Between Sand and Fire

di supersara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Aveva passato l’intera vita fra sabbia e fuoco. Era possibile amare due persone contemporaneamente? All’inizio si sentiva un mostro, ce l’aveva con se stessa. Poi aveva realizzato che avrebbe amato per sempre Sasuke, pur continuando ad amare Gaara.
 



 
Capitolo 1
 

Il mondo, reduce dalle infinite battaglie fra uomini e demoni, era ridotto in pezzi. Nonostante ciò, il genere umano era riuscito ad ottenere la vittoria, grazie all’unico elemento che li rendeva diversi da quei mostri: l’intelligenza.

Per poter contrastare l’immenso potere dei demoni, gli scienziati dell’Organizzazione fecero nascere dei bambini geneticamente modificati, che avevano nel loro corpo il DNA demoniaco.

Crescendo sotto la guida di maestri esperti nelle arti marziali, questi bambini divennero uomini, e furono utilizzati come vere e proprie armi. Tuttavia, alcuni demoni erano troppo potenti, e continuavano a mietere vittime fra gli esseri umani. Fu allora che vennero create le squadre speciali, ovvero team composti da tre elementi: un individuo modificato con il DNA dei demoni dello sharingan, un individuo modificato con il DNA dei demoni del byakugan ed infine un individuo che portava nel corpo un demone creato in laboratorio.

Le squadre speciali erano in tutto nove, e fu grazie a quest’ultime che la guerra venne vinta dagli esseri umani.

Il prezzo da pagare fu molto alto. Le squadre speciali che riuscirono a sopravvivere erano solo tre: la squadra X, composta da Obito Uchiha, Neji Hyuga e Yugito Nii; la squadra Y, composta da Itachi Uchiha, Hanabi Hyuga e Naruto Uzumaki; ed infine la squadra Z, composta da Sasuke Uchiha, Hinata Hyuga e Sabaku no Gaara.

Con la fine della guerra, l’Organizzazione sparì, lasciando agli uomini la possibilità di creare un nuovo governo e un nuovo ordine. A quel punto però, l’unica legge in vigore era quella della forza. Tutti volevano comandare, il più forte trionfava sul più debole, e l’odio regnava sovrano. Fu così che coloro che erano stati gli eroi della razza umana, essendo anche i più potenti esseri in circolazione, presero le redini della situazione, cominciando a riportare l’ordine e la pace.

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La ragazza correva a perdifiato per raggiungere i confini della città.

L’aveva visto in lontananza, portava in spalla soltanto una piccola sacca con lo stretto indispensabile. Sapeva che quando sarebbe arrivato il momento non avrebbe avvertito nessuno.

Le strade cominciavano ad essere più popolate, ormai la gente poteva uscire liberamente, la guerra era stata vinta.

A guardia delle porte c’erano due uomini che la riconobbero immediatamente lasciandole la strada libera.

Continuò a correre finché non vide quella figura farsi sempre più vicina. Si fermò soltanto quando fu a pochi metri di distanza.

-Te ne stai andando, Gaara?- la sua voce suonò più disperata di quanto avrebbe voluto, mentre continuava a respirare avidamente per riprendere fiato.

Lui si fermò voltandosi verso di lei. Un sorriso malinconico era stampato sul suo bel volto, gli occhi chiari lasciavano trapelare un velo di tristezza.

-Voglio raggiungere la mia terra natia. In quel luogo hanno più bisogno di me- spiegò con voce calma.

Hinata abbassò lo sguardo senza riuscire a trattenere una lacrima. Erano cresciuti insieme, si erano aiutati nel momento del bisogno, avevano sfidato la morte, combattuto fianco a fianco, erano stati una famiglia. Nonostante ciò, lui stava per andarsene.

-Vieni con me- propose ad un tratto il ragazzo dai capelli rossi.

Lei sobbalzò, colta alla sprovvista da quell’invito. Gaara era fondamentale per lei, era una delle due persone più importanti della sua vita, eppure non poteva abbandonare Sasuke. Aveva scelto Sasuke già da molto tempo.

Il sorriso sul volto del rosso si spense, solo per un istante, per poi tornare a mascherare la sua tristezza.

-Ci rivedremo un giorno- disse infine, quasi per rassicurarla, poi si rimise in viaggio alla volta di Suna.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 
Da quel giorno passarono tre anni.

Grazie alla guida di quelli che erano stati i componenti delle squadre speciali, la pace era tornata a regnare. Erano state fondate e riassestate diverse città, tra cui Konoha, dove vivevano i tre membri della ex squadra Y e due membri della ex squadra Z. La carica di Hokage, nonché la guida della città, era stata affidata ad Uzumaki Naruto, che fra tutti, era quello più amato e stimato dal popolo.

Hinata e Sasuke si occupavano di mantenere la pace e di consigliare l’Hokage, così come gli altri ex combattenti. Ormai la vita scorreva tranquilla e la pace regnava sovrana, non solo a Konoha, ma anche a Suna, dove Gaara aveva istituito un nuovo governo ed era diventato Kazekage.
Hinata pensava spesso a lui. Erano rimasti in contatto, così come con tutti gli altri, ma per lei e Sasuke era speciale.

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Sette anni prima

La pioggia continuava a cadere imperterrita mentre il freddo pungente dell’inverno di faceva sentire.

