vous les hommes êtes tous les mêmes.

di LeightonFlatcher
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** changement ***
Capitolo 2: *** Ho bisogno di te. ***
Capitolo 3: *** ti amo, ma lui non lo sopporto! ***



Capitolo 1
*** changement ***


Restai ancora un momento tra le mura del soggiorno di casa mia prima di chiudere definitivamente il portone di ingresso e abbandonarla. In un attimo riaffiorarono nella mia mente ricordi che credevo di aver totalmente dimenticato, eppure rieccoli li, pronti a far nascere un sorriso sul mio volto, ma quest’ultimo venne troncato non appena ripresi coscienza della situazione che mi si presentava davanti, e al posto della solita felicità, prese il sopravvento un nuovo sentimento: La rabbia. La rabbia perché era andato via da un momento all’altro, la rabbia perché nonostante fosse passato un mese non si era fatto sentire, neanche tramite messaggi. Lui, l’uomo della mia vita, aveva preparato la valigia da un momento all’altro e se n’era andato dimenticandosi di me, sua figlia. Non appena finii di assaporare gli ultimi momenti di quella che era sempre stata casa mia, mi asciugai le lacrime, che nonostante la mia volontà erano riuscite a solcare il margine dei miei occhi e scivolare sul mio viso, mi spinsi verso l’uscita e chiusi la porta, lasciando dentro quelle stanze migliaia di ricordi, lacrime e delusioni. Salii in macchina ed indossai il primo paio d’occhiali da sole che mi capitarono sottomano, non volevo che mia madre mi vedesse con gli occhi arrossati, dovevo essere forte per me, per lei e per Shailene.
Mia madre è sempre stata una prima donna, ha sempre voluto comandare e le piaceva stare al centro dell’attenzione ma dopo l’abbandono di mio padre era cambiata totalmente, non tengo neanche più il conto di tutte le volte che l’ho vista piangere per un uomo che non l’ha mai meritata, eppure lei lo considerava l’amore della sua vita. Shailene è mia sorella, all’apparenza non si direbbe, ma siamo gemelle. Ha un carattere molto simile a quello di mia madre, le piace stare al centro dell’attenzione ed odia esser messa in penombra. Ha sempre nutrito rancore nei miei confronti dettato dai nostri coetanei. A scuola si sentiva messa da parte dal resto degli studenti a causa mia. In confronto a lei, avevo ottenuto maggiore popolarità, ma non perché avessi fatto chissà quale impresa galante, semplicemente mi ero guadagnata il titolo di fidanzata ufficiale di Kayden Morgens, quarterback della squadra di football scolastica. La nostra relazione andava avanti da ben quattro anni e ancora adesso, non riesco a capacitarmene. Lui è il tipo di ragazzo che auguro ad ogni donna di trovare, riesce a farmi sentire speciale anche con dei piccoli gesti e riesce a strapparmi una risata anche quando non trovo neanche una ragione valida per accennare un sorriso, grazie a lui ho capito cosa significa amare sul serio una persona, tanto da arrivare a pensare “se lui dovesse andar via dalla mia vita, credo che la mia esistenza non avrebbe più senso”. L’ho sempre reso partecipe delle mie decisioni, perché se c’è una cosa di cui son stata certa fin dal principio, è che lui ci sarebbe sempre stato nel mio futuro.
Nell’ultimo periodo mi è stato più vicino di quanto mi aspettassi, la situazione creatasi in casa mia è stata un fulmine a ciel sereno che mi ha completamente stravolta. A causa del mio carattere molto forte non sono mai riuscita a sfogarmi del tutto con qualcuno, neanche con Kyden, eppure i miei occhi per lui sono come un libro aperto, ha percepito il dolore che trapelava dal mio sguardo e senza che glielo chiedessi mi ha consolata per quel che ha potuto. Non saprei spiegare a parole le sensazioni che mi pervadono in questo periodo della mia vita, mi sento frustrata e avrei bisogno di alcune distrazioni.
