Anche il cuore parla

di Lelusc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Candidi fiocchi di neve ***
Capitolo 2: *** Il vento ***
Capitolo 3: *** Un'angelo ***



Capitolo 1
*** Candidi fiocchi di neve ***


Spalanco la porta della biblioteca così bruscamente che diversi ragazzi si voltano verso di me infastiditi, ma l’ignoro. Io sono il tipo di ragazza che si può definire tranquillamente un maschiaccio, sono forte, irruenta e non mi muovo con grazia, solo il mio modo di parlare lascia notare che sono di sesso femminile, come anche il fisico, altrimenti verrei scambiata tranquillamente per un ragazzo gracilino,delicato,ma pur sempre un ragazzo.

Senza prestare molta attenzione, poso lo zaino sulla scrivania e comincio a cercare in libreria alcuni libri che possano essermi utili.

 La nostra scuola, la Meridian, situata al centro di New York, è un posto molto accogliente con professori e inservienti gentili, non potevo trovare di meglio, mi sono sentita subito bene fra loro. Le lezioni iniziano alle otto e finiscono alle due, ma il nostro preside ha voluto creare diversi club sportivi e intellettuali per sviluppare le capacità dei suoi alunni, quindi dopo la scuola chi ne fa parte, si ferma per partecipare; coloro che invece non fanno parte di nessun club, possono approfittare delle ore in cui la scuola è aperta, per studiare con calma e tranquillità o andare in biblioteca, ed è proprio quello che faccio.

Purtroppo sono debole in matematica, un problema che hanno molti,quindi, avevo pensato di farmi la tessera della biblioteca e prendere in prestito alcuni libri di esercizi per migliorare, per questo ho dovuto declinare, con profondo rammarico, l’offerta delle mie amiche.

Sono felice però, perché anche se è passata solo una settimana dall’inizio della scuola e ancora non ci conosciamo tutti bene, ho già fatto amicizia con Gabriella, una ragazza italiana e Lola, una ragazza spagnola. Sono loro che mi hanno chiesto di andare al karaoke dopo le lezioni, ma ho dovuto declinare l’invito, quindi ora sono intenta a cercare dei libri di matematica e non a cantare le canzoni del mio gruppo preferito,chi me l’ha fatto fare!

Trovo subito i libri che spero mi aiutino e, nel riprendere la borsa, sempre con un modo non proprio calmo e femminile, qualcosa che prima non ho notato, cade a terra. È un foglio appallottolato che qualcuno si è dimenticato. Lo raccolgo e curiosa lo apro.

Rimango allibita nel vedere cosa c’è disegnato. Una ragazza con i capelli marroni rossicci mossi dal vento,pieni di boccoli perfetti e onde,occhi color erba e un sorriso che ti lascia senza parole,luminoso,felice.

Anche gli occhi sembrano avere una luce vera, come se da un momento all’altro l’immagine sul foglio potesse prendere vita e fare parte della realtà, ed essere una persona vera della scuola, per l’esattezza essere la mia fotocopia, siccome la ragazza disegnata con maestria e perfezione in ogni minimo particolare, sono io, circondata da candidi fiocchi di neve.

Guardo colpita i tratti delicati del viso e dei boccoli che sembrano veri. In alcuni punti, tipo gli occhi, il tratto è più scuro, i capelli hanno linee più marcate e l’abito che indosso, dimostra che sono un’alluna della Meridian e poi,quel sorriso così vero,così incredibile. Veramente ho un sorriso simile?

Mi guardo intorno agitata, voglio sapere a ogni costo chi mi ha fatto questo ritratto, chi è il genio così delicato, gentile da fare un disegno così minuzioso in ogni piccolo dettaglio. Presa da una frenesia che non mi appartiene, comincio a chiedere a tutti.
Molti non sanno niente, altri non mi rispondono nemmeno, irritati dalla mia intromissione nel loro studio o nella loro lettura, quando alla fine trovo un ragazzo che sa più o meno rispondermi.

“Sì, è un ragazzo biondo. Siede sempre a quella scrivania laggiù” dice indicandomela. “Credo ogni giorno, non so fino a quanto resti, ma si mette seduto lì, da solo con i suoi acquerelli e dipinge senza dar fastidio a nessuno, ma non so dirti altro, non ci ho mai parlato”. Questo è quello che mi ha detto il ragazzo, ma non mi è molto d’aiuto.

 Beh, non serve dire che rimango con il mio ritratto in mano e con una voglia pazza di sapere chi è qual ragazzo biondo e, di conseguenza, mi dimentico del tutto dei libri che ho appoggiato sulla scrivania. Voglio solo conoscere quella persona dall’animo gentile e delicato che mi ha ritratto in un modo che è lungi da me, ma che forse, chissà, rispecchia la vera me stessa.

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Capitolo 2
*** Il vento ***


“Ve lo giuro, ora non ce l’ho con me,ma quando torneremo in classe ve lo farò vedere”Insisto. Gabriella e Lola non credono che un ragazzo possa avermi fatto un ritratto.

“ma dai, deve essere un disegno così, perché credi sia un tuo ritratto?”Mi chiede Lola.

