Once Upon a... Motherfucker

di BlackEyedSheeps
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Le BlackEyedSheeps rientrano in pista con una storia comica. Una storia che vedrà coinvolti grandi deliri e furiosissimo sdegno... (dei lettori), una storia che, per la prima volta dacché formiamo un sorprendente duo, vedrà coinvolti, tutti, ma proprio tutti i nostri supereroi preferiti (tranne Spiderman, per colpa dei diritti SONY che non ce lo sgancia nemmeno a implorarli in russo).

La fanfiction nasce da uno spoiler per The Avengers: Age of Ultron... e dunque per chi non vuole conoscere niente di quello che giornali, Joss Whedon e produttori vari hanno rilasciato, consigliamo di scrollare verso il basso. Per tutti gli altri, evidenziate la parte qua sotto...

Uno spoiler che racconta di una festa alla Avengers Tower, proprio verso l'inizio di Age of Ultron, nella quale si descrive il comportamento (ambiguo o meno) di tutti i nostri supereroi, tranne Clint. Il nostro amato Clint Barton, che ancora dobbiamo capire cosa ha fatto di male all'MCU per meritare tale sdegno. E perciò il delirio nasce fondamentalmente perché Clint... non è stato invitato alla festa (o magari sì, ma se ne sta in disparte, sul suo nido, a beccare mangime).

Tutto il resto... è raccontato qui di seguito, dalle labbrucce sacre del nostro amato... Nick Fury.

Manca a dirlo, tutti questi personaggi non ci appartengono per una cippa lippa e sono proprietà di Marvel & Disney.

Incrociamo le dita e... buona lettura!

 

 

 

- 1 -

 

Era la fine di giugno.

Afa e temporali violenti si susseguivano con quella tipica, snervante alternanza di inizio estate.

Non di facile gestione il guardaroba… non di facile gestione una ragazzina priva di intrattenimenti post scolastici.

Lizzie, la nipote di Nick Fury, osservava i rivoli scomposti di pioggia che scivolavano lungo il vetro del soggiorno.

L’espressione contrita di chi non ha alternative, che smania per una tregua per poter correre in giardino e rotolarsi letteralmente nel fango.

“Quella ragazzina mi sembra depressa.”

Nicholas J. Fury, seduto al bancone della cucina, in compagnia della sorella Mira, osservava la nipotina con aria oltremodo perplessa.

“Non può uscire a giocare”, gli spiegò, versandogli una tazza di tè, “anche io sarei depressa…”

Nick fece una smorfia tutt’altro che comprensiva.

“Non dovrebbe fare come tutti i sani bambini di questa generazione e starsene tutto il giorno di fronte alla tv, o a giocare ai videogiochi?”

“Nick…”

“Che c’è? Quella ragazzina ha qualcosa che non va.”

Mira si ritrovò a pensare che, grazie al cielo, Nick non aveva avuto figli.

“Lizzie non ha niente che non va. Se ti preoccupa perché non le proponi di giocare?”

Nick le lanciò uno di quegli sguardi che, se avessero potuto uccidere, avrebbero lasciato Mira stesa al suolo, gorgogliante come dopo un attacco elettrico.

“Non sono una fottuta baby sitter…”

“Nick… non di fronte alla bambina.”

L’uomo tentò di affogare il rimprovero, portandosi la tazza alle labbra, per poi sputacchiare qua e là, a spruzzo, il contenuto: “Che cazzo è questa merda?!”

“Tè Oolong. È giapponese.”

“Ti sembro una cazzo si geisha?” domandò indicandosi in modo parecchio teatrale.

Mira scosse la testa in segno di disapprovazione.

“Vado a vedere se la lavatrice ha finito. Resta con la bambina… torno subito.”

“Sì, ma prima dimmi dove stanno i liquori…” Mira si allontanò senza una parola, “Mira? MIRA!”

Il secondo richiamo risvegliò la nipotina dal suo torpore. Lasciò le gocce di pioggia al loro triste destino, scivolò giù dalla sedia e corse incontro allo zio.

Zio che si limitò a sbirciarla con la coda dell’occhio (l’unico occhio), fingendosi interessato al fondo della sua tazza del tè più schifosamente amaro che avesse mai bevuto.

Ci infilò dentro almeno tre zollette di zucchero. Per essere sicuro.

