Another Life di Charlene (/viewuser.php?uid=15378)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo Capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo Capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo Capitolo ***
Capitolo 20: *** Diciannovesimo Capitolo ***
Capitolo 21: *** Ventesimo Capitolo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PROLOGO
-Dopo
questi starai buono, eh, bastardo?!-
Il
calcio lo colpì in pieno stomaco; si sentì quasi
sfondato. Percepì il sapore metallico del sangue in bocca,
mentre si proteggeva la faccia con le braccia. Fu sollevato per la
maglietta, rischiando di soffocare, e fu sbattuto contro il muro:
-Allora,
ti è passata la voglia di fare l'idiota, o ne vuoi ancora?-
-Ma
bravo, in sei contro uno...-
-Ti
conviene chiudere la bocca, Hiwatari, o finisci male.-
-Che
paura.-
Gli
occhi dell'altro si illuminarono di una luce sadica; Kei iniziò
a pensare, ma non gli venne in mente niente. In tre lo tenevano
fermo, e ogni tentativo, ogni colpo di reni per liberarsi era vano.
Prima
che il pugno dell'armadio si schiantasse sulla sua faccia, il rumore
del cancello li interruppe: -Che diavolo succede qui?! Tornatevene ai
vostri posti! Okata, che cazzo stai facendo?! - il gigante strinse la
presa nel collo di Kei, e avvicinò il viso al suo:
-Ringrazia
la guardia, figlio di puttana.- poi fece un cenno agli altri e il
ragazzo fu lasciato andare.
-Hiwatari,
tu vieni con me. C'è il tuo avvocato.- annunciò l'uomo
in divisa trascinandolo letteralmente fuori.
-Non
mi toccare idiota, so camminare da solo.-
-Ma
se non ti reggi in piedi! Muoviti.-
Lo
fece entrare in una stanza e chiuse la porta alle sue spalle, con due
giri di chiave. Kei guardò storto l'uomo che lo fissava a sua
volta, seduto dietro al tavolo:
-Tu
devi essere Kei Hiwatari. Vieni, siediti.-
Il
giovane si avvicinò zoppicando, e si sedette facendo un gran
casino.
-Sei
ridotto male. Non ti hanno medicato?-
In
tutta risposta l'altro alzò un sopracciglio, sarcastico.
-Allora...
io sono Kanako, il tuo avvocato. Puoi darmi del tu.-
Kei
lo guardò con aria interrogativa, senza perdere il cipiglio
seccato e dolorante.
-Che
vuoi?-
-Credo
che sarebbe meglio se ti facessi medicare, stai sanguinando.-
l'avvocato era particolarmente tranquillo, nonostante gli occhi di
fuoco che aveva puntati addosso.
-Si
faccia i cavoli suoi.-
-Ho
detto che puoi darmi del tu, non serve essere così formali...-
-E
allora fatti i cazzi tuoi.- ringhiò il ragazzo abbassando lo
sguardo.
-Ti
hanno conciato bene vedo... sei dentro solo da due giorni.- gli fece
notare Kanako raddrizzandosi sulla sedia. Era un uomo affascinante,
sulla quarantina, molto distinto ed elegante.
-Sono
tutti dei figli di puttana qui dentro.-
-Sì...
Kei, da adesso mi occuperò della tua difesa legale; la
situazione non è buona, ci sono tre accuse in corso contro di
te. Furto d'auto, detenzione di una pistola senza porto d'armi e atti
di violenza. Allora, vuoi iniziare a spiegarmi cosa è
successo?-
Kei
non rispose, fissava con ostinazione un punto imprecisato del tavolo.
-Dove
sono i tuoi genitori?- insistette Kanako cambiando argomento,
sperando di trovare una risposta.
Dopo
qualche secondo di silenzio teso, il ragazzo rispose:
-Bella
domanda. Sono morti. Incidente.-
L'avvocato
annuì:
-Mi
dispiace. Da poco?-
-No.
Ero piccolo.-
-D'accordo.
E con chi hai vissuto finora?-
-Da
solo.-
Kanako
lo guardò, scettico. -Legalmente,
a chi sei affidato?-
-A
mio nonno.-
-E
si è occupato di te?-
Gli
salì un brivido lungo la schiena quando sentì la risata
fredda e vuota in cui proruppe Kei.
-Ne
deduco che no, non si sia occupato di te.-
-Appena
sono morti i miei, sono stato affidato a lui. Mi ha mandato in un
posto in Russia.-
-Che
tipo di istituto?-
-Sta
diventando una psicanalisi.- protestò Kei.
-No,
non lo è. Queste informazioni mi servono, vuoi che ti difenda
o no?-
-Quello
che non capisco è perché un avvocato bravo e damerino
come lei sia finito a difendere uno come me.-
-Di
norma i casi come il tuo mi interessano. Allora, parlami di quel
posto.-
Il
ragazzo sbuffò sonoramente: -Era una specie di monastero. Ma
era solo una facciata. Era un campo di concentramento.-
-Perché?-
-Perché
ci massacravano.-
-D'accordo.
E quando ne sei uscito?-
-Boh.
Mi sa a tredici anni.- fece Kei, vago.
-E
da lì sei tornato a vivere con tuo nonno?- insistette Kanako,
desideroso di conoscere ogni dettaglio.
-Mh...
si. Nella villona del nonno.- rispose sarcastico.
-E
ora? Lo stesso?-
-Ogni
tanto ci torno a dormire e a fottergli soldi.-
-Ah,
ecco. Tu sei minorenne, perché non è qui? Ti sono stato
assegnato come avvocato d'ufficio, possibile che un qualunque
avvocato non te l'abbia procurato lui?-
Altra
risata glaciale.
-Staranno
tentando di rintracciarlo... non gliene frega un cazzo di me, se mi
buttano in carcere e lo liberano dalla mia presenza è
contento.- disse sorridendo. Ma era un sorriso cattivo. Come se la
cose in fondo lo divertisse.
-Va
bene, in attesa che lo trovino vediamo di occuparci della tua
situazione; perché hai rubato quella macchina? Di certo non ti
serviva.-
-E
chi te l'ha detto?-
-Ho
capito chi è tuo nonno, cosa credi? Hiwatari. E' uno degli
uomini più potenti del continente. Di soldi ne hai, vero?-
Kei
sbuffò di nuovo. -Sì. Sono disgustosamente pieno.-
-E
allora perché?-
-...Perché
mi andava.-
-Ah,
ecco. Con chi eri?-
-Sarebbe
inutile fare i nomi.-
Piombò
il silenzio, rotto solo dal ticchettio dell'orologio appeso alla
parete della spoglia stanza.
-Va
bene. Quindi per la macchina vedremo di approfondire l'argomento. La
pistola? Perché avevi una pistola?-
-Per
non farmi ammazzare.- fu l'ennesima risposta secca e poco
approfondita di Kei, che sembrava intenzionato a non collaborare.
-Chi
te l'ha data?-
-Non
è importante.-
Kanako
sospirò e si mise una mano sugli occhi: iniziava a pentirsi di
aver accettato quel caso. Aveva esperienza con i ragazzini ribelli, i
teppisti ed elementi simili, e si era subito reso conto che amava
davvero aiutare quei ragazzi. Soprattutto quando sapeva che si
comportavano così non per propria colpa, ma a causa di
situazioni complicate che erano loro piombate sulle giovani spalle.
Aveva visto situazioni peggiori di quella di Kei, casi che non lo
avevano fatto dormire per giorni. La soddisfazione non era tanta, le
probabilità di vedere uno di quei ragazzi col sorriso sulle
labbra, diplomato e felice erano una su cento. Ma quell'una su cento
era impagabile. Con questi pensieri, si fece forza e riprese a
parlare col ragazzo.
-Va
bene. Senti, giocherò sulla legittima difesa. Hai solo sedici
anni, non ti potrebbero nemmeno tenere qui. Pagando la cauzione,
sarai fuori.-
Kei
rise di nuovo, in quel
modo:
-Ah ah ah, e chi me la paga secondo te?-
-Rintracceremo
tuo nonno, ci penserà lui immagino.-
-Non
ne sarei così sicuro.-
-Intanto
lo rintracciamo. Poi vediamo.-
-Abbiamo
finito?-
Kanako
lo guardò: aveva gli occhi di un viola particolarmente
intenso, carichi di orribili esperienze. I capelli bicolore, forse
tinti. La tuta arancione della prigione stonava parecchio, per non
parlare delle macchie di sangue, i lividi e le ferite.
-Sì,
abbiamo finito. Per oggi.-
I
due si alzarono contemporaneamente.
Prima
che Kei andasse nella direzione opposta rispetto alla sua, gli mise
una mano sulla spalla: -Ehi, non cacciarti nei guai.-
Kei
non lo guardò nemmeno, tenne lo sguardo basso e si scostò.
Dopodiché si voltò e se ne tornò verso le celle,
accompagnato e sorvegliato dalla guardia.
Kanako
lo seguì con lo sguardo, vedendolo rientrare in un luogo che
non era certo adatto ad un ragazzino di sedici anni turbolento: lo
avrebbero massacrato. Non gli sfuggì lo sguardo di Kei, che si
voltò indietro; appena però si accorse che l'avvocato
lo stava ancora guardando si girò di scatto, dando una
spallata ad Okata, che lo afferrò per un braccio.
-Non
ti è bastata, eh? Ci vediamo dopo, piccolino.- ringhiò,
vedendo la guardia nei paraggi.
Kanako
sospirò. Sarebbe finita male, se lo sentiva.
***
Ed
eccomi con una ficcy seria! Dai non ridete, è la verità!
Adesso vi spiego cosa mi è saltato in mente: Kei galeotto,
salvato dall'avvocato... ricorda the Oc, a cui mi sono ispirata.
L'idea mi piace molto, spero piaccia anche a voi! Non parlerà
solo di teppismo, anzi. Recensite e lasciate commenti, anche
negativi! Aggiornerò presto, se piacerà! Bacione.
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Capitolo 2 *** Primo capitolo ***
PRIMO
CAPITOLO
-Va
bene, la ringrazio. Non si preoccupi. Grazie ancora.-
Kanako
riattaccò sospirando: non riusciva in nessun modo a
rintracciare Soichiro Hiwatari. Aveva provato a chiamare alla
Hiwatari enterprise, a tutti i numeri possibili, ma nessuno gli era
stato d'aiuto. Ovviamente era difficile riuscire a comunicare con un
uomo d'affari potente come lui, ed infatti fino a quel momento non
aveva sentito altro se non "In questo momento è
impossibile" o "Non frequenta questa catena di uffici".
Si assicurò di aver chiuso la macchina, una Bmw modello 7.25
nera, e si avviò verso l'entrata del carcere dove era tenuto
il caso di cui si stava occupando.
Camminava
e pensava intensamente: lo faceva spessissimo, tanto da dimenticare
cosa lo circondava. Ma alla fine faceva sempre quello che doveva
fare. La voce di due guardie che parlavano lo distolse dal suo
vortice di pensieri:
-Ma
chi è? Io non l'ho capito! E comunque non lo portano in
ospedale?-
-No,
dicono che non è messo così male. È quel
novellino, quello preso di mira da quella bestia di Okata. Se l'è
cercata.-
Kanako
sgranò gli occhi:
-Mi
scusi, adesso il ragazzo dov'è?- chiese, sentendo i battiti
accelerare.
-In
infermeria. Lei è l'avvocato?-
-Si,
sono io.-
-Lo
tiri fuori di qui, si farà ammazzare di questo passo. Quelli
arroganti come lui qua dentro non durano più di una
settimana.-
Kanako
annuì, dopodiché si fece accompagnare in infermeria.
Kei
era seduto sul lettino, al bordo del quale era ovviamente incatenato,
ed era stato appena medicato. In ospedale avrebbe sicuramente
ricevuto cure migliori e più sentite. -Kei, cosa hai fatto?-
-Io
nulla.-
-Certo,
come no. Allora... cosa è successo?-
Kei
si passò la lingua sul labbro, assaporando per l'ennesima
volta il sapore del suo stesso sangue. Ormai avrebbe potuto
riconoscerlo fra mille.
-Cosa
vuoi che sia successo?-
Kanako
lo guardò meglio: aveva un livido sulla guancia e uno sopra
l'occhio, diversi graffi, il labbro spaccato ed escoriazioni varie
nelle parti visibili del corpo. Una garza di dimensioni notevoli gli
era stata messa sulla spalla, segno di una ferita ben più
grave.
-Hai
provocato Okata?-
-Gli
ho dato una spallata ieri sera. E non l'ho nemmeno fatto apposta, per
una volta.-
-D'accordo.
Non sono riuscito a trovare tuo nonno, sembra non ci sia verso. Alla
villa in cui dovrebbe risiedere non risponde nessuno.-
Kei
fece una faccia come a voler dire "Ed io che avevo detto?"
-Non
lo troverai. E anche se lo trovassi sarebbe inutile. Non pagherebbe
nessuna cauzione.-
-Ma
voglio almeno tentare.-
Il
ragazzo non disse nulla, ma Kanako era certo che si fosse trattenuto
dal definirlo un povero illuso.
***
Il
letto era veramente scomodo, e cigolava ad ogni movimento. Almeno,
misera consolazione, era solo nella cella, dato che quello con cui la
divideva era uscito. Aveva dormito un'ora in tutto, ed era quasi
l'alba.
Aveva
freddo, la coperta era più che altro un pezzo di tessuto
leggero, dalle sbarre filtrava l'aria gelida di Novembre e il
fastidio provocato dalle varie ferite lo tormentava. Non avrebbe
retto molto di quel passo.
Stava
giusto prendendo sonno quando sobbalzò per un forte e
improvviso rumore di passi, seguito da voci e dal suono delle chiavi
inserite nella serratura della sua cella.
Si
mise seduto con aria molto infastidita, e inorridì quando vide
un tizio alto, biondo e minaccioso seguito da due guardie. Chiusero
la porta a chiave lasciandolo lì dentro con lui.
-Che
significa?-
Sul
volto di Okata si dipinse un ghigno malvagio:
-Ti
sentivi solo? Ora non hai più il problema, ragazzino.-
-Che
cazzo significa?- ripetè Kei stringendo con forza un lembo
della coperta.
-Che
sono il tuo compagno di cella.-
***
"Voglio
uscire di qui. Voglio uscire."
Primo
pugno: lo schivò per un pelo, tirandone uno a sua volta e
colpendo l'armadio vivente sul naso. Mossa sbagliata. Il secondo
pugno, questa volta più potente, andò a segno. Kei
sentì il suo stomaco disintegrarsi, era peggio di una
pallottola. Non che avesse mai provato la sensazione di una
pallottola in pancia, ma se la immaginava, e non poteva essere peggio
di ciò che sentiva in quel momento.
"Voglio
andarmene"
Non
poteva nemmeno urlare, chiamare quelle cazzo di guardie che lo
avevano lasciato alla mercé di quell'animale. Non poteva
urlare perché Okata gli teneva la coperta sulla bocca,
togliendogli anche il respiro. Per impedirgli anche i movimenti Okata
salì sopra di lui e gli bloccò con una sola mano i
polsi sopra la testa, mentre con le ginocchia gli immobilizzava le
gambe. Con la mano libera prese a massacrarlo di pugni.
Lo
avrebbe ammazzato, ne era sicuro. Pesava trenta chili in più
di lui, che era comunque ben piazzato quanto a muscolatura, ma era
come paragonare un culturista a qualcuno che va in palestra per
tenersi in forma.
"Almeno
uccidimi subito, fallo e basta! Fallo in fretta!!" pensò
quasi disperatamente, chiudendo gli occhi per il dolore.
-Hiwatari,
sei fuori. Ti hanno pagato la ca... Che diavolo stai facendo, Okata?!
Lascialo subito!!- Kei udì indistintamente le chiavi girare
nella toppa, la porta aprirsi e il caos che ne seguì, ma sentì
chiaramente i novanta chili in meno dalle sue gambe: glielo avevano
tolto di dosso.
Fu
tirato in piedi, le ginocchia lo ressero per miracolo. Vedeva un po'
sfocato ma poté capire di essersi salvato in corner per
l'ennesima volta. La guardia lo trascinò fuori dalla cella che
fu richiusa con al suo interno Okata, che gli gridava minacce su
minacce, insulti e ancora minacce.
-Ce
la fai?-
-Sì.
Ce la... faccio...- mormorò Kei.
-Ti
hanno pagato la cauzione.-
Il
ragazzo sgranò gli occhi: -Eh? Chi?-
-Boh,
un tizio. Credo sia un avvocato.-
Lo
scortarono all'ingresso, dove lo aspettava proprio Kanako.
Non
si stupì vedendo le condizioni del ragazzo, pieno di lividi
come al solito.
-Avanti,
andiamo.-
-Andiamo
dove?- sbottò Kei seccato.
-Anzitutto
devi riprendere i tuoi oggetti personali e cambiarti... poi andiamo a
parlare da un'altra parte. E a fare colazione.-
Passati
venti minuti i due erano seduti in un bar. Kanako aveva preso un
cappuccino e chili di paste calde per entrambi, anche se Kei sembrava
restìo a mangiare.
-Non
hai fame?- chiese l'avvocato pazientemente.
L'altro
alzò le spalle: -Ha trovato mio nonno quindi.-
-Proprio
a proposito di questo ti devo parlare. Non trovavo tuo nonno da
nessuna parte perché era ricoverato segretamente in una
clinica privata...- cercò di andarci cauto, non sapeva proprio
come spiegargli la cosa.
-Ah.
Si è ammalato quindi. E' grave?-
-Vedi,
ha avuto un infarto proprio stanotte, poche ore fa e... purtroppo i
medici non sono riusciti a salvarlo. Uscirà la notizia sui
giornali di domani.-
Kei
alzò le spalle, allo stesso modo di quando gli aveva chiesto
se aveva fame. -Avranno visto chi era e non si saranno impegnati.-
Ok,
aveva capito che la situazione familiare di quell'accidenti di
ragazzo era falcidiata, ma non pensava che lo fosse fino a questo
punto! Gli aveva appena detto che suo nonno, l'unico parente che gli
era rimasto, era morto e lui non aveva fatto una piega; anzi ci aveva
riso su!
-La
cosa non ti turba, vedo.-
-Dovrebbe?
Se devo essere sincero mi rallegra. Era ora che crepasse, quel
bastardo.-
Il
discorso iniziava a diventare veramente pesante.
-D'accordo,
non correva buon sangue e posso capire il perché...-
-Ma
ora che mi hai tirato fuori da lì, che diavolo faccio? Dove me
ne vado?-
Kanako
sospirò: -Potrai avere tutti i beni e l'eredità solo a
diciotto anni... ora sei minorenne e non puoi certo stare da solo.-
-Eredità?
Mi ha lasciato qualcosa?-
-Ti
ha lasciato tutto, evidentemente in mancanza di altri ha scelto di
destinare tutto a te.- Aggiungere "in mancanza di altri"
gli era venuto spontaneo, dopo aver compreso la gravità
dell'odio fra nonno e nipote.
-Hai
capito il vecchio...- Kei sogghignò. Poi cambiò
espressione e si rivolse all'avvocato:
-Non
finirò mica in quelle merda di casa famiglia, vero?-
-Invece
temo che finirà esattamente così... dovresti rimanere
lì poco più di un anno, visto che ne hai quasi
diciassette.-
-No.
No, è escluso. Io non voglio essere rinchiuso di nuovo. Non se
ne parla.-
-Non
puoi fare di testa tua, sei sotto la responsabilità dello
stato. I servizi sociali hanno parlato chiaro, non hai un tutore
legale e ora come ora non puoi fare altro.-
Kei
mise su una faccia che avrebbe fatto paura a un killer.
-Coraggio,
ragazzo. Non sarà così male.-
L'altro
non rispose, fissava ancora il tavolo con ostinazione e non toccò
più cibo.
-D'accordo
allora facciamo così; vieni a stare a casa mia per qualche
giorno, finché non avrò sistemato le cose con gli
assistenti sociali. Andremo anche a prendere tutte le tue cose alla
villa dove "teoricamente" risiedevi. Ok?-
Kei
alzò lo sguardo e fissò Kanako senza espressione.
-No.
Non voglio essere un peso. Ha già fatto abbastanza.-
-Perchè
mi dai del lei all'improvviso?-
-Eh?
Boh, perché mi viene spontaneo.-
-Dai,
ora andiamo. Se non ti ospito io, dove pensi di andare?-
-Ho
conoscenze.-
L'uomo
rise: -Certo, così poi scompari. Ringrazia che le conoscenze
ce le ho io fra gli assistenti sociali e mi hanno permesso di
trattenerti, se no saresti già all'istituto. Non potresti
nemmeno uscire per prendere le tue cose.-
-Devo
ringraziare sul serio?-
-Naa,
ancora non ti chiedo tanto. In piedi, andiamo.-
***
-LO
HAI PORTATO QUI?!-
-Tesoro,
lasciami spiegare. Non ha dove andare e non è pronto per un
istituto...-
-Non
mi interessa, quello è appena uscito di galera! E' un
criminale, e tu lo hai portato in casa! Sei matto?!-
-Non
è cattivo come sembra, te lo assicuro!-
-Non
lo voglio nemmeno vedere, è un pericolo per te e per la tua
famiglia!-
Kei
si era avvicinato alla porta, e aveva ascoltato involontariamente la
conversazione. Sapeva che avrebbe sollevato casini, e la cosa lo
urtava. Rimase comunque immobile com'era, e Kanako lo vide. Poi anche
la figura che gli dava le spalle lo notò; dopo essersi voltata
lo guardò negli occhi, senza nascondere l'imbarazzo. Era una
donna alta, abbastanza giovane, comunque molto bella. Aveva lisci
capelli neri che le incorniciavano il viso affilato, e occhi molto
chiari.
-Scusate...
io vado via.-
-Kei,
aspetta...-
-Non
ci faccio niente qui. Preferisco andare subito in quell'istituto.-
era grato al suo avvocato anche se non gliel'aveva detto o
dimostrato, e non voleva creargli problemi. Sua moglie aveva ragione
ad avere paura, non poteva certo biasimarla.
-Kei,
ti ho detto di aspettare. Dammi cinque minuti, stai in salone.-
Il
ragazzo rimase dov'era, incerto.
Intanto
la donna rimase sorpresa vedendo lo sguardo di quel ragazzo: aveva
degli occhi viola incredibilmente profondi. La sua espressione
sembrava più triste che cattiva, anche se era vagamente
inquietante.
-Vai.-
ripeté l'avvocato più deciso.
Kei
stavolta obbedì e uscì dalla stanza, senza dire una
parola.
-Quel
ragazzo non è come può sembrare. Ha solo avuto una vita
difficile. Permettimi di tenerlo qui per qualche giorno, finché
non avrò sistemato le faccende burocratiche. Gli è
appena morto l'ultimo parente rimasto.- sì, a Kei forse non
importava niente, ma in quel momento era comunque solo al mondo.
-Hara,
tesoro, per favore...-
La
donna sospirò:
-È
solo perché mi fido di te. Ma al minimo sgarro, non... non so
nemmeno cosa faccio.-
Kanako
la prese per le spalle e la baciò:
-Grazie
cara, grazie mille.-
Hara
sorrise mentre il marito usciva e raggiungeva quello strano ragazzo.
-Kei,
per un paio di giorni puoi stare qui. Almeno per il funerale, e il
tempo di recuperare la tua roba.-
-Ah.-
rispose l'altro monosillabico.
-Puoi
stare nella dependance in giardino. Sarai stanco, vai a riposarti.-
propose Kanako, indicandogli la porta per l'enorme cortile.
Kei
annuì, e se ne andò nella direzione indicatagli, mani
in tasca e sguardo basso.
***
Ok,
il prologo e questo primo capitolo forse sono un po' noiosi... ma dal
prossimo ci saranno parecchie svolte, "nuovi" personaggi
etc! Voglio vedere se indovinate chi sono Kanako e Hara... come ho
già detto, sono i genitori di un personaggio conosciuto! Dai,
è facile! Ora rispondo alle recensioni:
Solarial:
Sono onorata di ricevere un commento da te! Ora ti spiego cosa ho
combinato: per quanto riguarda il genere, volevo mettere AU perché
è vero che è una realtà diversa da quella
dell'anime/manga... però ero indecisa su un punto. All'inizio
volevo che la storia avvenisse un po' dopo la g-revolution, e che
come al solito Kei fosse sparito, quindi che i protagonisti si
conoscessero già! In questo modo non sarebbe stato un universo
alternativo, ma una specie di "seguito", ambientato
esattamente dov'è ambientato l'anime. Anche adesso sono
indecisa, però mi sono resa conto che sarebbe impossibile e
molto problematico fare come avrei voluto... quindi i ragazzi non si
conoscono, e il beyblade non c'entra niente. Correggo subito il
genere ora che mi sono decisa!
Invece
per le virgole... ehm si, diciamo che ogni tanto esagero. Sarà
che cerco di dare al testo la stessa enfasi di un discorso! Quindi ne
metto parecchie... però anche rileggendo, a parte un paio, non
ne riesco a trovare di superflue almeno per me! Accidenti XD! Al
prossimo capitolo, un bacione!
Sybelle:
Bé, le altre coppie le devo ancora decidere, ma pensavo
proprio a una KeixHilary... è la coppia etero che mi piace di
più, e questa non mi sembra un tipo di storia da yaoi! XD
Grazie della recensione e dei complimenti, bacione!
Iria:
Sono contenta che ti piaccia! Sarà più interessante
capitolo dopo capitolo, a partire dal prossimo. Aggiornerò
presto, bacio!
Padme86:
Adoro Kei teppista! Anche perchè ce lo vedo proprio XD baci
anche a te!
APPELLO
DELL'ULTIMO SECONDO: Sto inserendo parecchi personaggi, e mi sono
informata sui cognomi di tutti... eccetto Mariam! Qualcuno sa il suo
cognome? Se no consigliatemene pure uno di fantasia! Grazie e alla
prossima.
|
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Capitolo 3 *** Secondo capitolo ***
SECONDO
CAPITOLO
Non
si sentiva incolpa. Dopotutto Kanako non gli aveva detto che NON
poteva uscire. Avrebbe fatto il finto tonto. Ma perché poi? In
teoria non gliene importava nulla... sì, un minimo di
gratitudine per quell'uomo c'era, era ovvio, però rimaneva
vivo in lui il principio del "faccio quello che mi pare."
Quel posto non gli piaceva più di tanto: era una delle zone
più ricche di Tokyo, abitata solo da imprenditori,
proprietari, avvocati, medici... "Sarei dovuto crescere in un
posto del genere, se non mi avessero sbattuto in un lager in Russia."
pensò. Faceva abbastanza freddo, anche se lui girava come al
solito vestito molto leggero, abituato ad un clima nettamente più
rigido.
I
suoi pensieri furono interrotti da un irritante chiasso a pochi metri
da lui, sembrava un litigio.
-Piantatela!-
-Non
metterti in mezzo tu!-
Kei
continuò a camminare: dove c'era una rissa, c'era sempre anche
lui! Che lo volesse o no.
Era
un gruppetto di ragazzi in divisa scolastica: una ragazza castana,
che poteva vedere solo di spalle, si era messa in mezzo ai due che
probabilmente stavano discutendo.
-Ora
basta, state esagerando!- esclamò, furiosa.
-Tu
non c'entri, Hilary! Spostati!- a parlare era stato un ragazzo
abbastanza alto, con i capelli chiari e uno sguardo cattivo.
-Non
ne vale la pena, Boris!-
-Non
sei tu a dovermelo dire!-
L'altro
ragazzo si intromise: -Non fare la parte lesa adesso! La prossima
volta eviti di mettere in giro voci idiote!- era un tipo di media
statura, con i capelli neri lunghi e gli occhi scuri molto vivaci.
-IO
non ho fatto nulla, se poi tu sei un visionario...- ribatté
Boris sarcastico.
-EH?
Ma muori, idiota!!-
-Takao!-
esclamò la ragazza di nome Hilary, esasperata e puntualmente
ignorata. Kei intanto passò loro accanto e proprio in quel
momento il ragazzo con i capelli neri, Takao, scattò contro
Boris spostando Hilary per non coinvolgerla. Ma purtroppo diede
accidentalmente una gomitata notevole a Kei, che finì contro
al muro con una mano sull'occhio.
-Ahi,
porca puttana!- esclamò.
-Oh,
ehm... scusa!- disse Takao dimenticando per un attimo la lite.
In
tutta risposa Kei lo afferrò per il colletto:
-Vuoi
farti male, ragazzino?!-
-Ehi,
ti ho chiesto scusa!-
Kei
lo lasciò andare. Non voleva finire di nuovo nei guai per
colpa di qualche figlio di papà irritante.
-Chi
sei? Non ti ho mai visto qui.- chiese un ragazzo che fino a quel
momento non aveva partecipato al litigio. Era chiaramente cinese,
aveva i capelli corvini raccolti in una lunga coda e gli occhi
dorati.
-Che
ve ne frega?- rispose brusco l'altro. Guardò il gruppetto con
sguardo astioso: era ormai certo, la gente di quel posto lo faceva
veramente innervosire, come minimo. C'era un ragazzino biondo con le
lentiggini, il tipo che Kei avrebbe volentieri preso a calci finché
non l'avesse smessa di sorridere stupidamente. Le ragazze non erano
male, in compenso.
-E
piantatela di strillare, mi state dando fastidio.- concluse, poi li
superò e continuò a camminare per la sua strada.
Boris
continuava a fissarlo, stranito. Lo conosceva, decisamente. Però
lui non lo aveva riconosciuto.
Kei
continuò a camminare finché non arrivò a un bar
tabacchi, dove entrò e si comprò tre pacchetti di
Marlboro da venti, un accendino, una lattina di birra e una scorta di
chewingum. Stava usando i soldi che aveva al momento dell'arresto, e
che gli erano stati restituiti una volta uscito. Non aveva idea di
quando ne avrebbe rivisto altri, aveva proprio il timore di dover
dire addio a vecchie abitudini.
Tornò
alla casa del suo avvocato, passando dal giardino. Non si rese conto
della figura seduta sullo sdraio finché quella non diede due
colpi di tosse:
-Oh.-
-Oh?
Kei, perché sei uscito?-
"Vai
con la farsa" -Non mi hai detto di non uscire.-
Kanako
alzò un sopracciglio: -Ehi, non provarci.-
"Ho
fallito." fu il pensiero di Kei.
-Sì,
sono uscito perché mi andava di uscire.- buttò li.
Tattica numero due, sbatti la testa finché non succede
qualcosa.
-Ecco,
così sei già molto più convincente. Lo sai che
non puoi uscire, sei in una situazione estremamente delicata!-
-See,
lo so...-
-Kei,
cos'hai fatto all'occhio? Spero che tu non abbia combinato qualche
danno!-
-No,
è stato un incidente... sul serio. Come hai fatto a
distinguerlo dagli altri...?-
-Ho
un'ottima memoria fotografica... E va bene, ora lasciamo stare. Devo
presentarti mio figlio, dovrebbe tornare da un momento all'altro da
scuola. Ed è pronto il pranzo.-
Kei
seguì Kanako fino alla cucina, dove Hara finiva di
apparecchiare:
-Caro,
sto facendo ridipingere il salone, quindi per un po' mangiamo in
cucina. Oh... ciao, Kei..?- la donna pronunciò il nome del
ragazzo in modo un po' titubante: non era sicura di esserselo
ricordato.
-Salve.-
rispose il ragazzo, alzando lo sguardo.
Dal
momento che era piombato un silenzio quantomeno imbarazzante, tutti e
tre ringraziarono nel sentire la porta d'ingresso aprirsi, per poi
richiudersi. Un ragazzo fece il suo ingresso nella stanza, ed ebbe un
momento di incertezza quando vide Kei.
-Takao,
ti ho parlato di Kei a grandi linee... starà un paio di giorni
da noi.-
Il
ragazzo annuì, sconcertato. Che colpo di fortuna! Sarebbe
stato ucciso nel sonno, come minimo.
-Ehm,
ciao!- Takao fu molto gioviale, ma Kei si limitò a fare un
cenno con la testa con il solito cipiglio gelido.
Mangiarono
senza intavolare grandi discussioni, per fortuna Takao era un gran
logorroico ed evitò così fastidiosi momenti di
imbarazzo.
"Parla
fin troppo" pensò Kei, masticando.
-E
poi quell'idiota di Huznestov continua a fare tanto... bé,
l'idiota, e non lo sopporto più.-
"Cazzo,
qualcuno lo uccida... Tappati quella boc... ha detto Huznestov?"
Kei alzò lo sguardo dal suo piatto, e lo posò su Takao.
-Ehm...
sì?-
-Hai
detto Huznestov?-
-Sì...-
-Boris
Huznestov...- affermò.
-Esatto...
lo conosci?-
-Era
quel tipo con cui stavi litigando?-
-Si,
era lui... ma perché?-
Kei
si chiuse nel suo solito silenzio ostinato e riprese a mangiare.
Takao pensò bene di finirla lì, anche se era
maledettamente curioso.
Dopo
pranzo Hara dovette uscire, e Kanako doveva ugualmente assentarsi per
incontrarsi con dei colleghi:
-Takao,
tu sta con Kei. Bruciatevi i neuroni alla play station.- consigliò,
prima di chiudersi la porta alle spalle. I due adolescenti rimasero
da soli.
-Allora,
Kei... Seguiamo il consiglio di mio padre?-
-Boh.
Come vuoi.- rispose Kei sedendosi sul divano davanti alla tv al
plasma e alle varie console. Takao accese la play station, dopo aver
inserito un gioco di lotta, e si sedette accanto a lui. Era un po'
preoccupato: certo, si fidava molto di suo padre, non lo avrebbe mai
lasciato da solo con una persona pericolosa. Però non sapeva
che, anche se accidentalmente, suo figlio aveva fatto un occhio nero
ad uno appena uscito di prigione. Il silenzio attanagliava il povero
ragazzo, che premeva in fretta i tasti in modo che iniziassero subito
a giocare: "Spero che si accontenti di picchiarmi sullo
schermo."
-Perché
stavate litigando?- chiese Kei all'improvviso, e Takao fu ben
contento di poter parlare di qualcosa.
-Ah,
ehm, per colpa di quell'idiota di Boris... tu lo conosci, vero?-
Kei
lo guardò un po' male per via della a suo avviso eccessiva
curiosità, ma alla fine rispose:
-Sì,
lo conosco.-
-Come
lo conosci?-
Il
ragazzo si accigliò ulteriormente:
-Roba
passata.-
-Ah
va bene. Comunque si è messo a dire in giro che metto le corna
alla mia ragazza. E abbiamo litigato per colpa sua.-
Kei
annuì, affatto interessato. Però la domanda ci voleva:
-E
gliele hai messe davvero?-
-Che
cosa?-
-Le
corna.-
-Eh?
No! Non lo farei mai! Stranamente a Boris interessa la mia ragazza, e
ora siamo vicini a rompere... così lui potrà andare a
"consolarla"- disse l'ultima parola con una smorfia.
Kei
fece una specie di ghigno:
-Non
è cambiato affatto, quel bastardo.-
Takao
rimase molto stupito da quell'affermazione:
-Ma
lo conosci da molto?- insistette.
-Non
mi va di parlarne.- rispose Kei secco, uccidendo il personaggio usato
da Takao al videogioco.
-Cavolo,
ho perso!!-
-Così
impari a parlare troppo.-
-Eh
eh, ogni tanto mi danno del petulante logorroico! Ma non è
vero.-
-No,
non è affatto vero...- ribattè Kei ironico.
-Ma
dove andrai ora?- chiese Takao per cambiare discorso. Capì di
aver centrato il tasto sbagliato quando vide l'espressione
dell'altro.
-In
una... boh, casa famiglia.- lo disse con una nota di disprezzo nella
voce, ma Takao non faticò a leggerci anche molta, molta
amarezza.
-Ah...
quindi non hai proprio nessuno al mondo?- la paura di rigirare il
coltello nella piaga era tanta... ma la domanda gli era sorta
spontanea.
-Esatto.-
-Mi
dispiace... Ehi se vuoi posso farti fare un giro del quartiere!-
-Tuo
padre mi fa fuori se esco di nuovo.-
-Oh!
Non sembravi il tipo che si tira indietro!- ribatté
astutamente Takao.
-Ehi,
non mettermi alla prova.-
Dopo
cinque minuti erano già fuori all'aria aperta.
-Oh
mio dio... quella è una sala giochi.- affermò Kei
sconcertato. Da fuori poteva vedere mocciosi festanti che giocavano
con ogni sorta di attività virtuale, con pistole, fucili, mini
moto... gli vennero i brividi.
-Di
giorno ci sono solo poppanti... Di notte non è proprio la
stessa cosa, aprono dei giochi incredibili. Secondo una mia amica
andrebbero aboliti per quanto sono violenti, comunque nessuna traccia
di mocciosi.-
Kei
non rispose. Più che altro non c'era niente da dire, e non era
il tipo da frasi di circostanza come "Ah, davvero?". In
compenso si accese una sigaretta. Takao non disse nulla, ma guardò
con aria allarmata verso un bar al lato destro della strada. Fuori
c'erano tre ragazze che parlavano in una maniera molto concitata, e
Kei notò la ragazza castana, Hilary, che aveva visto la
mattina.
-Oh,
no...- mormorò Takao quando un'altra ragazza alzò lo
sguardo, posandolo su di lui. E che sguardo! Omicida, ecco il solo
modo con cui si poteva definire. Era molto carina, aveva lunghi
capelli bicolore, ramati sul davanti e castani dietro, e gli occhi di
un verde intenso. Non c'era durante il litigio tra Takao e Boris.
Hilary
si avvicinò ai due ragazzi, mentre le altre due rimasero dove
erano. Kei guardò anche l'altra, e la trovò molto
attraente. Capelli blu, occhi verdi, fisico slanciato. Poi si
concentrò su quella che più lo aveva colpito, la
castana.
-Takao,
Julia è furiosa.- annunciò Hilary truce.
-Che
palle!! No, veramente, che palle!-
-Non
urlare. Dovreste parlare, e tu stai fuggendo come un cretino.-
Era
autoritaria, ma non sgarbata. Aveva l'aria della tipa che si faceva
rispettare da chiunque.
-Non
sto fuggendo, è che non so cosa fare! Lei ha creduto prima a
quell'imbecille che a me, credo sia un problema!-
-Si,
però mettiti nei suoi panni, ha saputo che il suo ragazzo la
tradisce e tu non hai fatto nemmeno tanto per discolparti! Pensa che
sia vero!-
-Io
ci ho provato, lei mi ha mandato a quel paese.- disse Takao
amareggiato, ma Hilary trovò ancora modo di ribattere.
-Dovevi
insistere, cosa ti aspettavi? Che al tuo primo "non è
vero" avrebbe sorriso e ti sarebbe saltata al collo? Ora tu vai
lì e sistemate questa accidenti di questione, non ne posso più
delle vostre lamentele!- e con questo sembrava aver chiuso il
dibattito.
-Va
bene... senza spettatori però.- disse Takao alludendo
all'altra ragazza. Andò verso Julia, la sua ragazza, l'altra
capì subito che aria tirava e raggiunse Hilary e Kei, rimasti
da soli. Poi le due si voltarono verso il ragazzo: -Oh. Tu chi sei?
Non sei quello di stamattina?- chiese quella con i capelli blu. Kei
annuì senza la minima emozione.
-Ehm
che ci facevi con Takao? Non lo vorrai uccidere, stamattina non
voleva colpirti!- attaccò Hilary.
Kei
non rispose, seccato per essersi trovato in quella accidenti di
situazione.
Le
due ragazze pensarono bene di non insistere, e si voltarono verso la
forse ex coppietta. Discutevano:
-Julia,
non ne posso più veramente! Questa storia è assurda!-
-E
lo dici a me?!-
-Certo!
Se ti fidassi del tuo ragazzo magari andrebbe tutto bene! Lo sai che
Boris ti viene dietro, gli viene lo schizzo di dire in giro che me la
faccio con la prima che gli viene in mente e che io nemmeno conosco,
e tu credi a lui e non a me? Bella fiducia!-
Julia
tentennò dopo quell'ultima battuta. Iniziò a placarsi:
-Va
bene, su questo hai ragione. Però è vero che ieri in
corridoio stavi parlando con quella!-
-Esatto,
Julia, esatto! Parlando! Mi ha chiesto dove era una classe! Non so
neanche come si chiama!- Julia non rispose, ma ormai sembrava
convinta.
-Boris
è un idiota.- affermò. "Però gli piaccio!"
aggiunse mentalmente.
-Oh,
finalmente te lo sento dire!- Takao le mise un braccio dietro le
spalle e i due tornarono verso gli altri:
-Oh,
scusa Kei!! Non vi ho presentato!-
Kei
alzò un sopracciglio:
-Ormai
so già tutto... sembrate una telenovela...-
-E
vabbè! Comunque lei è Hilary, lei Julia, e lei è
Mariam.- la ragazza con i capelli blu sorrise.
-E
lui è Kei, sta a casa mia un paio di giorni.- non fecero in
tempo ad approfondire l'argomento, che una voce li interruppe:
-Ehi,
Kinomija! Maledetto bastardo!-
I
cinque si girarono di botto, vedendo un ragazzo che veniva verso di
loro, seguito da altri due ceffi dall'aria poco raccomandabile.
-Merda,
ancora questo qui!- esalò Takao disperato.
-Ehi,
tu! Come diavolo ti sei permesso di farti la mia ragazza, figlio di
puttana!- il tipo era particolarmente imponente, Kei lo classificò
come il classico pallone gonfiato da liceo, giocatore di football.
“Puah”.
In
un attimo aveva già afferrato Takao per il colletto, e lo
strattonava:
-Ti
faccio a pezzi!!-
-Insomma,
nemmeno la conosco la tua ragazza, Hitaro!!- si lamentò. Era
stato proprio lui a informarlo delle voci che giravano sul suo conto,
glielo aveva detto dopo averlo inchiodato nel muro del bagno. Maniera
poco carina, aveva pensato lui, e si era beccato un pugno in pancia
per aver espresso il suo pensiero.
-Posso
diventare molto pericoloso, pivello!- inveì Hitaro stringendo
la presa.
-Lo
so!! Non lo metto in dubbio! Infatti mettimi giù!-
Julia
si portò le mani alla bocca dopo il pugno che Takao si beccò
in pieno viso. Kei decise di intervenire:
-Ehi,
mettilo giù.-
-E
tu chi cazzo sei?-
-Non
ti interessa. Falla finita.-
Hitaro
cambiò presa e afferrò Takao per i capelli, facendogli
molto male:
-Waah!
Lasciami!-
-Ti
ho detto di lasciarlo.- Kei non perdeva la calma nella maggior parte
delle situazioni. Era davvero difficile che concludesse le sue frasi
con punti esclamativi. Era già troppo se le concludeva, le
frasi.
-Uh,
e allora sì che lo lascio... ma chi diavolo sei?-
Le
cose si mettevano male, specialmente quando quel pazzo tirò
fuori un coltello e lo puntò alla gola del povero Takao.
-Aah!
Ma sei matto?!- strillò Julia paralizzata dalla paura. Hilary
prese in un attimo il cellulare e fece il numero della polizia,
cercando di non farsi notare. Intanto Kei era scattato e tirava
indietro il braccio di Hitaro. Forse sarebbe stato meglio se se ne
fosse rimasto a casa, pensò. Il coltello quasi gli sfiorava il
viso, ma riuscì quasi subito a disarmare il ragazzo e
schiacciarlo contro al muro. Poi si rivolse agli altri due tirapiedi:
-Se
muovete un passo, finite in ospedale. E non ho bisogno di questo
giocattolo per farvi del male.- disse minaccioso, ma comunque calmo.
La
polizia chiamata da Hilary arrivò in tempo record, così
come Kanako, che era appena uscito dal bar lì di fronte e
aveva visto gli ultimi atti dell'accaduto.
-Takao!
Kei!- esclamò, arrivando di corsa. Gli agenti si occuparono di
Hitaro e dei complici, e alla fine li portarono via. I loro paparini
li avrebbero tirati fuori in dieci minuti, pensò Kei
leccandosi un taglio aperto sulla mano.
-Kei,
non è possibile! Ma non riesci a stare buono per cinque
minuti? Perché siete usciti?- questa volta era davvero
arrabbiato. Takao fece un cenno alle tre ragazze, che capirono di
dover cambiare aria; ramanzina in arrivo. -Scusa, ci annoiavamo a
casa e volevo fargli fare un giro...-
Kanako
ignorò il figlio e guardò Kei con aria delusa:
-E
tu per ringraziare ti metti nei guai. Cosa diavolo hai combinato?-
Takao
si impose prima che la situazione si mettesse a totale svantaggio del
ragazzo dagli occhi viola:
-No
papà, ascoltami.- gli raccontò di chi fosse Hitaro,
delle minacce e di come Kei lo aveva veramente salvato.
-Potevo
finire in ospedale, se non ci fosse stato Kei! Quello aveva
intenzioni serie, lui mi ha salvato!- concluse, e Kanako scosse la
testa.
-Scusa,
Kei.- quelle accuse dovevano aver demoralizzato non poco il ragazzo,
che infatti teneva lo sguardo accigliato piantato sull'insegna del
bar.
-Ehi,
mi dispiace...-
-Non
fa niente.- rispose, senza guardarlo. Non avrebbe mai avuto la
fiducia di nessuno, era inutile. E in effetti non la desiderava
nemmeno. Si chiese perché gli fosse sorto quel pensiero: lui
stava bene così com'era. Perché avrebbe dovuto
importargliene del parere di certa gente?
***
Kanako
e Hara erano molto grati a Kei per aver salvato Takao. Fu triste per
tutti quando Kei dovette prendere la valigia e avviarsi verso quella
casa famiglia che odiava ancora prima di vedere.
-Non
poteva restare qui un altro po'?!- Takao era il più frustrato.
-No,
purtroppo.- rispose il padre, a cena.
-Dai,
lo rivedrai.- aggiunse Hara sorridendo, ma la faccia del figlio le
bloccò il sorriso.
-Starà
male in quel postaccio. Ne ho sentito parlare, trattano i ragazzi
come spazzatura. Boris c'è stato solo due settimane, aveva
detto che avrebbe preferito vivere per strada. E tu lo hai mandato lo
stesso lì.- protestò Takao.
-Senti,
non sei l'unico a cui dispiace! Non l'ho voluto io, se ti dico che
non potevo fare altrimenti dammi retta, Takao!-
Il
ragazzo mangiò nel più totale silenzio.
***
Ok,
era appena meglio del carcere. Ma se in prigione non ci fosse stato
Okata a massacrarlo ogni dieci secondi, sarebbe stata meglio di quel
posto. Pareti tristi, persone deprimenti, ragazzini di tutte le età,
quindi anche bambini. E Kei odiava i bambini. Per fortuna erano
pochissimi; infatti era pieno di adolescenti suoi coetanei, alcuni
perfino più grandi. La disciplina era stata totalmente
dimenticata, almeno dai ragazzi. I responsabili potevano essere
tranquillamente denunciati per violenze. Ogni dieci secondi scoppiava
una rissa. I suoi compagni di stanza volevano stuprarlo. Il cibo
faceva vomitare.
"Signore,
chiamami a te." Pensò Kei rigirandosi nel letto più
scomodo in cui avesse dormito. Iniziò a ridere da solo
istericamente pensando a quanto fosse più comodo quello della
prigione!
Era
lì da una settimana, e gli sembrava di starci da una vita. Un
vero schifo. Guardò la sveglia che aveva messo sul comodino:
segnava le tre e un quarto. Erano quindi tre ore che si rigirava nel
letto come una trottola. Ma nessuno dei tanti problemi era
paragonabile a quello più grande: sentì di nuovo una
presenza estranea nel suo letto. Estranea per modo di dire, perché
sapeva benissimo chi fosse. Il suo compagno di stanza più
grande, diciassette anni e tre quarti, voleva a tutti i costi farsi
Kei prima di dover lasciare l'istituto. Kei ovviamente voleva
lasciare l'istituto prima di essere violentato, ma le possibilità
di riuscirci cominciavano ad allontanarsi.
-Vattene.-
ringhiò, individuando la posizione del ragazzo.
Era
veramente stanco di quegli assalti notturni. Si alzò in piedi
e accese la luce, illuminando il bel volto mezzo addormentato di
Lucas, che continuava a fissarlo con quegli occhi blu elettrico.
-Scendi
dal mio letto o ti ammazzo, e non sto scherzando.-
-Oh,
certo, lo faresti.-
-Dico
sul serio. La prigione mi piaceva di più, se posso tornarci
mandando te all'inferno tanto meglio.- ringhiò, tirando fuori
un coltello che aveva fregato dalla cucina.
-Ehi,
bello, metti giù quel coso.-
-Tu
metti giù il tuo.-
-Buona
questa, marmocchio.-
-Sparisci.
Vai a scoparti Ayama e lasciami in pace.-
-Come
sei irritabile. Meglio, preferisco le sfide difficili.-
Kei
si avvicinò e gli puntò il coltello in un occhio:
-Vai
a cercarti un'altra puttana, hai totalmente sbagliato.- mormorò
scandendo le parole in modo minaccioso.
-Sei
tu la mia puttana Ho deciso.- rispose quello accarezzandogli una
guancia. Kei in tutta rispose passò lentamente il coltello
sulla mascella di Lucas, aprendogli un taglio.
-Ahia,
bastardo!!-
-Se
non vuoi una vivisezione, levati dai coglioni.-
Fu
abbastanza convincente. Per quella notte, almeno.
***
Ritardo
spaventoso... ho già scritto il prossimo capitolo quindi
aggiornerò presto stavolta, prometto XD
Finito
anche questo capitolo... spero vi sia piaciuto! Cavolo, ve l'avevo
detto che era banalissima l'identità del figlio di Kanako!
Spero di non avervi deluso! Passo subito ai commenti:
Solarial:
E no, non era Yuri! Ne approfitto per dire che questo gran bel pezzo
di ragazzo comparirà presto! Alla fine ho lasciato stare
l'idea di fare una continuazione del manga/anime, sarebbe stato
troppo complicato per tanti dettagli... meglio farla AU e levarsi il
problema! Per quanto riguarda il pairing, si, ce n'è uno
principale ma credo che Kei farà un po' il giro di tutta la
fauna femminile della scuola... Hai idee per un cognome inventato per
la povera Mariam? Un bacio, al prossimo capitolo! Spero che questo ti
sia piaciuto!
Sybelle:
Ciao! Come ho già detto il pairing principale sarà
KeixHilary, ma non è detto che lo vedremo da subito! Sono
contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere e come sto ritraendo
i personaggi, è sempre bello per me sentirmelo dire! Diciamo
che è il complimento migliore che mi si possa fare! Grazie per
il commento, un bacio!
Padme86:
Ciao cara! Anche tu contenta per l'uscita di scena del vecchio, eh?
Grazie mille per la recensione, continua a seguirmi! Baci!
Iria:
Dai cara, meglio tardi che mai! Alla fine (eehm... molto alla fine)
lo avevi azzeccato che era Takao! Parlando del mio Kei... certo che
per chi è abituato a vederlo alle prese con l'avventura del
cervello perduto (isterico come una donna incinta e spossato) deve
essere strano vederlo così! Ma meglio, dai, gli ho restituito
un'immagine decente poverino!! Ci si sente, un bacione!! XD
Piccola
Near: Ciao! Grazie per il commento,
lieta di averti incuriosito! :D Ti piace la coppia KeixHilary? Un
bacio, continua a seguirmi!
Scarlettheart:
No, non sarà prevedibile tranquilla! Lo stile e il genere sono
quelli di Oc, ma il fine non è di riscrivere la storia con i
personaggi di beyblade, quindi non diventerà scontata! Ho solo
preso uno spunto, Oc ormai non c'entra più nulla :)
Fine!
Olè! Ehi il mio appello è ancora valido! Il cognome di
Mariam! Se non lo sapete inventate! Grazie gente! Alla prossima!
Bacioni per tutti!
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Capitolo 4 *** Terzo capitolo ***
TERZO
CAPITOLO
-Takao,
hai intenzione di non parlarmi ancora per molto?-
-...-
-Avanti,
smettila. Ti stai comportando come un bambino.-
-...-
Kanako
gettò la spugna e uscì dalla stanza del figlio, che se
ne rimase muto e coricato sul letto, con un giornale sulla faccia.
-Tesoro,
sono due settimane che tuo figlio parla poco e niente, è molto
arrabbiato.- disse Hara seccata.
-E
io che ci posso fare? Domani lo accompagno a trovare Kei.-
-Speriamo
che magari parlando con lui si faccia una ragione... che poi mi
chiedo come abbia fatto ad affezionarsi così in tre giorni.-
-Non
lo so...- rispose Kanako senza espressione, finendo il suo caffè.
***
-Hiwatari,
quante volte ti devo dire che non si può fumare qui!- la
responsabile era esasperata. In tutta risposta Kei le buttò il
fumo in faccia.
-Cof
cof... maledetto idiota! Vai subito dal direttore!!- Kei scese dal
davanzale e uscì dalla sala mensa, ancora mezza piena.
Ovviamente non sarebbe andato dal direttore, ma salì invece
sul tetto dell'edificio per starsene in santa pace. Avrebbe fatto
fuori qualcuno molto presto, pur di cambiare aria. Guardò
l'orologio: le due e mezza. Il tempo sembrava non passasse mai in
quel maledetto posto, e lui con ogni probabilità ci sarebbe
dovuto stare per un anno e mezzo. Takao gli aveva detto che sarebbe
andato a trovarlo, ma la vedeva in salita: era difficile riuscire a
incontrare qualcuno.
