Eclisse

di AvalonGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Crepuscolo -atto primo- ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eclisse

Eclisse

Ospedale di Satan City.

Forse…forse avrei dovuto mettere da parte l’Orgoglio.

Probabile.

Probabilmente non avrebbe fatto nessuna differenza.

Ospedale di Satan City, qualche tempo prima.

-…dai due ai quattro mesi.-

Spengo la sigaretta nel posa cenere dello studio medico.

Due mesi di vita.

-Mi dispiace molto, signora Brief.-

Tipica frase di circostanza.

Guardo intensamente fuori dalla finestra. Piove. Il cielo e di un grigio smorto.

Di un grigio morto.

Come lo sarò io fra pochi mesi. Maledizione.

Mi muovo leggermente sulla sedia, continuo a non guardare il medico.

-Non c’è niente che si possa fare?-

Ho sempre guardato in faccia le persone. Ho sostenuto gli sguardi più duri della galassia.

Quello di Vegeta ne è la prova…

-In tutta sincerità…non credo. Con le chemioterapie potremo allungare di un paio di mes…-

No.

-No.-

Alzò gli occhi. L’uomo che mi si presenta davanti è anziano, sulla sessantina, pochi anni più di me, in fondo.

Ha occhi di un verde acqua spento, senza quella luce che caratterizza lo sguardo di una persona felice, e mi domando: Quante sicure morti avrà annunciato a pazienti affetti da cancro? A pazienti come me?

-Signora Brief, potrebbe risultare utile, inoltr…-

-Ho detto no. Non mi sottoporrò a nessuna cura, di qualsiasi genere essa sia.-

In fondo, dopo quello che ho passato in tutta la mia vita, non sarà così tragico.

In fondo, sono gia morta una volta, no? E in circostanze anche peggiori.

Cosa potrà mai essere un cancro in stato terminale ai polmoni confrontato con Freezer, Cell o, addirittura con Majin Buu?

Niente. Non è assolutamente niente.

Solo che questa volta non tornerai in vita, Bluma.

Capsule Corporation.

15 novembre, ore 14.58.

È al cuore che lo sento.

Lì che sento il peso. Il peso della malattia. Come se qualcosa me lo stesse stritolando, ma non fa male, è soltanto…pesante, come un macigno.

Sospiro lentamente.

“-Ci vedremo fra cinque gironi, signora Brief.-“ ha detto il medico.

Inutile dire che non andrò da nessuna parte.

Se è il cancro, l’ultimo nemico della mia vita, mi vedrà morire a testa alta.

Sono arrivata a casa.

Nel giardino della Capsule, osservo la nostra casa, la più grande del quartiere.

Da bambina, orgogliosa mostravo la mia casa alle compagne di scuola.

Da ragazza, invece, l’odiavo. Troppo appariscente.

Entro nel ingresso. Dal salone, sento distintamente la televisione accesa. È’ lì che mi dirigo.

Sul divano, Bra.

Si accorge della mia presenza e si gira.

È sempre una sorpresa guardarla. Così simile, eppure così diversa da me.

Porta i capelli lunghi, sciolti, un vestito di lana bianco ed ha i piedi nudi.

Mi sorride. Ricambio.

-Salve, tesoro. Tuo padre?-

-Secondo te? Nella Gravity Room, ancora. Prima è uscito, e si è messo a sbraitare per il fatto che il pranzo non era pronto,- alza gli occhi al cielo –e poi si è rintanato ancora lì dentro. Non lo capisco affatto…infondo siamo in un periodo di pace da quanto? Dieci anni? Ma continua a passare ventitre ore su ventiquattro rintanato lì dentro.-

Sorrido leggermente, -Tuo padre è sempre stato così. -.

-Bhè mamma, allora ti dovrebbero proclamare santa! Vado in camera, ho promesso a Pan che la chiamavo, dovvevamo discutere su deklle cose riguardo il martimonio..-

Bra si allontana.

Mi sfilo da dosso il cappotto blu e i guanti neri; mi dirigo verso la Gravity Room. Da dentro di essa, sentro le vostre voci. C'è anche Trunks con te.

Ed io non so cosa fare.

Sospiro, è una cosa che ho fatto troppo spesso nelle untime ore.