La bambina si era messa seduta di fronte a lui, prendendo a fissarlo con insistenza, alla ricerca di un po’ di attenzione. Gli approcci fra i due iniziavano sempre in quel modo: per quanto Nick fosse una persona affidabile e temibile sul lavoro, sembrava saper gestire pessimamente ragazzine di otto anni in cerca di svaghi.

Di più facile gestione, piuttosto, un branco di terroristi.

Aggiunse una quarta zolletta per prendere tempo. Finse anche di bere quella mistura oscena. Gli occhi della ragazzina puntati come dardi nella sua direzione, lo costrinsero a prenderne persino un sorso...

… che ebbe l’effetto di innescare l’esplosione.

“Che c’è?!” sbottò, abbattendo la tazza sul bancone, mentre un po’ di liquido ambrato andava disperdendosi tutt’intorno (non che fosse un grande spreco).

Lizzie gli rivolse un sorriso tutt’altro che intimorito.

“Mi annoio”, gli rispose, posando la guancia sulla manina, mentre con l’altra si arricciava una delle mille treccine che la mamma le aveva acconciato sulla testa.

“È una triste condizione della vita.”

“Non è triste, è noiosa.”

“Questo lo avevo capito, ragazzina.”

“Facciamo qualcosa?” insistette.

“Buona idea. Tu fai qualcosa, io ti guardo”, gli sembrava proprio la soluzione ideale.
“No, io voglio dire: facciamo qualcosa… insieme.”

“Insieme. Non esiste la parola insieme. Io lavoro da solo.” Cercò di adottare l’atteggiamento che usava con i suoi sottoposti. Se funzionava con la Vedova Nera…

“Da solo è brutto. Giochiamo a qualcosa.”

“È dal 1956 che non gioco. Non intendo ricominciare adesso.”

Lizzie sbuffò, agitandosi sulla sedia.

“Mi disegni qualcosa?”

“Non so disegnare.”

“Costruiamo un castello con le carte?”

“Inutile come vendere ghiaccioli al polo nord.”

“Mangiamo il gelato e ci facciamo venire il mal di testa?”

“Voi ragazzini siete malati.”

“Ma uffa, allora che cosa vuoi fare, zio?”

“Uccidere le bambine insistenti.”

“Posso partecipare?”

Fury stronfiò qualcosa, passandosi una mano sulla fronte, andando a grattarsi appena sotto l’elastico della benda.

“Senti bambolina bella, perché non ti metti davanti alla tv a guardare… a voi bambini non piace quel maiale rosa, Pippa Pegg?”

“Peppa Pig, zio!” ciarlò divertita dalla storpiatura.

“Sì, insomma, la maiala”, esalò esasperato.

“Io la guardo se la guardi anche tu.”

“Cosa… Pippa?”

“PEPPA!”

“Non mi va di vedere Puppa. E poi la tv fa male ai miei occhi”, mentì.

“Allora facciamo altro.”

“Senti, Lizzie, io e la tua mamma dobbiamo discutere di cose molto importanti e…”

“La mamma adesso non c’è. Finché non torna…” fece lamentosa e Fury odiava il tono lamentoso.

“Vale a dire fra pochi minuti”, cercò di zittirla.

“E in pochi minuti facciamo qualcosa! Raccontami una storia!”

Fury sentì la vena frontale pulsare dolorosamente.

“Non ne conosco di storie.”

“Sì, che le conosci. Raccontami la storia della battaglia di New York.”

“Ancora?” con quella sarebbe stata la trentesima volta, “Lizzie… non te la racconto più, la conosci a memoria.”

“Allora raccontami un’altra storia sui Vendicatori!”

“Esistono i fumetti per quello.”

“Ma io la voglio sentire raccontata da te! E con le voci!”

“Non le faccio le voci!”

“Sì che le fai, e le fai anche bene. Zioooo, dai, dai, dai, dai…”

“Lizzie…”

“Dai, dai, dai, dai, dai…”

Fury sentì il respiro farsi più rapido.

“LIZZIE!”

… e lo stomaco attorcigliarsi con astio.

“Dai, dai, dai, dai, dai, dai…”

… fino ad esplodere malamente.

“E va bene! E storia sia! Ma avrò bisogno di alcool. Molto.”

“Ci penso io!”

Lizzie si drizzò sulla sedia, le braccia all’aria in assetto vittorioso.

