Despair and Devastation: Lotta per la Libertà

di Yumeha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~ Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1: Angelo Custode ***
Capitolo 3: *** Cap 2: Welcome to Fairy Tail, Lucy ***
Capitolo 4: *** Cap 3: Non tutto ciò che appare è vero ***



Capitolo 1
*** ~ Prologo ***


Prologo ~
Ormai dell’edificio non era rimasto più nulla. I Librarian questa volta si erano divertiti con i loro nuovi giocattolini. Le nuove armi date a questi Marines impedivano di svolgere il lavoro ai maghi che stavano cercando di sopravvivere. I ragazzi non sapevano più come muoversi, avevano il terrore di finire su un campo minato e di saltare in aria. Come se le bombe fossero piazzate solo a terra… Non dovevano nemmeno sfiorare i muri.
 
Tutto iniziò quando il Concilio della Magia venne sciolto. A Fiore qualcosa era cambiato. I maghi non venivano più visti come eroi dai bambini o come sorta di paladini della giustizia dagli adulti. Erano diventati un pericolo. Questo delirio ebbe inizio quando un uomo, senza poteri magici, fece notare dei particolari sfuggiti al popolo, rendendolo sospettoso nei confronti dei Portatori di Magia, così definiti da loro. Il termine mago era diventato un tabù in quel vasto continente. Nessuno doveva più pronunciarlo, o sarebbe stato giustiziato all’istante.
Numerose taglie vennero imposte su teste di ragazzi giovanissimi. Dovevano essere tutti uccisi, nessuno escluso, anche il più piccolo potere doveva essere estirpato.
 
Per colpa di un uomo di cui non sapeva il nome, il quale aveva dato il via alla Caccia ai Portatori di Magia, ora Natsu Dragneel si trovava a correre per l’edificio. Usufruendo dei suoi sensi di drago, riusciva ad eludere le bombe. Le armi a lunga gittata di cui si erano muniti i Marines, stavano dando del filo da torcere alla squadra Fairy Tail. Dietro il ragazzo dai capelli rosa, un mago del ghiaccio e un Dragon Slayer del ferro, lo seguivano.
«Natsu, arrendiamoci! Sono troppi!» gridò Gray.
«Cosa?! Stai scherzando, spero!» fece il rosato, allibito.
«Salamander, il nudista non ha tutti i torti.» disse Gajeel, evitando un colpo da parte del mago del ghiaccio per averlo definito per l’ennesima volta in quel modo.
Appena il Drago del ferro finì di parlare, il cemento sotto i suoi piedi cedette, facendo precipitare i due mori. Natsu si voltò preoccupato, notando uno squadrone di Librarian correre verso di loro. Le armi, più grandi, più potenti e soprattutto più offensive, lo fecero tremare. Il Drago del fuoco valutò l’opzione di buttarsi, per venire in soccorso dei suoi compagni, ma Gray lo fermò.
«Ehi Fiammifero! Non ti azzardare a raggiungerci! Corri, esci e raggiungi il Master!» fece Gray.
«Ma non potete-»iniziò Natsu.
«Nah, ce la caveremo, ghehe.» lo interruppe Gajeel, sempre con quel suo caratteristico ghigno.
«Non fatevi ammazzare, razza di idioti!» gridò il rosato per poi allontanarsi.
Natsu cercò di non pensare ai suoi amici, o molto probabilmente sarebbe tornato indietro. Tutto quello che poteva fare era fidarsi delle capacità dei due ragazzi. Mentre correva notò un Marine con in mano qualcosa che non aveva ancora avuto il piacere di vedere. Teneva un Bazooka, ma qualcosa gli diceva che non era del tutto normale come arma. E dovette darsi ragione quando l’uomo – armato fino ai denti – lo azionò. L’arma sembrò vibrare, disperdendo dell’intensa luce azzurrina. Quando il raggio azzurro partì, il ragazzo non pensò nemmeno a quello che stava per fare. Iniziò a correre e appena notò una frattura nel muro, aumentò la velocità, finché con un balzo non si lanciò e pregò di riuscire a salvarsi.
Il ragazzo chiuse gli occhi, preparandosi all’impatto, di qualsiasi cosa lo raggiungesse.
Se non sarebbe morto per colpa di quell’arma assurda, lo avrebbe fatto l’altezza.
 
Angolo Autrice
Lo so, ho già una long in corso e in più sto partecipando anche alla NaLu Week… Ma non ho resistito, ehehe. ^^”
Spero vi possa piacere una cosa del genere. :3 Penso di mettere anche qualcosa di sentimentale. Di sicuro la NaLu ci sarà. *♥*
E molto probabilmente la GaLe ~
Vi lascio, fatemi sapere cosa ne pensate. *^*
Bacioni,
Lilith

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Capitolo 2
*** Cap 1: Angelo Custode ***



