PokéWeapons

di darken_raichu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Poképons ***
Capitolo 2: *** Xeren ***
Capitolo 3: *** Partenza ***



Capitolo 1
*** Poképons ***


PROLOGO
 
Esistono molti universi. Quelli in cui i pokémon non esistono. Quelli in cui esistono solo nella fantasia. Quelli in cui i pokémon sono animali. Quelli in cui i pokémon sono creature senzienti. Ma tra tutti gli universi, ne esiste uno e uno solo in cui i pokémon sono presenti e contemporaneamente non lo sono: Mardas.
A Mardas i pokémon non esistono. Questo è assodato. Ci sono altri animali, alcuni simili ai nostri, altri molto diversi. I Pokémon non sono tra questi. 
Eppure in questa terra crescono dei bizzarri alberi, gli Egg Plants. Su questi  alberi crescono dei frutti noti come Egg. E all’interno di questi frutti, si trovano le Poképons.
L’abbreviazione Poképons è stata coniata anni fa e indica le pocket weapons. Queste armi bizzarre, in grado di ridursi a una dimensione tale da poter essere portate in tasca, o di crescere fino anche a dimensioni enormi, sono di fatto i semi delle Egg Plants. Nessuno ha mai capito da cosa spinga la stessa pianta a sviluppare semi diversi per ogni frutto. Nessuno ha mai scoperto perché le Poképons sembrino fatte apposta per gli umani. Una teoria dice che esse nascono per vivere in simbiosi con l’uomo, e questa teoria sembra essere avvalorata da entrambe le parti. Fatto sta che oggi le Poképons sono il centro della vita a Mardas. Esse sono usate per coltivare, per costruire, per lottare, per commerciare, e per ogni altra attività che gli esseri umani svolgono.
Ma attenzione, le Poképons non sono oggetti. Esse si nutrono come le piante, ma sono in grado di comunicare con l’uomo. Quando una Poképons viene indossata e usata, essa può parlare con l’umano che la utilizza. Si ritiene che le Poképons si connettano ai circuiti nervosi dell’utilizzatore, e per questo siano in grado di parlarci.