Nonostante la mia situazione familiare, sono soddisfatta della mia vita. Ho degli ottimi risultati scolastici, un ragazzo che è un tesoro in tutti i sensi e degli amici che riuscirebbero a portare allegria anche ad un funerale. Se mi chiedessero “chi è il tuo migliore amico?” entrerei abbastanza in confusione, con ognuno dei miei amici ho uno stretto rapporto affettivo e confidenziale, ma tra tutti, c’è lei, Victoire, non so ben spiegare il nostro rapporto, so solo che le nostre vite scorrono in simbiosi, dove sono io, c’è lei. Conobbi Victoire al primo anno del liceo mentre mi trovavo ad assistere ad un allenamento di Kyden, Stavo per sedermi al mio solito posto sulle gradinate per osservare meglio il campo, quando vidi questa bellissima ragazza con dei lunghi capelli biondi conversare col mio ragazzo tramite la rete che divideva il campo da football con le gratinate.
Sentii la gelosia ribollire in ogni punto del corpo tant’è che non risposi più delle mie azioni e scesi dalle gratinate catapultandomi a pochi centimetri dalla ragazza, che in quel breve tragitto avevo soprannominato “stronza Barbie” lanciandole un’occhiataccia. Non appena mi avvicinai, kyden non perse tempo a stamparmi un dolcissimo bacio a timbro, nonostante uscissimo insieme già da un mese e diciotto giorni, ogni qualvolta lo sentivo avvicinarsi alle mie labbra mi sentivo avvolta da un turbine di emozioni, non potevo credere che un ragazzo come lui potesse interessarsi ad una come me. Non appena distaccò le sue labbra dalle mie, fece un cenno con la mano in direzione della bionda, della quale avevo completamente dimenticato la presenza, e disse “ Lei è Victoire, la ragazza di Tom”. Ella mi porse la mano e mi rivolse un sorriso più falso delle banconote da monopoli, mi armai di un sorriso altrettanto falso e le strinsi la mano. Non so grazie a quale atteggiamento, ma kyden si rese conto che tra noi due non scorresse buon sangue, non appena lo vidi schiudere le labbra per pronunciare qualcosa, la sua attenzione venne richiamata dal suo coatch che gli intimò di riprendere l’allenamento. Mi fece un cenno con la mano e riprese la sua corsa. Mi sedetti sul muretto che fungeva da connettore tra gli spalti e il campo, in attesa che kyden finisse e si potesse completamente dedicare a me. Da quando avevo intrapreso questa relazione, non facevo altro che pensare a lui e immaginare situazioni e viaggi insieme, ma il mio fantasticare venne interrotto dalla bionda che si sedette accanto a me, sbuffai involontariamente, ma rivolsi nuovamente il mio sguardo su kyden.
