Heroes

di Wild imagination
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to McKinley High ***
Capitolo 2: *** The Tournament ***
Capitolo 3: *** La selezione ***
Capitolo 4: *** Iniziamo al meglio il periodo di convivenza ***
Capitolo 5: *** Minacce e ricordi ***
Capitolo 6: *** Run, guys, run ***
Capitolo 7: *** Niff ***
Capitolo 8: *** Una normalissima sessione di shopping pomeridiano ***
Capitolo 9: *** Di party di Halloween, Single Ladies e ubriachi ***
Capitolo 10: *** Bagni fuori stagione e lezioni di biologia ***
Capitolo 11: *** Canzoni significative e sorci verdi ***
Capitolo 12: *** Le cronache del ghiaccio e... ***
Capitolo 13: *** December on Ice ***
Capitolo 14: *** Il Trattato Hummerson ***
Capitolo 15: *** Aria di festa ***
Capitolo 16: *** Propositi per l'anno nuovo ***
Capitolo 17: *** Dubbi amletici ***
Capitolo 18: *** Let the game begin ***
Capitolo 19: *** Gives you hell ***
Capitolo 20: *** You'll be my Valentine ***
Capitolo 21: *** Esibizioni(sti) ***
Capitolo 22: *** How to succeed in sexyness (without really trying) ***
Capitolo 23: *** Hit me with your best shot ***
Capitolo 24: *** Only the truth ***
Capitolo 25: *** I hate you, too ***
Capitolo 26: *** Could you say it twice? ***
Capitolo 27: *** Perfect ***
Capitolo 28: *** Dubbi Amletici 2.0 ***
Capitolo 29: *** 'Cause it's true, I'm nothing without you ***
Capitolo 30: *** I'll do anything ***
Capitolo 31: *** This the end... Please, it is just the beginning. ***



Capitolo 1
*** Welcome to McKinley High ***




Welcome to McKinley High

 
It's time to try defying gravity 
Kiss me goodbye, I'm defying gravity 
And you can't bring me down 
Mmm-mmm 
 
Kurt canticchiava ad occhi chiusi con le cuffie nelle orecchie, totalmente rilassato. Era disteso sul suo letto con la testa affondata nel cuscino, e faceva ciondolare pigramente la gamba sfiorando la moquette con il piede. La mano destra era mollemente poggiata sulla coperta a palmo aperto, e il dito indice tracciava cerchi immaginari nell'aria. 
Sospirò, grato del silenzio che permeava la sua stanza.
TOC TOC
Ecco, come non detto. Kurt sollevò pigramente le palpebre, girando la testa verso la sveglia sul comodino.
Chi cavolo bussava alla sua porta alle otto del mattino? Pensava che l'avere una stanza singola l'avrebbe risparmiato da certi fastidi, ma a quanto pare si sbagliava di grosso. Per un attimo pensò di far finta di dormire, il che sarebbe stato plausibile dato che era il suo giorno libero.
TOC TOC 
Nel caso avesse avuto dubbi su chi fosse la pazza che stava bussando a quell'ora (e non ne aveva), l'insistenza con cui costei sbatteva le nocche sulla porta fece sparire ogni possibile fraintendimento.
Il ragazzo si sfilò le cuffie dalle orecchie sospirando, senza però alzarsi.
"Rachel! Si può sapere perchè bussi quando puoi tranquillamente passare attraverso le pareti?" chiese, urlando per farsi sentire dalla ragazza dietro la porta. A quel punto una figura leggermente offuscata e dai contorni tremolanti, molto simile ad un ologramma, attraversò la superficie di legno per poi riacquistare solidità. Pochi istanti dopo, una ragazza bassina e con i capelli castani, in un out-fit a dir poco bizzarro, aveva fatto la sua entrata nella camera di Kurt, con un gran sorriso stampato sul volto.
"Si tratta di buone maniere, tesoro" rispose pacatamente, guardandolo emozionata. Il castano alzò gli occhi al cielo, sbuffando, senza accennare a cambiare posizione.
"Piuttosto... Si può sapere cosa ci fai ancora a letto?" 
Il ragazzo lo guardò con le sopracciglia sollevate, disorientato.
L'amica incrociò le braccia al petto, fissandolo con aria di rimprovero. "Non dirmi che te ne si dimenticato!"
L'espressione stralunata sul volto di Kurt non accennava a sparire, così Rachel si vide costretta a dare spiegazioni, scocciata. "Tra poco arriveranno i ragazzi della Dalton"
Il ragazzo si sbatté una mano sulla fronte, dandosi dell'idiota. Come aveva potuto dimenticarlo? Il preside Figgins non faceva che ciarlare all'altoparlante di quanto fosse importante mantenere-rapporti-stretti-con-le altre-scuole-per-restare-uniti-in-momenti-difficili da settimane, e lui si dimenticava della venuta di quel branco di pinguini imbellettati dell'istituto a cui il McKinley era gemellato. Rachel iniziò a battere le mani con evidente entusiasmo, prima di sedersi sul letto accanto all'amico, che la guardò con un sopracciglio alzato, per niente impressionato.
"Eddai, Kurt! Come fai a non essere emozionato? Tutti quei bei ragazzi in divisa..." esclamò con aria sognante, arricciandosi una ciocca di capelli scuri attorno al dito indice.
Il ragazzo sbuffò tutto il proprio disappunto. "Rachel, sono solo un gruppo di snob con il portafogli troppo gonfio che ci fa il piacere di stazionarsi nella nostra scuola; l'hanno già dimostrato in numerose occasioni. E poi tu sei fidanzata" le ricordò.
L'amica lo guardò di sbieco, risentita. "Io amo Finn" annunciò con solennità, "ma niente mi vieta di notare un bel vedere". Kurt ridacchiò.
"Al contrario di me, però, qualcuno di mia conoscenza è single, e potrebbe tranquillamente flirtare spudoratamente con uno di quegli snob col portafogli troppo gonfio" continuò l'amica, guardandolo con aria maliziosa.
"Non tutti sono gay, tesoro" obiettò il castano con ovvietà, scorrendo senza particolare attenzione le canzoni del proprio I-pod.
Rachel gli mollò una pacca sulla gamba distesa, con aria amichevole. "Stai scherzando, vero? Frequentano una scuola maschile: se non erano gay quando sono entrati, lo sono diventati per istinto di conservazione!"
Kurt proruppe in un sbuffo a metà fra il divertito e l'affranto, prima che la ragazza si alzasse facendo cigolare le molle del letto e si avvicinasse alla porta con passo leggero. Si rivolse un'ultima volta all'amico, girandosi di tre quarti. "Ti aspetto in sala mensa tra mezz'ora, e mi raccomando: fatti bello!" Gli fece l'occhiolino, prima di scomparire attraverso la porta così com'era entrata. Kurt sospirò, decidendo finalmente di alzarsi; si stiracchiò, lamentandosi quando sentì diverse giunture scricchiolare impietosamente.
Con un sonoro sbadiglio si diresse in bagno, separato dalla sua camera da una porta anonima sulla parete di fronte al letto, per poi guardarsi allo specchio. Un gemito disperato gli sfuggì dalle labbra quando notò le condizioni in cui versavano i suoi capelli. Vi passò una mano attraverso, cercando di dare un senso al ciuffo castano che gli penzolava davanti agli occhi. Dopo alcuni tentativi si arrese, limitandosi a sciacquarsi la faccia con l'acqua fredda del rubinetto e a lavarsi i denti: se ne sarebbe occupato più tardi. Ancora avvolto nel suo pigiama azzurro (rigorosamente in tinta con i suoi occhi), si avvicinò all'armadio in mogano alla destra della porta, spalancandolo. Davanti a lui si presentarono una cinquantina di capi di abbigliamento diversi, rigorosamente piegati e suddivisi per genere e poi per colore. Con un sospiro si mise a rovistare in quella pila infinita, cercando qualcosa di adatto da indossare. Dopo alcuni minuti estrasse una camicia blu notte e degli attillatissimi jeans bianchi, a cui abbinò una cintura in cuoio scuro. Si spogliò e rivestì in fretta, controllando nervosamente l'orologio sul comodino, per poi dirigersi nuovamente in bagno e aprire l'armadietto sul lavandino, da cui estrasse la lacca. Afferrato il pettine, iniziò ad armeggiare coi capelli castani con pazienza lodevole; quando fu soddisfatto del risultato, risistemò velocemente la coperta sul letto, e afferrò una chiave dal cassetto del comodino. Si chiuse la porta alle spalle con un leggero tonfo, pronto ad avventurarsi verso la sala mensa. Fu alquanto sorpreso di notare tanta vitalità a quell'ora del mattino: solitamente gli studenti si trascinavano per le aule con aria devastata. Rischiò di essere travolto da una fiumana di ragazzi schiamazzanti che correvano su e giù, bussando e entrando nelle stanze di amici e fidanzati, entusiasti. Iniziò a camminare lungo il corridoio, scuotendo la testa con disappunto: come reagivano male alle novità, al suo liceo...  Sovrappensiero, per poco non pestò la zampa di un piccolo coniglio fulvo che gli zampettava fra i piedi. Questo alzò la testa e, con voce stranamente squillante gli intimò di fare attenzione a dove mettesse i piedi, per poi continuare a  saltellare per il corridoio. Kurt arrivò illeso fino alla mensa dopo aver sceso le scale (non senza fatica, considerando che erano letteralmente intasate dagli studenti). Attraversò l'immensa arcata di legno, ed entrò nella sala, immergendosi in parlottii confusi, risate sguaiate e tintinnii di piatti e bicchieri. In perfetto stile Harry Potter, dal soffitto pendevano immensi lampadari di cristallo, e le pareti in mattoni ocra erano interrotte da coloratissime finestre ad arco, che affacciavano sull'enorme giardino esterno.
Il ragazzo fece scorrere lo sguardo su tutti i tavoli della sala, gremiti di ragazzi che ridacchiavano e si tiravano vicendevolmente proiettili di cibo, fino a che non trovò quello che stava cercando. Con aria rilassata si avvicinò ad un tavolo rettangolare sulla sinistra, vicino al muro, occupato da una decina di ragazzi che chiacciheravano animatamente. Al suo arrivo, Kurt si fermò dietro a Rachel, e alcuni dei suoi amici si girarono, sorridendogli amichevolmente. 
“Ehy, Kurt!” lo salutarono all'unisono due ragazze bionde identiche, sedute una di fianco all'altra. “Ti stavo tenendo il posto.” Una di loro scomparve con un leggero schiocco in una nuvoletta di fumo, facendo spazio accanto a sè. “Grazie, Brit” le sorrise Kurt, prima di sedersi sulla panca fra lei e Rachel. 
Si allungò verso il centro del tavolo per afferrare la caraffa dell'aranciata già mezza vuota e versarsene un po' nel bicchiere. 
“Allora, quanto tempo abbiamo prima che arrivino?” chiese Mercedes, seduta davanti a lui, occupata a zuccherare il proprio cappuccino.
Artie, a capotavola, controllò l'orologio da polso. “Più o meno una mezz'ora"
Tutte le ragazze si esibirono in urletti entusiasti, mentre i ragazzi, compreso Kurt, alzavano gli occhi al cielo.
“Non capisco perchè siate tanto emozionate” obiettò Finn, squadrando severamente un'euforica Rachel, seduta accanto a lui. Puck gli diede man forte, annuendo con la bocca piena di biscotti. “Sfono sfolo ragaffi” constatò, sputacchiando sul povero Artie, che si sfilò stancamente gli occhiali per pulirli sulla manica del golfino. 
Tutte le ragazze si girarono contemporaneamente verso di loro, guardandoli scettiche.
“Sono solo ragazzi?!” ripetè Quinn, seduta accanto a Mercedes.
“Sono solo ragazzi ricchi!” si intromise Tina, guadagnandosi un'occhiata offesa da Mike.
“In divisa...” continuò Rachel
“E che, molto probabilmente, avranno bisogno di compagnia, visto che frequentano una scuola maschile” terminò Santana, scoccando un'occhiata maliziosa ai suoi amici.
Kurt ridacchiò, ma evidentemente il suo divertimento non fu condiviso dagli altri ragazzi, che sbuffarono nuovamente. Quinn sorrise, soddisfatta di aver contribuito a zittirli, e con un gesto deciso del dito indice fece levitare verso di sè i biscotti di Puck.
“Ehy!” piagnucolò quello.”Rendimeli” La ragazza bionda si limitò ad afferrare il pacchetto che ondeggiava mollemente davanti a lei, a venti centimetri dal tavolo. 
Scosse la testa in segno di diniego. “Perchè non ti trasformi e diventi di cioccolato? Così avresti scorte a vita.” propose, con aria giocosa. Puck fece finta di pensarci su, accarezzandosi la cresta da moicano. “Mmhh... Lo prenderò in considerazione”, affermò alla fine. Fece per alzarsi e raggiungere la bionda, ma Finn lo ributtò a sedere con un tonfo, esercitando una lievissima pressione col dito indice sul suo petto, deciso ad evitare di attirare l'attenzione di tutta la mensa con una rissa. “A volte odio la tua superforza, amico” si lamentò un imbronciato Noah, incrociando le braccia al petto e scivolando sulla panca. Kurt si girò verso il tavolo dietro al loro, fortunatamente ancora vuoto, afferrando un pacchetto di biscotti e lanciandolo a Puck. “Ecco, bambinone!” L'amico si esibì in un sorriso a trentadue denti, entusiasta, prima di ricominciare ad ingozzarsi coi biscotti al cioccolato. Tutti gli altri ragazzi seduti al tavolo scoppiarono a ridere, scuotendo la testa con aria sconfortata. Quel momento di allegria fu interrotto da un intenso stridore metallico, che produsse gemiti infastiditi in tutta la sala, che si zittì di botto. Tutti gli studenti alzarono la testa di riflesso, girandosi gli altoparlanti fissati agli angoli delle pareti. La voce del preside si distinse forte e chiara in tutta la mensa, con quello strano accento indiano:
“Buongiorno, ragazzi. Vorrei informarvi che gli ospiti della Dalton saranno qui tra dieci minuti, quindi inviterei tutti voi a raggiungere l'entrata, per dare il benvenuto ai nostri amici.”
Quando Figgins terminò il breve annuncio, l'intero corpo studenti si esibì in urletti emozionati, alzandosi con un gran tramestio di sedie e accalcandosi all'entrata della mensa per raggiungere il portone principale. Il gruppo di Kurt si scambiò sguardi di intesa, e tutti attesero che la  fiumana di ormoni defluisse, prima di alzarsi con un sospiro e unirsi agli altri. Rachel aveva iniziato a saltellare emozionata, mentre le altre ragazze continuavano ad aggiustarsi i capelli e a controllarsi il trucco a vicenda.
Kurt non aveva mai visto tanti ragazzi tutti stipati nell'ingresso; persino il preside stava sgomitando per arrivare davanti al portone, continuando a lisciarsi la giacca e a stringersi il nodo della cravatta. Tutto il corpo insegnanti era disposto in fila, proprio dietro di lui. Anche il nostro professor Schuester, notò il castano, indicandolo agli altri.  
Il McKinley era una struttura davvero gigantesca, se messa a confronto con gli altri edifici di Lima. Grande più o meno come due ospedali, era senza dubbio una fortuna che fosse sperduta in mezzo alla campagna.
Vi insegnavano all'incirca venti professori, e ad ognuno di loro era affidato uno o più gruppi di ragazzi con "doti particolari" a cui doveva essere insegnato come controllare i propri poteri, in modo che poi potessero iniziare a portare a termine le missioni. Niente di speciale, solo controlli di routine per limitare la criminalità del quartiere. Alla fine dei cinque anni di liceo ognuno di loro era autorizzato a tornare alla propria vita normale, a svolgere un lavoro normale, insieme a persone normali, senza rischiare di causare disastri nè sconvolgere i poveri umani (del tutto ignari della loro esistenza). Gli studenti erano raggruppati in base al livello del loro potere, che poteva andare dall'uno al dieci; esso dipendeva principalmente dal tipo di capacità, che poteva essere offensiva, difensiva o, come sostenuto da Kurt, perfettamente inutile (come, per esempio, farsi crescere i capelli più velocemente del normale); ma il livello poteva anche aumentare con la pratica. Lo stadio numero dieci era stato raggiunto solo una dozzina di volte nel corso della storia. Quello di Kurt era il gruppo GC, il loro livello variava dal sette all'otto, ed era il più eterogeneo di tutto l'istituto. 
Artie era capace di percepire i poteri altrui e riconoscerne le caratteristiche, ma la maggior parte di loro aveva facoltà fisiche: Santana era capace di rilasciare al tatto sostanze corrosive; Tina curvava la luce attorno agli oggetti rendendoli invisibili; Mercedes, con la sua voce incredibile, poteva emettere ultrasuoni; Sam aveva la possibilità di respirare sott'acqua, per questo (e anche per altro) veniva amichevolmente chiamato "Bocca di trota"; Puck era capace della cosiddetta trasformazione tattile, ovvero poteva assumere la stessa sostanza di ciò che stava toccando; Finn era superforte, un'abilità piuttosto diffusa fra i loro simili. Quinn, invece, era telecinetica, e si stava allenando per spostare oggetti sempre più pesanti, con ottimi risultati; Brittany poteva sdoppiarsi a proprio piacimento; Mike aveva un'agilità sovrumana; Rachel abusava della capacità di passare attraverso a qualsiasi materiale solido. Ovviamente tutti dovevano anche essere capaci di combattere corpo a corpo, in caso di emergenza. 
E poi c'era Kurt, rispettato perchè era unico nel suo genere, considerando che negli ultimi cinquant'anni non aveva avuto notizie di ragazzi che potessero...
Uno sfragare metallico lo distolse dai propri pensieri, facendolo girare verso l'entrata con aspettativa. Tutto il corpo studentesco si zittì all'istante, col cuore in gola. Il gigantesco portone di legno iniziò ad aprirsi lentamente, cigolando, mentre tutti trattenevano il respiro.
Quando entrambi i battenti furono spalancati, per un attimo Kurt fu reso cieco dalla luce che entrava prepotentemente dal varco. Dopo aver sbattuto velocemente le palpebre per liberarsi delle lucine impresse sulla propria retina, rimase un attimo interdetto; gran parte degli studenti attorno a lui iniziò a bisbigliare concitatamente. Si aspettava che a fare quell'entrata trionfale fosse il temuto preside della Dalton stretto in un completo di Dolce&Gabbana, invece riusciva a scorgere, oltre tutte le teste degli studenti, solo una distesa di divise blu e grigie. Proprio oltre la soglia, un ragazzo biondo piuttosto alto teneva la mano destra distesa davanti a sè, a palmo aperto, e aveva un'espressione concentrata, con le sopracciglia aggrottate. Quasi certamente era stato quel ragazzo ad aprire il portone.
"Telecinetico", sentì bisbigliare Artie, come a confermarlo. 
Questo abbassò il braccio lentamente, per poi spostarsi di lato e permettere ad un altro studente di entrare prima di lui. Il castano aggrottò le sopracciglia, ancora confuso dall'assenza del preside. Fu distratto da un giovane bassino coi capelli ricci e un paio di occhiali da sole, che attraversò il portone con un sorriso a trentadue denti stampato in volto. Kurt fu ancora più sorpreso di vedere i suoi compagni che lo seguivano a poca, rispettosa distanza, gettando occhiate incuriosite attorno a loro, quasi fosse il loro leader. Beh, probabilmente è proprio così. Tre, in particolare, erano praticamente appiccicati a lui. Il riccio avanzò a passo deciso, fino a raggiungere Figgins, anch'egli piuttosto interdetto. Si sfilò elegantemente gli occhiali, stringendo calorosamente la mano al preside, e nonostante Kurt fosse separato da lui da una trentina di studenti, riuscì a cogliere un baluginio in quelle iridi color ambra. Centinaia di occhi erano puntati su quel giovane che stava parlando fitto fitto con Figgins, senza accennare a far sparire il sorriso dal proprio volto. Rachel sbuffò frustrata, accanto a Kurt: detestava non riuscire a sentire niente. Se fosse stato per lei, sarebbe passata attraverso gli altri studenti, ma aveva scoperto a proprie spese che la sensazione di gelo che seguiva quell'atto non veniva considerata affatto piacevole dalle sue vittime. Fortunatamente i ragazzi delle prime file iniziarono a passare parola, e in poco tempo il discorso fra il loro preside e il ragazzo della Dalton fu di pubblico dominio. 
"A quanto pare", li informò Mercedes, che aveva appena sentito la storia dalla ragazza di fronte a lei, "il preside della Dalton ha avuto un impegno urgentissimo ed irrevocabile, e non ha avuto modo di presentarsi. Blaine Anderson", continuò, indicando con un cenno del capo il ragazzo riccio, "si occuperà di tutto in sue veci, tenendolo aggiornato". Tornarono a puntare gli occhi su Anderson, che si era allontanato da Figgins e aveva iniziato a presentarsi molto educatamente a tutto il corpo insegnanti.
"Ma è solo un ragazzo!", obiettò Rachel, sollevandosi sulle punte per tentare di superare tutte le teste che le stavano davanti. E che ragazzo, aggiunse mentalmente Kurt, per poi darsi dell'idiota. "Avrà la nostra età".
Mercedes fece spallucce. "Lo aiuteranno i tre del consiglio, immagino". Tutto il GC si girò verso di lei, con aria smarrita. La ragazza sospirò, indicando loro i tre giovani che affiancavano il riccio. "Sono i tre rappresentanti d'istituto della Dalton". 
A quel punto il preside Figgins si battè delicatamente due dita sulla gola, e la sua voce si amplificò. Per un attimo Kurt si chiese perchè non lo facesse più spesso, invece di rischiare di assordare tutti gli studenti con gli altoparlanti.
"Bene, ragazzi. Per dare un caloroso benvenuto agli studenti della Dalton, alcuni ragazzi del Mckinley sono stati scelti per far visitare loro la scuola, questo primo giorno. Si divideranno in coppie e guideranno ognuno una decina di ospiti. Coloro che saranno chiamati, si avvicinino." Al preside fu passata una lista con alcuni nomi scritti in bella calligrafia. Iniziò a leggere:
" John Deacon
Alisha Lopez
Robert Jills
Sarah Fernandes..."
Kurt tirò un sospiro di sollievo: erano tutti ragazzi dell'ultimo anno. Non c'era possibilità che adesso chiamassero...
"Kurt Hummel
Accidenti
"e Rachel Berry". La ragazza squittì, e il castano si voltò verso di lei con aria truce. "Rachel, tu non c'entri ASSOLUTAMENTE NULLA con questa storia, vero?" L'amica si voltò con stampato sul viso il sorriso più angelico del suo repertorio. "Oh, lascia perdere...", sbuffò lui. Gli altri del gruppo sghignazzarono, mollandogli pacche amichevoli sulle spalle. Santana si sporse verso di lui e gli soffiò un "conquistali, tigre" nell'orecchio. Kurt alzò gli occhi al cielo, a metà tra l'irritato e il divertito, e iniziò a farsi largo fra la folla sgomitando, seguito da una saltellante Rachel. Il professor Schuester lo guardò comprensivo, accennando col capo all'amica, e assunse un'aria colpevole; il giovane sospirò, afflitto, mimandogli di non preoccuparsi. Entrambi si fermarono proprio davanti al preside, accanto agli altri nominati, sotto lo sguardo silenzioso e attento dei ragazzi della Dalton e, molto probabilmente, di tutta la sala.
Kurt era l'unico ad apparire leggermente annoiato, visto che quelli accanto a lui (notò inclinando leggermente il busto in avanti per osservarli) avevano sfumature espressive che gravitavano dall'estasiato all'orgoglioso. Sbuffò impercettibilmente, ma a quanto pare abbastanza forte da attirare l'attenzione del leader della Dalton, a pochi passi da lui. Anderson fece scivolare lo sguardo sul castano, smettendo di ascoltare lo sproloquio di Figgins, incuriosito dalla sua totale mancanza di entusiasmo; Kurt, sentendosi osservato, ruotò la testa e incontrò i suoi occhi. Un brivido gli percorse la spina dorsale e un rossore atipico gli tinse la guance, ma si costrinse a non distogliere l'attenzione da quello sguardo intenso. Il riccio aveva gli occhi più belli che avesse mai visto. A prima vista sembravano di un brillante color nocciola, ma guardando con più attenzione si potevano notare anche sfumature verdi attorno alla pupilla e pallide venuzze dorate che contornavano l'iride. Sembravano così profondi... Non interruppero il contatto visivo per alcuni istanti, come se stessero affogando uno nelle iridi dell'altro. 
Rachel tossicchiò, dando una gomitata a Kurt nel fianco. Quello si girò interrompendo lo scambio di occhiate, incontrando il viso dell'amica, che lo guardava confusa e interessata. Il castano scrollò le spalle, mimando un' aria indifferente, prima di tornare a guardare Figgins, con la sensazione che gli occhi dell'altro ragazzo fossero ancora posati su di lui. 
Kurt colse solo le ultime parole del preside, rivolte alla Dalton.
 "...quindi dividetevi in gruppi. Ci vediamo all'ora di pranzo." Detto questo, uscì dal portone principale, seguito dagli altri insegnanti. La sala parve rianimarsi come fosse appena stata depietrificata, e tutti gli studenti si dispersero ciarlando, pronti a tornare alle loro occupazioni. I ragazzi in divisa, intanto, si divisero in gruppi di dieci, e si disposero con ordine militare davanti a ciascuna coppia. Kurt fu alquanto sorpreso di ritrovarsi davanti Anderson, col suo sorriso scintillante. Questo gli porse la mano con fare amichevole, continuando a guardarlo negli occhi; l'altro la afferrò senza esitazione. "Kurt Hummel", si presentò. Una scarica elettrica si irradiò dalla sua mano fino al gomito, lasciandolo un po' interdetto.
"Blaine Anderson". Blaine si girò poi verso Rachel, che fino a quel momento era rimasta in disparte col sorrisino di chi la sapeva lunga.
Le guide si riunirono un attimo, confabulando per decidere quale percorso intraprendere. 
A Rachel e Kurt spettò per prima l'ala delle camere, così, con un cenno, iniziarono a salire le scale, seguiti dal loro gruppo di ragazzi in divisa. 
Arrivati alla fine della rampa girarono a destra, nel corridoio liberato appositamente per il loro soggiorno.
Kurt si piazzò in mezzo al corridoio, voltandosi verso il proprio pubblico.
"Bene", esordì, strofinandosi nervosamente le mani. Anderson era proprio in prima fila, e sembrava non aver intenzione di staccargli gli occhi di dosso.
"Questo", indicò dietro di sè, "è il vostro corridoio. Va dalla stanza 300 alla 319. Ogni stanza ha due posti letto, un bagno e una scrivania." Fortuna che era stato attento ai borbottii del preside che li avevano assillati per settimane...
"Ogni camera ha un'apposita chiave che vi sarà consegnata in segreteria appena avrete deciso le coppie", si intromise Rachel. L'amico le scoccò un'occhiata torva: si era preparata bene, la traditrice.
"Secondo le regole dell'istituto, ogni studente dovrà essere nella propria camera alle undici in punto. Eccezionalmente, durante il weekend, il coprifuoco viene spostato a mezzanotte. E' ovviamente vietato introdurre nella scuola qualunque tipo di alcolico... altrimenti venite sospesi." La ragazza pronunciò l'ultima frase alzando gli occhi al cielo, scimmiottando la voce dei docenti.
"Solo se vi beccano", borbottò Kurt, quasi sovrappensiero. Tutti i ragazzi ridacchiarono.
Rachel gli scoccò un'occhiata divertita, prima di continuare. "Bene, qui abbiamo finito. Spero che le camere siano di vostro gradimento."
"Ne dubito fortemente", bisbigliò in maniera piuttosto udibile un ragazzo dall'accento francese. Kurt, punto sul vivo, affilò lo sguardo e lo fissò sul proprietario di quella voce. Era alto, magro, con gli occhi di un verde brillante e i capelli castani leggermente sollevati verso l'alto. Mollemente appoggiato com'era alla parete del corridoio, aveva il classico portamento da "snob-dell'alta-società-con-la-puzza-sotto-il-naso". Esattamente quello che Kurt si aspettava dai ragazzi di una scuola privata.
Dal modo in cui lo stava fissando, con aria irriverente e altezzosa, non sembrava minimamente imbarazzato di essere stato sentito. Anzi.
Hummel si esibì in uno dei suoi migliori sorrisi angelici e inclinò la testa sulla spalla, gli occhi di ghiaccio. Era pronto a rifilare a quella sottospecie di maleducato una serie di battute sarcastiche che gli avrebbero fatto cascare tutti quei capelli perfettamente laccati dalla testa.
Rachel, accanto a lui, avvertì il pericolo e gli fece segno di lasciare perdere, poggiandogli una mano sulla spalla come per trattenerlo. Kurt la guardò per un momento, prima di sospirare. Va bene, forse non era il caso di mettersi a litigare in mezzo al corridoio.
Si limitò a fissare l'altro con aria di sdegno, per poi fare cenno al gruppo di seguirlo fino alla mensa. 
Passando accanto al ragazzo di prima notò che aveva ancora dipinto sul volto un sorrisetto di scherno, e lo squadrava dall'alto in basso. Oh, carino, non hai idea del guaio in cui ti sei appena cacciato. Pensò Kurt.
Il tour della scuola fu piuttosto tranquillo. Per Rachel, per lo meno. Hummel si ritrovò a fare sfoggio di tutto il proprio autocontrollo, visto che il ragazzo francese trovava da ridire praticamente su qualunque stanza della scuola.
"Cavolo, certo che questa palestra è proprio piccola e mal tenuta. Spero che non mi caschi qualche trave in testa"
E questo sarebbe proprio un peccato. Magari segando di qua e scalfendo di là riesco a far succedere qualcosa...
"Quest'erba è così secca... Ma questi poveracci non hanno i soldi per un giardiniere?"
Trenta dì conta novembre, con april, giugno e settembre...
"Scommetto che il cibo non è un granché. Ma cosa vuoi aspettarti da una scuola pubblica?" L'ultima parola la pronunciò con aria leggermente disgustata. 
A Kurt fumavano le orecchie, letteralmente. Il suo livello di sopportazione era arrivato al limite, ma finse di non sentire per dimostrarsi maturo e, soprattutto, perchè Rachel continuava a redarguirlo di sottecchi. 
Quando si ritrovarono davanti alla porta d'ingresso, quasi sospirò di sollievo. Finalmente si sarebbe tolto quell'idiota dalle scatole.
Rachel prese parola: "Bene, ragazzi. Il tour è finito. Sono le undici e mezzo, quindi il pranzo inizierà fra circa un'ora. Nel frattempo, potete dare i vostri nomi in segreteria e cominciare a portare le vostre cose nelle stanze."
Salutò tutti con un largo sorriso, e i ragazzi si accalcarono vicino alla segreteria. Tutto l'ingresso era occupato da decine e decine di valigie identiche accalcate una sull'altra. Kurt iniziò a salire le scale velocemente, saltellando fra borse e beauty case. Non vedeva l'ora di chiudersi in camera, sperando che la musica lo aiutasse a farsi passare le manie omicide che l'avevano assalito nell'ultima ora; aveva elaborato tredici modi diversi per uccidere il francese con una lima per unghie. Un lieve tocco sulla spalla lo fece voltare, sorpreso. Si ritrovò davanti Anderson, pochi scalini più in basso, che lo guardava con un sorriso leggermente imbarazzato. Il riccio si portò una mano alla nuca, tentennando, con gli occhi gelidi di Kurt puntati addosso. "Ehm... Volevo scusarmi, sai. Per Sebastian." disse, indicando con un cenno del capo il francese. "Lui è..."
Kurt si sentì rimbombare nelle orecchie tutte le offese alla propria scuola pubblica uscite da quella boccaccia, e la rabbia lo rese più acido di quanto avesse voluto.
Il McKinley era praticamente casa sua. E di altri 1250 studenti provenienti da tutti gli Stati Uniti.
"E' un ragazzo di una scuola privata" completò la frase, irritato. Riuscì a malapena a registrare l'espressione offesa di Blaine, prima di girare i tacchi e scomparire lungo il corridoio.
 
Kurt entrò nella sua stanza, la 216, e sbattè la porta dietro di sè.
Si portò l'indice e il pollice della mano destra al volto, massaggiandosi la radice del naso, e inspirò profondamente.
Dannati pinguini imbellettati. 
Prese l'ipod dal comodino e si buttò sul letto, con la musica degli auricolari a palla.
Aveva un'ora per recuperare la calma, così chiuse gli occhi per tranquillizzarsi. Rivide lo sguardo offeso di Anderson e per un istante, uno solo, si sentì leggermente in colpa. 
 
Precisa come un orologio svizzero, alle 12.45 Rachel si presentò nella sua stanza. Questa volta senza bussare.
La sua figura passò semplicemente attraverso la porta e si fermò davanti al letto dell'amico.
Kurt le lanciò un'occhiata risentita, senza dirle una parola. Ce l'aveva ancora con lei per averlo costretto a fare da guida. L'amica sospirò, alzando gli occhi al cielo.
"Andiamo, Kurt. Non fare tante storie, non è andata così male!"
Il castano sollevò le sopracciglia con aria incredula. Non è andata così male? E cosa intendeva esattamente lei per "andare male" ? Scatenare una rissa saltando al collo dei propri ospiti poteva essere abbastanza? Perchè era sicuro che sarebbe successo proprio quello, se si fosse ritrovato quel Sebastian tra i piedi. 
Rachel intercettò la sua espressione. "Va bene, va bene. Forse non è stato proprio un grande inizio..." borbottò, pensierosa. L'altro le rispose con un'occhiata eloquente, sollevandosi a sedere sul letto, e lei continuò. "Ma solo perchè uno di loro è maleducato non significa che lo siano tutti, non credi?"
Kurt ripensò all'espressione offesa di Anderson, e fu costretto a darle ragione. Ok, forse si era comportato male con lui: in fondo stava solo cercando di limitare i danni, e Kurt si era dimostrato fin troppo acido. Sospirò, passandosi una mano sul ciuffo che gli ricadeva davanti agli occhi. Gli avrebbe chiesto scusa a pranzo.
La ragazza osservò la sua espressione corrucciata, e parve cogliere esattamente i suoi pensieri, perchè gli sorrise, guardandolo alzarsi dal letto di malavoglia e dirigersi alla porta. La sua mano le afferrò il polso per trascinarla fuori.
"Ok, andiamo. Sto morendo di fame".
La mensa era ancora più piena del solito, notò Kurt, facendo scorrere velocemente lo sguardo fra i tavoli. E anche più rumorosa. Sentì a malapena Rachel accanto a sè che lo chiamava e gli indicava il tavolo dei loro amici. 
In fondo alla sala, seduti ad una lunga tavola leggermente rialzata, c'erano tutti i professori, compreso Figgins.
I ragazzi si avvicinarono agli altri del GC, scivolando sulla panca e dispensando sorrisi. Sulla superficie lignea troneggiavano vassoi pieni di affettati, patatine fritte e pollo. Con un sospiro di sollievo il castano notò anche una ciotola con dell'insalata. Evidentemente qualcuno sta cercando di fare bella figura, pensò, scoccando uno sguardo a Figgins.
Prima che potessero intavolare una conversazione, la loro attenzione fu catturata da una ventina di ragazzi in divisa, che fecero il loro ingresso in mensa con la consueta teatralità. Kurt non fu per niente stupito di notare che Anderson conduceva il gruppo, con il suo famigerato sorriso smagliante. Il riccio si prese qualche istante per osservare la sala, cercando un tavolo vuoto fra la calca indistinta di studenti. Quandoi suoi occhi incontrarono quelli azzurri di Hummel il suo sorriso si congelò, e il ragazzo si irrigidì visibilmente. Distolse velocemente lo sguardo, facendo chiaro segno agli altri di seguirlo. Il castano lo osservò con aria leggermente stupita: insomma, era stato acido, ma gli pareva assurdo prendersela per così poco...
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce baritonale di Figgins, che risuonò chiara in tutta la sala.
Il preside si era alzato in piedi, richiamando l'attenzione degli studenti tintinnando con la forchetta sul bicchiere.
Fa sul serio? Ridacchiò Kurt.
"Ora che ci siamo tutti", esordì l'uomo, con un largo sorriso, "posso darvi delle informazioni sulle prossime settimane, soprattutto per quanto riguarda il soggiorno dei nostri ospiti. Per oggi, in quanto giorno festivo, sarete liberi di gironzolare per la scuola e fare amicizia; ma non preoccupatevi: da domani inizierà la parte interessante. Per prima cosa, tutti i ragazzi dal quarto anno in su domattina si dovranno ritrovare nella palestra del piano terra alle nove in punto... Ma non voglio anticiparvi nulla. E ora, buon appetito!" Concluse con aria criptica, ammiccando. I ragazzi del GC si guardarono fra di loro, con espressione leggermente confusa. In tutta la mensa si diffuse un mormorio concitato, insieme ad un tramestio di posate. Persino Kurt si stava incuriosendo... Cosa aveva in mente Figgins? Quel sorrisetto non prometteva niente di buono...
La sensazione di essere osservato lo portò voltare le testa di scatto, incontrando due occhi ambrati che lo scrutavano dall'altro lato della mensa. I due ragazzi rimasero ad osservarsi a vicenda assottigliando le palpebre, senza sorridere; nessuno dei due sembrava minimamente intenzionato ad abbassare lo sguardo. Il castano sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco, e le sue gote si tinsero leggermente di rosso; gli costò uno sforzo non indifferente non distogliere lo sguardo. Ancora una volta si ritrovò inconsciamente a valutare la bellezza degli occhi di Anderson; gli era sempre stato detto che i suoi occhi azzurri erano bellissimi, ma sicuramente non avevano niente a che fare con quelli. Improvvisamente, l'altro fu costretto a rivolgere l'attenzione ad un suo compagno che lo stava scuotendo leggermente per una spalla. Kurt potè finalmente tornare a fissare il proprio piatto, deglutendo rumorosamente. Ma cosa diavolo gli prendeva? Doveva darsi una calmata e recuperare un minimo di contegno. 
Di una cosa era certo... Sarebbero state delle settimane interessanti.  








-Note dell'autrice-
Eccomi di nuovo, questa volta con una long.
Ci sto lavorando da un po' (da mesi, in realtà), e sono pronti già parecchi capitoli. Mi serve solo la vostra autorizzazione per pubblicarli.
Come sempre, ringrazio mia sorella, A., T., I e M. per aver letto alcuni capitoli in anteprima e aver continuato comunque a volermi bene.
Ovviamente un grazie enorme va anche a chiunque leggerà questa storia!
 

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Capitolo 2
*** The Tournament ***





The Tournament


Il rumore di un corpo che si schianta sul metallo.
Un dolore lancinante alla spalla sinistra.
Una sostanza viscida, appiccicosa, che gli cola sul viso e lungo il collo. C'è anche qualcosa di freddo, ma il freddo va bene. Il freddo non gli fa male.
E poi delle parole. Ma non sono parole. Sono coltellate. Ogni offesa ferisce sempre di più, arriva sempre più in profondità...


Kurt si svegliò di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e il cuore che gli sbatteva selvaggiamente contro le costole. Un bip insistente gli stava perforando le orecchie. Si sollevò a sedere, e il lenzuolo gli scivolò lungo il busto mentre tentava di raggiungere la sveglia sul comodino. Quando il suono si interruppe, sospirò, passandosi una mano sul volto stanco e tirato.
I ricordi avrebbero  mai smesso di tormentarlo?
La risposta ce l'aveva sulla punta della lingua.
La risposta era nel suo sarcasmo, nella sua freddezza. Ormai non riusciva a fidarsi quasi di nessuno; l'unica persona con cui si fosse mai sentito completamente al sicuro era suo padre. Il ragazzo sorrise con dolcezza pensando a lui. Non l'aveva mai giudicato, nè quando gli aveva confidato di essere gay, nè quando aveva scoperto della sua diversità. Era stata l'unica persona, da quando sua madre era morta, a comprenderlo davvero. 
L'aveva semplicemente abbracciato, cogliendo il terrore nei suoi occhi, e gli aveva sussurrato che sarebbe andato tutto bene, e che l'avrebbe amato e protetto nonostante tutto. 
Fortunatamente, qualche settimana dopo la scoperta delle sue capacità, si era presentato a casa sua Mr. Schuester, che l'aveva calorosamente invitato a frequentare il Mckinley. Non che Kurt avesse altra scelta, dopo quello che era successo nel parcheggio... 
Aveva impiegato quasi un anno intero per raggiungere una sorta di familiarità con i ragazzi del GC, per imparare a farsi aiutare e diventare parte della squadra. Aveva dovuto permettere a tutti loro di scheggiare quella parete di indifferenza che lui stesso si era convinto di dover mantenere per sopravvivere; erano diventati buoni amici, alla fine. 
Tuttavia rimane difficile non sospettare costantemente che gli altri vogliano ferirti. 
Appena arrivato al Mckinley aveva deciso di cambiare completamente approccio con gli altri: si sarebbe dimostrato freddo, intoccabile. 
Se non hai debolezze non puoi essere preso di mira.
Certo, quando voleva era capace di scherzare e apparire gioviale anche in compagnia di sconosciuti, ma manteneva sempre una sorta di distacco, evitando di esporsi troppo. Le sue espressioni facciali in presenza di estranei erano studiate, il suo tono controllato; era capace sia di celare i pensieri che di esprimerli a bella posta. Non dava a nessuno la possibilità di ferirlo; non aveva intenzione di replicare ciò che era successo nel suo ultimo liceo.
Il suo potere aveva contribuito in modo determinante a "proteggerlo" dagli altri. Sembrava che gli  studenti, in un modo puramente inconscio, tendessero a mantenere le distanze; semplicemente perchè come lui ce n'erano davvero pochi. Di certo al Mckinley era l'unico. 
L'unico a poter manipolare un elemento. 
Non si sapeva bene perchè, ma al contrario della telecinesi, della superforza o dell'invisibilità, la manipolazione di un elemento non era un potere affatto diffuso, per cui nessuno si preoccupava di prepararsi ad affrontare un avversario con tale capacità. 
In realtà il ragazzo aveva sagacemente fatto notare che il suo non poteva essere definito propriamente come "elemento", ma non erano riusciti a trovare una definizione migliore. 
Lui poteva controllare il ghiaccio. 
Kurt ridacchiò amaramente: ciò che l'aveva tormentato per tanti anni sotto forma di granita era anche stato la sua salvezza. Freddo e distante, ma al contempo fragile e cristallino, proprio come lui. Quante persone, osservando estasiate i suoi occhi, li avevano definiti 'azzurro-ghiaccio'? Il suo potere era davvero parte di lui. 
Si sporse per controllare la sveglia sul comodino, sul cui display lampeggiava il numero 7.00. 
Scostò le lenzuola e si alzò dal letto, mentre la luce proveniente dalla finestra accanto a lui illuminava timidamente la stanza. Il giovane si fermò un attimo ad osservare il letto vuoto e intonso accanto al proprio. Aveva sempre apprezzato la solitudine, ma ultimamente si era spesso ritrovato a chiedersi come dovesse essere condividere una camera con qualcuno. 
Scacciò via quei pensieri, dirigendosi in bagno, pronto per una doccia fredda. 

Alle nove in punto si ritrovò in palestra, all'uscita dello spogliatoio. Aveva appena finito di cambiarsi, indossando la tuta in dotazione. Fece una smorfia infastidita, appoggiandosi al muro con le braccia incrociate. Detestava quella specie di cosa bianca e rossa che stringeva irrimediabilmente in troppi punti in cui non avrebbe dovuto stringere; ma, dato che non sapeva a cosa stesse andando incontro, si era ritrovato costretto ad adattarsi. Dopo anni passati in quella scuola non era ancora riuscito a capire che senso avesse costringere degli studenti ad avere la stessa tuta per le ore di ginnastica quando per il resto della giornata potevano vestirsi come preferivano. 
Senso di appartenenza un cavolo, sbuffò.
A colazione era riuscito a buttare giù solo un bicchiere d'aranciata, sotto lo sguardo severo di Rachel; dopo gli incubi si sentiva sempre come se qualcuno stesse facendo a pugni col suo stomaco, non poteva farci nulla.
La palestra era occupata, al momento, da un centinaio di studenti, e non solo del Mckinley; ma dei professori neanche l'ombra. Erano tutti divisi in gruppetti che chiacchieravano allegramente del più e del meno; qualcuno si era deciso a prendere un pallone ed iniziare a tirare a canestro; qualcun altro si era semplicemente accasciato sui materassi accatastati vicino alle spalliere. Gli studenti della Dalton si erano sistemati sulle gradinate, proprio accanto all'entrata della palestra. O meglio, proprio accanto a lui. Fortunatamente (o sfortunatamente, a seconda delle opinioni), a loro non veniva fornita nessuna stupidissima tuta, per cui potevano vestirsi come volevano... almeno in palestra. Il che era decisamente insensato. 
Ma che problemi avevano i professori di quegli istituti?
Sollevando lo sguardo, Hummel notò immediatamente Anderson, seduto pochi metri sopra la sua testa e circondato da qualche amico intento a fare stretching e a saltellare sul posto. Impossibile da vedere, data la posizione, si ritrovò ad osservare con particolare interesse il ragazzo. 
Indossava una canottiera nera piuttosto aderente e dei pantaloni lunghi dello stesso colore. Era seduto con i gomiti sulle ginocchia e il mento appoggiato sulle mani; gli occhi, di un particolare verde smeraldo quella mattina, vagavano costantemente per la palestra, come in cerca di qualcosa. Il castano non potè fare a meno di notare quanto risultasse muscolosa la sua schiena sotto il sottile tessuto, così come i bicipiti, o quanto i pantaloni fasciassero bene il suo...
Woah woah woah. Fermi tutti.
Per poco non si tirò un ceffone da solo, ringraziando il cielo che Anderson non potesse vederlo. Cosa-cavolo-stava-facendo!? Kurt Hummel evitava di fare considerazioni simili, di solito. Nel senso che si impediva fisicamente di considerare troppo a lungo un ragazzo, giusto per evitare complicazioni... quali cotte o, ancora peggio, innamoramenti.
Non aveva tempo per quelle stupiaggini.
"Allora, Anderson, qualche fortunato ha già attirato la tua attenzione?" 
Kurt sollevò la testa di scatto, riportando lo sguardo sui ragazzi della Dalton; aveva riconosciuto l'accento e il tono di scherno di Sebastian. 
Ok, non stava origliando la loro conversazione, giusto? Il fatto che avesse appena teso l'orecchio e che i due non potessero vederlo era solo un caso.
Il francese, in un'anonima tuta rossa, si era avvicinato a Blaine, e lo stava guardando dall'alto in basso con un fastidioso ghigno. Hummel fece appena in tempo a sperare che gli si paralizzassero i muscoli facciali, prima di notare il riccio irrigidirsi notevolmente, come se fosse nervoso... o irritato. 
Fu alquanto sorpreso: pensava che un leader dovesse avere un buon rapporto con tutti; ma a quanto pare si sbagliava. O forse la verità era che nemmeno Gandhi sarebbe stato in grado di sopportare Sebastian. 
"Per quanto ancora continuerà questo tuo gioco, Smythe?" Fu la replica infastidita di Anderson. 
L'altro lo ignorò, facendo scorrere lo sguardo su tutta la palestra. "Io avevo messo gli occhi su un ragazzo del secondo anno, all'inizio... Poi una certa guida ha attirato la mia attenzione. Hai presente? Occhi azzurri, sedere da favola..." Il francese spostò di nuovo lo sguardo sul suo interlocutore, facendo un gesto noncurante con la mano. 
Kurt per poco non si strozzò con la saliva, tentando di riordinare le informazioni registrate. 
Primo: Blaine era gay. E no, questo non cambiava affatto la situazione. Quale situazione avrebbe dovuto cambiare, poi?
Secondo, considerando che erano stati lui e Rachel a fare da guida al suo gruppo, e che la ragazza aveva gli occhi castani... Era appena stato puntato da un insopportabile snob.
Fantastico. Davvero.
Blaine si irrigidì ulteriormente, e il ghigno sul volto di Sebastian si allargò. 
Hummel vide poi il moro inspirare profondamente, arricciando le labbra in un'espressione pensierosa, e non si aspettava assolutamente la sua replica annoiata. "Non saprei dirti" ammise infatti quello, spostando lo sguardo sul francese. "E' passabile, sì, ma non abbastanza carino da tentarmi." 
Dopodiché ritornò a guardare la palestra.
Kurt stava schiumando di rabbia. Passabile?! 
Ok, forse non era appena stato eletto con un referendum popolare per partecipare a 'Mister Universo', ma cosa starebbe a significare "non abbastanza carino da tentarlo"? 
Ma chi si credeva di essere quel pallone gonfiato?
Come aveva potuto pensare di provare una minima (praticamente inesistente) attrazione per un tale idiota pieno di sè, alto un metro e una buca e con un' ovvia repulsione per qualsiasi tipo di balsamo?
"Kurt!"
Il ragazzo si girò immediatamente, ancora in preda ad istinti omicidi, ritrovandosi davanti una sorridente Rachel Berry, che gli veniva incontro dallo spogliatoio femminile. 
Il sorriso sul volto della ragazza scomparve non appena colse l'espressione alterata dell'amico.
"Ehy, ma cosa..." Non riuscì a terminare la frase, perchè l'altro la afferrò per il polso, trascinandola davanti alle gradinate in modo da essere visto da chiunque vi fosse seduto.
"Rachel! Era un po' che ti stavo aspettando QUI!" Il suo tono di voce più alto del normale fece girare alcuni ragazzi della Dalton. Rachel lo guardava con un sopracciglio sollevato, temendo seriamente per la sua sanità mentale. Notò solo dopo qualche istante gli sguardi truci che l'amico continuava a lanciare verso gli spalti: sembrava che stesse cercando di attirare l'attenzione... Il castano sorrise con aria trionfante quando si accorse che anche Blaine e Sebastian lo avevano visto spostarsi dalla sua postazione iniziale, dalla quale, ovviamente, aveva sentito tutto. Fu quasi in grado di vedere il cervello di Anderson fare due più due e rendersi conto di aver commesso una tremenda gaffe. Come a confermare i suoi sospetti, pochi secondi dopo il riccio arrossì con aria imbarazzata, distogliendo lo sguardo. Hummel guardò lui e Smythe con occhi fiammeggianti, prima di girare i tacchi e spostarsi verso il centro della palestra. Tutto questo trascinandosi dietro una confusa e recalcitrante Rachel Berry.

"... e poi ha detto che 'non ero abbastanza carino da tentarlo' ".
Kurt terminò il suo racconto, ancora leggermente irritato, mentre Rachel lo fissava con gli occhi spalancati.
"Lui ha detto cosa?!" La ragazza lanciò un'occhiata a metà fra lo scandalizzato e il basito alle gradinate alle sue spalle.
"Sei sicuro di non aver capito male? O frainteso? Insomma, sembrava così carino e gentile ieri..." borbottò poi, con aria confusa. 
Ciò che ottenne fu un'elegante alzata di sopracciglio da parte di Kurt. "Rach, è difficile fraintendere 'è passabile'. "
In quel momento scorsero Puck e Sam vicino all'entrata della palestra, e li salutarono con un cenno della mano. Probabilmente gli altri ragazzi erano lì da qualche parte.
Hummel sollevò lo sguardo verso il grande orologio affisso alla parete opposta della palestra, sbuffando: erano già le nove e venti, si poteva sapere che fine avessero fatto i professori?
Lupus in fabula, in quel momento, dalla porta che dava sul giardino, emerse il corpo insegnanti dei ragazzi del quarto anno. 
Era anche l'ora.
Capitanati dal preside Figgins, si sistemarono al centro della palestra, facendo segno agli studenti di avvicinarsi. Uno di loro trascinava un mobiletto con un... qualcosa di vetro poggiato sopra. 
Kurt realizzò inconsciamente di aver visto il proprio preside più volte negli ultimi due giorni che in tre anni.
"Buongiorno, ragazzi!" iniziò quello, non appena tutti si furono avvicinati. "Diciamo che quest'anno abbiamo deciso di rendere la questione leggermente più movimentata, organizzando delle sfide fra le scuole... Ma non vi preoccupate, saranno tutti semplici giochi".
Semplici giochi, certo. Sbaglio, o anche gli "Humger Games" sono solo giochi? Hanno per caso intenzione di chiuderci a chiave qui dentro e vedere chi sopravvive? E perchè ci sono solo i ragazzi dal quarto anno in su?
Per tutta la palestra risuonarono mormorii eccitati, e persino i ragazzi della Dalton sembravano interessati.
Figgins fu costretto a richiamare l'attenzione di tutti gli studenti, prima di continuare. 
"Senza ulteriore indugio, lascio la parola al signor Shuester, che vi illustrerà il programma".
L'uomo riccioluto accanto a lui fece qualche passo avanti, schiarendosi la voce. Hummel fu sorpreso di vederlo leggermente imbarazzato. Possibile che, nonostante la sua capacità di percepire le emozioni altrui, si vergognasse di parlare in pubblico?
"Bene, per prima cosa, per partecipare a questi 'giochi' dovrete mettere i vostri nomi in questa ampolla ." 
Indicò la sfera di vetro tenuta dalla professoressa Holliday, proprio accanto a lui.
Kurt incrociò le braccia al petto, con aria critica.
Oh, perfetto. Adesso è a metà fra gli Hunger Games e il Torneo Tremaghi. Mi verrà un tic all'occhio se continueranno a pronunciare la parola 'giochi' in quel modo.
"Verranno estratti a sorte dieci studenti del Mckinley e dieci studenti della Dalton. 
Per quanto riguarda il Mckinley, sarà ogni gruppo a dover mettere nell'ampolla una busta con le proprie iniziali, e nella busta i nomi di coloro che vogliono partecipare; tra di essi ne verranno scelti dieci. Ovviamente nessuna delle sfide sarà mortalmente pericolosa, per cui non avete niente di cui preoccuparvi. Avrete tempo fino a domani sera per mettere il vostro nome nella sfera, quindi... Beh, a voi la scelta!" Concluse il discorso strofinandosi le mani con soddisfazione. 
La palestra esplose in mormorii e gridolini, mentre i professori si avviavano fuori, lasciando la sfera di vetro in bella vista. 
Kurt si girò, pronto a condividere il proprio scetticismo con Rachel, ma quello che vide non lo rese affatto felice: la ragazza aveva gli occhi luccicanti fissi sull'ampolla, e uno strano sorrisetto stampato in viso.
Oh, no. Conosceva quell'espressione. E quell'espressione non portava mai a niente di buono.
Lei si girò lentamente verso di lui.
"Rachel...?" fece il castano, con aria leggermente allarmata.
"Kurt, noi metteremo il nostro nome lì dentro".

"No, no, no e poi NO!" Ripetè Hummel, camminando su e giù per la stanza, gesticolando nervosamente.
"Eddai, Kurt!", si lamentò Rachel, fissandolo dal letto. "Mr. Shuester ha detto che non sarà pericoloso, perchè non provarci?" Stavano discutendo ormai da mezz'ora. 
Il ragazzo si fermò davanti a lei con le mani sui fianchi. "Prima di tutto, Shuester ha detto che non sarebbe stato 'mortalmente pericoloso', quindi non esclude che potrebbero esserci feriti."
La ragazza alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa di terribilmente simile a 'Drama Queen', ma il castano non le permise di interromperlo "...e poi, non ho proprio bisogno di mettermi in mostra." borbottò, sedendosi sul letto accanto a lei.
Già gli bastava essere l'unico manipolatore al McKinley da cinquant'anni a quella parte, tante grazie. 
Rachel si girò verso di lui, guardandolo con dolcezza.
"Kurt, ci saranno almeno venticinque gruppi che metteranno il proprio nome in quell'ampolla, ora che si è sparsa la voce. Quante probabilità pensi che abbiamo di essere scelti? E poi, se proprio non vuoi rischiare... fa nulla. Non ti costringerò a fare niente."
Il ragazzo la guardò con gratitudine. Era comunque la sua migliore amica, forse poteva sacrificarsi per lei...
"Oh, va bene. Hai vinto tu."
Rachel saltellò sul letto battendo le mani, e lo abbracciò stretto. "Grazie tesoro"
"Sai quali altri dei nostri hanno deciso di partecipare?"
"Tutti" L'amica riflettè un secondo. "A parte Artie, che preferisce rimanere in disparte. Sai, non ha molte libertà di movimento, dato che è sulla sedia a rotelle..."
Hummel annuì. In effetti, per quanto ne sapevano, avrebbero potuto partecipare ad una gara di corsa. 
Poi gli venne in mente una cosa, e iniziò a contare sulle dita: "Aspetta... Ma così, se dovessero estrarre la nostra busta, dovremmo partecipare tutti, senza bisogno di un'ulteriore scelta..." 
L'amica annuì, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
Il ragazzo sospirò, alzandosi: era proprio una fortuna essere il gruppo meno numeroso della scuola. "Forza, andiamo in palestra. Abbiamo appuntamento con gli altri tra dieci minuti."
Si fermò improvvisamente una volta arrivato in corridoio. 
"Kurt...?"
"Perchè pensi che i partecipanti della nostra scuola non vengano estratti singolarmente?"
"Probabilmente Figgins vuole che il McKinley abbia più possibilità di vincere, e questo succede se i ragazzi sono abituati a lavorare insieme... O comunque conoscono i rispettivi limiti e punti di forza" rispose immediatamente Rachel con aria furba.
"E questo succede se fanno già parte di un gruppo..." riflettè Hummel, annuendo. Proprio come sospettava.
"Stai pensando che sia poco sportivo, vero?" 
"Pensi che la Dalton non abbia inviato qui i suoi migliori studenti?" ribattè il manipolatore, alzando un sopracciglio. 

Quando arrivarono al piano terra, notarono subito la fila brulicante e rumorosa che partiva dalla palestra e finiva all'entrata.
Kurt e Rachel si guardarono, sorpresi. Possibile che volesse partecipare tanta gente? La loro attenzione fu richiamata da un fischio lungo e prolungato. Si girarono contemporaneamente, e videro che Puck stava cercando di farsi notare dal mezzo della fila; accanto a lui c'erano anche gli altri, che si sbracciavano. I due, tra mugugni di dissenso e proteste da parte degli altri studenti, li raggiunsero. 
"Per fortuna!" esordì Rachel, indicando con un cenno della testa la fila dietro di loro "avevo paura di dover fare tutta la coda!"
"Alla fine ti ha convinto eh, Kurtie?"
Hummel fece una smorfia, mentre Mike gli mollava una pacca sulla spalla.
"Così sembrerebbe" borbottò contrariato. 
"Oh, andiamo! Vedrai che ci sarà da divertirsi!" esclamò convinta Mercedes.
"E sarà la volta buona per far vedere a quei ricconi di che pasta siamo fatti" ghignò Puck, scrocchiandosi minacciosamente le dita. Gli altri annuirono con entusiasmo.
"Ma nessuno di voi pensa che potrebbe essere pericoloso?" obiettò Kurt.
I dieci ragazzi si guardarono l'un l'altro con aria confusa. "No!" risposero in coro. 
"Scusa, Kurt" intervenne Tina dopo qualche minuto, "ma di cosa ti preoccupi? Sei un manipolatore e..."
"Ssssh!" la zittì lui, allarmato. Si guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno della Dalton vicino a loro. "Preferirei che non si sapesse in giro..."
"Oh, così mi piaci, Kurt! Non vorremmo dare un vantaggio alla concorrenza: sei la nostra arma migliore!"
Si complimentò Puck. Hummel arrossì leggermente. Da quando in qua lui era un'arma?
"Oh, guarda guarda" intervenne Santana con aria maliziosa, richiamando l'attenzione di tutti "è appena entrato il tuo futuro marito, Lady Face"
Il castano si girò istintivamente verso la porta, godendosi l'ennesima entrata ad effetto degli studenti della Dalton. In fila indiana, i ragazzi in divisa si avvicinarono all'ampolla con l'etichetta "Ospiti", ancora vuota, e uno dopo l'altro fecero scivolare il proprio nome nella sfera di vetro.
Ovviamente Anderson era il primo della fila, e senza esitazione fece adagiare il piccolo pezzo di carta sul fondo. Quando fu il turno di Smythe, questi si girò verso di loro con sguardo di sfida e uno strano sorriso dipinto sul volto. 
Kurt gli rispose con un'espressione vuota: quel ragazzo gli piaceva sempre meno. 
Silenziosi com'erano entrati, uscirono; tutti tranne Sebastian, che si avvicinò ai ragazzi del GC con passo felino, sotto lo sguardo vigile di Anderson, che si era fermato all'entrata e non lo perdeva di vista un attimo. Il francese si fermò a mezzo metro da Kurt, con lo sguardo meravigliato e diffidente degli altri ragazzi puntato addosso.
Il castano si irrigidì notevolmente, ma non mosse un muscolo per l'intero minuto in cui quello si dedicò a guardarli dall'alto in basso.
"Quindi, Trilly, anche tu hai deciso di partecipare..."
Il manipolatore, sentendo quel nomignolo, si chiese se gli sguardi potessero uccidere, perchè in quel momento tutti loro stavano sprizzando scintille dagli occhi. 
Solo Santana si arrogava il diritto di affibbiargli soprannomi del genere.
A quanto pare no, concluse dopo qualche istante, vedendo il ragazzo ancora incolume.
L'ispanica aprì la bocca, pronta a ribattere, ma Kurt le scoccò un'occhiata eloquente per farla desistere.
Sebastian li guardò leggermente divertito: "Beh, di sicuro le cose saranno interessanti. Spero sinceramente che vi impegnerete; anche se..."
Anche se non pensa che sarà sufficiente, concluse Hummel per lui. 
Con quest'ultima frecciatina il francese si voltò e si avviò all'uscita, dove Blaine lo stava fissando con aria severa. Dopo qualche passo fu richiamato da una voce.
"Puoi scommetterci gli incisivi, Ih-Oh*" gli urlò dietro Kurt, facendo girare molte teste. Gli studenti in coda più vicini smisero di chiacchierare, improvvisamente interessati a quello scambio di battute. I ragazzi accanto a lui ridacchiarono sommessamente. 
Il castano sorrise con aria angelica, tamburellando con l'unghia del dito indice sui propri denti per chiarire il concetto, mentre sul viso di Smythe si dipingeva una smorfia. Per un attimo Hummel pensò di aver colto una scintilla divertita negli occhi di Anderson, ma probabilmente si era sbagliato, perchè essa scomparve in un battito di ciglia. Entrambi i ragazzi in divisa lasciarono la sala, e il chiacchiericcio riprese indisturbato.
"Nessuno mette i piedi in testa al mio fratellino!" asserì fieramente Finn, battendo una mano sulla spalla del suddetto e rischiando di slogargliela.
"Ehy, Porcellana, sai che avrei potuto stenderlo con tre parole, vero?" gli fece Santana, incrociando le braccia al petto. "Certo, San, ma è stato più divertente farlo da solo". L'ispanica gli sorrise con aria furba.
Quando Kurt arrivò all'ampolla, vi fece scivolare il proprio nome senza esitazione. Gliel'avrebbe fatta vedere, a quel suricata.






*Riferito, ovviamente, all'asinello di Winnie The Pooh


-Note dell'autrice-
Ed eccoci qui col capitolo due.
Innanzitutto voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto/recensito/messo nelle seguite/messo nelle preferite questa storia. Davvero, non so come dire quanto questo mi renda felice.
Siete tutti supermegafoxyawesomehot! *.*
Ma torniamo alla storia...
Molti di voi erano curiosi di sapere quale fosse il potere di Kurt e... beh, spero solo di non avervi deluso!
Qui abbiamo un Sebastian fedele a se stesso, un Blaine che fa una figura di... una pessima figura, e un Kurt che fa mostra di tutta la propria Dramaqueenaggine (?)
Ma, come si suol dire, 'the best has yet to come'...
Al prossimo capitolo, con l'estrazione dei partecipanti ai giochi ;)

P.S. Che pensiate siano amici, amanti, futuri sposi o semplicemente due che si sono ritrovati per caso sullo stesso set: Happy CrissColfer day!

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Capitolo 3
*** La selezione ***



La selezione



Una singola goccia di sudore sfuggì dai suoi capelli perfettamente acconciati, e gli scivolò lungo la tempia con lentezza estenuante. Kurt si mosse sulla panca, nervoso. Afferrò la forchetta e iniziò a giocare con le patate arrosto, facendole rotolare da un lato all'altro del piatto. 
Era talmente agitato da non sentire neppure il chiacchiericcio indistinto che riempiva la sala mensa. 
Accanto a lui i suoi compagni conversavano animatamente, elettrizzati dalla prospettiva della serata.
Da un momento all'altro Figgins si sarebbe alzato in piedi e avrebbe estratto a sorte i partecipanti ai "giochi", e il castano aveva lo stomaco sottosopra; quell'attesa lo stava torturando. 
Non si sapeva spiegare quella strana sensazione, ma aveva un brutto presentimento...
Rachel poggiò delicatamente la mano sulla sua, fermando la forchetta che tintinnava costantemente contro il piatto. "Qualcosa non va, Kurt?" chiese apprensiva.
Il ragazzo fece un sorriso tirato, schiarendosi la voce. "Nono, non preoccuparti. Sono solo un po' nervoso, tutto qui..."
L'amica non era convinta, ma dopo un attimo di esitazione ritornò a conversare con Quinn, lanciandogli ogni tanto sguardi di sottecchi
Hummel sospirò, infilzando una patata e portandosela alla bocca senza troppo entusiasmo. 
Doveva darsi una calmata e mangiare qualcosa; tra gli incubi e l'agitazione non era ancora riuscito a consumare un pasto decente. Di questo passo avrebbe rischiato lo svenimento. 

Sai che bella figura? Accasciarsi sul vassoio dei broccoli davanti al preside, ai professori, ai suoi amici, ad Anderson... Un momento! Cosa diavolo c'entrava Anderson?!
Kurt scosse la testa con aria stizzita; il commento del riccioluto riguardo al suo aspetto lo faceva ancora fremere d'indignazione. Non che gli interessasse la sua opinione, certo; era per principio. 
Sbuffò nuovamente, infilzando con eccessiva enfasi una fettina di carota. 
Lo irritava profondamente non riuscire a togliersi quel dannato Warbler dalla testa. 
Sentiva il fantasma di un formicolio corrergli  su e giù lungo collo, come se quegli insopportabili occhi fossero costantemente puntati sulla sua schiena. 
Doveva fare uno sforzo notevole per non girare la testa ogni cinque minuti e guardare il ragazzo seduto due tavoli dietro di lui, sulla terzultima sedia a destra.

Ah, hai controllato bene, eh. Commentò maliziosamente una vocina nella sua testa. 
Ecco, ci mancava solo che iniziassi a sentire le voci! Ora mi possono anche internare... Sospirò, sconsolato, incollando lo sguardo sul piatto.
Un uomo che si schiariva la voce gli fece sollevare la testa di scatto, e il brusco movimento fu accompagnato da un crock alquanto sinistro.
Il preside si era finalmente alzato in piedi, gli occhi puntati su tutta la sala. 
Gli studenti si zittirono di botto, abbandonando le posate sui piatti con un gran baccano. Kurt deglutì rumorosamente, voltandosi verso il tavolo dei professori.
"E' arrivato il momento che tutti stavate aspettando..." esordì Figgins, esibendosi in un gran sorriso. "l'estrazione dei partecipanti!" Tutta la mensa trattenne il fiato, mentre l'uomo affondava le mani nell'ampolla della Dalton, piena per metà. Rovistò per qualche istante, per poi afferrare un foglietto di carta piegato in quattro. Lo aprì lentamente, mantenendo lo sguardo fisso nel vuoto. 
Kurt sbuffò sonoramente: ne aveva ancora per molto?
"Jeff Sterling!"
Il tavolo degli ospiti esplose in un boato, accompagnato da un fragoroso applauso. Un ragazzo alto e biondo si alzò in piedi, piuttosto in imbarazzo, esibendosi in un goffo saluto.
Hummel lo guardò attentamente, convinto di averlo già visto da qualche parte... Ma certo! Era il ragazzo telecinetico che aveva aperto il portone della scuola la prima volta! 
Almeno chiunque di noi verrà scelto conoscerà il potere di uno di loro...
Il preside affondò la mano nell'ampolla per la seconda volta, aprendo il successivo foglietto con la medesima lentezza.
"Nick Duvall!"
Di nuovo ci furono applausi, e questa volta si alzò in piedi un ragazzo moro piuttosto bassino, con un sorriso orgoglioso stampato in volto. L'operazione continuò per alcuni minuti, e vennero chiamati:
"Trent Barnes"
"James Cameron"
"Thad Harwood"
"David Thompson"
"Wesley Leng"
Ma gli ultimi tre sono i rappresentanti d'istituto... Notò Kurt, riconoscendo i tre ragazzi che si erano alzati uno dietro l'altro.
" E ora siamo alle battute finali!" esclamò Figgins, notevolmente emozionato.
"Flint Wilson!"
"Sebastian Smythe!"
Quando il francese si alzò, esibendosi in un sorrisetto di scherno, Kurt fu sicuro di odiarlo con tutte le proprie forze. 
"E l'ultimo è..." Di nuovo, si avvertì distintamente tutta la mensa trattenere il fiato, Hummel compreso. Qualche ragazzo intonò un ooooh vibrante di attesa e aspettativa.
"Blaine Anderson!"
Fu a quel punto che gli educati ragazzi della Dalton persero tutta la propria compostezza, iniziando a sbattere i piedi per terra e a fischiare. Kurt si ritrovò ad applaudire a sua volta, mentre osservava il ragazzo in divisa ridere e alzarsi in piedi, per poi cercare invano di zittire i propri amici. Quando si fu riseduto, il preside tentò di riportare la calma in tutta la sala, con aria abbastanza divertita.
"Complimenti a tutti, ragazzi! E adesso passiamo al Mckinley". Il cuore di Kurt gli balzò in petto, per poi iniziare a battere furiosamente contro il suo sterno. 
Altre gocce di sudore gelido gli scivolarono lungo la fronte.
Dannazione, sono solo delle sfide!
Girò la testa, guardando per un attimo i propri compagni: erano tutti impazienti ed emozionati. I loro occhi luccicavano in maniera piuttosto inquietante. Tentò di respirare profondamente, riportando lo sguardo sul preside, che intanto aveva affondato la mano nella sfera di vetro, piena fino all'orlo di identici rettangoli bianchi. Lo vide pescare una busta di carta dal fondo, mentre nelle orecchie sentiva il proprio cuore rimbombare.
Non c'è niente di cui preoccuparsi, giusto? Ci sono almeno una trentina di buste, lì dentro; è altamente improbabile che estragga proprio la nostra. Cercava di autoconvincersi Hummel.
Allora perchè cavolo provava ancora quella strana sensazione alla bocca dello stomaco?
Figgins aprì la busta, trovando immediatamente le lettere nascoste nella parte interna. Fu a quel punto che tutti i ragazzi del suo tavolo si sporsero in avanti, come trascinati da fili invisibili, le mani arpionate alle panche.
"E gli sfidanti sono... i ragazzi del GC!"
Cazzo.
Kurt impiegò qualche istante per capire cosa fosse appena successo. Si ritrovò stretto in un abbraccio soffocante di Rachel e Mercedes, che avevano iniziato a saltellare sul posto. I ragazzi si scambiarono pacche sulle spalle e pugni amichevoli. Tutta la mensa era esplosa in un boato entusiasta: se c'era un gruppo che poteva battere quelli della Dalton, era di sicuro il GC. 
Non era un caso che Figgins avesse deciso di non estrarre singolarmente i partecipanti del McKinley: probabilmente sperava in un risultato simile.
Persino Schuester, fiero della propria squadra, aveva iniziato a battere orgogliosamente le mani, incurante degli sguardi inquisitori e delle occhiatacce che gli stavano rivolgendo gli altri professori. 
Kurt ripercorse mentalmente le ultime settimane, con aria confusa... Non gli sembrava di essere stato così crudele da meritare di essere scelto per BEN DUE VOLTE per partecipare a qualcosa che avrebbe preferito evitare.
In un attimo di lucidità si chiese il perchè di tutto quell'entusiasmo. Erano stati scelti come partecipanti, non come campioni! Ma in quel momento sembrava che la leggera differenza sfuggisse alla maggior parte di loro...
Quando riuscì a liberarsi dal settimo abbraccio soffocante, scivolò nuovamente sulla panca, sospirando; non si era neanche accorto di essere stato sollevato di peso.
Una strana sensazione di pizzicore alla nuca lo portò a girarsi, incontrando degli occhi che non avrebbero dovuto sembrargli così familiari. Non dopo soli due giorni, almeno.
A quanto pare il suo sesto senso funzionava benissimo.
Anderson lo stava squadrando intensamente dal proprio tavolo, la testa leggermente inclinata sulla spalla. 
Ma che problemi aveva quel ragazzo? Di sicuro non aveva alcun interesse nei suoi confronti: aveva ammesso lui stesso di non trovarlo particolarmente attraente... Ma allora perchè continuava a fissarlo?
Ovviamente Hummel si rifiutò di distogliere lo sguardo, e ciò parve divertire il riccio, perchè si esibì in un mezzo-sorriso criptico. Kurt rimase un attimo interdetto, e aggrottò le sopracciglia: c'era qualcosa, nell'espressione dell'altro, che gli consigliava caldamente di non abbassare la guardia... Probabilmente si stava immaginando tutto, come al solito. Una cosa, però, era certa: Blaine Anderson poteva pure essere un idiota, ma i suoi sorrisi erano mozzafiato.
 Il castano fu riscosso dal tocco di una mano che gli stava scuotendo delicatamente una spalla. Si girò, ritrovandosi davanti il professor Schuester. "Mr Schuester...?" fece con aria interrogativa, senza nascondere la propria sorpresa.
Quello gli rispose con un largo sorriso, accostandosi al suo orecchio per farsi sentire in mezzo a tutto quel frastuono. I suoi compagni del GC adesso si stavano esibendo in una danza di festeggiamento con tanto di trenino...
"Quando avrete finito di festeggiare" disse, accennando ai suoi amici con un'occhiata a metà fra il divertito e l'esasperato "Figgins vorrebbe che lo raggiungessi in presidenza; c'è... ehm... una cosa di cui ti deve parlare..." concluse il discorso con tono leggermente esitante. "Oh, non ti preoccupare, non è niente di grave" aggiunse poi, notando lo sguardo allarmato di Kurt.
Si defilò velocemente, dopo aver dato una pacca amichevole sulla spalla del castano e aver lanciato uno sguardo apprensivo ai suoi compagni. Hummel rimase lì impalato, non sapendo proprio cosa aspettarsi. In quel momento Rachel, che ovviamente aveva origliato la loro conversazione, si piazzò davanti a lui in attesa di spiegazioni. 
"Pensavo che avessi nascosto bene il cadavere" borbottò Kurt con aria cospiratoria.
L'amica ridacchiò, spingendolo con la spalla. 

Un'ora dopo, Kurt si ritrovò a bussare all'ufficio del preside Figgins, leggermente ansioso.
Non aveva la più pallida idea del perchè lo avesse chiamato lì, ma era sicuro che non si trattasse di buone notizie. Una voce lo invitò ad entrare, e il giovane aprì la porta, ritrovandosi in un ufficio di modeste dimensioni, quasi totalmente occupato da una scrivania in mogano ricoperta da scartoffie e fermacarte. Dietro di essa sedeva comodamente Figgins, su una sedia girevole in pelle. Le pareti della stanza erano nascoste da lunghe e disordinate librerie, e sotto la finestra, proprio in fondo all'ufficio, c'era una madia con una lampada e un piccolo mappamondo. Il preside si alzò in piedi, salutando il ragazzo con un sorriso e invitandolo a sedersi con un gesto della mano. Kurt fu sorpreso di veder entrare, qualche istante dopo, anche Mr. Schuester.
Entrambi gli adulti si sistemarono dietro la scrivania, assumendo un' aria seria e composta. Il giovane guardò prima l'uno e poi l'altro, sempre più agitato, inspirando ansiosamente l'odore di pelle sintetica e legno dell'ufficio.
"Probabilmente ti starai chiedendo perchè ti abbia chiamato qui, Kurt." esordì Figgins; il giovane annuì: era ovvio.
"Beh, vedi... C'è stato un piccolo problema tecnico in una delle stanze dei ragazzi della Dalton..."
"E' esplosa una tubatura" intervenne Schuester, con aria pensierosa.
"Quindi i due studenti che alloggiavano lì dentro si sono ritrovati improvvisamente senza un letto" continuò il preside.
Ad Hummel non piaceva per niente la piega che aveva preso la conversazione, ma si limitò ad annuire lentamente, arricciando le labbra.
"Uno di loro è già stato sistemato in un'altra camera, dobbiamo solo avvertirlo, ma l'altro... ecco, non sappiamo proprio dove metterlo" concluse, con aria spicciola. 
"Perciò ci stavamo chiedendo se tu potessi ospitarlo nella tua camera, visto che sei da solo..." 
Gli uomini si limitarono a guardarlo in volto, pieni di aspettativa. Più che una richiesta, sembrava un ordine.
La prima cosa che Kurt pensò fu: MA PROPRIO NO. Questa risposta gli comparve davanti agli occhi a caratteri cubitali, lampeggiando ad intermittenza Non aveva intenzione di rinunciare alla propria privacy perchè uno dei pinguini aveva pensato bene di far esplodere una tubatura. (Sul serio, era più sensato pensare che l'avessero manomessa, piuttosto che un tubo avesse deciso di suicidarsi). Tuttavia non poteva certo tirarsi indietro, per altro rifiutandosi senza un motivo apparente. Ed era abbastanza sicuro che "preferirei che affogassero tutti" non fosse sufficiente come spiegazione. Portò una mano al viso, massaggiandosi la radice del naso. 
Si chiese perchè Figgins avesse convocato anche Schuester... Forse per controllare le sue reazioni? Fatto sta che professore lo stava guardando intensamente, analizzando ogni suo minimo cambiamento di umore.
Il ragazzo si mosse nervosamente sulla sedia, distogliendo lo sguardo: non sopportava di essere letto in quel modo.  
"Va bene" sospirò alla fine, dissimulando la propria stizza; i due uomini sorrisero, soddisfatti. Solo dopo Kurt sbiancò: come avrebbe fatto a spiegare al suo neo-compagno di stanza che almeno tre volte a settimana si risvegliava completamente fradicio per colpa di un incubo?
"Tra poco dovrebbe arrivare anche il tuo nuovo compagno di stanza" lo informò il preside, non notando la sua espressione sconvolta. Oddio, sperava sinceramente che non si trattasse di Sebastian, perchè sennò sarebbe potuto andare a dormire in riva al lago nel giardino della scuola, per quanto lo riguardava. Schuester, accorgendosi del suo turbamento, gli si avvicinò, stringendogli la spalla con fare rassicurante.
Proprio in quel momento si sentirono due colpi secchi alla porta e il preside urlò un "entra pure!"
Hummel udì la porta aprirsi, e inspirò profondamente socchiudendo le palpebre, prima di girarsi e affrontare il ragazzo con cui avrebbe condiviso i dieci metri quadrati della sua camera per il resto dell'anno.
Oh, cavolo. 









-Note dell'autrice-
'Seeeera!
So che questo capitolo è piuttosto corto, ma allungandolo avrei eliminato il tremendo (si fa per dire) cliffhanger finale!
Chi sarà il nuovo compagno di stanza di Kurt? Qualcuno che conosciamo, o un personaggio completamente nuovo?
Vi lascio indovinare fino al prossimo capitolo, in cui inizierà la
convivenza.
Alla prossima! :D

P.S. Come sempre, un grazie enorme a chi legge e recensisce <3 .



 

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Capitolo 4
*** Iniziamo al meglio il periodo di convivenza ***



Penso sappiate tutti cos'è successo ieri notte.
Vorrei avere una frase filosofica da scrivere, che faccia sentire meglio tutti (e magari faccia sentire meglio anche me); ma la verità è che non credo ci sia niente da dire. Non adesso, almeno.
Staremo accanto a Becca come siamo stati accanto a Lea, perchè noi siamo un po' una famiGleea, no?
Quindi eccovi il quarto capitolo, nella speranza che vi tiri su il morale anche per soli dieci minuti.




Iniziamo al meglio il periodo di convivenza

Kurt distolse un attimo lo sguardo dalla porta e lo puntò sull'unica finestra di tutto l'ufficio, con aria pensierosa. Se si fosse lanciato dalla sedia, quante probabilità c'erano che riuscisse a catapultarsi giù dalla finestra per tentare un suicidio?
Allora, i problemi che si presentavano erano due:
1) probabilmente Schuester sarebbe riuscito a placcarlo prima che potesse arrivare ad aprire le imposte;
2) l'ufficio del preside era al primo piano, quindi avrebbe guadagnato solo qualche osso rotto. 
Ok, idea bocciata. 
Sospirò, girandosi nuovamente verso l'entrata; aveva ragionato in pochissimi istanti, quindi l'altro ragazzo era ancora fermo all'uscio. Kurt trattenne a stento un moto di stizza davanti al sorrisetto di Sebastian. Insomma, quante probabi...
Si fermò prima di terminare il pensiero: no, ragionare a "quante probabilità c'erano" non aveva portato a niente di buono, ultimamente. Quando lo sguardo di Smythe si posò su di lui, il suo ghigno si allargò, accompagnato da un'espressione sorpresa ma soddisfatta. A quanto pare nemmeno lui sapeva quale nuovo compagno di stanza gli sarebbe toccato. Hummel si concentrò, impedendosi fisicamente di mettersi a sbattere la testa sulla scrivania del preside per la disperazione: la maggior parte dei presenti non avrebbe approvato.
Doveva stare calmo. Molto calmo. Non poteva essere tanto male, no? Doveva solo passare altri sette mesi a stretto contatto con quel ragazzo. Nella stessa stanza. Tutti i pomeriggi. Tutte le notti. 
Non poteva farcela.
Sarebbe stato troppo da drama-queen buttarsi per terra, alzare le mani al cielo e urlare con aria disperata "Perché?!" ? Forse. Per essere sicuro, si limitò a mettere su la sua migliore espressione impassibile, mentre Sebastian entrava nella stanza e stringeva educatamente la mano ad entrambi gli adulti. Così concentrato a guardare con astio il suricato, per poco Kurt non si perse il discorso di Figgins. "L'altro ragazzo dovrebbe essere qui tra poco. Ho chiamato entrambi per dirvi di persona dove verrete sistemati".
Il castano boccheggiò, rimettendo insieme le informazioni. Allora non tutto era perduto! C'era il cinquanta per cento di possibilità che, dei due, non fosse Smythe a dover stare nella sua stanza! Per poco non si diede ad una danza di festeggiamento sulla scrivania del preside con tanto di maracas. Chiunque, a quel punto, sarebbe stato meglio di Sebastian. 
O forse no?
Proprio in quel momento, un bussare delicato allo stipite riportò Hummel al presente. La porta non era stata richiusa, quindi niente istanti di suspense in cui i cardini cigolavano. 
Per la seconda volta in dieci minuti, il manipolatore riportò lo sguardo sulla finestra. 
Magari, se avesse tentato ora che Schuester era deconcentrato...
Anderson fece il suo ingresso nella stanza, amichevole come al solito. Il suo sorriso si incrinò appena quando il suo sguardo si posò su Kurt, tuttavia non sembrava sorpreso. Il castano sollevò leggermente le sopracciglia in risposta, intuendo i suoi pensieri. Oh caro, non che io ne sia proprio entusiasta.
Non sapeva dire, a quel punto, se preferisse Anderson o Smythe come compagno di stanza. Per quanto fosse sicuro di odiare il francese, non era altrettanto sicuro che il moro gli andasse a genio. C'era qualcosa di strano nel suo comportamento... Almeno col primo avrebbe saputo come comportarsi.
Oh, andiamo. Non va a genio a te, o al tuo orgoglio ferito?
Hummel borbottò qualcosa di inintelligibile alla vocina nella propria testa, che aveva iniziato ad identificare come la propria coscienza. Beh, diciamo che non lo odiava quanto Sebastian, ma di certo non gli stava neanche simpatico.
A dirla tutta, averlo intorno lo rendeva spiacevolmente nervoso e vigile. 
Rifletté un secondo, osservando i due ragazzi con curiosità: com'era possibile che quei due stessero nella stessa camera? Da quanto aveva visto, si odiavano... O almeno così credeva. 
Il professor Schuester li guardava con espressione divertita e incuriosita insieme. Hummel si aspettava che da un momento all'altro tirasse fuori gli occhiali 3D e un sacchetto di popcorn. 
"Signor Smyhte, signor Anderson," esordì il preside, rivolgendosi ai due ragazzi della Dalton, "vi presento uno dei nostri migliori allievi del penultimo anno: Kurt Hummel. Fa parte del GC, quindi dovrete affrontarlo nelle sfide".
Il castano arrossì  per il complimento, ringraziando mentalmente il preside per non aver sbandierato ai quattro venti quale fosse il suo potere: la situazione era già imbarazzante senza che quei due iniziassero a guardarlo come uno strano esemplare in via d'estinzione. 
"Sì, ci siamo già presentati" rispose Smythe, guardando Kurt con rinnovato interesse. Evidentemente non si aspettava che fosse "uno dei migliori allievi del penultimo anno". Figgins spostò lo sguardo da uno all'altro, con aria confusa.
Anderson si affrettò a spiegare, visto che il compagno non dava segni di volerlo fare. "Ci ha fatto da guida il nostro primo giorno qui."
 Il preside si aprì in un largo sorriso, annuendo con entusiasmo. "Bene! Almeno sarà più facile per voi condividere la stanza" 
Ne dubito fortemente, pensò Kurt. Si accomodò meglio sulla sedia, accavallando le gambe e poggiando le mani sul grembo, in attesa del verdetto. Blaine rimase in piedi, con aria apparentemente tranquilla, mentre Sebastian si sedette sulla sedia accanto al castano. Il professor S. continuava ad osservarli in silenzio, con le sopracciglia leggermente aggrottate, impensierito. 
"Considerando che non avevo mai visto nessuno di voi" continuò Figgins, indicando Anderson e Smythe, "la scelta delle nuove camere è stata abbastanza casuale. Non fatevi scrupoli a dirmi se ciò vi crea un qualsiasi tipo di problema..."
Visto che nessuno dei tre accennava a rispondere, proseguì. "Avrei deciso di spostare Smythe nella camera... 
-Kurt incrociò le dita-
“… 312, che, se non erro, dovrebbe essere la stanza di Harwood e Thompson; quindi Anderson ed Hummel saranno compagni di stanza"
I due sopracitati girarono la testa contemporaneamente, guardandosi negli occhi. Entrambi avevano un'espressione indecifrabile, e tentavano di intuire i pensieri dell'altro. Smythe era poco soddisfatto e pronto a ribattere, ma il riccio fu più veloce di lui, e parlò direttamente con Figgins. "La ringrazio, signore. Anzi, ci dispiace di avervi creato disturbo".
Lo disse con voce calda ed educata, ottenendo un istantaneo sorriso in risposta. "Oh, figuratevi. Non è certo colpa vostra se c'è stato un guasto tecnico". 
Hummel tossicchiò rumorosamente.
Anderson si girò verso di lui, con un sorriso furbo stampato in volto "Oh, ovviamente grazie anche a te, Kurt." Lo disse con aria troppo innocente per essere preso sul serio dal manipolatore. Nessuno dei due era esattamente entusiasta della situazione, ma era sempre meglio fare buon viso a cattivo gioco. "E' un piacere" rispose quello, con lo stesso identico tono e un sorriso angelico sul volto. Gli occhi ambrati dell'altro si illuminarono di una scintilla divertita. 
"Bene, sembra che abbiate già fatto amicizia, quindi... Direi che è tutto apposto! Potete iniziare a spostare i vostri bagagli nelle nuove camere, così da stanotte potrete dormire lì."
I ragazzi annuirono, salutarono Figgins e Schuester con una stretta di mano, e si diressero fuori. Quando la porta fu chiusa dietro di loro, ancora in mezzo al corridoio, Hummel si rivolse al riccio, mentre Smythe rimaneva in disparte con un'espressione corrucciata.
"Bene, Anderson, penso che tu possa prendere la chiave della stanza in segreteria. Credo non ci sia altro per ora, quindi... Ci vediamo dopo." Girò i tacchi e si incamminò lungo il corridoio, senza aspettare una risposta. Dopo qualche istante sentì una voce dietro di lui, e si fermò d'istinto. "A stasera, Hummel".
Il castano lo guardò un attimo da sopra la spalla, cogliendo una scintilla maliziosa nel suo tono. 
Gli sorrise furbamente di riflesso, ricominciando poi a camminare lungo il corridoio. 


"Fammi vedere se ho capito" ripeté Mercedes per la centesima volta. Kurt alzò gli occhi al cielo, con aria esasperata.
Aveva passato il pomeriggio a cercare di liberare metà dell'armadio, quindi era particolarmente frustrato. 
" 'Cedes, cosa c'è da capire?" intervenne Santana, "Porcellana passerà sette mesi con quello gnocco del leader della Dalton, e finalmente potranno dare sfogo alla loro evidente quanto imbarazzante tensione sessuale."
Hummel per poco non si strozzò col pezzo di tonno che stava masticando. Notò appena lo sguardo allarmato di Finn accanto a lui e l'espressione divertita degli altri, seduti attorno al tavolo.
"Quale evidente tensione sessuale?!" chiese, con gli occhi fuori dalle orbite.
"Oh, andiamo!" esclamò l'ispanica, incrociando le braccia al petto. "Probabilmente solo Finn, col suo spirito intuitivo da vongola, non si è accorto degli sguardi che vi lanciate a mensa."
Hudson la interruppe con un "Ehi!" alquanto offeso, e Rachel lo consolò accarezzandolo dolcemente sulla spalla. Santana lo ignorò. "Se non ti guarda lui, lo fissi tu. E viceversa."
Kurt arrossì violentemente, sotto lo sguardo soddisfatto della ragazza. Va bene, ogni tanto (molto spesso) a mensa si guardavano. Ma erano più sguardi di sfida che sguardi da 'tensione sessuale' !
Quando tentò di spiegarlo all'ispanica, ottenne un alquanto criptico: "E c'è differenza?"
Il castano scosse la testa con aria affranta: quella ragazza avrebbe visto tensione sessuale anche tra una chiave e una serratura. 
 "Su, Kurt, non dirci che non ci hai mai fatto un pensierino... Insomma, guardalo!" si intromise Quinn, trattenendosi a stento dal sollevare le braccia per indicare l'oggetto della loro discussione.
Hummel si girò di riflesso, lanciando un'occhiata al riccio dall'altro lato della sala. Se ne stava lì, tranquillo, scherzando e ridendo con i suoi amici; gli occhi ambrati risplendevano, le labbra carnose erano piegate in un sorriso, e i ricci erano tenuti a bada da un'abbondante dose di gel. Il blazer rosso e blu della Dalton gli ricadeva morbidamente addosso, fasciando le spalle e la schiena, che Kurt aveva già avuto modo di apprezzare. Oggettivamente... era un gran bel vedere.
Il manipolatore si rigirò verso il suo gruppo con aria indifferente, ricominciando a mangiare.
"Sì, è carino... Ma non è il mio tipo."
"Oh, e sentiamo" fece Santana, scimmiottandolo "quale sarebbe il tuo tipo?"
L'altro ci pensò un attimo, poggiando il mento sulla mano. "Beh, prima di tutto, deve essere alto... Cosa che Anderson, di certo, non è."
L'ispanica alzò gli occhi al cielo, ma gli fece cenno di proseguire. L'altro iniziò a contare le caratteristiche sulle dita. "Deve essere dolce, modesto, gentile e romantico." concluse, con aria soddisfatta.
"E come fai a sapere che il nostro ragazzo non lo è?" chiese Tina con aria obiettiva.
"Ho le mie ragioni" borbottò Hummel, irritato. Tutte le ragazze si girarono contemporaneamente verso Rachel, che si mordicchiava il labbro con la classica aria da "so-qualcosa-ma-non-posso-dirlo".
Continuarono a fissarla insistentemente, finché non cedette. "Kurt gli ha sentito dire di che non è abbastanza carino da tentarlo" disse tutto d'un fiato.
L'amico le lanciò un'occhiata omicida. "Avrei potuto perdonare la sua vanità se non avesse mortificato la mia" * asserì fieramente.
L'ispanica lo squadrò con aria critica "Oh, beh, non è certo un problema: la materia prima c'è. Con qualche dritta, la zia Tana potrebbe renderti così sexy che persino gli etero vorranno saltarti addosso."
Hummel per poco non le scoppiò a ridere in faccia. Lui sexy? Per favore, non sapeva neanche da dove cominciare, si sarebbe solo reso ridicolo. 
"Grazie, San, ma sto bene così"
"Come vuoi, ma se cambi idea..."
"Certo, verrò subito da te"
La conversazione venne interrotta da Mike "Qualcuno sa quando inizieranno le sfide?"
Artie fece spallucce "Per ora no, ma credo che Figgins le avesse già scelte prima di estrarre i partecipanti."
Kurt non fu particolarmente attento alla conversazione, e continuò a mangiare con aria pensierosa.

Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi fuori dalla porta della propria stanza a fissare la targhetta con scritto 216.
Kurt sbuffò: era lì da dieci minuti, ormai, e non era ancora riuscito ad entrare. Non c'era motivo di tutta quell'agitazione, no? Doveva solo entrare e iniziare al meglio quel periodo di convivenza. Che poi, non era nemmeno detto che Anderson fosse già arrivato. Si fece coraggio e poggiò la mano sulla maniglia... Aspetta, non doveva bussare vero? E no, che cavolo, quella rimaneva comunque la sua stanza!
Aprì la porta con un po' troppa energia, e si ritrovò davanti una scena alquanto... irritante. 
Oh, Anderson era già arrivato. Eccome se era arrivato. E non era l'unico in quella stanza. 
Hummel aveva gli occhi fuori dalle orbite. Da quanto erano arrivati quelli della Dalton? Meno di una settimana? E il suo nuovo compagno di stanza stava già pomiciando allegramente sul letto con uno del Mckinley. Più che pomiciare, diciamo che il biondino del secondo anno (com'è che si chiamava? Chace? Chad?) sembrava essersi lanciato su Anderson, affondando una mano fra i suoi capelli, mentre l'altro si limitava a reggersi poggiando gli avambracci sul letto. Il riccio sembrava abbastanza rigido, ma Kurt non poté accertarsene, perché la porta sbatté rumorosamente contro il muro distogliendo i due ragazzi dalla loro coinvolgente attività. Quando quelli si accorsero della sua presenza nella stanza, si staccarono immediatamente, rimanendo seduti.
Blaine arrossì violentemente notando lo sguardo severo di Kurt, mentre il biondino si limitò ad un sorrisetto timido. 
Hummel lo squadrò con occhi di ghiaccio, e quello decise saggiamente di levare il disturbo.
"Bene, uhm, io vado. Ci vediamo, Blaine" borbottò impacciato. Il manipolatore lo seguì con lo sguardo finché quello non si chiuse la porta alle spalle con un leggero tonfo; dopodiché si girò verso il ragazzo rimasto nella stanza, incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio. Notò senza troppa sorpresa che il suo imbarazzo sembrava essere passato.
"Ti assicuro che non è come--" iniziò questo, alzandosi dal letto e aggiustandosi la divisa.
"sembra. Certo, immagino. In ogni modo, tu cerca di evitare di portare le tue conquiste qui dentro. O per lo meno, appendi una cravatta alla maniglia." disse Kurt acidamente.
Blaine alzò gli occhi su di lui, sorpreso da tanto astio, e anche il suo sguardo si fece freddo. "Ci proverò"
Hummel annuì, afferrò il pigiama ripiegato sul letto, e si diresse in bagno, sbattendosi la porta alle spalle.
Quello non era ancora arrivato, e già limonava nella sua stanza. Fortuna che aveva saggiamente deciso di non farlo sul suo letto, perché gli sarebbe davvero dispiaciuto dover sporcare le sue bellissime lenzuola di sangue. 
Gli era appena venuto in mente un altro punto da aggiungere alla lista delle caratteristiche del "suo tipo":
6) non deve farsi il primo biondino papabile che gli capita a tiro. 
E poi, seriamente, quel Chace (o Cameron, o come diavolo si chiamava) non aveva proprio niente di speciale; ma a quanto pare lui sì che era abbastanza carino da tentarlo. 
Kurt si spogliò velocemente, ripiegando con cura i vestiti e riponendoli da una parte. Recuperò lo shampoo, il balsamo e il bagnoschiuma dall'armadietto sopra il lavandino (fortunatamente Anderson non lo aveva ancora contaminato coi propri prodotti) e aprì l'acqua della doccia. Si fece investire dal getto freddo, sospirando con soddisfazione. Una doccia gelida riusciva sempre a tranquillizzarlo, probabilmente per via del suo potere. Non che non percepisse il freddo, semplicemente non gli dava fastidio; anzi, sembrava rinvigorirlo e tranquillizzarlo.
Si insaponò lentamente, tentando di recuperare la calma. 
Non riusciva a spiegarsi perché sentisse ancora quella sensazione di irritazione alla bocca dello stomaco (a parte i motivi ovvi, certo), ma cercò di non farci troppo caso, mentre si toglieva gli ultimi residui di balsamo dal ciuffo. 
Uscì dalla doccia rinfrancato, e si rivestì velocemente, infilandosi i pantaloni e la maglia azzurra con lo scollo a V. Si preparò psicologicamente all'ultimo rituale serale, mettendosi di fronte allo specchio sul lavandino, e iniziò a spalmare con perizia le creme sulla chiara pelle del viso. Quando ebbe terminato il lungo ma indispensabile trattamento, i capelli avevano già smesso di gocciolare, per cui bastò un colpo di phon per asciugarli del tutto. Dopo essersi lavato i denti proprio non riuscì a trovare un altro motivo per perdere tempo in bagno, quindi, con un sospiro, ritornò in camera. 
Anche Anderson si era già cambiato, e adesso indossava una canottiera bianca piuttosto sottile e un paio di pantaloni da ginnastica grigi. Era semidisteso sul letto, totalmente rilassato, con la schiena appoggiata alla testiera e il cellulare fra le mani, intento a scrivere un messaggio. Alcuni ciuffi mori erano riusciti a sfuggire dalla prigione del gel, e si arricciavano dolcemente sulle sue tempie. Quando Kurt tornò in camera senza degnarlo di uno sguardo, sollevò appena la testa dallo schermo del telefono. 
Hummel recuperò Vogue da sotto il letto, e si mise a sedere con le gambe incrociate e la schiena in tensione, poggiando la rivista sulle ginocchia. Era strano sapere di avere qualcuno disteso su un letto a poco più di un metro e mezzo da lui. Stava sfogliando senza molto interesse le pagine della moda uomo autunno-inverno alla luce della lampada, quando sentì il cellulare vibrare sul comodino. Lo afferrò con le sopracciglia leggermente aggrottate, prima di leggere il mittente.

Rachel 22.30
Come sta andando? Gli sei già saltato addosso? Com'è senza maglia ;) ?

Rachel 22.30
Scusa, questa era Santana. -.- 


Kurt 22.31
No, non gli sono ancora saltato addosso. Ma penso che tra poco lo farò...


Rachel 22.32
O.O
(Santana sta saltellando per la stanza)


Kurt 22.34
Dille di non entusiasmarsi troppo. Se gli salterò addosso sarà per mettergli le mani al collo.
>.<  (Ma cosa ci fa lei nella tua stanza?)


Rachel 22.35
Ha praticamente fatto irruzione per costringermi a chiederti cosa fosse successo con "il riccio gnocco".
Io e Quinn stiamo tentando di trattenerla dal metterti al corrente di tutte le battute sconce che ha già  fatto su voi due... 
Perchè lo vuoi strangolare?? O.o


Kurt 22.37
Sono entrato in camera e lui stava pomiciando allegramente con uno del secondo anno...
Mi dà fastidio che la mia stanza diventi sala di ritrovo del suo harem. U.U


Rachel 22.39
Cavolo, si dà da fare il ragazzo! Da quanto è arrivato? Cinque giorni?


Kurt 22.40
... Dev'essere di sicuro un ragazzo serio... *sarcasm*


Rachel 22.40
Zia Tana: Su, Porcellana, non essere bigotto.
Sei sicuro che l'unico motivo per cui ti dà fastidio che stesse limonando con uno sia che ti disturba che la tua stanza diventi teatro di orge? 


Kurt 22.43
SICURISSIMO (Grazie per la finezza)


Rachel 22.44
Santana: Uhuh, ci hai messo ben tre minuti a rispondere... Sei per caso indeciso? Se vuoi, la zia Tana ha ancora quelle dritte per migliorare il tuo sex appeal e stracciare la concorrenza. ;)

Kurt 22.45
BUONANOTTE RAGAZZE


Rachel 22.46
Santana: Buonanotte, Porcellana <3
(Rachel: Non odiarlo troppo, magari non è come sembra...)


Kurt 22.47
Certo, Rach, magari il povero ragazzo è stato aggredito e non ha potuto fare altro che rispondere al bacio. Il McKinley è proprio pieno di pervertiti. Comunque, gradirei solo che andasse a slinguarsi i ragazzi da un'altra parte, considerando che questa è (anche) la mia stanza!


Rachel 22.48
Non arrabbiarti troppo, che poi aggrotti la fronte e ti vengono le rughe!


Kurt 22.49
Fuc* you


Rachel 22.50
A domani, tesoro <3


Kurt spense la luce e poggiò il cellulare sul comodino, mentre Anderson si alzava dal letto e andava in bagno, senza dire una parola. Il castano sospirò: come aveva potuto pensare di poter "iniziare al meglio il periodo di convivenza" ?









* Frase di Lizzie in "Orgoglio e Pregiudizio"


-Note dell'autrice-
Sssalve, ragazzi!
Quindi, alla fine, pare che sarà Blaine il nuovo 'coinquilino' di Kurt...
Capisco le persone che pensano fosse una scelta scontata, quella di metterli nella stessa stanza, ma a mia discolpa posso dire che ho sempre avuto un debole per i Roommates!Klaine *.*
E fidatevi quando vi dico che, in questo modo, avranno più possibilità di interazione. (If you know what I mean).

Al prossimo capitolo!

P.S. Come al solito ringrazio quelli che leggono in silenzio/recensiscono questa storia. Siete il caffè della mia Klaine, ragazzi! <3





 

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Capitolo 5
*** Minacce e ricordi ***


Di minacce e ricordi


La mattina dopo, Kurt si svegliò più presto del solito.
Aspettò prima di aprire gli occhi, sperando con tutte le proprie forze che fosse stato tutto un sogno, e che fosse ancora l'unico a dover dormire in quella stanza. Quando sollevò le palpebre, la luce proveniente dalla finestra dietro di lui illuminava l'altro letto, mostrando un corpo sotto il lenzuolo. 
A quanto pare era tutto vero. 
Il petto di Blaine si sollevava e si riabbassava lentamente, al ritmo del suo respiro regolare: evidentemente stava ancora dormendo. Hummel spostò lo sguardo sull'orologio, che segnava le 6.30. 
Era sorpreso di non essersi svegliato a causa di un incubo; passò velocemente il palmo della mano sulla federa del cuscino, che era stranamente asciutta.
La sveglia non avrebbe suonato prima di mezz'ora; beh, se non altro aveva tempo per scegliere l'outfit della giornata. Si alzò il più silenziosamente possibile per non svegliare il compagno. Certo, non gli stava un granché simpatico, ma buttarlo giù dal letto alle sei e mezzo del mattino sarebbe stato crudele anche per lui.
Non poté trattenersi dal lanciargli un'occhiata incuriosita: non aveva avuto molte occasioni di osservare qualcuno mentre dormiva. Col viso abbandonato morbidamente nel cuscino e i riccioli che risaltavano sulla federa, sembrava davvero in pace con se stesso. Le ciglia illegalmente lunghe gli accarezzavano le guance, e Kurt provò l'improvviso e assolutamente sconveniente desiderio di accarezzarle.
Scosse la testa come per far uscire quei pensieri assurdi.
Si diresse in bagno borbottando qualcosa come 'ma cosa mi viene in mente? Devo essere impazzito' e si sciacquò la faccia, per poi passare ai denti. Una volta finito, tornò in camera e scostò la tenda quanto bastava per illuminare l'armadio; quando aprì le ante, impiegò qualche secondo per riconoscerlo. 
Dove prima c'erano i suoi vestiti riposti ordinatamente per colore, adesso c'erano due o tre divise rosse e blu, qualche t-shirt e alcuni paia di jeans. E una scatola piena di...
Papillon?!
I suoi bellissimi completi all'ultima moda erano costretti in metà armadio per colpa di qualche paio di pantaloni da pescatore di vongole e di decine di farfallini?! 
Il castano decise di tralasciare il pessimo senso estetico dei ragazzi della Dalton, e iniziò a rovistare nella propria pila di indumenti. Alla fine optò per una camicia rossa con sopra un poncho color panna e dei jeans neri. Una volta chiuso l'armadio, si ritrovò davanti ad un dilemma. Poteva cambiarsi in camera, col rischio che Anderson si svegliasse (anche se lo considerava poco probabile), oppure andare in bagno, come la sera prima. Riteneva la seconda opzione poco dignitosa, ma non poteva rischiare di essere visto in mutande dal suo compagno di stanza. 
Certo, se si fosse trattato di un ragazzo etero... Ma Blaine era gay, e Kurt aveva già abbastanza complessi riguardo al proprio corpo senza che qualcuno gli facesse notare quanto fosse pallido o smilzo. 
Con un sospiro, si decise a portare i vestiti in bagno. Una volta fatto scivolare anche il poncho sulle spalle, aprì l'armadietto per recuperare la lacca. Dovette scavare fra innumerevoli e colorati tubetti di gel con 'colla vinilica' come ingrediente base (sì, Anderson aveva finalmente occupato anche quell'area), ma alla fine riuscì ad afferrare lo spray. 
Iniziò a pettinarsi diligentemente i capelli, quando sentì un trillo insistente provenire dall'altra stanza. 
Oh, cavolo. La sveglia!
Per poco non buttò giù le varie boccette di profumo che troneggiavano accanto al lavandino, e si precipitò fuori dal bagno; si lanciò sulla sveglia che continuava a suonare dal comodino, e miracolosamente riuscì a spegnerla senza romperla. Si girò verso il letto di Blaine, sperando di non averlo svegliato, ma quando vide che l'altro si stava schiacciando il cuscino sulla testa per coprirsi le orecchie, capì di non essere stato abbastanza veloce. Anderson iniziò a riemergere da quella montagna di lenzuola e coperte, mugugnando frasi sconnesse. "Mmpf-ffpmh svefhg-gliato"
"Come, scusa?"
"Grazie-per-avermi-svegliato" L'altro si liberò finalmente del cuscino, guardandolo con aria infastidita. I suoi capelli ricci erano completamente fuori controllo, con ciuffi che schizzavano ovunque, e gli occhi arrossati rendevano la sua espressione corrucciata decisamente comica.
Kurt sarebbe scoppiato a ridergli in faccia se non fosse stato troppo occupato a ribollire di rabbia. C'era bisogno di essere così acidi? Va bene, tutte le loro conversazioni precedenti si erano concluse con una sua uscita teatrale, ma... No, ok, non si sopportavano.
Quasi quasi si pentì di essersi precipitato a spegnere la sveglia, invece di farla suonare un altro po'. 
Magari un'altra mezz'ora.
Quella convivenza era iniziata male e continuava anche peggio.
"Beh mi dispiace, Bell'Addormentato, ma qui c'è qualcuno che deve andare a studiare, sai..." rispose ironicamente, facendo un gesto generico con la mano.
"E qui c'è qualcuno che non va a dormire con le galline" ribatté l'altro, sbadigliando.
Colta la frecciatina, Kurt lo guardò in cagnesco "E guarda un po' com'è ridotto quello che non va a dormire con le galline!"
"Puoi, di grazia, evitare di perforarmi i timpani con la tua voce soave?" Blaine si ricoprì col lenzuolo, girandosi dall'altra parte.
Il castano aveva una gran voglia di mettergli le mani al collo, ma si trattenne. Iniziò ad inspirare ed espirare profondamente, gli occhi rivolti al pavimento. Quel ragazzo riusciva a fargli perdere la pazienza con due sillabe, ed era davvero inusuale. 
Senza che se ne accorgesse, aveva reso l'aria attorno a sé leggermente più fredda del normale, e si affrettò a calmarsi. Succedeva sempre così, quando era nervoso, irritato o impaurito: iniziava a rilasciare involontariamente ghiaccio nell'aria. Si trattava di minuscole particelle sotto forma di brina, certo, ma erano sufficienti a rendere l'ambiente leggermente più freddo. Era una sorta di autodifesa automatica del corpo, come se il suo organismo si preparasse ad un eventuale scontro.
Per la prima volta, da quando conosceva il suo nuovo compagno di stanza, si chiese quale fosse il suo potere... 
"Ehi, ti senti bene?" A quanto pare Hummel era rimasto immobile più tempo di quanto pensasse, perché Anderson si era girato verso di lui con un sopracciglio alzato e l'aria confusa, probabilmente aspettando una sua reazione. Quando vide lo sguardo preoccupato dell'altro rivolto al pavimento, il riccio si aprì in un sorriso malizioso ed elettrico. "Oh, capisco. Il mio fascino ti ha lasciato senza parole, eh?"
Il castano alzò elegantemente le sopracciglia, guardandolo negli occhi. "Mi hai scoperto. Proprio non riesco a resistere alla versione 'medusa' dei tuoi capelli di prima mattina."
Mmh, sarcasmo pesante.
Anderson si portò una mano alla testa con una smorfia preoccupata, immergendola (e perdendola) nei ricci scompigliati, mentre l'altro ragazzo tornava in bagno con aria altezzosa e si riappropriava della lacca.
Ma si può essere così idioti? La risposta a quella domanda era distesa sul letto nella stanza accanto.
Come può pensare che io lo trovi attraente?! E' solo ridicolo con quella spugna sfatta in testa, vero? 
Certo che sì.

Kurt annuì fermamente, dandosi un'ultima controllata allo specchio e uscendo dal bagno a testa alta. Passò davanti a Blaine senza degnarlo di un'occhiata, mentre questo si limitava a guardarlo con aria critica.
"Devi per forza essere così freddo?"
Il castano si sorprese di quella domanda, fermandosi con la mano sulla porta della stanza, dandogli le spalle. Non si aspettava che l'altro si accorgesse così presto di quanto poco estroverso fosse. "Diciamo che non posso farne proprio a meno" rispose, criptico, con un sorrisetto amaro sulle labbra. Afferrò la tracolla da sotto il letto e chiuse la porta dietro di sé, riuscendo appena a scorgere l'espressione confusa sul volto dell'altro.

Si ritrovò nel corridoio un'ora prima dell'inizio delle lezioni, e non aveva la più pallida idea di come passare il tempo. In giro non c'era ancora nessuno, e per la scuola regnava un assoluto silenzio. Di rientrare in stanza non se ne parlava proprio: ne aveva avuto abbastanza di quell'Anderson per tutta la mattinata. Forse avrebbe potuto raggiungere la stanza di Rachel e Quinn, ma non voleva ritrovarsi a dover spiegare ad un branco di ragazze con torce e forconi di essere gay e di non voler spiare nessuna di loro... Quindi gli rimaneva un'ultima possibilità; non che la cosa gli dispiacesse, comunque. Si aggiustò la tracolla sulla spalla e iniziò a scendere le scale, tentando di fare il minor rumore possibile. Non era contro le regole andare in giro a quell'ora, ma voleva evitare di dover spiegare ad un professore che "era uscito dalla propria stanza per evitare di assassinare il suo nuovo coinquilino".
Raggiunse il portone principale senza incontrare nessuno, ed uscì con facilità. L'aria fresca del mattino gli pizzicò il naso e gli fece arrossare le guance. Sospirò con sollievo e alzò lo sguardo. Il cielo era terso, e tirava un venticello fresco che faceva ondeggiare dolcemente l'erba. Kurt scese i pochi gradini in pietra che lo separavano dal prato, ed iniziò ad allontanarsi lentamente dall'edificio. Camminò per alcune centinaia di metri, la tracolla sbatteva ritmicamente contro la sua gamba, mentre il terreno iniziava ad incurvarsi leggermente verso il basso; si fermò accanto ad un alto salice. I suoi rami ingrigiti pendevano tristemente verso l'erba e le foglie sottili erano di un magnifico giallo dorato, prossime a cadere. Il ragazzo passò la mano sulla ruvida corteccia dell'albero, quasi con dolcezza, prima di appoggiarsi ad essa e distendersi sull'erba. Si sistemò sulle radici, con lo sguardo rivolto verso la distesa d'acqua limpida davanti a sé. Trovava rilassante osservare le piccole onde che si formavano a causa dell'attrito del vento, e poi si infrangevano sulle sponde terrose del lago. Sospirò, chiudendo un attimo gli occhi e appoggiando la testa sul tronco.
Fin da quando era arrivato al McKinley, aveva amato quella zona del giardino, così tranquilla e silenziosa. Andava sulle rive del lago molto spesso, i primi tempi, quando gli incubi erano più frequenti e lo costringevano a svegliarsi nel bel mezzo della notte. Di solito immergeva i piedi nell'acqua, iniziando a dondolarli lentamente. Lo faceva anche d'inverno: per lui il freddo non era mai stato un problema. Amava la distesa di ghiaccio che si sostituiva all'acqua nelle gelide serate di dicembre, e i piccoli fiocchi di neve che si scioglievano sfiorando silenziosamente la tenera erba. 
Riaprì gli occhi, e si staccò dall'albero. Attento a non sporcarsi i pantaloni di terriccio, si avvicinò e immerse il dito indice nell'acqua, come aveva fatto spesso. Essa era abbastanza fredda, e delle piccole increspature si crearono attorno falangi di Kurt, interrompendo la piattezza della superficie. Gli bastò volerlo: la superficie da lui sfiorata iniziò a diventare sempre più gelida, finché non iniziò a solidificarsi. Lunghe spire bianche si articolavano nel lago a partire dal suo dito, dissolvendosi velocemente. In poco tempo una vasta porzione d'acqua era diventata ghiaccio. Le ninfee rosee che galleggiavano sul lago si ricoprirono di un sottile strato di brina, iniziando a riflettere la luce del sole, risplendendo. Il ragazzo estrasse il dito, soddisfatto. Avrebbe potuto continuare fino a creare uno strato di ghiaccio su cui fosse sicuro camminare, ma non voleva che l'effetto durasse più di qualche ora. Si protese indietro, appoggiando i palmi a terra e distendendo le gambe davanti a sé.
Fu un flash. Bastò un attimo di distrazione. Un attimo di tranquillità. E i ricordi lo investirono come una macchina in corsa.

"Ehi, brutta checca!"
Kurt voleva solo non essere notato. Voleva solo essere lasciato in pace. 
Continuò a camminare attraverso il parcheggio già gremito di studenti, diretto al portone della scuola. Tremava da capo a piedi, e sentiva gli occhi pungere pericolosamente. I suoi passi si susseguivano sull'asfalto grigio, uno dopo l'altro, sempre più veloci.
Inspirò rumorosamente dal naso, cercando di ricacciare indietro le lacrime che gli bagnavano le ciglia.
Potevano fargli quello che volevano, ma non avrebbe permesso che lo vedessero piangere. Non avrebbe ceduto davanti a loro. Un brivido di terrore gli scivolò lungo la spina dorsale quando una mano pesante gli crollò sulla spalla sinistra, costringendolo a girarsi. 
"Ho detto a te, finocchio" Il castano alzò la testa, esitante, cercando di far sparire tutta la paura presente nei propri occhi. Un ragazzo della squadra di football era fermo davanti a lui, nella sua stupidissima divisa rossa e con un lampo crudele nello sguardo. A qualche metro di distanza, i suoi degni compari sogghignavano malignamente, mollemente appoggiati ad un cassonetto giallo. Qualcuno di loro si scrocchiò le dita. Hummel chiuse un attimo gli occhi, sospirando sconfitto: sapeva già come sarebbe andata a finire, aveva vissuto quella scena fin troppe volte. Racimolò quel minimo di dignità che albergava da qualche parte in fondo al suo cuore sanguinante, e fece scivolare con calma la tracolla per terra. Si sfilò il cappotto nuovo di Marc Jacobs, ripiegandolo con cura e poggiandolo da una parte. Alzò orgogliosamente la testa verso il suo aguzzino, che sorrideva divertito, fermo davanti a lui. Voleva che fosse chiaro a tutti quegli idioti: potevano continuare a infierire, continuare a spezzarlo, ma lui non si sarebbe mai piegato. 
Fu un attimo, ad un segnale convenuto due gorilla senza cervello lo afferrarono di peso, scaravantandolo nel cassonetto. Un rumore ovattato di un corpo che si schianta sul metallo. Un dolore sordo, alla nuca e al braccio destro, piegato innaturalmente sotto al suo busto. Un fetore insopportabilmente acido che proveniva dai sacchi di spazzatura che lo circondavano e su cui giaceva. E poi delle risate, e un grido: "Sei finalmente dove ti meriti di stare". Kurt, disteso in quel luogo buio e angusto, socchiuse un attimo le palpebre, e gli vennero in mente alcune parole di una canzone.

"I sometimes wish I'd never been born at all" *
A volte voleva solo non essere mai nato.


Una strana sensazione di freddo nei pressi della guancia lo ricondusse al presente. Si portò una mano al viso, catturando l'unica, singola lacrima piena di dolore e astio che gli era sfuggita dalle ciglia.
Si alzò, e dando un'ultima occhiata a quella distesa ghiacciata, tornò verso la scuola. 
No, non poteva evitare di essere così freddo. Alla fine, sembrava che l'avessero avuta vinta loro.
Strinse i pugni finché non sentì le unghie ferirgli i palmi. 

Una strana sensazione di malessere l'accompagnò per tutta la giornata scolastica. A nulla valsero le domande dei suoi amici, notevolmente preoccupati. Kurt rispondeva con un sorriso tirato, dicendo che andava tutto bene. 
Non andava tutto bene. Si trascinò da un'aula all'altra, ascoltando passivamente lezioni riguardo all'Imprinting in psicologia e ai limiti di coloro che leggono nel pensiero. Se fosse stata una giornata come tutte le altre, probabilmente sarebbe stato anche interessato, ma quella mattina non era proprio in vena di ascoltare di oche Martine e pennuti vari. 
Quando nel pomeriggio le lezioni terminarono, si sentì decisamente più sollevato: non avrebbe più dovuto sopportare gli sguardi preoccupati di Rachel o le domande di 'Cedes; si sarebbe disteso sul letto, in camera da so... Ah, giusto. Non era più da solo, ormai. Si fermò davanti alla propria stanza, con la fronte appoggiata al muro. Fece di tutto per riacquistare un minimo di autocontrollo e stamparsi in faccia l'espressione più apatica del suo repertorio. Quando fu soddisfatto del risultato, esercitò una lieve pressione, aprendo la porta.
Eh no, che cavolo, non di nuovo!
Quell'idiota del suo pseudo compagno di stanza stava di nuovo limonando sul letto con quel biondino del secondo anno che gli risucchiava la faccia! Ma cos'era, un ninfomane? Santo Cielo, un minimo di decenza!
Questa volta Kurt si limitò ad appoggiarsi con non-chalance allo stipite della porta, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fintamente interessato. Per ora si limitavano a pomiciare con decisamente poco romanticismo, ma magari la situazione avrebbe preso un'altra piega... Aspettò qualche minuto, in cui i due ragazzi continuarono a strusciarsi uno sopra l'altro. 
Ok, adesso stava rischiando di vomitare.
Fortunatamente, proprio in quel momento, Anderson ebbe la brillante idea di aprire gli occhi, senza tuttavia degnarsi di staccarsi dalle labbra dell'altro. Alla vista del castano e della sua smorfia disgustata, la sua espressione passò dal sorpreso allo strafottente/divertito nel giro di pochi istanti, quasi aspettandosi una sua sfuriata. Evidentemente riteneva quella situazione alquanto buffa.
Ancora per poco, pensò Hummel.
Cameron/Chad/Chandler, avvertendo il distacco del moro, si allontanò da lui per scrutarlo in volto.
"Ehi, Blaine, ma cos..." Anche il suo sguardo intercettò quello di Kurt, e il più giovane si irridigì improvvisamente.
Il castano gli sorrise angelicamente. "Esci subito fuori di qui" gli sibilò fra i denti. Il biondo dovette cogliere una scintilla assassina nel suo sguardo, perché filò fuori dalla stanza in un lampo, a testa bassa. Anderson non lo degnò nemmeno di un'occhiata, sistemandosi meglio a sedere sul letto e continuando a fissare negli occhi il manipolatore, che chiuse la porta con un colpo del tallone. Kurt si allontanò finalmente dal muro, avvicinandosi lentamente al moro e mantenendo il sorriso sulle labbra. Quando fu a poco meno di mezzo metro da lui, flesse la schiena affinché i loro visi fossero a pochi centimetri di distanza. I nasi quasi si sfioravano, mentre gli occhi si scagliavano saette. Il volto di Anderson era impassibile, ma nei suoi occhi si poteva cogliere una scintilla di impazienza.
"Proverò a spiegarmi meglio" gli sussurrò Kurt, "visto che il tuo cervellino non ha colto l'antifona la volta scorsa." Blaine sorrise sardonicamente, ma non disse una parola. Il ghiaccio continuava a specchiarsi nell'ambra. "Tu prova a portare un ragazzo nella MIA stanza per limonare o fare chissà che altro un'altra volta, e io ti assicuro--"
"Sì?” lo interruppe l'altro, scettico, avvicinando impercettibilmente i loro visi. 
Il tono di Hummel si fece più minaccioso, e i suoi occhi si congelarono. "Ti assicuro che poi ti verrebbe a mancare l'attrezzatura per farlo." Il suo sguardo scivolò allusivamente al cavallo dei pantaloni dell'altro, per poi ritornare velocemente al suo viso. "Sono stato chiaro?"
"Cristallino" rispose quello, senza scomporsi particolarmente.
Kurt fece un mezzo sorriso soddisfatto, raddrizzandosi e buttandosi con tranquillità sul proprio letto, come se quella conversazione non fosse mai avvenuta. 
Beh, se non altro non era più triste.












* Verso di 'Bohemian Rhapsody'
Il resto della canzone non c'entra niente, ma la frase ci stava bene. (E io amo i Queen con tutta me stessa, quindi...)




-Note dell'autrice-
Eccoci col capitolo 5!
Scopriamo qualcosa del passato di Kurt (che molti di voi avevano probabilmente già indovinato), e la convivenza procede... per il peggio. 
Perchè, Blaine? PERCHE' !?
Nel prossimo capitolo inizieranno le sfide!
Come al solito, un grazie ENORME a chi legge e recensisce <3.
E a mia sorella, che mi beta i capitoli sotto minaccia. 







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Capitolo 6
*** Run, guys, run ***



Run, guys, run


Kurt strizzò gli occhi, cercando di decifrare le parole stampate fra le caselle del foglio affisso sulla bacheca in mezzo al corridoio. Secondo quello che aveva detto Figgins, all'incirca ogni settimana avrebbero trovato nella tabella le informazioni relative alla sfida successiva da affrontare. O, in quel caso, alla prima sfida da affrontare.
 Per quanto il giovane si impegnasse e si alzasse in punta di piedi, era praticamente impossibile superare la calca di studenti curiosi che si erano accampati davanti alla bacheca.
"Oh, insomma," sbottò Rachel accanto a lui, sovrastando il chiacchiericcio, "ma chi è che deve affrontare le sfide, loro o noi?"
Il castano ridacchiò, mentre la ragazza iniziava a sgomitare in mezzo alla folla. A causa della sua statura, però, non arrivò molto lontano.
"L'avete voluta voi" annunciò quindi, con un sorrisetto malvagio. Chiuse gli occhi per un secondo, e la sua figura perse consistenza, mentre i contorni divenivano tremolanti. Iniziò ad avanzare sicura, incurante degli sguardi infastiditi che gli studenti le rivolgevano quando venivano attraversati. Kurt si era spesso chiesto se la sensazione fosse la stessa provata dai personaggi di Harry Potter che venivano a contatto con i fantasmi... A giudicare dalle espressioni corrucciate degli altri ragazzi, non doveva essere una cosa piacevole. Si ripromise di chiedere delucidazioni, in futuro. L'amica, intanto, era riuscita ad arrivare proprio davanti alla tabella, con uno sguardo soddisfatto; la sua figura tornò allo stato normale. In quel momento, Hummel fu affiancato da Finn, che gli poggiò amichevolmente una mano sulla spalla. 
"Ehi, amico, sei riuscito a sapere qualcosa?"
Il castano fece segno di diniego, indicando la calca davanti a sé. "Non ce n'è stato modo" borbottò irritato, "Rach è appena arrivata al foglio". Entrambi i ragazzi si concentrarono sulla figura della giovane, che stava fissando la bacheca con le sopracciglia aggrottate.
Cosa c'è scritto? "Scontro nell'arena con i gladiatori" ? Dobbiamo rubare delle uova fregandole da sotto il naso di draghi legati al guinzaglio? Uccidere dei vampiri con un paletto e della cenere di quercia bianca?* Il manipolatore iniziò a spostare il peso da un piede all'altro, ansioso. 
"Senti, Finn, pensi di riuscire a farci passare?" chiese impaziente, alzando lo sguardo verso il fratello.
"Non c'è problema" rispose quello, facendo spallucce. Afferrò l'amico per il polso, e iniziò a farsi strada in mezzo alla calca. Vedendo arrivare quel gigante, gran parte dei ragazzi si spostarono istintivamente, creando un passaggio. Il castano sorrise fra sé e sé: decisamente era più pratico che passar loro attraverso. Si concentrò sulla figura imponente di Finn, riflettendo. I primi tempi, in effetti, anche lui era stato parecchio impaurito da quella montagna scoordinata che era il giovane Hudson. A questo si aggiungeva che era dotato di superforza e gli ricordava terribilmente i giocatori di football della sua vecchia scuola... Dopo alcuni mesi, però, era stato conquistato dall'ingenuità e dalla gentilezza che dimostrava a tutti. Non si era sconvolto neanche quando Kurt gli aveva confessato, non senza timore, di essere gay. Beh, in realtà nessuno del GC si era fatto troppi problemi al riguardo; probabilmente le tue priorità cambiano quando ti rendi conto di essere considerato "un salto nella catena evolutiva" e di avere dei superpoteri.
 E poi, una mattina, sia la madre di Finn, Carole, che il padre di Kurt, Burt, erano venuti a trovare i rispettivi figli a scuola, e si erano incontrati. Per farla breve, appena un anno dopo, i Furt erano diventati fratellastri e i loro genitori vivevano insieme. Niente di sconvolgente, insomma: Kurt pensava di essere fortunato ad avere un fratello come Finn. Stranamente, aveva accettato subito Carole come "matrigna". Non aveva niente contro di lei, anzi; era una donna molto dolce e comprensiva, e lo trattava come se fosse davvero suo figlio.
Arrivarono accanto a Rachel in poco tempo, e la ragazza si girò verso di loro, sempre con le sopracciglia aggrottate e l'espressione preoccupata. 
"Rach...?" domandò Finn preoccupato, "tutto bene?"
Kurt si sporse verso la bacheca, facendo scorrere lo sguardo sulla tabella.
Spalancò gli occhi, sorpreso.
La prima cosa che notò fu la data della sfida: 15 ottobre. Ovvero il giorno seguente. Alla faccia del preavviso! pensò. Poi il suo sguardo si spostò verso destra...

Sfida: Staffetta

Staffetta?! Era uno scherzo? Insomma, si aspettava qualcosa di pericoloso e pieno di sangue, non un'allegra corsetta in mezzo alle praterie. Non che se ne lamentasse, ma questa situazione non lo convinceva per niente, doveva esserci qualcosa sotto... 

Ora e luogo di ritrovo: 15.30, bosco accanto alla palestra

Ok, considerando il numero di radici che sporgevano dal terreno e i rami secchi degli alberi, probabilmente il sangue ci sarebbe stato, alla fine. Non come tutti si aspettavano, ma...
 Aspetta, c'erano animali feroci nel bosco? Non che si ricordasse, ma aveva sempre evitato di bazzicare da quelle parti, quindi non poteva esserne convinto... Non che si aspettasse di ritrovare Voldemort che beveva sangue di unicorno, ma era sempre meglio essere prudenti. 

Ulteriori indicazioni vi saranno date il giorno stesso dai professori. 

Le informazioni terminavano lì, e Kurt sospirò, voltandosi verso gli altri due ragazzi.
Rachel sembrava alquanto delusa. "Speravo in qualcosa di più emozionante!" si stava lamentando col fidanzato. Finn le accarezzò dolcemente la spalla, in segno di conforto. "Non preoccuparti, Rach: ho sentito di ragazzi che hanno avvistato qualche cinghiale, da quelle parti". A quelle parole, la ragazza si aprì in un sorriso emozionato, e Hummel si chiese se in quella scuola avessero dei problemi mentali. Forse, in realtà, non frequentava un istituto per ragazzi con superpoteri come pensava, ma era ricoverato in un ospedale psichiatrico. Sì, doveva essere così, perché sennò non si spiegava secondo quale logica degli adulti responsabili avessero deciso di farli correre come caprioli in mezzo ad un bosco, e per giunta rincorsi da lupi e cinghiali; ma soprattutto, secondo quale logica i partecipanti si dovessero dimostrare felici della situazione.


Quando tornò in camera, quella sera, non si sorprese di trovare Anderson appoggiato mollemente alla testiera del letto, intento a leggere un libro, con la gamba destra che penzolava pigramente fuori dalle coperte. Sinceramente, non aveva la più pallida idea di come occupasse le proprie giornate, dato che non era costretto a frequentare le lezioni. Il riccio alzò a malapena la testa, sentendo la porta che si apriva, rivolgendogli uno sguardo apatico; da quando, qualche giorno prima, Kurt aveva minacciato di castrarlo, la convivenza si era fatta, se possibile, ancora più critica. Si rivolgevano a malapena la parola, e solo quando erano costretti; in tutti i casi, l'ironia dei loro dialoghi aveva ormai preso residenza fissa come terza inquilina della camera.
Il manipolatore aveva scoperto esserci qualcosa più forte di lui: si sentiva attratto e respinto da Blaine, e non riusciva a capire il perché, considerando che ogni loro conversazione si trasformava in una schermaglia dopo circa quattro sillabe. A dire la verità, non riusciva neanche ad inquadrarlo. Se glielo avessero chiesto qualche giorno prima avrebbe semplicemente risposto che era un idiota con un ego più alto di lui, ma adesso non ne era più così sicuro. Forse strafottente e decisamente insopportabile, ma non idiota... Chandler (era riuscito a ricordarsi il nome, alla fine) non si era più presentato nella sua stanza, e così nessuna sua nuova conquista; e Hummel non riusciva ad evitare di pensare che, la seconda volta che li aveva colti in flagrante, Anderson l'avesse programmato proprio per fargli perdere le staffe. Probabilmente era solo un pensiero alquanto egocentrico, ma non riusciva ad evitare di formularlo. 
L'altra cosa che lo spiazzava e confondeva al tempo stesso, era trovarlo estremamente attraente. 
E gli capitava di rado di soffermarsi a pensare ad un ragazzo in quel senso; ma cavolo, era pur sempre umano! Qualche volta si ritrovava  ad ammirare i  riccioli mori che gli ricadevano dolcemente sulla fronte, sfiorando i luminosi occhi color ambra. (Dio, quegli occhi erano qualcosa di assolutamente fantastico). Oppure le labbra carnose, che sembravano così morbide e delicate... Poi il ragazzo apriva la bocca per fare qualche commento sarcastico, e la magia veniva spezzata. 
Kurt sospirò, chiudendo la porta dietro di sé. Non sapeva proprio cosa gli stesse succedendo, ultimamente. Era abituato ad avere il pieno controllo delle proprie sensazioni, ed era bastato un ragazzo di un'altra scuola per fargli perdere le staffe e, contemporaneamente, farlo sbavare.
Sbavare mi sembra un po' esagerato, non credi? Fece notare alla vocina nella propria testa.
Gli comparve davanti agli occhi l'immagine di Anderson in tuta e canottiera.
Va bene, forse non proprio troppo esagerato. Replicò, stizzito. Non c'è bisogno di essere così diretti, comunque. 
"Bella spilla" sogghignò Anderson, mantenendo lo sguardo fisso sul libro e interrompendo le elucubrazioni dell'altro.
Il castano abbassò la testa, mettendo a fuoco la spilla a forma di muso di ippopotamo che aveva indossato quel giorno, appuntata sulla giacca. Era in tinta col suo outfit verde militare. Ed era adorabile. 
"Bei calzini" ribatté, con lo stesso identico tono. Il riccio si sollevò per poter guardare i propri calzini fucsia, per poi fare spallucce e risistemarsi nella posizione iniziale. "Touché"
"Hai sentito della prima sfida?" continuò dopo qualche minuto.
Hummel era sorpreso da quel tentativo di conversazione. "Sì... Strana, no?" Poggiò la tracolla accanto al comodino e si sedette sul letto.
"Decisamente. Siete pronti?"
L'altro gli restituì uno sguardo interdetto.
"Pronti a perderla." chiarì Anderson con ovvietà, alzando finalmente la testa dal libro e fissandolo negli occhi, assolutamente serio
Kurt sbuffò, alzando un sopracciglio. "Non sei un po' troppo sicuro di te?" ribatté, piccato.
"Forse" rispose l'altro facendo un mezzo sorriso criptico. "Ma conosco i nostri limiti".
"Lo vedremo" concluse Hummel, afferrando l'Ipod e infilandosi gli auricolari nelle orecchie. 
L'altro gli sorrise di sbieco. 


Il giorno dopo, alle 15.30 in punto, le due squadre avversarie erano schierate una davanti all'altra al limitare del bosco, e si tenevano d'occhio lanciandosi sguardi di sfida. Tirava un venticello fresco, e il cielo era solcato da nuvole grigie. Kurt sperava sinceramente che non iniziasse a piovere, perché sarebbe stato davvero un problema correre col fango fino alle ginocchia, magari inseguiti da maiali con le zanne. 
Per l'ennesima volta, quella mattina, si sistemò la maglia della tuta, tentando di tirare l'estremità quanto più in basso possibile e, contemporaneamente, evitando che gli si appiccicasse alla pelle del busto. Alcuni degli altri studenti che non avevano lezione si erano seduti sull'erba a qualche metro da loro, meritandosi un'occhiataccia di Hummel: che senso aveva appostarsi lì se comunque non sarebbero riusciti  a vedere nulla, considerando che la versa sfida si sarebbe tenuta tra le fresche frasche?
"Tranquillo, Porcellana, la tuta ti sta d'incanto. E non lo penso solo io, evidentemente" gli soffiò all'orecchio Santana, notando il suo evidente disappunto; il ragazzo girò la testa verso di lei, sollevando le sopracciglia con espressione interrogativa. L'ispanica gli indicò col mento la fila degli avversari. "Anderson ti sta fissando da dieci minuti".
Hummel incontrò gli occhi del riccio per un istante, prima che questo distogliesse lo sguardo girandosi dall'altra parte. Avvertì le orecchie scottare, ma si impedì di comportarsi come una tredicenne: loro si odiavano ancora, dopotutto. No?
Si sistemò il ciuffo con un gesto nervoso "Probabilmente stava pensando a qualche battuta carina da rifilarmi quando saremo in camera" rispose, con finta aria noncurante.
"Sarà, ma aveva più l'espressione da gli salterei addosso davanti a tutti che da oh, cavolo, sembra uno spaventapasseri" ribattè Santana, incrociando le braccia al petto con aria saputa.
"Concordo pienamente con lei" intervenne Puck, due persone più in là.
Kurt lo guardò in cagnesco. "Non dirmi che hai iniziato anche tu a credere a queste stupidaggini!"
"A dire la verità, lui è uno dei fan più sfegatati della Klaine" si intromise Mercedes, mentre tutti gli altri annuivano con convinzione.
 "Fan di che cosa?!"
Rachel aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento si fece avanti Schuester, richiamando l'attenzione delle due squadre. Hummel fissò l'amica con un inquietante sguardo da dopo-continuiamo-il-discorso.
"Questa prova è abbastanza semplice" iniziò il professore,"vi dovrete mettere in fila uno dietro l'altro, divisi, ovviamente, nelle due squadre". I ragazzi eseguirono, e i due gruppi si ritrovarono a pochi metri l'uno dall'altro. Il primo della fila della Dalton era Smythe, che aveva un sorriso soddisfatto stampato sul viso. "Uno per squadra, inizierete a correre attraverso il bosco, seguendo le indicazioni che troverete lungo il percorso, alla fine del quale raggiungerete una grande quercia.
Ai suoi rami sono attaccati dei foulard, dieci rossi per il Mckinley e dieci blu per la Dalton. Ognuno di voi dovrà afferrarne uno e poi tornare indietro, per dare il via al compagno successivo.
Ovviamente potrete usare i vostri poteri, ma sarebbe carino evitare di uccidere gli avversari... Ci sono domande?" 
Tutti i ragazzi rimasero in silenzio, quindi Schuester si sistemò da un lato.
"Al mio segnale partite... Tre, due, uno..." Quando si udì il VIA! ci fu uno spostamento d'aria proveniente dalla fila della Dalton. Sam fu superato in un battito di ciglia da Smythe, che sparì nella boscaglia ad una velocità elevatissima. La sua figura si fece sfuocata e tremolante.
Dannazione! Quel suricato è superveloce!
Kurt sbuffò, indignato: ecco perché Anderson era così sicuro della vittoria. Iniziò a camminare in tondo, appiattendo l'erba verde attorno a sé, mentre i suoi compagni lanciavano sguardi preoccupati alla boscaglia. La Dalton avrebbe avuto un gran bel vantaggio, adesso. Come a confermare i loro mesti sospetti, Smythe fu di ritorno due minuti più tardi, sventolando con aria vittoriosa un foulard blu. Diede il cinque ai suoi compagni, che lo accolsero con esclamazioni entusiaste. Il francese guardò il GC con aria di superiorità, mentre il secondo ragazzo partiva. Sam impiegò il triplo del tempo, ma fu comunque abbastanza veloce; arrivò trafelato e sudante, con un pezzo di stoffa rosso in mano, permettendo a Puck di partire. 
La gara vide la Dalton in vantaggio per lungo tempo, e Kurt era sempre più frustrato: nessuno di loro aveva superpoteri che potessero tornare particolarmente utili in questa situazione. 
All'improvviso, gli venne un'idea. Radunò il suo gruppo, che si sistemò in cerchio, con le schiene vicine. "Ragazzi, se continuiamo così ci stracceranno" annunciò con aria cupa. Gli altri non poterono fare altro che annuire, mesti. "Le nostre speranze ora sono riposte in Quinn, Rachel e Mercedes". Guardò una per una le tre ragazze, che gli restituirono uno sguardo confuso. "Quinn, tu puoi risparmiare tempo facendo levitare verso di te il pezzo di stoffa senza bisogno di arrivare sotto la quercia; Rachel, tu puoi tranquillamente accorciare il tragitto passando attraverso gli alberi. E tu, 'Cedes, puoi farci guadagnare tempo..." Tutti i ragazzi annuirono di nuovo, questa volta con rinnovata speranza, e si separarono. I giovani della Dalton li guardavano sospettosi, e Kurt lanciò loro un gran sorriso. Si risistemarono in fila, questa volta disponendo Rachel, Mercedes e Quinn nelle prime posizioni. Quando Puck tornò col fazzoletto rosso rimase un attimo spiazzato da quel cambiamento di piani, ma gli bastò un'occhiata di Kurt e non fece domande. Come previsto, Rachel e Quinn fecero guadagnare un po' di tempo, ma i loro avversari continuavano ad essere in netto vantaggio. Dopo di loro partirono Santana, Finn, Brittany, Mike e Tina. Quest'ultima divenne invisibile subito prima della partenza, lasciando spiazzato quello che Hummel ricordava col nome di Duvall. Il manipolatore iniziava a nutrire una minima speranza di vittoria.; ormai rimanevano solo lui e Mercedes per il Mckinley, e il biondo telecinetico e Anderson per la Dalton. Dannazione! Probabilmente Sterling avrebbe fatto esattamente come Quinn, rischiando di rendere vani gli sforzi dei ragazzi del GC. Il castano sperò con tutte le sue forze che il potere di Anderson non gli desse troppo vantaggio. Sussurrò qualcosa all'orecchio dell'amica pochi istanti prima che Tina facesse la sua apparizione, permettendole di partire. 
Kurt si sistemò con gli occhi fissi sui primi alberi, contando mentalmente fino a dieci. Senza alcun preavviso e con tutto il fiato che aveva in corpo, gridò in direzione di Mercedes fino a farsi bruciare la gola.
"OOOOOOORAAAAAAAAAA!" Come convenuto, tutti i suoi compagni si tapparono le orecchie contemporaneamente, in attesa. I ragazzi della Dalton li guardarono per un istante, a metà tra il compassionevole e lo sconvolto. Bastarono pochi secondi, e poi un urlo dolorosamente acuto si estese per tutto il giardino. Alcuni uccelli si alzarono in volo dalla boscaglia, cinguettando senza sosta; parecchi vetri dell'edificio scolastico si riempirono di crepe, mentre alcuni studenti si affacciarono alle finestre, incuriositi. Con un sorriso soddisfatto, Kurt vide la squadra avversaria accasciarsi a terra con le mani premute spasmodicamente vicino alle tempie, probabilmente in preda ad un mal di testa lancinante. Nonostante le orecchie coperte, ad Hummel sembrava di avere l'amica che gridava a pochi centimetri di distanza. Sperò che questo bastasse a rallentare Sterling, partito insieme a Mercedes. Quando il supplizio terminò, gli sguardi sofferenti si tramutarono in sospiri di sollievo, e tutti attesero pazientemente. Un sorriso orgoglioso si dipinse sulle labbra di Hummel quando avvistò l'amica che correva a rotta di collo verso di lui. Purtroppo, pochi secondi dopo, sbucò dagli alberi anche il telecinetico della Dalton. Il manipolatore incoraggiò l'amica con un cenno convulso della mano, prima di partire nello stesso istante di Anderson. Iniziò a muovere le gambe più velocemente di quanto avesse mai fatto, col cuore in gola e il respiro corto. Fu sorpreso di notare quanto il bosco fosse fitto e buio, nonostante l'ora pomeridiana: la poca luce del sole non riusciva a filtrare attraverso le larghe foglie degli alberi. Il terreno reso scivoloso dalle foglie secche era puntellato di radici bitorzolute che gli impedivano di procedere veloce come avrebbe voluto; il vento portava odore di muschio e terriccio. Sulle cortecce degli alberi c'erano delle macchie di vernice rossa, e Hummel iniziò immediatamente a seguirle. Continuò a correre per alcuni minuti, con la milza dolorante e il fiato corto. 
Ad un certo punto scivolò su un sasso che non aveva notato, cadendo rovinosamente. 
Fortunatamente riuscì a mettere la mano destra a terra, evitando di sbattere la testa. Un dolore sordo si irradiò a partire dal ginocchio, che aveva urtato duramente il terreno, mentre dal graffio slabbrato sul palmo destro scivolava un rivolo sottile di sangue. Il ragazzo ignorò le fitte lancinanti provenienti dalla gamba, e si rialzò a fatica, ricominciando a correre, leggermente claudicante. Quando scorse la quercia a pochi metri da lui, per poco non si diede ad una danza di festeggiamento. Arrivò sotto al ramo a cui era legato l'ultimo foulard rosso, e, ignorando l'urlo di protesta della gamba, saltò e l'afferrò, riatterrando sul ginocchio buono con un grugnito. Si girò con un sorriso enorme stampato in volto, nonostante zoppicasse e fosse quasi completamente ricoperto di fango. 
Quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene e balzare il cuore in gola.
Altro che cinghiali...

Fuori dalla boscaglia entrambe le squadre attendevano con impazienza il ritorno degli ultimi due ragazzi; c'era chi chiacchierava tranquillamente e chi, seduto sul terreno umido, si arrotolava fili d'erba attorno alle dita.
Era solo una sensazione, o Anderson e Hummel stavano effettivamente impiegando più tempo del previsto? Il rumore secco di un ramo che si spezzava richiamò l'attenzione di tutti. Un Blaine ansimane ma soddisfatto uscì dal bosco e raggiunse il proprio gruppo, che lo abbracciò con trasporto. Prima che i vincitori potessero iniziare a festeggiare e farsi beffe dei perdenti, un altro rumore, decisamente più inquietante, riportò l'attenzione di tutti sugli alberi.
Era un ruggito. Lungo e prolungato. Di un animale molto grosso, molto feroce e molto arrabbiato.
I ragazzi del GC spalancarono gli occhi, terrorizzati, con lo stomaco che si contorceva per l'agitazione.
"Mr. Schuester, mi dica che non è quello che penso..." balbettò Rachel, incapace di distogliere lo sguardo. "Mi dica che non ha davvero mandato Kurt in un bosco dove ci sono..."
"Orsi. Ma dovrebbero essere in letargo..." sussurrò il professore, gli occhi spiritati. "Probabilmente l'urlo di Mercedes ne ha svegliato uno..." Tutti i presenti deglutirono rumorosamente, con gli occhi sbarrati e i visi atterriti. 
"Dobbiamo andare cercarlo." Annunciarono Finn e Puck, alzandosi in piedi con gli sguardi decisi.
"No, aspettate, è troppo peric--"
In quel momento, un frusciare indistinto proveniente dal limitare del bosco fece balzare il cuore in gola a tutti i ragazzi. Con venti paia di occhi spaventati ma speranzosi puntati su di lui, Kurt uscì dagli alberi.
Aveva i capelli notevolmente arruffati, zoppicava vistosamente, la sua tuta era sporca di fango e strappata in più punti, e un rivolo di sangue gli gocciolava lungo il braccio destro: ma, in sostanza, non sembrava ridotto troppo male. Sul suo viso si dipinse una smorfia di disappunto quando notò che Anderson era riuscito ad arrivare prima di lui. Non che importasse a qualcuno, in quel momento; persino gli studenti della Dalton sembravano sollevati di rivederlo sano e salvo. 
"Oh... Mi dispiace ragazzi, ma c'è stato un contr---" Non riuscì a finire la frase, perché fu letteralmente travolto dai suoi amici, che lo abbracciarono con trasporto. Molte delle ragazze avevano gli occhi lucidi, e Rachel minacciò di ucciderlo "se avesse provato di nuovo a farla spaventare in questo modo." Hummel evitò di ricordarle che era per colpa sua che si era ritrovato in quella situazione, godendosi le pacche affettuose dei ragazzi. 
Si avvicinò anche Mr. Schuester, che lo guardò con aria contrita. "Mi dispiace davvero, Kurt. Avevamo controllato, e gli orsi non dovevano essere così vicini..."
"Non si preoccupi, Mr. Schue, me la sono cavata." Lo rassicurò Hummel, con un sorriso sereno.
"A proposito, tigre, come hai fatto?" Intervenne Santana, sinceramente curiosa.
Il manipolatore ridacchiò "Beh, diciamo che è rimasto di ghiaccio, quando mi ha visto".
Tutto il gruppo scoppiò in una fragorosa risata liberatoria.
"Ma parliamo di cose importanti... Come stanno i miei capelli?"

 













*Riferimento a Harry Potter e a The Vampire Diaries


-Note dell'autrice-
Sssssalve!
Eccoci con la prima sfida.
Spero non vi aspettaste sangue e uccisioni, per queste sfide... Saranno abbastanza 'normali' (per quanto possano essere normali delle sfide in cui i partecipanti hanno dei superpoteri); ma, ehy! Siamo pur sempre in una scuola.
Non preoccupatevi: arriverà il momento in cui descriverò un bel combattimento in cui è coinvolto Kurt. ;)
Alla prossima, e, come al solito, un grazie enorme a chi legge e recensisce! 


 

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Capitolo 7
*** Niff ***



Niff

 
Kurt fece una smorfia infastidita, sistemandosi meglio sul letto.
Dannazione, è solo un livido! Possibile che faccia ancora così male?
Alzò il busto e lo poggiò alla testiera, in modo da poter avere una buona visuale dei propri arti inferiori. La gamba destra era distesa sul lenzuolo bianco, con i pantaloni della tuta arrotolati sopra al polpaccio, e sul ginocchio pallido era ben visibile un ematoma violaceo. Erano passati due giorni dalla prima sfida, e ancora non riusciva a camminare senza zoppicare visibilmente. Spostò il libro che stava leggendo accanto al cuscino e si protese in avanti, inarcando la schiena. Si concentrò, così da raffreddare solo i polpastrelli, sui quali si creò una patina di ghiaccio. Avvertì un'immediata sensazione di sollievo quando la mano venne a contatto col livido. 
Sbuffò, guardando fuori dalla finestra. Era stato esonerato dal frequentare la lezione di educazione fisica a causa della ferita al ginocchio, per cui aveva un'ora libera. Che ovviamente stava passando nella propria stanza, annoiandosi terribilmente. Di sicuro sarebbe stato più divertente scambiare battute acide con Anderson, ma in quel momento era in giro da qualche parte. 
Probabilmente a fare conquiste. 
Hummel scosse la testa, raddrizzandosi gli occhiali da lettura sul naso. Sperava che qualcuno del GC lo venisse a trovare, più tardi; si sentiva come un ricoverato su un lettino d'ospedale. Con la sola differenza che almeno non era costretto ad indossare ridicoli camici bianchi.
Per un attimo aveva pensato di trascinarsi fino alla riva del lago, ma aveva abbandonato l'idea alla prima fitta lancinante proveniente dal ginocchio. Di sicuro non sarebbe riuscito ad arrivare illeso alla fine della rampa di scale.
Magari potrei procurarmi un bastone figo e andare in giro come Dr. House...
Aveva persino provato a mettersi a riposare, ma la mancanza di risvegli improvvisi delle ultime notti lo stava facendo dormire più ore di quante fosse abituato. Non che non facesse più incubi, ma essi si interrompevano prima di arrivare al momento in cui, solitamente, Kurt si svegliava completamente fradicio e ansimante. Le immagini venivano sostituite improvvisamente da uno schermo nero, e una melodia rassicurante si diffondeva nelle orecchie del ragazzo. Forse la presenza di qualcun altro in stanza stava davvero aiutando...
Una risata ovattata proveniente da dietro la porta della sua camera lo riportò alla realtà. Seguirono alcune voci, e poi il rumore di una chiave inserita nella toppa. Hummel aggrottò le sopracciglia, allontanando la mano dal ginocchio. Era pronto a esplodere se avesse visto il proprio compagno di stanza avvinghiato al biondino di turno. 
Fu alquanto sorpreso di veder entrare Anderson seguito da due ragazzi, che il manipolatore riconobbe come il telecinetico e Duvall... La buona notizia è che non stava limonando con nessuno dei due, la cattiva notizia è che Kurt divenne da subito la nuova attrazione principale. Il riccio lo guardò perplesso, mentre i due dietro di lui sorridevano amichevolmente.
"Oh, ciao. Pensavo che avessi lezione a quest'ora..." iniziò, titubante.
"Sì, dovrei avere palestra. Ma mi hanno esonerato..." spiegò, indicandosi il ginocchio.
"Cavolo, è davvero un brutto livido" intervenne il biondo, sporgendosi oltre la spalla di Anderson senza sforzo.
"Io sono Jeff, comunque." si presentò, stringendogli la mano. "E lui è Nick". Il moro alla sua destra sorrise. Hummel ricambiò: sembravano simpatici. "Io sono Kurt."
"Oh, lo sappiamo" sorrisero i due ragazzi, scoccandosi un'occhiata di intesa.
"E' stata una vera sfortuna che tu abbia incontrato quell'orso". Continuò Sterling, mentre Nick annuiva con sicurezza. "Scommetto che saresti arrivato prima tu, altrimenti. Sai, il nostro hobbit qui ha le gambe parecchio corte". Aggiunse, a bassa voce. Anderson gli lanciò un'occhiata omicida, mentre Kurt ridacchiava di gusto. 
"Oh, andiamo Blaine" intervenne Duvall, sedendosi sul letto libero. "Lo sai che ti adoriamo anche se sei ridicolmente basso." Questa volta fu il turno di Jeff di annuire con decisione, sedendosi accanto a lui. "E se i tuoi capelli sembrano quelli di Frodo".
"Grazie, ragazzi" sibilò il riccio, sedendosi sulla scrivania. Hummel guardava la scena divertito: pensava che, in quanto leader, Blaine dovesse essere rispettato dai suoi compagni, ma a quanto pare si sbagliava. Di nuovo.
La sua attenzione fu richiamata dai due ragazzi seduti sul letto accanto al suo, che si erano presi per mano e si guardavano teneramente. Anderson colse la sua perplessità, e si affrettò a spiegare. "Jeff e Nick stanno insieme. O meglio, i Niff stanno insieme. Da una vita." sogghignò, divertito da quel soprannome. I diretti interessati si girarono verso di lui, piccati, continuando a tenersi per mano.
"Sei solo geloso perché l'ultimo ragazzo che ti è piaciuto non ti s'è filato."
Jeff si girò verso Kurt, con un sorriso enorme stampato in faccia, decisamente eccitato. "Ti ha mai raccontato di quella volta in cui ha fatto una serenata ad un commesso di Gap?"
"E' stato decisamente imbarazzante." continuò Nick, con la sua stessa espressione. "Allora, c'era questo Jason..."
"Jeremiah" lo corresse il fidanzato, paziente.
"Che aveva dei capelli davvero... bizzarri. Blaine aveva una cotta stratosferica per lui, così, a San Valen-- "
"RAGAZZI!" Il riccio era diventato color peperone dall'attaccatura dei capelli ai piedi. "Potremmo cambiare argomento? Magari parliamo di qualche episodio che non mi metta in ridicolo?"
Nick si grattò il mento con aria pensierosa "A me non viene in mente niente che non sia imbarazzante..."  
Hummel scoppiò in una risata cristallina, attirando di nuovo l'attenzione su di sé.
"Aveva ragione: sei davvero molto carino" gli disse improvvisamente Jeff, guardandolo con attenzione. Il castano arrossì violentemente, chiedendosi chi esattamente avesse ragione. Abbassò lo sguardo, farfugliando. "Oh, ehm... grazie..."
Duvall guardò malissimo il proprio fidanzato, tirandogli una gomitata nelle costole. Quello lo rassicurò, girandosi nuovamente verso di lui  "Ovviamente non quanto te, amore. Tu sei bellissimo." I due si scambiarono uno sguardo carico d'affetto, prima di avvicinare i visi e baciarsi dolcemente. Kurt si sentì improvvisamente di troppo, e distolse lo sguardo, puntandolo sulla porta. Non aveva mai visto due gay comportarsi con tanta naturalezza in presenza di estranei. Blaine, al contrario, sembrava abbastanza tranquillo: probabilmente era abituato a scene del genere. 
"Ehm, ragazzi..." tossicchiò infatti dopo qualche minuto. "Qui ci sta venendo il diabete"
I due si separarono con uno schiocco, continuando a guardarsi negli occhi. "Oh, sta' zitto Anderson".
Il riccio ridacchiò, passandosi una mano fra i capelli. "Che ne dite di andare a fare quella partita a basket?"
"Non prima di aver chiacchierato un altro po' con Kurt!" esclamò Jeff.
Anderson sbuffò, frustrato. Temeva che riuscissero di nuovo a metterlo in imbarazzo.
"Non preoccuparti, B." intervenne Nick con una risatina, "non diremo un'altra parola su di te".
"Anche se devi ammettere che i due giorni in cui hai pensato di essere etero sono stati esilaranti." 
"RAGAZZI!"
Ormai Kurt stava piangendo dal ridere.
Quando si fu ricomposto, Jeff si rivolse di nuovo a lui. "Quindi, Kurt... Ci dici come hai fatto a neutralizzare l'orso?" chiese, piuttosto curioso. Nick si sporse leggermente in avanti, interessato.
Il manipolatore rifletté per qualche istante, mordicchiandosi il labbro inferiore; non poteva rivelare di poter controllare il ghiaccio, altrimenti addio effetto sorpresa. Stava ancora rimuginando, quando intervenne il riccio.
"Probabilmente l'ha ucciso a furia di offese sul suo outfit" disse distrattamente, osservandosi le unghie. Hummel lo guardò in cagnesco, per poi girarsi di nuovo verso Jeff e Nick. "A dire la verità, ho usato il metodo-Anderson."
I due lo guardarono perplessi, con le sopracciglia sollevate.
"L'ho strangolato con un papillon".
Questa volta furono i due fidanzati a scoppiare a ridere. Jeff si alzò un attimo e gli batté il cinque.
"Finalmente qualcuno che dà del filo da torcere al nostro capo Warbler!"
Kurt li guardò interdetto, e Nick si affrettò a spiegare. "Abbiamo deciso di soprannominare il nostro gruppo 'Warbler' perché l'usignolo è il simbolo della nostra scuola". Indicò lo stemma appuntato sul blazer. "E anche perché ogni tanto ci piace fare esibizioni canore. Ce la caviamo benino." continuò il biondo, facendo spallucce. "Invece il vostro 'G.C.' per cosa sta?"
"Glee Club" spiegò velocemente Hummel, sorridendo di riflesso. All'inizio era un po' scettico riguardo al nome del gruppo, ma col passare del tempo aveva iniziato ad apprezzarlo. D'altra parte, era ciò che aveva trovato, al Mckinley: la gioia. 
Jeff lo distolse dai suoi pensieri. "Dai, parlaci un po' di te" lo spronò "sei fidanzato?"
Il castano arrossì, spiazzato da quella domanda così diretta. "A dire la verità, no" rispose con sincerità. 
"Ma come, carino come sei non c'è nessun ragazzo che ti fa il filo? O ragazza...?" chiese Nick, con un sorriso ammiccante.
Anderson si mosse nervosamente sulla scrivania; Kurt, se possibile, arrossì ancora di più. "Ragazzo, comunque... No". 
Gli Warbler sembravano sospettosi. "Eppure tra le file della Dalton hai già fatto una discreta impressione, se sai cosa intendo" Altro occhiolino. Blaine fu colto da un attacco di tosse improvvisa.
"Se vi riferite a Smythe, purtroppo lo so" sbuffò Kurt, incrociando le braccia sul petto. Ripensò alla conversazione sentita (origliata) sulle scalinate... 
Jeff e Nick fecero una smorfia "Ovviamente intendevamo oltre a lui. Quello correrebbe dietro a chiunque avesse un bu-"
"Grazie, Nick." intervenne Blaine nervoso, "abbiamo capito l'antifona".
Il moro fece spallucce "Era solo per chiarire. Senza offesa, ovviamente." 
"Non vi sta molto simpatico, vero?" chiese Kurt, interessato. 
"Diciamo che abbiamo i nostri buoni motivi per non sopportarlo..." fece Jeff, cupo, lanciando una strana occhiata ad Anderson. Hummel non si perse quello scambio di sguardi, ma pensò che fosse meglio non indagare.  "E voi? Come vi siete messi insieme?"
"E' una storia abbastanza lunga..." iniziò il più alto, con lo sguardo luminoso.
"E complicata..." continuò Duvall. "Diciamo che siamo diventati migliori amici fin da subito. C'era una sorta di ehm... feeling fra noi. Siamo entrambi gay, quindi praticamente chiunque si chiedeva come mai non stessimo ancora insieme, considerando che eravamo inseparabili. Continuavano tutti a dire che ci guardavamo con gli occhi a cuoricino. Il problema non era che non ci piacessimo..."
"Il problema è che quest'idiota, dopo un anno passato gomito a gomito, non aveva il coraggio di dirmi che aveva una cotta per me!" esclamò Jeff, mollando una pacca sulla spalla del fidanzato. 
"Ehi!" si lamentò quello, massaggiandosi il braccio."Avevo paura di rovinare la nostra amicizia. E poi potevi farlo anche tu, visto che eri sicuro di piacermi!"
"Assolutamente no!" ribatté l'altro, sollevando il mento con aria orgogliosa. "Dovevi essere TU a fare il primo passo."
"Ma dato che nessuno di questi due cervelloni pensava di fare alcunché..." intervenne Blaine, guardando con finta aria di rimprovero i due amici. "noialtri, povere anime, costretti a sorbirci resoconti smielati e lamentele da entrambe le parti, decidemmo di prendere in mano la situazione"
"Quindi?" sbottò Kurt interessato, dopo qualche istante di silenzio.
Jeff gli sorrise, fiero di aver attirato la sua attenzione. "Quindi... Si stava avvicinando Natale e, da tradizione, alla Dalton si tenne la festa 'pre-partenza-di-tutti-gli-studenti'. Ovviamente quella volta i nostri fidati amici" enfatizzò le ultime parole, scoccando un'occhiata a Blaine "si premurarono di riempire la sala di  vischio."
"No, sul serio. Avevamo messo il vischio praticamente ovunque!" commentò Anderson, annuendo con serietà.
"E poi, misteriosamente" continuò Nick "io e Jeff ci siamo ritrovati sotto ad una pianticella vicino al camino. E sai com'è, la tradizione è la tradizione. Ci siamo baciati e da lì è iniziato tutto"
"Inutile dire che si sono sollevate grida di giubilo per tutta la scuola quando quei due animali si sono messi insieme." Il riccio alzò giocosamente gli occhi al cielo, prima di lanciare uno sguardo intenerito ai due fidanzati, che gli fecero la linguaccia.
"Quindi state insieme da--" iniziò Kurt. Jeff lo interruppe "un anno, nove mesi e ventisette giorni". "Un anno, nove mesi e ventisette fantastici giorni" lo corresse il fidanzato, baciandolo leggermente sulla guancia. Il biondo sorrise beato a quel contatto. 
Hummel stava letteralmente andando in brodo di giuggiole. Quei due erano perfetti insieme; sperava anche lui, un giorno, di trovare la propria anima gemella...
Il suo sguardo si spostò casualmente su Anderson, che guardava fuori, assorto. 
La luce che entrava dalla finestra gli illuminava il viso, rendendo le iridi color ambra più chiare...
Un bussare delicato riportò i quattro ragazzi alla realtà. Dalla porta fece capolino un ragazzo orientale con la divisa della Dalton. "Ehm, mi dispiace disturbare" cominciò, rivolgendosi in particolare a Kurt. "Ma è una vita che vi stiamo aspettando, e avevamo paura che vi foste persi per la scuola".
"Sì, Wes, arriviamo" rispose Anderson per tutti, "è che ci siamo fermati a chiacchierare"
A quel punto Wes entrò in camera, stringendo calorosamente la mano al manipolatore.
"Wesley Montgomery" si presentò educatamente. Avvicinò il viso a quello del suo interlocutore, bisbigliando. 
"Aka: quello-normale-del-gruppo" Kurt ridacchiò, mentre Jeff lanciava un cuscino sulla testa del membro del consiglio, indignato.
"Noi SIAMO normali!" esclamarono i Niff in contemporanea.
"Certo, certo" commentò accondiscendente l'orientale, avviandosi alla porta. "E' stato un piacere conoscerti, Kurt."
"Finalmente, aggiungerei" commentò Nick. Anderson gli rivolse uno sguardo omicida.
"Spero di rivederti presto!" esclamò Jeff. Gli Warblers si chiusero la porta alle spalle, lasciando un Kurt estremamente perplesso dietro di loro. Lui non aveva mai detto il proprio nome a Wes...

Una decina di minuti dopo, da quella stessa porta entrò Rachel. O meglio, quella stessa porta fu attraversata da Rachel, ancora in tuta e con i capelli legati in una stretta coda di cavallo.
"Ehy, Kurtie! Come va?" esordì la ragazza con aria ansiosa, sedendosi sul letto. Quello si sistemò un po' meglio sotto le coperte, con una leggera smorfia. "Insomma, il ginocchio fa ancora un po' male, ma niente di insopportabile" la rassicurò. Lei lo squadrò con occhio critico. 
"Gli altri ragazzi saranno qui tra poco. Io sono venuta appena abbiamo finito palestra" continuò, leggermente infastidita, passandosi una mano sulla fronte sudata.
"Sono contento di vederti." sorrise lui, sincero. "Ma non ti preoccupare, ho avuto compagnia" aggiunse, con un occhiolino. Poté vedere i meccanismi del cervello di Rachel iniziare a lavorare febbrilmente, mentre un sorriso malizioso le si dipingeva sul viso.
"Vuoi dire che tu e Anderson..." insinuò, con un sopracciglio eloquentemente sollevato. 
Kurt quasi saltò sul letto, intuendo dove la ragazza stesse andando a parare. Il ginocchio urlò il proprio dissenso. "Dio, Rachel! Ma sei peggio di Santana!"
"Quindi niente pomiciata con il-compagno-di-stanza-gnocco?" chiese conferma, delusa. 
"No, Rach: niente pomiciata col compagno-di-stanza-insopportabile" ribadì Hummel, incrociando le braccia al petto con aria di rimprovero. "Ma che vi prende a tutti, ultimamente?" borbottò, più a se stesso che a lei. 
L'amica non rispose, cambiando argomento. "Quindi cos'hai fatto tutto il tempo?"
"Anderson--" fece finta di non accorgersi della scintilla che comparve negli occhi di Rachel quando pronunciò quel nome "è entrato con due ragazzi... No, non preoccuparti: non stava per organizzare un'orgia". Il volto dell'amica si distese nuovamente. "Così ci siamo messi a chiacchierare. Si chiamano Jeff e Nick, e stanno insieme."
"Te l'avevo detto che se non erano gay quando sono entrati, lo sono diventati per istinto di sopravvivenza," lo interruppe l'amica, con aria saputa. Hummel ridacchiò. "Sono davvero simpatici, non so come mai siano amici di Anderson, in effetti..." continuò, con aria pensierosa. 
"Magari perché non è tanto male come pensi...?" propose l'amica. L'occhiata del manipolatore la fece desistere da quella crociata in favore di Blaine. 
"Va bene, va bene. Stavo solo vagliando le varie ipotesi" si giustificò, alzando le mani in segno di resa. 
"Comunque" continuò l'altro come se non fosse mai stato interrotto, "sono rimasti qui per un po'. Poi è arrivato Wes, sai, uno del consiglio" spiegò, gesticolando; l'amica annuì  "e sono andati a giocare a basket nel campetto..."
Dopo qualche istante Rachel spalancò gli occhi, illuminandosi improvvisamente. "Vuoi dire che, in questo esatto momento, Blaine sta giocando a basket completamente sudato in pantaloncini corti?!" iniziò a saltellare sul letto battendo le mani. Kurt tentò di scacciare l'immagine che gli era appena comparsa in mente, mentre le guance gli si tingevano di rosso porpora.
L'amica sogghignò, notando la sua reazione. "Ma non avevi detto di detestarlo?"
"Infatti lo detesto" ribatté l'amico, tentando di recuperare il controllo di sé "ma questo non mi impedisce di osservare un bel vedere" Rachel gli fece la linguaccia, riconoscendo le parole che aveva usato lei stessa qualche settimana prima. Poi si batté una mano sulla fronte, ricordandosi improvvisamente di qualcosa di importante "Quasi dimenticavo! Hanno deciso la seconda sfida!"
Hummel affondò il viso fra le mani, mugolando sconsolato. Ecco, questa volta i draghi non me li toglie nessuno...
"Si terrà il 31, durante il ballo di Halloween" continuò l'amica, ignorandolo.
Il manipolatore sollevò la testa, incuriosito. "Ed è... -momento di suspense- una gara per scegliere la maschera più originale!"
Finalmente qualcosa per esprimere la mia passione per i vestiti!
"Rachel, prova a lamentarti perché questa sfida non è abbastanza pericolosa e io ti metto le mani al collo, chiaro?"
L'amica lo guardò leggermente spaventata.
In quel momento si sentì un deciso bussare alla porta. "Avan--"
"Ehy, Porcellana. Ti ho mai detto di quanto sei sexy con gli occhiali?" Santana entrò nella stanza senza troppe cerimonie, seguita dagli altri ragazzi del GC, che si sistemarono davanti al letto. Kurt alzò giocosamente gli occhi al cielo, sorridendo. Tutti iniziarono a squadrarlo con occhio clinico. Neanche fossimo in una puntata di Grey's Anatomy....
"Come stai, Kurtie?" chiese Finn apprensivo, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Decisamente meglio, da quando ho scoperto della prossima sfida!" si sporse oltre il fratello per poter rivolgersi alle ragazze presenti nella camera "Questo week-end andiamo a fare compere" annunciò solennemente. "Sìsì, d'accordo" si intromise Rachel, impaziente. "Ma adesso andiamo a fare un giro nei pressi del campo da basket." Kurt la guardò male.
"Perchè?" chiese Brittany, con aria spaesata.
"Mah, così. Mi è venuta improvvisamente voglia di una boccata d'aria fresca" ribatté la Berry, con un sorrisetto malizioso stampato in viso.

Kurt non era sicuro che andare al campetto fosse una buona idea.
Non che avesse paura di vedere Anderson senza maglietta, certo. Che stupidaggine.
Perchè mai avrebbe dovuto preoccuparsi di una cosa del genere?
Per lo meno, era quello che continuava a ripetersi per autoconvincersene mentre se ne stava tranquillamente seduto sul prato, la schiena adagiata contro il tronco di un albero per evitare di fare leva sul ginocchio. 
Al contrario delle ragazze sistemate attorno a lui -che si stavano divertendo anche troppo-, Hummel si limitava a stare ad occhi chiusi, godendosi quel poco ma piacevole calore dei raggi di fine ottobre.
"Kurtie," Rachel lo punzecchiò sul braccio, con voce petulante. "penso che troveresti la partita molto interessante se ti degnassi di guardarla"
Il manipolatore si limitò a sollevare pigramente una palpebra. "Non mi è mai piaciuto il basket"
"Ah, ma neanche a me" intervenne Mercedes, stranamente concentrata sul campo da gioco. "Ma penso che potrei iniziare ad apprezzarlo"
Le ragazze ridacchiarono.
In quel momento si alzò un vociare confuso dal gruppo di studenti della Dalton, seguito da fischi di approvazione e qualche sparuto applauso.
Kurt si ritrovò, suo malgrado, ad aprire gli occhi per osservare la scena. 
Molti suoi compagni di squadra stavano battendo affettuosamente delle pacche sulla schiena di Anderson che, evidentemente, aveva appena fatto canestro. Il manipolatore tentò di non concentrarsi sulla solitaria gocciolina di sudore che era riuscita a sfuggire dai suoi capelli ricci, e che stava lentamente scivolando lungo quel collo ambrato.
Come ha fatto a fare canestro? E' alto un metro e un tappo!
Jeff si avvicinò impercettibilmente a Blaine per sussurrargli qualcosa all'orecchio, una mano poggiata sulla sua spalla e un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle labbra. Il leader sollevò le sopracciglia con aria confusa, prima di girarsi in un lampo verso il gruppetto del GC radunato a pochi metri dal campo di basket.
Quando i loro occhi -inevitabilmente- si incontrarono, Kurt si irrigidì, concedendosi solo qualche secondo per osservare la figura dell'altro ragazzo, il cui torace, fasciato dalla maglietta ormai zuppa di sudore, si alzava e riabbassava convulsamente. 
Tentò di mantenere un'espressione perfettamente neutra e disinteressata, prima di chiudere nuovamente le palpebre e appoggiare la testa al tronco dell'albero dietro di lui.
Le sue dita, strette a pugno, non si rilassarono prima della fine della partita. 






-Note dell'autrice-
Perdonate il ritardo, ho avuto una giornata un po' impegnata...
Che dire di questo capitolo?
Incontriamo due personaggi (i Niff) che avranno un picollo ruolo in questa storia... Come sostenitori accaniti della Klaine, ovviamente v.v
Come al solito, un grazie enorme a chi legge e recensisce! Non mi aspettavo che così tante persone potessero appassionarsi a questa storia. Siete meravigliosi!
Alla prossima!



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Capitolo 8
*** Una normalissima sessione di shopping pomeridiano ***


-Note iniziali dell'autrice- (Anche conosciute come 'questamoiniziaaromperepurequi')
Intanto vorrei ringraziare tutti voi per la fiducia che avete riposto in me e in questa storia. Non avete idea di quanto questo significhi per me. Davvero, davvero grazie. Le vostre recensioni sono fantastiche, e voi siete davvero gentilissimi.
Vi meritate almeno un migliaio di Kliss. E tanto Klex.
Ah, nel capitolo c'è uno spoiler su "Harry Potter e il Principe Mezzosangue"...
Boh, mi sembrava giusto dirlo (?)





Una normalissima sessione di shopping pomeridiano



Il ragazzo afferrò il cellulare dal comodino, e iniziò a scorrere la rubrica; attese qualche squillo, poi una voce profonda rispose all'altro capo.
"Kurt! Che bello sentirti!"
"Ciao, papà! Come stai? Come va in officina?"
Il manipolatore si sistemò a gambe incrociate sul letto, tentando di ignorare l'occhiata curiosa che Blaine gli lanciò da dietro la copertina del sesto libro di Harry Potter.
"Bah, è sempre un lavoraccio, ma almeno gli affari procedono bene".
Senza averlo davanti agli occhi, il giovane Hummel era sicuro che il padre si stesse sistemando il cappellino da baseball sulla testa. "Tu piuttosto, come stai? E' successo qualcosa?"
La voce di Burt si era fatta improvvisamente apprensiva.
Il ragazzo sorrise "No, pa', non preoccuparti... Un figlio non può chiamare suo padre solo per sapere come sta?"
"Non se il figlio si chiama Kurt Hummel!" L'uomo rise di gusto. "Quindi non devi dirmi niente a proposito di un certo nuovo compagno di stanza?" aggiunse qualche secondo dopo, con tono divertito. 
Almeno non sa nulla dello spiacevole incontro con l'orso... Immagino che nella lista delle priorità di mio padre "Incidente-quasi-mortale" venga prima di "possibile-fidanzato". Almeno spero. 
Il giovane spalancò gli occhi, guardando di sottecchi Blaine. "E tu come lo sai?"
"Me l'ha detto un certo uccellino..." rispose il padre, con tono vago.
"Sputa il rospo!" ordinò il manipolatore, assumendo un tono perentorio.
"Beh, potrebbe darsi che ieri Finn abbia chiamato Carole..." 
Il castano era pronto a scommettere la sua nuova sciarpa di Burberry che il padre si stesse grattando la nuca con fare impacciato, in quel momento. Ma, aspetta, FINN?! Da quant'è che suo fratello era diventato una comare siciliana?
 "E che poi le abbia passato Rachel..." Ah, ecco. Adesso tornava tutto. Si annotò mentalmente di fare una bella strigliata all'amica, quando gli fosse capitata a tiro...
Ci fu qualche attimo di silenzio, prima che il padre sbottasse "Allora?"
"Allora cosa?" ripeté Kurt, interdetto, continuando a lanciare occhiate preoccupate al proprio compagno di stanza. Anderson se ne stava tranquillamente disteso sul letto, apparentemente ignaro della situazione.
"Beh, com'è? Ti sta simpatico? E' carino? Andate d'accordo?" chiese il padre a raffica, con fare un po' troppo protettivo.
Il ragazzo tentò di tergiversare con del sarcasmo. "Come, Rachel non ve l'ha detto?"
"Credo che abbia usato l'espressione 'figo da paura', in effetti, ma Carole non ne era sicura..." 
Il manipolatore sentì tutto il sangue in circolo nel suo corpo affluire improvvisamente alle guance, mentre aspettava che una voragine si aprisse sotto di lui e lo risucchiasse per mettere fine a quel supplizio. Non si aspettava che suo padre gli chiedesse se il suo compagno di stanza fosse o meno attraente con quel tono apparentemente tranquillo. Non con il diretto interessato presente, per lo meno.
"Figliolo? Sei ancora lì?"
Kurt tentò di schiarirsi la gola, ma quello che gli uscì assomigliava comunque ad un pigolio roco. "Sì". Blaine si girò verso di lui con le sopracciglia sollevate, sorpreso da quel tono. 
Oh, ma qui nessuno si fa i fatti propri?!
Torna all'omicidio di Silente, tu!

"Non mi dici niente?" chiese di nuovo Burt.
Il manipolatore rischiava davvero di iniziare a ridacchiare istericamente, con suo padre al telefono che gli chiedeva delucidazioni sul suo nuovo compagno di stanza, e quest'ultimo che lo fissava dal proprio letto con sguardo penetrante. Kurt non perderti nei suoi occhi, non perderti nei suoi occhi, non perderti nei suoi occhi. Si ripeteva come un mantra. Dannazione, tu lo detesti!
"Sì" ripeté, con tono un po' più sicuro.
"Beh?"
"Sì, è carino..." farfugliò con aria noncurante, concentrandosi su una macchia di umidità del soffitto. Sentiva lo sguardo del riccio su di sé. 'Passabile', Kurt. Dovevi dire 'PASSABILE'.
"E andate d'accordo?"
"Abbastanza..." questa volta era decisamente più titubante; sperava che Rachel avesse evitato di metterlo al corrente del fatto che non si sopportavano. A quanto pare sì, perché il padre si limitò a borbottare un mmh poco convinto. 
"Da quant'è che sei così interessato alle mie frequentazioni, pa' ?" 
"Io sono sempre stato interessato alle tue frequentazioni, figliolo" rispose Burt, leggermente piccato.
"Sarà" commentò Kurt poco convinto.  "Comunque, avevi ragione..."
"Ovviamente. Riguardo a...?"
"C'era davvero qualcosa che volevo chiederti..." disse imbarazzato, giocherellando con la cucitura della coperta.
"Ah-ah, lo sapevo" ridacchiò suo padre, "spara."
"Mi servirebbe che spedissi via fax un'autorizzazione per uscire dalla scuola. Questo week-end vorrei andare a fare compere" spiegò il ragazzo velocemente.
"Ok, non c'è problema, lo farò al più presto."
"Grazie mille, papà. Ti voglio bene" sussurrò dolcemente. 
"Anch'io ti voglio bene, Kurt. Ricordati, per qualunque cosa puoi sempre chiamarmi, ok?"
"Ok"
"Adesso scusa, ma è appena entrato un cliente in officina. Ci sentiamo presto."
"Ciao, papà"
"Ciao, figliolo"
Il ragazzo chiuse la chiamata con un piccolo sorriso stampato sul volto. Gli aveva fatto piacere sentire suo padre, considerando che non riuscivano a parlarsi quasi mai a causa dei reciproci impegni. Quando si girò, notò che Anderson lo stava guardando con un sorrisetto compiaciuto.
Kurt sollevò entrambe le sopracciglia "Beh? Ti serve qualcosa?" gli chiese freddamente. 
"Assolutamente nulla" rispose il riccio, senza mutare espressione. Tornò a leggere il libro, scoccandogli un'ultima occhiata maliziosa.
Perfetto, ci mancava solo che quel pallone gonfiato capisse che lo trovo attraente. Tanto il suo ego non era già abbastanza enorme... 
Il manipolatore sospirò, digitando un sms.

Kurt 15.43
Per sabato tutto bene, tu hai chiesto ai tuoi?


Rachel 15.45
Sì, posso venire. Anche Quinn, Santana, Mercedes e Tina. Brittany ci farà sapere poi...


Kurt 15.46
Ah, Rach, se ti viene in mente un'altra volta di commentare l'aspetto di Anderson con Carole, farò sapere a Finn cosa ne pensi del "figo da paura" in questa stanza. Comprendi? ;)


Rachel 15.48
...<3...



**********

"Mmh, non sentite questo odore di..."
"Smog?" terminò Mercedes, con una smorfia di disgusto, mentre la vettura davanti al marciapiede ripartiva.
"Veramente stavo per dire libertà" ribatté  Rachel piccata, incrociando le braccia al petto. Erano appena scesi dal pullman che dal McKinley li aveva portati al centro di Lima, l'unica zona di quella cittadina sperduta in cui poter far compere.
"Non è che siamo proprio in prigione, Rach" obiettò Tina. 
"Ma non è normale che serva un'autorizzazione dei genitori per mettere il naso fuori dalla scuola!" sbuffò la Berry, risentita.
"E nel tuo caso è davvero un problema, considerando le dimensioni della tua nappa." ridacchiò Santana, picchiettandosi il naso con un sorrisetto; Quinn le lanciò un'occhiataccia. 
L'altra ragazza ignorò la provocazione "Quello che intendevo dire" continuò, "è che siamo abbastanza grandi per uscire senza---".  Il suo discorso fu interrotto da un Puck emozionato, che saettò loro accanto per correre dietro ai piccioni urlando come un forsennato. A lui si unirono presto Finn e Sam, che iniziarono a saltellare per tutta la piazza, attirando gli sguardi sbigottiti dei passanti.
"Dicevi?" le chiese Kurt, ridacchiando. 
Rachel sospirò con aria drammatica, portandosi una mano al viso. "Come non detto..."
"Ragazzi! Ehy, ragazzi!" urlò Santana con tutto il fiato che aveva in gola. I tre si fermarono all'improvviso, cozzando l'uno contro l'altro. L'ispanica fece loro cenno con la mano di avvicinarsi. 
"Che c'è?" chiese Sam innocentemente quando si furono avvicinati.
"Punto numero 1: smettetela di comportarvi come delle amebe ubriache e recuperate un minimo di dignità, se mai ne avete avuta una; punto numero 2--..."
"Grazie, San" la interruppe velocemente Hummel, cogliendo le espressioni offese dei tre amici. La ragazza abbassò la mano con cui stava contando i vari punti da elencare, con aria scocciata. 
"Io direi di dividerci" annunciò il manipolatore. "Io e le ragazze andiamo a cercare qualcosa di carino per il ballo di Halloween, mentre voi ragazzi...". Era titubante.
"Credo che in quel negozio laggiù vendano dei giocattoli bellissimi" annunciò Santana con aria civettuola, battendo ironicamente le mani. Sam, Puck e Finn girarono la testa contemporaneamente, seguendo la direzione indicata dall'ispanica. Bastò che i ragazzi si scambiassero una breve occhiata d'intesa, per poi iniziare tutti e tre a dirigersi di gran carriera verso il negozio in fondo alla strada.
"Ci rivediamo qui tra due ore!" urlò Kurt. "Sono senza speranza" aggiunse sottovoce. Le ragazze ridacchiarono. 
"Chi è pronto per un'intensa sessione di inutile-quanto-terapeutico-shopping?" chiese Rachel, emozionata. 


"Qualcuno di voi ha già deciso da cosa si travestirà?" chiese Mercedes, ignorando alcune maschere sulla mensola di fronte a lei. 
"Io da infermiera sexy" annunciò Santana con un sorrisetto malizioso. Kurt alzò gli occhi al cielo con aria divertita: non aveva dubbi. 
"Io e Finn ci travestiremo da pappagallo e pirata!" esclamò Rachel, con occhi luccicanti.
"Ma che cosa adorabile" commentò l'ispanica a denti stretti. Non cogliendo il sarcasmo di quelle parole, la Berry le scoccò un sorriso luminoso. 
"Io pensavo a qualcosa di classico, tipo un vampiro..." disse pensierosa Tina.
"E tu, Kurt?" chiese Quinn, curiosa: l'amore del manipolatore per i vestiti era una cosa risaputa. 
Il castano sorrise. Aveva passato una notte intera a decidere il proprio costume; doveva essere qualcosa di originale e, al contempo, che facesse risaltare la sua figura. Quelli della Dalton non potevano assolutamente vincere una sfida in cui c'entrasse l'abbigliamento; non se Kurt Hummel gareggiava contro di loro. 
"E' una sorpresa" rispose criptico, facendo scorrere la mano su una serie di vestiti appesi alle grucce. Erano appena entrati in un negozio stra-fornito di accessori per Halloween. Sugli scaffali troneggiavano addobbi di tutti i tipi: ossa finte, fiale straboccanti di denso liquido rosso, maschere sfregiate e parrucche inquietanti. Dal soffitto pendevano ottime imitazioni di ragnatele e cappi per impiccagioni. La luce soffusa del negozio rendeva il complesso decisamente terrificante...
"Uhuh, qualcuno gareggia per vincere!" ammiccò Mercedes.
"Questa volta non possiamo assolutamente perdere!" esclamò Kurt, alzando il mento con orgoglio.
Tina riemerse da una cesta piena di denti da vampiro, sollevandone una confezione. "Nessuno sa da cosa si travestiranno i ragazzi della Dalton?"
Il manipolatore scosse la testa, affranto. Per tutta la settimana aveva tentato di cogliere stralci di conversazione di Anderson e i suoi amici per scoprire qualche dettaglio sui loro costumi per questa sfida, ma era stato tutto inutile. 
"Certo, se il nostro Porcellana diventasse amico intimo del suo nuovo compagno di stanza, potremmo avere qualche vantaggio..." insinuò Santana, con aria fintamente casuale. Le ragazze ridacchiarono, mentre il diretto interessato alzava gli occhi al cielo, esasperato.
"Ho provato a dirtelo un migliaio di volte, San: io e Blaine non ci sopportiamo. E' più forte di noi." disse, facendo spallucce.
"Non ti sembra strano?" fece Quinn, rigirandosi una corona di finto alloro fra le mani. L'amico la guardò con aria interrogativa. "Insomma, hai detto tu stesso che con i suoi amici è decisamente più affabile; e anche tu sei gentile con gli altri. Nessuno di voi due ha un brutto carattere. Allora come mai quando siete insieme non fate altro che punzecchiarvi?"
Kurt rimase un attimo interdetto: non si era mai posto la questione in questi termini. Non sapeva assolutamente come mai Anderson tirasse fuori la parte più acida di lui; prima di incontrare Jeff e Nick pensava che fosse semplicemente insopportabile con tutti. Almeno da parte sua, non si trattava di semplice antipatia... Ancora non riusciva a descrivere con precisione la strana sensazione di attrazione e repulsione che provava nei confronti di Blaine. 
Mercedes interruppe il suo flusso di coscienza: "Magari è per via dei vostri poteri..."
"Come?" il ragazzo si girò verso di lei, improvvisamente curioso.
"Dicevo: è possibile che i vostri poteri siano, in un certo senso, troppo diversi. O troppo simili. In ogni caso sarebbero in conflitto; per questo non vi sopportate" propose la ragazza con un cipiglio pensieroso. Per la seconda volta in pochi minuti, il castano rimase senza parole.
"E' possibile?"
"Gli opposti si attraggono" citò Rachel, con aria seriosa. "E sai cosa si dice dell'odio e dell'amore, e di una certa linea sottile..." continuò, questa volta con aria maliziosa. 
"Non è una linea sottile, quella tra odio e amore. E' una muraglia cinese larga dieci metri con guardie armate ogni venti passi, quella tra odio e amore.*" rispose Hummel, sollevando dal bancone un'anonima mascherina nera. 
Ora più che mai voleva sapere quale fosse il potere di Anderson.

"Quella cioccolata era davvero squisita!" esclamò Tina, leccandosi i baffi. Gli altri ragazzi annuirono con convinzione. La porta del bar si chiuse dietro di loro con un lieve scampanellio. 
"Tra quanto dovrebbe passare il prossimo autobus?" chiese Kurt, barcamenandosi tra i vari pacchetti che gli pendevano dal braccio.
"Tra venti minuti, più o meno" lo informò Quinn, controllando l'orologio. 
"Intanto direi di andare alla fermata, no?" propose Rachel; gli altri acconsentirono, iniziando a camminare e commentando con spensieratezza i reciproci acquisti. La tranquillità di quel pomeriggio soleggiato fu interrotta dalla voce tesa di Quinn. "Ragazzi, temo che laggiù stia succedendo qualcosa"
I ragazzi si girarono immediatamente verso il punto indicato dall'amica. Un uomo sulla cinquantina a qualche centinaia di metri da loro stava mettendo alle strette una ragazza, costringendola ad arretrare in uno spazio angusto fra le case; sembrava indicare con veemenza la borsa che la giovane teneva in mano. Il manipolatore reagì d'istinto: fece scivolare a terra tutte le buste, afferrando solo la mascherina nera. 
Rachel lo fermò, afferrandolo per un braccio "Aspetta! Potrebbe essere pericoloso!" esclamò angosciata. Il ragazzo la guardò negli occhi, serio "Rach, se non lo facciamo noi, chi lo farà? Sono anni che ci addestrano per questo."
Si divincolò dalla sua presa, iniziando a correre verso i due in lontananza, stringendo i denti a causa del lieve dolore che si diramava per tutta la gamba a partire dal ginocchio. Sentì le amiche iniziare a seguirlo, ma non rallentò l'andatura. Poteva sentire il proprio cuore battere all'impazzata nel petto. Ormai reagiva solo d'istinto, con l'adrenalina in circolo e il sangue che scorreva veloce nelle vene: era nato per questo. 
La distanza dalla ragazza in pericolo diminuiva sempre di più, ma al dolore al ginocchio (sempre più insistente) si aggiungeva ora quello alla milza. Il respiro del ragazzo si fece pesante, mentre continuava a zigzagare fra la folla apparentemente ignare. All'improvviso l'uomo afferrò la ragazza per un braccio, iniziando a trascinarla di peso nel vicolo. Nessuno dei presenti aveva il coraggio di intervenire, temendo di peggiorare la situazione con qualche azione avventata. Alcuni tirarono fuori i cellulari, digitando febbrilmente sulla tastiera. Con un ultimo scatto e una gomitata sferrata alla cieca, finalmente Kurt raggiunse la via in cui erano spariti i due. Si infilò velocemente la mascherina, ed entrò deciso in quello spazio angusto. Non era una viottolo, ma un vicolo cieco tra le due case. Lo spazio era piuttosto buio, e il manipolatore avvertì un pungente odore di muffa e umido; fra le mattonelle di pietra scorrevano dei rivoli d'acqua sporca che gocciolava dalle grondaie in uno sciaguattio continuo. Lasciò che gli occhi si abituassero all'oscurità, e poi poté vederli: in fondo al vicolo, accanto ad un malconcio cassonetto dei rifiuti, l'uomo di spalle stava minacciando la ragazza con un coltello. La giovane era terrorizzata; si schiacciava sempre di più contro il muro, col respiro affannato e le pupille dilatate dal terrore. Scivolò definitivamente lungo la parete, stringendosi le ginocchia al petto. Un'espressione di puro sollievo le si dipinse in volto quando notò la figura di Kurt stagliarsi all'entrata del vicolo. L'uomo si girò velocemente, con aria allarmata, temendo l'intervento della polizia. Il suo volto si distorse in un orribile ghigno quando si rese conto della giovane età del nuovo arrivato. Volse definitivamente le spalle alla sua precedente vittima, avvicinandosi ad Hummel di qualche passo. Si grattò l'ispida barba brizzolata con un sorrisetto: "Guarda guarda chi abbiamo qui! Che deliziosa mascherina che hai, ragazzo."
Il manipolatore alzò il mento con fierezza, mentre i suoi occhi si facevano di ghiaccio. 
L'aria nel vicolo iniziava a farsi sempre più fredda. 
"Lasciala andare" gli ordinò con voce tagliente
L'uomo iniziò a ridere sguaiatamente; il coltello era ancora ben saldo nelle sue mani. "Sennò cosa mi fai, pivello? Non ti hanno mai insegnato a non giocare a fare l'eroe?" Il ragazzo si avvicinò a lui di qualche passo: ormai li separavano solo pochi metri.
"Ho detto: lasciala andare" ripeté senza timore, scandendo bene ogni sillaba. In risposta, l'uomo si girò nuovamente verso la ragazza, che aveva seguito il dialogo con paura crescente. Lei iniziò a tremare visibilmente, con gli occhi fissi sulla lama dell'arma bianca. "Se aspetti un attimo, sono subito da te." 
"L'hai voluto tu" sibilò il manipolatore, pieno di disprezzo. Si concentrò un attimo, e con un fluido gesto delle dita, congelò la mano dell'uomo sul manico del coltello.
"Ehy, ma che diavo---" mormorò quello, spaventato, quando si accorse di non poter più muovere l'arto. Le sue falangi avevano assunto un innaturale colorito azzurrognolo, dovuto allo strato di ghiaccio che le immobilizzava . Si girò di nuovo verso Kurt, con gli occhi fiammeggianti d'odio.  
Prima che potesse aggiungere altro, il manipolatore mosse di nuovo le dita, questa volta rivolgendole ai piedi dell'uomo. Con uno scricchiolio sinistro, uno strato di ghiaccio iniziò ad arrampicarsi lungo le scarpe del ladro, e poi su, sempre più su, lungo i polpacci e fino alle ginocchia. Quando il ragazzo interruppe il contatto visivo, uno spesso cubo traslucido immobilizzava completamente i suoi arti inferiori. L'uomo spostò lo sguardo verso il basso, sempre più terrorizzato. "Ma che cazzo mi hai fatto, bastardo?!"
Con un ultimo schiocco di dita, il ragazzo immobilizzò le sue labbra con una sottile patina trasparente. Si avvicinò a lui con un largo sorriso stampato in volto "Te l'avevo detto di lasciarla andare" gli sussurrò. A quelle parole, il ladro spalancò gli occhi, ansimante, e provò in tutti i modi a liberarsi da quella prigione di ghiaccio. "Io non mi agiterei così, se fossi in te" gli consigliò il manipolatore con ovvietà. "Rischi di cadere". Lo sorpassò, battendogli la mano sulla spalla, e si avvicinò alla ragazza, ancora seduta contro il muro. I capelli ricci e mori erano completamente spettinati, e le sue pupille fisse e dilatate esprimevano ancora terrore e sconcerto. Kurt si piegò lentamente sulle ginocchia, porgendole gentilmente la mano.
"Ehi, va tutto bene" la rassicurò dolcemente. "Adesso ti porto fuori di qui... Sarah" aggiunse, notando il nome sulla targhetta della borsa.
La giovane annuì, leggermente rinfrancata. Gli prese la mano con riluttanza, e si appoggiò a lui, sempre stringendo convulsamente la borsa fra le mani.
Kurt la sostenne per le spalle, e insieme uscirono dal vicolo. La ragazza si girò un'ultima volta verso il ladro, ancora immobile, rivolgendogli uno sguardo pieno d'odio. 
"Puoi andare a tirargli un pugno in faccia, se vuoi" le propose il manipolatore. Sulle labbra di Sarah si dipinse un sorriso incerto, ma scosse debolmente la testa. Quando tornarono in strada, notarono che un mucchio di gente si era accalcata a pochi metri dalle case, e che c'erano anche alcuni poliziotti con una volante. Quinn, Rachel, Santana, Tina e Mercedes stavano tentando in tutti i modi di oltrepassare la calca di persone; quando li videro uscire dal vicolo, iniziarono ad agitare le braccia nella loro direzione, visibilmente sollevate. 
"Senti, ce la fai ad arrivare fino alla polizia?" chiese Kurt premuroso. "Sai, dovrei propri andare", aggiunse, con un sorrisetto, indicando con un gesto vago la polizia e tutta la folla. Sarah annuì, sorridendo con gratitudine "Grazie mille" mormorò. Si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò sulla guancia, arrossendo visibilmente. Il ragazzo le sorrise un'ultima volta, leggermente sorpreso, prima di girare i tacchi e aggirare la piazza, ormai impraticabile. Fece cenno alle amiche di aspettarlo lì, e si sfilò velocemente la maschera, passandosi una mano fra i capelli. Lanciò un ultimo sguardo a Sarah, che era appena stata circondata dagli agenti. Sorrise, sollevato.

