La mia impresa, Mark Collins

di Jovaiku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Odisseo ci pone delle domande ***
Capitolo 2: *** Cosa è la Foschia? ***
Capitolo 3: *** Un cane si vuole mangiare una capra ***
Capitolo 4: *** Informazioni di base ***
Capitolo 5: *** Il Campo Mezzosangue ***
Capitolo 6: *** Aiuto i figli di Ermes a rubare ***
Capitolo 7: *** Conosco mio fratello e mia sorella ***
Capitolo 8: *** Un centauro mi dà spiegazioni su mia madre ***



Capitolo 1
*** Odisseo ci pone delle domande ***


Era un giorno normale, come gli altri. Beh, normale nei suoi limiti. Sono sempre stato considerato un ragazzo speciale. Non speciale perché avessi chissà quale potere. O almeno, uno ce l'avevo. Era il potere di isolarsi. Odiavo stare in compagnia con altre persone, soprattutto se quelle persone non facevano altro che prenderti in giro quando ti vedevano. Quindi, di solito mi metto in fondo alla classe e comincio ad ascoltare la musica. Vi potreste chiedere "come diavolo fa il professore a non accorgersi che ascolti la musica?!" Beh, non ve lo saprei dire. Inizialmente pensavo che se ne accorgesse ma lasciasse scorrere per quella volta. Poi però mi resi conto che, nonostante fossi con le cuffie nelle orecchie, mi parlava come se non le indossassi. Comunque, non mi sono ancora presentato. Il mio nome è Mark Collins. Ho dodici anni, sono alto 1.70, capelli castani ed occhi pure, passo la giornata ad ascoltare musica e... basta. Non ho mai avuto amici, non ho mai avuto una materia a scuola in cui ero particolarmente bravo. O almeno, c'era Epica, dove il professore ci faceva leggere passi di Iliade, Eneide, Odissea, e con il greco non me la cavavo male, probabilmente perché con la mia dislessia, quello e l'inglese non sembravano tanto diversi. Comunque non mi applicavo, quindi l'unica cosa che riuscivo a rimediare era un voto non di molto sopra la sufficienza. Per il resto, ero un disastro. Perfino in ginnastica. Credo di essere l'unico ragazzo al mondo che non riesce a prendere la sufficienza in ginnastica. I professori mi passano per pietà. Comunque, eravamo arrivati all'ultimo giorno di scuola ed io, non so come, ero riuscito a passarlo tutto inosservato. Fino all'ora di Epica. Dovete sapere che quella è l'unica lezione che passo senza cuffie. Mi interessa, in un certo senso. Però è anche quando il professore e gli altri si accorgono di me. Il professore non voleva fare il cattivo di turno che interrogava su tutto il programma l'ultima ora dell'ultimo giorno di scuola. Entrò vestito da Odisseo e ci chiese quale fosse il nostro passo preferito varie opere che avevamo letto durante il corso dell'anno. Molti risposero quando Odisseo ferì il ciclope Polifemo, oppure quando Achille uccide Ettore. Quando chiamò me, sentì il mio nome tuonare in tutta la stanza.

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Capitolo 2
*** Cosa è la Foschia? ***


-Mark!- Disse il professore con quella che inizialmente suonò una voce tranquilla, ma che nella mia testa tuonò così forte che mi chiedevo se non fossi stato io ad urlare il mio nome. -Allora, qual è il tuo momento preferito?- Questa volta la sua voce era calma. E non rimbombò. -Beh...- Sapevo che me l'avrebbe chiesto, ma non riuscivo a pensare ad un momento che mi avesse colpito in particolare. Insomma, il greco e i miti greci li sapevo e mi piacevano, ma non avevo mai approfondito nel dettaglio. Comunque, c'era sempre una domanda che avrei voluto fare al professore. -Credo... quando Odisseo tornò ad Itaca e fu trasformato in un mendicante per non essere riconosciuto.- Il professore mi guardò abbastanza perplesso. E ci credo. Tutti avevano descritto combattimenti, scene di guerra, tutte cose fighissime. Io me ne ero uscito con un mendicante. -Non è del tutto esatto,- commentò il professore -Odisseo non fu "trasformato". Ti ricordi la vera cosa che lo nascose?- Il professore, senza volerlo, era arrivato all'argomento di cui volevo parlare. -La Foschia. Ma è qui che ho sempre avuto dei dubbi. Cosa è la Foschia?- Mi aspettavo che il professore mi bocciasse solo per quella domanda fatta l'ultimo giorno di scuola. Invece sorrise, si girò verso la classe e fece la mia stessa domanda a tutti. -Già, cosa è la Foschia? qualcuno di voi lo sa ragazzi?- Molti sguardi perplessi si incrociarono tra i miei compagni di classe, e mi accorsi che non ero l'unico ad avere problemi con quell'argomento. Poi però si alzò una mano. Era quella di Maria Rossi. La sua famiglia aveva origine italiane, ma si erano trasferiti a Brentwood, nella mia città, vicino Long Island da almeno 3 generazioni. Per americanizzare il suo nome, la chiamavano tutti Mary. A inizio anno pensavo di poter fare amicizia con lei, è dislessica proprio come me. Poi però mi accorsi che era pure iperattiva. E se metti uno come me che fa l'emarginato con una iperattiva, beh, non vedresti mai a giro coppia più strana. I suoi capelli erano lunghi, castani ma più scuri dei miei, mentre gli occhi erano esattamente identici a quelli che ho io. era alta 1.65, e pure lei non aveva molti amici. L'unico era un ragazzo con cui aveva legato dopo una settimana di scuola, un certo Brad, che portava sempre le stampelle perché aveva fatto un intervento di qualche tipo di cui non ricordo niente. Non che mi interessasse. Comunque, Mary era come me in tutte le materie, solo che lei si applicava e non faticava più di molto per la sufficienza. Ad Epica invece, aveva un bel 9. Credo che il professore adorasse quella ragazza. -La Foschia è quella "presenza" che oscura tutto ciò che è immortale, appartenente agli dei, agli occhi degli essere umani. Atena la modifica per dare ad Odisseo l'aspetto del mendicante. Esistono però persone o animali che riescono a vedere attraverso di essa, come il cane di Odisseo, Argo, che lo riconosce nonostante il travestimento.- -Bravissima!- dichiarò il professore. Secchiona, pensai io. Non è che ce l'avessi con lei, non aveva mai fatto niente contro di me, anzi, sembrava quasi mi facesse da scudo, perché gli altri ragazzi prendevano in giro quasi sempre lei. In un certo senso, pensavo di doverla ringraziare. A quel punto, suonò la campanella. -Ragazzi, è stato bello quest'anno scolastico. Spero di rivedervi tutti il prossimo!- Il professore mise alla rinfusa qualche cartellina dentro la borsa ed uscì di classe. Presi le cuffie, misi Radioactive degli Imagine Dragons a tutto volume ed usciì di classe con calma. Non avevo per niente voglia di tornare a casa. Sapete, sono orfano dalla nascita. Sono stato trovato abbandonato sulla strada, con una lettera che spiegava come mia madre fosse morta di parto e mio padre fosse morto per un incidente stradale poco prima della mia nascita. Non so chi avesse scritto quel messaggio, e nemmeno perché fui abbandonato sulla strada invece di essere portato in un orfanotrofio, però la famiglia Collins mi trovò e decise di adottarmi. Non erano male, non potevano avere figli e stavano appunto andando all'orfanotrofio quando mi trovarono. Però la mia madre adottiva si era da poco ammalata di cancro, e quindi mio "padre" doveva starle dietro. Non avevano molto tempo per me, che non facevo altro che starmene in camera. Mi andava bene, ma sentivo che mi mancava qualcosa. Preferivo alla gran lunga l'aria aperta al rimanere chiuso in classe. Tutto sarebbe stato tranquillo per il resto della giornata, se non avessi sentito un'esplosione provenire dall'interno della classe.

