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Sulla riva del Fiume di Resembool tre bambini, due maschi e una femmina, stavano pescando osservando l'acqua con attenzione.
Si udì un gorgogliò e Alphonse gemette, frustrato ritirando l'amo spoglio: << Uffa! Mi hanno rubato l'esca, un altra volta! >>
Edward gli rivolse un sorriso brillante: << Questo perchè non sei abbastanza attento, Al! >> esclamò lanciando uno sguardo significativo al secchio che si trovava al suo fianco che conteneva i due pesci che aveva pescato.
Winry inarcò un sopracciglio zittendo magicamente Edward e si alzò, ritirando anche lei la canna da pesca con le esce ognuna al proprio posto.
Si avvicinò ad Al sorridendo incoraggiante: << Non preoccuparti, Al. A me succede sempre! >> gli disse lei con voce dolce accarezzandogli il capo. Alpohonse sbuffò: << Certo, lo dici proprio tu che hai preso anche più pesci di Ed! >>
Winry fece una risata nervosa e Edward la fulminò con lo sguardo, dicendo: << La pesca è solo fortuna! >>
Winry annuì frettolosamente: << E' vero! La pesca è solo un fatto di fortuna! Oggi è il mio giorno fortunato, ma domani potrebbe essere il tuo! >>.
Alphonse la guardò pensoso, poi sorrise radioso: << Sì, è vero! Domani sarà il mio giorno fortunato! Grazie, Winry! >> esclamò.
Edward lanciò ai due un occhiata sdegnata, posando la canna da pesca e basgnandosi le mani: << E io non ho fatto niente? Siete degli ingrati! >> esclamò tirando le mani fuori dall'acqua e schizzando i due mal capitati. Winry e Alphonse si ripararono dai getti d'acqua con le braccia, approfittando del momento in cui Edward era scoppiato a ridere per riempire il secchio vuoto di Alphonse e rovesciargli quell'acqua addosso.
Edward smise di ridere all'improvviso, ritrovandosi bagnato dalla testa ai piedi.
<< Voi! Io vi.. vi... E... Et... Etchì!>> esclamò furioso, starnutendo prima di riuscire a finire la frase.
Per tutta risposta Winry e Alphonse si piegarono in due dalle risate, stendendosi sul manto verde della collinetta mentre il suono della loro risata riempiva l'aria di simpatia e spensieratezza.
Edward rimase a guardarli sorridendo, per poi entrare nell'acqua.
Alphonse e Winry lo osservarono confusi entrare nel fiume, fino a che non si tolse la giacca, la maglietta e i pantaloni, rimanendo in boxer. Winry si voltò dall'altra parte arrossedo furiosamente e Alphonse le si parò davanti a braccia spalancate, come a volerle impedire di assistere a uno scempio. << Fratellone! Ma ti sembrano cose da fare di fronte a Winry? >> esclamò Alphonse incerto mentre guardava suo fratello nuotare spensierato e incurante nell'acqua del lago.
<< Perchè no? E' nostra sorella, quindi non dovrebbe scandalizzarsi! Alphonse, Winry, venite, l'acqua è magnifica! >> gongolò Edward immergendosi completamente nell'acqua.
Si girò lentamente quando sentì Winry tirargli lievemente l'orlo della maglietta: << Andiamo? >>
Alphonse la guardò senza parole: << Ma... Winry... ! >>
Winry si alzò e si tolse il vestitino rosa che indossava e si avvicinò alla riva, sfiorandola con la punta delle dita sotto lo sguardo imbarazzato di Alphonse: << Vieni, Al, l'acqua è fantastica! >> gli ripeté ancora Edward, facendogli cenno di venire con la mano, mentre Winry aggiungeva: << Sì, Al, Ed ha ragione! Siampo fratelli, non dovremmo vergognarci, tra noi! >>
Alphonse sospirò mentre già si toglieva la canottiera, lanciandola da qualche parte: << Sì, avete ragione! >>
E si lanciò nell'acqua insieme ai suoi due fratelli, Edward e Winry.
<< E adesso come facciamo? >> chiese Winry strizzandosi i capelli corti nel tentativo di farli asciugare più velocemente.
<< Dovremo restare qui fino a che non avremo tutti e tre i capelli asciutti, non è vero, fratellone? >> chiese Alphonse sedendosi all'ombra del grande albero ai piedi della collinetta, vicino a Edward. Lui annuì con gli occhi socchiusi: << Sì. E' una fortuna che Winry non abbia i capelli lunghi come le altre bambine. >> aggiunse poi sottovoce, lanciando uno sguardo alla sorella, che ancora in riva al lago stava osservando i pesci che avevano pescato riuniti in un unico secchio.
<< Dici che la mamma si arrabbierà quando torneremo a casa? >> chiese Edward ad Alphonse, con voce pensierosa.
<< Al? >> chiese quando non udì risposta. Si girò lentamente verso di lui e sorrise tra sé e sé: si era addormentato.
Spostò nuovamente la sua attenzione su Winry. Si stava avvicinando a loro, probabilmente per riprendere il vestitino che indossava prima, pensò Edward arrossendo lievemente ma chiudendo gli occhi per non imbarazzare anche lei. Sentì il rumore dei suoi passi avvicinarsi fino a cessare; poi, quando riuscì a sentire il suo profumo molto vicino al vioso intuì che si era chinata per agguantare il lembo del vestito rosa che pendeva da un ramo piuttosto basso, a mezzo metro dalla loro testa.
Subito dopo udì un fruscio e riaprì gli occhi: Winry si era rimessa il vestito.
<< Ed, Al si è addormentato? >> chiese Winry a bassa voce. Edward annuì mentre lei si sistemava alla sua destra, la schiena accostata all'albero e il capo sulla spalla del fratello. << Ti do fastidio? >> chiese poi sistemandosi meglio contro la spalla di Edward con la voce già lievemente impastata dal sonno.
Lui abbandono la testa sulla corteccia dell'albero posandola solo parzialmente e con leggerezza sul capo della sorella.
<< No, non mi dai fastidio. >>
<< Mamma, siamo tornati! >> esclamò allegramente Alphonse una volta che i tre ebbero raggiunto la soglia di casa, verso le cinque di pomeriggio.
Trisha comparì davanti a loro così velocemente che pensarono fosse spuntata fuori dal terreno: tuttavia non sembrava arrabbiata, solo preoccupata. Abbracciò Edward e Alphonse facendo cenno a Winry di avvicinarsi a loro, ma la bambina scosse la testa, sorridendo con un espressione indecirfrabile sul volto.
<< Non fatelo mai più! Mi avete fatta preoccupare! Siete spariti da mezzo giorno e tornate a casa a quest'ora! Mi avete fatto stare in pensiero, sapete? >> esclamò Trisha tuttto d'un fiato mentre Edward e Alphonse facevano di tutto per non incontrare il suo sguardo.
La donna si rialzò in piedi liberando i figli dalla sua presa e posando le mani sui fianchi con una sbuffa espressione seria: << Su, adesso tutti a lavare le mani, sarete affamati! >>
Alphonse, Winry e Edward sorrisero, quando però...
<< Mamma, ti abbiamo portato una cosa! >> esclamò Alphonse all'improvviso, cogliendo la donna in contropiede. Anche Edward annuì: << Sì, è vero! >>
Winry uscì di casa e Edward si affrettò a seguirla, per aiutarla. Trisha guardò incuriosita il più piccolo dei suoi figli, che la guardava con l'insistenza che solo un bambino puà avere, mentre aspettava che i fratelli rientrassero.
<< Ma cosa... ? >> esclamò Trisha, vedendo Edward e Winry rientrare in casa tenendo in mano un secchio pesante e apparentemente pieno d'acqua.
I due bambini lasciarono delicatamente cadere per terra il secchio senza che questo schizzasse acqua sul pavimento.
Trisha guardò i pesci all'interno con aria sorpresa, poi sorrise dolcemente: << E' questo che avete fatto tutto il giorno? Siete stati tutto il giorno a pesca? >>
Winry, Edward e Alphonse annuirono con orgoglio.
<< Ma Al non ha pescato niente! >> esclamò Edward con strafottenza, facendo la lunguaccia ad Alphonse. Il più piccolo mise il muso al fratello maggiore, mentre Winry li guardava esasperata: << Siete proprio senza speranza... >> sussurrò in modo che solo Edward la sentisse. Il bambino la guardo e sorrise: << Dai, Win, non fare quella faccia seria, io e Al scherziamo, vero, Al? >> chiese Edward al fratellino, che subito sorrise. << Certo! >> confermò Alphonse, senza un minimo di esitazione.
<< Su, pescatori provetti andate a lavarvi le mani! >> ripeté Trisha mentre i maschietti annuivano e correvano a lavarsi le mani lasciando Winry ancora sulla soglia a guardarli.
Trisha sorrise dell'espressione palesemente stupita della bambina.
Si chinò quindi al suo fianco e posò delicatamente una mano sulla sua spalla: << Vedi, Winry, i maschietti, specialmente i fratelli come Ed e Al... non litigano mai veramente. E' un sistema tutto loro di dirsi che si vogliono bene. E' per questo che se apparentemente sembra che litighino ogni giorno loro si vogliono davvero un gran bene. >>
Winry annuì, sorridendo finalmente alla donna. Lei fece per aprir bocca ma Winry la precedette:
<< Sì, lo so, vado a lavarmi le mani.>>
La porta dello studio si aprì con uno scatto e uno scricchiolio sinistro, e Edward ed Alphonse sobbalzarono spaventati. Alzarono le mani in segno di scuse rimanendo col fiato sospeso in attesa di sentire la voce veramente arrabbiata di Trisha.
<< Si può sapere cosa state combinando a quest'ora? >> chiese una voce assonnata ma con un timbro decisamente diverso da quello di Trisha Elric.
<< Winry! >> esclamarono in coro i due fratellini sospirando di sollievo.
La bambina sbuffò: << Chi pensavate che fossi? Mamma sta dormendo... >>
A sentire queste parole Edward e Alphonse si rilassarono, tirando un altro sospiro di sollievo.
<< Allora? Mi dite cosa state combinando qui? >> chiese ancora Winry, con la voce più vispa di prima.
Edward si grattò la testa, imbarazzato. << Stiamo studiando. >> rispose Alphonse indicando i vari libri aperti sparsi sul pavimento.
Winry li guardò stupita: << A quest'ora? E che cosa state studiando? La mamma non vuole che entriamo qui dentro! >> ricordò la bambina ai due.
Edward, a differenza di Alphonse, sostenne lo sguardo accusatore della sorella, convinto di saperlo gestire.
<< La mamma non ha mai detto che non dobbiamo entrare qui. >> rispose pronto il maggiore.
<< Beh, ma c'è un motivo per cui la porta è chiusa a chiave, no? >> ribatté sicura Winry, decisa a dar battaglia.
<< Certo, lo stesso per cui la chiave era comunque in bella vista nella serratura. >> esclamò Edward sorridendo, ormai conscio di averla avuta vinta.
<< Sorellina... non andrai a svegliare la mamma, vero? >> chiese Alphonse a capo chino non avendo il coraggio di guardare Winry negli occhi.
Edward sghignazzò: << Certo che no, Al, altrimenti dovrà spiegare alla mamma come mai anche lei è sveglia. >> disse con voce sicura che suonava tanto come una presa in giro.
Winry si morse il labbro piantando i talloni per terra e puntando il naso all'insù con orgoglio: << In ogni caso non avevo alcuna intenzione di farlo! >> chiarì lei indispettita.
Edward ghignò: << Certo, Winry, come no! >> esclamò ridendo senza staccare gli occhi da lei.
<< Fratellone, basta prenderla in giro! >> esclamò Alphonse spegnendo definitavemente il ghigno di Edward, che si trasformò poi in una smorfia.
<< D'accordo, Al, ma solo perchè se no la mamma si sveglia. >> concesse Edward tornando a inginocchiarsi per terra e riportando gli occhi sul libro che stava studiando.
Alphonse sorrise soddisfatto e si risedette a terra, tornando anche lui a prestare attenzione al libro aperto che aveva davanti.
Winry sbuffò annoiata e si avvicinò ad Alphonse, posando una mano sulla sua spalla come a volere il permesso di poter leggere con lui. Il bambino annuì e lei si sedette accanto a lui.
Iniziò a leggere:
Senza sacrificio, l'uomo non può ottenere nulla.
Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia il medesimo valore. In Alchimia è chiamato il principio dello Scambio Equivalente. [...]
<< Alchimia? State studiando Alchimia? >> chiese Winry con una sorta di timore indefinito nella voce.
Edward alzò gli occhi dal libro, osservandola incuriosito: << Conosci l'Alchimia? >> chiese lui.
A questo punto anche Alphonse la guardava.
<< No. Ne ho sentito parlare. >> rispose velocemente con l'intenzione di non approfondire il discorso.
<< Da chi? >> chiese Alphonse.
L'espressione di Winry si fece improvvisamente triste.
<< L'avrà sentito in giro, no? >> esclamò Edward abbassando lo sguardo e alzandosi all'improvviso.
Winry seguì il suo movimento fluido con gratitudine e sentì Alphonse sobbalzare al suo fianco. Che quel movimento improvviso lo avesse spaventato? Ad ogni modo gli passò una mano tra i capelli, disordandoglieli e facendolo inevitabilmente ridere.
Edward li guardò inarcando un sopracciglio e sbuffò: << Avete finito voi due? >> chiese irritato.
Winry abbassò le mani al ventre di Alphonse e iniziò a fargli il solletico, mentre il bambino rideva e cercava inutilmente di sottrarsi a quel contatto.
Winry lo guardò con l'aria maliziosa che una bambina di dieci anni può avere, dicendo: << Hai sentito, Al? Qualcuno qui è geloso! >>
<< Cosa? Geloso io? E di cosa?! Io non sono affatto geloso! >> esclamò Edward arrossendo e abbassando lo sguardo a un punto indefinito del pavimento in quel momento molto interessante.
Winry e Alphonse risero dell'espressione buffa del fratello, finché non udirono un mormorio proveniente dalla stanza accanto allo studio.
Winry e Alphonse si zittirono, mentre Edward benediva la madre che inconsciamente lo aveva tirato fuori da una situazione piuttosto scomoda.
<< Andiamo, prima che la mamma si svegli. Per oggi abbiamo studiato abbastanza, Al. Buona notte, Winry. >> disse Edward aprendo la porta dello studio silenziosamente e invitando Alphonse a precederlo. Il minore degli Elric si alzò e dando un bacio sulla guancia a Winry uscì dalla stanza in punta di piedi.
Winry guardò Edward con aria seccata, in attesa della ramanzina.
<< Allora? Non mi dici nulla, Ed? >> chiese irritata.
Lui la fulminò con lo sguardo socchiudendo la porta: << Se sai già quello che sto per dirti, mi dici perchè continui a farlo? >>
<< E' un bambino, Ed! Mi dici che cos'hai contro questo? >> chiese Winry con rabbia sotto lo sguardo per nulla contento di Edward.
<< Non devi comportarti così con lui! Così me lo fai diventare effemminato! >>
Perchè Edward era così tremendamente maschilista?
<< Solo perchè gli ho fatto il solletico? >> chiese Winry con aria seccata.
Edward la fulminò con lo sguardo. << Sì. >> rispose secco.
Winry lo guardò ostile: << Sai cosa penso io? Penso che tu sei solo geloso perchè gioco di più con Al che con te! >>
Edward si irriggidì, sperando però che Winry non se accorgesse: << No! Non è per questo! >> negò lui incrociando le braccia al petto e immusonendosi.
Winry lo guardò inarcando le sopracciglia e poi sospirò, avvicinandosi a lui e abbracciandolo.
Lui si irrigidì ancor di più, deglutendo a fatica: << C... che stai facendo? Guarda che non mi compri con un abbraccio, come fai con Al! >>
<< Primo, io non mi compro Al, io gli voglio bene. Secondo, dovresti smetterla di comportarti in questo modo, mi farai impazzire. Terzo... Grazie. >>
Edward fece scorrere le braccia fino alla schiena di lei, stringendola un pò a sé, con titubanza.
<< Per cosa? >> chiese a bassa voce chiudendo gli occhi.
Lei posò il mento sulla sua spalla, parlando con tono altrettanto basso: << Per prima. Quando Al ha chiesto da chi avessi sentito parlare dell'Alchimia e tu lo hai distratto per non farmi rispondere. Grazie, veramente. >>
Edward si allontanò di pochi centimetri da lei, tenedola però ancora tra le braccia. << Ah. Non... non è niente, Win. >>
La bimba sorrise, stringendolo più forte per poi fare un passo indietro, liberandosi dall'abbraccio.
<< Ti voglio bene, Ed. Buona notte. >>
Edward sorrise di rimando guardandola uscire dallo studio portandosi una mano alle labbra per soffocare uno sbadiglio.
Spense la luce nello studio e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Nell'ombra del corridoio, mentre passava davanti alle camere di sua madre, sua sorella e suo fratello, Ed non aveva dubbi: la sua era proprio una vita Perfetta.
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Spazio Autore:
Dedico con tutto il cuore questa fanfiction alla My Tuìn, Sajo, sperando che possa perdonarmi per non essere più tanto presente su msn per parlare con lei, specialmente adesso che ne ha bisogno.
Tornando alla storia....
Premetto che ho iniziato a seguire FMA da solo una settimana e che quindi ho preferito scrivere una storia che sia incentrata poco sull'Alchimia in sé, per non dare l'impressione di parlare di una cosa di cui in realtà non si sa nulla XD.
Questo è un Prologo senza pretese, per introdurre la figura di Winry all'interno della famiglia Elric.
Dal prossimo capitolo i personaggi avranno 14 e 13 anni, la fic sarà composta da 5 capitoli escluso questo Prologo.
Aggiornerò la prossima settimana ma nel frattempo spero di leggere molte critiche crostuttive XD
Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa.
Quando Edward Elric, quattordici anni, scese per fare colazione, trovò sua sorella Winry Elric, quattordici anni, e suo fratello Alphonse Elric, tredici anni, che avevano già iniziato a fare colazione. La casa era stranamente silenziosa per quell'ora della mattina. Edward notò subito l'assenza di una persona.
<< Dov'è la mamma? >> chiese con voce ancora impastata dal sonno.
Winry e Alphonse sobbalzarono voltandosi stupiti verso di lui come se lo avessero visto per la prima volta.
Fu Winry la prima a parlare: << E' andata giù in città, a fare le condoglianze a una sua vecchia amica. >> rispose con voce triste e bassa.
<< Suo marito era un Alchimista di Stato. Pare che sia stato ucciso mentre indagava sul caso di un assassino. >> aggiunse Alphonse, come a voler dire qualcosa di sottointeso in quelle parole, che solo Edward poteva cogliere.
Ma lo sguardo di Edward corse subito alla sorella, Winry, che come al solito quando si parlava di qualcosa di sconveniente o di cui non voleva sentire parlare, aveva abbassato gli occhi al pavimento con ostinazione. Tuttavia si sedette al tavolo vicino ad Alphonse, conscio che anche volendo non avrebbe potuto parlare liberamente con lei davanti a lui.
<< Più tardi andiamo anche noi? >> chiese spalmando della marmellata su una fetta di pane tostato e poi addentandola con voracità.
<< Ho saputo che questa donna ha due bambini, di otto e tredici anni. Possiamo parlare con loro e provare ad essergli di conforto. >> esordì Alphonse lanciando uno sguardo speranzoso alla porta d'ingresso come se si aspettasse che da un momento all'altro vedesse comparire sua madre lì davanti a sè.
Winry spostò la tazza di latte che aveva davanti a se con un rumore secco. Edward continuò ostinatamente a fissare la sua fetta di pane tostato mentre Alphonse la guardava confuso. << Non vuoi venire con noi? >> chiese ancora Alphonse, osservando con attenzione ogni suo movimento.
Winry scosse la testa, i capelli biondi con riflessi dorati tenuti fermi da una alta coda seguirono fluidi il movimento del volto.
<< Non è questo. Mi è passata la fame. >> rispose lei cercando di tranquillizzare Alphonse con il solo sguardo.
Lui come al solito sorrise e convinto che non ci fossero problemi ricominciò a far colazione tranquillo.
A quanto pareva solo Edward si era accorto che qualcosa non andava, in Winry.
<< Al? Perchè non dai da mangiare a Den? >> chiese Edward guardandolo con apparente indifferenza.
Den era il cagnolino che avevano trovato l'anno prima al lago di Resembool durante una delle loro passeggiate e al quale avevano dato un elegante cuccetta nel giardino di casa.
Alphonse sbuffò: << Non posso farlo dopo? >> chiese speranzoso.
Edward scosse la testa: << Poverino, lo lasceresti a digiuno solo per pigrizia? >> chiese guardandolo con aria fin troppo innocente.
Alphonse sospirò e si alzò da tavola borbottando qualcosa come "I lavori sporchi sempre a me!" e scomparì oltre la soglia di casa.
Winry inarcò un sopracciglio focalizzando la sua attenzione su Edward.
<< Lo hai mandato via con una scusa. >> gli fece notare Winry, seccata.
<< Lo so. >> replicò Edward apparentemente calmo, addentando nuovamente la fetta di pane tostato.
<< Sai che non mi piace quando ti approfitti della sua ingenuità. >> lo riprese subito Winry, con astio.
<< Lo so e mi spiace, ma questa volta ho dovuto farlo. Cosa c'è che non va, Winry? >> chiese Edward posando finalmente la fetta di pane tostato e guardandola, ponto a cogliere il minimo tentennamento nella sua postura.
Winry sospirò nervosa: << Era un Alchimista di Stato. >> disse a bassa voce, mentre nei suoi occhi azzurri era in corso una lotta interiore.
<< Winry... Quell'uomo non è morto perchè era un Alchimista di Stato. Poteva capitare a chiunque. Magari se non fosse morto come Alchimista di Stato, sarebbe stato preso in pieno da un asteroide, anziché mentre era sulle tracce di un assassino. >> disse lentamente e con pazienza, ben conscio della diffidenza che la sorella provava nel confronto di quegli uomini.
<< E poi, se proprio vuoi il mio parere, essere morto come Alchimista di Stato sulle tracce di un assassino è molto meglio che essere morto per colpa di un asteroide. Insomma, non è una morte stupida, no? >> chiese con l'intento di alleggerire un po' l'aria seria che si era venuta a creare nella stanza.
<< Tu sei uno stupido! >> esclamò Winry ricacciando indietro le lacrime e alzandosi da tavola correndo verso la sua camera.
Edward osservò sorpreso la sorella minore correre su per le scale e scomparire al piano di sopra: che avesse usato ancora una volta le parole sbagliate?
Perchè... perchè Winry gli era sembrata più... fragile, in quel momento? E perchè il cuore gli stava battendo forte colmo di rimorso per quello che aveva detto?
Non era la prima volta che Winry piangeva per qualcosa che lui diceva o faceva, ma perchè questa volta se la stava prendendo così a cuore?
Che fosse uno dei cambiamenti che si affrontavano durante la crescita? Edward sperava proprio di no, perchè la sensazione che stava provando in quel momento era terribile, più dolorosa che mai.
Fece per alzarsi e raggiungerla, ma in quel momento la porta di casa si aprì con uno scatto, rivelando un Alphonse molto arrabbiato.
<< Fratellone! La mamma ha guà dato da mangiare a Den stamattina! >> esclamò il minore degli Elric con voce arrabbiata.
Edward deglutì: non aveva previsto che la mamma avesse già dato da mangiare a Den.
<< Beh... Al, vedi... io n... non... >> cercò di spiegare il maggiore, sforzandosi di concentrarsi su quel che Alphonse gli stava dicendo.
<< Dov'è Winry? >> chiese Alphonse frenando il balbettio alquanto imbarazzante del fratello maggiore.
Edward si rabbuiò. << E' su, in camera sua. O almeno credo. >>
Alphonse lo guardò con evidente disappunto: << Si può sapere cosa le hai detto? Fino a un attimo fa stava benissimo! >> esclamò contrariato incrociando le braccia al petto con aria rassegnata.
Edward lo guardò sdegnato: << Cosa? Come fai a dire che è colpa mia? >> chiese con diffidenza.
Alphonse fece spallucce, riacquistando per un momento il suo normale tono di voce: << Beh, Fratellone, è sempre colpa tua! Ma non è questo il punto... che cosa hai fatto a Winry?! >>
Edward lo fulminò con lo sguardo, immusonendosi: << Guarda che io non ho fatto niente! Fa sempre tutto da sola, lei! >> esclamò lui ancora contrariato a quella mancanza di fiducia da parte di suo fratello.
Alphonse gli rivolse un ultima occhiataccia e corse alle scale, con l'intenzione di scoprire cosa aveva fatto Edward.
Il maggiore degli Elric storse il naso ancora oltraggiato e urtato dalla poca fiducia che Al nutriva nei suoi confronti.
Beh, in ogni caso, Alphonse non avrebbe concluso niente.
Per quanto ne sapeva, Winry non faceva entrare nessuno nella sua camera, nessuno a parte Trisha, la loro madre.
Sorrise al pensiero di Alphonse fuori dalla porta ad implorarla di aprirgli.
Si alzò sorridente, decidendo di andare su a godersi quel delizioso spettacolo che aveva appena assaporato nella sua mente.
Arrivato in corridoio fu molto sorpreso di vedere la porta della camera di Winry socchiusa e nemmeno l'ombra di Alphonse.
Si avvicinò silenziosamente alla porta e dette una sbirciatina all'interno.
Il suo stomaco si strinse dolorosamente, a quella vista: Winry ed Alphonse erano seduti sul letto di lei. Alphonse le circondava la vita con le braccia e le sussurrava qualcosa all'orecchio mentre Winry si aggrappava a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Stava piangendo.
La testa gli girò e dovette posare una mano sul muro per sostenersi e non cadere a terra.
Che cosa diamine stava succedendo in quella stanza?
Perchè Winry aveva fatto entrare Alphonse nella sua stanza mentre a lui era rigorosamente chiusa? E perchè quella scena gli faceva male... ? Perchè sentiva un dolore di gran lunga maggiore a quello provato solo pochi minuti prima, all'altezza del cuore?
Il pensiero di non sapere quello che Alphonse stava dicendo a Winry in quel momento era insopportabile.
E in quel momento non sembravano affatto fratello e sorella.
No.
Tutt'altro.
Fuori dalla loro casa, Edward e Alphonse aspettavano qualcuno, ormai pronti per scendere in città.
<< Quanto ci mette? >> chiese Edward per la centesima volta, imprecando a bassa voce.
Non abbastanza a bassa voce perchè Alphonse non lo sentisse, comunque. Il ragazzo gli rivolse un occhiata di rimprovero e disse: << Winry si sta vestendo, scenderà tra un attimo. >>
Perchè c'era qualcosa di terribilmente sinistro in quella frase e nel modo in cui Alphonse l'aveva pronunciata?
Edward scosse la testa: era sugestione. Solo ed unicamente sugestione.
E gelosia, probabilmente.
Forse Winry aveva sempre avuto ragione, tanti anni prima, quando gli diceva che lui era geloso del rapporto speciale che lei aveva con Al.
Allora non aveva dato peso alle parole della sorella, ma sentiva qualcosa di sinistro che stava agendo, in quella casa. Come una sorta di presentimento che lo metteva inevitabilmente in guardia da qualunque cosa o persona che fosse.
<< Cosa ti ha detto, Winry, prima? >> chiese Edward con finta indifferenza, rendendosi conto solo dopo di aver appena accarezzato un argomento tabù.
Alphonse parve arrossire a qualcosa che aveva pensato, ma poi si riprese e fissando il fratello rispose: << Ha detto che non era nulla. Che era triste solo per il padre di quei due figli dell'amica della mamma. Ma... >> Alphonse si interruppe.
<< Sì? >> lo incitò Edward, incuriosito nonostante tutto.
<< Non lo so. Mi è sembrata... strana. Come se mi stesse nascondendo qualcosa. Una brutta sensazione. >> concluse Alphonse guardando il cielo con espressione pensierosa.
Una brutta sensazione? Brutta come quella che stava provando lui in quel momento, che si sentiva tagliato fuori da due delle tre persone più importanti della sua vita?
La porta di casa si aprì in quell'istante e Winry fece la sua comparsa. Guardandola, Edward non avrebbe mai detto che solo pochi minuti prima avesse pianto ininterrottamente come una fontana. Perchè ogni cosa che guardava o ascoltava gli sembrava una presa in giro, quel giorno?
Winry ricambiò il sorriso e annuì, prendendolo sotto braccio e iniziando ad avviarsi con lui.
Edward osservò la scena senza fare una piega, rimanendo indietro.
<< Ma... Ed? >> chiese Winry voltandosi in cerca del "fratello scomparso". Alphonse parve quasi cadere dalle nuvole. << Come? Non è con noi? >> esclamò totalmente colto alla sprovvista.
<< Sono qui! >> grugnì Edward mettendosi tra i due con il preciso intento di separarli. A quel gesto gli parve di cogliere una scintilla di delusione negli occhi del fratello minore, ma non disse né fece nulla, continuando a camminare indifferente tra di loro.
<< Qualcuno sa dove si trova la casa dell'amica della mamma? >> Chiese Edward senza troppo interesse.
Winry annuì: << So io dov'è. >> disse con voce inespressiva.
Edward le lanciò un occhiata fugace: che Winry fosse arrabbiata con lui?
No, non sembrava arrabbiata, decise Edward, era solo sovrappensiero.
Arrivarono in paese solo un quarto d'ora più tardi. In città tutto sembrava procedere normalmente, come se non fosse successo niente.
<< Forse dovremmo comprare dei fiori. >> disse a un tratto Winry, guardando i suoi fratelli come a voler ricevere conferma.
Alphonse annuì: << La mamma è uscita di casa con un mazzo di fiori, ora che mi ci fai pensare. >> confermò il ragazzo.
Edward si grattò il mento, facendo un acuta osservazione: << Non abbiamo portato soldi con noi, vero? >>
Purtroppo Winry annuì, dandosi della stupida per non averci pensato prima.
Alphonse abbassò gli occhi al terreno, guardandolo pensieroso. Anche Edward seguì il suo esempio e abbassò lo sguardo.
Winry sospirò esasperata, temendo di sapere che cosa i due fratelli avevano in mente.
<< Non qui. >> sibilò Winry scambiando un occhiata carica di significato ad Edward e Alphons.
Loro annuirono, da una parte contenti per aver ottenuto "il consenso", dall'altra un po' tristi perchè sapevano che così facendo avrebbero turbato Winry.
<< Perchè non lì? >> esclamò Alphonse indicando con lo sguardo un vicolo ceco tra un alimentari e una casa.
Edward annuì e i tre si diressero velocemente in quella direzione, sicuri di non aver dato troppo nell'occhio nonostante si sentissero come dei ladri con tanto di passamontagna a coprire i loro volti.
Winry si mise proprio all'entrata del vicolo e controllò che nessuno guardasse nella loro direzione, per non cogliere il bagliore azzurrino che precedeva una Trasmutazione: << Via libera. >>
Inconsciamente sorrisero tutti e tre: gli sembrava di essere tornati a quando avevano undici anni e facevano Trasmutazioni di nascosto. Winry si metteva in un punto ben nascosto ma che offrisse il quadro completo della situazione e diceva a Edward e Alphonse se qualcuno si avvicinava o notava la loro assenza, così da poter Trasmutare oggetti senza essere visti. Non avevano mai detto neanche alla loro madre che avevano imparato ad usarla leggendo i libri presenti nello studio del padre.
Edward ed Alphonse si chinarono e il maggiore prese un sassolino per terra, iniziando a tracciare velocemente ma con precisione il Cerchio Alchemico.
Dopo di che batterono i palmi delle mani e li riposarono sul Cerchio. Dalla terra uscirono piccoli boccioli verdi che crebbero fino a diventare fiori candidi, delicati e profumati.
<< Winry? Pensi che i Gigli vadano bene? >> chiese Alphonse a bassa voce cogliendo i fiori velocemente e unendoli in un unico mazzo.
Winry si girò verso di loro osservando i fiori nelle mani di Alphonse. Nonostante la sua diffidenza nei confronti dell'Alchimia non potè fare a meno di sorridere e annuire.
<< Siete bravissimi. >> sussurrò, prendendo i fiori che Alphonse le porgeva.
Edward fremette a quel gesto apparentemente naturale ed ebbe la sinistra sensazione che ci fosse altro dietro a quell'atto innocente.
Ancora una volta sentì il bisogno di intervenire e mettersi tra Winry e Alphonse, ma non lo fece, cercando di far dominare la ragione sull'istinto.
<< Beh? Andiamo adesso? >> chiese bruscamente e in tono burbero, guadagnandosi un occhiata confusa da parte di Winry e una curiosa da parte di Alphonse.
<< E' questa. >> disse Winry accennando alla casa che avevano davanti agli occhi.
Edward e Alphonse annuirono, avvicinandosi alla porta mentre il maggiore bussava alla porta, facendo un passo avanti.
Si sorpresero non poco quando ad aprire la porta fu proprio Trisha.
Anche la donna si dimostrò sorpresa, ma poi sorrise e li fece entrare.
La casa non era molto diversa dalla loro, la mobilia era di colore pastello e tutto sembrava fermo e spento, al suo interno. Come se il tempo lì si fosse fermato, pensarono insieme i tre Elric, avanzando ancora di un passo.
Sul tavolo c'era una lettera spiegazzata e intrisa di lacrime: Winry aveva già visto quella lettera, e di conseguenza sapeva cosa c'era scritto.
<< E' la lettera della Sede Centrale degli Alchimisti di Stato, a Central City. Sono l'avviso e le condoglianze dell'esercito. >> disse a bassa voce con una sorta di rabbia nella voce. Edward osservò i suoi occhi blu trovandoli più scuri del solito, come se si stessero imponendo di rimanere indifferente a tutto quello che vedeva, di essere più forte. Edward mosse il braccio lentamente e con timore, avvicinando la propria mano a quella di Winry. La ragazza sobbalzò a quel contatto, ma poi abbassando lo sguardo ricambiò la stretta, silenziosamente.
Il volto di una donna si affacciò in quel momento alla porta del soggiorno: aveva capelli neri che incorniciavano il volto magro, pallido e segnato dalle occhiaie.
Alphonse pensò che doveva aver passato tutta la notte sveglia, per avere quell'aspetto.
La donna avanzò di qualche passo entrando nella stanza dove si trovavano gli ospiti, con gli occhi castano scuro che indugiavano sul viso dei due fratelli Elric.
Winry fece un passò indietro sentendosi come fuori posto, ma Edward strinse la presa alla sua mano e la guardò negli occhi, chiedendole silenziosamente di restare. Lei annuì ma abbassò lo sguardo, facendo un passo indietro ma non lasciando la mano di Edward.
La donna avanzò ancora verso di loro e parlò, continuando a scrutare i due ragazzi: << Voi dovete essere Edward ed Alphonse... somigliate così tanto a vostro padre... >>
Winry sentì la presa di Edward allentarsi e vide i suoi occhi correre immediatamente all'espressione di Trisha. Winry riusciva a vederla riflessa nell'espressione di Edward, così gli strinse la mano, accarezzandogli il dorso con il pollice.
<< Vostro padre lavorava con mio marito, sapete? Erano colleghi... spero che vostro padre ritorni presto. Voi avete bisogno di lui. >>
Gli occhi della donna si spostarono poi su Winry. << Tu invece devi essere Winry. Trisha mi ha parlato molto di te. Mi ha detto che sei come una vera figlia per lei. E adesso capisco cosa intendeva. >> riprese ancora. Alphonse, Winry ed Edward avevano l'impressione che la donna fosse uscita di senno, ma non dissero nulla, lasciando che fosse lei a parlare. Poi Winry si ricordò dei fiori che aveva in mano e tempestivamente, prima che lei potesse parlare ancora glieli porse.
<< Questi sono da parte nostra, signora. Vi progiamo le nostre condolianze. >> Edward si stupì del tono vagamente formale che Winry aveva assunto.
La donna annuì e tese le mani tremanti verso i fiori, mormorando: << Gigli... a mio marito piacevano tanto i Gigli... il loro odore.... è così... >> la donna non riuscì a continuare e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
<< Andate al piano di sopra. Ci sono Alex e Jean, i miei figli. Vi prego... parlate con loro, io non... non ci riesco... >>
I tre annuirono incapaci di proferir parola, sentendosi estremamente a disagio di fronte al dolore tanto palese della donna.
Attraversarono la sala e salirono le scale fino alla camera dei due bambini. Sulla porta di legno erano attaccate delle lettere di legno a comporre in nome " Alex e Jean".
Winry cercò di incontrare gli occhi di Edward, ma era inutile visto che il ragazzo li teneva nascosti all'ombra dei capelli.
<< Alphonse... puoi entrare tu, intanto? Devo parlare un attimo con Edward. >> disse Winry sperando di suonare convincente.
Il ragazzo guardò prima lei poi Edward con una sorta di rammarico ed entrò, bussando alla porta.
Edward la guardò, ritirando la mano dalla stretta confortevole di lei: non voleva sembrare debole.
<< Edward... >> iniziò lei, lentamente.
Lui non dette cenno di voler iniziare una conversazione, ma lei continuò.
<< Ed, sapevi che tuo padre lavorava con quest'uomo? >> chiese guardandolo, cercando di leggere la sua espressione. Edward scosse la testa, sospirando: << Non so molto di mio padre o delle persone con cui lavora o lavorava. >>
<< Sai che quella donna non l'ha fatto apposta, vero? >> chiese ancora Winry, insistendo.
Edward non capì. << Eh? >>
<< Quella donna è distrutta dal dolore. Sono sicura che non sa che persona era tuo padre e di sicuro non intendeva farti un torto dicendo che gli somigli molto. >>
Nonostante tutto, il disagio e l'ambiente tetro, Edward sorrise: << Una frase di circostanza, quindi?... Però... hai visto anche tu, vero? Hai visto l'espressione della mamma, a sentire nominare papà? >>
Winry annuì sebbene con malavoglia: << E' normale, Ed. Sai che la mamma ama tuo padre, nonostante tutto... >>
<< Lei vorrebbe che io gli somigliassi. Vorrebbe che fossi come lui. >> sussurrò Edward abbassando ancora lo sguardo mentre i suoi occhi iniziarono a bruciare.
Come quel giorno di tanti anni prima, Winry si avvicinò e lo abbracciò, posando il viso nell'incavo del suo collo e ponendo un leggero bacio sulla mascella.
Edward chiuse gli occhi cercando conforto in quell'abbraccio, stringendola di più, avendo la sensazione che senza di lei il pavimento si sarebbe aperto e lo avrebbe risucchiato all'inferno, lì dove stavano quelli che desideravano la morte della persona a cui loro malgrado dovevano la vita.
<< La mamma vorrebbe che tu fossi tu, Ed. Lei vuole bene a te e ad Al per quello che siete, non per quello che vede in voi. Lo capisci, questo? >> sussurrò Winry con dolcezza. Edward annuì e posò il viso tra i suoi capelli, ispirandone l'odore. Sorrise.
<< Che cosa c'è? >> chiese Winry incuriosita.
Lui rise tra i suoi capelli: << Profumi di Giglio. >> rispose Edward ispirando ancora l'odore tanto forte quanto inebriante di lei.
Winry sorrise dandogli un leggero pugnetto sul petto: << Stupido. >> mormorò, senza convinzione e con dolcezza.
Edward sentì il respiro caldo di Winry sul collo e sospirò, lasciandola andare.
<< Dai, entriamo. Abbiamo lasciato solo Al anche per troppo tempo. >>
Winry sorrise e aprì la porta.
La camera era molto simile a quella che Edward divideva con Alphonse: due letti ai lati della stanza, la scrivania sotto la finestra e un tappeto.
Sul letto era seduto un ragazzo dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore che poteva avere tredici anni al massimo, mentre sul teppeto vi erano Alphonse e il bambino più piccolo con gli occhi neri e i capelli castani, di otto anni.
