La Purezza del Giglio

di Clarrie Chase
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vita Perfetta ***
Capitolo 2: *** La Quiete prima della Tempesta ***
Capitolo 3: *** Tempesta ***
Capitolo 4: *** Andare Avanti ***
Capitolo 5: *** Carpe Diem - I Parte ***
Capitolo 6: *** Carpe Diem - Parte II ***
Capitolo 7: *** Momenti Cruciali - I Parte ***
Capitolo 8: *** Momenti Cruciali - II Parte ***
Capitolo 9: *** Confidenze ***
Capitolo 10: *** Epilogo - Un nuovo Inizio ***



Capitolo 1
*** La vita Perfetta ***


La vita Perfetta

 

La Perfezione è un fatto di punti di vista.

 

 

Sulla riva del Fiume di Resembool tre bambini, due maschi e una femmina, stavano pescando osservando l'acqua con attenzione.

Si udì un gorgogliò e Alphonse gemette, frustrato ritirando l'amo spoglio: << Uffa! Mi hanno rubato l'esca, un altra volta! >>

Edward gli rivolse un sorriso brillante: << Questo perchè non sei abbastanza attento, Al! >> esclamò lanciando uno sguardo significativo al secchio che si trovava al suo fianco che conteneva i due pesci che aveva pescato.

Winry inarcò un sopracciglio zittendo magicamente Edward e si alzò, ritirando anche lei la canna da pesca con le esce ognuna al proprio posto.

Si avvicinò ad Al sorridendo incoraggiante: << Non preoccuparti, Al. A me succede sempre! >> gli disse lei con voce dolce accarezzandogli il capo. Alpohonse sbuffò: << Certo, lo dici proprio tu che hai preso anche più pesci di Ed! >>

Winry fece una risata nervosa e Edward la fulminò con lo sguardo, dicendo: << La pesca è solo fortuna! >>

Winry annuì frettolosamente: << E' vero! La pesca è solo un fatto di fortuna! Oggi è il mio giorno fortunato, ma domani potrebbe essere il tuo! >>.

Alphonse la guardò pensoso, poi sorrise radioso: << Sì, è vero! Domani sarà il mio giorno fortunato! Grazie, Winry! >> esclamò.

Edward lanciò ai due un occhiata sdegnata, posando la canna da pesca e basgnandosi le mani: << E io non ho fatto niente? Siete degli ingrati! >> esclamò tirando le mani fuori dall'acqua e schizzando i due mal capitati. Winry e Alphonse si ripararono dai getti d'acqua con le braccia, approfittando del momento in cui Edward era scoppiato a ridere per riempire il secchio vuoto di Alphonse e rovesciargli quell'acqua addosso.

Edward smise di ridere all'improvviso, ritrovandosi bagnato dalla testa ai piedi.

<< Voi! Io vi.. vi... E... Et... Etchì!>> esclamò furioso, starnutendo prima di riuscire a finire la frase.

Per tutta risposta Winry e Alphonse si piegarono in due dalle risate, stendendosi sul manto verde della collinetta mentre il suono della loro risata riempiva l'aria di simpatia e spensieratezza.

Edward rimase a guardarli sorridendo, per poi entrare nell'acqua.

Alphonse e Winry lo osservarono confusi entrare nel fiume, fino a che non si tolse la giacca, la maglietta e i pantaloni, rimanendo in boxer. Winry si voltò dall'altra parte arrossedo furiosamente e Alphonse le si parò davanti a braccia spalancate, come a volerle impedire di assistere a uno scempio. << Fratellone! Ma ti sembrano cose da fare di fronte a Winry? >> esclamò Alphonse incerto mentre guardava suo fratello nuotare spensierato e incurante nell'acqua del lago.

<< Perchè no? E' nostra sorella, quindi non dovrebbe scandalizzarsi! Alphonse, Winry, venite, l'acqua è magnifica! >> gongolò Edward immergendosi completamente nell'acqua.

Si girò lentamente quando sentì Winry tirargli lievemente l'orlo della maglietta: << Andiamo? >>

Alphonse la guardò senza parole: << Ma... Winry... ! >>

Winry si alzò e si tolse il vestitino rosa che indossava e si avvicinò alla riva, sfiorandola con la punta delle dita sotto lo sguardo imbarazzato di Alphonse: << Vieni, Al, l'acqua è fantastica! >> gli ripeté ancora Edward, facendogli cenno di venire con la mano, mentre Winry aggiungeva: << Sì, Al, Ed ha ragione! Siampo fratelli, non dovremmo vergognarci, tra noi! >>

Alphonse sospirò mentre già si toglieva la canottiera, lanciandola da qualche parte: << Sì, avete ragione! >>

E si lanciò nell'acqua insieme ai suoi due fratelli, Edward e Winry.

<< E adesso come facciamo? >> chiese Winry strizzandosi i capelli corti nel tentativo di farli asciugare più velocemente.

<< Dovremo restare qui fino a che non avremo tutti e tre i capelli asciutti, non è vero, fratellone? >> chiese Alphonse sedendosi all'ombra del grande albero ai piedi della collinetta, vicino a Edward. Lui annuì con gli occhi socchiusi: << Sì. E' una fortuna che Winry non abbia i capelli lunghi come le altre bambine. >> aggiunse poi sottovoce, lanciando uno sguardo alla sorella, che ancora in riva al lago stava osservando i pesci che avevano pescato riuniti in un unico secchio.

<< Dici che la mamma si arrabbierà quando torneremo a casa? >> chiese Edward ad Alphonse, con voce pensierosa.

<< Al? >> chiese quando non udì risposta. Si girò lentamente verso di lui e sorrise tra sé e sé: si era addormentato.

Spostò nuovamente la sua attenzione su Winry. Si stava avvicinando a loro, probabilmente per riprendere il vestitino che indossava prima, pensò Edward arrossendo lievemente ma chiudendo gli occhi per non imbarazzare anche lei. Sentì il rumore dei suoi passi avvicinarsi fino a cessare; poi, quando riuscì a sentire il suo profumo molto vicino al vioso intuì che si era chinata per agguantare il lembo del vestito rosa che pendeva da un ramo piuttosto basso, a mezzo metro dalla loro testa.

Subito dopo udì un fruscio e riaprì gli occhi: Winry si era rimessa il vestito.

<< Ed, Al si è addormentato? >> chiese Winry a bassa voce. Edward annuì mentre lei si sistemava alla sua destra, la schiena accostata all'albero e il capo sulla spalla del fratello. << Ti do fastidio? >> chiese poi sistemandosi meglio contro la spalla di Edward con la voce già lievemente impastata dal sonno.

Lui abbandono la testa sulla corteccia dell'albero posandola solo parzialmente e con leggerezza sul capo della sorella.

<< No, non mi dai fastidio. >>

<< Mamma, siamo tornati! >> esclamò allegramente Alphonse una volta che i tre ebbero raggiunto la soglia di casa, verso le cinque di pomeriggio.

Trisha comparì davanti a loro così velocemente che pensarono fosse spuntata fuori dal terreno: tuttavia non sembrava arrabbiata, solo preoccupata. Abbracciò Edward e Alphonse facendo cenno a Winry di avvicinarsi a loro, ma la bambina scosse la testa, sorridendo con un espressione indecirfrabile sul volto.

<< Non fatelo mai più! Mi avete fatta preoccupare! Siete spariti da mezzo giorno e tornate a casa a quest'ora! Mi avete fatto stare in pensiero, sapete? >> esclamò Trisha tuttto d'un fiato mentre Edward e Alphonse facevano di tutto per non incontrare il suo sguardo.

La donna si rialzò in piedi liberando i figli dalla sua presa e posando le mani sui fianchi con una sbuffa espressione seria: << Su, adesso tutti a lavare le mani, sarete affamati! >>

Alphonse, Winry e Edward sorrisero, quando però...

<< Mamma, ti abbiamo portato una cosa! >> esclamò Alphonse all'improvviso, cogliendo la donna in contropiede. Anche Edward annuì: << Sì, è vero! >>

Winry uscì di casa e Edward si affrettò a seguirla, per aiutarla. Trisha guardò incuriosita il più piccolo dei suoi figli, che la guardava con l'insistenza che solo un bambino puà avere, mentre aspettava che i fratelli rientrassero.

<< Ma cosa... ? >> esclamò Trisha, vedendo Edward e Winry rientrare in casa tenendo in mano un secchio pesante e apparentemente pieno d'acqua.

I due bambini lasciarono delicatamente cadere per terra il secchio senza che questo schizzasse acqua sul pavimento.

Trisha guardò i pesci all'interno con aria sorpresa, poi sorrise dolcemente: << E' questo che avete fatto tutto il giorno? Siete stati tutto il giorno a pesca? >>

Winry, Edward e Alphonse annuirono con orgoglio.

<< Ma Al non ha pescato niente! >> esclamò Edward con strafottenza, facendo la lunguaccia ad Alphonse. Il più piccolo mise il muso al fratello maggiore, mentre Winry li guardava esasperata: << Siete proprio senza speranza... >> sussurrò in modo che solo Edward la sentisse. Il bambino la guardo e sorrise: << Dai, Win, non fare quella faccia seria, io e Al scherziamo, vero, Al? >> chiese Edward al fratellino, che subito sorrise. << Certo! >> confermò Alphonse, senza un minimo di esitazione.

<< Su, pescatori provetti andate a lavarvi le mani! >> ripeté Trisha mentre i maschietti annuivano e correvano a lavarsi le mani lasciando Winry ancora sulla soglia a guardarli.

Trisha sorrise dell'espressione palesemente stupita della bambina.

Si chinò quindi al suo fianco e posò delicatamente una mano sulla sua spalla: << Vedi, Winry, i maschietti, specialmente i fratelli come Ed e Al... non litigano mai veramente. E' un sistema tutto loro di dirsi che si vogliono bene. E' per questo che se apparentemente sembra che litighino ogni giorno loro si vogliono davvero un gran bene. >>

Winry annuì, sorridendo finalmente alla donna. Lei fece per aprir bocca ma Winry la precedette:

<< Sì, lo so, vado a lavarmi le mani.>>

La porta dello studio si aprì con uno scatto e uno scricchiolio sinistro, e Edward ed Alphonse sobbalzarono spaventati. Alzarono le mani in segno di scuse rimanendo col fiato sospeso in attesa di sentire la voce veramente arrabbiata di Trisha.

<< Si può sapere cosa state combinando a quest'ora? >> chiese una voce assonnata ma con un timbro decisamente diverso da quello di Trisha Elric.

<< Winry! >> esclamarono in coro i due fratellini sospirando di sollievo.

La bambina sbuffò: << Chi pensavate che fossi? Mamma sta dormendo... >>

A sentire queste parole Edward e Alphonse si rilassarono, tirando un altro sospiro di sollievo.

<< Allora? Mi dite cosa state combinando qui? >> chiese ancora Winry, con la voce più vispa di prima.

Edward si grattò la testa, imbarazzato. << Stiamo studiando. >> rispose Alphonse indicando i vari libri aperti sparsi sul pavimento.

Winry li guardò stupita: << A quest'ora? E che cosa state studiando? La mamma non vuole che entriamo qui dentro! >> ricordò la bambina ai due.

Edward, a differenza di Alphonse, sostenne lo sguardo accusatore della sorella, convinto di saperlo gestire.

<< La mamma non ha mai detto che non dobbiamo entrare qui. >> rispose pronto il maggiore.

<< Beh, ma c'è un motivo per cui la porta è chiusa a chiave, no? >> ribatté sicura Winry, decisa a dar battaglia.

<< Certo, lo stesso per cui la chiave era comunque in bella vista nella serratura. >> esclamò Edward sorridendo, ormai conscio di averla avuta vinta.

<< Sorellina... non andrai a svegliare la mamma, vero? >> chiese Alphonse a capo chino non avendo il coraggio di guardare Winry negli occhi.

Edward sghignazzò: << Certo che no, Al, altrimenti dovrà spiegare alla mamma come mai anche lei è sveglia. >> disse con voce sicura che suonava tanto come una presa in giro.

Winry si morse il labbro piantando i talloni per terra e puntando il naso all'insù con orgoglio: << In ogni caso non avevo alcuna intenzione di farlo! >> chiarì lei indispettita.

Edward ghignò: << Certo, Winry, come no! >> esclamò ridendo senza staccare gli occhi da lei.

<< Fratellone, basta prenderla in giro! >> esclamò Alphonse spegnendo definitavemente il ghigno di Edward, che si trasformò poi in una smorfia.

<< D'accordo, Al, ma solo perchè se no la mamma si sveglia. >> concesse Edward tornando a inginocchiarsi per terra e riportando gli occhi sul libro che stava studiando.

Alphonse sorrise soddisfatto e si risedette a terra, tornando anche lui a prestare attenzione al libro aperto che aveva davanti.

Winry sbuffò annoiata e si avvicinò ad Alphonse, posando una mano sulla sua spalla come a volere il permesso di poter leggere con lui. Il bambino annuì e lei si sedette accanto a lui.

Iniziò a leggere:

Senza sacrificio, l'uomo non può ottenere nulla.

Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia il medesimo valore. In Alchimia è chiamato il principio dello Scambio Equivalente. [...]

<< Alchimia? State studiando Alchimia? >> chiese Winry con una sorta di timore indefinito nella voce.

Edward alzò gli occhi dal libro, osservandola incuriosito: << Conosci l'Alchimia? >> chiese lui.

A questo punto anche Alphonse la guardava.

<< No. Ne ho sentito parlare. >> rispose velocemente con l'intenzione di non approfondire il discorso.

<< Da chi? >> chiese Alphonse.

L'espressione di Winry si fece improvvisamente triste.

<< L'avrà sentito in giro, no? >> esclamò Edward abbassando lo sguardo e alzandosi all'improvviso.

Winry seguì il suo movimento fluido con gratitudine e sentì Alphonse sobbalzare al suo fianco. Che quel movimento improvviso lo avesse spaventato? Ad ogni modo gli passò una mano tra i capelli, disordandoglieli e facendolo inevitabilmente ridere.

Edward li guardò inarcando un sopracciglio e sbuffò: << Avete finito voi due? >> chiese irritato.

Winry abbassò le mani al ventre di Alphonse e iniziò a fargli il solletico, mentre il bambino rideva e cercava inutilmente di sottrarsi a quel contatto.

Winry lo guardò con l'aria maliziosa che una bambina di dieci anni può avere, dicendo: << Hai sentito, Al? Qualcuno qui è geloso! >>

<< Cosa? Geloso io? E di cosa?! Io non sono affatto geloso! >> esclamò Edward arrossendo e abbassando lo sguardo a un punto indefinito del pavimento in quel momento molto interessante.

Winry e Alphonse risero dell'espressione buffa del fratello, finché non udirono un mormorio proveniente dalla stanza accanto allo studio.

Winry e Alphonse si zittirono, mentre Edward benediva la madre che inconsciamente lo aveva tirato fuori da una situazione piuttosto scomoda.

<< Andiamo, prima che la mamma si svegli. Per oggi abbiamo studiato abbastanza, Al. Buona notte, Winry. >> disse Edward aprendo la porta dello studio silenziosamente e invitando Alphonse a precederlo. Il minore degli Elric si alzò e dando un bacio sulla guancia a Winry uscì dalla stanza in punta di piedi.

Winry guardò Edward con aria seccata, in attesa della ramanzina.

<< Allora? Non mi dici nulla, Ed? >> chiese irritata.

Lui la fulminò con lo sguardo socchiudendo la porta: << Se sai già quello che sto per dirti, mi dici perchè continui a farlo? >>

<< E' un bambino, Ed! Mi dici che cos'hai contro questo? >> chiese Winry con rabbia sotto lo sguardo per nulla contento di Edward.

<< Non devi comportarti così con lui! Così me lo fai diventare effemminato! >>

Perchè Edward era così tremendamente maschilista?

<< Solo perchè gli ho fatto il solletico? >> chiese Winry con aria seccata.

Edward la fulminò con lo sguardo. << Sì. >> rispose secco.

Winry lo guardò ostile: << Sai cosa penso io? Penso che tu sei solo geloso perchè gioco di più con Al che con te! >>

Edward si irriggidì, sperando però che Winry non se accorgesse: << No! Non è per questo! >> negò lui incrociando le braccia al petto e immusonendosi.

Winry lo guardò inarcando le sopracciglia e poi sospirò, avvicinandosi a lui e abbracciandolo.

Lui si irrigidì ancor di più, deglutendo a fatica: << C... che stai facendo? Guarda che non mi compri con un abbraccio, come fai con Al! >>

<< Primo, io non mi compro Al, io gli voglio bene. Secondo, dovresti smetterla di comportarti in questo modo, mi farai impazzire. Terzo... Grazie. >>

Edward fece scorrere le braccia fino alla schiena di lei, stringendola un pò a sé, con titubanza.

<< Per cosa? >> chiese a bassa voce chiudendo gli occhi.

Lei posò il mento sulla sua spalla, parlando con tono altrettanto basso: << Per prima. Quando Al ha chiesto da chi avessi sentito parlare dell'Alchimia e tu lo hai distratto per non farmi rispondere. Grazie, veramente. >>

Edward si allontanò di pochi centimetri da lei, tenedola però ancora tra le braccia. << Ah. Non... non è niente, Win. >>

La bimba sorrise, stringendolo più forte per poi fare un passo indietro, liberandosi dall'abbraccio.

<< Ti voglio bene, Ed. Buona notte. >>

Edward sorrise di rimando guardandola uscire dallo studio portandosi una mano alle labbra per soffocare uno sbadiglio.

Spense la luce nello studio e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

Nell'ombra del corridoio, mentre passava davanti alle camere di sua madre, sua sorella e suo fratello, Ed non aveva dubbi: la sua era proprio una vita Perfetta.

 

 

*****************************

Spazio Autore:

Dedico con tutto il cuore questa fanfiction alla My Tuìn, Sajo, sperando che possa perdonarmi per non essere più tanto presente su msn per parlare con lei, specialmente adesso che ne ha bisogno.

Tornando alla storia....

Premetto che ho iniziato a seguire FMA da solo una settimana e che quindi ho preferito scrivere una storia che sia incentrata poco sull'Alchimia in sé, per non dare l'impressione di parlare di una cosa di cui in realtà non si sa nulla XD.

Questo è un Prologo senza pretese, per introdurre la figura di Winry all'interno della famiglia Elric.

Dal prossimo capitolo i personaggi avranno 14 e 13 anni, la fic sarà composta da 5 capitoli escluso questo Prologo.

Aggiornerò la prossima settimana ma nel frattempo spero di leggere molte critiche crostuttive XD

A presto, Evans Lily.

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Capitolo 2
*** La Quiete prima della Tempesta ***


La quiete prima della Tempesta

 

Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa.

 

Quando Edward Elric, quattordici anni, scese per fare colazione, trovò sua sorella Winry Elric, quattordici anni, e suo fratello Alphonse Elric, tredici anni, che avevano già iniziato a fare colazione. La casa era stranamente silenziosa per quell'ora della mattina. Edward notò subito l'assenza di una persona.

<< Dov'è la mamma? >> chiese con voce ancora impastata dal sonno.

Winry e Alphonse sobbalzarono voltandosi stupiti verso di lui come se lo avessero visto per la prima volta.

Fu Winry la prima a parlare: << E' andata giù in città, a fare le condoglianze a una sua vecchia amica. >> rispose con voce triste e bassa.

<< Suo marito era un Alchimista di Stato. Pare che sia stato ucciso mentre indagava sul caso di un assassino. >> aggiunse Alphonse, come a voler dire qualcosa di sottointeso in quelle parole, che solo Edward poteva cogliere.

Ma lo sguardo di Edward corse subito alla sorella, Winry, che come al solito quando si parlava di qualcosa di sconveniente o di cui non voleva sentire parlare, aveva abbassato gli occhi al pavimento con ostinazione. Tuttavia si sedette al tavolo vicino ad Alphonse, conscio che anche volendo non avrebbe potuto parlare liberamente con lei davanti a lui.

<< Più tardi andiamo anche noi? >> chiese spalmando della marmellata su una fetta di pane tostato e poi addentandola con voracità.

<< Ho saputo che questa donna ha due bambini, di otto e tredici anni. Possiamo parlare con loro e provare ad essergli di conforto. >> esordì Alphonse lanciando uno sguardo speranzoso alla porta d'ingresso come se si aspettasse che da un momento all'altro vedesse comparire sua madre lì davanti a sè.

Winry spostò la tazza di latte che aveva davanti a se con un rumore secco. Edward continuò ostinatamente a fissare la sua fetta di pane tostato mentre Alphonse la guardava confuso. << Non vuoi venire con noi? >> chiese ancora Alphonse, osservando con attenzione ogni suo movimento.

Winry scosse la testa, i capelli biondi con riflessi dorati tenuti fermi da una alta coda seguirono fluidi il movimento del volto.

<< Non è questo. Mi è passata la fame. >> rispose lei cercando di tranquillizzare Alphonse con il solo sguardo.

Lui come al solito sorrise e convinto che non ci fossero problemi ricominciò a far colazione tranquillo.

A quanto pareva solo Edward si era accorto che qualcosa non andava, in Winry.

<< Al? Perchè non dai da mangiare a Den? >> chiese Edward guardandolo con apparente indifferenza.

Den era il cagnolino che avevano trovato l'anno prima al lago di Resembool durante una delle loro passeggiate e al quale avevano dato un elegante cuccetta nel giardino di casa.

Alphonse sbuffò: << Non posso farlo dopo? >> chiese speranzoso.

Edward scosse la testa: << Poverino, lo lasceresti a digiuno solo per pigrizia? >> chiese guardandolo con aria fin troppo innocente.

Alphonse sospirò e si alzò da tavola borbottando qualcosa come "I lavori sporchi sempre a me!" e scomparì oltre la soglia di casa.

Winry inarcò un sopracciglio focalizzando la sua attenzione su Edward.

<< Lo hai mandato via con una scusa. >> gli fece notare Winry, seccata.

<< Lo so. >> replicò Edward apparentemente calmo, addentando nuovamente la fetta di pane tostato.

<< Sai che non mi piace quando ti approfitti della sua ingenuità. >> lo riprese subito Winry, con astio.

<< Lo so e mi spiace, ma questa volta ho dovuto farlo. Cosa c'è che non va, Winry? >> chiese Edward posando finalmente la fetta di pane tostato e guardandola, ponto a cogliere il minimo tentennamento nella sua postura.

Winry sospirò nervosa: << Era un Alchimista di Stato. >> disse a bassa voce, mentre nei suoi occhi azzurri era in corso una lotta interiore.

<< Winry... Quell'uomo non è morto perchè era un Alchimista di Stato. Poteva capitare a chiunque. Magari se non fosse morto come Alchimista di Stato, sarebbe stato preso in pieno da un asteroide, anziché mentre era sulle tracce di un assassino. >> disse lentamente e con pazienza, ben conscio della diffidenza che la sorella provava nel confronto di quegli uomini.

<< E poi, se proprio vuoi il mio parere, essere morto come Alchimista di Stato sulle tracce di un assassino è molto meglio che essere morto per colpa di un asteroide. Insomma, non è una morte stupida, no? >> chiese con l'intento di alleggerire un po' l'aria seria che si era venuta a creare nella stanza.

<< Tu sei uno stupido! >> esclamò Winry ricacciando indietro le lacrime e alzandosi da tavola correndo verso la sua camera.

Edward osservò sorpreso la sorella minore correre su per le scale e scomparire al piano di sopra: che avesse usato ancora una volta le parole sbagliate?

Perchè... perchè Winry gli era sembrata più... fragile, in quel momento? E perchè il cuore gli stava battendo forte colmo di rimorso per quello che aveva detto?

Non era la prima volta che Winry piangeva per qualcosa che lui diceva o faceva, ma perchè questa volta se la stava prendendo così a cuore?

Che fosse uno dei cambiamenti che si affrontavano durante la crescita? Edward sperava proprio di no, perchè la sensazione che stava provando in quel momento era terribile, più dolorosa che mai.

Fece per alzarsi e raggiungerla, ma in quel momento la porta di casa si aprì con uno scatto, rivelando un Alphonse molto arrabbiato.

<< Fratellone! La mamma ha guà dato da mangiare a Den stamattina! >> esclamò il minore degli Elric con voce arrabbiata.

Edward deglutì: non aveva previsto che la mamma avesse già dato da mangiare a Den.

<< Beh... Al, vedi... io n... non... >> cercò di spiegare il maggiore, sforzandosi di concentrarsi su quel che Alphonse gli stava dicendo.

<< Dov'è Winry? >> chiese Alphonse frenando il balbettio alquanto imbarazzante del fratello maggiore.

Edward si rabbuiò. << E' su, in camera sua. O almeno credo. >>

Alphonse lo guardò con evidente disappunto: << Si può sapere cosa le hai detto? Fino a un attimo fa stava benissimo! >> esclamò contrariato incrociando le braccia al petto con aria rassegnata.

Edward lo guardò sdegnato: << Cosa? Come fai a dire che è colpa mia? >> chiese con diffidenza.

Alphonse fece spallucce, riacquistando per un momento il suo normale tono di voce: << Beh, Fratellone, è sempre colpa tua! Ma non è questo il punto... che cosa hai fatto a Winry?! >>

Edward lo fulminò con lo sguardo, immusonendosi: << Guarda che io non ho fatto niente! Fa sempre tutto da sola, lei! >> esclamò lui ancora contrariato a quella mancanza di fiducia da parte di suo fratello.

Alphonse gli rivolse un ultima occhiataccia e corse alle scale, con l'intenzione di scoprire cosa aveva fatto Edward.

Il maggiore degli Elric storse il naso ancora oltraggiato e urtato dalla poca fiducia che Al nutriva nei suoi confronti.

Beh, in ogni caso, Alphonse non avrebbe concluso niente.

Per quanto ne sapeva, Winry non faceva entrare nessuno nella sua camera, nessuno a parte Trisha, la loro madre.

Sorrise al pensiero di Alphonse fuori dalla porta ad implorarla di aprirgli.

Si alzò sorridente, decidendo di andare su a godersi quel delizioso spettacolo che aveva appena assaporato nella sua mente.

Arrivato in corridoio fu molto sorpreso di vedere la porta della camera di Winry socchiusa e nemmeno l'ombra di Alphonse.

Si avvicinò silenziosamente alla porta e dette una sbirciatina all'interno.

Il suo stomaco si strinse dolorosamente, a quella vista: Winry ed Alphonse erano seduti sul letto di lei. Alphonse le circondava la vita con le braccia e le sussurrava qualcosa all'orecchio mentre Winry si aggrappava a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Stava piangendo.

La testa gli girò e dovette posare una mano sul muro per sostenersi e non cadere a terra.

Che cosa diamine stava succedendo in quella stanza?

Perchè Winry aveva fatto entrare Alphonse nella sua stanza mentre a lui era rigorosamente chiusa? E perchè quella scena gli faceva male... ? Perchè sentiva un dolore di gran lunga maggiore a quello provato solo pochi minuti prima, all'altezza del cuore?

Il pensiero di non sapere quello che Alphonse stava dicendo a Winry in quel momento era insopportabile.

E in quel momento non sembravano affatto fratello e sorella.

No.

Tutt'altro.

Fuori dalla loro casa, Edward e Alphonse aspettavano qualcuno, ormai pronti per scendere in città.

<< Quanto ci mette? >> chiese Edward per la centesima volta, imprecando a bassa voce.

Non abbastanza a bassa voce perchè Alphonse non lo sentisse, comunque. Il ragazzo gli rivolse un occhiata di rimprovero e disse: << Winry si sta vestendo, scenderà tra un attimo. >>

Perchè c'era qualcosa di terribilmente sinistro in quella frase e nel modo in cui Alphonse l'aveva pronunciata?

Edward scosse la testa: era sugestione. Solo ed unicamente sugestione.

E gelosia, probabilmente.

Forse Winry aveva sempre avuto ragione, tanti anni prima, quando gli diceva che lui era geloso del rapporto speciale che lei aveva con Al.

Allora non aveva dato peso alle parole della sorella, ma sentiva qualcosa di sinistro che stava agendo, in quella casa. Come una sorta di presentimento che lo metteva inevitabilmente in guardia da qualunque cosa o persona che fosse.

<< Cosa ti ha detto, Winry, prima? >> chiese Edward con finta indifferenza, rendendosi conto solo dopo di aver appena accarezzato un argomento tabù.

Alphonse parve arrossire a qualcosa che aveva pensato, ma poi si riprese e fissando il fratello rispose: << Ha detto che non era nulla. Che era triste solo per il padre di quei due figli dell'amica della mamma. Ma... >> Alphonse si interruppe.

<< Sì? >> lo incitò Edward, incuriosito nonostante tutto.

<< Non lo so. Mi è sembrata... strana. Come se mi stesse nascondendo qualcosa. Una brutta sensazione. >> concluse Alphonse guardando il cielo con espressione pensierosa.

Una brutta sensazione? Brutta come quella che stava provando lui in quel momento, che si sentiva tagliato fuori da due delle tre persone più importanti della sua vita?

La porta di casa si aprì in quell'istante e Winry fece la sua comparsa. Guardandola, Edward non avrebbe mai detto che solo pochi minuti prima avesse pianto ininterrottamente come una fontana. Perchè ogni cosa che guardava o ascoltava gli sembrava una presa in giro, quel giorno?

La ragazza aveva sciolto i capelli

<< Andiamo? >> chiese Alphonse gentilmente, sorridendo.

Winry ricambiò il sorriso e annuì, prendendolo sotto braccio e iniziando ad avviarsi con lui.

Edward osservò la scena senza fare una piega, rimanendo indietro.

<< Ma... Ed? >> chiese Winry voltandosi in cerca del "fratello scomparso". Alphonse parve quasi cadere dalle nuvole. << Come? Non è con noi? >> esclamò totalmente colto alla sprovvista.

<< Sono qui! >> grugnì Edward mettendosi tra i due con il preciso intento di separarli. A quel gesto gli parve di cogliere una scintilla di delusione negli occhi del fratello minore, ma non disse né fece nulla, continuando a camminare indifferente tra di loro.

<< Qualcuno sa dove si trova la casa dell'amica della mamma? >> Chiese Edward senza troppo interesse.

Winry annuì: << So io dov'è. >> disse con voce inespressiva.

Edward le lanciò un occhiata fugace: che Winry fosse arrabbiata con lui?

No, non sembrava arrabbiata, decise Edward, era solo sovrappensiero.

 

 

 

 

 

Arrivarono in paese solo un quarto d'ora più tardi. In città tutto sembrava procedere normalmente, come se non fosse successo niente.

<< Forse dovremmo comprare dei fiori. >> disse a un tratto Winry, guardando i suoi fratelli come a voler ricevere conferma.

Alphonse annuì: << La mamma è uscita di casa con un mazzo di fiori, ora che mi ci fai pensare. >> confermò il ragazzo.

Edward si grattò il mento, facendo un acuta osservazione: << Non abbiamo portato soldi con noi, vero? >>

Purtroppo Winry annuì, dandosi della stupida per non averci pensato prima.

Alphonse abbassò gli occhi al terreno, guardandolo pensieroso. Anche Edward seguì il suo esempio e abbassò lo sguardo.

Winry sospirò esasperata, temendo di sapere che cosa i due fratelli avevano in mente.

<< Non qui. >> sibilò Winry scambiando un occhiata carica di significato ad Edward e Alphons.

Loro annuirono, da una parte contenti per aver ottenuto "il consenso", dall'altra un po' tristi perchè sapevano che così facendo avrebbero turbato Winry.

<< Perchè non lì? >> esclamò Alphonse indicando con lo sguardo un vicolo ceco tra un alimentari e una casa.

Edward annuì e i tre si diressero velocemente in quella direzione, sicuri di non aver dato troppo nell'occhio nonostante si sentissero come dei ladri con tanto di passamontagna a coprire i loro volti.

Winry si mise proprio all'entrata del vicolo e controllò che nessuno guardasse nella loro direzione, per non cogliere il bagliore azzurrino che precedeva una Trasmutazione: << Via libera. >>

Inconsciamente sorrisero tutti e tre: gli sembrava di essere tornati a quando avevano undici anni e facevano Trasmutazioni di nascosto. Winry si metteva in un punto ben nascosto ma che offrisse il quadro completo della situazione e diceva a Edward e Alphonse se qualcuno si avvicinava o notava la loro assenza, così da poter Trasmutare oggetti senza essere visti. Non avevano mai detto neanche alla loro madre che avevano imparato ad usarla leggendo i libri presenti nello studio del padre.

Edward ed Alphonse si chinarono e il maggiore prese un sassolino per terra, iniziando a tracciare velocemente ma con precisione il Cerchio Alchemico.

Dopo di che batterono i palmi delle mani e li riposarono sul Cerchio. Dalla terra uscirono piccoli boccioli verdi che crebbero fino a diventare fiori candidi, delicati e profumati.

<< Winry? Pensi che i Gigli vadano bene? >> chiese Alphonse a bassa voce cogliendo i fiori velocemente e unendoli in un unico mazzo.

Winry si girò verso di loro osservando i fiori nelle mani di Alphonse. Nonostante la sua diffidenza nei confronti dell'Alchimia non potè fare a meno di sorridere e annuire.

<< Siete bravissimi. >> sussurrò, prendendo i fiori che Alphonse le porgeva.

Edward fremette a quel gesto apparentemente naturale ed ebbe la sinistra sensazione che ci fosse altro dietro a quell'atto innocente.

Ancora una volta sentì il bisogno di intervenire e mettersi tra Winry e Alphonse, ma non lo fece, cercando di far dominare la ragione sull'istinto.

<< Beh? Andiamo adesso? >> chiese bruscamente e in tono burbero, guadagnandosi un occhiata confusa da parte di Winry e una curiosa da parte di Alphonse.

 

 

<< E' questa. >> disse Winry accennando alla casa che avevano davanti agli occhi.

Edward e Alphonse annuirono, avvicinandosi alla porta mentre il maggiore bussava alla porta, facendo un passo avanti.

Si sorpresero non poco quando ad aprire la porta fu proprio Trisha.

Anche la donna si dimostrò sorpresa, ma poi sorrise e li fece entrare.

La casa non era molto diversa dalla loro, la mobilia era di colore pastello e tutto sembrava fermo e spento, al suo interno. Come se il tempo lì si fosse fermato, pensarono insieme i tre Elric, avanzando ancora di un passo.

Sul tavolo c'era una lettera spiegazzata e intrisa di lacrime: Winry aveva già visto quella lettera, e di conseguenza sapeva cosa c'era scritto.

<< E' la lettera della Sede Centrale degli Alchimisti di Stato, a Central City. Sono l'avviso e le condoglianze dell'esercito. >> disse a bassa voce con una sorta di rabbia nella voce. Edward osservò i suoi occhi blu trovandoli più scuri del solito, come se si stessero imponendo di rimanere indifferente a tutto quello che vedeva, di essere più forte. Edward mosse il braccio lentamente e con timore, avvicinando la propria mano a quella di Winry. La ragazza sobbalzò a quel contatto, ma poi abbassando lo sguardo ricambiò la stretta, silenziosamente.

Il volto di una donna si affacciò in quel momento alla porta del soggiorno: aveva capelli neri che incorniciavano il volto magro, pallido e segnato dalle occhiaie.

Alphonse pensò che doveva aver passato tutta la notte sveglia, per avere quell'aspetto.

La donna avanzò di qualche passo entrando nella stanza dove si trovavano gli ospiti, con gli occhi castano scuro che indugiavano sul viso dei due fratelli Elric.

Winry fece un passò indietro sentendosi come fuori posto, ma Edward strinse la presa alla sua mano e la guardò negli occhi, chiedendole silenziosamente di restare. Lei annuì ma abbassò lo sguardo, facendo un passo indietro ma non lasciando la mano di Edward.

La donna avanzò ancora verso di loro e parlò, continuando a scrutare i due ragazzi: << Voi dovete essere Edward ed Alphonse... somigliate così tanto a vostro padre... >>

Winry sentì la presa di Edward allentarsi e vide i suoi occhi correre immediatamente all'espressione di Trisha. Winry riusciva a vederla riflessa nell'espressione di Edward, così gli strinse la mano, accarezzandogli il dorso con il pollice.

<< Vostro padre lavorava con mio marito, sapete? Erano colleghi... spero che vostro padre ritorni presto. Voi avete bisogno di lui. >>

Gli occhi della donna si spostarono poi su Winry. << Tu invece devi essere Winry. Trisha mi ha parlato molto di te. Mi ha detto che sei come una vera figlia per lei. E adesso capisco cosa intendeva. >> riprese ancora. Alphonse, Winry ed Edward avevano l'impressione che la donna fosse uscita di senno, ma non dissero nulla, lasciando che fosse lei a parlare. Poi Winry si ricordò dei fiori che aveva in mano e tempestivamente, prima che lei potesse parlare ancora glieli porse.

<< Questi sono da parte nostra, signora. Vi progiamo le nostre condolianze. >> Edward si stupì del tono vagamente formale che Winry aveva assunto.

La donna annuì e tese le mani tremanti verso i fiori, mormorando: << Gigli... a mio marito piacevano tanto i Gigli... il loro odore.... è così... >> la donna non riuscì a continuare e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

<< Andate al piano di sopra. Ci sono Alex e Jean, i miei figli. Vi prego... parlate con loro, io non... non ci riesco... >>

I tre annuirono incapaci di proferir parola, sentendosi estremamente a disagio di fronte al dolore tanto palese della donna.

Attraversarono la sala e salirono le scale fino alla camera dei due bambini. Sulla porta di legno erano attaccate delle lettere di legno a comporre in nome " Alex e Jean".

Winry cercò di incontrare gli occhi di Edward, ma era inutile visto che il ragazzo li teneva nascosti all'ombra dei capelli.

<< Alphonse... puoi entrare tu, intanto? Devo parlare un attimo con Edward. >> disse Winry sperando di suonare convincente.

Il ragazzo guardò prima lei poi Edward con una sorta di rammarico ed entrò, bussando alla porta.

Edward la guardò, ritirando la mano dalla stretta confortevole di lei: non voleva sembrare debole.

<< Edward... >> iniziò lei, lentamente.

Lui non dette cenno di voler iniziare una conversazione, ma lei continuò.

<< Ed, sapevi che tuo padre lavorava con quest'uomo? >> chiese guardandolo, cercando di leggere la sua espressione. Edward scosse la testa, sospirando: << Non so molto di mio padre o delle persone con cui lavora o lavorava. >>

<< Sai che quella donna non l'ha fatto apposta, vero? >> chiese ancora Winry, insistendo.

Edward non capì. << Eh? >>

<< Quella donna è distrutta dal dolore. Sono sicura che non sa che persona era tuo padre e di sicuro non intendeva farti un torto dicendo che gli somigli molto. >>

Nonostante tutto, il disagio e l'ambiente tetro, Edward sorrise: << Una frase di circostanza, quindi?... Però... hai visto anche tu, vero? Hai visto l'espressione della mamma, a sentire nominare papà? >>

Winry annuì sebbene con malavoglia: << E' normale, Ed. Sai che la mamma ama tuo padre, nonostante tutto... >>

<< Lei vorrebbe che io gli somigliassi. Vorrebbe che fossi come lui. >> sussurrò Edward abbassando ancora lo sguardo mentre i suoi occhi iniziarono a bruciare.

Come quel giorno di tanti anni prima, Winry si avvicinò e lo abbracciò, posando il viso nell'incavo del suo collo e ponendo un leggero bacio sulla mascella.