Quando raggiunse le ragazze, queste gli corsero incontro, saltandogli addosso. Persino Santana aveva gli occhi semi-lucidi. 
"Ehi, ehi, piano! Così mi soffocate!" ridacchiò lui, scrollandosele di dosso.
"KURT ELISABETH HUMMEL!" urlò Mercedes, mentre una smorfia spaventata si dipingeva sul volto del manipolatore: la situazione doveva essere grave, se lo chiamava anche col suo secondo nome. "NON PROVARE MAI, MAI, MAI PIU' A FARE UNA COSA DEL GENERE, E' CHIARO?!" Ad ogni parola si premurava di tirargli un doloroso scappellotto sulla nuca.
"Ma cosa avrei dovuto fare, scusate? Lasciarla lì?" ribatté Hummel, sollevando la testa, con sguardo severo.
"No, avresti dovuto aspettarci!" 
"Ehm, ragazzi? Tutto bene?" Senza che se ne accorgessero, Sam, Puck e Finn li avevano raggiunti.
"Ma cos'è successo laggiù?" chiese Puck interdetto, notando la folla in mezzo alla piazza.
"Mah, niente di che" rispose Rachel con non-chalance. "Kurt ha salvato la vita ad una ragazza. La prassi. "
I tre giovani spalancarono gli occhi, allucinati, iniziando a sommergerlo di domane.
"Come?"
"Quando?"
"Ma come hai fatto?"
"Dove?"
"Era carina la ragazza?"
Puck si beccò un ceffone sulla spalla. "Ma ti sembrano cose da chiedere?!" gli urlò Quinn, mentre lui tentava di ripararsi con la busta che aveva in mano.
Gli altri scoppiarono a ridere. "Ragazzi?" tutti si girarono verso Finn, che stava indicando qualcosa dietro di loro. "Mi sa che stiamo perdendo l'autobus..."
I giovani si guardarono eloquentemente. Iniziarono a correre verso la fermata. 









*Frase del Dr. House


-Note dell'autrice-
Ebbene sì, sono leggermente in anticipo rispetto al solito. 
Il problema è che domani parto, e sarà molto difficile scovare una connessione wi-fi; nel caso in cui proprio non trovassi un'altra soluzione, delegherò il tutto ad una mia amica, che pubblicherà al posto mio.
Mi dispiace se questo causerà qualche ritardo :/, ci tengo ad essere puntuale con gli aggiornamenti.
Toooornando alla storia.
Che 'Cedes abbia ragione riguardo al potere di Blaine?
Che ne pensate di Kurt versione supereroe che fa strage di cuori?
Al prossimo capitolo con la festa di Halloween!




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Capitolo 9
*** Di party di Halloween, Single Ladies e ubriachi ***



Di party di Halloween, Single Ladies e ubriachi


"Di sicuro ha tutto un'aria piuttosto inquietante" esordì Kurt, tenendo fra le dita un ragno di gomma che gli era appena planato sulla testa.
"Puoi dirlo forte" mormorò Rachel accanto a lui, osservando la palestra con occhi spalancati. 
D'altra parte era una delle poche zone della scuola che potesse contenere tutti gli studenti contemporaneamente. Dal soffitto pendevano pipistrelli di carta pesta e aracnidi di gomma, mentre alle pareti erano appoggiati scheletri di plastica in posizioni inusuali, i cui teschi ciondolavano mollemente da un lato. Le orbite vuote sembravano fissarti... Le luci bianche che rimbalzavano e scivolavano sui costumi dei ragazzi regalavano un sottile velo di mistero a tutta la scena. 
Per tutta la palestra erano state sistemate pareti di cartone con cui venivano divise le varie zone-horror. C'era una stanza con un altare di cartapesta, macchiato di un denso liquido rosso che gocciolava sul pavimento buio; e un'altra in cui avevano tentato di ricostruire una parte di Stonehenge, ponendo al centro del semicerchio un calderone traboccante di liquido fumante. Varie lapidi smussate erano distribuite un po' ovunque, insieme a bende e pezze insanguinate. I ragazzi rabbrividirono passando davanti ad un manichino che penzolava nel vuoto, appeso per il collo. 
"Sarà meglio che andiamo a cercare Finn" propose Rachel, deglutendo. "Senza di lui il mio travestimento non ha senso". Indossava un costume riempito di piume verdi, gialle e rosse, e sul naso un becco di plastica arancione piuttosto adunco. Camminando ondeggiava leggermente per via del peso delle ali, anch'esse riempite di penne; sulla pancia aveva un piccolo rigonfiamento per dare la forma del pennuto, mentre dalla schiena pendevano delle strisce di stoffa come coda.
Kurt aveva riso di gusto vedendola uscire dalla propria stanza in quelle condizioni. Inutile dire che si era beccato uno scappellotto.  
"Se lo conosco bene sarà in cerca di punch"
Si diressero al bancone sistemato in fondo alla palestra, sgomitando fra la ressa di mummie e fantasmi. Le tavole erano sistemate lungo il muro, rigorosamente coperte da tovaglie nere e viola. I due ragazzi videro Finn fermo tra la ciotola del punch e il vassoio delle patatine; si stava versando una generosa quantità di liquido bordeaux nel bicchiere, mentre chiacchierava con uno zombie molto simile a Mike. La mole di Hudson si poteva distinguere chiaramente nonostante il tricorno di pelle poggiato sulla testa, le treccine che gli coprivano gran parte del viso e il lungo cappotto sdrucito che gli scivolava lungo la schiena. 
"Ciao ragazzi!" esclamò, vedendoli arrivare. Si sistemò con fare davvero piratesco il cinturone che reggeva i pantaloni, infilati negli anfibi neri. 
"Cavolo, Mike, sei davvero terrificante!" esclamò Rachel, dopo aver dato un bacio al proprio fidanzato. L'orientale sorrise soddisfatto; in effetti il suo travestimento era davvero realistico... Per quanto potesse esserlo un costume da zombie, ovviamente. Il ragazzo aveva diligentemente strappato un paio di jeans calanti e sfilacciato una camicia bianca, che teneva con i primi bottoni slacciati. Si era truccato in modo da rendere il viso notevolmente più pallido, e far risaltare le ombre violacee attorno agli occhi; le guance erano coperte da cicatrici di vario spessore, alcune delle quali erano state "ricucite alla bell'e meglio". I capelli erano incrostati di sangue finto, e ricadevano attorno alle tempie in ciocche ispide. 
"Ti ringrazio, Rachel; sei un perfetto pappagallo!" La ragazza gonfiò il petto (o meglio, arruffò le piume) per quel complimento. Lo zombie si girò poi verso il manipolatore, con sguardo confuso.
"Scusa, Kurt, ma tu cosa dovresti essere, esattamente?"
Hummel sorrise, fiero del proprio lavoro. Ovviamente non si aspettava che qualcuno indovinasse il suo personaggio, dato che era una sua creazione.
"Io sono uno 'Llamanator'!" annunciò, fieramente.
"Beh, questo spiegherebbe gli zoccoli e le orecchie, immagino" commentò Mike, ridacchiando. 
"Guardate! Arrivano anche gli altri" esclamò Finn, interrompendoli. 
Furono presto raggiunti da un gruppo di personaggi più o meno celebri. 
Tina/vampiro si avvicinò a Mike, sfilandosi i canini di plastica prima di dargli un bacio. Indossava un semplice vestito nero lungo fino alle ginocchia, e sulle spalle un lungo mantello color borgogna. Ai capelli aveva aggiunto delle meche blu scuro, e gli angoli della bocca erano macchiati di un denso liquido rosso, che le gocciolava lungo il mento. 
Brittany e Santana arrivarono a braccetto, ridendo. La prima aveva delle morbide orecchie pelose che risaltavano sui lisci capelli biondi, e una lunga coda che strusciava per terra. Il viso era stato truccato con dei semplici baffi sottili e una macchia rosa per il naso. L'ispanica, d'altro canto, indossava una divisa aderente da infermiera (probabilmente presa in prestito dall'infermeria della scuola), a cui erano state apportate delle piccole modifiche: era lunga fino a un quarto di coscia, lo scollo era decisamente più ampio del normale, e il taschino vicino alla spalla era occupato da quello che sembrava un pollice sanguinante e mozzato. Tutti i ragazzi del gruppo (escluso Kurt, ovviamente), deglutirono rumorosamente, soffermandosi un po' troppo sulla sua figura snella. 
Puck, dietro di lei, si concesse un lungo fischio di ammirazione. Lui aveva scelto un costume decisamente più... originale. Il cappello a tre quarti, la camicia bianca, il completo nero aderente e il guanto con i brillantini lasciavano supporre che si trattasse proprio di...
"Michael Jackson!" approvò Artie, battendo il cinque a Noah. Il "cantante" portò una mano al cavallo dei pantaloni, imitando una delle mosse del re del pop. Si sistemò meglio la fascia bianca sulla manica della giacca, ammiccando.
"Tu, se non sbaglio, sei il Professor Xavier" si intromise Sam, rivolgendosi ad Artie. Quest'ultimo si accarezzò la calotta sulla testa, messa appositamente per fingersi pelato. "Beh, sì" rispose, "anche se non posso partecipare alla gara ci tenevo a scegliere un costume. E tu assomigli terribilmente a..."
"Brad Pitt" conlcluse Sam per lui, sorridendo. Inforcò gli occhiali scuri, lisciandosi la giacca di pelle che cadeva sui jeans chiari. Il parrucchino biondo gli scivolò sulla tempia, e lui se l'aggiustò con fare infastidito. "Ho dovuto farmi crescere la barba, per questo ruolo."
Mercedes e Quinn si avvicinarono per ultime, posizionandosi accanto a Kurt. 
"Sei una strega meravigliosa, 'Cedes". La ragazza fece un inchino scherzoso, reggendosi con la mano il cappello appuntito. Sfilò dalla larga manica della tunica nera un sottile rametto di legno. "Guarda, ho anche la bacchetta!" 
La ragazza bionda accanto a lei ridacchiò, aggiustandosi sulla testa una corona d'alloro. Indossava una lunga tunica bianca che lasciava scoperta una spalla, fermata in vita da una cintura di cuoio. 
"Ehi, Hummel, questi pantaloni super-aderenti sono fini a se stessi, o sei travestito da qualcosa?" Santana sbucò davanti al manipolatore, con aria ammiccante e le mani sui fianchi.
"Sono un uccisore di lama, San" le spiegò pazientemente il ragazzo. 
"Oh, certo" annuì l'ispanica con serietà. Sul suo viso comparve un sorrisetto malizioso "E Anderson ti ha già visto con questa seconda pelle?"
Kurt arrossì leggermente, borbottando. "No... mi sono cambiato in camera di Rachel e Quinn. Ma non capisco cos--"
"Ma è meraviglioso!" esclamò Santana allegramente, come se le avessero appena detto che il Natale sarebbe arrivato in anticipo, quell'anno. Gli altri ragazzi attorno a lei la guardarono, confusi. "Così potrò godermi la sua reazione in diretta." spiegò, con ovvietà.
Il manipolatore alzò gli occhi al cielo. "Ti aspetti che si metta a sbavare?"
"Io lo farei" la ragazza lo squadrò eloquentemente. Mercedes e Quinn annuirono, d'accordo, e il ragazzo le guardò malissimo. 
"Credo che lo sapremo tra poco". Hummel si girò, seguendo la direzione indicata da Santana. 
In quell'istante tre figure mascherate furono illuminate dalle luci della palestra, in mezzo alla calca indefinita di costumi. Jeff e Nick salutarono Kurt con entusiasmo, agitando le braccia e avvicinandosi al suo gruppo; Anderson, suo malgrado, li seguì.
"Kurt, stai benissimo!" esclamò Jeff piacevolmente sorpreso, arrivato davanti a lui. 
"Grazie...Sherlock?" rispose Kurt, osservando l'abbigliamento del Warbler. Il ragazzo annuì con un sorriso. Era difficile fraintendere, visto il lungo impermeabile giallo, la pipa e la lente d'ingrandimento infilata nella tasca. "Elementare, Hummel" 
"E tu, ovviamente, sei Watson!" disse poi il manipolatore, rivolto a Nick. Quest'ultimo fece una giravolta, mostrando il completo marrone scuro, il bastone da passeggio e l'immancabile cappello. "L'intramontabile coppia" ridacchiò, afferrando con le dita il finto sigaro che aveva in bocca.
I due fidanzati poi si scostarono, mostrando la figura di Anderson, rimasto dietro di loro. I suoi capelli ricci ricadevano morbidi ai lati della testa, liberi dal gel, lasciando scoperte le orecchie a punta e accarezzando la gola olivastra. Indossava un mantello verde scuro fermato sul collo con una piccola foglia dorata; il petto era fasciato da una sottile camicia di lino, infilata in un paio di calzoni marroni estremamente aderenti e arrotolati sopra le caviglie. Al collo portava una catenina con un piccolo anello d'oro con delle incisioni. I suoi occhioni ambrati si spalancarono, scivolando su tutta la figura di Hummel. Il suo sguardo salì lentamente dagli stivali con gli zoccoli e le borchie, poi lungo i pantaloni neri e aderentissimi, fino al gilet, che fasciava perfettamente il suo corpo snello, mettendo in risalto la vita sottile e i bicipiti. 
I loro amici rimasero in silenzio, sorridendo e lanciandosi sguardi d'intesa, aspettando che l'esame reciproco dei due ragazzi finisse. Anderson e Hummel arrivarono a guardarsi negli occhi contemporaneamente, deglutendo.
Dannazione, Kurt, riprenditi! E' travestito da un dannatissimo HOBBIT. NON PUO' sembrarti SEXY TRAVESTITO DA HOBBIT.
"Belle orecchie, Hummel"
"Vedo che ti sei travestito da te stesso, Anderson"
"Fortunatamente sei tornato fra noi, Porcellana"
"Blaine, stavi quasi sbavando."
Sussurrarono con aria maliziosa Santana e Jeff nell'orecchio dei propri amici. Kurt e Blaine si girarono contemporaneamente verso di loro, con la stessa espressione indispettita dipinta sul volto. 
Quinn tossicchiò, attirando l'attenzione del manipolatore. Hummel tentò di recuperare la calma e di smetterla di fantasticare sui ricci dell'altro.
"Nick, Jeff, Blaine, queste sono Santana, Quinn e Mercedes." le presentò, indicandole a turno.
I ragazzi le salutarono educatamente, mentre Frodo e lo Llamanator continuavano a lanciarsi sguardi di sottecchi.
"Wow, certo che si sono dati da fare con questa palestra" commentò Jeff ammirato, sfiorando con la mano un pipistrello peloso che gli ciondolava davanti al naso. 
"Decisamente" gli diede ragione Nick. 
"Ehi, Kurt, non ci presenti i tuoi amici?" Finn si era fatto largo fra gli altri membri del GC, posandogli una mano sulla spalla. Kurt gli sorrise: era più forte di lui avere la modalità-fratello-maggiore-protettivo sempre accesa. Anderson fissò la mano di Hudson, e le sue sopracciglia triangolari si aggrottarono impercettibilmente.
"Certo!" Kurt si girò di nuovo verso gli Warblers "Ragazzi, questo è mio fratello Finn".
Il volto di Blaine si distese notevolmente. No, è solo una mia impressione. Sarà l'effetto della luce...
"Finn, questi sono Jeff, Nick e Blaine" Il fratello strinse la mano ad ognuno di loro, squadrando l'ultimo con particolare attenzione. Visto che ormai quella conversazione aveva attirato l'attenzione di tutti i membri del Glee Club, decise di presentare anche gli altri.
"Beh, visto che ci siamo... Partendo da quell'adorabile pennuto laggiù, vi presento Rachel, Puck, Mike, Tina, Brittany, Artie e Sam" I ragazzi si sorrisero amichevolmente. 
"Vi presenteremmo qualche Warblers" disse Nick, guardandosi intorno "ma non ne vedo nessuno in giro..."
"Comunque" aggiunse Jeff sorridendo "se vedete due ragazzi travestiti da Joker e Luke Skywalker avvicinatevi pure: sono Wes e David"
"Se ne vedete uno travestito da diavolo evitatelo" terminò Blaine, avvicinandosi alla ciotola del punch. "è Sebastian." spiegò, in risposta a quelle espressioni interdette. 
Un coro di 'Aaaaah' consapevoli si sollevò dai membri del GC. "Abbiamo già avuto l'onore di incontrarlo" commentò Rachel, piccata.
"Qualcuno sa come faranno a scegliere il vincitore?" chiese Mercedes per cambiare argomento. "Insomma, già qui è tutto buio e non si vede ad un palmo di naso, e in più siamo pure mascherati"
"All'entrata hanno chiesto i nomi" le rispose Blaine, facendo spallucce "credo che abbiano segnato anche i travestimenti dei nostri due gruppi" 
"Comunque, credo che per questa volta il vincitore non sarà annunciato il giorno stesso della sfida" commentò Artie, pensieroso. 
"Perchè?" chiese Quinn per tutti. In quel momento un dj sconosciuto fece partire una musica assordante che rimbombò per tutta la palestra. Per risponderle, Artie si indicò l'orecchio col dito, per poi scuotere la testa: a quel punto sarebbe stato davvero impossibile richiamare l'attenzione degli studenti per più di trenta secondi e annunciare il vincitore. Gli altri annuirono, d'accordo. 
"Beh, allora..." urlò Puck per sovrastare la musica "Let's party hard!" I ragazzi intorno a lui esplosero in grida entusiaste, per poi iniziare a ballare. Tutti a parte Kurt, appoggiato al bancone delle bevande, che si ritrovò a guardare Blaine muovere i fianchi a ritmo. Si portò una mano allo scollo del gilet, aprendo un bottone: stava iniziando a sentire inspiegabilmente caldo. 
"Hai sete?" chiese una voce suadente dietro di lui, a dieci centimetri dal suo orecchio.
Kurt si girò velocemente, ritrovandosi faccia a faccia con un ragazzo avvolto in un completo rosso fuoco, con una maschera bordeaux dal naso aquilino a coprirgli il viso. Avrebbe potuto riconoscere quel tono strafottente e l'accento francese ovunque.
"Ciao, Sebastian" lo salutò freddamente, incrociando le braccia e tornando a guardare la pista da ballo. L'altro ragazzo gli si parò davanti, tendendogli insistentemente un bicchiere colmo di liquido rosso. "Andiamo, Kurt. Te lo offro in segno di tregua" Il manipolatore lo guardò scettico, ma afferrò il bicchiere. Lo osservò con occhio clinico, e dopo un'attenta analisi decretò che era solo punch. Lo portò alle labbra e ne buttò giù una generosa sorsata: sentì la gola bruciare come se stesse andando a fuoco. Cominciava a sentire sempre più caldo... Ignorò le lacrime che gli stavano affiorando agli occhi, tentando di darsi un contegno. Da quando in qua del semplice punch mi fa quest'effetto? 
 La testa iniziò a girargli leggermente, la mente era annebbiata, e, attribuendo questa reazione al caldo, bevve un altro sorso di quella bevanda fresca. Per un attimo gli parve di vedere un lampo di soddisfazione passare negli occhi di Sebastian, mentre gli porgeva un altro po' di liquido vermiglio, avvicinandosi lentamente. L'ultima cosa che il suo cervello registrò, dieci minuti dopo, fu una voce alterata che urlava a pochi passi da lui: "Smythe, cosa diamine stai facendo?!"
Poi il buio.


La mattina dopo aprì le palpebre, e gli parvero pesanti come saracinesche. Aveva la bocca impastata dal sonno, e sembrava che avessero appena organizzato un auto-scontro nella sua testa.
Si portò le mani alle tempie, e iniziò a massaggiarle, mugolando per il dolore. Tentò di ricordare come fosse finito sul letto nella sua stanza, ma i suoi ricordi confusi si fermavano a quei bicchieri di punch offertogli da Smythe... Si alzò a sedere di scatto, pentendosene subito dopo. Era sicuro che una lancia gli si fosse appena conficcata in testa. Ebbe un capogiro, e per poco non ricadde disteso sul materasso. 
Bastardo di uno Smythe, tu e il tuo maledettissimo punch corretto; figlio di---
"Buongiorno, raggio di sole." lo salutò ironica una voce accanto a lui. Kurt girò lentamente la testa, dato il pressante dolore al collo, incontrando lo sguardo divertito di Blaine. Il riccio gli sorrideva dal letto accanto al suo, ma c'era qualcosa che non andava nei suoi occhi... Hummel era troppo confuso per decifrare le emozioni del suo compagno di stanza, così si limitò a grugnire una risposta incoerente. Già era tanto che ricordasse il proprio nome, figurarsi riuscire a formulare una frase di senso compiuto. Tentò di alzarsi dal letto per andare in bagno e affogarsi nella doccia, ma i suoi tentativi furono resi vani da un altro giramento di testa. 
"Ti conviene sederti, tigre" consigliò di nuovo Anderson, con lo stesso tono di voce. "Complimenti, sei reduce dalla tua prima sbronza". Kurt si girò nuovamente verso di lui, guardandolo in cagnesco. "E' inutile che mi guardi così" riprese il riccio, sorridendo con l'aria di spassarsela più del dovuto, "chiunque sarebbe crollato dopo aver buttato giù Dio-solo-lo-sa quanti bicchieri di vodka a stomaco vuoto."
 Quindi era questo che gli aveva rifilato Smythe nel punch: vodka. Si annotò mentalmente di fargliela pagare molto cara. Una nuova fitta lancinante gli attraversò le tempie. MOLTO, MOLTO CARA.
"Invece di fare dello spirito" disse, massaggiandosi le tempie "mi sai dire chi mi ha riaccompagnato in stanza? I miei ricordi si fermano al momento in cui quel bastardo mi ha offerto altro punch..."
Blaine ebbe uno spasmo impercettibile alle labbra, e si fece pensieroso. "Probabilmente Finn" rispose, dopo un attimo di esitazione. 
Almeno è stato solo il mio fratellastro a trascinarmi in camera semi-cosciente. Con uno sforzo non indifferente, riuscì ad alzarsi dal letto, e con passo traballante si diresse al bagno. Quando arrivò alla porta, sentì il proprio compagno di stanza iniziare a canticchiare un motivetto, quasi sovrappensiero, e arrossì senza sapere il perché.


                                                                                        All the single ladies, 
                                                                                        all the single ladies
                                                                                       Now put your hands up!









-Note dell'autrice-
Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta! (E solo con un giorno di ritardo)

Intanto sappiate che ho letto le recensioni dello scorso capitolo (Grazie *.*), e appena riuscirò a connettermi per più di un quarto d'ora vi risponderò. I promise
Tornando al capitolo...
Kurt sbava per Blaine, e Blaine sbava per Kurt. E Kurt è un po' tonto... Il solito, insomma.
Nel prossimo capitolo potremmo (POTREMMO) avere un Blaine senza maglia. ;D
Alla prossima!


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Capitolo 10
*** Bagni fuori stagione e lezioni di biologia ***


-Note dell'autrice-
Rieccomi! (Questa volta in orario)
Come al solito, un grazie enorme -gigantesco- a tutti quelli che leggono e recensiscono, che leggono in silenzio, o che aprono per sbaglio il capitolo. Mi dispiace non riuscire a rispondervi personalmente (per i soliti motivi tecnici), ma ci tenevo a dirvi che i vostri commenti mi rendono felicissima. *.* Grazie, grazie, grazie.





Bagni fuori stagione e lezioni di biologia


"Ma qui sono tutti pazzi!" esclamò Rachel, arrancando su e giù per la stanza come un leone in gabbia, tormentandosi le mani. Kurt, disteso mollemente sul proprio letto, ebbe una strana sensazione di dejavu, e sospirò. Il GC era riuscito ad aggiudicarsi  la seconda sfida (Kurt non ne era per niente sorpreso: i loro costumi erano stati sia più originali che più dettagliati rispetto a quelli dell'altra squadra -modestia a parte, ovviamente-), ma la notizia della terza prova aveva portato il panico fra le sue file. 
Anderson, che si era goduto in silenzio la scena fino a quel momento, tossì una risata.
"Col cavolo che a novembre mi metto a fare il bagno nel lago!" la ragazza rabbrividì al sol pensiero. "Ci saranno sì e no cinque gradi!"
Il manipolatore aspettò che l'amica finisse di borbottare improperi contro il preside Figgins, il corpo insegnanti e le istituzioni americane prima di ribattere. "Su, Rachel, non credo che ci farebbero morire assiderati, vedrai che avranno trovato un modo per riscaldare l'acqua." 
Anche se non ho idea di quale potrebbe essere... aggiunse, mentalmente. 
Lanciò un'occhiata ad Anderson, che ogni tanto tirava su la testa dal libro di letteratura per osservare la scena, divertito. Hummel sbuffò: avrebbe preferito che il nemico non li vedesse deboli e impauriti.
Soprattutto se il suddetto nemico era stato testimone del suo imbarazzante post sbornia. 
Ripensando a quella sua pessima figura sentiva riaffiorare la voglia di affogarsi nella doccia...
Rachel lo guardò eloquentemente, e per Kurt non fu difficile indovinare cosa stesse pensando: orso. 
Beh, in effetti non è che ultimamente i professori avessero prestato particolare attenzione alla loro incolumità...
"Capisco che per te non sia un problema, Kurt, visto che..." - il castano la redarguì con lo sguardo - "sei abituato ai climi freddi...." concluse allora l'amica, incerta. 
Blaine scoccò uno sguardo interdetto prima a uno e poi all'altra. 
"Ma noialtri diventeremo blu non appena metteremo piede in acqua!" Detto questo ricominciò a marciare su e giù per la stanza, col volto corrucciato.  "Certo, Puck, Finn e gli altri ragazzi diventerebbero ghiaccioli prima di ammettere di sentire una lieve frescura..." considerò esasperata, alzando gli occhi al cielo.
Kurt ridacchiò, annuendo, e tamburellò con le dita sul letto per invitarla a sedersi. "Ma non è questa l'unica cosa che ti preoccupa, giusto?" L'amica si sistemò accanto a lui mordicchiandosi il labbro inferiore, i grandi occhi castani rivolti al copriletto. "E' che non so nuotare bene" farfugliò imbarazzata, giocando nervosamente con le frange della coperta. 
Il manipolatore si tirò a sedere con le gambe incrociate, appoggiando una mano sulla sua piccola spalla. "Rach, non è un problema. Davvero. Se non te la senti puoi anche nasconderti dietro un cespuglio e aspettare che finisca la sfida." sorrise con dolcezza, subito imitato dalla ragazza. 
Il suo sguardo di ghiaccio si fece furbo. "Tanto bastiamo noi nove per batterli" affermò con sicurezza, indicando Anderson col pollice. Quello, in risposta, alzò la testa con un mezzo sorriso e lo sguardo penetrante.
Kurt avvertì un brivido lungo la spina dorsale. 
Accidenti a lui e ai suoi dannati occhioni a calamita...
Rachel si alzò dal letto, sospirando. "Ok, adesso torno di là, visto che devo ancora finire di studiare storia dell'arte. Che poi... Ma chi se ne frega degli omini stilizzati disegnati nelle grotte?! Io li avrei fatti meglio! E non sono nemmeno in America!" borbottò polemica. Hummel ridacchiò, riuscendo a malapena a salutarla prima che la porta si richiudesse dietro di lei con un tonfo sordo; poi sospirò, recuperando il libro di astronomia.
Rachel poteva anche risultare petulante e testarda, ma era la sua migliore amica. L'aveva accolto a braccia aperte nel proprio gruppo nonostante fosse ancora piuttosto freddo e distante, in quel periodo. Kurt cercava di tralasciare il fatto che i primi tempi avrebbe voluto tirarle una padellata in testa per farla stare zitta ed essere lasciato in pace, ma doveva ammettere di aver iniziato presto ad apprezzarla davvero: sapeva essere molto leale e comprensiva, e non esitava ad aiutare i propri amici, quando erano in difficoltà. Nonostante questo, Kurt non le aveva mai raccontato nei dettagli il proprio passato, né degli incubi che tuttora lo tormentavano. Non che non si fidasse di lei, ma rappresentavano una debolezza che preferiva di gran lunga tenere nascosta.  
Aveva presto scoperto di non poter iniziare una solida amicizia con la frase "sono stato vittima di bullismo, gettato nei cassonetti e riempito di granita perché preferisco i ragazzi alle ragazze" senza poi dover subire passivamente quegli sguardi... Kurt odiava essere guardato in quel modo. Lo stesso modo in cui l'avevano guardato tutte le persone che erano venute a sapere di ciò che aveva passato: la compassione con cui si guarda un giocattolo rotto. Proprio non riusciva a sopportarla. 
Aggrottò la fronte, cercando di scacciare i pensieri e di concentrarsi sulle fasi di formazione dell'universo. 


"Tira un leggero venticello, non trovate?" borbottò Tina, frizionandosi le braccia. 
Una folata gelida fece increspare l'acqua del lago e rabbrividire i ragazzi. 
Gli altri tentarono di annuire, sebbene sembrassero solo in preda agli spasmi, battendo i denti per il freddo. Kurt mascherò una risata con un colpo di tosse che non passò inosservato. Avrebbe dato qualunque cosa per poter osservare quella situazione dall'esterno: venti ragazzi, in costume e di una leggera sfumatura blu-Avatar, allineati sulle rive di un lago il dieci di novembre. Ovviamente pronti ad un bagno.
Esilarante. 
Ringraziò il cielo che i suoi poteri lo proteggessero dall'aria gelida.
"E' inutile che ridacchi, Kurt!" abbaiò Rachel accanto a lui, cogliendo la sua espressione divertita. "Magari non soffrirai il freddo, ma ti vorrò vedere sulla spiaggia quest'estate."
Il volto del manipolatore si distorse in una smorfia disgustata. "Mi ci dovrete trascinare per i capelli"
"E lo faremo, fidati" promise Mercedes, con un sorrisetto maligno.
"Almeno siamo tutti sulla stessa barca" fece notare Mike con aria piuttosto sollevata, accennando col mento a qualcosa alla loro destra. (Aveva entrambe le mani sotto le ascelle nel tentativo di non perderne la sensibilità).
I ragazzi della Dalton, disposti in riga a qualche metro di distanza, non erano certo in condizioni migliori: molti di loro si muovevano su e giù per provare a riscaldarsi, altri si limitavano a stare il più vicino possibile; tutti, comunque, avevano un'espressione sofferente dipinta in volto.
Kurt, per la centesima volta quella mattina, si sentì profondamente in imbarazzo. Avrebbe di gran lunga preferito indossare una tuta da palombaro piuttosto che quel costume rosso striminzito dato in dotazione agli studenti del McKinley. Si sporse per dare una veloce occhiata agli altri ragazzi, e sbuffò, scontento: avevano una carnagione abbronzata e un fisico ben piazzato (e ringraziavano tutti le ore di educazione fisica, per questo), per quale sfortunata combinazione di cromosomi lui doveva essere smilzo, pallido e con dei muscoli pressoché inesistenti? Iniziò a borbottare a mezza voce improperi contro la genetica e gli studi di Mendel. Incrociò le braccia al petto, nervoso, nascondendosi tra gli altri membri del GC e tentando di farsi notare il meno possibile. 
Ovviamente il suo tentativo andò in fumo nello stesso momento in cui lo mise in atto. 
Un classico. 
In quell'esatto istante, un ragazzo seduto sulla riva del lago notò la sua presenza.
Dico io, ma tra tutti quelli che potevano accorgersi di me, proprio lui?! 
Kurt Hummel, concentrati. Non lo fare. I veri uomini non arrossiscono: hai mai visto Sylvester Stallone ridacchiare imbarazzato con le guance paonazze? Nonono... Se arrossisci ti uccido.  
Ecco, capisci di aver bisogno di uno psichiatra quando inizi a minacciarti di morte da solo. 

Anderson aveva ruotato la testa verso di lui, cominciando a squadrarlo intensamente. Al contrario degli altri diciotto esseri umani stipati lì attorno (diciassette, escluso Kurt), non lasciava trapelare quanto stesse soffrendo per quelle temperature polari; più che altro appariva scocciato. 
Era mollemente appoggiato sulle braccia, che aveva allungato dietro di sé, con la schiena e i bicipiti in tensione e le gambe semi-distese. E Oh mio Dio gli si intravedono le vene sugli avambracci. Il manipolatore deglutì rumorosamente, mentre il suo sguardo scivolava sulle sue spalle muscolose, soffermandosi sulle morbide fossette fra le scapole; e poi giù, lungo la flessuosa spina dorsale. La sua posizione gli consentiva di scorgere anche una parte del petto di Anderson. 
La divisa della Dalton non gli rende assolutamente giustizia.
No buono.

Ben definiti ma non eccessivamente pompati, i pettorali erano solcati da una leggera peluria scura, che terminava poco prima degli addominali. Essi erano ben visibili sotto la lucida pelle del ventre, e terminavano con una V che scompariva nel costume blu.
Le guance di Kurt si tinsero violentemente di rosso, ma lui si costrinse a non distogliere lo sguardo. 
Siamo sicuri che sia novembre? perché io sto iniziando a sentire un po' caldo... Parecchio caldo... Più o meno il caldo di un forno ventilato a 220 gradi, ecco. 
(S)fortunatamente, Mr. Schuester ebbe la grande idea di iniziare a parlare proprio in quel momento, facendo terminare in modo quasi traumatizzante quell'intensa analisi reciproca. 
E il premio "Mr. Tempismo 2014" va a...
Kurt fu costretto a rivolgere la propria attenzione al professore, che si era avvicinato al lago (con indosso un golf piuttosto pesante). Il ragazzo aveva ancora la pelle d'oca sul collo. E non c'è bisogno di ricordare che su di lui, il freddo, non aveva quel tipo di effetto. 
"Buongiorno, ragazzi!" esclamò Schuester con entusiasmo. In risposta ebbe solo mugugni e grugniti scocciati. "Capisco la vostra perplessità" continuò, e non c'era certo bisogno dei superpoteri per intuire l'umore generale, "ma non preoccupatevi: l'acqua non è fredda come sembra. L'abbiamo riscaldata, e adesso raggiunge i quindici gradi." 
"Oh, menomale!" commentò ironica Santana "e io che mi preoccupavo!"
Risatine.
Mr. Schuester la ignorò, tirando fuori qualcosa dalla tasca dei jeans. "Vedete questa?" chiese, mostrando una sfera leggermente più piccola di una palla da biliardo, di un bel rosso acceso. Tutti gli allievi si strinsero attorno a lui per osservare meglio. "Ce ne sono parecchie sul fondo del lago. Ogni gruppo deve prenderne il più possibile e riportarle a riva. Alla fine della mezz'ora prestabilita, la squadra che avrà collezionato più sfere avrà vinto la sfida! Ci sono domande?"
"Abbiamo l'assicurazione sulla vita, vero?" chiese Rachel a Kurt, bisbigliando. Il ragazzo sorrise, dandole delle pacche comprensive sulle spalle.
"Bene, al mio via..."
Entrambi i gruppi si prepararono, allineandosi nuovamente sulla riva del lago, le espressioni corrucciate come se fossero ai blocchi di partenza di una gara olimpionica di stile libero. Hummel strinse un ultima la mano alla Berry, con fare confortante. 
"Tre... due, uno... VIA!"  
Ovviamente quasi tutti i ragazzi iniziarono a immergersi cautamente, rabbrividendo ad ogni passo. "Ma è gelida!" mugolò qualcuno. Ad un metro e mezzo dalla riva, l'acqua arrivava alla vita. 
Kurt si distanziò velocemente dagli altri ragazzi, camminando spedito sul fondale sabbioso: per lui aveva una temperatura gradevole. Subito dietro di lui veniva Sam, sulla cui gola si iniziavano a intravedere quelli che apparivano come tagli piuttosto profondi alternati a piccoli rigonfiamenti. Sembrava piuttosto a suo agio, nonostante la bassa temperatura. Quando le branchie del biondo furono complete, si sorrisero, complici. Prima che Hummel si immergesse, notò che anche un loro avversario non pareva eccessivamente turbato da quella temperatura. Anderson camminava tranquillo sulla sabbia del fondale, l'acqua del lago che si increspava dolcemente attorno ai suoi fianchi. Il manipolatore ne fu sorpreso: a quella distanza dalla riva dovevano esserci poco più di dieci gradi... Che il suo potere avesse a che fare con l'acqua?
Evitò di porsi ulteriore domande, e si sbrigò a prendere una boccata d'aria e ad immergere la testa sott'acqua. Effettivamente lì sotto la temperatura era molto più fredda. Tentò di tenere gli occhi aperti in quel paesaggio nebuloso (operazione che fu favorita dall'assenza di sale), e iniziò a nuotare verso il fondo del lago, dove la luce arrivava sempre più flebile. Il suo corpo era senza peso, mentre con bracciate possenti scivolava sempre più in profondità; ogni tanto qualche raro pesciolino gli guizzava fra le gambe, evidentemente non troppo turbato dalla sua presenza. Dopo quelle che gli parvero ere geologiche iniziò a chiedersi quanto potesse essere profondo quel bacino d'acqua. Notò con preoccupazione che la temperatura continuava ad abbassarsi, e la luminosità a diminuire; mentre la prima caratteristica poteva non costituire un problema per lui, la mancanza di luce lo era di certo. Quando i polmoni iniziarono a reclamare insistentemente un po' d'ossigeno, Kurt cominciò seriamente ad agitarsi. Un bagliore vermiglio richiamò la sua attenzione, e il ragazzo si affrettò a scendere sempre più giù con una decisa spinta delle gambe. Sbattè ripetutamente le palpebre, e con un certo sollievo notò che in quel tratto erano distribuite una decina di sfere, adagiate nella sabbia e semi-nascoste da alcune alghe. Afferrò la prima che gli capitò a tiro, tenendola stretta nel pugno, e ricominciò a salire aiutato dalla corrente. Quando arrivò in superficie la necessità d'aria era divenuta impellente: sbucò sulla superficie inspirando profondamente; aveva la sensazione che qualcuno gli avesse appena strizzato i polmoni. Molti dei suoi compagni si erano ormai immersi, e vicino alla sponda del lago non c'era quasi più nessuno. Impiegò qualche istante per riprendersi, per poi galleggiare fino alla riva e far rotolare sull'erba la seconda sfera recuperata dal GC. Probabilmente la prima era stata portata da Sam. Come ad avvalorare la sua ipotesi, vide un ciuffo biondo scomparire nuovamente sotto la superficie trasparente. Anche gli Warbler erano riusciti a recuperare già una sfera. Facendosi coraggio e respirando profondamente, il manipolatore si immerse di nuovo, cercando di orientarsi per raggiungere il punto in cui aveva trovato la prima sfera. 
Fortuna che sono ben visibili, pensò, scostando una grossa matassa d'alghe per appropriarsi della seconda palla vermiglia. Fu a quel punto che un impercettibile movimento colto con la coda dell'occhio lo portò a girare di scatto la testa, rischiando quasi di far cadere la sfera per l'agitazione. La sua bocca si spalancò, e i suoi occhi si sbarrarono per il terrore. Sentì il sangue defluire distintamente dal proprio viso, mentre il cuore iniziava a battere scompostamente nel suo petto, il tumtumtum attutito dall'acqua circostante. 
A pochi metri da lui galleggiava placidamente il pesce più grande che avesse mai visto. Doveva essere lungo almeno due metri e mezzo, e a giudicare dal corpo gonfio e dalla coda imponente, che continuava a sgusciare con lentezza ipnotica, poteva raggiungere tranquillamente i duecento chili. La sua pelle era completamente priva di squame, di un grigio fumo sul dorso che andava rischiarandosi verso l'addome, divenendo quasi bianco. 
Kurt non riusciva a muoversi, il terrore che investiva il suo corpo a ondate; tentava di ragionare, mentre le dita ormai insensibili continuavano a stringere per inerzia la sfera.
Il suo cervello era in totale black-out, e l'assenza prolungata di ossigeno di certo non aiutava.
Devi congelarlo, devi congelarlo! continuava a ripetere una vocina allarmata nella sua testa, ma un  qualsiasi suo movimento avrebbe spezzato anche l'immobilità dell'animale.
Il suo sguardo attonito si spostò su quegli occhi tipicamente vacui, e inclinati verso il basso in un'espressione perennemente addolorata. Quel pensiero lo fece quasi ridere.
Due lunghi baffi gialli oscillavano dolcemente nell'acqua, una delle estremità fissate proprio sopra la bocca dell'animale, che si apriva e si chiudeva seguendo il dolce movimento delle onde.
Pesce gatto gigante, registrò la parte del suo cervello che riusciva a mantenere la calma.
Fu allora che Kurt li vide. Dritti, aguzzi e bianchi come l'avorio, i denti del pesce si stagliavano fin troppo visibili contro il suo corpo goffo e scuro, quasi non riuscissero ad inserirsi nell'insieme.
Una luce lampeggiante si accese da qualche parte nel suo cervello, ma, a discapito della situazione, non segnalava un pericolo imminente... Più il ragazzo osservava l'animale, e più sapeva che c'era qualcosa che non andava; ma proprio non riusciva a capire cosa potesse essere.
Era come trovarsi alla fine di un puzzle con un solo pezzo rimasto e scoprire che non era quello giusto. 
La scena gli passò davanti agli occhi come un flash.

La professoressa di biologia si trascinava da un lato all'altro della classe, spiegando con voce monotona e soporifera. La vecchia megera aveva trascorso la prima ora di lezione con un sorrisetto maligno sul volto, pronta a cogliere chiunque di loro tentasse di imbrogliare durante il test a sorpresa.
"Uno degli animali più a rischio d'estinzione, ai giorni nostri, è senza alcun dubbio il pesce gatto del Mekong. Esso vive nelle acque dolci del sud-est asiatico, ma la pesca indiscriminata e la costruzione di dighe hanno portato ad una riduzione della popolazione pari a circa il 95%. Dato che si nutre di alghe e piante presenti nei fiumi, non ha bisogno di... "
La penna di Kurt si muoveva sul foglio in completa autonomia, senza che lui prestasse particolare attenzione alla spiegazione. All'improvviso, Rachel, che tentava invano di nascondere una risata dal banco accanto al suo, fece scivolare sotto al suo naso il proprio quaderno, aperto alla prima pagina. In mezzo al foglio immacolato troneggiava la caricatura della professoressa, e accanto lo schizzo di un enorme pesce ornato di baffi gialli. Nell'angolo in basso c'era una breve nota.
'Hai visto, sono uguali!" diceva la calligrafia tondeggiante della ragazza. 'Vegetariani, baffuti e senza denti!'


Senzadentisenzadentisenzadenti.
Kurt ritornò al presente con un sorriso luminoso e soddisfatto ad arricciargli le labbra.
Ignorando il pesce davanti a sé, iniziò a guardarsi freneticamente intorno, ben conscio di cosa avrebbe dovuto cercare.
Ed eccolo lì.
Alla sua sinistra, non troppo distante da lui, galleggiava un ragazzo, con due dita premute sulle tempie e gli occhi a mandorla strizzati nel tentativo di proiettare un ologramma piuttosto complesso.
Wes, lo riconobbe subito il manipolatore, non troppo sorpreso. Sollevò la mano con cui reggeva la sfera per rivolgergli un saluto spavaldo, e nell'esatto istante in cui lo vide spalancare gli occhi scuri con aria sbalordita, l'ologramma del pesce gatto si dissolse senza lasciare traccia.
Conscio di non poter godere appieno di questa vittoria, Kurt si diede una poderosa spinta con le gambe, risalendo finalmente in superficie.

Quando sbucò dall'acqua la quarta volta, sentì Mr. Schuester urlare distintamente: "Mancano cinque minuti!" 
Gran parte dei suoi amici (e dei suoi avversari) erano stremati dalla fatica e dalla temperatura gelida. Alcuni di loro si limitavano a galleggiare vicino alla riva, ansimanti. Chiamando a raccolta l'energia che gli era rimasta, Kurt si immerse per l'ultima volta; si limitò a ripercorrere la stessa strada dei viaggi precedenti, il più velocemente possibile. Avvistò l'unica sfera visibile in quel tratto di sabbia, e si accinse a raggiungerla. Uno spostamento d'acqua a pochi metri da lui lo fece sobbalzare: Anderson, con i capelli arruffati e le guance arrossate per il freddo e lo sforzo, stava puntando la sua stessa sfera, con l'espressione decisa e le sopracciglia aggrottate. I due avversari si guardarono negli occhi per un istante che parve infinito, prima di voltarsi contemporaneamente e iniziare a nuotare a tutta velocità verso la preda. 
Oh, no, non ti permetterò di fregarmela! pensò Kurt con fervore, urtando le costole di Blaine col gomito. Quello gli restituì il favore, spingendolo con un fianco, mentre percorrevano gli ultimi centimetri insieme. 
I loro corpi, tesi nello spasimo della "corsa", continuarono ad urtarsi e sfiorarsi, e Hummel stava davvero tentando di rimanere concentrato nonostante i brividi che gli strisciavano lungo la colonna vertebrale ad ogni contatto. All'improvviso la loro attenzione fu catturata da un corpo che cadeva come piombo verso il fondale del lago. Entrambi si fermarono d'istinto, gli occhi fissi su quella figura, i volti terrei e le labbra esangui. Il sangue si congelò nelle vene del manipolatore, e il suo sussultò quando riconobbe la ragazza che stava affogando, il costume rosso ben visibile nella trasparenza dell'acqua.
Rachel!
Non impiegò più di un secondo a cambiare direzione, nuotando a tutta velocità verso la sua migliore amica, fortunatamente non troppo lontana dalla superficie.
Continuava a muovere le braccia e le gambe con foga, i muscoli che bruciavano e urlavano per lo sforzo, i polmoni che si contraevano in cerca di ossigeno. Ma non doveva fermarsi. Non poteva fermarsi. Riuscì finalmente a raggiungerla, afferrandola per un braccio e tentando di scuoterla. Rachel non dava segni di vita, le palpebre serrate e la bocca semiaperta; i suoi lunghi capelli castani galleggiavano mollemente attorno al viso pallido. Kurt cercò con tutte le proprie forze di riportarla verso la terra ferma, verso l'aria, ma la ragazza era troppo pesante, e lui troppo stanco, e ogni tentativo si rivelò inutile. Il manipolatore stava per scoppiare a piangere per la frustrazione e la paura, quando una mano calda si posò sulla sua spalla. Si girò di scatto, l'espressione probabilmente spiritata, incontrando un paio di occhi ambrati che lo guardavano sicuri. 
Kurt non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi per la sua presenza, perché Anderson indicò se stesso, Rachel e la superficie del lago. Hummel annuì, intuendo le sue intenzioni. Lasciò che il riccio afferrasse l'altro braccio della ragazza svenuta e lo aiutasse a trascinarla a riva. Poco per volta, i due giovani riuscirono a spostare Rachel, ansimando e sbuffando per lo sforzo. Quando furono abbastanza vicini alla sponda del lago per essere visti, sentirono una serie di esclamazioni spaventate, e poi il rumore di diversi corpi che entravano a contatto con l'acqua; qualcuno li sgravò del peso della ragazza, aiutandoli ad arrivare a terra. Kurt era sfinito, e riuscì a malapena a tenere gli occhi aperti mentre qualcuno lo afferrava per le spalle e lo aiutava a trascinarsi a riva. L'unica cosa che lo teneva sveglio era la preoccupazione per la sua migliore amica. Venne adagiato con delicatezza vicino al tronco del suo salice, in modo che gli fosse possibile vedere Rachel, distesa sull'erba a pochi metri da lui. Mr. Schuester le si avvicinò, allarmato ma deciso, facendosi strada fra i ragazzi preoccupati, e iniziò a schiacciare con entrambe le mani il petto della ragazza. Bastarono pochi istanti, e poi lei spalancò gli occhi arrossati, iniziando a vomitare rivoli d'acqua. La sua bocca si aprì istintivamente, e il petto cominciò ad alzarsi e ad abbassarsi spasmodicamente in cerca d'ossigeno. Kurt vide Finn entrare nella sua visuale, buttarsi in ginocchio davanti alla propria ragazza e poi stringerla al petto, con gli occhi chiusi e una solitaria lacrima che gli scivolava lungo la guancia. Il manipolatore sorrise con dolcezza, permettendosi finalmente di chiudere le palpebre: l'adrenalina che l'aveva tenuto sveglio fino a quel momento era scomparsa. Sentì una presenza accanto a sé, e girò la testa d'istinto. Anderson era semidistesto a meno di un metro da lui, ansimante, col petto che si alzava e riabbassava velocemente. Dai capelli ricci scivolavano gocce d'acqua cristallina che gli ricadevano lungo il collo. Se Kurt fosse stato men sfinito, avrebbe detto che lo stava guardando con preoccupazione.
"Grazie, hobbit." alitò il manipolatore col poco fiato che gli era rimasto. E lo intendeva davvero. 
"Non c'è di che, Porcellana" rispose quello, con un mezzo sorriso.
Gli angoli della bocca di Kurt si piegarono leggermente verso l'alto, e riuscì a pronunciare un'ultima frase prima di farsi vincere dalla stanchezza. "Di' a Wes che i pesci gatto giganti non hanno i denti".
Si godette l'espressione stralunata sul volto dell'altro, poi chiuse le palpebre. 









Morale della storia:
state sempre attenti in classe, non sia mai che vi ritroviate a dover smascherare un pesce gatto del Mekong.



-Note finali dell'autrice-
Come promesso, eccovi i Klaine senza maglia! *lancia coriandoli*
Tra due capitoli scopriremo il potere di Blaine. Cioè, Kurt lo scoprirà. Gran parte di voi l'ha già fatto...
Mi sa che in queste note mi tocca ringraziare anche Ambros, che mi beta i capitoli la notte (mattina?) alle due interrompendo la visione di Matt Bomer. Grazie, sorella.
Alla prossima!

*Spoiler per la prossima sfida*
' Vi faremo vedere i sorci verdi ' vi dice qualcosa? ;)

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Capitolo 11
*** Canzoni significative e sorci verdi ***



Canzoni significative e sorci verdi*


"... quindi, dato che il GC e gli Warblers hanno recuperato lo stesso numero di sfere, il credito è stato assegnato ad entrambe le squadre".
Accanto a questa scritta, era segnato "D/M"
Ah.
"Poco male, direi" commentò Sam con una scrollata di spalle. Kurt annuì distrattamente, gli occhi ancora puntati sul foglio.
Non poteva fare a meno di pensare che, se Anderson non lo avesse aiutato a salvare Rachel, probabilmente la vittoria sarebbe stata degli Warblers. Non sapeva perché lo avesse fatto (avrebbe tranquillamente potuto approfittare della situazione), ma Hummel era abbastanza sicuro che, senza di lui, l'amica sarebbe stata spacciata...
"Mi dispiace tanto, ragazzi" farfugliò una voce sottile dietro di lui. "Se non fosse stato per me, Kurt sarebbe riuscito a recuperare un'altra sfera..." Rachel abbassò lo sguardo, profondamente dispiaciuta.
Le era stata raccontata nei dettagli la dinamica della vicenda, dato che sembrava non ricordarsi niente a parte un forte capogiro, e adesso si sentiva tremendamente in colpa. Prima che Kurt potesse aprire bocca, prese parola Quinn. "Su, Rach, non è colpa tua" la tranquillizzò, accarezzandole la spalla.
"Sì, Q. ha ragione: ti sei solo fatta prendere dal panico, sarebbe potuto succedere a chiunque" disse Mercedes con semplicità, "Vedrai che avremo altre occasioni per batterli".
Gli altri ragazzi annuirono con convinzione (a parte Santana, che la guardava in cagnesco, risentita).
Rachel sorrise a tutti con gratitudine. 
"In cosa ci dovremo cimentare la prossima volta?" chiese Finn, sporgendosi verso la bacheca con aria interessata.
"Dodgeball" sillabò Sam con un sorrisetto sulle labbra.
Tutti i ragazzi si esibirono in grida eccitate; tutte le ragazze (e Kurt) impallidirono.
"Ho visto il film" affermò Rachel, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore, "e mi sembra alquanto violento..."
"Ma perché non è mai qualcosa tipo 'Catturare le farfalle' ?" brontolò Mercedes, incrociando le braccia al petto. 
"Eddai, ragazze! Dovrete solo mettere da parte gli smalti ed essere un po' più... aggressive" Puck sorrise loro, divertito. Si meritò lo sguardo offeso di cinque paia di occhi. 
"Te li faccio vedere io, gli smalti" ringhiò Rachel, avventandoglisi contro. Quello riuscì a sfuggirle, per poi iniziare a correre lungo tutto il corridoio ridendo a crepapelle. "Tanto ti prendo!" gli urlò dietro la ragazza, inseguendolo. 
Kurt sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Avrebbe di gran lunga preferito un retino ad una palla di cuoio. 
20 novembre
Beh, per lo meno avrò una settimana di tranquillità...
Risalì le scale trascinando i piedi, preparandosi psicologicamente a passare un pomeriggio tentando di decifrare gli appunti di trigonometria.
Quando arrivò all'ultimo gradino sentì un rumore assordante esplodere in tutto il corridoio; molti studenti si affacciarono dalle proprie camere, infastiditi, alla ricerca della fonte di tutta quella confusione.
Ma chi cavolo è che ascolta la musica a questo volume?!
Kurt ebbe un pessimo presentimento, e si avviò velocemente verso la propria stanza.
La sensazione si trasformò in certezza quando, fermatosi davanti alla porta 216, potè distinguere distintamente le parole della canzone, sparata a tutto volume oltre la parete. 


                                                                                                     
                                                                                        Last Friday night,
                                                                                                     Yeah we danced on tabletops,
                                                                                                     and we took too many shots,
                                                                                                     I think we kissed but I forgot
                                                                                                     Last Friday night!


Ma è scemo?! 
Spalancò la porta con un colpo secco, pronto a urlare contro il proprio compagno di stanza con tutto il fiato che aveva in gola.
Il suo piano andò in fumo quando si ritrovò davanti una scena alquanto... bizzarra. Anderson aveva gli occhi chiusi, e stava saltellando e ballando per tutta la camera, agitandosi e sculettando a ritmo. Kurt rimase fermo sulla porta con un'espressione sconvolta; chiuse con uno scatto udibile la mandibola che continuava a penzolargli sulla moquette. La prima cosa che notò quando riuscì a distogliere lo sguardo dai suoi fianchi che si muovevano sensualmente, fu che non indossava la divisa della Dalton, ma un paio di jeans scuri piuttosto stretti (e Kurt ne sapeva qualcosa, di jeans stretti) e una polo nera a maniche corte, che gli fasciava perfettamente la schiena...
Ok, Kurt, respira.
Il ragazzo seguì il proprio consiglio, inspirando ed espirando profondamente. Quando si fu calmato, vide che lo stereo incriminato era poggiato sul letto più lontano dalla porta.
Ma dove l'ha trovato uno stereo? si chiese, interdetto.
Anderson si stava esibendo in una serie di giravolte, quando Hummel decise di intervenire.
"Anderson?"
Il riccio iniziò a canticchiare, completamente ignaro.
"Anderson?!"
Ancora nulla. Sarebbe potuta scoppiare la Terza Guerra Mondiale nella camera accanto, e lui avrebbe comunque continuato a non sentire nulla. 
"ANDERSOOOOOON!"
Quello si girò di scatto verso la porta, con aria allarmata e gli occhi spalancati.
"Accidenti, Hummel! Mi hai fatto prendere un colpo!" si lamentò, portandosi drammaticamente una mano al petto.
E' solo una mia impressione, o è arrossito?
Blaine si avvicinò al proprio letto e spense lo stereo, per poi rivolgersi di nuovo a Kurt con aria corrucciata. "C'era bisogno di urlare in quel modo? Mi hai sfondato i timpani!" si stropicciò un orecchio per chiarire il concetto. Il castano sollevò le sopracciglia, incredulo. "Io ti avrei sfondato i timpani?! Ma ti sei accorto che il volume della musica era altissimo?"
Il Warbler alzò gli occhi al cielo. "Oh, andiamo" sbuffò, "non era poi così alta!"
"Ceeerto " Hummel incrociò le braccia al petto, squadrandolo con aria ironica, "è per questo che hai continuato a sculettare per la stanza nonostante ti avessi chiamato due volte!" 
Non riuscì a controllare l'improvviso afflusso di sangue che gli inondò il viso, e distolse lo sguardo tormentandosi le labbra con i denti; Anderson inclinò la testa sulla spalla con espressione curiosa, poi sembrò capire, perché assottigliò le palpebre e sorrise furbescamente. 
Dannatissima boccaccia, gliele offro su un piatto d'argento.
"E così ti piace Katy Perry" proruppe Kurt, in un tentativo abbastanza ovvio di cambiare argomento.
Il sorriso dell'altro si estese, e lui parve divertito dal suo palese tentativo di svicolare. "Oh, moltissimo. Credo sia anche meglio di--"
Non dirlo, non provare a dirlo. Non ci pensare nemm--
"Lady Gaga"
L'hai detto.
"Questo lo dici tu" borbottò il manipolatore, scoccandogli un'occhiata omicida. 
"Un fan di Lady Gaga, devo supporre"
"Fino al midollo"
Si guardarono in cagnesco per alcuni istanti, senza osare muovere un muscolo.
L' unica cosa che abbiamo in comune io e questo tizio è la specie a cui apparteniamo.

E l'orientamento sessuale.
Dettagli.
E la stanza.
Irrilevante.
Mmh...
All'improvviso il volto di Anderson si ridistese in un sorrisetto inquietante. "Però devi ammettere che il testo di questa canzone è... interessante" Gli scoccò un'occhiata eloquente.
Kurt non impiegò più di un secondo a capire, e arrossì fino alla punta delle orecchie. 
Non poteva credere che gli stesse rinfacciando l'ubriacatura di Halloween... Non era mica stata colpa sua! 
Non rimpiangerò mai abbastanza di essermi fidato di quel bastardo.
Alzò il mento con tutta la dignità che riusciva a racimolare, e si distese sul letto, ignorandolo.
Blaine si esibì in un sospiro soddisfatto, conscio di aver avuto l'ultima parola.
Ridi, ridi. Questa battaglia l'hai vinta tu, ma la guerra è ancora lunga...


Un proiettile gli passò a dieci centimetri dall'orecchio, e Kurt si buttò a terra.
Dannazione! C'è mancato poco.
Si rialzò sistemandosi la tuta con aria scocciata.
La palestra era diventato un vero e proprio campo di battaglia. I venti ragazzi, separati da una sottile linea bianca, continuavano a lanciarsi contro palloni che sfrecciavano in tutte le direzioni.
Dopo aver dato le indicazioni necessarie (e cioè: potete colpire gli avversari ovunque; vale essere eliminati dopo un rimbalzo; non superate la linea di metà campo), Mr. Schuester aveva pensato bene di defilarsi sulle gradinate, al riparo da ogni attacco.
E intanto laggiù si stava scatenando l'inferno.
Avete presente che i ragazzi della Dalton sono tutti (o quasi) beneducati, gentili e contenuti? Ecco, date loro una palla e un avversario, e in poco tempo vi ritroverete ad un banchetto Vichingo del 500 a.C. 
Un sibilo lo riscosse dai suoi pensieri, e Kurt fece appena in tempo ad abbassarsi che un pallone rosso gli passò sopra la testa, sbattendo contro il muro con un colpo secco che rimbombò per tutta la palestra. 
Sbuffò. Già il dodgeball era uno sport violento se giocato tra persone normali, provate ad immaginare cosa non diventa se ci aggiungete giocatori con superforza, supervelocità e super-chi-più-ne-ha-più-ne-metta.
La partita era iniziata sì e no da un quarto d'ora, e c'erano state vittime da entrambe le parti.
Mercedes era uscita dal campo con aria indignata appena cinque minuti dopo il VIA, stesso dicasi per un ragazzo piuttosto corpulento della Dalton. 
Gli Warblers più pericolosi erano senz'altro Smythe e Jeff, e infatti erano tenuti costantemente occupati da Quinn, che tentava di deviare i palloni, e Finn, che lanciava missili che avrebbero potuto fare un buco nel muro. Letteralmente.
Kurt, d'altra parte, si limitava a starsene in un angolino, evitando le rare micce che gli venivano tirate: non era considerato un avversario "pericoloso", per cui non era una priorità come potevano esserlo gli altri ragazzi. Probabilmente avrebbe tranquillamente potuto ghiacciare tutti i palloni che si ritrovava davanti, ma aveva la sensazione che sarebbe stato meglio mantenere il segreto ancora per un po'...
In quel momento, Brittany fu colpita alla gamba da una palla lanciata da Smythe, che ghignò nella sua direzione con fare canzonatorio.
Un sorriso divertito si dipinse sulle labbra di Kurt quando si accorse che, in realtà, era stata una  Brittany ad essere stata eliminata. La copia della ragazza bionda scomparve in una nuvoletta di fumo, e la vera Pierce corse ad afferrare la palla rossa che le rotolava accanto ai piedi, scoccando uno sguardo di sfida a Sebastian. 
All'improvviso, qualcosa sfiorò la spalla di Hummel, facendolo voltare di scatto, allarmato. Quando non vide niente accanto a sé, sollevò le sopracciglia con aria confusa.
"Scusa, Kurt" mormorò una voce femminile accanto a lui.
Ma certo! Che stupido.
"Di niente, Tina" Il manipolatore sorrise all'amica invisibile. 
Davanti a lui, Mike continuava a schivare palloni assumendo le pose più strane e contorte, mentre gli altri facevano del loro meglio per resistere il più possibile. Rachel si limitava a diventare impalpabile quando non riusciva ad essere abbastanza veloce da schivare tutti i proiettili sferici, facendoseli passare attraverso. L'attenzione di Hummel fu attirata da un'imprecazione lanciata da Santana, colpita al fianco e costretta a sedersi.
- 8
Bastò quest'attimo di distrazione, e il ragazzo percepì appena una macchia rossa e sfuocata dirigersi a tutta velocità verso il proprio naso. Il suo corpo reagì prima che il cervello potesse registrare una qualunque informazione; vide la scena al rallentatore, come nei film: sollevò contemporaneamente le mani, afferrando la palla ad un soffio dalla propria faccia.
Qualcuno.mi.spieghi.come.cavolo.ho.fatto...
Quando si fu ripreso dalla sorpresa, abbassò le braccia, pronto a fulminare chiunque avesse osato tentare di colpirlo.
Un mezzo sorriso familiare si aprì dall'altro lato della palestra, e Kurt sbuffò.
C'era da aspettarselo.
Anderson gli fece cenno con le dita di avvicinarsi, sciabolando lentamente le lunghe ciglia.
Hummel gli scoccò uno sguardo di sfida, uscendo finalmente dal nascondiglio ai margini del campo da gioco: non si sarebbe di certo tirato indietro di fronte ad una sfida così palese.
 Accanto a lui, Quinn sembrava notevolmente affaticata, costretta com'era a controllare tutti i palloni in circolo per la palestra. Kurt si fermò esattamente davanti a Blaine, mentre Finn lo squadrava con aria confusa, chiedendosi il perché di quell'improvvisa intraprendenza. Il riccio piegò leggermente le ginocchia, invitandolo a provare a colpirlo.  
Il castano gli sorrise, prima di far scattare il braccio destro indietro, pronto al lancio. 
La palla schizzò via dalla sua presa a gran velocità, superando di parecchi centimetri la testa del suo avversario; questi lo guardò con aria canzonatoria, ma Kurt gli rispose con uno sguardo fermo, per niente deluso. Bastarono pochi istanti perchè la sfera colpisse la parete opposta e tornasse indietro, urtando con forza le gambe del giocatore alla destra di Blaine.
Il moro fu notevolmente sorpreso, e si prodigò in un inchino ironico verso il manipolatore, che ridacchiò. 
Tina fu colpita casualmente da una palla deviata dalla Febray, e il suo corpo tornò visibile per un istante.
- 7
Kurt si guardò attorno preoccupato, notando che i suoi compagni erano sempre più stanchi. Gocce di sudore imperlavano la fronte di Quinn, mentre i suoi occhi saettavano di qua e di là.
Rachel si distrasse un momento, e non riuscì ad evitare un colpo scagliato da Jeff.
- 6
Il manipolatore decise di prendere in mano la situazione, raccogliendo una palla che gli stava rotolando davanti ai piedi. Magari non sarebbe riuscito ad eliminare molti avversari, ma poteva sempre tentare di distrarli. Con espressione decisa, lanciò una palla contro uno degli Warblers che tentava di eliminare Finn, colpendolo alla spalla. Esultò, contando quelli rimasti: adesso erano in parità. 
Sam fu colpito subito dopo, e così anche Brittany. La vera Brittany, questa volta.
Accidenti!
Adesso rimanevano solo lui, Puck, Finn e Quinn.
Finn riuscì a colpire Duvall, che si allontanò dal campo mesto, accompagnato dall'espressione dispiaciuta di Sterling. 
Con uno sguardo d'intesa, Noah e Kurt si sistemarono davanti agli altri due ragazzi per coprirli da eventuali attacchi: se qualcuno li avesse eliminati non avrebbero avuto più alcuna speranza.
Da entrambe le panchine provenivano grida d'incitamento, che rimbombavano fra le pareti della palestra. Per un istante tutti i giocatori si fermarono per elaborare un piano d'attacco; a poca distanza dalla linea di metà campo si squadravano con espressioni impenetrabili.
Accadde tutto in un istante. Smythe strappò la palla dalle mani di Anderson, e la scagliò sugli avversari con tutta la forza che aveva in corpo: il suo braccio fu talmente veloce da risultare quasi invisibile. La sfera rossa si stava dirigendo a tutta velocità contro Quinn, presa totalmente alla sprovvista.
Oh, no! Se la elimina siamo finiti!
Kurt si spostò impercettibilmente verso sinistra, frapponendosi fra quel proiettile sferico e la sua vittima designata.
Non vide neanche la palla che lo colpiva.
Il contraccolpo gli strizzò l'aria via dai polmoni, mentre gli addominali si contraevano automaticamente per proteggere gli organi interni. Fu come aver ricevuto un calcio nello stomaco. Sentì le ginocchia cedere per un attimo, mentre sibilava fra i denti: "Bastardo", rivolgendosi a Smythe. Quello fu decisamente deluso dal fallimento del suo piano geniale, minimamente toccato dal ragazzo che, di fronte a lui, si portava le mani allo stomaco con aria sofferente. Si limitò a borbottare un "colpito", per poi prepararsi a ricevere un pallone. 
Ti giuro che una volta di queste te la farò pagare, pensò Kurt con astio.
Puck, Finn e Quinn si erano stretti attorno a lui, preoccupati. Jeff, Blaine e gli altri due Warblers rimasti si avvicinarono alla linea di metà campo per accertarsi che andasse tutto bene; intanto continuavano a lanciare sguardi incolleriti ad un incurante Sebastian. Dalla panchina del GC provenivano urla e lamentele indignate. "Era proprio necessario tirarla così forte?" chiese Puck, visibilmente alterato. "Era a un metro da te!"
Il francese gli rispose scrollando le spalle con indifferenza; a quel punto, Kurt pensò che fosse il caso di intervenire, prima che Finn e Noah si lanciassero su Smythe riempiendolo di pugni.
Non che la cosa mi dispiacerebbe, ma potrebbero sospenderli.
Si limitò a poggiare una mano sulle spalle dei due ragazzi, rassicurandoli. "Non preoccupatevi, sto bene". Si trascinò fuori dal campo stirando le labbra in un sorriso tremolante, e si sedette sulla panchina riservata agli eliminati. Gli altri ragazzi gli si avvicinarono, interrompendo le proteste per chiedergli come si sentisse e se avesse bisogno del ghiaccio; Hummel era troppo concentrato sulla partita per capire se avesse effettivamente bisogno di un trapianto di stomaco. Di sicuro la zona colpita dalla palla pulsava ancora dolorosamente.
Il gioco continuò per molti minuti, ma alla fine anche Finn, Puck e Quinn furono vinti dalla stanchezza, ed eliminati uno dietro l'altro. Un coro di sospiri sconfitti si alzò dalla panchina del GC, mentre gli Warblers esultavano per la vittoria.
Il manipolatore, con un gemito, si accinse ad alzarsi dalla panchina per entrare negli spogliatoi e farsi una luuuunga doccia fredda. MOLTO FREDDA. Che magari gli impedisse di introdursi nella camera di Sebastian durante la notte e soffocarlo col cuscino. Sentì degli esitanti colpi di tosse dietro di sé, e girandosi si ritrovò davanti Jeff e Nick, che guardavano per terra con aria imbarazzata. A poca distanza da loro, Blaine era appoggiato con aria apparentemente rilassata contro la parete della palestra, ma non si perdeva una sua singola mossa.
"Ci dispiace davvero per quell'idiota, Kurt" cominciò Nick, quasi farfugliando.
"Fa molto male?" chiese Jeff, apprensivo.
Il manipolatore sorrise, intenerito. "Non preoccupatevi, ragazzi, sto bene... e poi non è colpa vostra". 
I due rialzarono lo sguardo, visibilmente sollevati. 
La loro innocenza era quasi toccante. 
Insomma, da quanto mi conoscono? Due settimane? Eppure sembravano sinceramente preoccupati per me...
"Scusa, ma adesso dobbiamo andare" indicarono col pollice i loro compagni di squadra che si stavano dirigendo negli spogliatoi "magari ti veniamo a trovare!" proposero con un sorriso genuino. 
Il castano annuì con entusiasmo, guardandoli con curiosità mentre si fermavano per scambiare qualche parola con Anderson. Alla fine della conversazione, quello alzò velocemente gli occhi ambrati, che trapassarono la figura di Kurt. Il manipolatore vi lesse una malcelata apprensione, e si ritrovò all'improvviso a ripetersi 'Sto bene, sto bene, sto bene' sperando, probabilmente per la prima volta nella  vita, che quel pensiero gli si leggesse negli occhi. Spostò il peso da un piede all'altro con aria nervosa, sentendosi improvvisamente a disagio ed esposto; l'altro lo stava guardando con così tanta intensità, così chiaramente alla ricerca di qualcosa, che quando alla fine sparì oltre la porta della palestra, Hummel si sentì come se lo avessero appena rivoltato come un calzino. Fu raggiunto dai ragazzi del GC, e si affrettò a ricomporsi. 
"Un giorno di questi uccido quel suricata imbecille. Senza rimpianti" borbottò, massaggiandosi lo stomaco.
I suoi compagni annuirono, seri.
"E io nascondo il cadavere" decretò Santana, con un sorrisetto. 








*il titolo è una (semi)citazione del film "Dodgeball - Palle al balzo", che è anche quello che Rachel dice di aver visto. 



-Note dell'autrice-
Ssssalve!
Come al solito, un grazie giganterrimo a chi ha letto e recensito lo scorso capitolo, siete tutti gentilissimi! *.*
E anche ad Ambros, che li beta tutti.
Ah, ho notato che alcuni di voi avevano avuto dei dubbi perchè alla fine del decimo capitolo non si era capito chi avesse vinto la sfida: non preoccupatevi, se non lo dico alla fine del capitolo stesso, probabilmente lo dirò in quello dopo. (A meno che non perda completamente la testa e me ne dimentichi...)
Al prossimo capitolo in cui, FINALMENTE (parte l'Inno alla Gioia), Kurt scoprirà il potere di Blaine e Blaine scoprirà il potere di Kurt. 


 

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Capitolo 12
*** Le cronache del ghiaccio e... ***



Le cronache del ghiaccio e... *



"RAGAZZIIIIIIIII! NEVICAAAAAAAAAAA!"
La quiete pomeridiana della stanza 216 (se così può essere chiamata una delle rare tregue fra i due inquilini) fu interrotta da due tornado che entrarono spalancando la porta senza tanti complimenti. Kurt sollevò la testa dal libro, osservando divertito i Niff che si precipitavano alla finestra, indicando il cielo plumbeo oltre il vetro come bambini di prima elementare. 
"Non è meraviglioso?" esclamarono con occhi luccicanti, battendo le mani per esprimere il proprio entusiasmo.
Fuori dalla finestra si poteva scorgere una spessa coltre candida che stava velocemente ricoprendo tutto il giardino, mentre fitti fiocchi ghiacciati danzavano nell'aria, sospinti dal vento.
Hummel sospirò, estasiato: adorava quella stagione. La neve aveva sempre il potere di tranquillizzarlo, e trovava che nessun paesaggio eguagliasse la bellezza di un prato innevato. Tutto sembrava così perfetto, così puro, ricoperto da cristalli di ghiaccio che riflettevano la luce del sole. 
Evidentemente non tutti la pensavano allo stesso modo.
"Non direi..." borbottò Anderson, contrariato. Kurt lo guardò stranito, mentre lui riaffondava nel libro di testo con espressione corrucciata. 
Sembra persino più nervoso del solito...
Jeff e Nick lo ignorarono, probabilmente aspettandosi una reazione del genere da parte sua. Ma il commento del leader non bastò a smorzare la loro eccitazione; si girarono verso il manipolatore, vibranti di aspettativa. 
"A te piace la neve, Kurt, vero?"
"Ovviamente!" 
"Grande! Così possiamo fare a palle di neve!" 
I due iniziarono a saltellare per la stanza, tenendosi per mano e ripetendo come un mantra: "facciamoapalledineve-facciamoapalledineve-facciamoapalledineve".
Jeff si fermò un attimo, folgorato da un'idea geniale. "E possiamo fare anche un pupazzo!"
Ricominciarono a saltellare, se possibile, con più energia di prima. 
Blaine si limitò a sospirare, affranto, mentre Kurt ridacchiava.
L'entusiasmo di quei due era davvero lodevole. 
"Ma non provate a mettergli uno dei miei papillon come l'anno scorso!" esplose dopo qualche secondo Anderson, come ricordandosi qualcosa di importante. La coppia di Warblers si scambiò un sorrisetto d'intesa, borbottando qualcosa di molto simile a "non ci azzarderemmo mai" e "ma figurati!"
Il riccio li guardò malissimo, per niente convinto, progettando di nascondere da qualche parte i suoi preziosissimi bow-ties. 
"KUUUUUUUURT!" una Rachel Berry piuttosto su di giri attraversò la parete urlando, seguita da un saltellante Puck. (Che però dovette accontentarsi di aprire la porta). 
"Hai visto che sta--" iniziò la ragazza, rivolta a Kurt.
"Nevicandooo!" conclusero i Niff per lei, guardando i nuovi arrivati con felicità crescente. 
I quattro ragazzi iniziarono ad esibirsi in urletti e saltellamenti entusiastici, mentre Kurt e Blaine guardavano la scena sconvolti. Solo loro potevano avere amici del genere...
"Ma non hai ancora sentito la notizia migliore!" proruppe Puck, sciogliendo il girotondo. "Indovina quale sarà la prossima sfida?"
Gli altri drizzarono le orecchie, interessati, ma Rachel non gli diede il tempo per riflettere.
"Palle di neve!" esclamò, con un'occhiata eloquente.
Kurt sapeva cosa intendesse: era l'ora che il suo potere venisse allo scoperto.
Sorrise, scrocchiandosi le dita. Quella era la sua sfida. 


Kurt sorrise, alzando lo sguardo verso il cielo e spalancando le braccia. La neve continuava a fioccare, inumidendogli il viso e scivolandogli fra i capelli castani.
Una risata cristallina gli sfuggì dalle labbra, mentre girava su se stesso con la bocca spalancata. Non sapeva descrivere quella sensazione di completa pace che provava in quel momento. Le sue preoccupazioni si scioglievano su quella coperta nivea, proprio come i cristalli di ghiaccio che toccavano il terreno. 
Non c'erano ricordi dolorosi.
Né spinte contro gli armadietti.
Né scritte incise con le chiavi sulla sua macchina. 
Né offese umilianti.
C'era solo lui, e la neve che stringeva fra le mani. 
Come se potesse conquistare il mondo. 
Come se niente potesse fermarlo.
Come se fosse finalmente a casa. Finalmente libero. 
Era nel suo elemento, semplicemente. 
Una mano si posò sulla sua spalla, delicata.
"Kurt, dobbiamo andare" lo informò Rachel dolcemente, indicando i ragazzi riuniti un centinaio di metri più in là. Il ragazzo riaprì gli occhi, sereno, e annuì.  
L'amica lo fissò un attimo in viso mentre camminavano, stranita. "Le tue iridi sono..." Il manipolatore si toccò la guancia con le dita, proprio sotto l'occhio, e sorrise con consapevolezza. "Più azzurre" concluse per lei, con tranquillità. "Sì, mi succede sempre quando..." indicò con un gesto generico la distesa innevata che li circondava. Rachel annuì, ricominciando a camminare. "Non capita spesso di vederti così... in pace." Non era un rimprovero, solo una constatazione. "E' bello" aggiunse frettolosa, temendo di averlo offeso. Il manipolatore la guardò con affetto, scompigliandole i capelli con la mano. Quella si risistemò fingendosi offesa, stringendosi la sciarpa attorno al collo.
"Certo che fa davvero freddo" disse sovrappensiero, strofinandosi le mani coperte dai guanti. Kurt fece spallucce, lisciandosi il lungo cappotto nero. Lui si sarebbe potuto vestire anche con t-shirt e bermuda in mezzo ad una tormenta, considerando che si sentiva assolutamente a suo agio quando faceva freddo, ma:
1) avrebbe attirato l'attenzione (e decisamente era una cosa che preferiva evitare);
2) adorava le sciarpe.
Camminarono ancora per qualche minuto, in silenzio, osservando le impronte che lasciavano nella neve.
Entrambi erano persi nei propri pensieri...
Quando raggiunsero il gruppo, capirono di essere gli ultimi arrivati, e si affrettarono a stringersi attorno al professore. 
"Ora che ci siamo tutti" cominciò Schuester, lanciando un'occhiata a Rachel e Kurt "diamo il via a questa sfida...Vedete questa bandiera?" Indicò un'asta alla sua destra, con un fazzoletto verde che sventolava ad un'estremità. "E' esattamente al centro del giardino. Voi vi sistemerete agli estremi di questo spiazzo, e la squadra che riuscirà ad appropriarsi della bandiera e riportarla nel proprio territorio si aggiudicherà il credito."
Kurt iniziò a studiare con occhio critico il paesaggio nei dintorni, alla ricerca di possibili nascondigli. 
Attorno a lui si estendeva a vista d'occhio nient'altro che una coltre nivea che rifletteva quasi dolorosamente i raggi del sole. Ogni tanto l'immensa distesa era interrotta da alberi spogli e rinsecchiti, le uniche macchie scure su quella tovaglia candid; tuttavia inutili, dal punto di vista bellico. 
"Sarà scontro aperto" mormorò fra sé e sé.
Le due squadre iniziarono ad allontanarsi progressivamente, sistemandosi ai lati dello spiazzo. I ragazzi continuavano a scambiarsi occhiate sospettose e prudenti, via via che la bandiera, e Schuester accanto ad essa, si facevano più piccoli. 
"Come al solito" urlò il professore per farsi sentire da tutti, quando fu nient'altro che un puntino lontano. "al mio segnale! Uno... due... tre.. VIA!"
Venti corpi si lanciarono in avanti, iniziando a correre verso l'asta a centinaia di metri da loro. L'avanzata era resa decisamente più ardua dal fatto che le scarpe pesanti continuavano ad affondare e scivolare sul ghiaccio. 
Attorno a Quinn si sollevarono piccoli cumuli candidi, subito scagliati verso gli avversari; gli altri si dovettero accontentare di raccogliere una, massimo due palle di neve per volta e avvicinarsi ai propri bersagli. Erano tutti troppo concentrati a prendere parte alla battaglia per occuparsi realmente della bandiera, lasciata abbandonata a se stessa al centro del giardino.
Proiettili candidi iniziarono a volare per tutta la radura.
Fiocchi gelati continuavano a precipitare con lentezza dal cielo, infradiciando i i giubbotti già umidi. 
Kurt vide distintamente la palla di neve che si dirigeva a tutta velocità verso il suo viso.
Questa volta non ci fu bisogno di alzare le braccia con un movimento repentino: gli bastò concentrarsi su di essa.
I suoi occhi si illuminarono di un guizzo azzurro, e la sfera bianca si fermò di colpo, per poi iniziare a gravitare dolcemente davanti al suo naso. La fece scendere finché non raggiunse il palmo della mano destra, e lì si adagiò docilmente.
Il manipolatore sorrise, sollevando lo sguardo e puntandolo sul ragazzo della Dalton che aveva tentato di colpirlo.
Vide con non poco stupore che molti degli avversari lo stavano guardando a bocca aperta, sconvolti. Avevano subito notato la semplicità con cui aveva fermato quel mucchietto di neve e ghiaccio, senza nemmeno muovere un muscolo. Tutti loro sapevano che persino un telecinetico di livello avanzato doveva muovere almeno un dito per controllare gli oggetti, e Quinn e Jeff ne erano la prova schiacciante. Quindi Kurt non poteva che essere...
Beh, visto che ormai sono stato scoperto...
Sorrise ampiamente con aria serena, spalancando le braccia con i palmi rivolti verso il cielo. Si concentrò un secondo ad occhi chiusi, e riuscì a percepire ogni singola, vibrante particella di ghiaccio a meno di trenta metri di distanza.
A quel punto, fu solo un gioco da ragazzi.
Quando sollevò le palpebre, una decina di sfere nivee stava danzando attorno alla sua figura, disegnando cerchi concentrici nell'aria. Ruotavano velocemente, completamente sotto il suo controllo, come una coperta di falene attorno ad una lanterna. 
Ormai tutti i ragazzi si erano fermati a fissarlo, attoniti. Gli Warblers avevano gli occhi fuori dalle orbite: non potevano credere di avere davanti uno dei pochi manipolatori rimasti in circolazione. I suoi compagni del GC, invece, conoscendo la portata del suo potere, si limitavano a lanciare sorrisetti divertiti ai propri avversari, consci del proprio schiacciante vantaggio. 
"Sì, va bene, Kurt: sei molto figo" ridacchiò Puck, girandosi verso di lui "ma non ci rubare tutto il divertimento!"
Kurt gli sorrise, felice, mentre con un singolo movimento delle mani scagliava a tutta velocità i proiettili che gli gravitavano attorno. Le palle di neve furono quasi invisibili, e riuscirono a centrare tutti gli avversari designati, colti completamente alla sprovvista. Questo sembrò risvegliare contemporaneamente tutti i ragazzi, che ricominciarono a correre a rotta di collo verso il centro dello spiazzo.
Hummel non si scompose, e fece scorrere lo sguardo su tutti gli Warblers, finché non trovò ciò che stava cercando.
Anderson lo stava fissando con occhi meravigliati e luminosi a pochi metri di distanza, ma non sembrava sorpreso quanto gli altri di ritrovarsi al cospetto di un manipolatore del ghiaccio. 
Il castano si esibì in un sorriso sghembo, invitandolo ad avvicinarsi con un cenno scherzoso delle dita.
L'altro sembrò riprendersi, e rispose al sorriso, riconoscendo il gesto fatto da lui stesso durante la sfida precedente. 
"Sei pronto?" gli chiese Kurt, quando furono a pochi metri di distanza.
"Quando vuoi!" 
Sembra molto sicuro di sé, nonostante il mio potere...
Il manipolatore si chinò a raccogliere un mucchietto di neve, modellandolo fra le mani. Avrebbe potuto farlo con la forza del pensiero, o comunque a distanza, ma trovava particolarmente rilassante maneggiare il ghiaccio. Il freddo gli accarezzava con delicatezza i polpastrelli, rendendoli particolarmente recettivi. Quando ebbe finito, iniziò a farlo levitare davanti agli occhi, pronto all'attacco. Anderson lo guardava con attenzione, fremente d'attesa, con uno strano luccichio negli occhi nocciola.
Kurt sollevò un angolo della bocca, e questo fu l'unico indizio che precedette il movimento fulmineo della sfera bianca. Il riccio non si mosse di un passo, e l'altro era convinto che avrebbe preso la palla dritta sul naso, ma all'ultimo momento successe qualcosa di inaspettato.
Blaine sollevò il braccio destro, distendendolo di fronte a sé. 
Nei suoi occhi fu visibile una scintilla dorata. 
Dal palmo aperto fuoriuscì una fiammata luminosa, che avvolse la palla di neve in spire bollenti e la sciolse completamente in pochi istanti. 
Il castano non poté nascondere la propria sorpresa, neanche quando il moro abbassò la mano e lo guardò dritto negli occhi.
Un manipolatore del fuoco! Chi l'avrebbe mai detto!?
A quanto pare Mercedes aveva ragione. Ecco spiegata l'antipatia reciproca, i battibecchi, il nervosismo, l'irritazione... E' ovvio che non ci sopportiamo! I nostri poteri sono decisamente in  conflitto. Ma questo spiega anche "l'interesse" che provo nei suoi confronti? Forse ha ragione  Rachel quando dice che "gli opposti si attraggono"... Se fosse davvero così? Se l'odio non fosse l'unico sentimento nato dalla profonda discordanza fra i nostri due poteri?
Kurt fu riscosso dalla voce dell'altro manipolatore. "Sembra che tu abbia trovato un degno avversario!"
"Questo è tutto da vedere"
Si concentrò nuovamente, preparando una ventina di palle di neve, che furono subito scagliate con forza contro il suo avversario. Anderson preparò con altrettanta velocità delle sfere di fuoco, che intercettarono e neutralizzarono i proiettili di Hummel.
I due ragazzi si scambiarono sguardi di sfida, mentre attorno a loro la corsa verso la bandiera continuava. 
Una macchia indistinta si stava avvicinando pericolosamente all'asta dalla parte opposta rispetto a quella di Puck, anch'egli molto vicino. 
Ma quel dannato idiota è sempre in mezzo alle scatole? Pensò Kurt, riconoscendo l'inconfondibile figura sfuocata di Sebastian.
Doveva sbrigarsi, altrimenti gli Warblers sarebbero riusciti a vincere la seconda sfida di fila.
E questo decisamente NON poteva accadere.
Cercò di riflettere in fretta, mentre Blaine attendeva pazientemente la sua prossima mossa con un sorrisetto consapevole sulle labbra.
 Non poteva sconfiggerlo come avrebbe fatto con chiunque altro: aveva già dimostrato di poter neutralizzare con facilità i suoi attacchi. Il suo sguardo si spostò istintivamente verso la coltre di neve attorno a lui: era decisamente spessa... Improvvisamente, gli venne un'idea.
Per la terza volta, sollevò attorno a sé un gran numero di palle di neve, iniziando a scagliarle una dietro l'altra contro Anderson; quello respingeva l'attacco, apparentemente annoiato.
"Hummel, se continuiamo così possiamo stare fino a stase---" 
Non riuscì a concludere la frase, perché Kurt aveva sollevato senza preavviso una spessa coperta di neve,  che si chiuse sopra di lui sommergendolo fino ai capelli. Il manipolatore del ghiaccio si concesse un ghignetto compiaciuto, prima di iniziare a correre a perdifiato verso la bandiera. Sperava che questa mossa gli facesse guadagnare abbastanza tempo da riuscire a fermare Smythe. Arrivò all'asta appena in tempo per vedere il suricata che si accingeva a sradicarla dal terreno, con espressione soddisfatta.
Inspirò profondamente, mentre una goccia di sudore gli scivolava lungo la tempia.
 Reagì in fretta, nonostante la stanchezza che iniziava ad assalirgli le membra. Non poteva certo sperare di muoversi più velocemente di Sebastian, ma poteva sempre tentare di fermarlo. Tese le braccia davanti a sé, attirando l'attenzione del francese, che si girò verso di lui con aria perplessa.
"Ehi, ma cosa diav---"
La risposta alla sua domanda fu data un istante dopo, quando dalla neve attorno ai suoi piedi sbucarono delle spire di ghiaccio, che iniziarono a risalirgli lungo le gambe, avvitandosi su se stesse. Non era un processo particolarmente sfiancante per il manipolatore, considerando che doveva solo trovare il ghiaccio e indirizzarlo, e non crearlo dal nulla, ma la fatica dello scontro precedente iniziava a farsi sentire.
Smythe si agitò espressione impaurita, mentre il suo sguardo saettava da Kurt ai propri piedi.
Hummel terminò il proprio lavoro con le sopracciglia aggrottate per lo sforzo, abbassando le braccia solo quando fu sicuro che le gambe dell'altro fossero completamente immobilizzate. 
In quel momento, Puck sfrecciò a tutta velocità accanto a lui, afferrando l'asta e sollevandola verso l'alto. "Questa la prendo io" soffiò nell'orecchio di un Sebastian visibilmente scocciato. 
Kurt sorrise, strofinandosi le mani sul cappotto. La battaglia terminò, e il GC si profuse in grida entusiaste, mentre gli Warblers sospiravano affranti.
Con non poca sorpresa vide Duvall scivolare con grande abilità giù dai rami di un albero, e avvicinarsi ad Anderson per aiutarlo a liberarsi della neve rimasta sulla sua giacca. Si mordicchiava le labbra per non scoppiargli a ridere in faccia. 
I due manipolatori si fissarono per un secondo, uno molto divertito e l'altro leggermente alterato. 
I dieci vincitori si incamminarono con aria trionfante verso la scuola, mentre Puck sventolava la bandiera sulle loro teste neanche fosse la 'Libertà che guida il popolo'
"Ehi, Hummel!" gridò una voce dietro di loro. Il diretto interessato, riconoscendo l'accento francese, non si prese neanche la briga di girarsi.
"Hummel! Ti dispiacerebbe liberarmi?"
Non ottenne risposta.
Mercedes si girò verso l'amico con espressione interdetta. "Kurt...?"
L'amico le rivolse un sorriso furbo, portandosi un dito all'orecchio e strofinandosi il timpano. 
"Dannazione, tutta questa neve deve avermi tappato le orecchie"
"HUMMEL!"









*Il titolo del capitolo riprende quello della serie di libri di George Martin 



-Note dell'autrice-
Buongiorno, ragazzi! Finalmente il momento che tutti stavate aspettando (più che altro per confermare le vostre ipotesi).
Dato che questo e il tredicesimo capitolo sono abbastanza corti, proverò a pubblicare il prossimo prima del 16 agosto.
Come sempre, un abbraccio virtuale stritolante per tutti quelli che leggono e lasciano una recensione. Sappiate che le leggo tutte anche se non riesco a trovare abbastanza connessione per rispondervi.
Alla prossima!


