Hey Brother, Hey Sister!!

di Giadina22688
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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NdA: è la mia prima ff a più capitoli... un grazie speciale a Perla Bane (non aggiungo altro) per tutto... 
 

PROLOGO

 

Erano ormai passati degli anni da quando aveva preso quella decisione e mai come oggi era felice di averlo fatto. Mentre osservava la sua famiglia seduta a tavola per la cena Jocelyn si perse nei ricordi che li avevano portati a quel momento.

 

Era una sera di sedici anni prima quando, dopo aver elaborato un piano con Luke, scappo' da casa con il favore delle tenebre tenendo in braccio un fagotto. Suo marito non sarebbe stato lì a fermarla, era infatti riuscita con una scusa a fargli organizzare un'assemblea straordinaria del Circolo che aveva come argomento centrale il ritrovamento di alcune tracce e alcuni indizi sui Nascosti che avevano assassinato il padre di Valentine e che sembravano gli stessi dell'omicidio di Stephen Herondale.


Jocelyn non si voltò indietro neanche una volta verso quello che sarebbe diventato il passato suo e dei suoi figli. Aveva scoperto di aspettare la seconda quella stessa mattina. Aveva bene in mente che il loro futuro sarebbe stato lontano da Idris, lontano dal marito e precisamente a NY in cui si era data appuntamento con Luke per ritrovarsi e vivere finalmente insieme il loro amore.

NdA: purtroppo non ho dei tempi precisi di aggiornamento... spero intanto che il prologo vi sia piaciuto... grazie a chi ha letto, recensito, leggerà, recensirà​

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


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CAPITOLO 1

 

 

CASA FAIRCHILD

Venne riscossa dai suoi pensieri quando il figlio le comunicò che da lì a poco sarebbe passato a trovarli Simon. Quest'ultimo era l'unico bambino con cui si fossero mai rapportati i fratelli Fairchild: Jonathan e Clarissa.

Il primo ormai diciottenne era un bellissimo ragazzo con splendidi occhi verdi e capelli talmente chiari da sembrare bianchi; la sorella invece aveva ereditato gli stessi occhi del fratello ma i suoi capelli erano quelli della madre, rossi come una vampa di fuoco.

Il rapporto di amicizia tra i fratelli e Simon si era via via intensificato col passare degli anni tanto che ormai lui e Jonathan erano diventati migliori amici e considerava ormai Clary come una sorella.

C'era qualcosa di speciale in quella famiglia, anche se i ragazzi avevano passato un infanzia serena e felice con Jocelyn e suo marito Luke, sapevano esattamente chi erano e quale fosse il loro destino. Come lo sapeva il mondano nato con la Vista e quindi a conoscenza come gli altri del mondo invisibile. Erano shadowhunter, cacciatori di demoni.

I tre ragazzi non avevano mai messo in pratica le conoscenze acquisite grazie alla madre e al patrigno di Jonathan e Clary da quando era stato rimosso il blocco nella mente dei due fratelli all'età di dieci anni ma avevano appreso quanto c'era da sapere. Jocelyn aveva spiegato ai suoi figli che lei e Luke avevano imposto loro il blocco per proteggerli dall'eventualità in cui Valentine, il loro padre biologico, che su di loro aveva condotto degli esperimenti, si facesse vivo per mettere mano ai poteri che potevano aver acquisito. Successivamente avevano deciso che conoscere la propria storia e le proprie capacità sarebbe stata un'arma in più per combattere il nemico. Avevano così scoperto che a partire dalle rune basiche del Libro Grigio, Clary era in grado di crearne nuove o modificate per lo scopo e che Jonathan era più forte e agile di un bambino cacciatore della sua età nonostante l'assenza dei marchi. La Vista aveva permesso a Simon di essere istruito insieme agli amici anche in previsione, qualora lo avesse desiderato, di essere sottoposto al rituale dell'ascensione; aveva lo scopo di permettere ad un mondano con la Vista di entrare a far parte dell'esercito dei Nephilim.

Mentre aspettavano l'arrivo di Simon, Jonathan chiese a Jocelyn:«Possiamo fare un salto al Pandemonium, mamma?!» lei sorridendo al figlio rispose:«Cambierebbe qualcosa la mia risposta? Vi eviterebbe di sgattaiolare fuori casa, con una runa del silenzio, di nascosto?» il ragazzo arrossendo scambiò uno sguardo con la sorella che domandò:«come fai a saperlo?» «dimenticate forse che sono stata anche io un'adolescente? Di sicuro molto più brava di voi a non farmi scoprire lasciando tracce nella stanza. Non sapevo se e quando me lo avreste chiesto ma ero sicura che prima o poi il buon senso avrebbe prevalso. Non appena arriva Simon potete andare, basta solo che promettiate di stare fuori da guai e di aprire un portale per casa se le cose dovessero precipitare, non siete addestrati al combattimento quindi non fate gli stupidi.»

Le espressioni sulle facce dei suoi figli passarono dalla sorpresa, allo stupore, al sollievo, alla gioia. Fu Clary ad introdurre il discorso dell'addestramento chiedendo:«Non pensi sia arrivato il momento che io e Jonathan diventiamo cacciatori a tutti gli effetti? Ce l'abbiamo nel sangue, è il nostro destino indipendentemente dalla minaccia che potrebbe costituire nostro padre in futuro. Non è l'unico pericolo là fuori ed è arrivato il momento di avere tutti gli strumenti possibili per difenderci dai demoni.»

La determinazione che vide negli occhi dei suoi figli, sempre uniti nelle questioni importanti, portò Jocelyn a considerare la cosa ma prima che potesse rispondere Luke s'intromise dicendo loro:«Permetteteci di discuterne tra di noi mentre sarete a divertirvi e domani a colazione avrete una risposta, siete d'accordo?» I ragazzi annuirono e in quel momento suonò il campanello annunciando l'arrivo di Simon e l'imminente serata di divertimento.

 

 

CASA LIGHTWOOD

Avevano passato la mattinata in biblioteca a fare ricerche dopo che i genitori e Max, il fratello più piccolo, erano partiti, attraversando il portale, per Idris: la patria degli Shadowhunters.

Maryse e Robert Lightwood avevano affidato al figlio maggiore Alec la gestione dell'Istituto in loro assenza visto che il Conclave lo considerava un adulto avendo già diciotto anni. Con lui sarebbero rimasti la sorella Isabelle e il fratello adottivo Jace.

Dopo aver terminato il lavoro in biblioteca i ragazzi si diressero verso la palestra per la quotidiana sessione di allenamento con le armi, nel corpo a corpo. Nel frattempo Jace e Isabelle stavano prendendo in giro Alec. Fu quest'ultimo a chiedere:«Ronda al Pandemonium anche stasera? Non è che ce la fate senza di me? Non vorrei imbattermi di nuovo in quel ninfomane di cavaliere delle fate.» Fu Isabelle a rispondergli prima che lo facesse Jace:«e poi ti chiedi perchè ti prendiamo in giro.» Il fratello si limitò ad aggiungere:«Capisco il non volere legami ma sempre col primo che capita... allora te le cerchi. Comunque per stasera ti graziamo ma da domani non la scampi più.»

Arrivati in palestra i tre si diressero alla parete delle armi e presero pugnali e spade angeliche, si posizionarono uno di fronte all'altro e diedero il via ad un combattimento tutti contro tutti. Com'era prevedibile Jace ebbe subito la meglio sui fratelli avendo già esperienza sufficiente nel combattimento a distanza ravvicinata; gli altri due invece di avvalevano sempre e solo di armi da gittata. Alec infatti preferiva l'arco, arma in cui eccelleva mentre Isabelle non si separava mai dalla sua frusta di elettro arrotolata intorno al suo polso destro come uno splendido gioiello.

Rendendosi conto che più un cacciatore era versatile, più sarebbe stato letale in battaglia Jace alzò una mano fermando lo scontro e rivolgendosi a due fratelli Lightwood propose:«chiudete gli occhi, affidatevi agli altri sensi e cercate di colpirmi. Posizionatevi spalla a spalla e cercate di capire da dove arriveranno i colpi, poi provate a rintracciarmi e cercate di attaccarmi.»

Isabelle e Alec fecero come gli era stato detto e iniziò la dimostrazione. Jace iniziò a muoversi in circolo intorno ai ragazzi come eseguendo passi di danza; studiando il linguaggio dei loro corpi decise di attaccare prima Alec che sembra il più insicuro dei due. Ebbe ragione ed infatti con l'elsa della spada riuscì ad assestargli un colpo alle costole e uno al ginocchio facendolo piegare su stesso. Mentre continuava a girare loro intorno si rivolse al moro dicendogli:«assesta la postura, concentrati, tieni la presa salda sull'arma e non farti sorprendere di nuovo; in battaglia non hai tempo per pensare, riprenderti o riflettere, il tuo istinto è l'unica differenza tra continuare a vivere o morire.»

Detto questo ripresero le posizioni e l'allenamento ricominciò, questa volta Jace si concentrò su Isabelle che con sua sorpresa non solo riuscì a parare il suo colpo ma riuscì anche a lasciargli una lieve ferita sul braccio. Mentre la sorella era intenta a parare il colpo del biondo, Alec riuscì a percepirne la posizione e con l'elsa della spada gli restituì il colpo nelle costole con grande rapidità e destrezza.

Si udì uno sbuffo di fiato e una risata, i due fratelli Lightwood aprirono gli occhi e videro Jace seduto sul pavimento che li guardava con rispetto e soddisfazione; fu Isabelle a parlare per prima:«Grazie Jace, allora come siamo andati?» «Meglio di come mi aspettassi, per essere la prima volta non pensavo che sareste riusciti nemmeno a sfiorarmi e invece mi avete addirittura colpito, ben fatto.» Alec disse:«Grazie dei complimenti, so che sei uno che non li fa spesso, inoltre credo che tu abbia avuto un'ottima idea. Trovo che questo sia un buon allenamento per prendere confidenza con il proprio corpo e l'ambiente circostante, una volta fatta pratica ci sarà utile in battaglia per velocizzare gli attacchi e le schivate.»

«Basta con gli allenamenti per oggi, ho bisogno di una doccia e poi io e Jace dobbiamo prepararci per il Pandemonium.» Detto questo Isabelle sparì oltre la porta della palestra.

 

 

CASA BANE

«Quale tema preferisci per la festa?» «Ricordami l'ultimo che abbiamo scelto.» Due grandi occhi arancioni lo fissarono e la ragazza a cui appartenevano scoppiò in una risata rispondendo semplicemente:«Woodstock... e non aggiungo altro.» L'uomo non potè fare altro che farsi contagiare da quella risata che tanto amava e che faceva parte della sua lughissima vita da appena diciasette anni. Prima di amare lei, aveva amato sua madre e aveva fatto una promessa al padre; crescerla come se fosse figlia sua e proteggerla dalla brama di potere di Valentine Morgenstern.

Lo stregone doveva ammettere a se stesso che gli era riuscito piuttosto bene; fin dalla prima infanzia aveva iniziato la piccola Perla alle arti magiche insegnandole personalmente tutto quello che la sua conoscenza pluricentenaria comprendeva e scegliendo attentamente, tra le persone più fidate, i migliori insegnanti. Nonostante fosse figlia di shadowhunter, Magnus aveva preferito che fosse lei, una volta cresciuta, a decidere se sottoporsi o meno all'addestramento per diventare cacciatrice. Non aveva mancato invece, quando era stato il momento, di raccontarle la storia della sua famiglia e il perchè della presenza, in lei, di poteri magici. Claudia, sua madre, aveva perso la vita dandola alla luce e il padre aveva rivelato a Magnus, quando gli aveva affidato la bambina, che Valentine durante la gravidanza le somministrava dei decotti con sangue di stregone in polvere disciolto.

«Allora hai deciso?!» Lo stregone fu riscosso dai suoi pensieri dall'impertinenza della figlia e facendo finta di non capire rispose:«Cosa?» «Ti ho chiesto se hai deciso il tema della prossima festa.» «Ma che domande... Halloween, cos'altro?! Non c'è bisogno, nel mondo invisibile, che sia il trentuno di ottobre; quella è festa per i mondani, per permettere loro, almeno una sera all'anno, di travestirsi e provare a sentirsi come noi. Fantasia e realtà che si fondono insieme per una notte.» Perla riflettè un momento e poi chiese:« Non pensi che i figli della Notte e delle Fate si sentano presi in giro?!» «Perchè dovrebbero? Nessuno dice loro di indossare un mantello o un paio di ali finte, non devono far altro che essere se stessi e comunque vada nessuno li obbliga a venire. Spero solo che non si presentino figli dei Nephilim, sono dei tali guastafeste... ma basta parlare della festa... a proposito di cacciatori, hai deciso cosa fare con il tuo addestramento?» Perla guardò prima Magnus poi abbassò lo sguardo sui suoi indici che si toccavano e rispose:«Veramente non ci ho ancora pensato seriamente e non lo farò di certo adesso. In questo momento sto solo pensando di apparire sotto la doccia, trovare degli abiti adatti e andare a ballare al Pandemonium trascorrendo una bella serata.»

Detto questo chiuse gli occhi e sparì lasciando Magnus ad ascoltare il getto dell'acqua scrosciare.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


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CAPITOLO 2

 

FAIRCHILD

Ora che la madre sapeva, per Clary e Jonathan era più facile godersi appieno la serata che si prospettava loro. Anche se non erano addestrati al combattimento, quando Simon era arrivato a casa loro, i due fratelli avevano notato che oltre ad essersi tracciato le solite rune aveva portato con sè un paio di pugnali, la stregaluce e lo stilo. Giusto in caso aveva detto. E così avevano fatto anche loro. Clary aveva ceduto alle insistenze del fratello rinunciando, per una volta, ai suoi sicuri e familiari jeans e alla felpa con cappuccio e aveva optato per un paio di shorts neri, una canotta dello stesso colore e un paio di stivali al ginocchio. Simon e Jonathan indossavano entrambi jeans e camicia nera. Avevano evitato di indossare la divisa perchè era noto che il Pandemonium fosse ritrovo di Nascosti; per questo, anche se erano in nero, volevano evitare di attirare troppo l'attenzione.

Erano dentro da un paio di minuti e stavano osservando il locale: pieno di fumo artificiale con le luci stroboscopiche colorate che s'inseguivano sulla pista trasformandola in una tavolozza di colori. Uno accanto all'altro, con Jonathan al centro, sua sorella alla destra e il suo migliore amico sulla sinistra, passarono in rassegna l'ambiente notando che la pista era un miscuglio di mondani e Nascosti; solo quest'ultimi potevano vederli. C'erano vampiri, figli della Luna, fate e figli di Lilith.

Non fu questo ad attirare l'attenzione dei ragazzi visto che contemporaneamente si ritrovarono ad osservare tre scene diverse: una figlia di Lilith, avvolta in un abitino corto e attillato fucsia, aveva appena incenerito, con un gesto della mano, un vampiro che aveva solo provato a palparle il sedere; un demone eidolon aveva abbordato una ragazza mondana e la stava portando in fondo al locale per avere privacy; due ragazzi, uno biondo e l'altra con i capelli neri, fissavano prima loro e poi volgevano lo sguardo verso il punto guardavano loro. Fu un attimo. Jonathan incrociò il suo verde nell'arancione degli occhi della strega e annuì. Simon si lanciò verso il demone e la sua vittima prima che Clary riuscisse a fermarlo e lei incrociò lo sguardo del ragazzo più bello che avesse mai visto. Lui gliene resituì uno interdetto, poi con la ragazza al seguito corse nella stessa direzione di Simon. La rossa urlò al fratello:«Dobbiamo fermare Simon prima che faccia qualcosa di stupido. Non può farcela da solo e anche insieme abbiamo poche possibilità di salvare la ragazza ma dobbiamo comunque provarci.» «Sai che m'inviti a nozze quando dici così. Andiamo!» Detto questo i due fratelli si fiondarono all'inseguimento di Simon e del suo obiettivo.

La ragazza che era in compagnia del demone non si accorse di niente, si ritrovò semplicemente appoggiata alla parete senza sapere come ci fosse arrivata, forse era anche colpa dell'alcool pensò tra sè. Tornò, con passo incerto, verso la pista.

La scena che il demone si trovò davanti lo avrebbe mandato nel panico se i cinque cacciatori non si fossero guardati a vicenda con un misto di sorpresa e stupore negli sguardi.

 

LIGHTWOOD

I fratelli Lightwood avevano sempre pensato di essere gli unici giovani shadowhunters a NY, ma i marchi presenti sui corpi di quei ragazzi raccontavano un'altra storia. Prima che potessero fare qualsiasi cosa il demone che avevano di fronte si era avventata sulla ragazza dai capelli rossi e l'aveva gettata a terra. Isabelle lasciò che la frusta si srotolasse e schioccò il colpo verso la schiena del demone che, accusato il colpo, si alzò e provò ad attacare lei. Il ragazzo con i capelli color della neve si accorse che una parte dei Nascosti, vicino a dove stavano combattendo, li osservava con occhi non proprio amichevoli, si avvicinò così per aiutare la sorella a rimettersi in piedi, le passò uno stilo e le chiese:«Stai bene? Sei ferita? Riesci a disegnare una runa di camuffamento intorno a noi? Non mi piace neanche un po' come ci guardano quei Nascosti.» La rossa annuì, afferrò lo stilo e lasciò che la runa fluisse leggera dalla sua mente, alla sua mano, allo stilo fino a creare una sorta di scudo fumoso che racchiudeva loro all'interno facendo credere, a chi li vedeva da fuori, che invece di combattere quei sei si stessero divertendo come tutti.

Jace si accorse appena di quello che stava facendo la rossa, era impegnato a cercare di uccidere il demone con l'aiuto della sorella; ci vollero un paio di schiocchi di frusta prima che Isabelle riuscisse ad imprigionare il busto del demone per far sì che Jace nominasse la spada angelica e gliela conficcasse in pieno petto. Appena il demone, con la sua morte, tornò alla sua dimensione, vista la persistenza dell'effetto della runa, i cinque ricominciarono a fissarsi.

Fu Isabelle a rompere il silenzio imbarazzante che si stava creando, rivolgendosi, con tono brusco, a quel ragazzo castano dall'aria ingenua:«Cosa ti è saltato in mente? Avevi intenzione di farti ammazzare? Non mi risulta, da quanto ho visto, che tu abbia le capacità per fronteggiare e uccidere da solo un demone.» Il castano la guardò negli occhi e ammise:«Veramente non ho pensato realmente a quello che stavo facendo, pensavo solo a salvare la ragazza. Comunque io sono Simon, lui è il mio migliore amico Jonathan e lei è sua sorella Clarissa.» Jace non prestava più attenzione a nessuno di loro, syava fissando quella cascata di riccioli rossi e quegli occhi verdi come i prati di Idris che adesso avevano un nome, tanto che, nel momento in cui lei incrociò il suo meraviglioso sguardo d'ambra, il sangue le affluì alle guance e abbassò gli occhi. In quello stesso momento Jonathan notando l'insistenza dello sguardo del biondo verso la sorella intervenne chiedendo:«Hai bisogno di una foto?!» l'altro, come ridestandosi in quel momento , chiese semplicemente:«Sei stata tu? Come hai fatto? Hai un altro dono oltre quello di lasciarmi senza parole?!» Il fratello di lei sorrise infastidito ma prima che potesse rispondere quest'ultima chiese:«Hai anche un nome o solo la lingua lunga?!» Jace tornò a guardarla e rispose:«Io sono Jace Wayland Lightwood, biondo naturale e questa è mia sorella adottiva Isabelle, viviamo all'Istituto di NY e non abbiamo mai visto altri giovani cacciatori da queste parti prima di voi, prima di stasera.» Il Fairchild si ritrovò a raccontare ai Lightwood che Simon era un cacciatore ma che era nato mondano con la Vista, che lui e Clary erano i figli di Jocelyn Fairchild e che suo marito Luke, capobranco dei licantropi, li aveva adottati; tralasciò di menzionare Valentine, il loro padre biologico. Continuò dicendo:«Siamo stati istruiti da nostra madre e Luke dall'età di dieci anni ma non siamo mai stati addestrati al combattimento, mia sorella ha il dono di creare nuove rune, come quella che vedete, e io sono risultato essere più forte e agile. Stiamo aspettando una risposta dai nostri genitori sulla possibilità o meno di iniziare l'addestramento in previsione di minacce come quella di questa sera.» Dopo aver ascoltato la storia dei tre cacciatori Jace e Isabelle guardorono prima loro, si guardarono negli e Isabelle propose:«Potreste venire tutti e tre all'Istituto, potreste addestrarvi con noi e con nostro fratello Alec, vedremo di fare in modo di farvi convocare domani insieme ai vostri genitori.» Le rispose Clary:«Grazie dell'offerta, la trovo una splendida idea. Adesso però è meglio se rientriamo.»

Detto questo tracciò una runa sulla parete, aprì un portale e, dopo aver lasciato passare prima Jonathan e poi Simon, lo attraversò facendo al contempo dissolvere anche la runa di camuffamento. I due Lightwood rimasero a guardarsi negli occhi leggendosi nel pensiero. Era stata decisamente una serata interessante con incontri interessanti.

 

BANE

Quella era la sua parte preferita della giornata, niente studio, niente impegni solo divertimento. Era apparsa nel locale direttamente dalla sua camera da letto e subito si era gettata in pista, per ballare, al ritmo di quella musica che, nello stesso modo della magia e del sangue, le pulsava nelle vene inebriandola e rendendola felice. Non le serviva altro, andava a ballare per sentirsi libera: dalle difficoltà, dai problemi, dal mondo. Fece apparire nelle sue mani un calice di champagne e si mise a sorseggiarlo continuando a ballare.

Era consapevole di avere su di sè molti sguardi ma non ci faceva caso; non le interessava rimorchiare e non c'era nessuno che valeva la sua attenzione. Almeno fino a quando non vide al margine della pista quel trio che, si disse tra sè, aveva qualcosa di familiare. Era formato da due ragazzi e una ragazza: quello al centro era alto, con un bel fisico asciutto, capelli chiari color della neve e due smeraldi al posto degli occhi, alla sua destra c'era una figura minuta con gli stessi occhi verdi e una fiamma rossa come capelli; ad un primo sguardo sembravano fratelli. Alla sinistra del ragazzo invece ce ne era uno castano poco più basso di lui con l'aria da bravo ragazzo.

Neanche il tempo di godersi quella bellezza fatta persona che, per la sorpresa, Perla lasciò andare il calice che cadendo si frantumò. Qualcuno le aveva messo un braccio intorno alla vitae l'aveva attirata indietro verso il suo petto; dalla mancanza di calore corporeo la ragazza capì che si trattava di uno di quelli che lei riteneva esseri insopportabili: vampiri. La freschezza del fiatò che avvertì nell'orecchio le confermò che aveva a che fare con un figlio della Notte. Quest'ultimo le sussurrò:«Ciao bella! Sola, soletta da queste parti?!» Per niente spaventata o intimorita rispose semplicemente:«Se mi lasci andare e te ne vai subito eviterò di incenerirti.» Il vampiro non cedeva di un millimetro e quando la lasciò andare, la ragazza pensava che avesse recepito il messaggio; neanche il tempo di rilassarsi e tornare a ballare che la mano del vampiro era sul suo sedere e lo stava palpando per bene. Non ci vide più, non pensò neanche un attimo alle conseguenze, alzò la mano e in men che non si dica si ritrovò ad osservare quel mucchietto di cenere ai suoi piedi. Quando rialzò lo sguardo vide che il ragazzo che aveva attirato la sua attenzione la guardava e le annuiva. La combinazione di quegli occhi, quei capelli, quel corpo le suscitava una miriade di emozioni ma prima che potesse anche solo pensare di avvicinarsi e parlarci lo vide partire all'inseguimento della sorella e del castano. Lo seguì con lo sguardo e vide che si bloccava a fissare un ragazzo biondo e una mora da capelli molto lunghi, di fronte ai cinque appoggiato alla parete c'era un demone eidolon che li osservava con fare divertito. Quello che Perla vide dopo era un combattimento in piena regola ma nessuno lì intorno sembrava accorgersene, poi capì perchè: la rossa aveva disegnato una runa, che lei non aveva mai visto, che creò intorno ai sei una specie di cupola. Non sapeva cosa stessero vedendo gli altri ma lei vide chiaramente che il biondo e la mora dopo aver ucciso il demone stavano fissando gli altri tre. Perla notò, dai gesti e dai movimenti dei corpi, che stavano parlando poi nella parete si aprì un portale e quel bellissimo ragazzo vi ci scomparì lasciandola in bali dei suoi pensieri. Non poteva restare lì ancora un altro minuto, doveva tornare a casa e raccontare tutto a Magnus. Chiuse gli occhi e sparì.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


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CAPITOLO 3

 

CASA FAIRCHILD

 

«Che cosa?! Siete completamente impazziti?!»

«Ma mamma siamo qui sani, salvi...»

«...e affamati. Possiamo fare prima colazione e poi ci sbraiti contro?!» I due fratelli Fairchild erano un fronte compatto contro la rabbia della madre che non accennava minimamente a scemare. Luke posò una mano sulla spalla della moglie intenzionato a mediare tra madre e figli.

Disse infatti:«Calmiamoci tutti un momento e ricapitoliamo. Quindi avete detto che Simon è partito in quarta per salvare la ragazza dal demone, voi gli siete corsi dietro e arrivatì lì vi siete trovati di fronte due cacciatori dell'Istituto. Tu Clary sei stata attaccata dall'eidolon, hai creato una runa di camuffamento mentre quei due lo uccidevano.»

Fu Jonathan a rispondere:«Esatto. Ci hanno rimproverato per il gesto avventato, ci siamo presentati e hanno fatto lo stesso.» Jocelyn prese un lungo respiro e chiese:«Chi sono?!»

La figlia parlò osservando le reazioni:«Jace Wayland e Isabelle Lightwood. Prima che entrassimo nel portale, una volta saputo chi eravamo, si sono proposti come insegnanti dell'addestramento. A tale proposito avete preso una decisione riguardo alla nostra proposta?»

Jocelyn stava per risponderle che dopo quello che era successo potevano anche scordarsi l'addestramento ma vedendo lo sguardo determinato dei figli e quello conciliante del marito disse solamente:«È arrivato il momento, così magari eviterete di trovarvi di nuovo in situazioni simili. Fortuna che c'erano i figli di Maryse e Robert.

«Chi?!» chiese Jonathan. Questa volta fu Luke a rispondere:«I coniugi Lightwood, erano con noi nel circolo, prima che ce ne andassimo, l'hanno lasciato, come noi, quando Maryse scoprì di aspettare Isabelle.»

Clary sembrò ricordarsi una cosa importante e si battè una mano sulla fronte:«Ci hanno detto che avrebbero convocato noi, Simon e voi in Istituo per parlare della proposta.»

«Ti hanno detto quando?!» Rispose Luke, Jonathan disse:«No, hanno però nominato un certo Alec, hanno detto che è loro fratello.»

Detto questo i ragazzi si congedarono dai genitori, andarono a prepararsi e uscirono per passare la mattinata con Simon al negozio di musica e fumetti. Nel frattempo a casa Luke e Jocelyn stavano parlando dei nuovi sviluppi presi dalla situazione e della decisione presa.

Fu Jocelyn a dire:«Abbiamo preso la decisione giusta?! Non posso fare a meno di essere preoccupata per loro tutti.» Il marito le rispose:«È normale essere preoccupati, ma stanno crescendo e più il tempo passa e più è probabile che Valentine ci trovi. Più saranno preparati meglio riusciranno ad affrontare i pericoli che la vita metterà sulla loro strada. Pensa anche al fatto che saranno insieme, tutti e tre, per coprirsi le spalle a vicenda. Sono anche sicuro che con i Lightwood come insegnanti e le loro capacità in men che non si dica saranno degli ottimi cacciatori. Non temere stiamo parlando dei figli di Maryse e Robert e poi niente ci vieta di valutare personalmente i loro progressi.»

Una volta rientrati, Clary e Jonathan, vennero informati da Luke che Alec aveva chiamato dall'Istituto e aveva convocato loro cinque per la mattina successiva. Trascorsero il pomeriggio a seguire un paio di lezioni con Jocelyn che approfittò per invitare, anche se era uno di famiglia, Simon a restare per cena. Finito di mangiare i tre ragazzi si ritirarono nella camera di Jonathan per discutere e scambiarsi impressioni sulla sera prima. Clary si presentò nella stanza del fratello col blocco da disegno, si sentiva ispirata e voleva fare un ritratto di Jonathan e Simon ma prima di rendersene conto, essendo distratta dai discorsi dei due, si ritrovò a guardare Jace sul foglio di carta. Com'era possibile?!

Prima che potesse anche solo tentare di chiudere il blocco Jonathan si accorse del disegno e le disse:«Perchè lo hai disegnato?! Mi era sembrato che ti mettesse a disagio. Perchè poi sei arrossita?!»

Visto che la sorella non accennava a rispondere continuò:«Non mi dirai mica che ti piace?!»

Clary arrossì e piccata rispose:«E se anche fosse?! Pensi che non mi sia accorta, prima di correre dietro a Simon, dell'occhiata che hai lanciato all ragazza in mezzo alla pista?! E che mi dici di Simon?! Perchè non chiedi al tuo migliore amico se gli piace Isabelle?!»

Si udì un colpo di tosse e una risata. I due fratelli lo fissavano aspettando una risposta che non tardò ad arrivare:«Ma cosa avete voi donne?! È così evidente?! Poi piacere è una parola grossa, diciamo che è una ragazza interessante e intrigante, comunque dubito di avere una qualche possibilità.» Fu Jonathan a rispondere:«Credo che si chiami sesto senso o anche intuito femminile. Mi spiace Clary non volevo insinuare niente, ne farti arrabbiare ma sono il maggiore e tu rimarrai sempre la mia sorellina. Segui pure il tuo cuore ma fai attenzione che la runa per guarire un cuore spezzato è la più dolorosa.» Detto questo abbracciò la sorella che ricambiò, gli sorrise e lancio uno sguardo di solidarietà verso Simon. Dopo questa piccola parentesi i tre passarono il resto della serata a scambiarsi opinioni e impressioni sulla sera precedente in attesa del grande evento del giorno dopo.

 

 

 

 

CASA LIGHTWOOD

 

Da dove potevano cominciare a raccontare al fratello tutto quello che era successo e che lui si era perso per paura di un ninfomane?! Jace e Isabelle avevano pensato la stessa cosa perchè si era guardati negli occhi perplessi e poi erano scoppiati a ridere. Alec li stava aspettando in biblioteca sfogliando le pagine di un vecchio tomo di demonologia. La sua attenzione fu catturata dalla descrizione di un demone dalle fattezze umane completamente ricoperto da squame viola che, secondo il libro, era noto come demone Nasher. L'ingresso dei suoi fratelli nella stanza lo distolse dalla lettura del libro.

Si alzò dalla poltrona, che aveva posizionato vicino al camino, e andò loro incontro chiedendo:«Allora com'è andata?! Ci sono stati problemi?!»

Gli rispose sua sorella visto che Jace sembrava essere immerso nei suoi pensieri:«Abbiamo avuto a che fare con un eidolon e tre nuovi cacciatori. Niente di cui non si possa discutere domattina per colazione. Non fare quella faccia Alec, domani avrai tutti i dettagli ma adesso io e Jace abbiamo bisogno di riposare e tu dovresti fare lo stesso.»

Detto questo i Lightwood lasciarono la biblioteca diretti verso le proprie stanze. Si diedero la buonanotte e sparirono dietro le porte.

L'indomani mattina si trovarono tutti e tre in cucina; il momento delle spiegazioni era arrivato. Come promesso Jace iniziò a fare un resoconto dettagliato della serata tralasciando il dettaglio della bellezza di Clary. Raccontò al fratello di quei tre ragazzi con i marchi che non avevano mai visto, di come li aveva visti correre e aveva notato verso dove, della decisione presa insieme a Izzy di seguirli e intercettare il demone per salvare la mondana, di come si erano distratti dando al demone la possibilità di attaccarli. Non c'era bisogno che il fratello sapesse che aveva avvertito una fitta al cuore quando il demone si era avventato sulla rossa e che sarebbe stato eternamente grato alla sorella per il salvataggio. Spiegò invece ad Alec che la ragazza aveva il dono di creare nuove rune e che lo aveva visto fare con i suoi occhi.

Visto che Jace sembrava essersi assorto fu Isabelle che continuò, raccontando:«Sono i figli di Jocelyn Fairchild e Luke Garroway, il capobranco dei licantropi, il migliore amico di Jonathan, Simon, è un cacciatore ma è nato mondano con la Vista. Sono stati istruiti tutti e tre dai genitori della rossa e del fratello che però non li hanno mai addestrati al combattimento. Hanno chiesto il permesso di farlo e noi ci siamo offerti di essere i loro inseganti. Abbiamo detto loro che li avresti convocati tutti in Istituto per parlare delle varie possibilità.»

Alec si prese qualche minuto per elaborare tutte quelle informazioni e fare il punto della situazione. Decise che avrebbe mandato un messaggio ai genitori chiedendo notizie dei coniugi Garroway, preferendo verificare, ed in base alla risposta ricevuta avrebbe deciso se e quando convocarli. Non dubitava delle affermazioni dei fratelli ma trovava strano non aver mai sentito parlare di altri giovani cacciatori a NY. Avevano passato il resto della mattinata ad allenarsi in palestra e sull'ora di pranzo Alec aveva ricevuto la risposta che aspettava. La missiva diceva: Conosciamo Jocelyn e Luke, non sapevamo che fosse sposati e che i figli fossero due. Sapevamo che aveva con sè solo Jonathan quando è fuggita da Idris. Luke è un ottimo capobranco e un valido contatto quando si tratta di avere a che fare con le questioni dei figli della Luna. Potrebbe presidiare l'Isitituto al tuo posto quando esci a caccia con i tuoi fratelli anche se pensiamo abbia già il suo da fare. L'alternativa sarebbe la moglie, Jocelyn è un'ottima cacciatrice, siamo sicuri che nonostante gli anni di inattività sia ancora molto in gamba e non dimenticare che ha istruito i suoi figli e, da quello che ci hai detto, anche un mondano nato con la vista, asceso e divenuto cacciatore. Se la tua preoccupazione maggiore è se riporre o meno la tua fiducia in loro, allora non avere dubbi. Potrebbero essere anche un valido aiuto nella gestione dell'Istituto, non che tu non ne sia in grado ma hanno pur sempre più esperienza. Per quanto ci riguarda li puoi convocare e qualora fossero d'accordo potresti accogliere i tre giovani cacciatori tra le fila dei Nephilim e addestrarli. Tu e i tuoi fratelli siete perfettamente in grado di farlo. Con le loro capacità non ci vorrà molto prima che diventino cacciatori forti e letali. Saranno delle ottime risorse per la causa e la lotta contro i demoni. Direi che è tutto, aspettiamo aggiornamenti, saluta i tuoi fratelli. Mamma e Papà.

Ora che aveva tutte le informazioni di cui aveva bisogno andò a cercare Izzy e Jace e fece leggere loro la lettera. Una voltà d'accordo Alec chiamò a casa Garroway e comunicò a Luke che tutti e cinque erano convocati la mattina successiva alle undici per discutere i fatti e le questioni riguardanti la serata al Pandemonium. Decise inoltre visto che ci sarebbe stato il rappresentante dei licantropi di convocare il Sommo Stregone di Brooklyn e la proiezione del Capo Clan dei vampiri per avere un resoconto della situazione in città e informazioni a proposito del Mondo Invisibile.

 

 

 

 

CASA BANE

 

Apparve al centro del salotto facendo sobbalzare il gatto, che lasciò la stanza, e il padre, che si riscosse dal sonno e stropicciandosi gli occhi disse:«Troppo difficile, cara Perla, per i tuoi standard, usare la porta per rientrare?!»

«Non potevo aspettare, dovevo assolutamente raccontarti quello che ho visto.» Vedendo lo sguardo serio della figlia Magnus la invitò ad accomodarsi sul divano vicino a lui e le fece segno di continuare a parlare. Perla decise di non rivelare al padre che aveva incenerito un vampiro con un gesto della mano, almeno non per il momento.

Prese un respiro e cominciò:«C'è stato uno scontro tra i Nephilim e un demone. Una di loro ha creato una runa che non ho mai visto nè nel libro grigio nè altrove ma non è tutto, ha anche aperto un portale, con una runa, come se non le costasse alcuno sforzo. Era in compagnia di un ragazzo dai capelli castani e uno, con i capelli color della neve, che devo ammettere, aveva qualcosa di familiare. Con loro c'erano anche due degli shadowhunter dell'Istituto.» Magnus guardava incuriosito la figlia e prima che potesse trattenersi chiese:«Per caso la ragazza aveva i capelli rossi?! Se così fosse ti risultano familiari perchè sono i Fairchild, i bambini su cui, fino a dieci anni, ho imposto il blocco mentale su richiesta dei genitori.»

«Si la ragazza ha i capelli di quel colore. Ecco perchè mi sembrava di conoscerli. Devo dire che il fratello è diventato proprio un bel ragazzo, è cresciuto bene.»

Lo stregone la guardò negli occhi e le disse:«Frena i tuoi istinti bambina, direi che è arrivato il momento di andarcene a dormire. Visti gli incentivi domani potremo parlare seriamente di qualunque decisione tu prenda sul tuo cammino o meno di cacciatrice. E se un po' ti conosco...»

Lasciò la frase in sospeso e si diresse verso la sua camera da letto. Lo stesso fece la figlia.

Quella mattina venne svegliata da un intenso odore di caffè e aperti gli occhi, si ritrovò a guardare suo padre che gliene porgeva una tazza augurandole un buongiorno. Si mise seduta sul letto e fece apparire un vassoio con ogni tipo di leccornia per accompagnare il caffè e fare una buona colazione.

Magnus la guardò e le disse:«Hai davvero intenzione di strafogarti di dolci alle due del pomeriggio?! Sappi che ho ricevuto un messaggio dall'Istituto di NY. Sono stato convocato per discutere di quello che succede in città quindi presumo che ci saranno anche il capobranco dei licantropi, padre dei Fairchild e il capoclan dei vampiri.»

Gli occhi arancioni di Perla s'illuminarono a sentire quel nome e chiese:«Posso venire con te?! Potrei visitare l'Istituto e farmi un'idea più precisa sugli shadowhunter.»

«Sicura che non c'entri niente quel ragazzo?! Non vorrei che tu decidessi di diventare cacciatrice per la ragione sbagliata. È un giuramento per la vita e anche oltre, dovrai addestrarti, imparare ad usare la magia in battaglia e non puoi permetterti di essere distratta, potrebbe andarne della tua vita.»

Lo stregone la guardava con occhi imploranti così lei lo rassicurò dicendo:«Visto che la convocazione è domani mi prenderò il resto della giornata per riflettere se questo ti tranquillizza. Ricorda che una volta compiuti diciotto anni i miei poteri saranno illimitati. Ciò non toglie il fatto che in me scorre sangue di cacciatore e se opportunamente addestrata potrei diventare invincibile o quasi. Nessuno mi farà mai del male se ti preoccupa. Se domani deciderò di venire con te all'Istituto saprai quale sarà il mio destino indipendentemente da tutto.»

Perla abbracciò il padre, chiuse gli occhi e svanì. Magnus sapeva esattamente dove era andata sua figlia per riflettere. Capì che qualunque fosse stata la sua scelta l'avrebbe fatta per se stessa.

Quando quella mattina si alzò e si diresse in cucina sapeva già, ancora prima di vederla, che sua figlia sarebbe stata lì pronta per seguirlo all'Istituto, pronta per cominciare un nuovo capitolo della sua vita. Non si aspettava niente di meno da lei, in fondo era la figlia di Claudia. La trovò, assorta nei suoi pensieri, seduta al bancone della cucina.

La guardò e le disse:«Se questa è la tua scelta sappi che sono con te, fiero di te e sarò presente ogni volta che avrai bisogno di me.»

Perla guardò sua padre con amore e gli rispose:«È soprattuto grazie a te se oggi sono questa persona, hai fatto un ottimo lavoro papà. Non ti deluderò ma ora è meglio se ti prepari o faremo tardi.»

Si abbracciarono per qualche istante poi con uno schiocco di dita la strega fece apparire i vestiti sul padre, lo prese per mano, gli chiese di concentrarsi sull'Istituto, chiuse gli occhi e in un attimo furono nell'ingresso. Si avviarono verso l'ascensore che, come al solito arrivò cigolando. Salirono al piano superiore e si avviarono. Stavano attraversando il corridoio diretti verso la biblioteca quando una risata attirò la loro attenzione. Voltarono lo sguardo verso quella che sembrava la palestra e Perla riconobbe i cinque ragazzi che aveva visto al Pandemonium.

Si rivolse al padre dicendo:«Vai pure avanti senza di me... ci vediamo dopo.» Lui la fissò sconcertato, lei gli sorrise e scostò la porta per entrare. Tutti si girarono a guardarla e senza aspettare oltre lei si presentò:«Sono Perla Bane, figlia del Sommo Stregone di Brooklyn, strega ma anche shadowhunter e sono qui per unirmi a voi.»

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


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NdA: Innanzitutto mi scuso con tutte le lettrici per il ritardo mostruoso con cui sto aggiornando, ma tutte queste feste mi hanno impedito di dedicarmi al progetto come volevo... quindi eccomi qua con un nuovo capitolo... Volevo anche ringraziare Perla Bane e JessyR89 che sono le mie muse e mi sostengono... Grazie davvero...


CAPITOLO 4

 

Jocelyn guardò quel corpo minuto simile a quello della figlia, più generoso nelle forme, quei capelli castani e quegli inconfondibili occhi arancioni e disse:«Mi ricordo di te e vorrei dire lo stesso per i miei figli ma per via del blocco non penso che siano in grado di farlo. Sono Jocelyn Fairchild» poi indicando il terzetto alla sua sinistra continuò:«loro sono Clarissa, Jonathan, i miei ragazzi, e Simon, migliore amico e parabatai di mio figlio.»

A quel punto intervenne Isabelle e disse:«Io sono Isabelle e questo è mio fratelli Jace, più tardi conoscerai anche nostro fratello Alec; in questo momento è con tuo padre, Luke e Raphael in consiglio.»

La moglie di Luke guardò i ragazzi che aveva davanti e vedendo la nuova generazione di Shadowhunters non potè fare a meno di pensare al suo passato, al periodo in cui era felice ed eccitata all'idea della caccia. Adesso toccava ai suoi figli e non avrebbe esitato un secondo ad aiutarli, sostenerli e correre in loro aiuto. Vederli tra le mure dell'Istituto era ovviamente motivo di preoccupazione ma anche di grande orgoglio.

Mentre sua madre era persa nei suoi pensieri Clary si avvicinò a Perla e le strinse la mano dandole il benvenuto nel gruppo, così fecero anche Jace, Isabelle e Simon. Quando fu il suo turno, Jonathan, nel momento in cui strinse la mano di lei, sentì crearsi una sorta di alchimia che portò entrambi a guardarsi negli occhi e a dimenticarsi del resto finchè alle loro spalle non sentirono qualcuno tossire e dire:«Credo che adesso sia tu ad aver bisogno di una foto.»

Chi poteva essere se non Jace. «Lascia in pace mio fratello lingua lunga.»

Il biondo si voltò verso Clary e fissò il suo sguardo in quello di lei con un'intensità tale che, se Jocelyn non avesse parlato, l'avrebbe mandata a fuoco.

Notando le guance arrossate della figlia e la direzione dello sguardo disse:«Direi che è arrivato il momento di portare le vostre cose nelle stanze che vi assegnerò. Dopo aver parlato con Alec, mi è stata offerta la possibilità di presidiare l'Istituto in sua assenza e di esserne la sostituta. Non risiederò qui con tutti voi, ma sarò qui ogni volta che ce ne sarò necessità.» Detto questo invitò i sei a seguirla verso la zona delle stanze. Ognuno si prese del tempo per sistemarsi. Una volta terminato indossarono le divise da allenamento e, come chiesto da Jocelyn, si trovarono davanti alla biblioteca. La donna fece far loro il giro dell'Istituto, facendo in modo che prendessero confidenza con la loro nuova casa, indicò loro la cucina, l'armeria, la serra, il deposito per poi ricondurli in palestra.

