So close but so far away

di Shannon Shay Tomlinson
(/viewuser.php?uid=713984)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 

 
-Tomlinson, non discutere.
Il castano per l’ennesima volta insultò il proprio capo mentalmente, in questo ultimo periodo Romano, il suo capo, gli aveva affidato una serie di missioni da completare una dopo l’altra senza dargli tregua. E sinceramente non ce la faceva più, era esausto e in più essere chiamato per cognome che per nome da quel uomo che una volta era tanto gentile con lui l’aveva irritato.
-In questo ultimo periodo hai dimostrato di essere il più affidabile, direi pure il migliore di tutto il clan. Svolgi gli ordini discretamente senza creare scompiglio, non ti fai notare, il tuo modo di fare è pulito e non lasci mai tracce di te. Diciamocelo, sei acuto, in gamba.
L’uomo fece una pausa. Come per riflettere sugli altri pregi del ragazzo avanti a sé. Il ragazzo sbuffò e cerco di aprire bocca ma Romano lo anticipò.
-Zitto, fammi finire. Sai ragazzo, i tuoi modi di fare mi ricordano molto me da giovane, a volte mi rivedo in te, di quando ero solo un ragazzo ed eseguivo pure io le missioni e spesso facevo il capo della situazione.
Il ragazzo cercò di nuovo di aprire bocca per protestare su quella affermazione: lui non aveva mai fatto il capo della situazione. Dava solo le istruzioni da eseguire visto che ora mai davano tutti i compiti a lui e al massimo li affidavano dieci uomini per aiutarlo. Ma Romano di nuovo fu più veloce.
-Perché in questo periodo secondo te ti ho affidato tutte quelle missioni ragazzo?
Il giovanotto stette zitto sapendo già che l’uomo si sarebbe risposto da solo, come solito faceva quando usava quel tono nelle domande.
-Perché ti ho voluto valutare, osservare, riflettere sulle tue mosse, di come avresti agitato, per poi verificare se saresti stato all’altezza di questo compito, un compito che sto progettando da ormai un bel po’ di tempo. E giovanotto come pensavo, lo eri.
L’uomo si accese un sigaro.
-So di averti promesso che quest’anno ti avrei lasciato in pace per due anni e poi ti avrei ripreso, come volevi…
-Si infatti.
Sbuffò acidamente il ragazzo. L’uomo cacciò fuori dalle labbra una nuvola di fumo, ignorandolo.
-Ma temo che solo dopo questo lavoretto potrò definitivamente lasciarti, magari pure per cinque anni se vuoi, ma Louis davvero, per questo incarico solo tu potresti essere quello adatto.
-Non credo proprio.
L’uomo si innervosì da quella risposta da parte del ragazzo tanto che batté forte un pugno sulla scrivania che li divideva. Louis fu quasi tentato di sussultare sul posto, ma si trattenne, come gli aveva insegnato l’uomo davanti a lui.
Mai mostrare di avere paura. La paura ti rende vulnerabile agli occhi degli altri e quindi debole per vivere in questo mondo.
Il ragazzo però rifletté sulle parole dette: anche cinque anni.
-Cosa non capisci? Dannazione sei il più giovane di tutto il clan, e io ho bisogno di qualcuno giovane per questo incarico cazzo, tu sei l’ultimo, come dire arruolato, e poi non ti conoscono in molti, sei sempre stato troppo cauto per farti notare, gli altri uomini invece sono troppi maturi e anche noti, li riconoscerebbero immediatamente se mandassi loro nel territorio nemico.
Provò esasperato.
-Ti ricordo tuo figlio, lui è più giovane di me e se non sbaglio ha diciannove anni.
-Diciotto.
Lo corresse.
-È uguale. Perché non mandi lui? Io sarei comunque troppo grande.
L’uomo fu sorpreso dalla determinazione di Louis nel non voler compiere quell’incarico, lo sorprese così tanto che pensò che magari c’era qualcosa sotto. Ma sorvolò.
-No, non manderei mai Jace, è troppo testardo, vuole sempre fare di testa sua, è impulsivo, rovinerebbe subito tutto il piano, non credo sia pronto per questo, anzi per questa vita.
L’uomo sospirò e posò il sigaro sul porta cenere e si massaggiò una tempia con le due dita esasperato.
Louis lo osservò, per quel uomo provava stima,  lo aveva aiutato moltissimo nella vita sin da piccolo, e in questo periodo lo vedeva sempre più stressato a causa del figlio poco maturo.
 In quel momento trovandosi la scena di Romano in quelle condizioni pietose rifletté di nuovo e decise che forse avrebbe fatto meglio ad accettare. Sapeva che alla fine sarebbe pure riuscito a non farsi rifilare quell’incarico ma in quel momento qualcosa gli diceva che magari se avesse fatto un ultimo favore al suo capo prima di quella lunga pausa non sarebbe morto. Così riprese parola.
-E vabbene. Accetto. Ma ad una condizione, dopo questo voglio i miei cinque anni di pausa.
Romano sorrise compiaciuto ed annuì. Finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.
-Grazie ragazzo. Domani mattina fatti trovare a casa mia, ti spiegherò meglio con Stromberg.
Louis annuì, dopo di che si alzò e usci da quel magazzino abbandonato che chiamavano quartier generale.
Non vedeva l’ora finire questa cosa.
 