Appoggio una mano sulla grande porta di metallo, stessa porta che costruì io, anni addietro. Quando ancora ignoravo che la vita mi avrebbe messo davanti a questa, ultima, prova.

Riesco a sentrire le vibrazione all'interno della camera.

Ci state dando sotto, tu e Trunks.

D'altronde, hai sempre fatto sul serio.

Sospiro di nuovo, promettendomi che è l'ultimo della gironata, e faccio marcia indietro.

Il metallico, ma familiare rumore dell'ingresso della GR che si apre e si richiude, e i vostri, i tuoi, passi inconfondibili, mi gelano il sangue nelle vene.

-Mamma!-

Forza di volontà, ora mi servi. Mi volto e sorrido.

Un sorriso vero, quello di una madre che vede il proprio figlio sorriderle.

Trunks si avvicina e bacia sulla guancia.

Tu non hai mai fatto cose del genere, ne io ti ho mai chiesto di farle. Mi hai sempre ricambiato in altri modi.

Semplicemente, tu, sei rimasto con me.

Ora ti avvicini.

-Donna.-

Semplicemente, tu, mi hai permesso di diventare la tua donna.

-Dove sei stata?-

Ed è panico. Non sono mai riuscita a mentirti. Mai.

Non c'è ne mai stato bisogno.

Ma ora...

Mi fa sempre uno strano effetto guadrati. Tu, che sei rimasto giovane nonostante i tanti anni trascorsi. Identico a quando ti accosi in casa, prima dell'arrivo di Cell.

All'epoca stavo con Yancho. Ricordo distintamente quando ti offrì la possibilità di restare alla Capsule. Non ci pensai neanche, le parole mi scivolarono dalla bocca involontariamente.

Riesco a ricoradre che ti diedi quei vestiti, quel pantalone giallo e quella camicia rosa, per scherzo, più che altro. Non avrei neanche immaginato che lì avresti indossati davvero.

Invece...quando ti vidi...una specie di formicolio, una scarica elettrica e poi, da lì, è iniziato tutto.

Quel tutto sta per finire, Bulma.

-Sto aspettando una risposta, donna.-

-Sono...sono stata da Chichi, sui Paoz.-

Il tuo sguardo si fa più intenso, mentire non è mai stato il mio forte.

Maledizione. Cosa devo fare?

-Tsk, quella feccia che è la famiglia di Karoth è da evitare.- mi dici, guardandomi sempre in quel modo, come se sapessi leggermi dentro.

-Non ti rispondo perchè so che non dici sul serio.-

-Pensala come vuoi.-

E mi sorpassi, mi passi accanto, quasi mi sfiori e sei bollente, caldissimo.

Come sempre.

Sei sempre stato caldo, è una delle cose che amo di te.

-Trunks, muoviti!-, la tua voce arriva dalla stanza accanto, Trunks si gratta la testa e mi saluta.

-Ci vediamo dopo, tesoro. E se torni a casa tua avvertimi, così ti preparo qualcosa da mangiare che ti puoi portare.-

-Grazie, mamma.- e raggionge suo padre.

Il fatto che Trunks avesse deciso di andare a vivere pe conto suo, fino a ieri sera, mi sembrava la cosa più difficile da accettare in questo periodo, anche se, ormai, vista la sua età, mi sembrava inevitabile.

Oggi, invece, mi sembra un sollievo.

Una persona che amo in meno da affrontare.

Ma la mia preoccupazione, sei tu, Vegeta.

Entro nella nostra camera da letto, e mi guardo allo specchio.

Sono invecchiata, mentre tu non sei cambiato di un virgola, ma non potrebbe importarmene di meno.

Riflettendo la mia immagine vecchia e malata mi chiedo:

Come posso dirtelo che sto per lasciarti?

Come posso lasciarti?

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Capitolo 2
*** Crepuscolo -atto primo- ***



Note dell'autrice: Vi ringrazio infinitamente per i commenti^^. Mi fa molto piacere che appreziate quello che scrivo...ma sono qui a scrivre per precisare delle cose riguardanti il tema della ff. Allora: tutto è iniziato mentre stavo navigando su Wikipedia, nelle voci che parlavano di Dragon Ball, e mi è capitata sotto agli occhi la scheda di Bulma...ed è da lì che è nata "L'idea", vedete, Bulma morirà veramente di cancro ai polmoni. L'ha dichiarato l'autore durante un intervista che parlava del futuro dei protagonisti. Per me è stato un trauma...
Ad ogni modo la mia mente malata ha subito provato ad immaginare la situazione ed eccoci qui.








