La penisola della libertà

di Kane_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'ultima boccata di libertà ***
Capitolo 2: *** Un nuovo inizio? ***
Capitolo 3: *** Milizia ***
Capitolo 4: *** Sfruttare le occasioni ***
Capitolo 5: *** Il leader ***
Capitolo 6: *** Ogni possibile alleato ***
Capitolo 7: *** Fuoco purificatore ***
Capitolo 8: *** Nuovi obiettivi ***



Capitolo 1
*** Prologo: L'ultima boccata di libertà ***


14 maggio 2018: dopo che l'Impero ha sconfitto i Cavalieri Neri, ottenendone i territori, può ora puntare ad espandere i propri domini in Europa, già in parte conquistata, e, dopo essersi preso a forza i grandi stati dell'Europa centro-occidentale quali Francia e Germania, volge il proprio sguardo alla penisola Italica, territorio particolarmente agiato e desiderato dalla maggior parte della nobiltà, in particolare dal nuovo imperatore, che, al contrario del suo predecessore scomparso senza preavviso, pare essere un fanatico della religione Cattolica, e quindi non riesce a tollerare che tale stato, sede della Chiesa Cattolica, sia in mano ai "bifolchi e deboli italiani, per nulla degni di tale onore", come detto da lui.

Quella mattina fu una come tutte le altre: il Sole stava sorgendo, le tenebre sparivano allo sguardo della grande stella e le persone si preparavano per andare a lavoro o a scuola...

"Cavolo, è tardi! se arrivo di nuovo in ritardo mi beccherò un'altra strigliata!" borbotta il ragazzo ancora sdraiato nel letto, fissando il grande orologio elettronico fissato davanti ad esso, nel quale vi era segnalato l'orario delle 6,30. Dopo dieci minuti, il giovane si decide ad alzarsi, si stiracchia assonnato e quindi si dirige in bagno, specchiandosi: "dai, su, un'altra giornata come tante, sopravviverò...". Nello specchio si vede il riflesso di un adolescente come tanti altri: capelli castano scuro, mossi e lunghi 5 cm o poco più, occhi verdi e assonnati, carnagione chiara, quasi pallida, lineamenti dolci e delicati e un corpo di altezza media, particolarmente magro e poco muscoloso nella parte superiore del corpo, non si può dire lo stesso però della parte inferiore, che presenta delle gambe muscolose, sebbene non proprio atletiche.
Doccia, denti e viso, quindi fuori dal bagno e dritto in cucina a fare la sua solita colazione abbondante, tra vari cornetti al cioccolato e una bottiglietta di succo di pera.
Annoiato se non disturbato dal silenzio che aleggia in quella stanza, prende in mano il telecomando e accende la TV, facendo zapping per trovare qualcosa di interessante: "Accidenti, non fanno più i cartoni animati come una volta di mattina?" borbotta il ragazzo, continuando a passare di canale in canale. "Forse dovrei smetterla di parlare da solo..."
la sua ricerca lo porta al telegiornale, il che non lo entusiasma più di tanto, ma, nonostante sutto, è sempre meglio delle telenovele che danno a quell'ora. Comincia a mangiare la sua colazione seduto di fronte al tavolo in cucina, appoggiando le proprie gambe alla sedia affianco, ascoltando in silenzio il telegiornale: <<... E ora passiamo alle ultime notizie giunte in redazione: pare che, dopo la resa incondizionata della Francia all'Impero di Britannia, essa abbia concesso a quest'ultimo il libero passaggio di unità militari sul proprio territorio, e sembra che i britanni non si siano fatti aspettare, di fatto i loro knightmare di ultima generazione si sono già portati ai confini di Spagna e Italia. Ora, qui con noi c'è un ospite per valutare la possibilità di essere invasi dall'Impero, il generale delle forze ar...>>. Il ragazzo distoglie l'attenzione dalla televisione per fare una delle sue solite riflessioni, ridacchiando un po: "Questo non andrà proprio giù a mio padre... ma Britannia non ha motivo di attaccarci, quindi non corriamo pericoli." al chè si alza dalla sedia, pulendo il tavolo e va a vestirsi: un paio di jeans e una maglietta a maniche corte sono l'ideale per quel clima così variabile, prende lo zaino ed esce di casa, procedendo a passo spedito verso la metropolitana più vicina.

Dopo qualche fermata di questa, si ritrova alla fermata del bus che lo condurrà a scuola. quando lo spazioso veicolo arriva, il ragazzo si trascina dentro con calma e sceglie un posto comodo, vicino al finestrone.
"Daniele!" Una voce rieccheggia per tutto il bus, proveniente da una giovane in fondo ad esso, che si avvicina a passo spedito a lui.
"Oh, buongiorno Alessia..." dice rivolgendosi alla ragazza che ormai si para di fronte a lui.
"Come stai?" chiede lei, incuriosita.
"Assonnato. non ho alcuna voglia di venire a scuola..:"
"Come sempre!" gli da uno schiaffetto in testa "guarda che se non ti dai una svegliata ti farai bocciare!"
"ehh, vabbhè, non sarebbe la prima volta... piuttosto, tu come stai invece?"
"che imbecille... io in realtà sono un po impaurita: hai sentito di Britannia? secondo te ci attaccheranno? ho sentito dire che vogliono ridurci in schiavitù!" dice lei con un filo di preoccupazione
"che cosa assurda, sono dei tiranni, ma non degli schiavisti... e comunque non hanno alcun valido motivo per attaccarci." cerca di rassicurare Alessia, visto che ha un carattere particolarmente influenzabile, ma in quel preciso momento vengono trasmesse delle immagini dalla TV che sta nell'autobus, di solito usata più a scopi pubblicitari che informativi: << Siamo collegati in diretta dalla Città del Vaticano, dove il papa ha annunciato che presto rilascerà una dichiarazione riguardante la pressione di confine che sta influenzando l'Italia da parte di Britannia. nessuno sa ancora cosa dirà, ma tutti si augurano che sia un discorso di pace che riesca a calmare gli spiriti belligeranti del mondo, che mai come nell'ultimo anno si son fatti sentire >>.
"adesso anche quel pagliaccio del papa..."
"Daniele! non dire queste cose! è pur sempre il capo della Chiesa, anche se non credi porta rispetto per chi lo fa..."
"non sto insultando chi crede in Dio, ognuno crede in ciò che vuole, ma insulto la chiesa corrotta e avida, che non sa fare altro che immischiarsi nei problemi degli altri..."
Il silenzio riempie il bus di aria vuota, come dopo l'esplosione di un ordigno, poco dopo vengono trasmesse le immagini di papa Carlo il Giusto, accompagnate dalla sua voce dura e fredda: << O, grande impero di Britannia, il nostro messaggio è una chiara richiesta d'aiuto: Il paese di cui siamo ospiti, l'Italia, è vittima del peccato, della corruzione ed è posseduto da Satana in persona: ad oggi, tra stranieri e non credenti, i cristiani cattolici sono meno del 60%, e i matrimoni religiosi sono sotto il 40%. questa cosa è inaccettabile, chiediamo pertanto al grande e glorioso imperatore, Richard Xi Britannia, la quale fede è ben salda nel cuore e nell'anima, di liberarci da questa opprimente presenza, "assolvendo" i peccatori ed "estirpando" il male da questo paese che deve preservare il più possibile la sua purezza, e chiedo umilmente a tutti i cattolici in Italia e nel mondo di sostenere l'avanzata dell'Impero più glorioso dai tempi del Sacro Romano Impero! che Dio sia con voi, e che non abbia pietà di chi non è con lui. >>

- Sarà anche vero che l'Imprero di Britannia sia quello più glorioso dal tempo di Carlo Magno, ma è anche vero che tutta la storia non ha mai visto un papa così politicamente estremista -
"Daniele, sai risolvere quest'equazione?" Il ragazzo viene preso alla sprovvista, si guarda attorno e realizza di essere in classe e non più dentro i propri pensieri. fissa la lavagna in silenzio, immobile, poi ammette le sue colpe: "scusi professoressa, ero alquanto distratto...".
stranamente l'insegnante non lo sgrida, nè si rivolge a lui con tono aggressivo, anzi, tutto il contrario: "Non potrebbe essere altrimenti. Ascoltami, lo so che sei preoccupato per quello che sta per succedere, ormai è ovvio che qui gente come noi non è più ben accetta..." si rivolge quindi a tutta la classe "... Presto Britannia verrà a prenderci, e sebbene io sia dell'idea che a scuola non bisogna parlare di politica contemporanea, mi sento in dovere di chiedervi di non cedere alle loro pressioni. Vogliono un mondo in cui siamo tutti uguali, dove la democrazia non esiste e dove è il più forte che decide per tutti. se sei diverso e sei debole, sarai perseguitato, per cui siate diversi, ma siate forti, affrontateli a viso aperto, perchè la diversità è la cosa più bella del mondo..."
Silenzio. nella classe non vola una mosca, e dopo pochi minuti, la lezione riprende da dove era stata interrotta.

...

Suono della campanella, lezioni terminate, i ragazzi gridano e le ragazze schiamazzano all'uscita della scuola: chi va a casa in macchina, chi in motorino, chi in bus. 
La donna si reca in aula professori e timbra il cartellino come sempre, sebbene sa che quella sarebbe stata la sua ultima volta. Saluta i colleghi con naturalezza e si dirige in auto, avviando il motore: - Siate forti, anche per chi non lo è... anche per chi è come me..- in una manciata di minuti arriva a casa, dove ad attenderla c'è la sua consorte, spaventata di ciò che ha visto e sentito alla televisione: "hai sentito cos'ha det..."
"si, facciamo le valigie, andiamocene da questo posto prima che sia troppo tardi, non c'è più posto per noi.".
Le due donne si dirigono in camera e riempiono le valigie di effetti personali, tra vestiti, foto e strumenti per l'igiene personale, poi una delle due fa il giro della casa per spegnere gli elettrodomestici, e nota che la TV è ancora accesa: "Vale, presto! vieni ad ascoltare!"
L'insegnante si dirige in sala, dove si trova anche sua moglie, e insieme ascoltano le parole dell'Imperatore di Britannia, intento a rilasciare una dichiarazione alla stampa mondiale: <<... La situazione in Italia è davvero vergognosa, è invasa dalla corruzione e i suoi abitanti vivono nel peccato, senza curarsi delle conseguenze delle loro azioni, lo stesso papa ha richiesto personalmente il mio intervento, e sono felice di comunicare due fantastiche notizie che rassicureranno tutti i credenti nel mondo: questa penisola del peccato sta per essere epurata, in questo preciso momento i Knightmare Frame britannici stanno penetrando nell'entroterra italiano per liberarlo, e voglio annunciare inoltre che l'Area 21, ovvero l'Italia, verrà interamente donata al papa e verrà rinominata "Nuovo Stato Pontificio", e avrà il privilegio di essere l'unico stato indipendente da Britannia in tutto il mondo. Chiedo a tale personificazione divina di prendersi cura di queste terre una volta immacolate ma ora devastate dal peccato di chi le abita, estirpandone il male con ogni mezzo che reputerà necessario. >>.
Valentina prende in mano il telecomando e spegne la TV, poi il silenzio, fino a quando la sua consorte non riesce più a trattenere le lacrime e crolla in ginocchio a terra: "... Ma ci sono veramente persone così fanatiche? da quando la religione è sinonimo di intolleranza? chi è che osa definirsi cristiano quando è così chiuso nella mente e nel cuore? perchè proprio a noi...?"
"Andiamocene da qui, Francesca..." intima l'insegnante, dandole una mano ad alzarsi "... Finchè siamo in tempo, forse riusciamo ad arrivare almeno in Svizzera."
La donna si asciuga le lacrime e annuisce, le due prendono le valigie e le caricano in macchina, per poi dirigersi in autostrada, intasata dal traffico: "cavolo, non ci voleva!" esclama Valentina, mentre la sua compagna si limita a stare in silenzio, osservando l'orizzonte, quando tutto d'un tratto nota dei puntini in lontananza che si avvicinano ad una velocità impressionante: "Guarda la!" grida indicando quella zona del cielo, che in pochi secondi si riempie di altri puntini neri: erano veicoli da trasporto per i knightmare britannici. In poco tempo il cielo sopra di loro viene invaso da questi velivoli: "Finchè stiamo fermi qui, immobili, non possono farci niente, vero? nessuno può sapere che stiamo scappando..." continua a ripetersi Francesca
"Spero sia così..."
"Riusciremo a cavarcela...?"
Proprio quando la donna pronuncia quelle parole, i knightmare cominciano ad essere sganciati sulla zona, piovendo letteralmente addosso alle macchine, mietendo svariate vite.
Lo spettacolo è raccapricciante: veicoli accartocciati e sangue ovunque, l'autostrada comincia a creparsi sotto il peso dei grossi mezzi di invasione sommato a quello delle vetture già presenti, e l'atroce visione peggiora ancor di più quando le forze robotizzate dell'Impero cominciano a sparare addosso a palazzi, civili e fuggiaschi. 
Le due donne non possono fare altro che rimanere nascoste in macchina, fissando il cielo dalla vetrata che c'è nel tettuccio della loro auto, in silenzio. All'improvviso però, un'ombra comincia ad oscurare il cielo: un knightmare viene sganciato proprio sopra di loro. 
Quei pochi secondi necessari al camminatore per raggiungere il suolo sembrano anni di vita alle due, che ormai sono consapevoli della fine che sono destinate a fare. Valentina copre col corpo la sua Francerca, sperando invano che ciò possa aiutarla a sopravvivere, conscia che questo gesto però non cambierà assolutamente nulla.
"Non importa se andremo in Paradiso o all'Inferno, e non so se Dio approverebbe un simile massacro, ma so solo che io ti amo, ti ho amata in vita e continuerò ad amarti, anche dopo la mia morte..."

...

"Finalmente fuori da quei vagoni infernali!" esclama Daniele, finalmente fuori dalla metropolitana. Timbra l'uscita e si dirige a passo svelto fino a casa, non vede l'ora di rivedere suo padre, visto che gli aveva promesso un pomeriggio insieme al parco.
anche se il ragazzo ha ormai 15 anni, non si è mai allontanato dal padre, visto che, per colpa del suo lavoro, non ha potuto vederlo spesso. Nonostante ciò, non gliene fa una colpa, è abbastanza maturo da comprendere che quello è un sacrificio che aveva scelto di fare per il suo bene, e quando gli capita di poter passare un po di tempo con il suo vecchio è sempre particolarmente entusiasta.
"Sono tornato!" esclama il giovane appena rientrato a casa, e si dirige in sala, dove suo padre sta guardando la televisione. L'uomo la spegne con velocità e guarda suo figlio con un'espressione un po cupa, per poi lasciargli uno dei suoi soliti sorrisi che il ragazzo apprezza così tanto: "Ah, era ora eh! Che è successo, hai accompagnato la ragazzetta fino a casa?"
"Papà! Ma cosa vai pensando? sono tornato anche in anticipo!" 
"Certo, come no... Allora, sei pronto per andare al parco?"
"ovviamente si!"
Padre e figlio escono di casa, camminando serenamente lungo un sentiero che taglia i campi e che gli porta direttamente al fiume li vicino. Arrivati al parco, i due si siedono alla loro solita panchina.
"Daniele, tu sai cosa significa essere Italiani?"
Il ragazzo lo guarda incuriosito, suo padre è un uomo che, nonostante faccia l'impiegato, si intende parecchio di politica ed ha uno spirito decisamente patriottico, quindi è decisamente abituato a certi discorsi: "Essere italiani significa amare questa terra, la sua cultura e le sue svariate tradizioni?"
"Non solo: essere Italiani significa anche non svendere questo status a nessuno, per niente al mondo. Se sei italiano, dovunque sarai, rimarrai sempre tale, anche se un giorno l'Italia stessa camberà il nome, la cultura e le tradizioni... se continuerai ad amare l'Italia, la Vera Italia, allora potrai reputarti Italiano... non dimenticarlo, mai."
il ragazzo rimane in silenzio, fissando quell'uomo sulla cinquantina, nonostante ne dimostri decisamente di meno: capelli argentati, un po lunghi, occhiali e barbetta incolta, occhi grigi e un sorriso che ha il potere di infondere in suo figlio un coraggio e un calore senza pari. "Dici questo perchè hai paura che Britannia ci invada?"
L'uomo non risponde, sa che le truppe dell'Impero sono già in avvicinamento, ma non vuole preoccupare l'unica ragione per cui ha continuato a lavorare così duramente, quindi si alza e si avvia verso l'uscita del parco "avanti, andiamo a prendere il gelato!"
Daniele decide di non approfondire la questione, e si alza sorridendo "non vedo l'ora!"

Arrivati nello stradone principale, i due entrano in gelateria e prendono un cono ciascuno, quindi tornano in strada e camminano in direzione di casa. la pace di quel momento è particolarmente rassicurante, gli istanti diventano minuti, i minuti diventano ore. 
"Papà, dovremmo fare più spesso questo genere di cose..."
"Lo so, e ti prometto che questi momenti insieme saranno sempre più frequenti, lo sai che io mantengo sempre le mie promesse..."
"Già, sei il migliore padre che potessi desiderare... ti voglio bene."
il padre sorride a quelle parole, con le lacrime agli occhi, abbraccia suo figlio stringendolo forte: "Anche io, sono fiero di te, non dimenticarlo mai..." 
Alza lo sguardo al cielo, e nota all'orizzonte uno sciame di puntini neri in avvicinamento. prende a pieni polmoni l'ultima boccata di libertà e, trattenendo il più possibile le sue emozioni, da dei soldi al ragazzo e indica un negozio dall'altra parte della strada, cercando di non fargli notare quel disturbante spettacolo: "Tieni, comprati qualcosa che ti piace, io... aspetterò qui, va bene?"
Daniele annuisce prendendo i soldi, guarda suo padre negli occhi e sorride: "Grazie, torno subito allora!"
Il ragazzo entra nel negozio, alla ricerca di qualche articolo interessante, il padre si appoggia al muro dell'edificio di fronte e rimane fermo, in silenzio, fino a che non ha inizio la pioggia di Knightmare, che in poco tempo riempiono tutto il vialone.
 
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Ciao a tutti, sono Andrea, ho 18 anni e sono uno studente di Milano.
Prima di tutto ringrazio te, caro lettore, per aver dato una possibilità al mio racconto, anche solo leggendolo, arrivando fino a leggere questa piccola nota.
So di non essere un abile scrittore, non ho mai dedicato molto tempo alla lettura o alla scrittura, ma ho deciso, sotto consiglio di una mia amica, di provarci comunque. Questo è il primo capitolo della prima storia che pubblico in assoluto, fino ad ora ho scritto solo temi scolastici e raramente ho preso un voto più alto del 7, mi rendo conto di non essere sicuramente il meglio di questo sito, ho letto davvero racconti agghiaccianti da quanto sono espressivi ed emozionanti, ma mi auguro di dar vita ad una storia perlomeno decente, che riesca ad appassionare qualcuno di voi.
I miei più grandi difetti quando scrivo un tema sono due: sono molto dispersivo, tendendo ad approfondire particolari insignificanti a discapito di quelli importanti, e tendo molto a ripetermi, ma sono difetti che sto cercando di limare il più possibile.
Vi prego di scrivermi qualunque osservazione, anche la più stupida o aggressiva nei confronti della mia storia, di modo che io possa migliorare apprendendo dai miei punti forti e da quelli deboli. grazie ancora a tutti.

Se avete qualche domanda, su qualsiasi cosa, non esitate a chiedere, io non mangio nessuno.

ci si vede al prossimo capitolo!
EDIT: chiedo scusa, ma mi sono accorto solo ora che, quando ho pubblicato il capitolo, mancavano alcuni discorsi fondamentali, il che rendeva il tutto senza senso e inutile, ora ho corretto, spero di non trovare altri errori del genere... dannato HTML.

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Capitolo 2
*** Un nuovo inizio? ***


Anno 2021: L'italia è ormai nelle mani della Chiesa da quasi tre anni; ribattezzata "Nuovo Stato Pontificio", questa ha riorganizzato completamente il potere, usando il pugno di ferro contro coloro che osano opporsi a questo, o, molto più semplicemente, contro chi la pensa diversamente da quella che è l'ideologia del papa, monarca assoluto dello stato. Ebrei, musulmani, estremisti politici, omosessuali, prostitute o anche solo gente ritenuta d'intralcio è stata sequestrata, privata di ogni avere e infine uccisa o inprigionata. 
"Epurazione" , questo è il nome dell'atrocità commessa "in nome di Dio" e tenuta ben nascosta agli occhi dei civili, ma lui lo sapeva, era troppo palese, non possono sparire così tante persone in così poco tempo, anche se moltissimi britanni si sono stanziati nella penisola per ragioni di credo religioso, si nota che le strade sono sempre più vuote.