 
 
 
 
 
 
 
Shannon’s corner yeeah!
Okay non ci credo.
Premetto che questa è la prima volta che pubblico una storia qui. E non so nemmeno con che coraggio sono riuscita a farlo. Rido.
Comunque sia sono un po’ insicura se continuare, ma come idea mi piaceva.
Spero di ricevere qualche recensione giusto per sapere cosa ne pensate e se continuare.
Beh alla prossima, spero.
 
-Shay xoxo
 
 
 
 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
 
P.O.V. Louis
La casa di Romano mi piace, è ormai pure casa mia in un certo senso, vivevo qui fino a tre anni fa, finché poi non mi sono trasferito nel mio appartamento, anche se Romano insisteva a farmi vivere in una villa simile a questa, per lui vivere nel lusso era una priorità visto i soldi che gli uscivano dal culo.
Stromberg non era ancora arrivato, io e Romano eravamo seduti uno di fronte all’altro su delle comode poltrone marroni, un tavolino di legno ci divideva.
La porta si aprì ed una cameriera entrò con in mano un vassoio che poggiò sul tavolino: tè caldo, zucchero, limone, latte, biscotti e pasticcini.
-Signore, il signor Stromberg ha chiamato e mi ha pregato di avvisarvi che è bloccato dal traffico e di iniziare pure senza di lui.
-Vabbene, grazie Trudy. Vai.
Romano la liquida con un cenno. La cameriera esce e ci lascia di nuovo soli. Romano prende una tazza di tè.
-Prego serviti Louis.
-No grazie, ho già fatto colazione a casa.
Romano annuisce con un sorriso.
-Hai visto Vanessa prima di venire da me? Ieri sera quando sono arrivato, appena le ho detto che oggi passavi era elettrizzata, non vedeva l’ora di vederti.
-No, credo che stesse ancora dormendo quando sono arrivato.
Annuì di nuovo. Come per darmi ragione.
Vanessa era sua figlia, è di una palla mortale. Ci frequentavamo da 2 anni, all’inizio mi stava bene, un po’ mi piaceva, era bella con un fisico da paura e pure ingenua, Romano quando ha saputo che uscivamo insieme era estasiato, ma a dire il vero stavo ancora con lei solo per Romano, da una metà perché un po’ mi faceva paura e da un’altra perché  sembrava davvero interessato che io stessi con lei e non volevo deluderlo, ma per me era solo una tortura, insomma ho vent’anni cazzo e lei ha solo sedici anni, è una ragazzina e poi in questo periodo faceva un po’ la troia.
-Allora andiamo al sodo. Senza che faccia lunghi giri sappi che questa missione non ha niente a che fare con le spedizioni e l’altra roba.
Bevve un sorso.
-Ma di una vendetta.
Fui leggermente sorpreso a quella parola, ma continuai a stare zitto.
-Sono passati molti anni e direi che gli ho lasciti in pace per un bel po’ per riuscire a prenderli di sorpresa a quei bastardi dei Payne.
Rimasi spiazzato.
-I Payne? Credevo che si fossero spostati in America, visto il casino che hanno fatto dieci anni fa.
-Infatti, ma Stromberg mi ha assicurato che sono tornati in città e hanno cambiato pure nome. Ora sono ‘Millar’.
Sbuffò disgustato. E addentò un biscotto.
Infondo non poteva avere torto. Dopo quello che mi avevano riferito su di loro provavo solo odio per quelli.
-E allora, perché vuoi vendetta? Che ti hanno fatto?
Domandai un po’ irritato.
-Quel bastardo di Jeoff Payne, o come ora si fa chiamare, Hank Millar, è un maledetto stronzo.
Fece una pausa per calmarsi.