Avrebbe dato, insieme ai Lightwood, una dimostrazione pratica per far capire ai figli, Simon e Perla a cosa andavano incontro. I tre si posizionarono al centro della sala mentre Clary, Jonathan e gli altri due si tenevano in disparte ad osservare.

Jace brandiva una spada angelica, Isabelle aveva la sua amata e fedele frusta mentre Jocelyn teneva due kindjal, uno più lungo nella mano destra e uno più corto nella sinistra. Prima che iniziasse la dimostrazione Perla disse:«Non preoccupatevi per le ferite, ci penserò io una volta che avrete terminato, non che questo voglia dire che dovete combattere alla morte.» Tutti so voltarono a guardarla e poi tornarono a concentrarsi.

Il primo ad attaccare fu il biondo, si scagliò verso Jocelyn determinato ad assestarle un colpo al fianco, ma fallì miseramente. La donna infatti era riuscita a schivare il colpo e con un movimento della gamba gli aveva arpionato la caviglia e lo aveva gettato a terra. Nel frattempo anche Isabelle aveva provato ad avere la meglio sulla rossa e anche lei come Jace non c'era riuscita, aveva invece rimediato un colpo nelle costole e un taglio sul braccio.

Come potevano due come loro darsi per vinti contro una cacciatrice che non lo era più, per così dire, da diversi anni?! Provarono ad unire le forze cercando di attaccarla su due fronti ma senza successo: Jace si ritrovò con un braccio attaccato alla parete immbilizzato dal kindjal più lungo e Isabelle venne scaraventata a terra quando Jocelyn afferrò l'estermità della frusta e la tirò verso di se.‏

Dando voce ai suoi pensieri disse:«mai sottovalutare il nemico, so che avete pensato che, nonostante siano anni che non partecipo attivamente alla vita degli shadowhunter, non fosse un problema battermi. Mi spiace ma avete fatto male i vostri calcoli, il fatto che non abbia addestrato i miei figli al combattimento non vuol dire che io e Luke abbiamo smesso di allenarci.»

Mentre finiva di dire questo si aprì la porta della palestra ed entrarono Alec, Luke e Magnus. Perla nel frattempo era dai Lightwood per curare le loro ferite. Alec si presentò alla figlia di Magnus e, sotto lo sguardo dello stregone e dei coniugi Garroway, formò le coppie per il primo allenamento. Jace da solito spaccone qual era prese sotto la sua ala i fratelli Fairchild, sostenendo che era il migliore, Isabelle avrebbe fatto coppia con Simon e lui avrebbe allenato Perla.

I primi a scontrarsi, o per meglio dire a provarci, furono Simon e Isabelle. Non avendo a disposizione armi la ragazza dovette puntare sull'esperienza e la maggiore agilità per cercare di atterrare Simon. Tentò una spazzata alle caviglie ma non ottenne il risultato sperato, infatti mentre cadeva, il castano l'afferrò per le braccia e la trascinò a terra con sè. Si ritrovarono uno sotto l'altra con le facce ad un soffio. Si sfiorarono le labbra per un solo attimo ma che per Simon equivaleva all'eternità, fin quando non si ricordò dov'era e con chi. Arrossì violentemente e balbetto una scusa. Lei dal cantò suo gli sussurrò a voce molto bassa:«non scusarti, appena possibile riprenderemo da dove ci siamo interrotti.» E gli sorrise.

Prima che qualcuno dei ragazzi potesse anche solo iniziare a fare stupide battute intervenne Jocelyn dicendo:«Ci sono molte stanze all'Istituto per coltivare la passione, come esiste un tempo e un luogo per fare tutto ma non è qui e adesso. Rimettetevi a lavoro.» E con un sorriso a Simon riprese posto accanto a suo marito.

I cacciatori fecero come gli era stato detto e la coppia successiva guadagnò il centro della palestra: Alec e Perla

Nonostante il Lightwood avesse più esperienza la strega aveva dalla sua la magia che non esitò ad usare. Suo padre la guardava orgoglioso mentre appariva e scompariva a piacimento mandando nei pazzi Alec. La prima volta che lo aveva visto aveva avuto un tuffo al cuore: fisicamente era così simile a Will, ma la sensazione era passata quando si era soffermato ad osservarlo meglio.
Mentre pensava a queste cose sua figlia, nel frattempo era apparsa alle spalle del cacciatore e gli aveva sussurrato:«se volessi saresti già morto cacciatore.» dopodiché era scomparsa di nuovo. Vide Alec immobilizzarsi, chiudere gli occhi e trarre un profondo respiro. Quasi non si accorse del movimento, tanto era stato veloce, che consentì al cacciatore di portare ad avvolgere la sua mano intorno al collo di Perla che, nonostante la sorpresa di essere stata afferrata, stava sorridendo. Il moro allora aumentò la stretta provocandole una smorfia di dolore e le disse:«Non prenderti gioco dell'addestramento, non scherzare con la tua vita. è pericoloso là fuori. il tuo impegno segnerà la differenza tra la vita e la morte.»Detto questo allentò la presa, la maghetta scomparve per poi riapparire e fargli una pernacchia.

Jace già pregustava la vittoria e non mancò di farlo capire anche agli altri dicendo:«Forza Fairchild, vediamo se di due riuscite a farne uno almeno decente. La sifda è la seguente: se riuscite a toccare la mia voglia a forma di stella sulla spalla avete vinto, in caso contrario preparatevi a farvi curare dalla maghetta». In quel momento dall'altra parte della stanza Luke, Jocelyn e Magnus si fissarono con un misto di orrore e speranza, nessuno dei tre aveva dubbi: quel ragazzo era sicuramente l'ultimo discendente degli Herondale, ma lui ancora non lo sapeva.

I fratelli Fairchild si guardarono negli occhi e senza farsi sentire da nessun altro, Jonathan sussurrò alla sorella:«che dici?! Gli diamo una piccola soddisfazione e poi lo stupiamo?! Te la senti di incassare qualche colpo?! Quanto tempo ti serve per tracciare la runa modificata solo per lui?!» «Non preocuparti John, mi servono solo una manciata di secondi e incassare qualche botta servirà soltanto a rendermi più forte. Quando vuoi iniziamo. Ho lo stilo nella tasca, basta un tuo cenno e ci divertiamo con lui.»

Jonathan e Clary si posizionarono di fronte a Jace e si misero in guardia. Il biondo, sperando di non commettere lo stesso errore di valutazione fatto con la madre dei due, studiò la posizione e la corporatura di entrambi e decise che attaccare Clary sarebbe stato più facile.

Le corse incontro, spiccò un salto e atterrandole alle spalle le assestò un colpo alla schiena. La rossa presa alla sprovvista cadde in avanti. Il fratello nel frattempo provò ad agire d'istinto e si avventò su Jace, scagliandolo a sua volta a terra grazie allo sfruttamento della combinazione di velocità e forza. Questò però non fermo il Wayland che si alzò in un lampo e con una spazzata alle caviglie riuscì a mandare al tappeto anche Jonathan. Mentre Clary era in attesa del cenno del fratello provò comunque ad arrivare a toccare la stella. Si rialzò velocemente e schivando un pugno destinato al suo addome cercò di lanciarsi in avanti verso Jace che, scansandosi, la fece cadere di nuovo. A quel punto Jonathan fece il cenno alla sorella che, attirando l'attenzione del biondo sul fratello, estrasse lo stilo dalla tasca dei pantaloni e, ancora a terra, disegnò la runa del blocco con un JW al centro, causando l'immediata immobilizzazione del cacciatore. Nello stupore e nello sbigottimento generale i due fratelli si rialzarono e si posizionarono; John dietro a Jace con le braccia intorno al suo busto per tenerlo fermo una volta sbloccato e Clary davanti con una mano aperta sulla sua spalla a contatto con la pelle e la stella. Con l'altra, a quel punto, la ragazza annullò con lo stilo la runa di blocco e attese lo spettacolo che si sarebbe goduta da lì a qualche secondo.

Jace sbattè le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto della scena che vedeva. Sentiva delle braccia attorno al busto che lo tenevano fermo e vide che erano di Jonathan ma la cosa che lo sconvolse furono due occhi verdi che lo guardavano divertiti e il calore di quella piccola mano dalle dita sottili che sentiva sulla pelle in corrispondenza della spalla.

La voce di Clary lo ridestò e senti che gli stava dicendo:«Mi pare che, secondo la sfida, siamo noi i vincitori. Non fare quella faccia ho solo sfruttato la mia abilità con le rune. Ti ho bloccato in modo tale che io e mio fratello potessimo prendere queste posizioni. Ancora una volta hai sottovalutato i Fairchild. Mi auguro che tu abbia imparato la lezione.» A quel punto Jonathan lasciò andare Jace e prima che quest'ultimo potesse replicare alla rossa Jocelyn e Alec dichiararono terminato l'allenamento.

Mentre gli altri lasciavano la palestra Magnus fermò per un braccio il Wayland chiedendogli:«Sai da quanto tempo e perchè hai quella voglia a forma di stella?!» Il biondo rispose:«Da che ho memoria, ce l'ho sempre avuta.» Fu Luke questa a volte a dirgli:«È giunto il momento, giovane cacciatore, che qualcuno ti racconti la tua vera storia.»

Dopo l'allenamento Jonathan aveva deciso di rilassarsi leggendo un libro. Fu così che si diresse nella stanza più fornita dell'Istituto per andare a prenderlo.

La vide non appena entrò in biblioteca, pensava che non ci fosse creatura più bella. Cosa non avrebbe dato per sfiorarla, abbracciarla e perché no anche baciarla‏. Si avvicinò lentamente verso di lei‏, la vide sporgersi dalla scala per prendere un volume e predere l'equilibrio.‏ Tutto accadde in un attimo‏, si lanciò subito al suo salvataggio‏ appena in tempo per trovarsela tra le braccia.

‏Lei arrossì e non resistette più,‏ prima che lo potesse ringraziare lui le posò un bacio leggero sulle labbra. Era convinto che‏ non ci sarebbe mai stato ringraziamento più dolce‏. Il suo corpo e la sua mente facevano molta fatica al pensiero di mettere Perla a terra e lui cercò di prolungare il più possibile quel contatto. Fu la voce suadente di lei a riscuoterlo:«Adesso sono al sicuro, puoi anche mettermi giù, questo non sarà certo il nostro ultimo contatto.» Jonathan sgranò gli occhi, la mise giù e la guardò. Quando i suoi occhi verdi si fissarono in quelli arancioni della ragazza disse:«Vorrei ben vedere. Ti ho messo gli occhi addosso al Pandemonium e da quel momento ho desiderato essere tuo, ma soprattutto ho desiderato che fossi mia.»

Sua madre le aveva detto che la serra sarebbe stata ottima‏ per trovare la giusta tonalità di qualsiasi colore e sfumatura, non aveva mentito. Quello più bello era decisamente l'oro‏ di quegli occhi e di quei capelli.‏ Non si era accorto ancora della sua presenza‏ e lei non aveva intenzione di disturbarlo,‏ ma la caduta della matita la tradì.‏ Jace si voltò di scatto pronto ad attaccare‏ ma quando la vide‏ il suo sguardo si addolcì‏ le fece segno di avvicinarsi, lei si diresse verso di lui e gli si sedette accanto sulla panchina di pietra. Non sapeva dire perchè‏ ma quel bellissimo ragazzo la fissava con occhi sognanti‏ e lei non potè fare a meno di arrossire e abbassare lo sguardo.

Stava per scusarsi per averlo disturbato quando lui posò, sulle dolci labbra di lei, prima un dito e poi un bacio che sembrava infinito e avvolgente. Quando si staccò da lei Jace le disse:«Non c'è bisogno che ti scusi, ero venuto qui a riflettere sulla persona che pensavo di essere. Non so più chi sono ma con te al mio fianco so chi voglio diventare. Sono felice che sia stata tu ad entrare da quella porta. Ho appena scoperto che la persona che credevo mio padre e che ho visto uccidere in realtà non lo era. Anche se non lo sento mio da oggi sono un Herondale, l'ultimo discendente della famiglia. Mi sento più un Lightwood anche se Izzy, Alec e Max non sono i miei veri fratelli. Con te invece sento che posso essere solo e semplicemente Jace‏.»

Clary lo guardava stupita, non pesava certo di essere minimamente interessante o degna delle attenzioni di un ragazzo come lui, ma quello sguardo che le aveva rivolto, quel bacio e quelle parole stavano ad indicare quanto si stesse sbagliando. Rimasero entrambi in silenzio, lei appoggiata a lui e lui con un braccio attorno alle esili spalle di lei, immersi nei proprio pensieri e con la consapevolezza di aver trovato l'altra metà della mela.

Per il Sommo Stregone di Brooklyn era stata una giornata molto lunga e altrettanto intensa: sua figlia aveva deciso di addestrarsi con gli Shadowhunters; la partecipazione al consiglio ristretto con licantropi, vampiri e Nephilim; quel bellissimo ragazzo così simile ma così diverso da Will che era stato uno shock; l'allenamento dei cacciatori e la storia dell'ultimo Herondale. Lei ne sarebbe stata felice.

Mentre ripercorreva con la mente gli eventi della giornata percorreva il corridoio, diretto all'uscita, accompagnato dal giovane Alexander. Si era trattenuto più degli altri per salutare Perla e dispensarle i suoi ultimi consigli, lei lo aveva ringraziato e gli aveva ricordato che per qualsiasi cosa sarebbe apparsa direttamente da lui, la sua casa.

Arrivati nell'atrio lo stregone si voltò verso il cacciatore e gli disse:«Caro Alexander, non pensavo che saresti stato all'altezza del compito che ti è stato assegnato ma devo ricredermi. Non sei solo un bel faccino, sei anche un Nephilim molto in gamba, sarà un piacere collaborare con te.» Detto questo aprì le porte dell'Istituto e fece per andarsene, poi seguendo l'istinto decise di voltarsi e prima che potesse fare qualcosa si trovò le labbra di occhi blu sulle sue. Un tocco delicato ma deciso che avrebbe segnato il resto della sua immortalità. Ancora perso nelle sensazioni che quel leggero bacio gli aveva suscitato fu riscosso dalle parole di Alec:«Non ho resistito oltre, era tutto il giorno che volevo farlo, ho sentito qualcosa quando i nostri sguardi si sono incrociati. Perdonami e dimentica se sono stato inopportuno.» Lo stregone non credeva alle sue orecchie e prima che il cacciatore potesse fare marcia indietro gli disse:«Perchè pensi che mi stessi voltando?! Hai solo anticipato le mie mosse.» Detto questo uscì dall'Istituto con un sorriso da ebete stampato sul volto e il cuore leggero. Alec si diresse nella sua stanza nelle stesse condizioni.

Quel giorno diversi destini si erano incrociati.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


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NdA: Salve a tutte... eccomi qua con un nuovo capitolo... un ringraziamento speciale alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella13 sempre molto carine con i loro consigli e le loro recensioni... 
 

CAPITOLO 5

 

Già abituati ai ritmi dell'Istituto Jace, Izzy e Alec erano in cucina per colazione e si stavano confrontando sull'allenamento del giorno prima. Ovviamente la prima cosa su cui Jace e Alec avevano posto l'attenzione era la pseudo bacio, come lo chiamavano loro, che Simon aveva dato a Izzy. Lei piccata rispose:«Problemi?! Almeno io non vado in giro a destra e a manca e di sicuro non con i ninfomani. Per vostra informazione lui si è scusato e gli ho detto che non era necessario perchè spero che non sia l'ultimo. Quanto a te, Jace, pensi che nessuno si accorga che sbavi dietro alla rossa? Fossi in te starei attento al fratello.» Nell'esatto momento in cui Isabelle finiva la frase, i fratelli Lightwood diventavano paonazzi e contemporaneamente in cucina entravano i fratelli Fairchild, Perla e Simon. Quest'ultimo incoraggiato dalla mora andò a sederle vicino mentre la maghetta diceva ad Alec:«Non chiedermi perchè ma mio padre ti manda a dire testuali parole: i miei più cari saluti e un bacio. Non guardarmi così, ambasciator non porta pena.» Il moro sarebbe diventato ancora più rosso se non avesse già raggiunto il colore dei capelli di Clary. Quest'ultima vedendo le facce di Jace e Alec chiese:«Ci siamo persi qualcosa?!» Fu Izzy a risponderle:«Solo la stupidità dei miei fratelli. E dimmi Alec, o ieri hai fatto un ottimo lavoro e quindi a breve avrai i saluti anche dei vampiri e dei licantropi o qui gatta ci cova.» Jonathan anticipando la voglia di fuga del moro disse:«Perchè non ci sediamo, facciamo colazione e cerchiamo di conoscerci meglio? In fondo da oggi saremo un gruppo. Per esempio ragazzi non ci avete ancora detto come ce la siamo cavata ieri in allenamento. A me non sembra che sia stato un completo disastro.» Detto questo fece l'occhiolino a Perla.

Prima che Jace potesse chiedere a Clary di andare a sedersi vicino a lui, il fratello la guidò alla sedia alla sua sinistra, mentre Perla si accomodava alla sua destra. Il biondo allora accontentandosi di avercela di fronte le lanciò uno sguardo d'intesa che lei ricambiò con un timido sorrise e rispose a suo fratello dicendo:«Le capacità speciali di Clary e Perla ci saranno molto ultili durante le ronde e la caccia, come l'agilità tua e di Simon e il vostro legame parabatai. Dovrete comunque impegnarvi molto per essere in grado di sostenere una lotta con i demoni. Dovete prepararvi al meglio, non potete fare affidamento solo sull'istinto e le capacità innate. Possono andar bene per i demoni più deboli e stupidi ma abbiamo bisogno che siate rapidi, agili, forti e letali non solo grazie alle rune. Per questo ci addestreremo ogni giorno per le prossime sei settimane, al termine delle quali verrete convocati ad Idris per la verifica del vostro grado di addestramento e del nostro lavoro come insegnanti. Una volta fatte le valutazioni il conclave deciderà se assegnare all'Istituto degli specialisti per il combattimento, le rune e la magia.» Poi ripensando alle parole di Perla e Izzy si rivolse al suo parabatai e chiese:«Hai deciso di aggiungere gli stregoni alla lista dei Nascosti che vuoi farti?!» la strega guardò Alec e poi si rivolse alla mora:«È tipo da Nascosti?! O anche Nascoste?! Non si direbbe.» Alec sempre più paonazzo sbottò urlando:«NON PENSO CHE QUESTI SIANO AFFARI DI NESSUNO DI VOI, MA SE PROPRIO VOLETE SAPERLO IERI HO BACIATO IL SOMMO STREGONE DI BROOKLYN E D'ORA IN POI NON HO INTENZIONE DI FARE NIENTE DI NIENTE CON NESSUN ALTRO.» Detto questo si alzò dalla sedia e si diresse fuori dalla cucina lasciando tutti di stucco. Perla nel frattempo, con la magia, riempiva il tavolo con ogni tipo di pietanza, dalle torte alle uova al bacon al pane alle marmellate al latte al thè al caffè, per fare colazione e contemporanemente faceva apparire un bigliettino, col numero del padre, nella tasca dei pantaloni del Lightwood moro. Jace e izzy si guardarono a vicenda e lui disse:«Penso che questa volta l'abbiamo detta grossa.» lei rispose:«Siamo i suoi fratelli e tu sei anche il suo parabatai, ci perdonerà, lo fa sempre. Bane, non oso chiedere da dove arrivi tutta questa roba, quanto sono grandi i tuoi poteri?!» Perla guardò Jonathan e gli fece l'occhiolino mentre rispondeva:«Una volta compiuti diciotto anni saranno illimitati, già adesso tutto ciò che voglio appare e scompare a mio piacimento. Io e miei poteri saremo un'ottima risorsa in combattimento.» Mentre il ragazzo manteneva lo sguardo in quello della moretta, Clary chiese ai fratelli Lightwood:«Avete delle doti particolari come me o mio fratello?» Jace con la sua solita presunzione disse:«Oltre quella di far cadere le persone ai nostri piedi?!» Vedendo gli sguardi che si scambiavano la rossa e Simon aggiunse:«Apparte il fatto che sono il miglior cacciatore della mia generazione e che suono il piano nessuna, siamo solo abili cacciatori al servizio del Conclave, tu invece sai fare altro oltre ad incantarmi?» Fu Simon a rispondere:«Io suono la chitarra e Clary è un'ottima disegnatrice, in quanto a John ha la capacità di far strage di cuori.» Perla lanciò un'occhiataccia al Fairchild mentre Izzy chiedeva a Simon:«Perchè hai deciso di ascendere? Cosa ti ha portato a diventare il parabatai di Jonathan?» il ragazzo guardò il suo parabatai prima, Isabelle poi, fece un respiro profondo e iniziò a raccontare:«Essere un mondano con la Vista può essere un dono o una maledizione, spetta solo a noi decidere cosa vogliamo che sia. Quando ho conosciuto Jocelyn Luke e i ragazzi ho scelto di farne un dono. Quando poi i genitori di John decisero di rimuovere il blocco e d'istruirci venni a conoscenza del rituale dell'ascensione. Dopo averne parlato con i miei e aver chiesto consiglio ai coniugi Garroway decisi che volevo diventare un cacciatore per stare al fianco di John e aiutarlo. Era già il mio migliore amico e avrei dato la vita per lui così quando mi chiese di essere il suo parabatai non potei fare a meno che esserne onorato e felice.»

Mentre facevano colazione Jonathan chiese alla maghetta:«Nonostante la magia non sentivi la necessità di conoscere i fondamentali del combattimento?» Lei gli rispose:«Non ne ho veramente avvertito la necessità, ogni volta che ero in pericolo è sempre bastata la magia. Voi perchè invece non siete stati addestrati prima?!» Fu Clary a risponderle:«Fino all'età di dieci anni non eravamo neanche a conoscenza del mondo invisibile, l'unica persona che ci era permesso di frequentare era Simon. Una volta rimosso il blocco siamo stati istruiti su tutto, perfino sulle minacce ma i nostri genitori non hanno mai ritenuto necessario introdurci all'addestramento pratico fino ad oggi.» A quel punto Jace domandò:«Siete mai stati a Idris?» Fu Jonathan a rispondergli:«Io ci sono nato, ma ero troppo piccolo per ricordarmela, mia sorella e Simon sono nati qui a NY, ma tutti e tre ci siamo stati, per il tenpo strettamente necessario, quando c'è stata l'ascensione e il rituale dei parabatai. Nostra madre avrebbe preferito che venissero fatti entrambi nella città di ossa. Pensava che non fossimo al sicuro per via di nostro padre, non voleva tornare per non esporci alla vista delle sue possibili spie.»

Mentre Jonathan parlava muoveva lo sguardo da Perla a Clary a Simon a Jace a Isabelle e vedeva in ognuno di loro sguardi di dolcezza rivolti ai vicini di tavolo. «Ma vostro padre non è il capobranco dei licantropi?!» Prima che potesse anche solo riflettere Jace aveva rivolto questa domanda a Clary che rispose dicendo:«Luke è il nostro padre adottivo, il nostro padre biologico è Valentine Morgenstern, il capo del Circolo. Ne avrete sentito parlare.» Il silenzio calò in cucina e così li trovò Alec quando arrivò e disse:«Se avete finito con le chiacchiere da thè delle cinque abbiamo un allenamento che ci aspetta e una festa questa sera. Cos'è questo silenzio?» Fu sua sorella Isabelle a rispondergli:«Abbiamo appena scoperto che Clary e John sono i figli del Morgenstern.» Prima che anche Alec s'incupisse intervenne Perla dicendo:«Che ne dite di alleggerire l'atmosfera cambiando discorso? Perchè non approfondiamo la nostra conoscenza parlando, per esempio, di cose carine come i baci?! Tranquillo Alec non ti sottoporremo di nuovo alla tortura, ma penso che potrebbe essere un argomento incentivo in vista dell'allenamento.»

Un filo di rossore aveva fatto capolino sulle guance di tutti i presenti ad esclusione di Jonathan, Jace e Simon evidentemente sicuri di loro stessi. «Visto che sono stato umiliato, credo sia arrivato il mio turno.» Si voltò verso Jace e continuò:«Caro parabatai, visto che sei così sicuro di te, perchè non ci dici quando e a chi hai dato il tuo ultimo bacio?! Siamo tutti molto curiosi di saperlo.» Disse Alec sottolineando la parola tutti. Ricevette uno sguardo di fuoco da Jace che ne lanciò uno sfuggente a verso Jonathan e poi lo fissò in quello di Clarissa come a chiedere il permesso di rivelare il loro piccolo segreto. Lei lo guardò di rimando e annuì. Voleva che tutti sapessero. Così Jace fece un respiro profondo e dichiarò:«È stato ieri sera, nella serra. Ho baciato Clary dopo aver saputo la storia della mia famiglia.» Rivolgendo lo sguardo verso Alec continuò dicendo:«E se proprio lo vuoi sapere, caro parabatai, non è stato l'ultimo, ma, mi auguro, il primo di una lunga serie.» Jonathan guardò sua sorella e le sibilò all'orecchio:«Mi sa che noi due dobbiamo fare un discorsetto. Per il momento sappi solo che se ti fa del male lo uccido.» Izzy prese la parola e disse:«Io e Simon siamo gli unici a non dover rispondere a questa domanda, visto che eravate tutti presenti.» Arrossendo lievemente al ricordo continuò:«Tu Perla che ci dici?» Il sangue affluì lievemente alle guance della maghetta che fissando lo sguardo in quello di Jonathan disse:«Io e John ci siamo baciati dopo che lui mi ha salvato l'osso del collo, mi ha presa al volo mentre cadevo dalla scala della libreria in biblioteca.» Questa volta fu Clary a sibilare all'orecchio del fratello:«Proprio sicuro di voler fare quel discorso?! Non sono più una bambina. So che mi vuoi e per questo vorrei che fossi felice per me come io lo sono per te. Non costringermi a rivelarle episodi imbarazzanti della nostra infanzia.» Detto questo gli sorrise e gli scoccò un bacio sulla guancia. Adorava suo fratello anche se a volte era iperprotettivo. Dopo che Perla ebbe finito di parlare Alec attirò l'attenzione di tutti dicendo:«Per oggi le chiacchiere da salotto sono finite, abbiamo quattro cacciatori da rendere abili e letali, continueremo queste conversazioni alla festa di Magnus alla quale siamo tutti inivitati. Vi aspetto in palestra tra dieci minuti pronti e con la divisa. Oggi lavoreremo con le armi.» La maghetta con un gesto, rassettò il tavolo e prendendo Jonathan per mano uscì dalla cucina seguita a ruota da Simon e Izzy e Jace e Clary anche loro per mano. I sei si avviarono verso le stanze mentre Alec si dirigeva in palestra.

Passarono la giornata in palestra con Alec che illustrava i fondamentali del tiro con l'arco, Jace che insegnava a maneggiare le spade angeliche e Isabelle che aveva appeso un bersaglio al muro e dettava le regole per lanciare al meglio i pugnali e centrare il bersaglio. Jonathan era l'allievo più attento dei quattro, aveva la volontà e la determinazione di apprendere il più possibile nel più breve tempo per poter essere pronto ad ogni evenienza. Simon era altrettanto determinato anche se a volte si lasciava distrarre dal fascino di Izzy fin quando il suo parabatai non gli sventolava una mano davanti agli occhi e riportava la sua attenzione sull'allenamento. Clary alternava fasi di allenamento con le armi a sessioni di creazione delle rune all'osservazione di Jace, del suo corpo, dei suoi movimenti. La più indisciplinata era Perla che si distraeva molto velocemente e facilmente per osservare Jonathan, faceva apparire spesso tazze di caffè invitando tutti a fare una pausa e se l'allenamento non era di suo gradimento spariva da suo padre che la rimandava indietro dopo una dose di affetto e ramanzina perchè stentava a mantenere l'impegno preso e la mancanza di disciplina.

Decisero di terminare l'allenamento a pomeriggio inoltrato. Si ritirarono ognuno nelle proprie stanze per fare una doccia e prepararsi per la festa. Essendo a tema Halloween per non fare un torto a nessuno, le ragazze avevano deciso che avrebbero evitato costumi da elfi, fate, vampiri e lupi mannari; avevano optato per una cosa più mondana come le divise degli ufficiali e delle infermiere della seconda guerra mondiale. Perla ovviamente aveva provveduto a far arrivare i costumi direttamente negli armadi dei cacciatori e delle cacciatrici.

Era appena uscito dal bagno, dopo la doccia, con indosso ancora solo un asciugamano sui fianchi quando senza preavviso sentì aprirsi la porta della sua stanza e vide apparire Isabelle. Indossava un pantaloncino e una canotta ed era a piedi scalzi. Rimase così a guardarla mentre anche lei faceva lo stesso.

Non si rese conto di aver sbagliato stanza finchè non realizzò che il ragazzo che aveva davanti non assomigliava neanche un po' a suo fratello. Questò non impedì comunque a Izzy di godersi lo spettacolo che aveva davanti. Infatti Simon pur non essendo possente come Alec o Jonathan aveva una sua fisicità, alto quanto lei, con un fisico asciutto e segnato dai marchi, gli addominali scolpiti e la e V degli obliqui che scendeva fino all'inguine ben delianata. Cercò di non soffermarsi troppo sul quel particolare ma il fatto che lui stesse cercando di attirare l'attenzione su i suoi occhi le disse che non ci stava riuscendo e per questo arrossì prima di dirgli:«Scusa Simon pensavo fosse la stanza di mio fratello, mi dispiace essere piombata qui senza neanche bussare. Devo abituarmi al fatto che ci sono altre stanze dell'Istituto occupate.» Girò sui tacchi e fece per andarsene quando lui l'afferrò per un braccio e l'attirò a sè cingendole la vita con una mano e appoggiando l'altra sul suo viso mentre avvicinava le sue labbra a quelle di lei e la baciava. Fu inizialmente un bacio dolce e timido che poi si trasformò in qualcosa di pressante e passionale quando lei gli cinse il collo con le braccia e gli infilò le mani nei capelli facendo aderire se possibile ancora di più i loro corpi. Lui socchiuse le bocca e le passò la lingua sul labbro inferiore in modo che lei gli permettesse di insunuarsi all'interno di quella bocca calda e invitante. Le loro lingue continuavano a cercarsi creando cerchi e forse sarebbero finiti a letto se lui non si fosse staccato gentilmente da lei e le avesse detto:«Credo che dovrò rifare una doccia, questa volta fredda... ti bacerei per ore, ma so come finirebbe e non voglio affrettare le cose, poi dobbiamo prepararci per la festa. Non vorrei dare a tuo fratello un pretesto per farmi nero in allenamento domani. Ci vediamo dopo?!» Isabelle aveva intuito di non essergli indifferente mentre si baciavano ma era d'accordo con lui e dandogli un ultimo bacio si avviò verso la porta e se la chiuse alle spalle. Ancora annebbiato dalla passione Simon trasse un respiro profondo cercando di riportare il battito del suo cuore regolare e si stese sul letto cercando di rilassarsi e di pensare ad altro che non fosse Izzy.

Nel frattempo due stanze più in là Jace stava bussando alla porta di una camera da qualche minuto senza ottenere risposta. Leggermente preoccupato decise di aprire la porta ed entrare. All'interno della stanza in cui si trovava sembra fosse scoppiata una bomba di colore. Alle pareti erano appesi i più bei paesaggi e ritratti che avesse mai visto, c'era lo skyline di NY al tramonto, i prati di Idris con il lago Lyn, il ponte di Brooklyn, l'East River e la serra dell'Istituto con le sue piante e i suoi fiori dai colori sgargianti. Ma la cosa che attirò l'attenzione del biondo fu il blocco da disegno poggiato sul letto. Lentamente e cercando di non fare rumore si sedette sul letto, lo prese e iniziò a sfogliarlo. Al suo interno c'erano ritratti della madre, di Luke, di suo fratello e Simon da bambini, schizzi di rune che Jace non aveva mai visto e nell'ultima pagina si ritrovò a guardare sè stesso con gli occhi di lei. Non aveva dubbi lei era la sua anima gemella. Ancora assorto nei suoi pensieri fece appena in tempo a riporre il blocco che la porta della camera si aprì e Jonathan apparve sulla soglia.

Non appena realizzò che era Jace quello sul letto di sua sorella a petto nudo e con addosso solo i pantaloni della tuta il suo sguardò passò da sospreso ad incazzato nel giro di una frazione di secondo. Prima ancora di elaborare un pensiero coerente disse:«Cosa ci fai in camera di mia sorella vestito, anzi svestito, così?! E lei dov'è?!» Per niente intimorito da quel ragazzo il biondo rispose molto tranquillamente:«Cercavo un paio di occhi verdi ma i tuoi andranno più che bene e comunque pensavo che fosse la stanza di mia sorella Isabelle. Colpa mia.»

In quel preciso istante Clary uscì dal bagno con con addosso solo l'asciugamano appuntato intorno al corpo. Istintivamente si portò le mani al petto per coprirsi mentre incontrava prima lo sguardò sognante di Jace e poi quello di ghiaccio del fratello che le chiese:«Clary perchè Jace era sul tuo letto mezzo svestito mentre tu eri in bagno?! C'è forse qualcosa che dovrei sapere?!» Il viso di Clary divenne un tutt'uno con i suoi capelli e se Jonathan non fosse stato lì l'Herondale sarebbe corso ad abbracciarla per rassicurarla. Comunque la rossa inchiodò lo sguardo in quello del fratello e rispose:«John, non ne ho idea, non sapevo neanche che ci fosse. Stavo facendo la doccia. E se anche non fosse stato così perchè nessuno ha l'abitudine di bussare?! E adesso fuori, tutti e due che devo prepararmi per stasera.» Nessuno dei si mosse, anzi passavano lo sguardo da lei all'altro in cagnesco. Come se non bastasse la situazione già di per sè imbarazzante ad un tratto apparve Perla al centro della stanza. Fu Clary a chiederle:«Pensavo fosse la MIA stanza ma al momento mi sembra un po' affollata. Forse dovrei andare a cercarne unavuota per cambiarmi in santa pace.» Perla arrossì leggermente e le rispose:«Scusami Clary, cercavo tuo fratello e quando ho chiuso gli occhi sono apparsa qui. Volevo chiedergli se gli andava di essere il mio accompagnatore per la festa. Hai detto che hai bisogno di prepararti. Lascia che ci pensi io per farmi perdonare.» E con un gesto della mano Perla truccò, pettinò e vestì Clary, lo stesso fece con i costumi di Jace e Jonathan. Quest'ultimo visto che adesso sua sorella era vestita si concentrò su Perla e le disse:«Mi piacerebbe molto essere il tuo accompagnatore per la festa, e mi piacerebbe molto di più essere il tuo ragazzo. Voglio essere tuo e voglio che tu sia mia.» Detto questo le si avvicinò e sotto gli occhi di Clary e Jace la baciò. Fu un bacio carico di promesse e aspettative. Rendendosi conto che il bacio si stava facendo passionale, Perla prese Jonathan per mano e insieme sparirono dalla stanza. Il biondo e la rossa rimasero un momento con gli occhi sgranati e a bocca aperta. Poi Jace disse:« So che adesso ti sembrerà fatto per uno scopo ma anche io ero venuto a cercarti per sapere se volevi andare alla festa come coppia.» Lei lo guardò dritto negli occhi e gli ripose:«Mi piacerebbe molto essere la tua ragazza Jace Herondale, le cose che mi hai detto nella serra mi hanno reso felice. Non pensavo di essere il tuo tipo e meno che mai avrei pensato di piacerti.» Ed esattamente come aveva fatto il fratello poco prima Clary si avvicinò al suo ufficiale e posò le sue labbra su quelle di lui baciandolo con dolcezza. Lui non si fece pregare e rispose al bacio schiudendo le labbra e permettendo alla lingua di lei di farsi strada e approfondire ed esplorare quella bocca bellissima infilando le mani in quei capelli biondi il grano mentre lui le toglieva le forcine da capelli e glieli lasciava ricadere sulle spalle in bellissimi boccoli rossi.

Si erano dati appuntamento nell'atrio dopo aver reucperato in armeria qualche pugnale, spada e stilo ed erano pronti ad andare e aver salutato Jocelyn che si era rintanata in biblioteca a sfogliare uno dei migliaia di volumi presenti. Alec non vedeva l'ora di rivedere lo stregone. Aveva passato tutto il giorno a pensare a lui faticando a volte a concentrarsi su quello che stava facendo. Sebbene Perla fosse in grado di farli apparire direttamente nel loft di Magnus avevano preferito apparire in strada per non creare scompiglio tra i Nascosti invitati. Ed eccoli tutti e sette dall'altra parte della strada in cui si trovava la casa dello stregone e della figlia. All'improvviso Jonathan si mise in guardia e sussurrò agli altri:«Ci sono due uomini che stanno venendo verso di noi e a meno che non siano shadowhunter provenienti da Idris come ad esempio i vostri genitori, non promettono niente di buono. Teniamoci vicino a Perla e pronti a sparire. Clary tieni pronto lo stilo.» Jace, Alec e Simon si piazzarono davanti con il Fairchild mentre Clary e Izzy si misero alla destra e alla sinistra di Perla. Si erano tracciati la runa dell'invisibilità visto che sarebbero apparsi dal nulla e il fatto che quei due stessero andando nella loro direzione faceva loro intendere che non erano nè mondani nè Nascosti. Izzy aveva lasciato che la frusta lentamente si srotolasse dal suo braccio senza però darlo a vedere, Clary aveva lo stilo nascosto nella mano lasciata lungo il fianco mentre Perla teneva le mani aperte davanti al suo torace pronta a qualsiasi situazione. I ragazzi sembravano all'apparenza molto rilassati ma la posizione delle spalle e della schiena rivelavano la tensione prima del combattimento.

Quando quei due furono abbastanza vicini si sfilarono il cappuccio e rivolsero la loro attenzione esclusivamente ai due Fairchild dicendo loro:« Vostro padre vi manda i suoi saluti. Vuole farvi sapere che vi ha trovati, informate vostra madre e tenetevi pronto a seguirlo o verrete portati a lui con la forza.» Prima che i cacciatori potessero anche solo pensare di estrarre le armi e combattere un portale si aprì alle spalle di quegli uomini che ci sparirono dentro. I ragazzi si guardarono negli occhi, si presero per mano e apparirono direttamente nella camera da letto dello stregone provocando un leggero rossore delle guance di Alec.

Magnus se li trovò tutti davanti e prima che potesse indignarsi la figlia gli disse:«Papà, scusa l'intrusione. Eravamo appena apparsi dall'altra parte della strada quando siamo stati raggiunti da due uomini, probabilmente emissari di Valentine che hanno minacciato Clary e John. Per favore abbiamo bisogno che mandi immediatamente un messaggio a Jocelyn. Ho pensato anche di tornare all'Istituto ma ho pensato che per il momento siano più al sicuro qui alla festa. Non penso che attaccherebbero ad una festa piena di Nascosti in casa del Sommo Stregone di Brooklyn. Da quello che so Valentine non è uno stupido e penso che volesse semplicemente che Jocelyn e i suoi figli sapessero che lui sa.»

Magnus scrisse subito un messaggio di fuoco che inviò all'Istituto mentre i ragazzi ancora un po' scossi si dirigevano nel salone immergendosi nella festa.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


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NdA: Eccomi qua con nuovo capitolo... come sempre ringrazio le mie supporters Perla Bane, JessyR89 e Stella13 per i consigli e il sostegno che mi danno in questo mio progetto... un ringraziamento lo devo anche alle lettrici silenziose che passano a leggere la mia storia... Grazie mille a tutte... 

CAPITOLO 6

 

Valentine ha trovato i ragazzi. Due dei suoi li hanno avvicinati sotto casa mia. Ho preferito che rimanessero qui da me al sicuro e circondati dalla festa e dai Nascosti. Ho informato anche un paio di lupi mannari affinchè avvertano anche Luke. Non preoccuparti appena finita la festa appariranno direttamente da te in biblioteca per raccontarti i fatti.

 

Aveva riletto il messaggio dello stregone più di una volta. Ed ogni volta che lo leggeva una fitta di gelo le attanagliava il cuore. Avrebbe voluto che Luke fosse al suo fianco quando aveva ricevuto il messaggio di fuoco e aveva letto quel nome, ma lui era andato alla stazione di polizia a parlare con il suo secondo, ormai comunque doveva averlo saputo. Infatti pochi minuti più tardi Jocelyn lo vide entrare in biblioteca e gli corse in contro con il groppo in gola e le lacrime che minacciavano di scorrerle sul viso. Si gettò tra le sue braccia e si lasciò abbracciare mentre lui le diceva:«Sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato e rimuovere il blocco è la cosa migliore che potessimo fare così come l'idea di farli addestrare è stata la migliore che abbiamo avuto. Conoscono la nostra storia e la loro. Sapranno esattamente cosa fare quando sarà il momento. Non sono più soli, adesso ci sono anche i figli dei Lightwood, Jace e Perla. Stiamo parlando della figlia di Magnus Bane e del figlio di Stephen. Valentine sa esattamente con chi ha che fare, non lasciamoci intimorire abbiamo continuato ad allenarci per questo.»

Jocelyn prese un profondo respiro cercando di calmarsi e di convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio. I suoi figli erano ormai grandi e grazie all'addestramento sarebbero stati pronti ad affrontare il padre. Aveva lottato per tenerli al sicuro ma sapeva che il passato da cui era fuggita li avrebbe trovati prima o poi.

Nonostante la persistente tensione per quello che era successo poco prima i ragazzi stavano cercando comunque di divertirsi. In fondo erano ad una delle feste del Sommo Stregone di Brooklyn.

Perla e Izzy avevano trascinato in pista Jonathan e Simon, Alec era rimasto con Magnus mentre Clary e Jace stavano in disparte a parlare.

«Alexander, ti sono arrivati i miei saluti?» chiese lo stregone e il Nephilim leggermente imbarazzato rispose:«Si e mi hanno creato una situazione molto imbarazzante se proprio vuoi saperlo. Tua figlia e gli altri sanno che ci siamo baciati e che voglio che tu sia l'unica persona con cui farlo per il resto della mia vita. So che sei immortale e che per te sarei solo un passatempo, non voglio farmi illusioni ma volevo che tu lo sapessi. E per favore chiamami Alec.» Magnus stava cercando di non dare a vedere come si sentiva dentro ma l'espressione di Alec gli diceva che non ci stava riusciendo e così gli disse:«Tu ti sottovaluti Alec, non potresti mai essere un passatempo per me, è una cosa che ho capito nell'esatto istante in cui ti ho visto. Mi ricordi una persona che ho conosciuto in un'altra vita ma allo stesso tempo sei così tu che non potrà mai esserci nessuno come te. Il fatto che tu abbia detto di noi ai tuoi amici mi fa sperare che nemmeno io sarò un passatempo per te. Vieni qua.» Detto questo lo afferrò per la cravatta del costume e lo attirò a sè. Si baciarono a lungo con una passione e una dolcezza che non aveva eguali, incuranti della festa, degli amici e del disastro che sarebbe successo di lì a poco.

Izzy si avvicinò all'orecchio di Simon e gli disse:«Andiamo a recuperare Clary e con Perla andiamo a prendere da bere. Rimanete in pista o andate a far compagnia a Jace?» Simon le passò il naso sul collo provocandole un brivido e le rispose:«Veniamo con voi da Clary e Jace e vi aspettiamo lì.» Jonathan e Perla si presero per mano e seguirono la mora e il castano verso la rossa e il biondo.