Con la coda dell’occhio, vidi più volte Victoire guardarmi e schiudere le labbra come se stesse per dire qualcosa ma dalle sue corde vocali non uscì nemmeno una parola. La situazione iniziava a darmi sui nervi, non riuscivo a capire il perché del suo comportamento, mi aveva rivolto un sorriso che lasciava trasparire tutto lo sdegno che provava nel conoscermi e pochi minuti dopo me la ritrovavo seduta accanto. Fortunatamente l’allenamento si concluse nell’arco di mezz’ora. Non appena vidi kyden avvicinarsi nella mia direzione, mi alzai di scatto, sistemai la gonna che si era spiegazzata sotto il mio corpo e issai la borsa nera sulla spalla sinistra. Salutai Victoire rivolgendole un misero “ciao” senza neanche voltarmi a guardarla. Continuai a camminare in direzione di kyden e man mano che le nostre distanze diminuivano, i battiti del mio cuore aumentavano. Arrivammo ad una distanza quasi inesistente e sentii il suo braccio intorno alla mia vita e le sue labbra sulle mie, non ne sono del tutto sicura, ma credo che quando le nostre labbra entrarono in contatto arrossii spontaneamente. Udii una voce provenire da dietro kyden: “Leighton Flatcher e Kyden Morgens, chi l’avrebbe mai detto?”, avrei riconosciuto quell’orripilante voce tra mille, Edward Kunigan, migliore amico di Kyden. Sbottai con una risposta che lasciava trasparire tutta l’antipatia che provavo nei confronti di quel verme: "Non perché non sei in grado di costruirti una relazione duratura nel tempo vuol che  non ne siano in grado anche gli altri”. Mi rispose con un’occhiataccia che per un momento mi incuse timore, ma non lasciai trasparire la mia reazione interna. So che la mia reazione può sembrare esagerata, ma giuro che non sopportavo quel tizio, non dopo il comportamento scorretto che aveva avuto nei confronti di mia sorella.L'aveva illusa di esser quel genere di ragazzo paragonabile all'essere un principe azzurro caduto dal cielo, ma non appena Shailene gli concesse un'uscita, non si fece più vivo, dimenticandosi di tutte le promesse fatte. Era convinto di poter cambiare una ragazza al giorno come se stesse cambiando portachiavi. Ne portava una diversa ad ogni festa, ad ogni cerimonia o qualunque altro evento. Ma ciò che mi infastidiva maggiormente era il fatto che le ragazze avrebbero pagato pur di essere “una delle tante”, credevano di poter essere quella giusta, quella con la quale Edward avrebbe messo la testa a posto. Ma se c’è una cosa che non sanno, è proprio che quelli come lui, non metteranno mai la testa a posto. 

 

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Capitolo 2
*** Ho bisogno di te. ***


Chiusa una porta, si apre un portone. Ed è ciò che successe anche a me, a distanza di meno di un quarto d’ora dalla chiusura della porta di casa mia, mi ritrovai ad aprire la porta di casa di mia nonna. Lei, la donna più importante della mia vita, resasi conto della situazione in cui era precipitata la mia famiglia, aveva proposto a mia madre di trasferirci nella sua casa poiché con il solo stipendio di mia madre non saremmo state in grado di affrontare l’affitto e continuare a vivere dignitosamente senza dover rinunciare anche alle cose più banali. Non appena misi piede dentro, mi sentii più rilassata, ho sempre considerato la casa di mia nonna la mia vera casa, fin dai cinque anni ho trascorso tutti i week−end in quella dimora, ho sempre considerato quella donna la mia seconda mamma, se non addirittura più importante di mia madre stessa. È stata la prima persona a cui ho confidato di essermi presa la mia prima cotta, la prima a cui ho raccontato il mio primo bacio e la prima a cui ho presentato Kyden. Ricordo ancora la sua espressione non appena lo vide, il suo viso