“bene, non mi credete, vedrete”dico incrociando le braccia al petto, irritata.

“dai, non fare così, va bene, mostracelo”dice Gabriella.

“contaci”dico facendo un sorrisetto e incrociando le braccia dietro la testa. in segno di ozio.

Suona la campanella.

“è finita la pausa, ora vedremo se è veramente un tuo ritratto”dice Lola.

“lo è, lo è”dico felice, lanciando la lattina di caffè vuota che finisce, come stabilito, dentro il secchio che si trova a qualche metro davanti a me.

“Canestro!”Esclamo mentre vado in classe.


“Allora? Siete ancora del parere che non sia un mio ritratto?" Chiedo dondolando con la sedia. Per fortuna che dietro di me c’è un banco e non posso cadere.

“cavolo, è vero, è un suo ritratto”commenta sorpresa Lola.

“sono due gocce d’acqua, che bravo, che occhio che ha, chi è, lo sai?”Mi chiede Gabriella.

Appoggio la sedia a terra smettendo di dondolare e scuoto il capo.

“no, so solo che è un ragazzo biondo che molte volte si siede ad una scrivania in biblioteca e dipinge”

“e a quanto pare sei tu il suo soggetto preferito”dice Lola.

“A quanto pare, chissà perché, insomma, sono un maschiaccio. Ci sono molte altre ragazze più carine di me da ritrarre, no?”

“sì, ma tu sei unica”mi dice Gabriella.

“è un complimento, vero?”Chiedo incerta.

“certo”dice Lola con un sorriso.

“dai, dopo le lezioni ti diamo una mano a cercarlo”.

“Grazie”dico felice, mentre il professore entra in classe per iniziare la quarta ora.

Durante la lezione non ho seguito quasi per niente, sono rimasta a guardare fuori dalla finestra con il gomito puntellato sul banco e reggendomi la testa con la mano.

Qualcosa ascoltavo e qualcosa no, ma non ho potuto non notare il professore che ogni tanto mi lanciava occhiate di rimprovero, io sorridevo e tentavo di concentrarmi e ascoltare, ma invano, la testa ricominciava sempre a pensare a quel ragazzo, ormai lui è il mio chiodo fisso e finché non scopro chi è, non avrò pace.

"Ehi! Bella addormentata! Andrea!"

"eh? Ah, ragazze"

"era ora che ti accorgessi di noi"dice Lola infastidita, sporgendosi verso di me con le mani sui fianchi.

"dai, Lola, calmati"dice Gabriella

"stavi pensando a quel ragazzo, vero?"Mi chiede Gabriella guardandomi con comprensione, ma non credo di aver capito cosa voglia dirmi.

"sì, non sono riuscita a concentrarmi alla lezione"

"lo abbiamo notato, ma cerca di pensare alla scuola ora, altrimenti ti troverai in difficoltà con i compiti per casa, tanto il ragazzo non scappa, lo troverai sicuramente"dice
Lola.

Annuisco incerta e, sono sicura lo abbiano capito anche le mie amiche.

La professoressa di storia entra in classe e inizia la quinta ora.

Sono più concentrata ora, anche se ogni tanto guardo fuori dalla finestra, come se mi aspettassi di vedere quel ragazzo lì ad aspettarmi o intento ad andare via e farmela
sotto il naso. È un timore infondato e irrazionale il mio, lo so, me ne rendo contro, ma sono così impaziente di incontrarlo.

Dopo aver sorriso alla finestra, come una scema, mi volto verso la professoressa e tento di concentrarmi, ma mi viene in mente un altro problema. Cosa gli dirò una volta
che l'avrò trovato? Che domanda devo fargli con esattezza? E questo nuovo pensiero, assillante non mi lascia per tutta l'ora di storia.

"Andrea, andiamo"dice Lola alla fine delle lezioni.

"certo, subito"dico allegra, mettendo nella borsa i libri e nell'afferrarla faccio un pasticcio.

La prendo con troppo slancio e la borsa sbatte contro qualcuno.

"scusa"dico subito mentre mi volto.

"tranquilla, non mi hai fatto male"

" bene, ottimo, allora ciao Erik"dico e corro alla porta seguita da Lola e Gabriella.

"Cavolo! Sei sempre la solita, quando ti comporterai da ragazza?"si lamenta Lola.

Le faccio uno dei miei sorrisi sbarazzini. "Quando l'inferno ghiaccerà"le rispondo.

"Su, ora andiamo. Suu, forza, diamoci una mossa"dico impaziente e allegra. Non vedo l'ora di incontralo, per quanto riguarda lo scambiare qualche parola con lui, beh,
deciderò cosa fare quando lo troverò.

"Da che parte cominciamo?"chiede Gabriella.

"Beh, mi pare ovvio, dalla biblioteca"dico con un sorriso.

*****************

"Ah, oggi non ho proprio ispirazione"dico sospirando. Mi alzo dalla scrivania, prendo i miei acquerelli e mi dirigo verso la porta. Devo trovare un posto che oltre ad essere silenzioso come questo, mi possa dare un po' d'ispirazione. Ci penso un attimo, perchè no...penso dirigendomi verso le scale.