«Ehi Herondale ti stai comportando bene con mia sorella?!» disse il Fairchild con un sorriso. Jace gli rispose:«Tranquillo Jonathan, la stavo rassicurando, dopo quello che è successo in strada, sul fatto che, finchè sarò al suo fianco, nessuno le farà del male. Immagino lo stesso valga per Perla. Nessuno di noi lascerà che vostro padre vi faccia del male.» La maghetta sentendo la conversazione disse:«Finchè rimarremo uniti non ci saranno problemi. Mi basta un gesto della mano per far apparire uno scudo o incenerire qualcuno. Non pensiamoci più per stasera e divertiamoci. Da domani ci alleneremo molto di più.» Detto questo prese a braccetto Clary e Izzy e tutte e tre si diressero verso il bancone del bar. I ragazzi rimasti soli parlavano del più e del meno, delle storie che stavano nascendo, cosa su cui Jace e Jonathan avevano delle opinioni comuni ma anche divergenti in quanto ragazzi e fratelli. Troppo tardi si resero conto della ragazza che si stava avvinghiando a Simon e che quest'ultimo cercava di respingere. Come se la situazione non fosse abbastanza critica, Jace conosceva bene sua sorella, anche lui e il Fairchild vennero affiancati da un paio di ragazze. I tre cercarono di non essere scortesi ma tentavano comunque di tenere le ragazze a distanza. Di ritorno dal bar con i loro bicchieri le ragazze non potevano credere ai loro occhi. Isabelle guardava in cagnesco Simon, Clary spostava lo sguardo da Jace a suo fratello e Perla era sul punto di alzare la mano e commettere una strage. Proprio in quel momento Alec e Magnus apparvero al fianco delle ragazze e lo stregone disse:«Signorine vi consiglio vivamente di lasciar perdere questi ragazzi per tre motivi: uno sono dei cacciatori, due sono già accompagnati e tre se tenete alle vostre vite. Perla abbassa la mano e rilassati sono sicuro che Jace, Jonathan e Simon oltre a essere delle calamite per ragazze abbiano delle spiegazioni più che valide per essere stati sorpresi in atteggiamenti simili.» Alec, dal canto suo, a fianco del suo ragazzo stava ridendo sotto i baffi, immaginandosi la scenata che di lì a poco avrebbero fatto le ragazze. Le tre molestatrici si presero un attimo di tempo per decidere se dare o meno retta al sommo stregone di Brooklyn poi vedendo le espressioni di Clary, Perla e Isabelle decisero che sarebbe stato meglio non rischiare e si dileguarono nella folla verso la pista.

«Volete gentilmente spiegarci chi erano e cosa stavano facendo con voi quelle smandrappate?! Vi abbiamo lasciati soli cinque minuti. Ci avete liquidate in fretta.» disse Izzy incenerendo i ragazzi col sguardo. «Vi possiamo spiegare. Magnus possiamo usare una delle tue stanze per parlarne tranquillamente e in privato? Non mi sembra il caso di fare una scenata in mezzo alla festa.» rispose Jace con lo sguardo innocente rivolto verso Clary che alterata rispose loro:«Con noi vi volete appartare?! Ci siete sembrati piuttosto a vostro agio con quelle altre.» Jonathan nel frattempo si era avvcinato a Perla per scortarla insieme agli altri verso una stanza più appartata quando lei evitando intenzionalmente il contatto gli aveva gridato:«NON TOCCARMI VISTO CHE QUELLE STESSE MANI PRIMA STAVANO TOCCANDO QUALCUN'ALTRA. SE NON VOLEVI VENIRE CON ME ALLA FESTA BASTAVA DIRLO SUBITO E CI SAREMMO RISPARMIATI LA FATICA.» «Stai scherzando?! Non era intenzione di nessuno di noi sostituirvi o farvi soffrire. Sono avventure del nostro passato e le stavamo allontanando. Sono loro che si sono avvinghiate. Sono sicuro di parlare anche a nome di Simon e Jace quando vi dico che solo voi siete il nostro futuro. Vieni qua e fatti abbracciare.» Jonathan aveva puntato i suoi occhi verdi in quelli arancioni della maghetta e lo stesso avevano fatto il biondo con la rossa e il castano con la mora. Isabelle fu la più facile da convincere visto che si getto tra le braccia di Simon e lo baciò con foga per poi dirgli:«Sicuro di tenere la ragazza giusta tra le braccia?!» Lui riprese a baciarla e le rispose:«Mai stato più sicuro di una cosa in vita mia.» Anche la maghetta adesso era stretta nell'abbraccio di Jonathan che continuava a chiederle scusa e ripeterle quanto volesse essere suo e suo soltanto come doveva essere per lei. Clary invece si stava allontanando verso le stanze da letto quando Jace la prese per un braccio e la fece entrare nella prima porta. Tutt'intorno a loro adesso c'era silenzio, la ragazza teneva lo sguardo basso e si mordeva il labbro per trattenere le lacrime che minacciavano di sgorgare. Prese un respiro profondo e disse:«Anche con lei ti sentivi solo Jace?» Come se avesse preso uno schiaffo il biondo le si avvicinò le mise due dita sotto il mento sollevandole il viso e le rispose:«Non dire sciocchezze. Non ti avrei mai detto una cosa del genere se non fosse vera. Nessuna mi fa sentire come mi sento con te e d'ora in avanti sarà così per il resto della mia vita. Non dubitare mai dell'effetto che hai su di me, mi sei entrata dentro come mai potrà succedere. Fidati di me non ho occhi che per te.» Era una dichiarazione in piena regola e Clary lo sapeva, non poteva dubitare delle sue parole, dei suoi gesti, dei suoi sentimenti; si alzò in punta di piedi e si avvicinò al suo corpo e alle sue labbra. Gli diede un bacio che sapeva di perdono, gioia e si forse anche di amore. Per quanto poco potesse conoscere Jace anche lui gli era entrato nel cuore, nella mente, nell'anima e questa era la verità. Gli altri li trovarono così, avvinghiati a baciarsi quando Magnus si schiarì la gola e disse:«Ho messo fine alla festa, ora che ci siamo chiariti e impegnati gli uni con gli altri direi che è arrivato il momento di rientrare in Istituto e raccontare a Jocelyn i dettagli di quanto successo. Prima andiamo e prima io e Alexander possiamo tornarcene qua a dormire.» Il Lightwood arrossì violentemente ma si strinse al suo ragazzo e gli scoccò un bacio a stampo.

Apparvero tutti e otto direttamente in biblioteca e trovarono Jocelyn e Luke seduti sulle poltrone davanti al camino. La donna corse subito verso i figli e li abbracciò entrambi come a verificare che fossero lì sani, salvi e illesi. Chiese loro:«State bene?! Cosa è successo?! Alec penso sia il caso di avvertire il Conclave e anticipare la verifica. Mi dispiace dovervelo chiedere ma dovrete accelerare l'addestramento e raddoppiare gli sforzi. Se Valentine vi ha trovato così facilmente non è lontano, forse è già a New York nascosto da qualche parte che progetta la sua prossima mossa. Ho scritto anche ai vostri genitori in modo che il Conclave sia a conoscenza della minaccia e io e Luke vi auteremo con gli allenamenti. La convocazione a Idris non è più tra sei ma tra tre settimane. Mi dispiace caricarvi di questo fardello ma solo con il vostro aiuto riusciremo a tenere i ragazzi al sicuro. Prima saranno abili e letali meno probabilità avrà Valentine di sorprenderli.»

Jocelyn e Luke avevano fiducia nei loro figli e nelle loro capacità ma sapevano fin troppo bene di cosa potesse essere capace Valentine. Sapevano che era stato lui a fare in modo che, durante quella maledetta ronda, il suo parabatai venisse morso da un licantropo; tutto perchè aveva avuto la buona fede di parlargli delle sue preoccupazioni nei confronti di Jocelyn. Sempre lui aveva creato decotti prima con sangue di demone, che avevano influenzato la natura di Jonathan, e poi con sangue di angelo, che avevano avuto effetti su Clary e Jace, e lo aveva somministrato a sua moglie e alla moglie del suo secondo, Stephen.

L'unico vantaggio che speravano di avere adesso era il fatto che Valentine fosse ancora all'oscuro delle doti speciali che avevano i figli. Mentre riflettevano sui possibili scenari che potevano delinearsi decisero che qualunque cosa sarebbe successa avrebbero detto le cose come stavano tenendo informato anche il Conclave dei progressi dell'addestramento e delle informazioni che avrebbero ricavato dalla rete del mondo invisibile. Luke si rivolse a Magnus:«Valentine non è uno sconsiderato, se è a New York deve avere dei contatti probabilmente dai tempi del Circolo, e dei favori da riscuotere. Dobbiamo spargere la voce della sua comparsa e informare anche i vampiri e le fate. Speriamo, con le nostre posizioni, di riuscire ad ottenere informazioni su cosa ci faccia qui, figli a parte, e quanti cacciatori ha dalla sua.» Lo stregone gli rispose:«Dubito che il suo scopo e i suoi obiettivi siano cambiati negli ultimi venti anni. Azzardando un'ipotesi vorrà ripulire il Conclave che pensa sia corrotto e ancora peggio vorrà sterminare i Nascosti. La prima cosa da fare è capire se ci sono state morti sospette e mettere tutti in guardia nel mondo inivisbile. Essendo molto furbo farà in modo che vampiri, licantropi, fate e stregoni si facciano guerra e si decimino da soli, in modo che nessun sospetto possa ricadere su di lui. Alec domani mattina per prima cosa dovremo convocare Raphael e metterlo al corrente dei fatti. Io mi occuperò poi di informare la Regina della Corte Seelie.»

Congedando tutti Jocelyn disse:«Non c'è nient'altro che possiamo fare per stasera. Ragazzi andate pure a dormire, domani ci aspetta una giornata intensa. Clary potresti aprirci un portale per casa? Buonanotte a tutti. Ci vediamo domani.» Estraendo lo stilo dal grembiule del costume, Clary tracciò la runa sul muro e il portale si aprì lasciando che i coniugi Garroway lo attraversassero, dopodichè si richiuse senza lasciare traccia. Perla abbracciò il padre e poi Alec e disse:«Quando siete pronti ad andare chiudete gli occhi e visualizzate casa. Ci vediamo domani mattina per colazione. Fatemi sapere se devo farvi apparire. Buonanotte.» Alec e Magnus annuirono, chiusero gli occhi e in un attimo si ritrovarono nel salone del loft, finalmente soli.

Neanche il tempo di riaprire gli occhi che le labbra di Magnus avevano su di sè quelle del suo magnifico adone personale. Lui strinse Alec a sè e gli mise una mano nei capelli, scompigliandoli, e una alla base della schiena per farlo aderire al suo corpo, come se potesse sparire da un momento all'altro. Il cacciatore avanzò fino al corridoio facendo sbattere Magnus alla parete mentre con le mani scorreva dai fianchi fino al petto sfilandogli la maglietta e lasciandolo a torso nudo. Si staccò un momento da lui per ammirare quel meraviglioso corpo ambrato scolpito e senza ombelico, una caratteristica che insieme agli occhi, adorava dello stregone. Quest'ultimo approfittando della minima distanza che li separava con un gesto della mano fece altrettanto con la maglietta di Alec e mentre si prendeva del tempo per rimirare quei meravigliosi pettorali e addominali scolpiti e decorati dalle rune, si sentì prendere per mano e accompagnare verso la camera da letto per concludere la serata nel migliore dei modi.

Dall'altra parte della città sei ragazzi si avviavano verso le proprie stanze per lasciarsi alle spalle una serata movimentata e intensa. I sentimenti la facevano da padrone mentre Perla si fermava davanti alla porta della sua stanza e si lasciava baciare da Jonathan che le lasciava una scia di baci dalla tempia al collo e delicatamente le sussurava la buonanotte prima d appoggiare le labbra sulle sue dolcemente. Clary era ancora un po' scossa da tutti gli avvenimenti successi, il sonno non accennava a farsi sentire e prendendo Jace per mano si avviò di nuovo nella serra. Capiva perchè il suo ragazzo ci andasse per riflettere, era un luogo magico e silenzioso, in cui i pensieri e le preoccupazioni passavano in secondo piano davanti alla bellezza in essa racchiusa. Si sedettero sulla panchina di pietra vicino ai petali già caduti del fiore di mezzanotte. Jace mise un braccio intorno alle spalle di Clary e l'avvicinò a sè. Lei chiuse gli occhi appoggiandosi alla sua spalla e mentre lui le accarezzava la schiena disse:«Nella mia vita c'è sempre stato Luke, è il solo e unico che considero mio padre e quello che è successo stasera mi ha scosso. Anche se Jonathan è nato a Idris era molto piccolo quando la mamma è scappata e nessuno di noi due potrebbe considerare Valentine più di un semplice nemico da sconfiggere. Non so perchè ci voglia con lui, se per le nostre capacità o per rivendicazione del sangue. So solo che non permetterò che faccia del male alla nostra famiglia. Mi impegnerò a fondo per diventare un'ottima cacciatrice.» «Non preoccuparti Clary, nessuno di noi permetterà che vi accada niente. Abbiamo dalla nostra anche la maghetta, dubito che qualcuno possa arrivare anche solo a sfiorare tuo fratello e per quanto ti riguarda darei la mia vita pur di tenerti al sicuro. Vieni, andiamo ti accompagno a dormire, domani ci aspetta molto lavoro da fare.» Detto questo Jace e Clary tornarono verso le proprie stanze e prima di separarsi si scambiarono un lungo e romantico bacio nel corridoio augurandosi buonanotte e sogni d'oro.

Anche Isabelle come suo fratello non aveva nessuna intenzione di passare la notte da sola nel suo letto e quindi prima che Simon le augurasse la buonanotte con un bacio gli chiese:«È troppo presto per chiederti di passare la notte con me?» Lui leggermente stupito e con un lieve rossore sulle guance rispose:«Mi piacerebbe molto dormire con te questa notte.» Lei sorrise, lo prese per mano, aprì la porta della sua stanza e insieme scivolarono al suo interno.

Nessuno di loro sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro ma una cosa era certa avrebbero vissuto ogni momento del presente come fosse il più prezioso dei beni.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


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NdA: Eccomi qua con un nuovo capitolo... mi scuso per l'attesa ma è stata una settimana lunga... ringrazio come sempre le mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella13 per le puntualissime e utilissime recensioni e i consigli... un grazie è di dovere anche alle lettrici silenziose e a chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate.

CAPITOLO 7

 

Dopo averci dormito su, la sfuriata della sera prima sembrava una sciocchezza in confronto a quello che si prospettava per i giovani cacciatori. Si ritrovarono tutti fuori dalle proprie stanze per andare a fare colazione e, notò con piacere John, Simon uscì dalla stanza insieme ad Izzy. Jace ne era meno entusiasta, evitò di darlo a vedere e prese Clary per mano. Lo stesso fece Jonathan con Perla e tutti si avviarono verso la cucina.

Arrivati trovarono Alec, Magnus, Jocelyn e Luke seduti al tavolo a fare colazione. Lo stregone aveva già provveduto ad imbandire la tavola. Anche i ragazzi presero posto e mentre mangiavano e sorseggiavano i loro caffè facevano il punto della situazione e programmavano le sessioni di allenamento di quel giorno.

Alec si rivolse a Jocelyn dicendole:«Visto che anche Jonathan e Simon sono parabatai come me e Jace, parlando con Magnus abbiamo deciso di sottoporre le ragazze ad una simulazione di battaglia per vedere se le loro capacità e abilità possano essere compatibili. Con i poteri di Perla, l'abilità con le rune di Clary e l'esperienza di Izzy potrebbero diventare un trio molto temibile. Ci siamo documentati anche chiedendo ai Fratelli Silenti e non c'è nessuna legge che vieta che i parabatai siano più di due. Siamo convinti che se sapranno interagire al meglio sarà molto difficile, una volta pronte, sopraffarle.» Poi, guardando Magnus e le tre ragazze continuò:«Visto come hanno fatto fronte comune contro i cacciatori di Valentine e contro i ragazzi ieri sera non ho nessun dubbio che saranno perfette. Voi ragazze cosa ne pensate?!»

Le tre ragazze si guardarono a vicenda, si scambiarono un sorriso e uno sguardo complice. Clary prese la parola e disse:«Ci piacerebbe molto diventare parabatai, ho già un paio di idee per nuove rune da usare su di noi ma anche su voi ragazzi. Visto che tra tre settimane ci sarà la convocazione per la verifica ad Idris tu e la mamma potreste chiedere al Conclave di effettuare il rituale in quell'occasione se lo riterrete opportuno. Nel frattempo ci rimettiamo al vostro giudizio.» Jace, Simon e John rimasero incantati nel vedere con quanta determinazione e serietà, le loro ragazze, erano questo ormai, avevano preso la proposta. Erano anche un po' preoccupati, loro in fondo già sapevano cosa voleva dire essere parabatai. Sapevano anche che il rapporto che si stava creando tra quelle tre era speciale e non avrebbero avuto problemi. Con le loro capacità combinate sarebbero state persino migliori di loro. Un grosso problema per l'ego maschile.

Terminata la colazione Magnus si congedò dal gruppo dicendo di avere degli affari da sbrigare come Sommo Stregone, salutò con un bacio Alec e sparì in un portale. Jocelyn e Luke avrebbero partecipato all'allenamento sia come supervisori che come insegnanti insieme ai Lightwood e a Jace.

«Ragazzi contro ragazze. Oggi faremo un combattimento a tutti gli effetti. Tutto è permesso, corpo a corpo, armi, magia e rune. In entrambi i gruppi ci sono due inesperti e anche se siamo più noi, voi avete dalla vostra magia e rune.» Detto questo Alec e gli altri si diressero verso la palestra per iniziare l'allenamento. Mentre camminavano nel corridoio, Jace e Isabelle si avvicinarono ad Alec e chiesero all'unisono:«Dormito bene fratellino?! Sei in forma stamattina. Ti sei "allenato" con lo stregone questa notte?!» Alec sentì il sangue affluire alle sue guance ma prima che potesse rispondere il biondo, vedendo il sorriso a trentadue denti della sorella e ripensando alla scena nel corridoio, le disse:«Che bel sorriso Isabelle, Simon deve essere stato molto bravo a prendersi cura di te stanotte, non deve averti fatto mancare niente.» Quel meraviglioso sorriso se ne andò esattamente come era arrivato, in fretta. Alec, nonostante non dovesse giustificarsi o dare spiegazioni a nessuno, rispose ai due dicendo:«Ho dormito molto bene, perchè è quello che abbiamo fatto dopo aver parlato molto, non che vi debba niente ma non è successo niente, ci siamo solo baciati e tenuti stretti quando ci siamo addormentati. Tu invece sorellina?! Non sapevo che avessi invitato qualcuno nel tuo letto.» Isabelle avrebbe potuto far credere qualsiasi cosa ai suoi fratelli ma per il rapporto che avevano optò per raccontare loro la verità:«Siamo proprio uguali fratellino, tra me e Simon non è successo niente ancora, avevo solo voglia di avere qualcuno accanto a me e visto che tu eri dal tuo stregone ho chiesto a lui. Ci siamo limitati a parlare e a baciarci, poi mi sono addormentata tra le sue braccia. Tutto qua.»

Arrivati in palestra i cacciatori e le cacciatrici decisero le armi che avrebbero utilizzato e si schierarono su due fronti contrapposti. Jocelyn e Luke si sarebbero schierati solo se lo avessero ritenuto necessario, per il momento decisero di fare da spettatori.

Perla, come al solito, decise di affidarsi semplicemente alla sua magia, Isabelle lasciò che la sua frusta si srotolasse dal suo braccio destro e Clary, oltre allo stilo, si munì di sei pugnali, che agganciò alla cintura delle armi che aveva indossato con la divisa. I ragazzi invece si erano tenuti sul classico, Jace e Jonathan avevano scelto le spade angeliche, Alec era rimasto fedele al suo arco mentre Simon aveva preferito la daga; riteneva che fosse un'ottima soluzione per evitare il contatto corpo a corpo e non aveva la lama troppo lunga per rischiare di rimanere con la guardia scoperta a distanza.

Le due coppie di parabatai si posizionarono gli uni davanti agli altri con John e Jace davanti, Simon e Alec a coprirgli le spalle mentre le ragazze formavano una sorta di triangolo con Isabelle in prima linea e Clary e Perla alle sue spalle.

Neanche il tempo di pensare che Jace e Jonathan, come i loro parabatai sapevano, erano partiti all'attacco senza considerare niente e nessuno.

Si erano gettati subito verso Isabelle che, con la naturalezza di sempre, aveva fatto schioccare la frusta intorno alle caviglie del Fairchild facendolo cadere in più nel frattempo era riuscita a schivare l'attacco del fratello. Alec e Simon invece, essendo sempre stati più riflessivi, stavano valutando l'idea di attaccare Clary, che delle tre sembrava la più vulnerabile, essendo inesperta nel combattimento e non avendo la magia dalla sua.

Mentre i ragazzi si ricompattavano e si scambiavano idee e strategie Perla sussurrò alle sue compagne d'armi:«Visto che Jace e John hanno provato ad attaccare direttamente e ti hanno trovato sulla loro strada, immagino che Alec e Simon andranno su Clary, delle tre può sembrare la più esposta e inesperta. Tuo fratello conosce la runa bloccante, ma potremmo sempre provare con una diversiva combinata con la mia magia dovremmo essere in grado di metterli al tappeto e dimostrare il nostro spirito di squadra.» Tutte e tre si guardarono e Clary disse:«Al momento ho bisogno che tu, Perla, privi Alec dell'arco, Izzy riesci a tenere a bada Jace?! Io proverò a rallentare mio fratello e Simon, mentre disegno la runa.» Le due ragazze annuirono e posizionandosi, pronte per l'attacco, fecero come avevano deciso. La maghetta fece subito sparire, con un gesto della mano, l'arco del Lightwood e, già che c'era, anche le armi degli altri, poi bloccò il moro. Clary lanciò un paio di pugnali in direzione del fratello e del suo parabatai inchiodandoli con la divisa alla parete e, mentre Izzy si occupava di Jace legandolo come un salame con la frusta, tirò fuori lo stilo dalla divisa per creare la runa diversiva.

In un attimo nella stanza si materializzarono diverse copie delle cacciatrici pronte a dar battaglia. Perla sbloccò Alec che andò a liberare dai pugnali Simon e John mentre Izzy lasciava andare Jace. Tutti recuperarono le proprie armi e le ragazze, con il favore della runa, iniziarono a fendere colpi contro i ragazzi, imitate anche dalle proiezioni.

Nonostante i quattro fossero fisicamente superiori, ancora una volta erano stati battuti in astuzia e adesso stavano pagando il fatto di averle sottovalutate. Le copie della maghetta sparivano e apparivano a piacimento colpendo con calci o pugni il costato di Jonathan e Alec, Jace doveva avere a che fare con le copie della rossa che oltre a lanciare pugnali lo colpivano a mani nude; per ogni pungnale schivato incassava sempre un colpo al braccio o alla gamba o all'addome. Le fruste delle altrettante Isabelle fendevano l'aria intorno a Simon impedendogli quasi tutti i movimenti, infatti riusciva solo a schivare le scoccate senza poter usare la sua arma.

Erano troppe e se volevano avere una possibilità di batterle dovevano contrattacare. Le ragazze e le proiezioni non davano assolutamente tregua e in nessun modo i ragazzi potevano capire la differenza. Pensavano infatti che se una proiezione veniva colpita questa spariva. Provarono a compattarsi e ad elaborare una strategia per diminuire il numero delle avversarie, se avessero continuato così avrebbero subito molti danni. Non c'era modo di essere sicuri di colpire una proiezione quindi se si fossero trovati davanti una delle ragazze l'avrebbero ferita. Non potevano neanche restarsene lì a subire come niente fosse. Alec e Jace, così come Isabelle, erano cacciatori esperti in confronto a Simon e a Jonathan ma al momento neanche questo dettaglio riusciva ad aiutarli a venir fuori da una situazione del genere. I ragazzi si posizionarono spalle contro spalle formando un cerchio, Alec lasciò l'arco e impugnò una spada angelica; cercavano contemporaneamente di difendersi a vicenda e menare fendenti per assottigliare il numero delle ragazze. Non essendosi tracciati nessuna runa prima dell'allenamento, dopo un paio d'ore si ritrovarono sudati e stremati, nonostante avessero dimezzato le proiezioni. Clary e Izzy vedendo i ragazzi in difficoltà chiesero loro:«Vi arrendete così presto?! E noi che pensavamo di essere sconfitte. Basta una vostra parola e Perla farà sparire le proiezioni e l'effetto della runa. Se dite basta potremmo anche pensare ad una ricompensa.» Alec fu il primo a parlare:«Io me ne tiro fuori, ho visto più che a sufficienza per ritenervi adatte a diventare parabatai e penso che anche Jocelyn e Luke siano d'accordo con me.» Jace guardò il suo parabatai, poi Jonathan e Simon e disse:«Che tipo di ricompensa?! Sono felice che siamo dalla stessa parte. Non vorrei mai essere nei panni del nemico contro voi tre. Cacciare tutti insieme potrebbe diventare una passeggiata.» Clary lanciò un'occhiata al fratello e poi in direzione della madre e prima che Izzy o Perla potesse rivelare qualcosa di più imbarazzante disse:«Se accettate la sconfitta poniamo fine all'allenamento così mamma e papà possono tornare a casa. Allora?!» E finita la frase ammiccò ai ragazzi. Simon lasciò cadere la daga, alzò le mani in segno di resa e disse:«Per oggi sono più che lieto di ricevere una lezione dalle ragazze. Ho bisogno di cure e di una doccia. Sono veramente ammaccato. Jace, John voi che avete intenzione di fare?!» così dicendo si rivolse ai due ragazzi che senza più l'appoggio dei parabatai dissero in coro:«Ok, d'accordo avete vinto, ma sarà la prima e l'ultima. Da domani ci impegneremo per battervi. Siamo a pezzi.» A quelle parole la maghetta fece sparire tutte le proiezioni e si avvicinò ai ragazzi per curare le loro ferite. Jocelyn e Luke rimasti ai margini della battaglia si guardarono e si trovarono d'accordo con Alec nel giudizio sulle ragazze. Salutarono i ragazzi e si congedarono per tornare a casa.

Una volta rimasti soli le ragazze andarono verso i propri ragazzi e mano nella mano sia avviarono verso le stanze. Il moro chiamò lo stregone chiedendo se avesse terminato di occuparsi degli affari e ricevendo una risposta positiva riattaccò il telefono. Avrebbe voluto che Magnus lo raggiungesse all'Istituto e passasse la notte lì, ma preferiva di gran lunga la privacy della casa di lui. Così chiese a Perla, prima che uscisse dalla palestra, se poteva mandarlo nel Loft. «Allora si può sapere adesso quale sarebbe questa ricompensa?! Per me era solo una scusa per farci arrendere.» Disse Jace con il suo solito tono ironico. Izzy, che tra le tre era la meno pudica, ridacchiando disse:«Ma come Jace, uno sveglio come te, non lo indovina proprio cosa possiamo offrirvi noi ragazze?! Eppure sembrerebbe così ovvio.» Contemporaneamente tre visi diventarono paonazzi e Perla, Clary e Simon abbassarono lo sguardo imbarazzati dalle parole di Izzy. Intuito il senso di quelle parole Jonathan guardò Jace che a sua volta squadrò Simon e poi puntarono i loro sguardi sulle rispettive sorelle. Prima che potesse nascere qualsiasi tipo di equivoco le ragazze si dileguarono nelle proprie stanze e andarono a farsi una doccia mentre i ragazzi scoppiavano in una risata fragorosa.

Magnus nel frattempo si era ritrovato Alec nel mezzo del salotto tutto sudato e con la divisa di allenamento che gli si appiccicava sugli addominali scolpendoli ancora di più. Se questo poteva essere motivo di attrazione irrefrenabile il fatto che fosse fradicio gli suggeriva che il suo Nephilim prima di qualsiasi cosa avesse bisogno di una doccia. «Scusami Magnus, so che avrei dovuto fare prima una doccia ma avevo voglia di vederti. Mi chiedevo se potessi farla qui e restare a dormire con te.» Il bacio che ricevette gli fece intuire che la risposta dello stregone fosse positiva. «Finchè non saprai di fresco e pulito, questo è tutto quello che otterrai da me.» Detto questo lo spedì verso il bagno con una pacca sul sedere. Mentre si dirigeva verso il bagno il Nephilim si voltò e fece segno allo stregone di seguirlo, quest'ultimo non se lo fece ripetere due volte. Mentre si accarezzavano e si spogliavano a vicenda Magnus aprì il getto dell'acqua, poi tornò con la bocca su quella del moro come se dovesse sparire da un momento all'altro e spostatosi sul suo collo lasciò una scia di baci fino al petto. Alec gli circondò la vita con le braccia e lo attirò ancora più verso di sè. Infilò un mano nei capelli dello stregone e l'altra alla base della schiena e una volta nudi entrambi lo trascinò sotto il getto dell'acqua calda. Continuarono a baciarsi e a mangiarsi con gli occhi finchè Magnus non prese spugna e sapone e iniziò a lavare il fisico statuario del suo cacciatore. Iniziò dalle spalle, scendendo lungo la spina dorsale e si soffermò per qualche secondo su quelle natiche che, a suo parere, erano meglio del David di Michelangelo, continuò il percorso verso le gambe per poi farlo voltare e risalire lentamente fino alla sua erezione. Per il momento non ci soffermò provocando un gemito frustrato nel suo compagno ma continuò a far scivolare la spugna su quella meravigliosa forma a V dell'inguine, sugli addominali, sui pettorali. E poi sbattendolo contro la parete della doccia lo baciò con una foga e una disperazione che non aveva mai provato prima. Fecero l'amore per la prima volta cullati dal calore dell'acqua che lambiva i loro corpi ansimanti e desiderosi di fondersi l'uno nell'altro. Ma non fu l'ultima quella notte. Alla fine stremati si addormentarono abbracciati cullati dalla forza e dalla sicurezza dell'altro. Nonostante tutto anche Alec aveva avuto la sua ricompensa.

All'Istituto di New York sei cacciatori si stavano rilassando tutti insieme, nella bibioteca, dopo la lunga giornata di allenamento. Dopo l'imbarazzo iniziale per la battuta di Izzy se ne stavano seduti sui divani vicino al camino parlando del più e del meno come normali adolescenti. La doccia li aveva ritemprati e grazie alle cure della maghetta i ragazzi non avevano nessun postumo. Le ragazze dal canto loro non mancavano nessuna occasione per far notare la propria superiorità in battaglia smontando l'enorme ego maschile. Ad un certo punto Clary chiese:«Perla che ne pensi della relazione tra Alec e tuo padre?! Non ti disturba il fatto che abbia più o meno la tua stessa età?!» Stringendosi vicino a Jonathan la maghetta scoppiò a ridere e rispose:«Se dovessi basarmi sulla reale età di mio padre, potrei vederlo bene solo con vecchi centenari. Comunque sia sono felice se lui lo è e sono convinta che Alec è quello che vuole. L'unica cosa che mi preoccupa è che non sono più libera di apparire a casa senza il rischio di incappare in uno dei due nudo. Non conosco molto bene Alec ancora ma di sicuro conosco mio padre e credetemi il rischio è molto alto.» Mentre la maghetta parlava Isabelle si era avventata sulla bocca di Simon e in quel momento stava riservando agli altri quattro un certo spettacolo tanto che John intervenne dicendo:«Ragazzi se non riuscite a starvi lontani prendetevi una stanza. Ah già... ne avete una ciascuno... usatela per l'Angelo!! Tutti siamo adolescenti con le tempeste ormonali in atto, ma in compagnia un po' di contegno. Se non potete farne a meno andate e ci vediamo domattina. Penso di parlare anche a nome degli altri quando dico che la temperatura qua dentro è già abbastanza alta.» Simon e Isabelle si staccarono un momento, arrossirono e alzandosi dal divano diedero la buonanotte agli altri. L'attrazione tra di loro era palpabile e se Jonathan non fosse intervenuto avrebbero dovuto lasciarli da soli nel giro di pochi minuti. Una volta lasciata la biblioteca Simon prese in braccio Izzy, cogliendola di sorpresa, e la portò nella sua stanza lasciandola, solo per adagiarla sul letto. In men che non si dica lui era sopra di lei e le stava baciando la tempia, la guancia, il collo con lei che s'inarcava sotto di lui perchè non smettesse quella lenta e piacevole tortura. Gli sfilò la maglietta e lasciò che le sue mani vagassero sulle sue spalle larghe, la sua schiena scolpita per poi toccare, saggiare i suoi favolosi pettorali e addominali sodi e ben definiti. La sensazione delle mani di lei su di sè provocò in Simon un brivido di eccitazione mai provato con nessuna delle altre, non era solo sesso era molto di più. Continuando a baciarla le sfilò la canotta e i pantaloni lasciandola in intimo, le baciò la clavicola, la curva del seno, il fianco prima che lei lo riportasse sulla sua bocca, baciandolo con foga e mordicchiandogli il labbro inferiore.

Anche gli ultimi indumenti finirono sul pavimento insieme agli altri dando la possibilità ai ragazzi di scrutarsi a vicenda e di godere di quei corpi che avrebbero, ben presto, imparato a conoscere. Nonostante non fosse la prima volta per nessuno dei due in quel momento entrambi si sentirono come se lo fosse, le avventure precedenti erano durate solo una notte e non c'era niente a legare i corpi, questa volta tutto sarebbe stato diverso a cominciare dalle sensazioni che avrebbero provato. Era sempre stata lei a condurre il gioco stando sopra ma questa volta voleva godersi il momento e sentire quel corpo su di sè, ogni tocco di Simon era come una boccata di ossigeno, non poteva farne a meno. Cullata da queste emozioni e sensazioni non potè far altro che inarcare il bacino per andare incontro a quello di lui e accoglierlo dentro di lei. Fu un attimo intenso e meraviglioso che sarebbe culminato con l'unione di due corpi, due anime, due cuori.

Anche Jace, Clary, Jonathan e Perla lasciarono la biblioteca e dopo essersi dati la buonanotte si recarono nelle proprie stanze. Il Fairchild si stava rilassando sul letto leggendo un libro quando all'improvviso si ritrovò la maghetta davanti, in canotta e pantaloncini, apparsa dal nulla che gli disse sorridendo:«Ho pensato che ti avrebbe piacere ricevere il premio per esserti arreso alla superiorità del potere femminile.» Il Fairchild sorrise a sua volta e le rispose:«Sei una vera forza della natura maghetta, non potevo pensare a parabatai migliore insieme a Isabelle per mia sorella, per fortuna che siamo dalla stessa parte altrimenti avremmo avuto a che forte con avversarie potenti.» Si alzò dal letto avvicinandosi a Perla e guardandola con sguardo malizioso continuò:«Ma tornando a noi, quale sarebbe questo premio?!» La maghetta fece un girò su stessa e s'indicò da capo a piedi poi colmò la distanza che li separava ancora e baciò il suo cacciatore con dolcezza e sensualità infilando una mano nei suio capelli e l'altra sul petto come a saggiare la solidità di quel corpo statuario. Lui, dal canto suo, la prese in braccio e la portò con sè sul letto imprigionandola con il suo corpo sotto di sè e accarezzandola ovunque. La dolcezza e la lentezza di quelle carezze provocò in Perla brividi di piacere che andarono concentrandosi nel basso ventre dando viti a gemiti e sospiri sommessi. Con un gesto della mano fece sparire il primo strato di vestiti lascindo ad entrambi nient'altro che l'intimo.

Jace, potendo solo immaginare quello che stesse facendo la sorella, avvertiva una sorta di nervosismo che si costrinse a scacciare. Si stese sul letto con le braccia sotto la testa fissando il soffitto e pensando a quella chioma rosso fuoco e a quegli splendidi occhi verdi che desiderava ardentemente avere lì con sè. Come ad esaudire i suoi desideri qualcuno bussò alla porta e dopo aver invitato quel qualcuno ad entrare sul suo viso si allargò un enorme sorriso appena vide che quella persona era proprio la sua, ormai, Clarissa.
«Stavi dormendo? Non volevo disturbarti, avevo solo vogia di vederti.» sussurrò lei abbassando gli occhi e arrossendo lievemente. Lui saltò giù dal letto e la raggiunse in un attimo prendendole le mani e rispondendole:«Non mi disturbi affatto, stavolo solo pensando che ti volevo qui con me e come per magia sei apparsa.»
Le mise una mano intorno alla vita, l'attirò verso il suo petto e dopo averle sollevato il viso la baciò. Un bacio dolce e innocente in principio ma che subito assunse toni sensuali e bollenti con lei passava le mani sul petto e la schiena nuda di lui tracciando i contorni dei marchi, perdendosi nella sua bocca e giocando con la sua lingua. Lui che invece la teneva stretta a sè come se volesse fonderla con se stesso e nel frattempo le sfilava l'abitino verde come si suoi occhi e la lasciava in intimo. Avrebbero eliminato tutte le barriere di stoffa in un attimo se lei non si fosse fermata chiedendo:«Dimmi che hai delle precauzioni, perchè sappi che non ho nessuna intenzione di andarmene da qui senza aver fatto l'amore con te.» A quelle parole, il basso ventre di lui fremette ma contemporaneamente si battè una mano sulla fronte rispondendole:«Purtroppo no. Mi dispiace.» Lei sorridendo maliziosamente ribattè:«Non dispiacerti, abbi pazienza e aspettami qua. Ci metto un secondo.»

Dovendo interrompere per mancanza di precauzioni Clary si rivestì in fretta e senza bussare o facendo attenzione ai rumori provenienti dalla stanza aprì la porta e si trovò davanti Perla e suo fratello mezzi nudi. Avevano avuto la stessa idea. Con un mano sugli occhi e paonazza in viso si rivolse al fratello dicendo:«Oddio John scusami, immagino che abbiamo avuto tutti la stessa idea, sono qui per questo. Non è che per caso ti avanza un profilattico in più?! Jace non ne ha.»
Perla non sapeva dove guardare e sarebbe sparita volentieri se John non l'avesse trattenuta. Il Fairchild lanciò uno sguardo truce alla sorella che non potè vederlo e tagliente le rispose:«Non si usa bussare?! SCUSA COSA HAI DETTO?! PENSI CHE TE LO LASCERÒ FARE?! SEI SOLO UNA RAGAZZINA?!» La rossa tolse la mano dal viso e guardando dritto in faccia John disse:«Perla ha la mia stessa età e non mi sembra tu ti stia facendo degli scrupoli, e poi scusa non è meglio che sia venuta a chiedere proprio a te precauzioni?! O vuoi diventare zio a diciotto anni?! Eddai su non fare così.»
Con una calma quasi glaciale il fratello si alzò dal letto aprì il cassetto del comodino e le porse la bustina avvertendola:«Non ho nessuna intenzione di sapere cosa fai con Jace, è la prima e ultima volta. La prossima volta vedete di procurarveli. E ora fuori, ho una ricompensa da ricevere e immagino che lo stesso valga per il biondo.»
Detto questo accompagnò sua sorella fuori dalla stanza e tornò a dedicarsi alla sua maghetta. Adorava il rossore che colorava le sue guance, tornò a stendersi sul letto vicino a lei e le sussurrò mordicchiandole l'orecchio:«Dove eravamo rimasti?!»
Lei non si fece pregare oltre, lo attirò sopra di sè fece sparire gli ultimi brandelli di stoffa con l'aiuto della magia e insieme si persero nel calore di quell'amore che stava sbocciando per tutta la notte.

Poco lontano anche una coppia di ragazzi, biondo lui e rossa lei fondevano i loro corpi, saziando le proprie anime e alimentando la scintilla di un nuovo amore.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


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CAPITOLO 8

 

«Penso sia meglio dormire adesso, domani ci aspetta un'altra giornata all'insegna dell'allenamento.» Disse Jace, abbracciando Clary e posandole un dolce bacio sui capelli.

«Quello che abbiamo fatto fino ad ora che cos'era allora?!» Rispose lei ridendo.

Era stata la sua prima volta, ma dal primo contatto che c'era stato tra loro, lei aveva sempre saputo di appartenergli. Era successo in modo così naturale che sembrava l'avessero fatto altre volte, si sentiva sicura di sè tra le braccia di lui, non aveva avuto il minimo dubbio e aveva mantenuto la promessa che gli aveva fatto. Erano talmente felici che ci misero un po' a farsi avvolgere dal sonno. E non erano gli unici.

All'Istituto di New York l'amore era nell'aria e nonostante la minaccia, niente poteva rovinare quei momenti. Anche Jonathan e Perla avevano fatto l'amore come se non ci fosse stato nessuno prima, sentivano di essere come pezzi di un puzzle che si incastravano alla perfezione in un disegno più grande. Erano entrambi al settimo cielo, un'alchimia magica in tutti i sensi. Lui adorava posare le sue mani sulle forme generose e perfette della maghetta, lei dal canto suo non riusciva a resistere a quei muscoli scolpiti e definiti su cui si soffermava spesso lasciando baci roventi, adorava anche tracciare all'infinito i contorni di quei marchi che erano per lui motivo di orgoglio e che esibiva fieramente.

Ormai per tutti era arrivato il momento di alzarsi e prepararsi per un nuovo giorno di allenamento. Il giorno della convocazione davanti al consiglio si avvicinava e ogni giorno era prezioso per migliorare e diventare sempre più abili. Quella sera sarebbero andati a caccia per la prima volta tutti insieme per testare sul campo i progressi, Jace e i Lightwood volevano verificare come si comportavano gli altri sotto pressione: in quei momenti non c'era tempo di pensare, si trattava solo di istinto e abilità. Una piccola distrazione poteva costare cara.

La giornata era volata tra una sessione di allenamento e l'altra i nuovi cacciatori stavano decisamente migliorando, Jonathan e Simon si muovevano come una persona sola guardandosi le spalle a vicenda e così riuscivano a fare Clary, Izzy e Perla. Ogni giorno la rossa veniva assalita dalla visione di una nuova runa da usare in combattimento e la maghetta creava scudi e fulmini shock sempre più potenti. Anche se non era concesso distrarsi, i ragazzi si concedevano pause piacevoli che davano adito a battutine di ogni tipo.

Quella stessa mattina tre coppie uscite nello stesso istante da solo tre stanze si erano lanciati sguardi ammiccanti e sorrisi maliziosi.

«Avete seguito il nostro esempio a quanto posso vedere. Mi domando quanto tempo sia passato da quando io e Izzy abbiamo lasciato la biblioteca, prima che lo faceste anche voi. Avevate fretta di ricevere il premio?!» Disse Simon strizzando l'occhio al suo parabatai e a Jace. Automaticamente le guance di Clary e Perla s'imporporarono, si guardarono a vicenda e si sorrisero ricordando l'imbarazzante momento in cui la rossa li aveva interrotti. Non fu difficile per Izzy, visto il rapporto che aveva con altre, intercettare quello sguardo complice e, sorridendo a sua volta, chiese loro:«Cosa avete combinato voi due?!»

Prima che potessero dirle che ne avrebbero parlato più tardi, intervenne Jonathan e, rivolgendosi a Jace, disse:«Tu ne sai qualcosa Herondale?! Sappi che non mi ha entusiasmato molto il fatto di essere stato interrotto da mia sorella, ma soprattuto non avrei voluto sapere cosa avete fatto. Magari la prossima volta che esci dall'Istituto fermati in una farmacia e fai scorta.»

Il biondo molto tranquillamente rispose:«Non mi sembra che tutto ciò ti abbia comunque impedito di ricevere la tua ricompensa. Avresti preferito che avesse chiesto a Simon?!» Prima che quei due potessero fare scintille s'intromise tra di loro Izzy dicendo:«Andiamo ragazzi ci aspetta l'allenamento. Lì potrete misurarvi e decidere chi è il migliore. Quanto a voi...» si rivolse alle sue amiche e continuò sussurrando loro:«...Penso che mi dobbiate delle spiegazioni e un sacco di dettagli.»