Edward chiuse gli occhi cercando conforto in quell'abbraccio, stringendola di più, avendo la sensazione che senza di lei il pavimento si sarebbe aperto e lo avrebbe risucchiato all'inferno, lì dove stavano quelli che desideravano la morte della persona a cui loro malgrado dovevano la vita.

<< La mamma vorrebbe che tu fossi tu, Ed. Lei vuole bene a te e ad Al per quello che siete, non per quello che vede in voi. Lo capisci, questo? >> sussurrò Winry con dolcezza. Edward annuì e posò il viso tra i suoi capelli, ispirandone l'odore. Sorrise.

<< Che cosa c'è? >> chiese Winry incuriosita.

Lui rise tra i suoi capelli: << Profumi di Giglio. >> rispose Edward ispirando ancora l'odore tanto forte quanto inebriante di lei.

Winry sorrise dandogli un leggero pugnetto sul petto: << Stupido. >> mormorò, senza convinzione e con dolcezza.

Edward sentì il respiro caldo di Winry sul collo e sospirò, lasciandola andare.

<< Dai, entriamo. Abbiamo lasciato solo Al anche per troppo tempo. >>

Winry sorrise e aprì la porta.

La camera era molto simile a quella che Edward divideva con Alphonse: due letti ai lati della stanza, la scrivania sotto la finestra e un tappeto.

Sul letto era seduto un ragazzo dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore che poteva avere tredici anni al massimo, mentre sul teppeto vi erano Alphonse e il bambino più piccolo con gli occhi neri e i capelli castani, di otto anni.

Alphonse li indicò e disse: << Questi sono Winry e Ed. Ed, Winry, lui è Jean, mentre quello sul letto è Alex. >>

Jean alzò timidamente la mano in segno di saluto e Winry gli sorrise dolcemente, sedendosi anche lei sul tappeto. Edward si sedette sull'altro letto, quello vuoto.

<< Che stai disegnando? >> chiese Winry a Jean, che aveva in mano una matita. Il bambino le sorrise con timidezza e le mostrò il disegno: era raffigurato un uomo vestito con una tunica blu notte. Sopra al disegno c'erano scritte quattro lettere.

<< "Papà" >> lesse Winry ad alta voce.

Alphonse rivolse un occhiata ad Alex, sul letto e disse: << Anche nostro padre è un Alchimista di Stato. E... lui è sempre in viaggio. Non lo vedo da quando avevo tre anni. >>

Alex lo fulminò con lo sguardo. << Almeno lui è vivo. >> disse Alex con voce inespressiva.

<< Ho letto che con l'Alchimia è possibile riportare indietro la gente morta. >> disse Edward, con voce inespressiva, parlando per la prima volta da quando era entrato nella stanza. Winry gli rivolse un occhiata incredula, come se avesse appena detto la più sporca delle bestemmie.

Alphonse annuì: << Sì, è vero. Ci sono molti appunti che riguardano quest'argomento, nello studio di casa nostra. >>

Jean aveva smesso di disegnare e aveva iniziato a piangere, mentre Alex si era alzato all'improvviso dal letto, abbracciando il fratellino e spingendo via Alphonse da lui, come se fosse un demone.

<< Voi... voi non sapete neanche di cosa state parlando. Resuscitare i morti è impossibile. >> disse Alex mentre il bambino che aveva tra le braccia iniziava a singhiozzare più forte.

Edward sostenne lo sguardo pieno di astio di Alex: << Per te forse no, ma per gli Alchimisti sì. Si chiama Trasmutazione Umana e nello studio di papà... >>

Eward finì di parlare quando la porta della cameretta si aprì all'improvviso, rivelando le due donne, madri dei ragazzi che si trovavano nella stanza.

<< Che cosa sta succedendo qui? >> chiese la madre di Jean e Alex con voce tremante.

Alex lasciò andare il fratellino più piccolo e si alzò in piedi, indicando Edward con fare accusatorio: << Sta dicendo che l'Alchimia può riportare in vita i morti! >>

<< Ma è vero! >> esclamò Alphonse risoluto, sentendosi in dovere di difendere il fratello.

L'espressione di Winry in quel momento era terribilmente simile a quella delle due donne: li guardavano spaventate e preoccupate, come se avessero appena ingoiato qualcosa di molto duro.

 

 

 

Edward e Alphonse erano chiusi in camera loro, in punizione fino a nuovo ordine. Nella camera regnava un silenzio quasi surreale.

<< Fratellone... >> iniziò Alphonse, incerto, sedendosi sul letto e lanciando uno sguardo verso il letto di Edward.

Edward, steso a pancia in giù con la testa sotto il cuscino, mugugno: << Sì, Al? >>

<< Tu... si, insomma... sei arrabbiato con me? >> chiese Alphonse, ancora incerto.

Edward si irriggidì: << ... Non lo so, Al. E' solo... una sensazione... ma non mi piace. >> rispose il ragazzo, seguendo una logica fin troppo personale.

Alphonse inarcò un sopracciglio, incuriosito: << Eh? C'è qualcosa che ti preoccupa? >>

Edward sospirò, tirando finalmente la testa sopra al cuscino. Si stese a pancia in su spalancando le braccia e le gambe, come uno dei disegni che aveva visto sui libri di Alchimia di suo padre.

<< Sì. In effetti qualcosa che mi preoccupa c'è. Che cosa è successo stamattina, in camera di Winry? >> chiese a brucia pelo, chiudendo gli occhi come se non volesse vedere né sentire realmente la risposta.

Alphonse fece silenzio, per un attimo.

<< Nulla. Cosa doveva succedere? >> chiese Alphonse di rimando, ma con voce triste e quasi delusa.

Questa volta Edward si voltò così da poterlo guardare negli occhi.

Sia lui che Alphonse avevano saltato il pranzo e la cena, e, anche se la fame era terribile faceva di tutto per non sentirla, concentrandosi su altre cose. Winry, per esempio.

<< Al... >> Edward guardò negli occhi il fratello minore incatenandolo con lo sguardo, poi riprese << C'è qualcosa... che vorresti dirmi? >> lo chiese con massima calma, e anche se nel suo cuore sentiva di sapere che cosa Al gli stava nascondendo, voleva sentirlo dire da lui. Voleva sentirlo con le sue orecchie, pronunciare quelle parole.

Era questione di minuti, secondi probabilmente, e avrebbe saputo.

<< ... Si tratta di Winry. >> iniziò Alphonse, abbassando lo sguardo e arrossendo lievemente. << Io... ecco... io credo... credo... credo di amarla. >> dichiarò infine, chinando il capo come per sfuggire allo sguardo del fratello.

<< E' nostra sorella. >> disse Edward con voce dura, tuttavia sicuro che lei non sapesse nulla di tutto ciò.

Alphonse lo guardò, scuotendo la testa: << Sai anche tu che non è così. >> disse lui, aspettando una risposta.

<< Cos'hai intenzione di fare? >> chiese Edward scrutandolo attentamente.

<< Non lo so. Pensavo... pensavo di dirglielo, in realtà. >> confessò Alphonse arrossendo, pensando a una possibile reazione di Winry.

<< Tu sei mio fratello, Al. Ma non ti permetterò di distruggere la nostra famiglia per questa tua prima cotta. Dimentica Winry. Che siano tutte le ragazze di Resembool se necessario. Tutte ma non lei. >> disse Edward lentamente ma con sicurezza, rendendo le sue parole ancora più minacciose.

<< Sei innamorato di lei anche tu, Fratellone? Perchè in questo caso io posso... >> tentò di dire Alphonse, venendo però bruscamente interrotto da Edward.

<< Non dire sciocchezze. Io voglio bene a Winry. Lei è mia sorella. >> chiarì Edward chiudendo gli occhi come per cercare di scacciare una mosca fastidiosa.

<< Allora non puoi impedirmi di farmi avanti, Fratellone. E' una mia decisione. Riguarda me e Winry. Tu non c'entri. >> disse lentamente il ragazzino, abbassando lo sguardo per non incontrare quello del fratello maggiore.

Non seppe dire quale delle parole dette da Alphonse gli fece più male: se il fatto di essere nel torto, di non poter negare ad Alphonse una possibililtà con Winry, per quanto orribile gli apparisse l'idea, oppure se la consapevolezza di non c'entrare veramente con la faccenda, che quella era una cosa che riguardava solo ed esclusivamente Winry e Alphonse.

D'un tratto alla porta si udì bussare tre volte, a intervallo di tre secondi. Edward tossì tre volte in risposta, desiderando però che quel momento fosse arrivato qualche minuto più tardi.

Winry aprì la porta il più silenziosamente possibile, richiudendola alle sue spalle con il piede, sperando di non fare rumore.

Tra le mani aveva un vassoio con la frutta, tre coppe e rispettivi cucchiaini e una scatola di gelato.

<< Servizio in camera. >> esclamò a bassa voce per spezzare l'aria tesa che sentiva nella stanza.

Aveva gli occhi di Edward ed Alphonse addosso e si sentiva fuori posto, come se gli occhi dei due fratelli stessero sondando la sua anima.

Si avvicinò al letto di Alphonse e si sedette, posando il vassoio.

<< Allora? Io vi salvo dalla morte certa a pancia vuota e voi non mi ringraziate nemmeno? >> chiese lei fingendosi offesa mentre Alphonse le sorrideva incerto e si avvicinava cauto.

Edward si alzò dal letto altrettanto velocemente e si sedette su quello di Alphonse, prendendo una coppetta e aprendo la vaschetta di gelato.

Winry parve riscuotersi a quel gesto e tese una delle coppette ad Alphonse, aspettando che Edward li servisse.

Edward mise il gelato alla fragola nella coppa di Winry, quello alla cioccolata nella sua e quello alla nocciola in quella di Alphonse, lanciandogli un occhiata che Winry non seppe interpretare.

Quando Alphonse e Edward finirono il loro gelato Winry si congedò loro dicendo che le era venuto improvvisamente sonno, e sebbene nessuno dei due fratelli dette segno di essersela bevuta non fecero commenti, aspettando che la ragazza arrivasse in camera sua per poi tornare a scrutarsi con attenzione.

 

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Spazio Autore:

La frase usata per questo capitolo è stata presa da un libro della trilogia di Twilight, il secondo se non sbaglio.

 Emily the strange: Grazie infinite per il commento^^ Non sarà che hai esagerato? Cosa ne pensi di questo capitolo? Non è il mio preferito, la parte bella arriva più avanti... ^^ Sì, questa storia è una EdWin, una coppia che io AdOrO *ç* E sì, Ed e Al sanno che Winry non loro sorella nel vero senso della parola^^  Cosa ne pensi del triangolo EdXWinXAl? Nei prossimi capitoli ho marcato un po' la cosa anche se devo dire che non so se l'ho fatto nel modo giusto O.O XD Spero di leggere un tuo nuovo commento^^ A presto^^

 

 

WinryRockbelltheQueen: Grazie anche a te per il commento e i complimenti^^ Il Manga l'ho comprato ieri, serie Gold sesto volume... ma è la ristampa, no? Quindi non è che ad un certo punto si ferma? Lo chiedo perchè mi è già successo purtroppo T^T Comunque seguo anche l'anime alle 23.05 su Cartoon Network, Sky. Non immagini che occhiaie, ogni mattina T^T Ma ne vale la pena, no? XD Sì, Ed e Al lo sanno che Winry è stata adottata ma essendo bambini non gli importa più di tanto e la trattano come se fosse veramente loro sorella... O almeno, questo vale per Ed XD Che ne pensi del triangolo che si è venuto a creare? Sisì, ci sarà certamente dell'EdWin, è una coppia che io adoro! E se può consolarti ti dico subito che non ho nessuna intenzione di mettere Ed con nessun altro se non Winry! Non mi piace molto lo Yaoi... a mala pena lo sopporto, anche se devo dire che alcune storie Yaoi sono scritte bene... Beh, è questioni di gusti, suppongo! Noi abbiamo i nostri e loro hanno i loro XD A presto, spero di leggere un tuo nuovo commento^^ Ah, quasi non me ne dimenticavo... la fic ha un nuovo capitolo e forse ne aggiungerò altri... forse un altro, perchè se no si dilunga troppo XD Pensa che non vedo l'ora di finirla per iniziare il Sequel... ne ho in mente di tutti i  colori per questi tre *risata malefica* XD

 

Ringrazio inoltre tutti quelli che hanno inserito la ff tra i preferiti e spero che continuerete tutti a seguire la ff^^

Ci sentiamo tra una settimana allora^^ (sempre che sopravviverò al primo giorno di scuola, s'intende T^T)

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Capitolo 3
*** Tempesta ***


Tempesta

 

 

Il cambiamento arriva sempre all'improvviso, come un pugno in faccia. Ci sono persone che riescono ad accettare il cambiamento. Io purtroppo non sono una di quelle.

 

 

Quando quella mattina i suoi tre figli scesero a colazione e non mangiarono niente, Trisha non poté far altro che sospirare e guardare Winry con disappunto misto a gratitudine mentre la ragazzina faceva finta di nulla atteggiandosi a santa.

Tuttavia non riuscì a sentirsi tranquilla, sentendo qualcosa di strano nell'aria.

Era elettricità statica che viaggiava alla velocità di mille kilometri al secondo, e per quanto questo non potesse far altro che rattristarla e preoccuparla, i suoi tre figli c'erano dentro fino al collo.

La tensione si poteva tagliare con un coltello, e a giudicare dall'espressione sperduta che leggeva negli occhi di Winry, lei non ne sapeva niente.

Trisha pensò che poteva essere la prima volta che Winry non era convolta in qualche guaio da Edward e Alphonse. Che la ragazza stesse mettendo la testa a posto? Ne dubitava, visto la forte influenza che Alphonse, e specialmente Edward, avavano su di lei.

Chissà se aveva fatto bene a mandarli in paese a fare compere, per tenerli occupati...

Non poté far altro che affidarsi a quel Dio di cui suo marito dubitava l'esistenza, chiedendogli in ginocchio di proteggere i suoi figli e guidarli sulla giusta via.

 

<< Non avete una strana impressione? >> chiese Winry all'improvviso, mentre passavano davanti alle bancarelle del mercato di Rasembool, che si teneva ogni Mercoledì mattina. Alphonse la guardò confuso: << Strana impressione? In che senso? >>.

Edward sbuffò annoiato: << Nessuna strana impressione. Solo non vedo l'ora di tornarmene a casa! >> esclamò lui  trafiggendo con lo sguardo i proprietari delle bancarelle che alzavano la voce per attirare la loro attenzione. << Non so... è come se... ci fosse qualcosa nell'aria... >> sussurrò Winry, alzando gli occhi al limpido cielo blu.

Edward ghignò: << Speriamo che non arrivi un temporale, allora! >> esclamò sarcastico, incrociando le braccia dietro al collo in maniera strafottente. 

Sia Alphonse che Winry lo ignorarono, riprendendo a camminare.

<< Che cosa dobbiamo comprare alla mamma? >> chiese Alphonse a Winry, mentre lo sguardo gli cadeva inevitabilmente su una bancarella che vendeva oggetti di acciaio che con il loro luccichio attiravano l'attenzione.

Anche Winry alzò lo sguardo e osservò gli oggetti in vendita alla bancarella con evidente meraviglia: << W-o-w >> sillabò, ammirata.

Edward guardò i due fratelli con aria scettica e poi si girò verso la fonte di tanta meraviglia.

La donna dietro la bancarella, una donna molto vecchia e alta la metà di Edward, sorrise soddisfatta di aver attirato l'attenzione dei tre giovani.

<< Vi interessano gli Auto-mail, cari? >> chiese con voce roca.

Winry si avvicinò di più alla bancarella facendosi spazio tra i passanti. << Auto-mail? >> le fece eco, curiosa.

La vecchia annuì, lieta dell'interesse che la giovane Winry provava: << Certo, mia cara. Gli Auto-mail sono arti meccanici capaci di sostituire parti del corpo perdute in guerra o in fatali incidenti. >>

Alphonse allungò la mano verso la riproduzione meccanica di un braccio umano, osservando il proprio riflesso nell'acciaio.

<< Intende dire che gli uomini possono usare questi arti meccanici al posto di quelli veri? Possono usarli come se fossero arti umani? >> chiese il minore degli Elric con ammirazione. La vecchia annuì mentre un sorriso si faceva spazio tra le rughe e pieghe di quel viso usurpato dagli anni.

Edward sbuffò ancora, questa volta pià forte e con impazienza: << Insomma, non ci serve questa robaccia! Sbrighiamoci, compriamo quello che ci serve e andiamocene! >>

Winry lo fulminò ancora una volta con lo sguardo mentre Alphonse si scusava con la vecchia: << Scusi, perdoni mio fratello maggiore, a volte è un po'.... impaziente, diciamo. >> esclamò Alphonse grattandosi la testa con aria imbarazzata e accennando un leggero inchino.

Lo sguardo della vecchia vagò da Alphonse ad Edward e viceversa, poi disse, con voce tagliente: << Così tu saresti il fratello maggiore, eh? Non l'avrei mai detto, sei così basso che ti avrei dato al massimo nove anni! >>

Winry ed Alphonse si girarono immediatamente verso Edward con espressione tesa.

<< Nove anni? Nove anni?!?!?!?! Ma se lei non mi arriva neanche alle ginocchia! >> esclamò Edward irato, lanciandosi letteralmente dall'altra parte della bancarella, per azzannare la vecchia.

Si udì un forte rumore e poi...

<< Ed, ti sei fatto male? >> chiese Winry preoccupata, sporgendosi dall'altro lato della bancarella per accertarsi delle condizioni del fratello.

<< Però, signora... lei ha veramente dei riflessi pronti! Non l'ho vista neppure mentre la prendeva, quella padella!!! >> esclamò Alphonse impressionato dalla velocità con cui la vecchia aveva tirato fuori una padella e l'aveva usata a mo' di scudo facendo sì che Edward ci andasse a sbattere contro.

<< Di questi tempi non si sa mai, figliolo! Sai quanti uomini vorrebbero approfittarfe di una donna nel fiore degli anni come me? >> chiese la vecchia pavoneggiandosi, specchiandosi nella parte linda e luccicante della pentola.

<< Praticamente nessuno! >> esclamò Edward mentre con le lacrime agli occhi si rialzava da terra e si massaggiava il naso dolorante.

Winry sospirò di sollievo, per poi dire: << Sai, Ed, è un sollievo che tu abbia la testa più dura del marmo! Un colpo del genere avrebbe fracassato il cranio a chiunque! >>

Anche Alphonse e la vecchia venditrice risero.

Edward si rialzò in piedi fulminando tutti e tre con lo sguardo e con un altro salto tornò dalla parte opposta della bancarella, tra Winry ed Alphonse che ancora se la ridevano. La vecchia sorrise: << Quali sono i vostri nomi, ragazzi? >> chiese poi, spostando lo sguardo su Winry con aria nostalgica.

<< Io mi chiamo Alphonse, lei è Winry e lui è Edward. >> rispose cortese Alphonse, sorridendo.

<< Io sono Pinako. Avete dei bellissimi nomi. E anche questa è una bellissima città. >> Pinako sospirò scuotendo la testa, fissando Winry intensamente.

<< Lei abita qui? >> chiese Winry ignorando Edward che le tirava il lembo della maglietta per dirle di sbrigarsi.

<< Abito fuori città. Signorina Winry... se le interessano gli Auto-mail potresti fare un salto alla mia officina. Naturalmente l'invito vale anche per voi, Signorino Alphonse >> Aggiunse Pinako temendo di aver offeso il ragazzo. Edward sbuffò: << Ah, e io non posso venire? >> chiese irritato. Pinako rise: << Oh, scusa! E' che siccome non ti ho più visto temevo te ne fossi andato. Non avevo idea che ci fossi ancora. >>

Edward fece per saltare un altra volta dall'altra parte della bancarella ma venne prontamente fermato da Alphonse, che lo prese per le spalle con l'intento di fermarlo.

<< Su, andiamo! Per quanto mi dispiaccia ammetterlo Ed ha ragione! Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo comprare le cose per la mamma prima che il mercato chiuda! >> esclamò Winry a malincuore ma con risolutezza, osservando con una certa tristezza uno degli arti di Acciaio esposti sulla bancarella.

La vecchia sorrise ai tre giovani: << Ci vediamo presto, ragazzi miei! >> mentre loro si allontanavano.

Edward le fece la lunguaccia, una volta assuratosi che non lo avrebbe visto: << Figuriamoci, non tornerei lì neppure per sbaglio! Altrochè 'ci vediamo presto'!!! >> la canzonò il ragazzo, sotto lo sguardo rassegnato di Winry e Alphonse.

Winry si grattò il mento pensierosa: << Mi pare che quella donna abiti vicino a casa nostra. Ci sono passata davanti un paio di volte ma non pensavo che fungesse anche da officina di Auto-mail...>> mormorò, quasi parlando a sé stessa.

<< Winry, cosa dobbiamo comprare? >> chiese ancora Alphonse avvicinandosi alla ragazza quel che bastava da far sobbalzare persino Edward.

Che cosa doveva fare adesso? E.... e se Alphonse aveva intenzione di dichiararsi a Winry quel giorno stesso?!

No, doveva impedirlo. Non poteva permettere che la sua famiglia e la sua felicità venissero turbate dall'egoismo di Alphonse.

Egoismo... non aveva mai pensato di poter dire una cosa del genere di Alphonse....

E se fosse stato lui, invece, il vero egoista? In fondo non voleva forse che la sua famiglia venisse lasciata in pace? Come Winry faceva parte della sua famiglia, lo faceva anche Alphonse, ovviamente. E per quanto gli desse fastidio ammetterlone faceva parte anche più di Winry, effettivamente.

Ma una famiglia non è una famiglia solo perchè le persone che ne fanno parte hanno lo stesso sangue. No, Winry era sua sorella, tanto quanto Alphonse.

Però il dubbio rimaneva. Chi stava sbagliando? Alphonse o Edward? Edward o Alphonse?

Edward si passò una mano tra i capelli, frustrato, e si mise tra i suoi fratelli, separandoli.

<< Perchè non ci dividiamo? Io e Winry andiamo avanti e svoltiamo a destra alla curva, mentre tu, Al, svolti a sinistra. Alle dodici ci rincontriamo qui. Ok? >> chiese velocemente sperando che la sua richiesta venisse accolta da entrambi senza destare sospetti.

Winry lo osservò prima guardinga, poi preoccupata: << Meglio di no, Ed. Tu vai con Al, io vado da sola. >> esclamò lei di rimando, con convinzione.

<< Cosa? Non se ne parla, Win! Sei una ragazza, non sai cosa può succederti se giri da sola per le vie del mercato! >> protestò vivacemente Alphonse, enfatizzando il tutto mostrando il pugno.

Winry sorrise dolcemente ad Alphonse, tanto dolcemente che il ragazzo arrossì ed Edward si chiese se anche lei ricambiasse i sentimenti del fratello.

<< Non devi preoccuparti per me, Al. Se avrò bisogno di aiuto ci sarà la gente del villaggio. Non andrò da sola in vicoli buii, non rivolgerò la parola a persone che non conosco e non accetterò caramelle dagli sconosciuti. D'accordo? >> chiese la ragazza sorridendo ironicamente mentre snocciolava a memoria quello che Trisha diceva a tutti e tre prima che uscissero di casa.

Alphonse non sembra molto contento della piega che stava prendendo la situazione, ma annuì. << Sta attenta. >> disse, abbassando lo sguardo.

Winry gli mise una mano sotto il mento e lo costrinse a rialzare lo sguardo, posandogli un bacio vicino all'occhio destro: << Non preoccuparti. Tu piuttosto, non allontanarti da Ed e fa tutto quel che ti dice. >> gli disse, per poi spostare lo sguardo su Edward e puntandogli contro l'indice affusolato con aria accusatoria: << E tu, se scopro che hai dato noie ad Al o che per colpa tua ha fatto qualcosa di stupido, giuro che dirò a mamma di lasciarti a digiuno per una settimana intera e di farti dividere la cuccia con Den. Sono stata abbastanza chiara, Ed? >> finì, battendo le ciglia con finta aria innocente.

Edward ridusse gli occhi a fessure e la guardò oltraggiato: << Trasparente. >> rispose freddo, dandole le spalle.

<< Andiamo Al. >> aggiunse Edward allontanandosi senza degnarla più di uno sguardo ma consapevole che Alphonse, al suo fianco, lo stava facendo anche per lui.

 

<< Uff! Finalmente abbiamo finito! >> esclamò Edward pagando uno dei tanti uomini dietro le bancarelle mentre questo metteva la merce acquistata in una busta da spesa.

Alphonse prese la busta che l'uomo gli tendeva ed annuì a suo fratello distrattamente, facendo finta di aver ascoltato tutto quello che lui aveva detto nell'arco di quell'ora.

Attraversarono uno stretto spazio tra una bancarella e l'altra spuntando poi nella piazza di Resembool, l'unica a quanto pareva ad essere stata risparmiata dal mercato del Mercoledì. Si sedettero su una panchina e lasciarono cadere con delicatezza le buste con i loro acquisti.

Edward gli rivolse un occhiata strana.

<< La vecchia che vendeva Auto-mail era proprio una donna bellissima, vero, Al? >> chiese Edward assottigliando gli occhi con aria seccata, aspettando che Alphonse gli desse la prova di quello che pensava da circa un ora, quando aveva iniziato a parlare ininterrottamente.

<< Sì, è vero. >> rispose infatti Alphonse, dando conferma ai sospetti del fratello.

Alphonse esitò un attimo, poi si voltò verso il fratello, tutto rosso: << Che cosa?! Ma l'hai vista bene, Fratellone?! >> chiese, urlando.

Edward si tappò le orecchie infastidito: << Se me ne sono accorto?! Al, era solo un tranello per vedere se stavi ascoltando! Si può sapere dov'eri mentre io parlavo con te?! >> chiese il biondino trafiggendo il fratello minore con uno sguardo che non ammetteva repliche.

Alphonse sospirò, tornando all'espressione triste di pochi attimi prima. << Scusami, Fratellone. Stavo pensando ad altro e non ti ho ascoltato. >> ammise il ragazzino, abbassando lo sguardo.

Edward lo guardò sorpreso: che cosa diavolo stava succedendo a suo fratello?!

<< A cosa pensavi? >> chiese Edward, curioso e spaventato dalla risposta che in fondo sapeva già.

Alphonse sospirò. << A Winry, come al solito. >> rivelò sconsolato posando la testa tra le mani.

Edward lo guardò incerto: << A cosa, in particolare? >> chiese con esitazione.

Alphonse sospirò ancora e Edward stava quasi per tirare un sospiro di sollievo, visto che non sembrava intenzionato a rispondere.

<< Winry mi considerà solo un bambino. Temo che se le dicessi che la amo non mi prenderebbe sul serio. >> confessò Alphonse, alzando lo sguardo al fratello maggiore per vedere la sua reazione.

Edward rise amaramente: << Lei ti considera suo fratello. E io considero lei e te miei fratelli. >>

Alphonse alzò gli occhi al cielo, come se stesse ascoltando una ramanzina ripetuta per la millesima volta: << Lo so, dannazione! Lo so benissimo! So che sto rovinando tutto! Ma... non posso farci niente! Non riesco a ignorare i miei sentimenti! E quando capiterà anche a te ti sentirai allo stesso modo. >> chiarì Alphonse, come se stesse dimostrando una grande debolezza e volesse far presente che non era colpa sua se la provava.

Edward osservò l'espressione determinata negli occhi azzurri di suo fratello.

Occhi azzurri...

Anche Winry aveva gli occhi azzurri. Sì. Azzurri.

In un certo verso quando Winry era entrata a far parte della sua famiglia nessuno del villaggio aveva detto niente o spettegolato.

La somiglianza che c'era tra Winry e i suoi fratelli era comunque notevole, sebbene non esistesse effettivamente nessun legame di parentela tra loro.

Lei aveva i capelli biondi, più biondi sia di quelli di Edward, che tendevano al biondo scuro, sia di quelli di Alphonse, che erano più verso il color paglia. E gli occhi erano azzurri, più azzurri di quelli di Alphonse ma con la stessa innocenza sconfinata.

Edward non poté fare a meno di immaginare come sarebbe andata la faccenda se Winry non fosse stata sua sorella. Se non ci fosse stato nessun ostacolo all'amore che Alphonse provava per lei. Inaspettatamente il suo cuore prese a martellare più forte e i suoi occhi si accesero di astio, nell'immaginare che in quel caso lui non sarebbe c'entrato veramente niente nella faccenda e forse Winry l'avrebbe ricambiato. La rabbia si trasformò in preoccupazione, poi in dolore. Infine scomparve tutto, proprio mentre Edward ribatteva pronto. << No, non mi sentirò allo stesso modo. Perchè quando succederà a me - e SE succederà - mia sorella non c'entrerà assolutamente niente. Quindi non avrò la sensazione di rovinare la mia famiglia per il mio puro egoismo. >> Appena finì di parlare si sorprese della facilità con cui quelle parole cariche di veleno e verità gli fossero uscite spontanee.

Alphonse lo guardò negli occhi, finalmente. << Egoismo? Tu mi stai tenendo lontano da Winry perchè temi che lei possa preferire me a te. Che possa voler più bene a me che a te. >>

Quelle parole gli fecero più male che mai.

Che Alphonse avesse ragione? Che fosse quello il motivo per cui... ?

Ma allora... lui.... anche lui provava qualcosa per Winry? Anche lui... la amava?

Si alzò dalla panchina con la sua solità velocità impressionante, che questa volta non fece sobbalzare Alphonse, che probabilmente se lo aspettava.

Nascose gli occhi all'ombra dei capelli biondo scuro ringraziando che non se li fosse ancora tagliati, permettendo così alla frangetta di nascondergli quello sguardo così indeciso, così incerto di quel che stava accadendo dentro e intorno a sé.

<< Andiamo a cercare Winry. E' tardi. Dobbiamo tornare a casa. >> disse debolmente, facendo cenno ad Alphonse di seguirlo.

<< Sì, andiamo. >> rispose Alphonse con una nuova tristezza nella voce, come se si fosse pentito di quello che aveva fatto.

Ma Edward non poteva sopportare che si prendesse la colpa di qualcosa in cui in realtà non c'entrava nulla.

<< Al, è tutto apposto. Sei stato sincero. Persino più di me. Non c'è motivo di essere più triste o depresso di quanto tu non sia già. >>.

 

Winry camminò al fianco di Edward e Alphonse con una sola busta della spesa, sotto espressa richiesta dei due.

Sentiva ancora una strana paura, nonostante tutto. Un presentimento, qualcosa che stava per cambiare, da quel momento in poi.

Il sole era già alto e anche quel giorno avevano fatto tardi, come al solito. Edward e Alphonse procedevano in silenzio, senza dire una parola. Normalmente Winry si sarebbe sentita più che felice di quel meraviglioso silenzio religioso, ma in quel momento serviva solo a inquietarla di più.

Era come... come se fosse un segno. Quel silenzio da parte di Edward e Alphonse... e dire che passavano ventitré ore su ventiquatto a bisticciare. Nessuno ci avrebbe creduto, in quel momento.

Ecco, se Winry alzava lo sguardo poteva scorgere casa loro, sebbene fossero ancora lontani.

<< Allora, mi volete dire che cos'è successo? >> chiese spazientita, oltrepassando i due fratelli e voltandosi verso di loro per guardarli, camminando all'indietro.

<< Così finirai per cadere. >> disse Edward con voce insolitamente spenta, quasi sovrappensiero.

Winry sbuffò e gli fece la lunguaccia, rimanendo stupita quando Alphonse non sorrise al gesto né diede segno di averlo notato.

Si accorse con un brivido che entrambi sembravano burattini vuoti che camminavano per mano di un burattinaio invisibile. Morti viventi, in poche parole.

Rabbrividì ancora, prima di rischiare di cadere per terra come preannunciato da Edward.

Per fortuna Edward si era sporso nella sua direzione appena in tempo per afferarla per il braccio e impedirle di cadere. I suoi occhi parvero consapevoli, per un momento, ma poi ripresero l'aspetto di pochi secondi prima, vuoti e pensosi.

Alphonse non sembrava neppure essersi accorto di niente, sebbene l'avesse guardata per una manciata di secondi.

Che fosse uno dei solilti scherzi di Edward? No, Alphonse non avrebbe mai partecipato alla sceneggiata.

Che ce l'avessero con lei per qualche strana ragione? ... Non le smebrava di aver fatto niente, però....

Arrivarono a casa loro in pochi minuti.

Winry tirò fuori la chiave di casa con sguardo perso, accorgendosi però che la porta era socchiusa.

<< Ma cosa... ? >> esclamò Edward ripresosi da quella specie di transe alla vista della porta lasciata semiaperta.

Anche Alphonse sembrava rinsavito, all'improvviso, mentre posando una mano sulla porta la spingendola fino a che non si fermò all'improvviso.

Winry sgranò gli occhi mentre il suo cuore si fermava per poi riprendere a battere velocemente, senza sosta.

La fronte di Alphonse si cosparse immediatamente di sudore freddo, mentre le mani iniziavano a tremargli.

Edward si irriggì, temendo di entrare per scoprire per quale motivo la porta non si apriva di più.

<< M... mamma.... Mamma! Mamma!!!! >> girdò, prima a bassa voce e poi a squarcia gola, non udendo risposta.

Con il fiato corto oltrepassò la soglia, mentre i suoi occhi iniziavano a bruciare di lacrime mal trattenute.

Trisha Elric stesa per terra, pallida come un cadavere e apparentemente priva di vita bloccava la porta d'entrata.

<< Alphonse, aiutami! Aiutami, dobbiamo portarla al caldo... ! Winry, chiama qualcuno, un dottore, subito! >> esclamò Edward disperato, squotendo il corpo della madre fino a sentire il suo battito cardiaco accelerare leggermente, sotto il tessuto del vestito.

Winry ricacciò indietro le lacrime e attraversò la stanza a grandi falcate prendendo velocemente il telefono e componendo il numero del dottore di Rosembool.

Con la coda dell'occhio vide Edward e Alphonse sorpassarla, trasportando il corpo freddo e rigido della madre verso il divano.

Udì dei sussurri provenienti da Edward e poi vide la tipica luce gialla che caratterizzava le Trasmutazioni Alchemiche comparire e sparire in un lampo.

<< Pronto? Qui Dottor Jacob. >>

Cerco di dominare il tono della voce senza riuscirci, mentre tra un singhiozzo e l'altro rispondeva.

<< P... pronto, sono Winry Elric, mia madre sta male, abbiamo bisogno di un medico.... >>

<< In che condizioni si trova? >> chiese immediatamente il medico.

Winry la osservò da lontano, mentre la mano con il telefono in mano continuava a tremare convulsamente e il nodo alla gola le impediva di parlare e ragionare lucidamente.

<< E' fredda... e rigida... ma... respira ancora.... l'abbiamo trovata svenuta quando siamo tornati a casa... >>

<< C'è qualcuno lì con lei? >> Chiese il medico con voce ansiosa.

Ci volle qualche secondo perchè Winry riuscisse a rispondere positivamente.

<< Ditemi dove abitate e fate come vi dico... >>

 

In attesa del dottore, pochi minuti dopo la telefonata, Winry toglieva la pezza bagnata dalla fronte di Trisha per bagnarla nuovamente e tentare di abbassare la febbre alla donna. Sentiva chiaramente i singhiozzi mal trattenuti di Alphonse e la paura tangibile di Edward mentre tenevano la mano alla madre e non le staccavano gli occhi di dosso.

Mise la mano con la pezza nella vaschetta dell'acqua fresca e sobbalzò, tremante.

<< Ed, l'acqua! L'acqua è calda... dobbiamo cambiarla, l'acqua deve essere fredda, l'acqua.... >>

Winry si asciugò con stizza le lacrime che le cadevano per le guance e guardò il viso pallido e terribilmente rigido di sua madre.

Edward annuì, incapace di proferi parola e si avvicinò alla bacinella dell'acqua in preda al terrore e con le mani tremanti, cosciente che le sue gambe non avrebbero fatto un solo passo in direzione del bagno per cambiare l'acqua. Batté le mani e toccò la bacinella. Immediatamente nella bacinella comparvero piccoli pezzi di ghiaccio e l'acqua si raffreddò. Né Alphonse nè Winry trovarono la forza di domandare come avesse fatto Edward - che non se ne era accorto - a trasmutare l'acqua senzsa usare il Cerchio Alchemico. In quel momento, mentre Winry riadagiava la pezza sulla fronte di Trisha qualcuno alla porta bussò.

I fratelli sobbalzarono e Alphonse corse verso la porta, sebbene ogni passo gli costasse un dolore enorme, come mille chiodi invisibili che gli si conficcavano nella carne, uno per uno.

Il dottor Jacob era un uomo sulla mezza età che ispirava fiducia, ma questo non riuscì a tranquillizzare Alphonse.

L'uomo lanciò ai tre ragazzi un occhiata piena di compassione ed entrò segiuto da una ragazza più giovane di lui, che probabilmente lo avrebbe aiutato nell'analisi.

<< Scusate ragazzi, potete uscire un attimo dalla stanza... ? >> chiese il dottore ai tre ancora riuniti intorno al letto.

Edward e Winry si alzarono riluttanti, mentre Alphonse guardò il medico con espressione supplicante.

<< Va bene, tu resta, aiuterai la mia inserviente. >> disse il medico ritornando a concentrarsi sulla paziente.

Winry ed Edward uscirono dal soggiorno, entrando in cucina e chiudendosi la porta alle spalle.

<< Che cosa... che cosa faremo se... ? >> chiese Winry mentre gli occhi le si riempivano nuovamente di lacrime e il groppo che le si era formato alla gola tornava ad ingrossarsi rendendole impossibile continuare la frase.

Edward scosse la testa: << Non... non lo so.... >> disse, negli occhi una paura che spaventò ancora di più Winry.

<< Stava bene... quanso siamo usciti di casa stamattina stava bene! >> esclamò Winry con rabbia, questa volta permettendo alle lacrime di scendere e lasciando che il groppo che aveva alla gola le bruciasse da morire.

<< E' colpa mia.... se io fossi restato a casa oggi... ci sarei stato quando lei.... e avrei potuto... >> Edward farfugliava frasi senza senso, per la prima volta aveva paura.

Paura di perdere sua madre, l'unica persona che aveva al mondo. Come avrebbe fatto se lei... ? Non riusciva neppure a pensare a quella parola, il suo cervello si rifiutava di... collegare quella parola maledetta a sua madre.

<< Ed... smettila! Non è colpa tua! Tu... non potevi sapere che... che... >> non riuscì a continuare la frase, il suo corpo si rifiutò di rispondere ai comandi.

In quel momento sentiva solo il suo cuore premere per uscire dalla cassa toracica, il vuoto sotto i piedi, la sensazione o la speranza che non appena avrebbe fatto qualche passo si sarebbe risvegliata nel suo letto, in camera sua, e Trisha sarebbe venuta a svegliarla, ad abbracciarla, a dirle che era solo un brutto sogno e che lei non se ne sarebbe andata... che lei non l'avrebbe lasciata...

Ma questo non sarebbe successo. Lo sapeva. Così come l'aveva saputo undici anni fa, quando arrivò una fredda lettera dell'esercito a comunicare la morte dei suoi genitori, portando le condoglianze di persone che probabilmente non avevano neanche idea di chi fossero le persone morte in quella maledettissima guerra, che non sapeva neanche che persone speciali fossero.... Ma tutto si era risolto, Trisha l'aveva adottata, l'aveva amata e trattata come una figlia, e Winry l'aveva amata a sua volta, come aveva amato i suoi genitori.