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Capitolo 2
*** Xeren ***


Sardas, 20/06/XXXX, circa le 20
Xeren, solo nella piazza del villaggio, guardò l’antico Egg Plant che cresceva al centro della piazza. Alzando lo sguardo, fissò le Egg su di esso. L’albero era abbastanza grande da permettere a un centinaio di uomini di stare comodamente seduti tra i rami. Per abbracciare il tronco, sarebbero servite almeno duecento persone. Il ragazzo si spostò i capelli neri dagli occhi scuri, chiedendosi quale Egg avrebbe vinto. Guardò il cartello che era stato affisso alla bacheca accanto all’Egg Plant. Tra i vari annunci e avvisi, spiccava un grosso cartellone rosso chiaro.
“Domani, in occasione della festa del solstizio d’estate, si terrà la festa della raccolta delle Egg. Chi ne raccoglierà di più potrà tenerne una a sua scelta e vincerà il premio di mille Brife.” Questo recitava il cartello.
Sinceramente del premio in denaro a Xeren importava poco. Quello che voleva davvero era un Egg. Suo padre diceva sempre che, se voleva avere il suo primo PokéPons, doveva meritarselo. Aveva passato anni a cercare di convincerlo a dargli uno dei suoi, o a comprargliene uno, ma suo padre insisteva nel fatto che doveva prenderlo da solo. E così aveva compiuto sedici anni senza avere una PokéPons. Poi, finalmente, suo padre gli aveva dato il permesso di partecipare alla gara del solstizio d’estate.
Mentre il sole calava, Xeren si alzò e si diresse verso casa, scoppiando di gioia al pensiero della festa del giorno dopo. Camminando, incrociò più di un negoziante che trasportava i materiali per la festa. Alcuni portavano tavole di legno talmente grosse che era evidente che indossavano una PokéPons di tipo Lotta.
Tornando a casa, Xeren si chiese cosa avrebbe fatto dopo aver ottenuto la sua prima PokéPons. “Se riesco a vincerlo, potrò comprarmi un’altra PokéPons, usando i soldi del premio. E una volta fatto, partirò per Clear Garden, parteciperò alle sfide dell’Arena Clear, vincerò i trofei in palio, girerò il mondo e alla fine riuscirò a coronare il mio sogno.”
Appena prima di arrivare a casa, incrociò Drek. Il ragazzo era alto, più alto di Xeren (che già di per sé non era certo basso), aveva una corporatura robusta ed era decisamente muscoloso. I capelli erano corti e biondi, e gli occhi erano azzurri, una tratto che si incontrava solo raramente a Sardas. Oltre a lui, c’erano solo un’altra decina di persone con quei colori di occhi e capelli, contro le diverse centinaia di persone con gli occhi e i capelli scuri.
«Giorno Drek.» Xeren salutò il ragazzo, superandolo senza neanche voltarsi. Non aveva né la voglia, né il tempo, né un ragionevole motivo per parlare con il ragazzo. Specialmente dato che, a differenza sua, Drek aveva l’abitudine di menare le mani, oltre alla ancor più sgradevole abitudine di vincere ogni volta.
«Ehi, ehi, aspetta Xeren, dove te ne vai così in fretta?»
“Ahi ahi.” Pensò Xeren prima di voltarsi «Scusa Drek, ma devo andare a casa. Sai, mia madre …»
«Senti Xeren, voglio solo chiederti una cosetta.»
«E allora dimmi.»
«Domani parteciperai alla gara del Festival, vero?»
«Sì, esatto.» “Ehi, non vorrai mica andare a parare dove credo tu voglia andare a parare?”
«Oh, bene bene. In tal caso, vorresti farmi il favore di perdere domani?»
“Ecco qua, ti pareva.” «Senti Drek, io devo vincere. Voglio davvero avere una PokéPons, e sai com’è fatto mio padre, lui…»
«Oh, giusto, giusto. Beh, vedi, domani parteciperò anch’io, e mi interessa vincere. Quindi, dato che il regolamento non lo vieta, temo che domani avrai qualche problema, dato che io userò una PokéPons.» E così dicendo tirò un pugno al muro di una delle vecchie case che circondavano la via. Quello venne giù come un castello di sabbia. «Quindi, se ci tieni a restare vivo, ti consiglio di non presentarti domani.» E così dicendo se ne andò.
Xeren fissò il muro della casa, poi percorse correndo il resto della via. Appena arrivato a casa, si chiuse la porta alle spalle, ignorò il gatto che cercò di farsi dare una carezza e corse in camera sua, dove cominciò a camminare avanti e indietro.
“Cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio? Non sono mica capace di battere qualcuno che usa una Poképons! Ah, come se qualcuno fosse capace! Cosa credevo, che la gara sarebbe stata un semplice arrampicati e raccogli ciò che puoi? Figurarsi! Mille Brife e una PokéPons sono un premio più che sufficiente per attirare chiunque!” Si gettò sul letto, riflettendo sul da farsi. “Mio padre non mi darà mai una PokéPons. Figurati, si è sempre rifiutato! E allora che faccio?”
Alla fine non riuscì a trovare nessuna idea. Semplicemente, si appoggiò al muro e si calmò “E allora? Mi sono fatto spaventare per niente. La minaccia di Drek è sicuramente a vuoto. Certo, è vero che la sua PokéPons è forte, ma non è certo un oggetto utile in una gara come quella. Devo solo impegnarmi e posso farcela, certo!” Nonostante ciò, per tutta la cena fu estremamente nervoso, e fece fatica ad addormentarsi.
 