«Mi stavo chiedendo dove foste finiti tutti quanti. Andiamo, il tempo stringe, discuterete delle vostri doti di forza in palestra in un leale corpo a corpo, anche se non c'è un territorio da marcare.» disse Alec, avendo sentito le ultime battute di quella conversazione. Era un ragazzo paziente ma il Conclave avrebbe verificato anche le sue capacità di dirigente dell'Istituto e non voleva deludere i suoi genitori. Continuò rivolgendosi alle ragazze e a Simon:«Clary vorrei che creassi una runa da usare in battaglia che possa darvi accesso, se Perla è d'accordo, ad alcuni dei suoi poteri inoltre lavorerete con Izzy per rafforzare la vostra intesa. Perla, stasera non sarai con noi, tuo padre ha bisogno di te per provare a rintracciare quei due caccitori al soldo di Valentine, vorremmo capire dove stanno e se lui è con loro. Simon, tu ed io, oggi faremo pratica con l'arco. Stasera si fa sul serio e in prima linea ci saranno già Jace e John, ho bisogno che tu stia nelle retrovie con me per coprirgli le spalle.»

L'Herondale e il Fairchild non se lo fecero ripetere due volte, erano giorni che non aspettavano altro che uno scontro a viso aperto anche se per motivi diversi. Jace sapeva di essere il migliore e voleva mettere al suo posto l'ultimo arrivato mentre Jonathan non accettava troppo di buon grado la storia con la sorella, inoltre voleva prendersi una rivincita per essere stato messo al tappeto la prima volta.

Eccoli lì, uno di fronte all'altro al centro della palestra a studiarsi come predatori. Le ragazze, così come Simon e Alec, erano in disparte e non prestavano attenzione alla scena.

Nessuno dei due voleva fare la prima mossa per tradire le intenzioni, giravano in tondo cercando un qualsiasi punto debole. Fu Jonathan che, notando una piccola crepa nella guardia del suo avversario, diede via al combattimento facendo una scivolata verso Jace e colpendolo, con mano aperta, sul fianco sinistro. Quest'ultimo incassò il colpo senza problemi piantando i piedi a terra e abbassando il baricentro. Doveva ammettere a se stesso, anche se non voleva, che quel colpo era stato ben piazzato e che il ragazzo aveva una forza superiore, ma questo non bastò a scoraggiarlo. Ora che Jonathan aveva dato il via, Jace si concentrò esclusivamente sull'avversario e sul suo ko. Spiccò un salto in avanti atterrando alle spalle del Fairchild, alzò la gamba e lo colpì con un calcio alla schiena. Poi per farlo cadere gli fece uno sgambetto appena sotto il ginocchio. L'altro perse l'equilibrio e si ritrovò a terra a faccia in giù. Neanche il tempo di provare a rialzarsi che il biondo gli era di nuovo addosso e dopo averlo tirato su per il colletto della divisa, lo voltò per vederlo in faccia e gli bloccò il fiato con un pugno nell'addome e un colpo a mano aperta sullo sterno. Era di nuovo a terra, e come se non bastasse l'Herondale infieriva dicendo:«Tutto qua quello che hai imparato?! Forse non siamo insegnanti bravi come pensavamo. Impossibile, quindi deduco che il problema sia tu.» Jonathan non ci vide più, e le abilità che derivavano dal sangue di demone fecero il resto. Con un capriola si rialzò, corse verso Jace e come un fulmine lo colpì in pieno volto frantumandogli uno zigomo, non contento gli assestò due pugni nelle costole e un calcio all'altezza del ginocchio che lo fece crollare a terra. Lo risollevò per il bavero della divisa e lo scaraventò contro il muro della palestra, dove il biondo sbattendo la testa perse conoscenza.

Gli altri che non prestavano attenzione alla scena sentirono un rumore sordo e quello che videro li lasciò atterriti. Clary e Simon corsero verso il fratello e lei gli consegnò lo stilo mentre Alec e Izzy andavano a controllare Jace. Prima che potessero tirar fuori lo stilo Jonathan era già al suo fianco e gli stava tracciando un'iratze alla base del collo per le ferite al volto, una sul fianco e una sulla caviglia. Il biondo riprese conoscenza e guardando il suo avversario sorrise. Sapeva esattamente come innescare una reazione quando voleva. Il fratello di Clary dal canto suo rispose:«Soddisfatto?! Mi sembra che il problema adesso sia un altro. Riuscirai a sopravvivere d'ora in avanti sapendo di non essere il migliore?!»

Jace lo guardò sorridendo e disse:«Devo dire che sei un'ottimo cacciatore John, ma non ancora il migliore. Mi chiedi se sono soddisfatto?! Si ma si può sempre migliorare.»

Il Fairchild lo aiutò a rialzarsi e Clary andò ad abbracciare entrambi dicendo:«Jace mi sa che hai trovato pane per i tuoi denti, e tu John smetti di fare lo stronzo con il mio ragazzo. Ora che vi siete sfogati possiamo continuare?! Stasera c'è la ronda e dobbiamo concentrarci sul fare gruppo visto che la maghetta non ci sarà.»

Dopo la giornata di allenamenti, avevano ordinato cinese e avevano cenato tutti insieme. Nonostante le richieste della sorella, Jonathan non aveva accennato affatto a delle scuse e a Jace andava bene così. Sapeva che non si doveva avere pietà o compassione per i demoni e il comportamento di John gli aveva dimostrato che non si sarebbe fatto scrupoli. Mentre finiva i suoi ravioli al vapore si rivolse ad Alec chiedendo:«Sai se ci sono novità da Magnus e Perla?!» Il moro mandò giù l'ultimo boccone di maiale in agrodolce e rispose:«Ancora nessuna purtroppo, sono solo riusciti ad identificarli ma senza qualcosa di loro devono trovare un altro modo per provare a localizzarli. Ho chiesto loro di tenerci comunque aggiornati e li ho informati che stasera in Istituto ci saranno Jocelyn e Luke se dovessero scoprire qualcosa e che noi siamo a caccia.»

Detto questo sistemarono la cucina e andarono nelle proprie stanze per prepararsi. Per Clary, Simon e John era la prima vera caccia dopo il siparietto del Pandemonium, dovevano stare attenti e mettere in pratica tutto ciò che erano riusciti ad apprendere in quei giorni. Ognuno dei cacciatori si munì di armi e stilo, si tracciò le rune di velocità, forza, silenzio, agilità.

Prima di uscire dalla sua stanza John decise di chiamare la maghetta.

Lei rispose al terzo squillo con una voce allegra e disse:«Ehi, com'è andata oggi?! Alec vi ha detto cosa abbiamo scoperto?!»

«Ciao moretta, l'allenamento è stato un successo ho messo al tappeto Jace, gli ho fatto perdere i sensi, è stata una soddisfazione, so di essere migliore di lui e oggi l'ho dimostrato. Si Alec ci ha già informato, adesso ci stiamo preparando per la caccia, volevo sentirti prima di andare, torni qua a dormire?!»

Perla sorrise al telefono:«Si, John. Anche perchè sono sicura che se restassi qui disturberei l'intimità di Alec e papà. E poi ho voglia di stare con te. Adesso ti devo lasciare. Ci vediamo al tuo ritorno.»

Jonathan le rispose salutandola:«Non vedo l'ora di tornare allora. Ci vediamo più tardi.» Prima che riattaccasse sentì la maghetta che gli diceva:«Un'ultima cosa, anzi due. Sta' attento e sii felice per tua sorella, non è più una bambina sa prendere da sola le sue decisioni. Sai benissimo che lei lo è per noi. Un bacio.» Chiuse la conversazione e mise il telefono in tasca, poi raccolte le armi uscì dalla stanza e andò verso l'armeria.

Una volta pronti, i cacciatori salutarono Jocelyn e Luke e uscirono dall'Istituto, si diressero nel posto dove tutto era iniziato: il Pandemonium. Proprio perchè veniva frequentato da mondani e Nascosti, il locale, era il luogo ideale in cui i demoni potevano trovare le loro vittime.

«Tenete gli occhi aperti, non siamo qui per divertirci, non stasera almeno. Dividiamoci, ma mi raccomando che nessuno ingaggi da solo. Io andrò con Simon, John andrà con Jace e Izzy andrà con Clary. Se vi trovate davanti un demone tracciate la runa di segnalazione che ci ha mostrato Clary e convergiamo subito. Andiamo.»

Clary e Izzy guadagnarono il centro della pista fungendo da esche, loro a differenza dei ragazzi non portavano la divisa ma avevano indossato due abitini corti e paio di stivali alti fino a metà coscia in cui avevano nascosto le armi, i marchi erano coperti dalle maniche degli abiti, dovevano apparire più mondane possibili. I ragazzi invece si aggiravano per il locale senza dare troppo nell'occhio. Ai mondani risultavano invisibili ma non ai Nascosti. Tutti infatti ricevavano occhiate di apprezzamento ma anche disprezzo. I Nephilim non erano sempre ben visti.

Mentre Clary raccontava a Isabelle nel dettaglio cosa era successo con suo fratello e Perla, sentì delle mani che le cingevano i fianchi, pensò che fosse Jace, ma non essendo lì per divertirsi e avendolo notato in fondo al locale capì, anche dalla faccia di Izzy, che si trattava di un demone. Senza destare sospetti fece segno alla mora di lanciare la runa, le indicò l'uscita laterale del locale dove avrebbe condotto il demone nel vicolo, la salutò con un sguardo che significava fiducia, prese per mano il demone e se ne andò.

Jace e Jonathan notarono la scena e senza aspettare la runa, molto lentamente e a distanza seguirono la rossa, Alec e Simon invece raggiunsero la mora che gli spiegò brevemente cosa era successo e chiese:«Dove sono Jace e John?!» Suo fratello Alec la guardò e rispose:«Se Clary è col demone, scommetto quello che vuoi che non hanno esitato a seguirli.» Poi guardò Simon e continuò:«Conosco il mio parabatai ma sospetto che quei due siano identici. Andiamo prima che facciano qualcosa di molto stupido e avventato.»

Detto questo i due ragazzi seguirono Izzy dove le era stato indicato dalla rossa.

Il moro ci aveva visto giusto, una volta arrivati nel vicolo trovarono l'Herondale e i fratelli Fairchild che avevano ingaggiato uno scontro con un demone che Alec riconobbe come un Nasher. Non sapeva quali erano le sue armi e i suoi punti di forza, per questo motivo prima lo rimandavano alla sua dimensione meglio sarebbe stato per tutti. Izzy non perse tempo a liberare il polso dalla frusta e cominciò a menarla alle caviglie del demone per fargli perdere l'equilibrio, ma nonostante fossero sei contro uno era un'essere molto veloce e per niente stupido; dovevamo stare molto attenti. Alec incoccò due frecce contemporaneamente e puntò dritto al petto del demone, solo una su due lo colpì ma sul braccio. Jace fece un salto mortale e atterrò alle spalle del Nasher mentre John lo attacava frontalmente, riuscirono solo a ferirlo ad una spalla e su un fianco. Dovevano elaborare una strategia migliore se volevano eliminarlo. Clary sfilò tre coltelli dalla cintura delle armi e li lanciò in rapida successione spostando leggermente la traiettoria ad ogni lancio, così facendo riuscì a bloccare le braccia del demone al muro del vicolo. Jace e Izzy lo avrebbero ucciso se Jonathan non si fosse messo in mezzo per dimostrare di essere il migliore. Non fece in tempo ad ascoltare l'ammonimento del suo parabatai che il demone riuscì a spezzare un pugnale, avrebbe ferito il Fairchild al petto se Simon non si fosse lanciato tra i due prendendosì il colpo e ritrovandosi tre profondi graffi sanguinanti sul torace. Non era ancora finita perchè anche il secondo pugnale saltò e il demone si avventò su Jonathan imprigionandogli la cassa toracica, schiacciandolo e rompendogli quattro costole prima che Alec gli ficcasse una freccia nella coscia, Izzy gli allacciasse la caviglia e lo gettasse a terra. Il Nasher lasciò andare il ragazzo e Jace riuscì finalmente a conficcargli la sua spada angelica nel cuore rimandandolo da dove era venuto. Clary nel frattempo aveva tracciato un'iratze sul petto di Simon ma faticava a fare effetto allora si rivolse ad Alec e urlò:«Alec, presto chiama Magnus e fai arrivare lui e la maghetta in infermeria, io intanto apro un portale. Tracciate a Simon e John la runa di levitazione della maghetta, in quelle condizioni non possiamo toccarli e rischiare di peggiorare le cose.» Jace e Alec tracciarono le rune mentre Izzy era corsa da Simon con il viso cinereo e la preoccupazione nel cuore, gli si era avvicinato e gli aveva detto:«Lewis cosa ti è saltato in mente?! Non farmi scherzi e vedi di resistere in meno di un minuto sarai come nuovo.» Il ragazzo stava perdendo ancora sangue dalle ferite ma era cosciente e rispose alle parole di Izzy:«Ho fatto quello che potrebbe succedere di fare a te per le tue future parabatai, non preoccuparti adesso che ti ho trovata non ti libererai tanto facilmente di me.» Si sforzò di farle l'occhiolino e le strinse la mano mentre insieme agli altri venivano sospinti nel portale e si ritrovavano in infermeria.

La scena che la maghetta e suo padre si trovarono davanti non era delle migliori, sistemare le costole e le ferite superficiali di Jonathan non sarebbe stato un problema quello che preoccupava loro era la ferita di Simon, dovevano capire perchè l'iratze non aveva fatto effetto. Perla posò immediatamente le mani sul petto di Simon e incontrando resistenza nella guarigione chiese:«Con quale demone avete avuto a che fare?!» Fu Alec a risponderle:«Era un demone Nasher, non ne avevo mai visti, ne avevo solo letto sul volume di demonologia.» Magnus intervenne dicendo:«Non ci voleva proprio. Avrò bisogno di effettuare delle ricerche per capire perchè neanche mia figlia riesce a guarire definitivamente la ferita, nel frattempo tenetelo qua e tu, Perla, ogni due ore dovrai curarlo per evitare che peggiori.» A quelle parole calò un silenzio cupo in infermeria e Izzy, bianca in volto, si precipitò vicino al letto di Simon, che anche se ferito era cosciente, per stargli vicino, mentre il suo parabatai gli prendeva la mano dal letto accanto. Era colpa sua quello che era successo e finchè non fosse stato in salvo non lo avrebbe lasciato.

Clary si accorse che Jace stava per accanirsi su suo fratello così gli si parò davanti e poggiandogli una mano sul petto gli disse:«So cosa stai per dire, ma adesso non è il momento. Si sente già abbastanza in colpa senza che nessuno di noi infierisca ulteriormente. Ha sbagliato, lo sa lui e lo so io come lo sappiamo tutti. Appena Magnus avrà capito come curare Simon allora gli parleremo.» Si avvicinò al letto di Simon rivolgendosi a Perla e Izzy chiedendo:«Ragazze potreste lasciarmi qualche momento per parlare con Simon e mio fratello da sola?! Appena fatto io e Jace andremo a parlare con i miei genitori.» Le due amiche annuirono e insieme al biondo uscirono dall'infermeria. Senza aspettare eventuali obiezioni Clary, visibilmente infuriata disse loro:«A costo di sembrare mamma, cosa vi è saltato in mente, siete forse impazziti di punto in bianco?! Tu.» puntò il dito contro suo fratello:«Cosa pensavi di dimostrare dopo una settimana di allenamento?! Tutti abbiamo visto che hai mandato al tappeto Jace ma non significa che tu sia il migliore, non hai l'esperienza sufficiente e il fatto che tu abbia sangue di demone non ti rende immune ai loro attacchi. La prossima volta pensaci prima di fare una cazzata del genere. In quanto a te.» continuò additando il parabatai di John:«Non fare mai più una cosa così stupida. So che hai seguito l'istinto ma potevi farti ammazzare. Ti voglio bene Simon, tanto quanto ne voglio a mio fratello. Non fatemi mai più preoccupare così. Adesso vado ad avvertire mamma e papà insieme a Jace e faccio rientrare Perla e Izzy.»

Rientrando in infermeria e vedendo che Simon stava riprendendo comunque colore e che era in vena di battute, Perla guardò Izzy e rivolgendosi entrambe ai propri ragazzi dissero:«Aspettate noi la prossima volta, vi daremo tutta la protezione di cui avete bisogno.» E poggiarono un leggero bacio sulle labbra dei rispettivi compagni. Mentre Perla si staccava da lui Johntan disse:«Devo ammettere che avevo pensato di passare la nottata in modo diverso.» Poi rivolgendosi al suo parabatai continuò:«Mi dispiace molto Simon, non volevo che qualcuno si facesse male. Pensavo di essere in grado di farcela.» Il castano lo guardò negli occhi, gli strinse la mano e annuì.Apparve dal nulla davanti al camino, Luke si alzò dalla poltrona su cui stava leggendo e raccolse il messaggio di fuoco. Non appena vide l'intestazione si avvicinò alla moglie e dopo averglielo mostrato lessero il contenuto:

 

Istituto di New York

 

A Jocelyn Morgenstern


Spero vorrai notare il cognome, nonostante tu abbia dato il tuo cognome ai nostri figli e ti sia sposata un cane, tu rimarrai sempre mia moglie e loro rimarranno sempre i miei figli. Discendenti Morgenstern.

Pensavi davvero che non vi avrei trovato? Sono impazzito pensando che fosse successo qualcosa a te e Jonathan ma quando ho sterminato il branco della foresta di Brocelind e Lucian non era con loro ho capito.

Avevi deciso di lasciarmi per lui e per quello che avevo fatto ai nostri figli. Avevi scoperto di aspettare Clarissa quella mattina ma io l'ho dovuto scoprire dal tuo caro amico stregone Ragnor Fell.

Ha resistito alle mie torture pur di non tradirti ma una volta morto non ce n'è stato più bisogno.

Grazie alla sua morte e alla dissolvenza dell'incantesimo, con la tua spazzola per capelli sono riuscito a trovarti, sei apparsa come un punto luce sul mappamondo.

La prossima volta non riceverai un messaggio, ma verrò personalmente a prendere i miei figli se non me li consegnerai di tua spontanea volontà, il giorno dopo la convocazione davanti al Consiglio del Conclave.

 

Non fecero in tempo a nascondere l'espressione e il volto cereo a Clary e Jace quando entrarono in biblioteca. Vedendo le facce dei suoi genitori la rossa chiese:«Mamma, papà avete già saputo di John?! Non c'è bisogno di fare quelle facce, non è successo niente di grave.» Jocelyn rispose alla figlia dicendo:«Non sappiamo niente di tuo fratello, cosa è successo?!»

Se quelle facce non erano dovute alle condizioni di John e Simon ci doveva essere sotto qualcosa di grosso. E presto avrebbero scoperto tutti che non era qualcosa ma qualcuno.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


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CAPITOLO 9

 

 

Era furioso, detestava avere a che fare con i Nascosti, li odiava tutti dal maledetto giorno in cui quel mondo gli aveva portato via suo padre, ma se voleva trovare i suoi figli non poteva affidarsi solo alle spie nel Conclave. L'unico essere con cui riusciva a tollerare di avere a che fare era la Regina e nonostante il prezzo di quelle informazioni era riuscito a trovarli. I suoi uomini li avevano messi sul chi va là e lui aveva recapitato alla moglie un messaggio molto esplicito. Conoscendola sapeva che avrebbe dovuto combattere per averli, lei non li avrebbe mai consegnati.

Dal suo attico con vista su Central Park, non aveva resistito alla tentazione ma si era protetto contro qualsiasi tentativo di essere localizzato, Valentine rifletteva su quello che i due cacciatori mandati in avanscoperta gli avevano rivelato dei figli. Jonathan aveva solo un anno quando Jocelyn era scappata con Luke e di Clarissa non sapeva niente se non il nome. Adesso invece non solo erano stati istruiti sul mondo Invisibile ma si addestravano all'istituto insieme ai figli di Robert e Maryse e al nipote dell'Inquisitrice. Suo figlio aveva anche un parabatai.

Doveva elaborare un piano per fare in modo che i suoi figli si unissero a lui per rovesciare e riformare il Conclave corrotto e dare il via alla purificazione del mondo eliminando i Nascosti. Avrebbe risparmiato la regina della Corte, se lei avesse continuato a passargli le informazioni di cui aveva bisogno per seguire i movimenti e i progressi dei figli, e avrebbe assoggettato gli Stregoni per avere accesso ai loro poteri, utili per lo sterminio dei demoni.

Era stato decisamente un colpo di fortuna, ma anche una disgrazia per il mondo Nephilim, che il maggiore dei Lightwood avesse iniziato una storia con il Sommo Stregone di Brooklyn. La fitta rete di informatori che aveva la Regina aveva radici profonde e diramate, niente sfuggiva alle sue orecchie a meno che non lo volesse lei.

Nonostante nutrisse una minima speranza che Jocelyn si sarebbe fatta intimidire da quella lettera, Valentine doveva essere pronto a fare tutto quanto in suo potere per prendere i figli e renderli complici e credenti della sua visione. Aveva bisogno di loro, non come semplici pedine, sarebbero diventati i suoi secondi, avrebbero avuto entrambi un gruppo di cacciatori ai loro ordini e ne avrebbero disposto per compiacerlo. Sapeva che una volta che i figli avessero accettato il suo modo di vedere il mondo sarebbe riuscito a prenderne il controllo. Doveva solo far credere ai figli che il loro scopo principale rimaneva proteggere i mondani dalle minacce demoniache.

Mentre rifletteva su tutto quanto uno dei suoi cacciatori si schiarì la voce e disse:«Signore, mi spiace interromperla ma abbiamo avuto notizia che i suoi figli e gli altri cacciatori dell'Istituto si alleneranno all'aperto quest'oggi. Quali sono i suoi ordini?» Valentine distolse lo sguardo e voltatosi verso l'uomo che gli stava di fronte rispose:«mandate un paio di cacciatori ad osservarli e un paio di Raum. Voglio vedere come se la cavano. Devo capire con chi ho a che fare e quanto possibilità ci sono di rapire i ragazzi.» Detto questo congedò l'uomo e tornò ai suoi pensieri. Dopo tutti quegli anni ancora si domandava come avesse fatto a non cogliere i segnali del malessere di sua moglie. Forse se avesse prestato più attenzione, avrebbe potuto impedirle di scivolare via dalle sua dita. Era stato lui con il suo comportamento ossessivo nei confronti dello sterminio dei Nascosti a gettarla tra le braccia di uno di loro che tra le altre cose era stato anche il suo parabatai. L'amava ancora molto ma neanche questo avrebbe potuto placare la sua sete di potere e vendetta. Le uniche persone che avrebbe avuto al suo fianco degne di fiducia e amore, se così si poteva chiamare, sarebbero stati i suoi figli. Quei figli che non conosceva affatto, da lì nasceva la convinzione che avrebbero agito seguendo le sue idee. Non sapeva neanche lontanamente quanto stesse sbagliando.

«Siamo qui perchè dovremo allenarci non fare un pic nic.» Disse il Nephilim. «Eddai Alexander non fare il direttore dell'Istituto anche qua. Jocelyn e Luke ci hanno concesso questa giornata di svago dopo il messaggio Valentine, non essere petulante, proviamo a divertirci tutti insieme e dimentichiamoci per un momento la minaccia.» Lo stregone attirò verso di sè il suo Nephilim e con un bacio gli fece dimenticare qualsiasi cosa. Nonostante non fosse in forma anche a Simon era stato concesso di uscire dall'infermeria, Jonathan non lo perdeva d'occhio e aveva chiesto a Clary di creare una runa a tempo per essere sicuro che ricevesse le cure della maghetta. Magnus e Perla stavano effettuando le ricerche per capire cosa bloccasse la completa guarigione, ma dopo tutto quella giornarta era dedicata niente di meno che all'amore, alla famiglia, agli amici. Erano al sole in mezzo al prato su delle coperte che lo stregone aveva fatto arrivare direttamente dalla Scozia e aveva un cestino da pic nic per coppia con un sacco di leccornie che la maghetta aveva fatto apparire. Erano mescolati ai mondani, disarmati e rilassati. Ognuno di loro voleva soltanto godersi la giornata e la compagnia dimenticando per un po' le paure, le insicurezze e le insidie dell'essere cacciatori. Clary era seduta tra le gambe di Jace e stava appoggiata al suo petto, si tenevano per mano e ridevano del senso del dovere di Alec che veniva subito placato dai famelici baci di Magnus. Perla si teneva stretta a Jonathan mentre Izzy accarezzava i capelli di Simon che stava disteso con la testa sulle gambe di lei. Cercavano tutti di evitare l'argomento Valentine ma puntualmente ci finivano dentro con tutte le scarpe. Era difficile uscire dalla modalità shadowhunter anche se solo per una giornata. Fu Clary, guardando, prima suo fratello a chiedere:«Magnus, tu e Perla siete riusciti a trovare qualcosa su quei due cacciatori?! Dalle facce che avevano Luke e la mamma in quel messaggio non c'era solo una minaccia velata ma un vera e propria dichiarazione di guerra. Io e mio fratello conosciamo la nostra storia e non vedo come nostro padre possa pensare che ci uniremo a lui.» Jace la strinse ancora più a sè come a volerle dire che avrebbe dato la vita per lei. Lo stregone guardò i due fratelli e rispose:«Ancora purtroppo non sappiamo dove si nascondano o quanti possano essere, immaginiamo comunque che ovunque siano, Valentine non sia con loro è troppo furbo e scaltro per commettere un errore simile.» Fu Jonathan, abbracciando la maghetta a dire:«Basta parlare di nostro padre, per oggi godiamoci questo momento.» Guardò prima sua sorella sorridendole poi Simon, infine Perla e continuò:«Abbiamo trovato persone splendide e sono sicuro che ce la cavaremo alla grande, qualunque sia la minaccia. Se proprio non riuscite a fare a meno di pensarci potremmo scaricare un po' i nervi con un po' di allenamento.»

«Finalmente qualcuno motivato.» disse risoluto Alec ma sua sorella lo zittì subito rispondendogli sogghignando:«Non penso abbia in mente il tuo stesso tipo di allenamento Alec a meno che tu, in questo momento, non abbia voglia di andare nel loft del tuo ragazzo.»

Nonostante le insistenze delle stregone il senso del dovere del Nephilim ebbe la meglio e tutti, Simon compreso, si spostarono nella zona del parco riservata ai cacciatori e alle loro attività. Schermata alla vista dei mondani grazie alle rune incise sui tronchi degli alberi che circondavano l'area. Anche se non erano visti i ragazzi potevano comunque percepire i rumori intorno e si accorsero immediatamente del silenzio sinistro che era calato. Non passò troppo tempo prima che due demoni Raum si materializzassero davanti a loro. La prima cosa che fece la maghetta fu far apparire le armi, poi chiese a izzy di controllare la runa temporale di Simon. «Abbiamo ancora un'ora di tempo prima che tu debba curarlo.» Perla le rispose:«Okay, facciamo così tracciati la runa scudo mentre noi li eliminiamo, così Simon non correrà ulteriori rischi, se le cose dovessero andare per le lunghe, cosa di cui dubito, vi spedisco dritti in infermeria. Intesi?!» Isabelle e Simon annuirono mentre lei si tracciava la runa ideata da Clary che permetteva di attingere ad una piccola parte dei poteri della strega. Senza ulteriori indugi i quattro cacciatori si armarono e aiutati dai due stregoni diedero battaglia ai demoni.

John combatteva al fianco di sua sorella e Perla mentre Jace aveva il suo parabatai a guardargli le spalle insieme allo stregone. Attaccando simultaneamente i fratelli Fairchild riuscirono a colpire ed uccidere il loro primo demone, lei lo colpì sul fianco mentre il fratello lo aveva trafitto in corrispondenza del cuore. Sparì per tornare alla sua dimensione quasi nell'esatto momento in cui spariva l'altro, ucciso dalla fantastica coordinazione dei due parabatai e dalle scintille azzurrine di Magnus.

Fu Isabelle a richiamare l'attenzione di Perla su due cacciatori che stavano osservando il combattimento. Senza indugiare la maghetta lì blocco con un gesto della mano, mentre gli altri discutevano su cosa fare. Jace e Jonathan si guardarono negli occhi e fu immediatamente chiaro come agire. «Come Valentine ha mandato un messaggio a noi, così faremo con lui. Perla spedisci uno dei due nelle segrete dell'Istituto e avverti Jocelyn e Luke. Magnus preleva un ciuffo di capelli dall'altro in modo che possiamo almeno tracciare il covo dei cacciatori sperando anche che ci porti al nascondiglio di Valentine. Poi torniamo a casa.» disse Jace. Alec prese il telefono e chiamò Jocelyn avvertendola di tenersi pronti, Perla visualizzò nella sua mente le segrete e vi spedì il cacciatore ancora bloccato, poi con un lieve gesto della mano sbloccò solo la testa dell'altro non prima che suo padre potesse avere un ciuffo di quei capelli castani.

Il cacciatore sussultò quando capì che poteva muovere solo la testa non capendo comunque perchè. Si trovò di fronte due ardenti occhi verdi che fiammeggiavano di rabbia e seppe istantaneamente chi aveva davanti. I capelli erano quelli del suo Signore, non poteva che essere Jonathan Christopher Morgenstern. Nonostante non potesse muovere un muscolo il cacciatore sogghignò e in risposta il Fairchild gli assestò un violento pugno seguito da queste parole:«Resti in vita solo perchè vogliamo che consegni un messaggio a "nostro padre". Sappiamo cosa vuole da noi e io e mia sorella non siamo interessati. Assaggierà la mia spada se si permette di nuovo di minacciare nostra madre. Il Conclave sarà informato e lo staneremo. Se vediamo ancora qualcuno dei suoi la maghetta glieli farà recapitare a pezzi talmente piccoli che sembraranno polvere. Hai visto cosa è in grado di fare e questo è niente. Adesso vattene e dì a nostro padre che i suoi figli gli mandano i suoi saluti ma un solo cacciatore, l'altro lo terremo in custodia e se non sarà collaborativo morirà. Non abbiamo paura di Valentine Morgenstern.» Detto questo chiese alla maghetta di sbloccarlo e di farlo apparire lontano dal parco. Era arrivato il momento di tornare a casa, la runa scudo aveva fatto effetto, nessuno degli altri aveva subito danni e Izzy e Simon erano contrariati perchè si erano persi tutta l'azione. Tutti gli altri si riunirono intorno e in un attimo erano all'Istituto. Alec e Magnus si congedarono quasi immediatamente con la scusa, a cui non credeva nessuno o che comunque non era la principale, di capire cosa succedesse a Simon e di cercare il covo dei cacciatori del Circolo. Perla e Jonathan accompagnorono Izzy e Simon in infermeria così che la maghetta potesse curarlo e lì lasciarono soli per sparire in biblioteca. La maghetta voleva scoprire qualcosa di più sul demone che aveva ferito il parabatai del suo ragazzo. Jace e Clary invece si rifugiarono nella serra, ormai era diventato il loro luogo preferito. Jocelyn e Luke avevano deciso con i ragazzi che il cacciatore sarebbe stato sbloccato e interrogato l'indomani mattina.

«Cosa si prova dopo aver ucciso il primo demone?!» chiese Jace guardando Clary negli occhi. «Il senso di potere e la scarica di adrenalina sono intensi. Mi è sembrato per un attimo di essere invincibile e inarrestabile.» rispose la rossa mentre il biondo le riservava uno dei suoi sorrisi magnetici. Poi si avvicinò alle sue labbra e vi posò un bacio inizialmente dolce e leggero che aumentava di intensità ad ogni contatto delle lingue, che sembravano impegnate in una danza. Erano avvolti dai colori e dai profumi di Idris in quel luogo, la serra, che era diventato il loro luogo preferito e personale. Nessuno tranne loro saliva più quelle scale a chiocciola. Mentre continuavano quel lungo bacio Jace le cinse i fianchi e l'attirò ancora più verso di sè mentre Clary allacciava le sue braccia intorno al suo collo e le mani tra quei meravigliosi capelli biondi. La sensazione del contatto dei loro corpi li rendeva euforici, sembravano fatti per stare insieme da come s'incastravano perfettamente. Si staccarono un momento per riprendere fiato e capirono entrambi, immediatamente, che non avrebbero fatto in tempo ad arrivare nella stanza di uno o dell'altra. Il desiderio di entrambi ardeva come fuoco vivo e non c'era modo o tempo di interrompere quel flusso di emozioni e sensazioni. Coperti e cullati da quella natura che li circondava si adagiarono sul pavimento della serra e nascosti ad occhi indiscreti consumarono la passione che li divorava, con dolcezza, tenerezza ma anche foga e decisione. Nell'istante in cui raggiungevano l'apice del piacere furono travolti entrambi dalla verità, si erano innamorati e non c'era niente di più bello al mondo.

Nonostante avesse accettato di accompagnarla in biblioteca per cercare un rimedio per Simon, Perla vedeva che Jonathan era preoccupato per il suo parabatai e continuava a darsi la colpa di quanto era successo. Per questo aveva deciso di spulciare qualsiasi volume presente nella biblioteca per trovare una soluzione per alleggerire il peso che gravava sul petto del suo ragazzo. Neanche il tempo di avvicinarsi ad una delle librerie che Jonathan le aveva cinto la vita e le stava sussurrando all'orecchio:«Questa stanza non smetterà mai di ricordarmi il nostro primo bacio, non puoi sapere quanto lo abbia desiderato. Grazie per quello che stai facendo per trovare una cura per Simon. Sei speciale moretta.» Perla si voltò e lasciò che le sue labbra si schiudessero all'assalto di quelle di lui, erano così morbide e invitanti, lo avrebbe baciato per ore, non si stancava mai delle sue labbra, del suo corpo, della sua compagnia. Non riusciva ad essere lucida quando gli era vicina, lui annullava qualsiasi razionalità, lo voleva sempre non solo carnalmente, voleva che fosse suo e che la desiderasse, che l'amasse come lei amava lui. Ma adesso doveva concentrarsi sulla soluzione alla malattia di Simon e doveva smettere di baciarlo, si staccò da lui e gli disse:«Non smetterei mai di baciarti ma dobbiamo capire cosa non va in Simon, così poi potremo finire quello che abbiamo iniziato, non ho nessuna intenzione di vederti ancora con quella faccia. Quindi adesso aiutami a cercare.»

Erano da ore su quei libri e non avevano minimamente idea se ci fosse una soluzione e quale fosse quando ad un certo punto la maghetta esclamò:«Eccolo, finalmente! Questo deve essere il volume su cui Alec aveva trovato la descrizione del demone. Eureka!! Leggi qua.» Jonathan si avvicinò alla maghetta e lesse, sul libro, il trafiletto che lei stava indicando:«Nonostante abbia forma umana, quando attacca il demone Nasher estre artigli imbevuti di un veleno molto potente che non permette la rigenerazione dei tessuti e di conseguenza le ferite non si rimarginano. L'unico modo per eliminare il veleno, qualora se ne venga a contatto, è bere un pozione a base di bacche di Brocelind, squama di Sirena e polvere di pelle di Ifrit.» Alzò lo sguardo sulla maghetta sorridendole e disse:«Lo sapevo che sei speciale, dobbiamo subito avvertire tuo padre così che possa preparare la pozione, ma prima di andare sarà meglio passare a dirlo a Simon e Izzy così che tu possa curarlo.»

Quando arrivarono in infermeria li trovarono avvinghiati sul letto intenti a baciarsi, per fortuna loro con ancora tutti i vestiti addosso. Probabilmente Izzy non se la sentiva di spingere Simon ad un atto fisico in quelle condizioni. Chiusero la porta della stanza con più forza del necessario in modo che i ragazzi si accorgessero di loro, ci riuscirono guadagnandosi anche un paio di occhiataccie e due visi leggermente arrossati non si sa se per i baci o l'imbarazzo di essere stati sorpresi. Fu Perla a parlare:«Scusate il disturbo e l'interruzione, siamo passati a dirvi che stiamo andando da mio padre a consegnarli l'elenco degli ingredienti per la cura al veleno del demone che ti ha ferito Simon e per curarti di nuovo, so che non sembra ma il tempo è volato.»

Si avvicinò a Simon, posò la mano sulla sua ferita, che migliorò di colpo, poi prendendo le mani di Jonathan salutò i ragazzi e sparì.

Pensavano di aver sbagliato luogo quando avvertirono gemiti e vocalizzi sommessi provenire dalla camera da letto. Poi guardandosi negli occhi sia lei che lui arrossirono e si diressero verso la cucina cercando di fare meno rumore possibile. Lasciarono asl tavolo un biglietto con scritto:

 

Papà abbiamo trovato cosa non va con Simon e abbiamo anche trovato la cura, siamo passati per parlartene ma eri un tantino impegnato. Chiamami appena vedi il biglietto e ti darò l'elenco degli ingredienti per preparare la pozione. Scusa l'intrusione. Ti voglio bene. Divertiti.

 

Sparirono subito dopo per apparire nella stanza di Perla. «Che ne dici se invece di continuare ad interrompere gli altri non facciamo qualcosa anche noi?!» disse Jonathan ammiccando alla sua splendida ragazza che aveva già fatto sparire la sua maglietta e lo aveva lasciato solo con un paio di pantaloni di cotone morbidi. Lei non se lo fece ripetere due volte e mandandolo a sbattere contro la paretelo baciò con passione mentre le sue mani esploravano quel petto, quell'addome e quelle spalle ormai familiari. Lui non aspettò che la maghetta usasse la magia per sfilarle la maglietta lasciandola in reggiseno. I baci divennero più ardenti e profondi mentre la prendeva in braccio e la adagiava sul letto. Puntò i gomiti per non schiacciarla con il suo peso e prese a lasciarle una scia di caldi e umidi baci dal lobo dell'orecchio fino alla sommità dei seni. Lei nel frattempo aveva avvolto le sue gambe intorno ai fianchi di lui e inarcava il bacino per incontrare il centro del suo desiderio. Era un piacere sentirlo tra le sue braccia dopo tutta l'ansia che lui aveva provato per il suo parabatai. Nonostante tutto aveva bisogno di scaricare la tensione esattamento come gli altri. Lei non avrebbe fatto altro che accontentarlo e per questo con un gesto fece sparire tutte le barriere di tessuto che separavano quei corpi fatti per stare insieme. Visto che lei continuava a tenere il bacino inarcato lui non la fece attendere oltre e la fece sua. Aveva bisogno di quel contatto come l'aria e in pochi momenti tutta la tensione e i sensi di colpa accumulati dal ferimento di Simon svanirono in ondate di desiderio verso quella meravigliosa creatura che aveva sotto di sè. Si rese conto in quel momento che non avrebbe mai voluto nessun altra al suo fianco per il resto della sua vita. Aveva scoperto l'amore e non ne avrebbe mai più fatto a meno. Sul punto di raggiungere l'apice del piacere volle che anche lei lo sapesse. Fu così che crollando esausto su di lei le sussurrò all'orecchio:«Ho appena scoperto di amarti.» Lei scossa ancora dagli spasmi lo baciò sulle labbra e gli rispose:«Anche io ti amo.»

Le minaccie incombevano ma in quel momento c'era solo la consapevolezza di loro due e del loro personale piccolo universo privato.

Un padre, dall'altra parte della città, stava aspettando che i suoi soldati tornassero con un rapporto dettagliato sulla missione svolta. Non aveva idea di cosa gli sarebbe stato riferito.

Bussarono alla porta del suo studio e Valentine rimase sorpreso nel vedere che c'era solo un cacciatore a fare rapporto. Chiese subito:«Che ne è stato di Highsmith?» il soldato rispose:«è stato catturato, è scomparso davanti ai miei occhi.» «Cosa vuol dire scomparso ?!» continuò il Signore alzando la voce. «Dev'essere stata opera della cacciatrice con poteri magici, oltre a far sparire lui, ha bloccato tutto il mio corpo con un gesto della mano, mi hanno preso una ciocca di capelli, sospetto proveranno ad usare un incantesimo di localizzazione; quei demoni Raum hanno avuto vita breve. Uno è stato ucciso dalla coppia parabatai dell'Istituto con l'aiuto del Sommo Stregone di Brooklyn, mentre l'altro è stato rispedito alla sua dimensione dalle lame angeliche dei suoi figli. C'erano altri due cacciatori che non hanno partecipato allo scontro, sospetto che la ragazza abbia delle capacità particolari con le rune, lei e il ragazzo erano circondati da uno scudo frutto di un marchio che aveva posto all'interno del suo polso.» Rispose con voce tremante il cacciatore. Sospettava che Valentine non fosse per niente contento dell'esito della missione. Temeva di subire una punizione solo perchè stava facendo rapporto e al suo Signore non piaceva quello che gli veniva detto. Il capo del Circolo riprese:«Come ti è sembrata la preparazione dei miei figli? Ho saputo che sono solo un paio di settimane che si addestrano, anche se devo riconoscere, a malincuore, che hanno degli ottimi insegnanti; Jace Herondale e i fratelli Lightwood non sono assolutamente da sottovalutare.» il soldato ripreso il controllo di sè rispose:«Non si aspettavano di essere attaccati quindi erano disarmati e senza marchi, le armi sono state fatte apparire dalla strega. Viste le premesse in questo breve periodo hanno già acquisito la grazia e l'agilità, la forza e la tenacia che dovrebbero derivare da mesi di addestramento. Nonostante suo figlio abbia un parabatai, ho notato la runa sulla spalla, era molto ben coordinato anche con sua sorella che, a quanto ho potuto vedere ha un rapporto e una sintonia speciale con la mezza cacciatrice ma non mostra doti particolari, al contrario dell'Herondale.» «Interessante.» disse Valentine e congedò il suo soldato. Questi prima di andarsene si azzardò ad aggiungere:«Signore, prima che me ne vada, avrei un'ultima cosa da riferirle.» Notando lo sguarda allarmato del cacciatore il capo del Circolo gli fece cenno di continuare. «Suo figlio Jonathan Christopher le manda a dire che lui e sua sorella non sono interessati a quello che ha da offrire loro, la affronterà di persona se proverà di nuovo a minacciare la madre e rispediranno al mittente le sue spie in tanti piccoli pezzi se ci vedranno di nuovo, terranno in custodia Highsmith per interrogarlo e lo uccideranno se non gli dirà cosa vogliono sapere perchè non hanno paura di lei.» Concluse il discorso e rimase in piedi di fronte al suo signore paralizzato dal terrore e bianco in volto temendo addirittura la morte per aver pronunciato quelle parole. Ma Valentine lo sorprese dicendo semplicemente:«Se questo è tutto puoi andare.» Vedendo che il soldato rimaneva immobile aggiunse urlando:«VATTENE E LASCIAMI SOLO. HO BISOGNO DI RIFLETTERE. FUORI DAI PIEDI. ADESSO!!» Il cacciatore non se lo fece ripetere due volte e girando sui tacchi si allontanò da quella stanza più veloce che potè.

Il suo soldato gli aveva dato molto su cui riflettere nonostante l'esito della missione non era stato quello sperato. Una cacciatrice con poteri magici non poteva che essere Perla, la figlia di Claudia Aldercross, era una notizia insperata ma che poteva usare a suo vantaggio, doveva solo scoprire quanto fosse potente. Isabelle Lightwood aveva delle capacità speciali?! Difficile da credere non era stata uno dei suoi esperimenti come i suoi figli, il figlio di Stephen e la figlia di Claudia, però il suo sottoposto non aveva motivo di mentire. Doveva saperne di più, avrebbe pagato un membro minore del consiglio per avere il resoconto della convocazione della moglie e dei figli a Idris per la verifica dei risultati dell'addestramento. Gli sarebbe piaciuto sentire il tono di voce usato dal figlio contro quel cacciatore, era sicuro che il sangue di demone lo rendesse temibile. Jonathan aveva un parabatai?! Nessuno poteva essere degno di lui. Chi era questo cacciatore?! E cosa voleva dire che la figlia non aveva capacità particolari?! Non poteva essere una semplice e ordinaria cacciatrice, in lei scorreva una quantità maggiore di sangue di angelo così come nell'Herondale, perchè lui aveva sviluppato abilità straordinarie e lei no?! Doveva avere queste informazioni, gli sarebbero state utili per mettere in atto il suo piano. Doveva offrire qualcosa alla Regina, aveva bisogno di scoprire il punto debole dei suoi figli per fare leva sui loro sentimenti. Di questo si trattava, scoprire ciò che amavano di più e minacciarli di portarglielo via se non avessero collaborato.

