Souls

di Vale_Ilovehim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Notarono in me qualcosa che non andava sin dal giorno in cui venni al mondo. Di solito i bambini quando nascono piangono e hanno gli occhi chiusi. Io no, io ho iniziato ad osservare il mondo in silenzio sin dal mio primo giorno di vita. O almeno è quello che mi hanno raccontato i miei genitori. 

Io non parlo molto e non amo la compagnia, soprattutto per il fatto che la gente dice sempre il contrario di ciò che penso e questo mi da fastidio. Mi danno fastidio un po' troppe cose, è vero, ma alcune si possono anche tralasciare. Le cose che odio credo che siano ancora di più di quelle che mi infastidiscono. Credo anch'io di essere un po' strano in realtà, ma non ho mai pensato di essere malato.
Ad esempio tutti mi fanno notare che sia anormale il fatto che io non abbia mai pianto neanche una volta in 17 anni. Ma per me è sempre stato normalissimo, da piccolo semplicemente non ne sentivo il bisogno, ho sempre saputo che piangere è inutile. Se piangi non risolvi nulla. Ti stanchi, fai la figura del viziato e appari più debole di quello che in realtà sei e, se ve lo state chiedendo la risposta sarà sì, mi da fastidio anche chi piange.

Mi sono sempre sentito fuori posto in questo mondo. Una volta ho anche pensato di provenire da un altro pianeta, ma purtroppo non è così. Ho passato notti insonni ad immaginarmi una vita diversa e fuori dall'ordinario, in un mondo in cui non vedi nulla più di una volta poiché ci sono troppe cose meravigliose da vedere. Insomma, in un mondo che esiste solo nei film di fantascienza o meglio ancora nei libri fantasy.
Ormai è  mia abitudine rifugiarmi nei libri. La gente dice che i libri sono per i nerd, per i secchioni e per le checche, ma non è così. Io sono un sognatore e i libri sono per le persone come me, per i sognatori. Per gente che ha capito che questo mondo non può offrirci nulla. Oltre ai libri mi rimangono i sogni in effetti. E non è molto, devo ammetterlo. A volte penso di essere solo un fallito.

I miei genitori mi hanno sempre punito inconsapevolmente, a partire dal nome che hanno scelto per me: Edward. Per me quel nome non ha nulla di bello, è patetico. Mi dispiace che si chiami così anche il personaggio di Twilight, il vampiro, perché mi stava simpatico. Mi stanno simpatici tutti coloro che hanno qualcosa di diverso e straordinario. Odio la monotonia. 
Ho una sorella di 15 anni, Kate. Lei è follemente innamorata di quel vampiro eppure sembra odiare me, anche se io e lui condividiamo lo stesso nome. Io le voglio bene, ma questo non basta per non litigare con lei. 
Kate è completamente differente da me. Lei è considerata "normale" mentre io sono diciamo la pecora nera della famiglia. Io sono " quello strano". 
Vado dallo psichiatra dall'età di 6 anni. Ma nessuno capisce che io non sono pazzo. Non sono neanche troppo normale, ma non ho problemi mentali o malattie o cose del genere. Continuano a buttare i loro soldi e il mio tempo. 
Il fatto è che io ho qualcosa di speciale che gli altri non hanno. Ho sempre visto delle persone che nessuno vede. Sono anime. La prima volta che ne vidi una andai subito a raccontarlo a mia madre e lei, dopo essersi consultata con la mia pediatra, concluse che erano solo degli 'amici immaginari'. Con il tempo le mie descrizioni diventavano sempre più dettagliate e numerose allora i miei genitori decisero di chiamare uno psichiatra.