“Lo zio racconta la storia dei Vendicatori!” saltò giù dalla sedia e andò a frugare nell’anta da basso, sotto il lavandino. Ne trasse un bottiglia di whisky.

“Questo è okay?”

Nick fece una smorfia: “Ce lo faremo bastare.”

Si vide consegnare il bottino e poi afferrare per la manica della giacca. Lizzie cominciò a strattonarlo affinché la seguisse.

“Sul divano, sul divano!”

Nick non poté far altro che assecondarla e, mentre fuori il temporale scandiva impietoso la sua disfatta, si sedette sul divano, cominciando a elaborare la storia che la nipotina aveva reclamato a gran voce.

Nicholas J. Fury, la spia delle spie, sconfitto da una ragazzina di otto anni.

Aprì il whisky e ne bevve un lungo sorso, sotto lo sguardo sognante di Lizzie.

Quello che stava per raccontare non avrebbe mai dovuto uscire da lì.

 

*

 

Allora, la storia inizia con…”

C’era una volta…”

Che?”

Tutte le storie iniziano con c’era una volta… zio.”

Chi è che c’era una volta?”

Non lo so. Lo devi inventare tu.”

Okay… ahm. Un re?”

Un re… e una regina.”

Un re e una regina. Okay.”

E un principe?”

Perché non tre principi?”

Sììì, tre principi.”

“… e una principessa.”

Ovviamente: alta, bionda… occhi azzurri.”

Perfetto. E poi c’è…”

Una strega cattiva. C’è sempre una strega cattiva nelle storie.”

E se fosse uno stregone?”

A me basta ci sia una principessa.”

Okay… allora un re, una regina, tre principi, una principessa… e uno stregone cattivo.”

E le fatine.”

Anche le fatine?”

Che storia è senza le fatine? Oh, e un drago.”

Okay, le fatine e un drago. Questa storia comincia ad essere un po’ troppo affollata. Un party…”

Una festa! Sì, bravo zio, ci deve essere una festa.”

Pure? Non hanno niente di meglio da fare che organizzare feste?”

Sono ricchi, zio, i ricchi organizzano sempre delle feste.”

Giusto… allora il re… lo chiameremo: Stark. Questa è la storia del potente...”

 

 

 

Maleficlint

 

C’era una volta…

Nel regno di Marvel, un re che viveva in una torre. Una torre su cui troneggiava, a grandi lettere, il nome del suo eccentrico sovrano… quel miliardario, genio, playboy, filantropo che rispondeva al nome di Tony Stark. Per definizione.

Re Stark regnava in un mondo di pace, fine inventore di innovazioni tecnologiche, suscitava l’approvazione del suo popolo a cui regalava, con gran dispiego di mezzi, festaiole attività mensili, frutto di mille e più ispirazioni.

Il Re Stark aveva una moglie dotata di grande intelligenza e bellezza, nonché di sublime sopportazione e spirito pratico: la dolce e smaliziata regina Pepper Potts, amata dai sudditi in egual misura grazie alle sue capacità di sedare il marito nel momento del bisogno più nero…

 

Zio… ricordati la principessa.”

Ci sto arrivando, ragazzina.”

 

Gran fermento nel reame in quel gioioso giorno di inizio estate: il regno di Marvel festeggiava un evento a dir poco eccezionale.

Dai ghiacci del Monte…

 

Fato.”

Fatto?”

Fato. Il nome del monte…”

Okay…”

 

… dai ghiacci del Monte Fatto era emersa una delle più straordinarie scoperte degli ultimi anni, ma cosa dico anni? Degli ultimi secoli, ma cosa dico secoli?

Secoli.

Indomiti esploratori lo avevano cercato per anni e savi intellettuali avevano studiato a lungo la storia del mitologico guerriero ibernato. Leggendaria figura dei tempi andati di cui si narravano le gesta per risvegliare lo spirito nazionale negli animi irresoluti.

Ogni spedizione atta alla sua ricerca aveva portato morte per ipotermia, finanche seppellimenti ad opera di tormente e valanghe, gambe rotte, dita mozzate, colli spezzati, budella sparpagliate in giro dagli orsi…

 

Zio…”

Scusa.”

 

… ma mai un successo.

Si dava però il caso che, in quel glorioso tempo andato, vivessero, nel regno tre docili fatine, ognuna delle quali aveva ricevuto alla nascita una dote speciale: la fatina Maria, capace di far congelare anche gli spiriti più focosi e di assordare anche i sassi col suono della sua voce flautata; la fatina Phillip, a cui la natura aveva conferito un sorriso perpetuo, e la fat-

 

La fatina con un occhio solo.”