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Capitolo 13
*** December on Ice ***


-Note dell'autrice-
Lo so, lo so, sono in ritardo. Sono mortificata, ma negli ultimi giorni non sono proprio riuscita a trovare connessione.
Comunque, adesso sono tornata a casa, e non dovrei avere problemi ad essere puntuale con gli aggiornamenti. 
Eccovi il quattordicesimo capitolo :D



December on Ice


Elisabeth, tornata di ottimo umore, volle che Mr. Darcy le spiegasse come si era innamorato di lei.  
<< Com'è cominciato? >> chiese. << Posso capire che una volta nata, la cosa abbia preso piede, ma cosa ti ha fatto innamorare all'inizio? >>

Kurt lanciò un'occhiata di sottecchi ad Anderson, tranquillamente disteso sul proprio letto, intento a messaggiare. Sbuffò, frustrato. Ormai era una settimana che avevano stipulato il Trattato: erano riusciti a non litigare?
Certo che sì!
Kurt si sentiva meglio?
Certo che no!
Se possibile era addirittura più nervoso di prima, dato che non aveva più modo di sfogare la propria irritazione giornaliera.
E questo lo faceva irritare ancora di più. A ciò si doveva aggiungere che non aveva la più pallida idea dell'origine di tutto quell'agitazione, quindi era un vero e proprio circolo vizioso. 
Conversavano più di prima (sempre che "Buongiorno" e "Vado a lezione" potessero essere intesi come "conversare"), ma più che altro tentavano di non creare situazioni che si sarebbero (probabilmente) concluse con un litigio.              
Ovvero TUTTE le situazioni.
Quasi quasi preferivo quando ci scambiavamo battute acide...
Hummel si mosse nervosamente sul letto, tentando di trovare una posizione comoda.
Quella parvenza di civiltà col suo coinquilino lo stava uccidendo. Erano ben sette lunghi giorni che le pareti di quella camera non venivano deliziate con commenti sarcastici e/o offese sui rispettivi out-fit. Ultimamente era diventata un'occupazione a tempo pieno tentare di trovare risposte sempre più fantasiose alle frecciatine di Anderson, e adesso nelle ore libere si annoiava terribilmente. Non che Jane Austen non fosse un passatempo interessante, ma trovava alquanto improbabile innamorarsi di qualcuno che al primo sguardo ci era sembrato detestabile...
Altra occhiata di sbieco a Blaine.
Decisamente improbabile. 
Sospirò di nuovo, sconsolato, tentando di concentrarsi sul dialogo di Lizzy e Darcy.
<< Non posso fissare né l'ora né il posto, o lo sguardo o le parole che furono il principio del mio amore. E' passato troppo tempo. Ero già innamorato prima di accorgermene. >>
Si fermò un attimo a riflettere: era davvero possibile innamorarsi senza rendersene conto? "Prima di accorgersene" come affermava Darcy?
Lui non era un grande esperto in questo genere di cose. Ovviamente si era preso diverse cotte (sennò non avrebbe potuto sapere con certezza di essere gay), ma l'amore è una cosa ben diversa. 
Aveva sempre schernito le protagoniste dei romanzi che affermano di "non sapere cosa provano" o di "non sapere chi scegliere tra i due contendenti." Insomma, se sei innamorato lo sai e basta, no? Magari il tremolio delle ginocchia e le farfalle nello stomaco non sono delle prove inoppugnabili, ma di sicuro sono un buon punto di partenza. 
Trovava molto più ragionevole sopprimere i propri sentimenti per paura di un rifiuto e della sofferenza che ne deriverebbe, piuttosto che non ammettere il proprio amore col rischio che esso si accresca e ci consumi.
Tutto questo, ovviamente, se si crede fermamente nell'esistenza dell'amore. 
E non era il suo caso. No di certo. 
Magari nei libri, nei film, nei musical... Ma nella vita reale? E' davvero possibile trovare qualcuno che ti ami, che ti accetti per quello che sei? Difetti, pregi, manie, ossessioni, paure, virtù... 
Possibile che un essere dotato di senno potesse trovarlo perfetto così com'era?
No, non lo riteneva possibile... 
Non che i ragazzi incontrati fino a quel momento gli avessero dato motivo di ricredersi, comunque. 
Ok, doveva assolutamente trovare qualcosa di cui occuparsi, perché quella nullafacenza lo stava deprimendo.
Compiti? No, aveva già fatto il fattibile. E non ci teneva a ripassare per la centesima volta la Rivoluzione Francese. Considerando poi che, ultimamente, i francesi non gli erano neanche troppo simpatici...
Niente di personale, Robespierre, ma uno dei tuoi attuali compatrioti è, come dire... un imbecille.
Stava per convincersi a farsi prestare il portatile da Mercedes e lanciarsi in una maratona di Gossip Girl; l'ennesima, per altro, quando un'agente del caos a forma di Rachel Berry entrò in camera loro.
Camera mia.
Ovvero "passò attraverso la porta senza bussare."
"Ciao, Kur-" Il suo caloroso saluto fu interrotto da un rumore proveniente dall'altro letto. 
Anderson aveva iniziato a tossire con insistenza, guardando eloquentemente prima Rachel e poi Kurt.
La ragazza lo squadrò con fare interrogativo, e il castano si affrettò a spiegare. "Stai violando la regola 13 del Trattato Hummerson". Blaine annuì con aria seria, e la Berry fu costretta a uscire dalla stanza, borbottando. "Questa cosa mi sembra assolutamente inutile, Kurtie." La sua voce giunse ovattata da dietro la porta. "Considerando che..."
TOC TOC
"Avanti!" esclamò Anderson con aria eccessivamente allegra.
"Considerando..." continuò Rachel, rientrando nella camera aprendo la porta, "che ti ho anche visto in boxer. Più volte." Terminò la frase ammiccando e controllando la reazione di Blaine con la coda dell'occhio. Il riccio continuò a fissare lo schermo del proprio cellulare, ma deglutì rumorosamente. 
Kurt, invece, avvampò dalla testa ai piedi. "Grazie, Rachel..." farfugliò imbarazzato. "Ma adesso ho anche un compagno di stanza. Ed è meglio rispettare le nostre regole e non farci litigare, se non vuoi che il suo cadavere venga ritrovato su questa moquette". 
"Mi impegnerò" rispose l'amica, incrociando le braccia al petto.
"Brava ragazza" approvò Hummel con un sorriso. "Comunque, perché sei entrata qui come un bufalo, prima?"
Rachel gli lanciò un'occhiataccia, offesa per il paragone. "Sono entrata qui, con la grazia che mi contraddistingue, perché ho appena letto della prossima sfida."
Santo cielo, questa ragazza ha bisogno di un hobby.
"Ma passi la tua vita davanti a quella bacheca?" 
"Stai forse cercando di offendermi?" ribatté la ragazza, irritata.
Kurt si rese conto di essere stato davvero poco carino, e sospirò, passandosi una mano fra i capelli. "Scusa, Rach: hai ragione. Ultimamente sono più irritabile del solito. E non so nemmeno perché."
Il volto dell'amica si distese in un sorriso comprensivo, e si avvicinò all'orecchio del manipolatore. 
"Forse perché non litighi più con Blaine e te la prendi con tutti gli altri." suggerì con aria maliziosa.
"Io non me la prendo con tutti gli altri!" esclamò l'altro, inorridito dall'accusa.
"Ah no? Ieri hai detto a 'Cedes che sembrava una zebra fosforescente."
"Beh, quella maglietta era davvero terrificante..." si difese il castano, borbottando.
Rachel lo guardò scettica. 
"Va bene, va bene, è vero: me la prendo con tutti gli altri." ammise Hummel, alzando le mani in segno di resa. "In cosa consiste la prossima sfida?" chiese, dirottando l'argomento.
"Reggiti forte... Pattinaggio sul ghiaccio!"
"Ma noi non abbiamo una pista di pattinaggio!" considerò il ragazzo, aggrottando le sopracciglia.
"Suppongo che il lago sia ghiacciato..." rispose Rachel pensierosa. "In ogni caso, tu puoi sempre dare una mano e velocizzare il processo di solidificazione."
"Qualcuno qui si è messo a studiare scienze?"
"Ogni tanto capita anche a me." ridacchiò la ragazza. "Adesso ti lascio alla tua maratona di Gossip Girl."
"Ehi!" fece Kurt, sorpreso, "come facevi a sapere che avrei riguardato quel telefilm?"
Rachel rifletté un secondo. "Volevi dire ri-ri-riguardato. Ti conosco come le mie tasche, tesoro. E non puoi nascondermi nulla." rispose, guardandolo intensamente.
"Sa tanto di avvertimento."
"Lo è, infatti." La ragazza chiuse la porta dietro di sè, non prima di avergli lanciato un'ultima occhiata eloquente.
"Non ti facevo un tipo da Gossip Girl" commentò Anderson dopo qualche istante, con aria casuale.
"Adoro Chuck Bass" rispose Kurt facendo spallucce. "E tu? Tu che tipo sei?"
Blaine si girò verso di lui, pensieroso. "Ogni tanto guardo The Vampire Diaries, ma preferisco le saghe ai telefilm."
"Non ti chiedo 'Damon o Stefan?', perché potrei buttarti fuori dalla stanza, in caso di risposta sbagliata." disse Kurt con tranquillità, facendo ridacchiare Anderson. "Comunque io preferisco di gran lunga i musical ai telefilm."
Il riccio lo guardò con aria strana, e Hummel alzò gli occhi al cielo. "Lo so, lo so. Starai pensando che sono il perfetto stereotipo di gay."
"In realtà" ribatté Blaine con un sorriso sghembo "stavo pensando che piacciono molto anche a me."
Allora, a quanto pare, ce l'abbiamo qualcosa in comune...
Oltre all'orientamento sessuale, la stanza e il sarcasmo?
Oltre all'orientamento sessuale, la stanza e il sarcasmo.


Un paio di pattini consunti gli oscillarono davanti al naso, e Kurt alzò la testa.
"Oh, andiamo, non fare quella faccia." sbuffò Rachel, in piedi davanti a lui. "Non sarai pronto per 'Holiday on Ice', ma è quello che passa la ditta." Avvicinò ulteriormente le scarpe al suo viso, facendo tintinnare le lame. Hummel osservò con sguardo critico il tallone scorticato e la suola leggermente scollata degli scarponcini.
"Grazie Rach, ma passo." L'amica lo guardò con le sopracciglia alzate. "E pensi di pattinare senza questi?"
Il manipolatore non rispose, limitandosi a passare il palmo aperto sulle proprie scarpe. In pochi istanti, esse si ricoprirono di un sottile strato trasparente, e sulle suole comparve una lametta traslucida. La ragazza si allontanò borbottando qualcosa di molto simile a "ma così è troppo facile", cercando qualche altro ragazzo a cui rifilare quei pattini. 
Quella mattina il cielo era terso, e la temperatura gelida manteneva intatto lo strato di ghiaccio formatosi sul lago. Il terreno era ancora coperto da uno spesso strato di neve, e gli altri diciannove ragazzi preferivano di gran lunga passeggiare su e giù sulla riva, piuttosto che sedersi e congelarsi le chiappe.
Kurt squadrò dubbioso il bacino d'acqua, prima di avvicinarsi e sbattere le nocche sulla superficie cristallina. 
Sbuffò, concentrandosi e tentando di aumentare il più possibile il volume del ghiaccio: non era proprio il caso di far fare a tutti un bagno a fine dicembre.
Ma sembra che nessuno abbia avuto problemi a farcelo fare a novembre...
Si rialzò aggrappandosi al salice, leggermente traballante, e mise un piede su quella pista improvvisata. Attese qualche secondo, tastandone la resistenza con la punta delle scarpe. Quando fu certo che non avrebbe udito alcun cigolio o scricchiolio sinistro, iniziò a pattinare in tutta tranquillità. Gli altri ragazzi si stavano ancora allacciando i pattini, reggendosi con forza alla staccionata di protezione messa attorno al lago per l'occasione. 
Anche se penso sia meglio cadere sulla neve, piuttosto che schiantarsi contro dei pali di legno...
Iniziò con dei semplici giri a bordo-pista, facendo scivolare un piede avanti all'altro per abituarsi, mentre il ghiaccio sotto di lui iniziava a graffiarsi leggermente. 
Fece una veloce giravolta su se stesso, e si accorse con soddisfazione che i suoi pattini sopportavano benissimo l'attrito. 
Dopo un altro mezzo giro si fermò con grazia proprio davanti ai suoi compagni del GC, ancora intenti a saggiare la pista con aria scettica.
"Non credo di poter sopravvivere ad un altro bagno" farfugliò Rachel, rabbrividendo. 
Finn le passò un braccio sulle spalle con fare protettivo.
"Non preoccuparti" la rassicurò Kurt. "Ho già reso il ghiaccio più spesso, non ci sono pericoli."
Tamburellò con la punta della scarpa sulla superficie del lago, graffiandola appena. "Vedi?"
La ragazza non sembrava molto convinta, ma allungò un piede sulla pista, tenendo per mano il proprio fidanzato. Gli altri la seguirono, titubanti, iniziando a mettere lentamente un passo avanti all'altro. Dopo qualche minuto, cominciarono a muoversi con più disinvoltura, ridacchiando e spingendosi. Gli Warblers li osservavano indecisi da bordo pista, cercando di capire se rischiassero la vita o meno iniziando a pattinare.
Jeff e Nick furono i primi a lanciarsi nella mischia, scrollando le spalle con noncuranza, sostenendo che "tanto Blaine avrebbe impedito che morissero assiderati, in caso di una nuotatina nel lago ghiacciato".
"Bene, vedo che avete fatto gli onori di casa!" esclamò una voce dalla riva. Venti ragazzi si fermarono contemporaneamente, girandosi verso Mr. Schuester. O meglio, tentarono di fermarsi. Molti di loro cozzarono contro il compagno davanti, rischiando di provocare un pericoloso effetto domino.
Con molta cautela, le due squadre si avvicinarono alle sponde dello specchio d'acqua, arrestandosi prima di ribaltarsi sul terreno.
"Vi vedo già molto esperti..." commentò il professore, mentre Finn mulinava le braccia per mantenere l'equilibrio. "Comunque, eccoci alla nostra sesta sfida. Non dovrete fare molto se non... mantenere l'equilibrio. Dovete tentare di rimanere in piedi il più possibile, altrimenti verrete eliminati. Potete urtarvi e spingervi ma, per favore, evitate i placcaggi." Schuester rivolse un'occhiata di sbieco a Puck, che fischiettò innocentemente. Gli altri ragazzi ridacchiarono. "Ovviamente è vietato uscire dalla pista mentre si è ancora in gioco. Al mio via! Uno... due... tre!"
In un secondo, venti studenti schizzarono in tutte le direzioni, distanziandosi il più possibile.
Kurt notò con gioia che il potere di Smythe era perfettamente inutile, in quel caso: muovendosi troppo velocemente rischiava di perdere il controllo e scivolare rovinosamente sul ghiaccio. D'altra parte, la maggioranza dei ragazzi riusciva a stento a pattinare in linea retta, quindi sarebbe bastata una piccola spinta per farli cadere. 
Sospirò, mentre attorno a lui si stava svolgendo quella che sembrava una partita di hockey; con la sola eccezione dell'assenza delle mazze. E in quel caso era un bene, perché probabilmente sarebbero state usate come clave.
Ridacchiò, vedendo Finn tirare una spallata e buttare giù due ragazzi contemporaneamente. Tuttavia, anche gli Warblers si stavano facendo valere: Sam fu scaraventato per terra da un ragazzo che aveva allungato il braccio fino all'inverosimile (letteralmente), tirandolo per la caviglia. Il biondo uscì dal lago massaggiandosi la base della schiena con aria sofferente.
Un avversario si mise sulla traiettoria di Hummel, puntandolo. Si può dire che lo stesse 'caricando', in effetti.
Sono spine quelle che gli escono dalla faccia?!
Il manipolatore si limitò a fare un passo a destra, inorridito dal suo potere. Quello schizzò a pochi centimetri da lui, rischiando di schiantarsi a tutta velocità contro la staccionata.
E probabilmente di rimanerci conficcato...
Il castano ritenne saggio iniziare a spostarsi per la pista, per lo meno per evitare di essere placcato dall'uomo-riccio. 
Rifletté, zigzagando fra gli studenti. Avrebbe potuto creare delle spaccature nel ghiaccio per far perdere equilibrio agli avversari, ma:
1) probabilmente sarebbero caduti anche quei pattinatori olimpionici che aveva come compagni di squadra;
2) temeva di rendere troppo fragile la superficie del lago, facendo fare un bagno a tutti. 
Mi adatterò prendendo a spallate i miei avversari come se fossimo gnu. Anche se non credo sia una buona idea, considerando la mia, ehm... taglia.
Probabilmente avrebbe corso il rischio di rimbalzare contro la propria vittima, finendo con le gambe all'aria.
Dannatissimo fisico smilzo che mi ritrovo... Continuò ad errare per la pista per alcuni minuti, chiedendosi come potessero gli Warblers anche solo pensare di placcare una ragazza minuta come Rachel, visibilmente terrorizzata dalla situazione. 
Al contrario, "minute e terrorizzate" non erano proprio gli aggettivi che avrebbe usato per descrivere Mercedes e Santana, che sembravano possedute dallo spirito di un giocatore di football irlandese particolarmente nervoso. Non si facevano molti scrupoli a lanciarsi addosso ai propri avversari, urtandoli dolorosamente con spalle e schiena; ovviamente accompagnando ogni colpo con urla belliche.
A quanto pare hanno preso molto sul serio il consiglio di Puck di "mettere da parte gli smalti ed essere più aggressive"... 
Ok, lo ammetto: sono piuttosto intimidito. 

Era abbastanza stufo di rimanere a guardare: doveva trovare qualcuno della sua "taglia" sul quale accanirsi. Magari più basso di lui, non troppo muscoloso, su cui riversare più di due settimane di "Tregua Hummerson". D'altra parte, non c'era scritto da nessuna parte "Vietato prendere a spallate il proprio compagno di stanza fino a farlo cadere per terra". Con questo nuovo proposito, Kurt ritornò a spostarsi con più sicurezza di prima, stando attento a non farsi sfuggire un ragazzo riccio con una vistosa sciarpa rossa legata al collo. 
Sorrise, soddisfatto, avvistando Anderson che pattinava con scioltezza a pochi metri da lui, tenendosi ben lontano dalla mischia. Kurt aumentò notevolmente la velocità, arrivando a dargli una piccola spinta con la spalla destra: sarebbe stato davvero vigliacco da parte sua attaccarlo alle spalle. Quello si girò, sorpreso, seguendo con attenzione i movimenti eleganti di Hummel, che gli scoccò un sorrisetto di sfida.
"Questo non viola nessun articolo, mi pare." considerò il castano.
"No, direi proprio di no." rispose Anderson con lo stesso tono. 
Iniziarono a pattinare in tondo, mantenendo il contatto visivo; si scrutavano con cipiglio severo, in silenzio, aspettando ognuno una mossa dell'altro.
Vicino a loro, Rachel perse l'equilibrio, spinta da un Warbler, e cadde a terra trascinandosi dietro Il fidanzato, che non le aveva lasciato la mano un solo istante. 
Accidenti. Finn era una delle nostre migliori risorse. Certo, non è stato molto furbo da parte sua portarsi dietro Rach...
Kurt sospirò, riportando l'attenzione sul proprio avversario, che non aveva distolto lo sguardo per un solo secondo.
All'improvviso, si mossero insieme. Si scontrarono a metà strada, urtandosi con le spalle. Rimasero così qualche istante, spingendo l'uno contro l'altro, apparentemente immobili. Nessuno dei due sembrava avere la meglio: certo, Blaine era più muscoloso, ma Kurt era più alto. 
Il castano provò una certa soddisfazione nel lanciarsi addosso ad Anderson, nonostante la spalla avesse urlato tutto il proprio disappunto. Due settimane senza neanche un'offesa erano decisamente troppe.
Si separarono dopo qualche istante, col respiro affannato, e ricominciarono a girarsi intorno. L'assalto si ripetè altre due volte, senza che nessuno cedesse terreno. 
Attorno a loro, membri di entrambe le squadre continuavano a cadere, trascinandosi poi sulla terra-ferma, doloranti ma decisamente sollevati. Ormai non erano rimasti che pochi ragazzi sulla pista. Kurt si riavvicinò a Santana, Mike e Brittany, gli unici della sua squadra ad essere ancora in piedi; davanti a loro si schierarono i sei avversari. Nessuno di loro osava muovere un muscolo, limitandosi a lanciare sguardi sospettosi.
Hummel iniziava a sentire un dolore pulsante alle caviglie, e considerando le numerose nuvolette di fiato condensato che lasciavano le loro labbra, neanche gli altri ragazzi erano nelle loro migliori condizioni. 
Situazione di stallo.
Improvvisamente, il volto di Anderson ebbe un guizzo di vitalità, come se gli fosse appena venuta un'idea geniale. Allungò la mano verso il ghiaccio sui cui stazionavano i propri avversari, e chiuse gli occhi, aggrottando le sopracciglia. Prima che Kurt potesse formulare un pensiero più complesso di 'Oh, dannazione', la pista sotto di lui iniziò ad incrinarsi, e a diventare sempre più scivolosa.
Lo hobbit sta squagliando il ghiaccio!
Il silenzio fu rotto da una serie di scricchiolii inquietanti che provenivano dal basso, segno che la superficie del lago stava cedendo. Un sorrisetto soddisfatto si dipinse sul volto del riccio, mentre Kurt gli rivolse uno sguardo truce.
Questo idiota ci (o meglio, LI) farà morire congelati!
Quando dalle crepe formate nel ghiaccio iniziò a fuoriuscire acqua gelida, i ragazzi del GC sapevano di non poter fare più nulla, se non allontanarsi immediatamente. Kurt, Mike, Santana e Brittany iniziarono a spostarsi più velocemente che potevano verso le rive del lago, terrorizzati, (cioè, i primi tre erano terrorizzati, Hummel era solo irritato) incitati dai loro compagni. Così facendo, semplificarono il lavoro al loro avversario: le crepe si diramarono per tutta la pista, sempre più profonde. Ormai non c'era un angolo di ghiaccio nella loro metà che fosse ancora abbastanza spesso da potervi pattinare. Ogni speranza fu persa quando, ormai al limite dell'area della sfida, i ragazzi del GC si ritrovarono ad affondare sempre di più verso l'acqua: la superficie ghiacciata aveva ormai ceduto del tutto. La loro dipartita era accompagnata da cigolii e scricchiolii terrificanti.
I quattro amici si scambiarono un'occhiata affranta: c'era una sola cosa che potevano fare; ormai era troppo tardi perchè Kurt ricongelasse tutto. Si lanciarono sulla terra-ferma appena prima che nella superficie sotto di loro si aprisse una voragine abbastanza estesa da farli affondare tutti contemporaneamente.
Hummel si abbandonò nella neve, dandosi dell'idiota.
Avrei dovuto capire subito cosa stava cercando di fare! 
Attorno a lui esplosero grida di giubilo provenienti dalle file della Dalton, e il castano si mise a sedere appena in tempo per vedere Anderson ricevere pacche sulla spalla e complimenti. Il riccio si voltò verso di lui con un sorrisetto, sollevando entrambi gli indici.
1 - 1
Kurt sapeva esattamente cosa intendesse: l'aveva battuto al suo stesso gioco.
Gli rivolse un'occhiata torva, dopotutto aveva sempre rischiato di farli morire congelati!
Sempre che non desse per scontato che saremmo riusciti a saltare a terra appena in tempo...
Il manipolatore si ridistese per terra, sospirando. Quale modo migliore per far sbollire la rabbia, se non affondando nella neve?


 

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Capitolo 14
*** Il Trattato Hummerson ***



Il Trattato Hummerson


"Beh, direi che si spiegano parecchie cose..." commentò Kurt entrando in camera con una certa baldanza e sfilandosi il cappotto. 
"A cosa ti riferisci?" gli chiese Anderson distrattamente, ancora intento a togliere gli ultimi rimasugli di neve dai vestiti. Sbuffò con aria scocciata, passandosi una mano tra i capelli per liberare i ricci da tutto quel ghiaccio.
Hummel ridacchiò, gustandosi la scena. "Mi riferisco al fatto che non riusciamo a stare cinque minuti nella stessa stanza senza battibeccare..."
"O minacciarci di dolorose mutilazioni" concluse Blaine per lui, sollevando la testa.  "Quindi tu pensi che dipenda dai nostri poteri?"
Il castano fece spallucce "Sennò da che altro?"
L'altro fece per dire qualcosa, ma parve cambiare idea, perché tornò a scuotere la giacca con aria assorta.
"Quindi cosa intendi fare?"
"Dobbiamo fare qualcosa?" chiese Kurt, perplesso.
"Direi di sì, se non vuoi che un giorno di questi venga ritrovato un cadavere in questa camera."
"Che comunque sarebbe il tuo" borbottò Hummel, facendo alzare gli occhi al cielo a Blaine. Ma fu costretto a dargli ragione. "A cosa stavi pensando?"
"Che ne diresti di una tregua?" propose l'altro, "magari con delle regole... O qualcosa del genere." 
Si distese sul letto, con le braccia dietro la testa e gli occhi chiusi, totalmente rilassato.
"Tipo 'vietato portare ragazzi in camera con secondi fini' ?" chiese Kurt con aria apparentemente noncurante .
Il riccio abbozzò un sorrisetto. "Tipo. Oppure 'vietato minacciare il compagno di stanza di privarlo della sua virilità'" Si sollevò sugli avambracci e lo guardò in viso con un sopracciglio sollevato in modo molto eloquente.
"Certo che te la sei proprio legata al dito!" esclamò il castano, sedendosi a sua volta sulla sponda del proprio letto.
"Che vuoi farci," si giustificò Anderson con aria drammatica, "sono una persona sensibile!"
Questa volta fu il turno di Hummel di alzare gli occhi al cielo. "Ne ho un'altra. Vietato mettere la musica a volume ultrasonico. "
"Ma non era tanto alta!"
"Certo, certo"
"Senti questa: Vietato giudicare i calzini del proprio compagno di stanza. O i suoi pantaloni. O i suoi papillon."
"Intendi i suoi ridicoli calzini fucsia, i suoi pantaloni da pescatore di vongole in vacanza e i suoi papillon rubati ad un povero clown da circo?"
"Proprio quelli" sibilò Blaine fra i denti, guardandolo in cagnesco.
"Ok, ci proverò. Vietato denigrare le mie bellissime spille in tinta con gli outfit."
"Intendi le spille da rappresentante del W.W.F. ? Ci sto."
Kurt gli rivolse un'occhiataccia. "Vietato anche solo guardare le mie costosissime creme per il viso."
"Vietato rendere il bagno impraticabile per ore a causa dei fumi tossici della lacca."
"Vietato incollare il ripiano del bagno con quintali di gel maleodorante."
"Stra-vietato svegliare il povero Blaine ad orari indecenti."
Il castano alzò un sopracciglio con aria indignata, pronto a ribattere. "Vietato far baccano fino ad orari indecenti."
"Vietato offendere gratuitamente"
"Ma così mi togli tutto il divertimento!"
Lo sguardo truce dell'altro lo convinse ad alzare le mani in segno di resa. "Va bene, va bene. Vietato infierire sull'altro in caso di vittoria di una delle sfide."
"Dici che dovremmo anche limitare le battute sarcastiche?" chiese Anderson, pensieroso.
Kurt era scandalizzato. "Cosa?! No, sarebbe come dare via il mio primogenito!"
"Come sei melodrammatico... Vietato avere amiche anormali che non bussano alla porta ma attraversano il muro. In via del tutto ipotetica, ovviamente."
"Disse quello con Jeff e Nick come migliori amici..."
"A proposito delle battute sarcastiche..."
Hummel lo ignorò. Vietato dire che Katy Perry è più brava di Lady Gaga. E su questo non transigo."
"Mi stai dicendo che non posso esprimere opinioni in fatto di musica?" chiese Blaine, offeso.
"Ti sto dicendo che non puoi esprimere opinioni stupide in fatto di musica" ribattè Kurt con aria mortalmente seria. 
L'altro borbottò qualcosa di inintelligibile. "Vietato rivangare le mie figuracce passate.
Kurt sogghignò ripensando alle preziosissime informazioni fornite dai Niff. "Vietato riesumare gli accadimenti del party di Halloween."
Questa volta fu il riccio a ridacchiare. "Come vuoi... Vietato tenere la finestra perennemente aperta. Magari nessuno di noi due soffre il freddo, ma a me dà fastidio."
"Vietato far entrare in camera persone che strangolerei volentieri. Non che sia mai successo, ma prevenire è meglio che curare."
"E chi strangoleresti volentieri?" domandò Blaine, interessato.
"A parte te? Beh, il tuo amico mezzo francese rischia grosso."
"Non credo che lo vedrai qui in giro, non preoccuparti" rispose il Warbler, il tono improvvisamente freddo. Il castano lo squadrò con aria incuriosita. "Si può sapere perché lo detestate tutti? A parte l'ovvio."
"Vietato impicciarsi degli affari dell'altro."
"Va bene, va bene. Ho capito l'antifona, ero solo curioso."
L'altro non rispose, continuando a fissare testardamente il soffitto, e Kurt temette, probabilmente per la prima volta dall'inizio di quella convivenza, di averlo offeso davvero. Capiva perfettamente cosa significasse voler tenere un segreto per sé... Si pentì di essere stato così inopportuno. 
Dopo qualche secondo, Anderson sospirò. "A te viene in mente qualcos'altro?"
"No, direi di no." mormorò il castano, mordicchiandosi il labbro inferiore. 
"Allora penso sia giusto suggellare la nostra tregua con una stretta di mano, che ne dici?" 
Blaine si alzò in piedi senza attendere una risposta, fermandosi proprio davanti a Kurt; tese la mano destra, con aria fintamente solenne: sembrava che il malumore di qualche istante prima fosse passato. Hummel l'afferrò con un mezzo sorriso, pentendosene subito. Era calda e forte, ma anche estremamente delicata, come quella di un musicista... Un brivido gli risalì lungo il braccio, fino al gomito, facendogli venire la pelle d'oca. Ritrasse la mano quasi di scatto, arrossendo vistosamente, e notò che le dita erano leggermente intorpidite. Non era una sensazione così spiacevole.
Ma cosa cavolo...
Incontrò quasi casualmente lo sguardo di Anderson, che sembrava leggermente disorientato. 
Forse avremmo dovuto vietare anche il contatto fisico, se mi fa quest'effetto... 
Il moro abbassò la mano lungo il fianco, e Kurt lo vide distendere e arricciare ripetutamente le dita come per recuperare la sensibilità. 
Questo è decisamente strano. Anche la prima volta in cui ci siamo stretti la mano ho provato una sensazione simile, ma non così intensa. 
Dopo lunghi, silenziosi e imbarazzanti istanti, Blaine parve riprendersi; si voltò, dando la schiena a Kurt senza dire una parola, e si piegò davanti al proprio letto. Il castano dovette farsi violenza fisica per impedire al proprio sguardo di scendere pericolosamente verso il basso... Dopo qualche istante di tramestii, il riccio riemerse, tenendo fra le mani uno stereo. 
"Spero davvero che tu non stia per violare l'articolo 3" borbottò Hummel, incrociando le braccia al petto con aria di rimprovero. 
Anderson alzò gli occhi al cielo "Prometto di tenerla ad un volume ragionevole". L'altro annuì, distendendosi sul letto e afferrando il primo libro che gli capitò sotto tiro. Orgoglio e Pregiudizio: poco male. 
"E' verità universalmente riconosciuta che a uno scapolo provvisto di un vistoso patrimonio manchi solt---"
             
                                                 I really can't stay - But baby it's cold outside!
                                                              I have got to go away - But baby it's cold outside!
 
 
Kurt fece un salto sul letto, e scoccò un'occhiata di fuoco al Warbler: lo stereo si era acceso, sparando musica al massimo. Il suo compagno imprecò, tentando febbrilmente di girare la rotellina del volume.
Quando riuscì nel proprio intento, si girò verso l'altro in cerca di approvazione.
"Volume perfetto" approvò Hummel, tornando a leggere con tranquillità. 
Anderson si distese sul letto, con gli occhi chiusi e lo stereo poggiato sulle gambe; poco dopo iniziò a canticchiare le parole della canzone. 
                                                                                 
                                                                        ( This evening has been...) - Been hoping you'd drop in
                                                                                   (So very nice)  - I'll hold your hands, they're just like ice
                                                                                   (My mother will start to worry )- Beautiful what's your hurry?
                                                                                   (My father will be pacing the floor) - Listen to the fireplace roar
 
Il castano fu sorpreso di scoprirlo così dotato.
E lui se ne intendeva di musica: studiava canto da quando era un bambino. Sentì un piacevole brivido iniziare ad invadergli lo stomaco mentre quella voce si levava calda e avvolgente nonostante fosse poco più che un mormorio.
Quasi non se ne accorse quando si ritrovò ad intonare le parole insieme a lui, il libro ormai abbandonato sulla coperta.
    
                                                                So really I'd better scurry - Beautiful, please don't hurry
                                                                                    Maybe just half a drink more - Put some records on while I pour 
 
 
Blaine aprì gli occhi di scatto, alzando la testa e fissandolo con aria attonita. Kurt arrossì e si mordicchiò le labbra, soddisfatto di aver provocato quella reazione. Modestia a parte, sapeva di avere una voce piuttosto... interessante. Era chiara, alta, cristallina; più unica che rara in un ragazzo. Quelli come lui si contavano sulla punta delle dita, e lui ne era ben consapevole. 
 
                                                                  The neighbours might think - Baby, it's bad out there
                                                                                         Say, what's in this drink?! - No cabs to be had out there 
                                                                    I wish I knew how... - You eyes are like starlight now
                                                                                      ... to break this spell - I'll take you hat; you hair looks well
 
Come spezzare quell'incantesimo? Le loro voci si incastravano, si fondevano, si completavano.
I loro occhi non si erano lasciato un momento: ambra e ghiaccio che si incatenavano.
Erano scivolati l'uno verso l'altro come se non potessero farne a meno, sedendosi sulle sponde dei propri letti, i corpi protesi in avanti. Kurt deglutì rumorosamente, con le mani che stringevano spasmodicamente le coperte, come se si stesse trattenendo... Dal fare cosa, poi, non avrebbe saputo dirlo. Non poteva credere di avere davanti lo stesso Blaine Anderson con cui aveva battibeccato innumerevoli volte, persino fino a qualche minuto prima. Era a dir poco confuso.
Continuò a cantare per alcuni minuti, completamente in trance, finché un verso non richiamò la sua attenzione
                                                                 
                                                                                 I thrill when you touch my hand.
 
Erano talmente vicini che poteva percepire il fiato caldo del riccio accarezzargli le guance in fiamme. Aveva il cuore in gola, e davvero non sapeva come facesse la sua voce a suonare così decisa, considerando che nella testa aveva un vero e proprio groviglio di pensieri. Per non parlare del suo stomaco, che si stava contorcendo come in preda agli spasmi.
Grazie a qualche riserva nascosta di autocontrollo riuscì a drizzare la schiena, allontanando il viso da quello di Blaine.
Ritornò quasi subito a respirare normalmente, recuperando le proprie facoltà intellettive. 
Ma cosa cavolo mi sta succedendo?!
Anche Anderson sembrò riprendersi all'improvviso, sistemandosi meglio sul letto e distogliendo lo sguardo a sua volta. Sembrava che entrambi avessero appena scoperto un particolare interessante della moquette...
Kurt non poté fare a meno di apparire sollevato quando arrivarono agli ultimi versi della canzone. 
Fece un mezzo sorriso, preparandosi ad intonare l'acuto finale. 
Vediamo se Anderson è davvero così bravo...
                                                                                
                                                                             I really can't stay - Get over that old out
                                                                                                       Ah, oh, but baby it's cold outside!
 
Fu una conclusione perfetta. Le loro voci si fusero un'ultima volta, creando una melodia magnifica.
Rimasero un attimo in silenzio, osservandosi, per poi sbottare contemporaneamente:
"I miei complimenti, Hummel. Sei quasi bravo quanto me."
"Complimenti, Anderson. Sei quasi al mio livello."
Ed ecco di nuovo il mio compagno di stanza.
Si guardarono un attimo in cagnesco. "Oh, no! Io sono molto meglio!" esclamarono insieme.
Entrambi misero su un'espressione offesa, tornando alle loro precedenti occupazioni. 
Kurt mugugnò qualcosa di incomprensibile, continuando ad occuparsi della storia travagliata di Elisabeth e Mr. Darcy, mentre Blaine abbandonava lo stereo per recuperare l'Ipod.
Quello che nessuno di loro sapeva, è che tutta la scena era stata seguita da un pubblico piuttosto interessato. O meglio, da un'audience piuttosto interessata. (In perfetto stile famiglia Bennet, tra l'altro).
"Ma io li strangolo!" sussurrò Rachel con aria infervorata, l'orecchio schiacciato dolorosamente contro la porta.
Jeff e Nick stavano ancora decidendo se entrare all'improvviso costringendo quei due a baciarsi, o iniziare a sbattere la testa contro il muro per la disperazione. Puck accarezzò loro la schiena, tentando di consolarli. "Su, su, ragazzi. Vedrete che prima o poi capiranno."
"Ma io non voglio che lo capiscano prima o poi! Io voglio che lo capiscano ora!" esclamò Rachel, voltandosi di scatto. 
"Perchè devono far soffrire così tanto noi Klainers?" piagnucolò Jeff con voce ovattata, la testa appoggiata sulla spalla del proprio fidanzato. "Insomma, la loro attrazione reciproca è ovvia! Scommetto il martelletto di Wes che stavano per baciarsi quando Blaine ha cantato 'Your lips look delicious!" Nick annuì con solennità, completamente d'accordo.
"Quello che mi preoccupa," intervenne la ragazza, sempre più nervosa "è che magari i nostri due cervelloni hanno capito di provare l'uno qualcosa per l'altro. Anche se solo semplice attrazione fisica".
Puck la guardò interdetto. "Scusa, ma non capisco. Se avessero capito di piacersi, dove starebbe il problema?"
"Il problema," spiegò Rachel massaggiandosi la radice del naso, "è che ho la netta sensazione che stiano cercando di sopprimere i propri sentimenti. Insomma, sai com'è fatto Kurt... Se non ha il pieno controllo delle proprie emozioni non è contento." Si girò verso i Niff. "Pensate che Blaine stia facendo lo stesso?"
I due fidanzati si guardarono un attimo negli occhi, sapendo di pensarla allo stesso modo. "Non sarebbe nel suo carattere" affermò Nick, titubante, "ma..."
"Ma?" chiese la ragazza, impaziente.
"Ma dopo quello che è successo l'ultima volta...  Magari sta tentando di preservarsi." concluse Jeff per lui. 
Rachel affondò il viso fra le mani, affranta. "Quindi non c'è niente che possiamo fare..." concluse, mugugnando. 
"Ho paura di no..." affermò Puck. "Niente più di quello che stiamo già facendo."
"Punzecchiarli..." iniziò Nick.
"E sperare." finì Jeff.
















-Note dell'autrice-
Buon Ferragosto a tutti! Come al solito, un enorme grazie a chi ha letto/recensito lo scorso capitolo. Siete i migliori.  <3
E come promesso, eccovi il tredicesimo capitolo leggermente in anticipo.
Ce la faranno i nostri eroi a non rompere la tregua? Mmmh... 

 

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Capitolo 15
*** Aria di festa ***




Aria di Festa

Sono un genio.
La porta del negozio si richiuse dietro di lui con un lieve scatto, e Kurt fece scivolare l'ultimo pacchetto nella tasca del cappotto. 
Il Natale era ormai alle porte, e lui era finalmente riuscito a comprare tutti i regali che gli servivano. Fortunatamente, quell'anno aveva dovuto comprarne solo tredici, ovviamente escludendo i soldi con cui aveva contribuito al viaggio di Carole e Burt. 
Forse l'anno prossimo riuscirò a regalare qualcosa a tutti senza dover fare un mutuo...
Sospirò. Gli sarebbe mancato passare le feste in famiglia, ma era felice che suo padre si prendesse una pausa dal lavoro; e sicuramente quei dieci giorni a New York sarebbero serviti allo scopo. 
Controllò l'orologio, e scoprì con soddisfazione che aveva impiegato solo quattro ore a comprare tutto.
Iniziò a tornare con tranquillità alla fermata dei pullman. Le strade del centro erano ancora ghiacciate, e la neve che ricopriva i marciapiedi sporca e impiastricciata; solo i ritardatari si arrischiavano per le viuzze alla ricerca delle ultime cose da acquistare. Era abbastanza rilassante camminare senza dover schivare o superare decine di persone indaffarate. Gran parte dei commercianti erano ormai andati in vacanza, e sulle saracinesche abbassatte c'erano parecchi avvisi umidi di "chiusura per ferie".
Kurt camminava lentamente, dietro ad una ragazza bionda, cercando di bilanciare il peso di tutti i pacchetti che era costretto a trascinarsi dietro. Probabilmente per questo motivo non si accorse subito dei due ragazzi sul marciapiede di fronte al suo. 
"Ehi, hai visto quella?" commentò uno dei due, tirando una gomitata poco elegante al suo compagno. 
Il manipolatore sbiancò riconoscendo quella voce.
Non può essere lui. Non è possibile. Sono passati due anni e non l'ho incontrato neanche una volta. perché proprio ora?
Un vago senso di ansia gli invase le membra, mentre lo stomaco si contorceva in spasmi violenti.
Si pentì amaramente di non aver accettato che qualcuno lo accompagnasse, mentre una singola goccia di sudore gli scivolava lungo la tempia. Si impedì di girarsi verso i due giovani, continuando a camminare con disinvoltura dietro la ragazza, che aveva aumentato impercettibilmente il passo. 
Non è detto che mi abbiano visto, anche se sono molto vicini. Devo solo girare l'angolo in fondo alla strada, e poi potrò stare tranquillo. Andrà tutto bene. 
"Ma guarda un po' chi c'è lì!" esclamò il più alto dei due. "Ehi, Kurtie!"
Hummel si sentì morire. Si bloccò istintivamente in mezzo al marciapiede. Socchiuse gli occhi, pregando nemmeno lui sapeva per che cosa.

"Ehi, Kurtie!" urlò una voce dietro di lui. Il ragazzo fu costretto a fermarsi, conscio che se non lo avesse fatto sarebbe solo stato peggio. Cosa ci facevano quelli ancora a scuola? Le lezioni erano finite da un pezzo e il parcheggio era deserto. Aveva aspettato tanto ad uscire proprio perché sperava di non incontrarli... ma forse aveva fatto un enorme errore di valutazione. Si girò lentamente, fingendo l'aria più distaccata del proprio repertorio. 
Il sangue defluì immediatamente dalle sue guance quando vide che davanti a lui c'erano sei ragazzi. Tutti enormi, tutti giocatori di football, tutti con dei bicchieroni di granita gelida in mano. Non potè impedirsi di rabbrividire, stringendo convulsamente la spallina della tracolla. 
Il più grosso di tutti era in prima fila, e muoveva con crudele lentezza il bicchiere stracolmo di liquido viola che stringeva nella mano destra.
"perché tanta paura di incontrarci?" chiese retoricamente David Karofsky, puntando gli occhi sul viso di Kurt.
"Forse perché è una lurida checca?" ribattè sarcasticamente Azimio, alla sua destra.
Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere.
Kurt non riusciva a dire niente, la lingua immobilizzata dal terrore e i piedi incatenati al terreno. Gli occhi iniziarono a pizzicargli dolorosamente, mentre avvertiva il cuore che gli pulsava in gola. Si sentiva irrimediabilmente impotente e frustrato. Cosa poteva fare, lui, contro sei gorilla del genere?
I giocatori di football iniziarono a circondarlo, chiudendogli ogni via d'uscita. Il castano vide ogni possibile salvezza sparire sotto ai propri occhi, e si sentì perduto. 
Non poteva assolutamente permettere che lo riempissero di granita. I vestiti di ricambio li aveva usati la mattina, e non avrebbe avuto alternativa se non quella di tornare a casa e rispondere alle domande di suo padre... No, non poteva farlo. Non poteva dargli anche quella preoccupazione. 
La paura fu sostituita dalla rabbia, ma il nervosismo, l'agitazione, rimasero lì. Quella storia stava andando avanti da troppo tempo. Poteva anche accettare con rassegnazione che quegli idioti lo bersagliassero di insulti e granitate, ma tutto ciò non doveva assolutamente riflettersi su Burt, l'unica persona che lo avesse mai amato davvero. Suo padre non se lo meritava. 
Non sapeva cosa fare. Ribellarsi era escluso, oltre che inutile; sempre che non volesse dover giustificare anche i lividi, oltre ai vestiti imbrattati di liquido colorato. Forse fuggire... Ma come? Era completamente circondato. 
Era sempre più frustrato, mentre uno strato di lacrime di rabbia gli offuscava la vista. Strinse i pugni fino a ferirsi i palmi, cercando in tutti i modi una via d'uscita. 
"Ma Kurt lo sa che lo facciamo solo per lui. Per renderlo normale. Non è vero, ragazzina?" Karofsky si era avvicinato a lui di un passo, fronteggiandolo.
"Io sono normale" si udì ribattere il ragazzo, a denti stretti. Sentiva qualcosa smuoversi dentro di sé, qualcosa che era rimasto sopito per troppo tempo. Qualcosa che avrebbe potuto identificare come... grinta. Andava oltre la paura, oltre le spinte contro gli armadietti, oltre le offese incise sulla sua macchina.
Era coraggio. 
"Io non credo proprio. Chissà quante volte ti sarai intrufolato nel nostro spogliatoio per spiarci mentre facciamo la doccia" A quelle parole, gli altri cinque rabbrividirono di disgusto.  
Hummel alzò gli occhi al cielo, spazientito. "Certo. E' il sogno della mia vita spiare e convertire un branco di scimmioni sudaticci che a trent'anni saranno pelati."
Vide appena il pugno di Karofsky schiantatsi sulla sua mandibola, prima di avvertire il sapore di sangue sulla lingua. La guancia iniziò subito a pulsargli dolorosamente, ma fu attento a non lasciarsi sfuggire neanche un gemito. Si passò il dorso della mano sul labbro, tentando invano di fermare l'emorragia. Dannazione! Sperava solo che il livido non si formasse prima di essere stato coperto con uno spesso strato di fondotinta. 
"Hai davvero superato il limite, frocetto" sentì ringhiare qualcuno davanti a lui. 
Kurt si preparò al peggio, ma una parte di lui non voleva cedere. Iniziò a guardarsi intorno febbrilmente, tentando in tutti i modi di evitare quello che sarebbe certamente successo a momenti. Le tempie iniziarono a pulsargli per la frustrazione, mentre sentiva la testa scoppiare. Chiuse gli occhi appena in tempo per vedere i sei bicchieri avvicinarsi alla sua figura, e strizzò istintivamente le palpebre. Si sentiva in trappola, arrabbiato, confuso, frustrato, teso. Percepiva il ghiaccio in quei bicchieri, e sapeva che tra poco lo avrebbe sentito anche addosso. 
All'improvviso, riconobbe il rumore della granita che scivola dal contenitore del cartone, ma il freddo che solitamente seguiva quel suono non si fece sentire. 
Ma cosa...?
Riaprì gli occhi, ritrovandosi ad assistere ad una scena che, ad un occhio esterno, sarebbe potuta sembrare buffa. Le granite erano sfuggite ai bicchieri, sì, ma... erano finite addosso ai suoi aguzzini! Quegli scimmioni erano imbrattati di liquido viola e fucsia dalla testa ai piedi, e sembravano a dir poco sconvolti.
Kurt non perse tempo a chiedersi cosa fosse successo, sfruttò quella momentanea distrazione per uscire dal cerchio in cui era stato rinchiuso, tirando una forte spallata al ragazzo dietro di lui.
Iniziò a correre verso casa più veloce che potesse, col cuore in gola e il fiatone. 
Non aveva idea di cosa fosse successo, ma di una cosa era sicuro: era stato merito suo. 
Aveva sentito il ghiaccio delle granite, e questo aveva... reagito al suo nervosismo. Non se lo sapeva spiegare, ma era grato a qualunque miracolo fosse appena avvenuto.
"Sta' attento, Hummel!" gridò una voce dietro di lui "Per questa volta l'hai scampata, ma la prossima..."
Il ragazzo rabbrividì, ma non si diede neanche la pena di girarsi. Continuò a correre per molto tempo, i passi che rimbombavano sull'asfalto, finché il bruciore alle gambe e il dolore alla milza non lo costrinsero ad accasciarsi contro un muro.


"Andiamo, lo so che mi hai sentito! perché non chiacchieriamo un po' dei vecchi tempi? Io e Az, qui, abbiamo ancora un conto in sospeso con te." Il manipolatore colse la (poco) velata minaccia di quella frase, e si voltò lentamente.
Sapeva quale fosse il loro "conto in sospeso": non si era più fatto vedere dopo l'episodio del parcheggio. Aveva cambiato scuola la settimana successiva, pochi giorni dopo la visita di Schuester a casa sua. E adesso, dopo due anni, aveva un solo grande rimpianto: essersene andato senza combattere. Aveva lasciato che vincessero loro, ma forse adesso qualcuno gli stava offrendo la possibilità di rimediare... Di affrontarli. Dopo il ricordo che l'aveva assalito, non aveva più paura. Il periodo in cui aveva tremato sentendo quelle voci era finito molto tempo prima.
Ed eccoli lì, i suoi incubi peggiori. Le sue paure, le sue insicurezze erano in piedi a pochi passi da lui, con un ghigno crudele stampato in volto.
Se si aspettano di ritrovare il piccolo e spaventato Kurt di due anni fa, si sbagliano di grosso.
Non c'era paura negli occhi del manipolatore, quando i due ragazzi si avvicinarono. Non c'era rabbia, né frustrazione, né timore. Solo la fredda sicurezza che, questa volta, non ci sarebbe stato nessun terrore cieco a fermargli la lingua; questa volta avrebbe risposto.
"Quanto tempo, eh... Raccontami qualcosa. Sei guarito dall'ultima volta in cui ci siamo visti?"
Kurt quasi ridacchiò. Karofsky non gli sembrava più tanto grosso, tanto invincibile, adesso. Provava solo una gran pena per lui, e per Azimio, che ancora lo seguiva come un cagnolino. Non avrebbero mai capito quanto fosse speciale essere se stessi. 
"Oh, certamente!" rispose in tono allegro. Per un attimo sul volto dei due di fronte a lui vide riflessa la sorpresa. "Quel terribile raffreddore non mi ha più dato fastidio."
Le labbra di David si distorsero in una smorfia irritata. "Non ho mai sopportato questa tua aria strafottente." ruggì, a pochi centimetri dal suo viso. Nonostante la ferocia che pretendeva di mostrare, il manipolatore capì di averlo sorpreso: mai, prima di allora, gli si era rivolto con tanta sfacciata sicurezza.
Rincarò la dose. "Io non ho mai sopportato la tua pessima colonia." ribattè, osservandosi distrattamente le unghie. Forse stava esagerando, ma dopo tutto quello che aveva passato, prendersi gioco di lui gli sembrava il minimo.
"Forse ti sei dimenticato che possiamo rendere la tua vita un inferno" intervenne Azimio da sopra la spalla di Karofsky, visibilmente alterato.
"Forse ti sei dimenticato che non frequento più la vostra scuola" Kurt alzò un sopracciglio, poggiando le mani sui fianchi. Erano ancora sul marciapiede, ma per la strada non si vedeva nessuno. 
"Oh" ghignò David "ma come pensi che reagiranno quelli della tua quando verranno a sapere che sei finocchio?"
Hummel dovette reprimere il brivido che gli risalì lungo la spina dorsale, impedendosi di tirargli un pugno in faccia. "Loro lo sanno già" rispose, con un sorrisetto. "E non hanno avuto nessuna difficoltà ad accettarlo... Sembra che siate ancora voi gli scimmioni ignoranti del quartiere. Andatene fieri." concluse, con una smorfia disgustata. "E ora, se volete scusarmi..."
Voltò le spalle, ricominciando a camminare sul marciapiede: per lui quella conversazione finiva lì.
Era riuscito a dimostrare a loro, ma soprattutto a se stesso, di non avere più paura. Il magone che aveva in gola dal giorno in cui si era iscritto al McKinley era scomparso.
"Non così in fretta, grand'uomo." lo bloccò Karofsky, afferrandolo per un polso. "Come ti ho detto prima, Az e io abbiamo un conto in sospeso con te." 
L'amico non sembrava molto d'accordo con lui, ma non osava contraddirlo.
Come al solito, è Karofsky la mente. Ed è tutto dire...
Kurt girò la testa verso David, senza scomporsi. "Lasciami andare. Subito." tirò leggermente il polso destro, come per chiarire il concetto.
"Altrimenti cosa mi fai?" lo schernì l'altro ragazzo. "Con le parole siamo tutti bravi, ma con i fatti..." . Strinse ulteriormente le dita, affondandole nella pelle chiara del manipolatore.
"Lasciami andare adesso" sibilò il castano. "E' l'ultimo avvertimento."
Gli altri due scoppiarono a ridere sguaiatamente, e Karofsky lo spinse violentemente contro il muro, incastrando l'avambraccio alla base della sua gola. Tutte le buste caddero a terra con un tramestio di carta e plastica.
Hummel era perfettamente tranquillo, eccezion fatta per l'adrenalina che sentiva scorrere veloce nelle vene. Non aveva paura, per lo meno non come si aspettava. Certo, era appeso a qualche centimetro da terra, e la presa dell'altro era forte, ma pensava di poter riuscire a liberarsi senza troppi problemi; l'unica cosa che lo fermava era la propria coscienza: sarebbe stato giusto rispondere a quelle provocazioni? Insomma, aveva pur sempre dei super poteri, non era molto corretto...
Ad un cenno del compagno, Azimio si preparò a colpirlo con un gancio destro alla mandibola.
Direi che adesso sono autorizzato a reagire.
Sferrò una ginocchiata ben assestata all'inguine di Karofsky, facendolo arretrare gemendo per il dolore. Ricadde agilmente a terra, accarezzandosi la gola leggermente dolorante; e si lisciò il cappotto. Attese con pazienza che il suo avversario si riprendesse, guardandolo mentre si piegava in due portandosi la mani al cavallo dei pantaloni; intanto, Azimio, avendo colpito con tutta la propria forza il muro dietro la testa di Kurt, si teneva la mano ferita, piagnucolando. 
Non ci volle molto prima che David si riprendesse, fissandolo con sguardo carico d'odio.
"Tu, brutto stronzetto" ringhiò incoerentemente, prima di avventarglisi contro. Scagliò il braccio in avanti, sicuro di colpire il manipolatore al viso, ma non andò come sperava. Hummel afferrò il braccio destro dell'avversario, scostandosi a sinistra e, contemporaneamente, piegandoglielo in un'angolazione innaturale, verso le scapole. Il viso di Karofsky, già distorto per il dolore, fu schiacciato con decisione contro il muro. Il suo corpo fu bloccato dalla presa di Kurt, che gli afferrò i polsi, stringendoglieli alla base della schiena. Il ragazzo tentò più volte di liberarsi, agitandosi e cercando di scrollarselo di dosso, ma fu tutto inutile: in quella posizione, con le braccia immobili e la schiena inarcata, era completamente alla sua mercè.
Dovrò dire ai ragazzi che il sollevamento pesi serve davvero a qualcosa...
Il castano avvicinò il volto a quello del suo avversario, accostandosi al suo orecchio e sussurrando con un sorrisetto.
"Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, credi che io ti disprezzi. Ma alla fine, voglio ringraziarti, perché mi hai reso molto più forte."*
Sul viso di David si susseguirono rabbia, stupore e umiliazione, finché Kurt non lo costrinse a piegarsi sulle ginocchia, tirandogli le braccia verso il basso. Si affrettò a renderlo inoffensivo, immobilizzandogli le caviglie. A causa della posizione, quello non vide le spire di ghiaccio che gli stavano risalendo lungo i pantaloni, e si accorse della propria immobilità quando ormai era troppo tardi. 
"Spero che questo ti serva da lezione" gli disse Hummel, prima di staccarsi da lui. Si voltò verso l'altro, pronto ad attaccarlo, ma non fu necessario: Azimio stava tremando visibilmente in mezzo alla strada, il volto bianco per il terrore e gli occhi spalancati. 
"Ragazzi, il piacere è stato vostro" concluse con semplicità il manipolatore, chinandosi a raccogliere i pacchetti regalo accatastati accanto al muro. Con molto sollievo, si accorse che erano ancora intatti. "Alla prossima" li salutò, prima di allontanarsi, seguito da sguardi attoniti e umiliati. 
Ma potrò mai andare a fare shopping senza dover pestare qualcuno?


Kurt entrò nella propria camera come un razzo, chiudendo la porta dietro di sé e appoggiandoci la schiena. Sospirò, passandosi una mano sulla fronte sudata.
"Aiutatemi" mormorò, a nessuno in particolare.
"Mi chiedo cosa possa far paura a uno che ha neutralizzato un orso" commentò Anderson con un ghigno. Il castano fece scivolare le buste per terra, guardandolo torvo.
"Prova tu a sfuggire a dieci pazzi che vogliono..." la sua risposta fu interrotta da un urlo al di là della porta, seguito da un coro di assensi. "Eddaaaaaai Kuurt! Vogliamo solo dare un'occhiata ai tuoi regali!" 
"Ho detto di no! Li aprirete a Natale!" ribadì il manipolatore con voce dura. 
Blaine ridacchiò, gustandosi la scena. 
"Ma mancano ancora cinque giorni a Natale!" si lamentò Puck.
"Sono convinto che ce la possiate fare." rispose Hummel, alzando gli occhi al cielo.
"Va bene, Kurt. Abbiamo provato a convincerti con le buone... L'hai voluto tu." affermò Rachel, seria. "Puck, sfonda la porta."
"Ma vuoi scherzare?! Sarà di legno massiccio!" ribattè quello, attonito.
"Sì, proprio come la tua testa." commentò acida Santana.**
Intervenne Mercedes. "Sam, va' a chiamare Finn." Seguì un rumore di passi che si allontanavano.
Kurt sbiancò, iniziando a guardarsi intorno febbrilmente. Il suo sguardo si fermò sulla figura del proprio compagno di stanza, ancora disteso sul letto.
A mali estremi...
"Anderson!" bisbigliò per non farsi sentire dagli altri. Il diretto interessato si girò, con un sopracciglio alzato. "Sì?"
"Dammi una mano a nascondere i regali!" indicò con veemenza i pacchetti ai suoi piedi.
Lo sguardo di Blaine si illuminò. "E tu cosa mi dai in cambio?" chiese.
Quello NON è uno sguardo malizioso, sei tu che sei un pervertito. E smettila di arrossire, Kurt!
"Ehm...", il castano riflettè velocemente, mentre dal corridoio si sentiva il rumore di passi. "ti cedo uno dei miei turni al bagno."
"Tre" contrattò il riccio.
Kurt spalancò gli occhi. "Vuoi scherzare?!"
"Penso che Finn stia arrivando..." .
"Te ne do due."
Blaine riflettè un secondo. "Andata." 
Kurt gli passò velocemente i pacchetti, facendoglieli nascondere tra il materasso e la rete del letto, nella federa del cuscino e sotto le lenzuola.
"Ora distenditi e fa' finta di niente!" gli ordinò Kurt, sempre sussurrando. L'altro obbedì con un ironico "Sissignore" distendendosi come in precedenza.
"Anzi, meglio! Fa' finta di dormire, così non avranno il coraggio di controllare vicino al tuo letto."
Almeno spero...
L'altro si coprì completamente con il lenzuolo, cercando di respirare profondamente.
"Perfetto" approvò Kurt. 
In quel momento, una voce si levò da dietro la porta. "Kurt, questo è il nostro ultimo avvertimento! Finn sfonderà la porta al tre!"
"Senti, Rach, non credo che sia una buona id---"
"Silenzio, ariete!"
"Uno... due... tre!"
Kurt aprì la porta un secondo prima che Finn ci si schiantasse contro, e lui si ritrovò in mezzo alla stanza senza accorgersene, completamente stralunato. Gli altri nove pazzi lo seguirono entrando nella camera urlando frasi sconnesse.
"Kurt!"
"Regali!"
"Dove sono?"
"Cerchiamoli!"
I ragazzi iniziarono a rivoltare cassetti, a cercare nella doccia, sotto il lavandino, nell'armadio,  ("Brittany, se mi spiegazzi i vestiti ti uccido"), nel mobiletto del bagno... Continuarono così per alcuni minuti, finché non si ritrovarono tutti davanti al letto di Kurt, affranti. A quel punto, arrivarono persino a rivoltare il suo materasso.
"Aspettate" si fermò Sam all'improvviso. "E se li avesse nascosti sotto al letto di Blaine?"
Il castano deglutì, preoccupato, mentre tutti si soffermavano a guardare la figura del riccio nascosta sotto le coperte. In quel momento, Anderson iniziò a russare leggermente.
"Come non detto" sbuffò il biondo.
Il manipolatore sospirò di sollievo, prima di esibirsi in un sorrisetto soddisfatto. Gli furono rivolti sguardi truci.
"Per questa volta ti è andata bene, Kurt..." iniziò Puck.
"Ma sta' attento a te" finì Rachel. Tutti uscirono dalla camera in fila indiana, con la medesima espressione indignata. La porta fu richiusa con un tonfo. 
E anche quest'anno ce l'abbiamo fatta...
Blaine sbucò da sotto le coperte, con un sorriso smagliante e i capelli leggermente arruffati. "Allora, chi è che merita un oscar?"
Hummel alzò gli occhi al cielo, divertito. "Tu no di certo, ma ti ringrazio". Si avvicinò al riccio, aiutandolo a recuperare i pacchetti nascosti sul (e nel) letto. Ad un certo punto si sporsero entrambi verso il medesimo regalo nascosto nella federa, ritrovandosi col viso a pochi centimetri di distanza.
"Non c'è di che" alitò Blaine, "ma ricordati cosa mi hai promesso." Il cuore di Kurt perse un battito, per poi iniziare a correre nel suo petto; deglutì rumorosamente, le sinapsi messe momentaneamente fuori uso da quel profumo di miele e nocciola. Rimase immobile per un istante, coi capelli dell'altro che gli accarezzavano il collo e i suoi occhi puntati addosso, incapace di incontrare il suo sguardo. Nell'aria c'era qualcosa di elettrico... Il castano si riscosse all'improvviso, annuendo con forza e afferrando meccanicamente il pacchetto. Recuperò le buste e nascose tutto sotto il letto, in trance.
A me fa decisamente male l'aria di festa...





















*Versi di 'Fighter' di Christina Aguilera. (Aka 'la canzone che canta Blaine di spalle sotto la doccia' *si alza un coro di 'Aaaah!'*
** Tratto da "Le follie dell'imperatore"


-Note dell'autrice-
Sssalve, ragazzi!
Ed ecco un altro stralcio del passato di Kurt. Forse gli incubi smetteranno di tormentarlo, finalmente. Mmhh...
Giusto per informazione, le sfide si interromperanno per qualche capitolo per via "delle vacanze di Natale".
Ma non preoccupatevi: succederanno un paio di cosucce divertenti... 
Finalmente sono tornata in possesso della connessione, per cui inizierò a rispondere a tutte le recensioni.
Come al solito, grazie. GRAZIE MILLE. Siete sempre gentilissimi, e... Meritate tutto il Klex del mondo. 


 

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Capitolo 16
*** Propositi per l'anno nuovo ***


Propositi per l'anno nuovo

                 


                                                                         Last Christmas I gave you my heart
                                                                                           But the very next day, you gave it away

"Santo cielo, Anderson. Ma qualcosa di più allegro no?" si lamentò Kurt, sollevando gli occhi dal libro e fissandoli sullo stereo.
L'altro continuò a piegare con cura i vestiti e ad infilarli nella valigia, che giaceva aperta sul letto. "Questa canzone è allegra... E poi non sono molto in vena." borbottò, imbronciato.
"Ma come," ribatté il castano, interdetto. "stai per tornare a Westerville a passare le feste con la tua famiglia, e 'non sei molto in vena'?" 
Anderson interruppe un attimo il proprio lavoro per scoccargli un'occhiata strana. "Già... Da un po' di tempo a questa parte il Natale non è proprio la mia festa preferita." rispose con un sorriso amaro. 
Hummel aprì la bocca, pronto a chiedergli il motivo, ma pensò che fosse meglio reprimere la propria curiosità e tornare a leggere. Blaine aveva già dimostrato di non apprezzare quel tipo di domande, quindi era meglio non impicciarsi; non erano abbastanza intimi per una chiacchierata cuore a cuore. 
Spero solo che i suoi non siano omofobi, pensò, seguendo i movimenti del suo compagno di stanza con la coda dell'occhio.
"Ok..." rifletté Anderson ad alta voce dopo qualche minuto. "Direi che ho preso tutto..." si accinse a chiudere la valigia, ma fu interrotto da Kurt. 
"A dire la verità, hai dimenticato una cosa." 
Il riccio lo guardò stranito, mentre lui recuperava qualcosa da sotto il letto e glielo lanciava. "E' solo una pensiero." si giustificò il castano con una scrollata di spalle. 
Blaine sembrava decisamente sorpreso mentre si rigirava fra le mani il regalo incartato con cura. "Anch'io ho qualcosa per te." esordì dopo qualche istante, sfilando dalla valigia un pacchetto squadrato. Hummel lo prese al volo, stupito: non pensava che potesse sul serio avergli fatto un regalo. 
Però non sembrava molto sicuro di volermelo dare...
Lo scosse con delicatezza, tentando di capire cosa potesse essere. 
"Avanti, aprilo." lo esortò l'altro con un sorrisetto divertito sulle labbra, mentre iniziava a sua volta a stracciare la carta del proprio pacchetto.
Kurt iniziò a slegare il fiocco, piuttosto curioso di sapere cosa avesse ricevuto.
Guarda guarda, un libro. Chissà cosa...
Quando fece scivolare l'ultimo strato di carta velina, alzò gli occhi al cielo, a metà fra l'indispettito e il divertito.
Sulla copertina era stampato a caratteri cubitali:
                                                       
                                                                      '101 drink a base di vodka'


Ah-ah-ah mooolto spiritoso.
Sollevò la testa, ridacchiando suo malgrado, per incontrare lo sguardo di Anderson.
Fu abbastanza sicuro di avere dipinta in faccia la sua stessa espressione, quando questo sollevò davanti a sé un paio di calzini antiscivolo.
Ma non dei semplici calzini antiscivolo. Dei calzini fucsia con tanti piccoli papillon verdi in rilievo.
"Questo non viola l'articolo della Tregua Hummerson: 'Vietato rivangare gli accadimenti di Halloween'?" chiese retoricamente Kurt con un sorrisetto, sventolando il libro.
"Assolutamente no." ribatté Anderson con aria mortalmente seria. "E' stata una scelta del tutto casuale."
"Certo... Grazie, comunque."
"Di nulla. Grazie anche a te per i calzini. Li metterò di sicuro."
"Non avevo dubbi."
Calò un silenzio imbarazzato, interrotto solo dal brusio scostante che proveniva dal corridoio.
"Bene, adesso devo proprio andare" sospirò il Warbler, trascinando non senza fatica la valigia giù dal letto.
Si fermò davanti alla porta, con una mano già stretta attorno maniglia. "Starò via dieci giorni. Mi raccomando, non piangere troppo per la mia assenza."
"Sento già il mio cuore spezzarsi, ma tenterò di sopravvivere al dolore." commentò il castano con una generosa dose di ironia, guardandolo dal letto. Un sorrisetto comparve sul viso di Anderson, prima che uscisse chiudendo la porta dietro di sé con un leggero tonfo.
La stanza divenne improvvisamente silenziosa. Troppo silenziosa.
Sospirando, Hummel tornò a leggere il proprio libro, con una strana sensazione di disagio nei pressi del torace...

Quei primi giorni di vacanza trascorsero con lenta monotonia. Tutti i suoi compagni del GC erano tornati a casa per festeggiare in famiglia, e Finn era stato trascinato da Rachel a conoscere "i suoi due papà".
In sostanza, Kurt non sapeva bene cosa farsene di tutto quel tempo libero.
Il Natale passò senza troppo clamore, portando con sé decine di cd, magliette, e gli immancabili paia calzini regalati da zie sconosciute. Ricevette una chiamata da parte di suo padre e Carole, dispiaciuti di averlo lasciato lì da solo, ma entusiasti del loro viaggio; e centinaia di sms da parte di Finn (che non sapeva bene come comportarsi con i suoi "futuri" suoceri) e degli altri ragazzi, che lo ringraziavano per i bellissimi regali ricevuti.
Il tempo continuava ad essere inclemente, così il camino nella sala mensa fu tenuto scoppiettante per tutto il periodo delle feste. Ciò rendeva l'atmosfera, grazie anche all'immenso abete vicino all'entrata, molto più Natalizia. 
Era piuttosto desolante uscire dalla camera e vedere il corridoio deserto, così come il giardino e i tavoli della mensa: erano rimasti davvero pochi studenti del McKinley, e giusto una manciata di studenti della Dalton. Nonostante questo, niente impedì ai ragazzi del quinto anno di organizzare, proprio il 31 di dicembre, la tradizionale 'gara dei fuochi d'artificio'; era un po' un modo per augurarsi buona fortuna per gli esami finali. Hummel sperava di sopravvivere al Capodanno esattamente come aveva fatto con il 25 dicembre; ovvero chiudendosi in camera, bevendo cioccolata calda e rileggendo la copia ormai consunta di 'Cime Tempestose'.
Il suo scopo, insomma, era quello di far finta di non esistere almeno fino a che le lezioni non fossero ricominciate. 
Ovviamente, la sua idea fu bocciata il 30 dicembre da una caparbia Rachel Berry.

Rachel 18.03
Come vanno le vacanze di Natale, tesoro? 


Kurt 18.04
Tutto bene, direi. Qui nevica fitto da tre giorni. Lì come ve la passate?


18.04
Anche qui tutto bene. Finn sta facendo davvero una buona impressione, nonostante le domande dei miei siano un po'... inquisitorie. E' seduto sul divano accanto a me: dice di salutare il suo fratellino.


18.06
*Risaluta* <3.  Cosa pensate di fare per Capodanno?


18.07
Alcuni ragazzi che conosco organizzano una festicciola per aspettare la mezzanotte. Pensavamo di fare un salto e vedere com'è... Tu?


18.08
Mah, non ho ancora deciso niente...


18.08
Kurt. Non penserai di chiuderti in camera a rileggere "Cime Tempestose", vero? >.<


18.10
*Poker face*


18.11
KURT! Ti impedisco CATEGORICAMENTE di passare il Capodanno come una vecchia zitella!


18.12
...


18.12
Tu trascinerai il tuo bel culetto a vedere i fuochi d'artificio in giardino, è chiaro?!


18.12
Ma farà un freddo cane!


18.13
"-.-


18.13
*Pensa che avrebbe dovuto scegliere una scusa plausibile*


18.14
*Concorda in pieno*


18.15.
... Su, Rach, lo sai che non mi piacciono le feste...


18.16
Ma non è una festa! Devi solo scendere in giardino, prendere un bicchiere di spumante, e stare col naso per aria.


18.17
Ma mi toccherà andare da solo! :(


18.18
Meglio! Più probabilità di venire imbroccato da uno gnocco!


18.18
Imbro--- cosa?!


18.19
Finn, esci dalla conversazione.


18.19
Rach, non istigare il mio fratellino in questo modo. E poi... quale "gnocco"?!


18.20
"-.- Finn, abbiamo la stessa età.
(Per Rachel: pensavo che fosse accanto a te)


18.21
Infatti lo è. Si è incuriosito quando non gli ho più fatto leggere i messaggi.
Aspetta un attimo...


18.21
...


18.28
Gli ho requisito il cellulare... Di cosa stavamo parlando?


18.29
Del tempo...?


18.30
Kurt, te l'ho già detto. Tu andrai a quella festa e incontrerai un ragazzo.


18.31
E io che pensavo che sostenessi la Hummerson... *Spera che si sia arresa*


18.32
O.O Vuoi dire che Blaine non c'è?! (Comunque è Klaine V.V )


18.33
Nope. E' partito per Westerville il giorno dopo che te ne sei andata.
Aspetta... con "un ragazzo" intendevi Anderson?



18.34
*Fischietta con aria innocente*
Non mi aspettavo di certo una dichiarazione sotto le stelle con tanto di bacio allo scadere del count-down. Per chi mi hai preso?!


18.35
"-.-


18.35
Non cambiare argomento. Tu.ci.andrai. E' la mia ultima parola.


18.36
Ma...


18.36 
Fallo per me! O vuoi che passi tutta la sera a dispiacermi per il mio migliore amico? <.<


18.37
Sei una persona meschina... 


18.38
E' un sì? *.*


18.39
E va bene, va bene! Andrò a congelarmi le chiappe in giardino.


18.39
*Saltella sul divano*
Ora che ci penso... Forse è meglio che tu stia lontano dai ragazzi.


18.41
Sì, eh... perché quest'improvviso cambiamento di piani? ;) Pensavo che mi volessi spingere  fra  le braccia di un ragazzo.


18.42
Errore! Non di UN ragazzo, DEL ragazzo ;D 


18.43
Certo, certo.


18.43
It could happen, never say never .
Anzi. It SHOULD happen. *
Ora scusami, ma devo uscire con Finn. A presto <3


18.44
Ma che ci discuto a fare con te? <
3


Kurt ripose il cellulare sul comodino, sospirando. Il suo sguardo scivolò istintivamente sul letto accanto al suo, irrimediabilmente vuoto. Non pensava che gli sarebbe davvero potuto mancare qualcuno con cui dividere la stanza. Dopo quasi tre mesi di convivenza, Anderson era diventato una presenza costante nella sua vita, ed era strano non ritrovarlo tutte le volte in cui tornava in camera. Faceva parte della sua quotidianità, e i suoi ritmi erano anche impercettibilmente cambiati, dall'arrivo del Warbler. Non che gli dispiacesse avere il bagno tutto per sé e non dover scollare dal lavandino i resti del calcestruzzo che si metteva nei capelli, certo...
Hummel sbadigliò sonoramente, accarezzandosi le occhiaie. Gli incubi avevano ripreso a tormentarlo come prima, impedendogli di dormire serenamente. Ormai non aveva più dubbi che la loro interruzione di quelle settimane fosse dipesa da Blaine. O, per lo meno, dalla presenza di qualcun altro nella stanza. A quanto pare non era bastato affrontare Karofksky quel giorno in centro: come fai a convincere il tuo inconscio che non c'è più bisogno di avere paura? 
Spero solo che tutto questo finisca, un giorno...

Quella notte non fu diversa dalle precedenti. Kurt si svegliò col volto inondato di lacrime nel momento esatto in cui le sue dita iniziarono a percorrere lentamente le incisioni sullo sportello della macchina.
FROCIO
Si mise a sedere, affondando il viso fra le mani e tentando di calmare il tremore. Quando i suoi occhi si furono asciugati, capì che tentare di riaddormentarsi sarebbe stato perfettamente inutile.
Buon ultimo giorno dell'anno, pensò con amarezza, lanciando uno sguardo alla sveglia sul comodino.
4.40
Non poteva andare avanti così, non dopo aver capito cosa si provava a dormire almeno sette ore per notte.
Come avrebbe fatto a frequentare le lezioni della mattina se riusciva a mala pena a tenere gli occhi aperti?
Ad un certo punto il suo sguardo cadde sul letto intonso di Anderson, e si fermò a riflettere.
Perché no? In fondo, cos'ho da perdere?
Scivolò fuori dalle coperte, avvicinandosi all'altro giaciglio. Rimase alcuni minuti in quella posizione, indeciso.
"Oh, al diavolo..." mormorò. Scostò la coperta e si intrufolò in quel letto, sistemandosi a pancia in su. Sentì immediatamente un profumo che gli era fin troppo familiare: quello dei capelli di Blaine.
Percepiva l'odore di miele e nocciola forte quasi quanto quello che aveva sentito, qualche giorno prima, quando si era ritrovato a qualche centimetro dal suo viso. Avvertì immediatamente le membra rilassarsi, e un senso di quiete invadergli il petto. Quasi senza pensare, si girò su un fianco, facendo scivolare una mano sotto al cuscino e avvicinandovi il naso. Le lenzuola erano ancora tiepide, come se Anderson si fosse alzato da poco, e Kurt si sentiva... protetto. Il senso di solitudine che aveva provato negli ultimi giorni si era affievolito, fino a sparire quasi del tutto. Chiuse le palpebre dolcemente, e pochi minuti dopo si abbandonò placidamente ad un sonno senza sogni.


Una pioggia di scintille rosse illuminò il cielo terso, riflettendosi sulle acque del lago. Kurt sospirò, distendendosi sull'erba ghiacciata e osservando le stelle. Come aveva promesso a Rachel, eccolo lì: da solo, la notte di Capodanno, a godersi i fuochi d'artificio. Una parte di lui doveva ammettere che lo spettacolo non era affatto male; l'altra, invece, sperava di essere sotto le coperte a leggere 'Cime Tempestose'. Il suo respiro si condensava in nuvolette candide, mentre il vociare indistinto dietro di lui veniva coperto dall'esplosione dei botti. Mancava ancora qualche minuto all'anno nuovo, e Kurt stava solo aspettando il momento opportuno per tornarsene in camera ed osservare i fuochi d'artificio dalla finestra.
Fu distratto da una voce dietro di lui. "Scusami..."
Kurt si voltò subito, sorpreso. In ginocchio accanto a lui c'era un ragazzo, avvolto in un giubbotto pesante dal quale si intravedeva il colletto rosso e blu della divisa della Dalton. Il manipolatore dovette ammettere che era davvero molto bello: alto (da quanto poteva capire nonostante la posizione), spalle larghe, capelli biondi e occhi color cioccolato.
I lineamenti del viso erano decisi, la mandibola pronunciata e aveva un lieve accenno di barba sul mento. 
"Mi chiamo Adam." continuò il ragazzo, con un sorriso smagliante. Gli porse un bicchiere di quello che sembrava spumante. "Ho visto che eri qui tutto solo, e ho pensato di venire a farti compagnia..."
Hummel era decisamente sorpreso, ma si sporse comunque per afferrare il bicchiere di plastica. "Oh, beh... Grazie" mormorò. Non poté impedirsi di essere leggermente sospettoso, mentre avvicinava il liquido alle bocca.
Si bagnò appena le labbra, passandovi la lingua: sì, sera solo spumante.
"Io sono..." tentò di presentarsi.
"Il manipolatore del GC. Kurt, se non erro..." lo interruppe Adam, guardandolo con interesse.
Il castano lo squadrò con un sopracciglio alzato, ancora diffidente. "Come fai a saperlo?"
"Oh, ehm... Qui sei l'unico che non sta tremando per il freddo, quindi ho fatto due più due. E poi, ti avevo già notato prima..." aggiunse, guardandolo di sottecchi.
Kurt arrossì vistosamente, nascondendo il viso dietro al bicchiere.
"In realtà," continuò il biondo con una leggera risata "ho deciso di avvicinarmi anche perché laggiù" indicò i ragazzi che schiamazzavano vicino al portone della scuola "sono quasi tutti ubriachi." Il manipolatore gli sorrise, tentando di apparire sicuro. Non si fidava ancora di quel ragazzo.
"Devo dire che non me ne pento affatto, comunque..." commentò a bassa voce, lanciandogli un'altra occhiata intensa.
Ok, o il mio ego sta andando a briglia sciolta, o questo ragazzo ci sta davvero provando con me
"Posso sedermi accanto a te?" chiese Adam, gentile.
"Oh, certo" borbottò Kurt, spostandosi leggermente per fargli posto.
 In quel momento si sentirono delle grida entusiaste provenire dai ragazzi dietro di loro. 
"DIECI!"
"NOVE!"
"Sembra che ci siamo..." commentò Kurt, fra sé e sé. "Qualche particolare proposito per l'anno nuovo?"
"SEI!"
"CINQUE!"
"Che ne dici di 'innamorarsi perdutamente' ? " propose Adam, fissandolo. Alzò il bicchiere, e il manipolatore lo urtò col proprio. "Direi che è un gran bel proposito." Per un attimo vide davanti a sé un paio di occhi color ambra, ma scacciò subito il pensiero. 
"TRE!"
"DUE!"
"UNO..."
"BUON ANNOOOO!"
Una pioggia di scintille verdi, gialle e blu esplose nel cielo, mentre urla entusiaste rimbombavano per tutto il giardino. Un trillo proveniente dalla tasca del cappotto di Kurt lo fece distrarre da quello spettacolo, e il manipolatore estrasse il cellulare.

Numero sconosciuto 00.01
Buon anno, Porcellana.


Hummel lesse il messaggio con un sorriso, digitando in fretta una risposta. C'erano solo due persone che usavano quel nomignolo; una era Santana, e il suo numero era registrato in rubrica, e l'altro...

00.02
Buon anno, Frodo. 




















* Mark Salling riguardo alla CrissColfer 




-Note dell'autrice-
*Fa capolino*
Salve (?)... *tossicchia* Sì, qui abbiamo Adam. E'... ehm... un personaggio simpatico, vi piacerà di sicuro. *Annega nel sarcasmo*
Cooomunque.
100 recensioni
1 0 0  recensioni.
Io... boh, non so davvero come ringraziarvi. Siete tutti fantastici <3

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Capitolo 17
*** Dubbi amletici ***


-Note iniziali dell'autrice-
A quanto pare, i problemi con la connessione non sono finiti. 'Non mi funziona internet' è diventato il tema della mia estate, direi... Comunque, grazie, grazie, GRAZIE a chi legge, recensisce, continua a mettere fra le preferite e le seguite <3





Dubbi amletici

Kurt era davanti allo specchio, intento a fissare il ciuffo con una quantità industriale di lacca, quando sentì il rumore delle chiavi infilate nella toppa. Si precipitò in camera quasi senza rendersene conto, rimanendo fermo davanti al proprio letto, fremente di attesa.
Ma ti vuoi dare una calmata?!
Blaine attraversò la porta trascinandosi dietro la valigia, fermandosi con un'espressione indecifrabile a un metro e mezzo dal castano. Si fissarono negli occhi per istanti che parvero infiniti, mentre Kurt provava un centinaio di emozioni tutte insieme, una più confusa dell'altra. Per un attimo aveva avvertito il bisogno di saltargli al collo ed abbracciarlo, ma era riuscito a fermarsi appena in tempo.
Gli era mancato, nonostante faticasse ad ammetterlo persino a se stesso.
Si era sentito solo, in quei dieci giorni, più di quanto gli fosse mai successo negli ultimi anni. Non riusciva a spiegarsi quella sensazione di vuoto che aveva sentito vicino al cuore; quella sensazione di vago malessere che si era dissolta pochi secondi prima, quando Anderson aveva fatto il suo ingresso nella camera.
Kurt si schiarì la gola, continuando ad affondare in quegli occhi color nocciola. "Ciao"
Complimenti, Kurt. L'inizio di una conversazione fra premi nobel, proprio.
"Ciao" gli rispose il riccio, con un filo di voce.
"Sei tornato." constatò Hummel, con poca fantasia.
"Sono tornato" affermò l'altro, con un sospiro. 
Il manipolatore si sentiva attratto da lui come non gli era mai successo prima. Continuava a sentire il bisogno di abbracciarlo, di sentire quel profumo che lo aveva cullato verso l'incoscienza in quegli ultimi giorni. Voleva sentirsi protetto come era successo la notte precedente.
Ma cosa mi viene in mente?! Noi siamo solo amici... Anzi, non so neanche se possiamo definirci "amici".
Controllò l'orologio, e sobbalzò. "Scusa, ma... devo andare." borbottò confusamente, afferrando il cappotto dal letto.
"Ah, dove vai?" chiese il riccio di getto, mordendosi il labbro.
"Esco con... una persona." rispose Kurt velocemente, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Chiuse la porta dietro di sé e vi si appoggiò con la schiena, sospirando. Si passò una mano fra i capelli:
Cosa diamine mi sta succedendo?

Si riprese dopo qualche minuto, e iniziò a camminare velocemente lungo il corridoio per scendere le scale: si sarebbe dovuto incontrare con Adam all'ingresso dieci minuti prima. Decise di relegare i propri sentimenti confusi in un cassetto, ripromettendosi di esaminarli più tardi. 
Arrivò al portone finendo di sistemarsi il foulard, e sollevò la testa in cerca del ragazzo.
Il biondo era a pochi metri da lui, e lo fissava con aria allegra. Indossava una cappotto lungo che metteva in risalto la sua figura muscolosa, e una sciarpa bordeaux avvolta morbidamente attorno al collo.
Kurt si avvicinò con un sorriso di scuse. "Mi dispiace per il ritardo, ma sono stato... trattenuto."
"Non preoccuparti" lo rassicurò l'altro. "Stai molto bene, oggi" aggiunse, dopo averlo squadrato intensamente.
Hummel arrossì per il complimento: non era affatto abituato a riceverne. 
Si affrettò a cambiare argomento: "Dove andiamo?" 
Adam gli sorrise, ammiccante. "Pensavo di andare a prendere un caffè, che ne dici? Conosco un posto qui vicino." 
"Mi sembra una buona idea" 
Iniziarono ad avviarsi lentamente verso l'uscita della scuola, e poi lungo il marciapiede, ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio. Il cielo era leggermente nuvoloso, ma non c'era pericolo che iniziasse a nevicare nuovamente. 
Hummel era decisamente imbarazzato, e questo lo rendeva molto meno loquace del solito. Scoprì con facilità, invece, che Adam era un buon parlatore. Durante il viaggio che li portò davanti alla caffetteria Lima Bean, seppe che frequentava l'ultimo anno, e che si era trasferito dall'Illinois tre anni prima. "Mi sono trovato molto bene alla Dalton." stava spiegando con tranquillità. "Certo, è una scuola parecchio dura; ma lì sono tutti molto simpatici e comprensivi, e c'è una politica di 'zero-tolleranza' nei confronti del bullismo... Il che è un bene, per chi è gay".
Kurt non poté che annuire, d'accordissimo. Gli fu indicato un bar grazioso all'angolo della strada, con una grande insegna rossa. "Siamo arrivati" annunciò il biondo con soddisfazione. 
Quando si fermarono davanti all'entrata, Adam gli aprì la porta, facendogli galantemente segno di accomodarsi prima di lui. Il manipolatore gli rivolse un sorriso riconoscente, e fece il suo ingresso in un piccolo locale, riscaldato da una stufa posizionata accanto alle vetrate. La maggior parte dei tavolini era già occupata, e alla cassa c'era una fila non indifferente. Hummel si sfilò il foulard, infilandolo in una tasca del cappotto.
"C'è sempre parecchia gente, qui" lo informò l'altro. "Ma vedrai che ne vale la pena."
Si misero in coda davanti al bancone, posizionato al centro della caffetteria, continuando a chiacchierare con tranquillità.
Si occuparono di molti argomenti, iniziando a discutere su quale musical fosse il migliore fra "Rent" e "Evita", e finendo in disaccordo quando si ritrovarono ad esprimere un parere riguardo ai gatti.
"Ma sono adorabili!" 
"Sono troppo schivi" borbottò Adam in risposta. "Preferisco di gran lunga i cani."
Kurt si ritrovò a pensare al detto 'diffida di chi non ama i gatti', prima di ridere di se stesso. 
Quando ordinarono (un non-fat mocha e un espresso), il manipolatore riuscì, non senza fatica, a convincere l'altro ragazzo a dividere il conto.
"Significa che pagherò la prossima volta" commentò Adam con noncuranza.
Hummel era davvero contento. Non gli era mai capitato che un ragazzo si interessasse tanto a lui. Certo, non sentiva ancora farfalle nello stomaco e ginocchia traballanti, ma c'era ancora tempo...
Passò una mattinata piacevole, iniziando davvero ad apprezzare i complimenti che il biondo gli rivolgeva, accompagnati da sguardi ammiccanti e sorrisetti maliziosi. Ormai non aveva più dubbi sulle reali intenzioni di Adam. 
Quando si alzarono dal tavolino, fu contento che ci fossero ancora alcuni minuti di passeggiata davanti a loro; alla fine, però, arrivati all'ingresso della scuola, si dovettero salutare. 
Adam si sporse senza preavviso verso di lui per abbracciarlo brevemente, e Kurt, dopo un attimo di sorpresa, notò che aveva davvero un buon odore, ma era così... impersonale. 
Niente a che vedere con quello...
Oh, smettila!
"Ho passato davvero una splendida mattinata, Adam. Grazie." disse, quando si separarono.
"E di che?" ribatté il biondo. "Spero che questa sia solo la prima di tante uscite" concluse, con un sorriso seducente.
"Senz'altro." Il manipolatore si girò con un sorrisetto, iniziando a salire le scale con studiata lentezza. Arrivò alla propria stanza con aria soddisfatta, chiedendosi se Adam potesse davvero essere il ragazzo giusto.
Di certo, quell'uscita aveva fatto un gran bene alla sua autostima, ripetutamente calpestata. 
Quando entrò fu decisamente contento di vedere Anderson disteso sul proprio letto, con le sopracciglia leggermente aggrottate.
E' tornato tutto come prima.
"Com'è andato l'appuntamento?" gli chiese il Warbler in tono nervoso, con un sorrisetto forzato.
"Non era un appuntamento" borbottò Kurt. "Era... un'uscita" concluse, non troppo convinto. Non sapeva perché, ma non riusciva ancora a guardarlo negli occhi.
La conversazione fu interrotta da un bussare discreto alla porta. Il castano andò ad aprire, contento che quel dialogo imbarazzante si fosse concluso, ma, al contempo, leggermente confuso: non aveva idea di chi potesse essere, considerando che i suoi amici non sarebbero tornati prima di qualche giorno. Fu decisamente molto sorpreso di ritrovarsi davanti Adam, con il suo foulard azzurro in mano.
"Ti è caduto questo mentre salivi le scale" gli spiegò il biondo. "E ho pensato di riportartelo."
"Oh, grazie" rispose Hummel senza nascondere la sorpresa, afferrando l'indumento dalle sue mani. "Ma come facevi a sapere in quale stanza trovarmi?" aggiunse, interdetto. 
Adam rimase un attimo spiazzato da quella domanda, ma la confusione sparì subito dai suoi occhi, sostituita dalla solita scintilla di malizia. "Mi è bastato chiedere al primo che ho incontrato se conoscesse un bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri."
Il manipolatore avvampò, borbottando qualcosa di inintelligibile; si spostò velocemente verso il proprio letto, poggiandovi sopra il foulard. In quei pochi secondi, la figura di Adam fu resa visibile a Blaine, che stava osservando la porta con molto interesse. Quando lo vide, la reazione del riccio fu istantanea: il suo volto si congelò, e lui iniziò a digrignare i denti per la frustrazione. Nei suo occhi ambrati si distinsero rabbia, disgusto, e quella che sembrava... preoccupazione. Fu sul punto di alzarsi dal letto e lanciarsi addosso a quella specie di parassita che lo guardava con un sorrisetto consapevole, ancora fuori dalla camera. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Kurt che, leggermente imbarazzato, non riusciva a capire il perché di quegli sguardi..
"Adam, lui è Blaine Anderson, il mio compagno di stanza. Anderson, Adam." li presentò, facendo scorrere febbrilmente lo sguardo dall'uno all'altro. Tamburellava nervosamente le nocche sulla porta, la mano destra ancora appoggiata al legno. "Penso che vi conosciate già--"
"Sì" lo interruppe Blaine con tono gelido, distogliendo finalmente gli occhi dal biondo e puntandoli sulla sua figura. "Ci siamo visti in giro qualche volta." Stirò le labbra in un sorriso forzato, ma i suoi occhi continuavano a mandare scintille. Kurt poteva avvertire della forte tensione, nell'aria, ma non sapeva spiegarne l'origine. Aggrottò le sopracciglia, squadrando la figura dell'altro manipolatore: c'era bisogno di essere così freddi ?
Il biondo annuì brevemente senza aggiungere altro, sebbene le sue labbra non accennassero a ridistendersi.
Dopo qualche minuto parve riprendersi, e spostò nuovamente la sua volta l'attenzione su Hummel. "Bene" esordì con un sorriso smagliante. "Adesso devo proprio andare. Ma tanto noi ci rivediamo presto, no?" chiese, rivolto al castano. Quello si limitò ad annuire, col viso in fiamme e lo sguardo rivolto verso il basso; Adam si chinò velocemente verso di lui, poggiandogli le labbra sulla guancia. Prolungò il bacio per qualche istante, e Kurt avvertì il pizzicore della barba sulla pelle, insieme al profumo di gelsomino che gli permeava le narici. Non era abituato a slanci d'affetto o contatti fisici così frequenti, e la cosa lo infastidiva leggermente...
Quando l'altro si allontanò, uscendo dalla stanza con espressione soddisfatta, fu sicuro che il proprio imbarazzo avesse raggiunto livelli astronomici. Chiuse la porta lentamente, continuando a dare le spalle ad Anderson, e impegnandosi a recuperare il controllo del proprio colorito. 
Quando fu soddisfatto, si girò verso il suo compagno di stanza, alzando finalmente gli occhi e analizzando la sua figura. Blaine era disteso nella stessa posizione di prima, ma, a giudicare dall'energia con cui ticchettava sullo schermo del proprio cellulare, era decisamente più nervoso. 
"Quindi..." esordì Kurt quando il silenzio si fece pressante. "Come sono andate le vacanze di Natale?"
"Abbastanza bene," rispose Blaine, voltandosi appena verso di lui. "ma non quanto le tue, temo."
Hummel fece per ribattere qualcosa, ma venne interrotto dall'altro. "Da quant'è che vi conoscete, tu e Crawford?"  fu la domanda noncurante.
Il castano ebbe la tentazione di non rispondergli, piccato. Non capiva perché dovesse renderlo partecipe della propria vita privata quando, a quanto pare, lui non si fidava abbastanza per farlo. Alla fine cedette, con un sospiro. "Da Capodanno. Ma non capisco perché ti interessi."
"Pura curiosità" rispose Anderson, tornando a messaggiare con sguardo inquieto, affondando la testa nel cuscino. 
A quanto pare aveva messo fine a quella conversazione. 
Ad un certo punto, il suo sguardo si fece confuso, e aggrottò le sopracciglia.
Kurt sbiancò, intuendo ciò che era appena successo.
 Ti prego, fa' che non se ne accorga. Ti prego, fa' che non se ne renda conto …
Blaine ruotò la testa da un lato, avvicinando il naso al cuscino, ed inspirò profondamente. Le sue palpebre si socchiusero d’istinto, come se stesse tentando di riconoscere il profumo di cui era impregnata la federa.
Dannata lacca alla vaniglia …
Quando Anderson sollevò la testa, fissando gli occhi nei suoi con un’espressione indecifrabile, Hummel era convinto che avesse capito tutto. 
Quindi riconosce … il mio odore? Pensò , con una sorta di velato compiacimento.
Deglutì rumorosamente, cercando una qualsiasi scusa che giustificasse la presenza del suo profumo su quel cuscino. Il riccio fece per dire qualcosa, lo sguardo leggermente confuso, ma parve cambiare idea, e la sua espressione si fece di nuovo fredda e distante. Si girò dall'altra parte e, senza farsi vedere, inspirò un’ultima volta, con un le labbra arricciate in un lieve sorriso.
Ma tutto questo Kurt non lo vide. 
Perché ogni volta che mi sembra di fare un passo avanti, poi finiamo per farne due indietro? 

"Sono contenta di essere tornata!" esclamò Rachel tre giorni dopo, prima di saltargli addosso nel bel mezzo della biblioteca, attirando l'attenzione di parecchi studenti. La responsabile della sala rivolse loro uno sguardo stizzito, e Kurt fece cenno all'amica di seguirlo in una zona più isolata. Si sedettero ad un tavolino nella sezione "Filosofia", deserta.
"Ma come, pensavo che ti facesse piacere stare con i tuoi." obiettò il manipolatore.
"Infatti è così" gli assicurò Rachel a bassa voce. "Ma tu mi mancavi troppo" aggiunse, con un sorriso dolce.
"Ora basta smancerie e dimmi cos'hai fatto in questi giorni senza di me." continuò dopo qualche istante, con finta aria severa.
"Beh--" iniziò Kurt, titubante. Non sapeva quale scusa accampare per evitare che Rachel lo rincorresse per tutta la scuola con un libro di Socrate in mano, accusandolo di tradimento: non le aveva ancora detto di Adam.
In quel momento, videro sei ragazzi piuttosto su di giri (vale a dire Mercedes, Tina, Santana, Brittany, Quinn e Puck) dirigersi a gran velocità verso il loro tavolo, e si guardarono con espressioni interdette.
Ma 'Cedes ha in mano... una rosa?!
"Kurt, ti abbiamo cercato dappertutto!" lo rimproverò Puck, quando si fermarono davanti a loro, leggermente ansimanti.
"Ragazzi! Sono contento di veder---"
"Sìsì" lo interruppe Santana con un gesto stizzito della mano. "Rimandiamo i convenevoli a dopo...Chi è A.?" chiese, fissandolo con aria inquisitoria. 
"Come, scusa?" chiese Hummel con sette paia di occhi puntati addosso, temendo il peggio.
Mercedes fece scivolare il fiore sul tavolo, incrociando le braccia al petto con aria seria. 
"Chi te l'ha data?" le domandò Rachel ammirando la rosa, decisamente incuriosita.
"Allora, ho messo piede a scuola circa dieci minuti fa" iniziò a spiegare la Jones, con aria spicciola. "E mi sono precipitata da Kurt per salutarlo e ringraziarlo per il regalo. (A proposito, quegli stivali gialli sono fantastici). Busso alla porta della stanza, aspettandomi di trovarlo lì dentro, ma mi viene ad aprire Blaine; aveva un'aria un po' strana, come se fosse nervoso, o qualcosa del genere..." commentò, sovrappensiero. "Comunque, gli chiedo dove sia il mio Kurtuccio, e lui mi risponde che non ne ha la più pallida idea. 
E' stato anche un po' sgarbato, ora che ci penso... Faccio per uscire, ma lui mi ferma con aria scocciata, porgendomi la rosa...-"
"La rosa te l'ha data Blaine?!" la interruppe Rachel, basita.
"Porgendomi la rosa" continuò Mercedes, con un'occhiataccia. "E dire che non mi ero neanche accorta che ce l'avesse in mano... Ad ogni modo, mi spiega che l'ha trovata fuori dalla porta e che, a quanto dice il biglietto, è per Kurt. A questo punto corro a cercare Tina, che va a chiamare Santana e Brittany, le quali trovano Quinn, che ci dice che Rachel è in biblioteca. E che probabilmente c'è anche Kurt. Quindi eccoci qui."
"E Puck?" chiese Kurt, confuso.
"Puck l'abbiamo trovato mentre correvamo verso la biblioteca" spiegò Quinn, facendo spallucce.
"Quindi, Porcellana, te lo richiedo: chi è A?" Santana gli avvicinò il bigliettino, schiaffandoglielo sotto il naso. Il ragazzo lesse una calligrafia minuta e precisa, che recitava così:

                                       Per  Kurt, sperando in un altro  fantastico appuntamento.
                                                                                                                                                  A.