Hey! Questo è solo il primo capitolo e ammetto che non è gran che, cercherò di aggiornare presto e di rendere la storia più avvincente.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non sono mai andato dallo psichiatra regolarmente. Diciamo che quando i miei genitori vedono che sono più strano del solito mi ci mandano. I primi periodi ci andavo anche due volte ogni settimana, poi le sedute si sono distanziate sempre di più fino ad arrivare a una o due volte al mese. Il mese scorso fortunatamente non ci sono dovuto andare. Per me è sempre stato piuttosto straziante andarci. 
Le giornate in cui vado dallo psichiatra sono sempre uguali. Ci sono tanti aggettivi per descriverle: vuote, monotone, noiose, malinconiche, pesanti...
Praticamente si svolgono così: Un'ora prima dell'appuntamento iniziavo a fingere improvvisi attacchi di mal di pancia o cose simili per non andarci, ma nessuno mi credeva mai perché non sono mai stato bravo a fingere e ora non lo faccio più, quindi partivo da casa con mia madre mezz'ora prima per andare nel suo studio. Mia madre è una maniaca della puntualità, o forse dell'anticipo, e ogni volta che abbiamo un appuntamento da qualche parte dobbiamo per forza partire prima del dovuto. Ogni volta, circa dieci minuti prima mi ritrovavo sempre in quella bianca sala d'attesa a respirare nauseato l'odore tipico degli ospedali. Non so perché quello studio aveva quell'odore dato che non si trovava in un ospedale, ma in un semplice appartamento al terzo piano di una palazzina al centro della città.
Il mio psichiatra non rispetta quasi mai l'orario dell'appuntamento e così sono costretto ad aspettare ancora più del dovuto. Da piccolo quel tempo lo passavo giocando ai video giochi, in particolare ai Pokémon. Ho sempre amato i Pokémon perché anche loro sono fuori dall'ordinario. So il nome e le caratteristiche di tutti i Pokémon da quando avevo 5 anni, diciamo che ho una buona memoria. 
Ora ho smesso quasi del tutto di giocare ai videogiochi, o almeno ho smesso di portarmeli in giro, perciò quando devo aspettare un cenno della segretaria per entrare non so mai cosa fare. 
La prima volta che andai li' senza il mio amato Nintendo mi soffermai ad osservare l'arredamento orrendo della stanza. Le pareti di un bianco che con il tempo si stava ingiallendo, il parquet scuro graffiato in più punti, il divano di pelle marrone posto al centro della parete a sinistra, le due poltroncine scomode coordinate al divano poste ai lati di esso e il tavolino basso di legno, sempre marrone, carico di vecchie riviste lette e rilette. 
A volte mentre aspetto sfoglio qualcuna di quelle riviste che si trovano sul tavolino della sala d'attesa con fare disinteressato fino a stancarmi, altre volte fisso un punto della stanza e inizio a pensare. Quando penso mentre guardo intensamente un punto penso cose assurde come mostri intrappolati nei muri che escono fuori e danno fuoco a tutto e tutti. Oppure guerre stellari tra esseri improbabili. Non riuscirei mai a descrivere bene certe cose, bisogna vederle con i propri occhi per capire cosa intendo.  
Credo che i miei pensieri viaggino un po' troppo quando mi annoio in questo modo, il fatto è che non posso farne a meno in questi casi perché è l'unica cosa che riesca a tenermi sveglio. Per chi mi vede sembra molto strano poiché ho lo sguardo vuoto e perso, sembro quasi caduto in un altro mondo dove nessuno può più recuperarmi e questo sinceramente non mi dispiace. Se scoprissero ciò che penso in quei momenti credo che mi rinchiuderebbero di nuovo in un ospedale psichiatrico. 
Mi ci portarono una sola volta quando avevo 13 anni e rimasi quasi traumatizzato perché li' ci sono i pazzi veri. Quelli con serie malattie mentali che fanno e dicono cose assurde senza rendersene conto. Almeno io sono consapevole che ciò che penso è assurdo. E anche quando iniziai a vedere le anime sapevo che non era normale.
Rimasi li' per quattro giorni. Furono i quattro giorni più lunghi della mia vita. Rimanevo per tutto il giorno sullo scomodo letto che mi avevano assegnato ad osservare i malati che si buttavano per terra senza un motivo apparente o che prendevano a parolacce gli assistenti. Alcuni dicevano di governare il mondo altri ammettevano di essere alieni. 
Ogni giorno circa alle 16:30 una signorina mi accompagnava a fare una passeggiata nel giardino dell'ospedale. 
Lei era davvero molto carina e gentile. Era alta, bionda e aveva gli occhi quasi neri. Io le dicevo sempre di voler andare a casa perché stavo benissimo e lei mi rassicurava dicendomi che avrebbe parlato con i medici per mandarmi a casa. Purtroppo le passeggiate non duravano più di dieci o quindici minuti. Comunque oltre a quelle poche parole io e l'infermiera non ci siamo mai detti nulla. 
I pasti all'ospedale erano 4 anche se molto scarsi. La mattina ci davano un bicchiere di latte o succo con qualcosa da mangiare come due biscotti senza zucchero, per pranzo c'era il riso o una fettina di carne schifosa, il pomeriggio sempre una mela e la sera una minestra insipida.
Non amo ricordare quei giorni terribili. Comunque i miei genitori decisero di portarmici dopo aver detto che secondo me dopo la morte c'era una vita più bella e che volevo passare subito nell'altra vita che mi spettava. Avevo fatto un discorso quasi filosofico e per questo mi presero troppo sul serio. 
Dopo quell'esperienza le mie sedute dallo psichiatra aumentarono di nuovo per un breve periodo per poi diminuire gradualmente. 
Non faccio mai scena muta con lui anche se vorrei, però mi dispiace buttare in questo modo i soldi dei miei. Se pensano che possano essermi utili queste sedute va bene, quindi alla fine collaboro sempre e rispondo alle sue domande con pazienza. 
Non ritengo importanti le domande che mi fa, sono sempre le stesse e mi annoiano a morte. Capita che mi dia dei consigli di vario genere ma non sono affatto utili. 
Fisso l'orologio per quasi tutto il tempo da quando entro a quando me ne vado. Le sedute a volte durano un'ora altre mezz'ora. I minuti sembrano ore e quelle dannate lancette vanno troppo lentamente. Il tempo si ferma quando sto li' dentro e sembra che tutto vada a rallentatore. Anche se non faccio praticamente nulla mi stanca stare in quello studio e di solito quando torno a casa mi metto a dormire.

Spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate!

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