E allo stesso modo se ne stava andando. E allo stesso modo lei era impotente, non poteva fare niente, se non aspettare.

<< Edward... >>

Winry pronunciava raramente il suo nome per intero, e quando lo faceva era solo perchè era arrabbiata.

Ma in quella giornata nulla sembra più sorprenderlo o toccarlo, nulla.

Lui non era in quella stanza.

Lui era in camera sua, stava dormendo. Stava avendo un incubo.

Adesso si sarebbe svegliato, adesso....

Le braccia di Winry gli circondarono il collo e il suo viso sprofondò nella maglietta estiva che indossava. La strinse a sé senza pensarci,  pensando che il dolore sarebbe finito, che presto se ne sarebbe andato....

E così successe.

Il suo cuore lentamente riprese a battere, i suoi polmoni si riempirono del profumo dei suoi capelli e i suoi occhi smisero di bruciare.

Doveva essere morto, perchè non sentiva più alcun dolore fisico, ma allo stesso tempo si sentiva vivo, ancorato alla vita da quella piccola e minuta figura che stava facendo affidamento su di lui, che lo stava abbracciando.

<< Ti prego... >> Winry gli stava parlando, e dovette concentrarsi per capire che cosa gli stesse dicendo.

<< Ti prego, non... non lasciarmi anche tu... non farlo.... non farlo mai... >> mormorò la ragazza riprendendo a singhiozzare e stringendosi di più a lui per trarre conforto.

<< Lasciarti? No che non ti lascio.... >> riuscì a rispondere lui, mentre sentiva le lacrime di Winry bagnargli la stoffa della maglietta fino ad arrivare alla spalla.

La allontanò da lui quel tanto che bastava per scorgere i suoi occhi azzurri lucidi e rossi, pieni di lacrime.

Le accarezzò una guancia asciugandole una lacrima e cercando di trovare la forza di sorridere, per tranquillizzarla.

Chiuse gli occhi e posò la fronte contro quella di lei chiudendo gli occhi e ispirando forte.

Sorrise leggermente, riaprendo gli occhi e specchiandosi in quei limpidi laghi azzurri.

<< Sai di Giglio. Come quella volta, ti ricordi...? >> domando retoricamente Edward, mentre lei ricambiava lo sguardo smettendo di singhiozzare.

Winry gli parve più vicina, all'improvviso. Sentiva il suo respiro sulle labbra, che andava man mano regolarizzandosi.

Era proprio vero che profumava di Giglio. Sentiva quell'odore d'appertutto, come se la stanza ne fosse impregnata. Impregnata, come le ciglia di Winry erano impregnate di lacrime trasparenti, ma allo stesso tempo reali...

Non sapeva cosa stesse facendo, sapeva solo che doveva avvicinarsi di più a lei, doveva averla più vicina...

Avvicinò il viso al suo, le loro labbra a un millimetro di distanza....

Negli occhi azzurri di Winry si leggevano la paura e la confusione che stava provando in quel momento... forse...

La porta si aprì con uno scatto e ne uscì la ragazza che stava con il dottore.

Edward si irriggidì, colto alla sprovvista e fece un passo indietro.

Winry non l'aveva vista bene, prima, con gli occhi appannati dalle lacrime: era molto bella e doveva avere una ventina d'anni. Aveva capelli neri e occhi castano chiaro, sinceri, delle persone che non sono abituate a mentire.

Ma nel guardare nei suoi occhi si sentì male. Improvvisamente gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime e pianse ancora, senza singhiozzare.

<< La paziente ha una malattia molto rara che purtroppo va avanti da molto tempo. E' arrivata all'ultimo stadio e tra poco... >> la donna abbassò gli occhi sentendo la propria sicurezza crollare: capitava raramente di dover dare una notizia del genere e il fatto che quella paziente vivesse sola con i figli adolescenti non aiutava.

Edward strinse i pugni: una malattia che andava avanti da molto tempo...

Sua madre aveva sofferto per tutto quel tempo e non aveva mai detto niente a nessuno.

E adesso stava morendo, per colpa loro. Per colpa loro, che erano stati ciechi, che non avevano saputo guardare dietro ai comportamenti della loro madre, alla sua spossatezza, ai suoi sorrisi stanchi... Tutto assumeva un altro significato, tutto prendeva forma e i pezzi del puzzle si incastravano magicamente al loro posto....

<< Non credo che supererà la notte. Se volete parlarle, adesso è sveglia. >> mormorò ancora la donna, rinunciando a guardare negli occhi quei poveri ragazzi.

Edward e Winry rientrarono in tempo per vedere Alphonse, in ginocchio accanto al letto della madre.

<<... me lo prometti, Al? >> chiese Trisha con voce stanca e allo stesso tempo serena, come se avesse accettato la sorte che le era stata imposta.

<< Sì. >> rispose con voce bassa e remissiva Alphonse, con gli occhi lucidi di lacrime trattenute.

<< Bravo il mio ometto, non piangere. I maschietti non piangono. >> sussurrò dolcemente Trisha, sollevando una mano per accarezzare il volto del figlio per un ultima volta.

<< Signora, non deve sforzarsi! >> disse subito il medico, dai piedi del letto.

Trisha lo ignorò e guardò con sorpresa i suoi due figli, Edward e Winry, osservarla dalla soglia.

<< Venite, per favore. >> disse Trisha mentre Alphonse faceva spazio ai fratelli, che si inginocchiarono accanto al letto.

<< Edward. Sei il fratello maggiore, l'uomo di casa, adesso. Prenditi cura di Winry e Alphonse. Loro sono la tua famiglia, lo sai? >> chiese Trisha sorridendo dolcemente e deglutendo rumorosamente, come se quelle parole le costassero molto sforzo.

<< Winry, cara. Tanti anni fa adottai una bambina di tre anni, un uragano di vivacità. Non stava mai ferma e portava tanta gioia a chi le stava intorno. Adesso invece ho davanti una donna. Avrei... >> tossì, portandosi una mano alla bocca e cercando di nascondere alla vista dei figli il sangue di cui si era macchiata. << Avrei voluto... tanto... vedervi crescere, diventare adulti. Ma... va bene così. Io vi voglio bene, lo sapete questo, vero? Vostro padre... mi lasciò dei soldi, prima di andare via. Non li ho usati, sono di sopra, in camera mia, sono sicura che li troverete. Prendetevi cura l'uno dell'altro, capito? Siete una famiglia... dovete stare insieme, dovete volervi bene. >> Tossì ancora. << Io voglio bene a tutti voi e so... che sopravviverete. Andrete avanti, perchè potete contare l'uno sull'altra... Però... avrei... un ultimo favore da chiedervi.... >> tossì ancora, questa volta con più forza, con più violenza. << Promettetemi... che starete insieme... >> riuscì a dire Trisha, sollevando la mano tremante dal letto e tendendola verso i suoi figli.

Edward la strinse forte, annuendo insieme ad Alphonse e Winry, con gli occhi che gli bruciavano di lacrime trattenute solo per pura forza di volontà. << Qualunque cosa succeda... non permettete che qualcosa riesca a dividervi... non permettetelo.... mai... >>

La mano che stringeva quella di Edward perse forza all'improvviso, stirandosi per poi diventare rigida.

Cadde sul materasso priva di forza, vuota. Sul volto di Trisha Elric la traccia dell'ultimo sorriso, dedicato a quello che aveva di più caro, ai suoi figli.

 

 

 

 Talpina Pensierosa: Sono felice che la storia ti piaccia^^ Spero continuerai a seguirla^^

 

Siyah: No, non mi sto ispirando a Georgie XD Però devo ammetterlo che il triangolo è terribbilmente simile O.O XE Vabbeh, dai, spero continuerai a seguirmi^^

 

WinryRockbelltheQueen: O.O Davvero sono quattordici pagine?!?! Scrivo sul Blocco Appunti e lì non mi segna le pagine... Wow, sono stupita di me stessa O.O Anche un po' scoinvolta, per dirla tutta O.O La storia dell'asteroide l'ho presa da un mio compagno di classe, che fra l'altro ha lo stesso carattere di Edward °ç° Peccato che in bellezza siano completamente diversi T^T Alphonse è così tenero *ç* io lo adoro *ç* e mi dispiace per la fine che gli faccio fare in questa ff T^T (No, non lo uccido ovviamente) ... (Beh, non fisicamente almeno O.O) Davvero ti piace il pezzo a casa dell'amica di Trishia? A me è sembrato un po' troppo avventato... Sono contenta che a te piaccia, però^^ Purtroppo non ho la minima idea di quale sia la trama del manga, mi spiace, ho comporato da poco il sesto volume, comincio da quello T^T Sai dirmi quando esce il prossimo, già che ci siamo? XD Temo che per quanto riguarda questa parte della storia resterò fedele alla trama dell'anime... ma il seguito... eh eh^^ Ah, la storia si sta allungando e c'è un capitolo tutto miele che mi ricorda terribilmente una scena di Beautiful O.O Naturalmente non ci saranno scandali alla "Mamma devo dirti una cosa: sono tuo padre", però... XD Beh, capirai a tempo debito XD La Blue Bird's llusion? Che cos'è? *ç* Spero che continuerai a seguirmi anche tu^^

 

Emily the strange: Non preoccuparti se non sei riuscita a commentare subito, io ho aggiornato con un ritardo mostruoso per via di un guasto al computer T^T... Ma perchè tutti odiate il mio povero Alphonse??? E' così piccolo e carino *ç* In ogni caso, io sono EdxWin, Al è solo una scusa per dare una mossa ai neuroni ancora funzionanti di Edward *annuisce gravemente* Beh, spero continuerai a seguirmi anche tu^^

 

Avviso a tutti i lettori:   A causa di un guasto al computer gli aggiornamenti saranno irregolari T^T Mi dispiace per il disagio, ma spero che continuerete tutti a seguirmi ugualmente T^T

 

****La stupenda frase ad inizio capitolo è della mitica Veronica Mars!!!

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Capitolo 4
*** Andare Avanti ***


Andare Avanti

Andare Avanti

 

 

La tragedia imperversa sulla tua vita come un tornado, sradicando tutto, creando il caos. Aspetti che la povere si depositi, e poi scendi. Puoi vivere tra le rovine e far finta che sia ancora il palazzo che ricordi. O puoi tirarti su dalle macerie e ricostruire lentamente. Perché dopo essere stati colpiti da un fulmine, l'importante è andare avanti. Ma se sei come me, continui a inseguire la tempesta. Il problema di quando combatti una tempesta è che ti sfianca, ti demoralizza... Anche gli esperti sono d'accordo, c'è bisogno di una pausa.

 

 

Il verde di quell'erba le piaceva. Era un verde diverso dai soliti verde che si incontravano in tutta la città. Era un verde a metà tra il chiaro scuro che infondeva uno strano senso di pace. Ricordò con quanta fatica aveva fatto crescere l'erba, nel giardino di casa sua. I semi li aveva presi dalla serra del villaggio. Era corsa a casa e li aveva subito piantati, in uno spiazzo in cui la terra era incolta. Annaffiava ogni settimana e ogni volta che vedeva il terreno secco.

Dopo quasi un mese di attenzione e cura l'erba aveva iniziato a crescere, lenta, con calma, come se non gliene importasse niente di quella ragazzina petulante che ogni giorno l'annaffiava sperando di vederla diventare alta tutto a un tratto.

E poi era cresciuta, finalmente. Era diventata verde scuro, come la melma. Ed era cresciuta a livelli diseguali: in certi punti era già alta, in altri doveva ancora nascere, in altri ancora era appena germogliata.

Invece l'erba del cimitero era strana... cresceva allo stesso ritmo, dello stesso colore chiaro scuro che al mattina aveva riflessi argentei per via della rugiada.

Chissà... forse cresceva così bene per dare conforto alle persone che andavano al cimitero. Come per dire: 'si, è vero, qui è molto triste, ma in compenso c'è un erba fantastica. Verde e alta al punto giusto... Perfetta'.

La lapide di marmo bianco spiccava come un diamante tra tanti zirconi, tra le altre lapidi vecchie e sporche.

Le lapidi si scelgono a seconda della persona a cui appartengono? Era per quello che la lapide candida di Trisha Elric era più luminosa e perfetta delle altre?

 

Scese le scale di casa lentamente.

Uno scalino.

Due scalini.

Tre scalini. Track.

Edward sospirò. Doveva riparare quello scalino, un giorno o l'altro. Anche se non si era mai accorto che cigolava.

Certo, non se ne era mai accorto perchè nella casa non c'era mai stato abbastanza silenzio da permettere a qualcuno di accorgersene.

E in quella casa c'era sempre silenzio da ormai quattro giorni. Oltrepassò il salotto velocemente, come se stesse passando per un luogo malfamato in cui è meglio non farsi vedere in giro e entrò in cucina. Alphonse non si era ancora svegliato. Pazienza, sarebbe andato lui a svegliarlo, una volta pronta la colazione.

Lanciò un occhiata veloce alla cucina, negli occhi una tristezza infinita: era proprio come cinque giorni fa, quando era sua madre ad affaccendarsi nella cucina.

Non era cambiato proprio niente. L'unica cosa che mancava era Trisha Elric, ovviamente.

Come al solito uscì di casa andando a vedere se erano arrivate delle lettere alla cassetta della posta.

E come al solito imprecò e se ne tornò a casa a mani vuote.

Sorrise amaramente. Che cosa si aspettava, in fondo? Sapeva che lui non sarebbe tornato.

Winry ed Alphonse avevano spedito lettere a tutti quelli con cui la loro madre era contatto via lettera, sperando che qualcuno fosse in grado di rintracciare il signor Elric o quanto meno venire a rendere un ultimo omaggio a Trisha.

Ovviamente Edward sapeva che nessuno avrebbe risposto e - se qualcuno l'avesse fatto - di sicuro nessuno sapeva dove si trovasse il signor Elric.

Anche se lui aveva fatto finta di assecondarli di mala voglia, in fondo al cuore Edward sperava che riuscissero a rintracciare suo padre, perchè - per quanto gli dispiacesse ammetterlo - la situazione a casa stava inevitabilmente precipitando.

L'aveva saputo fin dall'inizio, ma tra il sapere e il fare c'era proprio il mare, come diceva il detto.

Sapeva che in qualità di fratello maggiore sarebbe toccato a lui dirigere la famiglia, ma non si sentiva pronto e soprattutto non sentiva di avere l'appoggio di Alphonse e Winry.

Si sentiva prigioniero in quella casa dove una volta aveva vissuto la vita Perfetta. Alphonse aveva tredici anni, certo, ma da quando era lui a fare le faccende di casa sentiva come se ci fosse un muro di differenza a dividerli.

Con Winry poi era ancora peggio. Da dopo il funerale non era più uscita dalla sua camera se non di notte per mangiare, quando nessuno poteva vederla.

Ogni tanto, quando attraversava il corridoio per andare in camera sua la sentiva piangere.

E nonostante tutto non sapeva cosa fare, come essere utile. Non sapeva se doveva entrare in camera e consolarla, o se doveva lasciarla in pace a piangere tutte le sue lacrime. Non sapeva più niente.

La mattina presto quando si svegliava passava sempre cinque minuti con gli occhi chiusi, in attesa di qualcosa che neanche lui sapeva ben definire. Si raggommitolava tra le coperte e aspettava che sua madre venisse a svegliarlo. Perchè sua madre sarebbe tornata. Oh, sì, lui lo sapeva. Lo sapeva eccome.

Le persone o gli Dei che gliel'avevano portata via dovevano solo rendersi conto dell'errore macroscopico che avevano commesso e avrebbe riavuto indietro sua madre; Winry avrebbe ricominciato a uscire dalla sua camera, a sorridergli e a punzecchiarlo, e Alphonse avrebbe ricominciato a parlargli con scioltezza, e non come si parla quando si ha tre anni e mezzo e si vive di monosillabi come 'Sì' o 'No'.

Sarebbe tornato tutto normale. Era solo questione di tempo.

 

Alphonse si stiracchiò pigramente nel suo letto, ricoprendosi con il lenzuolo fin sopra la testa.

'Alphonse Elric, se non ti alzi subito e non vai a fare colazione, oggi niente gita al fiume, per te!'

<< Va bene, mamma. Un attimo solo, mi sto per alzare. >> mugugnò il ragazzino, abbassando leggermente il lenzuolo fino a scoprirgli il mento come per far vedere a uno spettatore invisibile che stava veramente per alzarsi.

Una risata gli risuonò nelle orecchie e subito aprì gli occhi, abituandosi alla luce proveniente dalla finestra che - come al solito - Edward aveva lasciato aperta.

Aveva sentito bene?! Era davvero Winry che rideva?

Si alzò dal letto senza nemmeno vestirsi e si precipitò in soggiorno.

No, non era Winry. La porta della sua camera era chiusa, e davanti, per terra, c'era ancora il vassoio con la zuppa ormai congelata che Edward le aveva portato la sera prima.

Tornò in camera sua stendendosi sul letto in posizione fetale, chiudendo gli occhi.

Erano quattro giorni. Quattro giorni che sua madre...

Ancora  non riusciva a elaborare i fatti accaduti quattro giorni prima. Sentiva ancora la voce di sua madre che lo svegliava la mattina, gli dava la buona notte la sera e gli preparava la colazione il pomeriggio. La mamma. Non il suo fratellone.

Già. Sul suo viso comparve una smorfia.

Edward stava provando a sostituire la mamma, e questo non gli piaceva neanche un po'.

Da dopo il funerale aveva raccolto tutte le cose che erano della mamma e le aveva portate in camera sua, ammassandole sul letto. Alphonse aveva visto tutto ma non aveva commentato, preferendo guardare ancora un po' che cosa si fosse messo in testa il fratello maggiore.

E visto che Winry, la ragazza che amava, l'unica in grado di consolarlo e calmarlo non arrivava, non poteva far altro che continuare così.

Non sbilanciarsi troppo nelle risposte, non porre domande, non stare tra i piedi ad Edward e non andare al cimitero.

Il cimitero. Non era mai stato in un cimitero, nemmeno quando era morta sua nonna.

Sua madre aveva preferito restare a casa con loro piuttosto che lasciarli con qualcuno ed andare al funerale.

'Il cimitero non è un posto per i bambini.'

<< Lo so, mamma. >> Rispose Alphonse con calma, aggrottando le sopracciglia.

'Va giocare con Winry. Non è giusto che stia sola in questi giorni.'

<< Ma Winry non mi vuole parlare... >> obbiettò debolmente Alphonse, tenendo gli occhi ben chiusi in modo che l'illusione che sua madre gli stesse parlando non scivolasse via venendo sostituita dalla cruda e mera realtà.

Quando Alphonse non udì risposta si alzò dal letto sbuffando, proprio come aveva visto fare ad Edward in un miliardo di occasioni.

Si mise una maglietta e un pantaloncino corto e uscì dalla stanza radunando tutto il coraggio di cui era capace.

Arrivato sulla soglia della camera di Winry fece un bel respiro profondo e bussò.

Niente, Winry non rispondeva.

Bussò ancora finché non si fece strada in lui l'idea che forse la ragazza stesse dormendo.

Allora posò la mano sulla maniglia e spinse, aprendo la porta.

I suoi vagarono per tutta la camera della sorella: era tutto rigorosamente in ordine, sembrava che nessuno entrasse in quella stanza da almeno un giorno.

Sgranando gli occhi si rese conto che tutte le cose erano al proprio posto tranne una: Winry.

Corse verso le scale scendendole velocemente e entrando in cucina come un ciclone, vedendo suo fratello che stava entrando in casa in quel momento.

<< Winry non c'è! >> esclamò velocemente mentre il suo cuore iniziava a battere forte e il suo cervello si rifiutava di concepire qualsiasi idea su dove potesse essere.

Edward lo guardò sorpreso che gli stesse rivolgendo la parola e poi sobbalzò.

<< Come non c'è? E dov'è andata? >> chiese Edward con una nota di panico mal controllata nella voce.

<< Cosa diavolo posso saperne io?! Ho solo tredici anni, dannazione! >> esclamò Alphonse disperato, pestando il piede per terra.

Edward lo guardò ancora più sorpreso, poi scosse la testa per scacciare quell'idea che stava passando - Alphonse lo sapeva - per la mente di entrambi contemporaneamente.

<< Winry sta bene. Dobbiamo solo... trovarla. >>

Dall'espressione che fece Edward, Alphonse dedusse che avesse capito l'assurdita della frase che aveva appena detto.

<< D'accordo, forse so dov'è. Tu resta qui nel caso torna a casa, io vado a cercarla fuori. >>

 

Ti prego, fa che non abbia fatto nessuna sciocchezza, ti prego, ti prego! Darò qualunque cosa, qualsiasi cosa, anche la mia vita se necessario... ma.... non toglietemi anche lei....  

Era questo quello che si ripeteva Edward mentre tagliando per il campo di grano del signor Turner si dirigeva verso l'unico posto in cui Winry avrebbe potuto andare.

Doveva correre, sbrigarsi, arrivare in tempo...

Non sapeva cosa avrebbe fatto se anche lei... no...

Winry non l'avrebbe mai fatto. Lei era forte. Più forte sia di lui che di Al.

Non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Mai.

.... Ma nonostante tutte le rassicurazioni e mille scuse che stava sfornando al secondo non riusciva a non pensare, non riusciva a convincersi che Winry si trovasse veramente al sicuro, in quel preciso istante.

Doveva vederla con i suoi occhi, toccarla, accertarsi che stesse bene.

Scavalcò la staccionata che recintava il piccolo cimitero di Rosembool e aguzzò la vista, pronto a scorgere la sagoma familiare di Winry.

Nulla. Non c'era niente.

Non è il momento di farsi perndere dal panico.... su, pensa, pensa! Dove altro può essere andata?!

Il suo cuore si arrestò.  A pochi metri da lui sua madre lo guardava sorridendo. Lo guardava con un sorriso dolce ma allo stesso tempo dispiaciuto.

Trisha si girò e iniziò a correre tra le lapidi. Il vestito che indossava il giorno in cui era venuta a mancare adesso svolazzava a destra e sinistra seguendo il movimento del suo corpo.  Edward voleva muoversi, davvero, fare qualsiasi cosa, ma... non ci riusciva. Il corpo non recepiva nessun ordine motorio e il cervello era incapace di accettare quanto aveva davanti.

A differenza dei normali fantasmi, quelli dei libri, Trisha sembrava perfettamente corporea. E se ne stava andando.

Finalmente il suo corpo si mosse, ricominciando a correre nuovamente per seguire quella figura sinuosa che si spostava tra le lapidi con leggerezza, come se non toccasse terra.

Nella confusione del momento a Edward parve di sentire una voce:  << Non smettere di cercare.>>

E scomparì, così come era apparsa, davanti a una lapide bianca, in marmo, che spiccava tra tutte le altre.

Edward si fermò piegandosi sulle gincchia per riprendere fiato conscio che non avrebbe mai raggiunto sua madre, nemmeno se lei non fosse scomparsa all'improvviso.

La lapide è... bianca...

Fece dei passi tremanti verso la lapide bianca davanti la quale sua madre era scomparsa e impallidì.

Winry era stesa per terra, i capelli sparsi davanti alla lapide e la pelle solitamente rosea e soda adesso appariva pallida e smagrita, come se fosse stata messa a digiuno forzato.

Sembrava non respirasse.

La paura si reimpossessò di lui e gli occhi gli si ridussero a due fessure mentre ogni singola cellula del suo corpo si rifiustava di accettare la vera realtà.

<< Winry...! >> mormorò con voce strozzata, mentre tentava di avvicinarsi a lei e combattere nuovamente contro quella sorta di paralisi che gli aveva immobbilizzato il corpo dalla paura.

Era combattuto, ancora una volta: doveva andare lì e avere davanti la prova concreta che anche Winry l'aveva lasciato o doveva restare immobile al suo posto e rimanere quindi con la possibilità - seppur remota - che lei fosse ancora viva?

Non... riusciva...

Doveva toccarla, accertarsi che stesse bene. Lei non poteva abbandonarlo, non poteva. Edward era sicuro che sarebbe morto, se fosse successo.

Ma le gambe non si muovevano, erano come intorpidite. Si lasciò cadere nell'erba fresca di rugiada affondando le dita nella terra e stringendo la mano a pugno.

Poi facendo forza sulle braccia si trascinò accanto a Winry, ai piedi della lapide.

Strisciò ancora più avanti fino alla lapide, girandosi e poggiandoci contro la schiena, prendendo Winry per le spalle e tirandola verso di sé in un abbraccio disperato.

Sentì il petto di lei alzarsi e abbassarsi seppur debolmente e tirò un sospiro di sollievo: era viva.

Iniziò a cullarla tra le sue braccia, sentendo il disperato bisogno che lei facesse altrettanto, che lo abbracciasse stringendolo forte a sé e che gli facesse sentire il battito del proprio cuore, dicendogli che era tutto a posto, che non se ne sarebbe andata.

Nonostante respirasse ancora aveva il corpo freddo, insolitamente freddo.

Doveva portarla a casa e metterla al caldo.

Provò a muovere una gamba, ma niente, ancora non ci riusciva.

Le sue gambe si rifiutavano di muoversi, paralizzate dal terrore. La paura che Winry potesse andarsene per sempre da un momento all'altro lo rendeva incapace di muoversi.

<< Winry...? >> provò a chiamarla, ma senza risultato. Lei non si svegliava né si muoveva, sembrava.... morta.

Ma respirava ancora.

Stringendola più forte a sè si guardò intorno, in cerca di qualcuno o qualcosa che potesse aiutarlo ad andarsene da lì.

Lo sguardo gli cadde automaticamente su una bottiglia di succo vuota abbandonata a mezzo metro da lì.

Tenendo ancora Winry al suo petto si allungò lentamente in direzione della bottiglietta afferrandola con il braccio libero. La strinse tra le dita e la battè violentemente contro la lapide, tenendo Winry a riparo e chiudendo gli occhi.

La bottiglia di vetro si ruppe con un tintinnio sinistro, mentre Edward afferrava il pezzo più grosso che era era rimasto integro.

 

Alphonse si passò una mano tra i capelli con frustrazione: perchè diamine non era andato con Edward a cercare Winry?

Sapevano entrambi che in qualunque posto si trovasse Winry in quel momento di certo non aveva alcuna intenzione di tornare a casa, altrimenti avrebbe avvisato che stava uscendo. Eppure... sentiva come se gli sfuggisse qualcosa.

Lo sguardo di suo fratello, quando aveva detto che sarebbe uscito a cercare Winry...

Alphonse si rese conto di essere stato ingiusto con Edward.

Aveva cercato di dargli la colpa di una cosa che non dipendeva affatto da lui. Aveva sbagliato, e si ripromise di chiedergli scusa, quando fosse ritornato a casa con Winry.

Alphonse rabbrividì: se fosse ritornato con Winry.

Dove diavolo poteva essere andata Winry? Era chiaro che per uscire a quell'ora senza che nessuno se ne accorgesse doveva essere uscita di mattina molto presto oppure...

All'improvviso ricordò il letto della camera di Winry e il cibo fuori dalla porta, che pareva non essere nemmeno stato toccato.

Winry non aveva dormito in camera, quella notte.

Allora... dove aveva passato la notte? Stava bene?

Tutto quel pensare non faceva altro che renderlo ancora più inquieto.

La porta si aprì violentemente, come se qualcuno le avesse dato un calcio particolarmente forte.

Alzò la testa in tempo per vedere Edward entrare in casa con Winry sulla schiena. Stava per alzarsi quando impallidì: il volto di Winry era macchiato di sangue.

Edward colse la sua espressione e scosse la testa: << E' mio, non suo. Winry... sta male. Chiama il medico. La porto di sopra. >>

Alphonse annuì, incapace di proferir parola notando poi che tutta la manica della maglietta del fratello era inzuppata di sangue.

Edward attraversò il salotto e salì le scale fino alla camera da letto che divideva con suo fratello, stendendola sul letto. Gemette appena quando rilasciandola delicatamente sul letto mosse male la spalla e quindi il pezzo di vetro che aveva conficcato all'interno un quarto d'ora prima, per uscire dall'intorpidimento che gli aveva bloccato le gambe.

Le pulì il viso dal sangue con un lembo della maglietta che aveva addosso, deciso a non lasciarsi trasportare dal dolore che stava provando in quel momento alla spalla e concentrandosi in vece su Winry.

La coprì nonostante fosse estate sentendola ancora spaventosamente fredda rispetto al suo solito calore corporeo: quando diavolo sarebbe arrivato il dottore?

Winry si mosse lentamente, aprendo gli occhi focalizzando l'immagine di Edward e stringendo con la mano destra la coperta che le arrivava al mento, per poi richiudere gli occhi e cadere in un sonno senza sogni.

Edward rimase a vegliare sulla sorella fino all'arrivo del dottore, che tempestivamente era arrivato solo dieci minuti dopo la chiamata di Alphonse.

 

Quando Winry riaprì gli occhi, il giorno dopo, capì subito di non trovarsi in camera sua e per quanto si sforzasse di ricordare che cosa era successo la sua mente non rispondeva, come se in quel momento fosse colta da un black-out.

Al suo fianco trovò Alphonse, in ginocchio accanto al letto con la testa sul materasso, a pochi centimetri dalle sue gambe.

<< Al... ? >> chiamò con voce sorprendentemente bassa, riscoprendosi con la gola terribilmente secca.

Il ragazzino però parve sentire quel richiamo ed aprì gli occhi immediatamente: Winry guardò sorpresa gli occhi solitamente azzurri e limpidi di Alphonse cerchiati da pesanti occhiaie.

<< Winry! >> esclamò lui con evidente sollievo. Poi parve ricordarsi qualcosa all'improvviso e si rivolse nuovamente a lei: << Hai fame? Il medico ha detto che dovevi mangiare appena svegliata. >> disse il ragazzino tornando però ad un tono di voce incerto.

Winry lo guardò confusa: << Il medico? Il medico è stato... qui? >> chiese lei abbassando lo sguardo: stava per dire 'ancora' qui, ma fortunatamente si fermò in tempo per non permettere alla sua mente di ricominciare a ragionare lucidamente e ricordare il motivo per cui si era recata... al cimitero! Certo, ecco dov'era andata! Già, ma poi... com'era finita in quella camera? Ricordava solo di aver avuto improvvisamente un forte mal di testa e poi... niente.

<< Ed ti ha trovata svenuta davanti alla tomba della mamma. Abbiamo chiamato un medico e ha detto che sei svenuta per un calo di zuccheri... ha detto che probabilmente non mangiavi da giorni. E il Fratellone sta bene, per fortuna il dottore è riuscito a fermare l'infezione, altrimenti avrebbe dovuto taglilargli il braccio. >>

Alphonse si accorse troppo tardi di essersi lasciato sfuggire qualcosa di troppo e a giudicare dall'espressione preoccupata e persa di Winry lei aveva subito colto il problema.

<< Cos'è successo a Ed? >> chiese alzando la voce per quanto la gola secca glielo permettesse.

Alphonse sospirò, iniziando a raccontare: << Non so molto... il dottore ha detto che probabilmente il Fratellone ha dovuto ferirsi per uscire da uno stato di paralisi che colpisce le persone che hanno molta paura. Solo che invece che farsi un taglietto si è conficcato un pezzo di vetro nella spalla, e mentre tornava a casa con te sulla schiena il vetro si è mosso entrando nella carne fino a creare una infezione. Il dottore è riuscito a togliere il vetro dal braccio e il Fratellone - come al solito -  è tornato subito in piedi. Sta bene, riesce a muovere il braccio come al solito. >> finì Alphonse con sguardo triste, mentre raccontava.

Winry si morse il labbro: Edward aveva rischiato di perdere l'uso del braccio per colpa sua. Solo ed unicamente per la sua irrimediabile sbadataggine e stupidità.

Tentò di alzarsi dal letto ma non appena si mise seduta un capogiro la colse impreparata e perse l'equillibrio venendo però afferrata al volo da Alphonse in uno dei suoi soliti e fortunati interventi tempestivi.

<< Prima mangia qualcosa. Non appena il Fratellone tornerà a casa gli dirò che ti sei svegliata: vedrai che verrà subito da te. >> assicurò Alphonse con una sorta di malinconia nella voce. Poi si alzò e sorrise forzatamente, come pentendosi di essersi lasciato sfuggire quel tono malinconico e amareggiato.

<< Adesso vado a prenderti da mangiare. Una zuppa, magari. >> propose Alphonse in procinto di abbandonare la stanza velocemente.

Winry annuì con poca convinzione seguendo ogni suo movimento fino a che non lo perse di vista, uscendo dalla stanza.

Chiuse nuovamente gli occhi, rendendosi conto di non avere nemmeno più una lacrima da versare.

Edward aveva rischiato il braccio per lei. Winry sorrise amaramente: che si fosse reso conto di aver infranto la promessa che le aveva fatto il giorno della morte della loro madre?

 

Non appena Edward seppe che Winry si era finalmente svegliata corse su per le scale ignorando la piccola fitta di dolore proveniente dalla spalla destra, diretto alla camera dove 'alloggiava' la ragazza. 

Quando entrò nella camera tuttavia non venne accolto come si aspettava - o sperava -.

Winry era stesa a letto completamente immobile e fissava il soffitto con aria assente, non sembrava neppure essersi accorta che Edward fosse entrato.

Sembrava che nonostante avesse gli occhi aperti stesse ancora dormendo, osservando qualcosa che solo lei riusciva a vedere. Aveva gli occhi lucidi, come se avesse appena finito di piangere.

<< Winry... ? >> chiese, preoccupato ed incerto.

Winry piegò la testa di lato in modo da far entrare Edward nella sua visuale.

<< Edward. >> salutò lei freddamente.

Edward la guardò interdetto: l'aveva chiamato con il suo nome per intero. Winry lo chiamava 'Edward' solo quando lo prendeva in giro o era arrabbiata.

Entrò nella stanza lentamente e con cautela, sedendosi ai piedi del letto a distanza di sicurezza da lei.

<< Stai meglio? >> chiese ancora con preoccupazione crescente, visto che lei si ostinava a non guardarlo.

<< No. >> rispose lei, sempre con voce terribilmente neutra e diffidente. << Mi fa male la testa, la mia gola sta per esplodere e temo che Al abbia in mente di tenermi a letto per tutto il mese e imboccarmi come una bambina di tre anni. >> fece l'elenco lei, con voce piatta.

Edward sorrise forzatamente: il clima sembrava peggiorato anziché migliorato.

<< E lo sai qual'è il peggio? Che è tutta colpa tua, ecco qual'è! >> aggiunse lei alzando notevolmente la voce, questa volta lasciando trapelare la rabbia e abbandonando quella insopportabile espressione indecifrabile.

Edward la guardò sbigottito: << Colpa mia? Perchè? >> chiese lui sorpreso e incerto se dover essere arrabbiato o meno.

Winry fece per alzarsi e mettersi seduta, quasi ringhiando quando Edward aveva teso le braccia verso di lei per aiutarla.

<< Tra i tuoi innumerevoli difetti, Edward Elric, non sapevo che fossi anche un bugiardo! >> sbottò lei fissandolo con astio crescente.

Edward la guardo confuso stringendo le labbra per non darle una rispostaccia e costringerla ad agitarsi per rispondere.

<< Che cosa? >> riuscì a credere, oltraggiato e confuso.

Lei parve ignorare la sua domanda: << E sei anche senza scrupoli! Se credi che ti ringrazierò per avermi riportato a casa rischiando di perdere il braccio sappi che ti sbagli di grosso, non farò niente del genere! Non avevi nessun diritto di riportarmi a casa! >> esclamò lei con voce arrabbiata e continuando a fulminarlo con lo sguardo.

 << Che cosa?! Sono tuo fratello maggiore, ne avevo e ne ho tutto il diritto, Winry Elric! >> esclamò lui ormai infervorato.

<< Mio fratello maggiore?! Non voglio avere nessun fratello maggiore se devi essere un fratello maggiore bugiardo! >> ribatté lei continuando ad alzare gradualmente la voce ignorando il grido di protesta della sua gola bruciante.

<< Ancora con questa storia del bugiardo?! Io non ho mai mentito in vita mia!... Forse una volta o due, ma avevo solo otto anni! >> gridò lui trafiggendola a sua volta con lo sguardo.

<< Lo stai facendo di nuovo! Ti ricordi la promessa che mi hai fatto pochi minuti prima che nostra madre morisse?! Eh, te la ricordi?! >> chiese Winry con voce isterica e gli occhi lucidi di lacrime che scorrevano ribelli sulle sue guance.

 

*******************************************

 

<< Ti prego... >> sussurrò Winry con voce chiaramente implorante.

<< Ti prego, non... non lasciarmi anche tu... non farlo.... non farlo mai... >> ripeté la ragazza riprendendo a singhiozzare e stringendosi di più a lui per trarre conforto.

<< Lasciarti? No che non ti lascio.... >> riuscì a rispondere lui, mentre la stringeva a sé con delilcatezza sentendo le sue lacrime bagnargli la maglietta.

 

*******************************************

 

<< ... Certo. >> rispose Edward con voce secca abbassando lo sguardo: avrebbe mai dimenticato uno solo degli avvenimenti di quel maledetto giorno?!

Anche Winry abbassò lo sguardo cercando di restare in quella camera e di non ritornare con la memoria al momento.... quel momento in cui....

Scosse la testa, concentrandosi solo su Edward.

<< Hai infranto la promessa. >> riprese lei, con voce nuovamente stabile nonostante le lacrime.

Lui riportò lo sguardo su di lei, questa volta serio e tormentato allo stesso tempo. Quel caldo color ambra sembrava scrutarla dento l'anima, come a voler capire che cosa stesse dicendo.

<< Non sei venuto da me nemmeno una volta. Neppure una. Me ne stavo in camera mia ad aspettare che venissi a prendermi perchè avevi detto che non mi avresti lasciata. E invece non venivi, mai. Ti limitavi a fermarti vicino alla porta aspettando che io uscissi, o a portarmi il cibo sulla soglia, sperando che lo mangiassi. Quando io avevo bisogno di te, tu non c'eri. >> rivelò lei abbassando la voce ricordando con dolore i momenti durante la notte in cui aveva avuto la sensazione che Edward fosse lì, fuori dalla sua camera, pronto ad entrare. Ma non era mai successo, e quando aveva capito che non sarebbe successo era stato ancora peggio che illudersi e restare nel dubbio e nella speranza.

Edward non riuscì a sostenere il suo sguardo vedendo l'intenso dolore che vi era celato all'interno. Come aveva fatto a non capirlo? Come aveva fatto a non capire che Winry, sua sorella, una delle due persone più importanti della sua vita, aveva bisogno di lui? Perchè si sentiva così inadeguato, come se la sua presenza in quella casa fosse uno sbaglio che si ripeteva di volta in volta ad ogni sua azione?!

Ma prima di scusarsi aveva bisogno di una risposta, un ultima risposta che - forse - avrebbe fatto la differenza.

