Dead Smile

di RikyZak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per risorgere, bisogna prima morire ***
Capitolo 2: *** Pensione posticipata ***
Capitolo 3: *** Giù la maschera ***
Capitolo 4: *** Faccia a Faccia ***



Capitolo 1
*** Per risorgere, bisogna prima morire ***


*Knock knock*

Due sonore bussate risuonarono all'interno dell'appartamento di Edward Blake che sorseggiava un bicchiere di Jack Daniel's in vestaglia, cercando un canale che trasmettesse qualcosa di decente.

Non si alzò per andare ad aprire e non si voltò neppure. Semplicemente bevve un altro sorso di Whisky.

La porta cadde, in seguito ad un possente calcio.

Eddie sussurrò: “Fai ciò che devi fare.”

Era il 1985, quando Eddie Blake, conosciuto come “il Comico”, morì per tutti.

 

Eddie guardava fuori dalla finestra dell'ufficio in cui si trovava.

Era il 1983 ed era stato chiamato da quella che si spacciava per una pseudo casa farmaceutica.

Non aveva la minima idea del motivo della chiamata, però avevano parlato di un milione di dollari e questo faceva gola al buon vecchio Eddie.

“Signor Blake, il signor Turner è pronto a riceverla.” Disse una giovane segretaria per richiamare la sua attenzione.

Edward entrò nell'ampio studio con vista sulla città e si sedette di fronte al misterioso uomo che lo aveva convocato.

“Il signor Blake, devo ammettere che è un onore incontrarla.”

“Vorrei poter dire lo stesso ma non la conosco come lei conosce me.” Rispose perplesso Eddie.

“Oh, io sono Sheldon Turner; cofondatore delle industrie Horton.” Si affrettò a rispondere.

Edward girò di poco la testa; non conosceva quel nome e soprattutto voleva sapere perché era stato chiamato.

Il signor Turner capì subito e, dopo una mezza risatina, disse: “Non si deve preoccupare per la sua identità, signor Blake.”

Subito lui si alzò di scatto dalla sedia e fece un passo indietro dicendo con tono basso e trattenendo un filo di rabbia: “Lei come sa chi sono? In quanti, qui, mi conoscono?”

Il signor Turner fece un cenno lento con la mano per indicargli di sedere e aggiunse: “Le ho detto che può stare tranquillo. Oltre a me e il mio collega, il signor Benford, nessuno sa chi è lei.”

Eddie si risedette lentamente ma chiese in tono sarcastico: “E si può sapere perché mi avete fatto venire qui?! Per un autografo?”

Subito Turner rispose: “Oh no. Non mi sarei mai osato di disturbarla per qualcosa di poca importanza. Vorrei discutere con lei riguardo un prodotto a cui stiamo lavorando.”

“La ringrazio per l'aiuto ma penso che me le terrò le rughe sulla faccia.” Disse prontamente Eddie.

Il signor Turner si fece più serio e poggiò le mani sul tavolo, sopra ad un fascicolo: “Lei non capisce, signor Blake. Qui non lavoriamo a prodotti di bellezza. Per definizione, siamo una casa farmaceutica ma il nostro lavoro risulta ben diverso. Noi non curiamo i mal di testa, noi siamo il martello che li causa.”

Edward era un pochino spaventato e allo stesso tempo incuriosito. Il signor Turner spinse il fascicolo verso di lui e Eddie iniziò a sfogliarlo, ascoltando le parole di quello che si stava rivelando un uomo più interessante del previsto.

“Il nostro compito è quello di creare prodotti ai fini della guerra. Prodotti di cui, ovviamente, nessuno sa nulla. La maggior parte delle persone che assumono i nostri farmaci, non saprei come altro chiamarli, neanche lo sanno. Il nostro compito è quello di fortificare gli eserciti agendo chimicamente su di loro. Facciamo in modo che siano più calmi, concentrati e forti.”

“In pratica fate steroidi per soldati.” Disse Eddie distogliendo lo sguardo dal fascicolo.