-Ah
sei qui!-
La
voce di Lucas gli fece venire i brividi:
-Oh
porca puttana, basta.-
-Sei
stato tu a darmi fuoco al cassetto?!-
Kei
si alzò e se le diede a gambe senza rispondere.
-Fermati,
idiota!!- Lucas gli corse dietro fino alla loro stanza, bloccando la
porta che l'altro gli aveva sbattuto in faccia.
-Tanto
cosa avevi in quel cassetto oltre ai profilattici?- lo provocò
Kei andando vicino alla finestra.
L'altro
tirò un pugno che Kei schivò all'ultimo, finendo ancora
più vicino alla finestra.
-Dai,
per un cassetto! Guarda che te la sei cercata!!- protestò il
ragazzo, spinto verso il davanzale.
Lucas
lo afferrò per il collo, spingendolo ancora. Era sporto verso
l'esterno, all'indietro, e poteva sentire il vento e il vociare
proveniente da quella cosa che lì usavano chiamare cortile. Si
trovavano al secondo piano e anche se era un edificio molto basso e
sotto c'era il prato, cadendo non si sarebbe certo fatto bene.
-Ehi,
parliamone. Stai esagerando.- continuò Kei tentando di
mantenere un tono tranquillo. Ma non era affatto tranquillo.
-Sei
un dannatissimo figlio di puttana, c'era roba che mi serviva lì!!-
-Cosa,
le canne?-
-E
se anche fosse?!-
-Ma
la droga fa male.-
Solo
dopo Kei avrebbe capito che forse sarebbe stato meglio se se ne fosse
stato zitto. Lucas lo strattonò, dandogli un'altra spinta. Poi
ricordò solo le urla di chi seguiva la scena da sotto, e
qualcosa detto dall'altro compagno di stanza entrato proprio in quel
momento. Poi lo schianto.
***
Takao
correva nella strada di Tokyo già popolata alle otto e mezza
del mattino, ora in cui sarebbe dovuto essere in classe. Arrivò
trafelato davanti all'aula, guardò l'orologio e notò
che aveva collezionato solo sei minuti di ritardo. Niente di che, per
un professore normale. Poi si ricordò di chi avesse alla prima
ora e no, Crawford non era un professore normale. Bussò
sconsolato, e aprì la porta quando una voce seccata gli disse
di entrare.
-Sei
in ritardo, Kinomija. E' la terza volta questa settimana, domani
voglio le giustificazioni.- "Ci è andato leggero."
pensò Takao tirando un sospiro di sollievo. Vide che c'erano
già due persone alla lavagna per l'interrogazione, quel sadico
non si risparmiava mai. Era un uomo affascinante, sulla trentina,
uscito da pochi anni dall'università, che come ogni professore
giovane era in guerra aperta con gli studenti.
Takao
andò a sedersi accanto a Rei, che leggeva tranquillamente il
giornale.
-Perchè
leggi il giornale, Rei? E' da vecchi!- bisbigliò il ragazzo.
Una cosa positiva di Crawford era che se interrogava qualcuno, lo
martoriava per tutta l'ora lasciando perdere il resto della classe, a
patto che non facesse casino. Altrimenti Rei non avrebbe mai avuto la
faccia di aprirsi un giornale in classe.
-No,
Takao, tutte le persone normali e con un minimo di cultura lo fanno!-
rispose il cinese girando pagina.
-Io
sono normale e sono acculturato! Da' qua!- il ragazzo prese il
giornale e iniziò a leggerlo. Noiosissime notizie di politica,
omicidi vari, necrologi... fu colpito molto da una notizia nella
cronaca della città.
-"Incidente
all'istituto Norakawa nella periferia di Tokyo... ragazzo cade dal
secondo piano spinto da un compagno"?!- lesse a media voce,
interessato. Poi si ricordò, quel nome gli era familiare. Kei
era lì!
Rei
si accorse del turbamento dell'amico e lesse anche lui l'articolo.
Takao
lo leggeva sottovoce: -"Durante una rissa, il diciassettenne
Lucas bla bla bla... l'altro ragazzo è in ospedale... Kei
Hiwatari.. oh merda!!- esclamò, e Crawford lo guardò
con tanto odio che spaventò tutti.
-Scusa?!-
-Io...
devo andare!!- Takao uscì dall'aula col giornale in mano senza
che il professore gli desse il permesso. Ci avrebbe pensato Rei a
spiegare la cosa.
Corse
fino alla segreteria, e chiamò il padre al cellulare. Dopo tre
squilli sentì la voce di Kanako: -Pronto?-
-Papà,
hai letto il giornale?-
-No,
cos'è successo?-
-Kei
è all'ospedale! Passami a prendere a scuola!-
-Cosa?
Ma perché?- chiese, perplesso.
-Tu
vieni qua, ti spiego fra poco! Muoviti!-
Fu
abbastanza convincente: Kanako fu a scuola in dieci minuti, e in
altri dieci (durante i quali Takao lesse tutto l'articolo a voce
alta) raggiunsero l'ospedale. Si informarono in accettazione,
facendosi dare il numero della stanza, e salirono fino al terzo
piano.
La
porta era chiusa, ma proprio fuori dalla camera stavano due medici
che parlavano fra loro consultando una cartella:
-Scusate,
Kei Hiwatari è qui giusto?-
-Si,
voi chi siete?- chiese uno dei due, il più vecchio.
-Sono
il suo avvocato. Come sta?-
-Ora
meglio. E' caduto dal secondo piano ma per fortuna l'edificio era
basso ed è atterrato sul prato... ha un polso lesionato e
qualche altro trauma, ma lo teniamo per lo più per
accertamenti... potete vederlo, se volete. Dal postaccio in cui era
non si sono preoccupati più di tanto.-
-Cosa?
Cioè?- chiese Takao con i pugni stretti.
-Che
è venuto un tale, un responsabile, per sapere come stava. Ha
detto che non avrebbe dato il permesso ai ragazzi dell'istituto di
venirlo a trovare visto che stava bene... incredibile, che razza di
gente.-
Kanako
evitò apposta di incrociare lo sguardo del figlio, tanto
sapeva che sarebbe stato carico di disapprovazione.
Entrarono
nella stanza, Kei era ovviamente coricato ma sveglio, aveva la
mascherina che lo aiutava a respirare e una flebo attaccata al
braccio.
Girò
leggermente la testa di lato per vedere chi fosse entrato, e quando
li vide la voltò dall'altra parte.
Takao
si avvicinò al letto: -Come stai?-
Kei
non rispose, poi indicò la macchina a cui era attaccato, della
serie "come ti sembra?"
I
due constatarono che aveva un braccio fasciato, non si capiva se
fosse ingessato o no, e sicuramente molte ferite. Ma nel complesso
niente di rotto.
-Ma
come è successo esattamente?- intervenne Kanako.
Kei
non sembrava molto intenzionato a grandi discorsi, ma comunque
rispose. -Niente. Il mio compagno di stanza.-
-Chi
era?-
-Boh,
un egocentrico idiota che mi voleva stuprare.- rispose, lasciandoli
secchi. Kanako non si era ancora abituato all'assenza di peli sulla
lingua del ragazzo.
-Stup...
che?!- Takao guardò prima Kei, poi suo padre, poi Kei e infine
di nuovo suo padre. Così decise di mettere in atto il suo
tentativo.
-E
adesso dovrai tornare lì? O in un postaccio del genere?-
chiese, più a Kanako che a lui.
-Non
lo so. E non me ne frega nulla.- "Tanto non sono l'unico a cui
non interessa." aggiunse mentalmente, ma questa frase non detta
fu comprensibilissima per i due in visita, bastò guardare
l'espressione di Kei. Il medico entrò, con aria vagamente
colpevole:
-L'orario
delle visite è terminato. Dovreste uscire.-
-D'accordo,
arriviamo.- salutarono il ragazzo e uscirono.
-Kei,
passiamo stasera d'accordo?- chiese Kanako prima di chiudere la
porta, ricevendo un'occhiata prima sorpresa, poi astiosa.
-Perché
scusa?-
-Come
perché?-
-Per
quale motivo continui a perdere tempo con me?-
Kanako
era spiazzato. -Ma che domande fai?-
-Perché
fai così? Ti interessi... illudendomi di poter avere qualcosa
che mi togli all'ultimo momento!- "spedendomi in una prigione"
altre parole non dette risuonarono nell'aria. Takao da fuori sentì
tutto, e sentì una fitta al cuore. Niente a che vedere con la
stretta allo stomaco dell'avvocato.
Lo
aveva illuso. Gli aveva dato affetto per poi toglierglielo ferendolo
di nuovo, senza rendersene conto. Kei non l'avrebbe mai detta
in quel modo, ma lo aveva illuso. Gli aveva acceso una luce di
speranza, soffocata poi da quattro fredde mura grigie. Le aspettative
del ragazzo erano ovvie: ancora preoccupazione da parte di qualcuno,
per poi essere di nuovo sbattuto in un posto di schifo come quello.
-Di
questo non me ne faccio niente. Dell'ipocrisia non me ne faccio
nulla. E non mi faccio niente nemmeno del resto, non mi interessa. Ma
odio essere preso in giro!- Kanako a quella penultima affermazione
credette ben poco, era ovvio che anche lui avrebbe voluto essere
amato, apprezzato e considerato (altra cosa che non avrebbe mai
ammesso nemmeno sotto tortura). Anche il "resto" di cui
diceva di non farsene niente... in realtà non gli avrebbe
fatto schifo. Altrimenti non avrebbe avuto quella reazione nel
vederlo.
Tutto
quello che aveva Takao lui non l'aveva mai avuto, tutta la normalità
che aveva Takao lui a stento riusciva a concepirla, e tutto ciò
che per Takao era banale e quotidiano lui fingeva di disprezzarlo ma
lo avrebbe desiderato. Vedere ciò che aveva sempre potuto solo
immaginare, così vicino a lui, sbattuto in faccia in quel modo
era solo una sofferenza inutile. "Che se ne restino nel loro
quadretto familiare, chi se ne frega" pensò Kei chiudendo
gli occhi, sperando quasi di addormentarsi all'improvviso.
Kanako
uscì chiudendosi la porta alle spalle e raggiunse Takao, che
aveva sentito la conversazione.
Aveva
uno sguardo torvo e la consapevolezza nel padre di aver commesso
qualche errore si fece ancora più presente.
***
Quando
ne parlò ad Hara, all'inizio lo minacciò di morte. Poi
piano piano, raccontandole tutto, riuscì a rabbonirla, anche
se non la convinse.
-Hara
tesoro, mi ha detto quelle cose e mi sono reso conto di aver agito
male con quel ragazzo. Ora non me la sento di abbandonarlo di nuovo.-
La
mora alzò gli occhi al cielo.
-Caro
io... mi fido di te.- concluse, e sorrise a sua volta vedendo
l'espressione felice del marito.
-Grazie.
E dì la verità, anche tu ti eri affezionata.-
Hara
alzò le spalle, e andò a versarsi qualcosa da bere.
Kanako fece un sorriso tirato e la informò:
-Ehm,
non te la prendere ma... dal momento che anche io mi fido di te,
avevo già iniziato le pratiche. Non c'è problema vero?-
l'altra in risposta quasi sputacchiò l'acqua nel lavandino.
Dopo
venti minuti Kanako era già all'ospedale, davanti alla stanza
di Kei.
La
porta si aprì e uscì un medico, che non si sorprese
vedendolo.
-Il
ragazzo è pronto, può andare a casa.-
-Va
bene. La ringrazio.-
Kei
uscì. Aveva un bell'aspetto nonostante "l'incidente",
e guardò Kanako senza espressione. Dopodiché fece una
faccia decisamente smarrita. Non doveva essere semplice per lui non
sapere nemmeno dove sarebbe stato dopo i dieci minuti successivi.
Quasi non riconosceva quel ragazzo ribelle e violento che aveva
conosciuto poche settimane prima in prigione.
-Coraggio,
vieni con me.-
-E
dove?- chiese Kei, acidissimo.
-A
casa mia.-
-Ancora?!
No, grazie.-
-Non
puoi rifiutare invece.-
-Faccio
quello che mi pare, e tu non sei nessuno.- era astioso e Kanako se lo
aspettava.
-Sei
minorenne, e le decisioni le prende il tuo tutore legale al posto
tuo, vero?-
-...Sì...?-
Il giovane si faceva sempre più spazientito e nevrotico.
Presto avrebbe urlato.
-Quindi
vieni a casa. Ora è anche casa tua.-
-Eh?-
-Sto
per terminare tutti gli affari burocratici, in ogni caso ora sono il
tuo tutore legale e tu abiti con la famiglia Kinomija al cento per
cento.-
Kei
sgranò gli occhi, poi li assottigliò in un'espressione
scettica:
-Dov'è
la fregatura?-
Kanako
non poté fare a meno di ridere.
-Nessuna
fregatura. O pensavi che ti avrei di nuovo mandato via?-
L'altro
alzò un sopracciglio: -Sì.-
-Colpito...
dai, andiamo.- e uscirono dall'ospedale diretti verso l'auto
dell'avvocato. Arrivarono a casa dopo dieci minuti, e ad accoglierli
sulla porta c'era Hara, sorridente:
-Eccovi.
Ciao Kei.-
-Salve.-
rispose Kei un tantino imbarazzato. Quella situazione era strana.
-Takao
starà per tornare. Sarà contento.- disse Hara una volta
che furono dentro. -Non lo sa?- chiese Kei perplesso.
-No,
non gliel'ho ancora detto.- rispose Kanako.
-E
se non gli va bene?-
La
coppia scoppiò a ridere istantaneamente, e Kei li fissava con
sguardo torvo; che accidenti aveva detto di così divertente?!
-Tranquillo,
sarà felice.- lo rassicurò Hara.
Proprio
in quel momento Takao fece il suo ingresso in cucina, e assistette la
scena con grande stupore.
-Kei?-
-In
persona.- lo schernì il ragazzo trattenendo un ghigno
divertito alla vista della sua faccia.
-Takao,
credo che per te vada bene se d'ora in poi Kei starà con noi.
Sbaglio?-
Il
viso del ragazzo si illuminò. Poi si diede un contegno:
-Certo!
Ma... si può fare questa cosa?-
Kanako
alzò gli occhi al cielo:
-No,
l'ho rapito! Certo che si può fare Takao, per chi mi hai
preso?-
-Ah!
Ma quindi è come se l'avessi adottato?-
-Più
o meno... è un po' diverso.-
-Va
bene va bene, non ho voglia di monologhi! Kei, la vuoi una rivincita
alla play?- chiese il ragazzo iniziando ad andare verso il salone.
-Guarda
che sono io che la concedo a te.- rispose Kei seguendolo.
Kanako
e Hara si sorrisero. Di sicuro la loro vita non sarebbe stata più
la stessa.
***
Lexy90:
grazie mille per la recensione e i complimenti ^^ anche io adoravo OC
(Ryan *_*)! Ho aggiornato abbastanza in fretta stavolta XD baci
Hiromi91:
ciao! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Fammelo
sapere, un bacio!
Daffyna:
lieta che ti piaccia, cercherò di postare il prossimo capitolo
in fretta!
BenHuznestova:
anche a me piace come viene fuori il personaggio di Kei XD Per quanto
riguarda Yuri, lo vedrai mooolto presto *_* Grazie per i suggerimenti
sui cognomi, ne farò buon uso. Un bacio, al prossimo capitolo!
Hilly89:
Kei con la divisa da carcerato è il massimo! Gli dona proprio
XD. Grazie mille per i complimenti sulla scrittura, ci tengo molto, e
sono felice che quello che ho scritto ti piaccia! Un bacio.
Sybelle:
ahah, sapevo che avresti apprezzato le sfumature yaoi! Ti informo che
la traccia di OC finisce qui; Hilary non è Marissa, (quindi
non morirà XD) Takao non è Seth, Hara non diventerà
un'alcolista e così via! Mi è servita solo per
impostare la fanfiction, dato che la trama è molto simile.
Negli ultimi due capitoli le analogie con OC sono quasi inesistenti
infatti! Baci baci, al prossimo capitolo!
Finito!
Uhm, volevo dire già da ora che non cambierò il
pairing, KeixHilary. Staranno insieme, prometto. Ma non escludo di
inserire una sana dose di yaoi. Nel caso, lo segnalerò nella
presentazione della ficcy. E con questo alone di mistero vi lascio!
Ciao ciao a tutti!
|
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Capitolo 5 *** Quarto capitolo ***
QUARTO
CAPITOLO
-Io
in quella scuola di... di... insomma, non ci vado.-
-E
cosa vorresti fare, Kei?-
-Non
lo so. Lavorare.-
-E
non dire cavolate, abbiamo sedici anni! Devi studiare!-
-Ne
ho quasi diciassette.-
La
discussione andava avanti da circa dieci minuti, e Takao iniziava a
esasperarsi. -Dai, sarà divertente! Non è gente
antipatica, te lo dico io!-
-Bé,
tu andresti d'accordo anche con un killer!-
-Bè,
con Boris non vado d'accordo ad esempio!-
-Nessuno
va d'accordo con Boris. Ho detto killer.-
Takao
si illuminò:
-Ehi!!
Ehi, hai fatto una battuta! Ti sei sentito?!-
Kei
spalancò la bocca, sconcertato:
-Che
diavolo...? Ma la vuoi finire?!- sbottò seccato.
-No
dico, il tuo umorismo sta venendo fuori! È una cosa positiva!-
L'altro
si arrese.
-Sì,
certo... come no.-
-Ragazzi,
sono le otto. Kei, non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola
vero?- chiese Hara affacciandosi alla porta della dependance dove si
era ormai trasferito Kei.
-Si,
arriviamo mamma!-
Kei
si guardò di nuovo allo specchio: odiava le divise. Quella
maschile era formata da pantaloni, giacca e cravatta di colore nero e
camicia bianca.
-Dai
piantala, ti sta bene!-
L'altro
si mise una mano sulla fronte, sconvolto: -Non era per quello... e io
dovrei vivere con te?!-
-Esatto!
Non è fantastico?- chiese Takao, sapendo di star facendo
esasperare il suo ormai quasi amico. Uscirono di casa in perfetto
orario, e Kanako diede loro un passaggio dal momento che doveva
parlare con la preside.
-E'
una fortuna che ti abbiano fatto iniziare a Dicembre, così non
perderai l'anno. Se superi i test di ingresso come hai fatto tu, qui
puoi entrare quasi tranquillamente. Però dovrai darti da fare
per recuperare alcune materie.- disse Kanako a Kei, che fece una
smorfia insofferente.
-Bello.-
rispose.
Una
volta arrivati, l'avvocato disse a Takao di iniziare ad andare in
classe e si diresse verso la presidenza insieme a Kei.
-Salve,
signor Kinomija.-
-Buongiorno.-
rispose la preside, una donna di mezza età dal sorriso
gentile.
-Farò
accompagnare il ragazzo in classe dal docente responsabile! Eccolo
qua. Salve Ryo!- entrò il professor Crawford, che Kei fissò
per un momento; pareva molto giovane, e aveva un'aria seccata. Alto,
capelli scuri non molto corti, occhi chiarissimi che lo fissavano
poco amichevoli. Non era certo giapponese.
-Seguimi.-
disse, freddo. Kei dapprima non si mosse, poi Kanako gli diede una
leggera spinta e il ragazzo seguì il docente. Attraversarono i
corridoi senza dire una parola, poi un attimo prima di entrare in
classe Crawford si voltò verso di lui, continuando a guardarlo
con ben poca benevolenza:
-Hiwatari,
ho sentito parecchie cose su di te. So che tipo sei. Ti conviene
rigare dritto, o ti faccio finire di nuovo in riformatorio.-
Kei
alzò un sopracciglio, come faceva di solito quando si vedeva
quasi costretto a mordersi la lingua per non dire quello che aveva in
testa, almeno non integralmente. Cioè mai. Tuttavia non
rispose, e lo seguì dentro la classe.
La
confusione che regnava sovrana scomparve immediatamente all'ingresso
dell'uomo, che evidentemente era molto temuto dagli studenti.
-Lui
è Kei Hiwatari. Sarà in classe con voi. Puoi sederti
dove vuoi.- disse, sbrigandosela in fretta. Kei guardò la sua
nuova classe, ignorando gli sguardi estasiati delle ragazze. Vide che
gli unici posti liberi erano uno accanto a un ragazzino orrendo con
gli occhiali a fondo di bottiglia, e l'altro accanto a Hilary, la
castana che aveva incontrato già due volte. La scelta fu
ovvia, andò a sedersi accanto alla ragazza che lo guardò
in modo strano:
-La
mia compagna di banco ha l'influenza, non so se...- ma Kei la
interruppe:
-Ormai
sono qui.-
Hilary
si accigliò:
-Ma...-
fece per protestare e si bloccò quando Kei la guardò
negli occhi.
-Si?-
-Niente...
comunque sono Hilary...-
-Lo
so.-
-Non
sei un tipo di molte parole, eh?-
-No.
E ricordatelo in futuro.-
Hilary
sospirò, chi se lo immaginava un nuovo compagno di banco
improvvisato? Inoltre la maggior parte delle ragazze della classe la
guardava male per quella fortuna. Lei non condivideva quel pensiero:
Julia, la sua compagna di banco, non sarebbe stata contenta di quella
novità, ed era meglio non far arrabbiare quella ragazza.
Crawford
iniziò a spiegare, e Kei quasi si stupì del silenzio
tombale. Non era abituato a quella tranquillità.
-Non
prendi appunti?- chiese Hilary, che dopo tre quarti d'ora di
spiegazione aveva già scritto tre pagine intere.
-Per
matematica?-
-Sì...-
-Ho
tutto in testa.- rispose, vago.
A
quanto pare anche a Crawford era venuta in mente la stessa cosa, dato
che Kei era l'unico che non scriveva:
-Hiwatari,
anche se sei nuovo sei tenuto a fare quello che fanno gli altri.-
Il
ragazzo lo guardò male.
-Non
mi serve.-
Crawford
sogghignò:
-Come?-
"Ma
sono tutti sordi qui?!" -Non mi serve prendere appunti.- ripeté,
con tono più seccato.
-Ah.
Bene. Quindi sarai così gentile da ripetere tutto quello che
ho detto.-
Takao
iniziò a pregare in turco; Kei era già stato preso di
mira da Crawford, cosa che non augurava a nessuno. E non si stava
mettendo in una bella situazione in quel momento.
-Tutto?-
-Esatto.-
Kei
iniziò a parlare.
La
faccia di Crawford quando uscì dall'aula era a dir poco
indescrivibile. E Kei si era guadagnato la stima eterna del club
anti-Crawford.
-Si
può sapere come cavolo hai fatto?!- gli chiese Takao al cambio
dell'ora, andando vicino al suo banco.
Kei
iniziava a spazientirsi:
-Non
ho fatto niente di che! Ho ripetuto quello che ha spiegato.- disse,
come se fosse la cosa più semplice del mondo.
-Ma
lo hai fatto alla perfezione! E sembrava che nemmeno stessi
ascoltando!- protestò Takao.
Kei
non rispose.
-Uffa,
che fortuna che hai.-
-So
fare solo questo. Non so studiare, ad esempio.- chiarì.
In
poco tempo Kei si trovò circondato da quasi quasi tutte le
ragazze della classe che volevano accaparrarselo, e Takao fu
letteralmente cacciato via.
-Ciao
Kei, io sono Kaori.- disse una ragazza molto carina ma dall'aspetto
tremendamente somigliante a quello di una idol. Aveva i capelli rosa
(!!) con due occhioni verdi che lo fissavano con malizia. Kei
apprezzò la presenza davanti a lui, anche se rifletteva ancora
sul colore dei capelli. "Rosa? Ma come è possibile?"
-Come
mai ti sei iscritto solo a Dicembre? Dove studiavi prima?-
-Affari
miei.- rispose molto carinamente il ragazzo.
-Vado
a salvarlo.- disse Takao ad Hilary; entrambi guardavano la scena
qualche metro più in là.
Il
ragazzo si infilò tra i compagni di classe e prese Kei per il
braccio:
-Ehi,
vieni un secondo.- disse, e lo trascinò via.
-Dovrei
ringraziarti?-
-Se
vuoi.-
-Potevo
andarmene da solo, comunque.-
-E
perché non l'hai fatto?-
Kei
alzò le spalle:
-Mi
assediavano.-
Nel
corridoio incrociarono un ragazzo alto dai capelli chiarissimi che se
l'era svignata poco prima dalla loro stessa classe. Lui e Takao
nemmeno si guardarono, ma in compenso fissò Kei che ricambiò
lo sguardo:
-Chi
non muore si rivede.- disse Boris, con un ghigno.
-Potrei
dire la stessa cosa.-
-Non
l'avrei mai detto che ci saremmo trovati qui.-
Dopo
questo breve scambio di battute, i due si scambiarono uno sguardo
complice e ricominciarono a camminare.
-Kei,
ora mi spieghi come lo conosci?- chiese Takao per la terza o quarta
volta, e l'altro si arrese:
-Sono
cresciuto in un posto in Russia, assieme a lui e a...- si bloccò,
e Takao lo guardò con curiosità. -Niente. Tutto qui.-
-Ah...
quindi eravate molto uniti?-
Fu
guardato come se avesse detto una cosa incomprensibile:
-Bah.
Era la seconda persona che avevo, definibile come... boh, amico?-
Era
da poco che Takao conosceva Kei, ma da quel poco aveva già
imparato a tradurre le sue frasi: e quella definizione data a Boris,
unita alla confidenza che sembrava esserci tra i due, voleva dire
sono una cosa: erano stati molto amici. Mentre Boris e Takao si
odiavano. "Spero che questo non influisca nel mio rapporto con
Kei." pensò il giapponese preoccupato, sapendo di cosa
fosse capace Boris. Rientrarono in classe, e Takao si avvicinò
ad alcuni compagni:
-Kei,
lui è Rei. Il mio compagno di banco. Lui invece è
Max..- e indicò il biondino che Kei aveva già visto
tempo prima.
-Poi
c'è Julia, che però oggi è assente... Mentre lui
è Raul, suo fratello gemello.-
Kei
li guardò uno per uno, facendo al massimo dei cenni con la
testa.
-Bè,
che ci fate tutti in piedi?- una voce femminile proveniente dalla
porta distolse gli alunni dalle loro occupazioni. Kei si voltò,
poco interessato, e vide una donna mora che lo fissava. Sarebbe
potuta sembrare tranquillamente una studentessa da quanto era carina
e giovane:
-Tu
sei quello nuovo!-
Il
ragazzo annuì.
-Sedetevi!-
ripeté, rivolta alla classe. -Io sono Mara Kanagi. E tu...-
passo il dito nel foglio con l'elenco dei nomi e si fermò a
metà:
-...Kei
Hiwatari. Il tuo nome mi è familiare.-
Il
ragazzo alzò le spalle:
-E'
un nome importante.- disse, con tutta la naturalezza di questo mondo,
e Takao dovette trattenersi per non ridere.
E
in effetti quasi tutti conoscevano il suo cognome, visto il potere
che aveva suo nonno. Kei in quel momento iniziò a riflettere:
tutte le proprietà di suo nonno, quelle più noiose,
ovvero da portare avanti, chi le stava gestendo? Lui avrebbe dovuto
prenderne il controllo una volta maggiorenne, oppure (cosa che
probabilmente avrebbe fatto) avrebbe nominato qualcuno che se ne
occupasse al suo posto. Probabilmente ora andava proprio così;
dato che lui era troppo giovane Soichiro aveva sicuramente nominato
qualcuno. Meglio per lui, meno impegni e obblighi aveva, più
stava bene.
-Ehi,
mi stai ascoltando?- la voce della Kanagi lo fece tornare sulla
terra.
-No.-
rispose.
La
donna si mise una mano sulla fronte: -Stavo cercando di chiederti se
ci hai messo la mano tu per rendere così furioso Crawford.-
Kei
fece il suo gesto preferito, e alzò le spalle: -Ma io non ho
fatto niente.-
-In
sala professori ha detto qualcosa sul fatto che non si dovrebbe far
entrare nessuno a metà anno, ho pensato che fosse una velata
allusione a te.- lo informò Mara.
-Io
ho solo ripetuto la lezione. Se pensava che non ne fossi capace,
affari suoi.- rispose Kei seccato. Ci mancava solo che quello lì
lo prendesse di mira "solo perché sono un genio",
pensò.
La
Kanagi sorrise; nemmeno lei andava d'accordo con Crawford, e un
alleato in più faceva sempre comodo.
-Bene.
Ora direi di cominciare a lavorare. Sbaglio o qualcuno deve portarmi
da una settimana un compito?- chiese la giovane docente, e nel farlo
guardò Boris.
Il
ragazzo si voltò, come per vedere se stesse parlando a
qualcuno dietro di lui.
-No,
no, Huznestov. Parlo con te.-
-Ah.
Sì, sì. Ce l'ho.- rovesciò il contenuto della
borsa sul banco, e alle fine trovò un foglio decisamente
malridotto, fra le risatine delle sue fans.
-E
quello cos'è?-
Boris
alzò le spalle: -Quello che mi ha chiesto.-
La
Kanagi si mise una mano sugli occhi: -Spero almeno che sia scritto
decentemente, Boris, altrimenti ti tratterrò dopo le lezioni e
me ne farai altri cinque!- lo minacciò, sempre col sorriso
sulle labbra. Non sembrava affatto male, al contrario di Crawford,
pensò Kei.
Quando
arrivò l'ora dell'intervallo, Takao trascinò Kei
nell'enorme cortile della scuola. Ovviamente con loro c'era tutta la
cricca, e il ragazzo iniziava a stancarsi di tutta quella gente.
Quel
Max lo faceva innervosire; era così gentile con tutti, sempre
sorridente e felice.
Rei sembrava a posto. Takao parlava troppo. Mariam, oltre all'aspetto
fisico, non gli aveva fatto né caldo né freddo, così
come lo lasciò indifferente Mao Chou, una ragazza carina che
Takao gli presentò poco dopo. Anche lei aveva i capelli rosa.
-Rosa.-
disse Kei mentre gli stringeva la mano, sempre più perplesso.
Mao annuì, e lo guardò ancora più perplessa di
lui, fra le risate di Takao.
"Rosa...
ma perché?"
Si
sedettero sotto un ciliegio. "Meno male che non è in
fiore. Odio il rosa." pensò Kei sempre più
accigliato e poco intenzionato a parlare.
-Kei,
non hai niente da mangiare?- chiese Max.
Il
ragazzo alzò le spalle, seccato. Takao invece se la rideva
apertamente, trovando davvero divertente il comportamento del
coinquilino.
-Lui
non è come noi. Lui non mangia.-
***
Ok,
ok, questo è davvero corto. Ma l'ho fatto corto perché
il prossimo è quasi pronto, giuro! Se non aggiornerò
presto, vi autorizzo ad insultarmi, anche pesantemente^^. Bene, ora
vi spiego che legame ho con i personaggi nuovi, ovvero quelli
inventati da me. Non sono solita inserire nuovi personaggi, sono la
prima che ne farebbe a meno e a cui, se mal caratterizzati spesso e
volentieri danno fastidio, ma questo è un caso particolare.
Scrivo
spesso storie (non solo di beyblade) dove i miei personaggi vanno a
scuola, e devo trovare dei personaggi nuovi, quelli della serie non
bastano. Il primo che ho inventato è stato Crawford, lo uso
quasi sempre e il suo carattere è sempre rimasto lo stesso.
Antipatico, odia gli alunni (e di solito odia Kei). Ormai mi ci sono
affezionata! Non potevo non inserirlo anche qua! Anche la Kanagi ha
una storia simile. Quindi li ho messi, sperando che vi piacciano mano
a mano che saranno più caratterizzati. Ora rispondo alle
recensioni ;)
BenHuznestova:
Tranquilla, non dovrai aspettare troppo per Yurij! (non fidatevi di
leiii non fidateviii!! ndKei Taci tu!!! Stava scherzando^^ ndMe).
Si,
lo so, sono una frana con la puntualità negli aggiornamenti.
Eppure sono una tipa puntuale! Ok, dicevo... che Yurij arriverà
presto! Già in questo capitolo ci sono cenni nascosti (neanche
tanto...) proprio al caro Ivanov. Sono due! Li avrai notati di sicuro
u.u
Anche
a me piacciono Kei e Takao, sembrano davvero fratelli! E per lo
yaoi... lo scopriremo!
P.S
Cara, ho visto che hai messo la mia ficcy "Il grido del
silenzio" fra i preferiti!! Ne sono ultra felice! Se ti va,
lascia una recensione, mi piace sempre sentire pareri e opinioni
soprattutto su storie sperimentali! Grazie, un bacio.
Lexy90:
Esattamente, mischiamo dei personaggi così seeeexy e siamo a
posto! Ehm... certo, un mese e mezzo non è "aggiornare
presto", ma sto migliorando ^^ Grazie per la recensione,
continua a seguirmi un bacio!
Padme86:
Ciao cara! Si, i casini sono ancora all'inizio! Ho intenzione di
farne succedere taaante :D Fammi sapere che ne pensi di questo nuovo
capitolo, e dei nuovi personaggi per quanto siano appena apparsi!
Hiromi91:
Ciao! Per questo capitolo Kei e Hilary si limitano a parlare a
malapena, ma le cose ovviamente cambieranno. Non aspettatevi amore a
prima vista o robe così però! Il realismo prima di
tutto XD A presto, un bacio.
Hilly89:
Ma che bella recensione!! Eh, già, come non adorare Kei *_*
Chissà se sentiremo di nuovo parlare di Lucas, dopotutto sta
per uscire dalla casa famiglia u.u
Sono
felice che Kei ti stia piacendo così tanto. E' esattamente
come me lo immagino io, sia introverso e magari con tendenze un po'
cattive, ma anche ironico, divertente nella sua arroganza e in fondo
in fondo "buono". Grazie mille per i complimenti,
specialmente per quelli sulle descrizioni dei sentimenti :)
E
infine... bè, Kei DEVE soffrire, quindi viva l'ospedale! Per
la KeixHila sta tranquilla, non serve che speri, in un modo o
nell'altro sarà una delle coppie! Un bacio
E
anche questo è andato. Mi stava venendo una mezza idea di fare
dei crossover con altri personaggi di anime/manga che ho già
in mente. Ma se avete proposte, le ascolto volentieri!! Proponete, mi
raccomando! Questa fanfiction sta diventando una fanfiction
interattiva u.u Baciii!!!
|
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Capitolo 6 *** Quinto capitolo ***
QUINTO
CAPITOLO:
-Come
fai a non avere freddo?- chiese Hilary, che a differenza di Kei stava
congelando.
-Sono
cresciuto in Russia. Per me fa caldo.- fu la risposta secca del
ragazzo.
"Il
clima russo ha contagiato il suo carattere..." pensò la
castana. Non era per niente un tipo affabile, tutt'altro. E pensare
che quella era una delle frasi più lunghe che gli avesse
sentito dire.
Così
li ignorò mentre quelli chiaccheravano fra loro di cose che
non gli interessavano minimamente. Sentì vagamente nominare
una "gita scolastica", un "ballo di Natale" e fu
abbastanza. Si appoggiò al tronco dell'albero e chiuse gli
occhi.
-So
che non ti piace stare in compagnia. Scusa. Se vuoi le prossime volte
ci isoliamo.- la frase di Takao era talmente ingenua che gli fece
sgranare gli occhi.
-Idiota.
Sono i tuoi amici chissà da quanto tempo, stai con loro.-
-Sicuro?
Non mi sembrava che stessi bene con loro.-
-Io
mi trovo male con chiunque. Se devo scegliere delle persone
qualunque, allora vada per loro.-
Takao
rise, chiudendo il quaderno su cui aveva appena finito di fare i
compiti di matematica. Era pomeriggio, e se ne stavano a casa a
studiare. Kei emanava da tutti i pori voglia di darsela a gambe.
-D'accordo.
Dai, ti stanno così antipatici?-
Kei
alzò le spalle. Takao pensò a quante volte ogni giorno
ripetesse quel gesto, e decise di iniziare a contarle.
-Sono
chiassosi.-
-Ogni
essere umano in teoria è chiassoso.-
-Si,
ma loro lo sono davvero tanto.-
-Mh,
e oggi non c'era nemmeno Julia...-
-La
tua ragazza?-
-Esatto...
lei si che è chiassosa.-
Kei
sogghignò: -Te la sei scelta apposta.-
-Che
intendi dire??-
-Che
tu sei il più petulante di tutti.-
-Ehi!!-
Kanako
entrò in cucina e sorrise: -Oh. Studiate?-
-Si,
pà. Anche se Kei preferirebbe tornare in prigione.-
Kei
annuì, anche se aveva finito gli esercizi di matematica in un
lampo, sorprendendo ancora di più Takao.
-Pà,
lo sai che Kei è un genio della matematica??-
Kanako
annuì: -Ho visto come ha superato il test. Devo dire che mi
hai sorpreso.-
Kei
alzò un sopracciglio: -Ti sembravo un idiota?-
-No,
no, un idiota no. Sapevo che eri un ragazzo intelligente.-
-Comunque
si è messo già Crawford contro.- continuò Takao.
-Oh,
no... Kei, cos'hai combinato?-
-Niente!
Non prendevo appunti, mi ha chiesto di ripetergli tutto e l'ho
fatto.- si difese Kei.
-Vero.
E Crawford ora lo odia.-
-Kei,
so che te l'ho già detto ma... non fare disastri, ok?-
Il
ragazzo non rispose.
-Kei...?-
-Va
bene, va bene.-
Passarono
i primi giorni, e Kei tutto sommato si ambientò abbastanza
bene. Certo, si sarebbe trovato meglio per conto suo, ma non si
lamentava. Kanako e Hara lo trattavano benissimo, forse fin troppo.
Una sera a cena Kei disse una cosa che li lasciò abbastanza
sconvolti.
-Kei,
ne vuoi altro? Ne ho fatto troppo. E vuoi altra acqua?- chiese Hara,
come al solito.
-No,
grazie, sto bene così.-
-D'accordo.
Ti ho stirato tutte le magliette che avevi nelle valigie, sono nel
tuo armadio.-
Kei
sgranò un po' gli occhi: -Oh. Grazie.-
-Ti
va bene la dependance, nessun problema? Il letto non è
comodissimo a detta di Takao, se vuoi lo cambiamo.- intervenne
Kanako.
-N...no...
sentite...-
Kanako,
Hara e Takao smisero di mangiare e lo fissarono. Non capitava spesso
che dicesse qualcosa sua sponte, che non fosse una risposta ad una
domanda.
-Potete
essere meno... bè... meno gentili con me?-
A
Takao cadde la forchetta nel piatto.
-Eh?-
-Non
sono abituato ad essere trattato così bene... è troppo
per me.-
Non
stava scherzando, lui non scherzava mai. Ai due coniugi venne voglia
di abbracciarlo, ma di sicuro sarebbe stato il colpo di grazia per
Kei.
-Kei,
sei un idiota.- gli disse Takao sorridendo, e continuando a mangiare.
"Così
va meglio" pensò il ragazzo.
Hara
e Kanako si guardarono, molto colpiti dalla frase di quel ragazzo,
che era tornato alla sua cena come se niente fosse.
Più
tardi ne parlarono in camera da letto:
-Chissà
cos'ha passato... per dire una frase del genere.- disse Hara,
infilandosi sotto le coperte.
-Di
tutto, cara. Di tutto...-
Kanako
sul momento aveva sorriso, ma una richiesta del genere, formulata con
tutta quella nonchalanche voleva dire molte cose.
-In
ogni caso... ora ha una casa. Non soffrirà mai più
finche io sarò ancora in vita.- concluse l'avvocato spegnendo
la luce.
Era
ancora lì. Sentiva il gelo stritolargli le ossa. La pietra
ruvida del muro era reale, così come era reale la presenza
davanti a sè.
-Lasciami!-
disse, ma la presa attorno al suo collo al contrario si fece più
intensa.
-Hai
fatto male i conti, ragazzino... dove pensavate di andare, eh?-
-Lasciam...-
-Da
qui non si va via. Voi rimarrete qui fino a quando lo vorrò
io, l'hai capito?-
Gemette
dal dolore quando strinse la presa per poi scagliarlo per terra,
addosso a qualcun altro.
-Ah!!-
esclamò l'altro ragazzo, quando il peso di Kei gli sbattè
contro.
-Fatto
male, Ivanov?- ringhiò l'uomo, afferrandolo.
-Non
mi toccare, maledetto verme!!- rispose il ragazzino, divincolandosi.
-Ah,
è così?- Kei vide Vorkov dare un pugno nello stomaco di
Yuri, che non riuscì a respirare per la botta. Poi, quando fu
a terra, lo riempì di calci.
Kei
fece per alzarsi, ma fu trattenuto da due guardie, che gli
riservarono lo stesso trattamento. Il dolore dei colpi era
insopportabile, non riusciva a difendersi perchè uno dei due
lo stava tenendo fermo. Poteva vedere solo cosa stava succedendo a
Yuri. L'amico fece lo stesso, e i loro sguardi si incrociarono.
-Signore,
Hiwatari è più rabbioso del solito.- annunciò
una guardia, dopo che Kei, esasperato, gli aveva morso un braccio.
-Ah,
davvero? E allora addomesticatelo...-
La
risposta era esattamente quella che i due desideravano, e che il
ragazzino non avrebbe voluto sentire. Kei percepì la mano di
uno dei due che scivolava sul suo addome, poi più in basso.
-No,
lasciatemi!!!- ringhiò Kei dimenandosi più che poteva.
-Tappagli
la bocca.- disse Vorkov alla guardia più giovane, che non se
lo fece ripetere due volte. Kei sentì la bocca riempita da
qualcosa che non faticò ad identificare, e che si spinse fino
alla gola, causandogli un conato.
Kei
sgranò gli occhi e non riuscì a non urlare. Rimase
immobile, paralizzato nel letto sotto le coperte. Doveva vomitare. Si
tolse le lenzuola di dosso, lottando per uscirne, e corse fuori,
all'aria fredda di Dicembre. Ne aveva bisogno, là dentro stava
soffocando.
Il
respiro non si calmava; gli sembrava di sentire ancora quello schifo
dentro la bocca, di avere quelle maledette mani addosso. E
soprattutto il dolore era talmente vivo che gli pareva che ciò
che fortunatamente era solo un sogno fosse successo un minuto prima.
Si lasciò cadere sul bordo della piscina, cercando di
respirare normalmente. -Yu... ri...- mormorò. Quante volte lo
aveva sognato negli ultim anni? Quante volte aveva pensato a lui,
dove fosse, come stesse, cosa stesse facendo... infinite.
Poco
dopo sentì dei passi dietro di lui, poi una mano sulla sua
spalla. D'istinto si ritrasse, cadendo quasi in piscina. Kanako lo
tirò verso di sè e gli evitò un bagno notturno
con zero gradi di temperatura.
-Kei??
Che è successo?-
Il
ragazzo si alzò a fatica, tremando un po'.
-N...
niente, ho solo...-
L'uomo
lo guardò, in attesa del resto della frase.
-...un
incubo...- concluse, ansimando ancora. Ebbe un vistoso conato, e la
preoccupazione dell'avvocato aumentò.
-Tutto
ok??-
-Si...-
-Domani
forse è il caso che te ne resti a casa a riposare... va bene?-
Kei
scosse la testa: -No... non serve... sto bene.-
-Non
mi sembra che tu stia bene. Perchè sei così sudato col
freddo che c'è?-
Gli
mise una mano in fronte. -Ma porc... sei ustionante! Se rimani qui un
minuto di più finisci in ospedale! Di nuovo! Vieni, torniamo
dentro.-
Lo
trascinò nella dependance e lo rimise a letto. Gli portò
un bicchiere d'acqua dove sciolse una medicina.
-Va
meglio?-
Kei
annuì, poggiando il bicchiere sul comodino.
-Che
incubo... hai avuto?- chiese Kanako, sapendo già che non gli
avrebbe risposto. Invece l'altro parlò. -Ero al... monastero
in Russia.- fece una pausa, poi riprese.
-Nel
sogno il direttore e le guardie picchiavano me e... un mio compagno.-
L'avvocato
non rispose, vedendo che non aveva finito. -Mi stavano iniziando a...
insomma a... lascia stare. Poi mi sono svegliato.-
Kanako
aveva capito benissimo, non c'era bisogno che glielo raccontasse.
-Era
molto realistico...?-
Il
ragazzo annuì.
-Kei,
che tu sappia... questo luogo di cui mi hai parlato, è ancora
in attività?-
Il
ragazzo alzò lo sguardo, pensieroso: -Non lo so...
sinceramente non ci ho mai pensato.-
-Capisco.
Ti serve altro?-
Scosse
la testa, guardando fisso il muro. Si era pentito di aver accennato
alla violenza sessuale. Come gli era saltato in mente? In circostanze
normali, non avrebbe nemmeno lontanamente fatto capire una cosa del
genere. Doveva essere il sonno... e lo shock.
-Senti
lascia perdere, non è niente. Sto bene. Non sono turbato
psicologicamente e non avrò una paralisi isterica quando
qualcuno mi metterà una mano su una spalla. Non piangerò
di notte. E nemmeno di giorno. Quindi questo non è mai
successo. Era solo un ricordo.-
Kanako
rimase spiazzato; non lo aveva mai sentito dire una frase così
lunga, nè parlare in quel modo. Ma l'ultima cosa detta...
insomma, il fatto che quello che aveva sognato lo avesse passato sul
serio era una possibiltà, ma aveva preferito non indagare. E
invece era proprio così.
-D'accordo.
Allora cerca di dormire adesso. E se c'è qualche problema...-
-Non
ce ne saranno.- concluse Kei girandosi di lato e chiudendo gli occhi.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Bè,
ecco che arrivano i pezzi forti. Spero di non aver sconvolto nessuno
con l'accenno allo stupro, ma era necessario. Ovviamente non ho
descritto l'accaduto, sia perchè è vietato dal
regolamento, sia perchè non so se riuscirei a farlo. Volevo
solo dire che affronto l'argomento con estrema serietà e non
alla leggera come spesso viene fatto, assolutamente.
Cambiando
argomento, alla fine ho optato per un piccolo crossover con due
personaggi di Yugioh, lo vedrete nel prossimo capitolo, quando
aggiungerò l'avviso. Sono solo due, dato che non mi va di
sconvolgere la storia con cinquantamila personaggi da anime e manga
diversi.
Passiamo
alle recensioni:
Mitsuki91:
Ehi, matta! Ti sei letta davvero tutti i capitoli?? XD spero ti
piaccia, fammi sapere. Un bacio
Mizuki96:
Yuri arriverà, vedrai! Ha già fatto una comparsata in
sogno, visto? Si, il rosa perseguita Kei, povera stella XD Un bacio,
fammi sapere che ne pensi di questo.
PITCH91:
Carissima!! Mi fa piacere che tu segua questa ficcy e che ti stia
piacendo! Ma no, Boris è SIMPATICISSIMO! Un cabarettista! O.O
Come
ho già detto Yuyu salterà fuori presto, per ora
limitiamoci ad un'apparizione onirica! E anche piuttosto tragica,
devo ammetterlo. Ovviamente hai azzeccato per quanto riguarda la
frase lasciata in sospeso da Kei. Se hai notato dice anche che Boris
era la seconda persona definibile come amico... indovina chi è
la prima? XD Al prossimo capitolo, un bacio!
Padme86:
Ciao cara! Già, Kei si fa sempre riconoscere, che lo voglia o
no! XD Lieta che i nuovi personaggi ti siano piaciuti, spero ti
piaccia anche l'idea del crossover! Bacionissimi, a presto! <3
Valery_Ivanov:
Ehilà, da quanto tempo!! Tranquilla per il ritardo, sai con
che capra ritardataria hai a che fare (IO!!) quindi non ti scusare!
Mi fa piacere che i ruoli si siano delineati e i personaggi
caratterizzati, è una delle cose a cui tengo di più.
Fammi sapere la tua su questo! Saluti e baci
|
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Capitolo 7 *** Sesto capitolo ***
SESTO
CAPITOLO:
La
mattina successiva Kei si svegliò alle undici passate, con un
gran mal di testa e dolori dappertutto. Dormire a lungo gli aveva
sempre causato quelle conseguenze. Si alzò, sbadigliando, e
entrò in casa dove non trovò nessuno. Kanako e Hara
erano al lavoro e Takao a scuola, ovvio. Si chiese perchè
Kanako non fosse andato a svegliarlo, non vedendolo a colazione. Aprì
il frigo e cercò qualcosa da mettere sotto i denti. -Uh.-
disse, vedendo una buona quantità di alcool. Ma forse non era
l'ora adatta. Non lì almeno. Era abituato a bere anche prima
delle undici di mattina. Finì per versarsi latte e cereali.
Takao
tornò a casa per primo, in compagnia.
-Kei,
che fine hai fatto?- chiamò, entrando in soggiorno. Il
ragazzo, stranamente, era attaccato alla play station.
-Aspetta.-
disse, concentrato su un nemico che un secondo dopo fece a pezzi.
-Ma
che schifo.- affermò una voce femminile alle sue spalle. Kei
mise in pausa e si voltò.
-Ciao.-
disse Hilary.
Il
ragazzo le fece un cenno con la testa in segno di saluto, poi passò
a Takao.
-Crawford
ha visto che non c'eri e ha detto "dov'è andato di
bello?"- lo informò il ragazzo.
-Quanto
è divertente.-
-Già...
Hila è qui per studiare con me, ti unisci a noi? Dopo viene
anche Julia. Credo sia gelosa.-
Hilary
storse il naso: -Sono la sua migliore amica, se non si fida di me...
e poi, insomma, sei Takao!!-
-So
benissimo chi sono, grazie, dolcezza.- e battibeccando si diressero
verso la stanza di Takao.
-Kei,
sono sicuro che ci darai una mano in matematica, vero??- urlò
Takao dall'altra parte della casa.
-Uff...-
Kei gettò il joystick sul divano e li raggiunse, trovandoli
già alla scrivania.
-Non
mangiate nemmeno?- chiese, ironico.
-Finchè
non torna mia madre che prepara il pranzo... -
-Mh.
Cos'è che non avete capito?-
-Niente.-
rispose candidamente Takao.
-E
allora?-
-Credo...-
intervenne Hilary -...intenda dire che non ha capito nulla.-
Kei
guardò Takao, accigliato.
-Cioè
che accidenti ti devo spiegare??-
-Sai
quello che Crawford stava cercandi di farmi capire tutta la
settimana? Ecco.-
-Ah.
Ma sei tardo?-
Takao
fece l'indignato: -Sono solo un po' scarso in matematica.-
-No,
no. Sei ritardato.-
-Ok,
ok. Aiutami ti prego!!-
-Guarda
che io non sono bravo.-
-Certo
che lo sei, sei un genio!!-
-Appunto,
per me la matematica è come se fosse l'alfabeto.-
-Quindi
sei bravo!- insistettero Takao e Hilary in coro.
-No!
E' troppo facile per potertela spiegare!-
I
due lo guardarono perplessi, e Kei si esasperò: -Ok, ora
vedrai.-
Si
sedette accanto a Takao che prese l'armamentario (libri e quaderno),
e iniziò a copiare i testi degli esercizi.
-Ecco,
ad esempio. Questo come si fa?-
Kei
guardò un momento il foglio, poi Takao.
-E'
ovvio, no?- e svolse l'esercizio in un attimo. Takao lo guardò
smarrito: -Come hai fatto...?-
-Ovviamente
per fare questo devi eliminare quest'altro e...- disse altre cose
come se stesse parlando del tempo, ma Takao non era dello stesso
avviso.
-Sì
ma non capisco perchè. Perchè qui devo fare quella
cosa? E soprattutto come faccio a sapere quando devo applicare una
formula o...-
-Ecco,
lo vedi? Non posso spiegartelo. A me viene e basta.- tagliò
corto Kei.
Hilary
intanto se la rideva.
-Uffa...
e come facciamo adesso?- chiese Takao. La ragazza intervenne: -Ehi,
guarda che io sono a posto. Sei tu che sei messo male!-
Kei
sogghignò: -Non ne avevo dubbi.-
Il
rumore della porta d'ingresso che si apriva li distolse da questi
discorsi, e i tre andarono nell'atrio.
-Ciao
mà. C'è Hilary a pranzo, ok?-
Hara
sorrise alla ragazza: -Ciao Hilary! Va benissimo! Ciao Kei.-
-Salve.-
-Fra
un quarto d'ora è pronto. Tanto tuo padre sarà già
a casa.- convenne la donna parlando con Takao.
-E
se non lo sarà?-
Hara
non rispose e andò in cucina, mentre Hilary rideva.
-Ragazzi,
vado a buttare fuori la spazzatura... torno subito.-
-E'
proprio il compito che ti riesce meglio, Takao.- frecciò la
ragazza.
-Molto
simpatica. Kei, se vuoi farla fuori mentre non ci sono, fa' pure.-
disse Takao uscendo dalla stanza.
I
due rimasero soli, entrambi abbastanza imbarazzati.
-Julia
si è ripresa il suo posto comunque... ne ha aprofittato.-
-Mh.
Domani me lo riprenderò.-
-Guarda
che Julia non è da sottovalutare.-
-Sì,
sì, come no.-
-Ma
comunque ha ragione a seccarsi, dopotutto è il suo banco.-
Kei
le si avvicinò: -Non vuoi stare in banco con me per caso?-
chiese, accigliato.
-No
no, cioè si! Solo che lei è mia amica.-
Il
ragazzo scosse la testa: -E io, che sono nuovo e spaesato?-
-Ah!
Non credevo fossi così vile da ricorrere a queste scemenze!
Sbrigatevela voi due allora. Fate a chi arriva prima.- tagliò
corto Hilary legandosi i capelli.
Poche
ore dopo, un po' dopo pranzo, arrivò anche Julia, che salutò
Takao con un bacio, Hilary con un abbraccio e Kei con un cenno,
ricambiato freddamente.
