Primum: vivere

di Ciuffettina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Otto anni prima ***
Capitolo 2: *** Otto anni dopo ***



Capitolo 1
*** Otto anni prima ***


Il demone Arnon comparve all’improvviso davanti a Kevin, un ragazzino tredicenne, che stava seduto in un vicolo buio a disegnare: «Mi sembri stressato.»
Kevin aveva il dono di rendere reali i suoi disegni ma finora non era ancora riuscito ad attivarlo. Chissà se ora c’era riuscito?
Kevin sobbalzò leggermente. «Arnon, mi hai spaventato.»
«Che cosa ci fai qua fuori?»
«La porta è chiusa a chiave. Mi sono messo a disegnare mentre aspettavo» rispose Kevin.
Arnon sorrise. «Bene.»
Kevin scosse la testa. «Non va bene. Non lo so…» Scrollò le spalle. «Non riesco a concentrarmi. Ho fatto tutto quello che hai detto tu ma non funziona…»
Il demone alzò le mani per interrompere quel flusso di parole. «Allora non ti stai impegnando abbastanza.» Si accovacciò davanti a lui. «Hai un dono speciale, Kevin…» Agitò le mani come per mettere a fuoco l’obbiettivo che si prefissava. «Un dono molto speciale. E se vuoi sfruttarlo, devi crederci totalmente.» Si fece dare da Kevin il suo block notes che raffigurava una tigre e la fissò: sembrava viva ma finché lo sembrava e basta, il talento artistico di quello stupido ragazzino era più inutile di un accendino all’Inferno. Doveva assolutamente attivare il suo dono! «Tu la disegni per vederla meglio. Ma non sarà mai reale, a meno che tu non la renda vera nella tua mente.» Gli restituì il blocco dicendogli insinuante: «Rendila reale, Kevin. Falla vivere.»
Kevin prese il block e aggiunse altre linee al disegno poi lo fissò intensamente. Una tigre apparve dal nulla ed entrambi schizzarono in piedi.
Kevin era stupefatto. «Non posso crederci, funziona!»
La tigre cominciò a ruggirgli contro e il ragazzo indietreggiò. «E ora come faccio a mandarla via?» domandò spaventato.
Arnon prese il foglio che raffigurava la belva e lo strappò in quattro ridendo, la tigre svanì nel nulla. «Adesso è ora di rendere reale anche quel tuo eroe, perché si occupi del tuo problemino. E poi si occuperà del mio.»


Erano d’accordo d’incontrarsi in un hangar, Arnon si era seduto sul sedile di una cabina d’aereo smontata e stava già pregustando il momento in cui avrebbe messo le mani sui poteri dell’Anziano Ramus, cioè prevedere il futuro e altri, per evitare problemi si era reso invisibile.
Kevin entrò, con la solita borsa a tracolla. «Arnon?»
Il demone si rese visibile: «Mi stavo preoccupando, Kevin.»
«Arnon. Mi hai spaventato.»
Ma tutte le volte doveva spaventarsi? Ormai avrebbe dovuto essere abituato. Arnon si alzò. «Scusa» disse cercando di sembrare amichevole. Gli si avvicinò: «Dov’è l’Aggressore?»
Kevin esitò. «È… è sparito. Ho strappato il disegno.»
Arnon non riusciva a crederci. «Che hai fatto?»
«L’Aggressore ha ucciso Kaz.»
Arnon sapeva che quel bulletto aveva trasformato la vita di Kevin in un inferno, allora qual era il problema se era stato eliminato? «Non era per questo che volevi che ti aiutassi a creare il tuo super eroe?»
«Non per uccidere! Non ho mai voluto questo!»
Arnon cercò di rimanere calmo. «Era un ragazzo cattivo, giusto? Proprio come Ramus.»
Kevin disse deciso: «Non lo disegnerò di nuovo.»
Arnon si allontanò, voltandogli le spalle.
Kevin biascicò: «Scusa, mi dispiace...»
Arnon si girò verso Kevin, puntandogli un dito contro: «Abbiamo fatto un accordo. Io aiuto te e tu aiuti me, l’hai dimenticato?» Gli si riavvicinò con le braccia spalancate: «Ora mi serve l’Aggressore per eliminare Ramus e prendere i suoi poteri.» Era furioso, se fosse stato per lui gli avrebbe strappato le budella a mani nude ma aveva bisogno che quell'idiota ridisegnasse l’Aggressore, pertanto ostentava un’aria solo leggermente seccata.
Kevin chiese: «Perché non lo elimini tu stesso?»
Quel mocciosetto era proprio un idiota di prima categoria! «Te l’ho già detto, io ho solo l’abilità di percepire i grandi poteri, non di possederli. È così che ti ho trovato ed è così che troverò Ramus. Ora tu devi aiutarmi.» Tirò fuori l’album dalla borsa di Kevin: «L’Aggressore dev’essere riportato in vita, prima che qualcun altro perda la sua» concluse, lanciandogli un’occhiata eloquente e allontanandosi.