<< Perchè eri al cimitero, quando ti ho trovata? >> chiese Edward con voce assente ripercorrendo con un brivido il momento in cui aveva creduto di averla persa per sempre, che non avrebbe più potuto rivedere il sorriso, sentire il suo profumo, osservare la scintilla accendersi nei suoi occhi quando capiva che la stava prendendo in giro... Aveva provato quella sofferenza solo quattro giorni prima, e non faceva altro che pregare Dio - se mai fosse veramente esistito - di non fargli più provare quella orribile sensazione. Tuttavia... tuttavia si rese conto che non era stato uguale. I sentimenti che aveva provato erano stati leggermente diversi, forse... addirittura più intensi. Ma forse era solo perchè era accaduto a solo quattro giorni dal definitivo sconvolgimento della sua vita.

Winry interruppe il corso dei suoi pensieri rispondendo alla sua domanda: << Perché era mia madre. Nostra madre. Avevo bisogno di sentirla vicina, per quanto queto sia... possibile ora. >> Edward rabbrividì ripensando a quanto aveva avuto vicino sua madre quel giorno, riprendendo poi ad ascoltare Winry con più attenzione di prima, per non ritornare con la mente a quel terribile momento. << Non ricordo molto... devo essere svenuta quasi subito, in effetti. >> Ammise la ragazza alzando gli occhi come se stesse nuovamente guardando qualcosa di inisibile agli occhi di Edward.

<< Ed... >> Edward capì subito dal tono di voce con il quale Winry lo stava chiamando, che la Tempesta era definitivamente passata.

<< Mh? >> rispose lui osservando il suo viso per capire che cosa avesse in mente.

<< Mi... mi abbracceresti, per favore? >> chiese a bassa voce e con le guance lievemente rosse di imbarazzo.

Edward si irrigidì a quella richiesta, guardando i suoi occhi come per cogliere una nota scherzosa o canzonatoria in quello sguardo. Inevitabilmente sentì il viso andargli in fiamme: Winry stava dicendo sul serio? Gli aveva veramente chiesto di abbracciarla? Insomma.... non era mica una cosa che si faceva così, a comando!

Tuttavia non poté impedirsi di allungarsi sul letto fino a mettersi a carponi e arrivare fino a lei. Inginocchiandosi alzò le braccia verso di lei gemendo di dolore a quel movimento scomodo per la spalla. A Winry non sfuggì.

<< Scusa, non avrei dovuto chiederti di... ! >> ma non riuscì a finire la frase perché le braccia di Edward la circondarono, facendole posare la fronte sulla propria spalla - quella sana - e zittendola, all'improvviso.

Winry fece leva sulle proprie braccia per alzarsi e posò la propria guancia su quella bollente di Edward, lanciando un sospiro esasperato.

<< Come immaginavo. >> disse, senza però staccare la guancia da quella del ragazzo. Edward si irriggidì, chiedendo colto alla sprovvista: << Come immaginavi 'cosa'? >>

<< Hai la febbre, Ed. >> rispose pacata Winry, sospirando ancora una volta.

Che cosa? Aveva la febbre? Era per quello che il cuore gli batteva forte e lì, con Winry tra le braccia, si sentiva per la prima volta in quei giorni felice, sereno... completo? Era per quello che desiderava che Winry non si staccasse bruscamente da quell'abbraccio o allontanasse il viso dal suo?

Winry si sporse ancora più in alto, lasciando la guancia di Edward e posando le labbra tiepide contro la fronte decisamente calda di lui.

Sì, Edward ne era convinto. Se sarebbe morto in quell'istante di sicuro non se ne sarebbe accorto. O forse lo era già, visto che non riusciva a immaginare un paradiso migliore.

<< Sì, tu hai decisamente la febbre. >> ripeté Winry divertita, mentre allontanandosi lentamente da lui osservava la sua espressione apparentemente rapita, con gli occhi lucidi e le guance lievemente arrossate... sembrava proprio un bambino piccolo. Sorrise, immaginando la reazione che avrebbe avuto se gli avesse detto quello che aveva appena pensato. Lui parve offeso da quel sorriso e si immusonì mentre Winry iniziava a ridere cogliendo sempre più similitudini tra l'espressione di Edward e quella di un bambino di sei anni che ha appena ricevuto uno schiaffo.

<< Ma che ci sarà di tanto divertente? >> borbottò Edward contrariato.

Winry cercò di trattenersi per non offenderlo ulteriormente ma più si sforzava più le veniva da ridere. Era un circolo vizioso, insomma.

Davanti a quelle risate dopo l'incidente di quella mattina Edward non era più certo di aver veramente visto sua madre - se aveva la febbre poteva anche essersi trattata solo di un allucinazione, anche se una parte di lui continuava a ripetersi che non lo era perchè grazie a lei aveva trovato Winry - ma se c'era una cosa di cui era certo, era quella di essersi innamorato di Winry Elric, niente meno che la ragazza che proprio in quel momento se la stava ridendo alla grande.

 

 

************************************* My Space^^ aki13: Grazie per il commento^^ Sono felice che la storia ti piaccia^^ Questo capitolo è stato un po’ contorto, vero

aki13: Grazie per il commento^^ Sono felice che la storia ti piaccia^^ Questo capitolo è stato un po’ contorto, vero? XD Spero di leggere un altro tuo commento^^

 

Talpina Pensierosa: T^T  Si, dispiace anche a me per loro T^T E in questo capitolo poi, poverinissimi! La mia mente malata li mette sempre nell’occhio del co… ehm, ciclone °///° Fammi sapere cosa ne pensi, ok?Alla prossima XD

 

WinryRockbelltheQueen: Ho traumatizzato la metà di quelli che mi seguono O.O E con questo capitolo hai avuto la prova che non sono molto sana di mente, vero? Scriverlo è stato un sacrificio enorme! Volevo che accadesse qualcosa di sconvolgente e così… mi sono lasciata prendere la mano dalla tastiera O.O XD Dai, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^ Ora però viene il momento imbarazzante… quando ho postato quel capitolo, come ho già detto, ero ancora alle prime armi nel mondo di FullMetal, e così ho pensato che Edward riuscisse a trasmutare senza Cerchio Alchemico per una sua personale e pura dote innata… patetico, vero? XD Purtroppo quando poi ho capito che non era affatto così mi sono completamente dimenticata di modificare il capitolo XD Sì, lo so… sono proprio senza speranze! Ah, e riguardo a BBI… T^T Ma Winry non compare proprio?! Buhahahahahaha! *si asciuga le lacrime* Comunque no, il sequel non riguarderà BBI… All’inizio pensavo di farlo partire dalla fine dell’anime, ma poi mi sono accorta che come finale non era proprio un granché, così ho cambiato totalmente prospettiva… Eh eh, niente spoiler però^^ In compenso in questo periodo sto già scrivendo una nuova EdWin a più capitoli, molto… ROSSA! Beh… devo ancora trovare il coraggio di postare il primo capitolo… Vabbeh, dai, ora ti lascio, ti starò senz’altro annoiando a morte… Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^

 

 

Infine ringrazio tutti quelli che hanno messo la ff nei preferiti, vale a dire:

 

1 - arx
2 - GiulyWNejixTen
3 - Goddes of Water
4 - gryffindor_ery
5 - inufan4ever
6 - linkarella
7 - noemi_878993
8 - Suzuna
9 - tak10
10 - Talpina Pensierosa
11 - WinryRockbelltheQueen

 

Grazie di cuore, ragazzi^^ E ricordatevi che più commenti ricevo, prima aggiorno! Per questo ci ho messo un casino di tempo per aggiornare… a dire la verità avrei potuto farlo tranquillamente la settimana scorsa, ma ho preferito aspettare e vedere se qualcun altro avrebbe commentato^^ Ah, la frase di inizio capitolo appartiene al telefilm  Veronica Mars, non è perfetta  per questo capitolo???

 

 

Alla prossima

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Capitolo 5
*** Carpe Diem - I Parte ***


Carpe Diem

Carpe Diem

I Parte

 

E' arrivato il momento di scegliere tra quel che è giusto e quel che è facile.

 

 

Edward osservò suo fratello Alphonse posare il mazzo di Gigli davanti alla lapide bianca di Trisha Elric e chiudere gli occhi.

Nonostante avesse chiarito che l'incidente di due giorni prima - quando aveva visto sua madre indicargli chiaramente il luogo in cui Winry si trovava - era stato solo un frutto della sua immaginazione aveva comunque ringraziato sua madre per essere intervenuta ed averlo aiutato a ritrovare Winry.

Un sorriso nacque involontariamente sul suo volto ripensando a Winry: fortunatamente il giorno dopo aver ripreso conoscenza si era alzata in piedi e si era rimboccata le maniche iniziando a pulire e lavare casa dando un notevolissimo aiuto a Edward, visto che con le faccende di casa aveva ben poca confidenza.

La spalla di Edward migliorava molto velocemente, e la ferita iniziava già a rimarginarsi internamente nonostante i punti gli dessero ancora un po'  fastidio.

Il suo sguardo si incupì all'improvviso.

Certo, le cose in casa avevano preso una nuova piega da quando Winry si era 'risvegliata' e tutto stava andando per il meglio, però...

Non riusciva a non pensare che se sua madre fosse stata ancora lì con loro tutto quello che era accaduto in quella settimana non sarebbe mai successo.

Winry non sarebbe mai scappata di casa senza dire niente a nessuno, non avrebbe mai digiunato e non sarebbe mai svenuta da sola in quel cimitero.

La paura si reimpossessava di lui ogni volta che pensava a cosa sarebbe successo se non l'avesse trovata o se non fosse riuscito a tornare a casa in tempo - nonostante sapesse che Winry si era trovata in pericolo di vita almeno quanto lui - .

E ovviamente Alphonse non si sarebbe mai allontanato così tanto da lui, al punto da non rivolgergli mai la parola se non per non offenderlo.

Naturalmente - e con molto disappunto di Edward - da quando Winry era tornata in piedi Alphonse aveva recuperato il suo buon umore e il suo solito carattere riprendendo, anche se lentamente, a parlargli con naturalezza.

In soli quattro giorni avevano rischiato di mandare all'aria La promessa, l'ultima volontà di Trisha Elric: che i suoi figli non permettessero a niente e nessuno di dividerli.

Tecnicamente niente e nessuno si era intromesso nella famiglia e gli aveva divisi: avevano letteralmente fatto tutto da soli tenendo da parte i propri problemi ed andando avanti con assurdi silenzi. Teoricamente era stata proprio la morte della loro madre a separarli.

Anche se le cose in quegli ultimi due giorni si erano più o meno sistemate, non poteva fare a meno di pensare che se sua madre fosse stata ancora viva nessuna di quelle cose sarebbe successo. Era per quello che la notte prima aveva preso una decisione, ritornando per la prima volta da molti mesi nello studio di suo padre a sfogliare vecchi libri riguardanti l'Alchimia.

<< Al, ho deciso di riportare in vita la mamma. >> affermò Edward all'improvviso.

Alphonse sobbalzò al sentire quelle parole ed alzò lo sguardo verso il fratello, con aria preoccupata: << Perché? >> mormorò Al mentre un brivido sinistro gli correva su per la schiena.

Lo sguardo di Edward s'indurì mentre tornava a scrutare la scritta 'Trisha Elric' incisa nella pietra.

<< A te non manca, Al? Le cose tornerebbero come prima se la mamma fosse di nuovo qui... tutto tornerebbe normale.... >> la voce di Edward andava mano a mano diminuendo, come se pensasse che con tutte le spiegazioni Alphonse non avrebbe comunque capito quello che voleva dire.

<< Ma... è proibito... sui libri di papà... ! >> tentò inutilmente di obbiettare Alphonse, mentre Edward gli sorrideva comprensivo.

<< La verità è un altra. Sai anche tu che la gente tende ad aver paura di quello che non conosce. E' solo che nessuno c'è mai riuscito e quindi hanno detto che è una pratica proibita. Ma noi ci riusciremo. >> Le parole di Edward suonavano come una promessa eppure...

<< E Winry? >> chiese Alphonse automaticamente, con lo stesso tono con cui si ammette una cosa ovvia.

Edward sobbalzò silenziosamente e Alphonse non se ne accorse.

Winry...

Era anche per lei che rivoleva indietro la mamma. Perchè si era accorto che lui non bastava per tenere unita la famiglia, che tutto, proprio tutto gli era sfuggito di mano.     E non era del tutto sicuro che Winry sapesse come affrontare il tutto. Come un conto alla rovescia, Edward lo sapeva: presto Alphonse si sarebbe dichiarato a Winry. Era solo una questione di tempo, ormai. Inoltre se il signor Elric non sarebbe tornato a casa loro sarebbero finiti in custodia a un altro parente in quanto minorenni, o in assenza di esso sarebbero stato spediti in un orfanotrofio. E Dio solo a quel punto - sempre ammesso che esisteva - sapeva che cosa sarebbe accaduto agli Elric...

<< Sarà contenta quando vedrà che abbiamo riportato in vita la mamma, no? E ci ringrazierà. >> Se da un lato Edward si aspettasse che Alphonse replicasse, dall'altro sapeva che non l'avrebbe fatto perchè in un modo o nell'altro aveva sempre accettato le scelte del fratello maggiore.

 

Winry asciugò l'ultimo piatto e lo ripose nello scaffale con tutti gli altri piatti, puliti e brillanti.

Dette uno sguardo veloce alla cucina e sospirò di sollievo: aveva finito, finalmente. Edward e Alphonse sarebbero tornati a casa da un momento all'altro e avrebbero avuto fame, vista l'ora. Sorrise compiaciuta: quel giorno spettava a Edward cucinare... Si sarebbe divertita un mondo a prenderlo in giro assieme ad Al. Già riusciva ad immaginarselo: il grembiule rosa, la cuffietta gialla a coprirgli i capelli, lo sguardo completamente perso alla 'ma-chi-me-lo-ha-fatto-fare?!'.... era uno spettacolo che non avrebbe perso per nulla al mondo. Il suo sorriso si trasformò poi in una smorfia di disappunto nel ricordare il motivo per cui era dovuta restare a casa.

 

<< Cosa? Non se ne parla nemmeno, Win, sei ancora convalescente, devi restare qui! >> aveva chiarito Alphonse fin da subito, con una risolutezza a lui solitamente sconosciuta.

<< Ma... Ed, ti prego, aiutami! >> aveva detto allora lei, tendendo le braccia a Edward in un segno volutamente infantile come se fosse sicura che Alphonse stesse solo scherzando.

A quel punto Edward aveva posato gli occhi nei suoi e in quello stesso istante aveva capito che non avrebbe ricevuto alcun aiuto da lui.

<< Al ha ragione. E' troppo pericolo per la tua salute, seguirci. La prossima settimana verrai con noi, ma adesso è ancora troppo presto. >> aveva detto lui con tono che non ammetteva repliche, che aveva ricordato a Winry in modo alquanto sinistro il modo in cui parlava la loro madre quando proibiva loro di prendere un biscotto prima di cena.

E Winry non aveva replicato, evitando di ricordare ad Alphonse che anche Edward era convalescente e che lui era addirittura più in pericolo di lei: cosa avrebbero fatto se i punti si fossero tolti? Ma lo sguardo di Edward l'aveva zittita, intrappolandola in una prigione di specchi.

 

Già... se ripensava allo sguardo che Edward le aveva rivolto quella mattina...

Di solito era Alphonse a guardarla così, anche se con minor intensità. Era uno sguardo protettivo, preoccupato e tormentato di chi si tiene per sé qualcosa di troppo grosso per essere sopportato da una sola persona. Ed era stato molto più dolce nei suoi confronti, quella mattina.

Per cominciare l'aveva svegliata lui facendole portare da Alphonse la colazione in camera senza lamentarsi del fatto di essere l'unico in quella casa a non avere il permesso  di entrare in quella stanza, poi si era offerto di cucinare per tutti e tre non appena fossero tornati a casa e in più le aveva chiesto una decina di volte come stava, se le girava la testa o si sentiva stanca e altre cose del genere...

Se non avesse vissuto tutto questo in prima persona avrebbe dato del pazzo a chi gliel'avesse raccontato: Edward che esprime i propri sentimenti? E' contro natura!, avrebbe detto all'individuo che aveva raccontato quei fatti incredibili.

E inoltre... non si era mai accorta di quanto fosse penetrante lo sguardo di Edward.

Quella mattina le era sembrato diverso dal solito, oltre che misteriosamente più gentile e generoso. E i suoi occhi... l'avevano praticamente seguita per tutto il giorno con una strana luce e indecisione nello sguardo. Ma i suoi incredibili occhi color dell'ambra l'avevano stupita più di tutto quel giorno. Non si era mai accorta di quanto fossero incredibilmente caldi e profondi, di un colore unico....

Ripensando al suo sguardo insistente quella mattina non poté fare a meno di arrossire, dandosi della sciocca per dei pensieri così stupidi.

Un capogiro la colse impreparata e dovette prendere un bel respiro e chiudere gli occhi per evitare di ritrovarsi svenuta un altra volta, come quando Edward l'aveva trovata al cimitero. Per quanto la cosa le desse fastidio, dovette ammettere che sia Edward che Alphonse avevano avuto ragione: dopotutto era ancora convalescente.

E di certo non se la sarebbero presa se si fosse fatta un pisolino, prima di mangiare.

 

Mentre tornavano a casa Alphonse era inquieto, come se si aspettasse che da un momento all'altro la terra si sarebbe aperta sotto i suoi piedi e l'avrebbe risucchiato. Stavano per fare qualcosa di proibito. Ma qualcosa di grosso, non una cosa banale tipo rubare un paio di biscotti dalla dispensa prima di cena senza farsi vedere dalla loro madre. No, qualcosa di proibito nel vero senso della parola.

Ma avrebbero riavuto indietro la mamma. Era questo, forse, che lo spingeva a mettere un piede davanti all'altro, diretto a casa.

La consapevolezza che presto, come aveva detto Edward, sarebbe tornato tutto normale. Avrebbero riavuto indietro la mamma e come per magia le paure e le sofferenze patite in quegli ultimi giorni sarebbero state spazzate via, come se non fossero mai realmente esistite.

Però...

Strinse i pugni in automatico e il cuore iniziò a martellargli nel petto: era giusto così? Era giusto ricominciare tutto da capo, come se non fosse successo proprio niente?

Sua madre gli aveva insegnato ad imparare dai suoi errori. Quando aveva parlato ad Edward dei suoi sentimenti per Winry aveva deciso di continuare muto, in silenzio, ad ammirarla e vegliare su di lei da lontano.

Poi sua madre era morta, e Winry aveva rischiato di seguirla solo pochi giorni dopo.

Aveva rischiato di perdere Winry, la sua Winry, e questo gli aveva aperto gli occhi, in qualche modo. Si era accorto di quanto fosse precaria e instabile la vita umana, di quanto poco ci sarebbe voluto per spegnere per sempre quella di Winry...

L'essere umano cresce lentamente, estremamente lentamente; diventa più grande, impara dai suoi errori, fa esperimenti e ne trae le sue deduzioni personali, nasce con un carattere suo, per predisposizione genetica... lascia una scia dietro di sé, che dice a tutti 'Io sono passato di qui, c'ero.'... e nonostante tutto, bastano pochi secondi, per buttare all'aria il lavoro di tutta una vita...

Bisognava cogliere l'attimo, non lasciarsi sfuggire nessuna occasione per non doverla poi rimpiangere per tutta la vita...

Aveva avuto tante occasioni per dichiarare a Winry i sentimenti che nutriva per lei, ma non l'aveva mai fatto...

E quel giorno, quel maledettissimo giorno in cui aveva pensato che l'avrebbe persa per sempre... quel giorno...

Aveva rivisto tutto, tutti i particolari della sua vita: sua padre, una figura che trasudava fiducia da tutti i pori anche se non lo ricordava chiaramente, sua madre, dolce e affettuosa era stata la donna più speciale dell'universo, Edward, fratello maggiore testardo che lo spingeva a dare il meglio di sé entrando in competizione con lui per ogni piccola sciocchezza e Winry, la ragazza che amava, l'unica in grado di calmarlo con il solo sguardo, di rassenerarlo con un solo sorriso, di farlo fremere con un solo tocco...

Il solo pensiero di non rivederla più era stato straziante, quel giorno...

E si era detto che mai sarebbe arrivato ad una veneranda età, vecchio decrepito, per poi rimpiangere le occasioni perdute che aveva avuto in gioventù...

Non era quel tipo di persona e non lo sarebbe mai stato. Mai.

E così quella mattina Alphonse prese la sua decisione: avrebbe detto a Winry che la amava.

Edward camminava al suo fianco, nella mente ripeteva a memoria le parole scritte da suo padre con calligrafia elegante sui libri dove la sua mano si era mossa tanti anni prima...

Quando ormai vicini a casa il suo stomaco brontolò si dette dello stupido: come diavolo gli era venuto in mente di proporsi per cucinare il pranzo, quel giorno? Quasi riusciva a sentire le battute e le risate di Winry ed Alphonse, alle sue spalle....

D'un tratto arrestò il passo, mentre una terribile sensazione di deja-vù si faceva spazio prepotentemente in lui. Lanciò uno sguardo preoccupato ad Alphonse e scoprì che anche lui aveva avuto la sua stessa sensazione, e stava guardando casa loro con sguardo incerto, come se stesse ancora cercando di capire che cosa gli suonava sinistramente familiare in quell'immagine.

La porta di casa era socchiusa.

Prima che Edward potesse agire Alphonse aprì la porta di casa e si precipitò all'interno, gridando: << Winry?! >>

Se si fossero trovati in un altra situazione avrebbe fatto i complimenti al fratello per la prontezza dei riflessi, ma in quel momento si ritrovò ancora una volta incapace di proferir parola. Entrò in casa subito dopo Alphonse, lanciando uno sguardo veloce alla cucina e gemendo di dolore per uno scatto troppo veloce che gli aveva provocato una fitta alla spalla. Salirono le scale per il piano di sopra e si diressero subito verso la stanza della ragazza, temendo per quello che avrebbero potuto - non - trovarci.

Ma invece...

Alphonse si arrestò immediatamente rimanendo sulla soglia mentre Edward si azzardava ad entrare: Winry era stesa sul letto, il capo sul cuscino e le mani congiunte davanti al viso. Sembrava una bambina.

Edward e Alphonse tirarono un silenzioso sospiro di sollievo. Beh... non troppo - o abbastanza - silenzioso, in effetti.

Winry aprì gli occhi azzurro cielo lentamente, battendo più volte le palpebre per abituarsi alla luce.

Quando i suoi occhi individuarono Edward il ragazzo si irrigidì, ricordandosi improvvisamente di trovarsi in un luogo che per lui doveva essere completamente off-limits.

Winry inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo su Alphonse, sulla soglia della porta.

Parlo lentamente e con voce misurata, che la rendeva ancora più minacciosa: << Alphonse, che cosa ci fa Edward in camera mia? >> chiese fissando Edward come se si aspettasse di vederlo sparire da un momento all'altro.

Alphonse ed Edward deglutirono in sincronia: Winry li aveva chiamati con i loro nomi completi. Brutto, bruttissimo segno.

 

Quando Winry scese al piano di sotto, un quarto d'ora dopo, trovò Edward seduto in cucina che ancora si teneva in testa quel maledettissimo impacco ghiacciato.

Nonappena lui si accorse della sua presenza la fulminò con lo sguardo e si voltò dall'altra parte con aria offesa.

<< Ancora con il ghiaccio? Ed, non ti facevo così delicato. >> disse Winry alzando il capo con orgoglio e parlando con voce altezzosa.

Alphonse, dietro ai fornelli, sospirò: stava per iniziare l'ennesima litigata.

<< Chiudi il becco, tu! Vorrei proprio vedere che faccia avresti adesso se fossi stato io a tirarti una chiave inglese - una chiave inglese! - in testa! >> sibilò Edward evitando ancora di incontrare il suo sguardo.

Winry abbozzò un sorriso: << Sai che se fossi stato pochi centimetri più alto ti avrei rotto il naso? >> replicò Winry innocentemente, battendo le palpebre come un cerbiatto quando Edward spostò lo sguardo su di lei.

Edward arrossì e rischiò di cadere dalla sedia, imprecando a mezza voce e voltandosi definitivamente, dando le spalle alla ragazza che adesso lo fissava confusa.

Alphonse alzò le spalle quando Winry lo guardò interrogativa e tornò a concentrarsi sulle pentole e i fornelli, seguendo passo per passo quello che il libro di ricette diceva di fare. Winry scosse la testa intenerita dallo sguardo spaesato del fratellino e sorridendo si avvicinò a lui: << Lascia stare, Al, faccio io. E Edward - disse, scandendo bene il nome fino ad attirare l'attenzione del 'proprietario' - farà il mio e il tuo turno oltre al suo, nei prossimi tre giorni! >>

Edward lanciò uno sguardo incredulo ad Alphonse e inarcò le sopracciglia sempre più arrabbiato.

 

Tre ore dopo in casa Elric regnava una pace a dir poco surrale. Era a questo che stava pensando Edward quando Winry propose a sorpresa di andare a fare una 'gita' al fiume di Resembool. Alphonse accolse la proposta con eccessivo entusiasmo per fare ammenda al fatto di averle proibito di seguirli quella mattina e per coprire il cipiglio di disappunto che aveva assunto il fratello maggiore.

Winry gli fece la linguaccia e corse su per le scale a cambiarsi, lasciando ad Edward il compito di preparare il cestino da pic-nic.

<< Io non volevo neanche venirci! >> si lamentò Edward quando avvolse in un fazzoletto il panino pronto e lo mise nel cestino chiudendolo definitivamente.

<< E poi non ho ancora capito perchè tocca proprio a me portare le chiavi di casa e il cestino! >> si impuntò con voce arrabbiata Edward, guadagnandosi un occhiata confusa da parte di Alphonse: << Devi portarli tu perchè Winry si è arrabbiata, visto che hai trovato il modo di non cucinare e sei entrato in camera sua senza permesso. >> gli ricordò il ragazzino con uno sguardo eloquente.

Edward strinse i pugni e lo fulminò con lo sguardo: << Guarda che lo sapevo, accidenti! Era solo un modo di dire! >> borbottò il maggiore con aria ancora più stizzita.

<< Ragazzi, sono pronta! Possiamo andare! >> annunciò Winry allegra, facendo la sua comparsa in cucina.

Per poco a Edward non andò di traverso la saliva, vedendosi comparire Winry davanti vestita in quella maniera: indossava una magliettina leggera, bianca, che le lasciava scoperto l'ombellico, abbinata a una minigonna sempre bianca ma con i bordi rosa in pizzo. I capelli erano sciolti e anche da quella distanza Edward riusciva a sentire quell'inconfondibile fragranza di Giglio. Era bellissima.

<< Sei bellissima, Winry. >> le disse Alphonse, dando vita ai pensieri di Edward. Winry sorrise dolcemente ad Alphonse e cercò Edward con lo sguardo.

Lui abbassò gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo così dolce di lei.

<< Dai, andiamo. >> mugugnò Edward voltandosi per allontanare da quel profumo inebriante di Giglio che gli offuscava la mente impedendogli di ragionare lucidamente.

Alphonse annuì senza staccare gli occhi da Winry e non fece un passo finchè lei non lo ebbe raggiunto, accostandolesi come se si aspettasse di vederla cadere da un momento all'altro.

Durante il cammino gli unici a parlare erano Alphonse e Winry, mentre Edward si teneva più distante da loro, osservandoli camminare a pochi passi da lui.

Strinse i pugni pensando che chiunque avesse visto Alphonse e Winry passeggiare per le strade del villaggio li avrebbe tranquillamente scambiati per una coppia.

Sentiva che doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di allontanarli l'uno dall'altra, ma non interveniva.

I motivi che aveva per intervenire erano stati inevitabilmente macchiati dai sentimenti che aveva appena scoperto di provare per Winry.

Prima voleva che Alphonse le stesse lontano perchè non voleva correre il rischio che dividesse la famiglia, rivelando a Winry quello che provava; adesso invece desiderava allontanarli perchè non voleva che Winry stesse vicina a qualunque altro ragazzo che non fosse lui.

... Era diventato egoista, come solo qualche giorno prima aveva rinfacciato ad Alphonse.

Sì, dannazione, era egoista!

Voleva Winry, e la voleva solo per sé, senza doverla dividere con nessun altro.

 

 << Lo so, dannazione! Lo so benissimo! So che sto rovinando tutto! Ma... non posso farci niente! Non riesco a ignorare i miei sentimenti! E quando capiterà anche a te ti sentirai allo stesso modo. >>

 

Le parole che suo fratello gli aveva detto solo pochi giorni prima gli sembavano un rimbombo confuso e lontano. E se ripensava alla risposta che aveva dato lui gli veniva da ridere.

 

<< No, non mi sentirò allo stesso modo. Perchè quando succederà a me - e SE succederà - mia sorella non c'entrerà assolutamente niente. Quindi non avrò la sensazione di rovinare la mia famiglia per il mio puro egoismo. >>

 

Già... se non fosse stata una situazione così pateticamente disperata - e se fosse stato molto, molto sbronzo - probabilmente si sarebbe messo a ridere. Almeno adesso capiva quali sentimenti muovevano e avevano mosso Alphonse ogni volta che si dimostrava molto aperto nei confronti di Winry.

E in un certo senso li aveva anche accettati, visto che adesso si trovava nella sua stessa situazione. Anche lui non riusciva più a restare indifferente a Winry, alla sua vicinanza... persino sentire il suo odore scatenava in lui nuove reazioni. E vederla in quel momento parlare con Alphonse, un ragazzo che era innamorato di lei, lo faceva sentire strano. Geloso.

Da un punto di vista avrebbe voluto sfondargli la faccia visto che si stava approfittando dell'ingenuità di Winry per stargli più vicino di quanto lei permettesse a qualsiasi altro ragazzo, dall'altro non l'avrebbe mai fatto perchè sapeva la fatica che faceva nel resistere ai suoi sentimenti, nel fare finta che tutto andasse bene, che non fosse successo niente e ingoiare, ingoiare ogni qual volta che lei lo trattava in modo diverso da come avrebbe voluto, ogni volta che lo trattava da fratello....

Era qualcosa di irraggiungibile dove Edward non voleva neppure arrivare. In un modo o nell'altro qualcuno ne avrebbe sofferto e questo Edward non l'avrebbe permesso.

A costo di tenersi per sé i suoi sentimenti fin dentro la tomba.

Puntò lo sguardo verso il sole ormai prossimo al tramonto e sospirò: domani a quell'ora avrebbero riavuto indietro la loro vita. E tutto sarebbe tornato normale.

O quanto meno era quello che sperava.

Preso dai suoi pensieri si accorse che erano arrivati al fiume solo quando vide Winry correre giù per la collina con una spensieratezza che in quel momento avrebbe fatto di tutto per possedere. Al suo fianco Alphonse la guardava preoccupato, chiedendosi se tutta quella allegria avrebbe determinato una ricaduta nel suo stato di salute.

<< Dai, Al, lasciamola divertire. Da tre giorni è chiusa a casa, sai com'è Winry.... non può stare per troppo tempo ferma nello stesso posto, altrimenti si stressa e poi se la prende con noi. >> gli disse Edward cercando di tranquillizzarlo mentre con lo sguardo seguiva la figura della ragazza che si muoveva da una parte all'altra della collinetta, felice finalmente di essersi allontanata da quella che in quei giorni era diventata la sua prigionia forzata. La vide avvicinarsi all'unico albero presente sulla collinetta e accostarvi la schiena, sedendosi tra l'erba.

Alphonse ed Edward raggiunsero finalmente Winry, l'uno sedendosi accanto a lei e l'altro avvicinandosi alla superfice del fiume come era abituato a fare fin da bambino.

Winry seguì Edward con lo sguardo fino alla riva del fiume e sospirò sconfortata, mentre Alphonse la guardava incuriosito.

Sentendosi addosso lo sguardo del fratello minore lei sorrise: << Non l'hai notato, Al? Ed ha dimenticato a casa il cestino da pic-nic. >> spiegò Winry con un sospiro triste. Alphonse guardò sorpreso in direzione del fratello: non si era accorto che avesse lasciato a casa il cestino, preso com'era ad osservare Winry. E se riusciva a decifrare lo sguardo di Edward capiva che la stessa cosa era successa a lui che - figurarsi - non se ne era neanche accorto.

<< Temo che dovremo tornare a casa prima, allora. >> rispose Alphonse fingendosi furbescamente triste: la verità era che era felice di tornare a casa prima che facesse buio, un po' per la salute di Winry e un po' per essere sicuro che...

Il suo volto si incupì tutt'un tratto, mentre la voglia di tornare a casa presto quel giorno scompariva del tutto.

Se ne era quasi dimenticato: quel giorno avrebbero tentato la Trasmutazione Umana. Osservò Winry: aveva portato le ginocchia al petto e vi aveva posato sopra la testa chiudendo gli occhi e canticchiando una canzoncina orecchiabile a bassa voce.

La gola gli si seccò all'improvviso: quella non era una canzoncina qualunque. No, quella era la Ninna Nanna che cantava loro la mamma prima che andassero a dormire, quando avevano sei e sette anni. Si era quasi dimenticato di quella dolce melodia che era solito ascoltare prima di addormentarsi...

Winry aveva sette anni, era normale che avesse ricordi più nitidi di quel periodo. Lui invece ricordava poco e niente di quando aveva sei anni, mentre la sua mente aveva registrato fino allo svenimento quello che gli era successo dagli otto anni in su. Era quello il periodo che ricordava più facilmente e con un sorriso.

Anche a Winry doveva mancare molto la loro madre... come mancava sia a lui che a Edward.

Eppure il fatto che presto l'avrebbero riportata in vita, che presto l'avrebbero riabbracciata e avrebbero rivisto il suo sorriso aveva qualcosa di sinistro e raccapricciante, come una corda di violino che si rompe sulla nota cruciale di un brano...

Edward si avvicinò a loro proprio in quel momento, una mano a grattarsi i capelli e sul viso l'espressione imbarazzata di chi è appena stato scoperto con le mani sporche di marmellata.

Sembrava indeciso, e dalla sua espressione Winry capì subito che cosa stava per dire.

<< ... Temo.... temo di aver dimenticato il cestino da pic-nic a casa... non fa niente, vero... ? >> chiese Edward temendo una possibile reazione di Winry, dopo aver controllato che la ragazza non avesse a portata di mano la sua nuova chiave inglese.

Alphonse sospirò posando la testa contro la corteccia dell'albero: << Non preoccuparti, Fratellone. Tanto è già tardi e non avremmo fatto in tempo ad usarlo. >> disse lui sebbene sapesse che Winry sarebbe stata più che capace di trovare il tempo per farlo.

Lui sembrò tirare un sospiro di sollievo e si rilassò, lanciando uno sguardo indeciso ai due e allontanandosi nuovamente, stendendosi tra l'erba a pochi metri da loro.

Alphonse seguì i suoi movimenti fino a spostare nuovamente lo sguardo su Winry. Si trovava nella stessa posizione di poco prima, con gli occhi chiusi e il volto rivolto verso di lui, continuando a cantare quella Ninna Nanna.

Era il momento perfetto: Edward sembrava essersi appisolato, erano da soli e... sì, ed era stanco di rimandare.

Sospirò profondamente raccogliendo tutto il coraggio di cui era capace e iniziando: << Winry.... >> Cattiva idea, la sua voce sembrava un debole sussurro insicuro e per un attimo pregò che Winry non l'avesse sentito.

Ma come al solito i sensi della ragazza non vennero meno, infatti si voltò verso di lui posando il capo all'indietro, sulla corteccia dell'albero.

<< Sì? >> lo incitò lei, incuriosita dal rossore che aveva invaso le guance di Alphonse.

<< Io... Beh, volevo... Vorrei... >> Alphonse prese fiato e chiuse gli occhi: << Io ti amo, Winry. >>

Winry sembrò sorpresa, ma poi sorrise circondando le spalle di Alphonse con il braccio, come tante volte aveva fatto da bambina.

<< Anch'io ti amo, Alphonse. Così come amo Ed, come amavo la mamma... Siete la mia famiglia e io vi amo più di ogni altra cosa al mondo. >> Winry posò la testa sulla spalla di Alphonse, aspettando una sua risposta.

Alphonse la guardò con un misto di delusione e tristezza mentre sentiva il suo cuore iniziare a battere forte, come se si stesse sbriciolando.

<< Ma io... intendevo sul serio... >> disse incerto, pensando che lei avesse capito male.

Winry alzò lo sguardo verso di lui, liberandolo dal suo abbraccio e incatenando gli occhi ai suoi.

<< Al... - gli accarezzò una guancia con il dorso della mano, vedendolo chiudere gli occhi e sospirare - guarda dentro di te, e cerca di paragonare l'amore che provi per me a quello che provi per la mamma. >> gli stava parlando con dolcezza ma la sua voce appariva sicura.

Alphonse si limitò ad ubbidire, nonostante non avesse ancora capito dove volesse andare a parare Winry.

<< Allora? >> chiese Winry al ragazzo ancora con gli occhi chiusi, ritrovandosi inevitabilmente sulle spine.

<< E'... simile, ma... >> Stava per dire ' Ma non uguale ', quando Winry lo zittì con lo sguardo.

<< Sai, in fondo è colpa mia... mi comporto in modo diverso con te, me ne rendo conto... ma non posso farci nulla! Non riesco a trattarti normalmente, Al, perchè io ti voglio bene, molto bene! >> Sembrava triste mentre pronunciava quelle parole, come se si giudicasse responsabile dei sentimenti che Alphonse nutriva per lei.

Quindi... era così? Winry non lo ricambiava... però... perchè si sentiva così? La ragazza che amava gli stava dicendo di non corrisponderlo, eppure... non si sentiva particolarmente male... Cioè, sì, aveva avuto una brutta sensazione, ma era durata poco. Adesso si sentiva solo sereno, come se fosse contento di essersi tolto quel peso dal cuore... Possibile che il suo amore per Winry, quel sentimento che lo aveva accompagnato da  anni, fosse così superficiale?

No, si rese conto lui, non era un amore superficiale. Solo... non era amore. Amava Winry, sì, ma la amava allo stesso modo in cui aveva amato sua madre... Nello stesso modo in cui si amava una sorella... magari in modo un po' più protettivo, ma nulla di più del semplice amore fraterno...

<< Non dire così, Win... non è colpa tua! Adesso che ho capito non devi senirti in colpa! Anzi, dovresti sentirti sollevata! Ed stava per impazzire... >> si rese conto troppo tardi di aver messo in mezzo anche il fratello, solo quando Winry gli lanciò un occhiata interrogativa: << Che cosa c'entra Edward? >> chiese infatti, curiosa.

E adesso? << Beh... Diciamo che Ed sapeva che io... credevo di amarti e... gli ho fatto passare molte notti insonni! >> Detto così, si rese conto Alphonse, sembrava quasi una barzellette in confronto alle vere pene che Edward doveva aver sofferto.

Winry sospirò lanciando un occhiataccia in direzione di Edward, che ancora steso nell'erba sembrava placidamente addormentato.

<< Sempre a pensare di salvare il mondo! Il giorno in cui capirà di essere un essere umano vorrò proprio vedere che faccia farà! Anzi, spero proprio di esserci! >> esclamò inviperita sotto lo sguardo divertito di Alphonse.

<< Dai, non dire così, Ed vuole solo il tuo bene... il nostro bene. >> Disse lui cercando di far riguadagnare punti al fratello.

<< Sì, lo so... ma a volte si fa prender un po' la mano... un po' troppo in effetti... >> commentò continuando a squadrarlo sebbene un sorriso fosse comparso sul suo volto.