[Fuggi. Allontanati. Estinguiti.
La mia anima deve stare sola.
Deve crociffigersi, scheggiarsi, girare,
versarsi, corrompersi da sola,apera alla marea
dei pianti,
bruciando nel ciclone delle furie,
eretta tra i monti e gli uccelli,
annichilirsi, sterminarsi da sola,
abbandonata e unica(...)]

...Pablo Neruda...

Crepuscolo
Atto Primo

Nessun dolore. Niente.
Non sento assolutamente niente. Nulla che mi indichi che effettivamente sto per andarmene.
Maledizione.
E' come se il mio corpo si stesse prendendo gioco di me.
Spera, mi dice, nessun dolore, nessuna malattia.
Forse il medico ha sbagliato?
Ho solo un mal di testa atroce, e tutto gira.
Ed io non so cosa fare.
Cosa devo fare?
Come mi devo comportare?
E poi urlo. Urlo dentro.
Nessun dolore.
Urlo di rabbia, di rancore. Disperatamente urlo in silenzio verso il vuoto.
Poi avverto un leggero tremolio, provenire dalla GR. E ti immaggino dentro, ad allenarti. Ignaro.
Ignaro che ho un disperato bisogno di te, qui, adesso.
Non mi sono mai resa conto di essere cosi [orgogliosa] masochista.
In questi due giorni, ti ho visto di rado. Solo per una mezz'oretta, a tavola.
E poi ti ritiravi nella Gravity Room.
Forse hai sempre fatto così, ma io non mi ci sono mai soffermata tanto.
Ho passato la maggior parte della mia vita con te, da sola. E non me ne sono mai accorta.
Buffo.
Ed ora che ho bisogno della tua presenza, non ci sei.
Per una mia scelta.
Vivere in una bugia deve essere temendo.
Ma morirci è devastante.
Mentire non è mai rientrato nelle mie qualità.
Ma in quest'occasione mi è venuto naturale, e non so neanche perchè.
[Orgoglio!!!]
Inconsapevolmente ho scelto di affrontare l'ultimo crepuscolo della mia vita da sola.
Maledizione, non è così che dovevano andare le cose.
Non. Così.
Non sono pronta per affronatre tutto questo.
Non...
Sono...
Pronta...

E non lo sei anche tu, credo.
Spero, più che altro.
Forse non ti importerà niente, o forse si.
Forse ti passerò accanto, morta, in una cazzo di bara bianca e non mi noterai nemmeno.
Sento le lacrime salire, ma non usciranno. Non questa volta.
Guardo in alto, ma è inutile. La sento, calda, piccola, delicata, mi riga il volto.
Una gocciolina d'acqua che nasce dagli occhi e muore sulle mie labbra.
Raramente ho pianto in questa vita.
Chissà se il peso dei rimpianti si sente pure nell'aldilà.
Vedremo.
Mi alzo dal nostro letto e mi dirigo verso la cucina. Ci siamo solo noi in casa.
E questo non mi piace.
Non ho mai avuto problemi, nell'affrontarti. Mai.
Yamcha e Crilin, una volta, mi chiesero come facessi.
In realtà non facevo niente. Non intenzionalmente, almeno.
Guardandoti, le parole uscivano di loro volontà. La tua presenza ha sempre avuto la fastidiosa conseguenza di annullare in me qualsiasi freno.
Ed è questo che temo, maledizione.
Probabilmente dovrei dire tutto.

In cucina, mi verso un caffè.
E' freddo ma andra bene lo stesso.

Mi sento come se fossi da gettar via
. E sto gettando via ogni mio giorno.
Abbiamo litigato molto, in questi giorni. Più del solito, intendo.
E non so neanche perchè.
Nei film o nei romanzi, in genere, quando l'eroina della storia si trova in una situazione del genere dice sempre di voler passare ogni instante della vita che le resta con la sua famiglia.
Vivere ogni attimo e marchiarlo a fuoco nella propria mente.
Assaporare e riscoprire tutto.
Fare quello che non si è potuto fare o fare ciò che si è sempre rimandato.
Io, a differenza, non voglio vedere nessuno.
Io, a differenza, non voglio fare niente.
Non sono un eroina. E neanche una supergirl.
Probabilmente sto sbagliando tutto.
Mi siedo pesantemente su una sedia e mi affero la testa tra le mani
Fossi meno stupida, in questo momento piangerei.
E fossi meno stupida avrei "confessato".
Ma a dispetto della donna intelligente che tutti mi reputano, da stupida ho scelta di annegare da sola.