Con questa consapevolezza, il suo piano acquisiva un nuovo tassello che lo avrebbe portato più vicino alla sua realizzazione, potevano anche non aver paura di Valentine Morgenstern ma presto si sarebbero resi conto, forse nel peggiore dei modi, di cosa era capace quell'uomo pur di ottenere ciò che più desiderava.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


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NdA: Salve a tutte lettrici... mi scuso per il ritardo con cui pubblico ma è stata una settimana piena... spero di riuscire a farmi perdonare con il contenuto del capitolo... Grazie a chi legge in silenzio, a chi recensisce e soprattutto alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella 13 sempre presenti...


CAPITOLO 10


 

Si erano svegliati con un certo languorino dopo la serata passata l'uno tra le braccia dell'altro e adesso, nonostante lo stregone si fosse proposto di far apparire uno spuntino a letto, con addosso solo i boxer, stava andando in cucina perchè Alec aveva deciso che voleva essere lui a cucinare per il suo uomo.

Fu Magnus che, accomodatosi al tavolo della cucina, vide quel bigliettino rosa che riportava, nella morbida calligrafia della figlia, un messaggio, che a giudicare dal contenuto, doveva essere stato lasciato mentre lui e il suo Nephilim facevano l'amore. Aspettò che Alec portasse in tavola il cibo e senza lasciar trasparire niente dalla sua espressione gli passò il biglietto, adorava vederlo arrossire e non dovette attendere molto prima di vedere quel rossore colorargli le guance. Era un visione che lo inteneriva ma al tempo stesso lo mandava in estasi. Fu anche per questo motivo che guardando avidamente gli addominali del ragazzo chiese:«Pensi che Simon possa aspettare fino a domani mattina?! Avrei in mente altro da fare in questo momento che chiamare Perla. Tu che ne pensi?!»

Nonostante l'imbarazzo derivato dalla lettura del biglietto il moro alzò il viso verso il suo ragazzo e con sguardo risoluto disse:«Vuoi davvero sapere cosa penso?! Se continui a fissarmi in quel modo famelico non riuscirò a resisterti. Penso anche che fino a domani possano fare a meno di noi due all'Istituto. Quindi che fai?! Torni da solo in camera da letto o ti ci devo trascinare?!» L'effetto che queste parole ebbero sullo stregone, lo stesso effetto della scintilla con la polvere da sparo, fu immediato. Accesero i suoi sensi e senza aspettare oltre si gettò verso Alec e infilando la lingua tra quelle lebbra morbide che adorava lo baciò con passione e trasporto. Gli prese il viso tra le mani e approfondì quel contatto mentre l'altro gli cingeva la vita e lo faceva aderire completamente al suo corpo. L'incendio di passione che imperversava nel corpo di Magnus lo portò ad issare il Nephilim sul tavolo della cucina e a mettersi tra le sue gambe. Era chiaro che ancora non sarebbero tornati a letto ma avrebbero consumato quel fuoco che incendiava i loro corpi e i loro cuori su quel tavolo. Nemmeno il suono insistente del telefono fece desistere i due amanti che si possedevano e fondevano a vicenda fino a perdersi l'uno nell'altro.

Dopo l'eccitante esperienza nella serra, Jace aveva deciso di recarsi in palestra per una sessione straordinaria di allenamento, Clary allora si era rifugiata nella sua stanza per una doccia. Uscita dal bagno si era messa un paio di pantaloni e una maglietta, si era seduta sul letto e aveva afferrato il suo blocco da disegno. Mentre disegnava le facce delle persone a cui stava imparando a voler bene se non ad amare, rifletteva su quanto era successo nelle ultime settimane. Prima di quella sera al Pandemonium non avrebbe mai pensato di iniziare l'addestramento di shadowhunter, conoscere altri giovani cacciatori, sentir parlare di "suo" padre e vedere minacciata la sua famiglia. Ma nonostante tutto la cosa che in quel momento la sconvolgeva più di tutto era sapere che si era innamorata di Jace e che aveva trovato in Perla e Isabelle le sue migliori amiche. Non avrebbe mai pensato che quei ragazzi sarebbero diventati la sua seconda famiglia. Mancavano ormai pochi giorni alla partenza per Idris e nonostante lei, suo fratello e Simon si fossero allenati duramente era comunque nervosa all'idea di apparire davanti al consiglio. Non solo sarebbero state valutate le sua capacità di apprendere ma anche le capacità di Jace e dei Lightwood di insegnare loro a combattere. Si erano già cimentati in battaglie ma niente di quello che il padre aveva mandato a dire faceva presagire che quella contro di lui sarebbe stata così semplice e lei sapeva benissimo che, anche uno sforzo maggiore da parte di tutti, nessuno di loro sarebbe stato pronto e in grado di farcela con quel poco addestramento. Con un po' di angoscia nel cuore decise comunque di mettere da parte quei pensieri negativi e torno a concentrarsi sul disegno proprio mentre qualcuno bussava alla sua porta.

Dopo essersi confessati reciprocamente i loro sentimenti ed essersi rilassati dopo aver fatto l'amore, Perla aveva dovuto vestirsi per tornare in infermeria a curare Simon, per fortuna erano riusciti a trovare una cura, non potevano permettersi, dopo le minacce di Valentine, che un membro del gruppo non fosse sufficientemente addestrato, mentre Jonathan aveva approfittato di quel lasso di tempo per andare a parlare con sua sorella dei suoi sentimenti per la maghetta.

La notizia che Perla aveva dato loro era stata come una boccata di ossigeno per il loro rapporto, stava diventando una tortura per Isabelle e Simon non potersi amare fino in fondo per timore che la salute del ragazzo potesse peggiorare. Fino a quando non gli fosse stata somministrata la cura potevano solo baciarsi e sfiorarsi ma niente di più, non era per niente divertente essere adolescenti e doversi trattenere, comunque fosse Izzy non era disposta a lasciarlo solo in infermeria neanche per un minuto. Era rimasta affascinata da Simon fin dalla prima volta che lo aveva visto al locale e le era sembrato subito naturale preccuparsi per lui e rimproverarlo per la stupidità con cui, senza il minimo istinto di autoconservazione, aveva deciso di gettarsi da solo al salvataggio di quella ragazza mondana. Non era stata la sua bellezza ad ammaliarla, quanto la sua ingenuità e il suo altruismo, era sempre sicura di sè ma quando lui le aveva sfiorato le labbra in palestra si era sentita indifesa ed esposta ma da come lui si era scusato subito dopo sembrava non avesse colto in lei nessuno di questi timori, le aveva fatto capire invece che all'esterno aveva mantenuto la sua corazza di ragazza tutta d'un pezzo, a tratti fredda e distaccata. Non sapeva se quello che provava per Simon fosse amore ma di sicuro gli si avvicinava molto, da quando era stato ferito non riusciva a fare a meno di stargli vicino, sapeva che doveva, come i suoi fratelli, sottoporsi a sedute straordinarie di allenamento ma non riusciva proprio ad abbandonare quel letto dell'infermeria se non per motivi strettamente necessari.

«Avanti» disse Clary riportando la sua attenzione sul blocco poggiato sulle sue gambe incrociate. Aveva pensato che fosse Jace di ritorno dalla palestra invece i suoi occhi verdi ne incontrarono un paio dello stesso colore. «Ehi John, perchè sei qui? È successo qualcosa a Simon?!» Il fratello si avvicinò, si sedette sul letto di fronte a lei sorridendole e le rispose:«Volevo parlare con la mia sorellina, Simon sta bene, Perla è andata da lui per curarlo anche se per fortuna non sarà più necessario, abbiamo scoperto cosa c'è che non va e appena la pozione sarà pronta tornerà come nuovo.» La ragazza tirò un sospiro di sollievo e notando qualcosa nello sguardo di suo fratello domandò:«C'è qualcosa che vuoi dirmi, ti conosco, di cosa si tratta?!» Abbassando lo sguardo sulle sue stesse mani intrecciate, fece un respirò pronfondo e le confessò:«Mi sono innamorato di Perla, pensavo che con quello che Valentine mi ha fatto non potesse succedere, voglio dire so di essere amato e di saper amare, tu, Simon, mamma e papà ne siete la prova ma non è lo stesso sentimento che provo per la maghetta. Morirei per lei come per voi, ma quando lei non c'è mi manca come l'ossigeno. Non ho mai provato niente di tutto ciò per nessuna delle ragazze con cui sono uscito prima di adesso, altro motivo per pensavo di non essere in grado di amare. Non so cosa devo fare o come comportarmi. Puoi aiutarmi?!» Non aveva ancora finito di parlare che alzando lo sguardo sulla sorella si rese conto che sul viso di lei stavano scendendo le lacrime. Allungò una mano per asciugarle e l'abbracciò. Sciolto l'abbraccio Clary tirò su si passò il braccio sugli occhi e guardando il fratello gli disse:«So che quello che sto per dire sicuramente non ti piacerà ma anche io sono innamorata di Jace e nonostante tu pensi di non essere degno del sentimento che provi sappi che ti sbagli alla grande. L'affetto che provi per me, Simon, mamma e papà è comunque una forma di amore , ma hai ragione a dire che non è la stessa cosa. Anche io mi sento come te quando Jace non è con me ma quando c'è non adotto particolari comportamenti, seguo semplicemente ciò che mi dicono il cuore e l'istinto ed è lo stesso consiglio che do a te. Sono così felice che tu sia venuto a parlarmene, ormai considero sia Izzy che Perla come sorelle e non potrei essere più felice che ognuno di noi abbia trovato l'amore. Nessuno può sapere cosa ci riserva il futuro e se Valentine arriverà a tanto, ma con Jace e voi al mio fianco niente mi spaventa. Quindi sii felice e orgoglioso di quello che provi, non nasconderlo e rendi felice anche lei. Ti voglio bene.» Si gettò di nuovo ad abbracciare suo fratello e gli stampò un bacio sulla guancia, dopodichè lei tornò al suo disegno e lui la osservava pensando alle sue parole. Ad un tratto disse:«Sei innamorata di Jace?! Non avevo capito che fosse così importante per te. Cercherò di comportarmi bene con lui. Chissà un domani potremmo diventare parenti.» Le fece l'occhiolino e le sorrise.

Mentre usciva dall'infermeria Perla incrociò nel corridoio Jace, lo salutò e lui chiese:«Hai visto Clary?! Sono stato ad allenarmi in palestra e mi aveva detto prima di andare che sarebbe andata a farsi una doccia.»

La maghetta rispose:«Credo che sia nella sua stanza, so che John è andato da lei per parlarle. Stavo giusto andando là, se ti va possiamo andare insieme a chiamarli, così poi recuperiamo anche Izzy e Simon e ceniamo. Che ne dici?!» Jace sorrise e fece un cenno di assenso con la testa. Non aveva bisogno di passare dalla sua stanza aveva fatto la doccia subito dopo l'allenamento nello spogliatoio della palestra. Si avviarono insieme verso l'area delle camere da letto, arrivati davanti alla stanza della rossa bussarono e sentirono i due fratelli rispondere avanti all'unisono. Li trovarono seduti sul letto uno di fronte all'altra, lei stava facendo un ritratto di tutti loro in tenuta da cacciatori mentre il fratello la osservava. «Eccovi qua. Pensavamo di raggiungere Simon e Izzy per cenare tutti insieme, non credo però sia il caso di apparire in infermeria senza preavviso, sarà meglio adottare le vie tradizionali e bussare una volta arrivati davanti alla porta. Io e John li abbiamo già interrotti una volta.»

Mentre Jace e Perla si avvicinavano, John si alzò dal letto e raggiunta la sua ragazza l'abbraccio e le diede un bacio mentre Clary chiuse il blocco, lo posò sul comodino vicino al letto e attese che Jace la raggiungesse a sedere sul letto, poi si accoccolò sulle sue ginocchia lo baciò e fece posto a suo fratello e alla maghetta. Rimasero qualche momento in silenzio a godersi quella pace e quella compagnia. Un giorno, forse non troppo lontano, sarebbero diventati tutti un'unica famiglia ma in quel momento era quattro ragazzi innamorati che cominciavano ad avvertire i morsi della fame.

Nonostante avvessero bussato e non li avessero trovati in atteggiamenti compromottenti o imbarazzanti sapevano di averli comunque interrotti. I capelli di Simon erano tutti scompigliati e i vestiti di Izzy tutti sgualciti segno che nonostante la condizione del ragazzo l'attrazione era stata più forte, avevano deciso all'unanimità che avrebbero gradito del cibo cinese e che lo avrebbero gustato sui divani nella biblioteca, la magia aveva decisamente i suoi vantaggi.

Mentre mangiavano involtini primavera, pollo mushu, ravioli e le altre specialità di quella cucina, Perla disse a Izzy:«Mi stavo chiedendo come mai mio padre ancora non abbia chiamato, ormai dovrebbero aver trovato il biglietto che io e John abbiamo lasciato, non ce la siamo sentita di interrompere lui e tuo fratello, sembravano veramente presi e indaffarati l'uno con l'altro.» E scoppiò a ridere, la ragazza dal canto suo le rispose:«Se conosco mio fratello prima di domattina non riceveremo chiamate, lo vedo felice con tuo padre e sicuramente preso, credo che sia molto impaziente di apprendere il più possibile dall'esperienza pluricentenaria di Magnus.» Ci fu una risata generale e la preoccupazione per la salute di Simon dei giorni precedenti sembrava dimenticata ora che, nonostante i ritardi del moro e dello stregone, la cura era stata trovata. Non restava altro da fare che prepararla e somministrargliela e il mattino seguente il Sommo Stregone avrebbe trovato nella dispensa tutto il necessario per farla, la maghetta, infatti, aveva già provveduto a far apparire gli ingredienti e gli strumenti.

Passarono il resto della serata a discutere sul da farsi l'indomani con il cacciatore, soldato di Valentine, ancora bloccato nelle prigioni dell'Istituto, avrebbero condotto l'interrogatorio Jocelyn e Luke con l'appoggio di Magnus mentre i ragazzi si sarebbero coordinati per far recuperare a Simon i giorni di allenamento persi. Dovevano essere tutti i pronti per il Consiglio ma soprattuto per far fronte all'esercito di Valentine, aveva sicuramente un piano e prima riuscivano a venirne a capo meglio avrebbero potuto ostacolarlo e addirittura fermarlo.

La mattina seguente, dopo colazione, i ragazzi furono convocati in biblioteca. Prima che avesse luogo l'interrogatorio del cacciatore, Magnus aveva preparato la pozione antidoto per Simon e gliel'aveva somministrata, nel frattempo, mappa alla mano, con la ciocca di capelli prelevata Perla e gli altri cercavano di localizzare il nascondiglio del Circolo. Nonostante la combinazione di rune e magia la ricerca ancora non aveva dato esiti positivi, allora Alec decise di lasciare che le ragazze continuassero la ricerca e di recarsi in palestra con i ragazzi, dove si sarebbero allenati; ormai non mancava molto al viaggio per Idris. Lavorarono sulla coordinazione parabatai di John e Simon, Jace e Alec insegnarono ai due come coprirsi le spalle a vicenda senza rischiare di nuovo di farsi ammazzare, spiegarono a Jonathan che non esisteva essere egoisti, ormai erano un gruppo e non importava chi finisse il lavoro, la cosa importante era liberare il mondo dai demoni. Aveva imparato la lezione dopo aver visto Simon in quel letto, la sua arroganza gli era quasi costata la vita del suo parabatai e dopo aver parlato con la sorella anche il fastidio che provava nei confronti di Jace si era affievolito ma il biondo non lo avrebbe mai saputo; sarebbe stato sempre la sua spina nel fianco. Mentre i ragazzi continuavano i loro esercizi in palestra, le ragazze cercavano di venire a capo della ricerca anche se fino a quel momento non avevano avuto fortuna speravano che Magnus e i genitori di Clary riuscissero a far parlare il prigioniero.

«Sei proprio convinto di voler scatenare l'ira del Sommo Stregone di Brooklyn?! Fossi in te parlerei. Siamo ad un soffio dal sapere dove vi nascondete. Pensi che ci facciamo qualche tipo di scrupolo solo perchè siamo i buoni?! E poi chi l'ha detto?!» Detto questo Luke sfoderò gli altri e ferì in modo lieve ma ripetuto il petto del cacciatore. Quest'ultimo nonostante il dolore continuava a non proferire parola, Jocelyn allora, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere i suoi figli continuò ad infierire su di lei e gli rivolse una nuova domanda:«Perchè il tuo Signore vuole i MIEI figli?! Non crederà davvero di poter accampare su di loro qualche diritto solo perchè ci ha condotto degli esperimenti. Ti conviene parlare non penso che tu voglia conoscere la rabbia e la cattiveria di una madre.» Così dicendo chiese a Magnus di incatenare le braccia del soldato e di sollevarlo da terra. Nonostante ciò, come ormai avevano capito, difficilmente sarebbero riusciti a conoscere i piani di Valentine da quell'uomo ma dovevano tentare ancora, non c'erano in gioco solo le vite dei figli, sicuramente il Morgenstern aveva un piano più grande e dovevano venirne a capo in un modo o nell'altro se volevano tentare almeno di fermarlo. «Te lo chiederò una volta sola poi io e mia moglie ti lasceremo solo con lo stregone e non potremo assolutamente garantire per la tua incolumità o la tua vita, quindi dimmi come è possibile che Valentine conosca la data della verifica?! Ha degli alleati?! Possibile che ce ne siano anche all'interno?! Di quanti cacciatori dispone?! Rispondi maledizione!!! Riusciremo a farti cantare come un uccellino puoi starne certo. Quello che potrebbe farti lui, se parli, è niente in confronto a quello che ti faremo noi. Non è l'unico che sa essere spietato e quando avremo finito rimpiangerai di non avercelo detto con le buone.» Ringhiò Luke. Pronunciare il nome del suo ex parabatai gli creava un certo disagio, se poi considerava che sua moglie e i suoi figli non erano al sicuro nonostante tutto, poteva metterlo addirittura di malumore e rischiava di fargli perdere il controllo. Le minacce che il Nascosto aveva fatto non avevano sortito l'effetto sperato, fu allora che Magnus, attirando l'attenzione su di sè disse:«Se questa cacciatore è la tua decisione, lascia che scorti fuori i miei amici; non voglio che ci siano testimoni di quello che sto per farti.» Così dicendo aprì la porta della cella e cedette il passo a Jocelyn e Luke per poi seguirli fuori.

Perla apparve in fondo al corridoio e venendo loro incontro con uno sguardo risoluto annunciò:«Ci siamo, sappiamo dove si nascondono, pensavamo di mandare i ragazzi, un lavoro veloce e pulito, un portale, un paio di rune di Clary e il gioco è fatto. Non ci serve ingaggiare una lotta, devono solo raccogliere informazioni sul piano di Valentine giusto?! Volete che andiamo anche noi?!» Fu Jocelyn a rispondere:«Grazie Perla, finalmente una buona notizia, noi ancora non abbiamo avuto altrettanta fortuna col prigioniero, comunque mandate pure i ragazzi, mentre voi ed io ce ne andremo in palestra ad allenarci, tuo padre e Luke elaborano una strategia per far cantare l'uccellino in gabbia. Aspettatemi in palestra vi raggiungo in un momento. Puoi andare.» La maghetta scomparve di nuovo, apparendo prima in palestra per chiedere ai ragazzi di raggiungerle in bioblioteca e poi tornò da Clary e Izzy per informarle delle decisioni prese.

«Niente di più semplice, prima di rientrare nella cella lancerò un incantesimo di illusione facendo credere al nostro "amico" qui presente di essere con i suoi in un bar e non rinchiuso in una cella dell'Istituto, dovremo solo fare attenzione a come parliamo, tutto chiaro?! Pensi di farcela Garroway?!» sussurrò lo stregone, il licantropo annuì con un cenno del capo ed entrambi si prepararono ad entrare in scena.

Scintille azzurre presero a danzare intorno alla porta della cella e poco dopo, entrando, i due Nascosti si andarono ad accomodare ad un tavolino con tre sedie e tre bottiglie di birra.

«Idioti!!! Quei cacciatori dell'Istituto pensavano davvero che avrei parlato con quei mezzucci, Valentine ci ha fatto di peggio per addestrarci a tenere la bocca chiusa sotto tortura. Non hanno proprio idea della persona con cui avranno a che fare, non possono neanche immaginare quanti cacciatori hanno aderito al Circolo in questi diciotto anni. Valentine Morgenstern sa essere molto influente e sa usare molto bene le leve e le debolezze degli uomini, con un esercito numeroso come il nostro Alicante dovrà fare appello a tutti i cacciatori nel mondo. Una manica di imbecilli e due schifosi nascosti. Non hanno avuto neanche il coraggio di uccidermi, se ci fosse stato suo figlio non avrebbe esitato a farmi fuori per non aver parlato. Che rammolliti!!!» disse il soldato, non aveva ancora iniziato a bere che aveva già la lingua sciolta. Magnus e Luke strinsero i denti senza farsi vedere e poi iniziarono a chiedere a turno:«Cosa ti hanno fatto?!» Domandò Magnus. «Niente che non fossi in grado di sopportare.» Disse l'altro e prese un sorso di birra. «Cosa volevano sapere?!» Fu il turno di Luke. «Non riescono a capire come facciamo a sapere della convocazione ad Alicante, hanno il leggero sospetto che abbiamo degli alleati all'interno del Consiglio ma non immaginano neanche che dietro a tutte le nostre informazioni c'è la Regina, l'unica con cui Valentine debba avere a che fare, non gli piace ma sa essere subdola e si schiera secondo quello che può portarle più vantaggio, il Signore non ci ha detto cosa le ha promesso ma abbiamo il suo appoggio e dubito che i Nephilim possano offrirle qualcosa di meglio visto che non hanno la minima idea che sia coinvolta, di solito la Regina si muove solo per tornaconto.» Rispose continuando a bere, non pensava di essere così assetato. «Che mi dici dei figli?! Li hai visti. Come sono?!» proseguì Magnus con le domande. Con un'altra gozzata alla birra rispose:«Il figlio ha gli occhi di sua madre e i capelli del colore di Valentine, la figlia è uguale alla madre. Hanno ucciso quel Raum in un batter d'occhio potrebbero diventare parabatai tanto erano in sintonia, nonostante il diverso sangue che scorre nelle loro vene, quando ha minacciato Blackwell il sangue di demone ha preso il sopravvento, pensavo che lo avrebbe rimandato indietro a pezzi, c'era una luce malvagia in quei suoi occhi verdi. Pensavamo che anche la figlia avesse acquisito delle capacità come l'Herondale ma sembra invece che le abilità ce le abbia la mora che non ha preso parte alla battaglia. Non oso immaginarmi nei panni di Blackwell quando ha fatto rapporto. Chissà se è ancora vivo.»

«Direi che abbiamo abbastanza elementi per poterti lasciare a marcire qua per qualche altro giorno.» Annunciò lo stregone e con uno schiocco di dita fece svanire l'illusione sospendendo di nuovo il cacciatore con le catene ai polsi. Il soldato sgranò gli occhi e si fece cereo in volto mentre si rendeva conto di essere stato ingannato così facilmente e di aver cantato proprio come avevano detto avrebbe fatto. Fu quasi contento di essere lì piuttosto che venire liberato e rimandato da Valentine, se fosse successo sarebbe sicuramente morto, ma forse lo sarebbe stato comunque una volta che i cacciatori avessero iniziato ad ostacolare il suo Signore. Lo lasciarono lì con i suoi pensieri e le sue paure mentre quei tre se ne andavano soddisfatti delle informazioni ottenute.

Era stato un lavoro veloce e pulito proprio come aveva previsto la maghetta, i quattro cacciatori era arrivati, tramite portale, nel vicolo adiacente al magazzino abbandonato nel Queens, grazie alle rune di Clary erano riusciti ad entrare ed agire indisturbati e avevano riportato indietro un bottino interessante; missive tra Valentine e un certo Markshade, cacciatore nel consiglio del Conclave, mappe con luoghi specifici cerchiati in rosso e appunti vari.

Non avevano ancora idea del piano ma cominciavano a vedere dei dettagli e delle prove che avrebbero consegnato nelle mani, esclusive, di Robert e Maryse. Non potevano essere sospettosi di tutti ma se Valentine era riuscito a corrompere un membro del consiglio poteva non essere l'unico e poi con la Regina dalla sua parte la situazione non si metteva bene. Era il caso che Alec convocasse di nuovo il capo clan dei vampiri, Luke e Magnus e discutessero di un'alleanza estesa; le parole del soldato del Morgenstern circa la quantità dei cacciatori al suo soldo lasciava intendere che avessero bisogno di tutto l'aiuto possibile per provare anche solo a contrastarlo e in più dovevano tenere d'occhio i ragazzi, lui ne era ossessionato e se li voleva con sè non si sarebbe fermato per nessun motivo. Tutto sommato la giornata si era rivelata positiva, aveva trovato almeno il covo dei soldati, avevano raccolto informazioni preziose e si erano allenati. Potevano anche concedersi il resto della giornata; Jocelyn e Luke tornarono a casa, Alec chiese a Magnus di restare con lui all' Istituto e nel frattempo scrisse ai suoi genitori aggiornandoli sulla situazione e dandogli appuntamento all'apertura del portale il giorno della verifica, i fratelli Fairchild e i rispettivi compagni passarono insieme la serata ascoltando gli anneddoti d'infanzia, mentre Simon, ormai guarito definitivamente, prese per mano Izzy e insieme si dileguarono verso l'ala delle stanze da letto salutando velocemente gli altri. Non appena si chiusero la porta alle spalle tutta l'ansia e l'attesa esplosero nei loro cuori e in un attimo uno era sulle labbra dell'altra. «Non sai quanto ho aspettato questo momento.» Soffiò Simon sul collo di Izzy che a quelle parole si accese di desiderio, lo afferò per la maglietta e lo portò con se sul letto. I vestiti sparirono immediatamente tanta era l'urgenza di perdersi a vicenda in una spirale di amore e passione. Per molto tempo si erano dovuti trattenere per via delle condizioni di salute di Simon, ma adesso niente gli avrebbe impedito di far sua Isabelle, che dal canto suo non aspettava altro da giorni. E così lui fu subito dentro di lei, mentre continuava a baciarla e a lasciarle carezze lungo tutto il corpo, quel corpo, che conosceva ormai perfettamente, adornato dai marchi che rendevano orgogliosi entrambi. Fu come vedere la luce entrambi sapevano di appartenersi e non poter approfondire i baci o le carezze era stata una tortura che solo in quel momento trovava sfogo nelle spinte di lui e nei gemiti di piacere di lei. Fu un attimo che però sapeva di eterno, sembrava non dovesse finire mai e poi con un'ultima spinta insieme raggiunsero l'orgasmo più dolce e atteso da tempo. Lui crollò su di lei che lo strinse a sè come a non volerlo lasciare andare e ancora ansimante sussurò nell'incavo del suo collo:«Mi sei mancato, tutto questo mi è mancato.Ti amo Simon.»

Lui alzò la testa di scattò e puntò i suoi occhi castani in quelli neri di Isabelle. «Non vorrei sembrare stupido ma ti dispiacerebbe ripetere?!»

Lei piegò la testa di lato e disse:«Mi sei mancato.»

«Non quella parte.» Ribattè lui.

«Mi è mancato questo.» Proseguì lei accompagnando le parole con un gesto della mano.

«L'altra.» Insistette lui.

«Ti amo.» Concluse lei confusa.

Simon si sdraiò di fianco a lei e mentre continuava a guardarla negli occhi trasse un profondo respiro e dichiarò:«Pensavo di non aver capito bene, perchè ovviamente anche io ti amo Isabelle Sophia Lightwood.»

Rimasero abbracciati e così si addormentarono finalmente appagati e felice del contatto e del calore dell'altro, così cercato, così voluto.

Il giorno della verifica era arrivato, molte decisioni sarebbero state prese quel giorno, tre settimane di preparazione, allenamenti, insegnamenti. Erano tutti davanti al portale della biblioteca vestiti e armati, i coniugi Lightwood li stavano aspettando al portale della Guardia, non restava nient'altro da fare che andare.

I primi ad attraversare il portale furono Jocelyn e Luke, seguiti da Clary e Jace, Jonathan e Perla, Simon e Isabelle, Alec e Magnus che chiudevano la fila. Tutti tenevano per mano i rispettivi compagni per prendere e infondere fiducia allo stesso tempo. Attraversare il portale era come trattenere il fiato. Ed eccoli Robert e Maryse, con il piccolo Max i cui visi s'illuminarono e si aprirono in un sorriso appena videro apparire i figli e Jace, ma anche Jocelyn e Luke.

Secondo la minaccia fatta da Valentine l'indomani sarebbe venuto a prendersi i figli ma nessuno voleva pensarci al momento, c'erano troppe cose da dire, da fare e persone da conoscere per farsi prendere dal panico quel giorno in particolare. La seduta del Consiglio si sarebbe tenuta nel pomeriggio quindi c'era tutto il tempo per andare a Casa Lightwood per conoscersi e riallacciare vecchi rapporti. Il futuro appariva incerto ma un tuffo nel passato non avrebbe fatto male a nessuno e mentre gli adulti si raccontavano le esperienze vissute un gruppo di ragazzi introduceva un bambino nel mondo dei cacciatori.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


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NdA: Salve a tutte lettrici... Ecco qua un nuovo capitolo... Grazie a chi legge in silenzio, a chi recensisce e soprattutto alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella 13 sempre presenti...


CAPITOLO 11


 

A Valentine Morgensten

 

Signore, è stato convocato il consiglio ad Idris fra due settimane per verificare la preparazione di quattro nuovi cacciatori, due dei quali risultano essere i figli di Jocelyn Fairchild. Ho pensato volesse subito essere messo al corrente delle informazioni.

 

A disposizione

 

Christopher Markshade

 

 

 

A Sua Maestà la Regina della Corte Seelie

 

Desidero offrirvi l'occasione di scegliere da che parte stare nella battaglia che ho intenzione di scatenare contro il Conclave ad Idris ma anche domandarvi come favore accesso alla vostra rete di informatori sul mondo invisibile.

Sperando che prendiate in considerazione quanto vi ho detto attendo con ansia una vostra gradita risposta.

 

I miei omaggi

 

Valentine Morgenstern

 

 

 

A Valentine Morgenstern

 

Sarei lieta di concederti la mia alleanza e i miei informatori solo in cambio del tuo futuro erede di alto lignaggio, metà angelo metà demone, Morgenstern in tutto e per tutto. Non mi interessa come e quando, questo è il prezzo di quello che chiedi.

 

Emissario della Regina

 

 

«Ma che schifo. Quella fata non ci sta molto con la testa se ha avuto veramente il coraggio di chiedere una cosa del genere a Valentine. Che dici John, sarà il caso di scoprire il piano del nostro "paparino" e mandarlo all'aria?!» Clary non riusciva ancora a credere a quello che avevano letto e come se non bastasse il suo ragazzo e Perla non smettevano di ridere ripensando alle facce che avevano fatto i due fratelli.

Dopo aver fatto le presentazioni e aver passato del tempo con Max, rimasto immediatamente affascinato dai poteri della maghetta, alla quale aveva gentilmente chiesto una cospicua collezione di fumetti per passare il tempo in loro assenza, i ragazzi erano stati richiamati al dovere. Insieme ai coniugi Lightwood e Garroway, avevano esaminato le informazioni raccolte al magazzino. Adesso erano tutti certi che, come allora, il Morgenstern avesse delle spie all'interno del consiglio, non conoscevano Markshade, doveva avere un ruolo marginale, ma poteva non essere l'unico quindi per il momento avevano deciso di non mettere a conoscenza il Conclave dei progressi fatti per trovare il capo del Circolo. Quanto all'alleanza con la Regina dovevano trovare una contropartita altrettanto allettante per far sì che se non si schierasse con il Conclave rimanesse almeno fuori dalla disputa.

Avevano comunque deciso di discuterne in un secondo momento visto che la verifica riguardava tutti, c'era in ballo l'eventuale approvazione di un nuovo rituale parabatai per le ragazze, la credibilità dell'Istituto di NY e soprattutto l'abilità dei ragazzi di dirigere la struttura e preparare nuovi cacciatori. Robert e Maryse, così come Jocelyn e Luke, erano sicuri che tutto sarebbe andato per il meglio ma per il momento avrebbero lasciato in sospeso la decisione sulla Corte.

Pranzarono tutti insieme al grande tavolo della sala da pranzo e dopo aver lasciato Max con Magnus, il bambino era troppo piccolo per poter partecipare ad una riunione del consiglio e il Nascosto si era offerto, per amore di Alexander, di badare a lui, era arrivato il momento di dirigersi verso la Guardia.

Normalmente solo John e Alec, in quanto maggiorenni, avrebbero potuto seguire i genitori ma per la verifica era necessario che fossero presenti i soggetti interessati. Jace e Simon erano già stati di fronte al consiglio quando avevano recitato il rituale parabatai ma per Isabelle, Clary e, soprattutto, Perla sarebbe stata la prima riunione.

Vedendo l'espressione sul viso della sua ragazza Jace disse:«Clary, non essere nervosa, andrà tutto bene. Con Perla e Izzy formate un trio potente, e modestamente io e mio fratello siamo stati ottimi insegnanti, non ci sarà alcun tipo di problema. Adesso cerca di stare tranquilla, sarò al tuo fianco per tutto il tempo.» Poi le si avvicinò e le posò un leggero bacio sulle labbra come a farle coraggio. La maghetta contrariamente alla rossa era molto eccitata all'idea di dimostrare il suo potere anche se le era stato consigliato, sia da suo padre che da John, di non strafare, non volevano dare alle spie di Valentine un motivo in più per attaccare l'Istituto, era un uomo ambizioso e il potere lo allettava più di ogni altra cosa.

Jocelyn, Luke, Maryse e Robert avevano preso posto sulle panche, sul palco rialzato sedevano le più alte cariche di Alicante. Ed eccoli lì, al centro della sala sette giovani cacciatori, davanti al Console, all'Inquisitore e all'intero consiglio pronti a dimostrare il proprio valore.

Le ragazze al centro della formazione con Clary al centro, Isabelle alla sua destra e Perla alla sua sinistra, a destra e a sinistra delle ragazze stavano le due coppie di parabatai; Jace e Alec, Jonathan e Simon.

«Vieni avanti giovane Lightwood. Sappiamo che dirigi l'Istituto quando i tuoi genitori sono qua ad Idris. Come sai oggi ci sarà la verifica dei progressi fatti dai cacciatori che tu e i tuoi fratelli avete addestrato, ma non solo, anche le vostre capacità verranno messe alla prova.» Esordì il Console.

Il moro fece un passo avanti e puntò i suoi occhi blu in quelli del Capo del Consiglio, non era uno sguardo di sfida o di paura, Alec Lightwood era sicuro di aver fatto un buon lavoro e non aspettava altro che gli venisse riconosciuto, anche per dimostrare ai suoi di che pasta era fatto, non sarebbe stato un ottimo cacciatore come Jace ma sicuramente era saggio ed equilibrato, un leader, così lo considerava già il suo parabatai. Nessuno apparte loro era a conoscenza della realzione di Alec con il Sommo Stregone di Brooklyn ma, pensava Jace, quest'ultima non avrebbe messo in discussione il valore del Lightwood.

«Console, Inquisitore, ho il piacere di presentarvi Simon Lewis, Jonathan e Clarissa Fairchild, Perla Aldercross Bane. Come sapete ognuno di loro è stato istruito personalmente dai genitori, ma al contempo nessuno di loro era mai stato addestrato all'arte della guerra fino a tre settimane fa, quando sono stati accolti da me e miei fratelli in Istituto e da allora allenati e seguiti costantemente. Siamo sicuri di aver fatto tutto quanto in nostro potere per prepararli in così poco tempo ma ci rimettiamo comunque al vostro giudizio. Ho solo una richiesta da fare; qualora la verifica avesse esito positivo le cacciatrici Lightwood, Fairchild e Aldercross Bane desiderano sottoporsi al rituale parabatai. Questo è quanto, attendiamo i vostri ordini.» Dichiarò Alexander.

Ad un cenno del Console fecero il loro ingresso nella sala del consiglio un ventina di soldati angelici speciali che circondarono immediatamente i sette ragazzi, ai quali erano state riconsegnate le armi per affrontare la prova.

Non c'era bisogno di spiegazioni o ulteriori parole, la cosa era molto semplice, avrebbero passato la verifica solo se fossero riusciti a sconfiggerli, non sarebbe stata impresa da poco. I soldati angelici speciali erano i migliori shadowhunter adulti di tutto il mondo, non lasciavano mai la Guardia, erano l'ultimo baluardo di difesa di tutto il Conclave, se avessero fallito anche loro la società degli Shadowhunters avrebbe cessato di esistere.

Neanche il tempo di elaborare una strategia che i ragazzi avevano già il loro da fare, come se fossero una cosa sola le due coppie parabatai erano perfettamente coordinate, Jace e Jonathan, ovviamente in competizione, menavano fendenti, non per uccidere ma per ferire e mettere fuori combattimento, mentre Alec e Simon, muniti di arco e balestra, coprivano loro le spalle e assottigliavano i ranghi dei cacciatori. Le ragazze intanto stavano avendo certamente meno problemi, Perla aveva eretto uno scudo intorno alle tre, mentre Clary disegnava rune di blocco, non ci fu neanche bisogno che Isabelle srotolasse la sua frusta, la combinazione di magia e rune era bastata. Il combattimento non durò che qualche decina di minuti, e sotto lo sguardo attonito dei presenti, i sette ragazzi si allinearono nuovamente davanti al Console e all'Inquisitore in attesa.

«Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Davvero notevole.» Intervenne l'Inquisitore e continuò:«Se il Console è soddisfatto direi che abbiamo un rituale parabatai da preparare. Quanto a te Alexander Gideon Lightwood abbiamo deciso di nominarti direttore dell'istituto di New York, siamo sicuri che farai un ottimo lavoro come i tuoi genitori prima di te, per quanto riguarda Jace e Isabelle d'ora in avanti si occuperanno di addestrare al combattimento le nuove generazioni di cacciatori mentre Jocelyn e Luke si occuperanno della loro istruzione. Avete fatto tutti un ottimo lavoro.»

Isabelle, Clary e Perla volsero lo sguardo verso Alec e gli sorrisero, non era solo Jace a pensare che il moro fosse un buon leader e che sarebbe stato un ottimo direttore dell'Istituto.

Jonathan, Simon, Jace e Alec vennero congedati e andarono ad accomodarsi vicino ai Garroway e ai Lightwood mentre al centro della sala veniva allestita la cerimonia. Furono disegnati a terra tre cerchi a formare un triangolo e fu chiesto alle ragazze di posizionarsi all'interno. Erano occhi negli occhi e si sorridevano a vicenda, impugnarono gli stili e recitarono il giuramento contemporaneamente:«Dove andrete voi andrò anch’io; dove morirete voi, morirò anch’io, e vi sarò sepolto: l’Angelo faccia a me questo e anche di peggio se altra cosa che la morte mi separerà da voi.» Si tracciarono a vicenda la runa parabatai all'altezza della clavicola sinistra. I cerchi s'incendiarono e suggellarono questo giuramento che sarebbe durato fino alla morte.

Una volta terminata la cerimonia la seduta del Consiglio fu sciolta e tutti i cacciatori congedati. Fu Clary che bloccò un istante le sue nuove compagne d'armi e disse loro:«Durante il giuramento mi è apparsa davanti agli occhi una nuova runa, è una runa di guarigione composta da due simboli, tu Perla avrai quello principale mentre io e Isabelle avremo la secondaria gemella. Quando la principale s'illuminerà ti basterà toccarla ed infonderle il tuo potere affinchè chiunque di noi due abbia bisogno di cure sia curata. Vorrei tracciarla vicino alla runa parabatai così che le sensazioni avvertite siano più potenti. Funzionerà anche a distanza, non importerà essere fianco a fianco. Che ne dite?!» Fu Izzy a risponderle:«Cosa stai aspettando?! Ti rendi conto che questa permanente legata a Perla sfioriamo l'invincibilità?! E ancora la nostra maghetta qui presente non ha diciotto anni. I ragazzi ci invidieranno tantissimo.» E sull'ultima frase fece l'occhiolino alle altre due. Fu così che Clary appose le rune sulle sue parabatai e chiese a Perla di tracciare la gemella di quella di Izzy su di sè, poi disse:«Ho in mente qualcosa anche per i ragazzi ma sarà meglio andare adesso, è stata una giornata lunga, direi che ci siamo meritati tutti un po' di riposo e poi c'è da festaggiare.»

Dopodichè si abbracciarono, raggiunsero i ragazzi che le aspettavano e tutti insieme tornarono verso casa Lightwood.

Arrivati a casa scoprirono che per quella sera era stata organizzata un festa nella piazza dell'Angelo per concludere in bellezza la giornata, i cacciatori di NY infatti non erano stati gli unici a sostenere le verifiche del Conclave e visto che tutte avevano avute esito positivo quale miglior evento per festeggiare.

Mentre le ragazze si rifugiavano nelle proprie stanze per scegliere gli abiti per la serata, Alec si avvicinava a Magnus per ringraziarlo di essersi preso cura di suo fratello e raccontargli quello che era successo alla Guardia:«Sommo Stregone hai davanti a te il direttore dell'Istituto di NY, mio fratello e mia sorella invece si occuperanno dell'addestramento e Jocelyn e Luke saranno gli insegnanti, il Conclave ha apprezzato il nostro lavoro e siamo stati così ricompensati. Tua figlia e le sue parabatai sono state straordinarie, avresti dovuto vederle in azione, non hanno versato neanche una goccia di sudore lasciando tutti a bocca aperta, Simon e Jonathan nonostante l'inconveniente del demone sono stati bravissimi e pensa che combattevano contro i migliori Shadowhunters del mondo, ci ha messo contro i soladati angelici speciali. Sembravamo una cosa sola. Potrei avere l'onore di essere il tuo accompagnatore per la festa di stasera?!» Magnus lo prese tra le braccia e gli posò un leggero bacio sulle labbra poi rispose:«Alexander ma è fantastico, sarebbe un onore per me accompagnare il nuovo direttore al ballo. Sicuro che non ci saranno problemi con il consiglio?! Se non sei pronto a rivelare il nostro amore al mondo dei Nephilim io lo capirò.» Alec lo guardò di sbieco e un sorriso si aprì sul suo viso poi disse:«Avrai anche ottocento anni e la società dei Nephilim può essere molto tradizionalista, ma per l'Angelo siamo nel ventunesimo secolo, i tempi cambiano per i mondani e così sarà per i cacciatori. Il problema sarà di chi non accetta questa nostra unione non di certo nostro. Non credo comunque che qualcuno oserà proferire parola o malignità in mia presenza, e poi da quello che mi hai raccontato Tessa non ha mai avuto problemi finchè Will era al suo fianco. Se prima avevo qualche timore di farlo, adesso che so che mi ami, hai detto proprio amore?!, sono più che felice di presentarti come il mio compagno. Non temere nessuno si metterebbe contro il Sommo Stregone di Brooklyn e meno che mai contro la potente figlia, credimi il consiglio ha avuto solo un piccolo assaggio dei poteri della maghetta. E a proposito ti amo anche io.» E con questa consapevolezza raccontò la verità anche ai suoi genitori che inizialmente rimasero un po' shoccati ma nonostante tutto sembrarono accettare la cosa meglio di come lui si sarebbe aspettato.

Risolta, almeno per il momento, una questione, era il momento di prepararsi per la serata. Doveva abbandonare il suo solito abbiglimento total black fatto di magliette e jeans ma non era comunque disposto a farsi consigliare dal suo stregone; non riusciva, infatti, a vedersi neanche con troppi colori addosso, decise che avrebbe chiesto aiuto al suo parabatai.