 

Edward dovette stringere i pugni fino a far entrare le unghie nella carne, per non rispondere per le rime a quei due che se la stavano ridendo alla grande alle sue spalle.

Tuttavia... non poté far altro che sentirsi sollevato dalle cose appena origliate.

E così Alphonse aveva dichiarato i suoi sentimenti a Winry...

Ricordò con un groppo in gola a quei pochissimi minuti in cui aveva temuto - non potendo aprire gli occhi per non rischiare di essere scoperto - che Winry ricambiasse i sentimenti di Alphonse.

Aveva sentito quella frase: << Anch'io ti amo, Alphonse. >>

Erano bastate quattro parole per far si che il suo cuore smettesse di battere per poi ricominciare tutt'un tratto ad una velocità tutt'altro che normale.

E si sentiva uno stupido se ripensando a quello che era venuto dopo quella frase un sorriso enorme gli si apriva sul volto, mentre tutto intorno a lui scompariva lasciando il posto ad una felicità mai sperimentata.

<< Così come amo Ed, [...] >>

Avrebbe mai sentito dire a Winry che lo amava? Perchè il suo cuore batteva più velocemente se immaginava la scena?

I suoi sentimenti stavano lentamente e inevitabilmente prendere il sopravvento sulla ragione, cosa che lui non poteva assolutamente permettersi.

Doveva rimanere concentrato sugli ingredienti che servivano per creare un corpo umano adulto, per riportare in vita la loro madre.

... Ma nonostante tutti i buoni propositi, non riusciva ad evitarsi di invidiare Alphonse, che in un modo o nell'altro era riuscito a compiere una scelta, qualcosa che Edward non avrebbe mai avuto il coraggio di fare...

 

 

***************************************My space^^

Purtroppo non posso ringraziare tutti singolarmente per mancanza di tempo, ma il fatto è che ci tenevo ad aggiornare oggi! Per due motivi: per prima cosa, perché ieri ho ufficialmente finito questa ff e quindi avviso tutti che i capitoli saranno in tutto 10 (anche se l’ultimo non mi soddisfa molto…), per secondo perché oggi mi sono divertita un mondo con le mie amiche e mi sento di umore veramente liberatorio ( e volevo ringraziarvi tutti i commenti e i complimenti che mi avete fatto, naturalmente^^).

Di scene imbarazzanti ce ne sono state molte per il povero Ed, vero? La parte iniziale è stata molto divertente da scrivere, mentre per l’ultima… per quanto riguarda la dichiarazione di Alphonse, per l’appunto, mi sono ispirata alla dichiarazione di Sakura a Yukito (nell’anime CardCaptor Sakura), infatti quello che Winry dice ad Al è quasi uguale a quello che Yukito dice a Sakura^^

Mi raccomando, commentate in tanti^^ Chissà che non mi scappi un aggiornamento già dalla prossima settimana…^^

 

*** la frase di inizio capitolo è di Albus Silente, del film e libro Harry Potter (non ricordo quale capitolo della saga, però XD )

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Capitolo 6
*** Carpe Diem - Parte II ***


Carpe Diem

II Parte

 

Ci sono momenti che possono mutare un intera esistenza.

 

Edward lanciò un occhiata nervosa ad Alphonse, approfittando del momento in cui Winry apriva il rubinetto dell'acqua per parlare a bassa voce senza che lei sentisse.

<< Che cosa facciamo? Sembra che non abbia sonno! >> esclamò Alphonse disperato mentre Winry continuava a lavare le stoviglie inconsapevole di quello che di lì a poco sarebbe avvenuto. << Non ne ho idea! Ma dobbiamo trovare il modo, Al... dobbiamo! >> Anche Edward era preoccupato: Winry sembrava intenzionata a restare sveglia per tutta la notte. Erano già le undici e non aveva sbadigliato neppure una volta, considerando che lei era sempre la prima ad andare a letto.

Winry chiuse il rubinetto e  nella cucina tornò il silenzio più totale. << Insomma, si può sapere cosa mi state nascondendo, voi due? >> sbottò infine Winry, lanciando ai due fratelli un occhiata sospettosa. Edward e Alphonse sobbalzarono iniziando a sudare freddo: << Assolutamente nulla, Winry! >> si affrettò a negare Alphonse, alzando le mani come un criminale smascherato. Edward degutì mentre Winry spostava lo sguardo su di lui: era sempre stato bravo a mentirle in passato, ce l'avrebbe fatto anche adesso che non riusciva più a restarle indifferente? Sì, decise, era anche per il suo bene, in fondo.

<< Edward... c'è qualcosa che vuoi dirmi? >> chiese Winry con voce che alle orecchie di Edward risultò terribilmente suadente. Doveva recitare alla perfezione, se voleva che il suo piano riuscisse. Alzò gli occhi a quelli di lei con lo sguardo più quieto che riuscì a simulare: << No, perchè? >> Era stato bravo, la sua voce sembrava persino convinta.

Winry guardò prima l'uno poi l'altro con una strana espressione. Poi sospirò e mormorò: << Siete ingiusti... >>

Edward si irriggidì e Alphonse la guardò curioso e intimorito: << Perchè 'ingiusti'? >> chiese osservandola abbassare gli occhi con aria vagamente stanca.

Il suo sguardo penetrante si posò di nuovo su Edward e poi su Alphonse. << Niente... >> rispose, per nulla convinta.

C'era qualcosa di strano... c'era tensione nell'aria e non riusciva a capirne il motivo. Per un attimo le tornò alla mente la sensazione che aveva avuto il giorno in cui tutto era cambiato. Rabbrividì impercettibilmente, ma Edward se  ne accorse e la guardò preoccupato. Tuttavia fu Alphonse a dare voce alle sue preoccupazioni: << Winry, sei stanca? Non ti sarai sforzata troppo, oggi? >> chiese ansioso. Winry scosse la testa e all'improvviso le venne un idea. Perse l'equilibrio mimando un perfetto capogiro e aspettò che uno dei due le arrivasse in contro. Ecco, Edward si era subito alzato e l'aveva presa per le spalle. Alphonse sospirò di sollievo benedicendo l'intervento tempestivo del fratello. << Tu hai bisogno di dormire, Winry. >> le fece notare Alphonse facendo ruotare la situazione a suo favore. Edward capì subito il segnale silenzioso di Alphonse e con un agile movimento prese Winry tra le braccia. Lei sobbalzò, non aspettandosi quell'improvvisazione.

<< Ed, mettimi subito giù! La tua spalla non... >> cercò di protestare lei, venendo messa a tacere dalla solita risposta pronta di Edward.

<< La mia spalla sta benissimo. >> replicò subito lui, cercando di nascondere il gemito di dolore che però gli era salito in gola.

<< Ti porto in camera. >> disse Edward reprimendo il dolore alla spalla e lottando contro la solita fragranza di Giglio che minacciava di stordirlo.

Alphonse non sembrava molto contento di come stessero andando le cose, ma non protestò sperando che tutto si risolvesse velocemente.

<< Guarda che so camminare benissimo anche da sola. >> gli disse Winry con voce pacata sulla soglia del salotto.

Edward rise roco: << Lo so benissimo, ma portarti in braccio è molto più divertente. >> replicò lui, stringendola a se quando iniziò a salire le scale.

Winry reagì al contatto e, seppur arrossendo lievemente, posò delicatamente una  mano sulla sua nuca per tenersi meglio, avvicinandosi di più a lui.

Se prima l'odore di Giglio aveva rischiato di stordirlo adesso lo aveva letteralmente ammaliato, rischiando di farlo inciampare più di una volta. Finalmente arrivò nel corridoio e si diresse verso la camera di Winry, che era fortunatamente aperta. Entrarono e Edward si avvicinò al letto, posandola sulla superficie delicatamente.

Ma quando fece per ritirarsi, scoprì che Winry non aveva mollato la presa sul suo collo.

<< Che c'è? >> chiese con voce esitante. Winry sospirò silenziosamente e disse decisa: << Resta. >>

All'inizio Edward pensò di aver capito male, ma poi riprese Winry tra le braccia e si sedette sul letto con lei in grembo.

<< Che cos'hai intenzione di fare? >> chiese combattuto tra curiosità e disappunto. Per tutta risposta lei posò il capo nell'incavo del suo collo, rilassandosi contro il suo petto. << Ti fa male la spalla? >> chiese lei esitante. Lui sospirò: << No... >>

Perchè lei non lo lasciava andare? Non poteva averla così vicina, se lei gliene avesse dato la possibilità sapeva che non sarebbe più uscito da quella stanza...

<< Il giorno in cui è morta la mamma... io avevo una brutta sensazione. La stessa che ho in questo momento. Che cosa state combinando tu e Al? >> chiese Winry senza tanti giri di parole andando subito al dunque. Lui sospirò posando il mento tra i capelli profumati di Winry: << E' per questo che mi vuoi con te? >> C'era qualcosa di stonato nella frase, e a Edward era lampante il doppio senso. Lei portò una mano sul suo petto e strinse con forza la stoffa della maglietta che indossava.

<< Ti voglio con me perchè ho paura. Ho una dannatissima paura che tu te ne vada e trascini Alphonse giù con te. >> Anche questa frase aveva un terribile doppio senso, e Edward dovette lottare contro la sua volontà per scegliere quello meno doloroso. << Non me ne andrò. >> Alle orecchie di Winry suonò come una promessa, ma non lasciò la presa ferrea alla maglietta di Edward. << Non importa che cosa dici. Tanto lo stai già facendo. >>

Edward non riuscì a trovare la forza di ribattere e la strinse a sé più forte, per calmarla. << Non ti fidi di me? >> chiese allora lui chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal suo respiro. << Si dice che bisogna guardarsi più dagli onesti che dai disonesti: i disonesti faranno sempre qualcosa di disonesto, mentre con gli onesti non puoi mai prevedere quando faranno qualcosa di incredibilmente stupido*. E tu sei la persona più onesta che io conosca, Edward. Sei il mio Ed, e il ragazzo giù in cucina è il mio Al. Non sopporterei di perdere anche voi. Non voglio... >> La voce di Winry era un sussurro appena udibile ma a Edward sembrava che qualcuno gliele stesse urlando nelle orecchie per tutto il dolore che nascondevano. << Se può consolarti né Al né tanto meno io abbiamo intenzione di lasciarti. Sei troppo importante per noi. ... E sei troppo importante per me. >> Winry avrebbe voluto guardarlo negli occhi mentre pronunciava quelle parole: era troppo stanca per credergli. Le sue sensazioni parlavano anche fin troppo chiaro in quel periodo. E l'ultima volta che aveva avvertito quella sensazione sua madre era morta. Non voleva che Edward e Alphonse... non riusciva nemmeno a far prendere forma al pensiero terribile che in quei pochi secondi aveva attraversato la sua mente fin troppe volte.

<< Edward... >> lo chiamò a bassa voce lei, lasciando finalmente andare la sua povera maglietta. << Sì? >>

<< Resti con me, stanotte? >>

 

Edward posò Winry sul letto delicatamente, stando attento a non svegliarla. Si era addormentata da un quarto d'ora ma lui non si era mosso, troppo preso dall'averla così vicina. Osservò il suo volto finalmente sereno, i capelli biondi sparsi sul cuscino e le labbra dischiuse. Se ora usciva da quella stanza lo faceva anche per lei. Quasi non si accorse della finestra che infuriava nel cielo blu della notte, pensando che Alphonse lo stava sicuramente già aspettando nello studio. Uscì dalla porta senza far rumore e subito si diresse allo studio. Da dietro la porta riusciva benissimo a sentire la voce di Alphonse che ripassava gli ingredienti necessari per un corpo umano adulto: << 35 litri d'acqua, 20 chili di carbonio, 4 litri di ammoniaca, 1,5 chili di calce, 800 grammi di fosforo, 250 grammi di sodio, 100 grammi di salnitro, 80 grammi di zolfo, 7,5 grammi di fluoro, 5 grammi di ferro e 5 grammi di silicio... >>

Edward sorrise: Alphonse aveva imparato tutto a memoria. Sì, era stato molto bravo.

Aprì la porta con uno scricchiolio appena udibile ed entrò, trovando suo fratello con la testa china su un libro che ripassava ancora una volta passo per passo quello che avrebbero dovuto fare.

<< Io disegno il Cerchio. >> annunciò Edward a bassa voce, chiudendosi la porta alle spalle. Alphonse annuì e gli sorrise, teso.

Edward prese un gessetto dalla scrivania e si spostò al centro della stanza, iniziando a tracciare il Cerchio Alchemico che aveva progettato.

Dopo di ché prese il contenitore rotondo che serviva per gli ingredienti e lo pose al centro del cerchio.

Un quarto d'ora dopo tutto era pronto: il contenitore era pieno degli elementi che sarebbero serviti per ricreare il corpo di Trisha Elric, e anche Edward e Alphonse, seppure un po' nervosi, erano pronti.

<< Che cosa sarà la prima cosa che faremo dopo averla riabbracciata? >> chiese Alphonse con voce tremante, forse per l'emozione forse per il nervosismo.

Edward sorrise: << Correremo a svegliare Winry. >> rispose lui, come se si trattasse di una cosa ovvia.

<< ... Sei pronto, fratellone? >> chiese Alphonse, quasi come se sperasse che Edward cambiasse idea all'ultimo minuto.

<< Sì, Al. Iniziamo. >>

Posarono le mani sul Cerchio Alchemico e subito la luce gialla guizzò, illuminando la stanza e i visi concentrati di Alphonse ed Edward.

Con gli occhi puntati sul contenitore posto al centro del Cerchio, quasi non si accorsero del rumore che aveva squaciato l'aria.

Poi dall'interno del Cerchio si sprigionò una luce bianca e mille volte più potente, tale da accecare gli occhi di Edward per qualche secondo.

Sentì il grido di terrore di Alphonse e riaprì gli occhi: delle braccia nere, sinuose come serpenti che sembravano provenire dal Cerchio avevano afferrato Alphonse e lo stavano tirando a sé.

<< Al! >> tentò di chiamarlo Edward allungando una mano verso di lui mentre la paura lo aggrediva all'improvviso, più feroce e potente che mai.

Si sporse in avanti per tentare di afferare la mano tesa del fratello, ma questa scomparve ed Edward perse l'equilibrio cadendo, mentre le stesse braccia nere che avevano portato via Alphonse lo trascinavano nel baratro.

 

<< Dove sono? >> fu la prima cosa che si chiese Edward, ritrovandosi in una immensa stanza bianca che pareva non avere fine.

<< Al! Alphonse, dove sei?! >> chiamò poi con isteria, mentre la sua mente sembrava rifiutarsi di elaborare un dato particolarmente importante.

Sentì un cigolio alle sue spalle e si voltò di scatto, sgranando gli occhi: alle sue spalle si stagliava alto un enorme e imponente Portale, che piano piano si stava spalancando. Prima ancora che potesse fare qualcosa delle braccia lo afferrarono e degli occhi verdi, castani, blu, persino rossi, lo trafissero con lo sguardo mentre le braccia lo trascinavano dentro. << No! Aiuto! >>

Tentare di ribellarsi era inutile: nonostante sembrasse che all'interno del Portale ci fossero migliaia di persone era ben chiaro che nessuno aveva intenzione di aiutarlo.

E poi... la sua testa esplose, sembrava che gli stessero sovraccaricando di informazioni il cervello, l'Alchimia, il Principio dello Scambio Equivalente, il Flusso Universale... Una sensazioe orribile gli fece accapponare la pelle mentre la sua gamba sinistra si smaterializzava sotto il suo sguardo incredulo.

E come tutto era iniziato, finì.

 

Edward aprì gli occhi ritrovandosi a corto di fiato. Alzò e abbassò il petto velocemente, per fare entrare nei polmoni tutta l'aria possibile.

<< Al... ! >> Niente da fare, non riusciva a parlare, i polmoni gli scoppiavano come se qualcuno ci stesse volutamente passando sopra le unghie...

Tese la mano verso il centro del Cerchio Alchemico, in un gesto istintivo. << Mamma... ! >>

Al centro del Cerchio una creatura orrenda e che sembrava faticare a respirare tendeva le braccia verso di lui, come a volerlo nuovamente trascinare nel Portale...

Edward strisciò il più lontano possibile dal Cerchio, mentre il poco fiato che aveva in gola scompariva del tutto alla vista della sua gamba sinistra... o di quel che ne era rimasto. Lo Scambio Equivalente...

Dov'è Al?!

Cercò con tutte le sue forze di rimanere coscente e non rigettare alla vista del sangue che stava perdendo a fiotti: ne stava perdendo troppo, dannazione!

La Creatura all'interno del Cerchio lanciò una specie di grido decidendosi ad uscire finalmente dal cerchio, quando...

<< Aaaaaaaaaaaaahhhhhhh! >> l'urlo di paura di Winry gli perforò i timpani, ancorandolo fermamente a quello che stava accadendo in quella stanza.

Winry lanciò un urlo spaventato alla creatura all'interno del Cerchio Alchemico e cercò con lo sguardo Edward e Alphonse.

Non appena vide Edward con la schiena posata contro il muro e il sangue che andava espandendosi come una macchia d'olio sul pavimento si portò una mano alla bocca mentre lacrime iniziavano a scivolarle dagli occhi azzurri in quel momento terrorizzati. Strappò un pezzo di stoffa della propria maglietta e la modificò a mo' di fasciatura sulla ferita di Edward, tentando di fermare il sangue. Proprio in quel momento Winry vide i vestiti di Alphonse sul pavimento, come se il proprietario si fosse volatilizzato nel nulla. Edward sembrava sconvolto, come se il suo cervello non fosse in grado di accettare la situazione in cui si trovava.

Winry lo prese per le spalle terrorizzata,  infischiandosene della sua spalla ferita e squotendolo con forza: << Ed! Ed... ! Ti prego, Ed!... Dov'è finito Al?! >>

Al sentire quel nome Edward sembrò reagire e i suoi occhi si riempirono di lacrime mentre allungava una mano verso l'armatura che c'era lì accanto a loro, staccandone un pezzo alla base e facendola inevitabilmente cadere. Poi posò una mano sulla macchia di sangue presente nel pavimento e trascinando il busto dell'armatura verso di sé infilò il braccio all'interno, tracciando un piccolo Sigillo e attivandolo.

L'ultima cosa che vide con gli occhi offuscati dalle lacrime furono due luci rosse che all'interno della testa dell'armatura si accendevano come due fari.

Poi di nuovo dolore.

 

Alphonse guardò Winry cambiare per l'ennesima volta il panno bagnato di acqua fredda dalla fronte di Edward. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e ogni tanto la sentiva singhiozzare. Sul suo volto era ancora vivo il dolore che aveva provato solo sette ore prima, quando lui si era risvegliato in quell'armatura senza il suo corpo e Edward era svenuto perché aveva perso troppo sangue. Grazie al temporale i telefoni non prendevano e l'unica cosa che Winry ed Alphonse erano stati in grado di fare, spaventati e tramanti, era stato uscire di casa con quel tempaccio e dirigersi alla casa più vicina alla loro, in cerca di aiuto. Era stata una fortuna poi, che la proprietaria della casa dove si trovavano in quel momento fosse Pinako, la vecchia signora che avevano incontrato al mercato. Era stata molto discreta, aveva portato Edward in una camera vuota e aveva fermato il sangue alla gamba sinistra e al braccio destro con degli impacchi alle erbe e fasciature disinfettate.

Ma Edward aveva avuto una brutta emorraggia e forse perchè non si era ancora ripreso del tutto dall'incidente al cimitero, forse perché era rimasto schoccato da quello che avevano 'creato', non si era ancora svegliato, agitandosi innumerevoli volte nel sonno e invocando a turno il nome di Winry, Alphonse e della madre.

Winry aveva bisogno di riposo ma nonostante tutto non si era allontanata da Edward restandogli accanto tutta la notte. Alphonse era rimasto ai piedi del letto seduto contro la spalliera pronto ad intervenire in caso di bisogno.

<< Winry... riposati. Ci penso io al Fratellone. >> disse Alphonse all'improvviso, mentre Winry veniva colta da un capogiro dovuto alla stanchezza.

Winry alzò lo sguardo su di lui, scuotendo la testa: << Non se ne parla, Al. Sei tu che devi riposarti. Sei stato sveglio per tutto questo tempo... >> rispose lei con tono spossato ma risoluto e deciso.

Alphonse non riuscì a dirle che in realtà in tutto quel tempo non aveva minimamente sentito il bisogno di dormire. Ma Winry stava male, aveva bisogno di mangiare o sarebbe crollata da un momento all'altro. Alphonse si alzò in piedi ritrovandosi a guardare Winry dall'alto: era una sensazione molto strana in effetti. << Non se ne parla. Al Fratellone non serve che tu svenga mentre cerchi di svegliarlo! Non è una cosa che dipende da te. Vai dalla signora Pinako e chiedile per favore di prepararti qualcosa da mangiare. >>

Winry lo guardò stranamente, confusa dal tono improvvisamente autoritario che il ragazzo aveva assunto.

<< Se... se Ed si sveglia... giura che verrai a dirmelo. >> gli fece promettere Winry, un po' esitante. Alphonse annuì provocando uno scricchiolio sinistro nell'armatura che gli faceva da corpo. Winry lo guardò indecisa: << L'armatura cigola. Chiederò alla signora Pinako di darmi dell'olio per macchine. >> .

Alphonse annuì: << Grazie, Winry. Vai, adesso penso io a Edward. >>

 

<< Signora Pinako? >> chiese Winry esitante, entrando in cucina. Niente da fare, la signora Pinako non c'era. L'aveva cercata dappertutto ma in casa non c'era traccia di lei. Sospirò affranta e l'occhio le cadde involontariamente su una foto al centro del tavolo: rappresentava un uomo e una donna, lui alto, moro, l'aspetto che dava sicurezza, e lei bionda, occhi verdi e un sorriso gentile. Erano abbracciati e indossavano dei camici da dottore. Nel guardare l'immagine Winry venne colta in fallo da un altro capogiro, rischiando di cadere. Si portò una mano alla bocca cercando di respingere il conato di vomito che le stava salendo in gola: che cosa ci faceva quella vecchia con la foto dei suoi genitori? Come conosceva i suoi genitori? E poi... quelli erano davvero i suoi genitori? Per quanto le dispiacesse ammetterlo non ricordava con chiarezza i volti dei propri genitori, ma se al mondo esistevano due persone che glieli ricordavano in maniera impressionante erano proprio quelle due persone in foto. Si avvicinò al tavolo con passo traballante, la mano tesa verso la fotografia tremava come una foglia: sì, non c'erano dubbi, quelli erano i suoi genitori.

Che cosa significava? Cosa voleva quella donna da loro, da lei? Improvvisamente la porta d'ingresso si aprì e Pinako comparve sulla soglia, come se si fosse materializzata dal nulla. Parve sorpresa di vederla in piedi: << Oh, vedo che sei in piedi... come stai? Hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa? Non hai un bel colorito... >> disse premurosa la signora Pinako, entrando in cucina. Winry ritirò la mano velocemente e annuì, intimorita: << Sì... se non le dispiace. >>

La signora Pinako sorrise: << Figurati cara, non ho mai ospiti a casa, mi farà molto piacere avere qualcuno a pranzo. >>

Lo sguardo di Winry cadde poi su una serie di valige accattastate in un angolo della cucina, Pinako si accorse dello sguardo: << Oh, quelle valigie... sto preparando tutto per la mia partenza. Ho già passato molto tempo qui a Resembool. Forse anche troppo... >> c'era una nota di malinconia nella voce della donna, e Winry non poté evitare di domandarle: << Perchè parte? >>

Pinako si sfilò gli occhiali e li pulì con la stoffa del grembiule: Winry non ne era certa, ma le era sembrato di scorgere una lacrima cadere giù per la guancia rugosa della vecchia. << Devi sapere, bambina, che non sono venuta qui a Resembool per un viaggio di piacere... Cerco una persona. Una ragazza che adesso dovrebbe avere all'incirca la tua età. E' mia nipote, la figlia di mio figlio, che Dio l'abbia in gloria! E' rimasto ucciso assieme a sua moglie nel massacro di Ishbar... Non sapevo che lui avesse una figlia, avevamo litigato da molti anni quando lei nacque e così, forse per ripicca, non mi disse nulla. Adesso quella povera bambina chissà dov'è finita... la cerco da quattro lunghi anni, ormai. Qualche mese fa sono venuta a sapere che è stata data in adozione ad una famiglia qui a Resembool, ma ahimé non l'ho ancora trovata... inizio a credere che sia morta... >> Nella voce di Pinako Winry era capace di cogliere la sincerità, il dolore, l'affetto e il senso di colpa.

Nel suo cuore era in corso una burrasca: quella donna.... era sua nonna? Perchè era venuta? Voleva portarla via? Perchè? Non voleva essere separata da Edward e Alphonse, erano loro la sua famiglia! Loro, non lei!

Ma nonostante tutto non poté evitare di ricominciare a singhiozzare silenziosamente, mentre calde lacrime riprendevano a scenderle per le guance fino a infrangersi sul pavimento.

 

Winry rientrò nella camera di Edward un quarto d'ora dopo sperando che Alphonse non si accorgesse che aveva pianto un altra volta. Gli aveva detto di raggiungere Pinako per farsi oleare l'armatura e lui era uscito senza fare storie, facendo vergognare Winry che in un momento come quello si sentiva come una bambina capricciosa.

Quando posò nuovamente lo sguardo su Edward le si strinse il cuore: sapeva che era anche per colpa sua se lui aveva tentato la Trasmutazione Umana.

Non si era dimostrata forte e aveva fatto credere ad Edward che lui non fosse abbastanza per tenere unita la famiglia. Solo adesso vedeva tutto quello che era accaduto sotto un nuovo colore, sotto un altra luce. Con mano tremante gli accarezzò la guancia e avvicino il viso al suo fino a sentire il suo respiro fresco e regolare sulle labbra. Era di quello che aveva bisogno, di sentire che Edward era vivo, accanto a lei, che non l'avrebbe mai lasciata sola. Gli tolse il panno bagnato dalla fronte passandogli la mano tra i capelli per inumidirli. Gli misurò di nuovo la temperatura e poi sospirò di sollievo: la febbre gli era passata. Ora bastava solo aspettare che si svegliasse.

 

 

 

 

 

 

 

************************* My space…

 

Anche oggi vado di fretta, l’html mi sta facendo impazzire in questi giorni! Allora, la frase di inizio capitolo non mi ricordo da dove l’ho presa, ma statene certi: non mi appartiene affatto, non è farina del mio sacco!

In più, la frase che Winry dice a Ed, contrassegnata dall’asterisco, è unafrase copia-incollata da un film della trilogia dei Pirati dei Caraibi, con Jhonny Depp, e neanche quella mi appartiene!

 

Talpina Pensierosa: Grazie per il commento^^ Che te ne pare di questo obbrobrio? Questa è la scena che sembra uscita da una puntata di Beautiful… Aspetto il tuo prossimo commento!



diamontpearlvoiceinu: Grazie per il commento^^ Purtroppo ho già scritto tutti i capitoli della ff e sinceramente parlando non ho proprio voglia di tornarci sopra e modificarli, mi spiace… La pigrizia è il mio più grande difetto! Come ti è sembrato questo capitolo? Molto alla Beautiful maniera, vero? XD Spero di leggere un tuo nuovo commento^^

 

WinryRockbellTheQueen: Non preoccuparti se non sei riuscita  a commentare! Un po’ mi è dispiaciuto, ma pensavo che fosse perché la storia iniziava ad essere ripetitiva e stressante! Uh, non sapevo nulla di questa storia del contratto matrimoniale… non sapevo neppure che si potesse fare! Beh, allora lo farò anch’io! Tanto i miei figli non avranno comunque il mio cognome T^T Non mi va proprio giù la regola che il cognome dei figli sia quello del padre… proprio non lo sopporto! Vabbeh, sto straforando, torniamo al cappy che è meglio! *sospira* Beh, che te ne pare? Sembra appena uscito da una delle repliche di Beautiful, vero? Spero di leggere presto un altro tuo commento^^ A presto^^

 

MellyVegeta: Grazie per i complimenti! Per la dichiarazione di Ed temo che ti toccherà aspettare… in fondo lo sai anche tu, no? Il nostro fagiolino preferito è più testardo di un mulo, quando ci si mette… XD Spero che commenterai anche questop capitolo, nonostante sembri appena uscito da Beautiful… T^T

XD Alla prossima^^

 

Più recensioni ottengo prima aggiorno! Potrei aggiornare anche in settimana, quindi datevi da fare, la tastiera del vostro computer è resistente e non si consuma se spendete del tempo per rendere felici dei poveri scrittori pazzoidi!   

 

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Capitolo 7
*** Momenti Cruciali - I Parte ***


Momenti Cruciali

Momenti Cruciali

I Parte

 

I momenti cruciali arriveranno comunque, ciò che conta è come si reagirà.

 

 

 

 

 La testa… La testa gli stava scoppiando. E sentiva freddo, un freddo innaturale… Cercava disperatamente di aprire gli occhi, ma non ci riusciva. Intorno a sé vedeva solo buio. A rompere quell’innaturale silenzio giunse un grido, una voce di donna. Era un urlo agghiacciante, terrorizzato. Ed era il suo nome che veniva gridato con tanta insistenza, paura e preoccupazione. Un immagine riaffiorò con prepotenza nella sua mente.

<< Winry! >>

Edward cercò ancora una volta di aprire gli occhi, ma proprio non ci riusciva. C’era solo quel buio, tanto denso e consistente da dare l’impressione di poterlo toccare, se solo avesse avuto l’uso della mano nel luogo in cui si trovava. Con paura crescente si rese conto di non avere la coscienza del proprio corpo, in qualunque posto si trovasse. Non riusciva a muovere niente, forse non esisteva neppure. Ma l’urlo che aveva sentito apparteneva a Winry, senza ombra di dubbio. Provò a chiamarla: << Winry!!! Winry? Dove sei? Winry! >>

Edward rimase interdetto: era certo di aver chiamato Winry, eppure… non riusciva a sentire il suono della propria voce. All’improvviso la poca aria presente in quel luogo iniziò a mancare e la sensazione di soffocamento che il ragazzo stava provando aumentò a dismisura, fino a che tutto non gli apparve opprimente, come se fosse rinchiuso in qualcosa di troppo piccolo per contenerlo. Ma poi…

<< When I see your smile… >>  Quella voce… Quella canzone la conosceva… Era...  << Winry… ! >>

  Edward tentò di chiamarla, ancora una volta senza ottenere risultato. Era la  voce di Winry che cantava, non c’era alcun dubbio, ma Edward non riusciva a capire da dove provenisse.

Il buio che c’era in quel luogo iniziò a dissiparsi lentamente, per lasciare spazio a una piccola luce lontana, calda e intensa… Edward non sapeva come, ma la luce si stava avvicinando a lui, insieme alla voce di Winry:
<< Tears run down my face I can't replace…>>
 

Eccola, la luce… era calda e rassicurante, proprio come la ricordava…

Adesso sentiva che poteva aprire gli occhi, finalmente…

 

Winry si interruppe un attimo, smettendo di cantare quella canzone che aveva accompagnato la sua infanzia per asciugarsi le timide stille brillanti che le stavano scivolando dalla guancia. Gli occhi le bruciavano di lacrime mal trattenute rendendo sfocata l’immagine di Edward ancora steso sul letto, con gli occhi chiusi. Aveva dormito per tutta la giornata precedente e buona parte di quella nuova, visto che oramai era pomeriggio inoltrato. Non si era svegliato né per bere e né per mangiare… se avesse continuato così….

<< Winry… perché piangi? >>

Presa da un inspiegabile esasperazione Winry si asciugò le ultime lacrime con stizza, rispondendo: << Perché sono preoccupata per te, pezzo di idio…. >> Il cuore le si fermò nel petto e per un attimo rimase paralizzata dallo stupore: Edward aveva riaperto gli occhi.

Abbassò lo sguardo fino a lui quasi tremando dalla gioia: il ragazzo la stava guardando con gli occhi accesi di preoccupazione. Dimenticando per un attimo che Edward doveva essere debilitato dal lungo digiuno si chinò su di lui seppellendo il viso nell’incavo del suo collo e aggrappandosi alle sue spalle, facendolo gemere leggermente di dolore. Winry si allontanò subito, quasi scattando all’indietro come una molla. Edward sorrise leggermente: il dolore alla spalla non era ancora svanito del tutto.

<< Se avessi saputo che avrei ricevuto questa accoglienza… mi sarei svegliato prima…>> mormorò Edward con voce un po’ roca, ma inspirando a pieni polmoni l’odore che Winry gli aveva involontariamente trasmesso avvicinandosi tanto. Winry sorrise appena: era proprio Edward, e se aveva addirittura voglia di scherzare doveva stare davvero bene. << Stupido. >> Gli rispose lei fingendosi inviperita, e voltando il capo altrove con aria altezzosa. Poi parve ricordarsi di qualcosa e si alzò dalla sedia vicino al letto su cui si trovava, mormorando quasi a se stessa: << Devo avvisare Al… >>

Edward si irrigidì cercando inutilmente di allungare una mano verso di lei; per fortuna Winry se ne accorse.

<< Che cosa c’è, Ed? >> chiese preoccupata guardando il suo volto contrarsi una volta da una scossa di dolore.

Lui si morse il labbro osservandola, indeciso se parlarle o meno: il ricordo di due sere prima era ancora più vivo in lui che in lei, visto che restando addormentato per una giornata intera si era perso lo svolgimento degli eventi successivi alla Trasmutazione.

<< Io.,. volevo sapere di Al. >> disse lentamente e sfuggendo allo sguardo sincero di lei voltando il capo verso la finestra presente nella stanza. Winry rimase interdetta: << Lui è preoccupato per te. Come me. >> disse cercando però di capire dove veramente volesse arrivare Edward.

Il ragazzo scosse la testa provocandosi un forte dolore alla spina dorsale. Si sentiva uno straccio e molto probabilmente avrebbe fatto meglio a vere qualcosa prima di ricominciare a parlare, ma quello che aveva da chiedere era troppo importante e non poteva aspettare. << Non ti ha detto nulla? >> chiese ancora Edward, non avendo però la forza di dire quello che veramente si stava agitando nel sui cuore. Winry si riavvicinò al letto, inginocchiandosi per terra così da avere il volto a pochi centimetri da quello di Edward, che adesso la stava fissando con occhi tormentati. << Di che cosa hai paura, Ed? >> gli chiese Winry facendo proprie anche le sue preoccupazioni. Edward vide la propria immagine riflessa negli occhi azzurro cielo di Winry: lei lo stava fissando preoccupata, una preoccupazione che lui non si meritava, non dopo quello che era successo… non dopo quello che aveva fatto. Fu per quello che distolse lo sguardo, non riuscendo a sopportare tutta quella sincerità e fiducia incondizionata che vi leggeva dentro. Si voltò nuovamente verso di lei al sentire un suono strano… un singhiozzo. Sorpreso si voltò nuovamente verso Winry, trovando conferma ai suoi timori: stava piangendo, di nuovo. Fece per parlare ma Winry lo precedette: << E’ tutta colpa mia, Ed, ti giuro, mi dispiace tanto, mi dispiace tantissimo! >>. Edward non capì. << Se io non avessi fatto così la difficile in questi giorni… se non fossi andata da sola al cimitero, quella volta… adesso tu e Al stareste bene! … Io volevo davvero tanto bene alla mamma, a tal punto da non voler più… vivere senza di lei! Sono stata una stupida, io… non neanche pensato che anche voi stavate male… che anche voi stavate soffrendo!  Se fossi stata con voi, se non mi fossi chiusa in me stessa pensando solo al mio dolore tutto questo non sarebbe mai successo! Io… io… ! >>

Edward osservò stupito le lacrime di Winry scendere copiose, una dopo l’altra, pensandosi responsabile dell’accaduto. Winry stava soffrendo per qualcosa che non aveva fatto, qualcosa di cui non aveva nessuna colpa… Non poteva sopportare le sue lacrime sapendone di esserne la causa diretta…. Era troppo, per lui.

<< Winry, smettila, ti prego… ti prego, smettila di piangere! >> implorò lui, sperando di fermare quelle lacrime che gli stavano lacerando il cuore…

<< Non è affatto colpa tua, hai capito? E’ solo colpa mia! Sono  io che ho voluto cercare di riportare indietro la mamma coinvolgendo Al in questa storia! Sono stato io…. Stupido e presuntuoso, come dici sempre tu! Proprio perché sono sempre stato bravo con l’Alchimia ho cercato una soluzione… ma in realtà non avevo capito niente!

Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia il medesimo valore! Ma non c’è niente, niente, che abbia il valore di una madre! Ed è per questo che io credo… che Al mi odi, adesso… >> Ecco, l’aveva detto. Aveva ammesso tutte le sue convinzioni, dubbi e paure. E Winry aveva smesso di piangere.

Lo stava guardando con occhi sgranati, e dall’espressione che aveva in volto Edward seppe con certezza di aver detto qualcosa di sbagliato: << Edward Elric, ma hai segatura al posto del cervello?! Alphonse non ti odierà mai! Non è capace! Tu sei il suo idolo, Ed! Da piccoli facevate sempre a gara a chi era il più bravo con l’Alchimia, e Al ce la metteva sempre tutta per eguagliarti! Sei sempre stato il suo modello, lui ti vuole bene e non ti odierà mai! >>

Oh, Edward avrebbe voluto veramente credere a quelle parole, veramente. Ma… << Ma è colpa mia se adesso ha quel corpo. Sono stato io a legare la sua anima a quell’armatura nello studio di papà! >> nella voce del ragazzo Winry riuscì a cogliere tutta l’amarezza e il ribrezzo per se stesso che Edward stava provando in quel momento. << Sì, sei stato tu. Gli hai salvato la vita, nello studio. E Al te ne sarà per sempre grato. >> affermò Winry convinta, rispecchiandosi negli occhi di Edward in tutta la sua convinzione. Edward la guardò con scetticismo mista ad amarezza: << Ho legato la sua anima ad un armatura dopo che… ha rischiato di morire per colpa mia. – stava per dire ‘è morto per colpa mia’, ma sapeva che Winry si sarebbe arrabbiata ancora di più e in quelle condizioni fisiche non era assolutamente in grado di sopportare una delle sue sfuriate – Deve odiarmi. Io mi odierei se fossi al suo posto. >>

Winry sospirò esasperata, le lacrime erano ormai scomparse dal suo volto: << Già, ma per fortuna Alphonse non è testardo, vendicativo e basso come te! >> esclamò convinta, annuendo con aria saggia.

Edward si corrucciò << Che cosa c’entra desso la mia statura?! >> chiese offeso, sebbene mentalmente ringraziasse Winry. Solamente lei era capace di risollevargli il morale e di distrarlo facendolo pensare ad altro e facendogli guardare le cose da diverse prospettive. Era anche per questo lato del suo carattere che si era innamorato di lei. Per il suo modo di vedere del buono in tutti, anche nel peccatore che in quel momento si sentiva.

<< E, comunque, tu sei un Alchimista provetto, no? Chissà che non sarai in grado di restituire ad Al il suo vero corpo, prima o poi! >> continuò Winry guardandolo dolcemente, come solo lei sapeva fare. Edward sorrise di rimando: all’inizio solo per riflesso condizionato, ma poi… << Ehi, ma… è vero! Forse posso restituire il corpo ad Al! >> affermò lui guardando Winry stupito, come se avesse avuto davanti la reincarnazione di una qualche Divinità leggendaria. Winry arrossì sotto quello sguardo: << Perché mi guardi così? Cos’è, neanch’io posso avere una buona idea ogni tanto?! >> chiese puntando orgogliosamente il naso all’insù, in una posa così infantile e spontanea da far sorridere Edward; il primo sorriso sincero da quando si era risvegliato.

