Obsessive Castle Disorder

di thatswhatfriendsarefor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 - Dolore ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - Un insolito testimone ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 - Presunti colpevoli ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 - Cambio di rotta ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5- Anne Jones ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 - Ossessione ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 - Ordinaria follia ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 - Cinquanta sfumature di rosso ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 - Anne, mani di forbice ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 - Salvate Rick ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 - Una nuova vita ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 - Dolore ***


INTRODUZIONE

Eccoci di nuovo al lavoro in tandem!

Come per “Dreams come true”, anche per questa storia abbiamo scritto un capitolo a testa, concordando a grandi linee qualche punto chiave, ma lasciando piena libertà alle reciproche vene creative. E, come è successo in precedenza, anche in questo caso ci siamo divertite tantissimo a leggere, correggere, aggiustare, commentare, integrare l’una ciò che l’altra aveva scritto, così che in ogni capitolo c’è davvero un po’ di entrambe.

Speriamo che anche questo esperimento sia di vostro gradimento.

Buona lettura,

Debora e Monica





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CAPITOLO 1 – Dolore

E’ rimasta in piedi sull’orlo della scarpata in fondo alla quale si trova la carcassa dell’auto, la visione offuscata dalle lacrime e dal fumo sprigionato dalle fiamme.

Non ci può credere.

Tutto il suo mondo si è capovolto nel giro di pochi minuti.

Aveva appena ricevuto un dono splendido, l’ennesimo regalo da parte di Martha: un paio di meravigliosi orecchini con i quali la futura suocera le aveva dimostrato ancora una volta di averla accolta come figlia nella propria strampalata famiglia. Stava per portare a compimento la sua favola d’amore, quand’ecco che una telefonata ha dato inizio alla catastrofe.

Perché la vita le ha tolto anche lui?

Non bastava aver perso sua madre?

Non erano sufficienti tutte le lacrime che aveva già versato per Johanna?

Non si meritava un po’ di felicità?

Dopo anni di dolore e di frustrazione, adesso che è finalmente riuscita a trovare giustizia per Johanna, mettendo il senatore Bracken dietro le sbarre, così che possa pagare fino in fondo per le colpe che ha commesso, adesso che sta per coronare il suo sogno d’amore con l’uomo più generoso, irritante, straordinario, paziente, folle, fanciullesco al mondo, l’uomo che è riuscito nell’impresa epica di portare di nuovo il sorriso e la magia nella sua vita, ecco che il destino le presenta nuovamente il conto.

Nella mente di Kate i ricordi si rincorrono impazziti: la fila interminabile per ottenere il suo primo autografo, il loro primo incontro, il suo modo di fare strafottente e immaturo, ma tanto, tanto affascinante, quel bacio sulla guancia, la prima volta che le loro mani si sono sfiorate, il primo bacio sotto copertura, il primo bacio vero così a lungo desiderato e negato, le sue parole quando stava per morire al funerale di Montgomery, il suo appoggio incondizionato anche quando lei continuava imperterrita a tenerlo a distanza, la prima volta che hanno fatto l’amore e poi tutte le altre, i loro progetti…

No, non può essere vero.

Se ne sta lì, pietrificata, lo sguardo perso davanti a sé, vuoto, quasi come se non vedesse il viavai dei vigili del fuoco che stanno domando le lingue di fuoco che avvolgono la vettura.

Sembra una scena surreale tratta da un film giapponese: una bellissima sposa, bianca come un cigno, immobile di fronte all’apocalisse.

Esposito è dietro di lei, anche lui sconvolto dal dolore, incredulo per ciò che sta succedendo davanti ai suoi occhi. Ripensa a quanto hanno riso, sofferto, gioito tutti insieme, loro quattro, la squadra al completo, sin da quando Rick ha messo piede al distretto.

Una volta estinte le fiamme, uno dei pompieri si avvicina all’abitacolo. Si chiama John Grant ed è un giovane volontario che svolge il suo lavoro con passione, anche se non ha una lunga esperienza. Frequenta il Polytechnic School of Engineering a New York, ma nel fine settimana torna negli Hamptons, dove vivono i suoi genitori, e dedica parte del suo tempo al volontariato, seguendo una tradizione di famiglia: anche suo padre, infatti, è un Vigile del Fuoco. Sa che lo spettacolo che lo aspetta potrebbe sconvolgerlo fin nelle viscere, ma prende un bel respiro e, per rispetto a quella bella signora ancora in abito bianco, va a controllare i resti del guidatore.

Ciò che vede lo lascia perplesso.

Era pronto a tutto ma questo non se lo aspettava proprio.

Chiama il suo capo e, dopo una rapida occhiata, anche lui concorda con John.  Decidono di non rivolgersi alla signora, chiaramente sotto shock, bensì di andare da quell’ispanico che l’ha accompagnata e che a prima vista sembra più lucido.

Vedendoli recarsi nella sua direzione, Esposito scuote la testa, quasi a voler allontanare il flusso dei pensieri e dei ricordi del suo caro amico, e rientra in modalità poliziotto: “Sono il detective Javier Esposito dell’NYPD, sono… ero un amico della vittima. Ha già qualche idea sulla dinamica dell’incidente?”

“Detective, sono Mark Cooper, comandante dei vigili del fuoco degli Hamptons” Esposito fa un cenno del capo poi il pompiere prosegue “non c’è nessuna vittima.”

A Javier è parso di capire che non c’è nessun corpo, ma non può essere vero. Forse il dolore gli ha fatto un brutto scherzo al cervello, provocandogli allucinazioni uditive, tanto che scuote di nuovo la testa e chiede: “Come ha detto?”

“Non ci sono resti umani nell’abitacolo, detective. L’auto è vuota” ripete Cooper, scandendo bene le parole. A pensarci bene, pare che il suo interlocutore non sia poi tanto più lucido della signora. E dire che si è anche presentato come un detective… bah, nella grande mela sono tutti un po’ strani. Deve essere colpa dell’inquinamento: troppo monossido di carbonio e le sinapsi non funzionano più.

“Ne è sicuro?” domanda un Esposito sempre più confuso.

“Faccio questo lavoro da tanti anni, mi creda, so riconoscere un cadavere carbonizzato. Le ripeto che l’auto è vuota” risponde Cooper, leggermente irritato dalle domande insistenti del detective che sembra mettere in dubbio la sua competenza.

Javier ha bisogno di qualche secondo per metabolizzare quelle parole, poi si volta verso Kate. Beckett è ancora nella stessa posizione, lo sguardo perso sull’auto di Rick, ormai ridotta a un rottame fumante, il vestito di Johanna ancora stretto in una morsa dalle mani chiuse a pugno, tanto che le nocche sono diventate più bianche dell’abito ormai scurito dalla fuliggine.

Esposito la chiama ma lei non si muove di un millimetro.

L’uomo le si avvicina e le prende un braccio, facendola voltare verso di lui. Incatenando i propri occhi a quelli della donna rimane sconvolto per lo sguardo che le rivolge.

Uno sguardo vacuo eppure colmo di dolore.

Uno sguardo che gli arriva come un pugno in pieno petto e lo fa vacillare.

Poi le dice: “Kate, l’auto era vuota!”

Beckett lo guarda come se fosse un marziano che si esprime in un idioma straniero.

Esposito ripete: “Kate, Rick non era lì dentro!”

Il primo pensiero è che sia stato sbalzato dalla vettura quando è finita nella scarpata, ma se così fosse lo avrebbero visto, se ne sarebbero accorti, se non loro almeno i vigili del fuoco. Ma allora dove è finito? Cosa gli è successo?

In quel momento, il cellulare di Kate, abbandonato sul sedile dell’auto con la quale sono sfrecciati fino al luogo dell’incidente si mette a suonare.

Esposito afferra il telefono e nel suo cuore si accende la speranza che dall’altro capo della linea ci sia Castle, con un’assurda spiegazione per ciò che è successo. Gli andrebbe bene anche che gli raccontasse una storia sulla mafia e gli alieni. Crederebbe anche agli omini verdi, lui che, a differenza di Ryan, è sempre stato razionale, proprio come Kate. Deve ammettere, però, che Rick e le sue fantasiose teorie li hanno aiutati a risolvere più di un caso, o se non altro ad alleggerire la tensione del loro lavoro. Porge il cellulare a Beckett che, con voce tremante, dice: “Pronto.”

“Sono il capo Brady della polizia degli Hamptons, parlo con il detective Beckett?”

“Sì, sono io” risponde incerta.

“Detective, non so se si ricorda di me, ci siamo incontrati quasi due anni fa quando è stato ritrovato un cadavere nella piscina del signor Castle. Ah, fra l’altro ho letto del vostro fidanzamento, congratulazioni!” dichiara ciarliero Brady.

Beckett aggrotta la fronte, non ha certo voglia di perdersi in chiacchiere da salotto, tanto meno con Brady, il cui tempismo resta sempre memorabile. Ha ben altro a cui pensare in quel momento. Sta realizzando piano piano che il suo fidanzato non è finito arrosto in quell’auto ma è comunque sparito nel nulla e deve trovarlo.

“Senta, capo Brady, mi ricordo di lei, ma al momento sarei molto impegnata, potrebbe dirmi rapidamente il motivo della sua chiamata?”

“Sì, detective, capisco, ma vede … ho ragione di pensare che il signor Castle sia stato rapito.”

L’istinto da poliziotto di Beckett riprende il sopravvento e fuga ogni nebbia nella sua mente. Mette il vivavoce così che anche Esposito possa sentire la conversazione e chiede al suo interlocutore: “Rapito? E da chi?”

“Venga a trovarmi alla stazione di polizia, immagino si ricordi dov’è, ho una cosa da mostrarle.” Taglia corto Brady e chiude la telefonata.

Kate guarda per un momento il display del cellulare e le mani che le tremano ancora un po’ per lo shock. Inspira a lungo, profondamente, ed espira lentamente dalla bocca come per prendere possesso del suo corpo e delle sue facoltà mentali. Questa giornata si preannuncia infinita.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 - Un insolito testimone ***






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CAPITOLO 2 – Un insolito testimone

Kate guarda per un momento il display del cellulare e le mani che le tremano ancora un po’ per lo shock. Inspira a lungo, profondamente, ed espira lentamente dalla bocca come per prendere possesso del suo corpo e delle sue facoltà mentali. Questa giornata si preannuncia infinita.

 

Kate e Javier si guardano negli occhi e, senza parlare, si dirigono velocemente verso l’auto. Una volta saliti a bordo, la donna dice, quasi parlando a sé stessa: “Tutto questo non ha senso… Perché farci credere che sia morto?”

“Prima di partire con le congetture dobbiamo vedere cosa ha da mostrarci quel tipo, Brady. Però dovresti chiamare almeno Martha e Alexis e dire loro che nella macchina non c’era nessuno.” Suggerisce Javier. Sì, è decisamente quello più lucido fra loro due.

Kate annuisce e digita subito il numero di Martha. Le spiega brevemente la situazione e sente la donna alternare riso e lacrime dall’altro lato della cornetta. Non hanno ancora nessuna certezza che Rick sia davvero vivo, ma il fatto che non ci fosse un cadavere nella Mercedes ha riempito tutti di speranza. Poi Kate le dice che la raggiungerà a breve a casa e chiude la comunicazione. Il meraviglioso abito di Johanna, annerito dal fumo e stropicciato, non è l’ideale per dare inizio a un’indagine. La sposa deve farsi da parte e lasciare campo libero alla detective, che ha bisogno di non avere alcun intralcio. Deve assolutamente indossare qualcosa di più comodo.

Giunti alla villa, Kate abbraccia al volo suo padre, con il volto segnato dalla preoccupazione come non gli vedeva da anni, poi si precipita in camera, seguita a ruota da Alexis e Martha. Sa che hanno bisogno d’informazioni, di risposte per placare la loro ansia e il loro dolore. Quella stessa ansia e quello stesso dolore che prova lei per prima. Si cambia davanti a loro, svelando la biancheria intima sexy che aveva indossato per la prima notte di nozze e di cui adesso si vergogna un po’. Ma è un pensiero che le attraversa il cervello per un nanosecondo, poi ha altro cui dedicare le proprie energie cerebrali. Racconta di nuovo loro cosa le ha detto il comandante dei vigili del fuoco e, più che altro, la strana telefonata di Brady. Non si spiega l’auto incendiata e la sparizione di Rick, ma tanto finché non vede ciò che il capo ha da mostrarle non potrà farsi delle idee. Mentre sta finendo di abbottonare la camicetta che ha indossato sui jeans, sente bussare alla porta. Va ad aprire e si ritrova davanti l’ultima persona che si potesse immaginare.

“Capitano!” esclama Kate, colta di sorpresa. Si sarebbe aspettata Lanie, Jenny, Maddie o persino zia Theresa, non certo il suo superiore.

“Kate, posso fare qualcosa per te?” le chiede Victoria Gates, palesemente preoccupata.

Il capitano ha lasciato spazio alla donna, consapevole di quanto quel momento sia difficile per la sua migliore detective.

“Venga con me” risponde Beckett senza troppi convenevoli. Sa perfettamente che non hanno giurisdizione negli Hamptons, sa che non potranno mai lavorare ufficialmente al caso, ma in questo momento l’esperienza della Gates è un toccasana per lei. Un dono del cielo. Non sa quanto riuscirà ad essere lucida e distaccata. Si tratta pur sempre del suo fidanzato. Vuole averla accanto e la vuole in veste Iron Gates.

Nel giro di mezzora una delegazione ufficiosa del Dodicesimo Distretto del NYPD si presenta alla stazione di polizia degli Hamptons. Esposito e Ryan scendono dall’auto e seguono le due donne che si sono già dirette da Brady. Kate fa un breve giro di presentazioni e poi chiede senza troppi preamboli: “Cos’ha da mostrarmi, capo?”

“Un video. Ce lo ha portato il professor Hawkes. Lui è un famoso ornitologo, sapete? Collabora con importanti università in tutto il paese e viene spesso nella nostra zona per osservare i rapaci. Oh, da noi ce ne sono moltissimi. Vedete, gli Hamptons rappresentano un’oasi naturale con condizioni ambientali perfette per la riproduzione di questo particolare tipo di uccelli…”

“Capo Brady, arrivi al punto” interviene la Gates. Sarà anche al di fuori della sua competenza territoriale, ma il tono minaccioso e quello sguardo ottengono immediatamente il risultato sperato. Kate, nonostante la tensione, si sente un po’ più sollevata: ha fatto bene a chiedere alla Gates di accompagnarla! Il capo prende un portatile, clicca su un tasto e il video parte.