Dopo due ore di preparativi Clary stava rimirando allo specchio il lavoro che le sue migliori amiche avevano fatto su di lei, dopo aver sfogliato un paio di riviste Izzy e Perla le avevano fatto indossare un tubino monospalla verde smeraldo e le avevano appuntato quegli splendidi capelli rossi in un semiraccolto che si adagiava sulla spalla destra, aveva un filo di trucco e un paio di sandali dal tacco vertiginoso. Isabelle invece aveva scelto un bellissimo abito blu notte lungo senza spalline e aveva acconciato i suoi capelli in uno chignon che teneva con due bacchette molto affilate, la sua frusta era saldamente arrotolata al suo polso destro e aveva delle bellissime decolltè argento. La maghetta invece aveva fatto apparire su di sè un abitino color cipria che metteva in risalto il suo incarnato e i suoi bellissimi occhi arancioni, per i capelli aveva optato per una treccia laterale e ai piedi calzava un paio di sandali gioiello neri.

Quando i ragazzi le videro scendere le scale rimasero a bocca aperta per qualche secondo. Anche le ragazze però avevano il loro bel vedere, smessi i panni dei cacciatori Jace, Jonathan, Simon e Alec sfoggivano un look da fare invidia ai modelli delle passerelle di moda. Il biondo indossava un pantalone beige con una camicia bianca sotto cui risaltavano i marchi e che esaltavano il color oro degli occhi; il castano invece aveva scelto una camicia celeste e un pantalone bianco che sembrava perfettamente accordato con l'abito della sua dama; quanto al Fairchild aveva optato per un paio di jeans e una camicia nera lasciata aperta sul petto, cosa che la maghetta adorava. Anche l'eccentrico Magnus, che indossava un completo azzurro come gli occhi del suo Nephilim, rimase a bocca aperta quando vide Alec con indosso un pantalone grigio e un camicia nera che gli metteva in risalto il fisico muscoloso e scolpito.

Adesso che tutti erano pronti per andare non restava che dirigersi verso la sala degli Accordi e passare una serata piacevole e in compagnia. Le strade di Alicante brulicavano di cacciatori provenienti da tutto il mondo, c'erano cacciatrici con il sari, cacciatori con il kilt, cacciatrici con il kimono, si respirava un'aria di festa e gioia. Nella piazza dell'Angelo erano stati sistemati dei tavolini dove potersi sedere e conversare o bere, la sala era stata decorata da drappi con rune ricamate che simboleggiavano gioia, letizia, unità. Un quartetto d'archi riempiva l'ambiente con melodie dolci e lente e scandiva il ritmo delle danze di molti cacciatori.

Jocelyn, Luke, Robert, Maryse e il piccolo Max erano già arrivati ed erano seduti ad un tavolino a tirare le somme della giornata appena trascorsa. I coniugi Lightwood e il figlio minore sarebbero rimasti ad Alicante, Max avrebbe frequentato l'accademia, e avrebbero fatto visita ai figli per le feste, era comunque tranquilli visto che sapevano di lasciarli in buone mani con Jocelyn e Luke; quest'ultimi nonostante l'incarico assegnato avevano comunque deciso che non avrebbero vissuto all'Istituto. Avevano chiesto al consiglio ed ottenuto l'autorizzazione alla creazione di un portale permanente nella loro casa collegato esclusivamente con quello presente nella biblioteca. Una volta che il gruppo si fu riunito le congratulazioni furono d'obbligo. I Lightwood erano fieri del lavoro svolto dai figli così come lo erano i Garroway visto il poco tempo a disposizione. Il nuovo legame parabatai creato era ben visto da tutti e a detta dei ragazzi costituiva un vantaggio non indifferente. Alec e Magnus si tenevano per mano ma apparte qualche occhiata nessuna delle persone che si congratulò con lui per la posizione raggiunta fece mai riferimento o commento alla cosa.

Finito il primo giro di drink i ragazzi presero le proprie ragazze sottobraccio e le invitarono a ballare, stavano suonando un lento e non c'era miglior ballo per tenersi stretti alla persona amata.

Mentre la stringeva a sè pensando che fosse la creatura più bella che avesse mai visto, non potè fare a meno di sollvarle il mento con un dito e lasciarle un morbido bacio sulle labbra dicendole:«Sei bellissima sempre Clary ma stasera lo sei più del solito, mi sento molto fortunato ad essere il tuo ragazzo ed è da quando ti ho incontrato che continuo a pensare che non ci sarà mai nessun'altra per me. Se non sei pronta a rispondermi non m'importa ma voglio che tu sappia che sono innamorato di te. Ho capito di amarti da quella sera alla serra in cui ho scoperto chi ero veramente e penso sia arrivato il momento di dirtelo.» Lei continuava a guardare l'oro dei suoi occhi e a perdercisi dentro mentre ascoltava quelle splendide parole e quando finì di parlare gli rispose semplicemente:«Sono pronta a dirti ti amo da sempre Jace Herondale, non so neanche perchè non l'ho fatto prima. La tua è la dichiarazione più bella che una ragazza possa ricevere.» Non servivano altre parole e mentre continuavano a volteggiare nella sala si baciarono ribadendo ancora una volta quello che provavano.

Nel frattempo un'altra coppia stava cercando una scusa plausibile per lasciare la festa, Perla e Jonathan stavano osservando gli altri, Jace e Clary, Simon e Isabelle era impegnati a volteggiare e contemporaneamente a pomiciare e non volevano disturbarli così una volta individuati Magnus e Alec si diressero verso di loro per avvertirli che loro andavano a fare due passi e strizzando l'occhio aggiunsero:«Non aspettateci... svegli.» Lasciarono il resto in sospeso e sparirono insieme. Apparvero su una spiaggia spagnola al chiar di luna, Perla tolse i tacchi e lasciò che l'acqua lambisse i suoi piedi nudi, adorava il mare ed essere lì con Jonathan le sembrava un sogno. Mentre passeggiavano si tenevano per mano e continuavano a costeggiare il mare in un silenzio che però aveva mille significati. Entrambi avvertivano la tensione del desiderio ma per il momento si lasciavano cullare dal suono delle onde; avrebbero avuto tutta la notte. Il Fairchild l'attirò a sè e la prese in braccio per darle un bacio, poi senza preavviso si diresse in mare e gettò la maghetta in acqua completamente vestita; la seguì immediatamente con un tuffo perfetto e insieme si ritrovarono zuppi e sorridenti. Spingendosi verso il largo e facendo segno a Jonathan di seguirla, la maghetta fece sparire i vestiti suoi e quelli del suo ragazzo mentre la calda acqua del Mediterraneo li accoglieva. Non poteva aspettare oltre, voleva che lui la facesse sua e così quando fu abbastanza vicino gli allacciò le braccia intorno al collo e le gambe intorno ai fianchi e cominciò a baciarlo con passione, leccandogli e mordendogli il labbro inferiore. Lasciò una scia di baci lungo il collo, le spalle e i pettorali mentre lui le accarezzava la schiena fino alla base e l'attirava ancora di più a sè strizzandole i glutei. Consapevoli che non ne avrebbero mai avuto abbastanza l'uno dell'altra si concessero a vicenda, quando lei finalmente mise fine a quella tortura di baci tornando sulla sua bocca, lui con un'unica spinta fu in lei. Non voleva essere da nessun altra parte e mai avrebbe voluto lasciare quell'isola felice. I loro gemiti sommessi e il cullare delle onde fecero aumentare la loro eccitazione e non ci volle molto prima che raggiungessero l'orgasmo insieme come una cosa sola. Lo sciabordio delle onde li aiutava a regolarizzare i loro respiri affannati e la sensazione dell'acqua sulla pelle, accaldata dal sesso, regalava loro gioia. Erano felici e appagati ma non avevano ancora voglia di tornare a casa, uscirono dall'acqua e la maghetta con un gesto della mano asciugò e rivestì entrambi. Fece apparire un telo sui si sdraiarono uno accanto all'altra a rimirare la bellezza delle stelle nel cielo. Non c'era bisogno di esprimere a parole nessun sentimento in quella notte che era niente di meno che perfetta, e infatti bastò che arancione e verde si incontrassero per esprimere l'amore che entrambi provavano.

Mentre molti si godevano dei piacevoli momenti in compagnia qualcuno si poneva questa domanda: cosa succede quando passato e futuro sono due facce della stessa medaglia?!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


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CAPITOLO 12

 

Quella mattina l'atmosfera che si respirava in casa era molto leggera, John e Perla apparvero in cucina portando la colazione per tutti. Alla fine avevano passato la notte sulla spiaggia, si era addormentati guardando le stelle ed erano stati svegliati dal sorgere del sole. Avevano saputo che non era gli unici ad aver lasciato prima la festa.

Anche Jace e Clary, dopo la reciproca dichiarazione erano usciti dalla sala dell'Angelo per stare un po' da soli e quasi senza accorgersene si erano ritrovati a casa Lightwood. Quale migliore occasione di una casa a loro completa disposizione per concludere una serata perfetta?! Non avevano perso altro tempo e si erano diretti nella stanza che occupava Jace; quella di Clary era accanto a quella di sua madre e suo padre e se fossero rientrati e li avessero sentiti sarebbe stato imbarazzante.

Una volta chiusa la porta alle loro spalle rimasero un momento uno di fronte all'altra a osservarsi e contemplarsi ed entrambi pensavano di essere in presenza di un angelo. Poi lentamente lui si avvicinò a lei e infilando una mano tra i suoi capelli li liberò dalle forcine e lasciò che le ricadessero in morbide onde sulle spalle. Quel vestito le stava un incanto e gli dispiaceva quasi toglierlo ma per quello che avevano in mente gli abiti erano di troppo.

Quasi gli avesse letto nel pensiero lei aveva allungato le mani verso la sua camicia e stava lentamente slacciando i bottoni per ammirare quel corpo perfetto e scolpito coperto di rune. Si guardarono negli occhi e nonostante il desiderio li divorasse avevano deciso di fare le cose lentamente, anche se avevano già fatto l'amore volevano godersi ogni momento perchè questa volta era molto speciale. Una volta che lei gli aveva sfilato la camicia, accarezzandogli il petto e le spalle, e l'aveva lasciata cadere sul pavimento Jace si avvicinò a Clary e stringendola in un abbraccio arrivò alla lampo dell'abito e l'aprì, abbassò il monospalla e lasciò che raggiungesse il pavimento sfiorandole la vita, i fianchi, le gambe dopodichè la prese in braccio e mentre la portava verso il letto per posarcela sopra, lei lasciò che i sandali raggiungessero l'abito.

Con ancora indosso i pantaloni si posizionò sopra di lei puntellandosi con i gomiti per non schiacciarla e dandole la possibilità di ridurre a zero le barriere che separavano la loro pelle. La ragazza non perse altro tempo e raggiunti il bottone e la lampo dei pantaloni con un unico movimento li mandò insieme ai boxer a far compgnia al resto dei vestiti. Si arrestò un istante meravigliandosi ancora una volta della perfezione di quel corpo ma soprattutto del fatto che appartenesse a lei. Quandò le loro labbra si sfiorarono la dolcezza e la calma che si erano ripromessi di mantenere andò a farsi benedire così come l'intimo di Clary che venne ridotto a brandelli.

Il desiderio era impellente e ogni bacio, ogni carezza, ogni movimento lo accendevano sempre di più e rendevano impossibile resistere al richiamo della passione. Fu così che con un'unica decisa spinta Jace fu dentro Clary e lì vi rimase un momento per assaporare e godersi quel corpo minuto tempestato di lentiggini che lo aveva ammaliato dalla prima volta in cui lo aveva visto. Come se fosse possibile fondersi in una cosa sola le gambe di lei, strette intorno ai fianchi di lui, premevano affinchè lui cominciasse a muoversi a ritmo costante, lui invece stava assoporando quel momento e quel corpo lasciando dolci scie di baci dallo zigomo alle labbra, dal lobo al collo, dalla spalla, dove baciò la sua nuova parabatai, fino ad arrivare al seno.

Fu solo quando Clary emise un gemito di frustrazione che lui cominciò a muoversi dentro e fuori di lei aumentando il ritmo ad ogni nuova spinta e facendo montare il piacere di entrambi. Raggiunsero l'orgasmo nello stesso momento invocando entrambi il nome dell'altro come una preghiera poi ancora ansimante Jace crollò su Clary che lo strinse a sè e gli dette un dolce bacio sulle labbra.

Quando lui si scostò da lei per posizionarsi al suo fianco lei appoggiò la testa sulla spalla di lui e una mano sul suo petto, ascoltando il ritmo irregolare del suo cuore che andava via via a rallentare così come i loro respiri. Si addormentarono così, stretti l'uno all'altra, felici, appagati e innamorati.

Quella mattina Jace non avrebbe potuto ricevere un buongiorno migliore della sua Clary che dolcemente lo stava svegliando con leggeri baci, sulla tempia, sulla guancia, sulle labbra sulle quali soffio:«Buongiorno... dormito bene?!» Prima di risponderle lui catturò le sue labbra e prolungò uno di quel dolci baci poi si scostò e le disse:«Mai dormito meglio, ma qualcuno qua sotto è già sveglio...» Lei sorrise e gli lanciò uno sguardo carico di aspettativa, poi disse:«Stai forse avanzando velatamente un qualche tipo di proposta?!» E prima che potesse replicare lei si gettò su di lui e di nuovo si persero l'uno nell'altra.

Non ne avrebbero mai avuto abbastanza ma era arrivato il momento di scendere per la colazione visto che di lì a poche ore avrebbero lasciato Idris per tornare a New York. Avevano previsto la possibilità di passare insieme tutta la notte così quella sera prima di andare nella stanza di Jace, Clary si era fermata nella sua a prendere un cambio. Dopo aver fatto una doccia veloce, rigorosamente insieme, i ragazzi si erano vestiti e si erano diretti in cucina dove pochi minuti più tardi erano apparsi il fratello e la parabatai della rossa.

«Ti sembra l'ora di rientrare signorino?! Il fatto che tu abbia diciotto anni non vuol dire che puoi andare e venire a piacimento, soprattutto quando siamo ospiti.»

Disse sorridendo Jocelyn e a quelle parole John e Clary scoppiarono in una risata e risposero:«Chi sei e cosa ne hai fatto di nostra madre?!» poi il ragazzo guardò sua madre e ridendo ancora continuò:«Chiedo perdono madre, non pensavo che fossi diventata così apprensiva. Scherzi a parte, ci siamo addormentati sulla spiaggia mentre guardavamo le stelle. Immagino che tu non sia passata a dare il bacio della buonanotte a mia sorella o sapresti che anche il suo letto è rimasto vuoto stanotte.»

Detto questo guardò prima la madre, che spostava lo sguardo dalla figlia a Jace, e poi sua sorella facendole l'occhiolino. A quel punto intervenne Clary, rossa in viso, dicendo:«Adesso si dice guardare le stelle?!» e sorrise lanciando un'occhiata a Jace.

Jocelyn adorava punzecchiare entrambi ma sapevano che non lo faceva per mancanza di fiducia, li aveva cresciuti bene ed era sempre stata presente. Luke le era stata di grande aiuto. I suoi ragazzi erano responsabili ma rimanevano comunque ragazzi, non voleva essere una madre apprensiva e soffocante, si preoccupava per la loro incolumità ma dopo quello che li aveva visti fare quel giorno poteva affermare di aver fatto un buon lavoro con loro. E comunque nonostante le minacce di Valentine, John era stato in compagnia della maghetta e non c'era creatura più potente di lei, sapeva anche che amandolo non avrebbe mai permesso che gli succedesse niente.

Il momento di tornare all'Istituto era arrivato e mentre Alec, Jace e Izzy salutavano Max e i Lightwood, che a loro volta si congratulavano con i figli per i risultati ottenuti, Simon e John parlottavano tra di sè lontano da orecchie indiscrete. «Direi che dopo la prova di ieri puoi smettere di sentirti in colpa e possiamo archiviare il pandemonium come caso isolato. Ma dimmi com'era il cielo stellato visto dalla spiaggia?!» disse Simon dando di gomito al suo parabatai.

«Sai com'è, ero concentrato su altro, non mi sono neanche accorto delle stelle che brillavano nel cielo, e Izzy quanto ci ha messo a sfilarti la cintura e legarti al letto?!» Lo punzecchiò John.

«Cosa ti fa credere che non sia andata diversamente?! Sicuramente il vestito che aveva è da buttare, non siamo arrivati al letto che era già a brandelli sul pavimento.» Disse Simon facendo l'occhiolino al suo migliore amico. Continuarono a lanciarsi frecciatine finchè Perla non arrivò a dire loro che il portale era pronto, non sarebbero passati dalla Guardia, Clary e Magnus ne avevano aperto uno nel soggiorno.

Una volta rientrati a NY, i cacciatori avevano già il loro bel da fare. Era stato deciso infatti che Jocelyn, Luke e Magnus sarebbero andati a parlare con la Regina della Corte Seelie delle prove a suo carico rinvenute nel covo dei soldati del Circolo di Valentine. Avevano bisogno di una leva e di offrire qualcosa di più prezioso rispetto a ciò che il Morgenstern aveva promesso. I ragazzi nel frattempo sarebbero rimasti ad allenarsi, era il giorno in cui aveva detto che sarebbe venuto a prendersi i suoi ragazzi, il fatto che ancora non fosse successo niente non voleva dire che la minaccia non fosse reale e quale posto migliore dell'Istituto per tenere Clary e Jonathan al sicuro.

Lasciati i ragazzi in palestra ad allenarsi i tre adulti lasciarono l'Istituto e di diressero verso l'ingresso della Corte a Central Park. La Regina se ne stava comodamente seduta sul suo trono circondata dalle sue ancelle, due satiri suonavano i flauti riempiendo la sala con dolci noti ma nè la cacciatrice nè i due Nascosti sembravano farci caso. Erano concentrati su quella creatura dagli occhi perfidi blu elettrico che li stava osservando aspettando che facessero la loro richiesta. Quella fata sapeva benissimo che chi chiedeva udienza aveva sempre una richiesta da fare o un favore da chiedere, era la base su cui aveva costruito tutta la corte e la rete creata intorno ad essa, tutti avevano un punto debole e lei sapeva sempre come ottenere ciò che più le interessava e le piaceva avere.

Jocelyn fece un passo avanti e si rivolse alla Regina dicendo:«Vostra maestà, a nome mio e dei miei compagni qui presenti desidero ringraziarvi per il tempo che ci state concendo. Siamo qui per un motivo ben preciso, abbiamo rinvenuto in un magazzino abbandonato nel Queens delle missive inviate e ricevute da Valentine Morgenstern, un paio di queste riguardano voi. Sapete che possiamo perseguirvi per infrazione degli Accordi, avete qualcosa da dire a vostra discolpa?!»

Con il suo sguardo di ghiaccio puntato su Jocelyn, la Regina rispose:«Nonostante tu l'abbia sposato e ci abbia fatto due figli liquidi così in fretta tuo marito?! Devo quindi dedurre che tu non lo consideri più tale e che ti sei accontentata di sostituirlo in quel ruolo con un, più inferiore, nascosto?! Sapete che non posso mentire quindi che sia detto o scritto non fa differenza, ma è solo un pezzo di carta che potrebbe finire in cenere da un momento all'altro, e vi ritrovereste con niente in mano. Potrei comunque mutare la mia alleanza con Valentine Morgenstern in una neutralità solo in cambio del ragazzo angelico e della ragazza magica.»

Prima che Jocelyn, che non aveva dato segni di aver colto la provocazione della Regina, potesse risponderle intervenne lo stregone:«Mia Signora cosa potreste mai farvene di uno scapestrato cacciatore adolescente e di una strega ingestibile?! Se li prendeste alla vostra Corte sarebbero solo in grado di combinare disastri e creare scompiglio.»

La Regina squadrò Magnus da capo a piedi e gli rispose:«Sommo Stregone non preoccupatevi di cosa potrebbero fare loro alla mia Corte ma di cosa la mia Corte potrebbe fare a loro, qualora accettaste la mia proposta considerateli una garanzia per la mia incolumità e un incentivo per vincere la battaglia contro il Signore del Circolo. Questo è quanto avevo da dirvi, consideratevi congedati e andatevene.»

Senza replicare oltre i tre lasciarono la corte e tornarono all'Istituto per fare rapporto su quanto era accaduto. Trovarono i ragazzi in biblioteca a studiare le altre prove raccolte insieme alle lettere per cercare di trovare il nascondiglio di Valentine. Vedendo lo sguardo che quei tre rivolgevano a lui e alla maghetta Jace chiese:«Cosa vuole che facciamo io e Perla?! Siamo sicuri che possiamo fidarci?! È vero che le fate non possono mentire ma la Regina sa sempre come avere il suo tornaconto a spese degli altri.»

Fu Magnus, guardando la figlia, a rispondere:«Ha parlato di uno scambio, voi in cambio della neutralità. Non si alleerà con noi e toglierà l'appoggio a Valentine, questo è il massimo che ci ha concesso, se siete d'accordo vi porteremo con noi, ma se qualcosa non dovesse andare Perla ci riporterà immediatamente qua. Nessuno rimarrà alla corte, a costo di scatenare l'ira della Regina. Gli altri ci aspetteranno qua.»

Alec e gli altri si diressero verso l'armeria per prendere le armi e continuare l'allenamento mentre i coniugi Garroway, il Sommo Stregone, che visualizzava l'ingresso della corte nella sua mente, Perla e Jace svanivano.

Apparvero di nuovo al cospetto della Regina che con la sua solita e tagliente perfidia disse:«Non ci avete messo molto a decidere che preferite sacrificare due dei vostri migliori cacciatori pur di fermare Valentine, sono proprio curiosa di vedere di che pasta sono fatti. Venite avanti giovani cacciatori e allietate la mia giornata con una lotta tra di voi sono proprio curiosa di vedere chi la spunterà se l'angelo o la strega.»

Perla e Jace si guardarono negli occhi e poi gettarono uno sguardo alle loro spalle dove dalle mani di Magnus videro saettare piccole scintille azzurre, le mani di Luke si stavano artigliando e Jocelyn aveva estratto un piccolo pugnale pronti a dar battaglia pur di proteggerli. I ragazzi ammonirono i tre con uno sguardo e nel contempo cercarono di far capire loro che avevano la situazione sotto controllo, poi con un'occhiata reciproca e un cenno di assenso di posizionarono uno di fronte all'altro.

Il biondo estrasse una lama angelica e dopo averla invocata, spiccò un salto in direzione della maghetta pronto a menare un fendenta al suo fianco, lei non aveva nessuna intenzione di sprecare energie inutili per il sollazzo della Regina così lasciò che Jace si avvicinasse il più possibile e all'ultimo istante erse lo scudo e lasciò che ci sbattesse contro rilasciando una lieve scarica. Questo però non bastò a fermare il Nephilim che rialzatosi lasciò andare la lama facendo segno di arrendersi e nel momento in cui la maghetta abbassò lo scudo fece partire un pugnale che sibilò vicino all'orecchio della cacciatrice e andò a conficcarsi nella parete di fondo, creando il diversivo perfetto per poterla colpire ad un fianco.

«Basta così.» tuonò la Regina e continuando disse:«Ho visto abbastanza e il tempo che mi avete dedicato non è andato sprecato.» Fu Luke che intercettando una luce strana negli occhi della fata chiese:«Ci state forse dicendo, Vostra Maestà, che rinuncerete ad appoggiare Valentine Morgenstern e rimarrete neutrale?!» Con quello stesso lampo negli occhi che Luke aveva intravisto la Nascosta disse:«Intendo dire che non possiamo mentire ma che possiamo manipolare la verità a nostro piacimento e voi siete stati accecati da una promessa, vi siete comportati da sciocchi lasciando così pochi cacciatori di cui alcuni inesperti a guardia di un Istituto a cui qualsiasi essere umano con sangue d'angelo può accedere senza difficoltà.»

Non ci fu tempo di pensare ed elaborare le parole della Regina o replicare a quanto detto che due rune parabatai presero a pizzicare intensamente.

«C'è qualcosa che non va in Istituto, i nostri parabatai sono feriti. A me le mani dobbiamo andare. ADESSO!» L'ansia nella voce di Perla mise in allarme tutti quanti, soprattutto Jace che avvertiva le stesse sensazioni della maghetta.

Svanirono dalla Corte e apparvero nell'atrio dell'Istituto in cui trovarono Simon, Izzy e Alec privi di sensi. I due fratelli Lightwood stavano sanguinando: il moro aveva una profonda ferita alla spalla e al ginocchio sinistro mentre la sorella perdeva molto sangue dal fianco, evidentamente non aveva fatto in tempo ad attivare la runa per guarirsi. Simon invece non sembrava aver riportato ferite gravi, probabilmente era stato tramortito con una botta in testa. La maghetta si precipitò subito a curare i due fratelli e il prabatai del suo ragazzo che ripresero immediatamente i sensi e furono aiutati a rialzarsi. Jace e Jocelyn nel frattempo si era immediatamente resi conto che non c'era nessuna traccia di Clary e Jonathan e il gelo attanagliò il loro cuore.

Mentre Perla studiava il volto della sua parabatai e Jace faceva lo stesso con Alec, Jocelyn e Luke si avvicinarono a Simon per controllare le sue condizioni. Fu la donna a parlare:«Simon ti prego dimmi che non è successo quello che penso, dimmi che quel pazzo non si è portato via i nostri ragazzi.»

Il giovane cacciatore non riusciva neanche a guardare in faccia le persone che considerava la sua famiglia, ma glielo doveva così fissò il suo sguardo in quello di Luke, più facile da gestire, e cominciò a raccontare loro cosa era successo:«Era una trappola, la Regina vi ha ingannato. È successo tutto poco dopo che ve ne siete andati, ci stavamo esercitando con le nostre armi in palestra quando abbiamo sentito il campanello dell'Istituto suonare, sapevamo che non potevate essere voi visto che con la maghetta sareste riapparsi se qualcosa fosse andato storto. Così io e Izzy siamo scesi a controllare e una volta aperto ci siamo trovati davanti due cacciatori feriti che chiedevano di entrare perchè erano stati attaccati da alcuni demoni. Non abbiamo sospettato niente finchè arrivati in infermeria non abbiamo sentito voci e frastuoni venire di nuovo dall'atrio. Sul momento non abbiamo collegato le due cose ma nel momento in cui quei due hanno provato ad attaccarci Izzy li ha stesi e poi legati con la frusta mentre io sono corso a chiamare gli altri, ci siamo armati e una volta recuperata Isabelle, siamo scesi per le scale pronti a tutto ma non a quello che avevamo davanti. Valentine in persona, con un gruppo di venti uomini, ci stava aspettando; abbiamo cercato di tenere al sicuro Clary e Jonathan spostandoli dalla prima linea, eravamo già in minoranza e non potevamo fare a meno di loro. Lui ha comunque intimitato ai suoi uomini di fare di noi quello che volevano ma di non torcere un solo capello ai figli. Abbiamo tentato con tutte le nostre forze di resistere ma non abbiamo avuto il tempo di fare niente se non combattere. Clary è riuscita a farne fuori tre con altrettanti coltelli, John ha voluto affrontare il padre che però è riuscito ad avere la meglio, dopo che ha perso i sensi è stato portato via da due soldati, ho tentato di raggiungerli ma qualcuno mi ha colpito alla testa e sono svenuto. Non so cosa sia successo dopo e chi abbia ridotto in quel modo Alec e Izzy. Immagino che siate arrivati grazie alle rune parabatai. Quello che posso dirvi per certo è che John sta bene e suppongo anche Clary. Non vuole fargli del male li vuole solo al suo fianco, tutto dipenderà da come di porranno loro nei suoi confronti.»

Dopo che Simon ebbe terminato il racconto Perla e Jace si rivolsero ai loro parabatai e chiesero:«Va meglio?! Cosa è successo a voi?!»

Fu Alec a rispondere a tutti loro:«Dopo che John è stato portato via e abbiamo visto Simon a terra io e mia sorella abbiamo cercato di fare scudo a Clary mentre lei continuava a lanciare coltelli e a centrare tutti i bersagli. Purtroppo per noi per quanti cacciatori uccidevamo non si sa come ne arrivavano altri. Anche se sapeva che Jace e Perla non erano qui non si deve essere limitato a quei venti cacciatori, probabilmente voleva essere sicuro di riuscire nell'impresa. Comunque sia prima hanno ferito me e mentre Isabelle tentava di resistere e Clary tentava di tracciarmi un iratze, hanno ferito anche mia sorella e con entrambi a terra sono riusciti a prenderla. Per tutto il tempo Valentine è stato a guardare e non ha proferito parola. Non ho proprio idea di dove possa averli portati. Perla potresti provare a concentrarti sull'uno o l'altra e provare a raggiungerli.»

Detto questo la maghetta strinse la mano di Jace, Izzy e Simon per rafforzare le probabilità di successo attraverso i legami ma per quanto si concentrasse non riusciva a sentire nessuno dei due. «Non li sento, probabilmente si trovano nella fortezza di Valentine e non essendo stupido avrà innalzato un incantesimo anti localizzazione, motivo per cui non lo abbiamo trovato prima.» Affermò la maghetta con la voce incrinata.

Jocelyn che fino a quel momento aveva ascoltato come il padre dei suoi figli era riuscito nel suo intento, si portò le mani al viso e iniziò a singhiozzare. Luke le fu subito accanto, le cinse con un braccio le spalle e cercando di tranquillizzarla le disse:«Abbiamo ancora un vantaggio su di lui, non conosce le abilità di Clary e sono sicuro che appena ne avranno la possibilità ci aiuteranno in qualche modo a trovarli. Direi per il momento di tornare in biblioteca e cercare di estrapolare qualche informazione in più dal materiale raccolto nel Queens.» Detto questo guidò la moglie verso la biblioteca e fece cenno agli altri di seguirli. Avevano tutti delle facce molto scure, Izzy e la maghetta camminavano abbracciate cercando di consolarsi a vicenda, mentre Alec camminava vicino al suo parabatai e di tanto in tanto gli accarezzava la schiena con fare rassicurante. Giunti in biblioteca notarono subito qualcosa che scoppiettava nel camino, Jace fu il primo a raggiungerlo e a raccogliere ciò che aveva attirato la loro attenzione: un messaggio di fuoco.

Lo prese tra le mani e lesse ad alta voce:«Cara moglie mia, forse lo sapevi già ma adesso ne hai la conferma. Io mantengo sempre le mie promesse. Non preoccuparti per i ragazzi non ho intenzione di far loro alcun male se decideranno di collaborare con me, in caso contrario ognuno di voi morirà e sarà soltanto colpa loro.»

Calò un silenzio di tomba, Jace passò il biglietto a Jocelyn che aveva teso una mano, voleva leggere con i suoi occhi quelle parole, scritte dall'uomo che un tempo aveva amato. Dovevano trovarli al più presto non poteva lasciarli un secondo di più nella mani di un pazzo megalomane assetato di potere. I suoi figli, loro e persino il Conclave erano a rischio. Dovevano fare qualcosa e dovevano farlo subito.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


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NdA: Salve a tutte lettrici... Ecco qua un nuovo capitolo... Grazie a chi legge in silenzio, a chi recensisce e soprattutto alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella 13 sempre presenti in ogni capitolo...

CAPITOLO 13

 

Lo aveva affrontato cercando di proteggere i suoi amici e sua sorella, tramortirlo era il minimo che poteva fare o non sarebbe mai riuscito a portarlo via. Con Clary era stato più difficile, nonostate fosse minuta ci erano voluti comunque due cacciatori e del cloroformio per trascinarla via dall'Istituto. La Regina aveva fatto un ottimo lavoro, l'idea di far trovare le missive, attirare la maggior parte dei cacciatori alla Corte e dargli la possibilità di agire indisturbato. Il ragazzo angelico e la strega, visti i sentimenti che provavano per i suoi figli, gli avrebbero impedito di mettere in pratica ciò che aveva promesso a sua moglie.

Anche se avevano rispettivamente quantità superiori di sangue angelico lei e sangue demoniaco lui, non avevano ancora ripreso conoscenza. Li aveva fatti portare nel suo attico di Central Park, così che fossero impossibili da rintracciare e in modo tale che potesse tenerli d'occhio personalmente; aveva un paio di cacciatori di fiducia ma conosceva le capacità di John e la cattiveria che poteva scaturire dalla sua rabbia e lui era l'unico che riusciva a tenerlo a bada, anche se sapeva che sotto minaccia di far del male a Clary avrebbe ottenuto da lui tutto ciò che voleva, inoltre erano i suoi figli e prima di metterli a conoscenza dei suoi intenti voleva passare del tempo con loro per carpirne i segreti e le leve da usare in caso avessero deciso di non schierarsi con lui e collaborare.

Aveva anche deciso di tenerli insieme e non separati così che traessero forza e coraggio l'uno dall'altro, non era quello il momento in cui voleva farli crollare, voleva che si sentissero a loro agio per quanto possibile e che non lo detestassero fino in fondo, non avrebbe mai rinunciato ai suoi scopi e al potere che ne sarebbe derivato per i suoi figli ma niente gli impediva di conoscerli e farsi conoscere, sapeva essere spietato e lo avrebbe fatto se necessario ma voleva vedere con i suoi occhi a cosa avevano portato i suoi esperimenti.

Mentre pensava a tutto ciò udì dei passi alle sue spalle e una volta voltatosi si trovò davanti il ritratto suo e di sua moglie più giovani di diciassette anni. I suoi figli erano così simili a loro non solo fisicamente a giudicare dalla postura e dall'atteggiamento. Sembravano non temerlo affatto, ma presto o tardi avrebbero imparato a farlo.

«Mi sembra che tu sia in ritardo di parecchi anni per poter accampare diritti genitoriali su di noi. E poi quale bravo padre ci porterebbe via così da casa senza neanche salutare?!»chiese in tono sarcastico e tagliente Clary. Come se non bastasse ci si mise anche John:«Di grazia Valentine, potresti spiegarci il motivo per cui siamo qui?! Dubito che sia una riunione di famiglia visto che mancano mamma e papà.» aggiunse pungente il ragazzo. Neanche il tempo di finire la frase che dovette parare un colpo diretto al viso.

Nessuno dei suoi figli sembrava assolutamente temerlo, provò quindi a giocare sporco dicendo:«Vi consiglio figlioli di essere più educati e cortesi se non volete che succeda qualcosa ai vostri compagni mentre sono alla Corte, sapete bene che la Regina sa il fatto suo e non si fa scrupoli di niente. Sono stato chiaro?!»

Quelle parole suscitarono l'effetto sperato, infatti il colore abbandonò il viso dei figli per lasciare posto ad un'espressione rabbiosa ma contenuta.

«Stabilito questo, mi scuso innanzitutto per il modo in cui vi ho trascinato via dall'Istituto, ma sapevo che vostra madre non vi avrebbe consegnato spontaneamente, inoltre se ci fossero stati Jace e Perla non sarei riuscito nell'intento, mi è stato riferito cosa sanno fare, l'unica cosa che non capisco è come mai Isabelle non abbia sfruttato la sua abilità con le rune per aiutarvi.»

Senza battere ciglio a quella affermazione, Clary capì che suo padre non sapeva che era lei a possedere l'abilità con le rune e questo fatto giocava sicuramente a vantaggio suo e di suo fratello. Non si voltò nemmeno a guardare suo fratello perchè sapeva che se lo avesse fatto Valentine avrebbe capito; non era uno stupido e qualsiasi sguardo complice gli avrebbe immediatamente svelato la verità. Con il tono più fermo e deciso che le riuscì fu Clary a rispondergli:«Simon era a terra senza sensi e avevano colpito suo fratello, da quello che ho potuto vedere non è riuscita neanche ad usare la runa che ha creato per curarsi con i poteri della strega. Suppongo che non sia tua intenzione metterci a conoscenza dei tuoi piani o dirci dove siamo, possiamo almeno sapere se hai una palestra o un armeria in cui possiamo allenarci, immagino che non te ne faccia niente di due cacciatori inesperti e impreparati, sono portata a pensare che per il tempo che saremmo qui ci assegnerai uno dei tuoi cacciatori come allenatore o te ne occuperai personalmente?»

Valentine puntò lo sguardo in quello della figlia e le rispose:«Devo dire che sei molto perspicace figlia mia. Non affiderei a nessun'altro che non sia io il vostro addestramento ed hai ragione a dire che, fintanto che rimarrete qua continuerete ad allenarvi; inoltre non è ancora tempo per voi di conoscere le mie intenzioni, devo capire se posso fidarmi di voi senza far pendere una spada di damocle, Jace e Perla rischiano di non uscire vivi dalla Corte, sulle vostre teste. Non vorrei essere costretto a farvi collaborare con le cattive, sarebbe uno spreco assottigliare i ranghi dei cacciatori. Da quando è andata persa la coppa siamo sempre meno.»

Detto questo fece capire ai figli che potevano congedarsi e Clary e suo fratello non se lo fecero ripetere una seconda volta. Tornarono verso le stanze in cui si erano svegliati e fecero il punto della situazione.

Dovevano assolutamente sfruttare quel vantaggio che avevano nei confronti del "padre", era seriamente convinto che la figlia non avesse nessuna particolare abilità e dovevano essere sicuri che non lo venisse mai a sapere. Ma dovevano anche trovare un modo per comunicare con i ragazzi, avere notizie di Jace e Perla e nel frattempo scoprire dove si trovavano.

Non avevano avuto modo durante la conversazione con il padre di muoversi molto quindi nonostante alle sue spalle ci fosse un immensa vetrata non erano riusciti a scorgere granchè, Valentine, con quelle semplici minacce, era riuscito ad attirare immediatamente la loro attenzione su di sè.

Mentre riflettevano sul da farsi, tentare di scappare era inutile e pericoloso in quel momento, cercarono di immaginare il motivo per cui la maghetta non era ancora riuscita a trovarli. Pensavano anche che gli altri stessero impazzendo e si stessero dando da fare per trovarli.

Fu Jonathan a dar voce ai pensieri di entrambi dicendo:«Ci deve essere qualcosa che blocca i poteri di Perla o altrimenti lei e Jace sarebbero già apparsi, sono preoccupato per quello che ha detto nostro padre; Pensi davvero che sia successo loro qualcosa? dobbiamo trovare il modo di eludere l'incantesimo di localizzazione o senza farci vedere dovresti creare una runa per renderci individuabili. Dobbiamo sapere se stanno tutti bene.»

La sorella lo guardò con ansia ma anche determinazione e disse:«Penso che sia lo stesso incantesimo che ci ha impedito di trovarlo prima, probabilmente non riteneva necessario estenderlo anche al covo nel Queens. Comincio a pensare che anche farci trovare il covo dei suoi soldati facesse parte del piano ideato con la Regina per rapirci. Per quanto riguarda quello che ha detto Valentine, ricorda John che stiamo parlando della figlia di Magnus Bane e dell'erede Herondale, che oltre tutto, ha una quantità superiore di sangue d'angelo rispetto agli altri cacciatori. Non sarà così facile ucciderli. Per quanto riguarda la runa preferirei aspettare stanotte. Agiremo indisturbati, ma non possiamo permettere che Jace e la maghetta ci riportino all'Istituto. Dovremo rimanere qui sotto copertura e comunicare loro qualsiasi dettaglio utile a fermare nostro padre. Se sarà necessario arriveremo anche a dichiararci dalla sua parte.»

Intanto all'Istituto di NY, Alec, in qualità di direttore, Magnus, capo degli stregoni e Luke, capobranco dei licantropi, insieme con Jocelyn e i ragazzi stavano cercando qualsiasi indizio potesse aiutarli a trovare il luogo in cui Valentine aveva portato i ragazzi. Jace e Perla non riuscivano ancora a capacitarsi del fatto che non fossero con Clary e Jonathan mentre Valentine attaccava l'Istituto, inoltre la maghetta continuava a tentare di apparire da loro ma fino a quel momento non era riuscita; Izzy e Simon erano in pena per i loro parabatai anche se potevano sentire che andava tutto bene.

Avevano passato tutto il giorno, con qualsiasi mezzo e incantesimo, a cercare di localizzare il nascondiglio del capo del Circolo ma tutto era stato vano. L'atmosfera che si respirava in Istituto si era fatta pesante e piena di angoscia, lo stato d'animo era comune a tutti, visto che nonostante le poche settimane passate insieme si era creato un legame speciale tra tutti loro. Se si considerava, poi, il messaggio che aveva mandato Valentine dopo il rapimento la paura la faceva da padrona.

Era notte fonda e avevano ormai rinunciato alle ricerche per quel giorno quando, prima di congedarsi dalla biblioteca e andare a riposare, riprovando a localizzare Jonathan e Clarissa, Perla li aveva sentiti, anche se non sapeva come fosse possibile. Aveva fatto cenno a tutti di fermarsi e disse:«Riesco a sentire Clary, penso che sia riuscita in qualche modo ad eludere l'incantesimo con una runa, prendo Jace con me, andiamo e li riportiamo indietro prima che Valentine se ne accorga.» Alec che in quel momento doveva comportarsi come direttore e non come amico le rispose:«Non posso permettervi di rischiare, potreste trovarvelo davanti, potrebbe anche essere un'altra trappola escogitata da quel pazzo per attirarvi lì, in fondo i tuoi poteri sono molto allettanti per lui.» Prima che la maghetta potesse ribattere intervenne il suo parabatai e disse:«Stiamo parlando della mia ragazza e di suo fratello, non faresti lo stesso se si trattasse di Magnus?» Il moro sembrò rifletterci su un attimo poi rivolgendo uno sguardo al suo stregone, tornò a guardare Jace e rispose:«Va bene andate, ma che sia una cosa rapida, se per qualche motivo non riusciste nell'impresa tornate immediatamente e troveremo un altro modo per riportarli insieme, in fondo se la maghetta appare da loro poi lo potrà fare ogni volta, incantesimo anti localizzazione o no.»

Nonostante lo considerasse un ottimo leader e un cacciatore saggio Perla non potè fare a meno di sbuffare, anche la prudenza di Alec sarebbe andata a farsi benedire se avessero rapito suo padre.

Sia lei che Jace andarono nelle proprie stanze a prepararsi, indossarono la divisa, si munirono di stilo, stregaluce e lame angeliche. Non avevano idea di cosa si sarebbero trovati ad affrontare ma c'era una cosa che li terrorizzava molto, non riuscire a salvare Clary e John.

Tornarono dagli altri in biblioteca pronti per andare e ricevute le ultime raccomandazione si posizionarono uno di fronte all'altra pensando intensamente ai loro amori, dopodichè scomparvero.

Quando si trovarono davanti la maghetta e il ragazzo angelico, Clary e Jonathan seppero che la runa aveva funzionato, corsero ad abbracciarli lieti e grati che stessero bene nonostante quello che aveva detto loro il padre. Erano illesi e al momento era la cosa che contava di più, si scambiarono un bacio e si tennero stretti ma la gioia dell'essersi ritrovati durò poco quando all'affermazione di Jace:«Andiamo prima che qualcuno venga a controllarvi.» Clary rispose:«Non possiamo Jace, non ho creato la runa per farci soccorrere, è vero avevamo bisogno di sapere se stavate bene visto che Valentine ci ha minacciati di mettere in pericolo le vostre vite alla Corte, ma io e mio fratello abbiamo deciso di rimanere qua sotto copertura e passarvi le informazioni sul piano di nostro padre. Dovremo essere dei bravi e convincenti attori.» Fu allora che intervenne Perla chiedendo:«Jonathan di cosa sta parlando tua sorella? Dobbiamo andarcene da qui e alla svelta, siamo venuti per riportarvi all'Istituto, vostra madre e Luke, così come Izzy, Simon, Magnus e Alec sono in pensiero per voi.» Dopo aver rivolto uno sguardo alla sorella il Fairchild guardò la sua ragazza e disse:«Se tornassimo adesso Valentine non smetterebbe di darci la caccia e non possiamo permettergli che vi metta in pericolo di nuovo, noi vi amiamo e vogliamo bene agli altri, quindi senza discuterne ancora rimarremo qui. Amore abbiamo creato la runa per essere rintracciati così che ogni volta che avremo delle informazioni, tu riuscirai a tornare da me solo pensandomi e mentre nostro padre pensa di piegarci a suo volere noi riusciremo a smantellare pezzo per pezzo il suo folle piano.»

