E l'amore ingannò il Dio degli Inganni.

di Flam92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Incontri Bizzarri ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Cavalieri d'altri tempi e ormoni in tempesta ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - And guess what? You can't always get what you want ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Too close to the flame ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4- Situazioni spinose e guai all'orizzonte ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5- Donne furiose, Dei ingannatori, Spie ficcanaso ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6- Decisioni apperentemente insensate e convivenza forzata ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7- Solo per i tuoi occhi violetti... ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8- Face off! I nodi vengono al pettine, prima o poi... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9- Discussioni civili, chiacchierate notturne, incidenti di percorso ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10- Alleati a sorpresa ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11- Unbreakable ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12- You are my mirror ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13- La sfortuna perseguita anche gli dèi... ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14- Rivelazioni inattese e la storia del Dio degli Inganni ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15- La storia di Loki: problemi all'orizzonte ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16- La storia di Loki: nella tana del nemico ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17- Siamo fregati, assolutamente fregati ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18- Cuore di ghiaccio e occhi di ametista ***
Capitolo 20: *** Attenzione!! ***



Capitolo 1
*** Prologo - Incontri Bizzarri ***


E l'amore ingannò il Dio degli Inganni



PROLOGO
 
         Si narra che all’inizio dell’Universo, quando i Nove Mondi erano ancora giovani e le stirpi più antiche non erano che neonate, un’unica Stella li illuminasse con la sua luce. Era chiamata Skjebne, il Destino, e si diceva che il suo cuore fosse costituito di un'unica Gemma, gemella nell’essenza e nell’energia al Tesseract. Era una Stella immensa, dotata della magia dell’Universo e capace di mostrare la via per altri Mondi.
         All’alba dei tempi, tuttavia, Skjebne comprese che il suo tempo era giunto e che doveva sacrificarsi, se voleva che Yggdrasil continuasse ad avere la forza di reggere l’Universo sui suoi forti rami. Così Skjebne compì quest’ultimo atto, l’ultimo atto della sua lunghissima vita: lasciò che il suo corpo collassasse su stesso, mentre il suo cuore si divideva in nove parti, una per ogni Mondo, così che il suo soffio vitale permeasse per sempre l’Universo. I nove frammenti gemelli precipitarono ciascuno sul proprio Mondo, e lì sono rimasti da allora, le Gemme dei Mondi, a vegliare e dare conoscenza e sapere a chi avesse imparato ad ascoltarli...
        
- Anja –

BERLINO, TRE ANNI PRIMA

Basta, me ne vado, sono arrivata al limite della sopportazione... È questo che ho ottenuto per essermi sacrificata all’inverosimile?! Il fatto che tra meno di un decennio sarò morta e sepolta, la donna che mi ha dato la vita mi ha insultato in ogni lingua conosciuta e non, e che devo lasciare tutto e tutti per andare oltreoceano?
         Le sfuggì una lacrima e la asciugò con un gesto stizzito, ne aveva versate più in quegli ultimi mesi che in ventiquattro anni di vita. Non era mai stata tipo da abbattersi, ad ogni batosta della vita si era sempre rialzata, tornando più battagliera di prima, ma questa volta le venne spontaneo chiedersi se non fosse il caso di lasciar perdere tutto sul serio. Sospirò sconsolata, fissando il tramonto oltre l’oblò dell’aereo che decollava.
 
NEW YORK, OGGI
        
         Uff... mezzogiorno e venti, e ancora quell’idiota non si vede... questa è la volta buona che lo mollo! Mi sono stufata.
         Passeggia nervosamente avanti e indietro sul marciapiede antistante il Metropolitan Museum of Art, sia per scacciare il freddo pungente di fine gennaio, sia per scaricare parte della tensione. Se non lo facesse, potrebbe tranquillamente usare il suo quasi-ex ragazzo come sacco da boxe.
         Oggi in teoria dovrebbero chiarirsi una volta per tutte, ne ha davvero fin sopra i capelli del suo modo di fare da playboy fedifrago. Dei tre anni – dannazione, tre anni, non tre giorni! – che hanno passato insieme, ricorda solamente le furiose litigate per i suoi continui tradimenti, mai una volta che siano andati assieme da qualche parte, o che sia passata una settimana senza discussioni infuocate e porte sbattute dietro le spalle. Perché mi sono fatta del male così? In realtà, non ne ho idea.
         Lo vede – finalmente - svoltare l’angolo e avvicinarsi. E come poteva mancare l’ennesima donna procace, tutta curve e senza un briciolo di cervello? Uhm... questa volta chi è? Ah, Gilda, la segretaria della mia capa. Eppure l’ho detto, a Charlene, che Josh non è un buon elemento, è più il tempo che passa a guardare la componente femminile dei nostri colleghi che quello che spende per leggere i manoscritti che dovremmo, eventualmente, pubblicare. Sospira sconsolata, magari Charlene alla fine se ne renderà conto.
         - Eccoti qui, raggio di sole!! Ho chiesto a Gilda di accompagnarmi, spero non ti spiaccia.- Sorriso a trentadue denti stampato in faccia, non una parola di scuse per averla ridotta ad un ghiacciolo ambulante, e quella stupida segretaria al braccio.
- JOSHUA WILLIAM ANDERSON!! Razza di schifoso bastardo! Tu con me hai chiuso! Sono stufa di sopportarti, di sopportare le inutili troie che ti porti appresso e tutte le tue patetiche scuse per non esserci mai stato quando avevo bisogno di te!! SPARISCI. DALLA. MIA. VITA! –
- Ma no, dai Anja, zuccherino, parliamone... -
-Fottiti, dannato bastardo! –
         Lo lascia lì dov’è e parte in quarta, inoltrandosi tra gli alberi di Central Park. Avrò anche dato spettacolo, la gente che ci fissava attonita ne era la prova, ma insomma, che liberazione! Niente più far da cameriera, ho la casa tutta per me, posso anche godermi i miei programmi preferiti col mio gattone in braccio, comodamente sdraiata sul divano.
Si ferma al suo chioschetto preferito, ordina un caffè nero, lungo e rigorosamente amaro e un muffin con le noci, quindi si siede su una panca che guarda verso il lago.
         Smangiucchia il dolce con aria assorta, mentre una strana sensazione si fa largo dentro di lei: è come... un vuoto, come se mancasse un pezzo al suo cuoricino già strapazzato, fatto a pezzi e calpestato. Manda un messaggio, scrivendolo quasi senza guardare i tasti e continua ad analizzare ciò che è appena successo, attimo dopo attimo, senza riuscire a convincersi di non avere nessuna colpa, per come sono andate le cose. Ma l’opprimente senso di vuoto è ancora lì. Prima che se ne renda conto, sta piangendo.
 
- Loki –
 
UN ANNO PRIMA

         In una cella, di nuovo!! Maledizione, odio stare qui dentro, mi manca l’aria, non posso muovermi... almeno mi hanno levato quel dannato bavaglio. Uff... che cosa dovrei fare per i prossimi due secoli? No, se non esco prima di qui finisce che divento pazzo sul serio.
         Passeggiava nervosamente avanti e indietro per quel buco di tre metri per lato, mentre la sua mente cercava disperatamente un modo per cavarsi d’impiccio. Eppure, ancora non capiva il perché di tante scene... in fondo la tirannia, su quel minuscolo mondo che è Midgard, c’era sempre stata. Scosse la testa, infastidito dalla piega che avevano preso gli eventi.
         Si massaggiò le tempie, esausto: il richiamo del Caos era forte e due occhi di ghiaccio, incendiati da fiamme di dolore e collera, lo attiravano di nuovo verso Midgard. Due occhi grigio violetto e una pietra verde. Doveva andarsene di lì.
 
OGGI
 
         Ma dove diavolo si è cacciata quella ragazza?! Era qui un attimo fa...
Si inoltra in quello spazio verde che gli abitanti di quella piccola, insignificante città chiamano “Central Park”... che nome pretenzioso. Gli sfugge un risolino, mentre cerca di rintracciare la ragazza che ha dato il benservito a quel farfallone che, evidentemente, aveva condiviso parte della sua vita.
         È una bella sensazione, passare inosservato tra la folla... solo qualche tempo prima, la sua faccia era quella del nemico numero uno di tutti i mondi. Ahh, gran cosa poter mutare forma! E soprattutto, ora che quell’idiota del fratello ha altri grilli per la testa, nessuno bada più a lui, a quel che fa o dove va.
         Finalmente trova la ragazza. Cappotto rosso, sciarpa spessa, faccia da funerale e occhioni lucidi: sorride all’idea di quel che si può fare per passare il tempo.
- Chiedo scusa, posso sedermi ? -
         Sobbalza e si volta, spalancando i grandi occhi grigio-violetto. Beh, per una volta nella mia vita, pensa fra sé e sé, sarò onesto, questa piccola mortale non ha nulla da invidiare alle nostre donne, ad Asgard.
- Prego, si accomodi – gli fa cenno con la mano e si sposta un po’ di lato.
- Bella giornata, no? – esordisce, intavolando una conversazione.
- Se si riferisce al tempo, sono d’accordo, adoro le nevicate... ma per il resto, sinceramente, ho avuto giornate migliori. -
         Cerca di abbozzare un risolino, ma non mi inganna: per qualche motivo, sente la mancanza dell’omuncolo con cui discuteva. Quella sì che è stata una scena divertente!
         Continuano a parlare e dopo cinque minuti netti lei sta vomitando fuori una quanto mai interessante serie di insulti coloriti e improperi all’indirizzo del bieco individuo di cui sopra. Inspiegabilmente, quando finisce di parlare scoppia in lacrime. Giuro che non capirò mai i midgdardiani e la loro incredibile propensione a lasciarsi andare alle emozioni: sono una cosa futile, complicano le cose quando dovrebbero essere semplici, confondono quando serve lucidità.
         Le porge il suo fazzoletto; per motivi non chiari, questa donna lo intriga. Lo ringrazia con un cenno e si tampona gli occhi, poi studia quel ridicolo pezzo di stoffa, sul quale, in un impeto di pura vanità, Loki ha fatto ricamare il proprio simbolo, un serpente che cinge un lupo ed una bambina, la lettera L tra i due.
- L? Posso chiederle come si chiama? –
Uhm, questa domanda non l’aveva prevista.
- Lars, mentre lei è...? -
- Anja Blackwood... e lei, un cognome non ce l'ha? –
- Mi faccia indovinare, viene dalla Foresta Nera, dico bene? - Che battuta squallida... ma qui pare siano di gran moda. Bah. - Comunque, il mio cognome non ha importanza. -
- Ahahah, no, i miei sono originari di Brema... lei di dov’è, invece? - Loki alza mentalmente gli occhi al cielo, bene, ha smesso di imitare una fontana.
Ma quanto è curiosa questa! Oh, beh, quale scusa posso inventarmi?
- Diciamo che mi piace viaggiare... Non rimango molto a lungo nello stesso posto – anche perché, se lo facessi, mi ritroverei nelle squallide prigioni di Asgard vita natural durante... e la mia vita è lunga, estremamente lunga. E voglio godermela tutta, all’aperto, se possibile.
- In un certo senso la invidio... è difficile che riesca a trovare il tempo di viaggiare, il mio lavoro non me lo consente. Ecco, per l’appunto. Chiedo scusa. –
         Le squilla il telefono e risponde; dopo qualche frase seccata, lo saluta e se ne va.
Loki la osserva con attenzione mentre cammina, con passi lunghi e fluidi, i capelli scuri smossi dal vento, mentre i primi fiocchi di neve brillano come cristalli nella sua folta chioma.
Oh sì, sarà davvero interessante avere a che fare con lei.


N.d.A.
Ciao a tutti! Su suggerimento di Flam92 , che ha letto la storia in anteprima e mi ha gentilmente "prestato" il suo account, ho deciso di pubblicare questa long, la mia prima fanfiction in assoluto, e si colloca dopo gli eventi di "The Avengers". Perciò, che dire, spero che qualcuno si prenda la briga di leggerla e di farmi sapere se piace...
Quindi, buona lettura e, si spera, alla prossima! Baci, Mòrrigan.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Cavalieri d'altri tempi e ormoni in tempesta ***


CAPITOLO 1 : "Cavalieri d'altri tempi e ormoni in tempesta"


- Anja –
          Quando si dice una giornata orrenda.
Prima, quell’imbecille del suo ex, con tutto il siparietto davanti al Met: che diavolo, li ha visti mezza New York!
Poi, il tizio strano al parco - sbuffa seccata - voleva starsene per i fatti propri e quello s’è seduto sulla sua panchina e ha cominciato a parlare! Senza contare che gli ha raccontato le sue vicissitudini, non conoscendolo nemmeno, e gli è scoppiata a piangere davanti. Almeno mi ha gentilmente offerto il fazzoletto... beh, pare che la cavalleria non sia del tutto morta, in fondo.
Per finire, Charlene si è finalmente decisa a licenziare Joshua in tronco, chiaramente oggi, e quindi ora Anja e ciascuno dei suoi colleghi è sommerso da manoscritti da leggere, altri vanno recensiti, altri ancora sono da correggere, senza contare tutti gli incontri con gli autori, i loro capricci e annessi e connessi.
         Rientra in casa stufa marcia, stanca e con una pila infinita di carte che la terrà impegnata per i prossimi sei mesi come minimo, a voler essere ottimisti.
Molla tutto sul ripiano del mobile all’ingresso, leva sciarpa, cappotto e scarpe e si butta a pesce sul divano.  Siegfried, il suo gatto tutto ciccia e pelo, le salta in braccio e le si accoccola sulla pancia; cinque minuti dopo, mentre gli sta facendo i grattini, squilla il telefono. Alza gli occhi al cielo: telefonate dopo le nove di sera, diceva sua nonna, non portano mai buone nuove.
- Pronto? Ah, Helen, sei tu... che succede? –
“Stasera c’è una festa al Met, pare che qualcuno presenti roba grossa, e noi responsabili siamo state invitate, assieme alla capa. Tu vieni, vero?”
Eh?! Che cosa?! Ma è mai possibile che nessuno mi dica mai nulla, lì dentro?!
Manda giù un paio di imprecazioni piuttosto grosse prima di rispondere all’amica.
- In realtà, pensavo di starmene a casa e portarmi avanti col lavoro... In più, oggi ho definitivamente mollato Josh... e per quanto sia un bastardo fatto e finito, ho pianto come una fontana. –
“Evviva! E io che non ci speravo più. Allora stasera si deve festeggiare. Fra, vediamo, venti minuti sono da te col vestito! A dopo!”
         Come volevasi dimostrare, il mio parere non conta per nessuno. Se mi vedessi ora, nonna, cosa penseresti di me? E poi, perché diavolo Helen dovrebbe avere il vestito per me?! Spero almeno di poter evitare i tacchi... un metro e ottanta, per una donna, è più che abbastanza.
- E adesso, Siegfried, glielo dico del tipo al parco, oggi? O è meglio che lo tenga per me, per preservare l’equilibrio cosmico? –  domanda Anja al felino, accarezzandogli il folto pelo a metà tra il grigio e il color sabbia.
Il micio la guarda attento con i suoi occhioni color ambra, facendo le fusa, quindi si acciambella sul suo cuscino preferito e prende a ronfare beato.
- Bene, a quanto pare devo dirglielo. –
Dannato felino. Ho bisogno di una doccia.
 
- Loki –
          Umani. Tra tutte le creature dei Nove Mondi, sono quelle che capisco meno; corrono, si affannano, si fanno guidare dalle emozioni e non dalla logica, sono una razza estremamente primitiva, noiosa... e tuttavia sono sopravvissuti e hanno prosperato nei millenni. Curioso, davvero curioso.
         Deve ammettere, però, che la ragazza del parco ha un nonsochè di interessante; gli è parso, infatti, che non le piacesse nemmeno un po’ essere in balìa delle sue emozioni, anzi, ne sembrava imbarazzata. Questo depone a suo favore, oltre al fatto che ama le nevicate e il clima freddo.
         La caccia, per così dire, diventerà presto molto interessante; Loki sorride, soddisfatto e, fintantoché può scegliere il terreno di gioco, ha intenzione di tentarle tutte, per farla cadere ai suoi piedi. Non c’è un motivo particolare che lo spinga a farlo, per quanto ci abbia riflettuto più e più volte, e alla fine ha concluso di averne semplicemente voglia.
         Rientra nell’albergo dove alloggia – la storia dell’uomo d’affari che arriva da un altro paese funziona sempre – e quell’aggeggio infernale che chiamano TV va blaterando di un galà al museo “Met”.
Lì per lì non ci dà molto peso; tuttavia, appena arrivato nella suite, per lui claustrofobica, gli viene in mente che è quello stesso museo dove quella ragazza ha dato il benservito al suo ex e che, magari, stasera ci sarà anche lei... ma sì, un’occhiata non può far male. Sogghigna di nuovo, curioso di vedere se le sue supposizioni sono esatte.
         Una volta pronto, rimane qualche tempo affacciato alla finestra: per quanto il panorama innevato non possa minimamente reggere quello di Jotunheim, è comunque una bella vista, con la neve che ammanta tutto e il freddo che si diffonde nell’aria... ma queste patetiche creature non lo capiscono e rifuggono le meraviglie dell’inverno. Prende mentalmente nota di scatenare, alla prima buona occasione, una mortifera tempesta di ghiaccio, così che capiscano cosa sia il vero gelo, queste scialbe creature. Portare scompiglio ovunque vada lo diverte, lo ha sempre divertito, ma far capitolare qualcuno ai suoi piedi seducendolo con le parole rimane sempre il suo passatempo preferito. Se poi ha anche il suo personale tornaconto, meglio ancora.
         Vedendo che è ormai ora di andare, scende fischiettando un allegro motivetto: è sicuro di trovare quella ragazza esattamente dove vuole che si trovi, quando arriverà.
                                                   
- Anja –
          - Dai Anja spicciati! E piantala di sistemarti quel vestito, stai benissimo! –
- Helen, ma era proprio necessario? Te l’ho detto che non sono in vena stasera! -
- Smettila e vedi di divertirti, in fondo te lo meriti. Dio santo, gli hai fatto da balia, cameriera e cuoca per tre anni! Se non ti fanno santa ora... –
         Si arrende all’evidenza, sperare di riuscire a scappare con quel cerbero dell’amica a fianco è impossibile. Sorridi, Anja, e cerca di non annoiarti troppo!
Continua a sistemarsi nervosamente l’abito, che scende stretto fino alle ginocchia e poi si apre in una nuvola azzurra.
Tra l’altro, devo raccontarle quello che mi è successo al parco stamattina... okay, ma prima devo bere qualcosa, possibilmente di molto, molto forte.
Alza gli occhi al cielo per l’ennesima volta, da che sono arrivate, maledicendo tutti gli dèi – sconosciuti e non – di tutti i pantheon – possibili e immaginabili – per non averle ancora dato un attimo di tregua.
         Si avvicinano al bancone, Helen chiede un rum e cola, lei un gin liscio; mentre aspettano i loro drink si guardano attorno: la sala è stata allestita con molta cura, ci sono grandi mazzi di fiori profumati sparsi ovunque, tenui luci che vengono riflesse in mille modi dai lampadari di cristallo e dal pavimento di marmo chiaro, ovunque è un tripudio di tessuti ricercati che vanno dal bianco avorio al dorato... per certi versi, sembra po’ settecentesco, questo salone.
         Finalmente arrivano le ordinazioni, così si spostano in un angolo relativamente tranquillo per poter parlare lontane da orecchie indiscrete.
- Allora, fanciulla, cosa devi dirmi di così segreto? – Helen va sempre al sodo, dritta come un siluro, mentre si siede lisciandosi l’abito grigio perla.
- Beh, stamattina, dopo aver piantato l’idiota, sono andata a sedermi sulla nostra solita panchina, al parco, e lì si è seduto anche un tizio, con cui ho cominciato  a parlare... –
- Oddio, non mi sembra questo grande segreto, ti dirò – la interrompe lei con aria scettica – un tizio si è seduto di fianco a te al parco. –
Anja pianta i suoi occhi in quelli quasi neri della sua amica, fissandola con un sopracciglio alzato, prima di continuare.
- E se ti dicessi che era bello come un dio, cavalleresco come gli uomini di oggi nemmeno si sognano, e che, dopo aver insultato il mio ex, gli sono scoppiata a piangere in faccia?-
Il viso di Helen è incredibilmente esplicativo e la dice lunga su cosa pensi in quel momento: occhi spalancati, espressione allucinata, come se avesse visto un fantasma; Anja le dà di gomito, per esser certa che sia ancora tra loro.
- Anja, era per caso alto, molto alto, con gli occhi verdi e i capelli neri? Vestito come se fosse un modello di Vogue? -
- Sì, ma come fai a saperlo? – Questa volta è lei a guardare basita l’amica.
- È  appena entrato. –
         Anja si volta verso la porta e vede quest’uomo alto, che indossa un impeccabile completo grigio fumo, camicia bianca, cravatta verde e grigia, sembrerebbe, una sciarpa color smeraldo, capelli neri ondulati e ben pettinati e un paio di magnetici occhi verdi.
Che il cielo mi fulmini, è il tizio del parco! Il cuore comincia a batterle all’impazzata e sente – con suo gran scorno, deve ammetterlo – di stare diventando di un sano color bordeaux. Considerato poi che è pallida per natura, tutto ciò è molto più evidente di quanto le vada a genio.
         L’uomo si avvicina con nonchalance al bancone del bar, ordina qualcosa e, quando gli arriva il drink, alza il bicchiere – il cielo mi strafulmini! – verso le due donne, quasi stesse facendo un muto brindisi alla loro salute.
         Se Anja non sapesse che è del tutto impossibile, e che le coincidenze, per parte sua, non esistono, sarebbe anche pronta a giurare che l’uomo la stia seguendo.
 
- Loki -
          Oh, ma guarda un po’ chi c’è... salve, Anja.
Bene, bene, le sue supposizioni erano esatte, eccola lì, seduta su un divanetto con un’amica... e che espressioni! Indubbiamente, non si aspettavano di trovarlo lì e questo gioca a suo favore.
         Con studiata lentezza si dirige verso il bancone del bar e ordina un whiskey doppio – anche se, personalmente, preferisco l’idromele, ma dubito fortemente che questi barbari sappiano anche solo cosa sia, figurarsi se ne hanno – e, una volta arrivato, alza il bicchiere verso le due donne, che ancora lo fissano come se fosse un’apparizione demoniaca o chissà cos’altro. In effetti, non sono molto lontane dalla verità... anche se lui è un dio, non certo un demone di infimo ordine.
         Guardandosi attorno, nota con piacere che poche persone fanno caso a lui, il più delle volte sono di genere femminile e commentano il suo aspetto... che evidentemente deve piacere parecchio, considerando la sequela infinita di apprezzamenti e risolini sotto voce, cosa, questa, che gli provoca un gran fastidio. Come se importasse solo l’aspetto fisico e non l’intelligenza altrui. Non c’è da stupirsi che Thor ami tanto questo ridicolo mondo, chi lo abita è stupido quanto lui.
Gironzola a tempo perso nella sala e si avvicina con discrezione al divanetto dove Anja e la sua amica hanno, intanto, ripreso a parlare. Aguzza l’udito, curioso di capire che cosa abbia tanto turbato la donna mora.
- Tu non capisci, Helen! Gli ho spiattellato i fatti miei! Lo sai che già con pochi intimi faccio fatica ad aprirmi, e l’averlo fatto con uno sconosciuto non è da me! – conclude esasperata.
Certo che sei ben strana, tanto rumore per un nonnulla. In fondo, non mi hai detto nulla di tanto trascendentale.
- Okay, Annie, capisco che tu possa essere un po’ perplessa dalla cosa, ma in fondo non eri molto in te, no? Perciò non ci vedo nulla di male... molto probabilmente avevi solo bisogno di parlarne e quel tizio ti è servito da valvola di sfogo. Se non fosse passato lui, magari avresti parlato al primo piccione che ti fosse passato davanti – la bionda osserva Anja con attenzione, cercando di prevedere la sua reazione. Non ci riuscirai... finirà col negare tutto, vedrai.
- Quello che ti pare, piccioni a parte, ma questa non sono io. Lo sai come la penso, sullo sciorinare le emozioni in pubblico. –
- Per l’ennesima volta, Anja!! – sbotta l’amica, esasperata – non sei un blocco di ghiaccio, ma una persona! Avere sentimenti ed emozioni è più che normale, com’è normale che ogni tanto vengano fuori. Fine del discorso –
- Bah, al diavolo. Non avrei dovuto farlo, punto. -
Loki sghignazza divertito, una risposta del genere è perfettamente in linea con il suo modo di vedere le cose: i sentimenti sono assolutamente inutili, fanno del gran male a chi li prova e sono solamente un peso, nulla di più.
         Con la coda dell’occhio, il dio si accorge che qualcuno si sta avvicinando al divanetto dove siedono le due donne.
Presumibilmente la loro quiete avrà vita piuttosto breve: a quanto pare, Loki non è l’unico ad avere delle mire sulla graziosa fanciulla dagli occhi di ghiaccio. L’imbecille che si è, a parer suo meritatamente, preso tutta quella manica di insulti quella mattina, è tornato alla carica. Sicuramente l’essere, per dirla con un riduttivo eufemismo, parecchio sbronzo non gli gioverà.
Ad Asgard, nessuno avrebbe permesso ad un simile buzzurro cafone di entrare nella sala dei banchetti del palazzo di mio padre, né tantomeno di importunare due fanciulle: ma in che razza di mondo incivile sono finito?! Per ogni evenienza, e per non perder nulla della scenata che avrà luogo di lì a poco, si avvicina ancora di più al divanetto.
         - Ah, shei qui, brutta sshtronza da quattro soldi . Adessho mi disci perché mi hai mollato. –
Oh, cominciamo bene, davvero molto, molto bene. Il dio solleva gli occhi al cielo, esasperato: detesta la gente che si mette tra lui e ciò che vuole.
Lei si alza, impettita e altera – ha molta classe, constata Loki, in un rinnovato moto di sincerità – e lo squadra con diffidenza, poi gli risponde con calma e voce pacata.
- Joshua, è evidente che sei completamente ubriaco e non capiresti nulla di quello che avrei da dire in merito, perciò fatti un grande favore, torna a casa e riprenditi.
Ne parl... – non la lascia finire e le strattona il braccio, mentre l’attenzione della folla, che ammutolisce di colpo, è calamitata da quel che sta succedendo.
- NO!! Me lo dirai adessho!! Voglio sshaperlo qui e ora! –
         Loki interviene, senza nemmeno riflettere; lo afferra per il braccio con cui sta trattenendo Anja e, senza degnarlo di un’occhiata, le chiede – Quest’uomo la sta importunando, signorina? –
- In effetti, vorrei che mi lasciasse andare il braccio, mi sta facendo male – gli risponde, mentre trattiene stoicamente un tremito.
- Ha sentito la signorina? Le lasci andare il braccio, subito
Senza aspettare che esegua il suo ordine, gli fa pressione sulle dita; quando si sentono le ossa scricchiolare, l’uomo molla finalmente il colpo.
         Loki si rivolge quindi ad uno degli ospiti, chiedendo di chiamare la sicurezza, visto che è presente in sala una persona sgradita e molesta; lo portano via poco dopo e la festa riprende senza intoppi.
La sua attenzione si calamita su Anja.
- Via, mi faccia vedere il braccio – le sposta gentilmente la mano affusolata che preme sulla zona offesa: sulla pelle chiara spicca il segno della mano nerboruta di quel tipo.
         Ad un cameriere chiede del ghiaccio; mentre aspettano, Anja gli presenta la sua amica.
- Helen, questo è il signor. . Lars. Signor Lars, lei è Helen Cartwright, una mia carissima amica. –
- Lieto di conoscerla, Miss Cartwright. - le fa un bel sorriso, e subito Helen gli crolla davanti. Prevedibile. Ah, la bassezza umana... che tedio.
- Oh, mi creda, il piacere è tutto mio – risponde lei con un filo di voce. - Scusatemi, ma devo... discutere di una... ehm... faccenda con il nostro capo. A dopo, scusate ancora. -
Si dilegua nella folla ad una velocità notevole.
         Anja si mette a ridacchiare sommessamente, in modo discreto; Loki, perplesso, le chiede spiegazioni e lei risponde dicendogli che di solito la sua amica è molto più spigliata di lei in fatto di uomini.
Io la chiamerei sfacciataggine, piuttosto.
- Mi permetta di dirle che quest’abito è a dir poco incantevole su di lei, fa pendant con i suoi occhi. – afferma invece, sorridendole e chinandosi verso di lei.
La donna arrossisce e abbassa il capo per ringraziare; un vestito azzurro ghiaccio, tutto pieghe e drappeggi, con minuscoli cristalli bianchi e neri non starebbe bene a chiunque, ma questa algida fanciulla non deve essere una qualunque.
 
- Anja –
          Il cameriere arriva col ghiaccio, Anja lo ringrazia e lo posa sul braccio, rosso e dolorante. Oh, ora si che va meglio!
- La vedo scossa, vuole qualcosa da bere, magari? –
- Sì, volentieri, grazie... e mi dispiace per la scenata di quell’idiota. – replica la ragazza, diventando ancora una volta rossa. Ma accidenti, che ho stasera? Di solito non arrossisco mai.
- Non è lei a doversi dispiacere, mia cara. Prego, da questa parte. –
Si sposta di lato e la invita a precederlo con un elegante gesto del braccio.
- In ogni caso, la ringrazio per essere intervenuto... non oso immaginare quello che sarebbe potuto succedere – per quanto ci provi, non riesce a impedire alla sua voce di tremare.
         L’uomo sorride e scuote la testa. Dio, che bel sorriso! Quando ride gli si formano le fossette sulle guance e piccole rughe gli increspano gli angoli degli occhi. Sembra persino più giovane... non che sia vecchio, avrà sì e no trent’anni.
- Cosa prende? –
- Un Martini, per favore. –
- Allora, un Martini per la signora e un whiskey doppio per me – esclama rivolto al barman, che si affretta a preparare i loro ordini.
         Nel mentre, l’uomo la guarda dritto negli occhi: i suoi sono così magnetici e attraenti che ad Anja è impossibile smettere di fissarlo a sua volta.
- Ha degli occhi stupendi, sa? Verdi così, sono difficili da trovare... -
Non ci credo, gliel’ho detto sul serio! Mannaggia alla mia boccaccia...dov’è la mia lucidità quando serve?!
- Mi creda, Fräulein Blackwood, anche i suoi non sono da meno. – le sorride ammiccando nel porgerle il bicchiere con la bevanda – cavoli, le trema la mano! – e prende il suo; offrendole il braccio, la scorta gentilmente verso la terrazza.
- Allora, mi dica, Anja, posso chiamarla così ? – annuisce e lui prosegue – di che cosa si occupa?-
- Lavoro nell’editoria... Leggo e recensisco gli scritti che gli autori mi propongono; se penso che siano convincenti, o scritti bene, allora do il nulla osta per mandarli in stampa. –
- E non la annoia, un lavoro del genere? -
- No, anzi, leggere mi piace molto – si stringe nelle spalle - Sarà che, essendo cresciuta in mezzo ai libri, non riesco a starne lontana. – Anja sorride a sua volta; è bello avere, per una volta, un interlocutore interessato a quel dice e non a che taglia di reggiseno porta, la quale, per inciso, è quella tipo “gnometta del bosco”. Madre Natura l’ha dotata di un fisico piuttosto magro, quasi androgino, non certo di uno tutte curve. Non che la cosa le dispiaccia, in realtà.
- E lei, signor Lars? Che cosa la tiene impegnato? - gli chiede, curiosa, sorprendendosi ancora una volta per la spontaneità con cui parla con quest’uomo.
- Mi chiami solo Lars... diciamo che sono essenzialmente un uomo d’affari e come le dicevo stamattina, viaggio spesso per lavoro. –
         Mentre discorrono giungono in terrazza: il cielo è terso, l’aria fresca e frizzante e la neve, che ha coperto tutta la città, continua a cadere, silenziosa e leggera.
- Che spettacolo... – mormora Anja, più a se stessa che ad altri, appoggiandosi alla balaustra, il bicchiere mezzo vuoto di Martini in una mano.
Il suo cavalleresco accompagnatore le si accosta, la sua mano elegante e affusolata sfiora quella di lei: è come se una scossa di pura energia passi tra i due. Il cuore di Anja comincia a galoppare.
- Oh, sì, è una bellissima serata. Peccato che ci siano poche persone che apprezzino l’inverno, con neve, freddo e ghiaccio... c’è qualcosa di puro e perfetto, e seducente, nei paesaggi gelati, non trova? – concorda l’uomo, con voce vellutata e seducente. Voce a cui pochi sanno resistere e che manda brividi peccaminosi giù per la schiena.
- Strano... stavo pensando allo stesso... e lei mi ha tolto le parole di bocca. –
         Sorride e per un po’ rimangono così, in silenzio, ad ammirare il panorama innevato; per bizzarro che possa essere, Anja sta passando una bellissima serata con uno sconosciuto ancora più bello. Oh, se solo l’avessi conosciuto molto prima!
         Una fredda folata di vento la fa rabbrividire e istintivamente si fa scorrere le mani sulle braccia intirizzite: decisamente, un vestito leggerissimo e senza maniche a fine gennaio non è stata una buona idea.
- Prego, si metta la mia giacca, non vorrei prendesse un malanno. –
         Gliela posa gentilmente sulle spalle prima ancora che Anja possa aprir bocca.
- Ma lei non avrà freddo, con solo la camicia e il gilet? - anche perché, realizza subito dopo, la sua camicia è di seta talmente leggera che vede tutto quel che ci sta sotto... ed è un gran bel vedere, davvero, proprio bello. Cosa darei per vederlo senza nulla addosso...Anja arrossisce al sol pensiero, imponendosi mentalmente di calmare gli ormoni che scorrazzano a briglia sciolta.
- No, il freddo non mi dà fastidio... venendo dalla Norvegia, sono abituato a temperature ben più basse di questa. – è la replica pacata di Lars, che ogni tanto la sbircia di sottecchi.
         Si volta verso di lei, ancora con quel sorriso da capogiro dipinto in viso; i loro volti sono ad un soffio di distanza. Se mi avvicinassi ancora un po’... oh, no, Anja, torna in te! Però lui continua a venir sempre più vicino... Il suo profumo la avvolge, una nuvola seducente che le ottenebra i sensi, mentre il corpo è percorso da un brivido.
         - Anja, eccoti!! Ti stavo cercando, Charlene ha bisogno di te... Uh, oh, ho interrotto qualcosa per caso? -
No, ma va, Helen, che dici?! Non hai interrotto proprio nulla...  maledizione!
Le scocca un’occhiataccia e lei ha il buon gusto di arrossire e distogliere gli occhi.
- Certo che no, Miss Cartwright, stavamo giusto per rientrare – Loki prende Anja sottobraccio, quindi si avviano tutti e tre verso la porta-finestra, che lui tiene aperta a entrambe richiudendola poi alle sue spalle.
         - Ancora grazie per la giacca, Lars, è stato molto gentile. Ora le chiedo scusa, tanto per cambiare, il lavoro mi chiama. – gli sorride a mo’ di scusa, imbarazzata.
Prende la giacca e la tiene piegata sul braccio, le sorride un’ultima volta e si avvicina, sussurrandole in un orecchio – Il piacere è stato mio... ci rivedremo presto, molto prima di quanto possa immaginare. – Con un elegante cenno del capo, si mescola tra la folla .
         Anja segue Helen a malincuore, mentre cercano Charlene con gli occhi; ogni tanto, parlando di affari con i vari autori, ad Anja capita di portar la mano dietro l’orecchio, nel punto esatto in cui il fiato caldo di quell’uomo le ha solleticato la pelle.


N.d.A.
Salve di nuovo! Intanto, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il prologo, mi ha fatto piacere vedere che ha interessato tanto persone! Poi, un ringraziamento sentito a Erika_00 per la sua recensione - spero sia di ispirazione per altri che volessero recensire, mi farebbe davvero piacere sapere che ne pensate - e a DarthGiuly  per aver inserito questa storia nelle preferite. Infine, ancora grazie a Alexien , big gio 98, Destiel_Doped, simo95  per averla inserita nelle seguite.

Due parole sul capitolo: non odiatemi per il continuo cambio di POV, ma è nato così e provare ad accorpare i due punti di vista e lasciarli separati - come nel prologo - avrebbe reso il tutto incomprensibile XD
Detto ciò, abbiate pazienza, tratteggiare i due personaggi e il loro rapporto è una faticaccia, anche perchè nè uno nè l'altra collaborano, delle volte. Ah, non preoccupatevi se con Loki vi sembra che stia andando OOC, mi serve ai fini della trama e presto tornerà in forma, vedrete!
Ultimissima cosa, cercherò di pubblicare più o meno ogni 3 giorni, una settimana al massimo, ovviamente università permettendo.
Quindi, vi auguro di nuovo buona lettura e recensite, recensite, recensite!
Baci, Mòrrigan <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - And guess what? You can't always get what you want ***


CAPITOLO 2: "And guess what? You can't always get what you want"



- Loki –
 
         Ma che cosa mi sta succedendo?! Io, il Dio degli Inganni, invaghito di una comune mortale?! Non esiste!
Così proprio non va: dalla festa al museo sono passati tre giorni, durante i quali quella donna lo ha ossessionato come mai gli era capitato prima d’ora: nella sua mente, continua a rivedere i suoi gesti, il modo elegante di muovere le mani mentre parla, il suo profumo... Dannazione, che fine ha fatto la sua logica? Devo escogitare qualcosa per farmi passare questa ossessione. Loki prende a camminare avanti e indietro per la stanza, consumato dal nervosismo.
         Un momento... per quel che ne sa, il Fato potrebbe avere qualche piano in serbo e Anja, magari, ha una qualche parte in tutto questo. Oppure, si tratta solo di uno scherzo di pessimo gusto voluto dal Destino.
Dannate Norne! Se solo potessi vedere cosa riserva la mia vita...
Tuttavia, cercare di smuoverle su questo punto non è nemmeno lontanamente concepibile, perché non mostrano ad alcuno l’arazzo del destino.
Umpf, avrei dovuto baciarla quando ne avevo l’occasione, magari a quest’ora me la sarei già dimenticata. E quegli occhi grigi che mi chiamavano... che siano i suoi? Premesso che ancora non ho capito come abbia fatto a scappare da Asgard con i miei poteri intatti. Né che cosa significhi quella pietra verde che continuo a sognare.
         Prova quindi a considerare la cosa da un altro punto vista: presumibilmente, anche la ragazza potrebbe essere ossessionata dai loro incontri, Loki sa di essere difficile da dimenticare... il che significa che questo gioco, per così dire, può ancora vincerlo, ma prima urge un sopralluogo.
Dopo qualche attimi di riflessione conclude che un corvo sembra la forma adatta per passare inosservato, così si tramuta in quel volatile e spicca il volo attraverso la finestra.
 
         A ben pensarci, forse sarebbe stato più efficace il fiuto di un lupo per rintracciarla, considerato che non sa dove abita, però ci è riuscito comunque. Trovata la sua finestra, si appollaia sul davanzale e ascolta quel che succede dentro il suo soggiorno.
Dunque… seduta sul divano e imbacuccata in una coperta, ha il viso scavato e spesse occhiaie scure le cerchiano gli occhi, i capelli raccolti in una coda scomposta. Non sembra stare granché bene.
         Suona il campanello e la ragazza si alza per rispondere; entra la sua amica con tre vasi di orchidee – ah, giusto, gliele ho mandate io, e ancora non capisco cosa mi passasse per la testa – e un paio di vecchi libri nell’altra mano.
- Regalino per te! Allora… abbiamo tre meravigliose orchidee bianche e, indovina indovinello, sai che libri sono riuscita a scovarti?-
Scuote la testa e si sdraia di nuovo sul divano.
- I fiori... mettili pure sul tavolo. Sai chi li manda, per caso? –
- Uh, sì, ci sono dei bigliettini... ecco qui – glieli passa e Anja e li apre.
Oh, ma che bella espressione hanno quegli occhi grigio-viola! Completamente spalancati per la sorpresa, sono ancora più incantevoli. Un momento: quegli occhi grigio-viola! Esulta silenziosamente, ora che il primo tassello del rompicapo ha trovato il suo posto.
- Anja, tutto bene?-
- Ehm... sì, credo di sì –
- L. ? E chi è ?-
- Non ti viene in mente nessuno, Helen?- si mette più comoda sul divano e abbraccia un cuscino. Sembra sempre più stanca ogni minuto che passa... e di nuovo, di nuovo, dannazione, sono preoccupato per qualcuno che non sia il sottoscritto, ma, anzi, per qualcuno che appartiene ad una specie inferiore, e tanti cari saluti alla mia logica. Per gli Inferi, perché devo stare alle costole di questa donna?!
         Un solitario raggio di sole colpisce un oggetto che luccica, poco lontano dalla finestra socchiusa; Loki osserva in direzione del riflesso e ciò che vede è nientemeno che la collana della discordia. Senza farsi vedere si avvicina e prova a prenderla, ma c’è qualcosa che gli impedisce di farlo, come se ci fosse una barriera di pura energia attorno ad essa. Mhm, no maledizione! Devo trovare un altro modo per avvicinarla.
         Un gridolino sorpreso lo distoglie dalle sue riflessioni, al contempo confermandogli che anche l’amica della ragazza ha capito chi sia il mittente dei fiori.
La conversazione fra le due donne prosegue e, a un certo punto, la padrona di casa si ricorda dei libri. Ma che noia! Tutte queste chiacchiere triviali e assolutamente inutili! Vuote di ogni significato, parole dette solo per riempire il silenzio con futili stupidaggini.
- Ah, giusto! Allora, è stata una dannatissima fatica trovarli, ma comunque, dopo qualche caccia al tesoro e vari favori chiesti in giro – a proposito, Jack del reparto vendite vuole la tua torta di ciliegie- eccoli qui: l’Edda poetica e una raccolta di vecchie fiabe e leggende norrene! Ovviamente, in tedesco antico o quella roba lì -
- Ma come, come... oh, ti adoro! Grazie grazie grazie !-
         La ragazza è commossa al punto che le scendono calde lacrime: in tutti i Nove Regni, parola sua, Loki non ha mai visto alcuna creatura amare tanto i libri, con un piacere così puro e genuino che, se non avesse già versato tutte le lacrime che sia possibile versare, ne sarebbe commosso persino lui. Il sapere prima di tutto, è sempre stato il suo credo.
- Anja, scusa ma ora devo proprio andare e poi non vorrei affaticarti troppo. Hai ancora la febbre ? –
- Poco e nulla, ho solo un po’ di tosse. Vai pure e sta’ tranquilla, non mi faccio mettere K.O. così facilmente! Ancora grazie per i libri... e per avermi portato le mie cose dall’ufficio -
- Figurati, tesoro, quando vuoi! Stammi bene!-
          Di nuovo sola, fa scorrere con riverenza le dita sul dorso logoro dei libri; dopo poco, violenti colpi di tosse la fanno accasciare sul divano, scossa dai tremiti e la osserva mentre il viso le si fa sempre più pallido e tirato.
Una creatura come lei sarebbe una delle poche che salverei, se nel mio destino fosse contemplata la salvezza di qualcuno.
 Loki sorprende se stesso con quel pensiero ramingo: è la prima volta che considera la cosa in questi termini, mettere in salvo qualcuno per... perché forse è giusto così?! Scuote la testa e ritorna a fissare l’interno del soggiorno.
         Lacrime, questa volta di tristezza e sconforto, prendono a scorrere da quegli occhi d’ametista mentre la ragazza si stringe il cuscino al petto, cercando inutilmente di calmare i singulti che ancora la scuotono. Poco dopo alza la cornetta, chiama qualcuno e poi si raggomitola di nuovo sul divano, stanca e spossata, addormentandosi pochi minuti dopo.
          Al dio sovviene un’illuminazione: la sua natura, in qualche modo, è molto simile ad una che lui conosce bene; è forte fuori, si comporta come se nulla potesse tangerla o ferirla, mentre dentro di lei alberga un mare di solitudine, dolore e rabbia che la stringe in una morsa, minacciando di spezzarla.
Ancora non sa dove questo filo logico lo porterà, però è convinto sia un buon punto di partenza. Deve studiare la ragazza da vicino, oltre che cercare di impadronirsi di quella maledetta pietra verde.
         Incapace di stare lì a guadarla, non si capacita del perché il suo dolore faccia stare male anche lui, quasi gli stessero strappando il cuore dal petto. Spiega le ali e vola via.
La verità, forse, è che in fondo temo chiunque sia, per sua natura, così simile a me.
 
- Anja -
         A dispetto dell’attacco del giorno precedente, oggi Anja è in piedi presto come suo solito, ben decisa ad andare in ufficio e lavorare fino a tarda sera, come di consueto: in questo momento più che mai ha bisogno di qualcosa che la distragga. Sono passati tre giorni e ancora quel tizio ce l’ho fisso in testa, accidenti! Chissà cos’ha di tanto speciale, in fondo è solo un uomo educato e, per la miseria, bello come il sole!
         Dopo aver fatto colazione ed essersi concessa una doccia bollente, si dirige verso la grande cabina armadio ancora avvolta nell’accappatoio: dopo qualche minuto, ne esce con il suo tubino preferito, rosso scarlatto con un balza in vita e lo scollo a V sulla schiena. Dal cassetto prende una pesante calzamaglia nera ricamata e comincia a vestirsi. Un ultimo controllo allo specchio le dice che si piace particolarmente con quell’abbigliamento; come tocco finale, intreccia i lunghi capelli e li arrotola in una stretta crocchia. Quindi recupera sciarpa e cappotto ed esce di casa canticchiando, di buon umore come raramente le capita, in questi ultimi tempi.
 
         Arrivata in ufficio, Anja viene fermata da Claudia, una delle segretarie tuttofare che stanno dietro la reception, nella hall del palazzo.
- Miss Blackwood, buongiorno! – esordisce la ragazza, un peperino biondo cenere con una spruzzata di lentiggini su naso e zigomi e un bel sorriso allegro – Miss Greyhound  la desidera nel suo ufficio, ha detto che ha una sorpresa per lei e poi... – si interrompe un attimo, per rispondere al telefono e fissare un incontro con qualcuno, poi riprende – Chiedo scusa, Miss Blackwood, dicevo… le è arrivata posta e i suoi appuntamenti sono qui, come da lei richiesto – e così dicendo, allunga ad Anja una cartellina con una impeccabile timetable e un grosso plico di buste. La ragazza ha sempre apprezzato l’efficienza di Claudia e ancora di più la sua discrezione. Anja ringrazia e saluta la segretaria, poi si avvia verso l’ascensore per salire in ufficio, posare le sue cose e andare da Charlene: qualunque sia il motivo per cui la capa la vuol vedere, spera vivamente che non le guasti il buonumore.
         L’ufficio di Charlene è dalla parte opposta del corridoio rispetto a quello di Anja e, a differenza sua, la sua capa non tiene particolarmente all’ordine: infatti come varca la soglia si ritrova semisommersa da pile e pile di manoscritti e plichi di tutte le forme e dimensioni, senza contare la quantità spropositata di fogli sparsi ovunque.
- Ehi, Charlie, a quando le pulizie qui dentro? Non ti vedo!- esordisce Anja, nascondendo un sorrisetto.
- Qui sotto, cara! Vieni pure avanti!- la saluta Charlene da dietro la scrivania, mentre sposta qualche colonna di fogli per vedere la socia in faccia. Attende cha Anja si accomodi, poi le spiega il perché dell’incontro.
- Allora, cara mia, intanto complimenti per averci fatto acquisire un altro cliente alla festa di tre giorni fa... questo ci fa molta pubblicità e porta un sacco di introiti. E quindi veniamo alla sorpresa: ti ho trovato un  assistente!! –
         La notizia, su Anja, ha l’effetto di una doccia gelata: si ricorda bene che cosa è successo con l’ultimo assistente che ha avuto... per esempio, una rottura in grande stile in mezzo a Central Park.
- Ehm, Charlie, sei sicura sicura che sia una buona idea? Ti ricordi l’ultima volta vero?-
- Certo, ma ora non è il caso di preoccuparsi: ho controllato per filo e per segno tutto il suo curriculum ed è... pazzesco Anja, davvero pazzesco. Comunque, eccone una copia, ti aspetta nel tuo ufficio tra dieci minuti. Buon lavoro dolcezza!-
- Bene, mi fido... – mannaggia a te Charlie! Spero vada tutto bene – Buona giornata a te e, ti prego ti prego ti prego, metti un po’ a posto! È un dramma entrare in quest’ufficio!- le dice uscendo, mentre scuote la testa sconsolata.
 
         Però... mica male davvero, il ragazzo: plurilaureato, conosce una marea di lingue, votazioni sempre altissime... uhm, forse stavolta Charlie ha visto giusto.
Un bussare discreto alla porta la distoglie dalle sue riflessioni; Anja invita ad entrare senza alzare gli occhi dal dossier del suo nuovo assistente.
- Miss Blackwood? Sono Luke Langdon, mi hanno detto di venire qui da lei. Sono il suo...-
- Nuovo assistente, immagino – conclude Anja per lui, osservandolo in viso per la prima volta: è alto più o meno come lei, piuttosto magro e pallido, capelli scuri e occhi verdi, circondati da un paio di occhiali squadrati, con la montatura nera. La sua voce è calma e suadente, con un leggero accento che la donna non riesce a identificare.
Che strano... ha un’aria così famigliare... ma dove potrei averlo visto, prima di adesso? No, sarà stato un deja-vù.
- Prego, si sieda, Luke. Le dà fastidio se la chiamo per nome? – il ragazzo scuote la testa e Anja prosegue – allora, qui c’è l’ordine del giorno, con tutti i miei appuntamenti e i miei impegni. Il suo compito è tenerli in ordine e organizzarli diversamente se le circostanze lo richiedono. Inoltre, se dovesse servire, potrei chiederle di sbrigare qualche commissione per mio conto... e, ovviamente dovrà aiutarmi a correggere le bozze che mi vengono sottoposte. Tutto chiaro?-
- Perfettamente, Miss Blackwood.-
-Allora mettiamoci al lavoro... il suo ufficio è di fianco al mio, se le serve qualcosa, bussi prima di entrare, per favore –
- Sarà fatto. Ora, con permesso, vado a sistemarmi-
- Bene, la aspetto fra dieci minuti. –
 
- Loki –
         Una donna alle alte sfere, che comanda tutto e tutti a bacchetta, con la gente che le si affaccenda intorno e ben felice di farlo...  pare che valga la pena di osservarla, magari scopro come ha fatto. Tuttavia, continuo ancora a non capire chi, o cosa, mi abbia permesso di sparire da Asgard coi pieni poteri, e perché mi abbia messo alle calcagna di questa donna.
Con un semplice cenno della mano sistema i suoi fittizi averi nell’ufficio luminoso che gli è stato dato, avvicinandosi quindi alle grandi vetrate che costituiscono una delle pareti. Anche se la neve sta cominciando a sciogliersi, il panorama della città è comunque mozzafiato, deve riconoscerlo: la luce del primo mattino incendia le facciate di vetro e acciaio dei palazzi, facendoli splendere come oro fuso e il sole nascente si riflette sulle pigre acque del fiume. Con un sospiro si stacca dalla finestra e ritorna nell’ufficio di quella donna intrigante, pronto a calarsi nella parte del fido segretario.
 
         - Bene, Luke, non perdiamo tempo – esordisce Anja, da dietro la scrivania – questi manoscritti necessitano di un’ultima correzione, prima di essere mandati in stampa –
Loki si ritrova così in mano tre voluminose buste, che si rigira tra le mani, perplesso.
- Confido possa occuparsene lei – Quella della donna non è una domanda, ma perché dovrebbe, in fondo? Lo squadra attentamente, come se si aspettasse di essere messa in discussione.
- Senza dubbio –le risponde invece Loki, tranquillo – Preferisce che vada nel mio ufficio o devo rimanere qui?-
La donna inarca un sopracciglio, perplessa; quindi scuote la testa e gli risponde – Come vuole, ma se rimane qui, non si azzardi a spostare nulla. C’è un motivo se ciò che è in quest’ufficio ha il suo posto e il disordine mi mette di pessimo umore –
- Immagino che per “disordine” lei intenda un ordine diverso dal suo – replica il dio, pacato, ma senza celare un mezzo sorriso. Vista l’espressione della donna, che lo osserva attenta con gli occhi socchiusi, è propenso a credere che abbia colto nel segno.
- Lei mi piace, Luke, sono convinta che andremo d’accordo – Anja gli sorride, prima di uscire con passo fluido dall’ufficio, nonostante indossi un vestito molto stretto.
         Non appena sente l’uscio chiudersi con un suono ovattato, Loki si alza di scatto dalla sedia e prende a studiare la stanza con cura maniacale, partendo proprio dalla scrivania. È un mobile di buona fattura, dalle linee nette e pulite, semicircolare, con l’intelaiatura di legno chiaro e il piano di vetro scuro, tre cassetti chiusi a chiave sulla destra. A un suo cenno questi si aprono, mostrando solo piccole immagini di luoghi diversi da New York, qualche penna, blocchi di fogli e poco altro, ma nulla di lontanamente simile alla pietra verde che sta cercando. Rimette tutto a posto e riprende il sopralluogo.
         Dando le spalle alla scrivania, nota alla sua sinistra due divanetti chiari disposti ad angolo, rivolti verso le grandi vetrate, con un tavolino nel mezzo, sul quale troneggia un sobrio vaso di cristallo, contenente dei vivaci fiori rossi, che Loki non ha mai visto. Evidentemente, lì non è possibile nascondere nulla.
         La sua attenzione si sposta quindi sulle due grandi librerie nell’angolo della parete opposta, a destra della scrivania. Sfruttando ancora una volta la sua magia, controlla velocemente e silenziosamente ogni singolo volume sugli scaffali, senza trovare, di nuovo, alcunché di interessante. È strano, in quell’ufficio non c’è praticamente nulla di personale, è freddo e asettico, l’unica nota di colore sono i fiori sul tavolo e qualche statuina di cristallo sui ripiani della libreria: una pantera, una coppia di cavalli, un cigno, un drago di giada sull’ultimo scaffale in alto.
         Esasperato, recupera le tre voluminose buste e si sposta su uno dei divanetti, prestando una minima parte della sua attenzione ai manoscritti, mentre continua a riflettere sui possibili posti per nascondere un oggetto di dimensioni contenute.
 
         Due giorni dopo, il mistero si svela da sé.
Loki si presenta nell’ufficio di Anja, come di consueto, e nota un particolare che cattura immediatamente la sua attenzione: quel maledetto ciondolo che lo ossessiona da lungo tempo brilla sulla camicia grigio chiaro della donna, mandando allegri bagliori verdi quando la luce colpisce la pietra tagliata a goccia. Sembra esserci qualcosa inciso sopra, nota il dio, facendo caso ad alcuni piccoli riflessi irregolari della superficie, troppo poco percettibili per i distratti occhi umani.
- Oggi devo chiederle di fare le mie veci, Luke. Purtroppo ho un impegno che vorrei rimandare a data da destinarsi, ma non mi è possibile. Ha fatto un ottimo lavoro con quei manoscritti, continui così. Buona giornata. – Sbrigativa e di poche parole, come suo solito. Non mi dispiacerebbe che ad Asgard imparassero da lei... troppi salamelecchi, troppe pugnalate alle spalle.
         Il dio non dice nulla, ma si limita ad annuire; dentro di sé, in realtà, sta ribollendo di rabbia, perché recuperare quel dannato ciondolo sta diventando un incubo. Non bastava l’averlo visto, notte dopo notte per un intero anno, nei suoi sogni, oh, no, doveva anche essere di proprietà di quella donna, talmente diffidente e sfiduciata dal genere umano da risultare quasi inavvicinabile. Di bene in meglio, oserei dire... per quanto ancora dovrò fingere cortesia e gentilezza, prima di poter sparire di qui? Per gl’Inferi, è logorante! Quella pietra, comunque, ha qualcosa di strano, non è un semplice gioiello come appare. Sembra quasi che abbia una volontà tutta sua, esattamente come quella del mio scettro, prima che lo sigillassi.
 
- Anja –
         - In ritardo come sempre, Anja –
- Anche per me è bello vederti, mamma –
- Siediti, ho ordinato per entrambe –
Anja sospira, rassegnata, e prende posto di fronte alla donna, nel solito bistrò che dà su Central Park, uno dei tanti sulla via: sua madre pare un po’ invecchiata dall’ultima volta che l’ha vista, quasi sei mesi prima. Tra i capelli biondo scuro cominciano a vedersi rare ciocche grigie e intorno agli occhi le rughe di espressione si sono lievemente infittite. Come suo solito, la madre indossa uno dei suoi impeccabili tailleur gessati, i capelli in piega perfetta e la ben nota durezza negli occhi azzurri completano il quadro.
         - Ti trovo pallida, Anja, sei certa di stare bene?-
Come se non lo sapesse, questa arpia. Sto come una che tirerà le cuoia di qui a poco, come pensi che mi senta, brutta imbecille?!
Non potendo dare voce a questo pensiero, che pure preme con violenza sulle sue labbra per uscire, si limita a risponderle con un – Sono stata peggio di così. Rispetto al solito va tutto bene –
 - Ecco! Sempre la solita storia! Mai una volta che mi hai dato retta, tu! Ma non potevi darti alla moda come ha fatto tua sorella Raphaela?! No, certo, tu dovevi seguire le orme dei tuoi fratelli!! –
- Non è mia sorella! – sibila Anja inviperita, quasi urtando il bicchiere colmo d’acqua – E non ti permetto di parlare di Lud e Wolf in questi termini! –
Rowena sorride con cattiveria e si liscia la giacca prima di replicare – Smettila con questa storia, siete tutti figli miei. Che madre sarei se non mi preoccupassi per voi? E tu sei davvero sprecata per stare in mezzo ai libri, mia cara. Non è un lavoro per una donna, come non lo era entrare nella polizia. Sulle passerelle di tutta Europa, è lì che dovresti stare. Ah, tua nonna e le sue strane idee ti hanno rovinato. Hilde non mi ha mai sopportato, chissà come mai... -
         Anja solleva esasperata gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Oh, chissà per quale oscura ragione la nonna non ti ha mai sopportato... sei fredda e vuota, un guscio senza sostanza.
- Se per “rovinato” intendi “avermi insegnato a pensare, e che nella vita essere dei gusci vuoti non paga”, allora sì, la nonna mi ha rovinato. Fattene una ragione-
- Non osare a parlarmi con questo tono! Sono pur sempre tua madre!-
- E dov’era mia madre quando avevo bisogno di lei?!- sbotta Anja, la voce che si alza di qualche ottava. Alcuni avventori si girano verso di loro, ma nessuna delle due donne dà peso alla cosa.
- La verità è che tu mi odi perché ho sempre messo in ombra tua figlia, non per altro, solo perché bastava che aprissi bocca e tutta l’attenzione si riversava su di me. Tua figlia otteneva l’effetto contrario. Ed è per questo, - prosegue imperterrita, con voce piatta e atona – che non ti sei opposta quando sono andata in accademia, no? Il tuo ostacolo per far sfondare quell’imbecille si è eliminato da solo. Dimmi, in quanti letti ha dovuto infilarsi per arrivare dov’è ora?-
         Vedere la madre che diventa livida per la rabbia e il fastidio la manda in brodo di giuggiole, proprio non riesce a sentirsi in colpa: perché dovrebbe, quando quella donna non l’ha mai trattata come una figlia, ma come qualcosa di indesiderato, da eliminare?
- Facciamoci un grande favore – esordisce quindi Anja – smettiamola con questa farsa. Lo so che tu e papà avete divorziato, quindi è inutile continuare. Non ti voglio più vedere e, per cortesia, non venire al mio funerale – Si alza dal tavolo, senza aver mangiato nulla, ed esce a passi lunghi dal locale, l’eco della madre che grida – Torna qui, non abbiamo finito!- e che lei ignora bellamente.
        
         Poco dopo giunge in ufficio, vi entra come una furia senza guardare in faccia nessuno e sbatte la porta dietro le spalle. Sa perfettamente che gli occhi di tutti sono puntati su di lei, può quasi percepirli  attraverso il vetro della porta.
Appoggiata all’uscio, sente due voci discutere di quel che è appena successo. Helen e Luke. Oh perfetto, ora tutti sapranno i fatti miei.
- Che cosa è successo a Miss Blackwood? –
- Beh, oggi, come ogni 3 febbraio, doveva andare a pranzo con sua madre –
- E basta a metterla di così cattivo umore?- chiede l’assistente, sorpreso. Credimi, non lo vuoi davvero sapere...
- Sì, tra loro... non è mai corso buon sangue, diciamo così. Ma ora basta, torniamo al lavoro, è bene non tirare troppo la corda, quando è in questo stato. Altrimenti quella ci farà passare le pene dell’Inferno, a tutti quanti – oh, vivaddio, Helen s’è ricordata di essere discreta.
         Sente i passi svelti di Helen allontanarsi verso il suo ufficio, ma non quelli del suo assistente; volta appena la testa e con la coda dell’occhio coglie un’ombra scura che si appoggia alla porta, dall’altra parte del vetro. Abbozza un sorrisetto, posando di nuovo la nuca all’uscio. Per un motivo che nemmeno lei si sa spiegare, è conscia del fatto che anche Luke, in quel momento, abbia la sua stessa espressione dipinta in viso.


N.d.A.

Rieccomi a voi! Scusate per l'aggiornamento non molto tempestivo, ma questo capitolo è stato un parto incredibilie, credo di averlo revisionato almeno 4 volte e... Allora, capitolo di passaggio,purtroppo non ha molta verve ma mi serve per definire meglio Anja e che cosa sta combinando il nostro dio preferito. XD
Come colonna sonora consiglio "You can't always get what you want" dei Rolling Stones per la prima parte, per la seconda invece "So what?!" di Pink.
Angolo dei ringraziamenti: a Flam, che ha sopportato le mie paturnie e ha dato un'ultima occhiata al capitolo, a Erika_00 per le sue recensioni XD - attendo con ansia il tuo parere su questo capitolo -  e a DarthGiuly che ha inserito la storia nelle preferite, e ancora a Alexien, big gio 98 , Destiel_Doped, nakimire, simo95  che hanno inserito la storia nelle seguite.
Alla prossima, e mi raccomando le recensioni!
Un bacione, Mòrrigan

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Too close to the flame ***


CAPITOLO 3. "Too close to the flame, ovvero, quando l'attrazione diventa pericolosa"


- Anja –
         Sono passate tre settimane da quando Helen le ha portato i fiori e i libri e la sconvolge pensare che abbia passato due terzi di quel lasso di tempo preferendo la lettura, la cura delle piante e il suo gatto agli amici e ai colleghi. Fortunatamente il suo assistente ha fatto filare tutto liscio: Charlene le ha davvero fatto un favore, mandandole quel ragazzo.
         Senza contare, poi, che ha avuto un’altra di quelle dannate crisi... da quando, tre anni prima, era stata infettata da un qualche batterio, o virus modificato, non si è mai saputo con certezza cosa fosse, la sua vita è stata un inferno: i polmoni danneggiati non sono mai più tornati a posto, con conseguenti collassi continui .
A questo punto, nemmeno il medico sa più che fare, se non insistere che rimanga a casa, e non si affatichi troppo, e nel mentre andar giù pesante di antibiotici, soprattutto quando calano le temperature. Oh, e dovrebbe anche mangiare tanta frutta quanto pesa, visto che, sempre per il medico, di vitamina C non ne assume mai abbastanza.
         Rassegnata al fatto di dover uscire, Anja si infila il cappotto e fruga nelle tasche per prendere le chiavi: si ritrova un biglietto da visita in mano, su cui c’è un numero di telefono e il solito monogramma, L., che ormai conosce bene, il tutto scritto con grafia elegante, in inchiostro verde su carta color avorio.
Uhm, forse è il caso di ringraziarlo . . . anche se in ritardo.
         Mentre scende nella hall del palazzo, compone il numero e aspetta che qualcuno risponda; invece parte la segreteria, perciò si trova a lasciare un balbettante messaggio. Fatto ciò, accantona l’intera questione.
         Raggiunge di fretta la biblioteca, fortunatamente per lei non è lontana da casa sua, sta cominciando a piovere e, tanto per cambiare, l’ombrello è nel soggiorno di casa; appena entrata, si dirige, dritta come un fuso, nella sezione mitologia.
La cosa strana,a ben pensarci, è che ho cominciato ad interessarmi delle saghe nordiche, della mitologia norrena e simili sin da quando ero bambina, chissà, forse in omaggio alla nonna che mi ha cresciuto e non ha mai criticato le mie scelte, a differenza di mia madre. E poi, la nonna me le leggeva sempre, quando faticavo a prendere o non stavo bene… Lascia che quei ricordi piacevoli la cullino per un momento, permettendo anche ad un timido sorriso di disegnarsi sul suo volto, mentre vaga tra gli scaffali. La mano le corre spontaneamente alla collana che porta sempre, quella con la pietra verde a goccia, ultimo regalo dell’amata nonna.
         Il fatto di non trovare quello che cerca, cioè una vecchia edizione dell’Edda in prosa tradotta e non in norreno – questa lingua ancora non la sa, e dubita qualcuno potrebbe insegnargliela – la fa uscire dalla biblioteca parecchio infastidita. Oh, per aggiungere la beffa al danno, non ha smesso un secondo di piovere e gocce d’acqua grosse come noci la infradiciano in pochissimo tempo.
         Mentre scende le scale della biblioteca mette un piede in fallo e scivola in malo modo sui gradini bagnati. In un battito di ciglia un braccio forte la prende al volo.
- Devo dedurre, dalla sua espressione, che oggi è un’altra brutta giornata, vero?-
Alza gli occhi e a momenti sviene: di nuovo lui!!
- Mai come oggi... ah, grazie per avermi preso prima che cadessi. – Si tira su a fatica, aggrappandosi con tutto il peso al suo braccio, ma lui non sembra accorgersene. È piuttosto magro, ma tira fuori una forza insospettata, se serve.
- È uscita senza ombrello con questo tempo?! Non credo le faccia bene –
- Oh, ah, l’ombrello... – oddio, ma che mi prende?! Non ho mai balbettato davanti a un semi-sconosciuto – Beh, io e gli ombrelli non abbiamo mai avuto un buon rapporto-
Lars la osserva perplesso, aggrottando le sopracciglia.
- Siccome odio portarmelo dietro, spesso me lo dimentico proprio- gli spiega Anja, arrossendo un poco.
L’uomo sorride e soffoca una risatina.
- Venga, la riaccompagno a casa. Non è il caso di rimaner fuori con questo tempo – alza una mano guantata, interrompendo sul nascere le proteste di Anja. – Non accetterò un no come risposta – prosegue, sempre con un bellissimo sorriso dipinto in viso.
         Anja si stringe nelle spalle e si incamminano verso casa sua; quando lei realizza di stare camminando sottobraccio ad un tizio che farebbe impazzire qualunque donna, e che sono pigiati sotto il suo ombrello – classica scena da film melenso e pateticamente sdolcinato – scoppia a ridere come un’imbecille, senza riuscire a fermarsi.
- Va tutto bene? - le chiede lui, di nuovo con quell’adorabile espressione da “non- ci- capisco- un- cazzo” stampata in volto.
Un forte colpo di tosse piega Anja in due, prima che possa rispondere; senza troppe cerimonie, Lars la pilota in un bar lì vicino e lo sente ordinare qualcosa. Le leva il cappotto fradicio e la fa accomodare, sedendosi poi di fronte a lei. Wow, sempre in giacca e cravatta… più che dalla Norvegia, questo pare arrivare dritto dritto da Oxford!
         - Grazie, ma non era necessario...- di nuovo la interrompe con quel gesto imperioso della mano. Sembra quasi un nobile, abituato a dare ordini e ad essere obbedito. Mhm, vuoi vedere che ho davanti la versione mora de “Il piccolo Lord”?
- Invece sì, mia cara. È evidente che non sta per nulla bene. – La fissa con quegli occhi verdi e magnetici, ben deciso ad ottenere una risposta.
         Aspettano che il cameriere vada via prima di riprendere la conversazione.
- Prima di tutto una domanda... – comincia Anja, ma anche questa volta viene interrotta.
- No, mi risponda, onestamente, cos’ha che non va?- c’è una forte nota di comando, nella voce dell’uomo, per quanto questa sia comunque pacata e suadente, che ad Anja dà piuttosto fastidio, in quanto le fa sovvenire brutti ricordi.
         Cala un pesante silenzio fra i due; da una parte, lui sembra persino sorpreso dalla sua stessa domanda, dall’altra, Anja non sa se e cosa rispondere. Alla fine, opta per l’essere onesta e dirgli la verità.
- Oh, d’accordo: mi hanno esposto ad una tossina sperimentale che mi sta, letteralmente, distruggendo i polmoni una molecola alla volta. E no, non c’è cura – gli dice, rispondendo alla sua domanda inespressa. Lui la scruta con attenzione, mentre metabolizza la risposta.
– Ora, - riprende Anja - mi dice come faceva a sapere che tipo di tè bevo? E che mi piace col miele?-
          L’uomo si mette a ridere di gusto, quella sua voce calda e profonda che le scivola sulla pelle come seta: di tutte  le reazioni che poteva avere, questa è quella che capisce meno. Gente strana ne ho vista, ma lui… li batte tutti. Chissà cosa lo diverte tanto, poi.
- Possiamo darci del tu, Anja? Tutti questi formalismi mi paiono inutili, a questo punto.- Annuisce, talmente basita da non riuscir a dire nulla, nemmeno “a”.
- Per quel che riguarda il tè, ho tirato a indovinare... mentre è risaputo che il miele sia indicato per i disturbi della gola-
- Sono allibita, sul serio... persone strane ne ho viste parecchie, ma tu le batti tutte- gli risponde, bevendo il suo tè; dopo qualche istante di silenzio, gli chiede a bruciapelo – Non mi stai seguendo, vero? Perché è stato inquietante vederti comparire, per tre volte, quando avevo bisogno di una mano. E somigli parecchio al mio assistente- conclude d’un fiato, ben consapevole di essere diventata di un rosso tendente ad un poco sano bordeaux. E gli ho detto che somiglia a Luke! Oddio, ora penserà che sono pazza sul serio.
- Non sono il tipo da inseguire le persone... – per un attimo si adombra- piuttosto, direi che si è trattato di una serie di coincidenze – sorride enigmatico, ma gli occhi rimangono tristi.
- Coincidenze? Non credo che esistano... tutto accade per un motivo, “caso” è solo un termine per riferirsi a cause che non conosciamo, o che non capiamo, per come la vedo io. – L’uomo alza si scatto lo sguardo verso di lei, aggrottando le sopracciglia.
- Impressionante... è la prima volta che qualcuno è d’accordo con me. Questa è davvero una gradita sorpresa. Trovare una donna bella e intelligente come te è difficile, oggigiorno.- Sembra sinceramente colpito da ciò che Anja gli ha detto.
         Con mani tremanti la ragazza posa la tazza sul piattino e lo guarda fisso, assolutamente incapace di dire o fare alcunché.
Quest’uomo uscito da una favola mi ha appena fatto un complimento per la mia intelligenza?!
 
- Loki –
         Incomprensibile. È l’aggettivo più appropriato per descrivere la sua reazione: com’è possibile che in questo mondo non si lodi un tal esempio di intelligenza e logica sopraffina?! Il fatto che una persona sia di aspetto gradevole dovrebbe essere ininfluente e irrilevante: o possiede intelletto, o non lo possiede affatto. La questione è semplice, così banale... nei miei continui viaggi per i Nove Mondi ho incontrato ogni tipo di creatura, ma le ho sempre giudicate per la loro capacità di pensare in modo coerente e logico, non certo sulla base di qualche stupida convenzione estetica!
         - Non capisco cosa ti turbi... Ho detto qualcosa che non va, forse?- Questa situazione lo sfinisce e spera di non doversi scusare. Gli dei non dovrebbero farlo, è una debolezza, e il Dio degli Inganni meno che mai dovrebbe chiedere scusa.
- No, nulla di male. – Scuote la testa e prosegue – Ma di solito vengo guardata con sospetto, perché ho una testa che uso, oltre un corpo che, così dicono, è bello a vedersi. Sembra quasi che una cosa debba escludere l’altra... Non mi sento mai a mio agio, in pubblico, le persone oggi pare non sappiano più che cosa sia davvero importante.-
         Socchiude gli occhi; con una mano si preme un fianco, il respiro è poco più di un rantolo sottile. Più la guarda e più l’ascolta, più tutte le sue supposizioni sembrano trovare conferma: quello che ha appena detto sarebbe potuto tranquillamente uscire, parola per parola, dalla bocca di Loki. I suoi gesti, il tono pacato, se si dà loro il giusto peso, dicono molto più di lei di quanto non facciano le parole stesse. Che strano, mentre lavoravo con lei non l’ho mai vista ammettere le sue debolezze come sta facendo ora… quasi che i suoi collaboratori debbano pensare che sia una statua di marmo, fredda e implacabile.
         - Andiamo, ti riporto a casa. Non vorrei mi morissi qui – Cerca di smorzare la tensione con questa battuta, ma, per quanto gli sia così estraneo preoccuparsi  per qualcuno, è davvero impensierito per la sua salute.
 