Sardas, 21/06/XXXX, circa le 09
La mattina dopo, si alzò e uscì. Girò per un po’ per la città, guardando le bancarelle e mangiucchiando qualcosa, ma alla fine fu attirato verso la piazza, come un pezzo di ferro verso una calamita. Si guardò intorno. Mancava ancora un’ora alla gara, quindi per il momento stavano tutti guardando le bancarelle dei negozianti. Lui invece si avvicinò all’Egg Plant.
Sull’albero si vedevano distintamente i grossi Egg. Avevano tutti lo stesso colore e la stessa forma, ma ognuno conteneva un seme diverso.
Alla fine, Xeren non potè fare a meno di sedersi e aspettare. Man mano che il tempo passava, la gente si raccoglieva intorno alla Egg Plant. Notò che molti avevano dei rigonfiamenti sotto la maglia.
«Bene, perché una non era abbastanza.» Borbottò tra sé.
Poco dopo anche Drek entrò nella piazza. Non poteva esserne certo, ma Xeren avrebbe giurato che il ragazzo avesse guardato dalla sua parte.
Infine, in piazza arrivo il conte Clear. L’intera contea di Clear Garden, inclusa Sardas, era sotto il controllo del conte. Era un buon signore, decisamente migliore dei molti altri che comandavano sulle varie contee, marche e principati che componevano il regno di Azure, il terzo paese più grande di Mardas.
Il conte salì sul palco allestito alla base della Egg Plant e, sfoderando il suo miglior sorriso, salutò il popolo. Dopodichè, al termine di un breve, noiosissimo discorso, augurò buona fortuna ai partecipanti e si sedette a guardare.
Xeren e il resto dei partecipanti si affollarono intorno alla base della Egg Plant. I sessanta partecipanti formarono un anello intorno alla pianta, indossarono le grandi ceste in cui mettere le Egg, e al segnale convenuto si lanciarono tutti verso l’albero. Xeren, fra i primi ad arrivare alla base della pianta, iniziò subito ad arrampicarsi sull’albero. “Almeno questo posso farlo anche se non ho una Poképons.” Aveva passato un mese ad allenarsi nell’arrampicata, scalando gli alberi più grossi che si trovavano intorno a Sardas.
Di ramo in ramo, arrivò all’altezza in cui crescevano le Egg, e una dopo l’altra iniziò ad afferrarle. Intorno a lui, anche gli altri partecipanti stavano mano a mano iniziando a raccoglierne altre. Quando vide molta gente intorno a se, ricominciò a salire. Più in alto si trovavano più Egg, anche se era molto più pericoloso. In fondo, non erano l’unico tra i rami. Mentre passava in mezzo ad alcune foglie, afferrando una Egg, vide Drek e un altro partecipante, un ragazzo che aveva visto qualche volta a Sardas. Non riuscì a sentire cosa si dicevano, ma un attimo dopo Drek colpì il ragazzo alla spalla. Si sentì il rumore della spalla che si rompeva in tanti piccoli pezzi, poi il ragazzo cadde dall’albero. Xeren inorridì, e non potè fare a meno di sporgersi a guardare. Il ragazzo cadde dall’albero e atterrò sulla folla, che però, come era l’abitudine durante la gara, lo afferrò al volo. Era abbastanza comune che i partecipanti cadessero dall’albero, cosa che portava alla squalifica, e ormai nessuno si faceva male cadendo.
Solo quando si girò si ricordò che Drek era ancora lì. Si guardò intorno, ma Drek sembrava sparito. “Probabilmente è andato a minacciare qualcun altro. Probabilmente.”
«Ciao, Xeren.» “Beh, almeno avevo ragione.” Pensò Xeren girandosi verso la voce. Drek lo fissava, sorridendo.
«Vedo che ne hai già raccolte parecchie, quante sono?»
«Sessantasei.» Rispose senza neanche riflettere.
«Oh, niente male, davvero niente male. Io ne ho raccolte solo venti. Credo che tu sia quello che ne ha raccolte di più. Beh, peccato.»
E sollevò il pugno, abbassandolo poi verso la testa di Xeren, che però riuscì a scartare di lato appena in tempo. Il Crescipugno dell’altro si abbattè sul ramo, lasciando un cratere piuttosto profondo.
«Che diavolo fai?! Con quel pugno avresti potuto uccidermi!»
«Peccato che non ci sia riuscito.» E mosse il braccio destro in avanti, arrivando a colpire con Breccia, pericolosamente vicino alla cassa toracica di Xeren, che schivò solo spostandosi indietro. Questa volta, però, Xeren vide il bracciale che Drek portava al polso e lo riconobbe subito.
“Un Prime Armlet.” Una PokéPons di alto livello, ecco cos’era il Prime Armlet. Dava una forza fisica altissima, la stessa di un animale scimmiesco. “Se mi colpisce sono morto. Ma tanto, tanto morto.” Xeren scartò ancora indietro, schivando una seconda Breccia, poi si guardò intorno e vide un ramo poco sopra la sua testa. Senza pensarci si lanciò verso il ramo e nonostante fosse appesantito dalle Egg sulla sua schiena riuscì ad afferrarlo. Si issò faticosamente e riprese a salire. Quando si girò però vide Drek salire a una velocità incredibile.
“Sto lottando contro una scimmia su un albero. Devo essere impazzito.” Stava per afferrare l’ennesimo ramo, quando un colpo fece tremare l’intero albero, e Xeren perse la presa. Cadde giù, ma riuscì ad aggrapparsi a un ramo. Solo che quel ramo si trovava poco sopra Drek. Era riuscito a malapena ad issarsi sul ramo, quando il ragazzo arrivò.
«E ora dove scapperai?»
A quel punto, Xeren non aveva idea di cosa fare. Davanti aveva Drek. Dietro il ramo finiva nel vuoto senza altri rami a cui aggrapparsi. In preda al panico, afferrò una Egg dal ramo e la lanciò contro Drek. Inaspettatamente, la Egg lo colpì sul viso, per poi spaccarsi e cadere per terra. Infuriato, Drek puntò al viso con una Breccia, ma Xeren si abbassò e il pugno gli passò appena sopra la testa. Vide che dalla Egg era uscita una Poképons, e senza pensarci la afferrò. Era un guanto verde a macchie, su cui si trovava un grosso bulbo. “Una Bulbagun.” Infilò il guanto, e istantaneamente si sentì più audace. Si lanciò verso Drek, e lo colpì allo stomaco con un pugno. Per tutta risposta, quello rise e fece per colpirlo, maXeren schivò di nuovo.
“Che cosa diavolo stai facendo?” La voce che Xeren sentì lo colse di sorpresa.
«Chi c’è?»
“Mi hai indossato senza neanche sapere che puoi parlare con me? Davvero?”
Quando capì chi parlava, e che la voce era nella sua testa, Xeren fissò la Bulbagun, sorpreso. “Sei stata tu a parlare?” Questa volta pensò solo la domanda, ma ricevette comunque risposta.
“E chi altri, quell'energumeno che hai davanti? Cavoli, certo che il mio padrone è proprio stupido.”
“Il tuo padrone?”
“Rettifico, il mio padrone è un idiota. Sì, sei tu il mio padrone. Ma piuttosto, potresti provare a sopravvivere? Sai, io muoio se tu muori mentre mi indossi.”
“Lo farei se sapessi cosa fare.”
“Oh, allora è facile. Basta che tu mi dica che cosa fare con la mente e io eseguirò.”
“E di preciso cosa dovrei dirti di fare?”
“Perché non cominci con un attacco? Sai, so usare Azione e Semebomba.”
“E non potevi dirmelo prima?! Azione!”
“D’accordo, non c’è bisogno di urlare.” Il pugno di Xeren si mosse, quasi per conto suo, e colpì il petto di Drek. Questa volta però, diversamente dalla volta precedente, il colpo sembrò funzionare. Drek arretrò.
“Semebomba!”
“Quale parte di non c’è bisogno di urlare non è chiaro?” Dal bulbo partì un grosso seme che esplose appena si avvicinò a Drek. L’urto spinse il ragazzo indietro, e Drek cadde giù, per essere afferrato al volo dalla folla.
“Ho vinto?”
“Ovviamente. Finchè avrai me, non c’è certo pericolo che tu perda.”
“A proposito, hai un nome?”
“Mi chiamo Gunly, piacere. E tu sei Xeren, dico bene, padrone?”
“Non chiamarmi padrone.”
“Come vuoi boss.”
“Sei insopportabile.”
“Lo terrò a mente la prossima volta che quel tizio grande e grosso starà per picchiarti.”
Per il resto del tempo, Xeren si limitò a raccogliere più Egg che poteva. E poco dopo, la gara finì.
Il conte Clear si alzò e lesse i risultati.
«Bene, dopo aver letto i risultati, dichiaro vincitore colui che ha raccolto ben 126 Egg… Xeren Zeylan.»
Numerosi applausi accolsero Xeren che saliva sul palco.
«Ecco ragazzo, puoi scegliere la Egg che preferisci fra quelle raccolte.»
«La ringrazio, ma con suo permesso avrei già scelto.» E mostrò Gunly alla folla, che applaudì.
«Bene, il resto delle Egg sarà messo in vendita. Detto ciò, ecco il premio in denaro.» E, come se non fossero che pochi spiccioli, porse a Xeren il sacchetto di Brife. Xeren lo afferrò, si inchinò al conte e si allontanò.
Non si accorse dello sguardo furente di Drek, tra la folla.
 