Alphonse li indicò e disse: << Questi sono Winry e Ed. Ed, Winry, lui è Jean, mentre quello sul letto è Alex. >>
Jean alzò timidamente la mano in segno di saluto e Winry gli sorrise dolcemente, sedendosi anche lei sul tappeto. Edward si sedette sull'altro letto, quello vuoto.
<< Che stai disegnando? >> chiese Winry a Jean, che aveva in mano una matita. Il bambino le sorrise con timidezza e le mostrò il disegno: era raffigurato un uomo vestito con una tunica blu notte. Sopra al disegno c'erano scritte quattro lettere.
<< "Papà" >> lesse Winry ad alta voce.
Alphonse rivolse un occhiata ad Alex, sul letto e disse: << Anche nostro padre è un Alchimista di Stato. E... lui è sempre in viaggio. Non lo vedo da quando avevo tre anni. >>
Alex lo fulminò con lo sguardo. << Almeno lui è vivo. >> disse Alex con voce inespressiva.
<< Ho letto che con l'Alchimia è possibile riportare indietro la gente morta. >> disse Edward, con voce inespressiva, parlando per la prima volta da quando era entrato nella stanza. Winry gli rivolse un occhiata incredula, come se avesse appena detto la più sporca delle bestemmie.
Alphonse annuì: << Sì, è vero. Ci sono molti appunti che riguardano quest'argomento, nello studio di casa nostra. >>
Jean aveva smesso di disegnare e aveva iniziato a piangere, mentre Alex si era alzato all'improvviso dal letto, abbracciando il fratellino e spingendo via Alphonse da lui, come se fosse un demone.
<< Voi... voi non sapete neanche di cosa state parlando. Resuscitare i morti è impossibile. >> disse Alex mentre il bambino che aveva tra le braccia iniziava a singhiozzare più forte.
Edward sostenne lo sguardo pieno di astio di Alex: << Per te forse no, ma per gli Alchimisti sì. Si chiama Trasmutazione Umana e nello studio di papà... >>
Eward finì di parlare quando la porta della cameretta si aprì all'improvviso, rivelando le due donne, madri dei ragazzi che si trovavano nella stanza.
<< Che cosa sta succedendo qui? >> chiese la madre di Jean e Alex con voce tremante.
Alex lasciò andare il fratellino più piccolo e si alzò in piedi, indicando Edward con fare accusatorio: << Sta dicendo che l'Alchimia può riportare in vita i morti! >>
<< Ma è vero! >> esclamò Alphonse risoluto, sentendosi in dovere di difendere il fratello.
L'espressione di Winry in quel momento era terribilmente simile a quella delle due donne: li guardavano spaventate e preoccupate, come se avessero appena ingoiato qualcosa di molto duro.
Edward e Alphonse erano chiusi in camera loro, in punizione fino a nuovo ordine. Nella camera regnava un silenzio quasi surreale.
<< Fratellone... >> iniziò Alphonse, incerto, sedendosi sul letto e lanciando uno sguardo verso il letto di Edward.
Edward, steso a pancia in giù con la testa sotto il cuscino, mugugno: << Sì, Al? >>
<< Tu... si, insomma... sei arrabbiato con me? >> chiese Alphonse, ancora incerto.
Edward si irriggidì: << ... Non lo so, Al. E' solo... una sensazione... ma non mi piace. >> rispose il ragazzo, seguendo una logica fin troppo personale.
Alphonse inarcò un sopracciglio, incuriosito: << Eh? C'è qualcosa che ti preoccupa? >>
Edward sospirò, tirando finalmente la testa sopra al cuscino. Si stese a pancia in su spalancando le braccia e le gambe, come uno dei disegni che aveva visto sui libri di Alchimia di suo padre.
<< Sì. In effetti qualcosa che mi preoccupa c'è. Che cosa è successo stamattina, in camera di Winry? >> chiese a brucia pelo, chiudendo gli occhi come se non volesse vedere né sentire realmente la risposta.
Alphonse fece silenzio, per un attimo.
<< Nulla. Cosa doveva succedere? >> chiese Alphonse di rimando, ma con voce triste e quasi delusa.
Questa volta Edward si voltò così da poterlo guardare negli occhi.
Sia lui che Alphonse avevano saltato il pranzo e la cena, e, anche se la fame era terribile faceva di tutto per non sentirla, concentrandosi su altre cose. Winry, per esempio.
<< Al... >> Edward guardò negli occhi il fratello minore incatenandolo con lo sguardo, poi riprese << C'è qualcosa... che vorresti dirmi? >> lo chiese con massima calma, e anche se nel suo cuore sentiva di sapere che cosa Al gli stava nascondendo, voleva sentirlo dire da lui. Voleva sentirlo con le sue orecchie, pronunciare quelle parole.
Era questione di minuti, secondi probabilmente, e avrebbe saputo.
<< ... Si tratta di Winry. >> iniziò Alphonse, abbassando lo sguardo e arrossendo lievemente. << Io... ecco... io credo... credo... credo di amarla. >> dichiarò infine, chinando il capo come per sfuggire allo sguardo del fratello.
<< E' nostra sorella. >> disse Edward con voce dura, tuttavia sicuro che lei non sapesse nulla di tutto ciò.
Alphonse lo guardò, scuotendo la testa: << Sai anche tu che non è così. >> disse lui, aspettando una risposta.
<< Cos'hai intenzione di fare? >> chiese Edward scrutandolo attentamente.
<< Non lo so. Pensavo... pensavo di dirglielo, in realtà. >> confessò Alphonse arrossendo, pensando a una possibile reazione di Winry.
<< Tu sei mio fratello, Al. Ma non ti permetterò di distruggere la nostra famiglia per questa tua prima cotta. Dimentica Winry. Che siano tutte le ragazze di Resembool se necessario. Tutte ma non lei. >> disse Edward lentamente ma con sicurezza, rendendo le sue parole ancora più minacciose.
<< Sei innamorato di lei anche tu, Fratellone? Perchè in questo caso io posso... >> tentò di dire Alphonse, venendo però bruscamente interrotto da Edward.
<< Non dire sciocchezze. Io voglio bene a Winry. Lei è mia sorella. >> chiarì Edward chiudendo gli occhi come per cercare di scacciare una mosca fastidiosa.
<< Allora non puoi impedirmi di farmi avanti, Fratellone. E' una mia decisione. Riguarda me e Winry. Tu non c'entri. >> disse lentamente il ragazzino, abbassando lo sguardo per non incontrare quello del fratello maggiore.
Non seppe dire quale delle parole dette da Alphonse gli fece più male: se il fatto di essere nel torto, di non poter negare ad Alphonse una possibililtà con Winry, per quanto orribile gli apparisse l'idea, oppure se la consapevolezza di non c'entrare veramente con la faccenda, che quella era una cosa che riguardava solo ed esclusivamente Winry e Alphonse.
D'un tratto alla porta si udì bussare tre volte, a intervallo di tre secondi. Edward tossì tre volte in risposta, desiderando però che quel momento fosse arrivato qualche minuto più tardi.
Winry aprì la porta il più silenziosamente possibile, richiudendola alle sue spalle con il piede, sperando di non fare rumore.
Tra le mani aveva un vassoio con la frutta, tre coppe e rispettivi cucchiaini e una scatola di gelato.
<< Servizio in camera. >> esclamò a bassa voce per spezzare l'aria tesa che sentiva nella stanza.
Aveva gli occhi di Edward ed Alphonse addosso e si sentiva fuori posto, come se gli occhi dei due fratelli stessero sondando la sua anima.
Si avvicinò al letto di Alphonse e si sedette, posando il vassoio.
<< Allora? Io vi salvo dalla morte certa a pancia vuota e voi non mi ringraziate nemmeno? >> chiese lei fingendosi offesa mentre Alphonse le sorrideva incerto e si avvicinava cauto.
Edward si alzò dal letto altrettanto velocemente e si sedette su quello di Alphonse, prendendo una coppetta e aprendo la vaschetta di gelato.
Winry parve riscuotersi a quel gesto e tese una delle coppette ad Alphonse, aspettando che Edward li servisse.
Edward mise il gelato alla fragola nella coppa di Winry, quello alla cioccolata nella sua e quello alla nocciola in quella di Alphonse, lanciandogli un occhiata che Winry non seppe interpretare.
Quando Alphonse e Edward finirono il loro gelato Winry si congedò loro dicendo che le era venuto improvvisamente sonno, e sebbene nessuno dei due fratelli dette segno di essersela bevuta non fecero commenti, aspettando che la ragazza arrivasse in camera sua per poi tornare a scrutarsi con attenzione.
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Spazio Autore:
La frase usata per questo capitolo è stata presa da un libro della trilogia di Twilight, il secondo se non sbaglio.
Emily the strange: Grazie infinite per il commento^^ Non sarà che hai esagerato? Cosa ne pensi di questo capitolo? Non è il mio preferito, la parte bella arriva più avanti... ^^ Sì, questa storia è una EdWin, una coppia che io AdOrO *ç* E sì, Ed e Al sanno che Winry non loro sorella nel vero senso della parola^^ Cosa ne pensi del triangolo EdXWinXAl? Nei prossimi capitoli ho marcato un po' la cosa anche se devo dire che non so se l'ho fatto nel modo giusto O.O XD Spero di leggere un tuo nuovo commento^^ A presto^^
WinryRockbelltheQueen: Grazie anche a te per il commento e i complimenti^^ Il Manga l'ho comprato ieri, serie Gold sesto volume... ma è la ristampa, no? Quindi non è che ad un certo punto si ferma? Lo chiedo perchè mi è già successo purtroppo T^T Comunque seguo anche l'anime alle 23.05 su Cartoon Network, Sky. Non immagini che occhiaie, ogni mattina T^T Ma ne vale la pena, no? XD Sì, Ed e Al lo sanno che Winry è stata adottata ma essendo bambini non gli importa più di tanto e la trattano come se fosse veramente loro sorella... O almeno, questo vale per Ed XD Che ne pensi del triangolo che si è venuto a creare? Sisì, ci sarà certamente dell'EdWin, è una coppia che io adoro! E se può consolarti ti dico subito che non ho nessuna intenzione di mettere Ed con nessun altro se non Winry! Non mi piace molto lo Yaoi... a mala pena lo sopporto, anche se devo dire che alcune storie Yaoi sono scritte bene... Beh, è questioni di gusti, suppongo! Noi abbiamo i nostri e loro hanno i loro XD A presto, spero di leggere un tuo nuovo commento^^ Ah, quasi non me ne dimenticavo... la fic ha un nuovo capitolo e forse ne aggiungerò altri... forse un altro, perchè se no si dilunga troppo XD Pensa che non vedo l'ora di finirla per iniziare il Sequel... ne ho in mente di tutti i colori per questi tre *risata malefica* XD
Ringrazio inoltre tutti quelli che hanno inserito la ff tra i preferiti e spero che continuerete tutti a seguire la ff^^
Ci sentiamo tra una settimana allora^^ (sempre che sopravviverò al primo giorno di scuola, s'intende T^T)
Il cambiamento arriva sempre all'improvviso, come un pugno in faccia. Ci sono persone che riescono ad accettare il cambiamento. Io purtroppo non sono una di quelle.
Quando quella mattina i suoi tre figli scesero a colazione e non mangiarono niente, Trisha non poté far altro che sospirare e guardare Winry con disappunto misto a gratitudine mentre la ragazzina faceva finta di nulla atteggiandosi a santa.
Tuttavia non riuscì a sentirsi tranquilla, sentendo qualcosa di strano nell'aria.
Era elettricità statica che viaggiava alla velocità di mille kilometri al secondo, e per quanto questo non potesse far altro che rattristarla e preoccuparla, i suoi tre figli c'erano dentro fino al collo.
La tensione si poteva tagliare con un coltello, e a giudicare dall'espressione sperduta che leggeva negli occhi di Winry, lei non ne sapeva niente.
Trisha pensò che poteva essere la prima volta che Winry non era convolta in qualche guaio da Edward e Alphonse. Che la ragazza stesse mettendo la testa a posto? Ne dubitava, visto la forte influenza che Alphonse, e specialmente Edward, avavano su di lei.
Chissà se aveva fatto bene a mandarli in paese a fare compere, per tenerli occupati...
Non poté far altro che affidarsi a quel Dio di cui suo marito dubitava l'esistenza, chiedendogli in ginocchio di proteggere i suoi figli e guidarli sulla giusta via.
<< Non avete una strana impressione? >> chiese Winry all'improvviso, mentre passavano davanti alle bancarelle del mercato di Rasembool, che si teneva ogni Mercoledì mattina. Alphonse la guardò confuso: << Strana impressione? In che senso? >>.
Edward sbuffò annoiato: << Nessuna strana impressione. Solo non vedo l'ora di tornarmene a casa! >> esclamò luitrafiggendo con lo sguardo i proprietari delle bancarelle che alzavano la voce per attirare la loro attenzione. << Non so... è come se... ci fosse qualcosa nell'aria... >> sussurrò Winry, alzando gli occhi al limpido cielo blu.
Edward ghignò: << Speriamo che non arrivi un temporale, allora! >> esclamò sarcastico, incrociando le braccia dietro al collo in maniera strafottente.
Sia Alphonse che Winry lo ignorarono, riprendendo a camminare.
<< Che cosa dobbiamo comprare alla mamma? >> chiese Alphonse a Winry, mentre lo sguardo gli cadeva inevitabilmente su una bancarella che vendeva oggetti di acciaio che con il loro luccichio attiravano l'attenzione.
Anche Winry alzò lo sguardo e osservò gli oggetti in vendita alla bancarella con evidente meraviglia: << W-o-w >> sillabò, ammirata.
Edward guardò i due fratelli con aria scettica e poi si girò verso la fonte di tanta meraviglia.
La donna dietro la bancarella, una donna molto vecchia e alta la metà di Edward, sorrise soddisfatta di aver attirato l'attenzione dei tre giovani.
<< Vi interessano gli Auto-mail, cari? >> chiese con voce roca.
Winry si avvicinò di più alla bancarella facendosi spazio tra i passanti. << Auto-mail? >> le fece eco, curiosa.
La vecchia annuì, lieta dell'interesse che la giovane Winry provava: << Certo, mia cara. Gli Auto-mail sono arti meccanici capaci di sostituire parti del corpo perdute in guerra o in fatali incidenti. >>
Alphonse allungò la mano verso la riproduzione meccanica di un braccio umano, osservando il proprio riflesso nell'acciaio.
<< Intende dire che gli uomini possono usare questi arti meccanici al posto di quelli veri? Possono usarli come se fossero arti umani? >> chiese il minore degli Elric con ammirazione. La vecchia annuì mentre un sorriso si faceva spazio tra le rughe e pieghe di quel viso usurpato dagli anni.
Edward sbuffò ancora, questa volta pià forte e con impazienza: << Insomma, non ci serve questa robaccia! Sbrighiamoci, compriamo quello che ci serve e andiamocene! >>
Winry lo fulminò ancora una volta con lo sguardo mentre Alphonse si scusava con la vecchia: << Scusi, perdoni mio fratello maggiore, a volte è un po'.... impaziente, diciamo. >> esclamò Alphonse grattandosi la testa con aria imbarazzata e accennando un leggero inchino.
Lo sguardo della vecchia vagò da Alphonse ad Edward e viceversa, poi disse, con voce tagliente: << Così tu saresti il fratello maggiore, eh? Non l'avrei mai detto, sei così basso che ti avrei dato al massimo nove anni! >>
Winry ed Alphonse si girarono immediatamente verso Edward con espressione tesa.
<< Nove anni? Nove anni?!?!?!?! Ma se lei non mi arriva neanche alle ginocchia! >> esclamò Edward irato, lanciandosi letteralmente dall'altra parte della bancarella, per azzannare la vecchia.
Si udì un forte rumore e poi...
<< Ed, ti sei fatto male? >> chiese Winry preoccupata, sporgendosi dall'altro lato della bancarella per accertarsi delle condizioni del fratello.
<< Però, signora... lei ha veramente dei riflessi pronti! Non l'ho vista neppure mentre la prendeva, quella padella!!! >> esclamò Alphonse impressionato dalla velocità con cui la vecchia aveva tirato fuori una padella e l'aveva usata a mo' di scudo facendo sì che Edward ci andasse a sbattere contro.
<< Di questi tempi non si sa mai, figliolo! Sai quanti uomini vorrebbero approfittarfe di una donna nel fiore degli anni come me? >> chiese la vecchia pavoneggiandosi, specchiandosi nella parte linda e luccicante della pentola.
<< Praticamente nessuno! >> esclamò Edward mentre con le lacrime agli occhi si rialzava da terra e si massaggiava il naso dolorante.
Winry sospirò di sollievo, per poi dire: << Sai, Ed, è un sollievo che tu abbia la testa più dura del marmo! Un colpo del genere avrebbe fracassato il cranio a chiunque! >>
Anche Alphonse e la vecchia venditrice risero.
Edward si rialzò in piedi fulminando tutti e tre con lo sguardo e con un altro salto tornò dalla parte opposta della bancarella, tra Winry ed Alphonse che ancora se la ridevano. La vecchia sorrise: << Quali sono i vostri nomi, ragazzi? >> chiese poi, spostando lo sguardo su Winry con aria nostalgica.
<< Io mi chiamo Alphonse, lei è Winry e lui è Edward. >> rispose cortese Alphonse, sorridendo.
<< Io sono Pinako. Avete dei bellissimi nomi. E anche questa è una bellissima città. >> Pinako sospirò scuotendo la testa, fissando Winry intensamente.
<< Lei abita qui? >> chiese Winry ignorando Edward che le tirava il lembo della maglietta per dirle di sbrigarsi.
<< Abito fuori città. Signorina Winry... se le interessano gli Auto-mail potresti fare un salto alla mia officina. Naturalmente l'invito vale anche per voi, Signorino Alphonse >> Aggiunse Pinako temendo di aver offeso il ragazzo. Edward sbuffò: << Ah, e io non posso venire? >> chiese irritato. Pinako rise: << Oh, scusa! E' che siccome non ti ho più visto temevo te ne fossi andato. Non avevo idea che ci fossi ancora. >>
Edward fece per saltare un altra volta dall'altra parte della bancarella ma venne prontamente fermato da Alphonse, che lo prese per le spalle con l'intento di fermarlo.
<< Su, andiamo! Per quanto mi dispiaccia ammetterlo Ed ha ragione! Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo comprare le cose per la mamma prima che il mercato chiuda! >> esclamò Winry a malincuore ma con risolutezza, osservando con una certa tristezza uno degli arti di Acciaio esposti sulla bancarella.
La vecchia sorrise ai tre giovani: << Ci vediamo presto, ragazzi miei! >> mentre loro si allontanavano.
Edward le fece la lunguaccia, una volta assuratosi che non lo avrebbe visto: << Figuriamoci, non tornerei lì neppure per sbaglio! Altrochè 'ci vediamo presto'!!! >> la canzonò il ragazzo, sotto lo sguardo rassegnato di Winry e Alphonse.
Winry si grattò il mento pensierosa: << Mi pare che quella donna abiti vicino a casa nostra. Ci sono passata davanti un paio di volte ma non pensavo che fungesse anche da officina di Auto-mail...>> mormorò, quasi parlando a sé stessa.
<< Winry, cosa dobbiamo comprare? >> chiese ancora Alphonse avvicinandosi alla ragazza quel che bastava da far sobbalzare persino Edward.
Che cosa doveva fare adesso? E.... e se Alphonse aveva intenzione di dichiararsi a Winry quel giorno stesso?!
No, doveva impedirlo. Non poteva permettere che la sua famiglia e la sua felicità venissero turbate dall'egoismo di Alphonse.
Egoismo... non aveva mai pensato di poter dire una cosa del genere di Alphonse....
E se fosse stato lui, invece, il vero egoista? In fondo non voleva forse che la sua famiglia venisse lasciata in pace? Come Winry faceva parte della sua famiglia, lo faceva anche Alphonse, ovviamente. E per quanto gli desse fastidio ammetterlone faceva parte anche più di Winry, effettivamente.
Ma una famiglia non è una famiglia solo perchè le persone che ne fanno parte hanno lo stesso sangue. No, Winry era sua sorella, tanto quanto Alphonse.
Però il dubbio rimaneva. Chi stava sbagliando? Alphonse o Edward? Edward o Alphonse?
Edward si passò una mano tra i capelli, frustrato, e si mise tra i suoi fratelli, separandoli.
<< Perchè non ci dividiamo? Io e Winry andiamo avanti e svoltiamo a destra alla curva, mentre tu, Al, svolti a sinistra. Alle dodici ci rincontriamo qui. Ok? >> chiese velocemente sperando che la sua richiesta venisse accolta da entrambi senza destare sospetti.
Winry lo osservò prima guardinga, poi preoccupata: << Meglio di no, Ed. Tu vai con Al, io vado da sola. >> esclamò lei di rimando, con convinzione.
<< Cosa? Non se ne parla, Win! Sei una ragazza, non sai cosa può succederti se giri da sola per le vie del mercato! >> protestò vivacemente Alphonse, enfatizzando il tutto mostrando il pugno.
Winry sorrise dolcemente ad Alphonse, tanto dolcemente che il ragazzo arrossì ed Edward si chiese se anche lei ricambiasse i sentimenti del fratello.
<< Non devi preoccuparti per me, Al. Se avrò bisogno di aiuto ci sarà la gente del villaggio. Non andrò da sola in vicoli buii, non rivolgerò la parola a persone che non conosco e non accetterò caramelle dagli sconosciuti. D'accordo? >> chiese la ragazza sorridendo ironicamente mentre snocciolava a memoria quello che Trisha diceva a tutti e tre prima che uscissero di casa.
Alphonse non sembra molto contento della piega che stava prendendo la situazione, ma annuì. << Sta attenta. >> disse, abbassando lo sguardo.
Winry gli mise una mano sotto il mento e lo costrinse a rialzare lo sguardo, posandogli un bacio vicino all'occhio destro: << Non preoccuparti. Tu piuttosto, non allontanarti da Ed e fa tutto quel che ti dice. >> gli disse, per poi spostare lo sguardo su Edward e puntandogli contro l'indice affusolato con aria accusatoria: << E tu, se scopro che hai dato noie ad Al o che per colpa tua ha fatto qualcosa di stupido, giuro che dirò a mamma di lasciarti a digiuno per una settimana intera e di farti dividere la cuccia con Den. Sono stata abbastanza chiara, Ed? >> finì, battendo le ciglia con finta aria innocente.
Edward ridusse gli occhi a fessure e la guardò oltraggiato: << Trasparente. >> rispose freddo, dandole le spalle.
<< Andiamo Al. >> aggiunse Edward allontanandosi senza degnarla più di uno sguardo ma consapevole che Alphonse, al suo fianco, lo stava facendo anche per lui.
<< Uff! Finalmente abbiamo finito! >> esclamò Edward pagando uno dei tanti uomini dietro le bancarelle mentre questo metteva la merce acquistata in una busta da spesa.
Alphonse prese la busta che l'uomo gli tendeva ed annuì a suo fratello distrattamente, facendo finta di aver ascoltato tutto quello che lui aveva detto nell'arco di quell'ora.
Attraversarono uno stretto spazio tra una bancarella e l'altra spuntando poi nella piazza di Resembool, l'unica a quanto pareva ad essere stata risparmiata dal mercato del Mercoledì. Si sedettero su una panchina e lasciarono cadere con delicatezza le buste con i loro acquisti.
Edward gli rivolse un occhiata strana.
<< La vecchia che vendeva Auto-mail era proprio una donna bellissima, vero, Al? >> chiese Edward assottigliando gli occhi con aria seccata, aspettando che Alphonse gli desse la prova di quello che pensava da circa un ora, quando aveva iniziato a parlare ininterrottamente.
<< Sì, è vero. >> rispose infatti Alphonse, dando conferma ai sospetti del fratello.
Alphonse esitò un attimo, poi si voltò verso il fratello, tutto rosso: << Che cosa?! Ma l'hai vista bene, Fratellone?! >> chiese, urlando.
Edward si tappò le orecchie infastidito: << Se me ne sono accorto?! Al, era solo un tranello per vedere se stavi ascoltando! Si può sapere dov'eri mentre io parlavo con te?! >> chiese il biondino trafiggendo il fratello minore con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Alphonse sospirò, tornando all'espressione triste di pochi attimi prima. << Scusami, Fratellone. Stavo pensando ad altro e non ti ho ascoltato. >> ammise il ragazzino, abbassando lo sguardo.
Edward lo guardò sorpreso: che cosa diavolo stava succedendo a suo fratello?!
<< A cosa pensavi? >> chiese Edward, curioso e spaventato dalla risposta che in fondo sapeva già.
Alphonse sospirò. << A Winry, come al solito. >> rivelò sconsolato posando la testa tra le mani.
Edward lo guardò incerto: << A cosa, in particolare? >> chiese con esitazione.
Alphonse sospirò ancora e Edward stava quasi per tirare un sospiro di sollievo, visto che non sembrava intenzionato a rispondere.
<< Winry mi considerà solo un bambino. Temo che se le dicessi che la amo non mi prenderebbe sul serio. >> confessò Alphonse, alzando lo sguardo al fratello maggiore per vedere la sua reazione.
Edward rise amaramente: << Lei ti considera suo fratello. E io considero lei e te miei fratelli. >>
Alphonse alzò gli occhi al cielo, come se stesse ascoltando una ramanzina ripetuta per la millesima volta: << Lo so, dannazione! Lo so benissimo! So che sto rovinando tutto! Ma... non posso farci niente! Non riesco a ignorare i miei sentimenti! E quando capiterà anche a te ti sentirai allo stesso modo. >> chiarì Alphonse, come se stesse dimostrando una grande debolezza e volesse far presente che non era colpa sua se la provava.
Edward osservò l'espressione determinata negli occhi azzurri di suo fratello.
Occhi azzurri...
Anche Winry aveva gli occhi azzurri. Sì. Azzurri.
In un certo verso quando Winry era entrata a far parte della sua famiglia nessuno del villaggio aveva detto niente o spettegolato.
La somiglianza che c'era tra Winry e i suoi fratelli era comunque notevole, sebbene non esistesse effettivamente nessun legame di parentela tra loro.
Lei aveva i capelli biondi, più biondi sia di quelli di Edward, che tendevano al biondo scuro, sia di quelli di Alphonse, che erano più verso il color paglia. E gli occhi erano azzurri, più azzurri di quelli di Alphonse ma con la stessa innocenza sconfinata.
Edward non poté fare a meno di immaginare come sarebbe andata la faccenda se Winry non fosse stata sua sorella. Se non ci fosse stato nessun ostacolo all'amore che Alphonse provava per lei. Inaspettatamente il suo cuore prese a martellare più forte e i suoi occhi si accesero di astio, nell'immaginare che in quel caso lui non sarebbe c'entrato veramente niente nella faccenda e forse Winry l'avrebbe ricambiato. La rabbia si trasformò in preoccupazione, poi in dolore. Infine scomparve tutto, proprio mentre Edward ribatteva pronto. << No, non mi sentirò allo stesso modo. Perchè quando succederà a me - e SE succederà - mia sorella non c'entrerà assolutamente niente. Quindi non avrò la sensazione di rovinare la mia famiglia per il mio puro egoismo. >> Appena finì di parlare si sorprese della facilità con cui quelle parole cariche di veleno e verità gli fossero uscite spontanee.
Alphonse lo guardò negli occhi, finalmente. << Egoismo? Tu mi stai tenendo lontano da Winry perchè temi che lei possa preferire me a te. Che possa voler più bene a me che a te. >>
Quelle parole gli fecero più male che mai.
Che Alphonse avesse ragione? Che fosse quello il motivo per cui... ?
Ma allora... lui.... anche lui provava qualcosa per Winry? Anche lui... la amava?
Si alzò dalla panchina con la sua solità velocità impressionante, che questa volta non fece sobbalzare Alphonse, che probabilmente se lo aspettava.
Nascose gli occhi all'ombra dei capelli biondo scuro ringraziando che non se li fosse ancora tagliati, permettendo così alla frangetta di nascondergli quello sguardo così indeciso, così incerto di quel che stava accadendo dentro e intorno a sé.
<< Andiamo a cercare Winry. E' tardi. Dobbiamo tornare a casa. >> disse debolmente, facendo cenno ad Alphonse di seguirlo.
<< Sì, andiamo. >> rispose Alphonse con una nuova tristezza nella voce, come se si fosse pentito di quello che aveva fatto.
Ma Edward non poteva sopportare che si prendesse la colpa di qualcosa in cui in realtà non c'entrava nulla.
<< Al, è tutto apposto. Sei stato sincero. Persino più di me. Non c'è motivo di essere più triste o depresso di quanto tu non sia già. >>.
Winry camminò al fianco di Edward e Alphonse con una sola busta della spesa, sotto espressa richiesta dei due.
Sentiva ancora una strana paura, nonostante tutto. Un presentimento, qualcosa che stava per cambiare, da quel momento in poi.
Il sole era già alto e anche quel giorno avevano fatto tardi, come al solito. Edward e Alphonse procedevano in silenzio, senza dire una parola. Normalmente Winry si sarebbe sentita più che felice di quel meraviglioso silenzio religioso, ma in quel momento serviva solo a inquietarla di più.
Era come... come se fosse un segno. Quel silenzio da parte di Edward e Alphonse... e dire che passavano ventitré ore su ventiquatto a bisticciare. Nessuno ci avrebbe creduto, in quel momento.
Ecco, se Winry alzava lo sguardo poteva scorgere casa loro, sebbene fossero ancora lontani.
<< Allora, mi volete dire che cos'è successo? >> chiese spazientita, oltrepassando i due fratelli e voltandosi verso di loro per guardarli, camminando all'indietro.
<< Così finirai per cadere. >> disse Edward con voce insolitamente spenta, quasi sovrappensiero.
Winry sbuffò e gli fece la lunguaccia, rimanendo stupita quando Alphonse non sorrise al gesto né diede segno di averlo notato.
Si accorse con un brivido che entrambi sembravano burattini vuoti che camminavano per mano di un burattinaio invisibile. Morti viventi, in poche parole.
Rabbrividì ancora, prima di rischiare di cadere per terra come preannunciato da Edward.
Per fortuna Edward si era sporso nella sua direzione appena in tempo per afferarla per il braccio e impedirle di cadere. I suoi occhi parvero consapevoli, per un momento, ma poi ripresero l'aspetto di pochi secondi prima, vuoti e pensosi.
Alphonse non sembrava neppure essersi accorto di niente, sebbene l'avesse guardata per una manciata di secondi.
Che fosse uno dei solilti scherzi di Edward? No, Alphonse non avrebbe mai partecipato alla sceneggiata.
Che ce l'avessero con lei per qualche strana ragione? ... Non le smebrava di aver fatto niente, però....
Arrivarono a casa loro in pochi minuti.
Winry tirò fuori la chiave di casa con sguardo perso, accorgendosi però che la porta era socchiusa.
<< Ma cosa... ? >> esclamò Edward ripresosi da quella specie di transe alla vista della porta lasciata semiaperta.
Anche Alphonse sembrava rinsavito, all'improvviso, mentre posando una mano sulla porta la spingendola fino a che non si fermò all'improvviso.
Winry sgranò gli occhi mentre il suo cuore si fermava per poi riprendere a battere velocemente, senza sosta.
La fronte di Alphonse si cosparse immediatamente di sudore freddo, mentre le mani iniziavano a tremargli.
Edward si irriggì, temendo di entrare per scoprire per quale motivo la porta non si apriva di più.
<< M... mamma.... Mamma! Mamma!!!! >> girdò, prima a bassa voce e poi a squarcia gola, non udendo risposta.
Con il fiato corto oltrepassò la soglia, mentre i suoi occhi iniziavano a bruciare di lacrime mal trattenute.
Trisha Elric stesa per terra, pallida come un cadavere e apparentemente priva di vita bloccava la porta d'entrata.
<< Alphonse, aiutami! Aiutami, dobbiamo portarla al caldo... ! Winry, chiama qualcuno, un dottore, subito! >> esclamò Edward disperato, squotendo il corpo della madre fino a sentire il suo battito cardiaco accelerare leggermente, sotto il tessuto del vestito.
Winry ricacciò indietro le lacrime e attraversò la stanza a grandi falcate prendendo velocemente il telefono e componendo il numero del dottore di Rosembool.
Con la coda dell'occhio vide Edward e Alphonse sorpassarla, trasportando il corpo freddo e rigido della madre verso il divano.
Udì dei sussurri provenienti da Edward e poi vide la tipica luce gialla che caratterizzava le Trasmutazioni Alchemiche comparire e sparire in un lampo.
<< Pronto? Qui Dottor Jacob. >>
Cerco di dominare il tono della voce senza riuscirci, mentre tra un singhiozzo e l'altro rispondeva.
<< P... pronto, sono Winry Elric, mia madre sta male, abbiamo bisogno di un medico.... >>
<< In che condizioni si trova? >> chiese immediatamente il medico.
Winry la osservò da lontano, mentre la mano con il telefono in mano continuava a tremare convulsamente e il nodo alla gola le impediva di parlare e ragionare lucidamente.
<< E' fredda... e rigida... ma... respira ancora.... l'abbiamo trovata svenuta quando siamo tornati a casa... >>
<< C'è qualcuno lì con lei? >> Chiese il medico con voce ansiosa.
Ci volle qualche secondo perchè Winry riuscisse a rispondere positivamente.
<< Ditemi dove abitate e fate come vi dico... >>
In attesa del dottore, pochi minuti dopo la telefonata, Winry toglieva la pezza bagnata dalla fronte di Trisha per bagnarla nuovamente e tentare di abbassare la febbre alla donna. Sentiva chiaramente i singhiozzi mal trattenuti di Alphonse e la paura tangibile di Edward mentre tenevano la mano alla madre e non le staccavano gli occhi di dosso.
Mise la mano con la pezza nella vaschetta dell'acqua fresca e sobbalzò, tremante.
<< Ed, l'acqua! L'acqua è calda... dobbiamo cambiarla, l'acqua deve essere fredda, l'acqua.... >>
Winry si asciugò con stizza le lacrime che le cadevano per le guance e guardò il viso pallido e terribilmente rigido di sua madre.
Edward annuì, incapace di proferi parola e si avvicinò alla bacinella dell'acqua in preda al terrore e con le mani tremanti, cosciente che le sue gambe non avrebbero fatto un solo passo in direzione del bagno per cambiare l'acqua. Batté le mani e toccò la bacinella. Immediatamente nella bacinella comparvero piccoli pezzi di ghiaccio e l'acqua si raffreddò. Né Alphonse nè Winry trovarono la forza di domandare come avesse fatto Edward - che non se ne era accorto - a trasmutare l'acqua senzsa usare il Cerchio Alchemico. In quel momento, mentre Winry riadagiava la pezza sulla fronte di Trisha qualcuno alla porta bussò.
I fratelli sobbalzarono e Alphonse corse verso la porta, sebbene ogni passo gli costasse un dolore enorme, come mille chiodi invisibili che gli si conficcavano nella carne, uno per uno.
Il dottor Jacob era un uomo sulla mezza età che ispirava fiducia, ma questo non riuscì a tranquillizzare Alphonse.
L'uomo lanciò ai tre ragazzi un occhiata piena di compassione ed entrò segiuto da una ragazza più giovane di lui, che probabilmente lo avrebbe aiutato nell'analisi.
<< Scusate ragazzi, potete uscire un attimo dalla stanza... ? >> chiese il dottore ai tre ancora riuniti intorno al letto.
Edward e Winry si alzarono riluttanti, mentre Alphonse guardò il medico con espressione supplicante.
<< Va bene, tu resta, aiuterai la mia inserviente. >> disse il medico ritornando a concentrarsi sulla paziente.
Winry ed Edward uscirono dal soggiorno, entrando in cucina e chiudendosi la porta alle spalle.
<< Che cosa... che cosa faremo se... ? >> chiese Winry mentre gli occhi le si riempivano nuovamente di lacrime e il groppo che le si era formato alla gola tornava ad ingrossarsi rendendole impossibile continuare la frase.
Edward scosse la testa: << Non... non lo so.... >> disse, negli occhi una paura che spaventò ancora di più Winry.
<< Stava bene... quanso siamo usciti di casa stamattina stava bene! >> esclamò Winry con rabbia, questa volta permettendo alle lacrime di scendere e lasciando che il groppo che aveva alla gola le bruciasse da morire.
<< E' colpa mia.... se io fossi restato a casa oggi... ci sarei stato quando lei.... e avrei potuto... >> Edward farfugliava frasi senza senso, per la prima volta aveva paura.
Paura di perdere sua madre, l'unica persona che aveva al mondo. Come avrebbe fatto se lei... ? Non riusciva neppure a pensare a quella parola, il suo cervello si rifiutava di... collegare quella parola maledetta a sua madre.
<< Ed... smettila! Non è colpa tua! Tu... non potevi sapere che... che... >> non riuscì a continuare la frase, il suo corpo si rifiutò di rispondere ai comandi.
In quel momento sentiva solo il suo cuore premere per uscire dalla cassa toracica, il vuoto sotto i piedi, la sensazione o la speranza che non appena avrebbe fatto qualche passo si sarebbe risvegliata nel suo letto, in camera sua, e Trisha sarebbe venuta a svegliarla, ad abbracciarla, a dirle che era solo un brutto sogno e che lei non se ne sarebbe andata... che lei non l'avrebbe lasciata...
Ma questo non sarebbe successo. Lo sapeva. Così come l'aveva saputo undici anni fa, quando arrivò una fredda lettera dell'esercito a comunicare la morte dei suoi genitori, portando le condoglianze di persone che probabilmente non avevano neanche idea di chi fossero le persone morte in quella maledettissima guerra, che non sapeva neanche che persone speciali fossero.... Ma tutto si era risolto, Trisha l'aveva adottata, l'aveva amata e trattata come una figlia, e Winry l'aveva amata a sua volta, come aveva amato i suoi genitori.
E allo stesso modo se ne stava andando. E allo stesso modo lei era impotente, non poteva fare niente, se non aspettare.
<< Edward... >>
Winry pronunciava raramente il suo nome per intero, e quando lo faceva era solo perchè era arrabbiata.
Ma in quella giornata nulla sembra più sorprenderlo o toccarlo, nulla.
Lui non era in quella stanza.
Lui era in camera sua, stava dormendo. Stava avendo un incubo.
Adesso si sarebbe svegliato, adesso....
Le braccia di Winry gli circondarono il collo e il suo viso sprofondò nella maglietta estiva che indossava. La strinse a sé senza pensarci,pensando che il dolore sarebbe finito, che presto se ne sarebbe andato....
E così successe.
Il suo cuore lentamente riprese a battere, i suoi polmoni si riempirono del profumo dei suoi capelli e i suoi occhi smisero di bruciare.
Doveva essere morto, perchè non sentiva più alcun dolore fisico, ma allo stesso tempo si sentiva vivo, ancorato alla vita da quella piccola e minuta figura che stava facendo affidamento su di lui, che lo stava abbracciando.
<< Ti prego... >> Winry gli stava parlando, e dovette concentrarsi per capire che cosa gli stesse dicendo.
<< Ti prego, non... non lasciarmi anche tu... non farlo.... non farlo mai... >> mormorò la ragazza riprendendo a singhiozzare e stringendosi di più a lui per trarre conforto.
<< Lasciarti? No che non ti lascio.... >> riuscì a rispondere lui, mentre sentiva le lacrime di Winry bagnargli la stoffa della maglietta fino ad arrivare alla spalla.
La allontanò da lui quel tanto che bastava per scorgere i suoi occhi azzurri lucidi e rossi, pieni di lacrime.
Le accarezzò una guancia asciugandole una lacrima e cercando di trovare la forza di sorridere, per tranquillizzarla.
Chiuse gli occhi e posò la fronte contro quella di lei chiudendo gli occhi e ispirando forte.