"Fa tanto Pretty Little Liars" commentò Brittany.
"Non mi piace" soggiunse Rachel, borbottando.
"Non è che si sia proprio sperticato in frasi romantiche" considerò Quinn.
"MA SI PUO' SAPERE CHI DIAVOLO E' A.?!" Esplose Santana, esasperata. "E perché dice un ALTRO appuntamento?"
Di nuovo, sette paia di occhi curiosi e inquisitori si fissarono su Kurt, che deglutì.
"C'è qualcosa che dovresti dirci?" chiese Puck, con aria insinuante.
"O meglio," lo corresse Rachel. "che avresti dovuto dirci tempo fa?"
Il ragazzo iniziò allora a borbottare tutto d'un fiato, temendo la reazione generale. "A Capodanno sono andato a vedere i fuochi d'artificio in giardino, come mi aveva ordinato Rachel." lanciò una veloce occhiata alla ragazza, che lo esortò a continuare. "E ho conosciuto Adam--."
"Finalmente!" esultò l'ispanica. "E com'è?"
Kurt continuò, sospirando. "Frequenta l'ultimo anno alla Dalton. Alto, biondo, occhi castani, decisamente molto bello. Mi ha invitato a prendere un caffè, e poi siamo usciti altre due volte. E' davvero molto simpatico, e... penso di piacergli" concluse, arrossendo. "Però non è ancora successo niente" si affrettò a chiarire. Ci fu un istante in cui tutti elaborarono le informazioni ricevute... dopodiché fu il caos.
"Perché non me l'hai detto subito?!"
"Ma è fantastico!"
"E' un disastro!"
"Fammelo conoscere!"
"Devo vederlo!"
"Questa storia non mi piace..."
"SILENZIO!" tuonò Mercedes, sovrastando tutti gli altri e zittendoli. Si avvicinò al castano, visibilmente terrorizzato. "E a te lui piace?" gli chiese con dolcezza.
Quello abbassò la testa, iniziando ad accarezzare i petali della rosa con aria pensierosa. "Non saprei" disse in un soffio. "Sicuramente è molto bello, e simpatico. E... gli interesso, capisci?" sollevò la testa e la guardò negli occhi, sperando che comprendesse. La ragazza sorrise e annuì, abbracciandolo.
"Mi dispiace non avervelo detto subito" disse il manipolatore qualche minuto dopo, rivolto agli altri cinque. "Ma avevo paura che vi arrabbiaste o..."
"Non preoccuparti, dolcezza" lo rassicurò Rachel, posandogli una mano sulla spalla. "Penso che tu e Blaine siate anime gemelle, e che tutti gli altri siano una perdita di tempo, ma... Puoi dirmi tutto, ok?"
"Certo" intervenne Santana. "Ti urleremo addosso i primi dieci minuti, ma vedrai che poi troveremo una soluzione insieme." Gli altri ragazzi annuirono.
Kurt sorrise, riconoscente. Se non altro, ho sempre loro. 

E così passarono anche gli ultimi giorni di vacanza. Kurt iniziò a ricevere rose rosse quasi ogni giorno, la maggior parte delle quali gli veniva recapitata in camera, accompagnata da bigliettini scritti in bella calligrafia.
"Al ragazzo che mi ha congelato il cuore"
"... la tua dolcezza mi ha conquistato..."
"I tuoi occhi sono l'infinito..."
"Santo cielo" commentò Mercedes ad occhi spalancati, leggendo quelle dediche.
Rachel sbuffò, contrariata. "Sembrano prese dai Baci Perugina."
Hummel la ignorò: per la prima volta in vita sua sapeva cosa significasse essere corteggiato da un ragazzo.
Si sentiva lusingato, poco importava che non gli tremassero le ginocchia quando pensava ad Adam, o non sognasse i suoi occhi. Quando gli sarebbe capitata di nuovo un'occasione del genere?
Non poteva sperare che un altro ragazzo bello, intelligente, simpatico e dolce si interessasse a lui in questo modo, tanto valeva cogliere l'attimo e trarne il maggior vantaggio possibile, no? E poi chissà, magari col passare del tempo avrebbe anche potuto imparare ad amarlo... Per adesso, amava il modo in cui lo faceva sentire: importante, apprezzato, desiderato.
L'unica nota negativa di quei primi giorni di gennaio, fu che i rapporti con Blaine non facevano altro che peggiorare.
Da quando era tornato dalle vacanze di Natale, Anderson era sempre nervoso, sfuggente, arrabbiato. Evitata qualsiasi tipo di conversazione con Kurt, e stava il più possibile fuori dalla camera 216, in cui tornava giusto per andare a dormire. Hummel era decisamente spiazzato da quel comportamento, e si chiedeva se, in qualche modo, potesse dipendere da lui... Nonostante detestasse questa situazione, non aveva il coraggio di fare domande, per paura di complicare le cose.
Che sono già abbastanza complicate, tra l'altro.
L'ultima volta che era entrato nella stanza, trovandovi anche Blaine, era stato deliziato da una canzone dei Journey sparata a tutto volume che faceva più o meno così: 

 
                                                                          .... He hasn't come home, because he's lovin'
                                                                               he's touchin'
                                                                               he's squeezin'
                                                                               another!

 

La voce di Rachel lo distolse dai suoi pensieri: "Allora, quand'è che vi rincontrerete, tu e Romeo?"
"Oggi pomeriggio andiamo a fare una passeggiata vicino al lago" rispose Kurt sovrappensiero, picchiettando con la penna sul tavolo.
"Uhuh, romantico." commentò Mercedes, tirandogli una gomitata giocosa. "Magari troverete l'atmosfera giusta..."
Il ragazzo sollevò la testa dal libro di fisica, con aria confusa. "L'atmosfera giusta per cosa?"
"Oh, andiamo! Per il primo bacio, ovviamente!" esclamò l'amica con un largo sorriso.
Hummel sbiancò. Come aveva fatto a non pensarci prima?! Era ovvio che prima o poi sarebbero arrivati al fatidico primo bacio. Anzi, erano addirittura in ritardo sulla tabella di marcia.
Era forse un cattivo segno il fatto che non ci avesse pensato fino a quel momento? Di solito uno dovrebbe desiderare ardentemente di baciare il ragazzo (o la ragazza) che gli piace, giusto?
Ma lui era pronto per questo? Il primo bacio lo dovresti ricordare tutta la vita, o qualcosa del genere...
Non dovrebbe essere una cosa programmata, dovrebbe accadere e basta. I due innamorati dovrebbero sentire che è il momento giusto... Per lo meno, così dicevano tutti. 
"Kurtie? Ti senti bene?" gli chiese Rachel con dolcezza, accarezzandogli il braccio.
"Oh, sì, certo" borbottò il ragazzo, tornando a fissare la pagina del libro. "Sono solo un po' stanco..."
E se non fossi pronto?

"Kurt, va tutto bene? Sei un po' strano oggi..." gli chiese Adam quel pomeriggio, mentre camminavano sulla riva del lago. 
No, che non va tutto bene! Sono terrorizzato! Non faccio altro che analizzare ogni  tuo minimo gesto, ogni piccolo sfioramento, cercando di capire le tue intenzioni, ma così rischio solo di andare al manicomio! 
E se non fossi pronto al primo bacio? Se, alla fine, non riuscissi mai a prendermi una cotta per te? E, non meno importante, se non potessi avere un'alternativa, dopo averti rifiutato? Magari sono destinato a morire da solo, circondato da gatti. E il mio preferito si chiamerà Zuzzurellone.

"Niente di che, non preoccuparti. Ho solo qualche pensiero di troppo per la testa." rispose invece, stiracchiando le labbra in un sorriso forzato. Il biondo sembrò credere a quella bugia, perché non insistette.
"Ehi, Adam, ma tu che potere hai?" gli chiese improvvisamente Hummel, calciando un pezzo di ghiaccio. 
L'altro gonfiò orgogliosamente il petto. "Io posso volare" affermò fieramente. "E sono anche molto bravo."
Kurt si rese conto, in quel momento, di una caratteristica dell'altro che non aveva mai notato prima: un ego decisamente sviluppato. Era molto sicuro di sé, una di quelle persone che sa di essere affascinante e non esita a sfruttare questo suo dono sugli altri. Se poi si aggiungeva un certo carisma, il mix diventava incontrastabile. Solo uno con una grande fiducia in se stesso avrebbe potuto avvicinarmi con quella scioltezza la notte di Capodanno. 
Il pomeriggio passò lentamente, e la conversazione non fu delle più brillanti; Hummel si limitava ad annuire, ascoltando il biondo parlare. Ogni tanto inseriva qualche "aaaah", "ooh", o qualche mezza risata quando riteneva il momento opportuno, ma per la maggior parte del tempo fu perso fra pensieri non molto rassicuranti. 
Quando iniziò a calare la sera, Kurt non potè che sospirare di sollievo, convinto che il momento critico fosse passato.
Si lasciò convincere da Adam a farsi riaccompagnare in camera, e così iniziarono a tornare lentamente verso la scuola, salendo le scale e avviandosi lungo il corridoio. 
Arrivati davanti alla stanza 216, il manipolatore inserì la chiave nella toppa, aprendo la porta con un lieve scatto: non aveva mai trovato quel rumore metallico tanto rassicurante. Si girò verso Crawford, pronto a salutarlo con il consueto (quanto sicuro) bacio sulla guancia; ma non andò esattamente come voleva.
Si ritrovò il viso del ragazzo a pochi centimetri dal naso, e andò in iperventilazione.
Riusciva a contare le pagliuzze più scure nei suoi occhi color cioccolato, e avvertiva il suo respiro sulle guance.
Non sono pronto.
Fu l'unico pensiero che riuscì ad estrarre dal groviglio della propria mente. Le labbra sottili del biondo continuavano ad avvicinarsi, e Kurt avvertì nelle narici il solito profumo di gelsomino. 
E se mi avvicinassi? Bastano pochi centimetri, poggio la bocca sulla sua ed è fatta. Non dev'essere tanto complicato, è solo uno stupido bacio, Kurt! Non avrai più un'occasione del genere. Insomma, guardalo...
Aveva il cuore in gola e il respiro affannato, ma non per le ragioni giuste. Non sentiva quella necessità di avvicinarsi, di toccarlo. Non avvertiva nell'aria il sentore del fatidico momento giusto. La situazione gli sembrava tremendamente sbagliata, e forse non solo quella...
Il rumore di qualcuno che si schiariva la gola lo salvò da quella decisione. Adam si allontanò all'improvviso, come se avesse preso la scossa, e solo in quel momento Kurt si accorse di aver istintivamente arretrato, fino a toccare il muro con le braccia.
Il manipolatore avvampò di imbarazzo, quando si accorse di chi aveva interrotto quel momento critico.
Blaine era a poco più di due metri da loro, fermo in mezzo al corridoio, con un'espressione che Kurt non gli aveva mai visto. Sembrava molto più che infuriato, con le braccia stese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno. Il volto era come scolpito nella pietra, la bocca una linea severa; ma la cosa peggiore, forse, erano i suoi occhi: l'ambra sembrava bruciare, e vi si poteva leggere solo odio e disprezzo. Aveva tutta l'aria di uno che avrebbe volentieri preso a pugni il primo che gli fosse capitato a tiro. E forse l'avrebbe fatto, se non fosse riuscito a calmarsi. Chiuse gli occhi, respirando profondamente. Quando li riaprì, i muscoli delle braccia apparivano rilassati, e la furia del suo sguardo era nascosta da uno strato di apparente apatia. Lanciò un'ultima occhiata ai due ragazzi davanti alla porta, prima di girarsi senza dire una parola e ripercorrere il corridoio a ritroso.
Hummel era decisamente confuso. La testa gli pulsava, e non riusciva a pensare lucidamente."Credo sia meglio andare", borbottò, rivolto a nessuno in particolare. Non lasciò ad Adam il tempo di replicare, entrando nella propria stanza e chiudendogli letteralmente la porta in faccia. Scivolò lungo la superficie di legno, fino ad avvertire il pavimento sotto di sé, e chiuse gli occhi. 
Perché cavolo Anderson ha reagito in quel modo? Sono giorni che non mi guarda neanche in faccia, e adesso questo... Non riesco proprio a capire cosa possa aver sbagliato. E poi, pare che si detestino davvero. Gli sguardi che si sono lanciati la prima volta in cui si sono ritrovati in questa stanza erano decisamente strani. Possibile che si conoscessero già da prima? E se è così, cosa può aver fatto Adam per meritarsi questo trattamento?
Ma soprattutto, perché quando avevo nelle narici l'odore del gelsomino, agognavo quello della nocciola?




















-Note dell'autrice-
- Reazione spoiler sesta stagione-
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Parliamone.
Direi che sono sconvolta. Ma sarei sconvolta se mi svegliassi con Freddie Mercury che balla la lambada sul tavolo della mia cucina; quindi sono più che sconvolta. Sono senza parole.
Capisco e condivido lo 'ship and let ship',  ma così mi sembra solo una cosmica presa per il culo, (Mi si passi il termine).
Cioè, non solo Kurt lascia Blaine perché sono troppo giovani per sposarsi (come se avessi detto io di sì alla sua proposta), quando avrebbero potuto stare fidanzati un altro decennio; ma poi Blaine si mette con Karofsky.
Con KAROFSKY, fra tutti. E si chiamano Yoghi e Booboo.
ORA posso dire di aver sentito tutto.
Scusate lo sfogo, ma non ho una pagina fb... Vado a recuperare fiducia nell'umanità sfondandomi di ff Klaine. 


 
 

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Capitolo 18
*** Let the game begin ***


-Note iniziali dell'autrice-
Perdonate se il capitolo è piuttosto corto, ma dovevo interromperlo per forza in quel punto.
.. 




Let the game begin


Kurt era schiacciato contro la parete del corridoio, le mani che stringevano febbrilmente il colletto del blazer.
Percepiva il fiato caldo del ragazzo davanti a lui accarezzargli il viso, e il suo sguardo scivolare dai suoi occhi alla sua bocca, ora leggermente dischiusa. Le sue mani calde gli cinsero dolcemente i fianchi, e Hummel si mordicchiò istintivamente le labbra, sentendo la pelle bruciare sotto la maglietta. A quanto pare non era più così terribile l'idea di dare un primo bacio. L'altro giovane avvicinò lentamente il viso a quello del manipolatore, arrivando a far sfiorare i loro nasi, toccandogli lievemente le guance con le lunghe ciglia. Kurt socchiuse le palpebre quando avvertì il profumo di nocciola invadergli le narici, e accostò la bocca a quella di Blaine. Le loro labbra erano così vicine...
Sarebbe bastato un attimo, un millimetro, e Kurt avrebbe sentito il loro sapore sulla lingua...

Il castano si svegliò di soprassalto, sollevandosi a sedere sul letto, con le mani che stringevano convulsamente le coperte. Aveva gli occhi spalancati per la sorpresa, il respiro lievemente affannato e il cuore in gola.
Nononono! Questo non va affatto bene! Non posso aver sognato di baciare Anderson!
Il suo sguardo scivolò istintivamente sulla figura distesa sotto le coperte nel letto accanto al suo.
Per sua fortuna, il movimento lento e regolare del suo petto lasciava supporre che Blaine stesse dormendo beatamente.
Hummel affondò il viso fra le mani, chiedendosi cosa ci fosse che non andava in lui.
Fino a...
Controllò l'orologio sul comodino.
dieci ore fa avevo paura che Adam (il ragazzo che dovrebbe piacermi) mi baciasse, e adesso sogno di pomiciare col mio odiato compagno di stanza?!
La parte razionale del suo cervello obbiettò che, in realtà, non si erano propriamente baciati...
Beh, sarebbe successo, se non mi fossi svegliato!
Kurt avvampò a quel pensiero, ricordando la sensazione di quelle labbra morbide a pochi millimetri dalle proprie...
Deve esserci qualcosa di sbagliato in me. O, per lo meno, una spiegazione scientifica a tutta questa situazione assurda.
La spiegazione scientifica c'è, si chiama "cotta". Ne hai mai sentito parlare?
Io NON ho una cotta per Anderson, te lo puoi dimenticare! E' insopportabile, testardo e odioso. E ultimamente è anche peggio del solito.
In effetti, capita spesso di sbavare dietro a persone che si odia.
E' inutile che adesso ti metti a fare del sarcasmo. Il fatto che io ritenga che sia un bel ragazzo, non implica che mi sia preso una cotta per lui... Mi vieto categoricamente di essermi preso una cotta per lui.
E come ti spieghi il sogno? Non dirmi che non l'hai trovato piacevole, perché in quanto parte razionale del tuo cervello, nonché voce della ragione, nonché bocca della---
Abbiamo afferrato il concetto. TAGLIA.
...bocca della verità, so che non vedevi l'ora di poggiare le labbra sulle sue e baciarlo. Dimmi che mi sto sbagliando.
Mi avvalgo del diritto di non rispondere, visto che quello che penso sarà usato contro di me dal mio stesso cervello...
Allora te lo dico io: stavi per saltargli addosso e risucchiargli la faccia.
Certo che sei proprio volgare per essere la voce della mia coscienza.
Non cambiare argomento, dico solo le cose come stanno. Allora, come te lo spieghi il sogno?
Stress accumulato. Cena pesante.
Immagino che tutta quella insalata ti sia rimasta sullo stomaco...
Ah-ah ah-ah
Sai cosa diceva Freud dei sogni? Che sono desideri inconsci.
Freud diceva anche che a tre anni progetti di uccidere tuo padre e giacere con tua madre.
E la Disney? I sogni son deeeesideeeeri di feliiicitààààà!
Ma perfavore!
Sei frustrante! perché non puoi semplicemente ammettere che ti piace Blaine?
Perché non è vero e--
Questo lo dici tu.
...e a cosa mi porterebbe ammetterlo? Ammesso e non concesso che mi sia preso una cotta per lui, quante probabilità avrei di essere ricambiato o, addirittura, fidanzarmici? Meno di una settimana dopo il suo arrivo stava limonando allegramente con uno del McKinley! Sicuramente non avrebbe problemi a trovarsi un ragazzo molto più carino e molto meno paranoico di me con cui passare del tempo.
Quindi hai paura.
Se la vuoi mettere in questo modo... Sì, ho paura.
E Adam?
Cosa c'è da dire di Adam? E' carino, gentile e gli interesso. Mi sembra abbastanza.
Già, peccato che a te non piaccia.
Questo non è del tutto vero. Lui mi piace. Mi piace passare del tempo con lui.
Ti piace passare del tempo anche con Rachel, ma non fingi che lei ti piaccia.
Rachel è una ragazza!
Allora con Puck. Stai usando Crawford solo come "scialuppa di salvataggio" perché pensi che non potresti avere di meglio.
Non è così? Non so tu, ma io non vedo una fila di ragazzi ai miei piedi pronti ad apprezzarmi per quello che sono. Adam mi fa sentire bene. Per la prima volta, sento di valere qualcosa. Scusami se preferisco questo al coltivare una (improbabile) cotta per Blaine Anderson!
Quanto sei pessimista...
Disse la parte razionale del mio cervello. Preferisco "realista", comunque.
Kurt sbuffò, riabbassandosi sul cuscino e coprendosi con il lenzuolo.
Non riusciva neanche ad andare d'accordo col proprio cervello; praticamente si contraddiceva da solo. Questa situazione stava diventando decisamente frustrante.
Una cotta per Anderson, figurarsi. Era una vita che si impediva di nutrire vane speranze e accrescere amori impossibili, di certo non sarebbero bastati due occhioni ambrati per farlo cedere.
Si girò su un fianco, tentando di rilassarsi e riprendere sonno.
I sogni son deeeeeee-
Ma chiudi il becco!

Nei giorni seguenti, l'inizio del semestre fu quasi un sollievo.
E non credeva che avrebbe mai potuto pensare una cosa del genere.
Tanto per iniziare, aveva una montagna di compiti da svolgere, e ciò implicava la netta riduzione del tempo per conversazioni allucinanti con la propria mente; in secondo luogo, aveva una scusa per stare in camera il minor tempo possibile, dato che doveva studiare in biblioteca tutti i pomeriggi.
Come fu in grado di appurare con sommo disappunto, però, non esisteva un libro intitolato:
"Come riuscire a guardare in faccia il tuo compagno di stanza dopo aver sognato di pomiciare con il suddetto."
Sì, perché adesso non riusciva ad incrociare lo sguardo di Anderson senza arrossire dalla testa ai piedi e iniziare a balbettare come un idiota.
Perfetto!
Come se non bastasse, alla semiperenne sensazione di caos interiore, si aggiungeva una profonda, profonda amarezza: Adam era sparito nel nulla.
Era passata una settimana da quel quasi-bacio di fronte alla porta della camera 216, e Kurt non aveva avuto più sue notizie.
Niente più rose, niente più bigliettini romantici, niente chiamate, niente sms.
Niente di niente.
Puff, come nebbia al sole. Hummel non sapeva cosa pensare.
Anzi, di una cosa era abbastanza certo: di essere un idiota fatto e finito.
Come aveva potuto credere di piacere davvero ad un ragazzo del genere? Perché si era lasciato convincere da tutte quelle frasi preconfezionate e dai fiori? Forse era stata colpa sua... Avrebbe dovuto baciarlo e basta, invece di fare tanto il prezioso, tremando come una ragazzina.
Era successo tutto troppo in fretta, e lui era rimasto fregato.
Stupido, stupido, stupido Kurt!
Avrebbe iniziato a sbattere la testa sul tavolo, se non fosse stato sicuro che poi la bibliotecaria avrebbe avuto qualcosa da dire al riguardo.
Si sentiva ferito, umiliato. Sperava davvero di piacere ad Adam, nonostante la perenne insicurezza e il carattere difficile. Significa che tutti quei complimenti, tutte quelle premure... Erano una bugia? Perché aveva lasciato che quelle attenzioni gonfiassero il suo ego? Era molto meglio prima, quando non aveva speranze di riscatto, quando il suo unico pensiero era arrivare indenne alla fine dell'anno scolastico.
L'unica nota positiva in tutta la faccenda, è che si era accorto di non provare assolutamente nulla per Crawford.
Non osava immaginare come si sarebbe sentito se il ragazzo che amava fosse sparito così, senza nessuna spiegazione. Aveva provato a chiamarlo al cellulare più volte, ma non aveva mai ricevuto risposta.
Era troppo orgoglioso per andare a cercarlo in giro per la scuola e, soprattutto, per chiedere in segreteria il numero della sua stanza e capitare lì per caso. Cercava di mantenere quel poco di dignità che gli era rimasta; sempre che ce ne fosse. Quindi... finiva così.
Forse per l'altro non era mai stato più di un flirt, un semplice passatempo, e Kurt ci aveva ricamato troppo sopra.
Con i suoi amici aveva messo su una facciata ben costruita: nessuno di loro, nemmeno Rachel, sapeva quanto stesse male per tutta quella faccenda.
Faceva finta di averla presa bene, ma in realtà l'unica cosa che riusciva a pensare era di non essere abbastanza.
Per nessuno.
Chi poteva amare un ragazzino insicuro, isterico e acido? Si alzò dal tavolo della biblioteca, asciugandosi con stizza una lacrima che gli si era incastrata tra le ciglia.
Non riuscirei comunque a studiare niente, in queste condizioni.
Si trascinò per inerzia su per le scale e poi lungo il corridoio, arrivando con un sospiro alla stanza 216.
Fece per inserire le chiavi nella toppa, quando udì delle voci oltre la porta.
Strano, di solito Blaine non era mai in camera quando lui tornava dalla biblioteca.
Controllò l'orologio: in effetti aveva una buona mezz'ora d'anticipo.
Rimase qualche minuto impalato lì fuori, spostando nervosamente il peso da un piede all'altro.
Con Blaine i rapporti continuavano ad essere freddi, anche se il Warbler si era dimostrato più ben disposto nei suoi confronti, ultimamente.
Fece di nuovo per entrare, quando udì una frase che gli fece gelare il sangue nelle vene.
"Quindi gli hai... consigliato di allontanarsi?" stava chiedendo un ragazzo.
Forse Wes, riflettè Kurt, attento.
"Sì", rispose Blaine. "Era la cosa migliore per lui, capisci?"
Non trarre conclusioni affrettate, Kurt. Non è detto che stiano parlando di Adam, potrebbe essere una coincidenza.
Il manipolatore tentò di recuperare la calma, continuando a schiacciare dolorosamente l'orecchio contro lo porta.
Sperava davvero che non stesse per passare nessuno di lì, perché sarebbe stato alquanto imbarazzante dover dare spiegazioni.
"E Kurt lo sa?" chiese Wes, tranquillo.
Sospiro. "No, lui non lo deve sapere."
Hummel sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui, e poi un dolore sordo all'altezza del petto.
No, doveva aver capito male. Non era possibile che Anderson avesse consigliato ad Adam di allontanarsi da lui; perché avrebbe dovuto farlo?
"Era la cosa migliore per lui". In quel momento, tutto acquistò un senso.
Ecco spiegate le occhiate che Blaine lanciava ad Adam, la sua rabbia quando li aveva trovati davanti alla camera...
Kurt aveva pensato che fra i due ci fossero stati dei trascorsi, che avessero litigato, o che non si sopportassero... E invece era proprio lui, Kurt, il problema.
Blaine non voleva che stessero insieme. Ma perché? Forse perché non si meritava di stare con uno come Crawford?
Il suo viso fu attraversato da lacrime di rabbia e frustrazione. Si sentiva tradito.
Quell'idiota aveva avuto la faccia tosta di intromettersi nella SUA vita privata!
Come si era permesso di giudicarlo, di consigliare ad Adam di stare lontano da lui? Cosa aveva di così sbagliato da non poter stare con un ragazzo?
Strinse i pugni in preda ad un furore cieco, tanto forte da farsi sbiancare le nocche.
Va bene, lui e Anderson non erano mai stati amici per la pelle, ma arrivare a sabotare una sua relazione solo perché pensava 'che fosse meglio' per qualcuno... Questo non se lo sarebbe mai aspettato!
Pensava che tra di loro ci fosse una specie di rispetto reciproco, a quanto pare si sbagliava.
L'umiliazione che aveva provato prima non era niente in confronto a quella che lo assalì quando udì quelle parole.
Mai, prima di allora, si era sentito così ingenuo.
Aveva impiegato anni a costruire quelle mura di ghiaccio che gli avevano impedito di soffrire, ed era bastato così poco perché si sgretolassero senza che avesse il tempo di accorgersene.
A quanto pare, Adam non era poi così interessato a lui se si era allontanato al primo "avvertimento".
Si sentiva a pezzi; la testa gli pulsava dolorosamente, aveva un nodo in gola e i suoi occhi erano gonfi di lacrime. "Blaine, non ti sembra che faccia... più freddo?" chiese Wes con aria perplessa.
Ci fu un attimo di silenzio e poi... "Oh, cazzo" imprecò Anderson.
"B., ma cosa...?" Si sentì un tramestio, e poi il riccio aprì la porta di slancio, con espressione allarmata.
"Hummel, aspetta!" gridò al castano, che si era allontanato lungo il corridoio a passo di marcia.
Kurt continuò a camminare dandogli le spalle: non aveva intenzione ascoltare le sue scuse.
Ne aveva abbastanza.
Sentì qualcosa di caldo e forte stringersi attorno al suo polso, e fu costretto a fermarsi, trattenuto dalla mano di Anderson.
Odiò con tutto se stesso la scarica che gli risalì lungo il gomito a quel contatto.
"Senti, io non---" iniziò Blaine, a bassa voce. Si bloccò con espressione smarrita quando Kurt si girò verso di lui.
I suoi occhi erano arrossati, ma le iridi sembravano di ghiaccio. Così azzurre, così fredde... Il suo volto si era irrigidito in una maschera di cera.
Il suo tono fu tagliente quando parlò, ma era chiaro che avesse pianto. "Risparmia le parole, Anderson. Ho sentito." con uno strattone liberò il polso, ma rimase fermo davanti a lui, guardandolo con odio.
"Cos'hai sentito?" gli chiese Anderson con un filo di voce.
Il volto del castano si distorse in un sorriso amaro. "Abbastanza da sapere che hai consigliato ad Adam di stare lontano da me perché pensavi che fosse 'meglio per lui' " la sua voce si incrinò sulle ultime parole.
"No, non è---" tentò di spiegare il riccio, con aria allarmata.
Non voleva che fraintendesse, ma non poteva neanche dirgli la verità... Non poteva, giusto?
"Ti ho già detto che non importa" lo interruppe Kurt. "Sono solo stato uno stupido illuso. Non dovevo fidarmi né di lui, né di te."
"No, non capisci! Non puoi stare con uno come lui! Lui è…”
“Come potevo pensare di piacere ad uno come Crawford?" mormorò Kurt, più a se stesso che a Blaine, guardando il pavimento con aria desolata.
Gli occhi del Warbler si spalancarono per la sorpresa e...
No, Kurt non avrebbe permesso che provasse compassione per lui.
Inchiodò lo sguardo in quello dell'altro, fermando ogni possibile risposta. "La nostra tregua è rotta" sibilò, ad un palmo dal suo viso. Si allontanò lungo il corridoio, girandosi un'ultima volta e aggiungendo in tono sprezzante: "Va’ al diavolo."
Com'era quella frase? Ah, sì: this is war, bitch. E la prossima mossa è la mia. Che la partita cominci.












-Note dell'autrice-
Sssssalve (?)
Prima che tiriate fuori i forconi, sappiate che il prossimo capitolo sarà divertente. Sul serio :D
Un indizio?


When you see my face hope it gives you hell, hope it gives you hell....


 

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Capitolo 19
*** Gives you hell ***


-Brevissima nota iniziale dell'autrice-
Ad un certo punto del capitolo viene citata Blair Waldorf. Per quelli che non sanno chi sia:
personaggio di Gossip Girl, stronza a tempo pieno; si occupa principalmente di distruggere emotivamente e socialmente coloro che mettono i bastoni fra le ruote della sua limousine. 
Passo e chiudo. 




Gives you hell



"Lui ha fatto... cosa?!" esclamò Rachel, incredula e amareggiata.
Molti dei ragazzi che sciamavano nel corridoio e che fino a quel momento erano stati troppo occupati a correre da una lezione all'altra per curarsi di loro, si voltarono a guardarli, perplessi. 
"Hai sentito benissimo, purtroppo..." mormorò Kurt.
L'aveva appena aggiornata sulle ultime scoperte riguardo Adam e Blaine, e non poteva dire di non essere compiaciuto della sua reazione.
"Bene, a questo punto devo pestarlo" annunciò l'amica, mortalmente seria. "Certo, mi dispiacerà rovinare quel suo bel faccino, ma quando una cosa va fatta... va fatta." annuì fra sé e sé, con l'aria di chi sta progettando l'invasione della Casa Bianca. "Magari posso chiedere una mano a Santana e Mercedes..."
Il ragazzo sorrise. "Ti ringrazio, Rach, ma non è necessario. Ci ho già pensato io."
Rachel spalancò gli occhi, shockata. "L'hai già pestato?!"
Hummel ghignò, divertito. "Non proprio. Diciamo che spero abbia capito che se vuole la guerra..."
La sua risposta fu interrotta dal suono della campanella, e i due ragazzi furono costretti ad avviarsi alla classe di trigonometria. 
Mmhh... seconda ora: Anderson dovrebbe svegliarsi a momenti.
 
                                                                                                           I wake up every evening, 
                                                                                                              with a big smile on my face
                                                                                                             and it never feels out place.
                                                                                                             You're still probly working...

Nel frattempo, nella camera 216...
Blaine si trascinò fino al bagno con aria assonnata, stropicciandosi gli occhi ancora semichiusi. 
Si lavò la faccia con l'acqua rigorosamente bollente del rubinetto, per poi cercare a tentoni l'asciugamano riposto sul ripiano del lavandino che aveva ottenuto dopo ore di contrattazione. 
Sul suo viso si dipinse una smorfia di disappunto quando prese coscienza delle condizioni in cui riversavano i suoi capelli: sembrava che ospitassero un nido di rondini.
Borbottando qualche improperio verso la genetica, aprì l'armadietto accanto allo specchio, e cominciò a rovistare in cerca del gel.
Ma quante creme per il viso ha quel ragazzo?
Dopo aver scostato una decina di prodotti da centinaia di dollari, di cui non riusciva neanche ad interpretare l'etichetta, finalmente afferrò il tubetto che cercava, trascinandolo fuori.
Lo soppesò davanti agli occhi con aria perplessa. 
Strano, sembra molto più pesante del solito... E anche più freddo.
Alla sua mente si affacciò un pessimo presentimento, e il Warbler svitò velocemente il tappo, rigirando la confezione sul palmo aperto. Iniziò a spremere il tubetto febbrilmente, ma tutto ciò che ottenne fu uno scricchiolio sinistro, e la sensazione che qualcosa sotto le sue dita si stesse spezzando.
Qualcosa di freddo. 
Ghiaccio
Riaprì l'armadietto con un movimento brusco, iniziando a recuperare tutte le sue scorte.
Niente da fare, erano tutte congelate. 
Si precipitò in camera e rivoltò tutti i cassetti del proprio comodino, alla ricerca del "gel-per-le-emergenze".
Ovviamente l'altro ragazzo aveva fatto un lavoro minuzioso: in tutta la stanza non era rimasta un'unica confezione di gel utilizzabile.
"Hummel " sibilò Anderson fra i denti.                                                                                                                                                                                                        
                                                                                                                 When you see my face, 
                                                                                                               hope it gives you hell,
                                                                                                                hope it gives you hell
 
Quando, quella sera, Kurt si affacciò alla porta della camera 216, era convinto che ciò che avrebbe visto di lì a poco gli avrebbe certamente migliorato l'umore. E così fu. 
Sospirò di soddisfazione: aspettava quel momento da tutta la giornata.
Anderson era disteso sul proprio letto con espressione corrucciata, e, sapendo di esserne la causa, tanto bastò ad Hummel perché un piccolo ghigno vittorioso gli si dipingesse sul viso.
Ma i suoi capelli senza gel... quelli meritavano un sorriso sornione a trentadue denti. 
Erano una matassa riccia e mora non ben definita, con ciuffi di varie lunghezze che gli ricadevano scompostamente ai lati del viso.
In parole povere, era a metà fra Medusa, Chewbecca e una palla di fieno del deserto.
Blaine non si degnò neanche di girarsi verso la porta quando l'altro fece la sua entrata trionfale, limitandosi ad aggrottare impercettibilmente le sopracciglia. 
Kurt arrivò trotterellando al proprio letto, e vi si distese sopra con molta non-chalance.
2-1 Palla al centro.     
                                                                                                                    When you walk my way,
                                                                                                                        hope it gives you hell,
                                                                                                                        hope it gives you hell

La mattina dopo Kurt si svegliò di colpo, con la fronte sudata e tremori in tutto il corpo.
Quindi gli incubi sono tornati...
Ormai non ci capiva più niente. All'inizio pensava che la loro assenza dipendesse da Anderson, e questa tesi era stata confermata dai sogni che l'avevano tormentato durante le vacanze di Natale; ma adesso il suo compagno di stanza stava dormendo a pochi metri da lui (come ebbe modo di controllare), allora perché si era svegliato fradicio e ansimante?
Tutto ciò non aveva assolutamente senso.
A meno che... Il suo sguardo accarezzò la figura di Blaine, avvolta nella coperta.
No, non è possibile. Hummel scosse la testa con decisione, e scivolò fuori dal letto.
Fortunatamente si era svegliato solo alle sei e mezzo, quindi non aveva perso troppe ore di sonno.
Con un sospiro stanco si diresse in bagno, pronto per i suoi rituali d'idratazione mattutini.  
Esattamente un'ora e mezzo dopo, si chiuse la porta della camera alla spalle, con la tracolla in mano e il quaderno degli appunti nell'altra. Affondò il naso nelle pagine dedicate a Virginia Woolf, e iniziò a percorrere il corridoio; non poté notare, quindi, le occhiate divertite e perplesse dei ragazzi che lo incontravano. I suoi piedi lo condussero automaticamente all'aula della signorina Clay, insegnante di letteratura inglese, dove lo aspettavano già alcune ragazze del GC.
"Ehi, raga--" il suo sorriso si congelò quando vide le occhiate shockate che gli stavano rivolgendo Rachel, Mercedes e Santana. Continuavano tutte a fissarlo in viso con tanto d'occhi, e la situazione si stava facendo inquietante.
"Ma cosa vi prende? Ho qualcosa che non va in faccia, per caso?" chiese in tono agitato.
"No, tesoro. Il problema non è quello che hai sulla faccia..." iniziò Rachel, tentando di ricomporsi.
"Il problema è proprio la tua faccia!" terminò Santana, con poco tatto. 
Il castano continuava non capire cosa intendessero, ma cominciò seriamente a preoccuparsi.
Per caso le occhiaie erano così evidenti? Eppure aveva applicato il solito strato di crema rivitalizzante...
Iniziò a passare le mani sul viso, alla ricerca di qualche escrescenza o brufolo imbarazzante.
Le ragazze, vedendolo interdetto, si affrettarono a porgergli uno specchietto, che Kurt afferrò con titubanza. 
Gli si congelò il sangue nelle vene quando vide la propria immagine riflessa.
You've got to be kidding me 
La sua pelle, la sua bellissima pelle sottile e nivea era... beh, non era più tale. 
Kurt quasi faticava a riconoscersi, con quell'abbronzatura da muratore. 
Strofinò con energia i polpastrelli sul viso, tentando di rimuovere quel terribile strato marrone, ma fu tutto inutile. Col passare dei secondi, la sua espressione si fece sempre più terrorizzata. Lo stacco fra il colore della gola e quello della faccia era dannatamente evidente.
"Beh, però risalta l'azzurro dei tuoi occhi..." tentò Mercedes, in un sussurro tremolante.
Hummel la ignorò, mentre il suo cervello lavorava febbrilmente per trovare la causa di quel... quell'abominio.
Sono anni che uso la stessa crema, non è possibile che l'abbia confusa con un abbronzante!
Ma allora come...

Il suo sguardo si illuminò di comprensione. "Anderson" sputò fra i denti.
Chiuse lo specchietto con uno scatto secco, l'espressione gelida.
"Cosa c'entra Blaine?" domandò Rachel, con aria ingenua.
Kurt si girò verso di lei, con uno sguardo che la fece retrocedere di un passo. "Blaine c'entra" sillabò, tentando di mantenere la calma "perché quel troglodita mi ha messo dell'abbronzante nella crema".
"E perché avrebbe dovuto farlo?" obiettò Santana, con un sopracciglio alzato.
Il ragazzo si strinse la radice del naso fra il pollice e l'indice, spiegando con pazienza. 
"Perché io ho congelato tutte le sue scorte di gel."
Non si poté impedire si sogghignare, nonostante la tragicità della situazione.
Un lampo di comprensione passò negli occhi delle tre ragazze. 
"Perchè non le hai semplicemente buttate via?"
"Volevo che ci fosse la mia firma" ammise il ragazzo con una placidità esemplare.
"Ahi, la vedo male" borbottò Mercedes, preoccupata.
"Anch'io" rispose Kurt irritato. "Per lui."
"Tesoro, ma sei sicuro? Insomma, questo Adam... Ne valeva la pena?" gli chiese Rachel con delicatezza.
Il manipolatore la guardò con aria interdetta. "Ma io non lo faccio per lui. Cioè," si corresse velocemente, notando l'espressione confusa delle tre ragazze. "non lo faccio per lui direttamente. Lo faccio perché Anderson è un idiota che si è intromesso nella mia vita privata dicendomi che io, parole testuali, 'non potevo stare con uno come lui'." concluse, infervorato. "Deve ancora nascere chi mette i piedi in testa a Kurt Hummel."
"Sarà..." commentò Santana scettica, incrociando le braccia al petto. "Adesso cosa intendi fare?"
"Adesso tenterò di limitare i danni", rabbrividì, indicandosi il viso. "E poi... Gliela farò pagare cara. Cipria" ordinò dopo qualche secondo, tendendo la mano in direzione di Rachel. 
La scatolina e il pennellino gli furono passati immediatamente. Il ragazzo, con tutta la dignità possibile in quella situazione, si diresse verso il bagno, chiudendo la porta con un tonfo.
"Cosa facciamo?" domandò Mercedes, rivolgendosi alle altre due.
"Prendiamo i pop-corn?" propose Santana, con un sorrisetto. Le altre ragazze la guardarono male e lei alzò gli occhi al cielo. "Oh, andiamo. Lo sapete com'è fatto Kurt: quando si mette in testa una cosa, soprattutto se c'entra il suo orgoglio, niente e nessuno può fargli cambiare idea."
Mercedes e Rachel furono costrette a darle ragione. "Quindi?"
"Quindi" rifletté l'ispanica "non ci resta che aspettare che si rendano conto che il loro odio, in realtà, nasconde qualcos'altro." concluse, con una strizzatina dell'occhio perfettamente truccato. 
"Vuoi dire che te ne sei accorta anche tu?" le chiese la Jones, guardandola con aria sorpresa.
Per la seconda volta in pochi minuti, Santana alzò scherzosamente gli occhi al cielo. "Tesoro, se ne sono accorti pure i muri. Credo che ci stia arrivando persino Hudson, in effetti"
"Tranne loro" borbottò Rachel scocciata, lanciando un'occhiata di rimprovero alla porta del bagno.
"Non ci giurerei" mormorò l'ispanica con aria criptica.
  
                                                                                                                    Now where's your picketed fenced, love?                                                                                                          And where's that shiny car?
                                                                                                    Did it ever get you far?

Aveva impiegato giorni (GIORNI) per rimuovere con la spugna di crine quell'obbrobriosa abbronzatura da beduino del deserto, ma adesso, finalmente, il suo viso era tornato all'antico splendore. 
E adesso, keep calm and plot revenge.
Erano passati alcuni giorni dallo scherzo di Anderson, per cui il Warbler si era adagiato sugli allori, convinto di aver trionfato.
Niente di più lontano dalla verità. Cosa c'è di meglio che attaccare il nemico quando meno se lo aspetta?
Kurt sbadigliò sonoramente, tamburellando la penna sul quaderno di algebra che giaceva poco considerato sulle sue gambe. Di certo il sonno arretrato non lo aiutava a ragionare: gli incubi non lo lasciavano in pace da una settimana a quella parte. Il castano sospirò, tentando di concentrarsi. 
W.W.B.W.D?
What would Blair Waldorf do?

Escluderei l'estinzione sociale perché mi sembra un tantino estremo, quindi...
Si guardò intorno in cerca di un'ispirazione. Era da solo in quella camera silenziosa, e doveva escogitare qualcosa prima del ritorno di Blaine.
Riflettiamo. Deve essere qualcosa di duraturo ma non permanente, di demotivante ma non troppo umiliante, di doloroso ma non atroce...
Si massaggiò le tempie con lentezza. Certo che organizzare vendette è davvero estenuante!
All'improvviso, i suoi occhi si illuminarono di una scintilla malvagia, e Kurt ridacchiò.
L'idea perfetta! Veloce, semplice, efficace.
Si mise subito all'opera, in attesa del ritorno della sua vittima. 
All'incirca un'ora dopo, Kurt sentì dei passi in avvicinamento lungo il corridoio.
Bene, ci siamo.
Quando Anderson inserì le chiavi nella toppa, Hummel dovette reprimere il sorrisetto spontaneo che gli aveva incurvato le labbra. Respirò profondamente, tentando di recuperare il controllo di sé.
Il Warbler apparve sulla porta con un'espressione trionfante, adocchiando la figura del castano apparentemente intento a leggere.
Ride bene chi ride ultimo...e uno, 
Blaine fece per entrare, poggiando un piede sul pavimento.
due...
Kurt fu appena in grado di registrare l'espressione sorpresa del riccio, prima che questo scomparisse in un attimo dalla sua visuale, scivolando a gambe all'aria sullo strato di ghiaccio che ricopriva tutta la stanza. 
tre.
Dovette attingere a tutte le sue scorte di autocontrollo per non scoppiare a ridere in faccia al suo compagno di stanza, che lo stava guardando da terra con un'espressione basita e infuriata insieme. 
"Oops" spalancò gli occhi con aria falsamente ingenua. "Forse dovresti stare più attento: così rischi di farti male"
Blaine lo squadrò con un'occhiata omicida, e per un attimo Hummel fu convinto che gli sarebbe saltato al collo per strangolarlo. Tuttavia, il Warbler si limitò a ringhiare qualcosa di inintelligibile, tirandosi in piedi con espressione dolorante. Zoppicò fino al proprio letto a testa alta, per poi distendersi con cautela e massaggiarsi la base della schiena.
Hummel osservò la scena con la coda dell'occhio, sghignazzando.
A te la mossa.
                                                                                                                You've never seemed so tense, love
                                                                                                                 I've never seen you fall so hard
                                                                                                                           Do you know where you're?
                                                                                                                        And truth be told I miss you...
                                                                                                                        And truth be told I'm lying...


Kurt fu costretto ad ammettere, la mattina di tre giorni dopo, mentre esaminava il colore, l'odore e la consistenza della crema prima di applicarla sul viso, che la situazione stava diventando leggermente stressante.
Ogni volta che doveva entrare nella propria stanza, lo faceva come se si stesse avventurando nella trincea nemica, controllando ad ogni passo il pavimento e il variare delle espressioni di Anderson. Senza contare che aveva preso a dormire con un occhio aperto. Quando e se dormiva, ovviamente, perché gli incubi continuavano a tormentarlo. Stava seriamente prendendo in considerazione l'idea di farsi prescrivere sonniferi dall'infermeria della scuola, visto che la camomilla sembrava non sortire alcun effetto. 
Sospirò, cercando di coprire le occhiaie con uno strato di correttore. D'altro canto, doveva prendersi la sua parte di responsabilità: avrebbe tranquillamente potuto mettere fine a quella faida smettendo di rispondere agli scherzi di Anderson; ma sarebbe andato al manicomio piuttosto che darla vinta a quel pallone gonfiato. 
Uscì dal bagno e si diresse in camera, non troppo attento a non fare confusione. Aprì l'armadio facendo sbattere l'anta sul muro, e Blaine si rigirò nel sonno, mugugnando. 
Kurt rimase lì davanti qualche minuto, accarezzandosi il mento con aria pensierosa. Alla fine, con aria abbastanza soddisfatta, estrasse dal mucchio una maglia grigia con lo scollo a V.
Questa è perfetta, pensò, spiegandola. E' anche una delle mie...
Quasi si strozzò con la propria saliva quando vide dei buchi dai bordi anneriti riempire il suo indumento preferito. Erano di varie dimensioni e distribuiti un po' ovunque, ma sicuramente quello sulla schiena era il più esteso. A prima vista, potevano sembrare causati da una sigaretta....
Hummel era furioso. Avvicinò la punta del dito indice ad uno dei fori sul bordo inferiore della maglia: combaciava perfettamente. Non aveva dubbi su chi dovesse maledire per quello scherzetto. 
Fu lì per lì per afferrare un oggetto contundente e sbatterlo con violenza sulla zucca vuota del suo compagno di stanza, ancora nel mondo dei sogni. Fu costretto a mordersi la lingua per impedirsi di iniziare ad urlare e svegliare tutta la scuola. 
Ok, Kurt. Respira. Moolto profondamente.
La crisi isterica si avvicinava, e la mancanza di sonno lo rendeva persino più irritabile del solito...
Questo merita una vendetta adeguata. 
Un ghigno malvagio gli si dipinse in viso quando, guardando la figura di Anderson che dormiva al calduccio nel suo letto, gli venne un'idea.
E ora, aspettiamo il momento opportuno.
                                                                                                           When you see my face
                                                                                                           hope it gives you hell,
                                                                                                           hope it gives you hell.
                                                                                                          When you walk my way
                                                                                                           hope it gives you hell,
                                                                                                           hope it gives you hell     

Il momento opportuno fece il suo ingresso nella camera 216 insieme a Kurt, che, attraversando la porta nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, non vi trovò Blaine. 
Ridacchiando, il ragazzo si avvicinò al suo letto, poggiandovi le mani sopra. In pochi istanti, il materasso si irrigidì e divenne freddo, ricoprendosi di uno spesso strato di ghiaccio trasparente; il manipolatore vi sbatté le nocche sopra, ottenendo un soddisfacente rumore ovattato.
Risistemò le coperte, affinché la patina lucida fosse invisibile; dopodiché si distese sul proprio letto, afferrando il primo libro che gli capitò fra le mani. Per la mezz'ora successiva fu costretto ad alzarsi ogni cinque minuti e ripetere l'operazione, per evitare che il ghiaccio si sciogliesse e bagnasse le lenzuola. 
Stava per convincersi a scegliere una vendetta meno scomoda, quando udì un rumore di passi fuori dalla porta.
Si concentrò e mise su una perfetta faccia da poker, continuando a far scorrere lo sguardo sui righi del libro. 
Se non altro, alla fine di questa storia avrò imparato qualcosa di utile. 
Il Warbler si affacciò nella stanza con cautela, scoccando occhiate sospettose al castano e a tutte le superfici piane che riusciva a notare. Quando fu certo che un'ascia gigante non si sarebbe staccata dalla parete non appena avesse messo piede sul pavimento, finalmente si decise ad entrare. 
Continuò a lanciare sguardi di sottecchi all'altro ragazzo, che fingeva indifferenza, voltando pagina ogni due minuti. Anderson parve rilassarsi solo quando arrivò di fronte al proprio letto, scrocchiandosi il collo. 
Ci siamo.
Kurt represse un sorrisetto soddisfatto mentre Blaine, come al solito, si accingeva a saltare sulle coperte.
Quando il sedere del riccio urtò qualcosa di decisamente più duro e più freddo di un materasso, Hummel fu sicuro di aver sentito uno scricchiolio; da dove provenisse, poi, era un'altra storia...
Il Warbler si morse le labbra per evitare di gridare per il dolore e la sorpresa, e quello che ne venne fuori fu un gemito scomposto. Saltò su dal letto come se avesse preso la scossa, e iniziò a massaggiarsi con una smorfia di dolore la base della schiena, dove, probabilmente, si stava formando un livido. 
"Pare che le lenzuola siano fresche di bucato*." buttò lì Kurt, cercando di non scoppiare a ridere.
Blaine lo guardò in cagnesco, e l'altro riuscì quasi a sentire tutte le offese che gli stava rivolgendo.
Se volevi giocare sporco, non dovevi fare altro che chiedere.
  
                                                                                                        If you find a men that's worth a damn 
                                                                                                            and treats you well.
                                                                                                           Then he's a fool and you're just as well.
                                                                                                                Hope it gives you hell

La situazione nella stanza 216 era diventata decisamente insostenibile. 
Kurt dormiva sempre meno, era sempre più nervoso, e si comportava come una volpe braccata da una muta di cani addestrati. Gli incubi lo stavano facendo diventare matto.
Ormai era un sollievo, per lui, andare a lezione la mattina; e rientrava in quella stanza neanche fosse Indiana Jones in un tempio Maya. 
"Andiamo, Kurtie, lascia perdere!" l'avevano scongiurato Rachel e Mercedes, vedendolo ridotto uno straccio.
"Mai" aveva risposto lui a testa alta. Quindi eccolo lì, fuori dalla porta della propria stanza a tarda sera, a cercare il coraggio per entrare.
Sta quasi diventando un'abitudine...
Aprì la porta con cautela e questo, forse, fu il suo errore più grande. Non fece neanche in tempo a muovere un passo, che sentì qualcosa di viscido e molliccio piombargli sui capelli con un udibile plof.
Seguì il suono della plastica che rimbalza sul pavimento, e una parte del cervello di Kurt realizzò che, probabilmente, il bicchiere era stato poggiato sullo stipite della porta.
Un classico.
Rimase completamente immobile qualche secondo, incapace di fare alcunché, con gli occhi sbarrati e le dita ancora serrate attorno alla maniglia.
Vide appena Anderson, disteso sul proprio letto, che si mordeva le labbra per non scoppiare a ridere.
Il castano portò lentamente una mano ai capelli, immergendola in qualcosa di giallo e puzzolente che gli stava scivolando lungo la tempia; il suo sguardo si fece vuoto.
Uovo.
Mi.ha.fatto.cadere.un.uovo.crudo.sui.capelli.
Si tolse un residuo di guscio dall'adorato ciuffo, con espressione disgustata.
A quel punto, nessuno avrebbe potuto prevedere, né tanto meno fermare, la sua successiva crisi isterica.
Sentì il peso di tutte quelle notti insonni, di tutti quegli scherzi, dell'imbarazzo, della delusione, dell'amarezza, dello stress, e si avvicinò lentamente al letto di Anderson. Si fermò in silenzio accanto a lui, in attesa.
Blaine non si voltò nemmeno. "Sì?" chiese, con aria innocente, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del cellulare. Fu un attimo: il castano mosse indietro la mano e...
Slap!
Sì, Kurt gli aveva appena mollato un ceffone. Si era anche premurato di usare la mano sporca di uovo, se era per questo. Non era certo stato uno schiaffo forte, ma il riccio si girò lo stesso con espressione sconvolta e offesa, la guancia colpita sporca di liquido arancione. 
"Hummel! Ma sei impa---" si bloccò con aria smarrita, quando i suoi occhi incrociarono quelli rossi e gonfi dell'altro manipolatore. Si sarebbe aspettato tutto, tranne che si mettesse a piangere davanti a lui. 
Kurt si accorse di stare effettivamente piangendo istericamente solo quando un singhiozzo gli squassò il petto. Si asciugò una lacrima con aria stizzita, mentre il Warbler continuava a guardarlo senza sapere cosa fare. 
Non avrei mai dovuto permettere che lui mi vedesse piangere.

                                                               You can look me in the eye with the sad,
                                                                       sad look that you wear so well 

Si diede dell'idiota un centinaio di volte, correndo in bagno e sbattendo la porta dietro di sé. Ad un certo punto, gli parve di sentire una voce che lo chiamava, ma la ignorò. Si precipitò al lavandino, iniziando a lavarsi le mani con eccessivo zelo per liberarsi di quell'odore nauseante. 
Ma si può sapere cosa mi è preso? Non posso averlo seriamente schiaffeggiato!
Dio, mi avrà preso per uno squilibrato...

Chinò la testa sul lavandino, tentando di sciacquarsi i capelli come poteva. Dopo qualche minuto gli parve chiaro che, senza una doccia, non sarebbe andato da nessuna parte. 
Fu un sollievo lasciare che l'acqua fredda gli scivolasse addosso. I suoi muscoli si rilassarono, mentre tre litri di shampoo e bagnoschiuma lo liberavano dalla puzza di uovo. Uscì dalla doccia solo molto tempo dopo, sentendosi decisamente più tranquillo, ma non meno idiota. 
Con grande disappunto, si rese conto che sarebbe dovuto tornare in camera per recuperare il pigiama; sperò con tutto se stesso che Anderson fosse già andato a dormire, considerando che, ormai, era notte fonda.
Si legò un asciugamano attorno alla vita e aprì appena la porta, giusto per avere una buona visuale sul letto del suo compagno di stanza. A giudicare dall'immobilità della sua figura e dal ritmo regolare del suo respiro, sembrava proprio che Blaine stesse dormendo. Kurt uscì dal bagno in punta di piedi, tentando di fare il minor rumore possibile e sobbalzando ogni volta che sentiva un asse sotto di lui cigolare. Non ci teneva davvero a svegliarlo e a dover dare spiegazioni imbarazzanti. Trattenne il respiro quando fu costretto a passare davanti al suo letto, per poi fermarsi davanti all'armadio e, con grande sollievo, infilarsi finalmente il pigiama.
Scivolò sotto le coperte, grato come mai prima di allora che una giornata fosse finita. Per la prima volta da molte settimane, si abbandonò ad un sonno senza incubi.

 
                                                                                                      When you hear this song
                                                                                                                            I hope it wil give you hell
                                                                                                                      You can sing along 
                                                                                                                 I hope that will treat you well















*Grazie, Ambros, per questa frase. Vedi? Se ti impegni anche tu riesci ad essere divertente. <3

-Note dell'autrice-
Vendetta, tremenda vendetta.
Spero che, nonostante tutto, abbiate trovato divertenti gli scherzi. In caso contrario.... Beh, non preoccupatevi, perché da adesso le cose miglioreranno per la Klaine.
Alla prossima, e grazie a tutti, perché continuate a leggere questa storia delirante. <3

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Capitolo 20
*** You'll be my Valentine ***


You'll be my Valentine

Quando aprì gli occhi quella mattina, Kurt sapeva che sarebbe stata una giornata orribile.
Eppure il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano e l'aria era più calda del solito, considerata la stagione. 
So... why so serious? 
Perché è il 14 febbraio, that's why.

Senza contare che quell'anno San Valentino cadeva di sabato, quindi i ragazzi avevano anche ottenuto il permesso di organizzare un party in palestra.
Il ragazzo sbuffò esasperato, passandosi una mano fra i capelli. Non solo era costretto a camminare per i corridoi scansando ragazzine con gli occhi luccicanti, adesso doveva pure partecipare ad un inutile ballo, allestito solo perché le coppiette avessero una scusa per pomiciare sotto delle orribili luci psichedeliche senza essere richiamate dai professori. 
Giuro che se vedo una sola rosa rossa me la mangio.
Oh, andiamo. E' una festa come tutte le altre.
Sbagliato! Le altre feste hanno senso, celebrano qualcosa. 
San Valentino cosa celebra? Il fatto che per un giorno i ragazzi  e le ragazze si ricordano di essere fidanzati? Complimenti, Mr. e Mrs. Romanticismo 2014.
E' solo una stupida festività inventata dalle pasticcerie e dai fiorai per vendere quintali di stupidi cioccolatini chiusi in stupide scatole a forma di cuore abbinate a stupidi mazzi di rose rosse. E non tralasciamo le stupide frasi-fatte degli stupidi bigliettini che appiccicano sui fiori. 
Questo tuo sclero non ha niente a che vedere col fatto che sei single, vero?
Assolutamente no.  
Kurt ringhiò, schiacciandosi il cuscino sulla faccia. "Wake me up when San Valentine ends" mugugnò contro la stoffa.
"Stai scherzando, vero?" chiese una voce perplessa dall'altro lato della stanza.
Hummel si sollevò di scatto sul letto, spaventato. Rivolse uno sguardo truce al suo compagno di stanza: non pensava che fosse già sveglio. 
Già sveglio, in pantaloni della tuta e canottiera e i capelli sens... ridicolmente arruffati.
Dopo la sua crisi isterica, il loro rapporto era notevolmente migliorato: niente più scherzi terribili, molte più battute sarcastiche. Lo schiaffo era ormai stato rilegato fra gli argomenti imbarazzanti di cui, secondo la tregua Hummerson, era vietato parlare. Ma Kurt era ancora offeso a morte per il "non puoi stare con uno come lui".
Blaine non colse la sua espressione, e continuò. "Non puoi detestare il San Valentino! E' una festa bellissima. Tutto quel romanticismo, le coppiette, i fiori! E' un giorno in cui uno può prendere in mano la situazione e dichiararsi, essere folle!" esclamò, con aria sognante.
Oh mio Dio.
Il castano lo guardò come se fosse impazzito, con un sopracciglio alzato. "Sei per caso stato posseduto dallo spirito di una tredicenne innamorata?"
L'altro sbuffò con aria offesa, e fece per parlare, ma venne subito interrotto. "Ti illustrerò brevemente perché, per me, San Valentino è un incubo." Kurt scoccò un'occhiata all'orologio sul comodino. "Sono le nove e mezzo, giusto? Bene. Aspetta cinque secondi." Quando adoro dimostrargli che ha torto...
Anderson lo guardò scettico, mentre lui mostrava la mano destra, facendo il countdown. 
Cinque...
Quattro...
Tre...
Due..
Uno...

Non appena abbassò il pollice, si sentì un bussare nervoso alla porta, e Kurt si esibì in un sorrisetto in direzione del suo compagno di stanza; quello rispose incrociando le braccia al petto, per niente convinto. 
"Avanti!"
Finn Hudson fece il suo ingresso nella camera, visibilmente agitato.
"Kurt, devi aiutarmi" esordì con aria di supplica, tormentandosi le mani. "Non ho idea di..."
"... cosa regalare a Rachel" terminò il manipolatore per lui, con un sospiro affranto.
Tutti gli anni la stessa storia...
"Esatto" mugugnò il fratello, fissando la moquette con uno sguardo colpevole. "Lo sai che sono una frana in queste cose!"
Considerando che l'anno scorso ti ho impedito appena in tempo di regalarle un maiale africano destinato al macello...
Il castano decise saggiamente di tenere i commenti per sé, sistemandosi sul letto a gambe incrociate. 
"A cosa avevi pensato?" gli chiese invece, temendo sinceramente la risposta.
Hudson si guardò intorno con aria smarrita, borbottando frasi sconnesse.
"Va bene, va bene. Ho capito." lo bloccò Kurt, passandosi una mano sul viso; intanto Anderson osservava la scena in silenzio, concentrato. Il castano iniziò a riflettere fra sé e sé.
Una maglia? No, conoscendo Finn non gli farei comprare nulla da mettere addosso.
Un cerchietto? Decisamente scontato.
Orecchini? Regalati l'anno scorso.
I bracciali non li mette, quindi rimane solo...

"Che ne dici di una collana con i vostri nomi? E' carino, romantico e non troppo costoso" propose, una volta riemerso dalle sue elucubrazioni. "Magari anche un mazzo di fiori..."
Il viso di Finn si illuminò d'entusiasmo. "Sì! Idea geniale. Le comprerò dei girasoli: sono i suoi preferiti."
Kurt sorrise. In fondo è un bravo fidanzato. 
"Grazie mille, Kurtie. Mi hai salvato la vita!" esclamò l'altro ragazzo, prima di saltellare fuori dalla stanza con aria allegra. "Vado a comprarli subito!" chiuse la porta dietro di sé con un tonfo, e il manipolatore sospirò. 
"Non lo definirei un incubo..." considerò Blaine, guardandolo dall'altro letto con le sopracciglia alzate.
"Questo era solo il primo" gli rispose Kurt con aria distratta, alzandosi dal letto e stiracchiandosi.
Controllò l'orologio: 9.40. Aveva ancora un quarto d'ora prima di partire col secondo round. 
Afferrò velocemente una tuta dall'armadio e si diresse in bagno; ebbe appena il tempo di farsi una doccia di corsa e cambiarsi, prima che bussassero di nuovo alla porta.
Uscì dal bagno strofinandosi i capelli con un asciugamano, e si risistemò sul letto a gambe incrociate. 
"Avanti!"
Artie attraversò la porta con titubanza, spingendosi sulla sedia a rotelle. "Kurt, devi aiutarmi." lo informò, sistemandosi gli occhiali sul naso con aria mortalmente seria.
Lanciò un'occhiata a Blaine che lo osservava con interesse, mentre Kurt gli faceva cenno di continuare. "Non so chi invitare al ballo... Insomma, Rachel ci va con Finn, Mercedes è stata invitata da Sam, Brittany da quando abbiamo rotto mi rivolge a mala pena la parola, Quinn ci va con uno della Dalton, Tina sta con Mike e Santana mi inquieta." elencò tutto d'un fiato, contando sulla punta delle dita. Sollevò la testa con aria cupa. "Non so più che fare."
Il castano gli sorrise tranquillamente. "Non preoccuparti, Artie. Ho la netta sensazione che la soluzione al tuo problema stia per sfondare la porta."
Gli altri due ragazzi lo guardarono con aria confusa, ma Hummel si limitò a passarsi l'asciugamano sui capelli, con un sorrisetto sulle labbra. All'incirca un minuto dopo, Puck spalancò la porta della camera senza tante cerimonie, rischiando di inciampare su Abrams; Anderson era talmente sorpreso che dimenticò di lamentarsi.
"Fammi indovinare." lo anticipò Kurt, con aria divertita. "Devo aiutarti?"
"Assolutamente!" esclamò Noah, annuendo con veemenza. Entrò chiudendosi la porta alle spalle, accarezzandosi la cresta da moicano con aria leggermente imbarazzata. "Diciamo che potrei aver.. ehm... flirtato con due ragazze contemporaneamente..." Hummel alzò gli occhi al cielo, ma gli fece cenno di continuare. "E adesso non so quale invitare al ballo di stasera. Cioè, diciamo che una delle due potrebbe rimanerci male se non avesse un cavaliere la notte di San Valentino..." concluse, aggrottando le sopracciglia.
"Queste ragazze, chi le capisce..." commentò ironicamente il manipolatore "Fortunatamente per te, conosco un ragazzo a cui serve un'accompagnatrice per il ballo."
Puck fece scivolare lo sguardo su Blaine, con aria confusa. "Pensavo che lui fosse gay" sussurrò all'amico, in tono perfettamente udibile.
"Ma non Anderson; Artie!" esclamò Hummel, alzando gli occhi al cielo. "E adesso andate a discutere la questione fuori, che io ho da fare." concluse in tono sbrigativo, controllando l'orologio.
Abrams e Puck ringraziarono brevemente, per poi chiudersi la porta alle spalle, confabulando fra loro. 
"Ok, ammetto che possa essere leggermente stressante" borbottò Blaine, "ma non un incubo"
Kurt si voltò verso di lui con aria scocciata. "Uomo di poca fede" esclamò, "il peggio deve ancora arrivare!"
Anderson non rispose, continuando a fissarlo con aria pensierosa. "E tu con chi ci vai?" esordì, d'un tratto.
L'altro avvampò. "Come, scusa?" chiese, sperando di aver capito male.
"Intendo: tu con chi vai al ballo?" ripeté Blaine, guardandolo intensamente. 
No, non è possibile che stia per chiedermi di andare con lui alla festa di San Valentino. 
E tu cosa risponderesti, se te lo chiedesse?
Kurt tentò di smetterla di affondare in quelle iridi color ambra, ma gli risultava estremamente difficile.
"Non ci vado con nessuno" borbottò in imbarazzo, giocando con le frange del copriletto.
Tanto vale che mi scriva in faccia 'sfigato cronico'.  "E tu?"
Sì, tu con quale dei ragazzi con cui hai pomiciato ci vai? Sentì una spiacevole stretta allo stomaco.
Il Warbler fece spallucce, con aria noncurante. "Con nessuno" rispose con semplicità.
Oh, wow... Nessuno è alla sua altezza?
Ci fu qualche istante di silenzio, durante il quale entrambi tentarono in tutti i modi di non far incrociare i loro sguardi, in attesa. Kurt temeva e sperava di sentire la fatidica domanda... Che non arrivò.
Non poté non esserne deluso.
Perché me l'ha chiesto? Per verificare quanto fossi imbranato? O c'era qualche altro motivo?
E perché lui non ci va con nessuno? Sicuramente avrà ricevuto un centinaio di inviti... Non sembra che la cosa lo disturbi, comunque. Io di certo non gli chiedo di farmi da accompagnatore; piuttosto ci vado da solo e mi faccio incoronare "Reginetta della serata." Ho già fatto abbastanza figure di merda per tutta la vita, grazie tante. Magari, se avesse evitato di consigliare ad Adam di allontanarsi da me, questo San Valentino lo passerei col mio ragazzo...
Le sue elucubrazioni furono interrotte dall'arrivo di un sms.
C.V.D.
Hummel sospirò, prendendo il cellulare.

10.30
Kurt, devi aiutarci a scegliere il vestito per stasera, siamo in piena crisi!! Puoi venire in camera mia? 


Il ragazzo sospirò, alzandosi dal letto.
"Dove vai?" gli chiese Anderson quando lo vide pronto ad uscire.
"Ad affrontare il terzo round"  annunciò il castano, con voce tombale. "La scelta dell'outfit delle ragazze".


Kurt si lisciò un'ultima volta il completo blu notte, aggiustandosi il fazzoletto giallo infilato a regola d'arte nel taschino sinistro della giacca. Niente di rosso: sarebbe stato contro San Valentino fino al suo ultimo respiro. 
Ok, Kurt, ce la puoi fare. Devi solo aprire questa porta e passare almeno un'ora in mezzo a coppiette innamorate.
Hai portato l'insulina, vero?
Sìsì, ce l'ho in tasca.
E andiamo.
Il ragazzo prese un respiro profondo e spalancò la porta... No, non è vero. Non ce la posso fare.
La palestra era irriconoscibile. Praticamente ovunque svolazzavano palloncini rossi a forma di cuore, mentre il pavimento era disseminato di petali di rosa. Al centro della stanza era stato lasciato un ampio spazio per ballare, ma attorno ad esso erano distribuiti parecchi tavolini tondi (rigorosamente apparecchiati per due persone) con tanto di mazzi di fiori e candele come centro-tavola, e tovaglie di carta bianca e rosa. Il tutto veniva illuminato dalle immancabili luci psichedeliche...
Mi sembra di essere finito nella casa di barbie...
La tavolata del buffet era stata posizionata in fondo alla palestra, e vi si poteva scorgere una serie infinita di dolci dalle sfumature rosate e fontane di cioccolato.
Almeno avrò qualcosa con cui strozzarmi quando non avrò altra via d'uscita.
Aspetta un secondo... quello è un cuore di ghiaccio?!

Grande, passerò tutta la serata a stare attento che non si sciolga.
Per tutta la stanza riecheggiavano note di canzoni d'amore sdolcinate e strappalacrime.
Se non avessi impiegato così tanto a sistemarmi il ciuffo con la lacca, me ne tornerei in camera immediatamente.
Alcune coppie si stavano già esibendo al centro della palestra, ondeggiando goffamente sul posto con le bocche incollate.
Fa' che si apra una voragine nel terreno e mi risucchi ...
Hummel si stava abbandonando alla disperazione, progettando di avventarsi sulla colonnina dei cup-cakes, quando fu raggiunto da un'entusiasta Rachel Berry, che si era allontanata dalla pista da ballo trascinandosi dietro Finn. 
"Kurt, sei uno schianto!" esclamò la ragazza, fermandosi di fronte a lui.
"Grazie, Rach." sorrise l'amico, compiaciuto. "Anche tu sei molto carina." Lei girò su se stessa, mostrandosi in tutte le angolazioni e facendo volteggiare il vestito a balze rosa che aveva scelto (con l'aiuto del manipolatore) per l'occasione.
"Hai visto cosa mi ha regalato Finn?" chiese, indicandosi la gola con occhi luccicanti.
Al suo collo splendeva una catenina dorata con un piccolo ciondolo:
                                                                                     Finn
Il manipolatore lanciò un' occhiata di sbieco al fratello, avvolto nel suo smoking dal taglio classico. "Che bel regalo!" esclamò, fingendo un'aria sorpresa. Hudson gli rivolse un sorriso riconoscente, alzando entrambi i pollici. Rachel era troppo occupata a rimirare la propria collana per rendersi conto di quello scambio. 
"Dove sono gli altri ragazzi?" domandò Kurt all'improvviso, guardandosi intorno.
La ragazza si fece pensierosa. "Io ho visto solo Sam e Mercedes, laggiù vicino alla statua di ghiaccio." indicò un punto alla fine della palestra. "Puck con una ragazza che non conosco, e Santana e Brittany. Credo che gli altri debbano ancora arrivare" concluse, con un'alzata di spalle. 
Il castano sospirò. "Va bene... Voi tornate pure a ballare, io me ne starò qui a farmi venire le carie."
L'amica gli lanciò un'occhiata dispiaciuta. "Prometto che verrò a farti compagnia fra un ballo e l'altro".
Kurt annuì senza troppa convinzione, guardandoli mentre si allontanavano sgusciando fra le altre coppie. 
Si preannuncia una serata mooolto lunga. 
Fece un cenno di saluto a Mercedes, che dondolava nel suo vestito viola abbarbicata ad un felice Sam, prima di rifugiarsi in un angolino vicino all'entrata. La palestra iniziò a riempirsi velocemente, e in poco tempo la musica si alzò, in modo da permettere a tutti i ragazzi di esibirsi sulla pista da ballo. 
Dalle finestre della palestra si aveva una perfetta visuale del cielo stellato, e l'atmosfera si fece ancora più romantica.
Per un istante, Kurt pensò di comportarsi da cavaliere e far ballare una delle ragazze sedute sulle panchine ai lati della sala...
Forse è meglio di no... Non vorrei che si creassero dei malintesi.
Sospirò, tornando ad osservare le coppie che dondolavano vicine, sorridendosi. 
Sentì una strana tristezza invadergli il petto, e abbassò la testa, rivolgendo lo sguardo alle scarpe di pelle tirate a lucido. 
Proprio non capiva cosa gli stesse succedendo. Non aveva mai avuto il bisogno di un fidanzato; ma adesso, appoggiato contro il muro della palestra ad osservare tanti adolescenti innamorati, si sentì irrimediabilmente solo e fuori posto.
Fortunatamente per lui, dopo qualche minuto Rachel lo raggiunse per mantenere la sua promessa.
"Allora, come va la serata?" gli chiese con dolcezza, accompagnandolo a prendere un bicchiere di punch.
Il ragazzo le rivolse un sorrisino triste, facendo spallucce. "Tutto bene..."
Lo sguardo dell'amica si fermò improvvisamente, concentrandosi su qualcosa alle sue spalle, mentre un sorriso emozionato le si dipingeva in volto. "Beh, Kurtie, credo che tra poco andrà decisamente meglio..." gli bisbigliò, a qualche centimetro dall'orecchio.
Il manipolatore le rivolse uno sguardo stranito, ma prima che potesse chiedere qualunque cosa, sentì una voce dietro di sé. 
"Posso avere questo ballo?*"
Kurt si girò di scatto, sorpreso.  
Davanti a lui c'era Blaine Anderson, con un sorriso sornione stampato in volto e lo sguardo scintillante di malizia.
Indossava dei pantaloni neri molto aderenti, una camicia a maniche corte dello stesso colore che gli fasciava perfettamente il torace e un gilet senza maniche leggermente sbottonato. Al collo aveva un fazzoletto rosso, legato alla stoffa della camicia. I capelli erano tenuti con meno gel del solito, e alcuni riccioli gli ricadevano dolcemente sulle tempie. 
Wow. Kurt, respira. E ti prego: di' qualcosa di intelligente.
"Certo" rispose, senza una particolare inflessione nella voce.
Meno male che avevo detto qualcosa di intelligente...
Il sorriso dell'altro si tese. "Allora ci vediamo sulla pista." concluse, con un occhiolino.
Sono io, o sta iniziando a fare caldo?
Siamo a febbraio.
"Dimmi che non ho appena accettato di ballare col mio compagno di stanza la sera di San Valentino." sussurrò rivolto a Rachel, girandosi lentamente.
L'amica ridacchiò. "Credo che lo troverai... piacevole."
"Assolutamente no!" esclamò il ragazzo, sconvolto. "Mi sono ripromesso di odiarlo per l'eternità."
Rachel alzò gli occhi al cielo, spingendolo scherzosamente. "Vai, tigre: la canzone sta per finire."
Il manipolatore deglutì rumorosamente, iniziando a camminare verso il centro della palestra, in cerca di Blaine.
Kurt, calmati! Stai solo per ballare un lento col tuo compagno di stanza. E' perfettamente normale. 
Rischiò seriamente di farsi prendere dal panico quando vide che il suo presunto "accompagnatore" si era fermato proprio al centro della pista, sotto i riflettori. Si fermò a contemplare la sua figura, illuminata dalla luce bianca. Anderson si girò verso di lui con un largo sorriso, facendogli segno di avvicinarsi con le dita. 
Prometto che se non svengo stasera farò meno commenti sarcastici per il resto della mia vita.
Sentiva il cuore battergli furiosamente in gola, mentre una goccia di sudore freddo gli scendeva lungo la tempia. Si costrinse ad avvicinarsi, fino a ritrovarsi a mezzo metro dal riccio; si guardò un attimo intorno, nervoso.
"Oh, andiamo Hummel." lo riprese Anderson, con una mezza risata. "Siamo gli unici due manipolatori in tutta Lima, e tu pensi che qualcuno oserà fare commenti perché balliamo insieme?"
Kurt sperò che il buio della palestra nascondesse il rossore delle sue guance, mentre incontrava gli occhi dell'altro ragazzo. 
In quel momento, la musica finì, e le luci si fecero più soffuse.
Grazie, Universo. Hai un gran senso dell'umorismo, ma non sapevo ti piacessero i cliché.
Quando partì la canzone successiva, sperò davvero che un meteorite lo colpisse in pieno, risparmiandogli l'imbarazzo.
Blaine tese la mano verso di lui, e Kurt l'afferrò con titubanza, ben consapevole di ciò che sarebbe successo; come previsto, un brivido si irradiò lungo il suo avambraccio fino al gomito, facendogli venire la pelle d'oca.
Con un movimento inaspettato, il riccio lo avvicinò a sé, facendo scontrare i loro toraci, i visi ad un soffio di distanza.
Iniziamo bene, pensò Kurt col cuore in gola e il respiro spezzato. Con un sorrisetto consapevole, Anderson fece scivolare lentamente le mani lungo la sua schiena, mentre il castano poggiava le proprie sulle sue spalle, titubante.
Avvertì la pelle bruciare, nonostante ci fossero la giacca e la camicia a separarla dalle sue dita, che si strinsero dolcemente sui suoi fianchi.
  
                                                                        Heartbeats fast, colours and promises
                                                                                              How to be brave?
                                                                      How can I love when I am afraid to fall?

Iniziarono ad ondeggiare sul posto seguendo la musica, mentre il castano percepiva il respiro bollente di Blaine a pochi millimetri dal proprio collo. Un profumo di miele e nocciola gli incendiò le narici mentre avvicinava il viso all'orecchio dell'altro, ma si costrinse a non arrossire.
Dannazione, se continuo così non arriverò alla fine di questo ballo...
                                                                                               But watching you stand alone
                                                                                              All of my doubt, suddenly goes away somehow...
                                                                                             One step closer  
    

Kurt si impedì di rabbrividire quando i loro petti strusciarono uno contro l'altro, separati dalla sottile stoffa delle camicie.
"Allora..." gli sussurrò Anderson all'orecchio con aria placida. "Hai cambiato idea riguardo a San Valentino?"
Il castano avvertì il suo respiro solleticargli la pelle della nuca, e deglutì. Si costrinse a pensare una risposta adeguata a quella provocazione.
"Diciamo che potrei cambiarla se tu ti esibissi in una serenata in mezzo alla palestra." mormorò con lo stesso tono, per mascherare il tremolio della voce. 
Blaine aggrottò impercettibilmente le sopracciglia, piccato.
                                                                   I've died everyday, waiting for you
                                                                                                   Darling don't be afraid, 
                                                                                         I've loved you for a thousand years
                                                                                       I ' ll love you for a thousand more
                                    
"Magari lo troveresti ancora più interessante se cantassi per te" ribatté subito, fissandolo negli occhi. 
L'altro mise su la sua poker-face più credibile. "Non capisco cosa intendi" annunciò, guardandolo con un sopracciglio alzato.
Non arrossire, non arrossire, non arrossire.
Anderson sorrise divertito, facendogli fare una giravolta.
                                                        Time stands still, beauty and all she is
                                                                            I will be brave, I will not let anything take away
                                                                       What's standing in front of me
                                                                      Every breath, every hour has come to this.
                                                                              One step closer...
    
"Andiamo, Hummel, sappiamo entrambi che ti piaccio. Per lo meno fisicamente... Non hai idea di come mi guardi." Le ultime parole vennero pronunciate direttamente nel suo orecchio, e Kurt fu sicuro di aver sentito quelle dannate labbra sfiorare la morbida carne del lobo. Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. "Ti sbagli" replicò con fermezza dopo qualche istante. O almeno, tentò di apparire fermo. 
"Tu credi?" sussurrò il riccio, ora a pochi centimetri dalle sue labbra.
"Assolutamente."    
E' così ovvio? Va bene, lo trovo attraente, e con questo? Non significa che mi piaccia, è semplicemente una considerazione oggettiva... Ma mi seppellirei piuttosto che ammetterlo davanti a lui.
 
                                                      I've died everyday waiting for you
                                                                  Darling don't be afraid,
                                                                 I have loved you for a thousand years 
                                                                                                                                       I'll love you for a thousand more!    
                                        
 
"Mmmh" si limitò a commentare Blaine, senza tuttavia allontanarsi di un millimetro.
"Forse il tuo enorme ego ha sbagliato, stavolta." suggerì Kurt dopo qualche istante, fingendo un'aria noncurante.
"Forse..." concesse il riccio. "Ma ne dubito fortemente" aggiunse mormorando.
Credo di essere diventato viola... E sta per venirmi un infarto. 
Certo che ha proprio una bella faccia tosta! Comunque, se vuole giocare a questo gioco...
                                                 One step closer,
                                                               One step closer
                                                              I have died everyday waiting for you
                                                             Darling don't be afraid
                                                            I have loved you for a thousand years 
                                                         
Avvicinò impercettibilmente il viso al suo, arricciando le labbra in modo che quasi sfiorassero il sottile strato di barba sulla sua mandibola. 
"Non sarai un po' troppo sicuro di te?" chiese languidamente, inclinando leggermente la testa da un lato.
Ebbe la soddisfazione di vedere il suo pomo d'Adamo sobbalzare sotto la pelle scura della gola. 
A quanto pare non sono l'unico ad avere un debole...
C'era elettricità nell'aria, era palpabile: i loro corpi si attraevano come due calamite. Lo sguardo del Warbler scivolò sulle labbra di Kurt, e questo vi passò sopra la lingua istintivamente. 
O qualcuno ha messo il riscaldamento a 200 gradi, o io sto andando in autocombustione.
Dannazione! Le sue labbra sono così vicine, e sembrano così morbide. E i suoi occhi... 
Dio, se non la smette di guardarmi così...   

Non riusciva a pensare una singola frase di senso compiuto con quel profumo che aleggiava nell'aria e gli occhi di Anderson che ardevano a pochi centimetri dal suo viso.
Da quant'è che sono così senza speranza?         
Proprio come nel suo sogno, sarebbe bastato un millimetro perché le loro labbra si toccassero...
                                                                                            I'll love you for a thousand more...

La canzone terminò, e le luci tornarono ad accecarli.
Si allontanarono all'improvviso, come se avessero preso la scossa. 
I loro occhi non si lasciarono un attimo, e i due ragazzi continuarono a fissarsi con aria impassibile per istanti che parvero infiniti; il cuore di Kurt sbatteva in modo quasi doloroso contro le sue costole. Alla fine, con un ultimo sorriso malizioso e leggermente tremolante, Blaine si allontanò, lasciandolo agitato al centro della pista.
Promemoria, promemoria per me: non partecipare più a feste organizzate dalla scuola. Non succede mai niente di buono.



















*"May I have this dance?"


-Note dell'autrice-
1) Da domani sarò costretta a tornare ad Azkaban (meglio conosciuto come 'Liceo Pubblico'), quindi avrò qualche problema a pubblicare ogni quattro giorni; probabilmente riuscirò a farlo solo una volta a settimana. Mi dispiace davvero, farò quel che posso.
2) Se vi interessa avere una sesta serie come si deve, vi consiglio di passare sulla pagina facebook di mia sorella. (Ambros Efp [No, non riesco a mettere il link...]) Io, lei e altri undici Gleeks (che hanno avuto vari scompensi a causa degli spoiler) abbiamo messo su un gruppo che si impegna a scrivere una ff che potrebbe essere riassunta così:
"Come sarebbe la sesta serie se i RIB non scrivessero i copioni sotto l'influsso dei funghi allucinogeni andati a male". Se volete aderire, commentare schifati o semplicemente sfogarvi, passate :D

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Capitolo 21
*** Esibizioni(sti) ***


-Note dell'autrice-
Ma siamo sicuri che scrivere ff Klaine non dia crediti al liceo? No, eh?


Esibizioni(sti)

Le sue mani bollenti che scorrevano lentamente sulla sua giacca.
Il suo respiro ardente sulla nuca.
I suoi riccioli mori che gli accarezzavano la tempia...
"Kurt! Ma mi stai ascoltando?" sbottò una voce irritata all'altro capo del telefono.
"Come?... Oh, sìsì. Certo che ti sto ascoltando, Rach" borbottò Kurt, paonazzo.
"Allora vieni?"
"Vengo dove?" chiese il ragazzo con aria smarrita.
"In camera mia!" urlò l'amica. Il manipolatore fu costretto ad allontanare il cellulare dall'orecchio con una smorfia. "Parola mia, Kurt, non so cosa ti prenda."
"Niente, niente. Sono solo un po' distratto..." mormorò Hummel, lanciando un'occhiata in tralice al suo compagno di stanza.
Ma deve per forza mettersi quelle canottiere aderenti?
Sono giorni che non fa altro che scoccarmi occhiate maliziose e sorrisetti ambigui, e giuro che non ne posso più...
Dillo, dillo che lo sbatteresti al muro! Ah, ah. Ti piace Anderson, ti piace Anderson, ti piace Anderson!
Sono attratto fisicamente da lui, d'accordo, lo ammetto. Ma sono solo i miei ormoni da diciassettenne, niente di più, niente di meno.
E ti capita spesso di sognare di baciare qualcuno per colpa dei tuoi ormoni? O di arrossire solo perché ti guarda? O di rischiare un infarto ogni volta che sorride? O...
Ma la vuoi piantare?!
"Mmhh, sarà..." commentò Rachel, per niente convinta. "Ti aspetto qui. E' urgente. "
"Arrivo subito" rispose Kurt con un sospiro, chiudendo la chiamata. 
Perché, perché devo essere succube della situazione?
Non faccio altro che rendermi ridicolo, continuando ad arrossire come un idiota. Cosa ci guadagna a comportarsi in questo modo? Va bene, ha dimostrato che sono attratto da lui... 
E con questo? O la smetto di comportarmi come una tredicenne con una cotta, o mi porto una padella dietro e me la sbatto in testa ogni volta che mi viene voglia di saltargli addosso. 
"Dove vai?" chiese Anderson, spuntando incuriosito da dietro la spessa copertina di un libro. 
"A vedere una persona..." rispose il castano con aria vaga, senza smettere di camminare verso la porta. 
Una persona? Adesso sentiamo anche il bisogno di farlo ingelosire?
Ma quale ingelosire e ingelosire... Figurarsi se gli interessa se frequento un ragazzo. 
"Oh..." momento di silenzio. "Ci vediamo dopo, allora." concluse il Warbler con una strizzatina d'occhio.
Ecco, hai visto? Lo odio, lo odio, lo odio.
Kurt sentì un brivido risalirgli lungo la spina dorsale, ma tentò di sorridere in maniera rilassata.
"Ciao" borbottò fra i denti, sbrigativo, prima di chiudersi la porta alle spalle con troppa energia. 
La padella mi sembra la soluzione migliore. 
 
"E' un disastro!" stava bofonchiando Rachel come una pentola a pressione quando il manipolatore entrò nella stanza.
Fu sorpreso di vedere che tutti i suoi compagni di squadra erano stipati lì dentro, appollaiati alla bell'e meglio su ogni superficie piana disponibile.  
Era una camera del tutto simile alla sua, a parte il fatto che le pareti erano tappezzate di poster e fotografie.
Quinn era seduta sul letto con un portatile poggiato sulle ginocchia, e tutti gli altri fissavano lo schermo da sopra la sua spalla, affranti.
"Ragazzi, cos'è successo?" esordì Kurt, teso, chiudendo la porta dietro di sé.
Tina alzò la testa con aria lugubre. "Siamo nei pasticci... La prossima sfida è 'canto'."
"Oh" commentò il ragazzo, sorpreso. Beh, non male, direi. "Qual è il problema? E perché continuate a lanciare sguardi preoccupati al computer?"
"Vieni a vedere tu stesso". Puck gli fece cenno di avvicinarsi, e Kurt raggiunse tutti gli altri, posizionandosi alle spalle della telecinetica.
Quando vide la pagina di youtube aperta, capì subito cosa avesse turbato i suoi amici.
Gli tornarono in mente le parole di Jeff: 
"E anche perché ogni tanto ci piace fare esibizioni canore. Ce la caviamo benino."
A quanto pare diceva la verità...
La finestra di navigazione era tappezzata di video delle esibizioni degli Warblers, e in quel momento il G.C. si stava deliziando con una cover a cappella di "Raise your glass". Con 25.000 visualizzazioni.
Ci sono una buona e una cattiva notizia:
la buona notizia è che Anderson è il solista, questo significa che non c'è nessuno di quelli della Dalton che sia più bravo di lui; la brutta notizia... beh, è che Anderson è il solista.
Il manipolatore si incantò ad osservare il proprio compagno di stanza al di là dello schermo, che stava saltellando con naturalezza su e giù per il palco. Sul suo viso si dipinse un ghignetto divertito quando il cantante ruotò gli occhi intonando "Why so serious?"
"Kurt, non ti vedo abbastanza turbato-slash-sconvolto" lo rimproverò Rachel, severa.
Il ragazzo si morse le labbra per nascondere il sorriso, e spostò lo sguardo su di lei. "E' che sapevo già che gli Warblers ogni tanto fanno esibizioni canore." si giustificò, facendo spallucce. "Me l'avevano detto Jeff e Nick."
"Sì, ma li hai sentiti?!" esclamò Santana, agitata. "Insomma, hai sentito la voce di Blaine?"
Hummel riportò lo sguardo sullo schermo appena in tempo per sentire l'acuto di Anderson sul penultimo "Ehieh".
Beh, in effetti... Dannazione, ho paura che avremo dei problemi...
"E ci sono dozzine di loro canzoni! Vanno da Bills, bills, bills, a Misery, a Silly Love Songs! Non abbiamo speranze..." Rachel affondò il viso fra le mani, disperata, mentre Finn tentava di consolarla con piccole pacche sulla schiena.
"Aspettate un secondo..." li interruppe Quinn, facendo scorrere la rotellina del mouse. La ragazza sollevò lo sguardo su Kurt, stupita. "Guardate cos'ho trovato!" esclamò, sorridente. Tutti si avvicinarono nuovamente allo schermo del pc.
Un video era stato aperto al centro della pagina, e aveva come titolo...
"Kurt Hummel: Being Alive" ? Ma quando l'hanno messo? Non pensavo che i miei spettacoli venissero registrati.
Il castano fissò lo schermo con aria attonita, mentre gli altri ragazzi lo guardavano increduli. "Ma perché non ci hai mai detto che sai cantare, Kurt?!" si lamentò Finn. "Premi play, forza!"
Prima che il manipolatore potesse protestare, la canzone fu fatta partire.
 
                                                                     Someone to hold you too close,
                                                                     Someone to hurt you too deep,
                                                                     Someone to sit in your chair,
                                                                     to ruin your sleep...
 
I ragazzi iniziarono ad alternare lo sguardo dallo schermo del computer all'amico, con gli occhi fuori dalle orbite e le mascelle penzolanti. Hummel distolse lo sguardo dalla propria figura al centro del palco, sentendo il viso bruciare per l'imbarazzo. Scoprì un'interessantissima macchia d'umidità sul soffitto...
 
                                                                   Someone to know you too well.
                                                                                         Someone to pull you up short
                                                                                         To put you through hell
And give you support for being alive

                                                                 
    La canzone continuò per altri quattro minuti, durante i quali tutti i membri del G.C. fissarono il pc con le
palpebre che svolazzavano febbrilmente su e giù, spostando lo sguardo giusto per lanciare occhiate sconvolte al manipolatore. Con un sospiro di sollievo, Kurt si accorse che il se-stesso-oltre-lo-schermo si stava preparando all'ultimo acuto.
"Cazzo..." mormorò Puck con poca eleganza, quando l'esibizione terminò.                       
Il manipolatore trovò molto inquietante il fatto che nove paia di occhi si fossero girati contemporaneamente verso di lui.  "Potete smetterla di guardarmi così? Mi mettete in imbarazzo" borbottò infatti, incassando la testa fra le spalle. 
"Beh, direi che adesso abbiamo qualche possibilità di vittoria." commentò Santana con un sorriso soddisfatto.
"Decisamente" concordarono gli altri, notevolmente più rilassati.           
"Che estensione vocale hai?" proruppe Mercedes, guardandolo con occhi luccicanti. 
Giusto, mi ero dimenticato che 'Cedes studia canto per il suo super-potere...  "Insomma, da quello che ho sentito potresti essere un controtenore, ma sono così rari..."
Si interruppe di colpo e spalancò gli occhi quando il manipolatore si mordicchiò l'interno guancia con espressione eloquente. "Ti dispiace se..." continuò la ragazza emozionata, indicandogli il pc.
Con un sospiro di resa, Kurt si avvicinò alla tastiera, e digitò velocemente il titolo di una canzone.
Premette play, titubante, e le note di "Defying Gravity" riempirono la stanza.
"Quello è un fa naturale?" boccheggiò Mercedes, incredula. Il ragazzo annuì, con gli occhi bassi, mentre l'amica borbottava qualcosa di molto simile a "fantastico... straordinario..."
"Ehm, ragazzi..." intervenne Sam, esitante. "Non vorremmo interrompervi, ma dobbiamo preparare un piano d'attacco."  
"Io voto per Kurt come voce principale" propose subito Puck, alzando la mano per enfatizzare. "Insomma, ha una voce molto... particolare."
"Ma questo potrebbe essere un problema" considerò il diretto interessato. "Magari non tutti apprezzerebbero." si affrettò a spiegare, "C'e qualcun altro, oltre a me e a 'Cedes, che sa cantare?"
Tina prese parola, imbarazzata. "Io facevo parte del club di canto, alla mia vecchia scuola."
"Bene, siamo a tre... Credo che gli altri sette siano capaci di fare un coro..." 
"Sì, ma quale canzone scegliamo?" chiese Quinn, spostandosi nervosamente sul letto.
Mercedes si fece pensierosa. "Beh, deve essere qualcosa di incisivo, vivace, che rimanga impresso..."
"E penso che sia importante la coreografia" aggiunse Kurt. "Insomma, hai visto che gli Warblers non si muovono molto. Nel complesso sono molto rigidi, si limitano ad ondeggiare sul posto. L'unico modo che abbiamo di batterli è essere più sciolti."
Nella stanza calò il silenzio, mentre tutti i ragazzi aggrottavano le sopracciglia e si mordicchiavano le labbra nella speranza di farsi venire in mente qualcosa.
"Trovato!" esclamò Rachel, d'un tratto. "Ma per questa canzone abbiamo bisogno di un tocco di originalità..." sorrise, con gli occhi luccicanti, mentre gli altri la guardavano con espressioni interdette. "Avete tutti una t-shirt bianca? Per questa sfida tireremo fuori il nostro 'lato oscuro'"
 
"Non sapevo neanche che il McKinley avesse un auditorium" borbottò Puck, buttandosi con poca grazia su una poltrona davanti al palco. Gli altri ragazzi ridacchiarono, sistemandosi accanto a lui.
Kurt fece scorrere lo sguardo su ciascuno di loro, con un sorriso dolce ad arricciargli le labbra. 
Ho scoperto più cose di questi pazzi negli ultimi dieci giorni che in due anni...
Chi si sarebbe mai aspettato che Quinn venisse presa in giro alla sua vecchia scuola perché sovrappeso?
Che Tina avesse avuto problemi perché orientale, o che Rachel avesse seriamente preso in considerazione l'idea di rifarsi il naso? Nessuno di noi è stato molto fortunato, prima di scoprire di avere dei superpoteri. 
I ragazzi della Dalton si sistemarono dall'altro lato della platea, in silenzio come di consueto. Il manipolatore si impedì fisicamente di girarsi per incontrare lo sguardo di Anderson, irrigidendosi e stringendosi le cosce con le mani. 
Forza, Kurt. Ce la puoi fare.
In quel momento, il sipario si sollevò con uno svolazzo bordeaux, svelando la figura di Mr. Schuester al centro del palco. "Buon giorno, ragazzi! Dopo la pausa natalizia, rieccoci con la penultima sfida. Per estrazione, i primi ad esibirsi saranno gli Warblers. Io e altri due insegnanti staremo laggiù..." indicò un punto imprecisato degli spalti "per goderci entrambe le esibizioni... Buona fortuna!"
Scese dal palco con un piccolo balzo, raggiungendo i colleghi sulle poltrone.
Come convenuto, i ragazzi in divisa si diressero silenziosamente dietro le quinte per organizzare gli ultimi dettagli.
"Quando volete!" urlò il professore dopo qualche minuto.
Il cuore di Kurt iniziò a scalpitargli nel petto quando le tende rosse si scostarono al passaggio degli Warblers, che si sistemarono a testa bassa al centro del palco. Per il ragazzo non fu difficile notare immediatamente la figura di Anderson, esattamente a metà della prima fila, illuminata dai riflettori.
Accidenti! Devo stare calmo. Non ha nemmeno iniziato a cantare!  
Con un gesto stizzito strofinò i palmi sudati sui jeans. Devo trovare una soluzione a questa... cosa.
"Kurt, tutto bene?" gli chiese Rachel preoccupata, occhieggiando i suoi movimenti nervosi. 
L'amico si limitò ad annuire meccanicamente, con un sorriso stiracchiato dipinto sul viso. 
In quel momento, gli Warblers iniziarono ad intonare la melodia della canzone, sollevando la testa.
 