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Capitolo 3
*** Un cane si vuole mangiare una capra ***


Sarei dovuto scappare, lo so. Correre a casa, lo so. Chiudermi in camera, so anche questo. Però, sentivo il bisogno di rientrare in classe. Feci dietro-front e passai in mezzo alle persone che scappavano, preoccupati sia dal boato che dall'allarme anti-incendio. Non mi fu difficile, nessuno nota qualcuno che va controcorrente, ma soprattutto, nessuno ha mai notato me. Quando finalmente riscì a farmi spazio fra gli altri studenti e rientrai in classe, mi trovai di fronte una delle scene più assurde al mondo. Davanti a me c'erano Brad e Mary, che erano stati messi all'angolo da quello che sembrava decisamente un cane nero troppo cresciuto. Ma la cosa più strana era un'altra. Brad non aveva bisogno delle stampelle per stare in piedi, forse perché lui non aveva i piedi! Dalla vita in giù aveva il corpo di... una capra? Non riuscivo a spiegarmelo. Poi mi ricordai alcuni racconti del professore. -Brad!- urlai. -Ma tu sei un satiro?- Non sapevo se mi avrebbe preso per pazzo o no, ma con la scena che mi si poneva davanti, tutto era possibile. Inizialmente lui rimase perplesso, un po' per avermi visto, un po' perché l'avevo riconosciuto, un po' perché un cane gigante sembrava aver voglia di mangiarseli. -Giusta osservazione, ma tu...- non riuscì a finire la frase che il cane ringhiò. A quel punto tirò fuori un flauto e suonò una lieve canzoncina che se non fosse stato per lo stupore che avevo ancora addosso, mi sarei addormentato seduta stante. Il cane invece sembrò apprezzarla e cominciò a russare. -Ma come hai fatto?- Chiesi sbigottito. -Sei ancora sveglio? Strano, tutto questo è molto strano.- Mi guardò sempre più perplesso. Mary era ancora dietro di lui, spaventata. -Stai bene vero?- Brad si rivolse alla ragazza, che annuì. Piano piano cominciò a chiudere gli occhi, trasse un respiro profondo e tornò ad essere la ragazza di sempre. -Maledetti segugi infernali. Riescono sempre a confondersi, mai una volta che ne riconosca uno.- Brad cominciò a battersi il flauto in testa, come per punizione, quando si accorse che li stavo guardando sbigottito. -Tu... sei Mark, vero?- Mi fece la domanda come se non ci fossimo mai incontrato ma avesse solamente sentito il mio nome. -Sei strano. Riesci a vedere attraverso la Foschia?- Non sapevo se essere sorpreso, stupito, perplesso o arrabbiato. Cosa diavolo stava succedendo? -Segugi infernali? Foschia? Ma dove siamo, nell'Odissea?- Chiesi, con forse una punta di rabbia di troppo. -No, ma ci sei molto vicino.- Commentò il satiro. Poi si rivolse alla ragazza. -Maria, ora dobbiamo proprio andare. Il segugio si sveglierà da un momento all'altro, non abbiamo molto...- Per la seconda volta, non riuscì a finire la frase che il cane ringhiò. si era svegliato, e non credo che questa volta si sarebbe riaddormentato tanto facilmente. Decisi di fare l'unica cosa normale che una persona normale potesse fare in quella situazione così normale. Mi posizionai a mo' di scudo davanti a Brad e Mary. Mi guardarono perplesso, ma stranamente, credevo di sapere quello che dovevo fare. Il cane gigante mi guardò, dritto negli occhi, e vidi delle fiamme nelle sue pupille. Decisi di non farci troppo caso. -Vattene.- Trovai il coraggio di parlare, con una calma surreale. -Non sono loro quelli che cerchi.- Non sapevo né da dove né perché certe parole fossero uscite dalla mia bocca. La cosa ancora più strana è che il cane sembrò non solo capirmi, ma mi ubbidì, sparendo nell'ombra. Mi girai verso i due ragazzi dietro di me, che mi guardavano con aria sbigottita. -E' tutto a posto. Adesso, volete spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?!- Brad cominciò ad osservarmi, come se fossi un giocattolo. -Strano, non mi ero mai accorto di te. Eppure, sento che sei pure tu un mezzosangue. Dei immortali, come hai fatto a nasconderti da me nonostante siano 9 mesi che stiamo nella stessa classe?- Mezzosangue? Nascondersi? Cosa intendeva? E poi c'era quella imprecazione, dei immortali. Dove l'avevo già sentita? -Aspetta. Hai appena imprecato in greco?- Fu l'unica cosa che riuscì a dire, perché poi Brad prese per mano me e Mary e ci portò fuori di corsa.