mostrava curiosità ma al contempo emozione. Subito dopo le presentazioni, il terzo grado non tardò ad arrivare, a fine serata quasi mi pentii di averglielo presentato, iniziarono a parlottare su degli episodi imbarazzanti della mia infanzia e lui sembrava abbastanza divertito dalla situazione poiché io non avevo mai accennato alla mia vita, ma non per cattiveria, semplicemente sono una ragazza abbastanza riservata. Ma, lo stesso rapporto che ho instaurato io con mia nonna, non lo ha avuto mia sorella, siamo caratterialmente diverse, non è in grado di intrattenere una conversazione che non sia incentrata su se stessa, vestiti o pettegolezzi, non nego che anch’io parlo di moda o trucchi, ma ho interessi diversi, come ad esempio la lettura. Potrei passare interi giorni a leggere, lo trovo un modo per evacuare dai miei pensieri ed immedesimarmi nella vita di qualcun altro, e ammetto che spesso ne traggo insegnamenti. Fino all’età di dodici anni io e mia sorella avevamo uno splendido rapporto, oltre che mia sorella, la reputavo la mia migliore amica. Ma in seguito le cose cambiarono ed inizialmente non volle darmi alcuna spiegazione, mi allontanava e non voleva frequentassi il suo stesso gruppo di amicizie, così nel giro di qualche mese le nostre strade presero del tutto direzioni diverse, conobbi Kyden, Tom, Liz, Josh, Bernadette ed Edward, inizialmente mi sentivo inadatta nel frequentare persone del genere, erano sempre al centro dell’attenzione e chiunque avrebbe fatto i salti mortali pur di riuscire ad entrare nel loro gruppo. In seguito ad una litigata con mia madre, mia sorella inveii contro di me spuntandomi addosso tutto l’odio che provava nei miei confronti, mi disse che avrebbe preferito esser figlia unica e che ero soltanto la fonte di tutti i suoi problemi, per alcuni mesi non capii assolutamente cosa intendesse dire con quelle parole, fin quando non trovai accidentalmente il suo diario, lessi delle cose che mi ferirono profondamente, scoprii che era invidiosa di me, che non riusciva a sopportare l’idea che lei non fosse come me, che non avesse i miei occhi azzurri, i miei capelli ondulati, che non avesse il mio fisico e soprattutto non riusciva a sopportare l’idea che il ragazzo che le piaceva fosse stato il mio fidanzato per un anno. Non appena lessi l’ultima affermazione quasi non potevo crederci, lei era innamorata di quello che per me era stato il mio primo amore e non so per quale motivo provai una gelosa incondizionata nei confronti di quel ragazzo. Lui era sempre stato mio e la sola idea di vederlo tra le sue mani mi fece andare su tutte le furie. Non le ho mai raccontato di aver letto il suo diario segreto, ma mi limitai a stare alle sue condizioni, ovvero, tra noi due non dovevano esistere rapporti che implicassero un’amicizia. Dopo aver abbracciato mia nonna, mi diressi nella mia stanza, l’aveva ammobiliata appositamente per me quando compii sei anni, ma a distanza di undici anni non ho mai voluto cambiare i mobili color lilla e il letto bianco. Da questo momento in poi, quella non sarebbe più stata la mia stanza da weekend, ma lo sarebbe diventata a tutti gli effetti. Iniziai a sistemare i miei indumenti all’interno dell’armadio mentre sentivo mia madre sfogarsi, per l’ennesima volta, con mia nonna. Non ne potevo più di quella storia, mi sentivo racchiusa all’interno di un incubo dalla quale non avevo via d’uscita. Avrei potuto piangere, disperarmi e fare le peggio stronzate della quale mi sarei pentita un minuto dopo averle fatte, ma mio padre non sarebbe tornato, quindi è meglio andare avanti con la mia vita senza rimuginarci più di tanto sopra, spero solo che sia felice e che ogni tanto mi pensi. Non appena ebbi finito di