“Non esattamente. I nostri prodotti non agiscono sul corpo e sul fisico, bensì sul cervello.”

“Fatemi capire” posò il fascicolo per cercare di concentrarsi meglio “Voi stimolate determinate aree del cervello dei militari perché adempiano al loro dovere?”

Il signor Turner fece un sorrisetto e annuì con il capo.

Eddie subito continuò: “Il tutto, senza che i soldati sappiano di questo. In pratica voi fate in modo di controllare le menti dei soldati senza avere la loro autorizzazione. Voi siete pazzi!”

“Signor Blake” disse con tono calmo il signor Turner “ho studiato e mi sono laureato in neurobiologia con il massimo dei voti.”

“Ascoltami bene, secchione del caz*o!” Eddie scattò in piedi sbattendo le mani sul tavolo “Non mi interessa che sai fare il tuo lavoro. Non voglio sentirmi str*nzate del tipo 'puoi fidarti di me', perché io non lascerò che voi entriate nella mia testa, fot*uti psicopatici.”

“Edward, noi siamo già stati dentro alla tua testa.”

Eddie si sedette sconvolto e incredulo. Il signor Turner proseguì: “Ricordi il Vietnam?” Eddie abbassò lo sguardo e sussurrò “come dimenticare”.

“Scioglievamo le sostanze nei vostri pasti. Dopo aver visto che soggetto eri, iniziammo dandoti pillole che ti calmassero. Dannazione, io ti ho visto in azione ed eri una belva. Agivi senza pensare, uscivi dai cespugli e sparavi a qualunque cosa si muovesse. Rischiavi troppo e noi dovevamo intervenire. Ma su di te, nessun farmaco funzionava. Per questo sei qui, ora.”

“Voi mi drogavate?!” Eddie afferrò il signor Turner per la cravatta e lo tirò ad un centimetro dalla sua faccia.

“Edward, cerca di ragionare o sarò costretto a chiamare la sicurezza.”

“Fan*ulo la sicurezza!”

“Edward, devi provare un farmaco. Lo so cosa stai pensando ma devo chiederti di ascoltarmi ancora un momento.”

Eddie lo lasciò e si sistemò la giacca dicendo: “Ti do esattamente trenta secondi, signor scienziato. Vedi di usarli per convincermi a non buttarti giù dalla finestra.”

Il signor Turner deglutì e prese fiato: “Stiamo sperimentando un farmaco in grado di allungare la vita di una persona del 30 o 40%. Lo abbiamo testato su alcuni animali ma è risultato troppo forte per il loro cervello, anche se veniva usata una minima dose, così non hanno retto. Pensiamo che sugli uomini possa funzionare meglio ma ci serve qualcuno con una mente abbastanza forte da reggere il farmaco. Non possiamo permetterci di uccidere delle persone e finire su tutti i giornali. La gente non deve sapere cosa facciamo realmente qui. Abbiamo pensato a te, dopo aver visto come resistevi ai farmaci in Vietnam.”

Eddie stette in silenzio qualche secondo, si grattò il mento con un filo di barba e poi chiese in tono calmo ma deciso: “Vorreste trasformarmi nella vostra cavia?”

“Se non fossi sicuro della faccenda, non avrei chiamato il Comico. Se vuoi vederla così, fai pure. Ti abbiamo già detto la cifra che abbiamo in mente per ricompensarti.”

“Ho sentito parlare di tanti zeri. Spero che non fosse una presa per il culo.”

“Cinquantamila dollari in venti rate, pagate durante l'assunzione del prodotto.”

Eddie fece un respiro profondo e poi allungò la mano per stingerla al signor Turner, il quale disse ancora: “Fra un paio d'anni saremo pronti per i test. L'unico problema sarà che lei dovrà sparire. Non vogliamo correre rischi, deve capirci. Nel peggiore dei casi, poco probabile, saremmo i responsabili della morte del Comico.”

Eddie tentennò un secondo e poi disse: “Ok. Ma sia chiaro, morirò a modo mio.”