                                                                          Before you met me, 
                                                                                     I was all right, but things were kinda haevy,
                                                                                     You brought me to life,
                                                                                     Now every February, you'll be my Valentine
 
Katy Perry: dovevo immaginarlo.
Cavolo, sono davvero bravi.
Kurt spalancò gli occhi, stringendo i braccioli della propria poltrona talmente forte da farsi sbiancare le nocche. 
"Valentine"? E' solo un caso. DEVE essere solo un caso. 
 I ragazzi sul palco iniziarono a muoversi contemporaneamente, come un sol uomo; facevano dei semplici passi laterali, schioccando le dita. La parte razionale del suo cervello (sempre la solita), si complimentò per aver avuto un buon presentimento riguardo alla coreografia.
La voce di Blaine era straordinaria. Calda, profonda, vibrante... Esattamente come Kurt la ricordava dal loro "duetto" in camera. Il castano sospirò impercettibilmente.   
 
                                                                  Let's go all the way tonight
                                                                                       No regrets, just love.
                                                                                       We can dance until we die
                                                                                       You and I, will be young forever
 
Kurt deglutì, giocando nervosamente coi bottoni del golf. Cercava di autoconvincersi che Blaine non lo stesse guardando intensamente. Non si chiese nemmeno per un attimo perché Anderson fosse stato scelto come leader: senza dubbio era talentuoso e carismatico.
E attraente.                                             
                                                                   You make me feel
                                                                                         like I'm living a teenage dream
                                                                                         the way you turn me on
                                                                                         I can't sleep,
                                                                                         let's run away and don't ever look back
                                                                                         don't ever look back
 
Il manipolatore si agitò sulla sedia, col cuore che procedeva a singhiozzo, incapace di distogliere lo sguardo dalla competizione. Sì, dalla competizione...
Non era possibile che avesse indicato proprio lui, giusto? 
Perché diavolo continua a lanciarmi quei sorrisetti ammiccanti? Volevo dire "lanciare alla platea sorrisetti ammiccanti." 
Il suo stomaco si contrasse in uno spasmo piuttosto spiacevole. Gli altri Warblers iniziarono da fare da controcanto al solista, muovendosi con più energia. 
 
                                                                 Let's go all the way tonight
                                                                                       No regrets, just love.
                                                                                       We can dance, until we die
                                                                                       You and I, will be young forever
 
Adesso era assolutamente sicuro che l'avesse indicato. Non c'erano dubbi.
Gli Warblers fecero una giravolta in perfetta sincronia.
Hummel iniziò a sentire parecchio caldo. Era talmente concentrato ad evitare di andare in iperventilazione e riportare alla mente ricordi (e sogni) (s)piacevoli, che si perse alcuni versi della canzone. 
Perché continua a scoccarmi sguardi infuocati con quel dannato sorrisetto? 
Sì, hai dimostrato che mi piaci fisicamente, ma adesso basta! I miei ormoni stanno ballando la samba, non sono sicuro di resistere ancora per molto...
                                                                            
       I'ma get your heart racing
       In my skin-tight jeans 
       Be your teenage dream
       Tonight
       Let you put your hands on me
       In my skin-tight jeans
       Be your teenage dream tonight
 
E tanti saluti a quel poco di sanità mentale che era rimasta a Kurt Hummel.
Il castano abbandonò il viso sulla mano destra, le guance in fiamme e lo stomaco in subbuglio.
Devo essere stato davvero una persona spregevole nella mia vita precedente... Tipo un serial killer. Di cuccioli. Di labrador.
Kurt aveva ancora stampato a fuoco nella mente lo sguardo malizioso che Anderson gli aveva lanciato da sotto quelle ciglia illegalmente lunghe mentre intonava gli ultimi versi.
Kurt, non pensare quello che stai per pensare riguardo ai suoi jeans e le tue mani...
Quando le luci si riabbassarono quasi si diede ad una danza di festeggiamento. Respirò profondamente, tentando di recuperare la calma. Tirò su la testa appena in tempo per vedere l'espressione divertita di Blaine, che lo guardava mentre scendeva a balzelli giù dal palco.
"Bastardo" borbottò fra i denti, scoccandogli un'occhiata omicida.
Si alzò insieme agli altri ragazzi con tutta la dignità possibile, passando accanto agli Warblers che tornavano a sedersi. Stava per mettere piede sul palco, quando una voce dietro di lui lo fermò.
"Spero che ti sia piaciuta l'esibizione"
Ti giuro che ti prenderei a randellate sulle gengive.
Il castano si girò con un sorriso angelico in volto, incontrando il sorrisetto compiaciuto e consapevole di Blaine.
"Siete stati bravini" concesse, con uno svolazzo noncurante della mano.
"Pensi che possiate fare di meglio?" ribatté il riccio con un sorrisetto scettico.
Hummel non gli rispose, limitandosi a scoccargli un'occhiata maliziosa e seguire gli altri. 
Se pensa di essere l'unico a poter giocare a questo gioco si sbaglia di grosso. 
Kurt fu l'unico ad arrivare al centro del palco, mentre i suoi amici si sistemavano dietro le quinte.
"Hit it!"
Adesso è il mio turno.
 
                                                                    It doesn't matter if you love him
                                                                                                   Or capital H-i-m
                                                                                           Just put your hands up,
                                                                                     'Cause you were born this way, baby
 
Kurt, tenta di mettere su la faccia più sexy del tuo repertorio e stendilo.
Il ragazzo tenne gli occhi puntati sulla prima fila, dove sedeva Blaine, che si ritrovò improvvisamente molto interessato a ciò che stava succedendo su quel palco.
Sollevò le braccia e le incrociò elegantemente sopra la testa, mentre Tina e Mercedes si avvicinavano a lui per afferrare i lembi del suo golf a quadri rossi e neri e sbottonarglielo con uno strattone. Kurt fece un mezzo sorriso rivolto alla platea quando sulla sua t-shirt bianca fu ben visibile la scritta LIKES BOYS.
Ondeggiò sensualmente le spalle e i fianchi seguendo il ritmo della musica per arrivare a posizionarsi di fianco a Tina.
Vide Anderson affondare gli incisivi nel labbro inferiore e tendere il busto in avanti. 
E questo è solo l'inizio...
 
My mama told me when I was young
"We are all born superstars"
She rolled my hair and put my lipstick on
In the glass of her boudoir
 
Tutti e tre iniziarono a muoversi in sincrono, seguendo una coreografia ben preparata.
Hummel tentava di sembrare il più naturale possibile mentre oscillava i fianchi e scoccava occhiate infuocate alla platea. Beh, ad un punto ben preciso della platea, a dire la verità: Anderson sembrava non riuscire a distogliere lo sguardo dall'esibizione, mentre le sue dita tamburellavano senza controllo sulle sue ginocchia. 
A loro si aggiunsero anche Rachel e Brittany, nello stesso momento in cui Mercedes mostrava la scritta "NO WEAVES" sulla propria maglietta.
 
                                                        "There's nothing wrong with lovin' who you are"
                                                                                      She said
                                                                            "Cause He made you perfect, babe
                                                                     So hold your head up, girl, and you'll go far
                                                                                  Listen to me when I say..."
                                                                                            
Finalmente tutti i ragazzi fecero la loro entrata, disperdendosi a ventaglio sul palco.
Secondo la coreografia, Kurt si girò di spalle, e iniziò ad incedere a ritmo verso le quinte, ruotando la schiena e le spalle per lanciare alla platea sguardi affilati come stilettate. Fu molto attento ad ondeggiare i fianchi più del necessario, aiutato dai jeans aderenti che gli fasciavano in modo quasi osceno le gambe. Per quello che fu in grado di vedere, Blaine stava più o meno boccheggiando.
Oh, il Karma.
                                                                    I'm beautiful in my way,
                                                                                'Cause God makes no mistakes,
                                                                     I'm on the right track babe, I was born this way
                                                                                  Don't hide yourself in regret,
                                                                              Just love yourself and you're set
                                                                             I'm on the right track baby, I was born this way!
 
Hummel fece scivolare le mani fino alla vita per enfatizzarne il movimento fluttuante.
Si avvicinò velocemente al limite del palco, sgusciando fra gli altri ragazzi, e si sfilò il golf, lanciandolo verso le poltrone con un movimento fluido.
Per uno strano scherzo del destino, finì dritto in faccia ad Anderson; quello rimase qualche istante immobile, prima di afferrarlo con aria attonita, deglutendo.
E il meglio deve ancora venire...
 
                                                                                            Don't be a drag, just be a queen
                                                                                            Whether you're broke or ever green
                                                                                             You're black, white, beige, chola descent
                                                                                             You're lebanese, you're orient
 
Tutti i ragazzi mostrarono contemporaneamente le magliette, sganciandosi golf e giacche.
Kurt mantenne gli occhi incastrati in quelli del riccio per tutta la durata del suo assolo, con un sorriso sghembo stampato in faccia, cercando contemporaneamente di ricordarsi la coreografia e di essere il più sensuale possibile.
Certo che essere sexy richiede parecchia fatica... Ti prego, dimmi che non mi sto rendendo ridicolo.
Dalla sua mascella penzolante non si direbbe, però... Io non sono bello neanche la metà di quanto lo è lui, diciamo la verità. Non mi viene assolutamente naturale fare sorrisi provocanti.
Coraggio, Kurt. Siamo quasi alla fine. 
 
                                                                                                                                      Whether life's disabilities left you  
                                                                        outcast, bullied or teased,
                                                                               rejoice and love yourself today, 
                                                                            'cause, babe, you were born this way!
 
Fece scivolare lentamente le mani lungo il torace e i fianchi, fermandole sul bacino e iniziando a scuoterlo energicamente a destra e a sinistra.
E' solo una mia impressione, o Anderson sta arrossendo? Allora non sono un completo disastro. 
L'esibizione terminò con uno straordinario acuto di Mercedes, e Kurt si permise di lanciare un'occhiata di sbieco a Blaine, che stringeva convulsamente il suo golf, con gli occhi spalancati. 
I ragazzi del G.C. si scambiarono sorrisi entusiasti, mentre scendevano dal palco, pronti ad uscire dall'auditorium.
"Siamo stati grandi!" esclamò Rachel emozionata, saltellando verso la porta.
"Lo sai, Hummel? Non ti ho mai visto così sexy" sussurrò Santana all'orecchio del manipolatore. 
"A proposito!" il ragazzo si fermò all'improvviso, ricordandosi di una cosa importante.
Si esibì in un sorriso rilassato, cambiando direzione e avvicinandosi alla prima fila delle poltrone. 
Il suo compagno di stanza era ancora seduto sulla sedia, con aria leggermente smarrita. Kurt gli si fermò davanti, scoccandogli un'occhiata maliziosa.
"Ti ringrazio per avermi tenuto il golf" mormorò, abbassando il viso alla sua altezza e afferrando l'indumento dalle sue mani, stando attento a sfiorargli l'interno del polso. 
L'altro deglutì rumorosamente, guardandolo con occhi torbidi. "Non c'è di che". La sua voce uscì di due ottave più bassa del previsto, e il castano sentì un brivido colargli lungo la spina dorsale.
"Beh, allora ci vediamo dopo." concluse Hummel, con un occhiolino. Fu appena in grado di vedere le guance di Blaine tingersi di rosso, prima di girare i tacchi e uscire dall'auditorium. 
 











-Note dell'autrice-
Eccomi di nuovo!
Mi dispiace davvero, ma la scuola è iniziata solo da una settimana e mi ha già risucchiata...
Tornando alla storia:
Kurt decide finalmente di tirare fuori le... *coff coff* gli attributi per far vedere a Blaine di che pasta è fatto. E non è finita qui!
Nel prossimo capitolo Santana potrebbe dargli una mano per una certa cosuccia chiamata 'facciamo venire un esaurimento al mio compagno di stanza che tenta di non saltarmi addosso'.
Come al solito, grazie a tutti quelli che seguono, leggono e, soprattutto, trovano il tempo di recensire. Un ringraziamento particolare va a stormer_99, JamyraWhat is her name, wislava, saechan, Sslaura e Moony01. Prometto che risponderò a tutte le vostre bellissime recensioni! <3
 

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Capitolo 22
*** How to succeed in sexyness (without really trying) ***


-Note dell'autrice-
Capitolo ispirato a questa fantastica fanart:

http://yu-oka.deviantart.com/art/Santana-s-Guide-To-Sexiness-210531315
Un abbraccio stritolante alle undici (UNDICI *.*) persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
Marta Mancini, Ekija89, DuerreWayland, Sslaura, Anna_Vik, Stormer_99, Jamyra, gabriella_CM, robbbe83, la_marty, wislava.
Io non so davvero cosa dire, siete la 5x01 della mia Klaine. <3




How to succeed in sexyness (without really trying)


Le sue dita scostarono i lembi stropicciati della camicia e li sollevarono appena sopra l'ombelico, ricavando lo spazio necessario per stringere possessivamente i suoi fianchi freddi. Kurt tremò quando sentì le sue mani bollenti affondare nella propria pelle. Il riccio iniziò ad accarezzarlo lentamente, disegnando cerchi immaginari sulla sua schiena diafana. Il castano sospirò di piacere, e avvicinò le mani al suo viso per tracciare il profilo della sua mandibola pronunciata con la punte della dita.
Blaine socchiuse le palpebre proprio mentre un mugolio roco si faceva strada nella sua gola; e lui continuò a far scorrere i polpastrelli lungo il suo collo, sfiorando il suo pomo d'Adamo e arrivando a stringere con decisione il colletto della sua divisa. Due occhi ambrati, brucianti di attesa, si fissarono nei suoi, esortandolo a continuare. Con un sorrisetto e le guance imporporate, il ragazzo gli allargò il nodo della cravatta, raggiungendo i bottoni. Con gesti lenti e misurati iniziò ad aprire la camicia immacolata, scoprendo il torace olivastro...

La mattina Kurt si svegliò di soprassalto, col cuore che correva furiosamente nel petto e qualche complicazione a sud dell'Equatore. 
Questo non va affatto bene... Proprio no.
Affondò il viso fra le mani, affranto, nel vano tantativo di recuperare il controllo di sé. 
Ma cos'è che devo fare per togliermi dalla testa quel dannato ragazzo?
Più che altro dovresti fartelo...
Il ragazzo emise un gemito disperato, tentando di soffocarsi col lenzuolo; solo dopo qualche istante si rese conto che il dannato ragazzo avrebbe dovuto essere a pochi metri da lui. Sollevò la testa di scatto e, con non poca sorpresa, si accorse che il letto sfatto accanto al proprio era vuoto.
Da quant'è che si sveglia prima di me? E che fine ha fatto?
Prima che potesse provare a rispondersi da solo udì il rumore dell'acqua che scorreva copiosa, e poi una voce suadente attutita dalle pareti della doccia. 
                                                                         I'm sexy and I know it...

Oddio.
Kurt spalancò gli occhi, stringendo febbrilmente le coperte col malsano desiderio di morderle. 
Si sta facendo la doccia. Si.sta.facendo.la.doccia. Cantando "I'm sexy and I know it".
Non posso farcela. 

Tentò in tutti i modi di togliersi dalla testa l'immagine del suo compagno di stanza con i capelli coperti di schiuma, inondato dall'acqua bollente e circondato da un sottile strato di vapore. 
Solo da un sottile strato di vapore... Potrei avere un infarto in questo momento.
Le sue guance si tinsero violentemente di rosso mentre tentava di concentrarsi su qualunque altra cosa.
Qualunque cosa lo distraesse dalla voce di Anderson e da pensieri decisamente sconvenienti.
La situazione è diventata insostenibile dalla sera di San Valentino... Non so se lo faccia apposta oppure 
no, ma i miei ormoni stanno per esplodere; rischio l'autocombustione da un momento all'altro e non ho idea di come impedirmelo. Magari se mi creo scenari apocalittici con squartamenti e spargimenti di sangue riesco a frenare i bollenti spiriti...

Stava ancora tentando di immaginarsi scene in stile "The Day After Tomorrow" quando l'acqua fu chiusa e  lo sportello della doccia fu fatto scorrere.
Ok, ora si vestirà, aprirà la porta del bagno e io farò finta di niente.
Pochi istanti dopo la porta si aprì, ma Anderson non era propriamente... vestito. E di certo Kurt non fece finta di niente.
Nel momento esatto in cui spostò lo sguardo sul Warbler, si irrigidì, avvampò e il suo cuore iniziò a precedere a singhiozzo. Tutto contemporaneamente.
Universo, non mi complimenterò mai abbastanza per il tuo straordinario, incredibile, inimitabile senso dell'umorismo. Grazie di rendere le mie giornate così interessanti.
Blaine comparve nella sua visuale coperto solo da un asciugamano legato in vita, la pelle umida e leggermente arrossata per l'acqua calda, e i capelli scompigliati. 
Kurt seguì con invidia il percorso di una goccia che gli scivolò velocemente lungo il torace abbronzato, accarezzando gli addominali scolpiti e sparendo insieme alla V del basso ventre nel cotone dell'asciugamano. Il castano si fece violenza per convincersi a staccare gli occhi dalle ossa sporgenti del suo bacino, per poi risalire lungo la linea dei pettorali e soffermarsi lo stretto necessario sui muscoli delle spalle.
Cazzo.
Cazzo.cazzo.cazzo.cazzo.cazzo.

Anderson sembrò leggermente imbarazzato quando notò che il suo compagno di stanza era già sveglio.  
"Ehm... Pensavo stessi dormendo." borbottò a mo' di spiegazione, accarezzandosi la nuca con aria impacciata. "Devo solo prendere i vestiti nell'armadio..."
Kurt trovò la forza di annuire meccanicamente, deglutendo. Non era proprio in grado di pensare a niente di intelligente da dire, in quel momento. Le sue mani continuavano a tormentare il copriletto, e decisamente il problema a sud dell'Equatore non era stato risolto. 
Il Warbler si girò verso l'armadio, e pensò bene di recuperare dei vestiti dalla mensola più in alto.
Si allungò in punta di piedi, e Hummel rimase incantato ad osservare i muscoli della sua schiena tendersi per lo sforzo al di sotto di quella pelle deliziosa. 
Se il tuo compagno di stanza ha una schiena su cui potresti morire, batti la mani. *Clap clap*.
Kurt era sicuro che se fosse arrossito più di così sarebbe svenuto per emorragia interna. 
L'altro chiuse finalmente le ante dell'armadio, e si diresse in bagno e dando testardamente le spalle all'altro manipolatore.
Proprio quando stava per chiudere la porta dietro di sé, pensò fosse necessario stringersi l'asciugamano alla vita, e così fu costretto ad aprirlo per un attimo. 
Ma fu sufficiente perché, dalla sua posizione, Hummel potesse avere una perfetta visione della base della schiena che rimase scoperta a quel gesto. Un brivido gli fece venire la pelle d'oca sulle braccia. 
Salvatemi: ha anche le fossette... 
La porta davanti a lui si chiuse con un tonfo secco, e in quel momento Kurt prese una decisione importante.
E' arrivato il momento di passare alle maniere forti. 
Afferrò il cellulare dal comodino, digitando febbrilmente un numero. Al terzo squillo, una voce rispose.
"Pronto, Kurt?" chiese, sorpresa.
"Ho bisogno del tuo aiuto" esordì il ragazzo con la voce tremolante.
"Pensavo che non me l'avresti mai chiesto." ridacchiò Santana. "Ci vediamo da me tra un quarto d'ora."

"Quindi, in parole povere, vuoi che il tuo compagno di stanza abbia un crollo nervoso come quello che stai avendo tu..." commentò l'ispanica, dopo che Kurt le ebbe spiegato a grandi linee la sua tragica situazione.
"Beh, se la vuoi mettere così..." borbottò il ragazzo, fissando il legno della scrivania. "E' che mi sono stufato di non poter fare niente".
La ragazza avvicinò la sedia alla sua, poggiandogli una mano sulla spalla con fare consolatorio. 
"Non preoccuparti, Porcellana. Sono preparatissima: aspettavo questo momento da mesi."
Hummel la guardò stranito, ma evitò di fare domande. "Sono nelle tue mani. Devi solo rendermi MOLTO SEXY. Se pensi che sia possibile..."
"Certo che è possibile!" esclamò lei, risentita. "La materia prima ce l'abbiamo e, modestamente, io sono infallibile in questo genere di cose." Gli scoccò un'occhiata eloquente. " Prima di tutto, devi sapere che la S.G.T.S. è divisa in step."
"La S.G.T.S.?" la interruppe Kurt, confuso.
"Santana's guide to sexyness" spiegò l'amica, con aria ovvia e pomposa al tempo stesso. "Il primo step è Abbigliamento."
"Cosa c'è che non va nei miei vestiti?" sbottò il ragazzo, piccato, osservando la maglia a strisce bianche e blu che aveva indossato quel giorno.
"Niente" si affrettò a spiegare Santana, "Ma dovresti portarli in modo più... sensuale"
"Ovvero?"
"Prima di tutto..."

Devi cercare di mostrare più pelle possibile, in particolare collo, spalle e avambracci. Ma puoi sbizzarrirti.
Kurt si fermò davanti all'armadio con aria affranta. Non aveva praticamente niente che rispondesse ai requisiti; non gli era mai capitato di volersi far guardare da qualcuno. 
Forse farei meglio a non iniziare nemmeno. La sensualità non fa per me...
Oh, andiamo! Non vorrai cedere subito! Così gliela darai vinta.
Lo so! Ma vedi bene anche tu che non so neanche cosa mettermi! Non ho niente del genere....
Beh, una cosa ce l'avresti. E te l'ha fornita proprio lui...
Kurt estrasse dalla pila una maglia grigia bucherellata. Non aveva avuto il coraggio di buttarla, anche se pensava che fosse inutilizzabile.
Stai scherzando, vero?
Perché? E' perfetta!  Chi di maglia ferisce, di maglia perisce...
Il manipolatore squadrò l'indumento con aria critica. In effetti, grazie ai buchi (in particolare quelli sulla schiena), una non indifferente porzione di pelle sarebbe stata scoperta. 
Sospirò. O la va, o la spacca.

"Ehm, San, non che mi stia lamentando... Ma perché mi stai scortando alla mia stanza?" chiese Kurt con aria interdetta, camminando lungo il corridoio insieme all'amica.
"Perché voglio vedere in diretta la reazione di Anderson" spiegò la ragazza con un sorrisetto consapevole. "Fammelo dire, Porcellana" aggiunse, pizzicandogli il fianco. "la maglia è perfetta. E quei jeans sono innaturalmente stretti!"
"Grazie, suppongo..." borbottò il ragazzo, imbarazzato. 
Arrivarono alla camera 216 dopo pochi minuti, e il manipolatore inserì le chiavi nella toppa.
"Sei pronto?"
Lui annuì, rigido. Respirò profondamente, prima di aprire la porta con un po' troppa energia. Come previsto da entrambi, Anderson era disteso comodamente sul proprio letto, il naso infilato in un libro. 
Il Warbler alzò distrattamente la testa, squadrando i nuovi arrivati con quella che si proponeva di essere un'espressione disinteressata. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa quando scorse l'abbigliamento di Hummel, riconoscendo la propria vittima. Il suo sguardo attonito scivolò lungo la pelle della gola lasciata scoperta dallo scollo a V, poi sulla spalla candida, e infine si fissò con poca eleganza sulle lunghe gambe fasciate perfettamente dai jeans aderenti. Deglutì rumorosamente, avvampando all'improvviso e tentando inutilmente di concentrarsi su quello che stava leggendo. 
"Colpito" sussurrò Santana con aria trionfante a Kurt, che sorrise timidamente. "Adesso girati verso di me e abbracciami."
Il ragazzo la guardò con aria smarrita.
"Tu fallo e basta!" gli ordinò la ragazza, con voce bassa ma perentoria.
Il manipolatore eseguì, continuando a non capire dove stesse andando a parare.
Si allungò verso di lei, e fu costretto ad alzarsi leggermente sulle punte dei piedi, visto che l'amica indossava i tacchi.
Quando la sua maglia si sollevò, lasciando scoperta un'ampia porzione di schiena e mostrando il sedere, arrossì vistosamente. 
Devo ammettere che questa ragazza è diabolica.
Santana ricambiò la stretta, avvicinando le labbra al suo orecchio. "Affondato. Ti sta fissando il sedere con la mascella penzolante da dieci minuti."
Il castano non poté fare a meno di esultare internamente. "Grazie" le sussurrò.
"Dovere". Poi aggiunse ad alta voce. "Bene, dolcezza. Ci vediamo domani in camera mia."
Gli scoccò uno sguardo eloquente, prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle.
E andiamo con lo step 2. 

"Ora che abbiamo scoperto che da qualche parte dentro di te è nascosto uno spogliarellista da Babylon." cominciò Santana. Kurt le rivolse un'occhiata allucinata. "Passiamo allo step numero due."
Ho quasi paura.
"Eating! " esclamò la ragazza, entusiasta. "Si tratta di indurre il nostro ragazzo a fare pensieri impuri riguardo al modo in cui mangi."
Il manipolatore affondò il viso fra le mani. "Perché ho la sensazione che dovrò leccare un ghiacciolo davanti ad Anderson?" borbottò, con le guance in fiamme.
"Perché te lo farò fare" rispose l'ispanica con semplicità. "Ma non si tratta solo di ghiaccioli o lecca-lecca. Finché mangerai in modo lento e passionale, sarà sexy... Solo assicurati che sia qualcosa di succoso o della giusta dimensione. Come le fragole o le banane."
"E dove le trovo le fragole?! Siamo a marzo!" obiettò Kurt, lamentoso. 
"Oh, ma devo fare tutto io?" sbuffò la ragazza. "Va bene, va bene. Vedrò di procurartele."
La sera stessa, Hummel fece ritorno nella propria camera con un cesto di frutta in mano. Totally normal.
Anderson lo occhieggiò stranito, ma non osò fare commenti. Il suo sguardo si soffermò un attimo di troppo sulla pelle diafana lasciata scoperta dallo scollo della camicia, e Kurt sorrise con aria soddisfatta. 
Si sistemò a gambe incrociate sul letto, scegliendo con cura il primo alimento.
Direi di iniziare con qualcosa di non troppo ambiguo...
Afferrò dal mucchio una mela rossa particolarmente matura, portandola alle labbra con decisione.
Ricordati cos'ha detto Santana: lento e passionale.
Sospirò, preparandosi a fare del suo peggio. Addentò il frutto con studiata lentezza, arricciando leggermente le labbra e staccandone un pezzo. Masticò con flemma, lanciando un'occhiata di sbieco al suo compagno di stanza. Quello gli lanciava occhiatine turbate, il corpo palesemente in tensione. 
Beh, mi sembra un buon inizio. 
Quando ebbe terminato la mela, pensò di passare a qualcosa di più... incisivo.
Adesso dedichiamoci a qualcosa di succoso...
Sollevò fra il pollice e l'indice una fragola, portandola alla bocca. Si limitò a mordicchiarne la punta con un sorrisetto malizioso, e una goccia cremisi gli scivolò sulle labbra; vi passò la lingua con un movimento fluido, socchiudendo le palpebre. 
Blaine, accanto a lui, era arrossito vistosamente, e aveva iniziato a deglutire a vuoto. Si agitò sul letto, cercando una posizione più comoda.
Quando ebbe finito anche quel frutto, Hummel pensò che fosse necessario leccarsi le punte delle dita.
Ora qualcosa delle giuste dimensioni...
Afferrò una banana dalla ciotola, iniziando a sbucciarla in tutta tranquillità. Ebbe la soddisfazione di vedere il suo compagno di stanza avvampare e spalancare gli occhi, fissando terrorizzato le sue dita. Si girò verso di lui con un sorriso angelico.
"Ne vuoi una, Anderson?"
Quello deglutì prima di rispondere in un soffio. "No, grazie" e tornare a fingere di leggere il proprio libro.
Kurt fece spallucce e, assumendo l'espressione più maliziosa del suo repertorio, morse il frutto con passione.
Durante tutta l'operazione, il riccio continuò a lanciargli occhiate in tralice, visibilmente agitato, assumendo una tonalità sempre più intensa  di rosso porpora.
...Ma anche i ghiaccioli sono particolarmente efficaci....
E adesso il colpo di grazia.
Scartò il ghiacciolo in tutta calma, e lo avvicinò alle labbra. Dopo un attimo di imbarazzo, iniziò a succhiarne la punta, per poi vorticare la lingua su tutta la superficie con espressione soddisfatta.
Blaine sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. O  un infarto. O entrambi.
Non c'era un punto del suo viso che non fosse diventato viola, e le sue pupille erano talmente dilatate che l'ambra dei suoi occhi si era ridotta ad un contorno quasi invisibile. 
Il castano ridacchiò di gusto, leccando il succo che era rimasto sul bastoncino del ghiacciolo.
Chi semina vento raccoglie tempesta, Anderson...


"E ora, mio apprendista, lo step numero 3."
"E cioè?"
"Doppi sensi, Kurt. TANTI."

"A quel punto" stava dicendo Kurt, tenendo il cellulare incastrato tra la testa e la spalla. "Lui ha preso e ha tirato fuori quell'uccello." Si distese sul letto a pancia su, accavallando le gambe.
"Continua così, Porcellana. Stai andando alla grande." ridacchiò Santana, all'altro capo del telefono.
"Io ho tentato di dirgli che non era abituato quanto me a fare cose del genere, che avremmo sudato troppo, e che senza protezioni avremmo rischiato di fare un casino, ma lui non ha voluto sentir ragioni."
Anderson iniziò a tossire rumorosamente, rischiando di strozzarsi con la propria saliva.
"Per fartela breve" continuò Hummel dopo avergli lanciato un'occhiata di sbieco. "Non è stato per niente divertente, non credo che lo farò di nuovo con Puck."
"Kurtie, io e Britt stiamo piangendo dal ridere!"
I colpi di tosse si fecero più intensi, e il Warbler assunse un'aria sconvolta, insieme ad una sfumatura bluastra.
"Insomma, i miei jeans erano un disastro! E dire che gliel'avevo detto che era meglio toglierseli..."
Blaine era diventato viola, e lo stava guardando con gli occhi fuori dalle orbite.
"Sono arrivato alla conclusione che, la prossima volta, le gabbie ai pappagalli di mia nonna le cambio da solo."
Ba dum tsss!

"Il quarto e ultimo step, Kurtie, è closeness. Devi tentare di avvicinarti a lui e sfiorarlo il più possibile."
"Non sarà per niente facile..."

Va bene, Kurt. L'ultimo sforzo e poi lo farai impazzire definitivamente.
Il manipolatore vide il se stesso riflesso nello specchio annuire con fermezza, e poi si uscì dal bagno, deciso.
Si appoggiò allo stipite della porta con le braccia incrociate.
"Ehi, Anderson..." iniziò con aria sensuale, rivolto al suo compagno di stanza. Quello alzò la testa, pescando una patatina dal pacchetto che aveva sulle gambe, decisamente titubante. "Mi faresti un favore?"
"Dipende..." rispose, sistemandosi meglio sul letto e infilandosi la patatina in bocca.
"Oh, non è niente di troppo impegnativo." lo rassicurò Kurt, sedendosi accanto a lui con espressione maliziosa. Il riccio lo guardò con aria strana, ma l'altro non gli lasciò il tempo di replicare. "Vedi, ho scelto un nuovo profumo, ma non ne sono molto sicuro... Potresti dirmi cosa ne pensi?" Si indicò la gola nivea, avvicinandosi all'altro ragazzo con un movimento fluido.
Kurt, non pensarci, o rischi di correre fuori dalla stanza urlando.
Il moro deglutì rumorosamente, ritrovandosi a pochi centimetri dal viso di Hummel. Avvicinò esitante il naso alla sua mandibola, inspirando profondamente ad occhi chiusi. Nonostante i buoni propositi dell'uno e dell'altro, entrambi rabbrividirono per quella vicinanza. Lo sguardo di Anderson scivolò accidentalmente sulla clavicola scoperta del castano, e i suoi occhi iniziarono a bruciare. Kurt avvampò, mentre il cuore gli scalpitava nel petto. 
Si allontanarono all'improvviso, come se avessero preso la scossa. "E' buono..." commentò Blaine dopo qualche istante, fissandolo negli occhi. "Ma non mi sa molto di te."
Hummel rischiò seriamente di perdersi in quell'oceano color ambra, ma riuscì a riprendersi in tempo, scoccandogli un sorriso sghembo. "Continuerò a cercare..." commentò, con un falso sospiro affranto.
All'improvviso si chinò nuovamente verso di lui, accarezzandogli l'angolo delle labbra col pollice. Prolungò il gesto per qualche istante in più del necessario. 
Le guance dell'altro si tinsero di un rosso acceso, e il suo respiro accelerò, mentre il castano percepì il solito brivido lungo l'avambraccio. "Avevi una briciola sulle labbra" sussurrò, a pochi centimetri dal suo viso.
"Grazie" mormorò Blaine, non allontanandosi di un millimetro. 
Ma come diavolo fa ad essere così... così?!
Io devo fare degli sforzi disumani per sembrargli "passabile", e a lui basta guardarmi con quegli occhioni a calamita per farmi sciogliere!

Kurt si alzò senza dire una parola, buttandosi a peso morto sul proprio letto, mentre gli occhi dell'altro continuavano a fissarlo.




























-Note dell'autrice-
:D
Il Kliss è dietro l'angolo...
Magari dietro due o tre angoli. Chi vuole intendere, intenda. 









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Capitolo 23
*** Hit me with your best shot ***


-Note dell'autrice-
Ringrazio adesso per le recensioni dello scorso capitolo, perché alla fine di questo... mmmh... vedrete.
Diciotto D-i-c-i-o-t-t-o 18 (Scusate, è che ancora non ci credo).
Siete pazzi! Nel modo migliore possibile, ovviamente.
Un abbraccio gigantesco e stritolante a _Anto, nem, stormer_99, gabriella_CM, la_marty, fearlesslyandforever, AceOfHearts,
Scoiattolino_01
, saechan, Sslaura, Ekija89, JamYra, Moony01, rosa_cherokee, Anna_Vik, wislava, Ginevra_KH, Khaleesi21.
Ricordatevi che vi adoro!



Hit me with your best shot


Kurt si lisciò la tuta, e fece il suo ingresso in palestra con espressione mortalmente seria.
Era il momento della verità: l'ultima sfida. Sperava davvero che il suo gruppo avesse vinto la gara di canto, o sarebbe stato tutto inutile; nella migliore delle ipotesi avrebbero pareggiato. 
Senza contare che non aveva la più pallida idea di quale sfida avrebbero dovuto affrontare. Tanto per cambiare.
"Sorpresa" c'era scritto sulla bacheca, accanto all'ora e al luogo.
 La tensione nell'aria era palpabile, e in tutta la palestra non volava una mosca. 
Il manipolatore si sistemò in fila accanto ai propri compagni, sulla linea di fondo campo. Avevano tutti la stessa espressione truce mentre squadravano i proprio avversari, allineati ad una decina di metri da loro. Finn gli mollò una sonora pacca sulla spalla, annuendo con fermezza. E poi c'erano Jeff e Nick, che lo salutarono sbracciandosi dall'altro lato della palestra, guadagnandosi un'occhiata scocciata da parte di Anderson. Il castano rispose con un largo sorriso ai due amici, prima di spostare lo sguardo sul suo compagno di stanza. Era disteso per terra, intento a fare stretching tendendo la schiena verso le ginocchia.
Nella sua dannatissima canottiera nera striminzita e nei suoi dannatissimi pantaloncini verdi aderentissimi. E con le sue dannatissime occhiate maliziose.
Lo odio, lo odio, lo odiooooo. 
Mai sentito parlare di poker-face?
Mpfh.
Dai, le cose sono notevolmente migliorate da quando hai messo in atto la S.G.T.S
Magari non tenta più volontariamente di farmi uscire di testa, ma rimane lo stesso un gran pezzo di gnocco (mi si passi il termine) che si mette pantaloni che dovrebbero essere dichiarati illegali dalla Protezione Civile.
Hai dimenticato di menzionare il suo culo da paura, gli occhioni a calamita, i capelli ricci, il sorriso da 2000 watt, le labbra morbide; e il fatto che sia l'unico che è riuscito a tenerti testa...
Ma tu non dovresti essere la "parte razionale" del mio cervello?
Infatti lo sono.
Andiamo bene...
Se fossi la parte irrazionale ti avrei detto di trascinarlo nello sgabuzzino delle scope e di dichiarare il tuo amore per lui, e poi... Beh, lo sai cosa succede negli sgabuzzini delle scope. 
Vorrei ricordarti che tra poco dovrò sostenere l'ultima sfida, quindi ti prego di evitare di distrarmi con... cose del genere. 
Blaine.Doccia.Sexy.Asciugamano.Schiena.Armadio.
Sia lodato chi ha dotato Mr. Schuester di cotale tempismo. 
Il professore si sistemò a metà fra le due squadre, col consueto sorriso smagliante stampato in volto.
"Ed eccoci all'ottava e ultima sfida!" esordì, strofinandosi le mani con soddisfazione. "... che denomineremo 'mischia'. Oppure, se preferite, 'lotta all'ultimo sangue'. Quello che dovete fare è semplice: sconfiggete tutti gli avversari con ogni mezzo a vostra disposizione, e l'ultimo che rimarrà in piedi porterà la sua squadra alla vittoria."
"Finalmente" commentò Puck, scrocchiandosi le dita. Mormorii eccitati si diffusero per tutta la palestra.
"Oh, quasi dimenticavo!" esclamò Schuester, prima di salire sulle gradinate  "la sfida di canto è stata vinta dal McKinley! Complimenti, ragazzi."
"Uhuuuuu!"  Kurt e Mercedes si batterono il cinque. "Siamo grandi!"
"Che la sfida cominci!"
Ci fu un secondo di silenzio e poi...
"Ragazzi" annunciò Puck solennemente, girandosi verso i suoi compagni. "Al mio segnale... Scateniamo l'inferno." Il ragazzo si avvicinò con flemma al canestro, e vi poggiò una mano sopra. Una patina luccicante si diramò a partire dalle sue dita, e nell'arco di qualche istante ricoprì la sua figura con un guscio impenetrabile. Il suo sorriso metallico luccicò, illuminato dalle luci della palestra. "Adesso". 
Iniziò a correre verso gli avversari, subito seguito dai suoi compagni. Le due squadre si scontrarono con urla belliche al centro della palestra, iniziando a menare calci e pugni in tutte le direzioni. 
Ognuno trovò il proprio avversario.
Quando Finn incontrò un altro superforte, sul suo viso si dipinse un sorrisetto compiaciuto, e i due colossi cominciarono a combattere senza esclusione i colpi; Brittany si sdoppiò, evitando e, contemporaneamente, attaccando un ragazzo capace di allungarsi a suo piacimento; Mike e Nick, entrambi incredibilmente agili, si dedicarono a una complicata coreografia fatta di colpi rotanti che raramente andavano a segno. 
Kurt sapeva esattamente con quale avversario avrebbe dovuto confrontarsi.
Ma prima ho una questione in sospeso da risolvere.
Il suo sguardo di fissò su Smythe, che stava tentando di colpire un'indifesa Rachel.
La ragazza, concentrata e con le sopracciglia aggrottate, tentava di schivare più colpi possibili, ma le mani del superveloce erano praticamente invisibili: non aveva idea di come contrattaccare senza rischiare di essere ferita. Fu un attimo: un calcio la colpì violentemente allo stomaco, e l'amica cadde a terra con un gemito strozzato.
 "Rachel!" Finn tentò di intervenire, ma il suo avversario aumentò il ritmo dei pugni, trattenendolo. Hudson si voltò un attimo verso la propria fidanzata, ringhiando frustrato. Sebastian incombeva sorridente sulla propria vittima, rannicchiata con una smorfia di dolore e l'aria terrorizzata. L'aria attorno a loro si fece improvvisamente gelida. Il ragazzo fece per colpirla un'ultima volta, ma il suo destro si scontrò con una sottile lastra di ghiaccio spuntata improvvisamente dal pavimento, mandandola in mille pezzi con un rumore di vetri infranti. 
"Sta' lontanto da lei" gli sibilò una voce alterata dietro di lui.
Il Warbler si girò verso Kurt con un ghigno stampato in volto. "Mi stavo giusto chiedendo quando il nostro cavaliere senza macchia e senza paura sarebbe intervenuto."
Il manipolatore non rispose, e si girò verso l'amica con aria apprensiva. "Rach, va tutto bene?"
La ragazza annuì, rialzandosi lentamente con un mugolio di dolore. "Forse è meglio che vada a sederti. Vuoi che ti accompagni?" Rachel scosse la testa in segno di diniego, sorridendogli riconoscente, e iniziò a zoppicare verso le tribune.  
"Appena hai finito di comportarti come una mamma chioccia..." commentò Smythe, strafottente.
Hummel spostò lo sguardo dall'amica solo quando arrivò sana e salva accanto a Schuester. "Non mi aspetto che tu capisca cosa significa avere degli amici a cui tieni." gli rispose, con aria disgustata.
Questo bastardo ha oltrepassato il segno. Attaccare Rachel solo perché era sicuro che sarei intervenuto a salvarla è troppo persino per lui. 
"Ma non preoccuparti, adesso posso pestarti senza ulteriori interruzioni." concluse, sorridendogli placidamente. Si avventò su di lui mirando alla mascella ma, come previsto, quello riuscì a schivare il colpo con una mossa fluida. 
"Pensi davvero di riuscire a sconfiggermi in un corpo a corpo? Sei più stupido di quanto pensassi." lo provocò Smythe, colpendolo ad un fianco.
Dannazione, pensò Kurt, gemendo per il dolore non ho nemmeno visto il suo braccio! 
Provò a colpirlo al petto con un calcio, ma l'altro non si fece sorprendere, afferrandogli la caviglia e tentando di scaraventarlo per terra.
Kurt tentò invano di parare i successivi colpi che lo raggiunsero allo stomaco, ma fu tutto inutile. Le braccia e le gambe dell'altro erano talmente veloci da sembrare invisibili; ormai non aveva un punto dalla vita in su che non pulsasse dolorosamente.
"E tu saresti uno dei migliori allievi di questa scuola?" Hummel gli rispose con una smorfia di dolore, prima di essere colpito per l'ultima volta allo stomaco. Cadde rovinosamente sulle ginocchia, fermandosi solo quando piantò i palmi a terra. Sentì le giunture urlare per la violenza dell'urto, mentre il suo petto si alzava e abbassava velocemente.
Quando le scarpe di Sebastian entrarono nella sua visuale, lo sentì sibilare malignamente. "Non so proprio come una nullità come te possa interessargli."
Dopo qualche istante di silenzio, Kurt alzò la testa, sorridente. Una goccia di sudore gli scivolò lungo la tempia.
"Lo sai qual è il tuo problema, Smythe?"
L'altro lo squadrò stranito, alzando le sopracciglia. 
Hummel stava sorridendo? Era a terra, ferito e ansimante, e stava sorridendo? 
All'improvviso, una sensazione di gelo strisciò lungo i suoi polpacci e Sebastian rabbrividì. Abbassò allarmato lo sguardo e notò lo strato opaco di ghiaccio che ricopriva il pavimento fra le mani di Kurt e le sue gambe, e che adesso lo stava avvolgendo lentamente in spire trasparenti, immobilizzandolo fino alle ginocchia.
 "Il tuo problema" continuò il manipolatore con tranquillità, alzandosi agilmente e sistemandosi la tuta stropicciata. "E' che sei un coglione." 
Il Warbler lo guardò infuriato, muovendo febbrilmente le gambe e tentando di liberarsi. Urlò di frustrazione quando capì che non ce l'avrebbe fatta. Kurt gli sorrise, mostrandogli la mano destra; il suo pugno iniziò a diventare azzurro, ricoprendosi fino al polso di uno spesso strato di ghiaccio. Gli si avvicinò lentamente, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. "Sai come si dice, no?" gli sussurrò "La vendetta è un piatto che va servito freddo."
Scaraventò il pugno di ghiaccio sulla mascella dell'altro con tutta la forza che aveva, spezzando contemporaneamente le spire che gli bloccavano le gambe. Smythe cadde a terra come uno stoccafisso, urtando il pavimento con un rumore cupo che rimbombò per tutta la palestra. Sollevò immediatamente la testa, tentando invano di fermare il sangue che scorreva dal labbro inferiore lungo il mento. Kurt si piegò sulle ginocchia proprio accanto a lui, e concluse il lavoro immobilizzandolo completamente in quella posizione. Smythe gli rivolse uno sguardo umiliato e bruciante d'odio. "Ora, se vuoi scusarmi" Il manipolatore gli bloccò la bocca con un semplice schiocco di dita, "devo andare a vincere questa sfida. Stai comodo?" gli chiese, senza aspettarsi una risposta. "Beh, spero di sì" concluse, accarezzandosi il mento. "Perché ti giuro che ci starai per un po'."
Si rialzò facendo leva sulle ginocchia con un sorrisetto soddisfatto.
Finalmente quel bastardo ha avuto ciò che si meritava.
Strofinò i palmi sui pantaloni della tuta, e alzò finalmente lo sguardo. Incontrò gli occhi di Anderson, a qualche metro di distanza da lui, che lo fissava soddisfatto e... ammirato?
Sapevano entrambi che era arrivato il momento. Attorno a loro la battaglia infuriava senza esclusione di colpi, ma i giocatori erano decisamente stanchi e acciaccati.
Kurt e Blaine si avvicinarono con gli occhi incatenati, spostandosi verso il centro della palestra.
Si fermarono a tre metri l'uno dall'altro, squadrandosi con occhio critico.
"Ti vedo un po' malridotto" lo provocò Anderson con un mezzo sorriso.
Le labbra di Hummel si arricciarono verso l'alto. "Anche tu non sei nelle tue migliori condizioni." rispose, accennando al livido che aveva sulla mascella. 
Spero che non gli faccia trop--- Ma cosa sto dicendo?!
Il Warbler si portò una mano al viso con una piccolo smorfia. "Sì... Lo scontro con Puck non è stata una passeggiata, ma è stato divertente" 
L'altro spostò istintivamente lo sguardo verso gli spalti, dove Noah si era appena seduto con aria piuttosto irritata. Annuì, ridacchiando. "Puck è un personaggio."
Blaine lo guardò con un'espressione strana, e Kurt si affrettò a continuare. "Adesso, vogliamo parlare del tempo o ce le diamo di santa ragione?"
O ci saltiamo addosso e mettiamo fine a questo gioco di provocazioni?
Fu il turno di Anderson di ridacchiare. "Ce le possiamo dare di santa ragione. A te l'onore di iniziare."
Kurt ringraziò con un cenno del capo, prima di mettersi in posizione. 
Credo sia meglio evitare il corpo a corpo, considerando le mie attuali condizioni...
Girò i palmi e chiuse gli occhi per concentrarsi. Sulle sue mani comparvero dei proiettili di ghiaccio, che iniziarono a vorticare velocemente attorno alla sua figura, galleggiando nell'aria. 
E andiamo.
Con uno schiocco delle dita, ogni frammento opaco schizzò in avanti sibilando, correndo a tutta velocità verso la figura del Warbler. Quello non si scompose, e aspetto il momento opportuno; all'ultimo tese la mano destra avanti, e con una fiammata vermiglia fece dissolvere tutti i dardi nell'aria. Sorridendo, portò un dito alle labbra e vi soffiò sopra, disperdendo una nuvoletta di fumo.
"Esibizionista" borbottò Kurt con un sorrisetto, in tono perfettamente udibile.
Il riccio ridacchiò, prima di partire al contrattacco. Con aria concentrata, unì le mani davanti al petto in modo che le punte delle dita si sfiorassero. Tra i palmi si iniziò a intravedere una piccola sfera infuocata e luminosa, che cominciò ad allargarsi via via che le mani si allontanavano, fino a diventare delle dimensioni di una palla da basket. Il Warbler la spinse in avanti con un movimento deciso delle braccia, scagliandola contro il suo avversario. Kurt si affrettò ad unire le mani, creando a sua volta una palla di ghiaccio semi-trasparente che si scontrò con quella vermiglia del suo avversario a metà strada. La collisione diede luogo ad uno spostamento d'aria non indifferente, ed ad un rombo che risuonò per tutta la palestra. Entrambe le sfere si dissolsero nell'aria.
 I due manipolatori rimasero a fissarsi immobili, mentre attorno a loro la sfida continuava con molti meno giocatori. Sugli spalti gli spettatori non avevano occhi che per loro, incantati. 
 All'improvviso, Blaine congiunse i polsi accanto ai fianchi, e in pochi attimi dai i suoi palmi si generò una cascata di fiamme rosse e oro che si riversarono sull'altro, avvolgendolo. L'ultima cosa che gli altri ragazzi videro prima che le lingue ardenti si richiudessero su Kurt, fu la sua espressione sorpresa. 
Anderson iniziò ad avvicinarsi lentamente a lui, senza interrompere il flusso vermiglio, leggermente corrucciato. Si avvicinò ad un soffio dal punto in cui le lingue di fuoco lambivano la figura di Hummel, e solo a quel punto un'espressione trionfante si dipinse sul suo viso.
Improvvisamente da quella parete cocente emersero delle braccia ghiacciate, che gli afferrarono con fermezza i polsi. La cascata di fuoco cessò immediatamente, e tra le fiamme emerse la figura di Kurt, completamente rivestito di uno spesso strato di ghiaccio. Anderson fissò attonito il suo sorrisetto luccicante. 
Hummel avvertì il consueto brivido risalirgli lungo il bracco, ma riuscì a non distrarsi. Si gettò a terra su un fianco e, facendo leva sugli avambracci, riuscì a fare lo sgambetto a Blaine, che cadde sulla schiena con un mugugno roco. 
L'altro, distrutto ma soddisfatto, si avvicinò a lui per immobilizzargli le braccia e le gambe con dei ceppi di ghiaccio.
"Pare che io abbia vinto." gli sussurrò Kurt vicino all'orecchio, ansimando.
Il Warbler rabbrividì, girando la testa in modo da poterlo guardare dritto negli occhi. "Hai barato." borbottò, contrariato. 
"In guerra e in amore tutto è concesso."
Se ti fossi messo a cavalcioni su di lui sarebbe stato meglio.
Gli occhi di Kurt scivolarono sulle labbra di Blaine, semi-aperte a pochi millimetri dal suo viso, e quello le leccò istintivamente. Il suo petto muscoloso si alzava a abbassava velocemente, a ritmo del suo respiro. Un brivido scese lungo la spina dorsale del castano, mentre il profumo di miele e nocciola dell'altro gli incendiava le narici, impedendogli di pensare lucidamente. Avvicinò impercettibilmente le loro bocche, senza interrompere il contatto visivo.
Se lo baciassi adesso, sarebbe considerata un'aggressione? 
Ma le sue labbra sono così... e i suoi occhi... e i suoi capelli...

"Kurt, sei stato grande!" tuonò una voce a trenta centimetri da lui.
Il manipolatore alzò la testa di scatto, spezzando la magia del momento. Finn era finalmente riuscito a liberarsi dell'ultimo avversario, e si era avvicinato a lui.
"HUDSON! MA IO TI CASTRO!" urlò Santana isterica, scendendo di corsa dalle tribune, mentre i ragazzi del GC iniziavano ad urlare e abbracciarsi. 
Kurt si alzò con molta flemma, sotto lo sguardo attento (e deluso) di Blaine. Gli scoccò un ultimo sorriso sghembo, lo sguardo inquieto.
Ma allora mi piace davvero?
"Ma cos'ho fatto!?" stava chiedendo Finn, rincorso per tutta la palestra dall'ispanica.
La ragazza non rispose, limitandosi a sbraitare come una pazza. "ESCUCHA! SOY DE LIMA HEIGHTS ADJACENT Y YO TENGO ORGURO. LO SABES QUE PASA EN LIMA HEIGHTS ADJACENT? COSAS MALAS!"
"Ragazzi, il GC ha ufficialmente vinto le sfide." annunciò fieramente Schuester, raggiungendo i suoi ragazzi e battendo una mano sulla spalla a Kurt. 
Tutti suoi amici iniziarono a saltellare su e giù, emozionati, gridando frasi incomprensibili.
A parte Puck e Rachel. Si può sapere perché stanno guardando così male Finn? Oddio, forse è meglio che impedisca a San di incenerirlo...
Persino i-sempre-entusiasti Jeff e Nick stavano scuotendo la testa con aria affranta, e Wes iniziò a sbattere ripetutamente la testa contro la parete della palestra.
Come prendono male le sconfitte, però...


"Sì, Jeff, ho preso le caramelle gommose... No, Jeff, o quelle o le liquirizie." 
Blaine uscì dal bagno col cellulare incastrato tra la spalla e l'orecchio, buttando lo spazzolino nel borsone nero aperto sul letto; Kurt deglutì, facendo scorrere un attimo lo sguardo su tutta la sua figura. Indossava dei jeans scuri (moooolto stretti) arrotolati sopra alla caviglia e una polo bianca (moooolto aderente) a maniche corte. I riccioli scuri erano tenuti da meno gel del solito, e gli ricadevano morbidamente sulla fronte.
"No, Jeff, non puoi portare tre buste di marshmellow!" 
Hummel ridacchiò, guardandolo fare su e giù dall'armadio.
"Tutti gli anni è la stessa storia. Andiamo fuori UNA notte, Jeff, NON TRE MESI..." continuò il riccio, innervosendosi. "Cosa significa 'ci potrebbero servire' ? Vuoi sconfiggere i ladri facendogli venire il mal di pancia?"
Dall'altra parte della cornetta il telecinetico alzò la voce, provando ad essere più convincente.
"Passami Nick" ordinò il leader, perentorio. "Come sarebbe a dire 'Nick è d'accordo con me'?... Non mi interessa se è il tuo ragazzo, potrebbe essere anche tuo marito...!" A quel punto perse davvero la calma. "SENTI, PARLANE CON WES!"
Riattaccò il cellulare senza aspettare una risposta, massaggiandosi la base del naso fra il pollice e l'indice. 
"Dove andate di bello?" chiese Kurt con aria noncurante, sfogliando svogliatamente la sua rivista.
Il Warblers alzò un attimo la testa, prima di continuare a riempire la borsa. "Ogni mese un gruppetto di noi passa una notte fuori di 'pattuglia', così ci prepariamo a quello 'che viene dopo'. " spiegò, facendo spallucce. "E a me tocca sempre il turno con Jeff, Nick e Wes."
"Ma non è pericoloso?" chiese subito l'altro, senza pensare.
Accidenti a me e alla mia boccaccia.
Blaine lo guardò un attimo negli occhi, con un'aria strana. "Sei per caso preoccupato?" ribatté.
A dire la verità sì, pezzo di idiota, dato che ho appena scoperto che (molto probabilmente) mi piaci. E anche parecchio. Ma puoi scordarti che te lo venga a dire, quindi...
"Assolutamente no" mentì Kurt, piccato. "E' che non pensavo che Figgins vi avrebbe dato l'autorizzazione, tutto qui." continuò, titubante. 
L'altro si limitò ad annuire con un sorrisetto consapevole, facendo scorrere la chiusura lampo del borsone e mettendoselo a tracolla. Si fermò un attimo davanti al letto dell'altro, impacciato. "Quindi... ci vediamo domattina" borbottò, accarezzandosi la nuca.
"A domani" rispose il castano, guardandolo negli occhi.
Blaine strinse la maniglia, pronto ad uscire. 
"Ah, Anderson!" lo interruppe Hummel. L'altro si girò subito verso di lui, attento.
Ti prego, fa' attenzione. Torna qui.
"Buona fortuna" disse solo, mordendosi le labbra.
Il riccio annuì serio, e si chiuse la porta alle spalle. 

La pioggia scivolava copiosa sui suoi vestiti fradici, mentre Blaine correva il più veloce possibile verso la fine della strada. Continuava ad inciampare nelle buche e a scivolare nelle pozzanghere del marciapiede, infradiciandosi le scarpe e i jeans. Si deterse il sudore dalla fronte, col fiato corto e la milza dolorante.
Ed eccola lì, illuminata dalla fredda luce del lampione, la sagoma di un uomo che costringeva una ragazza contro un muro. Fu un attimo, il manipolatore urtò un sasso del vicolo, che rimbalzò con un gran baccano, e attirò l'attenzione su di sé. 
L'ultima cosa che sentì prima di cadere a terra fu il boato di uno sparo, e un dolore lancinante al petto. 
E poi fu tutto buio.

Un boato tremendo svegliò Kurt nel cuore della notte, con un terribile presentimento. Il ragazzo si deterse il sudore dalla fronte, e sentì il rumore delle chiavi inserite nella toppa. 
Suo malgrado, si girò verso la porta con un sospiro di sollievo.
Il sorriso gli morì sulle labbra quando vide che sulla porta non c'era Blaine, ma Wes, che lo fissava con espressione terrea.
"Wes, cos'è successo?" chiese il manipolatore con voce tremolante, stringendo febbrilmente le coperte.
"Gli hanno sparato."












***


:D

P.S. Ringrazio Ambros, la mia bellissima e simpaticissima sorella che ha avuto la pazienza di pubblicare al posto mio. <3

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Capitolo 24
*** Only the truth ***


-Note dell'autrice-
Priiiima di tutto, come sempre un grazie cosmico alle tredici persone che hanno recensito lo scorso capitolo e che mi minacciano di morte con tanto affetto. 
AimeeGrimo, Sslaura, fearlessyandforever, Scoiattolino_01, rosa_cherokee, Moony01, Khaleesi21, la_marty, wislava, _Anto, stormer99, Anna_Vik, Ekija89.

Siete meravigliosi, e vorrei DAVVERO tanto riuscire a rispondervi individualmente <3

Probabilmente l'ho spiegato un po' troppo frettolosamente nello scorso capitolo, I'm sorry...
La Dalton organizza, una volta al mese, dei 'turni di vigilanza' in modo che gli studenti passino una notte fuori a rincorrere i cattivi; un po' come un'esercitazione. Figgins non ha pensato di cambiare le cose, per cui, anche se Blaine e compagnia bella alloggiano al McKinley, sono comunque costretti a fare il proprio turno... e BUM!



Only the truth

Kurt non ebbe neanche bisogno di chiedere a chi avessero sparato. 
Sentì qualcosa che si spezzava nel suo petto con un secco crack, e il mondo gli cadde addosso. La stanza iniziò a vorticare attorno a lui come i cavalli di una giostra, mentre le sue mani continuavano a stringere convulsamente le coperte. 
Non è possibile. Non lui. Non Blaine. 
"Dov'è ora?" chiese in un sussurro atono.
Dimmi che non è morto, ti prego. Non può esserlo. Non è giusto.
"In infermeria. Ma le sue condizioni..." rispose Wes con voce spezzata.
Un barlume di speranza si riaccese nel cuore del manipolatore come una fiammella su uno stoppino bagnato. Non voleva sentire. Voleva solo sperare finché gli era possibile. "Portami da lui."
Tentò di trascinarsi giù dal letto, ma le sue gambe sembravano fatte di gelatina, e le ginocchia cedettero all'improvviso. Il Warbler lo riprese appena prima che si schiantasse al suolo, sorreggendolo per il fianco. 
"Forse è meglio se ti riposi un attimo" propose, apprensivo. 
Kurt scosse la testa con fermezza, cercando di rimanere in piedi. "Wes, ti prego, portami da lui." lo scongiurò, guardandolo in viso.
Una sola lacrima riuscì a sfuggire dalle sue ciglia, e l'altro annuì, sebbene poco convinto. Arpionò un suo braccio attorno alla propria spalla, e zoppicarono entrambi fuori dalla camera.
Il manipolatore si sentiva come se la sua testa fosse stata infilata a forza in una busta di plastica. Non riusciva a pensare a nient'altro che non fosse Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.
Non sapeva neanche chi stesse scongiurando, gli bastava che Blaine fosse fuori pericolo.
Senza che se ne accorgesse altre lacrime iniziarono a colargli sulle guance, mentre procedevano lentamente lungo il corridoio. Wes parve percepire il suo stato d'animo, perché lo strinse più forte a sé, accarezzandogli stentatamente la spalla con fare consolatorio.
Si fermarono fuori dalle porte dell' infermeria pochi minuti dopo, e il manipolatore iniziò a tremare visibilmente. 
"Kurt, sei sicuro di voler entrare?" gli chiese il Warbler, protettivo.
L'altro si limitò a fare un brusco cenno d'assenso, certo di non potersi fidare della propria voce; con un sospiro, l'orientale lo aiutò ad entrare nella stanza.
Kurt non vide niente. Non vide Figgins e Schuester che stavano confabulando ansiosamente con l'infermiera in un angolino, né Jeff col viso affondato nella spalla di Nick. Non udì il bip insistente dell'elettrocardiogramma, né il gocciolio del sangue nel catetere.
Vide solo Blaine, disteso supino nel letto immacolato dell'infermeria. Gli si avvicinò quasi inconsapevolmente, tentando di mettere a fuoco la sua figura oltre la coltre nebulosa che gli offuscava la vista. Il suo viso sembrava così rilassato, con le palpebre abbassate, come se stesse dormendo. I suoi capelli erano ancora umidi di pioggia, e gli ricadevano in ciocche morbide sulle fronte e sulle tempie; mentre il petto, fasciato da bende chiazzate di rosso rame, si sollevava e riabbassava lentamente al ritmo del suo respiro. 
Kurt avvicinò una mano al suo viso, scostandogli dolcemente un ricciolo che gli accarezzava gli occhi.
Fu riscosso da un rumore insistente di gemiti soffocati, e solo dopo qualche istante si rese conto che il suo petto era squassato da terribili singhiozzi.
Mr. Schuester si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla. Iniziò a parlargli con calma, dandogli quelle informazioni che lui non aveva il coraggio di chiedere.
"E' stato colpito da una pallottola vicino al cuore, ma fortunatamente nessun organo interno è stato danneggiato. Ha perso molto sangue... Non sanno quando si riprenderà..."
"Forse è meglio che voi ragazzi andiate a dormire" consigliò il preside Figgins, pragmatico ma sofferente.
Gli Warblers annuirono meccanicamente con aria affranta, trascinandosi fuori dalla porta. "Kurt, vieni con noi?" chiese Nick, spingendo a fatica la voce roca e graffiante fuori dalla propria gola.
Il manipolatore si girò verso il professore, rivolgendogli uno sguardo vacuo e distante. "Posso stare qui, stanotte? Non credo che riuscirei a dormire, da solo nella nos-- nella stanza."
Gli occhi di Schuester si illuminarono di comprensione e annuì, stringendogli la spalla un'ultima volta, prima di uscire dalla stanza seguito dal preside. 
Hummel si sedette sulla poltrona accanto al letto, senza staccare un attimo gli occhi dal viso di Anderson.
"Vuoi una coperta, caro?" chiese l'anziana infermiera con aria materna.
"Sì, grazie" rispose in un soffio il ragazzo.
Per la prima volta in vita sua, sentiva freddo.


Quando Kurt si svegliò la mattina dopo, il suo capo era poggiato vicino alla spalla di Blaine.
Non ebbe nemmeno il tempo di sperare che fosse stato tutto un terribile incubo, perché il bip dell'elettrocardiogramma gli ricordò che le condizioni del suo compagno di stanza non erano buone.
La testa gli doleva tremendamente e la gola gli bruciava come se vi avessero appena acceso un falò.
Forse è meglio prendere un caffè...
Si alzò con titubanza dalla poltrona, lanciando un'occhiata preoccupata a Blaine prima di uscire dalla porta.
Si massaggiò le tempie, avvicinandosi con lentezza alla macchinetta del caffè in corridoio; si muoveva per inerzia, mettendo un piede dopo l'altro come se stesse trascinando delle sferraglianti catene. Stava per inserire la moneta quando un singhiozzo gli scosse il petto, e fu costretto ad appoggiare la fronte alla parete.
Perché proprio lui? Perché?
Iniziò a tempestare il muro di pugni, incurante del dolore lancinante alle nocche e del thump thump che gli feriva le orecchie. 
Una mano gli si posò sulla spalla destra "Kurt" lo richiamò Wes, con voce sottile ma ferma.
Il manipolatore si girò, col volto inondato di lacrime e gli occhi rossi.
"Ci sono delle cose che dovresti sapere" iniziò Jeff, guardandolo con serietà.
"Che avremmo dovuto dirti molto tempo fa." concluse Nick.
Kurt li guardò uno dopo l'altro con aria stanca e smarrita, ma si fece trascinare docilmente sulle sedie del corridoio.


"Bene, ragazzi. Per dare un caloroso benvenuto agli studenti della Dalton, alcuni ragazzi del Mckinley sono stati scelti per far visitare loro la scuola, questo primo giorno. Si divideranno in coppie e guideranno una decina di ospiti. Coloro che saranno chiamati, si avvicinino." Al preside fu passata una lista con alcuni nomi scritti in bella calligrafia. Iniziò a leggere:
" John Deacon
Alisha Lopez
Robert Jills
Sarah Fernandes..."
Blaine osservò alcuni ragazzi decisamente su di giri avvicinarsi al preside, scoccando a tutti loro occhiate interessate.
"Se vedo un'altra ragazza che fa l'occhiolino a Nick, la strangolo." borbottò Jeff offeso, incrociando le braccia al petto. Il leader ridacchiò, battendogli una mano sulla spalla con fare consolatorio.
"Kurt Hummel"
"e Rachel Berry"
Gli ultimi due studenti iniziarono a farsi largo fra la calca, il primo con aria decisamente scocciata, e la seconda saltellando allegramente dietro di lui. Anderson vide il ragazzo sospirare afflitto, prima di lanciare un'occhiata truce all'amica. 
Non sembra molto entusiasta...
Quando anche loro due si furono posizionati accanto alle altre guide, il preside iniziò a sproloquiare qualcosa riguardo a "quanto fossero contenti di averli qui" e a "quanto sperassero che il soggiorno fosse di loro gradimento". Il riccio si limitava ad annuire, ascoltando il minimo indispensabile; Nick, dietro di lui, sbadigliò sonoramente, beccandosi una gomitata da Wes.
"Ahi!" si lamentò, massaggiandosi il fianco.
Quando Blaine sentì un lieve sbuffo provenire da un punto imprecisato a pochi passi da lui, distolse istintivamente l'attenzione da Figgins. Il suo sguardo scivolò sul viso di Hummel e quello, sentendosi osservato, si voltò verso di lui.
Oh, wow.
Sentì una piacevole stretta all'altezza dello stomaco, e il suo cuore perse un battito, per poi iniziare a correre nel suo petto. 
Aveva gli occhi più belli che avesse mai visto. A prima vista sembravano azzurro ghiaccio, ma guardandoli più attentamente si potevano scorgere delle sfumature verde scuro attorno alla pupilla e delle venuzze grigie sul contorno dell'iride. Vide le guance dell'altro tingersi di rosso, e non poté fare a meno di pensare che il suo viso fosse... beh, perfetto. L'arco elegante delle sopracciglia, la linea delicata del naso, le labbra sottili e rosee che spiccavano sulla sua pelle nivea... Non interruppero il contatto visivo per istanti che parvero infiniti, come se si stessero perdendo uno nelle iridi dell'altro. 
All'improvviso, la sua amica richiamò la sua attenzione, e Kurt fu costretto a distogliere lo sguardo da lui.
Blaine riprese coscienza di sé appena in tempo per sentire le ultime parole di Figgins.
"... quindi dividetevi in gruppi. Ci vediamo a pranzo."
"B., ti senti bene?" gli chiese Jeff, vedendolo confuso.
Il leader annuì meccanicamente. "Mai stato meglio."
 
Blaine si accasciò sulle gradinate con un sospiro, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e il viso fra le mani.
Non aveva la più pallida idea di cosa lo aspettasse, quindi aveva pensato fosse meglio indossare la tuta e prepararsi ad ogni evenienza. 
Il suo sguardo iniziò a vagare per tutta la palestra, come in cerca di qualcosa... o qualcuno. 
Si passò una mano fra i capelli ricci fissati da quintali di gel. 
Kurt Hummel. Aveva decisamente qualche problema con quel ragazzo. 
Erano riusciti a discutere dopo essersi scambiati poco più di quattro parole in croce, e tutto per colpa di quell'idiota di Sebastian. Era sempre colpa di quell'idiota di Sebastian.
All'inizio aveva pensato che Hummel avesse un caratteraccio, ma poteva biasimarlo per essersela presa dopo un'ora e mezzo di frecciatine?
"Allora, Anderson, qualche fortunato ha già attirato la tua attenzione?"
Parli del diavolo e spunta il suo blazer. 
Il riccio digrignò i denti, cercando di autoconvincersi che assalire Smythe sarebbe stato controproducente.
Sapeva esattamente cosa stava facendo. Quel teatrino andava avanti da troppo tempo: Blaine trovava un ragazzo a cui era interessato, Sebastian lo seduceva precludendogli ogni possibilità. Per lui era solo un gioco.
Iniziato perché Anderson aveva osato "usurpargli" il ruolo di leader. 
"Per quanto ancora continuerà questo tuo gioco, Smythe?" replicò, tentando di non far trapelare l'irritazione.
L'altro lo ignorò, iniziando a setacciare la palestra. "Io avevo messo gli occhi su un ragazzo del secondo anno, all'inizio..."
Perfetto, un altro povero quattordicenne immolato per il divertimento di questo idiota.
"... Poi una certa guida ha attirato la mia attenzione. Hai presente? Occhi azzurri, sedere da favola..." 
Blaine sbiancò, iniziando a fumare di rabbia; strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
Brutto bastardo. 
Sono stato uno stupido: mi ero ripromesso di stare attento, e invece ho iniziato a fissarlo con aria ebete. 
Era ovvio che Smythe si sarebbe accorto del mio interesse nei suoi confronti...

Però si tratta solo di questo, no? Semplice interesse. Non è che mi piaccia o cose del genere... Insomma, io sono un ragazzo gay e lui è dannatamente attraente, niente di più, niente di meno... Per ora devo solo evitare che Kurt entri nel suo mirino.
"Non saprei dirti" rispose quando ebbe recuperato la calma, guardandolo in faccia con aria apatica. "E' passabile, sì, ma non abbastanza carino da tentarmi."
BUGIAAAAAA!
Ok, Blaine, ora concentrati e fingi un'aria noncurante...

Riportò l'attenzione sulla palestra, e ad un certo punto una figura entrò nella sua visuale, trascinandosi dietro Rachel Berry.
Kurt. Merdamerdamerdamerda. Dimmi che non ha sentito.
"Rachel! Era un po' che ti aspettavo QUI" esclamò il castano, dopo aver lanciato un'occhiata fiammeggiante nella sua direzione. 
E ti pareva.
Anderson avvampò, distogliendo lo sguardo.
Possibilità di aver fatto colpo? -7


"Aspettate un momento!" esclamò Kurt, attonito. "Io piacere ad Anderson?! Ma se all'epoca se la spassava con Chandler!"
Il suo stomaco si contorse dolorosamente.
"Ah, già, me n'ero dimenticato." commentò Jeff, accarezzandosi il mento. 
Era troppo bello per essere vero...
"A me ha detto che la prima volta gli è saltato letteralmente addosso" si intromise Nick, annuendo con convinzione.
"E la seconda?" chiese il manipolatore, con un sopracciglio scetticamente inarcato.
"La seconda ti voleva solo dare fastidio." rispose Wes, alzando gli occhi al cielo.
"E perché avrebbe dovuto farlo?"
"Perché è un idiota!" urlarono i tre Warblers in coro. 
Kurt era decisamente confuso.
Io gli piacevo già a ottobre? Insomma, magari non "piacere piacere", ma mi trovava carino...
Arrossì, abbassando gli occhi.
"Aspetta prima di iniziare a fangirlizzare, Kurtie. Adesso viene il bello..."



Era la prima notte che passava in quella stanza, e Blaine non riusciva a dormire; si stava rigirando nel letto da ore, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Quella prima giornata di convivenza era stata un disastro. 
Sospirò, passandosi una mano fra i riccioli liberi dal gel.
Magari sarebbe andata meglio se quel... Chandler non si fosse presentato in camera mia per saltarmi addosso. Certo che Hummel è davvero IRRITANTE... 
Afferrò l'ipod dal comodino e si infilò gli auricolari, premendo su 'Riproduzione casuale'.
Si accoccolò meglio sul cuscino, sperando che la musica lo cullasse fra le braccia di Morfeo.
                                                                             
There's a calm surrender 
                                                                                                       to the rush of day,
                                                                                                       When the heat of the rolling world
                                                                                                       can be turned away.

You've got to be kidding me...
"Can you feel the love tonight?" Fai sul serio, Universo?

Bloccò la canzone prima che arrivasse al celeberrimo ritornello, sbuffando con aria scocciata.
Improvvisamente sentì dei singhiozzi soffocati provenire dal letto accanto al suo, e spalancò gli occhi, sorpreso. 
Hummel sta piangendo? Ma se quando sono andato a letto stava dormendo beatamente...
Cosa dovrei fare? Andare a consolarlo? Non mi sembra il caso... Cosa fa di solito un compagno di stanza in queste situazioni?

Si alzò a sedere sul letto, e accese la lampada sul proprio comodino, titubante. Magari poteva andare a prendergli un bicchiere d'acqua...
La luce illuminò il viso candido di Kurt, contratto e velato da un sottile strato di sudore. Le sue mani stringevano convulsamente il lenzuolo, e il suo corpo tremava visibilmente. Eppure stava ancora dormendo.
Qualcosa nel petto del Warbler si spezzò. 
C'era qualcosa di profondamente sbagliato nel vedere le sue guance inondate di lacrime, e le sue labbra rosee piegate in una smorfia di dolore; non osava immaginare come dovessero essere i suoi occhi in quel momento...
Scivolò fuori dalle coperte e si avvicinò silenziosamente al suo letto, piegandosi verso la sua figura pallida scossa da brividi.
Gli poggiò una mano sulla spalla e provò a scuoterlo delicatamente. "Kurt..." 
Il ragazzo continuò a dormire.
"Kurt" provò a voce un po' più alta, passandogli una mano calda sulla fronte. La sua pelle era gelida come un pezzo di ghiaccio.
Niente. Il castano continuava a tremare visibilmente, scosso dai singhiozzi.
Il Warbler si passò una mano fra i capelli, frustrato. Si guardò intorno febbrilmente, cercando un modo per svegliarlo o, per lo meno, per tranquillizzarlo.
La sua attenzione si focalizzò improvvisamente sull'ipod rimasto sul suo cuscino.
Magari è un'idea malsana, però...
Esitava, gli sembrava un'idea troppo bizzarra persino per una situazione del genere.
Un singhiozzo più rumoroso degli altri lo convinse.
Oh, al diavolo. Non lo saprà mai.
Si piegò sulle ginocchia, accostando le labbra al suo orecchio. Il profumo di menta e vaniglia dei suoi capelli gli invase le narici, e il suo cuore sobbalzò.
Blaine deglutì e iniziò ad intonare, mormorando.  
                                                                                     
                                                              An enchanted moment,
                                                                                      and it sees me through
                                                                                     It's enough for this restless warrior,
                                                                                     Just to be with you...

La sua voce tremò sulle ultime cinque parole, ma si costrinse a continuare. Il corpo di Kurt si rilassò visibilmente, ma dalle sue ciglia continuavano a sfuggire lacrime salate.

                                                                And can you feel the love tonight
                                                                                     It is where we are
                                                                                     It's enough for this wide-eyed wanderer
                                                                                     That we got this far

Finalmente il viso del castano si distese, rilassato, e le sue labbra si arricciarono leggermente verso l'alto.
Blaine sorrise dolcemente, asciugandogli con la punta delle dita una lacrima che si era fermata sulla sua guancia. A quel contatto, Kurt sospirò nel sonno, e si girò su un fianco, continuando a dormire tranquillamente.  
Dio, tutto questo non finirà bene...


Jeff passò un fazzoletto a Kurt, accarezzandogli la spalla.
"Quindi lui" tentò di parlare il manipolatore, tra le lacrime. "Ogni notte cantava per me?"
Ora si spiega tutto! Ecco perché gli incubi sono tornati durante le vacanze di natale.
Sono.un.emerito.idiota. Dovrebbero rinchiudermi da qualche parte in isolamento.

"Non proprio tutte le notti..." rispose Nick "solo quelle in cui avevi gli incubi."
Ah, beh, allora... RINCHIUDETEMI.
"E c'è stato anche un altro periodo in cui ha interrotto... ehm... l'operazione" borbottò Wes.
"Quando abbiamo iniziato a farci gli scherzi" concluse Hummel per lui, arrossendo d'imbarazzo.
"Già" Jeff ridacchiò. "Diciamo che era un po'... infuriato in quel periodo."
"Ma andiamo per ordine..."
"C'è dell'altro?" chiese Kurt, attonito.
"Oh, sì..."


"Smythe, cosa diavolo stai facendo?" urlò Blaine infuriato, raggiungendo i due ragazzi accanto alla ciotola del punch.
Il suo sguardo scivolò sulla figura di Kurt, che sorseggiava un liquido rosso mollemente appoggiato al bancone, apparentemente inconsapevole di ciò che stava succedendo intorno a lui. Il riccio gli strappò violentemente il bicchiere di mano, gettandolo per terra. "Ehi!" 
"Come sei noioso, Anderson!" ridacchiò Sebastian, avvicinandosi ad Hummel. "Io e Kurt, qui, ci stavamo solo divertendo"
Gli occhi del manipolatore fiammeggiarono d'odio. "Lo stavi facendo ubriacare, bastardo.
Lo so come funziona la tua 'tattica' ."
"Beccato" il francese alzò le mani in segno di sconfitta, per niente dispiaciuto. "E devo dire che non è stato neanche troppo difficile. Credo che sia astemio, in effetti..."
Blaine digrignò i denti, mentre l'aria attorno a lui iniziava a farsi più calda. "Allontanati da lui." ringhiò, alterato. 
"E perché dovrei?" ribatté Smythe con aria innocente. "Ho voglia di divertirmi, e trovo che lui sia particolarmente sexy in questo travestimento... Non sei d'accordo con me?" si avvicinò impercettibilmente a Kurt, sfiorandogli un fianco con le dita. Quello gli restituì uno sguardo interdetto e infastidito. 
Il manipolatore osservò la sua mano come se volesse staccargliela a morsi. "Te lo dirò un'ultima volta, Smythe. Allontanati da lui." ormai i suoi occhi bruciavano.
"Guarda guarda come si surriscalda il nostro usignolo. Ti piace parecchio, eh? Tanto meglio. Sarà più divertente portartelo via da sotto il naso." il francese gli scoccò un sorrisetto strafottente.
Non "mi piace parecchio"... Voglio solo che non gli succeda quello che è successo a me.
"Non crederai davvero che si farà sedurre da uno come te!" ribatté Blaine con espressione disgustata.
Smythe rise, crudele. "No, ormai io la mia carta l'ho bruciata. Ma conosco qualcuno che sa essere molto più convincente di me." gli scoccò un'occhiata eloquente. "Te lo dovresti ricordare... Natale ti dice qualcosa?"
Anderson sbiancò, e i suoi occhi si velarono di rosso. 
Si avvicinò all'altro Warbler, fissandolo con odio. "Prima o poi, Sebastian, avrai quello che ti meriti."
"E da chi? Da te?" fece l'altro, scettico. "Sai di non essere poi così minaccioso, vero?"
Questa volta fu il turno di Blaine di sorridere. "Io forse non lo sono... Ma non so se ti sei accorto chi è il fratello di Kurt." indicò Finn, la cui mole spiccava su quella di tutti gli altri ragazzi nella sala. Il volto del francese si contrasse. "Sono convinto che lui e gli altri membri del G.C. sarebbero più che contenti di rifarti i connotati. E anch'io."
Detto questo, afferrò il braccio di Kurt. "Vieni, ce ne andiamo" 
Si aspettava che l'altro iniziasse a lamentarsi, invece si lasciò trascinare fuori dalla palestra, traballante ma docile. Quando si chiusero la porta alle spalle, e con essa la musica assordante, Blaine sospirò.
"Come ti senti?" chiese al castano, gentile.
Quello si portò le mani alle tempie, gemendo. "Mi fa male la testa. E sono stanco"
"Beh, è abbastanza normale." commentò il riccio, con un mezzo sorriso. "Forza, ti accompagno in camera"
Hummel provò a camminare lungo il corridoio in linea retta, ma dopo qualche passo inciampò, rischiando di stamparsi sulla moquette. Il Warbler lo riprese appena in tempo, stringendolo per la vita, e il castano si accasciò su di lui. Blaine sentì un formicolio sinistro corrergli lungo il fianco su cui era appoggiato l'altro ragazzo, e la pelle iniziò a bruciargli. Rischiò seriamente l'autocombustione quando Kurt strofinò leggermente la punta del naso sul suo collo.
"Hai un buon profumo" mormorò il castano, soffiando sulla sua nuca.
Il riccio rabbrividì, con la pelle d'oca.
Se continua così in camera non ci arrivo. Svengo prima. O gli salto addosso.


"Io gli ho detto cosa?!" urlò Kurt, rosso fino alla punta dei capelli.
Non è possibile, non può essere vero...
E perché mi ha mentito riguardo a Finn? Pensavo davvero che mi avesse riaccompagnato lui in camera. 
Il manipolatore era leggermente irritato per quella bugia. E poi cos'è successo fra Smythe e Blaine? Perché il Natale? Cos---

"Ohoh! Frena, Kurt." lo fermò Nick, agitando i palmi delle mani. "Sento il tuo cervello macinare da qui. Se avrai pazienza, tutti i misteri saranno svelati." finì, criptico.
"Ma, ehm, adesso potrebbe esserci una parte un po' imbarazzante." commentò Jeff, ad occhi bassi.
Tutti e tre i Warbler arrossirono contemporaneamente.
Oh, Dio. Che altro ho fatto? Non ditemi che...


I due ragazzi camminarono lentamente lungo il corridoio, leggermente claudicanti. Per qualche miracolo sconosciuto riuscirono persino a salire le scale senza fratturarsi l'osso del collo. 
Blaine avvampò per tutto il tempo in cui il fianco di Kurt strusciò contro il suo attraverso la stoffa sottile dei leggings, e rischiò l'infarto reiterate volte. Non potè impedirsi di sospirare di sollievo quando, finalmente, arrivarono alla porta della stanza 216. Si deterse il sudore dalla fronte e aiutò Kurt a sedersi sul letto.
"Resta un attimo qui, ok? Mi cambio e torno." gli raccomandò. L'altro annuì, sorridente. 
Afferrò una tuta dall'armadio e andò a cambiarsi in bagno il più velocemente possibile.
Blaine, devi calmarti. C'è solo il tuo dannatamente attraente compagno di stanza in uno striminzito costume da... Non è importante da cosa sia travestito, seduto sul letto oltre la parete. Completamente ubriaco. Ce la puoi fare a non saltargli addosso entro la fine della serata.
Il ragazzo infilò la testa sotto il getto dell'acqua calda, provando a regolarizzare il respiro. 
Inspirò ed espirò profondamente, annuendo con fermezza. Spalancò la porta, pronto ad affrontare l'ultimo round.
Non è vero, non era pronto.
Spalancò la bocca e la sua mascella arrivò a sfiorare il pavimento, mentre il cuore perse qualche battito e cominciò a correre nel suo petto. La finestra della stanza era stata aperta, e si potevano sentire le note di una canzone che, in tutta probabilità, era stata messa in palestra. 
Single Ladies
Kurt era in piedi al centro della stanza, e stava ballando con aria concentrata.
Sta.ballando.la.coreografia.di.Single.Ladies.
Lo sguardo di Blaine scivolò sul bacino del suo compagno di stanza, che si agitava sensualmente a ritmo della musica. Il castano iniziò a muovere avanti e indietro le spalle, con le mani poggiate sui fianchi, sorridendogli con aria ammiccante. Il Warbler credette di morire quando l'altro si piegò sulle ginocchia, accarezzandosi lentamente la coscia e leccandosi le labbra.
Qualcuno mi spieghi come fa a muovere in quel modo il bacino.
Il riccio si appoggiò contro il muro, iniziando a sentire improvvisamente caldo in un punto specifico del corpo. Non era in grado di fare altro che trattenersi dal saltargli addosso, incapace di distogliere lo sguardo.
Qualcuno mi salvi, così non posso farcela.
Quando la musica terminò, era ormai arrivato al punto di rottura. Kurt lo guardò intensamente negli occhi, mordicchiandosi le labbra, e Blaine pensò che volesse avvicinarglisi.
Se lo fa, non rispondo di me...
Alla fine, Hummel si limitò a distendersi sul proprio letto, supino.
Dio, ti ringrazio. 
Il Warbler osò staccarsi dal muro, con le ginocchia tremanti, solo quando il respiro del suo compagno di stanza si fece pesante. Frastornato, estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans, digitando un messaggio.

11.34
Sono in camera con Kurt. Tu e Jeff potete dire a Finn di non preoccuparsi?


11.35
Sì, non c'è problema... Ma cos'è successo?


11.37
E' meglio se te lo racconto domani...


Ora come ora, non credo sia una buona idea mettergli il pigiama, pensò, osservando la figura di Kurt.
Avvampò al sol pensiero di sfilargli quei leggings strettissimi.
Ho bisogno di una doccia bollente. Adesso. 

"Seppellitemi" mugolò Kurt, affondando il viso fra le mani.
"Su, su", tentò di consolarlo Jeff, con un mezzo sorriso. "Se può farti sentire meglio, credo che ti abbia trovato molto sexy... Ahia! Nick, ma c'è bisogno di schiaffeggiarmi?"
"Ma ti sembra il caso?!" lo rimproverò il fidanzato, guardandolo male. 
Mai fatto una figuraccia peggiore in vita mia... Ma perché sono così imbecille? Se prima c'era anche solo una minima possibilità di piacergli...è finita nel cesso


Blaine stava camminando lungo il corridoio deserto diretto in camera sua, con lo sguardo rivolto a terra, nervoso. D'altra parte, era nervoso da quando quel troglodita di Adam gli era stato presentato come "amico di Kurt".
Dio, aveva una voglia di spaccargli la faccia... E lui non era mai stato un tipo troppo violento. 
Non faceva altro che lasciargli rose con stupidi bigliettini, presentarsi alla porta della loro stanza per portarlo fuori, fargli complimenti...
Spero solo che questa volta faccia sul serio, altrimenti giuro che niente mi impedirà di carbonizzarlo. 
E ovviamente mi dà fastidio solo perché penso che lo stia prendendo in giro, mica per altro...

Perché quell'idiota di Crawford doveva essere così dannatamente attraente? Perché doveva avere quel maledetto sex appeal che lo rendeva irresistibile? Era ovvio che Kurt si fosse preso una cotta per lui...
Vedeva come arrossiva ogni volta che lodava i suoi occhi azzurri.
Che poi non sono azzurri. Sono color ghiaccio, grigi e con pagliuzze verde scuro attorno all'iride. 
Oh, ma chi se ne importa. A me Kurt nemmeno piace. E' irritante, testardo e insopportabilmente acido
.
Ultimamente Blaine stava passando il minor tempo possibile nella propria stanza, giusto per evitare di incontrare i "Kadam" che flirtavano spudoratamente sotto al suo naso. 
Svoltò l'ultimo angolo avvicinandosi alla stanza 216 e alzò la testa. Si irrigidì a pochi metri dalla porta, come se l'avessero pietrificato.
Kurt era schiacciato fra Crawford e la parete, a cui si stava appoggiando con le braccia, ed era visibilmente agitato. Il biondo stava avvicinando il viso al suo, ma lui non sembrava per niente incline ad azzerare quella distanza e baciarlo.
Blaine sentì una furia cieca montargli dentro, e strinse i pugni fino a ferirsi i palmi con le unghie.
Giuro che se sta provando a baciarlo contro la sua volontà gli riduco le palle alle dimensioni dell'uvetta passa.
L'aria attorno a lui si faceva sempre più calda, e sentiva di essere sul punto di sparare saette dagli occhi.
Decise di intervenire, e si schiarì rumorosamente la gola.
Blaine, non puoi incendiare il corridoio.
Adam si staccò da Kurt come se avesse preso la scossa, e il castano ci mise un po' per mettere a fuoco la figura di Anderson a pochi metri da lui; poi avvampò e distolse lo sguardo. 
Il Warbler chiuse un attimo le palpebre e inspirò profondamente; quando i suoi occhi si riaprirono, la furia era mascherata da uno strato di apparente apatia. 
Scoccò un'ultima occhiata disgustata a quel parassita di Crawford, poi girò i tacchi e si incamminò lungo il corridoio.
Oggi io e quel bastardo dobbiamo fare un discorsetto a quattrocchi. 

 Blaine inspirò profondamente, bussando alla porta 314; non dovette attendere molto prima che Crawford gli aprisse.
"Guarda guarda chi si vede" lo accolse Adam con un sorriso ironico, poggiandosi mollemente allo stipite. "Quanto tempo, eh?"
Il Warbler gli rivolse uno sguardo truce, ancora fermo sulla porta. "Non fare l'idiota, Crawford. Sai benissimo perché sono qui."
"Quindi non è per me?" chiese il biondo, falsamente offeso. "E io che pensavo volessi venire a trovare il tuo povero ex."
Il riccio non aveva voglia di stare al gioco. "Ascoltami bene, perché te lo chiederò una volta sola. Che intenzioni hai con Hummel?"
Nello sguardo dell'altro si accese una scintilla divertita. "Allora aveva ragione Sebastian... Ti piace davvero quel ragazzino."
"Ti sbagli" ringhiò Blaine, "è solo che..."
"Che non vuoi che si ritrovi come te, a tornare nella propria camera la Vigilia di Natale e trovarci il proprio fidanzato (cioè io) che se la spassa con un altro ragazzo (cioè Sebastian). Dico bene?" concluse l'altro, ridacchiando. "Beh, detesto ammettere che hai ragione, ma è proprio quello che ho intenzione di fare. Sono così prevedibile?" Il sorriso sul suo volto si congelò quando il riccio lo afferrò per il blazer, sbattendolo al muro con pochi complimenti. Sarà pure stato il più basso dei due, ma era anche molto, molto incazzato.
"Ascoltami bene, bastardo." gli sputò a due centimetri dalla faccia, con occhi fiammeggianti d'odio. "Ti dirò cosa succederà adesso. Tu sparirai dalla vita di Kurt come se non fossi mai esistito. Basta uscite al chiaro di luna, basta flirt, basta rose e basta bigliettini riciclati dal mio corteggiamento. Puff, come nebbia al sole. Sono stato abbastanza chiaro?"
"Altrimenti?" lo provocò il biondo, tentando di non far trapelare l'agitazione. 
Si sentì odore di stoffa bruciata, e il blazer di Adam iniziò ad annerirsi dove le mani di del manipolatore lo stringevano. Il biondo si agitò contro il muro, inquieto. "Altrimenti" gli sibilò Anderson. "ti userò come bersaglio per i miei allenamenti. Sai volare, no? Perfetto. Sarà un po' come il tiro al piattello."
Si godette l'espressione terrorizzata di Crawford, dopodiché girò i tacchi e uscì dalla stanza senza voltarsi indietro. 
Non senza aver lasciato casualmente una fiammella accesa sui capelli dell'altro, è ovvio. 
Kurt non lo deve sapere. Assolutamente no. Sarebbe molto peggio per lui scoprire che è stato corteggiato solo per farmi soffrire, piuttosto che credere che Adam sia scomparso nel nulla per una qualsiasi ragione...
Mi dispiace solo di non essere intervenuto prima...
So quanto faccia male sapere di essere stati ingannati per tutto questo tempo; soprattutto se si è 
orgogliosi come lo siamo io e lui.


"Quindi lo hai sbattuto violentemente contro un muro, l'hai minacciato di incenerirlo e... gli ha 'consigliato' di allontanarsi?" gli chiese Wes, seduto a gambe incrociate sul suo letto.
"Si", rispose Blaine appoggiandosi alla scrivania. "Era la cosa migliore per lui, capisci?"
Voleva che l'amico capisse. Non poteva stare fermo a guardare mentre umiliavano Kurt come avevano fatto con lui.
L'orientale annuì, serio. "E Kurt lo sa?"
ll riccio sospirò, passandosi una mano fra i capelli. "No, lui non lo deve sapere."
Sapeva come avrebbe reagito. Si sarebbe infuriato, si sarebbe sentito ferito, tradito, deluso, e lui non poteva permettere una cosa del genere. Non se poteva impedirlo. L'avrebbe fatto per chiunque. Chiunque. 
"Blaine..." esordì Wes dopo qualche minuto, confuso. "ma non ti sembra che faccia... più freddo?"
Anderson ci mise un attimo per fare due più due.
"Oh, cazzo" imprecò, col volto terreo.
"B., ma cos---?"
Aprì la porta di slancio, con espressione allarmata. Vide subito la figura flessuosa di Kurt che si allontanava lungo il corridoio. "Hummel, aspetta!" gli gridò, frustrato. L'altro non accennò a girarsi, così il Warbler fu costretto a raggiungerlo di corsa, afferrandogli il polso. A quel contatto sentì un brivido familiare risalirgli lungo il braccio.
L'altro manipolatore si fermò immediatamente, ma senza ritirare la mano.
Blaine non sapeva da dove iniziare per spiegargli tutta la situazione. La verità era che nemmeno lui riusciva a spiegarsi molte cose. Perché teneva tanto a non farlo soffrire? Perché si era infuriato in quel modo quando Adam gli aveva svelato quali fossero le sue intenzioni? 
"Senti, io non..." iniziò a bassa voce, fissando la sua nuca. Si bloccò con espressione smarrita quando Kurt si girò verso di lui, con aria indecifrabile. I suoi occhi erano arrossati, ma le iridi sembravano di ghiaccio. Così azzurre, così fredde... Il suo volto si era irrigidito tanto da sembrare una maschera impassibile. Allora è così che sono i suoi occhi quando piange...
Il suo tono fu tagliente, ma era chiaro che avesse pianto. "Risparmia le parole, Anderson. Ho sentito." con uno strattone liberò il polso, ma rimase fermo davanti a lui, guardandolo con odio. 
"Cos'hai sentito?" gli chiese Anderson con un filo di voce. Si aspettava che gli urlasse contro, che lo schiaffeggiasse, che lo odiasse per l'eternità, ma non poteva vederlo piangere.
Il volto del castano si distorse in un sorriso amaro. "Abbastanza da sapere che hai consigliato ad Adam di stare lontano da me perché pensavi che fosse 'meglio per lui' " la sua voce si incrinò sulle ultime parole.
"No, non è---" tentò di spiegare il riccio, con aria allarmata. Non voleva che fraintendesse, ma non poteva neanche dirgli la verità...
Dio, Kurt, non hai capito niente! Non doveva essere meglio per lui, doveva essere meglio per te!
L'ho minacciato solo perché non volevo che facessero a te quello che hanno fatto a me!

