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di Tiva_Giuly96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- sfoghi ***
Capitolo 2: *** 2- messaggi ***
Capitolo 3: *** 3- ritorno dalla sua terra ***
Capitolo 4: *** 4- di nuovo insieme ***
Capitolo 5: *** 5- Thomas ***
Capitolo 6: *** 6- now, we are a family ***
Capitolo 7: *** 7- Hello, dad. He's Thomas, my son. ***
Capitolo 8: *** 8- we always have Tel Aviv ***
Capitolo 9: *** 9- first day at work with Thomas ***



Capitolo 1
*** 1- sfoghi ***


Salve a tutti, ragazzi!
Sono tornata con una nuova storia tutta Tiva! Leggetela e fatemi sapere che ne pensate! :D
 
 
 
Sono passati dieci mesi da quando Ziva se n’era andata lasciando l’intero team.
Solo pochi mesi dopo, alla squadra si aggiunse un nuovo membro per sostituire Ziva, una certa Ellie Bishop.
Tony non si era ripreso del tutto dall’addio di Ziva anche se non lo dava a vedere.
I mesi che erano passati senza di lei, li aveva trascorsi pensando a lei, al suo sorriso, al suo profumo, alla sua presenza accanto a lui, e non riusciva a perdonarsi di averla lasciata all’aeroporto di Tel Aviv.
Quella mattina, Tony arrivò per ultimo in ufficio, Gibbs era dal direttore Vence e McGee e la Bishop erano seduti alle proprie scrivanie che facevano le loro faccende al computer.
- buongiorno! – disse quando si sedette alla sua scrivania.
- giorno! – risposero in coro.
- come va? – gli chiese McGee.
- come sempre, pivello –
Intanto, la Bishop trafficava con il suo cassetto facendo un casino terribile.
- ma che stai combinando? – le chiese Tony infastidito dal rumore.
- c’è qualcosa di incastrato nel cassetto, non riesco ad aprirlo! Mi daresti una mano, per favore? - rispose lei.
- certo -  si alzò e andò da lei per aiutarla mettendosi a litigare anche lui con il cassetto. Dopo dieci minuti di lotte, alla fine riuscì ad aprirlo. L’oggetto che lo bloccava era uno dei tanti coltellini di Ziva.
La Bishop guardò l’oggetto sconvolta. – ma… Quello è un coltello! Che ci faceva nel mio cassetto? –
- già – disse Tony con voce flebile guardando il coltello.
McGee, che assistette alla scena, riconobbe subito il coltello. – hey! Ma quello è uno dei coltellini di Ziva! L’avrà dimenticato. –
Ellie lo guardò perplessa. – la vostra ex collega? Le piacevano i coltelli? –
- moltissimo – rispose McGee-
- bha.. –
Arrivò Gibbs con un nuovo caffè in mano, si sedette alla sua scrivania e accese il suo computer.
Ellie e McGee lo guardarono in silenzio mentre Tony era ancora a fissare il coltello che aveva in mano.
- abbiamo un caso, capo? – chiese McGee.
- non ancora, Tim – rispose sorseggiando il suo caffè.
Gibbs si mise a guardare Tony che riponeva il coltello nel suo cassetto accanto alla collanina di Ziva e alla sua foto da giovane. Andò dalla Bishop.
- hey, Ziva, hai visto per caso il mio cellulare? – la guardò.
Tutti lo guardarono sconvolti e increduli per la frase che aveva detto, soprattutto Ellie. Gibbs si alzò lentamente e lo osservò con il suo solito sguardo.  
 - ehm, Tony? Io non sono Ziva – lo guardava preoccupata e confusa.
Tony la fissava in silenzio, come se fosse in attesa di una risposta importante.
- Tony, l’hai chiamata Ziva. Te ne sei reso conto, vero? – chiese McGee.
- oh.. Scusa.. – si comportava come se non fosse successo nulla – allora, lo hai visto? – continuò.
- sì –
- dove? -
- sulla tua scrivania. Dietro di te –
- ah. Grazie – lo prese e se lo mise in tasca.
Gibbs gli si avvicinò.
- Tony, stai bene? –
Non rispose e se ne andò in bagno chiudendosi la porta alle spalle come faceva Ziva. Entrò e si appoggiò al lavandino e guardò la sua immagine riflessa allo specchio; si rese conto di avere gli occhi lucidi e rossi.
- non ce la faccio – disse a bassa voce.
In quel momento entrò Gibbs e si appoggiò alla parete in silenzio per osservarlo.
- non ce la faccio, Gibbs. E’ troppo – disse guardandolo dallo specchio.
Gibbs rimaneva in silenzio per sentire che cosa diceva e lo guardava per vedere la sua reazione.
- è troppo da sopportare, Gibbs. Se n’è andata da quasi un anno ormai. Non si è mai fatta viva, non ha mai mandato un messaggio o una email, non ha mai telefonato. Spero ogni giorno che non le sia capitato nulla di grave.. mi sentirei in colpa. L’ho lasciata lì, in quel dannato aeroporto! E quando arrivo in ufficio e guardo la sua scrivania, mi sembra di vederla, di parlarci, di salutarla, ma lei non è lì, non c’è! Nessuno qui la nomina o ne parla, è cose se fosse sparita dalla faccia della terra o.. morta! No ce la faccio! – urlò.
Gibbs lo lasciò sfogare in silenzio e poi intervenì.
- non è colpa tua, Tony. Ha fatto la sua scelta, devi rispettarla –
- una scelta molto difficile e dolorosa –
- lo so. Si farà viva, vedrai – dopo queste parole se ne tornò in ufficio lasciando Tony da solo nel bagno.
- lo spero bene – si lavò il viso sconvolto e triste.
 