 

“Sono qui per questo” disse la sagoma scura calpestando la porta.

Eddie si alzò dal divano e si avviò verso l'ingresso. Arrivò davanti alla figura e disse: “Sei un amico, Ozy.”

“Di nulla Blake. Solo che non sono convinto.” Rispose Ozymandias.

“Che cosa non ti convince?” Chiese Eddie tirando giù il televisore.

“Questa storia del farmaco. Il tavolino è in vetro?”

“Sì” Rispose Eddie guardando l'amico che lo sfondava con un calcio.

“Beh, Ozy, mettiti nei miei panni: Ho passato i sessanta e ora questi mi offrono l'immortalità e un milione di dollari. Tu sei fot*utamente ricco, non puoi capire.”

Ozy tirò giù dal bancone il piatto con la frutta e lo scaraventò contro il muro, poi disse: “Eddie, a cosa può servirti un milione di dollari se poi devi sparire dalla circolazione?”

Eddie prima di rispondere diede due possenti calci al muro e tirò giù il suo unico quadro: “Cristo, Ozy. Dicono che tu sia l'uomo più intelligente del mondo ma da quanto sto sentendo non sei più furbo di questo comodino.” Lo buttò violentemente a terra dopo averlo indicato “Quando tu ancora sguazzavi nell'utero di tua madre, io facevo la guerra.”

Ozy gli si accavallò: “Adesso non fare il vecchio che si lamenta dei bei tempi andati, Eddie, o giuro che ti faccio nascondere in un ospizio durante i test.”

“Intendevo dire, se mi lasci finire, che ho avuto un sacco di casini e, quando potevo, scappavo a rifugiarmi alle Hawaii. Ho intenzione di andarci e godermi la vita.”

“Buttando giù pillole di Viagra nel Rum?” Chiese Ozy mentre prendeva una foto di Eddie che stringeva la mano al presidente, per gettarla a terra.

“Esattamente, amico. No! Quella lasciala stare.”

“Edward Blake attaccato a qualcosa che non sia un sigaro? Quasi non ti riconosco.”

“Quello è l'unico ricordo che io abbia di Johnny.” Disse con il capo chino e la mente tormentata dai ricordi.

“Eravate tipo amici per la pelle e questo è l'unico ricordo che hai?”

“Devi capire, Ozy, che io per John ero semplicemente Eddie, invece per tutti gli altri ero il Comico. In quella foto, l'uomo che stringe la mano a Kennedy è Edward Blake senza maschera.”

“Posso dirti una cosa Eddie?” Chiese Ozy tirando una sedia contro la parete.

“Certo” Rispose Eddie tirandone una contro la finestra.

“Ho sempre pensato che tu fossi il Comico, intendo nello spirito. Edward Blake è la tua vera maschera.”

“Forse hai ragione, Ozy.”

“Già. Ora fatti sanguinare il naso e sporca la tua spilla.”

“Ma è la mia preferita.”

“Lo so.” Disse Ozy sghignazzando.

“Sei uno str*nzo, Ozy. Tanto lo so che ci provi gusto a sfasciarmi la casa.”

“Deve sembrare realistico. Fosse per me, ti ucciderei sul serio.” Prese la spilla di Eddie, il suo affezionato 'smile' e lo scaraventò giù dalla finestra.

Era il 1985, quando Eddie Blake, conosciuto come “il Comico”, morì per tutti.

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Capitolo 2
*** Pensione posticipata ***


Eddie era sdraiato sul letto assieme ad una ragazza di cui non ricordava neanche il nome.

Sul comodino c'erano tre o quattro tipi di pastiglie e molti vestiti si trovavano per terra nella camera.

Eddie si alzò con calma per non svegliare la ragazza. Si diresse al tavolo e versò in un bicchiere il primo alcolico che gli capitò sotto mano.

Uscì dal suo bungalow e guardò il mare calmo, ascoltò il lieve rumore delle onde che si infrangevano sulla chiara sabbia del mattino e sorrise per poi bofonchiare “Ti stai addolcendo troppo, Eddie.”