Sorrise leggermente, riaprendo gli occhi e specchiandosi in quei limpidi laghi azzurri.
<< Sai di Giglio. Come quella volta, ti ricordi...? >> domando retoricamente Edward, mentre lei ricambiava lo sguardo smettendo di singhiozzare.
Winry gli parve più vicina, all'improvviso. Sentiva il suo respiro sulle labbra, che andava man mano regolarizzandosi.
Era proprio vero che profumava di Giglio. Sentiva quell'odore d'appertutto, come se la stanza ne fosse impregnata. Impregnata, come le ciglia di Winry erano impregnate di lacrime trasparenti, ma allo stesso tempo reali...
Non sapeva cosa stesse facendo, sapeva solo che doveva avvicinarsi di più a lei, doveva averla più vicina...
Avvicinò il viso al suo, le loro labbra a un millimetro di distanza....
Negli occhi azzurri di Winry si leggevano la paura e la confusione che stava provando in quel momento... forse...
La porta si aprì con uno scatto e ne uscì la ragazza che stava con il dottore.
Edward si irriggidì, colto alla sprovvista e fece un passo indietro.
Winry non l'aveva vista bene, prima, con gli occhi appannati dalle lacrime: era molto bella e doveva avere una ventina d'anni. Aveva capelli neri e occhi castano chiaro, sinceri, delle persone che non sono abituate a mentire.
Ma nel guardare nei suoi occhi si sentì male. Improvvisamente gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime e pianse ancora, senza singhiozzare.
<< La paziente ha una malattia molto rara che purtroppo va avanti da molto tempo. E' arrivata all'ultimo stadio e tra poco... >> la donna abbassò gli occhi sentendo la propria sicurezza crollare: capitava raramente di dover dare una notizia del genere e il fatto che quella paziente vivesse sola con i figli adolescenti non aiutava.
Edward strinse i pugni: una malattia che andava avanti da molto tempo...
Sua madre aveva sofferto per tutto quel tempo e non aveva mai detto niente a nessuno.
E adesso stava morendo, per colpa loro. Per colpa loro, che erano stati ciechi, che non avevano saputo guardare dietro ai comportamenti della loro madre, alla sua spossatezza, ai suoi sorrisi stanchi... Tutto assumeva un altro significato, tutto prendeva forma e i pezzi del puzzle si incastravano magicamente al loro posto....
<< Non credo che supererà la notte. Se volete parlarle, adesso è sveglia. >> mormorò ancora la donna, rinunciando a guardare negli occhi quei poveri ragazzi.
Edward e Winry rientrarono in tempo per vedere Alphonse, in ginocchio accanto al letto della madre.
<<... me lo prometti, Al? >> chiese Trisha con voce stanca e allo stesso tempo serena, come se avesse accettato la sorte che le era stata imposta.
<< Sì. >> rispose con voce bassa e remissiva Alphonse, con gli occhi lucidi di lacrime trattenute.
<< Bravo il mio ometto, non piangere. I maschietti non piangono. >> sussurrò dolcemente Trisha, sollevando una mano per accarezzare il volto del figlio per un ultima volta.
<< Signora, non deve sforzarsi! >> disse subito il medico, dai piedi del letto.
Trisha lo ignorò e guardò con sorpresa i suoi due figli, Edward e Winry, osservarla dalla soglia.
<< Venite, per favore. >> disse Trisha mentre Alphonse faceva spazio ai fratelli, che si inginocchiarono accanto al letto.
<< Edward. Sei il fratello maggiore, l'uomo di casa, adesso. Prenditi cura di Winry e Alphonse. Loro sono la tua famiglia, lo sai? >> chiese Trisha sorridendo dolcemente e deglutendo rumorosamente, come se quelle parole le costassero molto sforzo.
<< Winry, cara. Tanti anni fa adottai una bambina di tre anni, un uragano di vivacità. Non stava mai ferma e portava tanta gioia a chi le stava intorno. Adesso invece ho davanti una donna. Avrei... >> tossì, portandosi una mano alla bocca e cercando di nascondere alla vista dei figli il sangue di cui si era macchiata. << Avrei voluto... tanto... vedervi crescere, diventare adulti. Ma... va bene così. Io vi voglio bene, lo sapete questo, vero? Vostro padre... mi lasciò dei soldi, prima di andare via. Non li ho usati, sono di sopra, in camera mia, sono sicura che li troverete. Prendetevi cura l'uno dell'altro, capito? Siete una famiglia... dovete stare insieme, dovete volervi bene. >> Tossì ancora. << Io voglio bene a tutti voi e so... che sopravviverete. Andrete avanti, perchè potete contare l'uno sull'altra... Però... avrei... un ultimo favore da chiedervi.... >> tossì ancora, questa volta con più forza, con più violenza. << Promettetemi... che starete insieme... >> riuscì a dire Trisha, sollevando la mano tremante dal letto e tendendola verso i suoi figli.
Edward la strinse forte, annuendo insieme ad Alphonse e Winry, con gli occhi che gli bruciavano di lacrime trattenute solo per pura forza di volontà. << Qualunque cosa succeda... non permettete che qualcosa riesca a dividervi... non permettetelo.... mai... >>
La mano che stringeva quella di Edward perse forza all'improvviso, stirandosi per poi diventare rigida.
Cadde sul materasso priva di forza, vuota. Sul volto di Trisha Elric la traccia dell'ultimo sorriso, dedicato a quello che aveva di più caro, ai suoi figli.
Talpina Pensierosa: Sono felice che la storia ti piaccia^^ Spero continuerai a seguirla^^
Siyah: No, non mi sto ispirando a Georgie XD Però devo ammetterlo che il triangolo è terribbilmente simile O.O XE Vabbeh, dai, spero continuerai a seguirmi^^
WinryRockbelltheQueen: O.O Davvero sono quattordici pagine?!?! Scrivo sul Blocco Appunti e lì non mi segna le pagine... Wow, sono stupita di me stessa O.O Anche un po' scoinvolta, per dirla tutta O.O La storia dell'asteroide l'ho presa da un mio compagno di classe, che fra l'altro ha lo stesso carattere di Edward °ç° Peccato che in bellezza siano completamente diversi T^T Alphonse è così tenero *ç* io lo adoro *ç* e mi dispiace per la fine che gli faccio fare in questa ff T^T (No, non lo uccido ovviamente) ... (Beh, non fisicamente almeno O.O) Davvero ti piace il pezzo a casa dell'amica di Trishia? A me è sembrato un po' troppo avventato... Sono contenta che a te piaccia, però^^ Purtroppo non ho la minima idea di quale sia la trama del manga, mi spiace, ho comporato da poco il sesto volume, comincio da quello T^T Sai dirmi quando esce il prossimo, già che ci siamo? XD Temo che per quanto riguarda questa parte della storia resterò fedele alla trama dell'anime... ma il seguito... eh eh^^ Ah, la storia si sta allungando e c'è un capitolo tutto miele che mi ricorda terribilmente una scena di Beautiful O.O Naturalmente non ci saranno scandali alla "Mamma devo dirti una cosa: sono tuo padre", però... XD Beh, capirai a tempo debito XD La Blue Bird's llusion? Che cos'è? *ç* Spero che continuerai a seguirmi anche tu^^
Emily the strange: Non preoccuparti se non sei riuscita a commentare subito, io ho aggiornato con un ritardo mostruoso per via di un guasto al computer T^T... Ma perchè tutti odiate il mio povero Alphonse??? E' così piccolo e carino *ç* In ogni caso, io sono EdxWin, Al è solo una scusa per dare una mossa ai neuroni ancora funzionanti di Edward *annuisce gravemente* Beh, spero continuerai a seguirmi anche tu^^
Avviso a tutti i lettori: A causa di un guasto al computer gli aggiornamenti saranno irregolari T^T Mi dispiace per il disagio, ma spero che continuerete tutti a seguirmi ugualmente T^T
****La stupenda frase ad inizio capitolo è della mitica Veronica Mars!!!
La tragedia imperversa sulla tua vita come un
tornado, sradicando tutto, creando il caos. Aspetti che la povere si depositi,
e poi scendi. Puoi vivere tra le rovine e far finta che sia ancora il palazzo
che ricordi. O puoi tirarti su dalle macerie e ricostruire lentamente. Perché
dopo essere stati colpiti da un fulmine, l'importante è andare avanti. Ma se
sei come me, continui a inseguire la tempesta. Il problema di quando combatti
una tempesta è che ti sfianca, ti demoralizza... Anche gli esperti sono d'accordo,
c'è bisogno di una pausa.
Il verde di quell'erba le piaceva. Era un verde diverso dai
soliti verde che si incontravano in tutta la città. Era un verde a metà tra il
chiaro scuro che infondeva uno strano senso di pace. Ricordò con quanta fatica
aveva fatto crescere l'erba, nel giardino di casa sua. I semi li aveva presi
dalla serra del villaggio. Era corsa a casa e li aveva subito piantati, in uno
spiazzo in cui la terra era incolta. Annaffiava ogni settimana e ogni volta che
vedeva il terreno secco.
Dopo quasi un mese di attenzione e cura l'erba aveva
iniziato a crescere, lenta, con calma, come se non gliene importasse niente di
quella ragazzina petulante che ogni giorno l'annaffiava sperando di vederla
diventare alta tutto a un tratto.
E poi era cresciuta, finalmente. Era diventata verde scuro,
come la melma. Ed era cresciuta a livelli diseguali: in certi punti era già
alta, in altri doveva ancora nascere, in altri ancora era appena germogliata.
Invece l'erba del cimitero era strana... cresceva allo
stesso ritmo, dello stesso colore chiaro scuro che al mattina aveva riflessi
argentei per via della rugiada.
Chissà... forse cresceva così bene per dare conforto alle
persone che andavano al cimitero. Come per dire: 'si, è vero, qui è molto
triste, ma in compenso c'è un erba fantastica. Verde e alta al punto giusto...
Perfetta'.
La lapide di marmo bianco spiccava come un diamante tra
tanti zirconi, tra le altre lapidi vecchie e sporche.
Le lapidi si scelgono a seconda della persona a cui
appartengono? Era per quello che la lapide candida di Trisha Elric era più
luminosa e perfetta delle altre?
Scese le scale di casa lentamente.
Uno scalino.
Due scalini.
Tre scalini. Track.
Edward sospirò. Doveva riparare quello scalino, un giorno o
l'altro. Anche se non si era mai accorto che cigolava.
Certo, non se ne era mai accorto perchè nella casa non c'era
mai stato abbastanza silenzio da permettere a qualcuno di accorgersene.
E in quella casa c'era sempre silenzio da ormai quattro
giorni. Oltrepassò il salotto velocemente, come se stesse passando per un luogo
malfamato in cui è meglio non farsi vedere in giro e entrò in cucina. Alphonse
non si era ancora svegliato. Pazienza, sarebbe andato lui a svegliarlo, una
volta pronta la colazione.
Lanciò un occhiata veloce alla cucina, negli occhi una
tristezza infinita: era proprio come cinque giorni fa, quando era sua madre ad
affaccendarsi nella cucina.
Non era cambiato proprio niente. L'unica cosa che mancava
era Trisha Elric, ovviamente.
Come al solito uscì di casa andando a vedere se erano
arrivate delle lettere alla cassetta della posta.
E come al solito imprecò e se ne tornò a casa a mani vuote.
Sorrise amaramente. Che cosa si aspettava, in fondo? Sapeva
che lui non sarebbe tornato.
Winry ed Alphonse avevano spedito lettere a tutti quelli con
cui la loro madre era contatto via lettera, sperando che qualcuno fosse in
grado di rintracciare il signor Elric o quanto meno venire a rendere un ultimo
omaggio a Trisha.
Ovviamente Edward sapeva che nessuno avrebbe risposto e - se
qualcuno l'avesse fatto - di sicuro nessuno sapeva dove si trovasse il signor
Elric.
Anche se lui aveva fatto finta di assecondarli di mala
voglia, in fondo al cuore Edward sperava che riuscissero a rintracciare suo
padre, perchè - per quanto gli dispiacesse ammetterlo - la situazione a casa
stava inevitabilmente precipitando.
L'aveva saputo fin dall'inizio, ma tra il sapere e il fare
c'era proprio il mare, come diceva il detto.
Sapeva che in qualità di fratello maggiore sarebbe toccato a
lui dirigere la famiglia, ma non si sentiva pronto e soprattutto non sentiva di
avere l'appoggio di Alphonse e Winry.
Si sentiva prigioniero in quella casa dove una volta aveva
vissuto la vita Perfetta. Alphonse aveva tredici anni, certo, ma da quando era
lui a fare le faccende di casa sentiva come se ci fosse un muro di differenza a
dividerli.
Con Winry poi era ancora peggio. Da dopo il funerale non era
più uscita dalla sua camera se non di notte per mangiare, quando nessuno poteva
vederla.
Ogni tanto, quando attraversava il corridoio per andare in
camera sua la sentiva piangere.
E nonostante tutto non sapeva cosa fare, come essere utile.
Non sapeva se doveva entrare in camera e consolarla, o se doveva lasciarla in
pace a piangere tutte le sue lacrime. Non sapeva più niente.
La mattina presto quando si svegliava passava sempre cinque
minuti con gli occhi chiusi, in attesa di qualcosa che neanche lui sapeva ben
definire. Si raggommitolava tra le coperte e aspettava che sua madre venisse a
svegliarlo. Perchè sua madre sarebbe tornata. Oh, sì, lui lo sapeva. Lo sapeva
eccome.
Le persone o gli Dei che gliel'avevano portata via dovevano
solo rendersi conto dell'errore macroscopico che avevano commesso e avrebbe
riavuto indietro sua madre; Winry avrebbe ricominciato a uscire dalla sua
camera, a sorridergli e a punzecchiarlo, e Alphonse avrebbe ricominciato a
parlargli con scioltezza, e non come si parla quando si ha tre anni e mezzo e
si vive di monosillabi come 'Sì' o 'No'.
Sarebbe tornato tutto normale. Era solo questione di tempo.
Alphonse si stiracchiò pigramente nel suo letto,
ricoprendosi con il lenzuolo fin sopra la testa.
'Alphonse Elric, se non ti alzi subito e non vai a fare
colazione, oggi niente gita al fiume, per te!'
<< Va bene, mamma. Un attimo solo, mi sto per alzare.
>> mugugnò il ragazzino, abbassando leggermente il lenzuolo fino a
scoprirgli il mento come per far vedere a uno spettatore invisibile che stava
veramente per alzarsi.
Una risata gli risuonò nelle orecchie e subito aprì gli
occhi, abituandosi alla luce proveniente dalla finestra che - come al solito -
Edward aveva lasciato aperta.
Aveva sentito bene?! Era davvero Winry che rideva?
Si alzò dal letto senza nemmeno vestirsi e si precipitò in
soggiorno.
No, non era Winry. La porta della sua camera era chiusa, e
davanti, per terra, c'era ancora il vassoio con la zuppa ormai congelata che
Edward le aveva portato la sera prima.
Tornò in camera sua stendendosi sul letto in posizione
fetale, chiudendo gli occhi.
Erano quattro giorni. Quattro giorni che sua madre...
Ancora non riusciva a elaborare i fatti accaduti quattro
giorni prima. Sentiva ancora la voce di sua madre che lo svegliava la mattina,
gli dava la buona notte la sera e gli preparava la colazione il pomeriggio. La
mamma. Non il suo fratellone.
Già. Sul suo viso comparve una smorfia.
Edward stava provando a sostituire la mamma, e questo non
gli piaceva neanche un po'.
Da dopo il funerale aveva raccolto tutte le cose che erano
della mamma e le aveva portate in camera sua, ammassandole sul letto. Alphonse
aveva visto tutto ma non aveva commentato, preferendo guardare ancora un po'
che cosa si fosse messo in testa il fratello maggiore.
E visto che Winry, la ragazza che amava, l'unica in grado di
consolarlo e calmarlo non arrivava, non poteva far altro che continuare così.
Non sbilanciarsi troppo nelle risposte, non porre domande,
non stare tra i piedi ad Edward e non andare al cimitero.
Il cimitero. Non era mai stato in un cimitero, nemmeno
quando era morta sua nonna.
Sua madre aveva preferito restare a casa con loro piuttosto
che lasciarli con qualcuno ed andare al funerale.
'Il cimitero non è un posto per i bambini.'
<< Lo so, mamma. >> Rispose Alphonse con calma,
aggrottando le sopracciglia.
'Va giocare con Winry. Non è giusto che stia sola in questi
giorni.'
<< Ma Winry non mi vuole parlare... >> obbiettò
debolmente Alphonse, tenendo gli occhi ben chiusi in modo che l'illusione che
sua madre gli stesse parlando non scivolasse via venendo sostituita dalla cruda
e mera realtà.
Quando Alphonse non udì risposta si alzò dal letto
sbuffando, proprio come aveva visto fare ad Edward in un miliardo di occasioni.
Si mise una maglietta e un pantaloncino corto e uscì dalla
stanza radunando tutto il coraggio di cui era capace.
Arrivato sulla soglia della camera di Winry fece un bel
respiro profondo e bussò.
Niente, Winry non rispondeva.
Bussò ancora finché non si fece strada in lui l'idea che
forse la ragazza stesse dormendo.
Allora posò la mano sulla maniglia e spinse, aprendo la
porta.
I suoi vagarono per tutta la camera della sorella: era tutto
rigorosamente in ordine, sembrava che nessuno entrasse in quella stanza da
almeno un giorno.
Sgranando gli occhi si rese conto che tutte le cose erano al
proprio posto tranne una: Winry.
Corse verso le scale scendendole velocemente e entrando in
cucina come un ciclone, vedendo suo fratello che stava entrando in casa in quel
momento.
<< Winry non c'è! >> esclamò velocemente mentre
il suo cuore iniziava a battere forte e il suo cervello si rifiutava di
concepire qualsiasi idea su dove potesse essere.
Edward lo guardò sorpreso che gli stesse rivolgendo la
parola e poi sobbalzò.
<< Come non c'è? E dov'è andata? >> chiese
Edward con una nota di panico mal controllata nella voce.
<< Cosa diavolo posso saperne io?! Ho solo tredici
anni, dannazione! >> esclamò Alphonse disperato, pestando il piede per
terra.
Edward lo guardò ancora più sorpreso, poi scosse la testa
per scacciare quell'idea che stava passando - Alphonse lo sapeva - per la mente
di entrambi contemporaneamente.
<< Winry sta bene. Dobbiamo solo... trovarla. >>
Dall'espressione che fece Edward, Alphonse dedusse che
avesse capito l'assurdita della frase che aveva appena detto.
<< D'accordo, forse so dov'è. Tu resta qui nel caso
torna a casa, io vado a cercarla fuori. >>
Ti prego, fa che non abbia fatto nessuna sciocchezza, ti
prego, ti prego! Darò qualunque cosa, qualsiasi cosa, anche la mia vita se
necessario... ma.... non toglietemi anche lei....
Era questo quello che si ripeteva Edward mentre tagliando
per il campo di grano del signor Turner si dirigeva verso l'unico posto in cui
Winry avrebbe potuto andare.
Doveva correre, sbrigarsi, arrivare in tempo...
Non sapeva cosa avrebbe fatto se anche lei... no...
Winry non l'avrebbe mai fatto. Lei era forte. Più forte sia
di lui che di Al.
Non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Mai.
.... Ma nonostante tutte le rassicurazioni e mille scuse che
stava sfornando al secondo non riusciva a non pensare, non riusciva a
convincersi che Winry si trovasse veramente al sicuro, in quel preciso istante.
Doveva vederla con i suoi occhi, toccarla, accertarsi che
stesse bene.
Scavalcò la staccionata che recintava il piccolo cimitero di
Rosembool e aguzzò la vista, pronto a scorgere la sagoma familiare di Winry.
Nulla. Non c'era niente.
Non è il momento di farsi perndere dal panico.... su, pensa,
pensa! Dove altro può essere andata?!
Il suo cuore si arrestò. A pochi metri da lui sua madre lo
guardava sorridendo. Lo guardava con un sorriso dolce ma allo stesso tempo
dispiaciuto.
Trisha si girò e iniziò a correre tra le lapidi. Il vestito
che indossava il giorno in cui era venuta a mancare adesso svolazzava a destra
e sinistra seguendo il movimento del suo corpo. Edward voleva muoversi,
davvero, fare qualsiasi cosa, ma... non ci riusciva. Il corpo non recepiva
nessun ordine motorio e il cervello era incapace di accettare quanto aveva
davanti.
A differenza dei normali fantasmi, quelli dei libri, Trisha
sembrava perfettamente corporea. E se ne stava andando.
Finalmente il suo corpo si mosse, ricominciando a correre
nuovamente per seguire quella figura sinuosa che si spostava tra le lapidi con
leggerezza, come se non toccasse terra.
Nella confusione del momento a Edward parve di sentire una
voce: << Non smettere di cercare.>>
E scomparì, così come era apparsa, davanti a una lapide
bianca, in marmo, che spiccava tra tutte le altre.
Edward si fermò piegandosi sulle gincchia per riprendere
fiato conscio che non avrebbe mai raggiunto sua madre, nemmeno se lei non fosse
scomparsa all'improvviso.
La lapide è... bianca...
Fece dei passi tremanti verso la lapide bianca davanti la
quale sua madre era scomparsa e impallidì.
Winry era stesa per terra, i capelli sparsi davanti alla
lapide e la pelle solitamente rosea e soda adesso appariva pallida e smagrita,
come se fosse stata messa a digiuno forzato.
Sembrava non respirasse.
La paura si reimpossessò di lui e gli occhi gli si ridussero
a due fessure mentre ogni singola cellula del suo corpo si rifiustava di
accettare la vera realtà.
<< Winry...! >> mormorò con voce strozzata,
mentre tentava di avvicinarsi a lei e combattere nuovamente contro quella sorta
di paralisi che gli aveva immobbilizzato il corpo dalla paura.
Era combattuto, ancora una volta: doveva andare lì e avere
davanti la prova concreta che anche Winry l'aveva lasciato o doveva restare
immobile al suo posto e rimanere quindi con la possibilità - seppur remota -
che lei fosse ancora viva?
Non... riusciva...
Doveva toccarla, accertarsi che stesse bene. Lei non poteva
abbandonarlo, non poteva. Edward era sicuro che sarebbe morto, se fosse successo.
Ma le gambe non si muovevano, erano come intorpidite. Si
lasciò cadere nell'erba fresca di rugiada affondando le dita nella terra e
stringendo la mano a pugno.
Poi facendo forza sulle braccia si trascinò accanto a Winry,
ai piedi della lapide.
Strisciò ancora più avanti fino alla lapide, girandosi e
poggiandoci contro la schiena, prendendo Winry per le spalle e tirandola verso
di sé in un abbraccio disperato.
Sentì il petto di lei alzarsi e abbassarsi seppur debolmente
e tirò un sospiro di sollievo: era viva.
Iniziò a cullarla tra le sue braccia, sentendo il disperato
bisogno che lei facesse altrettanto, che lo abbracciasse stringendolo forte a
sé e che gli facesse sentire il battito del proprio cuore, dicendogli che era
tutto a posto, che non se ne sarebbe andata.
Nonostante respirasse ancora aveva il corpo freddo,
insolitamente freddo.
Doveva portarla a casa e metterla al caldo.
Provò a muovere una gamba, ma niente, ancora non ci
riusciva.
Le sue gambe si rifiutavano di muoversi, paralizzate dal
terrore. La paura che Winry potesse andarsene per sempre da un momento
all'altro lo rendeva incapace di muoversi.
<< Winry...? >> provò a chiamarla, ma senza
risultato. Lei non si svegliava né si muoveva, sembrava.... morta.
Ma respirava ancora.
Stringendola più forte a sè si guardò intorno, in cerca di
qualcuno o qualcosa che potesse aiutarlo ad andarsene da lì.
Lo sguardo gli cadde automaticamente su una bottiglia di
succo vuota abbandonata a mezzo metro da lì.
Tenendo ancora Winry al suo petto si allungò lentamente in
direzione della bottiglietta afferrandola con il braccio libero. La strinse tra
le dita e la battè violentemente contro la lapide, tenendo Winry a riparo e
chiudendo gli occhi.
La bottiglia di vetro si ruppe con un tintinnio sinistro,
mentre Edward afferrava il pezzo più grosso che era era rimasto integro.
Alphonse si passò una mano tra i capelli con frustrazione:
perchè diamine non era andato con Edward a cercare Winry?
Sapevano entrambi che in qualunque posto si trovasse Winry
in quel momento di certo non aveva alcuna intenzione di tornare a casa,
altrimenti avrebbe avvisato che stava uscendo. Eppure... sentiva come se gli
sfuggisse qualcosa.
Lo sguardo di suo fratello, quando aveva detto che sarebbe
uscito a cercare Winry...
Alphonse si rese conto di essere stato ingiusto con Edward.
Aveva cercato di dargli la colpa di una cosa che non
dipendeva affatto da lui. Aveva sbagliato, e si ripromise di chiedergli scusa,
quando fosse ritornato a casa con Winry.
Alphonse rabbrividì: se fosse ritornato con Winry.
Dove diavolo poteva essere andata Winry? Era chiaro che per
uscire a quell'ora senza che nessuno se ne accorgesse doveva essere uscita di
mattina molto presto oppure...
All'improvviso ricordò il letto della camera di Winry e il
cibo fuori dalla porta, che pareva non essere nemmeno stato toccato.
Winry non aveva dormito in camera, quella notte.
Allora... dove aveva passato la notte? Stava bene?
Tutto quel pensare non faceva altro che renderlo ancora più
inquieto.
La porta si aprì violentemente, come se qualcuno le avesse
dato un calcio particolarmente forte.
Alzò la testa in tempo per vedere Edward entrare in casa con
Winry sulla schiena. Stava per alzarsi quando impallidì: il volto di Winry era
macchiato di sangue.
Edward colse la sua espressione e scosse la testa: <<
E' mio, non suo. Winry... sta male. Chiama il medico. La porto di sopra.
>>
Alphonse annuì, incapace di proferir parola notando poi che
tutta la manica della maglietta del fratello era inzuppata di sangue.
Edward attraversò il salotto e salì le scale fino alla
camera da letto che divideva con suo fratello, stendendola sul letto. Gemette
appena quando rilasciandola delicatamente sul letto mosse male la spalla e
quindi il pezzo di vetro che aveva conficcato all'interno un quarto d'ora
prima, per uscire dall'intorpidimento che gli aveva bloccato le gambe.
Le pulì il viso dal sangue con un lembo della maglietta che
aveva addosso, deciso a non lasciarsi trasportare dal dolore che stava provando
in quel momento alla spalla e concentrandosi in vece su Winry.
La coprì nonostante fosse estate sentendola ancora
spaventosamente fredda rispetto al suo solito calore corporeo: quando diavolo
sarebbe arrivato il dottore?
Winry si mosse lentamente, aprendo gli occhi focalizzando
l'immagine di Edward e stringendo con la mano destra la coperta che le arrivava
al mento, per poi richiudere gli occhi e cadere in un sonno senza sogni.
Edward rimase a vegliare sulla sorella fino all'arrivo del
dottore, che tempestivamente era arrivato solo dieci minuti dopo la chiamata di
Alphonse.
Quando Winry riaprì gli occhi, il giorno dopo, capì subito
di non trovarsi in camera sua e per quanto si sforzasse di ricordare che cosa
era successo la sua mente non rispondeva, come se in quel momento fosse colta
da un black-out.
Al suo fianco trovò Alphonse, in ginocchio accanto al letto
con la testa sul materasso, a pochi centimetri dalle sue gambe.
<< Al... ? >> chiamò con voce sorprendentemente
bassa, riscoprendosi con la gola terribilmente secca.
Il ragazzino però parve sentire quel richiamo ed aprì gli
occhi immediatamente: Winry guardò sorpresa gli occhi solitamente azzurri e
limpidi di Alphonse cerchiati da pesanti occhiaie.
<< Winry! >> esclamò lui con evidente sollievo.
Poi parve ricordarsi qualcosa all'improvviso e si rivolse nuovamente a lei:
<< Hai fame? Il medico ha detto che dovevi mangiare appena svegliata.
>> disse il ragazzino tornando però ad un tono di voce incerto.
Winry lo guardò confusa: << Il medico? Il medico è
stato... qui? >> chiese lei abbassando lo sguardo: stava per dire 'ancora'
qui, ma fortunatamente si fermò in tempo per non permettere alla sua mente
di ricominciare a ragionare lucidamente e ricordare il motivo per cui si era
recata... al cimitero! Certo, ecco dov'era andata! Già, ma poi... com'era
finita in quella camera? Ricordava solo di aver avuto improvvisamente un forte
mal di testa e poi... niente.
<< Ed ti ha trovata svenuta davanti alla tomba della
mamma. Abbiamo chiamato un medico e ha detto che sei svenuta per un calo di
zuccheri... ha detto che probabilmente non mangiavi da giorni. E il Fratellone
sta bene, per fortuna il dottore è riuscito a fermare l'infezione, altrimenti
avrebbe dovuto taglilargli il braccio. >>
Alphonse si accorse troppo tardi di essersi lasciato
sfuggire qualcosa di troppo e a giudicare dall'espressione preoccupata e persa
di Winry lei aveva subito colto il problema.
<< Cos'è successo a Ed? >> chiese alzando la
voce per quanto la gola secca glielo permettesse.
Alphonse sospirò, iniziando a raccontare: << Non so
molto... il dottore ha detto che probabilmente il Fratellone ha dovuto ferirsi
per uscire da uno stato di paralisi che colpisce le persone che hanno molta
paura. Solo che invece che farsi un taglietto si è conficcato un pezzo di vetro
nella spalla, e mentre tornava a casa con te sulla schiena il vetro si è mosso
entrando nella carne fino a creare una infezione. Il dottore è riuscito a togliere
il vetro dal braccio e il Fratellone - come al solito - è tornato subito in
piedi. Sta bene, riesce a muovere il braccio come al solito. >> finì
Alphonse con sguardo triste, mentre raccontava.
Winry si morse il labbro: Edward aveva rischiato di perdere
l'uso del braccio per colpa sua. Solo ed unicamente per la sua irrimediabile
sbadataggine e stupidità.
Tentò di alzarsi dal letto ma non appena si mise seduta un
capogiro la colse impreparata e perse l'equillibrio venendo però afferrata al
volo da Alphonse in uno dei suoi soliti e fortunati interventi tempestivi.
<< Prima mangia qualcosa. Non appena il Fratellone
tornerà a casa gli dirò che ti sei svegliata: vedrai che verrà subito da te.
>> assicurò Alphonse con una sorta di malinconia nella voce. Poi si alzò
e sorrise forzatamente, come pentendosi di essersi lasciato sfuggire quel tono
malinconico e amareggiato.
<< Adesso vado a prenderti da mangiare. Una zuppa,
magari. >> propose Alphonse in procinto di abbandonare la stanza
velocemente.
Winry annuì con poca convinzione seguendo ogni suo movimento
fino a che non lo perse di vista, uscendo dalla stanza.
Chiuse nuovamente gli occhi, rendendosi conto di non avere
nemmeno più una lacrima da versare.
Edward aveva rischiato il braccio per lei. Winry sorrise
amaramente: che si fosse reso conto di aver infranto la promessa che le aveva
fatto il giorno della morte della loro madre?
Non appena Edward seppe che Winry si era finalmente
svegliata corse su per le scale ignorando la piccola fitta di dolore proveniente
dalla spalla destra, diretto alla camera dove 'alloggiava' la ragazza.
Quando entrò nella camera tuttavia non venne accolto come si
aspettava - o sperava -.
Winry era stesa a letto completamente immobile e fissava il
soffitto con aria assente, non sembrava neppure essersi accorta che Edward
fosse entrato.
Sembrava che nonostante avesse gli occhi aperti stesse
ancora dormendo, osservando qualcosa che solo lei riusciva a vedere. Aveva gli
occhi lucidi, come se avesse appena finito di piangere.
<< Winry... ? >> chiese, preoccupato ed incerto.
Winry piegò la testa di lato in modo da far entrare Edward
nella sua visuale.
<< Edward. >> salutò lei freddamente.
Edward la guardò interdetto: l'aveva chiamato con il suo
nome per intero. Winry lo chiamava 'Edward' solo quando lo prendeva in giro o
era arrabbiata.
Entrò nella stanza lentamente e con cautela, sedendosi ai
piedi del letto a distanza di sicurezza da lei.
<< Stai meglio? >> chiese ancora con
preoccupazione crescente, visto che lei si ostinava a non guardarlo.
<< No. >> rispose lei, sempre con voce
terribilmente neutra e diffidente. << Mi fa male la testa, la mia gola
sta per esplodere e temo che Al abbia in mente di tenermi a letto per tutto il
mese e imboccarmi come una bambina di tre anni. >> fece l'elenco lei, con
voce piatta.
Edward sorrise forzatamente: il clima sembrava peggiorato
anziché migliorato.
<< E lo sai qual'è il peggio? Che è tutta colpa tua, ecco
qual'è! >> aggiunse lei alzando notevolmente la voce, questa volta
lasciando trapelare la rabbia e abbandonando quella insopportabile espressione
indecifrabile.
Edward la guardò sbigottito: << Colpa mia? Perchè?
>> chiese lui sorpreso e incerto se dover essere arrabbiato o meno.
Winry fece per alzarsi e mettersi seduta, quasi ringhiando
quando Edward aveva teso le braccia verso di lei per aiutarla.
<< Tra i tuoi innumerevoli difetti, Edward Elric, non
sapevo che fossi anche un bugiardo! >> sbottò lei fissandolo con astio
crescente.
Edward la guardo confuso stringendo le labbra per non darle
una rispostaccia e costringerla ad agitarsi per rispondere.
<< Che cosa? >> riuscì a credere, oltraggiato e
confuso.
Lei parve ignorare la sua domanda: << E sei anche
senza scrupoli! Se credi che ti ringrazierò per avermi riportato a casa
rischiando di perdere il braccio sappi che ti sbagli di grosso, non farò niente
del genere! Non avevi nessun diritto di riportarmi a casa! >> esclamò lei
con voce arrabbiata e continuando a fulminarlo con lo sguardo.
<< Che cosa?! Sono tuo fratello maggiore, ne avevo e
ne ho tutto il diritto, Winry Elric! >> esclamò lui ormai infervorato.
<< Mio fratello maggiore?! Non voglio avere nessun
fratello maggiore se devi essere un fratello maggiore bugiardo! >>
ribatté lei continuando ad alzare gradualmente la voce ignorando il grido di
protesta della sua gola bruciante.
<< Ancora con questa storia del bugiardo?! Io non ho
mai mentito in vita mia!... Forse una volta o due, ma avevo solo otto anni!
>> gridò lui trafiggendola a sua volta con lo sguardo.
<< Lo stai facendo di nuovo! Ti ricordi la promessa
che mi hai fatto pochi minuti prima che nostra madre morisse?!
Eh, te la ricordi?! >> chiese Winry con voce isterica e gli occhi lucidi
di lacrime che scorrevano ribelli sulle sue guance.
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<< Ti prego... >> sussurrò Winry con voce
chiaramente implorante.
<< Ti prego, non... non lasciarmi anche tu... non
farlo.... non farlo mai... >> ripeté la ragazza riprendendo a
singhiozzare e stringendosi di più a lui per trarre conforto.
<< Lasciarti? No che non ti lascio.... >> riuscì
a rispondere lui, mentre la stringeva a sé con delilcatezza sentendo le sue
lacrime bagnargli la maglietta.
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<< ... Certo. >> rispose Edward con voce secca
abbassando lo sguardo: avrebbe mai dimenticato uno solo degli avvenimenti di
quel maledetto giorno?!
Anche Winry abbassò lo sguardo cercando di restare in quella
camera e di non ritornare con la memoria al momento.... quel momento in cui....
Scosse la testa, concentrandosi solo su Edward.
<< Hai infranto la promessa. >> riprese lei, con
voce nuovamente stabile nonostante le lacrime.
Lui riportò lo sguardo su di lei, questa volta serio e
tormentato allo stesso tempo. Quel caldo color ambra sembrava scrutarla dento
l'anima, come a voler capire che cosa stesse dicendo.
<< Non sei venuto da me nemmeno una volta. Neppure
una. Me ne stavo in camera mia ad aspettare che venissi a prendermi perchè
avevi detto che non mi avresti lasciata. E invece non venivi, mai. Ti limitavi
a fermarti vicino alla porta aspettando che io uscissi, o a portarmi il cibo
sulla soglia, sperando che lo mangiassi. Quando io avevo bisogno di te,
tu non c'eri. >> rivelò lei abbassando la voce ricordando con dolore i
momenti durante la notte in cui aveva avuto la sensazione che Edward fosse lì,
fuori dalla sua camera, pronto ad entrare. Ma non era mai successo, e quando aveva
capito che non sarebbe successo era stato ancora peggio che illudersi e
restare nel dubbio e nella speranza.
Edward non riuscì a sostenere il suo sguardo vedendo
l'intenso dolore che vi era celato all'interno. Come aveva fatto a non capirlo?
Come aveva fatto a non capire che Winry, sua sorella, una delle due persone più
importanti della sua vita, aveva bisogno di lui? Perchè si sentiva così
inadeguato, come se la sua presenza in quella casa fosse uno sbaglio che si
ripeteva di volta in volta ad ogni sua azione?!
Ma prima di scusarsi aveva bisogno di una risposta, un
ultima risposta che - forse - avrebbe fatto la differenza.
<< Perchè eri al cimitero, quando ti ho trovata?
>> chiese Edward con voce assente ripercorrendo con un brivido il momento
in cui aveva creduto di averla persa per sempre, che non avrebbe più potuto
rivedere il sorriso, sentire il suo profumo, osservare la scintilla accendersi
nei suoi occhi quando capiva che la stava prendendo in giro... Aveva provato
quella sofferenza solo quattro giorni prima, e non faceva altro che pregare Dio
- se mai fosse veramente esistito - di non fargli più provare quella orribile
sensazione. Tuttavia... tuttavia si rese conto che non era stato uguale. I
sentimenti che aveva provato erano stati leggermente diversi, forse...
addirittura più intensi. Ma forse era solo perchè era accaduto a solo quattro
giorni dal definitivo sconvolgimento della sua vita.
Winry interruppe il corso dei suoi pensieri rispondendo alla
sua domanda: << Perché era mia madre. Nostra madre. Avevo bisogno
di sentirla vicina, per quanto queto sia... possibile ora. >>
Edward rabbrividì ripensando a quanto aveva avuto vicino sua madre quel giorno,
riprendendo poi ad ascoltare Winry con più attenzione di prima, per non
ritornare con la mente a quel terribile momento. << Non ricordo molto...
devo essere svenuta quasi subito, in effetti. >> Ammise la ragazza
alzando gli occhi come se stesse nuovamente guardando qualcosa di inisibile
agli occhi di Edward.
<< Ed... >> Edward capì subito dal tono di voce con
il quale Winry lo stava chiamando, che la Tempesta era definitivamente passata.
<< Mh? >> rispose lui osservando il suo viso per
capire che cosa avesse in mente.
<< Mi... mi abbracceresti, per favore? >> chiese
a bassa voce e con le guance lievemente rosse di imbarazzo.
Edward si irrigidì a quella richiesta, guardando i suoi
occhi come per cogliere una nota scherzosa o canzonatoria in quello sguardo.
Inevitabilmente sentì il viso andargli in fiamme: Winry stava dicendo sul
serio? Gli aveva veramente chiesto di abbracciarla? Insomma.... non era
mica una cosa che si faceva così, a comando!
Tuttavia non poté impedirsi di allungarsi sul letto fino a
mettersi a carponi e arrivare fino a lei. Inginocchiandosi alzò le braccia
verso di lei gemendo di dolore a quel movimento scomodo per la spalla. A Winry
non sfuggì.