In quel momento la porta della stanza si aprì, rivelando uno spettatore inaspettato. Winry si voltò verso Alphonse sorridendo: << Forse è meglio che io esca a fare quattro passi… >> suggerì a se stessa voltandosi e facendo l’occhiolino ad Alphonse, invitandolo ad entrare. L’ultima cosa che vide prima di chiudersi la porta alle spalle fu Edward che la guardava allontanarsi, in un certo senso rammaricato.

 

Non appena Winry si chiuse la porta alle spalle nella camera scese un silenzio strano.

Non era un silenzio imbarazzante, di chi non trova niente di intelligente da dire. Era un silenzio denso, ricolmo di mille parole, scuse, dubbi, e malintesi. 

Alphonse aveva notato lo sguardo intenso e tormentato che suo fratello aveva lanciato a Winry. E aveva visto il sorriso imbarazzato che Winry aveva sul volto prima di chiudere la porta.

Aveva ascoltato tutta la conversazione, ma nonostante tutto gli sembrava di essersi perso qualcosa.               Come se per una sua svista si fosse perso una parte importante del discorso o non avesse capito bene il senso di alcune frasi. E il silenzio di Edward non migliorava certo la situazione.

Edward aveva volto il capo verso il soffitto nello stesso istante in cui Winry aveva chiuso la porta. Fin da piccolo aveva sempre saputo che i suoi occhi erano un libro facile da leggere, specialmente per la sua famiglia, e adesso temeva che Alphonse potesse leggervi dentro quel che suo malgrado Edward si impegnava a tenere nascosto. Si sentiva sporco. Sporco per aver confinato l’anima di Alphonse, del suo fratellino, dentro quella grande e imponente armatura, sporco perché nonostante tutto quello che aveva combinato non riusciva a emarginare i sentimenti che provava per Winry dalla conversazione che di lì a poco avrebbe avuto inizio. 

Doveva avere inizio.

<< Fratellone, io…! >>

<< Al…. Io….! >>

Parlarono contemporaneamente, e se ne accorsero nel medesimo istante. Edward si voltò finalmente verso di lui, ed entrambi risero. Il clima teso e problematico parve crollare in un solo istante.

Edward pensò che aveva quasi dimenticato il suono delle risate di Alphonse, e sentirlo ridere, sebbene il suono fosse leggermente diverso, ovattato dal metallo dell’armatura, lo fece sentire decisamente meglio. Significava che Alphonse non era arrabbiato con lui. Era già qualcosa.

<< Ti ricordi quando da bambini ci capitava di parlare nello stesso momento? >> gli chiese Alphonse con voce intrisa di ricordi. Edward annuì mentre tornava a quei momenti sereni della sua infanzia. << E Winry? Ti ricordi che faccia faceva ogni volta che parlavamo nello stesso momento facendolo apposta? >> chiese retoricamente anche Edward, di rimando. Alphonse sospirò: << Come se potessi dimenticarlo! Gonfiava le guancie e puntava il naso all’insù con aria offesa… ! >> Edward sorrise ancora di più ripensando alla scena di poco prima: << Non è che adesso sia cambiata molto, in effetti… ! >>

Alphonse smise di ridere per primo, facendo tornare nella stanza quel silenzio pieno di sottintesi che solo il pensiero di Winry pareva in grado di spezzare. Mai come allora Edward desiderava vedere il vero volto del fratellino per leggerne l’espressione. << Fratellone… - Edward trattenne il fiato, in attesa – ho sentito quello che ha detto Winry. Anch’io voglio farlo. >> Il tono di Alphonse era sicuro e convinto come poche volte era accaduto… peccato che Edward non avesse capito a cosa si stesse riferendo. << Di cosa stai parlando? >> chiese infatti il fratello maggiore guardandolo confuso. Dall’armatura si udì il suono rombante di quello che non poteva essere nient’altro che un sospiro esasperato: << Anch’io voglio farti tornare normale! Riottenere il braccio e la gamba che hai perso durante la Trasmutazione! >>

Edward lo guardò: la sorpresa e l’incredulità erano ben visibili sul suo volto. << Che… che cosa? Al, in confronto a quello che hai perso tu, io non ho dato niente! Il tuo intero corpo è stato preso per rispettare lo Scambio Equivalente! E’ solo colpa mia! >> esclamò Edward con voce roca dal troppo sforzo ripetendo al fratello quello che era successo due giorni prima, come temendo che lui non avesse ancora preso piena coscienza della situazione.

<< Lo so, Fratellone! – esclamò il minore, con convinzione – Ma anche tu hai dato qualcosa, anche a te è stato preso qualcosa! E io voglio restituirtelo! E’ stata colpa mia se è andato tutto storto, non av… >>

Ma Edward questa volta lo fermò prima che finisse la frase  << Tu non hai fatto assolutamente niente. Sono stato io a convincerti ad aiutarmi a riportare in vita la mamma. >> gli ricordò con amarezza ritornando con la mente a quella dannata sera per l’ennesima volta in meno di venti minuti.

Dal tono di voce di Alphonse traspariva tutta la rabbia mal trattenuta che stava provando in quel momento: << Non è vero! Non è vero niente! Io sapevo che la Trasmutazione Umana era una pratica Proibita, lo sapevo, e non ho fatto niente per fermarti! Anch’io volevo rivedere la mamma. E ora anch’io voglio ridarti gli arti che hai perso durante la Trasmutazione. >>

Edward non era ancora convinto, e Alphonse fu costretto a giocare l’ultima carta, quella che teneva nella manica come ultima risorsa ogni volta che litigavano per gioco; peccato che quella volta fosse diverso. << E’ uno Scambio Equivalente. Tu accetti che io farò di tutto per riottenere ciò che hai perduto ed io ti perdonerò per quello che mi hai fatto due sere fa. >>

Alphonse sapeva di averlo in pugno: conosceva suo fratello e sapeva che era parte del suo carattere prendersi la colpa di tutto e di tutti. Ovviamente questo lato del suo carattere gli era stato da ostacolo in quel momento, impedendogli di vedere il ‘giochetto’ di Alphonse. La verità era che non esisteva nessuno Scambio Equivalente per quello che Alphonse aveva deciso di fare. Lui non aveva perdonato Edward, ma solo perché non aveva niente da perdonargli. Ma suo fratello era testardo, e se voleva che lui non l’ostacolasse nel tentativo di restituirgli il braccio e la gamba doveva appellarsi all’unica cosa che Edward temeva e rispettava: lo Scambio Equivalente,e,  secondo loro, la Legge dell’Universo.

 

Winry dovette appellarsi a tutto il buon senso che possedeva per non mettersi sulla soglia della porta con l’occhio di fronte alla serratura e un bicchiere vicino all’orecchio per sentire meglio quello che i suoi fratelli stavano ‘confabulando’. In quel momento sentiva che nulla poteva scoraggiarla: sembrava che tutto si stesse sistemando. Edward si era svegliato, in quel preciso istante si stava riappacificando con Alphonse, e presto Pinako, che aveva da poco riscoperto essere sua nonna, avrebbe lasciato Resembool.

A proposito… ma dove diamine era finita quella donna?

Winry si rese conto con sorpresa di non avere la minima idea di dove potesse trovarsi. Che fosse già partita?

Impossibile, si rispose Winry mentalmente e con sconforto, se così fosse stato di certo loro sarebbero stati i primi a saperlo. Già, ma allora dov’era?

Sedendosi sulla sedia del tavolo in cucina, Winry si concesse finalmente un meritato riposo. Posò la testa sul tavolo, usando le braccia come la pessima imitazione di un cuscino. Nella casa regnava una pace che quasi le sembrava surreale, dopo tutto quel caos che era diventata la sua vita nell’arco di una sola settimana.

Senza neanche rendersene conto, rischiò di addormentarsi lì, su quella scomoda sedia di quello scomodo tavolo in legno. Nonostante una parte di lei si sentisse in territorio nemico, un'altra parte, quella più infantile, si sentiva finalmente a casa. Era una sensazione raggelante e raccapricciante. Ma allo stesso tempo la faceva sentire protetta. Che cosa le stava succedendo?

Una domanda le nacque spontanea, timida e infantile: suo padre aveva vissuto in quella casa, da giovane? In quella casa che profumava di menta piperita e tabacco da pipa?

Scuotendo definitivamente la testa e alzandosi finalmente da quel tavolo ormai troppo invitante, Winry bloccò il flusso dei propri pensieri per due motivi: motivo numero uno, non era detto che la signora avesse vissuto in quella casa da sempre, altrimenti di certo lei se ne sarebbe accorta, no? Viveva nella casa accanto da quando era piccola! Motivo numero due, aveva sentito un rumore, il rumore di passi.

Pinako comparve sulla soglia della cucina proprio in quel momento: indossava un abito nero che pareva nuovo e fatto per essere indossato nelle occasioni speciali e in mano dei documenti plastificati.

Winry la guardò interdetta, mentre la sua mente non faceva altro che registrare: Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene

Non appena la donna la vide, le si illuminarono gli occhi: << Winry! Come sta tuo fratello? Si è svegliato? Ho una buona notizia da darvi e vorrei che fosse sveglio anche lui, per sentire… >>

Winry non poté far altro che sorriderle, domandandosi però che cosa avesse combinato di tanto divertente da avere stampato in faccia quel sorriso soddisfatto di chi ha vinto alla lotteria il primo fantastico premio.

 

<< Va bene, - acconsentì finalmente Edward, facendo si che Alphonse potesse rilassarsi e finalmente tirare un sospiro di sollievo – ma solo se anche tu mi permetti di fare di tutto, per riottenere il tuo vero corpo. >>

Se Alphonse avesse avuto il suo vero volto probabilmente in quel momento sarebbe stato corrucciato, Edward questo lo sapeva bene, ma non poteva proprio fare altrimenti. Non quando il Principio dello Scambio Equivalente veniva usato contro di lui. Proprio nel momento in cui Alphonse stava per aggiungere qualcosa la porta si aprì, rivelando Pinako e Winry. Le due entrarono nella stanza, la più anziana con un sorrisone ad illuminarle il volto raggrinzito dagli anni, la più giovane con l’espressione di chi avrebbe preferito trovarsi dall’altra parte del mondo piuttosto che in quella stanza.

Edward lanciò uno sguardo incuriosito a Winry, rendendosi conto solo in quel momento di non trovarsi né in camera sua, né tanto meno in casa sua. Quella doveva essere per forza la casa della vecchia venditrice di Auto-mail.  Edward si vergognò di averla insultata, d’un tratto consapevole che la donna aveva messo a disposizione la sua casa e le sue cure per lui, un ragazzo qualunque incontrato per caso al mercato in una comune giornata di lavoro. La donna si fermò ai piedi del letto di Edward, lì dove la sua già piccola statura pareva accentuarsi ancora di più, se paragonata allo stipite del letto. Eppure il sorriso bonario che aveva in volto impediva ai fratelli Elric di muovere qualsiasi muscolo volontario. << Ragazzi, oggi sono stata in comune e, sono lieta di comunicarvi, che sono stata formalmente nominata vostra tutrice legale. >>

Winry si irrigidì indietreggiando, Edward spalancò la bocca dalla sorpresa ed Alphonse lanciò un esclamazione stupita: era ovvio che nessuno dei tre si era aspettato dalla vecchia una cosa simile.

<< Cosa… cosa vuol dire? >> Winry fu la prima a superare lo stupore iniziale e a parlare.

Pinako spostò lo sguardo sulla ragazza, e Winry vide in quegli occhi un affetto incondizionato, che lei non voleva né desiderava. << Vuol dire che da questo momento in poi siete sotto la mia esclusiva responsabilità. In questi giorni… mi sono affezionata a voi, ragazzi. Specialmente a te, Piccoletto, sei stato veramente di molta compagnia, incosciente per due giorni di fila. >>

Winry, con la schiena contro il muro, non poté far altro che spostare lo sguardo su Edward, l’unica persona di cui si fidava di cui in quel momento era in grado di leggere l’espressione. E

<< Lei non aveva il diritto di farlo! >> sbottò Winry innervosita dalla presenza di quell’infimo documento di carte che la etichettava come legale proprietà di quella donna. Edward guardò Winry stupito, non aspettandosi da lei tanta freddezza verso quella donna che li aveva accolti in casa sua e lo aveva curato. Alphonse non riusciva a capire cosa diamine stesse succedendo. Pinako lanciò un fugace sguardo a tutti e tre, prima di soffermarsi di nuovo su Edward, avvicinandosi al letto e tendendogli il documento plastificato. << Temo che abbiate capito male… io mi sono fatta nominare vostra tutrice solo per rendervi la vostra libertà… Come ho detto a Winry, io sono solo di passaggio qui. Legalmente tutti i vostri beni appartengono a me ed io posso amministrarli come meglio credo fin quando non avrete raggiunto la maggiore età. Per tanto vi lascio vivere nella vostra casa qui a Resembool senza nessuna intromissione da parte mia. In cambio voglio solo che mi chiamiate ogni mese per farmi sapere se vi serve qualcosa o avete bisogno di mettermi al corrente di eventi particolari… le solite clausole legali, sapete. >> chiarì subito Pinako, sperando di sedare fin da subito le ostilità create da quella semplice accortezza da parte sua.

Winry non allontanò da Edward quello sguardo accusatore, ma reprimendo a stento la voglia di mettersi a urlare restò in silenzio. Edward vide la vecchia posargli il documento plastificato sul petto, ancora leggermente scosso: ma chi diamine era quella vecchia? Perché si stava prendendo cura di loro in quel modo? E senza chiedere nulla in cambio, soprattutto! E perché aveva la sensazione che… la sensazione che a Winry lei non piacesse affatto? Che fosse successo qualcosa tra loro mentre lui stava dormendo?

Ad ogni modo, se le cose stavano davvero come Pinako aveva spiegato - se davvero non c’erano sotto tranelli o inganni -  loro erano in debito con quella vecchia.

<< Io la ringrazio veramente tanto per quello che ha fatto e sta facendo per la nostra famiglia, signora. >> disse Edward con un tono serio che sia Winry che Alphonse stentarono a riconoscergli. E a giudicare dall’espressione anche Pinako non si era aspettata quell’improvvisata da parte del maggiore.

All’improvviso si udì un fischio, era il suono del… << Oh, questo dev’essere il tè! >> esclamò Pinako risoluta, affrettandosi ad uscire da quella stanza per lasciare discutere i tre.

Non appena la porta si richiuse Winry esplose: << Come diavolo ti è saltato in mente di ringraziarla?! >> sbottò subito, rivolta a Edward. Il ragazzo la guardò serio: << Winry, si è presa cura di voi mentre io ero incosciente, ha curato le mie ferite senza che nessuno glielo chiedesse e non ha fatto nessuna domanda riguardo… l’accaduto. E adesso ci ha anche reso la nostra libertà. Ringraziarla mi sembra il minimo dopo tutto quello che ha fatto per noi. >> Winry, gli occhi lucidi e le mani tremanti dalla rabbia, si girò verso Alphonse, in cerca di appoggio. Ma la grossa armatura scosse l’elmo, per la prima volta impenetrabile nel vero senso della parola. << Il Fratellone ha ragione, mi dispiace, Winry. >>

Winry li guardò incredula: ma davvero non avevano capito il gioco di quella vecchia? Veramente non aveva capito che lei intendeva solo dividerli?

No, capì Winry, non potevano capire. Per la prima volta.

Winry nascose gli occhi all’ombra dei capelli, cercando di nascondere le lacrime ai due ragazzi: doveva uscire al più preso da quella stanza. Si voltò: << Torno a casa. >> mormorò con voce strozzata aprendo la porta ed uscendo da quella camera. Alphonse fece per fermarla: << Aspetta, Winry! Le tue condizioni fisiche non… >>

<< Lascia perdere – lo interruppe Edward. Non ti ascolterebbe. >>

Alphonse si voltò a guardare il fratello, che in quel momento aveva abbassato gli occhi fino al documento che gli aveva dato Pinako pochi attimi prima. Ma, come notò Alphonse, i suoi occhi non si stavano muovendo, quindi Edward stava solo facendo finta di leggere.

<< Che cosa succede, Fratellone? >> gli chiese Alphonse, preoccupato.

Edward tuttavia non staccò gli occhi dal foglio, cercando di riordinare le idee.

<< Winry ci sta nascondendo qualcosa. >>

 

**********************************************

Eccola, finalmente. Riusciva a scorgere la propria casa fin dalla base della collinetta su cui era posta. Winry non poté fare altro che affrettare il passo: non vedeva l’ora di ritrovarsi tra le mura di casa sua.

Non appena poté avere una visuale completa della casa le parve subito lampante che qualcosa non andava. La porta era semiaperta. Un'altra volta semiaperta.

Un nodo doloroso le si fermò in gola, mentre già lottava per respingere le lacrime che ancora non aveva versato.

… Che cosa poteva essere successo questa volta?, si chiese Winry intimorita, ritrovandosi in una situazione già familiare per l’ennesima volta, quella settimana. Che ci fossero i ladri?

Facendosi coraggio spinse la porta d’entrata leggermente, con la mano sinistra, caricando un possibile destro chiudendo la mano a pugno, nel caso ci fosse qualcuno.

In cucina non c’era nessuno. Winry non sapeva se esserne felice o spaventata.

Mentre una trave di legno del pavimento scricchiolava sotto il suo piede uno suono metallico le giunse all’orecchio, associando involontariamente a quello che fa una pistola che viene caricata.

Che cosa doveva fare adesso? In casa sua c’erano i ladri! Doveva girarsi e correre il più velocemente possibile per tornare da dove era venuta oppure doveva restare e vedere se il suo era solo un brutto scherzo dell’immaginazione? Winry non riusciva a decidersi.

Finché….

Una donna bionda in divisa blu comparve improvvisamente sulla soglia della porta del soggiorno, puntando una pistola contro di lei con aria minacciosa.

<< E’ solo una ragazzina. >> osservò una voce maschile profonda e leggermente roca proveniente dalle spalle della donna. Questa, annuì abbassando l’arma lentamente e facendosi avanti: << Sono il Sottotenente Riza Hawkeye. >> disse la donna dai capelli biondi, avanzando per fare spazio all’uomo che aveva alle spalle. Winry si ritrovò automaticamente ad arretrare, facendo caso solo in quel momento alle vesti di quella donna: un Alchimista di Stato. In casa sua. Che cosa diamine volevano?

<< E io sono il Tenente Colonnello Roy Mustang. Se sapete dove si trovano Edward, Alphonse o Winry Elric, sei pregata di informarci, ragazzina. >> chiarì l’uomo fin da subito guardandola con nervosismo.

Winry lo fissò con scetticismo: << Che cosa volete da loro? >> chiese lei cercando di giocare d’astuzia sebbene lo stomaco le si stesse torcendo dalla paura.

<< Chi sei? >> chiese invece il Sotto Tenente, come intuendo la situazione.

<< Dipende da cosa volete da me. >> rispose Winry sulla difensiva, indietreggiando un'altra volta.

Il Tenente Colonnello Mustang affilò lo sguardo, squadrandola incuriosito. Il Sotto Tenente Hawkeye sembrava aver capito il gioco di Winry. << Lei deve essere Winry Elric, signore! >> esclamò subito lei, stupendo Winry di quel tono così pratico e rispettoso. Un cane dell’Esercito ben addestrato.

Mustang la squadrò ancora di più, questa volta la delusione era ben leggibile sul suo volto. << Ma sul documento c’era scritto che aveva 24 anni! E io che speravo di conoscere una bella donna….! >> esclamò dando voce alla delusione ben visibile sul volto e dando l’impressione a Winry di trovarsi nel bel mezzo di uno scherzo. Anche Riza Hawkeye doveva pensarla allo stesso modo, visto l’espressione rassegnata che aveva in volto. << Sui documenti deve esserci un errore, signore. >>

Mustang grugnì: << Lo vedo… un errore decimale! >>

Riza tirò un profondo sospiro e alzò di nuovo gli occhi a Winry: << Sei Winry Elric, vero? >>

<< Sì.>> confermò Winry, ormai smascherata. << Dove sono i tuoi fratelli? >> chiese Mustang con voce seccata, come se stesse decidendo se schiacciare uno scarafaggio particolarmente brutto con le scarpe nuove pagate un occhio della testa (XD)

Non avrebbe cavato un ragno dal buco restando sulla difensiva. Doveva dargli quello che voleva per essere messa al corrente dello scopo di quella ‘intrusione’. D’altronde stava avendo a che fare con due Alchimisti. Scambio Equivalente.

 

 

 

 

***************************My Space

E rieccomi qui, dopo tanto tempo^^ Mi spiace avervi fatto aspettare^^

Allora… la frase di inizio capitolo, come al solito, non mi appartiene, ma purtroppo (ancore T^T) non mi ricordo da dove l’ho presa T^T

La parte iniziale in corsivo col gessetto, invece, sono i primi due versi di una canzone intitolata ‘Your Guardian Angel’ , che molto probabilmente sarà il titolo del sequel che ho in programma si scrivere (si spera tra Natale, Befana e Pasqua, visto che nella mia mente sembra non avere mai fine XD) Quelle due frasi tradotte significano: Quando io vedo il tuo sorriso/Le lacrime cadono giù dal mio viso  e  non riesco a fermarle ( o qualcosa del genere, comunque XD non sono mai stata troppo brava in inglese, anche se di tanto in tanto traduco qualche ff di FMA e vari dall’inglese all’italiano XD)

Mmmhh… ho appena notato una contraddizione che compare in questo e nel prossimo capitoli… mi toccherà modificarli un po’, uffa! Come avrete notato, la mia pigrizia non ha limiti -___-

Tecnicamente parlando non avrei neppure dovuto aggiornare oggi, ma siccome ieri era il mio compleanno e oggi  mi sento più felice di Mary Poppins… Voglio festeggiare con voi pubblicando questo nuovo capitolo^^

15 anni ieri XD Ora rispondo ai commenti:

 

Aki13: Sono contenta che la pensi così, credevo che fosse troppo lunga e pesante da leggere… riguardo ai tempi di aggiornamento mi spiace, ma la mia indole presuntuosa mi dice che devo sempre aspettare che ci siano almeno 3 o 4 commenti a capitolo… meglio ancora se ce ne sono di più XD E’ per questo che incito sempre a commentare, anche se vengo puntualmente ignorata da quelli che la leggono e basta ( e sono veramente molti… ) Spero che commenterai anche questo capitolo^^ (ß----------- ed ecco che l’indole presuntuosa si ripresenta >.<)

 

Kekkuccia: Grazie per i complimenti^^ Mi rende orgogliosa sapere di riuscire a rendere bene i sentimenti di tutti i personaggi pur non avendoli mai (per mia fortuna!) provati sulla mia pelle…. Per quanto riguarda la Winry dolce e protettiva piace molto anche a me! Mi piace il modo in cui tratta Al e il modo in cui considera Ed… E’ come se lei e Ed fossero i genitori e Al il bambino da tenere sott’occhio e trattare con riguardo, troppo sensibile per venire contaminato da tutte le sofferenze del mondo esterno… *loVVa Al* Sono personaggi che amo con tutto il cuore, e ringrazio la grande sensei Arakawa per averli fatti conoscere a me e a tutte le persone che le apprezzano e scrivono su di loro in questo e altri siti! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e conto di leggere il tuo prossimo commento, ok? ^^ Grazie ancora^^

 

MellyVegeta: Grazie per il commento^^ Anche a me piacciono molto i momenti in cui Ed e Winry stanno soli… Mi piacciono troppo *ç* Speriamo che il nostro mame-san si dia una mossa! Perché essere timidi va bene, ma essere come lui… insomma, sinceramente, è da classificare nei casi patologici O.O XD Vabbe, non offendiamolo oltre se no poi si arrabbia XD Spero di legggere un tuo nuovo commento^^ A presto^^

 

Talpina Pensierosa: Sai, ho notato una cosa di cui stranamente non mi ero mai accorta prima… sei una di pochissime parole, vero? XD vabbe, i tuoi commenti mi fanno piacere comunque XD Ti è piaciuto questo cappy? Spero di poter rispondere a un tuo commento anche al prossimo chappy^^ Ciao^^

 

Se ottengo 4 commenti aggiorno in settimana, se ne ottengo di più ancora prima >.<

Alla prossima^^

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Capitolo 8
*** Momenti Cruciali - II Parte ***


Momenti Cruciali

Momenti Cruciali

II Parte

 

Sono le piccole scelte quotidiane a fare di noi quello che siamo.

 

 

Alphonse posò lo sguardo su Edward: da quando Winry era uscita da quella porta, non si era mosso di un millimetro. Anche in quel momento se ne stava steso a fissare il soffitto. Gli unici movimenti che aveva compiuto erano stati quelli involontari, come respirare o battere le palpebre. Per il resto era rimasto in religioso silenzio, lasciandolo a riflettere sulle sue ultime parole: << Winry ci sta nascondendo qualcosa. >>

Quando Edward aveva pronunciato quella frase, Alphonse aveva pensato seriamente che durante quella specie di coma in cui era caduto il suo cervello aveva ricevuto poco ossigeno danneggiandosi gravemente. Insomma, Winry che nascondeva qualcosa a loro? Semplicemente assurdo, se non illogico. Quale motivo avrebbe avuto per farlo? Nessuno. Anche se di questo, a causa del silenzio del fratello maggiore, iniziava a dubitare.

Ricordava benissimo il giorno in cui avevano incontrato Pinako per la prima volta - quella giornata non l’avrebbe mai dimenticata, d’altronde - e Winry si era dimostrata educata e ben disposta nei confronti dell’anziana signora. Più che altro era stato Edward a provocarla, ricevendo in cambio una bella padellata in pieno viso. Era per questo che il comportamento di Winry e Edward l’aveva turbato.

Si sarebbe aspettato la reazione di Winry da Edward, e quella di Edward da Winry.

Conosceva benissimo suo fratello, e sapeva benissimo che erano due le cose che faceva di rado o mai:

1.       Chiedere scusa di sua spontanea volontà.

2.       Ringraziare.

E quel tipo ringraziamento tanto cortese l’aveva completamente lasciato senza parole. Come la reazione esagerata di Winry, ovviamente.

Per la prima volta poteva dire di non capire veramente sua sorella.

Era una sensazione strana, in effetti.

La porta della camera si aprì all'improvviso con uno scricchiolio, rivelando la signora Pinako che spingeva una sedia a rotelle con aria turbata. Vide Edward sporgersi leggermente verso di lei per vedere meglio. Pinako aveva una strana espressione in viso: sembrava... turbata.

 << Alphonse, potresti aiutare tuo fratello a salire su questa sedia, per favore? Quando avete fatto venite in soggiorno, ci sono due... persone che vorrebbero vedervi.>> Detto questo la donna uscì velocemente, così come era entrata lasciando i due fratelli basiti, a guardarsi confusi: che cosa diamine stava succedendo?

 

Winry guardò incerta la vecchia Pinako uscire dalla stanza di Edward e Alphonse con espressione ancora turbata: poverina, se per Winry vedere degli Alchimisti di Stato era estremamente fastidioso e sfiorava i confini dell'odio, per la signora Pinako che aveva visto suo figlio partire insieme alla moglie per la guerra da cui non avrebbero più fatto ritorno doveva essere traumatico. Per un attimo, giusto un secondo, Winry pensò di sentirsi molto vicina alla vecchia signora. Questo pensiero la spaventò a tal punto da farla nuovamente indietreggiare, attirando su di se lo sguardo curioso ma tremendamente professionale di Riza Hawkeye. La giovane Alchimista di Stato guardò la ragazzina con circospezione: non si era ancora abituata alla presenza di due Alchimisti di Stato in quella casa? Riza poteva capire di essere considerata poco meno che un essere umano che aveva venduto l'anima al diavolo per la divisa che indossava, ma... sentiva che la paura di quella ragazzina, Winry Elric, riguardava solo in parte lei e il Colonnello.

<< I ragazzi si stanno preparando, usciranno a momenti. >> mormorò Pinako con voce piena di astio. Quella, pensò Roy, era la voce di una donna che di certo non gradiva la presenza di due Alchimisti di Stato non solo in casa sua, ma anche in tutto il pianeta. Tuttavia non ci badò poi molto, infondo aveva visto con i suoi stessi occhi gli sguardi affilati che avevano rivolto loro gli abitanti di Resembool vedendoli dirigersi a casa Elric. << Bene. Intanto, viste le circostanze, vorrei scambiare due parole con lei, signora. E' lei la responsabile di questi ragazzi, vero? >> chiese Roy in tono pratico e concentrato, cercando di non dare alla vecchia un ulteriore motivo di odiarlo. Pinako rispose guardinga: << Sì. Che cosa volete da loro? >> chiese quindi, vedendo con la coda dell'occhio  Winry trattenere il fiato in attesa della risposta del Colonnello. Anche il Colonnello doveva essersi accorto dell'interesse di Winry, perché lanciò uno sguardo d'intesa al Sottotenente. Riza annuì appena, voltandosi verso Winry. << Aspettiamo fuori. >> propose la donna invitando Winry a seguirla. La ragazza lanciò uno sguardo incerto a Pinako, - per quanto se ne vergognasse - in  cerca di aiuto.

Ma anche Pinako scosse la testa, rendendo esplicito quello che il Colonnello e il Sottotenente avevano sottinteso: << Winry, sarebbe meglio che tu non ascoltassi questa conversazione. Segui il Sottotenente Hawkeye, per favore. >>

Winry la fulminò con lo sguardo vedendosi ormai con le spalle al muro e seguendo il Sottotenente, che aveva già aperto la porta per uscire.

Chiusa la porta di entrata, in soggiorno cadde un'altra volta quel silenzio innaturale e malgrado tutto carico di sottointesi.

<< Prima di venire qua ho chiesto informazioni. Ho saputo che la madre di questi ragazzi è morta meno di una settimana fa. Conferma? >> chiese ancora una volta Roy in tono nuovamente pratico e formale. Pinako annuì, ormai conscia di dove volesse arrivare il Colonnello. << Sì. >> confermò quindi con tono sommesso, aspettando la prossima inevitabile domanda.

<< E sa anche quello che hanno cercato di fare questi ragazzi, nello studio di casa loro? >> Gli occhi del Colonnello lampeggiarono di una luce innaturale, simile allo scoppiettio di un fuoco appena attizzato ma che all'occasione sarebbe stato in grado di bruciare un'intera casa.

E come poteva non saperlo? Già due giorni prima, quando si era vista comparire davanti Winry e quell'armatura che poi aveva riscoperto essere Alphonse con in braccio il corpo imbrattato di sangue del fratello maggiore, aveva sospettato qualcosa. Non aveva fatto domande, si era impegnata a curarli come milioni di volte aveva visto fare da suo figlio, in una vita che in quel momento le appariva più lontana che mai.

L'ultima conferma l'aveva avuta la notte stessa in cui erano arrivati, quando dopo essersi assicurata che le condizioni di Edward fossero stabili era andata fino a casa loro, scoprendo quella... cosa che avevano creato.

<< Sì. >>. << Non ho altre domande. >> annunciò Mustang facendosi pensieroso. Pinako però aveva altro da aggiungere.

<< Che cosa volete da questi ragazzi? Sono gravemente feriti e se dovessero compiere un ulteriore sforzo potrebbero non... >> Ma Roy la interruppe, andando con lo sguardo fino alla porta ancora chiusa della camera dei ragazzi. Pinako rabbrividì: quello sguardo color carbone sembrava trapassare il massiccio legno della porta e guardare fin dentro le anime di quei poveri ragazzi incoscienti.

<< Due giorni fa alla Sede Centrale di Central City sono arrivate delle lettere spedite da Resembool, più precisamente dai fratelli Elric. Sulle lettere era scritta sempre la stessa cosa: qual ora noi avessimo saputo dove si trovasse l'Alchimista Hohenahem Elric avremmo dovuto informarlo di ritornare a casa. L'esercito non ha più avuto notizie di Hohenahem dal massacro di Ishbar. Io e il Sottotenente Hawkeye siamo stati mandati qui nel caso Hohenahem si facesse vivo per riprendere il suo ruolo di capofamiglia. Le ricerche che quest'uomo stava conducendo prima della sua scomparsa potrebbero essere ora fondamentali per l'Esercito, se arrivate a buon punto. Ma adesso abbiamo un altro obbiettivo. -  nessuno si accorse la porta della camera dei due ragazzi era stata parzialmente aperta, così da poter origliare senza essere visti - Ho bisogno di parlare con loro. >> Il tono di Roy Mustang era calmo e riflessivo, forse era per questo che appariva ancora più pericoloso.

Infine la porta della camera si aprì totalmente, mostrando Alphonse che spingeva la sedia a rotelle dove era seduto Edward. Adesso che non era più nel letto il suo copro mutilato e le bende sporche di sangue che servivano a medicare le parti del corpo che erano state offese conferivano a Edward un'aria misteriosa, quasi... vissuta.

E i suoi occhi, si rese conto Roy, non erano per niente quelli di un ragazzino di quindici anni. Erano gli occhi di chi aveva visto tutte le mostruosità di questo mondo, occhi tormentati che poche volte il Colonnello aveva avuto l'occasione di incontrare, persino nei suoi superiori.

<< Siete voi i fratelli Elric? >> la domanda gli salì alle labbra prima di rendersi conto di quanto apparisse stupida. Ma dalla risposta di Alphonse, l'uomo si rese conto ben presto che non c'era nulla da dare per scontato, con quei ragazzi. Alphonse si limitò a rispondere affermativamente: << Sì. >> Ma fu il rimbombo di quella parola per tutta l'armatura a stupire Mustang e a indurlo sulla via della scoperta. Quel ragazzo non aveva un corpo. La sua anima era legata a un'armatura. E il ragazzo sulla sedia rotelle aveva perso il braccio destro e la gamba sinistra. D un tratto tutta la voglia di parlare da solo con loro era svanita.

<< Sono stato a casa vostra. Ho visto il Cerchio Alchemico. So tutto. >>

 

Winry non riuscì a nascondere il fastidio che provava per il modo in cui era stata cacciata da quella casa. Insomma, se c'era qualcuno che aveva il diritto di starci, quella era lei, no? Si morse la lingua per aver pensato a una cosa così stupida; la verità era che aveva paura. Quella sensazione sinistra che l'aveva accompagnata per la maggior parte di quella settimana era scomparsa quella mattina, quando Edward si era risvegliato, per poi ricomparire in quel preciso momento, più forte e insistente che mai. E la calma del Sottotenente non faceva altro che attizzare le sue paure. Che cosa diamine volevano da Edward e Alphonse? Che cosa, dannazione?! ... Poi capì. Erano due Alchimisti di Stato, infondo. E l'avevano già fatto una volta, con lei. Le avevano portato via i genitori. E adesso volevano portarle via anche Edward e Alphonse.

<< Sottotenente? >> la chiamò Winry, riuscendo a stento a mantenere la voce normale.

La donna parve sorpresa, ma poi le sorrise; era un sorriso dolce, constatò Winry, che stonava terribilmente con l'abito che indossava. << Chiamami Riza. >> le chiese gentilmente la donna, tendendole la mano in un gesto che Winry notò appena.

<< Avete intenzione di portare via Edward e Alphonse? >> chiese ancora Winry con voce tremante ignorando totalmente il gesto di Riza. Riza ritirò la mano con naturalezza, per nulla risentita. << Se verranno via con noi lo faranno di loro spontanea volontà. Non è abitudine mia e del Colonnello Mustang, indurre persone a seguirci contro il loro volere. >>  

Winry abbassò lo sguardo, per nulla convinta. Riza allungò una mano fino al mento della ragazza, sollevandoglielo con delicatezza per poterla guardare negli occhi, in un gesto che a Winry ricordò terribilmente la propria madre.

<< Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente dovrebbe evere questo sguardo. >> Riza ritirò la mano, ma Winry fu incapace di spostare lo sguardo da lei, sentendo che la frase era stata lasciata in sospeso. <<... Tuttavia io pagherei per avere il tuo aspetto. Perché... se ricordo bene... è così che ci si sente quando si ama qualcuno. >>. Winry guardò la donna stupita, mentre nella sua mente su affollavano mille ricordi che rappresentavano la sua famiglia... ma in particolare una persona... << Edward... >> mormorò Winry a bassa voce, convinta che Riza non l'avesse sentita. Il giovane Sottotenente sorrise, mentre i suoi occhi correvano automaticamente alla porta che la separava dal suo superiore, il Tenente Colonnello Roy Mustang.

 

Edward iniziò a chiedersi come diavolo era arrivato a sedersi a quel tavolo e conversare amabilmente con quell'Alchimista... quel Roy Mustang.

Ah, già, ricordò a se stesso con una smorfia, era stato Alphonse a spingerlo fino a quel tavolo, seduto proprio di fronte a Mustang. E che stava dicendo lui? Ah, già, ecco...

<< Pagamento di elevate somme di denaro destinate alla ricerca, accesso illimitato alla consultazione di testi speciali, possibilità di utilizzare tutti i mezzi e attrezzature dello stato per ricerche... Potrebbero anche riuscire a riottenere i loro corpi... >>

Alphonse vide suo fratello drizzare improvvisamente le orecchie e stare finalmente attento al discorso che il Colonnello aveva iniziato da circa una decina di minuti.

<< Naturalmente - continuò Mustang -, in cambio, dovranno obbedire all'Esercito... >>

<< Io credevo che gli Alchimisti esistessero per aiutare le persone. >> obbiettarono quasi contemporaneamente Edward e Alphonse, sorpresi.

L'espressione di Mustang cambiò, facendosi quasi dolente. << Infatti è così. Ma gli Alchimisti di Stato appartengono all'Esercito e qual'ora dovessimo entrare in guerra essi dovrebbero prender parte alla battaglia, usando l'Alchimia per uccidere. E' questo il prezzo da pagare. Il lato macchiato della medaglia. >> Nel tono di Mustang c'era qualcosa di stonato, come una specie di... disprezzo. Ma solo Alphonse era riuscito a cogliere quel particolare, visto che Edward aveva assunto nuovamente un aria penseriosa. Pinako restava in silenzio anche lei persa tra i suoi pensieri, squadrando di tanto in tanto l'espressione di Edward per sperare di riuscire a cogliere un barlume delle idee che in quel momento gli passavano per la testa. << Signore... crede veramente che questi ragazzi potrebbero farcela? Che potrebbero veramente diventare Alchimisti di Stato alla loro età? >> chiese finalmente Pinako, riattirando l'attinzione del Colonnello su di .

L'uomo annuì senza esitazione, spostando nuovamente lo sguardo su Edward e vedendo nei suoi occhi lo stesso fuoco che anni prima aveva alimentato le sue ambizioni.