         Anja è andata a cambiarsi; mentre la aspetta, Loki passa in rassegna i libri che ha in casa:  ci sono testi di mitologia, partendo addirittura dai sumeri e arrivando fino alle saghe nordiche, raccolte di racconti e fiabe, libri di chimica e fisica, astrofisica e simili. Non nota invece testi di filosofia, salvo qualche opera sporadica, invece ci sono molte raccolte di poesie. Molti di quei volumi sono vecchi, alcuni hanno quasi un secolo di vita, eppure sono ancora in perfette condizioni: chiunque si prenda così tanta cura del sapere del proprio mondo meriterebbe d’essere encomiato. Continuando a sbirciare si accorge che ci sono pure dei romanzi, racconti fantastici, libri di avventura, persino volumi che raccontano la storia dell’arte...
Mai vista persona con gusti tanto eclettici e vari, a parte il sottoscritto, ovviamente.
         - Trovato nulla di interessante ? –
Si avvicina con passo felpato e gli si ferma di fianco; Loki si sente avvolgere da un leggero profumo di agrumi.
- Collezione interessante, la tua... tanti interessi, così eterogenei tra di loro, alcuni apparentemente in contrasto. Non conosco molti che siano... poliedrici, come te. –
- Per dirla schiettamente – sorride lei – non sono mai stata una campionessa di coerenza; inoltre, mi piace variare... a legger sempre dello stesso argomento, dopo poco mi annoio. – Si sofferma, pensosa, sui vari scaffali, senza fissarne uno in particolare.
         La osserva con la coda dell’occhio: l’incarnato ha ripreso un po’ di colore e sembra meno tirata in viso; indossa un paio di pantaloni morbidi blu e una maglia color lavanda, che fanno risaltare ancora di più i capelli castano ramato, sciolti sulle spalle e lunghi fino ai fianchi, gli occhi color ametista, la pelle comunque molto chiara.
- Mi passi i libri sul tavolo, per favore? – gli chiede, rompendo il silenzio; dopo averglieli dati, Loki si scopre affascinato dai suoi movimenti, che segue con attenzione. La donna si allunga verso lo scaffale più alto della libreria, l’unico con ancora dello spazio rimasto libero; così facendo, si solleva un lembo della corta maglia, lasciando scoperta parte della pelle candida della schiena.
         Una stilla di sudore freddo gli scivola giù per le spalle e il cuore manca un battito, una strana sensazione lo stringe alla bocca dello stomaco. Si ritrova, suo malgrado, a studiarla nel dettaglio, le gambe lunghe, la vita sottile, i capelli scuri che le cadono sulla schiena... Deglutisce rumorosamente e distoglie lo sguardo, guardando fuori dalla finestra; c’è molto vento, oggi. Perfettamente in linea con il suo umore e il principio di caos che si sta facendo largo nei suoi pensieri.
         - Va tutto bene?- chiede lei, guardandolo perplessa, mentre scende dalla scala della libreria, che arriva al soffitto e occupa tutta una parete.
- Oh, sì certo, tutto bene... come ti senti?- maledizione, maledizione controllati!!
- Ora va meglio, grazie... forse stanotte riuscirò a dormire un po’ – fa spallucce e comincia a bagnare i fiori.
- Vorresti dirmi che hai passato la notte insonne e hai lavorato comunque?!- solo ora Loki realizza che tanto il tavolo quanto il divano sono sommersi di carte. Per certi versi, gli sembra di vedere la propria stanza... un caos unico, in effetti.
- Non avevo sonno, che altro dovevo fare? – gli risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
         Scuote la testa, sconsolato; forse è il caso che se ne vada, prima che la situazione possa degenerare.
La saluta, facendole promettere di non affaticarsi troppo e lei gli sorride accompagnandolo alla porta; prima che possa dire alcunché, lo bacia sulla guancia, cogliendo entrambi di sorpresa. Un attimo dopo Loki la spinge dentro, chiudendosi la porta alle spalle; Anja lo guarda con occhi sgranati, il respiro affannoso come quello di lui.
La voglio, qui e ora. Rimane sconcertato dal suo stesso desiderio.
Spalle al muro, la blocca col suo corpo; lei gli prende il viso tra le sue mani, strattonandolo gentilmente, poi le labbra di lui si chiudono sulla bocca di lei, una danza continua che infiamma spirito e corpo.
 
         Loki si teletrasporta in mezzo al parco, non appena è certo che nessuno lo veda, cercando di recuperare la propria solita fredda pacatezza; sfiora con dita incerte il punto in cui le sue labbra hanno lasciato un segno rovente sulla sua guancia e il respiro accelera di nuovo. Il ricordo della sua pelle contro la propria, le mani di lei sul suo corpo, il tocco imperioso, ma delicato, i suoi occhi di tempesta... Il respiro di Loki si fa di nuovo affannoso.
         - LOKI !! –
Oh, meraviglioso, pure quell’idiota di Thor ci si deve mettere, ora.
Atterra talmente leggermente che tutta la zona attorno a loro trema; alzando gli occhi al cielo, Loki fa un bel respiro e si volta a fronteggiarlo.
- È sempre un piacere vederti, fratello. A cosa devo l’onore? –
- Che stai facendo qui?! Tu dovresti essere nelle prigioni di Asgard, ad attendere il tuo giudizio!! –
- Mi sembra ovvio che vi ho ingannato di nuovo, lasciando un’immagine nella cella al posto al mio. –
Per gli Inferi, quant’è ottuso! E lui dovrebbe essere il successore di Padre Odino? Ma per piacere!
- Tu ora torni con me ad Asgard, immediatamente! –
- No, io non credo proprio... Non sei l’unico, fratello, ad avere interessi qui – incrocia le braccia, fissandolo con aria di sfida.- Che io sia dannato se ti obbedisco.-
- Come sarebbe, interessi? – ancora Thor non capisce – Dannazione, non circuirai donne mortali, non te lo permetto! –  Loki scoppia a ridere di gusto.
- Ah, e tu me lo impediresti? Devo forse farti presente che anche la tua compagna è umana?-
- Tu sei malvagio!- urla puntandogli il Mjolnir contro.
- E tu sei un inutile imbecille ottuso e guerrafondaio!! Non vedresti la ragione nemmeno se ci andassi a sbattere contro! –
- Sta pur certo che non finisce qui – sbotta l’idiota, per poi scomparire come è arrivato.
         Massaggiandosi le tempie, Loki si volta verso il lago gelato, cercando di scacciare la marea di sensazioni che Anja ha risvegliato: erano secoli, secoli che non aveva altro che fredda logica e rabbia a tenerlo vivo.
Ma con lei, per la prima volta, mi sono sentito capito... non giudicato.
Maledizione, riuscirò mai a stare un po’ tranquillo?!

N.d.A.
Allora, eccoci qui, stavolta quasi puntuale con l'aggiornamento! Capitolo un po' di passaggio e leggermente più corto degli altri, però cominciamo a scoprire qualcosina in più di Anja e vediamo come comincia a evolvere il suo rapporto col Dio degli Inganni XD e per le amanti di Thor, quella del Dio del Tuono non sarà una comparsata!
Angolo dei ringraziamenti : a Erika_00 per le sue recensioni, sempre entusiastiche e puntuali, a akiralovemanga e DarthGiuly per averla inserita nelle preferite e infine a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, simo95, tykisgirl per averla messa nelle seguite.
Alla prossima, un bacio!
Mòrrigan
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4- Situazioni spinose e guai all'orizzonte ***


CAPITOLO 4: "Situazioni spinose e guai all'orizzonte"
 

- Anja –
         - Ma stai scherzando vero?! No, ti prego, dimmi che stai scherzando!-
- Perdio, Helen, non urlare! E comunque, non sei mia nonna.-
Uff... quante storie per un innocuo bacio sulla guancia: non è difficile da capire, era un modo come un altro per ringraziarlo della gentilezza di averle, nell’ordine, evitato di cadere dalle scale della biblioteca, di morire per strada, causa ennesimo attacco di tosse violenta e di averla riportata a casa sana e salva, nonché piuttosto asciutta.
         Quello che è successo poi, Helen non lo immagina nemmeno lontanamente e forse è meglio così, altrimenti nulla le leverebbe una grandiosa lavata di capo nello stile di Helen: chiassosa, sentita e, soprattutto, plateale. Tuttavia Anja non si sente minimamente in colpa, anzi, le sembra di percepire ancora la sua presenza, come se lui fosse tuttora lì con lei. Portando la mano alla bocca, nasconde un sorriso.
 
         Le sue mani, forti e delicate al tempo stesso, le scorrono sulla pelle, una rovente carezza che infiamma ogni parte di lei. Lentamente, la giacca e la camicia finiscono a terra, la punta delle dita di Anja gli sfiora la schiena, i muscoli guizzano sotto la pelle.
I  pantaloni di lei fanno la stessa fine della camicia di lui; l’uomo la solleva, la schiena contro il muro, le  gambe di Anja si serrano attorno alla sua vita. Interrompe il bacio, ansimando e per un attimo i loro sguardi si incrociano, il verde dei boschi contro il grigio della tempesta.
Senza sforzo la prende tra le braccia e la adagia sul divano, continuando a guardarla con quei suoi occhi magnetici. Il viso di Anja si imporpora e lui sorride, quasi che sia soddisfatto per così poco. Si china su di lei, sollevato sulle braccia, mentre la sua bocca maliziosa traccia scie bollenti sul collo di Anja. Le sfugge un mugolio estatico e implorante allo stesso tempo. Anja lo sente sorridere contro la sua pelle e lo stringe con più forza, le dita intrecciate nei suoi capelli neri e morbidi. Le mani affusolate di Lars scivolano impunemente sotto maglia di Anja, gettandola poi da parte. Riprende a torturarla con le sue labbra peccaminose, seguendo il profilo del collo e poi sempre più giù, nel solco tra i seni. Anja si vendica mordicchiandogli appena la linea della mascella e il petto. Sogghigna contenta, quando gli sfugge un mugolio soddisfatto.
Le mani di Lars scorrono sulla sua pelle, accarezzandole le gambe affusolate e le natiche sode, senza fretta, stuzzicandola, mentre lei inarca la schiena e calde ondate di piacere le infiammano il bassoventre.
- Meravigliosa . . . nulla, di tutto ciò che ho visto, lo è quanto te  . . . – mormora, la voce roca di desiderio. Puntando un ginocchio le fa aprire la gambe.
Anja fa per rispondere, ma viene interrotta dalla bocca di lui premuta sulla sua, le lingue intrecciate in una danza sensuale.
Anja gli posa le mani in vita, facendogli  scivolare i pantaloni giù dai fianchi snelli, le sue dita indugiano sul suo addome scolpito. Il bacio si fa più rovente, calde onde di desiderio li infiammano entrambi; con una spinta possente, Anja lo sente dentro di lei, un’incontenibile esplosione di pura energia e piacere la avvolge. Si stringe di più a lui e  si muovono all’unisono, il suo desiderio e quello di lei si rincorrono sulla poderosa onda del loro piacere...
        
         Helen intanto continua a blaterare le sue assurde convinzioni – e lei ha perso una buona parte del discorso, mentre pensava a quell’amante così fuori dal comune e così dannatamente bravo - e ad Anja viene da sorridere, visto che i rimbrotti arrivano da una donna quanto mai... libertina, su certi aspetti; eppure non si fa scrupoli a rimproverarla per le stesse cose. Oh Helen, sei uno spasso quando fai così…
Finalmente interrompe la sua tirata, così Anja ne approfitta per chiederle se ci sono novità in ufficio, considerando che è rientrata solo due giorni prima, dopo quindici di malattia.
         All’improvviso Helen le dà di gomito e Anja si gira verso la tv del bar, lo stesso, a ben pensarci, in cui erano l’altro giorno lei e Lars. Al telegiornale stanno mandando uno speciale per commemorare le vittime dell’attacco dei Chitauri, avvenuto più di un anno prima: visti i video di repertorio e tutti i disastri che quegli alieni hanno fatto, ad Anja viene spontaneo ringraziare la sua buona stella, perché in quel momento era dall’altra parte del mondo... Klaus, suo cugino, ha voluto sposarsi in Nuova Zelanda e così le è toccato andare a quella meravigliosa riunione di famiglia… e litigare con metà del parentado. Ci fossero almeno stati Ludo e Wolf… sarebbe stato più sopportabile.
         - Ehi, Anja, guarda un po’, non ti pare che Loki somigli tanto al tizio con cui stai uscendo? Dai, mettigli un completo scuro ed è lui! –
- Ma che ca... oddio, la somiglianza è impressionante... ma mi pare strano che possano essere la stessa persona, no? E comunque, col tizio, come lo chiami tu, non ci sto uscendo- replica Anja scettica - Non mi hai mica detto che, dopo aver sconfitto quei cosi, il fratello lo ha riportato in quel di Asgard? Loki, intendo-
- Così pare... però, boh, il tizio, quando lo abbiamo visto alla festa, mi sembrava troppo strano- Miseria ladra, lei e le sue congetture da cospirazioni e complotti… Chi è che voleva dormire, stanotte?!
- Strano in che senso, Helen?-
- Nel senso che era troppo perfetto e... artificioso nei modi, non so se capisci che intendo...- Oh, fantastico, giusto la pulce nell’orecchio ci mancava.
- Sì, penso di aver capito dove vuoi andare a parare... Ora però dobbiamo tornare in ufficio, forza- Anja scuote la testa e precede l’amica uscendo dal bar.
 
         La discussione di quella mattina ha lasciato Anja davvero perplessa, perciò decide di controllare tutto una volta a casa, dopo aver mangiato un boccone, giusto per escludere di stare improvvisamente diventando una pazza paranoica con manie di persecuzione. Non che la passeggiata dall’ufficio a casa sua le abbia schiarito le idee.
Il portiere all’ingresso del palazzo la ferma non appena varca la soglia.
- Miss Blackwood, è arrivato questo per lei! Prego, firmi qui...-
- Ecco qui – risponde dopo aver firmato – grazie molte, Bartolomew –
Prende il pacco e sale in casa; dopo essersi data una rinfrescata e aver indossato gli abiti da casa, mette a cuocere una zuppa, si siede sul divano e Siegfried le si acciambella accanto per farle compagnia.
         Dentro la scatola, accuratamente avvolto nella garza bianca, trova il libro che stava cercando l’altro giorno: una delle prime copie tradotte dell’Edda in prosa!  Ad Anja si spalancano gli occhi per lo stupore: testi del genere sono estremamente rari e difficili da trovare, senza contare che hanno un valore incalcolabile. Dalle pagine del libro scivola fuori un bigliettino piegato a metà: lo apre e trova le ben note iniziali, vergate nella consueta grafia elegante, sempre in verde.
Questo mi ricorda che devo ritirare fuori e passare al vaglio tutto il materiale che ho raccolto sull’attacco dei Chitauri, foto, dichiarazioni dei testimoni e quant’altro.
         Scodella di zuppa alla mano, musica di sottofondo e il suo gattone seduto sul tavolo del soggiorno sono tutto ciò che le serve. Guarda la pila di documenti davanti a lei e sospira sconsolata. Ancora si domanda per quale motivo abbia raccolto tutti quei dati, foto, articoli di giornale… e conclude di averlo fatto meramente per noia.
 
         Meno di due ore dopo ha scremato tutte le informazioni che, al momento, non le servono e passa alle foto e ai filmati.
Devo ammettere che le impressioni di Helen sembrano essere fondate, in effetti la somiglianza tra i due uomini è davvero incredibile, però...
- Che devo fare ora, Siegfried ?-  chiede Anja al gatto, facendogli i grattini dietro le orecchie – a chi do retta? – , ma il felino, questa volta, le rimanda il suo sguardo perplesso, muovendo la coda a scatti.
         Esasperata, lascia perdere tutto quanto e si prepara per andare a dormire. Considerato che è mezzanotte e venti, si merita un po’ di sonno.
Prima, però, a dispetto dell’ora, compone il numero di Lars / Loki, o chiunque egli sia, e gli propone, sempre per tramite della segreteria, di vedersi non appena ne ha occasione...  Per tagliare la testa al toro, deve vederlo di persona e cercare di non fare affidamento su nulla tranne che i fatti: logica, fredda e obiettiva, così deve essere. Tutte caratteristiche che sembra aver perso per la via da quando quell’uomo è entrato nella sua vita…
         Tuttavia il sonno tarda ad arrivare, perciò, animata dal sacro fuoco dell’insonnia – che novità, eh?! – decide di fare un (bel) po’ di pulizie di Pasqua anticipate: prima, il soggiorno, che è un caos indegno di carte, raccoglitori, manoscritti e altre cose sparpagliate in giro.
         Non contenta, Anja svuota la libreria uno scaffale alla volta, pulendo tanto questo quanto ogni singolo libro, che ritorna quindi al proprio posto; inutile dire che dopo questo lavoro lungo e monotono, che le ha portato via quattro ore abbondanti, secondo l’orologio, è piena di polvere da capo a piedi. Mentre sistema uno degli ultimi libri, le cade sul naso una vecchia cartellina verde di cuoio, ormai consumata in più punti. Borbotta un’imprecazione e se la rigira tra le mani.
         Scende dalla scala e la apre: dentro trova delle vecchie foto della sua squadra,  quando ancora era un’agente dell’Interpol, il documento di congedo dopo l’incidente che le è costato i polmoni, tutti gli esami e gli studi che hanno fatto per capire che cosa, esattamente, la stia uccidendo, articoli che parlano del suo caso, unico al mondo... incredibile, se nemmeno le menti più brillanti del pianeta sono riuscite a venirne a capo, allora davvero non c’è speranza. Chiude tutto di scatto, frustrata e arrabbiata con tutti e nessuno in particolare.
         Una volta ancora, rimette quell’affare dov’è stato in tutti quegli anni, in modo che nessuno possa vederlo; dopo una più che meritata doccia, crolla sul letto stanca morta e, per una volta, nessun sogno di nessun tipo le disturba il sonno.
 
- Loki –
         Maledizione, maledizione, maledizione! Ci scommetto che in tutto questo c’è anche lo zampino di Heimdall, dannata spia !
Loki prende un respiro profondo, cercando di essere razionale: se Thor è arrivato fino a lui, qualcuno deve averglielo detto e i casi sono due: o hanno fatto tutto lui e il guardiano, che deve aver subodorato qualcosa, oppure è stato Padre Odino a ordinare a Thor di venire lì. In un caso come nell’altro, deve trovare un modo per tirarsene fuori.
         Punto primo, la ragazza non deve esserne coinvolta, da quel poco che gli ha detto, ha già abbastanza grattacapi di per sé; punto secondo, se Heimdall ha mandato Thor, è un enorme problema, infatti Loki sa che il guardiano vuole la sua testa e non ci sono scuse di sorta che possa inventarsi per uscirne più o meno pulito; punto terzo, con Padre Odino forse si può arrivare a qualche compromesso... magari leggermente svantaggioso per Loki stesso, ma sempre meglio che rimanere per i prossimi tre secoli chiuso nelle prigioni asgardiane; quarto e ultimo punto, per evitare tanto il guardiano quanto il Padre degli Dei, sparire da qualche parte e ricomparire con tutta calma fra qualche decennio potrebbe essere la soluzione migliore.
         Un tonfo che fa scuotere di nuovo la terra annuncia la presenza e l’aggraziato atterraggio di Thor, comparabile ad un pentapalmo in corsa che rotoli giù per una collina, tant’è delicato.
- Salve, fratello, noto con piacere che la tua grazia ti precede ovunque vada. A che devo la visita, questa volta? –
- Padre Odino mi ha mandato qui per sincerarsi che tu non stia facendo nulla di
 male... –
- Mi congratulo per la tempestività. Sono quasi cinque settimane che sono qui, se avessi voluto fare del male l’avrei già fatto, no? E comunque, chi gli ha suggerito di venire a cercarmi proprio qui? Tu, forse? Sei davvero così preoccupato per la mia salute?- vediamo se il boccalone abbocca una volta di più.
- Se ti riferisci ad Heimdall, no, la tua magia nera lo rende cieco ai tuoi movimenti; in ogni caso, la tua sparizione è stata scoperta due giorni fa, motivo per cui mi hanno mandato di nuovo qui –
         Uhm... questo sì che è interessante, quindi Heimdall non può ancora trovarmi, ovunque io sia... bene, eliminiamo la seconda opzione dall’elenco. Ma se Thor mi ha trovato ieri… forse i Corvi di Odino lo hanno riferito al Padre degli Dei e lui ha mandato lo scimmione a controllare… ma non ha senso che non mi abbia portato con sé.
- Chi altri lo sa ?- a questo punto, l’unica altra incognita è quel maledetto monocolo e i suoi tirapiedi dello S.H.I.E.L.D, oltre ai Vendicatori, che lo seguono come cagnolini. Dai, Thor, fammi contento per una volta e dimmi quel che voglio senza che debba arrivare agli insulti... con te ormai non mi diverto più.
- Per ora nessuno, ma fra poco sarò costretto a dirlo a Fury... non posso fare nulla a riguardo, ho promesso – dice, abbassando gli occhi sul suo martello.
- Sì invece!! – per gli Inferi, con lui non c’è verso, è troppo stupido – Avresti potuto venire qui e dire di non avermi visto! Coprirmi, esattamente come ho sempre fatto io con te!– Promesso? Promesso?! Conosco bene le tue promesse e valgono meno della terra su cui cammini, aggiunge mentalmente con disprezzo.
- E mentire al Padre degli Dei? Io non mi abbasso alle tue doppiezze! –
- Sei sempre il solito patetico idealista! Svegliati, idiota, e capisci che così facendo sarai sempre un burattino in mano d’altri! Avrai anche i muscoli, ma sono inutili senza un cervello!-
- Ti do due giorni per sistemare i tuoi affari, poi avviserò Nick Fury e tu tornerai con me ad Asgard –  Niente facce contrite, non ci credo... la verità è che non vuoi che sia libero dall’influenza di tutti voi. E dalla tua soprattutto.
- Oh, gentile da parte tua farmi questa concessione. Ora vattene, non sopporto che tu mi stia tra i piedi quando ho una montagna di cose da sistemare.-
Un altro rombo assordante e il suo pachidermico non-fratello sparisce. Loki è a tanto così dal perdere le staffe, non solo, però, per l’ordine appena ricevuto.
         Si teletrasporta di nuovo in albergo; qui passa un tempo indefinito a camminare avanti e indietro per la stanza, la sua mente che lavora a pieno regime per cavarsi d’impiccio.
         Sta seriamente meditando di eclissarsi e sparire da qualche parte, quando un trillo fastidioso interrompe le sue elucubrazioni: è quell’aggeggio infernale che, così crede, dovrebbe chiamarsi “telefono”; siccome non ha intenzione di rispondere, lascia che continui a squillare. Dopo poco quel suono fastidioso si zittisce, lasciando il posto ad una voce morbida, che Loki ha imparato a conoscere in tutte le sue sfumature : “Ciao, sono Anja... senti, so che è tardi per chiamare, ma ho davvero bisogno di parlarti, appena hai un momento libero.”
Loki guarda stupito fuori dalla finestra, dove una timida luna si staglia sul cielo scuro: ha passato l’intera giornata a riflettere, non rendendosene minimamente conto.
         Tornando ad Anja, il suo tono ora è palesemente preoccupato e una buona dose di sospetto sta cominciando a farsi strada nella sua voce.
Questo sarebbe un motivo in più per sparire prima di averceli tutti a fiatarmi sul collo, però a lei una spiegazione la devo. In fondo, a dispetto di ogni cosa, mi ha accettato per come sono... beh, più o meno. Mi piacerebbe che anche gli altri fossero così lungimiranti.
Bizzarro… ho un debito d’onore con una donna di Midgard… Chi l’avrebbe mai detto?
Si sdraia sul letto, cercando di recuperare quel poco di sonno, e con esso parte della sua lucidità, che in questo momento non potrebbero fargli che bene.
 
         Le quarantott’ore concessegli da Thor stanno per scadere, ma questa volta la partita andrà diversamente.
Ha lasciato detto ad Anja di trovarsi sulla panchina del loro primo incontro, fra poco più di due ore.
Vediamo se il tempo tolto al sonno darà i suoi frutti: se tutto va come deve andare, non ci saranno danni e, cosa più importante, sarò libero di andarmene entro sera.
 
         - Anja, che piacere vederti! – eccola lì, seduta sulla panca, che fissa il lago con aria assorta; quando sente la voce di Loki, si alza e gli sorride, andandogli incontro.
- Scusami per il poco preavviso, ma ho davvero bisogno di parlarti... Facciamo due passi, ti va?-
Cominciano a camminare, costeggiando il lago ghiacciato. C’è qualcosa che la turba, ma insistere per farla parlare sarebbe controproducente e in questo è esattamente come lui. Le parole hanno un loro proprio peso e non le si dovrebbe mai estorcere con la forza.
         Si ferma di scatto e si volta a fronteggiarlo: non è molto più alto di lei, i loro occhi sono quasi allo stesso livello. Gli allunga una cartellina di cuoio verde e consunta, che lui prende, perplesso.
- Non sono stata del tutto sincera con te; per quanto molto spesso non mi senta a disagio a omettere particolari della mia vita, con te non riesco a farlo, anche se non so perché. Perciò, se vuoi, la verità su di me è lì dentro. – Si appoggia ad un albero, le braccia rigide lungo i fianchi, gli occhi che saettano da un punto all’altro, senza vedere realmente nulla. Il suo sguardo non si sofferma mai su di lui. È nervosa, e in imbrarazzo… ma come mai?
- Potrei leggerlo, certo, e scoprire da me cosa nascondi, in realtà più a te stessa che agli altri; tuttavia voglio che sia tu a parlarmene, perché la vita di una persona deve essere raccontata da chi l’ha vissuta. Tutti hanno dei segreti, me compreso.- e dire che ho dei segreti è l’eufemismo del secolo...
         Anja prende un respiro profondo, senza mascherare, questa volta, quanto dolore le causi; se lui non fosse l’Inganno fatto persona, riflette, non sarebbe stato in grado di accorgersi di tutte le verità che ha omesso, le emozioni che ha nascosto, il dolore che ha ricacciato dietro una facciata.
Occhi grigi infiammati da dolore e collera... ma no, non  è possibile.
Respinge indietro questo pensiero ramingo e le presta attenzione.
         - Fino a tre anni fa lavoravo all’Interpol, stavamo dando la caccia a un gruppo di terroristi a cui aveva aderito anche uno dei nostri. Purtroppo per noi, avevano fior di biochimici e scienziati che li hanno aiutati a mettere a punto quella tossina che poi mi ha infettato. Ero a capo della task force per l’arresto, in quel periodo. Sembrava che andasse tutto per il meglio, ma all’ultimo  ci hanno buttato quello schifo addosso per rallentarci e avere il tempo di scappare. I miei colleghi hanno sparato prima ancora di capire che stesse succedendo, peccato che, in questo modo, non sia rimasto nessuno che potesse dire come neutralizzare la tossina. Stranamente, altri che hanno respirato una quantità minore di quella schifezza, meno di quanta ne avessi respirata io, non ce l’hanno fatta. Mia madre mi ha maledetto in tutte le lingue, quando ha avuto la notizia, così come la mia sorellastra. Solo mio padre mi è stato accanto; circa un anno e mezzo dopo, mi è arrivata la notizia che miei fratelli maggiori, gemelli, erano scomparsi in guerra. Da Berlino mi sono trasferita qui, ho... ritoccato le mie credenziali e intrapreso il mio lavoro attuale. –
         Loki strabuzza gli occhi, sinceramente basito. Da non credere: da quel che ha capito, su Midgard dovrebbe essere encomiabile sacrificarsi per il proprio paese, mentre questa creatura meravigliosa è stata denigrata e lasciata a se stessa quando più aveva bisogno di qualcuno. Eppure, è riuscita a rialzarsi e a reagire con le sue sole forze. Ha l’impulso di abbracciarla e scacciare quel dolore che traspare dai sui occhi. Solo gli Inferi sanno gli orrori che hanno visto.
                                                                               
- Anja –
         La sorprende con un abbraccio forte e dolce allo stesso tempo e Anja sente che, per entrambi, quel gesto è stranamente intimo. Forse osa sperare di aver trovato qualcuno che davvero la capisca e la comprenda, al di là di tutto ciò che possa aver fatto o detto.
         Si stringe più forte a lui, affondando il viso nell’incavo tra collo e clavicola; il suo profumo le calma i pensieri; per una volta nella sua vita, ad Anja sembra di poter stare senza la maschera che ha portato così a lungo. Una mano dell’uomo scorre gentile tra i suoi capelli, dalla sommità della testa ai fianchi, un movimento ripetitivo e tranquillizzante; l’altra, le stringe dolcemente la vita e le sembra di fluttuare in un sogno... ed è bello, per una volta, poter lasciare le mie emozioni a briglia sciolta. Qualche lacrima le cade dagli occhi, ma per una volta non le importa.
         Riprendono a camminare, la leggera pressione del suo palmo alla base della schiena di lei è confortante; la donna sa, però, che Lars si è accorto che c’è altro sotto. I casi sono due: se è un uomo qualunque, ha davvero un intuito eccezionale, se, invece, è davvero Loki, come Anja comincia a sospettare, allora la cosa non la sorprende più di tanto. In fondo, non si può ingannare l’Inganno al suo stesso gioco, no?
- C’è un’altra cosa, in realtà, che mi tiene sulle spine – aggiunge infatti la donna, dopo quel silenzio che è sembrato durare un’eternità – e vorrei che tu fossi onesto quanto lo sono stata io poco fa – lo guarda di sottecchi, aspettando che le dica di andare avanti. L’uomo la incoraggia con un cenno, lo sguardo improvvisamente circospetto.
- Helen mi ha fatto notare che tu somigli in modo davvero impressionante a Loki e devo ammettere, visti i filmati e le foto dei giornali, che non posso darle torto. Tuttavia, non ero troppo propensa a darle corda, almeno all’inizio. Poi però ho notato che il tuo modo di parlare, di porti nei confronti degli altri, di intavolare discorsi che confondono è identico al modo di fare di Loki. Sai che non credo che esistano le coincidenze... ah, e i tuoi occhi, di quel colore... sono più unici che rari, non credo che siano tanto comuni. Correggimi, se sbaglio. -
Anja tace, mordicchiandosi nervosa il labbro, quasi sperando che l’uomo lì con lei sia uno qualunque... altrimenti dire che si ritroverebbe in una situazione spinosa sarebbe un eufemismo enormemente riduttivo.
         Lo vede trattenere il fiato e sorride fra sé e sé, forse ha fatto centro, ma un attimo dopo è tornato sereno e impassibile come sempre. Scoppia a ridere di gusto – amo, amo pazzamente la sua risata! Lucidità, fatti pure viva quando vuoi... – poi l’uomo si volta a guardarla, un guizzo vivace e divertito nei suoi occhi.
- Beh, devo dire che il tuo è un ragionamento interessante, oltre che... logicamente inoppugnabile, fatto salvo per un piccolo particolare: se fossi davvero Loki, non dovrei essere qui, non credi? La logica suggerirebbe che dovrei stare scontando la punizione per quel che è successo. E il particolare degli occhi... per quanto affascinante, dubito fortemente di averli di un colore così unico... non sarò certo il... –
         Un rombo, come di tuono, squarcia la tranquillità del parco, piuttosto deserto a quest’ora del mattino. La terra trema e si solleva un muro di neve e terra alto quanto una casa.
Non appena si deposita il polverone e Anja vede chi sta avanzando verso di loro, le cade la mascella. Letteralmente. Non ci credo, è Thor in persona!!
- Ok... – dice al suo accompagnatore, dandogli di gomito – hai qualcosa da dire, in merito L…?-
- LOKI! – sbotta il dio – Il tuo tempo è scaduto, preparati a lasciare la Terra. –
Ecco, se anche avessi avuto ancora dubbi, ora ne sono certa. Ma maledizione, tra tutti proprio l’Inganno in persona dovevo incontrare?! Se è uno scherzo, non mi diverte affatto.
- Prenderò in considerazione le tue parole solo quando ti degnerai di chiedere le cose con un minimo di cortesia, fratello. – è la seccata risposta di Loki.
         Impercettibilmente sposta il braccio, che cingeva la vita di Anja, davanti a lei, al contempo avanzando di mezzo passo, così che la ragazza si trovi parzialmente nascosta dietro lui. Thor sembra non essersi accorto di nulla, ma ad Anja non è sfuggito il movimento circospetto del dio.
- Perché non hai fatto come ti ho detto? Ho dovuto avvisare anche Fury, sa che sei qui. Stanno arrivando e non saranno comprensivi come me, lo sai. –
Loki sbotta in una sarcastica risata, prima di rispondere a Thor – Ah, e così tu saresti quello comprensivo?! Menzogne! TU per primo, in tutti i secoli che abbiamo vissuto, non hai perso occasione di attaccarmi! Non ti sei fatto scrupoli a mostrami la tua forza, umiliandomi ogni singolo giorno della mia permanenza ad Asgard, né hai impedito che lo facessero i tuoi amici! Ora, ti sembra così strano che ti odi come mai ho odiato altri prima d’ora? –
         Anja guarda Loki con occhi sbarrati: non era certo preparata a così tanta rabbia, dolore e sfiducia nei confronti dei suoi. A quanto sembra, non tutte le leggende che ha letto su di loro sono solo storie per bambini.
Questo non è il grido di un pazzo, al contrario, è una richiesta di aiuto lanciata da un’anima persa... Possibile che nessuno lo capisca?! Quest’ultimo pensiero ramingo, più di tutto, la lascia davvero interdetta. Che si stia affezionando al Dio degli Inganni?
         Un particolare attira l’attenzione di Anja: le sembra che la carnagione del dio stia assumendo un leggero colorito bluastro, mentre il verde dei suoi occhi è incendiato da rosse fiamme di collera. Non vorrei mai e poi mai vederlo davvero fuor di sé dalla rabbia, perché qualcosa mi dice che sarebbe il principio della fine. Scuote la testa, ma quando guarda di nuovo Loki, la sua pelle è candida come sempre.
- Ho sempre e solo cercato di proteggerti! Perché ti rifiuti di capirlo? – Thor sembra davvero avvilito, magari tiene davvero molto al fratello, anche se i suoi modi di dimostrarlo sono piuttosto bizzarri. - Ora seguimi, torniamo a casa e nessuno si farà male –
- Quando capirai che non puoi darmi ordini?! Per una volta nella tua vita, fa’ qualcosa di sensato, e ficcati bene in quella tua testa dura questo semplice concetto: reagisco male quando mi si impone di fare qualunque cosa. Sono IO il padrone di me stesso, io soltanto! E non ho alcuna intenzione di starti... –
         Un forte spostamento d’aria e il rombo di quelli che sembrano rotori si portano via le sue ultime parole, mentre i tre si voltano verso il punto da cui arriva tutto quel fracasso. Sembra proprio, constata Anja sconsolata, che mi sia infilata in un tal macello, che uscirne sarà un’impresa davvero titanica. Più di tutto, però, la preoccupa che uno dei due fratelli possa fare qualcosa di davvero stupido... francamente, in quel caso non saprebbe su chi scommettere; teme anche che Loki, in un eccesso di rabbia, possa tentare gesti avventati, lui, che dei due è sicuramente quello con più buonsenso, per strano che possa essere.
         Il mezzo atterra e si apre il portellone, mentre i Vendicatori al completo si precipitano fuori, formando un cordone di sicurezza tutt’attorno a loro.
- Chi è la ragazza?- chiede l’unica donna, rossa di capelli e indiscutibilmente bella, mentre i suoi occhi freddi scandagliano tutta la zona. Ehi, qualcuno si ricorda che esisto anche io! Che gioia . . .
- Sono una ex agente dell’Interpol, per quel che vale. – risponde Anja, facendo spallucce.
- Dove avete lasciato Banner, invece? – interviene Loki, con tono beffardo.
- In un posto lontano dalla tua influenza, criminale – è l’asciutta risposta di… Captain America?! Con la tutina a stelle e strisce?!
         Loki sbuffa e il bagliore rossastro nei suoi occhi si accentua ancora di più, tuttavia non perde la sua solita compostezza e fissa tutti i Vendicatori in modo distratto, soffermandosi poi sul fratello.
- Allora, ti senti meglio, ora che sono arrivati i rinforzi? Peccato che ti sia sfuggito un dettaglio, nel caso si arrivasse ad uno scontro – socchiude gli occhi, vagamente divertito – Io vi ho visti combattere, so quali sono le vostre debolezze... i vostri segreti. Avete perso qualunque vantaggio abbiate mai avuto su di me, a parte il numero,  ma è cosa di poco conto. –
         Mentre parla, lancia un paio di occhiatine alla donna e all’arciere che le sta accanto, i quali non riescono a celare del tutto un brivido. Sembra persino che anche la temperatura, già bassa, sia calata ulteriormente.
- Smettila di giocare con le nostre teste! – sbotta l’uomo in tutina, seccato.
- Ehi, Cap, rilassati! Non so tu, ma io oggi non ho proprio voglia di litigare... e mi toccherà lo stesso, se non tornerò per cena. Pepper sarà su tutte le furie. Avete presente come sono le donne quando si arrabbiano... –
- Stark, chiudi quella bocca! Non è un gioco, lo capirai mai? –
Sono perplessa : i Vendicatori non dovrebbero essere una squadra? Io onestamente vedo solo bambini che litigano! Anja sbircia Loki di sottecchi: da quel che può vedere della sua espressione, se la sta godendo un mondo... e forse è esattamente quel che vuole: se i Vendicatori litigano, non faranno caso a lui.
         - Stark, Rogers, vedete di darci un taglio, maledizione! Abbiamo un altro problema, ora – la donna li zittisce in malo modo, indicando poi Anja e Loki, quindi continua, rivolgendosi a quest’ultimo – Onestamente, che sei venuto a fare qui? –

N.d.A.
Ecoomi qui, anche stavolta puntuale! - grida al miracolo XD -
Orbene, le cose si stanno complicando: che succederà, ora che Anja ha scoperto chi è davvero l'uomo del mistero? e l'arriv degli Avengers al gran completo?  Seguite la storia e vedrete! XD
Una piccola postilla: dal prossimo capitolo vedremo anche la storia dai POV degli Avengers, tenerne solo due sta diventanto un po' complicato, senza contare che mi piace che ogni singolo personaggio possa dire la sua XD
Canzone consigliata per questo capitolo : You shook me all night long, degli AC/DC, che secondo me ci casca a pennello! ;)
Angolo dei ringraziamenti : a Erika_00 per le sue recensioni, sempre entusiastiche e puntuali, a akiralovemanga e DarthGiuly  e ancora Erika_00 per averla inserita nelle preferite e infine a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, simo95, tykisgirl per averla messa nelle seguite.
Come sempre, aspetto con ansia le vostre recensioni!
Alla prossima, un bacio!
Mòrrigan

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Capitolo 6
*** Capitolo 5- Donne furiose, Dei ingannatori, Spie ficcanaso ***


CAPITOLO 5: "Donne furiose, Dei ingannatori, Spie ficcanaso"

 
 
- Steve -
         Nel vano di carico del flyer regna un silenzio di tomba; Loki e la ragazza, seduti l’uno di fronte all’altra, si scambiano ogni tanto qualche fugace occhiata. A differenza del dio, che pare essere sempre tranquillo e padrone di sé, quasi annoiato persino, a dispetto della situazione, la donna alterna sguardi di fuoco al primo e un’espressione indecifrabile con cui squadra Steve, Tony, le due spie ai comandi del mezzo e Thor, seduto accanto a Loki, con aria metadibonda.
         Steve la osserva con attenzione: è magra e molto alta, più di una donna media, il viso sembra scolpito nel marmo, vista la serietà dei suoi lineamenti, mentre i capelli lunghi e scuri, prima sciolti, ora sono raccolti in una crocchia scomposta, ma il particolare che più cattura l’attenzione del capitano sono gli occhi di lei, di un incredibile grigio-violetto. L’abbigliamento scuro fa risaltare in modo particolare la carnagione pallida. La ragazza deve essersi accorta dei suoi sguardi, perché lo fissa di rimando e abbozza un risolino.
         - Che cosa la attira tanto, Capitano? È la mia altezza, o il fatto che non dovrei essere qui?- gli domanda con leggero sarcasmo.
- No… nulla di questo – balbetta lui, un po’ imbarazzato – ma i suoi occhi sono… incredibili. Stavo guardando quelli –
- Capisco… fanno questo effetto a tutti, è un colore strano – replicata pacata lei, il tono privo di inflessioni, per poi richiudersi nel suo mutismo.
Stranamente, persino Stark non apre bocca, e dire che di solito bisogna minacciarlo di morte per farlo tacere.
- Fammi capire, bambolina – esordisce quindi il miliardario – che ci fa una come te con un cerbiatto psicopatico come lui? – e indica Loki, che lo fissa con astio. Ecco, per l’appunto… così la prossima volta imparo a gioire per il silenzio. Ma quell’uomo non è proprio capace di badar agli affari suoi?
 - Cerbiatto psicopatico?- la ragazza inarca un sopracciglio elegante – Ad ogni modo, mi sembra chiaro, stavamo passeggiando, prima di essere interrotti. E mi chiamo Anja, non bambolina – conclude stizzita.
         La risposta della ragazza è talmente asciutta e secca che può quasi rivaleggiare con quelle di Loki, e di certo, riflette Steve, non è una buona cosa.
- Preparatevi all’atterraggio, siamo arrivati – la voce di Natasha gracchia fuori dall’altoparlante, rompendo la tensione che si era venuta a creare dopo il commento, del tutto fuori luogo, di Stark.
Steve sospira, appoggiandosi meglio allo schienale del seggiolino e massaggiandosi le tempie, pensoso: non cosa arriverà da questa situazione, ma non mi piace… e la ragazza qui non dovrebbe esserci, però il generale ha detto di portarla con noi… Thor non ha detto nulla, tuttavia non perde Loki di vista… e ancora più stranamente, nemmeno lui ha aperto bocca. Chissà che ne pensa Natasha… o Banner.
         Il flyer si posa con delicatezza sul ponte dell’Helicarrier; dopo poco il portello posteriore si apre e tutti scendono dal mezzo. Anja è l’unica ad avere un’aria perplessa, quando si accorge di essere su quella che, a prima vista, è una portaerei.
- Una portaerei?! Al largo di New York?! Che diavolo ci faccio qui? –
- … - Steve non sa cosa risponderle, ma fortunatamente Natasha gli viene incontro, seppure con poca delicatezza.
- Dobbiamo sapere che tipo di rapporto c’è tra lei e Loki. Se il generale riterrà che lei non è coinvolta in qualunque cosa stia facendo Loki, la lasceremo tornare a casa. Ma nel mentre lei resta qui – replica la spia. La sua risposta le frutta un’occhiataccia raggelante e astiosa da parte di Anja, che la squadra dall’alto in basso. A occhio, direi che la ragazza è intorno al metro e ottanta… non è molto più bassa di me, in effetti, e ha anche una certa presenza… è una che di certo è abituata a farsi ascoltare… forse anche a dare ordini.
- Tutti dentro! – sbotta Clint, guardandosi attorno con aria nervosa e Steve onestamente non può biasimarlo, sapendo quello che tutti loro hanno passato per colpa di Loki, l’arciere in prima persona, mentre Coulson ha pagato un prezzo ancora più alto.
Thor strattona il fratellastro, andando dietro a Natasha, seguono Anja, Barton e Stark, mentre Steve chiude la fila.
 
         - Signore, ma è sicuro che sia stata una buona idea portare qui anche la ragazza?- domanda quasi con timidezza l’agente Hill e su questo punto il capitano si dichiara d’accordo con lei.
- Non che mi piaccia avere civili intorno, Hill, ma devo conoscere tutte le variabili. Chiunque dia minimamente retta a Loki, Thor e presenti esclusi, deve essere passato al vaglio – conclude Fury asciutto, prima di sbottare contro Stark, che sta cercando informazioni sulla ragazza, con un seccato “Ma quanto ti ci vuole ancora?!”
- Ti sembrerà strano, Nick, ma su questa bambolina non si trova praticamente nulla, è come se non esistesse da nessuna parte.-
         Banner alza gli occhi stupito, andando poi verso il miliardario, che si sposta di lato per lasciargli vedere lo schermo.
- È vero, direttore – conclude poi con un sospiro – Tony ha ragione, le notizie più vecchie su questa donna non vanno oltre tre anni fa. Prima semplicemente non esiste-
- E che cosa sappiamo?-
- A parte che si chiama Anja Blackwood, che lavora alla Greyhound Publishing Inc. da tre anni ed è socia della fondatrice e che si è trasferita qui da Berlino tre anni fa, nient’altro - conclude Stark, per una volta serio e preciso nel suo lavoro.
         Ma che strano… con tutte le risorse che hanno, è questo il massimo che riescono a ricavare?
- Non converrebbe chieder alla diretta interessata, signore? E, se bene ricordo – viene colto da un’improvvisa illuminazione  - ha detto di essere una ex-agente dell’Interpol-
- E bravo Capitan Ghiacciolo! Vediamo se nei loro archivi c’è qualcosa di più. JARVIS, passa al setaccio tutti i profili finchè non la trovi –
- Eseguo, signore. Ci vorranno tra i dieci e i quindici minuti
Steve alza gli occhi al cielo, i nomignoli che Stark gli affibbia lo mandano davvero ai matti e ormai non sopporta più le spacconate dell’altro, ma non può certo permettersi di perdere la pazienza con un criminale di guerra nelle immediate vicinanze.
         Il breve lasso di tempo che segue è carico di un silenzio che pesa come piombo; ognuno di loro, ci metterebbe la mano sul fuoco, si sta arrovellando per sbrogliare la matassa. Steve fa correre lo sguardo sui presenti: Stark e Banner stanno confabulando tra loro a bassa voce e il primo controlla con la coda dell’occhio uno schermo; Fury sta dando disposizioni alla Hill, gli sembra di capire, circa la sistemazione del prigioniero e della ragazza; Thor fissa un punto imprecisato del cielo oltre la vetrata, la fronte corrugata. Clint e Natasha, invece, non si vedono.
         Con un sospiro si avvicina a Banner, chiedendogli che ne pensa della situazione.
- Sarò sincero, non mi piace per nulla… e trovo alquanto stupida l’idea di aver messo quei due nella stessa stanza, anche se fuori di guardia ci sono Barton e la Romanoff – si interrompe per un momento e pulisce gli occhiali con il bordo della camicia, quindi prosegue – E non credo che finirà bene, capitano, proprio per nulla. La ragazza non avrebbe dovuto essere caricata qui a forza… speriamo vada tutto bene. L’ultima volta che Loki è stato qui, abbiamo avuto non pochi problemi –
Steve annuisce di rimando, dichiarandosi pienamente d’accordo con lui; la voce metallica di JARVIS calamita di nuovo l’attenzione di tutti.
         - Signore, negli archivi dell’Interpol non risulta nessuna Anja Blackwood, ma il software di riconoscimento facciale ha restituito una corrispondenza del 98,5 % con una certa Anja Schwarzwald, che ha lasciato l’arma nel 2010-
Sui monitor appare una pagina di giornale, datato 5 settembre 2010: è un semplice articolo corredato da una foto, sopra la quale campeggia “AGENTE DELL’INTERPOL CONTAMINATO DA TOSSINA SPERIMENTALE”. La donna ritratta, in effetti, somiglia moltissimo ad Anja.
- Cerca il suo dossier, JARVIS, il suo profilo, qualunque cosa che ci dica cosa ha fatto e dove è stata – sbotta Stark, mentre ragiona sulle poche informazioni che hanno ottenuto finora.
- La ricerca non ha prodotto risultati, signore
- Com’è possibile?!-
- Non esistono file o profili elettronici prima del 2006, signore, gli archivi digitali partono da quell’anno -
         Fury scuote la testa, esasperato, quindi chiede e richiede al miliardario se il suo aggeggio ha fatto l’impossibile, pur di trovare qualche straccio di informazione, mentre Stark ribadisce a pieni polmoni che più di così non si può fare, a meno di non chiedere alla diretta interessata.
         - Mi domando perché perdano tempo a discutere di queste sciocchezze  - interviene Thor, rivolgendosi a lui e a Banner, che stanno tenendo d’occhio la stanza dove sono alloggiati i due “ospiti”: Loki è seduto tranquillo, mentre parla alla ragazza, che invece non smette un attimo di fare avanti e indietro, palesemente seccata dalle parole del dio.
- Bella domanda, Thor. Fosse dipeso da me, ti avrei detto di riportare tuo fratello a casa vostra. Tutto questo stress non mi fa bene – conclude Banner con un sospiro.
- Credo, dottore, che su questo punto siamo tutti d’accordo. Non potresti importi, Thor?- ma il dio nordico scuote la testa.
- Glielo ho proposto, ma Fury mi ha detto che prima di tutto vuole sapere se la ragazza è sotto il controllo di mio fratello e se possa rappresentare un pericolo –
         - Tutti qui, signori – esordisce il generale, il cui tono non ammette repliche -Ecco cosa faremo: ciascuno di voi dovrà tenerli d’occhio ventiquattr’ora su ventiquattro, con l’ordine di riferire immediatamente qualunque stranezza, anche se sembra irrilevante. Inoltre, è necessario assicurarsi che quei due non facciano squadra, è chiaro? Al lavoro, adesso –
         Fury ha dato il “rompete le righe”… mi domando solo cosa succederà da adesso in avanti… quella ragazza mi sembra tutto meno che sprovveduta, e se era nella polizia, poi, lo è ancor meno, senza contare che mi è sembrata decisa e determinata, esattamente come lo era Peggy.
Lascia cadere questo pensiero, seppellendolo nei suoi ricordi: è un soldato, ha degli ordini da eseguire e, decisamente, questo è il momento peggiore per essere nostalgici. Rassegnato, si appresta a fare il suo lavoro.
 

 
Lie awake in bed at night
And think about your life
Do you want to be different?
Try to let go of the truth
The battles of your youth
'Cause this is just a game

 
It's a beautiful lie
It's the perfect  denial

Such a beautiful lie to believe in
 
- Loki –
         Sono di nuovo a bordo di questo obbrobrio volante, maledizione! Almeno stavolta non sono chiuso in un barattolo di vetro, intrappolato come una falena... e se questa non la pianta di scavare solchi nel pavimento a furia di camminare, giuro che la uccido con le mie mani, agli Inferi il pacifismo.
- Vuoi startene ferma cinque minuti?! Cosa pensi di risolvere, continuando a fare le vasche avanti e indietro? Parlo per esperienza, non ci convocheranno finchè non lo vorranno... è la tattica preferita dal Monocolo. –
- Non me ne frega niente! NIENTE! Hai capito?! – sbotta seccata, bloccandosi, ma solo per poco, in mezzo alla stanza – Qualunque sia il motivo per cui tu debba restar qui, non è affar mio e non voglio averci nulla a che fare! –
         Loki scuote la testa e socchiude gli occhi, pensieroso. La ammira davvero, quella giovane donna, che nonostante tutto, non ha perso la voglia di combattere, anche se la sua mente mortale fa fatica ad accettare tutto ciò che ha visto e sentito nelle ultime ore, non da ultimo, il motivo per cui la ha frequentata per tutto questo tempo. E poi gli ha tirato uno schiaffo: per essere tanto magra, ha una discreta forza.
Per quanto non l’abbia presa in modo entusiastico, Loki si trova costretto ad ammettere che la ragazza ha accettato la notizia in modo migliore di quanto lui si aspettasse. Senza contare che le sue querule richieste per sapere quel che stava accadendo cominciavano ad essere davvero seccanti e noiose.
- Vado a farmi una doccia, guai a te se entri. – gli dice, un attimo prima di sbattersi la porta del bagnetto dietro le spalle.
Umani, così buffi e divertenti... sconvolgi la loro routine, ed ecco che ti ritrovi con un esercito di belve fameliche tra le mani.
         Sorride divertito, sdraiandosi sul letto, le braccia incrociate dietro la nuca; mentre fissa il soffitto, si ritrova a pensare, una volta ancora, alla naturale grazia che sembra pervadere ogni movimento della sua, momentanea, compagna di stanza.
Il dio ne ha analizzato ogni singolo movimento, dai passi lunghi e fluidi al modo di tenere le braccia incrociate dietro la schiena, intrecciando ogni tanto le dita delle mani, dall’espressione fredda come quella di una statua al ravviarsi con gesti nervosi, ma non meno femminili per questo, la gran massa di capelli di un caldo castano ramato, che la fredda luce del neon mette ancora più in risalto, come fa risaltare quella sua dannata collana. Tuttavia gli occhi non hanno mai lasciato trasparire alcunché... ma se non sono i suoi, quelli che mi hanno tormentato così a lungo, allora chi, mi domando? Di chi sono? Se riesce a mantenere gli occhi inespressivi, allora... e perché poi continuo a pensare a lei come se me ne importasse qualcosa?
         Un rumore secco proveniente dal bagno lo riscuote dai suoi pensieri; con un movimento fluido ed elegante si alza dal letto, avvicinandosi alla porta senza il minimo rumore, le orecchie tese a cogliere qualunque suono.
- Cosa succede lì dentro? – chiede, bussando appena con la nocca – Sei per caso caduta nella doccia? – soffoca un risolino divertito, che però non dura a lungo, perché viene troncato quasi immediatamente da una sfilza infinita di imprecazioni in tedesco, di una tale finezza da far sanguinare le orecchie persino alla maleducazione.
- Sto bene, sto bene, ho solo tirato una testata al muro – risponde Anja, in tono secco.
- Come, hai litigato anche con quello, adesso? –
- Tu brutto... – la ragazza soffoca a malapena il resto della frase.
         Loki comincia a ridere a crepapelle, quella ragazza è davvero divertente quando è arrabbiata, perde completamente il controllo e provocarla è ancora più spassoso.
Il suo scoppio di risa è interrotto, però, dal gracchiare metallico dell’altoparlante.
“Piccolo cervo, se hai finito di ridere, sei atteso nella sala riunioni... sono certo ti ricordi dov’è. Vedi non farci aspettare i tuoi comodi.” La voce fastidiosa di Stark, unita ai suoi modi ancora peggiori, gli fanno montare in poco tempo una rabbia cieca.
Ripetendosi come un mantra  stai calmo, stai calmo, non puoi ucciderli tutti adesso, si avvia di malavoglia nella sala riunioni, seguito a ruota da Barton e la Romanoff, che non considera nemmeno.
Beh, meglio tra quegli zotici che con una lupa famelica in gabbia...
 
         Inconcludente, inutile, vano, una perdita di tempo ed energie.
Perché mai convocarlo, pretendere che si presentasse a comando e per cosa? Per sapere cosa ci facesse quella ragazza con lui! Per gli Inferi e che Hela se li porti! Non è certo compito suo fare da balia a quella belva sotto mentite spoglie.
         Rientra nella stanza sbattendo la porta, irritato come poche volte gli era successo. Leva giacca e camicia, appoggiandole con cura alla spalliera della sedia davanti alla scrivania, poi si stende sul letto, un braccio piegato sotto la testa e riprende a fissare il soffitto, assorto.
No, non posso ancora dire loro delle visioni che mi tormentano... né che, con ogni probabilità, la ragazza ne fa parte. Su questo sia io sia lei siamo d’accordo: Anja ne deve restare fuori. NO! L’ho chiamata per nome?! Non mi ci devo affezionare, anzi, sarebbe meglio mi odiasse; il distacco sarebbe netto e indolore... sì, ma per chi?
          Lo scatto della porta del bagno lo distrae dalle sue elucubrazioni; nella penombra, vede la sagoma alta e snella della ragazza stagliarsi sulla soglia.
Il “click” dell’interruttore e la stanza è illuminata di nuovo dai neon. Loki socchiude gli occhi, infastidito.
Anja esce avvolta in un asciugamano blu scuro, troppo corto per nascondere le sue lunghe gambe; ancora non si è accorta che il dio non ha perso un singolo movimento, mentre lei cerca degli abiti nell’armadio.
         - Mhm... beh, devo dire che il blu è il tuo colore – Loki rompe il silenzio buttando lì quel commento, quasi per caso.
- Gott im Himmel!! (*) Da quanto sei lì?! Oddio oddio oddio!!-
È difficile trattenersi dal ridere, vista la sua espressione al limite del panico, con gli occhi enormemente dilatati e il fiato corto, tutti i muscoli del corpo in tensione.
Oh, beh, ragazza, te la sei cercata... va bene tutto, ma un bel panorama non mi lascia indifferente...
         Anja avanza minacciosa verso il dio, che intanto si è alzato con movimento fluido dal letto. Fa per colpirlo con uno schiaffo, di nuovo, ma lui le afferra la mano, torcendole il braccio dietro la schiena.
- No, mia cara, così non va... – le sussurra mellifluo all’orecchio –non mi lascio colpire così facilmente, sai?-
Lei si divincola, cercando di sfuggire alla presa del dio, al contempo cercando di non perdere l’asciugamano. Per quanto non la stia stringendo con forza, è comunque una presa ferrea.
         Loki asseconda il suo movimento, i capelli di lei, ancora umidi per la doccia, gli sfregano sul petto nudo: gli piace vedere come lei tenti di opporre resistenza, fiera e battagliera come una valchiria.
La blocca contro il muro tra la scrivania e il bagno, la sua schiena contro il suo petto, il viso di lei a contatto con la parete; le scosta gentilmente i capelli dal collo, soffiandole piano dietro l’orecchio.
         - Lasciami andare! – sibila Anja, tentando di voltarsi verso di lui, ma l’unica cosa che ottiene è la sua risatina impertinente e un guizzo malizioso e perfido degli occhi verdi.
Il dio le posa un bacio rovente sulla spalla nuda, mentre le accarezza la vita sottile; Anja tenta invano di soffocare un sospiro di piacere.
- Ti prego, smettila! Lasciami... –
         Con uno strattone Loki la fa voltare, in modo da vederla in volto: è rossa in viso, imbarazzata, non riesce a guardarlo negli occhi e cerca inutilmente di tenere su quel minuscolo pezzetto di stoffa che la copre a  malapena.
Oh, Anja, Anja, cosa mi fai fare... com’è che non riesco a resisterti?
Il dio le alza il mento con due dita, avvicinandosi ad un soffio dal viso di Anja, incatenando i suoi occhi violetti ai propri.
- Quest’asciugamano è di troppo... – mormora Loki, quasi a se stesso, mentre fa scivolare la mano sotto la stoffa e le accarezza piano, lascivamente, il fianco, scendendo sempre più giù, verso la sua intimità, già bagnata di desiderio, mentre lascia una scia di baci roventi e morsetti giocosi sul suo collo.
         Istintivamente Anja gli stringe il collo con le braccia, protendendosi verso lui, un gemito di piacere sospeso sulle labbra. Loki cattura le sue labbra quasi con prepotenza; nello stesso momento, la penetra con due dita, muovendole con estenuante lentezza.
- Sei... troppo... vestito – dice lei, staccandosi appena dalle labbra di Loki; con uno strattone, Anja lo libera dai pantaloni.
         È bello sentire il corpo di lei contro il suo, teso come la corda di un arco, rispondere ad ogni suo tocco, vederla fremere di piacere, infiammarsi ad ogni bacio. Le mani di Anja scorrono, leggere come piume, sulla sua schiena, gli accarezzano le spalle in piccoli cerchi.
         Loki la adagia sulla scrivania, senza distogliere lo sguardo dal suo, come se fossero incatenati l’uno all’altro; le solleva le gambe, una alla volta, lasciando una scia di baci dalla caviglia fino all’interno coscia. Anja lo tira a sé, stringendogli le gambe lunghissime attorno alla vita; comincia a tormentarlo con piccoli morsi, sul collo, sul petto, esulta quando gli sfugge un gemito di piacere. Con una spinta Loki entra dentro di lei e ben presto si ritrovano entrambi a muoversi in sincrono, sospirando di piacere ad ogni piccolo tocco.
Anja...  come faccio a tenerti lontana adesso che sei così vicina?
 
N.d.A.
 
(*) Gott in Himmel! = esclamazione tedesca che equivale al nostro “Dio del cielo!”
 
Eccoci qui col capitolo 5! E adesso le cose cominciano a farsi interessanti… XD
Dunque, la citazione all’inizio del POV di Loki è “A beautiful lie” dei Thirty Seconds To Mars, che adoro! E mi sembrava indicata per Loki e per il momento che sta passando.
Come promesso, da ora in avanti vedramo i POV di più persone alternarsi, quindi spero di non annoiarvi/confondervi ecc ecc… Capitolo ancora un pelino di passaggio, soprattutto la prima parte, mentre nella seconda ho dovuto assecondare quei due XD – mi faranno dannare l’anima, lo so –
Angolo dei ringraziamenti : a Erika_00 e Alexien per le loro recensioni,  entusiastiche – continuate così! -, a akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 per averla inserita nelle preferite e infine a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, simo95, tykisgirl e La_Polly per averla messa nelle seguite, e inoltre a Feelings per averla inserita nelle ricordate.
Come sempre, aspetto con ansia le vostre recensioni!
Alla prossima, un bacio!
Mòrrigan
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6- Decisioni apperentemente insensate e convivenza forzata ***



CAPITOLO 6: "Decisioni apparentemente insensate e convivenza forzata"

 
- Anja –
         No, non di nuovo! E mannaggia, ci sono ricascata con tutte le scarpe! Ma perché?! Oh, giusto, è un dio, forse millenario, e tempo ne avrà avuto per approfondire un mucchio di cose... ed è dannatamente e perversamente bravo in quel che fa. Merda, sono fregata.
Anja deglutisce, in imbarazzo come poche altre volte e fissa Loki quasi con astio, il quale la ricambia con un risolino soddisfatto, ma allo stesso tempo anche con un’occhiata strana. Sembra a metà strada tra l’autocompiacimento e la collera per aver ceduto a quelli che lui definirebbe, con molta probabilità, “bassi istinti da primate”. Tuttavia la ragazza non saprebbe dire a chi sia rivolta la collera del dio, se a lei oppure a lui stesso.
         Con un unico movimento la fa alzare dal piano della scrivania, le prende il viso tra le mani e la scruta con attenzione.
- Che cosa mi stai facendo? – chiede in un sussurro – Perché fai così? –
- Così come, scusa? Non capisco dove vuoi arrivare... –
Le lascia il volto di scatto e si chiude in bagno, senza aggiungere altro. Anja rimane ferma dov’è, completamente incapace di formulare un pensiero logico e coerente; alla fine sospira rassegnata, indossa una delle tute di ordinanza degli agenti dello S.H.I.E.L.D. e siede sul letto, pettinandosi i lunghi capelli con aria assorta.
         Loki esce dal bagno dopo una mezz’ora abbondante, avvolto solo in un asciugamano; Anja gli scocca un’occhiata di fuoco, alla quale lui nemmeno si degna di prestare attenzione. Brutto borioso impertinente! Eppure la ragazza non può far a meno di ammirare ancora una volta quel fisico longilineo ma ben fatto, coi muscoli sottili e tonici ben disegnati e la pelle chiara e traslucida come l’alabastro, in netto contrasto coi capelli nero inchiostro.
- Ma non potevi vestirti in bagno?! Non ce l’avete voi, il senso del pudore? – sbotta contro lui, inviperita.
Lui si gira a fronteggiarla, un sopracciglio sollevato con aria di sfida e una smorfia divertita in volto.
- Per essere precisi, tu sei stata la prima ad uscire con solo l’asciugamano addosso e in ogni caso, siamo finiti a letto due volte, perciò il pudore è inutile, a questo punto. Non sei d’accordo?- conclude, questa volta sorridendole apertamente e instillando una punta di cattiveria nelle sue parole. Parole che Anja non può confutare in nessun modo.
         Sbuffa infastidita e riprende a litigare con un grosso nodo che non vuol saperne di farsi sciogliere dal pettine. Loki alza gli occhi al cielo e si siede sul letto, proprio dietro di lei, che si irrigidisce di colpo.
- Dammi quest’affare e smetti di stare così rigida, non ho intenzione di toccarti di nuovo- Anja rimane in certo qual modo ferita dalle sue ultime parole, per un attimo ha sperato che potessero instaurare un rapporto per lo meno civile, se non di amicizia o qualcosa di più. Già, qualcosa di più... mi sono definitivamente bevuta il cervello. Come posso pensare di avere una storia con un criminale bastardo maniaco del controllo che non ha uno straccio di morale?! Ma siccome la miglior difesa è l’attacco...
         - Ma ti senti quando parli?! Cosa sono io, il tuo giocattolo del momento?! Pensi di potermi usare come e quando ti pare, un attimo prima sei quasi gentile, mentre quello dopo sei un bastardo freddo e insensibile! E poi chiedi a me che cosa ti sto facendo?! – Loki la gratifica con un’occhiataccia, prima di rispondere.
- Uno, smetti di urlare, mi dai fastidio; due, sono millenni che mi comporto a questo modo, e non ho intenzione di cambiare, certamente non per te, e tre, è quello che sono, che ti piaccia o meno, quindi non tediarmi oltre con le tue inutili paturnie, ho altro a cui pensare e di ben maggiore importanza. –
Le risponde in modo pacato, non alzando la voce -che resta comunque tagliente come una lama- e senza smettere di pettinarle i capelli; quando finisce, si alza e posa il pettine sulla scrivania, mettendosi poi a gironzolare per la stanza.
         Anja appoggia le spalle al muro dietro di lei, una gamba piegata sotto di sé, l’altra sollevata; abbraccia il ginocchio e nasconde il viso tra le braccia, lasciando che i suoi capelli la celino alla vista, fin troppo acuta, del Dio degli Inganni.
Sa che è stupido quello che sta facendo, conosce bene quello che si dice dell’uomo che ha di fronte, però è convinta anche che non tutto sia già scritto e immutabile e che, forse, ci sia anche un certo margine per il cambiamento. Ha paura, tuttavia, una paura cieca eppure razionale, e per la prima volta si chiede se davvero non abbia nulla da perdere, con il suo tempo ormai agli sgoccioli. Non riesce a reprimere un sussulto, al pensiero. Che cosa mi succede? Sembra quasi che… ma che ho per la testa?!
          - A cosa pensi? – la voce di Loki la distoglie dalle sue riflessioni. Ha perso ogni traccia di durezza, tornando calmo e vagamente indifferente come suo solito.
- Come se te ne importasse davvero... non ho voglia di fare conversazione – gli risponde piccata, fissandolo di sottecchi.
- Non chiedo mai nulla, se non mi interessa sentire la risposta. Non sei tanto stupida, dovresti averlo capito- obietta il dio, sollevando un sopracciglio.
- Ho capito benissimo, ma non voglio parlarne e soprattutto non con te -
- E invece sono l’unico che può capirti, perché nessuno oltre me conosce la tua storia, quella vera, e non quella manfrina che vai raccontando ad altri.-
Anja sospira, maledicendosi per essersi fatta mettere di nuovo con le spalle al muro da Loki. Evidentemente le riesce piuttosto bene. Non che ci sia da esserne fieri, però.
         - Hai paura? L’hai mai avuta?- gli chiede di punto in bianco.
- Solo gli stolti non ne hanno. Chi è davvero furbo impara a controllarla e a volgerla a suo favore – risponde lui, con una certa esitazione.
- Hai qualcosa da perdere? Qualcosa che non vorresti lasciare andare, ma che sai che perderai molto presto? E che non puoi fare nulla perché la cosa cambi? – aggiunge la donna, con la voce che si spezza. Il dio, in piedi di fronte a lei, la osserva attento.
- Credevo di avere qualcosa per cui lottare, ma mi hanno tolto tutto – aggiunge Loki metadibondo, dopo un attimo di silenzio – perciò, per risponderti, no, non mi è rimasto nulla che temo potrei perdere... –
         Lei annuisce, cercando di fare un respiro profondo, ma ciò le provoca fitte lancinanti e sa che questa volta il dolore che prova traspare chiaramente anche dai suoi occhi, solitamente inespressivi o quasi.
- Sdraiati, dovresti stare meglio – Per una volta Anja gli dà retta, senza obiettare. E di nuovo ritorna quasi protettivo…
- Vedi, anche io credevo di non aver più nulla da perdere e per questo motivo ho deciso di trasferirmi qui, tre anni fa. Pensavo che cominciare una nuova vita, dimenticandomi chi ero... Però solo dopo ho capito che il mio evitare volontariamente le persone era un modo per non affezionarmi, per fare in modo che nessuno, io per prima, soffrisse, una volta che la situazione fosse... – le manca la voce per continuare, ma Loki attende con pazienza che finisca il discorso – E andava anche tutto bene, dannazione!  Ma poi sei arrivato tu, e hai distrutto tutte le mie certezze con la delicatezza di un rinoceronte alla carica! –
         Per un lungo momento il silenzio regna sovrano in quella stanza angusta; ogni tanto è rotto dai respiri affannati di Anja e dallo scalpiccio dei piedi nudi di Loki sul pavimento freddo. La ragazza si alza dal letto e va in bagno: sciacquarsi il viso con l’acqua fredda l’ha sempre calmata in certa misura, anche se questa volta dubita che le farà effetto. Quando esce dal bagno trova Loki sdraiato sul letto, come fa spesso quando deve riflettere su qualcosa, ormai Anja l’ha capito. Senza guardarla, il dio le fa cenno di mettersi accanto a lui. Anja rimane invece in piedi di fianco al letto, esitante.
         - Sdraiati, maledizione! Guarda che non mordo, se non ho motivo di farlo – le dice seccato, mentre la strattona giù.
- Non dovrei fidarmi di te... però in certi momenti mi viene quasi spontaneo e il mio buon senso mi bestemmia dietro – ammette lei fra i denti.
- Il tuo buonsenso ha ragione – commenta Loki, asciutto – ma ad ogni modo non puoi certo dare la colpa a me, se ti sei affezionata al sottoscritto. Se ti consola, io non mi affeziono mai a nessuno, quindi non sentirti in debito -
- Non provare a ribaltare il discorso... quando è arrivata la truppa, tu hai fatto in modo di metterti fra me e loro. Sapendo che non fai mai nulla senza motivo, la domanda è: cosa hai voluto sottolineare, con quel gesto? – e adesso, signor so–tutto-io prova a rispondere.
- Dovevi essere la mia moneta di scambio: la tua incolumità per la mia libertà, peccato che poi le cose non siano andate come avevo previsto. Mi irrita notevolmente, la piega che hanno preso gli eventi. – Viva la sincerità... come se non me ne fossi accorta. Scema io a pensare che fosse per altri motivi. Dovrei smetterla di illudermi.
         Anja si accoccola su un fianco, guardando fisso il profilo del dio, che rimane immobile come una statua. La ragazza sa perfettamente che lui se n’è accorto, cionondimeno persiste nel fissare altrove.
         Una lacrima le scivola lungo la guancia, presto seguita da molte altre; non piange per quello che le ha detto il dio, piange perché sa che, per un motivo o per un altro, lo perderà e il pensiero, per ragioni che ancora non comprende, la fa star male. Ha sempre avuto il ritratto della morte davanti agli occhi, ben conscia del poco tempo che le restava, tuttavia l’aveva accettato, rassegnandosi. Invece ora, per la prima volta nella sua vita, non riesce a controllare la paura che prova al pensiero della sua dipartita: il non sapere cosa ci sarà poi, sempre che ci sia davvero qualcosa più del nulla, è ciò che più la terrorizza.
Che caos ha portato nella mia vita… ha distrutto tutte le mie certezze ma non riesco ad avercela con lui: per strano che sia, mi sono sentita più viva in queste settimane che negli ultimi anni…
         Un braccio le scivola attorno alla spalle, tirandola più vicina di quanto già non sia a Loki. Il suo profumo, una volta di più, le ottenebra la mente e tuttavia sente scendere su lei un po’ di calma. Il dio le asciuga una lacrima, tirandola poi a sedere in mezzo alle sue gambe e avvolgendola con sue braccia, costringendola a guardarlo.
- Stai... stai piangendo per me?! – chiede titubante, quasi aspettandosi una smentita.
Anja annuisce, poi aggiunge – Piango perché ho paura di perderti, in qualche modo assurdo e incomprensibile, e forse anche un po’ perverso, credo di essermi davvero affezionata a te... Anche se mi hai scombinato la vita – conclude, abbozzando un timido sorriso tra le lacrime – Non è logico e non ha senso, però è così-
         La risposta, se n’è accorta, lo ha lasciato di stucco; Loki la stringe appena più forte, prima di sussurrarle piano in un orecchio – Tu mi farai diventare matto... o forse lo hai già fatto -
 
- Natasha –
QUALCHE ORA PRIMA…
            “- Onestamente, che sei venuto a fare qui?-“
Quella domanda, una delle tante cui Loki non s’è dato pena di rispondere, continua a rimbombarle in testa, mentre fa da copilota a Clint sul flyer. Inoltre il silenzio di tomba che proviene dal vano di carico del mezzo non la aiuta a concentrarsi su altro.
         - Che ne pensi, Clint? –
- La situazione non promette bene Nat… e sai come la penso sul maniaco pazzoide. Non credo che riuscirò a chiudere occhio, finchè rimane qui –
- Già, nemmeno io – concorda la russa, reprimendo un brivido – E delle ragazza che mi dici?-
- Ecco, lei è un’incognita ancora più grande. Non so cosa ci facesse con Loki, ma non mi sembra stupida, perciò ci starei ancora più attento. Idee sul perché Fury la voglia con noi?-
- Credo sia per sincerarsi che non c’entri in questa storia. Vedrai, ora di stasera sarà di nuovo a casa sua – prova a rassicurarlo Nat, ma un brutto presentimento le dice che forse, questa volta, potrebbe aver preso un bel granchio. Con l’interfono di bordo comunica ai “passeggeri” che fra poco atterreranno sul ponte dell’Helicarrier.
 