***********************

"Non c'è!" Esclamo delusa. Mi viene da piangere, cosa che non succede mai e odio fare. Accidenti! Pensavo che finalmente avrei potuto incontrarlo, invece... si può stare così male per non aver visto una persona? Pare proprio di sì.

"Dove..."comincia a chiedere  Lola.

"lì" dico subito, interrompendola e anticipando la risposta alla sua più che ovvia domanda.

"che peccato"dice Gabriella nel suo solito tono calmo, ma so che le dispiace per me.

"Uffa" Mi avevano detto che veniva qua ogni giorno, dopo le lezioni".

"Forse non è ancora arrivato"dice Gabriella calma, cercando di darmi speranza, mentre io vorrei solo prendermela con qualcosa o urlare.

Caccio un sospiro frustrata e mi volto verso le mie amiche. "Che facciamo ora?" Chiedo senza idee.

******************

"Ehi! Michele, che ci fai qua?"

"Ah, Francesco, ciao"

"ciao, cos'è successo? Perchè non stai dipingendo in biblioteca come fai di solito?"

"Mi andava di stare tranquillo"dico alzando gli occhi al cielo. Che meraviglia, oggi è terso e ci sono alcune nuvolette spumose che sembrano panna, noto rilassandomi, ed ecco che mi appare nella mente l'immagine di quella ragazza, Andrea,con le ali da angelo immersa nel cielo azzurro e circondata da nuvole soffici e di conseguenza anche il disegno che ho fatto ieri e che è sparito.

Sospiro pesantemente.

"dai, davvero, cos'è successo?"Mi chiede Francesco.

"Ieri ho fatto la prova di un ritratto, ma l'ho dimenticata in biblioteca e, oggi quando sono andato a cercarla non l'ho trovata.

"Non so che fare"dico guardando preoccupato il ragazzo che più si avvicina ad essere il mio migliore amico,ma lui sta tranquillamente sfogliando il giornalino
scolastico,mentre succhia del tè.

"Ehi! La foto di quella bambola di Deborah è in prima pagina. Si sta veramente impegnando nella ginnastica ritmica, che brava".

"Francesco, mi stai ascoltando? Mi hai chiesto tu di dirti cosa mi è successo e ora non mi ascolti"dico in tono calmo, sentendomi anche un po' deluso dal suo poco
interesse per il mio problema.

Distoglie lo sguardo dal giornalino scolastico e lo posa su di me.

"è che sei noioso,se sapevo che era questo il dilemma, non te lo chiedevo. Che problemi ci sono? L'hai detto tu stesso che era una prova, no?Allora ora vai a fare la
bella, nessuno sa che l'hai fatto tu e, a chi importa ciò che dice la gente! Vai a dipingere, o vuoi rimanere tutto il tempo qui sul terrazzo senza fare niente?"

"Hai ragione, allora vado, grazie"

"e di cosa, poi fammi vedere l'opera finita"

"assolutamente no"dico chiudendomi la porta alle spalle.

"antipatico!"mi urla dietro Francesco.

Su, è ora a dipingere!Mi dico sorridendo,molto più tranquillo.

**********************

"é sicuramente qui!" Esclamo spalancando la porta del terrazzo.

"e come fai ad esserne così sicura?"Mi chiede Lola.

La guardo con un sorrisetto e alzo il dito.

"ovvio, Il ragazzo che cerchiamo è un tipo silenzioso che sta sempre in disparte e oltretutto dipinge. Per riuscire a dipingere bene c'è bisogno di molta calma e silenzio; la tranquillità è fondamentale per poter esprimere bene l'immagine che si ha dentro e creare meravigliose opere, quindi senza ombra di dubbio, questo è il posto ideale per dipingere".

"Sono solo congetture e non fare la saccente, m'irrita"dice Lola infastidita.

"Però nelle classi non c'era, ed è vero che alla fine delle lezioni questo è il luogo migliore per stare tranquilli"dice Gabriella.

Le lascio parlare e mi guardo intorno,ma c'è solo la vasta terrazza di mattoncini chiari circondata da un'alta rete di ferro.

"Non c'è nessuno qui"dico con un filo di voce,ma basta per farmi sentire.

"guardate, lì c'è un giornalino scolastico"ci fa notare Gabriella.

"lo avrà lasciato qualcuno durante la pausa, andiamocene"dice Lola.

Mi guardo ancora intorno, come se improvvisamente quel ragazzo potesse apparire, ma la mia è una vana speranza, eppure ero così sicura si trovarlo qui.

"Su, forza, lo troverai"dice Gabriella posandomi delicatamente una mano sulla spalla per consolarmi. Come sempre, lei ha capito che sono triste e che per me, trovare
quel ragazzo è veramente importante.

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Capitolo 3
*** Un'angelo ***


"Ah, insomma, chi sei?" Mi chiedo sbattendo le gambe sul letto come una forsennata.

"Sorella, che combini?"

"Ah, ciao Leo, finiti gli allenamenti?"

Annuisce regalandomi il suo solito sorriso dolce e si siede sul letto vicino a me.

