Amici...e poi?

di Bru_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


STEFANO
Scoppia a ridere.
Di una risata limpida, solare, cristallina.
La guardo di nascosto.
Osservo i suoi denti perfetti, le sue labbra rosse e piene e quelle splendide fossette sulle sue guance.
È stupenda.
Sento il cuore che comincia a battermi più velocemente in petto, talmente forte che ho il timore che qualcuno possa sentirlo.
Ridono tutti, adesso. Tutti tranne me, che sono assorto nei miei pensieri e che continuo a contemplarla, come se fosse una dea, un essere soprannaturale, un’opera d’arte.  Lo sguardo scende ad accarezzarle il corpo, a rubarle un po’ di quella intimità che tanto cerca di difendere e di proteggere. Con occhiate furtive e veloci osservo i suoi seni che si alzano e si abbassano al ritmo della sua dolce risata. Osservo le sue gambe lunghe e snelle, fasciate da un paio di jeans stretti e un po’ consumati.
Avrei voglia di baciarla qui, a scuola, davanti a tutti, un po’ per assaggiare il suo sapore, un po’ per marcare il territorio.
Lei è mia.
E non è solo la mia amica, la mia migliore amica. Lei è mia punto e basta. Invece me ne rimango sulle mie, con l’aria un po’ incazzereccia, con lo sguardo serio e accigliato. Mi scompiglio un po’ i capelli, già abbastanza arruffati e continuo a riporre i libri nello zaino.
Mi si avvicina lentamente.
-Ste, si può sapere che hai oggi? Mi sembri…- Mi chiede con quell’aria innocente e quegli occhioni azzurri sgranati. Una ciocca di capelli le scivola sulla fronte e avrei voglia di prenderla quella ciocca, di spostarla con le mie dita, magari di giocherellarci un po’.
-Ti sembro?- La incalzo. Voglio che sia lei a terminare la frase.  Voglio capire quello che ha capito, quello che vuole vedere di me.
-Dai…lo sai, no? Ti metti da una parte, non scherzi, non sorridi…ecco: sembri incazzato!- Dice con discrezione per non farsi sentire dagli altri mentre mi appoggia una mano sulla spalla.
La guardo negli occhi. Ho la forte tentazione di dirle tutto quello che provo, come ho immaginato tante volte nel buio e nella solitudine della mia stanza. Vuotare il sacco. Raccontarsi per davvero. Fare uscire i propri sentimenti e magari scoprire che la persona che hai di fronte prova lo stesso per te, senza paura, senza freni.
 E invece me ne sto nel mio mutismo, senza dare spiegazioni, con nell’animo un tumulto che rischia di esplodere da un momento all’altro.
-Chiara…- e il cuore batte sempre più velocemente. Allargo le braccia e continuo.
-Diciamo che è semplicemente una giornata “no”.- Mi passo una mano fra i capelli mentre con una serietà che stupisce persino me stesso continuo a fissarla negli occhi.
-Hai voglia di parlarne, Ste? È successo qualcosa a casa? I tuoi?-
Dio quanto è bella. La sua innocenza e purezza d’animo mi lasciano sempre ogni volta sconvolto.  “Sono cotto di te, Chiara. I miei non c’entrano un cazzo di niente. E non so come uscire da una situazione assurda in cui mi sono ficcato da solo! Tu sei la mia amica e ci credi, pure. Io invece vorrei baciarti e scoparti.” Queste sono le parole che dovrei trovare il coraggio di dire.
-Chiara davvero, non oggi. Non…- riesco a blaterare senza convinzione.
-Magari oggi pomeriggio, allora. Giuro che ti chiamo, Ste. Oppure ci becchiamo su facebook.- Mi sorride radiosa e io abbasso definitivamente tutte le mie difese e tutte le barriere che disperatamente tentavo di sollevare.
Poi lo fa. Mi abbraccia. Si stringe a me col suo bellissimo corpo, tanto stretta che posso sentire il profumo dei suoi capelli e come non ricambiare quell’abbraccio? Come fare finta di niente? Come rimanere indifferente e continuare a giocare la parte dell’amico affidabile? Mentre sento i suoi seni premere contro il mio petto? E mentre li immagino, quei seni, sotto le mie dita, in una situazione un tantino più intima di questa.
Eppure riesco a recitare anche questa volta. E lei si gira e leggera e silenziosa se ne va verso le sue amiche. Così come era venuta. Lasciandomi in una marea di pensieri di cui non immagina neppure lontanamente l’esistenza.
 
-Chiara ti devo parlare.- Continuo a ripetere davanti allo specchio, cercando di fare uno sguardo serio e credibile, degno di ascolto.
Ho preso finalmente una decisione: non posso continuare ad essere suo amico e  ascoltare le sue confidenze più intime che spesso mi piombano addosso come pugni nello stomaco. Devo agire e devo farlo prima che questo sentimento che provo mi travolga del tutto, e che mi lasci con in mano un pugno di mosche.
So che rimarrà delusa. So che probabilmente la perderò. Ma non posso continuare a fingere che tutto sia così perfetto perché perfetto non lo è per niente.
Mi passo nervosamente una mano fra i capelli. Prendo il coraggio a due mani e scendo.
In pochi minuti sono sotto casa sua, dove la vedo sorridente e bellissima come sempre. Ha raccolto i capelli e delle ciocche ribelli e leggermente schiarite dal sole, le incorniciano il viso.
-Ciao!- e i suoi occhi si illuminano di una luce che non è solo quella del sole…è di più, molto di più.
Mi stampa un bacio sulla guancia e quel tocco leggero ed apparentemente innocente mi fa sussultare dentro.
Per un attimo ho la tentazione di non dire nulla.  Di continuare a nascondere quello che provo dietro una maschera di serietà e di indifferenza. Poi il mio cuore, che batte in modo furioso ed incontrollato, mi ricorda che non posso andare avanti così.
Non mi chiede niente. Passeggiamo tranquillamente fino al parco, in un silenzio che mi godo appieno, perché significa più di mille parole. Lei è così: non ha mai avuto bisogno di fare troppe domande o di insistere con me. Ha sempre avuto la grazia e il garbo di aspettare che fossi io a fare la  mia mossa, per poi ascoltare con grande partecipazione e con un’empatia rara.
È anche per questo che mi sono innamorato di lei.
Si ferma. Si appoggia contro un albero e mi guarda.
Mi fermo anch’io e deglutisco. La bocca incredibilmente secca. Umetto le labbra e raccolgo i pensieri. Non so davvero come e da dove cominciare. La sua bellezza mi disorienta e istintivamente le prendo la mano, un gesto intimo che abbiamo condiviso altre volte, ma che questa volta per me ha un sapore diverso. Chiara continua a guardarmi interrogativamente adesso. Forse si sta chiedendo che cosa sia successo, forse si immagina catastrofi indicibili per me o per la mia famiglia, senza rendersi conto di essere lei il vero motivo del nostro incontro.
Tengo sempre stretta la sua mano.
Vorrei darle delle risposte. Non ne ho la forza. Poi improvvisamente una folata di vento mi porta il suo profumo. Dolce e fresco penetra nelle mie narici e davvero non esistono più pensieri razionali per me. Tutti i discorsi provati davanti allo specchio vanno a farsi friggere. Tutti i sentimenti che tanto ho represso in quest’ultimo periodo rompono l’argine di sicurezza, uscendo allo scoperto senza freno alcuno.
Appoggio le mani ai lati del suo viso e mi avvicino alla sua bocca. Sempre più vicino. Terribilmente vicino. Sento il suo alito fresco sulle mie labbra e mi invade fortissima la voglia di baciarla.
E senza ulteriori ripensamenti la bacio. Esploro la sua bocca con una voglia disperata, assaporando tutto. Il crescente desiderio si fa sempre più forte, soprattutto quando mi rendo conto, come in un sogno, un bellissimo sogno, che Chiara sta ricambiando il mio bacio.
Il tempo sembra fermarsi.
Il bacio dura pochi istanti, o forse un’eternità…chi può dirlo? E quando mi riprendo, incapace di ragionare, i miei occhi rivedono la luce e si tuffano di nuovo dentro i suoi, cercando una conferma dei suoi sentimenti, sperando che il “non detto” sia sufficiente a fornire le spiegazioni necessarie. Quello che spero è che lei capisca che la amo senza il bisogno di una confessione e che questo bacio sia un po’ la “nostra” confessione, di tutti e due.
Ha un’espressione indecifrabile. Non riesco a capire. È confusa, stordita, sorpresa.
-Chiara…non posso essere più il tuo migliore amico.- Le sussurro dolcemente all’orecchio con la voce ancora roca per l’eccitazione.
Continua a guardarmi con stupore. Senza trovare ancora la forza di dire nulla. Percepisco un momento di distacco da parte sua e mi allontano da lei.
Cazzo, cazzo, cazzo! Dì qualcosa Chiara! Mandami affanculo se vuoi, ma parlami! Il mio cuore ormai batte all’impazzata, non ha più controllo, ed ora questo silenzio fra noi mi sembra lunghissimo, incolmabile, eterno.
Sospira, infila i pollici nei passanti dei jeans e si guarda imbarazzata la punta dei piedi.
-E quando è cominciato tutto questo, Stefano?- chiede finalmente con la voce rotta dall’emozione.
Non ho voglia di risponderle. Sento che sto precipitando senza paracadute, in caduta libera. Riesco solo a guardala ancora più intensamente, cercando di farle capire la risposta proprio attraverso il mio sguardo. Un anno…forse un po’ di più. Sì. È un anno che fingo di esserti amico, Chiara. Un anno che spero che tra noi nasca qualcosa di diverso, di più forte.
-Cazzo, Ste! Mi sento una merda! Tutte le volte che ti ho parlato di Fabio tu…tu…perché non me ne hai parlato subito? - Chiede con aria innocente ma sempre più incredula.
-Non volevo perderti, Chiara. Ma forse sta succedendo adesso. Dimmelo tu, Chiara, sta succedendo?-
Il suo sguardo si fa cupo e triste. Abbassa gli occhi e non ha il coraggio di guardarmi in faccia. Con un dito, delicatamente, la costringo a rialzare il viso e di nuovo ho i suoi occhi dentro di me. Adesso andiamo fino in fondo. Costi quello che costi.
-Cazzo, Ste!- dice alzando decisamente il tono della voce, quasi in un lamento. – Perché proprio io? Perché noi?-
I suoi occhi cominciano a riempirsi di lacrime e la felicità che avevo provato pochi istanti prima, l’illusione di un bacio ricambiato, le sensazioni positive…tutto si sgretola inesorabilmente.
-Ti prego, Chiara, non piangere.- Mi avvicino a lei per consolarla, ma Chiara si scansa con freddezza, mi respinge con decisione questa volta.
-Bene,- dico con una certa risolutezza. – io mi sono esposto abbastanza. Adesso tocca a te! –
Piange.
E non posso neppure consolarla. Per la prima volta da quando ci conosciamo rifiuta un contatto con me. Non mi vuole illudere, lo so, lo capisco, ma è durissima lo stesso. È a questo che dovrò abituarmi d’ora in poi? Freddezza e distacco da parte sua? Un rapporto formale e garbato, ma senza attaccamento?
-Stefano…ti prego…restiamo amici.-
-Forse non hai capito, Chiara. Forse non mi sono spiegato bene. Sono innamorato di te e sono uscito allo scoperto perché non posso continuare ad essere il tuo amico. Ci sto male e lo sai anche tu. - Mi passo nervosamente la mano fra i capelli e la guardo dritta negli occhi. Vorrei stringerla, baciarla di nuovo, consolarla. Mi trattengo proprio in nome di ciò che ho appena detto. Basta giocare a fare l’amico.
-Mi dispiace, Ste ma io…riesco a vederti solo come amico. E non sai quanto mi fa male dirti questo, ma è giusto essere sinceri. Te lo devo.-
Finalmente è stata chiara anche lei. Anche se mi si annebbia un po’ la vista. Anche se mi si ferma il cuore per alcuni istanti.
-D’accordo Chiara.- Riesco a dire con un filo di voce carica di rammarico e di risentimento. – Buona vita a te!-
La lascio lì, con le lacrime agli occhi, dopo averla baciata ed essermi illuso. Me ne vado col cuore spezzato e con l’aria incazzata di chi è stato scaricato. So che mi mancherà. So che soffrirò come un cane, ma forse è la soluzione migliore per tutti e due.
Lo spero.
Cerco di convincermene mentre mi allontano da lei e dalla sua vita a passi veloci e decisi.
 
CHIARA
Il suo banco oggi è vuoto.
Non è venuto a scuola e qualcosa per un momento mi fa pensare di esserne responsabile. Poi scaccio con fermezza quel pensiero: non può essere stato a casa da scuola per me, mi dico risoluta.
Però sto male. Da cani. Mi sento uno straccio, una merda, uno schifo.
Durante la lezione di latino tiro fuori lo smartphone e gli mando un messaggio. Non resisto. È più forte di me. Una semplice, discreta domanda: come stai? Non ricevo risposta. Continuo a controllare il mio cellulare nella speranza di vedere illuminato il simbolino dei messaggi, ma niente di niente.
Questo non sapere accresce la mia ansia. Lo so che sto sbagliando, che dovrei lasciarlo in pace, ma già mi manca da morire.
Ste…dove sei?
 
 
Accendo il tablet e mi connetto a facebook. Scorro velocemente la lista degli amici, nella speranza di vedere il pallino verde accanto al suo nome, ma niente. Non è collegato. Che faccio? Lo chiamo? Assolutamente no! Devo lasciarlo in pace. Abbiamo bisogno tutti e due di tempo. Poi forse le cose si riaggiusteranno…forse. Il pensiero di averlo perso per sempre mi fa attorcigliare lo stomaco.
Cazzo Ste…è passato solo un giorno e già sto da schifo! Come faccio a rinunciare a te?
 
Lo vedo in cima alle scale della scuola. I suoi capelli arruffati sono inconfondibili. Ha lo sguardo un po’ serio e spento…o forse è una mia impressione. Ora sta parlando con Andrea e sorride garbatamente, ma io posso vedere bene che nei suoi occhi c’è qualcosa che non quadra.
Mi sento terribilmente in colpa.
In un attimo guarda nella mia direzione e mi vede. I nostri sguardi si incrociano per alcuni istanti. Il cuore comincia a battermi forte. Gli sorrido, ma lui guarda da un’altra parte.
Sto davvero male.
 
Per tutta la mattinata sento i suoi occhi su di me. Ma appena mi giro mi rendo conto che forse era soltanto una mia sensazione, un’impressione. Il tempo sembra non passare mai. Scorre lentamente e non vedo l’ora che finisca la lezione per poter parlare con Stefano.
Al suono della campanella mi precipito da lui, senza neppure riflettere. Sta ridendo insieme agli altri e si blocca non appena si accorge che mi sono avvicinata. Intorno a noi si crea il vuoto. Tutti hanno capito che c’è qualcosa che non va. Che si è rotto un equilibrio. E forse per questo decidono di lasciarci soli.
-Hey.- Dico guardandolo negli occhi.
-Chiara.- Dice lui lanciandomi uno sguardo di fuoco.
Silenzio.
-Non hai risposto al mio messaggio e… - balbetto impacciata.
-…e?- incalza lui.
-…e…volevo sapere come stai. Tutto qui.-
Sospira. Si passa una mano fra i capelli. È arrabbiato. Lo percepisco. Lui vuole sembrare indifferente e distaccato, ma è incazzato nero. I suoi occhi verdi si posano sui miei.
-Mettiamo in chiaro le cose.- Dice alzando il tono della voce. – Ci vedremo tutti i giorni, Chiara. Frequenteremo anche le stesse persone, forse. Lo so che non sarà facile, ma dovremo abituarci a un certo distacco.- So che ha ragione, ma le sue parole mi feriscono ugualmente, nel profondo. Sono abituata a scherzare con lui, a ridere, ad ascoltarlo e ad essere ascoltata…non sono abituata ad “un certo distacco”.
Annuisco garbatamente.
Che casino di merda! Avrei voglia di piangere, ma sento già il peso di questi ruoli cambiati repentinamente, e non me la sento di lasciarmi andare davanti a lui, che continua a guardarmi con rabbia e delusione.
-Stammi bene.- Dice seccamente. Raduna le ultime cose e se ne va lasciandomi sola e con un macigno sullo stomaco.
Perso. Sento davvero di averlo perso.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


STEFANO
Sono passati due mesi da quando Chiara e io abbiamo cambiato rapporto e sto da porco.
Mi manca terribilmente. Mi mancano le nostre chiacchierate, i nostri segreti, le nostre battute. Ora tra di noi c’è un rapporto molto formale e distaccato. Quello che volevo, no? Quello che ha voluto anche lei, no? In fondo è la cosa più giusta per tutti. Io continuo ad essere innamorato cotto di lei e lei continua a non esserlo di me. Il discorso non fa una grinza.
Non poteva andare avanti così. E di questo sono sempre stato convinto: o si è amici o si è innamorati. Noi ora non siamo nessuna delle due cose.
Continuo a guardarla di nascosto, dall’ultima fila, a  scuola. Lei non se ne accorge. Ogni tanto si gira e getta uno sguardo dietro di sé, ma io me ne accorgo e prontamente faccio finta di niente.
Ieri in classe è apparso Fabio ed ho provato una fitta fortissima di gelosia. Lei, a dire il vero, non l’ha cagato molto, ma lui le ronzava intorno e se non mi sono sbagliato, come credo, presto quei due finiranno insieme.  Anche adesso provo una gelosia insana, irrazionale, due calci in bocca farebbero meno male. In fondo le ho suggerito io di essere poco espansiva con lui e di applicare la tattica del “fingiti disinteressata”. Lei sta seguendo i miei consigli anche troppo alla lettera, ma sono sicuro che non ha perso l’interesse per lui in così poco tempo.
Oggi in classe indossava i leggins, che oltre a mettere in evidenza le sue belle gambe, evidenziavano anche un sedere perfetto.
L’ho desiderata, ancora una volta.
Se lei sapesse quali pensieri faccio sicuramente non mi rivolgerebbe più la parola…e in fondo non cambierebbero troppo le cose rispetto ad ora.
Accendo svogliatamente il computer e mi connetto a facebook. Chiara è connessa. Non faccio in tempo a guardare il pallino verde accanto al suo nome che mi arriva un messaggio…da lei.
“Ciao Ste. Meno male che ti becco qui! Faccina che ride” Il sangue comincia a scorrere velocemente. Che diavolo vuole ora da me? Ci vediamo tutti i giorni a scuola.
“Dimmi tutto” rispondo brevemente e senza tante smancerie.
“So che le cose tra di noi sono un po’…naufragate, ma volevo invitarti alla mia festa di compleanno, sabato prossimo. Faccina che ride”
Già…il suo compleanno…diciotto anni!
Pausa.
Silenzio quasi imbarazzante.
Rifletto. Non so se accettare il suo invito o se declinarlo con eleganza. In fondo quasi non ci parliamo più.
“Ok..so quello che stai pensando e ti capisco, ma ci saranno tutti i nostri amici, mi dispiacerebbe che mancassi proprio tu…faccina triste
Sospiro pesantemente e non so che cazzo fare. In fondo non c’è niente di male a partecipare alla sua festa di compleanno, inoltre ci sarà molta gente e difficilmente ci ritroveremo da soli.
“Non sai assolutamente quello che sto pensando, comunque ok…penso che ci sarò”
La mia risposta è un po’ acida, ma non mi sento ancora di essere troppo gentile con lei. Come può pretendere di conoscermi così bene da sapere quello che sto pensando?
“Scusa…non intendevo farti arrabbiare…ultimamente con te le sto sbagliando tutte!”
Non rispondo. Ho già detto quello che dovevo dire.
Il cuore mi batte sempre più velocemente, lo sento in gola, adesso. Perché devo fare lo stronzo con lei? È libera di innamorarsi di chi vuole, e non necessariamente del sottoscritto. Ma la ferita è ancora aperta e brucia da morire.
“Ok. A scuola ti darò i dettagli della festa e …sentiti pure libero di portare qualcuno, se vuoi. Ciao Stefano!”
“Ciao” rispondo laconico.
Fine della conversazione.
Mi passo una mano tra i capelli e continuo a perdermi dentro i miei sogni.
 
Fabio a scuola non fa altro che stare appiccicato a Chiara. Passa tutte, e dico proprio tutte, le ricreazioni nella nostra classe. La guarda con occhi da ebete e le sorride a trecentoquarantadue denti. Si sta innamorando, me lo sento troppo. La tattica ha funzionato. Chiara può gongolare di felicità!
Eppure non la vedo poi così presa. Mi sembra spenta e distaccata da lui. Sembra quasi che non le interessi più. Potrebbe esporsi un pochino di più, adesso, invece rimane sulle sue e lo tratta come se fosse semplicemente un buon amico.
Eccola che guarda dalla mia parte. Accidenti, questa volta deve proprio avermi beccato mentre la guardavo! Abbandona il gruppetto delle amiche e si avvicina proprio a me, lentamente, come al solito, ma con passo deciso.
-Hey! Mi fa piacere che tu venga alla mia festa, sabato.- Mi dice con la bocca piegata in un sorriso aperto e genuino e con quelle fossette sulle guance che mi fanno impazzire.
-Sono i tuoi diciotto, Chiara. Non potevo proprio dire di no- I suoi occhi azzurri si illuminano, forse perché dopo tanto tempo per una volta non sono stato sgarbato con lei.
-Vieni con qualcuno?- Mi chiede ingenuamente e senza pensarci troppo. D’un tratto penso a Veronica, quella della terza B che mi fa il filo da un pezzo. Perché no? È carina, simpatica…non il mio tipo, certo, ma per una serata può andare bene.
Così, senza riflettere, rispondo di pancia:
-Vengo con Veronica!-
Cazzo la sua faccia! Sembra che abbia appena ricevuto una secchiata di acqua gelida in faccia. Il sorriso sparisce dalle sue labbra e con esso le fossette sulle guance. Mi guarda interrogativamente, certamente si sta chiedendo se ci sia qualcosa tra noi due.
-Ah…- dice cercando di ricomporsi . –Non sapevo che…voi due...-
“Non sai tante di quelle cose, Chiara” mi ripeto mentre dentro esulto per questa mia piccola vittoria personale. Evvai!
-Che noi due…?- insisto dolcemente certo di avere giocato una carta vincente.
-Insomma…che tra voi due ci fosse qualcosa.- Mi sento potente, vincitore, col coltello dalla parte del manico.
Le dà fastidio. Eccome se le dà fastidio. Centro! È un po’ gelosa, e se è un po’ gelosa si tratta solo di capire se è gelosa dell’amico o di Stefano in generale.
Le sorrido garbatamente e non rispondo lasciandole credere quello che vuole, costringendola a seguire il mio gioco assurdo. Non so neanche se Vero ci verrebbe alla festa con me. Ecco…ho sparato la mia solita cazzata!
Il suono della campanella ci riporta alla realtà. 
Ci scambiamo un ultimo sguardo, poi ci abbandoniamo alla lezione successiva.
 