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Capitolo 4
*** Informazioni di base ***


Uscimmo di corsa, e quando riparlai per la prima volta, eravamo su di un autobus diretto verso Long Island. Stranamente, il mio tono di voce era pacato. -Brad, puoi spiegarmi cosa è successo a scuola? Perché mi hai chiamato Mezzosangue? E perché dalla vita in giù sei una capra?- Quest'ultima parte la dissi sottovoce. Brad si era rimesso i pantaloni e faceva finta di camminare con le stampelle, probabilmente non ero l'unico che si sarebbe sentito pazzo nel vedere un satiro su un autobus. Mary era seduta accanto a noi, tranquilla che guardava fuori dal finestrino. Brad mi fissò, cercando di rimanere calmo. poi parlò. -Vedi, hai a presente tutti i miti di cui abbiamo parlato durante le lezioni di Epica? Beh, non sono miti. Odisseo, Achille, Enea, sono tutti esistiti veramente. Quel segugio infernale che hai visto in classe ne è la prova.- Non ci potevo credere, ma non ero sorpreso da quello che stava dicendo. Una parte di me sapeva che era la verità. -Vai avanti.- lo esortai. -Gli dei spesso hanno avuto figli con umani, no? Ercole, Perseo, sono tutti semidei. Ma il termine più comune è mezzosangue. Tu e Mary siete figli degli dei dell'Olimpo.- La ragazza, che fino a quel momento se ne era stata tranquilla per i fatti suoi, sembrò essere interessata all'argomento. Brad continuò, quasi sapendo ciò che volevo chiedergli. -No, non so chi sia il tuo genitore divino, e nemmeno quello di Maria. Noi satiri siamo incaricati di trovare voi semidei e di portarvi al Campo Mezzosangue, nel Long Island, per tenervi al sicuro dai mostri. Vi rintracciamo attraverso l'odore, ma tu... tu mi sei stato nascosto per 9 mesi, ed eravamo a stretto contatto. Come hai fatto?- Non sapevo rispondergli. L'unica cosa che sapevo, è che per tutto questo tempo non volevo che nessuno mi notasse. Feci segno con il capo per spiegargli che non ne avevo idea. -Beh, ci penserà Chirone, il capo del campo, a spiegarvi il resto. Io posso darvi solo delle informazioni iniziali.- Per il resto del viaggio Brad descrisse il Campo Mezzosangue come un centro estivo. Chirone era un centauro, quel Chirone, quello che aveva addestrato i più forti eroi della mitologia greca. Amministrava il campo insieme al Signor D., dove la D stava per Dioniso. Il dio era stato punito per aver flirtato con una ninfa, così era stato inviato al campo, senza poter né bere alcolici, né dare feste. Spiegò anche che la maggior parte di mezzosangue sono dislessici perché il loro cervello è impostato sul greco antico, mentre l'iperattività sono i riflessi da combattimento. Utili, solamente che io non ero iperattivo. Quando finì di spiegare le varie attività e le varie zone del campo, il satiro si fece sull'attento. -Strano. Non sento odore di mostri da quando siamo usciti dalla scuola. E' come se fossimo... nascosti.- Io e Mary ci fissammo. Lei non sembrava tanto sorpresa dalle parole di Brad sul campo. Probabilmente ne avevano già parlato durante la scuola. Guardai come era vestita. Non era una cosa che facevo con tutte le persone, ma mi accorsi che era parecchio strana. La sua maglietta sembrava essere stata bombardata da dei giocatori di Soft-air, in quanto era bianca con chiazze di colore ovunque. I pantaloni invece erano quelli che andavano di moda negli ultimi tempi, cioè banalissimi jeans con strappi qua e là. Molto meglio del mio abbigliamento. Considerando che nessuno faceva mai caso a me, potevo indossare quello che mi pareva. Andavo a giro con una maglietta nera con la scritta "Keep Calm and Listen to Music" in bianco, mentre sopra avevo una camica quadri azzurra a maniche corte. Comuni jeans finivano il mio abbigliamento. La cosa che mi piaceva di più del mio abbigliamento erano però il braccialetto di pelle che portavo al braccio sinistro e le cuffie a forma di teschio che mi penzolavano dalla maglietta. Mi accorsi che pure Mary aveva un braccialetto in pelle, sul braccio destro. Brad invece, aveva sempre quell'odioso cappello color cioccolato, che era sempre stato un pugno nell'occhio. Non se lo toglieva mai. Una giacca di jeans sopra una maglietta arancione di cui si vedeva solo il colletto e i suoi jeans da travestimento. -Il cappello è per le corna. Non vorrei che qualcuno le notasse. Ah, riesco a leggere le emozioni delle persone, non nel pensiero, tranquillo.- Rimasi inizialmente sorpreso, ma poi ricordai. I satiri avevano le corna. L'autobus si fermò. Fu Brad il primo a parlare. -Andiamo, il campo è proprio oltre la collina.- -Facci strada.- Io e Mary parlammo all'unisono. Doveva essere una cosa imbarazzante, eppure ridemmo tutti e tre. Era strano, ma per la prima volta nella mia vita, non mi sentivo poi così tanto a disagio in mezzo a delle persone.