sistemare la mia roba, mi gettai sul letto sfinita. Ho una statura abbastanza esile e la pesantezza degli scatoloni che avevo trasportato, iniziava a farsi sentire. Accesi il mio Ipod e premetti su riproduzione casuale, mi sentivo talmente stanca che non avevo neanche voglia di scegliere la canzone da ascoltare, la musica mi condusse inevitabilmente a pensare a mio padre, più tentavo di allontanare quel pensiero, più si faceva vivo nella mia mente; involontariamente iniziarono a scendere della lacrime, finalmente stavo riuscendo ad ammetterlo a me stessa: mi mancava. Mi raggomitolai sul letto aspettando invano cedere ad un sonno profondo, ma non appena chiusi gli occhi sentii un ticchettio alla porta, il mio pensiero volò subito a mio padre, speravo ci fosse lui li dietro, mi sedetti sul letto e dissi “avanti”, non appena la porta si schiuse vidi il volto di Kyden spuntare lentamente, e devo ammettere che anche se dietro la porta non trovai mio padre non rimasi per niente delusa, anzi¸ ero fin troppo felice. Vederlo mi fece dimenticare tutti i miei pensieri negativi. “posso entrare?” disse, mi alzai dal letto aprendo del tutto la porta, lo attirai a me e lo strinsi in un abbraccio liberatorio, non disse nulla e ricambiò il mio abbraccio. Ci sedemmo sul letto ed iniziai a parlare, avevo bisogno di distrarmi e quello era l’unico modo “allora tesoro, cos’hai fatto oggi?” chiesi curiosa, non avevo avute sue notizie tutta la giornata, mi guardò negli occhi rendendosi conto che nel mio sguardo vi era un velo di tristezza e sorridendo si affrettò a rispondere “ che ne diresti se rispondessi a questa domanda dietro ad una cena a lume di candela?”, non c’era nulla da fare, quel ragazzo sapeva come tirarmi su il morale. Indossai i primi vestiti che trovai, pur avendo sistemato da poco la camera, non riuscivo ancora ad orientarmi bene e l’unica cosa che mi capitò sotto mano fu una gonna bianca scampanata a vita alta con una maglia smanicata nera, avrei preferito di gran lunga indossare delle sneakers, ma quando kyden sottolinea “lume di candela” vi è una sola possibilità di locale, chiamato Die Diamantschrift, era di proprietà dei suoi genitori, ma essi non erano quasi mai presenti, era un locale frequentato da gente di ceto sociale abbastanza elevato, pertanto dovetti optare per un paio di décolleté in tinta con la maglia. Sciolsi i capelli ravvivando le onde naturali. Mentre tracciavo una sottile riga con l’eyeliner sul mio occhio destro, udii la voce di mia madre affrettarsi a dire “per favore Kyden, lasciala parlare, ha un carattere particolare e fin da piccola ha sempre tentato di risolvere tutti i suoi problemi da sola senza fidarsi di nessuno, l’unica persona con cui parlava era suo padre ma spesso lei era scontrosa ed infatti la sera che mio marito ha deciso di andare via di casa avevano litigato e..” si interruppe non appena feci il mio ingresso nella stanza, non riuscivo a crederci, mia madre stava dando delle “dritte” al mio ragazzo sul comportamento da adottare nei miei confronti? Questo suo modo di fare mi innervosì talmente tanto che sbottai da un momento all’altro “non perché tuo marito non è mai stato in grado di comprendere il tuo carattere non ne è in grado anche lui. Mi conosce abbastanza bene da sapere quali sono i miei comportamenti”, mia madre non obiettò neanche, sapeva odiassi tali comportamenti pertanto girò i tacchi e si diresse in cucina, guardai Kyden con uno sguardo che non sembrava neanche il mio, mi asciugai una lacrima che era riuscita a sfuggirmi e tornai in bagno per finire di prepararmi. Uscii una decina di minuti dopo, presi la mia borsa, uscii di casa salutando solo mia nonna e mi diressi a passo svelto verso la macchina.