Sardas, casa di Xeren, 21/06/XXXX, circa le 20
Quella sera, la casa di Xeren e dei suoi genitori fu tremendamente affollata. Sembrava che tutti gli abitanti di Sardas volessero complimentarsi con il ragazzo. Probabilmente era uno dei più giovani vincitori della festa del solstizio d’estate della storia. Alla fine, il padre riuscì a farli uscire tutti e chiudere la porta. La cena fu una vera festa. Poi finalmente sua madre fece a Xeren la domanda che aspettava da tutta la sera.
«E adesso cosa farai Xeren?»
«Adesso partirò per Clear Garden, comprando o barattando Poképons lungo la strada, finchè non riuscirò a realizzare il mio sogno.»
«E hai finalmente intenzione di dirci qual è questo grande sogno.»
Xeren era titubante. Non aveva mai detto il suo sogno a nessuno, dato che gli avrebbero detto tutti che era una follia. Ma ora, con Gunly in tasca, si sentiva abbastanza sicuro da dirlo.
«Voglio trovare e ottenere tutte le Poképons che esistono. Non mi fermerò finchè non c’è l’avrò fatto.»
Passò qualche minuto, poi suo padre si mise a ridere.
«Ah, figliolo, dev’essere una cosa ereditaria. Anche tuo nonno è partito per lo stesso motivo. Non è mai tornato. Ma ora i tempi sono più pacifici di allora, quindi figliolo, potrai partire quando vuoi.»
Xeren fissò il padre senza parlare, poi sorrise. «Partirò domani mattina.»