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Capitolo 5
*** Il Campo Mezzosangue ***


Quando arrivammo in cima alla collina, mi si aprì un mondo davanti. Le descrizioni di Brad non erano niente di fronte allo spettacolo che mi si proponeva davanti. Campi di fragole, l'anfiteatro, la Casa Grande, le case dei vari figli delle varie divinità. Era una vista mozzafiato. Vidi la mia stessa espressione sul viso di Mary. Avevamo parlato un po' durante il tragitto verso la collina, ed avevo scoperto che era simpatica. Avevamo simili gusti musicali. Imagine Dragons, Relient K tra i primi. Più qualche gruppo che io non conoscevo e la stessa cosa valeva per lei per alcuni miei. Era una ragazza molto acuta, e pensando ai vari dei dell'Olimpo, avevo un'idea su chi potesse essere il suo genitore divino. Aspettammo ancora qualche istante, poi incominciò ad avvicinarsi una persona, che però dalla vita in giù aveva il corpo di un enorme stallone bianco. Chirone, pensai. -Benvenuti al Campo Mezzosangue! Ma, aspetta un momento...- Il suo sguardo si fece perplesso. Fu Brad a parlare. -Chirone, lui è Mark. Come può vedere, anche lui è un semidio, sennò non avrebbe mai superato la barriera. Lo abbiamo trovato sulla strada per venire qua. Poi le racconto tutto. Questa invece è Maria.- Quando ebbe finito le presentazioni, spuntò un ologramma sopra la testa di Mary. Una civetta. -Figlia di Atena! Mai visto un riconoscimento così presto!- commentò Chirone. Lo sapevo, pensai. D'altronde, è l'unica persona dislessica che conosco che si applica a scuola. Mary sembrò sorpresa, ma si ricompose subito. Brad ci aveva già spiegato tutto sui riconoscimenti, di solito venivano fatti davanti a tutti durante il falò, ma a quanto pare bastava che ci fosse una persona come Chirone per permettere agli dei di riconoscere i propri figli. Mary guardò verso di me, aspettandosi un segno da un momento all'altro per scoprire il mio parente divino, ma non apparse niente. Chirone si rivolse a me. -Tranquillo giovane mezzosangue, il tuo genitore ti riconoscerà. Hanno fatto una promessa qualche anno fa, giurando sullo Stige. E' un patto vincolante, quindi devi solo aspettare, stasera massimo domani sarai smistato pure tu. Intanto, casa di Ermes. Credo che il nostro satiro qua ti abbia già spiegato come funziona.- Si, lo aveva fatto. Chiunque fosse indeterminato, cioè ancora da riconoscere, veniva mandato nella casa di Ermes, dio dei mercanti, dei messaggeri, dei ladri e dei viandanti. Salutammo Chirone ed io e Brad accompagnammo per prima Mary alla sua nuova casa, la numero 6. Fu accolta in un boato generale. A quanto pare, i figli della dea della saggezza erano molto amichevoli, perché tutti corsero ad abbracciarla. Lei mi salutò con quello che credo fosse un "ci vediamo più tardi" ed entrò nella sua nuova cabina. Notai come tutte fossero diverse. Ognuno l'aveva adornata con i simboli a rappresentare il proprio genitore divino. Passammo davanti a quella d'argento di Artemide. Brad mi spiegò che era vuota perché Artemide era una dea vergine e che girava il mondo insieme alle Cacciatrici. La casa era onoraria. A seguire, quella di Efesto, dove si sentivano continuamente rumori di ingranaggi provenire dall'interno, e quella di Afrodite. Emanava un profumo buonissimo. Poi arrivammo alla numero 11, quella di Ermes. Davanti a noi comparve un ragazzo alto e biondo, che rivolse la parola a Brad. -Riconosciuto o indeterminato?- chiese. -Indeterminato.- Rispose Brad. Il ragazzo inizialmente storse il naso, poi si girò verso di me e fece un sorriso grandissimo. -Tranquillo, è solo che negli ultimi tempi non abbiamo molti fratelli della nostra casa. Comunque, non si sa mai, potresti essere uno dei nostri come potresti essere di Afrodite.- Mi squadrò dagli occhi ai piedi. -No, decisamente non Afrodite.- Risi. Doveva essere un'offesa? Non credo. Non lo aveva detto per offendere, ma per rompere il ghiaccio, per farmi sentire a mio agio, e ci riuscì. -Comunque io sono Nicholas, piacere.- disse. -Mark, Mark Collins.- risposi. Quando entrai, notai che alcuni ragazzi stavano saltando da un letto all'altro, come se fossero delle piccole lepri. Non ne capivo il senso. -Perdonali, è solo che hanno provato a fare uno scherzo ad uno della casa di Ecate, e si sono beccati una bella maledizione.- Spiegò Nicholas. Tutti stavano ridendo, così mi uniì a loro. Mi sistemai su di un letto, il più lontano possibile dagli altri. E' vero, essere lì al campo, scoprire di essere un semidio, scoprire di avere una famiglia così grande tra cugini e fratelli, che dovevo ancora conoscere, mi aveva reso più socievole, ma ancora non avevo perso l'abitudine di isolarmi dagli altri. La cosa riuscì perfettamente. Passai un'ora ad ascoltare la musica, poi un suono da fuori la casa annunciò il pranzo. -Tutti in fila!- Ordinò Nicholas. Brad mi aveva spiegato che ogni casa ha un capo, che la gestisce. Di solito era il più anziano, in questo caso non ci volle molto per capire che Nicholas era al comando. Arrivati ai tavoli, Nicholas mi spiegò come ognuno sedesse a seconda del proprio genitore divino. Era vietato sedersi ai tavoli di altri dei se non eri della loro discendenza. La cosa mi fece sentire un po' male, perché avrei tanto voluto parlare con Mary. Lei era seduta a quattro tavoli di distanza dal mio. La vedevo che rideva e che parlava con i suoi nuovi fratelli e sorelle. Mi guardò, e quando si accorse che la stavo fissando, sorrise e mi salutò con la mano. Ricambiai il saluto e cominciai a parlare con Peter, un ragazzino figlio di Ermes che era arrivato il giorno prima di me ed era stato riconosciuto poco prima che arrivassi. Mi parlò delle attività come il tiro con l'arco, la scalata, combattimento con la spada. A sentirli nominare, non ce ne erano molte che mi attraessero più di tanto, ma mi spiegò che spesso non sai di essere propenso ad una materia finché non la pratichi. Non mi sembrò un ragionamento tanto sbagliato, e finiì la mia cena, lasciando del cibo da parte da offrire agli dei, come mi aveva spiegato Gary, il ragazzo che si era seduto accanto a me. Anche lui era indeterminato, ed era arrivato da due giorni. La cosa non lo turbava, perché sapeva della promessa che avevano fatto gli dei. Mi parlò della guerra di Manhattan e di come un ragazzo figlio di Poseidone avesse sconfitto Crono, che si era impossessato del corpo di uno dei ragazzi di Ermes. Mi spiegò che inizialmente era stato considerato un traditore, ma il figlio di Poseidone spiegò che era tenuto sotto controllo dal Titano, e che all'ultimo momento era tornato in sè ed aveva sacrificato la sua vita per salvarli. Da quel momento, è stato considerato un eroe da tutte le case. Successivamente andammo al falò, per fare le nostre offerte agli dei. Non sapevo quale potesse essere il mio genitore divino, ma la cosa non mi interessava più di molto. Ero appena arrivato, dovevo ancora ambientarmi del tutto. Decisi di fare una richiesta altruista per le persone che erano state gentili con me. -Ti prego, se sai che è tuo figlio, riconosci Gary il prima possibile.- Sussurrai al fuoco. Questo accettò le mie offerte e si alzò un fumo che mi inondò il viso. Avevo paura che avrei tossito dall'odore di anidride carbonica, invece ne salì un buon profumo di biscotti al cioccolato. sorrisi e ci avviammo verso l'anfiteatro.