<< Scusa, non avrei dovuto chiederti di... ! >>
ma non riuscì a finire la frase perché le braccia di Edward la circondarono,
facendole posare la fronte sulla propria spalla - quella sana - e zittendola,
all'improvviso.
Winry fece leva sulle proprie braccia per alzarsi e posò la
propria guancia su quella bollente di Edward, lanciando un sospiro esasperato.
<< Come immaginavo. >> disse, senza però
staccare la guancia da quella del ragazzo. Edward si irriggidì, chiedendo colto
alla sprovvista: << Come immaginavi 'cosa'? >>
<< Hai la febbre, Ed. >> rispose pacata Winry,
sospirando ancora una volta.
Che cosa? Aveva la febbre? Era per quello che il cuore gli
batteva forte e lì, con Winry tra le braccia, si sentiva per la prima volta in
quei giorni felice, sereno... completo? Era per quello che desiderava
che Winry non si staccasse bruscamente da quell'abbraccio o allontanasse il
viso dal suo?
Winry si sporse ancora più in alto, lasciando la guancia di Edward
e posando le labbra tiepide contro la fronte decisamente calda di lui.
Sì, Edward ne era convinto. Se sarebbe morto in
quell'istante di sicuro non se ne sarebbe accorto. O forse lo era già, visto
che non riusciva a immaginare un paradiso migliore.
<< Sì, tu hai decisamente la febbre. >>
ripeté Winry divertita, mentre allontanandosi lentamente da lui osservava la
sua espressione apparentemente rapita, con gli occhi lucidi e le guance
lievemente arrossate... sembrava proprio un bambino piccolo. Sorrise,
immaginando la reazione che avrebbe avuto se gli avesse detto quello che aveva
appena pensato. Lui parve offeso da quel sorriso e si immusonì mentre Winry
iniziava a ridere cogliendo sempre più similitudini tra l'espressione di Edward
e quella di un bambino di sei anni che ha appena ricevuto uno schiaffo.
<< Ma che ci sarà di tanto divertente? >>
borbottò Edward contrariato.
Winry cercò di trattenersi per non offenderlo ulteriormente
ma più si sforzava più le veniva da ridere. Era un circolo vizioso, insomma.
Davanti a quelle risate dopo l'incidente di quella mattina
Edward non era più certo di aver veramente visto sua madre - se aveva la
febbre poteva anche essersi trattata solo di un allucinazione, anche se una
parte di lui continuava a ripetersi che non lo era perchè grazie a lei aveva
trovato Winry - ma se c'era una cosa di cui era certo, era quella di essersi
innamorato di Winry Elric, niente meno che la ragazza che proprio in quel
momento se la stava ridendo alla grande.
*************************************
My Space^^
aki13: Grazie per il commento^^ Sono felice che la storia ti piaccia^^
Questo capitolo è stato un po’ contorto, vero
aki13:
Grazie per il commento^^ Sono felice che la storia ti piaccia^^ Questo
capitolo è stato un po’ contorto, vero? XD Spero di leggere un altro tuo commento^^
Talpina
Pensierosa: T^TSi, dispiace anche a me per loro T^T
E in questo capitolo poi, poverinissimi! La mia mente malata li mette sempre
nell’occhio del co… ehm, ciclone °///° Fammi sapere
cosa ne pensi, ok?Alla prossima XD
WinryRockbelltheQueen:
Ho traumatizzato la metà di quelli che mi seguono O.O E con questo capitolo hai
avuto la prova che non sono molto sana di mente, vero? Scriverlo è stato un
sacrificio enorme! Volevo che accadesse qualcosa di sconvolgente e così… mi
sono lasciata prendere la mano dalla tastiera O.O XD Dai, spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto^^ Ora però viene il momento imbarazzante… quando ho postato quel
capitolo, come ho già detto, ero ancora alle prime armi nel mondo di FullMetal, e così ho pensato che Edward riuscisse a trasmutare
senza Cerchio Alchemico per una sua personale e pura dote innata… patetico,
vero? XD Purtroppo quando poi ho capito che non era affatto
così mi sono completamente dimenticata di modificare il capitolo XD Sì, lo so…
sono proprio senza speranze! Ah, e riguardo a BBI… T^T
Ma Winry non compare proprio?!Buhahahahahaha!
*si asciuga le lacrime* Comunque no, il sequel non riguarderà BBI… All’inizio
pensavo di farlo partire dalla fine dell’anime, ma poi
mi sono accorta che come finale non era proprio un granché, così ho cambiato
totalmente prospettiva… Eh eh, niente spoiler però^^
In compenso in questo periodo sto già scrivendo una nuova EdWin
a più capitoli, molto… ROSSA! Beh… devo ancora trovare il coraggio di postare
il primo capitolo… Vabbeh, dai, ora ti lascio, ti
starò senz’altro annoiando a morte… Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^
Infine ringrazio
tutti quelli che hanno messo la ff nei preferiti,
vale a dire:
Grazie di cuore, ragazzi^^ E ricordatevi che più commenti ricevo, prima
aggiorno! Per questo ci ho messo un casino di tempo per aggiornare… a dire la verità avrei potuto farlo tranquillamente la
settimana scorsa, ma ho preferito aspettare e vedere se qualcun altro avrebbe
commentato^^ Ah, la frase di inizio capitolo appartiene al telefilm Veronica Mars, non è
perfetta per questo capitolo???
E' arrivato il momento di scegliere tra quel che
è giusto e quel che è facile.
Edward
osservò suo fratello Alphonse posare il mazzo di Gigli davanti alla lapide
bianca di Trisha Elric e chiudere gli occhi.
Nonostante
avesse chiarito che l'incidente di due giorni prima - quando aveva visto sua
madre indicargli chiaramente il luogo in cui Winry si trovava - era stato solo
un frutto della sua immaginazione aveva comunque ringraziato sua madre per
essere intervenuta ed averlo aiutato a ritrovare
Winry.
Un
sorriso nacque involontariamente sul suo volto ripensando a Winry:
fortunatamente il giorno dopo aver ripreso conoscenza si era alzata
in piedi e si era rimboccata le maniche iniziando a pulire e lavare casa dando
un notevolissimo aiuto a Edward, visto che con le faccende di casa aveva ben
poca confidenza.
La spalla
di Edward migliorava molto velocemente, e la ferita iniziava già a rimarginarsi
internamente nonostante i punti gli dessero ancora un po'fastidio.
Il suo
sguardo si incupì all'improvviso.
Certo, le
cose in casa avevano preso una nuova piega da quando Winry si era 'risvegliata' e tutto stava andando per il meglio, però...
Non
riusciva a non pensare che se sua madre fosse stata ancora lì con loro tutto
quello che era accaduto in quella settimana non sarebbe mai successo.
Winry non
sarebbe mai scappata di casa senza dire niente a
nessuno, non avrebbe mai digiunato e non sarebbe mai svenuta da sola in quel
cimitero.
La paura
si reimpossessava di lui ogni volta che pensava a
cosa sarebbe successo se non l'avesse trovata o se non fosse riuscito a tornare
a casa in tempo - nonostante sapesse che Winry si era trovata in pericolo di
vita almeno quanto lui - .
E
ovviamente Alphonse non si sarebbe mai allontanato così tanto
da lui, al punto da non rivolgergli mai la parola se non per non offenderlo.
Naturalmente
- e con molto disappunto di Edward - da quando Winry era tornata in piedi Alphonse aveva recuperato il suo buon umore e il suo solito
carattere riprendendo, anche se lentamente, a parlargli con naturalezza.
In soli
quattro giorni avevano rischiato di mandare all'aria La promessa, l'ultima
volontà di Trisha Elric: che i suoi figli non permettessero a niente e nessuno
di dividerli.
Tecnicamente
niente e nessuno si era intromesso nella famiglia e
gli aveva divisi: avevano letteralmente fatto tutto da soli tenendo da parte i
propri problemi ed andando avanti con assurdi silenzi. Teoricamente era stata
proprio la morte della loro madre a separarli.
Anche se
le cose in quegli ultimi due giorni si erano più o meno
sistemate, non poteva fare a meno di pensare che se sua madre fosse stata
ancora viva nessuna di quelle cose sarebbe successo. Era per quello che la
notte prima aveva preso una decisione, ritornando per la prima volta da molti
mesi nello studio di suo padre a sfogliare vecchi libri riguardanti l'Alchimia.
<<
Al, ho deciso di riportare in vita la mamma. >>
affermò Edward all'improvviso.
Alphonse
sobbalzò al sentire quelle parole ed alzò lo sguardo
verso il fratello, con aria preoccupata: << Perché? >> mormorò Al
mentre un brivido sinistro gli correva su per la schiena.
Lo
sguardo di Edward s'indurì mentre tornava a scrutare la scritta 'Trisha Elric'
incisa nella pietra.
<<
A te non manca, Al? Le cose tornerebbero come prima se
la mamma fosse di nuovo qui... tutto tornerebbe
normale.... >> la voce di Edward andava mano a mano diminuendo, come se
pensasse che con tutte le spiegazioni Alphonse non avrebbe comunque capito
quello che voleva dire.
<<
Ma... è proibito... sui libri di papà... ! >>
tentò inutilmente di obbiettare Alphonse, mentre Edward gli sorrideva
comprensivo.
<<
La verità è un altra. Sai anche tu che la gente tende ad aver paura di quello
che non conosce. E' solo che nessuno c'è mai riuscito e quindi hanno detto che
è una pratica proibita. Ma noi ci riusciremo. >>
Le parole di Edward suonavano come una promessa eppure...
<<
E Winry? >> chiese Alphonse automaticamente, con lo stesso tono con cui
si ammette una cosa ovvia.
Edward
sobbalzò silenziosamente e Alphonse non se ne accorse.
Winry...
Era anche
per lei che rivoleva indietro la mamma. Perchè si era
accorto che lui non bastava per tenere unita la famiglia, che tutto, proprio tutto
gli era sfuggito di mano.E non
era del tutto sicuro che Winry sapesse come affrontare il tutto. Come un
conto alla rovescia, Edward lo sapeva: presto Alphonse si sarebbe dichiarato a
Winry. Era solo una questione di tempo, ormai. Inoltre se il signor Elric non sarebbe tornato a casa loro sarebbero finiti in custodia
a un altro parente in quanto minorenni, o in assenza di esso sarebbero stato
spediti in un orfanotrofio. E Dio solo a quel punto - sempre ammesso che
esisteva - sapeva che cosa sarebbe accaduto agli Elric...
<<
Sarà contenta quando vedrà che abbiamo riportato in vita la mamma, no? E ci
ringrazierà. >> Se da un lato Edward si aspettasse che Alphonse
replicasse, dall'altro sapeva che non l'avrebbe fatto perchè
in un modo o nell'altro aveva sempre accettato le scelte del fratello maggiore.
Winry
asciugò l'ultimo piatto e lo ripose nello scaffale con tutti gli altri piatti,
puliti e brillanti.
Dette uno
sguardo veloce alla cucina e sospirò di sollievo: aveva finito, finalmente.
Edward e Alphonse sarebbero tornati a casa da un momento all'altro e avrebbero
avuto fame, vista l'ora. Sorrise compiaciuta: quel giorno spettava a Edward
cucinare... Si sarebbe divertita un mondo a prenderlo
in giro assieme ad Al. Già riusciva ad immaginarselo:
il grembiule rosa, la cuffietta gialla a coprirgli i capelli, lo sguardo
completamente perso alla 'ma-chi-me-lo-ha-fatto-fare?!'....
era uno spettacolo che non avrebbe perso per nulla al mondo. Il suo sorriso si
trasformò poi in una smorfia di disappunto nel ricordare il motivo per cui era
dovuta restare a casa.
<<
Cosa? Non se ne parla nemmeno, Win, sei ancora
convalescente, devi restare qui! >> aveva chiarito Alphonse fin da
subito, con una risolutezza a lui solitamente sconosciuta.
<<
Ma... Ed, ti prego, aiutami! >> aveva detto
allora lei, tendendo le braccia a Edward in un segno volutamente infantile come
se fosse sicura che Alphonse stesse solo scherzando.
A quel
punto Edward aveva posato gli occhi nei suoi e in quello stesso istante aveva
capito che non avrebbe ricevuto alcun aiuto da lui.
<<
Al ha ragione. E' troppo pericolo per la tua salute,
seguirci. La prossima settimana verrai con noi, ma adesso è ancora troppo
presto. >> aveva detto lui con tono che non ammetteva repliche, che aveva ricordato a Winry in modo alquanto sinistro il modo in
cui parlava la loro madre quando proibiva loro di prendere un biscotto prima di
cena.
E
Winry non aveva replicato, evitando di ricordare ad Alphonse che anche Edward
era convalescente e che lui era addirittura più in pericolo di lei: cosa
avrebbero fatto se i punti si fossero tolti? Ma lo
sguardo di Edward l'aveva zittita, intrappolandola in una prigione di specchi.
Già... se
ripensava allo sguardo che Edward le aveva rivolto quella mattina...
Di solito
era Alphonse a guardarla così, anche se con minor intensità. Era uno sguardo
protettivo, preoccupato e tormentato di chi si tiene per sé qualcosa di troppo
grosso per essere sopportato da una sola persona. Ed
era stato molto più dolce nei suoi confronti, quella mattina.
Per
cominciare l'aveva svegliata lui facendole portare da Alphonse la colazione in
camera senza lamentarsi del fatto di essere l'unico in quella casa a non avere
il permessodi entrare in quella stanza,
poi si era offerto di cucinare per tutti e tre non appena fossero tornati a
casa e in più le aveva chiesto una decina di volte come stava, se le girava la
testa o si sentiva stanca e altre cose del genere...
Se non
avesse vissuto tutto questo in prima persona avrebbe
dato del pazzo a chi gliel'avesse raccontato: Edward che esprime i propri
sentimenti? E' contro natura!,
avrebbe detto all'individuo che aveva raccontato quei fatti incredibili.
E
inoltre... non si era mai accorta di quanto fosse penetrante lo sguardo di
Edward.
Quella
mattina le era sembrato diverso dal solito, oltre che misteriosamente più
gentile e generoso. E i suoi occhi... l'avevano praticamente
seguita per tutto il giorno con una strana luce e indecisione nello sguardo. Ma
i suoi incredibili occhi color dell'ambra l'avevano
stupita più di tutto quel giorno. Non si era mai accorta di quanto fossero
incredibilmente caldi e profondi, di un colore unico....
Ripensando al suo sguardo insistente quella mattina non poté
fare a meno di arrossire, dandosi della sciocca per dei pensieri così stupidi.
Un
capogiro la colse impreparata e dovette prendere un bel respiro e chiudere gli
occhi per evitare di ritrovarsi svenuta un altra
volta, come quando Edward l'aveva trovata al cimitero. Per quanto la cosa le
desse fastidio, dovette ammettere che sia Edward che
Alphonse avevano avuto ragione: dopotutto era ancora convalescente.
E di
certo non se la sarebbero presa se si fosse fatta un
pisolino, prima di mangiare.
Mentre
tornavano a casa Alphonse era inquieto, come se si
aspettasse che da un momento all'altro la terra si sarebbe aperta sotto i suoi
piedi e l'avrebbe risucchiato. Stavano per fare qualcosa di proibito. Ma qualcosa di grosso, non una cosa banale tipo rubare un paio di
biscotti dalla dispensa prima di cena senza farsi vedere dalla loro madre.
No, qualcosa di proibito nel vero senso della parola.
Ma avrebbero riavuto indietro la mamma. Era questo, forse, che lo spingeva
a mettere un piede davanti all'altro, diretto a casa.
La
consapevolezza che presto, come aveva detto Edward, sarebbe tornato tutto
normale. Avrebbero riavuto indietro la mamma e come per magia le paure e le
sofferenze patite in quegli ultimi giorni sarebbero
state spazzate via, come se non fossero mai realmente esistite.
Però...
Strinse i
pugni in automatico e il cuore iniziò a martellargli nel petto: era giusto
così? Era giusto ricominciare tutto da capo, come se non fosse successo proprio
niente?
Sua madre
gli aveva insegnato ad imparare dai suoi errori.
Quando aveva parlato ad Edward dei suoi sentimenti per
Winry aveva deciso di continuare muto, in silenzio, ad ammirarla e vegliare su
di lei da lontano.
Poi sua
madre era morta, e Winry aveva rischiato di seguirla solo pochi giorni dopo.
Aveva
rischiato di perdere Winry, la sua Winry, e questo gli aveva aperto gli
occhi, in qualche modo. Si era accorto di quanto fosse precaria e instabile la
vita umana, di quanto poco ci sarebbe voluto per spegnere per sempre quella di
Winry...
L'essere
umano cresce lentamente, estremamente lentamente;
diventa più grande, impara dai suoi errori, fa esperimenti e ne trae le sue
deduzioni personali, nasce con un carattere suo, per predisposizione
genetica... lascia una scia dietro di sé, che dice a tutti 'Io sono passato di
qui, c'ero.'... e nonostante tutto, bastano pochi secondi, per buttare all'aria
il lavoro di tutta una vita...
Bisognava
cogliere l'attimo, non lasciarsi sfuggire nessuna occasione per non doverla poi
rimpiangere per tutta la vita...
Aveva
avuto tante occasioni per dichiarare a Winry i sentimenti che nutriva per lei,
ma non l'aveva mai fatto...
E quel
giorno, quel maledettissimo giorno in cui aveva
pensato che l'avrebbe persa per sempre... quel giorno...
Aveva
rivisto tutto, tutti i particolari della sua vita: sua padre,
una figura che trasudava fiducia da tutti i pori anche se non lo ricordava
chiaramente, sua madre, dolce e affettuosa era stata la donna più speciale
dell'universo, Edward, fratello maggiore testardo che lo spingeva a dare il
meglio di sé entrando in competizione con lui per ogni piccola sciocchezza e
Winry, la ragazza che amava, l'unica in grado di calmarlo con il solo sguardo,
di rassenerarlo con un solo sorriso, di farlo fremere
con un solo tocco...
Il solo
pensiero di non rivederla più era stato straziante, quel giorno...
E si era
detto che mai sarebbe arrivato ad una veneranda età,
vecchio decrepito, per poi rimpiangere le occasioni perdute che aveva avuto in
gioventù...
Non era
quel tipo di persona e non lo sarebbe mai stato. Mai.
E così
quella mattina Alphonse prese la sua decisione: avrebbe detto a Winry che la
amava.
Edward
camminava al suo fianco, nella mente ripeteva a memoria le parole scritte da
suo padre con calligrafia elegante sui libri dove la sua mano si era mossa
tanti anni prima...
Quando
ormai vicini a casa il suo stomaco brontolò si dette
dello stupido: come diavolo gli era venuto in mente di proporsi per cucinare il
pranzo, quel giorno? Quasi riusciva a sentire le battute e le risate di Winry ed Alphonse, alle sue spalle....
D'un tratto arrestò il passo, mentre una terribile sensazione di deja-vù si faceva spazio prepotentemente in lui. Lanciò uno
sguardo preoccupato ad Alphonse e scoprì che anche lui aveva avuto la sua
stessa sensazione, e stava guardando casa loro con sguardo incerto, come se
stesse ancora cercando di capire che cosa gli suonava sinistramente familiare
in quell'immagine.
La porta
di casa era socchiusa.
Prima che
Edward potesse agire Alphonse aprì la porta di casa e si precipitò all'interno,
gridando: << Winry?! >>
Se si
fossero trovati in un altra situazione avrebbe fatto i
complimenti al fratello per la prontezza dei riflessi, ma in quel momento si
ritrovò ancora una volta incapace di proferir parola. Entrò in casa subito dopo
Alphonse, lanciando uno sguardo veloce alla cucina e gemendo di dolore per uno
scatto troppo veloce che gli aveva provocato una fitta alla spalla. Salirono le
scale per il piano di sopra e si diressero subito verso la stanza della
ragazza, temendo per quello che avrebbero potuto - non - trovarci.
Ma invece...
Alphonse
si arrestò immediatamente rimanendo sulla soglia mentre Edward si azzardava ad entrare: Winry era stesa sul letto, il capo sul cuscino e
le mani congiunte davanti al viso. Sembrava una bambina.
Edward e
Alphonse tirarono un silenzioso sospiro di sollievo.
Beh... non troppo - o abbastanza - silenzioso, in effetti.
Winry
aprì gli occhi azzurro cielo lentamente, battendo più volte le palpebre per
abituarsi alla luce.
Quando i
suoi occhi individuarono Edward il ragazzo si irrigidì,
ricordandosi improvvisamente di trovarsi in un luogo che per lui doveva essere
completamente off-limits.
Winry
inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo su Alphonse, sulla soglia della porta.
Parlo
lentamente e con voce misurata, che la rendeva ancora più minacciosa: <<
Alphonse, che cosa ci fa Edward in camera mia? >> chiese fissando Edward
come se si aspettasse di vederlo sparire da un momento all'altro.
Alphonse ed Edward deglutirono in sincronia: Winry li aveva chiamati
con i loro nomi completi. Brutto, bruttissimo segno.
Quando
Winry scese al piano di sotto, un quarto d'ora dopo, trovò Edward seduto in
cucina che ancora si teneva in testa quel maledettissimo impacco ghiacciato.
Nonappena lui si accorse della sua presenza la fulminò con lo sguardo
e si voltò dall'altra parte con aria offesa.
<<
Ancora con il ghiaccio? Ed, non ti facevo così
delicato. >> disse Winry alzando il capo con orgoglio e parlando con voce
altezzosa.
Alphonse,
dietro ai fornelli, sospirò: stava per iniziare l'ennesima litigata.
<<
Chiudi il becco, tu! Vorrei proprio vedere che faccia avresti
adesso se fossi stato io a tirarti una chiave inglese - una chiave
inglese! - in testa! >> sibilò Edward evitando ancora di incontrare il
suo sguardo.
Winry
abbozzò un sorriso: << Sai che se fossi stato pochi centimetri più alto
ti avrei rotto il naso? >> replicò Winry
innocentemente, battendo le palpebre come un cerbiatto quando Edward spostò lo
sguardo su di lei.
Edward
arrossì e rischiò di cadere dalla sedia, imprecando a mezza voce e voltandosi
definitivamente, dando le spalle alla ragazza che adesso lo fissava confusa.
Alphonse
alzò le spalle quando Winry lo guardò interrogativa e tornò a concentrarsi
sulle pentole e i fornelli, seguendo passo per passo
quello che il libro di ricette diceva di fare. Winry scosse la testa intenerita
dallo sguardo spaesato del fratellino e sorridendo si avvicinò a lui: <<
Lascia stare, Al, faccio io. E Edward - disse, scandendo bene il nome fino ad
attirare l'attenzione del 'proprietario' - farà il mio
e il tuo turno oltre al suo, nei prossimi tre giorni! >>
Edward
lanciò uno sguardo incredulo ad Alphonse e inarcò le sopracciglia sempre più
arrabbiato.
Tre ore
dopo in casa Elric regnava una pace a dir poco surrale.
Era a questo che stava pensando Edward quando Winry
propose a sorpresa di andare a fare una 'gita' al fiume di Resembool. Alphonse
accolse la proposta con eccessivo entusiasmo per fare ammenda al fatto di
averle proibito di seguirli quella mattina e per coprire il cipiglio di
disappunto che aveva assunto il fratello maggiore.
Winry gli
fece la linguaccia e corse su per le scale a cambiarsi, lasciando ad Edward il compito di preparare il cestino da pic-nic.
<<
Io non volevo neanche venirci! >> si lamentò Edward quando avvolse in un
fazzoletto il panino pronto e lo mise nel cestino chiudendolo definitivamente.
<<
E poi non ho ancora capito perchè tocca proprio a me
portare le chiavi di casa e il cestino! >> si impuntò
con voce arrabbiata Edward, guadagnandosi un occhiata confusa da parte di
Alphonse: << Devi portarli tu perchè Winry si è
arrabbiata, visto che hai trovato il modo di non cucinare e sei entrato in
camera sua senza permesso. >> gli ricordò il ragazzino con uno sguardo
eloquente.
Edward
strinse i pugni e lo fulminò con lo sguardo: << Guarda che lo sapevo,
accidenti! Era solo un modo di dire! >> borbottò il maggiore con aria
ancora più stizzita.
<<
Ragazzi, sono pronta! Possiamo andare! >> annunciò Winry allegra, facendo
la sua comparsa in cucina.
Per poco
a Edward non andò di traverso la saliva, vedendosi comparire Winry davanti
vestita in quella maniera: indossava una magliettina
leggera, bianca, che le lasciava scoperto l'ombellico,
abbinata a una minigonna sempre bianca ma con i bordi rosa in pizzo. I capelli
erano sciolti e anche da quella distanza Edward riusciva a sentire
quell'inconfondibile fragranza di Giglio. Era bellissima.
<<
Sei bellissima, Winry. >> le disse Alphonse, dando vita
ai pensieri di Edward. Winry sorrise dolcemente ad Alphonse e cercò Edward con
lo sguardo.
Lui
abbassò gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo
così dolce di lei.
<<
Dai, andiamo. >> mugugnò Edward voltandosi per allontanare da sè quel profumo inebriante di Giglio che gli offuscava la
mente impedendogli di ragionare lucidamente.
Alphonse
annuì senza staccare gli occhi da Winry e non fece un passo finchè
lei non lo ebbe raggiunto, accostandolesi come se si
aspettasse di vederla cadere da un momento all'altro.
Durante
il cammino gli unici a parlare erano Alphonse e Winry, mentre Edward si teneva
più distante da loro, osservandoli camminare a pochi passi da lui.
Strinse i
pugni pensando che chiunque avesse visto Alphonse e Winry passeggiare per le
strade del villaggio li avrebbe tranquillamente scambiati per una coppia.
Sentiva
che doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di allontanarli l'uno dall'altra,
ma non interveniva.
I motivi
che aveva per intervenire erano stati inevitabilmente
macchiati dai sentimenti che aveva appena scoperto di provare per Winry.
Prima
voleva che Alphonse le stesse lontanoperchè non voleva correre il rischio che dividesse la
famiglia, rivelando a Winry quello che provava; adesso invece desiderava
allontanarli perchè non voleva che Winry stesse
vicina a qualunque altro ragazzo che non fosse lui.
... Era
diventato egoista, come solo qualche giorno prima aveva rinfacciato ad
Alphonse.
Sì,
dannazione, era egoista!
Voleva
Winry, e la voleva solo per sé, senza doverla dividere
con nessun altro.
<< Lo so,
dannazione! Lo so benissimo! So che sto rovinando tutto! Ma...
non posso farci niente! Non riesco a ignorare i miei sentimenti! E quando
capiterà anche a te ti sentirai allo stesso modo.
>>
Le parole
che suo fratello gli aveva detto solo pochi giorni prima gli sembavano un rimbombo confuso e lontano. E se ripensava
alla risposta che aveva dato lui gli veniva da ridere.
<<
No, non mi sentirò allo stesso modo. Perchè quando
succederà a me - e SE succederà - mia sorella non
c'entrerà assolutamente niente. Quindi non avrò la
sensazione di rovinare la mia famiglia per il mio puro egoismo. >>
Già... se
non fosse stata una situazione così pateticamente disperata - e se fosse stato
molto, molto sbronzo - probabilmente si sarebbe messo a ridere. Almeno adesso
capiva quali sentimenti muovevano e avevano mosso Alphonse ogni volta che si
dimostrava molto aperto nei confronti di Winry.
E in un
certo senso li aveva anche accettati, visto che adesso si trovava nella sua
stessa situazione. Anche lui non riusciva più a restare indifferente a Winry,
alla sua vicinanza... persino sentire il suo odore scatenava in lui nuove
reazioni. E vederla in quel momento parlare con Alphonse, un ragazzo che era
innamorato di lei, lo faceva sentire strano. Geloso.
Da un punto
di vista avrebbe voluto sfondargli la faccia visto che
si stava approfittando dell'ingenuità di Winry per stargli più vicino di quanto
lei permettesse a qualsiasi altro ragazzo, dall'altro non l'avrebbe mai fatto perchè sapeva la fatica che faceva nel resistere ai suoi
sentimenti, nel fare finta che tutto andasse bene, che non fosse successo
niente e ingoiare, ingoiare ogni qual volta che lei lo trattava in modo diverso
da come avrebbe voluto, ogni volta che lo trattava da fratello....
Era
qualcosa di irraggiungibile dove Edward non voleva
neppure arrivare. In un modo o nell'altro qualcuno ne avrebbe sofferto e questo
Edward non l'avrebbe permesso.
A costo di tenersi per sé i suoi sentimenti fin dentro la
tomba.
Puntò lo
sguardo verso il sole ormai prossimo al tramonto e sospirò: domani a quell'ora
avrebbero riavuto indietro la loro vita. E tutto sarebbe tornato normale.
O quanto meno era quello che sperava.
Preso dai
suoi pensieri si accorse che erano arrivati al fiume
solo quando vide Winry correre giù per la collina con una spensieratezza che in
quel momento avrebbe fatto di tutto per possedere. Al suo fianco Alphonse la
guardava preoccupato, chiedendosi se tutta quella allegria
avrebbe determinato una ricaduta nel suo stato di salute.
<<
Dai, Al, lasciamola divertire. Da tre giorni è chiusa a casa, sai com'è Winry.... non può stare per troppo tempo ferma nello stesso
posto, altrimenti si stressa e poi se la prende con noi. >> gli disse
Edward cercando di tranquillizzarlo mentre con lo sguardo seguiva la figura
della ragazza che si muoveva da una parte all'altra della collinetta, felice
finalmente di essersi allontanata da quella che in quei giorni era diventata la
sua prigionia forzata. La vide avvicinarsi all'unico albero presente sulla
collinetta e accostarvi la schiena, sedendosi tra l'erba.
Alphonse ed Edward raggiunsero finalmente Winry, l'uno sedendosi
accanto a lei e l'altro avvicinandosi alla superfice
del fiume come era abituato a fare fin da bambino.
Winry
seguì Edward con lo sguardo fino alla riva del fiume e sospirò sconfortata,
mentre Alphonse la guardava incuriosito.
Sentendosi
addosso lo sguardo del fratello minore lei sorrise:
<< Non l'hai notato, Al? Ed ha dimenticato a casa il cestino da pic-nic.
>> spiegò Winry con un sospiro triste. Alphonse guardò sorpreso in
direzione del fratello: non si era accorto che avesse lasciato a casa il
cestino, preso com'era ad osservare Winry. E se
riusciva a decifrare lo sguardo di Edward capiva che
la stessa cosa era successa a lui che - figurarsi - non se ne era neanche
accorto.
<<
Temo che dovremo tornare a casa prima, allora. >> rispose Alphonse
fingendosi furbescamente triste: la verità era che era felice di tornare a casa
prima che facesse buio, un po' per la salute di Winry e un po' per essere
sicuro che...
Il suo
volto si incupì tutt'un tratto, mentre la voglia di
tornare a casa presto quel giorno scompariva del tutto.
Se ne era
quasi dimenticato: quel giorno avrebbero tentato la Trasmutazione Umana.
Osservò Winry: aveva portato le ginocchia al petto e vi aveva posato sopra la
testa chiudendo gli occhi e canticchiando una canzoncina orecchiabile a bassa
voce.
La gola
gli si seccò all'improvviso: quella non era una canzoncina qualunque. No,
quella era la Ninna Nanna
che cantava loro la mamma prima che andassero a dormire, quando avevano sei e
sette anni. Si era quasi dimenticato di quella dolce melodia che era solito
ascoltare prima di addormentarsi...
Winry
aveva sette anni, era normale che avesse ricordi più nitidi di
quel periodo. Lui invece ricordava poco e niente di quando aveva sei anni,
mentre la sua mente aveva registrato fino allo svenimento quello che gli era
successo dagli otto anni in su. Era quello il periodo
che ricordava più facilmente e con un sorriso.
Anche a
Winry doveva mancare molto la loro madre... come mancava sia a lui che a Edward.
Eppure il
fatto che presto l'avrebbero riportata in vita, che
presto l'avrebbero riabbracciata e avrebbero rivisto il suo sorriso aveva
qualcosa di sinistro e raccapricciante, come una corda di violino che si rompe
sulla nota cruciale di un brano...
Edward si
avvicinò a loro proprio in quel momento, una mano a grattarsi i capelli e sul
viso l'espressione imbarazzata di chi è appena stato scoperto con le mani
sporche di marmellata.
Sembrava
indeciso, e dalla sua espressione Winry capì subito che cosa stava per dire.
<<
... Temo.... temo di aver dimenticato il cestino da
pic-nic a casa... non fa niente, vero... ? >> chiese Edward temendo una
possibile reazione di Winry, dopo aver controllato che la ragazza non avesse a
portata di mano la sua nuova chiave inglese.
Alphonse
sospirò posando la testa contro la corteccia dell'albero: << Non
preoccuparti, Fratellone. Tanto è già tardi e non avremmo fatto in tempo ad usarlo. >> disse lui sebbene sapesse che Winry
sarebbe stata più che capace di trovare il tempo per farlo.
Lui
sembrò tirare un sospiro di sollievo e si rilassò,
lanciando uno sguardo indeciso ai due e allontanandosi nuovamente, stendendosi
tra l'erba a pochi metri da loro.
Alphonse
seguì i suoi movimenti fino a spostare nuovamente lo sguardo su Winry. Si
trovava nella stessa posizione di poco prima, con gli occhi chiusi e il volto
rivolto verso di lui, continuando a cantare quella Ninna Nanna.
Era il
momento perfetto: Edward sembrava essersi appisolato, erano da soli e... sì, ed
era stanco di rimandare.
Sospirò
profondamente raccogliendo tutto il coraggio di cui era capace e iniziando:
<< Winry.... >> Cattiva idea, la sua voce
sembrava un debole sussurro insicuro e per un attimo pregò che Winry non
l'avesse sentito.
Ma come al solito i sensi della ragazza non vennero meno, infatti si
voltò verso di lui posando il capo all'indietro, sulla corteccia dell'albero.
<<
Sì? >> lo incitò lei, incuriosita dal rossore che aveva invaso le guance
di Alphonse.
<<
Io... Beh, volevo... Vorrei... >> Alphonse prese
fiato e chiuse gli occhi: << Io ti amo, Winry. >>
Winry
sembrò sorpresa, ma poi sorrise circondando le spalle di Alphonse con il
braccio, come tante volte aveva fatto da bambina.
<<
Anch'io ti amo, Alphonse. Così come amo Ed, come amavo la mamma... Siete la mia
famiglia e io vi amo più di ogni altra cosa al mondo.
>> Winry posò la testa sulla spalla di Alphonse, aspettando una sua
risposta.
Alphonse
la guardò con un misto di delusione e tristezza mentre sentiva il suo cuore
iniziare a battere forte, come se si stesse sbriciolando.
<< Ma io... intendevo sul serio... >> disse incerto,
pensando che lei avesse capito male.
Winry
alzò lo sguardo verso di lui, liberandolo dal suo abbraccio e incatenando gli
occhi ai suoi.
<<
Al... - gli accarezzò una guancia con il dorso della mano, vedendolo chiudere
gli occhi e sospirare - guarda dentro di te, e cerca
di paragonare l'amore che provi per me a quello che provi per la mamma.
>> gli stava parlando con dolcezza ma la sua voce appariva sicura.
Alphonse
si limitò ad ubbidire, nonostante non avesse ancora
capito dove volesse andare a parare Winry.
<<
Allora? >> chiese Winry al ragazzo ancora con gli occhi chiusi,
ritrovandosi inevitabilmente sulle spine.
<<
E'... simile, ma... >> Stava per dire ' Ma non
uguale ', quando Winry lo zittì con lo sguardo.
<<
Sai, in fondo è colpa mia... mi comporto in modo diverso con te, me ne rendo
conto... ma non posso farci nulla! Non riesco a trattarti normalmente,
Al, perchè io ti voglio bene, molto bene! >>
Sembrava triste mentre pronunciava quelle parole, come se si giudicasse
responsabile dei sentimenti che Alphonse nutriva per lei.
Quindi... era così? Winry non lo ricambiava... però... perchè si sentiva così? La ragazza che amava gli stava
dicendo di non corrisponderlo, eppure... non si sentiva particolarmente male...
Cioè, sì, aveva avuto una brutta sensazione, ma era
durata poco. Adesso si sentiva solo sereno, come se fosse contento di essersi
tolto quel peso dal cuore... Possibile che il suo amore per Winry, quel
sentimento che lo aveva accompagnato daanni, fosse così superficiale?
No, si
rese conto lui, non era un amore superficiale. Solo... non era amore. Amava
Winry, sì, ma la amava allo stesso modo in cui aveva amato sua madre... Nello
stesso modo in cui si amava una sorella... magari in modo un po' più protettivo, ma nulla di più del semplice amore fraterno...
<<
Non dire così,Win... non è
colpa tua! Adesso che ho capito non devi senirti in
colpa! Anzi, dovresti sentirti sollevata! Ed stava per
impazzire... >> si rese conto troppo tardi di aver messo in mezzo anche
il fratello, solo quando Winry gli lanciò un occhiata interrogativa: <<
Che cosa c'entra Edward? >> chiese infatti,
curiosa.
E adesso?
<< Beh... Diciamo che Ed sapeva che io...
credevo di amarti e... gli ho fatto passare molte notti insonni! >> Detto
così, si rese conto Alphonse, sembrava quasi una
barzellette in confronto alle vere pene che Edward doveva aver sofferto.
Winry
sospirò lanciando un occhiataccia in direzione di
Edward, che ancora steso nell'erba sembrava placidamente addormentato.
<<
Sempre a pensare di salvare il mondo! Il giorno in cui capirà di essere un
essere umano vorrò proprio vedere che faccia farà!
Anzi, spero proprio di esserci! >> esclamò inviperita sotto lo sguardo
divertito di Alphonse.
<<
Dai, non dire così, Ed vuole solo il tuo bene... il nostro bene.
>> Disse lui cercando di far riguadagnare punti al fratello.
<<
Sì, lo so... ma a volte si fa prender un po' la mano... un po' troppo in
effetti... >> commentò continuando a squadrarlo sebbene un sorriso fosse
comparso sul suo volto.
Edward
dovette stringere i pugni fino a far entrare le unghie nella carne, per non
rispondere per le rime a quei due che se la stavano
ridendo alla grande alle sue spalle.
Tuttavia... non poté far altro che sentirsi sollevato dalle
cose appena origliate.
E così
Alphonse aveva dichiarato i suoi sentimenti a Winry...
Ricordò
con un groppo in gola a quei pochissimi minuti in cui aveva temuto - non
potendo aprire gli occhi per non rischiare di essere scoperto - che Winry
ricambiasse i sentimenti di Alphonse.
Aveva
sentito quella frase: << Anch'io ti amo, Alphonse. >>
Erano
bastate quattro parole per far si che il suo cuore smettesse di battere per poi
ricominciare tutt'un tratto ad una velocità tutt'altro
che normale.
E si
sentiva uno stupido se ripensando a quello che era venuto dopo quella frase un sorriso enorme gli si apriva sul volto, mentre
tutto intorno a lui scompariva lasciando il posto ad una felicità mai
sperimentata.
<<
Così come amo Ed, [...] >>
Avrebbe
mai sentito dire a Winry che lo amava? Perchè il suo
cuore batteva più velocemente se immaginava la scena?
I suoi sentimenti stavano lentamente e inevitabilmente
prendere il sopravvento sulla ragione, cosa che lui non poteva assolutamente
permettersi.
Doveva
rimanere concentrato sugli ingredienti che servivano per creare un corpo umano
adulto, per riportare in vita la loro madre.
... Ma
nonostante tutti i buoni propositi, non riusciva ad
evitarsi di invidiare Alphonse, che in un modo o nell'altro era riuscito a
compiere una scelta, qualcosa che Edward non avrebbe mai avuto il coraggio di
fare...