Arnon era decisamente esasperato, Kevin gli aveva appena riferito che non era riuscito a uccidere Ramus perché tre streghe si erano messe in mezzo e qualcuno, presumibilmente un angelo bianco, l’aveva fatto sparire in una luce azzurrina. Il demone usò i suoi poteri per mozzargli il fiato in gola, giusto per spaventarlo, mentre rimaneva seduto in cabina. «Come ha potuto fallire l’Aggressore? Mi hai detto di averlo disegnato invincibile.» Si alzò e si diresse verso quello stupido ragazzino che continuava ad ansimare. «L’occasione dell’equinozio capita una volta nella vita e non voglio passare il resto dei miei giorni solo a percepire i poteri degli altri. Io voglio quei poteri, i poteri di Ramus.»
«Ci ho… provato…» rantolò Kevin.
«No. Non abbastanza!» ringhiò Arnon, poi lo lasciò respirare e Kevin cominciò a tossire per riprendere fiato. «Disegnerai un altro Aggressore. Più forte, che affronti le streghe quando Ramus ritornerà.»
Kevin lo fissò: «E se lo scatenassi contro di te?»
Stupido ragazzino ingrato! Lui gli aveva fatto scoprire il suo dono e ora quel moccioso osava minacciarlo? «Saresti morto ancora prima di provarci. E poi ucciderei tutte le persone a cui ancora importa di te. Non avrò molto potere, ma per questo è sufficiente. E ora… disegna!» Sperava di essere stato sufficientemente chiaro e si allontanò.


Kevin si ripresentò nell’hangar. «Arnon, sono io, Kevin…»
Il demone gli arrivò da dietro e lo afferrò per una spalla: «Mi hai tradito.» Gli sventolò sotto il naso un disegno raffigurante le tre streghe vestite da super eroine, possibile che quel moccioso non capisse che avevano fatto un accordo? «Ora che so che puoi disegnare dei poteri per gli altri, ne disegnerai alcuni anche per me!» Lo obbligò a disegnare, poi lo tramortì, l’avrebbe ucciso molto volentieri ma forse, così facendo, l’Aggressore sarebbe scomparso, meglio non rischiare. Gli piaceva come l’aveva raffigurato: più alto, muscoloso e con una specie di corazza nera con stampati sopra dei pettorali in rilievo e una maschera nera.
Arrivarono quelle tre maledette, vestite anch’esse da super eroine, così quel traditore se le era portate dietro per tendergli una trappola! Una si chinò sul moccioso e un’altra prese in mano l’album fissando il nuovo disegno. «Che è questo?» «Un altro Aggressore?» si chiese una delle tre.
Arnon comparve loro davanti: «Esatto.» Strappò il disegno che le raffigurava, subito tornarono normali, e le scagliò contro una parete di legno facendola andare in mille pezzi. Poi si precipitò nella casa dov’era Ramus e scaraventò l’angelo bianco che lo proteggeva contro un tavolo per poi farlo finire a terra svenuto. Poi si avvicinò all’Anziano: «Acquisire i tuoi poteri sarà molto facile.»
Ramus spalancò le braccia: «Allora goditeli, finché durano.»
Il demone non se lo fece ripetere e affondò una mano nel suo petto estraendone l’agognato potere, l’Anziano sparì in una luce bianca, aveva appena cominciato a gustare la sua vittoria, quando comparvero le tre disgrazie con il moccioso traditore.
Arnon disse loro con baldanza: «Troppo tardi. Ramus è morto!»
Una corse verso l’angelo a terra mentre la seconda esortava la terza: «Paige, adesso!»
«Stivale!»
Lo stivale orbitò in mano alla strega e Arnon finì a terra.
Ma che…?
Kevin gridò, concitato: «Il sinistro, lo stivale sinistro!»
Paige: «Stivale sinistro!» Orbitò anche quello e la strega (strega? per come faceva orbitare le cose sembrava più un angelo bianco) chiamata Paige estrasse il disegno.
Arnon cercò di fermarla prima che strappasse il disegno ma non fece in tempo. Si ritrovò come prima.
«Sono cose che scocciano quando capitano, eh?» lo dileggiò una di loro.
Quella chiamata Paige disse: «Visto che hai i poteri di Ramus, dovresti riuscire a prevedere che cosa succederà ora.»
Oh sì, era riuscito a prevederlo molto chiaramente.
La strega che era accorsa verso l’angelo avanzò minacciosa verso di lui. «Sarà doloroso, temo.» Sollevò i pugni e li spalancò di fronte a lui.
Arnon scomparve urlando in un’esplosione di molecole nere… per poi riapparire nel solito vicolo.
Grazie ai poteri che aveva preso a Ramus non solo sapeva che cosa sarebbe successo ma anche l’esatto momento in cui lei avrebbe tentato di ucciderlo e aveva deciso di tentare il tutto per tutto. Conosceva qualche trucchetto e aveva solo finto di esplodere un nanosecondo prima che quella troia lo facesse per davvero. Purtroppo aveva dovuto rinunciare a quei nuovi poteri ma, se non l’avesse fatto, probabilmente quelle tre puttane avrebbero capito che era ancora vivo e sarebbero tornate a cercarlo. Non era un vigliacco ma aveva capito che quelle erano quel famoso Trio di streghe (le tre sorelle!) contro cui troppi demoni, anche più abili e potenti di lui, si erano già rotti le corna e alla fine l’unica cosa che rimaneva da fare era prendere paletta e scopino per rimetterne insieme i pezzi.
Meglio cambiare città e trovarsi un altro nome. Di nuovo. Che seccatura!
Ecco che cosa succede quando il proprio nome sembra quello di una malattia venerea e nemmeno una di quelle divertenti! Devo trovarne uno che incuta rispetto e paura. Grazie alla mia astuzia ho tutto il tempo del mondo.

*****

L’idea per questo cross-over mi è venuta guardando la puntata 05x05 di “Streghe”, “Superstreghe” in cui Mark Sheppard (lo conoscete, no?) interpreta la parte di un demone (ma va?).

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Capitolo 2
*** Otto anni dopo ***


Sam, Dean e Castiel stavano scendendo le scale dell’edificio in cui Crowley aveva imprigionato ruguru, mutaforma, vampiri e altre schifezze, quando Samuel, il nonno dei due cacciatori e cacciatore anche lui, fece scomparire l’angelo con un sigillo enochiano.
Dean strillò: «Samuel, Ci hai venduti!»
«Sì, rivoglio la mia Mary e solo così potrò riabbracciarla» confermò Samuel.
Comparvero due demoni che imprigionarono i due fratelli, mentre Crowley comparve alle spalle del loro nonno: «Sì, lo devo confessare, è il migliore affare che ho fatto dopo Dick Cheney.»
Dean lo fissò con odio: «Ciao Crowley, come vanno gli affari?»
«Fuori dalla vostra portata. Molto lavoro e grossi affari. Peccato che sarete già morti, per parteciparvi. È un peccato che debba uccidervi entrambi. Ho gradito molto il vostro tirocinio da schiavi» rispose sorridendo loro. Li fece sbattere in una cella. “E ora torniamo al lavoro!” Doveva assolutamente trovare un modo per aprire le porte del Purgatorio!

Crowley si avviò verso l’ennesima cella, sorseggiando un bicchiere di scotch, pronto a torturare l’ennesima creatura, una vampira tatuata. «Ciao dolcezza» disse alla prigioniera, «ti senti loquace stamattina, vero?» Aprì la cella mentre lei lo fissava terrorizzata. «Lo spero proprio, tesoro. Non vorrei certo rovinare il tuo bel visino. Allora sei pronta a dirmi tutto del tuo paparino?» In quel momento suonò l’allarme antincendio. Che seccatura! Ma perché dovevano interrompere il suo divertimento?
«Non ho finito» disse il demone uscendo dalla cella e chiudendola.

Andò nella stanza dove stava suonando l’allarme e trovò uno dei suoi sottoposti morto a terra, il lettino delle torture era stato usato da poco.
Forse non aveva legato bene le cinghie e il prigioniero era riuscito a fuggire.
Dilettanti!” pensò Crowley con disprezzo. Spense l’allarme e voltandosi vide Dean Winchester, avrebbe dovuto aspettarselo. Crowley gli disse: «Dovevi essere già morto a quest’ora.» All’improvviso sentì un colpo fortissimo alla testa che lo fece stramazzare per terra, gattonò, tossendo, lontano da Sam che l’aveva colpito. «Era proprio necessario?» si lagnò. «L’avevo appena fatto lavare» disse Crowley, indicando il proprio completo.
Dean estrasse un coltello, anzi quel coltello, l’unico in grado di uccidere un demone. Ma bene, l’Alce e lo Scoiattolo sembravano intenzionati a farlo fuori.
Alzò la testa e vide che era finito proprio sotto un sigillo di contenimento per demoni. Ostentò sicurezza: «Allora, ci deve raggiungere qualcun altro?»
Dalla porta entrò Meg. «Crowley.»
Crowley le sorrise sarcastico: «Puttana.»
Meg ridacchiò: «Come vuoi tu, Crowley.» Alzò una mano e piegò le dita ad artiglio.
Crowley si piegò in due sputando sangue.
«I torturatori migliori non si sporcano le mani» spiegò Meg a Dean, poi si rivolse a Crowley, abbassando la mano: «Sam vuole chiederti una cosa.»
Crowley tossì, poi chiese: «Che posso fare per te, Sam?»
Sam rispose: «Lo sai benissimo. Rivoglio indietro la mia anima.»
Crowley scosse la testa. «No.»
Meg avanzò verso Crowley alzò di nuovo la mano e stavolta la chiuse a pugno, il demone finì in ginocchio ad ansimare e sputare sangue. «Non posso…» rantolò a quattro zampe.
«Non puoi o non vuoi?» chiese Sam
Crowley replicò: «Ho detto che non posso. È la verità, razza di boscaiolo capellone.» Si rimise in ginocchio. «È già stata una fortuna tirarti fuori così, tornare lì per quell’avanzo schifoso? No. Io sono bravo ma non con quei due lì dentro. Scordatelo.»
I tre continuavano a fissarlo scettici.
Sam chiese: «Come so se è la verità?»
Rispose Crowley: «Non lo sai ma questo non cambia nulla, dico davvero. Sam, perché vuoi indietro quella cosa? Lucifer ha finalmente un giochino per intrattenersi. Preferirei finire in brandelli che riprendere quell’avanzo di anima, a meno che tu non voglia diventare un deficiente bavoso.»
Meg si voltò verso il minore dei Winchester. «Non vorrei dirlo ma ha ragione.»
«Sì, certo ho capito, grazie» replicò Sam seccato.
Crowley pensò che forse l’avrebbero lasciato andare ma non ci sperava troppo.
«È tutto tuo» disse Sam a Meg.
Un lampo di paura attraversò gli occhi di Crowley.
Dean strillò: «Sei impazzito? Lui è l’unica speranza!»
«L’hai sentito, no?» replicò Sam. «Non può prenderla, quindi non ci serve.»
Dean si convinse e diede il coltello a Meg che avanzò verso Crowley ancora in ginocchio.
«Mi farete uscire da qui, giusto?» chiese la puttana, riferendosi al cerchio, i due cacciatori annuirono e lei entrò brandendo il coltello: «Questo è per Lucifer, razza di…»
Rapidamente Crowley posò una mano per terra, con l’altra le afferrò il polso, girò su se stesso e le diede un calcio negli stinchi, facendola cadere a terra e prendendole il pugnale. Fissò i due ragazzi e lanciò il pugnale nel sigillo che lo teneva imprigionato, spezzandolo.
«Così va meglio» disse uscendo da sotto il cerchio. Con un gesto delle mani scaraventò i due cacciatori contro i muri, uno a destra e l’altro a sinistra, tenendoceli inchiodati con i suoi poteri. Quando il pugnale cadde con un pezzo d’intonaco, lo afferrò al volo e lo puntò contro Meg: «Tu non sai che cos’è la tortura, piccolo insetto.»
A quel punto, sentendo alle sue spalle un frullio di ali, si voltò, sempre tenendo il pugnale puntato contro Meg.
Castiel era tornato. «Fermati, Crowley.» Sembrava che qualcuno gli avesse infilato una scopa nel didietro.
Crowley ridacchiò: «Castiel, è da un po’ che non ti vedo. Sei la cavalleria?»
«Metti giù il coltello» disse Castiel con un tono da Giudizio Universale.
Crowley lo derise: «Anche in Paradiso sei così potente? So che stai perdendo terreno con Raphael. La vostra guerra fa sembrare il Vietnam, una corsa con i pattini.» Gli sorrise sarcastico. Posò gli occhi su un sacco di iuta che l’angelo aveva portato con sé e da cui aveva estratto un teschio. «Ehi! Che c’è nel pacco regalo?»
«Ci sei tu» rispose Castiel con tono funereo.
Crowley smise di sorridere. «Non è possibile…»
Castiel replicò: «Avresti dovuto nascondere meglio le tue ossa.»
Crowley infilò il coltello sotto il braccio sinistro e iniziò ad applaudirlo, ironicamente: «Un punto per te.»
Castiel rimise il teschio nel sacco che poi gettò a terra. «Puoi restituire l’anima a Sam, oppure no?» domandò.
Crowley schioccò le dita, liberando i due ragazzi che erano ancora ancorati contro i muri. «Se posso aiutarvi in qualsiasi altro modo…»
Dean strillò: «Rispondigli!» ma doveva sempre starnazzare quell’umano?
Crowley esitò un po’, poi rispose: «Non posso…»
Castiel, con un gesto, bruciò il sacco e anche Crowley fu avvolto dalle fiamme. Sparì urlando… per poi ricomparire nel suo appartamento.
Ridacchiò fra sé: c’era mancato poco che quella troia lo pugnalasse ma ora i due cacciatori lo credevano morto, il che gli dava piena libertà di agire. Stavolta il piano era stato accuratamente pianificato con quello stupido angelo, mentre otto anni prima aveva dovuto improvvisare e affidarsi alla sua scaltrezza, fortuna e tempismo. Da allora aveva acquisito nuovi poteri ed era diventato persino il Re dell’Inferno! Si versò da bere e fece un brindisi: «Ai piani ben riusciti!»

*****

La seconda parte è ispirata alla puntata 06x10 di “Supernatural” “Alla ricerca dell'anima perduta”. Fatemi sapere che cosa ne pensate. Qualsiasi osservazione sarà gradita.

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