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Capitolo 3
*** ti amo, ma lui non lo sopporto! ***


Mi sedetti in macchina aspettando che Kyden prendesse posto accanto a me. Inizialmente il tragitto fu silenzioso, continuavo a pensare alla direzione che stesse prendendo la mia vita e a quanti cambiamenti si stavano susseguendo e per un momento mi sentii pervasa dal panico. E se non fossi pronta a tutte queste svolte nella vita? Questa era una di quelle domande che mi terrorizzava maggiormente. Venni tirata fuori dai miei pensieri non appena Kyden poggiò una mano sulla mia gamba e sorridendomi iniziò a canticchiare il motivetto della canzone che fungeva da sottofondo ad un'atmosfera che stava diventando man mano troppo pesante, credo non l’avesse mai sentita in vita sua poiché continuava a sbagliare ritmo, “non sopporto quando le band decidono di cambiare gli accordi all’ultimo momento” disse prima di scoppiare in una fragorosa risata che in men che non si dica contagiò anche me. Arrivammo vicino l’ingresso del ristorante, e con suo solito fare galante si precipitò ad aprirmi la portiera dell’auto. Percorremmo il tragitto che conduceva all’entrata tenendoci mano nella mano, ma ebbi una sensazione diversa, quella sera lo sentivo più mio che mai. Non appena fummo all’interno non potei fare a meno di notare che vi erano state apportate delle modifiche, al posto dei soliti tavoli con tovaglie bianche vi erano delle tovaglie in rosso con dei tovaglioli bianchi che risaltavano grazie al contrasto creatosi. I muri non erano più color ocra, ma erano pitturati a pareti alterne tra il bordeaux e il bianco. Avevo uno sguardo stupito, mi sentivo totalmente innamorata di quel nuovo aspetto del ristorante. Non appena si furono accorti della nostra presenza i genitori di Kyden non persero tempo a venirci incontro. Sentii la mano di sua madre sulla mia spalla che con voce aspra tanto quanto gentile mi disse “zuccherino, finalmente ti sei decisa a farci nuovamente visita” mi sentii in imbarazzo, in effetti erano circa tre settimane che non davo mie notizie “Signora mi scusi tanto, ha completamente ragione, ma in questo periodo a stento riesco a trovare del tempo per me stessa, sa tra la scuola e compiti non è facile ottenere una serata libera” risposi porgendo le mie scuse e tentai di essere il più convincente possibile. In realtà nell’ultimo periodo non avevo avuto alcuna voglia di trascorrere una serata in loro compagnia, ma non per cattiveria, semplicemente non mi sentivo pronta ad affrontare centinaia di discorsi frivoli sui nuovi scoop del momento e sui matrimoni in vista. per la prima volta in quella serata prese voce il padre di Kyden “Sono trascorsi quattro anni da quando entrasti per la prima volta in casa nostra e continui ancora a darci del lei, credo di dovertelo vietare” disse ridendo. In realtà aveva ragione, mi avevano pregato più volte di rivolgermi loro utilizzando il “tu”, ma non mi sentivo a mio agio. Erano delle persone raffinate che mi avevano accolto a braccia aperte nella loro casa, eppure quando stavo con loro mi sentivo come una nota stonata. Kyden mi tirò per un braccio e si diresse verso quello che in tutti questi anni era stato il nostro tavolo. Ci sedemmo velocemente e la cameriera si affrettò a portarci il menù. Mentre Kyden ne scorreva le pagine, io non riuscivo a smettere di guardarlo, non riuscivo a smettere di seguire la traiettoria della sua mano che si confondeva tra i capelli di cui un ciuffetto ricadeva davanti ai suoi occhi azzurri e mi sfuggì un lieve sorriso. Stavo provando le stesse sensazioni che avevo provato al nostro primo appuntamento. Non appena si rese conto che stessi sorridendo si voltò per vedere se ci fosse qualcuno dietro di lui per la quale stessi sorridendo, ma non trovò nessuno, corrugò la fronte come per chiedermi una spiegazione ed iniziai a parlare “Sai, stasera ho una strana sensazione, non saprei ben spiegarti in quale senso, però stasera per la prima volta ho realizzato l’importanza che hai nella mia vita. Se tu non fossi con