         - Una portaerei?! Al largo di New York?! Che diavolo ci faccio qui? – sbotta la ragazza, infastidita e perplessa.
- … - Steve non sa cosa risponderle, ma fortunatamente Natasha gli viene incontro, seppure con poca delicatezza.
- Dobbiamo sapere che tipo di rapporto c’è tra lei e Loki. Se il generale riterrà che lei non è coinvolta in qualunque cosa stia facendo Loki, la lasceremo tornare a casa. Ma nel mentre lei resta qui – replica la spia. La sua risposta le frutta un’occhiataccia raggelante e astiosa da parte di Anja, che la squadra dall’alto in basso.
- Tutti dentro! – sbotta Clint, nervoso come Natasha l’ha visto poche altre volte, e di certo non può dargli torto: ricorda fin troppo bene l’espressione di Clint quando aveva appreso di essere stato controllato da Loki, e che li aveva inconsapevolmente traditi. Per quanto Nat cercasse di consolarlo, il senso di colpa dell’arciere continuava a tenerlo sveglio la notte, e lei con lui per fargli compagnia.
         Passare dal ponte alla sala di comando è questione di pochi attimi, mentre procedono formando un muro compatto attorno al dio e alla ragazza. La spia nota che Thor fa vagare lo sguardo alternativamente sul fratello e sulla donna, con espressione perplessa e contrariata in viso.
- Non si può proprio dire che sia un piacere vederti, Loki- esordisce Fury, col suo solito tono monocorde.
- Mi creda, generale, il non-piacere è reciproco- ribatte il dio, il ben noto ghigno strafottente stampato in viso.
- E lei, signorina, è…? –
- Anja Blackwood, anche se non capisco che cosa potrei mai aver fatto per trovarmi qui – Da quel che vedo, pare un carattere piuttosto simile a quello di Loki… non mi piace, bisogna tenerla d’occhio.
         Se anche Fury sia seccato dal tono con cui la ragazza ha risposto, di certo non lo dà a vedere.
- Barton, Romanoff, scortate i nostri ospiti ai loro alloggi e piantonate la porta. Alla minima avvisaglia di comportamenti sospetti, intervenite – dice loro il generale e i due eseguono prontamente.
La ragazza ha un’espressione che catalogare come furibonda sarebbe davvero riduttivo stampata in volto, mentre il dio pare indifferente. Nessuno parla durante il tragitto verso gli “alloggi”, ovvero delle stanze rinforzate – che potrebbero tranquillamente contenere un Hulk furioso e scatenato- nel punto più isolato del velivolo. Giunti davanti ad una porta anonima tra dieci altre porta altrettanto anonime, le due spie si fermano.
         - Entrate – esordisce Natasha con tono piatto, aprendo l’uscio e facendo cenno con la mano: Anja sembra recalcitrante all’idea di muovere anche un solo passo, ma Loki le pianta la mano aperta in mezzo alla schiena, spingendola dentro di malagrazia. La porta si richiude con un leggero fruscio alle spalle delle due spie.
- Che ne pensi, Nat? Io non avrei mai creduto che Fury dicesse di chiuderli qui dentro insieme-
- Nemmeno io, Clint, ed è strano… insomma, se voleva tenerli separati, questo non è il modo migliore- conviene la rossa, aggrottando impercettibilmente un sopracciglio – Questa volta non so davvero dove il generale voglia andare a parare-
- E se volesse usare la ragazza per estorcergli informazioni? Tenerli insieme avrebbe senso- Natasha lo fissa un po’ perplessa, però deve ammettere che quella di Clint potrebbe essere un’ipotesi non così tanto campata per aria.
- Quindi tu pensi che Fury finga di volerli tenere lontani, mentre invece è l’esatto opposto? Sì, ha senso! – esclama contenta – se Loki si fida di lei,  magari si lascerà sfuggire qualcosa che ci dica cosa sta facendo qui e come ci sia arrivato-
         Rimangono in silenzio per un po’, ciascuno di loro in balia dei propri pensieri; per quanto il ragionamento sembri filare, lo stesso cattivo presentimento che Nat aveva sul flyer torna a bussarle alla mente con insistenza, finchè non si decide a dar voce ai suoi dubbi.
- Clint, sai che c’è una falla nel ragionamento, vero?-
L’arciere la fissa stupito, le sopracciglia che schizzano verso l’alto.
- Una falla? Spiegati, Nat-
- Questo trucchetto della ragazza per estorcere informazioni l’abbiamo già usato una volta, non ci cadrà di nuovo. È il Dio degli Inganni, dopotutto –
Clint mastica un’imprecazione colorita, prima di darle ragione. Il corridoio deserto piomba di nuovo in un cupo silenzio.
         Ma che cosa ha in mente il generale? Posso capire che non voglia scoprire le sue carte, lo fa sempre e fin qui nulla di strano, ma perché non dirci cosa conta di fare? Non mi piace avere dubbi, soprattutto in casi come questi. E la ragazza? Qualcosa mi dice che non se ne andrà di qui tanto presto, e noi dovremo farle da balia. È inquietantemente simile a Loki, sotto certi punti di vista… e odio che la gente mi fissi dall’alto in basso.
Nat pensa quasi con rammarico al fatto che Anja non sembrava minimamente impressionata dal trovarsi davanti la famigerata e temuta Vedova Nera, anzi, sembrava quasi seccata del fatto che le si fossero dati ordini. Quando confida a Clint questi pensieri, l’arciere non riesce a trattenere una risatina.
- Eh lo so Nat, è fastidioso… soprattutto quando hai davanti una donna alta come la maggior parte degli uomini. Però sì, credo anche io che l’avremo tra i piedi per un bel po’, come sono anche convinto che possa aver preso ordini in passato, ordini che non poteva disattendere… magari era nell’esercito – Al solito, sorride Natasha, lei e Clint sono sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
         Nella stanza alle loro spalle, intanto, i due occupanti non hanno smesso un solo secondo di discutere animatamente, arrivando anche ad insultarsi in modo piuttosto pesante.
- Ehi, Nat, scommettiamo che la ragazza finisce per prenderle?- propone Occhio di Falco, per ingannare il tempo.
- Venti dollari che è lui a prenderle- ribatte la Vedova, soffocando un risolino e tendendo la mano al compagno, il quale si affretta a stringerla.
- Poi chiediamo a Stark i filmati- gongola Clint – muoio dalla voglia di vedere che combinano quei due –
         Un fruscio nell’auricolare di entrambi li mette sul chi vive; entrambi premono il pulsante che apre le comunicazioni e ascoltano attenti.
“Barton, Romanoff, sono arrivati i carichi di munizioni e rifornimenti, il direttore ha deciso che dobbiate controllarli di persona e subito. Quando avete finito, dovete tornare alla vostra posizione attuale.”
- Ricevuto, Hill, andiamo subito – conferma Clint per entrambi, quindi si avviano per i corridoi, decisamente perplessi.
- Nat?-
- Dimmi-
- Che succede? Perché ci toccano i controlli?-
- Non lo so, Clint… Ma non ti sembra che la Hill se la stesse ridendo sotto i baffi?-
- Sì e non mi piace-
- Nemmeno a me-
- Non so che darei per sapere che sta succedendo lì dentro-
- Se la Hill rideva, Clint, non credo che vorremmo saperlo-
- Dobbiamo chiedere i filmati a Stark-
- Su questo non ci piove, Occhio di Falco-
 
- Loki –
         - E per la miseria, ragazza mia, riesci a smettere di rimbalzare dal una parte all’altra come una pallina da ping pong? Mi mandi insieme la vista!-
- Fatica sprecata, Stark... si comporta come una belva in gabbia – e quando vuole, sa davvero essere una belva...
Loki non si preoccupa di nascondere un sorrisetto astuto, mentre risponde al borioso miliardario con l’armatura, ripensando alla facilità imbarazzante con cui l’ha scagliato giù dalla sua torre.
- Ho ben diritto di essere nervosa, no?! Sono uscita ieri mattina, convinta di chiarirmi con lui – e indica il dio, alle sue spalle, con pollice – e che poi me ne sarei tornata a casa mia, alla mia noiosa e normale vita, e addio a tutti i problemi –
         Che attrice straordinaria, Loki si scopre a pensare, non sono molte le persone che riescono a suonare così sincere mentre costruiscono castelli di menzogne e mezze verità.
Scocca un’occhiata a Stark, che non riesce a levare gli occhi di dosso alla donna; per una volta, è d’accordo con l’uomo di metallo: persino Loki è incapace di smettere d’osservarla, è una persona che davvero si impone all’attenzione di tutti con la sua sola presenza. Ah, il carisma... come vorrei che non ne avesse, An... questa donna. Sarebbe tutto immensamente più facile...
         Loki soffoca uno sbuffo spazientito; già solo il fatto che gli abbiano ordinato di presentarsi lì con la ragazza lo infastidisce oltremisura, senza contare che non è fatto per aspettare i comodi altrui... in più, la presenza ingombrante e fastidiosa del miliardario accresce notevolmente la sua irritazione.
Finalmente si apre la porta scorrevole della sala, lasciando entrare il generale, i due suoi tirapiedi, la rossa e l’arciere, seguiti poi da Thor, quello che chiamano “Cap” e infine Banner. Quando vede il mite dottore, che mite lo è solo fino a un certo punto, non riesce a non cedere ad un brivido: il ricordo della facilità con cui l’ha quasi fatto diventare parte integrante del pavimento della Stark Tower è ancora fresco e brucia, brucia da morire.
          - Accomodatevi, signori, signore – esordisce Fury, prima di prendere posto ad un’estremità del tavolo ellittico. Tutti gli altri presenti, meno Anja, siedono attorno al tavolo; la ragazza rimane in piedi, cocciuta, e fissa il generale, dalla parte opposta rispetto a lei, con occhi torvi, tutto il corpo teso e le braccia rigide lungo i fianchi. Dagli occhi violetti sprizzano ogni tanto lampi di rabbia. Loki quasi si convince del fatto che possano davvero essere gli stessi occhi che affollano i suoi sogni.
Ora sì che sono curioso di vederti all’opera, Monocolo... questa ragazza non si farà piegare tanto facilmente, e soprattutto, non da te.
         - Cosa ci faccio qui, voglio una risposta – Anja non perde tempo e va dritta al nocciolo della questione, gli occhi sfrontatamente puntati in faccia alla spia delle spie.
Loki fa scorrere brevemente lo sguardo sugli astanti e sul viso di ognuno di loro legge sconcerto e preoccupazione e una domanda inespressa: con che fegato questa donna attacca Fury così?. Sente gli occhi di Thor fastidiosamente puntati addosso a lui e scrolla le spalle, per liberarsi dalla sgradevole tentazione.
- Si sieda e si calmi, miss Blackwood, siamo qui per aiutarla a capire la situazione- le risponde Fury con voce pacata, mentre lei alza gli occhi al cielo, seccata. Loki di nuovo non riesce a non abbozzare un risolino divertito.
- Oh, ma per favore! Non sono stupida, generale, so perfettamente quel che è successo un anno fa e perché il mio compagno di stanza non gode di buona fama. In ogni caso, tuttavia, sono beghe vostre e con me hanno poco o nulla a che vedere – Incrocia le braccia con aria di sfida, mentre sonda con sguardo tagliente le espressioni degli altri presenti, che finora non hanno detto o fatto alcunché.
         -Però... mi piace la ragazza, ha grinta!– esclama Stark tutto contento, guadagnandosi un’occhiataccia e un sibilante -Sta zitto, idiota! – dall’agente Romanoff.
- Se mi è concesso, generale...-
-Prego, Rogers, dica pure – è la risposta di Fury, unita a un cenno che incoraggia l’altro ad andare avanti.
- Signorina, abbiamo solo bisogno di sapere perché questo criminale l’ha avvicinata, e se le ha fatto qualcosa, tutto qui. Dopo di che, immagino potrà ritornare a badare ai suoi affari -
Per gli Inferi quant’è ampolloso... peggio che sentir parlare Thor, per quanto è sdolcinato. Loki soffoca una smorfia annoiata, che gli costa l’ennesima occhiataccia da parte del figlio di Odino.
- E va bene – accondiscende Anja – l’ho incontrato per caso circa un mese fa a Central Park. Premetto che, no, non sapevo chi fosse quando si è presentato e, comunque, il suo arrivo non è, e sottolineo non è, stato preannunciato da invasioni aliene, disastri aerei o catastrofi ambientali. Detto ciò, ci siamo più o meno frequentati per queste due settimane o giù di lì e ieri mattina avremmo dovuto chiarire un paio di cose. Per il resto, non mi ha torto un solo capello. Fine della storiella -
         Le parole di Anja sono accolte da un incredulo silenzio pesante come piombo. Persino Loki, che non è mai stato zittito da anima viva, lui che ha fatto della favella sciolta uno dei suoi punti di forza, è basito di fronte a tanta obiettiva sincerità: per quanto non lo dipingano come l’eroe della situazione, le parole della ragazza non lo descrivono nemmeno come un pazzo maniaco omicida con inclinazione alla megalomania.
- Quindi, mi state dicendo, giovane dama – Thor, con quel suo vocione roboante e l’aria da perfetto cavalier servente, si rivolge ad Anja – che Loki vi ha trattato come si deve trattare una fanciulla? E che non vi ha fatto danno alcuno?-
- È quello che ho detto – replica lei asciutta – e non vedo per quale motivo avrebbe dovuto farmi alcunché. I lupi mordono solo se hanno motivo di farlo, ma è sbagliato ritenere a priori che un lupo sia sempre intenzionato a mordere, no?-
         Loki sente all’improvviso tutti gli sguardi calamitati su di lui, che ancora non ha aperto bocca. È certissimo che quell’ultimo paragone con un lupo fosse diretto a lui, Anja conosce molto bene la mitologia, lei sa che uno dei suoi figli è un lupo non molto… accondiscendente, per dirla con un eufemismo. Sorride, vagamente divertito all’idea di aver trovato qualcuno che metta tutti di fronte ai loro pregiudizi. Che lo faccia poi con scomode verità, è ancora più stimolante.
- Bene, signori, avete sentito la ragazza... perciò credo che il tempo della nostra permanenza qui sia da considerarsi concluso – Loki apre bocca per la prima volta, il suo consueto tono pacato, ma tuttavia non esente da una certa qual vena di sarcasmo.
- Voi non andate da nessuna parte finché non lo decido io. – ribatte Fury piccato – E chi ci assicura che la donna non stia mentendo? Magari per una tua diavoleria magica, che la obbliga ad appoggiarti?-
- Questo lo escludo, generale – interviene Barton, che fino a quel momento non ha fiatato – questa ragazza non presenta alcun sintomo da...  controllo mentale, per dirla in questi termini –
- Visto che, da quel che ho capito, mi tocca restare qui, le spiace se faccio una telefonata? – Anja aggrotta un sopracciglio, come a sfidare chiunque a non accontentarla.
         E brava la mia lupacchiotta... demolisci le loro certezze, così presto potrò eclissarmi come già avrei dovuto fare.
- Solo se mette in vivavoce, così che possiamo sentire quello che dice – è la risposta lapidaria di Fury. Anja annuisce, massaggiandosi le tempie; compone quindi un numero e attende che si apra la comunicazione.
“Pronto?”
- Ciao Helen, sono Anja, ho un favore da chiederti –
“Certo, dimmi pure!”  Vediamo che scusa ti inventi, ragazza sfuggente.
- Mio padre non è stato molto bene, mi hanno appena chiamato dall’ospedale. Nulla di grave, pare, però devo comunque andare a Brema. Potresti pensare tu a Siegfried e a casa mia, per piacere? – I miei complimenti, riesce a mentire senza battere ciglio e suonando persino convincente...
“Sicuro, nessun problema. Quanto starai via?”
- Non lo so... è stato talmente imprevisto che nemmeno ho potuto fare la valigia. Sono già in aeroporto-
“Capisco… Beh, non preoccuparti, penso io a tutto, libri compresi. Quando tornerai li ritroverai come li hai lasciati.” Loki fissa Anja, curioso: ogni volta che si menzionano i suoi libri, alla ragazza luccicano gli occhi.
- Ti ringrazio, Helen, ora ti saluto, fra poco decolla il mio volo. Ah, avvisi tu in ufficio? E ho mandato in vacanza il mio assistente, quindi non c’è nessuno da me-
“Consideralo fatto, amica mia! Fammi sapere come va.”
- Appena posso. Grazie, ciao –
         Con un sospiro chiude la telefonata, poi si guarda attorno spersa, quasi a chiedersi “E ora?”. Loki non può certo biasimarla, in fondo, anche lui si sta ponendo la medesima domanda.
- Quindi ora che si fa? – La voce dell’agente Romanoff rompe il silenzio, come un sasso lanciato in un stagno turba la quiete dell’acqua.
- Finchè non capiamo che cosa Loki voglia davvero da questa ragazza o perché sia qui e non dove avrebbe dovuto essere – e qui Fury scocca un’occhiata infastidita a Thor, che distoglie gli occhi imbarazzato – lui e la ragazza restano qui, possibilmente nello stesso luogo. Romanoff, fagli avere una stanza più grande –
         Uh, Anja sta davvero perdendo la pazienza... possibile che nessuno si sia accorto che è a un passo dall’esplodere?! Si fregiano del titolo di eroi, ma non sanno discernere il voler essere salvati dal voler essere lasciati in pace.
- Gentile concessione, quella della stanza, ma credo che vi sia sfuggito un punto. Vi siete bevuti tutti quanti il cervello?! Io dovrei rimanere qui e fare da balia al vostro nemico numero uno?! Ma cos’è, ho scritto “imbecille” in fronte, per caso?!-
Per l’appunto: Anja tira una forte manata la tavolo, mentre sbotta stizzita per l’ennesimo ordine che ha ricevuto. Il respiro della ragazza si fa sempre più affannoso e una mano le corre al costato.  Non promette nulla di buono… Loki si fa più attento.
- Signorina, si sente bene?- la voce Banner è esitante mentre porge la domanda.
- NO!! Maledizione, no, no e ancora no!! Ma come vi sembra possibile che io stia bene in quest... –
         Non riesce a terminare la frase, violenti spasmi e colpi di tosse le spezzano le parole in gola, mentre sembra accartocciarsi su sé stessa per sfuggire, seppur in parte, al dolore lancinante. Si accascia a terra, col braccio destro si aggrappa al bordo del tavolo, i suoi occhi dilatati dal panico.  Tutti si alzano in piedi, improvvisamente preoccupati e sconcertati, Loki lo legge a chiare lettere su ciascun volto. Un ultimo colpo di tosse, seguito da un fiotto di sangue, e la ragazza crolla a terra, esanime.
- Avete un posto dove la si possa curare o aspettate che muoia qui?!- il commento secco del dio degli inganni pare riscuotere tutti dal momentaneo torpore dello stordimento.
         Banner fa per sollevarla, ma Loki lo trattiene con un cenno, prendendola con delicatezza in braccio. È leggera, maledizione, troppo leggera... va di male in peggio.
Il dottore si avvia in silenzio e il dio lo segue per i corridoi freddi, il corpo della donna inerte tra le sue braccia. Il sangue scarlatto che cola in un rivoletto dalla bocca della ragazza gli fa stringe il cuore in una morsa.
Per la seconda volta, si ritrova a pensare, no, a sperare, che la ragazza... che Anja, viva.
 
 
N.d.A.
 
Eccoci qui con un altro capitolo! Ok, stavolta è venuto fuori un mastodonte rispetto agli altri – 10 pagine di word coi margini stretti, mi faccio paura! O.O –
Due precisazioni: 1) il POV di Natasha si colloca, cronologicamente parlando, dopo quello di Cap, nel capitolo precedente e 2) cominciamo a vedere che piega prende la storia, ma soprattutto, che diavolo combina il nostro buon Nick?
Quindi, per concludere, spero di non avervi incasinato troppo le idee XD e che questo capitolo vi piaccia quanto i precedenti.
Angolo dei ringraziamenti : a Erika_00 e Alexien per le loro recensioni,  entusiastiche – ragazze vi adoro! -, a akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 per averla inserita nelle preferite e a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl e La_Polly per averla messa nelle seguite, e inoltre a Feelings e Zakurio per averla inserita nelle ricordate.
Attendo sempre con ansia recensioni e pareri, quindi mi raccomando recensite!!
Una bacione e alla prossima, Mòrrigan <3

P.S. su facebook è nato questo gruppo: https://www.facebook.com/groups/efpMadness/, passate e aderite! Facciamolo crescere XD
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7- Solo per i tuoi occhi violetti... ***


NOTA DI INIZIO CAPITOLO: Non sono solita farle, ma a volte potrei fare un’eccezione… Questa è per consigliarvi una soundtrack per il capitolo: “Save Me”, dei Nickelback, di cui fa parte la citazione nel POV di Anja. Credo che questa canzona renda bene l’atomosfera che si respira, soprattutto per lei. Buona lettura, ci leggiamo nelle N.d.A.!
 
CAPITOLO 7: “Solo per i tuoi occhi violetti…,
ovvero Dèi sull’orlo di una crisi di nervi”
 
- Anja –
 
All I need is you
Come please, I'm callin'
And all I scream for you
Hurry, I'm fallin', I'm fallin'
 
         Si sente sollevare. È un gesto delicato, gentile; chiunque sia la persona che la tiene in braccio, cerca di causarle il minor dolore possibile.
Ogni respiro è un’agonia, come se migliaia di pugnali affilatissimi le squarciassero il petto.
 Buio. Buio nero e profondo come pece, in cui si spegne il suo ultimo bagliore di coscienza, mentre altri tremiti la fanno sussultare.
         La sua mano stringe convulsamente un pezzo di stoffa, morbido al tatto, come se aggrappandosi potesse in qualche modo resistere alla pesantezza che la trascina giù nella sua stretta, sempre più forte ogni momento che passa.
 Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare... non sa nemmeno se lo pensa o lo dice ad alta voce. Il buio la reclama di nuovo.
         C’è del movimento, intorno a lei, movimento e voci concitate, ma, da dove è lei, percepisce solo echi ovattati. Chissà dov’è, poi.
         Le fa male ovunque, per ogni gesto, anche piccolo, stilettate di dolore si diffondono in tutto il corpo. Qualcosa le punge l’incavo del braccio, mentre una mano fresca le sfiora la fronte. Istintivamente si aggrappa a quella mano, di nuovo quel desiderio incessante, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare.
È tutto buio, adesso, fuori e dentro di lei. È tutto tranquillo. Che sia questa, l’anticamera dell’altro mondo?
 
         - I suoi valori ?-
- Stabili, dottore, sia la pressione che il battito sono a norma –
- Bene, e la temperatura? –
- 38,7°C, in discesa –
- La ringrazio, ora vada pure –
Rumore di voci ovattate riscuote Anja dal sonno; le sue palpebre tremolano, quindi si aprono. Deve sbatterle un paio di volte, però, prima di riuscire a mettere a fuoco il viso chino su di lei.
- Dott... Dottor Banner? – chiede con un filo di voce, talmente sottile da non essere quasi udibile. Ha la voce roca, graffiante, come se avesse inghiottito tonnellate di sabbia.
- Oh, meno male che si è ripresa! Come si sente, mia cara?- le risponde sollevato, asciugandosi la fronte con un fazzoletto.
- Come se mi fosse passato sopra un elefante... –
Banner sembra preoccupato... chissà che brutta cera devo avere... Dio, mi sento uno straccio.
- Beh, ha avuto davvero una brutta crisi, per un attimo abbiamo temuto il peggio. Si riposi e dorma, Dio solo sa quanto le serve adesso-
L’ultimo pensiero coerente, prima di cedere al meritato sonno, è colmo di gratitudine per il buon dottore.
 
         Liebe Gott, che mal di testa... mi sta spaccando in due... e che freddo... e questi cosi nel naso? Mi danno fastidio, devo toglierli...
Il suo respiro rantolante è la prima cosa che sente, non appena si sveglia, quindi si guarda intorno, per cercare di capire dove diavolo si trova. Ricorda solo di essere andata nella sala riunioni, hanno discusso di... qualcosa, che non rammenta, e che si è accasciata, tossendo; la sensazione di stoffa tra le mani e una mano fredda che la sfiora sono altri punti fissi, pochi, in verità, in mezzo a quella nebbia vorticante che sono i suoi pensieri. L’odore pungente del disinfettante e dei “bip” insistenti le fanno capire di essere in infermeria.
         - Smetti di agitarti, finiresti col peggiorare le tue condizioni, già pessime, peraltro.  E qui tubicini che hai nel naso, a quanto dice Banner, devono restare dove sono-
Questa voce fredda e suadente, sempre carica di disprezzo e comando...
- L- Loki? Cosa mi è successo? -
- È successo che sei un’idiota e hai rischiato di morire sul serio- risponde il dio in modo asciutto, alzandosi e entrando nel campo visivo della ragazza. Anja chiude gli occhi, affondando ancora di più la testa nel cuscino.
Quando li riapre, il dio è ancora lì, ai piedi del letto: ha le braccia incrociate sul petto e uno sguardo astioso negli occhi verdi.
E quell’alone rosso sulla sua camicia? Sembra... non lo so...
         Cerca di raddrizzarsi e mettersi a sedere, sdraiata com’è sta cominciando a mancarle il respiro. Dopo qualche tentativo infruttuoso, Loki sbuffa rassegnato e la solleva in posizione semiseduta. Alza le mani, che le tremano in modo incontrollato; serra di scatto i pugni, stringendo spasmodica il lenzuolo. Non le piace mostrarsi debole, né sentirsi tale; soprattutto, e irrazionalmente, non vorrebbe essere in queste condizioni davanti a Loki.
- Grazie – dice Anja in un soffio, mentre lui si limita a fare spallucce. – Perché ti lasciano stare qui?- gli chiede dopo qualche attimo, confusa.
- Hai mangiato qualcosa, da quando sei qui?- Loki glissa sulla domanda che lei gli ha posto, non sembra averla minimamente sentita, o averci prestato attenzione.
- Non molto, a dire il vero... ma non ho granché fame, ultimamente –
         Il dio la fulmina con un’occhiataccia degli occhi verdi, ora taglienti e freddi come raffiche di vento artico. Per Anja è troppo da sopportare, si sente quasi in colpa, ma non sa perché; rabbrividisce, sente dolori ovunque, come quando da bambina prendeva l’influenza. Loki si avvicina e le mette addosso una spessa coperta; Anja sussulta quando la mano del dio le sfiora il mento: è così fredda... questo le fa squillare un campanellino in testa, ma è ancora troppo confusa per capire quale sia.
Osserva Loki uscire dalla stanza: cammina in modo misurato, a passi tranquilli, con le mani incrociate dietro la schiena, i lineamenti distesi che nascondono più di quanto mostrino.
 
         All’infermiera che è entrata a controllarla ha chiesto uno specchio, per vedere con i suoi occhi come sia il suo aspetto. Sospettava di non aver una bella cera, ma l’immagine riflessa riesca comunque a sconcertarla.
Mein Gott (*), persino un cadavere vecchio di tre anni ha un aspetto migliore del mio…
Si osserva con attenzione: il colorito terreo, le guance scavate, profonde occhiaie scure le circondano gli occhi, le labbra sono tirate ed esangui, solo gli occhi sono come al solito, attenti e vigili. Un vociare in corridoio la distrae dal suo impietoso riflesso.
         - Non potete entrare! Quella ragazza ha bisogno di risposo! Le domande possono aspettare – ok, questo è Banner...
- Dobbiamo sapere cosa le è successo e chi è questa donna!! – sbotta Stark impermalito.
- Ha ragione Banner, aspettare un altro po’ non farà male a nessuno – Rogers... sempre a far da pacere.
- Basta!! Sono ordini del generale, se la ragazza è sveglia e parla può anche rispondere alle domande. Dottore, apra la porta, per favore. – e la Romanoff li batte tutti...
         Anja si mette a sedere non appena tutta la truppa al completo, meno i due dèi nordici -chissà che fine hanno fatto- entra nella stanza, che ora sembra decisamente troppo affollata.
- Si sente bene?- Anja sorride alle parole di Bruce, è sempre così gentile e premuroso, quando si tratta di aiutare qualcuno.
- Sì, sto meglio, grazie... anche se ho male ovunque. –
- Quindi immagino possa rispondere a qualche domanda – la Vedova inarca un sopracciglio, evidentemente presuppone una risposta affermativa.
Anja annuisce e attende con pazienza che le chiedano ciò che vogliono sapere.
         - Prima cosa: Blackwood non è davvero il suo cognome, giusto?-
- No, infatti. È Schwarzwald, in realtà, ma ho pensato fosse una buona idea cambiarlo quando mi sono trasferita qui da Berlino, tre anni fa-  la Romanoff annuisce, prendendo nota su un blocchetto che si è portata appresso.
- Quindi è davvero lei! – interviene Banner, come se avesse avuto una qualche illuminazione – Schwarzwald, ha detto?! Come la donna implicata nel caso che ha fatto scalpore?! Ricordo che hanno chiesto a tutte le grandi menti di lavorare alle analisi per capire cosa fosse…-
- Quale caso e che scalpore?- lo interrompe Barton, un’espressione perplessa in viso -È per caso l’episodio cui si accennava in quell’articolo che Stark ci ha mostrato?-
- Se permette, dottore, a questo rispondo io- Anja alza una mano, fermando Banner con un cenno, poi riprende – vi ho detto che mi sono trasferita qui tre anni fa e che lavoravo all’Interpol. Bene, il motivo per cui l’ho fatto è perché in servizio mi hanno... contaminato, diciamo così, con una tossina sperimentale che mi provoca delle crisi, l’ultima delle quali l’avete vista anche voi... e, per capire cosa fosse, tutte le menti migliori di questo mondo l’hanno studiata, senza venire a capo, però. Ma immagino aveste già un’idea, se il signor Stark vi ha mostrato quell’articolo-
         Il silenzio che è improvvisamente calato nella stanza porta via le ultime parole della ragazza, mentre ognuno dei presenti assimila la notizia. Sono sconcertati, li capisco, quando me l’hanno detto, anche io ho reagito così... prima di tirare giù tutti i santi e gli dèi, conosciuti e non… ma devo conviverci io, non loro, perciò spero non mi mostrino compassione o pietà... sarebbe devastante.
- Che cos’è, esattamente, quella schifezza?- Stark dà voce alla domanda che tutti si stanno ponendo, sperando, Anja, almeno, di avere una risposta.
- Parrebbe una qualche forma geneticamente potenziata del batterio della TBC, ma non ne sono del tutto certo, non ho mai visto nulla di simile. Credo anche – aggiunge il dottore, dopo aver riflettuto un momento – che non abbiamo trovato una cura perché, ormai, è diventato simbiotico con la ragazza. È come se lei facesse da incubatrice ai batteri, in un certo senso –
         Anja reclina la testa contro i cuscini, passandosi le mani sul viso e massaggiandosi le tempie, quindi chiede – Quanto?- Una domanda secca, una singola parola, che porta con sé un milione di significati.
- I polmoni hanno perso circa il 25% di funzionalità globale in tre anni, quindi... se continua di questo passo, fra tre anni la funzionalità sarà del 50%, ma non basterà per... – Banner si torce le mani, nervoso, quindi si asciuga la fronte con un fazzoletto – per permetterle di vivere-
- Lo immaginavo, ma grazie per essere stato onesto con me. Lo apprezzo molto.-
- Come fa?! Come fa ad essere così tranquilla, sapendo che le resta così poco tempo?!- le chiede Rogers, perplesso e anche allarmato, guardandola dritta in viso.
- Perché l’ho sempre saputo, Capitano, sapevo di avere i giorni contati da quando mi hanno dato la ferale notizia, perciò ho smesso di piangermi addosso molto tempo fa. Non posso farci nulla, se non rassegnarmi e cercare di godermi ciò che mi resta.-
- Ragazza mia, sei da ammirare per il tuo sangue freddo – Stark si rivolge a lei, sinceramente colpito, glielo si legge negli occhi – al tuo posto, io avrei sbroccato-
- E l’hai fatto eccome, Stark...- aggiunge la Vedova Nera, accompagnata da un generale scoppio di risa.
- Ora, se non vi spiace, vorrei riposare un po’. L’emicrania non mi dà tregua.-
Il gruppo annuisce e lascia la stanza, cercando di fare meno rumore possibile. Anja sospira, appoggiata ai cuscini, e fissa un punto imprecisato della stanza, meditando sul fatto che, adesso che sanno, non la lasceranno andare tanto presto.
Ma sì, in fondo potrebbero non essere tanto male, come compagnia . . .
 
- Thor –
         Quando ha visto la ragazza accasciarsi a terra, tossendo e sputando sangue, Thor per un attimo ha temuto il peggio, mentre il fratello si dirigeva verso di lei. Invece, in un inaspettato moto di gentilezza e altruismo, ha sollecitato le cure per quella ragazza e perdipiù l’ha portata di persona in infermeria, senza permettere  ad altri di toccarla. Se a Thor avessero raccontato questo fatto anche solo qualche mese prima, lui di certo si sarebbe messo a ridere, sostenendo che l’unica persona importante per Loki è Loki stesso. E invece adesso pare non sia più così.
         D’accordo, forse è presto per cantare vittoria, però credo che le premesse siano buone… forse non ho prestato abbastanza attenzione al carattere della ragazza, magari mi sarei accorto prima del buon effetto che sta avendo su mio fratello… A proposito, che fine ha fatto? È da quando Anja è stata male, ore fa, che non l’ho più visto.
         Forte di questo pensiero speranzoso, Thor si dedica ad un “passatempo”, per così dire, che aveva accantonato dall’infanzia, ovvero, la caccia al fratello scomparso, considerato che Loki ha sempre avuto l’innata capacità di sparire senza farsi notare e ricomparire in modo altrettanto inosservato. Un incubo, per il Dio del Tuono, che per questo motivo passava giornate intere coi patemi d’animo.
Dopo aver girovagato per un notevole lasso di tempo, finalmente trova il moro che è tutto intento a fissare il cielo grigio ferro fuori dalle vetrate della plancia di comando.
         - Qual buon vento, Thor?- gli domanda, senza voltarsi né cambiare posizione.
- Mi stavo chiedendo che fine avessi fatto… - risponde il biondo, incrociando le braccia al petto e mettendosi a fianco dell’altro.
- Ma non solo questo ti angustia, vero? Tu vuoi sapere perché non sono scappato sfruttando il parapiglia generale- commenta Loki in tono neutro.
Thor si limita ad annuire, ben sapendo che è impossibile o quasi nascondere qualcosa a Loki: dopotutto, l’inganno è la sua natura ed è sempre stato molto bravo a capire le persone, due punti che lo rendono un avversario pericoloso e difficile da battere.
- La risposta è semplice: non posso – aggiunge, sempre con voce piatta.
Thor strabuzza gli occhi, basito. Oh, andiamo, questa menzogna è persino più grande di te…
- Come sarebbe, non puoi? Ti ho visto fuggire da prigioni ben più sicure di questa… e hai pure i tuoi poteri intatti, anche se nessuno sa come mai-
         Loki gli scocca un’occhiata infastidita, talmente fugace che l’altro pensa quasi di averla immaginata, ma poi sospira rassegnato.
-Sei forse sordo? Non posso andarmene di qui, ma non ne capisco il motivo. C’è qualcosa che mi costringe a trovarmi la ragazza tra i piedi. Motivo per cui mi interessa che non muoia anzitempo –
- Sei rimasto da lei per tutto questo tempo?!- Thor si stupisce sempre di più ogni momento che passa, considerato che un comportamento del genere da parte del moro è davvero atipico – Però nessuno ti ha visto… - obietta alla fine.
         Questa volta Loki si volta a guardarlo, l’espressione carica di sufficienza e disprezzo che riserva sempre e solo al Dio del Tuono, per poi sbottare – Secondo te, se mi riesce di ingannare la vista di Heimdall, quanto potrà mai essere difficile ingannare questi esseri inferiori e la loro patetica tecnologia?! Persino il più stupido dei pentapalmi ti batte in astuzia! –
- D’accordo, hai ragione tu – accondiscende Thor – la mia era una domanda fuori luogo. Ma perché preoccuparti tanto per lei, quando non hai mai reputato gli umani degni della tua attenzione?-
Loki soffoca un altro sbuffo, prima di rispondere con un sogghigno divertito – Oh, speri davvero di potermi battere al mio stesso gioco? Illuso. La ragazza continua ad essere la mia moneta di scambio, ho tutto l’interesse che rimanga in salute finchè non potrò andarmene di qui. Fatti bastare questa risposta, perché non avrai altro da me-
         Per tutti gli dèi, fratello, quando ti ci metti sei davvero impossibile… e fai sempre di tutto per farti odiare, in modo da poter attaccare la gente a parole… ma ancora non mi spiego tutto questo rancore verso di me… nemmeno io sapevo delle tue origini, non puoi farmene una colpa… e neppure mi sono mai accorto di averti messo costantemente in ombra, e di questo mi dispiace, anche se non so fino a che punto il mio dispiacere possa appianare i nostri conflitti.
- E invece come hai fatto a fuggire da Asgard? Non avresti potuto, quei ceppi ti bloccavano i poteri- gli domanda quindi Thor, incapace di sopportare troppo a lungo quel pesante silenzio tra loro.
         Loki poggia le spalle alla vetrata e si volta a guardarlo, le braccia incrociate sul petto e il viso inespressivo, a dispetto di fugaci lampi di rabbia che passano veloci nei suoi occhi smeraldini. Socchiude le palpebre, soppesando la domanda.
- A questo non so dare risposta – ammette in un sussurro – avrei potuto liberarmi, certo, ma ci sarebbe voluto molto più tempo e questo discorso che si morde la coda lo staremmo facendo ai due lati della porta di una cella. Qualunque forza sia intervenuta per liberarmi e mandarmi su questo sputo di mondo di sicuro è di gran lunga superiore agli stessi dèi. Riferisci questo ai tuoi amichetti terrestri, considerato che ti usano come loro personale piccione viaggiatore –
- Io credo invece – interviene Thor, per una volta pesando le parole – che tu abbia una mezza idea di ciò che sta succedendo, ma che non vuoi dirlo per motivi che non so spiegarmi –
- Oh, ma allora qualcosa hai in quella tua testa dura… - un sorriso senza allegria gli storce le labbra sottili – E sia, premierò questo tuo lampo di genio: so per certo che alla base di questa storia ci sono eventi lontani dalla comprensione dei più. E per rispondere alla tua prossima domanda, la ragazza è meno noiosa di altre sue simili. È l’unico motivo per cui ho deciso di averci a che fare-
Dopo avergli scoccato un ultimo sguardo infastidito, Loki ritorna a fissare le nubi oltre i vetri, chiudendosi di nuovo nel suo freddo mutismo.
         Thor decide quindi di andare a cercare qualcuno dei suoi compagni per parlare di ciò che gli ha detto il fratello. Quando si tratta di mettere zizzania e confondere le persone, non c’è creatura nell’universo che regga il confronto con il Principe cadetto di Asgard.
 
         - Point Break, che ci fai da queste parti? Litigato ancora col Piccolo Cervo?-
Stark, esuberante come suo solito, lo accoglie col tipico sorriso strafottente che gli ha visto altre volte. Banner, invece, se ne sta rannicchiato in una poltroncina del laboratorio con un grosso tomo in mano.
- Ho appena parlato con Loki – esordisce con un sospiro, appoggiandosi al muro – e cercavo di capire il motivo dietro le sue azioni. Stranamente, per una volta non abbiamo finito col litigare-
Stark inarca un sopracciglio, scettico; Banner, invece, posa il libro e ascolta interessato.
- Scusa tanto, Point Break, ma sei davvero sicuro che il tuo caro fratellino adottato pensi prima di agire?-
- C’è sempre un fine dietro le sue azioni, uomo di metallo- replica asciutto il dio –aspettate che vi racconti ciò che mi ha detto, poi mi direte-
         Per i dieci minuti successivi non vola una mosca nel laboratorio; i due scienziati sono sempre più perplessi, mentre vengono a conoscenza del comportamento atipico di Loki. Perché sul fatto che sia anomalo, sono tutti d’accordo.
- Mi rendo conto che possa essere strano, però considerate la faccenda da questo punto di vista – commenta Banner, dopo aver riflettuto un momento – e se Loki avesse davvero trovato qualcuno che reputi suo pari? Fateci caso, Anja è l’unica persona con la quale non ha ancora litigato, se si esclude il loro… ehm… rumoroso chiarimento. Barton mi ha detto che sono volate parole pesanti. Senza contare che lei gli ha tirato uno schiaffo ed è ancora viva-
- Ipotesi interessante, dottore, ma nemmeno con te Loki si è mai messo a litigare…-
- Stark, non credere che mio fratello si sia dimenticato di quello che succede quando Bruce si arrabbia –
- Thor ha ragione, Tony – approva sommessamente Banner – oh, avete poi visto Barton che fine ha fatto? Sembrava parecchio seccato, quando gli ho parlato –
         Thor guarda i due con notevole perplessità: è in momento come questi che si odia perché gli viene quasi da dare ragione a Loki, per quanto riguarda la stupidità umana.
- Ah, giusto! Barton e la Romanoff hanno scommesso venti dollari che uno dei membri della simpatica coppia le avrebbe prese dall’altro. La Romanoff ha scommesso sulla bambolina e ha vinto- l’espressione gongolante di Stark la dice lunga su quanto la cosa lo diverta.
         I tre uomini si guardano per un attimo, salvo poi scoppiare in una grossa grassa risata, al pensiero di Loki che prende un ceffone in pieno viso.
- Quindi secondo voi – domanda Thor, ritornando serio – Anja potrebbe davvero aver attirato l’attenzione di mio fratello?-
- Stando così le cose, biondone, direi proprio di sì; fermo restando che non so sino a che punto ciò possa essere una buona notizia-
 - Concordo con Tony – asserisce Banner di rimando – e probabilmente se n’è accorto anche Fury, che quei due paiono essere complici… nel senso che filano d’amore e d’accordo come lo sciroppo d’acero sui pancakes. Sicuramente ci chiederà di tenerli d’occhio, anche se non sarà facile-
- Devo darvi ragione, amici. Conosco Loki e so che è imprevedibile, ma anche la ragazza deve esserlo, altrimenti mio fratello non ci perderebbe tempo. Me lo ha detto lui stesso… beh, più o meno- conclude, leggermente imbarazzato.
Bah, chi ci capisce è bravo… nemmeno loro sono riusciti a venirne a capo… Umpf, l’ha vinta Loki anche questa volta.
 - Un’ultima cosa, Thor: idee su come Bambi sia qui e non dove dovrebbe essere? –
- Nemmeno lui lo sa con certezza – risponde il dio adombrandosi – ma è convinto che ci siano forze molto più potenti di noi in gioco. Sempre che lo voglia, vuoterà il sacco quando sarà certo di come si sono svolti i fatti-
 
- Loki –
         Sono passati tre giorni dalla crisi di Anja, tre giorni durante i quali Loki non ha fatto altro che rimuginare, maledicendo una volta di più il Fato, che gli ha messo nuovamente i bastoni tra le ruote. Il Fato e le dannate domande di Thor, che ha decisamente scelto il momento sbagliato per riscoprire la perduta intelligenza.
Era un piano semplice, il suo, voleva scambiare la ragazza con la sua libertà e un’eventuale rassicurazione – perché le promesse, lui, non le ha mai fatte per non doverle mantenere – che nessuno l’avrebbe più visto su quel pianetino minuscolo per un bel pezzo.
         Invece no, qualcosa doveva necessariamente andare storto e ora il Dio degli Inganni cammina come una furia avanti e indietro per la stanza –esattamente come aveva detto ad Anja di non fare, realizza – arrovellandosi per trovare una via d’uscita da questo empasse.  Perlomeno la ragazza non è qui, così posso ragionare in pace, senza essere distratto. Se solo fosse noiosa come chiunque altra delle sue simili…
 Frustrato, decide di farsi una doccia, non prima d’essersi assicurato di essere solo in quella stanza e con la porta ben chiusa. In un impeto di genialità, la ragazza ha chiesto che solo loro ne avessero accesso, onde evitare, per dirla con parole di Anja, “di avere visite inopportune, sia per l’ora, sia per il momento, senza contare che bussare prima di entrare è sinonimo di buona creanza.”
Non ricorda di preciso che cosa abbia spinto la ragazza a fare quella richiesta, coronata peraltro da una litigata coi fiocchi tra quest’ultima e il direttore, lite che il dio si è goduto dalle retrovie e, per una volta, parte del divertimento sono stati i salaci commenti di Stark, oltre alla faccia meravigliosamente sconvolta del capitano Rogers.
         Non sa quanto tempo è passato da quando è entrato in bagno, ma la prima cosa che nota uscendo è Anja sdraiata sul letto, con indosso una canotta e un paio di calzoncini, tutto rigorosamente in grigio, i lunghi capelli scomposti tutt’attorno a lei, la ben nota –dannatissima- collana che brilla sul petto. Dorme, ma il suo non è un sonno sereno, lo vede dal viso tirato e smunto. Evidentemente ha finito di fare qualunque cosa stesse facendo. Non si parlano nemmeno molto, dal giorno prima della sua crisi, ma tutto sommato pare che a entrambi vada bene così.
         Eppure ci sono tante cose che vorresti chiedermi... lo so, però non osi e non capirne il motivo mi indispone parecchio. Il dio le mette una coperta addosso, vedere quel corpo agile e flessuoso lo distrarrebbe troppo dai suoi pensieri, che peraltro con riesce a convogliare da nessuna parte. Irritato dalla latitanza della logica che lo ha sempre distinto e accompagnato, risolve che forse un po’ di sonno potrebbe essergli d’aiuto.
 
         Tre volti. Tre volti muti e ghignanti sembrano ricordargli ad ogni passo che prima o poi tutti gli dèi cadranno, lui compreso. I volti delle Norne, di coloro che tessono l’arazzo del destino nel segreto delle radici dell’Albero dell’Universo. Gli indicano con mani scheletriche il pericolo all’orizzonte, una nube nera incombente in cui trascinerà tutti coloro che gli stanno attorno, la ragazza più degli altri ne sarà coinvolta. Come ad averli evocati, quegli occhi grigi illuminano la piana desolata e fredda dove si trova il dio...
 
         Una mano si posa sul suo viso. In un impeto di paura, terrore puro e folle, ribalta chiunque l’abbia toccato sul divano, bloccandolo col proprio peso e allo stesso tempo stringendo la gola dell’intruso. Non lo vede realmente, i suoi occhi, di solito così acuti, sono offuscati dagli strascichi dell’incubo, la sua mente è ancora ottenebrata.  L’intruso fa resistenza e lui stringe ancora di più, finchè una voce flebile comincia a farlo rinsavire.
         - L-Loki... lasciami... andare... – conosco questa voce, un pensiero coerente che fluttua nel caos della sua mente. Allenta un poco la stretta, cercando di mettere a fuoco il viso sotto di lui. Uno schiaffo sonoro lo aiuta a riprendere il contatto con la realtà. La voce è più chiara, adesso.
- Brutto... idiota... non... respiro... – Loki lascia la gola di Anja, ora l’ha capito, e schizza verso l’altra parte del divano, il fiato corto e il cuore che martella nel petto.
La ragazza si mette a sedere, massaggiandosi il collo e cercando di respirare profondamente per riaversi dallo spavento.
         Il dio si nasconde il viso tra le mani, turbato dall’incubo e ancor più dagli occhi della ragazza, che lo stanno fissando impietosi, lo sa, lo sente. Il martellare incessante del suo cuore nel petto sembra quasi fargli male.
- Cosa ti è successo? Non mi sembri il tipo da uccidere la gente nel sonno-
Una domanda secca, schietta, che vuole una risposta altrettanto diretta, solo che Loki non sa quale sia.
- Non lo so... – le dice infatti – io... credo di aver avuto... un incubo, o qualcosa di simile- Non ha il coraggio di guardare Anja in viso, ha paura di quello che potrebbe leggere nei suoi occhi di ametista. Persino la sua voce ha perso la solita baldanza, riducendosi ad un pigolio flebile e tenue.
         Un fruscio sommesso gli fa capire che la ragazza è vicino a lui, ora; gli posa le mani sulle sue e le fa scorrere via dal volto del dio, che però rimane stolidamente puntato verso il pavimento. Una volta di più la ragazza gli prende il viso tra le proprie mani delicate e lo costringe a guardarla.
- Guardami. Ascoltami. Se non vuoi dirmi che ti succede, non farlo, non voglio costringerti. Però, penso anche che se qualcosa ti sconvolge tanto da toglierti il sonno e da spingerti a cercare di strangolarmi, forse dovresti parlarne- Gli fa scorrere con gentilezza i pollici sulle guance, cercando di riportare la calma dove ve n’era sempre stata. Mani delicate come quelle di Madre, quando ero piccolo...
         E qualcosa si spezza dentro di lui, sente il riverbero di quella coriacea corazza, con cui aveva isolato i suoi sentimenti da tutto il resto, che si frantuma, crepa dopo crepa, e crolla in un tintinnio di schegge appuntite, che sembrano lacerargli il cuore e  riempirlo di sensazioni sconosciute.
         - Coraggio, cerca di dormire un po’. Sono qui con te, per te, se ne hai bisogno – gli dice Anja, sempre con voce carezzevole, tirandoselo addosso mentre si sdraia di nuovo sul divano. Una coperta li copre entrambi e Loki abbraccia la vita sottile della ragazza, nascondendo il viso nei capelli di lei, la fronte poggiata sulla sua clavicola.
Anja gli accarezza gentilmente i capelli, il peso leggero e rassicurante dell’altra mano sul collo del dio, mentre lui si aggrappa a lei con più forza, incurante del fatto che possa farle male. Ha bisogno di un porto sicuro che lo ripari dai suoi incubi sempre più ricorrenti. Ho paura anche io, Anja, non immagini quanta... e non so più controllarla.
 
         Un clangore tremendo sveglia sia Loki sia la ragazza; entrambi si catapultano giù dal divano a velocità folle, col cuore in gola.
Fissano basiti la porta, o meglio, quel che ne rimane dopo che Thor, con la sua grazia  elefantina, l’ha divelta con un sol colpo di Mjolnir.
- Per gli Inferi!! Ma costa così tanto bussare e non svegliare la gente quando dorme?!  Che cosa vuoi, Thor?- abbaia acido il Dio degli Inganni.
- La ragazza sta bene?-
- Sto benissimo, biondo col martello, però la prossima volta potresti bussare, per favore? Ci eravamo appena addormentati... – Ma tu guarda, l’espressione con gli occhi dolci, Thor ci cadrà di sicuro. È così pateticamente prevedibile...
         Infatti il dio del tuono esce dalla stanza prodigandosi in scuse e inchini, non da ultimo sistemando alla meglio la porta mezza distrutta.
Loki alza gli occhi al cielo, seccato dall’intrusione; Anja invece continua a spostare lo sguardo da lui alla porta e dalla porta a lui, perplessa.
- Ma Thor è sempre così? Cioè, voglio dire...-
- Poco delicato, rumoroso, goffo e molesto? – conclude Loki per lei – Sì, sin da quando eravamo bambini. Oh, ma perché pensano che menta come respiro e che qualunque cosa faccia abbia secondi fini?! Che gli Inferi se li portino, tutti quanti!-
         Il Dio dell’Inganno sbotta adirato, tirando un forte pugno al muro e lasciandoci l’impronta; dopo un attimo di silenzio imbarazzante, gli occhi di Loki si fissano su Anja, che distoglie rapidamente lo sguardo e si affretta a piegare la coperta rimasta sul divano. C’è uno scintillio freddo e crudele, ora, in quegli occhi di smeraldo, affilati come lame.
- Loki...- esordisce la ragazza, titubante – va tutto bene?-
- No, sciocca mortale, lasciami in pace!-
È un’occhiata di puro odio quella che il dio scocca alla ragazza, un odio antico, dirompente e mai sopito dallo scorrere dei secoli. Un odio talmente profondo da annegarci dentro.
- VATTENE!! – urla poi Loki, esasperato dall’espressione spaurita e triste della donna – Vattene da qui subito!-
La ragazza scappa via, veloce come il vento, un’espressione stravolta stampata sul viso pallido.
         Corri, corri, stupida ragazzina, corri via dal mostro, come ti hanno insegnato a fare... non avrei dovuto lasciare che le distanze si riducessero sino a questo punto. Quella ragazzina deve temermi, sa che il lupo alla fine morderà quando l’occasione gli sarà propizia… ma perché non temi il lupo e ti ostini ad avvicinarti a lui?! Non illuderti di potermi cambiare, donna di Midgard, nessuno può, perché gli dèi sono immutabili come il tempo.
         Loki fa un respiro profondo, cercando invano di recuperare la sua antica calma, che sembra essere andata in pezzi solo poche ore prima, quando ha quasi strangolato la ragazza mentre questa dormiva. Prende a camminare con ampie falcate nervose su e giù per la stanza; si sente una belva in gabbia, costretto a sopportare una donna la cui presenza ha demolito le sue certezze una per una e impietosamente, pedissequamente, lo ha costretto a guardare in faccia tutti i suoi demoni.
         Che cosa vogliono le Norne da me? Perché lei, poi... e il pericolo all’orizzonte, cos’è? Cosa potrebbe mai essere? Vecchi nemici che tornano alla carica? Non sarebbe strano, ne ho collezionati parecchi, in effetti. Mi vogliono morto quasi ovunque, a cominciare dagli occupanti di questa fortezza volante. Tutti mi giudicano e mi hanno giudicato a priori, la mia fama mi precede... una volta ne sarei stato felice, ora non so se sia un bene o un male, che sia la mia fama a parlare. Certo, ho fatto cose che molti ritengono riprovevoli, ma erano utili ai miei scopi, non ha senso rimuginarci sopra. No, ci deve essere altro sotto. La ragazza non l’ha fatto, è stata... cosa? L’unica che non mi abbia guardato con disprezzo, c’era solo curiosità in lei. Ma c’è qualcosa che non quadra, non l’avevo mai vista prima che cominciassi a fare quei sogni e ad avere quelle visioni...e il pericolo all’orizzonte, sembra quasi venire da un luogo oscuro, freddo, come ci si aspetta che io sia, del resto. Pericoloso, amorale, oscuro e freddo, perché sono un mago e la magia non ha posto nella splendente Asgard... quanto odio avere doti da preveggente. È questo il motivo per cui nessuno dovrebbe vedere il futuro o suoi stralci, confonde solamente le idee.
         Loki sa che quella notte non dormirà, una volta di più saranno riflessioni e timori a tenergli compagnia nelle lunghe ore buie che precedono l’alba. Si rende conto che prima o poi dovrà parlare con Thor di quelle visioni, non può fare altro, e questa consapevolezza fa ribollire in lui secoli di rabbia, dolore e sconfitte, costretto dai tiri mancini del Fato a chiedere aiuto quando non lo vorrebbe. È una sorta di partita a scacchi col destino, quella che sente di stare giocando, ma sa già a priori che la sua vittoria, perché è certo che arriverà, avrà un prezzo talmente alto che lui non è del tutto certo di voler pagare, non questa volta, almeno. Una volta di più, tuttavia, si rende conto che non ha mai avuto davvero scelta in questo senso.
         Ha deciso: lascerà che passi ancora qualche giorno, per vedere fino a che punto la ragazza ne è coinvolta, e quanto abbia colto, di quel che sta succedendo. Se anche una misera mortale non dorme sonni tranquilli, significa che quel pericolo annunciato si sta avvicinando a folle velocità.
Qualunque cosa stia arrivando dall’orizzonte nero, verrà per lui, ne sente la certezza nelle ossa e nel profondo di quel grumo gelido che è la sua anima, solo che in questo caso la rabbia, il dolore e l’odio potrebbero non bastare per fronteggiare ciò che il futuro gli riserva. Sa che non sarà piacevole e questa volta ha bisogno di qualcuno al suo fianco, da solo non è certo di poter vincere.
 
 
N.d.A.
 
(*) Mein Gott = Mio Dio
 
E rieccoci col consueto appuntamento! Ancora un capitolo lungo lungo, ma spezzarlo in due avrebbe solo confuso le idee, perciò non vogliatemene! Inizialmente il POV di Thor non era previsto, però ci stava e mi si è scritto da solo… e contrariare il biondo con annesso martello non è una buona idea XD
Titolo del capitolo: è una specie di parodia dei titoli di “007- Solo per i tuoi occhi” -visto che Loki ormai ce li ha come fissa, mi sembrava un titolo azzeccato,  e di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” (lo so, sono fissata coi film… XD )
Se c’è qualche medico o aspirante tale che legge, prenda con beneficio del dubbio quello che dico a proposito della malattia di Anja – mi serve per necessità di trama.
Capitolo che solleva un sacco di domande, me ne rendo conto, ma ormai siamo praticamente nel vivo della storia, perciò abbiate fede, tutti i dubbi verranno poi chiariti! – fila a nascondersi dietro Hulk per paura di ritorsioni-
Angolo dei ringraziamenti : a Erika_00 e Alexien per le loro recensioni sempre acute e lusinghiere – vi voglio bene :’) -, a akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 per averla inserita nelle preferite e a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly  e Luna_Bella per averla messa nelle seguite, e inoltre a Feelings e Zakurio per averla inserita nelle ricordate.
Come sempre, aspetto le vostre recensioni, siano esse positive o negative, basta che ci siano!
Un bacio grande grande, la vostra Mòrrigan <3
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8- Face off! I nodi vengono al pettine, prima o poi... ***


CAPITOLO 8: "Face off! I nodi vengono al pettine, prima o poi..."



- Anja –
Ever  wonder about what he’s doing
How it all turned to lies
Sometimes I think that it’s better
To never ask why
 
         Anja corre via da quella stanza, corre via come se avesse le schiere infernali che la inseguono senza darle un attimo di tregua e, in quel momento, qualunque cosa è meglio che rimanere nella stanza... col mostro. Rabbrividisce per quel pensiero che ha appena preso forma nella sua mente, eppure ha sempre saputo che alla fine Loki si sarebbe mostrato per quello che è, era solo una questione di tempo, stupida lei a credere diversamente.
         La ragazza continua a correre per i corridoi freddi, desolatamente vuoti a quell’ora della notte; non osa fermarsi per paura che qualcuno possa trovarla e riportarla dove le era stato detto di restare. Non sa nemmeno più da chi, o piuttosto da cosa, sta scappando, ma al momento presente è troppo confusa, troppo spaventata, per concentrarsi su altro che non sia il ritmo cadenzato della sua corsa, respira, respira, un piede davanti all’altro, respira, respira.
         Anja si accorge di un ostacolo sul suo cammino solo sbattendoci contro e finendo col cadere pesantemente in terra, prendendo un forte colpo all’osso sacro. Quel momentaneo sprazzo di dolore riesce a riportarla coi piedi per terra ed alza gli occhi per capire che cosa abbia fermato la sua corsa. Prima che possa dire o fare altro, due braccia forti la rimettono in piedi.
- Tutto bene, miss Schwarzwald?- Anja ci mette un po’ a capire di chi sia quella voce, poi le torna improvvisamente in mente.
- Sì, Capitano, io... – prova a rispondere a Rogers, ma è talmente confusa che le parole si attorcigliano fra loro prima che riesca a proferirle.
- Sembra sconvolta, signorina, è successo qualcosa? – il soldato la squadra con attenzione, poi scuote la testa e aggiunge – Venga, credo che prima di tutto le serva qualcosa per calmarsi... andiamo a cercare il dott. Banner, va bene?-
         Anja si lascia trascinare quasi di peso da Rogers, ancora troppo sottosopra per capire davvero cosa le stia succedendo attorno. Capisce che l’hanno fatta sedere su un divanetto solo quando sente i cuscini dietro di sé e sente l’odore familiare del tè che si spande nella stanza, che in uno sprazzo di lucidità capisce essere l’ufficio di Banner.
         Non presta molto caso ai due uomini che borbottano concitati tra loro, né alle occhiate di sottecchi che ogni tanto le rivolgono. Si massaggia distrattamente il collo, dove le mani di... – nemmeno riesce a pensare al suo nome – l’hanno stretta, lasciando con tutta probabilità un marcato livido viola.
- Anja, cosa è successo? Vuole dircelo?-
La ragazza cerca di mascherare un tremito delle mani stringendole in grembo, mentre tira un paio di respiri profondi per calmarsi prima di rispondere.
- Stavamo dormendo... cioè, ci eravamo appena addormentati, dopo che Lo...  lui ha cercato di strangolarmi. Ha avuto un incubo, non voleva davvero farlo… credo. Ma sto bene, non è questo il problema – si affretta ad aggiungere, dopo aver visto le facce preoccupate del capitano e del dottore – Solo che poi Thor, lui ha, ecco... buttato giù la porta, credo fosse perché pensava che sarei finita male. Lui si è irritato moltissimo e... ha tirato un pugno al muro, poi mi ha fissato e... -  Brevi singhiozzi spaventati le fanno morire le parole in bocca e trema talmente tanto da dover posare la tazza, che nel frattempo aveva ripreso in mano: è come se realizzasse in quel preciso momento che cosa è successo in quella stanza.
         Banner si siede accanto a lei, posandole con gentilezza una mano sulla spalla, stringendola  appena in un gesto di conforto, come ad esortarla a continuare.
- Quando l’ho guardato in faccia io... io ho visto odio, odio puro, e rabbia, ferocia, cattiveria... era il terrore incarnato, e io non riuscivo a muovere un muscolo... come se fossi paralizzata nella tela del ragno. Non fatemi tornare lì, vi prego!!!- Si raggomitola di scatto su se stessa, nascondendo la testa tra le ginocchia, scossa da tremiti sempre più forti.
- Se vuole può rimanere qui con me a farmi compagnia – le risponde il dottore in tono conciliante – mentre Steve può andare ad avvisare chi di dovere per risolvere questo… uhm, problema. È d’accordo?- Anja annuisce, mormora un timido “Grazie” alla volta di Rogers, che esce con passo scattante dall’ufficio.
- Dottore?-
- Mi chiami pure Bruce, signorina-
- Grazie infinite, Bruce –
 
         - E questo è quanto – Anja conclude il resoconto di quel che è successo nella stanza con il dio dell’inganno e cosa l’abbia spinta a scappare via da Loki nel cuore della notte. Non sono passate che poche ore dall’episodio, ma, non appena è trapelata la notizia, si è costretta a riprendersi quel tanto che basta da poter formulare un discorso coerente.
Le facce dei presenti, attorno al tavolo, hanno tutte espressioni che vanno dallo sconcertato al perplesso, qualcuno è persino insospettito da un tale cambiamento da parte della ragazza.
- Quindi, secondo te, Loki nasconde qualcosa, no? Non sarebbe una novità, in fondo – esordisce Clint, piuttosto perplesso – però ancora non capisco per quale motivo ora tu ti tenga alla larga da lui... visto che prima pareva quasi che lo difendessi-
- Osservazione acuta, agente Barton – conviene Fury – e sono curioso di sentire cosa ha da dire in proposito, Anja – conclude quindi, rivolgendosi a lei.
         La ragazza si sente trapassare da quello sguardo freddo e deglutisce varie volte, prima che la sua voce sia salda abbastanza da non tremare, mentre risponde al generale.
- Io non ho mai parlato in difesa di Loki, piuttosto ho cercato di essere obiettiva nei confronti di tutti, credo sia giusto così. Però voi non eravate lì, non avete visto i suoi occhi com’erano... non c’era... nulla, di anche solo vagamente umano, nel suo sguardo, quando si è messo a urlare e mi ha cacciato dalla stanza. Quello che ho visto era un vortice di odio, rabbia, disperazione e chissà cos’altro. – Anja non può fare a meno di rabbrividire, se ripensa all’accaduto – Per un attimo ho pensato che mi avrebbe ucciso sul serio, così, su due piedi. Era una belva, qualcosa di... non so nemmeno come descriverlo, so solo che credevo di aver la morte davanti a me. Urlava, come un ossesso, ma non saprei dire per quale motivo, anche se sono certa ci sia qualcosa sotto –
         Anja nasconde il viso tra le mani e scuote la testa, senza sapere che succederà a questo punto, se ci saranno provvedimenti, e di che tipo. Non so nemmeno più se potermi fidare di me stessa, di ciò che vedo e sento, o se questo sia solo un incubo, e fra poco mi risveglierò a casa mia, senza mostri, dèi o eroi nella mia vita. Tuttavia, non credo che questo sia un sogno...
Inaspettatamente, Thor le si avvicina e le posa una mano sulla spalla, un muto gesto di comprensione e incoraggiamento, prima di uscire dalla stanza senza proferire parola. Ognuno dei presenti sa che sta andando a prendere il fratello per la collottola e riportarlo da loro, in modo tale che possa dare la sua versione dei fatti.
- Quindi, per fare il punto, Loki potrebbe essere impazzito sul serio, c’è qualcosa di molto grosso sotto che non dice e rischiamo che possa fare una strage, come un anno fa?- Natasha apre bocca per la prima volta, intervenendo con i suoi soliti modi pacati.
- Senza i Chitauri stavolta, almeno spero, però, sì, la situazione è questa – conclude Tony in modo asciutto, massaggiandosi la fronte.
         Attorno al tavolo cala un pesante silenzio, tutti i presenti si scambiano sguardi che celano mille parole e gli stessi identici pensieri.
- Banner, se dovesse rendersi necessario... – comincia Fury, ma viene zittito subito dall’interessato.
- Non so se... l’Altro possa riuscire a controllare, o fermare, Loki, questa volta. Forse sì, ma non ci giurerei, come non sono certi di poter tenere a freno l’Altro, e vorrei evitare che si arrivasse a tanto, se possibile- conclude il dottore in tono stanco.
- Deve essere logorante, vero, Bruce? –
- Non lo immagina neanche, Anja, nessuno può-
- Secondo lei, generale, potremmo riuscire a fermarlo di nuovo?- chiede Steve, perplesso – in fondo, lo abbiamo già fatto, no?-
- Non lo so, Rogers, temo che se impazzisse sul serio potremmo non farcela. Speriamo che Thor riesca a calmarlo in qualche modo, prima di portarlo qui.-
- Come buttare benzina sul fuoco, lasciare quei due soli... – borbotta Anja a mezza voce, ma nessuno la sente.
- Anja, lei starà nella stanza di fronte a quella del dottor Banner e, mi ascolti bene, soprattutto starà lontana da Loki. Chiaro? –
- Mi creda, generale, se potessi, metterei un migliaio di universi fra me e Loki, in questo momento- ribatte seccamente la ragazza.
- Molto bene, vada a prendere le sue cose- dice Fury, ritrovando i suoi soliti modi autoritari - Il Capitano Rogers la accompagnerà. Romanoff, Barton, controllate ogni singolo angolo di questo posto e trovate quei due, ma se la situazione è sotto controllo, non intervenite. Lasciate che ci pensi Thor. Stark, Banner, riuscireste a creare un qualche congegno che possa trattenerlo?-
- Possiamo provarci, Nick, ma non garantiamo nulla. I suoi poteri non hanno minimamente a che vedere con quello cui siamo abituati – risponde Tony, massaggiandosi il collo, prima che tutti escano dalla sala per eseguire gli ordini del generale.
        
         Mentre Anja e Steve camminano fianco a fianco per i corridoi sentono tutt’attorno un vociare concitato di persone che corrono a destra e a manca in quell’enorme velivolo: evidentemente, Fury deve aver dato l’allarme rosso... sono tutti all’erta, ma basterà? Come vorrei sapere cosa passa per la testa di Loki... davvero volevo provare a capirlo, ma ora...
- Si è un po’ ripresa? – La voce di Steve, sempre tranquilla e pacata, la riscuote dai suoi pensieri.
- Sì, sto un pochino meglio, grazie – Anja prova ad abbozzare n mezzo sorriso tirato, che però non le riesce granchè – Ma ho paura, Steve, che qualcuno possa fare qualche stupidaggine... A proposito, sa dove stiamo andando? – gli chiede la ragazza, cominciando a raccogliere le sue poche cose e riponendole in un borsone preso in prestito, di quelli che si usano per la palestra.
- Non dovrei dirglielo, ma stiamo andando in una base S.H.I.E.L.D. da qualche parte in Alaska- Steve le fa l’occhiolino con aria complice- A quanto pare, Fury vuole stare in un posto isolato per… contenere minacce e perdite umane, in un certo senso. Spero non si arrivi a tanto… – conclude pensoso; Anja annuisce, ma subito dopo si rabbuia in viso.
- Ma che fine ha fatto?! – sbotta stizzita, picchiando il pugno sul letto dov’è seduta.
- Che cosa?-
- Era un ciondolo attaccato ad una catenina di argento... aveva una pietra verde come pendente. Ci sono molto legata, era di mia nonna... la nostra famiglia lo tramanda da generazioni. Ero convinta mi fosse caduto qui da qualche parte, ma non lo trovo-
- Chiederò se qualcuno l’ha visto in giro, va bene? Vedrà che prima o poi salterà fuori. Dunque – aggiunge infine Steve – ha preso tutto?-
- Sì, possiamo andare – risponde la ragazza, ravviandosi i capelli dal viso; si avvia verso la porta, che Rogers le tiene gentilmente aperta. Insieme, i due rifanno la strada a ritroso, superano la sala delle riunioni e costeggiano i laboratori, prima di addentrarsi in uno stretto corridoio su cui si affacciano due porte di anonimo acciaio satinato. Rogers le indica quella alla loro sinistra.
- Il codice per aprirla è 24769, lo stesso se vuole chiuderla dall’interno. Spero ci si troverà bene... Banner è nella stanza qui di fronte, la mia è nel corridoio accanto, per qualunque evenienza –
- Grazie mille Steve, siete stati molti carini, lei e Bruce... mi spiace di avervi svegliato nel cuore della notte –
- Nessun problema. Per quel che mi riguarda – butta lì, a metà tra il divertito e il perplesso- io ho dormito qualche decennio di troppo.  Buona notte, Anja -
- Buona notte anche a lei – lo saluta a ragazza, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Anja si siede sul letto, sconfortata e con la testa tra le mani; solo dopo lunghe ore di pianto, finalmente, sopraggiunge il sonno.
 