Non ci provare, ragazzina.”

Ma invece ci staresti bene! C'è sempre una fatina severa.”

Hai intenzione di farmi venire un travaso di bile?”

No, niente vaso di cortile. Dai, zio. Dai, dai, dai, dai -”

Oh, merda.”

 

-ina Nicholas, che con il suo unico occhio poteva vedere tutto ciò che succedeva, in ogni momento, in tutti gli angoli del regno, anche laddove l'incompetenza credeva di regnare sovrana ed indisturbata.

Per lunghi, estanuantissimi anni, la fatina Phillip aveva raccolto informazioni sul fantastico guerriero disperso nei ghiacci: Maria e Nicholas, estremamente preoccupati, gli avevano comunque permesso di scatenare la sua bizzarra ossessione, ma se ne pentirono quando, un brutto giorno, al sorgere del sole, scoprirono che il letto di Phil era rimasto vuoto per tutta la notte.

Utilizzando le sconfinate facoltà magiche del suo potentissimo occhio, Nick individuò senza esitazione il luogo in cui il suo maldestro collega era andato a cacciarsi, organizzando una celere spedizione di recupero affinché venisse portato in salvo. Grande fu la sorpresa e lo stupore dello sciame di fatine che accorse in suo soccorso: Phil venne ritrovato vivo e vegeto in prossimità di un grosso blocco di ghiaccio al quale era attaccato con la lingua. Oltre la spessa superficie gelata, giaceva il coraggioso eroe dei ghiacci, biondo ed imponente, esattamente come narravano le leggende. Dopo che venne liberato, a nulla valsero gli imbarazzanti tentativi di Phil, che giurava di essersi messo a leccare il ghiaccio alla ricerca di un misero sollievo per il dolore che si era procurato mordendosi la lingua.

 

Anche a me piace leccare il ghiaccio.”

Questo non è rilevante.”

 

Re Stark venne prontamente informato dello sconcertante ritrovamento e una grandiosa parata venne allestita per accogliere il rientro nel regno di Marvel di quell'indomito eroe che ne aveva, per secoli, garantito l'indiscussa coesione.

Un lungo tappeto rosso venne srotolato per tutte le contee e un corteo gioioso accompagnò il viaggio del bellissimo guerriero fino al castello, con canti e grida di giubilo, mentre a corte si organizzava la più grande festa che il regno avesse mai visto (e ne aveva viste davvero TANTE).

Principi, principesse, fate, streghe, poeti e cantori vennero invitati ad assistere all'esclusivissimo evento, mentre si vociferava che il re stesse lavorando ad una potentissima creazione capace di liberare l'eroe dalla sua prigione di ghiaccio.

Ci vollero tre giorni e tre notti perché il corteo giungesse a palazzo e finalmente, dopo canti, danze e banchetti consecutivi, Re Stark richiamò l'attenzione dei suoi sudditi e con solennità presentò lo straordinario marchingegno che avrebbe restituito al regno di Marvel l'eroe che si meritava.

Una processione capeggiata dal ciambellano del re, Jarvis, vistosamente ubriaco per via dei bagordi che avevano preceduto la cerimonia, condusse all'interno della sala grande un... minuscolo phon.

“Udite, udite, miei adorati sudditi! Sono riuscito a domare ed imprigionare la forza del vento caldo del sud per far sì che ci restituisca ciò che abbiamo di più prezioso dopo di... me.” Ignorò volutamente la penetrante occhiata che la regina Pepper si curò di lanciargli, facendo piuttosto cenno a due dei suoi domestici affinché avvicinassero la curiosa invenzione al blocco di ghiaccio.

“Prestate attenzione perché oggi, nel regno di Marvel, si fa la storia!” Esclamò inorgoglito, dando le ultime disposizioni a chi di dovere. “Scatenate l'inferno!”

“Ma non sarà un pochino piccolo?” Obiettò qualcuno.

“È il prototipo da viaggio!” Esclamò il re. “Guardie, gettatelo ai porci!”

Dopodiché, l'intera sala si zittì, trattenendo il respiro: fu solo per quell'involontario accorgimento che il sommesso rantolo (bzzzzzzzz) del misterioso phon riuscì a raggiungere anche le orecchie più distanti. Lo sconcerto serpeggiò tra i sudditi presenti.