 
 
Angolo autrice:
Allora! Come potete vedere, Tony non è più il Tony di prima dopo la partenza di Ziva. Sta soffrendo e nessuno se ne accorge, tranne Gibbs.
Ci vediamo al prossimo capitolo!! :D

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Capitolo 2
*** 2- messaggi ***


Eccomi qua con il secondo capitolo! :D
 
 
Dopo lo sfogo di Tony in bagno con Gibbs, la giornata continuò senza problemi.
Ci fu il solito caso, marine ucciso da un proiettile nel petto.
Gibbs assegnò ai suoi agenti i vari compiti: McGee e la Bishop si dovevano occupare dei testimoni, lui, Ducky e Palmer del cadavere e Tony degli schizzi di sangue.
Mentre Tony fotografava gli schizzi e sistemava il laser, il telefono che aveva in tasca cominciò a vibrare per l’arrivo di una chiamata. Mise a terra l’attrezzatura e prese il telefono per rispondere.
- pronto? – nessuno rispose. – pronto, sono DiNozzo. Chi parla? – continuò.
Finalmente, dall’altra parte del telefono, si sentì qualcosa. Non era una voce, ma una musica, una musica melodica e lenta.
A sentirla, Tony si stupì e rimase in silenzio e immobile per ascoltarla.
- senta.. – non fece in tempo a finire la frase che cadde la linea.
Rimase confuso da quella strana telefonata, continuava a pensare a quella canzone, l’aveva già sentita da qualche parte, ma dove? Pensava a chi gli avesse telefonato e perché lo avesse fatto. Pensava a quali persone potrebbero averlo chiamato per fargli sentire quella musica. Solo un nome gli risuonava in testa, un nome di sole quattro lettere, di donna, importante per lui.
- no, non può essere lei. No.. Non manderebbe mai dei messaggi così, non è da lei – si rese conto che stava parlando da solo, così si stoppò e smise di parlare; ma riprese subito il discorso attirando l’attenzione di Gibbs.
- basta, Tony. Se n’è andata, non tornerà più. Basta pensare a lei –
Gibbs lo continuava a guardare e divenne triste nel vederlo in quello stato.
- oh Tony. Che ti sta capitando? Non ti riconosco più – fece un profondo sospiro e se ne andò.
La giornata passò in fretta, risolsero il caso in poco tempo: classica moglie gelosa uccide il marito perché aveva un’amante. Classico.
- ottimo lavoro, ragazzi. Potete tornare a casa – disse Gibbs guardando il suo team.
- va bene, capo. Grazie – dissero tutti e tre in coro.
Ellie e McGee presero le loro cose e se ne andarono prendendo l’ascensore, mentre Tony rimase in ufficio a sistemare la sue cose e la scrivania. Gli si avvicinò Gibbs.
- hey. Tutto bene? – gli chiese.
- hm? Oh, sì. Si, grazie – rispose.
Gibbs annuì. – se hai bisogno, chiamami – gli diede una pacca sulla spalla se ne tornò a casa seguito da un Tony silenzioso.
 
 
Ore 24:45 – casa di Tony.
 
Si stava preparando per andare a dormire dopo essersi visto un film molto insolito per lui e per il suo genere, “tron legacy”. Prese il pigiama e si cambiò in camera da letto.
Da quando Ziva li aveva lasciati soli, non aveva mai portato nessuna ragazza a casa sua per trascorrerci insieme una notte e basta. Era molto cambiato in questo campo.
Fece per andare a letto quando gli arrivò un messaggio. Prese il cellulare per vedere chi era: numero sconosciuto, lo stesso numero che lo aveva chiamato sulla scena del crimine.
- ancora? – guardò confuso il numero e lesse il messaggio.
“Tony”. Solo questo c’era scritto, il suo nome. Subito dopo ne arrivò un altro.
“tu”. Li lesse confuso, voleva sapere chi era, perché aveva il suo numero e perché lo faceva. Ne arrivò un altro.
“grazie”.
- grazie? Grazie per cosa? Ma chi è? – fece per rispondere quando lo chiamarono. Rispose subito.
- pronto! – disse seccato.
Ancora quella musica, la stessa di quella mattina, lo stesso pezzo, lo stesso ritmo. Gli stessi pensieri. Tutto.
Cadde la linea.
Queste cose lo confondevano parecchio, era sempre più confuso.
Decise di lasciare perdere mettendosi sotto alle coperte. Ripensava a quei messaggi e a quella musichetta fino a quando non si addormentò.
 
Ore 3:15.
 
Si era addormentato con quella musica nella testa, non riusciva a levarsela.
Cominciò ad agitarsi nel letto, stava avendo dei piccolissimi flashback di quella musica. Stava ricordando.
Si svegliò di scatto e si mise seduto sul letto.
- Berlino – disse.
 
 
Angolo autrice:
Allora! Vi è piaciuto?
Fatemi sapere! :D

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Capitolo 3
*** 3- ritorno dalla sua terra ***


Eccoci qui con il terzo capitolo! Spero che lo leggiate e che commentiate! :D
 
 
Passarono tre giorni da quando una persona misteriosa aveva inviato dei messaggi e una musichetta a Tony.
Da quel giorno, da quella notte, da quando aveva detto quella parola, non aveva smesso una sola volta di pensarci. Ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera e anche ogni notte, persino quando era al lavoro o su una scena del crimine.
 
- squad room ore 8:50
 
Tony, McGee ed Ellie stavano lavorando al computer seduti alle loro scrivanie quando il telefono fisso di McGee squillò.
- agente Speciale McGee – rispose.
- agente McGee, sono Aiden della sicurezza – disse la guardia dall’altro capo del telefono.
- ah! Agente Carver. Le serve aiuto? Cosa c’è? –
- c’è una donna incinta qui. Dice di dover parlare con un vostro agente –
- okay. Falla salire, allora –
- okay. Grazie, agente Mcgee – attaccarono entrambi.
Tony lo guardava curioso, come sempre.
- chi era, McGee? –
- Carver della sicurezza –
- e che voleva da te? –
- mi ha detto che c’era una donna incinta che voleva parlare con uno di noi –
- una donna incinta? Non ti ha detto chi era? –
- no, ma lo scopriremo tra poco. La stanno portando qui –
- capito – tornarono a lavorare al computer.
Dopo dieci minuti, si sentì il “din” dell’ascensore, nella quale uscirono l’agente Carver e la donna. I due si diressero verso l’ufficio capitanato da Gibbs con calma.
La donna si fermò in mezzo al corridoio per osservare l’agente DiNozzo che batteva tranquillo sulla tastiera. Lo guardava fiera, felice ed emozionata; il suo cuore le batteva forte nel petto.
- l’agente DiNozzo? – chiese Carver.
- sono io – rispose Tony tenendo la testa china per scrivere al computer.
- c’è qui una signora che vuole vederla – detto questo, l’agente se ne andò.
- sì, ecco… - non riuscì a finire la frase che si trovò davanti a se una donna  incinta, bellissima, capelli castani, occhi color nocciola e quell’inconfondibile profumo di vaniglia e polvere da sparo.
- Ziva.. – disse quasi sibilando. Solo una parola, un nome. Rimase immobile a fissarla con la bocca aperta per lo stupore. Si alzò lentamente.
- ciao, Tony – gli sorrise.
- Ziva. Come mai sei qui? Come stai? – non ci poteva ancora credere, la sua Ziva era lì, davanti a lui.
- sto bene, grazie. Sono venuta perché ti devo dire una cosa molto importante, che non ho potuto dirti prima –
McGee alzò la testa incuriosito e anche lui rimase colpito nel vederla.
- Ziva? Ziva! – sorrise nel rivederla – sei tornata! Che bello! Come stai? – continuò felice.
- ciao, McGee! Sto bene, grazie! – andò da lui per abbracciarlo anche se aveva un bel pancione.
- allora, tornerai qui con noi? – le chiese.
- ehm.. In realtà non sono tornata per stare qui quì – indicò l’ufficio.
- come mai? – intervenne Tony avvicinandosi a lei.
- ecco perché ti devo parlare, Tony. Ma questa faccenda è la meno importante – rispose lei.
Ziva si voltò e vide la Bishop che la guardava confusa seduta alla sua ex scrivania.
- te sei la Ziva che prima lavorava qui? – le chiese.
- si, sono io. Te devi essere la mia sostituta deduco –
- esatto. Piacere, Ellie Bishop – le porse la mano che subito Ziva strinse.
- piacere mio, Ellie. Ti trovi bene qui? – le sorrise.
- si, benissimo. Sono ottimi colleghi con qui lavorare – sorrisero entrambe.
Ziva si rivoltò verso Tony che era ancora preso a fissarla e a fissare il suo pancione.
- Tony, andiamo a casa tua. Ti devo parlare – gli disse.
 
 
 
Angolo autrice:
Allora!! Ziva è tornata finalmente! E con lei ha una piccola grande sorpresa! :D
Piaciuto??
Ci vediamo nel prossimo capitolo!
 
Baci, Giuly.
  
 

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Capitolo 4
*** 4- di nuovo insieme ***


Eccomi qui con il quarto capitolo! :D
 
 
Durante il tragitto per andare a casa di Tony, Tony era alla guida, mentre Ziva sul sedile del passeggero davanti che si teneva il pancione con entrambe le mani.
Le fissava il pancione con un’espressione mista tra lo sconvolto e il contento. Ziva lo guardava divertita.
- hai intenzione di guardare la strada o la mia pancia, DiNozzo?- sorrise lei.
- eh?- la guardò innocente – si, certo. Subito! – continuò e tornò a guardare la strada mentre Ziva se la rideva.
 
- Casa di Tony.
 
Salirono fino al piano del suo appartamento in silenzio.
Ziva faceva fatica a salire le scale a causa della pancia, così Tony decise di aiutarla.
- vuoi che ti dia una mano? – le chiese.
- no, grazie. Ce la faccio. In Israele era sempre così, una sfida continua per me, quindi – rispose.
- capito –
Entrarono in casa e subito Ziva notò che non era affatto cambiata, i mobili erano sempre uguali e nella stessa posizione, la stessa tv, lo tesso divano con la stessa rivestitura, il pianoforte sempre al suo posto, anche la chitarra era sempre lì, sotto al tavolino; l’unica cosa che era diversa, era che Kate, il pesce, non era più sola, ma aveva un nuovo compagno. Tony aveva preso il secondo pesciolino dopo la partenza di Ziva.
- cavolo. Non è cambiato proprio nulla – disse guardandolo.
- già, è sempre la mia vecchia e buona casa –
Si avviò verso la cucina per prendersi la sua solita birra.
- ne vuoi una? –
- no, grazie. Non posso –
- ah già. Scusa – se ne prese una, la stappò e cominciò a berla andando a sedersi sul divano continuando a fissarle il pancione.
- dai, vieni qui a sederti – le fece spazio sul divano.
- va bene – si sedette accanto a lui.
La guardò e finì la birra che poi posò a terra.
- allora Ziva, di quanti mesi sei incinta? –
Lei lo guardò con un piccolo sorrisetto sulla faccia. Non vedeva l’ora di dirgli quella cosa talmente importante e per la quale era tornata da lui.
- nove mesi – disse. Lui spalancò gli occhi sorpreso
- e… E quando l’hai scoperto? –
- un mese dopo che te ne sei andato da Tel Aviv –
A quel punto non sapeva più che pensare, era evidente. Si faceva un sacco di ragionamenti mentali.
- è…? –
- è un maschietto – sorrise lei – e scalcia come un cavallo – continuò.
- un maschietto. Wow! Come si chiama? –
- non gli ho ancora dato il nome, aspettavo il padre – lo guardò.
- ah.. e.. chi è? –
Ziva lo guardò sorridente. Finalmente poteva dirglielo. Aveva aspettato nove mesi, ed ora poteva dirgli tutto.
- sei tu, Tony. Tu sei il padre del nostro bambino –
La guardò sconvolto, non sapeva che dire ne fare, era come imbambolato a guardarla. Aveva appena scoperto di essere diventato padre, le parole non gli uscivano dalla bocca.
- wow. Non ci posso credere.. sul serio! – l’abbracciò istintivamente – perché non me lo hai detto prima? Perché non sei tornata da me appena lo hai scoperto? Quanto manca al parto? – continuò.
- hey! Calma con le domande! – rise – perché ci sono stati mille problemi, che ora non ti sto a spiegare. Sono ricordi ormai – lo guardò – mh.. il parto? Tra dieci giorni – proseguì.
- io ho aspettato così tanto. Dieci mesi –
- lo so, Tony. Lo so, e mi dispiace – si avvicinò a lui lentamente.
- potevi chiamare, mandare un messaggio o una email – si avvicinò anche lui.
- l’ho fatto. Ti ho mandato quei messaggi prima di venire qui, speravo capissi –
Si trovarono a due centimetri di distanza. Tony poteva sentire il suo profumo di polvere da sparo e vaniglia, e lei il suo classico profumo di acqua colonia ed erba tagliata. I loro nasi si toccarono, come le loro fronti, il respiro di entrambi risuonava in tutta la casa, fino a che le loro bocche si unirono. Un bacio dolce, desiderato, pieno di amore e dolcezza. I loro cuori battevano all’impazzata, sembravano due fuochi d’artificio. Era il loro secondo vero bacio.
 
Ore 5:30.
 
Dormivano tranquillamente abbracciati come una coppia che stava insieme da anni. Non era successo niente la sera prima, solo quel bacio che ha cambiato tutto e che li ha fatti riunire.
Ziva dormiva tra le braccia forti e protettive di Tony, tranquilla e felice di essere tornata a casa e dal suo amato Tony, fino a quando non sentì del bagnato sul letto e in mezzo alle gambe. Si svegliò di scatto sgranando gli occhi.
- Tony! Mi si sono rotte le acque! – urlò.
 
 
 
 
AA:
Allora, Ziva è incinta, Tony è il padre e sì, il bimbo sta per nascere!
Ho scelto il sesso maschile perché nelle altre ff, i Tiva hanno una bimba.
Alla prossima! :D  

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Capitolo 5
*** 5- Thomas ***


Quinto capitolo! Molto emozionante! :D
 
 
Ore 5:50
 
Tony andava come un fulmine sulla strada, suonando il clacson ogni due secondi anche quando non serviva tanto era agitato.
Era il più agitato tra i due, stringeva forte il volante anche se aveva le mani sudate e il suo cuore andava a mille.
Ziva, invece, era accanto a lui che ansimava e ispirava a fondo. Stringeva il sedile per il dolore causato dalle doglie e stringeva i denti, oltre ad essere tutta sudata.
- tieni duro. Ci siamo quasi! – le disse per tranquillizzarla.
- guarda che quello agitato qui, sei tu! Per fortuna! Mi sta uccidendo! – urlò.
 
Ore 6:10 – ospedale.
 
Entrarono sparati in ospedale, con la gente che li fissava preoccupati e straniti.
Tony la teneva per un braccio per sorreggerla, e lei si teneva alla sua camicia e per il braccio.
Un’infermiera li vide e subito fece sedere Ziva su una sedia a rotelle per farla riposare, dopodiché la portarono in sala visite per vedere a che punto era con la dilatazione. Tony la seguiva ovunque tenendole sempre la mano come un marito preoccupato.
- signora, non è ancora tanto dilatata, la portiamo in sala travaglio, va bene? – le disse l’infermiera.
- va bene. Basta che lui resti sempre al mio fianco – guardò Tony.
- certo, signora –
La portarono nella sala dove la fecero stendere su un lettino e le misero un cuscino dietro alla testa per farla stare più comoda.
- se ha bisogno, basta che clicca quel pulsante – le indicò un pulsante rosso sulla parete.
- va bene, grazie mille – la guardò e l’infermiera se ne andò per lasciarli soli. Tony le si avvicinò.
- come stai? – le prese la mano e gliela strinse.
- eh.. Come vuoi che stia? Fa malissimo –
- devi aspettare ancora un po’ –
- lo so, finche questa peste non comincia a scalciare per uscire – sorrise.
- spero faccia in fretta. Voglio vedere mio figlio – la guardò. Ziva lo guardò stupita, non si immaginava una reazione del genere da Tony, soprattutto se si tratta di bambini.
- cavolo, Tony. Sei cambiato tantissimo. Anche io –
- cambiato, è una parola grossa. Diventerò padre, ed è una grande responsabilità –
- sono molto fiera di te, Tony –
- anche io.. di me stesso – risero e Ziva lo guardò con gli occhi pieni di orgoglio.
 
Ore 4:00 (giorno dopo)
 
Ziva era ancora sul lettino dolorante in attesa che il piccolo cominciasse a farsi sentire.
Tony faceva avanti e indietro dalla stanza di Ziva alla macchinetta del caffè per ricaricarsi ogni ora. Tornò da lei impaziente che arrivasse il grande momento.
- allora? – la guardò agitato.
- non ancora, Tony. E’ inutile che me lo chi.. ah! Ah! – ebbe una forte contrazione  che la costrinse a piegarsi in due per il dolore. Era arrivato il momento.
- Ziva! – chiamò i medici che subito accorsero.
- ora ci siamo, Tony! –
- sai, lo avevo capito –
La portarono di corsa in sala parto dove la fecero sistemare sul lettino, le fecero aprire le gambe per seguire bene a che punto era.
- ok, signora. Ora è il momento di spingere! – le dissero.
Ziva cominciò a spingere come le avevano detto. Urlava e sudava come una matta.
Tony si avvicinò, dopo che gli fecero indossare il camice apposta e le prese la mano.
- forza, Ziva! Spingi! – la incitava
Urlava e sudava come non aveva mai fatto, mentre spingeva in vari momenti.
- vedo la testa! – disse l’ostetrica – ancora qualche spinta – continuò.
- brava, Ziva. Continua così – le disse.
Verso le ultime spinte, gli strinse la mano talmente forte da fargliela diventare viola, ma a lui non importava, era tutto concentrato su Ziva e sul parto da pensare alla mano.
Dopo un paio di spinte, finalmente il piccolo uscì. Era biondissimo e piccolissimo, gli occhi erano della madre, come il naso; mentre la bocca e i capelli erano del padre. Il colore degli occhi ancora non si sapeva, visto che aveva ancora gli occhi chiusi.
Le infermiere lo presero e lo lavarono per poi avvolgerlo in una coperta e porgerlo alla madre.
- è un maschietto – le dissero.
- lo sapevamo già.. Grazie – sorrise esausta.
- bravissima, Ziva. Bravissima – le baciò la fronte.
Ziva lo prese con delicatezza e lo mise sul suo petto mentre lo guardava emozionata.
- guarda che bello. Ti assomiglia – lo guardò.
- è bellissimo – sorrise nel vedere quella piccola creaturina in braccio a Ziva. Era il frutto di una sola e magica notte passata insieme a Tel Aviv dieci mesi fa.
- assomiglia molto anche a te – continuò.
- come lo chiamiamo? – lo guardò.
- Thomas –
- Thomas. Mi piace. Thomas DiNozzo – guardò il piccolo Thomas che piangeva e teneva le manine chiuse a pugno tutto rannicchiato su Ziva.
Tony gli porse il dito per accarezzargli la manina delicatamente e il piccolo glielo strinse nella sua piccola mano.
- ciao, piccolo. Sono il tuo papà – gli disse.
 
 
Alloraaa! Vi è piaciuto come capitolo??
Finalmente il nome è stato svelato: Thomas. Non ho scelto nomi riguardanti parenti di Ziva o Tony per pura scelta mia.
Tony è troppo tenero con il piccolo! :3
Alla prossima!
Giuly

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Capitolo 6
*** 6- now, we are a family ***


Eccomi qui con il sesto capitolo!! :D
 
Il giorno dopo il parto, i medici dissero a Ziva che poteva essere dimessa.
Vestì Thomas con una tutina leggera, visto che erano in piena estate, con un orsacchiotto stampato sul petto e di colore azzurra presa da Tony la sera prima.
Nel frattempo, Tony arrivò all’ospedale con una navicella in mano comprata la stessa mattina.
- piccolo, ora arriva papà e poi torniamo a casa. Contento? – sorrise il piccolo come risposta si mise a piangere.
- oh, Thomas.. ma hai mangiato due ore fa. Che maialino che sei, peggio di tuo padre – si scoprì il seno e si mise ad allattarlo.
Tony arrivò e raggiunse la stanza di Ziva tutto agitato.
- eccomi –
- finalmente. Quanto tempo ci hai messo? –
- non sapevo come montare la navicella, quindi.. –
- sempre il solito – sorrise lei.
Guardo il figlio mangiare attaccato al seno di Ziva stringendo la manina a pugno.
- che tenero. Sta mangiando – disse lui guardando suo figlio poppare.
- si, è un mangione. Ha preso dal padre – disse sorridente e si sporse per baciarlo.
- non è vero. Non sono così – la baciò.
- no, infatti. Sei anche peggio –
 
Casa di Tony.
 
Tornarono a casa felici come una Pasqua. Il piccolo aveva appena finito di piangere dopo che Ziva lo aveva allattato per la terza volta.
Tony portava il borsone con il cambio di Ziva dell’ospedale e Ziva teneva la navicella con dentro Thomas che dormiva tranquillo.
Entrarono.
- eccoci qui, piccolo, questa è la tua nuova casa – disse Tony mettendo il borsone in camera da letto.
Ziva prese Thomas dalla navicella e lo prese in braccio per poi andarsi a sedere sul divano aspettando che arrivasse anche Tony. Arrivò e si sedette accanto a loro.
- è bellissimo – disse guardando il piccolo dormire.
- già. Proprio un bel bimbo. Lo vuoi prendere in braccio? –
- cosa? No, non sono in grado di tenere un bambino in braccio – ammise lui.
- non ci credo. Tutti sono capaci di tenere in braccio un bebè –
- ti dico di no.. –
- proviamo – lo guardò e glielo porse delicatamente.
Lui la guardò titubante e lo prese. Rimase stupito del fatto che quella creaturina era così leggera e piccola. Un esserino innocente e dolce. Lo tenne tra le braccia sorridente.
- hey – lo guardò e il piccolo aprì gli occhi mostrando gli smeraldi, come quelli del padre.
- siete bellissimi – disse Ziva guardandoli commossa.
Tony la guardò sorridente e la baciò dolcemente.
- ora siamo una famiglia – disse Tony.
- si. Una bellissima famiglia – disse Ziva guardandoli e baciando ad entrambi la guancia.
 
 
Allooora!!
Piaciuto?
Ho incentrato questo capitolo su Tony e il rapporto con Thomas, visto che lui non è uno che con i bambini va molto d’accordo, quindi ho cercato di renderlo dolce e paterno. :D
 
Alla prossima!!
Baci, Giuly.

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Capitolo 7
*** 7- Hello, dad. He's Thomas, my son. ***


Eccomi qui con il settimo capitolo! :D
 
 
Erano passate due settimane da quando Ziva era tornata a Washington con una sorpresa per il team, ma soprattutto per Tony. Era rimasta incinta dopo che Tony se n’era andato da Tel Aviv. Era tornata da lui per dargli la notizia più grande e importante della sua vita: era diventato padre.
Erano passate due settimane da quando Ziva e Tony erano diventati a tutti gli effetti genitori di un bellissimo bambino, Thomas.
Thomas era il classico bimbo neonato che non lasciava un secondo libero ai genitori; piangeva ogni volta per la fame o perché doveva essere cambiato, infatti la coppia, non aveva ancora avuto un momento tutto per loro di intimità.
Thomas faceva disperare più Tony che Ziva, soprattutto al cambio del pannolino. Chissà perché, ma quando lo faceva lui, Thomas ogni volta gli faceva la pipì sulla maglietta e ogni volta Ziva rideva come una matta.
Avevano fatto vedere Thomas a tutti i loro amici e conoscenti, a tutta la squadra compresi Vence e la Bishop. L’unico che non sapeva nulla era Senior. Decisero che era quello il giorno giusto per presentargli il nipotino.
- Tony, hai detto a tuo padre che è nato Thomas, vero? – lo guardò dal salotto.
Era intento a cambiare il pannolino al bimbo quando alzò di scatto la testa.
- oh oh – si sentì qualcosa di caldo e bagnato sulla maglietta, abbassò lo sguardo e vide che Thomas gli aveva fatto la pipì addosso.
- oh.. Thomas! Ma.. ogni volta? – si cambiò la maglietta.
- Tony! Ma come hai fatto a dimenticartene? – disse Ziva incredula per poi trattenersi dal ridere.
- eh.. sono stato molto impegnato in questi giorni, il bambino, te. Me ne sono dimenticato – si giustificò lui.
- mh.. sei sempre il solito, non cambi mai. Dobbiamo rimediare –
- e come? –
Ziva lo guardò e sorrise sotto ai baffi sapendo già che cosa fare.
 
- New York City
 
Tony e Ziva erano partiti da Washington con il piccolo Thomas per farlo conoscere a Senior.
Scesero dalla macchina e Tony prese il figlio per metterlo nella carrozzina.
- tuo padre sarà felicissimo – sorrise lei. – non vedeva l’ora di avere un nipotino. Ce lo diceva anche quando non eravamo una coppia – continuò.
- già, me lo ricordo bene. Era imbarazzante –
- a chi lo dici – risero.
Entrarono nel palazzo dove abitava Senior e suonarono al campanella del suo appartamento.
- arrivo! – si sentì una voce maschile provenire dall’interno.
La coppia si scambiò uno sguardo felice mentre sorridevano impazienti.
- eccomi – aprì la porta e si trovò davanti la coppia. Rimase sorpreso nel vederli. Nel vederli insieme.
- Junior! Ziva! Oh mio Dio, sei tornata! – li abbracciò stritolandoli. – che ci fate qui? – continuò.
- papà. È bello vederti – disse Tony.
- salve, Senior. Si, sono tornata. Felice? – sorrise lei.
- certamente! – sorrise lui.
- siamo venuti per presentarti una persona – disse Tony emozionato.
Senior abbassò lo sguardo e vide Thomas che dormiva beato nella carrozzina, era vestito con una tutina bianca con scritto “USMC”, naturalmente era un regalo di Gibbs.
Rimase lì a fissarlo con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Sembrava che non avesse mai visto un neonato in vita sua. Alzò lo sguardo su di loro incredulo.
- papà, lui è Thomas, mio figlio, nostro figlio e tuo nipote –
A Senior quasi venne un mancamento. Non ci poteva credere. Suo figlio era diventato padre, e lui era diventato nonno. Era strano per lui, conosceva bene Tony, non era adatto a fare il padre, ma vederlo così, con suo figlio e felice gli fece cambiare completamente opinione di lui.
- che cosa? Quel bambino è tuo figlio? –
-certo! È Thomas, Thomas DiNozzo –
Restarono con Senior per quasi tutto il giorno. Parlarono del ritorno di Ziva con sorpresa, di come fosse cambiato nei mesi che erano trascorsi senza di lei e infine, della nascita del piccolo.
Senior si godette il suo nipotino felice come una Pasqua. Lo prendeva in braccio e gli faceva esplorare il suo appartamento, gli parlava delle sue avventure e di quelle di Tony quando era piccolo.
- è davvero felice, guardalo – sorrise Ziva guardando Senior con Thomas.
- già. Non lo vedevo così da tanto tempo. Ora lo riconosco –
Ziva gli prese la mano e gliela strinse guardandolo. Tony la guardò e si avvicinò per baciarla.
 
 
 
Eccomi!! Scusate per il ritardo: causa scuola.
Allora, vi è piaciuto? Finalmente Senior ha conosciuto il nipotino. A me sembra molto tenero, e a voi? :3
 
Alla prossima!
Baci, Giuly.

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Capitolo 8
*** 8- we always have Tel Aviv ***


Eccomi qui con l’ottavo capitolo. :D
 
Tony e Ziva erano a letto abbracciati l’uno all’altro ed erano appoggiati alle sponde del letto, c’era una tranquillità assurda in quella stanza. Thomas dormiva nel box accanto a loro. Era di una dolcezza e innocenza unica, aveva il pollice in bocca e nell’altra mano teneva il ciuccio che gli aveva regalato Abby.
- guarda come dorme la nostra peste – disse Ziva guardando il figlio dormire.
- è un angioletto – sorrise lui.
- solo quando dorme, però. Oggi ci ha fatti disperare – rise. – abbiamo dovuto cambiargli la tutina sette volte. Non sa contenersi – continuò ridendo.
- ora capisci il mio dramma quando lo cambio – ridacchiò lui.
Restarono in quella posizione quasi tutta la notte, non volevano addormentarsi, volevano stare svegli per parlarsi e farsi le coccole.
Parlavano di cose varie fino a quando Ziva cambiò discorso e finì a parlare di Tel Aviv.
- Tony, ti ricordi quando abbiamo concepito Thomas? – disse mentre gli accarezzava la mano con il pollice.
- mh? Che hai detto? –
- se ti ricordi la notte in cui abbiamo concepito Thomas –
- certamente. E’ stata la notte più bella della mia vita – sorrise.
- anche per me. E’ stata magica – sorrise anche lei.
- magica –
Si stesero sul letto ancora abbracciati e finalmente si addormentarono con entrambi il pensiero di quella notte nella mente.
 
Flashback – Tel Aviv (10 mesi fa)
 
Erano appena tornati dal campo di ulivi dove Ziva aveva seppellito un cofanetto contenente la lettera che aveva scritto da bambina.
- era la prima volta che lo facevi? – le chiese Tony chiudendo la porta della casa dietro di se.
- no, l’avevo già fatto -  rispose lei.
- ti senti meglio ora? Lo so che te l’ho già chiesto, ma.. –
- no, sto bene. Non lo so – lo guardò.
- Ziva, io domani torno a Washington e tu non verrai con me, purtroppo, quindi, dimmi come ti senti. Ti posso aiutare –
- no! Non te ne andare. Non domani. Aspetta un atro giorno –
- non posso, Ziva. Gli ordini sono ordini –
- ti prego – disse lei avvicinandosi a lui.
- di cosa hai bisogno, Ziva? – la guardò avvicinarsi.
- non te ne andare. Io ho bisogno.. – si avvicinò a lui lentamente e gli andò talmente vicino che poteva sentire il suo battito che accelerava man mano. Gli mise una mano sulla guancia accarezzandogli la barba sul suo viso, e l’altra sulla sua cintura. Gli andò a pelo delle labbra.
- di te – continuò. Alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi.
- Ziva.. – la guardò senza dire una parola.
Aveva bisogno di Tony, si sentiva sola, voleva qualcuno al suo fianco e non voleva fare lo stesso errore che aveva fatto con Adam. Lo voleva perché lo amava, era l’unico uomo che amava realmente. Lui era l’unico uomo che ha saputo accettarla per quello che era, che le è stato sempre vicino anche nei momenti più difficili e che l’aveva sempre aiutata. Lui c’era sempre per lei.
Lo fissava dritto negli occhi e si avvicinò ancora di più fino a sentire la punta delle sue labbra sulle sue.
Lui si stava meravigliando del suo comportamento, ma anche lui aveva bisogno di lei, per otto anni l’aveva desiderata. Per lui, lei era la persona più capace di capire i suoi sentimenti, li sapeva leggere soltanto guardandolo negli occhi. Era la sua Ninja, la sua Ziva.
Lui annullò le distanze tra loro baciandola dolcemente tenendole il viso tra le mani.
Lei subito cambiò il bacio dolce di Tony in un bacio ricco di passione.
Era un bacio pieno di desiderio, passione e anche amore, un bacio voluto e desiderato, un bacio che non avevano potuto avere negli anni precedenti.
Con la mano gli strinse la cintura mentre con l’altra gli prese la mano per portarlo in camera da letto.
Si fece guidare da lei in camera sicuro, o almeno era quello che voleva far vedere, di quello che stavano per fare. Anche lei lo era, e si vedeva.
Lo guardò ancora negli occhi e lo fece stendere sul letto per poi stendersi su di lui e baciarlo con passione accarezzandogli i capelli.
Lui la lasciava fare, sapeva che era lei a dominare in questo campo, così l’unica cosa che fece fu quella di ricambiare il bacio e metterle le mani nei capelli lunghi e profumati.
Ziva sembrava impaziente di unirsi a lui, ma voleva che quel momento fosse magico, quindi fece tutto con calma.
Cominciò nel levargli la maglietta blu e a buttarla ai piedi del letto. Rimase incantata nel vedere il corpo mezzo nudo di Tony. Solo due volte lo aveva visto così ed entrambe le volte non erano state occasioni importanti come questa.
- Ziva, se non ti senti sicura. Non importa – la guardò lui dal basso.
- Tony, ti sembro insicura? –
- no, non lo sei –
- ecco. Allora stai zitto e.. – non finì la frase che Tony la bacio dolcemente. Era quello che gli stava per dire, era come se lui l’avesse letta nel pensiero.
Lui le tolse la felpa e poi la maglietta. Le baciò il petto e poi posò le mani sulla sua schiena e le tolse il reggiseno. Si mise a fissarlo. Era perfetto, doveva essere sincero, non aveva mai visto un seno così perfetto in vita sua. Non se lo immaginava proprio, non immaginava che sotto a delle semplici magliette si nascondesse un bellissimo tesoro.
Lei lo baciò con tanta passione da strappargli dal viso le labbra e la lingua mentre gli slacciava la cintura e i pantaloni.
Lui fece lo stesso con i suoi pantaloni. Anche se adorava vederla sopra di lui, si girò e lui finì sotto di lui.
Fu tutto in un attimo ed entrambi si ritrovarono in intimo. Si guardarono ancora una volta negli occhi prima di spogliarsi a vicenda.
Ziva non aveva paura a mostrarsi nuda davanti a lui, non provava imbarazzo ne timore. Era tranquilla.
Neanche Tony si imbarazzava a mostrarsi nudo davanti a lei. Non aveva un briciolo di imbarazzo. Era tranquillo.
Finalmente si liberarono dell’intimo, ormai era questione di secondi. I loro battiti acceleravano sempre di più i loro muscoli si irrigidirono e i loro respiri aumentavano.
Tony guardò Ziva ormai completamente nuda sotto di lui. Guardava e seguiva con le dita le sue curve perfette, le seguiva tutte.
Ziva rabbrividì al suo tocco sulla sua pelle e lo guardava mentre gli accarezzava il petto e la schiena.
- vai, Tony. Tranquillo – lo rassicurò lei vedendolo teso.
Lui la guardò e in un momento fu dentro di lei.
In quel momento, Ziva provò una sensazione di piacere mista a soddisfazione. Si sentiva come in paradiso, ormai libera da tutti i pensieri che la circondava. Ora erano solo lei e l’uomo che aveva sempre amato.
Erano diventati una cosa sola, un unico essere che spruzzava passione da tutti i pori.
Quella notte fu un susseguirsi di gemiti, sussurri, sospiri, spinte, schiocchi di baci e amore.
Si addormentarono la mattina dopo esausti e sudati, tutti e due ansimanti abbracciati per farsi calore. Quella notte era stata meravigliosa, fantastica era una cosa che di sicuro non potevano dimenticare. Era stata la loro notte, una notte di passione pura. Era stata una notte fantastica e indimenticabile.
Forse loro due non sapevano che quella notte gli avrebbe fatti unire per sempre.
 
 
Angolo Autrice:
Allooooora!! :D
E’ un capitolo moooolto Tiva! Ci voleva!
I prossimi saranno più soft.
Alla prossima, baci
 
Giuly.

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Capitolo 9
*** 9- first day at work with Thomas ***


Eccomi qui con il nono capitolo! :D
Buona lettura!
 
 
Sono passate cinque settimane da quando era nato Thomas.
Era cresciuto molto, i capelli erano sempre più biondi e lunghi. Quando vedeva i suoi genitori, cominciava a “chiacchierare” nella sua buffa lingua e ogni volta loro scoppiavano a ridere.
Avevano fatto di tutto con lui, tranne portarlo al lavoro con loro. Avevano sempre fatto a turno; un giorno andava Tony e Ziva rimaneva a casa con il piccolo, e viceversa.
Oggi volevano cambiare, per far felice anche i loro colleghi.
- piccolo, sei pronto a venire al lavoro con noi? – sorrise Ziva mentre lo cambiava. Thomas fece dei versetti incomprensibili come risposta alla sua domanda.
Intanto Tony, stava preparando il borsone di Thomas per eventuali cambi per eventuali macchie da latte o pipì.
- ok! È tutto pronto! – andò da loro con il borsone messo a tracolla.
- bravo il mio amore – sorrise e lo baciò a stampo.
 
NCIS – Squad Room.
 
