† Gwen life of Hell †

di sunburst
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** wow! questo sì che è un fico ***
Capitolo 2: *** L'invito ***
Capitolo 3: *** colpita in pieno dalla passione ***
Capitolo 4: *** ritratto di un volto perduto ***
Capitolo 5: *** La vera storia comincia! ***



Capitolo 1
*** wow! questo sì che è un fico ***


                                     
 ops! scusate l'ho risistemato ^^' i'm sorry
 
 
 

                                                         Prima parte –stagione uno –
                                                           { l’entrata per l’inferno }

 
 
                                                       
 
 
 
“la verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta”
                                                                          
                                                                                                              Anna frank
 
 
“l’intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza dell’ uomo”
 
                                                                                                                  Rudyard kliping
 
“quello che lei chiama inferno, lui lo chiama casa”
                                                              
                                                                                 Rambo II
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
 
La primavera stava per finire presto quell’anno e il caldo avrebbe presto preso il posto della dolce brezza primaverile.
Non era anormale la cosa, ormai la gente lo sapeva che non esistevano più le mezze stagioni, eppure non ci si abituava mai ai cambiamenti.
E quel giorno non era da meno.
C’era tanto vento quel giorno, e anche tanto chiasso. I cambi di stagione sono famosi per il loro chiasso.
Per la precisione in una città popolosa del Canada c’è ne era molto.
Le macchine e gli scooter in centro formavano un concerto di suoni che chiunque avrebbe preferito astenersi ma che non era possibile.
Questo però non valeva in un punto della città più vicino alla periferia, in cui di solito le macchine passavano di rado.
Di solito quella zona era tranquilla.
Ma non quel giorno.
- forse non ci siamo capiti! vi rinnovo il contratto solo se mi date l’aumento!-
Ecco appunto.
Le liti sugli appartamenti in affitto sono sempre le peggiori.
Al centro della discussione c’erano tre persone, il proprietario della casa (*di cui nel video vedrete chi è ;) ) e due ragazze, le inquiline della casa.
Le ragazze era infuriate e cercavano di difendersi.
-non è possibile! non è nemmeno legale!-
 
- se non vi sta bene ve ne andate, anche perché la notte fate un gran baccano!-
 
- noi non facciamo alcun casino!-
 
- e poi non ho nessuna voglia di fare beneficenza.-
 
- COSA!? Beneficenza? Noi la paghiamo più della media!-
 
- sciocchezze!! o mi date 500 $ in più o fate le valigie!-
 
- NO! Le valigie le fa lei perché ci siamo rotte delle sue minacce!! Adesso si va alla polizia!-
 
Come si poteva intuire, la lite stava per degenerare; col passare dei minuti il volume delle loro voci aumentava e la gente si stava allontanando da lì, stufi dei continui litigi di quelle persone.
Nel palazzo di fronte ai litiganti, c’era la portinaia che puliva le scale ma era evidente che nemmeno lei sopportava quel fracasso.
Nel secondo piano del palazzo di fronte una finestra si aprì di botto, rivelando un ragazzo punk dal ciglio arrabbiato. Portava una maglia nera con un teschio sopra e aveva gli occhi blu, ma soprattutto…la classica cresta da punk, però di color argento.
Teneva le mani sulle orecchie perché era stanco dei continui litigi dei vicini, non riusciva nemmeno a concentrarsi per lo studio.
Era pronto a urlare a quegli scocciatori di finirla, stava per protestare urlando quando qualcosa lo bloccò.
Una vecchia sensazione.
Una cosa che non provava da tempo.
Rimase fermo ipnotizzato facendo da spettatore a quello spettacolo irritante.
 
-oh quali minacce, signorine? Stiamo scherzando!? d’altronde il contratto è scaduto da sei mesi!
- ma quale contratto se siamo qui in nero!- a rispondere fu la ragazza vestita  alla moda gotica: aveva la pelle pallida e i capelli corti neri con le meches blu, ed era molto arrabbiata.
Lo stesso valeva per la ragazza accanto a lei, la sua coinquilina, che rispetto all’ altra era vestita in modo più semplice e aveva i capelli rossi legati in due codini, il tocco finale era un grosso fiore in testa.
Decisamente due ragazze diverse ma che le accomunava lo stesso appartamento in affitto, e un odio nei confronti di quello strozzino del loro proprietario.
- signorine non ci sono storie! Se volete rimanere.. dovete darmi 1000$ -
Ma le ragazze non si smossero, ben decise ad avere l’ultima parola.
- ma sono aumentate le spese condominiali!-
- Non c’è la facciamo!-
- non è colpa mia se hanno aumentato il prezzo- rispose allora il proprietario.
La ragazza vestita in modo gotico non voleva demordere
- noi da qui non ci muoviamo!-
Il volto del proprietario si fece più serio
- avete una settimana di tempo per pensarci. Poi lo sfratto.-
- ma quale sfratto?- anche la rossa insieme alla gotica non mollava la presa e insieme rincararono la dose. – caso mai siamo noi che la denunciamo! Per l’affitto in nero!-
 
Il ragazzo con la cresta d’argento era ancora alla finestra a guardare, non capendo da dove o per meglio dire chi gli dava quella sensazione che aveva perduto tempo fa.
Strinse gli occhi e poi capì.
La ragazza gotica, quei vestiti scuri, il seno, quel volto dal quale traspariva una grande forza unita a una forte sensibilità… lei.
Sorrise e continuò a guardare, questa volta allietato, la scena.
Nessuno si accorse che c’era uno spettatore felice nel vedere quello spettacolo.
 
- oh ma che brave! Così andate in un appartamento da 1000$! Andate andate!-
Per quella volta il proprietario perdeva l’incontro, se ci fosse stato un arbitro avrebbe detto così.
- fatti nostri!-
La gotica con uno sbuffo contrariato disse – adesso per favore, noi dobbiamo uscire. Quindi se ne vada. Anche perché noi non la pagheremo.-
 
il punk sulla finestra assunse un espressione da “ ma come? Hanno già finito?”.
 
- e lei non può farci niente!-
La battuta della rossa sarebbe stata quella che avrebbe dovuto terminare l’incontro? sbagliato.
Il proprietario si voltò, scuro in volto nella loro direzione, quasi spaventandole addirittura.
- avete una settimana di tempo. Arrivederci-  
Come non detto, quella frase  lasciava presagire molte cose, ma non dovevano mollare, non sarebbe stato giusto, un'altra cosa che avevano in comune quelle due ragazze? Un enorme testardaggine.
 
Il proprietario alla fine se ne va, lasciando sole le due ragazze, ancora molto arrabbiate.
Non se ne erano accorte che c’era un tizio punkettaro che le osservava dall’ alto della sua finestra, ora però c’era qualcosa di diverso in lui, osservava le ragazze con un binocolo.
 
-ma tu guarda questo!-
- ma tu guarda che stronzo!!- la gotica era veramente fumante di rabbia.
La rossa strinse le proprie mani a pugno, decisa a non farla passare liscia a quel ladro del proprietario.
-io lo denuncio al sindacato inquilini!-
La ragazza gotica alzò un ciglio – ma perché? esiste?-
- certo che esiste!-
- e che aspettiamo allora Zoey? Non si può! ogni giorno è la stessa storia! io lo denuncio!-
E detto questo, entrambe le ragazze si appoggiarono al muro, gli sfoghi stancano ragazzi miei.
Eppure c’è una persona che non è stanca, è il ragazzo punk con la cresta d’argento che le osserva con il binocolo, sembrava divertirsi a guardare quello spettacolo.
 
 
La rossa, il cui nome è Zoey, si stiracchiò le braccia e posò la sua mano sulla spalla dell’ amica gotica; sembrava essersi  calmata.
-…beh Gwen, ora non pensiamo a queste cose e a quell’ idiota, facciamoci una passeggiata al parco qui vicino, ti và?- la ragazza gotica, o per meglio dire Gwen, le sorrise.
- che domande? Molto volentieri, mi ci vuole proprio un po’ d’aria. vado a prendere il mio block notes – e Zoey felice disse – e io la mia borsa!-
 
Il ragazzo punk le osservava con più attenzione, anzi osservava lei, Gwen.
Quando però vide le ragazze rientrare nel loro appartamento e a uscire pronte ad andare al parco,  prese le chiavi di casa e velocissimo, chiuse la porta e percorse di corsa le scale.
Erano andate lontane ma non abbastanza da perderle di vista. E poi le inseguì con calma - una cosa c’era da dire però - si stava proprio divertendo.
 
In cinque minuti le ragazze raggiunsero il parco, era un luogo molto delizioso. Ora che la primavera arrivava al termine c’era un universo di odori pungenti provenienti dai fiori, margherite per la precisione.
C’era persino un laghetto con le papere compresi gli anatroccoli, i loro “qua-qua” rendeva l’atmosfera molto allegra.
Le altre persone che passeggiavano nel parco erano mamme con i loro bambini.
Gwen e Zoey si sedettero su una panchina, rilassate; quel posto era l’ambiente ideale per scacciare le frustrazioni quotidiane.
 Un'altra cosa che avevano in comune? L’amore per la natura; se fosse stato per loro, ci starebbero sempre state in quel parco, non era la stessa cosa che pensavano gli antichi greci riguardo l’arcadia?
Gwen preparò il suo blocco di fogli e riferendosi a Zoey disse;
- senti Zoey, ti posso fare un ritratto?-
Zoey arrossì, era una ragazza che si emozionava facilmente.
-ma dai! mi vergogno!-
- dai ti prego...- fece Gwen con un tono un pochino supplichevole.
- e va bene! Perché sono curiosa di vedere- Zoey osservò con molto interesse il blocco di disegni.
-come uscirà- allora Gwen, si preparò a cominciare il ritratto
- ti avviso che stai parlando con una grande artista!-  disse Gwen ridendo
La sua risata contagiò Zoey che, di rimando le sorrise.
- d’accordo, fammi questo ritratto Gwen-
 
Era vicino a loro, una ventina di metri più o meno, il suo sguardo strafottente non mollava neanche per un secondo le mosse delle ragazze, di una in particolare però.
Il punk con la cresta d’argento era nascosto dietro a un albero ed era come..dire..interessato?
Accidenti se lo era, moltissimo.
Seguire con lo sguardo i movimenti della ragazza gotica, anzi di Gwen, era diventato per lui una toccasana.
Il punk possedeva un udito molto fine.
Anche il nome di lei lo faceva impazzire.
Sì, perfetta.
Perfetti i suoi movimenti delle sue mani che stavano creando un piccolo capolavoro, perfetti i suoi occhi, perfetto il suo corpo fine e flessuoso, perfette le sue labbra, perfette quelle emozioni sul suo volto… sì, era decisamente cotto e stracotto di lei!
- è la cosa più bella che abbia mai visto..-
Nella durata di tempo in cui Gwen fece il ritratto a Zoey, il punk misterioso non mollò lo sguardo e lentamente cercò di mimetizzarsi il più possibile nell’ombra dell’albero, per non farsi scoprire dalle suddette osservate…
 
Ecco fatto, il ritratto era finito! Gwen era orgogliosa del suo lavoro
- Et voilà! Ho finito!-
-fammi vedere! Fammi vedere!- squittì Zoey, desiderosa di vedere il ritratto.
E fù accontentata.
- eccolo qui-
Era bellissimo, era perfettamente uguale.
Il disegno ritraeva una Zoey che sorrideva imbarazzata ma molto adorabile.
Gli occhi di Zoey, nel vedere quel ritratto brillarono.
- wow!! Sei proprio brava, mai fai un invidia…-
- posso farti qualche lezione un giorno, se vuoi.-
ma grazie!-
Detto questo, Gwen le porse il ritratto e Zoey le diede un abbraccio molto caloroso.
Zoey a differenza di Gwen dimostrava il suo affetto tramite gli abbracci.
Gwen a differenza di Zoey dimostrava il suo affetto tramite parole sincere.
Anche se si conoscevano da meno di un anno avevano capito che avevano molte cose in comune. una tra queste era un sincero rispetto reciproco.
Di solito tra inquilini non c’era molto rispetto ma loro erano un eccezione.
 
L’ora del tramonto si avvicinava e l’aria cominciava a farsi più fresca, era il momento di tornare a casa.
Le due ragazze, a braccetto raggiunsero il loro appartamento in affitto.
Appena arrivata, Gwen andò in camera sua a cambiarsi, la piccola luce del lampadario provocava una tenue luce soffusa.
Le finestre erano spalancate ma Gwen era sicura che al palazzo di fronte nessuno la guardava, visto che non c’era luce attraverso le finestre di quel palazzo.
Non era così.
Anche al buio si poteva vederla, e uno spettatore nascosto la stava osservando.
Anche se era lontano lui poteva vedere la schiena nuda di lei.
Il punk, nascosto nel buio del suo studio aveva preso la macchina fotografica, opportunamente aveva tolto il flash e cominciò a fotografarla, era molto eccitato.
- oh miseria..-  
Sì.
Si sarebbe divertito da matti.
 
 
 
 
 
                                                                        **********************************************************
 
 
 
 
 
Quella giornata non sarebbe stata un granchè, se lo sentiva.
Era passato qualche giorno, da quando c’è stata la sfuriata col il proprietario del loro appartamento e da allora non si era più visto, o almeno Gwen non lo vedeva da un po’.
Visto che era impegnata sia con l’università (facoltà di storia dell’ arte) e con il suo detestabile lavoro part-time.
Purtroppo doveva ammetterlo, aveva bisogno di soldi, sia per sé che per l’affitto spropositato. per il suo sogno.
 Per iventare una pittrice di grande fama avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche, ma non si sarebbe mai arresa.
L’unico lavoro che poteva permettersi al momento era quello di lavorare in un negozio di elettrodomestici nel centro città, vendeva oggetti della cucina, lavandini, gas ecc… ma di una cosa ne era sicura, non era molto brava nel lavoro assegnatole - anche se hai un bel visino questo non significa la certezza di contanti fruscianti in arrivo - dopotutto era solo un lavoro part-time… già solo questo.
Senza contare che i clienti erano incontentabili.
In quel momento Gwen cercava di vendere a un cliente, per niente convinto, un depuratore.
-ecco qua. guardi, i nostri filtri eliminano tutte le impurità. Trattengono tutte le microparticelle in sospensione. Cloro, calcare.. e quindi il risultato è che lei avrà sempre acqua purissima come quella della sorgente…-
“Che sia la volta buona?” questo pensiero martellava nella testa Gwen , eppure era certa che anche quel cliente avrebbe fatto la solita domanda.
 
- si, va bene. Ma quanto costa?-
Certezza avverata.
Odiava quei momenti imbarazzanti.
- behqui ci vorrà un impiantino un po’grandicelloquindi passiamo a…”
Ora lo avrebbe detto e il cliente si sarebbe sdegnato. mica decideva lei i prezzi.
-…2000$ -
Predizione avverata, la faccia del cliente si era contrita di fastidio.
- no lasci stare.-
- si, si però.. ehmn però.. calcoli.. quanto risparmierà in acqua minerale..-
Lo sapeva, stava facendo una pessima figura, come al solito.
-sì, ma lei signorina ha visto quel programma in televisione? Spiegava che i depuratori sono assolutamente inutili, cioè l’acqua del rubinetto è buonissima-
Sarà stata pulita ma buonissima non è un po’ eccessivo?
- però..-
- arrivederci-
E così il NON cliente se va a passi spediti verso l’uscita, lasciando Gwen con le pive nel sacco.
- no no no aspetti! Guardi che i nostri depuratori d’acqua fanno..-
Niente da fare, ormai se ne era andato.
Gwen poteva capire che il costo era un po’ eccessivo, ok,  molto eccessivo. Ma un po’di pietà per lei no? Aveva bisogno di soldi!  Se quello aveva visto quello stupido programma in Tv allora perché era venuto in negozio a chiedere dei depuratori? È illogico.
- fanculo.- disse Gwen a bassa voce, era molto incavolata, lo sapeva che andava a finire così.
Ormai ci aveva fatto il callo eppure era lo stesso una grande rottura di scatole.
 
 
Il giorno dopo Gwen era da sola in casa a fare colazione, stava mangiando dei biscotti “gocciole” in cucina, c’era anche uno specchietto in cucina e vi si specchiò assonnata, i suoi capelli con le meches blu erano un disastro, sembrava un porcospino.
Di risposta al riflesso, Gwen lanciò una linguaccia.
Lo sapeva, anche quella giornata non sarebbe stata un granchè.
 Ma perché non aveva uno studio professionale dove poteva creare i suoi lavori? Forse il destino giocava con lei.
Tutti questi pensieri erano dentro alla sua testa, molto rumorosi.
Sentì il campanello suonare e allora, con il suo pigiama che consisteva in una maglietta e dei pantaloni completamente neri, andò ad aprire e appurò che quella giornata sarebbe stata una schifezza.
Il proprietario della casa era davanti a lei, però aveva l’aria strana…
Al solo vederlo, i nervi “stufi” di Gwen si alzarono ma restò calma.
Il proprietario si guardò intorno, sia il soggiorno che i mobili erano bianchi, immacolati, a parte qualche foglio per terra raffiguranti degli schizzi fatti da Gwen.
Già proprio lei.
L’unica cosa nera nella stanza era proprio lei
Lei così pallida nel suo pigiama nero.
I suoi vestiti.
E anche parecchio irritata.
-mi spiace di essere passato così senza preavviso. Stavo da un altro inquilino, la disturbo?-
Altrochè se si sentiva disturbata, se avesse saputo che era il proprietario non gli avrebbe neanche aperto la porta.
-…no
- e la sua amica?-
Zoey?
- non c’è-
Che voleva? …forse il proprietario in quei giorni aveva incontrato Zoey e lei gli aveva fatto di nuovo presente che se lui non avesse abbassato il prezzo allora noi l’avremmo denunciato, mossa astuta mia cara coinquilina.
- senta, stavo pensando che magari forseriusciamo a trovare una soluzione, un compromesso che vada bene sia per voi che per me.-
Sì,  è stata una mossa astuta Zoey, adesso al proprietario stronzo gli si era abbassata la cresta, era un ottima occasione per sistemare i problemi economici dell’ affitto.
-possiamo parlarne un attimo?-
Adesso? Forse è meglio così… anche se avrebbe preferito se accanto a lei ci fosse la sua amica.
Non gli piace che degli estranei entrassero in casa sua, e Gwen considerava il loro proprietario alla stregua di un estraneo.
- sì. mi aspetti qui, torno subito-
- prego, vada pure.-
Gwen andò in camera sua a mettersi i suoi soliti vestiti, non sapendo però che il proprietario aveva avanzato alcuni passi all’ interno della casa.
 