Studiarono
insieme, anche se Takao e Julia spesso e volentieri si mettevano a
fare gli idioti innamorati, Kei si spazientiva continuamente dal
momento che avrebbe preferito fare cento altre cose più
divertenti, come darsi fuoco, e Hilary non sopportava i baci continui
dei suoi due amici.
-Oh,
insomma! Dovevamo studiare o no? Io avevo anche altro da fare.-
sbottò a un certo punto, e Kei parve d'accordo.
-Ok,
scusa, scusa.- disse Julia allontanandosi dal suo ragazzo di un
centimetro e mezzo, per poi sorridergli, complice.
-Io
voglio dormire.- decretò a un certo punto Kei, alzandosi.
-Ehm,
d'accordo Kei.- rispose Takao perplesso, ma alla fine non si stupì
più di tanto.
Il
ragazzo uscì dalla stanza, diretto alla casetta in piscina.
-Ciao
eh...- disse Julia, che lo trovava sempre meno simpatico.
I
tre fecero lo scimmiottamento di un tentativo di studio, ma ben
presto i due piccioncini ripresero a fare i cretini:
-Taky,
che c'è scritto qua?- chiese Julia indicandogli un punto del
libro. Lui si sporse e lei gli diede un bacio sul collo, per poi
risalire fino alla bocca, ridacchiando.
-Oh,
basta.- esalò Hilary chiudendo il libro e andandosene. Arrivò
nel salone, per poi sbucare nel giardino. Kei era vicino alla
piscina, seduto sull'erba, e non faceva assolutamente niente.
Gli
si avvicinò, timidamente: -Che stai facendo?-
Il
ragazzo voltò la testa: -Nulla. Ogni tanto...-
-...Ci
vuole.- completò lei. -Se mi siedo qui ti da fastidio?-
Kei
alzò le spalle, e lei lo interpretò come un no. Si
sedette accanto a lui, abbastanza distante, e parlò per prima.
-Ti
trovi bene qui dai Kinomija?-
-Sì...
mi trattano bene.-
-Sono
brave persone. Kanako lo è fin troppo alle volte. Quindi ora
stai bene?-
-...sì.-
Hilary
incrociò il suo sguardo. Certo che quel ragazzo aveva davvero
degli occhi magnetici. Lo distolse subito; lei era felicemente
fidanzata, non doveva pensare nemmeno agli occhi di qualcun altro. Ma
c'era qualcosa che la spingeva a interessarsi a Kei... forse la sua
curiosità, che sempre le aveva portato guai.
-I
tuoi occhi mi sembrano sempre tristi.-
Il
ragazzo alzò la testa. Fece per dire qualcosa, ma il suono del
cellulare di Hilary lo interruppe. -Scusa! Devo rispondere...- disse,
premendo il tasto verde: -Amore? Ciao! Come è andata?- tacque,
mentre l'interlocutore raccontava qualcosa.
-Bene
allora! Torni stanotte? A che ora, così passo a salutarti?-
Altra
pausa. -Così tardi? Ma domani venite a scuola? Eh, lo
immagino... se vieni a scuola domani avrai qualcosa in cambio.- disse
Hilary, abbastanza maliziosa.
Kei
la osservava, abbastanza divertito. Anche se la sua espressione era
sempre la stessa e non lo dava a vedere.
-Aah,
va bene. A domani allora. Ti amo.- riattaccò, poi si rivolse a
Kei:
-Scusa.
Il mio ragazzo era fuori. E' quel Truesdale che senti nominare ogni
volta che fanno l'appello, assieme a Kaiba.-
-Ah,
allora esistono. Dove sono andati?-
-Sono
gli studenti migliori della scuola... quindi sono andati per dieci
giorni in Inghilterra ad una specie di competizione fra scuole,
rappresentando il Giappone. Non mi ha detto che hanno vinto, ma sono
sicura che domani porterà il trofeo.- spiegò Hilary
sorridendo.
-Quindi
stai con un secchione.-
-No,
no. Al contrario. Credo sia un po' come te... non studia tantissimo,
però è un genio.-
-Ah.-
-Era
un complimento!-
-Ah!
Grazie allora.-
Hilary
sorrise di nuovo, e Kei non potè fare a meno di commentare,
come al solito:
-Sorridi
bene.-
-...prego?-
-Ho
detto che sorridi bene.-
-Ho
capito ma... che vuol dire?-
Kei
alzò le spalle: -Interpretalo come vuoi.-
Hilary
scosse la testa: -Sei proprio un tipo insolito. Io credo di dover
andare adesso. Ci vediamo domani a scuola, ok?-
-Ok.-
La
ragazza si alzò e si diresse verso la villa, con un sorriso
divertito sulle labbra.
Mancavano
dieci minuti all'inizio delle lezioni e Kei se ne stava seduto al suo
banco, riconquistato arrivando prima di Julia, a non fare niente.
Osservo con scarso interesse due ragazzi entrare in quel momento in
classe, il primo alto quasi un metro e novanta, con i capelli castani
e gli occhi azzurri, gelidi, l'aria di uno che aveva il mondo ai suoi
piedi. Il secondo era alto poco meno di lui, aveva i capelli verde
acqua lunghi fino alle spalle, occhi dello stesso colore,
obbiettivamente un bel tipo come l'altro. Hilary gli corse incontro e
lo baciò, felice. Lui la strinse, ricambiando il bacio, poi
tramontarono fuori dall'aula a parlare di chissà che cosa.
L'altro
fu assediato dalla maggior parte dei compagni, ma se ne liberò
ignorandoli totalmente. Passò accanto a Kei, poi fece due
passi indietro.
-Tu
chi sei?- chiese, perplesso.
L'altro
lo guardò accigliato: -Nessuno.-
-Ah,
ok.- rispose Seto Kaiba poggiando la cartella sul suo banco.
-Ciao
Kaiba!- esclamò Julia abbracciandolo.
"Mh,
devo dire che la ragazza di Takao è molto allegra." pensò
Kei.
-Ciao
Julia. Mi soffochi.-
-Scusa!
Ma ci siete mancati un sacco.-
-Per
una settimana... Abbiamo vinto comunque.-
Julia
sorrise: -Oh, ma non ne avevo dubbi.-
-Nemmeno
io.-
Ok,
a Kei stava già sulle scatole.
Intanto
Seto abbassò la voce e chiese alla compagna di classe:
-Piuttosto... questo qui chi è?-
-E'
un idiota ruba-banchi che è qui per caso.- rispose lei ad alta
voce.
-Molto
simpatica, Fernandez.- rispose Kei.
-Piantatela
voi due!- esclamò Hilary, tornata dentro con il suo ragazzo.
-Hila,
rivoglio il mio banco!!-
La
ragazza iniziava a stancarsi del comportamento dell'amica. Insomma,
sapeva che Kei non aveva una situazione ottimale alle spalle,
tutt'altro, poteva anche evitare di attaccarci briga continuamente!
-July,
basta con questa storia. E' infantile, non trovi?-
La
ragazza si imbronciò e andò a lamentarsi con Takao.
-Che
palle.- sbuffò Kei.
-Julia
è fatta così. Scusala.- disse la castana.
Il
ragazzo alzò le spalle, e incrociò lo sguardo di Zane.
Si fissarono per due secondi senza dire niente, e Hilary avvertì
un'aria particolarmente pesante.
-Ehm,
c'è Crawford! Meglio se ci sediamo eh?- li interruppe
definitivamente Hilary, mentre il resto della classe raggiungeva il
proprio posto in fretta.
-State
zitti...- esordì il professore.
Osservò
i suoi alunni senza dire nulla, poi si soffermò su Kei: -Stai
già meglio vedo, Hiwatari.-
Kei
fu tentato di sospirare pesantemente, ma non lo fece. Annuì e
basta.
-Immagino
che tu abbia recuperato quello che è stato spiegato ieri.-
-Sì...-
Crawford
sicuramente sperava nel contrario, ma decise di finirla lì,
per il momento.
-Truesdale,
Kaiba... ho sentito che siete andati bene a Londra.- disse invece,
senza nemmeno guardare gli interessati.
I
due fecero sì con la testa, senza particolare entusiasmo. Dopo le
prime due ore Kei scoprì che la terza era stata occupata con
una bella assemblea di classe. Chissà di che enormi problemi
avrebbero parlato... "Come ci vestiamo al ballo di natale?"
pensò, immaginandosi la voce di Julia.
Cacciarono
il professore di inglese, e Hilary e uno Zane particolarmente
riluttante si avviarono verso la cattedra. Erano loro due i
capoclasse. Almeno, Seto aveva abdicato un mese dopo l'elezione (la
terza di fila) e aveva ceduto il posto all'amico. Le sue ultime
parole sull'argomento erano state "Adesso basta".
-Allora...
visto che chi ha fatto particolari pressioni per questa assemblea è
Julia, vorrei sapere che problemi ci sono.-
La
ragazza, impegnata a civettare con Boris, alzò lo sguardo:
-Ah? Oh, già. Rivoglio il mio banco!!-
Hilary
si schiaffò una mano in faccia, esasperata. -E poi?-
-Basta,
non ho altri problemi.-
La
castana la ignorò apertamente. -Zane?- chiese, rivolta al
ragazzo che aveva fatto un cenno con la mano.
-Chi
è quello là?- chiese, indicando Kei.
Il
nuovo arrivato lo guardò con odio.
-E'
Kei Hiwatari, si è trasferito una settimana fa. Se non c'è
altro direi di affrontare una questione che ci da casini dall'inizio
dell'anno. Kaori, Julia, vi dispiace, da parte di tutta la classe,
darci un taglio con questa faida?-
Kei
guardò la ragazza dai capelli rosa, un po' interessato.
-Perchè
guardi me, Takibana?- rispose Kaori secca.
-Posso
guardare anche Julia se vuoi. Ad ogni modo potete massacrarvi quanto
volete fuori di qui, ma in questo modo coinvolgete anche gli altri.
Kaori, la blatta nella borsa di Julia ha fatto venire un infarto
anche a me, che non c'entro niente. Oppure Julia... l'acqua sopra
alla porta se non sbaglio ha coinvolto anche Mao.- disse Hilary con
tono diplomatico, ma si vedeva che la situazione la esasperava. Kei
sogghignò: ecco, avrebbe voluto assistere a episodi del
genere. Peccato.
-Ha
cominciato lei!- esclamarono le due in coro, per poi guardarsi in
cagnesco.
-Ma
vi sentite?? Sembrate due ragazzine delle elementari! Una tregua,
chiedo tanto?- insistette Hilary.
Kaori
e Julia non risposero, indignate, ma parevano abbastanza d'accordo.
-Ok,
spero che anche questa sia risolta. Passiamo alle stanze per la gita.
Mi auguro che vi siate decisi visto che dobbiamo dare presto i nomi
ai professori.-
Mao
intervenne: -Ma siamo appena a Dicembre, non partiamo a Febbraio?-
-Sì,
ma hanno detto che fra le vacanze e la nostra poca affidabilità,
è meglio fare tutto subito.- la castana prese un gessetto e
iniziò a scrivere alla lavagna.
-Per
i ragazzi, stanza uno. Takao, Max e Rei mi avevate già dato i
nomi... nella due Boris, Raul e Brooklin...- Kei guardò
Brooklin Masefield, uno con cui non aveva ancora nemmeno parlato. Poi
si chiese se anche lui stesso fosse coinvolto in quel "viaggio
d'istruzione". La sua intenzione, ovviamente, era di non
partecipare.
-E
stanza tre... Seto, Zane e Kei.-
Il
ragazzo alzò lo sguardo, accigliato: -Io non vengo.-
Fu
Takao a rispondergli: -Sì che verrai.-
-No.-
-Ho
detto di sì.-
-E
io ho detto di no.-
-Papà
ha già detto che preferirebbe che venissi anche tu. Non vorrai
deluderlo, vero?- tentò Takao.
-Non
usare questi mezzucci con me!-
-Potete
piantarla per favore? Kei, quindi devi venire o no?- li interruppe
Hilary.
-Sì,
sì, va bene.-
Zane,
in stato semi vegetativo accanto alla finestra, gli rivolse
un'occhiata astiosa, pienamente, ricambiata.
"Ma
che accidenti vuole questo qui?" si chiese Kei.
-Zane,
faresti tu le stanze delle ragazze? Non fai mai nulla.-
Il
ragazzo si alzò sbuffando e le prese il gessetto di mano:
-Dettatemi
i nomi, col cavolo che mi ricordo quello che avevate detto.-
Hilary
sospirò; tanto valeva che facesse tutto da sola, tanto già
andava così di solito.
-Io,
Julia e Mariam in una stanza, Mao, Kaori e Sarah nell'altra.-
Sarah
Stranberg era una svedese su cui Kei aveva messo gli occhi da subito.
Nel tempo libero faceva la modella, era la migliore amica di Kaori e
in classe, a differenza dell'altra, parlava davvero poco. Grazie al
cielo, pensava Kei.
-Ok.
Tutto qui?- chiese Zane, stanco per aver alzato il braccio.
-Sì,
tutto qui. Allora poi le dico alla Kanagi. I versamenti vanno fatti
prima delle vacanze di natale, quindi entro una settimana. Partiamo
il due Febbraio. Se non avete altro da dire io mi vado a riprendere
da qualche parte.- concluse, osservando Kei che senza dire nulla se
ne usciva tranquillamente dalla classe.
Il
ragazzo si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso il cortile,
a quell'ora deserto come doveva essere. Vide Boris, tanto per
cambiare fuori dalla classe, che si fumava una sigaretta.
-Come
stanno i polmoni?- chiese.
-Per
ora bene.-
-Mh.
Beato te.-
Boris
sogghignò: -Quindi, Hiwatari, ora te la passi bene anche tu,
eh?-
-Ora
credo di sì. Tu invece... non ti avevo più visto da quando...-
-...da
quando il tuo nonnino ti ha tirato fuori dal monastero.-
-Già.
Come hai fatto ad andartene?-
Boris
alzò le spalle, e Kei quasi si rivide in quel gesto.
-Mio
cugino. Tre anni fa è diventato maggiorenne. Era l'ultimo
parente rimasto, così sono stato affidato a lui che mi è
venuto subito a prendere. Gli avevo vagamente accennato al modo in
cui vivevamo lì dentro.-
-Oh.
Sai qualcosa di... Yuri?- pronunciare il suo nome gli comportò
una stretta allo stomaco. Huznestov scosse la testa: -Sono tre anni
che non lo vedo, appunto. Ho cercato di fare in modo che venisse con
me, ma Vorkov... non ha voluto. Che ti aspettavi?-
Al
ragazzo non sfuggì lo sguardo truce dell'altro. -Si farà
vivo.-
Kei
annuì, poco convinto. Boris insistette: -Se è ancora
lì, fra poco sarà maggiorenne e potrà
andarsene.-
-E
dove? E poi... pensi che Vorkov lo lascerà andar via?-
-Non
lo so.-
-Non
lo sai?-
-Ok,
ovviamente no. Ma credo che avremo presto modo di saperlo.-
-Perchè?-
Boris
gettò a terra la sigaretta e la schiacciò col piede:
-Perchè la gita sarà a Mosca.-
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Bene,
che finale ad effetto u.u. Questo mi sa che mi è uscito un po'
più lungo del precendente, per fortuna. Ed ecco a voi... Seto
Kaiba e Zane Truesdale. Sì, io sono per i nomi originali, ma Zane lo
lascio sempre così perchè non riesco ad immaginarmelo
come Ryo Marafuji, per chi sa di cosa sto parlando (ovvero nessuno
XD). Pensavo di aggiungere anche Atticus, per chi conosce Yugioh, ma
non so, forse sarebbero troppi personaggi... Vabbè! Così
i nostri amici andranno a Mosca! Che coincidenza, vero? Passiamo alle
recensioni che è meglio!
Lexy90:
Mi fa piacere che ti piacciano i nuovi personaggi! Per la relazione
la vedo in salita, almeno non con questa professoressa XD chissà!
Un bacio anche a te.
PICH_91:
Mi sa che il tuo caro Yuri salterà fuori molto presto! Pure la
gita in mezzo ci ho messo XD e mi è venuta un'idea geniale per
quando saranno lì. Mhuahahah se volete sapere cosa, continuate
a leggere! Un bacio enooorme!
Valery_Ivanov:
Grazie grazie graaazie! :D Sì, l'impatto forte era quello che
volevo... cioè, qui si parla di stupro. Non poteva essere una
scena soft, o avrebbe voluto dire che non prendo sul serio un
argomento del genere. E io lo prendo sul serio eccome! Ti piacciono i
personaggi di Yugioh? Fammi sapere! Baci!
GBR_IVAN90_:
Oh, ma tu sei l'amico di Pich! Mi fa piacere che tu stia seguendo la
mia storia, davvero tanto! Spero che anche questo nuovo capitolo ti
convinca come i precedenti! Alla prossima, baci!
Padme86:
Ciao carissimissima! Meno male, la scena in cui chiede ai Kinomija di
essere gentile con lui era molto importante per me, speravo proprio
che qualcuno la apprezzasse ^^ Fammi sapere che ne pensi di questo!
Baci! <3 <3
Lirinuccia:
Eh già, l'ispirazione, come ho detto all'inizio (e com'è
evidentissimo! XD) viene proprio da Oc! Hai letto davvero tutti i
capitoli? Mi raccomando, fammi sapere! Un bacio!
|
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Capitolo 8 *** Settimo Capitolo ***
SETTIMO
CAPITOLO:
Kei
non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato alle tre
di notte, alla fioca luce di una lampada, ad ascoltare i lamenti
disperati del suo fratello aquisito. E invece era proprio quello che
stava succedendo.
-Senti,
se è così mollala.- tagliò corto, inacidito dal
sonno.
-Ma
non posso, lei mi piace tantissimo!-
Il
ragazzo sospirò seccato; prima che una ragazza avesse potuto
trattarlo come Julia trattava Takao, sarebbero tornati i dinosauri
sulla Terra. Insomma, quando era con lui poteva anche essere definita
carina e dolce, ma il secondo dopo civettava con qualcuno o
rispondeva male al proprio ragazzo. Per lei era quasi un cagnolino al
guinzaglio.
-E
allora prima la molli e meglio è. Così te la dimentichi
in fretta.-
Takao
guardò l'amico, disperato: -Lei mi da per scontato. Non pensa
che io potrei mandarla a quel paese in qualunque momento!-
-E
allora fallo, accidenti.-
-Ma
non voglio!-
-E
allora non ti lagnare. Sei tu che ti fai trattare come un tappetino.-
rispose secco Kei. Erano le tre di notte, dopotutto.
-Un...
tappetino? E' questa l'impressione che diamo?-
-A
me si. Poi non so agli altri.-
Takao
abbassò lo sguardo. Kei capì che, a differenza sua, le
persone normali avevano sempre, continuamente problemi di cuore ed
esistenziali, così decise di provare a consolarlo.
-Dai.
Tanto se è interessata a Boris vuol dire che è davvero
stupida.-
-Interessata
a Boris??-
"Merda."
-Ehm. No?-
-Ma
come lo sai??-
Kei
si guardò attorno, allarmato: -Non lo so. Lo deduco.-
-Cazzo.
Quindi le piace quello là. Cazzo. E a lui piace lei. Ca...-
-Non
lo so, ti ho detto!-
-Si
ma tu sei un genio, quindi qualunque tua deduzione è giusta,
no?-
-No!-
-Si
invece... che palle! Chiederò agli altri se queste cose che tu
hai dedotto in tre settimane loro le avevano notate già.-
Kei
pensò che, a meno che non fossero stati molto, molto tardi, la
risposta sarebbe stata si, si, si, cento volte si, ma per quella
notte aveva già detto abbastanza.
-Takao,
ora non è che mi lasceresti dormire?-
-Si,
scusa, vado via.-
Il
ballo di Natale era ormai imminente, Kei era ancora definito "quello
nuovo" nonstante le (a detta sua) "ben" tre settimane
di permanenza, e si dilettava a fuggire dalle ragazze che tentavano
di accaparrarselo come accompagnatore per la festa.
Non
riuscì, però, a salvarsi dal genio malvagio di Kaori
Shikawa, che lo bloccò letteralmente all'entrata del bagno dei
ragazzi.
-Hiwatari.-
-Ehilà.-
rispose il ragazzo guardandosi attorno, esaminando le possibili vie
di fuga.
-Fermo
dove sei. Come mai non hai ancora una ragazza per il ballo? Sei gay
per caso?-
-No.
Non ne conosco neanche una e mi assediano continuamente. Mi danno
fastidio e basta.-
Kaori
annuì: -Io ti do fastidio?-
-Non
particolarmente.-
-Mh.
Interessante.-
-Shikawa,
arriva al sodo.-
-Vieni
alla festa con me.-
-Non
conto di andarci.-
-Allora
diciamo che... se dovessi cambiare idea, io mi terrò
disponibile.- concluse, sfiorandogli un braccio e girando sui tacchi.
Kei non potè fare a meno di fissarle il fondoschiena, e si
chiese cosa diavolo lo frenasse con quella che obbiettivamente era
uno schianto.
-Scusa,
Hiwatari. Blocchi il passaggio.-
Non
aveva mai parlato con Brooklin, ma la prima impressione fu che il suo
tono calmo gli faceva venire il nervoso.
Si
spostò lanciandogli un'occhiata indifferente, ricevendo in
risposta un sorriso falso. Kei strinse un pugnò e se ne tornò
in classe, nervoso.
-Hiwatari!!-
Il
ragazzo si bloccò di nuovo, sempre più seccato.
-Che
c'è??- sbottò voltandosi.
-Sei
proprio una capra, Kei. Ti cercavo per proporti una cosa.-
Era
la O'Connor, la professoressa di educazione fisica, una stangona
atletica e bionda che aveva studiato in classe con Crawford per tutto
il liceo e che, esattamente come la Kanagi, non ci andava minimamente
d'accordo.
-Oh.
Salve.-
-Si,
si. Allora... ho visto come corri, sai? E anche come hai stoppato il
pallone l'ultima lezione, quando vi ho lasciati giochicchiare.-
-Chi,
io?-
-Si,
tu. Sai giocare a calcio, vero?-
-No.
Mai giocato.-
-Per
quanti anni?-
-Due
e mezzo.-
-Lo
sapevo!- esclamò la donna, sollevata. -Guarda caso a Gennaio
inizia il campionato e ci manca un attaccante!-
Kei
scosse la testa: -Veramente non mi va...-
-Oh,
non è un problema questo. Allora gli allenamenti sono il
lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle tre alle
cinque, d'accordo?-
-Ma
ho detto che..-
-In
circostanze normali ti direi di iniziare direttamente dopo le vacanze
di Natale, ma dato che il campionato sta per iniziare direi che è
il caso che tu ti alleni da subito.-
-Senta,
le ho detto che non voglio entrare nella squadra.-
La
bionda smise di parlare e lo guardò, chiaramente delusa.
-Ma
perchè?-
-Perchè...
perchè non ne ho voglia.-
-Dico
davvero Kei, mi salveresti la vita. A me e alla squadra.-
-Non
c'è nessun altro?-
-Ho
provinato tantissimi ragazzi, e non ce n'è uno all'altezza.
Kei, davvero, non insisterei se non fosse importante!-
Il
ragazzo alzò gli occhi al cielo. -D'accordo. Tanto non ho
niente da fare.-
-Grazie!!
Sapevo che avrest... bè da fare ce l'hai in teoria. Sai,
studiare.-
-Eh
a parte quello...-
-Perfetto,
perfetto. Allora dopodomani dopo le lezioni ok? Ah ma tanto sei in
classe con mezza squadra, chiedi a loro. Ciao ciao!- e andò
via come un tornado.
-Mezza
squa... merda.-
-Davvero??
Evviva!!! Non solo finalmente abbiamo un attaccante degno di questo
nome, ma in più sei tu!!-
-Non
mi hai mai visto giocare, idiota.-
-Che
importa, sicuramente sarai bravo!-
Erano
a tavola, qualche ora dopo, e Takao si era subito entusiasmato alla
notizia. Anche Kanako e Hara approvavano il fatto che Kei facesse
qualcosa, e uno sport era l'ideale.
-Scusa
poi... chi c'è in squadra?-
-Bè,
che conosci... io... Boris...- e nel nominarlo storse il naso
-...Rei, Brookiln, Zane e Seto.-
-Oh,
perfetto.- sbottò.
-Dai,
è divertente.-
-Col
cavolo. Bah.-
-Ah,
quest'anno il capitano è Zane. L'anno scorso era Seto. Ma non
aveva più voglia di fare nulla quindi ha ceduto il titolo.
Cerca di non litigarci!-
-Bah.-
ripetè Kei continuando a mangiare, e Hara scoppiò a
ridere.
Poi
il ragazzo si rivolse al tutore: -Kanako...-
-Dimmi.-
-Ecco,
non è che puoi accompagnarmi alla villa?-
-Certo.
Hai dimenticato qualcosa?-
-La
mia moto.-
-Moto?
Guidi?-
-Si...
è una centoventicinque. Sono stato senza fin troppo.- spiegò.
-D'accordo,
Kei. Andiamo più tardi, ok?-
-Si.
Grazie.-
-Maledetto,
hai la moto? Io non sono nemmeno riuscito ad avere la patente!-
intervenne Takao seccato.
-Tu
hai tentato di guidare più volte, e sappiamo come è
finita.- rispose Hara scuotendo la testa.
Kei
alzò lo sguardo, incuriosito, e la donna precisò: -E'
finito una volta contro il camion dei rifiuti, un'altra contro una
Bentley (e non ti dico le spese) e infine, prima di arrendersi, ha
sfondato un vetro... insomma, deve solo ringraziare che sia ancora
vivo.-
Kei
guardò Hara, poi Takao, infine scoppiò a ridere. -Ahah!
Dai, ma come cavolo si fa??-
-Non
sono molto portato!!-
Kei
intanto se la rideva. E ciò che fu impossibile da non notare
era che rideva davvero, non ghignava. Takao, nonostante il nervoso
per il ricordo dei suoi fallimentari tentativi sulle due ruote,
sorrise a sua volta.
Alla
fine andò al ballo.
Oltre
al fatto che non aveva nulla da fare quella sera, le insistenze di
Takao erano state a dir poco tremende.
Così
ancora una volta si guardava allo specchio chiedendosi che diavolo
stesse facendo.
-Però,
stai bene anche elegante! Ma le catene e i teschi ti si addicono di
più.-
-Io
non uso teschi.-
-Ma
sei il tipo. Piuttosto, quindi vai davvero con Kaori?-
-Eh.
Perchè?-
-Per
sapere. Kaori, anche se non sembra, non è una facile.-
Kei
alzò un sopracciglio: -Ma per favore...-
-Dico
davvero!-
-Ma
se mi ha puntato da subito!-
Takao
annuì: -Certo, evidentemente le interessi molto.-
L'altro
sembrava davvero poco convinto, ma decise di non indagare oltre.
Poco
dopo erano all'entrata della palestra della scuola, un locale enorme
che fungeva, se sgomberato, da salone. Takao era ovviamente con
Julia, Rei con Mao, (Kei aveva scoperto solo da poco che i due
stavano insieme da tre anni), Mariam con Boris (coppia improvvisata)
e poco dopo arrivarono anche Zane e Hilary a bordo di un macchinone.
Anche
Kaori arrivò in limousine assieme a Sarah, i loro genitori
erano ricchi sfondati e la cosa era nota a tutti.
Le
due scesero, attirando gli sguardi della maggior parte dei presenti.
Di certo non erano due che non si facevano notare. Kaori aveva un
vestito nero scollato e pagato probabilmente come se fosse oro,
l'altra era vestita di bianco, colore che con i capelli biondi creava
un effetto-angelo decisamente bello a vedersi.
Sarah
si guardò attorno fino a che non individuò Seto, poi
andò da lui e lo baciò.
Intanto
Kei fissava Kaori in ogni prospettiva, e pensò che era
capitato proprio bene.
-Ciao.-
disse la ragazza avvicinandosi.
-Ciao.-
-Entriamo?-
-Ok.-
Kaori
si appese al suo braccio e i due entrarono nella palestra. Era stata
addobbata a dovere, e l'ultima cosa che sembrava era, appunto, una
palestra.
-Però,
quest'anno l'hanno fatta meglio dell'anno scorso.- constatò la
ragazza, sapendo che l'altro non avrebbe risposto.
-Sai
ballare, vero?- aggiunse poi, sorridendo.
-Mh.
Non credo.-
-Ahah!
Benissimo allora.-
-Tra
l'altro non è un'attività che mi attira.-
-Mh,
e quali attività ti attirano?-
Kei
la guardò e alzò le spalle: -Indovina.-
Poco
dopo iniziarono con la musica, e tanto per partire col piede giusto
il primo pezzo fu un lento.
-Che
imbecilli. Non si inizia mai col lento.- disse Kaori.
-No?
E perchè?-
-Perchè
è così. Andiamo a bere qualcosa?-
-Si,
credo che sia meglio.-
Kei
sospirò di sollievo, ballare non era certo il suo principale
hobby. Andarono al tavolo e Kei si diede alla ricerca dell'alcool.
-Dove
cavolo è?? Comincio a stancarmi sul serio.- alcune persone si
girarono, incuriosite. -Takao, stai urlando.- tentò Hilary.
-Non
me me frega niente! Se è con Boris io non so cosa...-
Zane
lo afferrò per un braccio: -Quanto hai bevuto?-
-Boh
un po'! Ma sono lucido!-
-See,
si vede...-
-Lasciami,
Zane. Vado a cercarla.- Takao si divincolò e si allontanò
con passo veloce.
-E'
ubriaco. Finisce male. Zane, dobbiamo fare qualcosa! Andiamo a
cercare Julia.- disse Hilary decisa.
Kei
e Kaori avevano finto di ballare un po', per poi uscire fuori a
prendere un po' d'aria. La passione per le sigarette era un altro
punto in comune tra loro.
-Ma
quella non è Julia?- chiese Kaori indicando la ragazza, senza
la minima discrezione.
-Si.
Ed è con Boris.- concluse Kei.
-Ooh...
interessante.-
I
due si baciavano appoggiati ad un albero, e Kei, senza sapere perchè,
sentì un'ondata di rabbia travorgerlo.
-Quindi
mette le corna a Takao. Bene.- sbottò.
-Non
ne avevo dubbi.- disse la ragazza.
Sobbalzarono
quando qualcuno gli andò addosso.
-Takao?-
-Avete
visto... Julia?-
Kaori
lo guardò meglio: -Merda. Sei ubriaco per caso?-
-Si!
Dov'è Julia??- esclamò, furioso.
-E'
lì.- disse infine la ragazza indicandola... anzi, indicandoli.
Takao
li vide e rimase bloccato. In quel momento arrivarono anche Hilary e
Zane.
-Oh,
no.- mormorò la castana.
-Non
ci posso credere...- ringhiò Takao, per poi andare verso i due
e separarli bruscamente.
-Aah!!
Ma sei matto??- esclamò Julia, per poi vedere il suo ragazzo
con uno sguardo che mai aveva avuto.
-Che
cazzo state facendo?-
Boris
sogghignò: -Vedi tu.-
-Sei
un figlio di puttana, Huznestov!!-
-Ripetilo,
idiota!-
-Sei
un figlio di puttana! E tu... non farmelo dire, Julia! Non ne posso
più di te!-
Julia
si guardò attorno, imbarazzata: -Smettila di urlare...-
-No!
Non darmi ordini! Ci ho provato a stare con te, ma ho capito che
nessuno può farlo! Tu vuoi SOLO quello che non hai! Boris,
prenditela pure, farà lo stesso con te dopo una settimana,
quando si sarà stufata!-
Boris
alzò un sopracciglio: -Forse sei tu il problema, Kinomija.
Ispiri tradimento.-
Takao
gli diede un pugno in faccia. Bello potente, tra l'altro, causandogli
una craniata altrettanto forte sul tronco dell'albero.
-Takao!!!-
strillò Julia. Kei e gli altri scattarono verso di loro, il
primo soprattutto perchè sapeva come picchiava Boris. Infatti
il ragazzo aveva afferrato Takao per il collo. -Boris!- disse Kei
secco, separandoli bruscamente.
-Stanne
fuori, Kei!!-
-Lascialo
stare! Ti sei fatto la sua ragazza, che altro vuoi?-
-Perchè
prendi le sue parti e non le mie?? Non eri tu quello che aveva perso
la moralità per strada??-
-Stai
zitto.-
-No!
Che cavolo ti è successo, si può sapere?-
-Non
voglio parlare con te di questo argomento, grazie.-
Prima
che l'altro potesse rispondere Takao si accasciò per terra
tenendosi la testa.
-Che
cos'hai??- esclamò Julia.
-Non
urlare, ho mal di testa...- disse Takao, senza riuscire ad alzarsi.
Kei si chinò su di lui e lo sollevò. -Andiamo via di
qui.- disse, mentre Kaori gli dava una mano.
-Tu
non sei così.- disse Boris mentre i tre se ne andavano. Kei
non gli rispose nè si voltò.
-Come
stai?- chiese Kaori dopo che ebbero sistemato Takao su una panchina.
-Meglio
grazie... La odio, è una puttana...-
-E'
un po' che cerco di fartelo capire.- rispose la ragazza annuendo.
-Ma
tu non conti, vi odiate!-
-Eh,
chiediti perchè.-
-Nnh,
devo vomitare...-
-Da
quella parte prego. Takao, tu non reggi l'alcool. Che cavolo avevi in
mente?-
Nel
frattempo Kei li guardava ma non li vedeva davvero. Aveva ancora in
testa le parole di Boris. Aveva ragione, ecco perchè non gli
aveva risposto.
-Kei,
tutto bene?- chiese Kaori avvicinandosi.
-Si.
Sentite io sono in moto...-
-Oh
non c'è problema, io torno in macchina assieme a Sarah. Se
vuoi tornare a casa vai pure.-
-Grazie,
Kaori.- bofonchiò Takao alzandosi. -Ti precedo al parcheggio,
Kei...-
-Ce
la fai?-
-Si.
A fra poco.-
Takao
andò, e Kei guardò Kaori. -Bè, grazie.-
-E
di che. Ci vediamo lunedì a scuola.-
-Si.
Ciao.- Kei le diede le spalle, ma poi cambiò idea e si voltò.
-Sì?-
-Ti
va di uscire?-
-Oh.
Certo.-
-Bene.-
-Già,
bene. A lunedì!-
Kaori
tornò verso la scuola, col sorriso sulle labbra.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ora
vi spaventerete. Ho aggiornato presto!! Incredibile. Succede anche a
me! Rispondo subito alle recensioni:
Lirinuccia:
Grazie per i complimenti! Ti rispondo qui così non lasciamo
altre recensioni a spasso XD Non è che mi sia sentita
"attaccata", i toni non mostravano niente del genere,
quindi tutto a posto! Solo che un minimo riferimento alla mia
recensione, anche se minimo, l'ho notato, per questo ho pensato di
specificare, non volevo essere fraintesa ma vedo che non è
successo^^ La tua frase "se uno scrive una storia è per
vedere qualcosa di se stesso in essa" è giustissima, ed è
anche una bellissima frase! Solo che dato che soprattutto nei primi
capitoli della fic Pich era un po' abbattuta per via delle poche
recensioni, le ho spiegato uno dei tanti motivi per cui la gente non
legge. Tant'è che a costo di risultare ripetitiva, ho detto
ottanta volte "è un consiglio" XD Poi è
chiaro che lei può fare ciò che vuole, e per
l'esattezza lo sta facendo benissimo. La sostanza è che la
gente detesta le Mary Sue, e anche se non è il caso di El,
purtroppo si tende a generalizzare. Quindi tutto a posto, spero! Un
bacio, fammi sapere che ne pensi di questo! <3
PICH_91:
Ciao! La parte a Mosca sarà sicuramente la più
interessante, e prometto che non ci vorrà molto! Riguardo a
Julia, diciamo che a me piace, ma mi è uscita antipatica senza
nemmeno che ci pensassi! Era destino XD Tesoro spero che tu non ti
sia abbattuta per la mia recensione all'ultimo capitolo della tua
ficcy, perchè davvero, era solo un consiglio :) Al prossimo
capitolo, un bacio gigante!
Lexy90:
Ahah, sapevo che la gita a Mosca avrebbe riscosso successo! E sono
contenta che ti piaccia il modo di fare di Kei! Ho aggiornato presto,
visto? (applausi, applausi! XD) Un bacio!
Valery_Ivanov:
Davvero ho azzeccato i tuoi personaggi preferiti?? Waah, fantastico!
Ammetto di aver mollato Kaiba, povero piccolo, però avrà
anche lui un ruolo decente, prometto! Spero di farti cambiare idea su
Hilary, ormai ci provo con tutti quanti, povera ragazza bistrattata!!
Al prossimo, un bacione!
GBR_IVAN90_:
Si, Pich ti ammazzerà di sicuro! Mi fa davvero piacere che tu
segua la mia storia, spero che ti sia piaciuto anche questo! Bacio
Padme86:
Ciao!! Si, non passerà tanto prima che fra Zane e Kei sia
guerra XD Di cose sul passato dei poveri russi se ne scopriranno
eccome! Grazie per la recensione e per i complimenti, un bacio tvb!
Aphrodite:
L'hai letta tutta?? *__* Ti adoro ufficialmente! Davvero, quello che
hai scritto sulla caratterizzazione dei personaggi mi rende davvero
felice ^^ Fammi sapere che ne pensi di questo! Baci!
Mizuki96:
Non importa se non hai commentato il precedente, ma figurati! Grazie
per i complimenti, un bacio!
|
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Capitolo 9 *** Ottavo Capitolo ***
OTTAVO
CAPITOLO:
-Ringrazia
che i tuoi sono già a letto, accidenti a te.- disse Kei
poggiando un bicchiere d'acqua sul comodino di Takao.
-Lo
so... grazie comunque...-
-Dovevo
lasciarti lì? Ora dormi. A domani.-
Kei
uscì dalla stanza, diretto nella sua. Fuori faceva più
freddo del solito, cosa abbastanza positiva per lui. Si sedette sulla
sdraio vicino alla piscina, osservando l'acqua. "Chissà
se con qualche grado in meno si può congelare" pensò,
dandosi poi dell'idiota. Se ne andò a dormire, le parole di
Boris che continuavano a echeggiargli nella mente.
L'atmosfera
del lunedì non era niente male. Boris e Takao si fulminavano
con lo sguardo (il primo con un discreto occhio nero), mentre
Julia non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia.
All'ora
di ricreazione finalmente si affrontarono, incontrandosi in
corridoio.
-Takao...- mormorò lei, tormentandosi le dita.
-Che
vuoi?-
-Io...
mi dispiace...-
Il
ragazzo lo guardò, cinico: -Ti dispiace di cosa?-
-Per
quello che è successo.-
-Come
fai a dire che ti dispiace? Non ha senso. Se hai qualcosa da dire
fallo, non ho voglia di parlare con te.-
-Ok,
ok, non ti incazzare. Noi ora... non stiamo più insieme...
vero?-
-Ovviamente
no!! Ma ti senti quando parli??- sbottò Takao, incredulo.
-Non
urlare! Io non voglio lasciarti!-
-Non
ti preoccupare, perchè lo sto facendo io. Ciao, Julia. Abbiamo
chiuso.-
Detto
questo la superò e se ne tornò in classe, con un peso
sullo stomaco in meno.
Nel
frattempo Boris aveva raggiunto Kei:
-Ehi,
tu.-
-Mh.- fu il bofonchio che ottenne in risposta.
-Sei
davvero un idiota.-
-Fottiti,
Boris.-
-Eri
tu quello che andava in giro per il monastero a terrorizzare i
bambini e a spacciargli ogni cosa! Come pretendi che ti prenda sul
serio se mi dici...-
-Boris,
stiamo parlando di anni fa!- lo interruppe Kei, allargando le braccia.
-No!
Non dirlo nemmeno per scherzo, come si è si rimane! Non ti
permetto di farmi prediche, proprio TU!-
-E
va bene, hai ragione.-
-Piantala.-
-No,
davvero. Hai ragione tu. Sto cercando di darci un taglio. Ma hai
ragione. Tu sei coerente, io non lo sono.-
Boris
non rispose, stupito di quella risposta. Pensava che avrebbero
discusso ancora.
-Ecco.
Nemmeno questo è da te.-
Kei
lo prese per il colletto: -Senti, Boris. Cosa vuoi da me? Vuoi che
fermi il primo bambino del primo anno che passa e lo prenda a calci?
Vuoi che tiri fuori sostanze illegali trovate chissà dove dalle tasche? Lo faccio SE MI
VA. Ma non mi va. Allora quando avrò questo tipo di volontà
te lo farò sapere, così saremo contenti.- disse, a due
centimetri dalla sua faccia. L'altro non fece una piega, in compenso
lo scansò e passò oltre. Kei lo seguì con lo
sguardo, per poi soffermarsi sulla esile figura di Hilary, che lì
accanto aveva seguito almeno parte della scena e lo osservava con
aria seria. Il ragazzo le gettò un'ultima occhiata per poi
andarsene.
Tanto
per cambiare organizzarono una festa per Capodanno. E che festa. Pur
volendolo, Kei non potè sottrarsi dal momento che l'aveva
organizzata proprio Takao, aprofittando del week-end fuori città
dei genitori. Alle nove la casa era già invasa da tutta la
classe, e qualche persona che nemmeno aveva mai visto.
-Bè
Tak, dov'è l'alcool??- esclamò Kaori appena arrivata,
senza nemmeno aver poggiato la giacca.
-E
sta' calma, non vorrai iniziare a bere dalle nove??- chiese Rei, che
invece stava pensando la stessa identica cosa.
Kei
dopo un po' si guardò attorno; si, c'erano proprio tutti.
Boris, Zane, Kaiba, Rei, Max, Brooklin, Hilary, Julia, Mao, Mariam,
Kaori... ok, presto si sarebbe rifugiato da qualche parte. La sua
voglia di darsela a gambe aumentò quando davvero tirarono
fuori litri di alcool.
"Ma
non lo bevranno mai tutto, che bambini..." pensò,
escludendo Boris che trincava misugli vari come se fossero acqua.
-Ehi
Kei. Perchè non bevi? Ora sei pure diventato astemio?- gli
chiese, mettendogli un braccio intorno alle spalle.
-Assolutamente
no. E' la compagnia il problema.-
-Oh,
smettila di essere così sdegnoso e dacci dentro anche tu. Che
cavolo.-
Kei
alzò gli occhi al cielo. -Va bene, va bene.-
Kaori,
già brilla, sbandò addosso a loro. Aveva in mano una
bottiglia vuota e la brandiva pericolosamente: -Ora facciamo... il
gioco della bottiglia! Daaai venite!-
Complice
l'alcool già ingerito, il gioco vide unirsi molta gente, per
la gioia di Kaori.
-Kei,
vieni subito qui.- intimò Hilary, il cui cervello partiva per un nonnulla.
-No.-
rispose lui atono.
-Cos'è,
il gioco della bottiglia ti spaventa? In effetti è una cosa
tremenda.-
Ok,
l'alcool le faceva un brutto effetto, era palese. Il ragazzo la
guardò stranito, per poi sedersi con loro.
-Che volete che
sia.- aggiunse poi, seccato.
-Evvivaaaa!-
esclamò Takao gioioso, ricevendo un'occhiataccia da Kei.
Kaori
fece girare la bottiglia, che si fermò su Mariam.
-Mariam...
obbligo o verità?-
La
ragazza ci pensò su, per quanto fosse ancora in grado di
pensare, poi decise:
-Verità.-
-Uhm
beeene...-
-Ma
Kaori, non puoi decidere sempre tu.- intervenne Julia.
-Uff,
che palle... chi gira la bottiglia decide!-
Julia
la guardò con odio, ricambiato pienamente.
-Comincio
io però... allora Mariam... iniziamo con qualcosa di soft...
parliamo del nuovo arrivato. Faresti sesso con lui?- chiese Kaori,
indicando Kei.
Il
ragazzo guardò prima lei poi Mariam; ecco, non avrebbe dovuto
partecipare. L'avevano subito messo in mezzo.
-Ovviamente
sì.- rispose Mariam senza il minimo freno, cosa di cui si sarebbe
pentita la mattina dopo.
-Che
palle Kei. Arrivi tu e ci lasci tutti a secco.- protestò
Takao.
-Ma
taci, ubriacone...-
Kei
iniziò a progettare la sua fuga; tanto dopo poco sarebbero
stati tutti così sbronzi da non accorgersi nemmeno della sua
assenza. Sì, era un piano geniale.
Prima
che potesse pensare ad altro sentì un peso sulle sue gambe, e
guardò Hilary che si era comodamente seduta a cavalcioni su di
lui.
-Che
fai?- chiese.
-Takao
ha deciso che ti devo baciare per quaranta secondi.-
-Bene.-
rispose il ragazzo.
Zane,
ancora abbastanza sobrio, scattò in piedi: -Scordatevelo.-
-Eh,
no, no! Abbiamo iniziato a giocare conoscendo i rischi.- intervenne
Julia perfida, guardando prima Zane e poi Kaori con aria maliziosa.
Hilary,
parecchio brilla, avvicinò il viso al suo, per poi fermarsi a
un millimetro di distanza. Kei poteva quasi sentire le sue labbra
sulle sue.
Rimasero
immobili, fissandosi negli occhi a distanza decisamente ravvicinata.
-Non
farlo se non vuoi.- disse piano Kei.
Hilary
si morse un labbro, come se non avesse pensato a quell'eventualità.
-Bè,
volete baciarvi o no?- chiese Julia.
I
due si allontanarono quasi nello stesso momento.
Hilary
scese un po' barcollante dalle ginocchia di Kei mentre lui si alzava
in piedi:
-Questi
giochi mi fanno innervosire.- decretò, per poi scavalcare cose
e persone e uscire dalla stanza.
-Kei,
che diavolo fai?- esclamò Kaori perplessa.
-Non
ne ho più voglia nemmeno io...- aggiunse Hilary.
-Neppure
io.- disse Zane alzandosi e optando per un altro drink.
-Ma
non abbiamo nemmeno iniziato!- protestò Julia seccata.
Kei
intanto se ne tornò nella depandance, sbattendo la porta; era
finito in un manicomio di bambini ninfomani, ora ne aveva la
certezza. Si sedette sul letto, sbuffando. Che diavolo lo aveva
trattenuto con Hilary? Il fatto che stesse con Truesdale? Ma quando
mai... Che era brilla e quindi non era una cosa giusta? Neanche,
ovviamente. Questo tipo di moralità l'aveva persa da un pezzo,
forse non l'aveva mai avuta. Sorseggiò il bicchiere di scotch
che non si era scordato di portarsi dietro, seccato. Non si
riconosceva più nemmeno lui. Boris aveva ragione. Ed ecco che,
come se l'avesse evocato, Huznestov entrò senza nemmeno
bussare.
-A
questo punto tantovale che la tolga, la porta.-
-Uhm,
chiudi a chiave la prossima volta. Ho portato i rinforzi.- disse
l'altro, sventolando una bottiglia.
-Allora entra.-
Boris
chiuse la porta e si sedette con poca grazia accanto a lui; aveva già
bevuto molto, ma reggeva l'alcool come pochi.
-Dio,
quanto hai bevuto?- chiese Kei guardandolo in faccia.
-Non
abbastanza. Perchè sei andato via?-
Il
ragazzo alzò un sopracciglio: -Che domande fai? Mi chiedo
invece come faccia tu a trovarti a tuo agio insieme a quegli
imbecilli.-
Boris
bevette ancora: -Diciamo che mi accontento. Finchè si scopa e
si beve...-
-Vedo
che la tua filosofia non è cambiata molto.-
-Mentre
invece la tua sì.-
-Non
ne ho mai avuta una.-
-Sì
invece... Fa' casino. Continuamente. Ecco qual'era.-
Kei
alzò gli occhi al cielo, esasperato.
-Ora
invece sei diventato una specie di individuo triste e solitario...
non che tu sia mai stato socievole, ma c'è un limite a tutto.
Riuscivamo a divertirci perfino... la',
e ti ritrovo così.-
-Appunto,
non sono mai stato socievole.-
-Kaori?
Te la sei già fatta?-
-Perchè
cambi discorso??- protestò Kei.
-Te
la sei fatta, no?-
-No.-
-Ecco,
vedi?? Non è normale! E prima, Hilary? Avevi quella in braccio
e non ci hai fatto niente!- insistette Boris, alzando il tono della voce.
-Non strillare. Sta
con quel Truesdale...-
-Oh,
andiamo! Il Kei che conosco io se la sarebbe slinguazzata per tutti i
quaranta secondi o quanti cazzo erano, il tutto guardando Truesdale e
ridendo!-
-Perchè
ci tieni tanto?-
-Eh?-
Kei
lo guardò, bevendo altro scotch: -Perchè vuoi che mi
comporti come al solito? Ti do fastidio se sto tranquillo?-
-Fino
al mese scorso tu non eri più con me da anni. Ma ora ci sei, e
rivoglio Kei Hiwatari.-
-Oh,
ma che tenero.-
-Voglio
poterti guardare e dire "cazzo, c'è qualcuno peggiore di
me in questo mondo".-
-Ora
si spiega.-
-Perchè
sei cambiato così? Almeno dimmelo.-
Kei
si rabbuiò; era vero, si stava contenendo. E il motivo c'era.
-Non
voglio finire ancora in posti come... la Borg, il carcere... la casa
famiglia. I Kinomija non sono la mia famiglia, non posso sgarrare.-
Boris
lo guardò, senza espressione. Poi annuì: -Sì, già.
Dopotutto non voglio che ti spediscano chissà dove. Ma il mio
egoismo come sempre prevale su tutto.-
Kei
svuotò il bicchiere, per poi gettare lo sguardo sulla
bottiglia ancora quasi piena che Boris teneva in mano.
-E
i tuoi buoni propositi, Hiwatari?-
-Versa,
idiota.-
Boris
non se lo fece ripetere due volte e gli riempì il bicchiere
fino all'orlo.
-Che
roba è?-
-E
io che ne so...-
Kei
ghignò e si alzò in piedi. -Andiamo a vedere cosa fa
l'asilo dall'altra parte.- propose, e uscì seguito da Boris.
Nel
(poco) tempo in cui Kei era stato via le cose erano senza dubbio
degenerate. Takao era fuori come un terrazzo e stava sul divano
avvinghiato a Julia, per la serie "coerenza saltami addosso";
alcuni ballavano (la musica era davvero alta, presto i vicini si
sarebbero lamentati), altri continuavano a bere come spugne, e c'era
perfino chi era uscito nel giardino a fumare qualunque cosa.
-Ah,
e io che pensavo che Julia mi amasse.- sospirò Boris ironico,
osservando la ragazza. -Sì, come può essere innamorata di un
vibratore.- rispose Kei.
Ma
Boris era in vena di rissa, così si diresse verso la sua
pseudo-ragazza:
-Ehi,
dimentichi qualcosa?- le chiese, tirandola leggermente per il
vestito.
-Mh?
Che c'è Boris?-
-Non
vi eravate lasciati?-
-No,
no. Io non ero d'accordo infatti.- rispose Julia.
Kei
guardò Takao; era uno straccio, doveva aver bevuto già
parecchio. E pensare che si era ripromesso di non cadere più
nelle grinfie di Julia. Tuttavia decise di mollarlo lì.
Dopotutto era Takao che si cacciava nei guai, e non spettava a lui
tirarlo sempre fuori. -Lascia perdere. Io vado a vedere che spacciano
là fuori.- disse.
Boris
sembrava d'accordo sul piano, così getto un'ultima occhiata
indifferente ai due sul divano, per poi seguire Kei in giardino.
-Ehi
tu.- Zane afferrò Kei per la spalla, costringendolo a
voltarsi.
-Che
vuoi?-
-Posso
parlarti un secondo?- più che una domanda era un ordine, e
all'altro non piacevano affatto gli ordini.
-Sono
qua.-
Zane
guardò Boris, che seguiva la scena molto interessato.
-Che
c'è? Sono in vena di gossip, Truesdale.-
Quello
lo ignorò e trascinò Kei qualche metro più in
là, per poi sbatterlo poco dolcemente contro un albero.
-Ehi!-
ringhiò, scrollando il braccio.
-Hilary
è la mia ragazza.-
-Non
è un problema per me.-
Zane
lo prese per il colletto: -Lo è per me. Non ti avvicinare a
lei.-
-Toglimi
quelle mani di dosso o...-
-O...?
Che fai, mi accoltelli?- chiese Zane ironico.
-Forse
no... ma potrei spaccarti il faccino aristocratico che ti ritrovi.-
-Non
credo, Hiwatari... Io penso che i Kinomija non sarebbero molto
contenti se tu ti comportassi come il teppista che sei...-
Kei
strinse un pugno. "Non fare cazzate, non fare cazzate!" gli
diceva una voce nel suo cervello.
-Ora
non ci sono.-
-Glielo
farei sapere lo stesso, non ti preoccupare.-
La
pazienza di Kei non era mai stata tanta. Infatti diresse il suo pugno
verso la faccia di Zane, ma fu fermato da una presa salda sul polso.
-Che
state facendo?-chiese Seto Kaiba.
-Stavo
mettendo in chiaro delle cose.- rispose Truesdale continuando a
fissare Kei con astio.
-Stanno
già facendo abbastanza casino senza che voi scateniate una
rissa.-
-Dio,
Seto, è una festa...- rispose Zane.
-Certo.
Ma Takao è completamente andato. Tu che sei il suo fratello
acquisito o che cavolo sei... perchè non vai a dargli una
mano?-
Kei
alzò un sopracciglio: -Era impegnato con Julia.-
-Sì,
e ora è sul pavimento.-
-Che
palle...- il ragazzo mollò i due lì e si diresse
all'interno della casa.