CHIARA
Torno al mio banco con la coda tra le gambe, lanciandogli un’ultima occhiata e sperando che si sbottoni un po’ di più…ma niente. Muto come una tomba. Silenzioso come il deserto.
E da quando frequenta Veronica Rossi? E come mai io non ne so niente? Da quando sono diventati…hem…intimi? Li immagino scambiarsi un bacio passionale contro un albero del parco, proprio come ha fatto con me. Sento la tensione attanagliarmi lo stomaco e una punta di gelosia insinuarsi dentro di me.
Una punta…”Ammettilo Chiara. Sei gelosa marcia”, mi dico mentre riprende la lezione di inglese.
Gelosa di Stefano? Ma se siamo amici dai tempi delle elementari. No…scuoto energicamente la testa come a voler scacciare quel pensiero scomodo e irriverente. Non può essere gelosia.
Sento la sua mancanza, questo sì. Gli voglio un mondo di bene e spero il meglio per lui, ma questo non significa che io sia gelosa.
Eppure il mio cuore batte rinvigorito da un’energia nuova. Eppure ho continuamente la tentazione di girarmi indietro per guardarlo, per osservare le sue reazioni. Eppure ho ricambiato il suo bacio quel giorno, al parco, illudendolo forse un po’. Eppure, ammetto vinta, mi ritrovo spesso a pensare a lui.
 
È il giorno del mio diciottesimo compleanno.  La scuola sta per finire e presto arriverà l’estate ad alleviare tutte le tensioni.
Mi preparo con cura davanti allo specchio, in slip e reggiseno, con un bell’asciugamano avvolto a turbante attorno ai miei capelli.
So già quello che indosserò, l’ho scelto da giorni, ma sono un po’ indecisa sul trucco: non sono abituata a truccarmi e temo di poter apparire poco naturale. Per fortuna che Marta mi ha dato un sacco di consigli in proposito. Lei. L’esperta del maquillage. Ho il sospetto che si truccasse già dalle elementari. Sorrido pensando alla mia amica che traffica in bagno con i trucchi della mamma e che orgogliosa si impiastriccia il viso.
Non ho più parlato con Stefano dal giorno in cui mi ha detto di Veronica, lasciandomi di sasso. Ma durante la ricreazione so per certo che è andato nella sua classe. Tutti i giorni. Tutti.
E continua a darmi un gran fastidio. L’idea che stasera verrà qui, a casa mia, con lei, mi disturba alquanto.
Cerco di non pensarci, come faccio sempre, e mi vesto con cura.
 
STEFANO
Si apre improvvisamente la porta e me la ritrovo davanti. Bellissima. Avvolta in un tubino nero che le fascia gentilmente i fianchi e il seno. Con i capelli sciolti che le ricadono selvaggiamente sulle spalle, così come piace a me. Faccio scorrere i miei occhi dall’alto al basso e rimango per un attimo breve, ma che sembra lunghissimo, in silenzio. Anche Veronica, che è accanto a me,  appare visibilmente in imbarazzo. Continua a stuzzicarsi i capelli con le dita e a “ciondolare” da una gamba all’altra.
Chiara ci fissa con i suoi occhioni azzurri sgranati.
-Buon compleanno!- riesco finalmente a dire, dopo essermi schiarito un po’ la voce, per paura che le mie parole si confondano con la musica davvero alta. Chiara lascia che lo sguardo galoppi da me a Veronica a una velocità supersonica.
-Grazie.- Risponde senza troppa convinzione.
La sento fredda, distaccata, composta.
Troppo composta.
Avevo fantasticato su incredibili scenate di gelosia, pianti, parole emozionanti. Invece ora mi rendo conto con grande imbarazzo di essere solo un cretino e di avere stupidamente creduto, sperato, che a lei potesse importare qualcosa di questo mio nuovo “interesse”.
Già…solo un cretino avrebbe messo su un’impalcatura del genere solo per farla ingelosire, solo nell’intento di farle capire che anche lei potrebbe essere innamorata di me.
Ci fa strada in salotto e noto subito che Fabio non è presente. Non ancora per lo meno. Questo pensiero mi solletica dolcemente e mi dà una certa sicurezza. Decido di cingere la vita di Veronica con un braccio, così, tanto per far capire a Chiara che lei, invece, c’è. Eccome.
Nessuna reazione.
Calma piatta.
Solo uno sguardo freddo e lontano.
La grande vetrata che dà sul giardino è spalancata e Chiara ci accompagna fuori dove, noto, c’è molta più gente. Ma ancora non vedo Fabio.
Cazzo! È un pensiero fisso il mio! Mi si attorcigliano le budella dalla gelosia al solo pensiero che lui possa anche solo sfiorarla.
Ci sono tavoli un po’ ovunque pieni di squisiti stuzzichini, di birra e bibite. Le candele sono sparse qua e là, rendendo l’ambiente intimo e confortevole. Chiara vive in una casa molto bella, non c’è che dire. E si è organizzata davvero bene.
Chiara ci lascia per andare a parlare con le sue amiche, io invece afferro qualcosa al volo da un tavolino e lo porto sotto i denti.
Delizioso.
La musica continua a suonare, altissima, scaldando l’atmosfera: c’è chi balla senza controllo o chi, più semplicemente, come me, batte i piedi a tempo di musica e canticchia.
Non ho mai amato ballare…troppo riservato, forse.
Veronica si allontana da me e va verso un gruppetto di amiche. Mentre io scambio saluti e battute con tutti quelli che conosco.
Ma il mio sguardo ogni tanto cerca Chiara con gli occhi. Certo, cerco di non farmi notare troppo, cerco di guardarla distrattamente e senza grande trasporto, ma dentro di me provo un tumulto di emozioni. Mi accarezzo le labbra con un dito e ripenso a quando l’ho baciata, al parco. Ripenso al suo sapore, all’odore fresco e delizioso dei suoi capelli, al contatto con la sua pelle liscia e morbida.
Si è fatta davvero bella, non c’è che dire. Il mostriciattolo delle elementari con l’apparecchio sui denti e le gambe troppo secche si è trasformato in una ragazza sensuale e con le curve al punto giusto.
Il mio cuore comincia a pulsare. L’idea di noi due, nudi, insieme si fa strada fra i miei pensieri e per un attimo temo di avere un’erezione. Poi Vero viene verso di me dandomi la possibilità di controllarmi.
So di giocare sporco con lei. So che la sto usando in maniera discutibile. E questo mi fa sentire un po’ in colpa.
Poi vedo Chiara con Fabio e tutti i miei sensi di colpa vanno a farsi friggere. Lui ride di una risata scomoda e ingombrante, tanto forte da coprire per un attimo la musica. Lei lo guarda con un’aria rapita e  innamorata e adesso ride pure lei.
Da quanto tempo gli fa il filo? Due anni…forse anche di più. Quante serate abbiamo trascorso, proprio in questo stesso giardino, a parlare di lui e quanti consigli sono stato in grado di darle!
Idiota!
Improvvisamente vengo colto da un moto di rabbia assurda. Guardo Veronica negli occhi e senza pensarci troppo mi butto sulla sua bocca e la bacio. Così, davanti a tutti.
Le metto la lingua in bocca e sento che risponde con slancio.
Un bacio molto diverso da quello dato a Chiara.
Non mi provoca nessuna emozione, è qualcosa di meccanico e impostato.
Poi mi riprendo, apro gli occhi e sorrido. Tutto studiato nei minimi particolari, nella speranza assurda che lei abbia notato qualcosa, nella speranza assurda che provi qualcosa per me. Gelosia, rabbia, frustrazione. Una cazzo di cosa!
Quello che mi rimane, invece, è solo lo sguardo innamorato di una ragazza innocente.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CHIARA
Mi sfugge un lamento dalla bocca: Marta mi ha appena dato una gomitata, costringendomi a guardare in una direzione. Metto a fuoco bene l’immagine che ho davanti e inquadro due persone che si stanno baciando, e riconosco, in quell’intreccio, il groviglio di capelli castani di Stefano.
La sta baciando. Qui. A casa mia. Di fronte a tutti.
Ora non ho più dubbi: stanno insieme, eccome! E cosa mi aspettavo? Che me ne parlasse? Che mi raccontasse di quanto è innamorato di lei? O le sfumature della loro storia? Come quando siamo rimasti fino alle quattro del mattino a parlare della sua prima volta?
“Le cose sono cambiate, Chiara. Abituatici.” Mi dico mentre comincio a provare una strana sensazione alla base dello stomaco.
Mi sento ferita. E arrabbiata, anche.
La nostra amicizia è andata a puttane perchè lui si è innamorato di me, ed eccolo invece gioioso e felice che bacia la prima che gli capita sotto tiro.
O forse non è così. O forse Veronica non è la prima che capita, magari si è preso una bella cotta coi fiocchi. Magari si è innamorato per davvero.
Stefano ha tanti difetti, ma non è una persona superficiale, e se ha deciso di stare con Veronica deve esserne sicuramente innamorato. Non le farebbe mai del male a titolo gratuito, non ce lo vedo proprio a sfruttarla solo perché si sente solo o ad usarla come passatempo!
Devo concentrarmi su Fabio e ignorare Stefano. Non posso lasciarmi rovinare la festa di compleanno solo perché ha deciso di stare con Veronica. Ignorarlo. Come ho cercato disperatamente di fare da quando è entrato.
Eppure dentro di me qualcosa si muove. Eppure non sono del tutto indifferente a quello che ho visto. Sento che le guance si stanno colorando, e quella strana sensazione allo stomaco diventa più forte.
Merda! Perché reagisco così? Credevo forse di avere l’esclusiva? Eppure sono stata chiara con lui: è solo un amico. E adesso allora che mi succede? Perché questa irrazionale gelosia?
Mentre me lo chiedo Fabio mi porge una birra e mi sorride.
Basta coi pensieri.
Godiamoci la festa.
 
Trascorro il resto della serata a ridere, a scherzare e a ballare un po’ con tutti. L’atmosfera è calda e credo che le persone si stiano divertendo.
Marta continua a lanciarmi delle occhiatacce, ma per fortuna, con tutta la gente che c’è, non abbiamo avuto modo di restare sole, così non ha potuto riempirmi di domande riguardo a Stefano. Ha un sesto senso quella ragazza e di sicuro non le sono sfuggite le mie reazioni al suo bacio appassionato. So già, però, che se non mi becca oggi, domani al telefono mi farà il terzo grado.
Di tanto in tanto lancio qualche sguardo furtivo in direzione di Stefano, che ora chiacchiera animatamente con Andrea e Luca. Veronica è accanto a lui, ma non ha l’aria di una che si stia divertendo tanto.
È carina. Non posso negarlo, ma non è mai stata il tipo di Stefano. Non fino a poco tempo fa, almeno. I capelli nero corvino le ricadono dritti come spaghetti sulle spalle. Il fisico atletico fasciato da un paio di jeans attillati e messo in evidenza da una maglia corta, troppo corta. Le labbra rosse e carnose. Gli occhi nocciola perfettamente truccati.
Sì, fa la sua bella figura, non c’è che dire.
Merda! Stefano guarda nella mia direzione! I nostri occhi si incrociano per un decimo di secondo. Gli rivolgo un debole sorriso, al quale non risponde, poi volgo lo sguardo altrove.
È carino stasera. Indossa un paio di jeans chiari che avevamo comprato insieme in un pomeriggio di noia, quest’inverno. Gli stanno davvero bene. La felpa che ha scelto è una delle mie preferite: nera con le scritte verde scuro. Ai piedi le sue insostituibili Nike.
-Smetti di guardarlo, Chiara!- Marta è di fronte a me.
Beccata!
-Non capisco di cosa tu stia parlando.- Borbotto impacciata.
-Come no! Non hai fatto altro per tutta la sera. - Mi guarda un po’ in cagnesco, poi il suo sguardo si addolcisce.
-Chiara dovete parlare. C’è troppo non detto fra di voi.- Sussurra dolcemente prendendomi i polsi.
-Lui non vuole parlare.- Affermo decisa.- E forse neppure io. -
-Non dire cazzate. Siete solo…siete solo due bambini che fanno i capricci!- Ora il suo tono è più deciso.
-Ti piace?- Mi domanda a bruciapelo.
Silenzio imbarazzante, coperto solo dalla musica.
Cazzo Chiara devi dire qualcosa.
-Certo che mi piace. Siamo amici da una vita. -
-Non fare la finta tonta. Non intendevo in quel senso.- Mi guarda con i suoi occhi neri, cercando una risposta che non voglio darle, anche perché non so darla neppure a me stessa.
Per fortuna Alice si avvicina a noi interrompendo una conversazione piuttosto scomoda e insieme cominciamo a ballare, scatenandoci, libere, senza freni.
 
STEFANO
Prendo un’altra birra e, senza pensarci troppo su, la tracanno velocemente. Devo aver bevuto troppo perché la testa un po’ mi gira. Andrea continua a parlarmi, mentre io non riesco più ad ascoltarlo. Veronica si è finalmente allontanata da me, per andare a parlare con un gruppetto di amiche. Dopo che l’ho baciata mi è stata appiccicata per tutto il tempo. Comprensibilmente, forse.
Decido di entrare un po’ in salotto, dove la musica è più bassa perché il cerchio che ho alla testa sta diventando sempre più grande.
Sorpasso la grande vetrata che dà sul giardino e la vedo che esce dalla porta della cucina con in mano un vassoio.
-Marta, vieni a darmi una mano!- Urla distrattamente mentre mi vede e si blocca improvvisamente. Ci guardiamo negli occhi per un lungo istante. Io tuffato, letteralmente perso dentro i suoi occhi azzurri.
Lei, un po’ fredda, mantiene le distanze.
Ci siamo solo io e lei.
Le vado incontro, le prendo il vassoio dalle sue mani e lo appoggio sul tavolo.
Continuo a guardarla, mentre lei è visibilmente imbarazzata. Un rossore improvviso le colora le guance e i suoi occhi cominciano a sfuggire qua e là.
È timida, la mia Chiara.
Timida e bellissima.
Faccio scorrere i miei occhi sul suo corpo.
Non rifletto. Il mio cervello è in pappa a causa delle troppe birre bevute.
Mi avvicino pericolosamente a lei, le mie labbra si fanno strada fra i suoi morbidi capelli e le sussurro:
-Sei bellissima.- Le sposto i capelli da un lato e la mia mano le sfiora il collo.
Sono confuso, stordito, eccitato.
Sento che si irrigidisce.
-Stefano…tu hai bevuto.- Dice guardandomi nuovamente negli occhi. –Sei ubriaco!- Scandisce bene le parole mentre mi allontana garbatamente con la mano. Ma io, per tutta risposta, mi avvicino ancora di più a lei.
Sono a un millimetro dalla sua bocca. Ho voglia di baciarla. Una gran voglia. Ho voglia di prendermi quello che credo mi spetti di diritto, dopo tanto tempo.
Le appoggio le mani sui fianchi, impedendole di muoversi. Le fisso intensamente la bocca, completamente rapito. Quelle labbra sono così invitanti, così piene e desiderabili, tanto che non resisto e ci appoggio sopra le mie. Ma prima che possa rendermene conto Chiara mi colpisce con una sberla in pieno viso, allontanandomi da sé definitivamente.
In tutti i sensi.
-Sei impazzito?- Urla mentre la guardo stupito e passo una mano sulla guancia dolorante.
Ha uno sguardo indescrivibile: un misto di delusione, amarezza, dolore, rabbia.
È furiosa.
Finalmente realizzo l’incredibile cazzata che ho fatto. Mi rendo conto di sembrare ridicolo. Un cretino. Un cretino che viene respinto senza esitazione alcuna. L’alcool deve avermi davvero annebbiato il cervello.
-Scusami.- Le dico sinceramente dispiaciuto.
-Sì, devo aver bevuto troppo.-
Mi guarda negli occhi, mi scruta come solo lei sa fare. E’ in attesa, forse, di risposte che io non so dare.
Mi passo una mano fra i capelli, deglutisco e cerco di metterla a fuoco. Cerco le parole più adatte per scusarmi con lei: so di averla offesa, e questa volta sarà molto dura riconquistare la sua fiducia.
-Che stronzo!- Sibila tra i denti.
Alzo le mani in segno di difesa.
-Quasi non mi parli da mesi, ormai, poi te ne esci con questa cazzata...sei davvero uno stronzo Stefano!- I suoi occhi sono furiosi, adesso.
-OK, Chiara, vuoi parlare?- la sfido, -Parliamo adesso.- Dico reagendo ai suoi insulti.
-No, grazie!- Mi risponde avviandosi verso il giardino.
La trattengo per un braccio e la costringo a guardarmi in faccia. Sentire la sua pelle liscia sotto le mie dita riaccende qualcosa in me, ma questa volta riesco a trattenermi. Guarda la mia mano, un po’ stupita. Poi si concentra nuovamente sui miei occhi.
-Adesso vuoi parlare? Dopo che ti ho rincorso per mesi. Dopo che mi sono beccata di continuo sguardi contrariati, rispostacce, silenzi infiniti. Ora sei tu che vuoi parlare... questa è bella, Stefano.-
-Non abbiamo mai chiarito fino in fondo la nostra posizione. E intendo farlo adesso.- Affermo con una punta di decisione.
-La tua posizione è molto chiara, mi sembra.-
-Cosa intendi dire?- Le chiedo avvicinandomi un po’ a lei.
-Stai con Veronica, mi sembra evidente. Quindi mi chiedo e ti chiedo: cosa diavolo ci fai qui con me, adesso?- Accenna un sorrisetto malizioso, di quelli che si addicono alle persone che sanno di avere la situazione perfettamente in pugno.
E in effetti io mi sento preso in contropiede.
-Cambierebbe qualcosa se non ci fosse Veronica?- Chiedo guardandola con grande intensità, cercando di trasmetterle quello che davvero provo. E scrutando attentamente le sue reazioni.
Non risponde.
Si guarda la punta dei piedi. Il sorriso ironico di poco fa è sparito del tutto, lasciando il posto ad un’espressione imbarazzata.
Le prendo il mento e la costringo a guardarmi negli occhi.
-Veronica non è te!- Affermo con decisione, mettendo a nudo i miei sentimenti, scoprendo definitivamente le carte.
Poi entra Fabio col suo sorriso smagliante.
Mi allontano immediatamente da Chiara, anche se continuiamo a fissarci insistentemente. Non ho avuto le risposte che cercavo, né ho sentito quello che volevo sentirmi dire.
Chiara non è innamorata di me. Forse non è più neppure interessata ad essermi amica.
Forse stasera l’ho persa realmente per sempre.
Escono insieme, lui le tiene una mano sulle spalle con fare protettivo.
Li guardo allontanarsi, mentre decido che per me la serata è davvero finita qui.
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


TRE ANNI DOPO
STEFANO
Mi abbandono sul letto con la fronte imperlata di sudore.
Mi rilasso assaporando il gusto dell’ orgasmo appena provato.
La guardo.
È bella.
Con i capelli sparpagliati attorno al suo viso e quell’aria da donna vissuta, che non riesce a togliersi di dosso neppure durante il sesso.
I suoi occhi sono illuminati dalla luce della luna e brillano come pietre preziose. La sua pelle sembra ancora più chiara al buio.
Mi accarezza il petto con movimenti lenti e circolari, con le dita lunghe e affusolate.
Mi piace, Sara.
Anche perché non ha mai preteso nulla, da me. Mai sentito la mancanza di una relazione più stabile e sicura. Mai chiesto attenzioni e smancerie.  E soprattutto mai preteso amore.
Ormai ci frequentiamo da più di un mese e comincio ad inquadrarla bene.
Non è una ragazzina, ha qualche anno più di me, e l’esperienza a letto di certo non le manca.
Perfetta, direi.
Nessun legame.
Questa è la regola che mi sono imposto ormai da un po’ di tempo. E la mia vita funziona meravigliosamente, così.
E quando la relazione diventa troppo stabile o sento odore di innamoramento, tanti saluti e grazie.
Con Sara non corro questo rischio. Lei è molto più simile a me di quanto non voglia ammettere.
Trascorriamo alcuni minuti così, in silenzio, senza dire una parola, mentre nella stanza aleggia ancora l’odore del sesso, il sapore dei nostri corpi che fino a poco fa erano intrecciati e uniti.
Le accarezzo delicatamente il fondoschiena perfetto e l’eccitazione si impossessa nuovamente di me.
-Ti voglio scopare di nuovo. – Le sussurro all’orecchio. – Non ne ho mai abbastanza di te.-
Sorride compiaciuta, mentre fa scorrere le sue mani sul mio corpo, con maestria, ora delicatamente, ora con più decisione e passione.
E mi conduce, inesorabilmente, verso un mondo fatto di puro piacere.
 