“Più che un vento sembra aria nello stomaco!”

“L'invenzione del re è stata maledetta da forze oscure!”

“Impostore! Impostore! Schiavo del male! La tecnologia vi porterà alla rovina!”

Il re non parve preoccupato dalla pericolosa piega che avevano preso gli eventi.

“Gettatelo in pasto ai porci!”

Jarvis gli barcollò di fianco, un indice sollevato a chiedere la parola.

“Sire, che ne dite di provare un bue, un asino o tutti e due? Ho sentito dire che hanno avuto grande successo in oriente.”

“Ti sembro avere l'aria di uno che si farebbe alitare in faccia da una mucca?”

Con un'implacabile gesto, il re ordinò che venisse portato altro vino e che i suonatori riprendessero a strimpellare i loro strumenti. La festa andò avanti ancora per sette giorni e sette notti, periodo in cui i domestici del sovrano continuarono il loro estenuante lavoro di scioglimento dei ghiacci. Gloriosi ed indomiti caddero uno dopo l'altro, stremati dalla grandiosa fatica... finché un dì, con sommo giubilo di tutti, il bellissimo viso del leggendario eroe di Marvel risultò liberato.

Nonostante l'inebriata condizione dei presenti, a nessuno sfuggì il soave biondo dorato dei suoi capelli, l'azzurro cielo dei suoi occhi appena ridestatisi, le labbra rosse e perfette, la carnagione rosea laddove il ghiaccio aveva ceduto il passo all'aria calda del phon.

I festeggiamenti ripresero con ancora maggior impeto, mentre le tre fatine si fecero avanti per chiedere al sovrano di poter dispensare i loro preziosi doni al redivivo guerriero che rispondeva al nome di Stephen Rogers.

Il re acconsentì, intimidito dagli sguardi severi di Nick e Maria, e altrettanto perplesso dal sorriso cortese che Phil non sembrava aver intenzione di far cadere in qualsiasi momento.

Le fatine svolazzarono intorno all'eroe nazionale dopo aver confabulato tra loro riguardo al da farsi. Fu Maria a farsi avanti per prima, agghindata di un profondo blu scuro, agitò la sua bacchetta magica, sfiorandogli la sommità del capo.

“Principessa, il mio regalo per te è il dono del canto!”

Grida e urla d'approvazione sorsero da questo o da quel capannello di invitati, mentre signore dall'aria più o meno commossa si soffiavano il naso in grossi fazzoletti bagnati di lacrime.

“Non credo che mi servirà granché, ma vi ringrazio moltissimo”, rispose Steve, dando prova della sua straordinaria educazione.

E così venne il turno di Phil, agghindato di grigio, rosso in volto e in preda a risolini di dubbia natura che – fortunatamente – i presenti trovarono più divertenti che preoccupanti.

“Principessa, il mio regalo per te è il dono del sorriso!”

La scelta della seconda fatina non sorprese nessuno, ma lo svirgolio della sua bacchetta magica ottenne comunque battimani e cori festosi.

Arrivò infine il momento di Nick, la più solenne delle tre fatine che, appropinquandosi al giovane eroe, stava ancora pensando a quale sarebbe stato il regalo più adatto da fargli.

“Principessa, il mio regalo per te è il d – chi cazzo ha spento la luce?!”

Un turbine gelido vorticò nella sala, accompagnato dal progressivo spegnersi di tutte le fiaccole che avevano permesso ai sudditi di portare avanti i loro festeggiamenti fino a tarda notte... ripetutamente.

“State calmi! Provvederò a riaccendere il fuoco!” Ordinò il re, ma non ebbe il tempo di aggiungere nient'altro che, con una fiammata violacea, la luce tornò insieme ad una figura inquietante che si era materializzata ai piedi del blocco di ghiaccio.

Grida di terrore si sparsero per la sala.

“Re Stark...”

Maleficlint!” Il re inorridì alla vista del potente e temibile stregone avvolto in vesti nere e viola, due grosse corna a svettargli sul capo, due corvi, uno su ciascuna spalla e un grosso arco/scettro in cui ardeva una terribile e oscura magia.

“Immaginatevi la mia sorpresa quando ho scoperto di non aver ricevuto un invito”, parve addolorato dal risvolto dagli eventi.