In
effetti la situazione era peggiorata; Julia era sul divano, fusa.
Takao era coricato per terra e rideva, mentre Kaori continuava a bere
e rideva anche lei guardando come era ridotto il padrone di casa.
-Takao...-
disse Kei scuotendolo.
-Ciao
Keeei...-
-Sei
proprio un genio, fattelo dire.-
Boris
rientrò in casa:
-Che
voleva Truesdale?-
-Rompere...
aiutami con questi imbecilli.-
-Io
quest'idiota lo lascerei qua. Affari suoi. Piuttosto Kaori sembra in
vena. Vai e fai centro!-
-Che
cazzo stai dicendo? Non riesce nemmeno ad alzarsi.-
-Eh,
appunto!-
Kei
scosse la testa, per poi seguire Kaori che si trascinava, rasente al
muro, verso il giardino.
-Ehi.-
-Kei!
Prima ti stavo cercando. Dov'eri finito?-
-In
camera.-
-Ah.
In camera...- le cedettero le gambe e si accasciò in terra.
-Quanto
hai bevuto?- chiese Kei sollevandola.
-Eh,
boh... tanto credo...-
-Troppo
magari. Sei uno straccio.-
-Ah,
grazie.-
-Prego.-
Kei
la prese in braccio, vedendo che il colore bianco pallido della sua
faccia non prometteva niente di buono.
-Mi
fa male la testa... non si può spegnere quella roba?- chiese
la ragazza con una mano sulla tempia.
-Macchè...
mi staccano una mano se mi avvicino allo stereo. Dài, ti porto di
là.-
Con
la ragazza delirante in braccio, si diresse verso la depandance. La
mise sul letto e poi chiuse la porta.
-Tieni.-
le disse, porgendole un bicchiere d'acqua.
Il
ragazzo si sedette sulla scrivania, fissando Kaori, che poggiò
a fatica il bicchiere sul comodino dopo averlo svuotato.
-Come
va?- chiese Kei, fingendo un tono disinteressato.
-Mh.-
rispose Kaori coricandosi sul suo letto.
-Ah.
Buonanotte, eh?-
-Grazie.-
-Quello
è il mio letto.- puntualizzò il ragazzo.
-Sono
magra, non occupo tanto spazio...- ribattè lei con la voce
sempre più bassa per il sonno.
-Ok,
ok...-
Kei
sospirò. Pensò di andare di là a vedere come
andava il rave, ma dopotutto perchè se ne sarebbe dovuto
preoccupare? E poi... c'era Kaori nel suo letto.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ooh,
che finale ricco di suspance. Se la fa o non se la fa? Immagino che
nessuno dormirà per questo XD.
Passo
subito alle recensioni, ho una fretta del diavolo. Ed è pure
domenica!! T_T
Mitsuki91:
Ti regalo Takao!! In effetti ogni tanto mi assume sfumature un po'
troppo serie per lui, ma poi lo ritroviamo coricato sul pavimento,
ubriaco fradicio, e tutto torna alla normalità! Fammi sapere
che ne pensi di questo!
Lirinuccia:
Diciamo che Julia non è
che mi sia antipatica, però è una di quelle a cui calza
a pennello il ruolo della stronza! Grazie per aver aggiunto la storia
fra i preferiti! Un bacio!
PICH_91:
Ormai quella storia l'abbiamo risolta da un pezzo, fortunatamente! :D
Per quanto riguarda Boris, non credo che il suo destino sia di stare
con Julia, per ora XD noo ho ancora deciso le coppie, diciamo che in
base a come mi gira creo nuove situazioni! Ti piacerebbe vederlo in
coppia con qualcuna in particolare? Fammi sapere la tua su questo! Un
bacio gigante!
Elivanov:
Come ho già detto a Pich, la questione è ormai risolta
:) volevo solo dirti che preferirei non ricevere recensioni non
inerenti alla storia, sia perchè di solito gli amministratori
le cancellano, sia perchè non è il massimo vedere nella
propria storia recensioni che non c'entrano niente con essa XD
Qualora serva ancora, usa la funzione contatta sulla mia pagina
autore! Un bacio!
Mizuki96:
Bene, allora ti dividerai questo super Takao fascinoso con Mitsuki91!
Si, Boris è stato abbastanza stronzo, ma dopotutto stiamo
parlando di Boris quindi è abbastanza normale!
Il
pairing a cui miro è proprio KeiXHilary, ma non ci vorrà
poco. Kei è complicato perchè è abbastanza
combattutto sul modo di comportarsi... diciamo che la sua indole lo
porterebbe a fare tutto quello che vuole, fare casino e così
via, ma in fin dei conti non è così cattivo... per non
parlare del rischio di finire di nuovo in qualche postaccio! A presto
cara, un bacio!!
Lexy90:
Waah, non credo che tu sia di nuovo contenta della velocità
dell'aggiornamento XD mi fa piacere che ti sia piaciuta la parte del
ballo, immagino non ti dispiacerà anche questa specie di
festa! A presto, un bacio!
Saku_chan
the crazy dreamers: Waa davvero l'hai letta tutta? Grazie! Sono
felice che ti piaccia! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!
Un bacio!
Aphrodite:
Julia verrà presto linciata dai lettori mi sa XD ed è
giusto, mi sta uscendo proprio stronza. Chissà che non arrivi
il momento in cui anche lei si redimerà! Kei in una piccola
percentuale è "cambiato", diciamo... ma soprattutto
si sta adattando, non so se mi spiego O.o
Ci
si sente al prossimo capitolo! Un bacione!
Valery_Ivanov:
Mhuah ah! Kaori è il classico personaggio che non può
piacere! Ho un bel piano diabolico in mente per lei, lo vedrete! Un
bacio!
Padme86:
Kei e Kaori li lasciamo in camera da soli! Chissà cosa
succederà XD Felice che ti piaccia il capitolo! E giusto per
non essere monotona con i saluti... un bacio! Fammi sapere che ne
pensi di questo! XD
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Capitolo 10 *** Nono Capitolo ***
NONO
CAPITOLO:
La
luce proveniente da fuori lo disturbava, ma perlomeno avevano finito
di folleggiare, a giudicare dal silenzio. Si rigirò fra le
lenzuola, cercando di non disturbare la figura accoccolata contro di
lui. Le scostò i capelli dal viso; quando dormiva sembrava
quasi un tesoro di ragazza.
Poggiò
la testa accanto alla sua e chiuse di nuovo gli occhi, sentendo il
suo respiro sul collo.
Quando
li riaprì era chiaramente mattina inoltrata, e la luce gli
fece quasi male. Kaori era sveglia, e lo fissava con aria assonnata.
-Ciao...-mormorò.
Era carina anche appena svegliata.
-Ciao.
Come stai?-
-Bene
ora...- si guardò intorno, con aria un po' smarrita. -Cos'è
successo?-
-Ti
sei ubriacata. E sei praticamente svenuta. Ti ho portata qui.-
La
ragazza sorrise forzatamente: -Grazie...-
-Guarda
che non abbiamo fatto niente, comunque...-
-Da...davvero?-
-Davvero.
Non sono ancora così disperato da fare sesso con una ragazza
sbronza.-
Stavolta
il sorriso di Kaori era decisamente sincero: -Grazie.- ripetè.
-Smettila
di ringraziarmi.-
-Ok.
E gli altri?-
-Non
lo so. Vado a controllare.-
Detto
questo Kei si alzò da letto, seguito dalla ragazza, e uscì
fuori. L'aria fredda del mattino fu piacevole e dolorosa allo stesso
tempo. Attraversarono il giardino, notando alcuni che si erano
addormentati sulle sdraio, bottiglie ancora in mano, e Kaori non li
invidiò per i dolori che avrebbero sentito poco dopo.
Entrarono
in casa; in poltrona Sarah dormiva in braccio a Kaiba, che invece era
sveglio, mentre sul divano Zane e Hilary erano accoccolati sotto una
coperta e guardavano la tv. Probabilmente erano svegli da un po'.
-Ciao.-
salutò Kaori.
-Ehilà.
Stai meglio? Ti ho visto male ieri sera.- disse Hilary,
stiracchiandosi.
-Sto
bene, sto bene. Gli altri?-
-Qualcuno
è andato via stanotte, altri stamattina... credo ci siano Takao, Julia, Boris, Mao e qualche altro, nelle stanze.- rispose Zane,
incrociando lo sguardo di Kei che lo sostenne con un certo astio.
-Ma
quando tornano Hara e Kanako?- chiese Hilary, perplessa.
-Credo
stasera... meglio se vado a cercare quell'idiota, dovrà
mettere a posto tutto.- convenne Kei, imboccando il corridoio.
Entrò
nella stanza di Takao, vedendo che non dormiva da solo; Julia gli
poggiava la testa sul petto, profondamente addormentata, mentre
ridacchiò vedendo accanto a loro Boris e Mariam, in una
situazione simile.
Kaori
gli si affiancò sulla porta, e dovette trattenersi per non
scoppiare a ridere.
-Credo
che ci sarà da sganasciarsi quando si sveglieranno.- sussurrò
all'orecchio di Kei.
-Già...-
uscirono, e il ragazzo sbattè forte la porta, causando un
attacco di risate isteriche alla compagna di malefatte.
-Che
cazzo è successo??- sentirono esclamare Takao da dietro la
porta di legno.
I
due si allontanarono soddisfatti.
La
tavola all'ora di pranzo era straordinariamente affollata. Oltre ai
due padroni di casa, si erano trattenuti Kaori, Julia, Mariam, Mao,
Boris, Rei, Seto, Sarah, Zane e Hilary, il tutto per il dispiacere di
Kei, che se li era dovuti sorbire già a sufficienza.
-Piantatela
di fare casino, ho mal di testa...- si lamentò Takao poggiando
la testa accanto al suo piatto. -Affari tuoi, idiota.- lo apostrofò
Kei, secco.
-Non
è colpa mia se ogni cavolo di festa deve degenerare così.-
-Ormai
ci dovresti essere abituato.- intervenne Sarah, che invece era fresca
come una rosa. Lo era sempre, per l'esattezza, e Kei si era chiesto
più volte se fosse una ragazza vera o un robot.
-Si,
vabbè... comunque dovete sparire dopo pranzo, se i miei mi
scoprono sono finito.-
-E
metterai in ordine da solo?- chiese Sarah divertita.
-Ehm.
Kei, tu mi aiu...-
-Scordatelo.-
-Ok,
ok... allora mi aiuterete, e poi ve ne andrete, scrocconi maledetti.-
-Guarda
che ci hai invitato tu, tesoro.- rispose Julia.
-Sono
dettagli...-
Alle
quattro del pomeriggio se n'erano tutti andati, per la gioia di Kei.
-Ringrazia
tutti i santi del calendario che i tuoi non ti hanno fatto la
sorpresina di tornare prima. Io me ne sarei lavato le mani.- affermò
Kei buttando l'ultima lattina di birra.
-See,
see, e magari avresti detto che hai cercato di fermarmi. Piuttosto,
finalmente hai fatto centro con Kaori. Mi sembrava che ci steste
impiegando troppo, in effetti.-
Kei
alzò le spalle: -Veramente non è successo nulla.-
-Eh?
Ma.. ma... non avete dormito insieme?- bofonchiò il ragazzo, sgranando gli occhi.
-Sì.
Dormito.-
Takao
si mise una mano sulla fronte: -Kei, non mi avevi detto che eri un
prete.-
-Ah-ah, certo. Era sbronza.-
Il
ragazzo lo guardò, con gli occhi che brillavano: -Bravo! Non
hai aprofittato di una ragazza ubriaca!-
-Questa
tua allegria mi dà da pensare... chi credi che sia?-
-Bè,
sei un ex carcerato.-
Kei
alzò gli occhi al cielo: -L'hai finita con le stronzate?-
-Sì,
sì. Ma quindi ti piace o no?-
-Che
palle, Takao. Ovviamente, l'hai vista?-
-Certo
che l'ho vista. Per questo non capisco quanto ci stai mettendo a
farci qualcosa.-
-Senti,
tu hai il problema contrario, mi sembra. Non riesci a tenertelo nei
pantaloni quando si parla di Julia??- frecciò, maligno.
-Sono
un tipo impulsivo, non è colpa mia se mi attrae.-
Kei
ghignò: -Anche Boris ti attrae, a quanto pare.-
-Smettila!
Eravamo per caso nello stesso
letto, e c'erano due ragazze fra noi!-
L'altro
se la rideva davanti alla sua reazione agitata.
-D'accordo,
d'accordo.-
Le
vacanze di Natale volarono, come sempre. In un attimo erano di nuovo
a scuola, più stanchi di quando le avevano iniziate.
E
a Crawford non importava minimamente: -Hiwatari, hai fatto i
compiti?- esordì.
-Eh.-
-Che
nella nostra lingua sarebbe...?-
-No.- rispose il ragazzo, con candore.
-Ah,
bene... e come mai?- chiese il professore con tono calmo, che
nascondeva una notevole dose di rabbia.
-Non
mi servono.-
-Non
ti servono?-
-Esatto.-
Takao
iniziò a pregare in portoghese, mentre Crawford sogghignava:
-Quindi
tu saresti superiore agli altri?-
-Non
l'ho detto. A me personalmente non servono.- spiegò Kei, ostentando una pacatezza che non rispecchiava ciò che realmente sentiva.
-Allora
vieni e correggili tutti.-
Il ragazzo
si alzò, con la forte tentazione di calciare la cattedra con
violenza.
"Hai
preso di mira la persona sbagliata, bastardo." pensò,
mentre scriveva il testo sotto dettatura. Risolse facilmente tutti i
problemi, e il suo amato docente si accigliò sempre di più.
-Anche
se li sai fare non significa nulla. Non puoi permetterti di andare
contro quello che ti viene detto di fare.-
Kei
annuì senza nemmeno guardarlo, con aria strafottente.
-Hiwatari,
qui non siamo nel ghetto, mi spiace se non ti sai adattare.-
-Cosa?-
ringhiò quello, stavolta fissandolo con odio.
-Mi
hai capito. Sinceramente qui non serve un soggetto problematico come te. Ti
consiglio di darci un taglio, a meno che tu non voglia fare un bel
tour dei riformatori del Giappone.-
Kei
scosse la testa, cercando di controllarsi. Gli voleva spaccare la
faccia, ma chiaramente non poteva. Ficcò le unghie nella carne, stringendo
il pugno fino a sentire dolore.
-Ho...
altri programmi.- rispose infine, invocando tutto il suo autocontrollo.
-Non
si direbbe.-
-Glielo
dico io. Posso andare adesso?-
Crawford
acconsentì con un cenno del capo, e il ragazzo si risedette
accanto alla sua compagna di banco, che sospirò:
-Avresti
potuto farli, i compiti.-
-Sì,
sì. Non ne avevo voglia.-
-Ma
lo sai che ti ha preso di mira.- insistette lei.
-Infatti.
E non me ne frega nulla.-
Non era dell'umore giusto. La
giornata non era di certo iniziata nel migliore dei modi, e non
sembrava che le cose volessero cambiare. Si era di nuovo svegliato
urlando, ma stavolta per fortuna non l'aveva sentito nessuno. Il
sogno era stato davvero realistico.
-V...v...vi
pr...ego... b...ast...-
Non
sapeva quanto avrebbe potuto assistere a quello spettacolo senza fare
qualcosa. Non che non fosse abituato a cose di quel genere... Quel
ragazzino che cercava invano di nuotare sarebbe morto per il gelo e
per i litri d'acqua nei polmoni.
-Morirà!-
mormorò, lanciando un'occhiata al ragazzo accanto a lui.
-Non
sarebbe il primo.- fu la sua laconica risposta.
-Chi
se ne frega, Yuri! È assurdo! Potrei esserci io lì, o tu! O
Boris!-
-Ora
Boris non c'è.-
Kei
lo ignorò, rivolgendosi a Vorkov: -Si può sapere che
diavolo stai facendo??-
-Hiwatari,
chiudi quella bocca e osserva. È un banale test.-
-E
chi non lo supera muore?-
-No...
chi muore non lo supera.-
Il
ragazzino intanto aveva smesso di urlare. Kei non lo vedeva più.
-Ivanov,
hai voglia di fare un tuffo?- lo sguardo malevolo di Vorkov si posò
sul ragazzino, che si morse un labbro. Le guardie lo afferrarono
prima che potesse aprire bocca, e si ritrovò immerso
nell'acqua gelata dopo pochi secondi. Kei, nel momento successivo
alla caduta in acqua, credette che non l'avrebbe visto riemergere.
Respirava
velocemente, cercando di stare a galla e battendo i denti per il
freddo, che gli bloccava la circolazione.
-Yuri..Yuri...-
mormorò Kei, avvicinandosi alla riva del lago. "Potrei esserci io lì, o tu!"
-Hiwatari,
stai lontano, ti conviene.- gli intimò l'artefice di tutto ciò, tendendo un braccio.
-Fallo
uscire. Fallo uscire di lì, bastardo!-
-Con
chi credi di parlare, figlio di puttana?- ringhiò Vorkov
afferrandolo per il collo e spingendolo in acqua. L'impatto fu
sconvolgente, si era appena immerso violentemente nel ghiaccio puro.
Yuri era a mezzo metro da lui, e lo guardava per accertarsi che
stesse bene.
-Forza,
fate vedere a quel ragazzino come si fa in questa situazione. Uhm,
peccato che in effetti non possa più vedervi, dal fondo del
lago.-
Kei
afferrò il polso di Yuri sotto l'acqua, e lo strinse con
forza.
"Adesso
usciamo... usciamo di qui..." pensò intensamente (perché non riusciva nemmeno a pronunciare una sillaba),
spingendosi verso la riva. Era forte, sapeva di esserlo, poteva
farcela, e Yuri con lui. Continuò a stringerlo con
disperazione, mentre la meta si faceva sempre più vicina.
Quando toccarono la sponda Vorkov diede ordine alle guardie di
tirarli fuori. Test superato.
-Hiwatari,
sto parlando anche per te.-
La
voce di Crawford lo distolse da quel maledetto ricordo, che
continuava a tormentargli la mente, dopo avergli fatto una visitina
quella notte.
-Eh?-
Hilary
si accorse che stava leggermente tremando, e, titubante, gli poggiò
una mano sul ginocchio.
-Se
non hai voglia di seguire perchè non vai a farti un giro?-
Kei
perse definitivamente la pazienza. Aveva altre persone da tormentare,
che diavolo voleva da lui? Si alzò in piedi, guardandolo con
aperta ostilità, e uscì dalla classe, sbattendosi la
porta alle spalle. Diede un pugno alla parete del corridoio, quella
che dava sui bagni. Non ne poteva già più, e non erano
passate che delle misere settimane da quando era lì.
Pochi
secondi dopo Hilary lo raggiunse, con la scusa di andare in bagno.
-Che
succede?- chiese, spuntandogli alle spalle.
-Niente,
torna in classe.-
-Perchè
stavi tremando?-
-Sono
affari miei. Tu lasciami perdere.- rispose Kei, risoluto.
La
castana scosse la testa: -No, non ti lascio perdere. Sei impallidito
all'improvviso, e tremavi. Stai male?-
Kei
alzò gli occhi al cielo: -Sì, sto male.-
-Perchè
non vai in infermeria?- propose lei, con un'aria ingenua che placò lievemente l'ira dell'altro.
-Non
mi può curare nessuno. Nessuno.-
-Qualcosa
si potrà fare.-
-Hai
una macchina del tempo? Puoi cancellare sedici anni di vita?-
Hilary
lo guardò, colpita. Non aveva capito che non parlasse di un
male fisico.
-Puoi
curarlo con il futuro.-
-...Non
è così semplice. Ad ogni modo non mi serve qualcuno che
si preoccupi per me.- decretò freddo, ignorando l'espressione
turbata della compagna di banco.
-D'accordo.
Scusami allora, non mi preoccuperò più per te.-
concluse, e dopo avergli dato le spalle rientrò in classe.
Kei
fece quattro passi diretto verso il cortile, ma prima si imbattè
nella chioma bionda della O'Connor: -Kei! Stare in classe ogni tanto
proprio no, eh?-
Il
ragazzo bofonchiò qualcosa in risposta, e lei sorrise:
-Che
hai combinato stavolta?-
-Nulla.
Non è colpa mia.-
-Chi
avete? Crawford?- chiese, comprensiva.
-Sì...-
-Ah,
ma allora non può essere colpa tua. Ha parlato così
bene di te ai consigli di classe, niente fa pensare che ce l'abbia
con te.- rispose lei ironica.
-Perfetto...-
-Tu
evita comunque di dargli ragione comportandoti come un bifolco.-
-Non
mi comporto come un...- protestò Kei, ma fu subito interrotto.
-Oh,
ne sono sicura. È solo un consiglio.-
Kei
sbuffò, accigliato, e si appoggiò al muro: -Voglio
andarmene da qui.-
La
O'Connor gli mise una mano nella spalla: -Cerca di resistere, ora che
ti devi abituare... se fai uno sforzo adesso, poi sarà tutto
più semplice.-
Il
ragazzo alzò le spalle: -Boh.-
-Dài,
dài. Cambiando discorso, dato che ti sei felicemente passato quando
ti avevo detto di venire all'allenamento... se stasera non vieni...-
-Mi
caccia?- chiese Kei speranzoso.
-No,
non ti caccio per nessun motivo. Mi inventerò qualcosa,
abbi paura dell'ignoto comunque. Questo pomeriggio allora! Vedi di
non fare scherzi!-
La
squadra era composta da molti ragazzi della sua classe, ma lo sapeva
già.
L'allenatrice
era la O'Connor, come si era capito. Kei pensò che forse
avrebbe dovuto limitare la sua dose quotidiana di sigarette, dato che
dopo dieci giri di campo stava per avere un infarto.
L'allenatrice
li chiamò prima di iniziare l'allenamento vero e proprio:
-Allora
ragazzi... fra due domeniche iniziamo il campionato. Sappiate che
preferirei non assistere a spettacoli come quelli dell'anno scorso, sono
stata chiara?- disse, guardando Boris, poi Zane, poi Takao, infine
Seto.
Kei
alzò un sopracciglio, perplesso.
-Anche
tu, Kei, mi sembri sulla buona strada, quindi lo dico anche a te...
evitiamo cavolate come palloni non passati per antipatie personali,
ostilità fra voi... ok? Dovete vincere contro un nemico comune, non ammazzarvi tra di voi.-
Il
ragazzo annuì, poco convinto.
-Che
determinazione. Dai, sedetevi, ci vorrà un po'. Nomino i
titolari. Abbiamo due attaccanti certi, Seto e Zane... Kei, non ti ho
ancora visto davvero in azione, spero che tu sappia giocare perchè
ci serve davvero un altro attaccante degno di questo nome... Al
centrocampo Takao, Boris e Brooklin.- In difesa nominò Rei e
altri che non conosceva. Parlarono di schemi e cose varie per almeno
dieci minuti, poi la donna si rivolse a Kei:
-Kei,
vediamo un po' se ho visto giusto su di te. Rei e Takao, in campo.-
I
tre obbedirono, la O'Coonor lanciò il pallone a Kei che lo
stoppò agevolmente, per poi iniziare a correre. Era sempre
stato molto veloce, per cui non fu un problema scartare prima Takao,
poi Rei e infine segnare, anche se la porta era vuota.
Il
tutto con grande indifferenza.
Takao
e molti applaudirono entusiasti, prof compresa, mentre Zane e Seto
fissavano il loro nuovo compagno di squadra, poco amichevoli.
-Questo
qui è una persecuzione.- decretò Zane.
-Sì.
Però ci serve un attaccante.- rispose il più
diplomatico Seto.
La
O'Connor afferrò Kei per il colletto: -Sei ufficialmente
titolare!-
-Ok.-
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ma
quanto entusiasmo da parte del nostro Kei, eh?
Passo
subito alle recensioni:
Lexy_90:
Di sicuro vedremo Kei all'opera, mhuahah! Il suo lato oscuro è
lì che cerca di emergere, chissà! Baci!
Mizuki96:
E Yuri avrai! XD Ora mi avete fatto venire voglia di trovare
un'immagine con Boris dotato di corna e alucce! Al prossimo capitolo,
bacione! (W Yuuuuri!)
Valery_Ivanov:
Non hai mai visto nessuno abbandonarsi all'alcool così? Vieni
a farti un giro dalle mie parte e vedrai XD XD Cavolate a parte, in
effetti Zane aveva le sue buone ragioni. Diciamo vede in Kei un
rivale, per quanto riguarda Hilary. In lui vede un perfetto
sconosciuto che mina la storia con la sua ragazza!
Prima
che Kei si suicidi avremo Yuri, non preoccuparti!
Incredibilmente
Kei non si è fatto Kaori. All'inizio volevo che succedesse
qualcosa, ma poi il capitolo si è scritto così (da
solo, esatto). Grazie per la recensione, a presto! Baci!
Padme86:
Eeh, il gioco della bottiglia. Andrebbe abolito XD! Zane sta
risultando antipatico, ovviamente, ma vedrete che cambierete idea.
Spero che la mia storia continui a piacerti, fammi sapere! Ciao cara,
baci!
Aphrodite:
Wa ah! Non dovete chiedermi scusa per i ritardi, lo sapete ormai XD
Io sono la regina delle recensioni e degli aggiornamenti in ritardo
u.u
Ammetto
che ogni tanto i cambi di scena molto veloci non mi soddisfano, mi
sembrano davvero troppo veloci :S
Lieta
invece di aver reso il tutto realisticamente! :D
Grazie
davvero per i complimenti sulla scena del quasi-bacio, non credevo
che avrebbe avuto tutto questo successo!
Fra
Takao e Julia è un classico tira e molla, con Boris che spunta
ogni tanto u.u
Kaori
la sto dipingendo in modo abbastanza ambiguo, in questo capitolo può
dare un'idea ancora diversa, forse... ma non è assolutamente
falsa.
Boris
nutre affetto solo per Kei, come è evidente XD sono felice che
ti piaccia!
Infine...
detesti Kei? I muri mi superano, io non l'avevo capito! Ma davvero te
lo sto facendo piacere? Cavolo, ne sono davvero felice!
Grazie
ancora per i tuoi commenti, un bacio gigante! :)
Lirinuccia:
Ciao cara! Il tira e molla fra Takao e Julia andrà avanti
ancora a lungo, mi soffermerò di più su di loro in
futuro! Mi fa piacere che Kaori ti piaccia!
Per
quanto riguarda KeixHilary, è una delle poche coppie etero che
digerisco XD non vedo bene Hilary con Takao perchè è
troppo scontata, della serie "litigano sempre, allora si amano".
Li vedo di più come amici. Un bacio, fammi sapere che ne pensi
di questo capitolo!
PITCH_91:
Salve prof! Grazie per i complimenti, carissima. Già, Boris ha
il physique du role del latin lover XD Kaori appare ambigua perchè
è esattamente il modo con cui la sto cercando di dipingere u.u
però non è una cattiva ragazza, per quanto potesse
sembrarlo all'inizio. Nooo povero Zane! Vedrai che lo toglierai
dalla lista nera (spero). Dovrei smetterla di rendere antipatici i
miei personaggi preferiti XD
Tesoro
mio, i tuoi metodi violenti li AMO, lo sai! Ci sentiamo presto, un
bacio! <3
Saku_chan
the crazy dreamers: Salve! Addirittua rave party XD sono degli
ubriaconi maledetti! Takao è un "uomo" dalle mille
risorse! Un bacio anche a te!
|
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Capitolo 11 *** Decimo Capitolo ***
DECIMO
CAPITOLO
Era
notte, e Kei se ne stava sdraiato sul suo letto a fissare il
soffitto. Il suono delle lancette dell'orologio iniziava ad urtarlo.
Si voltò verso quel maledetto aggeggio: le undici e
cinquantasei, quattordici gennaio. Quattro minuti e avrebbe compiuto
diciassette anni, un passo in più verso il niente.
Pensò
al compleanno precedente, si era dimenticato perfino lui che lo
fosse. Quello prima ancora l'aveva passato a casa di un suo ex
sottoposto (era il periodo delle bande di teppisti) con chili di
ghiaccio sui lividi provocati dalle sprangate. Il quattordicesimo l'aveva
rimosso. E quello precedente in una cella al monastero. Pensò
che la maggior parte dei suoi compleanni li aveva trascorsi nel clima
gelido della Russia, troppo impegnato a tirare avanti per giudicare
importante una stupida data. Per non parlare della tenera età
in cui i suoi genitori erano morti. Il giorno del suo compleanno.
Mezzanotte.
Era ufficialmente diciassettenne.
-E
quindi?- mormorò, scuotendo la testa. Sperò che Takao
non lo venisse mai a sapere, o assieme a quel branco di alcolizzati
avrebbe organizzato qualche rave folle. Si alzò, dirigendosi
verso il giardino. Aveva bisogno di aria. Odiava davvero stare in
luoghi chiusi, forse l'esperienza delle celle di isolamento lo aveva
segnato.
L'aria
gelida non lo scalfì particolarmente. Si voltò quando
sentì il rumore della porta di casa che si apriva.
-Ehilà!
Auguri, Kei!- esclamò Kanako, seguito da Hara.
-Buon
compleanno!- aggiunse la donna, sorridente.
Kei
si mise una mano in fronte, sospirando.
-Tanti
auguuuri a tee, tanti auguri a teee, tanti auguri a Keeei, tanti
auguri a teee!!!- gridò Takao correndogli incontro.
-Urgh.-
rispose Kei, indietreggiando verso la piscina.
-Su,
Kei, sorridi! Ora hai diciassette anni!- insistette Takao felice.
-Evviva.-
-Hara
voleva fare una torta, ma per fortuna ha capito che mezzanotte
passata non è l'orario migliore.- lo informò Kanako.
-La
farò domani!- disse Hara.
Kei
alzò le spalle, senza sapere cosa dire. Era troppo strano.
-Grazie...-
-E
di che?- rispose Takao.
-Nessuno
mi aveva mai fatto una cosa così, che mi ricordi.-
I
tre lo guardarono, perplessi e tristi all'improvviso.
-No,
no, no. Non guardatemi così.- impose Kei, odiava gli sguardi
compassionevoli. Non era la piccola fiammiferaia.
-D'accordo.
Allora inizia ad abituarti, perchè da ora festeggerai ogni
benedetta ricorrenza che ti riguarda!- lo informò Kanako.
-Evviva.-
ripetè Kei.
-Aaah,
troppo entusiasmo, così mi uccidi!- scherzò Takao
dandogli un pugno amichevole sulla spalla.
-Ad
ogni modo credo sia meglio che ve ne andiate a dormire, se no domani
chi vi fa alzare?- intervenne Hara, e i due obbedirono.
Kei
tornò nella sua stanza, dopo aver incrociato lo sguardo di
Kanako.
Si
coricò di nuovo, con uno spirito un tantino diverso.
Afferrò
il cellulare quando iniziò a vibrare fastidiosamente, e lesse
il messaggio. Era Kaori:
"Buon
compleanno Kei! Aspettati un bel regalo" lesse, abbastanza
divertito. Evitò di pensare a che genere di regalo gli avrebbe
fatto, tanto l'avrebbe scoperto presto.
Quegli
imbecilli dei suoi compagni gli avevano portato una torta in classe,
con tanto di cibo compreso.
Non
avevano capito che tipo fosse, detestava quel genere di cose. Cercò
di farlo capire svignandosela dalla classe durante l'ora della
Kanagi, che era stata ben felice di dedicare la lezione a
degustazioni di vario tipo.
Fumò
come una ciminiera, immaginando che Boris, conoscendo il tipo, lo
avrebbe raggiunto presto. E infatti gli lanciò letteralmente
una fetta di torta, cinque minuti dopo.
-Mh.
Ci hai messo qualche droga?-
-Scoprilo.-
-Ok.-
-Senti
un po'. Come stai?- chiese poi il russo, facendosi serio all'improvviso.
Kei,
dopo aver gettato la sigaretta, lo guardò, perplesso:
-Che
domanda è?-
-Le
persone normali se la fanno spesso. Volevo provare anch'io.- ironizzò
il russo.
-Sto...
bene credo. Merda, quello è Crawford.-
Il
professore li aveva appena visti dalla finestra del corridoio:
-Stare
in classe ogni tanto?! Non ci riuscite proprio, vero?- esclamò.
Kei
alzò gli occhi al cielo, e Boris rispose anche per lui:
-Andiamo,
andiamo...-
Ricevettero
un'occhiata seccata e sprezzante.
-Andiamocene.- buttò lì Kei.
-Kei,
non puoi andare via da scuola. Potrai farlo l'anno prossimo, quando
sarai un adulto responsabile.-
-Sì,
ok. Ce ne andiamo?- insistette il giapponese, cercando il cancello con lo sguardo.
-C'è
del cibo in classe.- gli fece notare Boris, alzando un indice per sottolineare la cosa.
-Non
ho voglia di tornare lì.-
Boris
poteva capirlo. Dopotutto gli somigliava.
-Non
ho voglia di andare a casa. Non ho voglia di stare qui.-
-Cosa
intendi?-
-Non
è il posto per me. Non ci faccio niente.-
-E
io allora? Neanche io sono nel mio habitat.-
-Non
mi sembra che tu stia così male qui.- disse Kei, fissandolo.
-Nemmeno
tu. Non sputare sul piatto da cui mangi.-
-Non
lo sto facendo infatti. Voglio andarmene, che se lo tengano il
piatto.-
Boris
sogghignò: -Oh, andiamo... preferisci una cella? O una casa
famiglia? L'ultima volta hai fatto un volo dal secondo piano, magari
stavolta puoi provare dal quarto.-
-Almeno
potevo essere me stesso.-
-Oh,
su questo sono d'accordo.-
-Lo
so...-
-Buon
compleanno, Kei.-
Una
papera di plastica alta quasi un metro lo fissava malevola, e da
dietro spuntava il sorriso di Kaori, sulla porta della depandance.
-Ti
ho portato il tuo regalo.-
-...
Una papera.-
-Esatto.
E non è una semplice papera. È il demonio!-
Effettivamente
una papera fuxia con gli occhi inettati di sangue, un rivolo rosso
che colava dal becco e i denti affilati come coltelli non si era mai
vista.
-Ma
è fuxia.-
-È
questo il bello. Aspetta, ti faccio vedere come funziona.-
Kaori
lo superò e poggiò l'enorme papera sul pavimento,
accanto al comodino. Si chinò, cercando qualcosa alla base
dello strano oggetto, e premette un tasto.
-Ok.
Vieni qui.-
Il
ragazzo obbedì. Quando passò davanti al palmipede,
quello iniziò a fare "qua qua" con rabbia.
Kei
guardò prima la papera, poi Kaori, che rideva.
Poi
non riuscì a trattenere un sorriso e si mise una mano sugli
occhi: -Tu sei fuori di testa.-
-Grazie!
L'ho visto e ho pensato a te!-
-Ah,
bene. Grazie, comunque.-
-Di
niente. Non l'ho portato a scuola perchè ho pensato che forse
in moto ti sarebbe stata un pochino d'intralcio.- spiegò, alzando le spalle.
-No,
perchè? Avrei girato volentieri mezza città con una
papera enorme appesa dietro.-
Kaori
rise, per poi guardarlo: -Wow, quanto a socialità vedo che
stai facendo progressi!-
-Siete
tutti fissati con questa cosa.- si lamentò Kei. Ormai ogni rara volta che faceva una battuta Takao dava una festa.
-Certo,
se di solito sei una specie di morto è ovvio che quando dai
segni di vita lo si nota subito!-
Kei
alzò le spalle e passò davanti al suo regalo, che
starnazzò, irato.
-E
io dovrei condividere la stanza con questo mostro?-
-Certo.
Devi anche dargli da mangiare tutti i giorni.-
-Ovvio...
alla prossima ricorrenza prendimi un libro, ok?-
-A
tuo rischio e pericolo, Kei. Goditi la tua papera, mi raccomando!- la
ragazza si sporse verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia, ma
Kei la afferrò per le spalle e la dirottò verso la sua
bocca.
La
ragazza prima rimase un po' rigida, stupita per il gesto. Poi si
lasciò andare e ricambiò il bacio, posandogli le mani
sui fianchi.
Ma
non passarono che pochi secondi quando la porta della stanza si aprì
e i due sobbalzarono.
-Nooo,
vi ho interrotti!! Merda, finalmente stavate passando all'azione!-
esclamò Takao che portava un pacco di piccole dimensioni.
-Dacci
un taglio, Takao. Che roba è?-
-Ma
come, Kei. È il tuo regalo. Piuttosto cos'è quella cosa?-
chiese l'altro, passando davanti alla papera. Quella si mise a
starnazzare con somma cattiveria, facendoglio venire un infarto:
-Ah!!!
Ma siete matti?!-
-E'
il mio regalo! Non è fantastico?- chiese Kaori ridendo.
-Si,
meraviglioso!! Sei un genio!- rispose Takao, sinceramente entusiasta.
-Grazie!
Ehi, tu invece cosa gli hai preso?-
Takao
lanciò letteralmente il regalo a Kei, che lo stoppò e
lo aprì:
-Smettetela
di farmi tutti questi regali.- disse, mentre tirava fuori
dall'incarto un portachiavi di pelle nera.
-Ti
spiego, siccome sono stanco di sedermi sulle chiavi della moto, di
casa, della stanza, che ti dimentichi in giro, se le metti tutte lì
avrò... avrai meno problemi.-
-Oh.
Giusto. Grazie.-
-Comunque
sembro io la tua ragazza, piuttosto che lei. Almeno io ti ho fatto un
regalo serio.-
-Non
vantarti tanto, il mio regalo intanto è più bello e creativo.-
frecciò Kaori camminando davanti alla papera.
-Basta,
me lo sognerò la notte.-
Boris
fu tentato di estrarre una mitragliatrice dalla tasca della divisa e
fare fuori tutti. Poi si rese conto che si trattava di un delirio, e
lasciò perdere. Anche perchè un mitra nella sua tasca
non ci sarebbe mai potuto stare, anche volendo. E non ce l'aveva
nemmeno.
Ad
ogni modo quando la Kanagi aveva annunciato che i ragazzi avrebbero
dovuto fare una ricerca, ma soprattutto dopo che aveva nominato i
gruppi di lavoro, Kei e Boris si erano guardati con disperazione.
Hiwatari, Huznestov, Truesdale, Kaiba, Masefield, Takibana. Un
incubo, insomma.
-Huznestov,
puoi evitare di guardarmi come se volessi uccidermi con violenza?
Grazie.- disse la Kanagi turbata.
-Non
la voglio fare questa cosa.- protestò il ragazzo, mentre Kei
annuiva.
-Mi
spiace. Nemmeno io vorrei essere qui a guardare le vostre facce
addormentate, eppure lo devo fare. Su, non seccate. Tanto lo so cosa
succede se lascio fare i gruppi a voi. Fine della discussione.-
stabilì la professoressa, senza concedere diritto di replica.
-Che
palle. Che palle. Che p...-
-Kei,
smettila.- bisbigliò Hilary.
-Un
cavolo.-
-Senti,
sarò io che dovrò evitare che vi uccidiate. Quindi
dovrei essere io a lamentarmi.-
-E
lamentati, non te lo sto impedendo.- rispose Kei secco.
-Santo
cielo... sei intrattabile.-
-E
tu piantala di fare la maestrina.-
Hilary
si voltò verso di lui, con sguardo di fuoco: -Prego?-
-Ho
detto... di piantarla di fare la m...-
-Ho
sentito, ma non capisco cosa intendi.-
-Che
fai la superiore. È una moda qui.-
La
castana alzò un sopracciglio: -Kei, io non credo di farlo.
Scusami ma qui sei tu che guardi tutti dall'altro in basso, forse non
te ne rendi conto.-
Kei
rimase interdetto per un momento. In effetti non aveva tutti i torti,
ma non l'avrebbe ammesso mai e poi mai.
-Certo,
ma io ho motivi per farlo.- disse infine.
-Ah,
sì?-
-Sì.-
Hilary scosse la testa e sospirò: -Ma
smettila.-
-Hiwatari,
Takibana, se volete vado a prendervi un caffè, così vi
sentirete più a vostro agio.- intervenne la Kanagi, che nel
frattempo stava cercando di fare lezione.
-Scusi.-
disse Hilary, guardando poi male Kei, che ricambiò con
un'alzata di spalle.
Alla
ricreazione sei ragazzi con sei facce da funerale si raggrupparono al
centro, e Kaiba parlò per primo:
-Sentite.
Le mie mani raffinate NON puliranno il vostro sangue, sappiatelo.
Quando ci vediamo e dove?-
-Da
me no.- rispose secco Boris.
-Non
ne avevamo dubbi.- aggiunse Zane.
-I
miei divani sono bianchi.- disse Seto, alludendo al sangue.
-Ok,
ok, facciamo da me. Oggi, potete?- chiese Hilary, ricevendo qualche
segno di assenso poco convinto.
-Ok.
Portatevi i libri e venite alle quattro. Puntuali, grazie.-
-Dove
accidenti abiti?- domandò Kei gentilmente, ricevendo
un'occhiataccia da Zane.
-A
tre isolati da casa tua... fatti dire la strada da Takao.- rispose
Hilary con altrettanto tatto.
Takao,
che aveva ascoltato la conversazione, guardò prima lui e poi
lei, perplesso. Non gli pareva che andassero così poco
d'accordo.
Dopo
qualche minuto prese Kei per un braccio e lo trascinò lontano
da orecchie indiscrete:
-Che
succede con Hilary?-
-Niente.-
-Dai,
sai che a me puoi dirlo.-
-Che
diavolo dici? Non c'è niente da dire.-
Takao
si imbronciò: -Ma andavate d'accordo, un tempo!-
-Che
palle. Takao, non rompere. È petulante, punto.-
-Ok,
ok, forse ogni tanto lo è. Ma è una brava ragazza, la
conosco da un sacco di te...-
-Ok,
Takao, non me ne frega nulla, hai capito?-
L'altro
abbassò lo sguardo: -D'accordo, d'accordo.-
-Quando
suona Kei non aprire.-
-Zane,
smettila di fare l'idiota.-
-Che
palle. E' una cosa insopportabile. Se poi ci si mette anche Boris...-
Hilary
sospirò: -Ne uscirò matta, l'ho già capito. E
sono tutti in ritardo. Non vi sopporto.-
L'animo
della coppia non era il massimo, per così dire. Erano seduti
sul letto, in camera di Hilary, e l'atmosfera era abbastanza tesa. Fu
Zane a rompere il silenzio:
-Hilary...-
Ma
lei non lo lasciò parlare: -Sta succedendo qualcosa tra noi.
Devo solo capire cosa.-
-Vorrei
capirlo anch'io.-
-Eppure
ti amo.-
-Anche
io. Non lo so, Hilary. Forse è quell'Hiwatari... aspetta, non
partire in quarta a difenderlo, fammi parlare.- disse Zane vedendo
che la ragazza stava già aprendo la bocca.
-Da
quando è qui, stiamo avendo problemi. E da quando è qui
io ti vedo distante. Ecco tutto.-
Lei
lo guardò negli occhi: -E' colpa mia. Mi preoccupo troppo
della gente. Vedo un ragazzo come Kei, che per caso è anche il
mio compagno di banco, e me ne preoccupo. Scusa se sono così.-
Zane
rimase zitto un attimo: -Credi sia così strano che io sia
geloso?-
-No,
non lo è. E.. non mi dispiace. Ma il mio ragazzo sei tu. Amo
te.-
Prima
che l'altro potesse rispondere squillò il campanello:
-Che
palle. Andiamo.-
Hilary
lo precedette e si recò alla porta d'ingresso, dietro la quale
c'era Kei, abbastanza seccato.
-Ciao.-
-Ciao.-
Zane
fece un cenno con la testa, spostandosi per farlo entrare.
-Gli
altri?- chiese Kei guardandosi intorno.
-Sono
in ritardo.- rispose Hilary senza guardarlo.
"Perfetto"
fu il pensiero comune di tutt'e tre.
-Vuoi
qualcosa...?-
-No.-
Hilary guardò Kei, che fece lo stesso nel medesimo istante.
Zane
non faticò a captare l'elettricità nata da quello
scambio di sguardi, e si accigliò.
E
per finire, a Kei non sfuggì l'aria omicida del ragazzo di
Hilary. Trattenne un sospiro e pensò al suo compagno di
sventure, in ritardo.
"Boris,
maledetto figlio di puttana, MUOVITI."
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Et
voilà. Rispondo subito alle recensioni:
Avly:
Non so ancora se ci sarà una vera "lotta" fra Kei e
Zane... certo è che visti i rapporti, qualcosa accadrà
XD
Gli
incubi di Kei non sono finiti, poveraccio! Ciao e baci anche a te!
Mizuki96:
Prima o poi l'aula diventerà un ring di box e allora saranno
cavoli amari. Per Crawford, si intende! Il bagno ghiacciato deve
essere atroce. Almeno tonifica O.o Ok, era brutta XD Scalda bene il
povero Yuri che io penso a Kei! Baci!!
Lexy90:
Oddio, non vorrei star rappresentando Kei TROPPO bravo in tutto XD
potrebbe diventare una cosa negativa! Per il resto grazie per i
complimenti, voglio che Kei sia un personaggio abbastanza
contraddittorio quindi lo vedrai in più "versioni",
come vorresti tu! (Cioè sono schizofrenico!!ndKei Esattooo!
NdA) Saluti e baci!
Valery_Ivanov:
Ciao cara! Vedrai che riuscirò a far diventare simpatici tutti
quanti! Zane, Seto, Julia, Kaori! Tuuutti! Ehm. Sarà difficile
ma ci proverò! Anche perchè Seto Kaiba è uno dei
miei idoli u.u non può essere odiato! (Anche se in effetti è
tutta colpa mia XD)
Un
bacio anche a te, al prossimo capitolo!
Aphrodite:
Graaazie!! Addirittura fantastichi sul successivo? Davvero, mi fa
molto piacere :D Mi fa anche piacere che tu abbia capito il
personaggio di Kaori, perchè è così che voglio
che appaia. Che poi credo sia il modo giusto: dopotutto nessuno è
veramente classificabile, l'essere umano è per natura
contraddittorio, cambia idea, cambia atteggiamento... e non sempre si
deve definire questo falsità o ipocrisia. Non vuol dire avere
tante facce, vuol dire avere una personalità colorata. Io
credo di essere così, e credo che in fondo lo siamo un po'
tutti. Scusa lo sproloquio XD
Comunque
se ti piacciono le litigate Kei-Crawford, ti dico che ne vedrai delle
belle :D
Grazie
per i complimenti, alla prossima! Un bacio grande!
PICH91:
Ahah mi spiace per Julia e Mariam! Però comprendilo, sta in un
gnoccaio, è logico che se le passi tutte XD
Eri
centrocampista? *_* ti ammiro!!
Per
Kaori, spero che continui la scalata verso la tua approvazione :D
Il
sogno di Kei ha lasciato tutti un po' sconvolti. Non so se esserne
felice o no XD Ma se sono riuscita, come dici tu, a trasmettere,
allora sono sicuramente contenta.
Grazie
di tutto Pich, ti voglio bene :)
Lirinuccia:
Ciao! Non sei l'unica a far parte del lato oscuro. A quanto pare le
autrici di solito prendono i personaggi e li maltrattano!! (me
inclusa XD) Scoprirai presto tutte le brutte esperienze trascorse :)
Grazie
per i complimenti sul capitolo, ci sentiamo al prossimo! Un
abbraccio!
Padme86:
Ve lo dico sempre, con me non dovete maaaai scusarvi per i ritardi,
dato che io sono vergognosa in questo senso XD
Crawford
è messo lì apposta per rendere la vita impossibile a
Kei. Mi serviva qualcuno che lo spingesse a compiere reati, ti
sembra? :D Ahah, poveretto!
Anche
Hila è interdetta, non è ancora interessata a Kei in
quel senso. Diciamo che per ora è preoccupazione (per via
della sua gentilezza) e curiosità.
Grazie
mille per la recensione tesoro, alla prossima! Un bacio!!
Talia90:
Grazie di tutto, davvero. Mi ci voleva :) L'hai letta tutta :)
Sono
felice che Kaori ti stia piacendo. La O'connor penso che la vorremmo
tutti XD
Mentre
Crawford... bè, no! Almeno se avesse un carattere un po' più
umano... perchè è un figo, ricordi? XD Grazie, grazie,
grazie. Un bacio enorme.
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Capitolo 12 *** Undicesimo Capitolo ***
CAPITOLO
UNDICI
Erano
seduti intorno al tavolo del soggiorno, senza dire nulla.
Hilary
sfogliava il libro di storia e sottolineava delle pagine, ignorando
l'aria tesa, mentre Brooklin giocherellava distrattamente con una
penna, facendo scattare la molla.
-Ti
amputo la mano.- lo minacciò Boris, ricevendo un'occhiata
annoiata dall'altro.
-Perchè
devi essere sempre così delicato?-
Il
russo alzò gli occhi al cielo: -Chieditelo.-
L'altro
alzò gli occhi al cielo a sua volta, stanco dell'isterismo di certa gente.
-State
zitti.- disse Hilary continuando a concentrarsi sul libro.
-Non
è colpa mia se Huznestov ha le sue cose.-
-Io
ti ammazzo.-
-Ho
già mal di testa...- si intromise Seto massaggiandosi le
tempie.
Kei
intanto fissava la porta, pronto ad attraversarla di corsa e ad
andarsene. In qualunque altro posto, anche ad ascoltare le idiozie di
Takao.
-Ok.
Allora dividiamoci il lavoro.- iniziò la padrona di casa,
alzando lo sguardo dal libro e posandolo sui compagni di classe.
-Io
mi occupo della politica interna, Seto di quella estera. Boris, tu la
parte geografica. Zane quella culturale, Brooklin quella sociale.
Kei, tu fai la parte economica.-
-Che
palle.- rispose quello, ricevendo un'occhiataccia:
-Se
non ti va bene fai una bella controproposta.-
-Non
ne ho voglia.-
La
castana scosse la testa, spalancando di nuovo il libro e
accigliandosi ancora di più nel vedere che solo lei stava
iniziando a lavorare.
-No
sentite, andatevene tutti a casa! E poi sembro io la povera
deficiente secchia che vuole lavorare! Solo perchè non ho
voglia di prendermi uno zero!-
Il
suo sfogo lasciò tutti abbastanza di stucco:
-Scusa,
Hilary. Sono degli idioti.- rispose pacato Brooklin.
-Adesso
lo ammazzo!!- sbottò Boris, che scattò in piedi ma fu
afferrato per un braccio da Seto. Il russo si divincolò:
-Lasciami, Kaiba!-
-Allora,
qui dice che fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale il Giappone si
scatenò una rivolta di militari...- attaccò Zane
cercando di isolarsi dal casino che lo circondava, con ben poco
successo.
Kei
intanto non si era ancora sognato di aprire il libro, e faceva da
spettatore alla semi rissa fra Boris e Brookin, il quale in quel
momento cercava di far ragionare l'altro:
-Huznestov,
ho sempre pensato che tu fossi un po' suscettibile, ma non
credevo...-
-Stai
zitto!!! Non ti sopporto!!-
-...militari
che occuparono la casa del primo ministro e...-
-ADESSO
BASTA!!!-
Hilary
aveva sbattuto il libro sul tavolo (libro che dopo un discreto
rimbalzo era finito addosso a Kei), e si era alzata in piedi.
-Fate
il cazzo che vi pare, io dirò alla Kanagi che non ho
esperienze negli zoo e non sono riuscita a fare niente!! Sono sicura
che mi capirà!!-
-Dai
Hila, scusalo.- disse Brooklin indicando Boris, che iniziò a
vedere rosso sul serio.
-Ok,
ok. Aprite quegli accidenti di libri e iniziate a sottolineare,
sapete farlo? E a leggere, anche questo lo saprete fare. Ecco,
fatelo.- stabilì Seto guardando prima Boris, poi Brooklin e
infine Kei, che lo fulminò letteralmente.
-Ok,
Kei manca solo la tua parte.-
-Sto
finendo.-
Il
ragazzo non guardò Hilary, ma continuò a scrivere.
Alla
fine ce l'avevano fatta, sotto continue minacce di Seto e Hilary. La
ragazza a metà serata non riuscì a non strillare contro
Boris che era un bambino dell'asilo, un ritardato mentale e che
l'avrebbe finita a trafficare organi. Lui le aveva risposto che
avrebbe spacciato volentieri i suoi, Zane l'aveva difesa, Kei aveva
attaccato Zane e Kaiba se n'era andato dalla stanza sbattendo la porta.
Ma
dopo un breack si erano rimessi a lavorare, abbastanza preoccupati
dal momento che Hilary aveva preso una mazza da baseball e l'aveva
appoggiata contro la sedia.
Zane
se n'era andato da un'ora circa per impegni personali, ma essendo
stato il primo a finire, non fu un problema.
La
ragazza copiò tutto al pc, correggendo e apportando qualche
modifica.
-Però,
Boris, pensavo che fossi analfabeta.- frecciò Brookiln che
leggeva il contenuto della ricerca sullo schermo del pc.
Il
russo chiuse gli occhi e iniziò a contare ripetutamente fino a
dieci.
-Kei,
muoviti ti prego.- insistette Hilary, così il ragazzo le
lanciò il foglio.
-Ma
non hai finito. Ti blocchi a metà frase.-
-Se
magari la smetti riesco a finire decentemente.-
La
castana non rispose e gli restituì il foglio.
-Comunque
vi mando tutto per e-mail appena finisco di mettere a posto, ok?-
disse invece, ricevendo segni di assenso dai compagni.
-Be',
se io ho finito me ne vado.- annunciò Boris alzandosi in
piedi, imitato da Brooklin e Seto, che aveva del lavoro da sbrigare.