- Tony –
         Quando Fury aveva dato di matto, dopo aver scoperto quello che era successo ad Anja, a Tony per una volta non era venuta voglia di ridere. Certo, Fury che sbrocca è sempre un degno spettacolo, ma la ragazza non si merita certo risa di scherno, visto quello che ha passato. Il miliardario ha cominciato sul serio a prenderla in simpatia: gli piace la sua intelligenza, adora il suo cinico sarcasmo, ma più di tutto ammira il coraggio eccezionale che quella ex-poliziotta col fisico di una modella ha dimostrato più di una volta, partendo da quello che le è successo all’Interpol per arrivare alla situazione presente. Solo qualcuno con le palle può trattare con Loki senza diventar scemo, e fino ad adesso c’è riuscita solo lei. Un plauso alla signorina, non è da tutti. Mi sfugge perché l’abbia fatto, ma comunque…
         Per una volta, quindi, Tony decide di prendere qualcuno sotto la sua egida per mero spirito altruistico e poi, diciamocelo, si potrebbe mai lasciare che Capitan Ghiacciolo gli soffi il primato per essere un filantropo? Ovviamente, non se parla nemmeno.
È con questo intento che placca Fury nella sala di comando, mentre l’allarme rosso suona all’impazzata e tutto l’Helicarrier – e un Point Break particolarmente incazzato con annesso martello- sono in pieno fermento.
- Nick, una parola-
-Non ora Stark! Siamo in allarme rosso, o non l’hai notato?!-
- Mi sembra ovvio, visto che sembra di stare in un formicaio impazzito- risponde Tony con uno sbuffo – ma visto che i tuoi tirapiedi stanno passando a setaccio questo posto, e Thor aiuta, credo proprio che cinque minuti per me tu li abbia. Anzi, chiama il resto dei Vendicatori, quello che ho da chiederti interesserà anche loro-
-Da quando mi dai ordini, Stark?- sbotta il Monocolo seccato.
- Ma non è un ordine Nick… piuttosto una richiesta- risponde l’altro, mettendo su il solito ghignetto strafottente, accompagnato da una finta espressione da cucciolo ferito. Fury alza gli occhi al cielo, esasperato, poi abbaia una serie di ordini all’auricolare.
         Meno di cinque minuti dopo, gli Avengers al completo sono seduti attorno al tavolo ellittico; il caos nell’Helicarrier è notevolmente calato, da quando Thor si è presentato tirandosi dietro Bambi, prontamente rinchiuso in una cella di massima sicurezza, molto molto lontano da Anja, e guardato a vista. La quale Anja, nel mentre, gli è parso di capire si trovi al sicuro nella stanza di fronte a quella di Banner.
- Allora Nick, a che gioco stai giocando? Che cosa vuoi da quella povera donna?- esordisce Tony, per una volta andando al sodo senza sarcastici giochi di parole o scherzi di dubbio gusto.
- Nessun gioco, Stark. Voglio semplicemente vedere da che parte sta la ragazza-
Risposta, questa, talmente poco convincente che persino la fedelissima ed inflessibilissima agente Romanoff si sente in dovere di alzare un intero sopracciglio, per manifestare stupore e una buona dose si sospetto. Movimento talmente eclatante che tutti attorno al tavolo se ne accorgono, e prontamente su ogni volto compare la tipica espressione da “qui-c’è-sotto-qualcosa”.
         - Andiamo, Nick, persino la Romanoff pensa che non la racconti giusta! Fuori il rospo- sbotta Tony, che pazienza non ne ha mai avuta molta, e ancor meno ama giochetti di parole, se non ne è l’autore.
- Oh, e va bene- capitola alla fine il direttore –li ho messi volutamente assieme perché speravo che la ragazza facesse da tramite tra la mente psicolabile, e psicopatica, di Loki, e il resto del mondo. Visto che è l’unica che in qualche modo Loki considera, ho pensato fosse la decisione migliore-
- Ma signore- obietta Natasha – è un trucco che abbiamo usato la prima volta che lo abbiamo catturato, e Loki, com’era prevedibile, non ci è caduto di nuovo. Senza contare che nemmeno la ragazza mi sembra tanto stupida da bersi una scusa del genere. Prova ne è che ancora non sappiamo cosa ci faccia Loki qui, tanto meno lei-
- E brava la Vedova Nera!- commenta Tony soddisfatto, mentre gli altri presenti annuiscono convinti – Come pensi di rispondere a questo, Nick?-
         Per lunghi minuti si protrae il silenzio che circonda il tavolo; tutti osservano il direttore, il cui palmi delle mani sono poggiati al piano del tavolo, il corpo rigido e la testa china, mentre riflette sul da farsi.
Tony osserva tutti i presenti: Thor, in piedi, si rigira nervoso il grosso martello tra le mani; Barton e la Romanoff si scambiano sguardi di sottecchi, come a intendere “Te l’avevo detto io che qualcosa non quadrava”; Banner si massaggia le tempie: molto plausibilmente, pensa Tony, tutta questa tensione non gli fa bene… no, infatti, gli tremano le mani. Speriamo che il suo autocontrollo regga, Hulk incazzato e a piede libero? No buono; non da ultimo, Cap sta fissando Fury con un tal sguardo, a metà tra il sospettoso e l’oltraggiato, che deve essere a tanto così da perdere la calma. Forse la sua cavalleria anni ’40 e il suo altissimo senso del dovere verso una fanciulla gli impediscono di essere d’accordo con Fury. Cap arrabbiato sarebbe davvero uno spettacolo…
         - Non è semplice da spiegare- comincia quindi il direttore, rompendo il silenzio   -Quando Thor è venuto qui la prima volta che ha trovato Loki, una settimana fa, mi ha avvisato, chiedendomi di non dire né fare nulla per i due giorni successivi. Sapevamo che Loki era qui, come sapevamo anche che era coinvolta la ragazza, ma si trattava di stabilire fino a che punto-
- Ma ancora non spiega cosa ci facessero quei due chiusi assieme nello stesso posto!- sbotta Tony seccato; lo è talmente tanto da non accorgersi quasi dello spettacolare quanto atipico doppiogiochismo del dio biondo.
- Lascialo finire, Tony – lo riprende Banner pacatamente.
Fury lo ringrazia con un cenno, poi riprende –Perciò, da quel momento li abbiamo comunque tenuti d’occhio, pur rimanendo a distanza. È stato subito evidente che quei due andassero d’accordo ed è il motivo per cui la signorina è ancora qui. Venendo ai motivi per cui li ho voluti assieme, uno, si fa meno fatica a controllarli, se sono nello stesso luogo; due, speravo davvero di cavare informazioni utili, non dividendoli e lasciandogli il guinzaglio lungo e tre, era una valutazione della ragazza. Ho pensato di poterla reclutare come agente operativo. Sì, Stark- prosegue, ricambiando l’occhiata in cagnesco – anche se le rimane poco tempo, sarebbe comunque un soggetto valido e ottimo per condurre gli interrogatori, come alcuni suoi vecchi colleghi mi hanno riferito-
         Quest’ultima rivelazione di Fury viene accolta da un gelo da far invidia all’Antartide in pieno inverno; sei paia di occhi fissano increduli l’uomo nerovestito, persino i suoi adorati agenti sembrano non sapere che pensare, tranne che questo è stato davvero un colpo basso, molto, molto basso.
- Signore, con tutto il rispetto, questo è stato meschino e sleale da parte sua. Come può pensare di coinvolgere quella povera ragazza in cose di questo tipo, sapendo tutto quello che ha passato?!- stavolta è Cap a dare in escandescenze, parecchio risentito.
Se Rogers è talmente sconvolto da fargli il predicozzo, allora Fury ha davvero passato il segno. Cazzo, Rogers che sbrocca! È la persona più pacifica del mondo e Monocolo è riuscito a mandarlo ai matti!
Inutile dire che l’affermazione del capitano scatena il putiferio, putiferio durante il quale il Monocolo non apre minimamente bocca.
         Quando gli animi si acquietano nuovamente, Fury riprende la parola.
-Se avete finito di strillare come donnette, ora vi dirò ciò si farà. Per quanti non lo sapessero, stiamo andando in una base dello S.H.I.E.L.D. in Alaska, così da essere lontani da civili o da città se le cose dovessero degenerare. Secondariamente, Loki va guardato a vista, devo sapere anche quante volte respira, fermo restando che ho intenzione di vedere se cerca di riavvicinarsi alla ragazza. E voglio interrogarlo, quindi…-
- Vado a prenderlo io, Nick Fury- interviene Thor per la prima volta.
- Senza offesa, Point Break, ma pensi davvero che verrà con te?- gli chiede Tony, recuperando il suo sarcasmo.
- Sul piano fisico sa di non reggere il confronto- risponde il biondone –perciò non sarà tanto stupido da tentare colpi di testa. Sembrerà strano, ma anche lui tiene alla sua pelle-
- Wow, il biondo che fa del sarcasmo! Bravo! Continua così!- lo schernisce Tony, senza che l’altro se ne avveda. Fury abbozza un colpo di tosse e istantaneamente cala il silenzio.
- Terza cosa, guai a voi se la ragazza subodora il vero motivo per cui l’ho voluta qui. Lasciate che creda che sia stato per usarla da tramite-
- Vado a vedere come sta- butta lì Banner, ed esce prima che qualcuno possa fermarlo. Comprensibile, deve smaltire tutta la tensione… e secondo me se l’è presa a cuore dopo che ci ha quasi rimesso le penne.
 
         Di tutte le persone che Tony immaginava di trovarsi davanti nella sala di comando, è proprio la ragazza della discordia (*) quella che staziona in piedi accanto ai monitor puntati sulla cella di Loki. Li osserva fisso, assorta in chissà che pensieri.
         - Di’ un po’, ma non dovresti essere a dormire tu? Voglio dire, credevo avessi i nervi a pezzi-
- Appunto per questo non mi riesce di dormire, se mi sono assopita per una mezz’ora è già tanto. Non mi ero mai spaventata tanto- ammette Anja con un sospiro. Sembra aver già ritrovato la sua compostezza, anche se la voce ogni tanto le tremola un po’.
Tony le batte una mano sulla spalla, amichevole, e rimane accanto a lei; Thor è ormai uscito dalla cella tirandosi dietro il fratello, alla cui vista Anja non riesce a reprimere del tutto un brivido.
- Quanto è stato spaventoso?- le chiede quindi, pur con un certo imbarazzo.
- Da uno a dieci? Dieci elevato a infinito. Ma credo che l’entrata non proprio discreta di Thor gli abbia dato il colpo di grazia, cioè, al suo autocontrollo intendo- Le sopracciglia di Tony schizzano verso l’alto, mentre l’uomo la guarda attonito.
- In che senso, scusa?- si risolve quindi a chiederle.
- Nel senso che il motivo per cui mi ha preso per il collo è stato un incubo che ha avuto. Mi ha svegliato e, siccome si agitava come se fosse posseduto, sono andata a vedere che avesse. Forse non avrei dovuto toccarlo- soggiunge pensosa poi, vedendo l’espressione sempre più perplessa di Tony, si sente in dovere di spiegare. –Quando l’ho visto in faccia, aveva gli occhi completamente dilatati, non vedeva nulla di quello che c’era attorno… era come se fosse con la testa da un’altra parte. Mi ci è voluto un po’ per calmarlo, e l’entrata di Thor ci ha svegliato di soprassalto. Tralasciando gli insulti tra i due, Loki poi ha definitivamente perso calma e autocontrollo. Motivo per cui ne è uscito tutto questo casino… E sono arrivati- fa notare con voce strozzata –Quindi io ora mi defilo. Con permesso-
         Tuttavia a Tony non sfugge l’occhiata che il piccolo cervo e Anja si lanciano sulla soglia, né che la ragazza indietreggia istintivamente contro il muro, mentre il dio sogghigna quasi divertito, un luccichio crudele negli occhi verdi. Dura un momento, lo spazio di un battito di ciglia, poi la ragazza sparisce alla volta della sua stanza.
Una volta arrivato anche il resto della truppa, Fury decide che è tempo di far parlare Loki. Oh sì, sarà lungo e doloroso, e quello ci prenderà per il culo tutti quanti e non potremo farci proprio nulla. Ma perché mi sono smascherato pubblicamente? “Io sono Iron Man”, bravo Tony, grande idea! Dandosi di nuovo dell’idiota, si appresta ad ascoltare qualunque cosa verrà fuori.
 
- Clint –
          - Bisogna tenere d’occhio la ragazza, ventiquattr’ore su ventiquattro, sia qui sia quando saremo alla base. Non voglio scuse e non voglio storie. Per questo ho deciso che farete a turno per stare con lei. Tutto chiaro?-
Domanda superflua capo... come se potessimo dire di no. Clint e Nat si guardano di sottecchi, poi lui scuote la testa, divertito e anche un po’ perplesso: Fury pensa davvero di poter comandare a bacchetta anche un miliardario con enormi problemi di egocentrismo e un dio nordico che da solo può fare tanti danni quanto Hulk a piede libero?! Per Cap il problema non sussiste, è un soldato e esegue qualunque ordine e Banner... beh, meglio non contrariarlo più di un tot. Per quel che riguarda me e Nat, invece... niente ordini eseguiti, niente stipendio e un mucchio di problemi. No grazie, faccio a meno.
         - Quindi chi comincia, signore?- Nat, sempre pragmatica e efficiente, si rivolge direttamente al grande capo, non appena questo chiude bocca.
- Barton, il primo turno è tuo, poi Romanoff, quindi Stark e per finire Thor –
- Scusa tanto, Nick, ma chi ti ha detto che puoi darmi ordini? Non mi pare di essere qui per fare da baby- sitter a una ragazzina! –
- Finchè sei qui fai quello che ti dico quando te lo dico, altrimenti ti congelo i fondi, capito?-  uno a zero per il grande capo...  ci hai provato, Stark. Tony ammutolisce, inviperito.
- Banner e Cap, invece? – chiede Clint, cercando di non suonare troppo polemico. Non che gli vada giù di tirarsi Anja appresso, ma ha imparato che certe cose è meglio non darle a vedere, soprattutto al grande capo.
- Loro hanno già dato la scorsa notte, quindi meritano un po’ di riposo. Vada a prenderla, Barton. Se vuole può darle accesso al poligono di tiro ma niente, e sottolineo niente, casini o colpi di testa, chiaro? Potete andare-
- Divertiti, Clint – Nat gli fa un mezzo sorrisino, che equivale ad una risata divertita di una persona normale, e poi se ne va a fare le sue cose, sparendo dalla plancia di comando con il consueto passo fluido e aggraziato. Dannata russa maledettamente efficiente.
         Auf... andiamo a prenderla... coraggio, Clint, non sarà peggio di Natasha da gestire. Almeno, spero… Ed è capitato solo qualche volta che abbia dato colpi di testa, ma insomma! Quanto me la farà pesare, ancora, la storia di Budapest? Come se gli si fosse ritorto contro, poi! Abbiamo la Vedova Nera dalla nostra, scusa se è poco!
Si avvia verso la stanza della ragazza, cercando di trovare un modo per dirle che sarà tenuta sotto stretta sorveglianza, non tanto per la sua sicurezza, quanto per evitare, citando le parole di Fury, “che lei e il dio psicopatico facciano di nuovo comunella e mi causino un sacco di problemi, oltre che l’emicrania”.
In effetti, vista la testa che ha quella ragazza, se davvero parteggiasse per Loki rischieremmo la terza guerra mondiale...  e non mi stupisce che quel pazzo psicotico le sia stato attaccato tutto questo tempo...
- Anja? Posso entrare? – Clint bussa alla porta della stanza, che viene aperta da una Anja piuttosto malmessa e con delle occhiaie da far invidia a un panda.
- Tu saresti…?- gli chiede con voce impastata dal sonno.
- Clint Barton – risponde lui, mentre la ragazza annuisce pensosa.
- Oh, giusto, scusami… sono ancora un po’…-
- Sì, immagino- assente comprensivo - Posso portarti al poligono, se ti va-
- Dammi cinque minuti. Mi cambio  e arrivo. –
 
         - Allora, perché sono sotto scorta?- gli domanda Anja una volta al poligono, diretta e schietta come aveva visto fare solo a Nat. Pare stia ritrovando un po’ del vecchio smalto, meglio così. Però, che livido le ha lasciato quello psicopatico, riflette, guardando l’impronta violacea della mano sul collo chiaro di lei
- Fury vuole evitare che tu e il pazzoide facciate comunella di nuovo, quindi ha ordinato di tenerti sotto chiave- Clint fa spallucce e non aggiunge altro: è un buon osservatore e ha già capito che con lei è meglio essere onesti.
- Mi domando che abbia nel cervello, quell’uomo... pensa davvero che mi coalizzerei con chi ha cercato di strangolarmi nel sonno e mi ha minacciato di morte da sveglio?! Ma non scherziamo...-  Anja scrolla la testa, forse incerta su cosa pensare, a parte di essere finita in un circo -Clint è convinto che sia arrivata a questa conclusione - quindi si raccoglie i capelli in un’alta crocchia, che lascia scoperto un piccolo tatuaggio proprio sotto l’attaccatura dei capelli, dietro il collo.
         - Ehi, Clint... posso prendere questa? – gli chiede, facendogli ballare davanti al naso una Desert Eagle calibro .44 Magnum. Ah però, hai capito la ragazza... le piacciono i giocattoli pesanti... e costosi, soprattutto. Speriamo in bene.
- Cominci con l’artiglieria pesante, eh? Comunque, credo che quella abbia qualche problema... chi l’ha usata ieri ha detto che tende a incepparsi –
- Dammi qua che la smonto e vediamo – gli fa l’occhiolino, contenta come un bimbo a Natale, poi la poggia su un carrello provvisto di attrezzi e comincia a smontarla un pezzo alla volta, con velocità sorprendente e mano ferma, quasi da professionista.
- Mai visto smontare un’arma così velocemente e tanto bene... che lavoro hai detto che facevi?- le chiede l’arciere, grattandosi la testa perplesso.
- Ero all’Interpol, dovevamo saperle fare, queste cose, e con ogni tipo di arma...-
Sorride e si mette a pulire la Desert un componente per volta.
         - E quel tatuaggio, invece? Quello che hai sotto al collo –
- Sono tre rune, l’ho fatto appena prima di entrare in accademia, avrò avuto sì e no diciannove anni... – risponde la ragazza, senza smettere di sistemare l’arma.
Eh?! Diciannove anni e già in accademia? E poi all’Interpol, ai piani alti?! Mi sa che l’abbiamo sottovalutata tutti quanti... e sta pulendo quella dannata pistola praticamente senza guardare, mentre parla con me!!
- Ma scusa, quanti anni hai? –
- Quasi ventisette, perché?- lo guarda perplessa, sbattendo le palpebre.
- Niente... è solo che credevo che fossi più... grande, in un certo senso. Diavolo, smonti e pulisci pistole come se non avessi fatto altro!! –
         La ragazza ride di gusto, tenendosi al bordo del carrello per non cadere; prende fiato e poi si rivolge di nuovo a lui.
- Diciamo che, per i loro standard, non era mai troppo presto per arruolarsi e dovevamo sapere preparare tutta l’artiglieria al buio e con le mani dietro la schiena – gli fa l’occhiolino, vagamente divertita dalla cosa, poi riprende – e, a conti fatti, mi dicevano spesso che ero fra le migliori... oh, fatto, finito!! Ora non dovrebbe più incepparsi –
Clint strabuzza gli occhi, incredulo: ci ha messo meno di cinque minuti a smontarla, pulirla, rimontarla e caricarla!!
- Clint? Tutto bene? – gli sventola la mano davanti al naso, finchè l’uomo non le risponde.
- Tutto bene, sì... ma faresti concorrenza a Nat, in questo campo, sai? Voglio vedere la faccia che farà, quando glielo dirò... faccio scendere una sagoma?-
- Molte grazie, Clint –
 
         Ha anche una buona mira, la ragazza... decisamente, sarebbe un buon acquisto per lo S.H.I.E.L.D... non mi sorprende che Fury ci abbia pensato... Peccato che le rimanga poco tempo, un po’ mi spiace, cominciava a starmi simpatica. Anche se non penso che avrebbe accettato.
- Che significano quelle rune? – le chiede Clint, curioso, mentre tornano verso la stanza di Anja, dopo quasi tre ore passate nel poligono a sparare, pulire e fare manutenzione, oltre che scambiarsi opinioni e pareri come fossero due militari in pensione.
- La prima si chiama Ur, e rappresenta la volontà di combattere, in senso metaforico, ovviamente, mentre la seconda è Not, che descrive la necessità, il bisogno e la resistenza; per quanto riguarda la terza, Eoh, è per la resistenza, la continuità e la perseveranza per sfidare le influenze negative. Siccome sono simboli di potere, potere molto forte, secondo le tradizioni, non vanno mai capovolte, altrimenti assumono il significato contrario... –
- Però, non immaginavo avessero tanti significati... quindi si può dire che ti abbiano protetto e sostenuto, no?- Anja sorride, per un attimo persa nei ricordi; dopo qualche attimo di silenzio, gli risponde.
- Puoi anche metterla così... in realtà queste rune erano su un ciondolo che mi ha dato mia nonna, poco prima di arruolarmi... è la collana che portavo sempre e che non trovo più- aggiunge imbronciata. -Anche lei era del parere che mi avrebbero sostenuto e protetto-
- Le eri molto legata? – Clint pone la domanda un po’ titubante, quasi avesse paura di urtarla o intristirla.
- Molto, in effetti – sorride malinconica – praticamente mi ha cresciuto lei con mio padre  e i miei fratelli... mia madre mi ha... beh, diciamo che non è stata molto materna, ma non so perché- conclude facendo spallucce.
         Arrivati alla porta dalla stanza, Clint la saluta con un’amichevole pacca sulla spalla mentre Anja lo ricambia con un abbraccio affettuoso, prima di dirgli che le ricorda uno dei suoi fratelli. Si lasciano come due vecchi amici, con la promessa che Clint cercherà di portarla al poligono tutte le volte che gli sarà possibile.
Anja lo ringrazia ancora e per la prima volta, in tutto il tempo in cui è rimasta con loro, Clint la vede sorridere, finalmente distesa.
Che ragazza particolare... però è davvero simpatica, tutto sommato... sì, potrebbe piacere anche Nat. In fondo, per carattere, potrebbero passare per sorelle… ma Anja è più umana. E no, non si meritava nulla di quello che le è successo. Ma come ci è finita una come lei invischiata con uno incasinato e psicopatico come Loki?
L’arciere scuote la testa, allontanandosi per il corridoio; coma al solito, le domande che vengono solevate sono sempre di più rispetto a quelle cui si dà risposta. Parlare con Nat potrebbe essere una buona soluzione per chiarirsi le idee.
 
 
N.d.A.
 
Eccoci qui con un nuovo capitolo! Anche stavolta m’è uscito un tantino lungo XD –ma la colpa è di Tony, quando quell’uomo ci si mette, è logorroico come pochi!-
Allora, capitolo un filo incasinato, però scopriamo per quale motivo il buon vecchio Nick ha voluto la nostra balda donzella XD – Erica_00 hai visto? Finalmente il POV di Clint, come promesso :D-
Precisazione d’obbligo: io non so una mazza di armi, né della loro manutenzione, però quello che vedete scritto sulla pistola che maneggia Anja è corretto –si, ho fatto qualche ricerchino sul web XD- Va da sé che se c’è qualche esperto alla lettura che si sente in dovere di precisare, me lo faccia pure sapere, le critiche costruttive sono sempre le benvenute :D
La citazione all’inizio del POV di Anja è da “Try” di Pink –adoro questa canzone e lei è bravissima!-
 
(*) ragazza della discordia: Tony la definisce in questo modo riferendosi al mito greco de “La mela della discordia”, nel quale le dee Atena, Era e Afrodite si litigano suddetta mela d’oro e alla fine chiedono a Paride, principe troiano, di decidere chi tra loro sia la più bella e si meriti il frutto come premio. Atena gli promette la saggezza, Era il potere assoluto e Afrodite la donna più bella del mondo. Ovviamente Paride sceglie quest’ultima e di fatto getta le basi per la guerra di Troia, visto che la donna in questione altri non è che Elena, moglie di Menelao Re di Sparta.
 
Angolo dei ringraziamenti : a Erika_00 e Alexien per le loro recensioni sempre acute e lusinghiere – vi voglio bene :’) -, a akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 per averla inserita nelle preferite e a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Luna_Bella e Strix per averla messa nelle seguite, e inoltre a Feelings e Zakurio per averla inserita nelle ricordate.
Bene, per ora direi che è tutto! Stay tuned e recensite, mi raccomando!
Un bacione, la vostra Mòrrigan <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 9- Discussioni civili, chiacchierate notturne, incidenti di percorso ***


CAPITOLO 9: "Discussioni civili, chiacchierate notturne, incidenti di percorso"
 
- Thor –
         Cercare Loki in mezzo a quell’immensa fortezza di metallo era stato tutt’altro che semplice, passare in rassegna uno per uno tutti quei corridoi e corridoietti si era rivelata, anche per un dio, un’impresa quasi titanica. Perché, ovviamente, il suo caro fratellino non poteva rimanere zitto e buono nella stanza dove l’avevano confinato dopo tutto ciò che era successo con Anja.
         Alla fine però l’aveva trovato: Loki gli dava le spalle e stava davanti al vuoto lasciato dalla gabbia di vetro dove l’avevano rinchiuso solo un anno prima.
Non tradisce nessuna emozione, le spalle rilassate e le mani dietro la schiena, i piedi appena divaricati e la testa leggermente inclinata a sinistra. Non cambia mai... anche da piccolo faceva così, di sicuro sta pensando a qualcosa.
         - Alla fine mi hai trovato, Thor. Ci hai messo tanto- Una semplice constatazione e Thor sorride, perché Loki si è sempre accorto di chi gli arrivasse alle spalle, per silenzioso che fosse.
- Non riesco mai a capire come fai... è impossibile avvicinarsi a te senza che tu te ne accorga- Loki fa spallucce, come se non gli importasse.
- Abitudine, tutto qui. E quando sai che quanti ti stanno intorno non aspettano altro che farti del male non appena ti distrai, impari a prevedere le loro mosse-
         Una risposta secca e venata di amarezza, ma non per questo meno vera, Thor lo sa e non può fare a meno di dispiacersi una volta ancora per il fratello.
- Sei turbato vero? È ancora per quello che mi hai detto qualche giorno fa? – gli chiede Thor e Loki lo squadra intensamente, con gli occhi color smeraldo socchiusi, prima di riprendere a fissare il vuoto.
- Se persino tu te ne sei accorto, allora direi che è evidente... – sbuffa spazientito, corrugando appena la fronte. Facevi così anche da bambino, avevi quell’espressione ogni volta che qualcosa ti andava storto o non ti riusciva. Thor stiracchia un mezzo sorriso, ma non dà voce a quel pensiero, perché finirebbero sicuramente per litigarne e lui, ormai, non ha più voglia di discussioni e inutili rappresaglie.
- Però, sì, è da parecchio che ho la stessa... visione, per così dire. È per questo che ero turbato, giorni fa – Loki si volta a fronteggiarlo, quindi prosegue con un sospiro – Le Norne indicano un pericolo all’orizzonte, da un luogo tetro e buio, che si avvicina velocemente. Compaiono spesso gli occhi della ragazza, o comunque molto simili ai suoi, quindi immagino lei c’entri in qualche modo. Motivo per cui ho controllato di persona le sue condizioni quando è stata male, casomai te lo stessi chiedendo- conclude con voce monocorde.
         Thor annuisce, facendosi scuro in viso; raramente Loki si sbaglia, nel campo delle visioni, o precognizioni che siano – il Dio del Tuono non ha mai capito la differenza- e comunque, anche lui è da qualche tempo che fatica a dormire e fa spesso brutti sogni.
- Anche tu hai avuto incubi, di recente- asserisce Loki, poi torna a guardarsi attorno con espressione assorta.
-Già… E Anja?- chiede Thor dopo un po’ – anche lei ha avuto problemi a dormire?- e di nuovo il Dio dell’Inganno annuisce.
-È molto probabile -
- Dobbiamo informarli, il prima possibile – conclude quindi il Dio del Tuono.
- Informarli? No, nessuno dirà nulla a nessuno fintantoché non sarò sicuro di quello che vedo. Detesto perdere tempo a convincere quel branco di zotici che, per una volta, non sto tentando di ingannarli, e comunque non mi crederebbero – sbotta Loki, sempre più seccato dall’intera faccenda. Thor sospira, sconfitto.
- Almeno alla ragazza devi dirlo, però... è giusto che sappia ed è forte abbastanza per sopportare la verità. Converrai con me che è una guerriera, in fondo-
- Questo te lo concedo, ma sarò io a dirglielo e nessun altro, chiaro? Ora sparisci, mi serve silenzio per pensare-
- Come vuoi, Loki...- Thor scuote la testa e se ne va, sconsolato. Una volta di più hai fatto come hai voluto... spero che quella ragazza possa riuscire dove credo di aver fallito io.
 
         Non sapendo cosa fare, Thor si ritrova a gironzolare senza meta, fino ad arrivare alla plancia di comando: ci sono pochi agenti, lo stretto indispensabile per controllare i monitor e sbrigare gli ordini. Lui si porta verso le grandi vetrate, che lasciano intravedere, sotto di loro, nubi bianche e morbide, e un cielo dalle mille sfumature di azzurro. Resta lì, le braccia incrociate e l’espressione corrucciata, con lo sguardo fisso ma senza realmente vedere nulla.
         Una mano delicata gli si poggia sull’avambraccio riscuotendolo dalle sue riflessioni.
- Perché quella faccia imbronciata? Hai di nuovo litigato con Loki?-  Thor alza gli occhi e vede Anja rivolgergli un leggero risolino.
Scuote la testa e le sorride di rimando – No, per una volta siamo riusciti a parlare civilmente – Anja lo fissa con tanto d’occhi, incredula – Sì, sorprende anche me. Tuttavia avevi ragione a credere che ci fosse... come dite voi?... ah, sì, qualcosa sotto. In effetti era da lungo tempo che non lo vedevo così preoccupato –
         Anja, in un moto di nervosismo, scioglie la severa crocchia e si raccoglie di nuovo i capelli in una stretta coda, esattamente come Sif, gli viene spontaneo pensare.
- Dubito sarà una cosa piacevole, vero?- riflette lei ad alta voce, e Thor conferma i suoi sospetti con un cenno del capo -Pensi che dirà qualcosa, a breve, riguardo ciò che lo preoccupa?- gli chiede infine la ragazza, titubante.
- No, almeno finchè non ne è sicuro... comunque pensa che non gli crederebbero. Non posso dare torto a nessuna delle due parti, però è sfiancante, per entrambi.-
Anja gli stringe leggermente il braccio, con fare comprensivo – Sì, immagino: tu devi sempre stare attento a come ti muovi, perché devi sia collaborare con gli altri, sia tentare di proteggere tuo fratello. Dall’altro lato, però, Loki è frustrato dal fatto che tutti pensino che ogni cosa che dice o fa sia corredata da secondi fini. È snervante, davvero, e mi domando come tu riesca a sopportare la cosa – conclude con tono perplesso.
         Thor la guarda, meravigliato: la ragazza ha colto esattamente il nocciolo del problema. Ancora più sorprendentemente, il Dio del Tuono non ha avvertito alcun tono di biasimo nei confronti di Loki, nonostante abbia cercato di strangolarla nel sonno e l’abbia poi, per ammissione della stessa Anja, spaventata a morte.
- Perché non sei arrabbiata con Loki per quello che ti ha fatto? Ne avresti tutti i diritti- non riesce a trattenersi dal chiederglielo di getto.
- Sto provando a capirlo, in realtà... So che sembrerà stupido e forse anche un’idiozia, da parte mia, però penso che anche lui, persino dopo tutto quello che ha fatto di brutto, meriti di essere compreso, o quantomeno, per me lo vale questo sforzo. C’è ancora qualcosa di buono, sepolto lì da qualche parte, ne sono certa perché l’ho visto- conclude Anja con un sorriso dolce e malinconico.
         Senza preavviso Thor la stringe in un possente abbraccio, alzandola da terra di svariati centimetri, prima di rimetterla giù e allentare la presa. Una lacrima scivola sulla guancia del dio, andando ad impigliarsi nella barba bionda.
- Sono commosso da tanta bontà e grandezza d’animo... mai nessuno qui, a parte me, ha avuto l’ardire di parlare in difesa di Loki... Grazie, gentile fanciulla –
Anja gli sorride comprensiva – Non devi ringraziarmi, Thor... non mi sono mai fermata alle apparenze e, prima di giudicare qualcuno, cerco di capirne la storia, le scelte che ha fatto e perché. Sono fatta così, è il mio modo di essere. Credo che Loki abbia sofferto molto, perciò, forse, la colpa non è del tutto sua- la ragazza si stringe le braccia al petto, arrossendo appena.
- Mi hai ridato fiducia nella bontà delle persone, Anja, e di questo di ringrazio. Potresti essere tu colei che ricondurrà Loki alla ragione... credo saresti piaciuta molto a nostra madre. Frigga non ha mai smesso di sperare di poter riabbracciare l’altro suo figlio- aggiunge, parlando quasi a se stesso.
- Vedrai che succederà, Thor... prima o poi, ma succederà- gli stringe il braccio un’ultima volta e aggiunge – Ora scusami, ma credo che la mia altra balia mi stia aspettando... e non credo che Natasha e le attese vadano d’accordo- Anja gli sorride amichevolmente e poi lascia la plancia di comando, leggera e silenziosa come era arrivata.  Questa ragazza mi scalda il cuore... è pura e limpida come la fonte di Urdr; Svanhvìt, il cigno bianco, ecco chi è... una candida fanciulla cigno.
 
 
- Loki –
Trust I seek and I find in you
Every day for us something new
Open mind for a different view
And nothing else matters
 
         Oh, dannato Thor, mai stato perspicace in tutta la tua vita e devi cominciare proprio ora?! Maledizione! Però anche lui di incubi ne ha avuti... e ormai sa quello che mi passa per la testa, spero solo abbia il buon senso di tener la boccaccia chiusa.
Loki scuote la testa, piuttosto seccato per quello che sta succedendo; l’essere incerto su qualcosa non gli è mai andato a genio, ha sempre avuto un piano pronto e studiato nei minimi dettagli per ogni evenienza, ma ora, per la prima volta, non sa davvero che fare.
         Decide quindi di ritornare nella stanza assegnatagli il primo giorno della sua permanenza forzata sulla fortezza fluttuante, la stessa che ha condiviso con Anja per una manciata di giorni, realizza quasi con nostalgia.
Prende a camminare per la stanza, lentamente, a passi lunghi, cercando invano di sbrogliare la matassa degli eventi e prevedere quale sarà la prossima mossa sulla scacchiera.
         Un fioco bagliore proveniente da sotto il cuscino lo distoglie dalle sue riflessioni. Soprappensiero, si dirige verso la fonte di quel luccichio; sollevato il guanciale, osserva la catenella d’argento, alla cui estremità è attaccata la pietra verde, che brilla pallida contro il lenzuolo bianco.
         Raccoglie la collana e la adagia sulla scrivania; si siede e rimane lì a fissarla, ripensando a quando l’ha sfilata dal collo di Anja mentre lei dormiva, la sera in cui ha avuto quell’incubo che quasi gi ha fatto uccidere la ragazza. Loki è convinto che non sia un caso, se il Fato gli ha fato trovare quel gioiello. E le rune incise sopra, lui le ha già viste, sul proprio scettro, non quello che gli diede Thanos, ma quello che tolse al re degli Elfi Neri, molti secoli fa.
         Dopo pochi minuti gli sovviene la conversazione che ha sentito il giorno prima, quando Anja e l’uomo con il bizzarro indumento blu sono venuti nella stanza per prendere le poche cose di lei.
 
“- Ma che fine ha fatto?! – sbotta stizzita, picchiando il pugno sul letto dov’è seduta.
- Che cosa?-
- Era un ciondolo attaccato ad una catenina di argento... aveva una pietra verde come pendente. Ci sono molto legata, era di mia nonna... la nostra famiglia lo tramanda da generazioni. Ero convinta mi fosse caduto qui da qualche parte, ma non lo trovo.-“
 
         Ora si spiega l’attaccamento quasi morboso di Anja per quel ciondolo, per quanto lui detesti questi bassi sentimentalismi... Quel gioiello che Anja non toglie mai, neppure nei momenti più intimi, ma che, durante la permanenza nella fortezza fluttuante, ha lasciato il suo collo solo mentre era sotto la doccia.
Avrei potuto prenderlo allora, mentre lei non ce l’aveva indosso…  invece ho voluto sfilarglielo dal collo, rischiando che mi scoprisse… ma perché? Perché continuo a sentirmi come legato, davanti a lei? Non si è mai mostrata ostile con me, pur avendo più motivi di ogni altro per farlo. Tuttavia nei suoi occhi c’era sempre una luce, qualcosa che non si è mai offuscato. Che sia speranza? Lei, che speranza sa di non averne, ma che si ostina a dare? A darmi? E fiducia, ho sempre cercato fiducia e in lei… forse l’ho trovata.
         Il dio solleva il ciondolo e comincia a rigirarselo fra le mani, studiandolo con attenzione. Come le sue dita sfiorano la pietra verde, questa si colora di bagliori azzurrini; un barbaglio di luce, uno scintillio che scompare quasi subito.
         - Non può essere... – Il Dio delle Malefatte è incredulo, perciò si fa cadere la pietra nel palmo della mano, che immediatamente rivela il naturale colore bluastro della sua pelle e la gemma, di nuovo, si illumina di azzurro. Questa volta, però, risaltano con chiarezza anche le tre rune sulla superficie piatta della pietra. Loki le riconosce subito: sono Ur, Not ed Eoh. Rune potenti... tutte col significato più o meno vario di forza, bisogno, resistenza e perseveranza... che questa gemma sia...? No, non può essere, è andata distrutta migliaia di anni fa. Qui urge una chiacchierata a quattr’occhi con la nostra lupacchiotta.
         Loki annuisce, pensoso, come a sottolineare quest’ultimo pensiero, e tuttavia ancora gli sfugge il come un gioiello del genere possa essere finito nella famiglia di una comune mortale, la cui natura, per carattere, modi di fare ed esperienze passate, è così maledettamente simile a quella del dio. Non è un caso, di questo è assolutamente certo.
 
         Introdursi di soppiatto nelle stanze o negli appartamenti altrui non gli ha mai creato problemi, ma questa volta è con qualche remora che si intrufola nella stanza di Anja, il cui ciondolo è ben al sicuro nella sua tasca. Non gli ci è voluto molto per capire dove l’avessero portata, in fondo c’è poco o nulla che gli possa essere nascosto; d’altra parte, darle la stanza di fronte a Banner/ Hulk è stata, deve ammetterlo, una buona idea. Non gli sono ancora del tutto passati i dolori dei colpi subiti dal mostro verde.
         Per qualche momento si limita a fissare la ragazza mentre dorme, come se fosse incerto se svegliarla o meno. La vede arricciare il nasino diritto nel sonno, mugola qualcosa e poi si gira, tirandogli una manata sul fianco. Il dio sorride e si siede sul bordo del letto, soffiandole poi in un orecchio.
- Mhm... ancora un attimo... ho sonno – borbotta Anja, prima di girarsi dando le spalle al muro e colpendo di nuovo Loki con una manata, ma questa volta sul naso.
- Ahi! – sibila il dio, senza riuscire a trattenersi. Sente Anja rigirasi un’ultima volta e poi la vede sbarrare gli occhi di scatto, mentre spalanca la bocca per urlare. Loki glielo impedisce, premendo con forza la mano sulle labbra di lei, che gli mugugna addosso una serie di improperi, incenerendolo con un’occhiata di fuoco.
         - Non fiatare e levo la mano, intesi?- le dice in un sibilo. Anja annuisce e il dio molla la presa.
- Ma si può sapere che ti passa per la testa, brutto idiota?! Poco ci mancava che mi prendesse un colpo! – sbotta lei a mezza voce, mettendosi a sedere sul letto, le gambe raccolte sotto di sé – E direi che ho già dato, visto la gentilezza con cui mi hai buttato fuori dalla stanza, dopo avermi quasi ucciso nel sonno-
- Devo dirti una cosa della massima importanza – asserisce Loki, palesemente ignorando la tirata di lei.
- No, scusa?! Adesso?! Grazie a te e alla tua sfuriata, che ancora mi perseguita, mi sono addormentata meno di venti minuti fa e, comunque, alle 3.40 del mattino, qualunque cosa può aspettare. Sparisci, ho bisogno di dormire.-
         Per gli Inferi, quante storie che fa... come se qualche minuto rubato al sonno avesse mai ucciso qualcuno.
Loki sbuffa, poi la squadra con attenzione: il viso ovale, pallido, occhi color ametista velati dal torpore e circondati da profonde occhiaie scure, il naso diritto, la bocca esangue e tirata... forse ha davvero bisogno di dormire.
- Niente, lascia perdere – conclude Loki in un soffio, poi fa per alzarsi dal letto, ma Anja lo trattiene per un polso.
- Dimmi quello che devi, così poi mi rimetto a dormire... altrimenti avresti potuto anche evitare di svegliarmi – conclude con un sibilo acido.
         Entrambi sobbalzano quando sentono dei colpi sull’uscio, mentre la voce pacata di Banner chiede, da dietro la porta, se vada tutto bene.
- Fila in bagno e non muoverti! – bercia la ragazza, rivolta al dio, poi va verso l’uscio, lo socchiude e scambia poche parole col dottore, cercando di rabbonirlo.
Anja torna indietro e fa cenno a Loki di seguirla, quindi si accomodano entrambi sul letto di lei, seduti spalla a spalla con la schiena poggiata al muro. È una situazione quasi intima... e che buon profumo ha Anja, si sorprende a pensare, apparentemente senza motivo. Profumo di agrumi e brezza marina.
         Per la prima volta, la Lingua D’Argento di Asgard non sa da che parte cominciare il discorso.
- Ultimamente, ti capita spesso di dormire male, vero? – domanda quindi ad Anja, che lo fissa palesemente irritata.
- Sì, e devo dire grazie a te – sbotta di rimando. Loki scuote la testa, prima di rimettersi ad osservarla.  Che buffi quei capelli scarmigliati, vanno ovunque. Si passa i polpastrelli sulle palpebre, poi prosegue.
- Non è per la sfuriata dell’altro giorno che dormi male, ma senti anche tu che qualcosa di brutto sta arrivando... per me –
Anja alza gli occhi al cielo, sbuffando – Non fare il melodrammatico, questa proprio non me la bevo. Non sono certo una veggente, né ho la sfera di cristallo, come faccio a sapere le cose prima che accadano?! Smettila di mentirmi, non mi diverte questo gioco- conclude lei, guardandolo, per la prima volta, apertamente con astio. Astio che tuttavia Loki non può non comprendere, né non giustificare.
- Credici o meno, ma non è un gioco e non ti sto mentendo – riprende Loki con pazienza – lo senti anche tu perché, in qualche modo che mi sfugge, siamo legati. Anche Thor sa che c’è qualcosa che non va, e anche io e lui siamo legati, in certa misura.-
         Un silenzio pregno di significati accoglie le ultime parole del dio. Anja non ha il coraggio di guardarlo in faccia, anzi, si ostina a fissare le lenzuola mentre le sue dita tamburellano senza sosta sul materasso.
- Come lo sai?- gli chiede alla fine, in un soffio.
- Non lo so... è da più di un anno che sogno i tuoi occhi e il tuo ciondolo, loro mi hanno portato da te, altrimenti non penso sarei uscito tanto presto dalla cella in cui ero. Non sono lontano dalla soluzione, credo, eppure c’è sempre qualcosa che mi sfugge-
- Tutto questo non ha senso, lo sai, vero? Quindi – soggiunge dopo un attimo – mi hai svegliato per dirmi che c’è un qualche pericolo all’orizzonte, qualcuno che vuole farti la pelle, e che io potrei esserne coinvolta? Ma che non sai cos’è e nemmeno perché ci sono dentro anche io-
Loki conferma le parole con un cenno grave del capo, sembra quasi che gli manchino le forze per pronunciare anche un singolo suono.
         Anja dà fiato ad una serie di improperi nella sua lingua madre, proferiti talmente velocemente da risultare incomprensibili; dopo un paio di minuti, recupera calma e compostezza.
- Okay, ne riparliamo poi, ora però, ti prego, lasciami dormire, ne ho davvero bisogno – gli chiede Anja, soffocando un mezzo sbadiglio. Il dio annuisce e fa per alzarsi, ma si blocca a metà del movimento, come se qualcosa lo trattenesse. Magari, per la mia insonnia, potrei rimanere qui con lei, vedere se riesco a dormire un po’. Non averla a portata di occhio mi agita parecchio, agli Inferi i sentimentalismi.
         - Posso... posso restare qui con te? Dormo in terra, non è un problema – le chiede Loki titubante, quasi aspettandosi un secco “No” come risposta. Ma che cosa mi salta in mente? Sono un completo idiota…
- Non dire sciocchezze, vieni qui di fianco a me. Staremo stretti, ma sempre meglio del pavimento, no? Basta che non mi soffi le coperte… e che non mi urti il fianco sinistro– gli risponde invece Anja, battendo la mano sul materasso.
Il Dio delle Malefatte la guarda spaesato e vede un sorrisino dolce farsi strada sul viso di lei, che fa spallucce e gli dice – Beh?! Che c’è? Quando hai quell’espressione da lupacchiotto fai quasi tenerezza. Sembri... un bimbo indifeso, in un certo senso. Muoviti, comincio ad aver freddo –
         Loki si leva le scarpe e la camicia, poi si infila sotto le lenzuola e Anja gli si accoccola contro, la fronte di lei poggiata sulla sua spalla.
- Sei così fresco... come la neve – mormora Anja con vocina sottile, scivolando poco dopo in un sonno pacifico. Il Dio dell’Inganno asseconda il suo istinto, che gli dice di abbracciare le spalle esili della ragazza. Anche lui, finalmente, riesce a godere di un riposo tranquillo e senza incubi per la prima volta dopo molti mesi.
 
- Natasha –
 
QUALCHE ORA PRIMA DELL’INCONTRO TRA ANJA E LOKI
 
         Dove diavolo si è cacciata quella? Per la miseria, non sono certo qui ad aspettare i comodi altrui! Oh, eccola che arriva.
- Scusami per il ritardo, stavo facendo due chiacchiere con Thor – le dice Anja, prima ancora di salutarla o aggiungere altro.
- Poco importa, seguimi, la palestra è di qua – conclude Nat asciutta, avviandosi con passo sicuro in mezzo al dedalo di corridoi dell’elivelivolo. Per tutto il tragitto Nat non spiccica mezza parola e nota con piacere che anche la ragazza sembra aver capito l’antifona.
         Alla spia russa non è mai piaciuto perdersi in chiacchiere, né tantomeno doversi occupare di altri per conto terzi. Fosse dipeso da lei, la ragazza, Anja o come diavolo si chiama, avrebbe anche potuto tornarsene da dov’era venuta, mentre loro avrebbero trattenuto Loki, prima di rispedirlo al mittente. E invece il generale l’ha voluta qui, perché pensa reclutarla. E magari spera anche di poter controllare Loki tramite lei? Ma quel pazzo psicopatico pensa solamente a se stesso e al suo tornaconto... anche se è grazie a lui che questa è ancora viva. Bah...chi ci capisce è bravo.
         - Per caso ti ho fatto qualcosa? – esclama la ragazza all’improvviso – Giusto per sapere, perché mi stai guardando come se volessi farmi la pelle- Anja inarca un sopracciglio, squadrandola dall’alto del suo metro e ottanta. Nat è davvero perplessa, tutto credeva meno che la ragazza fosse tanto schietta e diretta, esattamente come lei è, a detta di Clint, che tra tutti è quello che la conosce meglio.
- No, ma non mi piace doverti fare da balia – è la risposta altrettanto schietta di Nat.
- Allora siamo in due... e no, l’ho detto a Clint e lo ripeto a te, non ho nessuna intensione di fare squadra con Loki – aggiunge quindi, seria in volto.
         Natasha annuisce, apparentemente soddisfatta dalla risposta di Anja e allo stesso tempo cerca di soffocare quello che potrebbe essere, ma non ne è sicura, un moto di gelosia. Perché l’ha chiamato per nome? Sono già così intimi, lei e Clint?
- Cosa avete fatto tu e Clint? – le chiede quindi, prima ancora di riuscire a controllarsi. Le è uscita una voce leggermente stridula, per i suoi standard, ma che comunque suona piatta per la maggior parte delle altre persone. Tuttavia un’occhiata perspicace di Anja le fa intuire che la ragazza, invece, ha capito benissimo.
- Niente di particolare... pulizia delle armi da fuoco, tiro al bersaglio, chiacchiere di quando ero all’accademia e all’Interpol poi... mi sembrava quasi di parlare con uno dei miei fratelli, tutto qui –
         Oh, allora è solo questo...ecco perché Clint mi ha detto che ci sarei andata d’accordo... forse pensa che mi somigli, in qualche modo.
- Quindi, cosa vuoi fare adesso, Natasha?-
- Qualche esercizio per sciogliersi e poi... corpo a corpo? –
- Per me va bene – conclude Anja, quindi comincia a fare stretching in tutta tranquillità. Nat nota che ogni movimento della ragazza sembra calibrato al millimetro, come se volesse evitare dispendi inutili di energia; la stessa cosa vale anche quando Anja ha qualcosa da dire: le sue sono frasi concise, precise e vanno dritto al sodo.
È davvero strano, quanto sia simile a me... brava con le armi, a detta di Clint, e lui è attendibile su queste cose, movimenti fluidi e precisi, abituata ad osservare e ad ascoltare con attenzione... comincio a capire perché Fury ha pensato di reclutarla. Però è anche così umana...
         - Sei pronta? – chiede la spia alla ragazza.
- Quando vuoi –
Nat quasi non le dà tempo di finire che subito parte con un calcio laterale, mirando al costato, che sa essere un marcato punto debole della sua avversaria. Anja riesce a parare il colpo all’ultimo e passa al contrattacco, fintando un montante sulla destra e tentando uno sgambetto a sinistra.
Questo giochetto quasi le riesce, perché all’ultimo Nat si accorge del trucco e prova ad atterrarla con una ginocchiata al plesso solare.
         Anja finisce a terra, ma Nat la segue poco dopo, perché la ragazza è riuscita a farle perdere l’equilibrio, sfruttando lo slancio stesso della spia. Dopo qualche scambio di colpi a terra, il primo round si conclude con Anja in svantaggio, com’era prevedibile. Eppure, Natasha si meraviglia di avere il respiro un po’ affannato.
- Sei brava, non c’è che dire. Solo un’altra persona riesce a tenermi testa così – si complimenta Nat, aiutando la ragazza ad alzarsi; si accorge in quel momento che Anja pesa decisamente troppo poco per la sua altezza. Probabilmente è per la sua malattia… però non l’ho vista mangiare molto, da quando è qui.
- Grazie... – le risponde Anja, tra uno sbuffo e l’altro – detto da te, è un grande complimento-
         Le due donne si siedono quindi su una delle panche, tamponando il sudore con un paio di asciugamani e riprendendo fiato.
Dopo qualche minuto riprendono a lottare corpo a corpo, una cosa che a Nat è sempre piaciuta: sentire la fatica, lo sforzo fisico, i muscoli che si tendono, tutto il corpo che si muove preciso e fluido come una perfetta macchina per uccidere... già, un’assassina perfetta in quello che fa... è quello che ero, ma lo sono ancora? Non lo so, che quel bastardo avesse ragione, e il mio registro stia grondando sangue?
         Quest’attimo di distrazione le costa caro, infatti Anja coglie l’occasione per atterrarla di malagrazia e le blocca quindi la braccia lungo i fianchi con le proprie gambe. Sarebbe una scena quasi comica, se non fosse che detesta non avere il controllo della situazione. Nat cerca di liberarsi dalla presa dell’avversaria, che le tiene il proprio avambraccio premuto saldamente appena sotto il mento, facendo pressione sulla trachea; alla fine, con un movimento quasi impossibile per chiunque, la spia riesce a tirare una ginocchiata nelle reni della ragazza, costringendola a mollare la presa.
         Dopo essersi scrollata Anja di dosso, Natasha parte alla carica come un toro inferocito, mirando, questa volta, a fare del male sul serio; per quanto Anja se la cavi, parare gli attacchi della spia diventa ogni momento più difficile.
Dannata ragazzina, atterrarmi così, nessuno può! Sono la Vedova Nera, nessuno può fare così con me. Muori.
Un ultimo calcio ben assestato e lo schiocco secco di un colpo ricevuto sul costato fanno ritornare Nat coi piedi per terra, appena in tempo per vedere Anja cadere a terra, quasi priva di sensi, mentre si abbraccia la zona offesa. Una macchia di sangue comincia ad allargarsi sulla sua maglietta.
- Anja...-
- Lontano da me, razza di idiota! Volevi uccidermi?! – è la risposta rabbiosa della ragazza, che le molla un sonoro manrovescio con le ultime energie rimastele, per poi uscire con passo traballante dalla palestra, tamponandosi il costato con una salvietta, tra gli sguardi attoniti dei pochi presenti.
         Nat rimane immobile dove si trova, incapace di formulare un solo pensiero logico; gli altri agenti riprendono gradualmente i loro allenamenti e lei si mette a sedere in un angolo, in disparte. Devo trovare una scusa plausibile per quello che è successo...  dire che ho perso il controllo perché mi ha atterrato malamente e non riuscivo a muovermi, beh, è la verità, l’ultima volta che è successo sono quasi morta... poi Barton ha deciso diversamente. Ma che cosa mi succede?
         Si prende la testa fra le mani, sconsolata, domandandosi una volta di più se ormai non sia il caso di rassegnare le dimissioni: una tale mancanza di lucidità, in battaglia, le sarebbe costata la vita senza ombra di dubbio.
- I miei complimenti per il teatrino, agente Romanoff... Sembra che questa volta tu l’abbia fatta davvero grossa – Quell’affermazione, unita ad un risolino beffardo, fanno scattare Nat sull’attenti.
- Loki! Che cosa ci fai tu qui?! –
- Oh, semplice, avevo voglia di fare un giro, visto che qui non ci sono altri passatempi-
- Non ci credo! Dimmi cosa sei venuto davvero a fare qui –
- Te l’ho appena detto, libera di non credermi. Permettimi di darti un consiglio, però: l’Universo ha in serbo grandi cose per quella ragazza, per cui, se dovesse morire anzitempo e per mano tua, ci sarebbero non pochi problemi, in primo luogo per te – le risponde il dio, imperterrito, sempre con un ghigno di scherno dipinto in viso. Per tutta la loro conversazione, i suoi occhi verdi non hanno lasciato quelli della spia, nemmeno per un momento.
- Come sarebbe, grandi progetti? –
- Lo saprete tutti a tempo debito e non aggiungerò altro. Buona giornata, agente Romanoff-
         Loki se ne va dalla palestra, silenzioso come è entrato; Natasha cerca disperatamente di far combaciare tutti i pezzi del puzzle, spaventata a morte da ciò che le ha appena detto il dio, pur non riuscendo a spiegarsene il motivo. Era una minaccia di morte, questa, per quanto velata… ma non capisco, prima quasi la ammazza e poi la difende?! Che cosa sta succedendo qui?
         Dovrebbe avvisare Fury seduta stante, ora che ci pensa, ma sa che bisognerebbe anche spiegargli per quale motivo la ragazza non è con lei e perché sta sanguinando.
         Una voce famigliare nell’auricolare la riporta al momento presente. Clint.
- Nat, ho visto le registrazioni della palestra, ma che ti salta in mente?! Stai bene?-
- Sì, Clint, ma credo di aver combinato un guaio. –
 
 
N.d.A.
Salve gente! Eccoci qui con un nuovo capitolo! Scusate per il ritardo, ma sono super impegnata con l’università – tra laboratori ed esami da preparare, non ho quasi più tempo per nient’altro- motivo per cui, dal prossimo aggiornamento, cercherò di postare il capitolo nuovo TRA UNA SETTIMANA, e così sarà fino a nuovo avviso.
Bene, avvisi di servizio a parte, finale che lascia in sospeso –lo, sono cattivissima XD – Comunque… pensavate che si potesse stare tranquilli, eh? E invece no!  Ma non temete, non sarà nulla di irrisolvibile, senza contare che un po’ di scompiglio tiene Fury in allenamento :D –scansa un oggetto contundente lanciatole dalla spia delle spie-
La citazione all’inizio del POV di Loki è tratta da “Nothing else matters” degli intramontabili Metallica! Consiglio a tutti di ascoltarla, loro sono bravissimi, a parer mio, e come canzone merita davvero, è molto profonda.
Per quanto riguarda le rune di Anja, i loro nomi e i significati li ho presi da questo sito, se qualcuno volesse curiosare: http://www.runica.it/rune.asp
Angolo dei ringraziamenti: a Erika_00 Alexien e Ebi Tempura per le loro recensioni sempre acute e lusinghiere – uno speciale ringraziamento a Ebi Tempura, che è un nuovo recensore di questa storia e spero di leggere presto altre tue recensioni -, a akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 e Welcome to the darkside per averla inserita nelle preferite e a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Strix, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the darkside per averla messa nelle seguite, e inoltre a Feelings e Zakurio per averla inserita nelle ricordate.
Bene, per ora è tutto! Stay tuned, se volete scoprire come va a finire! E mi raccomando, recensite! XD
Un bacio grande grande e un enorme grazie a tutti voi che seguite, recensite, preferite e ricordate questa storia! Vedere che aumentate sempre è bellissimo e mi rende superfelice!
Sempre vostra affezionata,
Mòrrigan <3

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10- Alleati a sorpresa ***



CAPITOLO 10: "Alleati a sorpresa"
 

- Tony -
         -Ehi, Barton, vieni un po’ qui!! Guarda cosa combinano quelle due! – esclama Tony tutto felice, indicando al collega i diversi monitor nella plancia di comando, che in quel momento sono completamente occupati dalla due donne che se le danno come se non ci fosse un domani.
Barton sbarra gli occhi, esterrefatto e a Tony viene da ridere: è difficile vedere il Falco scandalizzato per qualcosa, ma la Romanoff che le prende di santa ragione è uno spettacolo più unico che raro.
         - Dobbiamo fermarle prima che Fury becchi Nat e le faccia la pelle... già ce l’ha a morte per quel che è successo con Loki, se poi gli ammacchiamo la ragazza... ehi, ma che diamine... ?! – Clint si interrompe a metà della frase, mentre Tony, perplesso, sbircia da sopra la sua spalla.
- Perché Anja tiene la Romanoff inchiodata al pavimento? –
- No, no, no! Levati da lì Anja! Che altrimenti Nat ti massacra!-
- Eh?! Perché deve spostarsi dalla tua ex-fiamma? – chiede Tony, curioso.
Barton alza gli occhi al cielo e sbuffa, prima di rispondere al miliardario – Perché, quando mi hanno mandato ad eliminarla, l’ho bloccata in quel modo… quando la metti alle strette... lei carica, come se ne andasse della sua vita. Beh, credimi, ciò che ne è seguito quella volta non è stato piacevole –
- Piacevole in che senso?-
- Tre mesi in ospedale con fratture multiple del braccio destro, quattro costole rotte e  l’osso sacro scheggiato in tre punti... rendo l’idea?  Non che Nat fosse messa meglio, comunque –
Tony reprime un brivido – Si, perfettamente. Ma credo che ormai sia tardi. Guarda lì -  dice al collega e voltando verso di lui il monitor: Anja è a terra, che si tiene le braccia attorno al busto, mentre sulla sua canotta si allarga una macchia scura.
E chi glielo spiega, a Fury, che la ragazza è al tappeto? Oh, meno male che si sta rialzando. La rossa passerà un brutto quarto d’ora.
         Nel frattempo Barton ha perso tutta la sua flemma e sta imprecando come un dannato nell’auricolare; Tony sente frasi che vanno dal banale “Ma che ti dice la testa” a più aggressivi “Razza di imbecille! Stai cercando di farti ammazzare da Fury?! Ma Dio, Nat, non puoi fare così ogni volta che uno ti atterra! Usa la testa, maledizione!”
- Ehi, Barton, se hai finito qui, vado a vedere la ragazza come sta –
         Tony non aspetta nemmeno che il collega gli risponda e abbandona la plancia, infilandosi il suo inseparabile palmare nella tasca dei jeans.
Chissà che fine ha fatto la nostra amica... povera, un po’ mi spiace, comincia a starmi simpatica, anche se scommetto che qui odia tutto meno il piccolo cervo psicopatico. Che ci troverà in lui è un mistero.
         Il miliardario prosegue le sue ricerche fischiettando allegro; sapere che esiste qualcuno, oltre a Barton, qualcuno di normale, che è riuscito a mettere KO la Romanoff, sia pure per una sua distrazione e per circa tre decimi di secondo, lo fa sentire in pace col mondo. Una scia di goccioline rosse sul pavimento lo indirizza verso la zona dei laboratori; entrando in uno di questi, ci trova Anja, in bilico su una sedia, alle prese con dei fazzoletti per tamponare il sangue.
         - Ehilà, ragazza mia, come andiamo?- ma viene immediatamente incenerito da un’occhiataccia da far invidia a Loki.
- Mi prendi in giro?! Quella a momenti mi ammazza e sto sanguinando... – soffoca una smorfia di dolore – E credo di avere qualche osso incrinato, se non rotto-
- Okay, allora ti porto in infermeria e chiamiamo Banner, va bene? Così evitiamo di dover spiegare tutto di nuovo... Riesci ad alzarti?-
La ragazza annuisce, tuttavia sfruttandolo per mantenere l’equilibrio. Tony rimane sorpreso da quanto poco pesi quella ragazza, tenuto conto che è alta un metro e ottanta circa.
- Perché sei così leggera? – non riesce a trattenersi dal chiederlo, pur consapevole che questa è una delle due cose che non vanno mai e poi mai chieste ad una donna. La seconda domanda incriminata è: “Quanti anni hai?”
- Costituzione – gli risponde Anja asciutta, scoccandogli un’occhiataccia da fatti – gli – affari – tuoi.
- E cos’altro? Sembra quasi che tu sia a digiuno da una settimana almeno – ma Tony, notoriamente poco propenso a badare al suo orticello, insiste pedissequamente.
- Sto morendo lentamente, cosa ti aspettavi? Che pesassi centoventi chili?! E comunque, da quando sono qui mi è passata la fame-
E con questa mi sa che il round l’ha vinto lei... spero non faccia mai seriamente squadra col piccolo cervo, altrimenti avremo grossi casini, anzi, enormi.
 
         Pochi minuti dopo essere arrivati in infermeria, vengono raggiunti da un trafelato Bruce Banner, tutto spettinato e con delle preoccupanti occhiaie grigiastre intorno agli occhi.
- Tony, per l’amor di Dio, si può sapere qual è l’emerg... – si blocca, non appena vede Anja sdraiata sul lettino, pallida come un cencio – Oh, Anja, che le è successo? –
- Diatribe con la nostra rossa preferita – risponde Tony per lei – La fanciulla qui presente crede di avere per lo meno qualche osso incrinato –
- Via, fammi dare un’occhiata , Tony. Anja, se volesse gentilmente... –
La ragazza si gira sul fianco, alzando con cura la canotta. Tony non riesce a credere con quanto stoicismo Anja abbia accettato tutto ciò che le è capitato da quando ha scoperto d’essere condannata a morire, senza possibilità di appello; lui aveva sbroccato, quando pensava di essere arrivato al capolinea, però poi era riuscito a sintetizzare quel nuovo elemento, sconosciuto al mondo, che gli aveva permesso di salvarsi. Ma Anja questa possibilità non l’aveva avuta. E non la avrà mai... morire a trent’anni... deve essere orribile. Un moto di sincero dispiacere e di stizza, per non poter fare nulla per lei, gli fanno salire un groppo in gola.
         - Allora, buone notizie – la voce di Banner interrompe i suoi pensieri – il sangue arriva da un taglio, superficiale, per fortuna. Mentre per capire se ci sono ossa rotte, avrei bisogno di un macchinario per radiografie... –
- Oh beh, per questo c’è un prototipo che ho messo a punto nelle ultime tre notti...-
- Ehi, no, fermi tutti, io non faccio da cavia -  Per quanto la voce di Anja sia flebile, la vena di veemenza che la percorre blocca i due uomini a un passo da lei – E poi- continua perplessa –che diavolo l’hai costruito a fare un coso del genere?-
Oh, perfetto, mi ha messo all’angolo in circa tre secondi…  perdi smalto, Tony. E ora che le dico?
- Ma, Anja, altrimenti dovremmo portarla in ospedale... – tenta Bruce, in tono conciliante. Grazie, Bruce, salvato al pelo… soggiunge mentalmente Tony.
- Stai tranquilla, ragazza mia, l’ho provato su di me, e sono ancora qui – la rassicura Tony, tutto contento.
-Non mi hai risposto, Tony- fa notare la ragazza, che evidentemente, in quanto a testardaggine, può tranquillamente gareggiare con lui, Point Break e il piccolo cervo e, perché no, vincere pure a mani basse.
-Dopo lo scherzo che hai fatto, Anja, ho pensato che sarebbe potuto servire qualcosa del genere- risponde quindi il miliardario, con un’alzata di spalle. La ragazza lo fissa con gli occhi spalancati, forse non si aspettava una gentilezza come questa, per poi abbozzare un timido sorriso di gratitudine.
         Anja continua a guardarli entrambi, ancora perplessa, ma alla fine si arrende con un sospiro. Il miliardario scompare per qualche minuto, facendo quindi ritorno con il suo ultimo giocattolo, non molto diverso per forma e dimensione da un pallone da basket, se i palloni da basket fossero di una lega leggera superresistente e più difficili da usare dei calcolatori della NASA.
- Bene, ora sta ferma, ci vorrà un attimo – le dice, mentre preme una serie di pulsanti in sequenza. Il suo gioiellino si apre e prende a svolazzare avanti e indietro, mentre un fascio azzurrino scansiona la zona offesa della ragazza. Tony nota molti lividi bluastri, probabilmente risultato degli allenamenti con la Romanoff, e anche qualche cicatrice traslucida, che quasi si confonde con la carnagione chiara della ragazza. Sono tutte piuttosto piccole, con i contorni netti, simili a quelle che restano dopo essersi tagliati col vetro.
Come diavolo ha fatto a conciarsi in questo modo... ne ho contate almeno cinque o sei, solo sulla schiena.
         - Tony, è geniale questo... coso. Se si producessero in serie, semplificherebbero enormemente il lavoro ai medici nelle zone di guerra... – Banner sembra sinceramente colpito dalla trovata del miliardario, il cui ego gongola e piroetta felice come un bimbo a Natale – Come ti è venuto in mente?-
- Oh beh, mi annoiavo... e poi, Anja, come dicevo prima, e ultimamente soffro d’insonnia... sai com’è, il piccolo cervo a zonzo... bene, abbiamo finito! Ora vediamo un po’ i danni –
         Con la coda dell’occhio vede Anja sollevarsi un poco, per permettere a Banner di ripulire per bene, e quindi bendare, il taglio che corre parallelo alle costole, che già comincia ad essere contornato da un livido violaceo; Tony invece esamina sullo schermo i risultati del suo gioiellino. Sul monitor compare una dettagliata immagine in tre dimensioni del costato della ragazza, organi interni compresi: per la prima volta si rende conto della reale portata delle condizioni di Anja. I polmoni presentano quelle che sembrano ulcere ed escrescenze bitorzolute, ma, fortunatamente, le ossa sono intatte.
- Ragazza mia, ringrazia la tua buona stella: tagli a parte, le tue costole godono di ottima salute. Quella che hai preso era solo una brutta botta, che deve aver lacerato la pelle e rotto qualche vaso sanguigno-
         Tanto la ragazza quanto Banner tirano un sospiro di sollievo e Tony con loro: sono perfettamente consapevoli di aver appena evitato una catastrofe di proporzioni inenarrabili, che risponde al nome di Fury Incazzato.
         - Dov’è la ragazza?! Sta bene?! –
Il tono non proprio basso di Barton, unito al fatto che entra in laboratorio con la delicatezza di una palla di cannone, li fa sobbalzare tutti e tre.
- Tranquillo, Clint, per oggi non morirò – lo tranquillizza Anja, cercando di mascherare una smorfia di dolore.
- Oh, meno male... per un attimo pensavo che Nat ti avrebbe mandato all’altro mondo. È preoccupata di averti fatto davvero male –
Tre paia di occhi lo fissano basiti, ma è Tony a dar voce ai pensieri di tutti – E da quando la Romanoff ha  dei sentimenti?! –
- Da quando Fury sa tutto e mi ha mandato a controllare, per assicurarsi che vada tutto bene. Domani ci vuole vedere tutti. È già un miracolo che non abbia sclerato perché Loki è di nuovo fuori dalla cella di massima sicurezza, dove l’aveva blindato l’altra notte, e che non abbia freddato Nat su due piedi... –
- Okay – lo interrompe Anja – allora ci saremo. E digli che sto bene. Correggetemi se sbaglio, ma non credo che Fury arrabbiato sia un bello spettacolo... –
I tre uomini scuotono la testa, prima di fare cordone di sicurezza attorno alla donna, uscendo dalla stanza. E brava Anja... promossa a pieni voti per il corso di sopravvivenza.
 
- Anja –
         Quando Tony era venuto a prenderla, il giorno dopo il “piccolo” incidente con Natasha, Anja aveva dovuto spiegargli per quale motivo Loki era nel suo letto. A ripensarci, la scena doveva essere parsa piuttosto strana, considerato che solo un paio di giorni prima il dio l’aveva minacciata di morte, nemmeno tanto velatamente.
Così Anja, soffocando un’imprecazione nella sua lingua madre, aveva lasciato un bigliettino a Loki, prima di spingere Tony fuori dalla stanza.
         - Allora, non pensar male, Tony... – comincia la ragazza, titubante, ma il miliardario la interrompe.
- Che dovrei pensare, quindi? Quello, ragazza mia, ha cercato di farti la pelle... e tu lo ospiti in camera tua! Nel tuo letto, poi! –
- Doveva parlarmi di una... faccenda importante – Anja blocca Tony con una mano, prima ancora che possa protestare – Non posso dirtelo, mi spiace, ma credo che fra non molto lo scoprirete anche voi.-
- Per quanto sia un genio indiscusso, davvero non capisco perché tu ti ostini a coprirlo- il miliardario la fissa negli occhi, evidentemente aspettandosi una risposta, che però la ragazza non sa dare. Non so nemmeno che pensare, in realtà… se solo vedessero quello che ho visto io, sotto la facciata di Loki…
- Non lo sto coprendo, Tony. Mi rendo conto che va contro ogni logica di buon senso, e il mio stesso buon senso mi insulta per questo motivo. Però credo anche che non sia giusto basarsi su dei preconcetti e giudicare qualcuno alla luce di quelli – afferma la ragazza, pensosa, senza smettere di camminare. Cala un silenzio denso tra loro e la cosa sorprende Anja non poco, infatti si aspettava vivaci proteste dal miliardario.
         Già, in fondo Tony è stato defenestrato da Loki, e a momenti ci resta secco, perciò è comprensibile il suo astio... o almeno, così mi ha detto Clint, e anche lui ce l’ha a morte con Loki. Ma sinceramente, non so più di chi fidarmi a questo punto, visto che tutti hanno un motivo per avercela con tutti gli altri.
- Dove mi stai portando, Tony? – gli chiede Anja alla fine, desiderando con tutta se stessa rompere quel silenzio che ormai è diventato più pesante del piombo.
- Siamo arrivati – le risponde il miliardario e la ragazza si guarda attorno, perplessa.
- Mi hai portato in sala mensa?! Ma chi sei tu, la mia balia?!-
- Per oggi sì – Tony le rivolge un ghignetto soddisfatto – e  quindi ora mi fai il dannato favore di mandar giù qualcosa. Credimi, un sacco di gente ci tiene a vederti in salute... e alcuni di loro è meglio non farli arrabbiare più un tot- conclude con una strizzatina d’occhio.
- Come sei criptico stamattina... e non capisco come la mia salute possa interessare a qualcuno di voi. Scommetto stareste tutti meglio se non fossi qui.-
         Tony si volta a fronteggiarla, improvvisamente serio in volto, un’ombra di severità mai vista nei suoi occhi color caffè, altrimenti ridenti e solari.
 – Ascoltami bene, dolcezza: qui non c’è nessuno, nessuno, che vuole vederti morta. Inoltre, anche se non dovrei dirlo, Fury pensa che tu sia l’unico motivo per cui Loki è vagamente trattabile, senza contare che, se non l’ha di nuovo sbattuto al fresco, visto che ha cercato di strozzarti ed è uscito dalla cella come se nulla fosse, è stato perchè hai Thor dalla tua, e il biondone pensa che tu possa riportare lo psicopatico sulla retta via. Ora capisci perché tutti vogliamo che tu rimanga in salute? Fossi in te mangerei qualcosa, perché poi si va in laboratorio e lì non si può –
         Detto questo, Tony la lascia impietrita in mezzo alla sala, mentre va a riempire due tazze di caffè. La ramanzina appena ricevuta le fa realizzare, con un moto di disillusione che le lascia l’amaro in bocca, che lei, probabilmente, non è che una pedina, di quel “gioco” che si sta svolgendo davanti ai suoi occhi, In ogni caso, riflette, non ha mai avuto davvero scelta, da quando l’hanno portata lì. Ora resta solo da capire quanto il suo ruolo sia importante. Però la preoccupazione di Tony è sincera, esattamente come sinceri erano Banner e Clint… le incognite vere sono Loki e Fury, sono un burattino in mano loro.
- Cosa ci vuoi nel caffè? Latte, zucchero o entrambi?- le chiede Tony, avvicinandosi con il suo solito sorriso sarcastico in viso; sembra che la momentanea... rabbia? gli sia passata. La ragazza si riscuote dai suoi pensieri e tenta di sorridergli di rimando.
- Nulla, grazie, lo prendo amaro – replica Anja, mentre accetta la tazza che l’altro le porge.
- Tieni, mangiati una ciambella. Quelle al cioccolato sono buone.-
La ragazza accetta con un cenno il dolce, accorgendosi solo in quel momento che di fame ne ha, e anche parecchia.
         Tre ciambelle e due tazze di caffè dopo, chiede a Tony se per caso ci sia della frutta, lì da qualche parte.
- Frutta? Frutta a colazione? – la sorpresa negli occhi color caffè dell’uomo è più che evidente, così Anja si ritrova a spiegargli con pazienza che deve mangiarne una certa quantità ogni giorno, per assumere quanta più vitamina C possibile.
- Sono ordini del medico – conclude con un sospiro – insieme ai medicinali, dovrebbe aiutare a tamponare la situazione finchè si può –
- Ho capito, aspetta qui – e Tony scompare veloce come la luce, andando chissà dove a cercarle della frutta. Anja non può far a mano di sorridere, scuotendo appena la testa: per quanto perennemente nascosto sotto strati di sarcasmo, ironia e egocentrismo, Tony è davvero una bella persona.
         Cinque minuti più tardi, il miliardario ritorna da lei tutto sorridente, con una ciotola piena di quella che sembra uva.
- Ecco qui! Spero ti piaccia l’uva...-
- Va benissimo, grazie. Quindi ora, cosa si fa in laboratorio? –
- Top Secret – replica Tony con un sorriso furbo – stiamo lavorando su prototipi di armi di nuova generazione, ma io non ho detto nulla –
- Non ce ne sono già abbastanza? Di armi, intendo – replica lei, con sguardo improvvisamente triste.
- Sì, e anche io penso che sia inutile... però qui si fa quel che vuole Fury, e se non lo aiuto mi congela i fondi – conclude Tony stizzito.
- Dannato bastardo. Sa sempre trovare i punti deboli, eh?!-  afferma Anja con sarcasmo, in un moto di solidarietà con l’uomo.
- Parole sante, sorella!- scherza lui, facendo cozzare le loro tazze di caffè.
Una voce metallica proveniente dall’altoparlante rompe quell’allegro momento di sano cameratismo.
 