"Avete visto il nuovo studente"
"Si, ma guardatelo! è in classe da tre giorni ed ancora non ha aperto bocca, passa il suo tempo a fare chissà cosa con il suo oloportatile"
"Mi fa paura, ho sentito dire che ha passato un po di tempo in un centro riabilitazione"
"E' italiano?"
"Si, ma pare che abbia perso i genitori in un incidente prima della Liberazione... sicuramente sono morti per aver fatto qualcosa di oltraggioso contro Dio." 
"Che ci fa un così losco individuo in una scuola prestigiosa come questa?"
"E' stato adottato da una ricca famiglia britanna, quindi non è detto che sia come gli altri..."
"Balle, gli italiani sono tutti sporchi traditori, o avari, o golosi, o anche tutte e tre le cose insieme. E' scritto nel loro sangue."
Il ragazzo sente tutto, più di quanto lasci credere, ma ormai è abituato ad ignorare quelle parole, rimane passivo e continua a trafficare con l'aggeggio elettronico che ha in mano. Chi avrebbe mai detto che il fanatismo avrebbe portato a tutto ciò? restrizioni, censure, violenza e ipocrisia, queste sono alcune delle tante cose che hanno caratterizzato il paese da quel maledetto 14 maggio.
"Ehy, tu!" una voce attira la sua attenzione, alza lo sguardo e nota un ragazzo dalla faccia amichevole, cosa davvero rara; ha capelli biondi e ricci, occhi azzurri e un'espressione per nulla pretenziosa, anzi, alquanto rassicurante. "Sei il nuovo studente di cui si parla tanto?"
L'adolescente lo fissa qualche istante, poi decide di rispondere alla domanda in modo cauto: "Si, e allora?"
"Stai calmo, suvvia, non voglio mica ucciderti!" il biondo ride di gusto, poi riprende fiato "Piacere, mi chiamo Matteo"
"Matteo? è un nome italiano..."
"Già, non lasciarti ingannare dal mio aspetto nordico, sono un italiano doc, proprio come te..." il giovane estroverso quindi abbassa lo sguardo, guardando lo schermo dell'oloportatile del suo nuovo compagno di classe: "Questo non è... Conquer's Commander? Si, è proprio lui!"
"Lo conosci?" l'adolescente si irrigidisce un po, chiedendosi cosa dirà il giovane di fronte a lui.
"Certo! ci giocavo con mio fratello prima della Liberazione... però a causa della censura l'abbiamo dovuto buttare, dicevano che inneggiava alla guerra e alla ribellione a ciò che è buono e giusto, eppure è solo un videogioco!... Se una guardia svizzera dovesse scoprirti con una copia di questo.."
Suona la campanella, e, in men che non si dica, entra in classe il docente, intimando a tutti di sedersi e appoggiando le sue cose alla cattedra, e in poco tempo si crea un ordine pressochè totale in quella stanza.
"A proposito" sussurra Matteo al ragazzo "Non mi hai ancora detto come ti chiami..."
"Mi chiamo Daniele."

Dopo qualche ora di lezione arriva finalmente la pausa pranzo, il ragazzo entra nella mensa per la prima volta da quando è arrivato in quella scuola, tre giorni prima, e rimane decisamente stupito di quanto sia bene organizzata: le cucine si dividono in due grandi banchi da lavoro dove vengono servite le pietanze, uno opposto all'altro,  e ciò garantisce un movimento circolare degli studenti che inizia da dove entrano, continuando per il piano da cucina e infine terminando in fondo allo stanzone occupando anche i tavoli più remoti. E' un sistema semplice, ma funzionale, che garantisce a tutti di trovare posto facilmente.
Daniele, intento a fare quell'analisi seguendo il tragitto dei suoi compagni di scuola dall'entrata ai tavoli, nota Matteo in fila che lo guarda e che gli fa cenno di avvicinarsi. Il ragazzo è un po titubante, ma pensa  che dopotutto potrebbe anche convenirgli, visto che il suo nuovo amico si trova in un posto abbastanza avanzato della fila, quindi, a passo spedito e a testa bassa, si dirige dietro di lui.
C'è uno strano silenzio tra i due, Daniele sembra non voler parlare perchè intento a pensare a chissà cosa, Matteo invece sembra più che lo stia analizzando dall'alto in basso, anche se più probabilmente non lo fa per non disturbarlo, i due arrivano a tavola dopo essersi messi nel vassoio una piccola porzione di cibo e del pollo con insalata.
Nessuno dei due tocca cibo, e in effetti ancora nessuno aveva cominciato a mangiare in quella stanza, difatti la legge ora inponeva la preghiera obbligatoria, sia nella vita privata che in quella sociale, almeno alle ore dei pasti e la domenica mattina. Nell'attesa, Daniele prende in mano il proprio oloportatile per passarsi il tempo. Si accorge che nella posta in arrivo c'è un messaggio non visualizzato, e quindi decide di aprirlo.

Mittente: Luca

Oggetto: Non fare i tuoi soliti casini!

Ciao Dany, come va?
Ho qui affianco tutta la nostra compagnia per farti gli auguri, sebbene un po in ritardo, per il tuo ritorno a scuola. Sai, noi qui abbiamo sempre bisogno di te, ma dopotutto sei anche tu un ragazzo in piena adolescenza, come molti altri nel nostro gruppo, quindi capiamo che è meglio anche per te che tu segua la scuola, per quanto istruttiva possa essere quella di oggi.

A proposito, come va in quell'istituto per figli di papà britanno? non dev'essere facile per te, chissà quanti problemi ti causano, ma cerca di mostrarti più forte di loro, solo così riuscirai a farti rispettare un minimo.

Raccontaci tutto questo pomeriggio, qui abbiamo pronta una sorpresina per te. Nonostante i nostri pochi soldi siamo riusciti ad ottenere due bei giocattolini, ti piaceranno di sicuro!

Ora ti lasciamo andare, dobbiamo mettere a posto lo stabile, qui c'è sempre un gran disordine...

Mi raccomando, Dany, fai vedere a tutti che il sangue italiano è sangue buono.
Gloria all'Italia!

I tuoi amici e compagni,
Luca, Lorenzo, Monica, Giulia... e vabbhè, tutti gli altri insomma.

Il ragazzo si lascia scappare un sorriso, e il biondo di fronte a lui se ne accorge, cercando di avviare una conversazione da quel gesto di Daniele "E' la prima volta in tre giorni che cambi espressione"
"Già." risponde seccamente lo studente.
"Certe volte è necessario anche sorridere... a proposito..." prende un lungo respiro, e poi riprende a parlare "probabilmente non sei la persona più indicata a parlarne, visto che vivi con dei britanni... ma, che ne pensi di Britannia e del Nuovo Stato Pontificio?..:" lui dunque trattiene un po il respiro in attesa della replica del ragazzo che ha di fronte.
"Cosa penso di Britannia? Cosa penso dello Stato Pontificio?..:" la sua frase viene interrotta dall'entrata nell'edificio di un uomo relativamente anziano, vestito di nero con decorazioni oro e rosse, con tanto di un bastone con una croce in cima, probabilmente fatto di oro massiccio. Accompagnato dalla sua scorta, arriva in una posizione che possa essere accessibile alla vista di tutti gli studenti nella scuola, e, nel silenzio generale, comincia a parlare in modo sicuro e convinto: "Figlioli, sono venuto qui, in questa scuola, per chiedervi un favore: nonostante il nostro duro lavoro di questi ultimi tre anni, ci sono ancora delle anime impure tra di noi, e questo non è un bene, nè per la nostra società, nè tantomeno per Dio stesso, il quale soffre a vedere il mondo macchiato da questi peccatori. Non siate tolleranti, non fatevi problemi, un peccatore non è degno della vostra amicizia, figuriamoci della vostra tolleranza e del vostro silenzio. Voi tutti, insieme a me, insieme allo Stato, dovete contribuire ad un mondo migl..." L'uomo viene interrotto dopo che una ragazza nella mensa si è alzata dal proprio posto, fissandolo con decisione: "Come osi parlarci del Paradiso e dell'Inferno, quando il primo peccatore sei tu? hai forse dimenticato? oppure tutto questo potere ti sta dando alla testa? mi facevi schifo prima e mi fai ancora più schifo ora, puoi avere le nostre futili preghiere, ma alla fine il tuo destino è bruciare all'inferno come il peggiore dei lussuriosi!"
Le quattro guardie di scorta compiono un paio di passi in sua direzione. ma vengono fermate con un gesto dell'uomo, che la fissa con aria di superiorità "signorina Renati, è un piacere rivederti... dimmi, come va in famiglia? mi son pervenute voci che una pecorella smarrita nella vostra casa è tornata al suo gregge..."
La giovane lo guarda con la stessa aria, senza sbattere ciglio, ma senza dargli la soddisfazione della risposta, si siede con naturalezza e comincia a mangiare ancor prima della preghiera, seguita da un gruppetto di suoi amici, e anche Daniele segue l'impulso di fare lo stesso.
"Idioti!" l'uomo, preso dall'ira, si mette a camminare a passi pesanti in direzione dell'uscita, facendo la voce grossa: "informerò il preside in persona di questo vostro comportamento insubordinato e per nulla rispettoso nei confronti di una delle più alte cariche dello stato!"
Pian piano, la stanza si riempie di nuovo delle voci e degli schiamazzi degli studenti, intenti a mangiare dopo la preghiera improvvisata di un ragazzo di quinta. Anche Daniele riprende a parlare, guardando Matteo dritto negli occhi: "Lui è il vescovo di Milano, nonchè uno dei principali responsabili dell'Epurazione. è un uomo goloso, violento e assetato di ricchezza, ma ancora mi sfuggiva l'accusa di essere pure lussurioso.  Vorrei tanto capire cos'ha fatto per ricevere quest'accusa."
"Non hai risposto alla mia domanda..." Replica Matteo, intento a mangiarsi il pollo, ancor prima di aver finito il riso.
"i Britanni sono dei tiranni, violenti e senza spina dorsale, ma sono anche molto stupidi, non è difficile aggirarli... ma lo Stato Pontificio è qualcosa di veramente vergognoso, hanno trasformato una religione che predica il bene e la bontà indiscriminati in una dittatura violenta e oppressiva. Io non sono un credente, ma sono dell'idea che nemmeno loro lo siano veramente."
"E tu, cosa sei? cosa ti senti?"
"Io sono Italiano."

...

"Ma quando imparerai, Giorgia? non riuscirai mai a fargliela pagare!" la voce della sua amica non fa altro che ripetere quella frase.
"Piantala, Roberta, non sarai di certo tu a dirmi come mi devo comportare con quel viscido individuo!" replica la ragazza, sedendosi al suo posto e preparandosi per la lezione imminente.
Giorgia è una ragazza decisamente graziosa, forse un po troppo per il suo carattere forte e deciso. E' un pò bassina, capelli rosso fuoco, ricci, occhi color ghiaccio e fisico nella norma all'apparenza, ma i suoi voti in educazione fisica dimostrano che nasconde delle grandi potenzialità. è intelligente, capace e competente, ma anche particolarmente scontrosa, fiera ed orgogliosa. Nonostante le sue origini, presumibilmente italiane, fossero sconosciute ai più, tutti la trattavano come una britanna, visto che ha vissuto praticamente solo con loro.
Dopo un po dall'inizio della lezione, viene convocata in presidenza. La ragazza non pare minimamente impaurita, anzi, se lo aspettava. Si alza e, decisa, segue la commessa che la accompagna nello sfarzoso ufficio del preside, dove vi erano alcuni suoi amici ed un ragazzo del tutto sconosciuto alla sua vista.
"ora che ci siamo tutti, signori, dovrei parlarvi della vostra condotta di fronte al vescovo in mensa... sicuramente non è stata dignitosa per la nostra scuola e denota un chiaro segno di insubordinazione..." la ragazza scruta le persone nella stanza, sembrano tutti abbastanza tesi, tranne lei e lo studente sconosciuto, il quale attira particolarmente la sua attenzione, curiosa di capire cosa centri lui in tutto ciò "... Dovrei, ma francamente mi sembra inutile e superfluo farvi una ramanzina e darvi una punizione per una cosa così futile come l'"aver osato" mangiare prima che vi fosse consentito. Sapete, non siete mica gli unici a pensare che tutto ciò sia esagerato, ma ve ne prego, non ripetete più simili gesti di ribellione nel confronti di altre cariche statali nella nostra scuola, d'accordo?"
I ragazzi, eccetto Giorgia e lo sconosciuto, trattengono astento la loro felicità nella mancata punizione, mentre questi due rimangono in silenzio e composti.
"Potete anche tornare in classe. Giorgia, Daniele, vi prego, fermatevi un momento."
Daniele. lo sconosciuto ora ha un nome. non l'aveva mai visto prima, ma aveva un'aria troppo sicura per essere uno nuovo, eppure lei se ne sarebbe accorta...
Gli altri ragazzi schizzano fuori dall'ufficio, chiudendo la porta dietro di loro, il preside quindi si alza e guarda la ragazza ridacchiando un po: "Giorgia, tu non ti smentisci mai, eh?"
"Così pare... sai come sono fatta."
"E tu invece, Daniele, ero sicuro che tu fossi un ragazzo un po più tranquillo, invece sei stato citato pure tu dal vescovo"
la ragazza scruta col massimo dell'attenzione lo studente affianco a lei, attendendone la risposta: "Ho fatto solo quello che ritenevo giusto al momento giusto."
"Anche tu hai dei conti in sospeso con lo stato, vero?"
Giorgia nota un attimo di esitazione nel ragazzo, un po sulle spine da quella domanda così diretta dal preside di una scuola prestigiosa frequentata da britanni, poi si decide e risponde con sicurezza: "E' un problema, signor preside?"
Lei rimane stupita, anche se non visibilmente, dalla risposta sicura del ragazzo, più da come l'ha data che da ciò che ha effettivamente detto.
"Assolutamente no. non lasciarti spaventare dalla mia "carica", anche io non nutro grande simpatia, nè per l'impero, nè tantomeno per la Chiesa. Anche la qui presente Giorgia non ha molto a simpatia il clero."
"Non mi metta in mezzo!" esclama la ragazza, impulsiva come sempre.
"Quindi in questa scuola non ero l'unico a non provare simpatia per queste cariche..." dice con tono riflessivo Daniele
"Già, ma il fatto che in questa stanza siamo tutti d'accordo non implica il fatto che lo siano anche tuttl gli altri alunni e docenti della scuola" risponde di tutto tono l'uomo di mezza età.
"Perchè disprezzate l'Impero e la Chiesa? voi siete britanni..."
"Ti sbagli, io e lei siamo imparentati, sono suo zio, ma questo il vescovo non lo sa. anche se è vero che siamo britanni di passaporto e anche se lei è sempre cresciuta circondata dai britanni, lo siamo biologicamente solo a metà. Vedi, mio padre, nonchè suo nonno, era italiano, e fece costruire quest'istituto, sognando l'integrazione tra italiani e britanni. Noi non abbiamo niente contro Britannia, forse i suoi metodi non sono gentili, ma col tempo miglioreranno... A noi ci muove una forza molto più semplice e primitiva di quanto tu possa pensare, qualcosa che va oltre la ricchezza, il potere e il desiderio stesso di essere liberi"
"E di cosa si tratta, esattamente?" chiede il ragazzo incuriosito ma sempre risoluto
"è una questione di vendetta" risponde di tutto tono Giorgia.

__________________________________________________

 

Ed eccoci alla fine del secondo capitolo della mia storia.
Prima di tutto, come sempre, ringrazio tutti voi che avete letto la mia storia fino a questo punto.
Inoltre, mi scuso per eventuali errori di battitura o qualche svista grammaticale che ho avuto, e mi scuso anche per il ritmo della storia momentaneamente un po lento, ma, essendo questo solo l'inizio di quella che mi auguro sarà una lunga storia, penso di non poter fare altrimenti. 
Mi auguro che vi sia piaciuta e spero di vedervi al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Milizia ***


Ghetto di Milano, 2021


 
-Vendetta, eh?-
Daniele pensa tra sè e sè, cercando di capire se può fidarsi o meno di quella gente apparentemente così diversa da lui -Chissà per cosa...-
"Dove diavolo mi stai portando, eh?" una voce femminile rompe la concentrazione del ragazzo immerso nei propri pensieri.
"Senti... Giorgia, giusto? Non mi stressare, ti sto portando con me solo perchè tuo zio mi ha promesso aiuti finanziari a patto che riusciamo a dimostrargli di essere adeguatamente organizzati... Dio, i ragazzi mi uccideranno appena ti vedranno..."
"Non mi stressare?!" la ragazza lo guarda ad occhi stretti, irritata da quella frase: "Ma chi ti credi di essere per rivolgerti a Me in questo modo?! Cavolo, zio, perchè mi costringi a stare con certa gente...?"
La metropolitana che trasporta i due abbandona la zona urbana di Milano, dirigendosi in periferia, in ciò che oggi è definito "il ghetto di Milano", dove la maggior parte degli italiani nella zona vivono reclusi senza possibilità di accedere ai livelli interni della città, controllati dalla Chiesa e da Britannia. Questa zona è continuamente contesa tra le forze di opposizione e quelle governative, qui presenti in massicce quantità per via del processo di epurazione. Gli edifici non ricevono manutenzione fin dal giorno della Liberazione, quindi da circa tre anni, e in questo tempo sono stati teatro di scontri che ne hanno causato la rovina o, in casi estremi, li crollo completo delle strutture.
Daniele comincia ad alzarsi, dirigendosi alle porte automatiche, facendo cenno alla ragazza di alzarsi "Coraggio, la prossima fermata è la nostra."
Lei, irritato dal modo di fare di quello studente, si limita a sbuffare sonoramente, per poi alzarsi molto lentamente "E una volta fuori?"
"Il nostro QG non è lontano, a patto che le tue gambette da britanna viziata reggano..."
"Non sono britanna, te l'ho già detto!" risponde lei di tutto tono, ma il ragazzo non replica per non prolungare il discorso.

L'uomo è seduto davanti ad un tavolino con vista sulla finestra, dove però il vetro manca ormai da tempo. Ha lo sguardo perso nella polvere e nei detriti di quella che una volta era la sua casa, la sua vita, la sua stessa anima, distrutti come ogni altra cosa nel raggio di chilometri: "Perchè ci mette così tanto ad arrivare?"
Un ragazzo, di poco più giovane di lui, gli si avvicina, sedendosi affianco a lui e porgendogli una lattina "Tranquillo, Luca, conosci Daniele, a lui pace fare il giro panoramico..."
"Come se ci fosse qualcosa di nuovo da vedere...* afferra la lattina e la apre, cominciando a sorseggiarla "Ah, la birra, l'unico piacere che è rimasto a noi, comuni mortali non britanni o non bigotti..."
"Secondo voi che ne penserà del nostro piano?" dice una terza voce femminile e molto acuta in avvicinamento a loro
"Gli piacerà, ne sono sicuro, ora che si è presentata l'occasione giusta dobbiamo solo sfruttarla, e avendone perfino i mezzi il tutto diventa davvero fattibile... ed è solo merito tuo, Monica." replica Luca, che nel frattempo ha già finito la birra, tenendo la lattina in mano, facendo attenzione a non creare più disordine di quanto già ce ne sia.
La ragazza, molto più giovane dei due, sorride compiaciuta e fa un lieve inchino teatrale "Non è solo merito mio, è anche grazie a Lorenzo se riusciremo ad attuare una cosa simile. Senza di lui non avremmo mai trovato quel bestione nel mercato nero..."
L'altro ragazzo ride sonoramente, senza risparmiarsi guardando i due "Per forza! Vi siete dimenticati che io sono Lorenzo l'armaiolo! nessuno è più bravo di me in certe cose! dovreste nominarmi vostro leader, sapete?"
La stanza si riempie di risate, non solo dei tre, ma anche degli altri membri della piccola cellula che hanno sentito la voce fiera e squillante del ragazzo: "Certo, magari quando saremo i nuovi padroni del mondo!" risponde Luca di tutto tono.
"Vedo che ci intendiamo, eh?" replica Lorenzo, con il suo solito atteggiamento estroverso e gasato.
L'apparente serenità si smorza un po quando Daniele entra nello stanzone, accompagnato da due guardie che lo hanno scortato dall'entrata e da una sconosciuta, verso la quale tutti gli occhi li presenti cadono.
"Chi è questa ragazza?" chiede Luca, con tono un po duro.
"Guardate com'è vestita! sicuramente è una britanna!"
"... oppure è una di quelle bigotte che si son piegate allo stato pur di mantenere i propri privilegi!"
Quelle quattro mura si riempiono di questo genere di commenti, provenienti da ogni angolo di esse, fino a quando Lorenzo non si alza dalla sedia, alzando il tono di voce: "Tacete! vi state dimenticando che è stato Daniele a portarla qui? Senza di lui noi non saremmo niente! chi è che si occupa di noi? chi tiene il conto delle munizioni, delle risorse elettriche, delle scorte di acqua e delle strategie di attacco, difesa e ricognizione? e soprattutto... chi è l'unica persona qua dentro a saper fare anche solo una cosa che sa fare lui? Aggiungendo anche che... oltre ad essere il nostro tiratore scelto e il nostro stratega è anche un nostro amico, dobbiamo fidarci di lui, senza commentare così a caso!"
Silenzio, ognuno viene lasciato da solo con i propri pensieri per qualche istante, finchè Luca non si alza a sua volta, andando davanti al ragazzo da poco entrato, fissandolo in silenzio, ma senza rancore o rabbia, piuttosto cercando una risposta che soddisfi la propria fiducia.
"Lei è Giorgia Renati, una studentessa della mia scuola, nipote del preside, il quale è simpatizzante delle forze di opposizione. Mi ha promesso dei finanziamenti, ma a patto di dimostrare a questa ragazza di essere sufficientemente organizzati."
Nella stanza l'atmosfera si fa meno tesa, e tornano tutti a fare quello che stavano facendo prima, chiaccherando tra loro, quindi Daniele riprende la parola, rivolgendosi però alla ragazza: "Lui è Luca, il membro anziano, per così dire, del gruppo. ha 25 anni e, prima della Liberazione, si occupava delle reti di trasporto della città, quindi grazie a lui possiamo muoverci nell'ombra, senza farci notare. Quello li con la voce squillante che prima ha richiamato gli altri si chiama Lorenzo, ha 20 anni ed ha passato due anni nell'Esercito Europeo come armaiolo, in più ha studiato per cinque anni nell'accademia militare di Milano, nonostante ciò però è davvero una frana nello sparare..." risata generale, perfino dello stesso Lorenzo, che replica: "Beh, quando si tratta di lunga distanza mi batti, ma tu con un'arma automatica non dureresti nemmeno cinque secondi contro di me!"
Dopo qualche altra risata, strappata perfino alla ragazza, Giorgia si guarda attorno e vede una bambina, incuriosita riporta il proprio sguardo a Daniele con aria perplessa.
"Oh, lei è il membro più importante del nostro gruppo: si chiama Monica, ha solo 12 anni, ma è un vero genio col computer e con tutto ciò che è elettronico, grazie a lei riusciamo a recuperare informazioni tattiche sul nemico e a metterlo alle strette senza sparare un solo colpo, penso che sia merito suo se non siamo ancora tutti morti..."
La ragazzina arrossisce alle parole di Daniele, saluta con la mano Giorgia sorridendo, avvicinandosi a loro.
"Ti sei dimenticato di dire la cosa più importante: vedi, lei è anche la nostra mascotte!" esclama Lorenzo rivolgendosi a Giorgia, ridendo come sempre negli sguardi d'approvazione di tutti.