Come gestire un'azienda, compito che sempre più spesso mollava
volentieri al fratello.
-D'accordo...
Ci vediamo domani.- salutò la ragazza, senza alzare lo sguardo
dallo schermo del pc.
I
tre salutarono distrattamente, e Hilary non si sognò di
accompagnarli all'ingresso.
Solo
allora si rese conto di essere rimasta sola con Kei, e mentre prima
evitò di guardarlo, si ritrovò invece a fissarlo. Stava
scrivendo, e l'aria concentrata la divertiva parecchio.
Intanto
il ragazzo, ignaro dello sguardo di Hilary su di sè, continuava a
schematizzare tabelle e calcolare percentuali.
L'orologio
avanzò di dieci minuti, e nessuno dei sue disse nulla. Hilary
poggiò la testa sulle sue braccia, riposandosi un po'. Il
rumore della penna sul foglio conciliava il sonno, e poco dopo
dormiva serenamente.
Kei
smise di scrivere e alzò lo sguardo. "Oh, no."
-Ehi.-
la chiamò, ma quella aveva il sonno pesante.
-Takibana...-
ritentò, ma alla fine decise di lasciar perdere.
Voltò
il portatile e concluse lui il lavoro, terminando tutto dopo venti
minuti circa.
Prese
le sue cose e si alzò, gettandole un'ultima occhiata, ma dopo
dieci passi tornò indietro e le mise una mano sulla spalla:
-Ehi.
Se ti addormenti così domani non riuscirai a muoverti.- le
disse.
Lei
mugugnò qualcosa e aprì gli occhi, per poi sollevarsi
di scatto:
-Eh??-
-Calmati.-
-Oh
no. Mi sono...- mormorò, stralunata.
-...addormentata.-
completò Kei.
-Che
palle... scusami!-
-Ho
finito io di copiare, l'ho già inviato... se vuoi dare
un'occhiata fai pure, ma credo che andasse bene.-
Hilary
annuì, gli occhi rossi per il sonno: -Grazie... Adesso lo
rileggo.-
-Se
fossi in te andrei a dormire. L'ho riletto io, andava bene.-
-Mi
devo fidare?-
Kei
alzò le mani: -Fai come vuoi.-
-A
domani, Kei.-
-A
domani.-
Se
avessero ascoltato un po' meglio durante la lezione, avrebbero
scoperto che la ricerca aveva una scadenza fissata dopo una
settimana, e che non era necessario sopportarsi per sette/otto ore
tutte in una sera.
Ma,
come disse Hilary, essersi subito tolti il dente marcio era stata
comunque la soluzione migliore. Il paragone non elevava certo i suoi
compagni di lavoro, ma nessuno ebbe da ribattere, vista la seratina
niente male che avevano trascorso.
Gennaio
era ormai agli sgoccioli, e per la gioia dei ragazzi stava iniziando
il periodo di perdita continua di ore, causa "discussioni
sull'organizzazione del viaggio d'istruzione".
Crawford
era la quintessenza dell'entusiasmo:
-Mancano
dieci giorni. Io inizio ad avvisarvi: alla prima che fate vi piazzo
sul primo aereo e ve ne tornate tutti a casa, è chiaro?- aveva
ringhiato, rivolto alla classe.
Che
aveva risposto con un cenno di assenso generale.
Kei
non aveva ben capito che Crawford li avrebbe accompagnati, quindi si
schiaffò una mano in faccia, preoccupato.
-Bene.
Mi chiedo poi che razza di meta sia Mosca a Febbraio... se qualcuno
muore in mezzo alla neve, non voglio responsabilità.-
continuò, sempre più seccato.
In
effetti non aveva tutti i torti su quel punto.
-Certo
che se terrà questo umore per tutto il viaggio...- commentò
Kei, un po' fra sè e un po' rivolto af Hilary. La ragazza
annuì:
-È
sempre così. Diciamo che è intrattabile.-
Così,
fra immersioni preparative, decisioni dell'ultimo secondo su cosa
mettere in valigia e lezioni-lampo di russo (che non servirono a
tanto), arrivò ben presto il giorno della partenza.
Si
ritrovarono in aereoporto prima dell'alba, pronti ad affrontare un
volo di molte, molte ore.
Kanako
aveva accompagnato Takao e Kei fino all'entrata, per poi salutarli:
-Ragazzi,
è inutile che vi stordisca con le raccomandazioni di Hara,
vero? Divertitevi. Ma siate prudenti.- e nel dirlo guardò Kei,
che non disse nulla e alzò le spalle.
-Ciao
pà, e vienici a prendere al ritorno magari!- esclamò
Takao con un sorriso addormentato.
-Non
lo so, consulterò la mia agenda. Buon viaggio!-
I
due, valigie alla mano, raggiunsero l'ancora poco affolato gruppo dei
compagni di classe.
-Ciao...-
bofonchiarono tutti, decisamente morti di sonno. Il primo volo era
sempre abbastanza duro da affrontare.
-Se
fra dieci minuti non siete tutti qui, "sbaglio" aereo e me
ne vado a Saint Tropez.- annunciò Crawford sbadgliando,
vedendo che mancava ancora metà classe, Kanagi compresa, e
l'orario dell'incontro era passato da tre minuti.
Alla
fine arrivarono tutti, la professoressa per la precisione se la prese
comoda.
-Salve
Craf!- disse, con un sorrisone abbastanza finto.
-Parti
per tre mesi?- le chiese lui di rimando, accennando alla valigia
semplicemente enorme più una borsa molto grande, in
coccodrillo nera.
-No,
purtroppo abbiamo la stessa destinazione. Ci sono tutti?-
Ryo
alzò un sopracciglio: -Mancavi solo tu.-
Lei
rise: -Eh, dai, dopotutto ci si vede due ore prima per questo.-
Vista
l'abbondanza di posti occupati sul volo non si poterono spostare o
disporre come volevano, ma per una volta per Kei non fu così
male, dato che alla sua destra c'era Kaori, sulla sinistra Boris.
-Ho
portato le caramelle!- se ne uscì Kaori subito dopo il
decollo, iniziando a tirare fuori sostanze nutritive e quant'altro.
-Evvai.
Che compagnia, a Mosca ci arrivo con i timpani traforati.- rispose
Kei prendendo una caramella a caso.
-Mh,
però le mangi, eh? Ci annoieremo a morte, uff...-
-Infatti
dormiremo per tutte le ore di viaggio.- annunciò Boris
reclinando il sedile e chiudendo gli occhi.
-Sono
comodi questi cosi.- convenne Kei facendo lo stesso.
-Comodi??
Ma quando mai!-
Il
ragazzo alzò gli occhi al cielo: -Fidati di quello che dico.-
-Oh,
dimenticavo che tu fra prigione e sotto i ponti devi aver dormito in
posti davvero scomodi!-
-Non
ho mai dormito sotto un ponte.-
-Sì,
come no.-
Kei
annuì e si coricò di lato, verso di lei: -Ora stai un
po' zitta, devo dormire.-
-Va
bene, va bene.- la ragazza accostò la testa vicino alla sua,
sentendo il respiro regolare dell'altro. -Buonanotte.-
Rimase
zitta per ben dieci secondi, poi iniziò a sistemarsi meglio, a
trafficare con la borsa, a scartare caramelle e a infilarle in bocca
a Kei.
-No,
questo no... stai un po' ferma!-
-Non
ce la faccio, non ho sonno!-
-Non
mi interessa!-
Una
voce dai sedili dietro di loro li distolse dalle loro assurde
attività:
-Sentite,
fate quello che volete ma io sto cercando di dormire! State fermi!-
-Professoressa!
Kei vuole dormire, è un maledetto vecchio. E io che ho anche
portato chili di caramelle.- si lamentò Kaori sporgendosi e
vedendo dietro di lei la Kanagi e Crawford, in poco allegra
compagnia.
-Non
ha così torto a voler dormire, Kaori.- rispose la donna
sorridendo.
-Bah.
Che palle.-
-Ti
ammazzo, Shikawa.- bofonchiò Kei, occhi chiusi e in effetti
abbastanza scomodo.
-Non
sto parlando con te ora, Hiwatari!-
-Voglio
dormire!!!!- sbottò, tirandosi su.
Kaori
rise e gli salì in braccio: -Dedichiamoci ad attività
alternative, invece.-
Gli
diede un bacio all'angolo della bocca, e lui non si oppose.
Boris
sospirò, girandosi dall'altra parte e cercando di resistere
all'impulso di accendersi sei sigarette e fumarsele tutte assieme.
-Certo,
continuate pure. Così vi arrestano.- intervenne secco
Crawford.
-Guardate
che i cessi degli aerei li hanno inventati per questo.- se ne uscì
poco finemente la Kanagi, suscitando un'occhiata perplessa più
o meno a tutto il circondario.
Mancava
un'ora scarsa all'atterraggio, ed era ormai pomeriggio. L'entusiasmo
di Kaori era scemato dopo poco, tant'è che fu la prima ad
addormentarsi sul serio. E non si era ancora svegliata. Kei dovette
scuoterla un paio di volte per accertarsi che fosse viva.
Ironicamente,
fu proprio il ragazzo a non dormire nemmeno un secondo, non ci
riuscì, così come Crawford che non sembrava così
umano da "dormire in aereo".
Kei
osservò Boris, in coma profondo, e non gli sfuggì
l'espressione sul suo viso. Aveva ben poco di tranquillo.
-N...
no... fanculo...- mormorò, muovendosi leggermente. Era
agitato.
Kei
non sapeva se ridere o se svegliarlo. Non faticò a capire che
gli incubi, di cui era vittima da anni, doveva averli più o
meno uguali anche lui. Anche se le sue reazioni risultavano
discretamente comiche.
La
Borg lasciava il segno, su questo non aveva alcun dubbio.
-Boris...-
mormorò, scuotendolo appena. Non si aspettava che lui gli
afferrasse il polso, sempre nel sonno, e glielo stringesse con una
forza quasi disperata.
Kei
strinse i denti, afferrandogli a sua volta l'arto. -Calmati,
Huznestov...-
Crawford,
sentendo movimento improvviso nel silenzio tombale che aleggiava
nello scompartimento, si sollevò e li osservò da sopra
il sedile.
-Che
state facendo?- chiese, con un interesse puramente professionale.
-Nulla...
è tutto a posto.- rispose Kei, scuotendo ancora Boris.
Ryo
fissò l'alunno negli occhi, per poi cambiare discorso: -Inizia
a svegliare Shikawa, stiamo per atterrare...-
Kei
annuì, per poi tirare un colpo in testa a Boris che sgranò
gli occhi, spaesato.
-Ehi!!
Ti ammazzo!!!- gridò. Inutile dire che non fu necessario
disturbarsi per svegliare tutti gli altri.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
La
solita delicatezza di Kei e Boris u.u passo subito ai commenti.
Avly:
Tesoro ç.ç grazie per l'affetto che mostri per questa
fanfiction, mi fa davvero molto piacere! Riguardo al capitolo,
diciamo che Hila non è ancora innamorata ma incuriosita. Come
si svilupperà questo sentimento, lo vedremo!
Yuri
continuo a dire che arriverà presto, ma alla fine la cosa
slitta sempre! Però visto come si sono messe le cose, inutile
dire che ancora uno o due capitoli e avrete il vostro Yuyu! Grazie
mille per i commenti, ti aspetto al prossimo! Un bacio grande <3
Mizuki96:
Medaglia d'argento per te!! Per l'innamoramento precedente ti rimando
a quello che ho scritto ad Avly :D Volevate la gita? Eccola qua! XD
Non piangere per Yuri, ti assicuro che non ci vorrà molto!!
Baci cara! <3
Lexy90:
La papera fuxia deriva da una traumatica esperienza personale O.o da
matti, vero?! XD Sono contenta che ti piaccia il rapporto tra Yuri e
Boris, si si!
Spero
di non aver fatto troppo tardi con l'aggiornamento (anche se certi
altri miei ritardi sono impareggiabili XD), grazie mille per la
recensione! Un bacio!
Talia90:
Eh si,alla fine si sono baciati u.u e come proseguirà il loro
rapporto, si vedrà!
Come
dici tu (hai azzeccato) Hila non è ancora innamorata, ma è
inutile dire come finirà XD Baci!
Aphrodite:
Lieta di averti fatto ridere! Oh, si, la papera di Nightmare before
Christmas! Sai che non ci avevo nemmeno pensato! Uah ah!
Per
il compleanno, sono pienamente concorde con il tuo pensiero!
Ehm
per lo scontro tra Kei e Zane, per ora nulla di particolarmente degno
di nota, ma chissà!
Non
essere lusingata per essere tra i miei preferiti, sei una delle
autrici migliori del fandom e te lo meriti! (Non che sia chissà
che vanto essere tra i miei preferiti O.o anzi, sei tu che lusinghi
me per esserne così contenta, non so se mi sono spiegata XD)
Un bacione! <3
PICH_91:
Ciao cara! Macchè ritardo! Immagino la scena di te che lanci
una papera indietro a chi te l'ha regalata! Uah ah ah!! Piuttosto,
non vedete proprio l'ora delle botte, eh? Siii, si massacreranno
prima o poi! (Ho detto prima o poi, eh!).
Per
quanto riguarda i dialoghi, anche rileggendo non li trovo
"schematici". Almeno non nel senso che intendi tu. Il fatto
è che faccio sempre attenzione a queste cose; non è
sempre facile (nè necessario) dopo una frase, inserire "disse
Hilary", "disse la ragazza" e così via. Questo
va fatto quando c'è qualcosa di particolare che caratterizza
il dialogo, o per far capire CHI stia parlando. Ti faccio un esempio.
In un dialogo fra due personaggi viene male scrivere "Ciao"
disse Kei. "Ciao" rispose Boris. "Come te la passi?"
chiese il primo. "Potrebbe andare meglio" continuò
l'altro.
Non
ha molto senso precisare, visto che i personaggi sono solo due
(quindi si capisce chi sta parlando) e non c'è nulla che
caratterizzi la conversazione. Si appesantisce il tutto e basta.
Invece se ci sono delle sensazioni da descrivere, lo si fa proprio
perchè in quella frase detta c'è più del suo
semplice significato. Quindi diventerebbe "Ciao" salutò
Kei, poco coinvolto. "Ciao." fu la gelida risposta di
Boris. "Come te la passi?" chiese il primo, anche se la
cosa non gli interessava particolarmente. "Potrebbe andare
meglio." continuò l'altro, vago.
Ecco,
in questo caso ANDAVA detto che Kei non è coinvolto dalla
conversazione, Boris meno che mai. Il che è dato da una
particolare situazione in cui si trovano, ma se questa situazione non
c'è, arricchire i dialoghi può essere inutile o perfino
negativo.
Tu
non mi hai detto di farlo sempre, tranquilla non ho travisato XD
Ma
nell'esempio che mi hai fatto quel "disse Hilary" non lo
metterei. Si sa chi sta parlando (Hilary gli offre qualcosa, essendo
la padrona di casa) e si sa qual'è il rapporto tra i
protagonisti della scena. La situazione è questa: i tre si
ritrovano insieme, da soli, l'aria è tesissima e il tutto è
per loro abbastanza imbarazzante. Il saluto fra di loro è
molto secco, senza aggiunte e orpelli. Kei entra e l'unica cosa che
fa è guardarsi intorno, Hilary non lo guarda e gli risponde,
abbastanza freddamente. I dialoghi sono così perchè
corrispondono a un momento particolare, e la loro essenzialità
esiste apposta per dare l'idea (in questo caso) di un'aria tesa, e di
tre teste che non pensano a qualcosa di particolare, da segnalare. In
sostanza nella mia ottica non c'è niente da aggiungere, più
di quello che già ho scritto. Spero di essermi spiegata
decentemente XD
Scusa
per il romanzo ma essendo una cosa studiata ci tenevo a spiegarmi.
Non voglio nè che la storia diventi un copione, esagerando con
"l'impoverire" i dialoghi, nè il contrario,
arricchendoli troppo. Spero che tu sappia che aver dato una risposta
chilometrica non significhi cogliere negativamente la critica, e che
il mio pacifico monologo non ti abbia fatto passare la voglia di
continuare a leggere! (Sono logorroica, che ci vogliamo fare?) Un
bacio grande prof, ti voglio bene anch' io! <3
Lirinuccia:
Ciao bella! Certo che sei ancora in tempo, figurati XD
Già,
anche io detesto il modo con cui spesso vedo caratterizzata Hilary,
anche perchè non penso che corrisponda alla sua personalità
nell'anime. Lieta che tu ne sia soddisfatta!
Per
quanto riguarda i dialoghi, da una parte ti rimando a leggere i
pallosissimi tre chilometri di risposta alla cara Pich, dall'altra
vorrei spiegarmi anche con te.
Le
descrizioni sono calate perchè la situazione si è
stabilizzata; Kei all'inizio veniva sballottato da un posto
all'altro, vedeva molte facce, e così via. Allora c'erano
molte più cose da descrivere. Ora invece va a scuola, ha una
casa, ha "amici" fissi... questo inevitabilmente porta a
una certa routine. Quindi le descrizioni si sono attenuate proprio
per questo. Volendolo io stessa evitare, per non rendere noiosa la
fic, ovviamente creo degli espedienti che mi permettano, appunto, di
evitarlo, ma non sempre ci riesco ^^
Non
vorrei che la mancanza di descrizioni sia interpretata come scarsa
accuratezza, perchè ti assicuro che non lo è (lo dico
perchè hai definito i primi capitoli "forse più
accurati", così ho solo voluto specificare XD)
Inoltre
vorrei chiederti un chiarimento; non vedo il legame della
moltiplicazione di dialoghi con la loro perdita di incisività.
Può esserci un capitolo in cui prevalgono i dialoghi, (anche
più di uno) e pur essendo tanti possono essere lo stesso molto
significativi. La perdita di incisività casomai può
essere data da una mia disattenzione, ma essendoci stata attenta non
dovrebbe essere per quello. Se un dialogo merita di risultare
incisivo perchè importante, allora cerco di dargli incisività,
altrimenti no XD Prova a farmi degli esempi, così capisco se
quello che hai riscontrato sia derivato da un mio errore o dalla
"non-importanza" del dialogo! Grazie per avermelo fatto
notare, comunque.
Infine
per quanto riguarda i luoghi comuni... come hai detto tu, sono
presenti un po' in tutte le fic, ed essendo di solito caratteri della
vita quotidiana, sono inevitabili XD
Tuttavia
io credo di evitarli già, più o meno, soprattutto per
quanto concerne gli esempi che mi hai fatto. Il protagonista è
Kei, che, putroppo per lui, HA un passato tormentato (dobbiamo
tenercelo così XD), e così l'ho voluto raffigurare. Kei
non è innamorato di Hilary, quindi lui e Zane non se la
litigano, è il secondo che è geloso della propria
ragazza (E ha ragione, poveraccio!). Il compleanno... bè,
almeno una volta all'anno tocca a tutti, non lo vedo affatto come un
luogo comune. Senza contare che mi serve, perchè l'essere
minorenne di Kei sarà un punto fondamentale in seguito.
La
sfacciata di turno immagino sia Kaori XD ovviamente puoi vederla in
un modo, e io non posso farti cambiare l'opinione che hai di lei, ma
non è una sfacciata (altrimenti sarebbe già saltata
addosso a Kei) e non ostacola nessuno, non essendoci ancora alcun
amore da ostacolare.
Inoltre
ancora non si sa quando Kei e Hilary ammetteranno i loro sentimenti,
quindi su questo punto è meglio non pronunciarsi. E per
finire, la gita scolastica è necessaria. Non serve per fare la
sbronza della scolaresca, che fa impazzire il prof in gita, le fughe
notturne dall'albergo o cose "fighe" del genere. L'esatto
contrario, invece. Ma non voglio fare spoiler, quindi mi fermo qui!
XD
Per
quanto riguarda i luoghi comuni più in generale,
riallacciandomi a quello che dicevo prima... la mia fic affronta
anche argomenti difficili, ma parla molto di vita quotidiana
(dopotutto di chiama Another Life), per cui elementi quotidiani
(feste, gite, storie d'amore, risse, assemblee scolastiche, ancora
feste e chi più ne ha più ne metta) sono ovviamente
inclusi, sennò la fic non esisterebbe! Quindi oltre a questo
mi è anche sembrata una critica al tipo di storia che sto
affrontando, più che un consiglio su come andare avanti. A
quel punto è il genere che non va bene, e non posso fare nulla
^^.
Spero
di essere stata esauriente. Sono felice che la storia ti piaccia lo
stesso, e ti ringrazio ancora per le critiche, perchè servono
sempre. Ne faccio a chili anche io e le accetto volentieri, anche
perchè mi danno modo di correggermi o di spiegarmi, come in
questo caso. Un bacio grande, spero che ci sarai al prossimo
capitolo! <3
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Capitolo 13 *** Dodicesimo Capitolo ***
DODICESIMO
CAPITOLO:
Atterrarono
al Domodedovo privi di voglia di fare qualsiasi cosa che non fosse
riposarsi.
Il
programma era di salire sul pullman che li aspettava appena fuori
dall'aereoporto e arrivare all'albergo, che si trovava a nord di
Mosca. Il tutto possibilmente senza morire congelati. In un'ora si
sarebbero sistemati nelle rispettive camere, per poi cenare e
riposarsi al caldo.
Era
già quasi buio, Kei osservava la sua immagine riflessa sul
vetro e il panorama. Boris si era seduto accanto a lui, fu come se si
fossero tacitamente accordati.
Tutto
aveva un che di familare; le distese innevate, gli alberi imbiancati,
la sensazione di poter fare centinaia di chilometri senza arrivare
mai da nessuna parte.
Non
che ricordasse di essere già passato precisamente per quei
luoghi, anche perché nel caso non li avrebbe mai saputi
riconoscere, ma provò comunque la sgradevole sensazione di
sentirsi a... casa. E non voleva, aveva sempre avuto intenzione di
recidere ogni legame con quella città.
-Cosa
mi devi dire, Kei? Sei davvero strano.-
Yuri
lo guardava, seduto sul cornicione a gambe incrociate. Era una
posizione abbastanza precaria, ma come al solito non gli importava
molto.
Sembrava
un falco desideroso di cambiare aria... adorava starsene appollaiato
sul tetto ad osservare la neve cadere, i lupi che ogni tanto si
avvicinavano al cancello, il sole offuscato dalla perenne coltre
nuvolosa.
Kei
aveva una benda sulla guancia che iniziava a macchiarsi nuovamente di
rosso. Il taglio non voleva smettere di sanguinare.
-Stasera
vado via.-
Il
rosso alzò un sopracciglio, per poi ridere freddamente:
-Che
scherzo stupido.-
Kei
abbassò lo sguardo, per poi piantarlo sul compagno di stanza:
-Non
sto scherzando. Mio nonno mi tira fuori. Vorkov è costretto ad
essere d'accordo.-
Il
silenzio si fece pesante come non mai, e a Kei parve che gli occhi di
Yuri fossero attraversati da uno strano lampo.
-Yu...-
-Che
c'è?-
-Tutto
bene?-
Il
russo scosse la testa, tormentandosi nervosamente le dita.
-Te
ne vai. Ce l'hai fatta... sono felice per te, davvero.-
-Yuri,
ho chiesto a mio nonno e a Vorkov di farvi uscire ma...-
-Oh.
Mi sembravi più malridotto del solito, in effetti. Non hanno
preso bene la richiesta?- chiese Yuri, serio.
-Esattamente.
Ho insistito, ma è stato inutile.-
Yuri
si morse un labbro, senza più guardare l'amico. La tensione
era dolorosa.
-Boris
lo sa?-
-Sì...
non l'ha presa malissimo.-
-Meglio
così.-
Kei
non tollerò oltre quell'atmosfera che pesava come un macigno,
e afferrò Yuri per un lembo della maglietta, tirandolo a sè:
-Se
potessi rimarrei qui. Oppure porterei via anche te e Boris. O farei
andar via te, e rimarrei io. Ma non posso... e odio non poterlo
fare.-
Yuri
non riuscì ad evitare che una lacrima gli attraversasse il
viso. Non stava piangendo, lui non piangeva mai. Era una semplice
reazione fisica.
-Si
sentirà la tua mancanza, comunque.-
-Tutto
ok?- gli chiese Boris, interrompendo bruscamente il sonno in cui era
caduto.
-Nh?
Sì... dove siamo?- rispose l'altro mettendo in pausa l'ipod.
-Sulla
strada per Mosca... la Kanagi ha detto che avremmo impiegato un'ora
in tutto.-
Kei
non rispose, continuando a fissare la neve sul ciglio della strada.
Ormai era totalmente buio, e la strada per quanto potesse essere
larga era talmente poco illuminata che si chiese come facesse
l'autista a non finire fra gli alberi. L'unica luce che distingueva
era quella proiettata dalle lampade al neon all'interno del veicolo.
-Siamo
già arrivati?- sbottò Sarah, dietro di loro assieme a
Seto, sentendo che il pullman si era fermato di botto.
-Non
penso...- rispose Boris perplesso.
-Perché
ci siamo fermati?- insistette Kaori.
Kei
vide Crawford alzarsi e andare a parlare con l'autista, allargare le
braccia e schiaffarsi una mano in fronte. Si tolse gli auricolari
quando la Kanagi raggiunse il collega per poi annuire e voltarsi
verso gli alunni:
-Ragazzi,
state zitti un secondo!!- esclamò.
-Che
è successo? Siamo fermi in mezzo al nulla! E si gela!-
-Lo
so, Hilary... c'è stato un guasto al motore. Sta cercando di
farlo ripartire, state tranquilli.-
Kei
seguì con lo sguardo l'autista che scendeva dal mezzo e andava
a controllare qualcosa sul retro; doveva usare una torcia per via del
buio.
Tornò
dopo dieci minuti, in cui i ragazzi iniziarono a mostrare forti segni
di irrequietezza, ma la sua espressione non faceva presagire niente
di buono.
-Allora?-
chiese Crawford.
-Nulla.
È andato. Si sta accumulando troppa neve. Non sono riuscito a
chiamare soccorso, le linee sono disturbate per via del maltempo dei
giorni scorsi, ci sono state vere e proprie tempeste. Senza contare
che non passa nessuno.- comunicò, sconvolgendo gli animi.
-...
E che facciamo adesso?- chiese la Kanagi con un filo di voce.
-Aspettiamo
che le linee vengano ripristinate.-
Crawford
scosse la testa, cercando di trattenere il nervosismo.
-La
finiamo congelati. Non possiamo passare tutta la notte qui dentro.-
commentò.
-Lo
so... e non possiamo usare l'aria condizionata a motore spento.-
concluse l'autista.
-Oh
cavolo... dai che sfiga, non ci posso credere!!- esclamò Mao
tremando dal freddo, appoggiando la testa sulla spalla di Rei.
-Adesso
non agitatevi, è peggio! Scusi, sa che posto è quello?-
chiese la Kanagi, indicando qualcosa al di là del finestrino.
L'autista
annuì: -È un monastero. Non ne so molto.-
Kei,
imitato da Boris, si voltò di scatto. Strinse gli occhi per
vedere meglio attraverso il riflesso sul vetro, e il suo cuore perse
un battito, per poi iniziare a martellare furiosamente.
L'edificio
scuro si stagliava alto ed imponente, cirondato da un muro che
distava decine di metri dalla cupa struttura. Il cancello nero era
serrato, e credette di distiguere due sagome scure, probabilmente due
uomini di guardia.
Boris
non riuscì a dire nulla, si limitò ad aprire
leggermente la bocca mentre Kei si alzava in piedi e si avvicinava al
vetro dall'altra parte, per vedere meglio. Si infilò nel
sedile di Takao e Brooklin, che lo guardarono, incuriositi e
perplessi.
Il
ragazzo si shiacciò contro il finestrino, per poi rimanere
immobile a fissare la sede della Borg.
-D'accordo...
Ryo, dovremmo andare a chiedere se possono ospitarci per la notte.-
propose la Kanagi, trovandola una buona soluzione. Rimanere lì
era assolutamente impensabile.
Kei
si voltò verso Boris, era difficile stabilire quale delle due
espressioni fosse la più sconvolta. Scosse la testa,
riferendosi a ciò che i professori avevano appena detto.
-State
fermi qua.- disse Crawford scendendo dal pullman assieme alla Kanagi.
Kei
si sedette accanto a Boris, senza spiccicare parola.
-Diranno
di no, è ovvio...- mormorò il russo con una voce
strana.
L'altro
deglutì, appoggiandosi allo schienale e chiudendo gli occhi.
Boris aveva ragione. Non era nello spirito di quella gente salvare
dal gelo un'allegra scolaresca in difficoltà.
Erano
passati cinque minuti quando i due insegnanti risalirono
sull'autobus:
-Ok
ragazzi, forse siamo salvi. Inutile che vi dica di starvene
tranquilli, dobbiamo solo ringraziare di esserci fermati proprio qui
davanti, siamo in mezzo al nulla.-
Kei
e Boris non riuscirono nemmeno a scambiarsi un'occhiata.
-Non
dovremmo andare lì.- se ne uscì Kei, cercando di
mantenere un tono tranquillo.
-Ah,
preferisci congelare?- chiese Crawford senza guardarlo.
-Sì.-
L'uomo
rimase un tantino spiazzato dalla risposta, ma lo ignorò.
-Muovetevi.-
Ad
ogni modo Kei non se lo fece ripetere due volte; iniziava a sentirsi
troppo oppresso. Aveva un forte bisogno di aria, il respiro iniziava
ad accellerare senza che potesse controllarlo, così scese per
primo seguito da Boris:
-Calmati
un po'.-
-No,
Boris. Lascia perdere.-
Il
russo gli si parò davanti e lo afferrò per le spalle:
-Adesso basta!-
Gli
altri, ormai scesi tutti, li guardarono sconvolti.
-Spostati.
Non ho intenzione di...- Kei sentì gli sguardi di quindici
persone addosso, e decise di sfoggiare il suo bilinguismo: -Non ho
intenzione di entrare lì dentro, Boris!!-
-Non
abbiamo scelta, Kei. Se ti comporti così si faranno delle
domande, pensi di raccontare tutto agli altri? A Crawford?-
Nonostante
stessero parlando russo, all'insegnante non sfuggì il suo
nome.
-Boris,
io non... davvero, preferisco congelare!-
-Idiota,
non ti lascerebbero mai fuori. Basterà che non ci facciamo
notare...- rispose Boris, ma sembrava decisamente poco convinto.
-Ehi,
che state dicendo? E tu da quando in qua parli il russo?- intervenne
la Kanagi, preoccupata nel vedere che gli animi si stavano scaldando.
Kei
la ignorò: -Ci sarà un altro modo, è
impossibile che non si trovi un qualsiasi modo per chiamare
qualcuno!-
-I
cellulari non prendono, Kei!-
Takao
intanto seguiva la scena, con un groppo in gola.
"Sono
cresciuto in un posto in Russia, assieme a lui..."
Non
era un asso con la memoria, ma quella frase se la ricordava.
Gliel'aveva detto tempo prima. Qualcosa non andava.
-Kei...-
mormorò, mettendogli una mano sulla spalla. Il ragazzo si
voltò, e parve quasi rassicurato nel vederlo:
-Che
c'è?-
-...Nulla...
che ne dite se ci muoviamo? Si congela qui.-
Il
ragazzo annuì, rassegnato.
-Io
non so cosa potrò fare se me lo ritroverò davanti.-
-Lo
so. Lo so benissimo, Kei.-
-Se
avete finito... andiamo.- concluse Crawford.
Era
esattamente come se lo ricordavano. Tetro. Angosciante. Opprimente.
Le
due guardie li condussero oltre il grande portone dove li aspettavano
altri uomini vestiti allo stesso modo, e uno sulla quarantina che si
distingueva per il colore dei capelli (viola), lasciati scoperti, e
un' espressione ancora più incattivita degli altri.
-Salve.-
disse, in giapponese.
La
Kanagi lo guardò sorpresa: -Parla giapponese?-
-Si
signora. Sono Vladimir Vorkov, onorato.-
Lei
gli strinse la mano, sollevata. Per come si era messa la situazione,
stava iniziando a preoccuparsi davvero.
Fece
conoscenza anche con Crawford, e mentre parlavano cordialmente i
ragazzi si raggrupparono:
-Che
cavolo... questo posto non mi piace.- mormorò Max, intimorito.
-Sono
d'accordo... meglio qui che fuori a congelare però.- ribattè
Mariam, che non vedeva l'ora di coricarsi.
Dopo
poco Vorkov si dedicò a loro:
-Vi
ho fatto preparare delle stanze. Fate come se foste a casa vostra, ma
non andate in giro.-
Kei
sentì un conato farsi strada nella gola, e lo represse meglio
che poteva. Non riusciva a guardarlo. Con la coda dell'occhio vide
Boris più o meno nelle stesse condizioni.
-Grazie
mille.- disse Hilary a nome di tutti.
-Alcuni
dei ragazzi che stanno qui vi indicheranno le camere.-
Quattro
giovani russi li guardavano con espressioni ben poco amichevoli.
-Ragazzi,
evitiamo casini e sistematevi come avevamo deciso per l'albergo, ok?-
disse la Kanagi, senza ammettere repliche.
Il
gruppo di ragazzi si avviò verso un cupo corridoio, passando
davanti a qualche guardia e al "padrone di casa". Kei voltò
la testa di lato, sperando di passare inosservato.
Si
sentì gelare -nel vero senso della parola- quando una mano si
posò sulla sua spalla.
Non
aveva mai provato una sensazione di quel tipo. Certo, paura di
prendere colpi, di soffrire, di ricevere frustate... lui la paura
l'aveva sperimentata davvero. Ma era diverso. Quel contatto lo
paralizzò totalmente; non era semplice paura, non era il tipo.
Era inspiegabile. Si sentì come piantato a terra, il cuore che
batteva a mille, il respiro bloccato.
Fu
costretto a voltarsi.
-Oh.
Ma che piacevole sorpresa. Il mondo è davvero piccolo, Kei.-
La
sua voce gli giunse quasi ovattata. Cercò di ristabilirsi,
doveva smetterla con quelle scenate.
-Sei
cresciuto in questi anni, non c'è che dire.-
-Toglimi
quella mano di dosso.-
Kei
lo disse con una voce che non era la sua. Faticò a
riconoscersi.
Boris
intervenne, facendo un passo verso di loro:
-Meglio
se lo lasci stare. Meglio se non ti avvicini a noi.-
-Curioso,
c'è anche Huznestov... che assurda coincidenza. Quasi non ci
credo.-
Crawford
osservò la scena, particolarmente perplesso. Non gli sfuggì
l'espressione assunta da Kei al contatto con quel Vorkov. Non che
conoscesse bene quel ragazzo, o tenesse a lui in qualche modo. Ma
sembrava davvero sconvolto.
-Ehi
voi due. Sarete stanchi, domani dobbiamo alzarci a un'ora decente.
Muovetevi.- disse, trascinando via Kei per un braccio con poca
delicatezza.
Il
ragazzo non si ribellò, rimettendosi inseme a Boris fra i
compagni.
Alla
fine si sistemò con Seto e Zane in una delle stanze assegnate,
senza spiccicare parola.
-Questo
posto dà i brividi. Davvero.- convenne Zane sedendosi sul
letto.
-Già...
sembra una prigione più che altro.- rispose Kaiba
avvicinandosi alla finestra e notando le pesanti sbarre.
Kei
fece lo stesso, sentendosi in trappola. Non avrebbe retto di quel
passo. E lui non era tipo da cedere così. Ci aveva passato
degli anni, un giorno in più non avrebbe fatto nessuna
differenza. Così almeno insisteva a dire la sua parte
razionale, quella che ragionava e spesso cercava di limitare quel
brutto carattere rissoso e impulsivo che si ritrovava.
Si
sedette per terra, vicino alla finestra; quella era stata per anni la
sua stanza, che divideva con Boris e... Yuri. Pensò a lui solo
in quel momento.
Si
alzò in piedi e andò verso la porta, ignorando i due
compagni di stanza:
-Dove
vai?- chiese Seto, serio.
-Hiwatari,
si può sapere che diavolo...-
Sbattè
la porta, ritrovandosi nel familiare corridoio. La sensazione
claustrofobica sembrò attenuarsi, e si guardò attorno,
deciso. Nella stanza di fronte avrebbe trovato Takao, Rei e Max, ma
non aveva intenzione di vedere nessuno se non Boris.
-Io
voglio tornare a casa. Non mi piace come si stanno mettendo le cose.-
sbottò Sarah tastando il letto, per poi sedersi e guardare le
sue compagne di stanza.
-Nemmeno
a me... e sono preoccupata per Kei... era strano.- rispose Kaori,
pensierosa.
-Naa.
Perché?- intervenne Mao.
-Non
lo so. Sembrava... non lo so.-
Kaori
abbassò lo sguardo, per poi rivolgerlo verso le sbarre alla
finestra. In quel momento più o meno tutti osservavano colpiti
quel dettaglio raccapricciante nelle loro stanze.
Takao
per primo:
-Dio
mio... ma che diavolo di posto è questo? Sembra un carcere...-
aveva mormorato, incrociando lo sguardo di un altrettanto preoccupato
Rei, che gli rispose, poco sicuro:
-Dev'essere
una specie di collegio, non lo so. Non dovremmo esagerare con le
preoccupazioni, le sbarre ci sono un po' dovunque, anche a Tokyo. Le
abbiamo perfino nel sottopiano, a scuola.-
-Lo
so, ma è l'atmosfera che non mi piace. Le hai viste le facce
di quei ragazzi? Sembrava che volessero sbranarci.- insistette Takao.
-Li
ho notati anch'io... per ora dobbiamo arrivare integri a domattina.-
intervenne Max, la cui solarità era stata come spenta
dall'aria tremendamente pesante che regnava in quel posto.
Nello
stesso istante in un'altra stanza Boris e Brooklin stavano per venire
alle mani.
E
il povero Raul, gemello di Julia, era tentato dall'andare a chiamare
aiuto, o semplicemente a cambiare stanza per non venire coinvolto.
-Quell'uomo
ci ha detto di non uscire, quindi tu devi per forza uscire.
Che logica impeccabile!- aveva detto Brooklin, osservandolo con
indifferenza.
-Perché
non ti fai i cazzi tuoi?! Non me ne frega niente di cosa dice
quell'uomo!-
-E'
grazie a lui che non siamo morti congelati.- gli fece notare, e Boris
tirò un pugno al muro, facendosi male:
-Stai
zitto. Stai zitto.- scandì, furioso.
Che
poteva fare? Dire "Sì, è vero, viva Vorkov"? Oppure
"No, quell'uomo è un pazzo criminale il cui scopo nella
vita è tirare su perfetti killer?"
Nulla,
non poteva dire nulla. Senza nemmeno guardare gli altri due aprì
la porta e uscì.
Kei
iniziò a camminare senza sapere dove stesse andando,
affidandosi al suo istinto e ai ricordi marchiati a fuoco nella sua
memoria.
Quei
corridoi sembravano tutti uguali, ma lui aveva sviluppato in anni e
anni la capacità di distinguerli.
-Mi
sembrava ricordarti un po' più sveglio, Hiwatari.-
Kei
si voltò di scatto, distinguendo la figura di Vorkov davanti a
lui. Non rispose, limitandosi a fare un passo indietro.
-Indietreggi?
Non ti riconosco più... Come mai in giro? Ci tenevi proprio a
rivedermi, immagino...- gli disse con tono mellifluo.
-Non
credo proprio.-
-E
allora cosa ti porta qui? Non sarebbe stato meglio startene rintanato
nella tua vecchia stanza...?-
Non
aveva tutti i torti. Ma se si fosse ricordato bene, avrebbe saputo
che Kei Hiwatari non era tipo da nascondersi. Gli diede le spalle,
pronto a liquidarlo, ma fu bloccato da una presa sull'avambraccio,
una stretta dolorosa.
-Non
toccarmi.- ringhiò, tremando dalla rabbia.
-Ho
sentito di tuo nonno. Mi dispiace, le mie più sincere
condoglianze. Sai, ho avuto qualche problema, ultimamente... e così
non ho ancora potuto verificare ciò che mi spetta dopo la sua
morte.-
Kei
sgranò gli occhi: -Ha lasciato tutto a me.-
-Non
ne sarei così sicuro, ragazzo mio. I miei legali si stanno
muovendo da fin troppo... ti farò sapere volentieri, non credo
che ci vorrà ancora molto a... "mettermi d'accordo"
con le autorità di Mosca.-
Continuava
a stringergli il braccio, e lui non fece niente per liberarsi. La
mente era altrove... doveva preoccuparsi? Cercò di
tranquillizzarsi, sedando i sentimenti contrastanti presenti nel suo
animo. Non ci sarebbe stato niente per cui angustiarsi, ormai era
andato via dalla Borg. Vorkov non aveva alcun potere su di lui.
Sentì
un forte formicolio su tutto l'arto, quella mano gelida gli stava
bloccando la circolazione.
-Dov'è
Yuri?-
Vorkov
lo guardò per un momento, poi gli rise in faccia,
letteralmente.
-Ivanov?
Cosa ti fa pensare che sia ancora qua?-
Kei
alzò un sopracciglio: -Il fatto che tu non lo lasceresti mai
andare. Era il tuo preferito.-
L'altro
rise di nuovo.
-Posso
sapere cosa ci trovi di così esilarante?!-
-Non
vorrei che tu ti ingelosisca, Kei.-
-Oh,
già... ho sempre sofferto molto di questo.- rispose il
ragazzo, ironico. Si liberò con uno strattone, sentendo il
braccio pulsare tremendamente. Lo guardò dritto negli occhi
neri:
-Dov'è?-
-Vorresti
rivederlo, Kei? Per poi fare cosa... andartene? Non pensi a lui?-
ribattè il russo fingendosi colpito dalla cosa.
-Cosa
stai dicendo? Dimmi dov'è, altrimenti lo trovo da solo!-
esclamò Kei, perdendo la sua solita calma e freddezza.
La
risata di Vorkov iniziava a urtarlo; anzi, a farlo uscire di testa
dal nervoso.
-Smettila.-
-Perché
dovrei farti un favore, ragazzino?-
-Dimmi
dov'è!!- sbottò Kei stiringendo un pugno.
Vorkov
fece un passo avanti e lo afferrò violentemente per il
colletto:
-Sentimi
bene, piccolo bastardo... non osare mai più darmi
ordini e usare quel tono con me.-
-Faccio
quello che voglio adesso, maledetto figlio di puttana!!-
Il
pugno nello stomaco arrivò all'improvviso, bloccandogli il
respiro. Si accasciò a terra, boccheggiando.
-Non
hai mai saputo tenere a freno quella maledetta lingua... è
sempre stato il tuo difetto. C'era un solo modo per tapparti la
bocca, ricordi?- gli chiese Vorkov, che chinatosi su di lui gli
sollevò la testa afferrandolo per i capelli, mentre con
l'altra mano gli teneva il mento.
-N...
non mi devi... toccare.- ripetè, sconvolto.
-Sei
patetico, Kei. Minacci, sbraiti, dai ordini... ma poi sei solo un
ragazzino terrorizzato. Lo sei sempre stato.- gli sussurrò
quelle parole nell'orecchio, graffiandogli nel frattempo il collo con
una mano.
Perché
non reagiva? Perché non riusciva a sollevarsi e tirargli un
pugno in faccia??
Era
un'assurda debolezza. Un'insensata sindrome di Stoccolma... perché
lui lo odiava davvero. L'avrebbe voluto uccidere. E non
si faceva mai mettere i piedi in testa da nessuno. Che senso aveva
allora il suo comportamento?
Vorkov
si sollevò, per poi gettargli un'ultima occhiata e sparire nel
corridoio buio.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Sono
in ritardo, ma ormai chi si stupisce più? E il bello è
che avevo già scritto questo capitolo assieme al precedente,
quindi era già pronto.
Ringrazio
tutti per i commenti, scusate se non vi rispondo personalmente come
al solito, mi rifarò con il prossimo capitolo, spero.
Mi
sento solo di chiudere, almeno da parte mia, il discorso su
dialoghi/descrizioni etc; ho capito i vari punti di vista e li
accetto, rispondendo però che non li condivido.
Chiedo
ancora scusa per l'aggiornamento in ritardo, soprattutto perché
avrei potuto farlo prima, ma ho avuto una serie di problemi gravi e
non sono riuscita ad aggiornare. Non so quando aggiornerò di
nuovo, non so nemmeno se continuerò a scrivere. Il tutto (specifico e ripeto visto il fraintendimento con Avly e Lexy che ringrazio molto per l'affetto), a causa di miei gravi problemi personali Grazie per
il vostro sostegno, un bacio a tutte quante, vi voglio bene <3
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Capitolo 14 *** Tredicesimo Capitolo ***
TREDICESIMO
CAPITOLO
Boris
inciampò su una pietra del pavimento mal posizionata,
rischiando di finire con la faccia contro al muro. Riuscì a
fare sì che non accadesse e si diresse con passo spedito verso la
stanza di Kei. Entrò senza bussare:
-Kei?-
Zane
lo guardò come si guarda un animale molesto.
-Il
tuo amico è uscito. Dato che è nel suo interesse, fallo
internare da qualche parte, magari è ancora curabile.-
-Vaffanculo,
Truesdale.- rispose Boris sbattendo la porta.
-Ma
che diavolo hanno tutti quanti, si può sapere?- esclamò
Seto allargando le braccia.
Il
russo intanto si era messo a correre nei corridoi, senza sapere
esattamente il motivo. Una sorta di agitazione gli opprimeva il
petto, e non accennava ad affievolirsi.
Si
fermò violentemente per non scontrarsi con Vorkov in persona.
L'uomo lo guardò, un sogghignò malevolo stampato in
faccia, ma non disse nulla e passò oltre. Boris lo seguì
con lo sguardo, per poi voltarsi nuovamente e scorgere una figura
accasciata a terra.
Corse
verso Kei e si chinò su di lui, teso:
-Kei?
È tutto a posto?-
Il
ragazzo non rispose; respirava a fatica e teneva una mano all'altezza
dello stomaco.
-Che
ti ha fatto?-
-Non
mi ha fatto nulla... sto bene.-
Boris
lo sollevò: -Sei un idiota, Kei. Un vero idiota.-
-Perché?
Sei uscito anche tu, no?-
-Non
ho mai detto di non essere un idiota, ma non vuol dire che ti ci
debba mettere anche tu. Che stavi facendo?- chiese il russo,
immaginando la risposta.
-Yuri.
Voglio vederlo.-
-...Già...-
Kei
si sfiorò il collo, sentendo qualcosa di umido sulle dita.
-Stai
sanguinando.- gli fece notare Boris, senza espressione.
-Chissenefrega.-
rispose l'altro superandolo.
-Kei,
che intenzioni hai?-
-Trovarlo.-
Il
russo gli si parò davanti:
-Poi
che cosa farai? Lo saluterai e gli dirai quanto vivi bene in una
villona con piscina, trattato con affetto da tutti? Per poi mollarlo
qui?-
Aveva
alzato la voce, cosa che fu notata da Crawford e la Kanagi, collocati
in due stanze adiacenti. Aprirono la porta piùo meno nello
stesso momento:
-Dovevate
rimanere nelle stanze! Si può sapere che diavolo state
facendo?? - chiese l'uomo, seccato.
Kei
gettò un'occhiata ai due e accennò una risposta, ma
alla fine tornò su Boris:
-Tu
non lo incontreresti? Sei qui e non lo vuoi vedere??-
-Certo
che lo voglio vedere, ma riesco a mantenermi razionale almeno! Tu dai
di matto e non ragioni!- esclamò il russo allargando le
braccia.
-Spostati.-
gli ringhiò contro Kei, come se non l'avesse nemmeno
ascoltato.
-No.-
-Boris,
levati di torno o...-
Boris,
che era più alto di lui di dieci centimetri, lo sovrastò
letteralmente e lo afferrò per il colletto, esattamente come
aveva fatto Vorkov qualche minuto prima, e lo sbattè contro al
muro di pietra. Kei emise un gemito di disappunto e di dolore.
-O
cosa, Hiwatari? Sentiamo. Cosa sei disposto a fare per vederlo?-
La
Kanagi sgranò gli occhi e si fiondò verso di loro:
-Boris,
lascialo subito!-
-Statene
fuori, porca puttana!!- sbottò il ragazzo aumentando la
stretta sulla maglietta di Kei.
-Huznestov,
stai rischiando, ti avverto.- intervenne Crawford, mantenendo la sua
caratteristica calma gelida.
La
voce di una guardia li interruppe: -Che diavolo sta succedendo qui??-
Parlava
un giapponese abbastanza approssimato, ma si fece capire.
-Nulla,
li scusi... adesso tornano in camera.- rispose Mara forzando un
sorriso.
La
guardia gettò un'occhiata a Kei, che con un brusco movimento
del braccio si schiodò dal muro e scansò Boris.
-Che
cos... tu sei Kei Hiwatari.- convenne la guardia osservandolo meglio.
Anche
Kei lo stava scrutando con più attenzione. Riconobbe gli occhi
glaciali e il colorito niveo di uno degli uomini che più lo
aveva perseguitato durante il suo soggiorno alla Borg.
"Signore,
Hiwatari è più rabbioso del solito..."
"Ah,
davvero? Allora addomesticatelo..."
-Ha
ragione lei... meglio tornare in camera.- tentò Boris.
-Cosa
ci fai qui, Hiwatari? Ti sono mancate le cose divertenti che ti
venivano fatte? Anche tu, Huznestov... non credevo che vi avrei mai
rivisti, dati i trascorsi.-
La giovane guardia
li osservava come se fossero delle deliziose crostate al cioccolato,
in particolare Kei.
-Vai a farti
fottere... Siamo qui in villeggiatura temporanea, addio.- rispose
Kei, con una voglia incredibile di massacrarlo di pugni.
-Sapete, è
stato molto meno divertente senza voi due qui... certo, Ivanov c'è
ancora, per la gioia di tutti quelli che hanno bisogno di sfogare i
propri istinti, ma ormai non c'è più gusto, quasi non
si ribella più...-
I due rimasero
fermi a guardarlo, con un odio quasi tangibile.
-...invece tu,
Kei. Con te sì che c'era gusto.- aggiunse, stavolta in giapponese.
-Io ti ammazzo,
figlio di puttana.- ringhiò Kei, scagliandoglisi contro e
colpendolo al viso. Gli spaccò un labbro, e fu una piccola
soddisfazione rispetto a quello che gli avrebbe voluto fare, ovvero
decapitarlo lentamente.
-Hiwatari,
smettila subito!! Considerati già sospeso!- esclamò
Crawford, stufo di quella situazione assurda.
La guardia sollevò
un braccio per fermare il professore, che si era avvicinato il tanto
che bastava per trascinare via Kei.
-A Vorkov non
piacerà questo, Kei. Secondo le voci che girano, forse non ti
conviene comportarti male... potresti pentirtene.-
-Voci? Quali
voci?!-
Il ragazzo perse
la pazienza, ma doveva capire. Si controllò meglio che poteva,
sfogando la rabbia sulle sue mani, martoriate dalle unghie che si
ficcavano nella carne.
-Forse non dovrei
dirti nulla, dato che non è niente di certo... sì, farò
così. A presto, Hiwatari. Molto presto.-
Detto questo e
lanciata un'ultima occhiata ambigua al giovane, li superò per
continuare il turno di guardia.
Kei fu tentato
dall'inseguirlo e massacrarlo, finchè non gli avesse detto che
cavolo stava succedendo. Ma non si mosse, le parole che gli
rimbalzavano nella testa.
-Che cazzo stava
dicendo?- mormorò, rivolto a tutti e a nessuno.
-N... non lo so...
Voleva solo rovinarti la nottata, vedrai.- rispose Boris.
Crawford
interruppe le loro riflessioni, parandoglisi davanti:
-Appena torniamo a
Tokyo chiederò di farvi sospendere, questo è troppo!-
sbottò, furioso.
-Ryo, l'hai già
detto, calmati. Voi due, venite qui.- ordinò la Kanagi
entrando in camera, e i ragazzi obbedirono senza rispondere.
Crawford si chiuse
la porta alle spalle e vi si appoggiò, incrociando le braccia.
-Mi spiegate cosa
sta succedendo?- chiese Mara guardando prima Boris, poi Kei, che
non risposero.
-Non mi rendete le
cose più facili così. Kei, sei strano, molto più
del solito. Perché hai aggredito quell'uomo? Che ti ha detto?
Lo conoscevi, immagino.-
Il ragazzo annuì,
ma non sembrava avere intenzione di aggiungere altro.
-Kei, rispondimi
per favore. Se c'è qualche problema perché non lo
dici?- continuò la Kanagi, preoccupata e seccata allo stesso
momento.
L'oggetto delle
sue preoccupazioni si ostinò a non dire nulla, piantando lo
sguardo su una pietra del pavimento particolarmente interessante.
-Possiamo tornare
in camera?- chiese Boris.
Crawford alzò
gli occhi al cielo: -A patto che non ne usciate più, accidenti
a voi!!-
-D'accordo.-
rispose Kei, atono.
Il professore lo
fissò, fulminandolo con lo sguardo.
-Andate. Ma non considero il discorso chiuso, sappiatelo. E se vi
rivedo in giro, non avete idea di quello che vi succederà.-
Kei si rigirava
nel letto da ore, almeno tre, ma non riusciva a prendere sonno. Era
prevedibile che l'avrebbe finita in quel modo, ma l'idea di
annullarsi per un po' di tempo non gli sarebbe comunque dispiaciuta.
Si mise seduto,
fissando il buio più totale che regnava nella stanza.
Percepiva vagamente i respiri di Zane e Seto, che invece sembravano
dormire tranquillamente.