Tre ragazzini stavano affrontando una prova di sopravvivenza, una delle tante a cui dovevano sottoporsi per diventare più forti ed essere utilizzati nella guerra. Si erano rifugiati sotto la sporgenza di una montagna, al riparo dall’acqua ma non dal freddo. Hinata si era raggomitolata su se stessa per sentirlo di meno. Sasuke alla sua destra si era stretto in un abbraccio e muoveva su e giù le mani sfregandole contro le braccia per scaldarsi. A sinistra Gaara batteva i denti e tremava rumorosamente, sembrava che stesse per piangere. Alla vista di quelli che erano i suoi compagni più forti, ridotti in quella maniera, Hinata non riuscì a trattenere le lacrime. Prese la mano di Gaara facendolo sobbalzare, poi prese anche quella di Sasuke e se le portò entrambe al cuore continuando a piangere. Non avevano mai avuto nessuno all’infuori di loro stessi.

Fu allora che accadde l’inaspettato, il cambiamento del bambino che diventa uomo, avviene dal momento in cui comincia a notare la donna. I due si strinsero ad Hinata in un abbraccio, proteggendola dal freddo e godendo a loro volta del suo calore. Quel giorno decisero che, guerra o no, si sarebbero protetti a vicenda.

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Sasuke si era svegliato presto quella mattina. Aveva un brutto presentimento, quindi decise di recarsi in fretta presso l’ufficio dell’Hokage.
-Come mai così presto?- la voce assonnata di Hinata lo raggiunse dall’uscio della loro stanza.
Il ragazzo le si avvicinò posandole frettolosamente un bacio sulle labbra.
-Ho del lavoro da fare- si limitò a dire uscendo di casa.






SSS
Salve ragazzi! Sono contenta che qualcuno sia arrivato a leggere fin qui *-* significa che infondo la mia non è proprio una storia terribile ^^'
Fatemi sapere che cosa ne pensata (perfavore *^*)
Un bacio SS
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3



Sasuke raggiunse Naruto, che si trovava nella terrazza dell’ufficio. Era intento ad osservare l’orizzonte. A pochi passi da lui c’erano dei fogli che erano finiti a terra.

L’Uchiha fece qualche passo in direzione dell’amico.

-È successo di nuovo?- chiese.

Naruto annuì.

Il moro raccolse le carte da terra. Era un rapporto arrivano dal Villaggio della Nuvola. In seguito ad un arresto cardiaco, l’ultima componente della squadra X, Yugito Nii, era deceduta.

-Non può essere una semplice coincidenza- commentò l’Hokage.

Sasuke sospirò. Obito era morto in seguito ad una malattia incurabile che lo aveva consumato, Neji era rimasto vittima di attentato durante una missione e adesso Yugito.

-Qualcuno ce l’aveva con la squadra X?- domandò il biondo.

-Non è possibile. Soltanto un demone avrebbe potuto odiare la squadra X, e i demoni sono tutti morti-

Non c’erano apparenti spiegazioni a quegli avvenimenti. Semplicemente, uno dopo l’altro erano tutti morti.

-Ho avvertito Itachi e Hanabi, è meglio essere preparati- fece l’Hokage.

Sasuke annuì senza aggiungere altro. Si voltò e fece per andarsene.

-Non dirai nulla ad Hinata?-

L’Uchiha si fermò per un istante. Poi disse: -Non serve- e si volatilizzò.

Naruto non riuscì a trattenere un sospiro. L’amico non aveva mai fatto affidamento sulla sua compagna, anzi, l’aveva sempre vista come una bambina di cui doveva occuparsi. Al contrario, Hinata riponeva una grande fiducia in lui.

Sakura fece irruzione nella stanza, avvicinandosi al giovane Hokage.

-Qualcosa non va? Sasuke era strano- disse.

Il ragazzo la mise al corrente di quanto accaduto. Lei lo strinse forte per rassicurarlo.

Nonostante tutto, Sasuke era strano davvero. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


 
Itachi era comodamente seduto sul divano. Hinata, da brava cognata, gli stava versando del tè.

-Sono felice di vederti, ultimamente Sasuke è sempre molto impegnato, quindi non ho potuto organizzare nessuna cena o qualche altra occasione per stare insieme- fece la mora porgendo la tazza al ragazzo.

Itachi e Sasuke erano fratelli, così come lei e Hanabi, creati dagli stessi geni umani, ma nonostante ciò, non si erano mai conosciuti realmente fino alla fine della guerra. Erano sempre stati divisi in squadre, ed ogni squadra viveva la propria vita fra allenamenti e prove di ogni tipo. Tuttavia, dopo aver ottenuto la loro libertà, tutti i guerrieri speciali si erano avvicinati e avevano avuto modo conoscersi, ritrovandosi ad essere una grande famiglia. La maggior parte di loro si era stanziata definitivamente a Konoha, mentre la squadra X si era stabilita alla Nuvola. Soltanto Gaara era partito per Suna.
Hinata sospirò a quel ricordo. Si era chiesta spesso il perché di quella decisione, e con il tempo era riuscita a darsi l’unica risposta plausibile: non poteva sopportare di vedere lei e Sasuke insieme.

Improvvisamente Itachi cominciò a tossire. In un primo momento la Hyuga non ci fece caso, poi, dato che la tosse non si arrestava cominciò a preoccuparsi.