Sentì una calda mano sulla spalla; si voltò e vide la ragazza che prima era nel suo letto.

Lei si allungò e lo baciò sui baffi; indossava una vestaglia leggera e sventolava un bicchiere come quello di Eddie. Lui le chiese ridacchiando: “Non sei un po' giovane per bere?” Ma in realtà gli interessava solo sapere se era maggiorenne.

“Ho 28 anni!” Rispose indignata lei.

Eddie le mise un braccio attorno al collo: “Allora, devo sganciarti i contanti oppure posso ripagarti in drink?”

Lei fece un sorriso ma subito si voltò e, mentre rientrava nel bungalow, disse: “Non ricordi neanche se lo abbiamo fatto o meno. Potrei chiederti tutti i soldi che voglio.”

Eddie stava per rispondere con una battuta squallidissima quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Posò il bicchiere e andò ad aprire.

Era il gestore dei bungalow: “Signore, alla Reception c'è una chiamata per lei.”

“Arrivo subito.” Eddie richiuse la porta e si rivolse alla ragazza: “Vado alla Reception.” Allungò la mano sul comodino per prendere il portafogli.

Prese dei contanti e, sbattendoli nella mano dell'occasionale compagna di letto, borbottò: “Prendi questi e vedi di non farti trovare qui quando torno.”

Eddie alzò la cornetta del telefono: “Chi cercate?”

“La domanda giusta dovrebbe essere 'chi mi cerca?'” Rispose ridacchiando la voce dall'altro capo.

“No, mi serve sapere esattamente chi è la persona con cui volete parlare.”

“Edward Blake, ovvio.”

Eddie gli si accavallò: “Volete parlare a Edward Blake come Edward Blake?”

“Si, signore.”

Eddie aveva capito la situazione: “Senti, coso, io non so chi tu sia ma neppure mi interessa saperlo. Se hai avuto questo numero è perché vuoi parlare con Edward Blake ma non a proposito di Edward Blake.”

Ci fu un attimo di silenzio e poi la voce dall'altra parte rispose: “Lei mi sta confondendo, signore.”

“Lei è un bravo attore, sa? Ora, può dirmi chi è e perché ha cercato il Comico oppure io le riattacco il telefono in faccia con un sonoro 'vaffan*ulo' e dico di non passarmi più chiamate. A lei la scelta.”

La voce dall'altra parte sospirò e poi disse prendendo fiato: “Chiamo per conto del ministro della difesa.”

Eddie staccò un secondo l'orecchio dall'apparecchio e, mettendosi una mano sul viso, sussurrò “Santo cielo” perché sapeva già ciò che stavano per dirgli.

La voce proseguì: “Sarebbe utile...”

Eddie non lo lasciò finire e concluse la frase al posto suo: “... che lei tornasse? Sta scoppiando un'altra guerra? Solo il Comico può aiutarvi?”

“Non esattamente.” Rispose prontamente l'uomo dall'altro capo della cornetta.

“Ascoltatemi bene” Continuò Eddie alzando la voce “Per undici anni ho fatto dei test che mi hanno allontanato da tutto e da tutti. Siete sempre rimasti attaccati al mio culo come orsi ad un barattolo di miele e ora, avendo superato già da un pezzo i sessanta, non posso neanche godermi la mia meritata, strafot*uta pensione?”

Si sentirono degli strani rumori provenire dal telefono per qualche secondo e poi si sentì un'altra voce, più profonda, probabilmente appartenuta ad un uomo più maturo: “Signor Blake, ci servirebbe il suo aiuto per una faccenda molto delicata.”

Eddie non fece caso alle esatte parole di quella voce familiare e disse: “Chi è lei? Se mi hanno passato qualcuno di più vecchio che mi dice le stesse cose di prima, deve essere qualcuno di importante.”

“Eddie” rispose seccata la voce “Sono Sullivan. Muovi il culo e vieni qui.”

