Ciclo di Glory

di Kemyros
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Supplizio ***
Capitolo 2: *** Occasione ***
Capitolo 3: *** Recupero ***



Capitolo 1
*** Supplizio ***


L'inferno è sempre considerato come un luogo indefinito, pieno di fuoco e fiamme.
Forse una sessantina di inferni corrispondevano pure a quella generale descrizione, ma Glory sapeva bene che le dimensioni infernali erano infinite. Più o meno...
Nel senso che contarle tutte sarebbe stato tanto sfaticante quanto inutile. Un'azione simile a mettersi a contare le stelle.
Le dimensioni infernali venivano distrutte con la stessa velocità e facilità con la quale venivano generate. Tranne quella da cui tutte avevano avuto origine. Quella esisteva da sempre, e sempre sarebbe esistita. Ma lei l'avrebbe volentieri lasciata a quelle bestiacce di Wolf, Ram e Art, che se la spartivano da tutta un'eternità.
Con un processo simile a quello della meiosi, poi, le altre dimensioni infernali si erano generate a macchia d'olio.

Perché diamine sto pensando alla meiosi? Perché diamine so cos'è la meiosi? pensò Glory con un'irritazione crescente.
"Ben" scandì a denti stretti, guardando i frammenti dello specchio che aveva rotto con un pugno la settimana scorsa. O il mese scorso. Oppure era l'anno scorso? Non ricordava bene. Il tempo non scorreva esattamente in una maniera tale da misurarlo, lì dentro.
Ciò che sapeva per certo era che quella volta si era fatta veramente male alla mano, e aveva saputo rapidamente prendersi cura delle ferite.
Aveva bloccato l'emorragia, si era applicata dei punti, aveva disinfettato la ferita.
E tutto perché la sua mente e quella dell'infermiere da strapazzo avevano finito col fondersi completamente.
L'ego dell'umano era stato totalmente sovrastato da quello della divinità. Ben era là dentro, da qualche parte, come una goccia nell'oceano.
Eppure c'era ancora e si mostrava in quelle piccolezze e, cosa del tutto peggiore, continuava a infettarla con la sua umanità.
A rendere la situazione ancora meno piacevole era il fatto che il corpo in cui lei si trovava non era il suo, ma quello del ragazzo.
Aveva provato a cambiare forma, a tornare sé stessa, ma l'unica cosa che era riuscita a ottenere con quello sforzo era stata solo una dannata emicrania.
Quel corpo era così insignificante e debole.
Non era superveloce, non godeva di alcuna forza sovraumana e si feriva anche troppo facilmente. I capelli ricci della dea, i tacchi vertiginosi, gli abiti firmati in pura seta erano ormai un lontano ricordo.
Sarebbe stata intrappolata in quel corpo per tutta l'eternità. Ovviamente ci sarebbero stati corpi decisamente meno piacevoli in cui rimanere intrappolati, visto che quello di Ben godeva di un torace da surfista, ma non era quello il punto.
Il punto era che,se non fosse stato per colpa di quella/e cacciatrice/i robot e la sua combricola, avrebbe attraversato il portale e riottenuto la sua forma divina originale. Avrebbe schiacciato Buffy Summers come un insetto nella sua antica forma. E tutta Sunnydale con lei.
Ma era morta, o almeno Ben lo era, mentre lei aveva fatto a cambio con lui. Ed essendo passata a miglior vita, era finita all'inferno.
Nel suo inferno personale, fatto apposta per lei, sicuramente da coloro che un tempo erano i suoi due rivali. Gli stessi dèi che unendo le forze l'avevano scacciata per la prima volta, quando aveva abbassato la guardia.
Il suo inferno non includeva fuoco e fiamme. Non comprendeva catene chiodate e lunghe sedute di tortura. Non era costretta ai lavori forzati da demoni armati di tridenti. Il suo inferno era qualcosa di più subdolo. Essere costretta a vivere nella forma dell'esistenza che più aveva odiato dall'alba dei tempi: umana, per sempre. Non avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare qualcosa di peggio.
La sua prigione era una realtà simile a quella che aveva abbandonato. Ma non c'era alcun servitore al suo comando stavolta. Nessuno a fare le cose al suo posto.
Il proprio autocommiserarsi venne interrotto da un bussare alla porta: la pizza che aveva ordinato era arrivata. Si alzò controvoglia dal letto, alla ricerca dei pantaloni. La moquette era colma di cartoni e buste dei suoi pasti passati, tanto che per stare in piedi doveva per forza calpestarne qualcuno. La sua stanza era veramente piccola, tanto che concedeva a malapena lo spazio per il letto, un comodino non ben assestato e un armadio privo di sportello. Non che potesse permettersi di meglio di quel motel da quattro soldi in cui era costretta ad alloggiare. Già essere umano era una seccatura, ma essere un umano povero era un tormento.
Aveva provato più e più volte a farla finita, ma si era semplicemente risvegliata in quel sudicio posto il giorno seguente. Non poteva togliersi la vita, se era già morta.
Rinunciò alla ricerca dei pantaloni e si diresse alla porta in boxers e maglietta. La aprì, trovandosi davanti il fattorino. Occhiali spessi, acne giovanile impietoso sul viso. Un tempo avrebbe volentieri posto fine alle sofferenze di creature del genere, divorandone la sanità mentale, ma quel tipo di fame l'aveva abbandonata, come il resto dei suoi poteri.
Ora l'unico tipo di fame che la importunava era dettata dallo stomaco.
"Fanno 5 dollari e 25 centesimi" disse il fattorino, storcendo lievemente il naso per l'aria viziata che si respirava nella stanza.
Glory non rispose e si limitò a prendere dal comodino una banconota da 10 dollari, stropicciata.
Adorava fare shopping. Quando aveva saputo dell'invenzione del denaro da parte degli esseri umani, ere orsono, era rimasta deliziata dall'avidità che essi riuscivano a raggiungere e dalle atrocità che erano in grado di commettere pur di ottenerlo. E nel suo periodo a Sunnydale si era data alla pazza gioia nel prosciugare i conti senza fondo che i suoi servitori goblin le assicuravano. Ma quello era diverso. Non era un acquisto di lusso, tanto per cominciare. Si trattava di una pizza economica che le sarebbe costata più o meno un terzo dei soldi che possedeva al momento.
Prese il resto che le venne dato dal fattorino e lo contò rapidamente, rivolgendo poi a lui un'occhiataccia.
"Mancano 5 centesimi" disse col palmo aperto. Ecco come si era ridotta. Ecco ciò che le era stato fatto. Un dio capace di trasformare i peggiori incubi in realtà che si lamentava per 5 centesimi.
Il ragazzo la guardò e tirò poi fuori i 5 centesimi dal proprio marsupio "Mi scusi".
Rimase poi lì sulla soglia, aspettando la mancia. Glory lo squadrò un secondo e poi chiuse la porta di colpo.
Fece ritorno sul letto dopo aver superato gli ostacoli sul pavimento e si sdraiò. Aprì il cartone di pizza e si avvicinò una fetta alla bocca, recuperando con la mano libera il telecomando del suo minuscolo televisore. Lo accese per poi trovarsi davanti uno schermo pixelato. Provò a cambiare canale, ancora e ancora, ma senza alcun risultato.
"Dannata antenna!" urlò, scaraventando il telecomando contro lo schermo.
"Non credo che quello sia il modo più appropriato per farlo funzionare" una voce, dal nulla.
Glory si alzò di scatto. Davanti a lei un vecchio mingherlino, con dei rasi capelli bianchi. L'esile figura stava in piedi con una compostezza impeccabile.
"Chi diavolo sei tu?" disse l'ex divinità, corrugando le sopracciglia e stringendo i pugni chiusi.
Tutti gli esseri umani che la circondavano erano fasulli. Delle ombre create allo scopo di rendere la sua esperienza umana più verosimile. L'aveva capito col tempo, a furia di stare lì. Ma ciò che sapeva per certo era che queste ombre mancavano di una propria iniziativa personale.
La figura rimase ferma a fissarla, un debole tremore sul labbro inferiore.
"Chi sei ho detto!" alzò la voce lei, avvicinandosi minacciosamente.
Il vecchio sputò fuori improvviamente una lingua lunghissima, con la quale avvolse uno dei polpacci di Glory e lo tirò, facendole perdere l'equilibrio.
"Maledizione" imprecò lei, sdraiata sulla moquette tra rifiuti e cianfrusaglie. Il vecchio lasciò la presa alla gamba e la sua lingua fece ritorno nella sua bocca.
"Si può escludere per certo che tu sia un essere umano - disse l'ex divinità rialzandosi - Allora, per chi dei due lavori? Freesia o Mithras?".
Il vecchio oscillò la testa verso un lato e si sfregò le mani "Sono desolato che proprio Sua Magnificenza non mi abbia riconosciuto..."
Una coda squamosa color verde scuro spuntò fuori da sotto il cappotto della figura e cominciò a strisciare sul pavimento.
Glory la osservò circospetta "Aspetta un secondo... La lingua, la coda. Non è che per caso c'è il vecchio Doc là dentro ?".
Il vecchio fece un sorrisetto e sputò appena la punta della lingua, che si aprì come un petalo in quattro parti. Al centro di essa la testa nera di un serpente.
"Sono onorato nel constatare che Vostra Grazia non si è scordata di me" disse la creatura, contorcendosi sinuosamente.
"Come dimenticare uno dei più rivoltanti e fedeli dei miei servitori - disse Glory avvicinandosi e accarezzando con l'indice la testolina della creatura - Il demone serpente che entra nei corpi degli altri, ne divora le viscere e le sostituisce, manovrandoli a suo piacimento".
La mano di Glory assò rapidamente appena sotto la testa della creatura, ghermendola e stringendo forte la presa. La creatura provò a lamentarsi ma riuscì a emettere solo qualche suono.
"Se combini nuovamente uno scherzo come quello di prima farò molto peggio che darti una semplice strizzata" detto ciò scaraventò la creatura dentro la bocca dell'ospite.
Il vecchio la guardò allarmato e si toccò la gola, deglutendo.
"Chiedo perdono, non era mia intenzione offenderla. Volevo solo assicurarmi se fosse ancora dotata di qualche capacità speciale ora che...".
"Ora che sto indossando Ben ventiquattr'ore su ventiquattro" lo interruppe lei, seccata.
"Non avrei dovuto toccare questo tasto dolente - disse Doc, guardandosi intorno - Certo che non ci sono andati piano con la parte del tormento".
"Che sei venuto a fare qua? E soprattutto come diamine sei entrato? " tagliò corto la padrona di casa.
"Rimandiamo a dopo le spiegazioni, ci resta veramente poco tempo prima che - il vecchio si affacciò alla finestra della camera e si grattò il mento - Oh, meno di quanto pensassi!".
Glory osservò fuori, notando una folla di persone che avanzava in direzione del motel "Che sta succedendo?"
"Si sono accorti della mia intrusione. Saranno pure persone fasulle, ma credo che i loro pugni facciano altrettanto male" commentò il vecchio.
"Allora sarebbe il caso di cominciare a svuotare il sacco, che dici?" suggerì Glory, tirando fuori da sotto il letto una mazza da baseball.
I due sentirono all'improvviso qualcuno bussare alla porta. Si scambiarono un'occhiata, poi guardarono di nuovo l'ingresso. Silenzio. Dopo una manciata di secondi il vetro della finestra venne infranto.
"Merda! E' già difficile dormire senza riscaldamento qui dentro!" si lamentò Glory.
Alla finestra, facendo irruzione, il fattorino di pochi minuti prima.
Senza esitazione, anzi con un velato piacere, l'ex divinità lo colpì in pieno volto con la mazza, tramortendolo.
"Sono venuto per tirarvi fuori da questa prigione" disse il vecchio, aiutando poi l'altra a spostare l'armadio e posizionarlo di fronte alla finestra.
"Per avere una splendida esistenza da infermiere umano altrove?" disse seccata Glory, trovando i pantaloni dietro la precedente posizione dell'armadio e infilandoseli in tutta fretta.
"Potrà pensare a recuperare tutta la vostra onnipotenza, troveremo di certo un modo" assicurò Doc.
La folla si faceva sempre più vicina.
"Anche volendo quei due non perderanno l'occasione di darmi la caccia. E senza neanche i miei poteri al minimo non ho molte speranze".
"Per questo motivo dobbiamo pensare a metterli fuori gioco" disse il vecchio.
Glory incrociò le braccia incuriosita, quasi dimenticandosi della minaccia imminente.
"E come pensi di mettere fuori gioco due divinità infernali?" domandò scettica.
Una botta secca alla porta, seguita da un'altra e un'altra ancora: erano arrivati.
"Le sfere di Dagon" sussurrò Doc, una luce sinistra negli occhi.

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Capitolo 2
*** Occasione ***


Dagon poteva vantare di essere una delle primissime dimensioni infernali a essere state generate, direttamente da quella originale.
Questa sconfinata dimensione intrisa di energie malevole era completamente nel caos ai suoi albori.
Tutto si stabilizzò quando le energie trovarono il modo di concentrarsi sotto forma di tre sfere.
Seguirono secoli di un rinnovato equilibrio, al termine dei quali quelle sfere rivelarono la propria vera natura: delle uova.

Glorificus fu la prima divinità a venire fuori dalla propria sfera.
Un intriso di malvagità e sadismo purissimo, la dea conobbe presto la sua caratteristica principale, che non l'avrebbe mai abbandonata: la fame.
Una fame insaziabile di energia altrui.
Per questo, non appena nata, non esitò un secondo nel provare a divorare le altre due uova. Non ci riuscì, perché il semplice toccare quei globi la debilitava e indeboliva.
Questo permise a Mithras e Freesia di venire alla luce senza che la sorella li eliminasse prima.
Essendo potenti artefatti, le sfere di Dagon rimasero integre anche dopo la schiusa.
Ciò si rivelò essere un problema per tutte e tre le divinità, dato che gli stessi oggetti che le avevano generate, erano anche potenzialmente letali per tutte loro.

I tre arrivarono a un comune accordo, secondo il quale ognuno si sarebbe sbarazzato della propria sfera, portandola altrove. Per farlo ciascuna divinità si occupò di creare dei servitori, capaci di trasportare le sfere e nasconderle.

I tre crearono poi insieme una chiave, che permettesse loro di viaggiare nelle dimensioni e uscire da Dagon.
Con la minaccia delle sfere ormai lontana, ben presto le divinità radunarono i propri eserciti e passarono ere intere a contenedersi Dagon senza esclusione di colpi.

Il potere di Glorificus era però incontrastabile. Ogni volta schiacciava letteralmente gli altri due.
Solo l'immortalità dei due salvava entrambi dalla totale distruzione. Neppure alleandosi insieme erano riusciti ad avere la meglio contro di lei.

Il resto della storia era una ferita ancora aperta nell'orgoglio di Glorificus, dato che si era ritrovata improvvisamente cacciata a tradimento, bandita ed espulsa dalla sua stessa casa.
I suoi due rivali avevano infatti violato l'accordo, e avevano usato uno dei globi per spedirla nel mondo umano, privata della sua antica gloria.

                                                                                                                                                                                              


"Voi conoscete ancora l'ubicazione del vostro globo, non è così?" chiese Doc, bloccando la porta con le braccia e sputando la lingua, facendola passare per la fessura della posta in modo da attaccare alle gambe gli assalitori e sbilanciarli.

"Anche se fosse si trova in una dimensione nascosta. Potrei raggiungerla facilmente, se solo avessi ancora con me la mia chiave" disse Glory, colpendo con la mazza le braccia che dalla finestra provavano a spostare l'armadio.

Il vecchio riaviluppò la lingua, riportandola all'interno della bocca, si allontanò dalla porta e tirò fuori dalla tasca della giacca un piccolo pugnale appuntito, intriso di sangue.

"Tesoro, se pensi che quello ti possa essere d'aiuto contro una folla inferocita, hai qualche rotella fuori posto" commentò sarcastica l'ex divinità, continuando a sferrare mazzate.

Doc si mise al centro della stanza "Sua Magnificenza, questo non è un pugnale qualsiasi. Lo era, prima che lo usassi per portare a termine il rituale che voi non avete potuto finire".
Glory si girò di scatto, distogliendo l'attenzione dalle persone alla finestra, e si avvicinò cautamente al vecchio.
I suoi occhi brillarono alla vista di quel pugnale.
"Mi stai dicendo che il sangue in questo pugnale aartiene alla mocciosa?".

Doc annuì, mentre la porta veniva scardinata dai colpi della folla all'esterno.

"Ho potuto accedere a questa dimensione proprio grazie a esso, ma ci sono voluti innumerevoli tentativi per farlo funionare".
Glory prese il pugnale dalle mani dell'altro e lo guardò, agitandolo poi nell'aria.
Il vecchio la guardò preoccupato, mentre l'armadio veniva ribaltato "Come ho detto, non è affidabile al cento per cento. Mi ci sono voluti otto mesi per... - il demone rimase senza parole quando, dopo aver finito di agitare il pugnale, Glory tagliò letteralmente l'aria, creando uno squarcio dimensionale - Non importa".

"Forza, andiamo - disse Glory, gettando a terra la mazza - Non ho intenzione di marcire qua dentro per l'eternità".
Prese l'altro per il braccio e lo gettò verso lo squarcio. Doc venne inghiottito e, dopo una rapida occhiata alla folla che ormai invadeva la stanza, Glory si lasciò alle spalle quello squallore senza pensarci due volte.
Lo squarcio si chiuse poco dopo, alle sue spalle.


                                                                                                                                                                                                                             

Glory odiava il sudore. Ne odiava il tanfo, ne odiava la consistenza e, più di tutto, odiava sentirlo sulla propria pelle.
E senza i suoi devoti servitori a sventolare aria fresca per lei o a ricoprirla di creme e unguenti, con gli ormoni del sudicio Benny e, soprattutto, in pieno deserto, quella non era esattamente la sua situazione ideale.

Si tolse la maglietta di cotone, restando a petto nudo. La fronte grondante di sudore.
Si girò verso Doc "Come fai a non morire di caldo con addosso quella giacca?".
Il vecchio continuò a camminare tra le dune con compostezza.
"Sono un demone, anche se sto indossando un essere umano, non lo dimentichi. Forse avrebbe dovuto pensare a qualcosa di più confortevole per la sfera che una dimensione così calda".

Glory strinse l'elsa del pugnale "Sta attento a come ti rivolgi al tuo dio".
"Chiedo scusa - disse l'altro chinando il capo e provò a cambiare argomento - Almeno ora ha finalmente la sua preziosa chiave".

"No, affatto" disse l'ex divinità, cupa.
"M-ma, il rituale... il pugnale" commentò lui, incredulo.
"Questo pugnale ha raccolto una minima parte dell'energia della chiave. Vista la quantità di sangue che c'era nella lama prima di questo viaggio e a giudicare dalla quantità che ne rimane, direi a occhio e croce che c'è sangue sufficiente per altri due soli viaggi".

"Questo potrebbe essere un problema" disse il vecchio, pensieroso.
"E' sufficiente per portare a termine il nostro piano" chiarì Glory, fermandosi a un certo punto e guardandosi attorno.

Piramidi maestose si ergevano in ogni direzione.
Doc fissò disorientato il panorama.
"Poco fa mi ha accennato che la sfera è nascosta in una piramide. Spero che si ricordi quale tra queste migliaia".
"Nessuna di loro. La piramide che ci serve è sottoterra".

"Bene, e si ricorda dove?" chiese il vecchio, grattandosi il capo.
"Ho creat ogni singolo atomo di questa dimensione, certo che lo so - disse Glory, togliendosi un po' di sudore dalla fronte con il dorso della mano - Non c'è niente qua dentro che non si muova senza il mio vo-".

Le parole dell'ex divinità furono interrotte quando la sabbia sotto i loro piedi cominciò a sprofondare, facendole perdere l'equilibrio.
Il movimento anomalo della sabbia continuò, facendola capitolare.
Il terreno stava cedendo, e le dune venivano risucchiate in una fossa gigantesca.
Al centro della ossa uno scorpione gigante, apena emerso. Non ci volle molto ai due per capire che era stata la creatura a causare gli smottamenti.

"Credo che quello fosse il passato" commentò Doc, osservando la creatura minacciosa.
"Chiudi la bocca e aiutami" urlò Glory che stava andando a finire direttamente verso le fauci del mostro.

"Temo che per aiutarla dovrò tenerla aperta" si affrettò a dire il vecchio, sputando fuori la lingua e afferrando uno dei polsi di Glory. Riuscì ad avvilupparla in tempo, prima che l'altra finisse divorata, e la riportò su terreno stabile.
Lo scorpione estese erso l'alto la propria coda, tanto che la sua ombra si proiettava proprio su dove stavano i due.
"Questo non è mai un buon segno" disse Glory, spalancando gli occhi.

I due si lanciarono in direzioni opposte, uscendo dall'ombra della coda in tempo prima che la bestia li colpisse con uno schianto.

Doc schiuse la punta della lingua, per andare a morderla, ma dovette fare i conti con il carapace della bestia. Era troppo duro, non riuscì nemmeno a scalfirlo.
Glory si mise in iedi, dopo essersi rialzata da terra. La creatura avanzò rapidamente verso di lei, battendo le chele.

"Dobbiamo scappare, non c'è niente che possiamo fare!" esortò Doc, facendo ritorno sul corpo dell'ospite.
Glory sbuffò seccata e si parò davanti alla creatura, per nulla intimorita. Una mano aperta verso di essa per intimarle di fermarsi.
"Fermati subito, idiota! Sono il tuo dio!".

La creatura non esitò e l'ex divinità si ritrovò tra le sue chele.
"Oh, mer*a " disse mentre le chele si chiudevano rapidamente con lei in mezzo. Dandosi per spacciata chiuse gli occhi, udendo in seguito un rumore metallico. Riaprì gli occhi, sorpresa di essere ancora tutta intera.
Davanti a lei un uomo in armatura, che brandiva uno spadone. L'arma era piazzata in orizzontale, in modo tale che le estremità bloccassero la che la della creatura dal chiudersi del tutto.
Il viso dell'uomo era visibile. Portava dei lunghi capelli neri, tagliati in maniera grossolana e una barba non curata. Nonostante il look da selvaggio, riusciva ad essere a suo modo affascinante per Glory.
L'attenzione di lei si portò allo stemma che decorava l'armatura dell'uomo "Bisanzio...".

"Tutto bene, ragazzo?" disse il cavaliera, facendo resistenza contro la bestia.
"S-sì - rispose Glory - Se non contiamo la morte imminente".

"Tra poco dovrò togliere la spada, sta giù" disse l'alto. Glory seguì le istruzioni e si gettò a terra.
Il cavaliere tolse l'arma dalla sua posizione e prima che la bestia riuscisse a chiudere la chela gliela mozzò con un taglio netto.
La creatura si agitò, perdendo del sangue verdastro e si diede alla fuga. rintanandosi sotto la sabbia.

Il cavaliere porse la mano a Glory, che la afferrò per aiutarsi a rialzarsi.
"Come diavolo ci sei riuscito?" chiese l'ex divinità, guardando la chela amputata della creatura".

"Prego, è stato un piacere" commentò sarcastico l'altro.
"E come fai ad indossare tutta quella ferraglia senza arrostire?" lo guardò lei circospetta.

"Marl!" una voce da una duna vicina. Un vecchio spelacchiato con dei folti baffi bianchi agitava il braccio verso i due.
Era più tozzo e basso del vecchio posseduto da Doc. Forse di una decina d'anni più giovane. Indossava una tunica logora.

Doc raggiunse nel frattempo la sua dea "State bene?"
"Non per merito tuo" osservò lei.
Il cavaliere indicò l'uomo con la tunica che costeggiaa la fossa gigante intento a raggiungerli.
"Oras è un chierico capace di lanciare potenti benedizioni - disse rinfoderando la propria lama - E' grazie a lui se non soffriamo il caldo in questa dimensione. E se il mio spadone può fare julienne di demoni. Poco fa, hai riconosciuto il mio stemma. Chi siete?"

"Rinforzi - rispose Glory, repentina - questo Doc, il mio chierico. Ma non è particolarmente dotato".
Doc rimase al gioco, facendo un cenno con la testa a Marl.
Il cavaliere lo scrutò dubbioso "Non ho mai visto un chierico andare in giro vestito in giacca e cravatta".
"Posso praticare benedizioni soltanto sulla mia persona - spiegò il vecchio, cercando l'altra con lo sguardo - E per quanto riguarda la mia scelta di indumenti... Ecco, è una lunga storia".
"L'esercito di Bisanzio è stato sterminato. Siamo rimasti in pochi. Lavoriamo in incognito per sopravvivere" tagliò corto lei.
"Non così lunga apparentemente"  constatò il vecchio.
Il chierico finalmente li raggiunse.
Il cavaliere rimase pietrificato alla notiziona ricevuta e si gettò in ginocchio sulla sabbia.
"Che succede? - chiese Oras preoccupato, mettendo una mano sulla spalla del cavaliere e rivolgendosi agli altri due- Chi siete?".
Marl chiuse gli occhi pesantemente "Sono rinforzi di ciò che rimane del nostro esercito. Il nostro ordine è stato massacrato".

Il cherico si portò una mano alla bocca addolorato "Chi è stato?".
"Chi pensi che sia stato? - domandò Glory, provando un piacere perverso nel farlo - Glorificus".

"Quell'immonda bestia!" imprecò l'uomo in tunica.
Il cavaliere scosse la testa, non riuscendo a trattenere le lacrime "I nostri compagni... Se solo fossimo riusciti a trovare la sfera di Dagon".
L'uomo in armatura diede un vigoroso pugno sulla sabbia.

Come diavolo hanno fatto a raggiungere questa dimensione si chiese Glory.
Dato che i due sapevano combattere i demoni, l'ex divinità ritenne che avrebbe sicuramente avuto bisogno di loro.
Il chierico li scrutò sospettoso "Non mi sembra di riconoscere nessuno di voi. Sotto il comando di chi eravate?"

"Gregor" tirò a indovinare glory, riportando il nome dell'ultimo generale dell'ordine che aveva ucciso.
Marl si rialzò, recuperando lo spadone. 
Ciò allarmò Glory per un secondo, ma l'uomo lo ripose poi semplicemente nel fodero dietro la schiena.

"Capisco, facevate parte della divisione principale. Noi apparteniamo a quella dei mistici. Cavalieri supportati dalle benedizioni dei chierici di alto rango. Ci è stata assegnata l'importante missione di recuperare la sfera di Dagon. Dato che, oltre la chiave, i monaci si sono impossessati della sfera che ha cacciato la bestia, abbiamo dovuto usare altre vie, tentare di recuperare almeno uno degli altri. Eravamo una decina, ma ora siamo rimasti solo noi due".
Il chierico si sfregò le mani, ancora non del tutto convinto dai due e proseguì "Se come dite siete parte dell'esercito, non vi dispiacerà provalo recitando il nostro motto".

Doc deglutì nervoso, ma Glory rispose prontamente "La chiave è il vincolo, il vincolo deve essere eliminato. Questa è la volontà di dio".
Dopotutto aveva passato troppo tempo a che fare con quei soldatini, che non facevano altro che ripetere quel motivetto in ogni occasione a Sunnydale.

Il cavaliere guardò il chierico e quello si placò "Scusate la diffidenza, ma sono ormai due anni che non vediamo facce amiche".

"Siete in questa dimensione da due anni?" chiese Doc.
I due annuirono pesantemente, e il cavaliere prese la parola "La nostra è una missione sacra. Abbiamo usato un antico libro, che ci avrebbe assicurato di venire qui. Ci siamo offerti volontari, dato che nessuno sapeva se l'uso del libro avrebbe funzionato o meno. Alla fine il viaggio ha avuto successo ma - spiegò con rammarico - il libro è rimasto nel mondo reale".

"Possiamo ancora completare la missione" disse Glory ferma.
"A quale scopo? - chiese Marl, affranto - Le nostre legioni sono state sterminate".

"Da Glorificus. Ha spezzato le ossa degli uomini con le armature più pesanti e in pochi minuti per giunta. Facciamo almeno che non siano morti invano" lo spronò Glory, con un velato piacere nel descrivere il massacro da lei compiuto.

Oras guardò Glory scettico "Abbiamo setacciato ogni piramide sul nostro cammino e quando pensavamo di averle visitate tutte, ne abbiamo solo trovato altre ancora inesplorate. Questo deserto non ha fine".

"Conosciamo la locazione esatta della sfera" disse Doc, umettandosi le labbra.
"E come, di grazia?" lo scrutò il vecchio chierico.

"Abbiamo estorto le informazioni da uno dei servitori della Bestia" spiegò Glory, che aveva sempre odiato quell'appellativo.
"Dove si trova?" chiese il cavaliere, una nuova luce di speranza negli occhi.
"Seguitemi" rispose Glory, senza esitazioni.

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Capitolo 3
*** Recupero ***


"Io non vedo nessuna piramide qui" constatò scettico Oras, guardando l'enorme distesa di sabbia in cui il quartetto si trovava.
"Ma voi chierici non siete quelli a cui insegnano ad avere un po' di fede?" rispose Glory, scrutando una precisa zona tra le dune.
"Ecco, è lì" disse poi, indicando qualcosa sul terreno.
Marl si avvicinò dove lei aveva indicato, aggrottando le sopracciglia "Un sasso?".
"Quanti sassi triangolari conosci?" gli sorrise Glory, dopo averlo raggiunto.
"A dire il vero è da due anni che non vedo sul terreno qualcosa che non sia sabbia" rispose lui.
"La piramide è sepolta!" realizzò Oras a bocca aperta.
"Non avete mai studiato storia? Non tutte le piramidi sono in bella mostra" ridacchiò Doc, raggiungendoli.

Marl tirò fuori il proprio spadone e lo conficcò al suolo.
"E' il caso di mettersi a scavare" disse poi, rivolgendosi a Glory.
"Come? No, non voglio spezzarmi le unghie" commentò lei, riluttante.
"Ragazzo, i chierici sono troppo anziani per essere sottoposti a una tale fatica, ma le tue unghie sopravviveranno allo sforzo. E se non lo facessero, ne apprezzeremo tutti il sacrificio".
Glory sbuffò e cominciò a scavare a mani nude "Scotta!".
"Aspetta che ti abbia benedetto - disse Oras, avvicinandosi a lei e toccandole la spalla - Che Dio ti conceda la sua protezione, figliolo".
"Grandioso" sospirò l'ex divinità, rimettendo le mani sul terreno.
Scottavano comunque, data la sua natura non esattamente virtuosa, ma doveva fingere che i poteri del vecchio sortissero effetto.
Si morse il labbro e scavò quanta sabbia poteva, mentre Marl faceva altrettanto usando lo spadone a mo' di pala.

Dopo una decina di minuti sopportando quel dolore, finalmente smisero.
Marl spinse via la punta della piramide, che una volta rimossa rivelò l'ingresso, con una scalinata in pietra.
"Preparatevi a ogni sorta di trabocchetto una volta che saremo entrati qua dentro. Abbiamo rischiato la vita nelle altre piramidi così tante volte da perdere il conto. Non oso pensare cosa si celi in quella che contiene davvero la sfera." avvertì Marl, cominciando a scendere i gradini cautamente con l'arma in posizione difensiva.
Oras lo seguiì, voltandosi poi verso gli altri due "La maniera più cauta con cui procedere è con un cavaliere a inizio formazione e uno alla fine".
Prima di entrare, Doc guardò Glory "Li getteremo in pasto alle creature della piramide?".
Glory scosse la testa decisa "Dovremo affrontare molto peggio una volta arrivati a Dagon. Sarà meglio sfruttarli finché possiamo, quindi cerca di tenerli vivi. Anche se dell'altro vecchio mi sbarazzarei volentieri".
"E del cavaliere? Ho visto come lo guarda" insinuò Doc.
"Be diciamo che su di lui mi farei volentieri un giro, prima di farlo fuori".
"Sarà molto difficile nel corpo di Ben" ridacchiò il vecchio, cominciando a scendere i gradini per non perdere gli altri due.
Glory sbuffò seccata "Ho comunque più chance di voi due vecchiacci se rimaniamo intrappolati per sempre qua dentro".

L'ex divinità cominciò a percorrere la scalinata in pietra, un gradino dopo l'altro. Gli altri erano lontani, ma i loro passi erano ancora udibili.
Ma essere lontana da loro era esattamente ciò di cui necessitava.
Invece di percorrere il corridoio che trovò dinanzi a sé alla fine delle scale, si mise a tastare le pareti.
Dev'essere qui, da qualche parte" rifletté, concentrandosi per rintracciare i bordi dei mattoni. Dopo vari infruttuosi tentativi, trovò finalmente quello che stava cercando: uno spiraglio appena sufficiente da far passare una mano.
Vi infilò all'interno la propria, raschiandola contro la roccia ruvida, facendola sanguinare.
Prima la scottatura, ora questo. Qualcuno l'avrebbe pagata davvero cara.
Allungò le dita di Ben più che poté, tanto da farsi male ulteriormente e impugnò la leva che sapeva avrebbe trovato lì, nascosta.
Imprecò per il dolore, ma la tirò, scorticandosi ancora la pelle.
La parete alle sue spalle si sollevò di colpi, rivelando un passaggio segreto di cui lei era a conoscenza.
Gli altri non sarebbero stati comunque capaci di esserle d'aiuto contro ciò che stava andando ad affrontare.
Doveva andare da sola...


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Nascondere l'oggetto che è il tuo tallone d'Achille è un'impresa difficile.
Devi rendere l'accesso impraticabile e, soprattutto, mettere alla guardia qualcuno capace di far fuori chiunque voglia mettere le mani su tale oggetto.
E a guardia della sfera di Dagon c'era qualcuno di veramente all'altezza di tale compito.
Solo che ora poteva essere un problema persino per Glory.
Perché la guardia nella stanza della sfera era nientemeno che una banshee.
E non puoi ragionare con una banshee. Non puoi spiegarle pacatamente che sei la sua ex-divinità, intrapolata nel corpo di un infermiere umano ed evasa dal proprio inferno personale, dopo essere deceduta.
O la fai fuori in tempo, o lei ti uccide.

Con più o meno queste preoccupazioni, Glory stava percorrendo l'antichissimo corridoio che l'avrebbe portata nel cuore della piramide. Sulle pareti le raffigurazioni delle sue più importanti imprese. Le pareti del corridoio erano illuminate da torce con una fiamma eterna. Si avvicinò a una di esse e la staccò, impugnandola.
Nell'altra mano teneva il pugnale affilato intriso del potere della chiave.
Avrebbe potuto usarlo per scappare, nel caso non fosse riuscita a cogliere di sorpresa la creatura di guardia.
Una torcia e un pugnale. Non aveva tante speranze di reggere il confronto, ma d'altro canto non aveva nemmeno poi altre alternative.
A passo felpato raggiunse uno dei quattro antri nell'intero edificio che otevano condurre alla sfera e non a una morte certa, e si gettò a capofitto nella sala del tesoro.
Si trattava di un tempio in suo onore.
Due file di colonne dividevano la stanza in tre antri.
Al centro della sala due cerchi d'oro concentrici che roteavano, infuocati. I cerchi proteggevano la sfera, che levitava al centro, da qualsiasi contatto.
Glory si sporse dallo spigolo della parete per vedere se riuscisse a scorgere la banshee.
In un primo momento non vide nessuno, ma poté poi udire un rumore di passi.
Poco dopo la creatura sbucò fuori, mentre girava in ricognizione per la sala.
Un abito nero lungo, con spacco. L'aspetto di una donna con una carnagione cadaverica e dei lunghi capelli perennemente bagnati, come se fosse stata appena uscita dall'acqua, dopo essere affogata. Un'espressione annoiata in quegli occhi intrisi di sangue.
La banshee continuò a camminare, dando poi le spalle all'ingresso.
Glory colse quello come un invito a entrare e nascondersi sulla colonna dalla quale la creatura si era appena distanziata.
L'avrebbe aggredita alle spalle al prossimo giro.
Rimase in attesa silenziosa, facendo caso al più piccolo rumore di passi. Erano lontani.
Deglutì con il cuore in gola, stringendo forte la torcia e il pugnale.
Non poteva permettersi il lusso di ritentare. E al più piccolo errore, la banshee avrebbe scatenato le sue grida letali.
Sospirò, sentendo poi i passi farsi sempre più vicini.

Si mise in posizione, pronta a scattare, quando all'improvviso sentì un tocco umido sulla spalla.
Raggelò, mentre veniva costretta a voltarsi.
Faccia a faccia con la creatura, a bocca spalancata. Le sue braccia trattenute dopo che la creatura la prese ai polsi.
Un urlo disumano risuonò per tutta la sala, riecheggiando in ogni parte della piramide, facendone vibrare le pareti.

Glory fece un passo indietro, gli occhi segnati da un'espressione di panico.
La creatura lasciò la presa.
E l'ex dea riaprì gli occhi. Chiuse la mano che stringeva l'elsa del pugnale in un pugno che scaricò sulla faccia della banshee.
La banshee caddé a terra, sgomenta.
"Com'è possibile^ - disse rialzandosi in piedi - dovresti essere in un bagno di sangue in questo momento. Dovresti essere..."
"Morta? - la interruppe lei - Già fatto, tesoro".
Glory sorrise. A quanto pare l'urlo della banshee non sortiva alcun effetto su chi era morto.
La creatura provò a sferrare delle artigliate con le sue unghie affilate ma Glory la allontanò scottandole il viso con la torcia.
"Basta ora. Abbi più rispetto del tuo dio".
"Sua Grazia non si sarebbe mai presentata qui intrufolandosi come un ladro" urlò la banshee, ricevendo in risposta un altro pugno.
"E' una lunga storia, veramente troppo lunga per farmi avere voglia di raccontarla. E cosa più importante, non ho tempo da perdere".
La banshee si rialzò "Hai tutto il tempo che vuoi, perché non ti lascerò avvicinare alla sfera".
"Non hai potere su di me. Ora, l'unico motivo per cui non sei un flambé è che ho un compito molto importante da afffidarti, Iris".
La banshee sgranò gli occhi "Come conosci il mio nome?".
Glory sferrò un altro pugno "Odio ripetermi".

La creatura guardò Glory dritta negli occhi e si risollevò, per poi inginocchiarsi al suo cospetto.
"Basta convenevoli" tagliò corto lei, andando la centro della stanza.
"Come spengo questo affare?" disse l'ex divinità, risoluta, dinanzi ai cerchi infuocati.

"Lasci fare a me" rispose l'altra, avvicinandosi e lanciando un grido contro le fiamme. Una potente onda d'urto le spense all'istante.
"Finalmente" esultò Glory, percorrendo con cautela i pochi gradini che la separavano da un oggetto che in passato era capace di indebolirla come nulla al mondo.
Ma ora che era senza poteri, poteva tranquillamente toccare la sfera di Dagon senza alcuna ripercussione.
Ripose il pugnale e tenne quel globo lucente in mano.

"Ora che il mio compito è finito, la seguirò ovunque, Sua Magnificenza" disse Iris, timorosa di essere punita per l'insolenza dimostrata prima.
"E' da escludere. Non sono sola nella mia missione e la presenza di una banshee farebbe completamente saltare la mia copertura".
"A-allora cosa posso fare per lei?" deglutì la creatura, incerta.
"C'è in effetti qualcosa che potresti fare" disse Glory estraendo di nuovo il pugnale e puntandolo contro l'altra, che iniziava a indietreggiare, fino a trovarsi spalle al muro.
"M-mia signora..."
"E' un compito molto importante".

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