Più ascoltavano fratello e sorella e più sembrava loro che la sola permanenza lì li stesse cambiando. Com'erano arrivati a questo si chiese Jace e diede voce ad un'altra domanda:«Noi troviamo voi, ma voi come farete a contattarci? Non penso vi sia permesso mandare messaggi di fuoco e i vostri telefoni saranno sicuramente controllati ammesso che non ve li abbia tolti.» Furono le due parabatai che, guardandosi negli occhi, trovarono immediatamente la soluzione al problema; estrassero dalla tasca due stregaluce che con la magia vennero incantate in modo che sfregando quella di Clary, s'illuminasse di azzurro quella di Perla, dando il segnale di via libera e permettendo a lei e a Jace di apparire dai fratelli.

Facendo attenzione a non attirare l'attenzione di eventuali guardie, tutti e quattro passarono ancora del tempo insieme. Consapevoli della determinazione di quanto detto da Jonathan e Clary, Perla e Jace non potevano fare altro che assecondarli. Così, sapendo che a breve si sarebbero separati, ognuno di loro si strinse alla persona amata e stettero così, in silenzio, a godersi quel contatto che aveva lo strabiliante poteri di tranquillazzare e, allo stesso tempo, rafforzare gli animi, per poter andare avanti.

Troppo tardi si accorsero di quel qualcuno che stava aprendo la porta, non ci fu il tempo per Jace e Perla di sparire. Saltarono tutti e quattro giù dal letto su cui erano seduti e sguainate le spade e raccolti i pugnali si preparaono a combattere, non prima che Clary, stilo alla mano, disegnasse una runa del silenzio per insonorizzare tutta la stanza. Dopo aver messo al tappeto una schiera di cacciatori angelici speciali non ci misero molto ad immobilizzare quel cacciatore. Grazie all'abilità della rossa con i pugnali quel soldato si ritrovò con un braccio bloccato alla parete, uno zigomo fratturato dall'elsa di Jonathan e una ferita al fianco infertagli da Jace. Senza neanche sprecare fiato ed energia in pochi secondi erano riusciti ad evitare il peggio e adesso non restava loro che decidere cosa fare di lui.

«Non vedo altra soluzione, dobbiamo ucciderlo o farlo sparire per sempre, non possiamo rischiare di essere scoperti, se lo lasciassimo andare andrebbe subito da Valentine e le nostre vite sarebbero in serio pericolo.» disse Jonathan con la rabbia nella voce e la paura nel cuore, non paura per sè ma per il suo amore, la sua famiglia, i suoi amici.

«Se lo uccidessimo o lo facessimo sparire, se ne accorgerebbero, sono sicuro che non abbia assegnato la sorveglianza dei suoi figli all'ultimo arrivato, non sarà il suo secondo ma comunque un cacciatore degno della sua fiducia. Clary riesci ad apporgli una runa memnosine che funzioni al contrario? Che gli faccia dimenticare cosa ha visto o fatto dopo aver aperto la porta?» chiese Jace tutto d'un fiato, non era da lui andare nel panico, ma si trattava della sicurezza della sua ragazza e, in quel momento, non era sicuro che lei lo fosse. La ragazza fece segno di si con la testa e allora lui si rivolse a Perla e disse:«Faremo così, tu lo bloccherai, Clary lo marchierà poi prima di svanire lo posizionerai davanti alla loro porta, lo sbloccherai e svaniremo, così quando entrerà troverà solo loro due. Tutto chiaro?» Perla annuì, lei e la sua parabatai si misero all'opera e prima di concludere le due coppie si scambiarono un lungo bacio di arrivederci.

Così come pianificato tutto andò nel verso giusto e mentre la maghetta e il ragazzo angelico sparivano per far ritorno in Istituto, il cacciatore dimentico e ignaro di tutto aprì la porta della stanza dei ragazzi e trovò i figli del suo Signore seduti sul letto a parlare del più e del meno.

«Cosa ci fate ancora alzati, vostro padre non vi ha detto che domani mattina alle sei iniziate con lui gli allenamenti?» Si rivolse ai ragazzi il cacciatore. Jonathan, che tra i due era quello che sapeva essere spietato, fulminò con lo sguardo il soldato e rispose:«Non penso che NOSTRO padre ti abbia affidato altri compiti oltre a quello di controllarci quindi se non vuoi perdere la vita per mano sua, ti consiglio vivamente di ricordare con chi hai a che fare prima che gli racconti quello che è successo. Non osare mai più rivolgerti in questo modo a me o mia sorella altrimenti, se non ti ucciderà Valentine, ci penserò io. Adesso sei pregato di tornare a sorvegliarci davanti a quella porta senza disturbarci oltre e d'ora in avanti farai in modo che sia personalmente NOSTRO padre a comunicarci ciò che ci riguarda. VATTENE, ORA!»

Dopo aver evitato una catastrofe certa, Perla e Jace erano apparsi di nuovo in Istituto dove, la mattina seguente, avevano radunato tutti e raccontato l'accaduto. Nonostante avessero deciso di rispettare la volontà dei fratelli Fairchild e rincuorati comunque dal fatto che non fosse stato fatto loro alcun male, non poterono fare a meno di sentirsi in colpa quando incontrarono lo sguardo di Luke e Jocelyn. Guardarli mentre ascoltavano il racconto faceva male quasi quanto aver lasciato i loro amori nelle grinfie di quel perfido e malvagio cacciatore ma se Jonathan e Clary avevano preso quella decisione, a tutti loro non restava che fidarsi e attendere il momento più opportuno per mettere fine a tutto e riportarli a casa sani e salvi.

Il mattino seguente, dopo essersi alzati i due ragazzi, avevano indossato gli abiti che erano stati lasciati ai piedi del letto e si erano diretti alla ricerca della cucina per fare colazione convinti che ci avrebbero trovato anche il loro padre.

Non si sbagliavano affatto, Valentine infatti era seduto al tavolo che sorseggiava un caffè e ticchettava sul tavolo con l'altra mano quasi a voler sottolineare che li aveva attesi anche troppo per la sua pazienza. Non aspettò neanche che si sedessero e disse:«Sono stato informato che desiderate che sia io personalmente ad avvisarvi di qualsiasi cosa vi riguardi ma non solo, mi è anche stato riferito, figliolo, che hai fatto vedere chi comanda. Formeremo un bel trio quando avrete deciso di unirvi a me. Adesso sedetevi e facciamo colazione, vi ho aspettato anche troppo» Fu Clary a rispondere prima che lo facesse suo fratello:«Possiamo contare sul fatto che sarai tu e solo tu a darci istruzioni d'ora in avanti? Sappi inoltre che il tuo soldato ha rischiato molto quando ci ha interrotti senza bussare e si è rivolto a noi in quel modo, è stato un miracolo per lui che non avessi i miei pugnali a disposizione o avresti dovuto assegnare a qualcun altro il suo compito. I figli di Valentine Morgenstern non possono essere trattati così. E adesso, se non ti dispiace, ci sediamo a fare colazione con te e poi siamo pronti per allenarci.» Detto questo lei e suo fratello presero posto alla destra e alla sinistra del padre, che sedeva a capotavola, e consumarono il loro pasto.

Si trovavano in palestra pronti per l'allenamento, la colazione tutto sommato si era svolta in un'atmosfera di relativa tranquillità, Valentine non sembrava dare segni di rabbia e i ragazzi cercavano di mantenere una compostezza e una sicurezza in modo da non sembrare deboli agli occhi del padre. Erano stati portati lì con la forza ma adesso erano loro che volevano rimanere. Apprendere il più possibile ed essere un giorno grandi e potenti come lui. In fondo, nonostante non avesse ancora mosso le sue pedine, il loro padre poteva vantare schiere di soldati pronti a seguirlo e a morire per ciò in cui credevano e un alleata come la Regina, così subdola e manipolatrice in grado di ingannare anche il più saggio e assennato.

In un'altra occasione con l'armeria a disposizione Clary e suo fratello non avrebbero esitato un momento ad attentare alla vita del padre per fermare il suo folle piano ma in quel momento volevano solo compiacerlo e dimostrargli di che pasta erano fatti. Nonostante amassero essere discendenti della madre ormai non potevano più negare chi erano veramente, Jonathan Christopher e Clarissa Adele Morgenstern, i figli di Valentine.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


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NdA: Salve a tutte lettrici... Mi scuso per il ritardo con cui pubblico ma ho avuto dei giorni difficili... Ecco qua un nuovo capitolo con cui spero di riuscire a farmi perdonare... Come sempre un doveroso grazie va a chi legge in silenzio, a chi recensisce e soprattutto alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella 13 sempre presenti in ogni capitolo... Enjoy...

CAPITOLO 14

 

Allenarsi con il padre non era neanche lontanamente simile alle sedute che sostenevano in Istituto, Valentine non dava loro spazio e tempo per riprendere fiato, sosteneva infatti che in battaglia non ce n'era la possibilità, e loro dovevano essere forti, precisi e letali se volevano sopravvivere e sconfiggere i nemici. Dopo le prime sessioni quasi disastrose in cui si sentivano inadeguati e goffi, i ragazzi iniziarono a vedere i risultati della severità e della disciplina che il padre imponeva loro. Stavano diventando più forti e aggraziati, agili e silenziosi senza essersi tracciati le rune, stavano diventando dei cacciatori da guerra a tutti gli effetti. Valentine era pienamente soddisfatto di vedere con i propri occhi ciò che gli esperimenti condotti sui figli avevano creato. Se provocato a dovere Jonathan, grazie alla quantità di sangue di demone che scorreva nelle sue vene, riusciva a triplicare la sua forza e la sua velocità; per quanto riguardava Clarissa non capiva perchè, nonostante avesse la stessa quantità di sangue di angelo di Jace Herondale, non manifestasse nessuna capacità o abilità particolare e superiore. Stava comunque diventando un'ottima cacciatrice ed era fiero di lei quanto del figlio. Erano talmente in sintonia, che coordinandosi come fossero parabatai riuscirono in un paio di occasioni perfino a mandare al tappeto il padre. Fu in una di queste occasioni che Valentine affrontò l'argomento. Dopo che Jonathan lo aveva aiutato ad alzarsi da terra, osservando le rune sulla spalla sinistra di entrambi disse:«Dovreste toglierle, nessuno dei vostri parabatai è degno di voi. Tra l'altro non accetto assolutamente che uno dei miei figli sia parabatai di una mezzosangue inferiore alla razza. Non esiste per voi miglior parabatai se non voi stessi. Siete così in sintonia che lo sembrate proprio.»

Nessuno dei ragazzi proferì parola ma si limitarono semplicemente ad annuire, l'allenamento per quel momento era finito e loro vennero congedati. Si avviarono verso le loro stanze per farsi una doccia e prepararsi per la cena. Ancora non avevano scoperto niente di interessante da comunicare all'Istituto quindi, nonostante mancassero loro incredibilmente, attesero prima di contattare Jace e Perla. Speravano di riuscire a farlo nei giorni successivi.

Ma così non fu mai, visto che erano sempre impegnati con gli allenamenti e le riunioni minori a cui il padre, volta per volta, li faceva partecipare introducendoli, sempre di più, nella gerarchia del Circolo.

Non ci volle molto prima che, non essendo stati contattati, una sera, a notte fonda, Jace e la maghetta apparissero nella stanza di Clary e come immaginato trovassero i due fratelli insieme a parlare tra di loro. Non ebbero però l'accoglienza che si erano immaginati di ricevere per essere stati lontani così tanto tempo. Nessuno dei due fratelli si precipitò ad abbracciarli e baciarli come pensavano Li salutarono con un cenno della mano e l'invitarono solamente ad avvicinarsi. C'era qualcosa che non andava e via via che passavano i minuti la sensazione si faceva sempre più spazio nei cuori di Perla e del ragazzo angelico.

«Wow che accoglienza calorosa. Che succede ragazzi?» chiese Jace in ansia. «Pensavamo foste felici di rivederci» continuò e si sedette sul letto vicino a Clary e la prese tra le braccia. Quel contatto fece scattare qualcosa nella ragazza che iniziando a singhiozzare rispose:«Non sappiamo cosa ci stia succedendo, quando siamo arrivati qui volevamo con tutto il cuore uccidere nostro padre e mettere fine al suo piano scellerato, ma adesso che ci alleniamo con lui, ogni giorno ci mette al corrente di una piccola parte dei suoi intenti. Sappiamo che è sbagliato ma non riusciamo a fare a meno di restare al suo fianco. Jace ho paura, non voglio diventare come mio padre ma temo che restare qui ci cambierà, ma non possiamo andarcene adesso che siamo così vicini.» Udito lo sfogo della sorella Jonathan si alzò dal letto e corse incontro alla maghetta, stringendola a sè e dandole un bacio che sapeva di paura, disperazione ma anche speranza. Quando si staccò dalle sue labbra Perla gli disse:«Adesso capisco perchè vostra madre è scappata diciassette anni fa. Valentine è un uomo molto potente e se parlate così deve aver già iniziato la sua opera di trasformazione. Ho il forte sospetto che ci sia qualcosa di magico sotto. Devo parlare con mio padre.» Mentre tornava con Jonathan vicino a Clary e Jace, la maghetta non potè fare a meno di notare la mancanza della runa parabatai sulla spalla di lei. «Clary, cosa è successo alla tua runa?!» Chiese allarmata Perla poi vedendo che anche quella di Jonathan mancava continuò:«Jonathan, anche la tua?! Nessuno di noi ha sentito il legame con voi spezzarsi, se anche fosse stato così avrebbe comunque dovuto esserci sbiadita e argentea, ma guardandovi sembra che non l'abbiate mai avuta. È un altro effetto dell'artificio che vostro padre sta compiendo su di voi?» I due fratelli si guardarono negli occhi e poi posarono lo sguardo sui loro compagni, quindi Jonathan disse:«Nostro padre ci ha chiesto di rinunciare alla runa parabatai. Così per compiacerlo Clary, l'ha resa invisibile agli occhi di tutti, cacciatori compresi. Vorrebbe che diventassimo l'uno il parabatai dell'altra così come sospetto che non abbia abbandonato l'idea di soddisfare la richiesta della Regina.»

«Adesso basta.» Proruppe Jace «Ce ne andiamo da qui e vi portiamo con noi, non vi lasceremo qui un minuto d più. Non possiamo assolutamente rischiare di perdervi e ancora peggio non possiamo permettere che Valentine abbia due elementi come voi dalla sua parte. Andiamo!» Non appena finito di parlare sentì la mano di Clary sul suo viso che gli accarezzava la guancia e la ragazza che gli posava un dolce bacio sulle labbra. Poi lei disse:«Se adesso venissimo con voi, Valentine non esiterebbe a sterminarvi pur di riaverci con sè e questo noi non possiamo permetterlo, vi amiamo troppo, tutti voi, per poter anche solo pensare una cosa del genere. Adesso andate e trovate cosa non va, noi nel frattempo cercheremo di resistere, quanto ci è permesso, e di finire il lavoro per cui siamo venuti. Non conosciamo tutti i dettagli, ma sappiamo che il piano di Valentine ha a che fare con il Conclave e La Guardia. Cercheremo di saperne di più.»

Congedando Jace e Perla, Jonathan aggiunse:«Dite a nostra madre e a Luke che ci mancano molto, e Jace, per favore, tu e Izzy prendetevi cura di Simon. Contiamo su di voi.» Detto questo prima che andassero, preso dalla disperazione incollò le sue labbra a quelle della maghetta fino a restare senza fiato e le disse che l'amava. Clary invece corse tra le braccia di Jace e mentre gli sussurrava quanto lo amasse, lasciò che lui le alzasse il mento con un dito e che la baciasse come se non ci fosse un domani. Poi presa per mano la maghetta sparirono, lasciando i fratelli Morgenstern nell'angoscia.

Dall'altra parte della città una famiglia, ormai si definivano tale, stava cercando in tutti i modi di trovare una soluzione per fermare il piano di Valentine e riportare a casa i ragazzi.

«Papà c'è qualcosa che non va con Clary e Jonathan. Sospetto che il padre stia cercando di assoggettarli al suo volere attraverso qualche artificio. Non so ancora di cosa si tratti ma dobbiamo scoprire al più presto cos'è o sarà troppo tardi.» Perla e Jace erano appena apparsi in biblioteca e senza nemmeno salutare, la maghetta aveva esordito così. «Perla, calmati. Rallenta, cosa vuoi dire?!» chiese Magnus allarmato.

Tutti smisero di fare quello che gli era stato assegnato e si fermarono ad ascoltare quello che Jace e Perla avevano da dire. Alla fine del racconto Jocelyn esclamò:«Ma è terribile, perchè non li avete riportati indietro comunque?»

«Non ce l'hanno permesso, è stato un colpo. Non vogliono rischiare che Valentine ci faccia del male per riprenderseli. Resisteranno ma dobbiamo trovare una soluzione in fretta o ci saranno due Morgenstern in più da fermare, e con le capacità di Clarissa, Valentine ne è all'oscuro per fortuna, sarà quasi impossibile. Dobbiamo metterci a lavoro. Vista l'alleanza del capo del Circolo con la Regina, credo che stia somministrando loro una qualche bevanda fatata.» affermò agitata Perla.

Dopo essersi ritirato nella sua stanza come gli altri a tarda sera, Simon non riusciva a prendere sonno. Era solo, disteso, sul letto a pensare al suo parabatai e alla sorella di lui. Si sentiva in colpa per aver permesso a Valentine di portarli via, per non essere riuscito a proteggere entrambi. Era un parabatai e non era in grado neanche di fare la cosa più semplice; mentre fissava il soffitto con mille pensieri in testa e una sensazione di disagio alla bocca dello stomaco, bussarono alla porta.

Nonostante sua figlia potesse farli apparire in un attimo e il loft garantisse loro una maggiore privacy, Magnus aveva deciso di restare all'Istituto nella stanza di Alec. Voleva vederlo nel suo mondo, nella quotidianità, conoscere le sue abitudini e perfettamente a suo agio nell'ambiente che lo circondava. Alec gli aveva assicurato che anche la casa dello stregone lo metteva a suo agio ma Magnus aveva insistito per rimanere lì con lui, aggiungendo come scusa la volontà di rimanere il più vicino possibile a sua figlia in quel momento così delicato.

Ognuno di loro in qualche modo era legato ai fratelli Fairchild, erano i figli di Jocelyn e Luke, erano il ragazzo e la ragazza di Perla e Jace, parabatai di Isabelle e Simon, cacciatori dell'Istituto sotto la responsabilità di Alec e il Sommo Stregone di Brooklyn li aveva visti crescere e giocare con sua figlia. Dovevano trovare una soluzione al più presto, ma per il momento l'unica cosa che Alec poteva fare per loro era mandare un messaggio ai suoi genitori con cui li aggiornava sull'intera faccenda, in modo che ad Alicante fossero pronti. Li pregò alla fine della lettera che ne facessero parola, per il momento solo con il Console in persona, visto che ancora non sapevano quante spie, il signore del Circolo, avesse nelle schiere del Consiglio.

Quando Simon, dopo aver detto avanti, vide che la persona che aveva bussato era Isabelle fece un profondo sospiro e le chiese di raggiungerlo. Non erano state molto le occasioni per stare insieme da quando Jonathan e sua sorella erano stati presi e portati via, sia per il fatto che ogni energia era dedicata a trovare una soluzione per fermare il loro padre, sia perchè la mancanza dei parabatai lacerava entrambi. Nonostante il fatto che Isabelle avesse Perla non alleviava assolutamente il senso di perdita che condivideva con lui. In quel momento Isabelle era quello di cui aveva bisogno per smettere, anche solo per un po' di provare quel senso di colpa e d'impotenza che avvertiva ogni volta che pensava ai due fratelli. Anche lei provava le stesse sensazioni che sentiva Simon soprattutto dopo le ultime notizie che suo fratello e l'altra sua parabatai avevano riportato.

Si sdraiarono uno vicino all'altra e la pace momentanea che ricavarono dal semplice tocco reciproco bastò a placare i loro animi. Era quello di cui avevano bisogno in quel momento e guardandosi negli occhi riuscirono ad escludere il mondo esterno e tutto ciò che comportava. Decisero che in quell'istante esistevano solo loro e non c'era niente di più bello e di più vero dell'altro. Smisero di pensare al resto e si dedicarono anima, mente e corpo alla felicità reciproca. Pensavano che fosse la cosa giusta da fare, ne sentivano la necessità come aria nei polmoni, trovavano conforto in quelle carezze, in quei baci, in quei tocchi. Volevano stare meglio e potevano farlo solo stando insieme. Passarono gran parte della notte a perdersi insieme in quel vortice di sensazioni, quasi fosse la cura di cui avevano bisogno e poi si addormentarono forse, per la prima volta da giorni, sereni e tranquilli. Ci avrebbe pensato la realtà l'indomani a farli ripiombare nell'incubo che stavano vivendo.

In un'altra stanza non lontano da loro un giovane cacciatore e uno stregone cercavano insieme di fare il punto della situazione. Vedere la figlia soffrire spezzava il cuore di Magnus, non si trattava solo della mancanza del suo ragazzo ma anche di una delle sue parabatai, doveva fare tutto quanto in suo potere per salvarli e farli tornare sani e salvi. Era contento che Alec fosse lì al suo fianco, sapeva di poter contare sul suo supporto come ragazzo e sulle risorse del conclave come capo dell'Istituto; erano giorni che non si concedevano un momento tutto per loro ma purtroppo il tempo stringeva e due cacciatori rischiavano, per ogni minuto che passava, di diventare elementi fondamentali per lo scatenarsi di una guerra.

Negli ultimi giorni Alec e Jace passavano molto tempo in palestra ad allenarsi con Simon, mentre Isabelle e Perla se ne stavano rintanate in biblioteca ad esaminare le prove raccolte in quel magazzino sperando di ricavarne il più piccolo dettaglio che potesse aiutarli. Se, come sospettava sua figlia, dietro al cambiamento dei due fratelli c'era l'assunzione di una bevanda fatata, presto la Regina avrebbe ricevuto una visita dal Sommo Stregone di Brooklyn e non sarebbe stata certo di cortesia.

Erano giorni e giorni ormai che Jocelyn e Luke avevano occupato una delle stanze dell'Istituto, anche se, come a casa, l'assenza dei figli era insopportabile. Almeno lì potevano contare sull'appoggio dei ragazzi e del loro amico stregone. Nonostante stessero, tutti, cercando di fare il possibile per trovare una soluzione a tutto, non sembrava comunque sufficiente, lei e il marito passavano le notti insonn,i esaminando ancora e ancora qualcosa che pensavano gli fosse sfuggito.

Come loro e forse peggio stavano la maghetta e il ragazzo angelico, avevano trovato l'amore e un pazzo squilibrato maniaco del potere aveva portato via loro la ragione di vita. Cercavano di tenere la mente occupata per non sprofondare nella disperazione passando la maggior parte del loro tempo in palestra e in biblioteca, si sforzavano di mangiare ma nonostante ciò, i segni cominciavano a solcare i loro volti, occhiaie profonde sotto gli occhi, zigomi spigolosi, pelle diafana. Le uniche cose che riuscivano a tenerli a galla, oltre agli amici e la famiglia, erano le ormai sempre più rare visite che riuscivano a fare ai due innamorati.

In una torre d'avorio nel centro di New York con vista su Central Park due giovani cacciatori, erano, ogni giorno di più, sottoposti a duri allenamenti e giornaliere ruinioni strategiche in vista della realizzazione del piano del padre.

Un padre che, dal canto suo, stava sempre di più apprezzando l'impegno che i figli mettevano nell'una e nell'altra cosa. Il suo piano stava procedendo come previsto e i suoi figli erano sempre più assoggettati a lui, non solo la Regina gli aveva fornito un lasso di tempo sufficiente per rapirli ma gli aveva anche consegnato la chiave per avere ciò che voleva di più: i suoi figli, dalla sua parte, contro il Conclave.

Non era stato difficile somministrare loro la pozione fatata, gliene aveva data un po' quando ancora erano privi di sensi e poi, poche gocce per volta, l'aveva mescolata insieme, nelle tazze, al caffè.

Non solo la loro ostilità era stata quasi immediatamente dimenticata, ma grazie alla sua influenza e al decotto la loro natura di Morgenstern era affiorata e la volontà di compiacerlo ma anche di farsi rispettare si era fatta strada giorno dopo giorno. Erano sempre più partecipi durante le discussioni sulle strategie da adottare per far si che il piano avesse successo e inoltre si stavano dimostrando ottimi leader e strateghi, non mancava molto affinchè potesse affidare loro una squadra d'assalto da poter comandare.

Ormai poteva fidarsi abbastanza dei suoi figli da farli partecipare, quella sera stessa, al briefing generale in cui avrebbe illustrato di nuovo, ai suoi uomini, nel dettaglio, i compiti, i movimenti e le azioni necessarie affinchè il piano funzionasse in ogni sua parte. Mancava solo una cosa per completare la sua opera di riunione familiare, così gli piaceva chiamarla; la runa di vincolo. L'avrebbe tracciata lui stesso su ognuno dei suoi figli, cosicchè nessuno li avrebbe più separati.

In quel momento si stavano allenando e Valentine aveva chiamato dieci dei suoi migliori soldati per mettere alla prova la preparazione dei figli, come al solito le sue aspettative non erano state deluse. Jonathan e Clary, oltre che fratelli, erano nati per essere parabatai e anche se non poteva sottoporli al rituale, aveva fatto modificare da uno stregone la runa che avrebbe apposto loro. Finito che ebbero di mandare al tappeto i suoi uomini, egli dichiarò concluso l'allenamento e prima di congedarli si congratulò con loro e disse:«Figli miei, vista la maggioretà di Jonathan non posso sottoporvi ad un nuovo rituale parabatai, visto anche il fatto che in precedenza entrambi ne avevate uno, ma per prepararvi al meglio per la battaglia imminente ho deciso di tracciarvi una nuova runa. Porgetemi i polsi.»

I suoi ragazzi non fecero una piega e uno dopo l'altra si trovarono una nuova runa tracciata all'interno del polso dalle linee morbide ma anche spigolose. Nonostante fosse assoggettata al padre Clary riconobbe perfettamente il significato di quella runa, era un ibrido, che parlava di sangue, vincolo, prigionia, inseparabilità e anche se sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in quei significati si limitò ad osservarne la forma, poi a guardare suo fratello e a fargli un sorriso timido e tirato.

E mentre Clary e Jonathan, arrivata sera, prendevano attivamente parte e finalmente venivano a conoscenza di ogni parte del piano ideato dal padre per colpire il cuore degli Shadowhunter, all'Istituto di New York tra grida di disperazione e toni allarmati un gruppo di cacciatori perdev ogni speranza di salvare due membri della propria famiglia.

Era finalmente arrivato il giorno dell'attacco al Conclave ad Alicante e i fratelli Morgenstern si erano preparati al meglio e avevano esaminato ogni possibile scenario ed ogni conseguente imprevisto. Sarebbe partiti, prima del padre, attraverso un portale che li avrebbe spediti ai limiti della pianura di Brocelind.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


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NdA: Salve a tutte lettrici... Mi scuso per il ritardo mostruoso con cui pubblico questo nuovo capitolo ma ho avuto alcuni problemi legati alla salute (niente di grave) che mi hanno occupato la mente e impedito di dedicarmi al progetto... Finalmente ce l'ho fatta... Ecco qua un nuovo capitolo con cui spero di riuscire a farmi perdonare... Come sempre un doveroso grazie va a chi legge in silenzio, chi segue la storia, chi la preferisce e chi la ricorda e anche a chi recensisce e soprattutto alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella 13 sempre presenti in ogni capitolo... GRAZIE DI TUTTO E PER TUTTO...

CAPITOLO 15

 

Il portale li fece apparire ai margini della città, nonostante il consigliere Markshade fosse dalla loro, non era comunque saggio usare quello de La Guardia. Inoltre Clarissa non avrebbe potuto varcarlo a causa del fatto che non fosse maggiorenne.

Il piano prevedeva di entrare in città con un piccolo gruppo di cacciatori e dare il segnale, si erano accordati prima della partenza, sua figlia avrebbe creato una colonna di fumo azzurro visibile dalla posizione in cui era in attesa appena iniziata l'assemblea, così che lui avrebbe avuto modo e tempo di entrare in città indisturbato, salire alla Guardia e prendere il potere.

Valentine aveva affidato ai suoi figli un gruppo ciascuno di venti soldati, mentre Clary avrebbe perlustrato la città con il suo gruppo, suo fratello e il suo sarebbero andati in avanscoperta e in incognito nella sala del Consiglio. Nessuno li avrebbe notati visto che quel giorno si teneva l'assemblea per la nomina delle nuove cariche della città.

Una volta all'interno della sala del consiglio Jonathan si avvicinò ad una finestra estrasse un pugnale dalla cintura delle armi, lo inclinò in direzione del sole muovendolo tre volte e ne proiettò il riflesso verso il punto in cui si trovava sua sorella per confermarle l'inizio dell'assemblea. Una volta ricevuta la risposta, rinfoderò il pugnale e, andando a prendere posto, passò deliberatamente davanti a Robert e Maryse Lightwood. Voleva che lo vedessero, sapeva che avrebbero subito avvertito il figlio in Istituto visto che era il primo avvistamento da quando il padre aveva apposto su di loro la runa di vincolo. Aveva proprio voglia di trovarsi di nuovo di fronte i suoi mentori per dimostrare loro quanto veloce e potente fosse diventato sotto la guida di suo padre.

Nel frattempo sua sorella, dopo aver ricevuto il segnale, aveva incaricato tre dei suoi di recuperare del legname su cui versare della polvere che lo stregone prigioniero di suo padre le aveva consegnato, una volta acceso il fuoco questa, facendo reazione, avrebbe rilasciato volute di fumo azzurro che avrebbero portato in città suo padre e il suo numeroso esercito. Non ci volle molto tempo prima che le spirali salissero abbastanza in alto e fossero visibili dalla collina sulla quale Valentine aspettava, ormai impaziente.

«Ottimo lavoro figlioli.» disse tra sè, poi alla guida del suo esercito si diresse verso la città per raggiungere sua figlia e fare il suo ingresso trionfale nella sala del Consiglio.

Trovò Clarissa che lo aspettava nella piazza dell'Angelo, le si avvicinò e la strinse per le spalle poi, con lei al suo fianco, si diresse verso la Guardia lasciando lì il suo esercito ad attendere i suoi successivi ordini.

La città era silenziosa, coloro che non partecipavano all'assemblea erano nelle proprie case, i piccoli erano con i nonni; padre e figlia stavano percorrendo la distanza che li separava dal cuore di Alicante con passo deciso e senza timore di essere fermati o riconosciuti, le strade erano praticamente deserte.

Mentre risaliva la strada principale che portava alla Guardia Clary pensava solamente a voler raggiungere suo fratello, anche se con sè aveva venti uomini era comunque all'interno della sala del Consiglio e a breve sarebbe stato identificato, dall'intera assemblea, come nemico del Conclave. Accelerò il passo a quel pensiero, doveva arrivare da lui il prima possibile.

 

Al Direttore dell'Istituto di New York

 

Jonathan Fairchild, ormai Morgenstern, è stato avvistato nella sala del Consiglio durante l'assemblea per le nuove nomine.

Possiamo supporre che se c'è lui, ci saranno sicuramente sua sorella e suo padre.

Innalzate le difese intorno all'Istituto e precipitatevi tutti qua il prima possibile attraverso il portale, quello della Guardia è aperto.

Affrettatevi.

 

Mamma e Papà

 

Era apparso dal nulla, quel messaggio di fuoco, mentre in biblioteca stavano tutti discutendo, per l'ennesima volta, su che cosa fare.

«Suggerisco che tu e tua figlia facciate una visita, per niente di cortesia, alla Regina della Corte Seelie, dobbiamo sapere cosa ha fatto bere Valentine ai suoi figli e quale sia l'antidoto. Usate la forza se ce ne fosse bisogno.» Si rivolse Alec allo Stregone. «Io, Jace, Izzy e Simon con Jocelyn e Luke andiamo ad Alicante, se c'è anche Valentine vorrà sferrare il suo attacco. Ci troveremo là, cerchermo di separare Clary e Jonathan dal loro padre e speriamo di salvarli. Fate come hanno detto mamma e papà dopo che avremo attraversato il portale. Tutto chiaro per tutti? Andiamo!» continuò poi rivolgendosi a tutti.

Il moro sapeva che Valentine non era uno stupido e che grazie ai suoi contatti all'interno del Consiglio era stato facile conoscere e sfruttare il momento di maggior debolezza in cui attaccare il Conclave. Ci sarebbero stati molti cacciatori, è vero, ma nei vent'anni precedenti a meditare vendetta, il Circolo era cresciuto e aveva raccolto intorno a sè molti adepti, la maggior parte dei quali non era per niente d'accordo, sull'alleanza con i Nascosti, di cui si discuteva da tempo.

Si recarono tutti in armeria e una volta rifornite le cinture per le armi tornarono in biblioteca per aprire il portale e dirigersi alla Guardia. Avevano deciso che non avrebbero preso posto all'interno della sala ma avrebbero seguito l'assemblea in disparte per vedere ciò che sarebbe successo, su questo non avevano dubbi, qualcosa sarebbe sicuramente successo. Una volta arrivati, percorsero i corridoi della Guardia fino alla porta che si apriva sul retro del palco nella sala del Consiglio e lì rimasero in attesa, senza che nessuno sapesse che erano lì.

Stavano risalendo i gradini in silenzio, dopo aver attraversato il cortile, che portavano al grande portone di quercia lasciato socchiuso da uno dei soldati penetrati alla Guardia con Jonathan. Clary e suo padre erano immersi nei propri pensieri anche se entrambi concentrati su ciò che sarebbe successo di lì a poco.

«Vi sono mancato?» Solo un lieve fruscio aveva anticipato quella voce, chiara e nitida, che chiunque avrebbe riconosciuto senza neanche voltarsi. Tutti invece si voltarono e sussultarono quando videro che la persona a cui apparteneva quella voce, stava guadagnando il centro della sala per posizionarsi di fronte al palco, con al fianco una ragazza minuta con i capelli rossi. Dalle file dell'assemblea si alzò un cacciatore con il cappuccio calato sul viso e si avviò verso il centro della sala, solo quando prese posto alla sinistra di Valentine Morgenstern e fece scivolare via il cappuccio tutti capirono di chi si trattava: suo figlio Jonathan Christopher.

«Ho aspettato per vent'anni nell'ombra il momento più opportuno per reclamare ciò che penso mi spetti e non parlo solo del potere. Sono già riuscito a riavere i miei figli, adesso sono qui per rovesciare e riformare il Conclave. La questione è semplice o vi arrendete o morirete combattendo.» Quella di Valentine non era una minaccia, ma una semplice constatazione.

Al di sotto di Central Park, nel frattempo, il Sommo Stregone di Brooklyn e la cacciatrice magica attendevano di essere ricevuti in udienza dalla Regina delle Fate. Non erano lì per una visita di piacere o per l'ennesimo trucchetto di Sua Maestà, volevano delle risposte, una cura e avrebbero fatto qualsiasi cosa in loro potere per ottenere tutto quanto.

«Benvenuti a voi figlio di Lilith e figlia di Nephilim magica. A cosa devo questa visita?» esordì la Regina alzandosi dal suo trono ricavato dal tronco di una grossa quercia e ricoperto di bianchi fiori il cui profumo si irradiava in tutta la stanza.

«Come certo saprai, questa non è una visita di cortesia, ci hai ingannato, hai permesso che Valentine prendesse i suoi figli e, come se questo non fosse abbastanza grave, gli hai fornito uno dei vostri intrugli fatati per asservirli a lui, ai suoi scopi. C'è solo una cosa che potrebbe impedire a noi e al Conclave di spazzare via l'intera Corte senza possibilità di appello.» rispose lo stregone dalle cui mani stavano già scaturendo leggere scintille azzurre. Fu la mano della figlia a calmare il flusso di magia che minacciava di scuoterlo, nonostante avesse svariate centinaia di anni quando c'erano di mezzo i sentimenti il cuore prendeva il sopravvento e la magia fluiva liberamente.

«Sappiamo che la famiglia Morgenstern è già ad Alicante, così come i nostri amici. Non siamo qua per chiedere ma per pretendere. Pretendiamo la vostra resa, l'antidoto o vi giuro sull'Angelo che dopo oggi nessuno temerà più la Corte Seelie e i suoi abitanti, non esisterà più una rete di informazioni e perderete qualsiasi ascendente sul Mondo Invisibile. Se non farete quanto preteso questo sarà l'ultimo giorno in cui qualsiasi creatura ricorderà chi era Sua Maestà la Regina. Perderete tutto tranne la vostra insulsa vita, la passerete improgionata. Quindi a voi la scelta, se volete averne ancora una.» dichiarò Perla a denti stretti, anche lei, come suo padre, riusciva a stento a mascherare le emozioni dietro una facciata. Entrambi erano pronti a dar battaglia, sapevano che la resa della Regina non sarebbe arrivata senza una minaccia più concreta, le fate non potevano mentire ma sapevano anche leggere nei cuori di chi avevano di fronte.

Magnus e Perla tenevano le mani aperte lungo i fianchi pronti ad intervenire in qualsiasi modo, ed è quello che fece la maghetta quando la Regina tentò di richiamare i suoi cavalieri fatati con due trilli di un campanellino. Prima che accorressero, facendo in modo che lei e suo padre rimanessero in inferiorità numerica, la maghetta innalzò il suo scudo includendovi anche la Regina.

«Sua Maestà» disse Perla rivolgendosi alla Regina con sarcasmo «come al solito voi fate avete l'incorregibile difetto di sottovalutare chiunque, ma questa volta, mi dispiace per voi, avete fatto male i vostri conti.» concluse la maghetta con un ghigno.

«Quindi mia Regina è questa la vostra decisione? Riusciremo ad avere quello per cui siamo venuti, potete darcelo con le buone o ve lo strapperemo con le cattive.» eruppe Magnus, poi stringendo gli occhi in due fessure e puntando quello sguardo crudele sulla regina continuò «a causa della sua volubilità sta facendo soffrire mia figlia e questa cosa mi crea non pochi pensieri, non mi aspetto che comprenda, voi fate non provate emozioni. Avete quello che vogliamo o dobbiamo scatenare la nostra ira?»

Nonostante tutte le minacce ricevute, la Regina propruppe in una risata cristallina «Poveri sciocchi, pensate che una minaccia come la vostra possa farmi desistere dalla mia scelta di rimanere alleata con Valentine Morgenstern?! Non vi aiuterò a salvare i giovani.» disse, quasi gridando, e continuando a ridere, una risata acuta e crudele.

Fu un attimo e Perla stava lanciando con la forza della magia, unita a quella della disperazione e della rabbia, una miriade di pugnali dritti sulla figura di quella fata crudele, infida e altezzosa.

«PERLA, NO!» un grido e qualche scintilla azzurra dello stregone e le lame si fermarono ad un soffio dal conficcarsi nella carne della creatura, questo non impedì comunque a lui di lasciarle in sospensione dove le aveva bloccate per dimostrare a sua Maestà che nessuno di loro stava scherzando, compreso il Conclave. Piccole stille di sangue macchiavano l'abito della fata, cosa che le impediva di dimenticare che era sola in quello spazio circondato dallo scudo della cacciatrice magica che teneva fuori tutto e tutti tranne loro tre e che avevano davanti due degli stregoni più potenti del Mondo Invisibile.

Era diverso tempo ormai che la battaglia infuriava, i cacciatori al servizio del Conclave erano riusciti a spostare la battaglia fuori dalla città, anche grazie all'aiuto dei vampiri e dei licantropi. Ma non era stato facile, dopo che Valentine e i suoi figli avevano interrotto l'assemblea costringendo tutti ad una scelta di vita era scoppiato il caos. Era successo tutto molto in fretta, l'intera assemblea era saltata in piedi sguainando le armi, cacciatori e soldati contrapposti che si fronteggiavano e cercavano di avere la meglio gli uni sugli altri. Oltre ai Morgenstern all'interno della sala del Consiglio erano presenti solo venti dei loro soldati e in poco tempo i cacciatori più esperti li avevano costretti a ritirarsi verso le porte della città. Nonostante l'adrenalina che scorreva nelle loro vene per l'imminente battaglia si erano accordati per evitare assolutamente uno scontro con Clary e Jonathan.

Saltarono fuori dal nascondiglio quando ormai i cacciatori più abili avevano relegato il Circolo in campo aperto, non avrebbero rinunciato a combattere ma lo avrebbero fatto senza essere visti.

A questo punto entravano in gioco i vampiri e i lupi mannari che avrebbero creato una sorta di barriera tra il grosso dell'esercito di Valentine, relegato sulla collina, e gli uomini che lui e i suoi figli avevano con sè.

Era sempre stata una questione personale ma da quando Valentine aveva portato via i loro figli, Jocelyn e Luke avevano pensato e ripensato a quell'uomo che un tempo era stato marito e parabatai e che aveva rovinato le loro vite e quelle dei loro figli per il potere. Non avevano più dubbi che ci fosse il Morgenstern dietro l'"incidente" che aveva trasformato Luke in un lupo mannaro, per non parlare poi degli esperimenti condotti sui figli attraverso le gravidanze della moglie. Quello che non capivano era il fatto che lui non trovasse niente di sbagliato in quello nelle azioni che aveva compiuto nei loro confronti e come mai covasse tanto odio per essere stato abbandonato, l'unica spiegazione a cui erano arrivati consisteva nel credere di essere completamente nel giusto.

Correvano a perdifiato per le vie di Alicante intenzionati a fronteggiarlo, sperando in qualche modo di avere una possibilità, seppur minima, di salvare John e Clary. Una volta usciti dalla città non fu difficile individuarlo: era circondato da un gruppo dei suoi che facevano da scudo al suo corpo e alla sua vita, credevano talmente tanto in lui al punto da morire pur di proteggerlo. Sapevano fin dai tempi della scuola quando sapeva essere carismatico e influente Valentine Morgenstern.

Determinati più che mai dal senso di rivalsa che volevano prendersi sul responsabile delle loro pene, raggiunsero molto velocemente il gruppo di cacciatori schierati a sua protezione e altrettanto velocemente riuscirono a disfarsene grazie a spade, pugnali, artigli e denti.

Ed eccolo lì, che si ergeva di fronte a loro, con tutta la sua arroganza e superiorità.

«Sei venuta con il cane, moglie mia?» sibilò Valentine in direzione di Jocelyn.

«Quello che chiami cane, è mio marito e una volta era il tuo parabatai, tesoro. Ma non siamo qui per questo.» rispose tagliente lei.

«Dove sono i ragazzi? Cosa hai fatto bastardo?» ringhiò Luke, non era da lui farsi prendere dall'ira ma quando si trattava di sua moglie e dei suoi figli non poteva farne a meno e considerando chi aveva davanti, la persona che gli aveva ordinato di suicidarsi, non riusciva a trattenere la rabbia.

«I MIEI figli» sottolineò la parola la miei e continuando disse «stanno benissimo, sono migliorati molto sotto la mia guida, peccato che nessuno di voi due potrà mai assistere al nostro successo.» Mise fine alla frase e si posizionò pronto a combattere contro le due persone, un tempo, più importanti della sua vita.

Mentre la battagli infuriava intorno a loro, tutti e tre si chiedevano chi per un motivo e chi per un altro come se la stessero cavando gli altri, sopratutto i fratelli Morgenstern. Nessuno di loro però aveva tempo di distrarsi a lungo con tali pensieri, incombeva, ormai, un regolamento di conti rimandato per troppo tempo.