La qualità non è delle migliori e i primi minuti non sono esattamente un film d’azione: si intravedono vari uccelli svolazzare liberi nel cielo, gli alberi, gli arbusti, le dune in lontananza. Si sente lo stridio degli animali e il rumore del vento e delle onde dell’oceano. Poi la faccenda si fa più interessante: seguendo un rapace, il professore zooma e l’inquadratura si abbassa, fino a concentrarsi su una strada di campagna. Riprende due auto e quello che, a una prima impressione, pare un inseguimento. Evidentemente, l’attenzione dell’ornitologo è stata catturata da quelle due vetture che procedono a velocità sostenuta, tanto che ne ha seguito i movimenti lasciando perdere i pennuti.

Kate trasalisce.

Riconosce la Mercedes di Rick.

La seconda auto sorpassa quella di Castle e, mettendosi di traverso sulla strada, gli sbarra il cammino. Un uomo scende imbracciando un fucile e costringe l’altro guidatore a uscire dalla propria macchina e a entrare nel bagagliaio che aveva aperto con un telecomando. Poi chiude il portabagagli, spinge l’altro veicolo nella scarpata e questo prende fuoco. Risale sulla propria vettura e sgomma via. Il professore ha provato a seguire l’auto per un po’, ma in quella zona ci sono gli ampi parchi delle super ville dei VIP e la vegetazione è estremamente rigogliosa. Impossibile capire dove si sia diretta. Pochi secondi dopo il video si interrompe. Per tutto il tempo Beckett ha trattenuto il respiro. Ha riconosciuto la Mercedes e, nonostante la scena sia stata ripresa da una certa distanza, sa benissimo che l’uomo fatto salire a forza nel bagagliaio è Castle.

Dio mio, cosa gli sarà successo?

Apparentemente non sembra ferito, ma non sa quanto possa resistere all’interno di uno spazio tanto angusto. Senza considerare che non sa dove sia stato portato e cosa abbia subito. Ma chi è l’altro uomo? Chi è il suo rapitore?

“Capo, dobbiamo far analizzare il video dai nostri tecnici informatici.” dichiara Esposito, dimenticando il fatto che non sono nel loro ambiente lavorativo e che, per la polizia degli Hamptons, sono solo dei newyorkesi in vacanza.  

Anche se non è un’aquila, Brady sa che la faccenda è delicata e vorrebbe fidarsi del team di Beckett. In fin dei conti, è grazie al suo aiuto e a quello del signor Castle che è riuscito a risolvere quell’intricato omicidio due anni prima. E lui è un uomo d’onore e conosce il valore della riconoscenza. Ma è combattuto: per regolamento, dovrebbe avvertire i suoi superiori in una situazione del genere, non certo farsi aiutare dai cittadini. Del resto, ha un unico agente a disposizione, Mark Robinson. Ha sostituito Jones un paio di anni fa, ma è ancora alle prime armi e una mano gli farebbe comodo, tanto più se arriva da professionisti abituati a gestire roba tosta.

E’ come se i dubbi di Brady si fossero materializzati in una nuvoletta sopra la sua testa. Kate si scambia un’occhiata con il capitano Gates, che interviene: “Capo, so perfettamente che noi quattro non abbiamo nessun diritto di interferire con le sue indagini. Però l’uomo rapito è un nostro caro amico e saremmo davvero onorati se ci permettesse di mettere a sua disposizione i nostri mezzi e il nostro supporto. L’unione fa la forza, non crede?”

Ryan non crede alle sue orecchie. Non ha mai sentito la Gates essere così diplomatica con un subalterno né tantomeno definire lo scrittore “un nostro caro amico”. Non sa darsi altra spiegazione se non che la sparizione di Castle e le circostanze in cui è avvenuta debbano averla colpito davvero molto.

“Signora Gates…” esordisce Brady, ma viene immediatamente zittito.

“Quella è mia madre. Io sono Signore o Capitano Gates” ribadisce Victoria. Va bene essere diplomatici, ma c’è un limite a tutto. E che diamine!

“M-mi scusi… signore”. Il capo Brady si sente piccino come una mosca davanti a questa amazzone. “Accetto il vostro aiuto. Cosa facciamo?”

Victoria fa un cenno con gli occhi a Beckett, quasi a voler verificare che se la senta, che sia in grado di prendere in mano la situazione, e lei parte: “Esposito, invia il video a Tory, chiamala e chiedile di mettersi al lavoro subito. Dobbiamo recuperare la maggiore quantità di informazioni possibili. Targa dell’auto, il volto del rapitore, persino il modello dell’arma. Ryan, nella zona del rapimento si trovano tante ville, probabilmente avranno un sistema di allarme con telecamere che inquadrano gli accessi. Verifica con il capo Brady se è possibile recuperare le immagini registrate, magari siamo fortunati e possiamo capire che direzione ha preso il veicolo”. I tre uomini si attivano immediatamente, mentre Kate crolla su una sedia e si prende la testa fra le mani. Ancora non riesce a comprendere chi possa avercela con lei e con Castle. A meno che… ma no, non può essere.

“Beckett, hai idea di chi possa averlo rapito?” la voce di Victoria interrompe il fluire del suo ragionamento mentre prende un bicchiere di plastica che le ha appena riempito con acqua fresca dal serbatoio a disposizione nell’ufficio del capo Brady. Kate ringrazia con un veloce cenno della testa, beve un sorso e la guarda per qualche secondo prima di focalizzare la domanda e cacciare via quell’oppressione che le stringe lo stomaco impedendole di respirare normalmente.

“Ho in mente due opzioni, ma entrambe mi sembrano assurde” confessa Kate.

“Beh, prova a raccontarmele e vediamo se hanno senso” la esorta il capitano, sedendosi davanti a lei, pronta ad ascoltarla. Si sporge in avanti e le prende una mano. Davanti a sé ha la migliore detective con cui abbia mai lavorato ma ha anche una donna che è stata lasciata quasi vedova davanti ad un altare.  

 

Angolino delle autrici

Grazie al provvidenziale (e inatteso) aiuto del capo Brady, Kate ha la conferma che Castle è stato rapito. Ma chi può essere stato? Quali sono le due opzioni cui pensa Kate?

Chi ha la sfera di cristallo provi a consultarla, vediamo se indovinate!

Debora e Monica

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 - Presunti colpevoli ***






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CAPITOLO 3 – Presunti colpevoli

“Ho in mente due opzioni, ma entrambe mi sembrano assurde” confessa Kate.

“Beh, prova a raccontarmele e vediamo se hanno senso” la esorta il capitano, sedendosi davanti a lei, pronta ad ascoltarla. Si sporge in avanti e le prende una mano. Davanti a sé ha la migliore detective con cui abbia mai lavorato ma ha anche una donna che è stata lasciata quasi vedova davanti ad un altare. 

 

Kate beve avidamente l’acqua. Sente in bocca un sapore amaro come il fiele. Lo riconosce, è quello della paura, del terrore. Poggia lentamente il bicchiere di lato e guarda per un momento la mano della Gates che cerca di infonderle coraggio. Se qualcuno le avesse detto che un giorno il temibile Iron Gates le avrebbe tenuto la mano per confortarla non ci avrebbe mai creduto. Si fa forza e inizia i suoi ragionamenti.

“Come sa, abbiamo appena arrestato il senatore Bracken. E’ un uomo potente e può muovere i suoi fili dovunque” esordisce Kate cercando di trovare le parole adatte per esprimere il folle flusso di pensieri che sta facendo una partita a biliardo nella sua testa.

Si tocca un momento la fronte e poi chiede “Capitano, non ha per caso qualcosa per l’emicrania? Mi sento scoppiare.”

“Certo. Continua.” Il capitano Gates si alza e si dirige verso la sedia vicino all’ingresso dell’ufficio del capo Brady dove ha lasciato la sua borsa. Prende un cachet dalla tasca interna mentre ascolta Beckett che sta continuando ad esprimere le sue ipotesi.

“…quello che non mi spiego è perché Rick. Insomma, a Bracken è sempre interessato proteggere i suoi affari. Mi ha sempre tenuto d’occhio e ha tentato di uccidermi più volte perché io ero una minaccia per lui ma non mi quadra che se la sia presa con Rick.” Sospira mentre si alza e va a riempirsi nuovamente il bicchiere d’acqua per mandar giù la pillola.

“D’altra parte non possiamo escluderlo, Beckett: prima tua madre, poi tu, gli avete messo non pochi bastoni fra le ruote a quell’uomo” osserva la Gates mentre giocherella distrattamente con la fede al dito.

Kate si risiede davanti al suo capitano e si china in avanti per guardarla meglio negli occhi poi le chiede “Lei pensa che possa aver rapito Castle per colpire me?”

“Non è da escludere. Cosa ti avrebbe potuto ferire di più?”

A questa domanda, inaspettatamente, Beckett ha un sussulto. Le lacrime le inondano gli occhi e non riesce a controllarle. Sente una forza dentro di lei che sale involontaria e la scuote. Cerca di darsi un contegno e rivolge lo sguardo altrove, alzando il busto. Nulla valgono i suoi sforzi. Un potente e violento singhiozzo la sorprende senza che lei riesca a far nulla per evitare i singulti di pianto che le scuotono il petto.

Una mano si appoggia con fare materno sulla sua spalla.

“Vieni, andiamo un momento nella toilette delle signore.”

Beckett si sente impotente e fragile come non mai. Non riesce a controllare la propria emotività. Non le è mai successo di crollare in questo modo davanti ad un’altra persona fatta eccezione per Castle. Il solo pensare a quante volte Rick aveva calmato i suoi incubi e le sue angosce, la mettono di nuovo di fronte al fatto compiuto: lui non c’è ed è in pericolo.

Entrati nella stanza da bagno del piccolo dipartimento della polizia degli Hamptons, la Gates le porge un fazzoletto preso da un dispenser attaccato al muro.

“Mi dispiace Signore, sono ancora un po’ scossa” dice soffiandosi il naso.

“Kate, guardami. Non pretendere troppo da te stessa. A quest’ora saresti dovuta essere una donna sposata e probabilmente saresti stata a festeggiare con tutti noi, insieme al signor Castle. Hai pensato per lunghissimi attimi che dentro quella Mercedes in fiamme ci fosse l’uomo che ami. Il tutto, pochi istanti prima del matrimonio, con la tensione del momento... Poi ti avvisano che forse è stato rapito. Nel giro di un’ora ti sei cambiata e sei operativa sul campo… Se non avessi un attimo di cedimento, mi preoccuperei. Penserei di lavorare con un robot, anzi con un alieno…” 

Kate le sorride tra le lacrime.

Anche la Gates si è ormai fatta influenzare da Castle e le viene a parlare di omini verdi!

Beckett cerca di riprendersi, tirando due respiri profondi, inalando con la bocca.

“Grazie.” Kate posa una mano sul polso della Gates che è appoggiata di spalle al muro con le braccia conserte, poi continua “Ok, dicevo… Bracken potrebbe aver rapito Rick per colpire me questa volta. In un certo modo sono responsabile della sua caduta politica e del suo arresto e quindi per la prima volta non pensa più agli affari, ormai non ha più possibilità di risollevarsi e l’unica cosa che può fare è vendicarsi.”

La Gates annuisce lentamente col capo e prende la parola: “Per vendicarsi non infierisce direttamente su di te, ma ti colpisce nei tuoi affetti. Un’altra volta. Sa quanto hai sofferto e come ti sei ripresa duramente dopo la morte di tua madre e adesso che finalmente stavi iniziando a costruirti una vita nuova, una famiglia insieme al signor Castle, ti ferisce lì, dove fa più male.”

“Non farebbe una piega, Signore.” Kate si asciuga lentamente le mani e prosegue “Però non mi convince più di tanto. Ok, Bracken avrebbe potuto volersi vendicare ma sa bene che, nel caso venisse scoperto, la sua situazione, già non rosea, peggiorerebbe ancora di più e questo non gli converrebbe, alla vigilia del suo processo”.

“Esatto. Non convince pienamente neanche me, infatti” poi dirigendosi verso una delle toilette le dice “ti dispiace? Scusa, ne approfitto un momento.”

Chiude la porta e nel frattempo Kate si guarda allo specchio. Vede la sua immagine riflessa e il trucco ancora forte del matrimonio. Stenta a riconoscersi. Cerca di pulire le sbavature di mascara che le hanno imbrattato il contorno degli occhi. Ha solo voglia di piangere in questo momento ma sa che deve farsi forza. Rick è in pericolo e le emozioni vanno messe da parte per un po’. Per quanto adesso le sembri impossibile. Prende un respiro profondo. Quando la Gates esce, si ferma un attimo ad osservarla come se qualcosa in quella donna fosse cambiato, poi continua a parlare come se non ci fosse stata interruzione. 

“Dicevo… non mi convince questa storia di Bracken. E se invece fosse il triplo omicida? Ha già dato ampia dimostrazione delle sue capacità di agire indisturbato. Lui ha dei conti in sospeso con il signor Castle e per quanto noi riteniamo che sia morto dopo la caduta dal ponte, il suo corpo non è stato mai ritrovato.”

“Non solo, Signore. Ora che mi ci fa pensare… Si ricorda il caso dove le vittime erano i sosia di Lanie e di Esposito? La dottoressa Neimann …  il chirurgo estetico, fuggì prima dell’arresto…”

“Certo che lo ricordo ma non capisco dove è il collegamento …” si chiede dubbiosa la Gates.

“Alla fine del caso, trovammo una chiavetta USB a forma di penna lasciata dalla dottoressa sulla scrivania del suo studio… dentro c’era un solo file. Una vecchia registrazione di We’ll meet again di Vera Lynn. Si ricorda la parole?”

“Vagamente…” risponde il capitano, che non riesce ancora a cogliere il nesso fra quella canzone e la sparizione dello scrittore.

Kate si schiarisce la gola e inizia piano a canticchiare cercando di controllare la voce tremante e le lacrime che le salgono nuovamente agli occhi….

“We'll meet again
Don't know where
Don't know when
But I know we'll meet again
Some sunny day
Keep smiling through
Just like you always do
'Till the blue skies
Drive the dark clouds far away …”

“Era un messaggio per te o per Castle! Il tuo matrimonio! Il testo dice ci incontreremo di nuovo in un qualche giorno di sole. Continua a sorridere, come fai sempre, finché il cielo azzurro scaccerà lontano le nuvole nere…” esclama Victoria Gates, spalancando gli occhi per la sorpresa.