***************************************My space^^
Purtroppo
non posso ringraziare tutti singolarmente per mancanza di tempo, ma il fatto è
che ci tenevo ad aggiornare oggi! Per due motivi: per prima cosa, perché ieri
ho ufficialmente finito questa ff e quindi avviso
tutti che i capitoli saranno in tutto 10 (anche se l’ultimo non mi soddisfa
molto…), per secondo perché oggi mi sono divertita un mondo con le mie amiche e
mi sento di umore veramente liberatorio ( e volevo
ringraziarvi tutti i commenti e i complimenti che mi avete fatto, naturalmente^^).
Di scene
imbarazzanti ce ne sono state molte per il povero Ed, vero? La parte iniziale è
stata molto divertente da scrivere, mentre per l’ultima… per quanto riguarda la
dichiarazione di Alphonse, per l’appunto, mi sono ispirata alla dichiarazione
di Sakura a Yukito (nell’anime
CardCaptor Sakura), infatti quello che Winry dice ad
Al è quasi uguale a quello che Yukito dice a Sakura^^
Mi raccomando,
commentate in tanti^^ Chissà che non mi scappi un aggiornamento già dalla
prossima settimana…^^
*** la frase di inizio capitolo è di Albus Silente, del film e libro Harry Potter (non ricordo quale capitolo della saga, però XD )
Ci sono momenti che possono mutare un intera esistenza.
Edward
lanciò un occhiata nervosa ad Alphonse, approfittando del momento in cui Winry
apriva il rubinetto dell'acqua per parlare a bassa voce senza che lei sentisse.
<<
Che cosa facciamo? Sembra che non abbia sonno! >> esclamò Alphonse
disperato mentre Winry continuava a lavare le stoviglie inconsapevole di quello
che di lì a poco sarebbe avvenuto. << Non ne ho idea! Ma dobbiamo trovare
il modo, Al... dobbiamo! >> Anche Edward era preoccupato: Winry
sembrava intenzionata a restare sveglia per tutta la notte. Erano già le undici
e non aveva sbadigliato neppure una volta, considerando che lei era sempre la
prima ad andare a letto.
Winry
chiuse il rubinetto enella cucina tornò
il silenzio più totale. << Insomma, si può sapere cosa mi state
nascondendo, voi due? >> sbottò infine Winry, lanciando ai due fratelli
un occhiata sospettosa. Edward e Alphonse sobbalzarono iniziando a sudare
freddo: << Assolutamente nulla, Winry! >> si affrettò a negare
Alphonse, alzando le mani come un criminale smascherato. Edward degutì mentre
Winry spostava lo sguardo su di lui: era sempre stato bravo a mentirle in
passato, ce l'avrebbe fatto anche adesso che non riusciva più a restarle
indifferente? Sì, decise, era anche per il suo bene, in fondo.
<<
Edward... c'è qualcosa che vuoi dirmi? >> chiese Winry con voce che alle
orecchie di Edward risultò terribilmente suadente. Doveva recitare alla
perfezione, se voleva che il suo piano riuscisse. Alzò gli occhi a quelli di
lei con lo sguardo più quieto che riuscì a simulare: << No, perchè?
>> Era stato bravo, la sua voce sembrava persino convinta.
Winry
guardò prima l'uno poi l'altro con una strana espressione. Poi sospirò e
mormorò: << Siete ingiusti... >>
Edward si
irriggidì e Alphonse la guardò curioso e intimorito: << Perchè
'ingiusti'? >> chiese osservandola abbassare gli occhi con aria vagamente
stanca.
Il suo
sguardo penetrante si posò di nuovo su Edward e poi su Alphonse. <<
Niente... >> rispose, per nulla convinta.
C'era
qualcosa di strano... c'era tensione nell'aria e non riusciva a capirne il
motivo. Per un attimo le tornò alla mente la sensazione che aveva avuto il
giorno in cui tutto era cambiato. Rabbrividì impercettibilmente, ma Edward
sene accorse e la guardò preoccupato.
Tuttavia fu Alphonse a dare voce alle sue preoccupazioni: << Winry, sei
stanca? Non ti sarai sforzata troppo, oggi? >> chiese ansioso. Winry
scosse la testa e all'improvviso le venne un idea. Perse l'equilibrio mimando
un perfetto capogiro e aspettò che uno dei due le arrivasse in contro. Ecco,
Edward si era subito alzato e l'aveva presa per le spalle. Alphonse sospirò di
sollievo benedicendo l'intervento tempestivo del fratello. << Tu hai
bisogno di dormire, Winry. >> le fece notare Alphonse facendo ruotare la
situazione a suo favore. Edward capì subito il segnale silenzioso di Alphonse e
con un agile movimento prese Winry tra le braccia. Lei sobbalzò, non
aspettandosi quell'improvvisazione.
<<
Ed, mettimi subito giù! La tua spalla non... >> cercò di protestare lei,
venendo messa a tacere dalla solita risposta pronta di Edward.
<<
La mia spalla sta benissimo. >> replicò subito lui, cercando di
nascondere il gemito di dolore che però gli era salito in gola.
<<
Ti porto in camera. >> disse Edward reprimendo il dolore alla spalla e
lottando contro la solita fragranza di Giglio che minacciava di stordirlo.
Alphonse
non sembrava molto contento di come stessero andando le cose, ma non protestò
sperando che tutto si risolvesse velocemente.
<<
Guarda che so camminare benissimo anche da sola. >> gli disse Winry con
voce pacata sulla soglia del salotto.
Edward
rise roco: << Lo so benissimo, ma portarti in braccio è molto più
divertente. >> replicò lui, stringendola a se quando iniziò a salire le
scale.
Winry
reagì al contatto e, seppur arrossendo lievemente, posò delicatamente unamano sulla sua nuca per tenersi meglio,
avvicinandosi di più a lui.
Se prima
l'odore di Giglio aveva rischiato di stordirlo adesso lo aveva letteralmente
ammaliato, rischiando di farlo inciampare più di una volta. Finalmente arrivò
nel corridoio e si diresse verso la camera di Winry, che era fortunatamente
aperta. Entrarono e Edward si avvicinò al letto, posandola sulla superficie
delicatamente.
Ma quando
fece per ritirarsi, scoprì che Winry non aveva mollato la presa sul suo collo.
<<
Che c'è? >> chiese con voce esitante. Winry sospirò silenziosamente e
disse decisa: << Resta. >>
All'inizio
Edward pensò di aver capito male, ma poi riprese Winry tra le braccia e si
sedette sul letto con lei in grembo.
<<
Che cos'hai intenzione di fare? >> chiese combattuto tra curiosità e
disappunto. Per tutta risposta lei posò il capo nell'incavo del suo collo,
rilassandosi contro il suo petto. << Ti fa male la spalla? >>
chiese lei esitante. Lui sospirò: << No... >>
Perchè
lei non lo lasciava andare? Non poteva averla così vicina, se lei gliene avesse
dato la possibilità sapeva che non sarebbe più uscito da quella stanza...
<<
Il giorno in cui è morta la mamma... io avevo una brutta sensazione. La stessa
che ho in questo momento. Che cosa state combinando tu e Al? >> chiese
Winry senza tanti giri di parole andando subito al dunque. Lui sospirò posando
il mento tra i capelli profumati di Winry: << E' per questo che mi vuoi
con te? >> C'era qualcosa di stonato nella frase, e a Edward era lampante
il doppio senso. Lei portò una mano sul suo petto e strinse con forza la stoffa
della maglietta che indossava.
<<
Ti voglio con me perchè ho paura. Ho una dannatissima paura che tu te ne vada e
trascini Alphonse giù con te. >> Anche questa frase aveva un terribile
doppio senso, e Edward dovette lottare contro la sua volontà per scegliere
quello meno doloroso. << Non me ne andrò. >> Alle orecchie di Winry
suonò come una promessa, ma non lasciò la presa ferrea alla maglietta di
Edward. << Non importa che cosa dici. Tanto lo stai già facendo. >>
Edward
non riuscì a trovare la forza di ribattere e la strinse a sé più forte, per
calmarla. << Non ti fidi di me? >> chiese allora lui chiudendo gli
occhi e lasciandosi cullare dal suo respiro. << Si dice che bisogna
guardarsi più dagli onesti che dai disonesti: i disonesti faranno sempre
qualcosa di disonesto, mentre con gli onesti non puoi mai prevedere quando
faranno qualcosa di incredibilmente stupido*. E tu sei la persona più onesta
che io conosca, Edward. Sei il mio Ed, e il ragazzo giù in cucina è il mio Al.
Non sopporterei di perdere anche voi. Non voglio... >> La voce di Winry
era un sussurro appena udibile ma a Edward sembrava che qualcuno gliele stesse
urlando nelle orecchie per tutto il dolore che nascondevano. << Se può
consolarti né Al né tanto meno io abbiamo intenzione di lasciarti. Sei troppo
importante per noi. ... E sei troppo importante per me. >> Winry avrebbe
voluto guardarlo negli occhi mentre pronunciava quelle parole: era troppo
stanca per credergli. Le sue sensazioni parlavano anche fin troppo chiaro in
quel periodo. E l'ultima volta che aveva avvertito quella sensazione sua madre
era morta. Non voleva che Edward e Alphonse... non riusciva nemmeno a far prendere
forma al pensiero terribile che in quei pochi secondi aveva attraversato la sua
mente fin troppe volte.
<<
Edward... >> lo chiamò a bassa voce lei, lasciando finalmente andare la
sua povera maglietta. << Sì? >>
<<
Resti con me, stanotte? >>
Edward
posò Winry sul letto delicatamente, stando attento a non svegliarla. Si era
addormentata da un quarto d'ora ma lui non si era mosso, troppo preso
dall'averla così vicina. Osservò il suo volto finalmente sereno, i capelli
biondi sparsi sul cuscino e le labbra dischiuse. Se ora usciva da quella stanza
lo faceva anche per lei. Quasi non si accorse della finestra che infuriava nel
cielo blu della notte, pensando che Alphonse lo stava sicuramente già
aspettando nello studio. Uscì dalla porta senza far rumore e subito si diresse
allo studio. Da dietro la porta riusciva benissimo a sentire la voce di
Alphonse che ripassava gli ingredienti necessari per un corpo umano adulto:
<< 35 litri d'acqua, 20 chili di carbonio, 4 litri di ammoniaca, 1,5
chili di calce, 800 grammi di fosforo, 250 grammi di sodio, 100 grammi di
salnitro, 80 grammi di zolfo, 7,5 grammi di fluoro, 5 grammi di ferro e 5
grammi di silicio... >>
Edward
sorrise: Alphonse aveva imparato tutto a memoria. Sì, era stato molto bravo.
Aprì la
porta con uno scricchiolio appena udibile ed entrò, trovando suo fratello con
la testa china su un libro che ripassava ancora una volta passo per passo
quello che avrebbero dovuto fare.
<<
Io disegno il Cerchio. >> annunciò Edward a bassa voce, chiudendosi la
porta alle spalle. Alphonse annuì e gli sorrise, teso.
Edward
prese un gessetto dalla scrivania e si spostò al centro della stanza, iniziando
a tracciare il Cerchio Alchemico che aveva progettato.
Dopo di
ché prese il contenitore rotondo che serviva per gli ingredienti e lo pose al
centro del cerchio.
Un quarto
d'ora dopo tutto era pronto: il contenitore era pieno degli elementi che
sarebbero serviti per ricreare il corpo di Trisha Elric, e anche Edward e
Alphonse, seppure un po' nervosi, erano pronti.
<<
Che cosa sarà la prima cosa che faremo dopo averla riabbracciata? >>
chiese Alphonse con voce tremante, forse per l'emozione forse per il
nervosismo.
Edward
sorrise: << Correremo a svegliare Winry. >> rispose lui, come se si
trattasse di una cosa ovvia.
<< ...
Sei pronto, fratellone? >> chiese Alphonse, quasi come se sperasse che
Edward cambiasse idea all'ultimo minuto.
<<
Sì, Al. Iniziamo. >>
Posarono
le mani sul Cerchio Alchemico e subito la luce gialla guizzò, illuminando la
stanza e i visi concentrati di Alphonse ed Edward.
Con gli
occhi puntati sul contenitore posto al centro del Cerchio, quasi non si
accorsero del rumore che aveva squaciato l'aria.
Poi
dall'interno del Cerchio si sprigionò una luce bianca e mille volte più
potente, tale da accecare gli occhi di Edward per qualche secondo.
Sentì il
grido di terrore di Alphonse e riaprì gli occhi: delle braccia nere, sinuose
come serpenti che sembravano provenire dal Cerchio avevano afferrato Alphonse e
lo stavano tirando a sé.
<<
Al! >> tentò di chiamarlo Edward allungando una mano verso di lui mentre
la paura lo aggrediva all'improvviso, più feroce e potente che mai.
Si sporse
in avanti per tentare di afferare la mano tesa del fratello, ma questa
scomparve ed Edward perse l'equilibrio cadendo, mentre le stesse braccia nere
che avevano portato via Alphonse lo trascinavano nel baratro.
<<
Dove sono? >> fu la prima cosa che si chiese Edward, ritrovandosi in una
immensa stanza bianca che pareva non avere fine.
<<
Al! Alphonse, dove sei?! >> chiamò poi con isteria, mentre la sua mente
sembrava rifiutarsi di elaborare un dato particolarmente importante.
Sentì un
cigolio alle sue spalle e si voltò di scatto, sgranando gli occhi: alle sue
spalle si stagliava alto un enorme e imponente Portale, che piano piano si
stava spalancando. Prima ancora che potesse fare qualcosa delle braccia lo
afferrarono e degli occhi verdi, castani, blu, persino rossi, lo trafissero con
lo sguardo mentre le braccia lo trascinavano dentro. << No! Aiuto!
>>
Tentare
di ribellarsi era inutile: nonostante sembrasse che all'interno del Portale ci
fossero migliaia di persone era ben chiaro che nessuno aveva intenzione di
aiutarlo.
E poi...
la sua testa esplose, sembrava che gli stessero sovraccaricando di informazioni
il cervello, l'Alchimia, il Principio dello Scambio Equivalente, il Flusso
Universale... Una sensazioe orribile gli fece accapponare la pelle mentre la
sua gamba sinistra si smaterializzava sotto il suo sguardo incredulo.
E come
tutto era iniziato, finì.
Edward
aprì gli occhi ritrovandosi a corto di fiato. Alzò e abbassò il petto
velocemente, per fare entrare nei polmoni tutta l'aria possibile.
<<
Al... ! >> Niente da fare, non riusciva a parlare, i polmoni gli
scoppiavano come se qualcuno ci stesse volutamente passando sopra le unghie...
Tese la
mano verso il centro del Cerchio Alchemico, in un gesto istintivo. <<
Mamma... ! >>
Al centro
del Cerchio una creatura orrenda e che sembrava faticare a respirare tendeva le
braccia verso di lui, come a volerlo nuovamente trascinare nel Portale...
Edward
strisciò il più lontano possibile dal Cerchio, mentre il poco fiato che aveva
in gola scompariva del tutto alla vista della sua gamba sinistra... o di quel
che ne era rimasto. Lo Scambio Equivalente...
Dov'è
Al?!
Cercò con
tutte le sue forze di rimanere coscente e non rigettare alla vista del sangue
che stava perdendo a fiotti: ne stava perdendo troppo, dannazione!
La
Creatura all'interno del Cerchio lanciò una specie di grido decidendosi ad
uscire finalmente dal cerchio, quando...
<<
Aaaaaaaaaaaaahhhhhhh! >> l'urlo di paura di Winry gli perforò i timpani,
ancorandolo fermamente a quello che stava accadendo in quella stanza.
Winry
lanciò un urlo spaventato alla creatura all'interno del Cerchio Alchemico e
cercò con lo sguardo Edward e Alphonse.
Non
appena vide Edward con la schiena posata contro il muro e il sangue che andava
espandendosi come una macchia d'olio sul pavimento si portò una mano alla bocca
mentre lacrime iniziavano a scivolarle dagli occhi azzurri in quel momento
terrorizzati. Strappò un pezzo di stoffa della propria maglietta e la modificò
a mo' di fasciatura sulla ferita di Edward, tentando di fermare il sangue.
Proprio in quel momento Winry vide i vestiti di Alphonse sul pavimento, come se
il proprietario si fosse volatilizzato nel nulla. Edward sembrava sconvolto,
come se il suo cervello non fosse in grado di accettare la situazione in cui si
trovava.
Winry lo
prese per le spalle terrorizzata,infischiandosene della sua spalla ferita e squotendolo con forza:
<< Ed! Ed... ! Ti prego, Ed!... Dov'è finito Al?! >>
Al
sentire quel nome Edward sembrò reagire e i suoi occhi si riempirono di lacrime
mentre allungava una mano verso l'armatura che c'era lì accanto a loro,
staccandone un pezzo alla base e facendola inevitabilmente cadere. Poi posò una
mano sulla macchia di sangue presente nel pavimento e trascinando il busto
dell'armatura verso di sé infilò il braccio all'interno, tracciando un piccolo
Sigillo e attivandolo.
L'ultima
cosa che vide con gli occhi offuscati dalle lacrime furono due luci rosse che
all'interno della testa dell'armatura si accendevano come due fari.
Poi di
nuovo dolore.
Alphonse
guardò Winry cambiare per l'ennesima volta il panno bagnato di acqua fredda
dalla fronte di Edward. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e ogni tanto la
sentiva singhiozzare. Sul suo volto era ancora vivo il dolore che aveva provato
solo sette ore prima, quando lui si era risvegliato in quell'armatura senza il
suo corpo e Edward era svenuto perché aveva perso troppo sangue. Grazie al
temporale i telefoni non prendevano e l'unica cosa che Winry ed Alphonse erano
stati in grado di fare, spaventati e tramanti, era stato uscire di casa con
quel tempaccio e dirigersi alla casa più vicina alla loro, in cerca di aiuto. Era
stata una fortuna poi, che la proprietaria della casa dove si trovavano in quel
momento fosse Pinako, la vecchia signora che avevano incontrato al mercato. Era
stata molto discreta, aveva portato Edward in una camera vuota e aveva fermato
il sangue alla gamba sinistra e al braccio destro con degli impacchi alle erbe
e fasciature disinfettate.
Ma Edward
aveva avuto una brutta emorraggia e forse perchè non si era ancora ripreso del
tutto dall'incidente al cimitero, forse perché era rimasto schoccato da quello
che avevano 'creato', non si era ancora svegliato, agitandosi innumerevoli
volte nel sonno e invocando a turno il nome di Winry, Alphonse e della madre.
Winry
aveva bisogno di riposo ma nonostante tutto non si era allontanata da Edward
restandogli accanto tutta la notte. Alphonse era rimasto ai piedi del letto
seduto contro la spalliera pronto ad intervenire in caso di bisogno.
<<
Winry... riposati. Ci penso io al Fratellone. >> disse Alphonse
all'improvviso, mentre Winry veniva colta da un capogiro dovuto alla
stanchezza.
Winry
alzò lo sguardo su di lui, scuotendo la testa: << Non se ne parla, Al.
Sei tu che devi riposarti. Sei stato sveglio per tutto questo tempo... >>
rispose lei con tono spossato ma risoluto e deciso.
Alphonse
non riuscì a dirle che in realtà in tutto quel tempo non aveva minimamente
sentito il bisogno di dormire. Ma Winry stava male, aveva bisogno di
mangiare o sarebbe crollata da un momento all'altro. Alphonse si alzò in piedi
ritrovandosi a guardare Winry dall'alto: era una sensazione molto strana in
effetti. << Non se ne parla. Al Fratellone non serve che tu svenga mentre
cerchi di svegliarlo! Non è una cosa che dipende da te. Vai dalla signora
Pinako e chiedile per favore di prepararti qualcosa da mangiare. >>
Winry lo
guardò stranamente, confusa dal tono improvvisamente autoritario che il ragazzo
aveva assunto.
<<
Se... se Ed si sveglia... giura che verrai a dirmelo. >> gli fece
promettere Winry, un po' esitante. Alphonse annuì provocando uno scricchiolio
sinistro nell'armatura che gli faceva da corpo. Winry lo guardò indecisa:
<< L'armatura cigola. Chiederò alla signora Pinako di darmi dell'olio per
macchine. >> .
<<
Signora Pinako? >> chiese Winry esitante, entrando in cucina. Niente da
fare, la signora Pinako non c'era. L'aveva cercata dappertutto ma in casa non
c'era traccia di lei. Sospirò affranta e l'occhio le cadde involontariamente su
una foto al centro del tavolo: rappresentava un uomo e una donna, lui alto,
moro, l'aspetto che dava sicurezza, e lei bionda, occhi verdi e un sorriso
gentile. Erano abbracciati e indossavano dei camici da dottore. Nel guardare
l'immagine Winry venne colta in fallo da un altro capogiro, rischiando di
cadere. Si portò una mano alla bocca cercando di respingere il conato di vomito
che le stava salendo in gola: che cosa ci faceva quella vecchia con la foto dei
suoi genitori? Come conosceva i suoi genitori? E poi... quelli erano davvero i
suoi genitori? Per quanto le dispiacesse ammetterlo non ricordava con chiarezza
i volti dei propri genitori, ma se al mondo esistevano due persone che glieli
ricordavano in maniera impressionante erano proprio quelle due persone in foto.
Si avvicinò al tavolo con passo traballante, la mano tesa verso la fotografia
tremava come una foglia: sì, non c'erano dubbi, quelli erano i suoi genitori.
Che cosa
significava? Cosa voleva quella donna da loro, da lei? Improvvisamente la porta
d'ingresso si aprì e Pinako comparve sulla soglia, come se si fosse
materializzata dal nulla. Parve sorpresa di vederla in piedi: << Oh, vedo
che sei in piedi... come stai? Hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa? Non hai
un bel colorito... >> disse premurosa la signora Pinako, entrando in
cucina. Winry ritirò la mano velocemente e annuì, intimorita: << Sì... se
non le dispiace. >>
La
signora Pinako sorrise: << Figurati cara, non ho mai ospiti a casa, mi
farà molto piacere avere qualcuno a pranzo. >>
Lo
sguardo di Winry cadde poi su una serie di valige accattastate in un angolo
della cucina, Pinako si accorse dello sguardo: << Oh, quelle valigie...
sto preparando tutto per la mia partenza. Ho già passato molto tempo qui a
Resembool. Forse anche troppo... >> c'era una nota di malinconia nella
voce della donna, e Winry non poté evitare di domandarle: << Perchè
parte? >>
Pinako si
sfilò gli occhiali e li pulì con la stoffa del grembiule: Winry non ne era
certa, ma le era sembrato di scorgere una lacrima cadere giù per la guancia rugosa
della vecchia. << Devi sapere, bambina, che non sono venuta qui a
Resembool per un viaggio di piacere... Cerco una persona. Una ragazza che
adesso dovrebbe avere all'incirca la tua età. E' mia nipote, la figlia di mio
figlio, che Dio l'abbia in gloria! E' rimasto ucciso assieme a sua moglie nel
massacro di Ishbar... Non sapevo che lui avesse una figlia, avevamo litigato da
molti anni quando lei nacque e così, forse per ripicca, non mi disse nulla.
Adesso quella povera bambina chissà dov'è finita... la cerco da quattro lunghi
anni, ormai. Qualche mese fa sono venuta a sapere che è stata data in adozione
ad una famiglia qui a Resembool, ma ahimé non l'ho ancora trovata... inizio a
credere che sia morta... >> Nella voce di Pinako Winry era capace di
cogliere la sincerità, il dolore, l'affetto e il senso di colpa.
Nel suo
cuore era in corso una burrasca: quella donna.... era sua nonna? Perchè era
venuta? Voleva portarla via? Perchè? Non voleva essere separata da Edward e
Alphonse, erano loro la sua famiglia! Loro, non lei!
Ma
nonostante tutto non poté evitare di ricominciare a singhiozzare
silenziosamente, mentre calde lacrime riprendevano a scenderle per le guance
fino a infrangersi sul pavimento.
Winry
rientrò nella camera di Edward un quarto d'ora dopo sperando che Alphonse non
si accorgesse che aveva pianto un altra volta. Gli aveva detto di raggiungere
Pinako per farsi oleare l'armatura e lui era uscito senza fare storie, facendo
vergognare Winry che in un momento come quello si sentiva come una bambina
capricciosa.
Quando
posò nuovamente lo sguardo su Edward le si strinse il cuore: sapeva che era
anche per colpa sua se lui aveva tentato la Trasmutazione Umana.
Non si
era dimostrata forte e aveva fatto credere ad Edward che lui non fosse
abbastanza per tenere unita la famiglia. Solo adesso vedeva tutto quello che
era accaduto sotto un nuovo colore, sotto un altra luce. Con mano tremante gli
accarezzò la guancia e avvicino il viso al suo fino a sentire il suo respiro
fresco e regolare sulle labbra. Era di quello che aveva bisogno, di sentire che
Edward era vivo, accanto a lei, che non l'avrebbe mai lasciata sola. Gli tolse
il panno bagnato dalla fronte passandogli la mano tra i capelli per inumidirli.
Gli misurò di nuovo la temperatura e poi sospirò di sollievo: la febbre gli era
passata. Ora bastava solo aspettare che si svegliasse.
*************************
My space…
Anche
oggi vado di fretta, l’html mi sta facendo impazzire in questi giorni! Allora,
la frase di inizio capitolo non mi ricordo da dove l’ho presa, ma statene
certi: non mi appartiene affatto, non è farina del mio sacco!
In più,
la frase che Winry dice a Ed, contrassegnata dall’asterisco, è unafrase
copia-incollata da un film della trilogia dei Pirati dei Caraibi, con Jhonny
Depp, e neanche quella mi appartiene!
Talpina
Pensierosa: Grazie per il commento^^ Che te ne pare di questo obbrobrio? Questa
è la scena che sembra uscita da una puntata di Beautiful… Aspetto il tuo
prossimo commento!
diamontpearlvoiceinu: Grazie per il commento^^ Purtroppo ho già scritto tutti i capitoli della ff e sinceramente parlando non ho proprio voglia di tornarci sopra e modificarli, mi spiace… La pigrizia è il mio più grande difetto! Come ti è sembrato questo capitolo? Molto alla Beautiful maniera, vero? XD Spero di leggere un tuo nuovo commento^^
WinryRockbellTheQueen:
Non preoccuparti se non sei riuscitaa
commentare! Un po’ mi è dispiaciuto, ma pensavo che fosse perché la storia
iniziava ad essere ripetitiva e stressante! Uh, non sapevo nulla di questa
storia del contratto matrimoniale… non sapevo neppure che si potesse fare! Beh,
allora lo farò anch’io! Tanto i miei figli non avranno comunque il mio cognome
T^T Non mi va proprio giù la regola che il cognome dei figli sia quello del
padre… proprio non lo sopporto! Vabbeh, sto straforando, torniamo al cappy che
è meglio! *sospira* Beh, che te ne pare? Sembra appena uscito da una delle
repliche di Beautiful, vero? Spero di leggere presto un altro tuo commento^^ A
presto^^
MellyVegeta:
Grazie per i complimenti! Per la dichiarazione di Ed temo che ti toccherà
aspettare… in fondo lo sai anche tu, no? Il nostro fagiolino preferito è più
testardo di un mulo, quando ci si mette… XD Spero che commenterai anche questop
capitolo, nonostante sembri appena uscito da Beautiful… T^T
XD Alla
prossima^^
Più
recensioni ottengo prima aggiorno! Potrei aggiornare anche in settimana, quindi
datevi da fare, la tastiera del vostro computer è resistente e non si consuma
se spendete del tempo per rendere felici dei poveri scrittori pazzoidi!
I momenti cruciali arriveranno comunque,
ciò che conta è come si reagirà.
La testa… La testa
gli stava scoppiando. E sentiva freddo, un freddo innaturale… Cercava
disperatamente di aprire gli occhi, ma non ci riusciva. Intorno a sé
vedeva solo buio. A rompere quell’innaturale silenzio giunse un grido,
una voce di donna. Era un urlo agghiacciante, terrorizzato. Ed era il suo nome
che veniva gridato con tanta insistenza, paura e
preoccupazione. Un immagine riaffiorò con
prepotenza nella sua mente.
<< Winry! >>
Edward cercò ancora una volta
di aprire gli occhi, ma proprio non ci riusciva. C’era solo quel buio,
tanto denso e consistente da dare l’impressione di poterlo toccare, se
solo avesse avuto l’uso della mano nel luogo in cui si trovava. Con paura
crescente si rese conto di non avere la coscienza del proprio corpo, in
qualunque posto si trovasse. Non riusciva a muovere niente, forse non esisteva
neppure. Ma l’urlo che aveva sentito apparteneva a Winry,
senza ombra di dubbio. Provò a chiamarla: << Winry!!!Winry? Dove sei? Winry! >>
Edward rimase interdetto: era certo
di aver chiamato Winry, eppure… non riusciva a
sentire il suono della propria voce. All’improvviso la poca aria presente
in quel luogo iniziò a mancare e la sensazione di soffocamento che il
ragazzo stava provando aumentò a dismisura, fino a che tutto non gli
apparve opprimente, come se fosse rinchiuso in qualcosa di troppo piccolo per contenerlo. Ma poi…
<< When I seeyoursmile…
>>Quella voce… Quella canzone la conosceva… Era... <<
Win… ry… !
>>
Edward
tentò di chiamarla, ancora una volta senza ottenere risultato. Era lavoce di Winry che cantava, non c’era alcun dubbio, ma Edward
non riusciva a capire da dove provenisse.
Il buio che c’era
in quel luogo iniziò a dissiparsi lentamente, per lasciare spazio a una
piccola luce lontana, calda e intensa… Edward non sapeva come, ma la luce
si stava avvicinando a lui, insieme alla voce di Winry:
<< Tearsrun down my face I can't replace…>>
Eccola, la luce…
era calda e rassicurante, proprio come la ricordava…
Adesso sentiva che
poteva aprire gli occhi, finalmente…
Winrysi interruppe un
attimo, smettendo di cantare quella canzone che aveva accompagnato la sua
infanzia per asciugarsi le timide stille brillanti che le stavano scivolando
dalla guancia. Gli occhi le bruciavano di lacrime mal trattenute rendendo
sfocata l’immagine di Edward ancora steso sul
letto, con gli occhi chiusi. Aveva dormito per tutta la giornata precedente e
buona parte di quella nuova, visto che oramai era
pomeriggio inoltrato. Non si era svegliato né per bere e né per mangiare… se avesse continuato
così….
<< Winry… perché
piangi? >>
Presa da un inspiegabile esasperazione Winry si asciugò le ultime lacrime con
stizza, rispondendo: << Perché sono preoccupata per te, pezzo di idio…. >> Il cuore le si
fermò nel petto e per un attimo rimase paralizzata dallo stupore:
Edward aveva riaperto gli occhi.
Abbassò lo sguardo fino a lui quasi tremando dalla gioia:
il ragazzo la stava guardando con gli occhi accesi di preoccupazione. Dimenticando
per un attimo che Edward doveva essere debilitato dal lungo digiuno
si chinò su di lui seppellendo il viso nell’incavo del suo collo e
aggrappandosi alle sue spalle, facendolo gemere leggermente di dolore. Winry si allontanò subito, quasi scattando all’indietro
come una molla. Edward sorrise leggermente: il dolore alla spalla non era
ancora svanito del tutto.
<< Se avessi saputo che avrei ricevuto questa
accoglienza… mi sarei svegliato prima…>> mormorò
Edward con voce un po’ roca, ma inspirando a pieni polmoni l’odore
che Winry gli aveva involontariamente trasmesso
avvicinandosi tanto. Winry sorrise appena: era proprio Edward, e se aveva addirittura voglia di
scherzare doveva stare davvero bene. << Stupido. >> Gli rispose lei
fingendosi inviperita, e voltando il capo altrove con aria altezzosa. Poi parve
ricordarsi di qualcosa e si alzò dalla sedia vicino al letto su cui si
trovava, mormorando quasi a se stessa: << Devo avvisare Al… >>
Edward si irrigidì cercando
inutilmente di allungare una mano verso di lei; per fortuna Winry
se ne accorse.
<< Che cosa c’è, Ed? >> chiese
preoccupata guardando il suo volto contrarsi una volta da una scossa di dolore.
Lui si morse il labbro osservandola, indeciso se parlarle o meno: il ricordo di due sere prima era ancora più
vivo in lui che in lei, visto che restando addormentato per una giornata intera
si era perso lo svolgimento degli eventi successivi alla Trasmutazione.
<< Io.,. volevo sapere di Al.
>> disse lentamente e sfuggendo allo sguardo sincero di lei voltando il
capo verso la finestra presente nella stanza. Winry
rimase interdetta: << Lui è preoccupato per te. Come me. >>
disse cercando però di capire dove veramente
volesse arrivare Edward.
Il ragazzo scosse la testa provocandosi un forte dolore alla spina
dorsale. Si sentiva uno straccio e molto probabilmente avrebbe fatto meglio a
vere qualcosa prima di ricominciare a parlare, ma quello che aveva da chiedere
era troppo importante e non poteva aspettare. << Non ti ha detto nulla?
>> chiese ancora Edward, non avendo però la forza di dire quello
che veramente si stava agitando nel sui cuore. Winry si riavvicinò al letto, inginocchiandosi per
terra così da avere il volto a pochi centimetri da quello di Edward, che
adesso la stava fissando con occhi tormentati. << Di che cosa hai paura, Ed? >> gli chiese Winry
facendo proprie anche le sue preoccupazioni. Edward vide la propria immagine
riflessa negli occhi azzurro cielo di Winry: lei lo
stava fissando preoccupata, una preoccupazione che lui non si meritava, non dopo
quello che era successo… non dopo quello che
aveva fatto. Fu per quello che distolse lo sguardo,
non riuscendo a sopportare tutta quella sincerità e fiducia
incondizionata che vi leggeva dentro. Si voltò nuovamente verso di lei
al sentire un suono strano… un singhiozzo. Sorpreso
si voltò nuovamente verso Winry, trovando
conferma ai suoi timori: stava piangendo, di nuovo. Fece per parlare ma Winry lo precedette: << E’ tutta colpa mia, Ed,
ti giuro, mi dispiace tanto, mi dispiace tantissimo!
>>. Edward non capì. << Se io non avessi fatto così
la difficile in questi giorni…
se non fossi andata da sola al cimitero, quella volta… adesso tu e Al
stareste bene! … Io volevo davvero tanto bene alla mamma, a tal punto da
non voler più… vivere
senza di lei! Sono stata una stupida, io… non neanche pensato che anche voi stavate
male… che anche voi stavatesoffrendo!Se fossi
stata con voi, se non mi fossi chiusa in me stessa pensando solo al mio dolore
tutto questo non sarebbe mai successo! Io… io… ! >>
Edward osservò stupito le lacrime di Winry
scendere copiose, una dopo l’altra, pensandosi responsabile
dell’accaduto. Winry stava soffrendo per
qualcosa che non aveva fatto, qualcosa di cui non aveva nessuna colpa… Non poteva sopportare le sue lacrime sapendone
di esserne la causa diretta…. Era troppo,
per lui.
<< Winry, smettila, ti
prego… ti prego, smettila di piangere! >>
implorò lui, sperando di fermare quelle lacrime che gli stavano
lacerando il cuore…
<< Non è affatto colpa tua,
hai capito? E’ solo colpa mia! Sonoio che ho voluto cercare di
riportare indietro la mamma coinvolgendo Al in questa storia! Sono stato
io…. Stupido e presuntuoso, come dici sempre tu! Proprio perché
sono sempre stato bravo con l’Alchimia ho
cercato una soluzione… ma in realtà non avevo capito niente!
Per
ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia
il medesimo valore! Ma non
c’è niente, niente, che abbia il valore di una madre! Ed è per questo che io credo… che Al mi odi,
adesso… >> Ecco, l’aveva detto. Aveva ammesso tutte le sue
convinzioni, dubbi e paure. E Winry aveva smesso di
piangere.
Lo stava guardando con occhi sgranati, e
dall’espressione che aveva in volto Edward seppe con certezza di aver
detto qualcosa di sbagliato: << Edward Elric,
ma hai segatura al posto del cervello?! Alphonse non ti odierà mai! Non è
capace! Tu sei il suo idolo, Ed! Da piccoli facevate sempre a gara a chi era il
più bravo con l’Alchimia, e Al ce la metteva sempre tutta per
eguagliarti! Sei sempre stato il suo modello, lui ti vuole bene e non ti
odierà mai! >>
Oh, Edward avrebbe voluto
veramente credere a quelle parole, veramente. Ma… << Ma è colpa mia se adesso ha quel
corpo. Sono stato io a legare la sua anima a quell’armatura nello studio
di papà! >> nella voce del ragazzo Winry
riuscì a cogliere tutta l’amarezza e il ribrezzo per se stesso che
Edward stava provando in quel momento. << Sì, sei stato tu. Gli
hai salvato la vita, nello studio. E Al te ne sarà per sempre grato.
>> affermò Winry convinta, rispecchiandosi
negli occhi di Edward in tutta la sua convinzione. Edward la guardò con scetticismo mista ad amarezza: << Ho legato la sua
anima ad un armatura dopo che… ha rischiato di morire per colpa mia.
– stava per dire ‘è morto per colpa mia’, ma sapeva che
Winry si sarebbe arrabbiata ancora di più e in
quelle condizioni fisiche non era assolutamente in grado di sopportare una
delle sue sfuriate – Deve odiarmi. Io mi odierei se fossi al suo
posto. >>
Winry sospirò
esasperata, le lacrime erano ormai scomparse dal suo volto: <<
Già, ma per fortuna Alphonse non è
testardo, vendicativo e basso come te! >> esclamò convinta,
annuendo con aria saggia.
Edward si corrucciò << Che cosa
c’entra desso la mia statura?! >> chiese
offeso, sebbene mentalmente ringraziasse Winry.
Solamente lei era capace di risollevargli il morale e di distrarlo facendolo
pensare ad altro e facendogli guardare le cose da
diverse prospettive. Era anche per questo lato del suo carattere che si era
innamorato di lei. Per il suo modo di vedere del buono in tutti, anche nel
peccatore che in quel momento si sentiva.
<< E, comunque, tu sei un Alchimista
provetto, no? Chissà che non sarai in grado di restituire ad Al il suo
vero corpo, prima o poi! >> continuò Winry guardandolo dolcemente, come solo lei sapeva fare.
Edward sorrise di rimando: all’inizio solo per riflesso condizionato, ma
poi… << Ehi, ma… è vero! Forse posso restituire il
corpo ad Al! >> affermò lui guardando Winry
stupito, come se avesse avuto davanti la
reincarnazione di una qualche Divinità leggendaria. Winry
arrossì sotto quello sguardo:
<< Perché mi guardi così? Cos’è, neanch’io posso avere una buona idea ogni tanto?! >> chiese puntando orgogliosamente il naso
all’insù, in una posa così infantile e spontanea da far
sorridere Edward; il primo sorriso sincero da quando si era risvegliato.
In quel momento la porta della stanza si
aprì, rivelando uno spettatore inaspettato. Winry
si voltò verso Alphonse sorridendo: <<
Forse è meglio che io esca a fare quattro passi… >>
suggerì a se stessa voltandosi e facendo l’occhiolino ad Alphonse, invitandolo ad entrare.
L’ultima cosa che vide prima di chiudersi la porta alle spalle fu Edward
che la guardava allontanarsi, in un certo senso rammaricato.
Non appena Winry si
chiuse la porta alle spalle nella camera scese un
silenzio strano.
Non era un silenzio imbarazzante, di chi non trova
niente di intelligente da dire. Era un silenzio denso,
ricolmo di mille parole, scuse, dubbi, e malintesi.
Alphonse aveva
notato lo sguardo intenso e tormentato che suo fratello aveva lanciato a Winry. E aveva visto il sorriso imbarazzato che Winry aveva sul volto prima di chiudere la porta.
