob avvicinarsi.

 

E non sono morta nemmeno questa volta!
Sono un bradipo, lo so. Ci ho messo una settimana per scrivere sto capitolo perché non sapevo proprio come svilupparlo... ma mi ci sono un po' impegnata e questo è quello che ne è uscito. Scusate se fa schifo :(
Comunque Andy è nei guai, uh!

Alla prossima e spero non vi siate scocciate di attendere sempre i miei capitoli :c 

justapunk_rock

 

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