-Itachi?- fece avvicinandosi.

Il ragazzo scostò leggermente la mano che si era portato davanti alla bocca e sgranò gli occhi davanti alla vista del sangue che era fuoriuscito dalla sua gola.

Hinata sobbalzò incredula. Non era normale che a causa di attacco di tosse perdesse sangue. Da quando avevano cominciato la loro nuova vita, aveva sempre avuto il timore di perdere le persone care che aveva appena trovato. Anche per questo motivo scoppiò in lacrime quando, all’ospedale, Sakura le spiegò che Itachi aveva contratto la stessa malattia incurabile che aveva colpito tempo prima Obito Uchiha.

Sasuke non disse una parola, mantenendo il suo inesauribile autocontrollo, che in molte situazioni lo aveva reso quasi disumano. La ragazza cercò rifugio fra quelle braccia, dove tutto sembrava essere distante.

Lui la strinse spostando lo sguardo verso Naruto, che non poté far altro che commentare: -Nessuna coincidenza-

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Poco tempo dopo la scoperta della malattia di Itachi, Hinata venne a sapere della morte dell’intera squadra X. Da quando erano partiti per il Villaggio della Nuvola non li aveva più visti, anche se non avevano mai perso i contatti con Konoha. La notizia la scosse parecchio, senza contare che provò un moto di tristezza ancora più grande nel sapere che Sasuke era a conoscenza del fatto.

Non le aveva detto niente. Lui non le diceva mai niente, non le raccontava i suoi problemi. Le sembrava di vederlo sempre così superiore rispetto a lei, non aveva bisogno del suo appoggio, o forse non aveva fiducia nelle sue capacità.

Nonostante amasse Sasuke, spesso si ritrovava a pensare a cosa sarebbe successo se Gaara fosse stato ancora li.

-Trovo molto strano che siano morti così. E adesso anche Itachi…- aveva provato a dire al suo compagno, sperando in un confronto con lui.

Il ragazzo l’aveva abbracciata, dicendole di non preoccuparsi. Più di così non si sarebbe sbilanciato.

Hinata voleva avere fiducia in lui, anche se da questo punto di vista non era ricambiata.

Decise di piangere silenziosamente per i compagni deceduti. Si occupò di Itachi più di quanto avrebbe fatto una sorella. Abbandonò ogni forma di sospetto o di dubbio sulla faccenda, appellandosi soltanto al fatto che Sasuke era vigile, e non avrebbe mai permesso a nessuno di farle del male.
A volte guardandosi allo specchio, si sentiva inutile, si schifava da sola, rendendosi conto di essere ridotta a poco più di una bambola, totalmente succube del suo amore. In un angolo del cuore avrebbe tanto voluto rivedere Gaara. Poi, la notte, Sasuke la stringeva, la spogliava, la faceva sentire importante, utile a qualcosa. E si abbandonava completamente a lui, lasciandosi avvolgere dallo spirito del ragazzo, che era decine di volte più forte del suo. Così poteva convincersi di essere al sicuro, di non aver bisogno d’altro. Poi…

Poi Itachi morì.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 

La vita di Itachi si spense lentamente, nel giro di pochi mesi.

Sakura aveva studiato giorno e notte la sua malattia per cercare di salvarlo, o di contenerne gli effetti. Anche la cartella clinica di Obito, che si era fatta spedire dalla Nuvola, non era servita a nulla.

Hinata pianse a lungo, sorretta soltanto dalla forza di Sasuke.

Dopo qualche giorno le giunse una lettera di condoglianze da parte del Kazekage che, formalmente, si rendeva partecipe del dolore dei compagni. Per ore cercò di scrivere la risposta a quella lettera, ma alla fine, stanca di pensare, si fece guidare dal cuore.

Vorrei che fossi qui.

Sasuke era stato convocato da Naruto.

Lo trovò nel suo ufficio, intento a stringere Sakura fra le braccia mormorando un: -Andrà tutto bene-

L’Uchiha si schiarì sonoramente la gola per farsi notare. A quel punto i due si separarono e l’Hokage prese la parola.

-Sakura ha scoperto una cosa-

La ragazza si fece avanti guardando fisso il moro.

-La malattia di Itachi non è stata contratta all’improvviso. Gli è stata iniettata-

Sasuke chiuse gli occhi per un attimo. Lo sospettava.

-Qualcuno ci vuole morti- disse.

La ragazza era preoccupata per la sorte del compagno, lei non era un membro delle ex squadre speciali, ma Naruto si. Il biondo cercava di tranquillizzarla come meglio poteva, ma Sakura era sempre stata ansiosa ed irrequieta.

Intanto Hinata era andata a casa di Hanabi. Non era riuscita ad avere delucidazioni da parte di Sasuke, ma forse avrebbe potuto ottenerle da lei.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6



Bussò una seconda volta alla porta. Non le giunse nessuna risposta. In un’altra circostanza se ne sarebbe andata, ma gli ultimi avvenimenti l’avevano messa in ansia. Decise di entrare.

La porta era aperta e la luce era accesa. L’appartamento di Hanabi non era molto spazioso, ma poteva vantare due piani: il piano terra era composto dalla cucina, un bagno ed un piccolo salotto; nel piano superiore invece c’era la camera da letto ed un altro bagno. Tutto sommato era accogliente ed arredato con gusto. Hinata raggiunse la cucina, che era perfettamente in ordine.