Angelo Custode

 
Capitolo 1 ~

Accavallai le gambe, appoggiando il mento sul palmo della mia mano destra. Non ne potevo più di ascoltare tutti questi Librarian che fieri del loro operato, comunicavano a mio padre quante persone avessero ucciso. A volte sembrava che tra di loro ci fossero delle sfide a chi ammazzava di più.
Guardai disgustata l’uomo che si trovava davanti a me: un Librarian che aveva poco più di trent’anni, pelato, occhi azzurri e una lunga e brutta cicatrice che iniziava dalla tempia e proseguiva fino al mento. Era alto e grosso; sembrava un armadio. Era il Generale, il Marine più forte di tutti: Mark King. Soprannominato anche “Il Re”, appunto dal suo cognome.
Quando ero più piccola, e lui era ancora un ragazzo, lo vidi uccidere per la prima volta, percepii dei brividi che mi fecero tremare dalla paura. L’espressione soddisfatta che aveva quando finiva il lavoro, era quanto di più terrificante abbia mai visto.
Mentre loro parlavano e io mi impegnavo a insultarlo mentalmente con quante più parole possibili conoscevo, vidi un Librarian entrare e appoggiare sul tavolo dei documenti. Allungai lo sguardo, quando vidi la foto allegata al pacco di fogli, sentii la rabbia prevalere sul mio autocontrollo.
«Scordatevelo.» dissi, puntando il mio sguardo negli occhi glaciali di Mark.
Lui mi sorrise beffardo. «E cosa vorreste fare, principessa?» chiese.
Il modo in cui lo disse mi fece diventare rossa dalla rabbia. Sfilai un coltello che tenevo nascosto sotto il mio vestito, puntandoglielo alla gola. Il sorrisetto che esibiva poco prima si spense, ma il suoi occhi erano sempre puntati nei miei, in segno di sfida. Mio padre mi allontanò dall’uomo, fulminandomi con lo sguardo. «Lucy, metti via quell’arma.» sibilò.
Lo guardai divertita. «Non pensavo che consideraste ancora queste cose come armi, padre. Dopo quelle che avete fatto fabbricare, queste sono diventate solo oggetti d’antiquariato.» dissi, sedendomi di nuovo e mettendo via il coltello.
Mio padre serrò la mascella, ma si astenne dal dire qualcosa che mi avrebbe potuto far fare delle figure. Mi stampai in faccia un sorrisetto strafottente e incrociando le braccia sotto al petto, tornai ad ascoltare.
Ci vollero ancora venti minuti prima che mio padre potesse congedare i Marines. Uscimmo tutti, finalmente potevo dire cosa ne pensavo al riguardo.
Aumentai il passo, per quanto i tacchi e il vestito mi permettessero. «Padre, non potete fare una cosa simile! Mi rifiuto di crederci! Non potete uccidere un bambino di cinque anni!» feci, seguendo l’uomo nel suo studio.
Quest’ultimo si voltò esasperato. «È un Portatore di Magia, va ucciso. E non mi interessa se sei contraria, Lucy. Questa non è la tua battaglia.» affermò deciso Jude, uscendo e sbattendosi la porta dietro di sé.
Grugnii, sbattendo il piede per terra violentemente, senza curarmi del “crack” che provenne dalla scarpa. Al diavolo i tacchi!
Non avrei permesso a nessuno di togliere la vita a quel bambino indifeso, costi quel che costi!
Uscii dalla stanza, levando le scarpe e gettandole sul pavimento. Avevo rotto un tacco, se non volevo farmi male sul serio era meglio liberarsene. Proseguii a piedi nudi, percependo la morbidezza della moquette che ricopriva tutto il corridoio.
Ero la principessa di Fiore, ma quanto a comportamento di principesco avevo ben poco… Sembravo più a una guerriera a favore dei ribelli.
Quando entrai in camera mia, mi liberai del vestito, buttandolo poi a terra. Mi avvicinai all’armadio, spalancando le due ante e cercando dei vestiti che potevano essere definiti tali. Presi dei pantaloni aderenti con fantasia militare, un top nero che mi valorizzava il seno e infine afferrai degli anfibi, anche loro color pece. Presi un elastico e mi legai i lunghi capelli dorati, in una coda alta.
Sarò strana, ma io mi sentivo molto più sexy vestita in quel modo che con uno dei quei vestitini che si mettevano le principesse o le contesse di allora. Ogni volta che le vedevo storcevo il naso e mi chiedevo se non facessero prima ad andare in giro nude. Fiore era caduta davvero in basso.
Prima di uscire da camera mia, presi una chiave che tenevo sempre con me, appesa a una collanina. Mi scrocchiai le ossa delle dita, poi afferrai la base del grande letto a baldacchino e con non poco sforzo, lo tirai verso di me, spostandolo. Appena mi accertai che ci fosse abbastanza spazio per passare dietro, mollai la presa. Mi avvicinai, accovacciandomi a terra. Cercai un piccolo foretto, quando lo scorsi, presi la mia chiave e la infilai nella serratura. Si sentì uno schiocco, subito dopo apparve una maniglia, l’afferrai e l’abbassai. La piccola porticina si aprì, con un balzo mi lasciai cadere. Non riuscii a impedire il piccolo ghigno che affiorò sulle mie labbra quando vidi tutta quella meraviglia. Ero in una stanza senza mobilio, sulle pareti erano appese un’infinità di armi, esposte come se fossero oggetti da collezione. Presi un fucile d’assalto e lo fissai sulla schiena. Valutai l’opzione di prendere qualcos’altro, ma non volevo esagerare. Ormai si erano abituati a vedermi girare con le armi. Anche se non riuscivano mai a capire come facevo a reperirle. Adoravo vedere la loro espressione stralunata quando mi avvicinavo a loro e cominciavo ad elencare i nomi di tutte le armi che avessero dietro, era impagabile.
Con un piccolo balzo mi aggrappai alla fessura in alto, facendo poi forza sulle braccia mi tirai su. Una volta fuori richiusi la piccola botola, e spostai il letto, rimettendo tutto esattamente com’era.
Uscii da camera mia, avviandomi verso l’ufficio di Mark. Ero più che sicura che non ci fosse al momento, quindi mi sembra più che doveroso andare a fare una visitina nel suo studio. Il palazzo Heartphilia era enorme: i tre quarti della reggia erano miei e di mio padre. Nonostante fossero tre, era decisamente troppo grande per solo due persone e i loro domestici. Da piccola mi persi innumerevoli volte, andando a finire anche nella parte non dedicata alle nostre stanze. La parte rimanente non era altro che una specie di Quartier Generale. Anche se quello vero non era qui, ma fuori dalla città di Magnolia, lontano da abitazioni e occhi indiscreti.
Mi ci volle un quarto d’ora buono per arrivare dall’altra parte. E avevo preso anche una specie di scorciatoia. Non ero autorizzata ad entrare in quella parte di casa, ma quando mai avevo eseguito un ordine io? Con passo felpato, mi avvicinai alla spessa porta blindata. Inserii il codice – non chiedetemi come avevo fatto a scoprirlo – sul piccolo monitor, posto accanto alla grande porta d’acciaio. Sorrisi quando mi concesse l’accesso e mi fece passare. Feci attenzione a non farmi vedere da nessuno, fortunatamente era quasi ora di cena, di conseguenza non c’erano in giro molte persone.
Sentii delle voci, e dato che diventavano sempre più alte, pensai che qualcuno si stesse avvicinando nella mia direzione. Mi immobilizzai, pensando a dove potessi nascondermi. Mi diedi della stupida per essermi dimenticata di prendere il mio fedelissimo Teaser. Vidi una piccola porta – anche questa rigorosamente blindata – e mi affrettai ad inserire il codice. Quando mi diede l’accesso negato e una forte sirena cominciò a suonare, cominciai a preoccuparmi. Sentii qualcuno correre. Mi morsi il labbro, cercai di inserire un altro codice, fortunatamente lo accettò e con uno scatto entrai, serrando gli occhi. La porta si chiuse silenziosamente un attimo dopo che dei Librarian arrivassero. Trattenni il respiro, cercando di non muovermi per non far rumore. Dopo aver appurato che se ne fossero andati, mi voltai, cercando di abituare la vista alla penombra della stanza. Non vedevo molto, controllai se avessi con me una piccola torcia e fui lieta di trovarla in una delle tasche posteriori del pantalone. L’accesi e cercai sul muro l’interruttore della luce. Quando lo trovai, sfiorai il pulsante e dovetti portarmi una mano davanti agli occhi per la troppa luminosità. Misi via la mini torcia e cominciai a guardarmi in giro. La stanza non era molto grande, non c’era nemmeno una finestra. Erano solo presenti scaffali pieni di documenti, più una scrivania. Mi avvicinai cautamente al tavolo, notando dei fogli. Scorsi quello del bambino che sarebbe dovuto essere giustiziato tra poco e un elenco. Lo osservai attentamente: erano nomi di Gilde. La maggior parte erano state tutte sbarrate, segno che significava che erano state fatte fuori. Mi morsi l’interno guancia, giusto per evitare qualsiasi attacco di nervi che avrebbe potuto farmi sentire. La mia attenzione fu catturata dal nome di una Gilda cerchiata più volte. Forse per evidenziare il fatto che era quella che doveva essere buttata già ad ogni costo. Il suo nome era Fairy Tail. Sorrisi, nessuno sarebbe riuscito a uccidere quei maghi, per quanto forti potevano essere le nuove armi dei Marines, quei ragazzi erano troppi furbi, per non parlare dei poteri di cui disponevano.
Non mi sarebbe dispiaciuto entrare a farne parte. Ma mi era impossibile, per due motivi: Uno, non ero una maga, purtroppo. Due, non si sarebbero mai fidati della figlia di Jude Heartphilia. E come dargli torto?
Quando sentii dell’agitazione nel corridoio da cui ero venuta prima, cominciai ad agitarmi. Misi le cose a posto e uscii dalla stanza appena fui certa di non sentire ulteriori rumori. Cominciai a correre verso l’uscita, mentre il cuore mi batteva veloce nel petto.
Non lo avrebbero toccato.
 
Uscii dall’enorme reggia Heartphilia, correndo più veloce che potei. Nonostante sia sempre stata veloce, in quel momento non bastava. Ignorai il dolore al petto, dove ormai i polmoni sembravano volermi andare a fuoco, il dolore alle gambe e il terrore di non potercela fare.
Perché io ce la dovevo fare.
Arrivai in piazza: i Librarian avevo formato una specie di cerchio che voleva tener fuori chiunque non c’entrasse in quel momento. Mio padre era all’interno, affianco a Mark, stavano parlando e sembravano entrambi nervosi. Mi stupii anche io di tutti quei Marines, sospettavano qualche ribellione? Be’, era anche ora. E io di certo mi sarei schierata dalla loro parte.
Al centro di quel cerchio umano, c’era un bimbo di cinque anni. Capelli castani e spettinati, occhi grandi, impauriti e color verde chiaro. Presi il mio fucile e sparai a un paio di Marines, che caddero al suolo con un tonfo. Ne approfittai del buco per entrare. Ero consapevole di aver fatto l’errore più grosso di tutta la mia vita, ma con tutti quei Librarian, come avrei potuto trarlo in salvo? Mi era impossibile.
Sentii mio padre gridare qualcosa, e dei Marines riuscirono a bloccarmi. Jude si voltò verso di me, l’espressione indecifrabile e un tic nervoso all’occhio destro. Mi voltai e vidi un Librarian entrare in piazza, accompagnato dalla sua fedele arma: un fucile.
«No.» mormorai, con occhi sbarrati, cercando di liberarmi.
L’uomo alzò l’arma, il bambino tremava e la folla guardava la scena senza battere ciglio. Quando il Marine caricò, mi sentii presa dalla paura, come se al posto di quel piccolo bimbo ci fossi.
Uno sparo.
Un fiotto di sangue.
L’ennesima vita strappata.
«No!» urlai, talmente forte da sentirmi la gola bruciare.
Con uno strattone, riuscii a liberarmi e correndo, raggiunsi il corpicino esamine del bimbo. Mi tremò il labbro, subito dopo sentii gli occhi pizzicarmi. Ma non avrei pianto. Non lo facevo da quando era morta la mamma e mi ero promessa di non farlo più. E non lo avrei mai fatto davanti a quel bastardo di mio padre. Vidi gli occhi del bambino muoversi velocemente, finché non scorse me.
«Sei un Angelo Custode?» chiese, con voce debole e tremante, lasciandomi perplessa. «Sei la protettrice di noi maghi?» domandò, pronunciando comunque quella parola. In fondo, cosa avrebbero potuto fargli di più?
Gli diedi una carezza sulla guancia, cercando di calmarlo e soprattutto cercai di ignorare il brutto squarcio che aveva al petto, da cui continuava a sgorgare del sangue. «Sì, prometto di salvarvi tutti.» risposi, sussurrando per non farmi udire da nessun’altro.
Non me la sentivo di dargli una risposta negativa.
Quando sorrise e chiuse gli occhi, non riuscii a trattenere un rantolo strozzato. Feci per sollevare il suo corpicino, ma due Marines mi afferrarono per le braccia e mi trascinarono su, ignorando le mie grida, le mie proteste  e anche i miei insulti. Quando passai davanti a mio padre, mi fulminò con lo sguardo, mentre i suoi uomini mi lasciarono davanti a lui, con uno spintone. «È questo il modo di trattare una principessa?!» sbottai. Non che mi importasse poi molto di essere considerata tale. Ma solo quando mi conveniva.
Jude mi afferrò per il polso, costringendomi a riportare la mia attenzione verso di lui. «Andiamo, hai già dato abbastanza spettacolo.» sibilò, portandomi via.
Lo seguii di malavoglia, costringendomi a darmi una calmata o gli avrei puntato il fucile alla tempia.
Per Mavis, come avrei voluto ammazzarlo.
 
 

Angolo Autrice
Saaalve! :D
Allur? Che dite? Vi è piaciuto? *^*
Io personalmente mi sto esaltando troppo nel scrivere questa storia. xD Poi questo tipo di Lucy mi piace molto di più. È molto più figa, ammettetelo. v.v
Ringrazio bekkuzza_chan, Silvia nalu4life, Ia-chan e Fede-chan per aver recensito il prologo. *^* ♥ Grashie. *u*

Beeene, fatemi sapere cosa ne pensate. ;)
Bacioni :*
Lilith

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Capitolo 3
*** Cap 2: Welcome to Fairy Tail, Lucy ***



Welcome to Fairy Tail, Lucy
 

Capitolo 2 ~

Sentivo la presa di mio padre diventare sempre più forte, feci una smorfia quando cominciai a percepire dolore. Ma non gliel’avrei mai fatto notare, troppo orgogliosa per dargli qualsiasi tipo di soddisfazione.
Quando fummo di nuovo in casa, Jude si voltò, notando per la prima volta la sua maschera controllata crollare. Era furioso. Appena mi lasciò il polso, mi tirò uno schiaffo in pieno viso. Sentii il forte schiocco, poi il calore e il bruciore. Digrignai i denti, serrando le mani a pugno, talmente forte da farmi sbiancare le nocche.
«Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere.» sibilò. Non lo guardai in viso, continuavo a tenere la testa voltata. «Lucy, ma ti rendi conto di quello che hai fatto?!» sbottò. «Hai ucciso due dei miei uomini e hai cercato di salvare un Portatore di Magia!» Non aveva mai urlato così tanto. Sembrava sempre così calmo, come se avesse sempre in pugno la situazione. Evidentemente questa volta avevo esagerato. Cercai di reprimere a fatica il ghigno che stava per affiorarmi sulle labbra. Jude si schiarì la gola. «Fai un’altra bravata simile e ti diseredo.» scandì.
Non seppi se prenderlo come una minaccia o come incitamento a fare qualcun’altra delle mie. Mi voltai a guardarlo per la prima volta, con un sorrisetto strafottente. Feci per aprire bocca, più che intenzionata ad abbandonare il mio cognome. Mio padre, molto probabilmente, capì quello che stessi per fare, e sgranò gli occhi, sorpreso. Ma prima che potessi far uscire alcun tipo di suono, la figura di un Marine, si avvicinò a noi. La squadrai: era una ragazza minuta, di una bellezza dolce e infantile. Capelli turchini che cadevano in morbide onde sulle spalle, occhi grandi color ambra, simile a oro fuso. Sembrava una bambolina che aveva sbagliato affidamento; invece di vestire graziosi abiti con pizzi e merletti, era finita in un campo militare, con divisa e armi.
«Chiedo scusa per l’intrusione, ma sono stata incaricata di scortare la Signorina Lucy nelle sue stanze.» comunicò, con tono fermo e deciso. Per nulla spaventata di aver appena interrotto il rimprovero del re di Fiore.
La guardai incuriosita, forse dietro quel camuffamento da ragazza dolce e piccola, si nascondeva una personalità forte e indipendente.
Mio padre annuì e senza aggiungere una sola parola, si voltò e si allontanò. Lanciai alle sue spalle un’occhiataccia carica d’odio, che se ne fossi stata in grado, lo avrei incenerito con lo sguardo. Mi voltai verso la turchina, sorridendole grata. «Grazie per averci interrotto. Posso tornare da sola in camera, non c’è problema.» Non volevo compagnia, l’unica cosa di cui avevo veramente bisogno era scendere nella mia camera segreta e dedicarmi a sparare.
La ragazza mi afferrò per un braccio, costringendomi a guardarla. «Principessa Lucy, vorrei parlarvi di una cosa.» disse, guardandomi intensamente negli occhi. «In privato.» precisò.
Annuii. «Va bene, ho capito.»
Proseguii verso la mia stanza, indecisa se fidarmi o no. Era pur sempre uno dei Marine di mio padre. E se avesse voluto entrare per capire da dove prendevo tutte quelle armi?  Be’, in ogni caso, sarebbe entrata nel mio regno, dove la vera principessa avrebbe combattuto fino all’ultimo respiro. Non sarebbe sopravvissuta abbastanza per raccontarlo a qualcun altro.
Quando arrivammo a destinazione aprii la porta. «Prego.» dissi, facendola passare per prima.
«È una stanza molto graziosa.» sussurrò.
La guardai perplessa, notando gli occhi brillanti con cui osservava la mia camera. «Oh, grazie.»
La turchina sembrò riprendersi, voltandosi verso di me. «Sono il Generale di Squadra Aerea “con incarichi speciali”, Levy McGarden.»
Strabuzzai gli occhi. Era esattamente sotto Mark! Come poteva una ragazza tanto giovane e delicata ricoprire un ruolo tanto importante?! «Oh.» balbettai, sorpresa.
Levy sorrise, compiaciuta dalla mia reazione. «Comunque, sono venuta per dirvi un’altra cosa.» fece lei, iniziando a torturarsi le mani. «Ma prima di tutto ho bisogno di sapere una cosa, anche se dopo la scena di oggi in piazza non credo di avere più dubbi: Se ci dovesse essere una rivoluzione, con chi vi schierereste?» sussurrò, temendo quasi che nella stanza ci fosse qualcun altro oltre che a noi due.
Inarcai un sopracciglio. Okay, ora ero molto sospettosa. «Come mai questa domanda?»
«Rispondete.» ordinò. «Per favore.» aggiunse, capendo di aver appena ordinato a una principessa di parlare.
Ridacchiai. «Ovviamente da parte dei maghi.» risposi, senza curarmi di abbassare la voce o tremare all’idea di pronunciare quella parola.
Levy, di tutta risposta, sussultò. Guardò oltre alle mie spalle, dove c’era la porta, nervosa. Quando appurò che non ci fosse alcun pericolo, sorrise. «Questo era quello che volevo sentire.» Si avvicinò, prendendomi le mani tra le sue. Notai quanto fossero piccole e morbide. «Sono una maga del Solid Script, faccio parte di Fairy Tail e sono qui in veste di spia.» mormorò, ancorando le sue iridi dorate alle mie color cioccolato.
Rimasi a bocca aperta, incapace di proferire parola. Gli occhi sgranati a fissare quella ragazza che fiera aveva dichiarato di essere una maga. E la notizia che aveva fatto partire il mio cuore era il fatto che fosse un membro di Fairy Tail. «Oh.» mormorai, di nuovo. Possibile che sapessi dire solo quello?
Levy ridacchiò. «Sono venuta qui per chiederti se vuoi entrare a far parte di Fairy Tail.»
«Eh?» Oh be’, almeno questa volta avevo cambiato vocale.
«Hai capito bene, Lucy.» solo in quel momento notai che avesse smesso di darmi del “voi”, non che mi cambiasse più di tanto. Anzi, forse fu quel gesto che mi fece credere alle sue parole, donandole fiducia. «Abbiamo bisogno del tuo aiuto, sei di fondamentale importanza. È importante che non ti faccia diseredare, o se no è tutto inutile.»
Abbassai lo sguardo, incerta sul da farsi. «Ma io non sono una maga.» borbottai.
«Non ce n’è bisogno.»La turchina mi sorrise dolce. «Poi sei una specie di macchina da guerra con le armi normali, ti ho tenuta d’occhio quelle volte che venivi al campo per allenarti. I miei sottoposti ti guardavano terrorizzati, ma anche con una certa punta d’invidia.» ridacchiò.
Sorrisi compiaciuta da quanto raccontato. «Di certo sanno con chi avrebbero potuto aver a che fare.» In quel momento però, mi venne in mente una cosa. «Sei il secondo Generale e non ti ho mai vista?» Sembrava più una domanda rivolta a me stessa che a lei.
La turchina scrollò le spalle. «Nella maggior parte del tempo sono al Quartier Generale, quello fuori Magnolia. Venivo qui alcune volte solo per la mia missione, cioè te.» spiegò.
«Capisco.» mormorai. «Posso venire a Fairy Tail?» chiesi, sorridendo come una bambina davanti a un regalo.
Levy ridacchiò imbarazzata. «E-ecco…» Inarcai un sopracciglio. «Veramente ci servi di più qui, poi non mi hai nemmeno detto se ci stai o no.»
«Pensavo fosse implicita la mia risposta affermativa.» risposi, inarcando entrambe le sopracciglia.
Il viso della ragazza si illuminò, esibendo un bellissimo sorriso. «Perfetto!» gioì. «Benvenuta a Fairy Tail, Lucy!»
Sorrisi dolcemente, anche se dentro di me ero talmente contenta che sarei potuta uscire e mettermi a correre per tutta la casa. Il mio sogno si era avverato. Non era una maga, certo. Ma ora ero un membro. «Potrò mai venire a Fairy Tail?»
Levy annuì con vigore, sempre con quel sorriso che al solo vederlo ti veniva spontaneo ricambiare. «Certamente! Devi conoscere tutti e devi farti tatuare il marchio!» Sembrava una bambina: era felicissima. Eppure ero io quella che avrebbe dovuto comportarsi così. Che fosse felice per la riuscita del suo piano?
Mi venne in mente una cosa. Mi allontanai e andai a sedermi sul letto, per poi abbandonarmi sul materasso con un tonfo. «Qual è la mia missione? Come posso esservi utile?» chiesi, fissando le tende del baldacchino.
La turchina indugiò un attimo, se sedersi vicino a me, o parlare in piedi. Quando picchiettai con la mano il materasso, facendole capire che poteva avvicinarsi, la sentii aumentare il passo e buttarsi accanto a me. «Vedi, noi ti daremo delle informazioni e degli ordini. Tu dovrai eseguirli da qui, aiutandoci con lo spionaggio. Abbiamo bisogno che tu instauri un certo tipo di rapporto con tuo padre, vogliamo che lui si fidi di te.»
Aggrottai le sopracciglia. «Non è facile, ormai lo hanno capito tutti che non provo più affetto nei suoi riguardi.»
Levy sospirò. «Lo so, prova col chiedergli scusa e fai un discorso dove elenchi tutto quello che hai fatto, pentendoti. Utilizza la fantasia, inventati qualcosa. In fondo, si tratta solo di saper recitare.»
Annuii, aveva ragione. D’altronde non dovevo dirgli la verità. Diciamocelo; si sa che l’unica cosa a cui ambisco e porre fine alla sua vita con le mie stesse mani. Non che una figlia dovrebbe mai pensare cose del genere, ma un essere come lui non credo meriti il perdono. Ha fatto uccidere troppe persone.
Quando mi venne in mente il ricordo di quel bambino, sentii un fastidioso groppo in gola che non ne voleva sapere di lasciarmi. Ripensai alle sue parole: Angelo Custode. Una promessa era pur sempre una promessa. Soprattutto se fatta a una persona in punto di morte. Avrei fatto di tutto, per far tornare Fiore allo splendore di un tempo. Mettendo a rischio anche la mia stessa vita. Non potevo definirmi principessa di questo regno, se non facevo qualcosa per proteggerlo.
«Vorrei il marchio sul dorso della mano destra, rosa.» sussurrai, lasciando che sulle labbra mi si disegnasse un sorriso.
La turchina ridacchiò, poi con un colpo di reni, si alzò e mi porse una mano. L’afferrai e mi lasciai tirare su. «Cosa aspettiamo allora? Andiamo a Fairy Tail.» dichiarò, con uno splendido sorriso ad illuminarle il volto.
 
Eludere tutti i Marine di mio padre, fu un’impresa. Ma alla fine riuscimmo ad evadere da qui, utilizzando una delle porte secondarie. Abbiamo dovuto mettere fuori gioco un Librarian di guardia, ma in fondo uno di loro in meno, equivaleva a un soldato in meno da uccidere in seguito.
Notai con piacere che la turchina si era cambiata: indossava un leggero e delicato vestito color pesca, a spalline sottili, mentre ai piedi portava dei sandali bianchi. Vestita in quel modo, potei vedere il simbolo di Fairy Tail bianco tatuato sulla scapola. Mi morsi il labbro inferiore per cercare di non sorridere come una stupida, ma ero troppo contenta all’idea di poterne avere uno anche io.
Chissà com’era una Gilda, che aspetto poteva avere? Anche se, ad essere sincera, quella era la cosa che mi importava meno. Avevo il terrore che nessuno, all’interno, si fidasse di me. Non potevo biasimarli, ero il loro nemico. Nessuno fraternizza col nemico. A meno che, non si hanno dei secondi fini. Be’, ma loro li avevano, dopotutto. Gli servivo per far tornare Fiore come prima, quando i maghi potevano essere liberi, senza il bisogno di nascondersi, senza avere paura di utilizzare il proprio dono. Tutto questo era solo una grandissima stronzata. Era solo gelosia, quella della gente normale. Io per prima, sentivo di essere gelosa nei loro riguardi perché erano maghi, ma non per questo li uccidevo. Io li ammiravo. Erano un po’ come i miei eroi. Come quando si legge un libro e si incontrano nella lettura una serie di personaggi che non esistono, ma che vorresti esistessero. Ammiri le loro particolarità, le loro capacità. Perché quando esistono veramente, poi non vengono accettate? Non credo di poter essere in grado di capire l’intelligenza umana. Sempre se stiamo ancora parlando di intelligenza…
«Lucy?» mi chiamò Levy, interrompendo il filo dei miei pensieri.
Alzai lo sguardo sulla turchina, guardandola con la stessa espressione di una persona che è stata appena buttata già dal letto. «Sì?»
«Siamo arrivate.» sorrise lei.
Spostai lo sguardo, portandolo dietro la sua minuta figura. Ma non c’era nulla. La osservai nuovamente, inarcando un sopracciglio, mentre lei ridacchiava. «Io non vedo niente.» borbottai.
La turchina indicò con l’indice una grandissima quercia, a cui prima non avevo fatto caso. «Lì.» si limitò a dire.
Mi avvicinai, osservando meglio il tronco, facendo attenzione al più piccolo particolare. Ma il mio occhio non trovò nulla. La guardai, con l’aria di chi pensa che la persona davanti a sé sia completamente impazzita. «Ehm.» biascicai.
Levy sghignazzò, guadagnandosi una mia occhiataccia. «Solo i membri di Fairy Tail possono accedere.» La turchina sfiorò la superficie legnosa, subito dopo, la parte da lei toccata, si illuminò di un delicato bagliore. Fu un attimo: sentii qualcosa sotto i miei piedi tremare, ma quando abbassai lo sguardo, la terra si aprì come se fosse una specie di finestrella, facendoci scivolare all’interno. Cacciai un urlo, mentre serravo gli occhi. Cercai di ignorare la risata argentina della ragazza, che evidentemente trovava esilarante la mia reazione. La caduta non durò molto, atterrai sopra un divano in pelle, che mi fece arrossare la pelle dei gomiti, a causa di uno sfregamento durante l’atterraggio. Non riuscii a trattenere una smorfia, così cominciai a soffiare sulle parti lese, cercando di donarmi un po’ di sollievo.
Alzai lo sguardo, ammirando Fairy Tail in tutto il suo splendore. Il posto era enorme, c’erano vari tavoli dove la gente si soffermava a bere con i propri compagni. In fondo c’era un bancone, con dietro vari set di bicchieri. Poco vicino, c’erano tre scalini che portano invece su quella che assomigliava molto ad un’area svago. C’erano molto divani, anche questi in pelle, color rosso mogano. C’era anche una scala a chiocciola, che portava al piano superiore, però a me nascosto.
Notai con orrore, che mi stavano fissando tutti. Arrossii, mentre imbarazzata abbassavo lo sguardo. Potevo fare la dura quanto volevo, ma certe mie reazioni e comportamenti non erano cambiati da quando ero piccola.
Levy mi porse una mano, che presi, aiutandomi a tirarmi su. Iniziai a torturarmi le mani, mentre il mio sguardo rimaneva fisso a terra.
«Ragazzi, questa è Lucy!» mi presentò la turchina.
Sentii le guance andarmi ancora più a fuoco. «P-piacere.» sussurrai.
Sentii qualcuno avvicinarsi, così alzai lo sguardo, puntandolo in due grandi occhi azzurri. La ragazza era davvero di una bellezza disarmante, aveva dei lunghi capelli albini e tratti delicati, facendola assomigliare alla tipica principessa delle fiabe. Ecco, avrei visto meglio lei sul trono, al posto mio.
Peccato che non sapevo ancora quanto mi stessi sbagliando sul suo conto.
«Ciao Lucy, il mio nome è Mirajane Strauss, ma puoi chiamarmi Mira.» L’albina esibì un meraviglioso sorriso. Senza sapere perché, mi ritrovai a pensare che se fossi stata un maschio, mi sarei sicuramente trovata la mascella sul pavimento.
«Ciao Mira.» le sorrisi timidamente.
«Io sono Cana!» fece una ragazza castana. Guardai sbalordita la botte che teneva sottobraccio.
«Gray Fullbuster.» si presentò un ragazzo, moro dagli occhi blu.
«Juvia Lockser, stai lontana da Gray-sama.» sibilò un’azzurra, attaccandosi al braccio del ragazzo che si era presentato poco prima.
«Biondina, io sono Gajeel Redfox.» sentì dire da un ragazzo moro, dagli occhi color vermiglio e ricoperto di piercing.
«E io Natsu Dragneel, piacere!» apparve un ragazzo dai buffi e ribelli capelli rosa, con curiose iridi color ossidiana screziate di verde.
Arrossii violentemente davanti al rosato. «P-p-piacere.» balbettai.
E adesso cosa ti prende, Lucy?! Ripigliati!
Nonostante non avessi toccato il mio viso, non ce n’era bisogno, sentivo le guance emanare calore senza sfiorarle. Tu guarda che reazione! Ed ecco cosa succedeva a una ragazza di diciotto anni quando viveva segregata nel proprio palazzo, lontana dai suoi coetanei, appena vedeva un ragazzo figo! Mavis, che figura… Sperai con tutta me stessa, che nessuno si fosse accorto della mia reazione, ma quando sollevai lo sguardo su Natsu, lo vidi squadrarmi con un sorrisetto malizioso, che ebbe il potere di far fare un balzo al mio cuore.
Lucy, concentrati. Nervi saldi.
Mi stampai in faccia un sorriso timido, che fece perdere la curiosità alla maggior parte della gente.
Salva.
«Lu-chan, dove hai detto che lo vuoi il timbro?» trillò Levy.
 
 
 



Lilith’s Corner
Ed ecco che aggiorno finalmente! Lo so, scusate, avrei dovuto farlo prima. çwç Ma il problema è che di questa storia io non ho i capitoli pronti, quindi la pubblicazione sarà più lenta rispetto alla mia altra long. D: (Che poi ho quasi finito anche quelli dell’altra, quindi siamo messi bene… .__.)
Ho pubblicato oggi perché se aspettavo ancora un po’, mi avreste risentita a fine Agosto. i.i Per il fatto che il 6 Agosto è il mio compleanno, quindi non avrei aggiornato di sicuro, mentre il 7 parto per andare finalmente dai miei cuginetti in Basilicata. *^*
Ciancio alle bande. (?) Cosa ne dite di questo capitolo? *u* Fatemi sapere cosa ne pensate!
Prima di scappare, vorrei ringraziare le persone che hanno recensito il capitolo precedente: bekkuzza_chan, Ia-chan e Angel-chan (che ha commentato anche il prologo*^*)
Alla prossima, bellissimi miei. :*
Lilith

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Capitolo 4
*** Cap 3: Non tutto ciò che appare è vero ***



Non tutto ciò che appare è vero.

 
Capitolo 3 ~

Osservai compiaciuta il dorso della mia mano, dove faceva bella mostra di sé il marchio rosa di Fairy Tail. Sorrisi, tenendo poi però lo sguardo basso sui miei anfibi neri mentre proseguivo. Levy era rimasta alla Gilda, mentre io ero dovuta tornare a palazzo per svolgere la mia prima “missione”: scusarmi con Jude. Sinceramente la cosa mi metteva piuttosto a disagio, dopo tutti i casini che avevo combinato, come poteva essere credibile la mia messa in scena? Ok, si trattava solo di recitare, come mi aveva detto la turchina, ma andiamo… Chi ci avrebbe creduto?
Rientrai a casa, facendo per prima cosa una tappa in camera mia. Se dovevo essere credibile forse era il caso di rimettersi i miei abiti da principessa. Spalancai l’armadio, facendo una smorfia disgustata quando vidi tutta quella sfilza di vestiti color rosa confetto pieni di pizzi e merletti.
“Dio, sono una principessa o una bambolina?”
Chiusi gli occhi e cacciai la mano all’interno di quel miscuglio di stoffe pregiate. Afferrai quello che mi sembrava seta, liscia e fresca al tatto e presi  l’abito da me scelto. Sollevai le palpebre, ritrovandomi davanti agli occhi un vestito color acquamarina: aveva un delizioso corpetto con scollo a cuore interamente coperto da brillantini, la gonna si apriva ampia ma a differenza della parte superiore era sobria, liscia e fresca. Sospirai affranta, cambiandomi d’abito e esitando davanti allo specchio che ricopriva gran parte del muro di camera mia. L’acquamarina era il mio colore preferito, ma l’abito non rientrava esattamente nei gusti. Mi girai di scatto, volgendo le spalle alla figura che mi rimandava lo specchio, un minuto di più e avrei rischiato di cambiare idea. Guardai di nuovo il dorso della mia mano: dovevo nascondere il marchio. Frugai tra i cassetti e trovai della garza, che mi fasciai intorno alla mano e al polso. Il fatto che tornassi a casa con delle ferite non era una novità, sarei passata comunque inosservata. Prima di uscire, presi qualcosa che ricordava la vera me stessa: alzai la lunga gonna e dove c’era la delicata giarrettiera infilai una 92FS. Incredibile di come mi sentissi molto più sicura in quel modo.
Afferrai la maniglia e l’abbassai con decisione, cercando di assumere una camminata che non sembrasse quella di un ubriaco. Quando indossavo i tacchi sembravo un dinosauro, non riuscivo proprio a muovermi! In più avevo il terrore che la stoffa andasse a finire sotto i piedi, rischiando di cadere ingloriosamente distesa sul tappeto. Imprecai sottovoce, mentre afferravo i lembi dell’abito e lo tiravo un poco più su, facilitandomi – seppur poco – la camminata.
«Lucy?» mi sentii chiamare da una voce che conoscevo fin troppo bene.
Prima ancora di alzare lo sguardo per verificare l’appartenenza di quella voce a quella persona, il mio cuore partì in quarta. A quanto pare il mio muscolo involontario lo aveva già riconosciuto. Puntai il mio sguardo nelle iridi color verde speranza di Lui e per un attimo mi sembrò di avere le vertigini. Ehm, non credo fossero i tacchi…
«J-James.» risposi, mentre le mie gote iniziavano a colorarsi di un leggero rossore.
James Williams era uno dei Marine di mio padre, con la differenza che lui aveva solo un anno in più di me ed eravamo praticamente cresciuti insieme. Era un bellissimo ragazzo dai capelli sempre spettinati color ossidiana, mentre gli occhi erano in grado di cambiare tonalità di verde in base alle sue emozioni.
Sembrava sorpreso.
Il moro inarcò un sopracciglio. «Come mai in veste da principessa? Non mi sembra ci siano riunioni oggi.»
Abbassai lo sguardo imbarazzata, iniziando a torturarmi le mani.
“Incredibile di come lui fosse in grado di farmi sembrare una bambina timida e imbarazza ogni volta che mi fissava con quei suoi splendidi occhi…”
Mi morsi il labbro inferiore. «Sì, ehm… Che bella giornata oggi, vero?»
“Che bella giornata?! Ma è mai possibile che in sua presenza perdo sempre la facoltà di ragionare?!”
Il ragazzo sembrò ancora più perplesso di prima. «Lucy, sei sicura di stare bene?» chiese, avvicinandosi pericolosamente. Arrossii quando si trovò a nemmeno una spanna dal mio viso. «Sei anche tutta rossa, hai la febbre?» Non mi diede il tempo di ribattere che fece qualcosa che fece fare una capriola al mio cuore.
Diciamo anche un salto mortale, mi sembra più corretto.”
 Appoggiò le labbra sulla mia fronte, nel tentativo di capire se avessi sul serio la febbre.
Se non si fosse allontanato subito mi sarebbe venuta sul serio.
Ero bordeaux.
E come se questo non bastasse, il mio cuore correva talmente veloce tanto che cominciava a dolermi il petto.
“Mavis, che sbandata che mi sono presa…”
Ero sicura di avere gli occhi lucidi quando si staccò per puntare le sue iridi nelle mie. In quel momento erano del colore che più preferivo: il verde smeraldo. Abbassai lo sguardo sulle sue labbra, bastava che mi avvicinassi solo di pochi centimetri e…
«Maggiore Williams.» chiamò una voce infantile che riconobbi subito.
Mi voltai di scatto notando la figura della turchina che mi osservava con sguardo indecifrabile.
«Generale McGarden.» rispose James, irrigidendosi.
«Cosa ci fa qua? Se non sbaglio lei aveva una missione da svolgere. Mi auguro che non stia perdendo tempo.» lo rimproverò Levy.
Sbaglio o quello sembrava più un rimprovero diretto a me?
Il moro sbiancò. «N-no, Generale. Mi occupo subito di quel problema.» Il mio amico d’infanzia mi rivolse un’ultima occhiata prima di allontanarsi.
«Fantastico, voglio il fascicolo con gli esiti entro fine giornata.» ordinò la turchina, severa.
Il ragazzo si voltò allibito, fece per aprire bocca ma poi ritenne più saggio chiuderla e scappare con la coda fra le gambe. Guardai stralunata la mia nuova amica e il mio vecchio amico. Ok, non lo avevo mai visto comportarsi così, solitamente è un ragazzo che risponde sempre a tono. Per quanto riguardava Levy, faceva davvero paura.
La maga del Solid Script si voltò verso di me con un’occhiataccia che mi fece accapponare la pelle. «Stai bene vestita così, Lucy.»
Sudai freddo. Già il fatto che avesse smesso di chiamarmi Lu-chan e avesse pronunciato il mio nome con quel tono mi fece fare dietrofront e dirigermi verso lo studio di mio padre a passo veloce.
 
Quando arrivai al suo studio, esitai davanti alla grande porta. Arricciai le labbra in una smorfia, incrociando le braccia sotto al seno, continuando a fissare in cagnesco la maniglia. Quando appurai che anche fissandola male non sarebbe sparita, o sciolta, la afferrai bruscamente ed entrai. Mi maledii per essermi dimenticata di bussare, iniziando in quel modo non era il massimo. Ma sospirai di sollievo quando scorsi la stanza vuota. Mi avvicinai alla scrivania dove trovai una serie di fogli sparsi in ordine casuale. Quando i miei occhi scorsero il nome della Gilda a cui mi ero appena unita, corsi alla porta e la chiusi a chiave, tirandola però fuori dalla serratura. Raggiunsi nuovamente il tavolo di legno pregiato, gli ruotai intorno e mi sedetti sulla poltrona nera, abbandonandomi con un tonfo. Erano degli schedari, alcuni con fascicoli riguardanti alcuni maghi di Fairy Tail. Riconobbi il viso angelico di Mirajane, il ghigno canzonatorio di Natsu, l’espressione imbronciata di Gajeel, il viso neutro e inespressivo di Gray, un altro ragazzo dai capelli biondi, con una cicatrice che gli percorreva un occhio che scoprii in base i dati si chiamasse Laxus e una ragazza dai capelli scarlatti e gli occhi color ametista, di nome Erza.
Maledizione, erano già riusciti ad identificare alcuni maghi. Probabilmente erano quelli che avevano fatto più casini, però a parte i ragazzi ed Erza, quello di Mirajane sembrava vuoto. Perché era stata presa di mira se non aveva fatto nulla? Che avesse dei precedenti non del tutto ignorabili?
Quando però sentii la maniglia abbassarsi improvvisamente, il cuore mi schizzò in gola. Mi alzai di scatto, cominciando a guardarmi in giro per cercare un posto dove nascondermi.
«La porta è chiusa.» disse qualcuno.
«Devo averla chiusa io prima di allontanarmi.» questa era la voce di mio padre.
“Maledizione!”
Mi tolsi i tacchi velocemente, salendo le scale che portavano al piano superiore e dove si trovava la biblioteca personale di Jude. Feci appena in tempo a nascondermi dietro uno degli scaffali, che la porta venne aperta.
Strinsi gli occhi, trattenendo il respiro.
«Abbiamo notizie su quei bastardi?» dalla sua voce si sentì quella nota di disprezzo che mi fece serrare i pugni.
«No Signore, non siamo ancora riusciti a trovare la loro Gilda.» spiegò in un sussurro, che mi fu difficile captare, l’uomo che era con lui.
In quel momento si sentì una risata sprezzante, sicuramente forzata. «Io credo di avere degli indizi su uno di quei Portatori di Magia.»
A quella voce sentii le unghie farmi male la carne del palmo delle mani. Mark, maledetto, lurido…
«E sarebbero?» chiese mio padre, nervoso.
«Ho scoperto che uno di loro lavora qui in città. Gray Fullbuster è una specie di assistente del Primo Ministro di Magnolia.»
Non lo potevo vedere ma ero sicura che sul volto di Mark si fosse disegnato un ghigno cattivo.
«Molto bene, finalmente uno dei più forti cadrà. È solo questione di tempo prima che Fairy Tail venga distrutta. E dimmi, sai qualcosa sulla Strauss?»
«Purtroppo no, sembra si sia nascosta bene.» ridacchiò.
«Mi raccomando, la Strauss e la Scarlet devono essere fatte fuori, assolutamente.» precisò mio padre.
Perché aveva tanta paura di quelle due ragazze?
Sperai con tutta me stessa che quella riunione finesse subito, dovevo andare ad avvisare Levy.
E al più presto.
Quando mio padre, Mark e l’altro Marine si allontanarono, sentii una fitta di dolore provenire dalle mie mani. La destra, dove c’era la garza non doleva molto, ma nella sinistra avevo incanalato tutta la rabbia, segnando il palmo con delle mezzelune rosse. Aggrottai le sopracciglia, poi scesi le scale e feci attenzione e non farmi notare da nessuno mentre uscivo dallo studio di mio padre. Corsi nella direzione opposta, cercando la turchina. Quando andai a sbattere contro quello che sembrava un armadio, caddi all’indietro e gemetti quando mi schiantai a terra seduta. Feci una smorfia di dolore e alzai il viso, puntando lo sguardo in due iridi glaciali.
«Oggi com’è che vi siete vestita in questo modo, principessa.» mi derise Mark.
Digrignai i denti, ma mi astenni dal commentare o mi sarei dispersa in una raffica d’insulti piuttosto coloriti. Mi alzai e puntando il naso all’aria me ne andai stizzita, consapevole del suo sguardo puntato addosso.
Quando sviai l’angolo incontrai finalmente la figura minuta della mia amica che stava parlando con un paio di Marine, anzi, a giudicare dalle facce terrorizzate dei due uomini e dal gesticolare della turchina, probabilmente li stava rimproverando. Quando lei puntò con un gesto secco il braccio alla sua destra, gridando un “Muovetevi!” questi schizzarono via, velocissimi. Mi avvicinai e la chiamai, la sua espressione mutò subito.
Mi rivolse un sorriso cortese. «Sì? Ce l’hai fatta?»
Mi morsi il labbro inferiore, a disagio. «Uhm, veramente no…» Appena vidi l’espressione furente che si stava facendo l’argo sul viso delicato della ragazza mi affrettai ad aggiungere. «Ma ho scoperto una cosa!» squittii.
Le raccontai tutto, abbassando la voce, mentre Levy si incupiva sempre di più.
«Cazzo!» sibilò.
La guardai strabuzzando gli occhi, fissando la sua figura che si allontanava da me correndo. Aveva appena imprecato o sbaglio? Certo che all’inizio mi ero fatta un’idea completamente sbagliata sul suo conto.
 
 





Lilith’s Corner
Ciao belli miei! *u*
E ho finalmente aggiornato anche questa long! v-v Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. *^* ‘Sta volta, era incentrato sul carattere di Levy, che poi non tutto ancora è stato rivelato. ;) Spero che questa Levy un po’ più tosta vi piaccia. :’3
Qui i Marine hanno scoperto il lavoro di Gray e adesso vogliono andarlo a prendere. D: Fortunatamente Lucy ha avvisato subito la nostra turchina e lei andrà ad avvisare immediatamente Fairy Tail. Purtroppo non sono nemmeno in grado di farvi degli spoiler perché oltre a non aver scritto ancora il capitolo seguente non ho neanche delle idee. °-° Ma su quello non vi preoccupate, basta un po’ di musica e il mio cervello inizia a lavorare. v-v Funziona particolarmente bene anche la doccia, sì. (?) AHAHAHA. Almeno, con me. x°°
In più qui abbiamo conosciuto un’altra persona! James! Okay, per quanto riguarda l’aspetto fisico ho sbagliato a farlo così… çwç I ragazzi mori con gli occhi color verde smeraldo sono il mio tallone d’Achille, ora Lucy mi sa che… No, ci tengo comunque alla mia vita. Starà con Natsu, ritirate le armi. (?) ouo
Cooomunque, spero abbiate apprezzato questo capitolo. *^* Mi farete sapere cosa ne pensate? :’D (?)
Passiamo ai ringraziamenti, va’. Grazie a Lisa-chan, Yvi-chan e Ia-chan per aver recensito. *^*
Alla prossima! :*
Lilith
P.S. Per chi segue anche la mia nuova long ‘Scommettiamo?’ di genere principalmente Commedia, stia tranquillo che il nuovo capitolo dovrebbe arrivare a breve. :3 

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