CHIARA
Esco in fretta dal supermercato, con in mano le buste della spesa appena fatta. Sono di nuovo in ritardo e questa volta sono sicura che Marta sarà incazzata nera. Devo ancora andare a casa a depositare la spesa.
“Sì, il nostro aperitivo dovrà aspettare un po’.” Mi dico mentre cammino con passi veloci e decisi.
Svolto l’angolo per raggiungere la macchina e, senza rendermene conto, vado a sbattere come un’imbranata contro un passante di cui non ho messo neppure a fuoco l’identità. Senza contare che la mia spesa finisce sparsa qua e là sull’asfalto.
Stordita e imbarazzata per la bella figura di merda, alzo lo sguardo per scusarmi e mi ritrovo davanti due occhi verdi, piuttosto divertiti, che conosco bene: Stefano è di fronte a me e mi sta fissando con l’aria un po’ strafottente.
Da quando abbiamo finito il liceo non ci siamo quasi più visti. Lui, da quello che so, sta frequentando la facoltà di giurisprudenza a Bologna, io invece frequento il secondo anno del corso di laurea in psicologia a Cesena.
-Ciao,Chiara!- dice per niente imbarazzato e con una tranquillità che mi lascia un po’ perplessa.
Io invece sono la solita impacciata, insicura e incapace di reagire. Provo un forte senso di disagio nel rivederlo, dopo che per un anno intero, l’ultimo anno di liceo, quasi ci siamo ignorati del tutto.
La sofferenza che ho provato è indescrivibile. Il senso profondo di perdita mi ha lasciato un segno indelebile sul cuore, una ferita che difficilmente si risanerà mai.
Tredici anni.
Tredici anni di grande amicizia, di segreti, di confidenze.
Ed ora me lo ritrovo davanti che mi scruta attentamente con l’aria di uno che non è minimamente toccato dal nostro incontro-scontro.
I battiti del mio cuore si fanno più veloci e vigorosi.
-Ciao, Stefano.- rispondo timidamente mentre sento che le mie guance si infiammano. Per non farglielo notare mi chino per raccogliere la spesa che è finita per terra.
Lui, gentile e galante, mi dà una mano.
Indossa un paio di jeans scuri e una camicia bianca con le maniche arrotolate fino al gomito. I suoi folti capelli castani brillano al sole ed emanano riflessi ramati. Hanno un aspetto un tantino più ordinato di come li ricordavo. Un velo di barba incolta incornicia il suo viso, facendolo sembrare leggermente più grande di quello che è realmente.
È carino, devo ammettere.
Mentre siamo chinati sento il suo odore di fresco, che è tipicamente suo, e una marea di ricordi mi assale, riportandomi indietro di qualche anno, facendomi rivivere un po’ le tappe della nostra amicizia.
-Come stai?- Mi chiede, formale, interrompendo il corso dei miei pensieri.
-Bene,- rispondo brevemente. – E tu?-
-Incasinato. Come sempre.- Risponde sorridendo e mostrando i suoi denti bianchi e perfetti.
-Posso offrirti qualcosa da bere? Un aperitivo?- Chiede cordialmente.
Merda! L’aperitivo con Marta. Me ne ero quasi dimenticata! Io me ne sto qui in contemplazione di un ex-amico e Marta chissà da quanto tempo mi aspetta.
-No…è che…devo proprio scappare. Ho un appuntamento con Marta e credo di essere già nei guai.-Rispondo mentre guardo l’orologio al polso.
-Non sei cambiata, allora. Sempre in ritardo.- Dice col sorriso ancora stampato in faccia.
Questo velato accenno  al passato mi fa sussultare dentro. Lui che fa riferimento al fatto che quando uscivamo insieme ero spesso in ritardo? Lui che accetta di parlare allegramente con me di qualcosa che abbiamo condiviso?
-Tu, invece, sei cambiato, mi sembra.- Rispondo col cuore in gola.
-Credi, Chiara? E cosa te lo fa pensare?- Mi domanda avvicinandosi un po’ di più a me e guardandomi negli occhi.
Merda! Il cuore mi batte all’impazzata, senza controllo.
Me ne rimango in silenzio, visibilmente imbarazzata, ancora una volta. Poi, spudorata, guardo l’orologio, fingendomi preoccupata per il ritardo di cui non mi importa assolutamente più nulla.
-Devo scappare!-  Dico frettolosa, mentre cammino goffamente verso la mia macchina.
“Sì, scappare da uno sguardo un tantino scomodo!” mi ripete una vocina dentro di me.
-Comunque mi devi una risposta.- Mi dice mentre mi schiaccia l’occhio.
Mi allontano velocemente e sento penetrarmi fino all’anima lo sguardo divertito del giovane uomo che è diventato Stefano.
 
STEFANO
Di nuovo la sua faccia. Il suo viso. I suoi capelli.
Sovrapposti ai lineamenti di Sara. Come in un fotomontaggio riuscito male.
Rivederla non mi è stato di aiuto. Osservare i suoi occhi limpidi, le sue reazioni, il suo pudico rossore.
Era da un po’ che non mi capitava, ma era da un po’ che non la vedevo. Io e lei da soli. In una situazione anomala e del tutto casuale.
Sempre la stessa. Non è cambiata di una virgola, anche se ha fatto di tutto per mascherare le sue emozioni dietro una facciata di distacco e di freddezza.
Ma lei è limpida, solare…non ce la può fare.
Sorrido ripensando a come è sgattaiolata via velocemente quando la situazione fra di noi è diventata un tantino più “intima”.
Lei. L’unica al mondo che sia mai riuscita ad entrarmi dentro con una furia spaventosa. Con un potere immenso. Un potere che, mi sono ripromesso, non darò mai più a nessun altra. Il potere dell’amore, che può portarti in alto, certamente, ma ti può far precipitare altrettanto velocemente.
Scuoto la testa con energia, mentre guido per le strade di Bologna, che, nonostante la tarda ora, non sono ancora deserte del tutto.
Non cadrò un’altra volta nella trappola. Non mi innamorerò.
Eppure continuo a ripensarla. Continuo a ripercorrere al rallentatore il nostro incontro di oggi pomeriggio. Rivivo l’emozione che ho provato nel rivederla, nel parlarle, nel sapere come sta. E il cuore batte veloce, rinvigorito da un’energia nuova e potente, tradendo un sentimento non ancora sparito del tutto, un sentimento nascosto sotto la cenere, ma pronto a rifiorire con ancora più forza alla minima occasione.
No, mi dico ancora una volta. È fuori discussione: Chiara Bacci non può fare parte della mia vita. Né adesso, né mai!
 
CHIARA
Mi connetto distrattamente a facebook, tanto per gironzolare un po’, senza scopo, senza una destinazione precisa. Sulla mia scrivania, aperto e in bella vista, il libro di psicologia generale. Non ho voglia di studiare, ma l’esame sarà tra appena due settimane, quindi mi devo dare proprio una mossa.
Scorro velocemente la lista degli amici e subito attira la mia attenzione il pallino verde accanto al nome di Stefano. Eppure sono le tre del mattino, che, nonostante per me rappresenti l’orario migliore per studiare, per le persone normali dovrebbe essere il momento ideale per dormire.
Avrei voglia di scambiarci due chiacchiere come facevamo ai vecchi tempi, anche fino a tarda notte. Avrei voglia di ridere e scherzare con lui come allora. Poi scaccio quel pensiero assurdo e decido di mettermi a lavorare seriamente.
Eppure ogni tanto il mio occhio ricade su quel pallino verde, sfuggendo incontrollato al libro di psicologia.
Poi una decisione improvvisa, incosciente, irresponsabile: gli mando un messaggio.
E che cazzo gli scrivo? Che non riesco a dormire? Che rivederlo oggi è stato un colpo durissimo? Che ho voglia di chiacchierare con lui? Ignoro sfrontatamente gli avvertimenti della mia coscienza.
Le dita digitano veloci sul tablet una semplice, breve parola: “Ciao”.
Invio il messaggio e rimango in attesa di una improbabile risposta.
Pausa.
Silenzio terribilmente lungo.
Ecco, gli ho rotto i coglioni. Sono la solita imbecille!
Poi invece arriva la sua risposta.
“Ciao” scrive semplicemente.
Bene. E adesso tocca a me. E la patata è davvero bollente perché ora non so proprio cosa scrivergli. Sbatterei la testa contro il muro per quanto sono scema.
“Sei ancora sveglio?”
Che domanda del cazzo! Certo che è ancora sveglio: stiamo chattando. La sua risposta si fa nuovamente attendere un po’. Me lo immagino mentre si fa una grassa risata di fronte al pc.
“Notte difficile.” Risponde semplicemente facendo in modo che la mia fantasia navighi liberamente fra i motivi che hanno reso la sua notte tanto difficile.
“Lo stesso per me.”
Di nuovo pausa. Frustrante silenzio.
In fondo cosa credevo? Che il fatto di avermi rivista e di essersi comportato con scioltezza potesse segnare un cambiamento repentino del nostro rapporto? Cancellando più di tre anni di silenzi?
“Illusa!” Mi ripete la mia vocina interiore.”Sei una stupida, romantica, nostalgica!”
Poi, quando ormai sono decisa a spegnere e a mettermi seriamente a lavorare arriva il suo messaggio.
“Sabato sono a casa...ti va se ci prendiamo qualcosa insieme al Madison ? Così mi spieghi bene in che cosa mi trovi cambiato. Faccina che fa l’occhiolino
Ho un sussulto. Il mio cuore, che già era impazzito, ora comincia a perdere dei colpi. Un appuntamento? Non avrei sperato tanto. Mi accontentavo di fare due chiacchiere in chat.
“Sta tramando qualcosa.” Mi mette in guardia la solita vocina rompiscatole.
La ignoro ancora una volta, decidendo di affidarmi al mio sesto senso che mi dice che qualcosa sta davvero cambiando in lui, nella speranza che forse si possa recuperare qualcosa del nostro rapporto.
Spinta da una voglia assurda di vederlo in carne e ossa e di parlare con lui rispondo.
“Si può fare.”
Il suo messaggio questa volta non tarda ad arrivare.
“Bene. A sabato allora, passo da te alle otto. Puntuale!! Faccina che fa l’occhiolino.
Stefano che mi fa le faccine? Saprò cosa dirgli quando mi chiederà di nuovo in che cosa è cambiato.
Un altro suo messaggio.
“Vai a letto, adesso!!”
“Ok, buonanotte, Stefano.”
“Buonanotte”
Osservo il pallino verde scomparire accanto al suo nome e guardo l’orologio.
Le cinque. E non ho concluso niente.
Merda! In che situazione sono andata a ficcarmi?
 
STEFANO
Chiudo il pc mentre mi sfugge un sorriso dalle labbra.
Sono stupito di me stesso. Fino a poche ore fa in macchina rifiutavo categoricamente ogni tipo di contatto con lei. Ora le do un appuntamento. Molto coerente da parte mia.
È che non ho resistito alla sua innocenza d’animo. Lei certamente mi vuole rivedere in nome di un passato che non riavremo più. Perché lo Stefano di allora, in effetti, è morto e sepolto. Perché le cose sono cambiate troppo, e quando le cose si trasformano non è possibile ripristinare l’ordine iniziale.
Sento di doverla proteggere da me stesso. Da quello che sono diventato.
Poi scuoto vigorosamente la testa.
Lei non è innamorata di me. Punto. Non lo è mai stata. Non corre alcun rischio ad uscire con me.  Siamo adulti e sappiamo entrambi quello che facciamo.
Non ho nessuna  intenzione di corteggiarla, e soprattutto non ho nessuna intenzione di farle del male.
Una parte di me tiene ancora a lei. Una parte che ho sotterrato e nascosto in tutti i modi, ma che riemerge nelle situazioni più impensabili.
Mi passo una mano fra i capelli,  nervosamente. Mentre penso che sarò perfettamente in grado di gestire una situazione davvero strampalata.
“Sì. Non c’è niente di male ad uscire con una vecchia amica.” Mi ripeto cercando di convincermene, mentre mi dirigo, finalmente, verso il letto.
 
 
 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CHIARA
Esco facendo molta attenzione a non inciampare. Accidenti a me e a quando ho deciso di indossare queste scarpe col tacco, che, tra l’altro, non mi rispecchiano per niente.
Sono in ritardo.
Lui è già sotto casa che mi aspetta. Magari anche da un po’.
Appoggiato ad un albero, gli occhiali da sole fra i capelli ribelli, un sorriso smagliante sulle labbra...sembra il testimonial di una pubblicità.
-Lo so...- Farfuglio impacciata.- ...sono in ritardo!-
Mi sorride calorosamente mentre un raggio di sole gli illumina il viso facendo risaltare il verde dei suoi occhi.
Alza le mani in segno di difesa.
-Io non ho detto niente.- Dice mentre il sorriso da cordiale e accogliente diventa un po’ ironico.
Mi lancia un’occhiata, dall’alto al basso, che mi lascia senza fiato, mi si blocca il respiro per alcuni secondi.
-Sei bellissima!- Dice con grande convinzione, rituffando i suoi occhi dentro i miei.
Ed ecco che emerge la parte di me timida e impacciata. Non sono mai stata capace di accogliere i complimenti, figuriamoci quelli fatti da un ex-amico con il quale, tra l’altro, ho un rapporto tuttora pericolante.
Abbasso lo sguardo e provo a darmi un contegno. Se la nostra serata comincia in questo modo, non sarò in grado di portare a termine una conversazione decente.
Cerco di controllare le emozioni che si stanno impossessando di me, di sembrare un tantino più distaccata, nella consapevolezza che lui, se ancora mi conosce bene come credo, sarà in grado di individuare ogni mia singola reazione. E non posso davvero permettermelo.
Lui invece, dal canto suo, sembra piuttosto sicuro e disinvolto.
-Vieni.- Dice interrompendo l’imbarazzo che si è venuto a creare. –Andiamo a mangiare qualcosa.-
-Mi sembra una buona idea. - Dico con entusiasmo e tirando un leggero sospiro di sollievo, mentre ci incamminiamo verso la sua macchina.
 
STEFANO
Le lancio uno sguardo di nascosto mentre guido sereno e rilassato. Ora mi sembra che l’imbarazzo si stia allentando tra noi due, lasciando il posto alla curiosità reciproca di sapere quello che abbiamo combinato in questi tre anni che ci hanno visti prendere strade diverse.
Conversiamo tranquillamente come se il tempo non fosse mai passato. Come se non avessimo mai smesso di frequentarci.
È curiosa. Mi chiede dell’università, di Bologna, se suono ancora il basso. Nessun accenno ad eventuali relazioni. Lei non chiede a me, io non chiedo a lei.
Però la curiosità mi divora.
È bella.
Si è fatta più donna. Più matura. Ma viene fuori sempre e in modo imprevedibile la sua semplicità, la sua innocenza e quel suo essere un po’ infantile.
Mentre parliamo e scherziamo rifletto sul fatto che mi è mancata un casino. Anche se non vorrei ammetterlo. Anche se mi sono costruito un bel muro intorno. Lei riesce ancora a scalfirlo, quel muro, e a farsi strada fra i miei sentimenti.
Dannazione! Mi sento un po’ troppo coinvolto e le cose non dovrebbero andare così. Ma se tutto rimarrà sul piano dell’amicizia sono certo che riuscirò a controllare i miei impulsi e i miei desideri. Perché anche adesso avrei voglia di baciarla e di prenderla qui, in macchina, senza pensare alle conseguenze.
-E la tua casa com’è?- Chiede con vivace interesse, interrompendo, fortunatamente, la piega che stavano prendendo i miei pensieri.
Sorrido. Mi passo una mano fra i capelli.
-È un gran casino…come potrebbe essere diversamente?-
Poi le parole mi escono di bocca prima ancora che io possa riflettere.
-Vuoi venire a casa mia?- Le domando a bruciapelo, scrutando attentamente, di nascosto, le sue reazioni.
Ecco che ho fatto la cazzata del secolo! L’ho sicuramente messa in una situazione di merda.
Punto primo: non ci frequentiamo da tre anni.
Punto secondo: abbiamo smesso di frequentarci perché io ci ho provato con lei.
Punto terzo (ed è il più importante): che cazzo credo di fare a casa mia solo con lei?
“Coglione!” Mi ripeto mentalmente mentre lei ancora non mi risponde e fra di noi cala una sorta di atmosfera glaciale.
-Ma intendi adesso?- Chiede spalancando i suoi occhi azzurri.
-Sì, adesso. Ordiniamo una pizza e ce ne stiamo tranquilli a chiacchierare.- Dico cercando di apparire convincente. Forse più per convincere me stesso.
-Perché no?-Dice mentre un sorriso radioso si disegna sul suo viso e le fossette riprendono forma sulle sue guance.
So che lo fa solo in nome di qualcosa che ci ha tenuti legati in passato. E sono convinto che ancora non abbia capito che le cose sono un tantino cambiate.
E con questa consapevolezza e con un sorrisetto accennato sulle labbra, guido verso Bologna, col cuore che comincia a battere più velocemente e una strana sensazione nell’anima.
 
CHIARA
L’appartamento in cui vive Stefano è piccolissimo ma accogliente. Il disordine, in effetti, regna ovunque, ma conferisce alla casa un aspetto creativo e vissuto. Mentre io mi guardo intorno con curiosità, lui si affretta a riordinare il tavolo di legno, sul quale campeggiano pile di libri, fogli, appunti dell’università, e il suo pc portatile. Non so davvero dove trovi il posto per mangiare, dato che la superficie libera di tavolo si riduce ad uno spazio molto esiguo.
Appoggiato contro una parete della stanza un divano-letto blu, che in questo momento è chiuso, ma che sicuramente è il suo letto. Non ci sono altre stanze nella casa, a parte un grazioso bagno. Una parete della stanza è occupata, invece, dalla cucina in ciliegio. Una linea un po’ antica, ma carina, devo ammettere.
Mi siedo sul divano mentre lui continua ad essere tutto indaffarato nelle operazioni di riordino.
Me lo immagino davanti al pc, l’altra sera, intento a chattare con me e un sorrisetto affiora sulle mie labbra. Ancora non riesco a spiegarmi dove io abbia trovato il coraggio di contattarlo. Eppure se non l’avessi fatto adesso non sarei qui a godermi la serata con lui.
Finalmente finisce di rassettare e si siede accanto a me sul divano.
Mi sorride caloroso, ma anche un po’ imbarazzato: non sembra abituato ad avere ospiti.
Siamo terribilmente vicini. Le nostre braccia si sfiorano e posso sentire il suo odore di fresco. Percepisco la stoffa leggera della sua maglia blu solleticarmi la pelle nuda delle braccia. E questo mi procura un brivido lungo la schiena.
Perché mi fa questo effetto? È sempre lui, Stefano, il mio amico, niente di più che un amico. E allora come mai queste sensazioni? Come mai l’averlo vicino mi fa sentire completamente inerme?
-Tra poco arriveranno le pizze.- Dice rassicurante. –Hai fame?- Chiede poi,premuroso, guardandomi negli occhi.
-No.-
E chi pensa al cibo? Lo stomaco è completamente chiuso. I suoi occhi verdi lampeggiano dentro i miei.
Improvvisamente squilla il suo cellulare. La musichetta scema che ha scelto per le chiamate mi fa sorridere.
-Ciao, Sara!- Dice lanciandomi un’occhiata distratta e facendomi cenno di aspettare un attimo.
Sara? Chi diavolo è adesso questa Sara?
-No, stasera no. Sono con una vecchia amica.- Dice sfoderando un sorriso smagliante e pulito, mentre mi strizza l’occhio con aria complice.
Io intanto mi perdo dentro alle mie stupide fantasie.
Ha una ragazza, allora! Bene! Cosa credevo? Che sarebbe rimasto per sempre innamorato di me? Che il suo cuore mi appartenesse? Io...l’amore eterno della sua vita?
-Ti chiamo io dopo, ok?-
Ogni parola che esce dalla sua fottutissima bocca è come un pugnale che mi si rigira nello stomaco.
“Questa è gelosia bella e buona!” La mia vocina interiore mi ammonisce.
Sì, forse sono un po’ gelosa, forse immaginarlo con la sua ragazza, innamorato, mentre la bacia o mentre ci fa l’amore, mi dà fastidio.
Un gran fastidio. È come un prurito dentro.
Spegne il telefono. Non ha intenzione di darmi spiegazioni rispetto alla chiamata appena ricevuta, lo capisco immediatamente dal suo sguardo. Io, però, sono curiosa e incalzo.
-Stai con lei?- chiedo con una punta di acidità di cui mi stupisco io stessa. Mi mordo il labbro inferiore come a volermi rimangiare quello che è appena uscito dalla mia bocca, ma lui ha sentito bene, molto bene.
-Diciamo di sì. - risponde con il tono freddo di chi preferirebbe certamente cambiare argomento.
Cazzo, Ste, che razza di risposta è questa? Sì o no? La ami? Avete dei progetti?
Queste sono le domande che affollano la mia mente e che vorrei rivolgergli,  spinta da un tumulto di emozioni che investono la mia anima come un tir.
Improvvisamente mi sento piccola e ridicola. Una bambina che pesta i piedi, che scalcia e si ribella in preda ad un capriccio.
Ma nonostante tutto non riesco più a frenarmi.
-E...- mi fermo impacciata a radunare i pensieri che si sovrappongono veloci e caotici nella mia mente. Poi continuo: -...come mai stasera non sei con lei?- Di nuovo la mia voce esce un po’ stridula e inacidita. E a lui questo non sfugge di sicuro.
Merda! Che domanda! Dopo questa posso anche scavarmi la fossa da sola e sono certa che mi sbatterà fuori di casa.
Cosa voglio insinuare? Che i bravi fidanzatini si frequentano nel weekend? Che se ci tenesse davvero a lei probabilmente ora sarebbero insieme? Che non la ama? Ma come diavolo mi sono potuta permettere?
Lui  mi guarda un po’ perplesso, stupito. Poi scoppia a ridere in un modo ingombrante, eccessivo.
-Ti fa ridere?- chiedo con un tono provocatorio, guardandolo in cagnesco, dritto negli occhi.
-Mi fai ridere tu. Ti sei comportata in modo controllato fino ad ora, composta, attenta a non oltrepassare il mio “confine”, fin troppo. Poi improvvisamente, grazie a Sara, te ne esci con delle domande personali. Non ti sembra un po’ strano, Chiara?-
-E quindi? - chiedo col sangue che comincia a fluire veloce al cervello.
-Quindi ti ho”sgamata”. Ammettilo. Sei gelosa.- Continua a ridere come un cretino, mentre io vorrei solo sprofondare. Eppure non posso rimanere zitta e silenziosa, devo reagire, devo difendermi in qualche modo.
Prendo un cuscino dal divano e glielo sbatto con forza sulla testa.
Sì...una bambina piccola e capricciosa! Così mi sento. Penso soddisfatta mentre lui mi guarda a bocca aperta.
Non risponde più, smette d’improvviso di ridere e mi si avvicina pericolosamente. Sempre più vicino. Finchè me lo ritrovo ad un millimetro dal viso. Posso sentire il suo respiro che diventa più greve. Mi prende con forza le mani e me le porta sopra la testa, contro il muro.
Il mio corpo è attraversato da mille brividi.
Provo a divincolarmi col risultato che lui si appoggia ancora di più a me.
Si fa spazio fra i miei capelli e mi sussurra, all’orecchio, con una voce roca e piena di desiderio:
-Stai giocando con il fuoco, Chiara. Stai molto attenta!-  mi ammonisce. Poi si concentra sulle mie labbra. In un attimo appoggia la sua bocca alla mia, come se l’avesse sempre fatto, o, meglio, come se l’avesse sempre desiderato, come se la mia bocca gli appartenesse.
Io sono sempre intrappolata. Provo a dimenarmi, ma senza troppa convinzione.  Mentre sento le viscere che si contorcono dal desiderio.
Lo voglio.
Non voglio pensare alle conseguenze, a quello che succederà.
Lo voglio punto e basta.
Rispondo al suo bacio con slancio. La mia lingua esplora la sua bocca, proprio come era successo diversi anni fa, ma con una maturità diversa, questa volta. Sa di fresco, di buono. Esattamente come lo ricordavo.
Sono eccitata.
Lascia andare le mani forse perché ormai è certo che non scapperò più, o forse perché vuole sentirle su di sé, quelle mani. E in effetti io ho voglia di accarezzarlo, di toccarlo, di sentire la sua pelle nuda.
Con un gesto delicato e sensuale gli sfilo la maglia e comincio ad accarezzargli il torace nudo assaporando la sensazione che mi provoca al tatto.
La tensione erotica sale velocemente fra di noi, molto velocemente.
Poi lo squillo del campanello ci riporta bruscamente alla realtà.
-Cazzo! Le pizze!- Dice tra i denti.
Impreca.
Si rimette in fretta la maglia e mentre ritira le pizze ho il tempo di riprendere il controllo della situazione e di pensare a quanto io sia stata stupida  lasciarmi andare così.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