         Dieci minuti più tardi si ritrovano tutti nella sala di controllo, di nuovo, constata Anja con amarezza.
- Che succede ora?- Tony, inviperito, dà voce al pensiero comune.
Fury si prende del tempo per rispondere, cosa che manda la ragazza in bestia: non le sono mai piaciute le persone che non rispondono alle domande in modo diretto, ancora meno se sono ai vertici di una qualunque gerarchia. E lei e le gerarchie non hanno mai, mai, avuto un bel rapporto. Peggiore di questo, c’è solo quello con sua madre. Nervosa, comincia a tamburellare con le dita sul piano del tavolo, perdendosi dietro il ticchettio delle sue unghie sul vetro.
         Dopo aver fatto scorrere lo sguardo su tutti i presenti, la spia si decide a parlare – Mi è giunta voce che ieri uno dei miei agenti ha rischiato di farle del male, miss Schwarzwald –
- Blackwood, prego. Ho legalmente cambiato cognome tre anni fa. Comunque, non è successo nulla di che, solo una brutta botta. – risponde Anja, cercando di mascherare il fastidio nella sua voce. Se anche Fury sembra sorpreso o contrariato, non lo dà a vedere.
Anja sente un leggero formicolio alla nuca e si volta appena; la veloce occhiata che getta alle sue spalle è sufficiente a notare la presenza di Loki, appoggiato noncurante allo stipite della porta, che la sta fissando. Ha una strana espressione in viso, sembra quasi preoccupato, e questo stride parecchio rispetto al suo carattere. Stranamente, però, nessuno sembra essersi accorto di lui.
         - Quindi, questo, è niente, secondo lei – esordisce il generale, gettando sul tavolo un indumento macchiato di sangue, che Anja riconosce essere la canottiera che indossava il giorno prima. Quanta teatralità… e che bisogno c’era di essere tanto plateali?
- Era un banale graffio, niente di grave, secondo il dottor Banner – replica Anja, al contempo alzandosi e mostrando il cerotto bianco che le copre una piccola porzione di pelle sulla parte sinistra del costato – E se vuole sapere quello che davvero è successo, lo chieda all’agente Romanoff – sbotta, in un impeto di stizza – sicuramente lei lo sa –
- Romanoff, esigo delle spiegazioni. Ora-
         Per la prima volta, Natasha sembra davvero preoccupata e i suoi occhi chiari saettano velocissimi sui volti dei presenti. – Per una mia distrazione la ragazza è riuscita a mettermi al tappeto. Io... ho reagito male, signore – conclude, sempre in tono monocorde.
- Romanoff, lei è sospesa dalla custodia. Parleremo più tardi della sua rassegnazione-
Natasha si alza e non fa tempo ad arrivare alla porta che una sagoma, fulminea, la blocca lì dov’è.
Loki.
Che sta guardando tutti con una smorfia di disgusto e disprezzo stampata in volto.
Prima ancora che chiunque riesca a dire o fare alcunché, Loki ha afferrato Natasha per il collo e la tiene sospesa da terra, gli occhi ridotti a due gelide fessure. La donna si dibatte, cercando di allentare la stretta attorno alla gola. Lo sguardo omicida del dio  pietrifica tutti gli astanti.
- Loki! Lasciala andare! Cosa pensi di fare?!- La voce roboante di Thor cerca di dissuadere il fratello, ma senza risultati.
         Anja agisce d’istinto, scattando su dalla sedia e portandosi vicino al Dio degli Inganni: gli prende il viso tra le mani, costringendolo a guardarla. Rimangono a fissarsi per quella che pare un’eternità.
- Non mi ha fatto niente più di un graffio, vedi? Sto bene. Ora lasciala, ti prego –
Loki apre la mano di scatto e Natasha cade con un sonoro tonfo; in meno di un secondo Thor e Steve sono addosso al Dio degli Inganni, mentre Tony, messosi tra Anja e Loki, lo tiene sotto tiro con un guanto dell’armatura e Fury sbraita con quanto fiato ha in corpo, nero di rabbia come mai l’hanno visto, di rinchiuderlo, ammanettato e imbavagliato, in una cella di massima sicurezza.
         Anja osserva tutta scena che ha davanti quasi senza capire nulla, e tuttavia si sente parecchio in colpa, per aver messo Natasha in mezzo, facendole rischiare anche la vita.
Eppure, mentre guarda Loki, che viene portato via senza battere ciglio, non può fare a meno di chiedersi che cosa lo abbia spinto a prendere le sue pari in modo tanto netto.
 
- Bruce –
         Maledetto il giorno in cui mi sono fatto tirare in mezzo! Ma non potevano lasciarmi tranquillo a Calcutta, per la miseria? Non so fino a quando i miei nervi reggeranno ancora… ma se stavolta l’Altro vuole uscire, io non lo fermerò.
È questo che pensa un Bruce parecchio alterato, mentre trascina Anja di peso fuori dalla sala, per sottrarre entrambi dalla furia del direttore e per evitare, al tempo stesso, di perdere l’ultimo briciolo di autocontrollo. Nonostante i suoi pensieri funesti, non ha alcuna intenzione di distruggere tutto come l’ultima volta.
         Entrati in uno dei laboratori, chiude dietro di sé la porta di malagrazia; Anja rimane in piedi in mezzo alla stanza, immobile, con gli occhi fissi a terra.
- Che cosa ho fatto… Ma perchè non sono stata zitta?! Non sarebbe successo nulla, a quest’ora –
- Lei dice, Anja? Forse dovrebbe chiarire tutta questa storia, non crede?- Il commento di Bruce è più acido di quanto vorrebbe, tuttavia non ha ancora sbollita l’irritazione di poco prima.
         Anja alza gli occhi verso di lui: sono lucidi, tristi, un’espressione che non ha mai visto su quel viso pallido. Ha dei bei lineamenti, dolci, quando non sono mascherati da una maschera di fredda compostezza.
- Non avrei voluto che accadesse, davvero… Cosa è successo a Natasha?-
- Non lo so, Anja. Ma forse dovrebbe chiedere a Barton, più tardi -
Lei scuote la testa, avvilita – Dubito voglia ancora parlarmi, dopo quello che è successo. Lui e Natasha sono parecchio legati… mi sembra quasi di essermi intromessa tra loro-
         Ma che cosa…? È dispiaciuta e pensa che la colpa sia sua… povera ragazza, dove ti hanno trascinato.
Amareggiato per la sfuriata di poco prima, Bruce la fa sedere e si accinge a preparare il tè, per calmare tanto lui quanto la ragazza.
- Grazie- gli dice la ragazza in un soffio.
- Perché mi ringrazia?- le domanda lui, stranito.
- Ha ragione, devo chiarire tutto con i diretti interessati. Non sarebbe giusto se Natasha venisse punita perché non so stare zitta, visto che non è successo nulla di grave –
- Natasha ha esagerato- interviene inaspettatamente una terza voce, dalla porta del laboratorio. Barton, realizza Bruce immediatamente dopo.
- Perchè dice questo, Barton? E che ci fa qui?-
 - Quando mi hanno mandato a eliminare Nat, l’ho messa al tappeto e bloccata come hai fatto tu l’altro giorno, Anja. Probabilmente, quando è successo mentre eravate in palestra, lei ha collegato le due cose e ha reagito come se stesse combattendo con me.  E sono qui per vedere come stavate entrambi…- conclude Barton in tono piatto.
         Che strano, tanto io quanto lei avremmo giurato che l‘arciere se la sarebbe presa a morte… invece pare tanto tranquillo. E preoccupato per la salute di entrambi.
- Come mai non sei arrabbiato con me, Clint?- gli chiede Anja, perplessa.
- Perché la conosco; senza contare che tu non potevi saperlo, perciò non ho motivo di essere arrabbiato-
- Sa cosa le succederà, ora?- interloquisce Banner, curioso quanto la ragazza di scoprire fino a dove si spingono gli effetti della rabbia di Fury.
- Stanno parlando in questo momento… ma non credo saranno conseguenze pesanti. Anche Fury sa quello che vi ho detto-
- Vorrei parlare col generale, se è possibile- interviene Anja, la voce un po’ più salda – E anche con Natasha… forse avrei dovuto tacere, anziché sbottare così. Certo non pensavo che Loki sarebbe intervenuto… -
- Ma Loki non c’era quando Natasha ci ha spiegato quello che è successo… in effetti, non so nemmeno come abbia fatto ad arrivare fino alla sala di controllo- Bruce e Clint si fissano, perplessi, mentre la ragazza li guarda basiti.
- Come, non c’era?! Ma io l’ho visto! Stava appoggiato alla porta!- protesta lei vivacemente.
         I due uomini si fissano, totalmente sconvolti dalla notizia; dopo un silenzio lungo una vita, Bruce si risolve a chiederle – Lei è assolutamente convinta di quello che ha appena detto? Sicura al cento per cento?-
- Sì, dottore, io… ne sono certa –
- Banner, ci conviene avvisare Fury. Anja, non muoverti di qui, per favore. Stavolta dammi retta e non fare quello che ti pare – si congeda Barton, prima di far strada a Bruce fuori dal laboratorio.
 
         - Direttore, ci sono novità-
Sempre di poche parole, Barton, sempre dritto al punto… forse è l’unica spia, di quelle presenti, che si possa definire onesta. Una spia onesta… devo essermi completamente bevuto il cervello. Ancora non capisco che avessi per la testa quando ho accettato di venire qui di nuovo. Oh, certo, me lo dicevano spesso che il mio buon cuore mi avrebbe fregato, prima o poi…
- Che novità, Barton?-
- Signore, la ragazza sostiene che c’era anche Loki presente, mentre l’agente Romanoff spiegava quello che è successo-
         Forse per la prima volta, Bruce vede Fury spalancare l’occhio buono con sincero stupore.
- Che cosa?! Hill, i video! –
- Subito, signore –
Poco dopo parte la registrazione; sugli schermi si vedono le immagini di tutti, Anja, lo stesso dottore, Barton e la Romanoff, Fury, Tony, Rogers e Thor, ma di Loki nessuna traccia, almeno finchè non prende per il collo Natasha.
- Fermi il video, direttore, e torni un po’ indietro!- esordisce Barton esagitato – Ecco, qui! Guardate –
La spia e Banner si avvicinano al monitor, ancora perplessi.
- Vedete?- prosegue Barton, indicando Anja, che volta impercettibilmente la testa e resta per una frazione di secondo con una muta espressione di stupore sul viso. Viso che punta direttamente verso la porta della sala.
         - Allora Anja diceva la verità… - è la logica conclusione di un Banner assai confuso.
- Così pare… credo dovremmo avvisare gli altri, signore- asserisce Barton, passandosi una mano nei capelli.
-Provvedi, Hill- esordisce il direttore, rivolto al suo secondo.
 
         Non molto dopo il resto dei Vendicatori arriva alla spicciolata; questione di pochi minuti e sono tutti informati dei fatti.
- Spiegazioni, Thor? Perchè solo Anja ha visto Loki?- esige Fury, uno sguardo che non promette nulla di buono.
Thor si passa le mani in viso, prima di rispondere –Loki è uno stregone molto potente. Sono in pochi a poter competere con lui, su questo piano. Può decidere di non essere visto, se non lo desidera. L’ha fatto in Nuovo Messico, quando avete trovato Mjolnir… forse l’ha fatto anche ora-
- Può davvero fare una cosa del genere?!- sbotta Tony stupefatto.
- Sì, ma non capisco perché- replica il Dio del Tuono, asciutto.
- Se non c’è altro, io andrei… ho lasciato Anja in laboratorio –
- Vada pure, Banner, qui è tutto a posto. La tenga d’occhio –
- Ah, direttore, la ragazza ha espressamente chiesto di non punire l’agente Romanoff. Crede sia colpa sua e del fatto che non ha tenuto per sé ciò che è successo –
Con la coda dell’occhio, vede Natasha alquanto sorpresa.
- L’agente Romanoff sta svolgendo altri compiti, al momento, e tanto le deve bastare – replica Fury asciutto.
         Banner annuisce e quindi fa per uscire; sulla porta viene bloccato da Natasha, che gli sussurra un flebile “Grazie”, prima di tornare insieme agli altri, che ormai non sanno più dove sbattere la testa.
 
         Di nuovo in laboratorio, scorge Anja addormentata, la testa posata sulle braccia, incrociate sopra ad un bancone.
Allo scatto della serratura, spalanca gli occhi e si rimette a sedere, circospetta.
- Oh, dottore, è lei… - soffoca uno sbadiglio dietro una mano, quindi prosegue – Allora, che è successo di là?- chiede, ravviandosi i capelli dal viso.
- Beh, a Fury è quasi venuto un colpo… però abbiamo scoperto da Thor che Loki può rendersi invisibile e farsi vedere solo da determinate persone. Perciò sì, lui era lì e ha sentito l’intera conversazione – conclude Banner, posando gli occhiali sul tavolo e massaggiandosi gli occhi stanchi.
- E ora che si fa?-
- Ho l’espresso ordine di tenerla qui per un po’… le piacciono gli scacchi?-
-È da un po’ che non gioco, però sì, una partita la faccio volentieri –
         Banner armeggia con un computer, sullo schermo del quale appare poi una scacchiera virtuale.
- Bianchi o neri? –
- Neri, per favore… il bianco non è il mio colore – borbotta lei, quasi imbarazzata.
- E… dottore? Natasha?- chiede quindi, titubante.
- Stia tranquilla, Fury dice che per ora deve assolvere ad altri compiti, ma non ha parlato di conseguenze pesanti…  E la ringrazia per essersi preoccupata di lei-
         Anja sorride appena, leggermente più tranquilla, mentre cominciano a giocare; dopo un po’, la ragazza non può esimersi dal chiedergli che cosa ne pensi di tutta la situazione.
- Sinceramente? Vorrei essere ovunque, meno che qui. Ma visto che non posso scegliere, come del resto non ha potuto scegliere lei… Non credo che ne verrà alcunché di buono, da una situazione del genere. E mi lascia molto perplesso il rapporto che c’è tra voi due… Che cosa ci trova in quel pazzo? Non se la prenda, ma davvero non la capisco-
- Mi creda, siamo in due a non capirci nulla – risponde lei, dopo un attimo di silenzio  – Però… sarò pazza, ma sto davvero cercando di capire che diavolo passa per la testa di Loki-
A queste parole, Banner strabuzza gli occhi, incredulo.
- Perché si sta ammattendo in questo modo?-
- Era il mio lavoro- risponde lei, in sussurro appena percettibile – Dovevo localizzare il bersaglio e entrare nella sua testa… cosicché chi l’avesse interrogato avrebbe saputo quali tasti premere. Stavolta è diverso, però… sono convinta che Loki nasconda molto più di quello che dia a vedere sotto la facciata-
- Voglio fidarmi di lei, Anja, e non dirò ad anima viva quello che mi ha appena detto – asserisce Banner, sorprendendosi lui stesso per quelle parole – Tuttavia, mi prometta che non farà nulla di avventato. Se è vero che Loki ha preso le sue parti, è bene che lei rischi il meno possibile. Me lo promette?-
- Glielo prometto, Bruce. Niente scemenze. Ora, a chi sta la prossima mossa?-
- Credo tocchi a me-
- Grazie infinite di nuovo, Bruce-
- Ma le pare? – conclude lui, un leggero sorriso in volto.
 
N.d.A.
FESTEGGIAMO!! 10 CAPITOLI TONDI, GRAZIE A VOI CHE SEGUITE, RECENSITE, RICORDATE E PREFERITE!
Eccoci qui di nuovo! Ok, lo ammetto, questo capitolo è davvero nonsense, soprattutto l'ultima parte...ma che volete farci? L'unico sano lì dentro è Bruce,
e s'ammattisce pure lui!
Capitolo di passaggio, però è necessario, perchè dal prossimo si entrerà nel vivo della storia XD
E scopriamo anche che Tony ha un debole per Anja, come se fosse la sua sorellina, in un certo senso - shhh...Loki non deve saperlo! Fa già abbastanza danni per conto suo XD - E sì, il nostro dio preferito ne ha combinata un'altra delle sue :D
Beh, direi che sul capitolo non c'è molto altro da dire ;)
Ringraziamenti ( più che doverosi e meritati, grazie a voi che mi seguite!)
Per le recensioni:
Erika_00, Alexien e Ebi Tempura  - ragazze vi adoro, grazie, grazie! e aspetto come sempre con ansia i vostri commenti-
Per averla inserita nelle preferite:
akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 e Welcome to the darkside - sono felice di vedere che aumentate! e che vi piaccia così tanto! millemila volte grazie!-
Per averla inserita nelle seguite:
Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Strix, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the darkside  -mi fa piacere vedervi così numerosi! e spero che presto si amplieranno le vostre fila XD un mare di ringraziamenti sentiti!
Per averla inserita tra le ricordate:
Feelings e Zakurio  - un graziie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! XD-
Bene, direi che per questa settimana è tutto, ancora un miliardo di volte grazie per avermi sostenuto in questi primi dieci capitoli e spero che mi sosterrete anche in futuro!
Alla settimana prossima, stay tuned!
Sempre vostra felicissima e fedelissima,
  Un bacio grandissimo, Mòrrigan <3

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11- Unbreakable ***


NOTA DI INIZIO CAPITOLO: Per questo capitolo, vi consiglio vivamente di ascoltare “Invincible” dei Muse, da cui è tratta anche la citazione a inizio capitolo. Spero che tanto la canzone quanto il capitolo vi commuovano come hanno commosso me! Ci leggiamo in fondo! XD


 
CAPITOLO 11: "Unbreakable"

 
 
- Loki –
Do it on your own
It makes no difference to me
What you leave behind
What you choose to be
And whatever they say
Your soul’s unbreakable
 
         Sono un idiota, un idiota fatto e finito! Cosa volevo dimostrare e a chi, soprattutto? Ad ogni modo, questa mossa insensata mi ha fatto perdere solo tempo, oltre che mandare a monte settimane di attenta pianificazione. Due giorni qui, imbavagliato, e con queste manette, i miei poteri sono fuori uso. La stupidità dei midgardiani deve essere contagiosa, evidentemente.
Scuote la testa con una smorfia infastidita, il Dio degli Inganni, e per l’ennesima volta riprende a camminare per la cella, senza poter tuttavia fare nulla a parte questo: la cosa peggiore, in quel momento, è proprio l’impotenza del prigioniero, che lo costringe a fronteggiare se stesso molto più di quanto gli vada a genio.
         Ha poche certezze, Loki, e tutte sono per lui come un nugolo di spine conficcate nel fianco; da quando è riuscito – ancora non sa come – a liberarsi dalla cella di confinamento, ad Asgard, ed ha incontrato Anja per la prima volta, gli sembra di aver progressivamente perduto tutta la sua fredda logica e la lucidità che da sempre lo hanno contraddistinto. Inoltre, quasi a voler aggiungere la beffa al danno, ha giaciuto con la ragazza non una, ma due volte, e senza che il gesto fosse finalizzato ai suoi scopi, in nessuno dei casi.
         L’ultima spina gli si è conficcata nel fianco due giorni prima, quando ha tentato di uccidere la spia perché aveva fatto del male ad Anja: con quel singolo gesto è riuscito a compromettersi definitivamente. Tuttavia, quando aveva sentito le voci che correvano, gli si era stretto il cuore, suo malgrado, esattamente come la prima volta che Anja aveva avuto un malore, seduta sul divano di casa sua. Con gli occhi che vagano sulle sterili pareti della cella, lascia i suoi pensieri liberi di rincorrersi.
 
Ancora ricorda quando la ragazza, nonostante tutto, era venuta a trovarlo, il primo giorno di reclusione. Si era seduta per terra a gambe incrociate, proprio di fronte al vetro della cella. Aveva uno sguardo triste, di scuse quasi, come se fosse colpa sua se Loki era rinchiuso lì. Colpa che lei non ha mai avuto, aveva riflettuto il dio; casomai, era proprio quest’ultimo a doversi addossare il torto.
Quegli occhi violetti, così unici e belli, non l’avevano perso di vista nemmeno per un momento; c’era un che di confortante, anche se non ne capiva il motivo, nel saperla così attenta a lui, così vicina.
La delicatezza e la fragilità di un giunco e la forza di una quercia.
E all’improvviso aveva posato con leggerezza una mano elegante e affusolata sul vetro, avvicinandosi appena un po’ di più, la punta del naso ad un soffio dalla parete.
E lui aveva sentito di dover fare lo stesso, di doversi sedere di fronte a lei, dall’altra parte del vetro, e di posare la mano sulla sua, e di poggiare la fronte sulla parete, i suoi occhi verdi fissi in quelli grigio-viola di lei. Erano rimasti così, per un momento che era parso infinito.
Era bello che lei fosse lì, e stranamente confortante che proprio la persona che più aveva sofferto, e che lui stesso aveva fatto soffrire, fosse tornata da lui, a dargli quella lealtà e, osa sperare, quella fiducia che a lui erano sempre mancate…  
        
         Un marcato rumore di passi gli fa voltare repentinamente la testa verso la porta della cella, una lastra di vetro rinforzato spessa poco meno di una spanna.
Si stanno avvicinando tre persone, Stark, Thor e Anja: se i primi due quasi se li aspettava, era convinto invece che la ragazza non si sarebbe fatta vedere di nuovo così presto. Non le avrebbe comunque dato torto, se così fosse stato. Per quanto avesse segretamente apprezzato il suo gesto, non aveva senso che tornasse ancora.
         I tre parlano fra loro e Loki scruta con attenzione le loro espressioni: l’uomo di metallo sembra schifato, presumibilmente non gradisce ciò che gli ha detto la ragazza, Thor scuote la testa, forse preoccupato che possa succederle qualcosa mentre Anja... pur essendo piccola e indifesa, rispetto a quei due, ha un’espressione estremamente ferma e risoluta in viso; pochi minuti dopo, infatti, i due uomini le danno partita vinta.
Loki si siede sulla semplice branda, i gomiti poggiati alle ginocchia, e attende paziente.
         Poco dopo la porta della cella si apre; Thor precede la ragazza, che si ferma di fronte al dio moro mentre l’altro gli toglie il bavaglio. Loki sospira di sollievo, quando quello strumento di tortura lascia il suo viso.
- Anja, non mi sembra una buona idea... anche se Fury ti ha dato il permesso di farlo–
- Non succederà nulla, Thor, vedrai. E se anche fosse, la responsabilità è mia. Ora, ti prego, dammi anche la chiave delle manette.-
Loki sgrana gli occhi, sorpreso.
         È con esitazione che il Dio del Tuono consegna alla ragazza ciò che vuole e Loki non può fare a meno di sogghignare divertito, dopo l’iniziale sorpresa. La tua cavalleria sarà la tua rovina, ti basta un’occhiata dolce e subito chiunque ti piega ai suoi desideri.
         Non appena rimangono soli nella cella, Loki parte al contrattacco.
- Allora, a cosa devo questa visita?- le chiede beffardo.
- Sono curiosa. Ancora non riesco a capire perché tu sia intervenuto in quel modo, l’altro giorno- ammette la ragazza con sincerità. È evidente che si aspetti un chiarimento di qualche tipo, ma al momento nemmeno il dio saprebbe fornigliene uno.
- E quella cassettina ai tuoi piedi, invece? Qual è il suo contenuto?- le domanda, apparentemente disinteressato, mentre le cammina attorno, i passi silenziosi e misurati come sua abitudine.
La ragazza non risponde subito; con calma va sedersi sulla branda, posando la cassetta di fianco a lei, facendogli cenno di sedersi alla sua sinistra.
Pensando che non possa esserci nulla di compromettente nel soddisfarla, prende posto accanto ad Anja.
         - Cosa sono questi tagli? – gli chiede sfiorandone uno con la punta di un dito. Loki non può fare a meno di sussultare; malgrado la delicatezza della ragazza, quei tagli bruciano da morire.
- Quel bavaglio ha degli uncini, così che non possa semplicemente strapparlo via. Anche queste – e solleva le manette – sono fatte allo stesso modo. Così sono sicuri che non possa liberarmi, se non facendomi del male. Inoltre, questi ceppi non mi permettono di usare i miei poteri- le risponde, senza curarsi di soffocare un sospiro rassegnato, ormai a quegli aggeggi ci ha fatto l’abitudine.
- È orribile – mormora Anja – orribile e barbaro - poi con movimento rapido apre le manette e gliele toglie. La pelle dei polsi è rossa e sanguinolenta, tagliata nei punti in cui gli uncini hanno fatto presa. Un fugace lampo di dispiacere passa negli occhi di lei, talmente fulmineo che Loki quasi pensa di averlo solo immaginato.
         - Perché l’hai fatto? Non hai paura che possa farti del male?- le domanda incuriosito.
- Prendila per buona fede – la ragazza pare riflettere un attimo, prima di proseguire – E non credo tu voglia farmi nulla, comunque, perché non ti conviene – Dalla cassettina estrae un flacone, del cotone e qualche benda di garza. Il liquido del flacone ha un odore pungente di medicinale.
Senza dire una parola, gli pulisce le ferite con delicatezza e precisione, scostandosi ogni tanto i capelli dagli occhi, quindi gliele fascia con la garza; Loki la lascia fare, non sapendo bene come prendere e che significato dare a quelle azioni.
         - Va meglio ora? – gli chiede Anja con un timido sorriso, le mani delicate raccolte in grembo; il dio annuisce e per qualche attimo si scrutano, in silenzio.
- Che cosa ti porta a fare questo? Perché? Perché non mi tratti come il criminale che sono?!- sbotta Loki di colpo, travolgendola con un’ondata di rabbia al calor bianco. Ondata che lei riceve e assorbe senza scomporsi. Senza paura.
- Nessuno di noi è davvero innocente, siamo un po’ tutti criminali, sai? Pensaci: qui ci sono ex sicari e mercenari, spie, magnati delle armi che si sono ripuliti, soldati della II Guerra Mondiale, dèi guerrafondai... abbiamo tutti sangue sulle mani, chi più, chi meno- replica la ragazza con grande semplicità.
- Non mi hai risposto – le fa notare Loki con un certo fastidio.
- L’ho fatto perché tu, fra tutti, sei l’unico ad ammettere senza problemi quello che hai fatto. Forse questo non ti renderà un santo, ma di sicuro meno ipocrita di noi-
- Perché ti annoveri fra loro?- domanda Loki, ora davvero incuriosito: per quanto lo riguarda, la ragazza non è facente parte di quanti lo odiano, ma anzi, è assimilabile ad una zona neutrale, senza contare che ne apprezza molto la fredda logica.
- Come ti sentiresti, se la persona cui tenevi di più, e della quale avevi la più totale e incondizionata fiducia, morisse per mano tua? Perché era l’unico modo per salvarti la vita?-
         Le parole di Anja arrivano dritte al nucleo del suo dolore: il tradimento è stato il primo suo passo verso il baratro in cui il Dio degli Inganni ora si ritrova. Emozioni che da tempo credeva sopite, come lo erano i suoi sentimenti, parole e pensieri si accavallano nella sua mente, in una tremenda tempesta che frantuma nello spazio di un battito di ciglia quello che restava dell’involucro di ghiaccio attorno al suo cuore. Non vuole ammetterlo, ma fa male, questa consapevolezza, fa male tanto da volerne morire.
         - Racconta – è l’unica cosa che riesce a proferire, senza guardarla negli occhi.
- Per colpa mia, sono morte due persone, una delle quali era davvero completamente innocente. Ma prima di questo, devi sapere che cosa mi ha portato ad essere ciò che sono – Loki la incoraggia ad andare avanti con un leggero movimento della mano.
- Quando ho deciso di arruolarmi, ero poco più che bambina. Diciannove anni, per noi umani, sono davvero pochi, ma abbastanza per poter decidere, almeno secondo la legge, cosa fare delle nostre vite. Durante l’addestramento ci hanno massacrato come fossimo animali... qualche matricola ha mollato dopo poco, altri ne sono usciti del tutto a pezzi. Suppongo che, quando sei un numero fra tanti, la cosa non abbia importanza. Sei vulnerabile e quindi sacrificabile, se non sei abbastanza forte per resistere –
         Le ultime parole di Anja sono venate da una profonda amarezza e Loki riconosce, almeno in parte, un’ombra dei suoi stessi sentimenti. Un riflesso, per così dire.
- Perciò, passato l’addestramento di base – prosegue la ragazza dopo l’attimo di silenzio – Tutto quello che bisogna fare è diventare invulnerabili. Niente sentimenti, niente relazioni, niente legami personali. Soprattutto se, come me, sei una donna e devi lavorare sotto copertura –
- Come può, l’essere donna, pesare così tanto in questo frangente?- non riesce a trattenersi dal chiederlo, perplesso.
- Perché, per quanto il medioevo sia finito da un pezzo, questi ambienti sono ancora maschilisti e noi donne siamo ritenute... inadatte a questi compiti perché troppo emotive – sbuffa lei, una smorfia seccata in viso.
- Ho visto popoli, nei miei viaggi attraverso mondi sconosciuti a molti, nei quali le donne erano guerriere al pari degli uomini, spesso anche più spietate, proprio perché sanno quali sono i punti più dolorosi in cui colpire. Non potrebbero essere così, se non fossero... emotive, come tu dici- conclude con un delicato gesto del polso, quasi a sottolineare il concetto.
         Loki non sa spiegarsi il perché di quell’uscita, però sente, in qualche modo, di dover alleggerire il carico di brutti ricordi che quella donna troppo minuta porta con sé da tanto tempo. – E poi? Che cosa è successo? – la incalza il dio, sedendosi di nuovo accanto a lei.
- Alla fine, l’unica altra donna, oltre me, è stata uccisa nella sua prima missione; perciò mi hanno mandato a sostituirla. A quel punto ho avuto una specie di illuminazione: se volevo sopravvivere, dovevo essere più meschina, violenta, fredda e cinica dei miei colleghi uomini. Così è stato, e mi ha permesso di fare carriera, di guadagnare quanto meno un briciolo di considerazione, che per una donna, in questo ambiente, è molto più di quanto sia lecito sperare, purtroppo. Soprattutto quando sei giovane come lo ero io all’epoca-
         Loki annuisce, pensoso. Forse siamo davvero uguali, entrambi traditi, entrambi costretti ad adeguarci all’idea che altri hanno di noi, e tutto per sopravvivere e sperare in qualcosa di migliore... che invero non arriva mai.
         Una piccola lacrima scivola giù sulla guancia della ragazza e il dio, veloce, la asciuga con un gesto delicato, e la sua mano indugia sulla guancia di lei, quasi restio a interrompere il contatto con la sua pelle morbida. Quei ricordi devono farle davvero male, se riescono a farle versare lacrime amare; parlarne è una lenta agonia, ma con coraggio Anja prosegue il suo racconto. – Alla fine ho fatto una sciocchezza, l’unica cosa che non avrei dovuto: mi sono innamorata del bersaglio che dovevo catturare –
- Non avevi detto che avevi ucciso molte persone? –
- Sì, l’ho fatto – assente lei –ma per difendermi, mai per attaccare, anche se ciò non cambia il fatto che ho molto, troppo sangue sulle mani. Io dovevo rintracciare e catturare, altri si occupavano del resto. Lui… si chiamava Nikolaj Orlov, erede di una famiglia di trafficanti d’armi. Ci siamo incontrati a San Pietroburgo. Io dovevo fare in modo che si fidasse di me, che si innamorasse, anche, per poi consegnarlo ai miei superiori. Però i sentimenti tra noi erano sinceri, quindi avevamo deciso di mollare tutto e sparire – Fa un respiro profondo, Anja, ma senza riuscire a celare quanto dolore le costi un’azione così banale. Loki la ascolta sempre più assorto, cominciando a rendersi conto che cosa Thor sembri apprezzare tanto, degli umani: per deboli che siano, alcuni midgardiani hanno un’incredibile tenacia e un’incrollabile forza d’animo, che li porta a non arrendersi quasi mai, anzi, si rialzano ad ogni colpo. E lei, di colpi ne ha presi molti, a quanto vedo. Però è ancora qui…
         - Il nostro piano non ha funzionato, però. Qualcuno ci ha traditi, con il risultato che io ero compromessa e lui con una taglia sulla sua testa. Ci hanno catturati al confine con la Georgia. Per dimostrare che ero ancora dei loro, mi hanno costretto a ucciderlo su due piedi. Non dimenticherò mai lo sguardo di Niko, mentre gli puntavo contro la pistola: sembrava rassegnato e deluso, deluso dalla persona di cui si fidava. Sotto minaccia, ho premuto il grilletto. Poi ricordo solo di essere svenuta e di essermi ripresa in un ospedale.  È stato allora che mi hanno detto che ero incinta e che, a causa dei farmaci che mi avevano dato, avevo... – la voce le si spezza e grosse lacrime le riempiono gli occhi. Anja si alza di scatto e fa un paio di giri nervosi della cella, quasi volesse imbrigliare di nuovo ciò che, a distanza di tempo, ancora le fa tanto male, per seppellirlo poi dove non possa più nuocere. Loki la capisce molto più di quanti lei creda, sono millenni che anche lui fa la stessa, identica cosa.
- Quindi, ti hanno tolto prima il tuo uomo e poi tuo figlio – conclude il dio per lei, che annuisce, mentre si asciuga le lacrime con un gesto infastidito.
- Sì, ed è stato allora che ho capito: dovevo arrivare alle alte sfere, se volevo essere sicura di poter decidere per mio conto. Ma mi sono anche resa conto che non potevo più fidarmi di nessuno, tranne che di me stessa, e così ho fatto. Avevo ventidue anni e la mia vita era già stata sprecata inutilmente. Sono diventata ancora più fredda e cinica, la peggiore in assoluto: non avevo che rabbia, odio e sfiducia... non mi era rimasto altro cui fare appello. Due anni dopo è successo ciò che tutti sapete. Mi sono ritirata, sperando di poter ricominciare daccapo, ma sapevo non sarebbe stato possibile. Però ci ho sperato, davvero-
         - Credimi, comprendo quello che hai passato, perché l’ho passato anche io. Tuttavia, lascia che dica una cosa – nel replicare questo, le prende il viso tra le mani, fissando i propri occhi in quelli violetti di lei e parlandole in un sussurro – Le persone come noi sono condannate dalla propria grandezza ed è la paura che gli altri hanno di noi che li spinge ad agire in modo meschino nei nostri confronti. Nel momento del bisogno, siamo sempre soli con noi stessi, non dimenticarlo mai, Anja. I miei figli mi sono stati tolti con la forza quando erano indifesi, esattamente come a te; altri hanno deciso al posto mio, soffocandomi con le loro aspettative. Ma lo scorno più grande, per loro, è vedere che ci risolleviamo dalle nostre ceneri, più forti di prima –
         Le lascia andare il viso, sapendo che ormai il tempo a loro disposizione è quasi finito.
- Un’ultima domanda, Anja. Perché mi hai detto tutto questo? Non è da te scoprirti così – Loki lascia trasparire volutamente una leggere sorpresa, tra le sue parole.
- Perché, come hai detto tu stesso – gli risponde pacatamente la ragazza voltandosi verso di lui – sei l’unico che può davvero capirmi e ormai non ho nulla da perdere. Mi sono resa conto di essere una parte del tuo piano, una pedina, se vogliamo, di questa partita a scacchi. Ora devo solo capire se sono un semplice pedone, un cavallo oppure un alfiere – conclude Anja con un sospiro, le mani eleganti che sottolineano le sue parole.
         Loki la osserva uscire dalla sua cella, portando via la cassettina coi medicinali e anche le manette. Ha messo la propria vita nelle mani di lui e il dio, per la prima volta dopo molto, molto tempo, sente il bruciante desiderio di proteggere qualcuno.
         Sulla mia scacchiera, Anja, non potresti essere nulla meno della Regina. La mia Regina. L’unica donna che considero mia pari e degna di essere al mio fianco.
 
- Bruce –
         Non appena Anja ha cominciato a parlare con Loki, raccontandogli tutta sua storia, nella sala di comando è calato il silenzio più assoluto; Bruce fa scorrere il suo sguardo attento sui volti di tutti, e su ciascuno di essi vede riflessa quella che sa essere la sua espressione: un misto di dispiacere, sconforto, persino disgusto, per ciò che quella ragazza, davvero troppo giovane e cresciuta troppo velocemente, ha dovuto passare. Tuttavia, sente anche di ammirarla un poco, non foss’altro per la straordinaria forza d’animo che ha saputo dimostrare.
         - Da non credere – mormora, parimenti stupito, Tony, una volta che la ragazza ha concluso il suo racconto.
- Notevole, davvero – è l’opinione lapidaria, ma non meno vera o sentita, dell’agente Romanoff, condivisa anche dall’arciere.
- Non posso credere che esistano ancora persone del genere, dopo la Guerra – confessa confuso Steve.
- Vede, Capitano, le cose non sono cambiate molto, in questi frangenti – è la pacata replica di Bruce alle parole dell’altro – abbiamo solo trovato metodi migliori per nasconderle o camuffarle –
         Per un tempo che pare infinito il silenzio regna sovrano nell’ampia sala quasi deserta; il dottore prende a passeggiare avanti e indietro, quasi volesse scavare un solco nel freddo pavimento e poi, notando Thor accanto alla vetrata, si avvicina a lui, chiedendogli il parere su ciò che hanno appena visto e sentito.
         - Io ritengo – comincia il dio, un poco titubante – che quella ragazza abbia dimostrato a noi tutti che cosa davvero significhi avere coraggio. Inoltre, non posso fare a meno di condividere il suo parere, quando afferma che ciascuno di noi ha del sangue sulle proprie mani –
- A quanto pare, le riesce piuttosto bene andare dritta al punto – conviene Bruce, mascherando una smorfia amara – E del fatto che abbia levato le manette a Loki, pur sapendo che sarebbe potuto essere pericoloso?-
Thor si passa una mano sulla barba, perso nelle sue riflessioni, quindi risponde – Non so davvero che cosa avesse in mente e, ritenendo pericoloso ciò che voleva fare, glielo ho sconsigliato. Tuttavia lei ha insistito ed io ho voluto confidare nella sua convinzione. Ad essere onesti, però, non mi spiego il motivo dietro al suo gesto.-
         - Il motivo, Thor, è che quando parlo con qualcuno non mi piace vederlo legato e ingabbiato come fosse una bestia – la voce fredda di Anja, da dietro le sue spalle, risolve il suo cruccio. La ragazza si avvicina a grandi passi al tavolo, gettandoci sopra, un’espressione schifata in viso, i ceppi di Loki e la cassetta dei medicinali.
- Immagino abbiate sentito e visto tutto no?- prosegue poi, questa volta con tono stanco e meno saldo di prima, le mani serrate sulla spalliera di una sedia.
- Sì, Anja, e siamo unanimi nel dirle che pochi avrebbero avuto il coraggio di non lasciarsi andare – le risponde Banner, interpretando il pensiero comune.
- No, il mio non è stato coraggio. Vigliaccheria, piuttosto: se davvero avessi avuto il fegato che voi mi attribuite, quel colpo l’avrei sparato a me stessa. Non che non ci abbia provato, a farla finita – una vaga smorfia amara e tirata appare per un breve attimo sul suo viso – ma, in bilico su un cornicione, ironia della sorte, mi sono resa conto di soffrire di vertigini. A quel punto ho capito che avrei dovuto continuare a vivere con i miei sensi di colpa –
         Si lascia cadere su una sedia, affranta, prendendosi la testa fra le mani.
- Mi permetta un’osservazione – esordisce Rogers – ma se anche si fosse tolta la vita, non crede che le cose sarebbero state le stesse?-
Stark fulmina il soldato con un’occhiataccia, così come le due spie, mentre Anja alza la testa di scatto, fissando con astio Steve. Pare una leonessa pronta a balzare all’attacco.
Come fa a non capire? Si chiede Bruce sconfortato. Era poco più che ragazza, e le hanno tolto tutto. In più era soggetta a ordini e non era nella posizione di rifiutarsi... no, se lei fosse morta quel giorno, realizza il dottore all’improvviso, le conseguenze sarebbero state tremende. Una sorta di nuova Guerra Fredda.
- Se davvero mi fossi tolta la vita – risponde Anja scandendo con estrema cura le parole – le conseguenze sarebbero state catastrofiche: si parla di una faida che avrebbe potuto coinvolgere mezzo globo, visto che i Russi non perdonano chi gli uccide la famiglia e i miei Russi erano ammanicati con la quasi totalità dei focolai di rivoltosi del Medio Oriente, che è noto per avercela sempre a morte con voi. Senza contare- prosegue irritata – che qualunque donna abbia in grembo uno dei loro rampolli è sacrosanta e va protetta ad ogni costo. E adesso mi dica, Capitano, cosa avreste fatto, se avessi deciso diversamente? Sareste stati in grado di fermare una vendetta in grande stile?-
         La ragazza sottolinea quest’ultimo concetto battendo un pugno sul tavolo; il gesto provoca quasi immediatamente una contrazione dolorosa dei nervi di Bruce, che comincia a sentire rivoli di sudore freddo colargli dal collo della camicia spiegazzata.
- Per favore, cerchiamo di mantenere un tono tranquillo – interviene quindi in un soffio – l’Altro non è... a suo agio, quando si alzano i toni –
Immediatamente gli animi si placano, anche se la ragazza e il soldato seguitano a fissarsi con astio dai capi opposti del tavolo.
Natasha si alza, seguita a ruota da Barton: entrambi rivolgono un cenno comprensivo alla ragazza, che annuisce di rimando, quindi le due spie escono, a sbrigare chissà quali incombenze. O forse la confessione di Anja ha risvegliato brutti ricordi.
         - Anja, può togliermi una curiosità? –
- Dipende da che curiosità, dottore – replica lei, fissando l’attenzione sul suo interlocutore.
- I suoi avrebbero approvato... la gravidanza? – spero che non si offenda più di tanto per questa domanda, ma non c’era un modo più delicato di porla, credo.
- Mio padre è di larghe vedute... magari non ne sarebbe stato propriamente entusiasta, visto chi sarebbe stato il genitore del bambino, ma non dubito che gli avrebbe voluto bene – la sua voce si incrina e gli occhi le si fanno via via più lucidi, probabilmente sarebbe meglio chiudere qui la conversazione, riflette il dottore.
- Ancora non riesco a capire... perchè farla abortire? Quel bambino non avrebbe potuto essere, che so, un incentivo per far collaborare i russi?-
         Ottimo lavoro, Steve, ora ti sei davvero scavato la fossa. Bruce può quasi sentire il respiro trattenuto fra i denti di tutti i presenti in sala, può percepire l’ondata di odio quasi tangibile, e del tutto giustificata, provenire da Anja. È questione di poco, prima che la ragazza perda definitivamente la calma. Tony pare averlo intuito, e infatti si sposta dietro la sua sedia, per trattenerla lì, se necessario.
- Razza di soldato imbecille che non sei altro!! – sbotta lei, scossa da violenti fremiti di rabbia – Quale madre vorrebbe una fine del genere per suo figlio! Come crescerebbe la creatura, sapendo di essere solo una pedina per controllare il padre?! Cosa puoi saperne tu?! Hai una vaga idea  di cosa voglia dire, per una madre, sentirsi dire che tuo figlio non merita di vivere perché il padre è un trafficante di morte?! –
- Anja... io... non immaginavo... –
- NO che non puoi!!  Nessuno di voi ha mai avuto figli, nessuno ha passato quello che io ho passato! Quindi abbiate la decenza di stare zitti, tutti quanti, e di non giudicarmi oltre. Preconcetti di questo tipo, così stupidi e bigotti, mi danno la nausea –
         Si scrolla via le mani di Tony dalle spalle ed esce sbattendosi la porta dietro di sé. Banner butta fuori il fiato a stento trattenuto e crolla su una sedia lì accanto, sperando che si calmino al più presto i violenti tremiti che gli scuotono le mani.
- Tutto bene, Bruce? – s’informa il miliardario, cui sicuramente non è sfuggita l’espressione stravolta che il dottore sa di avere marchiata a fuoco in viso.
- Devo solo... calmarmi un attimo... –replica quindi a beneficio di tutti, scuotendo piano la testa.
- Capitano, forse avresti dovuto tacere su questa questione – la voce profonda di Thor rompe il denso silenzio appena creatosi; uno Steve davvero stravolto fissa il dio nordico, quasi senza vederlo, prima di ribattere – Non credevo avrei potuto essere tanto stupido. Sono mortificato –
- Peccato che – s’intromette il miliardario – ormai tu abbia fatto il danno. Avremmo dovuto aiutarla a sentirsi meno sola e sorvegliata qui, non farla incazzare a morte. E dubito, Cap, che lei ti voglia ancora tra i piedi. Se davvero Loki ha deciso di prenderla sotto la sua ala, ricorda cosa ha fatto alla Romanoff quando la ragazza ha avuto quell’incidente. Essere mortificato non serve a nulla – conclude quindi l’uomo impietosamente.
         - Temo abbiano ragione entrambi, Steve, mi dispiace – interloquisce Banner, di nuovo in possesso della sua calma e degli usuali modi pacati – però qualcuno deve comunque andarla a cercare. Soprattutto ora, non deve restare sola –
- Lasciate che vada io – si offre Thor e tutti devono convenire che, tanto per mole quanto per modi cortesi, è probabilmente la persona più adatta per far ragionare, o semplicemente calmare, la ragazza. E poi è il canale diretto con Loki, per quel che può valere. Ad ogni modo, credo che la cercherò anche io… e forse anche Tony si unirà. Sembra averla presa davvero a cuore.
- Tra l’altro – aggiunge il dio – credo di aver capito perché, tra tutti, Anja abbia raccontato la sua storia proprio a mio fratello –
- Siamo tutt’orecchie, Point Break – interviene Tony, col solito tono vagamente canzonatorio, che però non riesce a mascherare il sincero interesse del miliardario per le congetture del dio.
- Entrambi sono persone molto sole, che non hanno avuto vita facile. In più, ad entrambi è stato tolto il loro bene più prezioso – qui fa una pausa, per raccogliere le idee – Credo che in qualche modo Anja pensi di aver trovato qualcuno simile a lei. Probabilmente è per questo che solo con lei mio fratello è trattabile. Inoltre, è stata l’unica a non giudicarlo –
- Interessante congettura, in effetti. Io stesso avevo pensato a qualcosa di simile, ma mi mancava il punto in comune, e ora sappiamo qual è– Tony si dichiara d’accordo col dio, prima che questi esca e vada a cercare la ragazza. Steve non ha mosso un muscolo, durante la conversazione, il viso sempre nascosto tra le mani; Banner guarda Stark di sottecchi e i due si scambiano un cenno prima di avviarsi alla volta dei laboratori e vedere se dalle telecamere riescono a trovarla.
Forse è il caso che il capitano scenda a patti con se stesso... rimanere da soli è la cosa migliore. Povero Thor, oltre a Loki, deve vedersela anche con la versione femminile del fratello.
 
N.d.A.
 
Eccoci qui, come promesso! Allora… capitolo che davvero è stato difficile da scrivere, perché, insomma, la storia di Anja è davvero pesante e triste. Però, come vedete, è sopravvissuta e ce l’ha fatta con le sue forze, in barba a tutti quanti. Comincia anche a capirsi quanto lei e Loki siano davvero simili, sotto sotto, e anche quanto lei abbia fatto breccia nel carattere scostante e astioso di quest’ultimo.
Non me ne vogliano le/i fan di Cap, che davvero viene parecchio maltrattato… però, a onor di cronaca, non è fra i miei personaggi preferiti. Quindi, niente offese per nessuno XD
Siamo ufficialmente nella seconda parte della storia, presto si sveleranno tutti gli altarini e verranno chiarite molte cose rimaste in sospeso :D
Ringraziamenti (più che doverosi e meritati, grazie a voi che mi seguite!)
Per le recensioni: Erika_00, Alexien e Ebi Tempura  - ragazze non vi dirò mai abbastanza grazie!-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 e Welcome to the darkside millemila volte grazie!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Strix, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the darkside e ponyothewitch  -mi fa piacere vedere che siete aumentati! XD un mare di ringraziamenti sentiti!
Per averla inserita tra le ricordate: Feelings e Zakurio  - un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! XD-
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12- You are my mirror ***


 
CAPITOLO 12: "You are my mirror"

 
- Thor -
         Che situazione spinosa, si ritrova a pensare il Dio del Tuono, mentre percorre una volta di più i corridoi di quella strana macchina volante, questa volta per proteggere la donna da se stessa. È comprensibile che voglia stare sola e Thor non vorrebbe andarla a riprendere, anche perché sa che non riuscirebbe comunque a calmarla o a confortarla. Dei due, non è mai stato lui quello bravo con le parole e, prima che Loki perdesse la bussola, era la naturale eloquenza di quest’ultimo ad aggiustare sempre le cose. Per questo ha deciso che imporrà a Fury di liberare il fratello: in fondo, si dice Thor, sono entrambi dèi e un umano non può decidere di rinchiuderli.
         Per mera fortuna si imbatte proprio nell’uomo vestito di nero e lo ferma in mezzo al corridoio con un cenno imperioso.
- Una parola, Nick Fury –
Il suo interlocutore annuisce, non senza una fugace espressione perplessa in viso, poi gli fa cenno di seguirlo in una stanza lì vicino.
- Che cosa c’è Thor ?- esordisce quindi Fury, andando al sodo come da sua abitudine.
- Loki va liberato, adesso. È l’unica persona che riesca a trattare con la ragazza ed è l’unica che lui ascolti sul serio-
- Fammi capire – è la replica piccata dell’altro – vuoi che liberiamo Loki perché ti aiuti a trattare con una banale donna umana? E che altro è successo, stavolta, con lei?-
- Tutti i Vendicatori hanno sentito ciò che Anja ha raccontato a Loki, ed erano questioni assai personali e dolorose per lei, e Steve Rogers, non capendo la portata di tali fatti, l’ha ferita profondamente, oltre ad averle procurato molta rabbia. Questo è il motivo per cui Loki va liberato.-
- Assolutamente no. Tuo fratello rimane dov’è e quanto alla ragazza, che se la faccia passare. Non gestisco un asilo ed ho di meglio da fare. –
         Thor sbatte con decisione un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare il direttore che lo guarda corrucciato.
- Come pensi che reagirebbe, mio fratello, sapendo che avete sentito tutto e la ragazza, alla quale ha dimostrato di tenere non più tardi di due giorni fa, vaga per questa fortezza in stato pietoso e non si trova? –
- Spero vivamente che tu sappia quello che stai facendo, asgardiano, perché nella malaugurata ipotesi che tuo fratello o la sua amica combinino qualche guaio o facciano qualcosa che non mi piace, io vi rispedisco tutti e tre al mittente, e non certo agitando il fazzoletto. Chiaro?-
- Non succederà nulla di cui tu abbia da preoccuparti, hai la mia parola. Ora, dimmi come aprire la cella –
 
         Non molto dopo aver discorso con Fury, Thor è davanti alla cella di Loki, indeciso sul da farsi; se fino a poco tempo prima era convinto della sua idea, ora tentenna, non sapendo se effettivamente la sua intuizione si rivelerà corretta oppure no.
- Due visite in un giorno, Thor, mi sorprendi. A cosa devo questo onore? – il tono canzonatorio di Loki, che calca con pesante sarcasmo l’ultima parola, lo riscuote dalle sue riflessioni.
- Abbiamo bisogno del tuo aiuto – gli dice il biondo andando dritto al sodo – Anja... ha avuto un violento alterco con Steve Rogers e ora non la troviamo –
         Loki incomincia a ridere fragorosamente, al sentire la notizia, e Thor aspetta con pazienza che al primo passi lo scoppio di ilarità.
- Fammi capire: voi avete sentito tutta la nostra conversazione, perché il monocolo vestito di nero si sente male se non mi controlla ogni momento che passa; a causa di ciò, e del fatto che Steve Rogers è essenzialmente un vecchio bigotto sotto le spoglie di un giovane uomo, e peraltro non particolarmente intelligente, Anja ha dato in escandescenze e quindi, logicamente – conclude con un sorrisetto malevolo il discorso, fermandosi davanti a Thor – voi vi aspettate che io risolva il problema di cui siete i diretti responsabili. È uno scherzo, vero?-
- Significa che non lo farai, quindi?-
- Non vedo perché dovrei – ribatte Loki, sollevando appena un sopracciglio.
- Sei l’unico che riesca a trattare con lei – ammette finalmente Thor, sbuffando e incrociando le braccia muscolose sul petto, i suoi occhi azzurri fissi in quelli smeraldini del fratello, che lo osserva di sottecchi, attento, senza mai perdere il tipico ghignetto strafottente. Pare che la cosa lo diverta, e anche molto… ma me ne sfugge il motivo… e se invece non tenesse alla ragazza? Se fosse solo una pedina? No, Anja è troppo sveglia per farsi usare.
- E sia – concede inaspettatamente il Dio degli Inganni – oggi sono di buon umore e vi aiuterò. Ma, e ascoltami bene, non ho nessuna intenzione di vagare per questa macchina volante, perciò ecco la mia proposta: voi la trovate, io tratterò con lei – Detto ciò si volta e torna a sedersi sulla panca della cella, i gomiti posati sulle ginocchia. Esasperato, il Dio del Tuono se va scuotendo la testa, ben conscio che non caverà nulla di più dal fratello.
 
         Meno male che Banner e Stark hanno acconsentito ad aiutarmi... altrimenti non so come potrei trovarla. Se non è qui, in queste sale per gli allenamenti, ci rinuncio e aspetterò che venga lei da noi... anche se, più probabilmente, andrebbe da Loki.
Scrolla il capo, ravviandosi quindi i lunghi capelli biondi dagli occhi; guardandosi attorno scorge una serie di vetrate, dietro le quali si vedono quelli che paiono bassi materassi e vari attrezzi di legno e metallo.
         Vicino alla parete opposta alle vetrate Thor nota anche una esile ombra, che si muove con lentezza. Incuriosito, spinge la porta a vetri ed entra nella grande sala, avvicinandosi silenzioso, sfruttando la penombra.
L’ombra, in realtà, scopre essere Anja, che a occhi chiusi sembra stare facendo un qualche tipo di esercizio.
- Oh, Anja, finalmente! Ti stavamo cercando ovunque –
- Heilige Gott!! Thor, accidenti, mi hai spaventato! – gli urla dietro la ragazza, sgomenta – E se non mi avete trovata, era perché non volevo essere trovata... avevo bisogno di stare un po’ sola, per... sai... sbollire la rabbia – continua poi, addolcendo un poco la voce.
- Chiedo scusa, non volevo essere invadente. Tuttavia Banner sembrava preoccupato per te e insisteva nel dire che non sarebbe stato un bene rimanere sola –
         La ragazza lo guarda, stupita e perplessa al medesimo tempo, come se si aspettasse tutto meno che comprensione e preoccupazione nei suoi confronti, ed è con dolore che il dio biondo si accorge dell’espressione di quegli occhi grigio-viola, la quale ricalca alla perfezione quella che, per troppe volte e troppo a lungo, ha scorto anche nelle iride di smeraldo del fratello. Tristezza e profonda sofferenza e la paura di essere incompresi e giudicati.
- So che tu non c’entri nulla, con tutta questa storia, però davvero, per favore, ho bisogno di stare sola. Non... non mi ha fatto bene ritirare fuori questi brutti ricordi. Ti prego, fingi di non avermi visto –
Di fronte ad uno sguardo tanto affranto, Thor non può far altro che acconsentire. Lascia quindi la ragazza sola con se stessa e si dirige di gran carriera alla volta della cella di Loki.
 
         - L’ho trovata, è in una delle sale che usano per allenarsi. Ha detto che vuole rimanere da sola... e che non avrebbe dovuto raccontarti la sua storia. Non sembra stare molto bene –
Loki sbuffa esasperato, poi si alza dalla panca e gli fa cenno di aprirgli la cella; Thor è quasi pronto a scommettere che l’altro stia mentalmente maledicendo tutti e tutto per essersi trovato incastrato in una situazione di questo tipo.
- Fammi un favore, portami lì e poi vattene. Non penso le farebbe piacere rivederti – Loki scruta con attenzione il dio biondo, poi soggiunge, quasi fra sé – Perché tu le hai dato la tua parola che nessuno l’avrebbe trovata, lì dove si è nascosta –
         Una volta di più sei riuscito a cogliere anche ciò che le parole non dicono… se usassi queste tue qualità per altri scopi, piuttosto che per servire te stesso! Saresti stato un grande re, fratello... anche più saggio e accorto di me.
Eppure a Thor manca il coraggio di esprimere quest’ultimo pensiero, forse perché ha paura della reazione del fratello, o forse perché in fondo sa che queste parole riaprirebbero ferite non ancora rimarginate nel cuore di Loki.  È con profonda amarezza che il Dio del Tuono asseconda nuovamente le richieste del fratello, facendogli strada; mentre camminano in silenzio per i corridoi, Thor vede confermarsi tutte le sue sensazioni circa il rapporto tra Anja e Loki, ed è lampante che i due siano profondamente affini, anche se la donna non ha perso la capacità di amare, a differenza del Dio degli Inganni.
         Quando si congeda dal fratello, Thor si affida alla speranza, nonostante questa sia ormai debole; deve ammettere a se stesso che solo Anja, nel modo che conosce unicamente lei, può sciogliere quel grumo di ghiaccio che da molti secoli ha sostituito il cuore di Loki, rendendolo freddo e cieco al buono che deve ancora esserci in lui, sepolto e nascosto da qualche parte.
 
- Anja –
Aren't you somethin', an original,
cause it doesn't seem merely assembled
And I can't help but stare

cause I see truth somewhere in your eyes
I can't ever change without you, you reflect me,

 I love that about you
And if I could, I would look at us all the time
 
         Quell’idiota deficiente! Avrà anche la cavalleria di Lancillotto, ma perdio, è stupido e bigotto quanto le vecchie del mio paese! Perché la gente non capisce mai quando ha da tacere?! Soprattutto su questioni del genere, e che cazzo!
Cerca di fare qualche respiro profondo per calmarsi e intanto si guarda attorno per capire dove è andata a finire, visto che è scappata via correndo dalla sala di controllo.
         Dopo qualche attimo riesce a raccapezzarsi e, maledicendo chiunque abbia costruito quel labirinto semovente, punta con passo deciso verso la palestra, sperando che qualche esercizio e lo yoga le calmino i nervi.
         Una volta dentro, va a sedersi nell’angolo più buio che le riesce di trovare, incrocia le gambe e assume la posizione del fior di loto, incominciando a rallentare la respirazione. Quando ha acquisito di nuovo un briciolo del proprio autocontrollo si alza e prende a fare degli esercizi per sciogliersi tutti i muscoli del corpo, intervallandoli con qualche posizione dello yoga; tra tutte, quella che preferisce è quella detta dell’albero: in equilibrio su una sola gamba, l’altra piegata con il piede poggiato nell’incavo del ginocchio, la schiena diritta e le braccia tese verso l’alto, le mani unite con le dita che puntano al soffitto.
 
         Ma che mi è preso… raccontare la storia della mia vita, e a Loki poi! Devo davvero essermi bevuta il cervello e aver mandato a quel paese l’ultima briciola di buon senso che mi era rimasta… Però mi è sembrato che capisse, che capisse sul serio, quello che ho passato… forse mi ha davvero detto la verità, non avrebbe senso mentire su episodi così dolorosi.
Oh, no, Anja Schwarzwald, ferma lì e ricomponiti, accidenti!! Non ti sarai mica presa una sbandata per l’Inganno personificato, vero?
Stupida coscienza, adesso ti fai viva? Taci e non rompere.
Oh sì, una cotta coi fiocchi e i controfiocchi. Bel colpo, tesoro!
Taci, per la miseria!
Però… sì, quando non fa lo stronzo senza cuore affetto da manie di grandezza è davvero una bella compagnia… è molto intelligente, sarcastico e spiritoso… oltre ad essere un gran pezzo d’uomo che sa il fatto suo anche tra le lenzuola… oh, merda! Ecco l’altra nota dolente… Speravo davvero che le due volte che siamo finiti a letto assieme non ci fossero sentimenti di mezzo, ma mi sa che ho preso un abbaglio. C’era qualcosa, c’è qualcosa, tra di noi, ne sono certa… altrimenti non mi spiego perché mi abbia difeso due giorni fa… e perché mi abbia addirittura asciugato le lacrime e preso il viso tra le mani, tutto solo per consolarmi… devo smettere di pensarci, così non vado da nessuna parte e ho bisogno di essere lucida, d’ora in avanti.
 
         Anja non sa dire quanto tempo sia passato da quando è entrata in palestra e ha cominciato a fare gli esercizi, persa nei suoi pensieri e assillata dai dubbi, ma nel silenzio di quell’ambiente la voce profonda di Thor la fa sobbalzare così forte che rischia di cadere; come sempre, poi, se si agita le partono in automatico esclamazioni nella sua lingua madre, prima ancora che riesca a controllarsi.
Dopo aver spiegato brevemente al dio per quale motivo è lì, passando da un tono acceso e risentito ad uno più conciliante, ascolta i motivi che invece hanno spinto lui, insieme a Stark e Banner, a cercarla per i quattro angoli di quella portaerei volante.
         - Chiedo scusa, non volevo essere invadente. Tuttavia Banner sembrava preoccupato per te e insisteva nel dire che non sarebbe stato un bene rimanere sola– conclude Thor, guardandola con quelli che Anja definirebbe occhioni – da - cucciolo.
Oh, ops... forse sono stata un po’ precipitosa... però non mi aspettavo che qualcuno potesse capirmi. Magari sono partita prevenuta, credevo che Thor fosse qui a farmi la predica, non certo per tirarmi un po’ su. A essere onesti, credevo che l’avessero mandato per la stazza... come se potessi davvero fare del male a qualcuno.
         Alla fine si decide a rispondergli con gentilezza, visto che, dopotutto, lui è stato l’unico a non giudicarla, né in positivo, né in negativo.
- So che tu non c’entri nulla, con tutta questa storia, però davvero, per favore, ho bisogno di stare sola. Non... non mi ha fatto bene ritirare fuori questi brutti ricordi. Ti prego, fingi di non avermi visto e di non sapere dove sono –
         Il dio annuisce comprensivo, promettendole che lo farà, e se ne va, perso nei suoi pensieri.
Anja sa che di solito la parola di Thor è degna di fiducia, eppure stavolta è dubbiosa: la parte di lei abituata a scovare menzogne e a capire quando la gente mente torna fuori prepotentemente, ammonendola di non confidare troppo nella solitudine appena ritrovata. Già, meglio che mi metta il cuore in pace, tanto scommetto che non rimarrò sola ancora molto a lungo... qui c’è chi non sopporta essere all’oscuro di qualcosa.
         Cerca più volte di riprendere gli esercizi interrotti, ma il pensiero appena formulato le impedisce di concentrarsi su qualunque altra cosa.
Assume di nuovo la posizione del fior di loto, provando a respirare piano per sgombrare la mente, ma senza alcun risultato; rimane seduta lì dov’è, su quel materassino da palestra tutt’altro che comodo, fissando il vuoto per un tempo che le pare infinito.
         Un fruscio appena percettibile la fa scattare in piedi, il corpo teso in posizione di attacco: si guarda attorno, ma nella penombra non vede nessuno.
Un altro rumore, lieve come un sussurro, la porta a fare un sopralluogo nella palestra. Alla fine ritorna seduta nello stesso punto di prima, dicendosi che ciò che ha sentito sono solo suggestioni, indotte tanto dal luogo, quanto dai suoi nervi, ormai piuttosto logorati.
         - Interessante scelta, come luogo per meditare. Personalmente non amo gli spazi bui, ma chi sono io per giudicare? –
- Ma la piantate di tendermi agguati, tu e il biondo?! – sbotta la ragazza, infastidita sia dal sarcasmo di Loki, sia dal maledetto vizio di famiglia di cogliere la gente alle spalle.
- Finirò coll’avere un colpo al cuore, di questo passo –
- Noto con piacere che non versi nelle condizioni pietose descrittemi da mio fratello poc’anzi. Odio i piagnistei – prosegue Loki, apparentemente senza essere stato minimamente scalfito dalle parole di Anja.
         La ragazza nota che indossa degli abiti diversi dal solito completo elegante: una veste al ginocchio sopra un paio di pantaloni, una specie di giacca, lunga fino alle caviglie e un paio di stivali, tutto rigorosamente in nero, con qualche traccia di verde e oro. A prima vista, si trova a pensare, parrebbe cuoio rinforzato o qualcosa di simile.
         Nel frattempo il dio le si è avvicinato e la osserva interessato.
- Toglimi una curiosità – esordisce, girandole attorno – cosa volevi dimostrare con questo tuo  gesto?-
- Dimostrare?! –Anja guarda Loki piuttosto perplessa – Proprio nulla... e la vuoi smettere di girarmi attorno come uno squalo?! Mi mandi insieme la vista –
Un sorrisetto furbo sulla bocca del dio le fa squillare un campanellino in testa –Ehi, ma Thor ti ha detto che ero qui! – realizza Anja ad alta voce, e si rende conto, circa due nanosecondi più tardi, di aver appena fatto la figura dell’idiota.
- I miei complimenti per il tuo acume – sghignazza l’altro – ma, tornando a noi, posso sapere per quale motivo mi hanno mandato a prenderti?-
- Dovresti chiederlo a loro, immagino – replica Anja, non capendo bene se Loki stia o meno seguendo un filo logico, mentre porta avanti la conversazione; lei, per parte sua, ne dubita fortemente.
- Ma voglio saperlo da te – insiste quello – come del resto voglio sapere il vero motivo che ti ha spinto a medicarmi, qualche ora fa – e così dicendo le mostra i polsi fasciati.
         La voce di Loki, mentre parla, somiglia sempre di più al sussurro di un amante, suadente e maliziosa, ed è ogni momento più difficile, per Anja, resistere alle sue domande. Alla fine, capitola sconfitta.
- Bene, onestamente? Non so cosa possa importare al resto del mondo di come mi senta, ma mi manda in bestia il fatto che la gente mi giudichi supponendo di sapere cosa provi e che cosa sarebbe stato meglio fare in questo o quel frangente!! Tra tutti quelli in sala non ce n’era mezzo che avesse passato una parte infinitesima di quello che mi è toccato, e comunque, un soldato rimasto al bigottismo degli anni ’40 non può permettersi di giudicarmi!!-
         Dopo aver perso le staffe a questo modo – ed è da parecchio che non mi capita una cosa del genere, realizza sconvolta, e per la seconda volta davanti a lui – rimane a fissare, ansante come dopo aver corso, il Dio degli Inganni, il quale non ha perso una sillaba di ciò che lei ha detto.
-Oh, la prima risposta sensata della giornata – si limita a constatare – Quasi disperavo di averne una. E per quanto concerne l’amorevole istinto da guaritrice?-
Ma che cosa c’entra questo adesso?! Limitarsi ad un grazie no?! Bah...
- Mi sono sentita responsabile, in un certo senso: era come se volessi prendere le mie difese dopo...“l’incidente” con Natasha. Non mi è piaciuto vederti ammanettato e imbavagliato a quel modo. Ed è lo stesso motivo per cui sono venuta a farti visita il primo giorno… anche se, in realtà, non avrei dovuto farlo. Non ne avevo il permesso – conclude Anja, a metà tra lo stizzito, per essere stata messa spalle al muro, e l’imbarazzato, perché una volta di più si è aperta con qualcuno che sa essere crudele abbastanza da volgere le sue confessioni contro di lei. Eppure, non riesce a farne a meno, è quasi un bisogno fisico, lo stare accanto a Loki, parlarci, provare a capirlo. Tutte cose che le fanno squillare un campanello d’allarme in testa, che si ostina ad ignorare.
         Loki alza impercettibilmente un sopracciglio, senza smettere di fissarla con  quegli occhi verde brillante; Anja si è fatta un’idea delle varie espressioni del dio, e crede che quel movimento appena visibile manifesti sorpresa, probabilmente per le ultime cose che ha detto.
- Quindi pensi che abbia voluto prendere le tue difese – replica Loki, inclinando leggermente la testa verso sinistra – Cosa te lo fa credere?-
- In realtà è solo una supposizione. Però così mi spiego, almeno in parte, perché mi sono accorta solo io che eri presente anche tu e perché hai lasciato andare la rossa nel momento stesso in cui ti ho parlato e costretto a guadarmi negli occhi –
- Supposizione interessante, ma è errato il concetto di base: io bado a me stesso, perchè dovrei preoccuparmi della salute altrui?-
- Forse perché rientro ancora nei tuoi piani. Però, pensa la sfortuna, l’unico che può rispondere è l’unico che non ha alcuna intenzione di farlo – conclude Anja con un’alzata di spalle, che le vale un mezzo sorriso e un’occhiata interessata da parte del dio.
         Sta a vedere che mi ha preso davvero in simpatia... si, certo, Anja, come no, mi sa che l’embolo che ti è partito prima è arrivato al cervello e l’ha mandato in corto.
- Direi che è stata una conversazione proficua. Ho molto su cui riflettere, perciò vedi di trottare dritta nella tua stanza, ora. Non ho né tempo, né tantomeno voglia, di farti da balia – e così dicendo le fa cenno di avviarsi, ma la ragazza punta i piedi.
- Ah, no, dimenticatelo! Ora mi dici perché mi hai difeso, e non fare quella faccia, lo sappiamo entrambi che ho ragione – Anja incrocia le braccia e lo fissa apertamente con aria di sfida, la testa appena alzata per intercettare lo sguardo di lui.
         Loki le si avvicina, lentamente, sinuoso, un predatore pronto all’attacco; le solleva con delicatezza il mento, pur mantenendo una presa ferrea e le sussurra in un orecchio, suadente – Non ti conviene avermi contro, midgardiana, e per ora ti basti questo. Hai una parte nei miei piani, ma non sfidarmi mai più a questo modo. Non sono per nulla paziente –
         Mentre Loki pronuncia queste parole una delle sue mani corre velocemente verso un punto preciso del collo di lei. Anja non fa tempo a percepire che una leggera pressione, prima di sentirsi senza peso e scivolare nell’oblio.
 