Anche senza di loro, il resto della squadra faceva la solita routine.
McGee armeggiava con il computer e scambiava videogiochi con Abby, Gibbs beveva caffè su caffè ed era continuamente richiamato da Vence per vari incarichi, la Bishop lavorava al pc per risolvere enigmi e mangiava cibi non sani a tutto andare, mentre Abby parlava con i suoi “bambini” e beveva litri di caff-pow.
Arrivarono in ufficio con Thomas nel passeggino che dormiva beato.
- salve a tutti! – sorrise Tony guardando i suoi compagni.
- Tony! Ziva! Quanto tempo! – disse McGee andando verso di loro.
- da quanto tempo che non li vedevi insieme – lo corresse Ellie sorridendo alludendo al fatto dei turni.
- giusto – rispose lui.
- siamo venuti per farvi una sorpresa – disse Ziva prendendo in braccio il figlio che ancora dormiva con il suo inseparabile ciuccio in bocca.
- oh, ma è bellissimo! – disse Ellie emozionata.
- lo vuoi tenere? – sorrise lei.
- assolutamente – sorrise e Ziva glielo diede. Lei lo prese delicatamente e lo cullò dolcemente tenendolo tra le sue braccia per poi sedersi sulla sua scrivania.
McGee andò da loro per fare due chiacchiere.
- allora, come state? –
- benissimo, grazie, McGee – rispose Ziva.
- come va qui?- chiese Tony.
- eh, è dura con un agente in meno, ma ce la caviamo. Voi? –
- stiamo bene, siamo felici – rispose Ziva.
- e con il piccolo? –
- è un delirio! È una peste, anche se ha quasi due mesi, ci fa sclerale. È un terremoto – sorrise Tony. – ma è un bambino dolcissimo – continuò.
- non oso immaginare quando comincerà a camminare. Perderemo un sacco di chili per rincorrerlo – se la rise lei. Anche McGee e Tony risero.
- e voi due? Come state? –
- siamo stanchi, ma ne vale la pena. Stiamo tutto il giorno con il nostro primo figlio, ed è fantastico – sorrise lui e Ziva non esitò a baciarlo per la frase che aveva detto. McGee sorrise nel vedere quella scena molto insolita per loro.
- siete riusciti ad avere del tempo per voi? –
- purtroppo non ancora. Il tempo è una delle cose che manca e che passa con Tommy – disse lei.
Trascorsero l’intera giornata in ufficio con Thomas, fecero il giro di tutti per fargli vedere il bambino; compreso Vence.
Lo fecero vedere per primo a Gibbs ovviamente. Lo prese in braccio e lo cullò come se fosse suo figlio. Probabilmente si ricordava di quando teneva in braccio Kelly perché aveva un’espressione dolce, molto insolita da vedere su di lui.
Andarono da Abby e quando lei lo vide lo rapì dal passeggino e gli fece fare il giro turistico del suo laboratorio, e in più gli fece conoscere i suoi “figli”. Lo paciugava e sbaciucchiava tutto, manco fosse suo figlio.
Andarono da Ducky e Palmer che subito lo presero e lo coccolarono, soprattutto Jimmy che adorava i bambini.
L’ultimo a vedere Thomas fu Vence. A sorpresa della coppia, il suo comportamento nei suoi confronti era molto affettuoso e paterno, si vedeva che aveva due bambini.
Finito il giro, tornarono alla scrivania di Tony.
Ziva si sedette sulle gambe di Tony e teneva Thomas in braccio per allattarlo. Non si accorsero che la Bishop li fissava con aria malinconica.
- che bel giro che abbiamo fatto. Erano tutti felici di vederlo – sorrise lei dando un bacino a stampo al compagno.
- hai ragione, lo adorano. Diventerà una star in questo ufficio – disse lui ridacchiando. Finì di allattarlo e se lo mise sul petto per fargli fare il ruttino.
Si avvicinò la Bishop con un piccolo sorriso sulle labbra.
- posso tenerlo ancora? – li guardò.
- certo – glielo porse. Lei lo prese delicatamente e andò a sedersi alla sua scrivania.
- lo sai che sei bellissimo? Sì, proprio un bel.. bambino.. –
I due la guardavano sorridenti fino a quando capirono che qualcosa non andava.
Infatti Ellie, stava fissando il bambino con le lacrime agli occhi.
- hey, Ellie. Stai bene? – domandò Tony.
-.. sì.. – rispose.
Lui guardò Ziva perplesso e preoccupato dal suo comportamento. Decisero di andare da lei.
- qualcosa non va? – le chiese.
- si, Tony. Va tutto bene –
- allora perché piangi? Ti ha rigurgitato sulla maglietta? – cercò di sdrammatizzare la situazione, ma senza riuscirci.
- no. Io.. io avevo un bambino –
- ah! E perc.. – non finì la frase. - aspetta, hai detto “avevo”? – continuò Ziva.
- sì –
- che è successo, Ellie? – le chiese Tony.
- rimasi incinta due mesi dopo il matrimonio. Eravamo felici, proprio come voi due, ma ci furono dei problemi, delle complicazioni. Al nono mese, a circa due settimane dal parto, ebbi altri problemi e alla fine.. lo persi. Fu uno shock per noi, un trauma – disse guardando la coppia che la fissavano intristiti.
- cavolo. Mi dispiace molto, non lo sapevamo – disse Tony guardandola dispiaciuto.
Ziva la guardava triste. Decise di farle una domanda.
- ascolta Ellie, ti va di fargli da madrina per il battesimo? Tony mi ha parlato molto bene di te, si fida e se si fida lui, mi fido anche io, visto che ci siamo viste solo poche volte da quando sono tornata. Ne saremo molto felici –
Lei la guardò sorpresa e con gli occhi ancora lucidi che brillavano.
- oh mio Dio. Ziva, sul serio? –
- certo! – sorrise lei.
- wow! Sì! Ne sarei molto onorata – si alzò con ancora Thomas in braccio e li abbracciò felice.
 
 
 
Angolo Autrice:
Alloooooora!! Piaciuto??
In questo capitolo ho voluto far conoscere l’ambiente a Thomas in modo che anche i colleghi dei Tiva potessero vederlo.
Ho concluso questo capitolo con una storia inventata della Bishop per integrarla di più nel team, visto che molti non la vedono bene come membro della squadra.
Io personalmente adoro il suo personaggio e l’attrice.
Ci vediamo… non so quando visto che parto e non so se riesco ad aggiornarla.
Auguro a tutti buone vacanze!
 
Baci, Giuly.

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