STEFANO
Che diavolo stavo per fare? Fino a che punto mi sarei spinto, se quel maledetto campanello non avesse suonato?
Chiara.
Ripenso al sapore delle sue labbra, al colore intenso di quel bacio e al tocco eccitante delle sue mani che esploravano senza freni.
Chiara.
Così dolce e innocente. Così bella e ingenua. Così morbida e sensuale.
Il ragazzo delle consegne mi guarda in modo interrogativo. Sta aspettando che io lo paghi e invece io sto lì fermo come un coglione, senza fare nulla, con le pizze in mano, a pensare a quello che sarebbe potuto succedere.
Lo liquido in fretta e rientro in casa.
Mi accorgo immediatamente che il suo atteggiamento è mutato, guidato da un certo autocontrollo del quale io, invece, ancora non sono in grado di riappropriarmi.
La guardo negli occhi, ma è sfuggente, distante, evita di incrociare i miei occhi.
E cosa credevo? Che mi sarebbe saltata addosso? Che mi avrebbe buttato le braccia al collo felice e contenta?
Coglione! Mi ripeto mentalmente mentre appoggio le pizze in tavola e le faccio cenno di avvicinarsi per mangiare. Mi guarda stupita, sgranando quegli occhioni azzurri che mi fanno impazzire.
-Non ho fame.- Dice con un filo di voce.
-Nemmeno io.- Replico.
-Ste...io...- Sussurra interrompendosi imbarazzata.
Mi siedo accanto a lei sul divano, ad una distanza “di sicurezza”.
-Chiara...non devi dire niente. Non so cosa mi sia preso. Ti prometto che non succederà più. Siamo venuti qui per fare due chiacchiere e invece...-
-Smetti di trattarmi come se fossi una bambina! Non sono un cristallo da proteggere. Non sono una ragazzina. Non ho fatto nulla per impedire che accadesse, quindi...- Si interrompe. Deglutisce. Si umetta le labbra.
-Quindi?- La incalzo.
-Quindi lo volevo anch’io!- Dice lasciandomi senza parole, senza guardarmi negli occhi, mentre un velo di rossore le colora le guance.
Lei mi voleva. Avrebbe anche fatto l’amore con me se non fossimo stati interrotti. Il cuore comincia a martellarmi in petto.
Ma non è così che sarebbero dovute andare le cose. Mi ero ripromesso che non l’avrei toccata, invece alla prima occasione le sono saltato addosso come…come…come un coglione! Non mi viene altra parola per definirmi.
No. Con lei non può andare come con tutte le altre. Lei è Chiara! Lei è diversa e devo controllare i miei impulsi. È evidente che provo ancora qualcosa per lei, se non altro l’attrazione fisica. Ma in nome di quello che c’è stato non posso sbattermela sul divano come una qualsiasi.
Anche se la voglia di farlo è tanta. Anche se il desiderio mi annebbia la vista e mi blocca il respiro. Sarebbe troppo semplice approfittare di lei. E squallido, anche.
-Non succederà di nuovo.- Affermo con decisione dando voce ai miei pensieri, mentre mi passo una mano fra i capelli e cerco il suo sguardo sfuggente. –Voglio davvero ricostruire la nostra amicizia, Chiara. E non posso permettermi di rovinare tutto saltandoti addosso alla prima occasione.-
Mi guarda negli occhi, adesso. È un po’ smarrita, ma compiaciuta.
Ok.
È stato solo un incidente di percorso che non si ripresenterà. Qualsiasi chimica si sia verificata fra di noi ora non c’è più. Me lo dice il suo sguardo freddo, adesso. Me lo dicono i segnali di distanza che lancia il suo corpo.
-Ripartiamo da zero, vuoi?- Le chiedo con l’aria più innocente che posso assumere in questo momento.
Mi sorride, mettendo in evidenza le sue meravigliose fossette. Ora le distanze sembrano essersi accorciate un po’ di nuovo.
-Certo che voglio!- Mi dice entusiasta.
-Ste?- Chiede poi con un velo di esitazione.
-Sì...-
-Vuoi davvero che siamo amici? Di nuovo?- La sua domanda ricca di speranze mi lascia un tantino di amaro in bocca. Ecco cosa le interessa veramente: riconquistare la mia amicizia. Tutto qui. Non mi ha respinto per non ferirmi, o forse perché si è ritrovata coinvolta in qualcosa che non è riuscita a controllare, ma l’unica cosa che le preme è essermi nuovamente amica. Il mio cuore fa un tuffo dal settimo piano. Che cazzo mi credevo? Che si fosse innamorata di me? Che assurdità! Dopo tre anni che non ci frequentiamo e che facciamo fatica a salutarci. Dopo che, quando ci ho provato, tre anni fa, ha messo bene in chiaro quale fosse la sua posizione. Cosa le avrebbe potuto fare cambiare idea? La risposta è tanto semplice quanto evidente, ai miei occhi: niente le ha fatto cambiare idea. È sempre lei. Sempre Chiara e non è e non sarà mai innamorata di me. Ai suoi occhi sarò sempre il suo amico. Ed è una enorme stronzata che adesso siamo a casa mia insieme. Un’enorme, grandissima, immensa cazzata.
-Tu che ne dici?- Le rispondo rivolgendole un sorriso smagliante, sentendomi un ipocrita, perché la sua amicizia, lo devo ammettere, non è la sola cosa che mi interessi. Perché vorrei stringerla a me, assaporare il gusto dolce delle sue labbra ancora e ancora, fare l’amore con lei fino allo sfinimento per poi tenerla fra le braccia e accarezzarla tutta la notte. Ma non posso permettermi di essere sincero. Non posso permettermi di perderla, perché so quanto faccia male. E soprattutto non posso permettermi di innamorarmi nuovamente di lei, dopo tutti i miei strambi tentativi di togliermela dalla testa.
No.
Continuerò a condurre la mia vita di sempre, e se lei si aspetta amicizia da me, questo avrà: solo amicizia.
Mi passo una mano fra i capelli e deglutisco, chiedendomi perché cazzo mi sia ficcato in una situazione così incasinata.
 
CHIARA
Una punta di delusione si insinua dentro di me. “Non succederà di nuovo!” Le sue parole mi rimbombano dentro attraversando il vuoto più totale. Fra le sue braccia mi ero sentita stranamente viva, accesa. E lui ricomincia a trattarmi come un cucciolo smarrito, cosa che ha sempre fatto.
Ma adesso qualcosa è cambiato. Credo che quel cucciolo abbia spiccato il volo e credo di non avere più bisogno di protezione e di cure. Sono cresciuta, ho sempre le mie paure e le mie timidezze, certo, ma credo di essere in grado di affrontarle con più serenità e autonomia.
Non so perché ci siamo baciati, poco fa, ma so che quello che ho provato è stato forte e intenso. E l’idea che non si ripeterà non mi lascia del tutto indifferente come vorrei.
Ma Stefano è di fronte a me, mi chiede di essere di nuovo sua amica confondendo ancora una volta le carte in tavola e io desidero esserlo più di qualsiasi altra cosa al mondo.
-Mi sei mancato, Ste.- Sussurro mentre mi avvicino a lui e lo abbraccio teneramente.
-Anche tu, Chiara, non sai quanto.- Pronuncia quelle parole con una punta di dolore e non posso fare a meno di sentirmi dispiaciuta e un po’ responsabile per quegli anni che ci hanno visti divisi.
 
 
-Te l’ho detto, Marta…siamo solo amici. – Rispondo irritata all’ennesima insinuazione della mia amica.
-Uhmm…- mormora con una faccia da schiaffi che mi fa innervosire. Poi continua –E la prima sera che ritrovate questa “preziosa” amicizia ti porta a casa sua? Tu non me la racconti giusta, Chiara. Che cavolo state combinando?- Chiede con il sopracciglio destro alzato.
-Marta!- Urlo infastidita. –E va bene!- Ammetto con rabbia. – Ci siamo baciati, ma non succederà più! Abbiamo messo in chiaro le cose e né io né tantomeno lui vogliamo rovinare la nostra amicizia.-
Mi guarda con sarcasmo. Poi scoppia a ridere.
-La vostra “amicizia”? Siete stati un sacco di tempo senza frequentarvi e adesso tu credi davvero che a lui interessi tanto la tua “amicizia”?-
Non la sopporto davvero più. Mi fa scoppiare la testa, soprattutto quando ho il sentore che le sue parole contengano un fondo di verità.
-Marta, ti prego…perché devi mettere in dubbio tutto quello che stiamo cercando di costruire, o meglio, di ricostruire? Non è innamorato di me! È evidente, limpido, trasparente!! Quindi non devo preoccuparmi di nulla.-
-Non è di quello che prova lui che mi interessa, ma di ciò che provi tu. So quanto hai sofferto quando avete rotto tre anni fa e non vorrei rivederti in quello stato. Non so quanto Stefano possa essere cambiato, né da dove vengano questi suoi buoni propositi, ma non mi fido.- Dice accompagnando le parole a gesti plateali delle braccia e delle mani.
-Beh, io mi fido di lui. È sempre Stefano, Marta. Lo conosci…poi sta con una…- dico fingendo l’indifferenza totale, mentre dentro di me sento una punta di gelosia insinuarsi.
-Certo che sta con una! Chiara è cambiato…non è più lo Stefano riservato e impacciato del liceo. Lo sanno tutti che adesso si dà da fare. Ma tu sembri essere l’unica ad ignorare questo fatto.- Alza il tono della voce e due ragazzi seduti ad un tavolino un po’ più distante ci guardano perplessi.
-Non alzare la voce, per favore. Non ignoro questo fatto! Semplicemente sono affari suoi. Chi si porta a letto non è un mio problema dal momento che, lo ribadisco, siamo solo e semplicemente amici!-
-Agli amici non si ficca la lingua in bocca alla prima occasione.- Ribatte decisa.
So che si sta solo preoccupando per me, ma sa essere davvero irritante quando vuole.
-Non mi sono opposta, Marta.- Dico con un tono arrendevole.
-Forse perché avevi troppa paura di perderlo.-
Al diavolo Marta e le sue parole! In fondo alla mia anima conosco perfettamente la verità: non ho baciato Stefano per paura di perderlo, ma perché desideravo farlo. Vorrei controbattere qualcosa, difendermi, spiegare...ma poi decido di lasciar perdere. Che pensi quello che vuole. In fondo sono affari nostri, miei e di Stefano.
-Chiara...guardami!- dice con un tono improvvisamente gentile e comprensivo. La guardo negli occhi e lei prosegue.
-Tu sei una persona pulita, solare, positiva. Ti fidi degli altri senza che questi lo meritino. Ma ti giuro…- un lampo di rabbia attraversa di nuovo il suo sguardo.-…ti giuro che se ti fa del male lo prendo per le palle e lo faccio ruotare come una trottola!-
-Afferrato il concetto, mammina!- dico mentre scoppio a ridere fragorosamente. –Ma credo che le palle di Stefano staranno bene ancora per un po’.-
Ora è lei che ride, illuminata dalla luce del sole di una giornata calda di giugno.
Mentre torno a casa mi rilasso alla guida ascoltando un po’ di musica. E quando apro la porta mi accorgo che mamma sta già preparando la cena. Un delizioso profumo di sugo mi accoglie e sento lo stomaco brontolare.
Marco, il mio fratellone, sta leggendo con attenzione un fumetto sul divano e quando mi vede entrare sorride e mi fa un cenno con la mano.
Gli sorrido, saluto la mamma e corro in camera mia. Controllo lo smartphone per l’ennesima volta, ma non ci sono messaggi in arrivo per me.
Sono un po’ delusa. Speravo che mi avrebbe contattata in qualche modo dopo la bella serata trascorsa insieme ieri sera. E invece niente.
Decido di farmi una doccia.
Lascio correre l’acqua sul mio corpo nudo, e il mio pensiero va a lui, ancora una volta. Ripenso alle sue labbra sulle mie, alla sua presa decisa sui miei  polsi, alla sua pelle, al suo profumo, al suo sapore.
Merda, Chiara! Questi non sono i pensieri di un’amica. Che accidenti mi sta succedendo? Se il campanello non avesse suonato fino a che punto sarei arrivata? Cosa provo realmente per Stefano Berti? Scuoto la testa decisa ad allontanare tutti quei pensieri.
Esco dalla doccia avvolta nel mio accappatoio e sento uno strano vociare al piano di sotto.
-Chiara!- Grida mia mamma che mi ha sentita uscire dalla doccia. – Chiara, hai visite! C’è Stefano!- Aggiunge con un tono ancora più insistente.
Cosa? Stefano è qui? Il mio cuore comincia a battere più velocemente e una sensazione nuova si impadronisce di me: mi sento leggera, euforica, felice.
Sì. Devo ammetterlo almeno con me stessa: l’idea di vederlo mi riempie di gioia.
 
STEFANO
Ok. Lo so. Dovrei essere con Sara adesso. E invece sono nel salotto di Chiara a chiacchierare allegramente con sua madre e con suo fratello. Ho pensato a lei così intensamente nelle ultime ore, da non riuscire a dormire. Ho sperato profondamente di vederla connessa su facebook, ho rimuginato sul testo di messaggi da spedirle, per poi decidere che avevo digitato delle grandissime cazzate e ritrovarmi a cancellare tutto in un baleno.
Guidavo. Gironzolavo qua e là con la macchina e quasi senza volerlo mi sono ritrovato sotto casa sua. Non mi ci è voluto poi tanto per decidere di suonare ed entrare.
Ho voglia di vederla, di parlare con lei, di toccarla. E avrei voglia anche di farle altro, ma è meglio che non ci pensi, altrimenti quel briciolo di lucidità che mi resta andrebbe a farsi fottere.
Mentre la mamma di Chiara mi offre da bere un aperitivo, la vedo scendere dalle scale. I capelli ancora umidi le ricadono ribelli sulle spalle. Indossa un paio di jeans troppo attillati e una maglietta extra large ma con una scollatura a barchetta che è tutto un programma. Mi si annebbia la vista per un attimo, quando mi rendo conto che la maglia è anche un po’ trasparente e lascia intravedere il pizzo del reggiseno.
Stringo i pugni con forza lungo le gambe, per resistere alla tentazione di saltarle addosso lì, davanti alla sua bella e innocente famiglia, e sfodero un sorriso dei miei migliori. Mi guarda un po’ imbarazzata, ma credo che sia contenta di vedermi e noto che un leggero rossore le imporpora le guance.
No, così non va bene.
Ancora una volta mi ritrovo a pensarla come un’amante e non come una semplice amica.
Vorrei che fosse mia, al mio fianco. Vorrei possederla.
Poi si insinua dentro di me la sensazione già provata, proprio con lei, di un rifiuto; si fa strada il ricordo di una sofferenza affrontata, superata, ma mai dimenticata, e questo pensiero mi aiuta a non lasciare andare del tutto le mie emozioni, a trattenerle in un luogo nascosto della mia anima ferita.
Un ricordo del cazzo.
Il ricordo di un dolore che ha cambiato la mia vita, il mio modo di essere e di relazionarmi col mondo.
Mi sorride ignara del tumulto che sta attraversando la mia mente e il mio cuore in questo momento.
Bella e maledetta.
-Ti porto al mare, Chiara.- dico con un tono piuttosto perentorio, che esce dalla mia bocca senza che quasi io me ne renda conto.
-Ma…- protesta debolmente e si interrompe.
Cazzo. Ha un altro impegno, un appuntamento, un cazzo di qualcosa…avrei dovuto prevederlo. E una fitta di gelosia si impossessa del mio stomaco, che si contorce.
Poi il suo sguardo si illumina, lancia un’occhiata furtiva a sua madre, che le sorride garbatamente in segno di approvazione e prosegue.
-Tu sei pazzo!- Afferma con enfasi guardandomi dritto negli occhi e puntando l’indice contro il mio petto, mentre non posso fare a meno di cogliere in lei una punta di divertimento e di contentezza.
Quindi prende la borsa, deposita un bacio lieve sulla guancia di sua madre e si infila il giubbotto di jeans.
Mi prende per mano con un gesto intimo e delicato che fa accelerare i battiti del mio cuore per alcuni istanti, e mi conduce fuori. A me rimane giusto il tempo di gridare dalla soglia di casa:
-Non ti preoccupare, Marcella, te la riporto sana e salva.-
Nelle orecchie mi arriva il suono della risata della mamma di Chiara.
Chiara.
Sorprendente Chiara.
Bella, maledetta ma dannatamente sorprendente.
 
……………………………………………………………………………………………………………………………………
 
P.S. Lo so: è passato un bel po’ di tempo… troppo. Ma non sempre è facile avere “l’ispirazione” per scrivere qualcosa. In più, aggiungo che ho avuto una serie di problemi personali, di cui non ho assolutamente voglia di parlare in questa sede, che hanno inibito fortemente la mia “vena creativa”. Poi rileggendo le pagine scritte mi è tornata la voglia di continuare questa storia e contemporaneamente mi sono venute un po’ di idee. Quindi spero e credo vivamente di continuare ad aggiungere almeno un capitolo alla settimana, per chi avrà la pazienza e la curiosità di continuare a leggere.
Intanto ringrazio sentitamente chi ha lasciato recensioni o commenti, anche con messaggi personali…grazie, grazie, grazie! Ricordate che le critiche costruttive sono sempre ben accette e rappresentano, anzi, uno stimolo a proseguire nel lavoro, quindi, chi vuole lasciare una recensione…beh…non si faccia scrupoli di alcun genere.
A presto, dunque.
Un abbraccio a tutti.
Laura

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CHIARA
Gli prendo la mano quasi senza pensarci, un po’ come ai vecchi tempi, e non mi rendo conto che questo gesto intimo e prezioso mette a strettissimo contatto la nostra pelle. Lui reagisce stringendomi con forza, quasi avesse paura di farmi scappare via, se lasciasse la presa.
E restiamo così, mano nella mano, per tutto il tragitto che ci divide dalla sua macchina, e quando arriviamo vorrei allungarlo, quel tragitto, ancora un po’, ma è inevitabile riprendere una certa distanza, e con essa riappropriarsi di un briciolo di lucidità.
-E così io sarei pazzo, eh?- Dice con un tono di voce calmo e pacato, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, mentre mi guarda negli occhi e si accarezza ripetutamente quel delicato velo di barba incolta che gli incornicia i lineamenti.
-Completamente.- Affermo con decisione, ma con gli occhi che tradiscono un certo divertimento.
-Scommetto che dopo questa serata chiederai di avere un po’ più spesso la mia “pazzia”.-
Si ferma un attimo, poi con calma continua a parlare. Il suo sguardo si fa più intenso ed indagatore. Vuole leggermi dentro.
-O preferisci la banalità della “normalità”, Chiara?-
Si avvicina a me, che sono appoggiata alla macchina su un fianco, mi passa davanti con il  braccio e per un attimo veloce ma intenso mi sfiora leggermente all’altezza del seno.
Sento i capezzoli indurirsi e un brivido percorrermi la schiena.
Poi apre la portiera della macchina e mi invita ad entrare, con aria per niente turbata o eccitata.
È tutto nella mia mente.
E continuo a ripetermelo durante il viaggio, mentre di sottecchi lo guardo e mi sembra di cogliere delle vibrazioni, una certa intensità nel tono della sua voce, nel calore e nell’enfasi che usa pronunciando determinate parole, nel modo in cui tuffa ripetutamente gli occhi dentro i miei, nonostante la guida.
È tutto nella mia mente, certo, non può essere che così.
Ma allora perché questa sorpresa? Perché portarmi fuori a cena, al mare, neanche fossimo due fidanzatini? Perché quel bacio ieri sera? Perché? Perché?
Poi le parole escono dalla mia bocca senza che io riesca a frenarle.
-Perché Ste?- Chiedo mentre mi mordo le labbra e mentre fisso le mie mani appoggiate sul mio grembo.
-Perché cosa?- Chiede con aria del tutto ingenua, anche se dentro di me sento che ha capito perfettamente a cosa io mi stia riferendo.
-Andiamo…lo sai! Perché questa serata, perché io e te ci ritroviamo dopo anni di silenzi e di lontananza, perché proprio ora, perché proprio noi.-
-E perché no?- chiede con un sorriso stampato sulle labbra, uno di quei sorrisi che avrei voglia di spegnere perché leggermente irritante.
Non sto scherzando questa volta, e credevo si evincesse dal tono della mia voce, ma evidentemente lui ha voglia di non rispondere.
Non posso arrendermi, però. Non ora che ho avuto il coraggio di espormi.
-Non ho voglia di scherzare, Ste.-
-Mai stato più serio in vita mia.- Dice accompagnando le parole con un gesto delle braccia, dimenticando per alcuni istanti la guida.
Poi d’improvviso rallenta la velocità, mette la freccia a destra ed accosta a lato della carreggiata. Spegne la macchina e mi guarda, passandosi ripetutamente la mano fra quel groviglio di capelli castani che lo contraddistingue.
Sospira.
Si avvicina a me e prende il mio viso fra le sue mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Il cuore prende a martellarmi in petto mentre osservo le sue labbra rosse avvicinarsi sempre di più alle mie.
È a pochi centimetri da me e posso sentire il suo dolce e fresco profumo di buono.
-Chiara…- sussurra-cosa ti fa pensare che io abbia voglia di scherzare?- Muove velocemente lo sguardo, dai miei occhi alla mia bocca.
Silenzio.
Non ho la forza di rispondere. Fortunatamente sono già seduta, perché sento le mie gambe trasformarsi in gelatina.
-Cazzo, Chiara! Non ti prenderò in giro, se è questa la tua paura, non sono qui per prenderti per il culo o per farti soffrire. Voglio riconquistare la tua amicizia e credevo che anche tu lo volessi, ma se mi sono sbagliato questo è il momento di dirlo.-
Il suo respiro si è fatto più affannoso ed ha messo molta enfasi nelle parole che ha detto.
-È esattamente quello che voglio anch’io. Scusami, non volevo che ti arrabbiassi…solo…mi sembra tutto così strano e così veloce.-
-Vuoi che ti riporti a casa?- Chiede a bruciapelo, ed un lampo di delusione attraversa il suo sguardo.
-No, Ste, davvero.- Affermo decisa.
Ed è realmente quello che penso: non voglio assolutamente che si rompa un equilibrio ancora precario e in fase di collaudo.
-Allora se sei d’accordo godiamoci la serata senza troppe seghe mentali. Fidati.-
Già… penso sorridendo e scacciando dalla mente l’immagine di Marta che mi mette in guardia.
Godiamoci la serata.
 