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Capitolo 3
*** Partenza ***


Sardas, East Street (direzione Clear Garden), 22/06/XXXX, circa le 08
Xeren, camminando verso l’uscita della città, guardò lo zaino che aveva sulle spalle. “Forse ci ho messo troppa roba.”
“Forse? Mi chiedo come hai fatto a passare dalla porta.” Osservò Gunly.
“Non direi. Un po’ di scorte di cibo e acqua, tutti i soldi che possiedo, un paio di libri sulle Poképons e il sacco a pelo.”
“Io dico che potevi fare a meno dei libri. Conosci le poképons più comuni quasi a memoria.”
“Esatto, quasi. Non voglio mica rischiare di comprarne una difettosa.”
“Non esistono poképons difettose.”
“Sì, ma se posso ne sceglierò una potente.”
“A proposito, quante poképons puoi usare?”
“Una per la testa, una per il corpo, due per le braccia e due per le gambe. Escludendo te, mi rimangono cinque parti libere.”
Xeren arrivò all’uscita del villaggio, e qui trovò una piccola folla ad aspettarlo. Molti gli augurarono buona fortuna per il viaggio, e la partenza ritardò, ma alla fine riuscì ad uscire dal villaggio e avviarsi nel sentiero attraverso la Golden Forest verso Clear Garden.
“Sto partendo. E speriamo che questo viaggio sia il primo passo verso il mio sogno.”
 