Aveva ascoltato tutta la conversazione, ma
nonostante tutto gli sembrava di essersi perso qualcosa. Come
se per una sua svista si fosse perso una parte
importante del discorso o non avesse capito bene il senso di alcune frasi. E il
silenzio di Edward non migliorava certo la situazione.
Edward aveva volto il capo verso il soffitto nello
stesso istante in cui Winry aveva chiuso la porta. Fin
da piccolo aveva sempre saputo che i suoi occhi erano un libro facile da
leggere, specialmente per la sua famiglia, e adesso temeva che Alphonse potesse leggervi dentro quel che suo malgrado
Edward si impegnava a tenere nascosto. Si sentiva
sporco. Sporco per aver confinato l’anima di Alphonse,
del suo fratellino, dentro quella grande e imponente
armatura, sporco perché nonostante tutto quello che aveva combinato non
riusciva a emarginare i sentimenti che provava per Winry
dalla conversazione che di lì a poco avrebbe avuto inizio.
Doveva
avere inizio.
<< Fratellone, io…! >>
<< Al…. Io….!
>>
Parlarono contemporaneamente, e se ne accorsero nel
medesimo istante. Edward si voltò finalmente verso di lui, ed entrambi
risero. Il clima teso e problematico parve crollare in
un solo istante.
Edward pensò che aveva
quasi dimenticato il suono delle risate di Alphonse,
e sentirlo ridere, sebbene il suono fosse leggermente diverso, ovattato dal
metallo dell’armatura, lo fece sentire decisamente meglio. Significava
che Alphonse non era arrabbiato con lui. Era
già qualcosa.
<< Ti ricordi quando da bambini ci capitava
di parlare nello stesso momento? >> gli chiese Alphonse
con voce intrisa di ricordi. Edward annuì mentre tornava a quei momenti
sereni della sua infanzia. << E Winry? Ti
ricordi che faccia faceva ogni volta che parlavamo nello stesso momento
facendolo apposta? >> chiese retoricamente anche Edward, di rimando. Alphonse sospirò: << Come se potessi
dimenticarlo! Gonfiava le guancie e puntava il naso all’insù con
aria offesa… ! >> Edward sorrise ancora di più ripensando
alla scena di poco prima: << Non è che adesso sia cambiata molto,
in effetti… ! >>
Alphonse smise di
ridere per primo, facendo tornare nella stanza quel silenzio pieno di
sottintesi che solo il pensiero di Winry pareva in
grado di spezzare. Mai come allora Edward desiderava vedere il vero volto del
fratellino per leggerne l’espressione. << Fratellone… -
Edward trattenne il fiato, in attesa – ho sentito quello che ha detto Winry. Anch’io voglio farlo. >> Il tono di Alphonse era sicuro e convinto come poche volte era accaduto… peccato che Edward non avesse capito a
cosa si stesse riferendo. << Di cosa stai parlando? >> chiese infatti il fratello maggiore guardandolo confuso.
Dall’armatura si udì il suono rombante di quello che non poteva
essere nient’altro che un sospiro esasperato: << Anch’io voglio farti tornare normale! Riottenere il braccio e la
gamba che hai perso durante la
Trasmutazione! >>
Edward lo guardò: la sorpresa e
l’incredulità erano ben visibili sul suo volto. <<
Che… che cosa? Al, in confronto a quello che hai
perso tu, io non ho dato niente! Il tuo intero corpo è stato preso
per rispettare lo Scambio Equivalente! E’ solo colpa mia! >>
esclamò Edward con voce roca dal troppo sforzo ripetendo al fratello
quello che era successo due giorni prima, come temendo che lui non avesse
ancora preso piena coscienza della situazione.
<< Lo so,
Fratellone! – esclamò il minore, con convinzione – Ma anche
tu hai dato qualcosa, anche a te è stato preso qualcosa! E io voglio restituirtelo! E’ stata colpa mia se
è andato tutto storto, non av… >>
Ma Edward questa volta lo fermò prima che finisse
la frase<<
Tu non hai fatto assolutamente niente. Sono stato io a convincerti ad aiutarmi
a riportare in vita la mamma. >> gli ricordò con amarezza
ritornando con la mente a quella dannata sera per l’ennesima volta in
meno di venti minuti.
Dal tono di voce di Alphonse
traspariva tutta la rabbia mal trattenuta che stava provando in quel momento:
<< Non è vero! Non è vero niente! Io sapevo che la Trasmutazione Umana
era una pratica Proibita, lo sapevo, e non ho fatto niente per fermarti! Anch’io
volevo rivedere la mamma. E ora anch’io voglio ridarti gli
arti che hai perso durante la
Trasmutazione. >>
Edward non era ancora convinto, e Alphonse fu costretto a giocare l’ultima carta,
quella che teneva nella manica come ultima risorsa ogni volta che litigavano per gioco; peccato che quella volta fosse
diverso. << E’ uno Scambio Equivalente. Tu accetti che io
farò di tutto per riottenere ciò che hai perduto ed io ti
perdonerò per quello che mi hai fatto due sere fa. >>
Alphonse sapeva
di averlo in pugno: conosceva suo fratello e sapeva che era parte del suo
carattere prendersi la colpa di tutto e di tutti. Ovviamente questo lato del
suo carattere gli era stato da ostacolo in quel
momento, impedendogli di vedere il ‘giochetto’ di Alphonse. La verità era che non esisteva nessuno
Scambio Equivalente per quello che Alphonse aveva
deciso di fare. Lui non aveva perdonato Edward, ma solo perché non
aveva niente da perdonargli. Ma suo fratello era testardo, e se voleva che
lui non l’ostacolasse nel tentativo di
restituirgli il braccio e la gamba doveva appellarsi all’unica cosa che
Edward temeva e rispettava: lo Scambio Equivalente,e,secondo loro, la Legge dell’Universo.
Winry dovette
appellarsi a tutto il buon senso che possedeva per non mettersi sulla soglia
della porta con l’occhio di fronte alla serratura e un bicchiere vicino
all’orecchio per sentire meglio quello che i suoi fratelli stavano
‘confabulando’. In quel momento sentiva che nulla poteva
scoraggiarla: sembrava che tutto si stesse sistemando. Edward si era svegliato,
in quel preciso istante si stava riappacificando con Alphonse,
e presto Pinako, che aveva da poco riscoperto essere
sua nonna, avrebbe lasciato Resembool.
A proposito… ma dove diamine era finita
quella donna?
Winry si rese
conto con sorpresa di non avere la minima idea di dove potesse trovarsi. Che
fosse già partita?
Impossibile, si rispose Winry
mentalmente e con sconforto, se così fosse
stato di certo loro sarebbero stati i primi a saperlo. Già, ma allora
dov’era?
Sedendosi sulla sedia del tavolo in cucina, Winry si concesse finalmente un meritato riposo.
Posò la testa sul tavolo, usando le braccia come la pessima imitazione
di un cuscino. Nella casa regnava una pace che quasi le sembrava surreale, dopo
tutto quel caos che era diventata la sua vita nell’arco di una sola
settimana.
Senza neanche rendersene conto, rischiò di
addormentarsi lì, su quella scomoda sedia di quello scomodo tavolo in legno. Nonostante una parte di lei
si sentisse in territorio nemico, un'altra parte, quella più infantile,
si sentiva finalmente a casa. Era una sensazione raggelante e raccapricciante. Ma allo stesso tempo la faceva sentire protetta. Che cosa le
stava succedendo?
Una domanda le nacque spontanea, timida e
infantile: suo padre aveva vissuto in quella casa, da giovane? In quella casa
che profumava di menta piperita e tabacco da pipa?
Scuotendo definitivamente la testa e alzandosi
finalmente da quel tavolo ormai troppo invitante, Winry
bloccò il flusso dei propri pensieri per due motivi: motivo
numero uno, non era detto che la signora avesse vissuto in quella casa da
sempre, altrimenti di certo lei se ne sarebbe accorta, no? Viveva nella casa
accanto da quando era piccola! Motivo numero due, aveva sentito un rumore, il rumore di passi.
Pinako comparve
sulla soglia della cucina proprio in quel momento: indossava un abito nero che
pareva nuovo e fatto per essere indossato nelle occasioni speciali e in mano
dei documenti plastificati.
Winry la
guardò interdetta, mentre la sua mente non faceva altro che registrare: Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene…
Non appena la donna la vide, le
si illuminarono gli occhi: << Winry!
Come sta tuo fratello? Si è svegliato? Ho una buona notizia da darvi e
vorrei che fosse sveglio anche lui, per sentire… >>
Winry non
poté far altro che sorriderle, domandandosi però che cosa avesse
combinato di tanto divertente da avere stampato in faccia quel sorriso
soddisfatto di chi ha vinto alla lotteria il primo fantastico premio.
<< Va bene, - acconsentì finalmente
Edward, facendo si che Alphonse
potesse rilassarsi e finalmente tirare un sospiro di sollievo – ma solo
se anche tu mi permetti di fare di tutto, per riottenere il tuo vero corpo.
>>
Se Alphonse avesse avuto
il suo vero volto probabilmente in quel momento
sarebbe stato corrucciato, Edward questo lo sapeva bene, ma non poteva proprio
fare altrimenti. Non quando il Principio dello Scambio Equivalente veniva usato contro di lui. Proprio nel momento in cui Alphonse stava per aggiungere qualcosa la porta si aprì, rivelando Pinako
e Winry. Le due entrarono nella stanza, la più
anziana con un sorrisone ad illuminarle il volto
raggrinzito dagli anni, la più giovane con l’espressione di chi
avrebbe preferito trovarsi dall’altra parte del mondo piuttosto che in
quella stanza.
Edward lanciò uno sguardo incuriosito a Winry, rendendosi conto solo in quel momento di non
trovarsi né in camera sua, né tanto meno in casa sua.
Quella doveva essere per forza la casa della vecchia venditrice di Auto-mail.Edward si vergognò di averla insultata, d’un
tratto consapevole che la donna aveva messo a disposizione la sua casa e le sue
cure per lui, un ragazzo qualunque incontrato per caso al mercato in una comune
giornata di lavoro. La donna si fermò ai piedi del letto di Edward,
lì dove la sua già piccola statura pareva accentuarsi ancora di
più, se paragonata allo stipite del letto. Eppure il sorriso bonario che
aveva in volto impediva ai fratelli Elric di muovere
qualsiasi muscolo volontario. << Ragazzi, oggi sono stata in comune e,
sono lieta di comunicarvi, che sono stata formalmente
nominata vostra tutrice legale. >>
Winrysi irrigidì indietreggiando, Edward spalancò
la bocca dalla sorpresa ed Alphonse lanciò un
esclamazione stupita: era ovvio che nessuno dei tre si era aspettato dalla
vecchia una cosa simile.
<< Cosa… cosa vuol dire? >> Winry fu la prima a superare lo stupore iniziale e a
parlare.
Pinako
spostò lo sguardo sulla ragazza, e Winry vide
in quegli occhi un affetto incondizionato, che lei non voleva né
desiderava. << Vuol dire che da questo momento in poi siete sotto la mia
esclusiva responsabilità. In questi giorni… mi sono affezionata a
voi, ragazzi. Specialmente a te, Piccoletto, sei stato veramente di molta
compagnia, incosciente per due giorni di fila. >>
Winry, con la
schiena contro il muro, non poté far altro che spostare lo sguardo su
Edward, l’unica persona di cui si fidava di cui in quel momento era in
grado di leggere l’espressione. E…
<< Lei non aveva il diritto di farlo!
>> sbottò Winry innervosita dalla
presenza di quell’infimo documento di carte che la etichettava come
legale proprietà di quella donna. Edward guardò Winry stupito, non aspettandosi da lei tanta freddezza
verso quella donna che li aveva accolti in casa sua e lo aveva curato. Alphonse non riusciva a capire cosa diamine stesse succedendo.
Pinako lanciò un fugace sguardo a tutti e tre,
prima di soffermarsi di nuovo su Edward, avvicinandosi al letto e tendendogli
il documento plastificato. << Temo che abbiate capito male… io mi
sono fatta nominare vostra tutrice solo per rendervi la vostra
libertà… Come ho detto a Winry, io sono
solo di passaggio qui. Legalmente tutti i vostri beni appartengono a me ed io
posso amministrarli come meglio credo fin quando non avrete raggiunto la
maggiore età. Per tanto vi lascio vivere nella vostra casa qui a Resembool senza nessuna intromissione da parte mia. In
cambio voglio solo che mi chiamiate ogni mese per farmi sapere se vi serve
qualcosa o avete bisogno di mettermi al corrente di
eventi particolari… le solite clausole legali, sapete. >>
chiarì subito Pinako, sperando di sedare fin
da subito le ostilità create da quella semplice accortezza da parte sua.
Winry non
allontanò da Edward quello sguardo accusatore, ma reprimendo a stento la
voglia di mettersi a urlare restò in silenzio. Edward vide la vecchia
posargli il documento plastificato sul petto, ancora leggermente scosso: ma chi
diamine era quella vecchia? Perché si stava prendendo cura di loro in
quel modo? E senza chiedere nulla in cambio, soprattutto! E perché aveva
la sensazione che… la sensazione che a Winry
lei non piacesse affatto? Che fosse successo qualcosa
tra loro mentre lui stava dormendo?
Ad ogni modo, se le cose stavano davvero come Pinako aveva spiegato - se davvero non c’erano
sotto tranelli o inganni -loro erano in debito con
quella vecchia.
<< Io la ringrazio veramente tanto per quello
che ha fatto e sta facendo per la nostra famiglia,
signora. >> disse Edward con un tono serio che sia WinrycheAlphonse stentarono a
riconoscergli. E a giudicare dall’espressione anche Pinako
non si era aspettata quell’improvvisata da parte del maggiore.
All’improvviso si udì un fischio, era
il suono del… << Oh, questo dev’essere
il tè! >> esclamò Pinako
risoluta, affrettandosi ad uscire da quella stanza per
lasciare discutere i tre.
Non appena la porta si richiuse Winryesplose: << Come diavolo ti è saltato in
mente di ringraziarla?! >> sbottò subito, rivolta a Edward. Il
ragazzo la guardò serio: << Winry, si
è presa cura di voi mentre io ero incosciente, ha curato le mie ferite
senza che nessuno glielo chiedesse e non ha fatto nessuna domanda
riguardo… l’accaduto. E adesso ci ha anche reso la nostra
libertà. Ringraziarla mi sembra il minimo dopo tutto
quello che ha fatto per noi. >> Winry, gli
occhi lucidi e le mani tremanti dalla rabbia, si girò verso Alphonse, in cerca di appoggio. Ma
la grossa armatura scosse l’elmo, per la prima volta impenetrabile nel
vero senso della parola. << Il Fratellone ha ragione, mi dispiace, Winry. >>
Winry li
guardò incredula: ma davvero non avevano capito il gioco di quella
vecchia? Veramente non aveva capito che lei intendeva solo dividerli?
No, capì Winry,
non potevanocapire. Per la prima volta.
Winry nascose
gli occhi all’ombra dei capelli, cercando di nascondere le lacrime ai due
ragazzi: doveva uscire al più preso da quella stanza. Si voltò:
<< Torno a casa. >> mormorò con voce strozzata aprendo la
porta ed uscendo da quella camera. Alphonse
fece per fermarla: << Aspetta, Winry! Le tue
condizioni fisiche non… >>
<< Lascia perdere
– lo interruppe Edward. Non ti ascolterebbe. >>
Alphonse si
voltò a guardare il fratello, che in quel momento aveva abbassato gli
occhi fino al documento che gli aveva dato Pinako
pochi attimi prima. Ma, come notò Alphonse, i suoi occhi non si stavano muovendo, quindi Edward
stava solo facendo finta di leggere.
<< Che cosa succede, Fratellone? >> gli
chiese Alphonse, preoccupato.
Edward tuttavia non staccò gli occhi dal
foglio, cercando di riordinare le idee.
<< Winry ci sta
nascondendo qualcosa. >>
**********************************************
Eccola, finalmente. Riusciva a scorgere la propria
casa fin dalla base della collinetta su cui era posta. Winry
non poté fare altro che affrettare il passo: non vedeva l’ora di
ritrovarsi tra le mura di casa sua.
Non appena poté avere una visuale completa
della casa le parve subito lampante che qualcosa non andava. La porta era
semiaperta. Un'altra volta semiaperta.
Un nodo doloroso le si
fermò in gola, mentre già lottava per respingere le
lacrime che ancora non aveva versato.
… Che cosa poteva essere successo questa
volta?, si chiese Winry
intimorita, ritrovandosi in una situazione già familiare per
l’ennesima volta, quella settimana. Che ci fossero i ladri?
Facendosi coraggio spinse la porta d’entrata
leggermente, con la mano sinistra, caricando un possibile destro chiudendo la
mano a pugno, nel caso ci fosse qualcuno.
In cucina non c’era nessuno. Winry non sapeva se esserne felice o spaventata.
Mentre una trave di legno del pavimento
scricchiolava sotto il suo piede uno suono metallico
le giunse all’orecchio, associando involontariamente a quello che fa una
pistola che viene caricata.
Che cosa doveva fare adesso? In casa sua
c’erano i ladri! Doveva girarsi e correre il più velocemente
possibile per tornare da dove era venuta oppure doveva
restare e vedere se il suo era solo un brutto scherzo dell’immaginazione?
Winry non riusciva a decidersi.
Finché….
Una donna bionda in divisa blu comparve
improvvisamente sulla soglia della porta del soggiorno, puntando una pistola
contro di lei con aria minacciosa.
<< E’ solo una ragazzina. >>
osservò una voce maschile profonda e leggermente roca proveniente dalle
spalle della donna. Questa, annuì abbassando l’arma lentamente e
facendosi avanti: << Sono il Sottotenente RizaHawkeye. >> disse la donna dai capelli biondi,
avanzando per fare spazio all’uomo che aveva alle spalle. Winry si ritrovò automaticamente ad arretrare,
facendo caso solo in quel momento alle vesti di quella donna: un Alchimista di
Stato. In casa sua. Che cosa diamine volevano?
<< E io sono il
Tenente Colonnello Roy Mustang. Se sapete dove si trovano
Edward, Alphonse o WinryElric, sei pregata di informarci, ragazzina. >>
chiarì l’uomo fin da subito guardandola con nervosismo.
Winry lo
fissò con scetticismo: << Che cosa volete da loro? >> chiese
lei cercando di giocare d’astuzia sebbene lo stomaco le
si stesse torcendo dalla paura.
<< Chi sei? >> chiese invece il Sotto
Tenente, come intuendo la situazione.
<< Dipende da cosa volete da me. >>
rispose Winry sulla difensiva, indietreggiando
un'altra volta.
Il Tenente Colonnello Mustang affilò lo
sguardo, squadrandola incuriosito. Il Sotto Tenente Hawkeye
sembrava aver capito il gioco di Winry. << Lei
deve essere WinryElric,
signore! >> esclamò subito lei, stupendo Winry
di quel tono così pratico e rispettoso. Un cane dell’Esercito ben
addestrato.
Mustang la squadrò ancora di più,
questa volta la delusione era ben leggibile sul suo volto. << Ma sul
documento c’era scritto che aveva 24 anni! E io che speravo di conoscere una bella donna….!
>> esclamò dando voce alla delusione ben visibile sul volto e
dando l’impressione a Winry di trovarsi nel bel
mezzo di uno scherzo. Anche RizaHawkeye
doveva pensarla allo stesso modo, visto l’espressione rassegnata che
aveva in volto. << Sui documenti deve esserci un
errore, signore. >>
Mustang grugnì: << Lo vedo… un
errore decimale! >>
Riza
tirò un profondo sospiro e alzò di nuovo gli occhi a Winry: << Sei WinryElric, vero? >>
<< Sì.>>
confermò Winry, ormai smascherata. <<
Dove sono i tuoi fratelli? >> chiese Mustang con voce seccata, come se
stesse decidendo se schiacciare uno scarafaggio particolarmente brutto con le
scarpe nuove pagate un occhio della testa (XD)
Non avrebbe cavato un ragno dal buco restando sulla
difensiva. Doveva dargli quello che voleva per essere messa
al corrente dello scopo di quella ‘intrusione’. D’altronde
stava avendo a che fare con due Alchimisti. Scambio Equivalente.
***************************MySpace
E rieccomi qui, dopo
tanto tempo^^ Mi spiace avervi fatto aspettare^^
Allora… la frase di inizio
capitolo, come al solito, non mi appartiene, ma purtroppo (ancore T^T) non mi ricordo da dove l’ho presa T^T
La parte iniziale in corsivo col gessetto, invece,
sono i primi due versi di una canzone intitolata ‘YourGuardian Angel’ , che
molto probabilmente sarà il titolo del sequel che ho in programma si
scrivere (si spera tra Natale, Befana e Pasqua, visto che nella mia mente
sembra non avere mai fine XD) Quelle due frasi tradotte significano: Quando io
vedo il tuo sorriso/Le lacrime cadono giù dal mio viso enon riesco a fermarle ( o qualcosa del genere, comunque XD non sono mai
stata troppo brava in inglese, anche se di tanto in tanto traduco qualche ff di FMA e vari dall’inglese all’italiano XD)
Mmmhh… ho
appena notato una contraddizione che compare in questo e nel prossimo
capitoli… mi toccherà modificarli un po’, uffa! Come
avrete notato, la mia pigrizia non ha limiti -___-
Tecnicamente parlando non avrei neppure dovuto
aggiornare oggi, ma siccome ieri era il mio compleanno e oggimi sento più felice di Mary Poppins… Voglio festeggiare con voi pubblicando
questo nuovo capitolo^^
15 anni ieri XD Ora rispondo
ai commenti:
Aki13: Sono contenta che la pensi così,
credevo che fosse troppo lunga e pesante da leggere… riguardo ai tempi di
aggiornamento mi spiace, ma la mia indole presuntuosa mi dice che devo sempre
aspettare che ci siano almeno 3 o 4 commenti a
capitolo… meglio ancora se ce ne sono di più XD E’ per
questo che incito sempre a commentare, anche se vengo puntualmente ignorata da
quelli che la leggono e basta ( e sono veramente molti… ) Spero che
commenterai anche questo capitolo^^ (ß----------- ed ecco che l’indole presuntuosa si
ripresenta >.<)
Kekkuccia: Grazie
per i complimenti^^ Mi rende orgogliosa sapere di
riuscire a rendere bene i sentimenti di tutti i personaggi pur non avendoli mai
(per mia fortuna!) provati sulla mia pelle…. Per quanto riguarda la Winry
dolce e protettiva piace molto anche a me! Mi piace il modo in cui tratta Al e
il modo in cui considera Ed… E’ come se lei e Ed fossero i genitori
e Al il bambino da tenere sott’occhio e trattare con riguardo, troppo
sensibile per venire contaminato da tutte le
sofferenze del mondo esterno… *loVVa Al* Sono
personaggi che amo con tutto il cuore, e ringrazio la grande senseiArakawa per averli fatti
conoscere a me e a tutte le persone che le apprezzano e scrivono su di loro in
questo e altri siti! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e conto di
leggere il tuo prossimo commento, ok? ^^ Grazie ancora^^
MellyVegeta: Grazie
per il commento^^ Anche a me piacciono molto i momenti in cui Ed e Winry stanno soli… Mi piacciono troppo *ç*
Speriamo che il nostro mame-san si dia una mossa! Perché
essere timidi va bene, ma essere come lui…
insomma, sinceramente, è da classificare nei casi patologici O.O XD Vabbe, non offendiamolo
oltre se no poi si arrabbia XD Spero di legggere un
tuo nuovo commento^^ A presto^^
Talpina Pensierosa:
Sai, ho notato una cosa di cui stranamente non mi ero mai accorta prima…
sei una di pochissime parole, vero? XD vabbe, i tuoi commenti mi fanno piacere comunque XD Ti
è piaciuto questo cappy?
Spero di poter rispondere a un tuo commento anche al prossimo chappy^^ Ciao^^
Se ottengo 4
commenti aggiorno in settimana, se ne ottengo di più ancora prima
>.<
Sono le piccole scelte quotidiane a fare di noi quello che
siamo.
Alphonse posò lo sguardo su Edward: da quando Winry era uscita da quella porta, non si era mosso di un
millimetro. Anche in quel momento se ne stava steso a fissare il soffitto. Gli
unici movimenti che aveva compiuto erano stati quelli involontari, come
respirare o battere le palpebre. Per il resto era rimasto in religioso
silenzio, lasciandolo a riflettere sulle sue ultime parole: << Winry ci sta nascondendo qualcosa. >>
Quando
Edward aveva pronunciato quella frase, Alphonse aveva
pensato seriamente che durante quella specie di coma in cui era caduto il suo
cervello aveva ricevuto poco ossigeno danneggiandosi gravemente. Insomma, Winry che nascondeva qualcosa a loro? Semplicemente
assurdo, se non illogico. Quale motivo avrebbe avuto per farlo? Nessuno. Anche
se di questo, a causa del silenzio del fratello maggiore, iniziava a dubitare.
Ricordava
benissimo il giorno in cui avevano incontrato Pinako
per la prima volta - quella giornata non l’avrebbe mai dimenticata,
d’altronde - e Winry si era dimostrata educata
e ben disposta nei confronti dell’anziana signora. Più che altro
era stato Edward a provocarla, ricevendo in cambio una bella padellata in pieno
viso. Era per questo che il comportamento di Winry e
Edward l’aveva turbato.
Si
sarebbe aspettato la reazione di Winry da Edward, e
quella di Edward da Winry.
Conosceva
benissimo suo fratello, e sapeva benissimo che erano due le cose che faceva di
rado o mai:
1.Chiedere scusa di sua spontanea
volontà.
2.Ringraziare.
E quel
tipo ringraziamento tanto cortese l’aveva completamente
lasciato senza parole. Come la reazione esagerata di Winry,
ovviamente.
Per la
prima volta poteva dire di non capire veramente sua sorella.
Era una
sensazione strana, in effetti.
La porta
della camera si aprì all'improvviso con uno scricchiolio, rivelando la
signora Pinako che spingeva una sedia a rotelle con
aria turbata. Vide Edward sporgersi leggermente verso di lei per vedere meglio.
Pinako aveva una strana espressione in viso:
sembrava... turbata.
<< Alphonse,
potresti aiutare tuo fratello a salire su questa sedia, per favore? Quando
avete fatto venite in soggiorno, ci sono due... persone che vorrebbero
vedervi.>> Detto questo la donna uscì velocemente, così
come era entrata lasciando i due fratelli basiti, a guardarsi confusi: che cosa
diamine stava succedendo?
Winry guardò incerta la vecchia Pinako
uscire dalla stanza di Edward e Alphonse con
espressione ancora turbata: poverina, se per Winry
vedere degli Alchimisti di Stato era estremamente fastidioso e sfiorava i
confini dell'odio, per la signora Pinako che aveva
visto suo figlio partire insieme alla moglie per la guerra da cui non avrebbero
più fatto ritorno doveva essere traumatico. Per un attimo, giusto un
secondo, Winry pensò di sentirsi molto vicina
alla vecchia signora. Questo pensiero la spaventò a tal punto da farla
nuovamente indietreggiare, attirando su di se lo sguardo curioso ma
tremendamente professionale di RizaHawkeye. La giovane Alchimista di Stato guardò la
ragazzina con circospezione: non si era ancora abituata alla presenza di due
Alchimisti di Stato in quella casa? Riza poteva
capire di essere considerata poco meno che un essere umano che aveva venduto
l'anima al diavolo per la divisa che indossava, ma... sentiva che la paura di
quella ragazzina, WinryElric,
riguardava solo in parte lei e il Colonnello.
<<
I ragazzi si stanno preparando, usciranno a momenti. >> mormorò Pinako con voce piena di astio. Quella, pensò Roy,
era la voce di una donna che di certo non gradiva la presenza di due Alchimisti
di Stato non solo in casa sua, ma anche in tutto il pianeta. Tuttavia non ci
badò poi molto, infondo aveva visto con i suoi stessi occhi gli sguardi
affilati che avevano rivolto loro gli abitanti di Resembool
vedendoli dirigersi a casa Elric. << Bene.
Intanto, viste le circostanze, vorrei scambiare due parole con lei, signora. E'
lei la responsabile di questi ragazzi, vero? >> chiese Roy in tono
pratico e concentrato, cercando di non dare alla vecchia un ulteriore motivo di
odiarlo. Pinako rispose guardinga: <<
Sì. Che cosa volete da loro? >> chiese quindi, vedendo con la coda
dell'occhioWinry
trattenere il fiato in attesa della risposta del Colonnello. Anche il
Colonnello doveva essersi accorto dell'interesse di Winry,
perché lanciò uno sguardo d'intesa al Sottotenente. Riza annuì appena, voltandosi verso Winry. << Aspettiamo fuori. >> propose la donna
invitando Winry a seguirla. La ragazza lanciò
uno sguardo incerto a Pinako, - per quanto se ne
vergognasse - incerca di aiuto.
Ma anche Pinako scosse la testa, rendendo esplicito quello che il
Colonnello e il Sottotenente avevano sottinteso: << Winry,
sarebbe meglio che tu non ascoltassi questa conversazione. Segui il
Sottotenente Hawkeye, per favore. >>
Winry la fulminò con lo sguardo vedendosi ormai con le spalle al muro
e seguendo il Sottotenente, che aveva già aperto la porta per uscire.
Chiusa la
porta di entrata, in soggiorno cadde un'altra volta quel silenzio innaturale e
malgrado tutto carico di sottointesi.
<< Prima
di venire qua ho chiesto informazioni. Ho saputo che la madre di questi ragazzi
è morta meno di una settimana fa. Conferma? >> chiese ancora una
volta Roy in tono nuovamente pratico e formale. Pinako
annuì, ormai conscia di dove volesse arrivare il Colonnello. <<
Sì. >> confermò quindi con tono sommesso, aspettando la
prossima inevitabile domanda.
<<
E sa anche quello che hanno cercato di fare questi ragazzi, nello studio di
casa loro? >> Gli occhi del Colonnello lampeggiarono di una luce
innaturale, simile allo scoppiettio di un fuoco appena attizzato ma che
all'occasione sarebbe stato in grado di bruciare un'intera casa.
E come
poteva non saperlo? Già due giorni prima, quando si era vista comparire
davanti Winry e quell'armatura che poi aveva riscoperto
essere Alphonse con in braccio il corpo imbrattato di
sangue del fratello maggiore, aveva sospettato qualcosa. Non aveva fatto
domande, si era impegnata a curarli come milioni di volte aveva visto fare da
suo figlio, in una vita che in quel momento le appariva più lontana che
mai.
L'ultima
conferma l'aveva avuta la notte stessa in cui erano arrivati, quando dopo
essersi assicurata che le condizioni di Edward fossero stabili era andata fino
a casa loro, scoprendo quella... cosa che avevano creato.
<<
Sì. >>. << Non ho altre domande. >> annunciò
Mustang facendosi pensieroso. Pinako però
aveva altro da aggiungere.
<<
Che cosa volete da questi ragazzi? Sono gravemente feriti e se dovessero
compiere un ulteriore sforzo potrebbero non... >> Ma Roy la interruppe,
andando con lo sguardo fino alla porta ancora chiusa della camera dei ragazzi. Pinako rabbrividì: quello sguardo color carbone
sembrava trapassare il massiccio legno della porta e guardare fin dentro le
anime di quei poveri ragazzi incoscienti.
<< Due
giorni fa alla Sede Centrale di Central City sono
arrivate delle lettere spedite da Resembool,
più precisamente dai fratelli Elric. Sulle
lettere era scritta sempre la stessa cosa: qual ora noi avessimo saputo dove si
trovasse l'Alchimista HohenahemElric
avremmo dovuto informarlo di ritornare a casa. L'esercito non ha più
avuto notizie di Hohenahem dal massacro di Ishbar. Io e il Sottotenente Hawkeye
siamo stati mandati qui nel caso Hohenahem si facesse
vivo per riprendere il suo ruolo di capofamiglia. Le ricerche che quest'uomo
stava conducendo prima della sua scomparsa potrebbero essere ora fondamentali
per l'Esercito, se arrivate a buon punto. Ma adesso abbiamo un altro
obbiettivo. -nessuno si accorse la
porta della camera dei due ragazzi era stata parzialmente aperta, così
da poter origliare senza essere visti - Ho bisogno di parlare con loro.
>> Il tono di Roy Mustang era calmo e riflessivo, forse era per questo
che appariva ancora più pericoloso.
Infine la
porta della camera si aprì totalmente, mostrando Alphonse
che spingeva la sedia a rotelle dove era seduto Edward. Adesso che non era
più nel letto il suo copro mutilato e le bende sporche di sangue che
servivano a medicare le parti del corpo che erano state offese conferivano a
Edward un'aria misteriosa, quasi... vissuta.
E i suoi
occhi, si rese conto Roy, non erano per niente quelli di un ragazzino di
quindici anni. Erano gli occhi di chi aveva visto tutte le mostruosità
di questo mondo, occhi tormentati che poche volte il Colonnello aveva avuto
l'occasione di incontrare, persino nei suoi superiori.
<<
Siete voi i fratelli Elric? >> la domanda gli
salì alle labbra prima di rendersi conto di quanto apparisse stupida. Ma
dalla risposta di Alphonse, l'uomo si rese conto ben
presto che non c'era nulla da dare per scontato, con quei ragazzi. Alphonse si limitò a rispondere affermativamente:
<< Sì. >> Ma fu il rimbombo di quella parola per tutta
l'armatura a stupire Mustang e a indurlo sulla via della scoperta. Quel ragazzo
non aveva un corpo. La sua anima era legata a un'armatura. E il ragazzo sulla
sedia rotelle aveva perso il braccio destro e la gamba sinistra. D un tratto
tutta la voglia di parlare da solo con loro era svanita.
<<
Sono stato a casa vostra. Ho visto il Cerchio Alchemico. So tutto.
>>
Winry non riuscì a nascondere il fastidio che provava per il modo in
cui era stata cacciata da quella casa. Insomma, se c'era qualcuno che aveva il
diritto di starci, quella era lei, no? Si morse la lingua per aver pensato a
una cosa così stupida; la verità era che aveva paura. Quella
sensazione sinistra che l'aveva accompagnata per la maggior parte di quella
settimana era scomparsa quella mattina, quando Edward si era risvegliato, per
poi ricomparire in quel preciso momento, più forte e insistente che mai.
E la calma del Sottotenente non faceva altro che attizzare le sue paure. Che
cosa diamine volevano da Edward e Alphonse?
Che cosa, dannazione?! ... Poi capì. Erano due Alchimisti di Stato,
infondo. E l'avevano già fatto una volta, con lei. Le avevano portato
via i genitori. E adesso volevano portarle via anche Edward e Alphonse.
<<
Sottotenente? >> la chiamò Winry,
riuscendo a stento a mantenere la voce normale.
La donna
parve sorpresa, ma poi le sorrise; era un sorriso dolce, constatò Winry, che stonava terribilmente con l'abito che indossava.
<< Chiamami Riza. >> le chiese
gentilmente la donna, tendendole la mano in un gesto che Winry
notò appena.
<<
Avete intenzione di portare via Edward e Alphonse?
>> chiese ancora Winry con voce tremante ignorando
totalmente il gesto di Riza. Riza
ritirò la mano con naturalezza, per nulla risentita. << Se
verranno via con noi lo faranno di loro spontanea volontà. Non è
abitudine mia e del Colonnello Mustang, indurre persone a seguirci contro il
loro volere. >>
Winry abbassò lo sguardo, per nulla convinta. Riza
allungò una mano fino al mento della ragazza, sollevandoglielo con
delicatezza per poterla guardare negli occhi, in un gesto che a Winry ricordò terribilmente la propria madre.
<<
Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente
dovrebbe evere questo sguardo. >> Riza ritirò la mano, ma Winry
fu incapace di spostare lo sguardo da lei, sentendo che la frase era stata
lasciata in sospeso. <<... Tuttavia io pagherei per avere il tuo aspetto.
Perché... se ricordo bene... è così che ci si sente quando
si ama qualcuno. >>. Winry guardò la
donna stupita, mentre nella sua mente su affollavano mille ricordi che
rappresentavano la sua famiglia... ma in particolare una persona... <<
Edward... >> mormorò Winry a bassa voce,
convinta che Riza non l'avesse sentita. Il giovane
Sottotenente sorrise, mentre i suoi occhi correvano automaticamente alla porta
che la separava dal suo superiore, il Tenente Colonnello Roy Mustang.
Edward
iniziò a chiedersi come diavolo era arrivato a sedersi a quel tavolo e
conversare amabilmente con quell'Alchimista... quel Roy Mustang.
Ah,
già, ricordò a se stesso con una smorfia, era stato Alphonse a spingerlo fino a quel tavolo, seduto proprio di
fronte a Mustang. E che stava dicendo lui? Ah, già, ecco...
<<
Pagamento di elevate somme di denaro destinate alla ricerca, accesso illimitato
alla consultazione di testi speciali, possibilità di utilizzare tutti i
mezzi e attrezzature dello stato per ricerche... Potrebbero anche riuscire a
riottenere i loro corpi... >>
Alphonse vide suo fratello drizzare improvvisamente le orecchie e
stare finalmente attento al discorso che il Colonnello aveva iniziato da circa
una decina di minuti.
<<
Io credevo che gli Alchimisti esistessero per aiutare le persone. >>
obbiettarono quasi contemporaneamente Edward e Alphonse,
sorpresi.
L'espressione
di Mustang cambiò, facendosi quasi dolente. << Infatti è
così. Ma gli Alchimisti di Stato appartengono all'Esercito e qual'ora
dovessimo entrare in guerra essi dovrebbero prender parte alla battaglia,
usando l'Alchimia per uccidere. E' questo il prezzo da pagare. Il lato
macchiato della medaglia. >> Nel tono di Mustang c'era qualcosa di
stonato, come una specie di... disprezzo. Ma solo Alphonse
era riuscito a cogliere quel particolare, visto che Edward aveva assunto
nuovamente un aria penseriosa. Pinako
restava in silenzio anche lei persa tra i suoi pensieri, squadrando di tanto in
tanto l'espressione di Edward per sperare di riuscire a cogliere un barlume
delle idee che in quel momento gli passavano per la testa. << Signore...
crede veramente che questi ragazzi potrebbero farcela? Che potrebbero
veramente diventare Alchimisti di Stato alla loro età? >>
chiese finalmente Pinako, riattirando
l'attinzione del Colonnello su di sè.
L'uomo
annuì senza esitazione, spostando nuovamente lo sguardo su Edward e
vedendo nei suoi occhi lo stesso fuoco che anni prima aveva alimentato le sue
ambizioni.
<<
Sì, certo. >>
<<
Lei ha mai sparato a qualcuno? >> chiese poi Winry
guardando la pistola lucidata che pendeva dal fianco di Riza.
La donna sembrò stupita, ma poi sul suo volto apparve quella stessa
espressione che solo pochi secondi prima era comparsa sul volto del suo
superiore. << Oh, sì, tante, tante volte. >> Il Sottotenente
parve sovrappensiero per qualche secondo, poi guardò Winry
negli occhi. << Ti auguro di non essere mai costretta a farlo.Puntare la pistola verso una persona e... premere il
grilletto. Nello stesso momento in cui senti la pistola vibrare leggermente e
il fischio del proiettile farsi più alto... sai che il colpo
andrà in segno, e che hai tolto la vita a una persona che non hai mai
incontrato in vita tua. >> Winry sentì
un brivido correrle giù per la schiena mentre cercava di immaginare la
scena. Il Sottotenente dovette accorgersi del turbamento che aveva provocato in
Winry, perchè subito
si affrettò ad aggiungere: << Essere un militare non piace neanche
a me. Non penso che ci sia qualcuno a cui piaccia. >>
Winry la guardò confusa. << Ma se non le piace allora perchè non abbandona l'Esercito? >> Sul volto
di Riza comparve un sorriso: d'altronde, quante volte
se l'era fatta quella domanda? << Perchè
c'è una persona che devo proteggere ad ogni costo. Gliel'ho promesso,
capisci? E fin quando avrò vita non esiterò a premere il
grilletto per proteggere questa persona.... >>
Winry aveva osservato con attenzione la determinazione con cui Riza aveva pronunciato quella frase e ne rimase sorpresa.