Mi sdraio e lo fisso. "Quindi, sei un titolare ora o sei rimasto una riserva?"

"Hai davanti a te un titolare"dice indicandosi con il pollice. "L'attaccante dei Meridian"

"Che bello, bravissimo!"Esclamo mettendomi a sedere facendo una perfetta addominale.

"E tu che problema hai sorellina?"

"Ah, giusto, non ne sai niente, siccome non ti ho visto tutto ieri, antipatico"dico dandogli una poderosa pacca sul braccio.

"Posso capire Oscar, ma tu...non ti ho incrociato nemmeno a scuola"continuo a dire mettendo il broncio.

"allora vai, dimmi le ultime novità, cosa è successo al mio fratellino?"Dice giocoso.

"Che spiritoso che è il mio fratellone infangato"dico toccandogli la guancia sporca di fango ormai secco.

"Cosa? Quegli stupidi, perchè non mi hanno detto niente?Mi hanno fatto ritornare a casa sporco di fango. Ecco perchè tutti si giravano a guardarmi in strada".

"Non credo che le ragazze si girassero per via del fango"

Mi guarda perplesso.

Questo è quando si dice, non essere consapevoli della propria bellezza.

Adoro questo in mio fratello, è bellissimo e non se ne accorge e, sono certa che se anche sapesse che effetto ha sulle ragazze, non se ne vanterebbe, ci scommetterei.

"Sei bellissimo fratello, ecco perchè, invece a proposito del fango, hanno solo voluto farti uno scherzo innocente, tutta invidia la loro".

"se non riuscivo nemmeno a diventare un titolare, invidia di cosa?"

"Non lo so, ma è così, fidati"

È possibile che non se ne accorga? Le ragazze gli muoiono dietro e non solo per l'aspetto, ma principalmente per il suo carattere, è una persona dolcissima e pura come non se le vedono più in giro.

"Comunque lasciamo stare la mia situazione, cosa ti è successo sorellina?"

Scendo dal letto e apro il primo cassetto della scrivania, consapevole dello sguardo confuso di mio fratello che mi ha seguito per tutto il tempo.

"Ecco qui"dico porgendogli il mio ritratto.

"Incredibile, questa sei tu, cosa?"Mi chiede guadandomi con un sopracciglio alzato.

Mi siedo a gambe incrociate sul letto e guardo anch'io il ritratto che, ho già visto tante di quelle volte che ora il solo posarci lo sguardo lo dovrebbe sbriciolare. Incredibile! Mi fa sempre lo stesso effetto, come se fosse la prima volta che lo vedo.

"Questo riattratto l'ha fatto un ragazzo di scuola, non so chi sia, lo sto cercando, sicuramente se l'è dimenticato in biblioteca. So che dipinge ogni giorno lì, questo me l'ha detto un ragazzo in biblioteca, so anche che è biondo, ma nient'altro. Questo foglio era appallottolato come puoi vedere, forse non gli è venuto bene.

"Comunque io, Lola e Gabriella, due mie amiche, lo abbiamo cercato, ma non lo abbiamo trovato, oggi non era in biblioteca".

"capisco, però deve averti guardato molto per poterti ritrarre così bene, quest'immagine sembra così viva, però il colore degli occhi non è giusto, sicuramente non ti ha
mai visto bene in viso".

"ora che me lo fai notare, è vero"dico guardando la mia immagine disegnata.

"Devo dire che ha molto talento, non so niente di arte, ma è così ovvio"dice guardandomi. "Hai provato a cercarlo al club d'arte?"

Lo guardo in faccia, in silenzio. I miei occhi verdi marroncini nei suoi nocciola.

Mi fa uno dei suo soliti dolci sorrisi. "Non ci hai pensato, vero?"

"no"ammetto in imbarazzo passandomi una mano fra i capelli, poi sospiro irritata.

"allora domani controllo"

Leo annuisce. "Ti va di fare qualche tiro?"

"certo, tanto ho già finito di studiare"


"Pronta! Cerca di pararla"
"sì signore"esclamo grondante di sudore e sporca di fango,ora mio fratello non potrà più lamentarsi,sono peggio di lui in questo frangente.

Arriva la palla. "Ah, cavolo! L'ho mancata ancora"

"ma sei sicura di voler fare il portiere?"

"Sì Leo, tira ancora, sono insoddisfatta"

"non ti far male"

"roger!"

"ah, cavolo questa l'ho sfiorata"

"non ti sei fatta male alla mano, vero?"

"no fratello, che ne dici di fare qualche tiro insieme contro il muro"

"ok"mi risponde. Cerco d'ignorare il fatto che sono sporca di fango e sperando di non scivolare, cominciamo a farci dei passaggi corti e a tirare a muro. Mio fratello si
deve esercitare ed io adoro giocare a calcio, sopratutto con lui.

"siamo tornati!"Esclama mio fratello.
"Bravi, giusto per la cena"dice mia madre sbucando dall'arco che porta alla sala, mentre si asciuga le mani sul grembiale legato alla vita.

"Oh santo cielo! Che avete fatto? Andrea ti sei rotolata nel fango?"