Infilò a
tentoni le scarpe e arrivò alla porta, che aprì
cercando di non fare rumore. Se la richiuse alle spalle
silenziosamente e uscì nell'andito fiocamente illuminato dalle
torce appese al muro. "Se volessero potrebbero anche
metterle, le lampade... ma no, perché levare quest'aria da
castello medioevale??" pensò, disgustato.
L'unico suono che
sentiva era quello dei suoi passi. Osservò l'orologio, segnava
le tre e un quarto. Le sue gambe lo portarono in automatico lungo il
percorso per salire sul tetto. Si ricordava che la scala per
accedervi non fosse mai stata sorvegliata, e infatti vi arrivò
con facilità. Le scale erano ripide, come ricordava, e dovette
tenersi alla parete per non rompersi qualche osso, cosa che non gli
sarebbe stata molto di aiuto in quella situazione. La pesante porta
si aprì dopo una spinta decisa da parte del ragazzo, che sentì
subito l'aria gelida ferirgli prima il viso, poi il resto del corpo.
Lassù l'unica fonte di luce era una torcia posizionata
esattamente sopra la porta, cosa che non gli permetteva di
distinguere bene ciò che lo circondava, mentre lui poteva
essere visto benissimo.
Fece qualche passo
avanti, sentendo il gelo aumentare e provocargli tremiti pressocchè
dovunque.
-Potreste
lasciarmi in pace almeno alle tre di notte, ninfomani?!-
La voce lo colse
alla sprovvista, per quanto fosse andato lassù proprio con la
speranza di udirla. Vide la chioma color rosso acceso, gli occhi
viola e il colorito quasi albino di Yuri Ivanov, che lo fissava con
aria seccata. Ma divenne prestissimo un'espressione sconcertata.
-Chi...
che diavolo... K...-
-...Ti trovo bene,
nonostante tutto.-
Kei si avvicinò
un po' a lui, che continuava a guardarlo con gli occhi sgranati.
-Kei... sei tu?!-
una voce dal tono soave, ma deciso.
-Già.-
Yuri gli poggiò
una mano sulla spalla, come per accertarsi che fosse veramente lì,
davanti a lui, e non si trattasse di un'allucinazione. Lo sentì
fare pressione con le dita, poteva percepire l'adrenalina, il
tremore, lo stupore, il cuore a mille... soprattutto perché in
quel momento provava la stessa identica cosa.
-Kei.- ripetè,
fissandolo negli occhi così simili ai suoi. Il giapponese
sentì la presa del ragazzo farsi ancora più salda,
doveva essere davvero turbato.
-Che diavolo ci
fai qui?!-
-È una storia
lunga.-
Yuri tornò
a respirare normalmente e si sedette sul cornicione; Kei sentì
lo stomaco contrarsi nel constatare che non era cambiato di una
virgola. Come quattro anni prima. Certo, fisicamente era cresciuto,
ma l'avrebbe riconosciuto anche in mezzo a una folla di persone con i
capelli rossi.
-Raccontamela.-
Kei iniziò
a parlare, battendo i denti per il freddo.
-Un avvocato si è
occupato di me e mi ha tirato fuori di prigione...-
-Aspetta. Non
voglio che tu muoia. Mi sa che le tue resistenze al clima russo si
sono attenuate radicalmente, nh?- lo interruppe Yuri, sogghignando e
scendendo con un balzo elegante. Kei lo seguì dentro, senza
sapere dove lo stesse portando.
-Non posso andare
in giro.- gli fece notare.
-Ah, figurati io.
Stavi crepando là sopra.-
-Potevamo anche
starci, eh, per chi mi hai preso?-
Yuri rise. -Certo,
certo. Per questo battevi i denti.-
Si bloccò
prima di girare un angolo, e Kei gli andò a sbattere sulla
schiena. Poi udì i passi di una guardia e comprese.
-Merda...- mormorò
Yuri, vedendo che veniva verso di loro.
Kei guardò
prima la nuca di Yuri, poi la porta che avevano accanto e senza
pensarci due volte abbassò la maniglia, sperando per prima
cosa che ci fosse qualcuno che non li scacciasse o peggio, e che
magari quel qualcuno fosse un suo compagno di classe.
Si infilò
dentro, trascinandoci Yuri, per poi chiudere la porta il più
silenziosamente possibile. Rimase stupito di trovare la luce accesa e
sei facce sconvolte che lo guardavano.
-Kei, che cosa
stai facendo?- chiese Kaori perplessa.
Il ragazzo si
guardò intorno, notando che le ragazze si erano riunite tutte
nella stessa stanza.
-Scusate. Mi
serviva.- rispose semplicemente.
-Non si usa più
bussare?- aggiunse Hilary, e Kei le rivolse uno sguardo abbastanza
cattivo:
-Non vi siete
nemmeno chiuse a chiave. Siete dei geni.-
Yuri si intromise:
-Qui vi stuprano e nemmeno ve ne accorgete. Non si vedono molte
ragazze, ultimamente.-
Quelle lo
guardarono, scioccate: -Che cosa? E poi chi diavolo sei tu?- fu la
risposta piccata di Julia.
-Yuri Ivanov,
tesoro.-
-Sì ma... che cosa
intendevi?-
Il rosso guardò
Kei con un sopracciglio inarcato:
-Avete idea di
dove vi trovate?-
Le sei ragazze
scossero la testa, preoccupate.
-In un gulag.
Pensate di essere in vacanza?-
Kei intervenne:
-Yuri, ora basta. La guardia sarà passata.-
-Ma no, volevo
fare conoscenza...- ribattè Ivanov con aria dispiaciuta.
Hilary capì
che quel tipo non le piaceva affatto; non riusciva a capire quando
parlasse sul serio o meno. E poi le guardava con aria di sufficienza
mista ad apprezzamento fisico, una cosa che personalmente detestava.
Sobbalzarono tutti
quanti quando bussarono alla porta:
-Che diavolo state
facendo?!- aveva esclamato la voce di Crawford dall'altra parte.
Ormai quella era diventata la sua battuta preferita.
Kei aveva
incrociato lo sguardo di Hilary, che scattò immediatamente
verso l'armadio proprio nello stesso istante in cui lo faceva lui.
La stanza era
quella di Kaori, Sarah e Mao, e i professori lo sapevano. Dovevano
scomparire subito.
-Spostati,
dolcezza. Se mi becca non mi vedrete più.-
-Oh, non vedo
perché dovrei spostarmi allora.-
Yuri intanto aveva
alzato le spalle, disinteressato al problema.
-Ehi tu, levati di
torno o ci fai passare guai!- sussurrò Mariam infilandosi
sotto al letto, sperando di non trovarci niente di strano.
-Ok, ok...-
rispose, trascinando Julia in bagno, dal momento che la ragazza nella
fretta del momento non aveva idea di dove nascondersi.
Crawford aprì
la porta, e la soluzione comune adottata da Kei e Hilary fu quella di
spiaccicarsi dentro l'armadio, insieme. Il ragazzo chiuse le ante e
per evitare di cadere fuori dovette appendersi alla castana, che lo
sorresse malvolentieri.
Ascoltarono la
voce di Crawford, come al solito poco entusiasta di quello che stava
facendo:
-Sentite, ragazze.
Mi state esasperando. Non ho nemmeno voglia di farvi discorsi
infiniti sul rispetto per gli altri ma sono quasi le quattro,
e vi si sente ancora starnazzare.-
Kei suo malgrado
sogghignò, respirando sul collo di Hilary, che cercò
invano di allontanarsi.
-Smettila...-
mormorò, pianissimo.
-Di fare cosa?-
-Di respirare.-
Il ragazzo alzò
un sopracciglio.
Kaori intanto
stava promettendo a Crawford che se ne sarebbero state zitte e buone
per il resto della notte.
Kei entrò
in modalità provocazione e si avvicinò di più
alla sua compagna di nascondiglio: -Altrimenti?-
La voce di Kei
l'aveva sempre colpita. Era bassa, ma calda e avvolgente.
Specialmente quando sussurrava, magari nel suo orecchio.
-Altrimenti?-
ripetè lui, le labbra a un centimetro da quelle di Hilary.
La ragazza annullò
quasi del tutto quella distanza, sfiorandogliele con le proprie, ma
non lo baciò. Lo teneva lì, a portata di labbra, i
respiri fusi tra loro in un'intimità che mai avevano avuto e
che mai si sarebbero aspettati di avere.
Udirono il rumore
della porta che si richiudeva, evidentemente Crawford se n'era
andato.
Hilary si
allontanò, un sorriso perfido sulle labbra: -Altrimenti
nulla.- concluse, prima di aprire leggermente l'anta e sbirciare
fuori.
-Via libera.-
disse piano Mariam, sgusciando fuori da sotto al letto.
Yuri e Julia
uscirono dal bagno e Hilary saltò giù dall'armadio con
grazia, seguita da un Kei particolarmente seccato, che le lanciava
maledizioni di vario tipo.
-Ok, dicevamo...-
partì Kaori, e Sarah le tappò la bocca con una mano:
-Parla piano,
porca miseria!-
-Kei, ma sono
tutte amiche tue? Hai un'agenzia di modelle per caso?- chiese intanto
Yuri squadrandole tutte.
-Sì, certo...-
rispose il ragazzo alzando gli occhi al cielo. Poi guardò le
compagne di classe:
-Abbiamo un
discorso da fare. Ci chiudiamo in bagno.- stabilì, ricevendo
occhiate maliziose e da perfette maniache, specialmente da Kaori:
-Siete matti??
Vengo pure io allora!-
-Non è
quello che pensi tu.- la rimbeccò Kei afferrando Yuri per un
braccio e spingendolo dentro al bagno, per poi entrare e chiudere la
porta.
-Kei, se vuoi
scopare c'è il mio letto eh!-
-Idiota,
ascoltami. Mi hai chiesto perché sono qui, no?-
Il rosso annuì:
-Oh, già! Prima di quel gnoccaio la cosa mi interessava. Quale
mi consigli?-
-Stai zitto...-
sospirò Kei sedendosi sul pavimento. Yuri lo raggiunse e si
posizionò di fronte a lui.
-Sto scherzando.
Dimmi.-
Gli parlò
della vita poco legale, della droga, della prigione, della casa
famiglia, dei Kinomijia, della scuola, di Crawford, della gita e del
problema che li aveva costretti a chiedere ospitalità a
Vorkov. Ovvero tutto.
-Cavolo però.
Non te la stai mica cavando male, sono felice per te.-
-Ecco cosa ci
faccio qui.- concluse il giapponese, alzando lo sguardo e puntandolo
su quello di Yuri.
-Ok... se facessi
in modo di farmi incontrare anche Boris non sarebbe male.-
-Va bene... Yu...
tu come te la stai passando qui?-
Il russo abbassò
lo sguardo e si morse un labbro:
-Domanda di
riserva?-
-... fra poco
potrai andare via.-
Altro sorriso
finto del rosso.
-Non credo, Kei...
Vorkov non mi lascerà andar via come se niente fosse. E poi
non saprei dove andare, i miei sono morti, non ho un accidenti di
nessuno.- spiegò.
-Un modo ci deve
essere. Deve esserci.-
-Sarebbe figo.
Sai, inizia ad essere stancante, davvero. Essere il favorito di Vorkov
è abbastanza doloroso, oltre che sfiancante. Quell'uomo ha
qualche problema di nervi.-
Sembrava stesse
parlando del tempo. Kei lo afferrò per le spalle:
-Come diavolo ne
stai parlando, Yuri? Perché fai così?-
-Così come?
Rido per non piangere, che problemi ti dà?!-
Il giapponese non
rispose, e l'altro ne aprofittò per continuare:
-Abbiamo sempre
riso per non piangere, Kei, forse te lo sei dimenticato dato che è
da un po' che non ti fai un giro da queste parti... ma è
sempre stato così. Lo sai che non c'è altro modo per
sopravvivere, qui.-
-Scusa...-
Kei lo guardò
senza un'espressione precisa, ma il tono della sua voce fece capire
all'altro che aveva davvero compreso ciò che gli aveva detto.
Forse, più che compreso, lo aveva ricordato. Dopotutto le
cicatrici erano le stesse.
Hilary bussò
ed entrò in bagno, chiudendo la porta.
-Scusate se vi
interrompo... posso sapere cosa intendevi prima, Yuri...?- chiese,
sperando di essersi ricordata il nome.
-Uhm, prima
quando?-
-"Avete idea
di dove vi trovate"... non puoi terrorizzarci così e poi
non finire la frase.-
Kei intervenne:
-Stava dicendo cazzate, lascialo perdere.-
-Ma come,
Hiwatari... per una volta che abbiamo ospiti da fuori!-
-Dacci un taglio,
Yuri...-
Hilary insistette:
-Kei, cosa dobbiamo sapere?-
-Basta, avete
rotto. Io me ne torno in camera, a domani.- sbottò di rimando,
uscendo dal bagno seguito dagli altri due.
-Aspetta, Kei...-
lo chiamò Hilary a bassa voce, per evitare di fare chiasso e
scatenare le ire di Crawford.
Il ragazzo la
ignorò e uscì, chiudendo la porta in faccia a Yuri.
-Ehi!- si lamentò
quello, seccato. Fece un gesto alle ragazze che forse equivaleva a un
saluto, per poi seguirlo fuori.
-Aspetta!-
Dopo pochi metri
lo raggiunse, e Kei parlò:
-Non devono sapere
di che posto si tratta, Yuri. Lo sai che cosa potrebbe succedere se
qualcuno si mettesse in testa di ostacolare la Borg, porca puttana!-
Il rosso annuì,
mordendosi nuovamente il labbro. Lo faceva spesso.
-Hai ragione.
Senti, è meglio se torno dove dovrei essere a quest'ora, le
ultime ferite non si sono nemmeno rinchiuse e vorrei evitare di farne
aprire altre. Ciao.- disse, senza guardarlo.
Pensava di
andarsene così?
-Yuri, non... puoi
rimanere qui.- annunciò, deciso.
L'altro sgranò
gli occhi: -Che ti prende? Ci sono dentro da cent'anni, e ora salta
fuori che non posso rimanere qui?- il tono era anche abbastanza
acido.
-Scusa se ho
mostrato interesse allora.- rispose Kei scuotendo la testa, per poi
voltarsi e tornare verso la sua stanza.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Bè, forse
sono tornata. Nel senso che anche questo era già praticamente
pronto, ma il rileggerlo e correggerlo entrava in quella sfera di
cose che non ero in vena di fare (e forse non sono in vena nemmeno
adesso, ma l'ho fatto quindi qualche svolta c'è stata). O.O
In ogni caso non
deve diventare l'angolino della psicoanalisi, quindi rispondo alle
recensioni.
Lexy90:
Ciao cara. Grazie davvero per la preoccupazione mostrata e per i
complimenti :) Come avrai già capito ho avuto e ho ancora dei
problemi, ma ora va meglio, spero che questo capitolo ti piaccia. Un
bacio :*
Avly:
Effetto cinematografico! Mi piace XD Ed ecco che finalmente arriva
Yuri, contenta? ;)
Abbiamo già
parlato in privato, ma mi sento di scrivere due righe anche qui, per
chiarezza: Mai e poi mai un commento negativo potrà farmi
smettere di scrivere o.O che poi non si tratta nemmeno di commenti
"negativi", insomma xD sono più che altro degli
appunti, o critiche. Per me un commento davvero negativo è:
"Non mi piace, scrivi male." (cosa che in ogni caso non mi
farebbe di certo smettere di scrivere).
Ma a parte questo
ti ringrazio di nuovo, sei stata davvero carina a preoccuparti! Un
bacio grande, e grazie ancora <3
Pich91: Mi
fa davvero piacere che la scena di Kei e Boris sia piaciuta,
all'inizio non ne ero molto convinta :) Grazie mille per la
recensione, sai che puoi anche scrivermi una riga essenziale e mi fai
contenta xD Un bacio gigante tesoro mio <3 <3
Takari94:
Ciao, grazie per gli auguri e per il commento xD Davvero l'hai letta
tutta? *.* Spero che la fic continui a piacerti, un bacione :)
Aphrodite:
Devo ammettere che penso anch'io che il dodicesimo sia riuscito
meglio rispetto agli altri. Almeno, è quello di cui mi sono
sentita più soddisfatta dopo averlo scritto, che poi sia
"bello" sta ai lettori dirmelo.
Grazie per le tue
recensioni, cogli sempre perfettamente ciò che voglio
trasmettere in quello che scrivo ç.ç Spero che ci sarai
anche per questo capitolo. Un abbraccio!
Lirinuccia:
Salve! Lieta che ti sia piaciuto, e che i personaggi ti risultino IC.
Su Brooklin hai ragione, è decisamente poco IC, l'ho plasmato
O.o
A dimostrazione
della mia opinione, ovvero che l'equilibrio dialoghi/descrizioni
dipenda dal capitolo e dalla situazione trattata, (oltre che
ovviamente dallo stile personale) ti dico che no, non mi sono data da
fare per correggere nulla, avendo scritto il capitolo 12 assieme ai
precedenti. Continuo a pensare ciò che già ho detto,
concludendo in sostanza che le descrizioni le ho inserite ogni volta
che ho potuto (ovvero ogni volta che non erano superflue). Fattore
"superfluità" che varia di capitolo in capitolo, ed
ecco il motivo per cui nei primi hai riscontrato più
descrizioni, così come in questi ultimi. Servivano. Non
erano di troppo. Mentre negli altri si. Non sarebbe
interessante descrivere il bagno di casa Kinomija, solo perché
nei capitoli risultano pochi elementi descrittivi e molti dialoghi,
no? XD
Ad ogni modo cara,
tu devi continuare a dirmi che le descrizioni sono carenti, se
è quello che pensi. E io non ignorerò mai quello che
dici. Potrò non essere d'accordo, ma di certo non lo ignoro.
È il punto di vista di una persona intelligente e di cui ho stima
che mi muove una critica, e io non sono così stupida da
tapparmi occhi e orecchie e offendermi. Leggo la critica, mi faccio
delle domande (su me stessa e su miei possibili errori, controllo i
capitoli, li rileggo, li confronto...) mettendomi assolutamente in
discussione, però poi mi do delle risposte, non
necessariamente a me sfavorevoli. Spero che mi darai un'opinione
anche su questo ;) Baci
Mizuki96:
Ciao carissima! Bè, contenta? Finalmente Yuyu è saltato
fuori! E soprattutto vivo XD Grazie per la preoccupazione e
per il commento, fammi sapere se questo non ha deluso le tue
aspettative :) Un bacio grande!
Talia90:
Direi che ti è tutto decisamente chiaro! Grazie mille, per la
recensione, perché mi segui, per quello che mi dici. Un bacio
|
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Capitolo 15 *** Quattordicesimo Capitolo ***
QUATTORDICESIMO CAPITOLO
Alle sei del mattino iniziò a
suonare una sorta di allarme, e molti quasi caddero da letto per lo
spavento.
Il rumore era acuto e penetrante.
-Ma che cazzo...-
sbottò Zane tirandosi su e tenendosi le tempie-
-Che diavolo è?!
Starà andando a fuoco qualcosa.- convenne Seto,
sempre lucido anche appena sveglio.
Kei, con la testa
sotto al cuscino, diede loro la risposta: -È la
sveglia...- bofonchiò, ancora mezzo addormentato.
-La sveglia?! Ma
sono fuori di testa!- protestò Zane sconcertato.
Anche volendo,
continuare a dormire sarebbe stato impossibile,
così Seto e Zane si alzarono. Kei invece rimase coricato, mentre quel
maledetto
suono gli faceva scoppiare la testa. Non solo per il potere che aveva
di
distruggere i timpani, ma soprattutto per ciò che evocava nella sua
mente.
Notti in cui
aveva preso sonno alle cinque e mezza, per poi
doversi trascinare giù da letto mezz'ora dopo e andare a farsi
martoriare.
Mattine d'inferno dove anche il semplice alzarsi era un'impresa, con
dei tagli
ancora aperti sulla schiena dovuti a qualche punizione di cui non si
ricordava
nemmeno il motivo...
-Ehi, meglio se
ti alzi o Crawford ti ucciderà.- sbottò Zane dando
un colpo al cuscino.
Kei trasalì,
tenendo il cuscino sulle orecchie: -Cristo, fatelo
smettere...- ringhiò.
-Non può durare
più di tanto...- intervenne Seto lanciando il suo
cuscino a Kei, che lo aggiunse al suo per ovattare di più il rumore.
Avrebbe
dovuto ringraziarlo, ma ovviamente non lo fece.
Dopo qualche
straziante minuto finalmente piombò il silenzio, e
Kei si sollevò dal letto.
-Che ore sono?-
chiese.
Seto prese il
cellulare: -Sono le sei...-
-È prestissimo.-
si lamentò Zane.
-Cosa dobbiamo
fare?- chiese Kei ancora stordito.
Kaiba prese dei
vestiti dalla valigia: -Ci iniziamo a preparare,
poi andiamo a chiedere a Crawford qual'è il programma.- stabilì,
entrando in
bagno per cambiarsi.
Kei e Zane
rimasero da soli, il primo appoggiato appena sotto la
finestra con le sbarre, l'altro seduto sul bordo del letto.
-Tu sei un
elemento strano...- ruppe il ghiaccio Zane dopo qualche
minuto, attirandosi lo sguardo incuriosito dell'altro, che però non
disse
nulla.
-Però credo di
riuscire a distinguere la tua stranezza... da
quello che sei da quando siamo arrivati qui.- era una frase contorta,
ma Kei
capì fin troppo bene cosa voleva dire.
-Mh.- rispose,
sempre molto esauriente.
-Comunque...
cerca di calmarti, ce ne stiamo per andare.-
Già. Stavano per andarsene,
avrebbe archiviato tutto e non ci avrebbe più pensato. Ma non ci
credeva
nemmeno lui. Come avrebbe fatto a dimenticarsi di Yuri? O della
questione in
sospeso con Vorkov? Aveva un presentimento terrificante, tanto che
preferì non
congetturare nulla.
Kaiba rientrò
nella stanza pochi minuti dopo, già pronto.
-Vado a cercare
Crawford.- disse, per poi uscire dalla porta che
dava sul corridoio.
Cercò di
ricordarsi dove fossero le stanze dei professori.
Incrociò più volte delle guardie, che aveva trovato da subito davvero
strane. E
oltre a questo, avevano in comune lo sguardo omicida. Per non parlare
delle
facce dei ragazzi. Alcuni emanavano cattiveria, altri sembravano anime
distrutte.
Dopo poco la zona
si fece sempre più deserta, finchè non ebbe la
fortuna di scorgere a distanza Crawford e la Kanagi che parlavano fuori
dalle
loro stanze, e li raggiunse.
-Ce ne andiamo
allora?- chiese.
-Buongiorno
Kaiba. L'autista è riuscito a contattare l'agenzia, un
paio d'ore e andremo via da qui...- annunciò lei. Si vedeva che era
stanca e
decisamente poco a suo agio. Il viaggio era partito col piede sbagliato.
-Hiwatari è in
stanza con te?- chiese invece Crawford.
-Sì. Perche?-
-Non perdetelo di
vista.-
Ovviamente fu una
raccomandazione utile come un frigorifero in
Alaska, dato che Kei ci mise ben poco a prepararsi e andarsene dalla
sua
stanza, ignorando Zane.
Doveva trovare un
modo per tirare fuori Yuri da lì. Gli sarebbe
dovuta venire un'idea tremendamente geniale, visto che paradossalmente
il posto
di Yuri, legalmente, era quello.
Non gliene venne nemmeno una,
invece. Dopo due ore il pullman era arrivato, e Kei era pallido in modo
impressionante. Boris gli si avvicinò, mentre si raccoglievano
nell'atrio
pronti a partire.
-Kei... sembri un
morto.-
-Stai zitto.-
-Va tutto bene?-
L'altro non lo
guardò nemmeno. -No.-
-Non puoi fare
niente per lui. Mettitelo in testa.-
Kei finalmente
alzò lo sguardo:
-Ah. Non mi
interessa se a te non importa niente di lui. Evita di
farmi discorsi del genere.- ringhiò.
-Piantala. Stai
dicendo stronzate. Sono solo più realista di te, a
quanto pare.-
-Lasciami in
pace.- concluse Kei rallentava il passo per
allontanarsi da Boris.
-Fai come vuoi.-
-Ci siamo tutti?-
li interruppe la Kanagi contando i suoi alunnni,
e constatando che non ne aveva ancora perso nessuno.
Vorkov si avvicinò assieme a
tre
guardie, con un sorriso più che falso.
-Grazie ancora,
signor Vorkov.- disse Mara stringendogli la mano.
-Di niente. Buona
fortuna.-
Kei ebbe un
conato, che trattenne davvero per poco. Non poteva
vederlo. Era qualcosa di patologico ed incontrollabile.
Cercò di
superarli senza farsi notare, ma lo sguardo di Vorkov si
posò inevitabilmente su di lui. Così, dopo che i due professori si
furono
allontanati verso il portone, ne aprofittò per salutarlo.
-Arrivederci,
Kei-
Lo ignorò.
Almeno, tentò di farlo. E non ebbe molto successo.
-Non so cosa
diavolo tu abbia in mente. Ma ti giuro che me la
pagherai per tutto. TUTTO.- ringhiò, voltandosi.
-Sono curioso
di sapere come farai. A me sembri, uhm... con le
spalle al muro, come minimo. Ora goditi la tua gita. Ci vedremo presto,
non
preoccuparti.-
-Cos'hai in
mente? Dimmelo! Non puoi fare nulla!-
-Credo che tu
ci possa tranquillamente arrivare da solo, Kei... ad
ogni modo non ci vorrà molto-
Il ragazzo fece
per rispondere, anzi, per urlargli contro ogni
insulto che conosceva, ma una mano sulla spalla lo bloccò, e il viso
preoccupato della Kanagi fu come un'oasi del deserto.
-Kei, manchi solo
tu. Non vorrai rimanertene qui, vero? Dai,
andiamo.-
Rimase comunque per ultimo e
non
potè fare a meno di voltarsi e gettare un ultimo sguardo all'imponente
edificio. Dietro al vetro di una finestra, che si ricordava essere
quella
dell'ufficio di Vorkov, distinse una chioma color rubino. Sapeva che lo
stava
guardando. Dopo
pochi
secondi non lo vide più, e seguì la sua classe sul pullman, senza
rivolgere la
parola a nessuno.
La prima giornata
fu costretto a stare in albergo, pallido come un
cadavere e con attacchi di nausea piuttosto sgradevoli. Boris rimase
con lui
mentre gli altri facevano colazione.
-Vorkov ha ancora
tutto questo potere su di te.- constatò,
scostandogli dei ciuffi dalla fronte
-No. È solo
febbre.-
-Mh. D'accordo,
d'accordo. Stai tranquillo, non può farti nulla.-
Kei scosse la
testa: -Farà qualcosa. Lo so.-
Boris non
rispose, mentre la porta si apriva e Kaori faceva
irruzione con la sua solita discrezione:
-Come stai?-
chiese, avvicinandosi al letto.
-Bene...- rispose
l'altro, massaggiandosi le tempie.
-Oh, sì, non male
come colore, davvero. Fa molto alba dei morti
viventi. Quindi non sei dei nostri oggi?- continuò la ragazza,
sedendosi sul
letto.
-No.-
-Peccato però.
Mosca è una bella città.-
Kei rise in modo
alquanto tetro:
-Mosca mi fa
schifo.-
-Ok, ok. Scusa se
ti ho disturbato. Divertiti con Crawford!- lo
salutò, dandogli un bacio sulla guancia e ridendo alla sua espressione
sconcertata.
-Eh? Rimane?-
-Sì. Se un alunno
sta male, deve rimanere un professore in albergo
con lui. Per questo ne servono sempre almeno due.-
Kei scosse la
testa, alzandosi in piedi: -Vengo con voi.-
Boris sghignazzò,
sadico come al solito.
-Kei, no che non
vieni. Stai male. E Mosca ti fa schifo. Senza
contare che se esci al gelo così ridotto ti dobbiamo portare
direttamente in
obitorio.- intervenne Kaori.
-Non rompete.-
-Tanto glielo
dico io che stai male e che vuoi fare l'imbecille
come al solito.- insistette la ragazza, preoccupata per Kei che
sembrava avere
tutta l'intenzione di suicidarsi.
Bussarono alla
porta, ed entrò la Kanagi:
-Kei, come stai?-
chiese gentilmente.
-Bene. Benissimo
anzi. Andiamo?-
Mara alzò un
sopracciglio: -Ehi, la mia era una domanda retorica.
Mi aspettavo un "male", o un "un po' meglio, grazie". Non
dire scemenze e mettiti a letto.-
-Non voglio
rimanere qui. Non sto così male, anzi sto davvero
bene.-
-Non provarci,
Kei. Tu rimarrai in albergo senza fare storie,
d'accordo? Non voglio morti sulla coscienza.-
Il ragazzo si
trattenne per non mandarla a quel paese, poi annuì
con poco entusiasmo.
-Ti compro un
souvenir.- disse Kaori.
-No, no, no, ho
paura dei tuoi regali.- rispose Kei pensando a una
certa papera fuxia.
La ragazza rise e
uscì, seguita dagli altri due. Boris gli gettò
un'ultima occhiata divertita per poi chiudersi la porta alle spalle.
"Perfetto..."
Si rigirò per due ore, con un
pensiero fisso di nome Vladimir Vorkov. Dopo molto tempo provava
un'inquietudine che lo attanagliava senza sosta.
E Boris non
l'aveva affatto tranquillizzato con il suo
atteggiamento così leggero. Non che si aspettasse qualcosa da lui,
certo.
Crawford passò un
paio di volte a "vedere come stava",
premettendo che non gliene fregava niente ma che purtroppo era il suo
lavoro.
Disse addirittura che se l'avesse trovato agonizzante si sarebbe fumato
una quindicina
di sigarette prima di chiamare l'ambulanza.
Per il resto, la
mattinata risultò noiosa e dolorosa. Noiosa
perché non aveva un accidenti da fare e aveva finito le sigarette.
Dolorosa
perché stava male. E il dolore era tanto fisico quanto psicologico.
Decise di
fare una delle sue solite cavolate. Si vestì e uscì fuori dall'albergo
senza
farsi notare, e senza nemmeno prendere la giacca nonostante la neve che
cadeva,
anche se piuttosto timidamente rispetto al solito. Si infradiciò lo
stesso.
Attraversò la strada e cercò un bar, a caccia di scorte, ignorando la
morte
lenta e dolorosa a cui sarebbe andato incontro una volta che Crawford
l'avesse
scoperto. Riuscì nell'impresa e pagò, per poi uscire dal negozio e
trovarsi
faccia a faccia con il suo amato professore di matematica che lo
guardava con
un misto di odio e disprezzo:
-Sei un
imbecille. Non sei stanco di darmi tutte queste
opportunità per farti espellere?-
-Avevo finito le
sigarette.- rispose candidamente Kei,
superandolo. Crawford lo afferrò per un braccio.
-Stai fermo.
Perché non fai altro che trasgredire ogni cosa? Che
problemi hai?!-
Kei dapprima non
rispose.
-Non me ne
accorgo nemmeno.-
-Molto meglio
allora.- rispose l'altro, ironico. -Che ne dici, ti
dai una calmata o ti devo prenotare un appuntamento dallo psicologo?-
Kei si liberò con
uno strattone e andò avanti, ignorandolo.
-Stai mettendo a
dura prova la mia pazienza, Hiwatari, non sto
scherzando.- sbottò Crawford seguendolo. Si accertò che tornasse in
stanza:
-Mettiti qualcosa
di asciutto se non vuoi che ti venga una
polmonite.-
-Sto bene così.-
Il professore
sospirò esasperato, chiudendo gli occhi e contando
fino a cinque. Prese un asciugamano dal comodino e glielo gettò addosso
senza
premurarsi di non centrarlo in piena faccia, cosa che accadde.
-Asciugati,
cambiati e tornatene a letto, porca puttana!-
Kei rispose con
un ringhio insofferente: -Mi lasci in pace.-
Crawford non
resse più quel comportamento da dodicenne e uscì, per
poi sbattergli la porta alle spalle, mentre minacciava di chiuderlo
dentro.
Kei fumò in
stanza nonostante il divieto, sperando di farsi
quattro risate facendo scattare il sistema antincendio. Si tolse il
maglione e
lo gettò con noncuranza sul pavimento. Stava per accendere la tv quando
un
capogiro lo colse, costringendolo ad appoggiarsi al muro.
-Merda...-
mormorò, prima di cadere a terra, privo di sensi.
Non sapeva quanto tempo fosse
rimasto lì, sul pavimento freddo. Ciò che parve riportarlo alla realtà,
dal suo
stato semicomatoso, fu la porta che si apriva e la voce seccata di
Crawford:
-Muoviti, c'è il
pranzo. O non vuoi nemmeno mang...- non terminò
la frase e lo raggiunse con pochi passi, scuotendolo subito.
-Così impari a
non darmi retta.- gli disse, vedendo che era di
nuovo cosciente, anche se debole.
-Grazie.- rispose
ironico Kei, fissando il soffitto.
-È la verità.-
Controvoglia lo
tirò su e si accertò che stesse davvero bene. Poi guardò oltre e vide. Tramite lo specchio alle
spalle di Kei, vide come era ridotto. Cicatrici, talmente tante che non
riusciva a
contarle. Si estendevano dalle spalle fino alla fine della schiena. Ne
aveva
anche due sul petto, meno estese delle altre. Era spaventoso. Kei se ne
accorse
e prese una felpa a caso, mettendosela addosso.
-Come diavolo...
te le sei fatte?- chiese, sconvolto. E non era il
tipo che rimaneva turbato facilmente.
-Ormai è passato
tempo. Non me lo ricordo nemmeno.-
Forse avrebbe dovuto
accontentarsi
di quella bugia gigantesca. Forse era meglio mantenere le distanze.
Quel
ragazzo non era altro che un teppista, un elemento negativo. Quello che
c'era
dietro non era certo affar suo.
-Sei già stato in
quel monastero.-
Non era una
domanda. Lo sapeva già, ne aveva avuto la conferma
quando quella guardia lo aveva riconosciuto.
-Lei che dice?-
Non era una
risposta.
Ma le cose erano
decisamente chiare lo stesso.
-Che posto è?-
insistette, ormai coinvolto.
-Un monastero. E
basta.-
Lo sguardo
violaceo e deciso di Kei era indicativo. Non avrebbe
detto una parola.
Crawford cambiò
espressione all'improvviso:
-C'è il pranzo.
Datti una mossa e scendi.- concluse. Uscì di
nuovo, appoggiandosi al muro per qualche secondo. Gli sembrò di aver
guardato
quel ragazzo negli occhi per la prima volta... Forse era davvero così.
Di certo
quello sguardo l'aveva turbato. Gli diceva qualcosa. Doveva solo capire
che
cosa.
Takao era preoccupato. Molto,
molto preoccupato. Aveva evitato di assillare Kei, sapeva quanto gli
dava
fastidio. Ma il penultimo giorno si decise a parlare. Non era il tipo
che
riusciva a ignorare le cose.
-Kei...-
-Eh.-
Erano appena
tornati dalla Piazza Rossa, dopo aver camminato per
tutto il giorno. Kei se ne stava in terrazza da solo, più in disparte
del
solito. Il balcone era grande, e metteva in comunicazione tre stanze:
le loro e
quella di Boris.
-Non voglio
essere invadente...- tentennò.
-Allora non
parlarmi.-
Takao ci rimase
male, ma non si arrese.
-Se sei cresciuto
in quel posto... e se non ci volevi tornare,
perché non l'hai detto?-
Era troppo
diretto, Kei l'aveva capito fin dalle prime parole che
si erano scambiati pochi mesi prima.
-Ma certo. Anzi,
lo stavo proprio per fare... piangere
disperatamente per i fantasmi del mio passato e farmi consolare dalla
Kanagi.
Come no. Ah, comunque in pullman ci avrei dormito volentieri, sia
chiaro.-
-Aspetta.
Intendo... non saresti dovuto venire alla gita, se
rivedere quel posto ti fa quest'effetto.-
-Sei tu che mi
hai quasi costretto. Tu e tuo padre. Io non ci
volevo nemmeno venire.-
Takao si morse un
labbro e ribatté: -Che ne potevo sapere io? E
anche papà.-
-Appunto,
figurati io. Ok, ho avuto sfortuna, ci siamo fermati lì
davanti, non lo potevate sapere voi, non lo potevo sapere io. Così
siamo tutti
contenti, va bene?-
Takao si sedette
accanto a lui.
-Cosa succede in
quel posto, Kei?-
-Non ti riguarda.-
-Voglio saperlo.
Voglio sapere perché stai così. Ti ho visto,
quando eravamo lì avevi paura.-
Kei alzò lo
sguardo, per una volta non aveva un'espressione
indifferente.
-No. Hai visto
male.-
-Che posto è
quello?-
-Meno sai e
meglio è, ora piantala di farmi domande e lasciami in
pace!-
L'aveva sentito
alzare la voce ben poche volte, ma era troppo
preoccupato per lasciar perdere. L'espressione di Kei di un paio di
giorni
prima, quando aveva visto il monastero, quando aveva visto quel
Vorkov... gli era
rimasta impressa.
-Sono quasi tuo
fratello. Viviamo insieme. Dovresti dirmelo.-
Kei scosse la
testa, sogghignando: -No. E se non ti sta bene me ne
posso anche andare.
Takao si alzò e rientrò in stanza, senza dire una parola.
-Tu hai
intenzione di origliare ancora per molto?- chiese Kei
guardando verso un angolo buio accanto alla porta-finestra della terza
stanza.
Boris fece un passo avanti e guardò Kei con aria eloquente.
-Povero Takao.
L'hai trattato molto male.-
-Proprio tu devi stare
zitto, che ne dici?-
-Ma io non gli
devo la vita, che ne dici?- gli fece il verso, per
poi prendere il posto di Takao e sedersi accanto a lui, sul pavimento
freddo.
Ad ogni modo
aveva ragione, e Kei non disse nulla.
-Hai delle
occhiaie molto sexy. Fai un po' paura.- gli fece notare.
-Lieto che siano
di tuo gradimento. Che vuoi, Boris?-
-Tormentarti. Mi
stai sul cazzo quando fai così.-
-Così come?-
Boris alzò un
sopracciglio: -Sembri una ragazzina violentata.-
Kei represse un forte istinto violento: -Fottiti. Levati
dalle palle.-
-No, dico
davvero. Fra poco vai in un angolino, ti tieni la testa
fra le mani e ti metti a dondolare. Basta. Mi fai venire voglia di
farti male.-
Stavolta fu Kei
ad alzarsi in piedi, imitato dall'altro che lo
ostacolò apertamente nella sua fuga verso la stanza. Gli si parò
davanti, placcandolo:
-Fattela passare.-
-Non ho niente da
farmi passare. E piantala di atteggiarti a
superiore.-
-In questo
momento lo sono. Almeno non mi vengono gli attacchi.-
frecciò, mantenendo quel ghigno sadico sulla faccia.
-Non mi vengono
attacchi. Non enfatizzare.-
-Ah no, scusa...-
si esibì in una perfetta imitazione di Kei, nel
momento in cui era rimasto praticamente paralizzato davanti a Vorkov.
Il giapponese
stavolta reagì, spingendolo verso il muro e
tirandogli un pugno dritto sullo stomaco. L'altro si accasciò in terra,
ma
ridendo.
-Così va molto
meglio.-
-Vuoi che vada
ancora meglio? Continua a parlare allora.- ringhiò
Kei, chinandosi su di lui e prendendolo per il colletto.
-Ehi, ehi, ok, ho
afferrato il concetto. L'aria di casa ti spinge
verso le vecchie abitudini?-
-Hai rotto, Huznestov. Non so
quanto ti convenga continuare a provocarmi per i tuoi motivi insensati.-
-Non sento più la
gamba.- lo informò il russo, riferendosi al
ginocchio di Kei che lo schiacciava.
Si alzò,
fulminandolo con lo sguardo:
-Sei un rompi
coglioni. Voglio tornare in Giappone, questa roba
sta diventando un trauma.-
-Resisti. Partiamo domani sera. Cambiando
discorso,
non per farmi gli affari tuoi... Kaori?-
-Kaori cosa?-
-Se non te la sei
ancora scopata credo che tu sia ufficialmente
gay.-
-Boris, se fosse
così mi sarei già scopato anche te.- rispose Kei
ironico.
-Mi lusinghi.
Allora?-
Il giapponese
alzò le spalle: -Niente.-
-O cavolo. Mi...
mi devo iniziare a spogliare?-
-Quando
crescerai? Non me la posso fare su un banco a scuola, ti
pare?-
-Volendo sì!-
-Ma non voglio.-
Boris si iniziò a
sollevare il maglione, sospirando.
-Coglione.
Piantala.-
-D'accordo, non
mi impiccio più. Fammi sapere quando ci fai un
giro, ok?-
Kei alzò un
sopracciglio e se ne tornò dentro: -Ma come diavolo
parli?-
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Questo finale ricco di
significato
è indicativo! Il mio stato mentale mi è sfuggito di mano U_U Volevo
alleggerire
poco poco la tensione, almeno nelle ultime tre righe. Scusate per
l'html che fa
schifo, ma non sono riuscita a sistemarlo meglio O.o non so che cosa
sia
successo XD
Ringrazio dal profondo del
cuore
chi mi segue. Le recensioni a cui rispondere sono davvero tante ma
voglio
ringraziarvi lo stesso una per una!
Lexy90: Ecco sì,
Yuri è un porco! Questa è la definizione giusta XD
Fortunatamente la
voglia di scrivere mi è tornata, anche se fra
poco ho l'esame ed è meglio se mi ci metto sul serio. Grazie mille, a
presto!
Takari94: Lieta che
la scena dell'armadio sia piaciuta :D la KeixHilary ci sarà, ma non
aspettatevela troppo presto! Grazie per i complimenti, un bacio.
Mizuki96: Crawford
è decisamente antipatico, sì sì. Ma un giorno lo amerete, vedrai! Un
bacione!
Avly: Ciao cara! Anche a me la
coppia VorkovxKei attira parecchio, sarà che siamo malate XD.
Ovviamente i
disastri sono appena cominciati, ho una serie di vicende in serbo che
spero
lasceranno soddisfatta la tua vena sadica!
Grazie mille,
tesoro :) sentiamoci presto! <3
Aphrodite: Hai colto
in pieno la personalità di Yuri! ç_ç grazie per le tue recensioni, ti
stimo
tantissimo e sono felice di sentire dei complimenti da te. Un bacione!
Talia90: Grazie!
Spero mi farai sapere anche riguardo questo :D baci!
Pich_91: Tesoro
mio <3
Ognuno agisce a
proprio modo. Io preferirei di gran lunga riuscire
a fare come fai tu, ma non mi riesce sempre. Sì, sono decisamente
troppo
sensibile e detesto questa cosa XD
Quanto alla
KeixHilari, cercherò di farla meno scontata possibile.
Infatti bisognerà aspettare un po'! Purtroppo la diffusione di questo
pairing è
molto relativa, perché è una coppia parecchio bimbominkizzata ç_ç
vorrei
renderle giustizia, insomma.
Grazie di tutto
tesoro, ti voglio tanto bene :)
Lirinuccia: Ciao
cara! I dibattiti con te sono sempre molto stimolanti *_*
Dunque, che le
emozioni di Kei si percepiscano è un bene, perché
se ci si aspetta che sia lui ad esternarle stiamo freschi XD
Sai che sono
proprio contenta che Kaori ti piaccia? E vale lo stesso
per Yuri, anche se è un po' diverso essendo Kaori un mio personaggio.
Scusa se ho
aggiornato un tantino più tardi delle tue aspettative
<_< ormai sto raggiungendo livelli abominevoli. Grazie mille di
tutto! Un
bacione
Lenn chan: Ehilà!
Grazie per aver commentato, un parere in più è sempre ben accetto :D
Sono felice che la fic ti
piaccia,
spero che mi farai sapere anche cosa pensi di questo capitolo. Un bacio!
Veve Blader Girl: Ciao!
Che entusiasmo! Lieta che ti piaccia :D
Sì, diventerà una
KeixHilary ma ce ne vorrà. Un bacio!
Scrlttheart: E-ehm.
Perdono! Di solito non sono molto puntuale con gli aggiornamenti, ma
stavolta
ho proprio sforato XD Grazie per aver letto e commentato! Un bacione!
BenHuznestova:
*_* Ciao
cara! Che bello, sono felice di leggere un tuo commento!
Anche a me la coppia Yuri Julia non dispiace, anche se Yuri in
realtà lo vedo bene solo con Kei. E in ruoli diversi da quelli che
avrebbe con
Julia :D.
Eheh, ammetto che Kei e Yuri in bagno nella mia mente SI SONO
saltati addosso XD Darei risvolti yaoi alla vicenda ogni cinque
secondi, ma mi
sa che farei troppo casino <_<
Chissà che qualcosa non accada! Ma non posso garantire niente
perché nemmeno io so cosa ho in testa! Alla prossima, un bacione!
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Capitolo 16 *** Quindicesimo Capitolo ***
QUINDICESIMO CAPITOLO
-Scusa,
Hiwatari? Forse non ho capito bene... puoi ripetere?-
-Figlio.Di.Puttana.-
Kei scandì le
parole con calma, pur sapendo a cosa stesse andando
incontro.
Il primo pugno
lo colpì al viso, intensificando il dolore che già
provava a causa della presa ferrea delle due guardie che lo tenevano
fermo.
Il secondo
allo stomaco, e fu ancora più intenso.
-Vedi, Kei...
prima o poi imparerai a startene buono, al tuo posto
e a tenere la bocca chiusa. E a quel punto capirai quanto sei stato
stupido.-
Il giapponese
rise. Rise in maniera isterica e divertita. Vorkov
lo guardò, sorpreso.
-La cosa ti
diverte?-
Kei riprese
fiato: -Molto.-
Stavolta fu
Vorkov a sogghignare: -Tu e la tua arroganza non andrete
da nessuna parte, lo sai, vero? Lo sai che le cause del tuo dolore
derivano
prima di tutto da te?-
Non rispose,
fissandolo il suo aguzzino con aperto disprezzo.
-Le tue
risposte.. i tuoi comportamenti anarchici, la tua
prepotenza. E intanto passi più tempo nelle celle di isolamento che al
poligono
di tiro.-
-Terrificante.-
rispose ironico Kei alzando lo sguardo.
-Quell'aria
che hai... quello sguardo irritante, lo spegnerò. Ti
renderò ancora peggio di quello che sei. Peggio di un morto che
cammina. Non avrai
più voglia di fare l'idiota.-
Fece un cenno
alle guardie, e una delle due tirò fuori un coltello
dalla tasca e glielo porse. Vorkov lo prese, per poi puntarlo sul collo
del
giovane.
-Non hai paura
di niente tu, vero?-
Kei non
distolse lo sguardo, né esitò:
-No.-
-Il dolore?
Non ti fa paura il dolore?-
-No. Fa male,
non fa paura.-
Emise un
gemito sommesso quando la lama attraversò la sua carne,
percorrendo centimetri di pelle. La mano di Vorkov la condusse lungo
gran parte
della lunghezza del collo, fino alla spalla.
-E ora... non
hai paura che te lo faccia di nuovo?-
Kei osservò la
lama, sporca del suo sangue. Vorkov leccò via il
liquido rosso dalla punta, una luce sinistra e spaventosa negli occhi.
-No.-
Testardo,
troppo testardo, come gli faceva sempre notare l'uomo
che si divertiva a torturarlo.
Il coltello lo
ferì di nuovo, gelido e deciso fra le mani di quel
pazzo.
-Bastano un
paio di parole, Kei. Se mi implorerai in modo
abbastanza convincente, forse non ti succederà nient'altro, per ora...-
-Fottiti.-
Vorkov
sogghignò di nuovo. -Sei davvero testardo.-
Kei si svegliò e
si mise seduto, aprendo gli occhi con calma e
vedendo solo il buio della stanza d'albergo. Cercò di ricordare cosa
gli
avessero fatto dopo, ma non ci riuscì. In effetti non ci teneva nemmeno
tanto a
saperlo. Gli sembrò di sentire un bruciore al collo.
Le sue
passeggiate notturne erano ormai un'abitudine, ovunque si
trovasse. Si chiese se soffrisse di insonnia, pensando di darsi ai
sonniferi
più potenti in circolazione. Sedò quei pensieri scoordinati mentre
usciva in
balcone, silenzioso come un gatto. C'era un freddo non indifferente
anche per
lui, che era ancora abituato al clima rigido della Russia.
Si accese una
sigaretta, avanzò fino al cornicione e poggiò le
braccia su di esso, guardando il panorama poco illuminato senza vederlo
veramente. Perché in quel momento vedeva solo il volto sadico di
Vorkov, la
lama sul suo collo e le risate delle guardie. Si erano sempre divertiti
con
poco...
Inevitabilmente
gli venne in mente Yuri, e strinse un pugno con
rabbia.
-Insonnia?-
chiese una voce alle sue spalle.
-Credo di sì.-
rispose Kei senza voltarsi, riconoscendo la voce di
Takao.
Il ragazzo gli si
avvicinò fino ad affiancarsi a lui. Sapeva che
Kei non avrebbe mai iniziato una conversazione:
-Sei un coglione.-
L'esordio lasciò
Kei decisamente perplesso.
-Eh?-
-Mi hai capito.
Vuoi fare tutto da solo, come sempre. Credi che
sia così terribile contare su qualcun altro?-
Scosse la testa,
con un sorriso sarcastico: -Ho sempre fatto
così, cosa vuoi che sia una volta in più. Parliamo di te, invece. Hai
la
sindrome della crocerossina.-
Takao alzò un
sopracciglio, in attesa che continuasse.
-Vuoi avere
sempre la situazione sotto controllo. Vuoi che sia
sempre tutto a posto.-
-Se è possibile,
sì.-
Kei gli diede un
colpo leggero ma deciso in fronte. -Sei proprio
un bambino.-
Non aveva mai
litigato con Takao, a parte il breve alterco della
sera prima.
-E tu, lo
ribadisco, sei un coglione. Io sono un bambino? Lo sei
anche tu. Ti atteggi e maturo e indipendente, ma saresti già morto se
mio padre
non ti avesse tirato fuori di prigione.-
-Ehi, ho
risvegliato il tuo lato oscuro per caso? Non è da te
rinfacciare qualcosa in questo modo...- rispose Kei, divertito.
-E piantala di
trattarmi come un idiota, mi dà fastidio.-
Quello gli soffiò
il fumo in faccia, provocandogli un violento
attacco di tosse.
-Takao, così
svegli tutti.-
Lo guardò con gli
occhi lucidi per il fumo, stupito per
quell'atteggiamento. Ma d'altronde cosa si aspettava? Kei era così,
quantomeno
un tipo difficile.
-Se quello è il
posto di cui mi avevi parlato, quello dove sei
cresciuto... e se quello che fanno lì dentro non è legale, non c'è
nessun modo
per... per fare qualcosa, insomma?-
L'altro alzò gli
occhi al cielo.
-No.- scandì, gettando la sigaretta giù dal balcone e accendendosene
un'altra
all'istante. Takao lo lasciò fare. Se avesse commentato anche quello,
probabilmente Kei l'avrebbe picchiato.
-Mi dici perché?-
-È così e basta,
è un organizzazione che non puoi nemmeno pensare
di ostacolare.-
Chi diavolo aveva
voglia di parlarne? Della mafia che c'era
intorno, dei morti, della polizia totalmente corrotta. Di che genere di
ragazzi
miravano a tirare su. Non era roba per Takao.
Glielo disse:
-Non serve a niente parlarne. Non si può fare nulla,
quindi datti pace.-
-Buffo, detto da
te. Non sono io quello che si deve dare pace.-
-Sto bene,
piantala di preoccuparti inutilmente.-
Takao iniziò a
pensare di estrarre la bandiera bianca.
-D'accordo, hai
ragione. Mi arrendo. Basta.-
-Hallelujah.-
La partenza era fissata per
la
sera, alle otto. Per ancora qualche ora avrebbero potuto continuare a
girare
per la città, possibilmente senza perdersi, come aveva chiesto la
Kanagi.
-Non è meglio se
li teniamo nello stesso posto? Sono stanco di
rincorrerli dappertutto.- si lamentò Crawford, seduto al bar a prendere
un
caffé con la collega.
-Non essere
sempre così scocciato. Lasciali divertire, questa gita
ha avuto degli alti e dei bassi... un po' troppi bassi, a dirla tutta.-
-Alla fine non è
successo niente di che.-
Mara alzò un
sopracciglio: -Io ho ancora i brividi per quel posto.
E non so se abbiamo fatto bene a lasciar correre quello che è successo
con
quella guardia.-
-Non sono affari
nostri.- ribatté Crawford finendo il suo caffé
con un'ultima sorsata.
-Si che lo sono.
Kei è sotto la nostra responsabilità. Se prende a
pugni una persona, come minimo ci importa. Specie se la persona che ha
preso a
pugni misteriosamente lo conosce, a migliaia di chilometri da casa, e
sembra
viscido come un cobra. E ci dovrebbe importare se Kei sembrava
quantomeno
sconvolto.- stavolta fu lei a seccarsi.
-D'accordo, hai
ragione.- tagliò corto lui, poggiando i gomiti sul
tavolo e prendendosi la testa tra le mani. -Non ne accompagno più
classi in
gita. È troppo stancante.-
Mara sogghignò:
-Ho un immagine di te molto meno arrendevole.-
-Certo, mentre io
cercavo di sedare ogni notte quelle oche e
quegli imbecilli, tu dormivi.-
-Uhm, stai
parlando dei tuoi alunni?-
-E di chi se no?-
-A proposito di
questo...- iniziò la Kanagi alzando lo sguardo e
puntandolo qualche tavolo più in là -...credo che Hiwatari e Huznestov
stiano
bevendo vodka alle dieci del mattino.-
Crawford si voltò e li vide,
comodamente seduti con una cameriera particolarmente carina che
sembrava molto
interessata ai due.
-Oh, ma dite
davvero? Io ho vissuto per quattro anni in Giappone,
quando ero più piccola.- stava appunto dicendo la ragazza.
-E che ne dici di
tornarci? Sai, casa mia è grande, anche il mio
letto lo è, staresti davvero comoda.- rispose Boris.
-Ahah... no, no,
sono tornata qui perché lo preferisco. Certo che
se volete fare un giro prima di ripartire...-
-Ma certo,
dolcezza.-
-Bene! E poi... Non abito lontano.-
Kei mandò giù un
po' della sua "colazione", sentendo
quel bruciore alla gola a cui ormai era fin troppo abituato.
-Ma che schifo.
Quelli non sono normali.- sbottò Crawford
alzandosi e andando verso di loro.
-Ok, aspettatevi
qualunque cosa appena rimettiamo piede a scuola.
Prima di tutto chiederò di sospendervi, ma lo sapevate già. E avrò ore
e ore di
aereo per pensare a qualcosa che vi faccia passare la voglia di fare
gli
idioti.- decretò, strappando di mano il bicchiere a Kei che si accigliò.
-Oh, siete tutti
così dove vivete voi?- chiese la cameriera,
squadrandolo con interesse.
-Sono minorenni.-
la informò Crawford indicando i due.
-Tu no, giusto?-
Lui ignorò gli
apprezzamenti e afferrò Kei e Boris per un braccio
a testa, trascinandoli via.
-Ciao, tesoro.-
salutò Boris ricevendo un occhiolino dalla
ragazza, che, un po' delusa, tornò a lavorare.
-Avete rotto.-
annunciò, sbattendoli su due sedie libere nel proprio
tavolo.
-Non vi muoverete
di qui fino a stasera. Volete i cani da guardia?
E li avrete!-
Kei alzò un
sopracciglio: -Ah, finora cos'era?-
Crawford sorrise,
gesto poco rassicurante: -Oh, ti assicuro che
finora ti ho lasciato tutta la libertà di questo mondo.-
Il ragazzo
distolse lo sguardo e lo fissò sul legno del tavolo,
privo di qualunque voglia di discutere. Boris fece lo stesso, e l'aria
si fece
abbastanza tesa.
-Io voglio un
altro caffè.- sospirò Mara facendo un cenno ad un
cameriere.
-Due. Prendine
due. Il mio corretto.-
Grazie alla bontà
d'animo della Kanagi e dopo aver
"giurato" di non fare danni, Kei e Boris poterono almeno fare un giro
nei due chilometri lì intorno.
-Stavo pensando
di diventare amico di Takao. La sua eloquenza
smisurata compenserebbe il tuo mutismo.- esordì il russo, mentre si
gettavano
su una panchina.
-Mh.-
-Ecco, proprio
quello che stavo dicendo. Senti, fra qualche ora
saremo su un aereo che ci porterà a chilometri di distanza da qui.-
-Lo so.-
-Qual'è il
problema?!- chiese, spazientito. Kei alzò lo sguardo,
fulminandolo.
-Voglio.Yuri.-
scandì.
-Oh. Bene, direi
che è abbastanza esplicita come cos..-
-Idiota, hai
capito. Voglio che esca da lì. Come noi.-
Boris sospirò:
-Hai ragione.-
-Ho ragione. Ma
non so cosa fare. E non voglio tornare lì, ma
Vorkov ha qualcosa di pronto apposta per me.-
L'altro non disse
nulla, poi gli diede un pugno sulla spalla:
-Ehi, perché non andiamo a mangiare qualcosa? Stai deperendo. Va a
finire che
la tua massa muscolare va a farsi fottere.-
Kei alzò gli
occhi al cielo e gli diede retta, seguendolo verso
una strada che pullulava di bar e negozi di vario e dubbio genere.
-Ok, ci siamo
persi.- annunciò Sarah guardandosi intorno e
iniziando a sentire l'adrenalina.
-No. Insomma, ci
basterà ripercorrere la strada al contrario, e
saremo a posto.- rispose Kaori, che non si perdeva mai d'animo.
In effetti loro
due, Seto, Zane e Hilary stavano girando da
mezz'ora per strade che sembravano tutte uguali, c'era un freddo polare
e le
vie erano poco frequentate.
-Io non mi perdo
mai, non è possibile.-
Detto questo
Kaiba tirò fuori il cellulare dalla tasca, attivando
il navigatore satellitare:
-Da quella
parte.- concluse, inziando a camminare.
-Oh, Seto, come
faremmo senza le tue infinite risorse?- lo prese
in giro Sarah appendendosi al suo braccio.
-Mh. Credo che
siano piuttosto inutili... questo è un vicolo
cieco.- decretò il castano fermandosi di nuovo e controllando il
cellulare.
-Eh? No dai. Non
possiamo perderci così, è da idioti.- sospirò
Hilary, preoccupata.
-Senza contare
che non mi sembra proprio una bella zona...-
continuò Kaori al suo posto.
-State zitte un
attimo, sto cercando di cavarne piede.- sbottò
Seto trafficando con il navigatore.
Nel frattempo Kei
e Boris avevano abbandonato la strada principale
per infiltrarsi in quelle secondarie lì intorno, armati di bottiglie
di
alcolici che ai bar vendevano come l'acqua.
-Kei, non starai
esagerando? È presto.- gli fece notare Boris,
osservandolo trangugiare un enorme quantità di vodka.
-Non seccare.-
Il russo alzò le
spalle: -Ok, ok. Ti faccio compagnia allora.-
Lo imitò,
sentendo la testa girare e le guance infuocarsi.
-Uuuh. Non male.
Ascolta, fra poco inizierò a barcollare. O
poggiamo il culo da qualche parte o preparati a numeri eccezionali.-
Kei annuì, nelle
stesse condizioni. Bevve un'altra sorsata,
mentre iniziava a vedere davvero doppio.
-Oh, cazzo. Mh.
Quelle sono... Hilary?- chiese, scorgendo l'esile
figura della compagna di classe a qualche metro da loro.
-Ehm si, anche se
in realtà è una sola... sicuro che non ti vuoi
sedere?- fu la risposta di Boris, mentre Kei svuotava del tutto la
bottiglia.
-Ehi, turisti. Vi
siete persi?- aggiunse, mentre l'attenzione dei
cinque in difficoltà si focalizzava su di loro.
-Oh, ditemi che
sapete come tornare perché ammetto che ci siamo
persi.- disse Hilary avvicinandosi insieme agli altri.
Kaori in
particolare si accostò a Kei:
-Ma dai, dimmi
che non l'hai svuotata tu quella.-
-Avevo sete.- si
giustificò il ragazzo, gettandola in terra e
mandandola in mille pezzi, facendo un gran chiasso.
-Boris, dacci un
taglio.- aggiunse lei vedendo che l'altro non
aveva la minima intenzione di lasciare una goccia d'alcool nella
bottiglia.
-Di là, comunque.
Come avete fatto a perdervi in mezzo
chilometro?- li prese in giro Kei, trascinando le parole e sottraendo
la
bottiglia al russo.
-Non rompere,
Hiwatari. Piuttosto, non ti sembra un po' presto per
alcolizzarsi?- chiese Zane.
-È sempre l'ora
della vodka. E in ogni caso faccio il cavolo che
mi pare.-
-Vi prego,
evitate di litigare?- chiese Hilary mettendosi fra i
due.
-Tu che vuoi?- fu
la risposta di Kei, che le prese il mento fra
due dita.
-Sei ubriaco.-
Zane fece un
passo avanti per togliere le mani dell'altro dalla
sua ragazza, ma lei ci pensò da sola, scostandosi bruscamente.
-Mh, e quindi?-
-Non dovresti,
tutto qui.-
-Fatti gli affari
tuoi.-
Kaori osservò
prima l'uno e poi l'altro, infine si intromise e
afferrò Kei per un braccio. Il ragazzo la guardò un po' sorpreso mentre
lei lo
trascinava in un vicolo senza dire nulla.
-Che fai?-
-Ti devo parlare.
Non parliamo mai.-
-Senti, Kaori,
non stiamo insiem...-
-Lo so.- lo
interruppe, per poi proseguire aprofittando dello
stato di Kei. -So che non stiamo insieme. Ma io ti piaccio e tu mi
piaci.
Molto. Ci siamo baciati e abbiamo dormito insieme. Ti ho regalato una
papera
e... penso che qualcosa siamo.-
-Mh.-
-Ad ogni modo io
sono preoccupata per te e non puoi impedirmelo.
-Kei alzò un sopracciglio: -Posso ignorarti però.-
-E io sarò
talmente insistente che tu non potrai ignorarmi troppo.
Per prima cosa sei ubriaco, ed è meglio se Crawford non ti vede in giro
in
queste condizioni. Poi, voglio sapere perché hai bevuto così
tanto. E
sapere chi era quel tizio, Yuri, cos'è per te quel posto e... bè, che
posto è.-
Kei fece una
smorfia sentendo le ultime due frasi, ma rispose:
-Crawford può impiccarsi a una trave. Ho bevuto perché avevo sete. Quel
tizio è
un mio conoscente. Quel posto è stato la mia casa per anni. È un luogo
di
tortura e morte. Sei contenta adesso?-
Kaori lo guardò,
sconcertata.
-Tortura? Cosa...-
-Hai capito bene.
E sono stanco di sentire domande in proposito,
quindi chiudiamola qui.-
E il tono di Kei
era realmente stanco. Stanco e poco sano.
-Kei, forse è il
caso che ti siedi, sei... sei pallido. E sei
ubriaco, anche se te l'ho già detto...-
-E allora non
ripetermelo. Ma che avete tutti quanti? Sapevo che...-
buttò giù una sorsata d'alcool, chiuse gli occhi e si portò una mano
alla
tempia -che sarei finito in mezzo a un tipo di gente con cui non ero
abituato
ad avere a che fare ma voi superate ogni limite. Fatevi gli affari
vostri!-
Era la prima
volta che alzava la voce con lei.
-Non dire
cazzate. Sei abituato male e basta. È il nostro il
comportamento normale, non il tuo! Sei tu quello...- si morse un
labbro, e lui
sogghignò:
-Fuori luogo.-
concluse al suo posto.
-N...no,
aspetta...-
-Non ti agitare,
è così. Hai detto la verità. E quindi cosa ci
vogliamo fare?-
La tirò a sè,
ignorando la sua espressione allarmata.
-Se vuoi avere a
che fare con me, adattati tu. Toglietevi
tutti quanti dalla testa che io possa in qualche modo modificare quello
che
sono. Sono stato plasmato troppo bene.-
Quelle parole
sembrarono turbarla:
-Kei, lasciami.-
Lui non la trattenne oltre,
allentando la presa.
-D'accordo, ho
capito. Ma non mi sono ancora arresa.-
Avevano avvicinato il gruppo
di
dispersi alle strade principali, per poi tornare sui loro passi e
incappare
nella solita sfortuna, incontrando Crawford. Parlava al cellulare
guardando le
vetrine, ma senza vederle realmente. Vide invece molto chiaramente loro
due
tentare di fare retromarcia in un vicolo, dentro il quale furono subito
raggiunti.
-Huznestov, vai a
chiamare la Kanagi. E tu... Dammi quella
bottiglia.- ordinò, gelido. La sua ira era palpabile e spaventosa.
Boris lanciò
un'occhiata all'amico, per poi obbedire suo malgrado e girare l'angolo.
D'altronde, date le condizioni di Kei, un professore in più non sarebbe
stato
del tutto inutile.
-No. Mi lasci in
pace.- fu la risposta secca di Kei, mentre i
sensi annebbiati iniziavano ormai a giocargli brutti scherzi.
Crawford tentò
con la forza di strappargliela di mano ma l'altro
lo precedette e la finì in due sorsate, per poi porgergliela:
-Ecco, ora è
tutta sua.-
La strafottenza
con cui aveva pronunciato quella frase fece uscire
ulteriormente di testa il docente, che lo spinse contro al muro e in un
attimo
gli fu addosso, afferrandolo per i capelli con poca grazia:
-Basta. Adesso basta.
Non ho idea di cosa fare con te.
Senza contare che non me ne frega niente di aiutarti, riportarti sulla
retta
via o ascoltare le vicende del tuo passato turbolento, e se anche io
avessi
avuto interesse, bè, tu me l'hai fatto passare. Che cazzo vuoi ottenere
con
questo comportamento?!- gli ringhiò in faccia.
Kei assimilo
quelle parole per poi rispondere.
-Niente. Non
voglio ottenere niente.- il suo tono non era
minimamente mutato rispetto a poco prima, cosa che accadde nell'istante
successivo.
-Voglio solo... smettere di sentire dolore.-
Crawford non
mollò la presa, ma la sua espressione si fece meno
accigliata, per quanto fosse possibile.
-Non mi sembra il
metodo migliore.- constatò, rilassandosi un po'.
-Non ne trovo
altri.-
-Ma bere fino a
stare male per poi vomitare, e devastarsi con un
viaggio in aereo di ore ed ore non lo ritengo davvero una soluzione
adatta.-
Kei chiuse gli
occhi, mentre una fitta quasi gli spaccava la
testa.
-Dai, siediti.-
disse Crawford lasciandogli i capelli. Il ragazzo
non era in grado di polemizzare, e si lasciò scivolare sul muro fino a
terra.
-Acqua...-
mormorò.
-Ti prenderei a
calci, altro che acqua.- rispose il più grande,
ancora furioso, chinandosi su di lui e toccandogli la fronte. -Tu a
casa ci
torni morto, ti è pure tornata la febbre. Perfetto.-
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Eh, ormai sarete abituati ai
miei
aggioramenti-lampo, eh? Cavolate a parte, questa gita finirà nel
prossimo
capitolo con il ritorno a casa. Kei sta un tantino perdendo il
controllo, direi
che è comprensibile. Ma gliene combinerò altre, non temente! Rispondo
in breve
alle recensioni:
Elena_chan: Oh wow! Mi fa
piacere
che ti sia piaciuta tanto da leggertela tutta d'un fiato o.O Grazie!
Spero che
leggerai anche questo capitolo! Un bacio
Aphrodite: Ciao cara! Scusa
l'attesa. Le tue recensioni sono sempre così azzeccate! Mi fanno sempre
molto,
molto piacere. Si sarà capito che le intenzioni di Vorkov non sono
proprio le
migliori xD Grazie davvero per i complimenti , un abbraccio!
Lexy90: Eh sì, immagino siano
tanti quelli che credono che non aggiorni più. Sono davvero una capra
:D Ciao
cara! Anche a me piace come si sta delineando il rapporto tra Kei e
Boris, lo
sai? Spero di mantenerlo sempre così. Quanto a Crawford... il suo ruolo
sarà
chiaro più avanti. Ora come ora non dovete credere che provi qualche
tipo di
affetto per Kei, lo odia anzi. Anche quando ha visto com'era ridotta la
sua
schiena la sua reazione è stata minima xD
Chiedo anche a te scusa per
il
ritardo, grazie di tutto! Bacione <3
BenHuznestova: Ciao Ben! Mi
fa
piacerissimo che ti piaccia Crawford xD ci tengo ai miei personaggi e
ai vari
rapporti.
Quanto a Yuri...
boooh, chissà che ci faceva lì! E chissà
cos'aveva addosso. Ok ok basta xD
Quanto ai
riferimenti yaoiosi, li dedico tuuutti a te e a Iria
<3 Spero mi farai sapere la tua opinione anche su questo. Un bacione
gigante! Grazie!
Avly: Tesoro! Sei adorabile,
il
tuo entusiasmo darebbe motivazione a chiunque! Spero davvero di essere
più
presente, ma come sempre non garantisco xD Quanto a Yuri, ovviamente lo
rivedremo, stai pure tranquilla. I tuoi paragoni sono fantastici! Uah,
grazie
di cuore cara, spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli
altri. Un
abbraccio <3
Faith Yoite: Nessun problema,
figurati! Sono contenta che ti sia piaciuto. L'esame come è andato?
Bacioni!
Talia90: Ciao! Saprai presto
cosa
hanno evocato gli occhi di Kei nella mente di Crawford. Uhm no, in
effetti non
credo che sarà presto, però sarà u.u è questo l'importante Xd
Che gioia vedere
che quest'uomo è così apprezzato ç_ç
Finalmente un
apprezzamento anche per il povero Takao, che si
becca la cattiveria di Kei.
Lieta che ti
piacciano il rapporto Kei-Boris (altra cosa a cui
tengo parecchio) e Kaori. Un bacio, alla prossima!
Soryl: Oddio, spero non siano
troppo lunghi! Anch'io preferisco leggere capitoli di media lunghezza,
non
vorrei aver fatto gli ultimi un po' troppo lunghi. Grazie per i
complimenti!!
Mi hanno fatto un immenso piacere, a costo di risultare ripetitiva :D
Quello che vuole Hilary? Mi
sa che
non lo sa nemmeno lei. Per ora se ne sta tranquilla con Zane, per Kei
prova
solo una forte curiosità. (E un minimo di attrazione, d'altronde stiamo
parlando di Kei *_*)
Thank you, alla
prossima! Bacione.
Iria: Ammmore! Ma che bella
recensione bomba! Ti adoro, sì sì! E la risposta sarà altrettanto
epica! ò.ò
<3
Riguardo a Kei al
monastero: Tranquilla, non sei solo tu a
pensarla così. È anche mio parere che Kei avesse più importanza degli
altri al
monastero, essendo nipote del vecchiaccio. Tuttavia penso che sia
impossibile
che lui ne sia uscito totalmente intatto (in ogni senso) specialmente
con
accanto uno come Ivanov, stuprato (nell'idea malsana di monastero
Vorkov che
molti si sono fatti) dalla mattina alla sera u.u In
pratica a Kei
è andata bene, in confronto agli altri. Ma ammetto di aver accentuato
mooolto
la cosa in questa fanfiction, per esigenze di copione. Mi serviva
proprio per
la storia. Quello a cui ho pensato è un nonno che odia così tanto il
nipote da
dare carta bianca a Vorkov sul trattamento da riservargli. Chiarito
questo,
qualora lo rendessi una donnina piangente, sei pregata di ricoprirmi
davvero di
insulti :D mi raccomando.
Sono d'accordo
sui dialoghi e subplot (ma come siamo english
today!), mi fa piacere che apprezzi i personaggi e spero che per quanto
riguarda la presenza di Yuri anche questo capitolo ti abbia
soddisfatto. È seeempre
nella testa di Kei, mhuah ah ah. Soffriranno, non ti preoccupare!
La mia attenzione
non sarà focalizzata solo su Kei. Troveranno il
loro spazio anche Yuri, Boris, Crawford e altri. Ammetto che molti
personaggi
sono solo di contorno (come Sarah o molti componenti della classe) ma
dovendolo
ambientare appunto, in una classe di liceo c'era bisogno di molti
personaggi, e
ho preferito inserire quelli originali anche se rimarranno marginali
(non tutti
però u.u).
Bè, ho finito!
Grazie mille tesoro, spero che commenterai ancora
perché sai quanto è importante per me il tuo parere ;) un bacione!
Pich: Ciao gioia mia xD ti ho
già
scritto in chat quanto mi faccia piacere il fatto che ti piaccia il
personaggio
di Crawford!
I piani di Vorkov
sono abbastanza chiari, salteranno fuori presto
e per Kei non sarà proprio una gioia :S
Grazie mille per
tutto, tesoro! Un bacio grande, ti voglio bene!
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Capitolo 17 *** Sedicesimo Capitolo ***
SEDICESIMO
CAPITOLO
Il
rumore del vento che agitava gli alberi nel giardino di casa Kinomija
era incessante e a tratti irritante. Kei si rigirò nel letto,
infastidito dalla luce che filtrava dalla finestra. Poi si alzò
sui gomiti, osservando la sveglia sul comodino: le 17. Aveva dormito
un’infinità di tempo, qualcosa come un giorno e mezzo, o
per la precisione dal momento in cui erano ritornati a casa, fino a
quell’istante.
-Bene…-
bofonchiò, cercando di tirarsi su senza rotolare giù
dal letto. Era letteralmente aggrovigliato in mezzo alle coperte,
segno che no, non era stato per niente un sonno tranquillo e
indisturbato. Non ricordava niente, e forse era meglio così.
Si alzò e andò in bagno, intenzionato ad aggiornarsi
sulle proprie condizioni. Non erano buone: allo specchio vide una
specie di tossico assonnato che lo fissava con sguardo vacuo e
accigliato. Sentiva una specie di morsa intorno a tutta la testa,
aveva fatto malissimo a bere così tanto. Il viaggio in aereo
poi era stato devastante, aveva cercato di addormentarsi senza
successo pur di non sentire quel malessere terribile. La Kanagi,
seduta accanto a lui, gli aveva gentilmente fatto da infermiera, e
quando erano atterrati lui le aveva perfino fatto un cenno con la
testa in segno di ringraziamento.
Fortunatamente
Kanako era già in aeroporto ad aspettarli (“E ci
mancherebbe altro!” aveva detto Takao, riferendosi al ritardo
incredibile che il loro aereo aveva fatto), così i due ragazzi
erano subito saliti sulla sua Bmw e avevano affrontato un altro
piccolo viaggio per arrivare fino a casa. Kei era passato abbastanza
inosservato, dato il mare di chiacchiere in cui si era prodigato
Takao. Ma l’altro si era reso conto dello sguardo di Kanako,
che spesso cadeva su di lui. Aveva capito che c’era qualcosa
che non andava.
-E
non è tanto difficile. Che diavolo di faccia ho?- mormorò
Kei, gettandosi un po’ d’acqua in faccia per svegliarsi.
Non contento, infilò tutta la testa sotto al getto freddo,
sentendo un rivolo scorrergli lungo il collo, fin dietro alla
schiena.
Afferrò
un asciugamano e se lo gettò in testa, per limitare i danni e
non allagare tutta la stanza. Si accese una sigaretta e aprì
la porta, per poi sedersi sul gradino. L’aria fresca
(probabilmente gelida, per chiunque altro che non si fosse forgiato
in Russia) fu un sollievo.
Chiuse
gli occhi e il rumore del vento non gli parve più tanto male.
Finì di fumare e spense la sigaretta, per poi afferrarsi la
testa fra le mani e premere sulle tempie, in un tentativo di arginare
l’emicrania.
A
un tratto sentì una mano calda poggiarsi sulla sua spalla e si
destò dal suo stato catatonico. Sollevò lo sguardo,
incrociando quello di Kanako.
-Una
t-shirt, uh?- chiese l’avvocato, riferendosi all’abbigliamento
di Kei, che annuì.
-Quante
volte ti devo dire di metterti qualcosa di più pesante? Ti
ammalerai.-
-Ho
sempre caldo, non mi serve.- rispose il ragazzo, mentre Kanako si
sedeva accanto a lui sul gradino.
-Allora,
Kei. Takao mi ha detto che non è stato proprio un viaggio
rilassante.-
“Figuriamoci
se quello è in grado di tapparsi la bocca” pensò
Kei, ma si limitò a scuotere la testa: -No, per niente.-
-Mi
ha detto che non ha capito bene tutto, ma che è quasi certo
che il posto in cui siete capitati…- continuò Kanako,
ma inaspettatamente Kei lo interruppe: -Ci siamo fermati proprio
davanti al monastero in cui sono cresciuto.-
-Allora
è vero…-
-Sì.
Non è cambiato niente, la Borg è ancora in piedi,
esattamente come pensavo.-
Kei
sentì che era arrivato il momento di parlare,
e lo fece. In quel momento l’unica persona di cui si fidava
veramente era Kanako, e se non avesse raccontato tutto a lui, non
l’avrebbe fatto con nessuno. E doveva dirlo a qualcuno. Senza
contare che gli sembrava adatto per dargli qualche consiglio su Yuri.
-La
Borg è una comunità nata parecchi anni fa per opera di
Vorkov e di mio nonno. Si conoscevano da molto. L’intento
iniziale era quello di raccogliere i ragazzi dalla strada e
sfruttarli in qualche modo, ma non c’è voluto molto
prima che la cosa si facesse più specifica. Mio nonno rimase
il principale finanziatore, Vorkov il direttore. La mafia russa
assolda ogni anno i migliori ragazzi come sicari, nuovi membri e chi
più ne ha più ne metta. Vengono addestrati apposta…
gli altri invece cadono ugualmente nelle loro mani, soprattutto i più
deboli, e finiscono in giri di prostituzione, traffico d’organi.
Le solite cose.- spiegò, per poi fare una pausa, senza
guardare il suo interlocutore. Poi riprese:
-Naturalmente
in cambio di tutto il suo impegno mio nonno alimentava le sue già
discrete entrate, e anche Vorkov, che è sempre stato
intoccabile dato l’interesse che l’ Organizatsya aveva ed
ha tuttora per quel monastero.-
Seguirono
un paio di minuti di silenzio, finché Kanako non si decise a
rispondere.
-È
terrificante, Kei. Non ho parole.-
-Nessuno
può fermarli. È una cosa lontana da ogni tentativo che
io o tu possiamo fare. Ci sono troppi interessi di mezzo, chi ci ha
provato non ha nemmeno fatto in tempo a rendersene conto, che era già
morto- concluse Kei.
*****
Il
telefono continuava a squillare a vuoto, e Julia stava per
riattaccare quando finalmente sentì la voce di Takao:
-Pronto?-
-Takao,
sono io. Ti disturbo?-
-Ciao
Julia. No, non preoccuparti.-
Lei
sorrise, anche se lui non poté vederla, e continuò la
conversazione: -Ti va se ci vediamo stasera?-
-Sì,
ok! Vieni da me per cena?- propose Takao, già affamato.
-D’accordo,
a dopo-
Il
ragazzo riattaccò, pensieroso. Aveva riflettuto molto negli
ultimi giorni, ed era giunto ad una conclusione. Julia gli piaceva,
era bella e, per quanto potesse avere un caratteraccio tremendo, era
simpatica ed intelligente. Ma non la amava. In realtà lo aveva
capito dal momento in cui l’aveva vista con Boris, rendendosi
conto che la rabbia che aveva provato era, appunto, solo rabbia. Non
gelosia, o sentimenti affini. Non voleva Julia,
voleva per sé la sua ragazza, e soprattutto non voleva che
Boris ci mettesse le mani sopra. Una sorta di gelosia del possesso,
se così si poteva definire. Il fatto che poi ci fosse finito
avvinghiato alla festa, era un altro discorso, una questione
ormonale. Si chiese come avrebbe fatto a dirglielo, e fu tentato di
andare a chiedere consiglio a Kei, ma poi si ricordò dei loro
attuali rapporti e lasciò perdere.
La
cena andò bene, tutto sommato. Julia e Hara chiacchierarono
ininterrottamente per tutto il tempo, e il mutismo di Kei passò
quasi inosservato. Non fu così però per quello di
Kanako, che non disse una parola per un’ora e mezza. E mentre
Takao e Julia erano troppo distratti per accorgersene, sua moglie lo
notò praticamente subito. Dopo il dessert gli si avvicinò,
in disparte:
-Tesoro,
c’è qualcosa che non va?- gli chiese, poggiandogli una
mano sull’avambraccio. Lui cadde dalle nuvole, e incrociando lo
sguardo preoccupato della moglie si lasciò andare ad un
sorriso e le accarezzò i capelli corvini: -Va tutto bene,
cara. Sono solo un po’ stanco e preoccupato per Kei, come al
solito.-
-Ma
è successo qualcosa?-
Kanako
fu tentato dal raccontarle tutto, poi decise: -No, niente.-
*****
-Dunque,
vediamo cosa abbiamo qui. Un ammonimento dal preside per Kinomija,
Kon e Mitzuara per essere usciti dalle proprie stanze praticamente
tutte le notti. Un altro ammonimento più punizione per
Kinomija –ehi, ti sei dato da fare!- e Fernandez per atti
osceni davanti ai vostri professori… convocazione dal preside,
con presenza di genitori/tutori per Hiwatari e Huznestov per le
seguenti ragioni: rissa, totale mancanza di rispetto verso i docenti,
verso il personale, verso le regole, abuso reiterato di alcool. E per
finire, un ammonimento all’intera classe per aver contribuito a
trasformare un viaggio d’istruzione in un disastro. Mi sono
spiegato?-
Crawford
aveva letto un foglio a mo’ di proclama, ma con il suo solito
tono di voce di chi sarebbe voluto essere da tutt’altra parte,
con ben altra compagnia e a fare qualunque altra cosa. I suoi
studenti lo guardavano, sconvolti.
-Che
significa “ammonimento”?- chiese Max, sorridendo
forzatamente.
-Significa
che alla prossima cosa che fate, anche irrilevante come rientrare in
ritardo dalla ricreazione, siete finiti.
Sospesi, puniti, non saprei, questo dipenderà dal preside.
Perché se dipendesse da me, non sto qui ad elencarvi quante
cose sarebbero diverse. Hiwatari, Huznestov, dal preside alla fine
delle lezioni. Ora riprendo con il programma, abbiamo già
perso tempo a sufficienza con queste buffonate.- concluse, afferrando
un gessetto e iniziando a scrivere una formula alla lavagna.
-Perfetto.
Spero solo che non vi espellano.- disse Hilary, prendendo appunti.
Kei non le rispose, ma in realtà sperava la stessa identica
cosa.
E
per fortuna non furono espulsi. La pena fu minore, si ritrovarono
semplicemente sospesi per una settimana, senza obbligo di frequenza,
e con una punizione a testa: Boris avrebbe dovuto fare una relazione
di venti pagine su argomenti di storia che nemmeno aveva ben capito,
mentre Kei fu incaricato di rifare l’inventario della
biblioteca, sistemando una quantità deprimente di libri nuovi.
-Tutto
sommato non vi è andata male.- gli fece notare Takao, mentre
faceva colazione con il suo fratello acquisito.
-Scherzi?
Indovina chi mi supervisionerà? Crawford. Peggio di così…-
-Sei
tu che scherzi! Avrebbero potuto espellervi, ti rendi conto o no?-
insistette Takao, fra un boccone e l’altro.
-Ah,
forse l’avrei preferito.- rispose Kei, sorseggiando il suo
caffè.
-Effettivamente
la tua punizione è da suicidio. Sono in ritardo, papà
mi sta aspettando in macchina. A dopo!- Takao si alzò, lo
salutò e si diresse verso la porta.
-Takao…-
lo chiamò Kei, e l’altro si fermò di scatto e si
voltò: era raro che fosse lui a prendere l’iniziativa e
cominciare una conversazione. Però poi rimase zitto, e si
limitò a ricominciare a bere il caffè. Takao sorrise:
sapeva che quello era uno stranissimo modo per accennare a delle
scuse. Lo conosceva relativamente da poco, ma aveva imparato a
capirlo.
-Di
nulla!- rispose, prima di correre verso la porta d’ingresso.
*****
L’uomo
si sporse dalla scala, cercando di afferrare un libro posto
particolarmente in alto, in cima alla libreria. Lo prese, rischiando
di cadere in avanti, poi scese e lo poggiò sulla scrivania.
Leggere era decisamente il suo hobby preferito. Non che ne avesse
tanti, certo… non per niente si era accollato anche il ruolo
di direttore della biblioteca della scuola. Sospirò e si
lasciò cadere sulla poltrona, stanco. Sentì il
cellulare iniziare a squillare, lo tirò fuori dalla tasca e
lesse il nome sul display, per poi rimetterlo dov’era e
lasciarlo continuare a suonare. Non aveva la minima voglia. Fu un
sollievo quando cessò, ma si mise una mano sugli occhi ed
emise un ringhio quando prese a squillare il fisso. Al terzo, si
attivò la segreteria telefonica, ed una cristallina voce
femminile gli giunse alle orecchie:
-Ehi,
Ryo! Ma dove sei finito? Forza, smettila di fare l’eremita e
torna ad avere contatti col mondo esterno. È il compleanno di
Aki, esci a festeggiare con noi? Insomma, ci stavamo rendendo conto
che sei sempre più per i cazzi tuoi, musone che non sei altro.
Vabbe’, fatti sentire! Ciao!-
Decisamente,
preferiva i libri alle persone. Quelli non ti stavano addosso quando
non volevi, se non ti piacevano era sufficiente chiuderli e riporli
in una libreria, se avevi voglia di stare da solo non avevano niente
da ridire. Le persone erano invadenti, seccanti. Certo, gli
dispiaceva. Non voleva che i suoi amici ci rimanessero male (e dal
tono di Miho, nonostante l’apparente vivacità, aveva
percepito una certa tristezza), perché anche se non sembrava,
voleva loro un gran bene. Sì, anche lui ne era capace.
Aprì
il suo libro e iniziò a leggerlo, sollevato dall’averlo
ritrovato dopo secoli. Era velocissimo a leggere, arrivò a
pagina ottanta nel giro di poco tempo. E fu lì che trovò
qualcosa, che riconobbe come una foto solo quando la voltò.
Sentì una morsa all’altezza del petto, che si affrettò
a reprimere mentre teneva tra le mani la vecchia foto. Erano anni che
non aveva un diretto contatto con quell’immagine, sopravvissuta
solo come un ricordo nella sua mente.
Crawford
gettò la foto nuovamente in mezzo al libro, lo chiuse
bruscamente e lo lanciò sulla scrivania. Prese la giacca e
tirò fuori il cellulare dalla tasca, componendo un numero.
-Miho,
dove siete? Ok, sto arrivando.-
*****
-Signore,
è qui il signor Rusakov per lei. Lo faccio entrare?-
Vorkov
alzò lo sguardo dalle carte a cui si stava dedicando,
posandolo sulla guardia: -Sì, fallo entrare.-
La
guardia sparì dalla soglia, per poi essere sostituita da un
uomo di mezza età, alto e distinto. Vorkov si alzò e
gli strinse la mano, particolarmente lieto di vederlo.
-Finalmente,
spero che sia l’incontro definitivo.- disse, e il notaio annuì.
-Chiedo
scusa per l’attesa, non è facile accordarsi con i
servizi sociali giapponesi. Le comunico che, tra l’altro, il
monastero ha incassato l’ultimo finanziamento del signor
Hiwatari.-
-Perfetto.
E il ragazzo?-
Rusakov
sorrise senza allegria, e rispose: -Non ci vorrà molto. Anzi,
le consiglio di dargli un colpo di telefono. Per avvisarlo, sa…
a meno che non voglia mantenere l’effetto sorpresa.-
Vorkov
sogghignò di rimando e scosse la testa: -Credo che lo avviserò
di persona.-
§§§§§
Mmh…
Salve! C’è ancora qualcuno in ascolto? Sì, lo so.
Ritardo. Ma c’è una cosa che ritengo sia fondamentale:
scrivere quando non si ha ispirazione, quando non si hanno idee,
quando si è poco motivati, è deleterio e basta.
E io ho preferito mettere in revisione la storia, correggerla,
metterla insomma in stand-by per un po’.
Che
dire, spero di non avervi deluso. Provvederò a rispondere alle
recensioni al più presto! Un saluto e grazie a tutti coloro
che commentano, leggono, hanno messo la storia tra le seguite e
preferite. Vi amo! <3
|
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Capitolo 18 *** Diciassettesimo Capitolo ***
DICIASSETTESIMO
CAPITOLO
Kei
fissava il muro della cucina, disturbato solo dal ticchettio
dell’orologio. Non
aveva distolto lo sguardo dal dettaglio di quella mattonella per almeno
tre
quarti d’ora. In realtà stava pensando, e lo
faceva con tale intensità da
iniziare a sentire mal di testa.
Non
poteva semplicemente fare finta di niente. Non poteva ignorare il fatto
che
Yurij fosse condannato a finire i suoi giorni alla Borg, né
che Vorkov stesse
tramando qualcosa di pesante -e lui non aveva ancora capito di cosa si
trattasse. Non poteva proprio ignorarlo, anche se una voce dentro di
lui gli
diceva che era tutto un bluff per turbarlo. Era al sicuro
lì, giusto?
E
non poteva nemmeno fingere che quel senso di estraneità di
cui aveva già
parlato con Boris non lo affliggesse. Ogni istante che passava in
quella città
gli faceva capire che non era il posto per lui.
I
minuti divennero sessanta, e fu in quel momento che si alzò,
stanco di sentire
quel maledetto ticchettio e arrovellarsi il cervello.
Uscire
di casa gli avrebbe fatto bene.
Prese
il cellulare e fece il numero di Boris. Rispose al decimo squillo.
-Ehi,
che c’è?-
La
voce del russo era tutt’altro che sveglia.
-Non
stavi dormendo, vero?-
-Certo
che stavo dormendo, sono solo le undici!-
Kei
alzò gli occhi al cielo: -Dai, alzati. Mi sto annoiando a
morte.-
Boris
bofonchiò qualcosa di sconnesso e imprecò: -Ma
siamo in vacanza!-
Kei
si immaginò la voce di Hilary che gli diceva che no, non erano in vacanza ma in punizione,
che avrebbero dovuto
recuperare gli arretrati e scontare la loro pena, e quasi sorrise. Poi
si
chiese perché il suo cervello l’avesse messa in
mezzo. Davvero, che cosa
c’entrava lei in quel momento? Non trovò risposta
adeguata, così pensò che la
cosa migliore fosse prendersela con Boris: -Sei proprio un idiota.
Continua
pure a dormire, nullafacente.- disse, prima di riattaccare.
Boris
guardò il telefono con aria sconcertata, poi
iniziò a ridere da solo. Kei stava
certamente diventando bipolare.
Nel
frattempo il suddetto si preparò e uscì. Almeno
si sarebbe ricomprato le
sigarette.
***
Julia
iniziò a singhiozzare, e Takao sentì un brivido
percorrergli la schiena. Ogni
volta che la vedeva turbata non poteva fare a meno di trovarsi nel
medesimo
stato d’animo.
-Non
piangere…- le disse, a media voce. Lei scosse la testa: -Non
ho nessun diritto
di farlo, lo so.-
Takao
la guardò, senza espressione precisa. Le aveva appena detto
che era finita
definitivamente, che non era innamorato di lei e che non avrebbe
più sopportato
il suo modo di fare con Boris. Credeva che lei gli avrebbe urlato
contro, o
comunque si sarebbe infuriata come al solito. Non si aspettava certo
che dopo
un po’ di occhiate acide e tentativi di polemica gli desse
davvero ragione e si
mettesse a piangere.
-Ora
come ci rientro in classe con la faccia così?- chiese,
ridendo tra le lacrime.
Takao non aveva idea di come agire. Avrebbe proprio voluto
abbracciarla, ma non
lo fece: la stava lasciando. Era stanco che la sua dignità
venisse calpestata.
Stanco di lasciare che questo accadesse. E non poteva ricadere ancora nello stesso errore.
Tirò
fuori un fazzoletto dalla tasca e glielo porse.
-Voi
due, la ricreazione è finita da un pezzo, che state
facendo… tutto bene
Fernandez?- chiese secco Crawford, passando loro accanto. Julia
cercò di
ricomporsi e annuì: -Sì, stavamo rientrando,
scusi.- rispose, tirando su col
naso. Ryo li guardò con aria sospettosa e poi
sparì dietro l’angolo. I due si
affrettarono a rientrare in classe prima che quell’uomo
tornasse indietro e li
bombardasse di note sul registro. Hilary attese che Julia si sedesse
accanto a
lei (si era ripresa il posto approfittando dell’assenza di
Kei) e la guardò con
preoccupazione.
-Che
è successo?-
-Mi
ha mollata. Davvero, stavolta.- mormorò, sprofondando con la
testa sul banco.
***
Kei
sobbalzò sentendo la porta spalancarsi. Takao non aveva
certo il dono del
rispetto del sonno altrui.
-Ah,
sei qui? Non avevi detto che la punizione con Crawford iniziava oggi
subito
dopo pranzo?-
L’altro
si mise seduto, cercando di connettere il cervello. Perché
stava dormendo?
Credeva di essersi già alzato quel giorno. Poi si
ricordò, era uscito a
comprare le sigarette, era tornato a casa e si era rimesso a dormire.
Geniale,
pensò.
-Sì,
è oggi.- rispose, cercando con gli occhi la propria sveglia.
Le due e mezza.
Ok, non era così tardi…
L’istante
successivo rotolò giù dal letto,
inciampò fra le coperte e quasi finì contro al
muro. Takao lo osservò in silenzio mentre si infilava le
scarpe, raccattava il
telefono e le chiavi e correva fuori dalla dependance, accompagnato
dallo
starnazzare della papera fuxia all’angolo della stanza.
-Buona
fortuna!- gli gridò dietro.
Kei
lo ignorò e corse. Era solo in ritardo di venti minuti.
Niente di che.
I
minuti divennero trenta quando arrivò a scuola, dopo aver
rischiato almeno tre
incidenti. Parcheggiò la moto e si precipitò fino
alla biblioteca.
-Immagino
che avrai una spiegazione più che plausibile per
questo…- lo accolse Crawford
senza nemmeno guardarlo in faccia. Kei fece per rispondere, ma
l’altro lo
precedette: -…ma qualunque sia, non la voglio sentire.
Rimarrai mezzora in più
del previsto.- aggiunse, alzando lo sguardo dal giornale che stava
leggendo.
Il
ragazzo sostenne gli occhi glaciali del proprio professore, che gli
indicò
enormi scatoloni appoggiati contro al muro.
-Devi
registrare quei libri nel database informatico e metterli a posto.-
Kei
alzò entrambe le sopracciglia: -Sono cinque scatoloni, e
sono pieni.- notò.
-Bravo,
ottimo spirito di osservazione. Fossi in te non aspetterei ancora a
cominciare.- disse Crawford tornando alla sua lettura.
Hiwatari
trattenne le imprecazioni che si stavano affollando sulla punta della
propria
lingua e trascinò il primo scatolone accanto alla sedia
della scrivania, dove
era situato il computer con il quale avrebbe avuto a che fare assai
spesso di
lì ai giorni successivi.
Non
fu un lavoro così sgradevole. A Kei non dispiacevano i
libri. Non che ne avesse
letti tanti, non era un’attività per la quale
avesse mai trovato molto tempo. Iniziò
a inserire titoli e nomi di autori, pensando alla valanga di testi che
lo
aspettavano.
Gli
si incrociarono gli occhi dopo due ore ininterrotte di lavoro, e
dovette
fermarsi per fare una breve pausa. Miracolosamente Crawford non lo
assillò,
limitandosi a guardarlo per poi tornare a trafficare col proprio
cellulare.
***
Crawford
chiuse il giornale e si alzò. Osservò Kei
digitare rapidamente sulla tastiera,
poi uscì dalla stanza sperando di non trovarla in fiamme al
suo ritorno.
Sbucò
in cortile e si accese una sigaretta, lottando contro il vento che fece
di
tutto per impedirgli di farlo. Era a metà quando una voce
conosciuta disturbò
la sua quiete.
-Ehi,
non smetterai proprio mai, vero?-
-A
maggior ragione se tu continui a chiedermelo.-
Mara
si poggiò al muro accanto a lui, fissando il giardino
davanti a sé: -Sei sempre
così gradevole. Perché sei ancora qui?-
-E
tu?-
-Devo
fare i corsi di recupero a quelle menti eccelse dei nostri studenti.-
Crawford
alzò gli occhi al cielo: -Perdi tempo.-
La
Kanagi sbuffò, poi si voltò verso di lui: -Non mi
hai ancora risposto. Di
solito la biblioteca non è chiusa a quest’ora?-
-Sì,
ma ci sono tonnellate di libri nuovi da catalogare. E lo fa Hiwatari,
per
punizione. Devo controllare che non succeda qualcosa di brutto, e succede spesso quando
c’è lui di mezzo.-
Mara
scoppiò a ridere: -Oh già! Come procede?-
Ryo
alzò le spalle: -Sta zitto e scrive.-
-Certo
che deve esserci un bel clima allegro lì dentro, santo
cielo. Che mortorio.-
-Non
siamo tutti chiassosi come te.-
Mara
sorrise di nuovo, tutto le scivolava addosso. –Su questo non
c’è dubbio. Be’,
io vado. Non divertitevi troppo!- salutò, dandogli un
colpetto alla mano e
facendogli cadere la sigaretta. Crawford sorrise pericolosamente:
-Ringrazia
che era praticamente finita.-
Tornò
dentro, mani in tasca e aria ancora più accigliata di prima.
Kei non si era
mosso dalla sua postazione e non aveva combinato nessun guaio.
–A che punto
sei?-
-Ho
finito la prima scatola.-
-Allora
vai a casa, continuerai domani. Cerca di non arrivare di nuovo in
ritardo.-
sbottò.
Kei
non rispose e si alzò in piedi, dopo aver spento il pc.
Crawford
si accorse che aveva lasciato due libri dietro al computer.
-Questi?-
chiese, indicandoli. Notò che entrambi erano libri sulla
fisica.
-Pensavo
di prenderli.-
-Devi
registrarti per farlo. E prima vanno etichettati.- rispose Crawford.
Kei roteò
gli occhi e prese i libri, facendo per buttarli di nuovo nello
scatolone.
-Dai,
prendili. Cerca di non distruggerli e riportali in un paio di
settimane.-
Kei
guardò lui, poi i libri, poi di nuovo lui. –Ok.-
disse, per poi superarlo e
uscire.
***
Quando
Kei tornò a casa, trovò una piacevole sorpresa ad
attenderlo in giardino, fuori
dalla dependance.
-Mi
ha fatto entrare Takao, non ho scavalcato.- spiegò subito
Kaori, fissandolo dal
basso del gradino su cui era seduta.
Kei
rispose con un mugugno. La ragazza si alzò in piedi, e lo
fissò per qualche
secondo, in silenzio.
-Quindi,
come stai? Ti è passata?-
-Che
cosa?-
Kaori
lo seguì dentro, e sorrise quando il regalo di compleanno
che aveva fatto a Kei
iniziò a rumoreggiare, segno che ancora non gli aveva tolto
le batterie.
-Quello
che avevi in gita. Forse tu non ti ricordi, ma mi hai detto delle cose.-
Lui
gettò le chiavi della moto sul comodino, poi scosse la
testa: -Non voglio
parlarne. Fai finta che non ti abbia detto niente, ok?-
-Assolutamente
no! Hai detto “tortura e morte”, non che la mensa
faceva schifo. Che posto è?-
-Kaori,
non voglio e non posso parlarne. Puoi semplicemente accettarlo?- chiese
Kei
allargando le braccia.
Lei
interpretò la sua espressione. Non sembrava seccato,
sembrava… triste?
Amareggiato?
-Va
bene. Scusa. È solo che…-
-Lo
so. Non posso dirti quelle cose e poi chiederti di fare finta di
niente. Quindi
scusami tu.-
Kaori
annuì lentamente.
-Tu
che chiedi scusa a qualcuno. Interessante.-
-Piantala.-
-No
davvero, i tuoi progressi sono ammirevoli. Sono lusingata,
evidentemente ti
piaccio davv…-
Kei
la zittì prendendola per un braccio e tirandola a
sé, come aveva fatto la prima
e unica volta che l’aveva baciata. Lo fece di nuovo, e
stavolta non entrò Takao
a disturbarli.
**************
NOTE:
Ok, ero indecisa se fare discorsoni in merito al mio ritardo e al mio
rapporto
con questa storia oppure no. Farò una via di mezzo,
cioè un discorsino. Sono
stata incostante, lo so, ma come ho già detto quando manca
la voglia e l’ispirazione
è meglio lasciar perdere. Questo capitolo poi ha una storia
particolare. L’avevo
scritto, ne ero soddisfatta, poi la chiave usb è morta e
l’ho perso. Ci sono
voluti mesi per riuscire a rimettermi a scriverlo. Quanto al capitolo
in sé, è
un po’ corto, ed è contemporaneamente un capitolo
di transizione e uno di
svolta. Transizione perché non succede quasi nulla riguardo
alla macrotrama,
chiamiamola così. Per questo ci sarà mooolto
spazio nei prossimi. Di svolta
perché… beh, svolta fra Julia e Takao
(finalmente), fra Kaori e Kei
(hallelujah! Ma niente lemon, mi spiace ò.ò), e
vagamente anche tra Crawford e
Kei. Evviva, insomma! Agli occhi di chi legge risulta approfondito
leggermente
anche quello fra Crawford e la Kanagi. C’è un
po’ di background da mostrarvi
riguardo questi personaggi! Volevo anche farvi vedere il loro aspetto,
ho
trovato un programma che crea gli avatar che fa proprio al caso mio!
(“Non ce
ne frega niente” ndTutti)
Specifico
che è mia ferma intenzione completare Another Life, ci tengo
davvero. Non so
quanti lettori mi siano rimasti, ma non baderò al numero di
recensioni (cosa
che già di mio tendo a non fare, o almeno non
più), continuerò e la concluderò
come si deve, per me stessa e per chi ancora mi seguirà. Mi
scuso con tutti per
le sparizioni. Un bacio!
|
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Capitolo 19 *** Diciottesimo Capitolo ***
DICIOTTESIMO
CAPITOLO
-Perché
non
tornano?-
Kei
fissò con
aria ostinata il muro della propria stanza, o almeno la stanza che gli
era
stata data a casa del nonno.
Sapeva
che
nessuno gli avrebbe risposto -perché là dentro
c’era solo lui- ma non riuscì a
trattenere quella domanda.
Il
nonno gli
aveva detto che sarebbero stati via solo per un weekend. Ormai era
mercoledì, e
dei suoi genitori nessuna traccia. Perché?
Sentì
dei
rumori provenire dal piano di sotto e si lanciò
letteralmente dal divano. Scese
le scale rapidamente, rischiando di cadere, e corse fino
all’enorme ingresso.
Si fermò, deluso.
-Dove
sono i
miei genitori?-
Suo
nonno
diede l’ombrello e il cappotto al maggiordomo, poi
superò Kei senza nemmeno
guardarlo.
-Ci
pensi tu?-
chiese invece al domestico, che sgranò gli occhi. Sapeva
bene che non era una
richiesta ma un ordine. E dire a un bambino che i suoi genitori erano
morti in
un incidente d’auto non era propriamente un compito
allettante. Specialmente se
quella non era la verità.
Kei
sgranò gli occhi. Non sognava quel momento da molti mesi,
ormai credeva di
essersene liberato. Ma evidentemente si era sbagliato.
Gli
risuonarono nella testa le parole con cui il vecchio maggiordomo gli
aveva
comunicato che Rin e Susumu Hiwatari erano morti. Aveva parlato di
nebbia, di
un camion, di una curva a gomito… non ricordava i dettagli,
probabilmente li
aveva rimossi l’istante successivo. Sapeva di non aver mai
pianto in quel modo
nemmeno quando era venuto al mondo. Nemmeno le frustate sulla schiena
l’avevano
ridotto in quel modo. Un ammasso gettato sotto le coperte, avvolto
dalle quali
aveva desiderato dormire per sempre.
Un
movimento accanto a sé lo riscosse, per fortuna, dai suoi
pensieri. Kaori
mormorò qualcosa, poi rotolò verso di lui.
Kei
lasciò che si appoggiasse al suo braccio, poi
controllò la sveglia sul
comodino. Segnava le dieci di sera.
Si
sollevò leggermente e scosse delicatamente la ragazza.
-Ehi…-
disse piano. Lei mugugnò e non ne volle sapere di aprire gli
occhi.
-Kaori.
Sveglia.-
-Mmh.
No.-
Kei
scosse la testa, sospirando, poi fu costretto a scuoterla un
po’ più forte:
-Ehi.-
Kaori
finalmente uscì dal coma e si sollevò a sua
volta: -Che c’è?- chiese, stordita.
-Ci
siamo addormentati.-
Lei
ripercorse gli avvenimenti di poche ore prima. –Oh.-
decretò poi.
-Già,
oh.-
-Accidenti.
Meglio se vado a casa.-
Kei
annuì e le passò la gonna.
-Ho
sbavato, vero? Sbavo sempre quando dormo a orari particolari,
è una cosa
incontrollabile.-
Ok,
si era decisamente svegliata.
-Che
schifo. No, non credo.-
-Bene!-
rispose Kaori, ripescando i suoi vestiti e infilandoseli. Fece tutto
più o meno
in silenzio, poi si fermò e guardò Kei dritto
negli occhi.
-Stai
bene?- gli chiese.
Lui
tentennò. Qualunque risposta sarebbe stata una bugia.
-Ti
agitavi.- continuò lei. –Nel sonno,
intendo… a un certo punto ti agitavi.-
Kei
annuì. –Anch’io ho incubi.- rispose,
alzando le spalle.
Stavolta
fu lei ad annuire. Si chinò su di lui e gli diede un bacio a
fior di labbra.
Prese la borsa e si diresse verso la porta.
-Ci
vediamo, allora.- lo salutò. L’altro rispose con
un cenno, e lei si fermò
sull’uscio. –Spero che un giorno ti fiderai di me
abbastanza da… dirmi la
verità.-
Non
attese una risposta, d’altronde sapeva che non sarebbe
arrivata. Uscì e chiuse
piano la porta dietro di sé, pensando a una scusa sensata da
tirare fuori nel
caso avesse incontrato Hara.
***
Hilary
osservò Julia bere il suo drink fino all’ultima
goccia. La guardò anche
chiudere gli occhi e scuotere la testa, stordita dall’alcool.
-Dopotutto…-
iniziò, con voce malferma: -Ho sempre saputo che Takao era
solo una parentesi.
Devo solo guardarmi attorno.-
L’altra
annuì, accarezzandole la spalla: -Certamente.-
-Sì.
Quindi domani mattina me ne sarò già dimenticata.-
-Sì,
Julia.-
-Me
ne ordini un altro?-
Hilary
sorrise e fece no con la testa: -Non se ne parla.-
-Cosa?