..nero... il mare in cui annego...
...ma anche il più profondo dei mari ha... un fondo...
-Chiama Trunks, è in ritardo.-
La voce mi arriva forte e chiara, anche se hai parlato in un sussurro.
Mi passi davanti e ti dirigi verso il frigo.
Sei sudato, indossi la solita cannottiera nera e un asciugamano celeste di spugna sulle spalle.
-Tranks ha chiamato ieri. Non può venire oggi. Deve partecipare ad una conferenza che non può evitare.-
-Tsk.-
Ti osservo da dietro, mentre armeggi nel frigo.
Osservo i tuo corpo perfetto e mi sofermo in basso sul ....ehm...
E penso che la prima cosa che notai di te fu il quello. E che pensai che era perfetto.
Prima a questo genere di pensieri avrei riso.
Ora, invece...
Dov'è la donna che ero un mese fa?
Vorrei tanto prenderti e guardrti negli occhi e dirti: Non saprai mai quanto duramente ho provato
a cercare il mio spazio lottando e soddisfare anche te.
Mi rimani solo tu ora.
Chiudi il frigo, e con una bottiglia d'acqa ti dirigi vero la porta. Verso la Gravity Room.
Chi hai sposato? Me o quella dannatissima stanza?
-Vegeta.-
Me ne stupisco, ma a parlare sono stata io.
Naturalmente non rispondi, ne tanto meno ti giri.
Però ti fermi, e gia questo è un invito a continuare.
Mi azlo dalla sedia e ti raggiungo, in modo da poterti guardare negli occhi.
-Perchè dobbiamo sempre litigare? Per le cose sciocche per di più!-
-Bra è mia figlia.-
-Bra ha quasi vent'anni, è grande e vaccinata. Ed ama quel ragazzo, che tu sai è una brava persona, è suo diritto decidere con chi passare il resto della sua vita.-
Un lapo scuro ti trafigge gli occhi, la tua parte più espressiva.
-Vegeta, ti prego, odio quando litighiamo, io vog...-
Bacio.
Cos'è un bacio? Non lo e non mi interessa.
So solo che quando mi baci mi sento in vita. D'avvero.
Mi avvicinto e ti abraccio.

...

...

...

Quando ci stacchiamo sei tu che mi guardi. Più che altro cerchi di leggermi dentro, e questo non va bene.
Tistolgo glio occhi e sorrido flebilmente.
-Questo vuol dire che abbiamo fatto pace?-
Ti limiti a disltogliere i tuoi occhi dai miei, per fortuna, mormorare un -Tsk.- e andare via, verso la GR.
Tutto questo nel tuo modo di comunicare vuol dire che si, abbiamo fatto pace e no, non lo ammeterai mai.
Il nostro rapporto è davvero strano. Come lo è il nostro modo di relazionarci.
C’erano volte in cui mi facevi davvero sorridere.
E c’erano volte in cui mi facevi davvero piangere.
E c’erano, alte volte che non ho mai saputo come sentirmi.
Ma non mi è mai importato.Tutto quello che posso respirare è la tua vita.Voglio solo che tu stanotte non mi abbandoni. E non voglio che il mondo mi veda, perchè non credo che capirebbero. Quando tutto sta per rompersi, voglio solamente che tu sappia chi sono e che ti amo.

Non ho neanche il tempo di sedermi che un dolore allucinante sotto il costato mi costringe ad aggrapparmi al tavolo di marmo con talmente tanta forza da poterlo rompere, finquanto le forze non mi abbandonano completamente ed è come se, improvvisamente, in questa maledettissima stanza circolare, l’ossigeno fosse sparito.
Poi uno strano suono e il...buio

[Preferisco sentire il dolore piuttosto che niente.
Preferisco sentire il dolore
il fuoco brucia dentro,
ma ora prepariamoci alla prima battaglia]

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