Honolulu dreamin'

di marcella92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorni inaspettati ***
Capitolo 2: *** Le Hawaii ti restano dentro ***
Capitolo 3: *** Ohana ***
Capitolo 4: *** Ho'i ***
Capitolo 5: *** Sarò fuori prima che ti si affloscino i capelli ***
Capitolo 6: *** Nessuno tocca i Five-0 ***
Capitolo 7: *** Ora è davvero casa ***
Capitolo 8: *** Mele Kalikimaka: -3 ***
Capitolo 9: *** Mele Kalikimaka: -2 ***
Capitolo 10: *** Mele Kalikimaka: -1 ***
Capitolo 11: *** Johnny e June ***
Capitolo 12: *** Sempre tua ***
Capitolo 13: *** Sei mesi ***
Capitolo 14: *** Paura in mare ***
Capitolo 15: *** Thanksgiving Day ***
Capitolo 16: *** Amore mio, torna da me ***
Capitolo 17: *** Il risveglio del guerriero ***
Capitolo 18: *** Di insonnie, fughe e risate...storie da un matrimonio parte 1 ***
Capitolo 19: *** Di promesse e fotografie, storie da un matrimonio parte 2 ***
Capitolo 20: *** La vita è adesso ***



Capitolo 1
*** Ritorni inaspettati ***


Salve a tutti, questa è la prima ff su Hawaii Five-0 che scrivo. Volevo dire poche cose: allora, per prima cosa ho riesumato (sia in senso figurato che effettivo) due personaggi, Lori e Malia, che mi sono piaciute tantissimo, mancherà invece Catherine, che non mi sta molto simpatica. Questa ff non ha un momento esatto di svolgimento, nel senso che avviene dopo che Lori se n'è tornata a Washington, ma non è un momento preciso. Detto questo...beh, buona lettura!

Un anno prima...

L'ufficio era completamente deserto quando la giovane donna varcò le porte a vetri. Arrivando al centro, si guardò intorno, e stava per chiamare qualcuno, quando sentì un rumore sulla destra. Voltandosi, vide una bella ragazza mora, con gli occhi allungati e dalle forme addolcite che usciva dal bagno.

“Lori! Che ci fai qui?” chiese la mora, correndo incontro alla nuova arrivata, stringendola in un caloroso abbraccio.

“Kono! Ero di passaggio e ho pensato di venire a salutarvi! Ehi, come va con la pancia?”

“La pancia continua a crescere, così i miei cari colleghi e il mio caro marito mi hanno impedito di mettere in naso fuori di qui. Ormai lavoro solo al computer.”

“Vorrei vedere! Incinta di sei mesi in mezzo ad una sparatoria!”

Kono fece un gesto con la mano, come a voler dire di lasciar perdere, e fece accomodare l'amica che non vedeva da lungo tempo.

“Allora, come state tutti? E soprattutto, dove sono?” chiese Lori, accomodandosi.

“Steve e Danny sono dal governatore, mio cugino invece è a casa con la varicella, i gemelli gliel'hanno attaccata.”

“Povera Malia!” disse ridendo Lori.

“Comunque, a parte questo, stiamo tutti bene. Ma tu? Che ci fai alle Hawaii?”

“Beh, io...sono in viaggio di nozze!”

“Ma scherzi? E quando pensavi di dirmi che ti sei sposata?”

“In verità sono sposata da sette mesi, ma con il lavoro e tutto il resto, non siamo riusciti ad organizzarci prima di adesso, quindi, eccomi qui!”

“Ma e lui chi è?”

“Si chiama Brian, e fa l'avvocato. Ci siamo incontrati ad un ricevimento alla Casa Bianca, e dopo sei mesi ci siamo sposati.”

“Sono molto felice per te. Ma ce lo farai conoscere, vero?”

“Certo! Anzi, cosa fate stasera?”

“Io e Adam niente, però so che i ragazzi hanno un impegno. Ma non chiedermi cosa, non l'ho scoperto.”

“Facciamo così, questa sera usciamo tu, io e Malia, e prima che io parta facciamo una bella cena tutti assieme, che ne dici?”

“Ci sto. Adesso avviso Malia. Dove ci incontriamo?”

“Io sto all' Hilton, potremo incontrarci lì e poi decidere al momento.”

“Perfetto. Senti, facciamo che non diciamo niente ai ragazzi fino a che non ti vedranno loro da soli?”

“Mi piace! Allora per uscire è meglio che mi travesta!” disse ridendo Lori, e indossò un paio di grandi occhiali scuri e un cappello di paglia.

“Perfetta! Allora a stasera, ci vediamo!”

Lori imboccò l'uscita, e, proprio mentre si avvicinava all'ingresso principale, vide in lontananza Steve e Danny, impegnati in una discussione. Gli passò vicino sorridendo, ed entrambi si voltarono a guardarla.

“Danny, non ti sembrava familiare quella ragazza?”

“No, assolutamente no. E non distrarti; hai sentito cosa ha detto il governatore? Un altro colpo di testa simile e scioglie la squadra. Quindi, ti prego, ti prego, la prossima volta evita di lasciare un sospettato appeso ad un balcone tutta la notte, va bene?”

“Si si, d'accordo. Ehi, Kono, è venuto nessuno mentre eravamo via?”

“No capo, sono sempre stata qui sola.” rispose Kono, mentre chiudeva il telefono.

“No, perchè mi sembrava di aver visto Lori.”

“Lori?” chiesero i coro Danny e Kono.

“Steve, ti senti bene? Lori è a Washington, e credo che non sia più tornata da quella volta delle dimissioni e del pasticcio con i russi.”

“Davvero capo, ti senti bene?”

“Si, mi sarò confuso. Comunque, noi dobbiamo andare a vedere quella chiesa a Kailua, dove hanno ritrovato quel tizio morto.”

"Era un prete Steve, un minimo di rispetto!”

Alzando gli occhi al cielo, Steve chiese: “Kono, a che punto siamo con i tabulati telefonici?”

“Ci sono quasi. Te li faccio avere quando tornate da Kailua.”

“Ok, allora a più tardi. Forza Danny, dammi le chiavi.”

“Perchè? Perchè devi sempre guidare la mia macchina?”

“Perchè la tua è più veloce della mia, e la mia è a casa. Soddisfatto?”

“Ok, non parlo più, altrimenti potresti arrestarmi per oltraggio a pubblico ufficiale.”

I due si misero in macchina e partirono sgommando verso Kailua.

 

Quella sera, chi fosse passato davanti all'Hilton, avrebbe sicuramente pensato che ci fosse una sfilata, e che tre modelle fossero uscite a prendere una boccata d'aria. Malia, Kono e Lori, infatti, erano elegantissime nei loro abiti da sera, e, mentre fermavano un taxi, molti si girarono a guardarle.

Nello stesso momento, nella stessa isola, solo a poche miglia di distanza, Steve e Danny stavano suonando al citofono di una elegante villetta. Aperto il cancello, attraversarono un prato ben curato, disseminato di giocattoli, e vennero accolti da un pallido Chin O Kelly.

“Ragazzi, benvenuti. Mettetevi comodi, la birra è in frigo, torno subito.”

I due, salutato l'amico, si diressero in cucina e recuperarono tre birre dal frigo, per poi accomodarsi sul divano.

Chin era tornato, aveva afferrato una birra e aveva seguito i colleghi.

“Finalmente questa tortura sta per finire: domani torno al lavoro.”

“Ma non è che vieni in ufficio e ti trasformi in un untore di varicella, vero?” chiese Danny.

“Ho il via libera del dottore!” rispose Chin, strizzando l'occhio.

“Ammettilo, lo hai corrotto!” disse ridendo Steve.

“No, ci vivo solo assieme, mi sembra abbastanza, no?”

“Ehi, ma dov'è Malia?” chiese Steve, guardandosi intorno.

“E' uscita con Kono, non ve lo ha detto?”

“No...sento puzza di mistero qui.”

“Steve, per favore, guarda la partita e smettila di vedere complotti ovunque.”

“Comunque quella ragazza sembrava Lori, ci scommetto...”

“Cosa?” chiese Chin divertito “Hai avuto una visione di Lori?”

“No, vi dico che era lei. Scommettiamo? Domani torno in ufficio e controllo i passeggeri di tutti i voli da una settimana fa in poi, così vederemo.”

“Io ci sto, facciamo cinquanta dollari, che ne dici Chin?”

“Io punterei più in alto, visto che ha torto. Direi una cena all'Hilton venerdì sera, per tutta la squadra, comprese le famiglie.”

“Ci sto.” “Anche io...preparate le carte di credito.” I tre suggellarono la scommessa brindando con le birre.

Seguirono con poco interesse la partita, aggiornando Chin sul caso che stavano seguendo, e mentre stavano spiegando le loro impressioni, sentirono un botto provenire dal piano di sopra, seguito da strilli infantili. Chin si alzò per andare a controllare, ma non raggiunse le scale che un turbine di lunghi capelli neri gli si era già buttato in braccio piangendo.

“Keilani, che cosa succede? Dov'è Wili?”

“Di sopra. Non voglio tornare, lui è cattivo.”

“Wiliama Chin O Kelly, scendi immediatamente!” disse Chin, mentre la bambina si gettava tra le braccia di Zio Steve.

Una testa di capelli neri, identici a quelli della sorella, fece capolino dalle scale.

“Io non ho fatto niente, è lei che è stupida.”

“Wili, niente parolacce! Spiegami cosa è successo.”

“Kei stava leggendo un libro, e le ho chiesto se me lo prestava, ma lei non voleva. Poi lo ha appoggiato, così ho pensato che non lo volesse più, e l'ho preso io, ma lei si è arrabbiata ed è scappata.”

“E il botto che ho sentito?”

“E' stata lei!” “E' stato lui!” dissero insieme i gemelli, facendo ridere i tre adulti.

“Lei mi ha tirato il libro in testa, così io l'ho spinta e la lampada è caduta, ma non l'ho fatto apposta!” si difese Wili.

“Va bene, va bene. Comunque, voi dovreste essere a dormire da un bel po', come mai siete ancora svegli?”

“Non avevamo sonno, volevamo salutare la mamma.”

“Non è ancora tornata.”

“Allora rimaniamo qui con voi finchè non torna.” disse decisa la piccola Keilani, accomodandosi tra Steve e Danny. Il fratellino la imitò, e, preso il telecomando, cercò un canale che trasmetteva cartoni animati.

Dopo un'ora e mezza Malia entrava il più silenziosamente possibile, credendo di trovare tutti addormentati.

“Chin, ragazzi, che ci fate qui?” chiese, sorpresa.

“Noi eravamo venuti a vedere la partita, ma i tuoi figli si sono appropriati del telecomando...non ce la faccio più, ormai so a memoria tutte le sigle possibili e immaginabili!” disse Danny sbadigliando.

“Ma dovevano essere a dormire da ore! Si sono svegliati ancora?” chiese la donna, rivolta al marito.

“Si, ma tranquilla, si sono addormentati quasi subito, guarda.”

Malia guardò oltre il divano, e vide Steve, profondamente addormentato, con i gemelli accoccolati contro di lui. Allora, silenziosamente, estrasse il cellulare e fece qualche foto, poi scosse con delicatezza il comandante.

“Cosa...chi è? Malia?”

“Steve, che ne dici, ti preparo un biberon?”

Lui si guardò intorno, poi si accorse dei bambini e sorrise, alzandosi delicatamente.

“Chin forza, ti aiuto a portarli di sopra, che ne dici?”

“Grazie mille.”

Sistemati i gemelli, i due amici scesero, e Malia propose di bere ancora qualcosa, prima di andare via, ma Danny e Steve rifiutarono, salutando la donna. Chin li accompagnò alla porta, ricordando la scommessa per l'indomani, e li salutò.

“Ehi, vuoi un passaggio?”

“No, grazie. Dopo una doppia dittatura di ragazzini di cinque anni, una corsetta mi farà bene.”

“Ma...è mezzanotte! Ah, non dire niente, dimentico che sei un Navy SEAL, buio, freddo, missioni impossibili...ci vediamo domani.”

“Notte Danno!”

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Capitolo 2
*** Le Hawaii ti restano dentro ***


Il giorno dopo Steve arrivò in ufficio verso le sette, dopo la nuotata mattutina che faceva da sempre, e, come promesso, si mise al computer per cercare le liste passeggeri dell'ultima settimana. Inviato il comando, l'uomo si stirò sulla sedia, poi optò per un caffè, così si diresse nel piccolo cucinino e ne preparò una caraffa, sempre riflettendo sul perchè Lori potesse essere tornata alle Hawaii, sopratutto senza dire niente a loro. Ripensò a quella ragazza bionda, che all'inizio sembrava così ligia alle regole e inflessibile, ma che poi si era rivelata una brava agente, sempre pronta e preparata al peggio, che gli aveva fatto avere dei dubbi sulla sua quasi relazione con Catherine. Però, dopo essersi reso conto che anche la ragazza era interessata a lui, Steve si era subito fermato, pensando che un rapporto tra colleghi poteva portare problemi all'interno della squadra, e quindi aveva deciso di mantenere il rapporto ad una semplice amicizia, anche se sospettava che questo modo di fare avesse qualche cosa a che vedere con il ritorno di Lori a Washington. Stava ancora riflettendo, quando arrivarono anche i colleghi: Danny, impegnato in una conversazione al telefono con la figlia, Chin e Kono che ridevano, seguiti da un Max particolarmente trafelato.

“Signori, io non riderei, se sapeste cosa sto per dirvi.”

“Max, parla, non ci far preoccupare.” disse Kono, poggiando la borsa.

Ancora con la tazza di caffè in mano, Steve si diresse al tavolo surface, al centro della sala operativa.

“Capitano McGarrett, buongiorno.” salutò educatamente Max.

“Ciao Max, dicci cosa hai scoperto. Ah, se volete del caffè, è ancora caldo.”

“Signori, ho finito l'autopsia questa mattina, e sono subito corso qui: padre Lokelani non è morto d'infarto, come avevo erroneamente pensato, ma è stato avvelenato.”

“Avvelenato? Quindi è omicidio!” disse Kono.

“Esattamente.”

“Max, con cosa è stato avvelenato il prete?” chiese Danny, bevendo il suo caffè.

“E' questo il problema, non è una tossina che conosco, deve essere molto rara. Ah, ho anche scoperto che padre Lokelani faceva uso di Coumadin.”

“Coumadin? Ma non serve per fluidificare il sangue?” chiese Chin.

“Esatto, detective Kelly. E forse è anche questo che ha causato la morte così in fretta, per emorragia cerebrale.”

“Max, hai appena detto che è stato avvelenato. Di cosa è morto quel pover'uomo?” chiese Danny, spazientito.

“Calma, detective Williams, calma. È morto per emorragia cerebrale, causata da una neurotossina potentissima, che non sono riuscito ad identificare, per il momento.”

“Ora è molto più chiaro, grazie Max.”

“E' stato un piacere come sempre comandante. Ora torno al mio lavoro. Arrivederci.”

“Ciao Max. Danny, tu e Chin tornate a Kailua per vedere se la scientifica ha dimenticato qualche cosa, rivoltate la casa, la chiesa, tutto, voglio sapere se l'assassino ha lasciato qualche traccia. Kono, tu invece vai da Fong, e vedi se ha qualche informazione in più, anche un minimo dettaglio può bastare, e comincia a fare ricerche sulle neurotossine mortali. Io devo fare un controllo, poi devo passare da Joe, devo chiedergli una cosa.”

“D'accordo capo, vado subito.” Kono, nonostante la pancia prominente, scattò subito verso la porta, mentre Danny e Chin si preparavano.

“Ehi, a che ricerca stai lavorando? È quello che penso io?” chiese Danny sorridendo.

“Si, e avrò il risultato tra pochi minuti. Se volete stare qui ad assistere al mio trionfo, fate pure.” disse Steve, sedendosi sulla sedia, incrociando le mani dietro la testa.

Proprio in quel momento il computer trillò, così Chin e Danny si posizionarono dietro il collega, che passava in rassegna tutti i nomi presenti sulla lista. Ad un certo punto, scoppiò in una risata fragorosa, mentre Danny e Chin si guardavano sconsolati: avevano perso! Era proprio lì, nero su bianco: Lori Weston, arrivata ad Honolulu il 13 luglio alle 11.45.

“Signori, è un piacere scommettere con voi. Ricordate, venerdì sera alle 19.30 all' Hilton. Danny, porta anche Grace se vuoi, si divertirà. Forza ora, dovete andare a Kailua.”

I due si avviarono mesti, pensando già a quanto si sarebbero alleggeriti i loro conti in banca per quella mega cena che si sarebbe svolta di li a qualche giorno, quando quasi si scontrarono con Kono, che aveva dimenticato la borsa.

“Ragazzi, che facce tristi. Che è successo?”

“Abbiamo perso una scommessa con il capo.”

“Mai scommettere con lui, se non è sicuro di vincere non scommette mai!”

“Me ne sono accorto. Anzi, venerdì sera tu e Adam siete invitati all' Hilton, paghiamo noi.”

“Venerdì? Caspita, forse non ci sono, devo sentire Adam, ok?”

Nel frattempo, Steve aveva contattato il suo mentore, Joe, chiedendogli di incontrarsi al baracchino dei gamberi di Kamekona.

Quando arrivò lì, Joe lo stava già aspettando.

“Ciao Joe.”

“Ciao ragazzo. Come mai mi hai convocato così in fretta?”

“Stavi facendo qualcosa di importante?” chiese Steve, canzonandolo.

“Tutto quello che faccio io è importante. Comunque, che ti serve?”

“Sto indagando su un prete morto a Kailua.”

“Sì, ho sentito il notiziario.”

“Adesso siamo sicuri che è omicidio, avvelenamento che ha causato un'emorragia cerebrale, ma non riusciamo a trovare il veleno. Ti ho chiamato perchè questo caso mi ricorda qualcosa di quando ero nei SEAL, ma non capisco cosa. Ti viene in mente qualcosa?”

In quel momento il sole venne oscurato dall'apparizione di Kamekona: “Fratello, ti faccio assaggiare questa prelibatezza in anteprima: sformato di gamberi con lime.”

“Grazie Kamekona, troppo gentile, magari lo assaggio più tardi, eh? Senti, stiamo parlando di un caso, molto privato...” disse Steve, guardando con poca sicurezza il piatto che l'amico gli aveva messo davanti.

“Bastava dirlo che non volevate essere disturbati, me ne vado. Ciao Joe.”

“Ciao. Comunque, tornando al caso, mi sembra di ricordare qualcosa. Credo che fossimo in Brasile, nel 2003, quando quel trafficante era morto praticamente all'improvviso davanti a noi, e non ho mai capito perchè.”

“Ma avevano fatto un'autopsia?”

“Mi sembra di sì, e credo che fosse morto proprio per emorragia cerebrale. Facciamo così, io provo a contattare dei vecchi amici, e nel pomeriggio ti vengo a trovare in ufficio, ok?”

“Grazie Joe, ora ti lascio, devo andare da Kono per sapere se ha scoperto qualcosa.”

Steve tornò in ufficio a piedi, dato che la spiaggia distava circa mezz'ora dalla Five-0, quando all'improvviso un uomo uscì da un negozio e lo buttò a terra, senza fermarsi o guardare. Steve si rialzò, aiutato da una passante, e, notando solo dei graffi sui palmi e sul braccio, decise di continuare a piedi.

 

“Capo, che succede?”

“Niente di grave. Senti, hai scoperto qualcosa?” chiese Steve, mentre si disinfettava i graffi.

“Si e no. Sono stata da Fong, sta lavorando alla tossina, ma è molto rara, e deve andare a tentativi, ci vorrà un po', però siamo riusciti a capire che proviene da un animale.”

In quel momento rientrarono anche Chin e Danny, e, quando quest'ultimo vide le condizioni dell'amico, con la maglia macchiata di sangue e il braccio abraso, chiese:

“Che ti è successo stavolta? Qualcuno ha parcheggiato al tuo posto? Hai incrociato una mandria di bufali imbizzarriti? Qualcuno ti ha svegliato di soprassalto?”

“Veramente un tizio mi è caduto addosso fuori da un negozio, ma non sono riuscito a fermarlo.”

“Perfetto, meraviglioso! Per fortuna è riuscito a scappare, altrimenti sarebbe già appeso all'asta della bandiera!”

“Ragazzi, mi state a sentire, per favore?” li richiamò Kono.

“Scusaci. Continua pure.”

“Dicevo, il veleno appartiene ad un animale, e sicuramente non è un serpente.”

“Bene, perfetto. Quanti altri animali killer esistono oltre ai serpenti? Ragni, insetti, rane, pesci, meduse...si, direi che siamo proprio a buon punto!” disse sarcastico Danny, guadagnandosi un'occhiataccia da Kono.

“Beh, forse può esserci utile una cosa che abbiamo scoperto noi.” intervenne Chin.

“Cosa avete trovato a casa del prete?”

“Abbiamo trovato il suo passaporto, e indovina un po'? Era appena tornato da una missione dell'Amazzonia, quindi forse dovremo concentrarci sugli animali velenosi di quel posto.”

“Giusta osservazione Chin, fatelo tu e Kono. Altro?”

“Sì, c'erano delle impronte fresche dietro la chiesa, che entravano in casa, ma non abbiamo trovato niente fuori posto, nessun cassetto rovistato, niente di niente.”

“Strano. Comunque ho parlato con Joe, ci era successo un caso simile anni fa in Brasile, quindi l'idea dell'Amazzonia regge perfettamente, e ha detto che mi farà sapere nel pomeriggio. Ah, ragazzi, ho invitato anche lui venerdì sera, in fin dei conti fa un po' parte della squadra,no?”

“Giusto per sapere, quanti pensi che saremo?”

“Beh, Chin, Malia, i gemelli, tu, Grace, io, Joe, Kono e Adam. Dieci.”

“Ehm, forse dodici.” intervenne Kono.

“Perchè dodici?” chiese Danny, ormai pronto a saltare al collo a McGarrett.

“Perchè forse si aggiungono altri due amici, possono?”

“Tanto ormai...”

“Ragazzi, ma e se anticipassimo a stasera? Malia ha il turno di notte domani.”

“Per me va bene, avverto anche gli altri allora. Steve, Joe lo avvisi tu?” disse Kono, prendendo il telefono.

“Certo.”

Composto il numero, attese.

“Ragazzo, oggi non riesco a passare, vengo domattina, va bene lo stesso?”

“Si, va bene. Senti, stasera ti va di venire all'Hilton a cena con la squadra?”

“Cosa? Perchè?”

“Danny e Chin pagano la cena, hanno perso una scommessa.”

“Molto volentieri. Contro chi scommettevano?”

“Contro di me.”

Steve non sentì altro che la risata rauca di Joe, prima di chiudere la telefonata.

 

Quella sera si ritrovarono tutti fuori dall' Hilton, puntuali ed eleganti come non mai. Gli uomini erano tutti in giacca, ma senza cravatta (sì, anche Danny), mentre Kono indossava un bellissimo abito di seta turchese, che le cadeva a pennello.

“Allora, ci siamo tutti?”

“Siamo solo in dieci, Kono, dove sono i tuoi amici?” chiese Danny, guardandosi intorno.

“Sono già dentro, alloggiano qui in hotel.”

“Ma chi sono?”

“Lo vedrete presto!”

Il gruppetto entrò nella favolosa hall, e Danny si diresse verso il bancone, spiegando che avevano una prenotazione per dodici al ristorante Bali. L'uomo controllò, poi fece cenno ad un inserviente che li accompagnò al ristorante, dove un cameriere fece cenno per indicare il tavolo. Gli uomini si sedettero, senza accorgersi che Kono era rimasta indietro.

“Ehi, Adam, dove è finita Kono?”

“Non lo so, ha detto che doveva andare in bagno e che ci avrebbe raggiunti subito. Ora vado a controllare.”

Ma non ci fu bisogno, perchè Kono riapparve, seguita da un uomo non molto più alto di lei, in giacca e cravatta, e da una minuta donna bionda, fasciata in un tubino nero molto sensuale.

Steve balzò subito in piedi, seguito anche dagli altri, per salutare Lori, che si dirigeva sorridente verso di loro.

“Lori, che piacere!” disse Chin, abbracciandola, seguito da Danny, Grace, Joe e, infine da un caloroso Steve.

“Comandante, che hai combinato?” chiese Lori, staccandosi, guardando le mani all'uomo.

“Niente di che, scontro non programmato con asfalto fuori da un negozio, causato da un uomo poco attento. Ma che ci fai qui?”

“Luna di miele.” disse, mostrando la fede al dito. “Ah, scusate, lui è Brian, mio marito. Brian, loro sono la mia ex squadra, i Five-0, con qualche aggiunta.” l'uomo salutò freddamente, con l'aria evidente di chi non voleva proprio trovarsi lì.

“Piacere. Lori mi ha raccontato molto di voi, e devo farvi i complimenti per le vostre missioni, a Washington siete quasi una leggenda. Ah, comandante, oggi era forse all'altezza dell'angolo di Queen e South street, quando è caduto?”

“Si, ero lì intorno alle undici, perché?”

“Perchè in tal caso devo scusarmi con lei, sono io l'investitore, ma ero in ritardo, quindi non mi sono fermato. Mi fa piacere che si sia fatto solo qualche graffio.”

“Ah. Beh, magari la prossima volta io mi fermerei a controllare comunque, che ne dice?” disse Steve, porgendogli la mano.

Lori intervenne, vedendo le espressioni negli occhi dei due uomini.

“Beh, adesso che abbiamo scoperto chi ha abbattuto l'invincibile McGarrett, che ne dite se ci sediamo?”

Terminato il chiarimento, e dopo baci e abbracci, tutti si sedettero e ordinarono, chiacchierando del più e del meno. La cena passò in allegria, la squadra rievocò vecchi casi e vecchie avventure trascorse insieme, poi Joe, circa verso le dieci, salutò tutti.

“Ragazzi, questo vecchio se ne va a dormire, lascia spazio ai giovani. Domani mattina ho una battuta di pesca con il colonnello McAdams, quindi...buonanotte.”

Lori si alzò e lo abbracciò affettuosamente, promettendogli di tornare a trovarlo appena possibile, e invitandolo a Washington, ben sapendo l'avversione dell'uomo per quella città.

Il gruppo si trasferì ad un bar sulla spiaggia, dove la serata continuò in allegria, e dove Steve spiegò perchè Danny e Chin avessero pagato quella cena così sontuosa.

“Avevate scommesso su di me? Begli amici!” disse Lori.

“In realtà sì, anche se credevo che Steve avesse modificato gli elenchi passeggeri per non pagare, come sempre.”

“Non hai perso il vizio Steve!” rise la donna.

“Non ho nessun vizio, è che mi dimentico il portafogli a casa! Comunque, grazie Lori, cena magnifica!” fece il comandante, alzando il bicchiere verso la donna, che arrossì un po'.

“Ragazzi, ormai è tardi, io e Adam ce ne andiamo, domani lui deve partire per Tokio e io sono stanchissima. Lori, domani vengo a salutarvi all'aeroporto, ok?”

“Certo, ci vediamo!”

“Credo che andrò anch'io, Grace è definitivamente crollata, e poi devo accompagnare Rambo, qui, a casa.” disse, accennando a Steve. Si salutarono tutti affettuosamente, promettendo di rivedersi il prima possibile, possibilmente alle Hawaii. Quando Lori salutò Steve, accennò un saluto militare, poi lo abbracciò, mormorando “Arrivederci, comandante.” Stupito, lui si staccò subito, sorridendo quasi imbarazzato. Si diressero tutti alle macchine, mentre Lori fermava un taxi con un gesto della mano.

“Era tanto che non ti vedevo così felice sai?” le disse Brian abbracciandola.

“Infatti lo sono, molto. I Five-0 erano più di una squadra per me, erano una famiglia. All'inizio ero dubbiosa, soprattutto per Steve, non segue quasi mai il protocollo, ma poi mi sono dovuta ricredere, su di lui e su tutti quanti.”

“Sono contento per te, mi sono sembrati simpatici tutti, forse quel comandante un po' troppo arrogante, ma è passabile.”

“Credimi, è un'impressione, Steve è molto sicuro di sé, nient'altro.”

“Sarà! Comunque dobbiamo proprio tornarci qui, se ti fa così bene.”

“Gia...questo posto è magnifico, quasi magico in certi casi.”

“Sì, è vero, quasi un paradiso, ti cattura con la sua bellezza.”

“E' vero...le Hawaii ti restano dentro.”

 

Ecco un capitolo nuovo! Subito ringrazio Benny868, il mio primo (e per il momento unico) "seguace", e ringrazio anche i 46 che hanno letto la storia. Magari la prossima volta lasciate una recensione :-). Detto questo, spero vi piaccia!

 

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Capitolo 3
*** Ohana ***


 

Un anno dopo...

Quella sera Steve si stava ancora chiedendo come aveva fatto ad arrivare a casa con quel temporale, che sembrava si fosse concentrato su Honolulu, scaricando al suolo una quantità incredibile d'acqua. Vedeva le palme del suo giardino piegarsi, fin quasi a sfiorare l'acqua, da quanto il vento soffiava forte, quindi decise che una doccia era l'ideale per isolarsi almeno un po' da quella tempesta. Aprendo il frigo, praticamente vuoto, ebbe la conferma che sua madre era ripartita, come sempre senza avvisarlo, e soprattutto, senza fare la spesa. Provò con il freezer, dove trovò una enorme bistecca, con attaccato un post-it: “Per il mio Stevy, che poi non dica che non ho fatto la spesa. Torno il prima possibile, baci, Mamma.” Sorridendo, l'uomo prese la bistecca e la mise in microonde a scongelarsi, e si diresse in bagno, dove, sotto una doccia bollente, riuscì a dimenticare la tempesta esterna. Stava scendendo le scale con addosso solo un asciugamano, quando, all'improvviso suonarono alla porta. Non aspettando visite, l'uomo si precipitò a vedere se era qualcuno che aveva avuto un incidente, e per poco non venne scaraventato a terra da una folata di vento. Si ritrovò davanti una donna, accucciata a terra, bagnata fradicia.

“Ehi, forza, alzati, vieni dentro.”

Quando furono all'interno, la donna si tolse il cappuccio.

“Lori? Che ci fai qui?”

La donna non rispose, e lo abbracciò tanto stretto da mozzargli il fiato. Poi si staccò, imbarazzata, accorgendosi che solo un asciugamano li separava.

“Scusami” disse, tra le lacrime “ma la tua è la prima faccia amica che vedo da una settimana.”

“Che ti è successo?”

“Poi ti spiego. Ho due favori da chiederti.”

“Dimmi.”

“Una doccia e un letto. Magari anche qualche vestito.”

“Per le prime due non ci saranno problemi, forse per la terza...ho qualche vestito di mia madre, forse ti saranno un po' grandi, lei è più alta di te.”

“No, ma mi basta qualcosa per dormire, ho tutto in macchina ma non mi fido ad uscire.”

“D'accordo. Vieni, ti mostro il bagno. Aspetta che mi infilo qualche cosa.” Steve corse in camera, si infilò maglietta e pantaloncini, poi tornò da Lori. “Ecco, è quello di mia madre, per quando sta qui, quindi hai tutto, bagnoschiuma, sapone, profumi, e ogni altra cosa ti venga in mente, asciugamani puliti in quel cassetto, ora ti porto un pigiama ok?”

“Si...senti, grazie. Ti sono piombata in casa così e...” Steve alzò una mano.

“Non preoccuparti, quando uno della squadra è in difficoltà, io sono sempre pronto ad aiutarlo.”

Steve uscì, chiudendosi la porta alle spalle, sempre più sorpreso e incredulo del fatto che Lori, che non vedeva da più di un anno, fosse nel suo bagno. Entrò nella stanza della madre, frugò nei cassetti ma non trovò nulla, così decise di dare a Lori una sua maglietta e un paio di pantaloncini da basket. Cercò nel suo armadio gli indumenti più piccoli, poi bussò alla porta del bagno. Lori aprì, nascondendosi, e con una mano afferrò il tutto, ma i pantaloncini le sfuggirono di mano. Entrambi si abbassarono per afferrarli, ma nel farlo, l'asciugamano che la copriva si aprì, lasciando intravedere a Steve le curve perfette della donna, appena prima di rimetterci quasi una mano nella porta, chiusa con foga da Lori.

Dopo un'ora, durante la quale Steve era riuscito a demolire la bistecca, accompagnata da una birra, Lori apparve in cucina. Per poco Steve non le scoppiò a ridere in faccia: la maglia le arrivava quasi alle ginocchia, e i pantaloncini erano stati annodati perchè stessero su.

“Non ti azzardare a ridere comandante.” disse lei, sedendosi su uno sgabello “Ho caricato l' asciugatrice con la mia roba, in modo che sia pronta per domani ok?”

“Certo. Senti, mi rendo conto solo ora che non ho niente da darti da mangiare, mia madre è appena partita e non ha fatto la spesa. Se vuoi ho yogurt, del gelato e della birra.”

“Birra e gelato andranno benissimo, grazie.”

Stettero in silenzio per un po', mentre Lori mangiava, ma fu proprio lei ad interrompere il silenzio.

“E' un po' imbarazzante il tuo fissarmi mentre mangio sai? Mi fa quasi sentire in colpa.”

“Ops...scusami. Allora...senti, per stasera tu dormi di sopra, io mi sistemo sul divano.”

“No, assolutamente, facciamo il contrario, sono io quella che non dovrebbe essere qui, ci dormo io sul divano.”

“No, ho già cambiato le lenzuola, e mi sono già preparato il divano, quindi, non si discute.”

Lori si alzò per portare la vaschetta del gelato in freezer, poi si voltò a guardare Steve.

“Cosa direbbe Catherine se arrivasse all'improvviso e mi trovasse qui?”

“Non direbbe. Ci siamo lasciati sei mesi fa, se il nostro si poteva definire un rapporto. Ormai ci vedevamo poco, lei sempre in mare, io qui, era diventato difficile. Sembrava pronta ad accettare un lavoro a terra, e io ne sarei stato felicissimo, ma lei voleva mantenere il suo posto, aveva combattuto tanto per averlo, e la capisco perfettamente. E poi lei merita di meglio di qualche ora rubata per fare l'amore e basta.”

“E tu? Meriti di meglio anche tu?”
“Non lo so. Sono sempre stato un lupo solitario, penso solo al lavoro, ma credo che, se incontrassi la persona giusta, potrei meritarmi di meglio anche io, sì.”

Calò il silenzio, e Lori si alzò, posizionandosi davanti alla portafinestra che dava sul giardino, ancora scosso dalla tempesta tropicale. Sembrava guardare in lontananza, oltre i fulmini, oltre le nuvole, oltre.

“Sto divorziando, Steve.”

“Cosa? Come mai?”

La donna si voltò, e raggiunse il comandante su una poltrona.

“Mi ha tradita con la mia migliore amica. Li ho beccati in ufficio, ma erano quasi sei mesi che andava avanti, me lo ha detto lei, sperando di farsi perdonare, dicendomi che era tutta colpa di Brian, ma come risposta le ho solo tirato un destro sul naso.” dicendo questo, mostrò dei lividi quasi sbiaditi sulle nocche.

“Lori, io...mi dispiace tanto, davvero.”

“Per questo sono qui. Ho passato una settimana nella baita dei miei in Colorado, ma Brian mi ha raggiunta anche lì, così ho pensato di venire nell'unico posto in cui mi sento veramente a casa, qui, dove spero non pensi che io sia. Ho preso tutte le precauzioni, identità segreta, volo con due scali, numero di telefono diverso, ho lasciato momentaneamente la Sicurezza Nazionale...”

“Beh, adesso sei qui, no? Sai che con noi sei al sicuro. Anzi, sai che ti dico? Domani mattina parlerò con il Governatore, per vedere se può farti ritornare con noi in squadra, che ne dici?”

“Non so Steve, dopo tutto il casino che è successo, io dovevo controllarvi, ma mi sono lasciata prendere da voi, dal vostro senso di famiglia, dal...come si dice qui?

“Dall' ohana.”

“Esatto. Non credo che il governatore mi riprenderebbe.”

“Sì, ma tu non sarai più né una spia della Sicurezza Nazionale né una pedina del governatore, saresti solo tu, solo Lori, una brava agente, capace e sveglia.”

“Lo pensi davvero?”

“Ho mai detto qualcosa che non pensavo?”

Lori sorrise, un po' più rincuorata.

“Steve, ti prego, raccontami qualcosa.”

“Cosa?”

“Non so, qualcosa che non mi faccia pensare.”

“Ehm...ok. Allora, ricordi l'ultima volta che ci siamo visti no? Stavamo lavorando ad un caso di un prete trovato morto per emorragia cerebrale causata da una neurotossina di origine animale. Non riuscivamo a capire che animale fosse, così, in una notte, abbiamo scandagliato internet alla ricerca di quel piccolo bastardo che produceva quel veleno. Alla fine, credo fossero le cinque, Danny aveva cominciato ad urlare come un pazzo, dicendo che aveva trovato un ragno con il veleno che aveva le caratteristiche di quello trovato sul prete. Pensa, era un ragno brasiliano, il ragno vagabondo.”

“Ho capito qual'è, lo chiamano anche ragno banana, è il più velenoso del mondo! Ma chi ha avuto il coraggio di portarlo fino a qui?”

“All'inizio, visto il fatto che è abile a nascondersi, pensavamo che fosse arrivato qui con le valige del prete, era appena tornato da una missione in Amazzonia, e forse era quello che voleva che pensassimo l'assassino, ma abbiamo controllato le valige da cima a fondo e non abbiamo trovato niente che potesse collegarle al ragno, così abbiamo fatto ricerche sulla missione amazzonica, e abbiamo scoperto che, mentre era lì, il prete era riuscito ad interrompere una tratta di schiave sessuali, gestita da un tedesco che viveva lì da anni. Aveva mandato due scagnozzi con il ragno, nascosto chissà dove, che avevano rintracciato il prete. Li abbiamo trovati perchè uno non è riuscito a resistere e si è acceso una sigaretta, che poi ha buttato poco distante, e con il DNA lo abbiamo incastrato, abbiamo arrestato sia il mandante che i due scagnozzi.”

Mentre Steve raccontava, Lori si era accoccolata sulla poltrona, e si era appisolata. Vedendola, il comandante la scosse leggermente, e lei si rese conto che doveva essere tardissimo; guardò l'orologio, erano quasi le due, quindi disse che sarebbe andata a dormire. Si alzarono entrambi, e Lori, passando accanto a Steve, lo ringraziò, si mise in punta di piedi e gli scoccò un bacio sulla guancia. Lui rimase fermo in mezzo al salotto, indeciso se seguirla di sopra, bere una birra o andare a farsi una doccia fredda: optò per l'ultima, poi si mise a dormire, dopo aver puntato la sveglia alle sei.


Rieccomi! Subito vado a ringraziare i followers che si sono aggiunti (ben 4! :-D): evuzzola, MihaelaIacob, MimiBo196 e sophie2224. Come sempre, spero che il capitolo vi piaccia, diciamo che è un modo un pò insolito per fare tornare Lori, ma mi sembrava carino che vedesse Steve come unico punto fermo e affidabile in quel momento. A presto!
P.S.: Se recensite non mi offendo, anche se è solo per dire "fa schifo" o "ritirati"! 

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Capitolo 4
*** Ho'i ***


Lori si era svegliata a causa del sole che filtrava dalle tende, meravigliandosi del fatto che, dopo la tempesta di quella notte, il cielo fosse così azzurro, e il sole così luminoso: le Hawaii le erano mancate tantissimo.
Controllò l'orologio, e vide che erano solo le sei, ma, rendendosi conto che non aveva più sonno, decise di andare a prendere le sue cose in macchina. Silenziosamente scese le scale, sentendo una sveglia trillare; vide Steve, profondamente addormentato, abbracciato ad un cuscino, con la sveglia a dieci centimetri dalle orecchie. Svelta, Lori la spense, e, avvicinandosi, notò il fisico perfetto del comandante, esattamente come se lo ricordava: il petto ampio, le spalle forti decorate da due tatuaggi enormi, che su qualcun altro sarebbero potuti sembrare volgari, mentre su Steve erano perfetti, adeguati a lui, e i fianchi stretti, scolpiti da addominali perfetti. L'uomo sospirò e si stirò nel sonno, così Lori si allontanò veloce, recuperò le valigie e altrettanto velocemente salì a cambiarsi. Una camicetta senza maniche verde e un paio di jeans le sembrarono una tenuta abbastanza adeguata per il ritorno al lavoro, così, dopo una doccia, si vestì, per poi tornare a scendere, evitando di guardare Steve, che ancora dormiva, russando leggermente. La donna cominciò a preparare la colazione e, frugando in tutti i pensili, trovò l'occorrente per preparare dei pancakes. Mentre spadellava, sentì che Steve si stava svegliando. Forse l'uomo non ricordava la notte precedente, fatto sta che Lori sentì una pistola che veniva caricata.

“Chi sei?” chiese Steve, con la voce ancora impastata.

Lori, senza scomporsi, si voltò sorridendo, con i pancakes in mano.

“Calma comandante, ti ho solo preparato la colazione!” poi scoppiò a ridere vedendo la maglietta con cui l'uomo aveva dormito: una vecchia t-shirt stinta di G.I. Joe.

“Ti prego, dimmi che di notte non diventi il tuo alter ego indossando quella maglietta!”

“Ehi, ieri sera io non ho riso, anche se sembravi un nano con i vestiti di un gigante.” disse Steve, abbassando la pistola.

“Ok, ok, pace. Ecco qui, pancakes caldi con sciroppo d'acero. Senti, perchè hai sciroppo nascosto ovunque?” chiese Lori, mentre Steve si avventava sul piatto, senza rispondere, guardandola sottecchi.

“Allora?...no, non me lo dire! Ho scoperto la passione segreta dell'invincibile comandante McGarrett?”

“Lo ammetto. Lo sciroppo è la cura contro tutto, secondo me. Quando mi capita di non riuscire a risolvere un caso, ne butto giù qualche cucchiaio, e poi mi concentro meglio.”

“Questa storia sa molto di Braccio di Ferro.”

“Già.”

Finirono di mangiare in silenzio, e Steve disse che sarebbe andato a farsi una doccia, mentre Lori cominciava a sistemare la cucina.

“Ah, comandante...” Steve si girò verso di lei “Fossi in te smetterei di dormire con la pistola sotto il cuscino. Ti rovina la pettinatura.” l'uomo sorrise, salendo le scale.

Dopo venti minuti Steve scese con la tenuta d'ordinanza, pantaloni cargo e t-shirt grigia, chiamando Lori.

“Ehi, Lori, sei pronta? Ti do un passaggio in ufficio, che ne dici?” non udendo risposta si guardò intorno, e intravide Lori in giardino, che guardava il mare.

Prese due tazze di caffè, e attraversò il prato consegnandone una alla donna.

“A che pensi?” chiese Steve dopo un po'.

“Al mare. Alle onde, che continuano ad infrangersi. Può accadere qualunque cosa, ma loro continuano la loro vita, vanno, vengono...ecco, vorrei avere questa capacità.” rispose lei, asciugandosi una lacrima.

“Tu non sei come le onde, tu sei come gli scogli. E sono migliori, perchè le onde vanno e vengono, ma gli scogli restano fissi, fermi, cambiano aspetto, si modificano, ma restano sempre lì, in attesa che qualche altra onda arrivi, per passargli sopra come la precedente.”

“Grazie.”

“Figurati. E ora forza, agente Weston, andiamo al lavoro.” Steve le circondò le spalle con un braccio, e insieme rientrarono.

Dopo pochi minuti erano al quartier generale di Five-0: quando la squadra vide Lori, la sommerse di domande, abbracci e baci.

“Ma che ci fai qui?” chiese Kono.

“Sono tornata, e ho deciso di restare qui, sempre se mi volete.”

“Certo che ti vogliamo, vieni qui, fatti abbracciare!” disse Danny, dirigendosi verso la donna.

“Ragazzi, niente è sicuro devo ancora parlare con il Governatore, ma credo che non ci saranno problemi. Sentite, visto che Max sta ancora facendo l'autopsia e siamo ad un punto morto, che ne dite se io e Lori andiamo dal grande capo, mentre voi rivedete i video delle telecamere di sorveglianza della banca?”

“Ok capo.”

“Lori, andiamo.”

I due si incamminarono verso l'ufficio del governatore, ma furono intercettati dalla segretaria, che li bloccò, perchè l'uomo era impegnato. Steve però non le prestò attenzione, e si diresse verso l'ufficio, dove il governatore Denning stava parlando al telefono, presumibilmente alla moglie.

“Si Claire, tornerò per cenare con tua madre, ma non ti aspettare niente di più che un buonasera, chiaro? E poi...” accorgendosi di McGarrett si bloccò “Tesoro, devo andare, ti richiamo più tardi.”

“Comandante, vedo che non ha perso il vizio di non bussare, eh? Prego, si accomodi. Cosa posso fare per lei?”

“Dovrebbe reintegrare una persona nei Five-0.”

“Cosa? E chi?”

Steve si girò e fece un cenno a Lori, rimasta nascosta fino a quel momento.

“Agente Weston, come mai è qui alle Hawaii?” chiese il governatore, stupito.

“Buongiorno signore. Sono venuta per riavere il mio vecchio lavoro, a Washington non mi sentivo a casa come qui.”

“Quindi, fatemi capire. Lei, comandante, vorrebbe che io reintegrassi Weston nella sua squadra, senza il permesso della Sicurezza Nazionale, senza chiedere nessuna autorizzazione.”

“Esattamente.” rispose, convinto McGarrett.

“Signore, ho preso un periodo di pausa dal DHS, e vorrei che questo diventasse definitivo, ma se non ho nessuna opportunità qui, torno al mio lavoro.”

“Agente Weston, so che riaverla qui sarebbe una risorsa preziosa, ricordo con piacere tutti i casi risolti brillantemente, ma devo ricordarle che non dipende da me, ma dai suoi capi a Washington. Farò il possibile, ma non le prometto niente, entro il pomeriggio avrete notizie riguardanti la questione. E ora scusatemi, ma ho un incontro con il capo della polizia.” disse l'uomo alzandosi, porgendo la mano ai due agenti.

Usciti dall'ufficio, Lori fermò Steve per un braccio.

“Grazie davvero.”

“E di cosa? Saremo noi a guadagnarci, riavendoti in squadra, e di conseguenza, anche il governatore.”

“Senti Steve, volevo chiederti un'altra cosa. Posso rimanere da te finchè non trovo un appartamento? Ho già cominciato a cercare, ma non sarà facile.”

“Puoi rimanere quanto vuoi, ad una condizione.”

“Qualunque cosa.”

“Devi rifarmi quei pancake, neanche Danny li fa così buoni.”

Lori sorrise e tese la mano.

“Affare fatto!”

I due agenti tornarono in ufficio, dove la squadra aggiornò Lori sul caso che stavano seguendo, e ricominciò a lavorare serenamente, quasi come se la donna non se ne fosse mai andata.

Stavano seguendo il caso di un agente della DEA, ritrovato morto nelle acque del porto, dove era stato presumibilmente per almeno una settimana, prima che il mare ne restituisse i pochi resti. Max, che entrava in quel momento, aveva avvertito il comandante che sarebbe stato molto difficile identificare il corpo, e, soprattutto, scoprirne la causa della morte.

“Agente Weston!”

“Ciao Max, è un piacere rivederti.”

“Torni stabilmente sull'isola?”

“Lo saprò per certo questo pomeriggio.”

“Mi fa piacere. Appena lo saprai avvertimi, organizzerò un'altra festa, come l'ultima volta, Sandy.” disse l'uomo, strizzandole l'occhio.

“Ci puoi contare, cocco.” rispose Lori, stando al gioco.

Danny li fissava sgomento, ma poi ebbe un'illuminazione.

“Oh, certo, la festa a tema cinematografico. Sandy, Danny Zuko, Grease...ora ricordo.”

“Io ricordo invece che tu e il comandante McGarrett non avete nemmeno avuto la cortesia di rispondere.” disse Max.

“Te l'ho già detto, pensavo che quella fosse una mail spam, scusa! La prossima volta avvisami verbalmente.”

“Certo, e da cosa ti vestiresti?”chiese Lori.

“Beh, Chewbecca potrebbe essere un'ottima scelta, non servirebbe neanche che ti cercassi un costume, basterebbe solo che ti levassi la camicia.” disse Steve, raggiungendo gli altri attorno al tavolo, facendoli ridere di gusto.

“Ah ah. A te mancherebbe solo una fascetta per Rambo vero? I mitra li conservi al posto dei cereali?”rispose Danny, ma prima che i due cominciassero a battibeccare, Max li interruppe.

“Comandante, ho i risultati dell'autopsia: l'uomo è morto annegato, ma dai lividi che ha sul collo, ho buoni motivi di credere che sia stato tenuto sotto acqua.”

“Era un uomo addestrato al combattimento, non è possibile.”

“Invece è possibilissimo, soprattutto se prima si viene drogati con una massiccia dose di GHB.”

“La droga dello stupro? Quindi drogato e poi annegato. Perchè accanirsi? Dopo averlo intontito, sarebbe bastato un colpo alla testa.” disse Kono.

“Chi l'ha ucciso voleva che somigliasse ad un incidente. Dobbiamo ricostruire tutti i percorsi fatti dall'agente Derringer, da quando è sbarcato a quando è sparito, secondo me non è affogato dove lo abbiamo ripescato, altrimenti il corpo non sarebbe in così cattivo stato.”

“Giusta osservazione comandante. Sembrerebbe infatti che il corpo sia stato usato come nutrimento da molti pesci, durante il periodo in cui è stato in mare.”

“Che schifo, Max, ti prego, smettila.” disse Danny disgustato, guadagnandosi un'occhiataccia dal medico legale.

“Va bene, grazie Max, ci vediamo. Kono, tu e Chin parlate con i suoi colleghi, dovrebbero essere ancora qui sull'isola, chiedetegli il motivo della loro visita alle Hawaii. Danny, io e te torniamo sul posto dove è stato ripescato, magari abbiamo dimenticato qualcosa. Lori, tu...”

“Io cerco i suoi movimenti e controllo i bollettini delle maree e delle correnti, così ci faremo un'idea di dove può essere stato.” Steve si bloccò, sorpreso dal fatto che quella donna riuscisse ancora a leggere le sue espressioni prima che lui terminasse le richieste; sperò ardentemente che il governatore gli desse buone notizie il più presto possibile.

 

“Buone notizie ragazzi, venite qui.” disse Steve, entrando seguito da Danny.

“Hai trovato l'assassino?” chiese Kono.

“No, meglio. Dov'è Lori?”

“Ero al telefono con la Guardia Costiera. Che succede?”

Steve infilò una mano in tasca, poi la allungò verso la donna.

“Lori Weston, ti dichiaro ufficialmente membro reintegrato a tempo indefinito dei Five-0.” aprendo la mano, le restituì lo scintillante distintivo che aveva conservato nella scrivania durante quegli anni.

Tutti abbracciarono la donna, felici di riaverla finalmente in squadra, legalmente, e, quando toccò a Steve, Lori lo strinse calorosamente, ringraziandolo, ben sapendo che, dietro quella tempestività, c'era stata la sua impazienza e la sua cocciutaggine.

“Il governatore mi ha detto che ha dovuto fare un po' di pressione, ma che, alla fine, a Washington sono stati felici di liberarsi di te.” disse l'uomo, sciogliendosi dall'abbraccio.

“Sono davvero felice, ora posso dire di essere tornata davvero a casa.” rispose Lori, commossa. “Forza, rimettiamoci al lavoro.”

“Bene, ma stasera usciamo a festeggiare tutti insieme, chiamiamo anche Max, Joe e Kamekona, che ne dite?” propose Steve “Pago io.”

Tutti lo guardarono stupiti, poi fu Danny a rompere il silenzio.

“Ragazzi, portatevi il portafogli, mi raccomando.”

Ridacchiando, il team si rimise al lavoro.


Ciao a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia! Grazie mille a Benny868 e a MihaelaIacob per le due recensioni, continuate così! A presto!

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Capitolo 5
*** Sarò fuori prima che ti si affloscino i capelli ***


Quello era stato uno dei casi peggiori mai affidati ai Five-0: ventidue bambini tra i sette e i dieci anni erano stati rapiti e rinchiusi nella loro scuola da un commando di tre uomini armati, che avevano già ucciso due maestre e un bidello, e ferito gravemente almeno altre tre persone. La squadra non sapeva come fare, i rapitori non volevano rilasciare gli ostaggi, chiedevano un furgone blindato, venti milioni di dollari in contanti e un aereo pronto all'aeroporto, tutto, ovviamente irrintracciabile e pronto il prima possibile.

“Ok, allora, gli SWAT sono pronti ad entrare in qualunque momento, basta il vostro ordine.” comunicò Lukela a Steve.

“Ottimo. Ma non dobbiamo farci vedere dai sequestratori, potrebbero far fuoco sui bambini.”

A quel pensiero Lori rabbrividì, chiedendosi come sempre cosa poteva spingere delle persone a fare certe cose, come uccidere o rapire, poi si sistemò il giubbotto antiproiettile in modo che le aderisse perfettamente al torso. Dando voce ai suoi pensieri, anche Danny si stava preparando.

“Perchè proprio a me? Ogni volta che succedono queste cose, penso a Grace e a tutto quello che può succederle. E poi, non ho ancora capito perchè proprio quella classe, si sono diretti subito lì, non hanno esitato.”

“Hai ragione, se volevano soldi o creare panico, bastava che si barricassero nella scuola, non in una classe specifica. Questa scuola è frequentata da figli di famiglie ricche, avrebbero pagato subito.” assentì Chin, mentre controllava il suo fucile.

In quel momento si sentì uno stridore di freni, e Kono scese trafelata dall'auto.

“Capo, ho capito perchè hanno scelto quella classe. Guarda la lista degli alunni.”

Steve allungò una mano, e scorse velocemente il foglio.

“No, no, no.”

“Che succede?”

“Lì dentro ci sono le figlie del membro del Congresso Freedman, ecco perchè!”

“Dovrà essere avvertito.” disse Chin.

“Credo ci abbia già pensato la moglie.” rispose Lori, accennando ad una donna disperata, attorno cui si stava radunando un esercito di genitori, altrettanto in pena.

Lukela arrivò correndo.

“Steve, sono loro. Vogliono parlare con il capo delle operazioni.” disse, passando un telefono al comandante.

“Sono il comandante di corvetta Steve McGarrett, con chi parlo?”

“Che titoloni, comandante! Ho fatto le mie richieste più di un'ora fa, e ancora non vedo né i soldi né il furgone.”

“Senti, cerca di ragionare. Ci vuole del tempo, perchè intanto non liberi qualche ostaggio?”

L'uomo dall'altra parte rise.

“Certo, come no. Lascio andare i miei passaporti per la libertà. Vi do sei ore, poi comincio ad uccidere un bambino ogni mezz'ora, cominciando dalle due preziose biondine.” detto questo, l'uomo chiuse la chiamata.

“Merda.”

“Cosa vogliono?” chiese Danny.

“Abbiamo sei ore per dargli soldi, furgone e aereo, altrimenti uccidono un bambino ogni mezz'ora, e per prime le figlie di Freedman.”

“Bastardi. Cosa hai intenzione di fare?”

“Allora, Chin, tu resta qui con la polizia, mi servi come coordinamento generale e per parlare con i genitori, fatti aiutare dalla psicologa. Kono, vai da Fong e vedi se ha l'analisi balistica e tu Lori, vai da Max, digli che faccia in fretta con le autopsie. Io e Danny torniamo in ufficio per cercare qualcosa su questi mostri, ci vediamo lì tra massimo un'ora”.

Dopo cinque minuti, la Camaro argentata era fuori dal quartier generale.

“Danny, dobbiamo cercare di sapere tutto su Freedman, tutti i possibili nemici, cosa faceva prima di candidarsi, voglio sapere tutto, anche se ha preso una multa per eccesso di velocità.”

“D'accordo.”

“Contatta anche i responsabili del suo ufficio di gabinetto, per sapere se hanno ricevuto minacce o cose del genere negli ultimi mesi.”

In quel momento squillò il cellulare.

“Kono, che dice Fong?”

“Steve, sei in vivavoce. Charlie, spiega tu.”

“Steve, ho scoperto che posso collegarmi al computer dell'aula dove sono rinchiusi i bambini, e posso anche vederli tramite webcam senza che nessuno se ne accorga. Sono riuscito a entrare nel computer perchè i bambini ci stavano lavorando prima.”

“Cosa? Ti raggiungo subito.”

“Non serve, vi mando tutto sullo schermo lì al Five-0, ho spiegato a Kono cosa fare. Ecco, ora dovreste vedere le immagini.”

Nello schermo gigante, accanto al conto alla rovescia, che segnava 5.48.21 allo scadere del tempo concesso, era apparsa la visuale della classe: si vedevano i bambini, spaventati, seduti a terra accanto alla maestra, che aveva un brutto livido sulla mascella destra e del sangue rappreso su labbra e naso, e i tre uomini, completamente vestiti di nero, che li tenevano sotto tiro con dei mitra.

“Quelli sono fucili MK-18, sono usati in Iraq e Afghanistan, in dotazione solo ai militari delle forze speciali, come hanno fatto a procurarseli?” esclamò subito Steve.

“Devono avere qualche contatto con l'esercito, forse uno di loro ne fa parte.”

Kono e Lori arrivarono di corsa, e quest'ultima si bloccò di colpo davanti a quell'immagine, mentre Kono prese posto davanti al tavolo, dove avviò il riconoscimento facciale dei tre uomini. In pochi minuti, avevano l'identità di uno di loro.

“Ecco qui: Jonah Reed, 34 anni, residente in California. Ehi, guardate qui, era un Berretto Verde, ed è stato congedato con disonore per abuso di potere in Afghanistan. Da allora ha fatto perdere le sue tracce per un po', e poi si è affiliato ad un gruppo di mercenari, ma non riesco a capire a chi fa capo, ci sono una serie di società fantasma che coprono tutto.”

“Ecco spiegati i fucili. E gli altri due?”

“Non sono presenti nel database. Però posso provare a comparare i parametri con le foto degli aeroporti o dell'Interpol, magari lì risulta qualcosa.”

“Perfetto Kono, vai pure. Lori, che ha detto Max?”

“Niente che non sapessimo già, sono morti tutti a causa dei colpi d'arma da fuoco. Senti, ma secondo te, come facevano a sapere tutto, i sequestratori? Voglio dire, conoscevano perfettamente orari e movimenti di alunni e maestre, altrimenti non sarebbero entrati praticamente senza farsi notare. Secondo me qualcuno interno alla scuola è coinvolto.”

“L'ho pensato anche io, meglio controllare. Vediamo se c'è qualche movimento strano sui conti bancari dei dipendenti della scuola, o qualche cambiamento nel loro stile di vita ultimamente.”

“Me ne occupo subito.”

McGarrett era rimasto fermo, a guardare le immagini trasmesse dalla webcam, sempre più preoccupato sul da farsi.

“Ehi, Steve, guarda qui.” Danny si avvicinò. “Una certa Elise Bowers, capo del gabinetto di Freedman, mi ha detto che era da qualche mese che in ufficio arrivavano delle lettere minatorie, che si riferivano a qualcosa fatto dal deputato parecchi anni fa, ma nessuno ci ha mai fatto caso. Allora ho controllato, e ho scoperto dai giornali dell'epoca che Freedman, quando viveva ancora a Saint Louis, aveva avuto un incidente d'auto, in cui erano rimaste uccise due bambine di nove anni. Non era stato incolpato di omicidio colposo, ma, secondo molte persone, era completamente ubriaco, e non era stato incriminato solo perchè il capo della polizia era amico personale dei Freedman, che sono una famiglia molto facoltosa in Missouri, a causa delle loro industrie.”

“Quindi tu pensi che qualcuno abbia assoldato dei mercenari per farla pagare a Freedman dopo più di vent'anni e per farlo prende di mira le sue due figlie. Bel lavoro Danno. Hai anche scoperto il nome della famiglia delle bambine?” chiese Steve.

“No, e mi sembra molto strano, non c'è in nessun giornale, perciò ho sentito il dipartimento di polizia di Saint Louis, ma, visto che è un caso molto vecchio, mi hanno detto che ci vorrà del tempo.”

“Gli hai detto che noi tempo non ne abbiamo?”

“No, anzi, gli ho detto di fare con comodo. Certo che sì Steven, anzi, ho minacciato di richiamarli ogni dieci minuti!” rispose spazientito Danny.

“Ottimo. Ehi, Kono, qualche risultato con le telecamere degli aeroporti?”

“Ho trovato Reed, che ha pagato in contanti, come solo altri due passeggeri, Eduardo Ramirez e Pablo Suarez, due messicani che hanno passato più tempo in galera che fuori, e che, guarda un po', sono sul libro paga di una delle società fantasma proprio come Reed.”

“Mercenari, dunque. Scusate.” Squillò il telefono di Steve “Pronto Max, che c'è?”

“Comandante, riesci a mettermi in videoconferenza? Devo mostrarvi una cosa.”

Steve fece un cenno a Kono che, abilmente, fece apparire Max in uno degli schermi.

“Cosa devi mostrarci?”

“I fori di proiettile. Subito non ci avevo fatto caso, pensando che fossero tutti dello stesso calibro, ma, dopo aver accuratamente esaminato i corpi posso dire questo: le due maestre sono state uccise da una raffica, che le ha colpite praticamente insieme facendole morire dissanguate, e questo mi fa pensare che fossero vicine, mentre il bidello è stato ucciso con un singolo colpo alla nuca.”

“Ma se era crivellato anche lui...” disse Lori.

“Vero agente Weston, ma era una copertura. Secondo me quella del bidello è stata un'esecuzione.”

“Ok, grazie Max, sei il migliore. Sentite, secondo me abbiamo trovato il nostro infiltrato.”

“Già, peccato che non possa più dirci nulla.” disse sarcasticamente Danny.

“Non è detto. Controllate se aveva una moglie o dei famigliari, e controllate il suo conto in banca: sicuramente, se aveva accettato di fare la spia, era stato pagato bene.”

Kono digitò velocemente qualcosa, e apparve la scheda del bidello.

“Allora, viveva con la madre, spesso prendeva dei permessi per assisterla, visto che è malata di cancro al fegato, e sul suo conto risulta che siano stati versati non più tardi di ieri la bellezza di centomila dollari.”

“L'avrà fatto sicuramente per far operare la madre.”

“Non capisco, per questo avrebbe accettato di mettere in pericolo la vita di così tanti bambini?”

“La madre era l'unica cosa che aveva, lo aveva avuto a sedici anni, crescendolo con mille sacrifici. Lo avrà fatto per ricambiarla.” disse Lori, continuando a leggere la scheda.

Tutti si soffermarono a guardare la webcam, e il tempo che, inesorabile, continuava a scorrere, segnalando che erano già passate due delle sei ore concesse.

“Steve, mi hanno risposto da Saint Louis: le bambine erano messicane, e di cognome facevano Suarez.”

“Suarez? Come uno dei due sequestratori?”

“Esatto. Magari erano parenti. Quanti anni ha il tizio?”

“Trentacinque. E le bambine avevano nove anni vero? Quindi adesso ne avrebbero trentatrè, e potrebbero essere davvero le sue sorelle. Controlliamo.”

“Sì, risultano due sorelle più piccole di tre anni e un fratello più piccolo di cinque.” rispose Kono. “Quindi quando è successo il fatto Suarez aveva dodici anni, e Freedman sedici: me lo vedo, neopatentato, ubriaco, era buio...era inevitabile che le investisse.” disse Danny facendo qualche rapido calcolo.

“Perfetto, ora abbiamo il movente. Non credo però che il figlio di una domestica possa permettersi un'operazione degna di un Berretto Verde. E poi, perchè aspettare così tanto.”

“Perchè ora Freedman è famoso, quindi è stato più facile trovarlo, e poi le sue figlie hanno nove anni, proprio come le sorelle di Suarez. Inoltre, in questi anni è diventato uno dei capi in un cartello della droga messicano, i soldi provengono da lì, non hai letto la scheda fino in fondo?” rispose Steve, afferrando il giubbotto antiproiettile, sistemando una pistola nella fondina sulla gamba, e una in quella sul petto.

“Non ho fatto in tempo, mi dispiace.” rispose sarcastico Danny “Ehi, SuperSeal, che cosa pensi di fare ora?” chiese poi, abituato ai colpi di testa dell'amico.

“Dobbiamo salvare quei bambini no? Ora sappiamo più cose, possiamo provare a trattare.”

“Perfetto. Kono, passami un giubbotto, tanto so che mi spareranno anche oggi.”

“Veniamo anche noi.” dissero le due donne, che si prepararono velocemente.

Tornarono alla scuola, e Chin gli andò incontro.

“Allora, non riesco più a tenere fermi i genitori, continuano a chiedermi perchè non siamo ancora entrati, voi avete scoperto altro?”

“No, ti abbiamo riferito tutto. Dove sono i genitori? Voglio parlarci.” Chin lo condusse verso il gruppo.

“Signori, sono Steve McGarrett, dei Five-0. Ascoltatemi bene: ora noi proveremo a trattare con i sequestratori, e, in caso non ottenessimo nulla, provvederemo ad entrare. Voi però dovete allontanarvi, almeno dietro il cordone delle auto della polizia, altrimenti potrebbe essere pericoloso per voi e per i bambini.” Tutti si spostarono, e, in quel momento, arrivò anche Freedman.

“Cosa succede capitano?” chiese a Steve.

“Sono il comandante McGarrett, deputato. Vada dietro, insieme a sua moglie, e un agente le spiegherà tutta la situazione.”

Steve chiese di parlare con i sequestratori, che lo richiamarono.

“Allora comandante?”

“Il furgone sta arrivando, è già per strada. I soldi saranno all'interno, e avrete un jet pronto all'aeroporto di Honolulu. Ora fai uscire i bambini.”

“No, finchè non vedrò il furgone non vedrete i vostri preziosi marmocchi.”

Quello era il segnale che i Five-0 aspettavano: tutti tranne Kono, coperti dalla polizia, si diressero all'entrata della scuola. Silenziosamente percorsero il corridoio, e si posizionarono davanti all'aula: in quel momento Lukela comunicò che il furgone era arrivato, così Steve richiamò il sequestratore per avvertirlo. Sentendo movimento nella classe, gli agenti si nascosero, appena in tempo per sfuggire alla vista di uno dei tre che usciva per controllare. Rapidamente, Steve lo colpì con il calcio del fucile, afferrandolo prima che cadesse; calcolando di avere circa la stessa taglia, il comandante spogliò rapidamente l'uomo di giubbotto e pantaloni neri, per poi indossarli sopra i suoi vestiti.

“Ehi, ehi, sei impazzito? Che vuoi fare?” chiese Danny sottovoce.

“Tu che ne dici? Entro.”

“No, assolutamente no. Se ti scoprono ti ammazzano!”

“Non ci riusciranno. Sarò fuori con i bambini prima che ti si affloscino i capelli, Danno, non preoccuparti.” rispose Steve, calandosi il passamontagna sulla faccia.

Dall'auricolare arrivò la voce di Lukela.

“Steve, si stanno agitando perchè non vedono tornare il compagno. Che è successo?”

“Niente, sto entrando. Kono, stai pronta. Da adesso io sono tagliato fuori, non posso più parlare. Ci vediamo tra poco.”

Steve entrò nella stanza, dicendo in spagnolo che sì, il furgone era arrivato, e che il piazzale era sgombro. Reed lo guardò annuendo, e fece segno alla maestra di mettersi in fila con i bambini. Uno di loro si alzò, ma inciampò in un banco, cadendo a terra. Steve fece per aiutarlo, ma poi si raddrizzò subito.

“Ehi, che stai facendo?” disse Reed avvicinandosi. L'uomo afferrò il passamontagna, rivelando l'identità di Steve. Con un colpo ben assestato, Reed lo scaraventò a terra, provocando le urla dei ragazzini.

“Volevate fregarci, eh? Chi sei?”

“Sono il comandante McGarrett, brutto bastardo.” rispose Steve, sputando un grumo di sangue.

“Io non sarei così spavaldo. Pablo, che ne dici, ci pensi tu?”

“Con vero piacere.” ma non aveva ancora finito di prendere la pistola, che un foro rosso gli si allargò al centro della fronte: Kono, con la sua abilità, aveva salvato Steve.

Reed, distratto dal colpo e dalle urla, si era voltato in ritardo, dando il tempo a Steve di rialzarsi. Cominciarono a lottare, e, visto che entrambi erano soldati ben addestrati, nessuno dei due voleva mollare: Reed però fu più veloce, ed estrasse la pistola, sparando un colpo dove doveva trovarsi la testa di Steve. Fortunatamente quest'ultimo si era spostato, così il colpo lo aveva preso ad una spalla, facendogli comunque perdere parecchio sangue. In quel momento Danny, Lori e Chin fecero irruzione, e Danny colpì Reed al braccio, facendogli perdere la pistola, e in un attimo gli fu addosso, ammanettandolo.

Chin intanto, stava facendo uscire tutti i bambini e la maestra, mentre Lori si precipitava ad aiutare Steve.

“Capo, forza, appoggiati.”

“Grazie, sto bene, è solo un graffio.” guardando Danny, che alzava di peso Reed, sorrise.

“Portalo via, Danno.” disse Steve, appoggiandosi alla donna

“Portalo via, Lori, possibilmente legato con una camicia di forza.” rispose Danny, spingendo fuori l'uomo ammanettato.

 

 

“Brindo ad un'altra operazione perfettamente riuscita!” disse Chin, alzando la birra.

Si erano ritrovati come sempre, dopo la soluzione di un caso, al solito bar, dove Steve diceva che avrebbe pagato, e invece era il portafogli di Danny quello che risentiva più di tutti di quelle visite.

“E' pazzesco. Qualche ora fa stavamo rischiando la vita, e invece ora siamo qui a festeggiare, ci pensate?” disse Kono.

“Il fatto è che abbiamo un capo completamente instabile, se ci sono due opzioni, lui sceglierà di sicuro la più complicata e pericolosa.” sbuffò Danny, mentre Steve, con una evidente fasciatura al braccio, beveva un sorso di birra.

“Danny, perchè non ammetti che senza di me la tua vita sarebbe piatta e noiosa?” chiese Steve.

“Almeno avrei qualche possibilità in più di rimanere vivo.”

“Ragazzi, vi rendete conto che state litigando come una vecchia coppia sposata, sì?” disse Lori, ridendo.

“Beh, ragazzi, visto che ormai è tardi e che domani dovremo interrogare quei due pazzi e Freedman, io direi che è ora di andare.” disse Chin, alzandosi, seguito da Kono e Danny.

“Devo pagare io vero?” chiese quest'ultimo e, non ottenendo risposta, si diresse al bancone.

Dopo che tutti furono usciti, si diressero alle auto.

“Ehi Lori, hai bisogno di una mano con questo animale?” chiese Danny, vedendo che Steve si appoggiava alla donna.

“No, tranquillo, lo scarico sul letto e me ne vado a dormire anche io. Ci vediamo domani.”

Tutti partirono, ad eccezione di Lori e Steve.

“Ehi, ti va una passeggiata in spiaggia?” chiese Steve.

“Spiaggia e luna? Comandante, sei sicuro di sentirti bene?”

“Dai, accompagnami.” e Lori lo prese sottobraccio.

I due camminarono un po' in silenzio, mentre qualche ubriaco gridava oscenità sul fatto che dovevano darsi da fare e qualche coppietta, disturbata, fuggiva via indispettita. Ad un certo punto, Steve si sedette, seguito da Lori.

“Ti senti bene?”

“Sì, volevo solo sedermi, adoro il mare di notte.”

“Anche a me piace molto.”

Lori e Steve rimasero a parlare per quasi un'ora, poi, quando i capelli di lei cominciavano a somigliare ad una nuvola crespa, decisero che era ora di rientrare. La donna si mise al volante del pick up, e Steve, che moriva dalla voglia di correggere ogni suo errore, per una volta si trattenne. Una volta arrivati, Lori spense la macchina e i due entrarono in casa

“Domani arriva Brian, mi ha trovata.”

“Cosa? Quando?”

“Non lo so, mi ha chiamata oggi, vuole vedermi per parlare, quindi forse arriverò un po' in ritardo in ufficio.”

“Non ti preoccupare. Piuttosto, vuoi che venga con te?”

“Non serve, grazie. Se dovessi avere bisogno faccio partire un raggio luminoso sopra lo Aliiolani Palace, che ne dici?”

“Potrebbe funzionare, sì. Beh allora vai a dormire, riposati, buonanotte.”

“Buonanotte comandante.”



Allora! Eccomi di nuovo qui, con un capitolo fresco fresco! Come sempre grazie ai miei lettori, a cui si sono aggiunti Per_sempre_una_Winchester e Nutella_Girl, (complimenti per il nick) che mi ha addirittura messo tra i preferiti (graziegraziegrazie), e spero vivamente di trovare una vostra recensione, anche con suggerimenti e idee, magari su qualche personaggio che non ho nominato. Detto questo, alla prossima!

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Capitolo 6
*** Nessuno tocca i Five-0 ***


“Finalmente Suarez ha parlato, ha ammesso tutto. Voleva vendicare le due sorelle e la madre, che si era suicidata dopo l'incidente, e voleva farlo per ricordare tutto al deputato.” disse Steve, sedendosi nel suo ufficio, togliendosi il tutore dal braccio.

“Come hai fatto a farlo parlare? Io ho fatto fatica con Freedman!” disse Danny.

“Ho i miei metodi, e ti assicuro che sono molto persuasivi.”

“Non chiedo altro, perchè immagino che questi metodi implichino la violenza fisica e la tortura. Senti, con il deputato che facciamo?”

“Niente. Cioè, non possiamo, ormai il reato è caduto in prescrizione, sono passati più di vent'anni. Ma credo che gli basterà il rimorso per aver ucciso due bambine e aver provocato la morte di una povera donna.”

“Già, sono d'accordo, anche se avrei preferito sbatterlo dentro e buttare la chiave. Ma Reed cosa c'entrava?”

“Doveva un favore a Suarez. Quando ancora non lavoravano assieme, Reed aveva provato a fregare una partita di cocaina al cartello di Suarez, così, dopo aver preso informazioni, i capi si sono resi conto che gli sarebbe servito più da vivo che da morto e lo hanno arruolato.”

“Cretino due volte, davvero.”

In quel momento squillò il telefono del comandante, era Lori.

“Lori, dimmi.”

“Steve, sono in macchina, sto scappando da Brian, sono quasi al Five-0, potreste uscire a darmi una mano? Ho paura che possa fare qualcosa di folle.”

“D'accordo, Lori, stai calma, dimmi dove sei.”

“All'inizio della strada, vedo la statua di Kamehameha.”

“Arriviamo.” riattaccò, e chiamò la squadra.

“Ragazzi, usciamo subito ad aspettare Lori, Brian la sta seguendo e non è molto allegro.”

Velocemente i quattro uscirono, appena in tempo per vedere il SUV bianco di Lori inchiodare a pochi passi da loro, e una macchina nera a poca distanza. La donna scese velocemente, andando a mettersi accanto ai colleghi, mentre dall'auto nera uscì un Brian furioso, rosso in faccia.

“Torna subito qui, razza di stronza! Non ti darò mai il divorzio!”

“Ehi, amico, calmati. Forza, entriamo così ne parlate con tranquillità.” disse Steve, mettendosi tra Lori e l'uomo.

“Levati dalle palle, idiota! Fammi parlare con quella lì, e anche voi, andatevene!”

“Brian, ti ho già detto che è finita! Te la sei spassata per sei mesi con Jolene, e chissà prima, e tu pretendi che io ti perdoni e torni a Washington con te? Non ci penso nemmeno, qui ho la mia famiglia, loro mi rispettano e mi vogliono bene, qui sono felice.”

“Non dire cazzate, tu torni a casa stasera con me, a costo di legarti e imbavagliarti!”

“Bene, direi che parla proprio come un cavaliere d'altri tempi, che ne dite?” intervenne Danny.

“Zitto tappetto!”

“Ehi, ehi, ehi, adesso basta! Non ti permetto di insultare ancora la mia squadra! Sparisci immediatamente!” disse Steve, alzando la voce.

“Cosa c'è comandante, eh? Non ti piace che parli male di voi o di lei in particolare? Dimmi, te la sei già portata a letto?” chiese sprezzante Brian, caricando il pugno per colpire Steve.

Il colpo fu deviato prontamente, e l'uomo cadde rovinosamente a terra. Kono e Danny furono i primi a scoppiare a ridere, seguiti anche da Chin e da Lori, mentre Steve alzava di peso Brian e lo ammanettava.

“Scusa amico, ma sembravi un criceto che prendeva a pugni un orso!” disse Danny, con le lacrime agli occhi.

“Ehi, mollami, non potete arrestarmi, chiamo il presidente, lavoro alla Casa Bianca!”

“Possiamo, non preoccuparti. Come prima cosa aggressione a pubblico ufficiale, e poi guida pericolosa, giusto Lori?”

“Esatto, superava i novanta all'ora in centro.”

“E poi il presidente capirà, gli abbiamo salvato la vita una volta, in più è hawaiano...che ne dici, chi vincerà?”

Arrivati in ufficio, Steve chiamò Lukela, chiedendogli di trattenere Brian fino all'indomani, quando aveva il volo di ritorno per Washington, poi propose alla squadra di prendere un pomeriggio libero per andare in spiaggia.

“Steve, sei sicuro di sentirti bene?” chiese Chin.

“Certo che si, mai sentito meglio. Perchè?”

“Beh, non è da te proporre una giornata in spiaggia, visto che i tuoi giorni liberi li passi arrampicandoti per dei sentieri sconosciuti anche agli animali.” rispose Danny.

“Possiamo sempre tornare a Koʻolau se vuoi.”

“Piuttosto la morte. Allora, dove andiamo?”

“E se andassimo a Pipeline?” propose Kono “E' troppo che non cavalco un'onda giusta!”

“Ottima idea. Allora facciamo tra mezz'ora a casa di Chin?”

“Sì, ci sto. Lori, provi anche tu a surfare vero?”

“Assolutamente no, quelle sono onde da professionisti, io non sto in piedi neanche sulla tavola ferma!”

“Dai, ti insegno io. Forza, costume e tavola per tutti, anche per Danny.”

“Credo che mi limiterò a guardarvi mentre rischiate di morire annegati, grazie.”

Il gruppo si separò e, mentre Danny andava verso il centro a prendere Grace a scuola, gli altri si dirigevano verso l'imbocco della highway.

Arrivata a casa di Steve, Lori, che abitava ancora lì a causa di un disguido con la consegna dell'appartamento, si precipitò in camera a cambiarsi; si stava infilando il reggisendo del bikini quando bussarono alla porta. Svelta si infilò una maglietta.

“Sì?”

“Ehi, Lori, sei pronta?” le chiese Steve.

“Sì, ho finito, arrivo subito.” infilati anche un paio di shorts di jeans e afferata la borsa da spiaggia, la donna scese al piano di sotto, dove trovò l'uomo prendeva la tavola dal sottoscala.

“Senti, volevo ringraziarti per prima. Ho avuto davvero paura, non avrei mai immaginato che Brian potesse reagire così.”

“Non preoccuparti. L'hai detto anche tu, no? Siamo la tua famiglia, e in famiglia ci si sostiene sempre. E poi, noi siamo i Five-0, e nessuno tocca i Five-0” disse Steve ridendo.

“Grazie.”

“Forza, andiamo.”

Dopo circa un'ora le macchine della squadra raggiunsero il parcheggio accanto alla spiaggia. Tutti, tranne Danny e Lori, scaricarono le tavole e, appena dopo aver appoggiato i vestiti e gli asciugamani in spiaggia, stavano già pagaiando alla ricerca dell'onda perfetta.

“Grace, sta attenta!” gridò Danny alla figlia, che gli sorrise da lontano.

“Danny, tranquillo! Kono mi ha detto che è bravissima, e se lo dice lei devi fidarti.” lo tranquillizzò Lori, che si era tolta maglietta e calzoncini e aveva sistemato l'asciugamano sulla sabbia calda.

“Lo so, ma hai visto quelle onde? Potrebbero spazzarla via come uno stuzzicadenti!” rispose l'uomo preoccupato, sedendosi.

I due amici si divertirono a guardare i colleghi alle prese con le onde, notando che Kono era ancora la campionessa di un tempo: difficilmente mancava un'onda, e ci rimaneva sopra fino alla fine, mentre Steve e Chin, anche se erano molto capaci, spesso non riuscivano a rimanere sulla tavola per tutto il tempo.

“Ehi, Lori, volevo dirti che se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, io ci sono, ok? So cosa vuol dire divorziare, urla, liti, avvocati...quindi, per ogni cosa...”

“Grazie Danny, sei un'amico. Comunque, credo che ci vedremo il meno possibile, perciò le litigate dovrebbero essere ridotte al minimo...e poi, pensavo, ho fatto bene a lasciare uno che si comporta così, e per fortuna che me ne sono accorta presto, altrimenti chissà quante cose mi starei perdendo.”

“Sai come la penso in fatto di matrimoni, basta solo nominarli perchè la gente cominci a scannarsi.”

I due si girarono verso l'acqua giusto in tempo per vedere Grace che cavalcava un'onda con grande maestria, e Steve che cadeva, con davvero poca grazia: Danny scoppiò a ridere così fragorosamente che diversi bagnanti lo guardarono, imitandolo. Nel frattempo, Steve era tornato a riva, e, dopo essersi slacciato il laccio dalla caviglia, corse dai colleghi.

“Danno, grazie per la magnifica figura che mi hai fatto fare.”

“Come siamo permalosi Steven! Era solo una caduta da una tavola di poliuretano e fibra di vetro da un cavallone potenzialmente mortale in mezzo all'oceano, cosa vuoi che sia!” rispose l'uomo ridendo.

“Quanto sarcasmo Danny! Se non ricordo male ci avevi provato anche tu, vero?” intervenne Lori.

“Si, ma poi mi sono reso conto che, durante una normale giornata in ufficio, ho occasioni più allettanti ed eroiche per morire rispetto al cavalcare di un'onda di quattro metri.”

“Giusto, ma devi adeguarti, vivi alle Hawaii da un sacco di anni ormai.”

“Non porto più la cravatta, mi sembra già una cosa abbastanza drastica, non ti pare?”

“Va bene, va bene. Sentite, qualcuno ha portato qualcosa da mangiare?” chiese Steve, asciugandosi.

“Ehi, abbiamo fame anche noi!” dissero Kono e Grace, piantando i surf nella sabbia, seguite da Chin.

“Si, ci sono panini e frutta per tutti, poi succhi e acqua.” disse Lori, aprendo la borsa. Cominciò a distribuire qualcosa a tutti, ma Chin, Danny e Steve la guardarono sconsolati.

“Si bambini, c'è anche la birra, ma è in macchina al fresco, quindi qualcuno deve andarla a prendere: fate a chi arriva primo.”

“Io ci rinuncio in partenza, altrimenti il SuperSeal si metterebbe a piangere se non vincesse, e visto che la macchina è la sua, direi che ci va lui, senza ulteriori discussioni.” ma Steve si era perso metà del discorso, perchè era già sulla strada del ritorno, portando una borsa frigo arancione.

“Stavi dicendo qualcosa Danno?”

Si sedettero tutti in cerchio, mangiando voracemente i panini, ridendo e scherzando e, mentre Grace raccontava che un ragazzo, a scuola, continuava a starle intorno, (con sommo orrore di Danny), Steve si ritrovò a fissare Lori, pensando a quanto era bella quando rideva: i suoi capelli, mossi dalla brezza, incorniciavano il volto in ciocche ribelli, e gli occhi guizzavano divertiti verso chi stava parlando. Del pulcino bagnato fradicio e in lacrime di qualche mese prima non rimaneva nient'altro che qualche momento di tristezza che la prendeva ogni tanto, ma si vedeva che faceva di tutto per dimenticare. Lo sgardo di Steve si fece più audace, scivolando in basso, verso il seno piccolo, ma perfettamente proporzionato al corpo, abbronzato grazie alle giornate passate in spiaggia.

“Vero Steve?”

“Cosa? Che stavi dicendo?.”

“Ho detto che è strano che ci capitino dei pomeriggi liberi dal lavoro, e, soprattutto, che sia tu a promuoverli.”

“Beh, ogni tanto bisogna staccare un pò, giusto? Se poi ci si può divertire insieme, è ancora meglio.”

“Giusto capo. Sentite, che ne dite di un'ultima surfata? Sono quasi le cinque, devo tornare a casa, altrimenti Adam mi darà per dispersa. Chi viene con me?” propose Kono.

Subito Grace e Chin si alzarono, recuperando le tavole.

“Lori, vieni almeno a fare il bagno!”

“Assolutamente no, voglio godermi ancora un pò di sole, chissà quando mi ricapiterà.” rispose la donna, stendendosi nuovamente sull'asciugamano, chiudendo gli occhi.

“Ehi Steve, non vieni?” chiese Chin, assicurando la tavola alla caviglia.

“Sì, vi raggiungo subito.” Approfittando di un momento di distrazione di Lori, il comandante fece un segno a Danny. Insieme, all'improvviso, afferrarono la donna, che si divincolava, e Steve se la caricò in spalla, poi, correndo, entrò in acqua, dove si buttò con una Lori urlante avvinghiata addosso.

“Steven McGarrett, non fare mai più una cosa del genere! Te la farò pagare molto cara! Anche a te Danny!” disse la donna, riemergendo furente dall'acqua, mentre i due ridevano sonoramente.

“Ma dai, era uno scherzo! Così hai fatto almeno il bagno!” disse Steve, rincorrendola mentre usciva.

Lori stava si stava voltando per rispondergli, ma aveva appoggiato male il piede, così si era sbilanciata. Steve, prontamente, l'aveva afferrata al volo, prima di cadere a terra assieme a lei, fortunatamente non troppo forte da schiacciarla, ma nemmeno troppo distante da non sentire il suo alito caldo sul viso.

I due rimasero in quella posizione per qualche secondo, che a loro sembrò un'eternità, poi Lori provò a muoversi.

“Comandante, perchè sei sopra di me? Non riesco a respirare.”

“Scusami, ora mi alzo.” disse Steve, senza muoversi, come ipnotizzato.

“Sbaglio o sei ancora qui sopra?”

L'uomo fece forza sulle braccia, e si rialzò, aiutando Lori, che, nel frattempo, si spolverava dalla sabbia; Steve si stirò, ma subito si ritrasse, sentendo che i pantaloncini da surf cominciavano a stargli stretti sul basso ventre.

“Ehi, ehm, allora, siamo pronti ad andare?” chiese, un pò imbarazzato, infilandosi una maglietta.

“Sì, Kono e gli altri si stanno asciugando, nel frattempo io porto le cose in macchina, dammi le chiavi.” rispose Lori, finendo di pulirsi dalla sabbia.

“Ecco. La tavola lasciala, la porto io.”

In quel momento si avvicinò Danny.

“Da quanto ci pensi?”

“Come scusa?”

“Ti ho chiesto da quanto fai pensieri non proprio angelici su Lori Weston.”

“Non dire sciocchezze Danno!”

“Ah no? Allora perchè prima le hai fatto la radiografia completa? E perchè, dopo che vi siete alzati dalla sabbia, sembrava che tu avessi una pistola nel costume? Cosa senz'altro probabile, conoscendoti.”

Sul volto di Steve apparve l'ombra di un sorriso imbarazzato.

“Da quanto non hai una donna, da Catherine?”

“E' che non ci riesco, mi ha fatto troppo male, faccio fatica a fidarmi.”

“Sarà, ma vedi di sbrigarti a trovarne una, perchè la scusa del 'Oh, scusa ti sono caduto addosso' non funziona sempre.”

I due amici si guardarono e, in silenzio, si diressero verso le auto, dove li aspettavano gli altri. Si diedero apputamento per l'indomani in ufficio, alla solita ora.



Eccomi di nuovo, un pò in ritardo! Dopo l'avventura del precedente capitolo, un pò di svago ci stava. Non ho nuovi followers, così non mi rimane che ringraziare infinitamente quelli "vecchi"! Buona lettura, a presto!

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Capitolo 7
*** Ora è davvero casa ***


Fin

almente, dopo quasi quattro mesi alle Hawaii, Lori era riuscita a torvare una sistemazione fissa: aveva lasciato perdere l'appartamento che aveva visto dopo pochi giorni dal ritorno, visto che non sembrava mai essere pronto, e si era concentrata sulla ricerca di una casa singola, vicina al centro, ma, soprattutto, vicina ai suoi colleghi e al mare. La casa infatti, distava esattamente mezz'ora di corsa da Steve, dieci da Chin e, purtroppo, troppo da Kono per una corsa mattutina. La donna aveva deciso di organizzare una festa per inaugurare la sua nuova casa, e aveva invitato tutta la squadra, più Kamekona e Joe.

Quella domenica infatti, il vialetto si era riempito di macchine, tra cui mancava il pick up di Steve, che era arrivato a piedi, e, nonstante la vicinanza, era arrivato per ultimo.

“Steve, sei sempre in ritardo.” lo accolse Danny alla porta.

“Devo essermi sbagliato, Lori aveva detto che sarebbe stata una festa, che ci fai tu qui?”

“Forza, entra, sta per cominciare il giro turistico.”

Lori, salutato Steve con la mano, si mise in testa alla piccola comitiva, cominciando ad illustrare i vari ambienti della casa, disposta su due piani: al piano terra, c'era un'ampia stanza, che fungeva da sala da pranzo e salotto, una cucina, un bagno e un ripostiglio, e la sala affacciava su uno spettacolare patio, disteso su un prato verde che arrivava al mare; al piano di sopra invece, c'erano due camere e un bagno con vasca enorme. Mentre Lori spiegava che era stata catturata più dalla vasca monumentale che dal panorama, Steve la guardò, pensando a come quella vasca poteva essere usata assieme a lei, ma poi, accorgendosi dell'occhiata di Danny, riprese ad ascoltare, concentrato. Tutti ridiscesero e si accomodarono al tavolo preparato per l'occasione, mentre Lori, aiutata da Malia e Kono, portava in tavola il pranzo.

“Sorella, ci avrei pensato io, bastava che mi avvisassi, ti potevi risparmiare la fatica.” disse Kamekona, prendendo uno spiedino di gamberi con l'enorme mano.

“Grazie Kamekona, ma secondo me non c'è niente di meglio che cucinare per le persone a cui vuoi bene.”

“Ehi gigante, è per questo che ogni volta che mangio da te, poi non mi sento affatto bene?” chiese Danny, ridendo.

“Attento a come parli, haole, la prossima volta che vieni da me potrebbero non essere gamberi quello che ti metto nel piatto.” rispose Kamekona, facendo ridere tutti.

“Cos'hai cucinato, oltre a questi gamberi, per far vedere che ci adori tutti quanti?” chiese Kono all'amica, mentre cullava la figlia, semiaddormentata, nel passeggino.

“Una zuppa di pesce speciale, poi del pesce al forno con patate e insalata mista, e poi, come dolce, kulolo che spero sia venuto bene, perchè non l'ho mai cucinato.” rispose la donna, dirigendosi in cucina.

“Un pranzo eccellente!” disse Steve.

“Beh, decisamente meglio delle scatolette e delle razioni alimentari a cui sei abituato, eh?” lo stuzzicò Danny.

“A me piacciono. E poi mia madre cucina...cioè, ha scelto una buon negozio gastronomico, solo che non è mai a casa a fare la spesa.”

“E questo ti sembra un buon motivo per mangiare roba liofilizzata?”

“Le abitudini dei militari sono dure a morire, Danny.” disse Joe, sorseggiando una birra.

“Già, soprattutto per un Navy SEAL testardo come una capra.” concluse Danny, mentre tutti ridevano.

In quel momento riapparve Lori con la zuppiera, cominciando a distribuire il cibo a tutti gli ospiti, con l'aiuto di Grace, che faceva da cameriera.

“Beh, buon appetito!”

Tutti mangiarono di gusto sia il primo che il secondo, chiacchierando e scherzando, poi Steve, Danny e Chin, lasciando che le ragazze chiacchierassero, sparecchiarono il tavolo, lasciando solo i bicchieri e le bibite.

“Ragazzi, già che siete in cucina, prendete ancora qualche birra e i succhi, sono in frigo.” disse Lori dall'esterno.

“D'accordo.” rispose Steve, dirigendosi sicuro verso il frigo, da dove emerse con il necessario, mentre Danny e Chin lo guardavano sorridendo.

“Sembra proprio a casa sua, eh?” disse Chin.

“L'ho pensato anche io. Questa, più che una festa di inaugurazione, sembra un fidanzamento.” gli diede manforte Danny.

“Non si sa mai, magari tra qualche mese andremo ad un altro matrimonio.”

“Avete finito? Perche le birre si stanno scaldando.” rispose Steve, voltandosi di scatto.

“Sei arrossito! Ehi, Chin, hai visto? E' una cosa seria allora!” disse Danny, tra lo stupito e il divertito.

“Steve, io mi sbrigherei, non rimarrà libera a lungo...” disse Chin.

“Cosa deve sbrigarsi a fare il capo?” chiese Lori, rientrando all'improvviso “Ragazzi, avete visto un fantasma? Vi siete bloccati di colpo...”

“Devo, ehm, devo sbrigarmi a portare fuori le birre...sì, prima che si scaldino troppo.” rispose Steve, chiedendosi quanto la donna avesse sentito della conversazione.

“Ok. Io salgo un minuto a cambiarmi, mi sono sporcata la maglietta, e se non la bagno, rimane la macchia, ma arrivo subito.”

La donna fu di parola, dopo qualche minuto stava scendendo le scale con un top rosso, legato al collo, e che le lasciava la schiena gran parte scoperta. Per Steve fu come assistere ad un'apparizione, tanto che si bloccò con la birra a metà strada tra il tavolo e la bocca, per poi riscuotersi quando Grace propose una partita a Twister.

“A Twister? Gracie, sei proprio sicura?” disse Steve, incerto.

“Certo che sì, a casa ci giochiamo sempre, vero Danno?”

“Io ci sto.” disse Kono, lasciando la bambina ad Adam, ben felice di avere una scusa per non giocare.

“Io vi guarderò mentre vi slogate le caviglie, poi interverrò a sistemarle” disse Joe, stendendosi comodamente su un lettino. “Ehi, Kamekona, vieni qui, noi facciamo i giudici, che ne dici?”

“Ci sto capo.”

“Quindi restiamo in sette, giusto?” chiese Grace, stendendo il telo sul prato.

“No, in sei, io non gioco.” disse Steve, dirigendosi verso le sedie.

“Che c'è hai paura di farti stracciare da noi?” disse Lori, indicando le ragazze.

“Dai Steve, facciamo maschi contro femmine, chi perde lava i piatti, ok?” disse Chin, togliendosi le infradito.

L'uomo ci pensò, guardando le quattro donne che sghignazzavano, e poi si decise.

“Ok, allora la prima mossa ai ragazzi, che sono in svantaggio numerico: chi comincia?”

“Io.” disse Danny.

“Ok, allora piede destro sul verde”

“Grace, mano sinistra sul rosso”

“Steve, piede sinistro sul blu.”

“Kono, mano destra sul giallo.”

La partita continuò per più di un'ora, e sul telo rimasero Lori, Steve, Grace e Malia, che aveva dimostrato un'agilità sorprendente. Purtroppo però, mentre Grace spostava la sua mano destra, urtò involontariamente Malia, che poggiò un ginocchio, venendo così eliminata. Poi fu la volta di Steve, che si ritrovò praticamente in diagonale rispetto al telo. Lori, mettendo il piede destro sul rosso, si ritrovò praticamente a cavalcioni dell'uomo, scatenando risatine e sorrisetti a Chin e Danny, che sapevano dell'attrazione che il capo provava verso la donna. Grace, distratta dalle risatine, si sbilanciò e cadde.

“Tesoro, ti sei fatta male?” chiese Danny, mentre la ragazza si rialzava.

“No, solo una botta, ed è tutta colpa tua, mi hai distratta!” rispose Grace, sedendosi vicino a Kono e Malia.

“Ok ragazzi, dipende da voi: vi arrendete?” chiese Joe, divertito.

“In quel caso, chi lava i piatti?” chiese Steve, guardando Lori.

“Si lavano insieme.”

“Allora assolutamente no.”

“Vale anche per me.” disse Lori, sorridendo all'uomo.

“Lo sapevo. Ottimo, allora, Steve, mano sinistra sul giallo.” L'uomo ci arrivò, con qualche contorsione e qualche sfioramento involontario, ma che non gli dispiacque affatto.

“Lori, tocca a te. Piede destro sul blu.” posizionandosi, Lori si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Steve, che ebbe un leggero fremito.

“Che c'è, comandante, non sei più abituato alla pressione?” chiese divertita.

L'uomo non rispose, beandosi della vista che aveva davanti, e del suo profumo.

“Steve, anche tu piede destro sul blu.”

“Non ci arrivo.”

“Allora vincono...”

“No, ecco fatto.” l'uomo però, per mettere il piede sul blu, si era sbilanciato, urtando anche Lori, che barcollò, quasi cadendo. Steve però aveva perso l'equilibrio del tutto, e cadde di schiena sul prato, appena prima che Lori gli crollasse addosso, andando a sedersi praticamente sulla pancia del comandante. I due si guardarono, scoppiando a ridere inseme, seguiti poi da tutti quanti.

“Mi sembra che ci siamo già trovati in una situazione del genere, che ne dici, capo?” disse Lori, alzandosi, porgendo una mano all'uomo.

“Già...ma l'alta volta le posizioni erano invertite, se non sbaglio.” rispose lui, circondandole le spalle con un braccio.

Joe e Kamekona si alzarono.

“Dichiaro che le ragazze vincono questa sfida all'ultimo sangue. Ragazzi, in cucina.” disse Joe, mentre le donne festeggiavano.

“Ah, Joe, il detersivo è sotto il lavello, e ho qualche grembiule nel primo cassetto, ok? Vi prego, la cucina è nuova, vorrei trovarla ancora intatta alla fine.”

Dopo un'ora, molti schiamazzi e rumori poco rassicuranti, i perdenti uscirono dalla cucina, più bagnati dei piatti che avevano lavato.

“Ehm...i piatti ci sono ancora tutti, vero?” disse Lori, poco convinta.

“Sì, è tutto sistemato, tranne evidentemente, le nostre magliette.” rispose Danny, indicando sé stesso e i suoi colleghi.

“Quello è l'ultimo dei miei pensieri: siamo alle Hawaii, c'è il sole, in mezz'ora saranno asciutte, se ve le levate subito e le mettete lì” disse Lori, indicando lo stendibiancheria.

Tutti ascoltarono il consiglio della donna e, mimando una sfilata di moda, uno alla volta appesero la maglia, dando la possibilità a Lori di sbirciare il fisico di Steve, che tanto le piaceva. Doveva ammettere però che anche gli altri tre non erano niente male: Danny, anche se più basso di Steve, era più robusto, e dava l'idea che fosse difficile atterrarlo in un corpo a corpo, mentre Adam e Chin avevano un fisico molto simile, asciutto, con la pelle olivastra che faceva risaltare i muscoli.

“Joe, perchè tu non sei bagnato?”

“Perchè io dirigevo i lavori, non mi sono avvicinato allo stagno che c'era nella tua cucina.”

“Giuro che proporrei una battaglia d'acqua, se solo non fossi così stanco.” disse Danny sedendosi.

“Non ci pensare nemmeno. Non toccherò mai più l'acqua se non per farmi la doccia.” rispose Adam, passandosi una mano nei capelli.

“Anche perchè altrimenti sarei costretta ad ammanettarvi alle sedie, avrete sprecato il fabbisogno di un mese delle Hawaii per lavare quattro piatti” disse Lori, tornando con il dolce. “Ecco qua, servitevi, c'è il premio di consolazione per tutti.”

“Ehi, è proprio buono! Somiglia a quello che ci preparava la zia, eh Kono?” disse Chin, assaporando il dolce.

“Hai ragione cugino, complimenti Lori!”

“Sarà, ma io preferisco i pancakes.” disse Danny.

“Ti batterebbe a prepararli, i suoi sono buonissimi, più dei tuoi.” disse Steve, pulendosi la bocca.

“Non è possibile, quella è la ricetta di mia nonna, nessuno li faceva meglio di lei.”

“Facciamo così, Danny. La prossima volta facciamo un barbecue a casa mia, e poi, invece della gara di Twister, vi sfidate sui pancakes, che ne dici? Anzi, sapete che vi dico? Festeggiamo tutti assieme il giorno di Natale, tanto manca meno di un mese.”

“Accetto, tanto so di vincere.” disse Danny, porgendo la mano a Lori, che la strinse divertita, mentre tutti gli altri annuivano convinti.

Trascorsero ancora qualche tempo nel giardino, poi tutti cominciarono a dirigersi verso le proprie case, ringraziando Lori per la magnifica giornata passata assieme. L'ultimo ad andarsene, dopo aver rifiutato un passaggio da Danny, fu Steve.

“Beh, agente Weston, complimenti, è stata una festa grandiosa.”

“Grazie, è stato bello avervi tutti qui. Ora è davvero casa, dopo che l'ho mostrata alla mia ohana.”

Steve tentennò un pò sulla porta di casa della donna.

“Senti Lori, io volevo dirti che...che mi mancheranno i tuoi pancakes, e...beh, anche tu, ovviamente. La casa è grande, dopo un pò ci si abitua a vivere con qualcuno, e...beh...” disse imbarazzato Steve.

“Facciamo così: quando ti sentirai solo o avrai voglia di pancakes, mi fai uno squillo, e io in mezz'ora sono lì, d'accordo?” disse Lori, appoggiandosi allo stipite.

“Ehm...sì, immagino di sì...beh, allora a domani.” Steve si sporse per baciarla su una guancia, ma la mira non fu delle migliori, tanto che le labbra si posarono sull'angolo di quelle di Lori. L'uomo si staccò subito, vagamente in imbarazzo, notando che anche Lori era rossa, così si diresse lungo il vialetto, girandosi per salutarla con la mano.

Vecchio mio, pensò, sei proprio cotto a puntino!

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Capitolo 8
*** Mele Kalikimaka: -3 ***


"Davvero scortese questo cattivone, morire proprio oggi, tre giorni prima di Natale, rovinando i piani di tutti noi.” disse Danny, sollevandosi dal cadavere insanguinato trovato all'Ala Moana Beach Park.

“Già, proprio antipatico. Per fortuna che a casa ci sono Doris e Mary, almeno prepareranno qualcosa loro.” rispose Steve.

“Certo. Più che altro, speriamo di trovare ancora la casa in piedi.” continuò Danny.

“Guarda che mia madre e mia sorella sono molto migliorate in cucina, davvero! E poi comunque, prima di giovedì non mangeremo nulla, quindi basta solo che riordinino un po'.”

“Devo ricordarti il tacchino semi scongelato con il phon?”

“Ragazzi, spiacente di interrompervi, ma abbiamo l'identità del morto: Percy Adams, 28 anni, sottoufficiale in servizio qui a Pearl Harbor.” intervenne Chin.

“Non dovrebbe essere in ufficio ora?” chiese Danny.

“Già. Ho parlato con il suo superiore e mi ha detto che sarebbe dovuto rientrare ieri sera, dopo un permesso di tre giorni per andare a trovare la sorella malata, e che non aveva idea che avesse qualche familiare qui. Ha detto che interrogherà anche i commilitoni di Adams, per vedere se sanno qualcosa, e che poi ci informerà.” rispose Chin.

“Ottimo. Quindi abbiamo un marine morto che non dovrebbe essere qui. Perfetto, un inizio di giornata niente male eh?” disse sarcastico Danny.”

“Danno, non stare sempre a lamentarti, comincia a chiedere se c'è qualche testimone.” disse Steve, mentre salutava Max.

“Comandante, spero che sia una cosa breve, io e Sabrina dovremmo andare a prendere gli ultimi regali.”

“Questo dipende da te, Max, dimmi per cosa è morto e potrai andare a fare shopping anche subito.”

“Beh, non posso esserne sicuro, ma direi che quest'uomo è morto a causa di un forte trauma all'addome, come si evince dalla fuoriuscita di sangue dalla bocca. Posso aprire la giacca?”

“Certo.” Il medico scostò i lembi della giacca, lasciando vedere che sotto l'uomo non indossava niente: sull'addome invece, erano presenti tumefazioni e ferite da coltello.

“Confermo la mia ipotesi: quest'uomo è morto per trauma addominale.”

“Non per le coltellate?”

“Difficile. I tagli non hanno colpito organi vitali, e poi sembrano poco profondi, quindi sono stati i colpi a ucciderlo.”

“Vuoi dire che prima lo hanno picchiato a morte e poi accoltellato?” chiese Steve.

“Al novanta per cento sì, ma prima devo fare l'autopsia. Ora posso andare?”

“Certo, dimmi solo l'ora della morte.”

“Direi attorno alle quattro di stamattina, ma potrò esserne sicuro...”

“...solo dopo l'autopsia, certo, grazie Max.” concluse Steve.

In quel momento tornarono anche Lori e Kono, reggendo vari sacchetti delle prove in mano.

“Capo, abbiamo raccolto tutto nel giro di cento metri, ma questo posto è molto frequentato, sarà difficile capirci qualcosa.”

“Lo immaginavo. Chi lo ha lasciato qui ha pensato anche a questo. Chin, testimoni?”

“Nessuno, o così pare. A quell'ora non c'è molto traffico, ma forse le telecamere di sicurezza qui intorno potranno aiutarci, vado subito a controllare.” rispose l'uomo. In quel momento la loro attenzione venne richiamata da Danny “Ragazzi, guardate qui!” e riemerse da un cespuglio con un coltello insanguinato in mano “Credo di aver trovato l'arma del delitto.”

“Ti sbagli, non è morto per le coltellate, ma bravo comunque.” disse Steve, strizzando l'occhio al collega “Questo è un coltello da marinaio, molto probabilmente il suo. Sembrerebbe una rapina, ma c'è qualcosa che non mi convince. Torniamo in ufficio, e esaminiamo tutto quanto.”

I cinque agenti si ritrovarono attorno al tavolo dell'ufficio.

“Perchè dici che non è una rapina?” chiese Chin.

“Guarda le foto. Kono, per favore.” disse Steve mentre la donna faceva apparire le immagini sugli schermi “E' vero, il portafogli non c'è, ma hanno lasciato il cellulare e anche l'orologio, che vale come minimo duemila dollari. Secondo me volevano solo ritardarci nello scoprire la sua identità.”

“Ma non ci sarebbe comunque voluto tanto, è un militare, le sue impronte sono schedate.” replicò Danny.

“Forse l'aggressore non lo sapeva.”

“Ma ha usato il suo coltello!”

“Ha usato la prima arma che ha trovato, e poi ricordati che è morto per i colpi, non per le coltellate.” concluse Steve.

“Le coltellate sembrerebbero quasi un sfregio, fatto con rabbia, ma non per uccidere, solo per...marchiare, per lasciare un segno.” disse Lori, scrutando le foto dei tagli.

“Hai ragione, come se l'assassino abbia voluto fargliela pagare per qualcosa.” ribadì Kono.

“Beh, ci è riuscito sicuramente, visto che Adams è morto.” concluse cinicamente Danny. In quel momento entrò Chin.

“Ragazzi, Max mi ha detto che ha trovato del liquido organico e un'impronta sulla giacca di Adams, e li ha mandati da Fong: entro questa sera saranno pronti. E poi mi ha detto di passare da lui, ha qualcosa di bizzarro da mostrarvi.”

“Bizzarro? Perfetto. Sembra sempre meno un omicidio premeditato, oppure l'assassino è davvero incapace, altrimenti non avrebbe lasciato quegli indizi. Dunque, io e Danny andremo a sentire il capo di Adams, Lori, vieni con noi, tu puoi ascoltare i suoi commilitoni, ma prima passiamo da Max. Chin e Kono, voi andate a parlare con i locali della zona, magari hanno visto il guardiamarina ieri sera, e vedete se era con qualcuno.”

“D'accordo, ci vediamo più tardi, magari da Kamekona a pranzo, che ne dite?” propose Kono.

“Ottimo. Lori, vieni con noi in macchina?” chiese Steve.

“Ne farei a meno, davvero, ma so che non ho scelta.” rispose la donna.

“Come ti capisco.” disse Danny, seguendola in corridoio.

In poco tempo i tre raggiunsero Max, che stava per aprire la vittima.

“Max, cosa c'è di così bizzarro da farci correre qui?”

“Guardate prego.” l'uomo si avvicinò al corpo, che ancora indossava i pantaloni, e glieli strappò con forza: quelli si staccarono senza problemi.

“E quindi?” chiese Danny, interpretando l'espressione poco convinta di Steve, mentre Lori stava ridacchiando.

“Agente Weston, vuoi essere così gentile da spiegare quello che ho appena scoperto ai tuoi colleghi?” disse Max pazientemente.

“Era uno spogliarellista.”

“Cosa?”

“Giusto Lori. Come vedete, questi pantaloni sono formati da due parti tenute insieme da del velcro, in modo da rendere più semplice lo strappo.”

“Va bene, va bene, basta. Ma perchè faceva lo spogliarellista? Lavorava in marina!” disse Danny.

“Le paghe non sono altissime, credimi. Lo hanno fatto anche dei miei commilitoni.” rispose Steve.

“E tu cosa facevi per arrotondare?” chiese Lori maliziosa.

“Il giardiniere. Poi mi hanno beccato con la figlia del padrone di casa, quindi mi sono fatto bastare la paga da marinaio.” rispose il comandante, facendo ridere tutti.

“Comunque, ora abbiamo un indizio in più. Lori, chiama Kono e Chin e digli di controllare i locali di spogliarello che ci sono nel raggio di un chilometro dal parco, magari lavorava in uno di quelli. Ora andiamo alla base. Grazie Max, sei il migliore.”

I tre arrivarono alla base della marina, dove vennero accompagnati dal comandante Jackson, il diretto superiore del marine morto.

“Signori, accomodatevi pure. Comandante, è un piacere rivederla. Sono a vostra completa disposizione per un quarto d'ora, ditemi tutto.”

“Signore, come era il sottufficiale Adams?” chiese Steve.

“Come marine? Niente da dire, sempre puntuale, mai un richiamo, andava d'accordo con tutti. Quando usciva dalla base si scatenava, ma non ha mai creato problemi a nessuno, tranne qualche cazzotto con un suo commilitone.”

“Come si chiama?” chiese Danny.

“James Ford. Ma erano ubriachi, quando hanno ricucito il sopracciglio a Ford e il labbro a Adams, erano già pronti a uscire si nuovo. Come vi dicevo, nessun nemico.”

“Abbiamo scoperto che il sottufficiale faceva lo spogliarellista, lei ne sapeva niente?”

“Assolutamente no. Sono certo però che non è l'unico, ma quello che fanno fuori di qui fa parte della loro vita privata. Aveva davvero una sorella? Perchè nel suo fascicolo non risulta.” chiese l'uomo.

“Stiamo facendo dei controlli, ma non è ancora emerso niente. Comandante Jackson, la ringraziamo per il suo tempo, arrivederci.” disse Steve, mentre l'uomo salutava Danny e Lori.

“Grazie a voi. Fatemi sapere quando avrete chiuso l'indagine; Percy era un bravo ragazzo, non meritava una fine così. Arrivederci.”

In quel momento i due si incontrarono con Lori, che aveva parlato con i compagni di Adams.

“Allora?” chiese Steve.

“Niente di utile. Da quello che ho sentito, nessuno poteva avercela con lui. Tranne una scazzottata con un certo Ford, non è successo altro. Da quello che mi hanno riferito, aiutava tutti, era sempre puntuale...le solite cose da bravo ragazzo.” rispose Lori, chiudendo il blocco dove aveva preso appunti.

“Idem per noi, il suo Comandante ha detto le stesse cose. Non ci resta che investigare sul suo passato e sul suo secondo lavoro. Speriamo che Chin e Kono abbiano avuto più fortuna di noi.”

 

Effettivamente così era stato. I due agenti infatti, dopo aver controllato tutti i locali di spogliarello vicini al parco, avevano trovato quello in cui lavorava la vittima, il Bounty.

“Il proprietario ha detto che Adams lavorava lì tre sere ogni due settimane, e che era molto richiesto, soprattutto per gli addii al nubilato. Ha detto che piaceva molto perchè aveva la faccia da bravo ragazzo ed era molto gentile.” disse Kono.

“Visto che ci hanno detto tutti che questo ragazzo rasentava la perfezione, come mai è steso su un tavolo per le autopsie?” chiese Danny, interpretando il pensiero di tutti.

“Chin, le telecamere di sorveglianza?”

“Siamo riusciti a ricostruire il percorso di Adams fino al parco, ma c'era una telecamera fuori uso proprio sopra al parco, quindi non siamo riusciti a vedere l'omicidio. Si vede solo che Adams esce dal locale con una ragazza verso le tre e mezzo, quindi quella ragazza è l'ultima che l'ha visto vivo.”

“E sapete chi è?”

“Ancora no, ma ci stiamo lavorando con il riconoscimento facciale, sto facendo un controllo su motorizzazione, aeroporti e Interpol.” rispose Kono, digitando dei comandi.

Erano circa le sei di sera quando Max entrò al quartier generale.

“Comandante, ho i risultati dell'autopsia.”

“Davvero? Complimenti, non sei mai stato così veloce.” rispose Danny.

“Veloce ma preciso, tenente Williams. Comunque, confermo la mia prima versione, è morto per i colpi all'addome, gli hanno spappolato la milza e il fegato, causando un'emorragia interna letale. Ho scoperto anche un segno particolare su uno degli ematomi, come se fosse stato colpito da qualcosa con un disegno sopra.”

“Tipo un anello?”

“Potrebbe essere. Vedi, ha un simbolo particolare.”

“Non si può evidenziare di più?” chiese Steve, guardando la stampa da vicino.

“No, ma si potrebbe provare a ricostruire.”

“Ci penso io domai mattina, ok capo?” disse Kono.

“Certo, fatti aiutare da Lori.” in quel momento squillò il telefono di Chin.

“Pronto? Ciao Fong, dimmi. Perfetto, e quindi? Ottimo, grazie amico, buona serata.” l'uomo chiuse la chiamata “Fong ha detto che ha identificato il padrone dell'impronta, è Ivan Petrov, già segnalato dall'Interpol come possibile appartenente alla mafia russa, arrivato una settimana fa da Mosca. Il liquido trovato invece sono lacrime, e Fong ha trovato del DNA femminile.”

“Quindi i killer sono un uomo e una donna. Perfetto, domani mattina andremo a fare una visitina a Petrov, e cercheremo di scoprire chi è la donna che si trovava con lui. Direi che per oggi abbiamo finito, a domani.”

I Five-0 si diressero all'uscita, pregando che il caso non rubasse loro la Vigilia di Natale, anche perchè c'era in programma un barbecue a casa McGarrett, dove, per una volta, il capo avrebbe offerto da mangiare e da bere.



Salve a tutti! Capitolino fresco fresco, che sarà diviso in tre parti, altrimenti sarebbe stato davvero troppo lungo! Grazie ai miei lettori, e mi rendo conto solo ora che non ho ringraziato stefan salvatore per le recensioni e per avermi messa tra i preferiti, quindi grazie due volte. Accolgo anche carlie_smile, nuova lettrice. Beh, fatemi sapere che ne pensate, alla prossima!

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Capitolo 9
*** Mele Kalikimaka: -2 ***


 “Steve, che ci fai già qui? Sono le sei e mezza!” disse Lori entrando in ufficio.

“Potrei farti la stessa domanda.” Lori sorrise e si accostò al capo.

“Allora, sappiamo chi è la ragazza?” chiese Lori.

“Niente da fare. Molto probabilmente è arrivata qui da clandestina.”

“Già. Beh, almeno sappiamo da dove partire, no? Dove si trova Petrov?”

“In un motel che dista un quarto d'ora a piedi dal parco...ottimo per scappare dopo l'omicidio.”

“Perfetto direi. Senti, vuoi che venga con te?”chiese Lori.

“No, aspetto Danny, grazie. Poi tu devi lavorare con Kono per ricostruire l'immagine.”

“Hai ragione, anche se ho la sensazione di aver già visto qualcosa di simile.”

“Bene, magari ti torna in mente. Che ne dici di un caffè?” chiese Steve, dirigendosi verso il piccolo cucinino.

“Magari, grazie.”

Quando entrarono i colleghi, li trovarono a chiacchierare davanti alla caraffa vuota, ridendo, come se non ci fosse stato un caso da risolvere la mattina dell' ante Vigilia.

“Continuate pure, penseremo noi a risolvere il caso!” disse Danny, entrando.

“Davvero? Perfetto, così posso andare a fare shopping!” rispose Lori, sorridendo.

“Bene, ora che ci siamo tutti, Danny, che ne dici se andiamo a svegliare Petrov? Chin, vieni anche tu?”

“Perchè no? Una bella incursione di prima mattina fa sempre bene!”

“Perfetto. Ragazze, buon lavoro. Spero di trovare una risposta per quando torniamo.”

“Dipende da quando tornate!” rispose Kono.

In pochi minuti i tre uomini erano davanti al motel; allontanati clienti e camerieri, Danny e Steve si avvicinarono alla camera di Petrov, mentre Chin si posizionava dall'altra parte. Dopo aver contato fino a tre, Steve sfondò la porta con un potente calcio, ma all'interno non c'era niente, se non il letto disfatto. Danny, dalla soglia, battè le mani.

“Complimenti, Steve, davvero. Perchè non fai come le persone civili, che so, chiedi le chiavi al portiere, sbirci dalle finestre e poi entri? Se vuoi ho ancora il numero di quello psichiatra.”

“Non è qui.”

“Questo lo vedo anche io, Capitan Ovvio.” rispose Danny.

“Non dicevo a te, dicevo a Chin. Come?” disse Steve, rivolto all'auricolare “No, vieni pure, guardiamo un po' in giro e poi ci rimettiamo a cercare.”

I tre frugarono la camera da cima a fondo, ma non trovarono niente di strano; all'uscita, Chin notò qualcosa.

“Ehi, Steve, guarda.” disse, porgendo un volantino al capo.

“Questa palestra è poco distante da qui, ed è gestita da un russo. Forse abbiamo fatto centro, bravo Chin. Forza, andiamo.”

Arrivati in palestra, vennero bloccati da un energumeno alla porta.

“Senti, dobbiamo parlare con Ivan Petrov, è qui?” chiese Steve, senza ottenere risposta “Allora con il tuo capo, che ne dici? Niente? Bene, credo proprio che entrerò da solo.” disse l'uomo, cercando di aggirare l'energumeno, che tentò di colpirlo.

“No, no, no, fermo, fermo, altrimenti questi bei braccialetti non te li leva nessuno. Forza, spostati.” disse Danny, facendo tintinnare le manette.

Entrando nella sala, vennero accolti da sguardi glaciali: la maggior parte degli uomini presenti si allenava ai pesi e ai sacchi, mentre due combattevano, sotto lo sguardo vigile di un uomo di mezza età; gli agenti, entrando, notarono che tutti gli atleti erano ricoperti di tatuaggi, che sembravano molto simili tra loro. Chin e Danny si guardavano intorno, cercando di individuare Petrov, mentre Steve si diresse direttamente dall'uomo che assisteva al combattimento.

“Non credo di avervi invitati ad entrare, signori.” disse l'uomo, con forte accento russo, senza distogliere lo sguardo dai combattenti.

“Non mi serve l'invito per entrare in una palestra.” rispose Steve, secco.

“Dipende dai casi. Comunque, con chi ho il piacere di parlare?”

“Sono il comandante McGarrett, dei Five-0. Sto investigando su un caso di omicidio, e sto cercando Ivan Petrov.

“E lo cerca qui solo perchè il suo nome è russo?”

“No, lo cerco qui perchè ho trovato un volantino di questa palestra nella sua stanza. Dov'è?”

“Anche questo non mi sembra un buon motivo, comunque non conosco nessuno con quel nome.”

“Magari vedendo la foto se lo ricorda meglio, che ne dice?” disse Steve, mostrando la foto sul cellulare.

“No, non mi dice nulla.” Steve mostrò la ragazza. “Bellissima giovane, ma non rientra nelle mie conoscenze. Comandante, credo che abbia fatto, come si suol dire, un buco nell'acqua, venendo qui stamattina, perciò la pregherei di andarsene dalla mia palestra.”

“Non lo conosce? Allora come mai il signorino stava cercando di scappare sotto il nostro naso?” disse Danny, trascinando Petrov ammanettato.

“Non avevate il diritto di frugare nella mia palestra!” si infiammò l'uomo.

“Noi abbiamo solo controllato se era tutto in ordine, anzi, pensavamo quasi di iscriverci a qualche corso, vero Chin?”

“Certo, e mentre controllavamo i costi, Petrov è sbucato all'improvviso, così lo abbiamo fermato per chiedergli un parere.”

“Ottimo. Ora verrà a farsi un giretto dai Five-0. È stato davvero un piacere, signor...”

“Mitov. E per me non lo è stato affatto.”

I tre arrivarono in centrale e subito Steve, accompagnato da Danny, portò Petrov nella sala interrogatori, mentre Chin andava dalle ragazze, per vedete se avevano novità.

“Allora, Ivan. Perchè non confessi subito, così ce ne andiamo e festeggiamo il Natale in pace?” chiese Danny, non ottenendo risposta “Allora, sei sordo? Perchè hai ucciso quel marine?”

“Io non ho ucciso nessuno.” rispose, con forte accento russo.

“Certo, certo. Allora perchè c'era una tua impronta sul morto? Avete provato la stessa giacca ai grandi magazzini?" chiese Danny, alzando la voce. In quel momento Steve notò dei segni sul collo dell'uomo.

“Petrov, deve aver fatto male quella scottatura, eh? Soprattutto in un punto così sensibile. Sai che ti dico?” Continuò il comandante, avvicinandosi “ Che secondo me quella è stata fatta apposta per coprire qualcosa, fammi controllare.” E così dicendo scostò i capelli, notando che sotto la pelle cicatrizzata si vedevano ancora dei segni, che suggerivano un disegno.

“Ehi, Danny, tienigli i capelli, faccio una foto e la mando a Kono, vediamo se riesce a ricavare qualcosa.”

“Petrov, forza, dicci solo chi è la tua complice! Abbiamo la sua foto e il suo DNA, è solo questione di tempo!” continuò Danny.

“Non sono stato io!”

“Allora è stata lei!” disse L'uomo, mostrando la foto a Petrov, che, sorpreso, si scosse sulla sedia. “La conosci?”

“Quella è mia sorella Natasha! Dove si trova?”

“Tua sorella?”

“Sono venuto dalla Russia per cercarla, è sparita da sei mesi ormai.”

“Certo. E proprio quando arrivi tu, quel marine muore, e troviamo le tue impronte e il DNA di tua sorella sulla sua giacca. Strana coincidenza, non trovi?” chiese Steve.

“Vi dico che è così! Stamattina dovevo andare in un locale dove mi hanno detto di averla vista, ma siete arrivati prima voi.” rispose l'uomo.

“Che locale?”

“Il Bounty.”

“Che ci facevi nella palestra?”

“Chiedevo informazioni.”

“Sappiamo tutti e due cosa fanno in quella palestra, che ci facevi lì? Allora?” chiese Steva, alzando la voce.

“Va bene, va bene! Mitov, il padrone. Lavoravo per lui in Russia. Poi lui è venuto qui, così ho pensato che sapesse dove era Natasha.”

“Lavoravi per lui? Vuoi dire che era il tuo boss?”

“Sì.”

“Ecco cosa ti hanno cancellato, il tatuaggio! Che simbolo aveva?” chiese Steve.

“Un cervo.”

“Ottimo. Danny, lascialo andare. Ivan, non fare niente di testa tua, troveremo tua sorella, torna in hotel e restaci.” disse Steve, uscendo di corsa.

“Vorresti darmi una spiegazione?” chiese Danny, raggiungendo il comandante davanti all'ascensore.

“Non è stato lui.”

“Perfetto. Perchè?”

“Non aveva anelli. E poi non uccidono se non su richiesta del loro capo.”

“Chi? Chi non uccide?”

“La mafia russa.”

“Non lo hai sentito? Petrov non sta più con il suo boss.”

Ma Steve non lo stava più a sentire, visto che stava chiamando Fong.

“Charlie, senti, ti mando dei capelli da confrontare con le lacrime del caso di ieri, ma mi servono i risultati il prima possibile, ok? Grazie, a presto.”

In quel momento arrivarono in al piano, e si scontrarono con Lori che entrava in ascensore.

“Capo, i tuoi pettorali sono di marmo!” esclamò, sbattendo contro l'uomo “Comunque, abbiamo elaborato tre disegni, stavo venendo a mostrarteli.”

“Ottimo, collegati allo schermo.” la donna appoggiò il tablet al surface, e mostrò i tre disegni, che somigliavano a dei disegni tribali.

“Avete provato a disegnare delle corna?”

“Corna?” chiese dubbiosa Kono.

“Sì. Credo che l'anello rappresenti un cervo. Puoi elaborare qualcosa?”

“Posso fare di meglio, cerco su internet se c'è qualcosa del genere.” disse Kono, mentre tutti aspettavano trepidanti “Ecco qui. Ehi, avevi ragione, guarda!”

“Riesci a risalire a chi li ha creati?”

“Ci posso provare.”

“Perfetto. Dobbiamo tornare al Bounty, Danny. Ah, Charlie dovrebbe avere dei risultati a breve, fatemi sapere l'esito il prima possibile.”

 

“Ve l'ho detto, qui non lavora nessuna Natasha.” disse il padrone del locale.

“Magari ha un' altro nome, guardi la foto.” l'uomo si fermò a osservare con attenzione.

“No, mi spiace. Se lavorasse qui farei soldi a palate, è davvero molto bella. Ora scusate, ho i provini per i nuovi ballerini e ballerine, anche se nessuno potrà sostituire Adam, era davvero bravo. Arrivederci, e passate quando volete, offro tutto io, ovviamente.”

“Se penso che lì dentro potrebbero esserci ragazzine come Grace...” disse Danny, uscendo.

“Quelle sono le figlie di qualcuno, quindi molti genitori staranno pensando la stessa cosa.” Rispose Steve, salendo in macchina “Comunque qui ci dobbiamo tornare, quel tizio non mi ha convinto, troppo servizievole.”

“Magari gli piace aiutare le forze dell'ordine.”

“No, ci voleva fuori dei piedi al più presto. Dobbiamo mandare qui qualcuno, magari Kono sotto copertura, che ne dici?”

“Non lo so, ricordi che è già stata qui per controllare dove lavorava Adams?”

“Hai ragione...speriamo che non la riconoscano allora.”

In quel momento squillò il telefono di Danny.

“Chin, dimmi. Ah, ok, quindi sono davvero fratelli. Senti, manda subito Kono al Bounty, dille di portare un bikini, il più striminzito possibile. No, non sto scherzando. Sì, immediatamente!”

Dopo dieci minuti Kono era lì, con una borsa in mano.

“Capo, che c'è?”

“Kono, dovresti entrare, fare il provino per diventare la nuova ballerina e controllare questo posto dall'interno.”

La donna lo guardò, indecisa se credergli o meno “Stai scherzando, vero?”

“Assolutamente no. I provini cominciano tra poco, abbiamo bisogno di sapere cosa succede dietro le quinte. Magari mettiti una maschera per il provino, così il padrone non ti riconosce.”

“Non mi ha visto, io ero nel locale dopo, Chin si era fermato qui da solo. Ma se non mi prende?”

“Tu cerca di farti assumere, poi penseremo al resto. A più tardi.” Steve partì sgommando, lasciando Kono, dubbiosa, davanti al locale di spogliarello: la donna alzò lo sguardo sull'insegna, trasse un profondo respiro ed entrò nel locale.

 

“Ragazzi, avete davanti Melody Rose, il nuovo acquisto del Bounty.” disse Kono allegra, piroettando davanti ai colleghi.

“Bravissima Kono, stasera saremo dentro. Ma come hai fatto?” chiese Steve.

“Perchè, avevi qualche dubbio che non mi prendesse?” chiese la donna, fingendo di essersi offesa.

“Assolutamente no, avevo piena fiducia in te.”

“Io invece non ne avevo. Ho recitato la scena della povera ragazza orfana, sola e costretta a fare lavori del genere per mantenersi a scuola, aggiungendo un po' di occhi dolci e qualche sorriso...ed eccomi qua: nuova attrazione per il Bounty. Solo una cosa: promettete che non direte mai niente ad Adam, ok?”

“Certo, giuriamo. Senti, ma i vestiti?” chiese Lori, mentre i tre uomini ridacchiavano.

“Me li fornisce il locale. Sarò una dolce pastorella, a quanto pare.” disse Kono, leggermente disgustata.

“Bene, allora stasera io, Chin e Danny verremo al locale e controlleremo un po' cosa succede in sala, e tu controllerai il dietro le quinte; Lori, tu sarai di appoggio sul furgone, che ne dici.”

“Dico che non potevo desiderare di meglio, almeno potrò venire in tuta.” rispose lei ridendo, strizzando l'occhio a Kono.

“Allora a stasera.”




Eccomi! Nuovo capitolo, si continua! Commento velocissimo perchè ho poco tempo: come sempre grazie a tutti, spero vi piaccia...come se la caverà Kono da spogliarellista? Lo vedrete nel prossimo capitolo! 

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Capitolo 10
*** Mele Kalikimaka: -1 ***


“Ragazzi, tutti pronti?” chiese Lori, mentre sorseggiava un caffè seduta nel furgone.

“Sì, stiamo per entrare. Manteniamoci in contatto lo stretto necessario, per non destare sospetti.” rispose Steve.

I tre uomini entrarono nel locale, venendo subito catturati dalla musica e dalle luci: subito individuarono Kono: la ragazza indossava un assurdo costume che doveva ricordare quello di una pastorella, quasi inesistente, e una parrucca bionda, che stonava con la sua carnagione ambrata. Volteggiava intorno ad un palo con uno sguardo che avrebbe incenerito una quercia a venti metri di distanza, mentre gli uomini la scrutavano con occhi avidi.

“Ragazzi, vi ricordate cosa vi ho detto al primo incontro con Kono? Ecco, scegliete attentamente le parole anche stasera.” disse Chin, mentre Danny fissava la donna con la bocca spalancata.

In quel momento Brennan, il padrone del locale, vide i Five-0 e si diresse da loro velocemente.

“Signori, buonasera! Accomodatevi pure, offro tutto io!”

“Grazie, stiamo proprio festeggiando l'addio al celibato del nostro amico, qui.” disse Steve, indicando Danny “Che ne dice, possiamo accomodarci al tavolo della pastorella? È davvero molto carina.”

“Certo! Anzi, è un nuovo acquisto, Melody Rose, e promette davvero bene!” disse l'uomo, accompagnandoli al tavolo su cui Kono si stava esibendo. Dopo aver ordinato tre drink, l'uomo si allontanò, e Kono scese dal tavolo, cominciando a strusciarsi su Danny.

“Allora, di là ci sono i camerini, sono quattro, poi c'è un'uscita di sicurezza e una scala che mi dicono porti ad un magazzino, ma arrivano strani rumori da laggiù...ci si arriva solo con le ragazze, ho provato a scendere ma un energumeno mi ha bloccata.” poi si spostò su Steve, che le chiese di spiegarle come arrivare alle scale sul retro, e Kono gli disse che bastava andare verso la tenda viola dietro al palco e guardare il proprietario. La ragazza rimase ancora un po' con loro, poi si diresse verso un altro gruppo, mentre Danny, Steve e Chin decidevano cosa fare.

“Sentite, dobbiamo riuscire a superare quella tenda, e ci riusciremo grazie a Kono. Dobbiamo solo studiare un piano d'azione. Lori, senti, fa un giro attorno al locale, poi riferiscimi se vedi qualcosa di strano, soprattutto controlla che l'uscita di sicurezza sia sgombra.”

“Ok capo, vado subito.”

“Danny, tu e Chin rimanete qui in sala, io e Kono andiamo...”

“Spiegami perchè sempre tu...ha per caso a che fare con il fatto che sei un maniaco del controllo?” disse Danny stizzito.

“No” rispose Steve, finendo di bere il cocktail “è che io ho i riflessi più pronti e sono più forte di te.” Poi, mentre Chin ridacchiava, si diresse verso Kono, le circondò la vita con un braccio e si diresse verso la tenda viola, venendo prontamente fermato da un bodyguard. Steve si voltò verso il proprietario, che fece cenno di proseguire, così i due agenti si ritrovarono nel retro del locale, dove era evidente il motivo della fama del posto: oltre che a ballare, le ragazze si prostituivano con i clienti più facoltosi. Scese le scale, Steve e Kono cominciarono a guardarsi intorno, sperando di individuare Natasha, ma notarono che l'uomo alla porta li guardava, così camminarono fino alla fine del corridoio, entrando in una piccola stanzetta.

“Ok, l'hai per caso vista quando sei arrivata?” chiese l'uomo a Kono.

“No, qui non c'era nessuna che le somigliasse. Forse viene più tardi, quando cominciano ad arrivare i clienti più importanti, quelli che pagano bene.”

“Sì, hai ragione. Lori, dimmi qualcosa.”

“Ho fatto il giro dell'isolato, tutto libero. L'uscita era bloccata, ma ho sistemato tutto, ora...ehi, aspetta...sta arrivando una macchina adesso, stanno scendendo quattro ragazze e due uomini, una somiglia molto a Natasha, ha una pelliccia bianca, stanno entrando adesso.”

Kono e Steve si sporsero appena dalla porta, e videro passare il gruppo, con in tesa una bellissima ragazza bionda, che si fermò davanti a Brennan, andato ad accoglierli. Dopo qualche parola, il gruppo si divise due ragazze entrarono in sala, mentre Natasha, l'altra ragazza e i due uomini presero ad avanzare nel corridoio; mentre passavano, la ragazza guardò verso Kono e Steve, quasi a supplicarli di aiutarla.

“Ragazzi, cercate di uscire senza farvi notare e raggiungete Lori, poi entrate dalla porta sul retro, prendiamo Natasha e le ragazze e le facciamo uscire da questo incubo.” disse Steve, risoluto.

In pochi minuti i Five-0 entrarono in azione, facendo irruzione nelle stanze, dove trovarono personaggi più o meno noti dell'alta società di Honolulu in atteggiamenti non propriamente consoni alla posizione occupata. Kono e Lori si occuparono delle ragazze, aiutando i paramedici che erano arrivati nel frattempo. Nell'ultima stanza trovarono Natasha che, quando li vide, scoppiò a piangere e poi si accasciò sul letto, svenuta. Steve e Danny, compreso che era tutto sotto controllo, andarono in sala a cercare il proprietario, ma inutilmente: Brennan, al primo avviso di pericolo, era scappato, mollando il locale nel delirio più totale.


Finita l'operazione, i Five-0 si diressero all'ospedale, dove Natasha era stata ricoverata, e dove la trovarono sedata, sorvegliata a vista da un agente e dal fratello.

“Signor Petrov, come va?”

“Bene. Ora dorme, ma è stremata. Voglio portarla in Russia, a casa, per farla riprendere.”

“Non so se sarà possibile, abbiamo ancora un caso aperto, dove sua sorella è l'unica sospettata, dobbiamo interrogarla...” cominciò a spiegare Steve, ma venne interrotto dalla giovane donna stesa sul letto.

“Non ho ucciso Percy, io lo amavo...non sono stata io!” disse, agitandosi.

“Natasha, calmati. Spiegami tutto dall'inizio.”

“Sono venuta dalla Russia sei mesi fa, da clandestina. Mi avevano promesso un lavoro, e invece Mitov mi ha venduta a Brennan, e ho sempre lavorato lì. All'inizio ero in sala, come le altre, ma poi quello ha visto che rendevo di più nel retro, così ho cominciato a lavorare solo come...beh, avete capito. Un giorno è arrivato Percy, e abbiamo cominciato a parlare, era così gentile, non come gli altri uomini... anche lui lavorava lì, aveva bisogno di soldi, e così ci siamo innamorati, ma non potevamo farci scoprire dal proprietario, altrimenti ci avrebbe allontanati. Quando ho cominciato a lavorare solo nel retro, Percy si è arrabbiato e ha detto tutto al capo, che gli ha riso in faccia, dicendogli che se voleva avermi ancora, avrebbe dovuto pagare come gli altri, così Percy ha cominciato a lavorare di più, per saldare il mio debito. Gli mancavano pochi soldi per finire, e poi saremmo stati liberi di sposarci, quando Brennan è venuto a dirmi che mi aveva venduta ad un suo amico, sulla Big Island, e che sarei dovuta partire quella sera stessa. Dopo la chiusura però io e Percy siamo scappati, ma al parco il capo ci ha raggiunti e ha cominciato a picchiarlo, e io mi sono nascosta. Quando se n'è andato, mi sono avvicinata a Percy. Stava male, perdeva sangue dalla bocca, ma mi ha detto di scappare, di nascondermi e di andare dalla polizia alla mattina, e poi è morto tra le mie braccia...” la ragazza cominciò a piangere più forte, mentre il fratello la abbracciava.

“Quindi è stato il Brennan a picchiare Adams, e a ucciderlo. Ma le coltellate?”

“Poco dopo è tornato, lo ha colpito con il coltello e gli ha preso il portafogli...” rispose la ragazza, in un sussurro.

“Una cosa non ha senso. Se è stato Brennan, perchè indossava un anello con il simbolo del boss di suo fratello?” chiese Danny.

“Quell'anello lo avevo preso come ricordo quando sono venuta qui, è mio. Forse Brennan l'ha rubato nella mia camera.”

“Forse voleva far ricadere la colpa su qualcun altro. Natasha, perchè non sei venuta subito da noi? I avremmo aiutata!” disse Steve.

“Ho avuto paura. Percy era morto, io non avevo più niente da perdere, ho pensato che tanto valeva tornare a lavorare.” rispose la donna, con gli occhi pieni di lacrime.

“Grazie Natasha, ti lasciamo riposare, torneremo domani mattina per farti firmare la deposizione. Arrivederci.”


Erano le due quando i Five-0 si ritrovarono in ufficio.

“Ragazzi, possiamo andare a dormire? Non mi reggo più in piedi.” disse Kono, appoggiandosi al tavolo.

“Dobbiamo fermare Brennan prima che si imbarchi su qualche cargo. Poi potremmo dormire.” rispose Steve.

“Potremmo bloccare tutte le navi in partenza e arrestarlo tra qualche ora, che ne dici?” disse Danny, sbadigliando, sostenuto da uno sguardo di Chin e Lori.

“Va bene, ma alle sette vi voglio qui. Andate pure.”

Tutti corsero via, senza permettere al capo di cambiare idea, tranne Lori.

“Ehi, tu non vai a casa?”

“Non posso. A casa ci sono mia madre e mia sorella. E' la Vigilia di Natale già da due ore, se provo solo a pensare di venire in ufficio mi bloccherebbero, anche a costo di tagliarmi le gomme della macchina, quindi dormo qui, così alle sette sarò pronto per l'azione.”

“Se vuoi ti ospito io, ho un letto in più, così non ti spacchi la schiena su quel divano.”

“Non ti preoccupare, vai pure.” La donna scosse la testa.

“Sai che ti dico? Resto qui con te, così ti sveglierò io: ci dividiamo il divano, che ne dici?” Steve la guardò, chiedendosi se crederle o meno, ma, vedendo l'espressione della donna, recuperò una vecchia coperta dall'armadio, si sedette sul divano, battendo accanto a sé.

“Accomodati pure.” disse, alzando la coperta. Lori ci si infilò sotto, appoggiandola testa sulla spalla dell'uomo.

“Beh, allora buona notte.” L'uomo si sistemò, cercando di non disturbare Lori, che si era già appisolata, pensando a quanto era bello addormentarsi con qualcuno accanto.

 

 

Il sole hawaiano già aveva invaso la stanza, nonostante fossero solo le sette di mattina, e andava ad accarezzare un paio di piedi che sbucavano da una coperta, buttata malamente di traverso sopra due corpi abbracciati: Steve e Lori, senza accorgersene, si erano addormentati uno nelle braccia dell'altra. Quando Kono, arrivata per prima in ufficio, li trovò, sorrise, e scattò una foto con il cellulare, pensando ad un futuro secondo lei non così lontano, in cui sicuramente quei due sarebbero stati insieme. Poi, senza fare rumore, uscì, per poi sbattere la porta del suo ufficio, in modo che i due si svegliassero.

Entrambi sobbalzarono, e fu solo per la prontezza di Steve che non finirono a terra. Lori, appoggiata al petto del comandante, si stirò, mormorando un buongiorno, a cui l'uomo rispose con un sorriso, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo risvegliarsi su un divano insieme a lei.

“Ragazzi, se volete andiamo noi ad arrestare Brennan, vedo che avete da fare.” disse Danny, infilando la testa nell'ufficio.

“E tu sei convinto che io ti lascerei questo piacere? Scordatelo.” rispose il comandante, aiutando Lori a rimettersi in piedi “Ragazzi, dieci minuti e partiamo, d'accordo?”

Ci vollero solo sette minuti, e i Five-0 si ritrovarono nel piazzale della centrale, affiancati dagli SWAT.

“Allora, dobbiamo catturare Brennan vivo, altrimenti non potrà confermare la versione della ragazza, quindi se sparate, colpitelo a gambe e braccia. Da quello che sappiamo, si nasconde su un cargo malese in partenza al molo diciotto tra un'ora, quindi dobbiamo sbrigarci. E' tutto chiaro?” tutti assentirono, e si misero in viaggio per arrivare al porto.

In meno di un'ora l'operazione era conclusa: Brennan si era rifugiato su cargo, aiutato da un contrabbandiere, che lo avrebbe scaricato nel primo porto in cui avrebbero fatto tappa, con la speranza di riuscire a mettere un bel po' di miglia tra lui e Honolulu, ma Lori e Danny, dopo che Steve, Kono e Chin avevano distratto gli uomini sul ponte, erano riusciti a fermarlo, dopo averlo colpito ad una gamba. Portato in sala interrogatorio, l'uomo aveva provato a difendersi, dicendo che era stata Natasha, ma, vedendo che nessuno badava alla sua gamba insanguinata, aveva barattato la confessione con un viaggio all'ospedale e poi al carcere di Halawa, confermando che aveva ucciso Percy Adams perchè altrimenti sarebbe morto lui stesso: aveva venduto Natasha per saldare un grosso debito di gioco con il proprietario di un casinò-bordello sulla Big Island. Steve quindi lasciò che lo trasportassero in ospedale, poi contattò la polizia di Hilo, a cui passò le informazioni per arrestare l'uomo in questione.

“Ragazzi, ottimo lavoro. Avete la giornata libera.” disse il comandante sorridendo.

“Lo sappiamo, non credere che ci siamo dimenticati che questa sera offri tu, giusto?” rispose Danny.

“Non preoccuparti, ho già mandato Joe e Kamekona a prendere la carne, vi aspetto alle diciotto, d'accordo?”.

“Non preoccuparti, ci saremo. È talmente raro che tu offra qualcosa, che farò un video per documentare il tutto. A più tardi.”

Tutti si diressero alle auto, promettendo di rivedersi di lì a poche ore a casa di Steve.

“Lori, potresti venire con me un secondo? Devo fare ancora una cosa prima. Ci troviamo alla palestra di Mitov, ok?” disse Steve, ricevendo un cenno di assenso da parte della donna. In pochi minuti furono davanti all'entrata, e in altrettanto poco tempo, coadiuvati dalla polizia di Honolulu, avevano arrestato Mitov e i suoi fedelissimi.

“Non potete farlo, sono cittadino russo, voglio parlare con l'ambasciatore.” urlava l'uomo ammanettato.

“Mi dispiace deluderla, ma non credo che l'ambasciatore voglia essere disturbato da lei. E comunque la prostituzione è illegale anche in Russia, figuriamoci qui...chi pensi che voglia aiutarla, dopo che in un anno ha fatto arrivare qui clandestinamente centinaia di ragazze per metterle in strada o nei locali? Si rilassi Mitov, e si goda il Natale, qui alle Hawaii è così bello!” disse Steve, trascinandolo verso una volante, dove lo scaricò malamente, per poi rivolgersi a Lori.

“Allora ti aspetto a casa mia, ok? Alle diciotto.”

“Ci sarò. Devo portare qualche cosa?”

“No, mia madre avrà già provveduto a svuotare la rosticceria, quindi...”

“Ok. Ora vado a dormire, non si sa mai che ci tocchi un'altra partita di Twister. A più tardi.”

 

Finalmente la squadra si riunì a casa McGarrett, dove Steve, munito di grembiule da cuoco, era all'opera dietro ad un barbecue.

“Ragazzi, ben arrivati. Ciao piccoletti! Forza, di là ci sono i succhi per voi.” disse Doris, accogliendo Chin, Malia e i gemelli, che corsero subito in giardino, dove c'era anche la piccola Joan assieme a Mary. Nel frattempo arrivarono anche Danny e Grace, che portava un enorme pacco.

“Tesoro, appoggialo pure di là in salotto, poi esci in giardino, sono tutti lì.” continuò Doris.

Quando erano tutti in giardino a godersi l'aperitivo, suonò nuovamente il campanello.

“Lori, finalmente!” disse Doris, aprendo la porta.

“Scusi il ritardo, signora, ma...”

“Non chiamarmi mai più signora, solo Doris.”

“Ok, Doris...comunque, buon Natale.”

“Anche a te. Forza, entra, manchi solo tu.”

Appena Lori arrivò in giardino, il sorriso di Steve si fece più ampio.

“Finalmente sei qui, ora ci siamo proprio tutti!” disse, salutandola. “Così potrete fare la gara, tu e Danny.”

“Che gara?” chiese Lori stupita.

“I pancakes, non ti ricordi?”

“E io che pensavo fossi felice di avermi qui come ospite! Ammettilo, mi hai chiamato solo per i pancakes!” disse Lori, prendendolo in giro.

“Unisco solo l'utile al dilettevole.” rispose il comandante, guardandola intensamente.

“Ehi chef, allora? Queste bistecche arrivano o no?” chiese Danny, comodamente seduto.

“Ancora qualche minuto, poi vi renderete conto della perfezione di questo barbecue.”

“Stevy, non essere impertinente... e sbrigati, abbiamo fame da morire!” disse Mary, facendo ridere tutti.

Finalmente il barbecue era pronto: la famiglia allargata si accomodò allegramente, ridendo e scherzando, finchè i bambini, seguiti a ruota da Steve e Danny, non organizzarono una battaglia di tiro della mollica, che si concluse non appena Doris scoccò uno sguardo vagamente minaccioso al figlio e a Danny. In quel momento suonò il campanello, e fecero il loro ingresso anche Kono e Adam, con la piccola Leilani.

“Ragazzi, Mele Kalikimaka a tutti!” disse Kono, mettendo giù la figlia “Tesoro, vai di là, guarda, ci sono Kei e Wili, gioca un po' con loro.” poi guardò la figlia sgambettare incerta verso il prato, dove i due gemelli si rincorrevano.

“Siamo in tempo per il dolce?” chiese Adam, accomodandosi.

“Certo, soprattutto siete in tempo per giudicarlo, visto che Danny e Lori si sfideranno sui pancakes.” rispose Steve.

“Pancakes? Non mi sembrano molto natalizi...” disse Kono.

“Lo so, poi ci sono anche i biscotti allo zenzero che ha preparato Grace...comunque ragazzi, la cucina è di là.” continuò il comandante, indicando la porta “Noi vi aspettiamo qui, e poi giudicheremo.”

Poco dopo Lori e Danny riapparvero, portando due enormi pile di dolcetti, che sistemarono davanti all'inflessibile commissione capitanata da Steve. Tutti assaggiarono, nel caso di Kamekona anche più volte, ma alla fine il giudizio fu quasi unanime: Lori aveva vinto, con un punteggio di sei a tre.

“Danno, ti direi che la punizione è lavare i piatti, ma Doris non ti farebbe neanche avvicinare alla cucina, quindi...facciamo che offri tu per una settimana, ok?”

“Non vedo la punizione, visto che lo faccio da quando ci conosciamo...”

“Intendevo per tutti, tutti i giorni, da Kamekona a pranzo.”

“Perfetto. Gracie, tesoro, se non dovessi avere abbastanza soldi per mandarti al college, sai a chi devi chiederli, d'accordo?” tutti scoppiarono a ridere, sazi e felici.

Tutti erano talmente assonnati che, quando Grace e Kono proposero dei giochi, tutti le guardarono stupiti, per poi tornare a sdraiarsi in panciolle al sole, oppure a discutere dell'ultima partita vista. Erano ormai le undici quando la piccola folla che aveva invaso casa McGarrett cominciò a dileguarsi, dirigendosi verso casa: Danny fu il primo ad uscire, poiché doveva riaccompagnare Grace da Rachel; anche Mary salutò, per poi caricarsi la piccola Joan in spalla, seguita da Adam con Leilani e da Chin, che trascinava i figli, semi catatonici. Steve salutò tutti, ringraziandoli, felice di aver passato una così bella serata con la sua famiglia allargata. L'ultima rimasta era Lori, che aveva aiutato Doris a sistemare un po' il disordine che l'allegra brigata aveva portato in casa; nel frattempo Steve era tornato in giardino, e aveva cominciato a sistemare il barbecue e le sedie, disseminate per il prato.

“Ehi, capo, allora io vado.” disse Lori, apparendo nella penombra.

“Lori! Credevo te ne fossi già andata.”

“No, ho aiutato un po' tua madre, in cucina sembrava scoppiata una bomba.” rispose la donna, ridendo “E poi, credi che me ne sarei andata senza salutarti?” gli disse, facendosi più vicina.

“No, beh, certo...ehm...beh, allora...” disse Steve, imbarazzato.

“Mele Kalikimaka, comandante.” gli disse la donna, prima di sollevarsi in punta di piedi e deporgli un bacio, dolcemente, sulle labbra. Poi, sorridendogli, si allontanò senza più girarsi. L'uomo, sorpreso, rimase bloccato per qualche secondo, poi si toccò le labbra, sorridendo.

“Mele Kalikimaka.”



Eccomi qui. Capitolo un pò più lungo del solito, ma spero vi piaccia. Grazie a tutti, come sempre. A presto!

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Capitolo 11
*** Johnny e June ***


Era da poco cominciato il nuovo anno, ma al Five-0 il lavoro non si era mai fermato, così come gli agenti che ci lavoravano.

“Ragazzi, siamo pronti per stasera?” chiese Steve, entrando in ufficio con il solito passo di carica.

“Sì, non preoccuparti. Io e Kono abbiamo studiato tutti i possibili percorsi che potrebbero fare, e, anche se non conosciamo tutti i suoi scagnozzi, non dovrebbe essere difficile individuarli.” rispose Danny.

“Per questo non c'è problema, Fong mi ha dato una cosa per te capo.” disse Kono, porgendo una scatoletta a Steve.

“Occhiali da vista? Non mi servono, grazie.” rispose l'uomo, guardando dentro la scatola.

“Indossali e guarda il computer.”

“Ehi, hanno una microcamera! Fantastico, è invisibile!”

“Praticamente ai più, se non sai dove guardare.”

“Ottimo. Lori, per questa sera avrai un fidanzato nerd, che ne dici?”

“Non preoccuparti, ci sono abituata. Anzi, ti dirò, con quelli addosso, somigli molto ad un mio ex.” rispose la donna ridacchiando.

“I vestiti li avete?”

“Certo che sì, cosa credi?”

“Sicuro? Non è che stasera arrivi in tuta mimetica, vero?” chiese Chin sorridendo.

“Vuoi forse che ti revochi il permesso, agente Kelly?”

“Provaci e dovrai vedertela con Malia.”

“Cugino, però non vale che tu hai la serata libera, mentre noi dobbiamo inseguire quella donna tutta la notte.”

“Sono mesi che aspetto questa serata di permesso, quindi anche se Honolulu venisse rasa al suolo dai marziani e spazzata da uno tsunami, non venite a disturbarmi. Anzi, ora scappo, buon lavoro!” e l'uomo corse via, il più velocemente possibile, per impedire al capo di affibbiargli qualche compito ingrato.

“Bene ragazzi, ci vediamo davanti al bar per le venti e trenta, mi raccomando, puntuali. Secondo il programma Paloma dovrebbe arrivare alle ventuno insieme al fidanzato e alla scorta, per festeggiare il compleanno di lui. Kono, tu starai in macchina con il computer, e tu, Danny, fingerai di essere un cliente...sii credibile, fai una faccia stanca, da impiegato di banca depresso...qualcosa del genere.”

“Non serve che me lo dica, mi basta una giornata con te per collassare su una qualunque superficie orizzontale...non mi serve fingere.” rispose Danny, sbeffeggiando il collega.

“Perfetto, mi sembra tutto in ordine. A più tardi.”

Erano le venti e venticinque quando Danny accostò al marciapiede di fronte al locale sulla spiaggia, dopo aver scaricato Steve, che arrivava in quel momento, qualche isolato prima.

“Cerca di camminare come un essere umano Steven, non come un cyborg.” disse Danny all'auricolare, provocando una risata a Kono. Steve sorrise, portandosi all'entrata del bar, in attesa di Lori.

Proprio in quel momento un taxi frenò e la donna scese. Indossava un leggero abito corto con fantasia floreale, abbinato a dei sandali bassi, decorati da pietre verdi. Steve si fermò sorpreso, poi le porse la mano e le si avvicinò, quasi a baciarla, per sussurrarle all'orecchio.

“Lori, mettiti questo. Il microfono è a posto?” le disse, passandole l'auricolare, che la donna, con molta noncuranza, indossò, fingendo di sistemare un orecchino. “Sì, a posto”.

“Ehi, Lori, mi senti?” chiese Kono.

“Perfettamente.”

“Ottimo. Comunque quel vestito ti sta davvero bene, dove l'hai preso?”

“In quel negozietto dell'altro giorno...”

“Ragazze, vi sembra il caso?” chiese Danny.

Steve e la donna entrarono nel locale e, guardandosi attorno, individuarono Danny seduto al bar.

“Lori, sei bellissima, complimenti.” disse l'uomo all'auricolare.

“Grazie. Pensa, manca solo il mio maritino, ancora non ha detto niente del vestito, vero tesoro?” disse Lori, prendendo il comandante sottobraccio.

“Hai ragione cara, sei davvero molto bella stasera.” rispose Steve, senza mentire. “Forza, vai al tavolo, io prendo da bere. Cosa vuoi?”

“Un Mojito, possibilmente analcolico.”

L'uomo si diresse al bar, e tornò poco dopo con un bicchiere pieno e una birra. I due si sedettero vicini, come una coppietta in luna di miele, fingendo di chiacchierare e scambiarsi complimenti. In quel momento Kono li interruppe.

“Ragazzi, stanno entrando ora.” Steve, cogliendo Lori di sorpresa, si avvicinò alla spalla, deponendovi un bacio, voltandosi poi verso la porta in un gesto casuale. Stavano entrando in quel momento una minuta donna mora e prosperosa, seguita da cinque uomini che la superavano di molto, sia in altezza che in peso. Tutti tranne uno indossavano abiti scuri, e si sedettero ad un tavolo poco distante da quello scelto dalla donna.

“Eccola. Lori, il microfono è in funzione?” chiese Steve, sbirciando la scollatura alla donna.

“Sì. Ehi, dove pensi che sia?” chiese lei divertita, seguendo lo sguardo dell'uomo.

“Capo, ti assicuro che non è lì.” disse Kono ridendo. Steve, imbarazzato, si ritrasse di colpo, sistemandosi meglio sulla panca, continuando a parlare del più e del meno.

“Comandante, dobbiamo sembrare una coppia affiatata in luna di miele, non un sergente istruttore e il suo allievo più tonto.” disse Lori, sistemandosi il vestito, in modo da coprire il microfono.

“E tu chi saresti?” rispose Steve, coprendo con la giacca la pistola che aveva alla vita.

“Sicuramente il sergente istruttore, cadetto McGarrett.”

“Certo, certo. Ehi, Kono, mi senti?”

“Forte e chiaro capo. Siamo tutti in posizione, potete entrare in azione.”

I due agenti erano seduti ad un bar sulla spiaggia, e osservavano con molta discrezione la donna a qualche tavolo di distanza da loro: Paloma Hayez sedeva tranquilla, circondata da guardie del corpo, sorseggiando piña colada assieme al suo fidanzato, un tizio nerboruto che la sovrastava di almeno trenta centimetri. A prima vista potevano sembrare una star del cinema e il suo accompagnatore, ma per i Five-0 erano soltanto una nuova missione: la donna infatti, nonostante la giovane età, era a capo di uno dei cartelli della droga più attivi in centro e sud America. Ereditato il ruolo dal marito, che l'aveva lasciata vedova dopo soli sette mesi di matrimonio, ucciso da un rivale, la giovane donna, per nulla sopraffatta dal dolore, aveva preso in mano le redini dell'azienda di famiglia, e la governava ormai da due anni, in cui aveva disseminato morte e distruzione in gran parte dell'America, e ora era pronta a fare il salto di qualità, attraversando l'oceano per mettersi in affari con la Yakuza. Era proprio per quello che Lori e Steve erano al bar, richiesti dal governatore in persona, cercando di scoprire il più possibile sull'appuntamento.

“Allora, conto quattro gorilla, decisamente ben piazzati, più il fidanzato: un pò troppi anche per te, vero SuperSeal?” disse la voce di Danny nell'auricolare, mentre l'uomo era seduto al bancone, sorseggiando una birra.

“Sono cinque. Credi che il tizio vicino alle piante serva da arredamento?” rispose Lori sottovoce, sporgendosi verso Steve, sorridendogli.

“Comunque non ha fatto niente di strano, o sbaglio? Ha ordinato, sta bevendo, ride, si diverte...” disse Danny, finendo la birra.

“Hai ragione...questo posto è troppo affollato, o forse aspetta una chiamata, una comunicazione.” rispose Steve, accarezzando la mano a Lori, con un gesto che voleva essere romantico, avvicinandosi alla donna.

Proprio in quel momento il cellulare della donna squillò, sovrastando la confusione nel locale, infatti tutti si voltarono a guardarla, ma bastò lo sguardo di ghiaccio di uno dei gorilla, e gli avventori del bar ripresero le loro attività. La donna, chiusa la chiamata, fece cenno agli uomini e si diresse all'uscita, facendo voltare numerose teste maschili.

“Comandante, puoi smetterla di alitarmi sul collo, stanno uscendo.” disse Lori, mentre Steve si ritirava sorridendo soddisfatto.

“L'hai detto tu, giovane coppia in luna di miele...”

“Sì, ma non così arrapata!” rispose lei ridendo, mentre Danny sogghignava nella loro direzione.

“Ehi, Kono, tienili d'occhio, fra qualche minuto usciamo anche noi.” disse Steve, chiedendo il conto.

“D'accordo capo. Ora stanno camminando verso le piscine, staranno aspettando la macchina.”

“Probabile, è un posto troppo esposto per un incontro del genere. Aspettiamo qualche minuto, poi andiamo anche noi. Lori, tutto ok?”

“Sì, pronta ad andare.”

I due attesero, poi uscirono inseme, tenendosi per mano, seguiti subito dopo da Danny.

I tre presero due strade diverse: la coppia seguì a distanza Paloma e il suo gruppetto, mentre Danny fece il giro all'interno, raggiungendo Kono. Steve e Lori camminavano silenziosamente, confondendosi con la notte, ma all'improvviso si ritrovarono in uno spiazzo illuminato da una lanterna, e si resero conto di essere troppo vicini al gruppo: uno dei body guard, infatti, cominciava a guardarsi intorno. Lori, agendo d'istinto, prese Steve per un braccio e lo baciò appassionatamente, tanto che l'uomo, sorpreso ma non dispiaciuto, ricambiò con foga, per poi staccarsi con un'espressione di beatitudine totale sul volto, tanto da non accorgersi del tizio che si stava dirigendo verso di loro.

Quién eres? Qué deseas?” chiese, in spagnolo.

“Scusa amico, non parlo spagnolo.” rispose Steve, fingendosi alticcio.

“Amore, vuole sapere chi siamo e cosa vogliamo, non essere scortese.” disse Lori, stringendosi ancora di più a Steve, fingendo una leggera ubriachezza molto meglio di Steve.

In quel momento si avvicinò Paloma. In spagnolo, chiese all'uomo perchè si era fermato, e, quando vide Lori e Steve, si rivolse a loro.

“Chi siete?”

“Veramente potremmo farvi la stessa domanda. Stavamo facendo una passeggiata quando questo tizio ci si piazza davanti chiedendoci praticamente di dargli i documenti!” rispose Steve, fingendo di essere seccato.

“Dovete scusarlo, Ramon è iperprotettivo nei miei confronti, ha sempre paura che qualche malintenzionato voglia farmi del male. Ma non c'è nessun pericolo, vero?”

“Assolutamente no, stavamo solo cercando un posticino romantico per concludere la serata, vero tesoro?” disse Lori languidamente.

“Certamente. In Arkansas non ci sono passeggiate del genere, solo campi e mucche.” rispose Steve, mentre Danny scoppiava a ridere nell'auricolare. “Ma scusi, lei non è quell'attrice colombiana, quella del telefilm poliziesco che ci piace tanto, eh amore?”

“Magari fossi un'attrice!” rispose Paloma.

“Beh, non credo che faresti molta fatica, hai tutte le carte in regola, no?” continuò Steve, mentre Lori continuava a dargli gomitate.

“Ti ringrazio, molto gentile. Siete in luna di miele vero?”

“Già. Anche voi?”

“Oh no, io sono qui per affari, mentre il mio ragazzo è qui per il sole e il surf.”

“Ah, sei un' imprenditrice! In che campo?” chiese Lori, simulando il perfetto interesse della casalinga americana media.

“Vestiti. Sono una stilista.”

“Che lavoro meraviglioso! E dove...”

“Tesoro, forse dovremmo andare e lasciar stare la signorina, che ne dici?” disse Steve, piano.

“Sì, scusami. Mio marito è così noioso a volte!” disse Lori, baciando Steve “Beh, magari ci vedremo in spiaggia. È stato un piacere.”

“Anche per me.” rispose la donna “Arrivederci.”

“Arrivederci.” risposero Lori e Steve. Quando il gruppetto si fu allontanato abbastanza, i due agenti sciolsero l'abbraccio, con dispiacere da entrambe le parti.

“Lori, perchè mi hai sfondato le costole per un quarto d'ora?”

“Perchè avevo il microfono in un posto dove non avrei mai immaginato di avere neanche il posto!” rispose Lori tagliente, sfilandosi i sandali “Questi cosi sono due trappole mortali, non ce la faccio più. Direi che per questa sera abbiamo recitato abbastanza, non ti pare?”

“Sì, anche se non abbiamo concluso molto.”

“Non è vero. Hai sentito che ha detto? Probabilmente la copertura come stilista è vera, magari nasconde la droga tra i vestiti.” rispose Lori.

“Ne dubito, ma controlleremo. Domani mattina dobbiamo seguirli ovunque vadano, da quando escono dall'hotel, chiaro?” nel frattempo, i due erano arrivati da Kono e Danny, che stavano ridacchiando in macchina.

“Ehi, guarda, sono tornati Johnny e June!” li accolse Danny, mentre Lori si infilava un paio di scarpe da ginnastica.

“Ah ah. Intanto io ho ripreso tutti i caballeros, Danno.” disse Steve, levandosi gli occhiali, e consegnandoli a Kono.

“Comunque, Arkansas. Davvero? Cioè, con quarantanove stati disponibili, perchè proprio la patria delle pannocchie?” chiese l'uomo.

“Mi sembrava perfetto. Sposini dal continente, magari di una città sconosciuta...sai io ho la capacità di pensare velocemente.” rispose Steve, convinto.

“Certo capo. Possiamo rimandare i battibecchi da comari al mercato a domani mattina, in ufficio, come al solito? Avrei una figlia e un marito a casa, io.” disse Kono, mettendo in moto. “Ehi, Lori, se vuoi ti do un passaggio.”

“Volentieri, ho estremo bisogno di un bagno e di lenzuola pulite, arrivo subito.”

“Johnny Cash, ti porto a casa io, che ne dici?” chiese Danny, ricevendo un cenno di assenso da Steve.

“Beh, comandante, a quanto pare abbiamo funzionato come sposini, che ne dici?” disse Lori ridendo.

“Già. E comunque, non ci crederai, ma mi sono anche divertito.”

Lori lo guardò con affetto “Anche io, davvero. Soprattutto quando hai cominciato a parlare con quell'accento fasullo e orribile.” Steve sorrise, fissandola dritta negli occhi, sguardo che Lori ricambiò apertamente.

“Ehi, Johnny, sbrigati, non ho tempo da perdere.” disse Danny, facendo rombare la Camaro. Si augurarono tutti la buonanotte, promettendo di trovarsi la mattina seguente davanti davanti ad un caffè.

Una volta in macchina, Danny cominciò a tormentare Steve, e fu solo per la stanchezza del comandante che il detective non si ritrovò attaccato al cofano dell'auto.

“Ammettilo, ti è piaciuto fare lo sposino, vero? Soprattutto la parte dei finti baci.”

“Danno, non ti puoi limitare a portarmi a casa in silenzio?”

“Dai, ammettilo, non aspettavi altro!”

“Certo! Stavo pregando perchè una trafficante di droga e armi messicana venisse ad Honolulu, per seguirla in ogni minuto che passa qui, cercando di arrestare lei e la banda di gorilla che si porta appresso. Cominciava ad esserci troppa calma da queste parti.”

I due continuarono la discussione fino al vialetto di Steve.

“Beh, buonanotte, a domani.”

“Notte. Ah, Danny...chi ha detto che i baci erano finti?”


Eccomi! Nuovo capitolo, un pochino in ritardo. Spero vi piaccia! Purtroppo il prossimo dovrà attendere, perchè non potrò aggiornare prima di una decina di giorni, forse anche di più, ma giuro che mi impegnerò per rispettare la scadenza. A presto!
 

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Capitolo 12
*** Sempre tua ***


Si erano divertiti tantissimo al compleanno della piccola Leilani, la figlia di Kono e Adam. Dopo la chiusura del caso della trafficante Paloma Hayez, conclusasi con l'arresto suo e di gran parte del cartello, i Five-0 avevano festeggiato con tutta la famiglia di Kono e Chin, numerosissima, e con gli amici più cari. Uno dei momenti più belli era stato quando Adam aveva fatto un discorso sulla famiglia e sulla figlia, che era la cosa che più amava al mondo, (mentre diceva questo, Kono gli aveva rifilato una gomitata, che aveva fatto ridere tutti), e che si dispiaceva solo di una cosa, che il padre non fosse lì, ma che sicuramente avrebbe approvato e avrebbe protetto la bambina in qualunque posto si trovasse. Aveva poi letto un haiku, dedicato alla figlia, dove la paragonava ad un piccolo bocciolo, che, con il tempo, sarebbe diventato una rosa bellissima, facendo commuovere tutti quanti. Fu interrotto proprio dall'urlo del piccolo bocciolo, che reclamava la sua cena, così Kono, da mamma premurosa quale era diventata, si assentò per un po', mentre tutti gli ospiti festeggiavano felici.

Steve, notando che Danny non era molto entusiasta dei festeggiamenti, gli si avvicinò.

“Ehi, Danno, non mi pare che ti stia divertendo molto.”

“Hai ragione, ma stasera Grace andava a mangiare la pizza e al cinema con le sue amiche, e sono preoccupatissimo.” rispose l'uomo, sbirciando il cellulare.

“Danny, Grace è una ragazza con la testa sulle spalle, ha un padre poliziotto, non farebbe mai niente di sbagliato.” lo rassicurò l'amico.

“Allora, prima di tutto Grace è ancora una bambina, e poi, ti sei dimenticato quella volta che aveva riempito il mio giardino di carta igienica?”

“Ragazzate...io facevo di peggio!”

“Non stento a crederci, guarda. Scommetto che la tua serata tipo era arrampicarsi fino in cima a una montagna, uccidere un cinghiale a mani nude, mangiarlo e poi tornare a casa saltellando su un piede solo.”

“Ah ah, simpatico. Fidati di lei.”

“Di chi si dovrebbe fidare Danny?” chiese Lori, che arrivava in quel momento. Entrambi gli uomini si fermarono a guardarla: indossava un leggero vestito bianco che le arrivava appena al di sopra delle ginocchia, abbinato a dei sandali con zeppa neri; con i capelli sciolti e mossi dal vento, sembrava un'apparizione mistica.

“Lori, sei bellissima!” disse d'impeto Steve.

“Grazie comandante, anche tu non sei niente male.” rispose Lori, sorridendo.

“Comunque Danny deve fidarsi di Grace. È uscita per la prima volta da sola con le amiche, quindi...”

“Mi ricordo la prima volta che sono andata al cinema con le mie amiche. Abbiamo perso metà film perchè facevamo troppa confusione e ci hanno sbattute fuori, così abbiamo girovagato per un po' nel centro commerciale finchè non sono venuti a prenderci i nostri genitori, rimproverandoci per non averli aspettati al cinema: due settimane di punizione, ma ne è valsa la pena.” disse Lori ridendo.

“Perchè?” chiese Danny.

“Perchè ho dato il mio primo bacio quella sera, a Tommy Gilbert.”

“Grazie Lori, grazie davvero, sei veramente un'amica!” disse Danny, digitando furiosamente il numero di Grace sul cellulare. In quel momento arrivò Chin, per mano con i gemelli.

“Perchè Danny è sfrecciato via?”

“Perchè Lori gli ha detto che alla sua prima uscita ha baciato un ragazzo, e questa sera c'è stata la prima uscita di Grace da sola.” disse Steve divertito.

“Capito. Ragazzi, devo andare a casa, Wili e Keilani non si reggono più in piedi e Malia deve andare al lavoro presto. Ci vediamo domani mattina in ufficio. Ah, Steve, ricordati che domani tu e Danny avete appuntamento con la madre della ragazza scomparsa all' Hilton, ok?”

“Si, me lo ricordo, grazie. Buonanotte ragazzi.” disse salutando i gemelli, a cui Lori diede un bacio a testa.

Danny tornò trafelato:

“Grace non mi risponde, io vado a controllare cosa sta facendo.”

“Danny, Danny, fermo, dai. Sarà sicuramente con qualcuno, che so, la mamma di un'amica, o sono ancora al cinema, o magari non sente il telefono.” provò a rassicurarlo Steve.

“No, vado a vedere. Ricordatevi, è tutta colpa vostra, io volevo godermi questa bella festa, ma voi, con i vostri commenti da manici mi avete rovinato tutto!” Lorie e Steve si guardarono e scoppiarono a ridere come pazzi, beccandosi un'occhiata omicida da Danny, che si allontanava velocemente in direzione della Camaro. Vedendo che tutti gli ospiti stavano salutando i padroni di casa, anche Steve e Lori si avviarono.

“Kono, Adam, è stata una festa meravigliosa, grazie di tutto. Kono, ci vediamo domani in ufficio, ok?” disse Steve, mentre Lori baciava entrambi sulle guance per ringraziarli.

“Ragazzi, grazie per i regali, sono davvero bellissimi e originali, soprattutto il tuo Steve, davvero...particolare!” disse Adam.

“Beh, che c'è? Anche a me hanno regalato una mostrina militare per il compleanno, può essere molto utile.” disse Steve, mostrandola.

“Sì, solo se Leilani andrà a combattere in Vietnam!” disse ridendo Lori “Ragazzi, lo porto via, così vi lasciamo andare a dormire. Buonanotte.”

Steve e Lori attraversarono il giardino, diretti alle loro macchine, barcollando leggermente a causa dei drink e della birra.

“Beh, buonanotte capo.”

“Ciao, a domani.”

Lori provò ad accendere la macchina una, due, tre volte, ma quella proprio non ne voleva sapere di ripartire, quindi la donna stava per chiamare il carro attrezzi, quando sentì battere sul finestrino.

“Ha bisogno di un passaggio, agente Weston?” chiese Steve

“Decisamente, la mia macchina è in sciopero.”

“Forza allora, salta su.” Lori ebbe qualche difficoltà a salire sul pick up con i sandali alti e l'alcol in corpo, ma, con un aiuto di Steve, ci riuscì.

L'uomo guidò fino a casa sua, e, vista l'ora tarda, in pochi minuti arrivarono.

“Comandante, questa è casa tua o sbaglio?”

“Sì, ma non me la sento di guidare con il traffico, credo di essere un po' ubriaco, quindi facciamo che tu dormi qui stanotte, che ne dici?”

“D'accordo, ma stavolta dormo io sul divano.”

I due scesero dall'auto, dirigendosi verso la porta d'entrata, e, mentre Steve infilava la chiave nella toppa, Lori lo chiamò, e lui si voltò.

“Fai l'amore con me Steve.” non era una richiesta, era un'affermazione.

“Cosa? Lori, sei ubriaca, io...”

“Non sono mai stata più lucida di adesso.” disse lei avvicinandosi, e lo baciò appassionatamente.

Steve rispose al bacio stringendola a sé, con forza e tenerezza. I due, senza staccarsi, entrarono in casa e imboccarono le scale, dividendosi solo pochi attimi per levarsi un indumento a vicenda, indumenti che formarono una scia disordinata dietro di loro.

Arrivati in camera, solo pochi strati di tessuto li separavano: Lori era rimasta in intimo, e Steve indossava ancora i pantaloni, che la donna si preoccupò di far sparire subito.

“Lori, sei bellissima.” disse Steve, ammirandola seminuda nel suo letto. Lei sorrise e aprì le braccia, come ad invitarlo, e il comandante ci si tuffò volentieri, riattaccandosi alla bocca di Lori, come un assetato che trova una fonte dopo giorni nel deserto. Velocemente, i due fecero scivolare via anche le ultime sottili barriere che li separavano, e poi fu l'oblio: Steve, partendo dalla gola, lasciò una scia di baci infuocati lungo il corpo della donna, che gemeva di piacere; Lori ricambiava passando le dita nei folti capelli di Steve, baciandolo prima sul viso e poi sull'ampio petto.

“Steve...guardami.” l'uomo la guardò, e la vide, bellissima, selvaggia, sensuale, e la baciò con enorme piacere. Poi, finalmente, i due corpi si fusero, e si amarono per tutta la notte, dolcemente, con tenerezza; ogni tanto i due si fermavano, guardandosi negli occhi, comprendendo che, da quel momento in poi, sarebbero stati legati indissolubilmente, per sempre. Poi, si addormentarono abbracciati, Lori con la testa sul possente petto di Steve, che, prima di addormentarsi, la guardò a lungo: era bellissima dopo l'amore, dolce, perdeva quasi il cipiglio severo che aveva quando lavoravano e i capelli, sparsi sul cuscino e sul suo petto, formavano una cortina di raggi di luna. Perso in questi pensieri, Steve si addormentò con il sorriso sulle labbra.

Era quasi giorno quando l'uomo si riscosse.

“Lori, accidenti, mi fai sempre fare tardi.” disse, sorridendo, voltandosi verso la parte del letto occupata dalla donna, ma che trovò inesorabilmente vuota. Pensando che fosse già scesa, Steve infilò un paio di pantaloncini e arrivò in cucina, dove non trovò il profumo dei pancake, ma solo un biglietto attaccato al frigo.

Steve, posso dire senza ombra di dubbio che questa è stata la migliore notte della mia vita, non pensavo di poter provare emozioni così forti con una persona. Purtroppo però è stato uno sbaglio, eravamo entrambi ubriachi, e ci siamo lasciati prendere. Me ne vado per un po', non so per quanto, considerami in aspettativa. Approfitto per tornare a Washington dai miei genitori, così concludo anche con il divorzio, visto che ho l'udienza tra una settimana. Un giorno spero di poter tornare qui, alle Hawaii, ma soprattutto da te. Credo di aver sempre provato qualcosa per te, da quella volta nell'ufficio del governatore, ma ti prego, non mi cercare. Mi farò viva io quando sarò pronta. Sempre tua, Lori”

Dopo aver letto il biglietto due volte, Steve batté forte il pugno sul tavolo, facendo saltare tutto quello che c'era sopra, poi prese il telefono e la chiamò subito.

“Steve, ti avevo detto di non chiamarmi.”

“Potevi non rispondere. Perchè te ne sei andata?”

“Non possiamo. Lavoriamo insieme, sto cercando di uscire per sempre da un divorzio orribile, come faccio a fidarmi di nuovo di qualcuno, dopo tutto quello che mi ha fatto Brian?”

“Vuoi dire che non ti fidi di me? Lori, è stata una notte magnifica, speravo di svegliarmi vicino a te ma tu eri sparita, come pensi che mi senta adesso?”

“Lo so, mi dispiace, non puoi immaginare quanto, ma sono nella tua stessa situazione. E non dire così, io ti affiderei la mia vita.”

“Allora perchè te ne sei andata?”

“Non so dirtelo, davvero, forse ho avuto paura. Una parte di me sarebbe rimasta con te, avrebbe rifatto l'amore, ti avrebbe preparato la colazione, ma l'altra parte pensava di aver fatto uno sbaglio, e, purtroppo, è la parte che ha prevalso sempre in me.”

“Dimmi dove sei, che ti raggiungo e ne parliamo con calma.”

“No, non è possibile. Sono già in aereo.”

“Perchè Lori?”

“Addio Steve. Ricorda cosa ti ho scritto.” e la donna chiuse la chiamata. Steve provò a richiamarla invano, e, proprio in quel momento, squillò il cellulare.

“Lori?”

“No, sono decisamente meno biondo, meno bello e più alto, comunque, grazie del complimento.”

“Danny, che c'è?”

“Ricordi cosa dobbiamo fare stamattina, esattamente tra mezz'ora?”

“Sì, sì, ora arrivo, dammi dieci minuti e sono lì.”

“D'accordo, ti aspetto. Ehi, va tutto bene?”

“No, niente va bene.” disse Steve, chiudendo la chiamata.

Poco dopo Steve era in ufficio, con l'espressione più scura che i colleghi avessero mai visto.

“Capo, che succede? Stai male?” chiese Kono, vedendolo.

“No, tutto bene, forse ho esagerato un po' ieri sera.”

“Ma Lori? Non dovevi passare a prenderla tu?”

Quella frase lo raggiunse come una coltellata al petto.

“Lei...lei mi ha chiamato questa mattina presto, ha avuto un contrattempo a Washington ed è ripartita subito, e sinceramente non so neanche se e quando tornerà.” rispose l'uomo, concludendo con più rabbia di quanto avesse voluto.

“Strano, l'udienza del divorzio è la settimana prossima...ora la chiamo.” disse Kono.

“Tanto non risolverai niente.” disse Steve a bassa voce, più rivolto a sé stesso che alla donna.

“Ehi Steve, sei pronto? Forza, quella donna ci sta aspettando!”

“Arrivo, arrivo. Senti, guida tu, io non mi sento molto bene.” Danny, a quell'affermazione, si bloccò di colpo.

“Sicuro? Posso davvero guidare la mia macchina?”

“Certo che si, muoviamoci.”

Uscendo, incrociarono Kono che rientrava, guardando Steve in modo strano, come se gli dispiacesse per lui ma nel frattempo fosse arrabbiata.

“Ehm, mi sono perso qualcosa ieri sera? Hai per caso vomitato in un vaso di fiori a casa di Kono?”

“No, perchè?”

“Ti ha guardato abbastanza di traverso...”

“Forse è perchè le ho detto che Lori è partita senza avvisare nessuno e che non sa se e quando tornerà.”

“Cosa? E come mai? E comunque non è colpa tua, vero? Vero?” chiese Danny, sospettoso.

“Perchè dovrebbe essere colpa mia? Ieri sera l'ho portata a casa e stamattina se n'è andata senza avvisare nessuno, mi ha chiamato mentre era già in aereo.”

“E' strano però. Aveva preso la casa, sembrava volesse rimanere qui in pianta stabile...chissà cosa è successo.”

Nel frattempo erano arrivati alla villa dei Morris, genitori della ragazza scomparsa, e videro che molta gente era arrivata per confortare i padroni di casa.

“Non lo so. Senti, possiamo smettere di parlarne? Abbiamo ben altro a cui pensare. Ehi, quale è la madre della ragazza?”

“Credo sia quella con gli occhiali scuri, laggiù.”

“Signora Morris?”

“Si, sono io. Siete i Five-0?”

“Si signora, ci dispiace molto per sua figlia. Ci dica qualcosa in più.”

“Ormai non so più cosa dire, ho parlato con tutti i poliziotti dell'isola, con l'assistente del governatore, con l'FBI... vi dirò quello che ho detto a tutti: eravamo andati a cena all'Hilton, poi Rebecca aveva appuntamento con un'amica per andare al cinema, solo che non ci è mai arrivata. La sua amica ci ha chiamati, chiedendoci se Beca stava male, ma...” e la donna cominciò a singhiozzare. Nel frattempo era arrivato il marito.

“Scusatemi, sono Grant Morris, ero al telefono. Avete notizie di Beca?”

“No, signore, mi dispiace, ma vorremo sapere qualcosa in più su vostra figlia, abitudini, amici, conoscenze, scuola...tutto il possibile che potrebbe aiutarci a ritrovarla.”

“Beca è una ragazza normale, va a scuola, ha buoni risultati, frequenta qualche sua compagna di classe e il gruppo della squadra di pallavolo...è una ragazza abitudinaria, non ha mai fatto colpi di testa.”

“Dobbiamo sapere il nome della scuola e della squadra di pallavolo, in modo da parlare con i compagni, i professori e l'allenatore...vostra figlia aveva una macchina?”

“Sì, un maggiolino rosso cabriolet, glielo avevamo regalato per i sedici anni.”

“Perfetto, cercheremo di localizzarlo, forse il rapitore lo ha usato per trasportare vostra figlia. Danny, torniamo al Five-0, controlliamo tutti i contatti di Rebecca, tutta la sua vita. Signori Morris, in giornata manderò un'agente, Kono Kalakaua, per controllare la camera di vostra figlia e per mettere sotto controllo i vostri telefoni, in modo che se il rapitore chiamasse, sapremo cosa vuole. Siete già stati contattati da qualcuno?”

“No, ancora niente.” rispose il marito.

“Bene. In caso vi chiamassero, avvisateci subito, e non rispondete assolutamente al ricatto. Ci penseremo noi, voi dovete solo chiamarci, d'accordo?” concluse Steve, dando la mano ai coniugi.

 

 

Al Five-0, Steve chiese subito a Kono di controllare il numero di cellulare della ragazza, per vedere se era stato acceso nelle ultime ore, e di cercare la macchina con il GPS. Nel frattempo, Chin e Danny erano andati a parlare con i professori e i compagni di Rebecca, mentre Steve aveva convocato l'allenatore della ragazza, che però non aveva risposto. Un'ora dopo Chin e Danny erano di ritorno.

“Allora, secondo i professori Rebecca era una ragazza normalissima, studiosa, educata...sempre le solite cose. Ci hanno detto che la sua migliore amica è una certa...” Chin controllò gli appunti “ Danielle, ma oggi non era a scuola perchè ha la febbre, abbiamo controllato.”

“Sì, con gli altri compagni non aveva legato molto, perchè era abbastanza timida, ma ci hanno fatto capire che era innamorata del quarterback della squadra, Dean Harris, e che anche lui era interessato.”

“Sembra proprio di tornare al liceo, eh?” disse Kono in quel momento, arrivando con i risultati della ricerca “Allora, la batteria del cellulare è staccata, ma è stata ricollegata per pochi minuti questa mattina alle tre e quaranta, invece il GPS della macchina segnala che si trova in una strada molto isolata, guardate qui.” disse, mostrando la posizione sul computer.

“Perfetto. Io e Danny andremo a controllare la macchina, tu Kono, vai dai Morris, controlla la camera di Rebecca e metti sotto sorveglianza i loro telefoni, e tu, Chin, cerca di contattare l'allenatore, vai a cercarlo se serve. Ci vediamo più tardi.”

I due amici arrivarono su una strada completamente nascosta dalla folta vegetazione, e trovarono la macchina con ancora le chiavi inserite nel quadro. I due cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca di prove, finchè Danny non richiamò Steve.

“Ehi, guarda qua.” disse, indicando delle tracce di pneumatici sull'asfalto.

“Non sembrano di frenata, la macchina è sul ciglio della strada, non avrebbero potuto urtarla. Forse è una sgommata, e punta verso la città.”

“Ma non ha senso. Rebecca doveva andare al cinema, non perdersi nei boschi.”

“Magari aveva un appuntamento segreto.”

“Non credo, non era il tipo. Diamo un'occhiata all'interno della macchina.” disse Danny, aprendo la portiera dalla parte del conducente, cominciando ad esaminare il sedile, mentre Steve controllava il bagagliaio.

“Ehi, Danno, ho trovato un capello.”

“Anche io.”

“Sembrerebbero entrambi femminili, guarda come sono lunghi. Però è strano, perchè il capello rosso, che dovrebbe essere di Rebecca, è nel bagagliaio, e quello biondo è al posto di guida?”

“Te l'ho detto, l'hanno rapita con la sua macchina, poi per sviare le indagini hanno lasciato qui a macchina e sono andati via con un'altra, spiegando così le tracce.”

“Potrebbe essere. Ma perchè parli al plurale?”

“Perchè dovevano essere almeno in due per fare una cosa del genere. Per esempio, se Rebecca si fosse risvegliata, qualcuno avrebbe dovuto controllarla, e l'altro doveva guidare. E poi qui ci doveva essere qualcuno ad aspettare con un'altra macchina.”

“Giusto, giusto. Senti, repertiamo e fotografiamo tutto, poi portiamo tutto a Fong. Ehilà, Steve...ci sei?”

“Sì, scusa, ero sovrappensiero. Senti, chiamiamo anche il carro attrezzi, così porta la macchina in laboratorio.”

I due conclusero i rilievi, portarono le prove a Fong e tornarono in centrale, dove incontrarono Kono.

“Capo, sono stata dai Morris. Ho controllato la stanza di Rebecca, ma non c'è niente di strano, è la classica stanza di una sedicenne. Ho trovato il suo diario, e dice che lei e il quarterback uscivano insieme da circa tre mesi, ma che non lo aveva detto a nessuno, tranne che a Danielle. Ancora nessuna richiesta di riscatto, comunque, ma i loro telefoni sono sotto controllo.”

“Ottimo, Kono, grazie. Ehi, Chin, hai novità?”

“Sì. L'allenatore non era reperibile perchè gli hanno rubato la macchina ieri sera, dopo le dieci, e aveva lasciato cellulare e documenti all'interno, quindi ha passato la mattinata in centrale, me lo ha detto Lukela. L'ho interrogato, e mi ha detto che Rebecca andava d'accordo con tutte le sue compagne, e che era molto brava come giocatrice. Ha detto che da tre mesi aveva notato che ogni volta che finivano l'allenamento, Rebecca non andava via con la sua macchina, ma saliva su un pick up blu.”

“Sai Steve, i segni che abbiamo visto vicino alla macchina di Rebecca sembrano di una macchina molto grande, forse proprio di un pick up...” disse Danny.

“Stai pensando che sia stato il suo fidanzato a rapirla? Ma e il capello lungo e biondo?”

“Magari lui aspettava in macchina la sua complice.”

“Ma scusa, perchè avrebbe dovuto rapirla? Stavano insieme!”

“Per i soldi. Rebecca proviene da una famiglia molto ricca, magari Dean voleva approfittarne. E poi i ragazzi a quell'età sono completamento fuori di testa, ne so qualcosa”

“Non credo. Ma andiamo a controllare comunque. Kono, vieni con me?”

“Certo capo, arrivo.”

I due agenti si misero in viaggio, e, mentre erano fermi ad un semaforo, Kono parlò.

“Capo, ho sentito Lori. Mi ha raccontato quello che è successo, e...volevo chiederti scusa per l'occhiataccia di stamattina.” disse la donna, tutto d'un fiato.

“Non ti si può proprio nascondere nulla, eh?”

“Mi dispiace, voglio bene a Lori e ne voglio molto anche a te, non mi piace vedervi tristi.”

“Senti Kono, non prenderla male, ma...preferirei non parlarne, almeno per ora.”

“Scusami, hai ragione. Ma sai che io sono qui, se hai bisogno.”

“Lo so.” i due scesero dall'auto “Ehi, Kono...grazie.” la donna sorrise, comprensiva.

“Beh, non credo che Dean abbia rapito Rebecca per i soldi...questa casa è ancora più grande di quella dei Morris.” disse la donna, guardando l'enorme villa, prima di suonare il campanello. Una domestica aprì la porta e li accolse con un sorriso, poi corse a chiamare la signora Harris.

“Finalmente siete qui, avete notizie della macchina di mio figlio?” chiese la donna, arrivando di corsa.

“Veramente noi vorremo parlare con suo figlio, signora. Comandante Mcgarrett e agente Kalakaua, dei Five-0, indaghiamo sul rapimento di Rebecca Morris, una compagna di suo figlio.”

“Lo chiamo subito.”

In quel momento, Dean arrivò nel salotto, ma si bloccò all'improvviso.

“Dean Harris giusto? Vorremmo parlarti di Rebecca, se non ti spiace.”

“Che è successo a Rebecca?” chiese il ragazzo, sbiancando.

“Non eri a scuola stamattina?”

“Io...”

“Dean! Hai ricominciato a non andare a scuola?” si intromise la madre.

“Non ci sono andato solo oggi, sono andato a cercare Beca.”

“Cosa? E come sapevi che era sparita?” chiese Steve.

“Danielle. Mi ha detto che la polizia l'aveva chiamata, così sono partito con la macchina di mio padre, perchè la mia l'ho prestata ad un amico, che doveva portarmela stamattina, ma non l'ho trovata.”

“Hai un pick up, vero?”

“Sì, un Chevrolet blu. Perchè?”

“Perchè abbiamo trovato la macchina di Rebecca in una strada isolata, con vicino segni di sgommata proprio di un pick up. Scommettiamo che è proprio il tuo?”

“Non è possibile, non ho fatto niente a Beca...io l'amo!”

“Mi scusi comandante, quando è sparita la ragazza?” chiese la signora Harris.

“Dalle dieci di ieri sera non si hanno più sue notizie.”

“Allora non può essere stato Dean. Ieri sera eravamo qui a cena con mia sorella e suo marito, e se ne sono andati a mezzanotte e mezza, e Dean è andato subito a dormire.”

“Potrebbe essere scappato senza farsi vedere.”

“Non è possibile. Vedete, abbiamo installato un allarme che registra ogni volta che la porta o il cancello vengono aperti, e questa notte non è registrato nessun movimento. Controllate pure, è qui.” disse la donna, conducendoli verso un quadro, dietro cui era nascosto un sofisticato sistema d'allarme. Kono lo controllò minuziosamente, poi riferì che non c'erano segni di manomissione.

“Va bene. Dean, hai qualche idea del perchè abbiano rapito Rebecca.”

“No, assolutamente no...Beca è buona, gentile, non farebbe male a nessuno...oh mio dio!” disse poi, sconvolto.

“Dean, che c'è? Che succede?” chiese Steve.

“Molly. La capo cheerleader. Stavamo insieme, poi l'ho lasciata e mi ha detto che me l'avrebbe fatta pagare. Però non sapeva che uscivo con Beca...”

“Magari l'ha scoperto. Senti, di che colore ha i capelli Molly?”

“E' bionda, ma sono tinti.”

“E sai dove abita?”

“Non sono mai stato a casa sua, ma dovrebbe abitare vicino alla scuola.”

“Qual'è il suo cognome?”

“Grant. Molly Grant.”

“Grazie Dean, sei stato di grande aiuto. Appena avremo notizie, ti chiameremo.”

“Grazie agenti, arrivederci.”

 

“Kono, chiedi a Danny di cercare i genitori di Molly e l'indirizzo di casa. Chiama Fong e chiedigli se il capello che ha trovato Danny è tinto. Forza, sento che siamo molto vicini.” il pick up partì sgommando, senza accorgersi che una macchina seguiva ogni sua mossa.

“Pronto? Danny, dimmi. Perfetto, Hoio Street è proprio vicino alla scuola di Rebecca. Senti, avvisa Chin e raggiungeteci lì. Va bene, a tra poco.”

“Capo, Charlie ha confermato, il capello è tinto.”

“Perfetto. Ora speriamo che Molly sia in casa.”

I due arrivarono alla via, mantenendosi un po' distanti dalla casa dei Grant. Avevano preferito non chiamare la polizia, per non allarmare nessuno, così scesero dalle macchine e si avvicinarono tutti.

“Dunque, a casa dovrebbe esserci Molly con la madre, il padre è un architetto, torna sempre tardi. Davanti alla casa ci sono due macchine, forse quella della madre e quella della ragazza, ma qualche casa più indietro c'è un pick up Chevrolet blu, e la targa corrisponde a quella di Dean.” spiegò Chin ai colleghi.

“Perfetto. Allora, possiamo fare così: tu, Chin, e Danny, andate alla porta, chiedete della ragazza, spiegate che è stata rapita una sua compagna, mentre io e Kono andiamo sul retro, se prova a scappare la blocchiamo. Tutti d'accordo?” Steve ricevette vari cenni d'assenso, così il gruppetto si incamminò. Steve e Kono erano già sul retro quando sentirono Danny che parlava con la signora Grant. All'improvviso, i due sentirono una serratura che scattava, e guardando in altro, videro un ragazzo saltare dalla terrazza nella piscina. Aspettarono che uscisse, poi Kono lo atterrò con un pugno, ammanettandolo. Richiamati dal rumore, si diressero tutti sul retro, e videro anche Molly che cercava di scappare.

“Molly, dov'è Rebecca?” chiese Steve.

“Non so niente, non sapevo neanche che fosse sparita prima che arrivaste voi.”

“Il tuo capello trovato nella sua auto dice tutto il contrario, vero? E tu” disse poi, rivolgendosi al ragazzo fradicio “Hai chiesto il pick up a Dean per poi far incolpare lui, vero? Vero?” il ragazzo, spaventato, assentì silenziosamente.

“John, sei un idiota! Sapevo che dovevo arrangiarmi da sola, sei proprio un cretino!” urlò Molly, raggiunta nel frattempo da Kono, che l'aveva ammanettata davanti agli occhi increduli della madre.

“Allora? Dove l'avete nascosta?” chiese Danny, irritato, senza ottenere risposta. Uno schiaffo fulmineo da parte della madre sciolse la lingua alla ragazza.

“E' nel capanno per gli attrezzi. Volevo spaventarla, farle capire che Dean era mio, che non doveva mettersi in mezzo.” In quel momento gli agenti della pattuglia chiamata da Chin arrivarono in giardino, prendendo in consegna i due ragazzi, ma, mentre Venivano portati via, Dean, rimasto nascosto per tutto il tempo, uscì e diede un pugno al ragazzo, così forte da farlo finire a terra, poi si rivolse a Molly.

“Ringrazia il cielo di essere una ragazza, altrimenti non ti avrebbero portata via in piedi.” disse, con disgusto” Poi si rivolse ai Five-0 “Perdonatemi, ho sbagliato. Volevo solo sapere chi era stato. Dov'è Beca?”

“Dean? Sei tu?” il ragazzo si voltò, e corse verso Rebecca che, pallida, lo guardava con immenso affetto. Le corse incontro e la strinse a sé, reggendola perchè non cadesse per la debolezza.

I Five-0, dopo aver spiegato tutto alla madre di Molly, tornarono in centrale, dopo aver spedito Rebecca e Dean in ospedale, dove i genitori li avrebbero raggiunti.

“Beh, credo sia la prima volta che una ragazza viene rapita da un'altra ragazza per il fidanzato...spero che Grace sia un po' più intelligente di quella Molly.” disse Danny, entrando in ufficio.

“Ricorda, l'inferno non conosce furia peggiore di una donna respinta!” disse Chin.

“Quanto è vero!” rispose Danny, ridendo.

“ragazzi, vi va una birra da Kamekona?” chiese Kono.

“Io passo. Devo andare a casa, devo finire di fare una cosa. A domani.” rispose Steve.

“Che c'è, hai paura di dover pagare?” chiese Danny, ironico, senza ricevere risposta “Ehi, che cos'ha Steve?” chiese.

“Non saprei, ma è da stamattina che è strano.” rispose Chin.

“Ragazzi, non posso dirvi altro che lasciatelo stare. Se vorrà, parlerà lui con noi.” concluse Kono, mentre vedevano il pick up di Steve sfrecciare via.



Lo so, lo so, sono in ritardo. Scusatemi! Comunque, capitolo nuovo e un pò più lungo del solito...spero vi piaccia! Grazie a tutti, come sempre!

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Capitolo 13
*** Sei mesi ***


Sei mesi. Erano trascorsi quasi sei mesi da quando Lori se n'era andata da Honolulu, senza più dare notizie di sé. Steve ogni mattina vedeva i giorni scorrere sul calendario, senza riuscire a trovare una spiegazione di quel silenzio. Quella notte con Lori era stata unica, magica, ed era certo che anche la donna la pensasse come lui, quindi non riusciva a comprendere il suo comportamento. Il comandante si era chiuso in sé stesso, sempre attento sul lavoro, sempre pronto a punzecchiare i colleghi, ma la luce che aveva negli occhi da quando Lori era tornata, quella era sparita insieme alla donna. Inizialmente Danny, Chin e Kono avevano provato a farlo parlare, stupiti dall'improvvisa partenza di Lori, ma Steve aveva giustificato il tutto come un permesso a tempo indeterminato che serviva alla donna per sistemare alcune questioni personali: i due agenti avevano fatto finta di crederci, mentre Kono, testarda come sempre, aveva chiesto spiegazioni a Lori, ottenendo varie telefonate in risposta, ma mai con una vera ragione per quell'allontanamento improvviso.

Qualche mese dopo la fuga di Lori si era rifatta viva anche Catherine, di ritorno dal Medio Oriente, dove aveva trascorso quasi due anni, ma Steve, non appena l'aveva vista, aveva capito che per lei non c'era più spazio nel suo cuore: aveva capito di amare Lori come non aveva mai amato nessuna, e non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lei, così aveva gentilmente salutato il tenente Rollins, invitandola a non farsi più vedere a casa sua.

L'uomo si riscosse sulla poltrona di casa, accorgendosi che ormai il cielo cominciava a tingersi di blu, e le prime stelle cominciavano a brillare. Era indeciso se piazzarsi sul divano con una birra e qualche razione liofilizzata, facendo zapping per cercare un film violento oppure se fare una bella corsa: optò per la seconda, così infilò le scarpe e si avviò; senza accorgersene, l'uomo si ritrovò davanti casa di Lori. Fermandosi, notò che le luci erano accese: con una sensazione di calore nel petto, l'uomo percorse il vialetto, ma, una volta arrivato alla porta, l'entusiasmo si smorzò.

“Kono...che ci fai qui?”

“Capo! Che ci fai tu qui! Io passo ogni tanto a controllare se è tutto in ordine, sai, nel caso qualcuno si decidesse a tornare.”

“Ah. Non l'hai più sentita?”

“No, sono almeno due mesi che non si fa sentire, ma io non smetto di sperare. E credo che tornerà, me lo sento. Beh, ci vediamo domani in ufficio, ok?”

“Va bene. Ah, domani forse arriverò un po' in ritardo, vado a fare una corsa a Koko Head, avvisa Danny e Chin.”

“D'accordo.” la ragazza fece per andarsene, ma poi si voltò e carezzò dolcemente la guancia a Steve “Vedrai, tornerà. Buonanotte capo.”

 

Erano le sei e mezzo, ma Steve era già in piedi: fece colazione rapidamente, caricò una bottiglia d'acqua sul pick-up, mise pistola e distintivo nel portaoggetti e partì alla volta della scalinata di Koko Head, raggiungendola in poco più di dieci minuti. Giunto ai piedi della scalinata, fece qualche esercizio di riscaldamento, poi cominciò la risalita. Fu una salita abbastanza faticosa, ma il comandante mantenne la media con cui saliva di solito: raggiunta la cima, Steve si fermò a respirare e ad osservare il panorama di Honolulu in lontananza, che si stendeva sotto di lui: vedeva le onde infrangersi sulle spiagge che cominciavano a riempirsi di surfisti pronti a cavalcare le prime onde della giornata. Si spostò per far passare due escursionisti, e, voltandosi, scorse un lampo arancione distante qualche metro; non ci fece caso finchè qualcuno non lo chiamò.

“Ciao comandante.” L'uomo si bloccò, come paralizzato, incredulo, indeciso se girarsi e scoprire che era un'allucinazione oppure continuare a fare finta di niente. L'allucinazione decise per lui, mettendogli una mano sulla spalla, costringendolo a voltarsi, e Steve quasi cadde: davanti a lui c'era Lori Weston, vestita come la prima volta che si erano incontrati, nell'ufficio del governatore, con una camicetta arancione, una gonna stretta e nera e delle decolté nere tacco dodici, che gli sorrideva come non aveva mai fatto. Steve restò zitto per qualche secondo, chiedendosi se quello che stava vivendo era reale oppure era un sogno, poi decise di controllare.

“Vuoi dirmi che hai salito 1048 scalini vestita così?” chiese. L'espressione della donna mutò all'improvviso, da raggiante a delusa.

“Sono sei mesi, dodici giorni e otto ore che non ci vediamo e tu mi chiedi se ho davv...” ma l'uomo non la lasciò finire, la prese tra le braccia e la baciò come non aveva mai fatto: finalmente la donna della sua vita era tornata e, giurò, non l'avrebbe più fatta scappare.

“Scusami, dovevo controllare che fossi veramente tu e non un'allucinazione dovuta alla fatica.” rispose l'uomo staccandosi, senza smettere di abbracciarla.

Lori, stretta al comandante, sorrise, chiedendosi perchè aveva aspettato così tanto a tornare, poi alzò lo sguardo per osservare l'uomo sopra di lei, che la guardava con immenso amore.

“Mi sei mancata da morire.” la donna, piacevolmente sorpresa, lo fissò intensamente, comprendendo finalmente quanto era grande l'amore di quell'uomo, e comprendendo che non le avrebbe mai fatto del male.

“Sai che ti dico? Ora chiamo in ufficio e dico che non mi sento bene, così passiamo tutta la giornata assieme, che ne dici? Faremo tutto quello che vuoi.” disse Steve a Lori.

“Accetto. Mi porterai dove voglio tutto il giorno, l'hai promesso, ma stasera andiamo a cena tutti insieme, mi sono mancati tantissimo.”

“Ok. Fammi chiamare in ufficio.” l'uomo chiamò Kono “Pronto, Kono? Senti, so già che in qualche modo tu centri, ma lasciamo perdere. Oggi non ci sarò, ma stasera andiamo tutti a cena fuori, decidete voi dove, d'accordo? Ah, non dire niente a Chin e Danny, digli che mi sono storto una caviglia a correre e che ci vediamo stasera, ok? Grazie.” l'uomo non attese risposta, per poi voltarsi verso Lori, temendo che sparisse. La donna sorrise, quasi a leggergli nel pensiero.

“Non sparisco più, giuro. Senti, piuttosto potrebbe esserci un altro problema.”

“Quale?”

“Come faccio a scendere gli scalini con un tacco dodici?”

“Come hai fatto ad arrivare qui?”

“Ehm...Kamekona mi ha aiutato, mi ha portata in elicottero e mi sono calata giù...”

“Scusa se te lo dico, ma sei completamente pazza.”

“Ah sì, eh?, bene, sai che ti dico? Richiamerò lui e tornerò a...ah! Aiuto!! Sei impazzito?”

Steve sorrise, dopo aver preso in braccio Lori, e prese a scendere gli scalini con attenzione: gli escursionisti, stupiti a quella vista, si scostavano per lasciarli passare, incuriositi e divertiti. Ogni dieci scalini il comandante doveva fermarsi a riprendere fiato, e Lori ne approfittava per scoccargli un bacio, facendo ridere di gusto i bambini che incrociavano. Circa a metà percorso, un sorriso attraversò il viso di Lori.

“Ehi, a che pensi?” chiese Steve, curioso.

“Mi sembra di vivere un dejà-vu. Te lo ricordi?”

“Oh, sì, benissimo. Anche in quel caso hai avuto bisogno di me per scendere, il che mi ricorda che non hai mai fatto tutta la scalinata come avevi promesso.”

“Comunque l'altra volta avevo vinto io.”

“Continua a ripetertelo, se ti fa felice.” e Lori gli tirò uno scappellotto sulla nuca.

Arrivati alla fine della discesa, Steve era zuppo di sudore, mentre Lori era ricoperta di polvere.

“Che ne dici, possiamo posticipare di qualche ora la giornata? Vorrei farmi una doccia.”

“Assolutamente. La mia macchina è già a casa tua e la mia valigia anche, quindi...prego, portami a casa.”

Guardandola, Steve sorrise, pensando che non aveva permesso a nessuna donna, nemmeno a sua madre, di dirgli cosa doveva fare, ma scoprì che gli piaceva che Lori decidesse per lui.

I due arrivarono a casa e si infilarono sotto la doccia insieme, abbracciandosi, riunendosi dopo quei mesi di solitaria lontananza, poi, dopo essersi asciugati, si ritrovarono nella cucina di McGarrett, invasa dal sole di mezzogiorno.

“Senti, visto che Kamekona sa che sei qui, che ne dici di un pranzetto da lui e poi...” ma l'uomo fu interrotto dal telefono.

“Allora, so che c'è qualcosa sotto, ma Kono non vuole dirmi niente, quindi chiamo te. Ah, so per certo che una caviglia slogata non ti fermerebbe, quindi, a te la parola.”

“Danny! Come va?”

“Ah ah. Non svicolare, forza.”

“Sono a casa mia, sul divano, e la caviglia mi fa male sul serio.”

“Quindi, se per ipotesi io fossi fuori da casa tua, e stessi per entrare, ti troverei davanti alla tv con del ghiaccio sul piede.”

“Sì, più o meno.”

“Perfetto, allora entro.” e la serratura scattò. Lori, veloce come un fulmine, si nascose in giardino, proprio mentre Danny entrava in casa.

“Non ci posso credere, sei davvero qui! Credevo stessi facendo qualcosa di insano e pericoloso.”

“E invece eccomi qui. Non ho ghiaccio in casa, e mi dispiaceva scongelare una bistecca. Accomodati se vuoi, c'è della birra in frigo.”

“No, grazie, sono passato a controllarti. Senti, di chi è la macchina qui fuori? Sembra il SUV di Lori.”

“Cosa? Vorrei ricordarti che Lori è a Washington...sarà la macchina del mio vicino.”

“D'accordo. Senti, passo più tardi a vedere come stai, ok?”

“Non serve. Dobbiamo vederci stasera per bere qualcosa, no? Mi vedrai lì. Ti accompagnerei alla porta, ma non posso alzarmi. Ciao Danno.”

“Ciao.”

Dopo che la porta si chiuse dietro a Danny, Lori rientrò in casa.

“C'è mancato poco. Senti, allora, sei pronto?”

“Certo. Aspettiamo solo che Danny se ne vada davvero.

I due sbirciarono dalla finestra, e non appena videro la Camaro svoltare dal vialetto, si sorrisero e saltarono nella macchina di Steve e si diressero da Kamekona.

“Fratello! Era da un po' che non ti vedevo così felice, fortuna che è tornata lei!” disse l'uomo, sorridendo ai due.

“Sai che ti dico amico? Hai proprio ragione. Che ne dici di portarci qualcosa da mangiare?”

“Subito, vi porto la specialità del giorno, gamberi in salamoia.”

“Io preferirei i soliti gamberi grigliati con la tua salsa speciale.” disse Lori.

“Anche io, grazie.”

“Quando fate così sembrate proprio degli haole del cavolo!” disse l'uomo, tornando verso il furgoncino.

I due condivisero il pranzo ridendo e scherzando, e alla fine decisero di andare a fare una passeggiata in spiaggia. Camminarono per quasi un'ora, chiarendo tutte le cose che avevano lasciato in sospeso così bruscamente sei mesi prima. Lori chiese perdono a Steve per averlo abbandonato così, senza dare nessuna spiegazione, e Steve la rassicurò, dicendole che mai avrebbe fatto qualcosa per ferirla. Poi Steve convinse Lori a provare il surf, così partirono e si diressero verso Pipeline, dall'altra parte dell'isola. Quando arrivarono, la spiaggia era semivuota, quindi Steve trascinò Lori nell'acqua bassa e la spinse sulla tavola. Dopo vari tentativi, Lori riuscì a rimanere in piedi sulla tavola per qualche secondo, prima di franare inesorabilmente tra le braccia del comandante, ridendo e sputacchiando acqua salata. Passarono un'ora a mollo, e alla fine Lori comprese che il surf non era proprio il suo sport ideale, quindi, mentre Steve si divertiva a prendere qualche onda, Lori si godette il sole che le era mancato così tanto nelle tristi giornate grige di Washington. Dopo un pomeriggio passato in allegria, i due tornarono a casa e cominciarono a prepararsi per la serata: dopo una doccia rigenerante e un'ora di coccole sul divano, Steve e Lori erano finalmente pronti, belli, eleganti, e, soprattutto, felici.

Arrivarono al bar con un leggero anticipo, ma, poco dopo, furono raggiunti da tutta la squadra.

“Deve essere per forza un'allucinazione. Chissà cosa mi ha dato Kamekona a pranzo...” disse Danny, dopo aver visto Lori ed essere corso ad abbracciarla, seguito da Chin, altrettanto stupito e felice. L'ultima a salutare Lori fu Kono, che già sapeva dell'arrivo dell'amica, ma che non aveva ancora visto dal suo arrivo.

“E così alla fine sei tornata. Ti prego, dimmi che non l'hai fatto per questo animale qui.” disse Danny.

“Sono tornata, e questo è quello che conta.” rispose Lori, alzando il bicchiere per brindare, fissando lo sguardo su Steve, che le sorrise con amore.

“Sono felice che tu sia di nuovo qui, davvero. E sono felice anche per Steve, finalmente sorride di nuovo dopo mesi.” disse Chin, sorridendo a entrambi.

“Quindi hai veramente deciso di metterti con lui? Vuoi dirmi che stiamo per divorziare?” chiese Danny rivolto a Steve, fingendo di piangere.

“Sì, mi dispiace. Ti farò avere le carte del divorzio domani in giornata, tesoro.” rispose Steve, alzando la birra verso l'amico.

Era quasi l'una, quando tutti decisero di tornare a casa, dandosi appuntamento alla mattina dopo. Steve e Lori andarono via insieme, dirigendosi verso casa McGarrett.

“Lori, hai tutto quello che ti serve o ti porto dentro anche l'altra valigia?” chiese Steve dalla cucina.

“No, grazie, ho tutto quanto, e poi non voglio disfare tutte le valigie, altrimenti devo rifarle per tornare a casa.”

“Ma...non...tu...io credevo che...”

“Lo so, credevi che venissi a vivere qui. Lascia che ti spieghi tutto: io verrò qui sempre, anche tutti i giorni se mi vorrai, ma avrò bisogno di un rifugio mio, dove posso fare quello che voglio, lasciare tutto in disordine...tu sarai sempre il benvenuto, anzi, ti darò anche le chiavi, ma, per il momento, ho ancora bisogno di...acclimatarmi. Capisci cosa voglio dire? Non è un modo per scappare, giuro che non me ne andrò più.” concluse la donna, stringendo tra le mani il viso dell'uomo. Steve sorrise e si abbassò a baciarla con passione.

“Capisco” disse, per poi sollevarla “Ma stanotte rimani qui con me.”

 

 

Sono in ritardo apocalittico, e per questo mi scuso, ma non ho proprio avuto un minuto per aggiornare, tanto meno per scrivere il capitolo. Perdono!!!! Comunque spero come sempre che vi piaccia, ringrazio tutti quanti e anche katherina23, una nuova fan, che mi ha messa tra i preferiti! A presto, spero...

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Capitolo 14
*** Paura in mare ***


“Lo so, Lo so, dovevamo incontrarci al pranzo del Governatore, ma non è colpa mia se il mio informatore voleva vedermi a quell'ora!” disse Steve, rincorrendo Lori nell'ufficio dei Five-0.

“Almeno avresti potuto avvertirmi, erano tutti lì ad aspettare te, il grande eroe, e tu non ti fai vedere!” rispose la donna.

“Ti ho già chiesto scusa, la prossima volta ci sarò. Che mi sono perso?”

“Niente di che, vari discorsi, brindisi, bla bla bla...il buffet però era buono.”

“Non me lo dire, si è perso il pranzo dal Governatore...” disse Danny, entrando in quel momento.

“Esatto, ma l'ho già rimproverato.”

“Danno, che succede?” chiese Steve.

“Un'altra denuncia di scomparsa, sempre la stessa storia: ragazza asiatica tra i sedici e i ventitrè anni. Reiko Iwata, ventuno anni, faceva la cameriera, è sparita due sere fa e le sue coinquiline hanno chiamato la polizia.”

“Dobbiamo fare qualcosa, è la decima in tre mesi!” disse Lori.

“Vengo adesso dall'ufficio del Governatore, ha detto che il caso è nostro, e di risolverlo il prima possibile.” rispose Danny.

“Perfetto, chiama Chin e Kono, riunione tra cinque minuti.”

Dopo che Danny fu uscito, Steve prese Lori per la vita, ma lei provò invano a divincolarsi.

“Mi sembra di non baciarti da una vita.” disse l'uomo, avvicinandosi.

“Davvero? Erano solo tre ore fa, l'ultima volta che ho controllato.”

“Ho paura di non ricordarmi come si fa...”

“Se vuoi ti aiuto io...”

Le loro labbra stavano per toccarsi quando furono interrotti da Kono.

“Oh, scusate...” disse, coprendosi gli occhi sorridendo “Noi vi staremo aspettando di là...”

“Sì, scusa, arriviamo subito.”

Il gruppo si riunì attorno al computer.

“Kono, puoi farmi vedere dove vivevano, dove lavoravano e dove sono state rapite le ragazze?”

“Certo, ecco qua: vivevano distanti, non credo si conoscessero, ma lavoravano tutte nella stessa zona di Ala Moana, ed erano tutte cameriere, donne delle pulizie o bariste.”

“Quindi è probabile che i rapitori le scelgano mentre sono al lavoro.” disse Chin.

“Magari sono dei clienti dei posti dove lavoravano...” rispose Danny, osservando la mappa.

“Forza, al lavoro, andiamo a interrogare i proprietari dei vari locali.” concluse Steve.

 

La squadra passò più di due ore entrando e uscendo dai locali e hotel di Ala Moana, ma sembrava che nessuno avesse notato niente di strano, tranne la sparizione: le ragazze erano brave, serie, ma dopo un po' di tempo sparivano senza avvisare, senza portare niente dagli appartamenti, né vestiti né altri oggetti personali.

Fu Lori ad avere fortuna dopo vari tentativi: il proprietario di un locale le riferì che Reiko, l'ultima ragazza scomparsa, qualche sera prima della sparizione era stata avvicinata da due uomini, anch'essi asiatici, ma che li aveva respinti in malo modo. L'uomo le disse anche che era da qualche settimana che li vedeva, e li ricordava perchè uno dei due aveva una grossa cicatrice che gli attraversava la faccia.

“Ottimo lavoro Lori. Kono, controlla se riusciamo ad ottenere qualcosa dalle telecamere di sorveglianza, poi confrontalo con motorizzazione, immigrazione, tutto quello che serve.” disse Steve, mentre le abili mani di Kono già volavano sulla tastiera.

“Ecco, guardate lì” disse Chin, osservando le immagini di Reiko che rifilava un pugno all'uomo con la cicatrice “Ehi, ha un bel destro!”

“Ora isolo l'immagine e controllo i riscontri.” disse Kono.

Dopo pochi secondi, i Five-0 avevano l'identità dei due: Takeo e Hiroshi Kayama, giapponesi di trenta e ventisette anni, con una fedina penale che farebbe impallidire Al Capone, con crimini che andavano dal furto, allo stupro al rapimento.

“Sembrerebbero affiliati della Yakuza, con un curriculum del genere. Questo spiegherebbe la loro libertà di movimento sull'isola, saranno sicuramente coperti da qualcuno” disse Steve, per poi rivolgersi a Kono “So che ti peserà molto, ma non potresti...”

“Chiedere ad Adam? Ci proverò, ma non credo otterrò molto. Non parla volentieri di queste cose, lo sai.”

“Lo so, e ti ringrazio anche solo per il tentativo.” Kono annuì, allontanandosi per chiamare il marito.

“Ehi, Steve, guarda. Qui risulta che i Kayama hanno un piccolo motoscafo noleggiato fino a venerdì al porto turistico, che dici, vado a controllare?” disse Chin.

“Sì, ma avvisa anche Duke, avrai sostegno nel caso succedesse qualcosa. Kono, hai saputo niente?”

“E' stato difficile, ma Adam mi ha detto che i Kayama sono famosi nella Yakuza, vengono assoldati per i lavori sporchi, soprattutto rapimento e prostituzione, perchè non lasciano tracce, ma a Hiro non piacevano, perciò non so dirti di più.”

“Quindi è molto probabile che le ragazze siano già finite in qualche bordello...se avessi quei due tra le mani per qualche minuto rimarrebbe ben poco.” disse Danny arrabbiato.

“Calma, calma. Ora aspettiamo Chin, poi vedremo cosa fare.” lo tranquillizzò Lori.

“Dopo mezz'ora, Chin tornò alla base, e riferì che i due fratelli erano arrivati, avevano preso qualche provvista al negozio del porto e poi erano ripartiti. L'uomo, osservandoli con il binocolo, li aveva visti accostarsi ad uno yacht di trenta metri, il Sun Odyssey, dove c'erano altri uomini ad attenderli.

“Forse erano armati, ma non sono riuscito a capirlo.” concluse Chin.

“Grazie Chin. Kono, tu controlla a chi appartiene la barca. Allora, sappiamo che i Kayama vivono sulla barca, che vengono qui a fare rifornimento e probabilmente anche a cercare le loro vittime...e se le tenessero rinchiuse nello yacht per poi portarle in Giappone?”