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Capitolo 6
*** Aiuto i figli di Ermes a rubare ***


Una volta arrivati all'anfiteatro, i ragazzi di Apollo cominciarono a cantare. Passammo una bella serata, mentre aiutavo i figli di Ermes a fare scherzi agli altri. Io li distraevo, loro li derubavano dalla testa ai piedi. Non era nel mio stile, ma gli altri non si accorgevano mai dei ragazzi che li ripulivano. A fine serata, mi ero guadagnato almeno dieci ragazzi pronti a fare qualsiasi furto per me. Era strano, ma ero passato da essere emarginato ad avere un sacco di amici in meno di 12 ore. Adoravo quel posto. Poi, i canti si spensero e Chirone cominciò a parlare. -Buonasera a tutti! Oggi abbiamo due nuovi arrivati. Una è Maria Rossi, che è già stata riconosciuta da sua madre Atena.- Chirone e Brad erano le uniche persone che non la chiamavano Mary. Era una sensazione strana sentire quel suo nome così poco americano. -L'altro è stato la sorpresa di oggi, Mark Collins. Il nostro satiro Brad mi ha spiegato come sia riuscito a rimanere invisibile al suo fiuto e come abbia convinto un segugio infernale di non dargli la caccia. Comunque, siamo tutti contenti che tu sia sano e salvo e ti diamo il nostro benvenuto!- Tutti gli occhi si puntarono verso di me. A quanto pare, affrontare un segugio infernale ed uscirne vincitori, se così si poteva dire, non era una cosa poi così comune. Poi, una luce fece destare l'attenzione da me. Sopra Gary era apparso un ologramma. Era stato riconosciuto. Non riuscì a vedere il simbolo, perché un boato si alzò e tutti si misero in piedi ad applaudire. Comunque, Chirone si rivolse al ragazzo. -Benvenuto, figlio di Ares!- disse. -Unisciti ai tuoi fratelli e sorelle, più tardi Nicholas ti aiuterà a spostare i tuoi effetti personali nella tua nuova abitazione.- Quando si incamminò verso la sua nuova posizione, notai finalmente il simbolo, che si stava affievolendo. Si, era proprio un figlio di Ares. Lui mi salutò e quando arrivò al suo posto, ricevette pacche così forti che se fossi stato io al suo posto avrei avuto un buco sulle spalle. La folla cominciò a calmarsi e Chirone riprese a parlare. -Bene, ed anche questo semidio è stato riconosciuto.- Nella mia mente ringraziai Ares. Non sapevo se aveva sentito o no la mia preghiera, però lo aveva riconosciuto. -Ricordo a tutti che domani sera ci sarà la sessione di Caccia alla Bandiera. Preparatevi al meglio, non voglio incidenti come l'ultima settimana.- Chirone rivolse uno sguardo torvo verso di me, poi mi accorsi che si riferiva a tutta la casa di Ermes. Prima che potessi parlare, Nicholas mi spiegò tutto. -Avevamo preparato una trappola vicino alla bandiera. Sai, il gioco si basa sul conquistare la bandiera e di portarla nel proprio territorio, quindi noi figli di Ermes avevamo preparato le difese. Solo che non ci eravamo accorti che avevamo legato una trappola ad un albero di una ninfa, quindi invece di rimanere appesi all'albero, alcuni ragazzi di Iride sono stati catapultati nel lago. Tutto sommato, è stata una cosa divertente.- Sorrise, e scorsi un ghigno sul suo viso. Mi domandai se fosse stato un incidente o se la trappola fosse proprio quella. Comunque, non mi sembrò una cosa così malvagia. Guardai verso Iride. Guardavano Nicholas con uno sguardo torvo. Alcuni di loro avevano delle fasciature, ma non mi sembrava che avessero ferite gravi. Era stato un bello scherzo, ma se lo erano legato al dito. Nicholas fece un grande sorriso e li salutò. Loro si voltarono e tornarono a guardare Chirone, che parlò. -Mi è stato chiesto che fine avesse fatto il Signor D. Beh, Dioniso attualmente è in missione per gli dei. A quanto pare, da un po' di tempo nuove terre stanno comparendo dai mari, e dobbiamo scoprire se ci sono forme di vita ostili o se possiamo ricavarne risorse utili. Sembra che negli ultimi tempi, sia saltato fuori un nuovo materiale.- Le persone sulle tribune cominciarono a parlare tra di loro, ma Chirone fece un gesto con la mano e tutti tornarono sull'attenti. -Oltre al bronzo celeste ed all'oro imperiale, sembra che ci fosse un altro tipo di materiale per fabbricare armi, scudi ed armature. Il Signor D., che ne aveva trovato un po' su di un isola al largo del Pacifico, lo aveva portato sull'Olimpo, dove è stato riconosciuto come "argento primordiale".- Le voci provenienti dagli spalti si facevano sempre più forti. -Quello che sappiamo è che probabilmente è andato perso secoli fa, e che dopo gli ultimi avvenimenti sta tornando in superficie. Le proprietà sembrano essere molto simili a quelle delle armi già conosciute, ma non sappiamo cosa possa nascondere. Non crediamo possa essere pericoloso, però non sono certe le origini su un metallo simile.- Argento primordiale... Nicholas mi aveva spiegato come il bronzo fosse il materiale greco mentre l'oro quello romano, in più la differenza fra il Campo Mezzosangue e il Campo Giove. Ma quindi l'argento stava a significare un terzo campo? E chi mai poteva viverci? Notai alcuni sguardi, probabilmente non ero l'unico a chiederselo. L'unica casa che era rimasta in silenzio era quella di Atena. Probabilmente pure loro stavano facendo ragionamenti simili. Nicholas si rivolse di nuovo verso di me. -Sai, mio padre Ermes è venuto qui qualche giorno fa, quando ancora Dioniso era al campo. Mi ha regalato questo.- Mi mostrò il suo orologio. era in bronzo, ma aveva delle lamine d'oro qua e là. -E' un oggetto magico, se devo inviare un messaggio mi basta tenere questo pulsante e sussurrare ciò che voglio la persona a cui sto pensando senta. Guarda ora.- Sorrise, e pronunciò qualcosa che non riuscì a capire. Stava approfittando della situazione per mettere in atto uno dei suoi scherzi. Mi girai verso i ragazzi di Ares. Notai che uno stava tenendo per il colletto della maglia uno dei suoi fratelli. -Cosa hai detto di mia madre?!- Tuonò, sul ragazzo che sembrava più arrabbiato che spaventato. In quel momento non capì bene cosa succedeva, ma so solo che dopo qualche secondo tutta la parte della casa del dio della guerra era un enorme campo di battaglia, mentre i figli di Ermes stavano gridando in coro "Rissa, rissa, rissa!" Chirone ci mise qualche istante a realizzare cosa stesse succedendo. Scoccò una freccia dal suo arco, che gli si era materializzato in mano. Questa esplose a mezz'aria, emettendo uno stridio come di unghie sulla lavagna. Tutti si calmarono. -La situazione sta precipitando. Sarà meglio lasciarvi andare a letto. Buonanotte e ricordatevi che...- Si fermò. Fu interrotto da una luce violacea, che era comparsa sopra di me. Ero stato riconosciuto.