Golden Forest, East Street (direzione Clear Garden), 22/06/XXXX, circa le 12
Xeren correva all’impazzata, lasciando il sentiero per fuggire. Dietro di lui gli ululati si facevano sempre più forti.
“Ma può andare peggio di così?” Si trovò a pensare.
“Intendi peggio che essere stati attaccati da un orso, essere sfuggito per miracolo dai banditi senza perdere le tue cose ed essere ora inseguito da un branco di lupi? No, credo che non possa andare peggio di così.” Commentò Gunly sarcastica.
“Oh, molto utile miss “non esistono Poképons difettose”.”
“Non è colpa mia. Sei tu che hai usato troppi attacchi. Ora mi serve tempo per ricaricarmi, salvo per quella mossa.”
“Sì, ma tanto non puoi usare quell’attacco per tenerli lontani no? È una mossa inutile, non possiamo far altro che scappare.”
Uno dei lupi saltò verso il ragazzo cercando di azzannarlo, ma quello riuscì a schivarlo.
Xeren continuò a correre, ma alla fine si trovò davanti il Great Ravine, l’enorme burrone che separava Sardas e la Golden Forest da Clear Garden. Lanciò un’imprecazione poi si mise a correre verso destra, dove sapeva che avrebbe trovato il ponte per attraversare. Dietro di lui i lupi si stavano facendo un po’ troppo vicini per i suoi gusti.
In quel momento videro il ponte. O almeno, un ponte. Era piuttosto sicuro che il famoso passaggio da cui passavano i carri non fosse una vecchia, stretta costruzione di assi di legno malmesse. In ogni caso, meglio di niente. Xeren si lanciò verso il ponte. Dietro, i lupi lo seguirono senza fermarsi. Il ponte, che già scricchiolava sotto il peso del ragazzo, crollò con fragore, trascinando con se parecchi animali. Quelli che rimasero dall’altro lato si dispersero.
Xeren iniziò a precipitare. Senza pensarci, allungò il braccio su cui si trovava Gunly “usa Frustata!”
“Un attacco inutile eh?” Disse Gunly, mentre dal bulbo usciva una liana che si avvolse intorno a uno dei pali di quello che una volta era il ponte.
“Bene.” Pensò Xeren, mentre dondolava sul bordo dell’abisso.” “A quanto pare poteva anche andare peggio di così. Perché non ritiri la liana e ci fai risalire?”
“Entrambi? Non credo proprio, spiacente. Non ho tutta quella forza.”
“Cioè dovrei restare qui sospeso?”
“Non preoccuparti, qualcuno verrà a salvarci.”
«E chi diavolo credi che verrà a salvarci in questo posto desolato?» Sbottò ad alta voce Xeren.
«Io per esempio.» Disse una voce sopra di loro. Xeren alzò lo sguardo, e vide una ragazza coi capelli chiari che li fissava.
«Grazie al cielo. Potresti tirarci su?»
Senza rispondere, la ragazza afferrò la liana e iniziò a tirare. Xeren non capì come facesse una ragazza ad avere tutta quella forza, poi si rese conto che probabilmente la ragazza doveva avere una Poképons. Quando arrivò sul bordo del burrone, si issò con le braccia. Quando finalmente sentì la terra sotto i piedi, tirò un sospiro di sollievo.
«Grazie. Come ti chiami?» chiese ansimando Xeren alla ragazza. Indossava una maglia verde, pantaloni dello stesso colore e un cappello.
«Cly. E tu?»
«Xeren. Piacere.» Rispose il ragazzo allungando la mano. Quando la ragazza vide Gunly, afferrò la mano e si mise a rigirarla.
«Che bello, una Bulbagun! Ne ho viste solo poche! Non capita tanto spesso di vederne una.»
«Però anche tu hai una Poképons no? Altrimenti come avresti fatto a tirarmi su?»
«Oh, te ne sei accorto. Ecco.» Sollevò la gamba dei pantaloni fino al ginocchio, mostrando un oggetto simile a un parastinco formato da anelli che avvolgeva l’intera gamba.
«una Leeshin. Dona forza e abilità nei salti. Una Poképons di alto livello.» Commentò Xeren, mentre la ragazza si riabbassava la gamba del pantalone.
«Si chiama Shinder. È un vecchio brontolone, ma sa rendersi utile.»
«E questa è Gunly.» Rispose Xeren «L’ho presa solo qualche settimana fa.»
«Ah, quindi da poco. Allora, che ci fai qui? Non capita mai che qualcuno provi ad attraversare il vecchio ponte, e in ogni caso adesso non capiterà più.»
«Sono partito da Sardas verso Clear Garden, e lungo la strada ho fatto un brutto incontro.»
«E perché non li hai scacciati con la tua Bulbagun?»
«Non erano il primo brutto incontro. Prima dei lupi avevo già incontrato un orso e un gruppo di banditi.»
La ragazza strabuzzò gli occhi. Non era certo da tutti riuscire a sopravvivere a cose del genere.
«E tu, da dove vieni?»
«Sono nata in un piccolo paese a sud poi mi sono trasferita a Clear Garden. Stavo camminando nella foresta quando ho sentito un rumore forte e sono corsa a vedere.»
«Capisco. Bene, credo sia meglio che io vada.»
«Aspetta. Se vai verso Clear Garden posso venire anch’io?»
«Certo, non c’è problema.»
Poco dopo arrivarono al sentiero principale, e iniziarono a seguirlo verso Clear Garden.
 