<< Sì, certo. >>

 

<< Lei ha mai sparato a qualcuno? >> chiese poi Winry guardando la pistola lucidata che pendeva dal fianco di Riza. La donna sembrò stupita, ma poi sul suo volto apparve quella stessa espressione che solo pochi secondi prima era comparsa sul volto del suo superiore. << Oh, sì, tante, tante volte. >> Il Sottotenente parve sovrappensiero per qualche secondo, poi guardò Winry negli occhi. << Ti auguro di non essere mai costretta a farlo.Puntare la pistola verso una persona e... premere il grilletto. Nello stesso momento in cui senti la pistola vibrare leggermente e il fischio del proiettile farsi più alto... sai che il colpo andrà in segno, e che hai tolto la vita a una persona che non hai mai incontrato in vita tua. >> Winry sentì un brivido correrle giù per la schiena mentre cercava di immaginare la scena. Il Sottotenente dovette accorgersi del turbamento che aveva provocato in Winry, perchè subito si affrettò ad aggiungere: << Essere un militare non piace neanche a me. Non penso che ci sia qualcuno a cui piaccia. >>

Winry la guardò confusa. << Ma se non le piace allora perchè non abbandona l'Esercito? >> Sul volto di Riza comparve un sorriso: d'altronde, quante volte se l'era fatta quella domanda? << Perchè c'è una persona che devo proteggere ad ogni costo. Gliel'ho promesso, capisci? E fin quando avrò vita non esiterò a premere il grilletto per proteggere questa persona.... >>

Winry aveva osservato con attenzione la determinazione con cui Riza aveva pronunciato quella frase e ne rimase sorpresa. Il Sottotenente avrebbe ucciso qualcuno pur di proteggere questa 'persona' a cui voleva bene... Non avrebbe mai esitato a premere il grilletto per proteggerla. E lei, Winry, avrebbe mai premuto il grilletto di una pistola puntata contro una qualsiasi persona, pur di proteggere coloro che amava?

<< Questa persona che vuole proteggere.... è il Tenente Colonnello, vero? >> chiese Winry a bassa voce, sorprendendosi di come le fosse salita spontanea quella domanda e sentendosi come una ragazzina che spettegolava con le sue amiche sul più bel ragazzo della città.

Riza si irrigidì trattenendo il respiro guardando Winry con occhi increduli.

Winry le sorrise affabile: << L'ho capito da quello che ha detto. 'Fin quando avrò vita non esiterò a premere il grilletto per proteggere questa persona'. Prima, a casa, ha puntato la pistola contro di me senza neanche aspettare di capire se vi trovaste realmente in pericolo. E' Roy Mustang la persona che vuole proteggere, vero? >> chiese ancora Winry senza però aspettarsi una vera risposta: era tutto sottointeso, ancora una volta.

La porta d'ingresso si aprì in quel momento, rivelando proprio il Tenente Colonnello. << Andiamo. >> annunciò il Colonnello sistemandosi brevemente il colletto della divisa. Riza annuì sorridendo leggermente a Winry. << A presto, signorina. >> disse Riza, apprestandosi a seguire il Colonnello.

Winry rispose al sorriso, tendendo la mano alla donna: << ... Può chiamarmi Winry, Riza... >>

Il sorriso di Riza si allargò: << Bene. Allora ciao, Winry. >>

 

Edward sospirò di sollievo ritrovandosi finalmente tra le morbide coperte di quel letto da una piazza e mezzo. Aveva appena finito di farsi aiutare da Alphonse a cambiarsi le bende al braccio e alla gamba. Inutile dire che era stato molto doloroso, considerando che sulle ferite era stata 'delicatamente' applicata da Pinako una pomata speciale per farle rimarginare prima... Era incredibile quanto quella vecchia si stesse dimostrando tanto gentile nei confronti suoi e della sua famiglia.

Nonostante tutto, Edward non riusciva a non essere diffidente. Infondo se lo stava chiedendo fin da quella mattina, quando si era risvegliato: che cosa spingeva quella vecchia a darsi tanta pena per degli adolescenti che conosceva da appena quattro giorni? Naturalmente il comportamento di Winry nei confronti di Pinako non era affatto cambiato e all'ora di cena Alphonse era stato costretto a portare il cibo della ragazza fino alla camera che le era gentilmente stata assegnata, al secondo piano, perchè si rifiutava di scendere a mangiare con loro. Aveva lasciato detto che non scendeva a cena perché aveva un forte mal di pancia.

Sciocchezze, pensava Edward, erano tutte delle grandi, gigantesche sciocchezze. Winry non si ammalava mai. Salvo casi eccezionali nel vero senso della parola.

Con una smorfia ricordò tutte quelle volte che lei lo aveva preso in giro perché aveva iniziato a fargli male la testa o la schiena, vantandosi di non aver mai contratto quei tipi di fastidi. E, in quei casi estremamente eccezionali in cui si ammalava, stava tanto male da coinvolgere tutta la famiglia nella sua agonia.

Con un sorrisino ricordò quella volta in cui le venne la febbre e si lamentò tutto il giorno perché le bruciavano gli occhi, le faceva male la testa, il cibo non aveva sapore, le fischiavano le orecchie...

Era per questo che non credeva che Winry stesse male. Edward e Alphonse sarebbero stati i primi a saperlo, in quel caso.

Aveva valutato tutte le possibili sfaccettature del carattere di Winry  e inevitabilmente aveva finito per rianalizzare le proprie azioni; finiva sempre così, d'altronde. Era sempre lui a sbagliare, con lei. Era sempre stato lui quando avevano sei anni e giocavano a nascondino ed era ancora lui adesso che ne avevano quattordici e non riusciva ad allontanare dalla mente il pensiero di lei. Chiuse gli occhi con aria spossata chiedendosi dove diamine fosse finito Alphonse. Erano stati insieme per tutta la giornata, in un totale, assoluto e noiosissimo silenzio. E di cose di cui parlare ce ne erano ovviamente. La proposta di quel Mustang, innanzitutto.

Se Edward aveva veramente intenzione di recuperare il vero corpo di Alphonse - e ovviamente ce l'aveva - la prima cosa da fare era diventare un Alchimista di Stato.

Finora era l'idea migliore che aveva attraversato la mente del maggiore degli Elric, e - sempre fino a quel momento - l'unica.

Ma ovviamente, come si suol dire, non esistono diamanti perfetti; così come allo stesso modo era estremamente imperfetta l'idea di Edward.

Per tanti, buoni motivi.

·                     Winry

·                     Winry

·                     Un altra volta Winry.

Un po' ripetitivo, vero? Beh, era la verità però. Se Edward e Alphonse fossero diventati veramente Alchimisti di Stato, si sarebbero impegnati a trovare un modo per riavere indietro i loro veri corpi. E quindi avrebbero finito col viaggiare. Viaggiare, viaggiare, e viaggiare ancora. Viaggiare molto, tanto, troppo.

Una domanda giungeva ovvia, a quel punto: e Winry che fine avrebbe fatto durante quel viaggio?

C'era stata una frazione di secondo in cui aveva pensato di portarla con sé e Alphonse in tutti i viaggi che avrebbero fatto in futuro. L'idea era stata scartata subito, ovviamente. Winry, come già più volte Edward aveva avuto modo di constatare, non era assolutamente capace di stare ferma in un punto per più di tre secondi. In più, portarla con sé avrebbe significato esporla a un pericolo troppo alto e Edward non avrebbe mai sopportato la consapevolezza di saperla in pericolo per via del proprio dannato egoismo.

Sì, egoismo. Perché una parte di sé, quella più intima e meglio nascosta, non riusciva minimamente ad accettare l'idea di doversi allontanare tanto da Winry. L'unico pensiero che lo spingeva ad andare avanti in quella follia era il pensiero di Alphonse, segregato in armatura per via dei suoi errori.

Edward doveva restituirgli il suo vero corpo.

Poi, inoltre, veniva la promessa fatta alla loro madre in punto di morte: 'Qualunque cosa fosse successa loro non si sarebbero mai separati. Sarebbero rimasti insieme. Sempre.' Ma Trisha ovviamente non aveva tenuto conto di quello che sarebbe successo dopo la sua scomparsa. Non aveva minimamente immaginato che quelle stabili fondamente che tenevano insieme la famiglia avrebbero traballato in quel modo fino a rompersi definitivamente e far crollare il tutto in un insieme di macerie...

Se avesse saputo quello che era successo avrebbe approvato? Edward conosceva bene sua madre, ma non riusciva a trovare la risposta.

Che cosa avesse fatto Trisha se in quel momento si fosse trovata lì con loro?

Edward sorrise amaramente. Se sua madre fosse stata lì niente di tutto quello che era accaduto sarebbe successo. Assolutamente niente. O almeno... forse.

Forse non si sarebbe accorto di provare per Winry più di semplice affetto se sua madre fosse stata ancora viva. O forse se ne sarebbe accorto più tardi.

Nuovamente fu costretto a reprimere una domanda impertinente che mai avrebbe ammesso di aver realmente pensato: sua madre avrebbe approvato i sentimenti che provava per Winry? Avrebbe avuto... la sua benedizione?

Un uomo e una donna innamorati... lui diventa Alchimista di Stato e parte, lasciandosi lei alle spalle... Edward temeva di sapere che cosa avrebbe pensato sua madre se fosse venuta a conoscenza di quello che stava succedendo ai suoi figli in quel momento. D'altra parte era una situazione che lei aveva vissuto in prima persona, molto prima di loro. Ma lui non era così... Edward non era affatto come suo padre. Lui non avrebbe mai lasciato Winry... se non ce ne fosse l'estrema necessità.

E, in ogni caso, non l'avrebbe mai abbandonata con due figli piccoli da crescere, così come aveva fatto suo padre. Tre, si corresse mentalmente Edward, reprimendo un sorriso  nel ricordare il giorno in cui sua madre aveva portato a casa Winry.

Ma il punto non era quello. Aveva fatto una promessa ad Alphonse ed era disposto a mettere da parte Winry - a malincuore e per il momento - se da quello fosse dipeso l'esito della sua 'missione'. Ma non poteva lasciarla così, di punto in bianco, senza nemmeno la certezza che senza di lui sarebbe stata bene, al sicuro.

Non poteva partire con Alphonse così, da un giorno a l'altro, e lasciarla da sola. Aveva contemplato l'idea di portarla con sé almeno a Central City, e di acquistare una casetta per lei in modo che tornassero a trovarla almeno una volta al mese. Ma si era reso conto che l'idea era assurda: non sapeva fin dove si sarebbero spinti lui e Alphonse durante i loro viaggi e di certo non potevano interrompere le loro ricerche una volta al mese per tornare a Central City e stare lì un solo giorno. Era assurdo.

Aveva bisogno di qualcuno di cui si fidasse cecamente che si prendesse cura di Winry intanto che lui e Alphonse intraprendevano il loro viaggio alla ricerca 'dell'ignoto'.

Purtroppo, si rese conto Edward con un sospiro sconsolato e a dir poco esasperato, non c'era nessuno che avesse quei requisiti, perché lui non si fidava di nessuno all'infuori di suo fratello e Winry.

Ah, per quanto riguardava il piccolo problemino di essere rimasto con un solo braccio e una sola gamba aveva già risolto tutto. Era successo quella sera a cena, quando aveva chiesto a Pinako quanto costasse farsi installare due Automail. La donna, offesa, aveva replicato che non aveva nessun bisogno dei suoi soldi e che, se lui voleva, gli avrebbe installato degli Automail domani stesso- ricordandogli ovviamente che il dolore che si provava durante quel tipo di operazioni era a dir poco terribile -.

Per una volta Edward non si era domandato come mai quella donna fosse così dannatamente gentile con lui.

 

Winry si rigirò per l'ennesima volta tra le coperte, sbuffando sonoramente: perché diamine non riusciva a togliersi dalla testa quelle parole?! Erano solo sciocchezze, parole senza senso dette da una persona che per di più non sapeva niente di niente di lei! Non doveva fissarsi!

Nonostante Winry cercasse di autoconvincersi che fosse tutta suggestione, le parole di Riza Hawkeye le rimbalzavano nella mente da quel pomeriggio:

<< Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente dovrebbe evere questo sguardo. Tuttavia io pagherei per avere il tuo aspetto. Perché... se ricordo bene... è così che ci si sente quando si ama qualcuno... >>

E perché ogni volta che ci ripensava le veniva in automatico pensare ad Edward?

Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Edward prima che tutta quella storia della Trasmutazione iniziasse: Edward che la guardava mentre pensava di non essere visto, Edward che le sorrideva in modo diverso, Edward che arrossiva, Edward che le stava sempre accanto…

Edward, Edward, Edward, Edward….

La sua mente sembrava essere diventata monotona come un disco rotto che si incanta a metà canzone.

E nonostante il suo buon senso le dicesse che era una cattivissima idea, Winry stava seriamente pensando di scendere fino alla camera di Edward per passare la notte lì. La camera che Pinako le aveva assegnato le sembrava stranamente tetra e vuota…

Poche ore prima, dalla finestra, aveva visto Alphonse dirigersi verso casa loro e non l’aveva più sentito rientrare. Quindi doveva ancora trovarsi là… Sentiva il bisogno di parlare con qualcuno di quello che le stava accadendo, ma sapeva che sarebbe stato sbagliato oltre che terribilmente ingiusto che questa persona fosse Alphonse, non dopo  che lui le aveva dichiarato i suoi sentimenti.

Già… in un certo senso aveva sempre saputo che Alphonse le aveva voluto molto più bene del dovuto, però non era mai stata capace di scoraggiarlo o rattristarlo in alcun modo… era per questo che spesso e volentieri litigava con Edward. Con un sorriso ricordò il periodo in cui Edward era geloso del trattamento di favore che riservava ad Alphonse… Edward non era mai stato capace di mettere una distinzione tra le persone. Metteva sullo stesso piano  sia persone che conosceva da una vita che persone che aveva appena incontrato. Non aveva ‘unità di misura’ insomma. E spesso si paragonava ad Alphonse, di un anno più piccolo, imbronciandosi perché secondo lui, Winry voleva più bene al fratellino più piccolo.

In Edward, Winry aveva sempre visto dell’altro… Edward era il fratello maggiore, l’unico a cui poteva parlare nei momenti tristi e che riusciva a trovare una soluzione a tutto… Solo in quel momento Winry si rese conto di quanto aveva potuto contare su Edward, in tutti quegli anni… E adesso era Edward ad avere bisogno di lei. 

E ancora doveva rendersene conto, ovviamente. E il tutto doveva succedere prima che prendesse seriamente in considerazione la proposta di Mustang. Winry si fidava di Edward e Alphonse, sapeva che loro non l’avrebbero mai lasciata da sola, però… non riusciva a tranquillizzarsi.

 

                                                                      

 

**************************My Space

 

MellyVegeta: Davveroo ti è piaciuta la parte iniziale? A me è sembrata un po’ poco realistica…. Ma tutta la storia se la consideri freddamente è un po’ campata in aria *finge di non amarla e venerarla fino allo sfinimento*Aaaah, grazie per gli auguri^^ Visto? Ho aggiornato presto! Sinceramente non ci speravo neanch’io, e invece ho ricevuto abbastanza commenti (e auguri di compleanno) da convincermi ad aggiornare XD Tu però continua a seguirmi, ok? Mi fa piacere rispondere ai tuoi commenti^^

 

Talpina Pensierosa: Grazie per gli auguri^^ Sono contenta che il cap ti sia piaciuto e spero di leggere nuovamente un tuo commento^^

 

Kekkuccia: Figurati, il mio italiano non è meglio del tuo quando avvisto una EdWin spettacolare *ç* Visto, ho aggiornato ancora! Hai intuito, lo ammetto, anche se sinceramente dubito che qualcuno non abbia ancora capito come andrà a finire la storia… specialmente considerando che l’autrice, me medesima *si da aria di importanza* è una EdWin forever! XD Spero di leggere nuovamente un tuo commento^^

 

Diamontpearlvoiceinu: Non preoccuparti se non sei riuscita a commentare lo scorso capitolo l’importante è che ora sei qui^^ Sono contenta che il cappy ti sia piaciuto, e conto di leggere un tuo nuovo commento nel weekend XD

 

Ora, come al solito, aspetto i vostri commenti se volete sperare di leggere il prossimo chappy già tra pochissimi giorni^^

La frase di inizio capitolo è più brutta delle altre perchè è mia XD mentre la frase che Riza dice a Winry (che è questa "<< Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente dovrebbe evere questo sguardo. Tuttavia io pagherei per avere il tuo aspetto. Perché... se ricordo bene... è così che ci si sente quando si ama qualcuno... >> ") è una frase che appartiene al telefilm O.C., che io ho amato!

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Capitolo 9
*** Confidenze ***


Confidenze Notturne

Confidenze Notturne

 

 

Le persone che meritano veramente fiducia, sono quelle che ti stanno accanto anche quando non le ami abbastanza.

 

Edward sbuffò sonoramente, annoiato. Il cielo era limpido e la luna si stagliava alta e orgogliosa nel grande manto blu tempestato di stelle. C’era una calma innaturale nell’aria, una calma che Edward iniziava a non sopportare più. Imprecò a bassa voce per l’ennesima volta: perché diamine aveva acconsentito a farsi mettere quello strano impacco al braccio e alla gamba, prima che tutti andassero a dormire?! Gli prudeva da morire… era da circa tre ore che cercava inutilmente di addormentarsi. Alla fine ci aveva rinunciato.

Avrebbe solo voluto che con lui ci fosse anche Alphonse, così da metterlo al corrente dei pensieri che l’avevano accompagnato per tutto il pomeriggio; e chissà, magari lui sarebbe anche stato capace di inventarsi una qualsiasi soluzione.

Drizzò le orecchie all’improvviso, sentendo un rumore sospetto - lo scricchiolio di una trave del pavimento, probabilmente – e voltandosi verso la porta automaticamente. Finalmente Alphonse era tornato

Ma la persona che comparve sulla soglia e che fece inevitabilmente perdere il respiro a Edward non era Alphonse. << Ed… ti ho svegliato? >> chiese Winry imbarazzata dallo sguardo tanto intenso e stupito di Edward. Edward non rispose subito, troppo impegnato a guardarla: indossava una camicia azzurra che le arrivava fino a poco prima del ginocchio, i capelli le ricadevano liberi fin sotto le spalle e la pelle risplendeva chiara sotto la luce della luna, che, neanche a volerlo, entrava dalla finestra illuminando il letto del ragazzo fino alla porta. << Non sei stata tu… Non ho ancora preso sonno… >> confessò Edward costringendosi a spostare lo sguardo prima che Winry si accorgesse dove era inevitabilmente stata attirata la sua attenzione.

Winry gli sorrise dolcemente: << Neanch’io riesco a prendere sonno. Posso… posso restare un po’ con te? >> gli chiese lei, guardandolo ancora un po’ imbarazzata: anche in quel momento – soprattutto in quel momento -, le sembrava di sentire la frase che le aveva detto Riza, con tanta chiarezza che non si sarebbe stupita se voltandosi se la fosse trovata accanto a sussurrarle nell’orecchio.

Edward arrossì: e che cosa avrebbe dovuto rispondere? Dio, quello che gli aveva chiesto….

<< Sì, se ne hai voglia. >> riuscì a dire a malapena Edward, arrossendo lievemente.

Winry gli sorrise dolcemente, avanzando e richiudendosi la porta alle spalle senza far rumore. Si avvicinò al letto e si stese accanto a Edward, rivolta verso di lui. Le parve di vederlo arretrare lentamente, ma non ne era molto sicura. Un silenzio imbarazzante cadde nella stanza. Ma Winry aveva bisogno di saperlo. Doveva saperlo. << Allora… perché non riuscivi a dormire? >> gli chiese Winry guardandolo incuriosita.

Edward si voltò verso di lei, trovandola pericolosamente vicino al suo volto. Tuttavia non si allontanò, godendosi quel profumo di Gigli che gli pareva non sentire da mesi. << Gli impacchi che mi ha fatto la signora Pinako pizzicano. >> si lamentò il ragazzo iniziando a rilassarsi circondato da quell’odore a lui così familiare. Winry inarcò un sopracciglio: << Perché non hai chiesto a me di metterteli? >> gli chiese Winry senza preoccuparsi di nascondere il disappunto che provava. Edward si corrucciò: << Sei sparita per tutto il pomeriggio. >> le ricordò Edward con una nota di astio ben udibile nella voce. Winry corse l’occasione al volo: << A proposito di questo pomeriggio… che cosa voleva il Colonnello Mustang da te e Al? >> chiese incuriosita e nervosa. Edward sembrò accorgersene: << … E’ stato a casa nostra e… >> la voce di Edward scemò pian piano, fino a scomparire. Ma ormai Winry aveva ben chiara la situazione; d’altronde aveva trovato quei due Alchimisti di Stato che curiosavano in casa sua. Peccato che sul momento non aveva pensato a minacciarli di denunciarli per violazione di domicilio…

<< Ha visto. >> disse Winry senza preoccuparsi di aggiungere il soggetto alla frase; Edward avrebbe capito di sicuro. Ancora una volta era tutto sottointeso. << Già. >> la voce di Edward era carica di amarezza e disprezzo, e Winry non era sicura che il secondo fosse destinato agli Alchimisti.

Con lentezza, posò il capo sulla spalla di Edward, portando la mano sul suo petto e accarezzandolo con la punta delle dita fino alla base del collo. Udì Edward trattenere il respiro e all’improvviso anche il suo cuore prese a battere forte, come se lei si fosse resa conto in ritardo della situazione in cui si trovava.

Edward chinò leggermente il capo verso sinistra, così da posare il mento tra i capelli di lei ed inspirarne l’odore, sospirando soddisfatto; quel gesto innocente aveva il potere di calmarlo, così come la sola presenza di Winry lì, accanto a lui. << Non hanno detto nulla? >> chiese Winry, questa volta con preoccupazione: lei non se ne intendeva affatto di Alchimia, ma più volte sui libri di testo che leggeva aveva ritrovato scritto che la Trasmutazione Umana era un reato punibile con la prigione a vita, nel più fortunato dei casi.

Edward le circondò la vita con il braccio e la strinse un po’ più forte a sé.  << … Non ha detto quasi niente. Credo che… la vista di Al l’abbia un po’ scombussolato. >> mormorò Edward con voce sconsolata, quasi delusa dalla reazione del Colonnello. << Non puoi fare niente per il corpo di Al? >> chiese Winry, anche lei tristemente, sapendo che per ottenere risposte concrete doveva fare domande dirette.

<< Sì. Ridarò ad Al il suo vero corpo. Gliel’ho promesso, e poi… è una cosa che voglio fare. >>

Winry rimase stupita dal tono sicuro e carico di determinazione che aveva usato Edward. << … Sei cambiato. >> sussurrò Winry a voce bassa, fermando la mano e alzando il volto per poter guardare Edward negli occhi. Edward le restituì lo sguardo, scuotendo lievemente il capo: << Non credo… io non mi sento diverso. >> obbiettò debolmente lui, incapace di saziarsi della sensazione che stava provando in quel momento, con il volto di Winry a pochissimi millimetri dal suo. Winry sorrise: << No, io intendevo dire che sei cresciuto…. Mi farai restare indietro, se continui così. >> esclamò con poca convinzione, cercando di alleggerire l’atmosfera. Lo sguardo venne però attirato dalla benda sporca di sangue che isolava con cura la ferita provocata dal braccio mancante. Edward colse il suo sguardo, scherzandoci sopra: << Fa un po’ impressione, vero? Se vuoi appena si rimargina la ferita te lo faccio toccare… Adesso mi fa ancora male. >>

Winry si voltò di lato indispettita, sfuggendo all’intenso e giocoso sguardo d’ambra di Edward.

<< Scemo. >> lo rimbeccò lei imbronciandosi. Edward la guardò divertito, per poi cambiare completamente espressione: << Ho intenzione di chiedere a Pinako di installarmi due Automail. >> confessò, dopo pochi secondi di riflessione. Lei lo guardò sorpresa, cercando di immaginarsi un braccio meccanico al posto del vuoto che aveva lasciato quello vero.  Poi capì. << Hai intenzione di diventare un Alchimista di Stato. >> Non era una domanda, e nella frase non c’era un briciolo di rancore o rabbia o altri sentimenti negativi; questa volta fu Edward a guardarla sorpreso. << Sì. >> confermò lui, confuso dal tono assolutamente neutro della sua voce. << Non hai niente da dire? >> le chiese Edward, quasi temendo una possibile risposta. Winry lo guardò negli occhi, sentendo il suo respiro sulle labbra. << Che cosa dovrei dire? Hai preso una decisione. Non posso farti cambiare idea. E poi… un po’ me l’aspettavo. >>

Adesso Edward era veramente sorpreso: si era aspettato urla, pianti e litigi, mentre invece… Si rese conto che Winry stava rendendo il tutto più facile. << Perché? >> le chiese lui, avvicinandosi di più al suo viso quasi inconsciamente. Per Winry fu ancora più difficile resistere, sotto quello sguardo così sincero e intenso. << Hai fatto una promessa ad Al. E in fondo… è lui la tua vera famiglia. >> quelle parole erano cariche di dubbi e amarezza, come se Winry se le stesse portando dentro da troppo tempo…. E forse fu proprio per questo che ferirono Edward più di una frustata, mentre la guardava con occhi increduli.

<< Che diamine stai dicendo?! Tu e Al! Siete tu e Al la mia vera famiglia! >> le disse lui trattenendosi dall’urlare per puro sforzo di volontà. Winry fece per sottrarsi a quell’abbraccio ormai diventato troppo asfissiante, scappando anche allo sguardo accusatore di Edward; non si era aspettata che il dolore che gli stava provocando in quel momento con quelle parole le facesse ancora più male della frase stessa. Inevitabilmente gli occhi le si inondarono di lacrime: voleva andarsene da quella stanza, fuggire dalla persona a cui in quel momento stava provocando tanto dolore.

Ma Edward non era per niente intenzionato a lasciarla andare: fece forza sulla gamba destra e si strinse Winry al petto per poterle ricadere - malamente - addosso e quindi immobilizzarla sotto di se.

Winry smise immediatamente di ribellarsi, riconoscendo sul viso di Edward una smorfia di dolore.

<< Smettila… immediatamente… di dire… che non fai parte della mia famiglia… chiaro…? >> scandì Edward lentamente, per la prima volta restando indifferente alle lacrime di Winry; era necessario che lei capisse quanto gli stesse costando quella decisione… quanto stesse soffrendo al solo pensiero di doverla lasciare sola, adesso che la sentiva finalmente così vicina…

<< Ed… ti prego, basta! Lasciami andare! >> gli chiese Winry cercando di nascondergli le lacrime. Lui scosse la testa, e sebbene le ferite al braccio e alla gamba avevano preso a bruciargli non si spostò da sopra di lei, ben consapevole che non si sarebbe mossa fin quando ci fosse stato il rischio che i punti si riaprissero.

<< Dimmi che non lo pensi davvero. >> le ordinò Edward strattonandola leggermente con il braccio e costringendola a guardarlo negli occhi. << Dimmi che non lo pensi davvero. >> ripeté lui, la voce ormai ridotta un sussurro. Winry non riusciva a sfuggire a quello sguardo tanto disperato e tormentato che la stava tenendo incatenata a sé. Cedette. << Non lo penso davvero. >> ripeté lei sperando che la lasciasse andare via. Ma Edward non voleva, non adesso. Le passò il braccio sotto la vita  e la strinse a se, seppellendo il volto nell'incavo del suo collo per dare e ricevere calore... Quel calore che da troppo tempo gli era stato precluso. I sussulti di Winry si calmarono fino a scomparire e finalmente lei si abbandonò tra le braccia di Edward. Sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in quell'abbraccio, ma non poteva fare altro che ricambiarlo, spinta da un desiderio che non aveva mai provato prima. << Perché oggi non hai mangiato con noi, a cena? >> le chiese poi Edward, alzandosi per poterla guardare negli occhi. Winry si morse le labbra: che cosa doveva fare? Doveva dirglielo...? << Te lo dico a patto che ti sposti. Mi stai schiacciando, Ed. >> gli rivelò lei arrossendo lievemente. Edward la guardò << Solo se tu mi assicuri che risponderai. >> le fece promettere lui incuriosito. Winry annuì e lentamente - e stando ben attento a non farsi scappare gemiti di dolore - Edward si ridistese al suo fianco. Winry si voltò verso di lui, preferendo non stargli molto vicina: si sentiva strana, il respiro le era lievemente accelerato e il suo cuore stava ancora cercando di ritornare a un battito quanto meno normale. Winry si rispecchiò negli occhi ambrati di lui: era ovvio che stava aspettando la confessione. << ... Non ti ho mai parlato dei miei veri genitori, vero? - era una domanda retorica ovviamente, Winry era certa di non avergliene mai parlato - Beh... Se devo essere sincera non ho ricordi precisi di loro... Sono più che altro sogni e ricordi confusi... Ero molto piccola quando la mamma mi adottò - e qui le fece uno strano effetto mettere i propri veri genitori e la madre che aveva in comune con Edward e Alphonse nella stessa frase... Era come se ci fosse qualcosa di stonato, in mezzo. - Ma... >> << Che cosa c'entra questo con il fatto che non sei scesa a cena? >> le chiese Edward contrariato. Era evidente che quel discorso lo stava confondendo. D'altronde Winry non gli aveva mai parlato della propria famiglia, mai. E lui ovviamente non aveva mai fatto domande. Prima che si innamorasse di lei, Winry era sempre stata sua sorella. Non aveva mai neanche pensato che Winry potesse avere un altra famiglia all'infuori della loro. E adesso quel discorso lo stava inquietando. Perché se Winry aveva iniziato a parlargli della sua famiglia a 14 anni poteva esserci un solo motivo, e lui non era più certo di volerlo scoprire. << ... Hai notato che la signora Pinako... non mi è molto simpatica, vero? >> gli chiese retoricamente Winry, questa volta senza provare rancore nei confronti della signora per la prima volta quando si parlava di lei. Edward si ritrovò ad annuire, sebbene una parte di lui volesse ancora non ascoltare quello che lei gli stava per dire. << Qualche giorno fa ho scoperto una cosa. Lei è... la madre di mio padre. Mia... nonna, insomma. >> il tono di Winry, sebbene non fosse vittima di sentimenti ostili, era stato neutro, come se la faccenda non la riguardasse affatto. Edward sgranò gli occhi, sebbene in cuor suo si fosse aspettato una cosa del genere già da quando avevano iniziato quella sconveniente conversazione. Però... << Ne sei sicura? >> gli chiese lui mentre nella sua mente qualcosa iniziava a mettersi in moto. Winry annuì a malincuore, cercando di capire dove volesse arrivare. << Sì, è venuta a Resembool apposta per cercare me. Da quel che ho capito non sapeva della mia esistenza perché aveva litigato con mio padre prima della mia nascita. Deve esserle capitato tra le mani qualche documento che attesta che la mamma mi ha adottata. >> All'improvviso anche Winry sgranò gli occhi, arrivando alla stessa conclusione di Edward. Lui la guardò sorridendo lievemente: << Hai capito? >> le chiese, volendo sentire da lei quello che lui stesso era arrivato a comprendere solo pochi secondi prima. Winry scosse la testa, incredula: << Non può essere... lei sa chi sono! Se è arrivata  a Resembool deve aver scoperto il nome della mamma, e quindi deve aver anche fatto il collegamento... >> Edward annuì, sorridendo sghembo: << Ecco perché è stata così gentile con noi. Me lo stavo chiedendo fin da stamattina. Infondo non è da tutti accogliere in casa propria tre ragazzi che non conosce, di cui uno gravemente ferito, un altro senza corpo e una mentalmente stressata. >> Winry gli mollò un leggero pugnetto sulla spalla buona, prestando però poca attenzione ad Edward.

Se Pinako aveva sempre saputo che lei era sua nipote... allora perché non aveva detto niente? Pinako quindi.... non voleva separarla da Edward e Alphonse... ?!

Winry gemette di frustrazione sotto lo sguardo incuriosito di Edward: << L'ho sempre trattata male e lei non ha mai avuto intenzione di portarmi via! >>. Edward tornò serio: << Che cosa? Pensavi che voleva portarti via? Intendi... separarti da me e Al? >> le chiese il ragazzo guardandola incredulo. Winry arrossì sotto quello sguardo così stupito: <<... Sì. >> confessò a malincuore sentendosi una sciocca. Edward la guardò corrugando le sopracciglia: << E, anche ammesso che lei fosse venuta qui per questo... Credi che gliel'avrei lasciato fare?! Sei Winry Elric, e lei non ha nessun diritto su di te! Sei mia e di Al, assolutamente! >> solo dopo - arrossendo - Edward si rese conto di quello che aveva detto. Winry però lo guardava dolcemente, come se lo stesse vedendo per la prima volta. Poi, con lentezza a dir poco esasperante, si avvicinò di più a lui e posò un bacio leggero sulla sua guancia: << Ti voglio bene anch'io, Ed. >> soffiò lei sulle sue labbra, sorridendogli dolcemente. Edward si ritrovò ad arrossire lievemente quando lei, incurante delle sensazione che gli stava suscitando, lo abbracciò di slancio, seppellendo il viso nella sua spalla come solo pochi minuti prima aveva fatto anche lui. Edward sorrise tra i suoi capelli e senza neanche accorgersene si ritrovò a stringerla goffamente a sé col braccio.  

Già, ma io non ti voglio solo bene. Io ti amo, avrebbe voluto dirle lui, per togliersi finalmente quel peso dal cuore. Sentiva solamente il bisogno di dirle che la amava e che per lei ci sarebbe sempre stato, qualunque sarebbe stata la sua decisione. E poco importava se lei non lo ricambiava, lui la amava abbastanza per tutti e due e avrebbe saputo continuare ad amarla in silenzio, così come aveva sempre fatto suo fratello Alphonse. E all'improvviso... << Diglielo.>> disse Edward, in un lampo di ispirazione. Winry non capì: << Dire cosa a chi? >> chiese infatti, separandosi da lui ma accorgendosi di potersi allontanare solo quanto bastava per poterlo guardare negli occhi a causa del braccio che la teneva stretta a sé. << Dì a Pinako che sei sua nipote. >> le ripeté Edward con una strana scintilla negli occhi. Winry lo guardò confusa, stringendo inconsciamente la mano sulla canottiera del ragazzo: << Perché? >> gli chiese lei con una nota di panico mal controllata nella voce. Solo allora Edward capì che Winry non aveva capito quello che le aveva detto all'inizio. << Winry, per recuperare il corpo di Al dovremo viaggiare molto. >> iniziò lui sperando che solo quella frase bastasse per far capire a Winry la verità. La ragazza lasciò andare la sua canottiera, mentre i suoi occhi si riempivano nuovamente di lacrime: << Intendi dire... che Al verrà con te? E io? Che fine farò io? >> gli chiese lei disperata, portando le mani sulle sue spalle e scuotendolo, per la prima volta infischiandosene del dolore che il ragazzo poteva provare alla spalla. << Resterai qui. Finché io e Al non torneremo con i nostri veri corpi. >>. Winry lo fissò intensamente come per capire se la stesse prendendo in giro: nulla da fare, gli occhi di Edward erano quanto di più sincero lei avesse mai visto in vita sua. << Hai appena finito di dire che non avresti permesso a Pinako di portarmi via... e ora dici che vuoi lasciarmi qui? Che tu e Al volete lasciarmi qui con... questa estranea? Lei non è mia nonna, Edward! Io non ho nessuno, capisci? Ho solo te e Al! E se ve ne andate non avrò neanche voi! >>. Edward restò impassibile, convinto della sua idea: << Non è  vero, Winry. Anche io e Al non abbiamo nessun altro oltre a te. Neanche noi... neanch'io voglio separarmi da te. Ma è pericoloso, Winry. Non so che cosa affronteremo io e Al durante il nostro viaggio. Non voglio costringerti a questa vita. >>. << Non voglio che tu te ne vada. >> lo implorò Winry abbracciandolo nuovamente e stringendosi a lui come se temesse di vederlo sparire da un momento all'altro. Edward ricambiò l'abbraccio: << Non me ne andrò. Mi allontanerò per un po' di tempo E appena recupererò il corpo di Alphonse tornerò da te e potremo vivere insieme. Io, te  e Al. >> Si affrettò poi ad aggiungere, accorgendosi del doppio senso che la frase poteva avere - e che Winry aveva colto per la prima volta, mentre il cuore aveva preso a batterle forte nel petto. Winry si separò lentamente da lui, guardandolo negli occhi: la luce della luna la rendeva ancora più bella agli occhi di Edward, che, senza neanche accorgersene, si stava avvicinando a lei sempre di più. Winry protese leggermente il volto verso di lui: sapeva che cosa sarebbe successo e stranamente non ne era spaventata. Anzi, se avrebbe dovuto definire quello che stava provando in poche parole... avrebbe scelto 'impazienza'. Si, voleva che Edward la baciasse.

La porta si aprì all'improvviso, facendo sobbalzare Winry e Edward, che con occhi sgranati si voltarono in direzione della porta pronti a giurare anche sotto tortura ' che non avevano fatto assolutamente niente!'. Sulla porta vi era Alphonse: l'armatura era ferma sulla soglia e se avesse atteso un solo secondo di più per aprire la porta probabilmente li avrebbe colti sul fatto. << ... Winry, che cosa ci fai qui? >> le chiese Alphonse apparentemente confuso. Winry arrossì immaginandosi lo sguardo accigliato di Alphonse e si sbrigò a scivolare via dall'abbraccio di Edward, scendendo dal letto con una velocità impressionante. << Me ne stavo giusto andando. Ero scesa perché non riuscivo a prendere sonno... Ma adesso ho davvero molto, molto sonno, quindi me ne torno in camera mia. Buonanotte in tutti e due! >> L'ultima cosa che Winry vide prima di chiudersi la porta alle spalle fu il rossore sulle guance di Edward e i suoi occhi d'ambra fissarla come sconcertati.

Alphonse attese di sentire i passi di Winry sparire su per le scale prima di parlare: << Che cosa diamine stavi combinando? >> lo rimproverò subito Alphonse, senza perdere tempo. Edward spostò lo sguardo su Alphonse, sperando di poter tenere in piedi la facciata di 'ragazzo innocente'. << Che cosa dovevo combinare? Stavo solo parlando con Winry! >> esclamò Edward sulla difensiva, pensando però a quanto poco gli era mancato per baciare Winry - e a come anche lei sembrasse desiderosa di sentire le sue labbra sulla proprie, anche -. Se Alphonse avesse avuto ancora il suo corpo sul suo volto sarebbe comparsa un espressione accigliata che tendeva alla totale perdita di pazienza, e questo Edward lo sapeva bene. << Non fare il finto tonto con me, Fratellone! Sono rimasto fuori dalla porta per tutto questo tempo, vi ho sentiti! >>. Edward sgranò gli occhi, pensando a quanto le cose che lui e Winry si erano detti potevano aver ferito Alphonse. << Non si origlia alle porte! >> lo rimproverò Edward sentendosi ormai con le spalle al muro. Alphonse non si fece comprare: << E non si bacia la propria sorella, non ti pare? Proprio tu che mi rimproveravi tanto... Fratellone, ti rendi conto di quello che hai fatto? Credi che per Winry sarà più facile vederti andare via se tu l'avessi baciata?! Se proprio devi fare una cavolata, falla per bene, almeno! >>. Ecco, adesso Edward era decisamente confuso. << Eh? Cioè, tu... non sei arrabbiato con me per aver tentato di... baciare Winry? >> gli chiese Edward al metà tra l'incredulo e lo stupito. Alphonse annuì << Certo che sono arrabbiato! Prima devi dirle che la ami! >>

...

...

...

<< Non capisco. >> confessò Edward dopo pochi secondi. Alphonse restò in silenzio: anche lui si era reso conto dell'assurdità di ciò che aveva detto. Però... << Quindi tu sai che... ? >> Avrebbe voluto dire 'che mi sono innamorato di Winry' ma non se la sentiva di ferire il fratello più di quanto non avesse già fatto inconsciamente. Alphonse annuì: << Sì, lo so. >>. << Ah. >> si limitò a dire Edward, non trovando nient'altro da aggiungere.

 

Il giorno dopo Edward si stava facendo aiutare da Alphonse a salire sulla sedia a rotelle. << Ecco fatto. >> esclamò Alphonse soffisfatto, spingendo la sedia fino alla porta. Edward aspettò che Alphonse aprisse la porta, ma il fratellino non sembrava averne nessuna intenzione. Così Edward si girò a guardarlo con aria interrogativa. << Fratellone... tu credi che Winry dirà a Pinako... ? >>. Edward lo guardò seriamente: << Spero proprio di sì, Al. E' l'unica persona che può prendersi cura di lei come faremmo noi. >> Alphonse non sembrò molto convinto, però aprì comunque la porta uscendo con il fratello. Edward sbuffò sonoramente, una volta entrato in cucina. << Ehm... è tutto ok, Fratellone? >> gli chiese Alphonse con poca convinzione. Edward sbuffò seccato: << Stando seduto sembro ancora più in basso di quanto sono in realtà. >>. Alphonse dovette trattenersi dal non ridere: suo fratello era proprio incredibile! Tra pochi minuti avrebbe subito un operazione dolorosissima - collegare i nervi agli Automail uno per uno, Pinako gliene aveva parlato ieri e aveva detto che anche gli uomini adulti si mettevano a urlare come bambini durante l'operazione - e lui pensava al fatto che stando seduto doveva guardare tutto e tutti dal basso verso l'alto!

La verità era che Edward era nervoso: in generale aveva sempre avuto una buona sopportazione del dolore, però... Non aveva mai saputo quale sarebbe stato il momento in cui avrebbe provato dolore, si era solo limitato ad accettarlo così quando veniva. Adesso invece sapeva esattamente quando avrebbe iniziato a provare dolore e, cosa ancora più devastante, sapeva che era stato lui a decidere di provarlo. Si sentiva male come un bambino che va per la prima volta dal dentista.

Ma quello sarebbe stato il suo primo passo verso la sua meta: diventare un Alchimista di Stato. Tutto iniziava da lì - anche se ancora Edward non riusciva a vedere la fine di quel tunnel in cui si stava via via addentrando, secondo dopo secondo -. Winry rientrò in casa in quel momento, e Edward - come al solito - quasi dimenticò di respirare, vedendola: indossava un vestito bianco, leggero, e aveva i capelli sciolti, come la sera prima. Gli parve di cogliere un leggero rossore sulle sua guance, quando lo scorse. << Buongiorno, Al. Buongiorno, Ed. >> li salutò Winry, ancora un po' imbarazzata per via di Alphonse, e molto indecisa per via di Edward.

<< Buongiorno. >> la salutarono i due fratelli all'unisono. << Allora... Ed, come ti senti? >> gli chiese la ragazza riuscendo a notare il suo nervosismo persino da quella distanza. Edward sorrise leggermente: << Come se stesse per avviarsi al patibolo. >> rispose per lui Alphonse, una sorta di nota canzonatoria nella voce. Anche Winry rise e l'imbarazzo di pochi attimi prima sparì così come era venuto. << Che fifone! >> lo prese in giro Winry mostrandogli la lingua. Edward sbuffò: << Sisi, ridete, ridete, ma quando potrò di nuovo alzarmi in piedi la prima a pagarne le conseguenze sarai proprio tu, santarellina! >> la avvisò Edward con voce tutt'altro che offensiva. << Ma dai, Fratellone, Winry sta solo scherzando! >> la difese subito Alphonse. << Ma smettila, Al! Se sempre pronto a difenderla, tu! >>

Winry guardò con affetto i suoi fratelli battibeccare tanto animatamente: le sembrava che non fosse cambiato proprio niente da quando la loro madre era ancora viva... Quanto avrebbe voluto che non fosse cambiato proprio  niente...

Dalla porta dell'officina fece capolino Pinako, addosso il grembiule da meccanica leggermente macchiato d'olio e in mano una chiave inglese - che Winry guardò con fin troppo interesse, a parere di Edward -. Il ragazzo deglutì, sapendo che cosa la vecchia stava per dire: << Beh, andiamo Edward, il lettino è pronto e ho appena finito di ultimare il braccio meccanico. >> annunciò la donna, orgogliosa del proprio lavoro. << Uhm. >> si ritrovò a mugugnare Edward. Il suono di una risata si liberò dall'armatura di Alphonse e Winry lo seguì a ruota, unendosi a quello scoppio di ilarità. Alphonse spinse la sedia a rotelle fino in una stanza che somgliava tanto a una sala operatoria tipica degli ospedali: attaccato sulla porta c'era un poster che mostrava un corpo umano visto dall'interno, nella stanza vi erano vari attestati di riconoscimento e sparsi su un mobiletto, vicino a un lettino, vi erano vari accessori che probabilmente servivano per favorire l'attaccamente dei nervi all'Automail. Improvvisamente l'operazione che suo fratello avrebbe subito perse tutta la parte divertente. Anche Winry era ammutolita ritrovandosi in quella stanzetta, e Alphonse aveva posato la mano sulla spalla di Edward, come a volergli fare forza. La mano di Edward andò automaticamente a posarsi su quella di acciaio dell'armatura del fratello, voltandosi a guardarlo con aria da cane bastonato che sembrava voler dire 'ti prego, tutto ma non questo!'.  << Alphonse, caro, potresti sistemare Ed sul lettino, per favore? >> gli chiese gentilmente Pinako mentre sorrideva tutt'altro che benevola - o almeno era questa l'impressione dei tre - a Edward. << Sai, credo che con questo voglia vendicarsi. >>> gli sussurrò velocemente Winry mentre Alphonse lo sollevava lentamente e lo poneva sul letto. Edward la guardò con espressione tutt'altro che calma: << Ma per che cosa?! >> chiese esasperato. Pinako lanciò un ultimo sguardo a Edward, dopodiché tirò fuori dalla tasca una fazzoletto e iniziò a bagnarlo in una bacinella d'acqua. << Questo è disinfettante. Naturalmente ho sterelizzatto tutti gli strumenti presenti nella stanza, ma... le precauzioni non sono mai troppo. >> spiegò Pinako mentre il panno si bagnava sempre di più e lei iniziava a togliere le bende alla gamba di Edward. Prima di togliere definitivamente la benda lo sguardo di Pinako cadde su Alphonse: << Forse, Al, sarebbe meglio se tu aspettassi fuori fino a che non finirà l'operazione. Sai, è uno spettacolo un po' crudo... per chi non c'è abituato. >>

Alphonse annuì appena e subito fece retrofron, uscendo dalla stanza. Quando Pinako concentrò la sua attenzione su Winry, Edward si voltò verso di lei con gli occhi sgranati : << Ti prego, non lasciarmi solo con questa pazza! >> le bisbigliò in modo che solo lei riuscisse a sentirlo. Winry annuì e si affrettò a parlare: << Io resto con Edward, sono molto... curiosa di vedere come si svolge un operazione del genere. >>. Pinako stranamente non contestò la decisione di Winry e si limitò ad annuire, iniziando a tamponare con il disinfettante la ferita alla gamba. Edward attese che finisse l'operazione senza dire una parola: per adesso non aveva sentito dolore.

Quando poi la donna prese in mano un coltellino e iniziò a recidergli la ferita, Edward si morse il labbro per non lasciarsi sfuggire neppure un lamento. Winry, al suo fianco, allungò timidamente la mano verso quella del ragazzo, stringendogliela. Edward le strinse la mano e la guardò per pochi secondi, muovendo le labbra fino a formare un 'grazie' silenzioso.

 

 

************************************

Era ormai sera tardi quando Winry raggiunse Pinako in terrazzo. La vecchia stava seduta con gli occhi rivolti al cielo, a contemplare le stelle. << Ciao, Winry. >> la salutò la donna senza però staccare gli occhi dal manto stellato. Winry si ritrovò a sorridere involontariamente:  a quella donna non sfuggiva mai niente.

<< Buona sera, Pinako. >>. La donna la guardò negli occhi, incuriosita: << Come mai qui a quest'ora? >>. Winry fece spallucce: << Ultimamente ho problemi ad addormentarmi... >> le confessò lei, ripensando alla gaffe della sera prima. << E come mai tu sei qui? >> chiese poi Winry alla vecchia, gli occhi azzurri accesi della stessa curiosità che aveva mosso lei solo pochi secondi prima. << Oh... vengo sempre qui a parlare con mio figlio, la sera. >> rivelò la vecchia tornando ad osservare le stelle. << E cosa gli dice? >> Sentiva che era una domanda che poteva fare, quella. << Più che altro gli racconto la mia giornata. >> disse la vecchia sorridendo per una battuta tornatale in mente in quel momento. Winry osservò il suo volto distendesi completamente e apparire più giovane degli anni che aveva: solo allora si accorse di averla vista sorridere solo poche volte, da quando l'aveva incontrata. << Oh, io... volevo ringraziarla per aver installato a Ed gli Automail, oggi. >> disse Winry, dandosi della sciocca per essersi dimenticata tutto il discorso che aveva duramente imparato a memoria per l'occasione.

La donna rise: << Non hai niente di cui ringraziarmi, bambina. Edward è un ragazzo forte come pochi, non ha urlato neanche una volta mentre collegavo i nervi. Non me lo sarei mai aspettata, visto il nostro... beh, il nostro secondo incontro. >> Winry assentì: certo, il secondo incontro. Pinako si riferiva a quando lei e Alphonse le avevano portato Edward in un mare di sangue, apparentemente privo di vita. Ricordò con un brivido la paura che aveva provato in quei giorni, come se in quel momento fosse lontana anni luce. << Ed è un ragazzo forte. Molto più forte di quanto non sembri, a volte. Una volta si prese la colpa di una cosa che avevo fatto io, e la mamma lo mise in punizione per tre giorni. Mi ricordo che piansi tanto per lui. Già, ero proprio una piagnucolona, allora. >>. Pinako la ascoltava senza interromperla, troppo impegnata a osservare la luce ardente che brillava  nei suoi occhi ogni qual volta il discorso cadeva sul suo fratello maggiore. << Sono felice che tu abbia questo rapporto con i tuoi fratelli. Devi voler loro molto bene. >> le disse Pinako con una strana nota malinconica nella voce. Winry annuì, sorridendo: << Sì, voglio molto bene a tutti e due. Sono la mia famiglia. >> eppure il suo cuore batteva più forte e in modo diverso se pensava ad uno in particolare...

<< Ma? >> le chiese Pinako, che era riuscita a cogliere quella minuscola e appena udibile nota di incertezza nella voce della nipote. Winry sembrò sorpresa dal fatto che se ne fosse accorta: << Non è niente. E' solo che... ultimamente... >> Winry si interruppe e la vecchia scoppiò a ridere, tanto forte da offendere lievemente la quattordicenne. << Che cosa c'è da ridere? >> chiese Winry gonfiando le guancie con aria offesa. La donna la guardò ancora sorridendo: << Oh, non è nulla, è solo che tu mi ricordo molto una persona che non vedo da tanti anni... >>. Le risate della donna cessarono e i suoi occhi si fecero improvvisamente più lucidi. Winry colse al volo quell'occasione. << Stai parlando... di mio padre? >> le chiese leggermente intimidita. Pinako sussultò e la guardò sgranando gli occhi: << Come? >> chiese, credendo di aver capito male. Winry si fece coraggio: << Sì, intendo dire... stai parlando di mio padre, vero? ... Tuo figlio, insomma... >> Adesso neanche Winry era certa di aver introdotto bene l'argomento, ma ormai il danno era fatto. << ... Così, hai capito. >> iniziò Pinako con voce rotta dall'emozione. << Certo - aggiunse tra se e se - deve essere per questo se ultimamente ho avuto la sensazione che mi stessi evitando... >>

Winry annuì: << Beh.. non sono stata io a capire. Ho solo visto la foto di mamma e papà - le faceva uno strano effetto chiamare i suoi veri genitori 'mamma e papà' - e quelo che mi ha detto ha fatto il resto. >> Winry aveva ricominciato a parlare in modo formale con Pinako, ma la vecchia non se ne rammaricò. Sospirò, e le chiese : << Ce l'hai con me, adesso? >>. Winry la guardò, sincera: << Ora no... ma all'inizio sì. Credevo che lei fosse venuta per portarmi via da Ed e Al... >>. Pinako parve inorridire all'idea: << Per l'amor del cielo, no! Quei due ragazzi ti amano alla follia, io non ti avrei mai allontanata da persone che ti amano tanto! >> esclamò come offesa dal fatto che Winry potesse aver fatto certi pensieri su di lei. Winry annuì, sorridendo serenamente: << Sì, adesso lo so. >> confermò la ragazza.

<< Ma c'è ancora una cosa che non ho capito... >> iniziò Pinako a un certo punto. << Sì? >> la incoraggiò Winry, curiosa. << ... Come hai fatto a capire che sapevo chi eri? >> le chiese giustamente Pinako, in attesa di una risposta. Sul volto di Winry comparve un sorriso carico d'affetto: << E' stato Edward. Ha detto che se aveva raggiunto Resembool voleva dire che aveva letto il nome di nostra madre in qualche documento e che quindi, quando ci ha visti già la prima volta, ci ha subito riconosciuto. >>. Pinako rise ancora: << Quel ragazzo è molto più sveglio di quanto non sembri, devo proprio ammetterlo. >> concesse lei, con gli occhi stranamente lucidi.

<< Io... non ti sto ordinando niente, sia ben chiaro... Vorrei solo far presente che quando ce ne sarà bisogno potrai sempre venire a chiedere aiuto a me. Sei mia nipote, la mia unica parente... beh, più che altro credo che sia più giusto dire che sono io la tua unica parente ancora in vita. >> Qui anche Winry rise. << Grazie, Pinako. >> la ringraziò Winry, sorridendo. << E non farti sfuggire quel ragazzo, nipote. Si vede che ti ama alla follia! >> esclamò Pinako avviandosi alla porta per rientrare in casa.

Winry la guardò incuriosita << Quale ragazzo? >> le chiese, arrossendo lievemente. Pinako rise: << Tale padre, tale figlia... Winry, sai di quale ragazzo sto parlando! >> e rientrò in casa lasciando la ragazza a riflettere ancora una volta su quelle parole.

Si, ho capito di chi stai parlando, nonna.

 

 

************************************My Space

La frase di inizio capitolo appartiene al telefilm Veronica Mars.

Beh, siamo giunti alla fine ormai… manca solo un capitolo! Si nota il fatto che questo capitolo sia stato scritto un po’ con i piedi? XD No, va beh. Sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, è il prossimo che fa letteralmente schifo ( e se dico che una cosa che ho scritto io fa schifo, deve essere davvero così).Il problema è che questa è la prima ff a più capitoli che sono stata capace di portare avanti e di finire, con tanto di epilogo. Ma io non ho mai scritto nessun epilogo, per questo il prossimo capitolo sarà un fiasco totale! Ho persino chiesto a mia cugina di ritoccarlo un pochino per renderlo più leggibile… e di solito sono abbastanza orgogliosa delle cose che scrivo. Ah, avete notato tutti il notevole cambiamento del comportamento di Al nei confronti del rapporto di Ed e Win (che come sicuramente avrete capito è prossimo allo stadio terminale [in senso buono XD])? E’ stato descritto un po’ troppo frettolosamente, vero? E l’ultima parte, quella in cui Winry dice a Pinako (che poi lei lo sapesse già è totalmente un altro paio di maniche) di essere sua nipote? Tecnicamente è lì, che Winry capisce qualcosa…. Anche se ormai è inutile fare la misteriosa, credo che anche i muri della mia stanza sappiano come andrà a finire questa ff!

Beh, spazio ai commenti, adesso:

 

MellyVegeta: Anche quest’aggiornamento è stato abbastanza veloce, vero? XD Capito perché a Winry non piace Pinako? Perché crede che la vecchietta sia venuta per portarla via da Ed e Al. Anch’io adoro Riza, anche se mi mette un po’ in soggezione… non so, il suo carattere è pieno di sfaccettature, ma temo di non conoscerla abbastanza per scriverci qualcosa sopra (perché pochi lo sanno, ma il capitolo scorso comprendeva uno spin-off RoyRiza che purtroppo non sono ancora riuscita a finire per il timore di rovinare quella meraviglia di personaggio che è il nostro SottoTenente!) La parte in cui Ed si installa gli automail non è stata molto dolorosa, vero? Mi spiace di non aver montato la scena sadica che ti aspettavi… XD Più che altro non riesco a capire come ho fatto a infiltrare dell’EdWin anche in una scena del genere… *si sorprende di se stessa*

Non preoccuparti per la pubblicità occulta^^ Più che altro grazie a te per postare del sano EdWin in questo sito popolato dal RoyEd^^

 

Kekkuccia:In questa ff, come dice Roy nello scorso capitolo riguardo agli Elric, niente è dato per scontato… Ed potrebbe lasciarla, come potrebbe anche non farlo… chi lo sa (apparte me)??? XD E’ vero, Riza e Winry sembrano veramente sorelle…. Io ce le vedo proprio! Riza piace molto anche a me, quasi quanto Winry… Beh, manca solo un altro capitolo… spero che continuerai a seguirmi nonostante l’avviso riportato sopra riguardo l’epilogo^^ Alla prossima^^

 

Talpina Pensierosa: Grazie per i complimenti^^ Temevo di non renderlo abbastanza realistico, anche se alla fine mi sono ritrovata a ricopiare intere battute del manga…^^ Allora il prossimo appuntamento è con l’ultimo capitolo… spero che ti piacerà^^

 

Aki13: Purtroppo (o per fortuna? XD) la vera parte movimentata ce la siamo lasciata alle spalle... non oso neanche immaginare che cosa ne sarebbe uscito fuori se avessi continuato a scrivere altri capitoli O.O. Ma questa ff mi resterà comunque nel cuore… ho amato veramente questi personaggi,anche più del normale! Ma d’altronde com’è possibile non affezionarsi? Spero di leggere un tuo nuovo commento^^ Ciao^^

 

Nuovo metodo di aggiornamento: devo aggiornare tra dieci giorni, ma per ogni recensione ricevuta scalerò di un giorno anticipando l’aggiornamento… che ve ne pare? Vi attendo tutti per il Gran Finale^^

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Epilogo - Un nuovo Inizio ***


Un nuovo Inizio

Un nuovo Inizio

 

Prima accetti che le cose non torneranno più come una volta e prima ricominci a vivere.

 

 

Edward mosse il 'nuovo' braccio in avanti, tenendo la mano rigida e tesa verso la alto. Lentamente ritirò il gomito fino a portarsi la mano sulla spalla. E rabbrividì di freddo.

Edward sospirò frustrato: dubitava che un giorno si sarebbe abituato a portare quell'Automail. Quello alla gamba non gli dava molto fastidio visto che per il più delle ore era 'fasciato' dalla stoffa dei pantaloni, ma quello al braccio... ancora non riusciva ad abituarsi al fatto di non poter sentire nulla, usando la mano destra. Aveva provato varie volte a prendere in mano un oggetto con la mano destra ed era come se il suo  cervello si rifiutasse di accettare il fatto che nonostante effettivamente la mano stringeva qualcosa,  tecnicamente la sensibilità tattile non recepiva nulla. Era quello che più gli dava fastidio, il fatto di non avere più la sensibilità tattile e di non riuscire a capire quale oggetto stringesse nella mano senza dover obbligatoriamente guardare. I primi giorni quella sensazione era ancora più intensa e fastidiosa e la avvertiva anche alla gamba sinistra, ma poi aveva iniziato a non accorgersene nemmeno più. Tranne la notte ovviamente, quando la sua vera gamba andava inevitabilmente a toccare quella congelata dell'Automail. Tuttavia il portare Automail in un certo senso lo faceva sentire più vicino ad Al, ravvivando anche il suo senso di colpa. Era così che doveva sentirsi Alphonse, visto che neanche lui aveva il suo vero corpo. Ma presto tutto sarebbe cambiato. Il giorno dopo lui e Alphonse sarebbero andati alla stazione e avrebbero preso il primo treno per Central City, diretti al mistico QG - quartier generale - degli Alchimisti di Stato. Winry era giusto andata a casa loro per prendere a Edward i vestiti necessari per riempire la valigia, e come al solito ultimamente, gli mancava. Era come se Edward cercasse di passare con Winry tutti i momenti della giornata in prossimità della sua imminente partenza. Questo ovviamente sottintendeva che Winry invece cercasse di passare tutti i momenti della sua giornata con Alphonse che, sempre secondo lei, si sentiva più solo del povero Den, il cane che durante quella burrascosa settimana avevano completamente dimenticato - e che poi avevano riscoperto essere stato 'prelevato' da un loro vecchio amico in attesa di poterglielo riportare-. Alphonse invece cercava di imboscarsi da qualche parte per dare al povero Edward l'occasione di dichiararsi a Winry, che imperterrita continuava a trovarlo anche nei posti più impensabili, come nell'armadio di zia Pinako -avevano iniziato a chiamarla zia per caso, per poi finire col non abbandonare più quel nomignolo- o nella cantina. Quindi inevitabilmente passavano le loro giornate loro tre insieme, parlando del più e del meno sempre evitando di lasciar cadere l'argomento sull'imminente partenza dei due ragazzi.

Ultimamente Winry, si rese conto Edward, stava giocando al gatto col topo con lui, come se in un certo senso le piacesse mettergli il bastone tra le ruote trovando le scuse più assurde per non passare troppo tempo da sola con lui - o almeno il tempo necessario per permettergli di iniziare una conversazione degna di questo nome-.

Edward si alzò dal letto della sua camera e si avvicinò alla sedia posta accanto alla porta per prendere i suoi vestiti, che Winry - iniziava a credere che ultimamente stesse cercando di mettergli il bastone tra le ruote in tutti i sensi - gli lasciava di proposito lontano dal letto per costringerlo ad alzarsi. Sembrava non aver ancora capito che lui aveva già imparato abbastanza bene a muoversi con gli Automail.

Edward sbuffò in sincronia col gorgoglio di fame del suo stomaco: come al solito in casa non era rimasto nessuno. Alphonse si era sicuramente imboscato da qualche altra parte e Pinako era scesa giù in paese a comprare qualche altro arnese infernale per la sua collezione di strane torture-cinesi. Ah, e Winry era a casa loro, ovviamente.

Quel pomeriggio sarebbe partito con Alphonse e non sapeva quando avrebbe rivisto Winry, così quella era la sua ultima occasione, l'ultimissima, di dirle che la amava.

Se lei l'avesse voluto, allora sarebbe stato il ragazzo più felice della terra; era disposto persino a darle tutto il tempo del mondo per pensarci, se fosse stato necessario.

Così il maggiore dei fratelli Elric si apprestò alla soglia e prendendo velocemente la giacca nera dall'appendi abiti uscì di casa, con il preciso intento di fare una sorpresa a Winry.

 

Winry aveva appena finito di chiudere la valigia di Edward quando le parve di sentire qualcuno chiamare il suo nome. Uscì dalla camera dei fratelli mentre gli occhi le correvano automaticamente verso la camera da cui le era sembrato provenire quel suono: la camera di sua madre. Un brivido le corse su per la schiena e in quello stesso istante, Winry capì che dopo che Edward e Alphonse avrebbero lasciato Resembool lei non avrebbe mai più messo piede in quella casa. E se c'era una cosa che voleva imprimersi ben nella mente prima di abbandonarla per chissà quanto tempo, era proprio la camera di sua madre.

Percorse il corridoio fino alla porta e, con mano tremante, girò la maniglia. La porta si aprì con uno scatto e a Winry non servì neppure spingerla per aprire: la porta si aprì da sola. Winry entrò lentamente, come se fosse ben consapevole di star profanando qualcosa di preziosissimo per lei. Inspirò a pieni polmoni l'odore che c'era in quella stanza: lì il tempo sembrava essersi fermato e l'aria profumava ancora come sua madre, di vaniglia. Fece scorrere lo sguardo per tutta la camera: dall'imponente mobile color noce dove Trishia teneva i propri vestiti alla specchiera dove la donna era solita sedersi la mattina una volta svegliata e la sera prima di addormentarsi a pettinarsi i capelli. Si avvicinò proprio a quel mobiletto in legno pitturato di rosa con un grande specchio posato al muro: sulla superficie del legno vi era la spazzola, i profumi, il portagioie... Gli occhi di Winry si soffermarono particolarmente sul piccolo oggetto, sempre in legno, che da piccola aveva sempre alimentato le sue fantasie: ricordò con un sorriso quando da bambina immaginava di sedersi a quel mobiletto come faceva sua madre e di pettinarsi i capelli e adornarsi con i gioielli del portagioie diventando bella come una principessa. Con le mani, lentamente, aprì il portagioie: all'improvviso nella camera si udì il suono metallico ma al contempo dolce del congegno carillon che era installato nel piccolo cassettino. Winry si era quasi dimenticata di quella melodia dolce e malinconica che nel silenzio della sua camera riusciva a sentire e seguire, immaginandosi Trishia davanti a quello stesso specchio a pettinarsi i capelli e cantare in sincronia con il carillon. Nel portagioie vi erano molti oggetti: da braccialetti a spille e da anelli a orecchini, ma la prima cosa che attirò sua attenzione fu una catenina dorata, semplice. La tentazione era troppo forte...

Winry si scostò i capelli dalla nuca legandosi quella catenina al collo e specchiandosi. Era come se con quella catenina fosse sempre lei, ma allo stesso tempo avesse qualcosa di...

<< Sei bellissima. >> le disse una voce calda e senza dubbio sincera, provenire dalla soglia della porta. Winry non ebbe bisogno di voltarsi per capire che era lui, d'altronde riusciva a vedere la sua immagine riflessa nello specchio. Anche lui la stava osservando dallo specchio e senza neanche accorgersene Winry si ritrovò a sorridergli dolcemente. Edward si avvicinò e la abbracciò da dietro, posando il mento sulla sua spalla e portando a contatto le loro guance. Winry rise, posando le braccia su quelle di lui, che la tenevano ancorata a se dalla vita. << Che cosa ci fai qui? >> gli chiese Winry accarezzandogli la mano buona e intrecciando le dita con le sue in un gesto tanto innocente da lasciar sorpreso persino lui. Edward le sorrise dallo specchio << Cos'è, non posso neanche entrare in casa mia, adesso? >> le chiese con una nota canzonatoria nella voce. Nonostante in quella stanza aleggiasse ancora il ricordo della perdita che avevano subito, nei loro cuori non c'erano più ombre, ma solo felicità, per quello che inconsciamente avevano capito di aver ottenuto.

Fu in quel momento che Edward tornò serio, liberando Winry dall'abbraccio costringendola però a girarsi e guardarlo negli occhi.

<< Che cosa c'è, Ed? >> gli chiese Winry un po' presa alla sprovvista dall'intensità dello sguardo del ragazzo. Lui le prese le mani, guidandola con se al letto della loro madre, facendola sedere su di se. << Winry, c'è una cosa che voglio dirti. >> iniziò lui, cercando di non perdersi nemmeno una minima espressione del volto di Winry.

Winry lo guardò arrossendo, mentre il cuore iniziava a batterle forte. << S-sì? >> lo incitò la ragazza prendendogli la mano e stringendola tra le proprie, in attesa.

<< Come sai, domani partirò con Al. Non ci vedremo per un po' di tempo e io... Ho bisogno di sapere una cosa, prima di partire. >> Edward deglutì, adesso veniva la parte difficile: << Quando tornerò, io vorrei... voglio... >> ecco, stava inciampando nelle sue stesse parole: doveva dirglielo, dannazione! Non poteva permettersi di sbagliare, non adesso, c'erano troppe cose in gioco. << Voglio avere la certezza che sarai da sola. Che... che aspetterai me. Io non voglio tornare e scoprire... che durante la mia assenza hai trovato qualcuno... mi capisci? Quello che sto cercando di dirti è che io... ti voglio per me, Winry. Per me e per nessun altro. Io ti amo. >> Nello stesso tempo in cui pronunciò queste ultime tre parole, Edward sentì il suo cuore cessare di battere. Sì, non lo sentiva più. Era come se gli fosse sprofondato. Non era esattamente così che si era immaginato la sensazione di essersi appena dichiarato... No, decisamente non era così. E capì subito qual'era il problema. Winry. Winry non aveva ancora risposto. Sembrava che stesse... cercando le parole. Non poteva sopportare di essere compatito dalla persona che amava, no... << Io volevo solo dirti questo. Sapevo che tu n-n-on... >> ma le parole gli morirono in gola quando lei gli posò una dito sulle labbra, come a zittirlo. << Ti amo anch'io. >> gli disse, con gli occhi leggermente lucidi e le guance decisamente rosse. Il suo cuore parve rianimarsi tutto un tratto e avere l'intenzione di fare in quel secondo tutti i battiti che si era perso in quei pochi attimi in cui aveva creduto di non essere corrisposto. Questa volta erano entrambi più consapevoli di quello che facevano: Edward le lasciò la mano per accarezzarle il braccio e poi salire con la punta delle dita fino al collo e poi alla guancia, accarezzandola lentamente. Poi, con delicatezza, fece scorrere le dita alla base delle labbra di lei, come a volerle preparare e mettere a conoscenza di quello che di lì a pochissimi secondi sarebbe successo. Winry gli sorrise dolcemente posando la mano sulla sua spalla e schiudendo leggermente le labbra, avvicinandosi di più al suo viso....

<< WINRY, FRATELLONE?!?!?!?! SIETE QUI???? RISPONDETE!!! LA ZIA PINAKO VUOLE CHE TORNIAMO SUBITO A CASA! E' GIA' PRONTO IN TAVOLA!!! >> La voce di Alphonse rimbalzò dall'ingresso fino al piano di sopra.

Edward e Winry sobbalzarono insieme, mentre tutto il romanticismo presente in quell'attimo sfumava all'istante.

<< Se non fosse mio fratello, lo ammazzerei... >> si lasciò sfuggire Edward, chiudendo gli occhi con aria esasperata. Winry rise della sua espressione e si alzò da sopra di lui, senza lasciargli la mano. << Dai, poverino... lo sai che se ti sentisse ci rimarrebbe molto male? >> gli chiese ironicamente Winry, ben consapevole che lui non stesse dicendo sul serio. Edward la fulminò con lo sguardo: << Non potresti smetterla di difenderlo, almeno adesso? >> le chiese imbronciato. Lei rise << Almeno adesso? Perchè 'almeno adesso'? >> gli chiese con finta aria innocente, battendo le palpebre più volte chinando la testa di lato. Edward la tirò a se, sussurrandole all'orecchio con aria suadente: << Dobbiamo andare per forza? >>. << E poi chi la sente Pinako? >> gli ricordò lei, facendo però correre le braccia intorno alle spalle e accarezzandogli la nuca con la mano, spingendolo impercettibilmente e delicatamente verso di se. Edward sorrise e i loro nasi si sfiorarono... riusciva a sentire il respiro di lei sulle labbra...

<< WINRY, FRATELLONE, MI AVETE SENTITO?!!??! SCENDETE! >> gridò ancora Alphonse, inconsapevole di aver appena messo in serio pericolo la propria incolumità.

 

Nella stazione di Resembool non c'era mai stata molta gente. Né che veniva né che andava. Il più delle volte la gente partiva alla ricerca di fortuna e, suo malgrado, non faceva più ritorno. Anche quel giorno non c'era molto gente in stazione il che aumentava le possibilità di Edward e Alphonse di trovare uno scompartimento tutto per loro. Mancavano ancora cinque minuti alla partenza del treno, e l'altoparlante stava già chiamando i passeggeri: << I passeggeri del treno delle 2:15 sono pregati di salire sul treno, grazie. >> Winry, Edward e Alphonse stano inevitabilmente correndo per cercare di arrivare in tempo e non perdere il treno. Come al solito la colpa era di Edward, ovviamente, che aveva preferito dormire 'un pochino' prima di uscire di casa. Ma Alphonse non credeva alla versione che gli aveva raccontato suo fratello mentre si affrettavano ad uscire di casa; ad accrescere i suoi sospetti c'erano il fatto che Winry non avesse infierito sull'eterna pigrizia di Edward e la strana posizione in cui li aveva trovati in camera quando era entrato per avvertirli che erano in ritardo. Se avesse avuto il suo vero corpo e qualche minuto in più a disposizione probabilmente avrebbe vomitato.

 

Alphonse aprì la porta della camera di Edward senza neppure bussare; d'altronde, perchè avrebbe dovuto? Di certo non si sarebbe aspettato di vedere quello che aveva visto: Edward steso accanto a Winry che si stava chinando a darle un bacio. Bleah.

 

Eppure suo fratello sembrava ancora nervosetto per quell'improvvisata....

 

<< Dannazione, Al, non lo sai che si bussa alla porta?! >> gli urlò contro Edward saltando indietro come una molla mentre Winry cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo. << Ma io... non credevo certo che avrei interrotto qualcosa! >> Alphonse era a dir poco scandalizzato, e il fatto che suo fratello non facesse altro che urlargli contro ovviamente non gli serviva poi a molto. Winry si alzò in fretta dal letto uscendo dalla stanza in tutta fretta, ormai troppo consapevole di quello che sarebbe successo di lì a poco. Edward si corrucciò ancor di più nel sentire quella frase, afferrò il cuscino e glielo tirò addosso. Alphonse si chinò appena in tempo per evitarlo, sorpreso. << Sei ancora qui?! >> sbraitò Edward con le mani tese verso di lui come a volergli saltare addosso come un gatto arrabbiato. << Ma che cosa ho fatto di male?! >> si lamentò Alphonse sorpreso dal tono tanto arrabbiato di Edward. Il ragazzo si alzò definitivamente dal letto e prese a rincorrerlo per tutta la casa, gridando: << Te la insegno io, l'educazione! >> << Ma io sono già educato! >> << Al, fermati immediatamente! >> << Non voglio! >> << Al, ti do due scelte: ho ti fermi o ti lasci prendere! >> << Non riesco a decidere! >>  E così via per altri dieci minuti buoni.

 

Finalmente raggiunsero i binari del treno che avrebbero dovuto prendere e, sempre per via della loro buona stella, il treno era ancora lì. L'altoparlante parlò ancora: << Ultima chiamata per i passeggeri del treno delle 2:15, che sono pregati di prendere posto nei loro scomparti...>>

Winry e Edward si fermarono ansanti per la corsa, e Alphonse approfittò dell'attimo per 'rubare' la valigia dalle mani del fratello e salire sul treno con la scusa: << Vado a prendere i posti, Fratellone! Ciao, Winry! >> e sparì.

Edward lo seguì con lo sguardo fino a vederlo scomparire nel treno; se pensava di sfuggirgli in quel modo si sbagliava di grosso...

Winry rise al suo fianco: << Non vuoi proprio dargliela vinta, eh? >> gli chiese lei notando il suo sguardo ancora accigliato. Edward mutò totalmente espressione, sorridendole: << Ci hanno interrotti. Per ben tre volte. >> le ricordò lui con una nota di disappunto ben udibile nella voce. Winry rise: << Quattro volte - puntualizzò lei - Quando la nonna mi ha chiamato per andare a sparecchiare. >>. Edward la guardò confuso: << Quella volta non stavo cercando di baciarti. >>. Winry rise: << Infatti ci stavo provando io >> Disse la ragazza sorridendo mentre lui scuoteva la testa totalmente incredulo. << Ultima chiamata per i passeggeri... >> L'altoparlante aveva ripreso a chiamarli. Edward dovette avvicinarsi a Winry per sentire quello che lei le stava dicendo: << Quando ci rivedremo? >> chiese lei ansiosa. Lui scosse la testa: << Non lo so! >> esclamò contrariato. Winry lo guardò negli occhi: sembrava indeciso. << Ed, devi andare è il tuo tr... >> Edward la interruppe posando finalmente le labbra su quelle di lei, attirandola a se di slancio. Winry si irrigidì sorpresa, ma poi sorrise e ricambiò il bacio con passione, schiudendo le labbra e permettendo alla loro lingue di incontrarsi. << Ti amo. >> soffiò Edward sulle sue labbra, prima di baciarla un ultima volta. Winry sorrise e fece incontrare nuovamente le loro lingue in un perfetto gioco di sincronia. Le sembrava di volare: era come se la stazione, l'Altoparlante e persino il treno fossero scomparsi. C'erano solamente loro due, lei e Edward, e non importava nient'altro. Edward si separò nuovamente da lei, richiamato alla realtà dall'altoparlante, ancora una volta. << Ti prego, dimmi un altra volta che mi aspetterai. >> mormorò Edward posando la fronte su quella di Winry cercando di imprimersi ben in mente il sapore delle sue labbra e la sensazione che gli provocava averla così vicina. << Io ti aspetterò, Edward Elric, perché sono follemente innamorata di te, e di te soltanto. >> gli disse Winry con un tono solenne che la faceva apparire più grande di quello che era. Edward sorrise e posò le labbra sulle sue un ultima volta, in un semplice incontrarsi di labbra. << Ti amo, Winry. >> le ripeté un ultima volta Edward, prima di voltarsi e correre sul treno. Winry lo guardò allontanarsi toccandosi le labbra, dove ancora conservava il sapore del loro ultimo bacio. Un bacio carico di promesse future e puro. Puro come un Giglio.

 

 

 

******************************************My Space

Ok, è la fine. Beh, considerando che su questo capitolo ci ho sudato sette camice e non dimenticando che non mi è comunque piaciuto molto, direi che questo mio senso di soddisfazione sia del tutto ingiustificato. Non pare anche a voi? Non so, completare questa storia in un certo senso mi ha fatto sentire strana. Sarà che adesso non passerò più pomeriggi (anche se sinceramente era da molto tempo che non passavo più pomeriggi così) con la testa fra le mani nella più completa disperazione ‘perché mi sono bloccata in quel punto lì’ o ‘perché non mi piace quella cosa là’. Tuttavia c’è anche da dire che questo non è proprio un addio, e che questa storia non è affatto morta: anzi, prevedo che per l’inizio di Gennaio dovrei iniziare a pubblicare il Sequel. E quello sarà tutta farina del mio sacco, senza nessuno spunto preso dall’anime o dal manga (anche se ancora non lo so con certezza, diciamo che ho solo un idea ‘generale’ di quello che dovrà accadere).

Bene, adesso ringrazio tutti, tutti quelli che mi hanno recensito, vale a dire: Talpina Pensierosa, Kekkuccia, Aki13,MellyVegeta, Diamontpearlvoiceinu, WinryRockbellTheQueen, Siyah, Emily the strange, Maryku, e Ukkya!

Grazie ragazzi, siete stati fantastici! E ora un ringraziamento anche a quelli che hanno inserito la ff nei preferiti:

 

1 - Akemichan
2 - arx
3 - elie84
4 - giagiotta
5 - GiulyWNejixTen
6 - Goddes of Water
7 - gryffindor_ery
8 - hinayuki
9 - inufan4ever
10 - Irene Adler
11 - keiko 93
12 - kekkuccia
13 - kogarashi
14 - linkarella
15 - noemi_878993
16 - Suzuna
17 - tak10
18 - Talpina Pensierosa
19 - tullia89

20 - WinryRockbelltheQueen

La frase di inizio capitolo appartiene al telefilm Veronica Mars.

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