Io e mio fratello ci guardiamo a vicenda, poi poso lo sguardo su di mamma con un sorriso dipinto sulle labbra.

 "non proprio, ma ci siamo quasi"dico divertita dalla sua espressione.

" va bene, ma ora andate a lavarvi, la cena è quasi pronta"

"d'accordo"

Vai per prima tu Andrea, io non ho fatto il portiere, posso aiutare la mamma a preparare la tavola"

"come voi" e vado di sopra.

In bagno chiudo la porta a chiave per pura e semplice abitudine, non di certo perchè Leo o qualcun'altro potrebbe aprire la porta senza bussare, è solo perchè mi sento molto più a mio agio,tutto qui.

Apro l'acqua, regolo la temperatura e mi spoglio.

Sotto il getto caldo mi rilasso e guardo il fango scivolare via dalla mia pelle, che bella sensazione!

Ed ecco che come sempre, quando non ho niente da fare, mi torna in mente quel ragazzo. Lo voglio incontrare. Credo proprio che seguirò il consiglio di mio fratello, lo cercherò al club d'arte, perchè non ci ho pensato subito? Mi chiedo mentre m'insapono.

Alcuni minuti dopo sono vestita e mi sto asciugando i capelli.

"Andrea, hai finito?"Mi chiede mio fratello dall'esterno.

Apro la porta.

"sì, mi sto asciugando i capelli, ho fatto"dico lasciandolo entrare.

"ecco qua"dico togliendo la presa della corrente e legandomi i capelli in una coda morbida"

"vai sorellina, è il mio turno"

Esco dal bagno e vado in camera mia, decisa ad andare a mangiare fin quando Leo non sarà uscito dal bagno, intanto mi rifaccio gli occhi con il mio ritratto.
Lo fisso, lo fisso così tanto che potrei anche sognarlo la notte, strano che non sia ancora successo e la grande, ma che dico,immensa voglio di conoscere il suo creatore aumenta in me ancora di più, ed ecco che suona il cellulare.

Lo prendo con non curanza dal comodino, istintivamente aziono la chiamata e lo porto all'orecchio.

"Andrea"

"Gabriella, ciao, qualcosa non va?"

"no, niente. Che fai?"

"sto fissando il mio ritratto"

Ride. "Certo che la tua è un'ossessione, ma perchè vuoi tanto sapere chi l'ha disegnato? Cosa risolvi scoprendolo?"

"Ottima domanda"dico sdraiandomi sul letto.

"niente suppongo, o forse tanto, non lo so, ma è veramente un'ossessione"

"possibile che ti piaccia l'idea d'interessare veramente a qualcuno, per giunta un ragazzo"

"probabile, sarebbe strano e allo stesso tempo bello. Sono sempre stata circondata da ragazzi, alle elementari piacevo, stavo sempre con i ragazzi perchè avevo i caratteri simile ai loro, ma alle medie, anche se con alcuni parlavo solo del più e del meno, ed erano gentili, non piacevo loro come amica o ragazza e lo stesso ora che sono al liceo, sono un maschiaccio quindi non mi si avvicinano e pensano che sono strana"

"trovare un ragazzo a cui forse piaci, anche se hai un comportamento da maschiaccio ti fa sperare,giusto?"

"esatto, mio fratello mi ha detto di controllare se è un membro del club d'arte"

"è vero, non ci avevamo pensato"

"mh, che tesoro che è"dico con affetto.

"lo so, sai a volte sono un po' invidiosa del vostro rapporto,ti vuole veramente un bene dell'anima, è così palese il suo affetto per te, ma suppongo che un'amica non possa competere con la famiglia,inoltre ci conosciamo da poco,sarebbe strano"

"non così tanto,mi fa piacere saperlo,ma ora devo andare,credo sia pronta la cena,per favore domani aiutami ancora a cercarlo"

"contaci, a domani"

Attacco, poso il cellulare sulla scrivania e in due minuti faccio lo zaino, dopo di che scendo per la cena.

Mentre giocherello con le carote penso a ciò che ha detto Gabriella. Lo so che Leo mi vuole un mondo di bene, io ancora di più se possibile, ed è anche vero che gli dico tutto e, se dico tutto, intendo tutto, anche cose che lui non dovrebbe sapere in generale.

Mi fa piacere che Gabriella voglia essere un'amica migliore di quello che potrebbe essere mio fratello, ma lui è famiglia e mi conosce troppo bene, neanche fossimo gemelli, penso mentre lo guado mangiare.

"Che c'è?"Mi chiede accorgendosi che lo fisso.

"niente"rispondo e mi porto una rondella di carota alla bocca.

"ah"dice facendomela passare liscia, non ci crede neanche un po', mi conosce troppo bene.

Dopo cena ho aiutato mamma a sparecchiare ed asciugare i piatti,ed ora sono in camera mia e mi sto preparando per andare a dormire.

Mi preparo i vestiti per domani, spengo la luce e m'infilo a letto, ansiosa di poter continuare le ricerche sul ragazzo del ritratto e al calduccio nel mio pigiama preferito,
quello che mi ha regalato Leo, mi addormento.