STEFANO
Le lancio un’altra occhiata furtiva, mentre continuo a guidare.
Desidero davvero che si fidi di me, vorrei fugare tutti i suoi dubbi e le sue incertezze in un colpo solo, ma so perfettamente che non è un’impresa facile: tre anni di freddezza sono tre anni di freddezza.
Però in cuor mio, nel profondo della mia anima, studiando le sue reazioni, osservando la sua mimica e ascoltando con attenzione ogni sua singola parola, sento di non esserle poi così indifferente.
Certo…l’obiettivo è quello di ricostruire l’amicizia…eppure qualcosa mi dice che potrei andare oltre, sperare anche di più.
Coglione.
Scuoto la testa e scaccio i pensieri che vi si stanno affollando.
Ecco che ricomincio a vederla come una possibile preda, che è proprio quello di cui probabilmente lei ha maggiormente paura.
Arriviamo a Marina di Ravenna e parcheggio l’automobile in un enorme spiazzo proprio di fronte alla spiaggia.
Non le ho neanche detto che ceneremo in riva al mare, allietati dallo sciabordio delle onde e contornati da gabbiani che volano in cerca di prede da acciuffare. Il ristorante che ho scelto, infatti, è un Bagno sulla spiaggia in cui si serve pesce fresco e vino e birra a fiumi fino a tarda notte. Il tutto accompagnato da musica dal vivo con la possibilità di ballare liberamente a piedi nudi sulla sabbia.
Un locale abbastanza tranquillo, in cui la musica non raggiunge tonalità altissime, per permettere agli ospiti di chiacchierare senza dover necessariamente urlare.
Questa volta non mi prende per mano.
A dire la verità dopo che abbiamo parlato è rimasta un po’ silenziosa, quasi pensierosa, e questo mi dispiace molto, perché non avrebbe dovuto essere questo lo spirito della serata.
Con un gesto apparentemente naturale le appoggio la mano su una spalla e assaporo le sensazioni che mi procura quel tocco delicato. La sua pelle è liscia e vellutata, morbida…sensuale. Vorrei assaporarla con la lingua. E quando mi rendo conto che i miei pensieri stanno “esagerando”, decido di interrompere repentinamente quel contatto e di ritrarmi con garbo.
-Ma io ci sono già stata qui!- Esclama con entusiasmo.
-Non ci credo, Ste…siamo al Blue Moon!!-
Ecco: se credevo  di farle una sorpresa sento proprio che il mio piano è andato a rotoli. Un guizzo di delusione attraversa il mio sguardo e lei se ne rende conto immediatamente.
Si morde il labbro inferiore .
-Ci sono stata con un…un amico, un paio di anni fa.- Diventa rossa in viso lasciando trapelare il fatto che la persona con cui è stata qui non era semplicemente un amico, ma qualcosa di più.
Perfetto.
È stata qui con un suo ex.
Se la serata aveva preso una brutta piega, ora devo ammettere che sono nella merda fino al collo. Senza contare che lo stomaco mi si contorce dalla gelosia al pensiero di Chiara con un ragazzo.
Poi chi cazzo è questo tipo?
Cazzo! Cazzo! Cazzo!
Diventerò pazzo prima di averla riaccompagnata a casa.
-Io non…- riesco a balbettare impacciato.
Poi lei mi toglie dall’imbarazzo.
-Non ti preoccupare: è un posto bellissimo. Andrà benissimo per la nostra serata.- Dice con sicurezza, mentre le sue gote riacquistano un colorito più neutro.
Certo, intanto ogni dettaglio le ricorderà quella serata di due anni di merda fa.
Speravo di sorprenderla? Speravo di colpirla? Beh…direi di aver fatto proprio centro. Peccato che non fosse proprio quello che avevo in mente. Peccato che le cose stiano girando vorticosamente e inesorabilmente contro di me.
Ci sediamo a tavola e fortunatamente ci è stato riservato un tavolo appartato, piuttosto lontano dalla band che presto inizierà a suonare.
Il mare è molto mosso, nonostante sia una serata serena e senza troppo vento.
Prendo in mano il menù e comincio a leggere tutti i nomi di pietanze appetitose a base di pesce, scorrendolo ripetutamente.
Mi rendo conto che il mio umore un po’ è cambiato, ma devo fare qualcosa per recuperare terreno.
La guardo negli occhi e per un nanosecondo ho l’impressione che stia arrossendo di nuovo.
La verità è che la voglio.
Voglio averla in tutti i modi possibili.
‘Fanculo l’amicizia, ‘fanculo i buoni propositi.
Io voglio prendermi qualcosa che, in qualche parte nascosta della mia mente, secondo me, mi spetta di diritto, dopo tutte le sofferenze e dopo tutti i tentativi fatti per rimettermi a galla.
Io voglio che mi implori di prenderla, che desideri ardentemente di essere mia in ogni senso.
E con questa consapevolezza appena acquisita, e con gli occhi che mi brillano di una luce nuova, e con la voglia disperata di fare l’amore con lei, mi appresto a vivere questa serata con uno spirito diverso, risvegliando i miei lati più istintivi e, se vogliamo, rozzi.
Sì, Chiara.
Il vero “gioco” comincia proprio adesso.
 
CHIARA
Mi guarda con un lampo di non so chè negli occhi. Non sono sicura di riuscire a decifrare le sue intenzioni, anche perché credo che questo guizzo che sono riuscita a leggere appartenga più al nuovo Stefano, che per me è ancora un grande punto interrogativo.
Ordiniamo da mangiare mentre continua a guardarmi. La cameriera ci si avvicina quasi imbarazzata e lui non la degna di uno sguardo. Anche mentre elenca tutto quello che desidera mangiare non mi stacca gli occhi di dosso, neppure per un attimo.
Ora sono io a sentirmi un tantino impacciata.
Parte la musica, ma come speravamo non è troppo forte e riusciamo comunque a continuare a chiacchierare.
-Allora, Chiara…non mi hai ancora detto in che cosa mi trovi cambiato…e…sono molto curioso…- Dice con una certa sicurezza passandosi una mano fra i capelli.
-Sei diverso, Ste. E non tanto e non solo fisicamente…parlando con te mi accorgo che non sei più il ragazzino idealista e sanguigno che eri. Mi sembri più deciso, più…- Ecco che mi impappino con le parole, ecco che la parte emotiva di me fa capolino.
-Più?- Incalza lui, determinato a non venirmi incontro neppure un po’.
Più sexy? Più maschio? Più affascinante? Più sicuro di sé?
Nulla mi sembra adeguato per descriverlo appieno, e soprattutto non ho proprio voglia di espormi.
-Più ordinato!-
Scoppia in una fragorosa risata. Con un’espressione del viso che è tutto un programma, con una faccia da schiaffi che ha il potere di farmi innervosire e non sa quanto.
Ma che accidenti mi è saltato in mente di dire? Come ho potuto concepire un aggettivo meno adatto a lui? Che stupida!
Incrocio le braccia al petto e lo guardo in pieno viso con l’espressione più imbronciata che sono in grado di partorire.
-Scusami, Chiara.- Dice allargando le braccia in segno di resa. – Scusami, ma nessuno e ti giuro, proprio nessuno, mi aveva mai definito “ordinato”.-
Gli scappa un’altra risatina. Poi mi guarda e cerca di trattenersi, ma a fatica.
Alzo un sopracciglio. Lo guardo dall’alto al basso.
-Hai finito?- Chiedo con l’aria annoiata.
-Promesso. Finito.- E mi fa l’occhiolino con un’espressione complice stampata sul viso.
Lo trovo davvero bello. Con quei suoi occhi verdi e quei capelli perennemente sconvolti. Ciglia lunghe, naso regolare, bocca…Dio…la bocca è davvero perfetta!
Fortunatamente arrivano le nostre portate, interrompendo una conversazione un tantino scomoda per me.
Mangiamo gustando con piacere tutte le prelibatezze che ci vengono portate e scherziamo, e ridiamo per tutta la durata della cena.
La musica non è per nulla invadente , anzi fa venire voglia di ballare e di cantare.
Bevo un ottimo vino bianco, forse un po’ troppo per le mie capacità di reggere l’alcool, e immediatamente mi sento su di giri.
Lui, preciso e coscienzioso, non tocca un goccio di vino, nella consapevolezza che dovrà poi guidare.
Ad un certo punto, sulle note di una canzone rock, lo prendo per mano e lo guido sulla spiaggia, invitandolo a togliersi le scarpe. Ci sono già altri ragazzi che stanno ballando e noi ci uniamo al gruppo, pur mantenendo una certa distanza.
So che non ha mai amato troppo ballare, ma non oppone alcuna resistenza, quindi cominciamo a ballare, dapprima un po’ timorosi, poi lasciandoci andare sempre di più.
La testa mi gira, il cuore galoppa come un pazzo, sudo e rido, rido e sono felice. Mi sento davvero al settimo cielo.
Non vorrei essere con nessun altro in questo momento.
Stefano, ma che diavolo mi sta succedendo?
Poi parte un lento.
Stefano si allontana un attimo per togliersi la camicia e quando riappare è fasciato solo da una t-shirt nera che mette in risalto perfettamente i suoi pettorali.
Mi attira a sé con decisione e mi abbraccia.
Balliamo un ballo che in realtà non è un ballo.
Percepisco il suo respiro sul collo, la stretta forte e sicura delle sue braccia, il fresco profumo della sua pelle.
 È lui.
È Stefano.
Appoggio la mia guancia sul suo petto e mi lascio andare ad una marea di sensazioni che avevo rinchiuso nel profondo della mia anima e che, forse grazie all’effetto del vino, cominciano a farsi strada.
Sento le guance in fiamme.
E la testa continua a girare. Ma non so più se è la conseguenza dell’alcool assunto o se dipenda, piuttosto, dal fatto che lui mi sta stringendo con una passione sempre maggiore.
Chiara, Che cazzo stai combinando?
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


STEFANO
Ora che so perfettamente quello che voglio mi lascio andare completamente e lascio che sia il mio corpo a guidarmi.
Solleva un attimo lo sguardo finché i nostri occhi si incrociano. Bella, senza freni, senza più inibizioni, senza pudore. La guardo e per un lungo istante ho la sensazione forte che questa serata mi riserverà delle piacevoli sorprese, nonostante l’avvio un po’ traballante.
Le accarezzo la schiena con una dolcezza infinita e la sento vibrare sotto il tocco delle mie mani.
Mi vuole.
Esattamente come mi voleva ieri sera.
Posso averla, se voglio, sono io a dominare il gioco, è in balia dei miei occhi, del mio sguardo, delle mie dita…delle mie labbra.
Mi avvicino alla sua bocca con un trasporto che mai avevo provato prima in vita mia, con un crescente desiderio che solo lei è in grado di far nascere dentro di me.
E finalmente la bacio, costringendola delicatamente a schiudere la bocca, per assaporare appieno il suo sapore e per scoprire con immenso piacere di essere ricambiato fino in fondo in queste sensazioni.
Le mordicchio le labbra per alcuni secondi, mentre rovescia indietro il viso, lasciandosi sfuggire alcuni gemiti di piacere.
Poi ricomincio ad esplorare la sua bocca, con delicatezza, ma anche con decisione.
Dio! Non mi staccherei più da lei, è un nettare troppo dolce e troppo inebriante!
Tutta la mia “esperienza”, guadagnata in questi anni che ci hanno visti separati, va a farsi fottere. Mi sento come un ragazzino alle prime armi, col cuore gonfio e l’emozione pronta a rovinare tutto da un momento all’altro. E l’unica al mondo ad avere il potere di farmi sentire così è lei: Chiara. E sto per farla mia, una volta per tutte.
Dopo averla sognata così intensamente.
Dopo aver sovrapposto la sua immagine, il suo volto, a tutti i volti delle ragazze con cui sono stato, come in un’ossessionante follia.
Lei è la mia follia.
La mia droga.
La fonte preziosa del mio piacere o del mio dolore.
Mi stacco a fatica da lei e la prendo per mano, intrecciando le mie dita alle sue. Non deve scappare, non più, non ora che sto per coronare uno dei sogni più belli della mia vita intera.
Camminiamo nell’oscurità della notte, in silenzio, solo il rumore del nostro respiro e il dolce suono del mare ci accompagnano. In lontananza le luci della città. All’orizzonte il bagliore accecante della luna.
La conduco in un luogo appartato, dietro ad una duna di sabbia piuttosto alta, lontano dalle persone e dalla musica.
Silenzio assordante, intorno a noi.
Ci sediamo sulla sabbia fresca e osservo il suo profilo stagliato contro le poche luci della notte.
Cazzo quanto la desidero!
Fondermi con lei, assaporare quella intimità che solo il sesso è in grado di regalarti, dev’essere la cosa più bella al mondo.
-Ste, io…- sussurra con un filo di voce. Adoro il modo in cui pronuncia il mio nome, ma non posso permettermi che abbia dei ripensamenti proprio adesso, che sono ad un passo dal possederla.
Appoggio l’indice sulle sue labbra e gliele accarezzo ritmicamente.
Non voglio che parli.
Non voglio che nulla intacchi questi istanti preziosi.
Questa volta è lei che si avvicina alla mia bocca prendendo l’iniziativa. Mi bacia con un trasporto che mi fa eccitare all’istante.
Insinua una mano sotto la mia maglia e comincia a toccarmi con crescente desiderio. Si sofferma sul ciuffetto di peli sul mio petto e ci giocherella, provocandomi ondate di piacere allo stato puro.
Io le sfilo velocemente la maglia extra-large, perché voglio vedere quel reggiseno di pizzo che ho immaginato per tutta la sera, e quello che vedo non mi delude per niente, anzi…non fa altro che accrescere la voglia che sento in mezzo alle gambe. Il sangue fluisce veloce ai punti vitali del mio corpo, il respiro si fa più grosso, più affannato.
Le sgancio il reggiseno mentre lei continua a toccarmi, fino a diventare più audace e a scendere con la mano proprio lì, dove la voglio di più.
Il suo seno, illuminato dalla luna, è perfetto. Non avrei mai potuto immaginarlo meglio di così: pieno, morbido e sensuale.
Passo ripetutamente il pollice sui suoi capezzoli che si induriscono immediatamente, per poi passare ad assaporarli con le labbra, con la lingua. La sento gemere e la cosa mi eccita da impazzire.
Le sfilo i jeans e rimane così, quasi del tutto nuda, di fronte a me che la guardo con incanto.
Se non avessi tanta voglia di scoparla potrei rimanere a guardarla per ore, ma il desiderio sta diventando quasi doloroso.
-Chiara, sei…sei stupenda.- Le sussurro all’orecchio, scostandole i capelli di lato e tracciando poi scie di baci lungo il suo collo.
Poi lo faccio. Insinuo le mani sotto gli slip e sento tutta la sua dolce femminilità e tutto il suo desiderio.
Ci sdraiamo sulla sabbia e con pochi gesti decisi mi libero dei jeans e dei boxer. 
Ora è lei che guarda me con trasporto, quasi come non mi avesse mai guardato prima.
I suoi occhi…sono carichi di una voglia che si muove disperata e lo percepisco anche dal ritmo accelerato del suo respiro, che non ha nulla di regolare e dal battito del suo cuore, quando mi appoggio al suo seno per stuzzicare il suo ed il mio desiderio.
Vorrei che questa notte non dovesse mai finire.
Vorrei che restassimo così per sempre.
Ma so che non è possibile ed è incompatibile con quello che sono diventato, con quello che sono.
L’avrò. Lo desidero troppo.
Ma sarà solo per questa volta, solo per dimostrare a me stesso che posso averla.
Solo sesso.
Le strappo via le mutandine e mi sdraio su di lei, facendo combaciare i nostri sessi. Poi la bacio con passione, mentre con una mano rovisto nel portafoglio in cerca di un preservativo. Quando lo trovo lo apro, lo indosso e le apro dolcemente le gambe, con l’intento di assaporare ogni gusto, ogni odore e ogni sensazione di questa imminente fusione di corpi.
E finalmente comincio a spingere per insinuarmi dentro di lei.
Ma sento una strana “resistenza” che mi insospettisce immediatamente e che mi fa irrigidire. Mi blocco del tutto mentre un pensiero che avevo ignorato sino ad ora si fa strada nella mia mente.
-Cazzo Chiara!- Dico con stupore. – Tu sei vergine!-
Ed è come fare una doccia gelata.
No! Assolutamente no! Non posso essere io il primo.
 
CHIARA
Lo sento mentre si riveste in fretta.
Non ho il coraggio di guardarlo.
Non capisco davvero che cosa gli sia preso. Che differenza può fare il fatto che io sono vergine? Non ho mai fatto l’amore con nessuno, è vero, ma cosa cambia? Volevo davvero farlo con lui. Davvero. Volevo che fosse il primo, anche perché non avevo mai provato prima delle emozioni così forti, con nessuno dei pochi ragazzi che ho frequentato.
Mi rivesto anch’io, più che altro perché mi sento terribilmente in imbarazzo.
Fra di noi piomba un silenzio gelido, silenzio che sono io ad interrompere.
-Ste, non capisco davvero…perché ti sei fermato? E perché adesso ho la sensazione che il tuo umore sia nettamente peggiorato?- Chiedo timidamente mentre giocherello con la sabbia.
-Guardami Chiara!- dice con un tono imperativo.  Alzo lo sguardo e vedo il suo che mi pare un tantino incazzato. Si passa una mano fra i capelli poi continua. –Credi che io sia la persona giusta per te?-
-Perché no?-
-Non sai quanto ti sbagli.- Afferma con decisione.
-Prova a spiegarti meglio.-
Sospira e mi guarda ancora più intensamente se possibile.
Si umetta le labbra. Sembra che non sappia da dove cominciare.
-Non posso venire a letto con te Chiara! Né adesso né mai più! Non sono la persona che potrebbe renderti felice. Chiara è fuori discussione che io possa essere il tuo primo…- Si ferma impacciato, e allora intervengo io, che dentro di me sento salire una certa rabbia furibonda.
-E questo chi lo decide? Tu?- Chiedo con un tono di voce che va in crescendo.
-So come sono Chiara e non mi interessano le storie d’amore.-
Le sue parole mi arrivano con una forza incredibile e forse comincio a capire qualcosa.
-Tu non sei una da “una botta e via”.-
E la mia rabbia sale ancora più a galla. Adesso non riesco proprio più a controllarmi.
-E l’hai deciso solo perché sono vergine? –
-Io…- Balbetta, ma lo interrompo immediatamente e continuo a parlare io.
-Prima non te ne fregava un cazzo di niente del fatto che non avresti potuto essere il mio “uomo ideale”.-
-E dimmi, grande uomo, tu sei uno da “una botta e via”? Tu sei uno che non cura i sentimenti, a cui non interessa ferire le persone?-
Abbassa lo sguardo.
Colpito!
Ma non poi così tanto, perché rialza gli occhi, li punta dentro i miei e dice:
-Proprio perché non volevo ferirti non sono andato fino in fondo.-
- Sai cosa sei?- Chiedo con astio – Sei uno stronzo che crede di manipolare i sentimenti degli altri, un uomo piccolo piccolo, che pensa di essere grande solo perché è in grado di portarsi a letto qualche ragazza ogni tanto, uno privo di sentimenti. Questo sei diventato, Stefano?-
Non risponde. Continua a guardarmi.
-Riportami a casa, Stefano. Ne ho abbastanza di questa serata!-
E le lacrime cominciano a  raggiungere i miei occhi. E la solitudine si impossessa di nuovo di me. E i miei timori peggiori si sono esattamente avverati: non gliene frega un cazzo di me.
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


STEFANO
Entriamo in macchina senza proferire una sola parola. Ho l’impressione che stia piangendo, ma non vuole assolutamente farmelo vedere, così lo maschera in mille modi, ma quando io la guardo di sottecchi mi accorgo che ha il mascara leggermente colato.
I suoi bellissimi occhi stanno piangendo ed è solo colpa mia.
So di averla disillusa in fretta. So di averle fatto male, di averla ferita nel profondo, ma non potevo certo scoparmela sapendo che aveva preservato la sua verginità per chissà chi, magari per l’uomo dei suoi sogni, un ragazzo romantico ed affettuoso che la sappia amare in mille modi diversi. Tutte caratteristiche nelle quali non mi ritrovo più e dalle quali, anzi, mi sento molto distante.
Spero che parli, che dica qualsiasi cosa, anche una stronzata: tutto è preferibile a questo silenzio dilaniante.
Prima di mettere in moto le accarezzo una guancia con le nocche della mano, molto dolcemente, ma, come prevedibile, lei mi respinge con vigore e con un’energia che non immaginavo potesse avere.
-Non osare!-, sibila furibonda guardandomi dritto negli occhi.
-Chiara,-, cerco di difendermi, -non avrei voluto farti soffrire, davvero.-
-Ti ho detto di non provarci Stefano! Non provare a consolarmi o a cercare di farmi sentire meglio. Non ti comportare da amico quando non lo sei affatto!-, grida scandendo bene le parole, mettendo un’enfasi di decisione sulla parola “amico”.
Abbasso la testa un attimo, sospiro e mi inumidisco le labbra: non posso difendermi, ha ragione lei.
Mi guarda con l’aria di chi la sa lunga, di chi crede di aver vinto la partita, di chi sa di essere una spanna sopra l’altro.
-Bene! Benissimo! Ora per favore fai partire questa maledetta automobile e riportami in fretta a casa.-, dice gesticolando animatamente.
Improvvisamente provo un moto di rivolta.
-No! Non prima di avere parlato con te. So che non chiariremo la nostra situazione. So di essermi comportato da pezzo di merda e so anche che tu non lo meriti, Chiara. Ma non ci muoveremo di un centimetro se prima non  avremo discusso.-
Mi passo nervosamente la mano fra i capelli e la guardo negli occhi senza darle tregua alcuna.
-Ste non puoi farmi questo!-
Il fatto che mi abbia chiamato Ste e non Stefano mi fa ben sperare in un segno di apertura. Poi le sue parole, però, tradiscono astio e rabbia.
-Non puoi tornare dentro la mia vita facendomi credere di essere l’amico perfetto, l’amico che avevo perso, l’amico che avrei fatto di tutto per riavere!-
Tace per alcuni istanti che mi sembrano lunghissimi. Poi riprende a parlare.
-Ma sai qual è la cosa che mi fa più male? Non è la tua immensa falsità. Oh no!!! Fingerti amico per tentare di portarmi a letto, certamente è una bassezza, ma la cosa che più mi ferisce è il fatto di sapere che sei diventato così. Non avresti mai fatto niente del genere in passato, e credevo di conoscerti…ma evidentemente ho preso un enorme, grandissimo abbaglio!-, dice tutto d’un fiato, alzando di tanto in tanto il tono della voce, su alcune parole chiave del suo discorso.
Le prendo una mano, ma ancora una volta la respinge schiaffeggiandola.
-Non farlo mai più!-, la ammonisco.
-E tu lasciami in pace!-, ribatte con tono deciso.
-Sai cosa credo, invece, Chiara? Credo che ti sia davvero piaciuto. Forse è vero che io volevo portarti a letto, ma tu mi hai reso tutto molto semplice. Tu mi desideravi, Chiara. Tu volevi ardentemente che io entrassi dentro di te. Forse non hai nemmeno provato mai nulla di simile prima d’ora.-
Mi colpisce in pieno viso con uno schiaffo che fa in modo che per me, per alcuni istanti si spenga la luce. Ci metto davvero alcuni secondi a realizzare, ma quando capisco quello che è successo la rabbia invade la mia anima davvero mi prudono le dita.
Scendo dalla macchina, apro il suo sportello e la prendo in braccio mentre si dimena come una pazza.
-Lasciami, stronzo.-, urla incazzata. Ma io in questo momento lo sono di più, molto di più.
Okay Chiara, vuoi vedere fino a che punto sono capace di arrivare? Ti accontento.
-Ti avevo avvertita.-, le dico freddamente mentre la faccio adagiare nuovamente sulla sabbia. –Ora sei davvero nei guai, tesoro.-
 