Mentre Luke artigliava le sue mani e scopriva i denti da licantropo, Jocelyn estraeva due pugnali dalla cintura delle armi a cui erano appese anche due spade angeliche. Erano finalmente alla resa dei conti, sapevano che prima o poi li avrebbe trovati e si erano tenuti in allenamento in tutti quegli anni solo per poter affrontare al meglio questo momento. Tutti e tre erano sempre stati abili cacciatori non c'era modo di sapere come sarebbe finita, forse solo la motivazione più forte avrebbe spostato l'ago della bilancia verso una parte o un'altra.

Mentre Valentine si preparava a sferrare il suo attacco verso la moglie, lei nel frattempo aveva lanciato i suoi pugnali e Luke si era frapposto fra i due. E così cominciava, il trio di comando del Circolo che si affrontava in una sfida all'ultimo sangue. Dall'esito sarebbe dipeso non solo il futuro di una famiglia di cacciatori ma di tutto il Conclave.

Avevano fatto di tutto per evitare di venire a contatto con i loro amici e parabatai ma in una battaglia si sa, non sempre si potevano scegliere gli avversari. E così mentre si disfacevano di un gruppo di avversari che li aveva circondati, coordinandosi sfruttando il legame parabatai ma non solo, non poterono evitare di notare quelle chiome così particolari e allo stesso tempo uniche. Non avevano dubbi che fossero Clary e John, assomiglivano in tutto e per tutto ai loro genitori ma entrambi avevano fisicità e altezza diverse da quest'ultimi.

Per tutti fu come ricevere un pugno nello stomaco quando gli sguardi s'incontrarono; non c'era amore o gioia in quegli verdi come i prati che li circondavano ma solo freddezza. Fu forse in quel momento che Jace, Izzy e Simon realizzarono che forse non avrebbero più riavuto indietro la spensieratezza, le risate, l'amore e l'amicizia di quei due ragazzi.

Anche i fratelli Morgenstern aveva intercettato lo sguardo di quelli che una volta erano i loro amici, li avrebbero affrontati se non fossero stati in inferiorità e non avessero saputo quanto fossero forti e allenati, anche se niente in confronto alla preparazione che avevano ricevuto loro da quando il loro padre li aveva presi con sè.

Non si soffermarono più di tanto su quei pensieri e quei visi che li guardavano, si gettarono invece a capofitto nella battaglia, di nuovo.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


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NdA: Salve a tutte lettrici... Mi scuso per il ritardo mostruoso con cui pubblico questo nuovo capitolo ma ho preferito lasciar passare l'esate... Finalmente ce l'ho fatta... Ecco qua un nuovo capitolo con cui spero di riuscire a farmi perdonare... Come sempre un doveroso grazie va a chi legge in silenzio, chi segue la storia, chi la preferisce e chi la ricorda e anche a chi recensisce e soprattutto alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella 13 sempre presenti in ogni capitolo... GRAZIE DI TUTTO E PER TUTTO...

CAPITOLO 16

 

 

Stavano guardando il corpo senza vita del padre ripensando a tutto ciò che li aveva portati a quel momento. Non riuscivano a capacitarsi di come fossero riusciti, Jocelyn e Luke, ad avere la meglio su un cacciatore con l'esperienza e l'abilità di Valentine. Non era stato un caso che avessero formulato quei pensieri e avessero usato i loro nomi, in quel momento Clarissa e Jonathan sentivano di non appartenere a niente e nessuno che non fossero loro stessi e il loro legame fraterno.

Non sapevano quando e come fosse successo, loro infatti erano occupati a mettere fuori combattimento la maggior parte dei membri del Conclave visto che erano in netta maggioranza. Nonostante impugnassero le lame angeliche cercavano sempre il modo di colpire quei cacciatori con l'elsa menando colpi ai fianchi o ai ginocchi per far perdere loro l'equilibrio. Lo scopo era bloccarli e tracciare loro una runa che era apparsa a Clary che fondeva gli elementi della memoria e della comunicazione, in modo che i fratelli potessero trasmettere ciò che realmente sentivano. Non era affatto semplice anche se cacciatori potenti, lei e suo fratello erano soltanto in due, mentre ne avevano davanti almeno otto. Se solo avessero potuto chiedere aiuto ai loro parabatai. Sapevano di aver sfidato il Conclave a fianco del padre, ma l'ultima cosa che volevano era far del male ad altre persone. Gli sguardi di Clary e John s'incontrarono e tra loro passò una comunicazione silenziosa. Dopo alcuni tentativi i due fratelli riuscirono nell'obiettivo che si erano posti e una volta che la runa aveva agito, si erano ritrovati addosso lo sguardo comprensivo e determinato di otto cacciatori che con un cenno di assenso del capo avevano permesso loro di colpirli, senza ferirli davvero, e mandarli al tappeto. Una volta atterrati tutti quei cacciatori si erano voltati per dirigersi verso il padre e, persino da lì, avevano subito avvertito che qualcosa non andava. Una donna con una massa di capelli rossi come il fuoco e un uomo dalle spalle larghe e i capelli castani impreziositi con alcuni fili grigi troneggiavano su un corpo riverso a terra sopra una pozza scura che entrambi sospettavano fosse sangue.

Prima che riuscissero a raggiungere i genitori, i ragazzi vennero raggiunti dai loro amici e parabatai, c'erano proprio tutti, o quasi. Perla e Magnus non erano con loro e distrattamente i due fratelli si chiesero dove potessero essere.

Stavano vivendo un conflitto interiore, restare e affrontarli o correre via verso il corpo di Valentine?

La battaglia stava ormai volgendo al termine, l'esercito del Circolo cominciava a sgretolarsi senza l'influente guida del Morgenstern e per il Conclave e i Nascosti diventava sempre più facile sopraffarli. C'erano stati scontri violenti e perdite da entrambe le parti anche se, una volta eliminato il comandante dell'esercito, i cacciatori di Alicante avevano avuto la meglio. Come potevano spiegare quello che era successo loro? Cosa avrebbero potuto dire ai loro amici e alla loro famiglia dopo che si erano apertamente schierati con il loro padre davanti a tutto il Consiglio? La loro unica speranza era il Sommo Stregone di Brooklyn ma finché non fosse giunto ad Alicante non avrebbero saputo cosa riservava loro il destino.

La realtà colpì di nuovo Jonathan che, con un peso sul cuore, constatò che Perla non era lì e Jace se ne stava in disparte a parlottare con Alec, gli unici che stavano prestando loro attenzione erano i loro parabatai che tenevano le mani lungo i fianchi dimostrando di non essere ostili e di non voler ingaggiare un combattimento. I loro sguardi erano attenti ma feriti ed era la cosa che faceva più male, dopo tutto quello che avevano passato come potevano davvero credere che quello che avevano fatto fosse da loro? Che quello che avevano visto fosse la realtà dei fatti? Come potevano anche solo pensare che avevano ceduto al fascino del potere a discapito dell'amore della famiglia, degli amici, della vita?

Erano tutti interrogativi che ronzavano in testa di Clary mentre studiava una delle sue parabatai, lei era sempre lei, una cacciatrice al servizio del Conclave infiltrata tra le file del padre per fermarlo, aveva ben presente chi l'aveva cresciuta e gli insegnamenti ricevuti. L'unico vantaggio che avevano tratto dal tempo passato con Valentine erano stati i risultati ottenuti con i duri allenamenti ma per il resto era sempre una Fairchild, come suo fratello.

«Clary» la chiamò Isabelle avvicinandosi a lei con le mani alzate «John» le fece eco Simon andando verso il suo parabatai.

Nè lui nè la sua ragazza li avrebbero attaccati, volevano solo indietro i loro amici e se per farlo avessero dovuto esporsi in questo modo non avrebbero esitato un momento. Fu un attimo ma quando Alec vide sua sorella avvicinarsi pericolosamente ai due fratelli, senza alcun tipo di difesa, un campanello d'allarme risuonò nella sua testa e in men che non si dica era davanti a lei, che le faceva scudo con il suo corpo. Non aveva estratto armi ma solo il gesto aveva costretto Jace ad affiancarlo e a ritrovarsi faccia a faccia con la sua ragazza. Da quando Valentine li aveva rapiti non c'era stato giorno in cui si fossero dati pace, per trovarli, salvarli e riportarli indietro, per loro, per Jace e Perla, per gli amici e la famiglia. Gli mancavano terribilmente e l'incertezza di quel momento pesava come un macigno sul loro cuore.

«Cosa state facendo?» chiesero in coro i due fratelli e prima che gli altri potessero rispondere o fare qualsiasi altra cosa, Magnus e Perla apparvero nel gruppo.

«Fermi!» tuonò lo stregone, attirando anche l'attenzione del suo ragazzo e di Jace.

Con sollievo Clary notò che tra le sue mani, Magnus, stringeva il biglietto che lei, durante una visita alla corte col padre, aveva lasciato cadere davanti al trono della Regina prima che tutti e tre si ritirassero per tornare all'appartamento.

L'aveva vincolata con una runa che, se non fosse stata sbloccata dallo stregone in persona, avrebbe disintegrato la carta ed il suo contenuto. La regina doveva essere stata ben persuasa se aveva deciso di consegnare la lettera, a meno che non sapesse già che il suo potente alleato era caduto per mano dei cacciatori del Conclave e che lei, nonostante gli avvertimenti magici di Magnus e Perla, aveva già perso potere sul Mondo Invisibile. In seguito Perla le avrebbe raccontato che pur di salvare la sua vita, non la corte, nel momento stesso in cui Magnus l'aveva fermata dal trafiggerla, la Regina aveva raccontato loro di aver trovato il biglietto sotto un mucchietto di foglie e di aver capito che si trattasse di un messaggio dei fratelli Fairchild per la loro famiglia e i loro amici, aveva anche notato la runa e aveva pensato che prima o poi qualcuno di loro sarebbero andato a farle visita, ma non aveva capito quanto stesse rischiando continuando ad aiutare Valentine finché non si era ritrovata centinaia di lame pronte ad ucciderla. Lì aveva scelto se stessa e aveva consegnato a lei e suo padre il biglietto.

Perla corse ad abbracciare Jonathan e Clary intuì che lo stregone doveva averle raccontato tutto, adesso era il momento che anche gli altri, sua madre e suo padre compresi, sapessero la verità. Jace spostava lo sguardo da lei a suo fratello cercando di capire cosa stesse succedendo, non la vedeva dall'ultima volta che lui e la maghetta erano apparsi nella loro stanza prigionieri del padre e in quel frangente entrambi avevano confessato loro che stavano cambiando. Perché allora adesso Perla era così sicura e fiduciosa nei confronti di Jonathan? Cos'era cambiato? E perché lui faceva così fatica ad avvicinarsi per stringere tra le braccia la sua ragazza? Sembrava sempre la stessa ma nonostante questo c'era qualcosa nel suo sguardo e nei suoi comportamenti che lo facevano dubitare.

«Magnus, per favore, potresti chiedere a mamma e papà di raggiungerci? È giunto il momento di raccontare la verità ed è giusto che tutti voi sappiate cosa è realmente successo da quando Valentine ci ha rapiti» Clary si rivolse al Sommo Stregone che annuendo si diresse verso Jocelyn e Luke. Mentre aspettavano che li raggiungessero Perla, staccatasi a fatica da John corse ad abbracciare anche la sua parabatai. Restarono un momento così finché Izzy non le raggiunse per unirsi all'abbraccio. Anche Simon preso dall'entusiasmo si lasciò andare ad un gesto di affetto verso il suo parabatai e dopo avergli stretto la mano lo avvolse in un caloroso abbraccio di bentornato. Alec e Jace osservavano la scena e si guardavano a vicenda domandandosi ancora una volta cosa stesse succedendo quando Magnus, Jocelyn e Luke li raggiunsero.

Fu in quel momento che Clary prese un profondo respiro guardò suo fratello e, cercando di mantenere la voce più ferma possibile, cominciò a raccontare.

«Ci dispiace, non sapete quanto, ma dovevate credere che vi avevamo voltato le spalle affinché ci credesse anche lui, è stata una grandissima sofferenza fingere che stavamo cambiando, guardarvi negli occhi e farvi capire che provavamo indifferenza e disprezzo, ma non potevamo rischiare che ci scoprisse e che vi facesse del male» Stava per continuare il suo racconto quando Jace puntò il suo sguardo dorato nei suoi occhi verdi e aprì le braccia facendole segno di raggiungerlo, lei sorrise, si avvicinò lentamente a lui e lasciò che le sue forti braccia ricoperte da rune si stringessero intorno al suo corpo minuto offrendole il conforto e la sicurezza di cui aveva bisogno. Rinfrancata da quel calore e da quel corpo rimase avvinta a lui e lasciò che suo fratello continuasse il racconto.

«Sapevamo dell'alleanza con la Regina e sapevamo che avrebbe escogitato qualcosa per piegarci al suo volere, ma non avevamo idea di cosa poterci aspettare fin quando una sera, abbiamo sentito una conversazione tra due soldati che parlavano della vasta conoscenza delle fate di qualsiasi tipo di ingrediente per creare qualsiasi tipo di intruglio. Non è stato difficile fare due più due e approntare un piano per non essere soggiogati.» Jonathan fece una pausa e strinse la maghetta a se mentre gli altri spostavano l'attenzione da lui alla sorella e riflettevano su quanto stavano raccontando.

«Ho inciso su entrambi una runa proprio all'altezza del cuore in modo che potessimo bere la pozione senza destare sospetti e senza che ne subissimo gli effetti. Siamo sempre stati noi, ma dovevamo insinuare il dubbio in voi» disse Clary rivolgendosi a Jace e Perla e continuò «dovevamo portarvi ad agire contro la Regina per sgretolare l'alleanza e indebolire entrambi i fronti. Noi avremmo lavorato sull'esercito di nostro padre dall'interno mentre voi avreste usato i mezzi più potenti a vostra disposizione, la strega e lo stregone, per intimorire ed annientare la Corte. È stato un azzardo lasciare quel messaggio ma avevo preso tutte le precauzioni per non essere scoperta grazie anche all'aiuto di John che con le sue lusinghe impressionava Valentine e allo stesso tempo distraeva la Regina.» concluse la ragazza fissando il suo combattivo sguardo di smeraldo negli occhi della madre e del padre come a voler dimostrare loro di non aver mai voltato le spalle alla famiglia, al sangue, alla causa.

Dopo aver terminato il racconto non restava altro da fare, per i fratelli Fairchild, che presentarsi davanti al consiglio e sottoporsi volontariamente al processo della Spada. Nonostante gli amici e la famiglia credessero al loro racconto dovevano dimostrare alla comunità degli Shadowhunters che avevano agito per il bene e in buona fede. Avevano il cuore leggero dopo aver confessato tutto perché sapevano che sarebbe andato tutto per il meglio e soprattutto perché non avevano niente altro da nascondere.

Si presentarono alla Guardia scortati e lasciarono che Magnus e Luke intercedessero per loro, nonostante fossero impazienti di raccontare ancora una volta tutta la storia fu risposto loro che prima si sarebbe tenuta l'assemblea per nominare le nuove cariche del Consiglio. Mentre tutti i cacciatori venivano convocati per la sera, ad eccezione dei feriti più gravi che non potevano lasciare la Basiliade, i fratelli Fairchild nel frattempo venivano trattenuti in una cella, lasciata comunque aperta, in modo che fossero liberi di muoversi ma non di allontanarsi.

Isabelle, Simon, Jace e Perla furono fatti accomodare appena fuori le mura della Guardia, decisero così di tornare verso casa Lightwood per tirare il fiato e discutere di ciò che Jonathan e Clary avevano raccontato.

«Ho temuto il peggio quando ho incrociato i loro sguardi sul campo di battaglia, erano freddi, distaccati, li ho creduti persi per sempre.» cominciò Isabelle, «La runa di vincolo ha creato una sorta di barriera tra le rune parabatai, è stato molto difficile andare avanti ogni giorno senza sapere, anche se il fatto che il legame fosse intatto mi dava un briciolo di speranza» continuò Perla.

«Simon, cosa percepivi dal legame con Jonathan?» gli chiese Jace, amava Clary ma era l'unico oltre ad Alec a non avere un legame diretto con i due fratelli e non poteva fare altro che affidarsi alle sensazioni di sua sorella.

Nella sala c'era molto brusio, tutti i cacciatori parlottavano tra di loro riportando ciò a cui avevano assistito, ma anche storie sentite sul campo di battaglia dopo la morte di Valentine. L'argomento principale erano, ovviamente, i suoi figli, chi erano e ciò che avevano fatto; alcuni li consideravano eroi altri dei traditori ma prima che potessero esprimere un giudizio e ascoltare una sentenza nei loro confronti, l'intero Clave doveva nominare il nuovo Consiglio, il Console e l'Inquisitore.

Nel corso dell'assemblea vennero proposti i candidati per le nomine delle due cariche più importanti e decisi i rappresentanti degli Istituti del mondo, fu anche proposto di aggiungere tre seggi, rispettivamente per vampiri, licantropi e stregoni, come ringraziamento per l'aiuto fornito in battaglia. Nonostante qualcuno avesse opposto un secco no a questa proposta, la maggior parte del Clave aveva deciso di infrangere le barriere che, da troppi anni ormai, erano state erette tra Nephilim e Nascosti e la maggioranza aveva acconsentito a questa richiesta.

E mentre si discuteva sulle capacità e le debolezze dei vari candidati alle due cariche più importanti appariva sempre più evidente un contrasto tra le vecchie e le nuove generazioni di cacciatori, le prime molto più conservatrici e tradizionaliste, le seconde più innovative e promotrici di integrazione e uguaglianza. E così dopo ore di discussioni il nuovo Console e il nuovo Inquisitore furono nominati: Aline Penhallow e Robert Lightwood, l'innovazione e l'esperienza, la tolleranza e la saggezza a braccetto per il bene dei Nephilim.

E dopo l'istituzione del nuovo Consiglio, il Console convocò fratello Zaccaria perché andasse a prelevare dalla cella i due fratelli e li sottoponesse, insieme all'Inquisitore al processo.

Non sapevano quanto tempo fosse passato, nonostante la porta della cella fosse aperta era rimasti tutto il tempo seduti sul pavimento vicini a parlare di quanto fossero sollevati dal fatto che i loro ragazzi, i loro amici e la loro famiglia avevano creduto al loro racconto, alle loro parole, alla verità.

Sentirono la sua voce nella testa prima ancora di vederlo comparire, così si alzarono, si presero per mano e lasciarono che il fratello silente li scortasse nella sala del Consiglio. Una volta davanti ad Aline e Robert, Clary lasciò la mano di suo fratello, gli rivolse uno sguardo risoluto e fece un passo avanti; allungò le braccia davanti a se con i palmi all'insù e lasciò che vi venisse posata sopra la spada. A quel punto cominciò il suo racconto.

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


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NdA: Salve a tutte lettrici... Eccoci arrivati alla fine della storia... Grazie infinite a chi mi ha seguito e sostenuto fino a questo momento, grazie a chi ha letto in silenzio, chi si è preso del tempo per dirmi cosa pensava della mia storia, chi l'ha aggiunta tra le ricordate, le seguite, le preferite... è stato un piacere e un onore avere qualcuno che leggesse i miei scritti, un grazie va anche a chi mi ha dato consigli, chi ha avuto il coraggio di fare critiche costruttive e sopratutto alle tre persone che per ogni capitolo era lì per sostenermi anche con una parola o una frase... per questo ho deciso di dedicare questa storia alle prime persone che hanno creduto in me come autrice... Perla Bane e JessyR89... se non fosse stato per EFP non vi avrei mai conosciute... e grazie anche a Stella13 sempre presente... Vi lascio alla fine della storia... a presto...

EPILOGO
 

 

DUE ANNI DOPO

 

Era il tempo trascorso dal giorno dalla sentenza che aveva scagionato appieno Clarissa e Jonathan e la vita all'Istituto era trascorsa in maniera tranquilla a parte qualche caccia grossa, facilmente risolta grazie all'esperienza che i ragazzi avevano maturato nel corso degli anni. Dopo la sua assoluzione in Consiglio, Jonathan era stato proposto da Alec come rappresentante dell'Istituto di New York, sia per come aveva condotto la questione di suo padre, insieme a sua sorella, sia perchè aveva acquisito ottime capacità di stratega che avevano risolto la situazione in più di un'occasione. Il processo della spada aveva permesso al moro di riporre la sua più totale fiducia nel Fairchild e ancora oggi non ne era pentito. Ad ogni riunione del Consiglio l'Istituto di New York era quello che aveva la reputazione migliore, accoglieva le proposte migliori e criticava ciò che non portava vantaggi o soluzioni durature al Clave. Quasi sempre ciò che proponeva o a cui dava il consenso veniva appoggiato anche dai rappresentanti dei Nascosti, non perchè fossero suo padre, il futuro suocero e Rapahel, ma perchè era molto bravo nel riconoscere ciò per cui valeva la pena. Jonathan non era stato comunque l'unico ad avere un ruolo nel Conclave, infatti, come previsto i seggi dei rappresentanti dei Nascosti erano stati affidati al Sommo Stregone di Brooklyn, per le sue capacità e la sua esperienza pluricentenaria, a Luke, che si divideva tra le riunioni del Consiglio e le classi dell'Istituto che istruiva insieme a Jocelyn, e a Raphael, considerato un ottimo capo clan, saggio e giusto.

Mentre i coniugi Garroway si occupavano dell'istruzione dei nuovi cacciatori, Jace Herondale e Simon Lewis, che si era impegnato ogni giorno in quei due anni per diventare un ottimo cacciatore, si occupavano della parte teorica e pratica dell'addestramento in battaglia. Come il suo futuro cognato anche Simon si era specializzato nelle armi a gittata, in particolare prediligeva la balestra al posto dell'arco.

Grazie alle conoscenze acquisite dalle ragazze ognuno dei cacciatori dell'Istituto aveva una propria arma creata si misura e potenziata dalla combinazione di rune e magia. Isabelle non si separava per niente al mondo dalla frusta che suo padre le aveva regalato e che le sue parabatai avevano modificato per lei, Jace e Jonathan, che talvolta combatteva con Fosforos, la spada lunga dei Morgenstern, in combinazione con Eosforos, la spada corta, impugnata da sua sorella, avevano due spade angeliche che erano state incantate in modo che si attivassero al nome delle fidanzate, l'arco di Alec e la balestra di Simon non mancavano mai un colpo e centravano sempre il bersaglio, le frecce e i dardi reagivano infatti al particolare battito dei "cuori" dei demoni. Perla, nonostante le insistenze di Jonathan, continuava a preferire la magia e le sue sole mani mentre Clary oltre ad avere uno stilo molto potente e la piccola Eosforos, nel fodero della cintura delle armi, era ormai specializzata nei coltelli da lancio ed era veramente precisa, non sbagliava mai un colpo e ognuno di essi andava a segno al millimetro. Lei e solo lei insegnava ai giovani cacciatori quell'arte, non c'era nessuna migliore di lei.

Quanto al primo trio parabatai nella storia dei Nephilim, Clary, Perla e Izzy erano state investite dal Console del grado di Cacciatori Angelici Speciali e venivano convocate per risolvere le situazioni più estreme in giro per il mondo.

Erano una forza della natura, i poteri della maghetta, le abilità combattive della mora e la creatività con le rune della rossa risultavano decisamente un'alchimia esplosiva a cui nessun demone riusciva a sottrarsi, considerando poi il fatto, per niente trascurabile, che i poteri di Perla erano ormai illimitati e incontrastabili. Lei e Magnus avevano creato insieme una barriera per contenerli ma era al sicuro sotto chiave nella biblioteca dell'Istituto e protetto da incantesimi.

 

 

TRE ANNI DOPO

 

Era appena iniziato il mese dei loro anniversari e ognuno di loro stava ricordando quello che era stato il giorno del loro matrimonio e le proposte precedentemente fatte e ricevute.

Jace, Simon e Jonathan avevano approfittato del fatto che le ragazze fossero fuori per una missione oltre oceano e aiutandosi a vicenda avevano organizzato tutto nei minimi dettagli, erano ormai cinque anni che stavano insieme ed era arrivato il momento di compiere un passo in più nel loro percorso di vita insieme.

Jonathan aveva consigliato Jace riguardo ai gusti della sorella e lo stesso aveva fatto quest'ultimo con Simon, Magnus e Alec, che ormai la considerava una "figlia", avevano parlato a lungo di Perla con il Fairchild consigliandolo ma anche mettendolo in guardia come bravi genitori.

Erano ormai anni che le coppie dormivano insieme nella stessa stanza, aveva pensato a tutto la maghetta la sera dei festeggiamenti per il raggiungimento della maggioretà sua e delle sue parabatai. Era stato il suo regalo di compleanno, grazie alla magia e alle domande casuali e mai sospettose sui gusti dei cacciatori, aveva trasformato le stanze da letto mescolando i gusti di ogni coppia e rendendole un luogo unico e speciale per ognuno di loro.

Jocelyn e Luke non avevano fatto i salti di gioia quando lo avevano scoperto, ma i loro figli erano ormai grandi e conoscendo l'aspettativa di vita dei cacciatori si erano limitati ad alcuni consigli ed un'alzata di spalle. Nonostante fossero consapevoli che l'amore che i figli provavano per Jace e Perla fosse vero e duraturo credevano ancora nelle tradizioni e speravano che un giorno o l'altro Jonathan e Jace si sarebbero dichiarati.

Apparvero in cucina perchè la maghetta stava morendo di fame e anche perchè volevano festeggiare, la missione era stata un successo, come sempre del resto, erano un trio quasi invincibile, servire il Conclave aveva i suoi vantaggi, infatti l'accesso alla città silente, ai suoi archivi e alla città di Diamante aveva dato a Clary, Perla e Isabelle conoscenze abbastanza potenti per creare una sinergia indissolubile tra la magia, le rune e l'adamas che aveva portato a nuove e potenti armi. Stavano sorridendo insieme ripensando alla velocità con cui avevano ucciso quei tre demoni Behemot che avevano attaccato Shangai, perchè avevano soltanto voglia di tornare a casa dai ragazzi e farsi coccolare, quando videro sul tavolo tre buste, ognuna con i loro nomi.

«Cosa pensate che siano?» chiese Clary avvicinandosi con altre per esaminarle da vicino. «Sono da parte dei ragazzi, hanno tre calligrafie diverse» aggiunse Izzy «Direi di aprirle e leggere» concluse Perla.

I ragazzi avevano passato la mattinata in palestra ad allenarsi con i nuovi giovani cacciatori, ad insegnare loro a conoscere le armi e le tecniche di base nel combattimento, per sapersi almeno difendere in caso di attacco. Era importante che imparassero a salvare le proprie vite prima, poi nei giorni seguenti sarebbero passati ai metodi migliori di attacco e neutralizzazione dei demoni. Prima di qualsiasi cosa avevano insegnato loro, Jonathan in particolare, che lo aveva imparato a spese sue e di Simon, che non esisteva l'egoismo in combattimento. Ognuno doveva contribuire alla buona riuscita della missione senza mettere in pericolo gli altri.

Erano stati grati di avere la testa impegnata in qualcosa di pratico altrimenti il nervosismo per ciò che avrebbero fatto quella sera li avrebbe travolti, erano shadowhunter e convivevano con la paura ogni istante della loro vita, ma niente li aveva preparati, o poteva farlo in qualunque modo, a quello che sarebbe stato. Il loro destino era nelle mani delle ragazze, o meglio in una sillaba che poteva elevare i loro cuori o farli sprofondare nell'oblio.

Ormai il nervosismo in palestra era palese perfino ai giovani cacciatori allievi, fu così che, dopo l'osservazione dell'ovvio da parte di uno di loro, Jace e Jonathan decreterano finito l'allenamento e li congedarono ricordando loro le lezioni pomeridiane con i coniugi Garroway.

Avevano preparato tutto nei minimi dettagli grazie anche all'aiuto del Sommo Stregone di Brooklyn, era risaputo che Magnus Bane era un esperto nell'organizzazione di feste e serate magnifiche.

C'erano solo due parole sul biglietto che messe insieme non dicevano niente, ma interpretate separatamente conducevano da qualche parte e suggerivano qualcosa. Erano tre stanze diverse dell'Istituto e le tre ragazze sapevano esattamente cosa rappresentavano per loro e per i ragazzi ma ancora non avevano nessuna idea del perchè le volessero vedere proprio lì e per di più con indosso un abito. Si guardarono negli occhi e con l'intesa che ormai avevano consolidato nel corso degli anni fecero la cosa che stavano pensando contemporaneamente. Si diressero nella stanza di Izzy e Simon, non tanto perchè avesse l'armadio più fornito, con la magia di Perla niente era impossibile, ma perchè era l'unica delle tre che ancora consultava riviste di moda. Qualunque cosa aspettasse loro se era richiesto un abito volevano che fosse il migliore perchè il desiderio più grande era lasciare a bocca aperta i loro ragazzi; non sapevano ancora cosa avevano loro riservato e che sarebbero stati Jace, Simon e Jonathan a lasciarle a bocca aperta.

Prima di lasciare la stanza di Izzy, le tre ragazze si abbracciarono e tratto un respiro profondo si diressero ognuna per la sua strada per scoprire ciò che i ragazzi avevano architettato. Non sapevano che cosa aspettarsi ma niente di tutto ciò che avevano immaginato si avvicinava a quello che si trovarono davanti.

La palestra era stata decorata con una pioggia di luci che pendevano dal soffitto, una coperta era stesa al centro della stanza e un cestino da pic nic vi era appoggiato sopra, Simon aveva uno splendido completo nero con una camicia bianca e un papillon, sembrava pronto per aprire le danze ad una delle feste che si teneva nella sala degli accordi, ma lì c'erano soltanto loro due in un atmosfera magica e romantica. Isabelle aveva scelto un abito lungo, senza spalline, nero in seta che metteva in risalto le sue rune e le sue cicatrici, faceva splendere la sua pelle diafana e le slanciava la figura, era una visione incantevole, pensava Simon, mentre lei si avvicinava e gli soffiava un dolce bacio sulle labbra.

«Che cosa stai tramando Simon Lewis?» domandò Isabelle accocolandosi a lui mentre le accarezzava la schiena e la stringeva dicendole che le era mancata.

La biblioteca era stato il luogo dove tutto era cominciato e nonostante conoscesse Jonathan come le sue tasche era nervosa, come mai era stata, non sapendo cosa avrebbe trovato superata la soglia di quella stanza. Ed eccolo lì in tutta la sua altezza, il suo splendore e il suo magnifico sorriso solo per lei che la stava aspettando. Lei fu felice di aver indossato un abito al ginocchio e le ballerine, perchè non appena lo vide assecondò l'impulso di corrergli incontro e farsi avvolgere dalle sue braccia forti e rassicuranti.

«Dopo avermi baciata, perchè so che lo vuoi, ti dispiacerebbe spiegarmi?!» chiese Perla sorridendo al suo fantastico ragazzo. E poi le sue labbra accolsero quelle di lui come un bicchiere d'acqua dopo una corsa, le era mancato terribilmente durante la missione, nonostante fossero ormai anni che stavano insieme ne sentiva lo amava ogni giorno di più e se non avesse avuto altro da fare avrebbe passato le sue intere giornate tra le sue braccia. Il posto che preferiva al mondo.

I colori che vedeva ogni volta le colpivano il cuore come la prima, era una gioia per gli occhi osservare le sfumature che la serra custodiva al suo interno e quella sera le sfumature più belle erano il giallo fieno dei suoi capelli e l'oro ambrato dei suoi occhi. Era seduto su quella stessa panchina che anni prima li avevi accolti entrambi, lui smarrito e confuso sulla sua identità lei abbagliata e incuriosita dalla bellezza che sua madre le aveva detto fosse conservata lì; la stava chiaramente aspettando e quando si accorse della sua presenza non potè che aprirsi uno splendido sorriso sul suo magnifico viso solo dedicato a lei.

«Che succede Jace?» domandò Clary andando a sedersi vicino al suo ragazzo permettendogli di stringerla tra le braccia e godendosi la familiare sensazione di sentirsi a casa. Non sapeva il perchè di quell'appuntamento nella serra ma vista l'atmosfera si sentiva nervosa e tranquilla allo stesso tempo. Distrattamente, mentre Jace si avvicinava per baciarla, si chiese se Izzy e Perla si sentivano come lei.

Ormai tutto l'Istituto sapeva che cos'era successo la sera in cui le ragazze erano rientrate dalla missione e, come se non bastasse, bastava guardarli tutti in faccia per capire che erano al settimo cielo. Avevano uno stupido sorriso stampato sul volto che a guardarlo troppo dava quasi la nausea. Fu durante una pausa pranzo dagli allenamenti che Alec chiese a Perla di raggiungerlo in biblioteca perchè doveva discutere con lei di una questione della massima importanza. La ragazza finì di pranzare con Jonathan mentre pensava per quale motivo veniva convocata dal direttore dell'Istituto senza la presenza del suo fidanzato, era questo ormai, o delle sue parabatai. Mentre lui e gli altri tornavano in palestra ad allenarsi lei si diresse in biblioteca.

«Chiudi la porta» la accolse il moro e le fece cenno di sedersi sulla poltrone di fronte alla sua davanti al camino. «Grazie per essere venuta subito. Sapevo della sorpresa che i ragazzi vi stavano organizzando perchè io e tuo padre abbiamo parlato con Jonathan e adesso vorrei chiederti aiuto per fare la mia.» disse Alec tutto d'un fiato mentre un lieve rossore colorava le sue guance.

«Cosa posso fare per te?» chiese la maghetta sfoggiando un allegro sorriso.

«Vorrei organizzare una specie di caccia al tesoro per tuo padre. Vorrei che mi aiutassi.» le rispose Alec, sapendo di invitarla a nozze, con un gioco del genere. Sapeva che come lui, adorava suo padre e avrebbe fatto di tutto per vederlo felice.

Si era svegliato da solo in quel grande letto che era solito condividere con Alexander perchè il suo ragazzo era dovuto rientrare in Istituto per questioni del Conclave, con calma si era alzato ed era andato in cucina dove sul bancone insieme alla sua colazione preferita aveva trovato una busta numerata con un post it scritto a mano.

Ho fatto la scelta più importante della mia vita, non ti resta che arrivare all'ultima busta, senza barare, per scoprire di cosa si tratta. Così recitava il bigliettino attaccato alla busta numero uno. Magnus non se lo fece ripetere due volte e aprì la busta, che riportava semplicemente il suo nome vergato nella calligrafia di Alec.

Era rimasto incuriosito da questo strano messaggio in codice e si era ripromesso che, una volta terminati i lavori che gli erano stati commissionati per la giornata, sarebbe andato in Istituto a trovare il suo ragazzo e sua figlia. Voleva proprio arrivare in fondo a questa faccenda e capire, era sicuro che fossero in combutta, cosa stessero combinando quei due insieme.

Aveva già salutato sua figlia e Jonathan ma ancora non era riuscito a trovare Alec, se non lo avesse conosciuto così bene avrebbe cominciato a preoccuparsi, ma aveva incontrato nel corridoio Jace ed era tranquillo. Si era allora avventurato nella sua stanza e dopo aver bussato e non aver ricevuto risposta aveva provato ad abbassare la maniglia della porta trovandola aperta, lì al centro del loro letto, a volte capitava che dormissero anche lì, c'era la busta numero due, azzurra come i suoi occhi, che recitava soltanto vorresti. Cominciava ad essere confuso ma il post it parlava chiaro, non gli era permesso barare e doveva arrivare fino alla fine, ma quanto mancava? E soprattutto dov'era finito il suo ragazzo?

Perla gli aveva detto di averlo visto solo quella mattina e che aveva comunicato ai ragazzi che aveva delle commissioni da fare e che si sarebbe assentato ma ancora nessuno di loro lo aveva visto o sentito rientrare. Forse, pensava Magnus, Alec lo stava aspettando nel suo loft. Sarebbe andato a controllare se per caso avessero mancato di incrociarsi.

Arrivato a casa sua, lo stregone capì che il suo ragazzo era stato lì, e forse c'era ancora, c'erano infatti sul pavimento una scia di vestiti lasciati cadere in direzione della camera da letto. Non era decisamente una cosa da Alec ma dopo tutti quegli anni in cui stavano insieme era normale che il cacciatore avesse preso coscienza del potere di seduzione che aveva sul suo Nascosto e forse aveva deciso di sfruttarlo. Ma quello che trovò nella sua stanza da letto non era che l'ennesima busta con una sola parola al suo interno: essere. Cominciava a domandarsi a che gioco stesse giocando Alec e soprattutto se le buste sarebbero finite. Voleva solo vedere il suo ragazzo, baciarlo e dimostrargli quanto lo amava ma da quando si era svegliato quella mattina, il moro sembrava essere sparito nel nulla.

Cominciava a spazientirsi e nonostante i suoi secoli di esperienza e vita c'era solo una persona che poteva aiutarlo in quel momento.

Si concentrò sul pensiero di sua figlia e cominciò a ripetere il suo nome ad alta voce. Pochi secondi più tardi aprì gli occhi e la vide davanti a sè.

«Mi cercavi?» chiese lei sorridendo al suo adorato padre. Sapeva perchè la stava cercando, ne era sicura, ma non poteva cedere adesso doveva solo fare con lui l'ultimo passo e portarlo con sè nel luogo in cui si trova l'ultima busta, la più importante.

Era già tutto pronto all'Istituto, lei e Alec aveva elaborato una caccia al tesoro perfetta, erano riusciti ad attirare l'attenzione di Magnus, incuriosirlo, il fatto che Alec non fosse mai dove lo stregone lo cercava contribuiva a creare la suspence di cui quei due avevano bisogno. Perla immaginava già la sorpresa e la reazione del padre quando avesse finalmente capito il gioco, la domanda e la decisione che il moro aveva preso.

«È tutto il giorno che non riesco a trovare Alexander, in compenso mi ha lasciato queste buste, tu ne sai qualcosa signorina?» le chiese Magnus squadrandola da capo a piedi, lei dal canto suo rimase impassibile e dopo esser stata riscossa dai suoi pensieri rispose dicendo «Prima che mi chiamassi per raggiungerti ero con lui e gli altri in cucina, se vuoi vederlo ti ci porto adesso.» Aveva un'espressione e un sorriso angelico stampato sul viso, era ormai tutto pronto all'Istituto non restava che l'arrivo dell'ospite d'onore e a giudicare dall'impazienza che suo padre aveva di vedere Alec ci sarebbero voluti solo pochi minuti.

«Portami all'Istituto, e giuro su Lilith che se mi sfugge di nuovo lo cercherò in capo al mondo e lo punirò con un incantesimo.»

Perla rideva sotto i baffi attenta a non farsi scoprire mentre lo stregone pronunciava queste parole, non aveva la minima idea di quello che lo aspettava una volta apparsi nella cucina.

Ed eccoli apparire con perfetto tempismo, padre e figlia, complice fino all'osso, davanti a tutti e ad una tavola imbadita. Per l'occasione erano arrivati da Alicante anche i suoi genitori e il suo fratellino. Alec aveva con sè tutte le persone più importanti con cui condividere quello che stava per fare, oddio non gli sembrava vero che stesse per chiedere la mano al suo stregone.

Era coraggioso in battaglia e saggio nel dirigere l'Istituto ma quando si trattava della sua vita voleva solo correre a nascondersi sotto le coperte. Teneva l'ultima busta nelle sue mani pronto a consegnarla al suo stregone e coronare così, sperava, il loro amore.

Quello che non aveva calcolato in tutto questo gioco era la faccia terrea e lo sguardo aggressivo che lo stregone gli lanciò non appena incontrò i suoi occhi azzurri come il cielo. Allora con cautela gli si avvicinò come avrebbe fatto con un licantropo appena trasformato e cercò di calmarlo porgendogli la busta e informandolo che era l'ultima.

Magnus afferrò la busta dalle sue mani e poi con un strattone lo attirò a sè e lo abbracciò. «Mi hai fatto preoccupare. È tutto il giorno che ti cerco e tu mi sfuggi, temevo che fosse successo qualcosa.» gli disse guardandolo negli occhi e cercando rassicurazione «E cos'è questo comitato di accoglienza? Non sono io quello che si è dato alla macchia, stavo lavorando.» continuò accorgendosi solo in quel momento di tutte le persone che avevano intorno.

«Prima che ti dica cosa sta succedendo vorrei sapere se hai con te le altre buste che ti ho lasciato» al cenno di assenso dello stregone Alec proseguì «metti insieme tutti i cartoncini compreso quello dell'ultimo e saprai perchè sono tutti qui.»

Non era mai stato così nervoso in vita sua, mentre lo stregone lasciava andare la sua mano per aprire l'ultima busta e fare quello che Alec gli aveva detto, lui, nel frattempo aveva preso per mano sua sorella e via via che lo stregone cominciava a capire di cosa si trattasse, le espressione di entrambi cambiavano. Ma fu quando lesse la gioia negli occhi del suo amore, che adesso lo guardava con gli occhi lucidi che Alec iniziò a rilassarsi e a sentirsi veramente felice. Anche se voleva sentire il suo ragazzo pronunciare ad alta voce la sillaba che avrebbe coronato la loro storia.

«Si, si, mille volte si, Alexander Gideon Lightwood. Sarei lo stregone pluricentenario più felice della storia.» alla risposta del suo stregone Alec lasciò la mano della sorella, che aveva quasi stritolato, e corse a gettarsi tra le braccia e le labbra del suo futuro marito.

Passarono la cena e il resto della serata ad organizzare quattro matrimoni e decidendo, all'unanimità, che ognuna delle coppie avrebbe avuto il proprio giorno perfetto concordando inoltre che maggio sarebbe stato l'ideale.

Ora come allora avevano organizzato una grande festa all'Istituto con tutta la loro famiglia per festeggiare il trionfo dell'amore. Erano tutti entusiasti, il matrimonio aveva giovato a tutti loro, li aveva resi potenti, sicuri, affiatati come non mai. Alle giovani leve non sfuggiva mai l'occasione di prendere in giro i loro insegnanti e istruttori su quanto fossero smielati e dolci e facessero venire il diabete da quanto si amavano, ma allo stesso modo si auguravano di trovare per loro una persona che li amasse così profondamente.

Era arrivato un altro Natale sereno all'Istituto di New York e intorno alla tavola imbadita Clary, Perla e Izzy guardavano i loro mariti aspettando l'occasione giusta per prendere la parola e fare l'annuncio che ormai da qualche mese aspettavano di poter esternare. Fu Jace che tintinnando il coltello sul bicchiere attirò l'attenzione di tutti e la spostò verso sua moglie, sua sorella e sua cognata.

Le ragazze si alzarono tenendosi per mano e ridacchiando come scolarette, erano felici ed emozionate di poter dare una così lieta notizia a tutta la famiglia, ricordavano fin troppo bene la reazione dei mariti.

«Venuti a conoscenza della nostra condizione Aline e Robert ci hanno concesso un congedo temporaneo che abbiamo cortesemente rifiutato» esordì Perla «Dopo aver discusso con i nostri cari e adorati mariti, che per la cronaca, ci sostengono in questa decisione...» continuò Izzy «... siamo ad annunciarvi che non rinunceremo alla nostra missione nonostante l'arrivo dei nostri piccoli.» concluse Clary.

Non appena le sue parole arrivarono al punto e le reazioni della famiglia si dimostrarono varie ma comunque entusiaste riprese «quando abbiamo scoperto di aspettare contemporaneamente un figlio, o una figlia, ci siamo guardate, ci siamo abbracciate e abbiamo pianto e riso. Siamo così contente di poter condividere tutto questo con voi.»

Guardò prima le sue parabatai e poi suo marito e capì che niente e nessuno avrebbe mai potuto ostacolarli, separarli o ferirli.

Un paio di mesi prima del parto delle ragazze Alec e Magnus riunirono ancora una volta la famiglia per presentare loro una persona speciale, la loro figlia adottiva. Come c'era da aspettarsi erano tutti completamente entusiasti del resto erano una grande e forte famiglia, potente e affiatata pronta a respingere, persino uccidere, chiunque avrebbe mai provato a far loro del male. Erano shadowhunters ed erano i migliori senza discussioni.

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