La mattina seguente mi trovo sdraiata sul letto in uno stato apparente di sonno, in altre parole in dormiveglia, ero così ansiosa di giungere al giorno seguente che quasi non ho chiuso occhio; forse qualche minuto ho riposato, ma non ne sono poi così sicura.

Al suono della sveglia mi metto a sedere sul letto, spengo quell'aggeggio infernale e soffoco con la mano uno sbadiglio carico di sonno e tutto ciò sentendomi un tantino con la testa fra le nuvole.

Mi prendo il viso fra le mani e dopo un ennesimo sbadiglio, un boccolo mi scivola davanti al viso e lo tolgo con un corpo deciso della mano. È ora di vestirsi, mi dico afferrando pigramente i pantaloni dallo schienale della sedia e nell'attimo in cui ricordo il ragazzo del ritratto, mi sveglio del tutto e salto in piedi come un grillo.
È ora di continuare la ricerca.

Due minuti dopo sono vestita, mi sono lavata il viso e mi sono pettinata i capelli. Un ultimo sguardo allo specchio e scendo per la colazione.

In cucina trovo mia madre ai fornelli e mio fratello a tavola che mangia i cereali con il latte e beve un caffè, come faccia, ancora non l'ho capito, io preferisco il tè.

"Buongiorno"

"buongiorno sorellina, ti vedo bella pimpante, non vedi l'ora di riprendere le ricerche vero?"

"è vero, anche se in verità non ho dormito granché, sono così ansiosa".

"Di che parlate? Mi sono persa qualcosa?" Chiede nostra madre curiosa, posandomi davanti le frittelle; il mio piatto preferito. Il pappone smosciato può mangiarlo pure mio fratello.

"Senti questa mamma, un ragazzo ha fatto un ritratto perfetto di Andrea, però ancora non sappiamo chi sia"dice mio fratello un po' beffardo, ma so bene che gioca.

Lo guardo con un sopraciglio alzato mentre s'infila in bocca una cucchiaiata di cereali ormai molli.

"Che bello, finalmente qualcuno si accorge di quanto sei bella, era ora"dice mia madre sedendosi a  tavola vicino a me per fare anche lei colazione con noi.

"Ma, non ne sono così sicura, speriamo bene"dico mettendomi in bocca un pezzo di frittelle che ho leggermente affogato nel cioccolato.

"ma dai, sei un vero fiore Andrea, anche se ti comporti come un ragazzo"dice mio fratello bevendo l'ultimo sorso di caffè.

Gli sorrido. Ve l'ho già detto che lo amo? Probabilmente sì e mi sto ripetendo.

"è vero, anche se preferirei che ti comportassi come sei nata, cioè da donna"dice mia madre bevendo un sorso di tè.

"Mamma, per favore, non voglio diventare un'oca con la faccia dipinta, i piedi gonfi e doloranti per via dei tacchi vertiginosi e i capelli addobbati come un albero di natale e nemmeno voglio fare la civetta per accalappiare ragazzi che vedono solo l'aspetto esteriore. No grazie, passo, non voglio diventare tale schifezza"dico versandomi una tazza di tè.

"Non intendo questo, ma almeno sii più delicata, scendi le scale che sembri un bisonte, hai dei termini nel parlare che usano Leo e Oscar e sappi mia cara, che sentirli uscire dalla bocca di una ragazza è alquanto sconcertate data la loro rozzità,insomma,sii più donna,ma non nel vestire"

"sì, sì"dico dandole l'accontentino, irritata. Bevo l'ultimo sorso di tè e m'infilo in bocca l'ultimo pezzo di frittella".

"Fratello, datti una mossa, è ora di andare a scuola"dico

"Vedi, questo intendevo, datti una mossa? Questa frase e anche il tono in cui l'hai detto"continua a dire mamma e la ignoro volutamente, seccata.

"sì, lavo la tazza e andiamo"dice mio fratello, mentre io sono già in piedi vicino alla porta.

"lascia stare, ci penso io, andate che altrimenti farete tardi"dice nostra madre sconsolata.

Mio fratello appoggia la tazza nel lavandino e mi raggiunge.

"noi andiamo!"Annuncia.

"sì, buona giornata!"Ci augura nostra madre mentre ci chiudiamo la porta alle spalle.

Una volta uscita dal portone, mi stupisco di quanto faccia freddo, ma infondo la mattina è sempre freddina.

Guardo il cielo terso privo di nuvole e faccio un pesante sospiro.

"Che c'è? È per quello che ha detto la mamma?"

"sì, uffa, mi piaccio così come sono e non m'interessa cambiare"

"beh, a me sembra che tu sia fantastica già così come sei e non mi sembra che ti esprimi in maniera maleducata o rozza. Quando ti ha sentito parlare così?"

"Non ne ho la più pallida idea, comunque ora andiamo"dico incamminandomi lungo il marciapiede.

"Aspetta!"Esclamo improvvisamente arrestandomi all'improvviso, fortunatamente non succede come nei cartoni animati che mio fratello finisce per sbattermi contro, anche se potrebbe realmente succedere.

"ho dimenticato una cosa in casa"dico frugando nello zaino alla ricerca della mia copia delle chiavi.