"Ti ho già detto che non importa" lo interruppe Kurt. "Sono solo stato uno stupido illuso. Non dovevo fidarmi né di lui, né di te.”
"No, non capisci! Non puoi stare con uno come lui! Lui è…” provò di nuovo il riccio, sempre più agitato. Lui è vile, un vigliacco, un bugiardo, un bastardo. Non si merita di stare con uno come te.
“Come potevo pensare di piacere ad uno come Crawford?" mormorò Kurt, più a se stesso che a Blaine, guardando il pavimento con aria desolata.
Gli occhi del Warbler si spalancarono per lo shock. 
Lui pensa di non essere abbastanza per Adam?! Come può pensare di non essere abbastanza per... chiunque? 
Cazzo, Blaine. Solo... cazzo!

Kurt gli si avvicinò, sibilando a un palmo dal suo viso."La nostra tregua è rotta", Si allontanò, girandosi un'ultima volta e aggiungendo in tono sprezzante: "Va’ al diavolo."
Blaine rimase fermo in mezzo al corridoio, frustrato, mentre una lacrima scendeva lungo la sua guancia.
Cosa devo fare, adesso?

La porta del bagno sbatté con un tonfo sordo, e Blaine si portò una mano alla guancia colpita, con aria attonita.
Kurt gli aveva appena tirato uno schiaffo, ma non era quello che lo sconvolgeva di più.
L'ho fatto piangere. Di nuovo.
Non capiva perché avesse preso così male lo scherzo delle uova. Certo, non doveva essere divertente avere quell'odore nauseante sui capelli, ma... mettersi a piangere?
Sembrava più un pianto isterico, però. Come se avesse ceduto alla rabbia, alla stanchezza, alla tensione.
Sono stato solo un idiota. Non avrei dovuto lasciare che avesse gli incubi, in questi giorni. Io e il mio stupido orgoglio...
Avrebbe solo voluto avercela con Kurt; insomma, non è che fosse totalmente innocente. E il suo fondo-schiena ne era testimone. E invece continuava a provare questo istinto di protezione nei suoi confronti, questa... dolcezza che non riusciva a spiegarsi. Dio, non capiva più nulla.
Penso che lo consolerebbe sapere che non ho dormito molto neanche io: sentirlo singhiozzare mi spezzava il cuore. 
Scivolò fuori dal letto, avvicinandosi con passo felpato alla porta del bagno.
"Kurt?" lo chiamò, in un sussurro.
Non si aspettava che rispondesse; non avrebbe neanche saputo cosa dirgli, come giustificarsi.
Quand'è che aveva smesso di considerare il proprio compagno di stanza un irritante testardo?
Appoggiò la schiena alla porta, e scivolò finché non si ritrovò a sedere.
Dannazione! Perché deve essere tutto così complicato? perché LUI deve essere così meravigliosamente complicato? Non posso trovare il coraggio di dirgli che mi piace e basta? Ma quante possibilità ci sono che lui ricambi? Probabilmente nessuna... Magari può trovarmi attraente a livello fisico, ma mi odia. E come biasimarlo?
Vederlo piangere lo uccideva. Gli occhi gonfi di lacrime, la voce spezzata, le labbra rosse, le guance umide... Non sarebbe riuscito a togliersi quest'immagine dalla testa nemmeno fra trent'anni. 
Si strinse le ginocchia al petto e vi poggiò la fronte, esausto. Sentì il rumore dell'acqua della doccia che scorreva, mentre fuori dalla finestra il cielo diventava sempre più scuro.
Non avrebbe saputo dire per quanto tempo rimase in quella posizione, ma ad un certo punto lo scrosciare al di là della parete cessò, e pensò che fosse meglio rinfilarsi nel letto e far finta di dormire.
Dopo qualche minuto la porta del bagno si aprì lentamente, e Kurt fece capolino. 
Blaine si sforzò di regolarizzare il respiro, nascondendo la testa sotto le coperte. Evidentemente funzionò, perché il castano uscì silenziosamente, avvicinandosi all'armadio con titubanza.
Il Warbler avvampò d'imbarazzo quando si accorse che l'altro ragazzo aveva solo un asciugamano legato in vita. (S)fortunatamente per lui, aveva una perfetta visuale della sua schiena nuda, ancora umida e illuminata dalla luce della luna. Una goccia scivolò lungo le sue scapole, seguendo la linea  morbida della spina dorsale e scomparendo oltre il cotone. Gli occhi del riccio accarezzarono istintivamente tutta la sua figura snella, soffermandosi sulla pelle candida del collo elegante e sulla sua vita sottile.
Un brivido gli corse lungo la schiena. Dio, è perfetto...
Riuscì a distogliere lo sguardo appena prima che Kurt si spogliasse completamente per infilarsi il pigiama e accoccolarsi sotto le coperte.
Kurt, cosa mi stai facendo?


                                                                            
       "There's nothing wrong with lovin' who you are"
 She said
           "Cause He made you perfect, babe"
              So hold your head up, girl, and you'll go far
     Listen to me when I say...
                                                                                            
"Blaine, ti senti bene?" gli chiese Jeff preoccupato, avvicinandosi alla sua poltrona. "perché stai boccheggiando."
Il leader iniziò a borbottare qualcosa di inintelligibile, e Wes pensò che fosse il caso di intervenire.
"Credo che l'esibizione gli stia... ehm... facendo uno strano effetto."
Anderson avvampò, tentando di controllare le reazioni del proprio corpo. Il suo sguardo scivolò sui fianchi di Hummel, che avevano iniziato a muoversi sensualmente a destra e a sinistra. 
Blaine, respira. Leeentamente. Va tutto bene. Se non gli sei saltato addosso quando ha ballato Single Ladies, puoi trattenerti anche adesso.
Il ragazzo scoprì che citare Halloween in quel frangente era una pessima idea. Lì dentro iniziava a fare dannatamente caldo, e il Warbler si allargò la cravatta, deglutendo rumorosamente.
Rischiò l'autocombustione quando il golf rosso e nero che profumava di Kurt gli si stampò in faccia.
Rimase qualche istante immobile, prima di sfilarselo dalla testa con un gemito.
Kurt, cosa mi stai facendo?!

"Ragazzi, voi non capite! Si è messo a leccare un ghiacciolo a un metro e mezzo dal mio letto!" 
Stava spiegando Blaine, camminando avanti e indietro per la stanza come un leone in gabbia.
Nick, Jeff e Wes lo guardarono dai letti, comprensivi. Il loro leader era sull'orlo di una crisi di nervi.
"E non è finita qui! Poi ha anche pensato bene di 'farmi giudicare il suo nuovo profumo' spiattellandomi quel suo dannato (e sexyssimo) collo a tre centimetri dal naso! Io lo odio! Lo detesto!"
Si accasciò sulla sedia vicino alla porta con espressione affranta. "Non so come ho fatto a non sbatterlo contro la parete lì per lì" mugolò.
"Certo che è diabolico" commentò Nick.
"Oh, andiamo!" esclamò Jeff, "non è che Blaine si sia comportato poi così bene. Insomma, era proprio necessario fare tutti quei commentini ambigui e sfilargli davanti mezzo nudo?"
"Lo sai che l'ho fatto solo..." cominciò il riccio, piccato.
"Per sondare il terreno" lo interruppero gli altri tre, scimmiottando il suo tono.
"Però potevi trovare un modo un po' più... delicato per farlo, non credi?" considerò Wes. "Adesso ti sta ripagando con la tua stessa moneta."
"Dannazione, hai ragione. E adesso cosa faccio?" chiese Blaine, disperato.
"Prima di tutto, smetti di provocarlo..." iniziò l'orientale.
"E poi dichiaragli il tuo amore!" conclusero i Niff, con espressioni serie.
"Io NON sono innamorato di lui" borbottò il riccio, contrariato. 
"No, eh... E quando mai ti è capitato di avere un'erezione---"
"JEFF!" esclamò Wes, allucinato.
Il biondo lo ignorò. "Solo perché un ragazzo stava mangiando un ghiacciolo? O hai minacciato un altro perché voleva ferirlo? O hai passato nottate a cantargli ninnananne per farlo dormire? O hai sognato di baciarlo fino a farlo svenire?"
Il leader si alzò in piedi di scatto, tormentato. "Senti, è complicato, ok? Io non sono sicuro di voler essere innamorato di lui!"
"Blaine, ma non è una cosa che decidi tu... Succede e basta." disse Nick, guardandolo con dolcezza.
"Ma se io non gli piacessi?  Se mi odiasse? Se fosse ancora cotto di Adam? Se non fossi abbastanza per lui? Non voglio soffrire ancora, ragazzi. Non ce lo meritiamo, né io né lui." il riccio iniziò a contare tutti i contro sulle dita di una mano. 
"Blaine Davon Anderson! Calmati!" Wes lo costrinse a smetterla di andare su e giù come una trottola. "Vedi le cose in modo troppo pessimistico. Da quello che abbiamo visto io e i ragazzi, tu gli piaci. E molto." lo guardò con serietà.
Le guance di Blaine si tinsero di rosso. "Lo pensi davvero?"
"Assolutamente"
"L'unico problema" si intromise Jeff, sbuffando "è che nessuno dei due pensa di dirlo all'altro."
"Ah, una cosa è certa" fece il riccio, incrociando le braccia al petto. "Io non lo farò mai."
Jeff e Nick si girarono contemporaneamente l'uno verso l'altro, scoccandosi un'occhiata d'intesa.
"Stai pensando quello che penso io?" chiese il biondo.
"Ovviamente!" rispose il moro.
Si voltarono di nuovo verso Blaine, con un'aria inquietante, prima di iniziare a cantare.
                                                                           Cosa credi, amico? 
                                                          Non si può far finta quando tutto parla chiaro, 
                                                                       ma noi ti leggiamo dentro,
                                                                         anche se lo neghi, sai, 
                                                               si vede bene quanto immenso siaaaaa
"RAGAZZI!"

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Capitolo 25
*** I hate you, too ***


-Note dell'autrice-
Sssalve, ragazzi!
Vi rubo solo quindici secondi per ringraziare le bellissime, strabilianti persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
Scoiattolino_01, rosa_cherokee, AimeeGrimo, iBlackHole, Gleek97lovefinchel, Sslaura, Marta Mancini, Ginevra_KH, wislava, la_marty, stormer_99, gabriella_CM, _Anto, CandyKlaine
Non ci sono parole per dirvi quanto mi renda felice sapere che trovate il tempo di leggere e/o lasciarmi queste bellissime recensioni... <3
Che dire... Enjoy! ;)


I hate you, too

Kurt si alzò di scatto dalla sedia, facendola quasi ribaltare. 
"Io...io devo andare." farfugliò, incapace di dire altro. Girò i tacchi senza aspettare una risposta, e iniziò a correre lungo il corridoio, lontano dai Warblers, dall'infermeria... lontano da Blaine.
"Kurt, aspe---" provò a richiamarlo Jeff.
Wes gli poggiò una mano sulla spalla, fermandolo. "Lascialo andare, ha bisogno di tempo."
Il manipolatore non pensava a niente. Non sapeva cosa pensare. Semplicemente continuava a correre, lo scalpiccio dei suoi passi che rimbombava contro le pareti e nella sua testa, il respiro che si faceva pesante, il cuore che gli batteva frenetico nel petto.
Quasi non se ne accorse quando si ritrovò nella stanza 216, accasciato contro la porta.
Affondò il viso fra le mani, che presto si bagnarono di lacrime amare. Lacrime di rabbia, di frustrazione, di umiliazione.
Come aveva potuto lasciarlo all'oscuro di tutto? Gli aveva mentito su Halloween, su Adam, sui suoi sentimenti... 
Ero l'unico a non sapere niente di tutta questa storia; me ne stavo lì come uno stupido, a chiedermi come mai Adam fosse sparito così, nel nulla. Cercavo di capire come fosse possibile che si fosse fatto convincere con così poco a lasciarmi andare....
Ogni minuto qui dentro è stata una bugia. Lui mi ha mentito su.... troppe cose! Al diavolo se non voleva farmi soffrire, avrebbe dovuto dirmelo invece di lasciare che mi illudessi di piacere davvero a quel bastardo! Invece di lasciare che mi illudessi su tutto!
E poi lui, Adam, Sabastian... Possibile che siano stati davvero così meschini con lui? E per cosa? Solo perché  gli aveva "rubato" il ruolo di leader? Pensavo che non ci fosse nessuno crudele quanto quegli animali che mi pestavano a scuola, ma a quanto pare mi sbagliavo.
E gli incubi! Lui sa anche degli incubi... e Dio, cantava per farmi dormire!
Mi sento solo un idiota... 
Avrebbe voluto mettersi a urlare finché gli rimaneva fiato in gola, finché il groviglio indistinto che erano i suoi pensieri non si fosse dissolto.
E' stato solo un susseguirsi assurdo di malintesi, di incomprensioni, di provocazioni...
Ma lui cosa prova davvero per me?
E soprattutto, io cosa provo davvero per lui? Mi sono sentito morire quando l'ho visto su quel lettino dell'infermeria. Avrei dato qualunque cosa perché fossimo ancora in questa stanza, a litigare, a minacciarci...
Dio, sono così confuso! Non mi sono mai sentito così, prima... Com'è possibile che la mia felicità dipenda unicamente da lui? Che riesca a farmi arrossire solo guardandomi? O che mi faccia sentire contemporaneamente invincibile e indifeso quando mi tocca?
E perché sento di odiarlo e amarlo? Siamo così simili, entrambi così testardi... Ci siamo comportati come dei bambini, troppo codardi per dichiarare i nostri sentimenti, troppo coraggiosi per lasciarli andare...
perché dev'essere tutto così dannatamente complicato?
Sono stato un ingenuo a pensare che fosse solo attrazione fisica quella che provavo nei suoi confronti.
Non era il suo corpo che mi faceva impazzire... Era lui! Quello che diceva, come si muoveva, come mi parlava... Mi ha protetto così tante volte, senza che lo sapessi.
Mi sento come se non potessi vivere con lui, come se non potessi vivere senza di lui. Odio questa sensazione, non avere il controllo di me, dei miei sentimenti! Nessuno era mai riuscito a toccarmi fino a questo punto, nessuno era mai riuscito a demolire i muri attorno al mio cuore. E poi è arrivato lui, col suo mezzo sorriso, le sue occhiate, la sua testardaggine, il suo modo di 'salvarmi', ogni volta in modo diverso. E non me ne sono accorto. Sono stato così cieco...
Lo odio per questo. Senza di lui non avrei mai saputo cosa si prova a 'soffrire per amore'. A sentire il cuore che si spezza, la gelosia nel vederlo baciare un altro, l'entusiasmo nel sapere che gli piacevi anche tu, nonostante tutto. 
Dovrei odiarlo per tutte le bugie che mi ha raccontato, per i conflitti interiori che mi ha procurato, e per gli infarti che ho rischiato nel vedermelo sfilare davanti senza maglia! 
E adesso lui è lì, disteso su quel maledetto lettino d'ospedale, e io sono troppo umiliato, troppo imbarazzato per andare lì e tenergli la mano. Per dirgli che lo odio. O che lo amo. E che deve riprendersi. Deve farlo, perché qualunque cosa io provi per lui, sono sicuro che preferisco vederlo innamorato di un altro, piuttosto che non vederlo proprio. Mi sento così inutile, così frustrato. Non c'è niente che io possa fare per lui, dopo tutto quello che gli ho fatto passare, non sono neanche sicuro di piacergli più...


Fu la settimana peggiore della sua intera esistenza. 
Non mangiava quasi niente, non dormiva che poche ore a notte. E quelle poche ore erano tormentate da incubi che lo facevano svegliare di soprassalto in una stanza completamente buia e vuota. Non riusciva a mettere piede in infermeria per paura di ciò che avrebbe provato, di ciò che avrebbe sentito... Erano i suoi amici a dirgli che le condizioni di Blaine erano stabili. Ma non accennava a riprendersi.
Kurt non ce la faceva neanche a piangere; i suoi occhi erano aridi, asciutti. Si sentiva sempre più inutile, sempre più frustrato, sempre più infuriato. 
Se non mi avesse mentito, se me l'avesse detto, forse...
Si tormentava con domande inutili che lo logoravano sempre più in profondità. Era diventato l'ombra di se stesso. Gli altri membri del G.C. provavano a distrarlo, a stargli accanto, ma il suo sorriso finto spezzava loro il cuore. Passava ore rannicchiato sul letto a fissare con sguardo vacuo il posto di Blaine, sperando che si riprendesse e che tornasse da lui... E al contempo sperava solo che si riprendesse per poi uscire dalla sua vita, per smettere di farlo soffrire in quel modo.  
Il settimo giorno, però, la situazione cambiò improvvisamente.
Fu un messaggio di quattro parole.

Blaine si è svegliato.

E Kurt si sentì come se un gran peso si fosse dissolto nel suo petto, come se il mondo avesse ricominciato a girare per il verso giusto, come se cielo e terra avessero ripreso il proprio posto.
Si alzò dal letto, felice come non lo era mai stato, pronto a correre da lui e dirgli...
Dirgli cosa? Non posso andare da lui... Non dopo quello che mi hanno confessato, dopo tutte le bugie che mi ha raccontato. Come posso guardarlo in faccia sapendo che lo amo, che lo odio, che lo bacerei e che lo strangolerei contemporaneamente?
Non posso andare da lui. Mi sento troppo stupido, troppo umiliato per farlo.
Dio, ma quanto vorrei rivedere i suoi occhi, il suo sorriso, anche solo per un istante... Quanto sono patetico...
Si passò una mano fra i capelli, frustrato. Non ce la faceva. Poteva solo aspettare che lo dimettessero e tornasse in camera. Poi avrebbe deciso come affrontare la situazione. 


"Voi avete fatto... cosa!?" urlò Blaine. Se ne pentì subito, quando una fitta lancinante gli attraversò la testa, e fu costretto a stendersi di nuovo.
"Su, B., non ti agitare..." tentò Jeff, cercando un punto per poterlo accarezzare con fare consolatorio. 
"Non ti agitare?! NON TI AGITARE?!" ripeté il riccio, fuori di testa. "Come faccio a non agitarmi?
Siete andati dal ragazzo che a-- mi piace, e gli avete detto... COSA GLI AVETE DETTO, esattamente?"
"Beh, niente di così fondamentale, ecco..." borbottò Nick, grattandosi la nuca. "Giusto qualche informazione per farlo stare meglio..."
Anderson inspirò ed espirò profondamente, tentando di calmarsi. "Ho bisogno di sentirmi dire che non gli avete detto di Adam, Halloween, Single Ladies, ninnananne e... ghiaccioli".
I tre Warblers si guardarono, imbarazzati. "Devono essere queste parole esatte?"
Il riccio affondò il viso nel cuscino, mugolando. Voglio morire...
"Posso chiedervi come vi è venuto in mente di fare una cosa del genere?" gemette, la voce attutita dalla federa.
"Oh, insomma" proruppe Wes. "Tu non l'hai visto, va bene? Era distrutto... Non faceva altro che piangere, e disperarsi... E la notte che è stato qui accanto a te non ha dormito che per qualche ora..."
Blaine riemerse dalle coperte, con sguardo luccicante. "Ha dormito qui accanto a me? Si stava preoccupando per me?"
"Santa Pace, B. A volte mi sembri un po' tardo..." commentò Jeff, guadagnandosi un'occhiata offesa.
"... e poi questa storia andava avanti da troppo tempo. Mi dispiace, ma ci sembrava giusto prendere la situazione in mano." concluse saggiamente l'orientale.
Anderson sospirò. Ormai il danno è fatto... "E lui..." aveva quasi paura a chiederlo. "lui come ha reagito?"
I tre Warblers si guardarono di nuovo, titubanti.
"Così male?" 
Oddio, adesso mi odierà. Come ho potuto essere così stupido? Avrei dovuto dirglielo prima...
"Mi dispiace, Blaine, ma noi non lo vediamo da una settimana, ormai."
"Abbiamo parlato con Rachel, e dice che esce solo per andare a lezione. E che è uno straccio."
"Io gli ho inviato un messaggio per dirgli che ti sei svegliato, ma..."
Ma non è venuto a trovarmi. E non verrà. "Mi dimettono fra qualche giorno..." sussurrò, più a se stesso. "Non so come farò a tornare in camera."  



Kurt era in piedi davanti alla finestra, con la fronte appoggiata al vetro alla ricerca di freddo sollievo, quando sentì il rumore delle chiavi inserite nella toppa. Si irrigidì, e il suo cuore cessò di battere, ma non osò girarsi. 
Sapeva che Blaine era appena entrato nella stanza, il tremore delle proprie mani glielo provò, e con esso l'intenso profumo di nocciola che gli aveva appena colpito le narici. 
"Kurt" sussurrò il riccio, muovendo appena le labbra. 
I suoi buoni propositi crollarono quando lo sentì pronunciare il suo nome per la prima volta. Era stato appena un sospiro, eppure lui l'aveva sentito rimbombare nelle orecchie come se glielo avesse urlato. 
Un intenso brivido gli risalì lungo la spina dorsale, e senza che se ne accorgesse si ritrovò ad affogare in quegli occhi color ambra. 
Ed eccolo lì, fermo a qualche metro da lui. Più bello che mai. Gli occhi del castano accarezzarono il suo profilo, i suoi riccioli scuri, la mascella pronunciata e coperta da un sottile strato di barba, e si fermarono sulle sue labbra morbide.
Ti amo. Ti odio. Lasciami andare.
Gli era mancato da impazzire. Per questo lo odiava.
"Io... capisco cosa provi." continuò Blaine, mormorando, incapace di sostenere il suo sguardo.
"Non è vero." si sentì dire Kurt. "Non è vero." ripeté, a voce più alta. Percepiva l'agitazione, l'irritazione, la paura, la preoccupazione repressa nella propria voce. 
L'altro alzò gli occhi, sorpreso.
 "Non puoi sapere come mi sento. Non puoi sapere quanto io mi senta umiliato, tradito, offeso... Come potresti? Mi hai mentito! Per mesi interi... Ogni tua parola è stata una bugia!" si stava arrabbiando sempre di più.
"No, Kurt, ti sbagli..." tentò di interromperlo il riccio, avvicinandosi di un passo.
"No, sei tu che ti sbagli!" ormai stava urlando. "Cosa ti ha fatto pensare che mi servisse la tua compassione? Che dovessi essere protetto?"
"Beh, scusa se ho pensato di aiutarti! Evidentemente sei troppo orgoglioso per dimostrare di avere dei sentimenti!" adesso anche il Warbler aveva alzato la voce.
"Io sarei quello orgoglioso?" ripeté Kurt, incredulo. "Tu sei presuntuoso!"
"Sei testardo..!"
"Insopportabile...!"
"Acido...!"
"Pieno di te...!"
Ormai stavano entrambi gridando a pieni polmoni, avvicinandosi sempre di più.
"Provocatorio...!"
"Egocentrico...!"
"Represso...!"
"Irritante...!"
Erano a poco più di due metri di distanza, con le vene sulle tempie che pulsavano per la furia.
"Maniacale...!"
"Incorreggibile...!"
"Complessato...!"
"Insostenibile...!"
"Vanitoso...!"
"IO TI ODIO!"
"MAI QUANTO TI ODIO IO!"
Si ritrovarono coi visi a pochi millimetri di distanza, e Kurt poteva sentire il fiato caldo e agitato di Blaine accarezzargli le guance. C'era elettricità nell'aria. Rimasero fermi così, senza osare muovere un muscolo, ansimanti. I loro occhi erano incatenati, fuoco e ghiaccio che si sfidavano, si rincorrevano, si fondevano. Il castano poteva sentire il proprio cuore rimbombargli nelle orecchie come un tamburo, mentre una forza invincibile lo trascinava verso il corpo dell'altro. Il suo sguardo scivolò sulle sue labbra rosse e morbide, e un brivido piacevole gli avvolse le membra...
Oh, al diavolo!
Si lanciò letteralmente sulla sua bocca, le mani che ghermivano la sua mascella e il torace incollato al suo. Le loro labbra si unirono immediatamente, muovendosi in sincrono, scivolando fameliche le une sulle altre. 
Kurt sentì il sangue ribollirgli nelle vene e le guance imporporarsi. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che le sue labbra erano morbide proprio come se le era sempre immaginate. Non importava che fosse il suo primo bacio, che non sapesse come muoversi, che non sapesse cosa fare... La sua bocca voleva. Inspirò profondamente, tentando di far arrivare ossigeno al cervello e ricollegare almeno una sinapsi. Fece scivolare la punta della lingua sul labbro inferiore del riccio, così caldo e soffice... Gustò il sapore di nocciola e miele di cui, fino a quel momento, aveva solo sentito il profumo. La sua pelle iniziò a bruciare dove le mani dell'altro lo sfioravano e...
Oddio, sono appena saltato addosso al mio compagno di stanza!
Si staccò da lui all'improvviso, spalancando gli occhi, con le guance in fiamme.
Andò in iperventilazione, senza riuscire a guardarlo in faccia.
"Io... mi dispiace, non avrei... ti sono saltato addosso, e---" iniziò a farneticare, con lo sguardo puntato a terra.
"Oh, sta' zitto Kurt!" sbottò Blaine, afferrandolo per un braccio e attirandolo a sé con un lieve strattone. "Io non avevo ancora finito di baciarti." gli soffiò a due centimetri dall'orecchio. 
Il castano stava per ribattere, col cuore in gola e le ginocchia tremanti, ma si ritrovò la bocca occupata. Il riccio gli strinse saldamente le mani sui fianchi, continuando a baciarlo con passione e iniziando a farlo indietreggiare; si fermò solo quando la schiena dell'altro sbatté contro il muro con un tonfo sordo. 
Kurt si ritrovò premuto fra la parete e il corpo caldo dell'altro ragazzo, ma non sembrava volersi lamentare della situazione. Incrociò le braccia dietro al collo di Blaine, iniziando a far passare i suoi riccioli fra le dita; sorrise nel bacio quando dalla gola del Warbler risalì un gemito roco.
Le mani di Anderson iniziarono a scendere lungo la sua schiena, delicate e bollenti, e Hummel si ritrovò ancora più schiacciato contro il suo torace. I palmi del moro scorsero fino al retro delle sue cosce, e con una spinta riuscì a fargli intrecciare le gambe dietro la propria schiena; Kurt, avvalendosi della posizione appena assunta, allontanò le labbra dalla sua bocca, e iniziò a lasciare una striscia di baci umidi lungo la sua mascella. 
Si separarono dopo qualche istante, ansimanti, le fronti appoggiate una contro l'altra.
Il castano non era in grado di formulare un pensiero coerente, con il respiro del moro che gli accarezzava la bocca semi-dischiusa e i suoi occhi ardenti che lo fissavano intensamente. Si affrettò a slacciare le gambe dalla sua vita, avvampando di imbarazzo, incapace di distogliere lo sguardo dalle sue labbra rosse e gonfie a causa di...
Beh, quello che abbiamo fatto fino ad un momento fa. Il mio primo bacio è stato... WOW
Non posso credere di essergli saltato addosso in quel modo... Non so cosa mi sia preso.

Weeeeeeee are the champions, my friends! Di' che non ne è valsa la pena.
Cazzo, se ne è valsa la pena.
"E così mi odi, eh..." esordì Blaine dopo qualche secondo, con un sorriso sghembo.
"Mai quanto mi odi tu" ribatté Kurt con lo stesso tono, alitando a due millimetri dalle sue labbra; con immensa soddisfazione lo vide rabbrividire. "Quindi..." continuò dopo qualche istante, titubante. "Immagino che questo significhi che tu... che io..."
"Sono pazzo di te" mormorò il Warbler con dolcezza, strofinando il naso contro il suo. 
Kurt si sentì come se avesse appena infilato il dito nella presa della corrente, e il suo cuore perse qualche battito, per poi iniziare a correre all'impazzata. "E tu?"
Abbassò lo sguardo, imbarazzato. "Mi piaci. Tanto. Troppo." farfugliò, con gli occhi puntati sulla moquette.
"Definisci 'piacere' " lo provocò Blaine, giocherellando con le sue dita.
L'altro sbuffò, sempre più paonazzo. "Non dormo, e se dormo ti sogno. Mi sento... male. Come se avessi qualcosa nello stomaco che svolazza. Ogni volta che mi guardi il cervello mi cola dalle orecchie e quando sorridi il mio cuore si ferma. Contento?"
Ok, detto così sembro solo una tredicenne con una semplice cotta...
Sul volto del riccio si dipinse un sorriso emozionato, e i suoi occhi color ambra si illuminarono come le luci di un albero di Natale. "Direi che è un buon inizio..." Kurt gli rivolse uno sguardo truce.
Improvvisamente Blaine si fece serio, e i suoi occhi si adombrarono. "Mi dispiace di aver fatto quello che ho fatto... Soprattutto con Adam. Hai ragione tu, non avevo il diritto di decidere cosa fosse meglio per te, avrei dovuto dirtelo. Lo so che adesso ce l'hai con me, ma voglio che tu sappia che volevo solo evitare che soffrissi inutilmente per un idiota del genere e che...  non ti merita. Anche se, beh, lui ti piaceva..." disse tutto d'un fiato, con le sopracciglia aggrottate. 
Lo sguardo di Kurt si addolcì. La sua rabbia era sparita non appena le loro labbra si erano toccate. Portò le dita sulla mascella del riccio, e fece in modo che lo guardasse negli occhi. "Prima di tutto, non ce l'ho con te. Davvero" lo rassicurò con sincerità. "Anche se avresti dovuto dirmelo. Capisco perché non lo hai fatto, soprattutto dopo quello che è successo... cinque minuti fa. Ammetto di essermi sentito umiliato e tradito, ma ti ho urlato addosso solo perché avevo paura di... di quello che provo per te. In secondo luogo... Adam non mi è mai piaciuto, Blaine."
Era la prima volta che pronunciava il suo nome ad alta voce, e sentì un lieve brivido scendergli lungo la spina dorsale.
Gli occhi del Warbler si spalancarono per la sorpresa. "Non... non ti è mai piaciuto?" ripeté, con un filo di voce. L'altro scosse la testa, incapace di nascondere un sorrisetto. "No. Mi piaceva il modo in cui mi faceva sentire, ma non provavo niente quando stavo con lui. Non è come..." si schiarì la voce. "Non è come quando sto con te."
"L'ho già detto che sono pazzo di te, vero?" chiese Blaine retoricamente dopo qualche istante, schioccandogli un bacio all'angolo della bocca.
Kurt arrossì, sorridendo con aria...
No, puoi dirlo. Ho proprio un'aria ebete.
"E adesso?" domandò, guardandolo negli occhi.
"Adesso... Abbiamo alcune cose di cui parlare."


Blaine allacciò le dita alle sue, trascinandolo dolcemente sul letto e sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui, senza perdere il contatto visivo.
Kurt sentì il cuore iniziare a pompare più velocemente guardando le loro mani intrecciate sulle coperte.
Era una strana e nuova sensazione percepire il calore della sua pelle, la delicatezza del suo tocco... Era come essere protetti, come essere a casa.
"Quindi..." esordì il moro dopo qualche istante, leggermente in imbarazzo. "I ragazzi ti hanno raccontato... ehm... tutto."
"Già..." farfugliò l'altro, avvampando. 
Non riusciva proprio a perdonarsi la pessima figura che aveva fatto la notte di Halloween.
Dio, vorrei seppellirmi... Single Ladies? Ma come mi è venuto in mente?
"Io.. volevo ringraziarti, sai... per gli incubi. Insomma, io ti stavo trattando malissimo e tu mi hai aiutato lo stesso. E so che non me lo meritavo, e sono stato davvero un bastardo, ma... Grazie. Davvero. Non so da quanto tempo non dormivo così."
Blaine lo fissò intensamente, con una strana luce nello sguardo. Sembrava indeciso se fargli o no una domanda particolarmente importante.
Kurt sapeva esattamente quale fosse il grande punto interrogativo, e si irrigidì istintivamente. Non era pronto a raccontargli di Karofsky, delle granitate, delle offese....
Lo so che mi ha già visto piangere. Parecchie volte. E mi fido di lui, so che ci tiene a me, ma...
Qualcosa in quegli occhi di ghiaccio fece desistere il Warbler, che sospirò impercettibilmente.
Portò una mano al suo viso, accarezzandogli le labbra rosee col pollice. Il castano sentì la pelle andare a fuoco, e socchiuse automaticamente la bocca, inspirando violentemente.
Mi farà sempre questo effetto, o prima o poi inizierò a comportarmi come una persona sana di mente?
"Canterò per te ogni notte, se sarà necessario. Convocherò Jeff, Nick e Wes e ci esibiremo a cappella in pigiama, se ti aiuterà. Non voglio che tu soffra." Il moro lo disse con tanta convinzione, con tanta forza, che i suoi occhi ambrati brillavano. Asciugò la lacrima solitaria che era scesa sulla guancia nivea di Kurt. "Mai più."
Io ti amo. Ti amo. Cos'ho fatto per meritarmi un ragazzo come te? Non avevo capito niente di te. Non avevo capito niente di me. 
Il castano gli gettò improvvisamente le braccia al collo, stringendolo forte e affondando il viso fra i suoi capelli. Si beò per lunghi minuti del contatto delle sue mani calde sulla schiena, del suo tocco forte e gentile, del profumo familiare e rassicurante dei suoi ricci che gli accarezzavano le gote. 
"Siamo stati due stupidi, non è vero?" chiese ridacchiando fra le lacrime, una volta trovato il coraggio di staccarsi da lui.
 "Assolutamente" gli rispose Anderson con un mezzo sorriso. "Tu... tu quando hai capito che ti piacevo?"
Kurt riflettè un istante, tentando di non arrossire. "Non saprei dire con precisione... Forse mi sei sempre piaciuto. Fin dall'inizio ho avuto l'impressione di essere attratto da te; mi intrigavi. Non capivo come riuscissi a farmi perdere la pazienza con due parole..." gli scoccò una finta occhiataccia. "Mi confondevi. Quando pensavo di averti capito, facevi qualcosa che mi destabilizzava; come aiutarmi a salvare Rachel, invitarmi a ballare la sera di San Valentino, sfilarmi davanti mezzo nudo." A quel punto non potè proprio evitarsi di avvampare, avvertendo una familiare sfarfallio allo stomaco. "A proposito" si interruppe, piccato. "Mi spieghi perché l'hai fatto?!"
Un luccichio malizioso illuminò lo sguardo di Blaine. "Immagino per lo stesso motivo per cui tu..." si schiarì rumorosamente la gola, guardandolo da sotto le lunghe ciglia. "tu ti sei messo a leccare un ghiacciolo davanti a me."
"Te lo sei meritato" borbottò il castano, incrociando le braccia al petto.
Ancora non so come io abbia fatto a portare a termine la S.G.T.S...
"Sei stato diabolico." mugolò il Warbler, mentre le sue guance si coloravano di rosso. "Mi stava venendo un infarto."
"Vogliamo parlare di quando hai cantato 'Teenage Dream' ?" replicò Hummel. "continuavi a lanciarmi quelle... dannate occhiate maliziose!" 
"Ma se durante 'Born this way' non hai fatto altro che muovere i fianchi a destra e a sinistra! Per non parlare di 'Single Ladies'..."
Kurt non gli permise di finire la frase, affondando il viso fra le mani. "Non me ne parlare, ti prego. Vorrei solo seppellirmi: ero ubriaco, e dev'essere stata una scena pietosa." gemette, diventando color peperone.
" 'Pietosa' non è proprio l'aggettivo che userei per descriverla..." commentò Blaine, squadrandolo con occhi ardenti. L'altro ragazzo alzò la testa con aria sorpresa, avvampando quando notò il suo sguardo. Un brivido gli attraversò la spina dorsale, mentre i suoi occhi scivolavano sulle sue labbra. Erano diventate come una droga.
 " 'Sexy' forse ci si avvicina di più. 'Dannatamente eccitante' è ancora meglio."
Io dan
natamente eccitante? Pff...
"Andiamo, Blaine" ridacchiò il castano, agitando freneticamente la mano. "Non c'è bisogno di essere così carini. Lo so che io e la sensualità siamo nati su due universi opposti."
Il riccio sembrava sconvolto. "Come?"
"Massì... Io mi ci devo impegnare, non mi viene naturale come succede a te. Tu sei... tu sei... così tutto il tempo." Indicò la sua magnifica figura seduta a gambe incrociate sul letto. "Da quando ti svegli la mattina con i ricci arruffati a quando ti addormenti la sera con le palpebre pesanti mi viene voglia di... saltarti addosso; anche Rachel avrebbe voluto farlo. Essere affascinante e carismatico fa parte di te." gesticolava febbrilmente, tentando di spiegarsi. "Io, invece... L'hai detto tu stesso... Sono insicuro, freddo, acido. Proprio non capisco come possa piace---"
Il Warbler lo zittì posandogli l'indice sulle labbra. "Non ho mai sentito tante cavolate tutte in una volta. E conosco Jeff e Nick da tre anni." gli disse, serio. "Kurt, non ti ho mentito quando ti ho detto che mi fai impazzire. Sei bellissimo. Sei perfetto. In tutto quello che fai. I tuoi occhi, il tuo viso, la tua pelle, la tua voce, il tuo profumo, il modo in cui ti muovi... Non mi sono mai sentito in questo modo. Tu mi fai sentire come se stessi vivendo un sogno adolescenziale, il modo in cui mi sento... non riesco nemmeno a dormire!"
Il castano boccheggiò, ma l'altro non gli permise di interromperlo. "Quando ti ho detto che sei insicuro, acido... Non dicevo sul serio. Ero solo arrabbiato e mortificato. E' vero, all'inizio lo pensavo... Ma poi ho visto come ti comporti con tuo fratello, con i tuoi amici... Li aiuti sempre, li proteggi, anche se fai finta che ti dia fastidio. Dio, è anche questo che adoro di te: il freddo fuori, il fuoco dentro. Giuro, credo che ti troverei sexy anche con un sacco di patate addosso, invece di quei dannati jeans illegalmente aderenti con cui vai in giro. 
E questo è perché sei perfetto. E non mi stancherò mai di ripetertelo. Kurt Hummel, sei il ragazzo più perfetto di questo dann---"
Fu più o meno a quel punto che Kurt non resistette più, e si fiondò letteralmente sulle sue labbra, stringendogli il viso fra le mani. Lo fece con tale impeto che Blaine si sbilanciò all'indietro con gli occhi spalancati, ritrovandosi schiacciato fra il suo corpo snello e il materasso. Non attese oltre per rispondere al bacio, iniziando ad accarezzargli i fianchi da sotto la maglietta. Il castano fremette a quel contatto, facendo scivolare la lingua nella sua bocca e solleticandogli il palato; le sue mani sgusciarono delicatamente sotto la sua camicia, iniziando a disegnare cerchi immaginari sul suo stomaco. Quando i polpastrelli freddi sfiorarono le ossa sporgenti del suo bacino, il moro rabbrividì, e fu costretto a separare le loro bocche, in cerca d'aria.
"Lo vedi come mi riduci?" sussurrò ansimante all'orecchio dell'altro ragazzo, con la voce roca e le pupille dilatate. Il cuore di Kurt perse un battito quando il suo tono uscì di due ottave più basso del normale, e questo istante di incertezza bastò perché Blaine si rimettesse a sedere con un colpo di reni, trascinandolo con sé e prendendolo alla sprovvista. Le sue mani calde si strinsero con ancora più decisione sui sui fianchi, e le sue labbra soffici si avvicinarono al suo viso, cominciando a lasciare una striscia di baci umidi lungo la sua mascella, scendendo lentamente lungo la sua gola, sfiorando il suo pomo d'Adamo. Kurt deglutì, col cuore che sbatteva nel suo petto come se si fosse inceppato, incapace di fare niente se non intrecciare febbrilmente i suoi capelli ricci attorno alle dita e sollevare la testa per lasciargli più spazio possibile. Il Warbler si fermò sulla sua clavicola, e inspirò profondamente quell'inebriante profumo di vaniglia, socchiudendo appena le palpebre. 
"Sei perfetto" sussurrò a pochi centimetri dalla sua pelle nivea. Le sue labbra scesero ancora un po', delicate come una piuma, e lasciarono un dolce bacio all'altezza del cuore.
Kurt avvertì un improvviso e piacevole calore invadergli il petto, e sentì l'improvviso bisogno di annegare nei suoi occhi ambrati. Gli sollevò il viso con l'indice, facendo in modo che i loro sguardi limpidi si incontrassero. "Ti cerco da una vita" gli sussurrò, con voce spezzata dall'emozione.
Il sorriso che gli rivolse Blaine poteva illuminare New York. La luce nei suoi occhi, il battito accelerato del suo cuore, valevano ogni granitata, ogni offesa, ogni umiliazione, ogni battuta sarcastica, ogni scherzo. Niente aveva più importanza. Niente che non fossero loro due, su quel letto, in quel momento. 
"Quindi adesso stiamo insieme?" chiese il castano dopo qualche secondo, arrossendo visibilmente. 
"Beh, spero di sì" gli rispose Anderson con un sorriso sghembo, strofinando il naso contro il suo. "Perché giuro, che tu lo voglia o no, prenderò a pugni qualunque altro Adam-dei-miei-stivali che proverà ad allontanarti da me."
"Sei per caso geloso?" chiese Kurt, con un largo sorriso compiaciuto. Si sentiva felice come mai prima di allora. Stava letteralmente levitando a qualche metro da terra.  "Perché sei adorabile..."
"Può darsi..." ribattè il moro, incapace di contrastare il sorriso che gli squarciava il viso. "A te non dispiace se frequento Chandler, vero?"
Gli occhi dell'altro ragazzo si congelarono, mentre l'aria attorno a loro si faceva più fredda. "Non provocarmi. Ti assicuro che se lo vedo ancora a meno di centocinquanta metri da te, vi farò passare il quarto d'ora peggiore della vostra esistenza. Sono stato chiaro, Anderson?" sibilò, minaccioso.
"Trasparente, Hummel" rispose Blaine, non cambiando espressione. "E, tra parentesi, anche tu sei adorabile quando sei geloso." Gli accarezzò il volto con le dita. "Non credere di poterti liberare così facilmente di me, dopo quello che abbiamo passato..."
I pensieri di Kurt volarono alla settimana in cui il suo ragazzo (brivido lungo la spina dorsale) era stato ricoverato in infermeria, e il suo sguardo si incupì. "Blaine, promettimi che non rischierai di nuovo la vita. Promettimi che non mi lascerai. Ho bisogno di te." sussurrò con la voce spezzata, fissando il copriletto. Era vero. Aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di lui come l'acqua, come l'aria.
Una mano calda gli sollevò con delicatezza il mento, facendo incontrare i loro occhi. "Te lo prometto, Kurt. Non ti dirò mai addio." gli assicurò, con tutta la fermezza di cui disponeva. 
Avvicinò i loro visi, unendo le loro labbra in un bacio dolce, lento, che sapeva di 'per sempre'.


 

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Capitolo 26
*** Could you say it twice? ***


-Note dell'autrice-
Buon sabato! Eccoci col ventiseiesimo (e quintultimo, all'incirca) capitolo.
Come sempre -e non è mai abbastanza- vorrei ringraziare di cuore le sedici persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
Ginevra_KH, Ekija89, rosa_cherokee, Gleek98lovefinchel, harryello, fearlesslyandforever, wislava, robbbe83, _Anto, Jamyra, Marta Mancini, AimeeGrimo, Sslaura, Stormer99, diamantina591
Siete magnifici!
E un abbraccio stritolante anche ad Elena, Francesca, Je, Mary, Paola e Rob, che mi minacciano di morte con tanto amore <3



Could you say it twice?


"Sei pronto?" chiese Blaine, ansioso
Kurt annuì, guardandolo con serietà. "Dobbiamo farlo, Blaine. Altrimenti sarà solo peggio."
Il Warbler sospirò, passandosi una mano fra i capelli ricci. Gli tese la mano, che il castano strinse prontamente. Si sentì subito meglio, con le dita intrecciate alle sue. La sua stretta forte e rassicurante gli diede il coraggio di attraversare l'arcata della mensa. "E andiamo."
Fecero scorrere lo sguardo su tutti i tavoli occupati, finché non trovarono ciò che stavano cercando.
Blaine si avvicinò al suo orecchio per sovrastare tutto quel baccano. "Da quant'è che Jeff, Nick e Wes si siedono allo stesso tavolo del G.C.?"
Hummel cercò di non focalizzarsi sul suo fiato caldo, che gli aveva accarezzato il collo facendogli venire la pelle d'oca. "Mi preoccupa più il fatto che stiano parlando fitto fitto con Rachel e Puck, sinceramente."
Li raggiunsero con titubanza, continuando a tenersi per mano, incuranti degli sguardi incuriositi degli altri studenti.
Una volta fermi dietro di loro, tossicchiarono rumorosamente per richiamare l'attenzione. I cinque sollevarono immediatamente la testa, guardandoli distrattamente, per poi rituffarsi nel loro conciliabolo. "Ciao, ragazzi." borbottò Jeff, prima di ricominciare a gesticolare concitatamente.
Dopo qualche istante si bloccarono, come folgorati. "Avete visto quello che ho visto io?" sussurrò Nick con voce strozzata, sconvolto.
"Loro erano... erano.." Wes sembrava non trovare le parole.
Dieci paia di occhi si fissarono di nuovo su Kurt e Blaine, che aspettavano sorridenti, scendendo lentamente fino alle loro mani intrecciate.
Rachel spalancò gli occhi scuri, luccicanti di speranza. "Voi due... Voi due..."
"Ci siamo messi insieme" conclusero i manipolatori per lei, guardandosi negli occhi con dolcezza.
Ho un ragazzo. Ho un bellissimo e dolcissimo ragazzo. Non ce la posso fare.
Ci fu un attimo di silenzio e poi...
"LO SAPEVOOO!" esplose Puck, alzandosi in piedi e scagliando in aria i pugni. Molti dei presenti si voltarono verso di lui, interdetti. 
Wes sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, mentre abbracciava Rachel con trasporto. I Niff iniziarono a saltellare sul posto, gridando qualcosa di terribilmente simile a "Klaineistheendgame Klaineistheendgame Klaineistheendgame"
"FERMI!" ordinò Noah dopo pochi minuti, alzando solennemente le braccia.
Kurt e Blaine erano diventati color peperone, e cercavano conforto stringendosi l'uno all'altro.
Immaginavo che sarebbe andata così...
"Ora portate i vostri bei sederi su questa panca e ci spiegate per filo e per segno cos'è successo. E com'è stato il vostro primo bacio."
Rachel annuì con convinzione. "Con i dettagli sconci."
"Molti dettagli sconci" rincarò la dose Jeff, con un'occhiatina maliziosa.
"Oh mio Dio" mugolò Kurt, affondando il viso nel collo di Blaine, che gli accarezzò la spalla con fare rassicurante. 

"Beh, direi che è andata abbastanza bene...", commentò Anderson due ore dopo, mettendo piede fuori dalla mensa.
"Intendi a parte il fatto che abbiamo dovuto ripetere la storia sette volte, ricordandoci per filo e per segno ogni parola che ci siamo detti, e che tra circa dieci minuti tutto il McKinley saprà che stiamo insieme?" ridacchiò Hummel, visibilmente sollevato.
"Dieci minuti?" ripeté Blaine, stringendogli una mano sulla vita e avvicinandolo a sé. "Così tanto? Sei ottimista."
Kurt arrossì e distolse lo sguardo, sentendo distintamente il calore delle dita dell'altro ragazzo da sopra il sottile tessuto della maglia.
Il riccio mollò subito la presa con aria imbarazzata, iniziando a balbettare. "Scusa, non volevo metterti a disagio. E' che... m-mi viene spontaneo toccarti e... sfiorarti. Ma se ti dà fastidio---"
Il castano lo interruppe, sollevandogli il mento con decisione e facendo incontrare di nuovo i loro occhi. "Blaine, sta' tranquillo. Mi piace quando mi..." avvampò, schiarendosi la gola. "quando mi tocchi. E' per questo che arrossisco: mi fa... mi fai sentire bene."
Sul volto dell'altro si allargò un enorme sorriso, e Kurt rimase un attimo spiazzato dalla luce che illuminò i suoi occhi color ambra.
E' stupendo. Ed è mio.
"E' una fortuna, perché anch'io adoro toccarti. La tua pelle è bellissima." sussurrò, baciando il palmo dell'altro, poggiato sulla sua mascella.
Le labbra di Hummel si arricciarono automaticamente verso l'alto. "Blaine Anderson è un romantico... Chi l'avrebbe mai detto?" Rabbrividì, e il suo cuore perse un battito quando sentì le labbra dell'altro scorrergli delicatamente sul polso, inspirando profondamente. 
"Adesso lo sai. E' tutto quello che importa." mormorò il riccio, respirando sulla sua pelle. 
"Oh, ma che teneri." commentò una voce sarcastica a pochi metri da loro. Si girarono di scatto, notando un indolente Sebastian poggiato mollemente alla parete di fronte. "Non rimanevo così senza fiato da quando un pezzo di moussaka mi è rimasto in gola."
"Smythe" quasi ringhiò Anderson, spostandosi istintivamente davanti al proprio ragazzo, come per proteggerlo... o allontanarlo. 
Al francese non sfuggì quel movimento, infatti replicò con un sorrisetto strafottente: "Ma come, Blaine, hai paura che possa portarti via anche lui? Da cosa nasce tutta questa insicurezza?"
Gli occhi del riccio saettarono sulla figura di Kurt, seminascosta dietro di lui. Il Warbler sembrava teso.
Oh, Blaine...
"Sarebbe davvero crudele da parte mia, no?" stava continuando Sebastian, avvicinandosi lentamente ai due ragazzi e annuendo alle sue stesse parole. "Già con Adam hai sofferto molto, pensa come sarebbe se qualcuno a cui tieni davvero, che ami, si allontanasse da te all'improvviso." Sfarfallò velocemente le dita sottili, mimando il movimento di qualcosa che scompare. 
Il cuore di Kurt si spezzò nel suo petto quando intravide una scintilla di dolore, di smarrimento, attraversare gli occhi di Blaine, nonostante stesse cercando di nasconderla. Vide la sua mano tremare visibilmente...
Eccola la sua debolezza. Sotto quell'armatura di fascino, di carisma, si nascondeva una profonda insicurezza: il terrore di perdere qualcosa a cui teneva profondamente. Di perdere lui.
Il castano non poté che amarlo un po' di più. 
"Chiudi quella bocca da cavallo che ti ritrovi, Smythe." gli sibilò, con astio. Non poteva sopportare che il suo neo-ragazzo soffrisse per colpa di quell'idiota. Possibile che al mondo esistano persone così meschine? Entrambi gli Warblers si voltarono verso di lui, sorpresi. 
Questa volta sono IO a dover proteggere LUI. 
"Non pensare di potermi abbindolare. Giusto facendomi ubriacare hai avuto modo di avvicinarti a me, e ti assicuro che non succederà più" continuò, con gli occhi di ghiaccio. "Non ti prenderei in considerazione neanche se fossi l'ultimo esemplare di sesso maschile su questa Terra. Piuttosto divento etero o mi faccio prete. E ora, se vuoi scusarmi..." si girò all'improvviso verso Blaine, che lo stava guardando con gli occhioni lucidi, e lo attirò a sé. Lo baciò con passione, le mani che si intrecciarono ai suo ricci, e per un attimo, col cuore che batteva all'impazzata e brividi che lo attraversavano in tutto il corpo, si dimenticò di quel bastardo dietro di lui. Si separarono dopo qualche secondo, ansimanti.
"Non ti dirò mai addio", sussurrò Kurt sulle labbra dell'altro, scostandogli dolcemente un ciuffo dalla fronte. "Nemmeno un uovo crudo spiaccicato sulla testa mi ha impedito di stare con te, e pensi che un francese coi dentoni lo farà?"
Blaine rise debolmente,
"Forza, andiamo in camera." Lo trascinò dolcemente lungo il corridoio, senza staccare gli occhi dai suoi. All'improvviso, si girò di nuovo verso il Warbler, che li osservava sbalordito. "Ah, Sebastian. Va' al diavolo."

La porta si chiuse dietro di loro con un leggero tonfo, e Kurt si girò verso Blaine. Il riccio non resistette allo sguardo intenso di quegli occhi di ghiaccio, e abbassò la testa, imbarazzato e mortificato.
Come posso pensare di aiutarlo, di proteggerlo, se in realtà sono io quello che ha bisogno di essere salvato? Mi avrà preso per un ragazzino insicuro... Lui invece è così coraggioso, così forte! 
E dai suoi incubi sembra che ne abbia passate così tante. Io solo perché sono stato tradito dal mio ragazzo mi sono sentito il mondo crollare addosso. Basta che quell'idiota mi minacci di portarmi via il ragazzo... il ragazzo che amo, e non sono più in grado di spiccicare parola.
Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, maledicendosi.
E se non fossi in grado di aiutare Kurt come meriterebbe? Di certo non ha bisogno di un altro peso sulle spalle, non ha bisogno di altre complicazioni nella sua vita.
Si accorse di aver strizzato le palpebre solo quando una mano fresca e delicata si chiuse sulla sua, e alzò la testa, sorpreso. Incontrò due occhi limpidi e azzurri che lo guardavano; rimase ipnotizzato da quelle iridi così profonde, come se non potesse impedirsi di continuare ad affondarvi.
Non c'era niente di quello che aveva temuto di scorgere, nell'espressione di Kurt. Non c'era finta compassione, non c'era delusione, non c'era condiscendenza. C'era solo un'infinita, infinita dolcezza, e qualcos'altro che aveva quasi paura di identificare. Qualcosa che gli fece vibrare il cuore e fermare il respiro. Una luce che sapeva di avere negli occhi quando parlava di Kurt o pensava a lui. Deglutì, facendo scorrere gli occhi sui suoi lineamenti armoniosi, e concentrandosi con eccessiva attenzione sulle sue labbra sottili e rosee.
"Blaine" gli sussurrò il ragazzo dolcemente, intrecciando le dita alle sue. "Lo so a cosa stai pensando..."
"Ah, sì?" chiese mugugnando il riccio, guardandolo da sotto le lunghe ciglia.
"Sì, è ti assicuro che non è vero. Io non penso che tu sia debole." 
Blaine lo fissò stranito, mentre l'altro continuava sorridendo. "Anzi, a dire la verità, trovo estremamente dolce e lusinghiero sapere che hai paura di perdermi... E ascoltami bene." La sua espressione si fece seria quando incatenò gli occhi del suo ragazzo ai propri. "Con me non essere il 'Golden Boy' della Dalton. O il leader degli Warbler. Non devi essere senza paura, fingere sempre che vada tutto bene, nasconderti dietro un falso sorriso. Con me devi scoppiare a piangere, urlare fino a che hai fiato in gola, saltellare di qua e di là per la stanza...
Solo... sii te stesso. Perché questo è abbastanza per me"
Gli occhi del Warbler brillarono di riconoscenza, mentre un brivido piacevole gli avvolgeva lo stomaco. 
Ormai ne era sicuro: non poteva vivere senza Kurt. Come aveva fatto a svegliarsi per diciott'anni della sua vita senza la certezza di poter annegare in quelle iridi ghiacciate? O di poter annusare il suo meraviglioso profumo di vaniglia? Senza il privilegio di poter sfiorare la sua pelle delicata con le dita o sentire la sua meravigliosa voce accarezzargli le orecchie?
Fu in quell'istante che una consapevolezza lo colpì con la forza di un tir.
"Ti amo."
Glielo disse con sicurezza, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E lo era. Era stato così semplice innamorarsi di quel ragazzo testardo e irritante che aveva reso inagibili tutte le sue scorte di gel in una volta. perché anche quando aveva giurato con tutto se stesso di odiarlo, in fondo in fondo sapeva che quegli occhi lo avevano catturato al primo sguardo. E non lo avevano più lasciato andare. 
"Beh, menomale. perché ti amo anch'io." rispose l'altro, con la stessa semplicità e le guance leggermente arrossate per la sorpresa.
E' così bello...
"Magari questo non era il luogo migliore per dirtelo. né il momento, considerando che due minuti fa hai mandato al diavolo Sebastian, ma---" borbottò Anderson tutto d'un fiato, iniziando a farsi prendere dal panico.
"Non mi interessa un fico secco del momento, sinceramente. Avresti potuto dirmi che mi amavi durante un appuntamento in mongolfiera, e non sarebbe stato più vero di questo."
Blaine gli rivolse un sorriso sincero e raggiante, inclinando la testa e avvicinando le labbra alle sue con un sospiro estasiato.
Non posso credere di meritarmi davvero un ragazzo come lui. Sarò stato Gandhi nella mia vita precedente...
"Aspetta" lo interruppe Kurt;  Il riccio lo guardò con aria confusa, cercando in tutti i modi di smetterla di fissare la sua bocca come se la volesse mangiare.
Ma è così soffice... e così invitante...
 Il castano avvampò, iniziando a balbettare con gli occhi bassi. "Non è che potresti dirmelo due volte?" 
Oh mio Dio. Ma è adorabile. 
"Ti amo" ripeté senza esitazione, strofinando il naso sul suo collo e inspirando profondamente. "E siamo a due".
Kurt fremette, chiudendo le palpebre istintivamente. 
"Ti amo" le sue labbra scivolarono lungo la sua mandibola, leggere come piume. "Tre"
La sua pelle è perfetta, così liscia, così morbida...
"Ti amo" la sua voce si faceva sempre più bassa e roca, mentre gli lasciava un lieve bacio all'angolo della bocca. Sorrise con dolcezza, sentendo le labbra dell'alto ragazzo arricciarsi istintivamente verso di lui.  "E siamo a quattro."
La sua bocca si mosse finalmente su quella di Kurt, decisa e delicata allo stesso tempo, mentre le sue mani gli circondavano i fianchi. Sospirò, sentendo il viso andare a fuoco e un brivido familiare invadergli il petto. Non poté impedirsi di mordicchiare con tenerezza e passione il suo labbro inferiore, assaporando quel dolce sapore di pesca, e ammirandone il rossore quando si separarono con il fiato corto. "Ti amo."



Kurt era di fronte ad un terribile, terribile dilemma amletico.
Chiuso in bagno, conclusi i suoi innumerevoli rituali d'idratazione, doveva decidere cosa indossare per andare a dormire. 
Sì, insomma, adesso era fidanzato col suo compagno di stanza, non poteva certo permettersi di tornare di là indossando un sacco di iuta; ma non poteva neanche sfilargli davanti in modo troppo... provocante. O forse sì? Solo il pensiero lo faceva avvampare.
Sbuffò, passandosi una mano fra i capelli. Aveva già infilato degli aderenti pantaloni blu notte, adesso le opzioni erano due:
1) anonima maglia a maniche lunghe in tinta coi pantaloni;
2) t-shirt con ampio scollo a V (e rischio di sollevamento oltre l'ombelico).
E se lui si mettesse una di quelle canottiere sottili che si metteva di solito? Non so se ce la faccio a non saltargli addosso, questa volta. Beh, comunque se la sarebbe cercata... E sarei tipo "autorizzato", adesso, in quanto suo ragazzo...
Sorrise come un idiota, sospirando. Non poteva credere di avere davvero un fidanzato. E non UN fidanzato qualsiasi. Blaine. Il ragazzo più dolce, stupendo e meraviglioso di questo pianeta. Che lui amava, ricambiato.
Che mi sta aspettando di là.
Cercando di non riflettere troppo su quella scelta, afferrò la t-shirt scollata e la infilò, dandosi un'ultima occhiata allo specchio. 
Speriamo di non sembrargli ridicolo...
Aprì la porta del bagno con malcelata ansia, impaziente di godersi la figura di Blaine in pigiama.
Sospirò in modo molto innamorato quando lo vide disteso sul letto, con la testa poggiata alla spalliera. 
Era completamente rilassato, apparentemente immerso in un libro. Le sue gambe muscolose erano fasciate da degli aderenti pantaloni lunghi, e le sue spalle erano messe in evidenza da...
Sì, una DANNATA canottiera attilata.
Sì senti improvvisamente la gola secca e le guance in fiamme. 
Sarà meglio che torni in bagno ad infilarmi un maglione sformato: con lui non posso competere.
Stava giusto per fare dietro front, quando una voce roca lo fermò. "Kurt?"
Il castano incrociò i suoi occhi con aria titubante, aspettandosi una risatina divertita o qualcosa di altrettanto umiliante. 
Fu assolutamente sorpreso di vedere Blaine deglutire rumorosamente, mentre i suoi occhi ambrati e spalancati scandagliavano attentamente la sua figura. Il suo sguardo indugiò un po' troppo sul suo fondo-schiena e sull'ampia porzione di pelle lasciata scoperta dallo scollo a V, e l'altro ragazzo avvampò.
Oh. Allora ho fatto centro. 
"Ricordami di ringraziare Santana" mormorò il riccio, prima di tornare a (cercare di) leggere il libro, con scarsi risultati.
Con un sorrisetto innocente Kurt si avvicinò al letto, e trovò necessario stiracchiarsi inarcando la schiena, facendo sollevare la maglia oltre l'ombelico. Fu più o meno a quel punto che una mano calda e forte lo afferrò per la vita, trascinandolo a sedere sul materasso. 
"Te la sei cercata" gli soffiò Blaine sulla nuca, iniziando a strofinare le labbra sulla sua scapola, il romanzo ormai dimenticato. "Sei diabolico"
Kurt rabbrividì, sentendo la pelle della spalla andare a fuoco. Non si poté impedire di mugolare di soddisfazione quando la bocca dell'altro ragazzo si spostò sulla base della sua gola, iniziando a torturare una specifica porzione di pelle particolarmente sensibile. "Disse quello che si mette delle canottiere praticamente inesistenti." riuscì a borbottare con voce tremolante. 
Si girò finalmente verso di lui con sguardo malizioso, e intrecciò le dita ai suoi ricci. Avvicinò il viso alla sua spalla sinistra con estenuante lentezza, senza distogliere l'attenzione dalla pupille dilatate. Quando finalmente toccò la sua pelle olivastra, lasciandovi una striscia di baci umidi, la sua mano libera scivolò sotto la canottiera sottile, andando ad accarezzare i suoi addominali scolpiti. Iniziò a disegnare cerchi immaginari con le punte delle dita, mentre nella gola dell'altro nasceva un gemito roco. Non appena lo udì, un brivido eccitato attraversò la spina dorsale del castano, che abbandonò a malincuore il suo collo per divorare le sue labbra morbide. Il moro fece scivolare dolcemente la lingua nella sua bocca, intrecciandola alla sua e accarezzandogli il palato. 
Hummel sospirò, allontanandosi per riprendere fiato. Le sue labbra si incurvarono automaticamente in un sorriso quando vide gli occhi limpidi di Blaine osservarlo con amore. 
"Dormiresti con me, stanotte?" gli sussurrò il riccio, accarezzandogli una guancia.
Il castano avvampò, andando nel panico.
Ma come? Stiamo insieme solo da pochi giorni e sì, lo amo, ma non so se sono pronto per una cosa del genere! E se non sapessi cosa fare, dove mettere le mani?
"Ehi, amore, calmati." lo tranquillizzò il riccio, notando la sua tensione. Kurt si sciolse sentendosi chiamare con quell'appellativo, e il suo cuore perse un battito. "Intendevo davvero solo 'dormire'."
Ah. 
"Ce-certo." balbettò, in imbarazzo per aver tratto conclusioni affrettate. 
Blaine lo invitò a distendersi sotto le coperte con un sorrisetto divertito, e Kurt non se lo fece ripetere due volte, dandogli le spalle. Affondò il viso nel suo cuscino e... wow. Quell'intenso profumo di nocciola era esattamente come se lo ricordava: familiare e rassicurante. Sentì il cuore accelerare quando le braccia accoglienti del riccio gli avvolsero il petto con fare protettivo; e si schiacciò di più contro il suo torace. Poteva avvertire il battito del suo cuore attraverso la canottiera sottile.
Era una sensazione meravigliosa; nuova e conosciuta al tempo stesso. La sua mano sinistra si intrecciò istintivamente al suo braccio, mentre sentiva il naso di Blaine affondare fra i suoi capelli morbidi. Anche le loro gambe trovarono il proprio posto automaticamente, allacciate le une alle altre. 
Si addormentò pochi istanti dopo, cullato dal respiro lento e regolare dell'altro ragazzo e da un dolce tepore. 



 

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Capitolo 27
*** Perfect ***


-Note dell'autrice-
Buon sabato a tutti, e scusate il ritardo!
Come sempre, un grazie cosmico alle persone che recensiscono/leggono in silenzio/mi bullizzano  con foto di carlini e Blaine tristi per avere il capitolo... 
Siete il miglior fandom dell'universo <3



Perfect


Kurt si svegliò e sollevò pigramente le palpebre. Impiegò qualche istante a capire cosa fosse quella cosa morbida e calda sotto di lui che si gonfiava e riabbassava ritmicamente. Alzò la testa, confuso e insonnolito, stropicciandosi gli occhi con una mano. Sul suo volto si dipinse un sorriso tenero quando finalmente capì che era appoggiato al petto di Blaine, che aveva un braccio disteso mollemente sul suo fianco.
Il moro stava ancora dormendo, col viso sul cuscino e la bocca leggermente aperta. I suoi lineamenti erano addolciti da un lieve sorriso che gli arricciava le labbra verso l'alto, regalandogli un'espressione beata. I suoi capelli ricci e disordinati risaltavano sul candore della federa; un ciuffo scuro gli accarezzava le palpebre, mentre le lunghe ciglia sfioravano le guance olivastre. 
Kurt sospirò, trattenendo a stento l'impulso di avvicinarsi e toccare quelle labbra morbide e piene.
Blaine voltò la testa, sistemandosi meglio sul cuscino, e un intenso profumo di nocciola colpì le narici del suo ragazzo. 
Era meraviglioso. Per un attimo desiderò di potersi svegliare ogni mattina così, con il suo braccio che gli circondava la vita con affetto, sostenendolo anche quando dormiva.
Un rumore lo distolse dai suoi pensieri. "Kurt" mormorò Anderson nel sonno, per poi sospirare e sorridere con maggiore intensità.
Il castano sentì il proprio cuore perdere un battito, e un piacevole tremore invadergli le membra. 
Lo stava sognando? Non poteva credere di essere la ragione del bellissimo sorriso che si era dipinto sulle sue labbra. Quel sorriso che aveva il potere di farlo sciogliere come un ghiacciolo e fargli sentire le farfalle nello stomaco. 
Non trovò altre scuse, a quel punto, per non avvicinarsi lentamente al suo viso, sentendo il materasso cigolare sotto di sé e facendo leva sugli avambracci. Inclinò leggermente la testa e accostò la bocca alla sua, avvertendo il suo fiato caldo accarezzargli le guance. Lo sfiorò con un bacio delicato e languido, felice di sentire le sue labbra morbide e soffici a contatto con le proprie. Il respiro di Blaine accelerò, e i suoi muscoli si irrigidirono istintivamente: si stava svegliando. Kurt non si allontanò da lui di un millimetro, e pochi secondi dopo lo sentì sorridere nel bacio, cosa che gli provocò una scarica lungo la spina dorsale. Fece per staccarsi con un sospiro, sorridendo a sua volta, ma il riccio mugolò contrariato, aggrottando le sopracciglia. Lo tirò leggermente per la maglia, facendo ricongiungere le loro labbra, e Kurt ridacchiò. 
"Sei molto cosciente per uno che ha aperto gli occhi da due minuti" alitò, non senza una certa malizia.
"Diciamo che ho avuto un risveglio... interessante" sussurò Blaine in risposta, strofinando il naso sulla sua mascella.
Il castano si sentì un attimo in imbarazzo per il proprio gesto impulsivo. "Mi dispiace averti svegliato... E' che... non ho saputo resistere." ammise, arrossendo. 
L'altro ragazzo gli accarezzò una guancia col dorso della mano, facendo incontrare i loro sguardi.
Dio... Non mi abituerò mai ai suoi occhi.
"Io non ho proprio intenzione di lamentarmene..." ridacchiò con un mezzo sorriso. "Anzi, se adesso mi potessi dare un bacio come si deve sarei più che---"
Quando le labbra di Kurt incontrarono le sue quasi con irruenza, fece un verso a metà fra un sospiro e una risata. "Ammettilo" lo punzecchiò" ci hai preso gusto a baciarmi all'improvviso." In risposta a quella provocazione, il castano passò lentamente la lingua sul suo labbro inferiore, intrecciando le dita ai suoi capelli e accarezzandogli la nuca. 
"Te l'ho mai detto che i tuoi ricci senza gel sono moolto meglio?" mormorò sulle sue labbra. "Sei molto sexy con i capelli arruffati"
Ma cosa sto dicendo?! Prendi nota, Kurt: la mattina dici cose imbarazzanti... 
Ma vere.
Non di nuovo tu! Pensavo che te ne fossi andato!
Bel ringraziamento! Come faccio ad andarmene, genio? Sono il tuo cervello!
"Oh, ma davvero?" commentò Blaine, divertito dal rossore che aveva appena macchiato le guance dell'altro ragazzo. "Allora questo è il vero motivo per cui hai congelato tutte le mie scorte di gel... Comunque, non sarò mai sexy quanto te in quel dannato pigiama aderente." gli lanciò un'occhiata eloquente e, se possibile, Kurt arrossì ancora di più.
"Ora, vogliamo rimanere a letto tutto il giorno, o prima o poi andremo a fare colazione?" chiese retoricamente il riccio.
Il castano deglutì, mordendosi le labbra.
Rimanere a letto tutto il giorno? Con Blaine. Col mio fidanzato. Col mio tremendamente eccitante fidanzato. Che mi ha appena detto che sono sexy.
Devo stare calmo. E magari dare la risposta giusta. Che non è: "Voglio pomiciare con te in questo letto finché non mi si staccano le labbra o svengo"... Vero?

Vuoi sentire la mia opinione?
NO!
Dato che non era sicuro di riuscire a formulare la risposta giusta (o sbagliata, a seconda dei punti di vista) a quella domanda, si limitò ad arrossire fino alle punte dei capelli e borbottare qualcosa di inintelligibile mentre si alzava dal letto.
"Ehi" lo fermò Blaine, confuso. "Dove vai?"
Kurt si girò verso di lui, con un sopracciglio alzato. "A fare colazione"
Trovò tremendamente sexy il ghigno che gli rivolse Anderson prima di afferrarlo per la maglia e trascinarlo di nuovo sul letto. 
"Ma io ho detto 'prima o poi'" gli fece notare con un sorrisetto malizioso, prima di catturare le sue labbra in un bacio appassionato. 
"In tal caso..." Il castano gli gettò le braccia al collo, facendogli appoggiare la schiena al materasso e passando lentamente la lingua sulla sua gola. 

"Mi stavo chiedendo..." iniziò Kurt, con lo sguardo rivolto alla moquette del corridoio.
Blaine si girò istintivamente verso di lui, chiudendo la porta della camera dietro di sé.
Notò l'imbarazzo dell'altro ragazzo, e non poté impedirsi di pensare che fosse dannatamente adorabile con le guance arrossate e gli occhi limpidi. 
Tuttavia, rimase leggermente stupito dalla sua titubanza. 
Insomma, abbiamo pomiciato fino a due minuti fa... Direi che lo step "mi imbarazza chiederti..." è passato da un pezzo. 
Un brivido gli attraversò la spina dorsale quando ripensò alle mani di Kurt sulla sua mandibola e le sue labbra fresche sulla gola...
 Si riscosse solo quando la voce delicata del castano giunse di nuovo alle sue orecchie.
"Non è che ti andrebbe... uno di questi giorni... diuscireconme?"
Blaine gli si avvicinò un po', guardandolo confuso. "Scusa, Kurt, ma non ho capito nulla."
Finalmente l'altro ragazzo staccò gli occhi da terra e li puntò nei suoi. Inspirò profondamente, tentando di calmarsi. 
"Vorresti uscire con me?" ripeté, visibilmente timoroso. 
Il mio ragazzo è arrossito per chiedermi se volevo uscire con lui... Ma io lo amo!
"Intendi... come un primo appuntamento?" chiese Blaine, con un largo sorriso dipinto sulle labbra.
"No... cioè, sì. In un certo senso. Non so se si potrebbe chiamare 'primo appuntamento', visto che beh--" Iniziò a borbottare una sequela di frasi sconclusionate, e probabilmente avrebbe continuato tutta la mattina se l'altro non l'avesse interrotto. 
"Mi piacerebbe molto."
Dopo un tempo che parve infinito, Kurt tornò a respirare, mentre un dolce sorriso gli illuminava il volto. 
"Pensavo di andare a fare un giro in centro... Magari ci fermiamo in caffetteria. Se per te va bene."
"Mi sembra perfetto" commentò il riccio serenamente, allacciando le dita alle sue con naturalezza.
Sospirò a quel contatto, sentendo un immediato brivido percorrergli l'avambraccio.
Le sue iridi affogarono in quelle color cielo del castano, e un calore familiare gli invase il petto.
Sì, io lo amo...


I due ragazzi uscirono dalla caffetteria con espressioni rilassate, mentre l'aria fresca scompigliava i riccioli di Blaine (che aveva, del tutto casualmente, ridotto l'utilizzo di gel).
Kurt non si era mai sentito così felice e realizzato in vita propria. Quell'appuntamento non aveva avuto niente a che fare con l'uscita con Adam; con Blaine ogni occhiata, ogni minimo sfioramento, ogni più piccolo sorriso era stato una scarica elettrica dritta al petto. Gli era sembrato tutto così naturale ed eccitante allo stesso tempo, e non poteva credere, dopo diciotto anni passati in solitudine, di aver trovato un fidanzato come lui. Fu per questo che, del tutto istintivamente, fece scivolare la mano nella sua, dimentico della mentalità ristretta di quella piccola cittadina.
Iniziarono a camminare lungo il marciapiede, scambiandosi sguardi dolci e leggermente imbarazzati.
Kurt ebbe appena il tempo di mormorare "Questo è il miglior ap---" che una voce profonda lo inchiodò lì dov'era.
"Oh, è la mia giornata fortunata. Due fatine al prezzo di una."
No, non di nuovo. Non può essere lui. Pensavo che la prima volta fosse bastata...

Kurt si fermò di punto in bianco in mezzo al marciapiede, senza nemmeno preoccuparsi di finire la frase.
"Oh, è la mia giornata fortunata. Due fatine al prezzo di una."
Blaine si girò di scatto, incontrando lo sguardo di un ragazzo alto e ben piazzato, con una smorfia disgustata sul volto e una giacca da giocatore di football. E sì, stava parlando proprio con loro. O meglio, il suo sguardo furente era concentrato su Kurt.
Digrignò i denti, tentando di recuperare la calma.
Sentì l'aria farsi immediatamente più fredda, e voltò istintivamente la testa verso il proprio ragazzo, la cui espressione era impenetrabile. I suoi occhi, gelidi e distanti come una lastra di ghiaccio, lo sconvolsero. 
Ma lo conosce? Perché ha reagito così? Insomma, è solo un idiota. Basta ignorarlo, no?
Aprì la bocca per chiedergli cosa stesse succedendo, ma lo scimmione davanti a loro continuò. "Mi pareva di averti detto che mi dà fastidio vederti in giro."
Blaine era sempre più confuso e sconvolto. Sbattè ripetutamente le palpebre se questo potesse aiutarlo a capire perché diavolo un troglodita del genere si stesse permettendo di parlare così al suo ragazzo; che era così dolce, così delicato, e così dannatamente... Kurt.
"Si può sapere cosa vuoi?" ringhiò, incapace di trattenersi oltre.
"Vorrei che quella signorina di Hummel la smettesse di sbattermi addosso la sua anormalità." rispose quello, senza degnarlo di un'occhiata. 
Kurt rimase perfettamente immobile. Non ebbe alcuna reazione a quelle parole. Una perfetta statua di ghiaccio.
"Ritira subito quello che hai detto!" Blaine si avvicinò a lui, con gli occhi che ardevano. 
"Altrimenti cosa mi fai, nano?" ridacchiò crudelmente lo scimmione. "Credo di poter battere due frocetti." si scrocchiò le dita. "E inizierò proprio da te."
A quelle parole, il castano parve risvegliarsi all'improvviso dal suo stato di trance. "Sta' lontano da lui, Karofsky.", lo ammonì, la voce gelida e aguzza come una stilettata. Il riccio si girò verso di lui, sorpreso. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Un secondo prima sembrava impassibile, e adesso...
Nei suoi occhi di ghiaccio vide una scintilla che assomigliava terribilmente a... furia. 
Karofsky emise un verso soffocato, a metà fra uno sbuffo e una risata di scherno. "E così vorresti difendere la tua fidanzatina. Eppure, dovresti ricordarti questi."  Alzò i pugni, mettendoli in bella mostra.
Lui dovrebbe ricordare... No, non è possibile. 
Anderson era in stato di shock. Non voleva credere a ciò che gli si era appena palesato.
I suoi incubi... Sono forse per colpa sua?!
Sentì improvvisamente una gran voglia di saltare addosso a Karofksy e picchiarlo. Per quello che aveva fatto passare a Kurt. Per quello che ancora stava passando. Ogni singola lacrima versata durante la notte, ogni singolo incubo. Voleva fargliela pagare cara.
L'aria attorno a loro si stava facendo sempre più fredda, e Hummel aveva iniziato ad avanzare verso il nemico con aria inesorabile; ormai era accanto a Blaine. Questi lo guardò intensamente, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.
"Pensavo che l'altra volta avessi capito che non sono più quello di due anni fa..." ribadì il manipolatore, con un'occhiata eloquente. "Adesso te lo ripeterò un'altra volta. Sta' lontano da lui." 
Karofsky, dopo un attimo di smarrimento, recuperò il controllo di sé, e con esso un ghigno crudele.
"L'altra volta mi hai solo colto di sorpresa. Sono più che capace di sbatterti in qualche cassonetto. Come ho sempre fatto, d'altra parte." 
Blaine stava seriamente dicendo addio all'ultima scusa che gli aveva impedito di afferrare quell'idiota per il collo e incenerirlo lentamente e dolorosamente nel bel mezzo di Lima. A partire dalle sopracciglia. Se solo provava a pensare che quella specie di... di mostro aveva osato toccare con un solo dito il suo Kurt, sentiva le vene delle mani bruciare in attesa di passare all'azione. Era sicuro che da un momento all'altro i suoi occhi avrebbero lanciato scintille. Strinse i pugni fino a ferirsi i palmi, e strizzò le palpebre, inspirando profondamente per calmarsi. Poteva vedere, come se ce li avesse realmente davanti agli occhi, i lividi violacei che avevano sporcato la pelle nivea di Kurt, e le lacrime che avevano solcato il suo volto, bagnandogli le le labbra... La stessa pelle nivea che aveva accarezzato dolcemente quella mattina stessa, le stesse labbra soffici e fredde che l'avevano svegliato.
Dio, non poteva pensarci. Avrebbe voluto strapparsi dalla testa quelle immagini tremende, i suoi singhiozzi, il suo dolore... Era talmente concentrato che se ne rese a malapena conto quando una forte spinta rischiò di farlo cadere per terra. 
Il sollievo di poter finalmente passare alle mani e fargliela pagare lo fece quasi sorridere; ma una frase lo distolse dai suoi propositi. "Ti avevo detto di non provare a toccarlo." 
Non aveva mai sentito tanto odio scivolare dalla bocca del proprio ragazzo, nemmeno quando gli aveva urlato contro dopo aver sentito la conversazione fra lui e Wes; né quando aveva accusato Sebastian. Sembrava avesse deciso semplicemente di... lasciarsi andare.
E Blaine sapeva perfettamente di cosa fosse capace un manipolatore incazzato. 
Iniziò seriamente a preoccuparsi quando il viso di Karofsky si fece terreo, e lui iniziò a tremare. Le sue mani stavano... diventando violacee... Il giocatore di football sollevò i palmi fino a portarli davanti agli occhi terrorizzati. Sembrava completamente sconvolto, e non riusciva a smettere di ansimare. Il suo volto si distorse in una smorfia di dolore quando quel colore terribile iniziò a invadergli anche i polsi, seguendo la linea delle vene.
Gli sta congelando il sangue...
Anderson si girò immediatamente verso Kurt, e quasi non lo riconobbe. I suoi occhi erano impenetrabili, fissi sulle mani di Karofksy, e avevano assunto una terribile sfumatura grigia. I suoi lineamenti delicati erano induriti dalla furia e dall'odio, come se fossero stati incisi con le unghie nella pietra: non sembrava neanche più lui.
Cosa ti ha fatto, Kurt?
Eppure, non aveva perso la calma fino a che... Karofksy non lo aveva colpito. Lo stava facendo per lui! Per proteggerlo. Aveva lasciato che lo insultasse direttamente, ma non aveva permesso che toccasse lui, il suo ragazzo. 
Fu dopo aver realizzato ciò che finalmente Blaine riconobbe il suo Kurt sotto quella coltre di rabbia e odio. Ma non sapeva come fargli capire che ciò che stava facendo era profondamente sbagliato; soprattutto dal momento che, nella sua testa, una vocina petulante e vendicativa continuava a ripetergli che quello scimmione se lo meritava. 
Si limitò a fare la prima cosa che gli venne in mente: allungò una mano verso di lui, accarezzandogli dolcemente l'avambraccio. "Kurt", fu un sussurro quasi impercettibile, ma bastò perché il castano si voltasse verso di lui.
La sua maschera d'odio parve sciogliersi come neve al sole nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono. Il suo volto si ridistese immediatamente, e le sue iridi si fecero di nuovo azzurre come il cielo. Qualcosa negli occhi dorati di Blaine lo risvegliò, facendogli scuotere la testa con aria confusa, quasi come si stesse svegliando da uno strano incubo. "Va tutto bene, amore" lo rassicurò il riccio, mormorando. "Solo che..." con un gesto della testa indicò il giocatore di football, sconvolto e infervorato a pochi passi da loro.
Hummel parve rendersi conto solo in quel momento di quello che stava facendo. Si concentrò un attimo per liberare Karofsky da quella morsa di ghiaccio, e quello parve ricominciare a respirare all'improvviso, con lo sguardo ancora puntato sui propri arti, che tornarono lentamente al loro colore naturale.
"Io... Mi dispiace, non volevo..." farfugliò Kurt, apparentemente terrorizzato dal proprio gesto.
Il riccio gli sorrise dolcemente, sfiorandogli la guancia col palmo della mano. "Va tutto bene" gli ripeté, guardandolo negli occhi. "Ora torniamo a scuola."
Aveva capito. Non era colpa di Kurt, era stato più forte di lui... un istinto di protezione. Aveva solo esternato il proprio dolore, la propria sofferenza, la propria rabbia, il proprio rancore. E adesso era finita. Finalmente, dopo anni di persecuzione, era libero. Blaine lo prese per mano, dando le spalle a David e trascinandolo con calma lungo il marciapiede. 
"Se pensate che sia finita qui, froci, vi sbagliate di grosso." sibilò dietro di loro una voce carica d'ira e disgusto.
Anderson si limitò a sporgersi verso il proprio ragazzo, sussurrandogli all'orecchio con tutta la pazienza del mondo. "Aspetta un secondo", e poi fronteggiò quel dannatissimo omofobo.
Quanto può essere coglione uno del genere? Stava per morire congelato, e continua a infierire?
Senza nessuna particolare inflessione nella voce, dichiarò. "Sei un idiota" ad un attonito e infuriato giocatore di football. Dopodiché, gli scaraventò un destro sulla mascella che lo fece gemere dal dolore, mentre il suo collo si torceva verso destra in un arco doloroso. Sempre con una gelida calma, il Warbler continuò. "Ti assicuro, invece, che è finita qui. Perché ti giuro che se ti vedrò ancora a meno di tremiladuecento chilometri dal mio ragazzo..." indicò Kurt dietro di sé, che guardava la scena con gli occhi spalancati per la sorpresa. "ti farò pregare di non essere mai nato. Sono stato abbastanza chiaro?" Qualcosa nei suoi occhi ambrati convinse l'altro ad annuire terrorizzato, incapace di ribattere.
"E' stato un piacere conoscerti", concluse con un ghigno divertito il riccio, prima di tornare accanto al proprio fidanzato come se niente fosse. "Andiamo?" gli chiese, alzando gli occhi su di lui.
Kurt gli rivolse uno sguardo a metà fra l'attonito e l'ammirato. "Blaine... Credo che tu gli abbia appena rotto la mascella..." borbottò. "Si può sapere come hai fatto? Con un solo pugno, poi."
Anderson fece spallucce. "Dirigo un Fight Club alla Dalton e faccio boxe."
"Ah."


La porta della stanza si chiuse dietro di loro, e Kurt si sistemò a sedere sul proprio letto, con Blaine davanti a lui che lo guardava con dolcezza. "Kurt, lo so che non vuoi parlarne... Ma se pensi che ti possa far stare meglio, io sono qui."
I suoi occhi erano oro liquido mentre pronunciava quelle parole, intrise di sincerità.
E' davvero il ragazzo perfetto. Non si è fatto intimorire neanche quando ho rischiato di congelare completamente Karofsky... Non so cosa mi sia successo, davvero. E' che l'ho visto mettergli le mani addosso e tutto è diventato improvvisamente grigio e sfuocato. Sentivo la furia montare dentro, senza sapere come fermarla, senza sapere come calmarmi... Ero prigioniero del mio odio, della mia rabbia. Non avevo mai reagito così...
Con un sospiro, il castano alzò gli occhi su di lui. "Tu hai il diritto di saperlo. Solo... stringimi la mano." mormorò flebilmente. Quando, un istante dopo, le dita di Blaine si intrecciarono alle sue, calde e rassicuranti, sentì di essere pronto a liberarsi di quell'enorme peso. Forse avrebbe fatto male ricordare, ma doveva farlo. Per Blaine, perché lo guardava con amore e comprensione. Per se stesso, perché ne aveva passate davvero troppe. 
"Mi sono trasferito al McKinley due anni fa" iniziò, la voce poco più che un sussurro. Si concentrò su un punto dietro le spalle del proprio ragazzo, cercando di non cedere alle lacrime. "Prima frequentavo una scuola pubblica di Lima. Non avevo amici, lì... Ma non era un problema. Sono sempre stato molto riservato, e in qualche modo, in mezzo agli altri ragazzi della mia età, mi sentivo fuori posto... " fece una lieve smorfia, un sorriso amaro e consapevole, e sentì la mano di Anderson stringersi attorno alla propria. "Ho sempre saputo di essere gay, ma cercavo di tenerlo per me. Non mi fraintendere, sono fiero di quello che sono e non mi sono mai nascosto" si affrettò a spiegare, concitato. "ma non volevo dare nell'occhio. Volevo solo sopravvivere agli anni di liceo. All'inizio i giocatori di football mi ignoravano, riservandomi qualche granitata ogni tanto. Ma poi..." abbassò gli occhi sul copriletto, deglutendo rumorosamente; sentiva il nodo che aveva in gola stringersi sempre di più.
"Kurt, se fa troppo male non importa..." lo rassicurò Blaine, accarezzandogli il dorso con la punta delle dita.
"No, devo farlo, Blaine." puntò le iridi celesti nelle sue, sperando che comprendesse ciò che provava. Il riccio annuì, ma un velo di tristezza gli appannava gli occhi. Faceva male anche a lui.
"Poi mi sono preso una cotta per un ragazzo dell'ultimo anno..." Kurt avvampò, incapace di alzare lo sguardo. Era stato così sciocco da parte sua, così infantile. "E tutto è diventato troppo palese perché continuassero ad ignorarmi." parlava come se stesse raccontando la storia di qualcun altro, con aria apparentemente apatica. "Da quel momento hanno iniziato a tormentarmi."
Sentì il corpo del proprio fidanzato irrigidirsi davanti a lui, probabilmente aspettandosi il peggio.
"Ogni giorno era la stessa storia. Arrivavo a scuola, mi riempivano di granita. Uscivo da scuola, mi buttavano in un cassonetto. Durante le lezioni si limitavano a sbattermi contro gli armadietti, sotto lo sguardo disinteressato degli altri studenti. E dei professori. Hanno iniziato a lasciarmi biglietti nell'armadietto in cui mi minacciavano, a farmi chiamate mute. Quelle erano le peggiori. Sentivo il loro respiro pesante al di là della cornetta... Non era niente di prettamente fisico, quindi chi voleva poteva tranquillamente... ignorare. Una volta Karofsky mi ha detto che mi avrebbe ucciso."
Si interruppe un secondo per riprendere fiato, e qualcosa di caldo e soffice gli accarezzo la guancia, asciugandogli una lacrima. Non si era neanche accorto di aver iniziato a piangere silenziosamente.
"Non volevo dirlo a mio padre. Lui aveva già avuto un infarto, e non avevo intenzione di caricarlo anche di quel peso. Non sospettava niente... Sai..." si interruppe, e dalle sue labbra sfuggì una risata amara. "Speravo che finisse, prima o poi. Che si stancassero di umiliarmi. Che illuso. Io provavo... provavo ad essere forte, ma... Stavo morendo dentro. Mi stavo convincendo di essere anormale, di essere sbagliato." Scoprì di essere scoppiato a singhiozzare senza ritegno solo quando il suo viso affondò nella spalla di Blaine, che iniziò ad accarezzargli la schiena, mormorando con voce rotta. "Ora va tutto bene. Adesso ci sono io. Va tutto bene."
"Un giorno, alla fine delle lezioni, ero nel parcheggio della scuola. Stupidamente avevo pensato che se fossi uscito il più tardi possibile, li avrei evitati, ma... non è andata così"
Continuò con voce sottile, attutita dal corpo di Blaine. "Quella volta erano in sei e avevano queste granite in mano. Io non so cosa sia successo. So solo che ero tremendamente frustrato e infuriato, e loro stavano per umiliarmi. Ancora." Il braccio caldo del Warbler scivolò sulla sua schiena, avvicinandolo a sé in segno di conforto. "Un secondo dopo le granite erano sulle loro facce, sulle loro divise... E io stavo correndo verso casa. E' stata la prima volta in cui si è manifestato il mio potere. Non ho avuto il coraggio di tornare a scuola per una settimana. E poi è arrivato il professor Schuester, che mi ha offerto di trasferirmi qui. Ho accettato subito, ovviamente. Avrei fatto qualunque cosa, pur di scappare da quell'inferno." Ormai le parole scivolavano fuori dalla sua bocca una dopo l'altra, senza controllo. "Speravo di essermi finalmente liberato di loro... Ma sono iniziati gli incubi. Quasi ogni notte rivivevo le stesse scene, lo stesso senso di impotenza, lo stesso dolore... Eppure avevo imparato a conviverci. Avevo creato una sorta di barriera fra me e il mondo, e mi impediva di soffrire inutilmente... E poi sei arrivato tu."
Finalmente alzò la testa, e notò che gli occhi di Blaine erano lucidi e commossi. "E io ti odiavo, perché quando ho capito di amarti, ho capito anche che avresti potuto farmi soffrire senza il minimo sforzo. Bastava una tua occhiata per condizionare tutta la mia giornata, e io non potevo sopportarlo... Ma sembra che sia vero che al cuor non si comanda." terminò con una mezza risata, asciugandosi le lacrime incastrate fra le ciglia.
Blaine portò una mano alla sua spalla spingendolo dolcemente ad appoggiarsi sul proprio petto, continuando ad accarezzargli i capelli. Kurt si accoccolò docilmente su di lui, con la testa incastrata nella sua spalla, cullato dal suo respiro lento e regolare. Si sentiva finalmente libero da un grosso peso. Lì, tra le braccia del proprio ragazzo, si sentiva al sicuro, come non era mai successo prima. Era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento: qualcuno che lo abbracciasse, sostenendolo e proteggendolo.
Blaine gli baciò una tempia, senza smettere un secondo di accarezzargli la schiena, i capelli, il viso. Gli avvolse le braccia attorno al petto, permettendogli di distendersi completamente sul suo corpo, la testa appoggiata sulla sua spalla. Avvicinò le labbra al suo orecchio, e iniziò a canticchiare lievemente, la voce poco più di un sussurro. Quando riconobbe le parole della canzone, una lacrima scivolò sulla guancia di Kurt. Una lacrima di felicità: la prima da molto tempo.
            Pretty, pretty please, don't you ever, ever feel
            like you're nothing, you're perfect to me...

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Capitolo 28
*** Dubbi Amletici 2.0 ***


-Note dell'autrice-
Buonasera!
Vi rubo solo tre minuti per ringraziare, come al solito, quelle anime pie che continuano a leggere e/o a recensire questa storia dopo ventotto capitoli. (Seriamente, non so come facciate...) 
fearlesslyandforever, Sslaura, stormer_99, wislava,
gabriella_CM, _Anto, CrissColfershipper

*Distribuisce unicorni e marshmellows a mazzi*




Dubbi Amletici 2.0

Due mani calde e delicate che gli sollevavano la camicia, scivolando sui fianchi e accarezzandogli la schiena, vertebra per vertebra, salendo con lentezza. Kurt si ritrovò a mugolare e sospirare nella bocca di Blaine, artigliandosi ai suoi capelli e tentando di avvicinare maggiormente il proprio corpo al suo. Sentiva la pelle sensibile bruciare sotto i suoi palmi, mentre brividi intensi lo attraversavano in tutto il corpo. La sua mente era annebbiata da quell'insistente profumo di miele e nocciola, e non riusciva a pensare ad altro che a Blaine, la sua bocca, la sua lingua intrecciata alla propria, i suoi occhi ardenti... Le loro labbra si separarono con uno schiocco umido, e quelle bollenti del Warbler iniziarono a scorrere su e giù sulla sua gola candida, succhiando e mordicchiando ogni centimetro di pelle che riuscivano a raggiungere, probabilmente lasciandosi dietro dei segni ben visibili. Kurt appoggiò la testa contro il muro dietro di sé, mordendosi il labbro inferiore per evitare di rilasciare gemiti imbarazzanti. 
Ma che diavolo, come fai a trattenerti quando il tuo fidanzato (straordinariamente abile in certe cose...) sembra sviluppare una particolare antipatia nei confronti della tua pelle?
Un pizzicore nei pressi della clavicola gli fece recuperare un minimo di lucidità.
Devo farlo adesso... Non sono sicuro di riuscire a fermarmi se dovessimo andare più avanti...
"Blaine" mugolò, tentando di recuperare l'attenzione del proprio ragazzo.
"Sì?" rispose quello senza alzare gli occhi, soffiando sulla sua pelle sensibile. 
Kurt rabbrividì visibilmente, rischiando di mandare all'aria i propri buoni propositi per avventarsi sulle labbra arrossate e gonfie del suo ragazzo. 
Deglutì, cercando di tornare in sé. Blaine gli faceva davvero uno strano effetto...
"Non che non apprezzi il lavoro che stai facendo sulla mia gola..."
Perfetto, nonostante la voce praticamente inesistente era riuscito a tirare fuori un po' di sarcasmo.
Vai così, Hummel!
Anderson ridacchiò sulla sua pelle, ma non sembrava intenzionato ad allontanarsi di un millimetro. 
Oh, Cristo... 
Deglutì nuovamente, a vuoto, sentendosi la gola improvvisamente arida. "Ma se continui così dovrò mettermi un foulard... E la gente potrebbe insospettirsi, visto che siamo a primavera inoltrata." E con "gente" intendo Santana e Rachel. E con "insospettirsi" intendo "iniziare a fare battute sconce".
Finalmente Blaine si staccò dalla sua pelle, riluttante, non prima di aver baciato dolcemente un punto specifico dietro il suo orecchio.
"Mmh..." mugugnò con un sorrisetto, una volta allontanatosi da Kurt, che aveva appena ripreso a respirare.
Non normalmente, è chiaro. Solo respirare. 
"Cosa c'è?" chiese il castano con voce flebile.
Anderson si limitò ad allungare una mano verso la sua clavicola, accarezzando un lembo di pelle con l'indice. Hummel chiuse istintivamente le palpebre, sentendo quel punto particolarmente sensibile e caldo.
"Credo che sia un po' tardi" constatò Blaine, con aria vagamente colpevole e le pupille leggermente dilatate. "Mi dispiace, ma la tua pelle mi fa impazzire."