-Anni fa mi ha prima rubato la donna che amavo e poi dopo che ho trovato Kate e  l’ho sposata, abbiamo avuto diversi scontri finché una volta mentre ci ha teso una trappola ho lasciato diversi uomini a casa per controllare la situazione e li l’hanno uccisa con alcuni del clan.
Il suo sguardo era dritto nella fotografia appesa alla parete di Kate. Sorrideva.
Romano aveva gli occhi pieni di odio.
Cercai di calmarmi, mi avevano raccontato solo quando ebbi 13 anni per bene l’accaduto di quella notte. La rabbia mi stava risalendo.
-Ora voglio solo che sia vendicata, lei e i miei uomini, voglio che i Payne vengano distrutti, che la loro stirpe venga estinta, non voglio più vedere un Payne in questa terra.
Ringhiò brutalmente. Alzandosi.
Rimasi titubante per la storia. Ma cercai di non darlo a vedere.
-E come pensi che possa aiutarci quella ragazzina?
Dissi ripensando alla sera precedente in cui mi diceva che la missione riguardava seguire una ragazza.
Romano prese una foto dalla scrivania poco lontana e me la allungò, c’era la foto di una ragazza a dir poco brutta, piena di brufoli con occhiali. Avrà all’incirca quattordici o quindici anni.
-Lei, è Alexia Payne.
La mia mente si concentrò su quel nome. Era una di quei stronzi.
-È giovane, le mie fonti mi dicono che ora lavora pure lei con il padre da poco, quindi è inesperta e sarà facile per te. Saprà sicuramente tutti gli orari, i luoghi in cui agiscono visto che cercheranno il più possibile di coinvolgerla per farla allenare per questo lavoro . Tu devi seguirla dappertutto,  sapere tutto quel che fa perché sarà sicuramente collegato al loro clan e raccattare tutte le informazioni possibili e passarle a me, così potremmo attaccarli quando meno se li aspettano continuando così fino ad arrivare alla punta della piramide: Jeoff.
Notai un pizzico di malvagità nei suoi occhi.
-Perché non catturi direttamente la figlia e non lo ricatta facendolo venire qui con una trappola come ha fatto lui anni fa, e poi non lo ammazzi direttamente?
Gli chiedo, sarebbe stato più veloce e semplice per me invece che fare da babysitter ad una ragazzina tra l’altro brutta. E poi chi cazzo di idiota fa lavorare una ragazzina di quindici anni nel proprio clan?
-Te l’ho detto dobbiamo procedere lentamente, distruggendolo poco a poco per poi finirlo. E poi no, non posso catturare sua figlia i suoi uomini sono molti la recupererebbero in fretta, dovremmo prima eliminarli.
Annui.
-Come farò ad avvicinarmi a lei?
Chiesi rassegnato.
-Ti introdurrai nella sua scuola, abbiamo incastrato il vecchio preside e ora Stromberg diventerà il nuovo preside così che non ci siano problemi.
-Ma ho venti anni.
Puntualizzai.
-Raditi e ne dimostrerai diciotto. Siete tutti così pelosi in questa generazione…
Mi guardò e poi la porta si aprì e Stromberg fece ingresso.
-Ehilà.
Disse sorridente, ricambiai il sorriso.
-Gli ho già detto tutto.
Disse Romano.
-Tutto, tutto?
-No, ma per ora gli bastano queste informazioni.
Stromberg annuì.
-Louis hai un due settimane libere, poi inizierai.
-Vabbene.
-Perché ora non vai da Vanessa? Magari la svegli e vi fate una passeggiata.
Mi suggerì. Feci un sorriso ‘felice’ ed annuì.
-Noi intanto perfezioniamo il piano e ti sistemiamo nella scuola.
Annuisco di nuovo ed esco. Era tutto così frustrante.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2702678