Il ragazzo è intento a sorseggiarsi una birra, seduto su una sporgenza fissando il gruppetto di persone, composto da una dozzina di individui, intento a fare ognuno il proprio compito. La guerra e l'oppressione hanno portato via tante cose: casa, famiglia, amici, libertà, identità, ma hanno anche reso gli italiani un popolo unito, per la prima volta in quasi 160 anni di storia, forte, fiero e capace, questa cellula ne è la dimostrazione, per quanto piccola sia ha già fatto più di quanto ci si potesse aspettare.
La voce di Luca però interrompe i suoi pensieri, avvicinandosi a lui: "Daniele, puoi raggiungerci un attimo nella stanza logistica? Giorgia, vieni pure tu, almeno avrai una dimostrazione di come ci comportiamo quando siamo al lavoro..."
I tre entrano nella stanza, dove ad attenderli ci sono Monica al PC e Lorenzo, con in mano una grossa cassa. "Allora, cominciamo con le cose piccole..." esclama il giovane uomo con le braccia in tensione.
"Daniele, hai fatto così tanto per noi, sei un  po come un fratello maggiore... o almeno, per me è così, quindi abbiamo deciso di racimolare un po di soldi e farti due regali" la ragazzina si alza dalla poltrona e gli porge un attrezzo elettronico, un oloportatile, fisicamente identico a quello che il ragazzo possiede già. Monica sorride compliaciuta e soddisfatta di se nel vedere la curiosità di quello che aveva definito il suo fratello maggiore "Non è un oloportatile come tanti: questo l'ho assemblato io, è quattro volte più potente di quelli normali, overclockato e dotato di batteria a moto perpetuo... e non è ancora niente: sono riuscita ad infiltrarmi nella rete satellitare di Britannia e ho creato un'applicazione grazie alla quale puoi accedervi direttamente senza fatica..."
"... E quindi poter pianificare strategie ancora più efficaci! Sei un genio!" Daniele, esaltato dalla notizia, la abbraccia con decisione, accarezzandole la testa "Ottimo lavoro, sorellina, senza di te non saremmo proprio da nessuna parte!" 
La ragazzina arrossisce parecchio e ridacchia compiaciuta "Non esageriamo, suvvia..:"
"Mi aspetto anche io un abbraccio così tenero quando ti avrò fatto vedere l'altra sorpresa..." borbotta Lorenzo, fissando i due.
"Beh, se sarà qualcosa di così sensazionale forse ne avrai uno anche te..." risponde di tutto tono il giovane, non trattenendo una risatina smorzata
"Ah, si? e allora guarda qua!" appoggia la cassa che ha in mano su un tavolo, aprendola per mostrarne il contenuto a Daniele, che ne rimane letteralmente sbalordito: "Ma quanto cavolo l'avete pagata? e dove diavolo l'avete trovata?!"
Il ventenne ignora le domande del suo amico e attacca a parlare "è un Beretta AM/7596, fucile ad accelerazione elettromagnetica antimateriale con ottica di precisione 8x e balistica 12x con tanto di bipode, il tutto con un meccanismo di fuoco semiautomatico e caricatore da 10 colpi. E' una produzione tutta italiana, nonostante la Chiesa abbia imposto la chiusura delle fabbriche della Beretta queste sono ancora attive per il mercato nero. Avevamo necessità di un'arma che riuscisse ad abbattere i knightmare britannici con un solo colpo, e questa è addirittura in grado di ucciderne il pilota senza recare troppi danni al mezzo, rendendolo una preda ideale per il prelievo. Quale altra arma si sarebbe dimostrata altrettanto all'altezza del nostro tiratore scelto più abile?"
Silenzio, il ragazzo non sa assolutamente che dire, mentre gli altri capiscono di essere riusciti a sbalordirlo e ridacchiano compiaciuti. In tutto ciò, Giorgia si limita a guardare la scena, abbastanza sbalordita pure lei, rimanendo però più composta.
"Vuoi andarlo a provare?" chiede Luca a Daniele, ancora a bocca aperta, il quale annuisce, prendendo in mano il fucile relativamente leggero per il uso enorme potere offensivo. "Va bene, però quando hai finito ritorna qua, abbiamo un'altra questione di cui parlare..."

Il ragazzo si trova sul tetto, col bipode abbassato e col mirino balistico montato, è alla ricerca di qualcosa da colpire. Insieme a lui ci sono anche Lorenzo e Giorgia, quest'ultima segue l'azione di Daniele con un binocolo, giusto per valutare se il titolo di "miglior tiratore scelto" è meritato o meno.
"Eccolo. Trenta gradi e nove decimi verso est, in cima all'edificio, antenna parabolica, distanza segnalata su display: 2152 metri"
"Lontanuccio, eh...?" pensa ad alta voce Lorenzo, senza ricevere alcun tipo di attenzione.
-Riuscirà davvero a colpirla...?- si chiede tra sè e sè la ragazza, che ha già inquadrato il bersaglio con il binocolo.
Passa qualche istane, e il ragazzo preme il grilletto dell'arma, che non subisce particolare rinculo grazie all'accelerazione elettromagnetica senza l'ausilio di una qualsivoglia esplosione, emettendo un sorto rumore elettrico che si riperquote nelle orecchie dei presenti.
"Colpito" dice la ragazza, abbastanza sbalordita dopo aver visto il proiettile che in una frazione di secondo raggiunge la parabola, creandone al suo interno un buco grosso quanto una noce di cocco, rendendo chiaramente visibile il bordo di esso ancora incandescente.
"con un'arma del genere non riusciremo mai a catturare un knightmare, lo distruggeremmo ancor prima che se ne accorga" dice in modo riflessivo il ragazzo.
"lo so, ma ora prova a caricare questi..." Lorenzo gli porge un altro caricatore. Daniele allora smonta quello sull'arma, scaricando il proiettile in canna e rimettendolo dentro al caricatore appena tolto, inserendo quindi nella bocca da fuoco quello del suo amico. dopodichè ritrova la parabola e si prepara a sparare un altro proiettile contro di essa.
... "Colpito" ripete Giorgia, notando che questa volta il proiettile si è limitato a fare un buco grande il minimo indispensabile per passare.
"Munizioni perforanti!" Esclama l'armaiolo, guardando Daniele che non ha ancora tolto lo sguardo dall'ottica "i proiettili normali sono studiati per mettere fuori uso i knightmare con un solo colpo, mentre questi perforanti, commissionati apposta per noi, uccidono solo il pilota, arrecando meno danni possibili a tutto ciò che non è organico"
"Non mi aspettavo che foste così organizzati, sembrate solo un gruppetto di scalmanati..." osserva la ragazza, alzandosi da terra e levandosi la polvere dai vestiti
"nah, siamo solo un gruppo di miliziani con un giocattolone... comunque, ritorniamo in logistica, dobbiamo parlare di cose serie" dice con tono fermo il ventenne, scatenando però solo le risate di Daniele "Detto proprio da te non riesco a crederci!". Dopo questa frase anche Giorgia si lascia scappare per la prima volta un piccolo sorriso divertito.

"Grazie a Monica siamo riusciti a scoprire che, per placare le tensioni nel ghetto di Milano, la Chiesa ha organizzato per domani un'esecuzione pubblica di una dozzina di persone, due delle quali ci interessano particolarmente: Hideki Hiroto, ex generale dei Cavalieri Neri catturato qualche mese fa vicino Roma in fuga verso la Libia per scappare da Britannia, e Massimo Ormati, leader dei miliziani di Cernusco, la più grande e forte cellula della regione, catturato in un'imboscata un paio di settimane fa"
"... Perchè uccidere un generale dei Cavalieri Neri proprio a Milano? non ha senso!" esclama Giorgia, completamente ignorante di come le cellule della zona siano formate.
"Vedi, nella provincia di Milano ci sono molti ex Cavalieri Neri o simpatizzanti di questi, ovviamente loro compongono una buona parte delle forze di opposizione, l'obiettivo è colpire loro nell'animo e nel morale, sperando che facciano qualche cavolata per saltare allo scoperto." replica Luca, rivolgendosi a lei.
"Avete un piano?" chiede Daniele con aria seria.
"Certamente: l'esecuzione verrà fatta proprio nel centro di Milano, in Piazza del Duomo. L'area non è molto sorvegliata, visto che si trova in un luogo virtualmente inaccessibile alle milizie, ma sotto la città è presente un tunnel realizzato dai fascisti negli anni '30 per la costruzione di una nuova linea metropolitana, accessibile tramite la linea verde, che però è stato dimenticato da praticamente tutti. questo sbuca proprio vicino Palazzo Marino, dall'altra parte della Galleria Vittorio Emanuele II, di fronte alla piazza della Scala"
"L'ossessione di Mussolini per i mezzi suburbani quindi si è dimostrata utile a qualcosa" dice con compostezza il ragazzo, guardando attentamente le mappe.
"Già, comunque, una volta sbucati da Palazzo Marino ci divideremo in diversi gruppi: Tu ti cercherai un edificio alto abbastanza da avere una visibilità buona sia sul Duomo che sulla piazza della Scala, due squadre formate da quattro miliziani ciascuno si dirigeranno vicino al Duomo, dove prenderanno posizione rimanendo in stand-by nel caso di bisogno, una terza squadra, formata da me, Lorenzo e altri due nostri compagni stazionerà di fronte a Palazzo Marino, dove ci saranno quattro knightmare a fare da guardia, gli unici quattro presenti in tutto il centro storico che altrimenti sarebbe intasato,"
"Fammi indovinare: il mio compito sarà neutralizzare i piloti nemici e fornirvi copertura mentre vi impossessate dei mezzi, giusto?"
"esattamente. una volta fatto ciò entreremo dove l'esecuzione sarà organizzata, e, visto che non potranno contrastarci dato che i loro knightmare ci metterebbero troppo ad arrivare dovendo attraversare il traffico cittadino, libereremo gli ostaggi, rubando il blindato che gli ha portati fino a li, quindi ritorneremo nel tunnel e scapperemo a tutta velocità"
"Sembra un piano interessante..." esordisce Giorgia, seguendo per filo e per segno ciò che detto da Luca.
"Manca qualcosa però..." Daniele guarda la ragazzina al computer, che ridacchia capendo già cosa sta per dire.
"Tranquillo, ho già sviluppato un software che eliminerà completamente il segnale GPS dato dai knightmare catturati e dal blindato, di modo che potremo muoverci senza essere seguiti oltre al tunnel"
"L'ho detto io che sei un genio!" Esclama il ragazzo, notevolmente fiero di lei
"E' il minimo..." risponde Monica sorridendo imbarazzata "e comunque cercate di fare attenzione, a parole sembra facile, ma non sappiamo quali pericoli si nascondano in quella zona..."
"Stai tranquilla, noi siamo professionisti..." dice con aria di saputello Lorenzo, per poi portarsi davanti a tutti "Okay ragazzi, io direi che forse è il caso di addestrarci per domani, dopotutto sarà un'operazione importante, no?"
Nella stanza tutti danno segnali di approvazione e, dopo aver informato gli altri miliziani, si dirigono insieme al poligono di tiro improvvisato della base. 

"Tu verrai con noi?" chiede Daniele a Giorgia
"Certo. ti seguirò per tutto il tempo, almeno avrò anche una posizione favorevole per vedere come ve la cavate in battaglia..."
"Allora è il caso che impari a sparare" il ragazzo le porge una pistola d'ordinanza, e indica il muro dall'altra parte della stanza. "Vediamo un po come te la cavi..:"
Lei accoglie le parole del suo compagno di scuola come se fossero una sfida, comincia a mirare e preme il grilletto, vedendo i propri proiettili arrivare contro la parete opposta.

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Eccoci, ancora una volta, alla fine di un capitolo della mia storia.
Prima di tutto ringrazio la mia amica, Himenoshirotsuki, per il sostegno e per i suggerimenti, alla quale ho un po "rubato" l'idea della copertina ad inizio capitolo che da ora in poi sarà sempre presente.
Ringrazio anche un'altra mia amica, Claudia, che mi sta aiutando con il lavoro su photoshop per rendere le immagini proprio come le ho in mente io, adattandole il più possibile al contesto della storia.

Come al solito, ringrazio anche i miei lettori per essere arrivati fino a qui con me, ogni giorno che passa la mia storia prende sempre più forma nella mia testa e diventa sempre più interessante.. non vedo proprio l'ora di sbalordirvi con tutti i colpi di scena che ho in mente.
Ora, mi rivolgo ancora una volta a te, lettore: cos'è che ti piace di questa storia o del mio stile? e invece cos'è che non ti piace? vorresti più illustrazioni, storie più dettagliate, o preferiresti una trama che scorra più velocemente? io, rileggendo i capitoli già pubblicati, mi stupisco di me stesso: mai avrei detto che sarei stato in grado di scrivere una storia così... non dico eccezionale, ma perlomeno decente. Io voglio migliorare, per rendere migliori le mie storie e quindi per poter soddisfare voi, che magari leggete le mie righe per la prima volta o che magari invece vi siete interessati a questa fanfic fin dal primo giorno.
Chi vive a Milano sicuramente avrà notato che sto tentando di rendere la geografia della mia storia il più vicino possibile a com'è effettivamente nella realtà, io però, nonostante vivo relativamente vicino a Milano l'ho sempre frequentata poco. se faccio qualche errore vi prego di correggermi.
Okay, la postfazione è durata anche troppo, non mi rimane che ringraziarvi ancora ed augurarmi di vedervi al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Sfruttare le occasioni ***



Mappa tattica dell'operazione
 
<< Pronto? Si sono io... Tutto bene, voi?... Senti, non aspettatemi per cena, okay? Dormo a casa di amici... Si, so che è già la quarta volta questo mese... Okay, okay, tranquilla, studierò... A domani. >>
E' sera, l'edificio è illuminato solo grazie a dei primitivi fuochi cosparsi qua e là, visto che la poca corrente elettrica che vi arriva è interamente sfruttata per mantenere accesi i PC e le attrezzature elettroniche, qualcuno sta preparando il barbecue per cucinare la carne mentre già scorrono fiumi di birra, battute e risate. 
Tutti si trovano nel tetto dello stabile, tutti tranne lui, che ha preferito rifugiarsi nel piano subito sotto.
"Ti odio." La sua voce si propaga per tutta la stanza illuminata solo da quel poco di luce che riesce a filtrare da sopra. "Anzi, vi odio, tutti e due! Chi vi credete di essere?" La sua voce si fa sempre più rauca, e solo dopo qualche istante Giorgia decide di uscire allo scoperto ed avvicinarsi a lui, a passo un po insicuro "Tutto bene? Su ti stiamo aspettando..."
"Dammi qualche minuto..." risponde in modo secco il giovane, che si è subito ricomposto vedendola.
"Erano i tuoi?"
Prende un bel respiro, distogliendo lo sguardo da lei, un po stupito da quella domanda così naturale eppure così pungente per la sua anima "Secondo loro si..."
La ragazza pensa all'evenienza di stroncare li il discorso, ma la sua vena curiosa la sprona a scoprire di più a riguardo, facendola cedere subito dopo aver valutato l'idea di andarsene in silenzio "E secondo te...?"
"Sono solo due britanni buoni a nulla. Il mio vero padre è morto tempo fa, e loro hanno deciso di adottarmi, chissà se per pietà o solo per senso di colpa..."
"Senso di colpa? In che senso?"
Daniele comincia a camminare in mezzo alla stanza, verso le scale, girandosi un attimo verso di lei "Vieni con me, ti mostro una cosa..."
La studentessa non se lo fa chiedere due volte, e a passo spedito lo raggiunge, seguendolo a ruota, scendendo le scale in silenzio, fino ad arrivare al piano sotterraneo di quello che una volta era un piccolo magazzino dei corrieri. E' buio pesto, prima di entrare in un grande stanzone il ragazzo afferra una torcia elettrica per terra, lasciata li per l'evenienza di dover entrare, e la conduce fin davanti ad una bandiera italiana, pulita e priva di imperfezioni come se fosse appena uscita dalla tessitoria.
Tenendo puntata la torcia verso il tricolore, riprende il discorso da dove si era fermato qualche minuto prima "Mio padre era un sostenitore dell'ideologia della patria, amava l'Italia e sperava di vederla prosperare un giorno, sognava una terra in cui ognuno avrebbe avuto l'opportunità di vivere in serenità, nella pace e nel rispetto altrui, senza però perdere ideali, culture e tradizioni. Voleva solo un'Italia a misura di ogni italiano, dove le divisioni tra nord e sud, est ed ovest non esistessero, pur preservandone le diversità, nel rispetto di ciò che ci differenzia dagli altri, che si tratti di dialetti, usanze, piatti tipici o modi di pensare... Era un grande uomo, aveva rispetto per tutto e tutti, era un buon padre... ed è stato portato via da me, da tutti noi, troppo presto... per colpa della cosiddetta "Liberazione". Pur di salvarmi la vita ha sacrificato la propria, sapendo che un giorno, se fosse rimasto in vita, sarebbero venuti a cercare anche me, infondo è scomodo per loro il figlio di un vero italiano..."
Un silenzio tombale avvolge i due, si sentono solo in lontananza le urla di chi più sopra si stava divertendo. Lei dunque si avvicina alla bandiera, fissandola attentamente e sfiorandola con le dita, per poi abbassare lo sguardo come sconsolata "Mi dispiace... non sarebbe dovuta andare così..."
Il ragazzo riprende un attimo fiato, e fissa con intensità i colori di quella bandiera per lui così spettacolari "Quello che vedi è il tricolore che avevamo in casa. Lo comprò molto tempo fa mio padre e non si è mai vergognato di metterlo in mostra, nonostante ormai correva il luogo comune dell'Italia "paese di merda", l'ho recuperato qualche mese fa, in una missione di ricognizione. Ho avuto l'occasione di visitare le rovine della mia vecchia casa e l'ho trovata, un po impolverata, come se mi aspettasse... Un giorno lo isserò, e tutti saluteranno, rideranno, piangeranno, gioiranno quando sventolerà libero nel vento, sarà il giusto modo per rendergli onore." Daniele fa qualche passo in avanti, raggiungendo la ragazza, fissandola: aveva l'espressione di chi volesse dire qualcosa, ma che non riusciva a dirla, come se avesse un blocco. Lui dunque si stiracchia un po, e comincia ad avviarsi verso il tetto, lasciando li la torcia accesa "... Ma non è ancora arrivato il momento, quindi pensiamo a divertirci finchè possiamo: domani sarà una giornata molto lunga..."
Giorgia rimane li ancora qualche istante, pensante, quindi spegne la torcia poco vicino a lei e lo segue bruciando la distanza che c'è tra i due "Hei! Aspettami!"

...

- Che razza di incompetenti! mi rifiuto di credere che mi abbiano ridotto ad un inutile cane da guardia! E poi, non contenti, mi hanno affiancato a quei cretini delle guardie svizzere britanne! Pazzesco... - 
L'uomo prossimo alla mezz'età pensa tra sè e sè, mentre entra nello spogliatoio della caserma per indossare il suo uniforme da crociato. Il tempo di cambiarsi e si trova già fuori, dove ad attenderlo ci sono tre guardie svizzere e il comandante della caserma. Il crociato fa rapitamente il saluto militare al suo superiore, senza degnare di uno sguardo gli altri tre, attendendo gli ordini dell'uomo più alto di grado li presente: "Bene signori, come sapete oggi ci sarà un'esecuzione pubblica in Piazza del Duomo. Nonostante i ribelli non possono avere alcun tipo di accesso in città, il vescovo ha fatto pressione affinchè schierassi il mio uomo migliore affianco alle forze di polizia straniere, per questo ho scelto lei, Picco, oltre ad essere il più abile pilota di knightmare della base vanta anche un'ottima esperienza in ogni tipo di scontro, fisico o armato che sia. Lo so a cosa sta pensando, che è solo tempo sprecato, e a dirla tutta lo penso anche io, ma il vescovo ha voluto così, e a noi tocca solo obbedire agli ordini. Ora, soldati, preparate le vostre unità di combattimento, tra 10 minuti dovete essere pronti per andare a Piazza della Scala, dove stanzierete per tutta la durata dell'esecuzione. Muoversi!"

E' una torrida mattina di un giovedì qualsiasi, sono le 10 e migliaia di incravattati sono in giro per la citta, per recarsi nel loro posto di lavoro. Fortunatamente per il sergente Davide Picco, i nuovi knightmare di produzione dello Stato Pontificio sono dotati di aria condizionata e altri comfort studiati appositamente per missioni d'appostamento. Purtroppo, i tre suoi sottoposti non possono vantare le stesse comodità, infatti i knightmare delle guardie svizzere sono vecchi modelli, prestati direttamente da Britannia, che ne ha fornito anche i piloti, in genere cadetti, giusto per fargli fare un pò di esperienza.
L'organizzazione militare della Chiesa si divide in tre rami: le guardie svizzere sono soldati di Britannia, fungono come forza di polizia e di repressione locale militarizzata, subordinate ai crociati, ovvero l'esercito regolare dello stato, uno dei più grandi e potenti tra quelli esistenti, secondo solo a Britannia e a pochi altri. Infine, nel rango più alto della scala militare vi sono i templari, un'esercito composto da poche decine di persone che vanta un'armamentario e un'equipaggiamento superiori alla norma. Solitamente prendono parte ad operazioni speciali e si occupano della scorta personale di ogni persona che ne sia all'altezza, tra cui i vescovi e il papa stesso.
Davide punta ad arrivare a diventare templare, per dimostrare la propria massima fedeltà nei confronti del papa e della chiesa, nonchè di Dio stesso, è alla ricerca della redenzione per i propri peccati, proprio come i crociati d'un tempo, ai quali sono stati promessi il paradiso e il perdono di ogni peccato dalla Chiesa, anche se alla fine nessuno di loro ricevette il tanto agognato perdono, così come narrò Dante.. 
Il fatto di essere sprecato in quel modo lo fa solo innervosire, specie se affiancato da della feccia britanna, infatti lui non ha mai visto di buon occhio l'Impero, per lui sono solo dei buoni a nulla e non si farebbe troppi scrupoli ad uccidere qualcuno di loro.
"Ehm, Sergente..." una voce timida ed insicura invade la sua cabina dall'autoparlante della radio "Sono Rowell, la guardia svizzera alla sua sinistra. E' la mia prima operazione, e non vorrei sembrare essere in preda al panico, ma ho visto due ragazzi abbastanza sospetti uscire dall'edificio di fornte a noi. Trasportavano una valigia di grandi dimensioni, sembrava particolarmente pes..."
"Taci, novellino!" Davide non gli da nemmeno il tempo di continuare la frase, e si avventa verbalmente contro di lui "Siamo in Piazza della Scala, la zona più sicura della città di Milano, ti aspetti veramente che qualcuno sia così stupido da tentare di cercare un conflitto proprio qui, senza knightmare pergiunta?"
Nelle cabine di pilotaggio torna il silenzio tanto amato dall'uomo, che viene ancora una volta lasciato da solo tra i propri pensieri.
- Finalmente, tra 30 minuti avrà inizio l'esecuzione, appena sarà conclusa potrò tornarmene a casa a pensare agli affari miei - pensa l'uomo, ignaro che la sua monotona giornata sarebbe di li a poco diventata più movimentata.

...

Daniele e il suo gruppo di amici e collaboratori sono ormai in prossimità dell'uscita di quel tunnel ormai in rovina, tutti molto esaltati e pieni di carica, non vedono l'ora di dimostrare alla Chiesa che non doveva prendersi il lusso di sottovalutarli. Mentre tutti chiaccherano allegramente tra loro, il ragazzo fissa il proprio oloportatile, che gli mostra in diretta ciò che accade in superficie.
"Ascoltatemi tutti un attimo..." dice con voce seriosa, fermandosi davanti a loro, e tutti tacciono immediatamente, attendendo le sue parole: "Secondo le immagini satellitari, i preparativi per l'esecuzione sono già cominciati. Gli ostaggi sono quasi arrivati al Duomo, tra un quarto d'ora avrà inizio la conferenza stampa, il che significa che non abbiamo più di mezz'ora da questo momento per muoverci nelle zone designate e compiere l'operazione, inoltre ho notato una cosa interessante: la Chiesa ha schierato un'unità crociata insieme a quelle di polizia ordinaria in Piazza della Scala, sapete questo cosa significa?"
"Se riuscissimo a catturarlo..." prende la parola Luca "... sarebbe il primo knightmare crociato caduto in mano ribelle..."
"Esatto." continua il giovane, con sguardo deciso rivolto a tutti i miliziani "Catturare quel pezzo di metallo è una priorità, sarebbe un'ulteriore umiliazione della Chiesa e ci garantirebbe il rispetto e l'ammirazione di tutte le cellule di Milano, sarebbe il primo passo verso la riunificazione, quindi non voglio il minimo errore, sono stato chiaro? Amici, abbiamo atteso così tanto questo momento... questa sarà la nostra personale vendetta contro chi ci ha portato via tutto, ed è solo l'inizio: quando avremo in mano il generale Hiroto e Ormati, sia i Cavalieri Neri sopravvissuti che i miliziani di Cernusco saranno in debito con noi. Non buttiamo via questa occasione, andiamo a far vedere al mondo cosa significa essere italiani!"
Si alza un unanime grido di determinazione, di speranza e di coraggio, perfino Giorgia comincia ad avere interesse per la loro causa, dimostrandolo con un timido applauso che a malapena si sente tra le urla di tutti. Dal canto suo, Daniele si sarebbe vantato per le parole dette, e in effetti pare decisamente emozionato dal consenso ricevuto dai suoi compagni, ma la determinazione e il desiderio di rivalersi contro chi gli ha portato via tutto ciò che contava per lui prende il sopravvento, lasciandolo serio e deciso, quindi si gira e riprende a camminare, diretto verso l'uscita di quel tunnel a pochi metri da loro.

Una volta usciti in strada, il gruppo si divide così come pianificato, uscendo dall'edificio da cui sono sbucati a gruppi da due. I primi sono Daniele e Giorgia, che si dirigono per una stradina secondaria, sfilando proprio davanti ai knightmare nemici. "Mi sento osservata, dici che sospettano qualcosa...?"
"Figurati" risponde lui, trasportando una vistosa valigia contenente il proprio fucile, smontato per farcelo stare meglio "Sono troppo imbranati e sicuri di loro."
"Okay... comunque, noi dove ci appostiamo?"
Il giovane indica un grattacielo in costruzione, poco più a sud-est da li: "In cima a quel cantiere, da li ho una buona visibilità sia sul palco dell'esecuzione che sulla Piazza della Scala"
Torna il silenzio tra i due, che in una ventina di minuti raggiungono la cima dell'edificio. Mentre Daniele monta la propria arma, lei lo fissa per qualche istante, cercando di dire quello che l'altra notte non è riuscita a spiegare: "Senti..."
"Cosa c'è?"
"Volevo solo dirti che... ti capisco. Anche io ho perso mia madre durante questa guerra. E' per questo che io e mio zio siamo simpatizzanti dei ribelli, vogliamo vedere ardere la Chiesa tanto quanto lo vuoi te..."
Lui rimane in silenzio, montando l'ultimo pezzo del suo fucile elettromagnetico, poi si volta verso di lei, con uno sguardo diverso dal solito beffardo e prepotente che si dipinge quando la guarda                 "Com'è successo?"
"E' tutta colpa di un porco, che predica la vita casta e pura dai peccati, ma che in realtà si diverte nel vedere gli altri soffrire, ricavandoci vantaggi di ogni tipo..."
"Il vescovo...?"
"Nonchè mio padre." dice seccamente la studentessa, quasi in lacrime "Costringeva mia madre a fare cose oscene, dolorose e umilianti con lui, garantendole qualche soldo per mangiare: le chiudeva ogni sbocco lavorativo, la costringeva in casa, sorvegliata da templari e una volta ha addirittura lasciato che venisse stuprata anche da loro... io ero li, ho visto tutto, e quando, in un'altra notte di eccessi del porco mia madre perse la vita, giurai vendetta verso di lui. Se non fosse stato per lo zio e per il suo essere di sangue britanno, avrei sicuramente fatto la fine di mamma..."
Lo studente si alza da terra, e gli si avvicina, appoggiandole una mano sulla spalla per rassicurarla "Tranquilla, avrete la vostra vendetta. Quando avremo riunito tutte le cellule di Milano attaccheremo la villa del vescovo, e farò in modo che l'ultima parola su di lui spetti a te, d'accordo?"
Giorgia lo guarda rassicurata, con le lacrime agli occhi ma con uno sguardo deciso "Grazie... ora però non ti distrarre, prima sistemiamo questa questione."
"D'accordo allora." i due si appostano ad una sporgenza del cantiere, e il mirino di Daniele inquadra il knightmare crociato, immobile di fronte al Teatro della Scala: "Siete tutti in posizione?" chiede Daniele, senza distogliere lo sguardo dal mirino.
"Qui squadra Alfa, siamo in posizione."
"Qui Beta, anche noi."
"Qui invece squadra... ehm, non mi ricordo il nome... di Lorenzo, insomma, la mia squadra, hai capito. siamo pronti e carichi!"
- Imbranato - pensa lui, ridacchiando un po, come un po tutti quelli sincronizzati del resto "allora preparatevi: a 5 secondi esatti dal termine di questa comunicazione sparerò il primo colpo. siate veloci e non lasciatevi trascinare dall'emozione."
"Okay Dany..." risponde Luca, sicuro di se.
"Buona fortuna a tutti." dice la piccola Monica, rimasta alla base come supporto logistico
"Perfetto, si comincia, chiudo." 
- Uno, due, tre... - comincia ad accarezzare la propria vittima col centro del mirino, cercando di farsi un'idea di dove si trovi la cabina di pilotaggio. Non si aspettava di vedere un crociato, quindi non è andato a guardare la posizione della cabina in quei knightmare, gli tocca quindi sparare di istinto.
 - Quattro, cinque! - preme il grilletto, e in poche frazioni di secondo il proiettile raggiunge in knightmare, che rimane immobile, e nel giro di una manciata di secondi anche gli altri fanno la sua stessa fine.
"Perfetto!" dice con aria entusiasta Giorgia osservando i bucherelli formati dai colpi, mentre la squadra Delta si avvicina ai veicoli, aprendoli grazie al virus programmato da Monica per permettere a loro l'accesso e per disattivare il segnale GPS.
"Un pilota è sopravvissuto." esordisce Luca, di fronte al knightmare dell'esercito della chiesa.
"Quale?" chiede il tiratore, intento ad osservare la scena dall'alto.
"Quello del crociato. L'hai colpito allo stomaco, ma ha perso comunque conoscenza, penso per colpa del proiettile elettrificato... che ce ne facciamo?"
"Buttalo fuori nell'asfalto, non abbiamo tempo per fare ostaggi, dopodichè attraversate la galleria e andate di fronte al palco dell'esecuzione per prelevare gli ostaggi. Alfa, Beta, muovetevi anche voi verso il palco e avvicinatevi al blindato, io vi fornisco copertura."
"Wow, questo giocattolo è molto più figo nella realtà che in simulazione!" si mette a gridare Lorenzo, girando per la piazza per provare i comandi.
"Già, ma cerchiamo di non fare gli idioti. Squadra Delta, in formazione, verso la galleria!" il gruppo di knightmare attraversa l'opera d'arte col nome di Vittorio Emanuele II, sbucando al lato del Duomo e giungendo infine di fronte ad esso, puntando quindi le armi verso i pochi soldati della Chiesa li schierati "Arrendetevi, buttate le armi e consegnateci gli ostaggi, ora!" ordina Luca a questi, che, impauriti dalla scarsissima esperienza in combattimento e dalle dimensioni dei mezzi, si disarmano alzando le mani e lasciano che le altre due squadre di miliziani si occupino di slegare tutti gli ostaggi e di scortarli fino al blindato li presente.
"Sono passati più di tre anni... finalmente lo rivediamo dal vivo, eh?" dice Lorenzo, rivolgendosi al venticinquenne alla guida del crociato.
"Già, mi è mancato il Duomo, chissà quando sarà la prossima volta che lo rivedremo."
"Molto presto." gli risponde Daniele, che non ha ancora abbassato la guardia nonostante il relativo successo dell'operazione "Molto presto Milano sarà nuovamente territorio italiano... ovviamente, a patto che gli ostaggi e le altre cellule collaborino."
"Spero che tu dica il vero" replica Luca, cominciando a schierarsi davanti al gruppo formato dai quattro knightmare più il blindato carico.
"Daniele ha sempre avuto ragione da quando lo conosco, sono convinto che anche questa volta non ci deluderà..." osserva Lorenzo, in coda al gruppo, che in poco tempo scompare nel tunnel da cui sono arrivati.

"Noi come ce ne andiamo? Non possiamo andarcene in metropolitana, scoprirebbero subito il fucile..." chiede Giorgia al ragazzo, intento a smontare nuovamente l'arma per metterla in valigia
"Tuo zio ci aspetta a qualche isolato da qui, ci porterà al confine della zona urbana, e da li non avremo problemi a tornare alla base."
"Okay..." i due cominciano ad incamminarsi verso le scale, raggiungendo infine la strada, dove trovano la macchina dell'uomo ad aspettarli.

_______________________________________

Ebbene, la storia comincia a farsi avvincente!

Come proseguirà? I Cavalieri Neri e gli altri miliziani decideranno di seguire il gruppo di Daniele per la riconquista di Milano? Quali altri colpi di scena attendono i nostri protagonisti, che sicuramente a quest'ora staranno festeggiando da qualche parte nel ghetto di Milano? In effetti non lo so bene neppure io, ma non vedo proprio l'ora di scoprirlo!

Grazie ancora una volta a te, lettore, e... penso sia inutile ripetermi, mi limiterei a ripetere ciò che ho già detto in altre postfazioni, quindi non aggiungo nient'altro se non un "ci vediamo al prossimo capitolo"!

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Capitolo 5
*** Il leader ***



Istituto Britannico per la Formazione Superiore "Renati" (al centro)*


"Ah, finalmente un pasto caldo!"
"Ce n'era proprio bisogno, dopo questi mesi di prigionia!"
"Ma chi ha cucinato questa prelibatezza d'alta cucina?"
La grande tavola, fornata da un insieme di tavoli più piccoli, è stracolma di ogni genere di prelibatezza non troppo sofisticata: carne, fritture e verdure, il tutto accompagnato per l'occasione con del vino pregiato, ritrovato durante una ricognizione in una grande villa poco vicino all'edificio.
Daniele si sta destreggiando in cucina, dimostrando di saperci fare coi fornelli, insegnando anche alla piccola Monica come preparare quei piatti: "Prendi un altro paio di patate e pelale, poi tagliale e passamele okay? Torno subito, ora che hanno mangiato qualcosa di decente dopo tutto questo tempo posso anche presentarmi per bene."
La ragazzina annuisce, prendendo il pelapatate e facendo attenzione a non tagliarsi.
Il ragazzo dunque entra nello stanzone dove tutti stanno mangiando, ancora con indosso il grembiule da cucina: tra i suoi uomini e i prigionieri appena salvati si contano quasi trenta persone, il doppio rispetto a quello che erano il giorno prima, mangiano tutti di gusto e non sembra che vogliano minimamente sembrare educati, ingurgitando chili di cibo in pochi bocconi.
"Allora, come va qua?"
Tutti si girano verso di lui, chi facendogli complimenti per la sua cucina e chi invece gridando compliaciuto, anche solo per scaricare un po dell'entusiasmo rimasto dopo quella mattina. Lui dunque si dirige verso i due ospiti d'onore, il generale Hiroto e Ormati, porgendogli la mano: "Piacere, sono Daniele Giostri..."
Uno dopo l'altro, i due gli stringono la mano e si complimentano con lui, Ornati prende quindi la parola "Tu devi essere il cuoco della compagnia, complimenti, ora capisco perchè questi ragazzi sono così bene organizzati, voglio dire, con lo stomaco pieno di questa bontà come potrebbero non esserlo?"
Risata generale degli uomini di Daniele, e anche lui non trattiene una risata un po smorzata "No, in realtà io cucino raramente qua. Sono il capo stratega e il tiratore scelto di questa milizia, quin..."
"Non essere modesto, Dany!" una voce fin troppo squillante e famigliare alle orecchie del giovane studente si fa sentire in tutta la stanza, e di li a poco Lorenzo si alza da tavola, guardandolo dritto negli occhi: "Ora che il nostro potere sta crescendo e che siamo diventati l'unica cellula in tutta Italia a possedere un knightmare crociato, abbiamo bisogno di un leader, e chi può esserlo meglio di te?"
Lui quindi si guarda attorno, osservando la stanza: il ventenne non si è ancora riseduto, continuando a fissarlo con decisione, come a volerlo convincere, gli altri suoi amici lo guardano allo stesso modo, tutti concordanti con ciò che detto da quell'individuo che ogni tanto ha degli scatti di serietà, mentre gli altri ospiti aspettano una risposta all'affermazione del suddetto.
Luca quindi si alza a sua volta e approfitta del silenzio per parlare: "Lorenzo - per una volta - non ha tutti i torti: ci serve una guida, qualcuno che da milizia ci trasformi in una vera unità militare. Daniele, penso che nessuno meglio di te sarebbe in grado di investire questo ruolo: ci hai sempre guidato, hai sempre organizzato tutte le operazioni alla perfezione, per non parlare del fatto che ci hai offerto una casa con acqua ed elettricità, seppure poca. Prima di incontrarti eravamo un gruppo di sbandati, vestiti solo della nostra rabbia, del nostro rancore verso lo Stato Pontificio e verso Britannia... tu ci hai presi uno per uno e col tempo siamo diventati tra i migliori miliziani di Milano, con diverse missioni all'attivo, con una percentuale di fallimento pari allo 0%. Nessuno tra di noi sarebbe degno di darti ordini e noi tutti non vogliamo prenderli da nessuno, se non da te."
Dopo qualche altro istante di silenzio, Daniele volge nuovamente il proprio sguardo agli ospiti, non esitando minimamente, con uno sguardo serio e in grado di trasmettere sicurezza e autorità: "Gentili ospiti, è tempo di parlare di cose serie: ovviamente è palese che ci aspettiamo un compenso per la vostra liberazione, e noi abbiamo già le idee chiare riguardo a quello che vogliamo: Generale Hiroto, lei ai tempi di Zero era uno dei pezzi grossi del suo esercito, sono sicuro che ha ancora dei contatti di fornitori di armamenti, knightmare e altri rifornimenti di genere militare, quindi la invito a fare qualche chiamata e ad annunciargli che qui, in Italia, c'è qualcuno che è particolarmente interessato a tutto ciò, ovviamente a prezzo scontato, visto che il fatto di averle salvato la vita è sicuramente un buon pretesto per chiedere qualche favore..."
L'uomo sulla mezza età lo fissa per qualche istante, pensando tra sè e sè, quindi annuisce convinto "D'accordo, miliziano, avrete i vostri knightmare e i vostri armamenti, penso che dopotutto non saranno risorse buttate, dopo quello che ho visto stamattina sono sicuro che voi riuscireste a farne buon uso... anche se ovviamente tutto ha un prezzo."
"Stia tranquillo..." la voce di Giorgia si fa sentire per tutta la stanza, anche lei si pone decisa nei loro confronti, senza un attimo di esitazione "Per i soldi assicuriamo io la famiglia Renati, possessori della più prestigiosa scuola di Milano e di svariate risorse economiche."
Daniele la guarda soddisfatto, e lei ricambia lo stesso sguardo cercando però di non lasciar trasparire alcun tipo di emozione positiva, quindi il leader della cellula miliziana riprende la parola "Perfetto, ora, Ormati, a lei chiediamo una cosa un po diversa: la sua cellula è la più grande di Milano e conta quasi 150 uomini. Una forza d'opposizione non indifferente, ma anche unendo le nostre forze non riusciremo mai a combattere contro il vescovo."
"Cosa proponi dunque?" chiede l'uomo, mostrandosi decisamente disponibile.
"Le chiedo di unire le sue forze alle mie, sotto la stessa bandiera, e di riunificare tutte le milizie in giro per la regione per riprendere ciò che ci appartiene. In cambio della fusione e del completo controllo sui suoi uomini, offriamo la condivisione dei rifornimenti che riceveremo dai Cavalieri Neri, per non parlare del fatto che una volta riunificati potremo realizzare il sogno di tutti noi, ovvero ricreare lo status d'indipendenza dell'Italia."
Ornati lo guarda, pensandoci su un attimo: dopo due anni di sacrifici per formare la propria cellula gli viene proposto di dipendere da una 10 volte più piccola, sebbene per una buona causa. All'inizio è un pò riluttante alla sola idea, ma poi comprende che questa probabilmente è l'unica occasione per recuperare la libertà perduta da ormai troppo tempo: "D'accordo, i miei uomini e tutto ciò che appartiene alla cellula sono tuoi, ah, e ti prego, non darmi del lei, chiamami pure Massimo."
"Okay..." il ragazzo si allontana di qualche metro dall'insieme di tavoli, girandosi nuovamente verso di essi, e riprende a parlare con aria fiera e soddisfatta, avendo atteso di fare quell'annuncio da chissà quanti mesi: "Allora, in occasione di questo nuovo asse tra le nostre milizie e i Cavalieri Neri, proclamo finalmente la nascita dell'Impero d'Italia, il nuovo stato italiano, che si riprenderà ciò che gli appartiene di diritto e che farà vedere a tutto il mondo che non siamo ancora finiti, e l'Italia sarà solo l'inizio: noi siamo il futuro, noi saremo la speranza per tutti gli oppressi di questo pianeta! Allora, chi di voi è d'accordo con me?"
In tutta la stanza si alza un boato unanime, alcuni si alzano e vanno incontro al ragazzo, altri brindano alla sua salute e alla nascita di quello che aspettavano ormai da diversi anni, altri ancora invece sono così emozionati da rimanere fermi, immobili, ciò che è sicuro è che tutti non vedono l'ora di vedere questo impero diventare realtà.


 
Due mesi più tardi...


"Che palle, non ho studiato niente per la verifica di oggi! Hey, Daniele, mi farai copiare, vero?"
"Piantala Matteo, non penso di sapere più di quanto sai te... tanto vale arrendersi all'evidenza e accettare il fatto di beccarci un votaccio."
"Già..." i due compagni di classe si trovano nella loro aula, uno affianco all'altro, chiaccherando mentre la professoressa scrive cose strane alla lavagna, incomprensibili ad ogni alunno li presente, che lei ama chiamare matematica. 
"A proposito, in queste settimane ti vedo un pò più estroverso di quando eri arrivato da poco in questa scuola, è solo una mia impressione? perfino gli altri sembrano essere più ben disposti verso di te."
"Beh, ti è mai capitato di desiderare che qualcosa vada tutto come vorresti? io si, molto spesso, ma per una volta questo non è solo un desiderio, è realtà..."
Matteo ridacchia un attimo, fissando il ragazzo con aria maliziosa "Ah, ho capito, la ragazza che ti piace ha cominciato a "soddisfarti", eh? i miei complimenti!"
Lo studente si limita a sbuffare, in modo soffocato per non farsi sentire dalla docente "Sei proprio un imbecille, te l'ho mai detto?"
"Si, abbastanza spesso..."
Suona la campanella, l'insegnante di matematica lascia l'aula lasciandola in mano a quella di storia, che entra con le verifiche già in mano, pronta a distribuirle "Allora ragazzi, siete pronti? Spero per voi di si, questa verifica non la farò recuperare, quindi se vi beccate un votaccio saranno affari vostri!"
Daniele, Matteo e tutti gli altri si guardano attorno, in cerca di una via di fuga o di un miracolo per scappare a quella mattanza di quattro, fortunatamente, le preghiere del leader della resistenza in incognito vengono accolte dal bussare alla porta dell'aula e dall'ingesso di una commessa: "Daniele Giostri? Eccoti... il preside ha urgenza di parlare con te. Porta il registro insieme a te."
"Maledetto figlio di..." Matteo trattiene a malapena il suo istinto di continuare quella frase, mentre il suo amico si alza dal posto e, dopo aver preso il registro dalla cattedra, se ne esce dalla classe con un sorriso soddisfatto.
Entrato nell'ufficio del preside, come sempre, vede che è presente anche Giorgia, che lo saluta con una rapida occhiata: in quelle settimane lei sembra essere diventata meno dura nei suoi confronti e in quelli dei suoi commilitoni, sebbene mantiene ancora parecchio le distanze, in particolare verso il ragazzo appena entrato in quella stanza, Daniele dunque si avvicina alla scrivania del preside, consegnandogli il registro. L'uomo lo apre e ci scrive qualcosa sopra, riconsegnandolo a chi gliel'ha dato, facendo un cenno con la testa "Ti ho firmato un permesso di uscita anticipata... sono arrivati e al QG hanno chiesto di te. Penso che perdere qualche ora di scuola non sarà poi così tragico. Giorgia verrà con te, okay?"
Daniele annuisce e ringrazia il preside, girandosi dall'altra parte verso la porta, per poi riportare il registro in classe e prendersi la propria roba.
"Me la pagherai, ricordatelo. La prossima volta in mensa trovati un altro tavolo!" borbotta Matteo, scatenando solo un sorriso divertito nel suo interlocutore, che, dopo aver raccolto libri e quaderni, si dirige verso l'uscita della scuola, dove c'era Giorgia ad attenderlo.

Poco dopo, i due arrivano nel nuovo QG dell'Impero d'Italia, ovvero una vecchia scuola elementare poco più a est di dove si trovava la base dei miliziani di Cernusco. In quei due mesi sono cambiate parecchie cose: Dopo l'unione dei suddetti, molte altre milizie si sono fuse al progetto di riunificazione, fino a contare un totale di quasi mille persone pronte a combattere, il che ha costretto il neonato Impero a cambiare sede, trovandone una che riesca a gestire tutti quanti, comprendendo anche gli equipaggiamenti e le varie armi. Anche le operazioni militari sono aumentate per marcare meglio il territorio, solo Daniele ha abbattuto più di 20 piloti nemici, e sommando i knightmare catturati a quelli in arrivo dalla Libia le unità robotizzate italiane supereranno il centinaio, inoltre, grazie all'eccellente lavoro di Monica, le immagini satellitari in tempo reale della zona in possesso a Britannia sono sostituite con alcune più vecchie, per non fare intuire dove si trova effettivamente la base della resistenza. Insomma, sembra andare tutto a gonfie vele, nonostante il progetto sia ancora acerbo, Daniele si è già prefissato degli obiettivi da raggiungere.
Appena entrati vengono subito notati da Luca, Lorenzo e Monica, che si dirigono verso di loro "Dany, Giorgia, finalmente siete arrivati!" esclama il venticinquenne "Seguiteci, vogliamo farveli vedere! sono bellissimi!"
Il gruppetto si dirige verso il giardino della struttura, e già da lontano si vedono i nuovi knightmare: 70 di essi sono vecchi modelli dei Cavalieri Neri, riverniciati di nero, rosso e decorazioni in oro, con la bandiera dell'Impero e l'aggiunta di degli scudi in metallo ultraresistente, neri con i bordi rossi e la parte centrale oro; i rimanenti 10 sono nuovi modelli, progettati appositamente per il nuovo esercito: anche questi presentano gli stessi colori, ma questa volta il rosso prevale sul nero e lo scudo, invece di essere quadrato, è rotondo e completamente color oro.
"Sono stupendi!" esclama Giorgia, rimanendo visibilmente soddisfatta dei soldi investiti.
"Per quanto riguarda il Pachyderm?" chiede Daniele, rivolgendosi a Lorenzo.
"Non sono ancora riusciti a completarlo, dovresti sapere meglio di me che non è mai stato costruito un camminatore del genere... ma quando lo avremo spaccheremo in più parti l'osso sacro della Chiesa!"
"Già..." dice in modo riflessivo il giovane, guardandosi attorno, anche lui visibilmente soddisfatto delle sue unità. "Ma finchè non sarà operativo non possiamo permetterci di attaccare Milano."
"Quindi cosa faremo ora...?" si domanda Luca, rivolto verso il giovane leader
"Ecco i nostri progetti: abbiamo un totale di 104 knightmare, suddivisi in 70 legionari, 10 decurioni, 23 ex guardie svizzere ed un ex crociato. questi si suddivideranno in 9 squadre formate da 10 legionari o guardie svizzere ciascuna, più un decurione che farà da capo squadra, e tutti i decurioni saranno subordinati al Crociato, che sarà ribattezzato centurione e riverniciato per l'occasione. I tre legionari e il decurione rimanenti invece si occuperanno della difesa della base. Ora, parliamo di cose interessanti: il nostro obiettivo principale al momento è espandere i nostri confini, e ciò avverrà verso est, questo lo faremo per tre ragioni principali: prima di tutto per testare le nostre capacità su vasta scala contro unità inferiori in quanto a numero e armamenti, in secondo luogo per reclutare sempre più gente... e infine, come obiettivo finale, arrivare fino al comune di Gardone Val Trompia e liberarlo dalle forze della Chiesa."
"Perchè ci spingiamo fin'oltre Brescia? rischiamo di disperdere inutilmente le nostre unità..." osserva Monica, osservando le mappe tramite il suo oloportatile.
"Ma certo!" esclama Lorenzo, in un lampo di genio "A Gardone c'è la fabbrica della Beretta! Hai capito Daniele... e così vuoi raggiungere presto un'indipendenza per quanto riguarda gli armamenti, eh?"
Il ragazzo lo guarda compiaciuto, soddisfatto della risposta, e riprende la parola "Non solo, la Beretta è l'unica fabbrica al mondo che ha le conoscenze e le strumentazioni per creare le armi ad eccelerazione elettromagnetica. Ormai i britanni si sono così fissati sulle armi ad energia che si sono dimenticati di quelle a proiettili, non sviluppando più contromisure anti-proiettile, e questa è una loro grande lacuna, in più voglio commissionare proprio alla Beretta la fabbricazione dei due cannoni elettromagnetici del Pachyderm."
"E' un piano geniale..." dice Giorgia, cercando qualcosa che non va nel ragionamento del suo compagno di classe, che invece non fa assolutamente una piega.
"A proposito, a chi assegnamo il croc... volevo dire, il centurione?" chiede Luca incuriosito.
"Il centurione l'hai recuperato tu, ti appartiene. Hai dimostrato di saper gestire più squadre contemporaneamente in queste settimane, di conseguenza penso che tu sia il candidato più idoneo per questo compito. Sono sicuro che non me ne pentirò" spiega Daniele, camminando lentamente verso le unità robotizzate, seguito dai suoi amici.
"Non pensi che questo sia un compito più adatto all'imperatore?" domanda Lorenzo, alludendo al giovane in testa al gruppo.
"Imperatore, eh?... non chiamarmi così, almeno, non ora. aspettiamo di creare un vero stato prima di passare alle formalità. Comunque, io non ho intenzione di pilotare un knightmare, mi trovo bene col mio fucile di precisione. Finchè il pachyderm non sarà pronto rimarrò appiedato."
"Capisco... okay, allora mettiamoci al lavoro per organizzare le squadre"
"Bene così. Monica, ti prego, raduna i piloti designati in cortile, digli che presto avrà in inizio un'esercitazione per collaudare le nuove unità."
"D-d'accordo!" la ragazzina si gira verso l'edificio principale e si mette a correre, in direzione dell'ufficio delle comunicazioni, che prima della liberazione probabilmente doveva essere la segreteria.

Daniele si guarda nuovamente attorno: da una parte tutti i knightmare inanimati, messi in fila in cortile, mentre alcuni membri dell'esercito ronzano attorno ad essi in cerca di imperfezioni, per montare le armi o anche solo per curiosità, alla sua sinistra l'edificio che una volta era quello principale della struttura, costruita su quattro piani, uno dei quali sotterraneo, che ora è l'ala abitativa del complesso, dietro di lui invece l'edificio amministrativo, attaccato ad una seconda ala più piccola dove le classi di quinta studiavano regolarmente, ora divenuto il quartier generale vero e proprio, dove è tutto organizzato per il meglio e dove ha sede anche l'ufficio logistico; infine, alla sua destra, si può gustare il suggestivo spettacolo di un sole che sta lentamente calando, nonostante fosse pieno pomeriggio, chiaro segnale che ormai l'inverno è alle porte. Il ragazzo allora si siede sull'erba verde e si rilassa, gustandosi quel momento che lo riempiva di speranza mista ad euforia e libertà, la libertà tanto desiderata in quei tre anni in una prigione a cielo aperto chiamata Nuovo Stato Pontificio.
L'Impero d'Italia è nato da molto poco, ma sembra già essere destinato a cambiare le sorti non solo della penisola, ma di tutto il mondo.

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Ed eccoci, di nuovo, alla postfazione.
Amici lettori, sono proprio felice della mia storia, ad ogni capitolo diventa sempre più ricca ed interessante. Io quanto voi non vedo l’ora di sapere come si svilupperà, e non nego che mi sto affezionando parecchio ai miei stessi personaggi.
Tengo a precisare che ogni luogo descritto in questo racconto è realmente esistente, basta farsi qualche ricerca, e ovviamente questa realtà è una cosa voluta, voglio che questo racconto sembri in tutto e per tutto un mondo alternativo non solo a quello dell’originale Code Geass, ma anche al nostro.
Cosa sarà mai il Pachyderm? Lo scopriremo solo col tempo.

Vi ringrazio per la lettura e vi invito cortesemente a lasciarmi una bella recensione: coraggio, ditemi cosa vi sta piacendo e cosa invece vi fa storcere un po il naso, io ho bisogno delle vostre opinioni! Ci vediamo al prossimo capitolo!

PS: Tengo a precisare, inoltre, che questo racconto sarà pieno di citazioni, riferimenti e a volte anche luoghi presenti in altre opere, in particolare a tema videoludico, e ho in mente anche di aggiungere in modo molto velato qualche riferimento a delle canzoni che secondo me si addicono molto al tema del racconto.

PPS: Vi dirò la verità: nonostante il caldo sfiancante e le punture di zanzara non penso ci sia davvero niente di meglio che scrivere un nuovo capitolo per la mia storia accompagnato dalle note dei grandi Pink Floyd, ottima fonte d'ispirazione. Mai avrei pensato di poter ricavare un così gran piacere nello scrivere, ho sempre pensato fosse gratificante, rilassante e bello, ma non credevo fino a questo punto. Grazie anche a voi che mi permettete di provare queste emozioni!



*Fonte: Internet, Command & Conquer 3 cities... per trovarla ho tirato giù tutti i santi.

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Capitolo 6
*** Ogni possibile alleato ***


(Paracadudisti bolscevichi nei cieli di Mosca, Rivoluzione Russa.)
 
<< Compagni! Il tempo della corruzione, della sottomissione e degli accordi sottobanco con gli europei e i britanni è giunto alla sua fine! Ora, dopo un secolo dalla mancata rivoluzione, dopo un secolo dall'omicidio del nostro grande leader, finalmente il popolo e la classe proletaria prendono ciò che gli appartiene. La distruzione degli stati europei da parte dei britanni è stata il catalizzatore della nostra riconquista del potere, saremmo in debito con loro, se solo non si fossero permessi di interferire in quella che era la RSFSR. Il caso ha voluto che oggi, il giorno del nostro riscatto nei confronti del mondo, il calendario giuliano segnasse il giorno del 26 ottobre, che, come ben sapete, è il 103° anniversario della vittoria bolscevica nei confronti dei corrotti repubblicani e dei vili zaristi. Signori, Lenin sarebbe fiero di noi, siamo riusciti a ripristinare il suo sogno di una russia del popolo, libera dalla privatizzazione, dal concetto di proprietà e finalmente senza corruzione. Oggi, una nuova superpotenza nasce, la nuova RSFSR spazzerà via i suoi nemici quali Britannia, Nuovo Stato Pontificio e ciò che resta dell'Europa. Tremate potenti, gioite oppressi, siamo qui per ripristinare l'ordine mondiale, e niente e nessuno ci fermerà! >>
Il gruppo è seduto attorno al tavolo del pranzo; è una fredda domenica e la maggior parte dei legionari è in libera uscita, sebbene molti di questi abbiano deciso di rimanere comunque alla base per continuare i loro lavori. Daniele, Giorgia, Luca, Lorenzo e Monica seguono attentamente il discorso alla TV del nuovo primo ministro russo, Yuri Romanov, che ha preso da poco il potere approfittando dell'instabilità politica successiva al crollo dello stato federale europeo. Al termine di questo, la dodicenne si guarda attorno confusa, in cerca di risposte "Lenin? Rivoluzione? RSFSR? Ma cosa significa...?"
"Davvero non sai cosa avvenne nell'8 novembre del 1917?" chiede Lorenzo, un po stupefatto
"E' normale" risponde Daniele per lei "non dimentichiamo che la censura ha reso la scuola italiana perfino più fasulla di quanto lo fosse prima, e ricordate che quando Britannia ci ha invaso lei aveva solo 9 anni, quindi era decisamente troppo piccola per studiare certe cose..."
"Allora me le spiegherai tu?" chiede dunque la ragazzina al leader del gruppo.
"Certamente: allora, nel 1914 c'è stata la Grande Guerra, terminata l'anno dopo con la dirompente vittoria britanna su tutti i fronti, che pose fine agli ultimi grandi imperi rimanenti, fatta eccezione a quello del vincitore. Tutta l'europa era occupata dall'esercito imperiale, che però non riuscì a controllare la zona a causa delle insurrezioni in corso di svolgimento in tutto il continente. Parallelamente a ciò, l'ultimo stato europeo rimasto libero, ovvero la Russia zarista, era in preda alla guerra civile, culminata nel febbraio del 1917, quando venne destituito l'ultimo zar. Dopo nove mesi di guerra civile per decidere chi dovesse governare, una fazione che si definiva "a favore del popolo", i Bolscevichi, conosciuti anche come Armata Rossa e capeggiati da un uomo dal forte carisma di nome Lenin, riuscirono a prendere il potere e fondarono la prima e unica repubblica socialista, la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, o RSFSR, l'unico stato nella storia che si possa definire comunista. La guerra civile però non era finita, di fatti l'Armata Bianca, formata dagli antirivoluzionari, opponeva ancora una forte resistenza. I britanni, bisognosi di nuovi alleati, proposero ai bianchi un'alleanza: l'Impero avrebbe favorito l'ascesa dei repubblicani, in cambio, la Russia sarebbe dovuta diventare un alleato incondizionato di questo. I contro-rivoluzionari accettarono l'accordo, e così, nel 1922, un assassino imperiale uccise Lenin, mandando la neonata RSFSR nel caos, dando l'occasione ai bianchi di riprendere il potere, scacciando per sempre la minaccia comunista, tuttavia ciò si rivolse contro lo stesso impero di Britannia, che non fece in tempo a ricattare il nuovo governo che venne subito confinato oltre oceano dalle forze di liberazione europee, che strinsero a loro volta un patto segreto con la nuova Russia, formando lo stato federale europeo così come lo conoscevamo qualche anno fa."
"Però, simpatici questi russi, eh?" esordisce Lorenzo.
"Già..." dice Luca, con aria pensante "chissà se potrebbero diventare nostri alleati."
"Beh, sicuramente un aiuto esterno in europa ci servirà" replica Daniele, guardando i presenti "Ma ricordatevi che non saranno mai nostri veri e propri alleati: i nostri obiettivi sono ben diversi dai loro, ed è risaputo che il comunismo non è altro che un'utopia, che mai funzionerà in un uno stato grande come quelli moderni. Una volta liberata l’Europa da Britannia, ci sarà una guerra tra noi e la Nuova Russia."
"Cosa proponi, dunque?" chiede curioso il venticinquenne.
"Aspettiamo il momento giusto. Molto presto, i russi invaderanno l'europa, e noi approfitteremo della guerra tra Britannia, che sarà concentrata verso ovest, e la Russia per muovere i nostri primi attacchi importanti nei confronti dello stato della Chiesa."
"Ha senso." dice Giorgia, rilassandosi sulla sedia "Penso sia la soluzione migliore."

<< Unità d’assalto Jaguar, Alligator, Raven e Shark, in formazione e in stand-by! >>
<< Ricognitori Wolf ed Hawk nelle posizioni assegnate e pronti a fare fuoco di precisione. >>
<< Qui unità Fox e Snake, siamo dietro le linee nemiche, ci apprestiamo a colpire i punti designati. >>
<< Unità speciale Scorpion, pronti ad ingaggiare i nemici più pericolosi. >>
Daniele segue l’azione sul display, tutte le nove unità sono schierate ai loro posti e i 99 piloti sono pronti ad eseguire i suoi ordini. Luca è schierato nell’unità Scorpion col suo Centurione, pronto a gestire la situazione in caso di imprevisti.
“Agite come di programma, non voglio vedere un singolo errore, intesi?”
Nel giro di una trentina di secondi, tutte le unità si muovono all’unisolo, raggiungendo i punti concordati nel briefing, con impeccabile precisione.
“Shark ed Alligator, siete caduti in una trappola del nemico, vi attacca dalla posizione di venti gradi ovest, distanza 100 metri. Fox, siete stati scoperti da dei knightmare ostili che vi stanno raggiungendo per ingaggiarvi da sud, distanza 250 metri in diminuzione; Wolf ed Hawk, avete buona visuale su entrambi i gruppi di nemici, Scorpion, voi invece siete in posizione favorevole per tagliare la retroguardia alle truppe ostili rimaste, la loro unica via di scampo si trova a 500 metri est dalla vostra posizione”
In un’altra manciata di secondi, Shark ed Alligator corrono ai ripari, così come Fox, e fanno fuoco di soppressione sulle truppe nemiche visualizzate a schermo, mentre le unità di ricognizione pensano a dare loro il colpo di grazia, e l’azione si conclude con Scorpion che raggiunge l’unica strada rimasta agibile per i knightmare.
“Molto bene. La bomba è stata innescata dall’unità Snake, avete 15 secondi mer allontanarvi di almeno 250 metri dal punto di detonazione.”
Tutte le unità si disperdono in modo circolare, usando come punto d’origine la locazione della bomba, che nel giro di quindici secondi esplode, visualizzando sul display delle unità robotizzate l’onda d’urto.
“Rapporto dulle perdite”
“Quattro unità sono state distrutte, nessuna altra anomalia” risponde di rimando un addetto alle comunicazioni.
“Ma che diavolo! Fox-11, Jaguar 4, Raven 2 e 6, come pensate di poter sopravvivere ad una vera operazione? Se la bomba fosse stata vera, sareste morti, tutti e quattro! Ah, ritornate tutti in formazione, riproviamo, e questa volta cerchiamo di non subire perdite.”
Le nove unità dell’Esercito Imperiale Italiano tornano alle postazioni originarie, mettendoci qualche minuto, che Daniele sfrutta per analizzare i dati dell’addestramento, prima di essere interrotto da un ragazzo che non avrà avuto più di 18 anni: “Signore, è in arrivo una comunicazione!”
Lo studente volge il proprio sguardo al giovane di fronte a se, con naturalezza: “Quante volte te lo devo dire, Giacomo? Non sono il tuo “signore”, dammi del tu, okay? Comunque, di che si tratta? Sarà sicuramente il generale Hiroto...”
Il ragazzo che risponde al nome di Giacomo abbassa lo sguardo, non incrociando quello di Daniele: “Vedi, qui tutti nutrono un profondo e sincero rispetto per te, e quindi è davvero difficile non darti del Lei, dopotutto, sei il nostro leader...” Dunque rialza lo sguardo in direzione di quello che lui reputa essere un suo superiore e scuote la testa: “No, il generale Hiroto non si è ancora fatto sentire, è alle prese con gli ultimi preparativi per il trasporto del Pachyderm; Si tratta del primo ministro russo Romanov.”
Tutti i presenti si voltano in direzione dell’interlocutore del loro leader con espressione stupita, Daniele stesso incluso: “Come hanno fatto ad aprire un canale sicuro nella nostra rete?... E va bene. Luca, assumi il comando, cerca di ottenere dei risultati migliori dei miei, non possiamo permetterci di perdere anche una sola unità. Giorgia, Monica e Lorenzo, con me!”
<< Sissignore! >> risponde di tutto tono il centurione. <>


I quattro arrivano nella sala delle comunicazioni, ovvero l’aula magna della scuola, riadattata per lo scopo del gruppo. Appena i ragazzi entrano nella stanza, viene proiettata sul muro la scritta “Stand-by”, in attesa di visualizzare l’altra fonte del canale criptato.
“Aprite il segnale dal Cremlino!” ordina Daniele, con tono seccato, cercando di non lasciar trasparire il suo nervosismo.
In men che non si dica, la scritta sul muro scompare nel nulla, lasciando spazio alla faccia paffutoccia e pelosa del premier russo, vestito di una grigia uniforme dipinta di medaglie ed ornata una spilla a forma di falce e martello, simbolo del comunismo.
<< Salve, Tovarishch Italiani. >>
“Premier Romanov, quale ragione porta un capo di stato del suo calibro a comunicare con una cellula di rivoltosi come noi?” esordisce Monica, con aria seria e matura.
<< La vostra fama è grande tra le fila russe, compagni italiani, vengono narrate storie che vi dipingono come eroi e pionieri della vostra nazione oppressa dalla dittatura, un po come la nostra fino a qualche giorno fa, c’è addirittura chi parla del vostro leader come un ragazzino in grado di uccidere i piloti dei knightmare lasciando questi intatti, pronti ad essere riciclati. Vorrei tanto aver l’onore di parlare con la persona in questione. >>
“Le storie che avete sentito sul nostro conto sono tutte vere” Prende la parola Daniele, con orgoglio: “siamo dei guerriglieri pronti a tutto per il proprio paese, capaci ed organizzati, agiamo guidati dalla voce del nostro patriottismo e nessun oppressore può nulla contro di noi. Se stai cercando il nostro leader, beh, eccomi qua: Sono Daniele Giostri e sono colui che è stato scelto per guidare il Nuovo Impero Italiano.”
<< Però, che presentazione teatrale... >> replica Romanov << Spero solo che la vostra fama sia almeno allo stesso livello di quanto viene narrato qui, nella Madre Russia; Comunque, mi sembra più che ovvio che i nostri obiettivi coincidano, almeno, in parte... >>
“Voi volete una vendetta sull’europa e su Britannia...” lo interrompe Daniele, avvicinandosi al proiettore: “noi invece sognamo la libertà dallo Stato della Chiesa, a sua volta collegato all’Impero invasore”
<< Esattamente. Sicuramente, capirai che se noi riuscissimo a coordinare le nostre azioni, Britannia sarà costretta ad opporre resistenza su ben tre fronti: quello est-europeo, quello italiano e quello asiatico, e quasi sicuramente cederà su tutti e tre... Voglio proporvi un’alleanza, seppur solo momentanea. >>
Nessuno dei presenti pare stupito: “Alleanza? Quali sono le condizioni?” chiede Lorenzo con insolita serietà.
<< Dritto al punto... Mi piace il vostro modo di fare. Ebbene, l’alleanza avrà validità finchè Britannia non sarà definitivamente cacciata dall’eurasia, da li in poi... decideremo sul daffarsi... >>
“Decidersi sul daffarsi? Sà tanto di fregatura...” esclama Giorgia, rimasta in silenzio ed immobile fino ad allora.
<< La nostra Tovarishch pare alquanto riluttante nei nostri confronti... >>
“NON sono la vostra Tovar-come-diavolo-si-dice. Io rispondo solo all’Impero Italiano.”
“Giorgia!” Si rivolge a lei Daniele, fulminandola con lo sguardo: “Ricordati quello che ti ho detto stamattina...”
La ragazza ricambia il suo sguardo, reggendolo per qualche istante, per poi volgerlo leggermente più in basso: “Si, hai ragione. Scusami.”
<< Però, sai anche tenere a bada i tuoi subordinati... >>
Il giovane leader della resistenza punta i propri occhi fissi su quelli dell’immagine di Romanov proiettata sul muro, con aria sicura di se: “Loro non sono miei subordinati, e comunque se dobbiamo fare un’alleanza del genere, vogliamo raggiungere un compromesso utile anche a noi.”
L’uomo sulla mezza età viene un attimo scosso dalle parole del ragazzo, non aspettandosi così tanta audacia e forza: << Però, le voci su di te non sono per niente esagerate... Ebbene, qual’è la tua proposta? >>
“L’esercito russo non dovrà oltrepassare i seguenti stati: Germania, Austria, Slovenia e la penisola dell’Istria: da questi stati fino all’estremo ovest sarà considerato territorio italiano, le rimanenti unità britanniche saranno cacciate da noi, in cambio, offriamo la nostra completa disponibilità per la campagna d’asia contro l’Impero, nel caso questa dovrebbe prolungarsi più del dovuto.”
L’uomo in divisa ride di gusto, senza distogliere lo sguardo dall’obbiettivo della videocamera: << Davvero credete di poter conquistare mezza europa?!... E va bene, accetto l’accordo, ma se entro il capodanno dell’anno prossimo non avrete occupato i territori da voi designati, passeremo a prenderceli noi, intesi? >>
Daniele annuisce con decisione, senza mostrare un attimo di esitazione, anzi, sfoggia un sorriso di fiero orgoglio, cogliendo l’accordo come fosse una sfida personale: “Non avrete bisogno di spingervi oltre, ve lo assicuro. Comunque, noi abbiamo bisogno di un altro mese per sferrare un attacco decisivo a Milano, visto che prima di poterlo fare dobbiamo ritirare un... pacchetto. Per voi è un problema?”
<< Assolutamente no, ne approfitteremo per riempire le nostre fila. Ora però ho degli impegni piuttosto importanti a cui dare priorità, è stato un piacere parlare con il leader della resistenza italiana, così famosa tra i nostri soldati. Vi auguro una buona giornata, e che possano i vostri obiettivi essere più vicini di quanto pensiate! >> Senza attendere replica, il premier russo chiude la trasmissione con Daniele ed i suoi amici, che si stiracchiano e cercano di schiarirsi la vista dopo aver guardato tutto il tempo l’immagine dell’uomo proiettata sul muro.
“Seriamente?! Pensi che abbiamo le potenzialità di conquistare mezza europa in poco più di un anno?!” esclama Lorenzo, fissando il suo amico, intento a bere un bicchiere d’acqua.
“Perchè no?” chiede Monica, intenta a smanettare con il suo oloportatile: “dopotutto ci troviamo in una posizione favorevole: il nord italia è il polo industriale dello stato, conquistandolo il sud non ha molte speranze... questo ci permetterà di espanderci rapidamente sulla penisola mantenendo però una salda testa di ponte verso l’europa.”
“Esattamente” osserva Daniele, sedendosi su una postazione li vicino e girandosi in direzione dei suoi amici “E, una volta pronto il Pachyderm, sono sicuro che molti comuni si rivolteranno contro la Chiesa, facilitandoci il compito di liberazione...”
“Non ti smentisci mai, eh? Temerario proprio come la prima volta che ci siamo incontrati... Te lo ricordi, vero?” si rivolge a lui Lorenzo, sedendosi per terra vicino al giovane.
“Eh già, non eri proprio conciato bene, eh?” lo guarda il leader della piccola forza d’opposizione, sorridendo nostalgico
“Ero coperto di sangue dalla testa ai piedi... Sarei morto dissanguato, se tu non fossi arrivato a salvarmi la vita. O, chi lo sa, magari sarei caduto in mano alla Chiesa, subendo torture ben peggiori della morte...”
“Non è stato nulla di che, ti ho solo portato lontano da quel posto tutto piombo e fiamme.” Replica modestamente Daniele.
“Dire “solo” è un po riduttivo, non trovi?” Dunque il ventenne si gira verso Monica e Giorgia, riprendendo a parlare: “ Pensate, da solo ha ucciso un’intera squadra di templari, e perfino due Epuratori!”
“Due Epuratori? Cosa ci facevano le truppe del vescovo qui, in periferia?” Chiede Giorgia, visibilmente incuriosita.
“Eh che ne so io? Mi ricordo solo i getti dei loro lanciafiamme che avvolgevano le case del mio quartiere, e dopo solo i loro corpi sanguinanti e la mano tesa di Daniele, rivolta a me...”
“Ho solo fatto il mio dovere... Anzi, mi sento tremendamente in colpa... per tutti coloro che non sono riuscito a salvare... Venti coppie completamente carbonizzate, i cadaveri dei loro figli ridotti a pezzi di carbone per la strada, ed io non ho potuto fare niente...” Il suo sguardo si fa cupo, volgendolo verso il terreno, con un’espressione di chi avrebbe voluto piangere, ma che semplicemente non aveva le forze per riuscirci.
“Daniele...” Si avvicina a lui Monica, seguita da una titubante Giorgia
“Non devi sentirti in colpa per chi non sei riuscito a salvare.” Afferma la sua coetanea.
“Esatto, hai già fatto così tanto per me, per noi, per tutti quelli che stanno là fuori ad addestrarsi per inseguire la libertà. Non lasciarti tormentare dalle anime di chi e morto, pensa che loro siano felici che tu sia riuscito a salvare così tante persone... Sicuramente, ovunque loro siano, vogliono che tu non ti arrenda, che tu non pensi a loro e che continui la tua missione: rendere l’Italia un paese nuovamente libero”.
“Monica ha ragione...” Riprende Lorenzo “Fino a due mesi fa eravamo una cinquantina, ed oggi invece siamo quasi mille! Se continuiamo così, nessuno sarà in grado di fermarci! Le anime di chi è morto e di chi morirà per l’Italia saranno al nostro fianco, ci daranno la forza di andare avanti nei tempi più duri e non smetteranno mai di vegliare su di noi...”
Daniele prende un profondo respiro, aspettando qualche istante, dunque si alza dalla sedia, e il suo sguardo torna quello fiero ed allegro di qualche minuto prima, mostrando un sorriso istintivo, ma ben distinto dall’espressione cupa che aveva poco fa: “Avete ragione: guardarsi indietro è solo un errore... Ora però basta perdersi in chiacchere, quei ragazzi là fuori hanno bisogno di noi. Tutti ai propri posti, dobbiamo essere pronti per le prossime operazioni, ricordiamoci che il nostro obiettivo prioritario è la fabbrica della Beretta, entro una settimana dobbiamo raggiungerla e trasportare fin qui i due cannoni da montare sul Pachyderm. Forza!”
I tre ragazzi di fronte a lui annuiscono con decisione ed ognuno riprende le proprie posizioni, Daniele incluso.
Il sapore del sogno si fa sempre più vicino, sempre più intenso, e sono tutti consapevoli che non possono concedersi alcun tipo di riposo, specie in un momento così cruciale per gli equilibri mondiali. Presto, la guerra di liberazione avrà inizio, e con essa una nuova era per l’Italia, tutti ne sono certi e nessuno sembra volersi tirare indietro.
Manca solo la pedina principale sulla scacchiera italiana, dopodichè, la partita potrà ritenersi conclusa ancor prima di cominciare.
 
_____________________________________
 
 
Ebbene, ecco il sesto capitolo, dopo una pausa estiva che doveva essere in mezzo ai libri per gli esami di riparazione, mentre alla fine si è trasformata in un letargo lungo un mese.
Ancora una volta, il capitolo gira attorno al Pachyderm: cosa sarà mai questo bizzarro veicolo? Pechè è così decisivo per Daniele? Beh, lo scoprirete nel giro di qualche capitolo... abbiate solo pazienza!
Piccolo sondaggio: vediamo un po se qualcuno indovina da che opera ho preso il nome del premier russo, vi darò due soli indizi:
1- Sono i nomi di due personaggi di un videogioco.
2- Il suddetto videogioco è legato anche alla copertina di questo capitolo.
Coraggio, sono proprio curioso!
 
Sapete, c'è una cosa che detesto di internet, in particolare di siti come EFP, ovvero il fatto che non c'è contatto umano, non si sa con chi si sta parlando, non ci si conosce insomma, e anche per questo mi risulta difficile leggere storie che non sono di persone che, appunto, conosco, quindi ho deciso di aggiungere anche qualcosina in più su di me in questa postfazione, giusto per invogliare chi la pensa come me a continuare a seguirmi:
Come già detto nel primo capitolo, mi chiamo Andrea, ho 18 anni, vivo a Milano e non sono uno che legge molto, purtroppo non per scelta. Ho cominciato questa Fanfiction spinto da una mia amica che, al contrario di me, vive letteralmente in mezzo ai libri.
Una cosa che mi ha sempre colpito di quando si legge una bella storia è che ci si immagina l'autore: chi sarà? Come sarà? Cosa sa fare? Magari è un genio a scuola, o sul lavoro è invidiato da tutti!
Non so voi, ma a me capita spesso, anche con i video di Youtube e simili, eppure ritrovarmi a scrivere un racconto del genere mi fa rendere conto che anche un ragazzo che ha perso due anni a scuola, che viene rimandato ogni anno e che frequenta una delle peggiori scuole della zona può tranquillamente realizzare qualcosa di carino, uno come me insomma.
Sapete, io ho un modo abbastanza "particolare" di scrivere le storie, infatti non mi preparo mai alcun tipo di schema, non mi fisso degli obiettivi, o comunque al massimo mi do un traguardo: scrivo trascinato dalle emozioni, da quello che provo e da come mi immagino che reagirebbe ogni singolo personaggio ad ogni singola situazione, cosa che mi riesce particolarmente facile con Daniele, il mio protagonista, con il quale mi rispecchio davvero molto, prima di tutto per il suo nome, che in realtà è il mio secondo... in poche parole, conoscere Daniele è un po come conoscere una parte di me.
Forse è meglio non prolungarsi più di tanto, sono sicuro che la maggior parte di voi sarà già andata oltre a questa eccessiva postfazione, ma semplicemente mi piace essere il più trasparente possibile con i miei lettori.
Beh, allora ci si vede al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 7
*** Fuoco purificatore ***



(Studio del vescovo di Milano)
 
"Hai sentito? Pare che quegli sporchi ribelli abbiano assalito il convoglio di rifornimenti destinati ai nostri pazienti!"
"Figurati se quei vermi hanno la minima pietà dei loro Salvatori feriti..."
L'uomo sente delle voci poco lontano da lui: è intontito, sdraiato in un letto, si è appena svegliato e si sente stringere intorno al torso. Non riesce ancora ad aprire gli occhi, nè a muovere nessuna altra parte del suo corpo, probabilmente a causa della lunga inattività che questo ha dovuto subire.
"Sai, ogni giorno che passa gli attacchi aumentano, e sempre più quartieri ad est divengono sotto il loro controllo, in più, in diverse parti della regione piccoli gruppi di milizia si stanno rivoltando..."una lunga pausa segue la frase stroncata dell'uomo, la quale dimostra la stessa angoscia che si percepisce ascoltando il suo tono di voce in quel momento: "Pensi che riusciranno mai ad arrivare fino a qui? E se ciò accadesse, avrebbero pietà di noi, personale civile?"
"Fino a qui dici? Ma ti rendi conto di dove siamo?! Questo è un'ospedale militare, fortificato fino all'osso, e perdipiù a poche centinaia di metri da qui c'è la casa del Vescovo, figurati se una manica di idioti potrebbe mai arrivare fino a qui."
"Eppure... hanno quasi ucciso l'ufficiale Picco, togliendogli dalle mani il suo knightmare..."
L'uomo comincia a ricordare: era seduto nel comodo sedile del suo veicolo, quando, senza alcun tipo di preavviso, si ritrovò un proiettile lungo quanto una penna conficcato nello stomaco. Ricorda il sangue e gli altri liquidi uscire dalla ferita, il nauseabondo odore di questi, ma anche la dolorosa scarica elettrica che lo ha immobilizzato, la cabina che si apriva ed un uomo che lo buttava fuori da essa, lasciandolo nell'asfalto rovente. 
Da li in poi il nulla.
"Non sono... una manica di idioti" dice Davide, con una voce così fiacca da fare invidia a quella di un morto.
"Si è svegliato!" esclamò uno dei due infermieri.
L'altro si avvicinò a lui, esaminandolo incuriosito: non aveva mai visto nessuno riprendersi dopo una ferita del genere, evidentemente le cure sperimentali messe a disposizione dai britanni sono tornate utili.
"Sono più organizzati di quanto si possa pensare..." continua l'ufficiale, riuscendo ad aprire gli occhi quel tanto che basta per constatare l'ovvio: si trova in una camera d'ospedale, completamente bianca, in compagnia di due infermieri.
"Non parli, signore. Ha bisogno di riposo per la riabilitazione, è stato immobile in quella posizione per diverse settimane..." osserva uno dei due, in modo cortese, per poi girarsi verso l'altro, usando un tono ben più autoritario: "Tu! Vai subito a contattare il generale Brina."
Il suo interlocutore annuisce ed esce dalla stanza frettolosamente, tutto ciò mentre il crociato, ferito più nell'animo che nel corpo, riprende lentamente possesso delle proprie articolazioni.
L'ultimo infermiere rimasto nella stanza si volta di nuovo verso di lui, visibilmente incuriosito: "Mi scusi l'impertinenza, signore, ma... cosa la fa pensare che siano così organizzati?"
Picco appoggia con lentezza e fatica i palmi al materasso ed alza la schiena quel tanto che basta per appoggiarsi all'arco posteriore del lettino, per poi cominciare a parlare: "Ho sentito quell'uomo parlare con qualcuno, probabilmente col cecchino che mi ha ridotto in questo stato, non hanno perso nemmeno un secondo per raggiungere il loro obiettivo, ma, soprattutto, mi hanno lasciato in vita..."
"Cosa vuole dire?" chiede dunque il civile, con meno formalità rispetto a quanto fatto precedentemente.
"Io sono la prova vivente che loro sono troppo abili per essere semplici zotici in cerca di vendetta... Chi prova desiderio di vendetta infierisce, uccide ed agisce senza considerazione, loro invece non l'hanno fatto, sapendo che l'uccidermi gli sarebbe costato tempo, seppur relativamente poco."
"Che siano mercenari?" Ipotizzò l'aspirante medico, che in realtà non nutriva più troppe speranze di diventare tale.
"Dubito fortemente. L'uomo che mi ha rinvenuto e buttato fuori come un sacco di patate dal mio stesso knightmare ha chiesto via radio a qualcuno se uccidermi o meno. In poche parole, si, sono una massa di zotici, ma chi gli comanda si rende più conto di loro di quanto sia importante non lasciarsi accecare da un sentimento tanto dannoso per chi lo subisce quanto per chi lo brama, il chè rende tutti loro qualcosa di più di un mucchio di barbari senza controllo." Il tono dell'uomo diviene meno rauco e più rapido e chiaro ad ogni frase che dice, evidenziando il fatto che lentamente sta riacquisendo le sue piene funzioni.
Ancora una volta, l'infermiere senbra non essere del tutto soddisfatto della risposta del suo superiore: "Pensi che quest'uomo sia lo stesso che ti abbia quasi ucciso?"
"Non permetterti di darmi del tu, intesi?" tuonò il militare.
"Mi perdoni l'insolenza..."
"Ah, alla fine, chi se ne frega? perfino a me stanno sulle palle queste formalità... comunque, non ne sono del tutto sicuro, ma penso che sia molto probabile. Quell'uomo sa il fatto suo, non è uno di quei ragazzini di quindici o sedici anni che mi è toccato uccidere nei sobborghi di Quarto Oggiaro solo perchè aveva l'insolenza di sparare addosso al mio knightmare con la pistoletta di papà." fa una piccola pausa per guardarsi meglio attorno, fissando fuori dalla finestra per capire se fosse giorno o notte: "No, sicuramente è un ex-soldato di Zero, un uomo con esperienza, altrimenti non sarebbe mai riuscito a cogliermi così di sorpresa..."
"In effetti, non è da tutti mettere fuori gioco un crociato del suo liv..."
Le parole del suo interlocutore sono interrotte dalla mano dell'ufficiale, che, con una rapidità impressionante per uno appena ripresosi dal coma, gli ha avvolto il colletto del camice con forza, tirandolo a se: "Stammi bene a sentire, inutile pezzo di letame con della pelle attorno: L'ufficiale Davide Picco non è stato messo fuori gioco, ha solo subito un graffietto che l'ha tenuto impegnato per... un po di tempo. Non importa quante difficoltà dovrò superare, quante volte dovrò risorgere dalla tomba o quante persone dovrò "redimere", io troverò quel dannato figlio di puttana che ha osato ferirmi, e ti assicuro che al becchino al quale capiterà l'ingrato compito di seppellirlo verranno i conati di vomito anche solo a vedere il sacchetto con dentro tutti i pezzetti che avrò fatto del corpo di questo verme, sono stato chiaro?!"
L'infermiere esamina l'uomo di fronte a se per qualche istante: i suoi occhi esprimono al meglio quanto questi sia colmo di rabbia e di risentimento verso chi lo ha ridotto in un lettino d'ospedale, così come l'imponente forza della mano che gli avvolge il colletto e come la voce che si è fatta grave ed imponente, sebbene un po vacillante vista la scarsa forma fisica.
A questo punto risulta più che ovvio che la vera ferita dell'ufficiale, quella nel suo orgoglio, non si era per nulla rimarginata.

"Quindi è così che è andata?"
"Si, signore. Per filo e per segno."
Davide è ancora sdraiato nel lettino, ormai si muove con discreta facilità, senza troppi dolori. Affianco a lui è presente un uomo postumo alla mezz'età, con un'elegante uniforme bianco con bordature rosse.
"Generale Brina..." invoca l'uomo svegliatosi da poche ore: "Quando potrò rientrare in servizio attivo?"
"Sei rimasto in ospedale per un intero mese, ce ne vorrà almeno un altro prima che tu sia nuovamente abile al servizio."
"Capisco..." rispose l'ufficiale, per poi riprendere: "Mi garantisca solo che, in questo mese di riabilitazione, darete la caccia senza sosta a chi mi ha ridotto così."
L'uomo più anziano sospira, guardandolo, ricordandosi di quanto sia grande il desiderio di vendetta quando si viene feriti in un modo così meschino: "Abbiamo già perso altre due squadre di knightmare: i corpi dei piloti sono già stati rinvenuti, mentre i mezzi sono stati probabilmente catturati. Un jammer ci impedisce di inviare droni e telecamere guidati a distanza oltre Cernusco, tuttavia le immagini satellitari non mostrano attività nel settore. A quanto pare, questi sono dei veri professionisti."
"Professionisti... Chissà, magari prima o poi scopriremo per chi lavorano, o magari scopriremo che sono solo un gruppo di ragazzini scalmanati con manie di protagonismo..."
Il generale si lascia scappare una risata disinvolta, senza curarsi di mantenere un certo distacco dal suo subordinato: "Sarebbe una cosa davvero umiliante, fortunatamente, è anche molto improbabile."

Un mese dopo...

L'uomo sulla sessantina, intento a scrivere quella che probabilmente è una lettera, sente dei passi provenire dal corridoio, diretti alla porta del proprio studio.
Prende un attimo di pausa, prima che qualcuno bussi al pesante legno che divide quella stanza dal resto del mondo; Si guarda attorno, lasciando scivolare il proprio sguardo tra quadri inestimabili, mobili imponenti interamente in ebano, tappeti orientali di svariati metri ed altro ancora.
Ormai sa che chi ha una camminata simile non porta sicuramente buone notizie, e visto il duro periodo che la provincia sta passando, non può essere altrimenti.
Dopo il prevedibile bussare alla grossa porta, segue un altrettanto prevedibile "Avanti!" dell'uomo evidentemente troppo occupato per essere disturbato da qualcosa che non fosse importante.
Un uomo vestito di un giallo ocra che stona completamente con l'ambiente bianco e rosso circostante entra nella stanza, arrivando davanti alla scrivania del destinatario delle sue attenzioni, per poi inginocchiarsi solennemente di fronte ad essa: "Vostra altezza, ho notizie dalla periferia."
"Parla, dunque." disse quello comodamente seduto nella sua poltrona imbottita.
L'uomo dunque si alza da terra, rimanendo comunque sull'attenti: "È scoppiata un'altra rivolta, questa volta a Quarto Oggiaro. È la più grande fino ad ora, sono state stimate più di duecentocinquanta persone."
"Pensate che dietro ci siano gli stessi ribelli che hanno violato il Duomo?" chiese nervosamente la persona dalla parte opposta della scrivania.
"Non ne siamo sicuri: solo tre giorni fa i Bolscevichi senza Dio hanno propagato per il globo il loro messaggio di odio verso Britannia e verso la Chiesa, quindi è possibile anche che la folla si sia formata a causa loro, ma è più probabile che questa agisca incitata da quelli che si fanno chiamare "Il Nuovo Impero Italiano". cosa ordinate?"
Lui dunque si alza, mostrando una veste in cui l'amaranto, il rosso ed il bianco la facevano da padroni: "Che sia preparato il mio knightmare personale. Voglio assistere di persona alla scena."
"Si, Vostra Altezza". Il suo interlocutore prese la radio e la portò all'orecchio, parlando nel microfono: "Preparate il Purificatore, il vescovo vuole prendere parte all'azione contro i rivoltosi."

Arrivato sul posto, l'uomo si guarda attorno, dimostrando una certa destrezza col suo knightmare: la macchina presenta l'emblema della chiesa sulle spalle e al centro sul petto, è di colore bianco puro, bordato di amaranto e con la testa completamente in oro. All'apparenza non sembra armato, ma esaminandolo meglio il suo atroce armamento fa la sua macabra sfilata: le canne di due lanciafiamme fuoriescono dalle mani dell'unità meccanizzata, in più questa presenta degli impercettibili buchi dietro le spalle, dai quali probabilmente fuoriescono piccoli proiettili in grado di agganciare un bersaglio e ridurlo ad un colabrodo, il chè pare davvero curioso, visto che la Chiesa non produce più knightmare che sfruttano armi a proiettili.
"non sembra nulla di più che una banale protesta..." dice in modo riflessivo l'uomo di chiesa, ma subito dopo le sue parole perdono di ogni significato quando vengono sparati due razzi contro di lui, provenienti dalla folla.
"Un'imboscata?!" esclama, schivando i due colpi e avvicinandosi alla folla: "Mi aspettavano, volevano me... beh, allora avranno quello che vogliono!"
Il knightmare dell'uomo punta a tutta velocità contro la folla, che si rifugia dove può, e dalle mani di questo fuoriescono delle fiamme di un colore blu acceso che avvolgono chi non ha avuto il tempo di nascondersi.
"che Dio abbia pietà di voi, figlioli." esordisce dunque, sperando che la dimostrazione sia stata sufficiente.
Invece, ciò non ha fatto altro che aumentare il desiderio della folla di vederlo morto, a tal punto che molti di questa si scagliano contro la sua unità, aggrappandosi ai moduli di deambulazione della stessa, piazzando delle piccole bombe artigianali che per metà non esplodono, mentre per l'altra fanno danni apparentemente minimi.
"Dannati cani eretici!" esclama il vescovo, fissando sul display che una gamba del knightmare è stata danneggiata, fortunatamente però torna operativa subito dopo. "Uccideteli, tutti! che nessuno rimanga vivo!"
Una decina di knightmare si precipita per le strade, che all'improvviso si fanno deserte, questo da il tempo al vescovo di ritirarsi in una posizione strategica più favorevole.
"Cosa, dove sono tutti?"
"Eppure, erano qui un momento fa..."
"Che sia una... ah! Attenzione!"
All'improvviso, orde di civili armati di grossolani martelli, picconi e altri attrezzi contundenti si buttano letteralmente addosso alle unità di polizia locale, che in poco tempo perdono le loro funzionalità motorie e rimangono in balia della folla furiosa.
"Ci sanno fare..." esordisce uno dei quattro templari li presenti
"Vostra Altezza, vuole che ce ne occupiamo noi?"
L'uomo ci riflette un attimo, quindi fa per allontanarsi: "No, non posso permettermi di perdere un'unità templare, già è stata un'umiliazione vedere quel crociado in mano ai ribelli, non voglio che si ripeta."
"Allora, che facciamo?"
Il vescovo apre un nuovo canale nelle comunicazioni, lasciando aperto quello con i suoi subordinati per lasciargli intuire la sua idea: "Arcangeli 1 e 2, allerta di livello due, è richiesto il vostro intervento di purificazione."
<< Qui Arcangelo 1, ricevuto. >>
<< Arcangelo 2, in arrivo. >>
"È la prima volta che viene avviato questo protocollo dai tempi dell'Epurazione..." commenta un altro templare.
"Non c'è altra scelta" risponde l'ultimo dei quattro, sicuro di sè "Ma hai visto come hanno ridotto quei poveri ragazzi? pensi seriamente che ci sia una soluzione migliore?"
"Non è questo il punto. Sto solo cercando di evidenziare il fatto che queste rivolte si fanno sempre più pericolose."
L'uomo in bianco ed amaranto gli interrompe: "Tacete, loro non sono una minaccia. Vi siete dimenticati che noi siamo la Chiesa? Siamo la voce di Dio in questa terra di peccatori, non saranno di certo questi infedeli a fermarci."
Cala il silenzio sui cinque, finchè il vescovo non riprende la parola: "Allontaniamoci, tra poco qui ci saranno solo corpi epurati."

Il fanatismo del vescovo per le fiamme e per il loro potere a sua detta purificatorio lo ha portato a sviluppare, oltre che ad un knightmare e ad un esercito personale equipaggiati di lanciafiamme, perfino delle armi che in stati come l'ex unione europea sarebbero state illegali, come quella che ben presto avrebbe sedato la rivolta, anche per dare un monito a chiunque altro osasse rivoltarsi contro il vescovato di Milano.
In qualche minuto, i due caccia della chiesa si ritrovano a sorvolare i cieli del quartiere, sganciando dunque una bomba ciascuno proprio sopra la folla.
Due piccole esplosioni a mezz'aria disperdono del liquido incendiario nell'area dei ribelli, facendoli bruciare ed uccidendoli in un modo tanto brutale quanto efficace, un po come si fa con gli alveari o con i formicai.
Dopo poche decine di minuti, il fuoco si è del tutto estinto da solo grazie al liquido studiato appositamente per non avere necessità di estinguere le fiamme. Lo spettacolo è atroce: corpi carbonizzati, tanfo di bruciato, muri anneriti e un silenzio che farebbe rabbrividire chiunque.
L'intero quartiere di Quarto Oggiaro, famoso sia prima che dopo la Liberazione per tutti i problemi che ha sempre causato, non esiste più.

________________________________________

 
Un'altro capitolo!
Come sicuramente vi sarà più che chiaro, questo capitolo, un po più corto del solito, è una sorta di riempitivo: ci ho messo dentro tutto ciò che mi serviva per poter continuare come volevo la storia... e comunque, non potevo far ricomparire dal nulla il nostro caro Picco, così a caso, non credete?
Se non fosse chiaro, preciso che i fatti narrati in questo capitolo si collocano sotto il punto di vista temporale tra l'operazione dei nostri eroi al Duomo e l'ascesa di Yuri al potere.
In più, voglio comunicarvi una piccola mia decisione: questa storia sarà molto lunga, quindi spesso mi capiterà di voler omettere dettagli temporali non troppo rilevanti o scontati alla trama principale, questi però non verranno dimenticati. Ogni volta che capiterà, creerò degli spin-off che spiegheranno cosa hanno fatto i nostri protagonisti in quel tratto temporale in cui non abbiamo loro notizie (come appunto il periodo sopra citato).
Perchè non fare un solo capitolo dedicato? Perchè un capitolo, semplicemente, non basterebbe.

Quindi preparatevi, quando mi verrà lo spunto creerò il primo di questi mini-racconti, il quale narrerà come Daniele ha ottenuto la fiducia di tutte la fazioni ribelli di Milano.
Detto questo, aggiungo una piccola cosa: sapete, sento che ad ogni capitolo il mio stile stia... migliorando. Mi spiego: quando scrivo noto che uso termini, dinamiche, descrizioni o anche solo strutture che prima non usavo. È una cosa... stupefacente. Non ho parole per descrivere questa strana ma appagante sensazione. Non nego che mi sto davvero appassionando da morire alla scrittura.
Certe volte, leggendo alcuni racconti e lo stesso libro regalatomi, mi sento umiliato: ci sono persone che scrivono veramente da Dio, ti fanno sentire come se la storia fosse reale, come se fosse intorno a te, e non riesci a smettere di leggere, un capitolo dopo l'altro, una pagina dopo l'altra, e ti capita di perdere la fermata della metropolitana pur di leggere quella frase in più. Non so se raggiungerò mai un livello simile di abilità, ma me lo auguro con tutto il cuore, perchè dev'essere proprio gratificante regalare simili emozioni alle persone.
Altre volte, invece, leggo racconti scritti con i piedi da una ragazzina che... beh, non mi soffermo in descrizioni, visto che mi dilungherei troppo. Mi solleva vedere che in questo sito non c'è solo gente che scrive meglio di me, ma allo stesso tempo mi rattrista, perchè alcune di queste storie superano le 50 recensioni, tutte positive del resto (mi chiedo come ciò sia possibile comunque...). Ehh, il mondo non è giusto, ma forse anche io dovrei ascoltare la mia amica e cominciare a recensiere e a spammare la mia storia in giro.

Come al solito, vi ringrazio per la pazienza di essere arrivati, ancora una volta, a questo punto del capitolo. Vi ringrazio umilmente, perchè è solo grazie a chi legge questa storia che continuo a scrivere, e mi auguro di vedervi anche al prossimo capitolo!

PS: Rileggendo le mie postfazioni mi viene da ridere, mi capita spesso di invertire le parole in una frase, rendendola orribile alla lettura... probabilmente mi capita perchè ogni volta che finisco il capitolo sia completamente distrutto dopo una nottata di scrittura, tuttavia non voglio correggere questo genere di errori nella postfazione, visto che questa deve essere un po come un discorso tra me e voi, e non credo che in un discorso si possa cancellare ciò che si è detto per poi ripeterlo correttamente...

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Capitolo 8
*** Nuovi obiettivi ***



(Sala in cui è stata consumata la cena di questo capitolo)
 
 
I mass media, si sa, sono da sempre gli strumenti prediletti dai politici, dai religiosi e dai malintenzionati per tenere a bada chi non è in grado di ragionare con la propria testa. Ma perchè proprio questi particolari strumenti? Perchè la televisione e non del semplice volantinaggio? Perchè paradossalmente non dei  più economici cartelloni pubblicitari che la radio?
La mente umana è, probabilmente, la più grande contraddizione al mondo: certe volte è così ottusa, così chiusa nelle proprie opinioni, altre invece la stessa è tremendamente plagiabile e plasmabile da qualcuno che sicuramente non vuole il suo bene. Ma quanti tra noi possono dire di non essere assolutamente influenzabili? Quanti di noi possono dire di non essere mai caduti in questi inganni atti ad convincerci della veridicità di un fatto nonostante la nostra opinione fosse diversa solo qualche minuto prima di avere ascoltato quell'intervista o quel servizio o quel programma?
Non è forse questo il controllo mentale?

<< ... Ma ora passiamo alle notizie di cronaca: dopo le indagini condotte dal reparto di investigazione delle Guardie Svizzere, risulta che l'incendio scaturito durante la rivolta a Quarto Oggiaro sia di natura dolosa, tuttavia non è ancora chiara la dinamica dei fatti, sebbene dei testimoni oculari abbiano affermato di aver visto dei manifestanti appiccare il fuoco alle pompe di benzina cercando di spaventare i coraggiosi soldati dell'esercito della Chiesa. Alcuni tra questi sono stati brutalmente uccisi a colpi di martello ed altri attrezzi da lavoro. Un portavoce del vescovo afferma che questi è rimasto incredulo e sbigottito dalla brutale violenza di chi afferma di manifestare in nome della libertà, mentre in realtà il loro fine è solo quello di creare caos, inoltre, lo stesso port... >>
Daniele è seduto davanti ad un tavolo in mogano massiccio, grande abbastanza da far sedere comodamente almeno una dozzina di persone, tuttavia, delle dodici comode sedie presenti, solo quattro di queste sono occupate.
Il ragazzo è intento a scrutare il pollo arrosto e le patate presenti nel proprio piatto, in attesa di un qualsivoglia stimolo di mangiare quella prelibatezza, che però non riesce in alcun modo a risvegliare il suo appetito, come capita spesso quando mangia in quell'ambiente, mentre ascolta con attenzione il servizio alla TV, senza però darlo troppo a vedere.
"Quando capiranno che questi sporchi ribelli non possono nulla contro l'assoluto potere di Dio rappresentato dalla Chiesa?" esordisce l'unico uomo presente a tavola all'infuori del leader della più grande fazione rivoltosa d'Italia, all'estremità del tavolo.
"Papà, per favore, non ti ostinare così, sono persone anche loro!" interviene in modo duro, ma cortese una ragazza poco più giovane di Daniele, seduta proprio di fronte a lui.
"Taci, Elizabeth, non hai voce in capitolo! Non hai mai avuto uno di quei cani di fronte!" tuona l'uomo, attirando finalmente lo sguardo appartentemente assente del ragazzo: quello che si atteggia ad essere il capofamiglia è vestito in uniforme, essendo appena rientrato dalla propria caserma dopo un turno estenuante. Il colore ocra e marrone del vestiario è davvero insopportabile alla vista, ma enfatizza il rango di quell'uomo: un templare devoto alla propria causa ed estremamente esperto ed abile a giudicare dalle medaglie che adornano il suo petto. Nella sua fredda bellezza ,nei suoi occhi chiari, penetranti ed espressivi, nei suoi capelli biondi, lunghi appena qualche millimetro e nel suo viso completamente spoglio di qualsivoglia imperfezione o peluria, Daniele può scorgere l'ardore e la convinzione di quell'uomo per la sua causa. Un angelo della distruzione nelle vesti di un mortale.
La giovane, accortasi dei pensieri di Daniele, cerca di stroncare li la conversazione, abbassando la testa e rimanendo in silenzio, come aveva fatto in modo decisamente più discreto sua madre, seduta all'estremità opposta del marito. Improvvisamente l'uomo saetto gli occhi sul suo figliastro "Che hai da fissare, eh? Ti senti chiamato in causa?" insinuò, indirizzandogli uno sguardo tagliente.
Per quanto ci avesse provato, il templare non era riuscito in alcun modo a far diventare Daniele un vero britanno, anche se questi non si sbilanciava mai quando si parlava di politica e di guerra in casa. Nonostante ciò il suo patrigno aveva intuito che l'italiano che c'era dentro di lui non era mai morto.
"No, padre, non mi interessa ciò che succede in provincia."
"Ah si?" chiede l'uomo: "Pensi che io sia stupido? Ormai sono mesi che torni tardi a casa e che non mangi neppure con noi. Pensi seriamente che io creda alla tua storiella della scuola?"
"Chiedi pure al preside" risponde il ragazzo, troppo orgoglioso e sicuro di sè per avere l'accortezza di tacere.
"Oh, lo farò, stanne certo..."
Ormai da diverse settimane il clima in quella casa è degenerato: il suo patrigno, al contrario degli altri due componenti del nucleo famigliare, non è mai stato ben disposto verso quel ragazzo, quello sporco italiano che ha dovuto crescere con i propri sforzi. Più volte aveva chiesto di mandarlo in orfanotrofio, ma la domanda era sempre stata rigettata. Nonostante ciò, però, Daniele non sembra curarsi delle sue parole e della durezza nei suoi confronti, anche perchè la sua sorellastra, Elizabeth, pura britanna, sembra prendere sempre le sue difese.
"Basta, sono stanca di sentirti dire queste cose così meschine!" esclama la ragazza, per poi alzarsi dal tavolo, dirigendosi a passo spedito verso la propria stanza.
Per quanto l'uomo detesti quell'atteggiamento, glielo lascia sempre passare. Alla fine lei è pur sempre una britanna, nel sangue e nell'anima, quindi non c'è motivo di intervenire per un capriccio infantile come il suo, e comunque ormai questa è una scena che negli ultimi giorni si è già ripetuta più volte, come un copione teatrale.
"Non ho più fame" afferma Daniele, senza aver toccato cibo, rivolgendosi alla sua matrigna,"Vado in camera mia" 
La donna annuisce accennando un lieve sorriso e il ragazzo si appresta a raggiungere le scale.

Una decina di minuti dopo, il ragazzo si ritrova seduto nel proprio letto a trafficare col proprio oloportatile, intento a guardare le immagini satellitari di ciò che è realmente avvenuto nella periferia di Milano qualche giorno prima.
"Pompe di benzina, sicuro..." dice dunque il giovane tra sè e sè, notando i due aerei dell'esercito della Chiesa.
Tutto ad un tratto però, sente bussare alla porta della propria stanza. Senza peredere tempo a chiedersi chi sia, chiude il proprio apparecchio e lo nasconde in un cassetto del comodino: "Avanti!"
La porta si apre, lasciando entrare la sua sorellastra, già in veste da notte. Di sicuro non si può negare che sia una ragazza davvero da favola: capelli lunghi, ricci e biondi, occhi chiari, come quelli di suo padre, labbra carnose, viso perfetto e corporatura ben proporzionata, enfatizzata dalla veste da notte che lascia ben poco all'immaginazione del ragazzo, che però non si è mai lasciato attirare troppo da quel bel corpo.
"Ti disturbo, per caso...?" chiede, rimanendo quasi imbambolata a vederlo a petto nudo. Nonostante lui non sia particolarmente muscoloso, non riesce a staccargli gli occhi di dosso, attirata da quel fisico asciutto eppure ben definito. Lascia vagare lo sguardo su quella pelle bianca quasi evanescente nella penombra della stanza, chiedendosi cosa ci trovi di così attraente in un ragazzo così lontano dai normali canoni estetici; se quel sentimento di rabbia che prova nei confronti del padre ogniqualvolta che rimprovera Daniele sia davvero semplice attaccamento fraterno o qualcosa di più. Si osserva, ricordandosi con quanto impegno avesse cercato la camicia più bella e seducente prima di andare da lui invece di prendere la prima che avesse trovato nel cassetto e un sorriso le increspa le labbra: la risposta a quella domanda è fin troppo ovvia.
Dopo alcuni attimi d'incertezza, la voce di Daniele risuona nell'oscurità.
"No... accomodati pure." la invita il ragazzo, cercando distogliendo lo sguardo.
Elizabeth entra nella stanza, sedendosi proprio affianco a lui, tenendo gli occhi bassi, sapendo che se lo avresse fissato, sarebbe diventata più rossa del tappeto che ornava il pavimento sotto di loro: "Perchè non reagisci mai alle sue provocazioni?"
"Perchè dovrei?" risponde frettolosamente lui, mantenendo un tono di voce freddo e scostante.
"Perchè lui non dovrebbe comportarsi così con te!" esclama, alzando lo sguardo, cercando però di guardare il muro alle spalle di Daniele.
"È pur sempre il mio patrigno, non posso permettermi di controbattere..."
"Patrigno..." la frase rimane nel vuoto, mentre la ragazza analizza in silenzio quella parola così dispregiativa all'udito: "Perchè lo chiami così?"
"Lui non è mio padre." il tono del giovane si fa sempre più espressivo ad ogni lettera che esce dalla sua bocca.
Nonostante Elizabeth fosse la sua sorellastra, lei non sapeva assolutamente nulla di quel ragazzo così singolare e curioso rispetto a tutti gli altri che conosceva, verso il quale provava qualcosa di così proibito che sicuramente nessun padre non avrebbe approvato; un amore che per la legge della Chiesa era perseguibile e punito con la morte. È sempre rimasta incuriosita da lui, e non perdeva mai occasione di trovare un modo per scoprire nuove cose sul suo conto: "Ti ricordi di tuo padre...? Che uomo era?"
Per qualche altro istante il silenzio domina quella stanza, fino a quando Daniele non si fa coraggio e si convince che, alla fine, non avrebbe fatto differenza raccontarle o meno qualcosa sul suo lato italiano. Dopotutto, la conosce da tre anni e lei ha sempre preso le sue difese.
"Era un uomo molto saggio, intelligente e..." per alcuni istanti tace, lasciando che il silenzio li avvolga nuovamente, come se stesse cercando le parole adatte per continuare, "E molto affettuoso. Non meritava la fine che ha fatto" concluse con voce rauca.
Lei, finalmente, cerca il contatto visivo con il leader delle forze ribelli mascherato da comune ragazzo, che però continua a mantenere gli occhi bassi, visibilmente turbato al ricordo del padre. In un impeto di coraggio, decide di avvicinarsi e gli avvolge un braccio intorno alla vita, rimanendo stupita dal calore che quel corpo emanava. Un calore avvolgente, un calore che lei avrebbe desiderato la avvolgesse per sempre.
"Mi dispiace..." sussurra.
Non appena sente le braccia delle ragazza sulla pelle, Daniele sussulta, stupito da quell'inaspettato contatto. Si tormenta il labbro, mantenendo lo sguardo basso per qualche altro istante, incapace di formulare una frase di senso sensato. Vorrebbe chiederle tante cose, eppure non riesce, non riesce a parlare. Rimangono così, per minuti che sembrano ore, un'effimera eternità fatta solo dal calore dei loro corpi vicini. Poi Daniele si gira verso di lei, incontrando quegli occhi così profondi, così dannatamente belli da sembrare irreali in quella stanza buia, illuminata dal debole chiarore lunare. Apre la bocca per parlare, ma la voce gli rimane incastrata in gola per alcuni istanti, come se avessero paura di essere pronunciate.
"... Perchè ti comporti così con me? Sei una britanna, dovresti odiarmi, detestarmi..."
"Piantala di dire queste cavolate!" esplode esasperata lei, stanca di tutte quelle storie, di tutte quelle divisioni e di tutta quella sofferenza che tormentava non i britanni, non i ribelli, ma le persone, indipendentemente dalle loro origini.
"Tu non sei diverso da me, da mio padre, da chiunque altro: per me, tu... non sei neanche un vero e proprio fratellastro..." si interrompe senza però smettere di fissarlo. Vorrebbe dire di più, ma non può. Non vuole. 
"Cioè... nel senso che, alla fine, siamo tutti delle persone, no?" aggiunge con timidezza.
Daniele la guardò nell'oscurità, accigliato. Qualunque altro ragazzo avrebbe capito il velato messaggio nascosto, ma per lui che non ha mai avuto una particolare predisposizione per intuire cose simili, non comprende quell'ossessiva passione che da sempre vessa il cuore della ragazza.
"E se io fossi uno di quei ribelli?" chiede dunque lui, trascinato dall'euforia del momento.
Lei ci pensa per qualche istante, un po' contrariata: "Non mi importerebbe, lo capirei..." risponde con non molta certezza, per poi replicare in modo decisamente più sicuro: "Sì, alla fine, tu sei pur sempre Daniele, in ogni circostanza."
Quelle parole colpiscono in pieno petto il giovane ragazzo, capace di uccidere chiunque si trovasse nel raggio di diversi chilometri da lui col proprio fucile a sangue freddo, ma del tutto inesperto sul fronte in cui forse è sempre stato più difficile combattere ammutendolo per qualche istante, nel quale lei ha l'occasione di stringere ulteriormente la vita del fratellastro a sé.
"... È facile parlare così per te, è tutto sul piano teorico, non sapresti come reagiresti se scoprissi che io sono un militante, e non sai nemmeno come reagiresti se sapessi che ho ucciso qualcuno" controbatte dunque lui.
"E tu che ne sai?" risponde all'istante Elizabeth, sicura di sè: "Io so come se la passa la gente nei sobborghi, mi è capitato di passarci: macerie, palazzi distrutti, gente che fa la fame, una volta ho visto una guardia pestare a sangue una donna solo perchè chiedeva la carità ai passanti. Se proprio lo vuoi sapere, vorrei solo essere italiana come te, solo per rendere giustizia a chi patisce la fame, le catene e la sofferenza"
"Così però ti contraddici." osserva Daniele, "Dici sempre di essere stanca di guerre e di conflitti, eppure vieni fuori con questa storia?"
"Sai, per quanto io detesti la sofferenza di una guerra, odio ancora di più il dolore dovuto alla schiavitù, alla fame e alla persecuzione. A volte, la soluzione migliore non è per forza quella che causa meno sofferenze nell'immediato, ma magari col tempo queste potrebbero essere giustificate: se l'Italia tornasse un paese libero e democratico non ci sarebbero più sopprusi, nessun maltrattamento e nessun abuso. In alcuni casi, il fine giustifica i mezzi... ben venga una rivoluzione."
Lui la scruta per qualche istante, cercando di cogliere l'inganno in quelle parole, che però erano tra le più sincere che avesse mai sentito.
"Sai, essere italiani non significa necessariamente essere nati in Italia, ci sono tantissimi italiani che sono nati altrove, che amano questo paese tanto quanto lo amo io e per me loro sono italiani, molto più di quelli che sono nati in questo territorio, ma che l'hanno tradito..." esita ancora una volta, senza toglierle gli occhi di dosso: vuole fidarsi di quella ragazza che sembra così ben disposta verso di lui "Se mi prometti che non dirai niente a nessuno e se mi prometti che starai dalla mia parte, domani ti porto in un posto particolare..."
Elizabeth rimane colpita da quelle parole: lei è sempre stata dalla sua parte, molto più di quanto il giovane immagina ed è sempre stata pronta a tutto per lui.
"Te lo prometto, Daniele..."risponde a mezzavoce.
Il ragazzo accenna ad un lieve sorriso, convinto dalla sua risposta e colpito - per non dire del tutto scombussolato - dal fatto che la ragazza si fosse rivolto a lui col suo nome di battesimo, cosa avvenuta davvero raramente o comunque sempre con un certo distacco, un po' spinto dalle circostanze.
"Allora vai a dormire, domani ci alzeremo presto." sentenzia infine, sorridendo sereno. Forse il primo, vero sorriso che gli abbia mai increspato le labbra da quando è giunto in quella casa.
Elizabeth si morde il labbro, lasciando vagare lo sguardo nella stanza. Non vuole dormire da sola, non dopo tutto quello che si sono detti, però sa che se i loro genitori li scoprissero, Daniele non potrebbe più rimanere in quella casa. Un brivido freddo le scende lungo la colonna vertebrale, mentre sente una morsa gelida stringerle le viscere: ha visto come suo padre lo fissava durante la cena, il suo sguardo tagliente, il suo sguardo che sembrava quasi volergli sezionare l'anima. Scuote la testa veementemente: no, non era ancora il momento. Lo osserva e con un sorriso triste si allunga verso di lui, schioccandogli un tenero bacio sulla guancia, come se volesse scusarsi per quello che aveva pensato.
"Allora, buonanotte..."esce dalla stanza senza aspettare, prende la via della propria stanza, con il cuore che le batte forte nel petto e il rossore che le imbratta violentemente le guance.
Daniele rimane imbambolato per qualche istante, fissando il punto in cui fino a qualche momento prima sedeva Elizabeth: in quegli anni, ha sempre avuto la testa immersa nei propri desideri di vendetta per pensare alle ragazze e poi, del resto, il fatto di essere italiano ha sempre disgustato le britanne, uniche rappresentanti del sesso opposto che abbia mai frequentato. Con Elizabeth non aveva mai pensato potesse nascere nulla, almeno fino a quella sera. Si portò una mano al petto all'altezza del cuore e lo sentì battere contro il palmo della mano, come se da un momento all'altro stesse per sfondargli la cassa toracica, mentre nella sua mente si affollavano una serie di emozioni e sentimenti a cui non sapeva dare nome.
Il viso di Elizabeth che fino a quel momento gli era rimasto impresso a fuoco nella retina cominciò a cambiare, plasmando altri lineamenti più duri, mentre i capelli si scurivano, assumendo la calda tonalità delle foglie autunnali. 
“ Giorgia...” sussurrò, vedendo apparire nella sua mente lo sguardo scostante della giovane. Lo osservò per alcuni istanti, cercando di trattenerlo, combattendo contro il sonno che lo stava lentamente trascinando nell'incoscienza, ma quei lineamenti gli sfuggivano, disfacendosi come cenere al vento. Lentamente Daniele chiuse gli occhi e poi il buio avvolse ogni cosa, portando la pace nel suo animo agitato.

"E così gli ho detto: beh, se proprio devi piazzare un proiettile nel... nel... nel buco in cui vanno i proiettili, tu devi farlo!"
Luca cammina lungo il corridoio del piano terra dell'edificio, ed è solo per pura fortuna se riesce a sentire quella voce da dietro una porta. Si avvicina e la apre, guardando dentro e la situazione che gli mostra davanti lo lascia sconcertato e divertito allo stesso modo: Lorenzo, intento ad addestrare dodici nuovi cadetti, si esibisce in tutto il suo splendore davanti a questi, visibilmente più espressivo del solito.
Il centurione si avvicina al ventenne, ormai abituato a quella vista e nettamente più divertito che arrabbiato, fissandolo negli occhi: "Hai bevuto?"
"Solo due o tre bottiglie di birra... oppure erano casse? Non mi ricordo... comunque, non ti preoccupare, ho tutto sotto controllo: guardali!" indica le reclute, anche loro alquanto divertiti: "Pendono dalle mie labbra!"
"Sicuro...” esita Luca, osservando i ragazzi davanti a lui con un apparente piglio severo,” Comunque, sono qui per darti il cambio, vai a farti una dormita." risponde l'autoritario elemento di punta delle unità meccanizzate dell'Esercito Italiano.
"Subito!" esclama Lorenzo, camminando in modo più che dignitoso per una persona che si è presa una sbronza inumana.
Luca, dunque, si rivolge ai nuovi arrivati, con molta più serietà: "Bene, signori, è il momento di cominciare l'addestram..."
Mentre lui parla, un suono simile ad un allarme esce dagli autoparlanti disseminati per tutta la scuola, segnalando l'adunata delle 13 alla mensa per il pranzo. L'uomo sospira rasegnato e fa segno ai ragazzi, facendo loro capire che possono tranquillamente andare a mangiare. I cadetti si guardano l'un l'altro, decisamente sbigottiti dalla velocità con cui hanno finito “l'allenamento” ma non appena incrocinao lo sguardo gelido del centurione, si defilano senza pensarci troppo. Luca sogghigna, osservando le reclute che se ne vanno via, per poi avviarsi dove invece pranzano i membri più influenti del gruppo, ovvero i soliti noti.
Entrando nella stanza, però, nota che c'è un posto a sedere in più. Curioso si rivolge a Monica, unica altra persona li presente oltre a lui.
"Perchè quel posto in più?" chiede.
"Ha telefonato Daniele, ha detto che sta portando un ospite."
Nel frattempo, entra anche Giorgia, visibilmente affamata (come sempre, del resto), e non fa troppo caso alla discussione in corso, limitandosi a sbragarsi sulla prima sedia che trova e ad imprecare contro il loro leader.
“ Quello lì è sempre in ritardo!” esclama, “ La prossima volta lo faccio nero, giuro.”
Tra i paroloni della ragazza e il caos creato dal chiaccherare dagli altri militanti un paio di piani più in basso, Luca continua a parlare con Monica.
"Hai idea di chi sia?" chiede.
Lei ci riflette un attimo, per poi alzare le spalle e parlare con tono leggermente beffardo: "Boh, forse finalmente si è trovato una ragazza!"
"Monica!" esclama scherzosamente il venticinquenne, fissandola divertito: "Ti sembrano pensieri da fare alla tua età?"
"Ho dodici anni, eh!" risponde sbuffando, per poi sedersi anche lei.
In quel preciso istante, si apre la porta della stanza, lasciando entrare Daniele, accompagnato da una ragazza dall'espressione stupita e quasi incredula.
"Eccomi, scusate il ritardo..." borbotta una volta chiusa la porta alle sue spalle.
"Era ora, eh?" tuona Giorgia, ignorando ampiamente la ragazza che cammina al suo fianco.
"Ho avuto dei... problemi." controbatte lui, senza approfondire i dettagli per non mettere in imbarazzo la giovane che la accompagna che abbassa lo sguardo, arrossendo. Che ci poteva fare lei?! Mica poteva uscire senza scegliere un abito adatto alla situazione! "Allora, sediamoci!" esclama sedendosi, per poi notare un posto vuoto a tavola: "Lorenzo dov'è?"
"S'è preso una sbronza ed è andato a dormire" risponde in modo del tutto naturale Luca, aggiungendo: "Come al solito..."
Si genera una grassa risata che fa vibrare le pareti della stanza, una risata che trascina tutti ad eccezione dell'accompagnatrice di Daniele, visibilmente in imbarazzo.
"Ah..." accenna il ragazzo, già seduto al proprio posto ed affiancato da questa: "Vi presento Elizabeth, è la mia sorellastra."
Tutti lì sono al corrente del fatto che Daniele fosse stato adottato da una famiglia britanna, tuttavia nessuno sapeva che avesse una sorellastra. Un “ohhh” si stupore si dipinse sulle bocche di tutti.
"Piacere di conoscerti, Elizabeth" risponde con tono cordiale Monica, sorridendole con la spontaneità e con la sincerità che solo lei sa trasmettere.
"È un piacere averti con noi" dice in modo un po' più distaccato Luca, cercando di non far trapelare la sua naturale diffidenza.
"Ciao" saluta seccamente Giorgia, più per la fame che per l'arroganza: "Allora, quando si mangia?"
Elizabeth, dal canto suo, è troppo stupita da quella situazione per poter anche solo pensare di fare un minimo cenno di saluto ai presenti: solo pochi minuti prima, ha visto diverse persone fare il saluto militare al suo fratellastro, il che l'ha lasciata a dir poco sbalordita.
"Tranquilli, è a posto, anche se è di sangue britanno, anche lei non apprezza molto i modi dei suoi... compatrioti"
"G-già..." approva timidamente lei, mentre viene servito il pranzo.
"Benvenuta a bordo allora!" esclama Monica, per poi rivolgersi verso Daniele, in tono più serioso: "Hai visto il telegiornale di ieri sera?"
"Sì" ribatte il giovane: "e anche le immagini che mi hai inviato. Quando si renderà conto la gente che gli raccontano solo cavolate?"
"Già!" tuona Luca, battendo il pugno sul tavolo, visibilmente arrabbiato: "Dannati industriali venduti allo stato! Ah, se solo riuscissimo a metterli a tacere..."
"Il controllo dei mass media è un punto fondamentale per la nostra impresa" commenta pacato Daniele, lasciando intendere che avesse qualcosa in mente.
"E quindi, cosa proponi?" chiede di rimando Monica.
"A Cologno Monzese, non molto lontano da qui, c'è la Torre Mediaset, la sede principale di un'azienda leader nel settore delle telecomunicazioni nel periodo precedente alla guerra, ed oggi riadattata come unico vettore di trasmissione televisiva per tutto lo stato" ribatte il leader dei ribelli, con tono che trattiene a malapena l'euforia di ciò che questa frase lascia intuire.
"Intendi dire che sarà il nostro prossimo obiettivo?" chiede Luca, un po' contrariato: "Non dovevamo andare alle industrie della Beretta? Il Pachyderm sarà qui domani!"
"Appunto" controbatte immediatamente Daniele: "Abbiamo 100 knightmare, una potenza cinque volte superiore a quella che sospettano i nostri nemici, per noi non sarebbe minimamente un problema dividerla in due ed attaccare due punti diversi contemporaneamente."
Il silenzio inonda quella stanza spaziosa e ben arredata, disturbato solo dal continuo ingurgitare di Giorgia, che ascolta a malapena il discorso.
"Quindi...?" chiede Monica, cominciando però ad avere qualche sospetto sui piani del ragazzo.
"I nostri nemici non si aspettano due attacchi consecutivi, specie a distanza di così tanti chilometri l'uno dall'altro. É un'idea azzardata, ma li coglierebbe di sorpresa: prima conquistiamo la fabbrica della Beretta, e, mentre il nemico si riorganizza per riprendersela e noi assembliamo il Pachyderm, avviamo l'attacco contro la torre, approfittando del fatto che avranno abbassato la guardia. Se riusciamo a sincronizzare le cose, manderemo in diretta su ogni televisore d'Italia le immagini del nostro camminatore di punta mentre fa tabula rasa del nemico, il che sarà sufficiente per scatenare una rivolta su larga scala."
"Non ti smentisci mai, eh?" chiede ridacchiando Luca, estremamente soddisfatto della risposta del suo amico.
"Eh, proprio l'altro giorno Lorenzo mi ha detto la stessa identica cosa..." sorride divertito il giovane, per poi tornare serio: "Ecco gli schieramenti: le unità Jaguar, Shark, Hawk e Snake, guidate da te e dalla tua unità Scorpion parteciperanno all'attacco alla torre, invece le unità Raven, Alligator, Wolf e Fox, guidate da me, scorteranno i camion coi pezzi del Pachyderm fino alla fabbrica Beretta, prendendone il controllo."
A quel punto, Elizabeth lo guarda con aria preoccupata, così come il tono della sua voce: "Ma... non sarà pericoloso? E se ti succedesse qualcosa?" balbetta, incerta.
Con lo stomaco pieno, finalmente Giorgia riesce ad entrare nella conversazione, facendolo in modo tutt'altro che cortese: "Ma chi diavolo è questa principessina cascata dal pero?!"
Quest'affermazione attira l'attenzione della prima verso la rozza ragazza. In quel momento, daniele si accorge di quanto quelle due siano completamente agli antipodi: una è ordinata, raffinata, femminile e di aspetto aggraziato, l'altra invece è molto più mascolina, sbandata e si potrebbe facilmente confondere per un uomo, se non fosse per i capelli, per i lineamenti del viso e per il seno per nulla indifferente. Elizabeth apre la bocca per ribattere, ma Daniele prende per primo la parola, ammutonendo entrambe: "Non c'è di che preoccuparsi, io so cavarmela. Giorgia, tu con che squadra ti schiererai?"
Lei ci pensa un attimo, continuando a fissare la giovane affianco al ragazzo, e risponde con un tono particolare, a metà tra una provocazione e una constatazione dell'ovvio: "Beh, ovviamente verrò con te, come ho sempre fatto... Devo curare i miei... investimenti, no?"lancia uno sguardo sornione alla britanna che avvampa, abbassando gli occhi sul cibo. Poi, improvvisamente, alza la testa, squadrando Giorgia con qualcosa di simile alla furia omicida.
"Allora vengo anche io!" tuona, "Voglio vedere come te la cavi sul campo. E poi un minimo di femminilità al tuo fianco ti farebbe solo bene!"
La discussione tra le due sarebbe durata ore ed ore, fortunatamente, è l'estremo apprezzamento che la sorellastra ha per Daniele a porre fine a quel battibecco: "Ely, tu te ne starai a casa, e non ti muoverai da li, sono stato chiaro? Non voglio averti sulla coscienza, non hai la minima esperienza." le fa notare con calma il ragazzo.
Elizabeth lo osserva, cercando di capire il messaggio nascosto dietro quelle parole. Poi intreccia le mani in grembo e tace, calmandosi. Poi, tra qualche rossore e frase spezzata di scuse, annuisce e rimane in silenzio. Anche Giorgia fa lo stesso, ma a Daniele non sfugge il sorriso soddisfatto per averla avuta "vinta" nei confronti della giovane che la irritava tanto, più per i suoi modi che reputa da viziata che per il suo atteggiamento nei confronti del fratellastro.
"Molto bene" esordisce lui, alzandosi dal tavolo: "Ora torniamo tutti a lavorare, abbiamo due obiettivi davvero belli grossi per le mani. Dobbiamo essere pronti, carichi e soprattutto bene organizzati per fronteggiare la Chiesa..."
In un tacito assenso, Monica, Luca e Giorgia vanno ai loro posti, mentre Daniele e Elizabeth rimangono da soli per qualche istante.
"Non avrei mai detto che tu fossi la persona dietro a tutto questo..." dice la ragazza, cercando di cominciare una conversazione più intima.
"Sai, non l'avrei mai detto neppure io..." risponde lui, respirando profondamente, "Eppure, eccomi qua, a dare ordini, a spiegare tattiche e a gestire più di mille sbandati in quella che una volta è stata la mia scuola."
Lei avrebbe voluto approfondire quel discorso, ma qualcosa la trattiene. In quei due giorni aveva fatto così tanti progressi con quel ragazzo che gli suscitava tutte quelle emozioni in ogni parte del suo corpo che aveva voglia di farne tanti altri, tuttavia si rende conto che lui non aveva una grande voglia di parlare di quanto fosse diventato influente della zona, forse per il semplice fatto che tutto questo potere, per quanto in realtà è minimo, grava tutto sulle sue spalle. Così, senza aggiungere altro, comincia a sparecchiare la tavola, anticipando nei tempi coloro che di li a poco lo avrebbero fatto al posto suo.

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Ottavo capitolo! Finalmente!
Questa volta ho voluto puntare su qualcosa di un po più... sentimentale. Personalmente adoro le storie di questo genere, mi piacciono le emozioni e i sentimentalismi, ed avevo già in mente di ficcare il nostro protagonista in un triangolo amoroso, e quindi, dopo aver rispolverato un clichè vecchio quanto mio nonno (quello della sorellastra innamorata), ho scritto questo capitolo.
Quando l'ho scritto mi ritrovavo in uno stato pietoso (per intenderci, stavo messo peggio di Lorenzo) e devo ringraziare la mia beta, la solita Himenoshirotsuki, per aver sistemato le cose e per aver reso il capitolo proprio come lo volevo. Da ora in poi, ogni mio capitolo, prima di essere pubblicato, verrà appunto betato da lei.
Voi mi chiederete "ma, perchè? Avevi detto che preferivi non farlo!"
Beh, sapete, più scrivo e più mi rendo conto che il mio stile si sta affinando e che la storia sta diventando intrigante ed interessante, e solo ora mi sono reso conto di quanto una piccola revisione ad un testo possa fare realmente la differenza tra ciò che prova il lettore e cosa lo scrittore vorrebbe che provasse, di conseguenza ho messo un po da parte il mio "orgoglio" (se così si può definire) in favore di qualcosa di più costruttivo, per voi lettori e per le mie storie... in più, Hime ha insistito così tanto per betarmi u.u
Ringrazio infinitamente lei, ma anche tutti voi, che, ancora una volta, mi avete dedicato un po di tempo leggendo questo ottavo capitolo.
Spero di vedere una vostra recensione e mi auguro che la piega che sta prendendo la storia vi stia piacendo ^^
Buona continuazione e ci vediamo al prossimo capitolo! (o al prossimo racconto...? chissà, magari comincerò qualcosa di nuovo... niente spoiler :D)
 

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