Apro la porta e corro di sopra, prendo dalla scrivania i due libri di matematica che mi stavo dimenticando e scendo giù. Santo cielo come sono smemorata!

Raggiungo mio fratello che naturalmente mi ha spettato e guardo la posa che ha, sta con le mani infilate nelle tasche della giacca e ha i capelli arruffati dalla brezza fresca della mattina,non posso fare a meno di sorridere,è proprio bello.

Chiudo la porta e improvvisamente sento un bip.  Mio fratello estrae dai jeans il cellulare e legge il messaggio.

"Allora? Cosa avevi dimenticato? Il ritratto?"Mi chiede non distogliendo lo sguardo dal cellulare.

"no, i libri da dare alla biblioteca scolastica"

"Avrei dovuto immaginare fosse un libro, tu che ti dimentichi il ritratto, non sia mai"mi dice giocoso, infilando il cellulare in tasca. Vorrei tanto sapere a chi ha risposto, mi trovo a pensare, quando si volta e mi regala il suo solito dolce e calmo sorriso che mi trasmette, come sempre, tanto calore.

" è vero, non lo dimenticherei mai"dico e mentre gli passo accanto, gli do una botta giocosa con il fianco e un bel sorriso, cosa che ormai mi contraddistingue dalla massa di liceali tutti uguali.

 "andiamo fratello, altrimenti faremo tardi"dico precedendolo.

Mi si affianca subito.

"a chi hai scritto il messaggio?"Chiedo improvvisamente guardandolo con la coda dell'occhio,sospettosa.

Sa perfettamente che sono malto gelosa,anche se ancora non mi ha mai dato modo di esserlo,chissà perchè ma ancora non si rende conto di essere un favola.

"A Tony, vuole andare al karaoke con gli altri questo pomeriggio"

Gli altri, cioè Claudio, Marcello e Fabio, penso ricordandomi i loro visi alla perfezione, carini, ma come ragazzi non mi entusiasmano molto, li reputo abbastanza infantili per stare con mio fratello,ma infondo, chi sono io per decidere quali persone possono essere suo amici? E sopratutto se Leo ci esce, vuol dire che non sono poi tanto male, mi fido del suo giudizio, infondo anche se non sembra, Leo piuttosto selettivo, come me del resto.

"Capisco, comunque scusa, ma perchè non te l'ha chiesto di persona? Siete nella stessa classe"

"beh, lo conosci, non ragiona la mattina, comincia a pensare lucidamente solo dopo la pausa"mi dice divertito. Sorrido a mia volta, so perfettamente che non mi ha mentito sul destinatario del messaggio, se avesse davvero una ragazza, anche se sapesse della mia gelosia, me lo direbbe comunque e senza alcun problema, lo conosco come nessun'altro,quasi sicuramente anche più di nostra madre.

"Va bè"dice posando lo sguardo su di me.

"Che ne dici? Facciamo una corsa fino a scuola? Così ci riscaldiamo e..."

"vediamo chi è più veloce fra noi due"dico sicura che stesse per dire questa frase.

"esatto, pronti...via"dice partendo con uno scatto degno di un vero scattista.

"Ehi! Non è valido, non ero pronta"gli urlo inseguendolo.


Arriviamo a scuola a tempo record, infatti non appena ci fermiamo davanti l'entrata, la campanella suona. Sono un po' sudaticcia e accaldata e i libri che ho tenuto per tutto il tempo stretti fra le braccia hanno tentato non so quante volte di prendere il volo, ma nonostante ciò, abbiamo spaccato il minuto, ora devo solo aspettale che il fiato mi ritorni regolare, sistemarmi meglio i capelli sfuggiti dalla cosa e andare in classe.

"acci...denti"dico tentando di regolarizzare il respiro.

"Ehi! Sei KO sorellina, dovresti allenarti un po' di più, sai?"

"Beh, tu ci sei abituato facendo calcio, ma io..."dico ancora con difficoltà, aggrappata di peso al suo braccio. Gli stivaletti nonostante abbiano poco e niente di tacco non sono appropriati a correre e nemmeno i jeans se per questo, ma poco importa.

"Ehi! Non mi stramazzare al duolo"

"come se potesse succedere"dico pizzicandogli il braccio.

"ahia!"Esclama guardandomi con il broncio, ma subito dopo mi sorride scuotendo lentamente la testa.

"Ora vai in classe sorellina, ho inizieranno senza di te"dice chinandosi per darmi un bacio sulla guancia, ignorando i tre gruppetti di ragazzi che ci fissano, ancora intenti a fumare o a chiacchierare davanti alla porta d'ingresso della scuola nonostante la campanella sia già suonata.

"D'accordo, buona giornata fratellino"gli auguro e ci separiamo. È già, purtroppo la classe di Leo, che è un anno più grande di me, è nel corridoio a destra, mentre la mia in quello a sinistra, quanto sono triste, comunque decido di passare un attimo in biblioteca per riconsegnare i libri e poi andare in classe, ci vorranno sì e no due minuti, non penso mi sgrideranno.