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Capitolo 7
*** Conosco mio fratello e mia sorella ***


Nel tragitto che i miei occhi hanno fatto per scoprire di quale divinità greca fossi figlio, mi passarono per la mente tutti i momenti che avevo vissuto in quel giorno. L'esplosione, il segugio infernale, Brad che diventa un satiro, io che scopro di essere un semidio, il viaggio fino a Long Island ed il Campo Mezzosangue. Ed ora, ero stato finalmente riconosciuto. I miei occhi si posarono sull'ologramma violaceo sopra la mia testa. Erano due torce incrociate. Non ebbi il tempo di pensarlo, che Chirone mi anticipò. -Beh, questa è veramente una sorpresa. Diamo il benvenuto a Mark Collins, figlio di Ecate!- Tutti tacquero. Dopo quel putiferio, la cosa più inaspettata era un altro riconoscimento. Ci volle qualche secondo, ma la folla cominciò ad applaudire. Perfino i figli di Ares avevano smesso di combattere. La cosa mi fece sentire a disagio. Nicholas aiutò me e Gary a fare i bagagli per il cambiamento di cabina. Con me fu facile, ero rimasto in quella casa solo per un'ora. E sinceramente, mi dispiaceva molto andarmene. Dopo aver finito con il figlio di Ares, venne da me. -Un altro figlio della dea della magia.- Disse, con voce malinconica. -Sono rari da queste parti. Per ora ne ospitiamo solamente due. Ma li conoscerai dopo.- Mi dispiaceva andarmene da quel posto, mi ci ero affezionato. Non mi sentivo fuori posto come in classe, o solo come con i miei parenti adottivi. Ed avevo la sensazione che anche Nicholas fosse dispiaciuto per la mia partenza. Probabilmente era sempre così per lui. Arrivavano nuove persone, lui le ospitava e loro se ne andavano non appena il loro genitore divino gli inviava un segno. Appena ebbi finito di fare i bagagli, fu il momento di salutarci. -Gary, la tua cabina è la numero 5. La tua Mark invece è la numero 20. Mi mancherete ragazzi. Ah, occhio ai portafogli. Finché eravate qua, abbiamo cercato di trattenerci, ma ora niente ci impedisce di derubarvi!- Nicholas accennò un sorriso, ci salutò e tornò dentro la casa di Ermes. Salutai Gary e mi diressi verso la mia nuova abitazione. Quando arrivai, un ragazzo ed una ragazza mi stavano aspettando. Mi sorrisero, mi vennero incontro e mi abbracciarono. Fu il ragazzo a parlare per primo. -Benvenuto!- disse con un sorriso enorme, uno di quelli che sembravano usciti dai cartoni animati, uno di quelli dove le labbra arrivano fino agli occhi. Però dava una buona impressione. -Era un anno quasi che non arrivava nessuno di nuovo in casa nostra. Piacere, io sono Ryan, lei è Kym.- I due ragazzi potevano essere scambiati per fratello e sorella. Unico dilemma: non mi somigliavano per niente. Loro avevano capelli scuri ed occhi tendenti a quello che mi sembrava più giallo che verde. Entrambi avevano lo stesso taglio, probabilmente per distinguersi dagli altri cugini. L'unico particolare che li distingueva erano i tratti decisamente femminili sul volto di Kym ed una coda che partiva dal lato destro dei suoi capelli che le finiva poco dopo la spalla. Mi fecero entrare in casa, e la prima cosa che notai furono i mattoni con la quale era stata costruita. Da fuori sembravano tutti uguali, probabilmente perché erano stati verniciati di un colore viola, ma dall'interno si potevano notare delle incisioni, tutte diverse su ognuno di essi. Erano nomi di magie, incantesimi, maledizioni. Nonostante non andassi pazzo per il viola, non mi dispiaceva proprio quella casa. Forse perché quella era veramente casa mia. Come da abitudine, mi sistemai nel punto più lontano dai due ragazzi. Presi un letto che aveva sopra una finestra, dalla quale entrava la luce della luna piena. Era mezzanotte passata, ma non avevo sonno. Il mio fratello e la mia sorella andarono a dormire. Rayan avrà avuto al massimo 17 anni, mentre Kym 15. Passai un po' di tempo ad ascoltare la musica, ma decisi che non ne potevo di già più di stare lì a non fare niente. E questo è un altro dei miei problemi. Soffro di insonnia. Brad mi aveva spiegato che iperattività e dislessia sono comuni, come il deficit dell'attenzione, ma non aveva mai sentito parlare di un semidio insonne. In più, a cinque cabine di distanza, ci stava la casa dei figli del dio Hypno, che guarda caso è il dio del sonno. Loro non fanno altro che dormire. Decisi di andare a fare due passi in riva al lago. Non mi avvicinai troppo con la paura di poter svegliare le creature che vi vivevano, ma fui abbastanza vicino per sentire l'odore dell'acqua. Nelle cuffie stava passando Candlelight dei Relient K. -Beh, torce e candele non sono poi così diverse, eh ma'?- Pensai ad alta voce, con uno sguardo verso il cielo. -Le torce fanno molta più luce delle candele.- Mi sentii rispondere alle spalle. Mentre mi giravo pensavo che Ecate mi avesse sentito e fosse scesa a farmi una visita, ma poi mi accorsi che non era lei. Riconobbi la ragazza che mi stava venendo incontro. Si trattava di Mary. -Che ci fai sveglio a quest'ora?- Mi chiese. -Soffro di insonnia. Tu piuttosto?- -Bah, niente di che. Tante emozioni oggi, non riuscivo a prendere sonno ed ho deciso di fare due passi.- Si sedette accanto a me, e si mise a fissare l'orizzonte. -Figlio della dea della magia...- commentò, come se ancora non ci credesse. -Chirone ha detto che ti vuole parlare.- Disse. -Come fai a saperlo?- risposi, un po' stupito. -Me l'ha detto Brad. A quanto pare il fatto che tu sia riuscito a nasconderti a lui e la tua discendenza divina di Ecate potrebbero essere collegate.- Mi distesi sul prato, facendomi accarezzare il viso dal vento. Chiusi gli occhi e trassi un respiro profondo. Ad un certo punto mi sentii una cuffia che mi usciva dall'orecchio, Mary l'aveva presa. -Posso?- chiese, sorridendomi. Si era distesa pure lei. Annuì con la testa. In quel momento stava passando Who We Are, degli Imagine Dragons. La canticchiammo insieme sottovoce, e quando fu finita, lei si alzò. -Penso che andrò a dormire.- Disse stirandosi le braccia. -Ci vediamo domani, va bene?- Non ebbi il tempo di risponderle che mi sorrise e mi salutò con la mano. La vidi che camminava verso le case, quando chiusi gli occhi di nuovo e ripresi ad ascoltare la musica. Passarono Green Day, di nuovo i Relient K e per l'ennesima volta gli Imagine Dragons. Prima che me ne accorgessi, era già l'alba. Decisi di mettermi in cammino verso la Casa Grande.

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Capitolo 8
*** Un centauro mi dà spiegazioni su mia madre ***