me, non so che fine avrei fatto, che scelte avrei preso e con chi mi troverei adesso. Sei la persona più importante della mia vita e spero tu sarai per sempre con me" mi fermai per un momento riprendendo fiato "So che alle volte ho dei comportamenti pessimi e spesso ti rispondo male, ma purtroppo ho un brutto carattere e non sono in grado di modificarlo e per questo ti chiedo scusa. Spesso la sera penso che forse tu meriti qualcuna migliore di me, qualcuna che ti riempia di attenzioni, che ti aduli con parole dolci e ti confesso che ho paura” mi bloccai con quel monologo sentendo un groppo alla gola e lo sentii rispondere “paura? E di cosa?”, mi schiarii la voce tentando di non lasciar trapelare il tremolio “ paura che un’altra possa portarti via da me, che un’altra possa prendere il mio posto perché magari è più bella e più intelligente. Non riuscirei a superare una cosa del genere. Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo e non voglio perderti” dissi le ultime tre parole con le lacrime che ormai si facevano strada sul mio viso. Lo vidi alzarsi dal posto di fronte al mio e venendomi incontro mi strinse in uno di quegli abbracci che sembrano durare un’eternità eppure non appena si staccò da me capii che era durato troppo poco. Si sedette sulla sedia libera alla mia sinistra e mi prese la mano tra le sue “ Leighton, questa è la paura più infondata che tu possa avere. Sei una ragazza fantastica, attraente, dolce garbata ed elegante. Non hai nulla da invidiare alle altre, amo il tuo caratteraccio e sono completamente innamorato di te. Questi quattro anni passati insieme sono soltanto i primi di una lunga serie”. Non potevo credere all’effetto che mi facessero le sue parole. Di certo non era il primo momento romantico che avevamo avuto eppure sentirgli pronunciare ancora una volta quelle quattro paroline “sono completamente innamorato di te” aveva sempre un certo effetto. Sorrisi stampandogli un bacio ma in men che non si dica la mia espressione divenne seria. Non potevo crederci! Quel ragazzo era una persecuzione, Edward. Era uno di quegli individui che se avessi potuto avrei facilmente annientato con lo sguardo, più non volevo vederlo, più me lo ritrovavo tra i piedi. Era insieme ad una delle sue povere e sciagurate vittime. Ella aveva dei corti capelli neri con dei grandi occhi castani ed indossava un abito che per grazia divina le copriva il sedere. Non appena Edward vide Kyden da lontano non perse tempo ad avvicinarsi. Sentii la rabbia ribollirmi dentro e Kyden si rese conto della mia reazione “ti prego tesoro, evita discussioni qui al locale, so che è un completo idiota ma tu ignoralo e basta” non appena sentii quelle parole forzai un sorriso e mi issai meglio sulla sedia. “Kyden fratello, non mi aspettavo di trovarti qui insieme a…Dio non ricordo mai il nome… oh si, ehm, Leighton, giusto?” disse sogghignando alchè non potei far a meno di ribattere “per quanto ne so, Kyden ha una sola ragazza quindi non è molto difficile ricordare un solo nome di ragazza, oh giusto, quasi dimenticavo, per farlo servono dei neuroni e al momento della tua nascita madre natura ne era sprovvista”. Mi beccai un’occhiata da Kyden che mi aveva messa in guardia un minuto prima e udii una risata poco elegante da parte dell’accompagnatrice di Edward. Quest’ultimo la fulminò con lo sguardo ed evitò accuratamente di rispondermi “ad ogni modo, noto che vi sono due posti liberi al vostro tavolo, se per te non c’è alcun problema potremmo…” non terminò la frase lasciando intendere il seguito. Dall’espressione di Kyden compresi la difficoltà in cui si trovava e cercava il mio sguardo in attesa di una risposta, ci pensai brevemente e conclusi che nonostante non sopportassi minimamente la sua presenza, era pur sempre il suo migliore amico quindi accennai un debole sorriso di consenso e pregai mentalmente che quella serata terminasse in fretta. Feci di tutto pur di star seduta il più lontano possibile da Edward, non sopportavo neanche il minimo contatto con quell’individuo. Non ho mai capito cosa