 Apro la porta della biblioteca che dovrebbe essere chiusa e vado al bancone, dove la signora bibliotecaria non c'è; sicuramente sta riordinando gli scaffali, lo fa sempre la mattina mentre gli alunni stanno facendo lezione e quindi la biblioteca è deserta.

Improvvisamente mi volto e non so per quale motivo. Sono entrata con l'intento di consegnare i libri, quindi sono andata spedita verso la scrivania, ma ora mi rendo conto che avrei dovuto prima guardami intorno, perchè ora sono veramente felice, penso quasi in lacrime.

Seduto a quella scrivania, la stessa dove ho trovato il mio incantevole ritratto, c'è un ragazzo biondo che sta dipingendo con gli acquerelli. Non so se piangere per la felicità o svenire.

Lascio i libri sul bancone e lo guardo sperando non si volti, ma non c'è pericolo, è così concertato a disegnare che non alzerebbe lo sguardo dal foglio neanche se ci fosse il terremoto.

 Come mi potrei avvicinare, vado lì e gli chiedo se il ritratto è suo? Mi chiedo appoggiando lo zaino su una sedia per prendere il ritratto, ma mi fermo, forse non è una buona mossa, mi dico incerta come non lo sono mai stata. Basta! Ci vado a parlare, mi dico raggiungendolo, solo che invece di andare da lui continuo a camminare diretta ad uno scaffale. Cavolo! Non mi ricordavo di essere così codarda, insomma è solo un ragazzo, quel ragazzo, finalmente l'ho trovato.

Faccio un grande respiro e lascia andare lentamente l'aria, poi mi volto e mi fermo davanti alla sua scrivania; è così preso che non si accorge di me.

Poso le mani sulla scrivania appoggiandomi di peso e mi sporgo un po' verso di lui e dico la prima cosa che mi passa per la mente,sono completamente in preda all'agitazione.

"Che disegni?" Chiedo.

Ecco, perfetto, la cosa più cretina che mi poteva uscire l'ho detta. Sono così stupida.

Rimango ferma aspettando che mi risponda tesa come le corde di un violino, anche se ho il timore che non mi abbia sentita,ma non è così, infatti lascia il pennello, distoglie l'attenzione dal foglio e mi guarda.

Un angelo,è quello che penso all'istante.

È spettacolare, non ho mai visto ragazzi così.

Che sia tedesco? Russo? Polacco?americano? Non lo so, ma ha degli occhi di un azzurro davvero strepitoso,così limpidi,calmi e dolci; ora che li guardo bene è un azzurro immerso nel color ghiaccio,davvero straordinari,non ho mai visto una tonalità simile e sono valorizzati dai suoi capelli color oro, così puri e setosi da sembrare delicati fili che gli ricadono dolcemente sulle spalle, a parte qualche ciocca ribelle che ha davanti al viso,ma non sembra che questo gli dia fastidio.

Il suo sguardo, quando mi nota, è di puro stupore; non per essere altezzosi ma, credo sia normale quando all'improvviso la propria musa ispiratrice ti si presenta davanti.
Cielo è così espressivo, penso e la sua reazione mi fa capire che è veramente lui che ha disegnato il mio ritratto.

"Scusami, so bene che non ci conosciamo, è solo che sei qui...quindi...La verità è che ti stavo cercando, so che vieni a dipingere qui dopo la scuola,ma ieri non ti ho trovato, quindi volevo sapere..oggi ci sarai vero? Vorrei parlarti di una cosa"ammetto coraggiosamente, non sembra, ma sono molto timida e un po' timorosa.

"Emh, sì, ci sarò"risponde il ragazzo in tono calmo e controllato, chissà forse è anche un po' confuso.

"bene, allora ci vediamo dopo"dico dandogli le spalle, ma mi volto un'ultima volta, imbarazzata dal mio stesso comportamento.

"Scusa la mia maleducazione, mi chiamo Andrea, mi ha fatto piacere conoscerti, finalmente. Dopo le lezioni verrò per parlare un po'"dico, gli faccio un delicato sorriso e gli do nuovamente le spalle per poi riprendere a camminare verso la porta, naturalmente mi sono del tutto dimenticata del motivo per cui sono andata in biblioteca.

Spalanco la porta della mia aula come solo io so fare, ciò con la mia solita eleganza e delicatezza maschile e per chi non l'abbia capito, è una battuta, e mi trovo lo sguardo pesante e serio del professore addosso.

"Mi scusi per il ritardo, mi sono dilungata troppo nel riportare dei libri in biblioteca e non sono nemmeno riuscita a restituirli"

"va bene Andrea, ma ora prendi posto"annuisco e vado a sedermi,dopodiché come ringraziamento per non avermi sgridata,presto attenzione a ciò che dice il professore.

Ora non ho più pensieri, infondo ho finalmente ho conosciuto il ragazzo che rappresentava la mia perenne ossessione e sono anche riuscita parlargli, nonostante il mio forte disagio, penso con un sorriso sornione sul viso, mentre guardo il professore e mi concentro sulla lezione. Non so se il mio sorriso è troppo accentuato o ebete, ma in questo momento sono così felice che niente potrebbe turbarmi. Non vedo l'ora che finiscano le lezioni.

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