“Avevo avuto i brividi quando ho ascoltato questa canzone ma poi ho cercato di non pensarci più…” dice Kate sconsolata “quel pazzo è sempre un passo davanti a noi”

“Tutto torna, Kate. Pensaci. Il triplo omicida rapisce Castle il giorno del tuo matrimonio. Lo porta via e Dio non voglia che gli stia facendo del male. Lo fa soffrire perché gli ha impedito di sposarti. Inoltre, così facendo, colpisce anche te, facendoti credere di essere diventata vedova ancor prima di essere moglie. E con questo, ottiene pure un altro motivo di preoccupazione e sofferenza per Castle che ti crede all’oscuro della verità pensando che tu lo ritieni morto e sapendo come questo possa farti ricadere nello sconforto più totale”.

Kate si tocca istintivamente le orecchie per un fastidio che ha sul lobo destro. Si accorge di aver ancora gli orecchini di Martha, li accarezza come si fa con le cose care e preziose al cuore quasi a volervi cercare conforto.

“Andiamo da Brady e vediamo se Tory ha trovato qualcosa di utile nel video.” Afferma decisa aprendo al porta e uscendo senza cedere il passo alla Gates.

Il Capitano la guarda, scuote la testa e sorride. Quella donna ha una forza d’animo eccezionale. Ha ragione il signor Castle: è straordinaria.

 

Angolino delle autrici

Un capitolo dedicato a due donne straordinarie. Victoria Gates sostiene e supporta la sua migliore detective e, in un luogo particolare della stazione di polizia, elabora con lei due alternative altamente plausibili: Bracken e Tyson.

Queste sono le ipotesi più plausibili ma qualcuno di voi, certamente influenzati da Reb, ha ipotizzato anche Dunn e qualcuno anche misteriosi fan ossessionati dal personaggio pubblico Rick Castle.

Chi di loro avrà rapito Castle?

La partita è ancora aperta! Quindi, se vi va, sbizzarritevi con ulteriori ipotesi.

Grazie per averci seguito fin qui!

Debora e Monica

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 - Cambio di rotta ***






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CAPITOLO 4 – Cambio di rotta

“Andiamo da Brady e vediamo se Tory ha trovato qualcosa di utile nel video.” Afferma decisa aprendo al porta e uscendo senza cedere il passo alla Gates.

Il Capitano la guarda, scuote la testa e sorride. Quella donna ha una forza d’animo eccezionale. Ha ragione il signor Castle: è straordinaria.

 

Mentre Brady è impegnato a contattare i proprietari delle ville situate nella zona dove è avvenuto il rapimento per poter ottenere le copie dei loro video di sorveglianza, Ryan ed Esposito si sono momentaneamente appoggiati alla sua scrivania, in attesa di ricevere notizie da Tory. Entrambi sanno che analizzare un filmato richiede tempo, ma sono consci anche del fatto che, in un caso del genere, ogni minuto è prezioso e può significare salvare l’ostaggio o metterlo in pericolo di vita. Si scambiano uno sguardo preoccupato, poi con la coda dell’occhio vedono Beckett e la Gates uscire una dopo l’altra dal bagno delle signore. Si guardano di nuovo, aprono entrambi bocca per commentare il fatto, alquanto insolito, poi scuotono la testa e decidono che è meglio evitare. L’intera giornata non è stata esattamente “normale”, quindi non c’è da meravigliarsi se Iron Gates e Beckett sono andate alla toilette insieme, come fanno spesso le ragazze. Anzi, sono riconoscenti nei confronti del loro capo per il modo con cui si sta prendendo cura di Kate. A quanto pare il vecchio e freddo Iron sembra essersi arrugginito e non essere più così inflessibile.

Le donne si avvicinano alla scrivania e li mettono al corrente del risultato delle loro elucubrazioni. Il primo a parlare è Ryan: “Credo che l’opzione del triplo killer sia quella più plausibile, visto che l’arresto di Bracken è un evento troppo recente e non è molto probabile che sia riuscito a organizzare una vendetta simile in così poco tempo.”

Javier annuisce con il capo: “Sono d’accordo. D’altro canto, sappiamo quanto  Tyson ce l’abbia con Castle. E anche se gli avete sparato, nessuno di voi ha mirato alla testa. E’ paradossale, ma nonostante quel tuffo nel fiume e i colpi potrebbe essere ancora vivo. Un giubbotto antiproiettile di ottima fattura potrebbe averlo protetto e lasciato incolume. Un po’ di fortuna e anche l’impatto con l’acqua potrebbe non essergli stato fatale. Sollecito Tory, ci serve quel maledetto video.” Non fa in tempo a finire la frase che il suo cellulare squilla. E’ proprio la loro affascinante tecnico informatico a chiamarlo per avvertirlo di avergli appena inviato una versione pulita del filmato, con una risoluzione molto più nitida. Ha anche inserito il volto dell’altra persona nel loro database per verificare se avesse precedenti ma risulta pulita. Esposito la ringrazia, poi collega il proprio smartphone al computer di Brady, così da visualizzare meglio le immagini e pochi secondi dopo ecco che lo schermo si anima.

Ryan ed Esposito sono rimasti seduti, mentre Beckett e la Gates sono in piedi dietro di loro. Quattro paia di occhi sono concentrati su quel piccolo monitor, pronti a cogliere qualsiasi dettaglio.

Tory ha fatto un ottimo lavoro, le immagini sono nettamente più chiare. Si riesce persino a leggere il numero di targa dell’auto del rapitore. Ryan ne prende immediatamente nota e sta per inserirlo nel database quando la sua attenzione, come quella dei suoi colleghi, viene attirata dall’individuo che è sceso dalla vettura.

Non è chi si aspettavano che fosse.

Tyson li ha abituati a modifiche estetiche notevoli, si è cambiato più volte i connotati, ma non fino a questo punto.

Non può essere 3XK. Né tanto meno Bracken.

“Ma è una donna!” esclama Javier.

Sia Kate che Victoria Gates aggrottano la fronte.

A questo proprio non avevano pensato.

Anche perché dalla prima impressione sembrava un uomo. Ha una corporatura massiccia e, nell’insieme, ha un aspetto piuttosto mascolino, ma grazie alla ripulitura di Tory, non ci sono dubbi.

Richard Castle è stato rapito da una gentile signora.

Javier clicca sul fermo immagine, zooma sul volto della rapitrice e tutti la osservano con attenzione. Carnagione scura, mascella volitiva, capelli raccolti in una coda.

“Kate, hai mai visto questa donna?” chiede la Gates.

“Oddio… donna?!!!!” esclama Esposito cercando lo sguardo complice di Ryan. Invece gli unici occhi che incrocia sono quelli del capitano che lo folgorano in un istante, per poi spostarsi nuovamente su Kate.

“No, non mi pare. Capo, la conosce?” domanda Beckett a John Brady, che li ha raggiunti e si è messo a sua volta a guardare il video, ammirato per il netto miglioramento nella qualità delle immagini. I poliziotti di città hanno davvero dei potenti mezzi a loro disposizione!

Brady scuote la testa, poi alza le spalle e dichiara, quasi scusandosi: “Sicuramente non è una residente stanziale degli Hamptons, ma qui durante la stagione siamo invasi dai turisti, è impossibile ricordarsi tutte le facce.”

Victoria annuisce. Nel frattempo, Ryan ha inserito il numero di targa nel database. Risulta che la vettura appartenga a una certa Anne Jones, 41 anni, nubile e senza figli, nata a Green Bay (Ohio) e residente a Brooklyn, al numero 94 di Smith Street. Incensurata.

“Capo, con il suo permesso manderei i miei colleghi del Dodicesimo a fare una visita dalla signora Jones. Se partiamo noi, impiegheremmo troppo tempo” afferma sicura Kate.

Una donna.

E’ un’opzione che non avevano preso in considerazione, ma almeno è un punto di partenza e tanto le basta per il momento. Qualsiasi cosa cui appigliarsi per non perdere la fiducia è un passo avanti. Ed in un certo senso si sente anche sollevata: sapere che Rick non è in mano al triplo omicida, le dà speranza che stia ancora bene.

Brady annuisce. Ha già avuto modo di vedere Beckett all’opera e sa che da lei può solo imparare. Anche il Capitano è una tosta, si vede subito. Infatti, ha già afferrato il proprio cellulare e sta contattando il Distretto.

“Velazquez, sono il Capitano Gates. Ascoltami bene. Il signor Castle è stato rapito negli Hamptons…. Esatto, hai capito bene…. Sì…Beckett è qui. Certo! C’è bisogno di chiederlo? Ovvio che è sconvolta ma operativa e diretta all’obiettivo, come sempre.” Fa un cenno di approvazione verso Kate, poi alza leggermente gli occhi al cielo e prosegue “So benissimo che non è di nostra competenza territoriale, vuoi insegnarmi il mestiere? … Infatti stiamo collaborando con la polizia locale. Devi fare un salto a casa di una certa Anne Jones, a Brooklyn. Ti mando un messaggio con l’indirizzo. Voglio una squadra a lavorare su questo caso, Velazquez, sono stata chiara? E… Velazquez, mi raccomando, che questa notizia non venga divulgata. Il signor Castle è un personaggio pubblico e non vogliamo essere invasi da orde di giornalisti affamati di scoop. Ci sarebbero solo d’intralcio. Oltre al fatto che potremmo mettere in pericolo la vita dell’ostaggio. Ci siamo intesi? Tienimi aggiornata.”

Chiude la telefonata e si rivolge all’irlandese: “Ryan, voglio sapere tutto di questa Anne Jones. Che lavoro fa, dove è andata a scuola, hobby, fidanzati, persino l’ultima volta che ha fatto la pulizia ai denti, chiaro?”

Diligentemente Ryan prende nota. Suppone che l’informazione sull’igiene dentale non sia prioritaria, ma con Iron Gates è bene essere pronti a tutto. E poi lo sta facendo per Rick. E per Kate.

Poi il Capitano passa a Esposito: “Detective, cerca di capire che tipo di arma è quella imbracciata dalla Jones, ci potrebbe essere utile”

Senza dire una parola, Javier fa ripartire il video e si mette al lavoro. Se c’è Anne Jones dietro la sparizione di Rick, quella donna non sa contro chi si è messa. Gates e Beckett sono sul piede di guerra.

 

Angolino delle autrici

A dispetto delle ipotesi di Kate, della Gates e di molte di voi, a rapire il nostro Rick è stata una graziosa signorina! Nonostante la tensione del caso, Kate pare aver ripreso il controllo delle sue emozioni e rientra in modalità detective.

Esposito ha ragione: trema, Anne Jones, due leonesse ti stanno cercando!

Debora e Monica

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5- Anne Jones ***






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CAPITOLO 5 – Anne Jones

Senza dire una parola, Javier fa ripartire il video e si mette al lavoro. Se c’è Anne Jones dietro la sparizione di Rick, quella donna non sa contro chi si è messa. Gates e Beckett sono sul piede di guerra.

 

Kate continua a fissare il volto di quella donna che Brady ha prontamente stampato. Si guarda intorno per vedere se potesse utilizzare qualche parete come lavagna. Sta per rinunciare all’idea, quando sente la Gates chiedere a Brady se possono staccare la cartina degli Hamptons per attaccare foto e indizi sul pannello di metallo del muro divisorio.

Una volta che l’ingrandimento di quel fermo immagine del video è davanti a loro, contornato da tanti piccoli post-it con le informazioni che hanno al momento, la Gates si avvicina e, rivolgendosi a Beckett con un tono molto pacato, le chiede se per caso non l’avessero già incontrata.

“No, Signore, proprio non mi sembra. Almeno non io” poi con gli occhi sempre fissi su quel volto dallo sguardo nevrotico e con le braccia conserte prosegue “però mi è venuta un’idea”. Afferra il proprio cellulare e digita velocemente un numero.

“Pronto? Alexis? Ciao. Sono dal Capo Brady qui alla polizia degli Hamptons, siamo riusciti a vedere chi ha rapito tuo padre. Ti mando una foto sul cellulare. Guarda se riconosci per caso questa donna…. Sì… sì è una donna... Non l’hai mai vista vero? Ok. Senti fammi un favore. Mi daresti il numero di cellulare di Paula Hass, della Black Pown? Lo trovi nella memoria del telefono di casa degli Hamptons. Grazie. Sì … sì per sms va bene… Come? Certo! Se so qualcosa ti avverto. Tu come stai? Lo so…. Anche io. Tanto. Ti voglio bene. A dopo. Ah, Alexis? … fai vedere per sicurezza quella foto anche a Martha. E… Alexis, non ti abbattere, lo troveremo. Te lo prometto.” Fa un lungo respiro. Quante volte ha dovuto promettere ad Alexis che avrebbe salvato suo padre? Almeno, questa volta, sembrerebbe che Castle non sia in pericolo a causa sua.

Poi si gira di scatto verso Victoria e inizia a spiegarle cosa ha in mente.

“Allora, Castle ha diversi fanclub, di cui un paio sono ufficiali. Se siamo fortunati potrebbe essersi iscritta col suo vero nome. In fin dei conti è incensurata.” La sua mente sta lavorando ininterrottamente. Tra la tensione, lo spavento e l’adrenalina che ha in corpo, il mal di testa non ha mollato la sua presa, neanche dopo aver preso il cachet che a questo punto avrebbe dovuto fare effetto.

“Non hai minimamente considerato che potrebbe trattarsi di un rapimento per estorsione? Il signor Castle è un uomo ricco e soprattutto in passato non ne ha mai fatto mistero” chiede la Gates stupita di come la cosa non abbia potuto nemmeno sfiorare Beckett.

“Non credo. Non è una criminale. I rapimenti per estorsione non sono facili da gestire. E comunque alcune delle fan di Castle sono terribili, lei non ha idea delle lettere e dei messaggi che gli scrivono, dall’egocentrica che pensa di essersi riconosciuta in uno dei personaggi, alla ninfomane che vuole passare qualche notte insieme a lui, alla sentimentale che spera un giorno di sposarlo…”

“E’ proprio faticoso essere un personaggio pubblico!” sospira il capitano. Non ci aveva mai pensato, ma essere un VIP comporta anche degli svantaggi.

In quel momento Ryan rientra nell’ufficio sventolando il foglio che ha in mano.

“Qualche notizia?” chiede la Gates girandosi subito dopo in direzione di Beckett a cui è appena arrivato un messaggio sul cellulare.

“Cosa hai trovato, Ryan?” chiede Kate.

“Devo ancora scavare sulla vita ma questo intanto mi sembrava importante” attacca il foglio alla parete e lo ferma con una calamita che si è portato dietro “Anne Jones è stata qui negli Hamptons molte volte, a giudicare dal numero di contravvenzioni che risultano associate alla sua targa. Quasi tutte sono per superamento del limite di velocità. La cosa singolare è che ne ha prese un paio, con tanto di foto dell’autovelox, negli ultimi due giorni proprio nel tratto di strada dove ha superato e fermato la Mercedes di Castle.”

“Interessante. Continua” lo esorta la Gates.

“Be’, ho controllato se avesse proprietà in zona e non ne ha. Ma la sua sorellastra, la figlia del primo matrimonio di suo padre, sì. Una delle multe è per divieto di sosta in una strada limitrofa all’indirizzo della sorella. Potrebbe essere stata lì.”

“O se siamo tanto fortunati potrebbe essere ancora lì” sostiene la Gates.

“Tentar non nuoce ma mi sembrerebbe davvero troppo sconsiderato anche per un’incensurata.” Kate scuote la testa di lato e si rivolge alla Gates “Può pensarci lei, Signore, a coordinarsi con Brady per fare un controllo lì? Nel frattempo io chiamo Paula Hass, Alexis mi ha appena inviato il suo numero” dice sollevando il cellulare “così vediamo se per caso alla casa editrice possono avere qualche idea su chi sia.”

Il capitano fa un segno d’intesa e si allontana a passo spedito, ancora nel suo abito da cerimonia, nell’ufficio del Capo Brady.

Ryan, che è rimasto ad ascoltare la conversazione, vedendo Beckett intenta a comporre il numero di Paula Hess, si congeda: “Kate, vado a vedere se scopro qualche altra cosa.”

La detective gli fa un cenno col capo e continua a fissare la foto di Anne Jones appesa davanti a lei. Il telefono squilla libero a lungo. Al quinto trillo una voce nasale, forse molto raffreddata, risponde: “Pronto”.

“Paula, sono Kate Beckett”

Silenzio.

“Paula?”

“Sì scusa, sono sorpresa che mi chiami a poche ore dal tuo matrimonio, al quale peraltro non sono stata invitata” dichiara con voce acida.

“Paula,” risponde Kate sorvolando sulla simpatia innata dell’agente di Rick “non ci siamo sposati, Rick ha avuto un incidente con la macchina mentre stava arrivando alla villa e …” cerca delle parole che possano rendere la notizia meno sconvolgente ma poi si arrende, rendendosi conto che certe informazioni non possono che essere brutali, soprattutto se si ha fretta. “L’hanno buttato fuori strada ed è stato rapito. Sono alla stazione di polizia degli Hamptons e hanno ricevuto un video in cui si vede la donna, armata, che l’ha preso.”

“Santo Cielo, Kate!” esclama stupita Paula dall’altro capo del telefono.

“Senti Paula, ho bisogno del tuo aiuto. Ti mando nome e foto di questa donna. Avete la possibilità di controllare se è registrata ad uno dei fanclub ufficiali?”

“Sì, certo. Ma Rick ha tanti fanclub, non solo i nostri e poi ci sono molte persone che lo seguono sul web, sul suo blog e usano tutti dei nickname” cerca di mantenere un tono controllato ma si percepisce chiaramente che la notizia l’ha sconvolta.

“Lo so. Ma tentar non nuoce. Magari tu stessa la potresti aver visto in una delle presentazioni dei libri o magari Gina” aggiunge senza troppa convinzione.

“Difficile. Sono migliaia. Come ricordarne una?”

“In ogni caso ci sarebbe molto utile avere l’elenco dei nominativi di tutti i fan registrati, la lista di tutte le persone che in qualche modo negli anni hanno mandato delle lettere minatorie o qualunque cosa ti venga in mente che possiamo mettere a confronto con gli altri dati. Puoi mostrare la foto anche a Gina per favore?  E Paula.. prima fai e più possibilità abbiamo di ritrovarlo… in tempo utile.”

Spera di essere stata convincente.

Pensa che questa ricerca sia tempo perso ma non può stare senza far niente.

Sa che se si ferma, verrà assalita dall’angoscia.

Più informazioni raccolgono e più dati ci sono da incrociare. Inoltre Paula potrebbe almeno fare qualcosa di utile una volta tanto nella vita.

In quel momento arriva Esposito con la foto dell’arma e con l’ingrandimento del numero identificativo.

“Questa donna è davvero ingenua. Non ha neanche limato il numero di telaio. L’arma è registrata a nome del padre della Jones”.

Victoria Gates rientra nell’ufficio e a passi spediti, quanto le consentano le scarpe col tacco, si avvicina ai due.

“Ci sono tutti gli elementi per pensare che quella donna sia una sprovveduta. Non ha fatto nulla per nascondere le sue tracce. Sicuramente non è una professionista ma una che ha agito d’impulso. Farà certamente un passo falso. Kate, lo troveremo presto.”

“Speriamo che non sia una psicopatica… invece, più andiamo avanti e più sembrerebbe proprio così” sussurra Kate sconsolata, poi aggiunge “scusatemi un attimo” e si avvia a grandi passi di nuovo verso la toilette.

Entrata in bagno si chiude dentro il gabinetto, si siede e finalmente dà sfogo alle lacrime trattenute fin troppo a lungo.

 

Angolino delle autrici

Le indagini vanno avanti e Kate raccoglie altre informazioni su Anne Jones, grazie al lavoro di Ryan e coinvolgendo persino Paula e Gina. Cos’altro succederà? Continuate a seguirci e a fare ipotesi. Alcune di voi ci sono andate piuttosto vicino quindi continuate a consultare la sfera di cristallo… Grazie di cuore per l'entusiasmo con cui state seguendo la storia e per le vostre affettuose recensioni!

Debora e Monica

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 - Ossessione ***






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CAPITOLO 6 – Ossessione

“Speriamo che non sia una psicopatica… invece, più andiamo avanti e più sembrerebbe proprio così” sussurra Kate sconsolata, poi aggiunge “scusatemi un attimo” e si avvia a grandi passi di nuovo verso la toilette.

Entrata in bagno si chiude dentro il gabinetto, si siede e finalmente dà sfogo alle lacrime trattenute fin troppo a lungo.

 

Victoria Gates ha seguito con lo sguardo la piccola fuga di Kate, ma decide di lasciarla sola. Sa che deve sfogare in qualche modo la tensione che l’evolversi concitato degli eventi ha accumulato sulle sue fragili spalle. Questo doveva essere il giorno più bello della sua vita, lei stessa glielo aveva detto durante le sue ultime ore al distretto prima del congedo matrimoniale, e invece si è trasformato in un incubo.

Si volta di nuovo verso la lavagna improvvisata e si concentra sulla foto della donna che ha rapito Richard Castle. La scruta con attenzione, quasi a voler entrare nella sua mente, per carpire il motivo che l’ha spinta a compiere quel gesto, per comprendere cosa ha intenzione di fare con quello scrittore strampalato e irritante, ma che – deve ammetterlo – a volte è stato sorprendentemente utile. Gli ha anche perdonato l’episodio imbarazzante del regalo di San Valentino o il fatto che le abbia frantumato una delle bambole della sua preziosa collezione. E poi ha un modo di scrivere davvero accattivante: le sue storie non sono mai banali.

Si toglie gli occhiali, li chiude e li poggia ritmicamente sulle labbra, quasi a voler trovare una maggiore concentrazione. Poi, con un sussurro, si rivolge a quell’immagine e le chiede: “Anne Jones, cosa nascondi? Cosa hai fatto o stai facendo al signor Castle?”

“Signore” la voce di Esposito interrompe i suoi pensieri. Victoria si volta nella sua direzione: “Novità, detective?”

“Velazquez e gli altri hanno perquisito l’appartamento della Jones a Brooklyn. Sono riusciti a entrare perché la vicina di casa ha la chiave e ha aperto loro la porta. Ci hanno mandato un video di quello che hanno scoperto. Forse sarebbe opportuno che Beckett non…”

“Che Beckett cosa?” chiede decisa la diretta interessata, facendo sussultare il capitano che non si era minimamente accorta del suo arrivo.

Esposito pare combattuto, poi decide che non è il caso di nascondere la verità a Kate. Gira il portatile di Brady nella loro direzione, così che le due donne possano vedere meglio, e fa partire il filmato. Velazquez ha ripreso l’interno dell’appartamento della sospettata. Le pareti sono interamente coperte da foto di Rick, ritagli di giornali che parlano di lui, poster relativi alle presentazioni dei suoi libri, immagini scaricate dal suo sito internet o dai portali di gossip. Non c’è un centimetro quadrato libero sui muri. E’ riuscita a procurarsi anche il cartonato a dimensioni naturali di Castle, quello usato per il lancio di “Naked Heat”. Ha disegnato un cuore sulla copertina del libro che la sagoma tiene in mano e ci ha inserito le iniziali R e A. C’è persino una foto in cui lui è ritratto con la Jones, probabilmente scattata alla presentazione del romanzo grafico di Storm, riposta con cura in una cornice.

La cosa più sconvolgente è il trattamento che hanno subito le immagini che rappresentano scrittore e musa insieme. Nel migliore dei casi, la Jones ha sostituito il suo volto a quello di Kate o ha strappato direttamente il foglio, dividendo i due fidanzati. Nel peggiore, ha fatto una croce sulla detective. L’articolo fatto pubblicare da Beckett con il quale veniva annunciato il loro fidanzamento è attraversato da una X rossa che pare stillare sangue.

Brutto, brutto segno.

“E’ decisamente una fan appassionata del signor Castle, ma non della sua fidanzata!” esclama Brady che li ha raggiunti. Poi, rivolgendosi a Beckett le sorride tutto contento e aggiunge, scuotendo la testa: “Fidanzata…. e pensare che l’avevo scambiata per una prostituta!”

Victoria Gates gli lancia un’occhiataccia con la quale lo vorrebbe incenerire all’istante, poi si volta verso Kate che ha lo sguardo sbarrato. Nonostante la pessima uscita del capo, entrambe sorvolano sulla cosa e tornano a concentrarsi su Anne Jones. Sanno che un comportamento del genere può voler dire solo una cosa: ossessione. E le persone ossessionate possono essere molto, molto pericolose, sia nei confronti dell’oggetto della propria passione, sia nei confronti di ciò che potrebbe rappresentare un ostacolo per raggiungere il proprio obiettivo.

Il mal di testa continua imperterrito a martellare le tempie di Kate.

Deve assolutamente trovare Rick e liberarlo dalle mani di quella pazza prima che sia troppo tardi.

“Capo Brady, andiamo a verificare l’indirizzo della sorellastra della signora Jones” ordina la Gates. “Kate, vieni con noi” aggiunge, comprendendo che la sua detective ha bisogno di uscire da lì e fare qualcosa di concreto per il suo uomo.

Il viaggio in macchina si compie in assoluto silenzio. Il giorno sta giungendo al termine e le tenebre che calano, imbrunendo la natura lussureggiante degli Hamptons, accrescono l’angoscia di Beckett.

Non impiegano molto a raggiungere l’abitazione di Elizabeth Jones. E’ una costruzione bassa, in legno bianco, circondata da un giardino non molto curato, nel quale sono disposti a casaccio diversi piattini e abbeveratoi per gli animali domestici. Scendono dall’auto e Brady le precede. Bussa alla porta, ma l’unica risposta che ottiene è un miagolio intenso proveniente dalla casa.

“Forse è a cena fuori” commenta Brady, più che altro per spezzare quel silenzio assordante.

“Vorrà dire che aspetteremo” risponde la Gates.

Mentre si stanno incamminando nuovamente verso la macchina, l’attenzione di Kate viene catturata da una figura, ancora in fondo alla strada, che si sta avvicinando all’abitazione con passi lenti. La corporatura massiccia potrebbe far pensare a un uomo, ma è già caduta nell’equivoco una volta e non può permettersi di sbagliare di nuovo. Si scambia un’occhiata con il capitano, che deve aver avuto la stessa impressione, e attendono pazientemente che quell’individuo li raggiunga.

“Cosa ci fate davanti casa mia?” esordisce la donna, appena giunge a portata di voce.

“Signora Jones, sono il capo Brady della polizia degli Hamptons. Mi scusi per l’orario, avrei bisogno di farle alcune domande, possiamo entrare?”

Elizabeth osserva con attenzione lo strano terzetto: il capo Brady è accompagnato da una bella signora di colore, agghindata di tutto punto come se dovesse andare a un matrimonio, e da un’altra donna, più giovane, secca come un chiodo, vestita in modo casual ma con un’acconciatura ricercata. Questi newyorkesi….

“Venite, vi offro del tè. Ma cosa è successo?”

Li precede nell’abitazione, accende le luci e mette il bollitore sulla piastra. L’interno della casa è piuttosto spartano: la porta d’ingresso conduce immediatamente in un piccolo soggiorno nel quale troneggia un vecchio divano su cui un numero imprecisato di gatti sta ronfando serenamente. Dalla prima stanza si accede alla cucina. “Accomodatevi” dice con voce piatta, invitandoli a sedersi intorno al tavolo e prendendo posto a sua volta.

“Sa dirci dove è Anne Jones in questo momento?” chiede Kate, cercando di mantenere sotto controllo il tono della voce.

“Era qui fino a stamani, poi ha detto che doveva andare a prendere il suo fidanzato, così che potevano partire per le vacanze” risponde Elizabeth.

“Chi è il suo fidanzato?” domanda Victoria.

“Non lo conosco. Anne non me lo ha ancora presentato. Dice che stanno insieme da anni e che è il grande amore della sua vita, ma ha un lavoro molto impegnativo che lo porta spesso all’estero. So solo che si chiama Rick.” Risponde Elizabeth, non riuscendo a comprendere tutto questo interessamento nei confronti di sua sorella e della sua vita amorosa.

Il cuore di Kate ha un sussulto.

“Sa dove sarebbero andati in vacanza?” continua la Gates tenendosi sul vago.

“No, non mi informa di certo di tutti i suoi spostamenti!” replica Elizabeth che comincia a infastidirsi per questo strano interrogatorio. Poi aggiunge: “Cosa volete da me e da mia sorella?”

“Signora Jones, abbiamo ragione di credere che sua sorella abbia rapito un uomo” dichiara il capitano Gates.

Il bollitore comincia a fischiare, quasi a sottolineare quanto ha appena detto il capitano. Elizabeth si alza, spenge la piastra e comincia a torcersi le mani con fare nervoso. “Rapito?!! Ma state scherzando? Non è possibile… Anne non farebbe del male a una mosca… vi siete sbagliati. Dovete esservi sbagliati”

“Signora Jones, è mai stata a casa di sua sorella a Brooklyn?” chiede il capo Brady. Finora ha lasciato gestire l’interrogatorio alle due donne, ma adesso vuole partecipare anche lui.

“No, io non mi muovo mai da qui… a me piace stare a casa, con i miei gatti” ammette la donna, abbassando il tono della voce, quasi a volersi scusare per la sua esistenza tranquilla.

Kate apre bocca ma non riesce a parlare. E’ decisamente troppo coinvolta in questa storia, così Victoria le viene in aiuto: “Signora Jones, temiamo che sua sorella abbia sviluppato un interesse ossessivo nei confronti del signor Richard Castle”

“Lo scrittore? Ah sì, ha una villa non lontano da qui… è sempre molto gentile, un vicino fantastico soprattutto da quando ha smesso di fare quei mega party in giardino con musica alta fino a notte fonda. Un momento… ma lei è la sua fidanzata? Ho visto la sua foto sul giornale!” chiede rivolgendosi a Kate.

“Ehm… sì. Signora Jones, abbiamo un video che mostra che sua sorella ha rapito Castle. Mi deve aiutare, Elizabeth, la prego” prosegue Kate, concludendo la frase quasi con un sussurro. Si schiarisce la voce e riparte: “Sa dove potrebbe averlo portato?”

Elizabeth Jones osserva quella giovane donna davanti a lei. Ne scruta lo sguardo con attenzione e, pur nella sua semplicità, comprende quanto dolore possa provare in quel momento. Ma non sa davvero dove sia Anne. “Mi dispiace, non la posso aiutare. Non ne ho la minima idea.” dichiara sconfitta.

 

Nel frattempo, in una capanna di pescatori, in un punto piuttosto isolato della costa a diverse miglia dagli Hamptons, Anne sta preparando una deliziosa cenetta per il suo fidanzato. Sono arrivati in questo luogo incantato un paio d’ore prima. Ha dovuto convincerlo con la forza a seguirla dentro la costruzione ed è stata costretta prima a colpirlo alla nuca e poi a legarlo, ma adesso lui sta riposando serenamente sul pavimento mentre lei – da brava fidanzata – cucina per lui.

Quante volte si è immaginata questo quadretto!

Finalmente staranno insieme per sempre.

Finalmente lui sarà solo suo.

 

Angolino delle autrici

In questo capitolo facciamo una conoscenza più approfondita delle due sorelle Jones: Elizabeth, mite, gattara e sedentaria, e Anne, un tantinello ossessionata da Castle. Però, da brava fidanzata, gli prepara persino una cenetta. Magari è anche una cuoca sopraffina!

Cosa si può volere di più dalla vita?

Debora e Monica

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 - Ordinaria follia ***






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CAPITOLO 7  - Ordinaria follia

Ha dovuto convincerlo con la forza a seguirla dentro la costruzione ed è stata costretta prima a colpirlo alla nuca e poi a legarlo, ma adesso lui sta riposando serenamente sul pavimento mentre lei – da brava fidanzata – cucina per lui.

Quante volte si è immaginata questo quadretto!

Finalmente staranno insieme per sempre.

Finalmente lui sarà solo suo.

 

L’odore inconfondibile di un’orata al forno con patate gli arriva forte al cervello. Ha un mal di testa terribile e tutte le ossa indolenzite. Sente una fitta martellante anche alla base della nuca. Castle cerca di portarsi una mano al punto sofferente della tempia ma si accorge di non poterle muovere.

La braccia sono bloccate dietro la schiena.

Prova ad aprire gli occhi ma fa molta fatica.

La luce è accecante.

Non riesce a capire.

Dove si trova? Cosa è successo? Una nebbia fitta avvolge i suoi ricordi.

Poi vedendo con la coda dell’occhio che è in smoking, rammenta tutto.

Kate.

Doveva sposarsi.

Immagini della sua Mercedes che usciva fuori strada gli ritornano in mente come flash. Ricorda vagamente che è salito nel portabagagli di una macchina costretto da un fucile enorme. Non gli sovviene nient’altro se non il rumore di uno sparo. Ma sì, certo, deve avergli sparato una dose di anestetico. E’ tutto indolenzito ma di certo non è ferito. Ecco perché non l’aveva riconosciuto, era uno di quelli usati dai veterinari per addormentare gli animali feroci!

“Amore, ti sei svegliato, finalmente!”

Castle sente una voce che arriva alle sue spalle e cerca di girarsi per guardare. Gli occhi si sono finalmente abituati alla luce. Non riesce a capire cosa stia succedendo. Perché è sdraiato ancora in smoking su quel pavimento, il giorno del suo matrimonio, con una donna che lo chiama amore e la cui voce non è certo quella di Kate? Forse c’è qualcun altro nella stanza ma non riesce a vedere niente, è bloccato.

“Vieni, tesoro, ti aiuto ad alzarti. Ma devi collaborare che da sola non ce la faccio.”

Una energumena sulla quarantina, alta e dalla corporatura più grande che abbia mai visto nel genere femminile, gli si avvicina con un vestito elegante che le fascia il corpo. Il risultato di quell’outfit è quantomeno ridicolo. Se l’intento era quello di sedurre qualcuno, quella specie di amazzone aveva davvero sottovalutato l’effetto disgustoso dell’eccesso di pelle strizzato e compresso sotto la stoffa.

“Su, su Rick. Fai il bravo. La cena è pronta e tu ti sei addormentato sul pavimento come un bambino”. Si rivolge a lui con quel tono, dolce e autoritario al tempo stesso, che si usa con i piccoli. Anne si avvicina e lo aiuta a tirarsi su. Lo accompagna fino al tavolo e poi gli indica una delle due sedie. Castle guarda esterrefatto quell’apparecchiatura elegante con tanto di bicchieri di cristallo, un candelabro a doppio braccio e perfino un centrotavola di rose. Nemmeno un dettaglio sembra essere stato lasciato al caso con il chiaro intento di creare un’atmosfera romantica.

La testa non è lucida e la sua mente non riesce a ragionare bene. Si siede un po’ frastornato senza ancora aver proferito una sola parola. Cercare di capire chi è quella donna non lo aiuterà a scappare. Forse se trovasse un modo per farsi liberare le mani potrebbe avere la meglio su quella virago, fuggire, chiamare un taxi e forse arrivare in tempo al matrimonio. Castle improvvisamente si rende conto di aver perso la cognizione del tempo. Dà un’occhiata intorno ma non vede finestre e realizza che quella non è una casa… le pareti sono in legno…  sembrerebbe una delle capanne dei pescatori tipiche della zona degli Hamptons. Certo che l’interno è stato ristrutturato come una villa di gran lusso, anche se alcuni dettagli, come i pesanti tendaggi, sono davvero di cattivo gusto. Ma potrebbe essere stato portato dovunque, non sa quanto è rimasto privo di sensi.

Deve riuscire a slegarsi.

Vuole tornare dalla sua Kate.

Il pensiero della sua musa preoccupata gli fa contrarre lo stomaco. Decisamente deve fare qualcosa.

“Mi chiamo Richard Castle” mormora strascicando le parole. L’anestetico deve essere ancora in circolo. Effettivamente anche le gambe, quando si è alzato dal pavimento, erano pesanti. Poi continua “perché sono legato? Chi è lei? Cosa vuole da me?”

Ormai Castle ha abbastanza esperienza per sapere che quello non è un rapimento a scopo di estorsione: il trattamento con la cena a lume di candela sembra suggerire tutt’altro. E a questo punto non sa se è meglio.

“Ricky, amore, ma come? Sono Anne, la tua fidanzata. Vedi? L’orata è quasi pronta, manca solo un po’ di musica. Adesso noi mangiamo, beviamo del buon vino bianco e frizzante, che con il pesce sta benissimo, e poi andiamo di là e…” Gli rivolge uno sguardo lussurioso che fa venire la nausea allo scrittore. Quella donna deve essere pazza, completamente pazza

Confuso, si guarda intorno. Forse deve stare al suo gioco e far finta di essere il suo uomo, giusto il tempo della cena. Alla prima occasione, fuga.

“Ma certo, che sbadato. Scusami Anne, ho mal di testa e sono stanco. Mi potresti slegare le mani? Dovrei andare in bagno” dice sperando di avere l’opportunità di esplorare quel luogo. Se ha l’occasione per fuggire deve pur sapere da che parte uscire, considerando che non ha visto neanche una porta ma solo tendaggi molto kitsch con disegni a cuore.

“Oh scusa! Certo.” Anne si allontana da lui va verso il bancone della cucina e rovista dentro un cassetto.

Torna impugnando un trinciapollo che fa sforbiciare più volte.

“Girati”.

Castle si rialza in piedi e si volta dandole la schiena per porgerle i polsi legati. Sente la stretta allentarsi e pensa fra sé e sé che con le buone si ottiene tutto. Di certo riuscirà a convincerla a lasciarlo andare.

“AHIAAAA! Che fai?” uno zampillo di sangue gli scende dal palmo della mano.

“Oh scusa, che sbadata!” esclama Anne con tono amareggiato.

Castle si guarda la mano incredulo. Prende un tovagliolo sul tavolo e si tampona il sangue, stringendo forte per evitare di perderne troppo. Osserva il trinciapollo con le lame divenute rosse e la fissa incredulo. Altro che distrazione, l’ha fatto di proposito! Le ha procurato uno squarcio di dieci centimetri, pure abbastanza profondo.

“Dove è il bagno?” chiede Castle ormai sconcertato e sempre più impaurito.

Anne, sempre sorridente come se non stesse succedendo nulla di particolare, lo accompagna. Scosta una tenda dalla parete e scopre un vano in cui c’è un piccolo gabinetto senza lavandino, doccia o vasca. Solo il water e nient’altro. Castle si gira e la guarda.

“Dovrei disinfettarmi…” esclama piuttosto innervosito.

“Oh scusa, pensavo avessi bisogno di fare plin plin” dice imitando con la voce il tormentone di una pubblicità che passa in continuazione in ogni stazione televisiva americana, sorride, poi aggiunge “vieni, ci penso io.”

Lo scrittore sgrana gli occhi. Una pazza furiosa lo sta tenendo prigioniero e lui non riesce a controllare e a capire le dinamiche. Come farà a fuggire se non è in grado di  comprendere e anticipare le sue mosse?

“Togliti la giacca altrimenti ti si macchia lo smoking” ecco finalmente la pazza ha detto qualcosa di sensato, pensa Castle.

Lo scrittore se la sfila lentamente cercando di seguire con lo sguardo le mosse di Anne. Non può permettersi di abbassare la guardia, non ora che comincia ad essere più lucido ed è ancora con le mani slegate. Deve giocarsela bene quest’occasione.

Mentre si arrotola le maniche della camicia con la punta delle dita per non sporcarla ulteriormente di sangue, non si rende conto che Anne si è posizionata dietro di lui, finché non sente un tocco freddo sulla schiena e uno strappo improvviso. Anne gli ha tranciato al camicia con un taglio netto e ha strappato il resto. Non sa come abbia fatto quella donna ad aver reciso anche colletto e papillon, ma si ritrova a torso nudo.

“Siediti che ti disinfetto”. Gli intima prima di girarsi verso una bottiglia bianca sulla madia lì vicino.

Castle pensa di non poter aspettare un momento di più: la donna è di spalle, lui afferra il candelabro dal tavolo e glielo scaglia contro. La colpisce all’altezza di un orecchio che inizia a sanguinare. Anne si gira e, con occhi malvagi come se fossero posseduti da uno spirito maligno, urla con il dito indice puntato verso la sedia “SIEDITI! Ho detto di SEDERTI”

“No” risponde Castle deciso.

Non può mollare adesso e ha già adocchiato l’angolo dove vuole scaraventarla, buttandoglisi sopra per bloccarla.

“MI DEVI OBBEDIRE!” grida Anne, poi prende dalla tasca del grembiule appeso al gancetto al lato dei fornelli un Taser e lo aziona contro Castle.

Lo scrittore crolla a terra in un attimo con l’elettricità che lo continua a percuotere.

Crede che sia arrivata la sua ora e pensa solo a Kate.

L’Universo l’ha messa sulla sua strada e ora gli sta togliendo la possibilità di godere della sua vicinanza per il resto della sua vita.

Pensa alla sua musa, alla sua donna, alla sua amante, alla sua unica compagna di vita e una fitta gli stringe il cuore pensando alla sofferenza che ancora una volta la trascinerà nel baratro. Per una frazione di secondo riesce a sperare che la sua vicinanza e gli anni passati insieme le diano la forza d’animo per continuare a sorridere alla vita, nonostante tutto. Magari non subito, ma col tempo.

Castle formula quest’ultimo pensiero prima di perdere i sensi.

“Amore, amore mio! Vieni tesoro, vieni, che ti curo le ferite. Aspetta! Respira questo” gli avvicina al naso la bottiglia bianca e il forte odore acre fa rinvenire lo scrittore.

“Vieni cucciolo, vieni qui. Ti aiuto ad alzarti”. Gli sussurra con voce suadente non perdendo l’occasione per strusciargli le labbra all’orecchio.

Gli porge una mano e lo aiuta a mettersi seduto su una sedia con i braccioli.

Dopo averlo fatto sedere, cambia improvvisamente idea. Lo aiuta a rialzarsi e lo sostiene mentre cammina appoggiato a lei. Con la mano libera sgancia la fascia addominale dello smoking e con gli occhi si incanta a guardare la peluria scura che dall’ombelico sparisce sotto la fibbia della cinta dei pantaloni. Un lampo di eccitazione attraversa fulmineo i suoi occhi.

“Vieni, qui starai più comodo, stenditi. Le lenzuola sono fresche di bucato, un pensiero carino per te. Senti che buon profumo di lavanda?” aggiunge.

Castle non può fare a meno di sdraiarsi rimandando mentalmente il momento della fuga. E’ troppo debole e non ha la forza nemmeno per stare in piedi. Ma per quanto tempo è stato sotto la scarica del Taser? Riesce a malapena a muoversi.

Chiude gli occhi per un attimo sperando in cuor suo che quando li riaprirà sarà tutto un sogno.

Un brutto orribile sogno.

Un click improvviso gli blocca una mano.

Solleva le palpebre e in men che non si dica si ritrova incatenato al  letto.

Un paio di manette modificate per lavorare all’unisono, sono state contemporaneamente fissate ai suoi polsi. Una è legata alla testiera di ferro battuto del letto e l’altra è distaccata dalla prima da un cavo d’acciaio rigido che costringe gli arti ad una distanza obbligata. Mentre Castle si guarda stupito prima una mano poi l’altra, Anne blocca allo stesso modo le sue caviglie.

Castle non può fare a meno di pensare all’ironia della situazione. Farebbe carte false per trovarsi in una situazione del genere con Kate e invece è lì bloccato nel letto di una psicopatica.

 

Angolino delle autrici

Ahi ahi ahi, la nostra dolce Anne è intenzionata a tenersi il suo Ricky, con le buone o con le cattive. Per il suo tentativo di fuga, Castle ha già rimediato una brutta ferita ad una mano e una scarica di taser. Speriamo di aver accontentato chi si aspettava sangue e torture… (VERO REB??!) ma Rick non è ancora libero quindi … chissà? Magari ce ne sarà ancora…

Grazie per l’affetto con cui seguite la nostra storia!

Debora e Monica

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 - Cinquanta sfumature di rosso ***






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CAPITOLO 8 – Cinquanta sfumature di rosso

Castle non può fare a meno di pensare all’ironia della situazione. Farebbe carte false per trovarsi in una situazione del genere con Kate e invece è lì bloccato nel letto di una psicopatica.

 

Anne osserva compiaciuta il frutto del suo lavoro. Il suo adorato fidanzato è disteso nel letto che lei ha provveduto a preparare con tanta devozione quella stessa mattina, scegliendo con cura la biancheria, certa che avrebbe accolto presto i loro corpi scossi dai gemiti della passione. Le dispiace solo che il suo Ricky sia stranamente riluttante, tanto da aver dovuto usare le maniere forti con lui: dapprima il trinciapollo e poi il taser. E anche adesso, è costretta a tenerlo ammanettato alla testiera in ferro battuto. Anche se forse, in questo modo, tutto è ancora più eccitante.

Lascia vagare il suo sguardo voluttuoso sul fisico del suo scrittore. Lo ha immaginato tante volte, grazie anche alle scene di sesso descritte nei suoi romanzi. Anche se in quei casi si trattava di Rook e di Nikki Heat, l’alter ego di quella puttanella della poliziotta. Per fortuna è riuscita a impedirgli di commettere un errore fatale, sposando quella sgualdrina. Aveva infatti scoperto dai blog che il matrimonio avrebbe avuto luogo proprio quel giorno nella villa poco distante dalla casa di Elizabeth e quindi era bastato appostarsi sulla strada e aspettare il momento propizio. E così è stato. Perché la sorte vuole che sia solo suo, di questo Anne è profondamente convinta. E il destino va assecondato e, in certi casi, un po’ forzato.

Con le mani gli accarezza il petto e scende fino alla cintura, cominciando ad allentarla così da poter sfilare anche i pantaloni al suo Ricky, pregustando il piacere che proverà quando saranno una cosa sola.

Da parte sua, Ricky la guarda spaventato e inorridito. In tutta la sua vita ha fantasticato più di una volta di trovarsi in una situazione simile e spesso l’ha anche messa in pratica – sebbene solo con Kate – ma mai e poi mai avrebbe pensato che, invece di eccitazione, avrebbe provato terrore allo stato puro. Sta per essere posseduto da un’amazzone enorme! Quella doveva essere la sua notte di nozze con l’amore della sua vita e invece si ritrova chissà dove e in compagnia di una squinternata pericolosa. Di un cosa è certo: non vuole che lo tocchi. Il pensiero di essere violentato da una donna non gli era mai balenato neanche nelle sue fantasie più perverse. Spera tanto che il suo corpo per una volta lo tradisca e non risponda. Lo spera per se stesso ma anche e soprattutto per Kate. Non sa come potrebbe riuscire a stare di nuovo con lei, se quella pazza andasse oltre.

Mentre sta ancora armeggiando con i bottoni, con la coda dell’occhio Anne vede le gocce di sangue colare dalla mano di Castle lungo il braccio e minacciare la sua preziosa biancheria.

No, la loro prima notte d’amore non può essere rovinata da delle macchie orribili che poi sono anche difficilissime da mandare via. Bisogna correre immediatamente ai ripari.

“Amore, la tua topolina torna subito. Vado solo a cercare qualcosa per fasciarti la mano, non ti allontanare, ok?” gli sussurra con una voce che vorrebbe essere sensuale ma che a lui suona rivoltante.

Come se poi lui avesse la minima possibilità di muoversi da lì: quattro cerchi di metallo lo tengono ben saldo al letto. Appena Anne gli volta le spalle, Castle prova anche a tirare braccia e gambe, ma le manette non cedono di un millimetro e con quel movimento il dolore alla mano per il taglio che gli ha procurato la sua topolina si fa più acuto. La ferita riprende a sanguinare copiosamente.

Per un momento il suo cervello viene invaso dal panico.

Non vede via d’uscita.

E’ nelle mani di una psicopatica e non sa come liberarsi.

Ma è solo un attimo.

Poi prevale la fiducia.

La fiducia smisurata che ha nella donna straordinaria che sarebbe dovuta diventare sua moglie. Anzi, che diventerà sua moglie. Prima o poi ce la faranno, nonostante questo ennesimo assurdo imprevisto. Perché sometimes the hardest things in life are the things most worth doing. E’ stato lui stesso a dirglielo e ora non può smettere di crederci.

Sa che, a quest’ora, Kate lo starà già cercando.

Sa che non è da sola: sicuramente gli amici del dodicesimo saranno al suo fianco. E’ la squadra migliore dell’intero NYPD.

Spera solo che, almeno per questa volta, esulino dal loro ambito abituale e non abbiano a che fare con un omicidio. Gli dispiacerebbe davvero trasformare il giorno del suo matrimonio in quello del suo funerale.

Anne ritorna nella camera con una fascia improvvisata, ricavata da un canovaccio della cucina. Ha fatto sistemare la capanna ereditata dalla sua mamma qualche mese fa, subito dopo la sua scomparsa, ma non è ancora riuscita a dotarla di ogni comfort. Non è stato semplice: si trova lungo un tratto della costa non facilmente raggiungibile e ha dovuto sborsare parecchio denaro per gli operai che l’hanno restaurata. Ma ne è valsa la pena. Le è dispiaciuto non dire niente a Elizabeth: è molto legata a sua sorella, nonostante le loro madri non andassero d’accordo. Ma voleva che questo fosse il suo rifugio segreto, il suo nido d’amore. Sapeva che ci avrebbe portato il suo Ricky. Quante volte aveva fantasticato su quel momento... Certo, non credeva che ciò di cui avrebbe avuto bisogno per il loro primo incontro sarebbero stati cerotti e garze.

“Adesso stai buono buono che la tua Anne si prende cura di te, cucciolo.” Gli dice con affetto, cominciando a fasciare la mano subito dopo averla pulita nuovamente con il disinfettante. Appena conclude il lavoro, Rick la ringrazia e poi le dice: “Anne, sono davvero stanco, possiamo dormire?”

Tenta la carta della dolcezza.

Non sa come altro difendersi dall’attacco della sua carceriera. La ribellione gli ha procurato un taglio e una scarica di taser. Spera di riuscire a convincerla a rimandare qualsiasi cosa avesse in programma per loro al giorno successivo e confida che, per allora, gli venga in mente qualche altra idea. O che qualcuno gli venga in soccorso. Ha bisogno di guadagnare tempo per aspettare che Kate lo trovi. Perché lei lo troverà, ne è sicuro.

Anne lo guarda corrugando la fronte.

Le cose non sarebbero dovute andare così e i cambiamenti di programma non le piacciono.

Tutto deve essere sotto controllo.

Tutto deve seguire il piano prestabilito.

Non era nei suoi pensieri passare la prima notte insieme a riposare senza far nulla. Dove è il romanticismo e la passione che Rick ha descritto nei suoi romanzi?

Però per stasera si accontenterà di dormire abbracciata a lui. Vuole che sia contento e partecipe ma forse è ancora stordito dall’anestetico. Lei lo vuole al meglio.

Domani faranno scintille.

Di questo è assolutamente certa.

“Ok, amore mio. Vado a sistemare la cucina e poi ti raggiungo per il bacio della buonanotte. Tu intanto rilassati.” Poi aggiunge, abbassando il tono della voce, finché diventa un sussurro minaccioso: “E domani non ci saranno scuse. Staremo finalmente insieme. Sai che ho ottimi motivi per convincerti… o vuoi che te ne dia un’altra dimostrazione?”

Rick deglutisce.

Quella donna è pericolosa.

I suoi occhi passano dalla dolcezza alla malvagità e poi di nuovo all’affetto nello spazio di un battito di ciglia.

Anne gli accarezza delicatamente il volto e si allontana.

Il cuore di Castle continua a essere in tumulto. Il pericolo pare essere scampato, almeno per il momento. Nella sua mente ha un unico pensiero: Kate.

 

Dopo essersi congedati da Elizabeth Jones e averla pregata di avvertirli immediatamente qualora la sorella l’avesse contattata, Beckett, Gates e Brady sono rientrati alla stazione di polizia. In macchina, durante il viaggio di ritorno, hanno provato più volte a chiamare il numero di Anne, ma il cellulare risulta irraggiungibile, dopodiché sono piombati in un silenzio persino più assordante di quello dell’andata. Adesso stanno raccontando ad Esposito quel poco che hanno scoperto dalla chiacchierata con Elizabeth Jones quando Ryan li interrompe.

“C’è una cosa che dovete vedere” parte l’irlandese, senza troppi preamboli. “Ho fatto un controllo dei beni immobili posseduti dalla Jones. Sua madre è morta pochi mesi fa e guardate cosa le ha lasciato in eredità?” dice girando il monitor del computer di Brady, di cui ormai si è impossessato.

Kate legge il rapporto a video. Si tratta di un capanno di pescatori, situato lungo la costa a est di Montauk. Non conosce bene la zona, ma non dovrebbe essere distante da dove si trovano. “Capo, sa come arrivare a questo indirizzo?”

“Si trova alla punta estrema di Long Island, all’interno del Montauk Point State Park, e ci si arriva tramite una strada sterrata. Forse sarebbe opportuno non mettersi in viaggio di notte, il percorso è accidentato e si rischia di finire nell’oceano” Non vorrebbe sembrare pavido, ma conosce la zona e sa quello che dice. Le scogliere in quel punto si affacciano a strapiombo sull’Atlantico: si gode di una vista mozzafiato da ogni curva, ma di notte è un’impresa avventurarsi in quella zona.

Se fosse per Kate, partirebbe subito, sprezzante del pericolo. Quando si tratta dei suoi cari, lei perde la lucidità.

Lo ha fatto con il caso di sua madre, andando incontro a coloro che avevano ucciso Johanna e che non avrebbero esitato a far fuori anche lei, nonostante suo padre e lo stesso Castle avessero provato a dissuaderla in tutti i modi.

Lo ha già fatto quando Rick è stato avvelenato dalla tossina: è andata a cercare l’antidoto senza assicurarsi di avere un collega che le coprisse le spalle.

Ma Victoria Gates le mette una mano su un braccio: “Beckett, partiremo appena fa giorno. So quanto è importante per te, ma se ci rimetti la vita non sarai di nessun aiuto al signor Castle. E riposare qualche ora ti farà bene” Poi si rivolge agli altri: “Farà bene a tutti. Capo Brady, il sole dovrebbe sorgere intorno alle 5 e mezzo, quindi dalle 5 più o meno c’è luce. Ci vediamo qui alle 4 per organizzare i mezzi, ok?”

“Sissignore” risponde immediatamente il capo. Ha imparato come ci si rivolge a quella donna volitiva e non sbaglia più.

“Esposito, Ryan, venite, torniamo alla villa del signor Castle. Beckett, pensi che potresti ospitarci per qualche ora?”

Beckett è combattuta. Come può Victoria Gates anche solo pensare di riposare sapendo che Castle è nelle mani di una psicopatica? Poi però comprende che una missione suicida (e omicida) non servirà a nulla.

“Andiamo, alla villa c’è posto per tutti” sospira rassegnata.

E’ notte fonda quando Jim finalmente li vede rientrare. Scruta con lo sguardo il volto stanco della figlia, poi la abbraccia stretta. Non c’è molto da dire in questi casi: i gesti sono assai più eloquenti. A loro si uniscono anche Martha e Alexis. Kate racconta loro brevemente cosa hanno scoperto e quali sono i prossimi passi. Poi si reca nella stanza in cui avrebbe dovuto trascorrere la sua prima notte di nozze con suo marito, si getta sul letto senza neanche spogliarsi e piange fino ad addormentarsi.

 

Angolino delle autrici

Rick è riuscito ad evitare le avances di Anne, almeno per ora. Alla stazione di polizia degli Hamptons, intanto, il lavoro di ricerca di Ryan porta buoni frutti: la signorina Jones possiede un capanno di pesca sulla costa, in un punto non distante ma difficile da raggiungere. E ora?

Grazie a tutti per la passione con cui state seguendo la storia. Nelle vostre parole si legge lo sgomento e lo sconcerto per la situazione in cui si è andato a trovare il povero Rick. Arriverà Kate in tempo?
Debora e Monica

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 - Anne, mani di forbice ***






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CAPITOLO 9 – Anne, mani di forbice

Poi si reca nella stanza in cui avrebbe dovuto trascorrere la sua prima notte di nozze con suo marito, si getta sul letto senza neanche spogliarsi e piange fino ad addormentarsi.

 

Castle sente la sua aguzzina che sparecchia, dietro la tenda che divide la camera da letto dalla cucina. La ascolta canticchiare o forse sarebbe meglio dire gracchiare una canzone d’amore. Quella cosa gli dà decisamente fastidio, lo fa ritornare con la mente alle giornate libere in cui Kate si dedica a cucinare cantando con la sua voce armoniosa e melodiosa mentre lui sistema la tavola con particolare cura e si diverte a scegliere dalla sua fornita cantina il vino più adatto alla serata.

Per fortuna Anne ha accettato di dormire, non pensava fosse così arrendevole.

Avrebbe fatto finta di essersi addormentato come un pupo fino a mattinata tarda, sperando che Kate e gli altri nel frattempo lo avrebbero trovato. Castle si augura con tutto il suo cuore che a quest’ora abbiano capito che non è morto nell’incidente e lo stiano sicuramente cercando. Con l’auspicio che il Capo Brady non si sia messo in mezzo, altrimenti Anne avrà tutto il tempo per abusare di lui e di ammazzarlo!

Udendo passi, che rimbombano nel pavimento di legno, Castle reclina la testa di lato e finge di essere assopito.

Anne lo guarda e, vedendolo dormire, fa una smorfia di disappunto. Ha preparato una cena coi fiocchi e stanno già andando a letto, per di più senza aver mangiato.

Non è questo che aveva sognato.

Non è questo che aveva previsto di fare la sua prima notte da sola con il suo fidanzato.

E sprecare cibo e occasioni è una cosa che non tollera assolutamente.

Si avvicina al letto dalla parte di Castle e gli accarezza dolcemente la testa. Si china per baciarlo ma si ferma a pochi centimetri dalle sue labbra come a voler memorizzare quel momento.

Si abbassa e lo bacia.

Un bacio casto.

Il contatto con la pelle morbida della bocca dell’uomo le risveglia l’adrenalina e l’eccitazione che ha in corpo. Si avvicina nuovamente e assapora piano, lentamente, le labbra del bell’addormentato.

Castle fa fatica a rimanere fermo e a mantenere il suo respiro regolare. Il disgusto che prova va oltre ogni sua aspettativa. La nausea gli contorce lo stomaco, a digiuno dalla mattina, e lo tradisce con un sonoro gorgoglio. Rimane inerte, nonostante Anne lo stia baciando e lo stia lambendo seguendo il contorno della sua bocca. Ironia della sorte in una vita precedente, che ormai gli sembra davvero lontana anni luce, avrebbe gradito questo trattamento.

Fermo, deve restare, fermo.

Immobile.

Deve far finta di dormire, anche se è davvero poco plausibile che una persona non si svegli quando un’altra sta cercando in tutti i modi di farti schiudere la bocca a forza con la lingua.

Tiene i denti serrati e decide di provare la carta del movimento nel sonno, girando la testa dall’altra parte.

Anne si solleva e si porta le dita della mano sulle labbra. Ora che lo sa, ora che conosce il suo sapore non può aspettare fino alla mattina successiva.

Deve averlo.

Subito!

Deve essere suo.

Adesso!

Torna velocemente in cucina e prende il trinciapollo che aveva lasciato in bella vista sul tavolo, sapendo che le sarebbe potuto essere utile.

Castle sente all’improvviso il tocco di un oggetto metallico e freddo che gli sfiora una caviglia e in un attimo si rende conto che la pazza gli sta tagliando i pantaloni dello smoking. E’ arrivata fino alla parte superiore delle cosce quando inizia a sudare freddo. Il pensiero del trinciapollo nelle mani di una squilibrata, vicino ai gioielli di famiglia, lo terrorizza letteralmente. Non fa a tempo a concludere questo pensiero che un dolore profondo nella gamba lo fa urlare.

“AAAAAHHHHH CHE FAI?” esclama spalancando gli occhi e tirando su la testa per vedere l’entità della ferita. Sangue copioso sta velocemente imbrattando i suoi pantaloni.

Anne non gli risponde, né lo guarda. E’ di nuovo in uno stato di trance. Sembra essere in un altro mondo. Si volta verso il comò, apre un cassetto e tira fuori un grande telo di plastica. Prende la caviglia di Castle e la solleva, infilando l’incerata sotto entrambi gli arti.

Castle non riesce ad opporsi, neanche facendo resistenza con il peso. La posizione delle gambe allargate gli ha tolto la sensibilità ed è da un po’ che il formicolio gliele rende insensibili e incapaci di fare forza.

“Oh Ricky, non ti preoccupare tesoro” lo rassicura Anne con voce dolce “non ti devi impensierire per le lenzuola che si macchiano, starò attenta.”

Castle spalanca gli occhi ancora di più, se possibile.

Anne, nel frattempo, dopo aver protetto la biancheria continua il suo lavoro di svestizione. Passa il trinciapollo chiuso sopra i boxer di Castle, sporcandoli di rosso. Accarezza il rigonfiamento virile col metallo, più e più volte, finché non decide di finire il lavoro tagliando i pantaloni anche dall’altro lato. In men che non si dica Castle si ritrova steso nel letto ammanettato a braccia e gambe divaricate coperto solo dalle mutande.

Una situazione che non preannuncia niente di buono.

“Anne, adesso basta. Ho capito quello che vuoi fare ma non mi piace farlo legato. Desidero fare sesso con te, ma non voglio essere incatenato, voglio poterti toccare!” Castle è talmente disperato che prova la carta dell’accondiscendenza. Gli ripugna ciò che ha detto ma confida che, una volta liberato, la riesca a sopraffare. E’ pur sempre una donna e, per quanto sia grande, lui è più alto e più grosso e ha qualche rudimento di difesa. Cerca di cacciare in quel momento l’immagine degli allenamenti di kickbox a cui Kate lo ha costretto diverse volte, dicendogli quanto fosse importante che potesse difendersi da solo nel caso che lei non fosse stata in grado di farlo. Peccato che non riuscivano mai a terminare quelle sessioni: puntualmente finivano rotolandosi per terra in tutt’altra questione affaccendati.

 

“COSA HAI DETTO? Come ti permetti di dire che vuoi fare SESSO con me? Non sono una maledetta puttana, NON SONO COME QUELLA POLIZIOTTA CHE TI SBATTI OVUNQUE!” comincia ad urlare Anne, che reagisce in modo assolutamente diverso da come Castle si aspettava “io sono la tua fidanzata e tu farai l’amore con me, come lo dico io!”

A quel punto Castle sente di aver perso su tutti i fronti. Non sa cosa quella pazza abbia in mente di fargli ma, qualunque cosa sia, sarà terribilmente spiacevole.

Anne prende il trinciapollo ormai imbrattato di sangue e lo ferisce all’altezza del costato. Un taglio di almeno una decina di centimetri, fortunatamente non troppo profondo.

Castle non reagisce.

Non urla.

Cerca velocemente di capire come comportarsi prima di ritrovarsi tagliato a fettine.

“Oh poverino, ti fa male?” gli chiede improvvisamente preoccupata e calma. Poi si abbassa su di lui e inizia a baciarlo ovunque. Le labbra seguono i muscoli tesi del suo addome e le mani lo accarezzano, una col trinciapollo pericolosamente aperto ma fortunatamente tenuto piatto.

Anne scende sempre di più e si concentra sull’unica parte ancora coperta.

“Anne smettila! Non voglio! Sono fidanzato con un’altra donna. Prendine atto. Posso essere tuo amico se vuoi, posso … posso firmarti degli autografi o …. Ecco! Ho trovato: posso farti diventare la protagonista del mio prossimo romanzo che dedicherò a te, SOLO A TE” Castle è sfinito, quelle attenzioni in un territorio ormai felicemente ad uso esclusivo di Kate lo stanno davvero torturando nell’animo e prova quell’ultima carta a sua disposizione. E’ sollevato perché sembra che la cosa funzioni.

Anne infatti alza la testa e lo guarda sorridendo.

“Faresti davvero questo per me?” chiede speranzosa.

“Certo” risponde leggermente rincuorato.

Anne è così felice che si avvicina e lo bacia con passione per mostrargli tutta la sua gratitudine. Poi in cuor suo decide che deve ringraziarlo a dovere facendogli provare quello che nessuna donna è riuscita mai.

 

In una villa non troppo lontana negli Hamptons, Kate si sta facendo la doccia. Sono le tre del mattino e non è riuscita a chiudere occhio se non per un’oretta scarsa. Spera che Castle stia bene ma non è tranquilla per niente. Non dopo aver saputo da Esposito che il fucile in questione inietta anestetico. Questo la l’ha rassicurata, nel senso che apparentemente Anne Jones non lo vuole morto ma, considerando le notizie che le ha dato Paula su quella fan, non è per nulla serena. Quella donna soffre sicuramente di una doppia personalità. Ha scritto a Castle lettere di minaccia perché Nikki Heat non era ispirata a lei, ma allo stesso tempo è iscritta a tutti i fanclub, anche a quello ufficiale, e frequenta attivamente molti blog su di lui, osannandolo.

L’acqua scroscia fredda sulla sua testa. Ha voltato con decisione il miscelatore perché ha bisogno di una doccia ghiacciata che la tenga sveglia. Si guarda velocemente allo specchio ignorando le profonde occhiaie e la ruga in mezzo alla fronte, quella che, quando è preoccupata, non sparisce mai. Si lega velocemente i capelli in una coda e ripone gli orecchini regalati da Martha in un portagioie nella mensola sopra il lavandino, guardandoli con rammarico. Li indosserà un giorno, di nuovo. Ha bisogno di crederci in questo momento con tutta se stessa. Si infila una maglietta e i jeans senza neanche essersi preoccupata di asciugarsi bene.

Scende in cucina dove trova Martha davanti alla macchinetta del caffè.

Quando la sente, si gira e le porge una tazza, quella con la scritta bianca I Love NY che risalta dentro un cuore rosso. Le sorride. Esternamente impeccabile come sempre ma con gli occhi rossi e velati di lacrime.

“Ti stavo aspettando e ti ho preparato il caffè. Ne hai bisogno” le dice con dolcezza e con un filo di voce.

“Grazie Martha.” risponde Kate.  Poi poggia la tazza sul bancone, le si avvicina e la abbraccia. Entrambe scoppiano in lacrime silenziosamente, ma tutte e due cercano di riprendersi subito, mantenendo quell’abbraccio un po’ più a lungo. Kate è la prima a scostarsi, prende Martha per le braccia e guardandola dritta negli occhi le fa una promessa.

“Martha, lo troverò. Lo troverò e lo riporterò qui da te, da Alexis e da me” aggiunge forzandosi di sorridere e di infondere così coraggio alla mamma di Rick “Siamo le sue donne e non possiamo fare a meno di lui.”

L’attrice è commossa e per la tensione non riesce a parlare. Abbraccia solo nuovamente Kate e mentre la stringe forte le sussurra “Ho piena fiducia in te, figlia mia. Lo troverai. E sarete felici, cara, come vi meritate di essere.”

In quel momento Esposito e Ryan si affacciano in cucina.

“Prendete ragazzi, il caffè. Bevete e andiamo. Non ho intenzione di aspettare un minuto di più, con o senza Brady, io vado. Intanto chiamo la Gates” dice tutto d’un fiato. E con l’adrenalina che ha iniziato già a circolarle nelle vene.

“Non occorre, Kate. Sono qui. Andiamo”.

 

Angolino delle autrici:

Anne sembra essersi presa quello che voleva, nonostante Rick abbia cercato in tutti i modi di difendersi, ma quella virago armata di trinciapollo pare invincibile.

Gli amici del dodicesimo, capitanati da Beckett e Gates, danno inizio alla ricerca. Riusciranno a trovarlo prima che sia troppo tardi?

E una sola parola per tutti voi: GRAZIE! Di cuore.
Debora e Monica

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 - Salvate Rick ***






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CAPITOLO 10 – Salvate Rick

“Prendete ragazzi, il caffè. Bevete e andiamo. Non ho intenzione di aspettare un minuto di più, con o senza Brady, io vado. Intanto chiamo la Gates” dice tutto d’un fiato. E con l’adrenalina che ha iniziato già a circolarle nelle vene.

“Non occorre, Kate. Sono qui. Andiamo”.

 

Il capo Brady li sta aspettando sulla porta della stazione di polizia degli Hamptons. Quando i colleghi del NYPD se ne sono andati, è entrato nel database e ha provato a verificare a quale cella si fosse collegato il telefono di Anne Jones, ma nelle scorse 24 ore è sempre rimasto staccato. L’ultimo aggancio risale al giorno precedente e corrisponde alla zona in cui abita sua sorella Elizabeth, confermando quanto aveva dichiarato lei stessa. Alla fine ha optato per sonnecchiare direttamente su una poltrona nel suo ufficio, senza nemmeno darsi la briga di tornare a casa. Ci tiene proprio ad aiutare il detective Beckett a ritrovare il signor Castle e non solo perché non vuole fare brutta figura con loro, ma soprattutto perché in qualche modo si è affezionato a loro due che lo hanno aiutato a risolvere il caso più difficile di tutta la sua vita. Anche i colleghi del NYPD, che si stanno impegnando tanto, sembrano molto preoccupati e deve ammettere che sta imparando tanto da loro e vuole dar loro una mano. Anche lui vuole fare la sua parte.

Si salutano velocemente, poi Brady li invita a salire sul suo pick-up: le quattro ruote motrici agevoleranno il percorso nella parte terminale del tragitto. L’unico inconveniente è che ci sono solo due posti all’interno dell’abitacolo accanto al guidatore, ma Ryan e Esposito si offrono immediatamente di salire sul retro aggrappati ai montanti laterali della cabina guida, nonostante l’arietta fresca del primo mattino.

Il viaggio dura poco più di mezzora, durante il quale il cielo si tinge di rosa, arancio tenue, giallo, mentre i raggi del sole si fanno spazio fra la bruma mattutina all’orizzonte. La natura sta offrendo uno spettacolo meraviglioso, ma nessuno degli occupanti della vettura pare dedicarvi attenzione. Ognuno di loro è assorto nei propri pensieri. Tutti loro pregano in silenzio che quell’alba preannunci un giorno buono per colui che stanno cercando.

A un certo punto, scorgono in lontananza il faro di Montauk Point.

Brady accosta il pick-up in una piazzola che si apre a lato della strada e tutti scendono. “La zona è questa, ora dobbiamo proseguire a piedi.” Dichiara. Si affacciano sulla scogliera e scrutano con attenzione in tutte le direzioni.

“Forse c’è qualcosa laggiù” suggerisce Esposito. Evidentemente non ha perso l’occhio allenato del cecchino, pronto a cogliere ogni dettaglio.

Brady impugna il cannocchiale e lo punta verso il luogo indicato dal detective. Incastonata nella roccia, c’è una capanna di legno. Come abbia fatto Esposito a individuarla è un mistero. Passa il binocolo al collega e gli indica l’abitazione che ha lo stesso colore della falesia su cui pare incastrata. Ma osservando bene, si scorge anche una vettura parcheggiata nei pressi della costruzione. Ci deve essere una via d’accesso nascosta che permette di raggiungerla con un mezzo di trasporto.

Risalgono tutti a bordo e si recano verso l’obiettivo: non ci sono dubbi, quella è la capanna ereditata da Anne Jones.  

“Capo, ritengo sia opportuno lasciare la macchina sulla strada principale, così da evitare che il rumore del motore insospettisca o spaventi la nostra sospettata.” Dice la Gates. “E… Kate, tu resti qui. Sarebbe troppo pericoloso.”

“Ma, signore, io…” prova a controbattere Beckett.

“Beckett, il capitano ha ragione. Pensa al video che ha girato Velazquez. Ricordi il trattamento che ha riservato alle tue foto? Quella donna è ossessionata da Castle tanto da rapirlo, non credo proprio che ti accoglierebbe a braccia aperte a casa sua.” Si intromette Ryan.

Kate sospira, titubante.

Il suo uomo potrebbe essere lì, a poche centinaia di metri da lei, è da ore nelle mani di una pazza che chissà cosa gli avrà fatto e a lei viene impedito di andare a salvarlo.

“Kate, potresti mettere in pericolo anche lui” aggiunge Esposito.

Quelle parole la fanno riflettere. Espo ha ragione. Non può rischiare e per una volta deve stare nelle retrovie.

La donna, pur con dispiacere, annuisce.

Si ferma accanto al pick-up mentre gli altri si avvicinano guardinghi al loro obiettivo, impugnando le pistole. Riconoscono l’auto di Anne, quella che l’ornitologo ha ripreso nel video, parcheggiata poco distante.

Dall’interno della capanna non proviene alcun rumore. Del resto, non sono nemmeno le sei, probabilmente dormono.

O almeno è ciò che sperano.

Anche se non se lo dicono, Esposito e Ryan sanno di condividere lo stesso pensiero. Si augurano che quella donna non abbia compiuto un gesto estremo, coinvolgendo anche Castle. Non sarebbe il primo caso di omicidio/suicidio.

Hanno già temuto di perdere il loro amico e collega quando era stato avvelenato dalla tossina.

Hanno rischiato di dire addio a lui e Kate quando lei era finita su una bomba e lui non si era voluto allontanare dalla sua amata compagna, ma in quel momento erano troppo impegnati a cercare di salvare entrambi per poter lasciare spazio all’angoscia.

Ma Kate è un’agente del NYPD, proprio come loro, e, in quanto tale, il correre dei rischi è parte del pacchetto.

Castle no.

Gioca a fare il poliziotto e il suo aiuto è stato determinante in più di un’occasione, ma lui è uno scrittore, un uomo buono e generoso, che non sa nemmeno difendersi più di tanto.

Un padre di famiglia.

Un figlio.

Accidenti, quei due si meriterebbero un po’ di pace, ma non sembrano destinati ad averla. Ci mancava solo l’ammiratrice squilibrata. E nel giorno del loro matrimonio, per giunta!

Victoria Gates con un cenno del capo ordina ai suoi uomini – perché ormai considera anche Brady come un membro della sua squadra – di circondare la capanna. La costruzione ha un unico ingresso sul fronte mare e presenta una finestra su un lato. La porta è di legno e non sembra molto resistente. Dall’apertura sul fianco della capanna si intravede l’interno.

Sembra deserta.

Con grande cautela, Esposito prova a forzare la maniglia dell’uscio, cercando di non fare il minimo rumore.

Un fiotto di luce illumina una stanza arredata con cura, in netto contrasto con l’ambiente esterno piuttosto scarno. Un tavolo, due sedie e una cucina attrezzata occupano l’interno. Javier entra, seguito da Kevin e dalla Gates. Brady, invece, rimane fuori, come ordinato dal capitano, temendo qualche pasticcio. Senza scambiarsi una parola, la donna di nuovo in veste Iron fa cenno ai suoi uomini di guardare per terra.

Macchie di sangue, apparentemente recenti.

Brutto segno.

La quantità non sembra preoccupante, ma in ogni caso non lascia presagire nulla di buono.

Gli spazi sono suddivisi da dei tendaggi. Facendo attenzione, Ryan sposta il primo drappo e svela un gabinetto. Anche lì altre tracce di sangue.

Poi tutti e tre si avvicinano alla seconda tenda.

Hanno il cuore in gola.

Esposito la solleva e lo spettacolo che trovano li lascia senza fiato.

 

Angolino delle autrici:

Gates and company sono arrivati al capanno di Anne, ma cosa è successo nelle ore precedenti? Cosa hanno scoperto al di là della tenda, tanto da rimanere senza fiato?

Aspettiamo le vostre (e quelle dei criceti) consuete ipotesi ;-)

Grazie di continuare a seguirci con tanto affetto ma non temete! Siamo quasi giunti alla fine… e incrociamo le dita armati di padelle/spade, lanciafiamme, sparachiodi, bombe e di tutto quello che vi viene in mente!

Debora e Monica

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 - Una nuova vita ***






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CAPITOLO 11 – Una nuova vita

Poi tutti e tre si avvicinano alla seconda tenda.

Hanno il cuore in gola.

Esposito la solleva e lo spettacolo che trovano li lascia senza fiato.

 

Anne dorme beatamente sul letto con la testa sul petto nudo di Castle. Non ha sentito nulla dell’irruzione. Castle riposa anche lui o forse è svenuto. Ha perso molto sangue da diverse ferite da taglio nel torace e negli arti che sono ancora bloccati in posizione divaricata dalle manette. Nessuna lesione sembra particolarmente profonda da recidere organi vitali ma tutte hanno bisogno di diversi punti di sutura.

Senza perdere neanche un attimo, la Gates prende in mano la situazione e fa cenno ad Esposito e Ryan, coordinando l’entrata come di consueto nelle irruzioni. Di solito è Kate a dare gli ordini ma questa volta devono seguire le disposizioni di Victoria che è scesa in campo operativo con i suoi uomini.

Esposito tiene il fucile puntato su Anne e Ryan, seguendo le indicazioni del capitano si è avvicinato al bordo del letto e con forza le ha preso il braccio posato su Castle e l’ha ammanettata dietro la schiena.

Il risveglio della donna è immediato.

Anne Jones inizia a gridare come una forsennata e a divincolarsi incurante del fucile puntato contro di lei.

“LASCIATEMI. CHE VOLEEEETE? SONO A CASA MIA! CHI SIETE?” urla come una pazza non rendendosi assolutamente conto della situazione in cui si trova.

La Gates nel frattempo si è avvicinata a Castle ancora privo di sensi e gli posa due dita sul collo.

“E’ vivo! Dio sia lodato.” Esclama sollevata, poi si guarda intorno e non trovando nulla di adeguato si sfila la giacca e la pone a coprire le nudità di quell’uomo ferito e umiliato.

Ryan lotta per cercare di trattenere la squilibrata mentre Espo cerca di farla ragionare facendole capire che non ha scampo. Fiato sprecato, perché quella psicopatica continua a urlare senza posa. La cosa sconvolgente è che, nonostante questo caos, Rick non riprenda conoscenza.

La Gates prende in mano la situazione e impartisce subito ordini: “Espo, basta! Mettila fuori uso. Tu Ryan cerca qualcosa per tagliare queste manette, evitiamo che Beckett lo trovi così”.

L’ispanico colpisce Anne in testa con la canna del fucile e la donna cade finalmente in terra priva di sensi. Ryan si affanna a cercare una tronchese – ne ha vista una sul pick-up di Brady – per spezzare l’acciaio quando proprio in quel momento il capo si fa coraggio ed entra nella capanna. Dietro di lui, Kate, avendo sentito la colluttazione, si avvicina e vede il sangue per terra, poi alza gli occhi e con orrore scorge Rick.

Victoria Gates la guarda con compassione, immaginandosi cosa debba provare a quella vista. Nessuno merita di essere oltraggiato in quel modo e di certo Kate non dimenticherà mai quel momento. In cuor suo spera che un giorno non troppo lontano sia lei sia il signor Castle stenderanno un oblio su quel capitolo terribile della loro esistenza. Spera davvero che il loro amore sia così forte da superare anche questa terrificante prova. Dopo anni passati in polizia sa bene come essere vittima di abusi sessuali e torture possa sconvolgere una vita per sempre.

“Rick, che ti hanno fatto?” mormora la detective con il cuore in gola non appena scosta la tenda.

Velocemente si precipita nella stanza e quel che vede non si avvicina neanche lontanamente al suo peggior incubo. Corre verso il letto e si inginocchia  accarezzando la testa del suo compagno. Le lacrime le scorrono veloci sulle guance mentre con le mani lo sfiora e cerca di svegliarlo chiamandolo con voce tremante. Gli occhi umidi scorrono lentamente sul suo corpo devastato dalle ferite e sull’incerata che ha trattenuto il sangue senza farlo defluire. Si maledice mentalmente per aver dato retta agli altri, per non essere intervenuta la sera prima. Guarda la giacca della Gates con cui pietosamente il capitano ha coperto le parti intime e non ha nemmeno il coraggio di scostarla per appurarsi che la pazza non abbia infierito anche lì. Nella confusione ovattata della sua mente, sente Brady che chiama un’ambulanza e le braccia della Gates che le cingono le spalle per confortarla. Quasi avesse capito i suoi timori, Victoria la rassicura che tutte le ferite sono superficiali. Kate si gira verso di lei. I loro occhi si incrociano per un momento comunicandosi più di mille parole. Appoggia la testa sul suo ventre e non riesce più a trattenere i singulti che iniziano a percuoterla senza possibilità di fine. Un abbraccio silenzioso la stringe, consapevole che nessun conforto può essere dato in quell’istante, se non la vicinanza e il calore umano.

 

SEI MESI DOPO

La giornata sta terminando e gli ospiti iniziano ad andare via.

Martha e Jim si avvicinano a braccetto alla coppia di neosposi, belli più che mai, e li abbracciano dando loro un senso di famiglia che, per vari motivi, manca a tutti da molto tempo.

Kate è splendida con i suoi orecchini blu, dono della suocera alla vigilia del matrimonio non celebrato a causa dell’incidente e rapimento di Rick.

E’ l’unica cosa che indossa in comune con quel giorno e Martha è onorata che li abbia messi.

Tranne il luogo, hanno voluto che tutto fosse differente, che fosse unico e sincero come il loro amore.

La sposa ha un vestito corto color avorio semplice ed elegante che le modella il corpo in modo splendido. L’ha scelto insieme a Rick, in barba a tutte le tradizioni. Dopo tutto quello che è successo, ha fatto lavare e riposto con cura l’abito di Johanna, ma ha optato per qualcosa di completamente diverso, sicura che sua madre l’avrebbe perdonata per questa decisione.

Questo è un matrimonio speciale, un matrimonio particolarmente sentito da tutti. Pochissimi sono stati gli invitati e la cerimonia è stata splendida. Ospite d’onore è stato il professor Hawkes il cui video è stato fondamentale per il ritrovamento di Rick – e probabilmente per la sua stessa sopravvivenza.

Gli sposi sono emozionati per essere finalmente riusciti a coronare il loro sogno, nonostante i tanti imprevisti avuti. Rick, dopo la terribile esperienza vissuta con Anne, è stato ricucito e rimesso in piedi in pochi giorni. Uno dei suoi timori più grandi era che la ferita alla mano, inferta con il trinciapollo, e le lunghe ore ammanettato alla testiera del letto avessero compromesso la sua capacità di scrivere, ma fortunatamente così non è stato. I medici gli hanno detto che ha rischiato la mobilità dell’arto destro,  visto che un tendine è stato quasi reciso, ma grazie al cielo ha recuperato perfettamente. Certo, ogni tanto continua a svegliarsi in preda agli incubi, ma Kate non lo ha mai lasciato solo.

E’ sempre stata accanto a lui, pronta a consolarlo.

Ha aspettato che fosse pronto a riprendersi in mano la sua vita.

Ha atteso e gli ha concesso tempo,  proprio come è successo a ruoli inversi per tante volte.  

Un collega del dottor Burke lo ha aiutato a superare piano piano il trauma delle violenze subite.

Gli invitati sono felici di vedere infine quella coppia, che in molti hanno sostenuto fin da tempi insospettabili, traguardare quel passo importante, quel nuovo inizio di vita insieme.

Martha e Jim, uniti come non mai dall’amore per i loro figli, sono orgogliosi di averli visti fare questo passo così importante.

Entrambi pensano al genitore assente, chi per scelta di vita chi perché non c’è più. Ed entrambi sperano di essere riusciti ad amare i figli abbastanza da non far sentire loro troppo la mancanza dell’altro genitore.

Alexis è felice e anche un po’ invidiosa di quell’amore speciale che suo padre finalmente ha trovato ma continua ad essere perennemente in ansia per lui, pure se l’ultimo episodio non può essere attribuito in nessun modo a Kate. Spera un giorno di trovare anche lei un uomo che le faccia avere la stessa espressione di suo padre e di Kate in questo momento.

Salutati tutti, finalmente rimasti soli, Rick e Kate, ancora vestiti da cerimonia, prendono una coperta per difendersi dall’aria fredda di novembre e si sdraiano nei lettini che hanno fatto sistemare in mezzo al prato, nell’esatto punto dove si erano posizionati la prima volta che erano stati insieme negli Hamptons. Sollevano in alto i calici e fanno un brindisi privato, molto più importante e significativo di tutti quelli che erano stati fatti poche ore prima.

Si tengono la mano in silenzio godendosi la luna che sorge sul mare.

La prima alba di luna della loro nuova vita da marito e moglie.

 

Angolino delle autrici:

Anche questa avventura è finita. Spero che ci vogliate ancora bene nonostante la Pollyanna che è in noi sia riuscita fuori solo nelle ultimissime battute.

La  7x01 sarà sicuramente ben diversa da questa nostra stramba versione, ma noi ci siamo divertite tantissimo a immaginarcela così. Qualunque cosa accada speriamo che Marlowe, anzi Amann, voglia proseguire con qualcosa che comunque terrà uniti i Caskett, magari scavando nel passato da viveur dello scrittore.

Vi ringraziamo tanto per l’affetto con cui ci avete seguito in questo nostro secondo esperimento insieme.

Uno speciale ringraziamento va a tutti quelli che hanno sclerato insieme a noi, recensendo tutti i capitoli armati di padelle, sparachiodi, lanciafiamme e bombe, con reazioni assolutamente moderate alle gesta di Anne, mani di trinciapollo (Reb, va bene così?)

Poi un sincero e riconoscente grazie in particolare a:

Annalisa (e, ovviamente, Katiuscia e Igor): ci hai fatto letteralmente sbellicare dalla risate. Sei entrata nella nostra storia con passione ed energia per salvare il nostro eroe e ci hai regalato dei sorrisi enormi nei nostri cuori.

Diletta: sappi che ormai sei la nostra Etta-Saetta. In questa storia ci hai lasciato delle recensione bellissime, molto attente e dettagliate. Hai colto aspetti profondi e hai sottolineato momenti che potevano facilmente non essere percepiti nella loro importanza, presi nel vortice della lettura degli avvenimenti sconvolgenti. Questa cosa invece ci ha riempito di gioia.  

Rebecca: senza la tua esperienza e la tua bravura in questo banner Kate non avrebbe mai avuto gli orecchini azzurri (tocco di classe) e tutti gli altri sarebbero stati un po’ meno belli. I tuoi consigli sono stati fondamentali.

Virginia: le tue ipotesi, sin dall’inizio molto dettagliate e precise, ci hanno fatto gioire. Avevi compreso sin da subito che dietro la sparizione di Rick c’era una psicopatica affetta da OCD, quindi chapeau per l’intuito!

A Dia, Tati, Serena, Carmelina per esserci state sempre!

Insomma avventura finita ma chissà…. Magari ci rivedremo di nuovo.

Che l’ispirazione sia sempre con noi!

Debora e Monica 

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