Sardas, taverna del paese, 22/06/XXXX, circa le 13
Drek stava bevendo una birra dopo l’altra, continuando a riempire il boccale. Al diavolo, come aveva fatto a perdere contro Xeren? Come aveva fatto a perdere contro quell’idiota che passava il tempo libero sui libri o a divertirsi lui, che aveva forgiato il proprio corpo con il duro lavoro nella fucina del padre?
In quel momento dalla porta entrò un uomo alto, coperto da capo a piedi da un mantello nero. Si avvicinò al bancone urtando Drek e facendolo cadere gambe a terra. «Ehi, che diavolo fai?»
«Sei tu che dovresti fare più attenzione.»
Il ragazzo lo fissò infuriato, e quando quello uscì senza dire una parola lo seguì.
Percorse un paio di vicoli, sempre seguendo il tizio, e lo fermò in un viottolo dove non c’era nessuno. Lo sbattè contro il muro, preparandosi a scagliare il pugno.
Un pugno che non avrebbe mai scagliato. Un attimo dopo una lama lo trapassò al petto da parte a parte.
Mentre il sangue gli usciva dal petto e dalla bocca, l’ultima cosa che Drek riuscì a fare fu togliersi il Prime Fist per non portarlo con sé nella tomba.
«Te l’avevo detto di fare più attenzione. E se non ti dispiace questo lo prendo io.» Disse, afferrando il Prime Fist dalle mani senza vita del ragazzo. Fischiettando, si allontanò dalla macabra scena. «Bene, vediamo un po’, dove dovrebbe essere questo punto d’incontro?»
 
Clear Garden, porta d’ingresso, 22/06/XXXX, circa le 17
Per il resto del viaggio, Xeren e Cly passarono il tempo a parlare, anche se Xeren si accorse che la ragazza evitava tutte le domande sulla sua casa o la sua famiglia.
Mentre superava le mura di Clear Garden, Xeren si guardò intorno.
“Mi sento quasi stretta. Non mi piacciono le città.” Commentò Gunly guardandosi intorno.
“Temo dovrai farci l’abitudine. E poi non badarci, le strade più vicine al centro città sono più larghe.”
“Va bene va bene, se proprio è necessario lo farò.” Rispose.
«Beh, suppongo che qui le nostre strade si dividano.» Disse Xeren a Cly.
«No, dai, ti accompagnerò ancora un po’ per farti vedere la città.»
«D’accordo grazie.»
Per un po’ camminarono lungo la strada, ma più andavano avanti più Xeren si rendeva conto che il comportamento di Cly era strano. Per una che aveva detto di vivere a Clear Garden, non sembrava per niente sicura della direzione in cui andare.
Alla fine, Xeren trovò una taverna a buon mercato in cui alloggiare. Entrò, pagò il prezzo per un paio di notti poi salì le scale. Con sua sorpresa però mentre saliva vide Cly pagare per una stanza.
«Ma non avevi detto di abitare qui in città?»
«Sì, ma casa mia è lontana, ci andrò domani.»
Xeren la fissò. Quanto poteva essere lontana la sua casa se Non poteva arrivarci in tempo da lì?
«Sei sicura di avermi raccontato la verità?»
«Forse» rispose la ragazza prima di entrare nella propria stanza «ma d’altronde a rendere belle le donne sono i loro segreti no?» Ed entrò ridendo, lasciando Xeren basito sulla porta.
Dopo un momento, il ragazzo sbuffò ed entrò in camera propria.
“Quella ragazza non la capisco.”
“Ci sono tante cose che non capisci, non dovrebbe essere una novità.” Commentò Gunly sarcasticamente.

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