CHIARA
Mi agito come una pazza, pregandolo di lasciarmi andare, mentre qualcosa dentro di me si muove e un brivido lungo e profondo mi attraversa da capo a piedi.
Qualsiasi cosa Stefano abbia intenzione di fare, questa volta non starò ferma a subire e a pendere dalle sue labbra. Ma già mentre lo penso sento una tensione piacevole al bassoventre.
“Ora sei davvero nei guai, tesoro.” Le sue parole mi rimbombano dentro e invece di esserne intimorita o scoraggiata o meglio ancora arrabbiata, mi danno una carica erotica che non sapevo neppure di possedere.
Cerco di reagire a queste sensazioni che sto provando, mi divincolo e provo a scappare, col risultato che me lo ritrovo addosso, che mi blocca col peso del suo corpo.
È eccitato. Posso sentire la sua erezione contro la mia coscia.
Poi mi blocca il viso con le mani e mi bacia con trasporto. Senza troppo romanticismo mi mette la lingua in bocca e comincia ad esplorare il mio sapore con una pressante urgenza, con passione.
-Ferma!-, mi ordina fra un bacio e l’altro, mentre io continuo ad agitarmi.
Insinua le mani sotto la mia maglia e comincia a toccarmi il seno strappandomi di bocca dolci gemiti di piacere.
Cosa diavolo mi sta succedendo? È sempre lo stronzo di prima, anche se ci sa fare con la bocca e con le mani.
Ricambio i suoi baci, tutti, ad uno ad uno. Gli accarezzo la schiena ed è un vero piacere sentire il guizzo dei suoi muscoli sotto il mio tocco.
Lui intanto si dedica con trasporto ai miei seni turgidi. Li guarda rapito, li tocca, li assaggia, li lecca.
Mi spingo contro di lui perché voglio sentire la sua eccitazione proprio dove io lo voglio di più. Mi inarco per sentirlo ancora più vicino, se possibile.
Ormai ho smesso di lottare da un pezzo. Mi sono arresa e dentro di me sapevo da subito che sarebbe accaduto.
Stefano mi ha stregata.
Non c’è altra spiegazione.
Il desiderio che ho di lui è quasi doloroso.
Infila una mano dentro i miei jeans e mi accarezza.
-Dio quanto mi vuoi, Chiara. Non sai quanto ho desiderato questo momento. Non sai quante volte l’ho immaginato col pensiero. E ora sei qui per me, piccola.-, mi sussurra all’orecchio, dopo avermi spostato una ciocca di capelli ribelli.
La luce della luna illumina il suo volto e non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello.
Sì. Stefano mi piace.
E improvvisamente si fa strada una nuova consapevolezza all’interno della mia anima. Improvvisamente capisco quello che avrei dovuto capire già tempo fa.
Stefano non mi piace soltanto, non è solo bello fisicamente.
Io mi sto letteralmente innamorando di lui.
E con questa certezza realizzata a fatica, mi preparo a riceverlo con tutta me stessa, corpo e anima.
E non conta il dolore che proverò fisicamente. È a lui che voglio darmi. Voglio davvero che sia il primo.
E non importa neppure che la mia vocina interiore stia tentando di mettermi in guardia in tuti i modi. So che forse soffrirò. So che non sarà facile. So che probabilmente per lui rappresento solo una bella scopata.
Ma l’unica cosa che importi veramente in questo momento è che lo voglio con tutta me stessa.
 
STEFANO
Entro in lei dolcemente, lentamente, abbattendo con gradualità le sue barriere. Sento che si contrae e che prova dolore, ma per pochi istanti. Poi riprende il controllo della situazione e mi si offre con tutta la sua passione.
Sono fuso con lei.
Non ci posso credere.
Siamo un corpo solo che si muove perfettamente, che combacia meravigliosamente. Il suo calore mi eccita ancora di più e la stringo forte a me mentre continuiamo a muoverci ritmicamente.
La sua pelle è velluto puro.
E quando sto per venire cerco la sua bocca, per baciarla ancora una volta e per farci morire dentro il suo nome, sussurrato, appena percettibile all’udito.
Lei mi stringe ancora di più a sé e mi accarezza la schiena.
È una di quelle sensazioni che non scorderò per tutta la vita. Una di quelle emozioni per cui vale la pena viverla, la vita.
Rimango per un po’ dentro di lei, incapace di staccarmi, per non interrompere questa meravigliosa fusione di corpi.
Mi accarezza il viso, come mai nessuna donna aveva fatto prima d’ora, con le sue dita piccole e curiose.
Si sofferma sulla guancia sulla quale è volata la sua sberla e la sua espressione è un po’ triste.
Le sorrido. Le prendo la mano e la invito ad accarezzarmi ancora più intensamente.
Se non mi avesse dato quello schiaffo forse adesso saremmo a casa e ci perderemmo di nuovo. Dio benedica questo tipo di violenza, allora.
Esco con delicatezza dal suo corpo e la faccio adagiare sul mio petto, mentre con una mano le accarezzo i capelli scompigliati.
Dobbiamo avere un aspetto orribile in questo momento, eppure lei mi sembra la donna più bella e sexy del mondo.
E adesso? Che ne sarà di noi adesso? Cosa ci attende dietro l’angolo? Ho intenzione di legarmi, finalmente a qualcuna?
Scuoto leggermente la testa e decido di non esagerare con la masturbazione mentale.
Mi voglio godere la serata.
Tutto qui.
-Hai provato dolore?-, le chiedo con tenerezza.
-Ste, è stata l’esperienza più bella di tutta la mia vita.-
-Il tuo corpo è così…così…- Mi interrompo un attimo alla ricerca delle parole più belle da dire. Poi proseguo.
-…così perfetto per il mio!-
Le accarezzo un seno, mentre lei mi guarda rapita.
Poi la sento irrigidirsi sotto le mie mani, così mi viene spontaneo farle una domanda.
-Pensieri?-, chiedo sinceramente preoccupato.
Non mi risponde subito, raccoglie un po’ le idee, poi le sue parole mi arrivano come una secchiata d’acqua gelida in pieno viso.
-Sono solo una scopata, Ste? Una “botta e via”? Ti allontanerai da me, adesso?-
Mi stacco da lei e la guardo negli occhi, profondamente. Intensamente.
-Io non vado da nessuna parte, piccola.- Mi passo nervosamente la mano fra i capelli e comincio lentamente a rivestirmi, senza però distogliere gli occhi da lei.
-Non hai risposto a tutto però.-, dice abbassando gli occhi con una punta di delusione.
Le accarezzo i capelli e la bacio sulla testa.
È vero. Non ho risposto a tutto.
Chiara. Così diretta e che arriva dritta al punto nodale della questione.
Dovrei dirle che non so nemmeno io cosa provare. Dovrei dirle che fare sesso con lei è stato più bello di sempre. Dovrei dirle che la terrò stretta a me per tutta la vita e che mai e dico mai la lascerò scappare o la farò pentire di essere con me.
Ma non riesco a dire nulla di tutto ciò.
Mi blocco e le mie barriere interne mi portano ad allungare un po’ le distanze.
Per la prima volta in questa serata mi rendo conto che probabilmente stiamo correndo troppo.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 11 ***


CHIARA
-Te lo ripeto, Marta: non voglio venire in quel posto. Voglio solo starmene in casa a covare…magari guardarmi un bel film sgranocchiando popcorn.- Cerco di essere il più decisa possibile mentre pronuncio quelle parole.
-E invece ti vestirai bene, ti truccherai di tutto punto e uscirai con me. Quando saremo al River mi ringrazierai per averti costretta ad uscire: è un posto favoloso, con musica dal vivo e birra a fiumi. È arrivato il momento di smettere di crogiolarsi e di cominciare a pensare un po’ a te stessa.- Conoscevo bene quel tono di voce che, unito al suo sguardo imperativo, non ammetteva certo alcun tipo di replica.
-Okay, messaggio ricevuto. Ma non ti lamentare se non sarò di grande compagnia.-
-Tesoro…tu sei sempre la mia compagnia preferita, anche quando nella mente hai uno stronzo egoista.- Mi costringe a guardarla negli occhi e mi sorride complice.
Le voglio un bene dell’anima ed è l’unica persona con la quale mi sia confidata rispetto a quello che è successo con Stefano.
Stefano…due settimane fa stavamo per fare l’amore e adesso invece siamo profondamente distanti, talmente distanti che il mio cuore avverte un gelo incredibile. Lui continua a “perseguitarmi” con messaggi e telefonate e io continuo a non rendermi disponibile. Spengo il telefono, mi metto offline su facebook e ignoro il più possibile gli sms, anche quando sembrano essere dolci e farciti di buoni propositi.
Marta è dalla mia parte e tutta questa situazione non ha fatto altro che accrescere l’astio e la diffidenza che già provava nei confronti di Stefano.
-E allora…vestito!- Esclama indicando il mio armadio. Io prendo dall’armadio cinque vestiti fra i miei preferiti e li appoggio sul letto. Lei, già al primo sguardo, ne scarta tre. La scelta si restringe agli ultimi due: uno è un tubino nero, molto semplice, ridotto, e generosamente scollato sulla schiena; l’altro è un vestito color prugna, con scollo a barchetta e la gonna appena sopra il ginocchio.
-Decisamente quello nero! Stasera devi essere sexy ed elegante. Tutti i ragazzi del locale devono notarti e il vestito prugna è un po’ troppo…da brava ragazza.-, dice strizzandomi l’occhio.
-Marta!-, urlo mentre le infilo il gomito fra le costole. – Che scema che sei!-
Scoppiamo a ridere tutte e due e ci abbracciamo con affetto.
-Chiara, stasera devi incontrare assolutamente l’uomo della tua vita e non ci sono se e non ci sono ma. Passo a prenderti alle nove. Puntuale, mi raccomando!-
Sospiro, la guardo un po’ di traverso e la accompagno alla porta, dove ci salutiamo ancora una volta con un abbraccio.
-A dopo.-, le sussurro con garbo mentre la osservo allontanarsi lungo il vialetto di casa mia.
 
Alle nove in punto, mentre sono alle prese con un bel paio di scarpe col tacco nere, squilla il campanello e capisco che Marta è arrivata. Mi raggiunge al piano di sopra e dal suo sguardo di ammirazione capisco che approva il modo in cui mi sono “conciata”. Sì, “conciata”, perché vestita così, con questi tacchi altissimi e con i capelli raccolti, da cui escono solo alcune ciocche ribelli, e con il trucco sfumato con cui ho “imbrattato” il mio viso, non mi sento tanto me stessa. Anche se devo riconoscere che il risultato finale non è poi così male.
-Wow!-, si lascia sfuggire mentre mi gira intorno. Neanche fossi una bestia in esposizione. – Sei perfetta!- , esclama eccitata.
-Bene!-, esclamo con un tono un po’ rassegnato. –Ora che ho passato l’esame possiamo andare? Mi sento un tantino a disagio e non credo che questa serata sia una buona idea.-
-È un’idea meravigliosa, invece, e giuro che dopo mi ringrazierai.-, dice prendendomi sottobraccio e accompagnandomi verso la porta di casa mia.
Saluto di sfuggita mia madre e mio padre, che sono seduti sul divano intenti a guardare la tele e che mi sorridono, ricambiando il mio saluto.
E ci avviamo verso l’auto di Marta, che è parcheggiata proprio in fondo al vialetto, lucida e pulitissima come sempre.
-Ci saranno anche gli altri?-, chiedo distrattamente.
-Forse Marco e Mattia. Ma lo scopriremo solo quando saremo lì.-
-Bene!.-
Anche Marta è vestita davvero bene e risalta in tutto il suo splendore, con un vestitino striminzito color verde acqua e un paio di sandali color crema davvero vertiginosi. Lei avrebbe sul serio attirato l’attenzione di chiunque.
Durante il tragitto chiacchieriamo allegramente dell’Università, degli ultimi esami andati bene e delle vacanze che stanno per iniziare. Non abbiamo ancora deciso dove andare, ma di certo trascorreremo l’estate insieme. Probabilmente passeremo qualche settimana al mare, nella casa dei genitori di Marta a Milano Marittima. Ma non ci dispiacerebbe neppure andare un po’ fuori dall’Italia.
Il River è un locale piuttosto alla moda. Carino ed elegante, proprio come aveva detto Marta. C’è un palco, una pista da ballo, un’enorme terrazza sotto le stelle, sulla quale poter mangiare o bere, divanetti molto confortevoli sparsi un po’ ovunque.
Ci sistemiamo in un divanetto sulla terrazza, lontano dalla confusione e dal trambusto della musica che è ad un volume proprio alto. E ordiniamo subito due Margarita, che ci vengono serviti con una grande quantità di salatini e olive.
La serata è serena, non ci sono nubi nel cielo, e una leggera brezza rinfrescante rende tutto più piacevole.
Secondo Margarita.
Due ragazzi piuttosto bellocci si accomodano al nostro tavolino e cominciano a conversare allegramente con noi. La loro compagnia è piacevole e rilassante, inoltre sono divertenti e simpatici.
Ad un certo punto della serata decidiamo di andare sulla pista da ballo, che per il momento non è troppo affollata e ci scateniamo come pazzi. Io ho la testa leggermente annebbiata dai due Margarita e mi lascio andare con facilità. Mi sento seducente e disinibita e ballo con Matteo, il ragazzo che ha preso di mira me.
Poi il cuore smette di battere per alcuni istanti. Per poi riprendere a battere con grande insistenza, con forza e decisione. Le guance mi si infiammano, le gambe mi tremano, un lungo brivido mi percorre la schiena e non so se ho caldo o se ho freddo.
Sul palco riservato alla band dal vivo i musicisti stanno prendendo posto e tra loro, con il basso ben stretto fra le mani, c’è Stefano.
Mi blocco.
-Hai visto un fantasma? Che succede?-, mi chiede Matteo preoccupato.
Marta, che probabilmente ha visto Stefano ancora prima di me, mi guarda seria, sgranando gli occhi e mi chiede:
-Vuoi che ce ne andiamo?-
Ma non so neppure io quello che voglio. In fondo mi sto divertendo e non è giusto rovinare la serata a tutti, solo per colpa di uno stronzo testa di cazzo.
-No,-, mento spudoratamente – sto benissimo.-
Marta si avvicina di più a me e mi dice all’orecchio:-Scusami, non sapevo che avrebbe suonato qui. So che suona con una band, ma di solito si esibisce a Bologna e non qui a San Lazzaro.-
-Non ti preoccupare, Marta, dico sul serio.-, dico cercando di essere convincente –sto bene. Sarebbe potuto capitare in qualsiasi momento. Davvero.-
Matteo mi guarda interrogativamente e sento di dovergli delle spiegazioni, mentre posati su di me avverto con insistenza un paio di occhi verdi che conosco bene.
-Solo una persona che non vorrei vedere…diciamo un ex-amico.-, gli dico prendendolo per mano e ricominciando a ballare.
Non esiste, non esiste. Lui non è qui e io mi comporterò come se non ci fosse. Continuo a ripetermi ininterrottamente, mentre sento, impellente, il bisogno di un altro Margarita.
 
STEFANO
La vedo ballare con Marta e due tizi mai visti prima, mentre accordo il basso per prepararlo al meglio alla serata musicale. Non sono sicuro che mi abbia visto, ma io ho visto lei e vederla strusciarsi addosso a quello stronzetto mi fa un effetto incredibile. Avrei voglia di mollare la band, di mandare affanculo tutto e tutti, di prenderla e di parlarle finalmente in modo sereno e tranquillo, come non abbiamo avuto la possibilità di fare da un po’ di tempo a questa parte.
E poi di scoparla. Di riprendere il “discorso” da dove l’avevamo interrotto.
Agita il sedere in modo provocante e sensuale e, ci giurerei, lo stronzetto dev’essere già eccitato.
La guardo con insistenza, perché voglio che mi noti, voglio che sappia che sono qui e che l’ho vista. Quindi continuo a fissarla, mentre le mie mani scorrono veloci sulle corde del basso.
Se non fosse così dannatamente bella!
Cazzo se è bella. Avrei voglia di scioglierle quei capelli e di infilare una mano sotto il suo vestito. Ma vederla così spensierata con un altro mi fa perdere ogni sorta di lucidità. È come avere un coltello piantato fra le costole, proprio all’altezza del cuore.
Finalmente i nostri sguardi si incrociano e la vedo trasalire un attimo, solo un attimo, che però a me non è sfuggito.
Ha fatto di tutto per evitarmi, ha cercato di ignorarmi in ogni modo, ma sono sicuro di non esserle del tutto indifferente.
Le sorrido, cercando di sembrare disinvolto, mentre lei volge lo sguardo altrove e ancora una volta mi ignora.
Dovevo aspettarmelo.
Vanno a sedere sulla terrazza, mentre io e la band cominciamo ad intonate il primo pezzo.
Esce completamente dalla mia visuale e la immagino mentre bacia e si fa toccare da quel tipo fighetto. Sento salire una rabbia che raramente avevo mai provato prima d’ora.
Probabilmente saranno anche andati via insieme chissà dove e a fare chissà cosa.
Continuo a suonare, rendendomi conto che ogni tanto non azzecco qualche nota e che mi sento piuttosto distratto. Ma la serata continua, brano dopo brano, finchè finalmente decidiamo di prenderci una pausa.
Appoggio con cura il mio strumento, poi mi dirigo, deciso e a grandi falcate, in terrazza.
Evvai!
Chiara c’è ancora. È appoggiata contro il muro di mattoni a vista e in giro non c’è traccia di Marta o degli altri due stronzetti.
Mi vede e sospira.
La vedo e il mio cuore ricomincia a battere.
Le passo le nocche sulla guancia e lei scosta velocemente il viso.
-Che cazzo vuoi?-, grugnisce aggressiva.
-Parlare.-, affermo con tranquillità, anche se dentro di me sono in tumulto.
-Vattene, Stefano. Non sono sola.-, mi avverte.
-Non prima di averci capito un cazzo di qualcosa.-
-Non c’è niente da capire. Io ho capito benissimo tutto. Non ho bisogno delle tue stronzate per recuperare.-, sibila acida.
-Non perderò altro tempo con le stronzate, Chiara.-
Appoggio le mie mani ai lati della sua testa, intrappolandola. Sento il suo respiro che si fa più veloce e si umetta le labbra più volte. Sento il suo profumo e vedo il suo petto muoversi ritmicamente. Tenta di allontanare le mie mani, ma io mi avvicino ancora di più a lei, col corpo tutto. Ora siamo appiccicati, vicinissimi, incollati.
-Abbiamo perso già troppo tempo, piccola.- , le sussurro all’orecchio scostandole una ciocca di capelli e notando una scia di pelle d’oca sotto il tocco delle mie dita sul suo collo.
-Non abbiamo perso proprio un bel niente!-, dice mentre tenta di allontanarmi con una mano. Il misto fra il suo profumo e l’odore dell’alcol è inebriante.
-Ora tu ti rimangi immediatamente l’ultima frase che hai detto.- , bisbiglio quasi in un soffio.
-Altrimenti?- domando con tono di sfida.
-Altrimenti te la faccio rimangiare io.- Dico con un tono che la sa lunga.
-Ah sì?- Domanda tentando di divincolarsi dalle mie braccia.
-Sì, piccola.  Garantito. Te la farò rimangiare, eccome.- le dico stringendo ancora di più la presa intorno a lei.
-Vedremo.- Risponde cercando di conservare un briciolo di freddezza, mentre ancora tenta di liberarsi.
-Sei un cretino. Lasciami andare!- Alza la voce.
Scuote la testa solleticandomi il collo con il naso.
-Le offese non sono gradite, Chiara. Se non la smetti ti farò rimangiare anche quelle.- Sussurro divertito.
-Ah sì? E come faresti, cretino?- Mi dice cercando di infilarmi un gomito in un fianco ottenendo il solo risultato di una vicinanza ancora più stretta e di una risata ancora più convinta nelle sue orecchie.
-Vuoi che te lo dica, o preferisci una dimostrazione pratica?- Le dico girandomi verso di lei e guardandola negli occhi, ma sempre senza mollarla.
Si inumidisce le labbra.
Ora sembra davvero in difficoltà.
La schiaccio contro il muro. Il suo respiro si fonde con il mio.
Poi cerco le sue labbra e la bacio. Un bacio a cui tenta di opporre resistenza senza alcuna convinzione.
E quando finalmente non combatte più e si lascia andare, un’esplosione di sensazioni mi porta al di là della ragione, al di là della razionalità, al di là di tutti i tentativi fatti per autoconvincermi che Chiara non significa assolutamente nulla per me.
Quando le mie labbra si allontanano dalle sue, la guardo intensamente.
-Questa è una delle cose che ci stiamo perdendo, Chiara.-, dico sottovoce.
Mi guarda senza parlare. Senza avere più la forza di rispondere.
-E lo ammetterai anche tu, fidati.- Sorrido soddisfatto. -E’ come se tu l’avessi già fatto.-


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


CHIARA
 
Questo silenzio mi lascia col fiato sospeso. Avrei voglia che la sua bocca pronunciasse parole ben precise, volte a rassicurarmi e a farmi sentire importante, ma questo “niente” così forte è davvero insopportabile.
Continua ad accarezzarmi, a baciarmi sulla testa, ma è un modo subdolo e poco elegante di sfuggire alle mie domande dirette.
Mentre io mi sto innamorando di lui.
Cazzo! Diciamo le cose come stanno: sono innamorata cotta di lui. Mi piace il suo sorriso, il modo in cui gesticola con le mani, i suoi capelli, gli occhi, e adoro ascoltare il battito ora regolare del suo cuore.
Ma non risponde e questo mi disorienta, perché non rispondendo è un po’ come se lo avesse già fatto e la verità brucia dentro di me quanto la lama di un coltello conficcata in profondità.
E io ho paura.
Una fottutissima paura.
Questo sentimento che sento crescere dentro di me si sta facendo sempre più forte, ogni secondo di più. E il fatto di avere fatto l’amore con lui, di essere entrati così in intimità, non fa altro che rinsaldare un legame che già c’era. E a questo non può essere indifferente nemmeno lui.
Mi rivesto provando un grande senso di vuoto dentro, piuttosto velocemente. Credo di avere bisogno di restare sola per un po’ per riflettere, per pensare alle trasformazioni e ai bombardamenti emotivi che stanno attraversando la mia anima.
Mi accarezza una guancia con le nocche della mano, un gesto semplice e tenero, che mi fa rabbrividire.
Sì. Se potevo avere ancora qualche dubbio rispetto a ciò che provo, ora credo davvero di averli definitivamente fugati: io amo Stefano pazzamente, incondizionatamente, ma preferirei prendere un pugno nello stomaco piuttosto che dirglielo, anche se nei miei sogni sarebbe il coronamento ideale della mia “prima volta”.
Non mi interessano le storie d’amore”.
Queste erano le sue parole prima che facessimo l’amore e non può certo avere cambiato idea grazie a una scopata.
-Hai freddo?-, mi chiede premuroso.
Scuoto la testa. Il freddo che provo non è fuori di me ma dentro, nel profondo.
-Ste?-
-Uhmm…-, mormora .
-Vorrei…vorrei andare a casa.-, sussurro con un filo di voce, velata da una punta di tristezza. Lui si irrigidisce un po’. Prende il mio viso fra le sue mani e mi costringe a guardarlo negli occhi. Poi sospira, si passa una mano fra i capelli e dice: - Okay, ti riporto a casa, piccola.-
 
STEFANO
Nella mente resta il ricordo di sensazioni indimenticabili, brividi, emozionanti scoperte.
Ma quel bacio mancato sotto casa sua mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca.
Era fredda, algida, glaciale.
Lo è stata per tutto il viaggio di ritorno.
E che cazzo mi aspettavo? Che facesse i salti di gioia per aver perso la verginità con uno stronzo egoista che nell’ultimo periodo non fa altro che usare le ragazze come “svuotacoglioni”? Che dopo le mie non risposte il nostro rapporto avrebbe preso una piega più distesa e più sicura?
Ma come faccio ad essere così coglione?
Continuo a ripetermelo mentre guido verso Bologna.
Non so neppure quando la rivedrò, se ci sentiremo e se da quello che è stato nascerà qualcosa.
So quello di cui ero certo fino a poco tempo fa però. So che non volevo legami seri e che non volevo progetti di alcun tipo.
Eppure a lei continuo a pensarci.
Avrei voluto passare la notte abbracciato a lei sulla spiaggia, per assaporarla di nuovo con le prime luci dell’alba. Avrei voluto baciarla ancora di più, perché ora, che siamo lontani, il ricordo del suo sapore mi avrebbe fatto addormentare dal “lato giusto”.
Invece so che passerò una notte insonne e di pensieri.
So che quando rivedrò Sara il volto di Chiara si sovrapporrà per l’ennesima volta al suo e il suo corpo non avrà lo stesso odore di quello di Chiara. E i suoi baci non mi procureranno quel batticuore, e la sua lingua esperta mi esplorerà, ma non sarà così emozionante come è stato con Chiara.
Piccola…una piccola donna che mi ha donato qualcosa di molto prezioso.
E io non riuscirò a togliermela dalla mente per altri cento anni.
 