accomunasse Edward e Kyden eppure la loro amicizia andava avanti da ben sedici anni. Per quanto mi è stato riferito, in passato anche Kyden aveva avuto lo stesso comportamento di Edward, fin quando non conobbe Adrienne, la sua prima fidanzata, riguardo la sua relazione precedente non so molto, non abbiamo mai affrontato l’argomento poiché sono altamente gelosa ed anche se si tratta di storie del passato potrei far scoppiare una guerra nell’arco temporale di due minuti, pertanto ho sempre preferito restarne all’oscuro. Tra varie battute e litigate tra me ed Edward la serata si concluse. Mi precipitai a salutare quelli che erano “i miei suoceri" e mi diressi in macchina accompagnata da Kyden, Edward e Valerie, credo fosse questo il nome della ragazza. La salutai accennando un sorriso e salii in macchina senza degnare di uno sguardo Edward. “ma che problemi ha la tua ragazza?” lo sentii borbottare a Kyden, sentii le palpitazioni aumentare ed ero pronta ad aprire la portiera e prenderlo a sberle ripetutamente, non appena misi la mano nella maniglia sentii la voce di Kyden che gli intimò di smetterla “Hai quasi diciannove anni eppure sotto certi aspetti resti sempre un bambino, smettila una buona volta” non appena sentii le sue parole ritrassi la mano ed una canzoncina di vittoria si intonò nella mia testa, ma a quanto pare Edward non la pensava come Kyden “Questa ragazza ti ha proprio fatto perdere la testa, era molto meglio Adrienne, lei si che era simpatica..” aumentò di proposito il tono della voce affinchè io sentissi quest’affermazione ed infatti la mia reazione non tardò ad arrivare, scesi dalla macchina serrando i pugni ed ero pronta a scagliarmi contro di lui, lo avevo sopportato per troppo tempo quella sera, ma adesso aveva oltrepassato ogni limite, non appena stavo per avvicinarmi a lui sentii le mani di Kyden bloccarmi, tentai di dimenarmi ma i tentativi furono vani, l’unica cosa che riuscii a dire ad Edward fu “Sei soltanto uno sporco verme, se Adrienne è tanto simpatica, vai a prendertela e stai alla larga da noi, di sicuro la mia vita migliorerà senza averti tra i piedi”. Capendo che la situazione stesse degenerando, Kyden mi fece sedere in macchina e senza rendermene conto, la macchina aveva intrapreso il tragitto per arrivare a quella che da quel giorno era diventata casa mia. Vidi Kyden guardarmi ed in seguito scoppiò in una grossa risata. Non riuscivo a comprendere cos’avesse tanto da ridere “potresti per favore far ridere anche me?” dissi con un’intonazione poco garbata “Nulla, nulla” disse ridendo, non lo sopportavo quando troncava la conversazione con tali risposte, pertanto mi accigliai e continuai a guardare la strada che mi si presentava di fronte. Mi scrutò per un momento e non volendo creare una discussione iniziò a parlare senza che glielo chiedessi “ non appena ha pronunciato il nome Adrienne sapevo saresti scesa dalla macchina, ma non mi aspettavo volessi sul serio colpirlo” iniziò a ridere e continuò “credimi, la scena era alquanto divertente, una ragazza così esile fisicamente che minaccia di schiaffeggiare un ragazzo che presenta una stazza per due volte, se non tre, più grande della sua” non appena mi spiegò il motivo della sua risata provai ad immaginare la scena che mi aveva descritto e con sua grande sorpresa, iniziai a ridere anch’io. Arrivammo davanti il cortile di casa mia e mi resi conto di quanto il tempo fosse volato. Lo guardai per un momento e senza rendermene mi ritrovai la sua bocca sulla mia, ma stavolta non era uno di quei soliti baci a timbro, sentii la sua mano tra i miei capelli e non potei che fare lo stesso. Sperai che quel momento fosse eterno, ma purtroppo per me, ogni cosa bella è destinata a finire e fu cosi anche per questo splendido momento. Ci distaccammo dopo una decina di minuti e tra un bacio a timbro e l’altro mi diede la buonanotte e scesi dalla vettura. Quella era senz’altro stata una splendida serata, se solo non ci fosse stato quel piccolo inconveniente: Edward.

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