“Non abbiamo avuto tempo di inviarvelo.”

“I festeggiamenti vanno avanti da ben dieci giorni”, obiettò.

“Lo sapete anche voi che le poste perdono ogni ben di dio!”

“Volete dirmi che i vostri piccioni si sono persi?”

“Voglio dire che... oh, al diavolo! Maleficlint, non siete il benvenuto qui.”

“Ma che disdetta...” imbronciò leggermente le labbra prima di sciogliersi in un sorriso che non prometteva niente di buono. “Nonostante la vostra impudenza, sarò gentile e anch'io farò un regalo alla principessa.”

“Gentile Maleficlint, non era nostra intenzione offendervi”, intervenne prontamente la regina Pepper.

“Oh, ne sono più che sicuro”, asserì lo stregone, mentre muoveva lenti passi verso il blocco di ghiaccio che era stato la culla del guerriero per così tanto tempo. Nessuno osò fermarlo, ma anzi, la folla si aprì per permettergli di passare, “è proprio vero che siete uno tutto d'un pezzo, Stephen Rogers.”

“Lo prenderò come un complimento, signore”, fu la pronta risposta del prode guerriero, apparentemente affatto preoccupato dal colpo di scena.

“Non lo era, comunque”, inspirò a fondo Maleficlint, scuotendo il lungo mantello che accompagnava il suo incedere.

“Fatelo soffrire, padrone”, era stato uno dei suoi corvi a parlare, il giovane e impudente Loki.

“Ma perché? Non ha già sofferto abbastanza?” L'altro uccello, Sam Wilson, gli fece prontamente eco.

“Non dategli retta, padrone, la principessa sconvolgerà i vostri piani di gloria.”

“Chiudi il becco! È un eroe”, tornò a rivolgersi allo stregone, “una buona azione oggi, verrà ripagata domani, padrone.”

“Tacete tutti e due!” Sbraitò lo stregone, scrollandoseli bruscamente di dosso per ottenere finalmente un po' di silenzio. “Principessa...” una nube oscura riempì la stanza, cancellando ogni suono che non fosse la voce di Maleficlint, “al compimento del vostro diciottesimo compleanno...”

“Ma io ne ho novantacinque.”

“Al compimento del vostro centesimo compleanno, vi pungerete il dito con la puntuta unghia del dito mignolo di un braccio di metallo... e cadrete in un sonno simile alla morte!”

(“Bè, piuttosto specifica come maledizione, non ti pare?” Commentò re Stark, rivolto alla sua saggia regina.)

“Di nuovo?”

“... e in più... rimarrete vergine fino alla fine dei vostri giorni!”

“NO!”

Una risata malefica sgorgò dalla gola dello stregone.

 

Che cos'è la verginità?”

È quando sei nato tra il 23 agosto e il 23 settembre.”

Ed è pericoloso?”

No, ma per qualcuno può essere seccante.”

Oh.”

 

“Questo è il mio dono per te, principessa”, si voltò verso il re, puntandogli platealmente un dito contro, “la prossima volta ci penserete due volte a non invitarmi ad una festa!”

“Voi non sapete perdere, Maleficlint! Passi pure la morte, ma la verginità? Siete di una crudeltà inaudita!”

“Ve la siete meritata re Stark! E adesso...” richiamò a sé i suoi due fidati compagni, “buon proseguimento!”

Così come era comparso, Maleficlint se ne andò insieme al gelo che aveva portato con sé, lanciando la sala nel più completo sconforto: chi scappava urlando, chi si strappava i capelli, chi si nascondeva sotto le sottane delle signore, chi giurava a stesso che avrebbe preso la prima carrozza per il regno di DC dove li attendeva tristezza certa e – quel che era peggio: Katie Holmes – ma nessun sovvertimento del genere.

“State calmi!” Gridò il re, tentando di riportare la calma. “PLACATEVI!”

Mentre il caos imperversava, solo fra tutti Nick mantenne sangue freddo: c'era ancora un dono da dispensare alla principessa, un dono che non avrebbe potuto cancellare la maledizione scagliata da Maleficlint, ma se non altro attenuarla.

“Principessa, il mio regalo per v -”

“Non ne ho già ricevuti abbastanza di regali? Era meglio quand'ero congelato.”

“Vi ho chiesto di intervenire?”

“Nossignore.”