CHIARA
Entro trafelata nell’accogliente aula universitaria, con tanto di blocchetto per gli appunti, fotocopie e penne. La lezione non è ancora cominciata per fortuna. Siamo agli sgoccioli dell’anno accademico, ma non ho intenzione di perdermi le ultime lezioni, anche perché sento la necessità di non pensare ad altro. Mi siedo accanto ad Anna e Giulia, due ragazze che frequentano il mio stesso corso di laurea, con le quali ho legato moltissimo.
Anna è intenta a mangiucchiare la punta della sua biro, mentre Giulia, sempre elegante e bellissima, si guarda intorno sbattendo gli occhioni.
-Ciao.-, mi sussurra Anna –Temevamo che non saresti venuta.-
-Ho quasi perso il treno, a dire la verità, ma non mi sarei persa la lezione della professoressa Balzani per niente al mondo. Poi l’esame è fra pochi giorni e dobbiamo davvero darci dentro.-
-Uhmmmm…-, mormora Giulia squadrandomi dall’alto al basso con i suoi occhi neri.
-Che c’è? Ho il trucco sbavato?-, chiedo senza capire l’espressione strana della mia amica.
-No, non si tratta del trucco, ma hai qualcosa di diverso…le guance in fiamme, gli occhi che brillano…Dopo la lezione dovrai raccontarci tutto.-
Raccontare tutto? Merda! E che cazzo dovrei raccontare? Di aver perso la verginità con un mio ex-amico che credevo un bravo ragazzo, invece si è rivelato essere uno stronzo?
-Ho avuto una giornata di merda ieri, credetemi. Non c’è nulla che valga la pena sapere.-, dico appoggiando la testa sulle mani e sbuffando un po’.
In quel momento il mio cellulare emette un suono che mi fa capire di aver ricevuto un messaggio.
Lo apro e controllo sotto lo sguardo attento delle mie amiche.
Stefano.
Più tardi ti chiamo. Buona giornata, piccola!”
Battiti di cuore che aumentano velocemente il ritmo.
Se prima avevo le guance in fiamme, adesso devo essere davvero bordeaux, perché sento il sangue fluire rapido in ogni parte del mio corpo. E non so se essere arrabbiata o felice, ma forse sono più felice che arrabbiata.
Decido di ignorare il messaggio, di non rispondere, di tirarmela un po’, anche perché ancora non riesco a capire se io possa fidarmi o no di lui.
Prima mi fa discorsi strani sulle storie d’amore e mi fa capire chiaramente di non voler essere coinvolto, poi stravolge tutto tentando di baciarmi sotto casa e infine mi manda messaggini dolci, chiamandomi “piccola”.
Sono davvero disorientata oltre che sconvolta.
Ma sono abbastanza decisa a non cedere più a quella enorme tentazione che lui rappresenta. Devo starne alla larga. Lontanissima. Mille miglia di distanza…
Spengo il cellulare.
-Chi era?-, mi domanda Anna che per natura è piuttosto curiosa.
-Un amico.-, rispondo prontamente mentendo anche a me stessa. Certo, un amico con cui ieri sera ho fatto l’amore sulla spiaggia.
-Uhmmmm…-, mormora ancora Giulia, il che mi preoccupa perché il suo intuito è veramente fenomenale e secondo me lei ha già capito un sacco di cose.
Fortunatamente vengo salvata dalla lezione di psicologia generale e le mie due curiosissime amiche distolgono l’attenzione da me.
Inutile dire che durante tutta la lezione non faccio altro che ripensare alla serata trascorsa con lui, ai suoi baci, alle sue carezze e al tocco eccitante delle sue mani.
Ma non posso evitare di ripensare alle sue parole dure e al suo modo infantile di eludere le mie domande dirette, ma semplici.
Dopo le lezioni decido di non riaccendere il cellulare e di godermi la giornata con le mie amiche.
 
STEFANO
‘Fanculo!
Il numero da lei selezionato non è al momento raggiungibile”.
Non so quante volte ho tentato di chiamarla e…niente.
Eppure avrei voglia di sentire la sua voce e di parlare con lei. Mi fa impazzire l’idea che non voglia rispondermi o che, peggio, mi stia del tutto ignorando.
Apro il computer mentre sgranocchio una manciata di noccioline. Butto l’occhio sull’orario. Le ventitré.
Avrebbe potuto richiamare, cazzo!
Merda! Continua a pensarci come una coppia normale quando non lo siamo affatto. Forse non siamo neppure una coppia e io sono qui a sperare che dopo ieri sera lei mi richiami con entusiasmo e con trasporto?
Illuso.
Coglione e illuso!
Mi connetto a facebook e finalmente vedo il mai tanto desiderato pallino verde accanto al suo nome.
“Hai deciso di ignorarmi?”, le chiedo senza tanti preamboli.
Silenzio. Sparisce il pallino verde. Poi magicamente riappare ed arriva la sua risposta e ancora una volta mi spiazza.
“Non volevo disturbarti, nel caso tu fossi con Sara.”
Cazzo! Sara…è questo allora il problema, o forse è uno dei problemi.
“E se fossi con Sara ti dispiacerebbe?”, butto lì senza tanta convinzione, ma speranzoso.
Mi passo nervosamente una mano fra i capelli, attendendo la sua risposta, che però si fa attendere un po’.
“Credo che siano affari tuoi. E suoi, anche. Dato che, come ci hai tenuto a sottolineare, non sei tipo da storie romantiche, tu!!!”
Molto più pungente di quanto mi aspettassi, ma arrabbiata. Lo capisco dall’uso della punteggiatura, specialmente dei punti esclamativi. E se è arrabbiata è perché ci tiene almeno un po’.
“Sei gelosa, piccola?”
“Stefano, credimi, sono cazzi tuoi! E no, non sono gelosa! E un’altra cosa…potresti smetterla di chiamarmi piccola? È altamente irritante.”
“Ieri non mi sembrava che ti infastidisse.” Digito queste parole, ma mi rendo conto di aver sfoderato un colpo basso, uno dei peggiori. Infatti per un lasso di tempo che mi sembra infinito la perdo. Non mi risponde.
C’è solo silenzio e io che fisso come spiritato lo schermo del computer nell’attesa di una cazzo di cosa da parte sua.
“Sei arrogante, spocchioso e anche un po’ stronzo! Te l’avevo mai detto? Comunque, per tornare a noi, posso sapere che cazzo vuoi da me adesso?”
Mi scappa un sorriso.
“Certo che me l’avevi già detto, soprattutto che sono stronzo. Mi piace che tu abbia usato il “noi”, rende bene l’idea di intimità. Cosa voglio da te adesso? Mi accontento di vederti. Che ne dici di domani sera?”
“Dico fottiti!”
Wow, è molto più incazzata di quanto immaginassi.
“Chiara, ora parlo sul serio, davvero. Accendi quel cazzo di cellulare, ho voglia di parlare con te e non ad uno schermo freddo e piatto.”
Sparisce il pallino verde accanto al suo nome.
Prendo in mano il mio telefono e la chiamo.
Questa volta sento gli squilli e non c’è nessuna voce metallica registrata ad informarmi che il numero non è raggiungibile.
-Che vuoi?-, mi risponde con un tono che non lascia presagire nulla di buono.
-Chiara, ora basta giocare! Abbiamo bisogno di parlare… io ho bisogno di parlare con te.-, affermo con decisione e se fosse davanti a me la costringerei a guardarmi dritto negli occhi.
-Secondo me ti sei già spiegato benissimo, non credo tu abbia bisogno di aggiungere altro.-, dice secca.
-Quindi a te va bene così, Chiara? Vuoi dirmi che non vuoi vedermi più?-, sussurro mentre con l’indice picchietto nervosamente sul tavolo della cucina.
-Non provarci! Non rigirare le cose, Stefano. Sei tu quello che non è interessato alle storie d’amore.-, urla.
-Il fatto che io ora non sia pronto per una storia d’amore, non vuol dire che non possiamo vederci e che sarà così per sempre.-
Silenzio.
Continuo.
-Cazzo Chiara sto provando ad aprirmi con te! Dimmi qualcosa.-
Riaggancia il telefono.
Non ci posso credere, mi ha chiuso il telefono in faccia, nel bel mezzo di una discussione, in cui, tra l’altro, io stavo cercando di esprimerle i miei sentimenti.
No. Non può finire così fra di noi. Non dopo avere assaggiato il suo sapore, non dopo aver provato quello che ho provato nella fusione dei nostri corpi, non dopo averla baciata e accarezzata, non dopo averla sognata per tutto questo tempo.
Non dopo aver scoperto che, in questo caso, la realtà è molto meglio del sogno.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CHIARA
E così com’è arrivato se ne va, lasciandomi un temporale di emozioni dentro. Lasciandomi sola con i miei mille pensieri, con le mie mille preoccupazioni che riguardano lui, che riguardano noi.
Lo amo.
Di questo sono certa già da un po’, ma non posso fingere che le mie domande non siano rimaste senza alcuna risposta, non posso credere di essere stata solo un piacevole svago e nulla più.
Merda! Ma perché tutto deve essere così maledettamente complicato?
Mi stavo divertendo, ero felice e spensierata, quand’ecco che lui appare e scompare come un fantasma in quella che doveva essere la mia serata.
Lo odio. Lo amo e lo odio. È possibile provare sentimenti così contrastanti per una stessa persona? A me sta succedendo e non so per quanto ancora potrà logorarmi questa storia impossibile.
Marta mi si avvicina con in mano un Margarita, e me lo offre col sorriso sulle labbra. Lo accetto volentieri e lo tracanno piuttosto velocemente. Ho bisogno dell’alcol per non pensare a Stefano. Ho bisogno di ubriacarmi.
Matteo mi trascina nuovamente sulla pista da ballo e mi lancio in un ballo passionale e vagamente erotico con lui; un gioco fatto di sguardi, di carezze lievi, di gesti accennati ma sensuali.
E di nuovo ho la sensazione di avere due occhi verdi puntati addosso.
Ma comincio davvero ad essere alticcia e non me ne preoccupo più di tanto. Stefano non è il mio ragazzo, niente ci lega, niente di niente. Abbraccio Matteo che mi cinge la vita con un braccio, e proprio mentre balliamo presi l’uno dall’altra lui si avvicina dolcemente a me e tenta di baciarmi.
Vengo colta un po’ alla sprovvista e inizialmente lascio che le sue labbra si appoggino sulle mie, ma quando il bacio si fa più esigente e quando la sua lingua tenta di insinuarsi nella mia bocca, mi blocco impietrita, incapace di reagire, incapace persino di respingerlo.
Poi mi sento afferrare per un braccio.
-Che cazzo stai facendo?- Stefano è davanti a me e i suoi occhi lampeggiano di rabbia. Si passa nervosamente una mano fra i capelli e mi fissa con aria seria e incazzata.
Merda! Forse dentro di me avrei voluto scatenare una sua reazione, ma non mi aspettavo di combinare un simile casino. Ora anche Matteo mi guarda stupito e i suoi occhi si muovono velocemente da Stefano a me.
-E tu chi accidenti sei?-, domanda fissando il suo sguardo su Stefano.
-Sì, Stefano-, biascico con la voce un tantino impastata –chi accidenti sei?- Lo guardo con la testa piegata da un lato e stringo bene gli occhi per mettere meglio a fuoco la sua immagine un po’ sbiadita.
-Ma chi cazzo sei tu!- , urla deciso, puntando l’indice sul petto di Matteo, che indietreggia vistosamente. Poi si rivolge a me con un tono davvero imperativo.
-Andiamo, Chiara, sei ubriaca fradicia. Ti riaccompagno a casa.-
-Tu non devi dirmi quello che devo o non devo fare.-, mi lamento.
-Ti ho lasciato fare anche troppo. E guardati! Muoviti! Usciamo di qui e al diavolo la band!- Passa nuovamente le mani fra i capelli poi mi prende per mano, ignorando completamente le proteste di Matteo, comportandosi esattamente come se lui non ci fosse neppure.
Durante il tragitto verso l’uscita del River incrociamo Marta, insieme a Marco e a Mattia. Il suo sguardo, dapprima allegro e spensierato, diventa immediatamente serio quando si rende conto che sono con Stefano. I suoi occhi si posano sulle nostre mani intrecciate con una sorta di disappunto.
-La riaccompagno io a casa. Per lei la serata finisce qui.- E anche questa volta ignora totalmente Marta, che vorrebbe controbattere ma non ne ha il tempo, perché Stefano, veloce come una saetta, mi trascina fuori dal locale.
Mi gira la testa e non riesco a mettere un piede davanti all’altro. Avrei voglia di vomitare, ma per fortuna uscire fuori al fresco mi tira un po’ su. Inspiro velocemente e ancora non mi sono resa conto che siamo fermi nel bel mezzo del parcheggio e che Stefano mi sta fissando accigliato.
-Ma che cazzo ti è saltato in mente, Chiara?-, chiede senza essere realmente interessato alla mia risposta e senza darmi il tempo di replicare. –Volevi farti scopare su quella pista da ballo?-
Scoppio a ridere di una risata isterica e sciocca. Poi punto il mio indice contro il suo petto e gli dico: -Non sono cazzi tuoi. Tu non esisti, Stefano! E io non tornerò a casa con te!-, urlo mentre giro i tacchi e sono pronta ad andarmene di nuovo nel locale alla ricerca dei miei amici, impettita ed indispettita.  Ma non faccio in tempo a fare il primo passo, che mi ritrovo a perdere l’equilibrio e a rischiare di cadere per terra. In due secondi mi ritrovo due braccia forti a cingermi la vita con decisione e per fortuna evito il peggio.
Un brivido percorre il mio corpo, che, a quanto pare, sembra reagire alla presenza di Stefano anche sotto l’effetto dell’alcol. Le sue labbra sono vicinissime alle mie. I suoi occhi sono letteralmente tuffati dentro i miei.
-Ho detto che ti riaccompagno io a casa e non voglio  sentire storie! Sei un’irresponsabile, Chiara. Una piccola e testarda irresponsabile. Non ti reggi neanche in piedi e ti ho visto ingoiare più alcolici stasera di quanti tu non ne abbia mai bevuti in tutta la tua vita.- Così dicendo mi prende in braccio e mi accompagna alla sua auto. Io non protesto neppure, non ne ho la forza. Apre lo sportello, reclina il sedile accanto al guidatore, e mi ci sistema sopra, avendo cura di allacciare bene la cintura di sicurezza.
Non parla mentre guida. E io, dopo alcuni minuti, mi addormento di sasso.
 
STEFANO
Sorride, mentre dorme. E le si formano quelle adorabili fossette che tanto mi fanno impazzire. Spengo il motore e la osservo silenzioso.
È così bella da mozzare il fiato. E purtroppo anche gli altri lo sanno. Stasera poi…quel vestito, quelle scarpe col tacco, i capelli raccolti che le fanno risaltare gli occhi, la schiena nuda…tutto mi sembra meravigliosamente perfetto.
La guardo per alcuni minuti trattenendo il fiato per l’emozione che mi procura.
Dannazione! Quando mi libererò di lei? Quando sarò in grado di costruire qualcosa senza di lei, dopo averne assaporato il sapore? Quando smetterò di comportarmi come un fidanzato geloso, solo perché frequenta altre persone, quando io non sono un bel niente per lei?
Poi le accarezzo delicatamente i capelli, dolcemente. Si muove. Cambia posizione lasciando generosamente scoperte ancora di più le belle gambe.
Le passo l’indice sul contorno delle labbra e vorrei baciarle, quelle labbra, vorrei avvolgerle con il mio calore, e finalmente si sveglia. Apre lentamente gli occhi e mormora qualcosa di incomprensibile.
Io continuo ad essere incantato, affascinato da tutte le sue movenze naturali, dai suoi gesti semplici e spontanei.
-Bentornata!-, sussurro teneramente.
-Che ci fai tu qui?-,mi chiede sgranando gli occhi. –Tu e io…non…-
Scoppio a ridere.
-Non approfitterei mai di te senza essere sicuro che te ne ricorderai!-
Arrossisce un po’ e si fa piccola piccola nel sedile dell’auto.
-Ti sei semplicemente addormentata.-, dico con tono rassicurante.
-Ho la testa che mi scoppia. E ho solo voglia di dormire.-, dice massaggiandosi le tempie.
-Non mi dire che non ti eri mai ubriacata prima, piccola.-
Riacquista un po’ di lucidità e con essa una certa sicurezza.
-Non chiamarmi in quel modo, te l’ho già detto.- Poi mi guarda fisso negli occhi, con più forza del solito, forse perché imbottita d’alcol, e dice:
-Mi dici che cazzo ci fai qui con me?-
-Non eri in grado di tornare a casa da sola e neppure Marta mi sembrava tanto in sé.-, le rispondo tranquillo.
-Non provare a raggirarmi! Voglio sapere perché continui a cercarmi, perché mi hai baciata e perché non mi lasci in pace!- Questa volta alza il tono della voce e pretende una risposta certa. Mi passo una mano fra i capelli, poi tamburello le dita sul volante. Abbasso lo sguardo e cerco le parole dentro di me, parole che non è facile trovare.
-Non riesco a starti lontano. È come se…- Sospiro poi riprendo – come se tu mi fossi entrata dentro.-
Si inumidisce le labbra, mi guarda stupita, forse non sa bene cosa pensare e cosa credere.
-Non so se sentirmi presa in giro o mettermi a ridere.-, borbotta alterata e incredula.
-Invece tu ora mi stai a sentire!- Ora sono io ad alzare il tono della voce. Mi sono rotto i coglioni ed è ora che capisca davvero quello che sto provando.
-Sai con quante ragazze ho fatto sesso negli ultimi tre anni? Beh...di alcune faccio fatica a ricordare il volto e sai perché, Chiara? Perché al loro posto c’eri sempre e solo tu. Sara non è una storia seria. Non lo è mai stata nessuna di loro. Il tuo viso tornava sempre a ricordarmi di quanto fossi importante tu, e di quanto io volessi essere con te, in quel momento, invece che con loro.- Continuo a tamburellare le dita sul volante, ben consapevole del fatto che sta cogliendo ogni sfumatura della mia voce e dei miei gesti.
-Sono un coglione, lo so, non sai quante volte me lo sono ripetuto in questi giorni! E no, Chiara, non sei solo una scopata! Se fosse così non mi sentirei così dannatamente ossessionato da te.- Le prendo il viso tra le mani e la costringo a guardarmi negli occhi.
-Quando ti ho vista strusciarti a quel fighetto sulla pista da ballo, poco dopo che ci eravamo baciati, mi è scoppiata la testa e non ci ho visto più. L’avrei preso a pugni se fosse stato necessario per fermarti. Qualsiasi cosa pur di non assistere ad un tuo bacio con un altro. Con nessun’altra ho mai avuto una reazione del genere.-
-E quindi?-, chiede con aria di sfida.
-Quindi non lo so che cazzo mi sta succedendo, so solo che da quando ti ho rivista, quel giorno al supermercato, sei diventata ancora più presente nei miei pensieri e adesso credo di voler provare ad avere una storia con te, Chiara.-
Ecco! Sono riuscito a dirlo! Ora la palla rimbalza velocemente verso di lei.
E lei mi guarda con un’aria così smarrita, adesso, che la stringerei a me e la bacerei immediatamente.
-Ho bisogno di un po’ di tempo per pensarci…perdonami, Ste, ma non riesco a fidarmi.-, sussurra con un filo di voce e posso percepire il suo stato d’animo molto bene: neanche io mi fiderei di me stesso.
Mi passo per l’ennesima volta una mano fra i capelli.
Più che mettermi a nudo in questo modo io non so davvero cosa posso fare.
Ora non mi resta che aspettare.
 