Passai davanti a tutte le case. Le uniche che erano già sveglie erano quelle di Apollo e Afrodite. I primi probabilmente per dare il buongiorno a loro padre, dato che il suo simbolo era il sole. Gli altri invece si stavano facendo belli. Dovevano usare tonnellate di trucco se cominciavano a prepararsi all'alba. Una ragazza di Afrodite uscì per buttare una scatola che credo contenesse trucchi usati. Quando mi vide, sorrise e mi salutò. Era veramente bella. Aveva capelli corti e castani, e due occhi azzurri come l'oceano. Ricambiai il saluto, ma lei rientrò subito dentro. Rimasi un po' perplesso, ma poi sentii una voce dietro di me. -Stai tranquillo cugino, sono tutte così. Ti salutano, ti fanno gli occhi dolci, ma poi l'unica cosa che gli importa è che tu le dica quanto sono belle.- Mi girai, e mi accorsi che era stata una ragazza di Apollo a parlare. Aveva i capelli biondi, raccolti in una coda, ma con una ciocca che le cadeva sugli occhi. I suoi occhi erano di un verde acceso. Ma la cosa che mi stupì era la sua maglietta. Era uguale alla mia, con la scritta "Keep Calm and Listen to Music". Poi mi ricordai che era figlia del dio della musica. La salutai. -Piacere, Mark Collins, figlio di Ecate.- Lei mi guardo è fece una lieve risata. -Piacere Mark Collins, figlio di Ecate. Io sono Deborah Wilkins, figlia di Apollo. Per gli amici Deb.- Mi sorrise, e capì che intendeva che potevo chiamarla con il nomignolo. -Perché hai riso quando mi sono presentato?- Chiesi con tono normale. Lei mi guardò e fece un altro sorriso. si tratteneva dal non ridere. -Beh, dopo ieri sera tutti al campo sanno chi sei. Sai, sono rari i figli della dea della magia da queste parti.- -Credo di averlo capito. Sei tipo, la terza persona che me lo dice, oggi.- Mi squadrò dalla testa ai piedi, come in attesa di qualcosa. Forse si aspettava che facessi qualche magia, come tirare fuori una colomba da un cappello? Non ne avevo nemmeno uno, ed anche se ce l'avessi avuto non avrei saputo di cosa farmene. Poi una voce alle mie spalle interruppe il silenzio. -Mio caro Mark! Stavo proprio cercando te.- Era la voce di Chirone. Mi girai, e Deborah fece un inchino. Il centauro fece un gesto con la mano e lei tornò dentro la sua casa. -Sai, io insegno ai semidei a tirare con l'arco, e credo che i figli di Apollo mi vedano come una specie di divinità minore. Comunque, io e te abbiamo molto di cui parlare.- Ci incamminammo verso la Casa Grande. Quando arrivammo, Chirone entrò in una sedia a rotelle che doveva essere magica, perché ad un certo punto il suo corpo da stallone sparì all'interno di essa e lui sembrava una comunissima persona disabile. -Il tetto non è abbastanza alto per la mia vera forma. Ma non mi dispiace, così mi riposo un po'.- Disse, con il solito tono pacato. Quando entrammo, la casa sembrava più normale di quello che mi aspettavo. Notai un videoproiettore su un tavolo. Chirone parlò, come per leggermi nel pensiero. -Prima usavamo far vedere un video introduttivo ai nuovi arrivati. Negli ultimi tempi però, sembra che la cosa sia meno necessaria. La parte divina presente nel corpo dei semidei sembra essere più cosciente di se stessa, in modo tale che crediate subito ai miti e al Campo Mezzosangue.- Rimasi a fissarlo. Poi il mio sguardo si spostò sul centauro. Sapevo che voleva parlarmi, ed anche di cosa, ma non sapevo il perché e neanche cosa mi avrebbe chiesto. -So cosa stai pensando. Tranquillo, non ti chiederò dimostrazioni pratiche, anche perché dubito che tu sia già capace di controllare a pieno i tuoi poteri. Però...- girò intorno a me un paio di volte, come se fossi una statua da studiare. Incominciavano ad essere troppe le volte in cui mi sentivo al centro dell'attenzione. Non ne ero per niente abituato. -Sei rimasto invisibile non solo ai mostri, ma anche ai nostri satiri per tutto questo tempo. In più, sei riuscito a convincere un segugio infernale che aveva sbagliato prede. Quest'ultimo fatto ora mi torna molto semplice da spiegare. Ecate è protettrice dei cani. Probabilmente ha fiutato la tua discendenza e non ha voluto mettersi contro un figlio della sua padrona. Però per il resto dei mostri...