Si guardò intorno preoccupata. Di sua sorella sembrava non esserci traccia.

Ad un tratto però sentì una porta sbattere.

-Chi c’è?- la voce di Hanabi le arrivò alle orecchie provocandole una sensazione di sollievo.

-Sono io- rispose.

La più piccola fece la sua comparsa in accappatoio e sorrise alla nuova arrivata.

Così passarono insieme il pomeriggio. Anche Hanabi, come Hinata era rimasta sconvolta dalla morte di Itachi. Li avevano messi in squadra insieme quando lei aveva solo quattro anni, era stato davvero come un fratello maggiore.

-Credo che ci sia qualcosa dietro a tutta questa storia- commentò la più giovane.

-Si, è quello che penso anche io. Sasuke mi ha detto non immischiarmi, ma la cosa riguarda anche me. Sono preoccupata-

-Già, ma chi potrebbe avercela tanto con noi? Voglio dire, siamo degli eroi per il popolo-

Hinata si lasciò sfuggire un sospiro. Sua sorella sapeva quanto lei.

Giunta la sera decise di rincasare. Stava salutando Hanabi sull’uscio della porta, quando il rumore di un vetro rotto le fece sobbalzare. Proveniva dal piano superiore.

Le due ragazze, senza indugio, raggiunsero le scale, salendo silenziose come due gatte. La porta della camera era socchiusa. Dallo spiraglio si poteva vedere il vetro della finestra rotto. Le due si scambiarono uno sguardo allarmato.

-Vieni fuo…!- la voce autoritaria di Hanabi venne strozzata da un colpo d’arma da fuoco che le aveva trapassato il petto.

Hinata gridò, più per il rumore che per altro, infatti ci mise qualche secondo per realizzare che sua sorella era morta. Un altro colpo le sfiorò la guancia facendola sanguinare. A quel punto vide una figura alzarsi da sotto il letto e andarle incontro velocemente. Le armi da fuoco solitamente erano inutili contro coloro che disponevano di un potere demoniaco, eppure per quanto ci provasse, la ragazza non riusciva ad utilizzare il byakugan. Era come se fosse sparito, o come se non lo avesse mai avuto.

La figura che la stava attaccando era quella di un uomo alto, sulla trentina, capelli neri ed un’inquietante cicatrice sull’occhio. Non lo aveva mai visto.
Scappò giù per le scale gridando, mentre lui cercava di colpirla con altri colpi di pistola.

Hinata non riuscì a raggiungere la porta per uscire, quindi dovette nascondersi nel bagno, accasciandosi dietro un armadio con la schiena al muro. Aveva il cuore a mille e il respiro affannato, stava facendo troppo rumore. Cercò di portarsi una mano davanti alla bocca. I colpi che aveva sparato quel tipo erano in tutto sei, quindi la pistola era scarica, a meno che non avesse con sé altre munizioni.

-Vieni fuori!- fece con voce agghiacciante.

Era vicinissimo. Ci fu un attimo di silenzio. Poi improvvisamente le si parò davanti con un coltello.

-Trovata!- fece mentre caricava il colpo.

La ragazza lo colpì allo stinco con un piede, facendolo cadere, poi gli spruzzò in faccia una boccetta di profumo che aveva preso al volo e lo superò scappando di nuovo.

Stava per raggiungere finalmente l’uscita quando qualcosa le afferrò il piede facendole perdere l’equilibrio. Era lui che si era gettato a terra per riuscire ad afferrarla.

-Non mi scappi!- disse salendole addosso e puntandole di nuovo il coltello dritto al petto.

Hinata si portò le mani davanti al viso e gridò con quanto fiato aveva in gola.

Mentre il suo grido si esauriva, vide una mano trapassare il petto del suo assalitore, squarciandolo da parte a parte. Il sangue dell’uomo le era schizzato addosso macchiandole il volto contorto dal terrore. La ragazza riconobbe Sasuke, che con una freddezza disarmante, le stava scostando di dosso quel cadavere.

Il respiro era sempre più veloce, le girava la testa ed un senso di nausea l’aveva invasa. L’ultima cosa che vide fu la mano del suo compagno che si dirigeva velocemente verso di lei. Forse per accarezzarla, o forse per evitare che battesse la testa. Poi fu tutto buio.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


 
Naruto ticchettava nervosamente il dito indice contro la scrivania.

-E non sei riuscito a scoprire niente?- fece.

-È morto sul colpo. Non ci ho visto più.- si limitò a rispondere Sasuke. L’assassino di Hanabi era morto immediatamente. Il ragazzo, preoccupato per non aver trovato a casa Hinata, aveva deciso di andarla a cercare in quello che, secondo lui, poteva essere il posto più pericoloso: casa di sua sorella. 
Infatti non si era sbagliato. Nel vedere l’uomo che stava per accoltellare la sua compagna, aveva reagito d’istinto. Non era da lui commettere un tale errore, ma infondo anche Sasuke Uchiha era un essere umano.

-Sappiamo che vicino a loro le nostre arti oculari non funzionano. Non sono riuscito ad attivare lo sharingan, e neanche Hinata e Hanabi hanno usato il byakugan. Senza il loro potere sono delle semplici donne- spiegò l’Uchiha.

-Vicino a loro, dici? Loro chi?-

I due si guardarono fissi negli occhi per qualche secondo. Poi Sasuke prese la parola: -Non c’è nessun altro che possa annullare i nostri poteri-

A quel punto Naruto capì, anche se era difficile crederlo.

-Quindi tutto ciò che ha detto Obito era vero…- commentò l’Hokage.

-Adesso devo andare. Però ricordati, ora che Itachi e Hanabi sono morti, il prossimo obbiettivo sei tu-

-Lo terrò a mente- fece Naruto guardando il compagno fisso negli occhi.

A quel punto Sasuke uscì dall’ufficio per tornare a casa. Si era occupato personalmente di mandare qualcuno ad indagare sull’omicidio della Hyuga, e si era assicurato che Sakura visitasse Hinata direttamente a casa loro. Poi l’aveva lasciata addormentata in camera e si era recato da Naruto.

Ritrovò la ragazza nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata, solo che era sveglia, e che i suoi occhi erano inondati di lacrime. Sospirò andandosi a sdraiare vicino a lei stringendola a sé.

-Perché ci stanno facendo questo?- fece in lacrime.

Il ragazzo le baciò il collo più volte. Poi passò alla fronte, ed infine anche alle labbra.

Hinata non aveva voglia di fare l’amore, ma Sasuke ne aveva bisogno, perciò lo lasciò fare. Era sempre stato così fra loro, lui teneva le redini della situazione, e lei si lasciava trasportare. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 
-Naruto, dai andiamo a casa! È tardi ormai!- Sakura richiamò il ragazzo, che si era perso nei suoi pensieri non rendendosi conto dell’orario.

-Hai ragione! Comincia ad avviarti, io ti raggiungo!- fece lui raccogliendo alcuni fogli dalla scrivania.

La ragazza lasciò l’ufficio per raggiungere la strada. L’Hokage prese un bicchiere d’acqua, ancora mezzo pieno e si fermò un attimo a guardarlo. Poi chiuse gli occhi e lo vuotò d’un fiato. Immediatamente la gola cominciò a bruciargli, poi un’insopportabile fitta allo stomaco lo colpì facendolo accasciare al suolo. Vomitò il suo stesso sangue, ed esalò l’ultimo respiro.

Due giorni dopo, tutta la città era in lutto. I funerali si erano appena conclusi.

Sasuke ed Hinata rientrarono a casa. Dal momento in cui avevano ricevuto la notizia non si erano scambiati una sola parola.

La Hyuga decise che era arrivato il momento di fare qualcosa.

-Dobbiamo scoprire chi c’è dietro a questa storia-

Il moro la guardò, quasi con sufficienza.

-Non preoccuparti, risolverò questa faccenda-

-E come farai?- si alterò la ragazza.

-Fidati di me-

Lui era sempre riuscito a sbrigarsela così, lasciandola fuori dalla scena. Eppure stavolta Sasuke le stava nascondendo qualcosa. Non era possibile che fosse così calmo!

-Sei tu che dovresti fidarti di me! Non puoi fare tutto da solo!-

L’Uchiha le lanciò uno sguardo d’ammonimento che la fece zittire. Hinata si sentiva stupida e debole, era quella tutta la sua voce in capitolo?

Bussarono alla porta, e quel suono per lei fu quasi una salvezza. Ed effettivamente lo era, perché nell’aprire, si ritrovò davanti una persona del tutto inaspettata.

Gaara.

La mora resto rigida, incapace di proferire parola, con gli occhi fissi in quelli azzurro mare dell’ex compagno di squadra.

-Pensavo fossi più felice di vedermi- sorrise lui fingendosi offeso.

A quel punto, in lacrime, la ragazza si gettò al collo del nuovo arrivato, balbettando frasi come “sono felice che tu sia qui”.

Intanto gli sguardi di Gaara e Sasuke si erano incontrati.

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Tre anni prima.

I due ragazzi si scrutarono silenziosamente per qualche minuto mentre sorseggiavano l’ultimo bicchiere di vino che avrebbero bevuto insieme.

-Hai deciso di andartene soltanto per salvare Suna?- chiese Sasuke senza abbandonare neanche per un istante lo sguardo del rosso.

Gaara non rispose, si limitò a mandar giù l’ultimo sorso.

-È per Hinata?- chiese improvvisamente l’Uchiha, senza evitare giri di parole.

-Lei ha scelto te. Non c’è più niente che mi leghi a questo posto- fece una pausa per lanciare un’occhiata quasi minacciosa al ragazzo -però, se non sarai in grado di proteggerla, o di renderla felice, sappi che tornerò a prenderla-

Sasuke sorrise sprezzante. Decise di non controbattere.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
A soli tre giorni dal funerale di Naruto, le autorità di Konoha decisero di eleggere un nuovo Hokage.

Sasuke rifiutò la carica, sotto lo sguardo sbalordito di Hinata. Così il nuovo capo della città divenne Shikamaru Nara.

Ultimamente l’Uchiha era più distante del solito, soprattutto da quando era tornato Gaara. La Hyuga passava molto tempo in compagnia dell’ex compagno, avevano tanto di cui parlare, dopo tutti gli anni in cui erano stati separati.

Il Kazekage decise di restare Konoha, almeno fino a quando la faccenda delle morti misteriose non si fosse risolta. Non era così stupido da non capire che Sasuke stesse architettando qualcosa. Così, un pomeriggio, si recò da lui, invitandolo a parlare davanti ad una tazza di caffè, come ai vecchi tempi.

-Tu sai chi c’è dietro a tutto questo?- fece il rosso.

Sasuke sfoderò un sorriso quasi divertito.

-Chi pensi che sia?- chiese.

Gaara rimase in silenzio per qualche secondo, poi avanzò la sua ipotesi: -gli unici in grado di riuscire a sopprimere i nostri poteri. Non conosco nessun altro che possa fare qualcosa del genere. L’Organizzazione.-

L’Uchiha annuì soddisfatto.

-Quello che mi chiedo è perché adesso? Ci hanno lasciato liberi di agire a nostro piacimento, e sono scomparsi nel nulla. Ora improvvisamente ci uccidono, fingendo che si tratti di semplici incidenti. E sempre nello stesso ordine: sharingan, byakugan, bijuu.-

Ci fu un altro momento di silenzio.

-Sasuke, che cosa sai di questa storia?-

Il moro si alzò dal tavolino, lasciando i soldi che bastavano per pagare la sua parte e quella del compagno. Poi lo guardò negli occhi un’ultima volta.

-Me ne occupo io. Stanne fuori.- e detto questo fece per andarsene.

L’ultima cosa che udì fu un’intimazione di Gaara: -Non dimenticare cosa ti dissi prima di andarmene-

Quella stessa sera, Hinata, resa audace dalla presenza del compagno che aveva rivisto dopo anni, decise di affrontare Sasuke.

-Perché non hai accettato la carica di Hokage?-

-Perché ho altre cose per la testa-

-Quali cose?-

Nessuna risposta, solo un uomo che continuava a leggere il giornale indifferente.

-Ultimamente sei sempre così distante! Proprio in un momento del genere, in cui dovremmo essere uniti! Dobbiamo scoprire chi sta attentando alle nostre vite, dobb…-

-Lascia che ci pensi io, fidati di me- la interruppe con tono spento e secco.

La ragazza venne invasa da un moto di rabbia che neanche sapeva di poter provare.

-Fidarmi di te? Sono morti tutti, mentre io mi limitavo a fidarmi di te!-

A quel punto lui la fissò, quasi incredulo. Le lacrime cominciarono a fuoriuscire dagli occhi della giovane. Sasuke sbuffò, alzandosi dalla poltrona sulla quale era seduto, e si avvicinò alla compagna, mantenendosi a pochi passi da lei.

-Che c’è? Pensi che lui possa essere meglio di me?- dopo quella domanda la ragazza sgranò gli occhi. Lui continuò impietoso: -allora dillo che vuoi andare da lui! Non cercare inutili scuse!- Sasuke aveva alzato la voce, spaventandola e facendo sì che le sue lacrime aumentassero.

Così Hinata si era ritrovata a singhiozzare come una bambina davanti a lui, che negli occhi non aveva neanche un briciolo di pietà. Perché stava succedendo? Perché era diventato così?

-Lo devi dire! Finiscila di piangere e di che lo ami!-

La ragazza cercò di calmarsi, ma proprio non riusciva a tenere testa a quella discussione. Perché? Forse perché era vero? Ma lei aveva sempre amato Sasuke! Eppure adesso.

-Dillo cazzo!- un grido ancora più forte riecheggiò per tutta la casa.

-Cosa vuoi sentirti dire?- fece lei fra le lacrime -che rimpiango tutti i giorni di non aver seguito Gaara a Suna? Ebbene, Sasuke…- si guardarono per un attimo, dritti negli occhi -è così!-

Poi la giovane abbassò di nuovo lo sguardo continuando a piangere. Lui non disse nulla, semplicemente riprese il giornale e tornò a sedersi sulla poltrona.

Dopo cinque minuti di lacrime ininterrotte, durante le quali la ragazza lo aveva osservato di sottecchi, sperando che la raggiungesse, la stringesse, le dicesse che non era niente, alla fine decise di fare le valigie e di andarsene. Preparò tutto in pochi minuti, prese solo l’essenziale, poi uscì sbattendo la porta. Sasuke non la fermò. Si limitò soltanto a chiamare Gaara per avvertirlo che sarebbe andata da lui, e di assicurarsi che stesse bene.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Proprio come aveva previsto Sasuke, Hinata era andata da Gaara ed aveva pianto per ore fra le sue braccia. Era triste per quello che era successo, era triste per essere finita fra quelle braccia, e nonostante fosse parte del suo carattere sentirsi sempre in colpa, era amareggiata.

Il giorno dopo sembrava essersi calmata, ma il dolore per la discussione con Sasuke aveva lasciato spazio alla preoccupazione. Adesso lui era solo, e stando ai calcoli che avevano fatto, doveva essere la prossima vittima.

-Ho paura per Sasuke-

Gaara mandò giù l’ultimo sorso di caffè e disse: -Credo che lui sappia molto più di quanto non dica. L’altro giorno mi ha rivelato che dietro questa storia c’è l’Organizzazione.-

La mora sobbalzò.

-Perché mai l’Organizzazione dovrebbe fare una cosa del genere?-

Il ragazzo fece spallucce: -Non ne sono sicuro. Lui mi ha detto di lasciarlo fare-

La ragazza abbassò lo sguardo. Lo aveva detto anche a lei.

-Ascolta, Hinata, so che non è un buon momento per te, ma non è il caso di stare separati. Noi tre siamo nel mirino dell’Organizzazione, e se continueranno a seguire l’ordine “sharingan, byakugan, bijuu”, il prossimo è proprio Sasuke. Prenditi un po’ di tempo per chiarirti le idee, poi andremo insieme da lui-

Gaara aveva ragione, non potevano perdersi di vista. Sasuke era forte, ma del resto anche Naruto lo era, e ciò non gli aveva impedito di essere ucciso.
Così passarono tre giorni.

La Hyuga non aveva avuto notizie del suo ragazzo o ex, ma sapeva che Gaara, bazzicando il palazzo dell’Hokage, lo stava tenendo d’occhio. Quel pomeriggio però, il ragazzo tornò a casa preoccupato.

-Oggi Sasuke non si è presentato a lavoro-

Hinata venne invasa da un moto d’ansia. Che fosse successo qualcosa?

-Andiamo a vedere se è casa- concluse Gaara.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 

Hinata e Gaara ispezionarono tutta la casa, ma di Sasuke non c’era traccia. La ragazza era disperata, temeva seriamente che gli fosse successo qualcosa e non riusciva a non dare la colpa a se stessa. Il ragazzo continuava a ripeterle che non c’erano segni di lotta o qualcosa che poteva farli pensare ad un rapimento, e poi Sasuke non era uno sprovveduto.

Uscirono da quella casa per andare a cercarlo in città. Si recarono in tutti posti frequentati dall’Uchiha, ma niente. Nessuno lo aveva visto.

Alla fine giunsero alle porte della città, dove gli uomini di guardia comunicarono loro che era uscito fuori pochi minuti prima.

I due ex componenti della squadra Z si lanciarono uno sguardo di intesa ed uscirono alla ricerca del ragazzo.

Seguire le tracce non fu affatto facile. Corsero per almeno un’ora, senza trovare Sasuke.

-Ma perché ha lasciato Konoha?- chiese d’un tratto Hinata senza riuscire a placare il fiatone.

-Credo che abbia a che fare con l’Organizzazione- comunicò Gaara.

Lei si fermò un attimo, lasciando che le lacrime le scendessero libere lungo le gote.

-Non riesco a capire. Perché lo sta facendo da solo?-

Il rosso le si avvicinò e la strinse fra le braccia. Lei, a quel contatto, si lasciò andare definitivamente, cominciando a singhiozzare.

-Mi ha detto di fidarmi di lui…ma è lui che non ha fiducia in me- fece una pausa per riprendere fiato -perché non lascia che io lo aiuti?-

-Hinata- fece Gaara -ti ho sempre desiderata ed amata con tutto me stesso. Anche quando hai scelto di amare Sasuke, anche quando eri lontana, anche adesso che piangi per lui fra le mie braccia-

Le lacrime della ragazza continuavano a scendere imperterrite, anche se dopo quelle parole, smise di singhiozzare.

-Lui ti ama quanto me. Per questo, Hinata, vuole che tu ne stia fuori-

-Gaara. Io…- un flebile rumore di passi interruppe la Hyuga.

In lontananza scorsero la figura di Sasuke, che si dirigeva verso la montagna.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 
Così i due ragazzi avevano raggiunto il compagno.

A nulla erano valse le mille domande di Hinata. Sasuke continuava ad avanzare, senza proferire parola, e loro non potevano far altro che seguirlo.
Finalmente giunsero ai piedi della montagna, dove trovarono l’inaspettato: un grande edificio bianco dalla forma sferica. Doveva essere la base dell’Organizzazione.

La Hyuga era senza parole.

-Come sapevi che era qui?- chiese Gaara.

L’Uchiha, che guardava fisso l’edificio, si voltò verso i compagni, ma prima di riuscire a proferire parola, si accasciò a terra, scosso da spasmi.
Gli altri due, preoccupati, gli furono addosso in un attimo. Hinata sgranò gli occhi alla vista di un rivolo di sangue che fuoriusciva dalla bocca del ragazzo. Pensò immediatamente alla malattia di Itachi.

Sasuke sembrò riprendersi per un attimo. Quindi prese la mano della Hyuga.

-Un anno fa ho ricevuto un messaggio da Obito- cominciò a dire il ragazzo. Finalmente sembrava avere tutte le intenzioni di parlare -era rimasto in contatto con una scienziata dell’Organizzazione, stavano insieme, lei si chiamava Noara Rin. Quella donna gli rivelò tutta la verità: i demoni contro i quali abbiamo combattuto, non erano un’altra razza, non erano apparsi dal nulla, erano esseri umani contagiati da un virus creato dall’Organizzazione stessa.- Sasuke fece una pausa per permettere agli altri due di assimilare le informazioni.

I loro volti erano sconvolti dallo stupore.

-E perché hanno fatto una cosa del genere?- chiese Hinata.

-Per soldi- rispose Gaara prima ancora che Sasuke potesse parlare.

-Esatto. Per combattere quei mostri hanno creato noi, e la nostra vittoria su di loro, gli ha fatto incassare tanto denaro. Non volevano prenderlo con la forza, volevano ottenerlo in maniera ‘pulita’, così nessuno avrebbe sospettato di loro. Una volta vinta la guerra, speravano che i nuovi nemici diventassimo noi, che la gente ci temesse, così avrebbero guadagnato altro denaro per eliminarci. Tuttavia, le persone hanno cominciato ad amarci e a considerarci degli eroi, per questo abbiamo assunto una posizione di comando, e a loro non è andato giù. Ora vogliono eliminarci tutti e dare il via ad una nuova guerra, per poi ricominciare da capo ed assumere il potere.-

I ragazzi erano esterrefatti. Hinata non riusciva a crederci, mentre per Gaara pian piano tutti i nodi tornavano al pettine.

-Noi siamo per metà esseri umani e per metà demoni geneticamente modificati. Quando moriamo la nostra parte umana muore con noi, mentre il nostro spirito demoniaco rinasce all’interno di ciò che gli ha dato vita: il demone madre originale, ovvero l’unico vero spirito demoniaco che sia mai esistito, Kaguya. È scomponendo lei che hanno creato le ultime tre squadre speciali. Per poterla eliminare definitivamente, almeno un componente di ogni squadra doveva avvelenare la sua aura demoniaca e tornare alla madre in attesa degli altri componenti. Una volta giunti tre elementi avvelenati per squadra, all’interno della madre sarebbe avvenuta una reazione chimica, che avrebbe causato la sua morte.-

-S…se quello che dici è vero…- provò ad esordire la Hyuga.

-Obito aveva avvelenato la sua aura prima di morire. Io ero l’unico al corrente di questa storia, ma non ci ho creduto fino in fondo. Poi anche la squadra Y ha iniziato a morire, per questo ho parlato con Naruto, che ha seguito l’esempio di Obito, avvelenando la sua parte demoniaca, ed aspettando che arrivasse anche il suo momento. Ora…-

-Ora tocca ad uno di noi- concluse Gaara.

Hinata prese anche la mano del ragazzo dai capelli rossi, stringendole entrambe.










SSS
Chiedo umilmente perdono per il ritardo T^T ho avuto un sacco di cose da fare! Scusatemi ^^'
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
 

-Ho cercato il luogo in cui si nascondevano da quando ho capito che le parole di Obito erano vere. Naruto era a conoscenza di questa storia, anche lui ha partecipato alle ricerche, ma poi Hanabi è morta, ed il tempo stringeva. Morto lui, ho continuato a cercarli da solo, finché un giorno uno dei corvi che avevo evocato con lo sharingan, tornò da me, con la posizione esatta in cui si trovava questo luogo. Tuttavia, una volta che le mie mani arrivarono a sfiorare le piume del corvo, esso si dissolse in una nube tossica, trasmettendomi la stessa malattia di Obito e Itachi. Per questo ho deciso di avvelenare la mia aura demoniaca. Quella sera stessa, tu te ne sei andata-

Un colpo al cuore raggiunse la ragazza. Per quel motivo era stato così freddo. Sperava che lei se ne andasse perché era malato. Lasciò la mano di Gaara e si strinse al petto di Sasuke.

-Mi avevi chiesto di fidarmi di te- disse in lacrime.

Lui le poggio una mano sulla testa, accarezzandola.

-Già- fece accennando un sorriso. Poi estrasse un telecomando dalla tasca e premette un bottone.

Un’esplosione enorme distrusse completamente l’edificio davanti ai loro occhi. Hinata e Gaara sobbalzarono per la sorpresa. Era crollato tutto, non era rimasto nulla.

-E con questo ci siamo liberati di loro- fece l’Uchiha.

Dalle macerie però, uscì un uomo, che si teneva un braccio ferito e aveva una pistola fra le mano, probabilmente l’unico sopravvissuto.

Puntò l’arma verso i ragazzi dicendo: -maledetti demoni! Ma almeno vi porterò all’altro mondo con me!-

Sparò un colpo indirizzato alla ragazza. Poi fu tutto molto veloce: Gaara la prese cercando di farle scudo, mentre Sasuke si alzò in piedi, frapponendosi fra lei e il colpo, incassandolo in pieno petto.

La Hyuga lanciò un grido, vedendo il compagno cadere a terra. Gaara estrasse un kunai dalla tasca e lo lanciò dritto alla testa di quel maledetto, che non ebbe neanche il tempo di rendersi conto di essere morto.

-Sasuke!- le grida disperate di Hinata riecheggiarono per tutta la montagna. -perché?-

Lui, con le ultime forze che gli erano rimaste, portò una mano sulla guancia di lei, e con voce soffocata disse: -perché ti amo-

Poi spirò.

Non era rimasto più nulla. Non c’era più l’Organizzazione, non c’erano più le squadre speciali, non c’era più Sasuke, non c’era più il loro amore. Tutto quello che era stato, lasciò il posto ad un enorme rimpianto: per averlo lasciato, per averlo ferito, per non averlo protetto ed anche per aver amato Gaara.

Aveva passato l’intera vita fra sabbia e fuoco. Era possibile amare due persone contemporaneamente? All’inizio si sentiva un mostro, ce l’aveva con se stessa. Poi aveva realizzato che avrebbe amato per sempre Sasuke, pur continuando ad amare Gaara.
 

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