Perché?-
-Perché
sarebbe il quinto, e non mi sembra un’idea geniale. Abbiamo
lezione domani
mattina.-
Julia
ridacchiò: -Non ho la minima intenzione di mettere piede in
classe.-
-Mai
più? Ottimo.-
-Già.
Non voglio vederlo.-
Hilary
continuò ad accarezzarle la spalla.
-Adesso
torniamo a casa, ti fai una bella dormita e domattina sarà
tutto più semplice.
Postumi a parte.-
-Non
voglio tornare a casa!- esclamò la spagnola, alzando la
voce. Nessuno si voltò
verso di loro, era un locale piuttosto affollato. Una ragazza ubriaca
che
sbraitava non faceva certo notizia.
Hilary
iniziò a innervosirsi: -Lo so che non vuoi, ma devi. O vuoi
passare il resto
della serata qui a bere?-
-Non
mi seccare!-
Oh,
santo cielo. La sbronza aggressiva era la peggiore. Doveva prenderla in
contropiede:
-Se
non la smetti ti lascio qui da sola. E non sto scherzando.-
Julia
abbassò lo sguardo e fissò il suo bicchiere
vuoto.
-Mi
ha lasciata.-
-Sì.-
Singhiozzò,
poi guardò Hilary: -L’ho sempre dato per scontato.
L’ho anche tradito. Certo
che mi ha lasciata.-
-Esatto.-
-Quindi
ora… ora che dovrei fare?-
Hilary
sospirò e le prese una mano. Non aveva senso mentirle, anche
se era più che
brilla.
-Conosco
Takao da molti anni. Ed è una persona molto paziente. Credo
che… insomma, se ti
ha lasciata, se tu mi hai riportato esattamente il suo
discorso… difficilmente
tornerà indietro.-
Julia
annuì. –Sono proprio un’imbecille.-
concluse.
***
-Ma
non fai
altro che leggere?- chiese una dolce voce femminile, facendolo
sobbalzare.
-Già.
Tu
invece devi sempre venire a seccarmi?- rispose lui, ma sorridendo.
-Ryo,
potrei prenderti
a pugni, lo sai?-
-Provaci,
forza.-
La
ragazza si
sedette accanto a lui, all’ombra di un albero nel cortile
della scuola. –Solo
tu puoi passare la ricreazione qui isolato. Sei proprio un misantropo!-
-Non
hai i
compiti di matematica da fare per la prossima ora?-
Lei
sgranò gli
occhi straordinariamente viola: -Oh, cavolo. Fammeli copiare.-
-Non
li ho
fatti nemmeno io.- rispose, a cuor leggero.
-Cosa?!
Uffa,
perché? Ci metti sempre cinque minuti a fare tutto, cosa ti
costava?!-
Crawford
scoppiò a ridere: -Non mi servono! Ah, quindi te la prendi
con me perché non ho
fatto i compiti che così non puoi copiare? Sei pazza.-
Lei
rise a sua
volta. E la sua risata era qualcosa che Ryo avrebbe registrato e
ascoltato
dalla mattina alla sera.
Zittì
il cellulare con rabbia e lo scaraventò ai piedi del letto.
Non era umano un
risveglio del genere, quel suono irritante sparato
nell’orecchio, dopo aver
dormito a un orario improbabile e aver fatto una serie infinita di
sogni e
incubi. Meno male che voleva riposarsi.
Crawford
si mise seduto, cercando di capire che anno fosse, ma non riusciva
nemmeno a
ricordare il proprio nome. Aveva in mente solo le immagini che aveva
dovuto
vedere in sogno. Maledetti, infidi ricordi.
***
Kei
entrò in casa, chiedendosi dove fossero finiti tutti quanti.
Fu però
intercettato da Takao, che guardava la tv in soggiorno.
-Ehi.
Dove sono i tuoi?-
-A
cena fuori. A proposito, è tardi e io non ho mangiato.-
Kei
alzò le spalle: -Nemmeno io. Cuciniamo qualcosa.-
Takao
lo fissò: -Non sappiamo cucinare.-
-Ci
sarà qualcosa di pronto.-
-Mamma
mi aveva detto di occuparmene, ma me ne sono dimenticato.-
Dieci
minuti dopo erano per strada, alla ricerca di qualche locale dove
ordinare
qualcosa da mangiare.
-Come
è andata con Crawford?- chiese Takao, camminandogli accanto.
Kei –stranamente-
rispose con un’alzata di spalle.
-Wow!-
esclamò forte Takao, fingendosi esaltato. L’altro
gli lanciò un’occhiataccia.
–Come vuoi che sia andata? Male, chiuso con lui in una stanza
per ore.-
-Beh
ero curioso di sapere i dettagli!-
-Ho
passato il tempo a catalogare. Mi ha mandato a casa un po’
prima e mi ha
lasciato dei libri nonostante non abbia la tessera.- spiegò
Kei, continuando a
camminare. Dovette fare molti, molti passi prima di rendersi conto che
era
rimasto da solo. Si voltò, vedendo che Takao era ancora
fermo dieci metri
prima.
-Che
diavolo fai?-
-No,
tu che diavolo dici!-
Kei
alzò gli occhi al cielo e aspettò che il fratello
acquisito lo raggiungesse.
-Non
scherzare, Crawford non manda via la gente prima. E i libri…
oh andiamo, una
volta non ho restituito un libro in tempo e mi ha messo due. Non so
nemmeno se
si possa fare, tra l’altro, ma comunque…-
L’altro
si mise una mano in fronte. Bastavano cinque minuti in compagnia di
Takao per assicurarsi
un paio d’ore di mal di testa.
-Mi
hai mai sentito scherzare? Ha visto che volevo dei libri e me li ha
lasciati
prendere.-
Takao
si mise le mani sulle orecchie: -Non è vero non è
vero non è vero…- iniziò.
-L’hai
finita?!- esclamò Kei.
-Ok,
ok! Ma Crawford deve stare male, non c’è altra
spiegazione. Con te, poi! E poi…
tu non leggi.-
Per
fortuna erano arrivati, così Takao evitò un
probabile pugno nello stomaco.
-Che
fame, accidenti!- esclamò appunto il ragazzo, precedendo
Kei. Entrarono in un
pub dove facevano dei panini squisiti, oltre che normale servizio bar.
Dribblarono la grande quantità di persone e Takao
riuscì ad agguantare
rapidamente un tavolo libero.
-Ok,
tra poco mi mangio anche il cameriere.- annunciò. Kei si
trovò abbastanza
d’accordo con lui, e rimpianse amaramente le
abilità culinarie di Hara.
Ordinarono,
e Kei non fece in tempo a sorseggiare la sua birra perché
qualcuno urtò il
tavolo e la suddetta si rovesciò:
-Porca
di una putt…-
-Oddio,
scusala! Non ha molto equilibrio ogg… Kei?-
Hilary
teneva una Julia piuttosto storta a braccetto e fissava il duo seduto
al
tavolo.
-Oh.-
Kei
guardò a sua volta prima Julia, poi Takao, e infine di nuovo
Julia. Poi fu
tentato di scoppiare a ridere per la ridicolezza della situazione.
La
spagnola sgranò gli occhi e fece un passo barcollante
indietro, trascinando
Hilary con sé. Takao si alzò in piedi: -Julia,
sei ubriaca?- chiese piano. Lei
scosse la testa: -No, assolutamente. Stavamo giusto andando via,
altrimenti
sarei rimasta volentieri qui con voi! Ciao ciao!- rispose rapidamente,
per poi
voltare loro le spalle e dirigersi verso l’uscita. Hilary
imprecò: -Aspetta!-
Kei
sbuffò: -Vado io, la accompagno a casa. Voi aspettate qua.
Takao, se osi
mangiare la mia cena, parola mia…-
-Per
chi mi hai preso?-
L’altro
gli lanciò un’occhiata ben più che
eloquente.
-Comunque
no. Vado io.- rispose Takao piuttosto deciso.
-Takao,
io non sono sicura che sia il caso… ci penso io!- intervenne
Hilary. –No, è
tardi e siete sole… preferisco riportarla io.- concluse,
superando la ragazza
andando velocemente verso la porta.
Fra
i due rimasti al tavolo calò il silenzio.
***
-Smettila
di correre!-
-Lasciami
in pace!-
Takao
accelerò il passo e la raggiunse in pochi secondi.
-Voglio
solo evitare che combini qualche guaio…-
-Non
puoi! Non puoi, capito? Mi hai mollata qualche ora fa e ora mi
accompagni a
casa perché sono ubriaca perché sono stata
mollata!- esclamò Julia tutto d’un
fiato.
-Ok…
ok, è vero, ma non cambia. Smettila di agitarti, ti sto solo
riportando a
casa.-
-Ci
so tornare da sola.-
Takao
la prese per un braccio con determinazione: -Senti, non voglio sentire
altre idiozie.
E questo è quanto.-
Julia
smise di discutere. A parte il fatto che se possibile Takao sapeva
essere più
ostinato di lei, ma in secondo luogo era veramente stanca.
Era stanca e si sentiva ridicola per essersi ridotta a uno
straccio.
Rimase
zitta mentre Takao non le mollò mai il polso per tutta la
strada verso casa.
***
-Julia
è stupida.- decretò Kei, sorseggiando la birra
che si era fatto riportare.
Hilary lo guardò. –Non è vero.
È intelligente.-
-Non
parlo di intelligenza.-
La
ragazza alzò un sopracciglio, curiosa di sentire cosa avesse
da dire.
D’altronde non era da lui iniziare una conversazione.
-Tratta
Takao come uno zerbino per mesi, lui la molla e lei piange. Che senso
ha?-
Si
aspettava che Hilary difendesse la sua amica, e inoltre aveva anche una
certa
voglia di discutere con lei. Invece la ragazza annuì: -Non
sai quante volte
gliel’ho detto. È un suo grande difetto,
è infantile. Lei è innamorata di
Takao, ma ha sempre dato per scontato che lui non se ne sarebbe mai
andato… ora
non lo ha più e lo rivuole.-
Kei
iniziò a fissare il legno del tavolo. –Mi secca.-
-Scusa?-
-Non
me ne frega niente, però mi ha sempre dato fastidio.-
-Chi,
Julia?-
-Mh.-
Hilary
rimase zitta per un secondo. Poi scoppiò a ridere, forte.
Kei la guardò con
aria perplessa, ma lei sembrava avere un attacco di risate poco
controllabile.
-Ehi!-
protestò lui, aspettando che smettesse. Ci vollero parecchi
secondi perché ciò
accadesse.
-Scusa…
scusa!- esclamò, asciugandosi gli occhi.
–È solo che… non riesci a dire che
detesti Julia perché ha trattato male Takao, a cui vuoi
bene. Non ci riesci
proprio!-
Kei
sgranò gli occhi. –Cosa? No!-
-Certo
che sì. Ed è comprensibile.-
-Ehi,
no! Ho detto che non me ne frega niente.-
-“Mi
secca”- gli fece fedelmente il verso Hilary, per poi
guardarlo, divertita.
Kei
boccheggiò. Accidenti a quella ragazzina. In pochi
riuscivano a lasciarlo senza
una risposta.
***
Boris
notò che le luci a casa Kinomija erano tutte spente.
Maledetto Kei, dov’era
andato? Si stava annoiando a morte, voleva piombargli in casa per
sfidarlo
all’ultimo sangue a qualche videogioco idiota.
Si
mise le mani in tasca e sbuffò, tirando fuori il cellulare.
Scrisse un sms
minatorio dove gli chiedeva dove fosse e si allontanò
ciondolando. Non fece che
pochi passi prima di captare un movimento dietro di sé.
Notò nella debole luce
dei lampioni due figure piuttosto macabre osservare attentamente la
casa.
“E
questi imbecilli? Vengono da un ballo in maschera?” si
chiese, notandone
l’abbigliamento. Ma niente gli parve ancora ridicolo quando
comprese chi
fossero. Monaci della Borg, ne era certo. Anzi, si stupì di
non averlo compreso
all’istante. Rimase lì, nascosto
nell’ombra, a fissarli. Il suo cervello si era
come spento; che diavolo ci facevano in città?
In
quel momento Kei gli rispose. Boris lesse la destinazione e si
precipitò senza
pensare ad altro.
***
-Come
è andata la punizione con Crawford?- chiese Hilary, tanto
per fare
conversazione. Cosa ardua dato il suo interlocutore, che difatti
mugugnò: -Mh.
Niente di che.-
Hilary
alzò gli occhi al cielo: -Almeno non avete discusso come al
solito?-
-No.
Mi ha anche fatto andare via un po’ prima.-
Lei
rise: -Non scherzare!-
Kei
sospirò, esasperato: -Io non scherzo mai!-
La
ragazza lo guardò senza capire, così
alzò le spalle: -Ok, ok. Comunque non è un
totale mostro. È mio vicino di casa, una volta sono sicura
di averlo visto dare
una carezza in testa a un gatto. Non può essere
così perfido, no?-
Kei
fu abbastanza sorpreso dalla cosa. Nella sua testa, Crawford era uno
che usava
i cuccioli per il tiro al piattello.
Hilary
non approfondì ulteriormente la questione e
cambiò discorso:
-Senti.
Fra una settimana è il mio compleanno. Mi stanno
organizzando chissà che festa,
come al solito…-
-Festa.
È la parola più ricorrente in questo accidenti di
posto.-
-Già.
Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu, insomma, se ti va.-
-Non
vado matto per le feste.-
-Nemmeno
io. Per questo te l’ho chiesto.-
Kei
accennò una specie di imitazione di un sorriso.
–Allora forse farò un salto.-
-Bene!
Ehi, c’è Boris laggiù.-
constatò Hilary, indicando un punto vicino
all’ingresso
del locale. Ma bastò il fracasso successivo a far notare la
presenza di
Huznestov, che spostò persone e ne urtò delle
altre per raggiungere il tavolo
di Kei.
-Eccoti!-
-Che
c’è?- chiese, trovandolo particolarmente
trafelato. Boris guardò Hilary, poi di
nuovo lui: -Dobbiamo parlare.-
-Che
succede?-
Pensò
di chiedere a Hilary di lasciarli soli per un momento, ma non perse
tempo:
-C’erano due guardie della Borg fuori da casa tua.-
Kei
si sentì letteralmente gelare. E Hilary, che era brava a
cogliere le sfumature
delle persone –d’altronde era abituata a stare con
un ragazzo come Zane- lo
notò alla perfezione. Così tanto, da agitarsi
anche lei.
-Cosa?-
-Sì.
Non so cosa volessero, stavano guardando, credo…-
-Guardando
cosa?!-
-La
casa! Non lo so, Kei! Li ho visti e sono corso qui!-
Kei
rimase zitto per qualche secondo, fissando Boris dritto negli occhi.
-Non
possono farmi niente. Niente.- disse con tono fermo. Ma sembrava quasi
che
stesse cercando di convincere se stesso.
Hilary
non resistette. Vide quel muro di forza e arroganza incrinarsi e forse
infrangersi, così mosse una mano da sotto il tavolo e, senza
farsi notare da
nessuno, la mise sulla sua. Kei non la respinse.
-Ci
deve essere un motivo se quelli sono qua.- proseguì Boris,
mortalmente serio.
Hilary scelse, letteralmente, di non rompere e stare al suo posto. Non
sembrava
proprio il caso di interrompere con domande a cui comunque non avrebbe
avuto
risposta.
-Quale?-
-E
io che accidenti ne so?-
-Devo
levarmi di torno. Per un po’, finché non la
smettono.- stabilì Kei, finendo la
birra in un sorso solo. Poggiò il bicchiere, senza spostare
l’altra mano,
quella che teneva nel proprio ginocchio e che veniva scaldata da quella
di
Hilary.
-Kei…-
mormorò la ragazza. Lui si voltò. -State parlando
di quel posto dove ci siamo
fermati, in gita. Vero?-
Kei
capì che ormai era arrivato al capolinea, e che non poteva
continuare a far
finta di non essere, volente o nolente, inserito in un contesto
sociale, per di
più formato da persone tutt’altro che stupide.
Così annuì. Non l’aveva fatto
con la sua ragazza, Kaori, ma lo fece con lei in quel momento: si
scucì.
-Non
devono trovarmi. Hanno qualcosa in mente, e non devo farmi trovare. Non
voglio
tornare lì.-
-Di
sicuro non puoi tornare a casa.- ne convenne Boris, mettendo in moto il
cervello.
-Senza
dubbio. Andrò da qualche parte, devo solo fare le valigie
e…-
-No,
idiota, pensi davvero di andartene da solo in giro chissà
dove?-
Kei
lo fulminò: -Che altro proponi? Non posso più
restare qui.-
-Vieni
a stare da me per un po’!- esclamò Boris
allargando le braccia.
-Sì,
come se casa tua non fosse il secondo luogo dove andranno a cercarmi!-
-Vieni
a casa mia.- intervenne Hilary. Kei e Boris la guardarono e poi si
guardarono
tra loro.
-No,
è meglio di no.-
-Non
disturbi. I miei sono in vacanza, non dovrò nemmeno spiegare
la situazione.-
Kei
tentennò. Poi alzò le spalle: -Solo per stanotte.
Poi troverò un modo…-
-Sì,
d’accordo.-
-Sentite,
non vorrei mi avessero seguito. È meglio andarcene.- disse
Boris, e i due si
alzarono. Kei lasciò una banconota sul tavolo e fece un
cenno a un cameriere.
***
Riuscirono
ad uscire dal retro senza farsi notare. Boris fece per andare con loro,
ma Kei
lo fermò: -Ascolta, devi trovare Takao. Stava portando Julia
a casa e…-
-Ma
non si erano lasciati?-
-Dio,
sì! Ascoltami!- sbottò Kei. –Trovalo e
spiegagli la situazione. Digli di non
cercarmi, e di far sparire tutte le mie cose. Devono credere almeno per
stasera
che io non viva lì.-
Boris
non ne capì fino in fondo il motivo, ma annuì.
-E
digli di dire a Kanako…- iniziò, ma poi rimase
zitto. –No, niente.-
-D’accordo.
Buona fortuna.- disse Boris, e gli mise una mano sulla spalla, senza
guardarlo
negli occhi.
-Stai
attento anche tu.-
Detto
ciò, Kei e Hilary si incamminarono a passo spedito.
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Capitolo 20 *** Diciannovesimo Capitolo ***
DICIANNOVESIMO
CAPITOLO
Kanako,
seduto al tavolo della cucina, rimase in silenzio a guardarsi le mani
per
numerosi secondi. Stava ragionando, doveva assolutamente trovare una
soluzione.
Takao gli aveva spiegato cosa fosse successo, e la situazione era
piuttosto
delicata.
-Ok,
il punto per il momento è uno solo… Quegli uomini
lo stanno cercando, e lui non
deve farsi trovare. Bisogna prendere tempo.- disse finalmente, e Takao
e Boris
annuirono.
-Dovremmo
chiamare la polizia! Insomma, se si fanno vivi di nuovo…
sono molestie, no? O
qualcosa del genere.- disse Takao, piuttosto agitato.
-Io
voglio sapere che cosa vogliono.- rispose Kanako.
Boris
ci aveva pensato, precisamente aveva messo in moto il cervello mentre
faceva
sparire tutte le cose di Kei dalla dependance.
-Vorkov
ha parlato a Kei di qualcosa che aveva a che fare con quanto gli spetta
dalla
morte di Hiwatari.- spiegò. –E una guardia che ci
ha riconosciuti ha detto che
giravano delle voci… senta, si può nominare un
tutore tramite testamento?-
chiese infine, rivolto a Kanako.
-Sì,
ma il testamento di Hiwatari è già stato aperto.
E non c’era niente
sull’affidamento di Kei.-
I
tre rimasero di nuovo in silenzio.
Il
silenzio fu però interrotto dal suono del campanello. Boris
e Takao si mossero,
ma Kanako li fermò con un gesto: -Vado io.-
I
due lo guardarono uscire dalla cucina.
-Non
mi sembra il caso che tu ti faccia trovare qui.- constatò
Takao, e Boris per
una volta non ebbe da ridire. Uscì nel giardino e se la
diede a gambe
scavalcando il muro.
-Ehm,
Boris, c’è una port…- tentò
Takao, ma quello era già saltato.
-Sì?-
chiese Kanako, guardando le due persone che si era ritrovato davanti
dopo aver
aperto la porta.
-Lei
è Kanako Kinomija?-
-Sì,
sono io. Mentre voi…?-
-Ci
risulta che Kei Hiwatari abiti momentaneamente qui. Deve venire con
noi.-
spiegò uno dei due, con un fortissimo accento russo.
-No,
non abita qui.-
-Lei
sarebbe il suo tutore. Così ci risulta.-
Kanako
sorrise senza la minima traccia di allegria. –Io sono solo il
suo avvocato. Non
so dove sia ora. A che titolo dovreste portarlo con voi?-
-La
sua residenza è fissata in Russia, signore.
C’è una disposizione testamentaria
di suo nonno che lo attesta.-
-Il
testamento del signor Hiwatari non diceva niente in merito.-
-Appunto.
C’è un secondo testamento complementare che
chiarisce ogni punto. Se vuole
vedere i documenti… il suo tutore legale è
Vladimir Vorkov.-
Takao
si portò una mano alla bocca. “Oh,
merda”, pensò, origliando la conversazione.
Questo non prometteva niente di buono. Aveva subito inviato un sms a
Boris per
informarlo.
Pochi
secondi dopo le due guardie si fecero strada in casa, per cercare colui
che
stavano cercando. Kanako si appoggiò allo stipite della
porta del soggiorno.
–Non troverete nessuno qua.- disse. –E se non ve ne
andate in fretta, chiamerò
la polizia.-
-Faccia
pure. Noi abbiamo tutto il diritto di stare qui.- rispose quello con
l’accento
marcato, sventolando dei fascicoli.
-Sono
un avvocato, non basta che mi sbattiate in faccia delle carte per
convincermi.-
-Come
mai tutto questo interessamento, signor Kinomija? Lei è solo
il suo avvocato,
giusto?-
Takao
seguì l’altro uomo mentre controllava le varie
stanze, finché non raggiunse la
dependance.
-E
lì chi ci vive?-
Il
ragazzo alzò le spalle: -Nessuno, è per gli
ospiti. Se vuole controllare,
faccia pure.-
-Potete
fare i furbi, per questa sera. Ma sappiamo che quella feccia di
Hiwatari vive
qui. Gli altri l’avranno già trovato.- gli
rispose, sogghignante. Takao fece
buon viso a cattivo gioco, mentre le parole “gli
altri” gli rimbalzavano nella
testa.
***
Boris
lesse il messaggio e corse come un treno. Doveva andare da Kei ed
elaborare un
piano. Quegli stronzi non potevano semplicemente piombare lì
e portarlo via:
quella non era la zona del monastero, la polizia non era corrotta. Li
avrebbero
fermati.
E
invece… ecco cosa avevano in mente: un modo legale che
permettesse loro di
prendere Kei. Un mandato del tribunale dei minori di Mosca, per esempio.
Bussò
alla porta di casa Takibana, rapidamente.
In
quell’istante Kei e Hilary, in soggiorno a far
silenziosamente finta che tutto
andasse bene guardando un po’ di tv spazzatura, sobbalzarono.
-Ehi,
sono Boris! Aprite!- disse a media voce il russo, e i due sospirarono
di
sollievo. Kei andò ad aprire, e Boris entrò
dentro quasi travolgendolo.
-Sono
a casa tua. C’è un secondo testamento, il tuo
nonnino aveva pensato a tutto.-
disse tutto d’un fiato, chiudendosi la porta alle spalle. Kei
scosse la testa:
-L’avevo intuito. Che figlio di puttana.-
-Un
secondo testamento che dice cosa?- chiese Hilary, spegnendo la tv.
-Che
il tutore legale di Kei è Vorkov.-
-Il
tipo inquietante del monastero?-
Fu
Kei a rispondere: -Sì. Quindi devo sparire nel vero senso
della parola. Non ho
la minima intenzione di tornare là.-
-E
dove pensi di andare? Non puoi scappare per sempre.- disse Boris, e
Hilary
sembrava d’accordo.
-No,
non per sempre. Mi basta un anno, diventerò maggiorenne e
sarò a posto.-
-Ok,
quindi vuoi ritirarti sul Tibet per un anno. Fantastico.-
-Boris,
stai zitto.-
-Tu
stai zitto. Non puoi sparire per un anno.-
-Ho
vissuto ovunque in tutto questo tempo, tu che ne sai?-
Hilary
seguì il battibecco senza sentirlo davvero. Iniziava a non
sopportare quella
situazione. Doveva farsi venire in mente qualcosa di sensato per
aiutare Kei.
-Smettetela.
Che litigate a fare? Boris, lascialo in pace. E tu, Kei, mi spieghi
cosa hai in
mente, con precisione? Dove andresti?-
-Non
lo so, ci devo pensare. Ho qualche conoscente che…-
-Oh,
posso immaginare che tipo di conoscenze.- frecciò Boris. Kei
si stancò e lo
afferrò per il collo: -Che diavolo vuoi, me lo spieghi? Se
hai altre idee
sentiamole!-
Boris
non fece in tempo a esporre i suoi pensieri (e probabilmente non
avrebbe mai, mai ammesso che il
senso di
quell’ostilità era che lo volesse lì
con lui, e non di nuovo chissà dove,
facendo chissà cosa in chissà quali condizioni)
perché picchiarono alla porta.
Il suono sordo dei battiti sul legno fece fare un bel salto a tutti e
tre.
Hilary
guardò Kei, senza avere idea di cosa fare.
Decisero
di rimanere zitti, mentre i colpi alla porta continuavano.
-Sappiamo
che siete lì, aprite!-
I
colpi si fecero più forti, e il trio capì che si
trattava di calci.
-Hiwatari,
esci fuori. Non costringerci a usare le maniere forti!-
-Ok,
voi due andate. Io li trattengo.- disse Boris, spingendo Kei e Hilary
verso la
porta-finestra che dava sul giardino.
-Boris,
evita stronzate.- ringhiò Hiwatari.
-Nah,
al massimo volerà qualche pugno. E qualche sedia. Scusa,
Hilary.-
Kei
prese la castana per un polso. –Fai attenzione.- disse al
russo, prima di
correre assieme alla compagna di classe verso la porta.
Uscirono
dal giardino e passarono, tanto per cambiare, dal retro. A giudicare
dal caos
alle loro spalle, Kei intuì che fossero alla fine entrati in
casa. Hilary fece
per correre in strada, ma si fermò di botto e Kei quasi la
travolse.
-Aspetta…
ce ne sono altri!- sussurrò.
Kei
imprecò piano. Non avevano vie di fuga, non potevano tornare
indietro né farsi
vedere. Hilary prese l’iniziativa e tirò
giù Kei. Finirono in mezzo alle
piante, e la ragazza (benedicendo la passione della madre per il
giardinaggio)
iniziò a gattonare verso la rete che separava le due case
adiacenti. Lui non
disse nulla e la seguì, finché Hilary non
spostò una foglia enorme e si infilò
in un buco nella rete, altrimenti invalicabile, abbastanza largo da far
passare
anche lui. Kei rimise a posto la foglia che copriva il foro e rimase
lì, rannicchiato
insieme a Hilary.
-Aspettiamo
che se ne vadano. Penseranno che siamo scappati.- mormorò
lei. Kei ci sperò con
tutto il cuore.
-Dove
diavolo è finito?!- sentirono esclamare, a pochi metri di
distanza.
Evidentemente Boris aveva esaurito il proprio compito.
I
due rimasero immobili, con la paura perfino di respirare.
Sentirono
numerosi passi, delle voci, Boris che rideva perché non
riuscivano a trovare
Kei. Follia pura, insomma.
-Devo
dedurre…- disse piano una voce accanto a loro, facendoli letteralmente raggelare –Che
questo casino sia colpa tua,
Hiwatari?-
Kei
alzò lo sguardo e tutto gli parve una barzelletta. Davvero,
come era possibile?
Come era possibile che Crawford fosse lì? No, di sicuro
stava sognando. Tutto
quello era un incubo –piuttosto divertente, certo, ma pur
sempre un brutto
sogno, di quelli sconnessi e senza senso dovuti ad una mangiata pesante
a cena.
Per
il momento tuttavia non riusciva a svegliarsi, così fece la
prima cose che gli
venne in mente e trascinò bruscamente in terra il suo
professore di matematica
per un braccio.
-Prof,
la prego…- bisbigliò Hilary. –Stia
giù e non faccia domande.-
Ryo
li avrebbe volentieri scaraventati fuori dal suo giardino. Era uscito a
verificare che diavolo stesse succedendo là fuori, quando
poi aveva visto le
loro sagome. Non ci aveva messo molto a riconoscere gli improbabili
capelli di
Kei alla fioca luce dei lampioni.
Tuttavia
Hilary gli piaceva. Era una studentessa modello, non era fastidiosa e
fuori di
testa come quel gruppo di scalmanati dei suoi compagni. Le diede
fiducia, per
una volta.
Si
chiese però il senso dello stare lì, in compagnia
di Hiwatari e Takibana,
rannicchiato nel proprio giardino,
con degli strani uomini dal pessimo gusto in fatto di abbigliamento che
si
aggiravano lì intorno e che non sembravano avere buone
intenzioni. Aveva capito
che si trattava della gente poco amichevole con cui avevano avuto a che
fare in
quella specie di monastero in Russia, quindi aveva compiuto qualche
collegamento mentale. Ma il fulcro essenziale gli sfuggiva.
Kei
sentì il cellulare vibrare nella sua tasca, e
ringraziò ogni divinità esistente
per aver tolto la suoneria. Tirò fuori il telefono e lesse
il messaggio di
Boris. “Sono scappato, quelli avevano manganelli elettrici,
credo. Spero di
averli trattenuti abbastanza, non vi ho più visti e ho
capito che ve la siete
cavata. Dammi notizie.”
Kei
ringraziò e maledì Boris mentalmente. Solo lui
poteva inviargli un sms in una
situazione simile.
Hilary
si sporse per leggere a sua volta, e così fece anche
Crawford, stanco di non
capirci un accidente. La sua attenzione fu attirata da
“manganelli elettrici”.
Il
vociare si affievolì e sentirono il suono di
un’auto che partiva ad elevata
velocità.
Né
Hilary né Kei ebbero il coraggio di muoversi. Fu Crawford ad
alzarsi in piedi e
a verificare la situazione. E sembrava che non ci fosse più
nessuno.
Kei
si chiese cos’altro sarebbe successo quella sera. Di certo la
cosa più
incredibile non era stata la fuga improvvisa (in compagnia poi di
Hilary Takibana,
incontrata per caso al pub mentre era impegnata a fare da spalla a
Julia
Fernandez, ubriaca perché Takao l’aveva lasciata,
e che poi l’aveva riportata a
casa e… eccetera, pensò Kei. Un enorme
“eccetera”), né
l’inseguimento, né il
nascondiglio ideato da Hilary. No. La cosa più assurda era essersi ritrovati alla fine a
bere caffè, seduti
all’elegante tavolo dell’elegante cucina di
Crawford.
*****
NOTE:
ci sono delle noiose note tecniche da fare in merito a questo capitolo.
Non ho
approfondito per niente la questione del testamento perché
le mie conoscenze di
diritto privato si limitano a quello italiano, per cui non ho idea di
come
funzioni la tutela dei minori in Russia o in Giappone. Tra
l’altro il minore di
una certa età in Italia andrebbe sentito, relativamente alla
scelta del proprio
tutore.
In
conclusione: non prendete per buone le cose che ho scritto! Chiamiamole
esigenze di copione.
Dico
questo solo per dovere di cronaca, non penso siano cose essenziali ma
è sempre
meglio farlo.
|
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Capitolo 21 *** Ventesimo Capitolo ***
VENTESIMO
CAPITOLO
-Non
devono trovarlo. Se lo prendessero e lo portassero in Russia, non lo
recupereremmo più. Ma finché è qui si
può fare qualcosa, ci sarebbero diecimila
cavilli legali per impedire tutto quanto.- spiegò Kanako,
prendendo le chiavi
della macchina. Hara, molto turbata, fece sì con la testa.
-Non
si tratta nemmeno di “cavilli”, ci sono delle
procedure piuttosto lunghe e loro
le stanno scavalcando tutte.- aggiunse lui, anche per auto convincersi.
Soprattutto per auto convincersi.
-Stai
andando a prenderlo?- gli chiese la moglie, mentre Takao scattava in
piedi.
–Vengo con te!-
-Non…
sì, d’accordo.-
-Aspettate.
Non vi pare che, a meno che non siano scemi, quelli potrebbero non
aspettare
altro e seguirvi?- chiese Hara. Kanako e Takao rimasero zitti, poi si
guardarono, sconcertati dalla loro stessa avventatezza.
-Mio
dio. Grazie, tesoro.-
***
-E
ti starebbero inseguendo con manganelli elettrici, sarebbero venuti qui
dalla
Russia, avrebbero fatto tutto questo casino solo per…
portarti dove legalmente
dovresti essere?- chiese Crawford.
-Già.-
fu l’ermetica risposta di Kei.
-Però,
che senso del dovere. E ovviamente tu non ci vuoi andare.-
Il
ragazzo annuì.
-Mh.
Potrebbero essere ancora qui intorno.-
-Non
ha intenzione di sbattermi fuori?-
Ryo
alzò gli occhi al cielo: -L’avrei già
fatto, se avessi voluto.-
Si guardarono con espressioni
indecifrabili, e
Hilary si intromise: -Io devo vedere in che condizioni è
ridotta casa mia…-
-Tu
non ti muovi da qui.- sbottò Kei.
-Perché?
Se ne sono andati, e se anche tornassero, basta che dica che non so
dove sei.-
-Ho
detto di no, stai qui.-
-Hiwatari…-
disse Crawford, finendo il proprio caffè e poggiando la
tazza sul tavolo.
–Quanto è pericolosa questa gente?-
Kei
sgranò gli occhi. Non voleva andare a parare lì,
anche se sapeva benissimo
quanto fosse ormai difficile “coprire le spalle”
alla Borg. Quanto era
paradossale doverlo fare? Ma si era già sufficientemente
pentito di aver
parlato con Kanako riguardo a ciò che realmente accadeva
lì dentro. Non poteva
permettersi che altri iniziassero a sapere troppe cose, era pericoloso.
Era
sufficiente che pensassero che fosse un posto orrendo, al livello di
molti
altri collegi o orfanotrofi dove i ragazzini crescevano a pane e calci.
-Non…
no.-
-Hanno
manganelli elettrici.- ripeté Ryo.
-Sono
guardie, è normale.-
-No
che non lo è!-
Kei
pensò di arrampicarsi ulteriormente sugli specchi, ma
concluse che il mutismo
fosse la soluzione adatta.
Crawford
sospirò, piuttosto esasperato dalla situazione. Hilary, mal
sopportando la
tensione che si era creata, alzò la mano.
-Takibana
santo cielo, non siamo a scuola.-
-Scusi.
Potrei usare il bagno?- chiese, tesa.
-Sì,
certo.-
Hilary
lo ringraziò e uscì dalla cucina, sparendo
nell’andito.
-Hiwatari,
mi rispondi?-
-No.-
Ryo
si mise una mano sugli occhi.
-Come
sei finito in quel postaccio? Tuo nonno era miliardario, non ti ha
trovato di
meglio?-
-Mi
ha sempre odiato, anche quando ero un bambino.- rispose Kei con
un’alzata di
spalle.
-E
i tuoi genitori?-
-Sono
morti. Ero piccolo. È stato allora che lui mi ha mandato
lì.- nel dirlo Kei
alzò lo sguardo. -E adesso ci devo ritornare.- concluse
amaramente.
Crawford
annuì mentre Kei lo squadrava. Non aveva mai constatato
quanto fosse giovane
per essere un insegnante. Ryo si sentì fin troppo osservato,
e piantò gli occhi
-di un azzurro talmente chiaro da tendere al colore del ghiaccio- nei
suoi.
-Non
è detto che ci riandrai. Kinomija è un ottimo
avvocato, avrà già trovato un
modo per evitarlo.-
-Beh,
ma è come ha detto lei… se hanno i manganelli un
motivo c’è.-
-E
in questo caso chiameremo la polizia.-
Kei
si stropicciò gli occhi, stava morendo di sonno. Ed era
stanco, fisicamente e
mentalmente. –Mi troveranno.- stabilì.
Crawford
aveva sentito, ma non disse niente.
Kei
iniziò a sentire risalire la tensione. Era vero, non avrebbe
potuto scappare
all’infinito, anche se quello era ormai il suo unico piano.
Iniziò a giocare
nervosamente con il portafogli, aprendo e chiudendo il bottone.
Ryo
lo vedeva sempre meno come un teppista e sempre più come il
ragazzino in crisi
che era. Era un processo iniziato già nel momento in cui
aveva visto in che
condizioni fosse la sua schiena: un campo di battaglia di cicatrici.
Non aveva
mai visto niente del genere e aveva fatto fatica a levarsi dalla testa
quell’immagine.
Che
Kei avesse paura era evidente, anche se era troppo orgoglioso per
dimostrarlo.
Così aveva preferito darsi ai tic nervosi, svuotando il
portafogli sul suo
tavolo.
-Perché
tieni tutta quella roba lì dentro?-
Crawford
alludeva alle tonnellate di scontrini e ricevute.
-Mi
dimentico di buttarle.-
Sigarette,
sigarette, sigarette. Sigarette. Quanto accidenti fumava quel ragazzo?
Kei
prese qualcosa da una tasca del portafogli, e sogghignò: -Sa
quante volte li ho
odiati?-
-Scusa?-
-I
miei genitori. Li ho odiati perché sono morti e mi hanno
lasciato solo.-
Ryo
non aveva davvero idea di cosa dire. Non era tipo di molte parole, non
riusciva
nemmeno a consolare i suoi stessi amici in momenti del genere,
figurarsi un
ragazzo che detestava e da cui veniva puntualmente detestato.
-Non…
è una cosa giusta, per un ragazzino.- riuscì a
dire infine.
Kei
si rigirò la vecchia foto tra le mani. –Ora ho
un’età decente e mi dovrei
rendere conto che la colpa non è loro. Ma li ho odiati
quando ero in prigione,
quando ero in disgustose case famiglia, quando ero al
monastero… e adesso. Ora
che sono costretto a scappare e a nascondermi, perché i miei
genitori non ci
sono. Di loro ho solo questa foto.-
Il
ragazzo gettò l’oggetto, piuttosto consunto e
rovinato, in mezzo agli
scontrini.
Ryo
non l’aveva nemmeno guardata apposta, gli era solo caduto
l’occhio nella
chiazza scura dei capelli della donna ritratta nella foto. Ma quando
aveva
messo a fuoco l’immagine, aveva perso un battito. Tese una
mano e prese il
vecchio scatto, forse aveva visto male.
Una
giovane coppia sorrideva all’obbiettivo. Lui aveva i capelli
scuri, sembrava
piuttosto alto. Teneva un braccio intorno alle spalle di… lei. Era bella, era mora e aveva due
grandi occhi viola, pieni di
vita.
-Rin…-
disse piano. Kei si riscosse dal suo stato comatoso, raddrizzandosi
bruscamente
sulla sedia.
-Cosa?-
-È…
è tua madre?-
-Sì.-
-Rin
Harada?-
-Sì,
è il suo nome.- rispose Kei, con aria interrogativa e il
cuore a mille.
Ma
Crawford sembrava aver perso la lingua, e continuava a fissare la foto
senza
dire nulla, senza spiegare.
-Professore,
la conosceva? Conosceva mia madre?- insistette allora il ragazzo.
-Sì
noi… eravamo compagni di scuola. Eravamo amici.-
***
Hilary
udì del movimento oltre la finestra del soggiorno.
Camminò cauta, senza accendere
la luce della stanza, fino ad accostarsi al vetro. Erano tornati ed
erano a
qualche metro di distanza, nel giardino di casa sua.
“Merda…”
mormorò fra sé, vedendo che stavano guardando
verso quella di Crawford. Se
avessero dato una controllata, non ci avrebbero messo molto a trovare
il foro e
a fare due più due. Hilary corse verso la cucina, stupendosi
di non trovare più
nessuno.
-Kei?
Prof?- chiamò a media voce. Imboccò le scale,
diretta al piano di sopra. Non le
piaceva il fatto di stare vagando in casa altrui, ma doveva avvisare
Kei.
Entrò
in quello che sembrava essere uno studio e li vide di spalle, intenti a
guardare un libro che Crawford stava sfogliando. Hilary si
avvicinò,
chiedendosi se cinque minuti in bagno fossero bastati perché
quei due
diventassero compagni di merende. La risposta era ovviamente no,
così si chiese
cosa stessero facendo esattamente.
Kei
in quel momento era troppo intento a guardare quella serie di scatti
contenuti
nell’album di foto che il professore aveva tirato
giù da una mensola.
Soichiro
Hiwatari aveva provveduto a far sparire ogni
traccia del fatto che Kei avesse avuto dei genitori. L’unico
ricordo che gli
era rimasto di loro era proprio quella vecchia foto che custodiva nel
portafogli.
Ora
invece poteva vedere nitidamente sua madre, giovane e stupenda,
sorridergli con
gioia sincera.
-Eravate…-
Kei esitò. Gli sembrava tutto incredibilmente assurdo, e
aveva un groppo in
gola che gli impediva di parlare. –Eravate molto amici?-
chiese, alludendo al
gran numero di foto insieme, ma soprattutto alle loro espressioni.
Crawford era
in grado di ridere, e questo Kei non lo aveva mai pensato.
Ryo
annuì, fissando con aria spenta l’immagine di Rin
appesa come uno zaino sulle
sue spalle. Non rimembrava esattamente chi l’avesse scattata,
ma ricordava quel
momento; era poco prima del diploma. Si era addormentata durante un
falò in
spiaggia. In effetti si addormentava dappertutto.
Kei
girò pagina. Ballo di fine anno, senza dubbio.
-Kei….-
La
voce di Hilary sorprese entrambi, non l’avevano sentita
entrare.
-Scusate
ma… sono tornati e sono nel mio giardino, credo che
capiranno che siamo qui.-
spiegò, tesa.
-È
meglio se me ne vado.- rispose Kei, iniziando a muoversi.
-Non
puoi uscire adesso! Ti vedranno!- protestò la ragazza.
-Vi
ho già creato troppi problemi, da adesso faccio da solo.-
-Kei,
no.- insistette Hilary. Ma ormai era ben deciso.
-Ho
già in mente dove andare. Ora sento Boris, gli chiedo se mi
dà una mano con la
mia roba. Non preoccuparti.-
Ryo
si riscosse dal torpore e intervenne: -Non puoi uscire adesso. Pensi di
aprire
la porta di ingresso e andartene come se niente fosse?-
Fece
per dire di sì, ma Crawford aveva ragione; avevano ragione
entrambi. Kei capì
di stare sragionando e di doversi dare una calmata, non era da lui
perdere la
testa così. Sospirò e annuì.
-Se
osano cercare di entrare in casa mia, chiamo la polizia.-
continuò Ryo
accigliato, iniziando già a comporre il numero sul cellulare
e mettendoselo in
tasca. Per l’appunto, in quel momento suonarono alla porta.
-Che
palle!- ringhiò Kei.
Crawford
li superò e si diresse verso le scale: -State qui e non
muovetevi.-
I
due lo guardarono sparire oltre la porta, poi si lanciarono
un’occhiata preoccupata.
-Che
facciamo?- chiese Hilary, tesa. Kei inaspettatamente sorrise. La
ragazza iniziò
a credere che stesse impazzendo completamente.
-Perché
sorridi?-
-Scusa.
È che la stai prendendo proprio a cuore.-
Lei
rise nervosamente a sua volta: -Mi lascio coinvolgere da tutto, lo so.-
Kei
si guardò intorno. Forse era il caso di nascondersi. Hilary
sembrò pensare la
stessa cosa, e indicò un armadio enorme.
-Sarebbe
divertente se ci nascondessimo di nuovo dentro un armadio.-
osservò lui.
-Un
po’ ripetitivo, forse, ma sì. Divertente.-
Sentirono
delle voci al piano di sotto e smisero di perdere tempo. Per la
precisione Kei
afferrò Hilary per un polso e si nascosero, rannicchiandosi
a fatica proprio
dentro l’armadio.
-Sai
che sarà il primo posto in cui controlleranno quando e se
saliranno, vero?-
chiese la ragazza, tirando le ante verso di sé e
appallottolandosi accanto a
Kei. Il ragazzo sbatté la testa contro una tavola da surf e
imprecò. –Sì, lo
so, ma meglio che farci trovare lì in mezzo come due idioti.
E poi quelli sono
tutti scemi.- spiegò, determinato comunque a saltare fuori e
a stendere
qualunque guardia si fosse trovato davanti, giocando
sull’effetto sorpresa.
Rimasero
lì dentro per secondi che parvero ore, e si irrigidirono
entrambi quando
sentirono dei passi su per le scale.
-Ok…-
sussurrò Kei nel suo orecchio. –Tu stai dentro.-
-Non
fare cazzate!-
Kei
era pronto a sbattere le ante in faccia a chiunque si fosse avvicinato
a
quell’armadio, ma si fermò quando sentì
i toni “soavi” di Crawford: -Dove
accidenti siete finiti?-
Hilary
sbucò timidamente dall’armadio. Crawford
alzò gli occhi al cielo e la aiutò a
uscire fuori, senza sognarsi di fare lo stesso con Kei, incastrato tra
tavole e
oggetti vari.
-Come
ha fatto a mandarli via?- chiese il ragazzo.
-Ho
detto che non ti ho mai visto in vita mia, che non me ne fregava niente
della
questione, che stavano facendo casino da due ore e che avevo
già chiamato la
polizia… poi gli ho sbattuto la porta in faccia e se ne sono
andati.-
-Perché
sono stati così arrendevoli?-
Ryo
sembrava già sufficientemente alterato senza che Kei facesse
domande piuttosto
stupide. –E io che ne so?-
-Forse
li ha convinti.-ipotizzò Hilary.
-Non
credo proprio…- rispose Kei, ricevendo
un’occhiataccia dal professore.
-Non
lo so, e non mi interessa. Ad ogni modo… hai intenzione di
uscire da
quell’armadio?-
***
Se
n’erano andati davvero. Kei aveva mandato un messaggio a
Boris, dove lo
aggiornava sui fatti e gli diceva di preparagli la valigia. Il russo
gli aveva
risposto solo con un inopportuno “Che cazzo ci fai a casa di
Crawford?” che Kei
aveva ignorato, dicendogli di concentrare quel poco di cervello che
aveva sul
resto del messaggio.
Per
andare sul sicuro decise di chiamarlo, mentre Crawford e Hilary erano
in cucina
a bere altro caffè.
Boris
rispose dopo pochi squilli: -Ehi! Sto andando a casa tua. Sto passando
per i
giardini delle case, per non farmi notare.-
Kei
si mise una mano in faccia e sospirò: -Non puoi farlo,
capisci?-
-E
perché? Non mi vedono, e come scavalco muretti e steccati io
non lo fa nessuno.
Non si sa mai che siano ancora qui in giro. Apprezza i miei sforzi
anziché
rompere con la violazione di domicilio.-
-D’accordo,
grazie.-
-Volevo
rubare la macchina a mio cugino, ma l’ha presa lui.-
spiegò Boris, mentre Kei
poteva udire chiaramente dei suoni, dei fruscii e infine un tonfo.
-Vuoi
battere il record dei reati in un giorno?-
Il
russo, che era appena sceso dal muro fino al giardino dei Kinomija,
aspettò un
secondo e poi rispose: -Disse quello arrestato per possesso
d’arma da fuoco,
furto d’auto e violenze varie e non specificate. A proposito,
non mi hai ancora
raccontato che diavolo stavi facendo!-
-Ti
sembra il momento?!- sbottò Kei.
-Aspetta,
sto entrando in casa. Ti richiamo quando ho finito, ok?-
Kei
mugugnò in risposta e riattaccò.
Si
guardò intorno, esaminando il soggiorno. Non che avesse mai
pensato alla casa
di Crawford, ma avrebbe scommesso su un arredamento minimal. Di quelle
case
bianche, enormi e praticamente vuote, tristi. Invece era un bel posto,
doveva
ammetterlo.
C’erano
foto alle pareti, una televisione gigante, una Xbox. Stava giusto
pensando di
accenderla, quando Hilary spuntò dalla cucina.
-Vuoi
altro caffè?- gli chiese, avvicinandosi. Lui
annuì, stancamente.
-Che
cosa stavate facendo prima?- aggiunse la ragazza.
-Guardando
foto. Di mia madre, lui la conosceva.-
Hilary
lo vide rabbuiato, più del solito, e gli mise una mano sulla
spalla.
Piombò
un silenzio imbarazzante e teso, e a questo i due non erano abituati.
Kei
voleva solo tornare al piano di sopra e continuare a guardare le foto
di sua
madre fino a imprimersele nel cervello, per quanto fosse
un’attività inutile e
alquanto stupida, a suo parere. Ma poco prima, nel guardarle, aveva
provato
qualcosa di talmente nuovo e talmente strano, aveva sentito un calore
così
forte all’altezza del petto, che desiderava davvero
continuare a farlo.
Pazienza se era una sciocchezza.
-Torno
subito, ok?- disse all’improvviso. Hilary annuì.
–Non sparire. Ti avverto
quando il caffè è pronto.-
Kei
si incamminò su per le scale, dimenticandosi del fatto che
non fosse a casa
propria. L’album era lì dove l’avevano
lasciato.
-Si
sente bene?- chiese Hilary, preoccupata. Ryo non si era nemmeno accorto
di aver
riempito la tazza di caffè fino all’orlo e oltre,
dal momento che aveva fatto
un pasticcio sul tavolo. –Oh.- rispose soltanto, mentre la
sua ospite prendeva
qualcosa per pulire.
L’attenzione
dell’uomo era da tutt’altra parte. Si chiedeva in
modo martellante come avesse
fatto a non capirlo subito. Dio, avrebbe dovuto capirlo solo
guardandolo negli
occhi. Quel teppista di Kei era il figlio di Rin.
“Il
figlio di Rin.” Ripeté mentalmente, iniziando a
sentire una fitta fastidiosa
alla testa. Non ci poteva credere, sembrava uno scherzo –di
pessimo gusto. E si
rese conto di quanto si fosse solamente illuso, fino a quel momento, di
essere
riuscito a lasciarsi alle spalle tutto quello che era successo.
Kei
prese una foto e se la mise in tasca, poi rimise il raccoglitore al
proprio
posto. Pochi minuti prima Boris gli aveva scritto che stava venendo a
prenderlo, che era riuscito a farsi prestare una macchina da un suo
amico. Che
poi non avesse la patente, gli era parso un dettaglio poco rilevante.
Cercò
di pensare a quale finestra fosse la più adatta per darsela
a gambe. Uscì in
balcone, che dava sul giardino. Ma sì, era piuttosto basso e
c’era un albero
molto vicino che avrebbe potuto usare per scendere.
Aspettò
di sentire il suono del motore di un’auto. Si sporse e
riconobbe i capelli di
Boris, così fece per salire sul cornicione.
-Che
cavolo fai?- chiese una voce alle sue spalle, e l’altro
sobbalzò fino quasi a
cadere.
-Sto
andando via.-
-Ma
perché?!- protestò Hilary, afferrandolo per un
braccio.
-Perché
prima vado in un posto sicuro, meglio è.- rispose Kei.
-E
dove andrai?-
-Per
il momento da un conoscente. Stai tranquilla.-
Hilary
annuì, ma era poco convinta.
Kei
si chiese perché la sua preoccupazione lo interessasse. Di
solito gli dava
fastidio quando qualcuno si comportava così con lui, sapeva
perfettamente
quello che faceva. –Senti, davvero. So badare a me stesso.
Chiedi scusa a
Crawford per il disturbo, da parte mia.-
Lei
fece di nuovo sì con la testa, e gli lasciò il
braccio. Kei si voltò, facendo
per scendere. Aspettò qualche secondo, poi cambiò
idea e si girò di nuovo verso
Hilary. La castana lo guardò con un’espressione
interrogativa e tesa. Non si
aspettava che subito dopo lui si sarebbe sporto verso di lei e che le
avrebbe dato
un bacio a fior di labbra. Era leggero, niente di particolare, ma il
cuore
della ragazza perse un battito.
-Grazie.-
le disse piano, prima di darle definitivamente le spalle e scendere con
un
balzo agile.
Hilary
rimase immobile e si portò la mano sulla bocca. Poi fu
travolta da una strana
sensazione. Come se sapesse che non avrebbe dovuto permettergli di
andarsene.
*****
Ehilà!
Ho deciso, d’ora in poi non prometterò
più
aggiornamenti veloci. Tanto sono un disastro e non lo faccio mai
<_<
Cambiamo
formula: prometto solennemente che mi
impegnerò al massimo per non farvi invecchiare
nell’attesa :D
Ok,
non piangerò quando mi lancerete i pomodori.
Da
brava autrice dovrei anche dire due paroline
sul capitolo… beh, chi aveva pensato che la ragazza nel
sogno/ricordo di
Crawford fosse la madre di Kei, ci aveva preso. I due si conoscevano.
Spero
che le lettrici fan della KeixHilary siano
liete dell’evento finale! (Per un bacetto del cavolo, pure
farlocco? Ma muori!
NdLettriciFanDellaKeixHilary)
Uh,
sul portafogli di Kei pieno di spazzatura ho
preso spunto da me stessa. Prima di trovare le (poche) banconote, tiro
fuori
due tonnellate di scontrini e ricevute. Li getto tutti dentro il
portafogli
quando pago e mi dimentico di buttarli ò.ò
Un
abbraccio a tutti (sperando ci sia ancora
qualcuno in ascolto)!
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