 
Nel palazzo di fronte, precisamente nel secondo piano, il ragazzo punk con la cresta d’argento stava ripassando una materia prima di andare all’ università, annoiato leggeva ad alta voce:
-poiché è facile vedere mercurio nella figura coi caratteristiciecc.. uff..accidenti è troppo complicato.-
Fosse per lui avrebbe buttato il suo libro fuori dalla finestra, a proposito di finestra…
La finestra di Gwen era aperta e lei si stava di nuovo cambiando.
Il punk lascio perdere il libro e prese il binocolo.
Non doveva perdere lo spettacolo per nulla al mondo.
Con il binocolo vide Gwen con la gonna corta, nera, i seni erano coperti da un reggiseno anche quello nero.
Però noto qualcosa di diverso nello sguardo di lei, era evidentemente irritata e mentre si stava per mettersi la canottiera all’ improvviso cambio, divenne imbarazzata e sorpresa.
Cos’era successo?
Sposto di poco il binocolo e capì.
Un uomo era entrato in camera di Gwen.
 
 
Dapprima Gwen era sorpresa, poi divenne molto arrabbiata.
Che cavolo ci faceva il proprietario in camera sua? Con quel sorriso beota poi?
La camera di Gwen era già piccola per una persona figuriamoci per due, e poi non si era ancora coperta il reggiseno, era una situazione imbarazzante.
- Le ho detto di aspettare fuori!-
Era tentata di lanciargli tutte le matite, tutti i compassi che aveva in camera, qualunque cosa appuntita per  mandare via quell’ imbecille.
Gwen aveva preso un libro e stava per lanciarglielo contro quando interruppe il suo movimento sentendo la risposta del proprietario.
-behmi piacerebbe conoscerla anche un po’più…a fondo-
 
Il ragazzo punk osservava la scena con interesse e con una buona dose di preoccupazione, vedeva che quell’ uomo si stava avvicinando a lei.
-“ ma che fa quell’ idiota?!”-
 
 
-vada fuori!- Gwen era nauseata, aveva capito cosa voleva il proprietario e una forte rabbia sì insinuò in lei, ricevere molestie da un vecchio, proprio una giornata di merda era questa. 
- sono dispiaciuto per l’altro giorno-
Allungò le mani verso di lei, stava per accarezzarle le spalle quando Gwen gli schiaffeggiò le mani.
-non mi toccare!-
Cercò di assumere la faccia più arrabbiata possibile ma il proprietario, con la sua ghigna non smetteva  di ridere eccitato e continuava ad avanzare.
-ti ho detto di non toccarmi!-
-ma dai, io non stò facendo niente…-
- ho detto, fuori!!-
Gwen alzò la voce quasi urlando quando lui aveva cominciato ad accarezzargli i capelli..
- LE HO DETTO DI NON TOCCARMI!-
 
 
 
                                                               -“oh santo cielo”-
 
 
 
Nel palazzo di fronte, una porta veniva sbattuta fortemente, provocando un po’ di vento.
Il destino stava giocando.
Eccolo è quello.
Il momento che stava per cambiare molte vite.
Sia quelli dei viventi e dei non viventi.
E niente sarebbe stato più lo stesso.
 
 
- andiamo, le ragazze della tua età non si fanno coccolare così-
- mi fai schifo!!- Gwen era contromuro e il maniaco continuava ad avanzare, intrappolandola.
Il cuore di Gwen batteva forte e un senso di nausea l’ha attanagliava, ma la sua rabbia era più forte e non voleva dimostrarsi debole di fronte all’uomo che gli si parava davanti. 
- eeeh che paroloni…-
Alla fine andò in fondo, cercò di trattenerla bloccandogli le braccia anche se malamente.
È la fine, i nervi di Gwen impazzirono, e diedero sfogo.
La paura l’ha investì in pieno.
Al maniaco gli si erano scompigliati i capelli e cercava di abbassare una spallina del reggiseno di Gwen.
Come risposta lei urlò con tutto il fiato nei polmoni.
- NON MI TOCCARE! AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI!!-
 
 
                                
                                                           Ding dong!...
 
 
 
Qualcuno aveva suonato il campanello, la speranza bussò nel suo cuore.
Un miracolo. Era accaduto un miracolo. Forse una qualche congiunzione astrale le ha donato un miracolo.
Il proprietario sentendo il suono del campanello si distrasse e mollò la presa sulle braccia di Gwen.
Ovviamente lei ne approfittò e scavalcò a grandi falcate la sua camera raggiungendo di corsa, come se fosse inseguita dalla morte, il soggiorno e arrivò alla porta di ingresso.
Con il fiato in gola Gwen aprì la porta di ingresso di botto sperando che fosse tornata Zoey.
Ma con sorpresa  vide che era uno sconosciuto.
Un giovane sconosciuto.
Era un punk, senza dubbio.
Era vestito di scuro e la sua capigliatura era una cresta alla mohicana di color d’argento.
Il suo sguardo ispirava una grande sicurezza di se ma soprattutto una tenacia non comune.
- buongiorno, ho sentito delle urla, che sta succedendo?-
Sì riferì a Gwen fissandola negli occhi.
Come mai lei non riusciva a spiccare una parola?
Forse a impedirglielo era un battito troppo rumoroso…
Le uniche volte che lei aveva provato una sensazione simile era perché gli piaceva qualcuno.
 
 Un rumore l’ha risvegliò dal momentaneo incanto, il proprietario era venuto in salotto, era molto nervoso.
Si era sistemato i capelli ma il fatto che fosse impallidito la diceva lunga.
Allora Gwen si ricordò e disse al punk accanto a se con decisione
- quello lì ha tentato di violentarmi!-
Il “presunto colpevole di molestie sessuali” cercò di darsi un aria seria per rispondere per le rime alla ragazza.
-ma non dica sciocchezze, è tutta una scusa per non farsi sfrattare.-
Nel sentire queste parole la rabbia si impossessò di lei.
-SEI UN BUGIARDO!-
- ma come si permette? Io sono un professionista serio!-
Rispose con stizza il proprietario e con calma raggiunse la porta.
O almeno provò a raggiungere la porta.
Perché una mano forte lo prese per il bavero e l’ho sollevò di qualche centimetro dal pavimento.
In quel momento il punk lo guardava dritto negli occhi come un giustiziere punisce un colpevole.
Detta in parole povere, era incazzato.
 
- ehmn scusi..- disse il punk con malcelata rabbia.
- dove sta andando? Io la denuncio!-
Il proprietario si sentiva leggermente spacciato. Voleva andare via da lì.
-ma lei chi è scusi?-
Come risposta sentì la presa del punk farsi più forte, aveva la sensazione che gli stava grattando anche il collo…
- io stò qua di fronte! Ho visto tutto e posso testimoniare!-
Al proprietario gli stava venendo il panico, sudava freddo.
Quasi preso dall’ isteria cercò di smuoversi la presa di quello sconosciuto che gli faceva paura.
Non ci riusciva e quasi balbettando disse;
-ma che ha visto? Non ha visto niente, quindi non è successo niente! Mi faccia passare per favore!-
Alla fine il punk lo lascio andare e il proprietario ne approfittò per scappare a gambe levate come un coniglio.
- sì! non si faccia più vedere! Altrimenti chiamo la polizia!-
Non c’era neanche bisogno di urlare, la sua presenza lo aveva terrorizzato.
Molto Bene.
 
Gwen di fronte a quello spettacolo era rimasta ammutolita, solo nei film succedono cose simili.
Succedeva quando l’eroe salvava la sua bella.
Come Superman con lois.
Gwen si era sentita protetta allo stesso modo e il misterioso punk gli sembrava, anche se doveva ammetterlo che stava esagerando, Superman.
- va meglio?- le disse il suo salvatore, appoggiandogli una mano sulla sua spalla.
Sì, ora andava decisamente meglio, appoggiando il suo capo sul petto di lui.
Poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo.
-…sì, la ringrazio- notò con la coda dell’ occhio che anche lui sembrava sollevato. Come se la conoscesse da un po’di tempo.
Il tono del punk si fece più serio.
- stia tranquilla. non le darà più fastidio.-
Gwen alzò lo sguardo, inconsciamente fissò il viso di lui e lo trovo bellissimo.
Gli occhi di lei affogarono nel blu profondo dei suoi occhi mentre lui sembrava bearsi dello sguardo curioso e adorabile della vittima appena salvata.
Come a dare il tocco di grazia, la cresta color argento scintillò
Una allucinazione dovuta alla circolazione sanguigna ? forse, perché si sentiva cotta.
Cotta?
Sul serio?
Ma se l’aveva appena conosciuto!
 Forse era l’aura misteriosa di quell’ individuo a farle breccia nel.. nel?
Ma scherziamo!?
In ogni caso doveva assolutamente spostarsi da lì prima di combinare qualche cretinata.
Ora che ci pensava una cretinata pazzesca l’aveva fatta.
Gwen indossava solo la gonna e il reggiseno.
Giusto, il reggiseno.
Eheh il reggiseno..
 reggise..
 
 
Come a risvegliarsi da un incubo che consisteva a una gara di abbuffata di hot dog con conseguenze caloriche mostruose, Gwen girò tutto il corpo dall’altra parte e si chiuse a riccio. lo sentiva, era completamente rossa e calda!
- molto piacere. Il mio nome è Duncan. lei invece come si chiama? -
Gwen lo sentiva ridacchiare dietro la sua schiena, non aveva il coraggio di mostrarsi, era imbarazzata fino alla cute dei suoi capelli.
Nonostante ciò trovo la forza di rispondergli.
 Doveva.
Con le mani strette nel suo cuore gli disse;
-Gwen.. molto piacereadesso però se vadaper favore…-
La persona accanto le rispose baldanzoso e sicuro
- d’accordo me ne vado, comunque se c’è qualche problema mi chiami, abito qui di fronte, arrivederci.-
Alla fine anche il suo salvatore, quel punk, quel.. Duncan se ne andò.
Gwen rimase sola con i suoi pensieri.
Come si sentiva?
Totalmente.. totalmente…totalmente…totalmente…”Dunchiana “.
Che cacchio diceva? Il nome di lui gli rimbombava nella sua zucca probabilmente vuota.
Duncan
Duncan
Duncan
Dun-can
Dun-can-can
Dun-dun-can-can
Dunc-dunc-dunc….
Sì, era cotta e stracotta. come una ragazzina, stracotta.
 
 
 
 
 
 
- Duncan eh? Però che roba.-
Era l’ora di pranzo e nel soggiorno tre ragazzi stavano chiacchierando sugli avvenimenti accaduti a Gwen quella mattina.
La gotica nel giro di poco tempo, come guidata da una forza misteriosa, aveva cercato più informazioni possibili riguardo al suo misterioso punk salvatore, a Duncan.
Ora era a tavola insieme a Zoey, contenta di sapere che la sua amica stava bene, e Trent, un ragazzo della loro età curioso di sapere nei minimi dettagli la “disavventura” di Gwen.
Aveva i capelli neri alzati con degli occhi  color verde, un allegro verde.
Indossava una maglia beige con raffigurata una mano sopra, non poteva non mancare la sua fedele chitarra, compagna di viaggi intorno al fuoco e concerti suonati da lui.
- senti ma dove sta questo qui?-  continuò Trent, molto incuriosito eh?
Gwen era chiaramente eccitata e parlò con enfasi.
- sono quelle finestre là, secondo piano, proprio lì Trent!-
Nel soggiorno c’erano le finestre spalancate, e mostravano proprio la casa del diretto interessato.
Le finestre di quella casa erano chiuse.
Zoey si interessò particolarmente
- ah ma dai! io pensavo che non ci abitasse nessuno lì. Le finestre erano sempre chiuse.-
- no, infatti non ci abita. È il suo studio. Studia psicologia-
- e già ti ha raccontato tutta la sua vita.-
A parlare era stato un Trent un pochino innervosito.
 Bisognava sapere che lui e Gwen si conoscevano già ai tempi della prima liceo.
Per Gwen era quasi come un fratello
Per Trent una presenza unica. insostituibile.
 Gwen rispose con rimprovero a lui.
-no scemo. me l’ha detto la portinaia.-
- ma di un po’! assomiglia a quello di storia contemporanea?-
Zoey sì avvicinò ancora di più a Gwen per sentire meglio la risposta.
- ma stai scherzando? è un gran fico! Ha qualcosa…-
Gwen ripensò al suo incontro con lui, al salvataggio, alle sue parole, le sue mani, al fatto di essere stata quasi a petto nudo di fronte a lui, ai suoi occhi e alla sua cresta argentata…
Senza accorgersene si era arrossita e sorrise.
-…di speciale.-
Zoey nel sentire le sue parole, da buona romantica che era, le si era addolcito lo sguardo, mentre Trent con un sorrisetto beffardo alzò un sopracciglio.
- sì! speciale. Adesso ci penso io.-
Sorprese le due ragazze alzandosi dalla sedia, andò dritto alla finestra e si affacciò, con tono misto allo scherno e al divertimento urlo verso alla finestra del punk.
- ehi gran fico!-
A Gwen le sarebbero cascate le braccia, e invece rimase di sasso, che stava facendo? Era impazzito? Doveva fermarlo!
-guarda che la signorina è già impegnata! Quindi per favore..-
- ZITTO!- Gwen quasi urlando lo interrombe con dei colpetti alla schiena.
Per somma  fortuna di Gwen si era zittito, eppure era evidente che si era divertito da matti.
- ma che c’è?-
- cretino!- il nervosismo di lei si era alzato ma si calmò subito, si trattava pur sempre di Trent, eppure una cosa gli rimase impressa.
- e poi con chi sarei impegnata io?-
Trent si autoindicò. sorrise enigmatico.
- con me, no?-
 
Cosa fece Gwen?
Semplicemente rise, e anche di gusto.
- ahahahahah!-
Perché faceva così? Non lo sapeva nemmeno lei, eppure gli veniva d’istinto di ridere in circostanze simili…
- perché ridi?- Trent vedeva che Gwen si teneva la pancia per non scoppiare a ridere per terra.
Comunque lei si ricompose subito, col sorriso sulle labbra.
- Zoey, la fai da sola l’insalata?-
- no la faccio io!-  disse Trent con tono scherzoso.
- no no – a Gwen l’umore gli era tornato luminoso come il sole.
Trent le sorrise, tenero.
- lo so, niente aceto. Il sale lo metti te dopo.-
- no. Soprattutto niente aceto!-
- ahah ecco fatto. E anche oggi non si mangia!-  Zoey era sempre più allegra, stare con loro la rendeva felice. Come gli altri del resto.
- come sempre. Eheh
Gwen rise, Trent si mise in mezzo come il “santone”
- tanto faccio sempre tutto io in questa casa, ormai.-
- ma che dici?-.
 
 
E così passarono il pomeriggio, tra risate, scherzi e qualche canzone suonata da Trent.
Eppure Gwen non poteva scordare, la persona che quella mattina l’aveva salvata, Duncan.
Duncan.
superDuncan!
Potevano farci una canzoncina pubblicitaria e lei l’avrebbe cantata lo stesso.
Era da tanto che non si sentita così.
E pensare che lei credeva che quella giornata non sarebbe stata un granchè.
Macchè granchè! era stata leggendaria.
Duncan.
 
                                                                                                                                          Fine primo episodio
 
 
 
 
 
 
 
Prenew prossima puntata…..
 
[ Un calore si diffonde in me
È l’illusione di una giovinezza d’amore
Essa ti porta nel paese dei rendez-vous
Essa non ti mollerà finchè non completerai l’azione dell’ amore]
 
Nella prossima puntata di “Gwen life of…hell”
 
 
 
 
 
 
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AVVISO IMPORTANTE!
 CHI VUOLE VEDERE  LA VERSIONE “TV VISUAL NOVEL” DI GWEN LIFE OF HELLSU YOUTUBE  NON Vì RESTA CHE CLICCARE SUI LINK QUI SOTTO E AUGURARE GLORIA A MRREZEBRA!
VE LO CONSIGLIO :D
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1 ep - http://www.youtube.com/watch?v=8qo5MTH9JIw
 
2 ep- http://www.youtube.com/watch?v=0_RIEuHz788
 
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§§§§ Astronave dell’ alieno autore/ice.§§§
 
 
Zzzzzzzzzzzzzzzzmmmpggg  funziona? Ecco ora sì! *koff koff!
 
Salve a tutti! Sono sunburst e non so chi sono! (va bene foooooooorse un pochino lo so ma non mi sbilancerò troppo!)
Come forse avrete notato sono un/una fan di …a tutto…reality!! Sì è così, la mia astronave dimensionale superaccessoriata si è schiantata su questo pianeta, tranquilli nulla di rotto gente! A parte il water, quello si è rotto, era un regalo di mamma..sigh!
Ora vivo sotto mentite spoglie di fanfictioner e disegnatore/trice manga.
(sono un/a  alieno/a misterioso/a, scordatevelo che vì dirò facilmente il mio vero sesso!)
Sono qui su EFP per a tutto reality, perché?
Perché e divertente ecc ecc ecc ecc …. Insomma questo ve l’ho dirò un'altra volta perché sennò non si finisce più!
 
Cos’è Gwen life of hell? È una fanfiction di TD (io la chiamerei sopratutto “fanfiction visual novel)su youtube, le immagini sono splendide, sul serio! Il lavoro di Mrzebra è stato fantastico! Anche le musiche sono azzeccate!
Ho deciso di fare questa fanfic, chiedendo il permesso al mio illustre collega.
Attenzione!!! Questa fanfic si basa sul remake di “gwen life of hell return”, RETURN!!!
Perché? perché è più bella e più precisa sulle scene e l’ambientazioni (e meno errori di grammatica, senza offesa zebra)
In pratica questa che avete letto è la versione “book” vista soprattutto dal mio punto di vista, dovete sapere che possiedo una fortissima empatia, non scherzo.
C’è un altro motivo per cui ho deciso di farne come fanfic book qui su questo fandom.
Su un problema molto sentito ai giorni nostri, una cosa molto seria.
(non voglio spoilerarvi niente, accontentatevi delle prenew, se proprio volete sapere il seguito allora seguitelo pure su youtube, ma non dimenticatevi di questa versione ok? )
Spero che dopo che abbiate letto questa fic vi venga voglia di riflettere su un paio di cosette molto importanti, e visto che molti fanfictioners del fandom di TD sono soprattutto di sesso femminile (sono un ottimo/a osservatore/trice XD ) allora questa storia fa per voi!
A proposito le puntate su youtube durano al massimo dieci minuti, tranqui!
 
Io sono un/a amante dell’ IC ma su questa fic certi personaggi non c’è ne molta, per questo ho messo “OOC”, ma poco importa visto da quanto sia bella la storia.
 
Ammetto che le scene d’amore non le faccio bene, ma spero che almeno a qualcuno di voi gli piaccia.
 
E adesso?
Non mi resta che buona lettura e buona tensione (tensione? Ops! ho detto troppo!)
Tanti saluti dal viandante interdimensionale SUNBURST!
ALLA PROSSIMA (è stato il saggio Trent a chiamarmi così, è un mito)
Ciao!!!
 

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Capitolo 2
*** L'invito ***


Riassunto episodio precedente –  ********************************
[la storia inizia in una città del Canada dove due ragazze coinquiline, Gwen e Zoey, hanno dei problemi di affitto a causa del loro proprietario.
 Proprio Gwen, qualche giorno dopo viene molestata proprio dal proprietario ma viene salvata da un giovane punk con la cresta di color argento, Duncan, un vicino di casa.
Gwen si innamora di lui e racconta la sua vicenda ai suoi amici, tra cui Trent.
Duncan e Trent sono entrambi innamorati di Gwen, solo che lei non ricambia i sentimenti del chitarrista e non sa che il punk di cui si è innamorata la spia facendole delle fotografie.]
********************************************
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
 
 
 
 
 
 
Quelli erano giorni felici per Gwen, era da una settimana che cantava tra sé qualche canzoncina priva di senso, presa com’era dalla cosiddetta fase iniziale della cotta.
Precisamente da quando uno sconosciuto, un punk, era entrato in casa sua e salvata dalle molestie del  proprietario di casa.
Il nome del suo salvatore era Duncan, per lei era diventato il suo eroe personale.
In pratica Gwen al solo vederlo ebbe un colpo di fulmine, di quelli che sciolgono come un ghiacciolo al sole e fulminei come…beh un fulmine!
Era passata una settimana da quella vicenda e ancora Gwen ci pensava, ma la quotidianità tornò a regnare sulla sua vita, in particolare le frustrazioni che regalava il suo noioso lavoro part-time.
 
 
Quella mattina il cielo era pieno di nuvole a forma di pecorelle, Gwen aveva la testa piena di pensieri di lavoro e disegni. Molto spesso avrebbe preferito passare il tempo a disegnare qualche illustrazione, ma il suo lavoro in un negozio di elettrodomestici le avrebbe permesso un giorno di guadagnare quel tanto per aprire un suo studio professionale.
Però avrebbe dovuto ricredersi; in quel negozio non si guadagnava abbastanza. I clienti erano troppo pochi.
 
Proprio quella mattina, Duncan aprì la porta di ingresso per andare, come le altre volte all’università di psicologia. Stava per raggiungere il suo SUV nero quando fù attirato dallo sbattere di una porta e vide, con somma contentezza, che la sua Gwen ( molto trafelata) era uscita e si avvicinava a una macchina. Probabilmente la sua.
 
Gwen stava per entrare nella macchina, regalatale dai suoi genitori tempo fa, quando un timbro di voce che era molto presente recentemente nei suoi sogni la colpì in pieno.
- buongiorno.-
Gwen si voltò.
Sì era proprio lui, Duncan, chissà perché ma ora lo trovava ancora più bello dall’ ultima volta che lo aveva visto, eppure non era cambiato di una virgola, come mai? 
Troppo “rincitrullita”?
Forse.
Pensava che non l’ho avrebbe più rivisto e invece eccolo qua, sorridente con la sua cresta più argentata  che mai.
Gwen era molto felice di vederlo. In tutti i sensi.
- salve! – eh? Salve? Forse era meglio non essere così diretti, meglio agire con prudenza.
- ha avuto altre noie? Intendo con il proprietario.-
Per un attimo a Gwen  tornò l’irritazione per le molestie subite dal suo proprietario di casa, ma si ricompose subito ricordando il gesto eroico fatto poi dal suo salvatore, esattamente l’interessato davanti a lei.
Da quel giorno non aveva più visto il proprietario, meglio così.
- no, anzi…- anche se lei  aveva già ringraziato Duncan in precedenza, voleva farlo ancora.
Seppur timidamente, disse;
- .. grazie a lei, psicologo.-
Duncan domandò divertito
- come fai a sapere che studio psicologia?-
- …voce del caseggiato-  ops!si era lasciata sfuggire una parola di troppo.
- …aaah il caseggiato vocifera eh?-  disse Duncan fissandola, quasi ridacchiando.
Mi sa che aveva capito qualcosa, era questo quello che pensava Gwen in quel momento.
Ma poco importava pur di vedere quello splendido sorriso.
Vedere la sua bocca parlare… la sua lingua muoversi… cosa??
Stava esagerando coi pensieri, lo sentiva.
Per un attimo sentì la sua pelle pallida diventare leggermente più rosea…
Duncan avvicinò la mano destra verso Gwen.
- lasciamo stare lo “psicologo”. diamoci del tu, puoi chiamarmi Duncan, ti va? -
Se le andava? A Gwen le andava eccome! Finalmente.
- va bene! Io…- la sua felicità si bloccò, distrattamente il suo sguardo si posò su una meridiana che era attaccata alla parete di un edificio lì accanto.
Gwen non aveva idea di come si facesse a leggere una meridiana ma le fece ricordare un paio di cosette importanti. Era ritardo per l’università. Quel giorno aveva anche un esame. Cacchio.
Era una rottura, avrebbe voluto rimanere lì con superduncan ma era tardi. Per lei era una cosa troppo ingiusta , uffa.
- adesso però devo andare, arrivederci.-
E così, un pochino sconsolata girò la sguardo verso la sua auto cercando di aprirla.
tu cosa fai? studi? -
Era in ritardo, eppure sembrava che Duncan non voleva che lei se ne andasse.
Se per questo neppure lei voleva andar via. Gwen rispose cordialmente ;
- sì, faccio la facoltà di storia dell’ arte, ho anche un lavoro part-time! -
Duncan divenne più interessato.
- lavori? Buon per te, peccato per l’università però, perché io vado alla facoltà di psicologia, ma tu questo e altre cose le sai già, non vero?-
Azzeccato, ha azzeccato tutto! Forse gli psicologi sono fatti così…
Basta, doveva dirlo, certo non poteva certo dire -“ scusa Duncan, non è che potremo avere subito un appuntamento  e divertirci da matti fino a notte fonda ?”.-
Decisamente troppo stupido, troppo da “ragazzina” e troppo preda degli ormoni!
Un po’ di autocontrollo  ragazza mia!
Ma Gwen alla fine lo disse, anche se in modo mascherato, fissandolo negli occhi torcendosi le mani dietro la schiena.
- forsemagari un giorno, possiamouscire insieme econoscerci meglio.-
L’aveva appena conosciuto ma era troppo bello, troppo fico! Quel Duncan stava cominciando a farla impazzire, ne era certa, in tutti sensi…
Di rimando Duncan le sorrise, evidentemente contento.
- non sarebbe una cattiva idea -
Ora che Gwen l’aveva detto, si sentiva meglio.
Ma sentire la sua risposta fù sublime, leggendario.
- beh.. ci vediamoDuncan -
- anche a te, Gwen-
Anche questa risposta le alzò il livello di buonumore, era la prima volta che la chiamava per nome.
Il suo piccolo cuoricino “trillò” di felicità.
Con un accenno della mano, Duncan salutò Gwen che si stava allontanando in macchina.
Lei lo fissò dal finestrino fino a che l’immagine di quel punk del suo cuore scomparve dalla vista, proprio un attimo dopo, Gwen si ritrovò di nuovo nel mondo reale: il traffico, i pedoni, tutto un giro frenetico la circondava.
C’erano due cose che aveva capito, primo; la realtà era di una crudeltà inaudita, ma quando stava con un persona molto speciale, lo spazio intorno a sé annullava, come se non ci fosse niente di più importante.
E secondo? Che lei voleva rivedere al più presto possibile Duncan e chissà,  che accadesse quello che…beh non ci vuole molto a immaginarlo. Lui sembrava proprio l’uomo giusto!
In quel momento, l’aria era satura dei gas inquinanti, ma per Gwen quelle sue sensazioni non sparirono. Anzi continuarono, facendola traboccare come un vaso di fiori pieno d’acqua.
 
 
 
Quella giornata passò in fretta, il tramonto ormai era alle porte e il traffico cittadino aumentò.
Nella periferia però la calma regnava sovrana e un vento birichino entrava in tutte le case attraverso le finestre aperte.
Proprio questo vento entrò nell’ appartamento di un punk, Duncan poteva sentire il vento scompigliare la sua cresta argentata.
Era nel suo studio ad aiutare una sua compagna di corso quando, infastidito da quel venticello fresco, stava per chiudere la finestra. Però in quel momento, guardò istintivamente la casa di Gwen e vide che lei si stava cambiando.
Quel piccolo fuori programma ci voleva proprio.
Duncan con una scusa mandò via la ragazza ( una castana dagli occhi blu)
- ehmn Mila puoi andare, finiamo domani ok? -
La ragazza chiamata Mila si alzò contenta dalla sedia, prese i suoi libri e quaderni. Evidentemente  non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
Un minuto dopo la ragazza era già pronta e salutò il suo compagno di corso.
- ci vediamo domattina all’ università Duncan
 - sì, a domani
Un attimo dopo che lei se ne era andata uscendo dalla porta,  Duncan velocissimo spense le luci e con la macchina fotografica si nascose dietro la finestra per fotografare Gwen.
Ormai da qualche giorno quella scena offerta gratuitamente era diventata un abitudine.
C’era solo una cosa da fare per non restare sempre un osservatore. Partecipare alla storia di una vita, e la vita in questione era quella di Gwen. Ormai completamente preso da lei.
Notò che Gwen aveva la faccia soddisfatta e stava indossando un abito da cokctail – party.
Accidenti quanto le stava bene!
 
 
“accidenti quanto le stava bene”
Era questo che pensavano Trent e Zoey quando Gwen entrò nel soggiorno con il suo abito.
Portava i tacchi alti e indossava un nero tubino con applique moderno, era molto corto; inoltre in quella occasione si era truccata e la sua pelle era più rosea, con un velo di imbarazzo disse ai suoi amici:
- TrentZoeycome stò? -
Perché tutti in soggiorno erano vestiti elegantemente? Perché quella mattina Gwen aveva passato l’esame con 30 e lode e Zoey, molto allegramente, aveva deciso di fare una festicciola andando fuori a cena per festeggiare la riuscita dell’ esame di Gwen.
Anche Trent era stato invitato e si era messo il suo abito migliore, in giacca e pantaloni, entrambi bianchi, e con una cravatta rossa.
Fissava Gwen con adorazione, i suoi pensieri erano espliciti e chiari anche senza bisogno di farne parola.
Zoey, tutta eccitata, con il suo abito di chiffon rosso ciliegia come i suoi capelli, sì avvicinò alla sua amica complimentandosi.
- wow, sei uno schianto, tesoro!-
Gwen le sorrise 
- grazie, anche tu-
 notò con la coda dell’ occhio che Trent era rimasto lì a fissarla come un pesce lesso.
- ehi Trent che hai? Hai perso la parola?-
Trent in un primo momento parve risvegliarsi e guardò negli occhi la ragazza di fronte a lui; le sorrise dolcemente, ma nel suo viso c’era una nota di tristezza.
- molto spiritosa. -
Allora Gwen, per fargli salire il morale fece l’unica cosa che poteva fare in quel momento, sì avvicinò ancora di più al ragazzo e gli stampò un bacio sulla guancia.
Piccolo e fugace, ma allo stesso tempo affettuoso.
Quando finì, Gwen lo riguardò in faccia e poté constatare contenta che Trent, anche se era un pochino imbarazzato, era nuovamente contento.
 
 
                                                                                                             crick!
 
 
La  presa sul binocolo sì indurì improvvisamente, Duncan dapprima era impallidito ma un secondo dopo il sangue nelle sue vene divenne più caldo, una brutta sensazione lo aveva invaso.
Duncan aveva visto la scena in lontananza, la scena in cui Gwen dimostrava affetto nei confronti dei suoi due amici, in particolare su Trent.
Non poteva sopportarlo. Per niente.
Li poteva vedere  che scherzavano in compagnia di lei, che ridevano come un branco di scemi.
Notava che Gwen era molto attaccata a loro. Soprattutto a Trent.
Duncan si fece più serio, e quando vide i diretti osservati uscire dal palazzo per andare a cena fuori capì una cosa e per fare in modo che lei non si allontanasse da lui a causa di stupidi pensieri doveva agire. Fare la sua mossa, come è giusto che sia per un corteggiatore.
Duncan prese dalla tasca dei jeans l’Iphone, e compose un numero.
 
 
 
Il mattino dopo, Gwen e Zoey erano in soggiorno a studiare, c'era un silenzio paragonabile a quello di una biblioteca. In quel momento il campanello suonò, distraendo le due ragazze immerse nei loro libri.
Chi poteva essere a quell' ora?
A Zoey si oscurò la faccia, sbuffò, come se immaginasse già chi stava suonando, e quel qualcuno che aveva in mente la faceva incavolare a morte.
- uff... non sarà di nuovo quello stronzo del padrone di casa -
Anche gli occhi di Gwen si oscurarono, ma sapeva che il proprietario, se si fosse fatto di nuovo vivo, avrebbe rischiato una bella denuncia.Comunque meglio essere prudenti, se fosse stato veramente lui gli avrebbe dato uno schiaffo da guiness dei primati.
- beh.. speriamo di no.. vado ad aprire io...- così Gwen, con passo di marcia andò dritta alla porta.
Ma se non fosse stato lui, e se dietro alla porta c'era.. quel fico di Duncan?
Girò la maniglia e aprì.
Non c'era nessuna delle due persone che aveva in testa a pararlesi davanti.
Era il postino. ( Christian Potenza! XD) e teneva in mano un enorme vaso di fiori colorati; rose, viole, girasoli, margherite e fiorellini rosa tutt’intorno.
La cosa stupì enormemente Gwen.
- un pacco cioè...dei fiori signorina, sono forse per lei? -
 
“ok.ok e ancora ok. Foooorse c'è stato un grosso sbaglio”
disse tra sé Gwen vedendo quell' enorme anzi monumentale mazzo di fiori, cioè non è un mazzo è...   vabbeh aveva capito.
Confusa, Gwen domandò al postino:
- ehmn guardi...credo che forse lei abbia sbagliato indirizzo..-
 -oh no signorina – il postino guardò un biglietto sbucato da chissà dove
- hanno chiesto di portarli qui, è questo l'indirizzo giusto, no? -
il postino porse il biglietto a Gwen; sì, era proprio il loro indirizzo!
- allora non ha sbagliato, me li dia pure, grazie -
- grazie a lei, arrivederci -
Il postino diede a Gwen quel gigantesco mazzo anzi vaso di fiori e se ne andò, lasciando che la ragazza tremasse sotto il peso di quel regalo, forse avrebbe dovuto andare in palestra per rafforzare i muscoli.
Nella sua testa rimbombava l'eco di domande che la eccitavano:
per chi era quel vaso?
- Zoey! Aiutami! -
Zoey aveva visto da qualche metro di distanza quel regalo, aveva la bocca aperta e le brillavano gli occhi dall’ eccitazione.
Corse dritta al tavolo e frenetica tolse tutti gli oggetti che ingombravano lo spazio.
- vieni! Ti ho fatto spazio! -
Con quel macigno di regalo tra le braccia, Gwen lo mise sopra il tavolo e insieme a Zoey contemplò quella marea di fiori colorati.
Rimasero per un bel po’ incantate in silenzio, anche se Zoey non faceva altro che odorare il profumo di quei fiori.
Zoey lavorava da un fioraio e quindi a vedere quella meraviglia le veniva l’istinto di osservare con più attenzione ogni singolo fiore, si poteva dire che il suo fiore in testa si mimetizzava alla perfezione in mezzo a tutti gli altri.
Era estasiata, senza alcun dubbio; infine sospirò di piacere.
- aaah sono bellissimipazzesco! Chissà se sono per me. -
Gwen vide in mezzo a tutti quei fiori un bigliettino di carta colorata ( e profumata! ) lo prese e ci lesse il proprio nome.
- c’è scritto che è per me -
Lo fece vedere alla sua amica.
- ahah ecco, bene. Scanso di equivoci, e chi te l’ha mandati? -
Gwen fece spallucce.
-non lo sonon lo dice…-  sembrava lusingata e aveva l’aria quasi sognante, i suoi occhi sembravano guardare lontano. Verso una persona che la stava facendo impazzire di recente.
Un punk di quartiere.
Gwen si strinse fra le braccia, felice.
- …ma credo di saperlommh -
- ti riferisci a?-
esatto
Zoey era contenta per lei.
Vedere in quel momento la sua amica bearsi di amore le faceva venire in mente parole come “ ah come è fortunata “ e anche “ bene! adesso con le farfalle nello stomaco mi farà mangiare la sua parte di gocciole!”
 
 
Duncan Nelson.
 Un dito con lo smalto nero suonò con forza il citofono.
Gwen subito dopo pranzo era andata quasi di corsa sotto il portico dove abitava Duncan, lei lo sapeva anzi ne aveva la certezza, era stato lui a mandarle i fiori.
Che cosa avrebbe detto? Gwen pensava solo a due cose, vederlo e… magari fare quello che tutte le ragazze della sua età fanno.
Avere un amore, un amore di fidanzato; aveva tenuto con custodita gelosia la sua “illibatezza” per la persona che l’avrebbe fatta letteralmente impazzire.
Era vero che in passato aveva avuto altre cotte, ma questa volta era diverso, lui era diverso, Duncan era speciale, punto.
Potevano avere molte cose in comune, in primis i gusti musicali!
Una voce maschile venne fuori dal citofono;
- chi è? – Gwen si avvicinò – sono io, Gwen- e poi con fare più suadente.
- …sei stato tu a mandarmi i fiori?-
-
Quel gioco del citofono cominciava a divertirla da matti.
- e perché non l’hai scritto sul bigliettino? -
Ci fu una pausa, Duncan rispose dall’altra parte, con fare caldo e divertito.
- mmh perchévolevo stimolare la tua fantasia. -
Ecco, un'altra cosa che la faceva impazzire.
Dove lo trovava uno che sfornava frasi del genere?
E poi ci aveva azzeccato, la fantasia l’aveva stimolata, anche in modo più profondo
- Sali?
- no, scusa. Non ho tempo, scendi te?-
Accipicchia se voleva salire, entrare a casa sua e…solo per curiosità ovviamente! ma facendo così gli avrebbe dato dimostrazione di ragazza facile e lei non voleva assolutamente che fosse così, anche perché non era vero.
- arrivo -
Così Gwen aspettò, era euforica, l’unica pecca era il tempo, poteva vedere con la coda dell’ occhio le nuvole ammassarsi e incupirsi a una velocità pazzesca.  E pensare che le previsioni davano bel tempo, beh pazienza.
- eccomi. -
Gwen era sorpresa, non immaginava che avrebbe fatto presto, se avesse tardato si sarebbe preparata più…psicologicamente.
Rivederlo le faceva battere forte il cuore, i suoi occhi, i suoi piercing, la sua cresta argentata e il suo corpo tonico e scattante…
Si girò, era imbarazzata ma felice, non voleva mostrarsi davanti a lui con quel rossore sulle guance.
- volevo ringraziarti per i fiori, perché sono bellissimie tantissimi -
- è bello quando sono tanti – disse Duncan sorridendole.
Gwen si sentiva porpora.
Adesso? Beh quello che doveva dire l’aveva detto e… di sicuro se fosse rimasta ancora imbambolata lì avrebbe combinato un pasticcio, si sentiva troppo strana…
- …io adesso devo andareciao. – stava per fare un passo quando qualcosa l’arrestò.
Una presa salda e sicura sulla spalla
Gwen capì un'altra cosa, le mani di Duncan erano grandi.
- No, no aspetta, ti avrei cercatati volevo invitare alla presentazione di un libro. È in un posto bellissimo, ti piacerà di certo. -
Questa cosa che Duncan le aveva detto, il “ ti avrei cercata” le fece sussultare fortemente il cuore!
Forse era anche perché era molto vicina a lui; si sfioravano appena… no! Adesso doveva rimanere concentrata per ascoltare tutto attentamente e sapere quando ci sarebbe stata questa cosa, non si sa mai. Quel giorno avrebbe potuto avuto avere un impegno.
- quando ci sarà? -
- martedì della prossima settimana, puoi?
Rispose subito Duncan. Avrebbe dovuto controllare. Se non avesse avuto obblighi in quel fantastico giorno allora vuol dire… “appuntamento con superDuncan!”
- non lo so, controllerò, semmai ti avviserò ok?-
Duncan si avvicinò al suo viso, dolce come il miele.
- ci conto… -
Poteva sentire il suo fiato vicino alla bocca…almeno fino a quando una goccia di pioggia la picchettò dritta sulla testa; stava iniziando a piovere, uffa!
- toh! Comincia a pioverealloraquindiciao e grazie ancoraDuncan -
- aspetterò la tua risposta, Gwen. Ciao.-
Duncan sì allontanò per ripararsi dalla pioggia e scomparve dietro la porta di ingresso del palazzo dove abitava.
Gwen doveva organizzarsi, se in quel giorno avesse avuto un impegno avrebbe dovuto spostarlo assolutamente. Una persona come Duncan mica la trovi tutti giorni no?
Alla fine anche Gwen tornò a casa, nel calduccio della sua casa e dei suoi pensieri amorosi.
 
 
 Di nuovo con le finestre aperte, fortunatamente la sera il tempo si era un po’ calmato e ormai non c’era che una misera pioggerella.
Duncan come al solito faceva le fotografie in direzione della camera di Gwen, questa volta però lei studiava in camera; era completamente immersa nella lettura.
Eppure nonostante questo Duncan la trovava bellissima e anche più vicina.
Perché lo sapeva, presto sarebbe entrato in pieno nella sua vita e lei gli avrebbe colmato quella sensazione di vuoto che si portava dentro da due anni. Da quando era successo “quel” atto…
Quel definitivo atto.
Ma adesso non ci doveva pensare più, doveva pensare a Gwen.
A lei, solo a lei, soltanto e unicamente a lei.
Duncan con un sospiro eccitato e forte disse…
-…quanto è bella…-
Per quella sera però, la luna e le stelle erano coperte,  la notte era ancora più buia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In un luogo lontano, completante immerso nella nebbia.
Tutto era ricoperto di grigio cenere. Niente si muoveva se non quella nebbia.
In realtà qualcosa si muoveva.
Una persona, una ragazza.
Non si vedeva bene ma si poteva notare che era molto bella.
Chissà perché ma a quella ragazza mancava qualcosa.
In compenso quella ragazza aveva qualcosa di troppo.
Rabbia.
Fissava un punto indefinito in basso,  un buco nero vorticoso, profondo.
Cosa vedeva?
Lei ringhiò tra sé, non poteva vedere laggiù senza la sfera…eppure poteva.
Forse il suo sentimento era così forte da poter superare i confini?
- perché..? non ci volevavuole farlo di nuovo.. -
Strinse i pugni.
E un'altra emozione dentro di lei l’assalì.
 
 
 
                                                                                            Fine seconda puntata
 
 
 
 
 
 
 
 
Prenew prossima puntata:
[ anche se la sua immagine la si conosce
Il corpo vuole conoscere l’altro corpo
La passione guida cupido
E il gesto più antico del mondo si compie]
 
Nella prossima puntata di “Gwen life of…Hell”
 
 
 
 
 
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Ep 3 –
https://www.youtube.com/watch?v=Q8f3tvOev_k  
(ehmn però non dimenticatevi di me, grazieeee)
 
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§§§§ astronave dell’ alieno autore/trice §§§§
 
 
Ehi raga ci si vede!! Questo/a alieno non vi molla!!!
Se qualcuno ha letto la prima puntata allora sa già che questa opera è la versione curata del Grande merzebra “Gwen life of hell return!!”, cioè la storia originale è la sua ma questa è la MIA versione!!! (avrò pur questo diritto zebra, no?)
Ovviamente cerco di seguire fedelmente le scene e le emozioni dei personaggi, a parte l’ultima scena di questo capitolo, l’ho aggiunta io.
Perché?
Per rodervi il fegato! MUAHAHGAHAHAHAHAGHAGAHAGAHA….. aaah ok stò passando la fose del ridicolo e non faccio per niente ridere, sì lo so sono una frana totaleeeeeee, voi terrestre avete delle strane abitudini.
Però quando vedo o sento di bulli che superano di moltissimo il livello di “stronzosità “ mi viene la bile nera!
Badate di stare lontano da quella gentaccia, ve l’ho dico io visto che sono il vostro genitore paterno/materno…. EEEEH ANCORA CON QUESTA STORIA!?! Ma basta! Ok.. mi calmo…
Ora che ho finito lo sclero vì saluterò alla moda che c’era sul mio pianeta!
“ verso l’infinito.. e oltreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”””
Come? L’avete già sentito? E dove?
Obbeh pazienza fanciulli/e della terra.
In ogni caso vì saluto qui ( il clima di questo pianeta mi fa dormire ) e ci vediamo insieme nel prossimo capitolo di Gwen.. Life.. of.. Hell!!!!
Mi raccomando recensite numerosi sennò zebra mi picchia! (ahiahi)
A presto!
 
 
 

 

 

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Capitolo 3
*** colpita in pieno dalla passione ***


Riassunto episodio precedente **************************
Gwen, una ragazza gotica, si innamora del suo vicino di casa, Duncan, un punk con la cresta argentata. Duncan comincia a corteggiare Gwen con chiacchierate e fiori. Alla fine Duncan propone a Gwen un appuntamento. Intanto lui continua a scattarle fotografie di nascosto…
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Uccellini, tanti uccellini cantavano nell’aria e insieme formavano una gioiosa melodia. I grilli cominciavano a cantare a più non posso, gli alberi frusciavano dolcemente e il mondo intero cominciava a intonare una nenia infinita dedicata all’amore.
Non era possibile che tutti potessero sentire questo inno della natura, solo una persona in quel momento la sentiva. Una ragazza gotica di nome Gwen era dentro alla sua macchina e guidava  dritta per andare fuori città, come faceva a sentire quella melodia se era lì dentro?
Non poteva. Era tutto dentro nella sua testa, beatamente rimbecillita.
Gwen, con lo sguardo sognante si ricordava gli avvenimenti del giorno prima.
Dopo qualche giorno, tra imbarazzo e nervosismo, decise di andare all’ appuntamento di superDuncan e per informarlo scrisse un biglietto con scritto sopra “accetto volentieri di andare a quella presentazione con te ;)”  e andò a mettere il biglietto dentro la posta di Duncan. Erano passati solo dieci minuti quando, dalla finestra della sua camera, Gwen vide che nell’ palazzo di fronte, c’era Duncan davanti alla finestra spalancata che la guardava sorridente; e aveva tra le mani un cartello di cartone con scritto sopra “ non vedo l’ora che sia domani”.
Come la prese Gwen? Cantando a squarcia gola dentro alla doccia I Believe I Can Fly, spaccando i timpani di Zoey che era fuori dal bagno.
Il giorno dopo Gwen a pranzo mangiò poco per via dell’ emozione e dell’ attesa, poi salutata Zoey montò in macchina e partì.
 
In quella giornata non c’era nemmeno una nuvola in cielo e Gwen con la sua macchina si stava allontanando dalla città. Intorno a lei cominciarono a spuntare gli abeti, per arrivare al luogo dell’ appuntamento c’era ancora un ora di strada da percorrere, e lei era a corto di benzina.
Nessun problema, in quel momento lei si stava dirigendo da alcuni vecchi amici che facevano i benzinai: ne avrebbe approfittato per scambiare due chiacchiere e raccontare la novità “Duncan”.
 
 Appena arrivata alla stazione di servizio, trovò subito una sua vecchia amica intenta a dare il carburante a una macchina, una ragazza bionda con la coda di cavallo che indossava una felpa e dei jeans azzurri e quando vide Gwen, dapprima sorpresa ma poi contenta, si avvicinò a lei.
Era da un bel po’ che Gwen non la vedeva.
ciao Bridgette -
Gwenbuongiorno-
Chissà come andavano gli affari qui, era questo ciò che Gwen pensava; si era guardata un po’ intorno e vedeva che non se l’ha passavano male rispetto all’ ultima volta che era venuta lì, c’erano un bel po’ di macchine questa volta, la cosa fece sollevare Gwen. A volte si preoccupava per come andava il lavoro dei suoi amici ma sapeva che loro non erano persone che si demoralizzavano; anzi… e poi erano persone simpatiche che riuscivano a risollevare il morale in qualunque momento.
come va qui? -
Bridgette, sbuffando ma senza perdere la nota allegra nella sua voce disse;
behsiamo qui a farci il “culo”, ahahah -
senti Bridgette, me lo fai il pieno, per favore?-
La nota dolente? Gwen di recente non riusciva ad andare bene con il suo lavoro ed era quasi al verde, non era la prima volta che le toccava di “ elemosinare” qualcosa.
mmh, c’è li hai i soldi? -
Gwen lo sapeva che andava a finire così.
che palle con questi soldi. Poi te li darò, dai per favore!- disse Gwen supplichevole; non gli piaceva per niente chiedere la carità ma a differenza dell’ ultima volta che era venuta lì, c’era una questione molto urgente che le stringeva il cuore, e la persona che teneva tra le mani il suo cuore era un punk con la cresta argentata super fico e super galante… SuperDuncan…
come l’ultima volta?- disse bridgette guardando Gwen, sorridendole come una sorella. – uffe va bene, ma solo perché tu sei una persona speciale e… – non aveva ancora finito di parlare che Gwen la abbracciò stringendola come se fosse una cucciola, di risposta la bionda la strinse a sua volta.
- grazie di cuore Briggi! –
Erano amiche di vecchia data, andavano alle scuole medie insieme e subito erano diventate migliori amiche; ma quando le medie finirono esse non si videro per un bel pezzo, o almeno questo era così fino a quando Brigette si trasferì nello stesso liceo di Gwen, al terzo anno.
Dopodichè tornarono amiche e non si persero più di vista anche grazie a una comune amica che lavorava come  cassiera nella stazione di servizio…
bella la vita eh? –  detto questo, Bridgette preparò gli “attrezzi del mestiere” e cominciò a fare il pieno.
 
 
Gwen entrò nel bar della stazione dove c’erano altri suoi amici. All’interno del locale le pareti erano tutte pitturare di rosso, in particolare la zona bar; lei si sedette su una sedia girevole e chiamò il barman, anche lui suo amico.
buongiorno Al, posso avere il solito ristretto per favore?-
se mi avessi chiamato Alejandro te lo avrei dato anche gratis.-  disse il giovane dalla pelle olivastra con un tono infastidito della voce.
 
Alejandro era un immigrato spagnolo trasferitosi in Canada quando era appena un ragazzino. Quando lo incontrarono la prima volta, per guadagnare da vivere faceva il venditore di hot dog vicino al liceo dove andava Gwen, per lei era il suo ultimo anno di liceo.
Bisogna sapere due cose sul suo conto, ogni cosa che Alejandro cucinava con le sue mani era di una delizia immensa, dai gelati fino ai tachos, e anche con le bevande non ci andava male.
E poi c’era la sua bellezza latina, infatti  molte volte le ragazze ( e qualche ragazzo) svenivano ai suoi piedi; anche Gwen per un periodo aveva provato nei confronti di lui una leggera cotta, però col passare del tempo diventarono solo buoni amici.
 
Gwen lo guardò in modo un po’ insistente: sapeva che non era cattivo, era solo un po’ permaloso quando si trattava di storpiare il suo nome, in un certo senso era divertente.
Comunque lui si calmò e rivolgendosi alla gotica disse;
comunque, adesso arriva -
Grazie tesoro – disse Gwen sorridendogli
Alejandro ricambiò con un occhiolino.
de nada -
 
Gwen stava aspettando il suo caffè quando una mano timida le toccò una spalla, sì girò, per niente sorpresa; sapeva chi era.
Un ragazzino dagli occhi grandi la osservava felice: era basso e magro,  aveva i capelli bruni ed era il più giovane dei suoi amici nonché la “mascotte” del gruppo.
ciao Gwen! – fece il ragazzino eccitato nei confronti della gotica.
ehilà Cody, come stai? –
Cody era entrato nel gruppo molto tempo fa, quando i suoi genitori morirono in un incidente. Era ancora un bambino e in quel periodo era l’immagine della pura depressione. Non aveva idea di cosa ne sarebbe stato di lui finchè degli amici dei suoi genitori defunti lo adottarono.
E dal quel momento la luce si fece vedere nella sua vita, prese il coraggio a due mani e continuò a vivere facendo in modo di alzare l’umore degli altri con la sua simpatia.
Anche su di lui c’erano diverse cose da dire. Come prima cosa, era un ragazzino dai tratti vitali senza troppe fisse “anormali” nella zucca.
Cody si avvicinò a Gwen.
- hai portato delle caramelle? -
In realtà una fissa bella grossa c’è l’aveva, amava i dolci all’impazzata come un bambino,  in particolare le caramelle.
Gwen  roteò gli occhi ridendo
- eh non ancora, te le porto la prossima volta-
Questo volta Cody, portandosi le dita al proprio petto, si fece un po’ lamentoso
uff non vale, dici sempre così!-
Questo era vero, Gwen aveva promesso a Cody che gli avrebbe portato delle caramelle, ma con tutti gli impegni che aveva e i recenti pensieri amorosi, alla fine se ne era scordata.
Ma sapeva come rimediare per scusarsi con lui.
Lo prese per le spalle e si avvicinò al suo viso e gli diede un bacio sulla guancia, poi Gwen gli sussurrò all’ orecchio – te lo prometto – , sentiva che al ragazzino gli erano venuti i brividi e quando si allontanò vide che due macchioline rosse decoravano il suo viso.
Era imbarazzato fino al midollo ma aveva l’aspetto di un tenero orsacchiotto.
quando sei più comoda…- disse con un sospiro a Gwen.
Un'altra cosa che bisognava sapere di lui era che, nonostante la sua giovane età, possedeva un “pezzetto di maturità” dentro di lui, cioè una galanteria nei confronti delle donne. Era evidente che nei confronti di Gwen provava una cotta  tipica della sua età.
 
Lasciando Cody alle sue “risatine imbarazzate”, Gwen andò alla cassa dove c’era un'altra sua amica, che in un certo senso era la leader del gruppo, una specie di madre alla fine.
buongiorno Leshawna -
Leshawna era una ragazza di origini afroamericane dalle proporzioni molto abbondanti. Era generosa e responsabile e molto amata dagli altri ragazzi, perché in un certo senso si sentivano in debito nei suoi confronti:
Bridgette perché si era di nuovo rincontrata con Gwen ed aveva trovato un lavoro.
Alejandro perchè gli aveva permesso di vivere a casa sua e di fare il barman.
Cody perché era stata la famiglia di lei ad adottarlo.
Anche Gwen provava nei confronti di lei gratitudine, perché nei primi anni di liceo si sentiva molto sola ed era un facile bersaglio di bulle altamente inviperite, almeno fino a quando proprio Leshawna la difese. In un certo senso per Gwen era sempre stata come una sorella maggiore; in pratica una persona di cui ci si poteva fidare. Persino quella stazione di servizio apparteneva ai suoi genitori, quindi lei poteva dare lavoro a chi ne aveva bisogno, come aveva fatto con i suoi amici.
In quel momento era intenta a fare i conti, però si vedeva che quel giorno aveva la luna storta, rispose a Gwen in modo molto sbrigativo;
aspetta un attimo ragazza! Altrimenti perdo il filo!-
Un'altra cosa che si notava era che lei non era ferrata in matematica: quando si trattava di conti aveva un diavolo per capello. Spesso si metteva anche a borbottare;
non riesco a capire come fanno gli altri senza commercialista! Comunque…- Leshawna osservò Gwen -…come va? Con il lavoro?-
Gwen ammise quasi delusa
oh bene, l’ultimo depuratore d’acqua l’ho venduto un mese fa-
dicevo l’altro lavoro! – disse con stizza Leshawna
ah quello..- a Gwen le risvegliò per un attimo la soddisfazione. Quella illustrazione su commissione la rendeva orgogliosa ma al contempo umile.
-  beh, ne hanno pubblicato un pezzo sul web, sull’ inaugurazione di un locale, niente di che.-
Leshawna però non sembrava ascoltarla granchè,  presa com’era dai conti. Guardò verso i vetri che dividevano lo spazio tra l’interno e l’esterno e vide Bridgette che stava facendo il pieno alla macchina di Gwen.
sempre gratis, naturalmente, vero?-
certo – disse Gwen
Leshawna spostò di nuovo lo sguardo sui conti, parlando ancora con la sua interlocutrice.
io non capisco cosa ti serve a fare quella facoltà di storia dell’arte, eri già una professionista fin da quando eri una bambina.-
eheh! Infatti io...- al solo pensiero di una vicinanza con il super fico punkettaro, Gwen sentì la propria voce farsi più squillante -…ho deciso di cambiare facoltà, vorrei fare quella di psicologia!-
 
 
 
 
                                                                                                      tlac !
 
 
 
 
il rumore di una tazzina che si appoggiava sul tavolo della cassa interruppe quel momentaneo silenzio.
ecco il caffè -
Alejandro aveva posato la tazzina con non chalance, ma aveva un ottimo udito e sentì l’ultima novità che la gotica aveva detto poco fa. Alejandro si domandava mentalmente il motivo per cui Gwen voleva fare una cosa simile, l’arte non era la sua passione? E non trovava prima noiosa la psicologia?
Notava con curiosità quel silenzio imbarazzante.
Il silenzio di Leshawna soprattutto, guardava la ragazza di fronte a lei come se avesse inghiottita una pillola, mentre Gwen attendeva ansiosa la sua risposta.
Leshawna arcui un sopracciglio e la guardava in modo interrogativo e arrabbiato.
ma bene! Altri soldi sprecati eh? -
Ok, Gwen sapeva che forse non avrebbe digerito molto il suo “cambio di corrente” e che per lei Gwen e gli altri erano come uno stuolo di figlioli, ma almeno un po’ di comprensione per una questione delicata che le faceva battere forte il cuore da un po’ no,eh?
ehmn Leshawna… buongiorno!- disse Gwen con fare un po’seccato
Leshawna si ridestò dal suo nervosismo in un istante.
- eh? Oh si scusami, è solo che quando faccio i conti divento nervosa –
Meno male, non era niente di che; pensò Gwen sollevata, le dispiaceva litigare in quel giorno speciale. Ad un tratto Gwen si accorse che Leshawna la sondava con lo sguardo.
ma che bella faccia, allegra vedo -
grazie…- Gwen si sentì la faccia, era così rossa? intanto Leshawna rideva francamente.
ti è successo qualcosa di bello vero?-
Gwen annuì.
ho incontrato uno – in quel momento si sentiva al settimo cielo, come poteva immaginare che lei avrebbe trovato uno così? Era vero che si erano parlati solo un paio di volte ma Gwen aveva capito che Duncan era un tipo intelligente e forte… accidenti se era forte! Leshawna, pensava fosse solo uno di quei soliti ragazzi che avevano una cotta per lei.
che cos’è? Un altro squinternato? Uno che suona qualche strumento? Un attore? Un ballerino?-
Va bene che Gwen ha sempre avuto dei gusti molto selettivi ma così non è un po’ esagerato?
è un punk!-
non è mica un vecchio?-
no, e poi è mooooolto carino… e abita di fronte a me - Gwen ormai era sicura, era innamorata persa di Duncan, in tutti i sensi…
Leshawna rovinò l’idilliaco momento con una degna frecciatina di casa sua.
- l’ultima volta che mi hai detto così ti sei fatta fregare 300 $ -
molto divertente – rispose con sarcasmo Gwen.
Stavano cominciando a ridere come delle matte quando la porta si spalancò, a quanto pareva Bridgette aveva finito di dare il carburante.
 – allora, anche stavolta un bel pieno per la signorina Gwen, fanno 50$ - 
ehmn…- Gwen stava diventando viola, chiedere la carità non le piaceva per niente, Leshawna si grattò la testa con un dito – nessun problema, c’è li darà la prossima volta - Bridgette rise con gusto – ahah ma dai, non mi dire -
 Gwen sentì la vergogna caderle addosso, avrebbe voluto un giorno ringraziarli a dovere per tutto quello che hanno fatto per lei, ma ora la possibilità di risarcirli era pressoché lontana visto che in quel periodo era al verde. Un pensiero terribile si formò dentro la sua testa, e se Duncan non avesse voluto stare con lei perché non aveva un soldo? avrebbe dovuto cercare un altro lavoro…
Leshawna aveva preso una teglia piena di cioccolatini e ne stava offrendo uno a Gwen.
- ti fermi con noi a mangiare qualcosa stasera? – Gwen prese il cioccolatino e se lo buttò dritto dentro la bocca, aveva sentito dire che il cioccolato era un buon afrodisiaco, un po’dolcezza in più l’avrebbe fatta sentire meglio…o forse no?
no, stasera ho un appuntamento…- Gwen lasciò in sospeso apposta la frase, Leshawna capì al volo cosa intendeva, una serata da leoni con quel punk; allora le fece un occhiolino;
quando torni raccontaci tutto ok?-
ok, ciao a tutti ragazzi, ci vediamo – Gwen osservò con lo sguardo i suoi amici, vedeva Cody che si stava strafogando di cioccolato fino a sporcarsi la maglia con un colorito tendete al marrone, Bridgette tentava inutilmente di bloccarlo e Leshawna lo stava sgridando per via di quell’ atteggiamento esagerato, mentre Alejandro si stava sbellicando dalle risate nel vedere quella strampalata scena.
Sì, Gwen voleva a tutti loro un gran bene, e sapeva che loro erano come una grande famiglia. Dove le trovava persone così? Cody sbarrò la strada a Gwen, con il viso sporco di cioccolato;
ciao Gwen, spero che tu mantenga la promessa –
- lo terrò a mente Cody-
 Prima di andare via, Gwen si avvicinò ad Alelandro con fare civettuolo;
ciao Al, grazie ancora per il ristretto – e detto questo se ne andò ridendo birichina, poteva sentire Alejandro alzarle la voce quasi infuriata da lontano;
Alejandro! Porca pupazza! – sì, quel giorno si sentiva una vera pazza, una pazza innamorata.
 
 
Finalmente, dopo tanto guidare, Gwen aveva incontrato Duncan; aveva visto lui in piedi all’esterno del parcheggio in sua attesa,  quando Gwen uscì dalla macchina la prima cosa che vide era una maglia nera con stampato un teschio, c’era lui davanti a lei e la strinse in un abbraccio: Gwen lo sapeva, lo avrebbe riconosciuto anche se si fosse mimetizzato tra mille, l’unica cosa che adesso sperava era che non si sentisse troppo il suo battito del cuore visto quanto gli era così vicina.
 
Entrambi varcarono l’ingresso quasi come se si tenessero per mano, il palazzo in cui erano dentro era un museo moderno di arte, a contrapporre le pareti bianche stavano fissati al muro quadri di ogni tipo, dai ritratti medioevali fino ai visionari cubi dell’astrattismo.
Dopo aver fatto il giro del museo cercando di guardare più quadri possibili, Gwen e Duncan andarono in un aula piena anche quella di appassionati di storia e arte, ci passarono un ora, seduti accanto, a sentire la presentazione di quel libro di cui Duncan aveva accennato a Gwen qualche giorno prima. In aula ce n’erano una trentina di appassionati di Arte come lei.
Il titolo del libro in questione era “ anatomia dell’amore universale”, in pratica un trattato che spiegava i modi di rappresentare di tipi di amore attraverso l’arte.
Molto appropriato, pensava Gwen gustando la vicinanza del suo accompagnatore.
Finita la presentazione decisero di fare ancora un giro all’ interno del museo, chiacchierando e commentando ogni quadro che li presentava davanti. In un'altra aula  videro un professore che spiegava a un ben nutrito gruppo di persone, per curiosità Gwen e Duncan si unirono al gruppo, rimanendo sempre vicini.
Un uomo col fiorellino spiegava la storia di Paolo veronese, davanti a un grande quadro raffigurato una scena di un banchetto.
Paolo veronese è stato un pittore italiano del rinascimento, con l’allegoria della battaglia di Lepanto nel 1571 divenne noto come il “veronese”…- 
Gwen si sentiva felice di essere lì, oltre a trovarsi in quel posto che la emozionava tanto, stava anche con la persona che, nel vero senso della parola, lo adorava.
Si vedeva che anche Duncan gli piaceva stare lì, Gwen notava che erano molto vicini, colpa della folla che li stringeva oppure del fatto che lei stessa si avvicinava, lentamente.
Quei tratti mascolini e quel espressione di chi la sapeva lunga la faceva impazzire, anche in senso di calore, le sembrava che la stanza stesse cocendo, in senso buono però.
Dopo venti minuti, Duncan si allontanò silenzioso dal gruppo, lasciando Gwen, sorpresa e un pochino delusa, da sola.
Gwen non voleva andare via, la spiegazione del professore la interessava, ma il sapere dov’era Duncan la premeva molto di più, così cinque minuti dopo, quasi con sforzo, andò a cercarlo.
Vedeva che più andava avanti, più si allontanava dalle altre persone; percorreva i corridoi, inizialmente pieni di persone e poi ancora meno, con passo veloce, i suoi occhi neri percorsero ogni angolo dove c’era qualcuno, per riconoscere il suo punk.
Stava per investirle l’ansia, cominciava a sentire il dolore ai piedi. Da quanto tempo era piedi? Forse il fatto di stare in piedi nello stesso punto per un certo periodo non era una buona idea, però quando era accanto a Duncan non sentiva il dolore, per niente.
Cominciava a sentirsi sperduta quando arrivò a un lungo corridoio grande e desolato, era sola, come unica compagnia erano i quadri.
C’era troppo silenzio. Veramente troppo.
ma dove seiDuncan?- quella sensazione non gli piaceva per niente, tante volte era stata sola nella sua vita eppure in quel momento sentiva una “leggerezza” che le faceva venire la nausea, un vuoto, una mancanza per la precisione, che stesse solo esagerando? Forse era solo una piccola sensazione di  smarrimento…certo che se non avesse perso tempo a seguire quelle spiegazioni forse avrebbe ritrovato quel punk speciale.
Comunque rimanere lì a fissare un punto vuoto davanti a sé non serviva a niente, avrebbe dovuto cercarlo ancora… o almeno era questo che stava per fare.
Un ombra dietro di lei la prese per le spalle, lenta e silenziosa, Gwen sussultò di soprassalto e si girò spaventata,  ma per fortuna non era uno sconosciuto. Era proprio lui.
ssh, non avere paura, sono io – sussurrò Duncan divertito.
ahDuncan, mi hai spaventata, dov’eri finito?- disse Gwen sollevata, forse avrebbe dovuto tenere ben presente in testa d’ora in poi che a lui piaceva fare gli scherzi, forse anche poco innocenti…
Duncan non rispose, si portò dietro Gwen mostrandole i quadri in quel corridoio, si fermò di colpo davanti a uno in particolare, dove ritraeva un uomo e una donna che facevano l’amore, e uno sconosciuto che li sorprendeva, il periodo doveva essere barocco vista la presenza di tendaggi oltremodo esagerati.
vedi? Lui la vede sdraiata sul letto, lui arriva… -
Adesso Gwen, incuriosita ed eccitata, lo ascoltava guardandolo fisso in quegli occhi di un blu profondo, dove voleva arrivare?
- …e la sorprende…- all’ improvviso sentì le mani di lui stringerle i fianchi, come un abbraccio tentacolare. La Gotica si sentì calda...
Chi? Il marito?- disse Gwen in attesa, forse quel momento che desiderava da diverse notti si sarebbe finalmente compiuto..
o l’amante, chissà?-
E poi successe, Duncan aveva avvicinato il suo viso a quello di lei e la stava baciando, prima a fior di labbra, poi, come se entrambi fossero colti da una strana frenesia, alla francese.
Gwen sentiva le lacrime agli occhi dalla felicità, un calore ardente si diffondeva in tutto il suo corpo e la sua lingua giocava con quella di Duncan, molto birichina peraltro, la premiava succhiandola… sentiva che la stava esplorando e la cosa la fece impazzire, stava approfondendo ancora di più il contatto quando sentì una sensazione fastidiosa.
Si sentiva osservata.
ma come? C’erano solo loro due che limonavano accanto a quel quadro, no?
Gwen interruppe, d’istinto e delusa, quel contatto, domandando una cosa che non c’entrava niente.
aspetta! E se ci vedesse qualcuno?-
Duncan era confuso, il fatto di quello “stacco” l’aveva reso perplesso.
quando? All’ora o adesso?- rispose biascicando Duncan, per un secondo si maledì di quella risposta.
Gwen però non sentì quelle parole, si guardò intorno; sì, aveva rovinato un momento romantico per una stupida sensazione di… non sapeva neanche spiegarselo…era come quando si è davanti a un pubblico, intenti a leggere qualcosa ad alta voce, osservati…per poi essere esposti a giudizio.
Ma Duncan la fece tornare coi piedi per terra, o forse sarebbe meglio dire sulle nuvole…
questo è il bello del barocco, sorpresa e suspense-  detto questo la strinse nuovamente, facendole dimenticare l’imbarazzo momentaneo.
allora, mi piace. – voleva baciarlo ancora… quando l’aveva baciata sentiva che ai suoi piedi spuntavano le ali.
davvero? Pensavo che ti piacesse internet, la pubblicità, la moda…-
Gwen chiuse gli occhi, sporse il suo viso per entrare nuovamente a contatto dentro il suo caldo antro…
 
 
 
                                                                                           FLASH!
 
 
 
Gwen sentì all’ improvviso una forzata d’aria, e poi una luce; Duncan si era staccato da lei velocissimo e la stava fotografando con il flash.
Ok,ok, ok e ancoooora ok, che stava facendo? Disse Gwen mentalmente, non capiva il motivo ma si sentiva in imbarazzo, un imbarazzo che però non le piaceva. E poi perché quella macchina fotografica spuntava solo ora?
- mami stai prendendo in giro?-
Duncan parlò, continuando a fotografare la ragazza di fronte a lui
no, sto solo cercando di capire quella che sei e che cosa pensi.-
E poi Gwen capì, era vero che su Duncan non sapeva al cento per cento quali erano le sue passioni (a parte l’arte ) ma doveva ammettere che lui su di lei ne sapeva poco e niente, nei pochi incontri che avevano avuto, a parlare era di solito lui… visto che ora stavano insieme dovevano conoscersi molto meglio no?
Aspetta, aveva detto “stare insieme”? forse il bacio le aveva dato alla testa…
- behpenso a molte cosepoi scrivo degli articoli e li pubblico sul web…-
A quella affermazione, Duncan si stupì.
questa sì che è una notizia! Vieni con me. Voglio presentarti un amico.-
Duncan prese la mano di lei e la trasportò, “letteralmente” con sé, Gwen però si chiedeva una cosa, quando lo avrebbe baciato di nuovo?
 
 
 Arrivati in una enorme stanza,  piena gremita di gente, Duncan e Gwen si fecero largo nella folla; Gwen notò con la coda dell’ occhio un buffet, era già l’ora di cena? Mi sa che l’amore fa questo effetto…
Duncan andò dritto verso il tavolo dove davano le bevande.
senti un po’ Geoff! Hai un attimo?-
L’uomo chiamato Geoff si fece avanti sorridente, era biondo e aveva in testa un cappello alla texana, indossava una camicia rosa e dei Jeans, aveva l’aria simpatica ma allo stesso tempo matura.
ehilà Duncan; dimmi. Cosa c’è? -
Duncan si fece da parte lasciando il posto a Gwen.
voglio presentarti Gwen-
 lei si sentiva color arcobaleno, quel tipo sembrava una persona importante…quella era un occasione per il suo sogno? Come si diceva? Due piccioni con una fava!
molto piacere! – Geoff porse la sua mano e strinse quella di Gwen con entusiasmo.
il piacere è tutto mio!- squittì Gwen come risposta
Duncan si intromise tra i due, riferendosi a Geoff cordialmente:
lei è una ragazza davvero speciale, vorrei che un giorno leggesse un suo articolo, e poi sai, è un artista…- detto questo schioccò un occhiolino a Gwen, lusingata, fece anche lei lo stesso gesto.
volentieri, le lascio l’E-mail?-
c’è l’ho io la tua E-mail, gliela darò io – fece Duncan sorridendo al suo amico.
va bene, allora aspetterò –
Duncan e Geoff si strinsero la mano, come segno di saluto.
grazie amico.-
figurati 
Alla fine, dopo i convenevoli saluti, Geoff si allontanò da loro e si diresse verso il buffet.
Come si sentiva Gwen? La risposta era ovvia, al settimo cielo! In due minuti le si era spalancata una possibilità per il suo futuro lavoro di grande artista? Voleva saltare dalla gioia ma c’era troppa gente lì e non voleva farsi notare troppo.
lui è uno della Tv, siamo grandi amici.-
Addirittura della TV? Si sentì svenire ma un altro pensiero la invase, Gwen domandò a Duncan;
-  ma tu, Duncannon hai mai letto qualcosa di mio…-
Il tono di Duncan era diventato baldanzoso e sicuro
e allora? Hai paura? Se non vuoi non fa niente -
no no no! Sei stato molto carino, grazie – disse Gwen con fare contento
Come passarono il resto della serata? Spiluccando del mangiare e chiacchierando tutto il tempo, del più e del meno , non che avessero tanta fame, la presenza del l’uno e dell’ altro già li saziava.
Ormai si stava facendo tardi, Duncan fece cenno di uscire a Gwen.
secondo me ci siamo rimasti troppo qui. Che ne dici? Torniamo a casa? -
certo! Come vuoi.-
Così, mano nella mano, uscirono dal museo e si diressero in macchina, Gwen scoprì con sorpresa che Duncan era venuto coi mezzi pubblici, il motivo? Non se lo spiegava neanche lui. Forse perché in fondo immaginava che Gwen lo avesse dato un passaggio, infatti fu così.
Duncan però volle prendere lui il posto di guida perché Gwen in serata aveva bevuto un po’ di alcolici.
 
 
 
 
Dopo un ora e mezza arrivarono nel quartiere dove abitavano, Gwen si era appisolata sulla poltroncina ma un cenno di Duncan interruppe il suo mondo dei sogni; per lei, lui era meglio dei sogni che faceva alla notte.
Duncan la convinse a ospitarla per la notte a casa sua nel suo studio e Gwen, perduto il sonno e spinta da una crescente curiosità, accettò di buon grado.
Dopo aver salito l’ascensore Duncan la fece accomodare a casa sua, certo che però, l’interno messo a confronto con il punk era decisamente freddo, nonostante i diversi mobili intorno alla stanza.
Si vedeva  che erano tutti di un materiale pregiato, un pensiero venne dentro alla testa di lei,
Era ricco?
Gwen vide che sopra a un tavolo c’erano delle posate di diversa statura, alcune minuscole, altre più grandi, oltre ad aver in comune il fatto che erano posate, c’era un'altra che le accomunava; il materiale. Erano d’oro. – sono tutte tue? Devono esserti costate parecchio…-
Ma improvvisamente e piacevolmente, delle mani le cinsero i fianchi.
Sentiva l’alito di Duncan sul collo, sentiva il suo contatto, la sua forza possessiva… quanto erano grandi le sue mani? Le sentiva dappertutto e i punti dove toccava bruciava…doveva essere l’alcol, era un effetto davvero strano.
Duncan le prese il mento e la osservo con la passione negli occhi, ansimava eccitato, con voce roca disse; - sono pazzo di te… che ne dici se stanotte ci divertiamo da matti? –
Gwen, a quella affermazione, fece solo una cosa.
Sospirò e iniziò a baciarlo con foga, come in preda a una terribile sete; ormai aveva deciso, lo avrebbe fatto, e capì, con entusiasmo, di aver perso la testa.
Sentì le proprie gambe cedere, eppure non voleva fermarsi.
Duncan la prese di peso con gentilezza non smettendo di baciarla e la mise sul letto…dopodichè…le luci si spensero. Le aveva spente lui.
Al buio, come se facessero un improvvisazione a una cerimonia, si spogliarono e si toccarono, fino alle viscere…sempre di più.
C’erano solo sospiri e gemiti da parte di Gwen, mentre Duncan solo ringhi animaleschi.
Quando per lui fu il momento di entrarle dentro, lei lo intimò di fare piano, visto che per lei era la prima volta.
Dopo oltrepassata la barriera e il dolore momentaneo di lei, Duncan aumentò di intensità le spinte, per Duncan erano, come in passato, essere avvolto da un guanto morbido… mentre per Gwen, essere piena di elettricità, quel piacere a lei sconosciuto la stava colmando sempre più velocemente.
E poi…e poi…beh e poi vennero entrambi, ovvio!
Lui gridando rocamente come un animale, lei quasi strillando di estasi.
 
 
 
 
 
 
La notte era nera e liquida, come un manto che gocciolava e che copriva di nero ogni stella, non c’erano stelle che brillavano la sera della perdita della verginità di Gwen.
Nessuna di queste stelle si fece presente nella notte.
Solo la Luna nuova si sentiva la protagonista della serata.
Ma una piccola ombra; fulminea, grigia, ci passò davanti.
Scese dritta in una città del Canada
Come una stella cadente.
 
 
 
 
                                                                                Fine terzo episodio 3
 
 
 
 
 
 
Prenew prossima puntata
 
il rito di passaggio si è compiuto
Il re porta il suo tesoro nel suo regno
Il tesoro lascia la sua scia di gioielli
mentre un presagio si avvera]
 
nella prossima puntata di Gwen life of …hell!
 
 
 
 
 
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Ep 4 - http://www.youtube.com/watch?v=irree8kPzUg&list=UUL6mjkkw8BEYuI9NE-M4Syg
 
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££££££££££ astronave dell’ alieno autore/trice ££££££££££££££££
 
Psss! Avete visto che ho messo le sterline? No? Pazienza.
 
BENVENUTI A QUESTO EP o dovrei dire ALLA FINE DI QUESTO EP.. beeh avete capito no?
Se avete letto anche questa puntata allora vuol dire che sono sistemato/a giusto? Lo metterò come un sì, allooooooooooora! Voglio fare i complimenti a tutti quelli che stanno legggggeeendo questa fic a dir poco “trippona” e a tutti coloro che mi hanno recensito vi darò un regalo favoloso, il filtro dell’ immortalità!!! Nel mio pianeta è un prodotto di altissimissimissima  qualità! Anche se devo ammettere che nel caso dell’ immortalità non ci ha preso molto, ma in compenso rende la pelle perfetta, hai troppi nei in faccia? Provatela, brufoli? Risolve anche quelli, graffi di cani e gatti? Altrochè!!! Tutti questi discorsi vogliono solo dire a tutti quelli che mi hanno recensito solo tre paroleeeeeeeeeeeeeeeeee (imbarazzo, scusate )
 
UN..
GRAZIE….
ALL’ INFINITO…
 
Come? Erano quattro parole? DETTAGLI!
So cosa pensate ,“ perché questo alieno scimunito non ha mandato questa fic con una lime del genere nel giorno di san valentino?”, il perché? perché… sono super timido/a, ecco l’ho detto contenti? E comunque aveva il mio bel daffare
Non per fare spoiler ma (ehehe) ma un personaggio molto discusso su questo fandom entrerà o meglio… si farà sentire nel prossimo episodio… OOOOOOOOKKKKKEEEYYYYY!! Ho detto troppo! Ci vediamo ragazzi!! Recensite mi raccomando!!! (devo pur sopravvivere anch’io no?)
 
 
E poi mi chiamo Sunburst, non sunbrust
 
 
A proposito… TOTAL DRAMA ALL STARS!! 3 MARZO ALLE 19:05 SU K2 ARRIVAAAAA!!
ALEEE HO HO ALEEE HO HO! (ok l’ho già vista, ma sarà lo stesso uno sballo! ;) )
 
Tanti saluti dal viandante interdimensionale Sunburst
 

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Capitolo 4
*** ritratto di un volto perduto ***


Riassunto puntata precedente ********************************************
Gwen accetta l’appuntamento di Duncan. Prima di andare al luogo prefissato Gwen incontra i suoi amici benzinai per fare il pieno (Leshawna, Alejandro, Cody e Bridgette). Arrivata al luogo dell’ incontro, Gwen e Duncan dichiarano la loro attrazione reciproca e tornano nel loro quartiere; Duncan invita Gwen a casa sua, e fanno l’amore.
Intanto qualcosa sta arrivando…
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                                    4- Ritratto di un volto perduto

 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
Dentro di se sentiva un dolce torpore, era una sensazione nuova, mai provata prima. Le immagini della notte passata le scorrevano sugli occhi come delle diapositive sfocate, lente…e leggere; sì, era una sensazione sublime, un tale piacere fisico non l’aveva mai provato prima.
Alla fine aveva fatto sesso con il punk super fico, e doveva ammettere due cose, era stato bellissimo…e voleva farlo ancora.
Gwen era sveglia da un pò ed era stesa sopra al corpo di Duncan, che russava un po’ crucciato.
Erano entrambi nudi, e Gwen sentiva che le stava di nuovo salendo la voglia; rossa in viso sì alzò subito dal letto, facendo attenzione a non svegliare il suo ragazzo.
Già…ora erano insieme giusto? Di solito, dopo aver fatto quelle “cose” come il baciarsi e oltrepassare quella linea di fuoco valeva a dire mettersi insieme; Giusto? Forse stava esagerando…
Ma Gwen non faceva altro che ricordare i movimenti di lui…e subito sentì un “puff” uscire dalla testa. Nel gergo, quel suono valeva a dire che era imbarazzata fino al midollo!
Dopo aver indossato la sua biancheria nera, Gwen girò intorno alla casa, curiosa di scoprire qualche cosa riguardante Duncan.
Era tutto buio, forse lei aveva ancora la vista ottenebrata dai postumi della notte; in effetti sentiva qualche dolore alle gambe. Doveva appoggiarsi.
Il suo sguardo fu catturato dall’ unica luce della stanza, la finestra.
Le imposte erano aperte e poteva vedere la casa di fronte, si sedette e contemplò la vista del suo quartiere.
Notò che la stanza aveva quel l’odore di chiuso che non le piaceva, decise di aprire la finestra per dare aria.
Ora sentiva tutto, i suoi sensi erano aperti e in pace con il tutto, alcune macchine passavano per strada e l’aria aveva quel non so che di nuovo, quella atmosfera di caldo avvertiva l’arrivo di una  estate abbastanza sopportabile.
Le sembrava di essere al di sopra di un altro mondo, quel mondo monotono e decisamente troppo reale ora era sostituito da un illusione sognante e refrigerante…era come sentirsi un dio, anzi una dea.
A rafforzare quella sensazione fu la vista di una persona, si trattava di Zoey.
Gwen, dalla casa di Duncan poteva vedere in lontananza le finestre aperte di casa sua, in particolare della cucina, dove Zoey stava preparando la colazione, o era il pranzo? Aveva perso la misura del tempo…
Chissà se Duncan ha mai provato ciò che stava sentendo lei in quel momento? Probabile, quel posto sembrava fatto apposta per osservare quella piccola parte del mondo…
- allora è da qui che ci guardi…- disse più a se stessa sussurrando.
Con la luce che invadeva la stanza da letto, tutto era diventato chiaro; i vestiti per terra,  le coperte e Duncan… e anche l’orologio sopra il letto.
Segnava le  8e 10; Gwen pensava che alla sua prima notte di fuoco lei avrebbe dormito di più.
Questo comunque la faceva accertare di una cosa.
Il suo sguardo si posò di nuovo verso casa sua, precisamente a Zoey che cucinava.
-…Zoey sta facendo colazione.-
E proprio in quel momento, il suo stomaco brontolò.
 
 
 
 
 
Gwen tornò a casa verso l’ora di pranzo, inizialmente Zoey era preoccupata per l’assenza della amica ma Gwen le raccontò tutto: dal suo arrivo al museo, al bacio con Duncan e alla notte di fuoco con lui…
Avrebbe potuto raccontare anche dei loro “giochetti” fatti tra loro quella mattinata ma preferì omettere quella parte, visto il rossore che copriva le guance della sua amica.
Zoey era contenta per lei, ma soprattutto rimase molto sorpresa del regalo.
Quale regalo? Un quadro antico, o perlomeno sembrava… prima che Gwen se ne andasse dalla casa del punk, lui le aveva regalato un quadro stile barocco. Aveva detto che era da qualche giorno che lo teneva da parte per lei.
Nella mente di Gwen ci passò un pensiero decisamente inopportuno; e se lui immaginava che tra loro sarebbe finita così? Beh in un certo senso se lo aspettava anche lei… o forse il suo era più che altro desiderio?..
Gwen andò ad appendere il quadro in camera sua, e lo rimirò.
Ritraeva una nobildonna romana che veniva osservata da  un uomo che indossava una pelliccia di leone.
Duncan possedeva il gusto estetico, questo era innegabile.
Nell’ appuntamento del giorno prima aveva capito una cosa che la fece eccitare molto…sapeva che con lui la sua vita sarebbe diventata interessante, forse anche più di quanto si immaginava; di sicuro piena di meraviglie…come il barocco, sorpresa e suspance.
Quel quadro sarebbe diventato il suo simbolo del cambiamento, decisamente piacevole a suo dire.
 
 
 
 
Trent le aveva chiamate proponendole di andare a  pranzo insieme fuori, Gwen e Zoey non se lo fecero ripetere due volte.
Il luogo di incontro era un bar frequentato da universitari, carino e solare, pieno di piante esotiche.
Erano appena arrivate quando arrivò Trent a salutarle; dopo esserci scambiati baci e abbracci, si sedettero accanto a un tavolino.
Gwen si stava accomodando ben bene sulla sedia quando senti una scossa dentro di se.
Quella scossa derivava da un tocco, per la precisione da un braccio che si era appoggiato sulle sue spalle.
Gwen, imbarazzata,  si rivolse al proprietario del braccio fissandolo negli occhi.
- Trent, non esagerare -
D’istinto lei si spostò, e Trent lascio la presa ridendo innocentemente.
Come mai lei aveva reagito così al tocco del suo amico? Stranamente quella mano birichina le ha ricordato la passione di Duncan della notte scorsa; però lui non era il suo nuovo ragazzo… che abbia reagito così solo perché è un maschio? Un po’ esagerato ma poteva essere così…
- oh come “non esagerare”? quando stavano insieme queste cose non me le dicevi. – Trent finì la frase facendole occhiolino, e lei di rimando rispose scherzando:
- ti odio. –
- sì, lo so.-
E poi risero all’ unisono; sì, si divertivano a prendersi in giro, l’avevano sempre fatto e si sa che le vecchie abitudini sono difficili da perdere.
Zoey lì guardava tra l’interessato e il curioso, e lei; quasi con la stessa aria frizzante di una dodicenne li sorprese con una domanda col botto;
- ah! E da quando siete stati insieme?-
Una cosa che contraddistingueva Zoey a parte il fiore in testa? La stessa ingenuità di una ragazzina. A dimostrarlo era che a volte lei arrossiva per un nonnulla, anche se bisognava ammettere che era adorabile quando faceva così.
Gwen intanto aveva preso il suo inseparabile block notes dalla borsa e cominciò a disegnare qualcosa velocemente, si sentiva ispirata quel giorno, e il soggetto che disegnava era quello che preferiva da un po’ di tempo.
- mai.- rispose Gwen persa nel suo lavoro.
Trent aveva assunto la faccia interrogativa;
- come “mai”?-
Trent si sporse per vedere il disegno che stava facendo Gwen e quello che vide gli creò un misto tra meravigliato e risentito.
 Gwen stava disegnando lei di fronte al punk, Duncan; di fronte l’uno all’ altro fissandosi negli occhi…
Trent sbuffò sonoramente, riferendosi a Gwen svegliandola dal suo mondo dei sogni;
- va bene, che fai stasera? Esci con il tuo cavaliere?-
Gwen lo guardò inarcando un sopracciglio.
- che ti frega?-
- mi frega eccome! Da quando stai con quel tipo non esci più con noi, dove ti porta? In un bel castello incantato? Al casinò?- Trent disse la frase quasi ingoiando qualche respiro e la finì con una nota di sarcasmo.
Gwen sentì un campanello di allarme, era allarmata nel vero senso della parola.
Conosceva bene Trent e sapeva quello che stava passando nel cervello di lui. Doveva fermarlo subito.
- ehi! Non sarai mica geloso, vero!?- disse Gwen sbracciando.
Trent come risposta fece la faccia supplichevole, anche lui sapeva che stava esagerando e la cosa lo stava “torturando”.
- sì, molto!-
Gwen si sentì letteralmente color mandarino
- Zoey aiuto!-
che fare con un gelosone come Trent? L’opzione “aiuto” dovrebbe essere l’amica, lei doveva dire una qualsiasi stupidaggine per fermare situazioni del genere; ma Gwen vedeva Zoey che ridacchiava sotto i baffi, le era sempre divertito assistere a siparietti “comici” come quello tra Gwen e Trent…bella amica che era!
- hai molti ammiratori a quanto pare!-
Così per una mezz’oretta e passa, i tre ragazzi scherzarono sul più e del meno come se fossero tornati ad essere ragazzini delle medie.
Zoey parlava di fiori e cadute dalle scale varie; Trent di quanto sapesse suonare bene la chitarra e del fatto che era inseguito quotidianamente da ragazzine fissate per lui (era evidente che diceva queste cose per provocare la gelosia di Gwen) e Gwen? Di due cose:
i clienti mancanti del negozio dove lavorava e di superDuncan.
Proprio nel argomento “ punk strafico” Gwen doveva fare attenzione; Trent geloso com’era preferiva non sapere niente di lui, in quanto ci vedeva in lui un tipo poco affidabile, Gwen preferì non dirgli che quella notte aveva perso la verginità con il punk.
Se Trent l’avesse saputo… di sicuro il suo viso, da rosa pelle con un filo di abbronzatura, sarebbe passato al verde acido; a quel pensiero Gwen rise mentalmente, chissà perché ma quando Trent assumeva quelle facce da pesce lesso la cosa le faceva divertire.
Non faceva paura, anzi…
Dopo aver consultato i menù, tutti e tre insieme decidono cosa mangiare per pranzo.
- allora? Cosa volete da mangiare? La solita insalata?-
- ho troppa fame per l’insalata.-
 
 
 
                                                                                               Briiiiiiiiiiip!briiiiiiiiiiiip! briiiiiiiiiiiip!
 
 
 
Il cellulare di Gwen squillò, e capì subito dalla suoneria di chi si trattava.
Duncan super fico.
- chi sarà, Zoey? Chi sarà? Indovina un pò.- Trent cantilenò la suoneria del cellulare prendendo in giro Gwen.
- Trent fai poco lo spiritoso, grazie.- Gwen cercava all’ impazzata il cellulare dentro la borsa, però si fermò per un istante quando sentì la voce seria di Trent.
- …è il tuo principe azzurro con la cresta d’argento?-
Gwen sì voltò, guardò il suo viso, in quel momento sembrava un padre troppo apprensivo, non c’era allegria nei suoi occhi, per la precisione era più che altro infastidito…
- Trent. Ora basta, il gioco è bello quando dura poco.-
Alla fine Gwen trovò il cellulare e lesse il messaggio:

 

 
 

“ vieni subito davanti a casa mia,
voglio farti vedere un bel posto”

 
 
 
 
Subito?
Che Duncan abbia deciso all’ improvviso di invitarla a pranzo? Però…
Gwen era presa alla sprovvista e confusa, guardò i suoi due amici che la guardavano, attendendo una risposta da parte sua. Cosa fare? E pensare che stava per ordinare…
Ma sapeva che non doveva fare così, ora lei era adulta no? Non poteva certo comportarsi da principessina viziata, non sarebbe stato giusto.
Certo lasciare i suoi amici così era un po’...come dire…?...da insensibile? forse.
Ma Gwen sentiva una strana sensazione farsi carico dentro di lei, un senso di responsabilità…
Strana cosa, prima di allora non si era mai sentita così, beh forse perché le scorse volte non era fidanzata sul serio…e quindi…
 
 
Gwen rimise il cellulare e il block notes dentro alla borsa, sì alzo osservando i suoi amici.
- scusate ragazzi, devo scappare.-
Vide la faccia di Zoey tendersi al sorpreso, mentre quella di Trent sull’ irritato.
- ti pareva.- rispose scocciato
- uffa Trent!- Gwen sbuffò pesantemente, la cosa cominciava a diventarle pesante, sentiva che una fretta estranea la stava impadronendo di lei…
- non mangi niente?- la solita domanda cristallina di Zoey prende di nuovo in possesso della situazione.
- no, grazie.-
Ma Zoey, confusa più che mai, sembrava non demordere, forse la cosa le sembrava un po’ illogica visto che stava per ordinare da mangiare.
- maavevi detto di avere tanta fame, almeno rimani per pranzo…-
In effetti Gwen poteva sentire il suo stomaco che cominciava a brontolare, coprì la pancia con la borsa.
- no, scusatemi…- che stava succedendo? Poco prima chiacchieravano allegramente su qualche stupidaggine e adesso c’era questa atmosfera tesa…ma lei lo sapeva, non poteva perdere tempo.
Anche se si trattava dei suoi amici.
Trent cominciò a guardarla perplesso;
- è qualcosa di grave?-
Perché Trent domanda così? Gwen si chiedeva se forse aveva assunto una qualche faccia strana;
- no, tranquillo -
- vai da lui, lo sapevo!-
Gwen sì senti scricchiolare dentro.
Alla risposta frustrata di Trent, la gotica si piazzò davanti a lui, con il volto vicino al suo di pochi centimetri e gli disse alzando la voce:
- Trent smettila! Così rovini la nostra amicizia!!-
E detto questo, se ne andò a passi spediti verso la sua macchina.
 
 
 
Solo un attimo dopo Gwen comprese dell’ errore fatto, le aveva fatto arrabbiare la sua risposta, aveva esagerato, ma lei non era stata da meno…Trent non voleva essere sgarbato con lei, era solo preoccupato…forse anche troppo per i suoi gusti ma aveva i suoi motivi…
Eppure nonostante questi pensieri, Gwen era dannatamente curiosa di sapere cosa le avrebbe fatto vedere Duncan.
Ormai era tardi chiedere scusa, stava guidando verso casa, tanto valeva andare da Duncan.
 
 
 
Trent e Zoey erano ancora lì al bar, intenti a mettere sotto i denti qualcosa per placare la fame.
Anche se contrariamente a quanto si vedeva, non avevano granchè di fame, soprattutto Trent.
Lui stava arrotolando senza interesse con una forchetta degli spaghetti, aveva fatto solo pochi bocconi.
Anche Zoey mangiava un piatto di spaghetti e poteva sentire nell’aria un senso di delusione in corso; alzò gli occhi e vide un Trent in preda a un “attacco” di sospiri.
Le faceva tenerezza, ma anche pietà.
Zoey appoggiò una mano sulla spalla del chitarrista infranto per consolarlo.
- non ci pensare Trent, puoi trovarne un'altra.-
Sentì un sussulto provenire da Trent, aveva fatto centro; lei aveva capito subito sin dalla prima volta che lui era innamorato di Gwen.
Zoey a volte si chiedeva da quanto tempo lui pensava a lei non più solo come un amica…da un bel pezzo ormai, eppure lui provava ancora a essere “semplicemente” un suo amico, peccato che a volte non ci riusciva.
A testimoniare era la scenata di gelosia che aveva avuto poco fa, e poi c’era un'altra cosa che appesantiva l’animo del chitarrista, senso di colpa.
Ogni volta che aveva una scenata di gelosia poi subentravano i sensi di colpa; era più forte di lui.
Forse Gwen sapeva dei veri sentimenti di Trent, ma diversamente da lui lei lo vedeva solo come un amico fraterno, in più ormai si era innamorata di un altro uomo, non c’era niente da fare.
Nell’ arco di quel minuto che Trent tentava di formulare la risposta, non smetteva di guardare gli occhi di Zoey, come se cercasse una risposta proprio da lei.
Un ragazzo così carino come lui avrebbe cercato un'altra no? Per lui sarebbe stato facile trovarne un'altra…
Trent abbassò lo sguardo, infranto;
- …non credo, il mio cuore batte solo per lei…-
Ma non per lui, non sarebbe stato facile per lui lasciare perdere, per niente.
A Zoey dispiacque a vedere il suo viso… poi come una scintilla ripensò a prima e rimuginò su una cosa in testa.
però Trent non ha tutti i torti, Gwen non si fa quasi più vedere..”
Zoey non voleva comportarsi da egoista, e per lei quel pensiero era un pensiero da egoista.
Doveva essere felice per Gwen, cioè lo era ma c’era qualcosa che non quadrava, le sembrava che in mezzo a quella situazione c’era…una specie di irruenza da parte di Gwen, le sembrava che le cose andassero troppo veloci per i suoi gusti.
E d’improvviso si accorse che anche a lei le era passata la fame.
 
 
 
 
Ok, ormai era passato, anzi la fame le era passata.
Gwen sentiva le sue guance farsi più calde per lo stupore.
Duncan aprì lo sportello della macchina come un galantuomo, e Gwen scese sentendosi come una principessa che va al ballo.
- carino da parte tua, Duncan -
- non c’è di che
Gwen voleva domandargli una cosa molto stupida; ma che tuttavia doveva essere soddisfatta.
- come fa un punk come te ad essere così gentile? È incredibilecioè di solito quelli come te si comportano allo stesso modo in cui si vestono…-
- vale a dire? – la voce calda di lui risuonava dentro le orecchie di lei.
- in poche parole, non conoscono le buone maniere. Ma tusembri diverso, più speciale.-
Duncan circondò la vita della gotica con un braccio con fare possessivo.
- diciamo che gli insegnamenti di certe persone mi hanno massacrato, e hanno funzionato -
Ammicò in direzione di Gwen e lei si senti avvampare.
Dopo aver camminato attraverso il viale arrivarono alla destinazione.
Gli occhi di Gwen erano rapiti dalla casa che si prostrava ai suoi occhi.
Chiamarla casa era poco, veramente poco.
Quella era una villa super lussuosa come poche viste prima, soltanto nelle riviste di immobili aveva visto quel gioiello che si presentava ai suoi occhi.
Era una villa moderna color crema, con piscina, un giardino lussureggiante pieno di siepi enormi.
C’era sia un balcone contornato da colonne in stile ionico e dall’ altra parte dove partiva una scala, c’era una veranda di legno.
Però è quando superarono l’ingresso di casa che il mondo delle meraviglie si presentò davanti a lei.
Da fuori non sembrava ma l’interno era molto spazioso ed enorme! Ci saranno state più di trenta stanze.
Un salotto di color beige con televisore al plasma con annesso ingresso alla piscina, una stanza di legno con camino e divanetti con copriletto cuciti a mano, una stanza completamente bianca che serviva per i coktail party, un enorme stanza da letto con tre grandi finestre che andavano verso il balcone, e in primis uno splendido e antico salone che comunicava con tutte le stanze della villa e con le miriadi di scale che si legavano come fondamenta della casa, tutto era pieno di vasi di porcellana…
Duncan si era improvvisato come guida turistica e fece vedere tutto a Gwen.
a lei sembrava di essere…come aveva detto Trent? in un castello incantato.
Sì, proprio come in un castello…
Però c’era una cosa che si arrovellava in testa da un bel pezzo.
- una domanda, perché mi hai portata qui?-
Duncan si indicò con il pollice come se la risposta era ovvia.
- perché questo è il posto in cui vivo, la casa di fronte a te è solo una in affitto.-
 
 
Gwen perse un battito cardiaco.
Cioè sul serio? Sul serio sul serio sul serio sul serio sul serio???
- non ci credo! Tu vivi qui? In questa villa gigantescafantastico!!-
Se qualcuno l’avesse vista avrebbe giurato che le stavano volando sulla testa unicorni e granelli di polvere di arcobaleno.
Dunque i suoi pensieri erano giusti, era ricco, un super ricco sfondato addirittura!
Chi l’avrebbe mai detto? Era veramente una ragazza fortunata. Aver trovato un tipo come lui.. perfetto in tutto!
- sì, a meno che non incontro una bomba del sesso come te e allora…- lasciò volutamente tenere in sospeso la frase per sorprendere la sua ragazza.
La strinse in un abbraccio forte e le sussurrò all’orecchio, sentendo qualcosa intrufolarsi lì, la lingua di lui giocava con il suo orecchio iniziando a morderlo.
- …mi trasferisco allo studio-
Immagini infuocate delle scorsa notte assediarono la mente di Gwen, estasiata; si perse nel piacere…ma fortuna vuole che lei abbia ripreso conoscenza, si staccò un pochino dall’ abbraccio caloroso del punk lo fissò dritta smaniosa negli occhi.
- …cretino -
Gwen se lo sentiva, un giorno sarebbe impazzita a causa di quel bellissimo punk.
- a proposito di studio, ti faccio vedere quello vero -
E lei, come se fosse una bambola, lasciò che la mano di Duncan stringesse la sua mano,  e che la trasporta come quando un bambino porta il suo giocattolo strisciandolo per terra.
 
 
 
 
- ti piace?-
- sì, mi piace
Il vero studio di Duncan era situato al secondo piano della villa, scelta azzeccata visto che anche da lì si poteva dominare il panorama.
I colori della stanza era soprattutto tre; il rosso dei tappeti e delle poltroncine, il blu delle pareti, e il marrone dei mobili antichi.
Sembrava uno di quei studi che si vedevano nei serial tv, antico ma confortevole.
Dietro alla scrivania c’era una vasta libreria piena di libri e fotografie appese; a Gwen piacque subito, sì capiva subito che Duncan in quello studio faceva delle cose importanti, anche se lei non sapeva cosa.
Gwen, nel vedere quella villa enorme e lussuosa intorno a lei la meravigliò enormemente, solo una cosa però inquietava. Quel posto non era troppo grande per una persona sola? Se Gwen fosse vissuta lì si sarebbe di sicuro sentita  molto sola…
- ma tu vivi qui da solo?-
Duncan alzò il naso con fare altezzoso, non smetteva di guardare Gwen neanche per un istante, e non smetteva neanche di sorriderle.
- no, ci sono il custode e sua moglie, vivono nella casa sul retro. Insomma…la moglie fa la domestica qui, si chiama Nilla. Se ti serve qualcosa, puoi chiedere a lei-
Come aveva fatto Gwen a non capirlo? Era ovvio che un riccone come lui aveva anche una domestica, come molti ricchi del resto.
Era ovvio che le persone con molto denaro potessero avere qualsiasi cosa che volevano…
 
 
 
 
 
                                                                                                             FRAP!
 
 
 
Qualcosa  si mosse.
Gwen voltò il capo veloce, e la vide.
Una fotografia aveva volato e si era appoggiata sul comodino; però non c’erano dubbi su chi erano le persone fotografate.
Uno era Duncan, insieme a una ragazza che lo abbracciava.
Gwen sentì dentro di sé un sentimento estraneo, sì avvicinò a guardarla bene.
La ragazza nella foto era una ragazza che aveva avuto pressappoco la sua età,  pelle ambrata, occhi neri e sognanti, capelli castani, in più indossava una camicetta grigia con jeans verdi.
Era avvinghiata teneramente a Duncan, e lui con il suo solito look da punk la guardava ghignando.
Il periodo in cui avevano fatto la foto era quello natalizio; visto la presenza di un abete con le palline.
Il tocco finale della foto erano delle iniziali: DxC
Gwen, confusa e stranita guardò il punk dietro di lei, era paralizzato e impallidito, non se l’aspettava.
- scusami Duncanma chi è questa ragazza “C” ?...-
Si guardarono negli occhi, Duncan aveva le pupille dilatate e cominciava a venirli un tic all’occhio destro.
Era sconvolto, e un attimo dopo si fece affranto:
-…questa ragazzaera la mia ex, si chiamava Courtneye… –
Duncan fece una pausa per poter dire quella cosa.
-…ha lasciato questo mondo due anni fa.-
 
 
 
Eh ?
Era morta?
Gwen si sentì in colpa per il sentimento di rabbia avuto prima, però non si immaginava certo che quella ragazza, dalle sicuramente origini ispaniche, non ci fosse più.
- mi dispiace, com’è morta?-
Duncan guardò di nuovo Gwen, questa volta oltre a essere dispiaciuto era anche imbarazzato.
La sua cresta argentata brillò, doveva essere la luce che filtrava nella stanza.
Inizialmente le parole non gli uscivano dalla bocca, Duncan non ci riusciva e guardava per terra.
- si è…………………….suicidata...-
Gwen sbarrò all’ istante gli occhi!
- COSA?!  Perché lo ha fatto? -
Duncan non rispose, sembrava pensarci su.
- non lo so. La polizia non ha mai trovato indizi -
Gwen non si capacitava delle risposta.
Riguardò di nuovo la foto, come aveva fatto a essere così insensibile? Gwen si sentiva in colpa.
Courtney…..Era così che quella ragazza si chiamava. Un peccato, era un vero peccato.
Però qualcosa le diceva di osservarla meglio, e all’ istante lo capì.
Lei l’aveva già vista. Ma dove? Non ne aveva la piena consapevolezza ma se lo sentiva… dove l’aveva vista?....ma che importanza c’era? Ormai lei se era andata, nel vero e spaventoso senso della parola addirittura.
Courtney….forse lei e Gwen sarebbero potute diventare amiche…a meno che non avessero avuto la stessa cotta per un ragazzo.
Gwen si sentì risvegliarsi dal quel cupo torpore da un tocco ormai diventato famigliare.
- non pensiamo a queste cose adesso. Vieni, ti mostro altre stanze. -
Duncan la invitava ad uscire dallo studio insieme a lui.
Forse Duncan aveva ragione…ma…
Gwen riguardò il volto di Courtney.
Anche se avessero avuto in comune un ragazzo, loro due sarebbe state comprensibili e avrebbero continuato a stare insieme.
- che peccato. Potevano diventare grandi amiche – disse Gwen sottovoce, più a se stessa che con Duncan.
 
 
 
La villa era così grande da perderci, piena di stanze da letto, soggiorni, sale da pranzo e caminetti.
Forse un giorno si sarebbe davvero persa in quel labirinto di stanze e scale.
E come ultima stanza…Duncan decise di farle vedere il meglio alla fine, una stanza per giocare a calcetto.
- questa è la mia stanza preferita!-
- incredibile…-
Le parete erano piene di affreschi raffiguranti piante e ninfe varie, il pavimento era coperto di una erbetta di plastica e ai lati della stanza c’erano i pali delle “porte”. Una stanza antica che conteneva un mini campo da calcio, un mix inusuale ma simpatico, disse a suo dire Gwen.
- prendi!-
Gwen, sorpresa ma non impreparata prese la palla al volo.
- ti va di giocare un po’ a calcetto?-
A gwen le brillò gli occhi di entusiasmo, quel tipo era proprio pieno di sorprese, e a lei gli piacevano i tipi così.
- davvero posso?-
- ma certo, vediamo come te la sai cavare!-
Ma bene, Gwen non era il massimo a calcio ma nel suo piccolo ci sapeva fare.
Corsero come topi in quella stanza, correndo e rincorrendosi a vicenda come due bambini.
O almeno lo era Gwen, Duncan era molto concentrato.
- vieni qua! Fatto sotto!-
- ora te la prendo…-
E così, dopo una buona mezz’ora di calcio, col il risultato di 5 a 3 ( Duncan è il vincitore) si stesero sul praticello artificiale, ansimanti ma contenti.
- niente malesei brava a giocare
- grazie, anche tu…-
Forse lei non le importava molto ma lui si era steso su di lei e non riusciva ad alzarsi, Gwen lo sentiva, entrambi si stavano eccitando.
- lo sai una cosa? Sei pesante…-
Duncan mise le mani ai lati della testa di lei, e avvicinò le sue labbra a quelle di Gwen.
- e tu sei molto leggera…-
Detto questo, si baciarono.
Gwen poteva sentire il bisogno urgente di sentirlo di nuovo, come quella notte.
Stava scoprendo un lato di lei peccaminoso, seducente e tagliente…e la cosa le piacque.
Anche a Duncan piaceva parecchio questo suo lato divertente.
Lui tolse la maglietta nera a Gwen e ricominciarono a baciarsi, ancora più a fondo e ancora più languidamente.
Era come se due serpenti si arrotolassero fino a stringersi convulsamente…un effetto strano ma impedibile in un rapporto con la persona che amavi.
Si sentivano il re e la regina del mondo in quei istanti. Solo loro.
Erano così tranquilli e concentrati a baciarsi e a toccarsi… che non  si accorsero di un'altra presenza vicino a loro.
Qualcuno alla finestra li spiava, era una ragazza, loro non potevano vederla ma lei vedeva benissimo loro che cominciavano ad arrivare più a fondo.
La ragazza cambiò la direzione del suo sguardo, guardava il viso di Gwen.
Sentiva un senso di irritazione che cresceva da minuto a minuto.
Strinse i pugni con forza.
- Gwencome fai a non accorgertene? Stupida che non sei altro… -
In quel momento un orologio scoccò l’ora.
 
 
 
 
 
 
            Fine quarta puntata
 
 
 
 
[Prenew prossima puntata]
“ la partita è inziata.
E la principessa sogna.
Quel mondo di cristallo comincia a girare-
E una presenza diventa un personaggio”
 
 
 
 
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Ep 5 -
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§§§§ astronave dell’ alieno autore/trice §§§§§§§
 
Aaaaah…. Sentire la musica nightcore “ sweetest ass of the world “ è una pacchia.
Vedere ryouko tagliare le braccia a nui harime è fantastico.
Leggere nel numero di topolino la serie “raceworld” è eccitante.
Disegnare e colorare i mie personaggi è pura soddisfazione.
Vedere la quinta stagione in italia (W ZOEY) è focoso.
Scrivere questa fic e ideare un'altra fic horror su facebook è gratificante.
Ballare sulla cyclette è vantaggioso.
Guardare “non aprite quella porta” è uno sballo.
Giocare con le palline di vetro è vorticoso.
Mangiare le gocciole belle belle belle è oltremodo buono.
E vedere il paesaggio di casa mia è carino.
………….
…………….
………………
Ma essere rinchiusi in casa invece NO! Non è fico gente! Devo andare in biblioteca!
Il/la sottoscritto/a alieno potrebbe essere braccato dagli scienziati che vogliono tagliuzzarli la pelle per scoprire che segreti nasconde ma correrò questo rischio!!!!!
Però ho miei impegni.
Non sono un/a tipo/a solitario, è che ci tengo molto ai miei spazi personali.
Ma deve essere la passione che guida la mia vita e così sarà!!
Con questi continui sfoghi da bipolare vorrei chiedere le scusa a voi lettori e a mister stefan per il ritardo, troppi pensieri in testa, troppi impegni…
SAPPIATE CHE DOPO QUESTO CAP LE COSE CAMBIERANNO!
“Cambiare” è un parolone…. Però sarà più divertente, finalmente si arriva!
Il prossimo capitolo si chiama “ inizia la storia”, più certo di così…
 
Ringrazio ancora per le recensioni che ha ricevuto questa “faticosa” fic, continuatea e seguirci mi raccomando!
p.s all star? In italiano è pura bombaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! Prossima fermata? Pahkitew island!!!!
Helloooooooooooooo!!

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Capitolo 5
*** La vera storia comincia! ***


Riassunto puntata precedente ********************************************
Gwen e Duncan ufficializzano il loro fidanzamento e fanno sesso.
Proprio il punk decide di far vivere nella sua villa di lusso Gwen, fuori città.
Quando Gwen arriva nello studio privato di duncan, scopre una foto dove ritraeva Duncan con una ragazza, Courtney.
Lui le dice che quella era la sua ex, suicidata due anni prima.
********************************************************************

 
 
 
 
 
 
 
L’avevano fatto ancora.
Ed era stato ancora più fantastico dell’ultima volta.
Le coccole di Duncan la facevano sentire meravigliata e felice…e anche parecchio eccitata; prima di incontrare il punk aveva solo una vaga idea di come fosse il vero piacere sessuale.
E la cosa le piaceva da matti.
 
 
 
L’ora aveva raggiunto la sera ma il sole era ancora alto nel cielo; era arrivata l’estate e faceva parecchio caldo.
Dopo aver passato diverse ore a fare l’amore, Gwen e Duncan si erano messi i costumi da bagno e dopo aver fatto il bagno in piscina  si abbronzarono al sole.
Erano seduti con le sdraio accanto all’altro e si godevano il bel tempo e il leggero frescolino nell’ aria.
Gwen penso che quel momento fosse perfetto; lei, Duncan, una villa meravigliosa…le sembrava di essere dentro a un romanzo rosa…
Sì, Gwen si sentiva in paradiso ed era soddisfatta oltre ogni limite.
Dopo essersi messa per l’ennesima volta la crema solare Gwen si guardò intorno……………..però qualcosa era cambiato in quel paradiso.
…aveva la sensazione…che qualcuno la stesse osservando.
Gwen ruotò la testa e …tra i cespugli c’era qualcuno che la guardava.
Una ragazza.
A guardarla era una ragazza…coi fianchi generosi e un portamento da signorina educata, ma sicura di sé.
Però Gwen si sentì allarmata…quella tipa era completamente di colore grigio e…pareva leggerissima, quasi incorporea.
Era tutto molto strano, la strana ragazza che osservava Gwen non smetteva di lanciarle quel sorrisetto irritante e deciso.
E come se non bastasse, di secondo in secondo lei stava diventando più scura…come se diventasse più materiale.
Gwen la riconobbe.
Però non poteva crederci.
Quella ragazza doveva essere morta.
- Ti sei appena scavata la fossa…mia cara…Gwen. –
Gwen scattò in piedi come un fulmine, stupita oltre ogni limite.
- CHE COSA?!-
E…le aveva anche rivolto la parola…Gwen si chiedeva come facesse un “ombra” a parlare…ma quella era veramente un ombra?
- Che succede, amore?-
Duncan era confuso e preoccupato dallo scatto che Gwen aveva fatto un attimo fa.
Gwen girava la testa, prima al punk, e poi a quella tipa vicino ai cespugli…scomparsa nel nulla.
Non c’era più, com’era possibile?
Gwen era preoccupata. Molto.
- So che ti sembrerà assurdo, ma…mi sembra di aver visto la tua ex! Courtney!-
Duncan cambiò espressione…anche lui sembrava preoccupato.
-… Impossibile! È morta! Te l’ho già detto!-
- E’ là tra i cespugli!-
- Ma io non vedo nessuno!-
Duncan…non la vedeva? Gwen non riusciva a spiegarselo…in effetti sembrava che non c’era proprio nessuno tra i cespugli.
- Sei sicura di stare bene, amore?-
Gwen si chiedeva se avesse solo sognato.
Dopotutto lui non ha visto quel “ombra”, ed era rimasta sconvolta dal racconto di Duncan su Courtney, la sua ex.
Gwen si mise una mano sulla fronte…confusa e irritata dalla sua stessa mente; proprio adesso la sua immaginazione le faceva vedere persone morte?
- Scusami. Forse è la stanchezza. E forse ho scopato troppo.-
A Duncan gli ritornò il sorriso…gli piaceva moltissimo la darkettona…
- Scusa Duncan, amore…che ore sono?-
Il punk guardò l’orologio sul polsino.
- Sono le sei del pomeriggio.-
Così tardi…? O cavolo…
- Le sei?! O dio! Ho perso il pomeriggio! Senza offesa,-
- Tsk! Che vuoi che sia…?-
Duncan non perse tempo e avvicinò le sue labbra a quelle di Gwen; lei lo ricambiò appassionatamente.
Gwen aveva ormai dimenticato il “fatto” di poco fa, era ovvio.
I baci di Duncan erano qualcosa di afrodisiaco e allettante. Le faceva dimenticare di essere sulla terra e…




- Senti Gwen, ti va di vivere qui?-
 
 
 


- A chi non piacerebbe?-
Rispose Gwen con un ghigno…però un attimo dopo capì la quello che aveva detto il punk.
Ok, in realtà non aveva capito granchè ma…aveva un sospetto.
- Vale a dire?-
Duncan la rispose con uno sguardo che valeva mille risposte.
- Quello che ho detto.-
Era proprio così…da una parte Gwen era felicissima e avrebbe accettato con gioia la sua proposta…non era una proposta di matrimonio ovviamente! Ma abitare… insieme? Quel pensiero la riportò sulla terraferma della razionalità.
- Non lo so. È un po’ troppo presto…e di certo avrai portato qui anche la tua ex, giusto?-
- Sì, ma nell’ altra stanza.-
…che fare?
Si chiedeva Gwen dentro la sua testa.
Stare vicino al suo punk con la cresta argentata la faceva sentire al settimo cielo…ma dall’ altra lei era la coinquilina di Zoey, la sua amica…
Gwen ci stava pensando su, non smettendo di fissare il volto di Duncan…oddio quanto era bello. Ma Gwen voleva sapere un'altra cosa.
- Come vivevate tu e la tua ex qui?-
E poi di nuovo Duncan la baciò…stringendo in un abbraccio la dark.
- Esattamente così, come noi due.-
- Spiritoso…-
E poi si baciarono ancora e ancora…loro due non erano mai sazi e si beavano di quelle sensazioni di piacere; Gwen in un modo…e Duncan in un altro.
Dopo aver finito di giocare con le lingue Duncan guardò di nuovo negli occhi Gwen.
- Vuoi sapere qualcos’altro?-
- No, no…va bene così.-
Dopo una lunga pausa…dove Duncan non aveva smesso nemmeno per un attimo di fissare con il sorriso sulle labbra Gwen, le domandò ;
- Quindi? Accetti?-
Gwen era sbalordita dalla velocità degli eventi…però…la tentazione era troppo forte.
-…Eeh quindi…ci dovrò pensare…però…puoi provare a convincermi…-
E così ripresero a baciarsi e a toccarsi a vicenda.
Tanto valeva giocare ancora un po’…anche se di sicuro quella sera lei avrebbe fatto il bis d’amore del suo punk.
Il motivo? Non solo perché si erano messi insieme.
Ma anche perché lei si è data un mentalmente “ Accetto ”.
 
 
 
 
 


Appena arrivata nell’ suo appartamento Gwen vide Zoey, intenta a preparare la cena. Inutile dire che Gwen gli raccontò tutto fin dai minimi dettagli della villa di Duncan, delle sue coccole…e della sua scelta.
- Riflettici Gwen! Ma chi ti corre dietro?-
Zoey parlava con Gwen senza distogliere gli occhi dal l’insalata che stava preparando. Era contenta per la sua amica, ma c’era qualcosa che non le quadrava.
A differenza della sua amica, Gwen era perennemente con la testa fra le nuvole, stava preparando i bagagli con buona lena.
- Stai scherzando? la casa è bellissima! Anche se ci resto per poco…quando mi ricapiterà una cosa del genere? E poi…-
Gwen roteò gli occhi e una leggera sfumatura di rosa invase le sue guancie.
- …Ho scopato da dio.-
Nel vedere la sua amica innamorata, Zoey provò una sorta di “invidia”, un po’ come “ ah chissà com’è avere un amore come quello”.
Però lei rimaneva coi piedi per terra, anche Zoey ha un lato romantico ma sapeva riconoscere quado si  esagerava…
- Ma non mi sembra un motivo valido per una convivenza…e poi lo conosci così poco, e come reagirebbe Trent?-
Gwen fece spallucce, ormai era inutile. Sorrise a Zoey pensando alle meraviglie che aveva vissuto con quel punk.
- Poco può essere tanto. E’ gentile con me. Vuole che mi laurei insieme a lui…stare sempre vicino a lui e…-
- Sìsi sposarti con lui, anche. Comincio a credere che Duncan ti abbia fatto il lavaggio del cervello…o perché visto che non sei più vergine…sai quello che fai e ti senti responsabile?-
A Gwen quel discorso non piacque tanto, perché Zoey si era innervosita?…non poteva avere una vita sua?
Forse diceva quelle cose perchè Zoey era preoccupata per lei…era ovvio, era una sua cara amica…
- E poi come farò con l’affitto?-
E anche per quel motivo.
Ecco.
Uff.
Gwen per sdrammatizzare la situazione, le disse complice:
- Dai…il prossimo mese…-
Nel sentire la solita frase di Gwen, Zoey stette in silenzio per un attimo…e scoppiò a ridere.
- Lo so, me lo paghi tu. Conosco questa frase a memoria.-
È bello fare la pace. E loro due lo sapevano bene.
 
 
 


Ormai Gwen aveva finito.
I bagagli erano pronti e a suo dire parecchio pesanti, ma erano pronti.
 Il momento di andare era giunto e la notte aveva invaso il mondo.
Gwen stava per prendere le chiavi della macchina, fino a quando non incrociò lo sguardo di Zoey. Lei era accanto al l’entrata; con un ciglio inarcato sul viso.
- Ma perché tutti questi vestiti e pigiama?-
…era come se Zoey facesse da “ostacolo” tra lei e l’uscita…ma si capiva chiaramente quali parole nascondevano in quelle frasi…comunque lei era sincera e andò dritta al punto; così non avrebbe più disturbato Gwen…
- Magari il mese prossimo sarai già tornata…-
Ecco appunto…Zoey non era mai stata brava nei saluti.
 Gwen le sarebbe mancata la presenza di lei ma…disse francamente:
- Non credo proprio Zoey.-
Questo non era un addio, per niente.
Ma le sarebbe mancata.
Alla risposta della amica Zoey rispose con uno sbuffo…e rise un po’imbarazzata all’ indirizzo dell’ amica.
- Sai? Forse sono un po’ invidiosa. Insomma hai fatto un grosso passo in avanti…-
In effetti era proprio così; qualcuno le avrebbe detto che aveva fatto il passo più lungo della gamba ma…voleva tentare.
Le piaceva troppo quel punk con la cresta d’argento e…era certa che avrebbe scoperto grazie a lui un sacco di cose belle e interessanti.
Però era vero che Zoey era giusto un filino “invidiosa”…nonostante Zoey era molto bella non è stata molto corteggiata dai ragazzi come la dark…gli uomini d’oggi sono proprio…bah!
- Senti Zoey, la casa è grandissima. Puoi venire in uno dei week-end.-
- Davvero? Ti ringrazio.-
Alla fine, seppur con commozione; le due si abbracciarono e si salutarono stringendosi molto…si sarebbero riviste?
Gwen aveva pensato a un “ Sì”.
 
 
 


Il giorno seguente, il sole faceva risplendere la villa di Duncan; compresi i suoi “ospiti”.
La sera prima Gwen non aveva fatto in tempo a mettere i suoi vestiti a posto che subito Duncan iniziò a coccolarla, facendola perdere nei meandri del piacere.
- Può passarmi il resto signorina? –
Ad aiutare Gwen a sistemare la roba c’era una domestica, una vecchietta dolce e gentile di nome Nilla.
A vederla la si poteva paragonare alla stessa Nilla della “carica dei 101”.
- Come scusi?-
- L’armadio è ancora mezzo vuoto.-
È vero che lo faceva per lavoro…ma a Gwen quella vecchietta gli dava la stessa impressione di una nonna che sapeva tutto e di tutti.
E poi a Gwen non piaceva caricare di lavoro i vecchi. Lei era molto rispettosa nei loro confronti.
Comunque Nilla riusciva benissimo a trasportare quel mezzo quintale di vestiti tra le braccia, come se avesse vent’anni.
- Mi spiace, ma la mia roba è già finita. La ringrazio lo stesso.-
Nilla le rispose con un affettuoso inchino.
- Prego tesoro.-
Visto Gwen si annoiava e che Duncan non era in casa, per passare il tempo volle sdebitarsi con Nilla aiutandola a rifare i letti.
Insieme le due donne si sparavano battute come se si conoscessero da anni.
- Grazie dell’ aiuto signorina.-
- Si figuri, per me è un piacere.-
 
 


Dopo aver fatto la metà delle faccende di casa; Gwen e la domestica Nilla decisero di prendere un tè.
- Ecco qui. Un bel tè è quello che ci vuole.-
Disse la domestica, portando un grosso vassoio pieno di biscotti e una teiera.
Gwen si era già accoccolata sul divanetto.
- Senta, posso farle una domanda?-
- Qualsiasi cosa, mi dica.-
Gwen era molto curiosa del passato di Duncan, ma lui non ne aveva parlato granché; anzi a dire la verità l’unica cosa che le aveva detto riguardava il suicidio della sua ex ragazza…ma questo era meglio chiederlo più tardi.
- Da quand’è che Duncan vive qui?-
- Da prima che si fidanzasse con la sua Ex, credo che viva qui da quattro anni.-
...come se era destinato, la discussione era tornata al punto centrale della curiosità di Gwen.
Cambiò idea e decise di chiederlo alla domestica, forse perché credeva che con lei sarebbe stato più facile parlarne…
- …Sì, Duncan me ne aveva parlato…ma per quale motivo si è tolta la vita? Non l’ho chiesto a Duncan per non farglielo ricordare, me lo dica lei.-
- …Eeh signorina…quella ragazza aveva avuto una vita difficile, mi creda.-
Nilla aveva abbassato lo sguardo, era molto intristita. Prese un attimo fiato per dire le seguenti frasi.
- …Quella povera ragazza stava male, ogni giorno…le sue malattie aumentavano…e siccome non riusciva mai a guarire…allora si tolse la vita. Questo è tutto quello che so, signorina.-
 Gwen le venne il magone, Nilla doveva conoscerla molto bene la ex di Duncan, Courtney…
Sentire quella storia le faceva capire quanta pena provava per quella defunta e per Duncan che ha dovuto subire la morte della ragazza.
Di sicuro lui aveva sofferto tantissimo.
- Com’era l’ultima volta che l’avete vista?-
…lo sguardo di Nilla sembrò tornare indietro nel tempo…
- Sembrava…un angelo.-
…forse era stata un po’ troppo vaga…
- Come si è uccisa?-
- L’ultima volta la vidi uscire, la vidi scendere dalle scale e stava per uscire…-
Gwen si immaginò la scena, di sicuro Nilla stava facendo qualche faccenda di casa e ha notato con la coda dell’ occhio Courtney, sofferente.
- Io le avevo detto “ Signorina! Dovete stare a letto, non avete una bella cera.” Ma poi lei si voltò verso di me…e mi sorrise, usci tranquilla e andò a prendere la macchina di Duncan.-
Aveva sorriso…? Di solito i suicidi prima di togliersi la vita sorridono…? Ok, forse per tutti non vale la stessa regola.
- E poi è successo quello che è successo, senza pensarci due volte…si è chiusa in macchina ed è andata a sprofondare con essa in un porto.-
Si è…affondata?! No, non era il termine giusto…forse era meglio dire “affogata”, ma anche in quel l’altro senso andava bene…comunque rimaneva una cosa strana ma terribile.
Gwen si senti una ficcanaso irresponsabile, non voleva far sentire male quella vecchietta.
- Mi…dispiace tanto! È  tutta colpa mia! Non dovevo chiederglielo…perdonatemi.-
- Non vi preoccupate, è tutto a posto. Adesso devo sbrigare altre faccende, lei si riposi; ha fatto abbastanza…a proposito, c’è qualcosa le piace? Sono una brava cuoca.-
Nilla aveva  scacciato la tristezza nel suo sguardo ed è tornata con la mente nelle sue faccende, meglio così.
- Davvero? No. Io mangio tutto, la ringrazio.-
Ma nella mente di Gwen pensava c’era un pensiero opprimente.
Chissà quanto ha sofferto Duncan…?
 
 

Quella sera, Gwen aiutò Nilla a preparare la tavola.
E quando arrivò Duncan, sommerse di complimenti Gwen, per il fatto di aver apparecchiato bene la tavola.
Passarono giorni felice e loro due stavano molto tempo insieme, niente problemi ma solo coccole e cibi squisiti nei ristoranti di lusso.
Erano passate tre settimane da quando Gwen si era trasferita alla villa di Duncan, fino a che quando Gwen era camera a rivestirsi arrivò Duncan, anche quella sera sarebbero andati al ristorante.
Ma Gwen doveva recuperare gli studi e voleva passare la serata a studiare.
A Duncan la cosa le storceva un po’ il naso.
- Perché non ti metti qualcosa di più elegante?-
- Mi spiace tesoro, ma devo recuperare gli studi …e per di più ho da lavorare, credo che in questi giorni dovrò andare in città per recuperare i turni di lavoro…uffa mi sono riposata troppo…-
Gwen sbuffò…ma Duncan cominciò a fare la voce grossa.
- Gwen! Tu hai un progetto da fare.-
…cosa intendeva? Raramente lui alza la voce e in quelle rare volta appariva piuttosto confuse le sue parole…
- Sì lo so.-
A lei le toccava rispondere un a casaccio ciò che voleva dire.
- No Gwen, devi prenderlo sul serio!-
Lui adesso si era avvicinato e aveva assunto una faccia molto seria…
- Duncan, ci sono un sacco di ragazzi che studiano e lavorano come me.-
- E infatti sono gli altri che vanno avanti. Una laurea con la media del 23 non serve a niente-
Gwen però lo doveva ammettere…c’era qualcosa si strano. Anche se non sapeva cosa.
E poi anche lei poteva andare avanti.
Anche senza che qualcuno le facesse da balia. Anzi era una cosa che lei voleva, l’autonomia.
Comunque lei non capiva dove voleva andare a parare il punk.
- E che cosa ci posso fare?-
disse Gwen in modo sarcastico.
Duncan inarcò un sopracciglio, troppo serio.
- Lascia quel lavoro.-
….lasciare il lavoro…? Eh no.
Non esiste, e perché mai?
- No Duncan! non mi va di fare la mantenuta, già te l’ho detto.-
E lui…la guardò come se fosse una scema.
E senza dire una parola lui uscì dalla camera di Gwen.
Perché ha fatto così? si chiedeva Gwen innervosita. Che motivo c’era?
 
 
 



Quella sera stessa scese la notte, non c’erano stelle o luna che potessero illuminare la terra.
Ormai la mezzanotte era giunta; e Gwen a forza di leggere quei quintali di libri si stava quasi per assopire…fino a che trasalì all’ improvviso.
Non doveva nemmeno pensarci di dormire sui libri! Così pareva troppo letterale.
E poi chissà il perchè ma faceva freddo…le finestre erano chiuse nonostante era estate.
Basta così, ormai il sonno la stava prendendo il sopravvento…tanto valeva andare a dormire e ricominciare domati-
- Già hai avuto un litigio con il tuo principe d’argento…………. Gwen?-
 
 
 



…da dove proveniva quella voce femminile?!
Non poteva essere  Nilla visto che a quest’ora era a casa e poi…la voce erano molto giovane.
Gwen si girò intorno confusissima.
Non c’era niente…a parte uno strato…di nebbia?!
…Non va, assolutamente qualcosa non andava!
Ormai quello strato di nebbia l’aveva circondata.
A Gwen vennero i brividi, faceva freddo, troppo!
- Co…COSA?!-
Gwen si coprì gli occhi, delle raffiche di un vento silenzioso attraversarono la sua pelle; si coprì gli occhi.
Tutto divenne un turbinio feroce finchè…SWIM!
…il vento cessò di colpo…lasciando Gwen ai limiti dell’ incredulità umana.
Ecco, la nebbia aveva preso la forma di una persona.
La sua pelle era completamente grigia e la guardava in modo sornione.
Gwen la riconobbe…il suo cuore perse un battito.
Uno stato di shock la prese.
Non era possibile, era inconcepibile.
Quello doveva essere un sogno-
Soprattutto perché…lei stava…anzi era in compagnia…
 
 
 
                                                                                                     Di…
 
 
 
 
 
                                                                    Una….
 
 
 
 
 
                                                                     Persona…
 
 
 
 
 
                                                                      Morta?!
 
 
 
- COURTNEY ?!?!-
- Salute.-
La ragazza Grigia la salutò facendole in modo furbetto l’occhiolino.
Adesso era ufficiale. Niente sarebbe stato più come prima.
Mai più.
 
 
 
 
 
 
 
 


Fine quinta puntata
 
 
 
 
Prenew prossima puntata
{ mi conosci?
Più di quanto immagini
Cosa vuoi?
Farti cambiare idea.}
 
 
 
 
 
 
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Ep 6 -  http://www.youtube.com/watch?v=ooQWc7uV7UI
 
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Angolo autrice
Salve a tutti ragazzi!! Tempo brutto anche da voi?
Questo è un Periodo pieno questo eh gente!
Ho da fare un sacco di disegni e da scrivere taaaaaanta roba, soprattutto Greenshadow ( a proposito vi piace la versione youtube? A me sì! ) eeeeee…una fic che forse qualcuno di voi si ricorda…parlo delle “Zanne roventi del preside”! {qui sotto c’è il link]
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2652321&i=1
 preparatevi a una doppia sorpresa gente! :D
Cos’è che ho amato di questo periodo?
PAHKITEW!! Adesso è ufficiale! Li adoro tutti!! (tranne sugar, quella stregaccia piena di prosopopea non merita la mia stima!)
E sapere che il saggio Trent sta scrivendo una loro fic mi entusiasma un casino!!
Ora finisco di rompervi le scatole e vi saluto! Mi raccomando recensite :DDDD

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