- Cominciai a pensare. Cosa sapevo su Ecate? Durante le lezioni di Epica mi ricordo il professore che ci parlava della dea della magia, che era anche dea degli incroci. Ma aveva un altro ruolo importante... Qual era? -Controlla la Foschia!- Pensai a voce alta. Ecco un altro dei miei difetti. Spesso penso a voce alta. La cosa non mi aveva mai causato problemi, nessuno mi prendeva mai in considerazione. Però negli ultimi giorni ero riuscito a farmi notare, ed avevo paura che potesse torcersi contro di me. Chirone mi fissò. -E' esatto. Ecate, oltre ad essere la dea della magia è anche colei che controlla la Foschia. Ma questo cosa...- Il suo sguardo si illuminò. Doveva aver avuto un'intuizione geniale, se si era fermato così di colpo durante un discorso. -Tu riesci a controllare la Foschia! Ecco come hai fatto a passare inosservato!- Disse con tono trionfale. Rimasi perplesso. Controllare la Foschia? Era possibile? -Devi sapere che nel corso degli anni sono nati alcuni mezzosangue con la capacità di controllare la Foschia. Fanno vedere agli altri ciò che vogliono. Tu sei sempre stato una persona solitaria, mi ha riferito Brad. Non volevo che gli altri ti notassero o che ti prendessero in giro, quindi la Foschia si addensava intorno a te, dando l'impressione che tu quasi non ci fossi.- Questo spiegava molte cose. Il motivo per il quale nessuno mi prendesse mai in giro. Il motivo per il quale i professori non si accorgevano del fatto che ascoltassi la musica in classe. Modellavo la Foschia intorno a me, in modo tale da sembrare un comunissimo ragazzo affetto da dislessia. -Ma... come avrei fatto a controllare la Foschia nonostante non sapessi nulla della mia discendenza e non sapessi nemmeno che ero un semidio? Non ho mai fatto nessun addestramento o niente di simile.- Chiesi. Chirone sorrise e mi rispose con sicurezza. -Beh, prendiamo in esempio un figlio di Atena. Lui è sempre stato intelligente, ancora prima di essere riconosciuto. I tuoi poteri sono innati, ce li hai dalla nascita.- -Già... dalla nascita...- il mio sguardo si fece spento. -Chirone, ho una domanda per lei.- -Dimmi pure, figliolo.- Il suo volto divenne serio. Sapeva quello che stavo per chiedergli? -Io sono cresciuto con la convinzione che mia madre fosse morta dandomi alla luce, e che mio padre fosse morto per un incidente giorni prima della mia nascita. Ma ho scoperto che mia madre è Ecate, e che è immortale. Come avrebbe mai potuto darmi alla luce per abbandonarmi? E soprattutto, se lei è mia madre, chi è mio padre? E' davvero morto? Di chi si è innamorata mia madre per darmi alla luce?- Chirone sembrò pensarci su. Esistevano semidei orfani? Da quanto mi avevano raccontato i cugini di Ermes, tutti avevano vissuto con il loro genitore mortale fino al compimento dei dodici anni, per poi essere messi al corrente della loro natura divina. Ma io lo avevo scoperto per puro caso. I miei genitori erano adottivi. Cercai una risposta sul viso del centauro, ma sembrava che ne sapesse quanto me. -Mark, non ti so dire chi sia tuo padre. Non ho idea di come tu sia venuto alla luce né di cosa abbia indotto Ecate a farti nascere. Posso dirti che il tuo è un caso interessante. L'importante è aver capito per oggi di cosa sei capace. Controllare la Foschia è un dono riservato a pochi, nemmeno i tuoi fratelli alla casa di Ecate riescono a maneggiarla.- Un suono proveniente dal campo diede il termine alla nostra conversazione. -Forza, andiamo a mangiare. E' ora di colazione!- Ed insieme uscimmo dalla Casa Grande.

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