Il Sottotenente avrebbe ucciso qualcuno pur di proteggere questa 'persona' a
cui voleva bene... Non avrebbe mai esitato a premere il grilletto per
proteggerla. E lei, Winry, avrebbe mai premuto il
grilletto di una pistola puntata contro una qualsiasi persona, pur di
proteggere coloro che amava?
<<
Questa persona che vuole proteggere.... è il Tenente Colonnello, vero?
>> chiese Winry a bassa voce, sorprendendosi di
come le fosse salita spontanea quella domanda e sentendosi come una ragazzina
che spettegolava con le sue amiche sul più bel ragazzo della
città.
Riza si irrigidì trattenendo il respiro guardando Winry
con occhi increduli.
Winry le sorrise affabile: << L'ho capito da quello che ha detto. 'Fin
quando avrò vita non esiterò a premere il grilletto per
proteggere questa persona'. Prima, a casa, ha puntato la pistola contro di me
senza neanche aspettare di capire se vi trovaste realmente in pericolo. E' Roy
Mustang la persona che vuole proteggere, vero? >> chiese ancora Winry senza però aspettarsi una vera risposta: era
tutto sottointeso, ancora una volta.
La porta
d'ingresso si aprì in quel momento, rivelando proprio il Tenente
Colonnello. << Andiamo. >> annunciò il Colonnello
sistemandosi brevemente il colletto della divisa. Riza
annuì sorridendo leggermente a Winry. <<
A presto, signorina. >> disse Riza,
apprestandosi a seguire il Colonnello.
Winry rispose al sorriso, tendendo la mano alla donna: << ...
Può chiamarmi Winry, Riza...
>>
Il
sorriso di Riza si allargò: << Bene.
Allora ciao, Winry. >>
Edward
sospirò di sollievo ritrovandosi finalmente tra le morbide coperte di
quel letto da una piazza e mezzo. Aveva appena finito di farsi aiutare da Alphonse a cambiarsi le bende al braccio e alla gamba.
Inutile dire che era stato molto doloroso, considerando che sulle ferite era
stata 'delicatamente' applicata da Pinako una pomata
speciale per farle rimarginare prima... Era incredibile quanto quella vecchia
si stesse dimostrando tanto gentile nei confronti suoi e della sua famiglia.
Nonostante
tutto, Edward non riusciva a non essere diffidente. Infondo se lo stava
chiedendo fin da quella mattina, quando si era risvegliato: che cosa spingeva
quella vecchia a darsi tanta pena per degli adolescenti che conosceva da appena
quattro giorni? Naturalmente il comportamento di Winry
nei confronti di Pinako non era affatto cambiato e
all'ora di cena Alphonse era stato costretto a
portare il cibo della ragazza fino alla camera che le era gentilmente stata
assegnata, al secondo piano, perchè si
rifiutava di scendere a mangiare con loro. Aveva lasciato detto che non
scendeva a cena perché aveva un forte mal di pancia.
Sciocchezze,
pensava Edward, erano tutte delle grandi, gigantesche sciocchezze. Winry non si ammalava mai. Salvo casi eccezionali
nel vero senso della parola.
Con una
smorfia ricordò tutte quelle volte che lei lo aveva preso in giro
perché aveva iniziato a fargli male la testa o la schiena, vantandosi di
non aver mai contratto quei tipi di fastidi. E, in quei casi estremamente eccezionali
in cui si ammalava, stava tanto male da coinvolgere tutta la famiglia nella
sua agonia.
Con un
sorrisino ricordò quella volta in cui le venne la febbre e si
lamentò tutto il giorno perché le bruciavano gli occhi, le faceva
male la testa, il cibo non aveva sapore, le fischiavano le orecchie...
Era per
questo che non credeva che Winry stesse male. Edward
e Alphonse sarebbero stati i primi a saperlo, in quel
caso.
Aveva
valutato tutte le possibili sfaccettature del carattere di Winrye inevitabilmente aveva finito per rianalizzare le proprie azioni; finiva sempre così,
d'altronde. Era sempre lui a sbagliare, con lei. Era sempre stato lui quando
avevano sei anni e giocavano a nascondino ed era ancora lui adesso che ne
avevano quattordici e non riusciva ad allontanare dalla mente il pensiero di
lei. Chiuse gli occhi con aria spossata chiedendosi dove diamine fosse finito Alphonse. Erano stati insieme per tutta la giornata, in un
totale, assoluto e noiosissimo silenzio. E di cose di cui parlare ce ne erano
ovviamente. La proposta di quel Mustang, innanzitutto.
Se Edward
aveva veramente intenzione di recuperare il vero corpo di Alphonse - e ovviamente ce l'aveva - la prima cosa da fare
era diventare un Alchimista di Stato.
Finora
era l'idea migliore che aveva attraversato la mente del maggiore degli Elric, e - sempre fino a quel momento - l'unica.
Ma
ovviamente, come si suol dire, non esistono diamanti
perfetti; così come allo stesso modo era estremamente imperfetta
l'idea di Edward.
Per
tanti, buoni motivi.
·Winry
·Winry
·Un
altra volta Winry.
Un po'
ripetitivo, vero? Beh, era la verità però. Se Edward e Alphonse fossero diventati veramente Alchimisti di Stato,
si sarebbero impegnati a trovare un modo per riavere indietro i loro veri
corpi. E quindi avrebbero finito col viaggiare. Viaggiare, viaggiare, e
viaggiare ancora. Viaggiare molto, tanto, troppo.
Una
domanda giungeva ovvia, a quel punto: e Winry che
fine avrebbe fatto durante quel viaggio?
C'era
stata una frazione di secondo in cui aveva pensato di portarla con sé e Alphonse in tutti i viaggi che avrebbero fatto in futuro.
L'idea era stata scartata subito, ovviamente. Winry,
come già più volte Edward aveva avuto modo di constatare, non era
assolutamente capace di stare ferma in un punto per più di tre
secondi. In più, portarla con sé avrebbe significato esporla a un
pericolo troppo alto e Edward non avrebbe mai sopportato la
consapevolezza di saperla in pericolo per via del proprio dannato egoismo.
Sì,
egoismo. Perché una parte di sé, quella più intima e
meglio nascosta, non riusciva minimamente ad accettare l'idea di doversi
allontanare tanto da Winry. L'unico pensiero che lo
spingeva ad andare avanti in quella follia era il pensiero di Alphonse, segregato in armatura per via dei suoi errori.
Edward doveva
restituirgli il suo vero corpo.
Poi,
inoltre, veniva la promessa fatta alla loro madre in punto di morte: 'Qualunque
cosa fosse successa loro non si sarebbero mai separati. Sarebbero rimasti
insieme. Sempre.' Ma Trisha ovviamente non aveva
tenuto conto di quello che sarebbe successo dopo la sua scomparsa. Non
aveva minimamente immaginato che quelle stabili fondamente
che tenevano insieme la famiglia avrebbero traballato in quel modo fino a
rompersi definitivamente e far crollare il tutto in un insieme di macerie...
Se avesse
saputo quello che era successo avrebbe approvato? Edward conosceva bene sua
madre, ma non riusciva a trovare la risposta.
Che cosa
avesse fatto Trisha se in quel momento si fosse
trovata lì con loro?
Edward
sorrise amaramente. Se sua madre fosse stata lì niente di tutto quello
che era accaduto sarebbe successo. Assolutamente niente. O almeno... forse.
Forse non
si sarebbe accorto di provare per Winry più di
semplice affetto se sua madre fosse stata ancora viva. O forse se ne sarebbe
accorto più tardi.
Nuovamente
fu costretto a reprimere una domanda impertinente che mai avrebbe ammesso di
aver realmente pensato: sua madre avrebbe approvato i sentimenti che provava
per Winry? Avrebbe avuto... la sua benedizione?
Un uomo e
una donna innamorati... lui diventa Alchimista di Stato e parte, lasciandosi
lei alle spalle... Edward temeva di sapere che cosa avrebbe pensato sua madre
se fosse venuta a conoscenza di quello che stava succedendo ai suoi figli in
quel momento. D'altra parte era una situazione che lei aveva vissuto in prima
persona, molto prima di loro. Ma lui non era così... Edward non era
affatto come suo padre. Lui non avrebbe mai lasciato Winry...
se non ce ne fosse l'estrema necessità.
E, in
ogni caso, non l'avrebbe mai abbandonata con due figli piccoli da
crescere, così come aveva fatto suo padre. Tre, si corresse
mentalmente Edward, reprimendo un sorrisonel ricordare il giorno in cui sua madre aveva portato a casa Winry.
Ma il
punto non era quello. Aveva fatto una promessa ad Alphonse
ed era disposto a mettere da parte Winry - a
malincuore e per il momento - se da quello fosse dipeso l'esito della sua
'missione'. Ma non poteva lasciarla così, di punto in bianco, senza
nemmeno la certezza che senza di lui sarebbe stata bene, al sicuro.
Non
poteva partire con Alphonse così, da un giorno
a l'altro, e lasciarla da sola. Aveva contemplato l'idea di portarla con
sé almeno a Central City, e di acquistare una
casetta per lei in modo che tornassero a trovarla almeno una volta al mese. Ma
si era reso conto che l'idea era assurda: non sapeva fin dove si sarebbero spinti
lui e Alphonse durante i loro viaggi e di certo non
potevano interrompere le loro ricerche una volta al mese per tornare a Central City e stare lì un solo giorno. Era assurdo.
Aveva
bisogno di qualcuno di cui si fidasse cecamente che si prendesse cura di Winry intanto che lui e Alphonse
intraprendevano il loro viaggio alla ricerca 'dell'ignoto'.
Purtroppo,
si rese conto Edward con un sospiro sconsolato e a dir poco esasperato, non
c'era nessuno che avesse quei requisiti, perché lui non si fidava di nessuno
all'infuori di suo fratello e Winry.
Ah, per
quanto riguardava il piccolo problemino di essere rimasto con un solo braccio e
una sola gamba aveva già risolto tutto. Era successo quella sera a cena,
quando aveva chiesto a Pinako quanto costasse farsi
installare due Automail. La donna, offesa, aveva
replicato che non aveva nessun bisogno dei suoi soldi e che, se lui voleva, gli
avrebbe installato degli Automail domani stesso-
ricordandogli ovviamente che il dolore che si provava durante quel tipo di operazioni
era a dir poco terribile -.
Per una
volta Edward non si era domandato come mai quella donna fosse così
dannatamente gentile con lui.
Winry si rigirò per l'ennesima volta tra le coperte, sbuffando
sonoramente: perché diamine non riusciva a togliersi dalla testa quelle
parole?! Erano solo sciocchezze, parole senza senso dette da una persona che
per di più non sapeva niente di niente di lei! Non doveva fissarsi!
Nonostante
Winry cercasse di autoconvincersi
che fosse tutta suggestione, le parole di RizaHawkeye le rimbalzavano nella mente da quel pomeriggio:
<<
Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente
dovrebbe evere questo sguardo. Tuttavia io pagherei
per avere il tuo aspetto. Perché... se ricordo bene... è così
che ci si sente quando si ama qualcuno... >>
E
perché ogni volta che ci ripensava le veniva in automatico pensare ad
Edward?
Non
riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Edward prima che tutta
quella storia della Trasmutazione iniziasse: Edward che la guardava mentre
pensava di non essere visto, Edward che le sorrideva in modo diverso, Edward
che arrossiva, Edward che le stava sempre accanto…
Edward,
Edward, Edward, Edward….
La sua
mente sembrava essere diventata monotona come un disco rotto che si incanta a
metà canzone.
E
nonostante il suo buon senso le dicesse che era una cattivissima idea, Winry stava seriamente pensando di scendere fino alla
camera di Edward per passare la notte lì. La camera che Pinako le aveva assegnato le sembrava stranamente tetra e
vuota…
Poche ore
prima, dalla finestra, aveva visto Alphonse dirigersi
verso casa loro e non l’aveva più sentito rientrare. Quindi doveva
ancora trovarsi là… Sentiva il bisogno di parlare con qualcuno di
quello che le stava accadendo, ma sapeva che sarebbe stato sbagliato oltre che
terribilmente ingiusto che questa persona fosse Alphonse,
non dopoche lui le aveva
dichiarato i suoi sentimenti.
Già…
in un certo senso aveva sempre saputo che Alphonse le
aveva voluto molto più bene del dovuto, però non era mai stata
capace di scoraggiarlo o rattristarlo in alcun modo… era per questo che
spesso e volentieri litigava con Edward. Con un sorriso ricordò il
periodo in cui Edward era geloso del trattamento di favore che riservava ad Alphonse… Edward non era mai stato capace di mettere
una distinzione tra le persone. Metteva sullo stesso pianosia persone che conosceva da una vita
che persone che aveva appena incontrato. Non aveva ‘unità di
misura’ insomma. E spesso si paragonava ad Alphonse,
di un anno più piccolo, imbronciandosi perché secondo lui, Winry voleva più bene al fratellino più
piccolo.
In
Edward, Winry aveva sempre visto
dell’altro… Edward era il fratello maggiore, l’unico a cui
poteva parlare nei momenti tristi e che riusciva a trovare una soluzione a
tutto… Solo in quel momento Winry si rese conto
di quanto aveva potuto contare su Edward, in tutti quegli anni… E adesso
era Edward ad avere bisogno di lei.
E ancora
doveva rendersene conto, ovviamente. E il tutto doveva succedere prima che
prendesse seriamente in considerazione la proposta di Mustang. Winry si fidava di Edward e Alphonse,
sapeva che loro non l’avrebbero mai lasciata da sola, però…
non riusciva a tranquillizzarsi.
**************************MySpace
MellyVegeta: Davveroo
ti è piaciuta la parte iniziale? A me è sembrata un po’
poco realistica…. Ma tutta la storia se la consideri freddamente è
un po’ campata in aria *finge di non amarla e venerarla fino allo sfinimento*Aaaah, grazie per gli auguri^^ Visto? Ho
aggiornato presto! Sinceramente non ci speravo neanch’io,
e invece ho ricevuto abbastanza commenti (e auguri di compleanno) da
convincermi ad aggiornare XD Tu però continua a seguirmi, ok? Mi fa
piacere rispondere ai tuoi commenti^^
Talpina Pensierosa: Grazie per gli auguri^^
Sono contenta che il cap ti sia piaciuto e spero di
leggere nuovamente un tuo commento^^
Kekkuccia: Figurati, il mio italiano non
è meglio del tuo quando avvisto una EdWin
spettacolare *ç* Visto, ho aggiornato ancora! Hai intuito, lo ammetto,
anche se sinceramente dubito che qualcuno non abbia ancora capito come
andrà a finire la storia… specialmente considerando che l’autrice,
me medesima *si da aria di importanza* è una EdWinforever! XD Spero di leggere nuovamente un tuo
commento^^
Diamontpearlvoiceinu: Non preoccuparti se non sei
riuscita a commentare lo scorso capitolo l’importante è che ora
sei qui^^ Sono contenta che il cappy ti sia piaciuto,
e conto di leggere un tuo nuovo commento nel weekend XD
Ora, come al solito, aspetto i vostri commenti se volete
sperare di leggere il prossimo chappy già tra
pochissimi giorni^^
La frase di inizio capitolo è più brutta delle altre perchè è mia XD mentre la frase che Riza dice a Winry (che è questa "<< Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente dovrebbe evere questo sguardo. Tuttavia io pagherei per avere il tuo aspetto. Perché... se ricordo bene... è così che ci si sente quando si ama qualcuno... >> ") è una frase che appartiene al telefilm O.C., che io ho amato!
Le persone che meritano veramente fiducia, sono quelle che ti
stanno accanto anche quando non le ami abbastanza.
Edward sbuffò sonoramente, annoiato. Il cielo era limpido e
la luna si stagliava alta e orgogliosa nel grande manto blu tempestato di
stelle. C’era una calma innaturale nell’aria, una calma che Edward iniziava a non sopportare più.
Imprecò a bassa voce per l’ennesima volta: perché diamine
aveva acconsentito a farsi mettere quello strano impacco al braccio e alla
gamba, prima che tutti andassero a dormire?! Gli
prudeva da morire… era da circa tre ore che cercava inutilmente di
addormentarsi. Alla fine ci aveva rinunciato.
Avrebbe solo voluto che con lui ci fosse anche Alphonse,
così da metterlo al corrente dei pensieri che
l’avevano accompagnato per tutto il pomeriggio; e chissà, magari
lui sarebbe anche stato capace di inventarsi una qualsiasi soluzione.
Drizzò le orecchie all’improvviso, sentendo un rumore
sospetto - lo scricchiolio di una trave del pavimento, probabilmente – e
voltandosi verso la porta automaticamente. Finalmente Alphonse
era tornato
Ma la persona che comparve sulla soglia e che fece
inevitabilmente perdere il respiro a Edward non era Alphonse.
<< Ed… ti ho svegliato? >> chiese Winry imbarazzata dallo sguardo tanto intenso e stupito di
Edward. Edward non rispose subito, troppo impegnato a guardarla: indossava una
camicia azzurra che le arrivava fino a poco prima del ginocchio, i capelli le
ricadevano liberi fin sotto le spalle e la pelle risplendeva chiara sotto la
luce della luna, che, neanche a volerlo, entrava dalla finestra illuminando il
letto del ragazzo fino alla porta. << Non sei stata tu… Non ho
ancora preso sonno… >> confessò Edward costringendosi a
spostare lo sguardo prima che Winry si accorgesse
dove era inevitabilmente stata attirata la sua attenzione.
Winrygli sorrise
dolcemente: << Neanch’io riesco a
prendere sonno. Posso… posso restare un
po’ con te? >> gli chiese lei, guardandolo ancora un po’
imbarazzata: anche in quel momento – soprattutto in quel momento -, le sembrava di sentire la frase che le aveva
detto Riza, con tanta chiarezza che non si sarebbe stupita se voltandosi se la
fosse trovata accanto a sussurrarle nell’orecchio.
Edward arrossì: e che cosa avrebbe dovuto rispondere? Dio,
quello che gli aveva chiesto….
<< Sì, se ne hai voglia. >> riuscì a
dire a malapena Edward, arrossendo lievemente.
Winrygli sorrise
dolcemente, avanzando e richiudendosi la porta alle spalle senza far rumore. Si
avvicinò al letto e si stese accanto a Edward,
rivolta verso di lui. Le parve di vederlo arretrare lentamente, ma non ne era
molto sicura. Un silenzio imbarazzante cadde nella stanza. MaWinry aveva bisogno di saperlo. Doveva saperlo.
<< Allora… perché non riuscivi a dormire? >> gli
chiese Winry guardandolo incuriosita.
Edward si voltò verso di lei, trovandola pericolosamente
vicino al suo volto. Tuttavia non si allontanò, godendosi quel profumo
di Gigli che gli pareva non sentire da mesi. << Gli impacchi che mi ha
fatto la signora Pinako pizzicano. >> si
lamentò il ragazzo iniziando a rilassarsi circondato da
quell’odore a lui così familiare. Winry
inarcò un sopracciglio: << Perché non hai chiesto a me di
metterteli? >> gli chiese Winry senza
preoccuparsi di nascondere il disappunto che provava. Edward si
corrucciò: << Sei sparita per tutto il pomeriggio. >> le
ricordò Edward con una nota di astio ben udibile nella voce. Winry corse l’occasione al volo: << A proposito
di questo pomeriggio… che cosa voleva il Colonnello Mustang da te e Al?
>> chiese incuriosita e nervosa. Edward sembrò accorgersene:
<< … E’ stato a casa nostra e… >> la voce di
Edward scemò pian piano, fino a scomparire. Ma
ormai Winry aveva ben chiara la situazione;
d’altronde aveva trovato quei due Alchimisti di Stato che curiosavano in
casa sua. Peccato che sul momento non aveva pensato a
minacciarli di denunciarli per violazione di domicilio…
<< Ha visto. >> disse Winry
senza preoccuparsi di aggiungere il soggetto alla frase; Edward avrebbe capito
di sicuro. Ancora una volta era tutto sottointeso. << Già.
>> la voce di Edward era carica di amarezza e disprezzo, e Winry non era sicura che il secondo fosse destinato agli
Alchimisti.
Con lentezza, posò il capo sulla spalla di Edward, portando
la mano sul suo petto e accarezzandolo con la punta delle dita fino alla base
del collo. Udì Edward trattenere il respiro e all’improvviso anche
il suo cuore prese a battere forte, come se lei si
fosse resa conto in ritardo della situazione in cui si trovava.
Edward chinò leggermente il capo verso sinistra,
così da posare il mento tra i capelli di lei ed
inspirarne l’odore, sospirando soddisfatto; quel gesto innocente aveva il
potere di calmarlo, così come la sola presenza di Winry
lì, accanto a lui. << Non hanno detto nulla? >> chiese Winry, questa volta con preoccupazione: lei non se ne intendeva affatto di Alchimia, ma più volte
sui libri di testo che leggeva aveva ritrovato scritto che la Trasmutazione Umana
era un reato punibile con la prigione a vita, nel più fortunato dei
casi.
Edward le circondò la vita con il braccio e la strinse un
po’ più forte a sé.<< … Non ha detto quasi niente. Credo che… la vista di
Al l’abbia un po’ scombussolato. >> mormorò Edward con
voce sconsolata, quasi delusa dalla reazione del Colonnello. << Non puoi
fare niente per il corpo di Al? >> chiese Winry,
anche lei tristemente, sapendo che per ottenere risposte concrete doveva fare
domande dirette.
<< Sì. Ridarò ad Al il suo vero corpo.
Gliel’ho promesso, e poi… è una cosa che voglio fare.
>>
Winry rimase stupita dal tono sicuro e carico di
determinazione che aveva usato Edward. << … Sei cambiato. >>
sussurrò Winry a voce bassa, fermando la mano
e alzando il volto per poter guardare Edward negli
occhi. Edward le restituì lo sguardo, scuotendo lievemente il capo:
<< Non credo… io non mi sento diverso. >> obbiettò
debolmente lui, incapace di saziarsi della sensazione che stava provando in
quel momento, con il volto di Winry a pochissimi
millimetri dal suo. Winry sorrise: << No, io
intendevo dire che sei cresciuto…. Mi farai restare indietro, se continui
così. >> esclamò con poca convinzione, cercando di
alleggerire l’atmosfera. Lo sguardo venne però attirato dalla
benda sporca di sangue che isolava con cura la ferita provocata dal braccio
mancante. Edward colse il suo sguardo, scherzandoci sopra: << Fa un
po’ impressione, vero? Se vuoi
appena si rimargina la ferita te lo faccio toccare… Adesso mi fa ancora
male. >>
Winry si voltò di lato indispettita, sfuggendo
all’intenso e giocoso sguardo d’ambra di Edward.
<< Scemo. >> lo rimbeccò lei imbronciandosi.
Edward la guardò divertito, per poi cambiare completamente espressione:
<< Ho intenzione di chiedere a Pinako di
installarmi due Automail. >> confessò,
dopo pochi secondi di riflessione. Lei lo guardò sorpresa, cercando di
immaginarsi un braccio meccanico al posto del vuoto che aveva lasciato quello
vero.Poi capì. << Hai
intenzione di diventare un Alchimista di Stato. >> Non era una domanda, e
nella frase non c’era un briciolo di rancore o rabbia o altri sentimenti
negativi; questa volta fu Edward a guardarla sorpreso. << Sì.
>> confermò lui, confuso dal tono assolutamente neutro della sua
voce. << Non hai niente da dire? >> le chiese
Edward, quasi temendo una possibile risposta. Winry
lo guardò negli occhi, sentendo il suo respiro sulle labbra. <<
Che cosa dovrei dire? Hai preso una decisione. Non posso farti cambiare idea. E
poi… un po’ me l’aspettavo. >>
Adesso Edward era veramente sorpreso: si era aspettato urla,
pianti e litigi, mentre invece… Si rese conto
che Winry stava rendendo il tutto più facile.
<< Perché? >> le chiese lui, avvicinandosi
di più al suo viso quasi inconsciamente. Per Winry
fu ancora più difficile resistere, sotto quello sguardo così
sincero e intenso. << Hai fatto una promessa ad Al. E in fondo…
è lui la tua vera famiglia. >> quelle parole erano cariche di
dubbi e amarezza, come se Winry se le
stesse portando dentro da troppo tempo…. E forse fu proprio per
questo che ferirono Edward più di una frustata, mentre la guardava con
occhi increduli.
<< Che diamine stai dicendo?! Tu e
Al! Siete tu e Al la mia vera famiglia! >> le disse lui trattenendosi
dall’urlare per puro sforzo di volontà. Winry
fece per sottrarsi a quell’abbraccio ormai diventato troppo asfissiante,
scappando anche allo sguardo accusatore di Edward; non si era aspettata che il
dolore che gli stava provocando in quel momento con quelle parole le facesse
ancora più male della frase stessa. Inevitabilmente gli occhi le si inondarono di lacrime: voleva andarsene da quella
stanza, fuggire dalla persona a cui in quel momento stava provocando tanto
dolore.
Ma Edward non era per niente intenzionato a
lasciarla andare: fece forza sulla gamba destra e si strinse Winry al petto per poterle ricadere - malamente - addosso e
quindi immobilizzarla sotto di se.
Winry smise immediatamente di ribellarsi,
riconoscendo sul viso di Edward una smorfia di dolore.
<< Smettila… immediatamente… di dire… che
non fai parte della mia famiglia… chiaro…? >> scandì
Edward lentamente, per la prima volta restando indifferente alle lacrime di Winry; era necessario che lei capisse quanto gli stesse costando quella decisione… quanto stesse
soffrendo al solo pensiero di doverla lasciare sola, adesso che la sentiva
finalmente così vicina…
<< Ed… ti prego, basta!
Lasciami andare! >> gli chiese Winry cercando
di nascondergli le lacrime. Lui scosse la testa, e sebbene le ferite al braccio
e alla gamba avevano preso a bruciargli non si
spostò da sopra di lei, ben consapevole che non si sarebbe mossa fin
quando ci fosse stato il rischio che i punti si riaprissero.
<< Dimmi che non lo pensi davvero. >> le ordinò
Edward strattonandola leggermente con il braccio e costringendola a guardarlo
negli occhi. << Dimmi che non lo pensi davvero. >> ripeté
lui, la voce ormai ridotta un sussurro. Winry non
riusciva a sfuggire a quello sguardo tanto disperato e tormentato che la stava
tenendo incatenata a sé. Cedette. << Non lo penso davvero.
>> ripeté lei sperando che la lasciasse andare via. Ma Edward non voleva, non adesso. Le passò il braccio
sotto la vitae
la strinse a se, seppellendo il volto nell'incavo del suo collo per dare e
ricevere calore... Quel calore che da troppo tempo gli era stato precluso. I
sussulti di Winry si calmarono fino a scomparire e
finalmente lei si abbandonò tra le braccia di Edward. Sentiva che c'era
qualcosa di sbagliato in quell'abbraccio, ma non poteva fare altro che
ricambiarlo, spinta da un desiderio che non aveva mai provato prima. <<
Perché oggi non hai mangiato con noi, a cena?
>> le chiese poi Edward, alzandosi per poterla guardare negli occhi. Winry si morse le labbra: che cosa doveva fare? Doveva
dirglielo...? << Te lo dico a patto che ti
sposti. Mi stai schiacciando, Ed. >> gli rivelò lei arrossendo
lievemente. Edward la guardò << Solo se tu mi assicuri che
risponderai. >> le fece promettere lui incuriosito. Winry
annuì e lentamente - e stando ben attento a non farsi scappare gemiti di dolore - Edward si ridistese al
suo fianco. Winry si voltò verso di lui,
preferendo non stargli molto vicina: si sentiva strana, il respiro le era
lievemente accelerato e il suo cuore stava ancora cercando di ritornare a un
battito quanto meno normale. Winry
si rispecchiò negli occhi ambrati di lui: era ovvio che stava aspettando la confessione. << ... Non ti ho mai parlato dei miei veri genitori, vero? - era
una domanda retorica ovviamente, Winry era certa di
non avergliene mai parlato - Beh... Se devo essere sincera
non ho ricordi precisi di loro... Sono più che altro sogni e ricordi
confusi... Ero molto piccola quando la mamma mi adottò - e qui le fece
uno strano effetto mettere i propri veri genitori e la madre che aveva in
comune con Edward e Alphonse nella stessa frase...
Era come se ci fosse qualcosa di stonato, in mezzo. - Ma... >> <<
Che cosa c'entra questo con il fatto che non sei scesa
a cena? >> le chiese Edward contrariato. Era evidente che quel discorso
lo stava confondendo. D'altronde Winry non gli aveva
mai parlato della propria famiglia, mai. E lui ovviamente non aveva mai fatto
domande. Prima che si innamorasse di lei, Winry era sempre stata sua sorella. Non aveva mai neanche pensato
che Winry potesse avere un altra
famiglia all'infuori della loro. E adesso quel discorso lo stava inquietando.
Perché se Winry aveva iniziato a parlargli
della sua famiglia a 14 anni poteva esserci un solo
motivo, e lui non era più certo di volerlo scoprire. << ... Hai notato che la signora Pinako...
non mi è molto simpatica, vero? >> gli chiese retoricamente Winry, questa volta senza provare rancore nei confronti
della signora per la prima volta quando si parlava di lei. Edward si
ritrovò ad annuire, sebbene una parte di lui
volesse ancora non ascoltare quello che lei gli stava per dire. <<
Qualche giorno fa ho scoperto una cosa. Lei è... la madre di mio padre.
Mia... nonna, insomma. >> il tono di Winry,
sebbene non fosse vittima di sentimenti ostili, era stato neutro, come se la
faccenda non la riguardasse affatto. Edward
sgranò gli occhi, sebbene in cuor suo si fosse aspettato
una cosa del genere già da quando avevano iniziato quella sconveniente
conversazione. Però... << Ne sei sicura?
>> gli chiese lui mentre nella sua mente qualcosa iniziava a mettersi in
moto. Winry annuì a malincuore, cercando di
capire dove volesse arrivare. << Sì, è venuta a Resembool
apposta per cercare me. Da quel che ho capito non
sapeva della mia esistenza perché aveva litigato con mio padre prima
della mia nascita. Deve esserle capitato tra le mani qualche documento che
attesta che la mamma mi ha adottata. >>
All'improvviso anche Winry sgranò gli occhi,
arrivando alla stessa conclusione di Edward. Lui la guardò sorridendo
lievemente: << Hai capito? >> le chiese, volendo sentire da lei
quello che lui stesso era arrivato a comprendere solo pochi secondi prima. Winry scosse la testa, incredula: << Non può
essere... lei sa chi sono! Se è arrivataa Resembool deve aver scoperto il
nome della mamma, e quindi deve aver anche fatto il collegamento... >>
Edward annuì, sorridendo sghembo: << Ecco perché è
stata così gentile con noi. Me lo stavo chiedendo fin da stamattina.
Infondo non è da tutti accogliere in casa propria tre ragazzi che non conosce, di cui uno gravemente ferito, un altro senza corpo
e una mentalmente stressata. >> Winry gli
mollò un leggero pugnetto sulla spalla buona,
prestando però poca attenzione ad Edward.
Se Pinako aveva sempre saputo che lei
era sua nipote... allora perché non aveva detto niente? Pinako quindi.... non voleva
separarla da Edward e Alphonse... ?!
Winry gemette di frustrazione sotto lo sguardo
incuriosito di Edward: << L'ho sempre trattata
male e lei non ha mai avuto intenzione di portarmi via! >>. Edward
tornò serio: << Che cosa? Pensavi che voleva
portarti via? Intendi... separarti da me e Al? >> le chiese il
ragazzo guardandola incredulo. Winry arrossì
sotto quello sguardo così stupito: <<... Sì. >>
confessò a malincuore sentendosi una sciocca. Edward la guardò
corrugando le sopracciglia: << E, anche ammesso che lei fosse venuta qui per questo... Credi che gliel'avrei lasciato fare?! Sei WinryElric, e lei non ha nessun
diritto su di te! Sei mia e di Al, assolutamente! >> solo dopo -
arrossendo - Edward si rese conto di quello che aveva detto. Winry però lo guardava dolcemente, come se lo stesse vedendo per la prima volta. Poi, con lentezza a
dir poco esasperante, si avvicinò di più a lui e posò un
bacio leggero sulla sua guancia: << Ti voglio bene anch'io, Ed. >>
soffiò lei sulle sue labbra, sorridendogli dolcemente. Edward si
ritrovò ad arrossire lievemente quando lei, incurante delle
sensazione che gli stava suscitando, lo abbracciò di slancio,
seppellendo il viso nella sua spalla come solo pochi minuti prima aveva fatto
anche lui. Edward sorrise tra i suoi capelli e senza neanche accorgersene si
ritrovò a stringerla goffamente a sé col braccio.
Già, ma io non ti voglio solo bene. Io ti amo, avrebbe voluto dirle
lui, per togliersi finalmente quel peso dal cuore. Sentiva solamente il bisogno
di dirle che la amava e che per lei ci sarebbe sempre stato, qualunque sarebbe
stata la sua decisione. E poco importava se lei non lo ricambiava, lui la amava
abbastanza per tutti e due e avrebbe saputo continuare
ad amarla in silenzio, così come aveva sempre fatto suo fratello Alphonse. E all'improvviso... << Diglielo.>> disse Edward, in un lampo di ispirazione. Winry non capì: << Dire cosa a chi? >>
chiese infatti, separandosi da lui ma accorgendosi di
potersi allontanare solo quanto bastava per poterlo guardare negli occhi a
causa del braccio che la teneva stretta a sé. << Dì a Pinako che sei sua nipote. >> le ripeté Edward
con una strana scintilla negli occhi. Winry lo
guardò confusa, stringendo inconsciamente la mano sulla canottiera del
ragazzo: << Perché? >> gli chiese lei con una nota di panico
mal controllata nella voce. Solo allora Edward capì che Winry non aveva capito quello che
le aveva detto all'inizio. << Winry, per
recuperare il corpo di Al dovremo viaggiare molto. >> iniziò lui
sperando che solo quella frase bastasse per far capire a Winry
la verità. La ragazza lasciò andare la sua canottiera, mentre i
suoi occhi si riempivano nuovamente di lacrime: << Intendi dire... che Al
verrà con te? E io? Che fine farò io?
>> gli chiese lei disperata, portando le mani sulle sue spalle e
scuotendolo, per la prima volta infischiandosene del dolore che il ragazzo
poteva provare alla spalla. << Resterai qui. Finché io e Al non
torneremo con i nostri veri corpi. >>. Winry lo
fissò intensamente come per capire se la stesse prendendo in giro: nulla
da fare, gli occhi di Edward erano quanto di più sincero
lei avesse mai visto in vita sua. << Hai appena finito di dire che non
avresti permesso a Pinako di portarmi via... e ora
dici che vuoi lasciarmi qui? Che tu e Al volete
lasciarmi qui con... questa estranea? Lei non è mia nonna, Edward! Io
non ho nessuno, capisci? Ho solo te e Al! E se ve ne andate non avrò neanche voi! >>. Edward
restò impassibile, convinto della sua idea: << Non èvero, Winry. Anche io e Al non abbiamo
nessun altro oltre a te. Neanche noi... neanch'io
voglio separarmi da te. Ma è pericoloso, Winry. Non so che cosa affronteremo io e Al durante il
nostro viaggio. Non voglio costringerti a questa vita. >>. << Non voglio
che tu te ne vada. >> lo implorò Winry
abbracciandolo nuovamente e stringendosi a lui come se temesse di vederlo
sparire da un momento all'altro. Edward ricambiò l'abbraccio: <<
Non me ne andrò. Mi allontanerò per un
po' di tempo E appena recupererò il corpo di Alphonse tornerò da te e potremo vivere
insieme. Io, tee Al. >> Si affrettò poi ad aggiungere, accorgendosi del
doppio senso che la frase poteva avere - e che Winry
aveva colto per la prima volta, mentre il cuore aveva preso a batterle forte nel
petto. Winry si separò lentamente da lui,
guardandolo negli occhi: la luce della luna la rendeva ancora più bella
agli occhi di Edward, che, senza neanche accorgersene, si stava avvicinando a
lei sempre di più. Winry protese leggermente
il volto verso di lui: sapeva che cosa sarebbe successo e stranamente non ne
era spaventata. Anzi, se avrebbe dovuto definire quello che stava provando in
poche parole... avrebbe scelto 'impazienza'. Si, voleva
che Edward la baciasse.
La porta si aprì all'improvviso, facendo sobbalzare Winry e Edward, che con occhi sgranati si voltarono in direzione della porta pronti a giurare anche sotto
tortura ' che non avevano fatto assolutamente niente!'. Sulla porta vi era Alphonse: l'armatura era ferma sulla soglia e se avesse atteso
un solo secondo di più per aprire la porta probabilmente li avrebbe
colti sul fatto. << ... Winry,
che cosa ci fai qui? >> le chiese Alphonse
apparentemente confuso. Winry arrossì
immaginandosi lo sguardo accigliato di Alphonse e si
sbrigò a scivolare via dall'abbraccio di Edward, scendendo dal letto con
una velocità impressionante. << Me ne stavo giusto andando. Ero
scesa perché non riuscivo a prendere sonno... Ma
adesso ho davvero molto, molto sonno, quindi me ne torno in camera mia.
Buonanotte in tutti e due! >> L'ultima cosa che Winry vide prima di chiudersi la porta alle spalle fu il
rossore sulle guance di Edward e i suoi occhi d'ambra fissarla come
sconcertati.
Alphonse attese di sentire i passi di Winry sparire su per le scale prima di parlare: <<
Che cosa diamine stavi combinando? >> lo
rimproverò subito Alphonse, senza perdere
tempo. Edward spostò lo sguardo su Alphonse,
sperando di poter tenere in piedi la facciata di 'ragazzo innocente'. << Che cosa dovevo combinare? Stavo solo parlando
con Winry! >> esclamò Edward sulla
difensiva, pensando però a quanto poco gli era mancato per baciare Winry - e a come anche lei sembrasse desiderosa di sentire
le sue labbra sulla proprie, anche -. Se Alphonse
avesse avuto ancora il suo corpo sul suo volto sarebbe
comparsa un espressione accigliata che tendeva alla totale perdita di pazienza,
e questo Edward lo sapeva bene. << Non fare il finto tonto con me,
Fratellone! Sono rimasto fuori dalla porta per tutto questo tempo, vi ho sentiti! >>. Edward sgranò gli occhi, pensando
a quanto le cose che lui e Winry si erano detti potevano aver ferito Alphonse.
<< Non si origlia alle porte! >> lo rimproverò Edward
sentendosi ormai con le spalle al muro. Alphonse non
si fece comprare: << E non si bacia la propria sorella, non ti pare?
Proprio tu che mi rimproveravi tanto... Fratellone, ti
rendi conto di quello che hai fatto? Credi che per Winry
sarà più facile vederti andare via se tu l'avessi baciata?! Se proprio devi fare una cavolata, falla per bene,
almeno! >>. Ecco, adesso Edward era decisamente
confuso. << Eh? Cioè, tu... non sei arrabbiato con me per aver
tentato di... baciare Winry? >> gli chiese
Edward al metà tra l'incredulo e lo stupito. Alphonse annuì << Certo che sono arrabbiato!
Prima devi dirle che la ami! >>
...
...
...
<< Non capisco. >> confessò Edward dopo pochi
secondi. Alphonse restò in silenzio: anche lui
si era reso conto dell'assurdità di ciò che aveva detto.
Però... << Quindi tu sai che... ?