"Kurt!"
Una voce lo riscosse improvvisamente dai propri pensieri, e fu costretto a smetterla di ricordare le fantastiche labbra di Blaine sulla propria gola.
Quel ragazzo mi manderà al manicomio, prima o poi.
"Insomma, Kurt, ma mi stavi ascoltando?" sbottò un'infastidita Rachel Berry, appoggiando i gomiti sul tavolo.
"Lascialo stare. Dubito che presterà attenzione a chiunque non abbia i capelli ricci e un bel paio di occhioni a calamita. Dico bene, Kurtie?"
Il ragazzo arrossì sotto lo sguardo malizioso di Mercedes, Rachel e Santana. Provò a borbottare qualcosa di inintelligibile, ma fu subito interrotto. 
"E dicci: com'è il nostro hobbit preferito?" chiese l'ispanica, dandogli di gomito.
"Come, scusa?" chiese esterrefatto Hummel, sollevando le sopracciglia.
"Oh, andiamo. Sai cosa intendo." strizzatina d'occhio. "Come se la cava il suo amico ai piani bassi?"
Kurt divenne paonazzo fino alle punte dei capelli, all'apice dell'imbarazzo. "Non ho intenzione di rispondere ad una domanda del genere, non sono affari vostri e soprattutto---"
"Non ti scaldare, Porcellana" ridacchiò Santana, accavallando le gambe. "Era giusto per spettegolare un po', ma se proprio non vuoi condividere le tue esperienze..."
"Non vi direi niente anche se fosse successo qualcosa..." brontolò il ragazzo aggrottando le sopracciglia.
Gli si pararono davanti agli occhi scenari poco casti che vedevano per protagonisti lui, Blaine e il letto, e fece davvero fatica a ritornare concentrato. 
Le tre amiche spalancarono gli occhi, scioccate. "Anche se fosse successo qualcosa?" ripeté Rachel. "Vuoi dire che non è successo nulla nulla?"
"Beh, non proprio 'nulla nulla' " farfugliò Kurt, trovando un'incisione sul tavolo particolarmente interessante. "Ma niente di... particolarmente rilevante, ecco."
Come ci sono finito in questa situazione?
Pregò affinché il pavimento si aprisse sotto di lui e lo inghiottisse quando Mercedes se ne uscì con: "Dimmi che almeno vi siete strusciati un po' senza maglietta!"
Ma da quand'è che sono diventate così... impiccione!?
Il suo silenzio fu alquanto eloquente.
"Kurt..." la voce esasperata di Santana lo costrinse ad alzare gli occhi. La ragazza si stava massaggiando la radice del naso fra il pollice e l'indice, con le palpebre socchiuse. "Mi spieghi cosa aspetti a saltargli addosso e strappargli i vestiti?"
"Non capisco perché tu non l'abbia ancora fatto" rincarò la dose Rachel, ancora apparentemente turbata dalla scoperta. "Insomma, è tremendamente sexy!"
"E poi vi amate, no? Dovrebbe essere abbastanza... naturale." si intromise Mercedes, mostrando, per la prima volta quel pomeriggio, un minimo di tatto.
Il ragazzo abbasso la testa, tormentandosi le mani, senza sapere bene cosa rispondere.
Infatti, Kurt, hanno ragione: perché non l'hai ancora fatto? Eppure Blaine ti piace, e state insieme da un mese e mezzo, ormai. Lo ami, dannazione! Sogni le sue labbra che ti tormentano la gola, le sue mani calde che accarezzano i tuoi fianchi, i suoi occhi che ti guardano con una scintilla di desiderio... Allora perché non hai ancora avuto il coraggio nemmeno di sfilargli la maglietta? Non vorresti sentirlo più vicino?
Ma forse il problema non è sfilare la SUA di maglietta. Forse la verità è che hai paura di rimanere esposto, vulnerabile... Forse hai paura di non piacergli. E se lui non ti volesse? Se Blaine non ti desiderasse quanto tu desideri lui? E se ti trovassi a doverti confrontare con quelli che ti hanno preceduto? D'altra parte è stato con Adam... Magari  con lui è già andato parecchio avanti. Magari con lui ha già fatto molto più di "qualcosa". 
Kurt sentiva la testa esplodere. Una parte di lui avrebbe solo voluto gettarsi sulle labbra di Blaine e farsi trasportare dalle sensazioni; ma l'altra parte non faceva altro che riempirlo di dubbi e preoccupazioni, facendolo tirare indietro ogni volta che la questione si faceva... più calda. 
Era profondamente frustrato e confuso, e non aveva idea di come sbloccare quell'assurda situazione. 
Fortunatamente le altre ragazze colsero il suo profondo disagio, e decisero di non infierire oltre, cambiando precipitosamente argomento. 
"Quindi tra una settimana ci sarà il ballo di fine anno..." 
Ma il manipolatore non le stava più ascoltando. 



Blaine si accinse ad entrare in camera, sbuffando e passandosi una mano fra i ricci ingellati. 
Aveva trascorso il pomeriggio con Jeff e Nick, e quei due erano diventati peggio di due comari siciliane. Da qualche settimana a quella parte non avevano fatto altro che impicciarsi delle sue questioni private. O meglio, delle questioni private che riguardavano lui e Kurt.
"Allora, ci siete arrivati alla terza base?"
"Come se la cava il nostro ragazzo?"
"E a che nota arriva mentre...?"
"E' davvero così snodato come sembra?"
Si ritrovò a sospirare pensando al proprio ragazzo, con le guance in fiamme e il cuore a mille. Non si era ancora abituato al fatto di poterlo baciare, toccare, sfiorare quando voleva. La sua pelle chiara gli faceva letteralmente perdere la testa, e il suo profumo di vaniglia e menta gli incendiava le narici ogni volta che si avvicinavano. Adorava vederlo arrossire per un suo complimento, e amava il sorriso dolce e timido che gli riservava la mattina, quando si accorgeva di essersi abbarbicato al suo fianco mentre dormiva. (Cosa che Blaine adorava, per altro)
Fu con questi pensieri destabilizzanti e lo stomaco in subbuglio che aprì finalmente la porta, convinto che Kurt non sarebbe tornato dalla biblioteca prima delle sette di sera...
Eppure il suo bellissimo ragazzo era disteso sul proprio letto con gli occhi socchiusi e gli auricolari nelle orecchie. I capelli umidi e gocciolanti gli ricadevano in ciocche morbide sulle tempie, e le sue labbra sottili e rosee si muovevano impercettibilmente, probabilmente mimando le parole della canzone. Il colletto della camicia leggermente sbottonata lasciava scoperto un ampio triangolo di pelle diafana, e Blaine deglutì, facendo scorrere lo sguardo sulla sua gola. Avvertì un brivido ben distinto attraversargli la spina dorsale quando notò un piccolo arrossamento nei pressi della sua mandibola, probabilmente lasciato dalle sue labbra la sera precedente.
Senza neanche accorgersene si ritrovò ad avvicinarsi a Kurt silenziosamente, come rapito, con gli occhi puntati sul suo viso completamente rilassato. Una volta fermatosi davanti al letto, si chinò sulla sua bocca semiaperta, poggiando con delicatezza le labbra sulle sue, soffici e fresche; inspirò profondamente quel profumo inebriante, socchiudendo istintivamente le palpebre. Sentì il corpo dell'altro ragazzo irrigidirsi per la sorpresa, e immaginò gli occhi luminosi di Kurt spalancarsi per un attimo. Qualche secondo dopo, le sue labbra si arricciarono in un sorriso entusiasta, e il castano iniziò a rispondere al bacio, intrecciando le braccia dietro alla nuca di Blaine e tirandolo verso di sé. Il Warbler si ritrovò semidisteso sul suo torace, le loro pelli separate solo da un sottile strato di vestiti; poggiò i palmi sul letto, tentando di pesargli il meno possibile, e fece scivolare la lingua nella sua bocca, accarezzandogli il palato e succhiandogli le labbra. Sentì il cuore rimbombargli nelle orecchie quando un gemito cristallino sfuggì dalle labbra del suo ragazzo, e iniziò a mordicchiare la pelle sensibile della sua gola, come se non potesse fare a meno del suo sapore, del suo profumo. Kurt rabbrividì, e inarcò istintivamente la schiena, facendo scontrare accidentalmente i loro bacini; questa volta fu Blaine a lasciarsi sfuggire un gemito roco e vibrante, mentre le sue mani risalivano lungi i fianchi morbidi del suo ragazzo. Non riusciva a pensare, la testa annebbiata dal corpo del castano, dai suoi sospiri, dalla sua pelle chiarissima e delicata.
Le sue dita sfiorarono i bottoni della camicia aderente di Kurt, in trepidante attesa. "Posso?" sussurrò sulla sua mandibola, con voce più profonda del previsto. Per quanto la sua mente fosse offuscata dal desiderio che aveva di sfiorare il suo petto candido con le labbra, non avrebbe mai fatto niente contro la sua volontà. Mai.
Fu a quel punto che la situazione precipitò. Kurt si irrigidì visibilmente, allentando la presa delle braccia e spalancando gli occhi, come terrorizzato.
Terrorizzato... Da me?
Blaine si allontanò velocemente da lui, sistemandosi in ginocchio ai piedi del letto. Non voleva certo mettergli fretta o spaventarlo... Si sentì un idiota per avergli fatto una proposta del genere, e il suo stomaco si strinse in una morsa spiacevole quando anche Hummel si mise a sedere, con le guance paonazze e gli occhi fissi sul copriletto sotto di lui.
"Scusa, Kurt... Non volevo..." iniziò a borbottare il riccio in preda al panico.
Kurt lo interruppe con un piccolo sorriso, piuttosto tirato. "No... non è colpa tua. Io devo solo... asciugarmi i capelli." Detto questo, si alzò dal letto e si diresse in bagno, con lo sguardo sempre fisso sulla moquette.
Blaine rimase qualche istante a fissare la porta che si era chiusa con un leggero tonfo, preoccupato e confuso.
Io non pensavo che avrebbe reagito così... Ma qual è il problema? Forse è troppo presto, forse l'ho messo in imbarazzo. Sono stato troppo impulsivo, come al solito. STUPIDO, STUPIDO BLAINE. Sei riuscito a far scappare il ragazzo che ami in meno di un quarto d'ora. Complimenti. 
Ma magari il problema non è che è troppo presto... Se il problema fossi io? Se non volesse che a spogliarlo, a toccarlo, fossi io? Ma soprattutto, se lui non mi desiderasse con la stessa intensità con cui IO desidero lui?


"Come non gli hai ancora chiesto di accompagnarti al ballo?!" esclamò Rachel, sbigottita. "Ma è tra tre giorni!"
Kurt sospirò: lo sapeva bene. Aveva l'out-fit perfetto da circa due settimane, eppure non era ancora riuscito a mettere quelle sei parole in fila durante una conversazione col proprio ragazzo. 
Vuoi-venire-al-ballo-con-me?
Era poi tanto difficile? Beh, da un punto di vista esterno no, ma...
"E' che non vorrei che mi dicesse di no..." rispose il ragazzo, con voce flebile.
Ecco perché non glielo aveva ancora chiesto.
Senza contare che si sentiva ancora profondamente imbarazzato per la pessima figura di quattro giorni prima... Perché, perché aveva reagito così?! Stava andando tutto meravigliosamente, le labbra calde e soffici di Blaine lo stavano facendo impazzire (in senso positivo, ovviamente), e lui si era irrigidito come un pezzo di legno, borbottando come un imbecille qualche scusa assurda.
E se prima o poi Blaine si fosse stufato di aspettarlo?
Asciugarti i capelli? Sul serio Kurt: siamo a fine aprile e fa un caldo della miseria.
Quando il Warbler gli aveva chiesto gentilmente se potesse sfilargli la camicia, aveva sentito un terrore cieco assalirgli le membra. Si era figurato il proprio ragazzo seduto davanti a lui, che lo squadrava con occhio critico decretando che "no, decisamente non era abbastanza per lui."
Il castano affondò il viso fra le mani, mugolando. 
"Se volesse andarci con me, me lo avrebbe già chiesto, no?" continuò, sempre più avvilito.
L'amica gli poggiò una mano sulla spalla, con fare confortante. "Questo non lo puoi sapere, tesoro... Ma se vuoi la mia opinione, secondo me quel ragazzo è pazzo di te, e ti accompagnerebbe pure nell'arena dei gladiatori se tu glielo chiedessi" lo rassicurò con sincerità.
Il ragazzo finalmente riemerse dal suo stato di depressione acuta, con le gote arrossate. "Credi davvero?" sussurrò.
Rachel gli sorrise, ammiccante. "Ma certo! Non so se hai visto come ti guarda, o come ti sorride, o come ti parla... A volte rimanete a fissarvi negli occhi per mezz'ora sorridendo come due triglie!"
Kurt ignorò volutamente l'ultima frecciatina, mentre le sue labbra si arricciavano in un sorriso quasi doloroso.
"Stasera glielo chiederò" annunciò, annuendo con fermezza.
"Bravo ragazzo."


Coraggio, Kurt. Ora posi il maledetto libro, ti giri verso il suo letto, e glielo chiedi.
Era da quando Blaine era rientrato nella stanza mezz'ora prima (scoccandogli un sorriso mozzafiato che l'aveva stordito per un quarto d'ora), che Kurt stava cercando di convincersi a fargli quella dannatissima domanda.
Stava rileggendo la stessa frase per la ventiquattresima volta, troppo occupato a tormentarsi le mani e mordicchiarsi le labbra per capire davvero cosa ci fosse scritto. Aveva una bruttissima sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, e continuava a lanciare occhiate di sbieco all'altro ragazzo.
Oh, insomma! Ma stai aspettando un invito scritt--
"Kurt? C'è qualcosa che non va?" la voce soave e leggermente preoccupata di Blaine lo riportò alla realtà, facendogli girare la testa di scatto. Si ritrovò ad annegare in quelle iridi dorate, mentre la sensazione di nausea si trasformava in qualcosa di molto più simile ad uno sfarfallio...
"Vuoi venire al ballo con me?" propose, di getto. 
Oh, cazzo. Glielo aveva chiesto davvero? Così, all'improvviso? Nessuna preparazione, nessuna introduzione, nessuna frase sdolcinata? Poco male, il danno era fatto...
Il Warbler si irrigidì, assumendo un'espressione indecifrabile.
Perfetto, adesso mi dirà che non ci vuole andare con me. Sono stato proprio un imbecille. 
Se avesse voluto accompagnarmi me l'avrebbe chiesto... Lui me l'ha chiesto? No. Ad un ragazzo normale sarebbe bastato questo per mettersi il cuore in pace e rassegnarsi all'idea di non ballare col proprio fidanzato sulle note di qualche canzone stucchevole, ma a quanto pare io sono diventato masochista.

"Quale ballo?" la voce leggermente confusa di Blaine lo lasciò sbigottito. 
Lui... Lui non sa del ballo? Ma come, ci sono decine e decine di volantini attaccati in giro per i corridoi, e lui non si è accorto di nulla? Forse hanno ragione Jeff e Nick quando dicono che è leggermente distratto... Ma questo significa che non è vero che non me l'ha chiesto perché non voleva accompagnarmici.
Kurt non poté fare a meno di sospirare di sollievo, mentre un sorriso tenero gli distendeva le labbra. "Il ballo che ci sarà tra tre giorni. Quello di fine anno" si affrettò a spiegare.
"Ah." fu il commento de riccio.
Come non detto... Non mi sembra molto entusiasta.
"Certo che ti accompagno!" esclamò Anderson dopo qualche istante, facendolo sobbalzare. "Solo che..." si mordicchiò le labbra, lanciandogli un'occhiata strana da sotto le lunghe ciglia. "Perché non me l'hai chiesto prima? Insomma... Non eri sicuro di volere me come cavaliere?" chiese, leggermente titubante e imbronciato.
Io non ero sicu... Ma si sente bene!? Certo che lo voglio come mio cavaliere!
Dio, com'è tenero mentre si mordicchia nervosamente il labbro! E non pensavo che la sua pelle olivastra potesse diventare così invitante, con una sfumatura di ros--
Kurt, quel povero ragazzo sta boccheggiando. Pensi di rispondergli, o passerai la prossima ora a fantasticare su di lui?
Oh, giusto: la domanda.
Questa volta fu lui ad arrossire e abbassare lo sguardo sul copriletto. "Avevo paura che mi rispondessi di no; anzi, ne ero abbastanza sicuro..." farfugliò.
"E perché lo eri?" gli chiese di nuovo Blaine, sempre più interdetto.
"Beh, perché tu non me lo avevi ancora chiesto... E io pensavo che-" iniziò a borbottare, gesticolando febbrilmente.
"Sei adorabile" lo interruppe il Warbler, stordendolo con un sorriso luminoso. Pochi istanti dopo, si incupì.
"Cosa c'è?" gli chiese Kurt, ansioso.
"Il ballo è fra tre giorni, giusto?"
"Sì..."
Blaine sembrava sempre più demoralizzato, e il castano iniziava davvero a preoccuparsi.
"Blaine, ma cos---"
"Come lo trovo un out-fit perfetto in tre giorni?!"




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Capitolo 29
*** 'Cause it's true, I'm nothing without you ***


-Note dell'autrice-
Ragazzi, ventinove capitoli. Chi l'avrebbe mai detto... E' solo grazie a voi se sono arrivata fino a questo punto <3
Tutti i peluche a forma di unicorno di questo mondo non sarebbero abbastanza per dirvi quanto io vi adori!



'Cause it's true, I'm nothing without you

"Andiamo, Kurt!" insistette Blaine, mettendo su un perfetto sguardo da cucciolo. "Solo un'occhiata!"
"No, no e no. Lo vedrai stasera." ripeté Kurt per la centesima volta, stringendo al petto il proprio completo coperto dalla plastica.
Stavano discutendo da mezz'ora, ovvero da quando Hummel aveva provato a defilarsi dalla camera in stile 007 per andare a cambiarsi da Rachel e Quinn. Inutile dire che era stato scoperto subito.
"Sei perfido!" lo accusò il riccio, incrociando le braccia al petto.
"Malvagio" concordò l'altro, annuendo solennemente.
Anderson si limitò a bofonchiare qualcosa di inintelligibile, sistemandosi meglio sul letto e fissando un punto sul muro davanti a sé.
Kurt si girò verso la porta, soddisfatto, e si accinse ad uscire dalla camera convinto di averla avuta vinta.
Povero idiota.
"Sei sicuro che non possa fare proprio niente per farti cambiare idea?"
Come non detto...
Quella voce calda e provocante giunse più vicino di quanto si aspettasse, e gli si rizzarono i capelli sulla nuca. Si girò lentamente verso il riccio, che intanto si era alzato, posizionandosi al centro della stanza con le mani sui fianchi; si ritrovò a deglutire rumorosamente quando incontrò il suo sguardo divertito e malizioso. Strinse più che poté la plastica che copriva lo smoking fra le dita, muovendo lentamente la testa da destra verso sinistra in segno di diniego, ipnotizzato dal suo sguardo dorato. Improvvisamente si sentiva la gola secca. Le labbra soffici di Blaine si arricciarono leggermente verso l'alto, e il ragazzo iniziò ad avanzare verso Kurt, ancora schiacciato contro la porta.
Un passo.
"Nessun favore particolare?"
Un altro passo. 
Ormai erano molto vicini, e il castano poteva sentire il proprio cuore rimbombargli nelle orecchie.
Maledetto, maledetto Anderson! Tu e i tuoi dannati modi irresistibili.
Continuava a scuotere meccanicamente la testa, incapace di distogliere lo sguardo da quella bocca invitante a venti centimetri da lui. Non avrebbe ceduto, non poteva farlo.
Blaine si avvicinò ancora, arrivando a sfiorare la sua mandibola con la punta del naso. 
"Nessun punto della schiena particolarmente dolorante? Perché so fare dei massaggi fantastici." mormorò sul suo collo con voce roca.
A quelle parole Kurt rischiò seriamente l'infarto, ma cercò di respirare normalmente. Arrossì fino all'inverosimile e si morse le labbra per evitare di rispondere "Oh, lo immagino."
Fantasticò sulle sue mani calde che scorrevano sulle sue spalle, sulla sua schiena, sui suoi fianchi...
Chissà se un manipolatore del ghiaccio è mai morto di autocombustione...
Perché, perché si era scelto un ragazzo così dannatamente sexy? Gli bastava ancheggiare un po' e ammiccare per farlo sciogliere come neve al sole, e questo non era assolutamente giusto. 
Insomma, da qualche parte doveva esserci scritto che sedurre qualcuno per piegarlo al proprio volere era illegale. No?
Oddio... il suo profumo... 
Anderson ridacchiò, notando il rossore sulle sue guance, e appoggiò delicatamente le labbra sul suo pomo d'Adamo; Kurt si lasciò sfuggire un mugolio disperato. 
Oh, d'accordo. Al diavolo lo smoking, ora lo sbatto sul letto e gli faccio passare la voglia di provocarmi in questo modo.
Liberò una mano e la agganciò ai riccioli della sua nuca, tirandoli delicatamente verso il basso e facendogli alzare il viso. Il sorriso di Blaine si estese, e nei suoi occhi si poté scorgere un lampo di vittoria. Hummel avvicinò le labbra alle sue semiaperte, sentendo il suo fiato caldo infrangersi sulle proprie guance; il riccio passò la lingua sull'angolo della propria bocca, sciabolando le lunghe ciglia.
I walked across an empty land,
I knew the pathway like the back of my hand
I felt the earth beneath my feet,
Sat by the river and it made me complete
"Kurt" alitò il riccio sulle sue labbra. "Ti sta squillando il cellulare."
"No, non è vero" mugugnò l'altro senza allontanarsi di un millimetro; tuttavia estrasse quell'oggetto del demonio dalla tasca, ancora indeciso se ringraziare o maledire chiunque avesse interrotto quel momento. Mise un attimo a fuoco lo schermo luminoso del suo Iphone, e sospirò.
Rachel. E ti pareva.
"Pronto?"
Oddio, ma che voce aveva? Gli era uscito una specie di sussurro roco.
"Kurt? Ti senti bene? Dovevi essere qui venti minuti fa!" esclamò una voce acuta dall'altra parte della cornetta.
Kurt arrossì istintivamente, osservando il ghigno che si era aperto sul viso di Blaine. "Sìsì... Sono stato, ehm... trattenuto. Ma arrivo subito."
Chiuse la chiamata con un gesto secco, tornando ad affogare nelle iridi dorate del ragazzo di fronte a sé. "Devo andare"
Capitan Ovvio.
Il riccio annuì, visibilmente contrariato. "Significa che continueremo a parlarne stasera."
Il castano deglutì, riuscendo a stento ad abbassare la maniglia e uscire con passo claudicante.
Sono un caso disperato. E il mio ragazzo mi farà internare.
 
Kurt si sistemò il papillon azzurro, lisciandosi il colletto della camicia con cura. Afferrò la lacca e la spruzzò sul ciuffo per la settima volta, giusto per essere sicuro che nessun capello decidesse di andare per conto proprio, magari proprio mentre stava ballando abbarbicato a Blaine. 
Oddio. Ballare abbarbicato a Blaine. Con le sue mani calde che scivolavano sulla sua schiena, cingendogli i fianchi con dolcezza. E il suo respiro caldo che gli accarezzava l'orecchio. 
Arrossì visibilmente e sospirò, notando lo sguardo emozionato del suo stesso riflesso nello specchio vicino al letto di Rachel.
"Qualcuno qui si sta preparando con più cura del solito..." una voce divertita lo distolse dai suoi pensieri, facendolo girare.
"Quinn, stai benissimo!" esclamò il ragazzo, osservando il vestito cobalto che scivolava dolcemente sul fisico snello della bionda.
L'amica sorrise. "Grazie, Kurt. Anche tu stai molto bene... Scommetto che Blaine rimarrà a bocca aperta" aggiunse, con un occhiolino. 
Prima che Hummel potesse rispondere, dal bagno spuntò anche Rachel, avvolta in un vestito bianco piuttosto corto e senza spalline. "Siete pronti?" chiese allegra agli altri due, che annuirono con convinzione.
"Allora andiamo a fare stragi!"
 
Kurt inspirò profondamente, fermandosi nel corridoio prima della rampa di scale che l'avrebbe portato al piano di sotto. Quinn e Rachel erano già andate incontro ai rispettivi accompagnatori, e adesso lui doveva trovare il fegato di scendere quei trenta gradini e incontrare Blaine dove si erano dati appuntamento.
Sentiva una spiacevole sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, e continuava a tormentarsi le mani e mordicchiarsi il labbro per il nervosismo.
Coraggio, Kurt. Ce la puoi fare. 
Senza pensare troppo, si decise a lasciare il proprio nascondiglio e a raggiungere le scale con lunghe falcate. 
Non impiegò che qualche istante per notare la figura del proprio ragazzo di spalle, appoggiato mollemente al corrimano in fondo alla rampa con le mani in tasca e l'espressione serena.
Il castano trattenne rumorosamente il fiato: era bellissimo.
Aveva uno smoking nero dal taglio classico, che gli fasciava alla perfezione le spalle larghe e la vita sottile; i pantaloni erano stretti al punto giusto, e gli cingevano dolcemente le gambe muscolose. Da quello che poteva vedere, aveva decisamente meno gel del solito ad impiastricciargli i capelli, che gli ricadevano in ciocche scure sulla nuca. Si ritrovò a maledire quella dannatissima divisa della Dalton, che non gli rendeva assolutamente giustizia.
Rimase cinque minuti buoni imbambolato, con la bocca spalancata... Perché, cavolo, quel meraviglioso ragazzo era suo. E aveva detto di amarlo! Sentì improvvisamente caldo nei pressi del viso, e si portò una mano al colletto della camicia per allargare la morsa del papillon. 
Iniziamo bene... E pensare che non mi ha nemmeno sfiorato...
Si schiarì la gola per attirare la sua attenzione (dato che non era sicuro di cosa gli sarebbe uscito se avesse provato ad aprire bocca), e Blaine si girò immediatamente verso di lui.
Sul suo viso dai lineamenti armonici vide passare prima confusione, poi sorpresa, infine le sue labbra soffici si tesero in un largo sorriso che illuminò tutta la stanza. Rimasero qualche istante così, immobili, con gli sguardi incatenati e il respiro sospeso. Gli occhi del riccio (non-ho-ancora-capito-di-che-colore-siano-ma-li-amo) risplendevano di luce propria mentre seguivano i movimenti di Kurt, che aveva iniziato a scendere le scale con moolta calma, tentando di non iniziare a rotolare.
Dio, come amava il suo sorriso. Era una delle cose più genuine e spontanee che avesse mai visto.
Il castano arrivò indenne alla fine della rampa, e il suo cuore perse un battito e poi sprofondò nel suo petto quando Anderson intrecciò con molta naturalezza le dita alle sue, continuando a guardarlo da sotto quelle ciglia illegalmente lunghe. 
"Ciao" soffiò Kurt, sperando che il proprio tono non fosse davvero sognante come appariva alle sue stesse orecchie.
"Sei bellissimo" mormorò Blaine in risposta, facendolo sorridere imbarazzato. "E adoro il tuo papillon" aggiunse, ridacchiando. 
L'altro ragazzo rise con leggerezza, avvicinandosi impercettibilmente, e notò gli occhi del moro spalancarsi per un attimo. 
"Blaine? C'è qualcosa che no-"
"Amo la tua risata" lo interruppe l'altro con semplicità, facendo spallucce come se fosse una cosa ovvia.
"Io amo te." le tre parole gli scivolarono dalle labbra prima che potesse collegare il filtro cervello-bocca, e arrossì subito dopo. Beh, visto che ci siamo... "E stai da favola con quello smoking"
Quando Blaine gli regalò un sorriso da 2500 watt, prima di avvicinarsi e poggiare le labbra sulle sue, Kurt pensò che avrebbe passato la vita a fargli complimenti, se questo fosse stato l'effetto. 
 
Spalancarono la porta della palestra tenendosi per mano, e la musica assordante li stordì per un attimo. L'atmosfera era molto diversa da quella romantica della notte di San Valentino. Certo, c'erano comunque i tavoli con le ciotole di punch corretto e le luci psichedeliche che rimbalzavano sugli studenti, ma almeno non si rischiava di inciampare in un cuore rosa ogni tre per due.
Beh, non che mi sia dispiaciuto TUTTO di quella serata.
Kurt arrossì, ricordano il modo in cui lui e Blaine avevano ballato quella sera, stringendosi sulle note di A thousand years. Probabilmente il Warbler stava pensando la stessa cosa, perché dopo qualche istante esclamò: "Almeno questa volta non dovrò prenderti alla sprovvista per portarti sulla pista."
Entrambi risero, poi Blaine cambiò tono di voce, fingendosi serio. "Quindi, signor Hummel, mi fa l'onore di questo ballo?"
Kurt sorrise, afferrando la mano che gli veniva porta. "Ovviamente, signor Anderson... Ma questa volta non al centro della pista, ti prego." aggiunse, con tono leggermente preoccupato.
Il moro ridacchiò sotto i baffi, trascinandolo nell'angolo meno frequentato della palestra, dove la musica arrivava meno assordante. 
Lo attirò a sé proprio come la prima volta in cui avevano ballato, facendo scivolare i palmi sui sui fianchi e avvicinando i loro toraci con una piccola spinta; solo che questa volta il castano intrecciò le braccia dietro la sua nuca, con un sorrisetto soddisfatto. 
"Qui va bene?" gli chiese il Warbler, incatenando gli occhi ai suoi.
"Qui è perfetto" sussurrò Kurt in risposta, appoggiando la fronte alla sua e socchiudendo le palpebre. E, davvero, lì era tutto perfetto. Aveva la musica, aveva il suo ballo di quasi-fine anno, aveva le stelle, e, soprattutto, aveva Blaine. Quel meraviglioso ragazzo che lo stava stringendo delicatamente, le cui ciglia gli solleticavano il viso, e che riusciva a farlo emozionare con un semplice sorriso. Lo stesso ragazzo che aveva creduto di odiare (ricambiato), e che adesso amava con tutto se stesso (ricambiato, spero); quello che l'aveva tranquillizzato durante i suoi incubi, che l'aveva coccolato quando era insicuro e rassicurato mentre piangeva. Iniziarono a dondolare sul posto, seguendo la musica, ognuno perso nei propri pensieri.
 
                                                                                          
                                                                                                    I don't want this moment
                                                                                                                to ever end
                                                                                            where everything's nothing 
                                                                                                                                                                                                           without you                                                                                                          
                                                                                            I 'll wait here forever, just to see you smile
                                                                                                               cause it's true
                                                                                                  I'm nothing, without you
 
 
Se qualche mese prima gli avessero detto che si sarebbe fidanzato con un ragazzo del genere, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere. Kurt Hummel, una delle persone più razionali e distaccate di questo pianeta, innamorato!? Ma per favore! Queste smancerie le riservava agli altri adolescenti, lui si limitava a curare con chili di gelato al cioccolato i cuori infranti delle sue amiche. L'amore proprio non faceva per lui. Assolutamente no. 
Eppure, erano bastati due occhioni luminosi e un sorriso mozzafiato per farlo crollare.
Ormai non poteva vivere senza Blaine... Si sentiva vuoto senza di lui, come se gli mancasse qualcosa. Come se ogni volta che erano costretti ad allontanarsi si portasse via una parte importante di lui. Ed era patetico che pensasse che persino il sole sembrava più luminoso quando sorrideva, o che la sua risata migliorasse notevolmente le sue giornate.
Assolutamente patetico. 
 
                                                                                Through it all
                                                                                                         I've made my mistakes 
                                                                                                          I'll stumble and fall
                                                                                                      But I mean these words 
                                                                                                         I want you to know 
                                                                                              With everything, I won't let this go 
                                                                                                           
Eppure, non poteva fare a meno di essere assurdamente felice, lì fra le sue braccia. Si sentiva al sicuro, protetto, amato... E ne aveva fatti di errori, altroché. E avrebbe sicuramente continuato a farli. Era caduto, o meglio, era stato buttato per terra, ma sarebbe stato disposto a rialzarsi altre cento volte se Blaine fosse stato lì a tendergli la mano. Si era sentito così vulnerabile e fragile dopo avergli raccontato di Karofsky, eppure lui gli era rimasto accanto, provandogli di nuovo quanto fosse speciale e tremendamente affidabile. L'aveva stretto dolcemente a sé, e Kurt era sicuro che la sua presenza valesse ogni singola granitata, ogni singola offesa. Avrebbe fatto qualunque cosa per Blaine, per provargli quanto lo amasse. L'avrebbe protetto, sostenuto, abbracciato, baciato... Questa volta non avrebbe permesso a nessuno di portargli via ciò che lo rendeva felice, almeno finchè fosse stato sicuro che stare insieme rendesse felice anche lui. 
 
                                                                                    
                                                                                   On the streets, where I walked alone 
                                                                                                 With nowhere to go 
                                                                                                 I've come to an end 
 
Forse era davvero arrivato alla fine. Forse aveva finalmente trovato quello che stava cercando.
Blaine era semplicemente la risposta a tutte le sue domande, a tutte le sue incertezze, a tutti i suoi dubbi. Alla sua solitudine. Lui era così reale, lo era il suo respiro caldo fra i capelli, la sua fronte ancora appoggiata contro la propria. Lo erano il suo sorriso straordinario, i suoi occhi incredibili, la sua dolcezza e il suo coraggio... Lui non l'avrebbe lasciato cadere. 
Aprì gli occhi istintivamente, piantandoli in quelli ambrati del riccio. Quello che ci vide lo fece rabbrividire e sorridere al tempo stesso. Lo stava guardando come se avesse paura di lasciarselo scivolare dalle dita, come se volesse imprimersi nella mente ogni piccolo particolare della sua pelle candida, come se volesse proteggerlo e, al contempo, farlo volare libero. 
Lo stava guardando come se... come se lo amasse.
 
                                                                    I don't want this moment, to ever end
                                                                                                    where everyting's nothing
                                                                                                            without you
 
 
Entrambi sussurrarono gli ultimi versi della canzone, quasi sovrappensiero, immersi uno nelle iridi dell'altro. E non servivano altre parole.
Non voglio che questo momento finisca mai, dove tutto è niente senza di te.
Le loro labbra si cercarono istintivamente, beandosi le une del contatto delle altre, in un bacio soffice e impalpabile.
 
 
Santana chiuse la porta della palestra dietro di sé, iniziando a camminare lungo il corridoio deserto. Considerando che era dall'inizio della serata che continuava a scatenarsi sulla pista, riteneva indispensabile andare a rinfrescarsi in bagno. Il rumore dei suoi tacchi affilati rimbalzava sulle pareti, mentre la ragazza procedeva entusiasta verso la porta in fondo al corridoio, scivolando elegantemente nel suo vestito nero aderente. Quella serata stava procedendo per il meglio, e non vedeva l'ora che venisse fatto il conto delle schede per eleggere la Reginetta del ballo. Inutile dire che sperava di essere incoronata. Quando svoltò l'angolo, si ritrovò davanti una scena alquanto bizzarra. A poco più di due metri da lei, un ragazzo in divisa era chino su una scatola poggiata su un tavolino, quasi completamente nascosta dal suo corpo. L'ispanica impiegò poco più di cinque secondi per capire che in quel cubo di cartone venivano inserite le schede elettorali. 
Incrociò le braccia al petto, sollevando le sopracciglia, e tossicchiò per richiamare l'attenzione. 
Ma cosa diavolo sta facendo quello?
Il ragazzo si girò immediatamente verso di lei, con un'aria assolutamente sorpresa e una serie di foglietti fra le mani. La ragazza riconobbe nei suoi tratti affilati Smythe, membro degli Warblers nonché idiota a tempo pieno, che stava cercando di dissimulare la propria ansia con un sorrisetto strafottente. 
A quanto pare il nostro amico sta falsificando le votazioni. Si può sapere chi è stato l'erede naturale di Einstein che ha lasciato incustodita quella scatola?!
Un rettangolo di carta rosa scivolò dalla presa di Sebastian, e si adagiò con grazia ai piedi dell'ispanica. L'altro sbiancò, e fece per riprenderlo sporgendosi in avanti, ma era troppo tardi: la ragazza era già riuscita a leggere il nome scritto su di esso. 
Kurt Hummel
Santana rialzò con studiata lentezza lo sguardo dal pavimento al viso del Warbler, che si stava mordendo le labbra, non sapendo bene come comportarsi. Probabilmente stava tentando di capire quanto sarebbe stato patetico fuggire a gambe levate dall'espressione omicida della Lopez. Certo, l'idea di umiliare quel ragazzino facendolo eleggere "reginetta del ballo" era stata geniale. Non avrebbe mai finito di congratularsi con se stesso per la propria indiscutibile stronzaggine.
"Vediamo di capirci bene, coglione." esordì con voce minacciosa la ragazza, avvicinandosi lentamente a lui. "Fino ad ora non ti ho spaccato la faccia solamente perché pensavo che fosse una questione fra te, Kurt e Blaine."
Smythe si esibì in un sorrisetto sardonico, aprendo la bocca per rispondere, ma fu interrotto. 
"Ma adesso, visto che hai deliberatamente cercato di sabotare la mia salita al trono, mi sento autorizzata a farti quello che sto per fare." annunciò, fronteggiandolo con aria spavalda.
"Scusa, ma credo di non capire come una ragazza possa pensare di battermi." ribatté il Warbler, squadrandola con aria di sufficienza.
Santana sorrise angelicamente. "Così" appoggiò una mano sulla sua spalla, stringendola con forza. Smythe si limitò a ridacchiare, facendo scorrere lo sguardo dalla propria giacca al viso dell'ispanica. "Oh, sto letteralmente tremando d---" la sua frase si interruppe quando un intenso sfrigolio colpì le sue orecchie. La stoffa del completo scuro si stava squarciando sotto le dita della ragazza, veloce e inesorabile, e la camicia bianca stava per fare esattamente la stessa fine. 
"Sì, è proprio quello che pensi" commentò Santana, beandosi della sua espressione terrorizzata, e afferrando anche l'altra spalla per impedirgli di muoversi. Ci volle solo qualche istante perché un buco dai contorni bruciacchiati si aprisse sugli indumenti del Warbler, scoprendo un ampio triangolo di pelle. A quel punto, la ragazza si limitò a far scorrere l'indice vicino alla sua clavicola affondandolo nella carne con decisione. La pelle rosea iniziò ad arrossarsi, e dei piccoli taglietti comparvero attorno alla sua unghia smaltata. Smythe fu costretto a mordersi le labbra per non emettere un mugolio di dolore, mentre le sue ginocchia iniziavano a cedere. La leggera ustione sulla sua spalla bruciava di più di secondo in secondo, e stava per estendersi su tutta la clavicola. Brividi gelidi e viscosi gli si avvolgevano come spire attorno alla spina dorsale, impedendogli di muoversi.
Fu quando Santana praticò un taglio più profondo degli altri che, finalmente, il ragazzo si arrese, cadendo in ginocchio e emettendo un rantolo. La ragazza lo sovrastò, guardandolo dall'alto in basso con un ghigno. "A quanto pare non hai sentito... Sono io la stronza da queste parti"

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Capitolo 30
*** I'll do anything ***


-Note dell'autrice-
Potremmo (POTREMMO) essere arrivati al motivo per cui questa ff è arancione. 
E potremmo anche essere arrivati all'ultimo capitolo; a questo punto manca solo l'epilogo. Vi ringrazierò tutti come si deve il prossimo sabato, ma sappiate fin da ora che siete il motivo per cui ho continuato a pubblicare questa storia. 
Siete stati meravigliosi con le vostre recensioni, sempre pronti a tirarmi su di morale e a smontare i miei colpi di scena. Grazie.
P.S. Ringraziamo Ambros per il suo contributo.



I'll do anything

"Beh, chi l'avrebbe mai detto che alla fine Santana sarebbe stata eletta reginetta?" commentò Blaine, alzando un sopracciglio e trascinando Kurt in camera tirandolo per la manica.
"Probabilmente ha minacciato qualcuno..." considerò l'altro, accarezzandosi il mento con aria pensierosa. 
Il riccio ridacchiò, chiudendo la porta alle loro spalle. "Finn non è stata una sorpresa, invece..."
"Devi ammettere, però, che la faccia che ha fatto Rachel quando quei due hanno dovuto ballare come re e reginetta è stata epica." Hummel si fece scappare una risata liberatoria, ripensando all'espressione omicida della sua amica.
"Oh, assolutamente" concordò Anderson, con voce leggermente distratta. 
Kurt alzò la testa, sorpreso dall' improvviso cambiamento del suo tono, e incontrò i suoi occhi dorati fissi sul proprio viso. O meglio, sulla propria bocca.
Deglutì istintivamente e si leccò le labbra, ipnotizzato dal suo sguardo intenso.
Impressionante come la situazione fosse cambiata da un momento all'altro; prima sembravano assolutamente rilassati, e adesso la tensione che c'era fra di loro era palpabile.
Non che fosse una novità, comunque. Per tutta la serata, Kurt non aveva fatto che sentire brividi lungo la schiena ogni volta che i loro toraci si toccavano; ed era accaduto spesso, visto che avevano ballato praticamente tutto il tempo con i visi appiccicati. Si sentivano fisicamente attratti l'uno dall'altro, e anche un semplice sfioramento delle dita, un soffice bacio sul collo, o un sussurro all'orecchio scatenava in loro un'esplosione.
"C'era una cosa di cui avremmo dovuto continuare a parlare stasera..." la voce bassa di Blaine lo riportò alla realtà, facendogli accelerare il battito cardiaco.
"Ah sì?" rispose Kurt con un ghigno provocatorio. "Non mi ricordo..."
Il riccio si avvicinò con un'unica falcata, costringendolo tra il proprio colpo bollente e la porta della camera, proprio come quella mattina. "Magari così ti torna in mente qualcosa..." gli soffiò sulle labbra con un sorrisetto, iniziando a lasciare una striscia di baci umidi sulla sua mandibola.
"Ancora niente?"
Il castano si impedì fisicamente di rabbrividire, col cuore in gola e il respiro superficiale.
Dannazione, quelle labbra mi uccideranno...
"Forse sto ricordano qualche dettaglio..." riuscì a sussurrare con voce flebile. 
Le labbra di Blaine si arricciarono in un sorriso contro la  pelle dell'altro, e le sue mani calde gli cinsero i fianchi per avvicinare ulteriormente i loro petti. La sua lingua scivolò lentamente sulla giugulare pulsante, facendogli venire la pelle d'oca sulla nuca mentre abbandonava la testa contro il muro dietro di sé. Un mugolio eccitato sfuggì dalle labbra di Kurt quando il Warbler gli mordicchiò dolcemente la pelle fra la clavicola e la gola, provocandogli una scarica di adrenalina in tutto il corpo. Blaine sembrò apprezzare particolarmente quella reazione, perché iniziò a leccare e torturare ogni minima porzione di pelle che riusciva a raggiungere, dall'orecchio al pomo d'Adamo, su e giù, con una lentezza esasperante.
"Dio, Kurt" mugugnò con voce roca, fra un bacio e l'altro. "La tua pelle ha un sapore..."
Kurt rabbrividì, avvertendo il suo fiato caldo accarezzargli quelle zone sensibilmente arrossate. Proprio come quella mattina, riuscì a liberare una mano tremante per arpionarla ai suoi riccioli e costringerlo a sollevare il viso. Si fiondò letteralmente sulle sue labbra semiaperte, intrecciando la lingua alla sua e sospirando di soddisfazione quando avvertì quel gusto irresistibile inondargli la bocca. 
Quel bacio aveva qualcosa di diverso dai precedenti; era più passionale, più umido, un intreccio di labbra, denti e gemiti estasiati. 
Senza sapere bene come, Hummel si ritrovò a poggiare i palmi sul petto del moro, iniziando a spingerlo con calma contro il letto più vicino e facendolo distendere supino sul materasso. Si mise a cavalcioni su di lui, stringendogli febbrilmente il colletto della giacca e mordicchiandogli con passione il labbro inferiore. 
Proprio non sapeva da dove venisse fuori tutta quell'intraprendenza. 
Semplicemente, era da tutta la sera che non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo fisico perfetto per più di cinque secondi netti, immaginandosi che effetto dovesse fare sbottonargli la camicia e iniziare a lasciare umidi baci sul suo petto olivastro...
Ripresosi dalla (piacevole) sorpresa iniziale, Blaine mugolò direttamente nella sua bocca, sollevando le braccia abbandonate sulle coperte e facendole scivolare dolcemente sulle sue cosce coperte dai pantaloni scuri. Le sue dita si soffermarono sulle natiche di Kurt, stringendole delicatamente; fu a quel punto che il castano avvertì tutto il sangue affluirgli all'improvviso al di sotto della cintura, e rendendosi conto di ciò che stava facendo spalancò gli occhi, sconcertato e terrorizzato. 
Si staccò immediatamente dal moro, scivolando dalla sua stretta bollente e rannicchiandosi in un angolo del letto. Fu in grado di leggere ogni singola emozione che passò negli occhi di Blaine nei successivi dieci secondi: sorpresa, confusione, delusione, imbarazzo, pentimento. La luce che ardeva nei suoi occhi dorati si affievolì lentamente, come una fiammella soffocata da un lenzuolo, lasciando il posto ad uno sguardo triste.
"Kurt..." sussurrò, con espressione tormentata, fissando il copriletto. "Mi dispiace aver... averlo fatto. Mi sono fatto prendere la mano. E' che sei bellissimo stasera e io.. io non ho potuto resistere..."
Il castano si allungò verso di lui e gli accarezzò il viso con una mano, deciso a fargli capire che non era assolutamente colpa sua. 
"Blaine" mormorò dolcemente, fissando i propri occhi di ghiaccio nei suoi, color caramello fuso.
"Non ti devi scusare... Non è colpa tua, sono io il problema."
Il riccio scosse la testa in segno di diniego. "Non è vero... Insomma, capisco che tu non voglia fare certe cose con me..." borbottò, afflitto.
Kurt spalancò gli occhi, scioccato.
Stupido, stupido Kurt. Adesso pensa che tu non voglia fare... quelle cose con lui. Accidenti a te e alle tue maledette paranoie.
"Cosa?! No, amore, non hai capito." inspirò profondamente, sentendo lo sguardo intenso dell'altro su di sé.
Coraggio, ora o mai più.
"Io ti desidero, Blaine. Davvero. Per tutta la sera, mentre ballavamo, non ho fatto altro che pensare alle tue labbra sulle mie, alla tua lingua sulla mia gola..." Arrossì visibilmente, abbassando la testa. "E poi... e poi siamo arrivati in camera. E io avevo una dannata voglia di toglierti quella maledetta camicia che, tra parentesi, dovrebbe essere bandita per preservare i neuroni che mi sono rimasti. E ce l'ho ancora, solo che... Sono combattuto. Da una parte vorrei solo lasciarmi andare e non pensare per il resto della nottata; ma dall'altra... Ho paura. Ho paura di non essere all'altezza di quelli che mi hanno preceduto, o di non sembrare 'bello ai tuoi occhi', o di non essere pronto a... tutto quanto. E contemporaneamente sono terrorizzato, perché se continuo a tirarmi indietro, tu finirai per stancarti, e lasciarmi per qualcuno meno complessato e più disinibito di me!" Aveva detto tutto d'un fiato, e stava seriamente rischiando una crisi isterica in piena regola.
Questa volta fu Blaine ad allungarsi verso di lui, sollevandogli delicatamente il mento con una mano. "Tesoro, calmati. Va tutto bene, ok?" lo rassicurò dolcemente, ancora confuso da quel fiume di parole ansiose. "Prima di tutto, sappi che io non ti lascerei mai. Mai. Men che meno per una cosa... come questa. Tu sei la persona più coraggiosa, onesta, adorabile e testarda che conosca. Sei speciale, e non c'è nessuno come te. Ti starò accanto finché mi sopporterai." 
Un timido sorriso si affacciò sulle labbra di Kurt, mentre il riccio continuava a parlare, con sguardo intenso. "Poi... gran parte delle tue paranoie sono infondate. Non devi assolutamente preoccuparti per quelli che ti hanno preceduto, perché... beh, sono ancora vergine; e non ti forzerei mai a fare qualcosa per cui non sei pronto o ti senti insicuro. Procederemo con calma, passo dopo passo, e se un giorno vorrai concedermi l'onore di fare l'amore con te... Sarò il ragazzo più felice di questo pianeta." Asciugò con il pollice una lacrima che stava scivolando sulla guancia nivea di Kurt, visibilmente commosso da quel discorso.
Dio, è davvero il fidanzato perfetto.
"E per ultima cosa" questa volta Blaine sorrise, avvicinandosi ancora di più al suo viso. "Vorrei solo che tu potessi vederti con i miei occhi. Vorrei che potessi capire quanto tu sia dannatamente stupendo, bellissimo, attraente e irresistibile. Come ti dissi la prima volta in cui ci siamo baciati, tu sei perfetto. Non c'è una singola cosa di te che cambierei, dalla tua pelle candida, ai tuoi occhi luminosi, al tuo sorriso, al tuo collo illegalmente sexy... E stasera, con questo completo sei... Mi hai lasciato senza fiato. Letteralmente. E ho dovuto fare uno sforzo non indifferente per non saltarti addosso nel bel mezzo del ballo."
L'occhiata eloquente con cui accompagnò queste parole spazzò via gli ultimi dubbi di Kurt, mentre una scarica di adrenalina pura gli inondava le vene. Baciò il palmo della mano del Warbler, ancora appoggiato al suo viso, e lo sentì sospirare. "Che ne diresti se... Quei famosi piccoli passi li iniziassimo stanotte?"
In risposta, Blaine si sporse verso di lui, unendo le loro labbra in un bacio languido. "Ti direi che è un'idea fantastica... E' tutta la sera che sogno di sfilarti quel papillon" gli confessò con voce roca.
Il castano sentì le guance andargli a fuoco e il cuore rimbombargli nelle orecchie quando il suo ragazzo lo spinse gentilmente, facendolo adagiare sul materasso e mettendosi a cavalcioni su di lui.
Kurt si prese un attimo per ringraziare chiunque avesse scelto di mettere in quelle camere dei letti ad una piazza e mezzo.
La bocca di Blaine riprese immediatamente possesso della sua gola, iniziando a disegnare cerchi umidi e immaginari attorno al suo pomo d'Adamo e mordicchiando la pelle sensibile dietro l'orecchio. Kurt non era in grado di fare altro se non stringergli possessivamente i fianchi con le mani, affondando le dita nelle pieghe della giacca; quasi senza rendersene conto, inarcò la schiena, facendo sfiorare i loro bacini e le erezioni appena accennate al di sotto dei pantaloni. Entrambi gemettero al contatto, e il riccio si rituffò sulle sue labbra, divorandogliele con foga e passione.
Le sue dita delicate scivolarono fino alla base della sua gola, soffermandosi sul papillon azzurro avvolto dal colletto della camicia. "Kurt... posso...?" soffiò con voce profonda e roca.
Il castano rabbrividì, e una scarica elettrica si diresse inesorabilmente fra le sue gambe, facendogli scollegare anche l'ultima sinapsi disponibile.
Annuì inerme sotto quello sguardo ardente, e ottenne un sorriso smagliante in risposta.
"Fermami se... ti dovesse dare fastidio, ok?" si raccomandò il Warbler, timoroso.
Hummel annuì nuovamente, ormai impaziente di sentire quelle mani calde che lo spogliavano. 
Blaine slacciò con particolare abilità il bow-tie, facendo scivolare la stoffa azzurra da qualche parte sul lenzuolo. Strinse la mano dell'altro ragazzo e lo fece sistemare a gambe incrociate sul letto, davanti a lui, in modo da potergli sfilare la giacca facendo scorrere i palmi dal suo petto alle sue braccia.
Kurt sentì la propria pelle andare a fuoco sotto quel tocco delicato, e si costrinse ad osservare ogni minima reazione del riccio, mordicchiandosi le labbra per il nervosismo.
Blaine sembrava molto concentrato mentre faceva scorrere le dita sulla sua clavicola, arrivando a sfiorare il primo bottone della camicia. Lo guardò un attimo negli occhi, come per chiedergli il permesso, e ottenne un lieve cenno del capo in risposta. Iniziò ad aprire l'indumento lentamente, asola dopo asola, con gli occhi sempre più oscurati dal desiderio. Il suo sguardo attento analizzava ogni lembo di pelle delicata che veniva scoperto, quasi volesse imprimerselo a fuoco nella mente.
Kurt sentiva il cuore martellargli nel petto, e non avrebbe saputo dire se fosse per l'ansia o per l'eccitazione di quel momento. Era completamente immobile, col respiro affannato, e disegnava cerchi immaginari col pollice sul dorso della mano che stava stringendo.
L'ultimo bottone fu aperto, e Blaine si vide costretto a liberare anche l'altra mano per far scivolare la camicia dalle sue spalle con una lentezza esasperante. L'indumento si adagiò sulle coperte con un lieve fruscio, e fu l'ultimo suono che si sentì per diversi secondi. Il castano trattenne rumorosamente il fiato, mentre gli occhi del riccio si spalancavano, e la sua testa si inclinava leggermente verso destra. Le sue dita calde scivolarono su quella pelle straordinariamente delicata, accarezzando il suo torace, il suo sterno, i suoi fianchi con una dolcezza infinita, facendolo rabbrividire. Gli occhi dorati di Blaine si facevano di secondo in secondo più scuri, le guance leggermente arrossate, il respiro affannato e i ricci che ormai gli ricadevano sulle tempie, liberi dalla prigione del gel.
E' bellissimo.
Le mani sul torace di Kurt divennero due, e iniziarono a riscaldare ogni centimetro di quella pelle fresca, accarezzando i suoi capezzoli, le costole, gli addominali appena accennati... Il castano sospirò di piacere, socchiudendo le palpebre e beandosi della sensazione delle loro pelli a contatto, senza alcun indumento a separarli. Riaprì gli occhi solo quando la voce di Blaine ruppe il silenzio della notte, facendogli avvertire distintamente un tuffo al cuore. "Sei la cosa più bella che abbia mai visto."
Il suo tono era terribilmente basso, roco e bramoso che bastò a scatenargli l'ennesima scarica di adrenalina lungo la spina dorsale. La mano del riccio si fermò in corrispondenza del suo cuore, che continuava a battere furiosamente, quasi volesse sfuggirgli dal petto, ed esercitò una lieve pressione per invitarlo a distendersi nuovamente. Kurt però scosse la testa, e, ignorando la sua espressione confusa, portò le mani all'altezza della sua giacca, facendo passare i palmi sui muscoli della sua schiena e sfilandogliela.
Non aveva intenzione di rimanere l'unico dei due ad essere tanto esposto. 
Un lampo di consapevolezza passò nello sguardo di Blaine, che si rilassò sotto al suo tocco timido senza mai staccare gli occhi da lui. 
Kurt sbottonò la camicia aderente più velocemente di quanto avesse fatto l'altro ragazzo, ma almeno così non rischiava di fermarsi a pensare a quello che stava facendo e di farsi venire una crisi isterica. Di nuovo.
La fece scivolare dolcemente sulla sua schiena, accarezzandogli di proposito le spalle, i bicipiti e gli avambracci, mentre sentiva i suoi muscoli guizzare sotto la pelle olivastra.
Era tutta la sera che sognava di farlo, e adesso... Eccolo lì.
Il castano deglutì a vuoto, sentendosi la gola improvvisamente secca.
Blaine era semplicemente... Non c'erano parole per descriverlo. Bellissimo, meraviglioso, stupendo... Perfetto. Ed era suo. Solo ed esclusivamente suo. L'aveva già visto senza maglia, ma adesso era diverso. Adesso era lì davanti a lui, poteva averlo. Adesso si appartenevano.
Non riuscì a impedirsi di toccare il suo torace scolpito con la punta delle dita, e accarezzare i suoi addominali ben definiti. Le sue pupille azzurre si dilatarono ulteriormente quando arrivò a tracciare i solchi della V che spariva nei suoi pantaloni, che mai, prima di allora, gli erano sembrati tanto inutili. Le sue mani delicate e tremolanti risalirono quel corpo perfetto, lambendo le ossa sporgenti dei fianchi, e Blaine emise un profondo sospiro a quel contatto, senza tuttavia chiudere gli occhi. Quasi senza pensarci, Kurt premette il pollice sul suo capezzolo e, non senza un pizzico di soddisfazione, lo sentì rabbrividire.
Il suo polso fu fermato subito da una presa calda e forte, e Hummel ebbe appena il tempo di registrare quanto fossero scuri e affamati i suoi occhi in quel momento, prima che le labbra di Anderson si infrangessero sulle sue, portandolo a distendersi nuovamente sul letto. I loro toraci nudi scorrevano uno sull'altro, facendoli rabbrividire entrambi. Fu un bacio passionale, ardente, ma non per questo irruento. Un gemito risalì lungo la gola di Kurt quando il riccio gli morse il labbro inferiore, per poi passarvi lentamente la punta della lingua. Continuò quest'operazione per diversi minuti, finché non decise che la sua gola candida era decisamente più adatta a farsi torturare piacevolmente, e la sua bocca si spostò in un punto particolare dietro il suo orecchio. 
Fu a quel punto che il castano, fra un brivido di piacere e un gemito particolarmente acuto, si sentì autorizzato a smettere di stropicciare febbrilmente le povere lenzuola, facendo sì che le proprie dita sottili si dedicassero a qualcosa di nettamente più piacevole. I suoi palmi aderirono perfettamente alla pelle bollente della schiena di Blaine, e iniziarono a scivolare con studiata lentezza lungo le scapole, accarezzando ogni singola vertebra, per poi arrivare a stuzzicare le sue fossette di Venere semi-coperte dai pantaloni. Preso com'era dalla situazione, si rese a malapena conto di non essere più capace di controllare il proprio potere: le sue dita divennero notevolmente più fredde del normale, e lasciavano scie gelide sulla pelle ambrata del moro. Questi interruppe il proprio lavoro sul suo collo solo per emettere un gemito roco, per poi riaffondare il viso fra i suoi capelli e mordicchiare, leccare, vezzeggiare il lobo del suo orecchio. 
Hummel artigliò i suoi riccioli come se fossero la sua ancora di salvezza, mordendosi le labbra a sangue per smetterla di farsi sfuggire quei lamenti acuti, che gli sembravano patetici in confronto a quelli del suo ragazzo, bassi e dannatamente eccitanti.
Fu quando la lingua ruvida e bollente del moro iniziò a vorticare attorno ai suoi capezzoli che perse anche l'ultima parvenza di lucidità che gli era rimasta; inarcò la schiena facendo frizionare i loro bacini, e i loro corpi iniziarono a strusciare uno sull'altro, facendoli piagnucolare entrambi.
Kurt ormai si limitava a respirare affannosamente, completamente alla mercé di Blaine, vessato da continue scariche elettriche che finivano inesorabilmente tra le sue gambe. La sua mente era annebbiata, e sapeva solo di desiderare che quella bocca umida continuasse a scorrere sulla sua pelle, ormai rossa in più punti. Voleva di più.
Le sua mano destra scivolò oltre i fianchi del moro, mentre la sinistra continuava a giocare coi riccioli della sua nuca; le sue dita urtarono la fibbia della cintura, e si chiusero a coppa sul cavallo rigonfio dei suoi pantaloni, facendo una leggera pressione. Blaine alzò di scatto la testa dal suo petto, fissandolo con le pupille dilatate e il respiro affannato. Hummel interpretò male quella reazione, e arrossì, dandosi dell'idiota. "Oddio... mi dispiace... non volevo. Scusa, non so cosa mi sia preso..." Fece per spostare la mano, ma il suo polso fu di nuovo fermato da una presa ferrea e bollente. "Non ci provare nemmeno, a spostarla. Andava benissimo." gli sussurrò il suo ragazzo con voce terribilmente roca e provata.
Kurt non poté impedirsi di sorridere, facendosi più intraprendente. Iniziò a far scivolare le dita su e giù, accarezzando Blaine da sopra la cerniera; amò il gemito roco e disperato che sfuggì dalle labbra del suo ragazzo, attutito immediatamente dalla propria bocca.
E sapeva, sapeva, che avrebbe dovuto sentirsi terribilmente imbarazzato, o incapace, ma in quel momento gli sembrava tutto infinitamente naturale.
Quando sentì il rigonfiamento al di sotto della stoffa dei suoi (e dei propri) pantaloni farsi sempre più evidente, deglutì a vuoto e arrossì violentemente. "Posso...?" chiese timidamente. Per chiarire il concetto, intrecciò le dita ai passanti della cintura del riccio, e attese, mordicchiandosi ansiosamente le labbra.
Sperava sinceramente che gli desse il via libera, perché era certo che se si fosse ritrovato a rifletterci per qualche istante di troppo avrebbe finito per scappare dalla camera urlando. 
Blaine gli sorrise teneramente (facendogli sprofondare il cuore nello stomaco), e annuì, baciandogli sofficemente la spalla. "Devi" soffiò sulla sua pelle.
Kurt rabbrividì, e cercò di nascondere il tremore delle mani mentre si accingeva a sganciare una semplice fibbia.
Devo sembrargli un perfetto idiota.

"Ehi, amore." gli sussurrò teneramente Anderson, accarezzandogli il volto. "Sta' tranquillo. Fallo solo se ti senti pronto, ok?" si abbassò per baciargli la punta del naso, e le sue lunghe ciglia gli accarezzarono le guance. "Sei perfetto." 
Beh, non ha detto idiota. Mi sembra una buona cosa.
Ad Hummel bastò quello per tranquillizzarsi e riuscire nel proprio intento.
Lui voleva farlo. Ne era sicuro come poche volte lo era stato in vita sua. 
Riuscì finalmente a raggiungere la cerniera e ad abbassarla lentamente, sentendo Blaine inspirare rumorosamente e affondare il viso nell'incavo del suo collo. Lo prese come un invito ad andare avanti, così, deglutendo, afferrò il bordo dei suoi pantaloni e iniziò a farli scivolare dolcemente sui suoi fianchi, pronto a cogliere una qualsiasi reazione infastidita. Quando le sue mani sfiorarono il fondo-schiena tornito di Anderson, questi piagnucolò, iniziando a mordicchiargli la pelle sensibile della clavicola; con una mossa fluida si liberò finalmente di quell'indumento, rimanendo in boxer.
Kurt pensò di non essere mai stato così vicino allo svenimento o all'infarto in vita propria.
Non poteva immaginare niente di più perfettamente attraente del corpo di Blaine. Dalla schiena possente, alle spalle ampie, al sedere perfettamente tondo, alle cosce muscolose, alla pelle olivastra...
Tutto di lui era dannatamente perfetto. E poco importava che la sua opinione fosse di parte. 
Si rese conto di essere rimasto a fissarlo con le pupille dilatate e la bocca dischiusa solo quando il moro mugugnò sopra di lui. "Ehm... Kurt, così mi metti un po' in soggezione..."
Fu quando il castano vide le sue guance imporporarsi in un modo dannatamente adorabile che decise di invertire le loro posizioni, scivolando da sotto le sue gambe e mettendosi in ginocchio. Gli allacciò le braccia attorno al collo e lo tirò giù sul materasso con particolare impeto, scavalcando i suoi fianchi con la gamba destra. Blaine spalancò un attimo gli occhi per la sorpresa, riuscendo a sospirare solo un "Ma cos---" prima che le labbra di Kurt si avventassero sulle sue, e la sua lingua si facesse strada nella sua bocca, accarezzandogli il palato.
"Dio, Blaine! Non puoi essere... così e andartene in giro come se niente fosse!" esclamò sollevandosi un attimo sugli avambracci, facendolo ridacchiare debolmente. Per enfatizzare il concetto, iniziò a lasciare una serie di umidi baci lungo la sua gola, mordicchiandogli la clavicola e tracciando i contorni dei suoi pettorali con la punta della lingua. Il moro emise un rantolo roco, inarcando la schiena ai limiti dell'immaginabile e strusciandosi inequivocabilmente sul fianco di Kurt. Il castano sentì un attimo le braccia cedergli quando l'erezione di Blaine, coperta solo dal sottile tessuto dei boxer, gli premette sulla coscia, facendoli gemere entrambi. Fu grazie al fatto che il flusso di sangue abbandonò il suo cervello per dirigersi in un punto molto più a sud che prese la decisione successiva. Sollevò un attimo la testa e mormorò "Fermami, se non vuoi", cogliendo l'espressione confusa ma per niente preoccupata di Anderson, per poi sollevare una mano e farla scendere lentamente lungo il suo corpo. Le sue dita delicate accarezzarono i suoi addominali, indugiarono intorno al suo ombelico e arrivarono a sfiorare i suoi boxer; il sottile strato di ghiaccio che si formava in modo del tutto incontrollato sui suoi polpastrelli si squagliava a contatto con la pelle bollente dell'altro ragazzo, lasciando scie umide. Kurt strinse appena la mano sul rigonfiamento al di sotto della stoffa, facendogli gettare la testa all'indietro con un rantolo. "Oh, cazzo"
"Blaine? Se ti dà fastidio posso smettere, pensavo che vol---"
"Kurt, come ti ho detto prima, stai andando benissimo..." lo interruppe il suo ragazzo, ansimando con le palpebre socchiuse e il volto sereno adagiato mollemente sul cuscino.
Il castano sorrise, facendosi coraggio e preparandosi al prossimo step. La sua mano temporeggiò sull'elastico dei suoi boxer, prima di abbassare la stoffa con più sfacciataggine di quanto non si credesse capace. Il suo pollice scorse sull'erezione di Blaine con la cautela dettata dall'inesperienza, torturando piacevolmente quella pelle sensibile; il moro piagnucolò, spingendo istintivamente il bacino in avanti per accompagnare quel movimento. "Mi stai uccidendo" ammise, cercando invano di trattenere un rantolo. Dalle sue labbra sfuggì un vero e proprio grido quando la mano fredda del castano si chiuse a pugno sul suo membro, iniziando a muoversi su e giù con estenuante lentezza. Anderson iniziò ad agitarsi e tremare convulsamente, mordendosi a sangue le labbra per trattenere quei gemiti di piacere dannatamente bassi e rochi; Kurt aumentò il ritmo, beandosi di ogni brivido e di ogni rantolo che sfuggiva dalle labbra del riccio, che scoprì eccitarlo sempre di più.
Non pensava che dargli piacere potesse farlo sentire così... bene.
Era bellissimo con le palpebre socchiuse, la bocca semiaperta, i capelli arruffati e le gote arrossate.
Pochi minuti dopo, Blaine lo attirò a sè in un bacio disperato e passionale, capendo di essere ormai arrivato al limite, conficcando le unghie nella sua schiena. "K-Kurt" quasi gridò sulle sue labbra con voce rotta, prima di venire spasmodicamente sul suo stesso stomaco. Il suo bacino si mosse in avanti un ultima volta, prima che Anderson si accasciasse sul materasso con le palpebre serrate, il petto che si sollevava e riabbassava velocemente; Kurt sfilò la mano dai suoi boxer con aria timorosa, pulendosi velocemente sul lenzuolo, senza staccare gli occhi dal viso del proprio ragazzo, immobile.
"Blaine... ti senti bene?" chiese, quando il suo respiro si fu regolarizzato, scostandogli un ricciolo dalla fronte sudata.
Improvvisamente fu invaso dalla paura folle di aver fatto un disastro irreparabile.
Il moro fece leva sugli avambracci, fissandolo con gli occhi dorati scuri come la notte. "Mai stato meglio" rispose, con un sorriso smagliante che gli fece perdere qualche battito. "Sei stato... wow" continuò, sospirando e ammiccando subito dopo.
Kurt arrossì, fissando il copriletto. "Ehm... grazie"
"Ma adesso tocca a me."
Il castano non si era reso conto dell'imbarazzante rigonfiamento che aveva fra le gambe finché Blaine non glielo aveva ricordato con quel tono di voce suadente e malizioso che gli fece andare il cuore a mille.
Non si pentì affatto di aver soddisfatto lui, per primo.
Sollevò la testa appena in tempo per vedere il moro afferrarlo per la vita e invertire nuovamente le posizioni, mettendosi a cavalcioni su di lui e iniziando a leccargli il petto con la lingua bollente.
Piagnucolò quando i suoi denti gli mordicchiarono delicatamente il capezzolo destro, e tremò visibilmente quando questi furono sostituiti dalle sue soffici labbra, che cominciarono a succhiare, apparentemente con tutta l'energia che possedevano. Artigliò i suoi riccioli come se fosse l'unica cosa che poteva fare; e, in effetti, considerando l'azzeramento improvviso delle sue facoltà psicomotorie, era davvero l'unica cosa che potesse fare. Blaine emise una sorta di ringhio gutturale proprio sul suo sterno, scatenandogli un'altra serie di brividi che si diressero alla sua pulsante erezione. Quella dannatissima bocca continuò a scendere, lasciandosi dietro macchie rossastre e succhiotti. "Sei perfetto" gli sussurrò per l'ennesima volta, senza staccarsi dalla sua pelle.
Ed era incredibile che persino in quella situazione Kurt riuscisse ad arrossire e a sorridere teneramente, mentre una sensazione di calore si irradiava nel suo petto.
Anderson baciò i suoi addominali appena accennati, e ruotò la lingua in cerchi concentrici attorno al suo ombelico, mentre le sue mani delicate gli avvolgevano la vita sottile.
"Vorrei fare una cosa..." mormorò, alzando un attimo i suoi occhi e fissandoli in quelli di Kurt. "Se ti fidi di me... Se però di dà fastidio, non esitare a interrompermi, ok?"
Il castano annuì, fremendo per l'eccitazione e il timore, indeciso su quale delle due emozioni prevalesse al momento.
Le dita di Blaine si accinsero a sfilargli i boxer, abbassandoglieli con decisione fino a metà coscia.
Oh mio Dio. 
Fu l'unica cosa che Kurt riuscì a pensare, mentre un'insolita sensazione di fresco gli accarezzava gli organi scoperti. Iniziò a tremare visibilmente quando si rese conto di ciò che il suo ragazzo stava per fare; e si sollevò sugli avambracci, in modo da poter scorgere il viso di Blaine.
Non l'avesse mai fatto.
I suoi occhi erano ancora più scuri di prima, ardenti, e lo guardavano da sotto quelle ciglia innaturalmente lunghe come se fosse la cosa più bella che avessero mai visto; i suoi palmi bollenti erano poggiati sulle sue ginocchia, e le stavano aprendo con delicatezza, per farsi più spazio. 
"Blaine? Se--sei sicuro?" balbettò Hummel, in un soffio.
"Sì... e tu? Non voglio obbligarti a fare nulla..."
Kurt annuì, perché non sarebbe stato capace di fare altrimenti, sotto quello sguardo passionale, speranzoso e innamorato. Adesso era sicuro di star tremando per via dell'eccitazione.
Blaine gli sorrise dolcemente, accarezzandogli il volto e baciandogli sofficemente le ossa sporgenti dei fianchi. Si mosse appena, abbassandosi senza mai perdere il contatto visivo, mentre Kurt sentiva ogni suo minimo respiro sulla propria pelle, e ognuno di essi gli faceva perdere la testa.
Dopo poco, Kurt sentì la lingua di Blaine che si avvolgeva… lì, in un bagnato e accogliente calore.
Fu a quel punto che proprio non poté impedirsi di lanciare un urlo acuto e disperato, sopraffatto da quella sensazione meravigliosa. Cercò di mantenere lo sguardo fisso su quel bellissimo ragazzo che lo stava uccidendo lentamente, ma i suoi occhi continuavano a rovesciarsi indietro, annebbiandosi.
Ma no, lui non poteva perdersi lo spettacolo di quelle labbra rosse e gonfie che scorrevano su e giù su di lui, aiutate dall'inesperienza, e dei suoi occhi straordinariamente lucenti che analizzavano ogni sua minima reazione. 
Quando la lingua di Blaine iniziò a vorticare attorno al suo membro, Kurt non poté fare a meno di inarcare la schiena e spingere il bacino verso di lui, mentre dei gemiti acuti ed estremamente imbarazzanti gli salivano dal fondo della gola, fino a raggiungere le sue labbra, dove cercava di trattenerli senza successo. Affondò la mano nei ricci del Warbler, finalmente privi di gel, tentando di gestire tutto il piacere che gli si irradiava nello stomaco dal punto in cui la sua bocca lo tormentava, scivolando sempre più in basso. 
Probabilmente nessuno dei due era in grado di rendersene conto, ma l'aria nella stanza si stava facendo sempre più fredda.
"Bl-Blaine... " mugugnò, quasi senza accorgersene. In risposta, il moro gemette qualcosa, e la vibrazione che generò fece perdere definitivamente la testa al castano, che gridò con voce spezzata il suo nome.
L'unico pensiero che gli fece recuperare un briciolo di lucidità fu che stava raggiungendo il limite, e doveva comunicarlo a Blaine in qualche modo.
"Bl...Blaine. Spostati" riuscì a soffiare, conscio che non avrebbe retto ancora a lungo.
Fortunatamente il Warbler colse quei sussurri spezzati, e si allontanò, facendogli provare un'insolita sensazione di freddo. Aveva le labbra rosse e bagnate, le pupille dilatate e i riccioli sparati in tutte le direzioni: a Kurt non era mai sembrato più bello. Bastò che lo sfiorasse un'ultima volta con la punta delle dita per farlo esplodere con un ultimo gemito acuto. 
Hummel si accasciò sul letto, completamente privo di forze.
Il suo petto si alzava e riabbassava convulsamente, al ritmo del suo respiro, mentre la sua mente ancora annebbiata dal piacere riusciva a malapena a registrare i movimenti di Blaine, che lo stava ripulendo con un fazzoletto. Spalancò le palpebre solo quando avvertì le dita dell'altro ragazzo (adesso leggermente più fresche rispetto a qualche minuto prima) che gli scostavano un ciuffo di capelli dalla fronte sudata, e non poté evitarsi di sorridere teneramente per quell'ennesima dimostrazione di dolcezza. Si voltò sul fianco sinistro, in modo da ritrovarsi a pochi centimetri dagli occhi che amava; il moro era a sua volta girato verso di lui, col viso appoggiato alla mano destra e il gomito puntellato sul materasso.
"Stai bene?" gli chiese Blaine, con leggera apprensione, facendo scorrere il pollice dalla sua tempia alla mandibola, lentamente. 
"Meravigliosamente" Kurt ruotò la testa per baciargli il palmo della mano, e sospirò leggermente. "Sei davvero bravo" aggiunse qualche secondo dopo in un sussurro, mordicchiandosi le labbra. L'altro ragazzo ridacchiò, lusingato, e si sporse per lasciargli un bacio sulla tempia. "Grazie"
"Non c'è di che, è la verità"
"No, non per quello... Cioè, anche per quello. Sono contento che ti sia... ehm... piaciuto" 
Hummel sorrise con dolcezza in risposta al suo imbarazzo, e gli fece un cenno di incoraggiamento. "Ma intendevo per... per avermelo lasciato fare, per esserti fidato di me. Prometto che non te ne pentirai, fosse l'ultima cosa che faccio"
Stava dicendo la verità, Kurt lo vedeva nei suoi occhi limpidi e caldi come caramello fuso.
Fece scivolare la mano sotto la sua, abbandonata mollemente sulle lenzuola, e la sollevò fino a far combaciare le loro dita a pochi centimetri dai loro volti.
"Vieni qui" soffiò. Blaine scivolò verso di lui, avvicinandosi finchè le punte dei loro nasi non si sfiorarono.
"Farò tutto ciò che posso per renderti felice; e questa è la mia promessa" gli sussurrò Kurt sulle labbra, per poi appoggiare il viso nell'incavo del suo collo, gli avambracci a contatto e pressati contro il suo petto. L'altro ragazzo non impiegò più di qualche istante a stringerlo fra le proprie braccia, il mento appoggiato sui suoi capelli arruffati. 
"Kurt?" 
"Sì?"
"Credo di aver bruciato le lenzuola."
La risata soffocata e assonnata del castano fece vibrare il petto di entrambi. 








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Capitolo 31
*** This the end... Please, it is just the beginning. ***


This is the end...
Please, it is just the beginning.


Tutti amano l'ultimo giorno di scuola.
Studenti, bidelli, professori, vicini di casa che sentono suonare la tua sveglia alle sei del mattino.
Tutti lo attendono con brama crescente, sbarrando con spesse "X" le giornate che si sono ormai concluse. 
Ti sembra già di sentire lo squillo acuto della campanella che rimbomba per un istante contro le pareti, prima di essere coperto da schiamazzi e ruggiti. 
Saluti i compagni di classe che non rivedrai (grazie a Dio) per settimane e settimane, e ti ritrovi a pensare che, alla fine, qualche giorno di quell'anno scolastico è degno di essere ricordato. 
Anche Kurt amava l'ultimo giorno di scuola. Ma non quell'anno. 
Lanciava occhiate torve alle traballanti sbarre che continuavano ad avvicinarsi inesorabilmente a quel fatidico giorno di luglio. 
-10
Affondò le mani fra i ricci di Blaine e continuò a baciarlo, strizzando le palpebre talmente forte da vedere decine e decine di lucine bianche danzargli davanti
Non pensarci non pensarci non pensarci.
-7

"Come sarebbe a dire che 'non ne avete ancora parlato'?" sbottò Rachel, fermando il braccio a mezz'aria fra la propria testa e la mensola. La bibliotecaria rivolse loro un'occhiata torva che venne altrettanto prontamente ignorata. 
Kurt si morse il labbro inferiore, e l'aiutò a rimettere il tomo al suo posto, mentre un paio di occhi castani lo scrutavano insoddisfatti dal basso. 
"Significa quello che ho detto, Rachel" bofonchiò, passando il dito indice sul legno polveroso. 
"Ma manca solo una settimana alla fine della scuola!" protestò lei, riuscendo a sussurrare e a farsi comunque sentire fino alla sezione 'II Guerra Mondiale' dall'altra parte della sala.
"Lo so" mugugnò Kurt, affondando il mento nel petto.
"E lui abita a due ore da qui."
"Lo so"
"E..."
"Lo so, Rachel, lo so!" Il ragazzo si pentì di essere esploso in quel modo non appena una dozzina di occhi allucinati si puntarono sulla sua figura, e si spalmò la mano destra sul viso. "Ho solo bisogno di pensare a cosa dirgli."
Rachel non sembrava molto convinta, ma si morse le labbra e annuì. 
-6
"Guarda questo disgraziato!" esclamò Jeff, sinceramente oltraggiato. "Noi ci stiamo letteralmente squagliando, e lui si diverte come una calcolatrice ad energia solare!"
Blaine sollevò pigramente una palpebra per guardare il viso sudato dell'altro con aria eloquente. "Potere del fuoco, Jeff. Hai presente? Caldo buono." sollevò entrambi i pollici per enfatizzare il concetto, e l'amico gli fece la linguaccia. 
Blaine sorrise, e si risistemò sull'erba dura con le mani incrociate dietro la nuca. Il calore della luce del sole sembrava penetrargli nella ossa e scivolargli sotto pelle, confortante come l'acqua profumata in cui ti immergi dopo una giornata passata sotto la pioggia. Si stiracchiò come un felino assonnato, e sentì le giunture scricchiolare piacevolmente una dopo l'altra. 
Sarebbe stato perfetto, se solo...
"Guardate chi c'è!" esclamò Nick ad un certo punto. "La nostra Elsa personale."
Blaine scattò a sedere come una molla, tentando di ignorare le occhiatine fastidiosamente consapevoli degli altri due. 
Kurt stava passeggiando dall'altra parte del lago, troppo lontano perché potesse accorgersi di loro senza guardare direttamente in quella direzione. Calciava piccoli ciottoli ad ogni passo, troppo occupato a studiare la loro caduta verso il fondo sabbioso per prestare realmente attenzione a Rachel, che gesticolava animatamente e cinguettava a pochi metri da lui. 
Non la stava ascoltando, Blaine ne era sicuro. Aveva quella piccola ruga poco sotto al sopracciglio sinistro che gli si formava ogni volta che pensava a qualcosa molto intensamente. Il riccio era convinto che, se si fosse concentrato, sarebbe riuscito a cogliere il macinio della sua bella testolina anche da laggiù.
Kurt sospirò, abbassando impercettibilmente le spalle, e Blaine sospirò di riflesso. Timore, nostalgia, e lancinante dolcezza sfuggirono dalle sue labbra insieme al fiato. 
"Ahia" commentò Nick, scoccandogli un'occhiata in tralice.
"Qui butta male" rincarò la dose Jeff.
"Cosa?" 
"Non ne avete ancora parlato, vero?"
Blaine incassò la testa nelle spalle, e si mise a cincischiare con un filo d'erba vicino alle proprie scarpe. "No." Pausa. "Non ne abbiamo ancora parlato."

-5
Kurt aveva sempre pensato che l'espressione 'ignorare l'elefante rosa nella stanza' fosse geniale.
Rendeva perfettamente l'idea di qualcosa di immenso, vistoso, rumoroso e decisamente non trascurabile che caracollava in mezzo ai letti, sciabolando la lunga proboscide ad ogni passo.
Si rannicchiò ancor di più contro il petto di Blaine, caldo e confortante dietro la sua schiena. Poteva sentire il suo cuore battere fin troppo velocemente contro la propria spina dorsale, e il suo respiro scivolargli tremolante nei polmoni. Neanche lui riusciva a prendere sonno.
Fece scivolare il palmo sinistro sul materasso, fino ad incontrare la mano dell'altro che gli cingeva la vita. Intrecciò insieme le loro dita, e Blaine rilasciò il fantasma di un sospiro contro la pelle della sua nuca. 
Kurt si morse le labbra e strizzò le palpebre. "Dobbiamo parlare" esalarono insieme. 
Il castano si rigirò nell'abbraccio finché il suo viso non fu a pochi centimetri da due immense pozze di incertezza illuminate da un fascio di luce lunare. Abbandonò il capo sulla spalla dell'altro, strofinando la punta del naso sulla pelle tesa del suo collo, e questi gli avvolse un braccio attorno al busto per avvicinare i loro corpi. 
"Mancano solo cinque giorni" proruppe Hummel, sussurrando come se non volesse disturbare il silenzio della notte. 
"Lo so" rispose Blaine, giocherellando con la stoffa della sua maglietta. 
"Noi- tu-" Kurt inspirò bruscamente. "Vuoi rimanere il mio ragazzo oppure preferisci...?"
Le dita dell'altro rimasero sospese poco sopra la pelle scoperta dei suoi fianchi, e la sua voce uscì come se avesse qualcosa di tagliente incastrato in gola. "Tu vuoi che noi..."
"No, no!" esclamò d'impeto il castano, scattando a sedere sul materasso e rischiando di far cozzare le loro teste. "Fosse per me rimarremmo insieme per altri ottanta, novant'anni" Arrossì violentemente. "Ma magari tu non vuoi stare con un ragazzo che vive a due ore da te."
Blaine lo fissò con le sopracciglia leggermente aggrottate e le labbra arricciate in un sorrisetto incredulo. "Io non voglio stare con un ragazzo" affermò, scandendo ogni parola. "Io voglio stare con te." 
Kurt trattenne rumorosamente il fiato, e sentì il proprio stomaco contrarsi.
L'altro distolse lo sguardo pensieroso e concentrato dal suo viso, e iniziò a giocherellare con le sue dita puntellate sul materasso. "Non posso dirti che non avremo problemi e che sarà tutto come prima, perché è ovvio che non lo sarà... Ma io ti amo, sei come... L'ossigeno della mia fiamma, e sono sicuro che ne varrà la pena. Ci metterei la mano sul fuoco." Le sue labbra si arricciarono in un sorriso sghembo. "Tu che ne dici?"
Kurt non rispose, ma liberò la mano dalla sua presa e la poggiò a coppa sul suo viso, gentilmente. Strofinò il pollice sulla sua mascella, e vide i suoi occhi chiudersi lentamente, come se stesse sospirando, e le sue ciglia scure accarezzare gli zigomi arrossati. Le loro bocche si sfiorarono con una dolcezza tale da fargli quasi male.  

***

"Non andartene" mormorò Kurt senza alcuna convinzione. Le sue dita tremanti strinsero possessivamente il colletto del blazer, avvicinando ulteriormente i loro toraci.
Blaine esalò contro le sue labbra un sospiro a metà fra un gemito e un lamento, e avvolse la sua vita con le mani, strofinando dolcemente il pollice lungo la linea flessuosa della sua spina dorsale.  "Sai che devo farlo" sussurrò in risposta, dolce ma deciso, affondando il naso nella morbida curva della sua mandibola. Inspirò profondamente e socchiuse le palpebre. "Lo so" ammise Kurt con un piccolo broncio.
Blaine accarezzò le sue labbra piegate all'ingiù. "E sai anche che ci rivedremo quest'estate."
"Ci rivedremo sicuramente quest'estate, tesoro" ribatté l'altro, inarcando un sopracciglio. 
Il Warbler sorrise con un velo di tristezza, e si allontanò dall'abbraccio. "E' meglio se vado, adesso."
Kurt annuì senza dire niente, tormentandosi il labbro inferiore con i denti. Seguì con apprensione i movimenti lenti dell'altro, che recuperò da sotto il letto la valigia blu scuro. Questi abbassò la maniglia, e le sue dita strinsero spasmodicamente il freddo ottone; spalancò la porta. "Ciao, Kurt" sussurrò da sopra la propria spalla.
"Ciao, Blaine" 
L'uscio venne richiuso con un piccolo tonfo.
Kurt fissò con sguardo vacuo la superficie di legno. Rimase immobile per qualche istante, poi sbottò. "Al diavolo."
Riaprì la porta con un poderoso slancio e si precipitò fuori, facendo sobbalzare visibilmente il ragazzo moro che era ormai arrivato a metà corridoio. "Kurt? Ho dimenticato qual--"
"Sì"
Il castano lo afferrò per la cravatta e lo tirò verso di sé con un violento strattone. Le loro labbra si trovarono immediatamente, come avevano sempre fatto.


Alcuni mesi dopo...
"Mi sento una delle Pink Ladies" bofonchiò Kurt, chiudendo la portiera dell'auto di Santana con eccessiva veemenza. 
La ragazza accarezzò con aria amorevole la carrozzeria della Toyota rosso ciliegia, e sospirò. "Questa piccolina è l'unica cosa che mi ha dato il coraggio di tornare a scuola, quest'anno."
"Come ti capisco" esalò Rachel accanto a lei, squadrando con apprensione le ormai familiari pareti in mattone che si ergevano di fronte a loro. 
"Andiamo, ragazze!" un tornado a forma di Mercedes Jones li assaltò alle spalle, costringendoli in uno scomodo abbraccio di gruppo. "Questo è l'ultimo anno, e la governeremo noi la scuola!"
"Come volevasi dimostrare" commentò Kurt, incrociando le braccia al petto. La sua espressione imbronciata non fece altro che accentuarsi quando lanciò una veloce occhiata allo schermo del cellulare: niente da fare, l'ultimo messaggio di Blaine continuava ad essere un primo piano di una sorridente Niff di fronte al dolorosamente meraviglioso castello della Dalton Academy. 
"Andiamo Kurt, non fare il guastafeste!" Puck spuntò letteralmente dal nulla, appena in tempo per mollargli una pacca fracassa-scapole sulla schiena. "Lo sappiamo tutti che quest'estate ti sei divertito anche troppo a casa del Pettirosso." al tutto allegò un occhiolino pieno di sottintesi e una gomitata fra le costole.
Gli zigomi del manipolatore variarono di cinquanta tonalità di rosso prima che potesse iniziare a bofonchiare frasi sconclusionate e indignate.
"Casa?" ripeté Rachel perplessa, sbattendo le palpebre. "Siamo stati dallo stesso Blaine Anderson? Ha una villa di due piani negli Hamptons!"
Santana rincarò la dose rimirandosi le unghie perfettamente laccate. "Ha praticamente i soldi che gli escono da quel deliz--"
"Va bene, va bene!" esclamò Finn, con voce acuta e stravolta. "Abbiamo capito l'antifona."
"Quello che tentavamo di dire" s'intromise Rachel con tono ragionevole, "è che non devi preoccuparti troppo, vedrai che con noi intorno non sentirai così tanto la sua mancanza."
Un coro di consensi e ed incoraggiamenti si levò dagli altri ragazzi, e Kurt sorrise stentatamente.
"Ehi, ma quello è il signor Schue!" Puck iniziò ad agitare le braccia come un mulino a vento. "Mr. Schue!"
Il professore alzò immediatamente lo sguardo ansioso dalla folla brulicante di tredicenni che lo seguiva saltellando.
Fece appena in tempo a salutarli con un cenno della testa, prima di correre a recuperare un paio di nuovi studenti che si stavano perdendo in mezzo alla calca. 
Il Glee Club seguì con sguardo empatico l'inseguimento dei due fuggitivi.
"Mi ricordano tanto me quando avevo la loro età" sospirò Puck con nostalgia quando uno dei due sferrò un calcio allo stinco del pover'uomo.

Kurt squadrò con un sorrisetto stranito ciò che gli era appena stato consegnato; il numero 216 faceva bella mostra di sé sulla targhetta di legno. "Almeno non dovrò cercare la stanza per le prime due settimane" commentò, facendo tintinnare il metallo delle chiavi. Rachel si sporse oltre la sua spalla per guardare. "Beh" ridacchiò, "è una bella coincidenza."
Il ragazzo strinse la mano a pugno, e il bordo seghettato si impresse nella carne morbida del palmo. Sospirò pesantemente e chiuse un attimo le palpebre. "Già... Io inizio a sistemarmi in camera, fammi uno squillo quando sei pronta per fare un giro."
Senza attendere davvero una risposta affermativa, fece scivolare il mazzo di chiavi nella tasca dei jeans, e afferrò le maniglie delle due enormi valigie che giacevano accanto ai suoi polpacci. Le sollevò con uno sforzo non indifferente, e si concentrò per essere sicuro di non sbilanciarsi non appena avesse messo piede sul primo gradino della scalinata. Strinse la lingua fra i denti per lo sforzo, e iniziò a trascinarsi con difficoltà verso il primo piano. Imprecò mentalmente (e non solo) contro le orde barbariche che gli galoppavano accanto, e nonostante le dita intorpidite e i bicipiti doloranti, era quasi arrivato alla fine della scalata, quando una voce catturò la sua attenzione. 
"Mmmh, le scuole pubbliche sono peggio di quanto ricordassi."
Kurt si girò di scatto, e per poco non rischiò di sbilanciarsi in avanti e rotolare poco elegantemente giù per le scale. Gli angoli delle valigie sbatterono dolorosamente contro i suoi stinchi, ma al momento era troppo occupato a boccheggiare per preoccuparsene. Il ragazzo a pochi metri da lui inclinò la testa su una spalla, e lo squadrò con occhi emozionati e divertiti. "Sai per caso dov'è la camera 216?" chiese, sventolando un mazzo di chiavi e facendole tintinnare deliziosamente. 
"Tu- Cosa-" Kurt deglutì, la gola improvvisamente secca ed improvvisamente occupata da un muscolo pulsante e iperattivo. Fece scorrere lo sguardo allucinato su tutta la figura di Blaine, fasciata in un paio di pantaloni rossi estremamente aderenti ed una polo nera che decisamente non facevano parte della sua uniforme. Vide le sue lunghe ciglia sciabolare innocentemente, e riuscì a ricollegare un'unica, minuscola sinapsi.
Lasciò cadere le valigie con un tonfo secco che attirò l'attenzione di mezza sala, e un attimo dopo aveva stretto le braccia attorno al torace di Blaine, stritolandolo in una morsa mortale. Affondò il viso nella curva morbida del suo collo, ed inspirò profondamente. "Non posso crederci" soffiò.
"Non potevo sopportare di stare lontano dalla persona che amo" sussurrò quello in risposta, accarezzandogli l'orecchio col fiato caldo. 
Kurt sorrise contro la sua pelle, e fu invaso da un'euforia e un'agitazione tali che si sarebbe messo a saltare se ciò non si fosse rivelato poco dignitoso. "Ma come farai con le lezioni? Probabilmente alla Dalton seguivi dei corsi diversi." Vomitò tutto d'un fiato, le sopracciglia aggrottate per l'improvvisa preoccupazione. "E Jeff e Nick? Mancherai loro un sacco! E quando cavolo ti sei iscritto? Ma soprattutto, si può sapere come hai fatto a-"
Il suo sproloquio si infranse sulle labbra dell'altro, calde e invitanti, che si posarono sulle sue senza tante cerimonie. Chiuse istintivamente gli occhi, e gli parve di vedere le proprie sinapsi che scoppiavano una dopo l'altra con tante piccole scintille. Si separarono dopo qualche istante, e il castano fu costretto a sbattere ripetutamente le palpebre per ritrovare la concentrazione. Si schiarì la gola. "Pensavo di essere io quello che..." fece dei buffi e spasmodici gesti con le mani. "ti interrompeva così."
"Beh" ribatté Blaine con un sorrisetto furbo. Iniziò a giocherellare con il colletto della sua giacca, e Kurt non si perse un singolo movimento di quelle dita affusolate. "Ho pensato che non fosse il caso di perdere tempo prezioso che potremmo passare nella nostra camera." I suoi occhi scintillarono di malizia quando fece oscillare la chiave che stringeva fra il pollice e l'indice. 
Kurt deglutì rumorosamente. "Giusto... Allora io--" senza nemmeno preoccuparsi di finire di bofonchiare quella frase sconclusionata, indicò con un vago gesto del pollice il corridoio alle proprie spalle. Girò i tacchi e superò con un balzo gli ultimi scalini che lo separavano dal primo piano, con la testa leggera, lo stomaco in subbuglio, e l'impressione di star fluttuando a mezz'aria. 
"Ehi, Romeo" una voce divertita lo richiamò. "Non pensi di esserti dimenticato qualcosa?"
Blaine lo raggiunse dopo un istante con un sorrisetto consapevole dipinto sulle labbra, le sue mani forti che stringevano le maniglie delle valigie.
"Giusto" si maledì Kurt, arrossendo immediatamente. Scosse la testa come se potesse far colare dalle orecchie quel senso di ebbrezza che lo aveva invaso, e fece per liberarlo da quel peso.
"Oh, no" lo fermò immediatamente il riccio, assumendo un'aria quasi offesa. "Queste le porto io." Senza aggiungere altro, si avviò baldanzosamente verso il corridoio sulla destra, e pochi attimi dopo era scomparso dietro l'angolo.
Kurt rimase qualche istante a fissare il muro con un sorrisetto inebetito, poi si riscosse. "Blaine!" chiamò.
I ricci curiosi e scompigliati del suo ragazzo fecero capolino. "Sì?"
"Ti amo" 
Blaine sorrise dolcemente, e le sue iridi divamparono di calore. E familiarità. E casa. "Ti amo anch'io."







-Note dell'autrice-
Posso farcela, posso farcela.
*Prende un respiro profondo*
Salve a tutti, e buon sabato! :D
Ci siamo davvero, al fatidico ultimo capitolo. E siamo anche agli ultimi ringraziamenti. Preparatevi, perché sarà davvero una luuunga lista; voglio ringraziare:
1) tutte le meravigliose, splendide persone che ogni settimana hanno trovato il tempo di leggere questa storia;
Tutte le seguite/preferite/ricordate,  tutte le recensioni;
2)  mia sorella Rob (aka Ambros), che ha letto questa fanfiction fin dagli albori, e che ha riletto ogni capitolo almeno dodici volte. Love you, sis.
3) Fra, Je, Mary, Paola, Elena, che sono delle persone fantastiche, e che sono felice di aver "incontrato";
4) ad A, T, M, I e M. Senza di voi, ragazzi, non avrei avuto il coraggio di scrivere trentuno capitoli. (Quindi prendetevela  con loro). Vi devo tutto.
Che dire, spero di tornare presto con qualche altra storia. E mentre aspettiamo... *clicca su completa*

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