 
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Notte difficile per me: non riuscivo a prendere sonno così è nato questo nuovo capitolo che spero non vi deluda.
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che anche silenziosamente leggono la mia storia.
Un abbraccio a tutti.
Laura
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CHIARA
Entro in casa e mi butto sul letto. Calde lacrime cominciano a rigarmi il volto, lasciando dietro di loro una scia di trucco nero sbavato.
Stupida e insicura. Ecco quello che sono ed ecco come mi sento in questo momento.
Le sue parole riempiono quel vuoto che si era creato nei giorni scorsi all’interno della mia anima ferita. Rappresentano uno spiraglio al quale sarebbe troppo facile attaccarsi, un raggio di sole nell’oscurità dei miei pensieri.
Potrei dargli una possibilità, potremmo provare ad avere una storia e vedere come vanno le cose, ma mi sento così impaurita che improvvisamente comincio a tremare come una foglia.
Lo desidero così tanto da provare quasi un dolore fisico, ed ho letto la delusione nei suoi occhi quando gli ho comunicato la mia intenzione di prendermi del tempo per riflettere.
Perché allora non lasciarsi andare alle emozioni e cogliere quello che di più bello questa storia ha da riservarmi? Perché non provare?
Stupida! Stronza e stupida!
A che serve torturarsi in questo modo, quando la verità è che una storia noi già ce l’abbiamo? Che lo vogliamo o no. Bisogna solo ammetterlo con se stessi.
Mentre lo penso mi scappa un sorriso fra le lacrime, ed è in quel preciso momento che sento di avere già deciso. Anzi, che non ho nemmeno bisogno di decidere, perché è talmente forte l’urgenza che ho di lui, da vincere qualsiasi resistenza e paranoia del cazzo.
Non mentivo a me stessa quando ho scoperto di amarlo. E non mento a me stessa ora, quando sento che la mia vita cambierebbe in meglio con lui accanto.
Prendo in mano il telefono e decido di chiamarlo.
L’attesa mi sembra qualcosa di insopportabile.
-Chiara stai bene?-, chiede preoccupato.
Ignoro completamente la sua domanda e dico semplicemente:
-Okay.-
Il cuore mi batte ad una velocità incredibile e stringo il telefonino talmente forte che ho quasi paura di romperlo. Chiudo gli occhi e trattengo il respiro.
Dall’altra parte solo silenzio. Un silenzio che mi sembra non debba mai finire, ma che ad un certo punto lascia il posto alle sue parole.
-Riesci sempre a stupirmi, piccola. Sei…sei incredibile! Ti prometto che non ti farò mai pentire di questa tua decisione. Ti prometto che ogni giorno insieme sarà una bellissima scoperta. Avrei voglia di vederti adesso, in questo momento.- La sua voce è quasi un sussurro, e si percepisce l’emozione che sta provando.
Io ho ancora gli occhi chiusi e un grande sorriso stampato sulle labbra.
-Penso che…penso che valga la pena fare un tentativo. Stare lontana da te non mi fa stare meglio.-
-Aspettami lì. Torno indietro. Ho bisogno di guardarti negli occhi mentre parliamo.-
Riaggancia il telefono lasciandomi in un mare di sentimenti, un subbuglio di emozioni che finalmente sono riuscita ad esprimere almeno in parte e che avrò l’occasione di spiegargli con calma dopo.
Lo amo.
E forse ora sono la sua ragazza.
 
STEFANO
Mi prende per mano e mi conduce nella sua camera. Ha il trucco colato e i capelli in disordine, ma non mi è mai sembrata più bella di così.
Ora ho solo voglia di baciarla e di sentire il suo sapore.
Ci muoviamo silenziosi come ladri nella notte, anche perché non vogliamo rischiare di svegliare i suoi che dormono nell’altra stanza, ma appena siamo in camera la  spingo contro il muro, delicatamente, certo, ma i miei gesti lasciano trasparire il bisogno di sentirla che ho. Lo stesso bisogno che, scopro con piacere, ha anche lei. E iniziamo a baciarci.
Prima lentamente, poi con più voracità, desiderosi di andare oltre, di entrare entro un confine che abbiamo già oltrepassato, ma che sentiamo il bisogno di varcare nuovamente, ancora una volta. Colpevoli del fatto che non sarà l’ultima. Desiderosi di donarci all’altro.
Vinciamo i vestiti e la biancheria intima con frenesia e impazienza, e arriviamo a toccarci, pelle contro pelle, corpo contro corpo; a guardarci nudi, uno di fronte all’altra, con il bisogno sempre crescente di respirarci, di assaporare il gusto prezioso della nostra pelle. Con una voglia che non fa che aumentare di attimo in attimo, quella stessa voglia che possiamo leggere anche in fondo ai nostri occhi, che vediamo grazie alla luce della luna che si intrufola, curiosa, dalla tapparella semi-alzata.
E lentamente, con una dolcezza infinita, entro dentro di lei.
Con l’impazienza e il desiderio di arrivare al piacere, ma anche di non arrivarci mai. Per permettere ai nostri corpi di rimanere uniti il più a lungo possibile. Per gustare pienamente di questa fusione con tutti i nostri sensi storditi. Per imprimere tutte queste sensazioni sulla nostra pelle nuda per poi poterle rievocare col ricordo in ogni momento. Per permettere alle nostre anime di stare vicine ancora un po’. Prolungando all’infinito quegli attimi che non sappiamo se ci saranno anche domani.
Nell’aria resta l’eco di due parole appena sussurrate, piano piano, nella maledizione di non poterle dire più forte, di non poterle urlare al mondo addormentato:
-Chiara-
-Stefano-
 
Ci accoccoliamo sul letto, sudati e appagati e ci stringiamo in un abbraccio che è un po’ una promessa rispetto a quello che sarà, qualsiasi cosa ci aspetti dietro l’angolo.
Scuoto decisamente la testa, mentre le mie dita scorrono sui suoi capelli, ora sciolti e selvaggi, abbandonati sulle sue spalle illuminate dalla luce della luna.
-Tu davvero non hai idea di che cosa significhi questo per me, Chiara.-
Sorride, delicata, e traccia i contorni del mio viso con il pollice.
-E tu non hai idea di quello che ho passato io.-, dice mentre un velo di tristezza le attraversa lo sguardo che si incupisce un po’.
-Chiara. Guardami.-, dico con una certa decisione. Aspetto che lei entri nel mio sguardo, poi continuo. –Non posso prometterti che sarà per sempre, non ho il potere di farlo! Ma posso prometterti che sarà bello. E come ho detto prima al telefono, non te ne pentirai, piccola.-
Mi stringe ancora più forte, se è possibile e mi deposita un bacio sulla guancia.
E a me sembra di toccare il cielo con un dito. Mi sento in paradiso, anche se non ho mai creduto alla sua esistenza.
Poi, come il risveglio brusco da un bel sogno, tutto va improvvisamente in frantumi a causa di una grandissima, enorme, colossale cazzata.
Il mio cellulare, riverso sul pavimento, comincia a vibrare con una prepotenza che mi risulta irritante. Mi allungo per prenderlo ma Chiara è più veloce e più vicina di me, quindi si allunga e lo afferra per prima, e legge inevitabilmente il nome della persona che mi sta chiamando, con tanto di foto scema abbinata: Sara.
Cambia espressione  immediatamente. Stringe il cellulare in mano e me lo sventola davanti chiedendo con una punta di sarcasmo: -Beh…non rispondi?-
Poi getta il cellulare accanto a me e si alza in fretta dal letto, cominciando a rivestirsi in maniera frenetica e nervosa.
Mi passo una mano fra i capelli e la guardo, mentre lei mi ignora completamente.
Il telefono continua a vibrare, finchè con un gesto stizzito lo spengo.
Mi alzo anch’io e mi rivesto. La prendo per un braccio costringendola a guardarmi. Quando finalmente cede e i suoi occhi sono dentro i miei le dico:
-Chiara, non è come sembra, davvero.- Cerco di essere il più convincente possibile.
-Ah no? Sono le tre di notte, Stefano. Spiegami com’è allora!-
Coglione! Il solito coglione! Non ho mai chiarito fino in fondo la mia posizione con Sara, di cui, tra l’altro, non mi importa nulla, e adesso ne pago tutte le conseguenze.
Continua a guardarmi con aria di sfida, mentre sento il mio cuore andare in frantumi sempre più.
Mi maledico mentalmente per non aver rotto definitivamente con Sara e per aver rovinato uno dei momenti più belli di tutta la mia vita.
-Chiara non…- mi interrompe arrabbiata, con le guance in fiamme.
-Zitto! Stai zitto! Puoi solo stare in silenzio! Dimmi che cazzo vuole da te a quest’ora. –
-Non lo so, davvero. Ti giuro che non conta nulla per me. Sara non è niente.-, dico mentre sprofondo sempre più nella merda.
-Tu non hai mai rotto con lei, Stefano! Ammettilo.- E così dicendo mi punta l’indice al petto.
-Sei peggio di quanto pensassi, sei uno stronzo privo di sentimenti!- Ora è lei che si passa una mano fra i capelli.
-Dimmi solo una cosa…ci scopi?-, mi chiede con un’espressione sul viso fra l’inorridito e il deluso.
Non rispondo. Abbasso lo sguardo e sospiro. Mi inumidisco le labbra e rialzo lo sguardo.
-Chiara, non sapevo che tu…che noi…non sapevo neppure che ci saremmo visti stasera, non sapevo che le cose sarebbero cambiate fra di noi, non sapevo un cazzo di niente.-
Ora mi guarda proprio schifata, come se guardasse un verme piccolo e rivoltante.
-Mi fai schifo! Hai continuato a scopare con lei anche dopo essere stato con me, dopo che abbiamo fatto l’amore. E nel frattempo continuavi a cercarmi, a tartassarmi di telefonate e di messaggi dolci. Ma cosa sei?-
Deglutisco imbarazzato. Ha ragione. È un po’ come se avessi tenuto il piede in due staffe.
Mi avvicino a lei per accarezzarle il viso con le nocche, ma, come prevedibile, mi respinge con forza.
-Non osare toccarmi. Non provarci!-, mi ammonisce con decisione.
-Vattene! Vai pure a fare la tua scopatina quotidiana con lei, adesso!-
-Non essere ingiusta adesso. -, biascico fra i denti.
-Vattene! Vattene immediatamente. Non sopporto neppure più la tua vista.-, afferma alzando il tono della voce.
Ci guardiamo ancora una volta negli occhi, lei incazzata come non l’ho mai vista prima, io con l’aria del cane bastonato. Poi me ne vado. E mentre sto per uscire dalla porta di casa sua ho l’impressione di sentirla piangere.
Stronzo! Mi ripeto ancora una volta. E coglione!
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CHIARA
La sua voce mi giunge alle orecchie come un’eco lontana. Immediatamente il mio cuore ha un sussulto, perde i colpi per poi battere con maggior vigore. Sono due mesi che non ci parliamo e incontrarlo adesso, in biblioteca, mi sembra una situazione ridicola. L’ho rimosso dalle amicizie, su facebook e ho cancellato il suo numero dal cellulare, dopo che mi aveva tartassato per un certo periodo di messaggi e di telefonate. La mia chiusura nei suoi confronti è totale. La mia sofferenza per averlo perso nuovamente è stata letale. Ho versato tante lacrime, affrontando con le mie amiche e con i miei amici più stretti il dolore che provavo nel profondo della mia anima.
Sollevo lo sguardo dal grande libro che sto leggendo e lo vedo alla reception, bello come non l’avevo mai visto prima. Sta sorridendo e il candore dei suoi bellissimi denti contrasta piacevolmente con l’abbronzatura che deve aver conquistato durante l’estate. Indossa un paio di jeans neri e una semplicissima t-shirt bianca. Non si è ancora accorto che ci sono anch’io e spero con tutta me stessa che non succeda.
Ma improvvisamente si gira e i nostri occhi si incrociano.
Mi sento indifesa, nuda, spogliata.
Mi fa un cenno con la mano, mentre sfodera un sorriso mozzafiato, che mi procura un lungo, piacevole brivido. Ricambio il saluto, cercando di sembrare il più distaccata possibile, ma sento le mie gote imporporarsi. Sfoglio freneticamente il libro che ho davanti agli occhi, senza soffermarmi su nessuna pagina in particolare, forse solo per sembrare impegnata e per scoraggiare, quindi, ogni suo tentativo di approccio.
Merda! Quanto vorrei che Marta fosse venuta con me, oggi, invece di andare dal parrucchiere. Ma non posso certo continuare a nascondermi da lui per sempre. Prima o poi, ne sono consapevole, ci saremmo dovuti incontrare.
Non alzo più lo sguardo, neppure per un secondo, finchè non avverto, accanto a me, un odore che conosco bene, un profumo muschiato che lo segue da sempre e che saprei riconoscere anche ad occhi chiusi.
Cazzo! Non ci posso credere! Si è seduto proprio di fianco a me. Devo ammettere che ha una bella faccia tosta.
E il cuore batte sempre più veloce.
E le guance si colorano sempre di più.
E la mia anima continua a soffrire. Dopo tutti gli sforzi fatti per eliminarlo, per cancellarlo dalla mia vita, ecco che riappare come se nulla fosse successo, pieno di una sicurezza che deve aver conquistato con il tempo.
Le mie dita scorrono sempre più velocemente le pagine del libro, tradendo, probabilmente, l’imbarazzo in cui mi trovo in questo momento.
-Ciao Chiara.-, dice tranquillo a voce molto bassa, ed io mi sento costretta a sollevare lo sguardo su di lui, ad incontrare il verde dei suoi occhi, a misurarmi con le emozioni contrastanti che inevitabilmente attraversano il mio cuore trafitto.
-Ciao.-, rispondo senza troppo entusiasmo.
E di nuovo mi concentro sul libro, sperando che il suo “attacco” finisca qui, che si limiti ad un saluto.
Ma mi sbaglio.
Mi appoggia una mano sulla spalla, come se fossimo davvero due vecchi amici che non si incontrano da tempo, e immediatamente mi irrigidisco, anche se dentro di me si sta scatenando un incendio di sensazioni.
Che cosa si aspetta? Che gli butti le braccia al collo? Che ci diamo una pacca sulla spalla e tutto ricomincia da zero?
No! Assolutamente no! Sono stata troppo male ed ho deciso di meritare qualcosa di meglio di Stefano.
-Come stai?-, mi chiede sinceramente interessato.
Di merda, grazie. Ho passato i giorni più brutti e tristi della mia vita e lo devo solo a te, stronzo.
-Nella norma, e tu?-
Ma che cazzo di risposta è? Sono la solita scema. Avrei dovuto dire che sto benissimo e che la mia vita è perfetta da quando lui ne è uscito. Invece me ne esco con quell’affermazione sciocca che lascia trasparire una velata tristezza, un po’ di malinconia.
Mi prende il viso tra le mani e mi costringe a guardarlo negli occhi, e mi fissa con una intensità che mi toglie il respiro. Sono letteralmente in apnea, in balia totale dei suoi occhi e delle sue mani sulle mie guance.
-Mi manchi.-, sussurra avvicinando le sue labbra al mio orecchio, mentre con una mano mi scosta leggermente i capelli.
Devo riprendere immediatamente il controllo della situazione, prima di fare o dire cose di cui poi mi potrei pentire. Lui è sempre lui, quello stronzo che mi ha fatto soffrire, dividendo il mio cuore a metà.
-Stefano…io…-, mormoro impacciata –devo studiare!-, affermo poi con maggiore decisione, ricominciando a ficcare il naso tra le pagine polverose del libro che ho di fronte, cercando di ignorare i segnali che arrivano dal mio corpo.
-Perché scappi ancora, Chiara?-, mi chiede mentre mi sento avvolgere dal suo sguardo penetrante.
-Io non scappo.- , gli rispondo mostrando sicurezza.
-Ah no?-, mi guarda con una punta di scetticismo. -Vuoi dire che non stai cercando di evitare in tutti i modi di parlare con me?-
-Voglio dire quello che ho detto, Ste.-, gli dico decisa e distante.
-Certo....allora devo aver visto il film sbagliato, perchè la Chiara che ho di fronte non fa altro che fuggire.-,dice con un tono leggermente antipatico.
-Ma guarda che sei davvero unico, Stefano. Quando ti decidi a crescere?- Lo guardo stupita e incredula, esagerando le espressioni del mio viso.
-No.....io mi stupisco ogni volta. Ma te lo giuro, ogni singola volta. Mi lasci senza parole, Ste, davvero.- Brontolo.
-E posso sapere che cosa ti stupisce tanto di me, Chiara?-
-Ma davvero tu sei tranquillo così, Stefano? Per te tutto è normale, e ci ritroviamo qui come fossimo due vecchi amici? Sei convinto di questo Ste?- La rabbia comincia a prendere il sopravvento su di me.
E lui, cretino, che continua a guardarmi con quell’aria innocente e sorpresa.
-Ti devo rinfrescare la memoria, Stefano? Non ci vediamo e non ci sentiamo da due mesi....ricordi? E se vuoi ti ricordo anche il motivo! E se non ti basta posso passare a descriverti quello che è successo nelle puntate precedenti quell'ultimo giorno!-,gli dico spazientita.
Sorride. Mi guarda e sorride. Fa scorrere i suoi occhi sul mio corpo, sulle mie curve. E ride come un cretino.
-Ti giuro che non ce n’è bisogno, Chiara. Davvero. Ricordo ogni particolare. Ogni dettaglio.-
Arrossisco come una scema.
Non credo alle mie orecchie. Cosa vuole fare adesso? Il simpatico? Fa le battute? Ci prova?
Secondo me questa è davvero la scena di un film, non può essere reale. Non sta succedendo davvero.
-Smettila di respingermi, Chiara. Ti giuro che ti lascerei in pace se fossi convinto che è davvero quello che vuoi. Ma il tuo corpo, le tue reazioni mi dicono esattamente il contrario.-,afferma con sicurezza e anche con una punta di superbia che mi fa innervosire.
Prendo in mano il mio libro e mi alzo e faccio per andarmene, ma mi trattiene per un braccio, procurandomi l’ennesimo brivido, l’ennesimo battito di cuore.
-Lasciami!-, dico alzando un po’ il tono della voce, dimentica del fatto che siamo in biblioteca.
Mi appoggia un dito sulle labbra, fissandomi intensamente e mi dice:
-Non ti lascerò andare, Chiara. Sappilo. Non per colpa di una stronzata e non dopo aver visto, oggi, quello che ancora provi per me.-
Molla la presa e io mi dirigo verso un altro tavolo, col cuore in subbuglio e le gambe che mi tremano e una domanda che imperversa nella mia mente: riuscirò mai a tagliarlo fuori dalla mia vita?
 
STEFANO
Rivederla per caso è stato un vero colpo di fortuna. Quel rossore sulle guance, quel suo modo di abbassare gli occhi, le sue reazioni tutte mi hanno confermato che non mi ha dimenticato, nonostante, forse, i suoi vani tentativi.
È vero. Abbiamo scambiato solo qualche parola, non più di qualche frase, ma mi è bastato per capire che con lei devo insistere. E non perché la considero una preda facile, non perché la voglio avere per il gusto di possederla, ma piuttosto perché a lei ci tengo davvero.
È la mia ossessione, il mio dolcissimo pensiero, il mio chiodo fisso.
Voglio veramente provare a costruire qualcosa di buono con lei, magari ripartendo da zero, dimenticando i brutti episodi che hanno dipinto il nostro passato.
Eppure ci sono state anche tante cose belle fra di noi. Abbiamo condiviso emozioni, sentimenti, paure, segreti. Tutto questo non si può cancellare con un colpo di spugna, questo lo sa lei esattamente come lo so io.
La guardo allontanarsi da me, mentre provo una sensazione strana alla bocca dello stomaco.
Sì, dobbiamo parlare, deve solo capirlo e ammetterlo. Forse non sarà facile convincerla, ma ci proverò con tutto me stesso.
Nessuna ragazza ha mai avuto tanta importanza per me.
La osservo mentre cerca di mascherare le sue sensazioni tuffandosi in una improbabile lettura e mai, neanche una volta solleva lo sguardo, ben attenta a non incrociare i suoi occhi con i miei.
Decido di mandarle un messaggio sul cellulare.
“Sei tu, Chiara. Sei sempre tu. Non mi sono sbagliato. Io ti conosco. Tu non ti apri facilmente, è vero. Ma quando succede, non dimentichi.”
So che probabilmente non mi risponderà perché si sente ancora troppo ferita.
Invece, contrariamente alle mie aspettative, dopo pochi secondi mi arriva la sua risposta.
“Tu invece non sei più tu. Sei uno stronzo presuntuoso e arrogante, che crede di conoscermi benissimo e di saper interpretare ogni mio stato emotivo…beh…ti sbagli di grosso, saputello!”
La sua risposta mi strappa un sorriso.
Sì.
Prova ancora qualcosa per me.
 
CHIARA
Ma chi si crede di essere? Rientrare nella mia vita dopo essersi comportato come una merda, senza neanche chiedere il permesso. Ma se crede che crollerò ai suoi piedi si sbaglia di grosso! Brutto stronzo presuntuoso e arrogante.
Sbuffo e mi muovo nervosamente. Sfoglio velocemente le pagine del libro e mi fingo realmente interessata alla lettura, quando in realtà vorrei andare da Stefano e mollargli una sberla in pieno viso.
Ho una tale rabbia dentro che potrei spaccare il mondo in due.
-Chiara…-, la sua voce tranquilla e calda interrompe per un attimo il flusso dei miei pensieri, alimentando ancora di più il senso di ribellione nei suoi confronti.
Sollevo lo sguardo, lanciandogli un’occhiataccia e gli dico:
-Che diavolo vuoi?-
La mia voce esce acida e stridula e non riesco proprio a controllarla.
Alza le mani in segno di difesa e osserva attentamente il mio libro.
I miei occhi si “depositano” sui suoi. Mi fissa intensamente con un sopracciglio leggermente alzato e lo sguardo divertito.
-Sì?- ,chiedo sbattendo le ciglia, mentre mi sto candidamente domandando che cazzo abbia da ridere adesso.
Allunga un braccio, punta l’indice verso il mio libro.
Continua a guardarmi mentre il sorriso appena accennato di poco fa diventa più aperto, si allarga.
-Ehm…non credi che dovresti girarlo, piccola? - mi chiede, mentre gesticola facendo roteare le mani.
Butto lo sguardo sulle scritte all’interno del libro e sento improvvisamente il mio viso bruciare, quando mi rendo conto di avere imbastito tutta la mia bella scenetta tenendo in mano il libro al contrario.
Cazzo, cazzo, cazzo! Che razza di stupida! Non posso dargli questi assist...No, no e no!
Lo giro in fretta, cercando di non farmi prendere dal panico, fingendo una tranquillità di cui lui non si convincerà mai.
E infatti la sua espressione è sempre più divertita. E io mi sento sempre più di essere sprofondata dentro una bella figura di merda coi fiocchi!
-Ora devo andare, Chiara.-, dice con un sorriso da ebete stampato in faccia.- Ma ti garantisco che mi dovrai spiegare molte cose, la prossima volta che ci vedremo.-
Mi passa le nocche sulla guancia e si allontana mentre giurerei di sentire la sua risata, seppur un po’ soffocata.
“Molte cose”? “La prossima volta che ci vedremo”? Deve essere completamente impazzito!
E la mia rabbia sale, fino ad annebbiarmi il cervello.
Ma dentro di me, nel profondo, in un posto di cui non conosco neppure l’esistenza, si fa strada una piccola luce, quasi impercettibile, che riaccende qualcosa di ormai accantonato, che mi fa riflettere sul fatto che, forse, nulla è perduto veramente.


 

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