>> Avrebbe voluto dire 'che mi sono innamorato di Winry'
ma non se la sentiva di ferire il fratello più di quanto non avesse
già fatto inconsciamente. Alphonse
annuì: << Sì, lo so. >>. << Ah. >> si
limitò a dire Edward, non trovando nient'altro da aggiungere.
Il giorno dopo Edward si stava facendo aiutare da Alphonse a salire sulla sedia a rotelle. << Ecco
fatto. >> esclamò Alphonsesoffisfatto, spingendo la sedia fino alla porta. Edward
aspettò che Alphonse aprisse la porta, ma il
fratellino non sembrava averne nessuna intenzione. Così Edward si
girò a guardarlo con aria interrogativa. << Fratellone... tu credi
che Winry dirà a Pinako... ? >>. Edward lo guardò seriamente: <<
Spero proprio di sì, Al. E' l'unica persona che può prendersi
cura di lei come faremmo noi. >> Alphonse non
sembrò molto convinto, però aprì comunque la porta uscendo
con il fratello. Edward sbuffò sonoramente, una volta entrato in cucina.
<< Ehm... è tutto ok, Fratellone? >> gli chiese Alphonse con poca convinzione. Edward sbuffò
seccato: << Stando seduto sembro ancora
più in basso di quanto sono in realtà. >>. Alphonse dovette trattenersi dal non ridere: suo fratello
era proprio incredibile! Tra pochi minuti avrebbe subito un operazione
dolorosissima - collegare i nervi agli Automail uno
per uno, Pinako gliene aveva parlato ieri e aveva detto
che anche gli uomini adulti si mettevano a urlare come bambini durante
l'operazione - e lui pensava al fatto che stando seduto doveva guardare tutto e
tutti dal basso verso l'alto!
La verità era che Edward era nervoso: in generale aveva
sempre avuto una buona sopportazione del dolore, però... Non aveva mai saputo quale sarebbe stato il momento
in cui avrebbe provato dolore, si era solo limitato ad accettarlo così
quando veniva. Adesso invece sapeva esattamente quando avrebbe iniziato
a provare dolore e, cosa ancora più devastante, sapeva che era stato lui
a decidere di provarlo. Si sentiva male come un bambino che va per la prima
volta dal dentista.
Ma quello sarebbe stato il suo primo passo verso
la sua meta: diventare un Alchimista di Stato. Tutto iniziava da lì -
anche se ancora Edward non riusciva a vedere la fine di quel tunnel in cui si
stava via via addentrando, secondo dopo secondo -. Winry rientrò in
casa in quel momento, e Edward - come al solito -
quasi dimenticò di respirare, vedendola: indossava un vestito bianco,
leggero, e aveva i capelli sciolti, come la sera prima. Gli parve di cogliere
un leggero rossore sulle sua guance, quando lo scorse.
<< Buongiorno, Al. Buongiorno, Ed. >> li salutò Winry, ancora un po' imbarazzata per via di Alphonse, e molto indecisa per via di Edward.
<< Buongiorno. >> la salutarono i due fratelli
all'unisono. << Allora... Ed, come ti senti?
>> gli chiese la ragazza riuscendo a notare il suo nervosismo persino da
quella distanza. Edward sorrise leggermente: << Come se stesse per
avviarsi al patibolo. >> rispose per lui Alphonse,
una sorta di nota canzonatoria nella voce. Anche Winry
rise e l'imbarazzo di pochi attimi prima sparì così come era venuto. << Che fifone! >> lo prese in
giro Winry mostrandogli la lingua. Edward
sbuffò: << Sisi, ridete, ridete, ma quando potrò di nuovo alzarmi in piedi la
prima a pagarne le conseguenze sarai proprio tu, santarellina! >> la
avvisò Edward con voce tutt'altro che offensiva. << Ma dai, Fratellone, Winry sta solo
scherzando! >> la difese subito Alphonse.
<< Ma smettila, Al! Se sempre pronto a difenderla, tu! >>
Winry guardò con affetto i suoi fratelli
battibeccare tanto animatamente: le sembrava che non fosse cambiato proprio
niente da quando la loro madre era ancora viva... Quanto avrebbe voluto che non
fosse cambiato proprioniente...
Dalla porta dell'officina fece capolino Pinako,
addosso il grembiule da meccanica leggermente
macchiato d'olio e in mano una chiave inglese - che Winry
guardò con fin troppo interesse, a parere di Edward -. Il ragazzo
deglutì, sapendo che cosa la vecchia stava per dire: << Beh, andiamo Edward, il lettino è pronto e ho appena
finito di ultimare il braccio meccanico. >> annunciò la donna,
orgogliosa del proprio lavoro. << Uhm. >>
si ritrovò a mugugnare Edward. Il suono di una risata si liberò
dall'armatura di Alphonse e Winry
lo seguì a ruota, unendosi a quello scoppio di ilarità.
Alphonse spinse la sedia a rotelle fino in una stanza
che somgliava tanto a una sala operatoria tipica
degli ospedali: attaccato sulla porta c'era un poster
che mostrava un corpo umano visto dall'interno, nella stanza vi erano vari
attestati di riconoscimento e sparsi su un mobiletto, vicino a un lettino, vi
erano vari accessori che probabilmente servivano per favorire l'attaccamente dei nervi all'Automail.
Improvvisamente l'operazione che suo fratello avrebbe subito perse
tutta la parte divertente. Anche Winry era ammutolita
ritrovandosi in quella stanzetta, e Alphonse aveva
posato la mano sulla spalla di Edward, come a volergli fare forza. La mano di
Edward andò automaticamente a posarsi su quella di acciaio dell'armatura
del fratello, voltandosi a guardarlo con aria da cane bastonato che sembrava
voler dire 'ti prego, tutto ma non questo!'.<< Alphonse,
caro, potresti sistemare Ed sul lettino, per favore? >> gli chiese
gentilmente Pinako mentre sorrideva tutt'altro che
benevola - o almeno era questa l'impressione dei tre - a Edward. << Sai,
credo che con questo voglia vendicarsi. >>> gli sussurrò velocemente Winry
mentre Alphonse lo sollevava lentamente e lo poneva
sul letto. Edward la guardò con espressione tutt'altro che calma:
<< Ma per che cosa?! >> chiese esasperato.
Pinako lanciò un ultimo sguardo a Edward,
dopodiché tirò fuori dalla tasca una
fazzoletto e iniziò a bagnarlo in una bacinella d'acqua. << Questo
è disinfettante. Naturalmente ho sterelizzatto
tutti gli strumenti presenti nella stanza, ma... le precauzioni non sono mai troppo. >> spiegò Pinako
mentre il panno si bagnava sempre di più e lei iniziava a togliere le
bende alla gamba di Edward. Prima di togliere definitivamente la benda lo
sguardo di Pinako cadde su Alphonse:
<< Forse, Al, sarebbe meglio se tu aspettassi fuori fino a che non
finirà l'operazione. Sai, è uno spettacolo un po' crudo... per
chi non c'è abituato. >>
Alphonse annuì appena e subito fece retrofron, uscendo dalla stanza. Quando Pinako
concentrò la sua attenzione su Winry, Edward
si voltò verso di lei con gli occhi sgranati :
<< Ti prego, non lasciarmi solo con questa pazza! >> le bisbigliò
in modo che solo lei riuscisse a sentirlo. Winry
annuì e si affrettò a parlare: << Io resto con Edward, sono
molto... curiosa di vedere come si svolge un operazione
del genere. >>. Pinako stranamente non
contestò la decisione di Winry e si
limitò ad annuire, iniziando a tamponare con il disinfettante la ferita
alla gamba. Edward attese che finisse l'operazione senza dire una parola: per
adesso non aveva sentito dolore.
Quando poi la donna prese in mano un coltellino e iniziò a
recidergli la ferita, Edward si morse il labbro per non lasciarsi sfuggire
neppure un lamento. Winry, al suo fianco,
allungò timidamente la mano verso quella del ragazzo, stringendogliela.
Edward le strinse la mano e la guardò per pochi secondi, muovendo le
labbra fino a formare un 'grazie' silenzioso.
************************************
Era ormai sera tardi quando Winry
raggiunse Pinako in terrazzo. La vecchia stava seduta
con gli occhi rivolti al cielo, a contemplare le stelle. << Ciao, Winry. >> la salutò la donna senza però
staccare gli occhi dal manto stellato. Winry si
ritrovò a sorridere involontariamente:a quella donna non sfuggiva mai
niente.
<< Buona sera, Pinako. >>.
La donna la guardò negli occhi, incuriosita: << Come mai qui a
quest'ora? >>. Winry fece spallucce: <<
Ultimamente ho problemi ad addormentarmi... >>
le confessò lei, ripensando alla gaffe della sera prima. << E come
mai tu sei qui? >> chiese poi Winry alla
vecchia, gli occhi azzurri accesi della stessa curiosità che aveva mosso
lei solo pochi secondi prima. << Oh... vengo sempre qui a parlare con mio
figlio, la sera. >> rivelò la vecchia tornando ad
osservare le stelle. << E cosa gli dice? >> Sentiva che era una
domanda che poteva fare, quella. << Più che altro gli racconto la
mia giornata. >> disse la vecchia sorridendo per una battuta tornatale in
mente in quel momento. Winry osservò il suo
volto distendesi completamente e apparire più giovane degli anni che
aveva: solo allora si accorse di averla vista sorridere solo poche volte, da
quando l'aveva incontrata. << Oh, io... volevo ringraziarla per aver
installato a Ed gli Automail, oggi. >> disse Winry, dandosi della sciocca per essersi dimenticata tutto
il discorso che aveva duramente imparato a memoria per l'occasione.
La donna rise: << Non hai niente di
cui ringraziarmi, bambina. Edward è un ragazzo forte come pochi, non ha
urlato neanche una volta mentre collegavo i nervi. Non me lo sarei mai
aspettata, visto il nostro... beh, il nostro secondo incontro. >> Winry assentì: certo, il secondo incontro. Pinako si riferiva a quando lei e Alphonse
le avevano portato Edward in un mare di sangue, apparentemente privo di vita.
Ricordò con un brivido la paura che aveva provato in quei giorni, come
se in quel momento fosse lontana anni luce. << Ed è un ragazzo
forte. Molto più forte di quanto non sembri, a volte. Una volta si prese
la colpa di una cosa che avevo fatto io, e la mamma lo mise in punizione per
tre giorni. Mi ricordo che piansi tanto per lui. Già, ero proprio una
piagnucolona, allora. >>. Pinako la ascoltava
senza interromperla, troppo impegnata a osservare la luce ardente che brillavanei suoi occhi
ogni qual volta il discorso cadeva sul suo fratello maggiore. << Sono
felice che tu abbia questo rapporto con i tuoi fratelli. Devi voler loro molto
bene. >> le disse Pinako con una strana nota
malinconica nella voce. Winry annuì,
sorridendo: << Sì, voglio molto bene a tutti e
due. Sono la mia famiglia. >> eppure il suo cuore batteva
più forte e in modo diverso se pensava ad uno
in particolare...
<< Ma? >> le chiese Pinako, che era riuscita a
cogliere quella minuscola e appena udibile nota di incertezza nella voce della
nipote. Winry sembrò sorpresa dal fatto che se
ne fosse accorta: << Non è niente. E' solo che... ultimamente...
>> Winrysi interruppe
e la vecchia scoppiò a ridere, tanto forte da offendere lievemente la
quattordicenne. << Che cosa c'è da ridere? >>
chiese Winry gonfiando le guancie con aria offesa.
La donna la guardò ancora sorridendo: << Oh, non è nulla,
è solo che tu mi ricordo molto una persona che non vedo da tanti anni...
>>. Le risate della donna cessarono e i suoi occhi si fecero
improvvisamente più lucidi. Winry colse al
volo quell'occasione. << Stai parlando... di mio padre? >> le chiese leggermente intimidita. Pinako
sussultò e la guardò sgranando gli occhi: << Come? >> chiese, credendo di aver capito male. Winry si fece coraggio: << Sì, intendo dire...
stai parlando di mio padre, vero? ... Tuo figlio,
insomma... >> Adesso neanche Winry era certa di
aver introdotto bene l'argomento, ma ormai il danno era fatto. << ... Così, hai capito. >> iniziò Pinako con voce rotta dall'emozione. << Certo -
aggiunse tra se e se - deve essere per questo se ultimamente ho avuto la
sensazione che mi stessi evitando... >>
Winry annuì: << Beh..
non sono stata io a capire. Ho solo visto la foto di mamma e papà - le
faceva uno strano effetto chiamare i suoi veri genitori 'mamma e papà' -
e quelo che mi ha detto ha fatto il resto. >> Winry aveva ricominciato a parlare in modo formale con Pinako, ma la vecchia non se ne rammaricò.
Sospirò, e le chiese : << Ce l'hai con
me, adesso? >>. Winry la guardò,
sincera: << Ora no... ma all'inizio sì. Credevo che lei fosse
venuta per portarmi via da Ed e Al... >>. Pinako
parve inorridire all'idea: << Per l'amor del cielo, no! Quei due ragazzi
ti amano alla follia, io non ti avrei mai allontanata
da persone che ti amano tanto! >> esclamò come offesa dal fatto
che Winry potesse aver fatto certi pensieri su di
lei. Winry annuì, sorridendo serenamente:
<< Sì, adesso lo so. >> confermò la ragazza.
<< Ma c'è ancora una cosa
che non ho capito... >> iniziò Pinako a
un certo punto. << Sì? >> la incoraggiò Winry, curiosa. << ... Come
hai fatto a capire che sapevo chi eri? >> le chiese giustamente Pinako, in attesa di una risposta. Sul volto di Winry comparve un sorriso carico d'affetto: << E'
stato Edward. Ha detto che se aveva raggiunto Resembool voleva dire che aveva
letto il nome di nostra madre in qualche documento e che quindi, quando ci ha visti già la prima volta, ci ha subito riconosciuto.
>>. Pinako rise ancora: << Quel ragazzo
è molto più sveglio di quanto non sembri, devo proprio
ammetterlo. >> concesse lei, con gli occhi stranamente lucidi.
<< Io... non ti sto ordinando niente, sia ben chiaro... Vorrei solo far presente che quando ce ne sarà
bisogno potrai sempre venire a chiedere aiuto a me. Sei mia nipote, la mia
unica parente... beh, più che altro credo che sia più giusto dire che sono io la tua unica parente ancora
in vita. >> Qui anche Winry rise. <<
Grazie, Pinako. >> la ringraziò Winry, sorridendo. << E non farti
sfuggire quel ragazzo, nipote. Si vede che ti ama alla
follia! >> esclamò Pinako
avviandosi alla porta per rientrare in casa.
Winry la guardò incuriosita << Quale
ragazzo? >> le chiese, arrossendo lievemente. Pinako
rise: << Tale padre, tale figlia... Winry, sai
di quale ragazzo sto parlando! >> e
rientrò in casa lasciando la ragazza a riflettere ancora una volta su
quelle parole.
Si, ho capito di chi stai parlando, nonna.
************************************MySpace
La frase di inizio capitolo appartiene al
telefilm Veronica Mars.
Beh, siamo giunti alla fine ormai…
manca solo un capitolo! Si nota il fatto che questo
capitolo sia stato scritto un po’ con i piedi? XD No,
va beh. Sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, è il prossimo
che fa letteralmente schifo ( e se dico che una cosa
che ho scritto io fa schifo, deve
essere davvero così).Il problema è che questa è la prima ff a più capitoli che sono stata capace di portare
avanti e di finire, con tanto di epilogo. Ma io non ho
mai scritto nessun epilogo, per questo il prossimo capitolo sarà un
fiasco totale! Ho persino chiesto a mia cugina di ritoccarlo un pochino per
renderlo più leggibile… e di solito sono
abbastanza orgogliosa delle cose che scrivo. Ah, avete notato tutti il notevole
cambiamento del comportamento di Al nei confronti del
rapporto di Ed e Win (che come sicuramente avrete
capito è prossimo allo stadio terminale [in senso buono XD])? E’
stato descritto un po’ troppo frettolosamente, vero? E l’ultima
parte, quella in cui Winry dice a Pinako
(che poi lei lo sapesse già è totalmente un altro paio di
maniche) di essere sua nipote? Tecnicamente è lì, che Winry capisce qualcosa….
Anche se ormai è inutile fare la misteriosa, credo che anche i muri
della mia stanza sappiano come andrà a finire questa ff!
Beh, spazio ai commenti, adesso:
MellyVegeta: Anche quest’aggiornamento
è stato abbastanza veloce, vero? XD Capito perché a Winry non piace Pinako? Perché
crede che la vecchietta sia venuta per portarla via da Ed e Al. Anch’io
adoro Riza, anche se mi mette un po’ in soggezione… non so, il suo
carattere è pieno di sfaccettature, ma temo di non conoscerla abbastanza
per scriverci qualcosa sopra (perché pochi lo
sanno, ma il capitolo scorso comprendeva uno spin-off RoyRiza
che purtroppo non sono ancora riuscita a finire per il timore di rovinare
quella meraviglia di personaggio che è il nostro SottoTenente!)
La parte in cui Ed si installa gli automail non
è stata molto dolorosa, vero? Mi spiace di non aver montato la scena
sadica che ti aspettavi… XD Più che altro non riesco a capire come
ho fatto a infiltrare dell’EdWin
anche in una scena del genere… *si sorprende di se stessa*
Non preoccuparti per la pubblicità occulta^^ Più che
altro grazie a te per postare del sano EdWin in
questo sito popolato dal RoyEd^^
Kekkuccia:In questa ff, come dice Roy nello scorso capitolo riguardo agli Elric, niente
è dato per scontato… Ed potrebbe lasciarla, come potrebbe
anche non farlo… chi lo sa (apparte me)??? XD E’
vero, Riza e Winry sembrano veramente sorelle….
Io ce le vedo proprio! Riza piace molto anche a me,
quasi quanto Winry… Beh, manca solo un altro
capitolo… spero che continuerai a seguirmi nonostante l’avviso
riportato sopra riguardo l’epilogo^^ Alla
prossima^^
Talpina Pensierosa: Grazie per i complimenti^^
Temevo di non renderlo abbastanza realistico, anche se alla fine mi sono
ritrovata a ricopiare intere battute del manga…^^ Allora il prossimo
appuntamento è con l’ultimo capitolo… spero che ti piacerà^^
Aki13: Purtroppo (o per fortuna? XD) la vera parte movimentata ce la siamo lasciata alle spalle... non oso neanche immaginare che
cosa ne sarebbe uscito fuori se avessi continuato a scrivere altri capitoli O.O. Ma questa ff mi
resterà comunque nel cuore… ho amato veramente questi
personaggi,anche più del normale! Ma d’altronde
com’è possibile non affezionarsi? Spero di leggere un tuo nuovo
commento^^ Ciao^^
Nuovo metodo di aggiornamento: devo aggiornare tra dieci
giorni, ma per ogni recensione ricevuta scalerò di un giorno anticipando
l’aggiornamento… che ve ne pare? Vi attendo tutti per il Gran
Finale^^
Prima
accetti che le cose non torneranno più come una volta e prima ricominci
a vivere.
Edward mosse il 'nuovo' braccio in
avanti, tenendo la mano rigida e tesa verso la alto. Lentamente ritirò
il gomito fino a portarsi la mano sulla spalla. E rabbrividì di freddo.
Edward sospirò frustrato:
dubitava che un giorno si sarebbe abituato a portare quell'Automail. Quello
alla gamba non gli dava molto fastidio visto che per il più delle ore
era 'fasciato' dalla stoffa dei pantaloni, ma quello al braccio... ancora non
riusciva ad abituarsi al fatto di non poter sentire nulla, usando la mano
destra. Aveva provato varie volte a prendere in mano un oggetto con la mano
destra ed era come se il suocervello
si rifiutasse di accettare il fatto che nonostante effettivamente la
mano stringeva qualcosa,tecnicamente
la sensibilità tattile non recepiva nulla. Era quello che più
gli dava fastidio, il fatto di non avere più la sensibilità
tattile e di non riuscire a capire quale oggetto stringesse nella mano senza
dover obbligatoriamente guardare. I primi giorni quella sensazione era ancora
più intensa e fastidiosa e la avvertiva anche alla gamba sinistra, ma
poi aveva iniziato a non accorgersene nemmeno più. Tranne la notte
ovviamente, quando la sua vera gamba andava inevitabilmente a toccare quella
congelata dell'Automail. Tuttavia il portare Automail in un certo senso lo
faceva sentire più vicino ad Al, ravvivando anche il suo senso di colpa.
Era così che doveva sentirsi Alphonse, visto che neanche lui aveva il
suo vero corpo. Ma presto tutto sarebbe cambiato. Il giorno dopo lui e Alphonse
sarebbero andati alla stazione e avrebbero preso il primo treno per Central
City, diretti al mistico QG - quartier generale - degli Alchimisti di Stato.
Winry era giusto andata a casa loro per prendere a Edward i vestiti necessari
per riempire la valigia, e come al solito ultimamente, gli mancava. Era come se
Edward cercasse di passare con Winry tutti i momenti della giornata in
prossimità della sua imminente partenza. Questo ovviamente sottintendeva
che Winry invece cercasse di passare tutti i momenti della sua giornata
con Alphonse che, sempre secondo lei, si sentiva più solo del povero
Den, il cane che durante quella burrascosa settimana avevano completamente
dimenticato - e che poi avevano riscoperto essere stato 'prelevato' da un loro
vecchio amico in attesa di poterglielo riportare-. Alphonse invece cercava di
imboscarsi da qualche parte per dare al povero Edward l'occasione di
dichiararsi a Winry, che imperterrita continuava a trovarlo anche nei posti
più impensabili, come nell'armadio di zia Pinako -avevano iniziato a
chiamarla zia per caso, per poi finire col non abbandonare più quel
nomignolo- o nella cantina. Quindi inevitabilmente passavano le loro giornate
loro tre insieme, parlando del più e del meno sempre evitando di lasciar
cadere l'argomento sull'imminente partenza dei due ragazzi.
Ultimamente Winry, si rese conto
Edward, stava giocando al gatto col topo con lui, come se in un certo senso le
piacesse mettergli il bastone tra le ruote trovando le scuse più assurde
per non passare troppo tempo da sola con lui - o almeno il tempo necessario per
permettergli di iniziare una conversazione degna di questo nome-.
Edward si alzò dal letto
della sua camera e si avvicinò alla sedia posta accanto alla porta per
prendere i suoi vestiti, che Winry - iniziava a credere che ultimamente stesse
cercando di mettergli il bastone tra le ruote in tutti i sensi - gli
lasciava di proposito lontano dal letto per costringerlo ad alzarsi. Sembrava
non aver ancora capito che lui aveva già imparato abbastanza bene a
muoversi con gli Automail.
Edward sbuffò in sincronia
col gorgoglio di fame del suo stomaco: come al solito in casa non era rimasto
nessuno. Alphonse si era sicuramente imboscato da qualche altra parte e
Pinako era scesa giù in paese a comprare qualche altro arnese infernale
per la sua collezione di strane torture-cinesi. Ah, e Winry era a casa loro,
ovviamente.
Quel pomeriggio sarebbe partito con
Alphonse e non sapeva quando avrebbe rivisto Winry, così quella era la
sua ultima occasione, l'ultimissima, di dirle che la amava.
Se lei l'avesse voluto, allora
sarebbe stato il ragazzo più felice della terra; era disposto persino a
darle tutto il tempo del mondo per pensarci, se fosse stato necessario.
Così il maggiore dei fratelli
Elric si apprestò alla soglia e prendendo velocemente la giacca nera
dall'appendi abiti uscì di casa, con il preciso intento di fare una
sorpresa a Winry.
Winry aveva appena finito di
chiudere la valigia di Edward quando le parve di sentire qualcuno chiamare il
suo nome. Uscì dalla camera dei fratelli mentre gli occhi le correvano
automaticamente verso la camera da cui le era sembrato provenire quel suono: la
camera di sua madre. Un brivido le corse su per la schiena e in quello stesso
istante, Winry capì che dopo che Edward e Alphonse avrebbero lasciato
Resembool lei non avrebbe mai più messo piede in quella casa. E se c'era
una cosa che voleva imprimersi ben nella mente prima di abbandonarla per chissà
quanto tempo, era proprio la camera di sua madre.
Percorse il corridoio fino alla
porta e, con mano tremante, girò la maniglia. La porta si aprì
con uno scatto e a Winry non servì neppure spingerla per aprire: la
porta si aprì da sola. Winry entrò lentamente, come se fosse ben
consapevole di star profanando qualcosa di preziosissimo per lei.
Inspirò a pieni polmoni l'odore che c'era in quella stanza: lì il
tempo sembrava essersi fermato e l'aria profumava ancora come sua madre, di
vaniglia. Fece scorrere lo sguardo per tutta la camera: dall'imponente mobile
color noce dove Trishia teneva i propri vestiti alla specchiera dove la donna
era solita sedersi la mattina una volta svegliata e la sera prima di
addormentarsi a pettinarsi i capelli. Si avvicinò proprio a quel
mobiletto in legno pitturato di rosa con un grande specchio posato al muro:
sulla superficie del legno vi era la spazzola, i profumi, il portagioie... Gli
occhi di Winry si soffermarono particolarmente sul piccolo oggetto, sempre in
legno, che da piccola aveva sempre alimentato le sue fantasie: ricordò
con un sorriso quando da bambina immaginava di sedersi a quel mobiletto come
faceva sua madre e di pettinarsi i capelli e adornarsi con i gioielli del
portagioie diventando bella come una principessa. Con le mani, lentamente,
aprì il portagioie: all'improvviso nella camera si udì il suono
metallico ma al contempo dolce del congegno carillon che era installato nel
piccolo cassettino. Winry si era quasi dimenticata di quella melodia dolce e
malinconica che nel silenzio della sua camera riusciva a sentire e seguire,
immaginandosi Trishia davanti a quello stesso specchio a pettinarsi i capelli e
cantare in sincronia con il carillon. Nel portagioie vi erano molti oggetti: da
braccialetti a spille e da anelli a orecchini, ma la prima cosa che
attirò sua attenzione fu una catenina dorata, semplice. La tentazione
era troppo forte...
Winry si scostò i capelli
dalla nuca legandosi quella catenina al collo e specchiandosi. Era come se con
quella catenina fosse sempre lei, ma allo stesso tempo avesse qualcosa di...
<< Sei bellissima. >> le
disse una voce calda e senza dubbio sincera, provenire dalla soglia della
porta. Winry non ebbe bisogno di voltarsi per capire che era lui, d'altronde
riusciva a vedere la sua immagine riflessa nello specchio. Anche lui la stava
osservando dallo specchio e senza neanche accorgersene Winry si ritrovò
a sorridergli dolcemente. Edward si avvicinò e la abbracciò da
dietro, posando il mento sulla sua spalla e portando a contatto le loro guance.
Winry rise, posando le braccia su quelle di lui, che la tenevano ancorata a se
dalla vita. << Che cosa ci fai qui? >> gli chiese Winry
accarezzandogli la mano buona e intrecciando le dita con le sue in un gesto
tanto innocente da lasciar sorpreso persino lui. Edward le sorrise dallo
specchio << Cos'è, non posso neanche entrare in casa mia, adesso?
>> le chiese con una nota canzonatoria nella voce. Nonostante in quella
stanza aleggiasse ancora il ricordo della perdita che avevano subito, nei loro
cuori non c'erano più ombre, ma solo felicità, per quello che
inconsciamente avevano capito di aver ottenuto.
Fu in quel momento che Edward
tornò serio, liberando Winry dall'abbraccio costringendola però a
girarsi e guardarlo negli occhi.
<< Che cosa c'è, Ed?
>> gli chiese Winry un po' presa alla sprovvista dall'intensità
dello sguardo del ragazzo. Lui le prese le mani, guidandola con se al letto
della loro madre, facendola sedere su di se. << Winry, c'è una
cosa che voglio dirti. >> iniziò lui, cercando di non perdersi
nemmeno una minima espressione del volto di Winry.
Winry lo guardò arrossendo,
mentre il cuore iniziava a batterle forte. << S-sì? >> lo
incitò la ragazza prendendogli la mano e stringendola tra le proprie, in
attesa.
<< Come sai, domani
partirò con Al. Non ci vedremo per un po' di tempo e io... Ho bisogno di
sapere una cosa, prima di partire. >> Edward deglutì, adesso
veniva la parte difficile: << Quando tornerò, io vorrei...
voglio... >> ecco, stava inciampando nelle sue stesse parole: doveva
dirglielo, dannazione! Non poteva permettersi di sbagliare, non adesso, c'erano
troppe cose in gioco. << Voglio avere la certezza che sarai da sola.
Che... che aspetterai me. Io non voglio tornare e scoprire... che durante la
mia assenza hai trovato qualcuno... mi capisci? Quello che sto cercando di
dirti è che io... ti voglio per me, Winry. Per me e per nessun altro. Io
ti amo. >> Nello stesso tempo in cui pronunciò queste ultime tre
parole, Edward sentì il suo cuore cessare di battere. Sì, non lo
sentiva più. Era come se gli fosse sprofondato. Non era esattamente
così che si era immaginato la sensazione di essersi appena dichiarato...
No, decisamente non era così. E capì subito qual'era il problema.
Winry. Winry non aveva ancora risposto. Sembrava che stesse... cercando le
parole. Non poteva sopportare di essere compatito dalla persona che amava,
no... << Io volevo solo dirti questo. Sapevo che tu n-n-on... >> ma
le parole gli morirono in gola quando lei gli posò una dito sulle
labbra, come a zittirlo. << Ti amo anch'io. >> gli disse, con gli
occhi leggermente lucidi e le guance decisamente rosse. Il suo cuore parve
rianimarsi tutto un tratto e avere l'intenzione di fare in quel secondo tutti i
battiti che si era perso in quei pochi attimi in cui aveva creduto di non
essere corrisposto. Questa volta erano entrambi più consapevoli di
quello che facevano: Edward le lasciò la mano per accarezzarle il
braccio e poi salire con la punta delle dita fino al collo e poi alla guancia,
accarezzandola lentamente. Poi, con delicatezza, fece scorrere le dita alla
base delle labbra di lei, come a volerle preparare e mettere a conoscenza di
quello che di lì a pochissimi secondi sarebbe successo. Winry gli
sorrise dolcemente posando la mano sulla sua spalla e schiudendo leggermente le
labbra, avvicinandosi di più al suo viso....
<< WINRY, FRATELLONE?!?!?!?!
SIETE QUI???? RISPONDETE!!! LA
ZIA PINAKO VUOLE CHE TORNIAMO SUBITO A CASA! E' GIA' PRONTO
IN TAVOLA!!! >> La voce di Alphonse rimbalzò dall'ingresso fino al
piano di sopra.
Edward e Winry sobbalzarono insieme,
mentre tutto il romanticismo presente in quell'attimo sfumava all'istante.
<< Se non fosse mio fratello,
lo ammazzerei... >> si lasciò sfuggire Edward, chiudendo gli occhi
con aria esasperata. Winry rise della sua espressione e si alzò da sopra
di lui, senza lasciargli la mano. << Dai, poverino... lo sai che se ti
sentisse ci rimarrebbe molto male? >> gli chiese ironicamente Winry, ben
consapevole che lui non stesse dicendo sul serio. Edward la fulminò con
lo sguardo: << Non potresti smetterla di difenderlo, almeno adesso?
>> le chiese imbronciato. Lei rise << Almeno adesso? Perchè
'almeno adesso'? >> gli chiese con finta aria innocente, battendo le
palpebre più volte chinando la testa di lato. Edward la tirò a
se, sussurrandole all'orecchio con aria suadente: << Dobbiamo andare per
forza? >>. << E poi chi la sente Pinako? >> gli
ricordò lei, facendo però correre le braccia intorno alle spalle
e accarezzandogli la nuca con la mano, spingendolo impercettibilmente e
delicatamente verso di se. Edward sorrise e i loro nasi si sfiorarono...
riusciva a sentire il respiro di lei sulle labbra...
<< WINRY, FRATELLONE, MI AVETE
SENTITO?!!??! SCENDETE! >> gridò ancora Alphonse, inconsapevole di
aver appena messo in serio pericolo la propria incolumità.
Nella stazione di Resembool non
c'era mai stata molta gente. Né che veniva né che andava. Il
più delle volte la gente partiva alla ricerca di fortuna e, suo
malgrado, non faceva più ritorno. Anche quel giorno non c'era molto
gente in stazione il che aumentava le possibilità di Edward e Alphonse
di trovare uno scompartimento tutto per loro. Mancavano ancora cinque minuti
alla partenza del treno, e l'altoparlante stava già chiamando i
passeggeri: << I passeggeri del treno delle 2:15 sono pregati di salire
sul treno, grazie. >> Winry, Edward e Alphonse stano inevitabilmente
correndo per cercare di arrivare in tempo e non perdere il treno. Come al
solito la colpa era di Edward, ovviamente, che aveva preferito dormire 'un
pochino' prima di uscire di casa. Ma Alphonse non credeva alla versione che gli
aveva raccontato suo fratello mentre si affrettavano ad uscire di casa; ad
accrescere i suoi sospetti c'erano il fatto che Winry non avesse infierito
sull'eterna pigrizia di Edward e la strana posizione in cui li aveva trovati in
camera quando era entrato per avvertirli che erano in ritardo. Se avesse avuto
il suo vero corpo e qualche minuto in più a disposizione probabilmente
avrebbe vomitato.
Alphonse aprì la porta della
camera di Edward senza neppure bussare; d'altronde, perchè avrebbe
dovuto? Di certo non si sarebbe aspettato di vedere quello che aveva visto:
Edward steso accanto a Winry che si stava chinando a darle un bacio. Bleah.
Eppure suo fratello sembrava ancora
nervosetto per quell'improvvisata....
<< Dannazione, Al, non lo sai
che si bussa alla porta?! >> gli urlò contro Edward saltando
indietro come una molla mentre Winry cercava in tutti i modi di evitare il suo
sguardo. << Ma io... non credevo certo che avrei interrotto qualcosa!
>> Alphonse era a dir poco scandalizzato, e il fatto che suo fratello non
facesse altro che urlargli contro ovviamente non gli serviva poi a molto. Winry
si alzò in fretta dal letto uscendo dalla stanza in tutta fretta, ormai
troppo consapevole di quello che sarebbe successo di lì a poco. Edward
si corrucciò ancor di più nel sentire quella frase,
afferrò il cuscino e glielo tirò addosso. Alphonse si
chinò appena in tempo per evitarlo, sorpreso. << Sei ancora qui?!
>> sbraitò Edward con le mani tese verso di lui come a volergli
saltare addosso come un gatto arrabbiato. << Ma che cosa ho fatto di
male?! >> si lamentò Alphonse sorpreso dal tono tanto arrabbiato
di Edward. Il ragazzo si alzò definitivamente dal letto e prese a
rincorrerlo per tutta la casa, gridando: << Te la insegno io,
l'educazione! >> << Ma io sono già educato! >>
<< Al, fermati immediatamente! >> << Non voglio! >>
<< Al, ti do due scelte: ho ti fermi o ti lasci prendere! >>
<< Non riesco a decidere! >>E così via per altri dieci minuti buoni.
Finalmente raggiunsero i binari del
treno che avrebbero dovuto prendere e, sempre per via della loro buona stella,
il treno era ancora lì. L'altoparlante parlò ancora: <<
Ultima chiamata per i passeggeri del treno delle 2:15, che sono pregati di
prendere posto nei loro scomparti...>>
Winry e Edward si fermarono ansanti
per la corsa, e Alphonse approfittò dell'attimo per 'rubare' la valigia
dalle mani del fratello e salire sul treno con la scusa: << Vado a
prendere i posti, Fratellone! Ciao, Winry! >> e sparì.
Edward lo seguì con lo
sguardo fino a vederlo scomparire nel treno; se pensava di sfuggirgli in quel
modo si sbagliava di grosso...
Winry rise al suo fianco: <<
Non vuoi proprio dargliela vinta, eh? >> gli chiese lei notando il suo sguardo
ancora accigliato. Edward mutò totalmente espressione, sorridendole:
<< Ci hanno interrotti. Per ben tre volte. >> le ricordò lui
con una nota di disappunto ben udibile nella voce. Winry rise: << Quattro
volte - puntualizzò lei - Quando la nonna mi ha chiamato per andare a
sparecchiare. >>. Edward la guardò confuso: << Quella volta
non stavo cercando di baciarti. >>. Winry rise: << Infatti ci stavo
provando io >> Disse la ragazza sorridendo mentre lui scuoteva la testa
totalmente incredulo. << Ultima chiamata per i passeggeri... >>
L'altoparlante aveva ripreso a chiamarli. Edward dovette avvicinarsi a Winry
per sentire quello che lei le stava dicendo: << Quando ci rivedremo?
>> chiese lei ansiosa. Lui scosse la testa: << Non lo so! >>
esclamò contrariato. Winry lo guardò negli occhi: sembrava
indeciso. << Ed, devi andare è il tuo tr... >> Edward la
interruppe posando finalmente le labbra su quelle di lei, attirandola a se di
slancio. Winry si irrigidì sorpresa, ma poi sorrise e ricambiò il
bacio con passione, schiudendo le labbra e permettendo alla loro lingue di
incontrarsi. << Ti amo. >> soffiò Edward sulle sue labbra,
prima di baciarla un ultima volta. Winry sorrise e fece incontrare nuovamente
le loro lingue in un perfetto gioco di sincronia. Le sembrava di volare: era
come se la stazione, l'Altoparlante e persino il treno fossero scomparsi.
C'erano solamente loro due, lei e Edward, e non importava nient'altro. Edward
si separò nuovamente da lei, richiamato alla realtà
dall'altoparlante, ancora una volta. << Ti prego, dimmi un altra volta
che mi aspetterai. >> mormorò Edward posando la fronte su quella
di Winry cercando di imprimersi ben in mente il sapore delle sue labbra e la
sensazione che gli provocava averla così vicina. << Io ti
aspetterò, Edward Elric, perché sono follemente innamorata di te,
e di te soltanto. >> gli disse Winry con un tono solenne che la faceva
apparire più grande di quello che era. Edward sorrise e posò le
labbra sulle sue un ultima volta, in un semplice incontrarsi di labbra.
<< Ti amo, Winry. >> le ripeté un ultima volta Edward, prima
di voltarsi e correre sul treno. Winry lo guardò allontanarsi toccandosi
le labbra, dove ancora conservava il sapore del loro ultimo bacio. Un bacio
carico di promesse future e puro. Puro come un Giglio.
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Ok, è la fine. Beh, considerando
che su questo capitolo ci ho sudato sette camice e non
dimenticando che non mi è comunque piaciuto molto, direi che questo mio
senso di soddisfazione sia del tutto ingiustificato. Non pare anche a voi? Non
so, completare questa storia in un certo senso mi ha fatto sentire strana. Sarà
che adesso non passerò più pomeriggi (anche se sinceramente era
da molto tempo che non passavo più pomeriggi così) con la testa
fra le mani nella più completa disperazione ‘perché mi sono
bloccata in quel punto lì’ o ‘perché non mi piace
quella cosa là’. Tuttavia c’è
anche da dire che questo non è proprio un addio, e che questa storia non è affatto morta: anzi, prevedo che per l’inizio
di Gennaio dovrei iniziare a pubblicare il Sequel. E quello sarà tutta
farina del mio sacco, senza nessuno spunto preso dall’anime
o dal manga (anche se ancora non lo so con certezza, diciamo che ho solo un
idea ‘generale’ di quello che dovrà accadere).
Bene, adesso ringrazio tutti, tutti
quelli che mi hanno recensito, vale a dire: Talpina Pensierosa, Kekkuccia, Aki13,MellyVegeta, Diamontpearlvoiceinu,
WinryRockbellTheQueen, Siyah,
Emily the strange, Maryku,
e Ukkya!
Grazie ragazzi, siete
stati fantastici! E ora un ringraziamento anche a quelli che hanno inserito la ff nei preferiti: