La vita di una Hikikomori

di Rin_Chan64
(/viewuser.php?uid=231040)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiducia. ***
Capitolo 2: *** Insicurezza. ***
Capitolo 3: *** Pazzia ***



Capitolo 1
*** Fiducia. ***


ATTENZIONE!
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Kikiyama; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
POTREBBE essere un po' OOC per Madotsuki tra i primi capitoli. So che teoricamente niente è canon, ma tutti hanno la stessa idea su di lei ed io ho avuto bisogno di cambiarla un po', all'inizio.
Buona lettura e recensite numerosi!
(Approvata da Luigi, che è stato approvato da Russia)

La vita di una Hikikomori
---Fiducia.---

Madotsuki scese le scale con lo zaino in spalla. Quando arrivò in strada, se la prese davvero comoda. Era sempre in anticipo. Si svegliava molto presto, e questo lo aveva deciso da sola. Beh, non viveva con nessuno dopotutto. Si era scelta una piccola casa vicina all’università che frequentava e stava pagando l’affitto. Ogni giorno andava alla scuola d-
Una macchina passò davanti, strombettando per avvisare alla ragazza di stare attenta quando cammina. Passando, la macchina alzò un vento forte; che fece agitare le trecce e la gonna di Madotsuki e fece spostare i fogli di carta e la spazzatura nella strada vicina. La ragazza si voltò e seguì la macchina nel suo cammino, per poi restare ferma a guardare il vuoto e passare nelle strisce pedonali.
Madotsuki era davvero una persona con la testa tra le nuvole, e pensava a cose sovrannaturali ed impossibili quanto sconvolgenti e disgustose, per le quali i suoi compagni la prendevano in  giro. Ma lei continuava la sua vita, non le poteva importare di meno. Lei si sceglieva bene con chi stare, i suoi amici, i suoi affetti, e soprattutto chi evitare. Un’amica speciale che si era scelta era Poniko, che frequentava la sua stessa classe. Era una di quelle persone diffidenti, ma molto chiacchierone, anche lei adorava i pensieri sovrannaturali e le idee macabre di Madotsuki; anche se era esclusa meno dal gruppo per la sua personalità solare e la sua voglia di stare insieme alle altre persone. Talvolta non si curava tanto di Madotsuki, anche se hanno creduto le une sulle altre, o almeno questo era come Madotsuki pensava. Forse Poniko non stava tanto con lei perché aveva una vita sociale più aperta e non aveva tutto il tempo per una povera ragazza sempre sola, utilizzando la scusa che doveva andare al corso di t-
Madotsuki sbattè la gamba sul pendaglietto dello zaino di Poniko, che penzolò per un po’ sotto la panchina su cui era appoggiato lo zaino. Lì vicino, coricata, Poniko stava piangendo silenziosamente con lo sguardo perso nel vuoto. Era tutta rannicchiata, e dalla sua figura usciva soltanto una mano. Madotsuki si inginocchiò vicino alla panchina e chiamò l’amica. La ragazza interpellata strabuzzò gli occhi e si sedette di scatto come se fosse appena risvegliata da un incubo. Sembrava sconvolta. Appena ci fu spazio, Madotsuki si sedette vicino all’amica ed aprì le labbra per parlare. Poniko la interruppe subito e le disse con una voce disperata ma incerta: -Madotsuki… Io… Sono stanca di questa vita… Voglio… Essere un’hikikomori!
Madotsuki pensò che l’amica fosse confusa o sotto shock per la recente rottura con il fidanzato, quindi tentò di farla ragionare. Non c’era verso, però, Poniko rimaneva ferma sul suo obbiettivo. Piangeva e piangeva, quasi da diventare fastidiosa, e l’amica riprovava a farla ragionare ancora. A quel punto la bionda cominciò ad urlare e sbraitare, si agitava da una parte all’altra e cercava di farsi mollare il braccio afferrato da Madotsuki poco tempo prima.
La ragazza, forse in un momento di pazzia, di fretta, di compassione e di solidarietà; decise di dire a chiare lettere: -Allora farò la stessa cosa anch’io!
La scolara dalla coda di cavallo, con le mani in volto, si girò sbalordita verso la persona con le treccie brune alla sua destra, abbozzò un sorriso ed abbracciò l’amica ringraziandola, quasi urlando. Madotsuki fece in modo che la mollasse e si stesse zitta; anche se non funzionava. Ad un certo punto, però, lasciò il suo corpo senza muscoli funzionanti e con tutto il peso sull’amica, che la riappoggiò, approfittando del momento, sullo schienale della panchina. Con lo sguardo in alto, cominciò a farfugliare all’infinito parole come: -MipiaceilrosaadorolanevemipiacestareconleamichepiùcarevogliovivereinunatendainmezzoalghiaccioBASTABASTABASTAmipiacecorrereneiprati…
Madotsuki si allontanò lentamente, andando nella strada verso la scuola. Poi, però, si ricordò delle sue parole e si avviò verso il negozio per comprare il necessario per non uscire di casa per tanto tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Insicurezza. ***


La vita di una Hikikomori
---Insicurezza---

Cominciò il primo giorno in cui Madotsuki non uscì di casa. Stava già pensando a chi avrebbe pensato a lei tutto questo tempo, a chi stava già mancando. In verità era ancora il primo giorno, quindi pensava anche he nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza.
Mentre pensava a questo, era accovacciata nel suo tappeto, davanti alla TV. Si stava già annoiando. In verità; non aveva mai considerato che, nella sua vita, era così importante uscire di casa.
Per farsi almeno un po' felice, uscì in balcone ed osservo la città. Si sporse un po' di più per cercare di vedere la sua scuola, ma era coperta da un altro palazzo e dalla nebbia. Guardò il suo orologio da polso: le otto e mezza. I suoi compagni erano già entrati, o stavano entrando.
Allora, Madotsuki pensò positivo: non doveva mai più andare a scuola! Fece un accenno di sorriso a quest'idea. Pensava già a come liberarsi dei libri. Forse li avrebbe buttati dal balcone, o bruciati, o semplicemente lasciati nella sua piccola libreria. In ogni caso, aveva tutta la vita davanti.

La ragazza cominciò un po' ad annoiarsi. "Chiamerò Poniko!" pensò, quindi urlò il nome della sua vicina di casa, sporgendosi il più possibile. Di solito, quando la ragazza dalle treccie brune voleva chiamare la bionda dalla coda di cavallo facevano così, perchè il cellulare di Madotsuki non aveva quasi mai credito e per di più era di vecchio modello, che non supportava applicazioni per i messaggi gratis.
L'altra rispondeva sempre e puntualmente, ma stavolta si sentirono solo gli strombazzamenti delle auto. Quindi, Madotsuki ci pensò bene.
-Ma certo!- rise ad un tratto, cosa completamente fuori dal suo carattere, -Gli hikikomori non devono mettere piede fuori di casa! E non devono andare neppure in balcone... Di certo ne sa più di me!
Quindi, la ragazza tornò dentro, con un incredibile sonno. "Strano..." pensò "Di solito riesco a restare sveglia per tantissimo. Mi sono svegliata solo alle sei, come al solito..."
La ragazza accantonò immediatamente l'idea di una giocata mattutina con il NES e si buttò sul letto.

Qualche giorno dopo, Madotsuki sentì degli strani rumori provenire dal muro che dava sulla casa di fianco. Quindi, si sedette sul letto, si appoggiò al muro e cominciò ad ascoltare. C'erano dei passi, apparentemente provocati da più persone, poi delle voci basse cominciarono a parlottare.
-Ma viene dalla casa di Poniko...- sussurrò la ragazza con le treccie, pensandoci su. -... Ma no, mi sarò sbagliata...!
Pensò che non poteva assolutamente essere nella stanza di Poniko, per logica. Poniko non poteva essere in stanza con qualcun'altro, anche se era sicurissima che quella accanto fosse la sua stanza e che c'erano più persone, rifiutava totalmente questa possibilità, perchè voleva che almeno un briciolo del suo quasi inesistente ottimismo resistesse. Almeno quello.

Il giorno ancora successivo, Madotsuki lesse in internet delle informazioni su un'altra persona che non usciva mai di casa. Aveva un nome particolare, che Madotsuki non si ricordava tanto bene, ed aveva cominciato a non farsi più sentire dal 2005. Le ultime sue notizie e risposte ad e-mail risalgono al 2007.

Sicuramente, alla ragazza suonò alquanto strano: era solo l'aprile del 2004. Incuriosita, cercò ancora e tutti i siti confermavano le date. Quindi, Madotsuki decise di aspettare fino al 2005 per vedere altre informazioni più dettagliate.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pazzia ***


La vita di una Hikikomori
---Pazzia---

I giorni successivi, Madotsuki continuava a sentire le voci dal palazzo vicino. La ragazza non si sentiva tanto bene in qul periodo, ed aveva cominciato a pensare davvero in negativo. Ormai, non usciva neppure in balcone, si sentiva confinata e voleva andarsene via a tutti i costi, ma al tempo stesso non voleva. La sua era una promessa, ci teneva a mantenerla. Voleva bene a Poniko, non poteva tradirla in questo modo, lei si sarebbe sentita abbandonata e; come Madotsuki si sentiva in sua compagnia in quel viaggio distaccato dal resto del mondo, di sicuro anche Poniko sentiva la stessa cosa. Probabilmente. Forse.
Un giorno, però, Madotsuki decise di ascoltare ancora quelle voci.
Si sentirono alcuni passi, poi ancora le voci; come la volta prima.
-Ragazze, vi devo proprio dire una cosa...- disse una voce femminile familiare.
-Spara!- la incitò un'altra voce femminile visibilmente felice.
-Sentite qui...- continuava la prima voce, poi si sentì bisbigliare. Madotsuki capì solo il suo nome.
Chiamata in causa, la ragazza si appiccicò ancora di più al muro, come se potesse aiutare a sentire meglio.
Un coro di voci ed esclamazioni incredule si alzò, ed attraversò il muro senza problemi. Ancora, la prima voce disse:-Sì, è stata proprio un'allocca! Crede davvero che io sia diventata un'hikikomori... Ed è cascata perfettamente nella trappola!
L'interesse di Madotsuki sfociò in una rabbia tremenda. La ragazza si sfogava lanciando insulti a destra e a manca e dando grossi pugni, calci e testate al muro. Ma non riusciva ad arrabbiarsi seriemente. Avrebbe voluto, ma la sua ira era falsa e si strasformava in un penoso pianto.
-Poniko, ti odio! TI ODIO!- urlò Madotsuki in direzione del palazzo, scendendo dal letto ed avvicinandosi al balcone.
-Mi hai sentito? TI ODIO! Brutta TR...
Non riuscì a finire la frase che le sue parole furono soffocate dai singhiozzi. Come succede quando una persona ride tantissimo, o dalla felicità non sa esprimersi, solo che lei stava piangendo.
-TI...- provò di nuovo, non riuscendo a dire nulla.
-Ti... Ti ho sentito, sai?- disse mentre rientrava in casa.
Si asciugò le lacrime con un lato della maglietta, perchè voleva sembrare forte. Voleva arrabbiarsi, sfogarsi, mostrarle che non era solo una debole bambina che casca ad ogni tranello. Con falsa convinsione, poi, riuscì a dire:-Guarda che ne faccio della nostra promessa...
A passi veloci, camminò verso la porta e afferrò la maniglia. Improvvisamente, la mano le si gelò. Non riusciva a muoversi.
La sua era una promessa, ma ormai non ci teneva più a mantenerla. Non voleva più bene a Poniko, avrebbe con piacere ricambiato a ciò che aveva fatto lei, ma era una promessa.
Si allontanò dalla porta. Doveva mantenerla, la promessa, anche se ormai Poniko l'aveva sciolta da un pezzo alle sue spalle.
Non trovò un'altra soluzione, che dormirci su. Andata sotto le coperte, si arrese a quest'idea e si addormentò.

Il cielo era particolarmente nuvoloso quella mattina, con una strana sfumatura viola. Non si vedeva anima viva.
Madotsuki si sentiva strana. Non vedeva tanto bene, e si sentiva debole. Le girava la testa.
Era già in balcone. Sentiva che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro, quindi si tenne alla ringhiera. Ma sapeva che non avrebbe aiutato tanto.
La sua vista era annebbiata e le fischiavano le orecchie. Si guardò intorno: le case, le strade, erano tutte vuote e scure.
Girandosi completamente a sinistra, vide che Poniko era uscita in balcone, ed a quel punto Madotsuki non riuscì a formulare un pensiero sensato. Che le doveva dire? Che la odiava? Le avrebbe chiesto che stava facendo lì? O le avrebbe chiesto scusa?
Poniko brillava di colori sgargianti, ed a grande distanza si riuscivano ad intravedere i suoi occhi azzurri, che tutti le invidiavano.
Madotsuki aprì la bocca per parlare, ma notò che la sua "amica" aveva una corda in mano.
La bionda legò la corda ben stretta ad una trave che si trovava piuttosto in altro, aiutandosi con uno sgabello.
Madotsuki capì. Capì che forse Poniko l'aveva sentita, e Madotsuki aveva ascoltato la persona sbagliata! La ragazza dalle trecce bionde cercò di farsi sentire, scusandosi. Non voleva che la sua amica continuasse.
Ma quella non ascoltava. Stava perdendo colore, mentre lentamente si avvolgeva intorno al collo l'altra estremità della corda.
-Poniko! PONIKO NON LO FARE! MI DISPIACE...!- cercava di urlare la ragazza nell'altro balcone, ma invano.
La bionda lanciò un'occhiata all'amica, forse abbozzando un sorriso. I suoi occhi perdevano colore.
-NO, PONIKO...!
La bionda calciò via lo sgabello, provocando un grande rumore che si ripeteva all'infinito.
-NO!
La bionda si divincolava. Stava continuando a perdere colore sempre di più, sempre di più, poi rimase si immobilizzò.
La ragazza dai capelli castani si gelò. Tendeva la mano fuori dal balcone. Aveva gli occhi lucidi. Per lei si era tutto fermato.
Tentò di dire dei soffocati "No", ma non le usciva niente dalla bocca. Si inginocchiò sul balcone, e si tenne la faccia con entrambe le mani. Anche lei era completamente in bianco e nero.
Aveva un gran mal di testa, e le usciva sangue dal naso. Sangue.
L'unica cosa colorata che restava, che non perdeva colore nella mente compromessa di quella ragazza. Niente, le strade, il cielo, lei stessa, la sua amica, era tutto in bianco e nero. Ma il sangue, quello le rimase bene in testa, stimolando la sua voglia di altri colori, altro rosso, e facendole capire che l'unico modo per ottenerli era... UCCIDERE.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2699044