- Loki –
 
Aren't you somethin' to admire,
cause your shine is somethin' like a mirror
And I can't help but notice,

you reflect in this heart of mine
If you ever feel alone

and the glare makes me hard to find
Just know that I'm always parallell on the other side

 
         Il dio prende la ragazza al volo, prima che cada a terra. La solleva con delicatezza e una volta ancora rimane sorpreso di quanto gli sembri familiare il peso di Anja tra le sue braccia, rassicurante il contatto fra di loro, tra la pelle fredda del dio e quella tiepida di lei. Sensazioni che gli danno notevole fastidio e non sa spiegarsene il motivo.
Mettendo da parte questi pensieri si avvia verso la stanza della ragazza, sperando di non incontrare nessuno, di spiegazioni ne ha date anche troppe, nelle ultime ore.
         Adagia Anja sul letto; trascina una sedia lì accanto e ci si lascia cadere, esausto. Da sotto la veste estrae la collana di Anja e prende a rigirarla fra le mani, riflettendo sul da farsi.
A questo punto, non credo sia solo per questa che mi sono ritrovato invischiato in una tale situazione. No, se fosse stato solo per la pietra, avrei potuto prenderla in qualunque momento... ma allora perché sembra che io e lei siamo legati in qualche modo? Che cosa mi nasconde questo frammento... per quanto mi sembri di essere vicino alla soluzione, c’è sempre qualcosa che mi sfugge.
Osserva con attenzione la mano che regge il ciondolo, la pelle del colore suo naturale, il blu cupo degli Jotunn: in un moto di stizza lascia cadere la collana sul comodino, quindi si alza e comincia a camminare avanti e indietro per la stanza.
         Ora più che mai si rende conto che non avrebbe dovuto lasciare che quella ragazza si avvicinasse tanto a lui, è molto più intelligente della media di quelli della sua razza e l’intelligenza, lui lo sa bene, è un’arma pericolosa, anche a doppio taglio, se non si presta la necessaria cautela.
 È acuta, e intuisce molte cose che ad altri sfuggono. In più, stando a ciò che mi ha detto, potremmo davvero essere tanto simili? Quest’ultimo pensiero lo lascia basito, un brivido gli corre lungo la schiena. Che si stia affezionando alla ragazza?
         Si volta verso il letto e la guarda, pare quasi che dorma. Ne studia il profilo con attenzione, la fronte ampia, gli zigomi alti, la linea curva delle sopracciglia, la bocca ben disegnata e carnosa, atteggiata ad una smorfia imbronciata e maledettamente seducente. Loki, suo malgrado, ricorda fin troppo bene il contatto di quelle labbra morbide con la sua pelle e un fremito di desiderio lo percorre da capo a piedi. Cerca di convincersi che non c’erano stati sentimenti di mezzo, né a casa di lei, né tantomeno qui, ma cominciando a rendersi conto che queste scuse non convincono nemmeno lui. Sono andati troppo oltre e non sarebbe dovuto accadere.
         Si siede di nuovo accanto al letto, chino sulla figura esile della ragazza; le fa scorrere una mano tra i folti capelli scuri, pensoso e allo stesso tempo beandosi per quel contatto. Ricorda bene lo sguardo infiammato di collera della ragazza, quando gli ha gridato addosso tutte le sue ragioni e gli sovviene l’illuminazione: ora ha capito per quale motivo sente una sorta di legame con Anja. Già la prima volta che l’aveva guardata in viso, aveva visto nei suoi occhi il riflesso dei propri: un lampo fugace nella tempesta, nuovamente e prontamente celata dietro fredde vetrate di ametista.
         Non fa tempo a gioire –o a disperarsi- della cosa che vede gli occhi di lei spalancarsi di scatto, vacui, mentre la ragazza schizza a sedere, facendo scontrare violentemente le loro teste.
- Ahi che male! – esplode Anja poco dopo –Oddio! Ma che ci fai tu qui? Cos’è successo? Perchè sei sempre nelle immediate vicinanze del mio letto? Mi serve un caffè –
- Se la smetti con le domande a raffica, ora ti spiego – esordisce Loki, massaggiandosi il punto dove la fronte dell’altra l’ha colpito – Oh, e in quanto a testa dura, potresti dare del filo da torcere a Thor. Comunque, diciamo che hai perso i sensi in palestra e quindi ho dovuto portarti in braccio, di nuovo, e metterti a dormire. Siccome non sapevo dove altro andare, sono rimasto qui – aggiunge con una punta di malcelato fastidio.
- Alt, fermo lì: cosa vuol dire che mi hai preso in braccio di nuovo? Quando mai l’avresti fatto prima? – Anja lo fissa insistentemente, arricciando il naso per la botta subita.
         Maledizione maledizione maledizione! Era l’ultima cosa che avrei dovuto dire.
- Avrai capito male. Magari la botta in testa ti fa sentire le voci – replica Loki asciutto, sperando vivamente che ci creda. Con Thor era tutto più facile, una mezza parola e l’altro si sarebbe detto d’accordo.
- Ho capito bene, invece – Anja cerca il suo sguardo col proprio e lo incatena lì dov’è, le iridi violette che bruciano di irritazione – Credevo anche che avresti capito quanto non mi piaccia che mi si menta, perciò ora dimmelo-
- Non ha importanza, dimentica quello che ho detto – Loki fa per alzarsi dalla sedia, ma Anja lo trattiene per il polso: la sua mano calda gli ricorda  quanto lui, in realtà, sia profondamente diverso da lei. Ed è un pensiero che fa male, molto più di quanto voglia ammettere a se stesso. L’idea che un giorno la perderà è una stretta al cuore tanto forte da togliergli il fiato.
- Ha importanza per me. Lo so che ti sembrerà stupido, e credimi, anche io mi sento molto stupida ora, però vorrei saperlo-
         Loki scuote la testa, ben deciso a non dirle nulla, e si scioglie infastidito dalla stretta di Anja mentre si alza dalla sedia.
- Come ti pare, ci arriverò da sola – la ragazza scalcia via il lenzuolo e trotterella alla volta del bagno, uscendone poco dopo con un fazzoletto premuto sotto al naso e borbottando qualche cosa a proposito della sua troppa fragilità fisica e della testa incredibilmente dura del dio. Loki la fissa corrugando la fronte, non sapendo bene se essere indispettito per i modi fin troppo diretti della ragazza o, piuttosto, perché si è reso conto che gli piace l’atteggiamento di lei nei suoi confronti. Sembra sempre sfidarlo e lui è sempre stato attratto dalle sfide. Non ci sono giudizi, in quello che lei fa o dice, ma accettazione e desiderio di capire.
         -Non guardarmi così, nessuno è mai morto per un po’ di sangue dal naso. Sono stata molto peggio, appena arrivata qui-
- Lo so. L’ho visto – la risposta gli sfugge dalle labbra ancora prima che possa fermarla e cade nel silenzio che si crea di lì a poco. Anja lo fissa con gli occhi completamente spalancati.
- Eri tu... mi hai portato tu in infermeria, ecco perché eri lì... perché ?- aggiunge in un soffio e cercando, smarrita, una risposta nei tratti del suo viso.
- Continuavi a ripetere “Non lasciarmi andare”, che cosa avrei dovuto fare?! Abbandonarti in una pozza di sangue?! Dimmi, l’avresti preferito?-
Si rende conto di aver pronunciato quelle parole urlando solo quando si volta a guardare Anja: vedere di nuovo la paura nei suoi occhi lo fa stare male e uno stretto nodo comincia a serrargli il petto.
- No, non l’avrei preferito... ho pensato anche di farla finita, ma non ci sono riuscita, perché avevo... ho paura del dopo – ammette con una certa fatica – perciò devo ringraziarti. È come se mi avessi salvato da me stessa –
         Anja si siede sul letto, buttando la testa in avanti per raccogliersi la folta chioma, a dispetto del sangue che ancora le gocciola dal naso sul pavimento, in piccole stille scarlatte; è solo allora che Loki si accorge di tre piccoli segni sul suo collo, appena sotto l’attaccatura dei capelli. Vi posa con delicatezza un dito, seguendone i contorni.
- E questi cosa sono ?-
- Rune... le stesse che ci sono sulla pietra della mia collana. Non so più dov’è finita. Mi dispiacerebbe, se l’avessi persa – sospira tristemente, mentre Loki cerca di comprendere a cosa sia dovuto tale attaccamento ad un oggetto, oltre ad essere un dono della sua ava.
Non puoi ancora riaverla, ma presto tornerà da te... fortunatamente non l’ha vista, né si aspetta che la abbia io.
- Rune interessanti- le dice invece con un mezzo sorriso - Dubito sia stata una scelta casuale –
- Infatti non lo è stata. Avevo bisogno di essere forte e protetta, quando me le sono fatte tatuare. Hanno fatto il loro dovere, a quanto sembra –
- Continua a sanguinarti il naso – le fa notare, considerando che ormai il fazzoletto è completamente rosso.
- Me ne sono accorta. Apriresti quell’armadietto a muro, per favore? – gli chiede quindi, indicando un punto di fianco alla porta; Loki assente con un cenno del capo e fa quanto richiestogli, cosa strana per lui, tuttavia è la prima volta che gli viene chiesto qualcosa con gentilezza.
- Che cosa ti serve? –
- Un pacchettino bianco, con scritto sopra “ghiaccio istantaneo”. Dai un colpo secco al centro, poi passamelo, per piacere –
- Ma è freddo! – sbotta il dio, quasi lanciandole il sacchettino bianco, per paura che Anja possa vedere la pelle diventargli blu.
Le viene da ridere, anche se il dio non ne capisce il motivo.
- È fatto apposta, diventa freddo quando rompi la capsula che c’è all’interno. Ora vediamo se così mi passa.- e così dicendo lo posa sull’attaccatura del naso, sospirando di sollievo. Poco dopo, il sangue smette di scendere.
- Perché ridevi? – le chiede Loki, ben conscio di avere una smorfia mezza imbronciata dipinta in viso.
- Era una scena buffa... in senso buono – si affretta ad aggiungere, notando l’occhiataccia che le è arrivata – Non mi capita spesso di vedere un uomo grande e grosso come te avere quasi paura di un sacchetto del ghiaccio –
         Perché mi sembra di avere bisogno di proteggerla? “Ma perché ti stai affezionando a lei, e lo sai” gli risponde una vocina fastidiosa nella sua testa e, per quanto odi questa situazione - avere dei legami con Anja sarebbe un male per entrambi - non può comunque non darle ragione.
- Scusami, per poco fa – esordisce Loki in un sussurro, che lascia basiti entrambi per un lungo momento.
- Ti stai scusando? Sul serio? Secondo me non stai bene –  nonostante stia cercando di rimanere seria, è evidente che alla ragazza viene da ridere e infatti poco dopo prorompe in una allegra sghignazzata, che contagia anche il Dio degli Inganni, suo malgrado.
- Scuse accettate – gli dice non appena ha abbastanza fiato per parlare – E non preoccuparti, il tuo segreto con me è al sicuro –
- Quale segreto?! – è la replica perplessa e circospetta di Loki, al che Anja cerca di nascondere un risolino beffardo, ma senza grandi risultati.
- Che anche tu hai un cuore – gli risponde lei con semplicità.
- Questo rimane da provare, Anja –
- E invece tu... – prova a controbattere lei, ma viene prepotentemente zittita dalla bocca del dio premuta sulla sua, quasi per dispetto.
 
I don't wanna lose you now
I'm lookin' right at the other half of me
The vacancy that’s set in my heart
Is a space that now you hold

[…]
And now it's clear as this promise
That we're making two reflections into one
Cause it's like you're my mirror
My mirror staring back at me

N.d.A

Eccoci qui col nuovo capitolo! Dunque, le citazioni sono tutte tratte da "Mirrors", di Justin Timberlake. Bellissima canzone che vi consiglio, se non la conoscete XD La citazione nel POV di Anja è ciò che lei pensa di Loki, e lo stesso vale per quella nel POV di Loki.
Capitolo un po' di passaggio, ma necessario perchè da questo momento il rapporto tra Anja e Loki evolve e sarà determinante per la storia. - E sì, Loki sa fare la presa di Spock! Lunga vita e prosperità XD-


Sono rimasta piuttosto male nel vedere che lo scorso capitolo ha ricevuto solamente una recensione: detto onestamente, speravo che, viste le tematiche affrontate, ci sarebbero state più reazioni. Senza contare che ci ho davvero messo l'anima per scriverlo... perciò, se volete, siete sempre in tempo per lasciare qualche commento. Ve lo chiedo per favore.

Bene, detto ciò,
ringraziamenti:

Per le recensioni: Erika_00, Alexien e Ebi Tempura  - ragazze non vi dirò mai abbastanza grazie!-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 e Welcome to the darkside millemila volte grazie!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Strix, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the darkside e ponyothewitch  -mi fa piacere vedere che siete aumentati! XD un mare di ringraziamenti sentiti!
Per averla inserita tra le ricordate: Feelings e Zakurio  - un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! XD-

Un bacione e alla prossima, tanto affetto
Mòrrigan <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 13- La sfortuna perseguita anche gli dèi... ***


 
CAPITOLO 13: "La sfortuna perseguita anche gli dèi... uno soprattutto"

 

- Clint –
         Comincio seriamente a pensare che non li prendano, nell’esercito, se hanno un QI piuttosto alto. Andiamo, Steve, stimarti ti stimo, ma accidenti, collega il cervello prima di parlare!
L’arciere esprime questo pensiero ad alta voce e Natasha abbozza un mezzo risolino, dicendosi d’accordo con lui. È questo uno dei tanti motivi che l’ha spinto a non ucciderla, quando avrebbe dovuto: il fatto che molto spesso loro siano sulla stessa lunghezza d’onda, oltre ad essere un meccanismo perfettamente oliato nei combattimenti. In più si intendono a meraviglia.
         - E di Anja cosa mi dici? Mi interessa un’opinione femminile in merito – chiede a Nat, dopo qualche minuto di silenzio.
- Anche io avrei reagito come lei alle parole di Steve. Tuttavia, non so se avrei avuto la forza di fare ciò che ha fatto lei – sembra riflettere per trovare le parole adatte, quindi prosegue – non sono tante le persone che avrebbero avuto la forza di fare carriera contro gli stessi suoi carnefici, solo per riconquistare un minimo di libertà –
         Clint annuisce pensoso, dopo aver ascoltato con attenzione la lucida analisi di Natasha. Sente di poter capire la ragazza; in un certo senso anche lui, come del resto la russa, ha dovuto andare contro il suo “creatore”, contro l’uomo che l’ha reso ciò che è ora, o che, perlomeno, ha gettato le basi su cui poi lo S.H.I.E.L.D. ha costruito Occhio di Falco. E lo stesso è capitato anche a Natasha.
Serviva un cambio d’aria a entrambi, la storia di Anja è davvero molto, molto simile alle nostre. Certi ricordi continuano a fare male da morire, anche se è passato tanto tempo. E scommetto anche che Nat ne soffre più di me.
         - A cosa pensi, Clint? Sei anche più silenzioso del tuo solito, e non è un buon segno-
- A tutto e nulla, Nat, ma sinceramente, per me il generale ha toppato, portandola qui a forza. È vero, è l’unica che riesca a trattare con Loki, ma è comunque sufficientemente sveglia da rendersi conto che Fury l’ha voluta qui per farle fare il doppio gioco, come minimo. Se davvero voleva tenere separati quei due, e io non credo, ha scelto il modo sbagliato. E penso che non le ci vorrà molto a capire che Fury la vorrebbe reclutare–
         Nat sospira, il che equivale a dire che è enormemente esasperata – Hai ragione, nemmeno io l’avrei portata qui. Però è vero anche che Fury non fa mai nulla per caso, e spesso è difficile intuire cosa bolla in pentola. Non mi piace l’idea di reclutarla, come non credo lei potrebbe gradire la prospettiva… per quanto non sopporti Stark, magari si potrebbe chiedergli di sondare il terreno con Anja. È uno stronzo, ma intelligente abbastanza per non farsi fregare. E il rapporto tra lei e Loki sta diventando quasi esclusivo, se capisci quel che intendo–
Clint annuisce, l’espressione sempre più corrucciata, quindi si chiude di nuovo nel suo mutismo.
Mhm... Nat che propone di chiedere aiuto a Stark?! Allora la situazione è piuttosto critica, se nemmeno lei ha idea di che ci sia sotto questo casino. Di solito ci arriva senza problemi alla soluzione... o almeno, ci va molto vicina. E vuoi vedere che ha visto giusto, col pazzoide e la ex poliziotta? L’idea di quei due che fanno coppia mi fa venire i brividi.
         Proseguono in silenzio alla volta del poligono di tiro, visto che tanto a lui quanto a Natasha piace scaricare i nervi scaricando i caricatori.
È nel silenzio più assoluto che entrambi preparano le proprie armi, le controllano con cura meticolosa prima di caricarle, fanno scendere le sagome e prendono a sparare. Gesti semplici, ripetitivi, controllati e calibrati, fatti migliaia di volte, fino a raggiungere vette di fluidità e precisione mortale. Clint continua a preferire arco e frecce alle semiautomatiche, che invece Nat ama alla follia, tuttavia non può negare che le ultime siano senza dubbio più comode e discrete da portare con sé. Ma anche dannatamente più rumorose, silenziatore o non silenziatore. No, il suo arco è insostituibile.
 
         Circa un paio d’ore dopo decidono di chiudere l’allenamento, concordando di andare a mettere qualcosa sotto i denti. Clint, sempre più cupo in viso, ancora una volta si rinchiude nel suo mutismo.
- Clint, sei di nuovo silenzioso – gli fa notare la rossa – Che cosa non ti torna, stavolta?-
- Hai idea del perché stiamo andando in una delle basi più sperdute, in mezzo all’Alaska, in pieno inverno, con una civile e un pazzoide intergalattico?! Perché io ancora non ci sono arrivato, sarò stupido, ma non me lo spiego. E mi puzza da morire–
- Bella domanda – assente Nat, corrugando impercettibilmente la fronte – in effetti, non me lo spiego nemmeno io... Però può essere che sia per evitare spargimenti di sangue come quello di un anno fa, casomai a Loki partissero i cinque minuti. A parte qualche renna, non c’è molto in mezzo all’Alaska –
L’arciere annuisce, ma la sensazione che ci sia qualcosa che gli sfugge non lo abbandona nemmeno per un momento.
- Mi piacerebbe sapere contro chi dovremmo stare combattendo, stavolta...- borbotta l’uomo, quasi tra sé e sé.
 
         I suoi sospetti vengono brutalmente confermati quando, circa mezz’ora più tardi, la sirena dell’allarme li fa sobbalzare sulle sedie, mentre contemporaneamente sentono la voce di Fury che sbraita ordini ai quattro venti.
Scattano in piedi all’unisono e corrono a rotta di collo verso la plancia di comando, dove trovano il resto dei Vendicatori già in tenuta da battaglia, Fury, accigliato più che mai, la Hill che vaga come un avvoltoio per tutta la sala e, incredibile ma vero, anche Anja e il pazzoide con l’elmo cornuto. Tutti con espressioni granitiche e corrucciate stampate in viso.
- Che succede?- Nat, come suo solito, va dritta al punto senza mezzi termini.
- Succede che dei velivoli non meglio identificati sono comparsi dal nulla e ci stanno incollati al fondoschiena, dolcezza – ecco, Stark non si smentisce mai. Ma perché Nat non gli ha torto il collo quando poteva?!
Clint alza gli occhi al cielo, ma torna rapidamente serio e concentrato su ciò che sta accadendo.
         - Quindi, ora che si fa generale? – chiede l’arciere mentre incorda l’arco e saggia la tensione della corda.
- Li costringiamo a terra e vediamo di eliminarli, visto che un combattimento aereo sarebbe a vantaggio loro –
- Quei cosi – interviene Stark poco dopo – sono piuttosto piccoli e dannatamente veloci e i tizi che ci stanno sopra sembrano parecchio agguerriti – armeggiando col suo palmare fa apparire delle immagini olografiche, in modo tale che tutti possano vederli.
Gli “aggeggi volanti” ricordano, nella forma, dei draghi stilizzati, di un materiale che pare simile a metallo brunito, senza asperità o altro, con la superficie decorata da intrecci geometrici; i tizi che ci stanno sopra, invece, paiono di piccola statura e, per quel poco che si vede da sotto elmetti e armature, sembrano essere deformi... nanetti? Mah, però alcuni sono più alti e hanno le orecchie a punta... che cazzo sono ‘sti cosi?
         Stranamente, né Steve né Banner si sono pronunciati in merito. Thor, neanche da chiederlo, appoggia in pieno l’idea di menar le mani. Loki è l’unico a sembrare perplesso, forse perché ha capito chi, o cosa, li sta inseguendo; ma gli occhi verdi del dio tradiscono ben poco delle sue impressioni, come del resto il suo viso.
- Banner? Capitan Ghiacciolo? Voi cosa dite? – è ancora Stark a rompere il silenzio e Clint non capisce come quell’uomo sembri sempre felice e sorridente, anche quando il mondo gli sta crollando addosso.
- Il generale ha detto cosa si deve fare, quindi perché discutere? – ribatte Cap, soldato fino al midollo, mentre Banner si stringe nelle spalle, un muto lampo di panico negli occhi, che stanno gradatamente assumendo una sfumatura verdognola. Né Anja né Loki, invece, hanno ancora aperto bocca. Strano, di solito bisogna pregare perché non si mettano a discutere, il pazzoide soprattutto.
         - Non vi pare strano che si siano limitati ad inseguirci, senza attaccarci?- domanda quindi la ragazza, a nessuno in particolare. In effetti... la cosa mi pare strana assai, è come se ci stessero facendo da scorta, ma con le armi puntate addosso a noi... e che razza di armi sono quelle?!
Clint dà voce al pensiero che gli ronza per la testa, scatenando un enorme parapiglia in capo a cinque secondi.
- ORA BASTA!!- tuona Fury e per sottolineare meglio il concetto sbatte un pugno sul tavolo, che provoca un tremendo sobbalzo al povero Banner. Se non altro, è tornato il silenzio.
- Se non ci hanno attaccato tanto meglio. Noi scenderemo a terra, e vedremo di capire chi sono e cosa vogliono. Non è roba di Stark, di questo siamo certi. Avete dieci minuti, prima da essere sufficientemente bassi in quota da paracadutarvi giù, o arrivare a terra come vi pare. Ai posti ora. Hill, aggiornami –
         Detto questo Fury dà loro le spalle, seguito a ruota dal suo efficientissimo secondo. Clint osserva sempre più irrequieto e preoccupato Loki: ancora non ha dimenticato quando l’altro lo ha costretto a tradire i suoi, sotto l’influenza del Tesseract.
- E voi due che fate qui?! Non ditemi che venite con noi... – Nat inarca appena un sopracciglio, aspettandosi una risposta.
- Fury ci ha tirato dentro, e dirgli “No grazie” non è fattibile, lo sapete tutti. Quindi sì, siamo abili e arruolati, senza contare che due persone in più non possono che fa comodo, no? – conclude Anja asciutta e nessuno può darle torto. Loki, invece, si ostina a non spiccicare mezza parola.
- Seguitemi, allora, vediamo di trovare qualcosa – Nat sparisce alla volta del deposito armi, seguita a ruota dalla ragazza e dal dio pazzoide; Clint, sempre più preoccupato, chiude la fila: inutile a dirlo, ha paura per le due donne, nonostante sappia che sanno difendersi.
 
         Una volta a terra -  ci mancava pure il vento e la neve ovunque – si dispongono a cerchio, ognuno di loro dando le spalle ai compagni. Clint e Anja, invece, stanno su un’altura poco lontana. L’arciere ha dovuto litigare non poco con la ragazza, per convincerla a stare il più possibile lontana dalla mischia. Provvidenzialmente, per quanto inquietante, era intervenuto il dio pazzoide, dicendole qualcosa all’orecchio. Poco dopo, Anja era scesa a più miti consigli, pur avendo in viso un’espressione tutt’altro che contenta.
- Che ti ha detto Loki, prima?- chiede Clint, curioso. La donna arriccia il naso, arrancando nella neve alta, mentre cercano un posto relativamente riparato sulla cima dell’altura.
-Per citarlo letteralmente “Se ti succede qualcosa, qualsiasi cosa, o rimani uccisa per un qualunque motivo, sappi che salteranno molte teste. Quindi, vedi di non stare in mezzo alla battaglia” Adorabile, non trovi? Puro stile Loki – è la risposta caustica di lei, mentre prendono posizione dietro uno sperone di roccia.
 
         Gli strani esseri volanti attaccano come un sol uomo all’improvviso, sparando globi azzurrini dalle loro armi e in un attimo la lotta infuria nella piccola piana sotto di loro. La ragazza lo guarda di sottecchi, annuendo appena, poi si volta e comincia a fare fuoco su quelle bizzarre creature.
Più volte i due si trovano costretti a scansare i colpi di rimbalzo che saettano un po’ ovunque e la temperatura rigida di certo non li aiuta ad essere reattivi. Finiscono con il sanguinare da una marea di graffi e tagli, fortunatamente non gravi, e ciò li rallenta ancora di più. Per quanto i colpi di ognuno di loro siano micidiali e precisi, Clint nota che tutti, persino i due dèi, sono in difficoltà.
 
         Tra un colpo e l’altro Clint continua a lanciare veloci occhiate alla mischia: ci sono molti corpi a terra, il martello di Thor che saetta e lampeggia a velocità inumana, Loki che, a dispetto della calma apparente, pare un demonio e colpisce ovunque, ora con la magia, ora con i coltelli da lancio, Nat e Steve combattono in tandem e un bagliore rosso ai limiti del suo campo visivo gli dice che Stark sta facendo contenimento. E Hulk... beh, sfascia qualunque cosa gli capiti sotto tiro.
         I colpi di pistola di svariati agenti dello SHIELD colpiscono i nemici, ma non sempre penetrano attraverso la loro armatura. Fury e la Hill fanno squadra, e sebbene ai loro piedi giacciano già alcuni corpi, ecco che i nemici morti vengono rimpiazzati all'istante. Il ritmo è estenuante, e quegli esseri arrivati da chissà dove riescono a giungere fino all'altura dove Clint si è appostato con Anja.
L'arciere accantona per un attimo la sua arma prediletta e sfodera una pistola dalla fondina allacciata alla coscia. La ragazza lo imita, caricando di nuovo l’arma, mentre nell’altra mano tiene stretto un coltello a serramanico, pronta a colpire.
         Sotto di loro, Thor lancia un colpo col Mjolnir, incenerendo molti avversari coi fulmini sprigionati, lo scudo del Capitano brilla del riverbero creato dai colpi azzurrini, e diversi ologrammi di Loki appaiono e scompaiono per distrarre i nemici. Natasha è passata al corpo a corpo e Stark colpisce a raffica coi suoi cannoni al plasma.
         - Sotto al collo, sotto al collo! – grida Anja nell’auricolare, mentre respinge con un calcio uno di quei cosi – Lì sono scoperti! –
         La dritta di Anja si è rivelata fondata: dopo quella che pare una vita, la battaglia ha fine. Clint e la ragazza scivolano giù dal pendio alla massima velocità possibile e si riuniscono al resto della squadra, scansando i cadaveri tanto dei loro, quanto dei nemici. La ragazza sta tremando, di certo non solo per il freddo.
- Tutto bene Anja? – le chiede, non riuscendo a mascherare del tutto la sua apprensione.
- Affatto... togliendo che sto sanguinando, faccio sempre più fatica a respirare. Devo tornare dentro prima di subito, altrimenti ci resto secca davvero – conclude in un soffio, le ultime parole quasi inghiottite da un rantolo soffocato. L’uomo le si fa più vicino e la sorregge passandole un braccio attorno al fianco. La ragazza lo ringrazia con un cenno del capo, come se le costasse uno sforzo immane persino parlare.
Ci mettono parecchio a scendere dall’altura, perché Anja è costretta a fermarsi a prendere fiato sempre più spesso. Nonostante ciò, i suoi occhi scandagliano inquieti la piana inondata di cadaveri e il crocicchio di persone che sono rimaste più o meno illese. Vuoi vedere che sta cercando Loki? E, se stanno così le cose, Nat ci ha preso sul serio.
         Man mano che si avvicinano si rendono conto che è in corso una lite furibonda.
- Io dico che dobbiamo portarli alla base e studiarli! – ok, Stark c’è.
- NO! Ma sei pazzo?! Liberiamocene e poi vediamo che fare! – anche Cap è presente.
- Finitela! Come facciamo a vedere che fare se nemmeno sappiamo cosa sono?! – Nat c’è, incazzata nera.
- LOKI!! Tu c’entri qualcosa! – il biondo nordico sta bene.
- SE MI LASCIASTE SPIEGARE UNA BUONA VOLTA!!!! – e... pazzoide presente, mannaggia, speravo d’essermelo levato di torno. Oh, Anja sembra essere più tranquilla, e Loki pure…
         Con sua enorme sorpresa, Anja tira fuori la pistola dalla fondina, controlla che sia carica e spara una raffica di colpi in aria. Immediatamente cala il silenzio.
- Okay – esordisce, indicando i loro aggressori, o quel che ne rimane – prima che torniate a scannarvi, che cazzo sono quelli?! –
 
- Steve –
         Alla fine, a dispetto delle sue proteste, e di quelle di altri agenti, hanno portato le carcasse di quei cosi e un paio di quegli strani velivoli all’interno di un hangar della base. Senza contare che hanno pure dovuto allestire in fretta e furia un laboratorio in loco, cosa questa che li ha impiegati tutti, che fossero feriti o meno.
- Per me rimane ancora una pessima idea- borbotta Steve, spostando l’ennesima cassa piena di componenti dei sofisticatissimi computer di Stark.
- Su con la vita, Capitan Ghiacciolo! Dobbiamo pur scoprire cosa siano, no? Se poi al piccolo cervo è quasi partito un embolo, quando li ha visti…- commenta il miliardario, mentre traffica con quelli che paiono chilometri di cavi, aiutato da un Banner rivestitosi alla bell’e meglio dopo la battaglia.
         Steve si mette a fissare curioso i due cadaveri, privati delle armature, che sono state riposte su una serie di carrelli. Quello più piccolo è deforme, testa grande, corpo tozzo e gambette arcuate, tuttavia muscoloso, barba e capelli ispidi fusi in un unico cespuglio a contornare un viso dalla pelle scura e rugosa come pergamena.
Il secondo cadavere, invece, è decisamente più alto e proporzionato, con lineamenti affilati e malvagi, non si possono definire in altro modo, anche in questo caso muscoloso, ma sinuoso; un fisico molto simile a quello di Loki, ora che ci penso, riflette, scoccando un’occhiata dubbiosa al dio. I particolari che più catturano la sua attenzione, tuttavia, sono i capelli lunghi e bianchi e un paio di spropositate orecchie a punta.
         Circa una mezz’ora più tardi sono tutti radunati attorno alla postazione di fortuna, i colli che si allungano per sbirciare le sagome delle due creature. Manca solo Fury, per iniziare.
         Anja trema violentemente, nonostante sia avvolta in un bozzolo di coperte, i cerotti che ha in viso le danno un’aria ancora più provata; ai suoi lati, Natasha e Barton, anche loro bendati in più punti, la donna soprattutto, e a Steve pare che quei tre abbiano deciso di fare squadra, dopo aver appianato le divergenze; Stark e Bruce parlottano fra loro, per decidere come procedere agli esami dei cadaveri; i due dèi, invece, se ne stanno per loro conto in un angolo, discosti dal resto del gruppo: sembra stiano discutendo in modo animato, e questa volta è Loki ad afferrare l’altro per il bavero e scrollarlo con forza. Che strano… e non ho capito un accidente di quello che si sono detti. Chissà che lingua era quella?
         - Bene, signori, direi di cominciare- interloquisce un direttore piuttosto stanco, presumibilmente ha appena finito di disporre per i feriti e i morti in combattimento.
Si avvicinano tutti ai monitor, mentre lo scienziato e il miliardario fanno partire quegli strani aggeggi che per Steve sono ancora mera fantascienza. Anche i due dèi si fanno più vicini al gruppo, mentre il capitano nota che Loki osserva con attenzione la ragazza, prima di concentrarsi sui cadaveri, stringendo le labbra sottili in una linea dura.
Strano, la sua prima preoccupazione è stata accertarsi che Anja stesse bene… lo ha fatto anche appena dopo aver finito di combattere.
         - Risparmiatevi la fatica – esordisce Loki tagliente, indicando i cadaveri ai suoi piedi –vi dico io cosa sono: quello più piccolo è un Nano, l’altro un Elfo Nero-
Affermazione che scatena in un attimo uno dei più accesi parapiglia che Steve abbia mai visto. E Loki che sbuffa in maniera sempre più vistosa è un cattivo, pessimo segno.
- ORA BASTA, ESSERI OTTUSI! FATE SILENZIO!- sbotta di nuovo il Dio degli Inganni, con una luce omicida negli occhi e un’autorità nella voce tonante che non aveva mai mostrato prima. Il silenzio cala istantaneamente, mentre tutti lo guardano con un misto di timore e stupore.
- Loki, potresti spiegarci cosa succede, per favore?- interviene Anja in tono conciliante, ponendo la richiesta a beneficio di tutti e in modo cortese, onde evitare di scatenare di nuovo la furia del dio.
- Cominciamo col dire una cosa: quelli che abbiamo ucciso erano esploratori, dovevano sondare il terreno, rintracciarmi, verificare se avessi o meno degli alleati- esordisce il dio, proferendo l’ultima parola con un misto di disagio e disgusto.
         Questa asserzione viene accolta da un silenzio di tomba, reso meno greve solo dal ronzio dei generatori in funzione; tutti sono perplessi, il direttore in primo luogo, eccetto Anja e Thor, che paiono essere gli unici a intravedere una qualche logica in tutto questo. Particolare che non sfugge al vigile capitano.
- Anja, Thor, sapete qualcosa che noi non sappiamo?- chiede Steve a bruciapelo, non riuscendo a trattenersi. Deve sapere cosa sta succedendo, gli sembra di essere di nuovo in guerra, in procinto di attaccare e senza un piano.
Ma siamo davvero in guerra, o forse potremmo esserlo a breve, riflette quindi, e se così fosse, perché nessuno sembra accorgersene?
         I due interpellati e Loki si scambiano una lunga occhiata, pregna di significati, mentre tutti gli altri si fissano a vicenda, sbirciando poi gli altri tre.
La ragazza si avvicina al dio moro per sussurragli qualcosa nell’orecchio, a voce troppo bassa perché si possa sentire; dopo ancora qualche minuto di silenzio, Loki si decide finalmente a parlare.
- Volete la versione breve o quella più lunga? Vi avviso, però, che non credo ci vorrà molto, prima che si rifacciano vivi-
- Tutta la storia e dall’inizio, Loki, e spera per te che sia convincente – sbotta Fury massaggiandosi le tempie.
- Bene, allora- sospira il dio, quasi rassegnato - Come vi ho già detto, avete davanti un Elfo Nero e un Nano. I mezzi con cui si muovono sono simili a quelli dei Chitauri… sono di un materiale che voi definireste…-
- Una lega metallorganica, più o meno – interviene Stark, guadagnandosi un’occhiataccia dal dio.
- Odio che mi si interrompa – erompe infatti quello – ma il concetto, in sostanza, non è lontano dalla realtà. Sarebbe più corretto definirla una lega biometallica, comunque. Questi mezzi hanno una loro grezza e primitiva volontà, esattamente come i Chitauri-
         Questa volta viene interrotto da qualche poderoso starnuto, corredato da espressioni, Steve ritiene di dubbia finezza, in un fluente tedesco. Lingua che non sente parlare da almeno settant’anni buoni, a ben pensarci.
-Scusate – esordisce Anja, facendosi piccola piccola nel bozzolo di coperte, mentre armeggia alla disperata ricerca di un fazzoletto.
- Conviene andare dentro a parlare – asserisce Thor – qui fa troppo freddo perché possiate resistere a lungo- né lui né Loki paiono soffrire tanto il freddo, va bene che sono dèi, ma qui siamo comunque a -30°C !!
Per una volta persino Loki si dichiara d’accordo senza obiettare alcunché, quindi entrano tutti nella base, una volta che Fury ha allestito un perimetro di guardia intorno alle creature con relativi mezzi di trasporto.
         Anja gli passa davanti senza degnarlo di un’occhiata; il Dio delle Malefatte gliene scocca invece una grondante di veleno e odio incondizionato, prima di portarsi alle spalle della ragazza e sollevarla di peso, caricandosela sulle ampie spalle; gesto al quale lei risponde con una secca gomitata in mezzo alle scapole del dio. Meno di due secondi dopo, Loki le tiene ferme le braccia con il proprio, mentre con l’altro le blocca le gambe; Stark, Barton e Thor cercano invano di trattenere un risolino, al che Anja replica con una linguaccia e uno sguardo oltremodo seccato, unito ad un – Loki, mannaggia a te!! Mettimi giù subito!- che viene prontamente ignorato.
         - Qualcosa ti preoccupa, capitano – afferma Natasha, portandosi accanto a lui, mentre seguono il resto del gruppo nell’unica sala vagamente riscaldata della base.
- È tutta questa storia- ammette lui in tono grave – e non sono del tutto certo che Loki ci dirà la verità. E se questi cosi, o comunque vogliamo chiamarli, fossero in realtà suoi alleati? Temo possa venirne fuori qualcosa come New York… ed è passato a malapena un anno-
Natasha annuisce pensosa; dopo qualche attimo di riflessione replica – Però questa volta mi sembra parecchio strana, la faccenda. Loki ha sempre espresso il desiderio di andarsene da qui, e a me, appena dopo l’ “incidente” con Anja ha detto che c’era qualcosa sotto, per farla breve… e il fatto che la guardi a vista mi fa pensare che possa non essere tutta una menzogna, quello che ci dirà-
- Spero tu abbia ragione, Natasha. Lo spero tanto-
 
- Natasha –
         Inutile dire che i dubbi sollevati da Rogers sono andati ad acuire quelli che già Natasha nutriva nella sua testa, il suo proverbiale sesto senso in allarme da parecchio tempo. Da quando è arrivato Loki, in effetti.
Prendono tutti posto attorno allo scarno tavolo di metallo, grigio quanto la stanza di anonimo cemento in cui si trovano, illuminata da luci al neon che rendono l’ambiente, se possibile, ancora più freddo.
         Banner comincia a distribuire litri di caffè nero e fumante, recuperato chissà dove, forse mosso a pietà dai brividi che scuotono tutti, meno i due dèi; tuttavia è Fury che la donna non perde di vista un attimo e, considerata l’espressione furibonda, a voler usare un eufemismo, è meglio che Loki vuoti il sacco, e anche alla svelta.
         - Se avete finito di fare salotto, ora esigo sapere perché siamo stati attaccati e chi ce l’ha tanto con te da inseguirti fino a qui- dice Fury, il tono stranamente pacato. Дерьмо! Дерьмо! Дерьмо! Quando ha quel tono non ne viene mai nulla di buono. Maledizione!
         Loki, incredibile a dirsi, scoppia in una sonore risata, ma è amara, senza  allegria, tagliente come il vento da cui sono appena sfuggiti.
- Ho parecchi nemici, direttore, alcuni dei quali, evidentemente, hanno trovato un modo di viaggiare tra i mondi senza il Tesseract- esordisce quindi, imperturbabile – Motivo per cui, ora, c’è un’intera vallata piena di cadaveri-
- E non potevi fare qualcosa?!- sbotta Rogers, risentito come poche altre volte; una replica veemente che tuttavia non smuove minimamente Loki.
- Oh, ma io vi ho detto che non sono venuto per voi, questa volta, anzi, mi pareva di essere stato chiaro: ero qui solo di passaggio. Se mi aveste ascoltato, non saremmo arrivati a questo punto- conclude quindi il dio, scoccando al contempo un’occhiata astiosa a Thor, colpevole di averlo bloccato lì con loro, e ad Anja, per motivi non meglio definibili.
         - Va bene, piccolo cervo, ce l’hai a morte con l’universo e la cosa è reciproca. Non ci sopporti…- ma lo sproloquio di Stark viene troncato sul nascere dalla replica gelida e lapidaria di Loki.
- Non è esatto. Vi odio –
- Ma non eri tu quello che non voleva essere interrotto?- ribatte piccato il miliardario.
- Zitto, essere ottuso e inferiore. Sono un dio, non spetta a te dirmi ciò che posso o non posso fare-
         Di qui ne parte un furioso battibecco tra i due, mentre tutti gli altri li fissano, esasperati; Thor, al limite della sopportazione, si esibisce in un “facepalm” da Oscar.
- Oh, gli uomini…- sbuffa Anja, sedendosi accanto alla spia.
- Già, sono peggio dei bambini – annuisce Nat, massaggiandosi la fronte.
- E se sono dèi, fidati, è anche peggio- replica Anja, un sorrisetto malizioso dipinto in viso, al che le due donne cominciano a ridacchiare sommessamente. Cosa strana per la spia, ma incredibilmente naturale per Anja. È la prima volta che la vede ridere di gusto, da quando è con  loro.
Tuttavia Nat, ripreso un minimo di autocontrollo, non riesce a non dirle –Anja, per quello che è successo…-
La ragazza, però, la interrompe con un cenno, prima di replicare –Clint mi ha detto tutto, non preoccuparti… ne ho parlato con il direttore e ogni cosa è a posto-
Anja le sorride e poi entrambe riportano la loro attenzione sul battibecco ancora in corso, divertendosi come matte.
 - ORA BASTA! STARK, MUTO! LOKI, PARLA!-
Ecco, ora Fury è incazzato nero. слабоумных! Oh, silenzio, che bello…
            È con un sospiro che il Dio delle Malefatte si arrende all’evidenza di dover vuotare il sacco; Nat un poco sente di capire il fastidio evidente dell’asgardiano, nemmeno a lei piace essere messa alle strette. Quello che invece non la convince  è che Loki, per una volta possa davvero non c’entrare nulla con quanto sta accadendo.
- E sia – sbuffa quello, alzando gli occhi al cielo- mettevi comodi, sarà una storia lunga-
Attende con impazienza che tutti riprendano posto attorno al tavolo, quindi si porta dietro Anja, seduta di fronte a Nat. Curiosamente, la ragazza sembra rilassarsi un poco, quando il dio le si posiziona alle spalle. Fa scorrere rapida gli occhi sui presenti, ma nessuno sembra essersi accorto della cosa. Si stringe nelle spalle, seppellendo l’ulteriore dubbio insieme ai suoi compagni, in un angolino della sua testa.
         - Cominciamo dalle cose facili- inizia quindi Loki, estraendo da sotto gli abiti una collana che tutti riconoscono: catenina d’argento, un pendente con una pietra verde, tre piccole incisioni sulla parte piatta di questa.
- Com’è che tu hai la mia collana? Dove diavolo l’ho persa?- esclama sorpresa la proprietaria del gioiello.
- Non l’hai mai persa – è la risposta tranquilla di Loki - ma dovevo studiarla e di certo non avrei potuto farlo, se l’avessi avuta indosso-
- Chiedere no, eh?!- bercia la ragazza, risentita.
- Non me l’avresti lasciata comunque, quindi tanto valeva prenderla-
Loki chiude così il battibecco, prendendo a camminare intorno al tavolo, la collana che fluttua a pochi centimetri dal palmo della sua mano.
         - Dunque, la gemma incastonata in questo pendente non è affatto comune. Non ha nulla a che vedere con quelle che voi definite pietre preziose- continua il dio, con tono tranquillo, assorto in chissà che pensieri.
- Questa pietra è l’ultimo frammento rimasto della cosiddetta Gemma di Midgard-
- La Gemma di Midgard?! Ne sei assolutamente certo, Loki?!- prorompe Thor, alzandosi in piedi con tanta foga da buttare a terra la sedia su cui aveva preso posto.
Loki annuisce con aria grave – Tutti credevamo che fosse andata distrutta durante la guerra con… Jotunheim, per il possesso di questo pianeta, ma evidentemente un frammento si è salvato. Come sia arrivato a lei, però, non lo so. Ma non è importante, al momento-
Ma che diavolo sta succedendo qui?! Che cos’è questo, un teatrino per bambini?! Incantesimi, pietre magiche… quando arrivano i draghi? Ma dove siamo finiti…
- Ehilà, voi due?! Fareste capire anche a noi di che state parlando?- pigola Anja, quasi preoccupata di attirarsi le ire di qualcuno. Gli altri presenti, Fury compreso, la appoggiano annuendo con vigore.
         Loki si passa una mano in viso, quindi fornisce la spiegazione richiesta.
– All’inizio dei tempi, quando l’Universo era giovane e Yggdrasil non era ancora forte abbastanza da reggere i Nove Regni da solo, c’era una stella ad aiutarlo nel suo compito. Skjebne, il Destino, così si chiamava. Il suo nucleo… o cuore, come preferite, era costituito di un'unica Gemma, gemella nell’essenza e nell’energia al Tesseract. Era una stella immensa, dotata della magia dell’Universo e capace di mostrare la via per altri Mondi.. E la stella tutelava la crescita dell’Albero dell’Universo, come da volere delle Norne. Quando il suo tempo giunse, Skjebne sacrificò se stessa per permettere a Yggdrasil di adempiere al suo compito, ovvero reggere l’Universo sui suoi forti rami.
Così l’astro si lasciò morire, frammentando il proprio nucleo in nove parti gemelle e donandone uno a ciascuno dei Nove Mondi, per preservare la loro integrità. Frammenti che vengono definiti come le Gemme dei Mondi.
È a queste che il Tesseract si… collega, in un certo senso, quando, ad esempio, si apre il Bifost o un qualunque altro portale tra due mondi; naturalmente, ciascuna di queste Gemme è in grado di rintracciare le sue “sorelle”, come anche il Tesseract stesso. È un fenomeno di risonanza, che vede coinvolti equilibri molto delicati-
         La rivelazione di Loki fa piombare tutti in uno stato di profondo sconvolgimento, ai limiti della catatonia, mentre ciascuno di loro, Anja per prima, tenta disperatamente di metabolizzare ciò che hanno appena udito.
Ancora mostri e magia e dèi e manufatti che sembrano usciti da un libro di favole per bambini… ma che cosa sta succedendo, maledizione! Perché le cose non sono più come sono sempre state?! La scoperta di questi fatti lascia Nat nel più totale scoramento, mentre i suoi pensieri girano in tondo, senza arrivare a capo di nulla; tuttavia, la sua curiosità non le impedisce comunque di porre una domanda che le brucia sulle labbra.
- Perché sai tutto questo? Che cosa ti interessava tanto?-
- Non mi hai ascoltato, agente Romanoff – è la replica, parecchio infastidita, del dio moro – Quelle Gemme sono pregne della magia dell’Universo e custodi di conoscenza e sapere che vanno oltre ogni immaginazione. Non dovrebbe essere tanto difficile, persino per creature ottuse come voi, capire perchè mi interessassero tanto-
-Quante ne sono rimaste, in giro?- la domanda di Anja, invece, non riesce a nascondere la sincera curiosità della ragazza.
- Quella di Asgard è ancora intatta al suo posto, inavvicinabile, fatto salvo per un frammento contenuto nella punta di Gugnir…-
- E che roba è?!- chiede Stark, interrompendo –di nuovo- Loki, che viene battuto sul tempo da Anja.
- È la lancia di Odino, si chiama così… mai letto qualcosa della mitologia norrena? Anche se comincio a dubitare che siano solo storie-
         Loki annuisce di rimando ad Anja; per un attimo, sul viso del dio sembra apparire un sorrisino compiaciuto. Tuttavia, la maschera di freddezza ben nota a tutti torna a posarsi sul volto pallido, mentre il dio riprende a parlare. Lo sguardo di Stark saetta all’impazzata tra i due, mentre apre e chiude la bocca come un pesce, senza emettere suono.
- La Gemma di Alfheim è ben nascosta da qualche parte, probabilmente in una stanza sotterranea del palazzo reale. Gli Elfi non lasciano che si avvicini nessuno.. Lo stesso vale per Vanheim… Proseguendo con l’elenco- continua Loki, sempre camminando avanti e indietro e fissando intensamente il ciondolo maledetto – su Mùllsperheim probabilmente la Gemma è andata distrutta per colpa dell’ottusità degli stessi abitanti. Jotunheim, si commenta da sé; invece si credeva che la Gemma del vostro mondo fosse andata distrutta durante la guerra con Jotunheim…-
         - Cosa c’entra con noi questa lezione di storia?- sbotta Rogers, ormai incapace di trattenersi oltre. Nat sapeva che prima poi sarebbe successo… ma anche che non è una buona idea tirare troppo la corda, o mostrarsi eccessivamente astiosi, con qualcuno che potrebbe ucciderti come nulla e in un attimo. E che pare conoscere l’universo meglio delle stanza di casa sua, aggiunge mentalmente.
- Patetico imbecille, per comprendere quello che sta succedendo ora occorre che vi racconti l’inizio della storia! O tu leggi un libro saltando l’introduzione?! Sempre ammesso che tu legga qualcosa- conclude Loki lapidario, la voce che gronda disprezzo ad ogni sillaba proferita. Inutile dire che Rogers si fa piccolo piccolo sulla sedia.
         - Quindi – riprende il dio – rimangono il Nilfheim, e i giganti di roccia guardano la Gemma a vista, anche in questo caso essa è in un santuario; quella nel regno di Hel è sotto diretta responsabilità di Hela, e in ogni caso non è un posto facilmente raggiungibile. Per quanti riguarda Svàrtalfheim, il regno dei Nani e degli Elfi Neri… la Gemma di questo mondo ha la peculiarità di avere due tronconi gemelli, è l’unica delle Nove-
         Un pesante silenzio avvolge tutta la stanza, otto paia di occhi guardano con curiosità il Dio degli Inganni, ora fermo e appoggiato mollemente ad una parete.
- Posso capire l’interesse e anche il desiderio di conoscenza e sapere- interloquisce Banner di punto in bianco –ma penso che ci sia un’altra ragione per cui sei così informato su queste… queste Gemme, come le hai definite-
- Un punto per lei, dottore- annuisce Loki, senza mutare espressione o posizione, la voce ingannevolmente calma – Queste Gemme, infatti, sono anche i più naturali e migliori catalizzatori della magia. Ogni mago ha bisogno di un suo… strumento, per così dire, che incanali il suo potere. È questo che mi ha spinto a cercarne un frammento.
         La pietra di Asgard mi era inavvicinabile, e lo stesso vale per quelle di Vanheim e Alfheim, in quanto alleati di Asgard stessa. Per quanto concerne il Mùllsperheim, non è… compatibile con me. È un deserto terribilmente caldo. Jotunheim, si commenta da sé; nel Nilfheim, invece, nessuno sa dove sia questo santuario, perciò era fatica inutile cercarlo. Hel è il Regno dei Morti, non è luogo in cui i vivi possano entrare a piacimento, e non è detto che ne escano poi- prosegue il dio, pensoso. Per l’intera durata del suo lungo discorso non ha smesso un momento di camminare e ogni tanto un piccolo guizzo appena sotto l’occhio tradisce un moto di… impazienza? Nervosismo, forse?
- Per concludere, credendo che la Gemma di Midgard fosse andata perduta, mi sono diretto alla volta di Svàrtalfheim e ho… trovato ciò che stavo cercando-
 
         - Bene, tutto ciò è interessante, ma con ciò che sta succedendo, che diavolo c’entra?!- erompe Fury, che detesta tanto i giri di parole quanto le storie lunghe. Anche se lui è il primo a farne… e a tirarla per le lunghe, quando gli fa gioco.
- C’entra perché questo non è che l’antefatto di qualcosa che è successo molti secoli fa. Questi fatti, in effetti, sono il preludio di ciò che sta per accadere ora-
 
N.d.A.
Eccoci qui come di consueto! Che dire, capitolo movimentato, eh? Ma finalmente si scopre che diavolo preoccupava Loki, e anche da dove arriva la pietra di Anja, e perché è così speciale. Che succederà ora? Seguitemi e lo scoprirete! XD
Non vogliateneme per il finale ad effetto, ma ho dovuto spezzare l’antefatto, scriverlo tutto in un unico capitolo sarebbe stato davvero troppo, e troppo confusionario.
E qui cominciano un po’ tutti a rendersi conto di quanto profondo sia il rapporto tra Loki e Anja, e giustamente qualcuno ne è un po’ intimorito. Insomma, sono una coppia potenzialmente pericolosa, no?! XD In partciolare un enorme grazie a Flam92 che mi ha aiutato nella stesura di questo capitolo, soprattutto per la scena della bataglia!
Ringraziamenti:
Per le recensioni: Erika_00, Alexien e Ebi Tempura e La_Polly  - sentiti ringraziamenti a tutte e benvenuta nel novero dei recensori La_Polly! Aspetto con ansia i vostri pareri XD-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 , Welcome to the darkside e  La_Polly  - infinite volte grazie!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Strix, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the darkside, ponyothewitch  e veronika87 -mi fa piacere vedere che siete aumentati! XD un mare di ringraziamenti sentiti!
Per averla inserita tra le ricordate: Feelings e Zakurio  - un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! XD-
Bene, that’s all folks! A settimana prossima e mi raccomando, sotto con le recensioni!!!
Tanti bacioni, la vostra Mòrrigan <3

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14- Rivelazioni inattese e la storia del Dio degli Inganni ***


 
CAPITOLO 14:"Rivelazioni inattese e la storia del Dio degli Inganni (parte 1)"

 

- Anja -
         Congratulazioni, Anja, se non sbrocchi adesso, subito, immediatamente, non sbrocchi più, poco ma sicuro.
Tuttavia il suo fugace momento di blanda –e piuttosto sarcastica- esultanza per aver tenuto a bada i nervi, con tutto ciò che ne consegue, viene bruscamente interrotto dal Dio degli Inganni.
- C’è dell’altro- aggiunge infatti quello, con voce tanto funerea quanto la sua espressione in quel momento, uno di quei rari casi in cui si vede una persona sotto la maschera impassibile del dio, se si sa dove cercare.
         Anja non vuole sapere cosa sia questo “altro”. È certissima che non le piacerà nemmeno un po’; in più, deve essere qualcosa di estremamente… grosso? Preoccupante? Una questione di vita o di morte? Indipendentemente dalla sua natura, la donna è fermamente convinta che sarà un enorme shock per tutti i presenti. Probabilmente devastante per lei, difficilmente il suo sesto senso la inganna. Tranne quando se ne va in vacanza, come capita ultimamente.
         - Ho più o meno capito il motivo del mio… rilascio anticipato dalle segrete di Asgard, fermo restando che no, non so chi mi abbia permesso di andarmene con i miei poteri intatti, quindi evitate domande inutili- Loki fa una pausa, lasso di tempo durante il quale si sporgono tutti verso di lui, ansiosi.
Anja non riesce a smettere di fissare alternativamente il dio e il suo ciondolo nella mano dell’altro, desiderando tanto avvertirne nuovamente il peso attorno al collo e di poterne stringere il pendente per calmarsi, come era, ed è tutt’ora, solita fare.
         -È stata Anja. Lei mi ha chiamato e io non ho potuto fare altro se non rispondere al suo appello-
Silenzio di tomba. Pesante come piombo. Lo sconcerto e lo stupore aleggiano nella stanza, densi e viscosi come sciroppo. Il cuore di Anja manca un battito, le si stringe lo stomaco. Sente tutti gli occhi puntati su di sé.
Io. Io l’ho chiamato.
Io l’ho chiamato… l’ho fatto?
No, come avrei potuto? Nemmeno sapevo se fosse vivo o morto!
Chissà chi sta strillando così, poi… forse Nat ha davvero perso le staffe….
E comunque, come avrebbe potuto sentirmi?
Non è possibile, non…
Io non l’ho chiamato.
Non l’ho mai fatto.
… o forse sì?
- MA TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?! QUANDO TI AVREI CHIAMATO, EH?! COME AVREI POTUTO FARLO?! PERCHÉ TU POI?! BASTA!! SONO STUFA DEI VOSTRI GIOCHI!-
         Ritorna del tutto in sé solo quando si rende conto che ognuno degli astanti la sta fissando con un’aria talmente atterrita e sconvolta che capisce di essere stata proprio lei a sbottare con quell’urlo ferino, con quel grido agghiacciante, come di una bestia in gabbia che reclami di essere lasciata libera.
- Certo che l’hai fatto, altrimenti non sarei qui, sciocca ragazza- le risponde Loki, apparentemente tranquillo.
- Alt, un momento, fermi tutti – interviene Tony, il cui cervello pare essersi sbloccato dallo stato di shock a tempo di record, visto che tutti gli altri, dall’imperturbabile Fury ad un Rogers dannatamente sconvolto, passando per un Thor che ha davvero dato forfait e fissa vuoto, paiono un bizzarro assortimento di statue di sale. – Bambi, ci stai davvero dicendo che è stata la ragazza a farti piovere giù da ovunque tu fossi?! Anche ammesso che sia vero – e non sto minimamente dicendo che lo sia o che io lo creda tale- per quale diavolo d’uno stramaledettissimo motivo avrebbe dovuto farlo, cazzo?!-
- Le serviva aiuto – è la risposta lapidaria dell’interpellato – Aiuto che nessuno di voi  poteva darle-
- Credo faresti meglio a dirci che cosa pensi sia successo- interviene Banner, la voce ridotta a un flebile pigolio e il viso contorno in una smorfia di dolore per mantenere il controllo ed evitare di spedirli tutti all’altro mondo, dèi compresi.
         Loki assente con un grave cenno del capo; con un secco scatto del polso manda il ciondolo verso Anja, che lo afferra prontamente e lo infila, stritolando la gemma verde tra le dita.
Con aria metadibonda il dio crea un’illusione della pietra del pendente, svariate volte più grande dell’originale, e quindi ne evidenzia le tre rune incise sopra.
- Osservate bene quei simboli, perché sono quasi certo che siano il collegamento tra tutti i pezzi del rompicapo- la voce di Loki, a dispetto di ogni cosa, non ha mai perso né la sua pacatezza, né i suoi innati toni suadenti.
- Loki, arriva al punto- sbotta Clint, stizzito e perplesso. Anja sa perfettamente che all’arciere, sempre abituato ad avere tutto sotto controllo, non piace l’idea di essere all’oscuro di fatti così importanti. Meno che mai da chi l’ha assoggettato alla propria volontà, azzerando la sua. La ragazza gli rivolge uno sguardo comprensivo e che, al contempo, lo invita a calmarsi un po’.
Non appena Loki riprende a parlare, Anja stringe con più forza il pendente, mentre siede tesa e rigida sulla scomoda sedia.
         - Quelle rune, tanto per cominciare. Se fossero prese singolarmente, la cosa non sarebbe minimamente rilevante, ma una combinazione di precisamente queste rune l’ho già vista solo un’altra volta. Ed è stata vergata di mio pugno- fa una pausa, per meglio sottolineare il concetto -L’unica differenza consta nel fatto che, nel mio caso, la runa Ur è capovolta… -
- Hai capovolto una runa?! Ma sei ammattito tutto d’un colpo?! Come puoi aver fatto una cosa simile?!- erompe Thor, il puro panico instillato negli occhi, le pupille che hanno ormai inghiottito il celeste delle iridi, mentre un tremito incontrollato lo scuote da capo a piedi.
- Non scaldarti tanto, idiota. Non è la prima volta che un mago capovolge le rune e di certo non sarà l’ultima. Ad ogni modo, dovresti sapere qual è il significato di Ur rovesciata… avanti, dillo- bercia Loki, una smorfia apertamente disgustata dalla reazione del fratello, a dispetto del tono sempre misurato.
Sembra quasi volerlo sfidare, come se volesse prendersi una rivincita nei suoi confronti.
-Non vuoi dirlo? Bene, allora lo farò io…-
- Ur rappresenta la forza primitiva, la resistenza e la volontà di combattere contro le avversità, nonché la capacità di fronteggiare chiunque. Esprime anche una salute forte. Rovesciata, invece, ha il significato opposto, durezza di sentimenti, salute cagionevole, occasioni perdute e delusioni- risponde Anja per Loki, la voce ridotta ad un sussurro appena udibile, fissando un punto imprecisato della parete di fronte.
-Ma che brava… allora qualcuno con un minimo di cultura esiste ancora – è il commento caustico di Loki – Il significato è esattamente quello, comunque-
- Ehi, ma sono l’unico ad aver notato che il senso di quella runa, girata in un modo e nell’altro, descrive alla perfezione i caratteri dei nostri piccioncini preferiti?- salta su Tony, che pare aver riacquistato un briciolo della propria verve; Banner si affretta a dargli corda, cui segue, incredibile a dirsi, anche un cenno di Fury, che pare piuttosto assorto dal racconto del dio. Ma che diavolo starà architettando quello?
         - Potresti spiegarci, e spiegarmi, in che dannatissimo modo io ti avrei chiamato da dov’eri? Comprensivo di motivi, per piacere- sbotta Anja, riportando improvvisamente l’attenzione su Loki; come gli altri, anche lei si è accorta che la propria voce sta diventando via via più fredda e astiosa, segno inequivocabile che sta perdendo definitivamente le staffe.
 - Hai cominciato un anno fa, esattamente dopo l’attacco dei Chitauri. Sei stata il motivo della mia insonnia ricorrente –non che dorma molto di mio- e di congetture su congetture nelle ore tolte al sonno. Quel tuo dannatissimo ciondolo e i tuoi occhi, maledizione, i tuoi occhi non mi hanno lasciato in pace un singolo momento. Ho visto odio, collera, dolore e tristezza, il Caos che portano mi ha richiamato. Purtroppo- commenta a denti stretti – tutti noi dèi siamo costretti a rispondere a chiamate di questo tipo, se coerenti con ciò che siamo. E tu, tu hai portato, e ti sei portata appresso, la più lunga scia di avvenimenti nefasti e dolorosi che abbia mai visto per un infimo essere umano!- sbotta Loki con una luce ostile negli occhi smeraldini, ora duri e taglienti come lame.
- Oh beh, scusa tanto se sono passata per l’inferno da viva e questo ti ha sconvolto i piani!- lo zittisce Anja con astio e il dio si produce in una strana occhiata nei suoi confronti. Ma che ha da guardare?! Non capisco se ne sia dispiaciuto, se mi odi o semplicemente mi commiseri.
- Questi, comunque, sono fatti che trascendono la vostra comprensione- riprende quindi Loki, impassibile come sempre -Tuttavia, siccome è ormai assodato che il Fato mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote, non ho potuto che assecondarlo e mi sono ritrovato invischiato in questa situazione, solo per salvarti da te stessa-
         Le parole di Loki si lasciano di nuovo dietro uno strascico di silenzio e stupore, nessuno ha il coraggio di proferire verbo. Anja, pur di non pensare, si prende del tempo per osservare il resto dei Vendicatori: tralasciando Banner e Tony, che si scambiano occhiate perplesse e incuriosite tra loro, gli altri non sembrano dare segnali di vita. Natasha e Clint, di solito dotati di sangue freddo e risposta pronta, sono muti e immobili come statue di marmo; Steve, nemmeno a parlarne, ha la stessa aria sbigottita e impaurita di un agnello in mezzo ad un branco di lupi, lo sguardo fisso nel vuoto; Thor, invece, superato il panico iniziale per l’azione –scellerata, a suo dire- di Loki, ha un’aria assorta, non ha perso una sillaba di ciò che il Dio dell’Inganno ha appena finito di illustrare; per quanto riguarda Fury, la cui espressione indecifrabile non è mutata di una virgola… Anja ha concluso che è la persona più imprevedibile lì dentro, seconda solo al dio moro, e presumibilmente sta cercando un modo per sfruttare le cose a suo vantaggio, esattamente come Tony le ha detto che il direttore è solito fare, e in più di un’occasione, da quando gli dèi si sono palesati sulla Terra.
         - Mi sarei aspettato reazioni piuttosto colorite e veementi, non certo questo silenzio di tomba- interloquisce Loki con tono di scherno. Ma ciò che il dio non sa è che il tumulto di Anja è cresciuto di momento in momento, covando, come le braci covano sotto la cenere, dietro la calma apparente del suo viso. Equilibrio precario che il beffardo commento del dio ha distrutto, dando l’innesco a quelle braci che sono i suoi sentimenti più oscuri, mai sopiti e sempre in attesa di una qualsivoglia scusa per erompere con la violenza di un’eruzione vulcanica.
         -Ne ho abbastanza… -sussurra Anja, la voce che si alza ad ogni parola -Basta, sono stufa… Basta, basta, BASTA!! – sbotta infine, sbattendo con violenza le mani sul tavolo, le braccia e tutto il corpo tremanti di rabbia –Basta! Tu, maledetto tu e il giorno che ti ho incontrato! Sei entrato nella mia vita, la hai rivoltata come un guanto, hai distrutto l’equilibrio precario che avevo a fatica creato! E io non ti ho mai chiamato, nè chiesto aiuto!- sbotta all’indirizzo del Dio dell’Inganno, che incassa ogni singola accusa senza battere ciglio. Esaurito l’impeto iniziale, la ragazza pare crollare sulla sedia, svuotata di ogni emozione, lo sguardo di nuovo perso nel vuoto mentre violenti tremiti la scuotono da capo a piedi. Non sembra avere più nemmeno la forza di piangere; affonda solo le mani nei capelli e serra gli occhi, scuotendo la testa come per scacciare tutto ciò che ha appena sentito. Le voci degli altri le giungono ovattate, lontane.
         - Io…io devo uscire di qui. Ho bisogno di tempo per… per capire che cosa è successo-
Esce con lentezza dalla stanza, frastornata, in cerca di un luogo tranquillo per riflettere, su cosa, nemmeno lei lo sa.
 
         Vaga come un fantasma per i corridoi semideserti, incurante del freddo, alla disperata ricerca di un angolino appartato; ha un tal gelo e terrore dentro di lei, da non sentire minimamente la temperatura rigida. Si accascia contro un pilone di sostegno e si lascia scivolare a terra, i suoi pensieri che si rincorrono in un turbine caotico; forti fremiti la scuotono da capo a piedi. Raccoglie le gambe al petto e le stringe con le braccia, la fronte appoggiata alle ginocchia. Perché?! Perché scelgo sempre la persona sbagliata?!  È l’unico pensiero coerente in un marasma di sentimenti in subbuglio.
 
- Loki –
         Finalmente ti sei mostrata per quello che sei, Anja. Finalmente hai mostrato che cosa nascondi sotto quegli incantevoli occhi violetti.
-E la lasci andare così?- interloquisce la Romanoff, dopo un tempo che pare infinito.
-Deve scendere a patti con quello che ha appena scoperto- è la semplice risposta del dio, che fissa ancora la porta dalla quale è uscita la ragazza – E se per caso a qualcuno venisse l’insana idea di seguirla, sappia che sarà l’ultima cosa che farà, parola mia. Sarebbe estremamente deleterio se le sue riflessioni venissero disturbate da terzi- aggiunge quindi, osservando attentamente ciascuno di loro.
-Non può farcela da sola, Loki… è troppo per lei, anche se è forte- osserva Thor, ma il Dio delle Malefatte non è particolarmente toccato da questa affermazione.
-È forte abbastanza da sopportare questo e altro, quindi finiscila con la paternale. C’è un momento in cui la solitudine è essenziale-
- Ma non puoi lasciarla sola! Le serve aiuto, ora più che mai! Tu stesso hai detto che ne aveva bisogno!- sbotta l’uomo di metallo, con una strana luce negli occhi.
-Cosa c’è, Stark?- lo schernisce il dio -Ti sei affezionato a lei al punto di non permetterle nemmeno di cavarsela con le sue sole forze?! Mi pare abbia egregiamente tirato avanti per suo conto fino a questo punto, perciò il vostro scaldarvi è inutile. Senza contare che dovete imparare a discernere quando il vostro aiuto è richiesto e quando non lo è. E peraltro, ho anche detto che voi non avreste potuto aiutarla in alcun modo. La questione finisce qui- conclude quindi Loki, in tono perentorio, come a sfidare chiunque a disobbedirgli.
         Stupidi mortali, non sanno con chi hanno a che fare… e tu, Thor, vedrai presto di cosa sono capace. Allora mi prenderò la vendetta che mi spetta e eliminerò una volta per tutti gli inutili esseri che mi intralciano il cammino… Pensieri cupi e astiosi affollano la mente torbida del Dio dell’Inganno, ma in mezzo a quell’oscuro marasma una piccola fiammella di candela brilla con tutta la sua forza, per portare chiarore dove c’è solo il buio. Una piccola scintilla di pura luce bianca, di cui Loki conosce perfettamente il nome.
Anja.
Sempre Anja, con la sua schiettezza e la sua lealtà nei confronti di lui. Il suo cinico sarcasmo, la sua mente sveglia e la sua infinita dolcezza, dimostrata proprio a colui che meno se ne ritiene degno, e che pure ne abbisogna più di chiunque altro.
 
         Dicono che trovare lati positivi del proprio nemico sia l’inizio della fine… ma che cosa mi ha fatto quella ragazzina? È una bambina ai miei occhi, una vita così corta ed effimera… e in così poco tempo, esiguo persino per lei, mi ha aperto gli occhi? Perché ora i miei propositi di vendetta sembrano così vuoti di significato, così inutili? Perché l’unica cosa che voglio ora è averla per me, e me solo?
 
         - Tuttavia, c’è una terza parte in questa storia. Ora si fa a mio modo e con le mie regole, se non volete che questo sputo di pianeta venga distrutto nei prossimi giorni- Loki apre nuovamente bocca, lasciando una volta di più da parte quei pensieri che tanto lo turbano.
- Allora sentiamola. Tutta questa storia mi sta stancando- replica Fury, stizzito. Da quando Loki ha cominciato a parlare, è la prima volta che il Monocolo dice qualcosa.
- Oh, no, sarebbe troppo facile così- ghigna il dio, fissando con astio l’uomo nerovestito –Primo, la ragazza non dovrà mai saperne nulla, non le compete. E secondo, la voglio fuori di qui prima dell’alba del quarto giorno-
-Altre richieste?-
-Per il momento no-
- E sia, ora vuoi venire al dunque?!- sbotta il direttore.
         Loki si prende del tempo per riflettere, accomodandosi sulla sedia lasciata libera da Anja. Accavalla le lunghe gambe, le braccia incrociate al petto, e osserva con attenzione i presenti, valutando al contempo quanto, della sua storia, può raccontare senza compromettersi più del necessario. Molti particolari non li conosce nemmeno Thor, forse neppure Odino è al corrente di tutti suoi trascorsi, ma, d’altro canto, celare la sua aura e nascondersi agli occhi altrui è stata una delle prime cose che ha imparato, oltre al mentire, in primo luogo per proteggere se stesso, secondariamente perché è nella sua natura. Non c’è posto per i maghi, nella lucente –e ipocrita- Asgard.
So già che me ne pentirò amaramente… perché mai non sono sparito quando potevo farlo? Ah, giusto, Anja. Maledizione! Anche se lei è quella che ha meno colpe. Maledizione, di nuovo!
         Con un sospiro, si accinge a riesumare ricordi sepolti da molto tempo nella sua memoria, ma mai dimenticati.
- Ciò che è accaduto poche ore fa affonda le radici in tempi molto lontani, secoli or sono. All’epoca ero ancora piuttosto giovane, ma comunque molto esperto come mago. Senza contare che avevo già viaggiato molto per l’universo. Sapevo che mi sarebbe servito un catalizzatore per controllare al meglio il Seidr… -
-Che cos’è?- questa volta, a interromperlo è la spia russa, non Stark, che invece ascolta con molto interesse.
-Ovvero- esplica, a beneficio delle espressioni perplesse –la magia che permea ogni singolo essere vivente, il soffio primigenio che è l’essenza stessa dell’intero universo… e che ciascun individuo possiede, sia pure in misura e maniera diversa. Il Seidr di un mago è ciò che, a conti fatti, gli consente di avere il controllo sull’ambiente circostante, di intervenire su di esso. Non scenderò in ulteriori dettagli, su questo punto-
- E perché no, Bambi?- domanda Stark, che per l’appunto pare davvero curioso di saperne di più. Troppo curioso... stai attento, Uomo di Metallo, troppa curiosità non fa mai bene.
- Non è rilevante ai fini di quello che ho da dirvi, Stark. Sapete anche troppo, per ciò che mi riguarda. Tuttavia vi ho detto lo stretto indispensabile, ma solo perché le circostanze lo richiedono-
         Con uno sbuffo infastidito fa scorrere un altro freddo e severo sguardo ammonitore sul gruppo di persone davanti a lui; quindi riprende a parlare, perdendosi nei suoi ricordi.
 
         - Come ho detto prima, mi serviva un catalizzatore per controllare al meglio la mia magia ed è il motivo per cui mi sono recato nella terra degli Elfi Neri. Questi sono grandi esperti di magia, mentre i pochi Nani rimasti sono i migliori lavoratori di metallo di tutti i Nove Regni. Solo loro sanno manipolare quella particolare lega biometallica… possono creare qualunque cosa, da cotte di maglia ad armi a mezzi di trasporto e anche scettri che incanalino la forza del Seidr. Il punto è che i Nani non sono troppo… inclini a prestare la loro arte a chiunque lo chieda.
         Questa storia, se di storia si può parlare, risale al periodo in cui Afvaldr governava la corte degli Elfi Neri. Egli era un mago, piuttosto potente anche, un essere abietto e senza scrupoli come pochi ne esistono, e ne sono esistiti, in tutto l’universo. Credete che io sia un mostro, un abominio? Se lo aveste conosciuto, vi sareste ricreduti sul mio conto. Speculazioni del genere, tuttavia, ora sono perfettamente inutili.
 
         Arrivai in incognito su Svartálfaheim, sotto le spoglie di un mercenario di cui avevo preso le sembianze. Non c’è spazio per commercianti o viaggiatori, in un mondo del genere, guerra e spargimenti di sangue è ciò in cui credono. Presentarmi come un mago sarebbe equivalso ad una condanna a morte pressoché istantanea: a parte pochi… eletti, se vogliamo, la restante parte degli Elfi Neri sono perlopiù guerrieri e mercenari. Solo alla famiglia reale e ai loro fedeli sottoposti è concessa la manipolazione del Seidr.Se mi fossi presentato come Principe Cadetto di Asgard, poi, non avrei nemmeno avuto il tempo di varcare i confini prima di trovarmi con la testa mozzata. Tra Asgardiani ed Elfi Oscuri non è mai corso buon sangue.
         Cambiai aspetto molteplici volte, una volta giunto su quel mondo, spesso assumendo forma animale, più difficile da individuare usando la magia; ero costretto a muovermi furtivo e silenzioso, patii fame, sete e freddo, mentre cercavo la Gemma.
Dovetti vagare in tutto il Regno; le informazioni che avevo ricavato nella Biblioteca di Palazzo erano scarse e frammentarie. Mi ci volle parecchio tempo per metterle insieme tutte: i miei doveri in quanto principe mi impedivano di trascorrere intere giornate chiuso in biblioteca, o nelle mie stanze, a studiare e a raccogliere le notizie di cui avevo bisogno.
Tuttavia è bene procedere con ordine.
 
         Dopo quasi cinque anni di ricerche ininterrotte, sempre effettuate la notte, di nascosto, per paura che qualcuno anche solo lontanamente sospettasse ciò che mi accingevo a fare, finalmente riuscii a trovare l’ultima cosa che mi mancava: una mappa, per quanto incompleta e piuttosto vecchia, dell’intero regno. Credo risalisse ai tempi di Bòr, il padre di Odino, o che fosse addirittura antecedente.
         A quell’epoca conoscevo già molti passaggi segreti che conducono ad altri mondi senza bisogno del Tesseract, molti li avevo anche ampiamente sfruttati per i miei viaggi e mai nessuno se n’era accorto. Certo, non era strano che sparissi per intere settimane o mesi, né che tornassi di sovente con tagli, ferite e gli abiti laceri e pregni di sangue, ma nessuno dava troppo peso a tutto questo. Già allora avevano cominciato a guardarmi con sospetto, a disprezzarmi ed odiarmi per ciò che ero, perciò nessuno faceva domande, fintantoché tutto rimaneva tranquillo ed io non mi mostravo ostile nei loro confronti.
         Così, in una notte senza luna, decisi che era tempo di partire: raccolsi tutte le pergamene con ciò di cui avevo bisogno, la copia della mappa che avevo fatto di mio pugno, qualche provvista per il viaggio e mi avviai verso un bosco poco lontano dalle scuderie del Palazzo.
C’era un fiumiciattolo che scorreva lì vicino e ne seguii il corso per non perdermi nella boscaglia. Dopo ore di cammino, sempre attento a non fare il minimo rumore e procedendo nel buio più totale per evitare di essere scoperto, finalmente giunsi nel luogo designato e trovai il passaggio di cui abbisognavo perfettamente intatto e in ordine, con tutte le trappole che avevo piazzato lì attorno esattamente come le avevo lasciate, dopo il mio ultimo viaggio. Mi addentrai per quello stretto sentiero a me tanto familiare, seguendo le tracce nella roccia che vi avevo scavato quando lo scoprii.
Giunto alla fine del percorso aprii il portale che conduceva nel territorio dei Nani, il Nidavellir.
         Dopo pochi istanti mi ritrovai in una piana desolata, sferzata da un vento gelido che sollevava nubi di polvere nera e tagliente. Guardandomi attorno notai che, fin dove l’occhio poteva spingersi, si vedevano catene montuose che segnavano come cicatrici il territorio, quando non lo circondavano a guisa di muraglia. Dai miei studi avevo avuto modo di appurare due fatti: il primo, che sotto quelle montagne c’erano le fucine dei nani, che non conoscevano riposo; il secondo, che avrei dovuto attraversare tutto il Nidavellir e trovare un passaggio tra i monti per entrare nello Svartalfheim.
In effetti, questi due luoghi sono così profondamente affini nella natura e vicini nella loro collocazione, che spesso il Nidavellir è considerato una regione vassalla del territorio degli Elfi Neri.
         Mutai subito forma, assumendo le sembianze di un lupo, con il duplice scopo di non dare nell’occhio e di avere una più adeguata protezione contro il vento gelido che spazzava la piana, che scoprii poi essere una delle tanti valli disabitate sparse in mezzo alle montagne .
Cominciai a camminare, dando le spalle al luogo cui ero giunto e procedendo verso quella che sembrava la più vicina catena montuosa.
Patii fame e freddo durante tutta la marcia, mangiavo lo stretto necessario per mantenermi in forze e non dormivo mai per più di un’ora, continuamente con la paura di essere scoperto e di non riuscire a portare a termine ciò che mi ero prefisso, o di scoprire che quella delle Gemme dei Mondi non era che una storia raccontata dai genitori ai propri figli per farli dormire la notte.
         Quasi persi la cognizione del tempo, quel deserto tutto uguale di sabbia nerastra e lucida circondato da monti grigi, immerso in un eterno crepuscolo, non mi davano alcun punto di riferimento geografico, né tantomeno per scandire lo scorrere del tempo.
Giunto alle pendici delle montagne più basse, dopo quelle che potevano essere due giorni, due settimane come pure due mesi, decisi che avrei dovuto trovare un luogo riparato per potermi riposare un poco ed essere sufficientemente in forze da poter riprendere il mio viaggio.
Mi inerpicai, di nuovo nella mia forma, sulle rocce affilate come vetro, tagliandomi i palmi delle mani e sentendo il sangue caldo scorrere sulla pelle intirizzita dal vento. Sedetti su un cornicione, ansimando per la fatica; fortunatamente, poco lontano da me scorsi quella che pareva l’apertura di una caverna nel fianco della montagna. Con un ultimo sforzo mi diressi in quella direzione ed entrai in quello stretto pertugio, che mi condusse in una grotta piuttosto ampia.
         Qui vidi che scorreva un piccolo ruscello, che a fatica si era aperto una via nella dura roccia scura, mentre il pavimento era costellato da sporgenze più o meno piatte e ampie, enormi stalattiti e stalagmiti si protendevano le une verso le altre, saldandosi in gigantesche colonne.
Mi sedetti su una delle sporgenze più vicine all’acqua e accesi con la magia un piccolo fuoco,quanto bastava per scaldarmi e osservare meglio l’ambiente circostante; mangiai qualcosa e bevvi dal ruscello, quindi ripresi a studiare la mappa che avevo copiato e alla quale avevo aggiunto note di mio pugno, per avere un quadro il più possibile completo.
         Vidi che, per attraversare le montagne, conveniva sfruttare il complesso sistema di grotte e gallerie che i primi abitanti del luogo avevano creato; c’erano ancora dei segni, sulle pareti altrimenti lisce della caverna, che potevano essere indicazioni dei costruttori per orientarsi nel labirinto di cunicoli.
Soddisfatto dell’esame del luogo, e allo stesso tempo sufficientemente certo che non ci fosse nessuno lì, a parte me, decisi di concedermi qualche ora di sonno, prima di riprendere il cammino…. –
 
- Tony –
         Quando Loki prende a raccontare la sua storia, il miliardario sulle prime è piuttosto scettico, convinto che ciò che uscirà dalla bocca del dio sarà solo una sfilza di bugie e storie strampalate che puzzano di bruciato. Tuttavia, dopo i primi minuti, si ritrova ad ascoltarlo con estremo interesse, completamente ammaliato e rapito dalla voce pacata e suadente di Loki.
Ora capisco perché lo chiamano “Lingua d’Argento”… e perché gli hanno tappato la bocca con quella museruola. Con quella voce potrebbe persino convincere Hulk a ballare il valzer.
         Durante il racconto si scopre ad ammirare la tenacia e la caparbietà con cui quell’uomo ha prima raccolto tutte le informazioni di cui necessitava, spesso togliendo ore o intere nottate al riposo, e poi ha affrontato un viaggio pieno di rischi e di incognite, solo per ottenere ciò che voleva e, forse, anche per dimostrare agli altri, prima ancora che a se stesso, il suo valore.
Si rende conto, con sua gran sorpresa e una certa qual dose di sano sconcerto, che dopotutto lui non è così dissimile dal dio: entrambi hanno avuto un padre assente e terribilmente esigente, che spesso li ha fatti sentire nullità e come qualcosa di inutile e indesiderato. Entrambi sono considerati dei geni, menti furbe, scaltre e imprevedibili, e certamente dotati di un ego spropositato, anche se Tony non ha mai tentato di conquistare ben due pianeti per compiacere il proprio orgoglio, né tantomeno ha ucciso centinaia di persone per vendicarsi del fratello, fermo restando che lui è figlio unico.
         Tuttavia comincia anche a capire ciò che Anja afferma a gran voce da quando è arrivata lì con il piccolo cervo, cioè che al di sotto della facciata da pazzo psicopatico pluriomicida del dio c’è davvero molto altro: una persona che ha lottato e sofferto sempre da solo, abbandonato da tutti e che mai, mai, a dispetto di questo, si è dato per vinto. Anja ha ragione ancora una volta: di tutti loro, Loki è il meno ipocrita; se pure non è un merito vantarsi dei propri crimini, lo è invece non nasconderli ma ammettere le proprie responsabilità.
         Oddio, dove siamo finiti… comincio seriamente a credere che avremmo dovuto dargli retta, quando ci ha detto che era di passaggio, e che non avremmo dovuto tirare in mezzo anche Anja. E se mi avessero detto tre mesi fa che avrei finito per ammirare Loki, perché questa è la verità, per quanto Bambi continui a non essere tra le mie persone preferite, mi sarei lanciato da solo attraverso la vetrata, e senza il Mark VII.
Oh, piccola Anja, spero davvero che tu sappia quel che fai… e che la tua fiducia sia ben riposta.
 
 
N.d.A.
 
Rieccomi a voi! Scusate, scusate scusate per il ritardo nel pubblicare il nuovo aggiornamento, ma ai miei impegni si è aggiunto pure un  malefico blocco dello scrittore e scrivere questo capitolo, la seconda parte soprattutto, è stato davvero un macello. Fortuna che l’aver visto “Thor: The Dark World” ieri sera ha sbloccato assai le cose! :D
            Comunicazione di servizio: causa impegni durante la settimana, d’ora in poi e fino a nuovo avviso pubblicherò tra sabato e domenica, sempre a cadenza settimanale, se mi riesce.
Bene, venendo al capitolo: TA-DAH! Colpo di scena doppio: sappiamo per qual motivo i nostri beniamini si sono incontrati (se vi pare poco chiara la spiegazione, non vi preoccupate, più avanti verranno fornite spiegazioni più complete) e anche la prima parte delle vicende di Loki che ci hanno portato fino a qui XD La storia di Loki credo prenderà i prossimi due capitoli –eh lo so, è lunghetta ma serve tutta- e la struttura sarà questa:  la parte in corsivo per la narrazione di Loki, che sarà intervallata dai POV dei singoli personaggi visti finora, in cui ciascuno di loro esprimerà le proprie opinioni/considerazioni in merito. Se vedeste qualche errore ortografico, o alcune parti che non stanno in piedi, ditemelo per favore! Ok, direi che ho finito di tediarvi, eheheh! XD
Ringraziamenti:
Per le recensioni: Erika_00, Alexien e Ebi Tempura e La_Polly  - come sempre, aspetto con ansia i vostri pareri XD-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 ,
Welcome to the darkside e  La_Polly, Stella_Ely  - sono felice di vedere che siete aumentate!!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92,
silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Strix, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the darkside, ponyothewitch  e veronika87, dbclaudia, maura 77, Stella_Ely, TaylorAllisonSwift -mi fa piacere vedere che siete aumentati! XD infinite volte grazie, sono molto contenta!!-
Per averla inserita tra le ricordate:
Feelings e Zakurio  - un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! XD-
Bene,per ora è tutto! A settimana prossima, stavolta cercherò di essere puntuale, e mi raccomando, sotto con le recensioni!!!
Tanti bacioni, la vostra affezionatissima Mòrrigan <3

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Capitolo 16
*** Capitolo 15- La storia di Loki: problemi all'orizzonte ***


 
CAPITOLO 15: "La storia di Loki, parte 2 : Problemi all'orizzonte"

 
- Loki –
         - Mi svegliai di soprassalto nell’udire un fioco rimbombo tra le pareti della grotta; scattai immediatamente sulla difensiva, un pugnale stretto in mano. Ad un mio cenno il piccolo falò si spense, lasciandomi nel buio più totale. Silenziosamente scesi dal masso su cui ero seduto e mi mossi circospetto mentre cercavo un nascondiglio. Della causa di quel rumore, però, non c’era alcuna traccia, o così sembrava. Era stato un momento, e poi più nulla, solo silenzio intorno a me.
         Raccolsi in fretta le mie cose e mi resi invisibile con un incantesimo, ben sapendo che dall’oscurità delle viscere della terra può uscire qualunque creatura… e alcune sono davvero poco piacevoli da incontrare.
Nascosto nell’ombra di una colonna di pietra, rimasi in attesa; fu questione di qualche minuto, credo, prima che quel rumore che mi aveva destato si rifacesse vivo, solo che ora la sua eco mi giungeva meno smorzata. Sembravano passi cadenzati, marziali quasi e alla fine, da un’imboccatura secondaria tra quel mare di cunicoli, apparve una schiera di Nani, i corpi deformi e muscolosi coperti di semplici pelli e cuoio illuminati da piccole lanterne, che spargevano nel buio una debole luce giallastra.
         Non erano Nani qualunque, di questo ero certo; infatti notai che ciascuno di loro portava al collo un medaglione con un simbolo piuttosto peculiare: un’ascia incrociata ad una spada, circondate da una catena. Nani Armaioli, realizzai subito dopo: carica, questa, che li poneva direttamente sui gradini più alti della rigida gerarchia di Afvaldr. Il che volgeva proprio a mio favore.
         Li osservai mentre studiavano i glifi sulle pareti che io già avevo esaminato; borbottarono qualcosa tra loro e quindi si avviarono per un altro dei cunicoli che si dipartivano dalla grotta. Sempre attento a non farmi scoprire, gli tenni dietro: dopotutto, si sa, non c’è guida migliore di un Nano se si vuole esplorare le gallerie sotterranee del Nidavellir… e uscirne vivi.
         Popolo curioso, quello dei Nani: sono in grado di manipolare qualunque sostanza, renderla indistruttibile ma allo stesso tempo leggera come seta. Non possiedono capacità magiche di alcun tipo, ma sono gli unici a saper costruire gli artefatti che permettono ai maghi di canalizzare il Seidr; conoscono il modo di incantare alcune pietre particolari in modo tale che rispondano alla magia, o che forniscano protezione contro di essa. Infine, sono tanto degli ottimi gioiellieri quanto eccellenti costruttori di armi, e quando combattono sono dotati di una tenacia spietata e pervicace nell’uccidere chiunque considerino un nemico.
 
         Fu una marcia estenuante, quella cui mi sottoposi: man mano che ci avvicinavamo al cuore delle montagne la temperatura continuava a salire, segno inequivocabile che le fucine erano sempre più prossime a noi.
         Le gallerie si susseguivano una dopo l’altra, tutte uguali; avevano pareti lisce come vetro, ma di un colore scuro e indefinito che rifletteva in modo assai sinistro la fioca luce delle lanterne. Non si vedevano pilastri di sostegno per le volte, e nemmeno puntelli, ma nonostante ciò quelle gallerie e quei cunicoli avevano una forma impossibilmente circolare,  pressoché perfetta,senza crepe né incrinature. Un lavoro mirabile, indubbiamente, che testimoniava la grande padronanza dei Nani delle loro arti. Di tanto in tanto sulle pareti comparivano rune o strani glifi, che interpretai, probabilmente a ragione, come dei segnali per orientarsi in quel labirinto sotterraneo.
Nessuno si accorse di me che li seguivo, e stavo bene attento a non eccedere nell’uso della magia, sia per non stancarmi più del dovuto, sia per continuare a passare inosservato.
         In una delle rare soste che quei Nani si concessero, sempre nascosto nelle ombre che permeavano quelle gallerie, ebbi modo di osservare più da vicino alcune incisioni sulla parete alle mie spalle: a differenza delle altre che avevo visto lungo il tragitto, queste sembravano raccontare una storia.
Narravano dell’alba dei tempi, quando i Novi Mondi, e Yggdrasil stesso, erano ancora giovani; vidi raffigurata sulla roccia la storia della stella del Destino, di come ruppe il suo cuore per donarne un frammento a ciascun mondo… e qui la mia attenzione venne catturata da un  particolare che non compariva in nessuna delle fonti da cui mi ero documentato: sembrava che una delle Gemme, solamente una, si fosse divisa spontaneamente in due cristalli gemelli, aventi in comune solamente la parte inferiore.
         Ero ansioso di saperne di più, ma in quel punto i glifi erano troppo rovinati per poter essere leggibili, come se qualcuno li avesse scalpellati via per nascondere la parte più importante della storia.
Feci per avanzare, mantenendo l’incantesimo che mi permetteva di non essere visto, e quasi mi feci scoprire, poiché inciampai su un cumulo di piccozze che caddero con un gran fragore. Rimasi immobile dov’ero, senza fiatare, finchè i Nani non smisero di guardarsi attorno accigliati mentre borbottavano frasi sconnesse tra loro. Quindi riprendemmo la marcia.
 
         Anche in questo caso persi del tutto la cognizione del tempo e cominciavo ad avere seri problemi con gli spazi chiusi e ristretti di quelle gallerie scavate a misura di Nano, il che mi aveva costretto a procedere quasi sempre chino in avanti.
         La situazione migliorò leggermente quando arrivammo alle fucine: a parte il calore insopportabile, il cunicolo che stavamo percorrendo si aprì finalmente in un’enorme caverna di cui era impossibile scorgere la cima, sia per la volta incredibilmente alta, sia per la spessa coltre di fumo nerastro che si alzava incessantemente dai crogioli ricolmi di metallo fuso. Si sentiva il tonfo continuo dei martelli sulle incudini, lo sfrigolio del metallo rovente raffreddato nell’acqua, il vociare ininterrotto degli armaioli al lavoro, lo sbuffo sibilante degli enormi mantici per mantenere vive le fiamme delle gigantesche fornaci.
         Era uno spettacolo non indifferente, quello che avevo davanti agli occhi, con i fiumi di metallo incandescente che scorrevano un po’ ovunque; tuttavia fu ben altro ad attirare davvero la mia attenzione. Notai infatti che in quell’immenso spazio circolare sembrava esserci un punto separato da tutto il resto: non che ci fossero confini fisici di sorta, ma tutta quella zona pareva troppo tranquilla e silenziosa rispetto al fermento che pervadeva tutta la caverna. In più, solo determinati Nani sembravano averne accesso, e ognuno di loro portava il simbolo degli Armaioli attorno al collo.
         Questo fatto assolutamente non trascurabile mi portò a sospettare che, con un inaspettato colpo di fortuna, la mia ricerca potesse dirsi quasi conclusa.
         Ovviamente, nulla poteva essere più lontano dalla verità, ma questo, all’epoca, ancora non lo sapevo. Il Fato ha sempre avuto una singolare… predilezione per me e per mandare a monte i miei piani.
         Comunque, mi avvicinai di soppiatto alla zona incriminata, per così dire, e mi accorsi immediatamente che qualcosa non andava: infatti lì attorno era stata eretta una potente barriera magica, che impediva l’ingresso a chiunque, a meno che non portasse proprio quel simbolo distintivo.
         Se fossi stato un mago non molto potente o poco esperto, sarebbe bastato un nonnulla per farmi scoprire e magari finire vaporizzato dalla magia della barriera stessa. Invece, essendo già allora uno dei maghi più potenti dell’universo  -e queste non sono mere vanterie, ma dati di fatto- fu particolarmente facile aprirmi un piccolo varco, tramutarmi in serpente e passare inosservato all’interno di quella zona proibita ai più.
         Passai per l’ennesimo cunicolo, tutto curve e svolte, e infine giunsi in una piccola grotta… Ciò che vidi davanti ai miei occhi fu uno spettacolo incomparabile e di rara bellezza, circonfuso da un potere puro come mai se n’era visto…. –
 
- Thor –
         Mentre il fratello parla, il Dio del Tuono non riesce a distogliere lo sguardo dal viso affilato e elegante del minore, in particolare da quegli occhi impossibilmente verdi e luminosi che sembrano brillare di divertimento, ma anche di… malinconia, forse? Non gli pare tanto strano che Loki possa sentire la mancanza della libertà di spostarsi e muoversi a suo piacimento, esattamente come faceva durante la loro giovinezza.
         Spesso spariva interi mesi, quando tornava era ridotto uno straccio, pieni di lividi e tagli, ancora più magro ed emaciato di quanto non fosse normalmente, e persino più cupo e taciturno del solito. Non ne parlava mai con nessuno, anzi, si chiudeva nella sua stanza e non ne riemergeva che per mangiare o per andare a consultare testi su testi nella Biblioteca di Palazzo, sordo ai richiami e incurante di tutto, persino della preoccupazione di Frigga.
         Thor non l’aveva mai sentito lamentarsi di tutte le ferite e i patimenti subiti, né era mai riuscito ad estorcergli più di qualche parola in merito, prima che Loki lo sbattesse fuori dalla sua stanza senza tanti complimenti e con una mancanza di finezza davvero preoccupante, tratto, questo, più tipico di Thor che non del moro.
         Gli torna in mente, come un fulmine a ciel sereno, un episodio in particolare, uno di quelli che mai potrebbe dimenticare, in quanto coincidente con uno dei più eclatanti – e terribili- scoppi d’ira di Padre Odino. Scoppio d’ira talmente violento da aver quasi raso al suolo l’intera sala del trono. Solo l’intervento provvidenziale di Frigga aveva scongiurato il peggio.
         Loki era appena tornato da uno dei suoi innumerevoli viaggi, dopo essere sparito nottetempo senza dire alcunché ad anima viva, come suo solito.
         Dopo tre mesi di assenza, se non di più, era rientrato di soppiatto, o almeno, questo era quello che avrebbe voluto, perché era riapparso, più morto che vivo, di fianco ad uno dei bracieri del portico del giardino, che aveva trascinato con sé nella sua rumorosa caduta. Fortunatamente per lui, Thor stava ritornando nelle sue stanze e il resto del Palazzo era profondamente addormentato.
         Trovarsi davanti il fratello, più somigliante ad un cadavere, ad essere onesti, lo aveva riempito sia di sollievo sia di preoccupazione. Aveva notato che stringeva a sé quella che pareva un’alabarda, alta quanto lui, con una incredibile e luminosa gemma blu in cima. Quell’oggetto, ricorda di aver pensato, era di sicuro opera dei Nani.
Cercando di essere il più delicato possibile aveva sollevato Loki e lo aveva portato nei loro appartamenti; all’epoca, infatti, andavano ancora abbastanza d’accordo da vivere assieme, solo le stanze erano separate.
C’era voluta quasi una settimana perché Loki si riprendesse abbastanza da poter stare seduto e mangiare qualche boccone, e altrettanto tempo perché riuscisse a stare in piedi e muoversi senza l’aiuto di qualcuno. In quelle due settimane non aveva aperto bocca, né aveva accettato la presenza di altri che non fossero Frigga. Avevano sempre avuto un rapporto stretto, loro due, quasi privilegiato.
Qualche giorno dopo Odino aveva convocato il fratello; tutti avevano subito pensato che fosse per qualcosa di grave, dal momento che né a Frigga né a Thor era stato permesso di assistervi, per esplicito ordine dello stesso Re. Ma le urla ferine del Padre degli Dèi si erano sentite ovunque e avevano paralizzato l’intero Palazzo, quel giorno. E le proteste furiose e veementi di Loki, di solito calmo e compassato, non erano state da meno. Dopo quella lite furibonda i rapporti tra i due si erano deteriorati rapidamente e Odino aveva sbattuto Loki in cella per interi mesi.
Da quel preciso momento suo fratello aveva perso la sua libertà.
         E anche adesso, mentre lo ascolta raccontare una parte della sua storia di cui non era a conoscenza, Thor sente di ammirare Loki come lo aveva ammirato allora. Non sono in molti a poter dire di aver conosciuto la furia di Odino ed esserne usciti pressoché indenni, meno ancora quelli che sono entrati e usciti dalle carceri senza aver perso un briciolo della propria dignità. Sembra quasi un paradosso, quest’ultimo pensiero… ma Loki è davvero l’unico che ha sempre conservato tutto il suo orgoglio e alle umiliazioni che tentavano di infliggergli ha sempre risposto con la sua lingua tagliente, piuttosto che ammettere le sue debolezze… e forse nessuno di noi, anche dopo quel fatto, gli ha mai mostrato il rispetto che meritava e merita… io per primo non l’ho fatto, eppure grazie al suo acume ci ha cavati d’impiccio non poche volte.
         E una delicata e fragile dama di Midgard si è accorta di tutto questo molto prima di tutti noi, constata con amarezza, riportando quindi la sua attenzione su Loki e la sua storia.
 
- Loki –
         - Ciò che vidi davanti ai miei occhi fu uno spettacolo incomparabile e di rara bellezza, circonfuso da un potere puro come mai se n’era visto…
Al centro della caverna svettava un’alta pedana circolare di pietra nera, sospesa nel vuoto più assoluto: per raggiungerla c’era solo uno stretto ponte di roccia sottile come vetro. Nel mezzo della pedana, poi, si ergeva maestosa una colonna, anch’essa di pietra, lavorata ed istoriata con una maestria e una bravura senza pari. Tuttavia, ciò che davvero mi lasciò sbalordito fu la gemma collocata in cima alla colonna: era immensa, di un meraviglioso colore blu scuro, quasi nero, circondata da un’aura di potere, potere puro come mai ne avevo percepito in vita mia. Sembrava avere vita propria, quella gemma, di certo era qualcosa di unico… Mi avvicinai quasi in uno stato trance all’inizio del ponte di roccia, per meglio ammirare quella meraviglia.
         Fui molto sorpreso, quando mi accorsi che quella gemma non era un blocco unico, come la distanza e l’alone di potere che la circondavano facevano credere, bensì presentava due tronconi gemelli, tenuti uniti solamente dalla base del cristallo stesso.
Ben presto mi convinsi di aver effettivamente trovato la Gemma di Svartàlfheim… e del Nidavellir, considerando la particolare affinità che sembrava, come ora, legare questi due territori.
         Non potendo resistere al richiamo ipnotico della magia della Gemma -la mia natura curiosa e assestata di sapere me lo impediva-  mi avventurai sullo stretto ponte di roccia; la potenza della barriera magica che sperimentai sulla mia propria pelle fu così immensa e devastante da piegarmi in ginocchio, sicché fui costretto ad avanzare carponi e a testa china, i palmi delle mani sanguinanti e le dita martoriate a causa della roccia tagliente e, mai l’avrei detto, tanto calda da essere ustionante.
         Alla fine riuscii ad arrivare in prossimità della colonna, la Gemma sospesa sopra di essa che fluttuava invitante. Istintivamente allungai una mano, quasi per prenderla, e accadde qualcosa che mai avrei potuto prevedere: parte della sua aura si contrasse e cominciò a vorticare; venne verso di me, un turbine blu che si avvolse attorno alla mia mano tesa. Non avevo pronunciato nulla, nemmeno una sillaba, eppure pareva che la Gemma avesse agito di propria volontà. Credo che mi avesse riconosciuto come mago, come anche che fossi degno di avere un suo frammento per me.
         Tuttavia, questo fatto straordinario aveva sollevato più problemi di quanti ne avesse effettivamente risolti: in primo luogo, lo scompenso di energia magica che avevo avvertito si era senza dubbio propagato ovunque, e altrettanto certamente qualche mago tra gli Elfi Neri lo aveva notato… il che voleva dire che ormai sapevano della presenza di un mago molto potente. In secondo luogo, non avrei potuto reclamare ciò che era mi di diritto perché mi ero introdotto di soppiatto nel loro regno, al pari di una spia e di un traditore.
         Per dirla in parole povere: non potevo portare via la pietra senza un adeguato supporto, fabbricabile solo dai Nani; avevo con ogni probabilità una taglia sulla mia testa e uno squadrone di Elfi Neri e Nani alle calcagna… e naturalmente, ora che ero stato scoperto, non potevo certo scomparire e ritornare ad Asgard. Sarebbe stato alquanto comico, e particolarmente complicato, spiegare ad Odino che cosa facessi sulla soglia di casa con un frammento di una Gemma dei Mondi e un esercito di Nani ed Elfi guerrieri alle costole.
         Molto saggiamente decisi quindi di ritornare alla forma di serpente e di nascondermi prima che qualcuno mi vedesse lì dov’ero.
Strisciai via dalla caverna della pietra, sempre badando a restare nei punti più bui, e maledicendo la mia avventatezza nell’essermi avvicinato ad una fonte di magia tanto potente senza pensare a quali avrebbero potuto essere le conseguenze.
         Ritornai nella zona delle fucine, individuai di nuovo i Nani che avevo pedinato sino a quel punto e li seguii nuovamente, sperando che mi conducessero fuori da quelle dannate gallerie.
 
         La risalita fu molto più veloce; man mano che ci allontanavamo dalla zona delle fucine stavo sempre meglio… il caldo torrido è sempre stato mio nemico, mentre il freddo non mi turba affatto.
Ad ogni modo, dopo qualche giorno di marcia serrata, in cui riuscii a malapena a ingurgitare qualcosa per tenermi in forze, arrivammo finalmente all’uscita di quelle maledette miniere e fucine sotterranee.
Rimasi davvero sorpreso nel constatare che avevamo, di fatto, attraversato tutta una catena montuosa passandoci  sotto, piuttosto che aggirarla o inerpicarci per quei sentieri maledettamente ripidi. Se non avessi avuto quell’insperato colpo di fortuna, probabilmente starei ancora vagando sotto quelle montagne.
         Seminare le mie “guide” non fu affatto facile, soprattutto perché i Nani hanno sensi eccellenti, difficili da ingannare; tuttavia alla fine ci riuscii, e mi allontanai abbastanza dall’uscita delle gallerie da poter rischiare di assumere di nuovo la mia forma.
Avevo per le mani una scoperta di proporzioni inaudite… che non potevo in alcun modo usare. Era questo su cui riflettevo con amarezza, nascosto in una specie di recinto di rocce addossato alla parete ripida del monte alle mi spalle. L’unica soluzione applicabile era introdursi di soppiatto nello Svartàlfheim, arrivare alla corte di Afvaldr, mostrarmi per ciò che ero e costringere il re a ordinare ai suoi sottoposti di farmi avere ciò che era mio di diritto. Quasi risi di me per la stupidità del piano… pur non avendo, di fatto, altre alternative. Prima che potessi formulare nuove ipotesi per cavarmi d’impiccio, il sonno mi colse e crollai addormentato.
 
         Alla fine la fortuna mi aveva arriso, almeno in parte.
Infatti, dopo circa una settimana passata ad arrovellarmi nel mio nascondiglio, scorsi una carovana che procedeva, sfidando il vento e le frequenti tempeste di sabbia, a forse un paio di miglia dal punto in cui ero. C’erano Nani Armaioli e mercenari armati fino ai denti, segno inequivocabile che ciò che scortavano nel carro coperto fosse destinato alla corte di Afvaldr.
Così quella notte, col favore delle tenebre e sfruttando la mia abilità di muovermi silenziosamente, mi avvicinai al campo che avevano allestito, uccisi un mercenario e presi il suo posto, avendo cura di far sparire il suo cadavere.
         Nessuno si accorse dello scambio di persone per tutta la durata della marcia in mezzo al deserto.
All’alba, se di alba ha senso parlare in un luogo soffocato da un eterno crepuscolo, vidi finalmente il confine tra i due regni e lo stretto passaggio che li metteva in comunicazione. Tale passaggio constava di uno stretto valico scavato nella profonda gola tra due montagne ripide: l’unico segno che lo identificava come opera di un qualche essere vivente erano dei semplici lastroni di pietra che uniformavano lo stretto camminamento, e un architrave di pietra sorretto da due colonne squadrate. A parte le guardie sui due lati della gola che guardavano il passaggio a vista, tutto il resto era brulla roccia scura e natura selvaggia.
         Dopo altri giorni infiniti di spostamenti rapidi, quella dannata sabbia nera e ruvida che si infilava dappertutto per colpa del vento continuo, giungemmo infine alla capitale del regno militare di Afvaldr: la città di Yngvildr, il cui profilo di speroni appuntiti e torri acuminate svettava contro il cielo scuro.
         Ai cancelli della città mi attendeva un’amara sorpresa: due maghi, piuttosto potenti a giudicare dal riverbero della loro aura e dalla forza del loro Seidr, piantonavano la stretta porta che si apriva nelle spesse mura di Yngvildr.
Inutile dire che mi furono addosso come mi videro: evidentemente, la Gemma doveva aver lasciato su di me un traccia magica non indifferente, e lo scompenso provocato dagli avvenimenti nella grotta dove essa era custodita aveva con ogni probabilità avuto un’eco molto maggiore di quanto credessi. Quando sono in gioco forze di tale portata, è difficile persino per la mente più accorta fare previsioni precise delle possibili conseguenze. Io avevo nettamente sottostimato i danni, per così dire.
         Se c’è una cosa che davvero non mi ha sorpreso, in quel momento, è stata la poca delicatezza e la ferocia mai vista di quei maghi: mai mi era capitato di essere atterrato e bloccato così rudemente e con una tale cattiveria. Capii all’istante i motivi per i quali gli Elfi Neri avevano, e hanno tutt’ora, fama di essere particolarmente crudeli sotto ogni aspetto.
         Non avrei rinunciato per alcun motivo al mondo, tuttavia, ad impossessarmi di parte della loro Gemma, perciò decisi di volgere a mio favore quel piccolo… inconveniente.
Prima che inibissero i miei poteri assunsi di nuovo le mie sembianze; fu particolarmente gratificante vedere le loro espressioni basite, nel realizzare chi avevano di fronte. Tra tutti i possibili intrusi, di certo non si aspettavano uno dei principi di Asgard.
Fu così che uno dei due mi apostrofò: “Che cosa vuoi da noi, Asgardiano? Che cosa porta un membro della famiglia reale nella capitale di Afvaldr?”
         “Mi sono trovato costretto a venire nel vostro Regno, dopo che i miei mi hanno bandito per altro tradimento, poiché anche io, come certamente avrete capito, pratico la nobile arte della manipolazione del Seidr.”
         Invero, mi fu davvero facile inventare una storia del genere, che suonava peraltro molto verosimile: è noto ovunque che gli Asgardiani temono la magia sopra ogni altra cosa… ma torniamo a noi.
         “Non hai risposto alla nostra domanda, Asgardiano” fece notare l’altro mago, infastidito.
         “Sono in cerca di vendetta”, fu la mia replica, “Vendetta per chi, temendomi, ha decretato il mio esilio, senza che io avessi fatto nulla per meritarlo. E so per certo che anche voi bramate di pareggiare i conti… dopotutto, non fu forse mio padre ad uccidere il vostro precedente re? Io posso darvi ciò che più desiderate, se mi aiuterete.”
         A quelle parole vidi i volti dei due Elfi brillare di soddisfazione,  pregustando l’idea di dare una sonora lezione alla Città d’Oro; tuttavia quel bagliore sparì in un momento, lasciando di nuovo il posto ad espressioni granitiche e imperturbabili.
         “Vieni con noi, mago” esordì il primo che aveva parlato “Ti porteremo alla corte del re Afvaldr… Lui deciderà se dare o meno ascolto alle tue parole.”
         “Spera di essere convincente” aggiunse l’altro in un sibilo “In caso contrario, sarà per me un immenso piacere tagliarti la testa”.
         “Se posso azzardare una previsione” risposi tranquillo, seguendo l’Elfo che si era avviato su per il pendio dove sorgeva la città, “Non credo che il vostro re rimarrà… deluso, da ciò che intendo proporgli. Sono alquanto certo che entrambe le parti ne ricaveranno notevoli benefici”
Detto questo, mi ripromisi di non proferire più nulla, finchè non fossi stato a tu per tu con Afvald.
         Mi presi del tempo, invece,  per studiare con le dovute cautele e tutta l’attenzione possibile ogni aspetto di quella città, dalla sua planimetria alla disposizione delle truppe di guardia, dalle difese interne alle sue mura: qualunque cosa, qualunque punto debole, dovevo sapere tutto, in modo da poter avere dei piani di riserva e delle vie di fuga assicurate, nel caso gli avvenimenti avessero preso una brutta piega.
         Quello che erano riusciti a fare, sia pure avvalendosi della maestria dei Nani, era davvero incredibile: quella città, scaturita dal nulla, era ben costruita, le fondamenta piantate nella solida roccia, le costruzioni robuste e squadrate per meglio resistere alle violente raffiche di vento che, la notte soprattutto, sferzavano quei territori desolati. L’onnipresente pietra nera –della quale, ad essere onesti, non ho mai capito il nome, ma poco importa-  era il mattone fondamentale per la costruzione di qualunque edificio, anche delle mura stesse. A proposito di queste, non ne ho mai viste di migliori, tranne forse quelle della stessa Asgard. Quindi, pensare anche solo di scalfirle era un azzardo.
         La città era stata edificata sul fianco di una montagna, credo fosse una delle più alte di quel posto maledetto, e la strada maestra che la percorreva per tutta la sua lunghezza si inerpicava sul versante, sempre più ripida man mano che ci avvicinavamo alla cima. Le mie guide procedevano silenziose e spedite, quasi che non si curassero se li stessi seguendo oppure no; tuttavia sapevo che non mi perdevano d’occhio nemmeno per un momento.
         Finalmente arrivammo in cima alla montagna, sperando di non dover muovere un altro passo sui quei maledetti e onnipresenti lastroni scivolosi che rivestivano ogni strada e ogni vicolo di quel dannato posto. Ovviamente, la parte più impervia del percorso cominciava proprio allora.
         In mezzo alle rocce acuminate si apriva infatti uno stretto sentiero lastricato, avvolto da una fredda nebbia scura, cosicchè mi era impossibile scorgerne la fine, o una qualsivoglia sagoma che mi indicasse dov’era il palazzo. Il fatto che questo fosse così isolato comportava non pochi problemi: in primo luogo, una sola via d’accesso significava anche una sola via di fuga; secondariamente, su quello stretto sentiero era impossibile trovare un qualunque nascondiglio per sottrarsi agli inseguitori, in più si era facile bersaglio per un arciere anche non molto esperto, e quelli di Afvaldr dovevano essere indubbiamente molto capaci. Terzo e ultimo punto, il palazzo sorgeva, con molta probabilità, su uno sperone roccioso in mezzo al nulla… il che voleva dire che era impossibile scappare scendendo dal fianco della montagna, a meno di non volerci rimettere tutte le ossa del corpo.
         “Da questa parte, mago”, mi disse uno dei due Elfi, distogliendomi dall’analisi che stavo facendo e al contempo accorgendomi di essere fermi davanti alla soglia del palazzo. Annuii e gli feci cenno di farmi strada, mentre il suo compagno chiudeva la fila.
         “Non fare scherzi, Asgardiano, o te ne pentirai”, soggiunse l’Elfo che mi stava dietro. Alla sua affermazione replicai con un cenno della testa. Credevano davvero che mi sarei compromesso prima arrivare ai miei scopi? Illusi, evidentemente non sapevano con chi avevano a che vedere… o forse tendevano a sottovalutarmi. Ad ogni modo, avevo sempre il vantaggio dell’effetto sorpresa su di loro, bastava solo tenere alta la guardia e un basso profilo. Due comportamenti che avevo fatti miei molti secoli addietro, quand’ero ancora un fanciullo.
         L’interno del palazzo era enorme: soffitti dalle volte altissime, le cui decorazioni arrivavano fino a terra; il mobilio era di fattura squisita, non di legno ma di quelle che parevano, a prima vista, leghe metalliche o qualcosa di simile. Non avevo visto molte foreste, in quel luogo, e le poche che avevo notato erano tutto meno che estese.
Le finestre che si aprivano negli spessi muri erano piccole e lasciavano filtrare solo qualche raggio della debole luce esterna, disegnando ombre grottesche sulle pareti e sul pavimento.
         Le mie guide mi condussero in un dedalo di corridoi, sui quali si affacciavano molte porte scure, tutte chiuse, un silenzio spettrale permeava ogni anfratto di quel luogo, rendendolo ancora meno accogliente di quanto già non fosse.
Ad un tratto si fermarono davanti ad una porta, una delle tante tutte uguali sui due lati del corridoio; uno dei due mi fece cenno di entrare nella stanza, piuttosto disadorna rispetto al resto del palazzo, quindi si congedarono dicendomi: “Renditi presentabile, Asgardiano, tra un’ora esatta torneremo a prenderti. Se il re vorrà conferire con te o meno, lo scoprirai allora. Nel frattempo, ti è proibito lasciare questa stanza”
         La porta si chiuse con uno scatto davanti a me; i miei poteri erano ancora inibiti e non riuscivo a capire che tipo di incantesimo avessero usato, perciò non potevo disfarlo e liberarmi. Optai quindi per la cosa più saggia da fare, ovvero dare retta ai miei carcerieri: avrei fatto un bagno, mi sarei reso presentabile come da richiesta, dopodiché avrei pensato ad un modo per mandare avanti quella farsa in modo credibile, senza perdere di vista il mio scopo ultimo, cioè avere uno scettro con una parte della Gemma tutto per me. Dovevo muovermi con molta, molta cautela, d’ora in avanti. Se c’era una cosa certa, era che Afvaldr non era re di un branco di tagliagole e guerrafondai per caso. Né lo era che lo chiamassero “lo Sterminatore di Popoli”
Una volta messa a punto la mia strategia, mi sedetti sullo scomodo letto e aspettai… -
 
- Anja -
         Riapre gli occhi scatto, sussultando violentemente, come se si fosse appena destata da un incubo. Si guarda attorno spaesata, salvo poi ricordarsi di essere ancora in una base dello S.H.I.E.L.D. in Alaska, bloccata lì per colpa dei Vendicatori, di quel maledetto monocolo, di Loki e di più o meno tutto il mondo, che pare proprio avercela con lei.
         Realizza a malapena di avere una coperta sulle spalle: strano, non ricorda minimamente di averne presa una… a meno che qualcuno, mosso a pietà, non gliela abbia posata addosso. Si stringe con più forza tra le pieghe del tessuto, il freddo ora si fa sentire.
         A proposito di Loki… oh, giusto, è a causa sua che lei ora si trova in questi stato! A quanto sembra, il dio sostiene che lei gli ha mandato una specie di… di cosa? Una richiesta di aiuto criptata?! Un messaggio supersegreto diretto precisamente a lui?! Che assurdità, insomma, cose del genere accadono giusto nei fumetti e nei cartoni animati, no?
         E se invece fosse tutto vero? Riflettici, Anja: quante probabilità c’erano che, tra tutti gli dèi che potevi trovarti in mezzo ai piedi, fosse proprio Loki quello che aveva tutte le risposte?
Ecco, ora ci si mette persino la sua coscienza a fare discorsi astrusi. Esasperata, da cosa non lo sa nemmeno più, se parte dal presupposto che qualcosa  sapeva prima di tutto quell’enorme macello, decide di mettere in pratica il suo personale motto: “Se il corpo fa, la testa non pensa”, ovvero, qualunque cosa è meglio di rimuginare.
         Prende quindi a vagare come un’anima persa per i quattro angoli della base, sempre stretta nella coperta; tuttavia, a nulla valgono i suoi tentativi di concentrare la sua attenzione altrove, perché le parole di Loki continuano a rimbalzare nella sua mente, portando prepotentemente l’attenzione su di loro, esattamente come fa chi le ha pronunciate.
         Con un sospiro si abbandona sulla prima superficie disponibile, che il caso ha voluto essere una sedia in quella che, probabilmente, è la sala mensa.
Si prende la testa tra le mani e fissa il proprio riflesso distorto, che il piano d’acciaio del tavolo le rimanda.
         Questa non sono più io… da quando è arrivato Loki tutte le mie certezze sono andate in pezzi. Con tutti quelli tra cui potevo scegliere, proprio per uno del genere dovevo prendermi una sbandata?
Ma non è solo una sbandata, dolcezza, è la risposta piccata della sua parte più istintiva, quella cui si è appellata più volte, quella che spesso e volentieri l’ha tolta dai guai, prova ne è che lo hai lasciato avvicinare al punto di permettergli di rivoltare la tua vita come un calzino senza fare resistenza. Senza contare che ora sei qui a rimuginarci sopra.
         Anja scuote vigorosamente la testa, per scacciare quei pensieri, senza curarsi del fatto che possano prenderla per matta; anzi, forse l’hanno già fatto.
No, no, no! Continua a ripetersi nella sua testa, tutti ma non Loki. Stavolta è davvero convinta di aver scelto la persona, no, il dio sbagliato, come oggetto della sua sbandata. Eppure, c’è sempre qualcosa che la spinge inesorabilmente a tornare da lui.
         Passando all’altro nodo gordiano, come spiegare che lei lo ha chiamato? Ancora non riesce a capire in che modo potrebbe averlo fatto, se si assume che Loki abbia ragione su questo punto. Tra l’altro, il Dio degli Inganni sembrava incredibilmente sicuro di tale fatto…
         L’unica cosa che sembra aver attinenza con questa storia è un episodio accaduto parecchio tempo prima… circa un anno fa, in effetti.
 Quel giorno aveva avuto davvero una pessima giornata: soliti litigi con la madre, sempre per lo stesso motivo, ennesima discussione con quegli imbecilli dei suoi sottoposti e, dulcis in fundo, mezza libreria le era crollata sul naso per colpa di quell’idiota d’un felino che era il suo gatto. Quello era stata la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso e che l’aveva spinta a insultare tutti gli dèi di tutti i pantheon che conosceva, chiedendo sarcasticamente a ciascuno di loro se non ci fosse nessuno che avesse voglia di darle una mano…
          Alt, un momento. Assumendo che gli dèi non esistono, quello era stato giusto uno sfogo innocente di una ragazza ormai prossima ad un esaurimento nervoso.
Partendo invece dal presupposto che gli dèi esistono… oh, questo cambia tutte le carte in tavola. L’ha chiamato sul serio, in qualche modo astruso, ma l’ha fatto.
Brava, ci sei arrivata finalmente! Il tuo cervellino funziona ancora a dovere, dolcezza.
         Si passa più e più volte le mani sul viso, cercando di riportare un po’ di calma nella sua mente devastata; l’unico pensiero sensato che riesce a formulare è che il dio in questione le deve dei chiarimenti molto, molto approfonditi… e per una volta, senza fare tanto il misterioso. L’unica cosa che non capisce è però l’attrazione che sembra esserci tra di loro, e che difficilmente è solo per questo motivo che non paiono capaci di stare lontani troppo a lungo.
         Soffoca un singhiozzo mordendosi il labbro con forza, fino a sentire in bocca il sapore ferroso del sangue. Posa le mani sul piano del tavolo e fissa il proprio riflesso distorto che questo le rimanda. La donna che vede non è più lei, non lo è più da qualche tempo a questa parte. Se si concentra, può quasi sentire le crepe correre sulla sua corazza costruita con tanta fatica. Ora la sente, la sente andare in pezzi con un rumore di vetri infranti… ed è bastato un solo sguardo di un paio di magnetici occhi verdi…
 
 
N.d.A
Rieccomi a voi! Vi sono mancata? XD Bando alle ciance, ecco qui il nuovo capitolo: come potete ben vedere, la trama si complica sempre di più… ma d’altro canto, si parla di Loki, quindi le cose non potevano essere troppo facili, no? ;) Col prossimo capitolo dovrebbe concludersi l’antefatto e la storia riprendere da dove ci eravamo lasciati. Per quanto riguarda i POV di Anja e Thor, ho preferito metterli insieme per coerenza, visto che entrambi sostengono Loki, ciascuno a suo modo. Ebbene sì, la nostra fanciulla ha dovuto arrendersi e soccombere al nostro cattivo preferito! Prossimamente, vedrete come finirà! XD
NB: questa storia non ha nulla a che vedere con Thor: The Dark World, perciò state tranquilli, in questa sede il film non verrà minimamente nominato!
Ringraziamenti:
Per le recensioni: Erika_00, Alexien e Ebi Tempura e La_Polly  - come sempre, aspetto con ansia i vostri pareri XD-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 , Welcome to the darkside e  La_Polly, Stella_Ely, e _montblanc_   - sono felice di vedere che siete aumentate!!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly, Strix, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the darkside, ponyothewitch  e veronika87, dbclaudia, maura 77, Stella_Ely, TaylorAllisonSwift, angelika4ever, Audrey_20 , Lady of the sea –wow, aumentate ogni giorno di più! XD infinite volte grazie, sono contentissima!!-
Per averla inserita tra le ricordate: Feelings, Zakurio e Elenoriel - un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! Che bello vedere che siete aumentate! XD-
Bene,per ora è tutto! A settimana prossima, stavolta cercherò di essere puntuale, e mi raccomando, sotto con le recensioni!!!

Tanti bacioni, la vostra affezionatissima Mòrrigan <3
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16- La storia di Loki: nella tana del nemico ***



CAPITOLO 16: "La storia di Loki, parte 3 : nella tana del nemico"


 
- Loki –
         - Una volta messa a punto la mia strategia, mi sedetti sullo scomodo letto e aspettai… L’attesa può essere davvero un tedio inimmaginabile, quando si è nell’impossibilità di fare altro. Ero a molti mondi da quella che consideravo casa mia –errore deprecabile,  avrei dovuto accorgermi molto prima di come fossero davvero le cose-  con i miei poteri bloccati da un tipo di magia che non conoscevo e senza poter fare nulla…
         L’attesa porta la mente a concentrarsi su quello che normalmente nasconde e cela a se stessa, in un vano tentativo di proteggersi da ciò che può annientarla. Non è… salutare, per persone come me in particolar modo, stare troppo tempo chiusi in un buco a pensare, la pazzia è sempre in agguato… spesso con conseguenze molto poco piacevoli.
         Presi a camminare avanti e indietro per la stanza piuttosto angusta, misurandola a grandi passi; ogni tanto sbirciavo fuori dalla stretta finestrella che si apriva nello spesso muro.  Pensare di aprirmi una via di fuga passando da lì? Nemmeno lontanamente concepibile, visto che l’unica cosa visibile al di fuori di essa era un baratro senza fondo.
 Ad ogni modo, la strategia che avevo approntato mi lasciava un certo margine di manovra, se fosse andato tutto per il verso giusto.
         Con una smorfia di fastidio stampata in viso ritornai a sedermi su quello scomodo giaciglio, in confronto al quale persino la roccia su cui avevo dormito all’inizio del mio  viaggio faceva la figura del letto di piume.
Feci  vagare lo sguardo, pur non essendoci nulla di rilevante o interessante da guardare: escludendo il letto su cui sedevo, l’arredamento era costituito da un semplice armadio a muro di fianco alla finestrella, un paravento grigio scuro con decori neri e un bacile di pietra montato su un treppiede di ferro battuto.
 
         All’udire lo scatto della serratura ricomposi immediatamente la mia espressione; una delle prime cose che avevo imparato, quando mi ero accorto di non essere come i miei coetanei ad Asgard e che questi non potevano tollerare la mia presenza, era appunto non mostrare mai cosa davvero pensassi o provassi… motivo per cui portare una maschera di neutro disinteresse mi riusciva davvero facile, era ed è il modo migliore per mascherare le mie intenzioni. Come dite voi “Le acque chete fanno crollare i ponti”, e io posso sembrare all’apparenza molto tranquillo…
         Tornando alla vicenda, i due che mi avevano scortato fin lì erano gli stessi che erano poi tornati a prendermi, limitandosi ad un secco: “Il re vuole conferire con te, Asgardiano”. Non potendo fare altro, li seguii, mandando bene a mente il nostro percorso, esattamente come avevo fatto appena arrivati lì. Mentre camminavamo, li osservai con attenzione, in particolare le loro espressioni: quello più loquace dei due aveva uno sguardo quasi annoiato, la bocca atteggiata ad una smorfia di disprezzo, con ogni probabilità nei miei confronti.
 L’altro, invece, quello che parlava giusto per ricordarmi che mi avrebbe ammazzato volentieri, mi inceneriva con lo sguardo ogni volta che intercettava il mio, palesemente infastidito che dopo tutto quel tempo respirassi ancora. Una cosa che invece avevo trovato davvero ridicola erano quelle spropositate orecchie a punta e i capelli color del gesso raccolti in un modo che avrebbe fatto invidia alle dame di Asgard…
         All’improvviso ci fermammo davanti ad un enorme portone istoriato, fatto sempre della stessa, onnipresente, pietra nera e lucida. Fissai per un attimo i nostri volti riflessi in uno dei battenti, meravigliandomi del fatto che stonassi meno qui che ad Asgard… come se il mio posto fosse molto, molto lontano dalla luce che sembrava, e sembra, pervaderla ovunque. Fatti del genere danno da pensare non poco.
 Le creature che parevano più simili a me erano quello da cui mi avevano messo in guardia, classificandole come mostri, come qualcosa da disprezzare. Riflettendoci, certamente a Asgard non ero benvoluto, anzi, mi odiavano… fu allora che capii che non sarei mai appartenuto alla Città d’Oro, per quanto mia madre si ostinasse a sostenere l’opposto.
Comprendere questa verità ruppe qualcosa dentro di me.
 
         La sala del trono celata da quei battenti era davvero enorme, appena illuminata da pochi bracieri, la cui luce fioca rendeva l’intero ambiente un po’ meno opprimente.
Il trono di Afvaldr era collocato proprio di fronte all’ingresso della sala, posto sopra una pedana rialzata, cui si accedeva da pochi gradini che partivano dal pavimento.
Era un trono massiccio, squadrato, i braccioli lavorati in forma di drago, come pure il bordo dello schienale. Due bracieri, uno per lato, gettavano pallida luce sul re.
         Non ricordo altro della sala, poiché l’occupante di quel trono mastodontico aveva catturato tutta la mia attenzione: rispetto agli altri Elfi, Afvaldr era nettamente più alto, particolare intuibile persino mentre era seduto, e due volte più massiccio. Non ero sorpreso che lo temessero tanto. Il viso sembrava avere un’espressione perennemente corrucciata, gli occhi che mandavano bagliori sinistri e non perdevano un solo dettaglio di quanto gli stava attorno.
         Indossava una semplice corazza composta da placche metalliche disposte a spina di pesce, gli avambracci coperti da spessi bracciali di cuoio. Le mani invece erano chiuse in un paio di guanti, il cui dorso era rinforzato da spuntoni di metallo. Non portava nulla, invece, che fosse riconducibile a insegne di potere, dettaglio che destò in me una certa sorpresa: da ciò che avevo appreso, un re tiene particolarmente a mostrarsi come tale.
         Non appena giunsi al centro della sala quello si alzò in piedi ed io fui sopraffatto dalla potenza del suo Seidr, che mi travolse come un’ondata di marea.
Afvaldr diede qualche secco ordine ai due che mi seguivano,in una lingua che non capivo; con la coda dell’occhio li vidi chinare il capo e uscire senza dargli le spalle, accostando i battenti. Come l’uscio si chiuse, sentii il familiare formicolio della mia magia percorrere le mie vene. Dentro di me esultai.
         Una volta soli, il re prese a girarmi attorno con vivo interesse; ebbi nuovamente modo di rendermi conto, oltre che della sua stazza, del suo enorme potere come mago: poche altre volte, infatti, mi era capitato di incontrare chi potesse reggere il confronto con me e nel caso di Afvaldr avevo la netta impressione che potesse essermi anche superiore. Senza contare che aveva parecchi secoli di esperienza alle spalle, esperienza molto maggiore della mia.
Quando si ritenne soddisfatto si fermò di fronte a me, fissandomi negli occhi.
         “Dunque, Asgardiano, i miei sottoposti mi hanno riferito che desideri propormi un accordo. Di cosa si tratta, voglio sapere”. La sua voce, pur roca e molto bassa, aveva anche un tono graffiante, stridulo in certi punti: decisamente sgradevole, ma non avevo dubbi che desse gli incubi a chiunque dei suoi avversari.
         “In effetti è così” assentii, badando bene a tenere un basso profilo, “I miei mi hanno esiliato qui, con l’accusa di tradimento, perché hanno scoperto che faccio uso della magia…”
         “Che cosa vai cercando, Asgardiano? Non parlare per enigmi, so chi sei” mi interruppe Afvaldr, fissandomi con astio.
         “Vendetta, è questo che cerco. Vendetta per chi mi ha ingiustamente accusato, temendo una mia rivolta contro di loro. E so che anche voi la bramate… considerato che il Padre degli Dèi uccise il vostro precedente re, se non vado errato.”
         “Non sbagli, infatti, Dio degli Inganni, tuttavia non ci serve il tuo aiuto” fu la lapidaria risposta di Afvaldr, prima che mi desse le spalle e ritornasse a sedersi sul trono. Ero sorpreso dal fatto che sapesse la mi identità, forse era più astuto del previsto ed io lo avevo sottostimato. Decisi quindi di continuare con il mio piano, ma con le dovute cautele.
         “Immaginavo che foste già a buon punto con i preparativi, però…”, lasciai volutamente la frase in sospeso e ottenni l’effetto sperato: Afvaldr riportò la sua attenzione su di me.
         “Continua, Dio degli Inganni, e spera per te che sia interessante quello che hai da dire”
         “Ora capisco da chi hanno preso i vostri sottoposti”, ridacchiai, per poi tornare serio e proseguire col mio discorso, “A mio modesto parere, credo che potrebbe servirvi un mago in più, tra le vostre fila…”
         “Ce ne sono già molti, e capaci, quindi perché dovremmo averti al nostro fianco? E chi assicura che tu non sia una spia, pronto a tradirci e a consegnaci ai tuoi?!” sbottò il re, battendo con forza l’enorme pugno sul bracciolo del trono, che si scheggiò all’impatto. No, non era davvero uno stupido, e per di più era anche molto, molto forte, più di quanto avessi stimato. Dovevo assolutamente procedere con immensa cautela.
         “Libero di credere ciò che preferite, però sappiate che posso facilitarvi non poco il viaggio verso Asgard, e fare in modo che arriviate nascosti da Heimdall… Nessuno saprebbe della vostra venuta. Con l’esercito impreparato, avreste gioco facile nel conquistare la città… ed entrambi avremmo la nostra vendetta. Voi per la prematura dipartita del vostro predecessore, io per i torti subiti.”
         Le mie ultime parole sembrarono averlo convinto, tuttavia rimasi con la guardia ben alta mentre il re camminava per l’ampia sala, ogni tanto fondendosi con le ombre scure proiettate dalle alte colonne che sorreggevano il soffitto.
Alla fine delle sue elucubrazioni, Afvaldr si piantò di nuovo di fronte a me, fissandomi negli occhi.
         “Finchè non avrò deciso il da farsi, tu rimarrai qui e non uscirai dalle mura della mia casa, pena la morte. Domani al tramonto conoscerai la mia decisione, e con essa il tuo destino”
Chinai la testa in segno di assenso, quindi aspettai che le mie ben note guide mi scortassero di nuovo nella squallida stanzetta di prima.
         Uscendo dalla sala del trono, con gli occhi del re sempre ben fissi sulle mie spalle, non potei trattenermi dall’esultare tra me e me, sapendo con certezza che Afvaldr stava considerando sul serio la mia proposta.
Con un po’ di fortuna, avrei ottenuto anche più di quanto avessi mai osato immaginare.
 
         Di nuovo, dovetti lasciare che i fatti seguissero il loro corso e ciò significava dovermi nuovamente rodere il fegato, oltre che la testa, mentre aspettavo con pazienza che quel maledetto Elfo prendesse la sua decisione. Il doppio gioco era estenuante, e difficile da mantenere, ora che sapevo che quel guerriero spietato era anche buon stratega e non stupido come lo avevo creduto all’inizio.
Dovevo conquistarmi la sua fiducia, in un modo o nell’altro.
         Di solito non predispongo piani che prevedano un punto cardine così delicato, sono i primi che vanno gambe all’aria se anche solo un minuscolo dettaglio è fuori posto, ma come ho già detto, era l’alternativa migliore che avevo trovato dopo molte e ripetute riflessioni.
         Se le elucubrazioni di Afvaldr lo avessero portato dove immaginavo io, ben presto avrei carpito buona parte della magia degli Elfi Neri senza la minima fatica e, molto più importante, senza destare il benché minimo sospetto… -
 
- Clint –
         O porca miseria!! Anzi, no, merda! Merda merda merda! Ma tu guarda… e stavolta tocca pure dargli ragione, diavolo! Ci siamo messi in mezzo quando non c’entravamo davvero un accidente.
L’arciere soffoca un sospiro e scuote appena la testa, senza perdersi una sillaba di quanto Loki sta raccontando. Comincia a capire perché tutti lo temano quando apre bocca: con poche parole è riuscito a incantarli tutti, persino l’inflessibile Fury non riesce a staccare gli occhi da lui.
         Quello di cui non si capacita, invece, è di come il dio faccia a mantenersi tanto distaccato mentre racconta quelli che, a ben pensarci, sono essenzialmente fatti riservati: le parole di Loki sono fredde e impersonali, solo a tratti emerge qualcosa di lui, quando il filo dei ricordi travolge anche l’ultima difesa della logica ferrea con cui tiene confinati i propri sentimenti.
Cosa che, a dire il vero, fanno più o meno tutti lì dentro: sono spie, assassini, addestrati a non far trasparire nulla e la logica, ovviamente, è la loro migliore amica.
         Onestamente, però, c’è da dire anche che Loki ha avuto un gran fegato a sopportare tutto ciò che gli è capitato, a cavarsela da solo senza pretendere e/o sperare nell’aiuto di altri, nemmeno nei casi più disperati.
Sì, ora capisco perché non sopporta Thor quando questo reclama di essere suo fratello, quando insiste nel dire che vuole ricostruire i loro rapporti… non sono mai stati fratelli, forse nemmeno da ragazzi. Cavoli, sarei incazzato a morte pure io, se fosse così.
         Riflettendoci, non potrebbe essere ammirazione? In fondo, oltre all’indubbia intelligenza del Dio degli Inganni, c’è anche una buona dose di tenacia e caparbietà, doti che Clint stesso ha sempre reputato essenziali, in ogni aspetto della vita. Loki sembra averne da vendere, persino più di Thor. E visto cosa ha passato il moro, per sua stessa ammissione, l’arciere non se ne sorprende più di tanto.
         Tutto sommato, lui e Loki un po’ si somigliano: entrambi sono stati ingannati da coloro i quali li hanno cresciuti, sono stati allevati nella menzogna, traditi dalle persone a loro più vicine… e ancora ci si chiede perché poi la gente arriva a minacciare di morte un intero pianeta? A compiere stragi? A innalzarsi sopra gli altri per sentirsi considerati e degni di qualcuno? Se Clint non è arrivato a questo punto, è solo perché ha avuto un po’ di fortuna e qualcuno che l’ha rimesso in riga ben prima che fosse troppo tardi.
E pare proprio che anche Loki sia parecchio allergico alle regole, punto nettamente a suo favore per quanto lo riguarda.
         Anja ci ha battuto alla grande, direi… nessuno a parte lei ha dato credito a Loki, che stavolta aveva ragione in pieno…  miseria ladra! non avrei mai pensato di arrivare a tanto, ma siamo tutti nelle mani del pazzo intergalattico, che sembra essere l’unico a sapere cosa diamine sta succedendo. Ma questo non vuol dire che sia disposto a chiudere un occhio per la faccenda del controllo mentale con annessi e connessi. Oh no, su questo punto è ancora guerra aperta. Se sopravvivremo, forse, ma solo forse, sono anche disposto a passarci sopra. Ma accidenti a te, Anja, proprio di uno così dovevi prenderti una cotta?! Benedetta ragazza, se non avessi dato prova di essere molto sveglia, penserei che sei un’idiota totale… come tutti noi, del resto.
         I pensieri di Clint sono tutto meno che chiari, al momento, ma è probabile che sia cosa abbastanza diffusa tra gli astanti, al momento. Sarebbe interessante scoprire che ne pensa Nat di tutto questo macello… Nat che siede dalla parte opposta rispetto a lui e ha un’espressione così rapita e assorta che Clint mai le aveva visto in viso.
Che debbano preoccuparsi, più di quanto già non siano, è un dato di fatto; ma per stendere un piano d’attacco che non preveda un suicidio di massa è bene sentire tutta la storia di Loki. Clint ha davvero un brutto presentimento mentre stiracchia le braccia e cerca una posizione relativamente comoda per continuare a dar retta al dio.
 
- Loki –
                         Se le elucubrazioni di Afvaldr lo avessero portato dove immaginavo io, ben presto avrei carpito buona parte della magia degli Elfi Neri senza la minima fatica e, molto più importante, senza destare il benché minimo sospetto…
        
         Passai la notte insonne; non è certo piacevole sapere che la propria vita dipende dai capricci di un re, indipendentemente da quale sia la sua scala delle priorità.
Vi dirò una cosa, a proposito di ciò: non fidatevi mai delle parole di un sovrano, sono la peggiore schiatta di manipolatori bugiardi. Quindi capire anche perché quella notte non riuscii a chiudere occhio, come del resto passai tutto il giorno seguente ad agitarmi come una belva in gabbia, quasi arrivando a scavare solchi nel pavimento per il gran camminare avanti e indietro.
         Alla fine, al tramonto come stabilito, le mie ben note guide vennero nuovamente a prendermi e mi scortarono nella sala del trono.
Afvaldr era solo, come la prima volta che l’avevo incontrato; apostrofò i suoi sottoposti nello stesso modo del giorno prima, quindi si rivolse a me, facendomi cenno di andare più vicino al trono, nel debole cono di luce proiettato dai bracieri.
         “Asgardiano, ho molto e a lungo riflettuto sulla tua offerta”, esordì, fissandomi in viso con la tipica espressione arcigna, “E ritengo sia una valida proposta, pertanto avrai salva la vita, per il momento. Bada bene, però, alla prima avvisaglia di tradimento, verrai giustiziato seduta stante. Se mi riterrò soddisfatto dei tuoi servigi, verrai adeguatamente ricompensato.”
         Inutile dire che, se da una parte ero sollevato, dall’altra ero anche parecchio preoccupato, perché l’affermazione di Afvaldr sottintendeva che sarei stato sotto strettissima sorveglianza.
         “Vi ringrazio per la vostra magnanimità”, replicai alle parole del re, pesandole con cura, “Ditemi cosa posso fare per darvi l’aiuto che vi ho promesso.
         “Come prima cosa, sarà necessario erudirti nelle nostre arti. Non voglio inetti e incapaci, nel mio esercito.”
         Non potei trattenermi dal sorridere compiaciuto, era arrivato esattamente dove volevo che arrivasse. Probabilmente il re prese la mia espressione come muto ringraziamento e come un segno di riconoscenza per avermi concesso un tale onore.
Che pensasse pure ciò che voleva, io avevo ottenuto parte di quello che mi ero prefisso.
         “Comincerai seduta stante il tuo addestramento. Leiknir! Úlfhildr” concluse il re, prima di chiamare un paio dei suoi maghi. Sperai vivamente che non fossero i soliti due che mi scarrozzavano in giro: avrei potuto davvero ucciderli, se me li fossi trovati davanti un’altra volta.
         Le porte della sala si spalancarono, lasciando entrare una coppia di Elfi, un maschio ed una femmina, la prima che avevo visto da quando ero arrivato lì. Si fermarono rispettosamente –o forse era timore?- sulla soglia, in attesa.
Il Seidr di entrambi era piuttosto forte, non certo al livello di Afvaldr o mio, ma pur sempre potente abbastanza da renderli avversari pericolosi, se avessero attaccato insieme.
         “ Lei è Úlfhildr ” proseguì quindi, indicando l’Elfa che avanzò con passo fluido verso di noi, “Mentre l’altro è Leiknir.”
Anche l’Elfo si avvicinò a noi, serio in volto.
         “Avrete a disposizione l’arena centrale per insegnare all’Asgardiano quello che sapete. Dovrete comportarvi come se fosse uno dei nostri maghi. Sono stato chiaro?”, si rivolse il re ai due, che annuirono prontamente, prima di avviarsi verso una piccola porta in un angolo dell’enorme sala, facendomi segno di seguirli.
Nessuno di loro aveva aperto bocca.
 
         Sembrava che in quel maledetto posto avessero un debole per corridoi labirintici e claustrofobici, sempre immersi nella quasi totale oscurità. Meno male che sono sempre stato una persona adattabile… mi ero abituato abbastanza alla svelta a vedere al buio.
         Arrivati nell’arena, che constava di un semplice spiazzo ovale di sabbia traslucida con un’alta balaustra tutt’attorno, che la separava dalle tribune, i due Elfi si fermarono al centro ed io di fronte a loro.
Ebbi modo di osservarli con attenzione: la femmina aveva i lineamenti tutto sommato fini e eleganti, quasi felini, gli inquietanti occhi di un grigio quasi bianco che troneggiavano nel viso dalla pelle scura, mentre il fisico era snello e tonico, forse anche troppo. Il maschio aveva una fisionomia simile a quella dell’Elfa, ma su di un corpo massiccio e muscoloso, esattamente come quello di un guerriero fatto e finito. Entrambi portavano delle semplici vesti di tessuto nero e lucido, sopra le quali avevano indossato delle leggere corazze di metallo e cuoio rinforzato.
         “Sei un mago potente, Asgardiano” esordì l’Elfa squadrandomi da capo a piedi, “Ma ora devi dimenticare quello che sai, per fare spazio a quello che abbiamo da mostrarti”
         “Tuttavia, prima sarà necessario combattere, usando solo il Seidr”, aggiunse l’altro, “Così da renderci conto di cosa tu sia realmente capace.”
         Senza preavviso, mi attaccarono entrambi.
 
         Fu davvero divertente, un paio di giorni dopo, tornare dal re con i miei due insegnanti, piuttosto malridotti, a dire il vero, e sentire i due maghi dire al proprio sovrano che ero troppo potente persino per loro, che non avrebbero potuto istruirmi più quanto non avessero già fatto. Inutile dire che Afvaldr non la prese bene, anche perché l’avevamo interrotto nel bel mezzo di un consiglio di guerra, a giudicare dal numero di persone attorno al grande tavolo e dalla quantità di carte sparse un po’ ovunque.
         La conclusione logica fu che il re mi prese sotto la sua egida e provvide personalmente ad insegnarmi tutto ciò che sapeva.
 
         Passò molto tempo, l’addestramento cui mi sottopose fu quanto di più duro e sfiancante avessi mai immaginato. Ogni sera tornavo nella mia stanza –sempre quel buco orrido dove mi avevano sbattuto il giorno che mi portarono lì- con le ossa doloranti, esausto per aver dato fondo a tutte le mie energie.
 Il Seidr di un qualunque essere vivente non è una fonte infinita di energia, ma anzi, si esaurisce tanto più velocemente quanto più spesso viene usato e quanto più potente è la magia che viene praticata. E il mio, in quel periodo, era pericolosamente vicino al limite.
Vi risparmierò tutta la cronaca, scenderei in tecnicismi e particolari che voi non capireste nemmeno lontanamente, senza contare che nessun mago che si rispetti rivelerebbe ciò che ha appreso con tanti sacrifici.
         Non avrei saputo dire con esattezza quanto era durato l’addestramento,tuttavia ero riuscito, in questo lasso di tempo, a raggiungere l’obiettivo cardine del mio piano: conquistare la fiducia di Afvaldr… e incidentalmente anche quella degli altri due maghi, Leiknir e Úlfhildr.
 