Eddie scoppiò a ridere perché mai si sarebbe immaginato di risentire quella voce: “Stewart fot*uto Sullivan? Oh, amico, credevo che ti fosse esploso lo stomaco o che ti fosse crollato il pavimento sotto ai piedi.”

Sullivan si fece più arrabbiato e un filino indignato: “Eddie, vedi di fare poco lo spiritoso.”

“Sono il Comico! Come potrei essere meno spiritoso? Inoltre la mia non era una battuta ma una considerazione sulle tue chiappone flaccide.”

Ora Sullivan era chiaramente adirato: “Eddie, caz*o! Hai esattamente due giorni per essere a Whashington oppure giuro che faccio atterrare un elicottero sul tuo bungalow.”

Eddie smise con le battute e si fece più serio per calmare Sullivan: “Ehi, ok. Non eri così serio dall'undici Settembre. Se è così importante, arrivo subito.”

Riattaccarono entrambi. Eddie tornò in camera e si sedette sul bordo del letto disfatto, si accese un sigaro e iniziò a pensare: che cosa poteva turbare così tanto Sullivan da dover rischiare la copertura del Comico?

Passarono dieci minuti e bussarono alla porta.

Eddie andò ad aprire credendo che fosse l'uomo della Reception con un'altra chiamata.

Guardò dallo spioncino e vide la cameriera ispanica accanto al carrello delle pulizie.

Aprì la porta per farla entrare e lei cadde in avanti, tra le braccia di Eddie.

Uno schizzo di sangue uscì dalla fronte della povera donna ma non si sentì nessuno sparo.

Dopo, Eddie alzò lo sguardo dalla salma e vide che accanto alla palma fuori dal bungalow c'era un uomo con una pistola silenziata in mano.

L'uomo si avvicinò alla porta tenendo le mani in tasca.

“Rorschach?!” Esclamò Eddie, senza nemmeno ricordarsi del cadavere ai suoi piedi.

“Il Comico che non conosce ancora le spie messicane?” Disse Rorschach entrando nel bungalow scavalcando la donna a terra.

“L'ho vista solo dallo spioncino.” Disse Eddie ridacchiando.

“Ti stava alle costole da sei giorni.” Replicò Rorshach.

Eddie era stupito di vedere l'amico: “Come sai dov'ero?”

“Davvero credevi che ci fossi cascato? L'avevo capito ma non ho detto nulla a Daniel. Dopo il casino, Ozy mi ha spiegato tutto.”

“Quel figlio di put*ana! Come mai sei qui?”

“Vuoi già cacciarmi? Trent'anni che non ci vediamo ed è questa la tua accoglienza?” Chiese Rorschach lasciando trasparire una riga sottile di irritazione.

Eddie si affrettò a chiarire il malinteso: “Intendevo solo che noi due non eravamo buoni amici quando ero vivo, figuriamoci ora che sono morto.”

“So che ti ha chiamato Sullivan. Mi ha già informato di tutto. Mi ha supplicato di non venire da te ma non ho resistito.”

Eddie fece un sorriso e disse: “Questo è il Rorschach che conosco io. Dimmi una cosa, in questa faccenda c'è di mezzo il Dottore?”

Rorschach stette un secondo in silenzio e poi rispose: “No, non questa volta.”

Eddie non sapeva se essere contento o meno del fatto che avrebbe lavorato con Rorschach. Non avevano una relazione di amicizia. Erano due caratteri troppo contrastanti per stare nella stessa squadra ma ora che erano da soli, forse, potevano recuperare gli anni persi.

 

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Capitolo 3
*** Giù la maschera ***


Eddie guidava la sua jeep con un sigaro in bocca e Rorschach sul sedile passeggeri: “Allora, di che si tratta?”

“Non posso dirti nulla e comunque ne so poco.” Rispose Rorschach guardando il paesaggio.

“Oh andiamo, se ti sei fatto tanta strada non è solo per venire a prendermi o per uccidere una spia messicana del caz*o che aspettava la mia chiamata.”

“Eddie, arriverà il momento” Disse subito Rorschach con tono irrequieto.

La jeep inchiodò. Eddie spense il sigaro e guardò l'amico nella maschera dicendo: “Non sei mai stato un bravo bugiardo. Daniel ovviamente non sa che tu sei qui ma, stando a ciò che mi hai rivelato, Ozy sì.”

“Fai ripartire la jeep.” Rorschach era piuttosto seccato.

Eddie ripartì e dopo pochi istanti disse: “Mio Dio, ora che ci penso tu sei morto.”

Rorschach fece un attimo di pausa per poi rispondere: “Hai centrato il segno.”

“Beh, non penso ti abbiano dato quello che hanno dato a me.” Disse sghignazzando Edward.

“Perché no?!” Rorschach sembrava stupito.

“Sul serio? Sei troppo fiero e stupido per accettare un milione di dollari e provare dei farmaci che implicherebbero il fatto di toglierti la maschera.”

Rorschach cercò di stimolare l'amico: “Allora come fai a dire che non sia un impostore?”

Eddie rispose con faccia quasi schifata: “Ti prego, sei alle Hawaii con giacca e cappello; penso che la tua faccia si stia sciogliendo sotto a quella maschera. Non puoi essere altri che Rorschach. Un vecchio e decrepito Rorschach.”

Qui il passeggero non rispose, aspettò diversi minuti e Eddie nel frattempo si fece molto serio. Poi arrivò la risposta: “Ci sono molti modi per non invecchiare.”

Eddie avrebbe voluto avere la risposta pronta ma non vi riuscì, non dopo quella affermazione e Rorschach addirittura proseguì: “Anzi direi che sono addirittura più giovane!”

I due non aprirono bocca fino a quando non arrivarono in aeroporto dove Rorschach si tolse la maschera e insieme si imbarcarono diretti a Washington.

Il viaggio non si prospettava molto lungo ma i due ebbero comunque modo di chiarirsi.

Erano appena decollati quando Eddie chiese prontamente: “Allora, Rorschy...”

Qui venne interrotto da una gomitata da parte dell'amico: “Non chiamarmi così!” Disse guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno avesse sentito.

Eddie proseguì: “Dunque, come hai fatto a sopravvivere? Ozy ha detto che sei esloso. Il Dottore ha rimesso assieme i pezzi tipo Frankestein?”

“E' leggermente più complicato.” Rispose con voce bassa Rorschach “Vedi, per Manhattan non è stato difficile farmi rivivere anche se, da come me l'ha spiegata, ha creato un mio clone. Questo mesi dopo all'esplosione.”

Eddie lo fermò perplesso: “Mi sfugge però il perché. Dopotutto tu volevi dire la verità al mondo.”

Rorschach riprese subito: “Sentiva aria di tempesta. Al tempo era più un venticello ma gli puzzava ancora la faccenda con la Russia. Aveva anche pensato di tornare ma probabilmente avrebbero utilizzato tutti i mezzi possibili per distruggerlo e, quasi sicuramente, senza scalfirlo.”

Eddie rise un attimo esclamando: “Quel figlio di pu*tana è tosto!” Poi lasciò continuare il racconto: “Per farla breve mi ha resuscitato, se così si può dire, in modo da avere qualcuno che rimanesse aggiornato.”

Eddie ci pensò su un secondo e chiese: “Rimane il fatto che sono passati trentanni e tu non hai una ruga.”

Rorschach riprese fiato prima di rispondere: “Lui era su Marte ma comunque si teneva in contatto con Ozy e vedeva la tecnologia crescere e sfuggire al controllo degli umani. Non poteva lasciar scoppiare una Terza Guerra mondiale, sarebbe stata la fine dell'umanità.”

Eddie era curioso e impaziente: “Ciò non spiega la tua giovinezza.”

“Adesso ci arrivo...” Rorschach si stava scocciando “Ha deciso di usare le sue capacità per mantenermi in forma in modo che possa stare sempre vigile e pronto all'azione.”

Eddie affermò: “Mi pare giusto! Almeno se succedesse qualcosa potresti intervenire senza prima doverti togliere il catetere.”

Non parlarono più molto ma mentre scendevano Eddie si fece più serio, guardò Rorschach e disse: “Ehi, senti, ho capito che c'è qualcosa che non va. Se mi hanno chiamato quelli della difesa da Washington è un affare di guerra. Io sono un soldato... tu no. Dimmi come stanno veramente le cose.”

Rorschach non rispose e guardò il pavimento. Uscirono dall'aeroporto e vennero scortati in albergo da un SUV dei federali. Gli venne detto che il giorno seguente avrebbero ricevuto comunicazioni sul da farsi.

Alle undici passate Rorschach bussò alla camera di Eddie che si stava già appisolando in vestaglia davanti ad una Soap Opera.

“Eddie, devo spiegarti alcune cose.” Disse a capo chino entrando.

Edward lo fece accomodare e gli offrì da bere ma lui, con un cenno del capo, rifiutò. Eddie si versò comunque due bicchieri e ascoltò Rorschach: “Manhattan è morto.”

Eddie strabuzzò gli occhi incredulo. Era attonito e immobile appoggiato all'armadio. Mandò giù un sorso e sospirò aspramente sussurrando: “Come?”

L'amico rispose lentamente: “Era come una batteria. Io non so dirti esattamente come ma il succo è che si è scaricato. Giorno dopo giorno si sentiva più debole ma non voleva dirmelo. Poi è venuto da me nel cuore della notte e quasi non lo riconoscevo. Era magro, esile, debole. Emetteva poca luce e faticava a parlare. Mi ha salutato a stento ed è scomparso. Due mesi dopo mi sono ritrovato un capello bianco in testa e ho capito che era finita.”

Ci fu un lungo momento di silenzio. Eddie bevve ancora guardando fuori dalla finestra.

Fu Rorschach a romperlo dicendo: “Io penso che riprenderò in breve gli anni passati. Invecchierò di colpo.”

Si avvicinò a Eddie e lo guardò con uno sguardo che nessuno probabilmente aveva visto sul volto del duro e possente Rorschach, era la paura. Paura della morte, di perdere ciò che aveva. Paura dell'inevitabile che fino ad ora era sembrato un giorno lontano.

“Eddie, voglio tornare all'azione un'ultima volta.”

Eddie sorrise con un accenno di pietà sul viso e rispose: “Tu non sei un soldato, non sai fare la guerra.”

“No, hai ragione. Ma so che voglio essere ricordato e posso starti accanto in questa missione perché so come fare del male.”

 

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Capitolo 4
*** Faccia a Faccia ***


La mattina seguente i due vennero scortati nell'ufficio del presidente ma non nella Casa Bianca.

Erano in una struttura militare di cui Eddie non sapeva nulla ma Rorschach sembrava tranquillo, per cui conosceva il luogo.

Il presidente li accolse da dietro alla sua scrivania mentre Sullivan stava seduto sul bordo di questa.

Eddie e Rorschach si sedettero e videro che due guardie rimasero vicino alla porta.

Il primo a parlare fu Eddie: “Beh, signore, è un piacere incontrarla. Il popolo parla bene di lei.”

Il presidente doveva chiaramente mostrarsi amichevole: “Bh grazie, spero che il popolo mi apprezzi sul serio.”

Eddie rispose prendendo un sigaro dal taschino della giacca: “E io mi auguro che anche solo la metà delle voci sul suo conto siano vere.”

Sullivan fece un gesto con la mano e fece un vero strano per indicare a Eddie di mettere via il sigaro. Lui obbedì.

Rorschach stava in silenzio, in attesa che il Presidente spiegasse a Edward ciò che lui già sapeva.

Il Presidente quindi, dopo aver fatto un respiro profondo, appoggiò le mani al tavolo e cominciò a parlare: “Bene, signor Blake...”

“Solo Edward. Ma sarebbe meglio Eddie” Interruppe Eddie.

Il Presidente riprese: “Va bene, Edward. L'abbiamo chiamata perché siamo caduti in una situazione piuttosto difficile. Qualcosa di mai visto e che non avremmo potuto prevedere. A Manhattan è scoppiata una sorta di rivolta, circa due settimane fa. Tu, probabilmente, non ne sapevi nulla perché non hai più seguito telegiornali ma la situazione è piuttosto grave. Il vero problema è che non riusciamo a sopprimere le rivolte perché non sono semplicemente dei ribelli. Si tratta di uomini, o almeno crediamo che lo siano, deformi e aggressivi. Agiscono come bestie, sono come tigri. Da come si muovono sembrano indigeni e soprattutto riusciamo ad ucciderli con non meno di dieci colpi, tra cui almeno la metà alla testa.”

Qui si fermò per lasciare a Eddie il tempo di metabolizzare. Questo dopo qualche secondo disse: “Insomma ci sono degli zombie in giro per New York e l'esercito non riesce a fermarli senza causare troppi danni.”

Il Presidente riprese subito a spiegare: “Esattamente. Non sono esattamente zombie ma qualcosa di simile. Non sono putrefatti o scheletrici. Sono più somiglianti a persone piene di acne e piaghe della pelle. Non siamo ancora riusciti a prendere nessuno per studiarlo, purtroppo. Abbiamo già isolato Manhattan e chiuso ogni via di comunicazione, in modo da contenere il contagio.”

“Dunque è trasmissibile?” Chiese Eddie.

“Non lo sappiamo.” Rispose il Presidente “Ma pensiamo di sì. Edward, te lo dirò chiaramente, abbiamo bisogno di te perché sei più forte di chiunque e quasi immortale.”

Eddie si alzò e si avviò alla finestra in fondo all'ufficio, la quale dava su un giardinetto interno alla struttura. Si accese il sigaro e poi disse: “Ho fatto la guerra, va bene. Sono andato via da tutto e da tutti per un mucchio di soldi, va bene. Ma ora lei mi sta chiedendo di fare un'altra guerra? No, questo no.”

Il Presidente si alzò dalla scrivania e si avvicinò a Eddie: “Ascolta Edward, abbiamo intenzione di darti un ricco compenso e...”

Eddie interruppe il Presidente semplicemente guardandolo fisso negli occhi, fece un tiro dal sigaro e disse: “Davvero credete di comprarmi con i soldi? Dopo la fatica che ho fatto, le cure a cui mi sono sottoposto e i sacrifici che ho fatto, i soldi sono l'ultimo dei miei pensieri. Posso godermi la vita con quelli che ho guadagnato e probabilmente non riuscirò neanche a spenderli tutti. Non voglio finire su uno yacht o con una Ferrari sotto al culo. Voglio solo starmene tranquillo, bere, giocare a biliardo e andare ogni sera a letto con una ragazza diversa. Non venirmi a raccontare palle sulla patria, ora. Non voglio sentire str*nzate del tipo , perché non attaccano. Perciò scordatevi di Edward Blake.”

“Eddie” Comiciò a parlare Sullivan “Noi non vogliamo Edward Blake. Non ce ne facciamo nulla, lo capisci questo?”

Eddie rise: “Allora perché farmi venire?”

Sullivan rispose con tono calmo ma convincente: “Noi non vogliamo Edward Blake. Noi vogliamo il Comico.”

Qui Eddie spense il sigaro e tornò a sedere. Era chiaramente sconvolto.

Sullivan non si fermò: “Sappiamo che Edward Blake vuole passare il resto dei suoi giorni su una sdraio, sbronzo. Ma il Comico è lì dentro e sono pronto a giurare che non ved l'ora di tornare in azione. Quindi ora fai tacere Edward Blake e fai parlare il Comico.”

Eddie sorrise e disse: “Ciao Sully, quanto tempo.”

Il Comico era tornato.

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