“E' troppo distante, anche per una barca di quelle dimensioni.” rispose Danny.

“Magari si incontrano con qualche cargo in acque internazionali” ipotizzò Lori.

“Forse.” rispose Steve, guardando in lontananza.

“Oh no, quello sguardo non vuol dire niente di buono...” disse Danny.

“C'è un unico modo per saperlo, dobbiamo salire su quella barca.”

“Ecco, lo sapevo. E io che speravo in un miglioramento visto che sta con te...” continuò sconsolato Danny, rivolgendosi a Lori, che aprì le braccia sconsolata.

“Dico davvero, l'unico modo è quello!” continuò Steve.

“No, quello è l'unico modo che conosci tu!”

“Danny, Steve ha ragione, non possiamo perquisirli senza mandato” disse Chin “Anche perchè il governatore non ci autorizzerebbe mai.”

“Capo, ho scoperto di chi è lo yacht” disse Kono, attaccando il telefono “Ci ho messo un po' perchè la barca è di una società fantasma che fa capo ad un'altra, e via dicendo, u po' come le scatole cinesi. Comunque, sono risalita al nome Nobu Utamuru, amministratore delegato di tre compagnie giapponesi e braccio destro di una delle famiglie più influenti della Yakuza.”

“Brava Kono. Senti, controlla se per caso una delle compagnie ha qualche nave di passaggio intorno alle Hawaii, diciamo entro quattrocento miglia.”

“Fammi controllare...ecco: la Morning Star, un cargo filippino che appartiene a una delle compagnie di Nobu passerà a duecentodieci miglia da qui domani alle 8.30, secondo il suo piano di navigazione.”

“Perfetto, abbiamo ancora un po' di tempo. Devo chiamare Joe, ci vediamo tra poco.” detto questo, Steve uscì e telefonò al vecchio comandante.

“Ehi Joe, che ne dici se, entro qualche ora, trovassi una barca per una battuta di pesca in notturna?”

“Ragazzo, sicuro di sentirti bene?”

“Se passi al Five-0 ti spiego tutto.”

In dieci minuti l'uomo era lì.

“Allora? Che passione ti è venuta per la pesca notturna? Credevo avessi una fidanzata.”

“Dobbiamo controllare uno yacht, ma non abbiamo il permesso e non ce lo daranno mai, quindi dobbiamo arrangiarci da soli: ci aiuti?”

“Va bene, ma mi devi una cassa di birra. Ci vediamo tra un'ora al porto.”

Steve rientrò in ufficio, dove venne accolto dalle facce perplesse dei colleghi.

“Si può sapere dove sei stato?” chiese Danny.

“A organizzare una gita in barca per stasera.”

“Cosa?”

“Tra qualche ora, tu, io, Chin, Lori e Joe andremo al porto e partiremo per avvicinarci allo yacht, quindi preparatevi.”

“E io capo?” chiese Kono.

“Tu mi servi qui, dovrai coordinarti con polizia e guardia costiera, oltre a rimanere costantemente in contatto con noi.” rispose il comandante

“D'accordo, ma la prossima volta lasciate a casa qualcun altro.” rispose la donna, un po' offesa.

“Ok, pronti a partire tra un'ora. Ah, non siate tirchi con le armi, ho l'impressione che ci serviranno.” L'uomo si girò per andare a prepararsi, ma fu bloccato da Lori.

“Steve, ma sei impazzito? Tralasciando le leggi che infrangeremo, hai pensato ai rischi? Se ci ferissero o ci catturassero? Quella gente non ha scrupoli, lo sai.”

“Lori, ti fidi di me?”

“Sai già che ti affiderei la mia vita.”

“Allora fallo, fidati. Pensa a quelle ragazze, stanno rubando loro la vita a vent'anni, dobbiamo fare qualcosa.

“Hai ragione, ma ho un brutto presentimento.”

Steve si intenerì e l'abbracciò.

“Non preoccuparti, ci riusciremo.”

“Sai una cosa? Se tu non fossi così testardo, credo che non ti amerei così tanto.” disse Lori, fissandolo intensamente, e Steve le restituì il sorriso, dandole un dolce bacio sulle labbra.

 

Dopo un'ora Joe chiamo Steve, per dargli informazioni sulla barca.

“Allora, ho affittato una barca da pesca, ho controllato che avesse una stiva abbastanza grande per tutte le armi che so già ti porterai dietro. È a tre posti dalla barca dei Kayama, e da quando sono qui non ho visto movimento, ma forse approfitteranno del buio. A che ora arrivate?”

“Fra poco è l'imbrunire, volevo aspettare almeno che calasse del tutto il sole, così, per non correre rischi, quindi verso le ventuno dovremmo esserci. A più tardi, Joe. Grazie.”

“Ragazzi, ho controllato: stasera mare calmo e niente luna, clima perfetto per un'abbordaggio, quindi cercate di non complicare la cosa più del necessario.” disse Kono, preoccupata.

“Cugina, so che lo fai perchè vorresti venire anche tu, ma non attacca.” rispose Chin, controllando il fucile.

“Steve, cosa dobbiamo portarci?” chiese Lori.

“Tutto quello che vi sembra necessario, forse qualcosa di più. Non sappiamo cosa ci troveremo davanti, ma non credo che sia gente che si fa sorprendere disarmata, quindi...” rispose l'uomo, facendo scattare la sicura della pistola.

“Perfetto. Devo chiamare Grace e salutarla per l'ultima volta? Devo fare testamento in questa ultima mezz'ora? No, dimmelo, così mi preparo.” disse Danny.

“Avanti, dici sempre le stesse cose! Sarà la millesima operazione pericolosa che facciamo, un po' di fiducia!” rispose Steve.

“Lo so, ma con te non c'è mai da fidarsi...”

 

Alle ventuno spaccate il gruppetto stava salendo a bordo della barca da pesca noleggiata da Joe, portando due grosse sacche da viaggio.

“Viaggiate pesanti stasera?” chiese Joe, aiutando Lori a salire.

“E tu? Niente giocattoli?” gli chiese Danny.

“Non preoccuparti per me ragazzo, ho i miei trucchi.”

“Ehi, Joe, movimenti dei Kayama?” chiese Steve.

“Ancora niente. Li ho visti arrivare mezz'ora fa, ma devono ancora tornare. Nel frattempo potresti spiegarci il piano, che ne dici?”

“Allora, pensavo di arrivare a qualche metro dalla barca, poi controlliamo la sorveglianza sul ponte e, appena possibile, li abbordiamo, possibilmente senza fare rumore.”

“Mi piace. Chiaro, semplice e potenzialmente mortale: sì, è decisamente nel tuo stile.” commentò Danny.

“E poi?”

“Poi controlleremo lo yacht, cercheremo le ragazze, arresteremo i cattivi e torneremo a riva il prima possibile.”

“Perfetto. Ehi, guardate! Stanno tornando.” disse Chin, guardando verso il molo, dove i due fratelli, accompagnati da tre ragazze visibilmente ubriache, si apprestavano a salire in barca, per poi partire velocemente.

“Altre vittime, sicuramente. Lasciamogli qualche minuto di vantaggio, poi partiamo anche noi.”

Joe aspettò finchè vide scomparire la barca nel buio, poi cominciò a d inseguirla, tenendo d'occhio il radar, che la segnalava davanti di circa un miglio. La navigazione fu breve, e in poco tempo arrivarono in vista dello yacht, che si stagliava bianco sul fondo nero della notte. Videro i due fratelli avvicinarsi fino a toccare lo scafo, poi, aiutati da due uomini armati, fecero salire le ragazze e assicurarono la barca allo yacht. In quel momento, dopo aver mandato i Five-0 a nascondersi, Joe decise di avvicinarsi di più, arrivando così vicino da riuscire a vedere i lineamenti asiatici degli uomini di guardia. Non appena videro la barca, questi alzarono le armi, urlando a Joe di allontanarsi.

“Scusate, non pensavo fosse così pericoloso avvicinarsi ad uno yacht! Trasportate qualche vip?” chiese l'uomo.

“Non sono affari suoi. Ora si allontani, per favore.”

“Va bene, va bene, ma abbassate le armi, mi fanno un po' paura.” l'uomo diede gas ai motori, poi si allontanò passando davanti alla prua dello yacht, dove vide altri due uomini di guardia. Si allontanò fino a non essere più in vista, poi richiamò la squadra.

“Ho visto quattro uomini di guardia, ma credo ce ne siano di più. Non mi posso avvicinare di nuovo, altrimenti quelli sparano sul serio, quindi prendete il tender, andate a remi fino allo yacht e ci salite in silenzio. Opterei per babordo, è meno illuminato. Ragazzi, tra un'ora voglio vedere il segnale, altrimenti me ne vado, chiaro?”

“Chiarissimo. A tra poco.” detto questo, i quattro, armati di tutto punto e infagottati in abiti neri e giubbotti antiproiettile, si calarono nel tender e cominciarono a remare verso la maestosa barca che avevano davanti. Toccarono lo scafo con un leggero suono sordo, poi Danny si alzò per controllare che non ci fosse nessuno in quella parte del ponte e, trovatolo vuoto, fece segno di salire. Il gruppo si divise, Chin e Lori andarono a tribordo, mentre Danny e Steve continuarono a babordo. Si trovarono davanti una guardia che aveva appena finito il turno, quindi fu facile disarmarla e mandarla a dormire in una cabina vuota, senza destare sospetti. I quattro si ritrovarono a poppa dello yacht, dove c'era l'entrata del salone principale, in cui si vedevano i fratelli Kayama che parlavano in video conferenza con un altro asiatico. I Five-0 decisero che, per agire indisturbati, dovevano prima eliminare tutte le guardie, quindi salirono al piano superiore, dove trovarono altre guardie, ma non furono fortunati come prima: questi, non appena li videro, aprirono il fuoco, richiamando anche gli altri. I Five-0 si erano ritrovati in mezzo ad un fuoco incrociato, così cercarono di ripararsi gettandosi al piano di sotto. Atterrarono pesantemente, e Lori notò che Chin aveva del sangue che gli scorreva sulla faccia.

“Chin, sei ferito!”

“Non è niente, solo un graffio. Voi state bene?” chiese, ricevendo cenni di assenso da tutti.

“Allora, ormai sapranno che siamo qui, perciò fate il doppio dell'attenzione di prima, potrebbero nascondersi dappertutto. Danny, tu e io proveremo ad entrare senza farci vedere per cercare le ragazze, mentre voi due dovreste controllare il perimetro, ve la sentite?”

“Certo che sì. Mi raccomando, fate attenzione.” disse Lori, avvicinandosi a Steve per baciarlo.

“Forza allora, ci vediamo tra poco.”

Steve e Danny scesero una piccola scaletta e si ritrovarono in un corridoio poco illuminato, da dove arrivavano suoni attutiti. Continuarono fino alla fine, e si trovarono davanti una porta chiusa con un lucchetto, che Steve provvide subito a scassinare. Dietro, i due trovarono uno spettacolo raccapricciante: dieci ragazze, sporche e denutrite, tutte addormentate, legate a delle brandine di ferro. Steve stava per avvisare gli altri della scoperta, quando udì nell'auricolare una scarica elettrostatica, e una voce fredda che gli parlava.

“Non so chi siate, ma so che siete più di due: se entro due minuti non sarete sul ponte superiore, ucciderò la bionda e l'hawaiano.” Steve e Danny, sconsolati, lasciarono cadere le armi e si avviarono verso il ponte. Non appena giunsero sul ponte, trovarono Chin e Lori inginocchiati, senza armi e senza giubbotto antiproiettile e con le mani legate: due guardie li afferrarono e riservarono loro lo stesso trattamento. Una volta in fila davanti alla porta, il gruppo fu raggiunto da Takeo Kayama, che, ridendo sprezzante, cominciò ad interrogarli.

“Chi siete?” chiese a Danny, ma, non ricevendo risposta, venne atterrato da un colpo del calcio di un fucile alla mascella.

“Vediamo se va meglio con la bionda...allora? Chi vi manda? FBI? Polizia?” l'uomo prese Lori per i capelli, e Steve, accecato dalla rabbia, si lanciò su di lui, ma venne fermato da una delle guardie con un pugno nello stomaco. Furono interrotti da un uomo che disse qualcosa a Takeo, che guardò i Five-0 e poi il mare.

“Chi c'è assieme a voi? Sappiamo che avete una barca qui intorno, chi c'è? Vi avverto, se non parlerete darò l'ordine ai miei uomini di fare fuoco.” Nessuno parlò, così Takeo ordinò di sparare ad altezza uomo. La guardia eseguì l'ordine e si sentirono i proiettili rimbalzare sulla tuga della barca da pesca, che evidentemente Joe aveva fatto avvicinare. Non vedendo movimento, Takeo accese il potente riflettore della barca, e Joe fu veloce a nascondersi, ma non abbastanza, infatti una guardia colse un movimento dietro delle casse sul ponte, e fece fuoco: finita la scarica, Joe venne fuori con le mani in alto e del sangue sulla camicia. Takeo abbaiò un ordine in giapponese, e delle guardie spinsero di malo modo i Five-0 sulla loro barca, che Joe era stato obbligato a far avvicinare: la squadra fu fatta allineare sul ponte, sotto tiro, mentre le guardie perquisivano la barca, uscendone con le due borse semivuote, in cui avevano nascosto le armi. Poi furono fatti scendere nella stiva, dopo essere stati perquisiti, e Takeo li accompagnò di sotto: quando vide che erano seduti tutti per terra, stretti, con le mani legate e sangue incrostato addosso, sogghignò malignamente.

“Credevate davvero che non sapessi chi foste? I famosi Five-0, ormai tutti i criminali vi conoscono, è che, a differenza degli altri, io non vi temo...comandante, i suoi occhi dicono che dovrei farlo, ma al momento non sono io quello bloccato in una stiva puzzolente con le mani legate...vorrei dire che è stato un onore, ma credevo che lo stato delle Hawaii si tutelasse meglio, non con una squadra di fantocci. Addio signori.” detto questo, l'uomo si chiuse la porta alle spalle e la bloccò dall'esterno, poi, dopo aver detto qualcosa ai suoi, ritornò sulla yacht. Poco dopo, i Five-0 sentirono il rumore dei motori che partivano, man mano allontanandosi. Passò qualche minuto, poi Steve ruppe il silenzio.

“Lori, la prossima volta che non darò retta al tuo intuito, ti permetto di tirarmi un destro dei tuoi.”

“Lo farei con molto piacere anche ora, ma qui dentro c'è così poco spazio che ho le ginocchia in gola.”

“Ragazzi, state calmi. Steve, riesci a muoverti di poco verso destra?”

“Sì, ma...”

“Perfetto. Sotto quella cima c'è una cassetta d'emergenza, riesci a raggiungerla?”

“Presa.”

“Ora aprila e cerca la torcia.” dopo qualche secondo l'ambiente fu illuminato da una luce verdognola, che dava a tutti un aspetto spettrale. Come prima cosa, la squadra sciolse i nodi che stringevano i polsi di tutti, poi Lori ispezionò le ferite di tutti: Chin aveva un taglio sul cuoio capelluto, dove un proiettile lo aveva preso di striscio, Danny aveva una guancia completamente tumefatta e del sangue rappreso su naso e bocca, Joe aveva un buco in una spalla, dove il proiettile l'aveva attraversata e Steve aveva l'impronta di una scarpa sullo stomaco e del sangue non suo sul collo.

“Ragazzi, vi è andata molto bene, potevate morire tutti quanti.” disse Lori, finendo di fasciare la spalla di Joe “Joe, ti servirebbero dei punti, ma non ho l'occorrente, quando torneremo chiamiamo subito Malia, ok?”

“Certo, grazie Lori.”

“Non vorrei fare il guastafeste, ma se non ci trovano quelli della guardia costiera, credo che passerà un po' di tempo prima di rivedere il porto di Honolulu.” disse Danny.

“Lo so, dobbiamo trovare un modo per uscire di qui. Joe, non hai, che so...un cacciavite, un piede di porco, della dinamite...”

“Ragazzo, credi che saremmo ancora qui se avessi avuto una di quelle cose?” rispose l'uomo.

“Io ho solo una pistola da caviglia.” disse Chin, estraendola dallo stivale.

“Perfetto! Potremmo sparare alla serratura!” disse Danny.

“No, se non vuoi morire. Il proiettile rimbalzerebbe indietro e colpirebbe uno di noi, qui dentro è troppo piccolo.” rispose Steve.

“Steve ha ragione, dovremmo forzare la porta ma...”

“Ehi, hai aperto quel lucchetto, prova con la porta...” disse Danny.

“Hai ragione...aspetta che prendo il coltello dalla tasca...” dopo qualche contorsione, Steve recuperò un coltellino svizzero sfuggito alla perquisizione, e, assistito da Lori che reggeva la torcia, provò a forzare la serratura, inutilmente. Takeo l'aveva danneggiata da fuori, rendendola inservibile.

“Niente, dobbiamo cambiare strategia. Allora, ricapitoliamo i modi in cui non possiamo uscire...”

“Scusa, non sarebbe meglio pensare a quelli per uscire?” chiese Danny sarcastico.

“Se ne trovi uno, fammelo sapere...” rispose Steve. In quel momento, la torcia scivolò di mano a Lori, e rotolò verso Chin, seduto a terra nella parte opposta della stanza.

“Chin, punta la luce verso di me.” disse Joe, venendo illuminato da un fascio chiaro “Ragazzi, mi spiace dirvelo, ma quei bastardi vogliono farci colare a picco.”

Effettivamente tutti, dopo la rivelazione, si resero conto che il pavimento non era più dritto sotto i loro piedi, ma già abbastanza inclinato.

“Lo sapevo, lo sapevo! Dovevo fare testamento!”

“Magari lo fai quando torniamo, che ne dici? Ora concentrati e prova a pensare ad un modo per uscire di qui.” disse Chin a Danny, mettendogli una mano sulla spalla.

“Prima di tutto dobbiamo trovare un modo per respirare, altrimenti saremo incoscienti prima che ci ritrovino...Joe, che c'è dietro quella grata?”

“Non lo so, proviamo a toglierla.” dopo qualche minuto e due unghie rotte, Lori, quella con le mani più piccole, era riuscita a togliere la grata, che aveva rivelato una piccola apertura da cui arrivava dell'aria fresca.

“Certo, non è molto, ma almeno non moriremo per asfissia.” disse Chin, con leggero ottimismo.

“Giusto, giusto. Moriremo annegati e divorati dagli squali...che bella prospettiva!” disse Danny.

“Propongo una votazione, alzi la mano chi vuole che Danny non apra la bocca finchè non usciamo di qui.” disse Lori, e tutti alzarono la mano.

Per il poco possibile, i cinque esplorano la stiva, e compresero quello che già sapevano, ma che non volevano accettare: quella stiva era praticamente sigillata dall'esterno, e non c'era via di scampo se non con una fiamma ossidrica che, purtroppo, non era nel kit d'emergenza di Joe: tutti però si rendevano cono che non rimanevano loro molte ore prima che la nave affondasse, infatti il pavimento ormai era molto inclinato, tanto che tutti facevano fatica a stare in piedi.

“Ora posso parlare e dar voce ai pensieri di tutti?”

“Assolutamente no, te l'ho detto. Puoi parlare solo se proporrai delle idee intelligenti.”

“Allora sto zitto e mi rintano qui a pensare a Grace finchè l'oblio dell'oceano non mi catturerà.”

“Sentite, sono stanco di sentire questi discorsi, Kono non ha nostre notizie da un po', ci cercherà, avviserà la guardia costiera, la polizia, l'esercito, smuoverà tutta l'isola per cercarci.” disse Lori.

“Hai ragione...speriamo che se ne renda conto al più presto possibile...”

 

Ma dopo due ore non era arrivato ancora nessuno, e la barca era ormai pericolosamente inclinata. Lori e Steve erano abbracciati, cercando di condividere quegli ultimi momenti insieme, dicendo cose non dette, sognando un futuro che forse non sarebbe arrivato. Ad un certo punto, Steve alzò la testa di scatto, guardando prima Lori e poi i suoi compagni di prigionia, per poi tornare con lo sguardo su Lori.

“Sposami.”

“Cosa?”

“Sposami.”

“Perfetto, l'ossigeno sta finendo e Steve comincia a delirare...” disse Danny, a metà tra il preoccupato e il divertito.

“Dico sul serio. Non posso morire senza aver condiviso almeno qualche attimo di vita da marito e moglie con te” disse Steve, rivolto a Lori, con uno sguardo convinto “Joe, tecnicamente sei il capitano della barca, i testimoni li abbiamo...sposiamoci!”

“Sai che questo non varrà niente vero?” chiese Joe, stupito.

“Sì, ma se continua così non avremo problemi, no?”

“Allora...va bene. Ragazzi, mettetevi uno di fronte all'altro e datevi la mano.”

“Ehi, Joe, aspetta un attimo, servono gli anelli.” disse Chin, frugando nella cassetta degli attrezzi, estraendo due guarnizioni.

“Perfetto. Allora, vuoi tu Lori, prendere Steve come tuo legittimo sposo, in salute e malattia...”

“Se di salute ne rimarrà...” disse Danny sottovoce, facendo ridacchiare tutti.

“Dicevo, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia, per tutti i giorni della tua vita?”

Lori, con un sorriso che illuminò la piccola stiva, rispose sì, infilando la guarnizione all'anulare di Steve.

“E tu, Steve, vuoi prendere Lori come tua legittima sposa, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia, per tutti i giorni della tua vita?”

“Lo voglio.” e anche Steve infilò la guarnizione al dito di una commossa Lori.

“Se i testimoni hanno qualcosa da dire parlino ora o tacciano per sempre.” e Joe, sorridendo, guardò Chin e Danny “E allora, con il potere conferitomi da...va beh, lasciamo perdere...io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.” E Steve baciò Lori come non aveva mai fatto, come se fosse davvero l'ultima volta.

“Beh, allora, cari sposini, dove andrete in luna di miele?” chiese Joe, nascondendo una risata.

“Mah, pensavamo di andare in un posto in cui non c'è acqua e non ci sono barche...che ne dite, nel deserto del Sahara ci saranno degli hotel a cinque stelle?” rispose Lori ridacchiando.

In quel momento, l'acqua cominciò a filtrare da sotto la porta, facendo capire ormai che mancava meno di un'ora all'affondamento della barca.

“Ragazzi, io non ve l'ho mai detto, ma...vi voglio bene, davvero.” disse Danny.

“A me l'avevi già detto.” rispose Steve.

“Anche io. Siete la mia famiglia, folle, complicata, disordinata, ma sempre famiglia. Ragazzi, spero di rivedervi, prima o poi.” disse Joe.

Piano piano l'acqua continuava a salire, e tutti cominciavano a sentire freddo, quando all'improvviso Chin si riscosse.

“Ehi, sentite...sembra il rumore di un motore.”

“Stai delirando, è l'acqua fredda...ehi, no, ora lo sento anch'io!” disse Danny euforico.

Kono, dopo due ore in cui non aveva ricevuto notizie, aveva cominciato a fare telefonate a tutta Honolulu. Aveva poi avvisato la guardia costiera, dicendo di controllare il braccio di mare che avrebbero dovuto percorrere i suoi colleghi. Alla fine, dopo quattro ore e sei telefonate che andavano dal furioso all'isterico all'ufficio del governatore, era riuscita ad ottenere il permesso di far volare gli elicotteri della guardia costiera e di mandare una nave della marina alla ricerca dei Five-0 dispersi. Finalmente, dopo un'ora e mezza a mollo, e altre due rinchiusi, Joe, Steve, Lori, Danny e Chin furono liberati dalla piccola stiva e caricati immediatamente in elicottero: nessuno di loro era gravemente ferito, ma erano stati in un ambiente con poco ossigeno, che li aveva indeboliti molto, e poi dovevano farsi disinfettare le ferite e controllare possibili colpi nascosti. In un attimo atterrarono sul tetto dell'ospedale, dove li aspettava, tra gli alti, Malia,pronta a tirare le orecchie al marito: quando lo vide, però, con la faccia insanguinata e l'espressione stravolta, ogni proposito di rimprovero sparì, per lasciare posto ad un'indescrivibile senso di sollievo nel saperlo sano e salvo. I Five-0, una volta ricuciti e sistemati, vennero raggiunti da Kono, sconvolta quanto loro e felicissima di vederli: li avevano messi tutti nella stessa stanza, altrimenti, dissero i medici, non ci sarebbe stato un attimo di pace in reparto, così, quando Kono entrò in stanza, notò la guarnizione alla mano di Lori.

“Ragazza, cosa ci fai con quella guarnizione? Avevano finito i punti di sutura?” disse, abbracciandola, per poi accomodarsi accanto a lei sul letto.

“Mi dispiace ma questa è la mia fede nuziale...io e Steve ci siamo sposati!!!!!” disse Lori, sorridendo.

“Cosa???? E quando???”

“Circa un'ora prima che ci trovassero...ehi, a proposito, noi non possiamo stare qui! Dobbiamo fermare i Kayama, chissà dove saranno ormai!” disse Steve, alzandosi di colpo, e così facendo la flebo si strappò dal braccio, facendo sgorgare parecchio sangue.”

“Ecco, questa verrà inserita tra le cose più stupide mai fatte da Steve McGarrett.” disse Danny, suonando il campanello dell'infermiera, proprio mentre Malia entrava nella stanza.

“Steve! Che hai fatto?!? Torna subito a letto e allunga il braccio.” L'uomo, obbediente, si rimise a letto e aspettò pazientemente che la donna lo medicasse, poi diede istruzioni all'infermiera di attaccargli un'altra flebo nell'altro braccio, minacciandolo che lo avrebbe addormentato se non fosse stato immobile.

“Posso parlare? Allora, quello che volevo dirvi prima che il capo rischiasse il dissanguamento è che ho già avvertito la marina e la guardia costiera, e, pochi minuti fa, mi hanno detto che hanno avvistato lo yacht e il mercantile e che procederanno all'arresto tra poco. Dovranno fermare lo yacht prima, e poi arriveranno al mercantile.”

“Avvisali che facciano attenzione e che preparino l'infermeria per accogliere una dozzina di ragazze ferite e malnutrite...quindi eviterei di sparare cannonate sullo yacht...”disse Chin.

“Sarà fatto cugino, anzi, vado subito, sempre che nessuno tenti il suicidio mentre esco.” disse Kono, uscendo dalla stanza.

“Finalmente ho finito il turno, così posso scortarti a casa e assicurarmi che non ti muova dal letto finchè non lo dico io. Ragazzi, siete liberi di andare, basta che firmiate il modulo di dimissioni. Steve, Joe, voi dovreste finire la flebo tra un quarto d'ora, poi siete liberi. Ah, Steve, Lori, congratulazioni...ma voglio venire ad un vero matrimonio, mi raccomando!” Disse Malia, aiutando Chin a indossare la giacca.

Kono rientrò in quel momento, dicendo che la marina aveva fermato lo yacht, e che solo un Kayama era sopravvissuto all'arresto, mentre le ragazze erano tutte vive, anche se alcune erano conciate davvero male, e presto sarebbero state trasportate all'ospedale. Malia, dopo aver sentito questo, guardò il marito.

“Lo so, lo so, devi andare. Io rimarrò qui assieme alla squadra.”

Appena Malia e Kono uscirono, per tornare rispettivamente al lavoro e dal marito, Lori si diresse verso il letto di Steve, che le fece spazio accanto a sé.

“Ragazzi, capisco che è la prima notte di nozze, ma non potreste trattenervi?” disse Danny.

“Ah ah ah...”

“Non costringetemi ad intervenire ragazzi! Lori, puoi dormire con Steve, ma non stancarlo troppo!” disse Joe, ridacchiando.

“Voglio solo dormire abbracciata a mio marito, posso?”

“Certo che sì...anzi credo che dormiremo tutti, anche se non abbracciati a Steve.” concluse Chin.

I Five-0, dopo un'ultima risata, si sistemarono nei letti e caddero in un sonno profondissimo, aiutato anche dalle dosi di calmante somministrate a tradimento alla squadra dalle infermiere, che conoscevano benissimo il temperamento delle squadra.

 

Chiedo umilmente perdono, è davvero troppo che non aggiorno, ma ho avuto davvero molto da fare, cercherò di rispettare i tempi da ora in poi, lo prometto. Comunque, spero che il capitolo vi piaccia, e soprattutto ringrazio tanto i nuovi followers Jessy_24_NV, Sassina1968 e cionci167 che mi ha messo addirittura tra i preferiti. Vi ringrazio e a presto, speriamo!

 

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Capitolo 15
*** Thanksgiving Day ***


Casa Kelly

“Amore, il tacchino ha uno strano odore, forse è meglio se vieni a controllare.” disse Chin dalla cucina, mentre spiava il tacchino in forno.

“Sono qui...puoi andare tu a sistemare il salotto? Wili sta guardando un dvd, ma ha devastato il divano...”

“Ci vado io, tranquilla. A che ora arrivano tutti?”

“Dovrebbero essere qui alle dodici e trenta, abbiamo ancora un po' di tempo per sistemare, tranquillo. Basta solo che controlli i bambini ancora per un po' e poi dovresti preparare il tavolo in veranda, e poi...”

“Va bene, va bene...una cosa per volta però.”

 

Casa Noshimuri

“Kono, per favore, fermati un minuto...” disse Adam, mentre giocava con la piccola Leilani.

“Non posso! Devo ancora finire di fare le torte, e siamo già in riardo!”

“No, vedrai che Chin capirà se ritarderemo qualche minuto.”

“Al momento mi preoccupano più i dolci che mio cugino. Senti, stai ancora un po' con la bambina, controlla se deve essere cambiata.” disse la donna, dando un veloce bacio al marito, che incrociò lo sguardo poco convinto della piccola che teneva in braccio.

“Tesoro, oggi la mamma non sarà molto presente, quindi, per favore, limitiamoci con i problemi versante pannolino, che ne dici?”

 

 

Casa McGarrett

“Danny, ti decidi ad uscire dal bagno per favore? Vorrei usarlo anche io durante questo secolo!” urlò Steve, mentre Lori ridacchiava davanti ai fornelli.

“Eccomi...non capisco perchè tu mi abbia invitato, se poi mi tratti come un indesiderato.” rispose Danny, uscendo dal bagno con addosso solo i pantaloni.

“Hai per caso finito le camice, o non ne hai trovate che si intonassero con la cravatta del giorno?” disse il comandante.

“Che c'è, hai paura che Lori cambi idea?”

“Ragazzi, lasciatemi fuori da questa discussione. Sentite, lì c'è tutto quello che dobbiamo portare da Chin: vi prego, non toccatelo e soprattutto non mangiatelo. Io vado a farmi un bagno.” disse Lori, baciando Steve di sfuggita.

“Perchè lei può avere un bagno tutto suo e io no?” disse Danny.

“Perchè lei abita qui, praticamente.”

“Io ci ho dormito più volte, però.”

“Anche questo è vero, ma per oggi ha usato abbastanza il mio bagno. Se hai fame, controlla in frigo. Vado a farmi una doccia.”

 

 

Era mezzogiorno passato quando gli ospiti cominciarono ad arrivare a casa di Malia e Chin, accolti dai piccoli di casa che, nonostante le raccomandazioni paterne, avevano rimesso sottosopra il salotto.

“Bambini, è arrivato lo zio Steve, giocate un po' con lui, che ne dite?” disse Chin, mentre due sorrisi sdentati apparivano sulle facce dei gemelli, che si gettarono addosso al comandante, che franò desolatamente sul divano. Danny gli andò vicino sorridendo.

“Benvenuto all'asilo! Comincia a fare pratica, prima o poi avrai un figlio anche tu!” disse, battendogli una mano sulla spalla.

Nel frattempo era arrivata anche Kono con Adam e Leilani, che aveva subito raggiunto i cuginetti, sgambettando con la sua buffa andatura da treenne.

Kono e Lori raggiunsero Malia in cucina, per aiutarla a finire di preparare quel pranzo del Ringraziamento che aveva radunato l'intera famiglia dei Five-0, e la trovarono a combattere con il tacchino, talmente grande che quasi non usciva dal forno.

“Ragazze, meno male che siete arrivate, avevo proprio bisogno di un aiuto, Chin non si è rivelato molto collaborativo questa mattina.” disse Malia, salutandole.

“Lasciamo perdere, se non svegliavo Adam per controllare Leilani, oggi non avremo mangiato torte e dolci di nessun genere.” le rispose Kono, posando tutti i pacchi che aveva in mano.

“Io invece ho dovuto lottare stanotte con due bambini cresciuti fisicamente perchè spegnessero il simulatore di guerra e andassero a dormire...sono riuscita a convincerli alle due, promettendo pancakes a colazione. Credo sia per questo che Wili e Keilani hanno atterrato Steve così facilmente...di solito fa finta di combattere almeno qualche secondo!” aggiunse Lori, facendo ridere le altre due.

Finalmente, dopo qualche altra peripezia, si riunirono tutti attorno al tavolo da pranzo allestito in veranda, ma, notando che mancavano due persone, Danny chiese spiegazioni.

“Avevo invitato anche Doris e Mick, strano che non siano ancora arrivati.” rispose Chin, mentre Steve quasi si soffocava con il boccone.

“Cosa? Hai invitato mia madre a pranzo?”

“Certo, è così simpatica!”

“Perfetto, bene, cominciamo pure a mangiare, tanto non arriveranno.”

“Perchè dici così?” disse Danny.

“Perchè la conosco, riusciva ad arrivare in ritardo anche ai nostri compleanni, e si festeggiavano a casa nostra!”

“Sono arrivata in ritardo una volta e solo perchè avevo trovato un incidente” disse una voce trafelata “Scusate, ma la porta era aperta.”

“Mamma! Finalmente, cominciavamo a preoccuparci!” disse Steve.

“Non sei mai stato un granchè a mentirmi, Stevy. Non posso fermarmi, mi dispiace.”

“Perchè no? Dai, siediti, è già tutto pronto, non dovrai alzare un dito!” disse Malia.

“Non posso. È successo un...hanno arrestato Mick!” disse,tutto d'un fiato Doris, accasciandosi su una sedia.

“Cosa?!?” disse Steve, balzando in piedi.

“Come è successo?” chiese Lori, avvicinandosi alla donna, porgendole un bicchiere d'acqua.

“Stavamo venendo qui, quando una pattuglia ha cominciato a seguirci con le sirene spiegate, così ci siamo fermati. Mick è sceso, e i poliziotti, senza dire nulla, lo hanno ammanettato e messo in macchina...non ha avuto nemmeno il tempo di reagire, né io di scendere dalla macchina, che lo avevano già portato via.” tutti si guardarono, poi Steve mise voce ai pensieri di tutti.

“Chiamo Duke.” disse, allontanandosi un po' dal gruppetto che si era creato attorno a Doris. Poco dopo, Steve era di ritorno.

“È strano. Duke mi ha detto che hanno arrestato tre persone stamattina, ma non Mick. Sei proprio sicura che fossero poliziotti?”

“Devo forse ricordarti con chi ho lavorato? Credo di saper riconoscere una divisa da poliziotto, visto che, peraltro, ne avevo sposato uno.”

“Eppure...mamma, è successo qualcosa di strano ultimamente? Per esempio, strane telefonate, bigliettini, cose così?”

“Non mi pare...aspetta, ora che ci penso, qualche giorno fa ho risposto al cellulare di Mick, ma non si sentiva niente, solo respirare, e credo non fosse l'unica chiamata così che aveva ricevuto...”

“Hai controllato il telefono, vero? Il numero lo ricordi?” disse Steve.

“No, ma l'ho segnato. Pensavo di passare un giorno di questi a chiedere l'aiuto di Lori.” disse Doris, strizzando l'occhio alla quasi nuora, che sorrise “Ecco, è questo.” continuò, porgendo un foglietto al figlio, che guardò Kono.

“Capo, non posso fare nulla da qui, dovrei usare il computer dell'ufficio...” disse la donna, guardando Adam.

“Ragazzi, ora parlo io per tutti. È l'una passata, e i casi sono due: o mangiamo di fretta tutto quanto, perdendoci il bello della festa perchè siamo preoccupati da morire, oppure voi sparite da qui e andate a cercare Mick, mentre io, Adam e Doris teniamo occupati i bambini fino a stasera, quando tornerete con Mick. Che ne dite, la uno o la due?” disse Malia.

“Decisamente la due. Forza, che ci fate ancora qui?” disse Doris, interpretando il comune pensiero.

“Kono, non preoccuparti, tra poco a Leilani verrà sonno, quindi non sarà poi così difficile occuparsene, vero?” disse Adam, cercando di tranquillizzare la moglie.

Così, dopo dei rapidi saluti, i Five-0 si diressero in ufficio, dove cominciarono subito a lavorare sul numero di telefono fornito da Doris.

“Lori, controlla se risulta qualche auto della polizia rubata di recente...magari qualcuno voleva fingere di essere un poliziotto.” disse Steve.

“Vado subito.”

“Ragazzi, ho promesso che Mick sarebbe stato con noi stasera, quindi...diamoci da fare!”

Nella successiva ora, la squadra controllò tutto, dagli arresti effettuati quella mattina a quelli degli ultimi giorni, i numeri di serie delle macchine della polizia, in servizio e non, e infine, con l'aiuto telefonico di Doris, controllò gli ultimi casi affrontati da Mick. Effettivamente risultava che la macchina 124 era stata rubata due notti prima dal deposito, il GPS interno era stato disattivato e quindi era irrintracciabile e il guardiano al momento del furto era al telefono, quindi non aveva notato niente.

“Ehi, Steve, guarda qui.” disse Danny, appena rientrato dall'ufficio di Mick in compagnia di Chin.

“Che hai trovato?”

“Abbiamo spulciato tra gli ultimi casi e ne abbiamo trovato due di interessanti: uno è questo, Nate Harrington, un surfista professionista, ha chiesto l'assistenza di Mick per seguire la moglie, una modella, perchè pensava che lo tradisse.”

“E perchè sarebbe interessante?” chiese Steve.

“Perchè Nate è sparito da qualche giorno, dopo aver perso tutti gli ingaggi e i contratti. E' al verde, perchè la moglie, dopo aver scoperto dei pedinamenti, lo ha cacciato dalla loro mega villa sulla spiaggia, ha chiesto un divorzio milionario e ha già trovato un altro surfista giovane e prestante.” rispose Danny.

“Ma non ha senso...lo aveva ingaggiato lui, perchè farlo sparire?”

“Per vendetta. Lui gli ha tolto tutto, e Nate gliela voleva far pagare. Sparisce qualche giorno, ruba un'auto della polizia, insegue Mick, lo rapisce e poi...”

“E poi? Cosa fa, chiede un riscatto? Ancora non abbiamo ricevuto richieste.”

“Ragazzi, Nate non avrebbe potuto fare nulla di tutto ciò.” disse Kono, arrivando con Lori.

“Perchè?” chiese Chin.

“Perchè è in Australia. È partito due giorni fa per Melbourne, è tornato a casa dai suoi genitori.” rispose Lori.

“Quindi eliminato. Danny, l'altro caso?”

“Ecco qua: Mick ha seguito il caso di un finanziere che ha perso tutto qualche mese fa.”

“E' stato quel caso che è finito anche al telegiornale? Come si chiamava quel tizio? Morgan? Millighan?” disse Chin.

“Esatto, Tommy Millighan, 43 anni, emigrato dall'Irlanda quando aveva cinque anni insieme ai genitori, ha frequentato le migliori scuole qui e l'università sul continente, per poi tornare e, dopo qualche anno, diventare uno dei pezzi grossi della Honolulu International Bank, posizione che ha occupato per molti anni, finchè, tre mesi fa, Mick ha smascherato i suoi traffici e lo ha buttato in mezzo ad una strada.”

“Questo mi sembra più probabile. Sappiamo dov'è Millighan?”

“Lo stiamo cercando, ma né la moglie né i figli sanno niente di lui da due giorni, tanto che hanno fatto a denuncia di scomparsa dalla polizia, ho controllato.” rispose Kono.

“Bene, mi sembra una buona strada. Kono, tu e Chin andate dalla moglie e parlatene con lei. Danny continua a cercare tra i vari contatti di Millighan, magari trovi qualcosa. Io devo chiamare mia madre.”

“Pronto, Malia? Dov'è mia madre? Al cellulare non risponde.”

“E' qui, te la passo. Ehi, notizie?”

“Abbiamo una pista, ma ancora nulla di certo.”

“Ok, buona fortuna. Ecco Doris.”

“Pronto, Steve, lo avete trovato?”

“No, mamma, ancora no. Abbiamo una pista, però non riusciamo a trovare indizi...”

“Vengo lì ad aiutarvi, io lo conosco meglio.”

“No, no, mamma, no. Stai lì, coccola i bambini, fingi di aiutare Malia in cucina, tieniti occupata, ma non pensare a noi, chiaro?”

“Va bene, va bene. Senti, se hai notizie, chiamami subito.”

“Certo. Senti, devo chiederti una cosa: sai chi è Tommy Millighan?”

“Certo, li ascolto i telegiornali.”

“Ci credo, ma Mick ha lavorato al suo caso, anzi, credo che sia grazie a lui che Millighan è stato fatto fuori dalla banca.”

“Sul serio?”

“Davvero non ti aveva detto niente?”

“Effettivamente mi ha accennato qualcosa, senza fare nomi ovviamente, e mi ha detto che era un gran casino, parole sue. Credo che intendesse dire che dietro alla sua caduta c'erano molte altre persone pronte a prendere il suo posto e a tradirlo, e altre pronte a proteggerlo.”

“Quando dici proteggerlo parli di...”

“Sì, guarda anche in quella direzione.”

“Ok mamma, grazie. Senti, stai tranquilla, ok?”

“Ci proverò. Ciao.”

Steve non si era accorto di Lori, arrivata in silenzio, che, dopo la fine della telefonata, si era avvicinata per abbracciarlo, abbraccio in cui Steve si rifugiò come un bambino.

“Lori, e se non riusciamo a trovarlo? Mia madre è così felice, come potrei dirle che non lo abbiamo trovato, o che peggio, è morto?”

“Ehi, ehi, non pensarci nemmeno! Lo troveremo, vedrai, e stasera mangeremo quel tacchino gigante tutti assieme.” disse Lori, accarezzando Steve.

“Sì, devo riuscirci. Forza, torniamo la lavoro.” disse l'uomo, baciando la fidanzata.

Quando i due rientrarono, Danny li bloccò subito.

“Ragazzi, guardate qui. Ho controllato tutti i contatti di Millighan, ma non è risultato niente: dal tracollo della sua carriera, tutti i suoi cosiddetti amici non si sono più fatti vivi, perciò niente di niente. Allora ho pensato di cercare i movimenti della macchina della polizia rubata dal magazzino in poi, e l'ho seguita fino ad una zona di magazzini, ma le telecamere pubbliche non coprivano più la strada...potrei fare richiesta per avere quelle dei magazzini li intorno, ma non so che direzione abbiano preso.”

“Bel lavoro Danno. Fammi vedere la zona di magazzini.” Danny mostrò il posto sul monitor e, analizzando tutte le possibili vie, i tre giunsero alla conclusione che potevano essere solo due le strade prese, che portavano a cinque magazzini, di cui tre abbandonati. In quel momento rientrarono anche Chin e Kono.

“Ragazzi, avete trovato qualcosa?”

“Sì e no. La moglie ci ha detto che dal tracollo non si è più ripreso, era chiuso, non parlava più, usciva alla sera e rientrava alla mattina senza dare notizie. Ci ha detto che tutti i loro beni sono stati bloccati, e che vivono ancora nella loro villa perchè è intestata a lei, che, tra l'altro, ha dovuto riprendere a lavorare come insegnante al liceo per avere un'entrata.” spiegò Chin.

“Quindi non sanno per quale ragione Tommy sia sparito, giusto?”

“Esatto. Magari credono che si sia ubriacato e che sia da qualche parte a smaltire la sbornia.” disse Danny.

“E se invece fosse stato davvero lui a rapire Mick?”

“Dovremmo andare a controllare i magazzini.” disse Lori.

“Siamo in cinque, ci sono tre magazzini...è un giorno di festa, nessuno in giro...ci sentirebbero subito!” rispose Kono.

“E se chiedessimo aiuto a Joe?” disse Steve.

“In che senso?” chiese Danny.

“Lui ha ancora delle conoscenze, potremmo chiedergli se riesce a far posizionare sopra ai magazzini uno di quei satelliti che rilevano il calore corporeo, che ne dite?” rispose Steve.

“Hai ragione. Ma è il giorno del Ringraziamento, a chi potrebbe chiedere?”

“Non preoccuparti” disse Steve, facendo il numero, “Joe ha sempre un asso nella manica. Ehi, Joe! Senti, ho bisogno di un favore, si tratta di Mick. Ho bisogno che convinci qualcuno dei tuoi amici a posizionare un satellite alle coordinate che sto per mandarti, e riferirmi se c'è qualche movimento. Ah, il tutto in massimo mezz'ora. D'accordo. Grazie.”

Poco meno di dieci minuti dopo Joe richiamò, dicendo che nella parte destra magazzino numero 52 c'erano due macchie di calore in movimento e due ferm, che faceva presumere la presenza di quattro persone,tra cui forse c'erano Mick e Millighan. Chiese poi se avevano bisogno di una mano e, alla risposta negativa di Steve, disse che sarebbe tornato a pescare.

I Five-0, dopo una veloce chiamata a Doris, si prepararono all'azione: avvisarono la polizia, per avere copertura, poi si diressero verso il magazzino alla periferia di Honolulu. Dopo essere arrivati, i cinque, in contato auricolare, circondarono il magazzino. Chin, salito sul tetto dopo aver perso una scommessa, aveva preso posizione sopra un lucernario rotto e impolverato, da cui vedeva due dei rapitori che controllavano le armi, Steve e Danny erano al portone principale, Kono, affiancata da Lori, era in posizione dietro una porta arrugginita, da cui aveva una visuale chiara di tutti gli occupanti del magazzino.

“Ragazzi, c'è qualcosa che non quadra. Vedo due uomini seduti ad un tavolo, Mick steso a terra, legato, e Millighan legato ad una sedia, con la faccia completamente coperta di sangue.” comunicò la donna ai colleghi.

“Cosa? Non è possibile.” disse Danny, cercando di sbirciare dal portone.

“Ha ragione Kono, ragazzi, li vedo anche da qui. Ehi, se riuscite a entrare senza far rumore potreste nascondervi dietro a quella fila di casse, io vi raggiungo più tardi. Ragazze, voi fate il giro e seguite Steve e Danny.” disse Chin.

“Perfetto. Danno, dammi una mano.” i due spinsero il portone, che si mosse senza fare rumore, e si nascosero dietro della casse semicoperte da un telone. Da lì potevano sentire anche quello che si dicevano i rapitori. Nel frattempo, i due uomini furono raggiunti dal resto della squadra, che si mise in ascolto. Sentirono che i due chiedevano a Millighan cosa intendeva fare, se voleva collaborare con loro o vedere la sua famiglia morire tra atroci sofferenze. L'uomo, coraggiosamente, o stupidamente, sputò contro i due rapitori, e disse che non avrebbe mai collaborato con la mafia, ottenendo come risposta altri colpi. Steve, dopo aver fatto cenno alla squadra e aver dato le ultime direttive, spuntò dal nascondiglio, urlando di gettarsi a terra. I rapitori, velocemente, afferrarono le armi, aprendo il fuoco contro la squadra che, velocemente, rispose colpendo i due in modo non mortale. I colpi però diedero il tempo ai Chin e Lori di ammanettare i due, che, nel frattempo furono raggiunti da due agenti della polizia e caricati in macchina in direzione ospedale. Steve, veloce, corse a liberare Mick.

“Steve, ce ne hai messo di tempo!” disse l'uomo, rialzandosi aiutato dal comandante.

“Sai com'è, c'era traffico.” rispose Steve.

“Senti, ho scoperto che quest'uomo non c'entra niente, era stato manipolato da personaggi più importanti di lui che lavorano ancora nella banca, gente pericolosa, invischiata con la mafia. Dobbiamo fare subito qualcosa.”

“Senti Mick, l'unica cosa che sono disposto a fare è accompagnarti da mia madre, che sta da Malia, e lasciarti in cura sotto le loro abili mani. Dopo che avremmo messo dietro le sbarre quei due idioti e riportato il signor Millighan a casa, vi raggiungeremo, per festeggiare il Ringraziamento assieme.”

L'uomo, ammutolito, fece un saluto militare e si diresse all'esterno, in compagnia di Lori. Steve, nel frattempo, si era avvicinato a Millighan, che era stato slegato e pulito alla meglio da Kono.

“Signor Millighan, come si sente? Sono il comandane McGarrett”

“Come se fossi passato sotto un treno. Le giuro che non è colpa mia, mi hanno incastrato, grazie a Mick ora ne ho le prove. E pensare che era stato assunto per fregare me.”

“Signor Millighan, ora tutto quello che deve fare è rilassarsi. La porteremo in ospedale, dove l'aspetta la sua famiglia, poi ci vedremo domani mattina per la deposizione, che ne dice?”

“La ringrazio comandante.”

I Five-0, finalmente, dopo un pomeriggio interminabile, riuscirono a tornare a casa di Chin e Malia, dove si diedero una sistemata veloce. Nel frattempo Mick era stato lavato e curato da Doris e Malia che, da buon medico aveva sempre il necessario per piccole suture e antidolorifici nella borsa, e si stava godendo uno scotch seduto comodamente sul patio. Erano ormai le venti quando si riunirono tutti attorno al tavolo per la seconda volta, pronti ad assaggiare l'enorme tacchino che aveva occupato Malia per più di ventiquattr'ore.

“Allora, ragazzi, io voglio solo ringraziare queste meravigliose persone che mi hanno salvato la vita oggi, e ringrazio questa fantastica donna che mi sopporta da molto tempo. Solo questo. Salute.” disse Mick, alzando il bicchiere verso tutta la grande famiglia lì riunita.

“Alla famiglia!” gli fecero eco tutti quanti “Felice giorno del Ringraziamento!”



Rieccomi, quasi puntuale. Innanzitutto grazie per le recensioni, mi hanno fatto davvero molto piacere, poi grazie anche ai nuovi followers, soprattutto a killove, che mi ha messa tra le seguite, le ricordate e le preferite! Volevo pubblicare questo capitolo giovedì, proprio nel giorno del Ringraziamento, ma purtroppo il computer mi ha lasciata, e quindi, non appena l'ho riavuto tra le mani, ho pensato subito di postare il capitolo nuovo! Alla prossima!

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Capitolo 16
*** Amore mio, torna da me ***


Quel giorno era iniziato particolarmente bene per tutta la squadra dei Five-0: Lori e Steve andavano d'amore e d'accordo, perlomeno quando non litigavano, Danny era felice perchè Grace avrebbe passato un'intera settimana con lui, Kono aveva appena festeggiato l'anniversario di matrimonio e Chin e Malia avevano lasciato i figli dai nonni per qualche giorno. Erano trascorsi più di due mesi dal breve rapimento di Mick, così lui e Doris, capendo che poteva succedere qualunque cosa in qualunque momento, avevano deciso di approfittare e di partire per un viaggio attorno al mondo, che doveva ancora concludersi. Steve, all'inizio un po' scettico, conoscendo la madre e l'amico, aveva poi accettato il tutto quando Lori aveva deciso di trasferirsi da lui finchè Doris non fosse tornata. I Five-0 avevano chiuso il caso del rapimento, affidando due esponenti di spicco della mafia irlandese più due dirigenti della banca di Honolulu alla giustizia, mentre Tommy Millighan, dopo aver provato la sua innocenza e l'estraneità dai fatti, aveva avuto indietro il suo lavoro, ma soprattutto la sua vita, e aveva giurato eterna gratitudine ai Five-0.

La squadra però, non sapeva cosa stava per succedere quel giorno.

“Danny, sbrigati che siamo in ritardo!” disse Steve, spazientito.

“Vorrei ricordarti che questa settimana ho Grace con me, quindi, ti prego, niente inseguimenti a 200 all'ora, niente sparatorie, niente di tutto quello che facciamo di solito.”

“Ci proverò, ma non posso prometterti niente.”

“Allora, dove dobbiamo andare?”

“La polizia ci ha segnalato una casa che potrebbe essere il rifugio del braccio destro di Wo Fat, è sulla costa nord, quindi dobbiamo fare in fretta. Chin, Kono, pronti a seguirci”

Dall'auricolare giunse una risposta positiva.

“Si capo, ci siamo.”

“Ragazzi, fate attenzione, io vi guiderò da qui, ma, per favore, attenti.” disse Lori, con apprensione.

“Contaci. Anzi, sai che ti dico? Stasera, quando avremo arrestato quel bastardo, ti porto fuori a cena, che ne dici?”

“Perchè no? Ma decido io il posto.”

“Ragazzi, avete finito? No, perchè vi sentiamo anche noi.” disse Danny.

Ridendo, McGarrett imboccò l'autostrada con la potente Camaro, seguito a breve dall'auto di Kono e da Chin in moto.

Arrivati alla casa sospetta, si posizionarono tutti attorno, accordandosi con la SWAT, che nel frattempo era arrivata assieme alla polizia locale.

“Chin, Kono, voi sul retro con qualche agente e due SWAT, Danny, tu con me e due SWAT. Gli altri facciano da copertura. I cecchini ci sono?” chiese, via auricolare.

“Si, in posizione.” risposero due voci quasi in contemporanea.

“Perfetto, allora si comincia.”

Le due squadre irruppero nella casa, mentre Lori dava informazioni dall'alto, grazie alle immagini termiche, che mostravano quante persone erano presenti in casa.

“Ok, Steve, ne hai uno nella stanza più avanti. Kono, due nel cespuglio dietro di te, attenta!” si sentì un crepitare di armi, e poi una porta sfondata.

Le squadre girarono tutta la casa, ma non trovarono nessuno, se non i tre appena colpiti.

“Lori, qui non c'è nessuno. Tu vedi qualcosa?” chiese Steve.

“Vedo delle figure, ma sono affievolite, come se fossero sotto il pavimento. C'è qualche botola lì intorno?”

“No, qui è tutta moquette. Aspetta, forse dal terrazzo posteriore.” Steve fece cenno di seguirlo in silenzio. Guardando sul terrazzo, notò delle tavole di diverso colore, appena percettibili rispetto alle altre, e, passandoci sopra le mani, trovò una piccola fessura. Ci infilò le dita e la aprì, scostandosi subito, puntando la pistola. La botola si apriva su una scalinata di legno, che arrivava parecchi metri sotto la casa. La squadra la scese in silenzio, pistole spianate, e giunse in uno scantinato di cemento, che somigliava ad un bunker. Era pieno di casse e scatoloni, dietro cui si nascosero, sentendo delle voci parlare in giapponese. Steve fece segno a Kono e Chin di andare a destra, mentre lui e Danny andavano dalla parte opposta. Quando vide che erano tutti in posizione, si alzò in piedi.

“Five-0, mani in alto!” disse, facendo rimbombare la voce nel bunker. I due si alzarono dal tavolo a cui erano seduti, puntando le pistole e sparando, ma Kono fu più veloce e ne colpì uno, mentre l'altro sparava, senza colpire nessuno. Danny esplose due colpì e lo ferì gravemente. Steve si avvicinò, lo afferrò per la camicia e lo strattonò.

“Dimmi dov'è! Dimmi dov'è Wo Fat, bastardo!”

L'uomo ridacchiò, sputando sangue, e disse qualcosa di incomprensibile in giapponese, guardando verso uno scatolone posto sotto il tavolo. McGarrett lo mollò di colpo, cominciando ad urlare.

“Tutti fuori, di corsa! Uscite, veloci! Via, via, via!” correndo verso le scale, sentirono un trillo, ma fu troppo tardi: l'esplosione li colpì di striscio. I primi a uscire furono Chin e Kono, seguiti da Danny e Steve, che però, fu scaraventato contro una parete di cemento armato, perdendo i sensi.

“Ragazzi, cosa succede? Non vedo più niente! Steve!” Lori era preoccupatissima, aveva perso il contatto visivo a causa dell'esplosione, e anche il contatto tramite auricolare era rimasto danneggiato.

“Lori, ci siamo.” rispose Danny.

“Grazie a Dio. Steve, rispondimi.” non udendo risposta, Danny si alzò a fatica e andò a vedere dov'era l'amico, che trovò disteso a terra, con un filo di sangue che gli usciva dell'orecchio e un bernoccolo enorme in testa.

“Steve, Steve, svegliati!!!” anche Kono e Chin erano arrivati, entrambi malconci, con tagli e scottature ovunque.

“Ragazzi, dobbiamo portarlo subito all'ospedale!”

“Ci penso io, avviso Malia che tra mezz'ora siamo lì, che si tengano pronti.” Chin corse fuori, chiamando la moglie, e facendo cenno ai paramedici di entrare. Il comandante fu sistemato in un'ambulanza, che partì a sirene spiegate verso Honolulu. Kono, nel frattempo, aveva dato istruzioni perchè la casa fosse messa sotto sorveglianza giorno e notte, e aveva chiamato la scientifica, affinché la analizzasse da cima a fondo.

In quel momento squillò il cellulare di Danny.

“Danny, vuoi dirmi che succede?”

“Lori, c'è stata un'esplosione che ci ha colpiti di striscio, ma Steve era l'ultimo della fila, così è stato sbalzato via è si è schiantato contro il muro. Lo stanno portando in ospedale in questo momento.”

Dall'altra parte si sentì un singhiozzo. “Dove?”

“All'ospedale dove lavora Malia. Raggiungici lì.”

Danny e gli altri raggiunsero i propri veicoli e, infrangendo tutti i limiti, arrivarono quasi in contemporanea all'ambulanza: Lori era già lì, vicino a Malia, in lacrime e preoccupatissima. Quando vide Steve in barella, corse verso di lui, ma i paramedici la bloccarono, dicendole che dovevano operarlo d'urgenza.

Il gruppetto si mise ad aspettare insieme, mentre Kono avvertiva Adam che avrebbe fatto tardi quella sera e Danny chiamò Grace, spiegandole cosa era successo, e chiedendole di andare a casa ad aspettarlo. La ragazza, che era molto legata a zio Steve, scoppiò in lacrime, e chiese al padre di poterlo raggiungere in ospedale. Dopo una breve discussione, Grace ebbe finalmente il permesso, dicendo che si sarebbe fatta accompagnare da un'amica. Dopo venti minuti era arrivata, e, salutato il padre, abbracciò di corsa Lori, cercando di confortarla.

Passarono due ore prima che qualcuno si facesse vivo e, quando il dottore uscì dalla sala operatoria, gli si fecero tutti incontro.

“Dottore, allora?”

“Il comandante McGarrett ha preso un violento colpo in testa, che ha creato un ematoma abbastanza esteso. Siamo riusciti a bloccarne la diffusione, ma deve riassorbirsi da solo, e non so quanto tempo ci vorrà.”

“Cosa intende dire?” chiese Lori, con voce spezzata.

“Potrebbe volerci una settimana come un mese, dobbiamo solo aspettare. Però, viste le perfette condizioni di salute di Steve, io sono ottimista. Ora vi prego di scusarmi, mi aspettano in pronto soccorso.”

Se non fosse stato per Kono che la sorreggeva, anche Lori sarebbe finita stesa sul pavimento: la tensione, la commozione e la stanchezza avevano prevalso, e la donna era svenuta. Malia intervenne subito, chiamando un'infermiera e facendosi aiutare a portarla su un lettino.

“Tranquilli, è lo stress. Le faremo una flebo e le analisi, e si rimetterà. Voi andate a casa, avete l'aria davvero stravolta.”

“No, aspetteremo che Lori si svegli. Anche perchè dovremo avvertire Doris.” disse Danny.

“Hai ragione, ma sappiamo dov'è?” chiese Chin.

“No, ma ho il suo numero personale, e a quello risponde sempre.” disse Danny, allontanandosi con il telefono in mano.

“Doris.”

“Salve, sono Danny.”

“Lo so Danno, mi appare il tuo nome e il tuo bel faccino quando mi telefoni. Come va?”

“Ehm...ha una domanda di riserva?”

“E' successo qualcosa a Steve, vero?

“E' in coma. Ha sbattuto la testa, ma hanno bloccato l'ematoma, però non sanno quando si risveglierà.”

“Arrivo subito. Avviso Mick e partiamo. Tra qualche ora siamo lì.”

Kono corse fuori a chiamarlo, avvisandolo che Lori si era ripresa.

“Vi prego, ditemi che è stato un brutto sogno.” ma guardando le facce tristi e stanche che la circondavano, si rese conto di tutto. Il suo Steve, l'uomo che amava sopra ogni altra cosa al mondo, era di là, in coma, e lei non poteva fare nulla per aiutarlo.

Grace, nel frattempo, aveva avvisato anche la madre, che aveva chiamato Danny; erano tutti molto affezionati a Steve, e anche Rachel chiese di essere avvisata subito di ogni cambiamento. Malia era tornata a controllare Lori, dicendole che poteva rivestirsi, quando entrò un'infermiera, portando le analisi che le avevano fatto un'ora prima, per prassi. La dottoressa diede una rapida occhiata, e chiese a tutti di uscire.

“Malia, che succede? Sto male anche io?”

“Decisamente no, tutt'altro. Lori, sei incinta!”

“Che cosa?” chiese la donna, ricadendo sul letto.

“I livelli di Beta hcg sono alti, indice di una gravidanza. Però farei altre analisi e un'ecografia, prima di esserne sicura.”

“Oh mio dio...e proprio adesso...cosa devo fare?”

“Stai qui tranquilla, torno subito.”

“Grazie. Malia, puoi non dire niente agli altri?”

“Certo, figurati. Sarai tu a dirglielo, quando ti sentirai pronta.”

La dottoressa uscì e prese appuntamento per i vari esami, e poi tornò a prenderla.

“Lori, dove stai andando?” le chiese Grace, con gli occhi rossi.

“Devo fare ancora qualche esame piccola, ma non preoccuparti. Perchè non segui l'esempio del tuo papà e ti riposi un po'?” le disse la donna, alludendo a Danny, che era praticamente collassato su una sedia.

“Non ci riesco, e poi devo studiare. Almeno non penso a zio Steve.” Lori la ringraziò, ammirando il coraggio e la tenacia di quella quindicenne.

 

“Sì Lori, sei decisamente incinta, e di circa...” disse il dottore, controllando una tabella “ di circa tre settimane.” la mente della donna tornò alla notte in cui lei e Steve erano andati a cena con la squadra, ma poi, tornati a casa un po' brilli, avevano pensato di fare un bagno nudi nelle calde acque hawaiane: sicuramente quella piccola vita era stata concepita allora.

“Grazie dottore.”

“Allora, tra un mese torni qui da me, per un'altra ecografia. Mi raccomando, niente strapazzi. So quello che è successo, ma stai tranquilla, pensa a te e soprattutto al bambino, e vedrai che anche il comandante si rimetterà presto.”

“Va bene, arrivederci.”

Lori tornò dai colleghi, che la aspettavano ancora in corridoio.

“Allora, è tutto a posto?” chiese Kono.

“Si, sto bene. Era solo un valore un po' sballato per lo stress. Senti Kono, vai a casa. Adam e Leilani ti aspettano, è quasi mezzanotte, qui me la cavo.”

“Va bene, ma se c'è qualche novità, avvisami subito.”

“Ok. Grazie di tutto.” disse la donna, abbracciandola.

“Chin...”

“Non dire nulla, io sto qui.”

“No, ti prego, mi sentirei in colpa.”

“Lui c'era, quando avevo bisogno io. È il minimo che possa fare.”

“D'accordo, grazie. Con Danny non parlo nemmeno, mi mangerebbe viva se solo gli chiedessi di andarsene. Vado un po' da Grace.”

La donna si avvicinò alla ragazzina, che stava studiando, così le dette una mano, riuscendo, almeno per un paio d'ore, a non pensare altro che alla biologia.

Erano circa le tre quando Doris McGarrett arrivò a passo di marcia, chiedendo del figlio, seguita dal compagno Mick.

“Danny, dov'è Steve?”

“Doris, ciao. Mick, è un piacere. Steve è di là, ma non fanno entrare ancora nessuno, dicono che per il momento dobbiamo aspettare qui.”

“Spiegami perchè allora la mia futura nuora è lì che dorme con la testa poggiata sul letto.”

Danny si alzò per controllare, e vide Lori che dormiva, tenendo tra le sue la mano di Steve.

Doris entrò, e, quando vide il figlio a letto, intubato e con la testa fasciata, lacrime silenziose cominciarono a solcarle le guance. Senza far rumore, si avvicinò e gli carezzò dolcemente una guancia.

“Mio piccolo guerriero, cosa ti hanno fatto...”

Lori si svegliò di soprassalto, scattando in piedi.

“Doris, scusami, non ti avevo sentita.”

“Non preoccuparti. Come stai?”

“Male. Davvero molto male. Non ho mai avuto tanta paura, forse solo quella volta della barca.”

Doris le andò vicino e l'abbracciò.

“Lo so, cara, lo so. Cosa dicono i medici?”

“Che dobbiamo aspettare. Una settimana come un mese, deciderà lui quando svegliarsi.”

“Vai a casa Lori, devi riposarti. Rimango io con lui.”

“Non riuscirei a stare a casa sapendo che lui non tornerà. Io non mi muovo da qui.” disse risoluta la donna. Doris la guardò, ammirandola, e capendo perchè Steve l'amava così tanto; erano così simili quei due, lo stesso carattere, la stessa tenacia, la stessa testardaggine. Poi però la donna notò qualcosa negli occhi di Lori, una luce strana, preoccupata ma allo stesso tempo serena.

“Cara, ti posso parlare un secondo? Cose da donne, Danno.” disse, vedendo Danny avvicinarsi.

“Certo, dimmi.”

“Sei incinta vero?”

“Che cosa? Cioè, come fai a saperlo? L'ho appena scoperto anche io”

“I tuoi occhi. Avevo lo stesso sguardo quando aspettavo Steve e Mary.”

“Già...e non so cosa fare, mi sento persa. Vorrei poterlo dire subito a Steve, ma...”

“Allora fallo, secondo me ti sente.”

“Grazie Doris, davvero.”

“Figurati. Noi siamo qui fuori.”

Lori si risedette accanto al letto e cominciò a parlare con Steve, raccontandogli della scoperta appena fatta, dicendogli quanto lo amava, pregandolo di svegliarsi.

“Amore mio, torna da me. Ti aspettano tutti qui, c'è anche Grace, non se ne è andata un minuto. Chin e Danny hanno fatto chilometri su e giù per il corridoio, è arrivata anche tua madre.”

Alle cinque, quando cambiò il turno, il dottore fece allontanare tutti, mandandoli a casa, notando le loro facce stravolte. Danny prese Grace, che dormiva, e la caricò in macchina, Chin e Malia si diressero al parcheggio, e Lori, Doris e Mick andarono alle loro auto.

“Doris, Mick, vi aspetto a casa di Steve. Ah, Mick, potresti recuperare l'auto di Steve...è ancora al Five-0.”

“Certo, ci vado subito. A dopo.”

Entrando in casa, Lori sentì un peso enorme gravarle sulle spalle, così corse di sopra e si buttò a letto, cercando di percepire l'odore di Steve tra le lenzuola, per trarre un po' di conforto e forza. Doris la trovò profondamente addormentata, con una mano a   coprire la pancia, così le stese sopra una coperta e andò via, lasciandola dormire.

 

Eccomi qui, con un nuovo capitolo. Due parole sul precedente: ho notato poche visualizzazioni e nessuna recensione, ma, sinceramente, me lo aspettavo, perchè non convinceva molto neanche me...spero quindi che questo piaccia di più! Ringrazio comunque chi ha letto, e accolgo con piacere lolly17, che mi ha messo tra i preferiti, e Worldwide_Girl, che mi ha messo tra le seguite. Grazie, e alla prossima!

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Capitolo 17
*** Il risveglio del guerriero ***


 

“Giuro, non vedo l'ora che Steve si risvegli.” disse Danny, camminando avanti e indietro nel grande ufficio.

“Anche io. Mi manca il capo.” rispose Kono, pensierosa.

“Ma non per quello. È che ieri, dopo quell'irruzione, mi hanno chiesto se i Five-0 si sono sciolti.”

“Perchè?” chiese Chin stupito.

“Perchè ormai la gente è abituata alle piazzate di Steve, ai suoi colpi di testa, quindi, forse si aspettavano che ci calassimo dal tetto come ninja, o che sfondassimo la porta con la macchina. Non si aspettavano una irruzione di routine.” rispose l'uomo

“In effetti è un po' che non facciamo un'azione degna dei Five-0” disse Kono, prendendolo in giro.

“Non ti ci mettere anche tu, Kono.” e Danny si appoggiò alla finestra, guardando un punto indefinito. “Ormai sono tre settimane che è in coma, e non da segni di volersi svegliare. Lori è sempre in ospedale, e non me la sento di richiamarla, non possiamo permetterci nessuna impresa impossibile, finchè non saremo tornati al completo.”

“Hai ragione. Ma vedrai che si risveglierà presto, i medici hanno detto che sta reagendo bene agli stimoli, manca solo che lui apra gli occhi.” gli disse Chin, raggiungendolo “Anche Malia mi ha detto le stesse cose, ora è solo Steve che deve decidersi.”

“Già. Forza, torniamo al lavoro.”

 

“Ehi, Max, che piacere.” disse Steve con un filo di voce, rivolto all'amico occhialuto chino su di lui. Poi fece uno scatto indietro sul cuscino “Oh mio dio, sono morto?”

“Mi sembra evidente il contrario, comandante, dal momento che parli e respiri. Comunque mi fa piacere rivederti.”

“Grazie. Ehi, quanto ho dormito?”

“Esattamente ventisei giorni...venticinque e mezzo, visto che sono solo le due di pomeriggio.”

“Ma che mi è successo? Ricordo un gran botto e poi buio totale.”

“I ragazzi sapranno spiegarti tutto. Nel frattempo vado a chiamare Lori, sarà dispiaciutissima di non essere stata qui al tuo risveglio.”

“Ma dov'è, sta bene? È ferita anche lei?”

“No, lei e e la signora McGarrett sono andate a prendere un caffè.”

“Max, non voglio più sentire che mi chiami signora McGarrett, né in mia presenza né in mia assenza, chiaro?” disse Doris, entrando.

“Scusi signor...ehm, Doris, stavo giusto dicendo a Steve...”

“Steve! Tesoro, ti sei svegliato! Oh, sono così felice!” disse la donna, abbracciando il figlio con impeto.

“Mamma, se stringi ancora un po' torno a dormire, forse per sempre.” disse l'uomo, lasciandosi stritolare “Ehi, dov'è Lori?”

“Si è fermata in bagno un momento. Senti un po', ma non ti ho insegnato proprio niente? Ti sembra il caso di entrare in un bunker sotterraneo con una bomba innescata pronta per te?”

“Scusi signor generale, ma non avevo idea che ci fosse una bomba lì.” rispose Steve a metà tra lo stupito e il divertito.

“Certo, certo. Vado ad avvisare Danny, non vedrà l'ora di venire a farti la predica. Max, mi accompagni?”

In quel momento sentirono tutti un colpo, e il rumore di un liquido che veniva rovesciato: poi fu un turbinio di colori, e Steve si ritrovò Lori accoccolata contro.

“Volete proprio che torni in coma, vero?” disse l'uomo, stringendo la donna contro il petto.

“Non farmi mai più uno scherzo del genere, sono quasi morta di paura.” rispose lei, baciandolo.

“Sai una cosa? Credo proprio che la prossima volta farò più attenzione.” poi si fermò a guardarla “Non so come dirtelo ma...mi sembri un po' più...come dire...morbida?” le disse.

“Steven McGarrett, stai forse insinuando che sono grassa? Dopo tutte le ore che ho passato al tuo capezzale, chiedendomi se ti saresti mai risvegliato, così avrei potuto ucciderti io per la tua quasi morte, avrò dormito forse forse due ore per notte, ho mosso mezza Honolulu per cercare chi ti ha fatto questo...tu, tu, vieni a dirmi che sono gras...” Steve la baciò con passione, assaporando le sue labbra, cercandola, temendo di perderla di nuovo. Quando si staccarono, si sorrisero con amore.

“Se il finale è questo, ricomincio a parlare ancora di più!” disse la donna, finalmente felice, sistemandosi sul letto accanto a lui.

“Come ti senti?” gli chiese.

“Bene, tenendo conto che ho passato le ultime tre settimane dormendo. Un po' dolorante, soprattutto la schiena e la testa.”

“Strano, hai la testa dura come un mulo, non dovresti sentire dolore, Steven.” disse Doris rientrando “Sentite ragazzi, ho chiamato Danny, dice che appena possibile passerà con la squadra. Ora vado, devo avvisare Mick, così approfitto per sistemarmi un po'.”

“Mamma, grazie. Mi fa piacere che tu sia qui con me.” disse Steve.

“Non dirlo neanche per scherzo.” gli rispose lei, baciandolo in fronte “Lori, ci vediamo più tardi, mi raccomando.” detto questo, uscì.

“Mi sei mancato così tanto...non sono mai riuscita a dormire nel tuo letto, sono sempre stata a casa mia, non sopportavo di svegliarmi senza di te.”

“Adesso siamo qui, pensa solo a quello. Stiamo insieme, mi sono risvegliato, siamo qui.” gli rispose Steve, accarezzandola.

“Senti, Steve, io...dovrei dirti una cosa davvero molto importante...” ma in quel momento fu interrotta dall'arrivo di Malia, accompagnata dal primario.

“Steve, sono felice di rivederti!” disse la donna, baciandolo su una guancia.

“Sono felice anche io di essere tornato. Come stanno i piccoletti?”

“Bene, grazie...preoccupati per zio Steve, quasi quanto Grace. Ci hai fatto penare un bel po', comandante!”

“Sono completamente d'accordo con la mia collega, comandante McGarrett. Signora, se non le dispiace dovremo fare qualche visita, se vuole può aspettare in caffetteria.”

“Aspetterò qui in stanza, va bene?” poi, baciò Steve “Non metterci troppo, mi raccomando.”

Erano trascorsi dieci minuti dalla partenza di Steve, quando Danny, Chin e Kono entrarono di corsa.

“Dov'è? Dov'è quell'idiota?” disse Danny, facendo ridere tutti.

“L'hanno portato via dieci minuti fa, deve fare ancora qualche esame, TAC e cose del genere, credo.” rispose Lori, salutando gli amici.

“Perfetto. Così quando torna...” continuò l'uomo.

“Quando torna gli salterai al collo come una ragazzina? Danno, la parte del cattivone non ti si addice, hai gli occhi troppo dolci.” disse Doris, entrando “Ho chiesto all'infermiera, Steve non sarà qui che tra un'ora...un caffè?”. Tutti acconsentirono, dirigendosi in caffetteria e, mentre guardavano stupiti Lori che faceva sparire due ciambelle e una tazza di thè, cominciarono a discutere su come fare a tenere lontano Steve dall'ufficio per almeno una decina di giorni, in modo da dargli il tempo di riuscire a reggersi in piedi da solo.

“Io potrei rimanere da voi ancora qualche giorno, Lori, che ne dici? Tanto Mick ha da fare ancora una dozzina di giorni a Marsiglia, quindi...”

“Ne sarei molto felice, Doris, grazie. Credo che farò fatica a tenerlo fermo così tanto.” ringraziò Lori.

“Noi potremmo passare ogni giorno per aggiornarlo sui casi che stiamo seguendo, in modo da farlo rimanere al passo...” disse Danny, mentre Chin annuiva.

“Ottimo...mi sento molto più tranquilla...già mi vedevo ad inseguirlo e legarlo al divano...” disse Lori, facendo ridere tutti. In quel momento entrò Malia.

“Ragazzi, eccovi. Stanno per riportare Steve in stanza, vi stavo cercando per avvisarvi. Hanno deciso di dimetterlo questa sera, se non ci saranno peggioramenti, ma almeno per dieci giorni deve stare, ehm, fermo...” disse, guardando Lori.

“Non ti preoccupare, abbiamo già elaborato un piano d'azione. Grazie dell'avviso, ora saliamo a trovarlo.” il gruppetto si avviò verso l'ascensore, e, quando entrarono in camera, trovarono Steve, in piedi con la camicia da notte svolazzante, che cercava la sua borsa nell'armadio.

“Steven J. McGarrett, se non porti subito le tue chiappe a letto, giuro che chiedo a Malia di farti rimanere qui ancora un mese.” disse Doris, prendendo Steve per un orecchio, davanti a degli attoniti Five-0.

“Mamma, per favore, non ho dieci anni!” cercò di protestare l'uomo.

“Ma ti comporti come se li avessi! Dovrebbero dimetterti oggi, ma se continui così...”minacciò la donna.

“Sì, Steven, fai il bravo bambino per una volta.” disse Danny, avvicinandosi per abbracciare l'amico, seguito da Chin e da Kono, che si esibì in uno dei suoi abbracci spezzacostole.

“Ragazzi, è davvero bello rivedervi. Allora, novità?”

“Steve!!!”

“Scusa, scusa. Se starò a letto buono buono, mi racconterete qualcosa?” continuò l'uomo, mentre Lori si sedeva accanto a lui e gli altri attorno al letto.

“Abbiamo scoperto solo che Wo Fat non è più sull'isola, appena dopo l'esplosione è scappato senza lasciare traccia.” cominciò Danny.

“Come l'avete saputo?”

“Ho interrogato uno dei sopravvissuti e pensa, non ho avuto neanche bisogno di torturarlo come fai tu...è morto da solo dopo un'ora.”

“Ah ah. Quindi Wo Fat ha ancora dei contatti sull'isola, altrimenti non sarebbe scappato così facilmente. Avete controllato tutti i suoi amici?”

“Certo, ma la maggior parte è morta, e i restanti sono in carcere...e no” disse Chin, anticipando Steve “Non c'è bisogno che tu mi dica che si può agire anche dal carcere. Il fatto è che tutti lo odiano qui sull'isola, detenuti e non.”

“Forse si è creato un nuovo giro...”

“Poco probabile, non si fida di nessuno.”

“Allora, qualche suo vecchio amico sul continente...”

“Può essere. Domani controllate e poi venite a riferirmi tutto.”

“Ragazzi, potreste smetterla di parlare di lavoro? Ti sei svegliato da quanto, tre ore?” disse Lori.

“Ciò vuol dire che recupero molto in fretta, non vi pare?”

“Lo so, lo so...però...”

“Va bene, ho capito. Vuoi dire qualcosa tu?”

“sonoincinta.”

“Cosa?”

“Ehm...sono incinta, Steve.”

Danny credeva di dover risvegliare Steve, perchè l'uomo si era accasciato sul letto, con un'espressione decisamente beota dipinta in faccia.

“Lori, insomma! Vuoi rimandarlo in coma subito?” disse Danny, per rompere la tensione, facendo scoppiare a ridere tutti, mentre Steve abbracciava Lori così forte che la donna pensava di soffocare.

“Quando l'hai saputo?” chiese l'uomo, stringendola ancora di più.

“Il giorno dell'incidente. Sono svenuta per la tensione e mi hanno fatto qualche analisi, e così...ma sei felice?”

“Felice? E me lo chiedi?” le rispose, baciandola con amore, mentre Doris si asciugava gli occhi.

“Ragazzi, non ci credo! È umano! Guardate, una lacrima!” disse Danny, mentre si avvicinava per abbracciare Lori e congratularsi con lei.

“Perchè non ci hai detto niente? Lo sai quasi da un mese!” disse Kono, abbracciando entrambi.

“Avevo paura. Paura per me, per il bambino, per Steve. Avevo giurato a me stessa che, non appena si fosse risvegliato lo avrei detto a tutti, e così è stato.”

“Ma è maschio o femmina?” chiese Steve.

“Beh, è troppo presto, sono di appena due mesi e mezzo!” e i due si guardarono, mentre i ricordi corsero a quella notte magica.

“Non importa, basta che tu e lui, o lei, stiate bene.” disse Chin.

“Sapete, anche io devo dire una cosa. In realtà, quella sera ti avevo invitata fuori a cena per un motivo, ma ho avuto qualche piccolo problema, quindi...direi che questo però è il momento ideale. Mamma, dove sono i miei pantaloni? Quelli del giorno dell'incidente.”

“Sono nella borsa, non ho avuto il coraggio di buttarli.”

“Meno male! Puoi darmeli, per favore?” l'uomo, preso in mano l'indumento, cominciò a frugare in tutte le tasche, finchè non trovò quello che cercava. Poi, si voltò verso Lori.

“Mi ero immaginato una cosa diversa, magari in un ristorante elegante, io un po' più vestito, tu un po' meno...comunque, la sostanza è sempre la stessa: Lori, vuoi sposarmi?” chiese Steve, porgendole una scatoletta rossa.

“Sul serio stavolta?” chiese la donna, sorridendo.

“Serissimo! Vestiti, testimoni, festa e quant'altro.” rispose lui, infilando all'anulare della donna una sottile fascetta d'oro bianco con un luccicante diamante al centro. La donna lo guardò, poi si gettò su Steve, baciandolo con passione. Tutti i presenti scoppiarono in un fragoroso applauso, richiamando medici, infermiere e pazienti che, una volta capito il motivo di tanta gioia, cominciarono a festeggiare con loro.

“Ragazzi, che giornata!mi sono ritrovato padre e futuro marito in un giorno solo!” disse Steve, mentre riceveva auguri e compimenti a destra e a manca.

“Amico, e ti manca ancora il più bello! Vedrai, quando comincerà a parlare di vestiti, menù, decorazioni...” gli disse Danny, mentre Chin annuiva.

“Ah ma non mi scoraggio, soprattutto perchè avrò i miei due testimoni a supportarmi, vero?” disse Steve ridacchiando, notando le facce dei due amici.

 

Era finalmente l'ultimo giorno di prigionia di Steve e, segretamente, Lori e Doris ne erano molto felici: era stata un'impresa tenere fermo il comandante per dieci giorni, tanto che Lori lo aveva minacciato di fargli indossare un collare elettrificato che si sarebbe messo in funzione non appena fosse uscito dalla porta di casa. I Five-0 avevano deciso così di festeggiare con una cena il ritorno dell'uomo al lavoro, così si erano radunati tutti a casa di Steve, dove Doris aveva allestito una cena abbondante svaligiando per l'ennesima volta la rosticceria di fiducia.

“Doris, devi dirmi dove prendi queste polpette, sono eccezionali.” disse Malia, controllando che i figli non si impiastricciassero la faccia con il sugo.

“Mi dispiace, ma ho firmato un accordo di segretezza con il padrone, le vende solo a me.” rispose la donna, ridendo di gusto.

“Comunque, tesoro, le tue polpette sono buonissime, non preoccuparti!” disse Chin, baciando la moglie sulla guancia.

“Vedi Steve? Impara da Chin!” disse Lori, sedendosi, con la faccia un po' stravolta.

“Cosa? Perchè devo imparare? Sono già bravissimo! Anzi, come stai?”

“Abbastanza male, grazie, ma sono pronta a mangiare per due: potresti allungarmi il piatto, per favore?”

“Nausee, vero?” disse Kono.

“Oh si, tutti i giorni, puntuali come un orologio!”

“Ormai sei quasi di tre mesi, dovrebbero passare, non preoccuparti, vero Malia?”

“Credo di si, ma io non le ho mai avute, quindi...”

“Beata te.”

“Io ho sofferto solo con Mary; quando aspettavo Steve invece, credevo di essere un punching ball: non passava un minuto che non mi arrivasse un calcio o un pugno sulle costole.” disse Doris.

Notando che tutti gli uomini presenti le guardavano con una leggera vena di disgusto, tutte scoppiarono a ridere, continuando a mangiare come niente fosse.

“Io mi ricordo che Rachel era intrattabile, soprattutto fino ai cinque mesi.” disse Danny.

“Ehi, amico, il settore baby è da quella parte!” disse Steve.

“Vedremo quando nascerà tuo figlio, sarò io a ridere allora!” rispose lui, bevendo un sorso di birra.

“Allora, avete deciso la data del matrimonio?” chiese Chin.

“Sì, esattamente fra tre mesi, altrimenti non entrerò più nel vestito” rispose Lori “Quindi tenetevi liberi!”

“Avremmo un altro annuncio da fare.” disse Steve, alzandosi per mettersi alle spalle della fidanzata.

“Oh mio dio, sono gemelli!” disse Danny, mentre tutti ridacchiavano notando l'espressione di Steve.

“No. Abbiamo scelto i testimoni: Danny, Chin, vorreste dare qualche consiglio a Steve, facendo in modo che non si presenti in tuta mimetica all'altare?” disse Lori.

“Volentieri, grazie per averci scelti come baby sitter di un folle.” rispose Danny, mentre Chin assentiva con il capo.

“E voi, Malia e Kono, sarete pronte a sostenere e assecondare Lori in tutte le sue decisioni e i suoi desideri più sfrenati?” disse a sua volta Steve. Le due donne si alzarono, correndo da Lori per abbracciarla, lanciando gridolini entusiasti.

“Ragazzi, siamo tornati al liceo e non me ne sono accorta?” chiese Doris, che tornava con il caffè in quel momento.

“No, ho solo detto il nome dei testimoni e delle damigelle.” rispose Steve, indicando le tre donne, che avevano cominciato a discutere tra di loro di tutto.

Il pranzo finì in allegria, come sempre: Steve, memore del rimprovero, non volle assolutamente che Lori si alzasse, quindi aiutò la madre. Una volta finito tutto, Doris disse che sarebbe andata a farsi un bagno, così Lori si sdraiò sul divano, venendo subito raggiunta da Steve. L'uomo, sorridendo, baciò la fidanzata, accarezzandole teneramente il ventre, che cominciava a gonfiarsi, per poi portarsi con il viso all'altezza della pancia.

“Ciao là dentro, qui è il tuo papà che ti parla. Non so se sarai maschio o femmina, ma sappi che sarai accolto con grande amore dalla nostra famiglia. È vero, è un po' strana, ma già ti vuole bene; pensa, già ti sono arrivati dei regali, e ancora la pancia della mamma deve cominciare a crescere! Ah, la tutina con i gamberi non te la metteremo, tranquillo, l'ho detto solo per far felice zio Kamekona!” concluso questo discorso, posò un bacio sulla pancia, mentre Lori sorrideva felice.

 

 

Eccomi! E stavolta non sono neanche in ritardo di tanto! comunque, spero come ogni volta che il capitolo vi sia piaciuto, grazie a tutti quelli che mi hanno letto finora. Piccolo spoiler: i prossimi due capitoli saranno dedicati al matrimonio e, ahimè, saranno i penultimi, infatti ho deciso che questa storia avrà venti capitoli. Poi, magari, potrei scrivere ancora qualcosa...A presto!

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Capitolo 18
*** Di insonnie, fughe e risate...storie da un matrimonio parte 1 ***


16 maggio, ore 03.30, casa di Kono

 

“Lori Weston, se non ti metti subito a dormire giuro che ti riempio di sonniferi!” disse Kono, infuriata, facendo irruzione nel salotto buio, illuminato solo dalla luce della luna che filtrava attraverso le leggere tende.

“Non urlare, sveglierai tua figlia!” rispose la donna, sistemandosi più comodamente sul divano, rallentata dalla pancia già evidente.

“Al momento non mi interessa lei, mi interessate tu e il tuo viso! Domani mattina ti devo truccare, come credi che rimedierò a quelle occhiaie da zombie se non dormi almeno qualche ora?”

“Lo so, ma non ci riesco, sono troppo agitata! E se domani non arrivasse? Se qualcuno avesse bisogno dei Five-0? Se...”

“Smettila, con i se non si può fare nulla...se succederà, sapremo come affrontare il tutto. Ti ricordi il matrimonio di Chin? A momenti non si ricordavano degli smoking, e hanno rischiato di non fare in tempo...tranquilla, a tutto c'è rimedio! Ora fila a letto!” concluse Kono, con una voce che non ammetteva repliche.

“Sì, mamma, corro!” rispose Lori, e, mentre si infilava sotto le lenzuola e poggiava le mani sul ventre gonfio con fare protettivo, non potè fare altro che pensare a Steve, che l'aspettava sorridente all'altare.

 

16 maggio, ore 06.00, casa di Steve

 

Steve non ce la faceva più: aveva provato tutto, ma non c'era verso di far smettere Danny di russare come una motosega, decise quindi di alzarsi e di andare a fare la sua nuotata quotidiana. Era riuscito a scendere le scale in silenzio e ad infilarsi il costume senza che nessuno degli ospiti avesse dato cenno di averlo sentito, quando improvvisamente qualcuno gli toccò la spalla.

“Pensavi di svignartela, eh?” disse Danny ridacchiando.

“Stavi russando e non ti sopportavo più, le opzioni erano due: o ti soffocavo con un cuscino, oppure me ne andavo, e siccome Lori vuole un giorno perfetto, ho optato per la seconda.”

“Certo, certo. E dove pensavi di andare, in costume, alle sei di mattina? Volevi aiutare Aquaman a sconfiggere i pesci cattivi?”

“Senti Danny, ti prego: sono le mie ultime ore da sigle, poi comincerò una vita completamente diversa, fammi fare quello che voglio, almeno per oggi!”

“Oh mio dio, ci stai ripensando? No, avvisami, così prendo il primo volo per l'Alaska, Lori furiosa e incinta lasciata all'altare è uno spettacolo che perdo con piacere!”

“Sei pazzo? Amo quella donna più della mia vita come amo già quella creatura che devo ancora conoscere, non li lascerei mai! Ma ho bisogno di un'ora per me. Poi, giuro, mi metto lo smoking e sorrido a tutti per tutto il giorno: affare fatto?” disse l'uomo, tendendo la mano all'amico.

Danny lo guardò a lungo, soppesando le parole appena udite, prima con sospetto, poi con comprensione; capì che per Steve quella era una giornata importante, passava dalla qualifica di lupo solitario e pazzo a quella di uomo sposato e padre innamorato della sua famiglia. Così strinse la mano all'amico, sorridendogli, e si voltò per tornare ancora a dormire. Steve, notando che ormai per la sua nuotata era tardi, decise per una corsa: indossò così le scarpe e uscì sulla strada semi deserta.

 

16 maggio, ore 11.45, casa di Kono

 

“Lori, mi spieghi cosa devo fare con te? Stamattina ti ho costretta a dormire, e ora ti devo costringere a svegliarti!!!” disse Kono, entrando velocemente in camera sua.

“Kono, non preoccuparti, sono solo le nove e mezzo, abbiamo ancora un...oh mio dio!!! E' quasi mezzogiorno!!! Siamo in ritardo apocalittico!!!” disse Lori, alzandosi di scatto, per poi sbilanciarsi e cadere sul letto con un tonfo. Kono corse subito a controllare che non fosse successo niente, e ritrovò l'amica che rideva come una pazza tra i cuscini. Contagiata, anche Kono cominciò a ridere di gusto.

“Ehm, devo aver sbagliato casa, visto che mancano tre ore al matrimonio e la sposa è ancora in pigiama...” disse Malia, appena arrivata.

“Ciao...scusa, ma c'è stata un po' di confusione qui...ora ci riprendiamo. Ehi, sembri un capo indiano...sei arrivata così da casa tua?” chiese Kono, notando la testa di Malia decorata da bigodini giganti.

“Sì, e non vi azzardate a ridere...forza signore, abbiamo molto da fare.” rispose la donna con un cipiglio simil - severo, poi, notando l'espressione di Lori, che a stento tratteneva il riso, scoppiò anche lei in una risata liberatoria.

“Forza però, adesso dobbiamo davvero darci da fare, altrimenti arriverai a casa di Steve in pigiama.”

“Credi che non sarei abbastanza sexy vestita così?” chiese Lori, indicando la t-shirt della marine che aveva rubato a Steve e che usava per dormire. Notando le espressioni delle amiche decise che sarebbe stato meglio cominciare a prepararsi, così si diresse in bagno e cominciò a indossare l'intimo preso per l'occasione, poi infilò una leggera sottoveste e tornò in camera, rimanendo abbagliata: nei venti minuti in cui si era assentata, un reparto trucco e parrucco si era materializzato al posto della semplice toeletta di Kono, e, mentre la padrona di casa e Malia la fissavano con sguardi spiritati, Lori si chiese cosa stesse facendo Steve.

 

16 maggio, ore 13.15, casa di Steve

 

“DOVE DIAVOLO E' FINITO QUEL CRETINO???”

Queste furono le parole che accolsero l'arrivo di Doris McGarrett, di ritorno dal parrucchiere assieme alla figlia e alla nipotina.

“Danny, per quale ragione giri per casa in camicia e boxer strepitando come un folle? Non mi sembra che sia tu a doverti sposare.” disse Mary, dopo aver mandato la figlia in giardino.

“Steve. Steve è sparito e Lori mi ucciderà. Anzi, non ucciderà me, perchè io, tra qualche ora, sarò al freddo, in Alaska, a caccia di alci.”

“Smettila, non sai nemmeno come è fatto un alce. Vai ad infilarti i pantaloni e poi spiegami tutto.” intervenne Doris. Danny tornò subito e cominciò a spiegare che quella mattina Steve era uscito per la solita maratona mattutina e non si era più fatto vedere; l'uomo aveva aspettato fino alle dieci, poi aveva cominciato a pensare che Steve avesse cambiato idea, così aveva cominciato a bombardarlo di telefonate, sempre senza risposta.

“Figuratevi che ho chiamato anche a casa di Kono per vedere se sapevano qualcosa, ma qualcuno, Malia credo, ha minacciato di smembrarmi e darmi in pasto agli squali se Steve non si presenta all'altare tra esattamente due ore e mezzo, quindi comincio ad avere un certo timore.” concluse il racconto, accasciandosi sul divano.

“Perfetto. Ora, tu e Chin andate al Five-0 e controllate lì, io farò qualche telefonata...forza, scattare!”

Chin, che era appena entrato, non aveva ancora appoggiato la sacca con lo smoking che già era stato trascinato via da un furente Danny.

“Puoi spiegarmi che succede?” chiese Chin, sorpreso.

“Steve è un imbecille, ecco che succede. È sparito il giorno delle sue nozze, e il bello è che non è lui la sposa! Capirei Lori, che si rende conto del fatto che è notoriamente uno psicopatico, ma lui, che motivo ha per scappare?” rispose Danny, mentre il tachimetro segnava il doppio della velocità consentita.

“Ok, ora calmati. Andiamo in ufficio, poi passiamo da Kamekona. Ora telefono a Joe per vedere se sa qualcosa.”

“Ehi, Joe, ciao. Senti, hai sentito Steve? No? ok...no, niente, ci vediamo alle tre.”

I due arrivarono in ufficio, ma non trovarono traccia di Steve, e neanche da Kamekona, che per l'occasione aveva assunto una ragazza che lo sostituisse durante il matrimonio. I due, risalendo in macchina, si guardarono sconsolati.

“E ora?”

 

 

16 maggio, ore 14.00, casa di Kono

 

“Allora? Avete chiamato i ragazzi per sentire se è tutto in ordine?” chiese Lori, mentre Malia, con mano abile, le intrecciava i capelli con dei profumatissimi fiori di frangipane.

“Non lo so, Kono era scesa per controllare...stai ferma, altrimenti ti pungo con lo spillo.” la avvertì Malia.

“Sì,ma è passata quasi mezz'ora!”

“Magari l'avranno trattenuta i bambini, sai come sono.”

“Già...”

Kono entrò in quel momento, tenendo il cellulare in una mano e un piatto con degli stuzzichini nell'altra.

“Lori, mangia qualcosa, non hai fatto colazione...” la donna mangiò qualche boccone, poi, notando l'espressione dell'amica, si fermò con il cibo a metà strada tra il piatto e la bocca.

“Kono, che cosa è successo? E non dirmi niente, perchè so leggere le bugie in faccia alla gente, lo sai.”

“Ecco...ehm...beh, c'è stato un piccolo contrattempo...”

“Quanto piccolo?”

“Ehm...lo sposo è...come dire...sparito...”

“Piccolo contrattempo...avrei usato un'altra espressione ma...va bene. Sentite, credo di sapere dov'è il fuggitivo, solo che dovete smetterla di prepararmi, recuperarmi un paio di pantaloni e una t-shirt e darmi le chiavi della macchina.”

Le due donne, colpite dalla calma dell'amica, rimasero bloccate, finchè Lori non lanciò loro uno sguardo.

“Allora? Siete ancora lì?”

 

In dieci minuti, la donna raggiunse la sua destinazione. Scese dalla macchina e compose il numero del fidanzato, che rispose al primo squillo.

“Amore, sei pronta? Io non sto nella pelle...”

“Steve, scendi per favore, così ne parliamo.”

“Da dove devo scendere?”

“Forza! Devo ancora finire di prepararmi, e credo che anche tu non abbia fatto mille scalini con lo smoking.”

Lori fissò lo sguardo sulle vecchie traversine che creavano la scalinata di Koko Head e vide una figura ingrandirsi man mano che scendeva. Arrivato alla fine del percorso, Steve si aspettava una Lori furente e sputa fuoco, invece trovò il solito sguardo dolce e innamorato.

“Non sei arrabbiata?” le chiese.

“No, perchè sapevo che avresti fatto qualche pazzia, e stavo solo aspettando che mi chiamassero.”

L'uomo le andò vicino e la strinse in un forte abbraccio, che gli permise di sentire bene il ventre di Lori premere contro i suoi addominali.

“Come state?” volle sapere.

“Bene. Credo che qualcuno, qui dentro, abbia capito che è un giorno speciale, perchè non fa che agitarsi...è proprio figlia tua!” Lori gli sorrise “E tu?”

“Io sto benissimo, mi sento addosso un'energia pazzesca...avevo solo bisogno di un po' di tempo per riflettere, tutto qui.”

“Forza allora, torniamo alla base e ci vediamo tra un'ora.” disse Lori, avvicinandosi per baciarlo; Steve, ritraendosi, sorrise.

“Sai che porta sfortuna, vero?” la donna gli si avvicinò, afferrandolo per la t-shirt.

“Sai che non m'importa?” rispose, per poi baciarlo “Ci vediamo tra poco...ah, controlla che a Danny non venga un infarto, credo che sia preoccupato da morire.”

Steve sorrise guardandola andare via, capendo che non avrebbe potuto trovare una compagna migliore.

 

Eccomi! Sono in ritardo, lo so, ma non per colpa mia. Il computer si è fritto del tutto, per cui ho dovuto trovarne uno nuovo e, complice anche una punta d'influenza, non ho potuto postare in tempo. Comunque eccomi con il primo capitolo riguardante il matrimonio Lori&Steve, che, come detto, è il primo di una coppia. Spero come sempre che vi piaccia, e ringrazio tutti quanti quelli che mi leggono. Approfitto per augurarvi un felice 2015, visto che questo è l'ultimo capitolo dell'anno! A presto!

 

 

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Capitolo 19
*** Di promesse e fotografie, storie da un matrimonio parte 2 ***


16 maggio, ore 14.45, casa di Steve

 

Steve era indaffarato a salutare gli invitati alla cerimonia che si sarebbe tenuta di lì a poco, e in breve tempo, il giardino di casa McGarrett si era riempito di ospiti che chiacchieravano in attesa degli sposi. Danny avrebbe ricordato anche in seguito che il giardino era molto diverso da come era di solito, continuando a ripetere che lo preferiva più selvaggio: in compenso, tutti erano rimasti sorpresi di come era stato tutto organizzato alla perfezione. Le delicate sedie bianche, decorate con dei fiocchi azzurro mare, erano state disposte in due ali parallele, rivolte verso l'arco di fiori e fronde creato quasi a ridosso della spiaggia dove finiva il giardino, e molti degli ospiti rimanevano affascinati dal panorama che si godeva, con l'acqua cristallina e scintillante che quasi toccava il prato. Ai lati della pedana dove Steve e Lori sarebbero diventati marito e moglie erano disposte quattro sedie per i testimoni e una per Lori, in caso si fosse sentita affaticata durante la cerimonia.

“Steve, se arriva ancora un po' di gente, dovremmo cominciare a uscire noi per far loro posto.” disse Doris, sistemandosi il vestito accanto al figlio.

“Mamma, tranquilla, è tutto bellissimo, tutto in perfetto ordine, tutto...”

“Sì, sì, sì...dici così perche stai per sposarti e domani non dovrai pulire tutto quanto!” rispose la donna, sorridendo all'idea del suo bambino sposato.

In quel momento arrivarono gli ultimi invitati e Danny, dopo averli fatti accomodare, si avvicinò all'amico.

“Allora? Teso?”

“Beh, no, sto solo per sposarmi, promettendo a una donna che starò con lei per tutta la vita, creando una famiglia e rendendola felice...perchè dovrei essere teso, secondo te?”

Danny stava per rispondere, ma fu interrotto da Chin che comunicava l'arrivo della sposa; Danny quindi, trascinando Steve per un braccio, si diresse all'altare, posizionandolo accanto all'officiante, per poi sistemarsi dietro di lui assieme a Chin.

 

16 maggio, ore 15.02, casa di Steve

 

Entrarono velocemente anche Malia e Kono, fasciate in due splendidi vestiti color del mare, con dei fiori intrecciati nei capelli, e sorrisero a Steve: Kono, ridacchiando, fece in su con i pollici, poi, richiamati dalla conchiglia suonata da Kamekona, tutti si voltarono verso il patio della casa, dove apparve Lori: indossava un abito legato attorno al collo, stretto fin sotto il seno, che cadeva poi libero e leggero, mosso appena dalla brezza marina, e un leggero velo che le danzava davanti al viso, tenendo in mano un delicato bouquet di frangipani e orchidee. Avanzava piano lungo quella navata improvvisata dalle sedie e ricoperta di petali di fiori, quasi a volersi godere quel momento fino in fondo. Quando arrivò alla pedana, Steve la guardò sorridendo poi le scostò il velo dal viso e la baciò sulla fronte: entrambi si girarono per ascoltare le parole dell'officiante, per arrivare infine alla formula di rito.

“Ora ragazzi, è il momento delle domande importanti: Steve,vuoi tu prendere Lori come tua legittima sposa, amarla ed onorarla per tutti i giorni della tua vita?” l'uomo, presa la fede che gli porgeva Danny, la baciò, per poi infilarla al dito di una commossa Lori “Sì lo voglio.”

“E tu, Lori, vuoi prendere Steve come tuo legittimo sposo, amarlo ed onorarlo per tutti i giorni della tua vita?” la donna, piangendo di gioia infilò la fede al dito del marito, dopo averla sfiorata con un bacio. “Sì, lo voglio“. Poi i due, seguendo la tradizione hawaiana si scambiarono le ghirlande, di foglie verdi per Steve, di fiori colorati per Lori.

“Dichiaro quindi che tu, Steve, e tu Lori, siete marito e moglie. Puoi baciare la sposa.” subito i due si unirono in un bacio dolce e profondo, mentre la folla attorno a loro scoppiava in un fragoroso applauso.

 

16 maggio, ore 23.45, casa di Steve e Lori

 

Steve faceva fatica a reggersi in piedi. La stanchezza e lo stress accumulato nelle ore prima del matrimonio cominciava a farsi sentire, ma nonostante tutto continuava a prestare attenzione a tutti quelli che gli si avvicinavano per un ultimo saluto prima di andarsene.

“E' stato un piacere, spero che ci rivedremo presto, arrivederci...”

In quel momento notò Lori seduta un po' in disparte, scalza, che si rilassava un po'.

“Ehi, signora McGarrett, come mai non sei di là a darmi supporto morale?” le disse avvicinandosi, per poi baciarla “Come ti senti?”

“Meravigliosamente anche se vorrei solo dormire un po'. E tu?”

“Sto benissimo. Comunque resta ancora qualche persona, ma ti prometto che presto andremo a riposarci, ok?”

“Ehi, io ho detto dormire!”

“Vuoi dirmi che la prima notte di nozze vuoi solo dormire?”

“In effetti...” rispose Lori maliziosa avvicinando il marito.

“Ah, ecco dove eravate!” disse Danny, arrivando all'improvviso “Ragazzi, vi conviene andare in camera, comunque!”

“Ah ah. Che c'è?”

“Volevo dirvi che la casa è libera, siamo rimasti solo io, Grace, Malia, Chin e Doris, che però sta andando via adesso con Mick quindi magari vorrai salutarla, prima di...”

I due neo sposi corsero in casa, dove riuscirono a intercettare e salutare Doris e Mick, che si congratularono ancora con loro, raccomandandosi di fare attenzione durante il viaggio di nozze.

“Mamma, andiamo in Polinesia, non a scalare il Kilimangiaro.”

“Già, ma non si sa com'è, ogni volta che vai da qualche parte, in quel posto succede qualcosa. Fate attenzione, soprattutto tu Lori.” disse, baciando la nuora.

“Non ti preoccupare Doris, cercherò di tenerlo in spiaggia il più possibile. Grazie di tutto, anzi, non ce l'avremmo mai fatta senza di voi.”

I due salutarono anche gli amici, che fecero loro le stesse raccomandazioni, poi finalmente, Steve e Lori si ritrovarono da soli, pronti a cominciare la loro nuova vita da marito e moglie.

La cominciarono con un sonno di poche ore, visto che alle quattro di mattina avevano il volo che da Honolulu li avrebbe portati a Los Angeles, per poi, dopo un'attesa di qualche ora, salire su un aereo che li avrebbe portati in paradiso, cioè a Tahiti. I due avevano deciso di scegliere un posto assolutamente tranquillo, dove trascorrere almeno venti giorni in pace, senza sparatorie e inseguimenti, girovagando per le isole, visitando i due musei più famosi, facendo snorkeling e, soprattutto, dormendo.

 

 

Erano trascorsi i venti giorni di pausa quando Steve e Lori, abbronzati e rilassati, sbarcarono all'aeroporto di Honolulu, trovando i Five-0 ad attenderli.

“Ragazzi, bastava che venisse uno di voi, non serviva il picchetto d'onore.” disse Steve, salutando tutti.

“Capo, è che ci siete mancati così tanto che non potevamo resistere un altro giorno senza te.” rispose Kono, abbracciandoli entrambi “Anche Danny ha segnato i giorni sul calendario, pensa!”

“Davvero? Sono commosso, ti sono mancato così tanto?”

“Certo, mi sei mancato come la sabbia nel costume.” rispose l'uomo, abbracciando l'amico.

“Forza ora, tutti in macchina. Portiamo i due sposini a casa.”

In poco più di venti minuti i ragazzi, scortati, erano arrivati a casa. Lori, dopo che Steve aveva portato di sopra le valigie, chiese ai ragazzi se volevano rimanere per cena, e tutti accettarono, per poi rendersi conto che il frigo e il congelatore erano desolatamente vuoti.

“Lo sapevo. Mia madre si è dimenticata di nuovo la spesa. E le avevo chiesto di prenderci qualcosa, almeno per oggi!” disse Steve, sbattendo lo sportello del frigo.

“Sapete una cosa? Chiediamo a Adam di procurare della pizza e a Malia della birra mentre vengono qui, così Lori poi non deve nemmeno lavare i piatti.” disse Kono.

“Promuovo l'idea a pieni voti, sono un po' stanca.” disse la donna, seduta sul divano, accarezzandosi la pancia, diventata più grande durante la vacanza. “Potremmo guardare le foto del viaggio! Ce ne sono alcune di Steve molto divertenti.”

“Ehi, perchè io non le ho viste?” chiese l'uomo, sospettoso.

“Perchè te le ho fatte mentre non te ne accorgevi, semplice!” rispose Lori con aria innocente.

 

Erano le otto quando Malia arrivò portando due confezioni di birra, seguita da Adam con due enormi pizze.

“Spero che non ti sia venuta l'insana idea di ordinare quella cosa che chiamate pizza qui.” disse Danny, sbirciando sospettoso l'interno della scatola e scoprendo, felice, che era una normale pizza margherita.

“Danny, la pizza Hawaii e tipica di qui, perchè non la assaggi?” chiese Lori, mentre addentava con gusto proprio una fetta di pizza con ananas e prosciutto.

“Mi rifiuto di mangiare una cosa del genere! È una pizza, non una fruttiera!” rispose, facendo ridere tutti.

Per un po' non si sentì che il rumore delle mandibole che, voraci, divoravano le pizze, poi, quando ormai cominciavano ad essere sazi, tutti cominciarono a chiedere ai ragazzi del loro viaggio di nozze.

“E' stato bellissimo, rilassante, tranquillo...un paradiso!” rispose Lori “Anche se qualcuno non è riuscito a tenersi fuori dai guai per l'intera vacanza.” continuò, guardando Steve.

“Lo sapevo! Kono, mi devi venti dollari!” disse Danny, con aria trionfante.

“Ehi! Avevate scommesso, begli amici che siete!” rispose Steve.

“Sei l'ultimo che può parlare...vorrei ricordarti che circa due anni fa tu hai fatto la stessa cosa!” disse Lori.

“Comunque, che è successo?” chiese Adam curioso.

“Stavamo andando a vedere il museo di Gauguin, quando all'improvviso ci si piazzano davanti due individui che volevano derubarci.” rispose Steve.

“Ahi! Avevano scelto le persone sbagliate!” disse Malia ridendo.

“Già. Infatti il mio dolce maritino prima ha fatto finta di niente, poi li ha presi e li ha colpiti un paio di volte, mandandoli al tappeto. Poi ha fermato un taxi, ce li ha buttati dentro e ci siamo fatti portare alla centrale. Quando siamo arrivati, i poliziotti non ci volevano credere che un turista aveva picchiato due scippatori per poi costituirsi, quindi lo volevano trattenere, ma è bastato far vedere il distintivo e spiegare che eravamo poliziotti per farci lasciare andare. Anzi, ci volevano accompagnare loro al museo, per aver fatto catturare due criminali!” concluse Lori, mentre tutti ridevano tanto che Danny quasi si strozzò con la birra.

“Lo sapevo, aveva ragione tua madre. Tu sei proprio una calamita per i disastri.” disse Chin.

“Comunque, ora che abbiamo finito di mangiare, vi va di vedere le foto?” chiese Lori.

“Molto volentieri. Aspetta, ti aiuto io.” Kono prese la macchinetta e la collegò allo schermo della televisione, dove apparve Steve che dormiva in aereo, con le gambe allungate, tanto che la hostess doveva saltarlo per passare. Poi Lori, con un cappello di paglia enorme in testa che chiedeva informazioni, la pancia ben visibile sotto un vestitino blu. Di nuovo Steve, immerso fino alla vita, con un pesce in una mano e una fiocina nell'altra, che rideva con un bambino di cinque-sei anni. Ancora Steve, con la crema solare spalmata sul naso, che faceva una faccia buffa. Poi Lori, in barca, che indicava i pesci colorati che guizzavano nell'acqua trasparente. Continuarono a guardare le foto, intermezzando risate e commenti, finchè arrivarono alle due foto preferite di Lori: in una, lei e Steve erano di fronte, abbracciati, la pancia di Lori toccava il ventre di Steve. Erano circondati dalla luce del tramonto, che faceva risultare le loro due figure quasi nere, mentre il cielo attorno a loro sembrava aver preso fuoco. Nell'altra, avevano la classica posa da fidanzatini in vacanza: sdraiati in spiaggia, con le teste che si toccavano, avevano fatto un autoscatto, tenendo quella uscita con la faccia più buffa.

Erano ormai le dieci quando tutti si salutarono, dandosi appuntamento per l'indomani, complimentandosi per le foto e per i racconti. Dopo che anche Danny uscì, Lori avvisò il marito che sarebbe andata a farsi una doccia: Steve, dopo aver annuito, aspettò che la donna salisse le scale, poi prese la scheda di memoria della macchina fotografica e se la infilò in tasca, con un'idea che gli frullava in testa; poi, raggiunse la moglie al piano di sopra.

 

Il mattino seguente Lori si svegliò di soprassalto, con la spiacevole sensazione di essere in ritardo. Poi, ricordandosi che aveva avvisato che sarebbe andata in ufficio al pomeriggio, decise di scendere a mangiare qualcosa: la bambina le faceva venire le voglie più strane, così, senza curarsi di chiamare Steve, che probabilmente era già al Five-0, scese per rispondere alla tremenda voglia di banane e cioccolato che le era venuta. Arrivando in cucina, si accorse di un voluminoso pacco poggiato sopra il bancone. Decise che la voglia aveva la precedenza, così, dopo aver sbucciato una banana e pescato una tavoletta dimenticata chissà quando, si sedette comodamente a uno degli sgabelli davanti al pacco. Non trovando biglietti, decise di scartarlo: rimase senza fiato, davanti alle foto incorniciate. Quella al tramonto era stata ingrandita per poterla appendere, mentre l'altra era stata fatta per essere messa sulla sua scrivania. Erano accompagnate da un biglietto: 'Ti prometto che sarà per sempre'. La donna, commossa, chiamò subito il marito.

“Pronto, amore, è successo qualcosa?”

“Grazie.”

“Cosa?”

“Le foto. Sono meravigliose, grazie. Pensa, volevo fare la stessa cosa.”

“Lo so, te l'ho letto negli occhi ieri sera. Trova un posto a tutte e due, così stasera vediamo come stanno. Ci vediamo questo pomeriggio?”

“Certo che sì. Ora vado a fare la spesa, a più tardi. Ti amo.”

“Anche io, per sempre.”

 

 

Perdono!!! Chiedo umilmente scusa, ma giuro che proprio non ce l'ho fatta prima. Comunque, eccomi qui, spero che vi piaccia. Voglio ringraziare stefan salvatore e killove per i commenti, e poi ringrazio anche jortiniforever18 che mi ha aggiunta tra i preferiti, ma in generale ringrazio tutti, soprattutto per la pazienza. Ci vediamo alla prossima volta, che, come sapete, sarà l'ultima. A presto!

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Capitolo 20
*** La vita è adesso ***


15 luglio

La porta si spalancò di colpo mentre Danny usciva di corsa, seguito da una padella da ospedale, che si schiantò sonoramente sulla parete di fronte, richiamando l'attenzione di pazienti, infermieri, dottori e probabilmente anche dei surfisti a Waikiki.

“Non lo voglio più vedere, FATELO SPARIRE PRIMA CHE LO UCCIDA!!!”

Dalla stessa porta uscì Steve, seguito da Chin.

“Danny, ci sei già passato, mi pare: sai bene che davanti a una donna in travaglio non si può dire niente che non sia 'respira' o 'continua così, sei bravissima'. Credevo lo sapessi!” disse Chin divertito.

“Già, ma credevo anche che una donna in travaglio non avesse la forza di scagliarmi contro una padella!” rispose l'uomo, mentre Steve andava avanti e indietro.

“Amico, è meglio che ti siedi, stai facendo un solco sul pavimento!” continuò Danny. Ma Steve non rispose, e non sembrava neanche averlo sentito “Ehi, Steve...Steve!”

“Sì? Che c'è?” il comandante si riscosse.

“Ehi, che succede?” chiese Chin.

“E se non fossi capace? Se mia figlia mi odiasse? Se non riuscissi a cambiarle il pannolino? So caricare una Jericho 941 con il pollice, ma un bambino...”

“Beh. Ormai è un po' tardi per i ripensamenti, ti pare?” disse Danny, indicando la porta chiusa, da cui provenne un uro che aveva ben poco di umano.

“Non ci ho ripensato, anzi...è che...”

“Hai paura.” concluse Chin per lui “E' normale. Quando Malia stava per partorire, io stavo meditando se scappare in Giappone cambiando identità sarebbe bastato.”

“Sai quando ho scoperto che sarei diventato padre vero?” chiese Danny “Ecco, io ero spaventato a morte, avevo visto morire la mia collega, c'era stato l'attentato..ma avevo più paura di tornare a casa, sapendo che mia figlia sarebbe nata in un mondo dove dei pazzi si buttano sui grattaceli con degli aerei. Però alla fine ci si convive, si va avanti.” disse Danny, poggiando una mano sulla spalla dell'amico.

Rinfrancato dalle parole dei ragazzi, Steve si diresse verso la porta, da cui spuntò Kono.

“Capo, stavo venendo a chiamarti: è quasi il momento, credo che tu voglia assistere.” gli disse sorridendo. L'uomo si bloccò, poi, sorridendo, accennò con il capo ed entrò nella stanza di Lori.

“Steve, grazie, sei qui. Steve, ho paura, fa male, tanto male, non ce la faccio più!” disse la donna, aggrappandosi al marito.

“Amore, sei bravissima, continua così. Pensa alla bambina, tra poco saremo in tre.” Lori lo guardò, per poi urlare con tutta la forza che aveva in corpo.

“Perfetto! Bravissima Lori, ancora una spinta! Brava, brava! Eccola!”

“Amore, brava, si vede la testa! Dai, dai!”

In quel momento un vagito si mescolò all'urlo di Lori. Era nata.

L'infermiera porse la bambina a Steve che, con gli occhi inondati di lacrime si avvicinò a Lori, e le depose delicatamente la bambina sul petto.

“E' bellissima. Amore, sei stata bravissima, sono davvero fiero di te.” disse l'uomo, baciando la moglie.

“E io sono fiera di te.”

“Davvero? Perchè?”

“Perchè sei stato con me, e perchè non sei svenuto.” rispose Lori, accarezzando la guancia a Steve.

L'infermiera li interruppe.

“Dobbiamo lavare la bambina, poi la porteremo nella sua stanza, così potrà riposarsi anche lei. Congratulazioni!”

Steve baciò ancora Lori, poi la salutò e uscì in corridoio, dove nel frattempo si era raggruppata una piccola folla: oltre a Danny, Chin e Kono erano arrivati anche Grace, Joe, Malia e Kamekona, che faceva sembrare la compagnia molto voluminosa. Steve fu sommerso dalle domande, quindi alzò le mani a chiedere silenzio.

“Allora, Lori è stata bravissima, lei e la bambina stanno benissimo, ora le sistemano e tra poco potrete vederle entrambe. Vi ringrazio per l'appoggio morale ragazzi, senza di voi credo che non ce l'avrei fatta.” Tutti tacquero, poi esplosero in un applauso, cominciando a dare pacche sulle spalle e ad abbracciare l'uomo, congratulandosi con lui.

Dopo qualche ora fu permesso ai visitatori di andare a salutare Lori e la piccola. Quando entrarono, Lori li accolse con un sorriso stanco, cullando la bambina.

“Amore, saluta tutti questi pazzi, saranno la tua famiglia, le persone su cui potrai contare sempre. Persone, lei è Kalani Joanne McGarrett.” Tutti sorrisero, sbirciando il visetto rosa e paffuto che spuntava dalla copertina.

“Complimenti, avete scelto un nome bellissimo.” disse Malia, accarezzando delicatamente la bambina.

“Spiegate anche a me cosa vuol dire? Non parlo hawaiano.” disse Danny.

“Significa...”

“Aspetta, prima volevo chiederti scusa Danny, mi spiace per prima.”

“Ah, non preoccuparti, è il terzo parto in cui mi prendo qualche maledizione...negli altri due però non mi avevano tirato nulla. Allora, che significa Kalani?”

“Vuol dire Cielo. E siccome l'amore per questa bambina è senza fine, proprio come il cielo, ci sembrava abbastanza adeguato.”

 

 

15 aprile

Era una mattinata bellissima, soleggiata, calda ma non afosa, e il giardino di casa McGarrett era stato addobbato di nuovo a festa per il battesimo della piccola Kalani.

La bambina, in poco tempo, era diventata la mascotte dei Five-0. Quando Lori era tornata al lavoro, limitandosi a impieghi d'ufficio, aveva cominciato a portare con sé la bambina che, tranquilla, passava la maggior parte del tempo dormendo o gorgogliando soddisfatta al soffitto. Il comandante McGarrett tornava in ufficio il più spesso possibile per salutare le sue donne, essendo pazzamente innamorato della figlia, tanto che alla sera Lori, molte volte, doveva svegliare Steve che dormiva placidamente sul divano, con la bambina sul petto, anche lei profondamente addormentata.

Quel giorno la piccola compiva nove mesi, così Lori e Steve avevano deciso di riunire amici e parenti per il battesimo: dopo la funzione, si erano riuniti tutti in giardino, con i bambini che correvano ridendo, e Kalani che voleva seguirli, provando a gattonare incerta sull'erba fresca.

In quel momento, vedendo che tutti erano presenti, Steve prese in braccio la figlia, che si appoggiò dolcemente al suo collo, e fermò la moglie, chiedendo un po' di silenzio.

“Se qualcuno tre anni fa mi avesse detto che mi sarei sposato e poi avrei avuto anche una figlia, probabilmente avrei pensato che era molto molto ubriaco o che mi prendeva in giro, ma quando guardo Lori e Kalani penso di aver avuto molta fortuna, e quindi, non posso che dire grazie: a Lori, che mi sopporta, a Kalani, che rallegra le mie giornate, e al destino, che mi ha fatto avere tutto questo. Grazie.” e l'uomo alzò il bicchiere in un brindisi, imitato da tutti gli altri, che poi applaudirono felici.

“Steve, la prossima volta che vuoi fare un discorso così toccante, avvisami, mi porto i fazzoletti!” disse Danny arrivando con Grace, che subito si ritrovò la piccola in braccio: la ragazza infatti, arrotondava la paghetta facendo da baby sitter, e Kalani la adorava.

“Scherza pure quanto vuoi, ma da quando sono sposato e padre vedo le cose in un altro modo.”

“Oh mio dio. Vuoi dire che non faremo più inseguimenti potenzialmente mortali? Che non ci introdurremo più nei palazzi dove si effettuano scambi tra corrieri? Che non ci caleremo più dai tetti come ninja?”

“Ovvio che no, siamo sempre i Five-0, in fin dei conti.” rispose Steve.

“Lo sapevo. Domani mattina arriverò in ritardo in ufficio.” rispose Danny.

“Perchè?”

“Vado a stipulare un'assicurazione sulla vita migliore di quella che ho già...in fin dei conti, siamo sempre i Five-0.”

 

 

15 luglio...di dieci anni dopo

“Mammaaaaa!!!!”

Lori si stiracchiò e sorrise, voltandosi verso il marito.

“Ecco, finita la pace. Vai tu o vado io?”

L'uomo ridacchiò, facendo segno di aspettare la seconda chiamata.

“Mammaaaaa!!!”

“No, è John, vai tu.” rispose Steve, ma proprio in quel momento due bambini fecero irruzione nella stanza dei genitori.

“Buongiorno a tutti!” disse Lori sorridendo.

Il maschio, John, di otto anni, si diresse subito verso la madre per ricevere il bacio mattutino, poi verso il padre, con cui ingaggiò una mini lotta che caratterizzava tutte le domeniche mattina. La femmina, Kalani, dieci anni quel giorno, si fermò sulla porta, con un'espressione imbronciata.

“Cosa? Solo buongiorno? Ma vi siete dimenticati che giorno è oggi?” chiese, con un cipiglio molto simile a quello della madre quando si arrabbiava, che fece quasi tremare i due uomini di casa. Steve e Lori la guardarono, cominciando a descrivere alcune date.

“Mmm, vediamo...il quattro luglio è già passato, il D Day è in giugno...” cominciò il padre

“Poi...Grace si sposa tra tre settimane, i gemelli sono diventati maggiorenni a marzo...cosa potrà mai essere?”

La bambina tacque, chiedendosi se davvero i suoi genitori avessero dimenticato il suo compleanno, quando il padre la sollevò in aria baciandola con amore, per poi caricarsela in spalla e scendere al piano di sotto, seguito dalla moglie e dal figlio.

“Allora signorina, se non mi ricordo male oggi qualcuno compie dieci anni, giusto? Beh, allora bisogna festeggiare, e si comincia subito: prima però, lascia che ti accompagni fino al tavolo, aspetta che ti copro gli occhi.” Steve prese la bambina per mano, coprendole il volto con l'altra mano, accompagnandola al tavolo su cui Lori, sveglia dalle sette, aveva preparato una colazione principesca, compresi i pancakes con mirtilli, i preferiti della figlia. Quando la bambina aprì gli occhi, il viso le si illuminò.

“Oh, mami, grazie! Ma è tutto per me?” a questa domanda il piccolo John lanciò uno sguardo preoccupato al padre, come a chiedergli di salvare almeno una tazza di cereali.

“Diciamo che buona parte è per te, magari dividiamo tutti, che ne dici?”

“Ok...però i pancakes li prendo prima io!” disse la ragazzina, allungando le mani, battendo sul tempo il fratello.

Dopo la colazione arrivarono i regali: a Kalani brillavano gli occhi quando vide il regalo del padre, una tavola da surf professionale, che sicuramente zia Kono avrebbe apprezzato, e un buono da cento dollari da spendere come voleva da parte della madre.

“Davvero posso spenderli come voglio?” chiese la ragazzina, sognando già cosa comprare.

“Beh, sì...nei limiti del possibile magari...” rispose la madre, bevendo il suo caffè.

La donna spiegò poi che quel giorno sarebbero andati a fare un pic nic in spiaggia assieme a tutta la famiglia Five-0, quindi disse ai due di prepararsi velocemente, cosa che fecero anche lei e il marito. Infatti, dopo poco più di un'ora, il campanello trillò, e Danny entrò in casa chiamando la figlioccia.

“Dov'è finita la piccola Kali?”

“Zio! Sono qui! Mi hai portato il regalo?” chiese la ragazzina, arrivando di corsa.

“Kalani! Insomma, non si saluta?” disse la madre, baciando Danny su una guancia.

“Giusto, ciao.”

“Non importa, oggi può fare quello che vuole, è il suo compleanno, no?” disse l'uomo, porgendo un regalo alla ragazzina, tenuto fino ad allora dietro alla schiena.

Kalani lo prese, scartandolo alla velocità della luce, trovandosi in mano un nuovo set da acquerelli, con cui la bambina, molto dotata nel disegno, si divertiva tantissimo.

“Grazie, sono bellissimi!” disse Kalani, saltando al collo di Danny “Ma dov'è Grace? Mi ha detto che veniva!”

“Certo che verrà, ci vedremo al pic nic.” rispose l'uomo, poi, quando la bambina non era più a portata d'orecchio, aggiunse “ E scommetto che porterà anche quel buon a nulla del suo fidanzato.”

“Farai meglio ad abituarti, tra tre settimane sarà tuo genero.” disse Steve, salutando l'amico.

“Non me ne parlare...magari mi sveglierò quel giorno scoprendo che è stato tutto un brutto sogno, può succedere!”

“Danny, non essere così tragico! Josh è un bravo ragazzo, non ha precedenti penali in nessuno stato, sta per diventare avvocato e, cosa più importante adora Grace.” rispose Lori, porgendo all'amico una tazza di caffè.

“Ne riparleremo tra una qualche anno, quando Kali porterà a casa il primo fidanzato...chiamatemi perchè vorrei vedere la vena di Steve scoppiare del tutto.”

“Mamma, papà, quando andiamo al pic nic?” chiese John, con sottobraccio una tartaruga gonfiabile più grande di lui.

“Partiamo subito tesoro, chiamo Kali e ci mettiamo in macchina. Ragazzi, portate le ultime cose in macchina, dobbiamo arrivare a Lanikai, ci vuole un po'. Ah, amore, carica anche la nuova tavola di Kali, così ci fa un giro.”

Finalmente, dopo aver caricato cibo e figli, la famiglia si diresse alla spettacolare spiaggia, la preferita di Kalani, dove trovarono tutti i Five-0 con Kamekona che avevano già preparato tutto per festeggiare il compleanno della bambina.

C'erano anche Grace con il suo fidanzato, i gemelli Keilani e Wiliama, che però si fermarono per poco perchè dovevano andare a vedere una gara di surf al Pipeline, ma che comunque non volevano mancare al compleanno della ragazzina, e non mancavano neanche Leilani e Reiko, le figlie di Kono: erano tutti lì, pronti a festeggiare Kalani.

La mattinata trascorse in allegria, tra bagni di sole e tentativi di surfate, per poi concludersi con un pranzo ricchissimo: non mancavano panini e sandwich, i gamberi forniti da Kamekona sembravano non finire mai, e la frutta era così dolce da sembrare appena colta. Una volta terminato il pranzo, Lori, aiutata da Kono, Malia e Grace, sistemò tutto quanto, mentre gli uomini facevano giocare i bambini, sfidandoli ad una partita di football in spiaggia. In seguito, dopo aver lsciato la spiaggia a malincuore, il gruppetto, tranne Grece e Josh, si diresse al Sea Life, che era sulla strada di casa, in cui trascorsero allegri il pomeriggio, concludendo una giornata magnifica.

Una volta a casa, dopo aver cacciato i bambini a forza sotto la doccia, e averli infilati a dormire, cosa che non richiese effettivamente molto sforzo vista la stanchezza dei due, Steve e Lori si ritrovarono in cucina, dove la donna stava preparando una tisana.

“Si sono addormentati?” chiese al marito.

“Al primo colpo, non è neanche servita la favola.”

La donna annuì, mentre il marito continuava a fissarla. Lei se ne accorse.

“Che c'è?”

“Niente. Pensavo a dieci anni fa, a quando hai tirato la padella a Danny...ogni volta, al compleanno di Kali, mi viene in mente e mi fa molto ridere.”

“Hai ragione...non ci posso credere che siano già passati dieci anni.”

“E' vero.” disse Steve, avvicinandosi alla moglie posandole le mani sui fianchi attirandola a sé “E tu non sei cambiata per niente.” continuò, baciandola.

Lei si staccò “Bugiardo...” rispose sorridendo, mentre gli accarezzava il volto, segnato da qualche ruga in più e da qualche spruzzo di capelli grigi sulle tempie, che gli conferivano un'aria molto affascinante.

“Non è vero, sei sempre bellissima. Credimi, non riesco ad immaginare come avrei passato questi anni senza te e i bambini. Probabilmente la vita mi sarebbe scorsa davanti, e io forse non ci sarei neanche mai entrato.”

“La vita...la vita è bellissima, basta sapergli dare il giusto valore. Bisogna viverla, perchè non si può tornare indietro se ci si pente di qualcosa.”

“Hai ragione...la vita è adesso.” concluse Steve, abbracciando la moglie, mentre osservavano la luna sorgere dal mare fuori dalla loro finestra.

 

Eccoci alla fine. Come sempre spero che vi  sia piaciuto, e soprattutto ringrazio tutti quelli che hanno continuato a leggermi, nonostante i ritardi. Devo dire che in certi punti ho faticato a continuare, l'ispirazione mi mancava, ma alla fine ce l'ho fatta, e sono riuscita a concludere il progetto che mi ero prefissa, magari bene, magari male, ma sono soddisfatta di quello che ho fatto. Soprattutto perchè ho scritto qualcosa che mi sarebbe piaciuto vedere, ma che gli sceneggiatori, purtroppo, non hanno voluto che accadesse, ma mai dire mai. Quindi, mille volte grazie a tutti voi.

 

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