         Sapevo che la battaglia si stava avvicinando, lo leggevo negli occhi di tutti intorno a me: il nervosismo era cresciuto notevolmente, come pure era aumentato il via vai continuo da e per il palazzo.
Anche io ero irrequieto, ma per motivi ben diversi: la mia strategia così accuratamente pianificata si stava avviando ad una ben felice conclusione e molto presto avrei potuto appropriarmi di uno scettro con un frammento della pietra. Se avevo indovinato, quello che trasportava la carovana cui mi ero aggiunto era proprio uno di quegli artefatti, destinato indubbiamente a qualcuno della cerchia di Afvaldr, se non a lui stesso.
         Un paio di notti prima della battaglia il re in persona mi fece chiamare; quando chiesi ad uno dei galoppini il perché di tale convocazione, l’unica risposta che ricevetti fu un secco: “Questione di massima importanza”. Non li sopportavo, maledizione! Quelle voci così fastidiose mi stavano facendo impazzire e inoltre smaniavo per vedere un cielo stellato o l’alba dalla finestra della mia stanza, ad Asgard.
         Di malavoglia, mi feci scortare dal re, il quale mi caricò quasi di peso su un orrendo bestione peloso, che sbavava ovunque, pieno di zanne e spuntoni, ma anche incredibilmente agile nell’inerpicarsi sugli scoscesi pendii delle montagne.
         La risalita fu piuttosto lunga e faticosa, più di una volta rischiai di scivolare giù da quella bestia col nome incomprensibile, tra le risatine di scherno generali, e di frantumarmi tutte le ossa del corpo rimbalzando giù per il crinale.
         Arrivati sulla sommità della montagna ci fermammo in uno spiazzo circolare, rivestito di lisci lastroni di pietra concentrici, decorati da strani simboli. Tutto intorno correva una fila di sottili colonne sormontata da uno spesso architrave curvo, mentre al centro sorgeva una bassa pedana rialzata, sempre ornata coi medesimi simboli che correvano sulle lastre del pavimento. Qualcosa mi diceva che quei glifi, in virtù del potere che emanavano, non erano meri abbellimenti. Di questo, infatti, ne ebbi conferma non molto dopo… -
 
- Bruce –
         Oh mio Dio… siamo nei guai, in guai enormi tutti quanti.
Un violento tremito delle mani costringe il povero Bruce, ormai al limite della tensione che può sopportare senza che scoppi il finimondo, a fare un profondo respiro e sistemarsi un po’ meglio sulla scomoda sedia di metallo.
         Le parole di Loki hanno inchiodato ciascuno di loro al proprio posto, non si sente altra voce se non quella del dio, che racconta i suoi trascorsi come se stesse narrando un poema epico: avvincente, ma anche stranamente impersonale.
Scocca una fugace occhiata ai presenti e l’espressione che scorge sul viso dell’arciere non fa che confermare la sua impressione.
         Ora capisco perché quei due vanno tanto d’accordo… due teste dure allo stesso modo, incredibilmente cocciuti e testardi, ecco cosa sono. Però Anja ha dato una bella lezione a tutti quanti, accidenti a lei! È riuscita a raddrizzare persino Tony, chissà che non ce la faccia anche con Loki…
         Di certo c’è che tutto il racconto del dio moro ha gettato luce su buona parte degli avvenimenti strani cui tutti hanno assistito nelle ultime settimane e, particolare non trascurabile, ha messo più o meno in chiaro il rapporto tra Loki e Anja.
Bruce non vorrebbe essere nei panni del Dio degli Inganni, quando la ragazza si presenterà per fargli pagare lo scotto delle sue rivelazioni…
         A dispetto delle previsioni funeste il dottore riesce lo stesso a trovare un lato positivo in una serie di avvenimenti tanto nefasti: per impersonale che sia, è emerso comunque qualcosa di Loki e tutto ciò che il dio ha passato e ha dovuto subire e ha fatto per salvare se stesso un po’ lo confortano, permettendogli di sentirsi un po’ meno mostro di quanto si consideri. È vero, lui… l’Altro ha ucciso, ha aggredito, ha distrutto, ma per un primitivo istinto di sopravvivenza, mai di proposito, e molto prima che Bruce imparasse a controllarlo.
         Sì, forse né lui né Loki sono i mostri che credono di essere, o che gli altri dipingono, fermandosi solo alla superficie. Gli sovvengono a sprazzi le parole che Anja gli ha detto solo qualche giorno prima, parlando appunto del suo rapporto quanto mai bizzarro ed esclusivo col dio.
 
         - “Insomma, Bruce, cosa devo dirle? Non ho avuto una vita facile e ho sempre avuto un debole per le… cause perse, per così dire”. Sorride e per un attimo sulle sue guance compaiono due simpatiche fossette, che la fanno apparire un po’ più giovane di quanto non sia.
         “Beh, va bene tutto, ma come ha fatto a non ammattire? Non aveva paura di diventare come i suoi superiori?” le chiede perplesso.
         “Ma io sono diventata come loro… e non è stato bello, per nulla. Guardarmi allo specchio e vedere una persona che non ero io fissarmi col mio viso.”  Esita un attimo, poi prosegue: “Poi, però, anche grazie a Niko, ho capito che i veri mostri non sono quelli di cui si legge nelle favole, come anche che non è nel buio che questi si nascondono. ”
         Banner la guarda stranito, quasi timoroso di chiederle ulteriori spiegazioni; alla fine, però, la curiosità ha la meglio: “E allora, chi sono i veri mostri? E dove si nascondono?”
         “Camminano alla luce del sole, ci guardano in viso e ci pugnalano alle spalle: sono quelli che, per invidia o per odio, cercano ogni modo per ostacolarci. È per questo che cerco di capire le persone, prima di fare altro. Voglio poter andare a testa alta, non nascondermi perché sono un mostro dentro.”
         “Quindi lei non pensa che io sia un mostro? ”
         “No, non lo penso. Lei e Loki avete sofferto forse più di chiunque altro. Persone come voi non sono mai mostri”. –
 
         Quelle parole lo hanno confortato come il discorso di Loki sta facendo ora; sono in una situazione critica, è vero, ma, se per una volta mettono da parte tutte le loro divergenze e danno retta al sensato consiglio di Anja -capire le persone prima di giudicarle-  forse c’è anche la speranza di riuscire a superare indenni qualunque cosa stia arrivando.
         Sì, si dice convinto, tornando per un attimo il brillante scienziato e lasciando da parte l’uomo spaurito, è l’unica soluzione applicabile, collaborare tutti e dare retta a Loki: non avrei mai pensato di arrivare a tanto, ma è il solo che sappia come muoversi calcolando tutti i rischi possibili -e che possa fornire un piano di riserva per ogni lettera dell’alfabeto. Roba da pazzi, darò man forte a una ex poliziotta e a un ex galeotto…
         Riporta l’attenzione su Loki, che nel mentre ha proseguito tranquillo con il suo racconto, fermamente convinto a mantenere la promessa che ha fatto ad Anja, e soprattutto, a se stesso.
 
 
 
N.d.A
Scusate, scusate scusate!! Mi rendo conto che sono in ritardassimo con l’aggiornamento! –cade in ginocchio e chiede umilmente perdono-  Purtroppo ho avuto un episodio di blocco dello scrittore piuttosto antipatico, non riuscivo a scrivere alcunché DX
Venendo a noi, la storia di Loki si sta avviando alla conclusione, nel prossimo capitolo vedremo un colpo di scena finale! E torneremo dai nostri simpatici amici! XD Questo rimane comunque un capitolo di passaggio, ed è stato davvero un parto da scrivere, per il motivo di cui sopra. Perciò, se vi pare che non abbia senso o sia un po’ barboso, vi prego non vogliateneme! Mi farò perdonare nel prossimo XD
Bene, direi che non c’è altro da aggiungere, se non i ringraziamenti:
Per le recensioni: Erika_00, Alexien e Ebi Tempura, La_Polly e ILike  -  un caloroso benvenuto a ILike tra i recensori e un caloroso ringraziamento per le vostre recensioni!-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 , Welocome to the darkside, La_Polly, Stella_Ely,  _montblanc_, Tony Stark, caspi e ILike  - sono felice di vedere che siete aumentate!!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, Strix, La_Polly, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the dark side, ponyothewitch, veronika87, dbclaudia, maura77, Stella_Ely, TaylorAllisonSwift, angelika4ever, Audrey_20, Lady of the sea, ILike e Geranium Dark_Red –wow, aumentate ogni giorno di più! XD infinite volte grazie, sono contentissima!!-
Per averla inserita tra le ricordate:   Feelings, Zakurio e  Elenoriel- un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! Che bello vedere che siete aumentate! XD
Tanti bacioni, mi raccomando con le recensioni e alla prossima!
Mòrrigan <3

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17- Siamo fregati, assolutamente fregati ***


CAPITOLO 17: "Siamo fregati, assolutamente e indiscutibilmente fregati"



 
- Loki  -
                - Quello spiazzo, così strategicamente collocato e costruito, era stato fatto per uno scopo e uno solo: raccogliere e amplificare la forza del Seidr abbastanza a lungo da consentire di aprire un portale, esattamente come il Tesseract è in grado di fare-
- Cosa stai dicendo, esattamente?- esordisce Rogers, la voce controllata che non riesce, tuttavia, a nascondere del tutto l’apprensione. – E soprattutto, può accadere ancora?-
         Loki sbuffa spazientito, tuttavia la rapida occhiata che lancia ai presenti, unitamente alle loro espressioni perplesse, lo convince a rispondere.
- Sto dicendo che hanno trovato il modo per sfruttare la stessa fonte di energia che alimenta il loro mondo e lo tiene unito. E per rispondere alla seconda domanda- soggiunge con un ghignetto divertito – evidentemente è già successo, visti i cadaveri sparsi nella piana qui fuori e sotto osservazione nel vostro… magazzino-
- Quindi siamo sull’orlo di una guerra perché…?- Stark lo squadra con un sopracciglio alzato, invitandolo a proseguire con secco gesto della mano.
- Fondamentalmente perché siete un branco di idioti impiccioni. In secondo luogo, mi pareva di avevi detto di non interrompermi mentre sto parlando, patetico manipolo di imbecilli! Se mi lasciaste finire, sapreste anche perché mi stanno dando la caccia. Oh, c’è un’altra cosa- aggiunge sempre più irritato –Di solito chiavi e lucchetti si tengono ben separati le une dagli altri!-
         Il dio prende a camminare furiosamente avanti e indietro per la squallida stanza, che gli sembra sia diventata talmente angusta da risultare asfittica. Sente il peso degli sguardi altrui su di sé e sa che deve concludere il racconto che ha iniziato, pur non avendone alcuna voglia. D’altro canto, però, serve che sappiano che cosa hanno combinato prima che le conseguenze di aggravino più del dovuto.
         E sì, forse si sente in dovere di farlo almeno per Anja, una delle tante persone innocenti che si sono trovate sulla sua strada e ne hanno pagato lo scotto. Con la sola differenza, se le cose stanno come Loki immagina, che lei e la pietra della sua collana sono la chiave del successo o della disfatta.
Ma l’esito della partita a scacchi dipende solo ed esclusivamente da lui.
         - Quindi, Loki, che cosa è successo poi?- la voce pacata di Banner lo costringe a fermarsi dov’è e ad accantonare le sue riflessioni, almeno per un po’.
- Afvaldr fece portare dai suoi servi un oggetto coperto da un drappo, che si rivelò essere uno scettro con un frammento della Gemma di Svartálfaheim- rispose il dio con il medesimo tono piatto di poco prima – Usare le Gemme per incanalare il potere significa che deve essere la Gemma stessa a riconoscere il suo possessore-
- Alt, un momento- sbotta Barton, posando gli avambracci sul tavolo e chinandosi in avanti –Quindi hanno una sorta di volontà propria?-
-Esattamente. Perciò è proibito a chiunque di toccare tali artefatti, a meno di non essere il proprietario designato-
- Perciò era per Afvaldr quello scettro, e tu glielo hai sottratto con l’inganno?- interviene la Romanoff dall’alto della sua – ben simulata- apatia.
- Non glielo ho sottratto, la Gemma mi ha riconosciuto come suo degno padrone, visto che era già entrata in contatto con me- replica Loki con un ghigno apertamente soddisfatto, sia per com’erano andate le cose all’epoca sia per le facce assolutamente sconcertate di quegli eroi da quattro soldi.
         - Come è successo? Cioè, dovevi entrare in contatto con quell’affare no?-
-I miei complimenti Stark, non sei l’insulso e borioso piccolo ometto che immaginavo. Sì, era necessario un contatto a pelle e un servo, che è provvidenzialmente inciampato sulla pedana, cadendomi addosso con l’alabarda, mi ha fornito la scusa ideale. Mi è bastato sfiorarlo con la mano perché si attivasse e rispondesse solo a me… anche se nessuno se n’è accorto finchè non è stato troppo tardi-
- Hai ingannato un intero popolo di stregoni solo per ottenere una bacchetta magica?- sbotta il monocolo e nel farlo pesta con forza le mani sul tavolo –Li hai messi in ginocchio per soddisfare le tue voglie?!-
 - Nessuna voglia, solo necessità- ribatte il moro, lapidario e freddo come il vento artico –In più, ho anche fatto un favore a più di un Regno, quando ho distrutto mezzo Svartálfaheim prima di andarmene-
         Per la prima volta è il vocione roboante di Thor a rompere il silenzio che ha avvolto come una spessa cortina la sala.
- Aiutaci a capire cosa è successo… Nessuno di noi può immaginare tutto ciò che hai visto e conosciuto, perciò è essenziale che tu ci racconti ogni cosa. Ti prego-
Per le porte di Éljúdnir! Thor che si umilia, pregandomi di raccontare loro quello che successe?! Thor che chiede e non pretende?! Che cosa gli fa pensare che sia disposto ad assecondarlo nei suoi capricci, come ho fatto per i passati millenni, quando mi ha voltato le spalle e nonostante ciò in me aveva sempre un alleato?
- Almeno hai imparato a porre le tue richieste con un minimo di cortesia, figlio di Odino. Ma cosa ti fa pensare che sia disposto a darti una risposta? Se volessi andarmene in questo preciso momento, potrei farlo e non ve ne accorgereste nemmeno. Vi lascerei a crogiolare nei vostri dubbi, pentendovi del momento in cui mi avete costretto a venire con voi-
         Sette teste si chinano sconfitte sotto le accuse del Dio degli Inganni e a Loki non serve che gli diano ragione ad alta voce, perché sa perfettamente di averne. Non è pentito di quello che ha detto –non lo è praticamente mai- ed è abituato a fare leva sui sensi di colpa altrui per ottenere ciò che vuole, senza farsi scrupoli di sorta.
         - Tuttavia, e solo perché ne va della mia incolumità, vi dirò molto in breve quel che successe. Nel momento stesso in cui Afvaldr toccò lo scettro, e quello non rispose ai suoi comandi, capì che c’era un mago più potente e risoluto al quale la Gemma aveva scelto di legarsi. Me. Rischiando di venire screditato davanti ai suoi, ingaggiò un furioso combattimento con il sottoscritto per il possesso di tale artefatto. Ammazzai quell’idiota guerrafondaio senza il minimo sforzo e utilizzando le sue stesse tecniche contro di lui. Si resero tutti conto di aver firmato la loro condanna nel momento esatto in cui mi lasciarono vivere anziché spiccare la mia testa dal collo.
         Sfruttando l’energia della Gemma, uccisi tutti i presenti dal primo all’ultimo, e l’onda d’urto che ne scaturì distrusse una buona metà di Svartálfaheim, compresa la grotta dove era situata la parte restante della Gemma, che si frantumò in migliaia di schegge-
- Hai distrutto metà di un mondo solo per capriccio?!- sbotta Thor, incapace di rimanere seduto e riflettere sul favore che Loki gli aveva fatto, seppur involontariamente, circa quattro secoli addietro.
- Era necessario per potermene andare indisturbato, senza contare che vi ho comunque fatto un favore, visto che avevano stretto un’alleanza segreta con Jotunheim per attaccarvi su due fronti. Non c’è di che, comunque- ribatte Loki parimenti stizzito –Arrivai su Asgard, più morto che vivo, non appena ebbi l’energia sufficiente per creare un piccolo portale che mi conducesse lì. Ricordo solo di aver travolto un treppiede e di aver perso i sensi, quando sono arrivato; qualcuno deve avermi riportato nelle mie stanze, perché quando ho ripreso i sensi ero lì. Sta di fatto che Odino, ovviamente, venne a sapere l’accaduto e due settimane dopo il mio ritorno mi convocò. Vi risparmio i dettagli, vi basti sapere che sigillò i poteri dello scettro e lo fece sparire nello spazio profondo, mentre nascose la chiave per trovarlo, cosicché non potessi sfruttare appieno le mie capacità… Che altro? Oh, giusto, da quel giorno, e sono passati quattro secoli, mi ha tenuto al guinzaglio come un cane. E questo è quanto. Ora, se volete scusarmi, mentre digerite l’allegra notizia ho altre faccende da sbrigare-
         Loki fa per avviarsi di gran carriera verso la porta della sala, ma Thor riesce a bloccarlo appena prima che varchi la soglia. Il moro scrolla via infastidito la mano dell’altro dalla spalla e incrocia le braccia sul petto, fronteggiando il biondo e gli altri a testa alta.
- Che altro c’è ora?!- abbaia al loro indirizzo, mentre i penetranti occhi verdi scorrono senza pietà sui loro volti –Sapete quello che dovete per porre rimedio ai danni che vi siete tirati addosso portandomi qui. Perché non potete lasciarmi in pace, maledizione?!-
- Prima hai detto che “chiavi e lucchetti si tengono ben separati le une dagli altri”- esordisce Fury, mentre si risiede e congiunge le punte delle dita –Che cosa intendevi?-
         Il sopracciglio alzato di Loki è una risposta più che eloquente, tuttavia il dio sa perfettamente che Fury non mollerà il colpo finchè non avrà ottenuto ciò che vuole.
Pur essendo mortalmente stufo di dover essere alla mercé di chi considera inferiore a lui, cerca comunque di volgere la situazione a suo favore.
- Esattamente quello che ho detto, e se mi aveste davvero ascoltato, sapreste anche a cosa mi stavo riferendo poco fa. Ora, venendo a noi, questo è quello che farete: come stabilito, la ragazza ne rimane fuori, e la riportate ovunque viva prima dell’alba del quarto giorno, inoltre, mi lascerete andare e vi dimenticherete della mia esistenza. Questo significa- e scocca un’occhiata perentoria a Fury e Stark –che non mi cercherete nè adesso né in seguito. Davano la caccia a me e vi siete messi in mezzo: congratulazioni, ora il vostro intero pianeta è un bersaglio. Non c’è altro da dire-
         Prima che chiunque abbia il tempo di bloccarlo o di replicare, Loki esce dalla sala sbattendo la porta dietro le spalle.
 
         Avviandosi pensieroso per i corridoi, e gratificando chiunque lo guardi storto con occhiatacce raggelanti, lascia la sua mente agile e acuta libera di vagare, concentrandosi su tutto e nulla in particolare. La situazione si prospetta critica, è inutile negarlo: il contingente che li ha attaccati non era dei più numerosi, eppure sono centinaia i cadaveri di Nani ed Elfi che Loki ha contato nella piana dove sorge la base. Probabilmente passeranno anche meno di quattro giorni prima che gli Elfi Neri colpiscano di nuovo… di sicuro non ci vorrà molto perché chi è dietro agli attacchi si chieda il motivo della mancanza di notizie.
         Prende a strofinarsi le tempie per scacciare l’emicrania incipiente; nonostante tutto, però, la soluzione al problema non arriva, nemmeno dopo le infinite elucubrazioni che gli stanno mandando in fumo le meningi.
Così non va per nulla, non riesco ad avere un’idea decente che sia una per cavare d’impiccio questa massa di idioti… e la ragazza potrebbe avere la chiave per riavere il mio scettro. Se riuscissi a recuperarlo, forse potrei dare a tutti una sonora lezione e poi sparire. Scrollarmi di dosso le morbose attenzioni di quell’impiastro che si ostina a chiamarmi fratello, non avere più chi mi fiata sul collo o mi osserva sprezzante dall’alto in basso, ostentando una superiorità che non ha mai avuto.
Un re senza corona,una reliquia sottratta per soddisfare i piani di un vecchio, disprezzato e odiato perché diverso da loro.
         Scuote la testa per scacciare i ricordi che gli annebbiano il giudizio, ma la verità è che c’è sempre un tassello che manca per completare il mosaico, una tessera essenziale per la riuscita del suo piano: deve trovare la chiave che spezzi il sigillo del suo scettro, e per farlo con ogni probabilità ha bisogno della ragazza.
La ragazza… tutto punta verso di lei, ma che cosa è andato storto? Cosa c’era di così difficile nel conquistare la sua fiducia, adularla e poi sparire con la collana? Certo, dopo averla presa avrebbe potuto andarsene silenzioso come un’ombra, ma pur avendoci provato non ci era riuscito. E allora ecco la grande idea! Restituirle il maledetto monile, ovviamente, la cosa in assoluto più astuta da fare.
 Eppure, l’ultimo frammento della Gemma di Midgard aveva reagito alla sua magia… ma allora che senso ha tutto questo, mi domando? Per quale dannato motivo il Destino si accanisce così contro di me?!
         - E guarda dove accidenti vai, miseria ladra! Saltami sopra già che ci sei!-
L’urto improvviso con un corpo solido, decisamente più sottile e minuto del suo, e la vivace serie di proteste che lo seguono hanno l’effetto di una doccia gelata che lo riporta coi piedi ben piantati in terra.
Oh, al peggio davvero non c’è mai fine… Di tutti quelli con cui poteva scontrarsi, proprio Anja?!
La donna lo inchioda coi suoi occhi violetti che bruciano di irritazione, luminosi come lanterne nella notte.
- Tu mi devi delle spiegazioni. Molte spiegazioni, e molto dettagliate. E spera per te che siano chiare e comprensibili, altrimenti ti strangolo con le mie mani-
 
- Natasha –
 
         Di tutto ciò che Nat immaginava, quello che Loki ha appena raccontato loro esula da qualunque schema mentale.
Se non sapessi che dei, mostri e magia sono reali giurerei di essere finita sul set di un film di Harry Potter o de Il Signore degli Anelli. Ricapitolando: Loki vuole un qualcosa per sfruttare il suo potere al meglio, si infiltra tra mercenari e stregoni e porta via suddetto qualcosa al loro re, lo ammazza e distrugge mezzo regno… e poi Odino lo stronca, lo tiene al guinzaglio e tanti saluti a scettro e chiave per riattivarlo. Cosa sia questa chiave, poi, chi lo sa…anche se…
Oh, la mia testa.
         Sia come sia, stando a quel che dice Loki, sono fregati sul serio. Tutti, nessuno escluso. Nat si massaggia le tempie, ancora frastornata dall’enorme mole di informazioni che Loki gli ha scaricato addosso, e sotto loro precisa richiesta, perdipiù.     Venendo al dunque… In effetti, al dio moro bisogna riconoscere una capacità di adattamento e un istinto di sopravvivenza fuori dalla norma; difficilmente, infatti, qualcuno che non avesse avuto riserve infinite di genialità e forza di volontà sarebbe sopravvissuto tanto a lungo in un ambiente ostile e popolato di persone, o dèi, o quel che sono, che non aspettavano altro che un passo falso per liberarsi di chi non avevano mai considerato altro che un prigioniero di guerra, di una merce di scambio per garantire trattati di pace duraturi.
         Come se non bastasse, poi, Loki era arrivato accompagnato da Anja, tedesca tutta d’un pezzo con un passato alle spalle che nulla ha da invidiare a quello della stessa Natasha; la ragazza in questione, tra le altre cose, sin dall’esatto momento in cui ha messo piede sull’Helicarrier non ha fatto altro se non rinfacciare a ciascuno di loro quanto siano ipocriti, con le mani che grondano sangue, e pure continuano ad atteggiarsi da grandi eroi…
         Dei due è stata proprio Anja a tenere la spia sveglia la notte: non le è quasi mai capitato di trovarsi di fronte una donna più che in grado di tenerle testa, o almeno, non una abituata quanto la stessa Natasha a scovare menzogne e cresciuta sul campo di battaglia, forgiata dal pericolo e dall’odio che il loro lavora comporta, piuttosto che in una famiglia che le volesse bene. Però lei la ha avuta una famiglia, genitori, fratelli e parenti che l’hanno amata come mai nessuno ha fatto con me… Ed è finita comunque al mio stesso punto: nulla più di un’esca, una pedina nelle mani d’altri, che non si può rifiutare di fare nulla… e ha tirato fuori le unghie e i denti per rivendicare se stessa, a dispetto di tutto.
         - Signori, rompete le righe. Ci riaggiorneremo fra tre ore, quando tutti avremo avuto modo di riflettere su ciò che abbiamo sentito- La voce stanca di Fury, così diversa da quella pacata e tranquilla che esibisce di solito, li autorizza ad uscire da quella stanza dove hanno passato le ultime tre ore circa. Tra la battaglia e tutto ciò che ne è seguito, hanno davvero un gran bisogno di riposare.
         Nat e Clint si avviano assieme verso la spoglia sala mensa, intenzionati a recuperare qualcosa di commestibile e magari una tazza fumante di caffè, o di qualunque altra bevanda calda. Tutti gli altri Vendicatori, invece, si sono allontanati alla spicciolata, Stark e Banner in testa, presumibilmente diretti al magazzino dove hanno lasciato i due corpi e i loro mezzi di trasporto.
         In lontananza, lungo il corridoio, scorgono due figure assai familiari, una con i capelli corvini e l’altra con una lunghissima chioma castana sciolta sulle spalle, che discutono concitate.
Natasha si ferma di scatto e Clint quasi le rovina addosso.
- Ehi Nat! Non inchiodare così!-
- Scusa Clint, ma hai visto quei due laggiù?-
- Oh, è ricomparsa Anja! E Loki non deve aver fatto molta strada prima di incrociarla-
- Già- commenta la donna asciutta –Chissà se Anja riuscirà a farsi dare spiegazioni più dettagliate di quelle che Loki ci ha fornito-
- Per lei, spero di sì… Anche perché, facci caso, tutto sembra ruotare attorno a lei e alla sua collana. Cosa ne pensi della storia di Loki, Nat?- le chiede quindi l’amico, che si strofina il collo indolenzito.
         La russa si prende del tempo per riflettere; una volta che si sono seduti l’una di fronte all’altro al tavolo della mensa, Nat si schiarisce la voce e gli espone le sue idee.
-Allora, cominciamo col dire che forse Loki –non posso credere a quanto sto per dire- l’abbiamo sottovalutato tutti quanti. Evidentemente sotto la sua facciata c’è molto più di quanto sembra. E qui, bisogna dare ragione ad Anja: probabilmente abbiamo perso di vista una delle prime cose che insegnano alle spie, e cioè di non dare mai giudizi affrettati- la donna fa una pausa, prendendo un lungo sorso di caffè.
- Su questo punto siamo d’accordo; ognuno di noi aveva i propri motivi per avercela con lui e ne siamo stati fuorviati. Cos’altro, poi? –
-Poi… beh, poi c’è tutto il discorso di Anja che ha richiamato Loki qui, e della collana di lei che sembra essere chissà che pietra mistica o qualcosa del genere… Non ci avevano preparato a nulla di simile, vero?- Nat quasi abbozza un sorrisino mesto, la stanchezza ormai comincia a farsi sentire. Persino i fatti che più le sembravano improbabili, non solo sta cominciando a crederli possibili, ma anzi, addirittura plausibili. È ufficiale: si sono bevuti il cervello tutti quanti e l’unico davvero sano di mente, lì dentro, sembra proprio essere il responsabile di quel macello.
         -Decisamente no…- concorda Clint nel riemergere dalle profondità della tazza di caffè – Ma dopo aver trovato il martello di Thor in New Mexico, diciamo che mi si è aperto un mondo… Anche se del lavaggio del cervello ne avrei fatto volentieri a meno-
Nat gli stringe appena il braccio in un gesto di conforto; è un contatto minimo, rapido, visto che nessuno dei due è mai stato molto espansivo in merito, pur essendosi trovati sempre a loro agio tra di loro, che si trattasse di combattere o di andare per pub tracannando litri di birra.
- Quindi, morale della favola, Loki è il nuovo eroe, Anja la sua Fata Madrina e noi i brutti orchi cattivi che si sono tirati la zappa sui piedi-
- Potresti scrivere favole per bambini, sai?- la prende in giro Clint per alleggerire un po’ l’atmosfera e la donna lo guarda con un’espressione mezza divertita e mezza perplessa.
-Nat?- chiede poi, tornando serio.
-Cosa?-
- La storia dello scettro di Loki… E se fosse per questo motivo che siamo riusciti a batterlo, a New York?-
- Intendi che l’abbiamo battuto solo perché non era al massimo della forza? E che, stando a quello che lui stesso ci ha detto, se avesse avuto la sua alabarda, o quello che è, non ci sarebbe stata partita?- replica la donna, improvvisamente sul chi vive.
- Proprio così- assente gravemente l’altro, cupo in viso –E ho paura che se lo recuperasse, potrebbe friggerci tutti quanti e andarsene indisturbato-
- Bisogna avvisare tutti di tenerlo d’occhio… e che non scappi con la collana di Anja. Se ho ragione, senza di quella lo scettro non può essere trovato-
- Dobbiamo avvisare Fury, secondo te?- domanda Clint, ancora più perplesso.
-No, rischieremmo di fare lo stesso errore di prima, cioè saltare alle conclusioni anzitempo. Però dobbiamo dirlo ad Anja, questo sì, come anche che Loki la vuole fuori dai piedi tra quattro giorni. Secondo te, perché poi?-
         La mente di Natasha, dopo lo stordimento iniziale, sta tornando a lavorare a pieno regime. Una volta assimilata tutta la mole di informazioni che ha ricevuto, è perfettamente in grado di formulare una linea di condotta che tenga conto dei fatti salienti e anche di quelli accessori.
-Evidentemente è come sospettavi: il casinista in qualche modo bizzarro ci tiene molto a lei, anche se ancora mi sfuggono i particolari- le risponde Barton, dopo averci riflettuto su per un po’.
- Clint, sei un genio!-
- Me lo dicono spesso, ma posso sapere perché me lo stai dicendo ora?!-
- Perché il punto è proprio questo- ribatte la rossa ai limiti dell’euforia –Rifletti: Loki avvicina Anja, poi i due diventano sempre più intimi e il dio le sottrae la collana. Potrebbe andarsene, ma non lo fa: né sfruttando il parapiglia dopo che Anja è stata male, né dopo che ha ottenuto la collana. Cosa ti dice questo?-
         Clint la fissa per un momento negli occhi; Natasha pian piano vede l’espressione sul viso del compagno passare da confusa a sorpresa a convinta: anche lui ha capito dove vuole andare a parare.
- Anja lo tieni inchiodato qui- esordisce l’uomo in un sussurro, e la rossa annuisce.
- Già, quindi è evidente che, parlando metaforicamente di serrature e lucchetti, Anja è la chiave per sfruttare la pietra e quest’ultima ha qualcosa a che vedere con lo scettro di Loki –
- Il buon vecchio sistema delle scatole cinesi… quello funziona sempre, eh?! Nat, lo sai che tutto questo non ha alcun senso?-
- Me ne rendo conto, Clint, ma tu hai idee migliori?-
- Direi di no, a questo punto. Però possiamo fare un tentativo. Che dici, aspettiamo che Loki e Anja finiscano di uccidersi, prima di dirle quello che pensiamo?-
- Io tra quei non voglio metterci becco- ribatte la rossa con un risolino e Clint, sorprendendo entrambi, si sporge sul tavolo e la serra in un affettuoso abbraccio.
         Cliint?! Che stai facendo Barton? Accidenti mollami… oh, però è così… così…
Bello? Conclude la coscienza di Nat per lei e questa consapevolezza la fa arrossire fino alla punta dei capelli, cosicchè il suo viso diventa un tutt’uno con la chioma rosso fuoco.
-Lo sai che ti adoro, Nat, vero?- le sussurra l’uomo, prima di sciogliere l’abbraccio e tornare a sedersi, anche lui di una poco sana sfumatura rosso ciliegia.
Nat annuisce, le corde vocali che si rifiutano categoricamente di emettere qualunque suono. Senza contare che la parte più femminile della donna –che Nat credeva fosse andata persa sotto le nevi siberiane in una delle tue infinite missioni in patria- protesta vivacemente per la mancanza di contatto tra lei e l’uomo che le sta di fronte.
         Entrambi distolgono lo sguardo l’uno dall’altra e Nat sussurra sottovoce, rivolgendosi a entrambi –Sarebbe il caso di dormire un po’, eh? Tanto più che fra poco più di due ore Fury ci rivuole in sala riunioni…-
- Sarebbe il caso, sì… Andiamo- replica Clint, ed entrambi si avviano fuori dalla mensa, senza mai guardarsi e nel più completo silenzio.
 
- Steve –
 
         Per tutto il tempo in cui Loki ha raccontato ciò che accadde secoli prima, Steve non è riuscito a distogliere l’attenzione nemmeno un momento dal dio. Però, ora che la narrazione è conclusa, e che il Dio degli Inganni è andato via, liberandoli dalla sua presenza magnetica, il Capitano riesce a concentrarsi sui suoi pensieri e su tutte le implicazioni, sia emotive che pratiche, portate dalle confessioni sconcertanti che quella voce suadente ha espresso loro in modo tanto chiaro.
         Gli riesce difficile, tuttavia, separare i suoi sentimenti dai fatti obiettivi: se da un lato, per lui è inconcepibile sterminare interi popoli o minacciare pianeti per affermare se stessi, dall’altro nondimeno comprende perfettamente che cosa si provi ad essere emarginati, non considerati sulla base del mero aspetto fisico, giudicato inadatto all’esercito e alla guerra. E quando il mondo attorno non vede che la logica del conflitto e la disciplina dell’esercito non c’è molto che si possa fare, se si viene esclusi da tutto questo. Le alternative sono due: subire passivamente le decisioni altrui oppure rimboccarsi le maniche e dimostrare che il sistema ha commesso un errore nel lasciare in disparte quegli elementi giudicati inadatti.
         Sorpresa delle sorprese, sia Steve, sia Loki, appartengono a questa seconda categoria, con la sola differenza che hanno scelto modi diametralmente opposti di dimostrare il loro valore.
         È tutto così confuso… settant’anni fa le cose erano bianche o nere, c’erano gli Alleati e si combatteva contro i Nazisti per liberare l’Europa ed evitare che il Tesseract finisse nelle mani sbagliate. Ora tutto il mondo sembra essersi fuso in un’unica scala di grigi e ogni confine non è più così netto… Davvero il peggior nemico può diventare il migliore alleato, quando la situazione è disperata?
Ora ne sono convinto più che mai… Hanno detto che abbiamo vinto la guerra, ma non cosa abbiamo perso.
         - Signori, rompete le righe. Ci riaggiorneremo fra tre ore, quando tutti avremo avuto modo di riflettere su ciò che abbiamo sentito-
La voce stanca e provata di Fury dà loro il permesso di alzarsi da quelle scomode seggiole sulle quali hanno trascorso quante ore? Chissà.
         Steve si sgranchisce gambe e braccia, da bravo soldato è rimasto seduto composto per tutto quel tempo senza nemmeno muovere un muscolo; ancora spaesato e in preda ad un’emicrania lancinante come mai ne ha avute prima, si affretta a seguire Thor: magari, si dice, parlare con lui di tutto quanto potrebbe schiarirgli le idee… anche se non è più certo che il Dio del Tuono conosca bene quanto crede il fratello adottivo.
         - Thor, hai un momento?- gli domanda Cap, affiancandosi al dio.
-Certamente, Steve. Che cosa ti turba?-
- Devo parlare con qualcuno di ciò che abbiamo appena saputo. Non mi riesce di fare il punto e ho un mal di testa feroce proprio per questo motivo-
         L’altro guarda Steve con un sopracciglio inarcato e un’espressione piuttosto perplessa e incuriosita, che ricorda, sia pure da lontano, quella che è solita albergare sul viso di Loki quando sta studiando la situazione.
- Permetti una domanda?- esordisce Thor, e prosegue al cenno d’assenso di Steve –Come mai vuoi parlare proprio con me? Non fraintendere, non ho nulla in contrario, ma me ne sfugge il senso-
- Vedi, Thor, siamo entrambi soldati, e sei l’unico, qui dentro, che veda le cose in modo simile al mio, per questo ti ho chiesto aiuto-
L’altro assente con un cenno grave del capo, i lineamenti del viso più distesi, ed entrambi si avviano lungo il corridoio, alla ricerca di un angolo relativamente tranquillo dove potersi confrontare in tutta calma. Hanno solo tre ore, perciò è bene farle fruttare.
         - Venendo al dunque, pensi che Loki sia stato sincero su quanto ci ha detto?- Steve pone la domanda senza indugi e tutta d’un fiato, come se avesse paura che, scandendola più lentamente, le parole possano tornare indietro e rifiutarsi di uscire dalle sue labbra.
- Sì, ne sono convinto… Anche perché mi ricordo del suo ritorno, visto che sono stato io a trovarlo in quel corridoio, con l’alabarda in mano e più morto che vivo, e a riportarlo nelle sue stanze prima che qualcuno se ne accorgesse. Fortuna ha voluto che fosse apparso in un’ala poco usata del palazzo…-
- Fermati un momento. Quindi mi stai dicendo che non solo non si è inventato tutta la storia di sana pianta, ma che anche quello scettro esiste davvero? E che ora è disperso chissà dove?-
         Thor annuisce prontamente; dopo qualche attimo di riflessione, aggiunge – Ricordo anche che per sigillare il potere dello scettro Padre Odino ha dovuto utilizzare quantità enormi di energia, tanto più che Loki aveva marcato con la Runa Ur, capovolta, e altre due Rune la pietra dello scettro stesso. Di solito questa è una pratica che viene sconsigliata, perché è pericoloso provare a contenere un tale potere. Madre infatti aveva pregato Odino di non farlo, ma lui non ha voluto sentire ragioni-
- Perciò, se Loki è in grado di sfruttare tutto quel potere, aggiungendovi anche il suo personale…-
- Sì, sarebbe estremamente difficile, se non quasi impossibile, fermarlo- replica Thor, cogliendo al volo dove Steve vuole arrivare.
- Ed ecco perché vostro padre li ha separati- chiosa quindi il Capitano.
         Il mal di testa che affligge Steve serra la sua dolorosa morsa con ancora più forza e alla sua preoccupazione ora si unisce anche una sana dose di paura.
         Inoltre bisogna anche considerare un’altra variabile, e cioè la ragazza, che a quanto sembra ha un ruolo pregnante in tutto questo marasma che è nato quando lei e il dio moro si sono incontrati per la prima volta.
- E di Anja cosa dici? Perché lei è il fulcro della storia, vero?- domanda Steve al dio nordico, che ricambia il suo sguardo smarrito.
- Credo sia molto probabile. In caso contrario, non mi spiegherei il rapporto privilegiato che mio fratello sembra avere con lei. Nel carattere si somigliano molto, ma Anja ha un’anima molto più sensibile e incline a dire la verità. E poi, perché Loki avrebbe dovuto prenderle la collana? È questo punto che mi risulta difficile da capire-
- Prima Loki ha accennato a delle chiavi e dei lucchetti… a cosa credi si riferisse?-
- Non lo so, mi spiace Steve – replica Thor un po’ abbacchiato –Non sono nemmeno certo che possa essere un’informazione importante, in ogni caso. Non sarebbe strano, da parte sua, inserire nel discorso falsi indizi per confondere le acque. È proprio questa sua capacità a renderlo un avversario imprevedibile, unitamente ad una mente acuta come mai ne ho viste in vita mia-
         Un agente si avvicina a loro in punta di piedi, quasi temesse di disturbarli; con voce malferma, riferisce a Thor che Fury vuole parlare con lui per verificare la storia di Loki e i possibili sviluppi che questa potrebbe avere. Il dio prende congedo da Steve, che ora si ritrova solo coi suoi pensieri.
         Il Capitano si dirige a passo svelto verso la palestra; l’esercizio fisico lo ha sempre aiutato a prendere le dovute distanze dalle sue riflessioni, in modo tale da poterle poi guardare da un punto di vista più obiettivo.
Tra un montante e un jab tirati al sacco, che oscilla pericolosamente dopo ogni colpo, si risolve a fare il punto della situazione.
         Allora, veniamo a noi: la storia che Loki ha raccontato è vera e Thor la conferma –e non c’è dubbio sulla sua onestà-, siamo tutti convinti che Anja sia più o meno il perno dell’intera faccenda, mentre rimane il problema circa il furto del ciondolo della ragazza, e anche dell’uscita di Loki su chiavi e lucchetti che vanno tenuti separati.
Che i due abbiano un rapporto molto stretto è chiaro… un momento! La collana c’entra davvero qualcosa, è una delle prime cose che Loki ha sottolineato! Il fatto che sul suo scettro e sul pendente del gioiello ci siano le stesse rune non è affatto un caso..
         Felice di aver risolto perlomeno una piccola parte del puzzle, Steve smette di allenarsi e siede su una panchina, asciugandosi il sudore da viso e collo con una piccola salvietta; il fatto che si arriverà a combattere, verosimilmente molto presto, lo angustia parecchio, però probabilmente i due dèi daranno loro una mano a stendere un piano d’attacco che eviti di farli ammazzare. O almeno, Thor sicuramente li appoggerà, ma Loki? Metterà da parte le divergenze che ha con tutti loro per aiutarli? O, più probabilmente, li userà come vittime sacrificali per ottenere ciò che vuole, per poi abbandonarli a loro stessi? Si potrebbe chiedere ad Anja di intercedere per loro con lui…
Già, ma Anja non ti può vedere dopo quello che lei hai detto solo l’altro giorno, gli ricorda la sua coscienza, a volte fastidiosamente puntigliosa.
         Bene, a questo punto la prima cosa da fare è scusarsi con Anja, e poi supplicarla di convincere Loki a dare loro una mano per combattere Nani ed Elfi Neri. In secondo luogo, nel poco tempo che hanno a disposizione devono imparare come sconfiggere quelle creature in modo rapido ed efficiente. Terzo punto, questa volta Loki ha ragione e c’è poco da fare: non avrebbero dovuto immischiarsi, ma ora che l’hanno fatto, sono diventati tutti un bersaglio da terminare senza pietà.
         Mio Dio, si dice Steve esterrefatto, come siamo arrivati a questo punto?
Perché, in effetti, da tutto questo caos, non sono certo i Vendicatori ad esserne venuti fuori in buona luce, ma anzi, la figura migliore l’hanno fatta una ragazza che ne ha passate davvero troppe, e senza mai perdere la propria onestà, e il Signore del Caos in persona, che pur avendo le mani grondanti di sangue non ha mai negato nulla delle proprie malefatte.
         “Cattivi” 1- “Buoni” 0? Forse sì e forse no, di certo è rimasto ben poco.
Ma può esistere un mondo dove distinguere i buoni dai cattivi sia  davvero possibile? O veramente, come dice Anja, non puoi sapere nulla di una persona prima di averla conosciuta? Tutto si riduce ad un’infinita scala di grigi, vero? È sempre stato così.
 
N.d.A.
Rieccomi qui!! Vi chiedo immensamente perdono per avervi abbandonato così a lungo; tuttavia, tra esami in università, impegni vari con relazioni di laboratorio e quant’altro, e non da ultimo la vena creativa che se n’è bellamente andata alle cozze ben prima di Natale, sono riuscita a terminare e postare questo capitolo solo ora. –Implora in ginocchio il vostro perdono, misera a tapina-
Bene, finalmente giunti alla fine dell’antefatto XD si svelano alcuni altarini, mentre per quelli che mancano temo dovrete attendere il prossimo capitolo, ma tranquilli, stavolta arriverà in tempi più che ragionevoli XD (se non sarà a distanza di una settimana, non sforerà comunque le due, promesso!!)
Capitolo forse ancora un pelino noioso, però è di passaggio anche lui e dal prossimo si riprende con la narrazione della storia, niente più flashback così lunghi!!
Come da copione, ecco l’angolo dei ringraziamenti:
Per le recensioni: Thiare, Alexien e Ebi Tempura, La_Polly e ILike , PollyHiddles, MrsLaufeyson -  un caloroso ringraziamento per le vostre recensioni!-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, caspi, DarthGiuly, Elena_Laufyson, ILike, PollyHiddles, Stella_Ely, Thiare, Tony Stark, Welcome to the dark side, _montblanc_  - sono felice di vedere che siete aumentate!!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, Silvermoon00, simo95, tykisgirl, La_Polly, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the dark side, ponyothewitch, veronika87, dbclaudia, maura77, TaylorAllisonSwift, angelika4ever, Lady of the sea, ILike e Geranium Dark_Red, Elena_Laufyson, Foxx, IlrespirodelleOnde, marilu396, mystique, PollyHiddles, Sharleen - wow, aumentate ogni giorno di più! XD infinite volte grazie, sono contentissima!!-
Per averla inserita tra le ricordate:   Feelings, Zakurio e  Elenoriel- un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! Che bello vedere che siete aumentate! XD
Sono strafelice e molto, molto sorpresa di vedervi così aumentati nonostante la mia latitanza. Ragazzi, davvero, sono commossa dall’affetto che mi avete dimostrato XD
Un bacione grande grandissimo e mi raccomando, recensite!!
Con tanto, tanto affetto,
Mòrrigan <3


 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18- Cuore di ghiaccio e occhi di ametista ***


Nota di inizio capitolo: mentre leggete vi consiglio di ascoltare “You Take My Breath Away", dei grandissimi Queen, che penso sia perfetta in questo caso, soprattutto verso il fondo.
Altro fatto che vorrei sottolineare è che, visto che gli ultimi due capitoli non hanno ricevuto recensioni, se questo capitolo non ne riceverà almeno una la pubblicazione verrà sospesa finchè non vedrò il vostro parere. Non è per cattiveria, ma tra le n-mila cose che ho da fare anche pubblicare richiede tempo, e davvero ho bisogno di un vostro riscontro. Bene, è tutto, ci leggiamo in fondo!

 


CAPITOLO 18: "Cuore di ghiaccio e occhi di ametista"
 

- Anja –
 
         - Ti ho già detto quello che era essenziale tu sapessi- le risponde Loki apparentemente impassibile, non riuscendo tuttavia a celare completamente l’irritazione.
- Come, prego?! – sbotta Anja, tutt’altro che soddisfatta dalla ben misera replica con cui il moro ha liquidato le sue richieste.
- Sai già quanto basta, non costringermi a ripeterlo. Non capirò mai il maledetto vizio di voi umani di continuare a chiedere qualcosa sperando che la risposta cambi. Mi hai chiamato qui, dovevo salvarti la pelle e la chiave di questo e altri disastri è quel tuo dannatissimo monile. Che altro vuoi?!-
         Anja si prende del tempo per riflettere; inclina la testa di lato per osservare meglio Loki e le impercettibili espressioni che si rincorrono sul suo viso. Entrambi sanno che il dio non sta raccontando tutta la storia, come sanno anche che alla ragazza questo particolare non è sfuggito.
- Hai i capelli sciolti – fa notare Loki allungando esitante una mano, che poi ritira con uno scatto repentino dietro la schiena.
- E che cosa c’entra ora?!- la replica veemente e risentita di Anja non tarda ad arrivare – Con tutto il casino che sta venendo fuori, tu ti preoccupi dei miei capelli sciolti?! Oh, maledizione a te e a tutti gli dèi conosciuti e non, ma si può sapere cos’ho fatto di male per ritrovarmi in questo macello?!-
         Esaurito l’impeto iniziale, e scaricata un po’ della tensione, che nelle ultime quarantott’ore ha raggiunto livelli inenarrabili, prende un bel respiro profondo e torna a rivolgersi a Loki, che intanto si è sorbito tutto lo sfogo di Anja senza battere ciglio, rigido come uno stoccafisso e con le mani sempre dietro la schiena.
Strano davvero questo… sembra che per quanti insulti gli vomiti addosso, nulla riesca a scalfirlo. Beh, ovvio, con quel che ha passato sarei sorpresa del contrario, piuttosto. Ma perché non mi dice anche cos’altro c’è sotto? So che agli altri deve aver raccontato anche qualcosa di cui non vuole mettermi a parte, però…
Però avresti voluto che ti avesse accordato la stessa fiducia che tu gli hai dato, conclude la sua coscienza per lei, e Anja non può che darle ragione, sia pure con un moto di fastidio e delusione.
         - Ascolta, Loki, non mi va di dare spettacolo qui nel corridoio, perciò perché non troviamo un posto da qualche parte per parlare con un po’ di calma?-
- Se mi dico d’accordo, la smetterai di assillarmi e strillare?-
- Solo se mi prometti di rispondere onestamente alle domande che ti farò-
Oh, pessima scelta di parole, Anja, si dice tra sé e sé, e vede, dal risolino beffardo che gli è comparso sulle labbra, che anche Loki se n’è accorto.
- Io non prometto mai. Ricordi? Sono un mentitore nato, le mie promesse sono frasi vuote di significato- conclude l’altro con voce ingannevolmente flautata.
- Però sei un uomo di parola, o almeno dici di esserlo. Dammi la tua parola- ribatte Anja piccata, con la certezza di avere vinto almeno questo round di dialettica con il dio.
- E sia, hai la mia parola, per quel che vale- concede Loki ai limiti dell’esasperazione, rompendo momentaneamente il silenzio dietro cui s’era trincerato. Anja annuisce soddisfatta e si avvia per il corridoio; non le serve voltarsi per sapere che il Dio dell’Inganno la segue da vicino.
         - Ti danno un’aria meno… severa- sussurra Loki a voce bassissima, ma nonostante ciò Anja lo sente perfettamente e si volta di scatto, con gli occhi spalancati.
- Come, scusa?-
- Constato i fatti. Non portare i capelli raccolti ti addolcisce il viso… credo-
Quel piccolo moto di incertezza non va molto d’accordo con il carattere che Loki ostenta di solito ed Anja non può far a meno di esprimere questo suo dubbio a voce alta.
-Non dirò altro finchè non saremo in separata sede. Rassegnati –
Con gran sorpresa di entrambi, la ragazza tiene per sé i propri dubbi e si affretta a trovare una stanza vuota dove poter parlare.
 
         - Ora, senza giochetti inutili, dimmi cosa sta succedendo- esordisce Anja, appena si sono infilati in una delle tante, minuscole stanzette destinate al personale.
         Loki si accomoda sulla stretta e scomoda brandina come se si stesse sedendo sull’Alto Trono di Asgard; Anja resta immobile per un attimo, guardandolo stranita: indubbiamente, il moro possiede un’eleganza e una padronanza dei propri movimenti che esula da qualunque concetto umanamente concepibile. Le movenze fluide, rilassate e allo stesso tempo scattanti sono qualcosa che la donna non ha mai visto. È incredibile come il dio sembri sempre a suo agio in qualunque ambiente e in qualunque situazione: non perde mai la propria dignità, indipendentemente da ciò che fa o dice. Diamine, persino legato e imbavagliato in una cella faceva la figura del re!
         - Sentiamo, allora- due parole, lapidarie e impersonali, che tuttavia non scoraggiano Anja dal chiedere le delucidazioni che sa di meritare.
- Dunque, andiamo con ordine; per prima cosa, le tre rune sulla collana e tatuate dietro il mio collo: cosa significa che sono il collegamento tra i pezzi del rompicapo?-
La ragazza, in piedi davanti alla porta con le braccia serrate sul petto, osserva con attenzione l’altro di fronte a lei, che siede con le braccia parimenti conserte e le gambe accavallate, la schiena poggiata al muro dietro di lui.
- Non è possibile che esattamente quelle rune siano state incise per caso sul tuo ciondolo. Le coincidenze non esistono- si decide a rispondere Loki, dopo un lungo silenzio, anche se la sua faccia fa capire chiaramente che avrebbe preferito non dire assolutamente nulla, perlomeno non a lei.
-Mhm.. d’accordo, perciò chiunque le abbia incise, sapeva di quelle sul tuo scettro, o quel che è, giusto?-
         Loki non risponde subito e prende a far oscillare la testa da un lato all’altro, come un cobra pronto a scattare. Tuttavia, ad Anja è parso di cogliere una leggera smorfia sul suo viso, che porta con sé una risposa quanto mai scarna.
- È così- Come prima, due misere parole che non dicono praticamente nulla o quasi, questa volte accompagnate da un’occhiata che ribadisce a chiare lettere “La tua lentezza di comprendonio è esasperante”.
Ma che devo fare per farmi dare una risposta che sia vagamente utile?! Heilige Gott, lo detesto quando fa così!
- Chi pensi sia stato?-ritenta Anja, con l’istinto omicida –e un fastidioso attacco di bile- che le monta ogni minuto di più.
- A fare cosa?- risponde Loki impassibile.
- Loki, piantala! Hai dato la tua parola- ribatte Anja, determinata ad ottenere quel che vuole, anche se quell’assurda conversazione non sta andando da alcuna parte.
- La mia parola non ha mai avuto alcun valore. Perché dovrebbe averne adesso?- replica l’altro, con una profonda vena di amarezza che traspare da ogni parola.
- Perchè lo ha per me- la risposta della ragazza sorprende entrambi e si lascia dietro qualche momento di silenzio imbarazzato.
- Senti- continua quindi, avvicinandosi di qualche passo alla branda –So che non posso nemmeno lontanamente immaginare cosa tu abbia passato, anche perché ci sono cose di te che non riesco davvero a capire, né pretendo di farlo. Ma so che per te il sapere sta sopra ad ogni cosa… Perché allora non vuoi mettermi a parte di nulla?! Tanto più che tutto ciò che sta succedendo mi riguarda da vicino…-
         Anja fa un altro mezzo passo verso di lui e lascia che le braccia le ricadano inerti lungo i fianchi, in un universale gesto di resa e rassegnazione; Loki, per parte sua, non muove un singolo muscolo, ma tiene gli occhi stolidamente puntati sul soffitto, mentre con una mano tamburella appena sul braccio.
-Prova a indovinare…- replica quindi a voce molto, molto bassa, ma ancora senza guardarla –Chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere, per paura che diventassi troppo potente e mi prendessi ciò che era mio di diritto?!-
         La ragazza riflette un attimo in silenzio, pollice e indice che serrano con forza la radice del naso; alla fine, i sui occhi si posano di nuovo su Loki, sempre intento a contare i pannelli del soffitto.
- Odino ha fatto questo?- domanda quindi, nemmeno tanto sorpresa, e Loki si limita ad annuire.
- E pensi che la chiave per trovare lo scettro, o sbloccarlo o che so io, potrebbe essere la mia collana?- soggiunge Anja con tono parimenti sommesso. Loki le risponde con un altro semplice cenno affermativo, ma passa ancora una manciata di minuti prima che il dio riporti lo sguardo smeraldino sulla ragazza.
Se i tuoi occhi potessero parlare… chissà cosa direbbero.
         -Secondo punto della lista: idee su come ti abbia tirato giù dalle nubi?-
- Sii più specifica- commenta secco il Dio degli Inganni, la cui voce ha un tono sempre più stanco e rassegnato ad ogni momento.
-Per quanto mi scervelli, non ricordo minimamente di aver detto, o fatto, nulla che potesse somigliare anche solo da lontano ad una richiesta di aiuto. L’unica cosa che ha qualche attinenza con quello che tu sostieni, è un serie di insulti diretti a più o meno tutti gli dèi, dopo una giornata davvero orrenda-
- Arriva al punto-
- È stata la serie di insulti a tirarti giù?-
- No, Anja –
- E allora che cosa diavolo è stato?! Maledizione, ma cosa devo fare, vendere l’anima, per avere una dannatissima risposta di più di due parole?! Con tutto quello che ho fatto per te! Ti ho ascoltato, ho provato a capirti, ti ho dato fiducia quando nessun’altro l’ha fatto!! Cos’altro. Devo. Fare?!- Si ferma di scatto, inferocita, ad un soffio dal viso di Loki e dai suoi occhi impossibilmente verdi. Non mollerà, non questa volta. Ormai è tempo di ritrovare la cara vecchia –e dimenticata- tempra teutonica, quella che l’ha resa una specie di Donna Bionica con un pessimo carattere. O la cugina stronza delle Valchirie, a detta di altri.
         -Rispondi, dannazione- sibila Anja a mezza voce. Con sua grande sorpresa, Loki si mette a ridere divertito.
-Oh, finalmente hai mostrato il tuo vero carattere… cominciavo a chiedermi se l’avresti mai fatto. E un plauso alla serie di insulti, alcuni erano davvero creativi. Perché ti nascondi dietro la tua compostezza?-
-E tu hai fatto tutto questo solo per farmi incazzare?! E senti chi parla di nascondersi, poi!-
Loki si limita a far spallucce, prima di rispondere alla domanda che Anja gli ha posto poc’anzi.
-La crisi isterica che ne è seguita, quello mi ha portato da te. Il tuo pianto era fastidiosamente assordante e quel caotico insieme di dolore, rabbia e odio verso il mondo mi ha travolto come un’ondata di marea. Un anno, un lunghissimo anno ho dovuto sopportare i tuoi lamenti silenziosi, la tua sofferenza, senza potermi muovere perché privo dei miei poteri... Ho smesso di dormire, mangiavo a malapena, nei rari momenti di sonno i tuoi occhi e la tua collana mi ricordavano il dovere cui non potevo sottrarmi…-
- Va bene, ho… ho capito. Non avevo idea che ti avesse debilitato tanto, il mio… sfogo. Mi dispiace, davvero- conclude la donna con la voce che le si spezza, chinando la testa e lasciando che i capelli, davanti al viso, ne nascondano l’espressione distrutta.
         Anja si rende conto che mostrarsi vulnerabile, soprattutto in questo frangente, non è davvero la mossa più saggia da fare; se pure poco prima ha mostrato quella parte del suo carattere che tanto odia, ora tutta la rabbia è sbollita, portata via dalla risacca di emozioni che la risposta di Loki si è lasciata dietro.
- Perché non te ne sei andato quando avevi la collana? È tutto quello che volevi sin dall’inizio, vero?-
         Anja alza gli occhi e si ritrova il dio davanti, il viso ad un soffio dal suo. Non l’ha sentito muoversi, né alzarsi, però è lì, proprio davanti a lei. Con due dita sotto al mento le tira su la testa, forzandola a guardarlo negli occhi.
-Mi stai tenendo tu qui- risponde semplicemente, per poi aggiungere con un risolino –Non perderti in fantasticherie romantiche, significa solo che il mio lavoro con te non è finito. Non ancora-
         Le lascia andare il viso e prende a girarle attorno, pensoso; un paio di volte si ferma e la squadra con gli occhi socchiusi, senza tuttavia dire nulla. Sentirsi così sotto esame mette la ragazza in seria difficoltà: ha sempre odiato che la si fissasse come se fosse un oggetto, una scultura. Eppure si rende perfettamente conto che per Loki è un modo di comunicare, silenzioso e subdolo, certo, ma pur sempre un tentativo di stabilire un contatto con altre persone. Di questo non posso mica fargliene una colpa… anche se mi mette i brividi, visto che pare riesca a leggermi come un libro aperto.
         Si slaccia la collana e ne soppesa il ciondolo nel palmo della mano, pensando a quale potrebbe essere la sua prossima mossa per cavarsi d’impiccio.
         - Entro quattro giorni sarai di nuovo a casa tua-
La voce, ora di nuovo pacata, del Dio degli Inganni rompe quella momentanea tregua di teso silenzio che s’era formata poco prima.
- In che senso? E poi perché proprio quattro giorni? Cos’altro deve succedere?- le domande della ragazza si susseguono rapide, tutte dirette a Loki, o meglio, alla sua schiena, visto che le dà le spalle e fissa la parete della porta.
L’altro si volta leggermente verso di lei con un sopracciglio appena alzato.
- Perché ho ordinato che fosse così, e per la vostra incolumità è meglio che mi diate ascolto, nessuno escluso- replica tranquillamente, tornando a dare le spalle ad Anja.
         La ragazza annuisce distrattamente; su un punto i due occupanti della stanza sono d’accordo: Loki è l’unico a saperne qualcosa, di tutta la situazione, perciò è perfettamente sensato che pretenda gli sia lasciata carta bianca.
E se è vero anche che l’attacco subito non era che un’avvisaglia, probabilmente dare la possibilità a Loki di recuperare il suo scettro potrebbe non essere un’idea tanto campata per aria. Anja si dà mentalmente una pacca sulla spalla, ora sa qual è la prossima mossa da fare.
         - Loki, prendila. Se è vero quello che hai detto, allora la collana serve più a te che a me-
Il dio si volta di scatto, per la prima volta con un’espressione assolutamente allibita in viso, mentre gli occhi saettano da Anja al ciondolo e viceversa. Questione di pochi attimi e ritorna composto come al solito.
- Non posso prenderla, Anja -
- Sì che puoi, visto che la sto dando a te- replica lei porgendogli il monile –È vero, resta comunque un oggetto al quale sono affezionata, ma i ricordi legati a questo ciondolo saranno sempre con me, quindi…-
         Stranamente, però, Loki si allontana; se possibile, serra le mani sui fianchi con ancora più forza rispetto a prima, come se dovesse resistere all’impulso di prendere il gioiello.
- Rimettitelo al collo-
-No- la ragazza fa penzolare la pietra ad un niente dal viso del dio, che scatta indietro; si è resa conto che qualcosa non va e soprattutto che Loki sembri temere di avvicinarsi al monile. Stavolta non mi freghi, bello mio… vediamo se una comune mortale riesce a batterti in astuzia.
- Come vuoi, allora. La terrò io e tutti quanti dovremo darci dentro per salvarci la pelle-
         Anja fa per rimettersi il ciondolo, sempre sotto lo sguardo attento di Loki; all’ultimo momento, però, finge di perdere la presa e lascia che il gioiello le scivoli tra le dita, volando inesorabilmente verso il pavimento di cemento.
Loki si muove a velocità disumana e recupera la collana un attimo prima che tocchi terra. Si rimette diritto e Anja si accorge che l’altro sta fissando la mano che sorregge il ciondolo con espressione disgustata.
Mano che sta diventando azzurro-blu, con linee più scure che si intrecciano e risalgono sotto la manica delle veste. Anche il collo e il viso stanno pian piano assumendo lo stesso colore. Loki prorompe in un gemito strozzato, una specie di singhiozzo, e si volta di nuovo, nascondendosi il viso con le mani.
         Ma che diav… Ok Anja, respira: la gente comune non diventa blu, di solito, e se lo è vuol dire che è morta soffocata. Lui è un dio, più o meno, e forse anche qualcos’altro… Aspetta, aspetta aspetta aspetta! Leggenda vuole che sia mezzo gigante di ghiaccio, o qualcosa che ci somigli… Ora ha tutto più senso.
Raccogliendo tutta la calma di cui dispone, Anja gli gira attorno e gli si posiziona di fronte; delicatamente, gli sfila la collana dalla mano e la poggia sul tavolo lì vicino.
La sua pelle è gelida… guarda che segno ho sulla mano, pare un’ustione da freddo.
         Ignorando il segno rosso che ha sul palmo della mano, stringe i denti e forza Loki a togliere le mani dal viso. Il contatto con la pelle fredda le manda stilettate di dolore su per i polsi, ma Anja tiene duro: non è il suo benessere che le importa al momento.
         - Loki, apri gli occhi, per favore- chiede con voce il più possibile pacata e dolce, come se si stesse rivolgendo ad un cucciolo smarrito, e, forse, il dio non è poi molto diverso. Tuttavia l’altro china la testa e fa un passo indietro, ben deciso a starle il più possibile lontano.
- Non dovevi vedermi così. Nessuno doveva- sussurra flebile Loki –Perché non hai paura del mostro? Quando eri piccola, non ti hanno insegnato a temermi?- calca in modo particolare quest’ultima parola e lentamente alza la testa, ma gli occhi restano chiusi.
- Li ho visti, i mostri, e credimi, non ti somigliano per nulla. Di sicuro non dal punto di vista fisico, tantomeno per il carattere-
         La schietta affermazione di Anja fa spalancare gli occhi al dio, che brillano come rubini sotto la luce dei neon. Sono… incredibili, la cosa più strana e bella che la ragazza abbia mai visto.
- Sono…-
- Sono orrendi, lo so. Aspetta che mi calmi e tornerò normale. Anzi, me ne vado per un po’-  Detto questo, Loki fa per avviarsi di gran carriera verso la porta, ma Anja lo blocca gentilmente con una mano sul petto.
- Sono molto belli, davvero. Strani, se vuoi, ma non orrendi-
- Non mentire a me- ribatte l’altro piccato.
- Non sto mentendo, infatti. Prova a fidarti di me, per una volta- gli prende delicatamente i polsi e poi prosegue –Perché odi tanto il tuo aspetto?-
- Perché…- comincia titubante –Perché mi ricorda costantemente che non sono un Asgardiano, e che sono troppo gracile per essere uno Jotunn. Sono un errore che l’Universo lascia sopravvivere, un aborto che sarebbe stato più pietoso eliminare una volta per tutte. Non che non ci abbiano provato, comunque-
         L’espressione sul viso di Loki spezza il cuore ad Anja; in quale maledetto mondo si può trattare una persona tanto male al punto che questa desideri morire, o non essere addirittura mai nata?
- Non immaginavo che fossero sempre stati così crudeli con te… Mi si spezza il cuore, a vederti così. Davvero-
-L’ultima persona che mi ha detto questo, era mia madre… e anche lei sapeva- ribatte Loki con astio, instillando puro veleno in ogni singola parola, a causa del tradimento subito.
- Sai, ho imparato un paio di cosette, quando ero all’Interpol- riprende Anja, sempre con voce dolce e misurata –Quel che è stato è stato, e se continui a starci male, fai il gioco di chi ti ha ferito. E poi…-
-Poi cosa?- domanda il dio, fissandola con quegli occhi di fiamme dardeggianti, così diversi dai suoi soliti, ma non meno belli. Hanno luce propria, in quel volto color del mare.
 - Non ha importanza come appari all’esterno- replica lei sorridendo – Per quanto mi riguarda, potresti anche essere verdino a strisce gialle e rosa, non me ne fregherebbe nulla. Ma quello che hai qui dentro- e nel dirlo, gli picchietta gentilmente la tempia – E quello che porti qui- e gli posa la mano sul cuore –Non cambieranno mai. Sono i nostri pensieri, le nostre emozioni e quello che facciamo a definire chi siamo, non come appariamo all’esterno, o cosa la gente pensa di noi-
         Anja sorride e gli lascia andare i polsi; spera davvero che Loki capisca fino in fondo ciò che lei ha voluto dirgli, e che l’ha fatto per il suo bene e nient’altro che questo. È stato tradito, umiliato e ferito da molti nel corso della sua vita, e lei non vuole essere l’ultima voce di quell’elenco infinito. Nessuno dovrebbe mai arrivare al punto di desiderare di morire, piuttosto che di vivere.
         - Come posso sapere che mi stai dicendo questo per mero disinteresse e non per qualche altro motivo?- le chiede Loki, improvvisamente circospetto.
- Perché sto imparando a conoscerti, e quel che vedo sotto questa corazza blu gelata come un sorbetto –cosa di cui vado matta, peraltro- mi piace. Molto. E se anche ci fossero altri motivi sotto – e credimi, non è questo il caso- non pensi che vorrei avere vicina l’unica persona che possa, e lo so per certo, guardarmi le spalle?-
         Lentamente, Loki annuisce e allo stesso tempo il colorito bluastro sbiadisce, lasciando il posto alla consueta carnagione alabastrina. Quasi certamente si è calmato quel tanto che basta per riprendere un minimo di controllo su di sé.
Si appoggia al bordo del tavolo, stremato, mentre gli occhi ritornano del ben noto verde smeraldo.
- Tutto bene?-
-Passare da una forma all’altra è stancante, Anja, soprattutto se una delle due non la senti come tua -
- Ti credo- replica lei a mezza voce, prima di appoggiarsi con delicatezza al dio e stringerlo in un abbraccio. La sua pelle nell’incavo del collo profuma di neve e boschi in inverno. Per la ragazza, profuma di casa.
Pian piano, sente le braccia del dio ricambiare la sua stretta, prima titubanti, poi sempre più sicure.
- Se ti chiedessi qualcosa, tu lo faresti, per me?- le sussurra Loki all’orecchio, tenendola ben stretta contro di sé.
- Dimmi tutto-
- Qualunque cosa succeda, non lasciare che altri ti mettano i piedi in testa, ma ascolta sempre te stessa e segui il tuo istinto. È tutta una questione di equilibrio… l’equilibrio dell’Universo va sempre mantenuto, e tu sei l’ago della bilancia. E, un’altra cosa: non cacciarti nei guai se non è davvero necessario. Ho la tua parola?-
Anja si scosta leggermente, quel tanto che basta per guardare Loki negli occhi, ora di nuovo verdi, quindi scuote la testa.
- Non hai la mia parola, ma la mia promessa. Prometto che farò quello che mi hai chiesto. Sai – soggiunge, sussurrandogli all’orecchio –Mantengo sempre le promesse che faccio-
Si riappoggia alla spalla del dio, beandosi di quel contatto inatteso, ma piacevole oltre ogni immaginazione. Chi l’avrebbe mai detto, che avrebbero potuto trovare un punto d’incontro, alla fine?
-Ma perché ce l’hai coi miei capelli?- borbotta Anja ancora perplessa. Di certo non si aspetta la risposta che invece arriva prontamente.
-Sono belli. Degni di una regina. E tu perché sei fissata con me?-
-Mi piaci. E saresti l’unico l’uomo che una donna sana di mente vorrebbe accanto a sé-
         Loki prorompe in una risata soddisfatta e seducente, che riverbera nel suo petto e infonde ad Anja una sicurezza mai provata prima.
-Stavolta ti sei davvero scoperta troppo, Anja-
-Anche tu, Loki-
-Sembra di sì- si limita a constatare l’altro, rafforzando al contempo la stretta attorno alla vita di lei.
Però mi sento così bene, si scopre a pensare Anja. E adoro il modo in cui dice il mio nome; non so ancora tutto quello che dovrei, però non mi interessa. Purchè questo momento non finisca…
         Se si potesse scattare una foto del senso di profonda felicità, sicurezza e pace col mondo che prova Anja in questo momento, sarebbe proprio l’immagine di lei e Loki stretti in quell’abbraccio, dispersi chissà dove in mezzo all’Alaska.



N.d.A.
Rieccomi a voi! Scusate, scusate, scusate!!! Mi rendo conto che dall’ultimo aggiornamento è passata una vita, e che avevo promesso non sarebbe più successo, ma ahimè l’università e una spaventosa mancanza di vena creativa hanno deciso altrimenti.
Due parole su questo capitolo: anzitutto, è una vita che morivo dalla voglia di scriverlo! Ancora prima di sapere come sarebbe andata la storia, sapevo che doveva esserci questa scena. Secondo punto, dal prossimo capitolo torneremo a vedere un po’ di azione, che ultimamente s’è presa una vacanza. Bene, credo di avervi detto tutto, almeno per adesso XD quindi non vi annoio oltre.
Per le recensioni: Thiare, Alexien, annina_76Ebi Tempura, La_Polly e ILike , PollyHiddles, MrsLaufeyson -  un caloroso ringraziamento per le vostre recensioni!-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, annina_76, caspi, DarthGiuly, Elena_Laufyson, fredfredina, ILike, La Morenas Riddle, MarraMara28,  PollyHiddles, Stella_Ely, Thiare, Tony Stark, Welcome to the dark side, _montblanc_  - sono felice di vedere che siete aumentate!!-
Per averla inserita nelle seguite:  ale0_0, Alexa Dubhe Black, Alexien, Amira_, angelika4ever, big gio 98, dama galadriel, db claudia, Destiel_Doped, Ebi Tempura, Elena_Laufeyson, Foxx,  ILike, IlrespirodelleOnde, La Morenas Riddle, Lady of the sea, laraloveshiddles, Loki_Laufeyson, marilu396, maura 77, mystique_A, nakimire, obiwankenobi, PollyHiddles, ponyothewitch, sakura 92, Sharleen, Silvermoon00, simo 95, TaylorAllisonSwift, Thranduil Oropherion, tykisgirl, veronika 87, Welcome to the dark side - wow, aumentate ogni giorno di più! XD infinite volte grazie, sono contentissima!!-
Per averla inserita tra le ricordate:   Feelings, Zakurio e  Elenoriel, ErZa_chan- un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! Che bello vedere che siete aumentate! XD
Bene, direi che ora è davvero tutto!! Alla prossima e non vedo l’ora di avere i vostri pareri, perciò recensite, recensite e recensite!!
Una bacio grande grande!
Mòrrigan <3

 
 

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Capitolo 20
*** Attenzione!! ***


ATTENZIONE!!

 
Scusatemi, scusatemi, scusatemi! MI rendo conto che è passata una vita dall'ultimo aggiornamento e che queste attese lunghissime non sono belle per nessuno. Tuttavia, ho parecchio da fare ultimamente con l'università, e sono anche sotto esami, per giunta, per cui non ho più il tempo materiale per staccare un attimo e scrivere. State tranquilli, non vi abbandono mica! ma credo che sia doveroso dirvi che prenderò una "pausa estiva" dalla pubblicazione, con la speranza di riuscire a pubblicare qualcosa magari verso agosto... altrimenti ci rivediamo a settembre!
Un bacio grande e buone vacanza a tutti XD
Mòrrigan
 

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