“Appunto”, si schiarì la voce, “Principessa, il mio regalo per voi è questo: al compimento del vostro centesimo compleanno, vi pungerete sì il dito con l'unghia puntata del mignolo di un braccio di metallo e altresì cadrete in un sonno simile alla morte...”

“Qualcuno mi dica qualcosa che non so!”

“... ma se riceverete il bacio del Vero Amore, vi risveglierete per sempre.”

“E per la verginità?”

“Figliolo, non sono così potente. Per quella dovrai arrangiarti da solo. Accontentati.”

Mentre gli invitati defluivano dalla sala lanciando anatemi contro il re e l'inavvertita offesa perpetrata ai danni del possente Maleficlint, il sovrano stava già pensando a come risolvere l'inaspettato stato di crisi.

“Mia amata!” Apostrofò la sua savia regina, “chiamate tutti i principi del regno affinché siano informati di questa drammatica serie di eventi!”

Nick svolazzò in prossimità dei due, adocchiando entrambi con la sua pacata severità.

“Suggerisco un intervento del C.A.T.A.P.U.L.T.A, sire.”

“Il cata-che?”

“Il Centro Anti Terrorismo Altamente Pericoloso Ultra Livello Terribilmente Allucinante.”

“Questo non mi aiuta affatto, fatina!”

“C'è una persona che può aiutarci. Un cacciatore.”

“Un cacciatore, voi dite?”

“Un cacciatore in grado di inseguire e uccidere Maleficlint ovunque egli si nasconda!”

“Chi sarebbe costui?”

“Natasha Romanoff del regno di Rasha.”

“Natasha di Rasha?” Lo sguardo che Nick lanciò al re, lo convinse a non obiettare oltre: “E sia.”

 

Il cacciatore... non è che uccide gli animali, vero?”

Ahm... solo Poppa Pig.”

PEPPA. Ma Peppa Pig non può morire.”

E cosa è? Uno stracazzo di supereroe?”

Uno stra-cosa?”

Uno... straPAZZO di supereroe. Ma... proseguiamo!”

 

Le tre indomite fatine, furono così spedite alla ricerca della letale Natasha Romanoff del regno di Rasha.

 

Ma è anche la principessa?”

No. È solo la cacciatrice.”

E la principessa?”

Se vuoi te lo racconto, sennò ti lascio qui con la storia a metà!”

Nonono, sto zitta, zio!”

Bene...”

 

Mentre il Re Tony si avvaleva del celere lavoro di un gruppo di gnomi da giardino, arruolati per la protezione della principessa e l'eliminazione totale e coatta di tutti i bracci metallici del regno (coadiuvati dai tentativi di abbordaggio di nane baffute, nella speranza almeno la profezia sulla verginità non si avverasse – con tanto di formali e cordiali rigurgiti da parte di Steve), le tre fatine attraversarono valli, monti, colline, fiumi, laghi finanche grotte profondissime, per arrivare alla tanto sospirata meta.

Le ricerche non furono facili, poiché chi conosceva la fama della brillante cacciatrice, sapeva anche del suo straordinario talento nello sparire nel niente.

E dal niente arrivare.

Per questo motivo Nick indirizzò la spedizione alla prima malfamata taverna di zona, dove – così come egli ricordava – si tenevano attività clandestine di ogni tipo: dallo spaccio di funghetti stupefacenti, allo schiavismo di massa di nani da miniera, alla rapina a mano armata di scettri della luna...

Un ritornello stonato risuonava nel locale, un omone barbuto dall’aria poco raccomandabile dietro al bancone, un Brucaliffo sullo sfondo ad affumicare maree di puffi blu e in uno dei tavoli di fondo un soggetto incappucciato, avvolto nella tenebra.

“Seguitemi!” Blaterò Nick con l’aria risoluta di un leader.

Phil e Maria, le fatine luminose, lo seguirono intimorite dal clima cupo e dalla bruttissima gente che li circondava.

“Ehi amore, perché non vieni qui a stenderti sulle mie ginocchia?”

“Ehi tesoro con sorriso, raggiungimi per un po’ di zucchero…”

Quando si trovarono di fronte alla figura incappucciata ella li apostrofò con incommensurabile grazia.

“Levateti dai cocomeri”, disse.

La fatina Nick che a improperi non era proprio da meno la redarguì con il suo sguardo più pungente.

“Per il corpo di mille falene! Natasha Romanoff, suppongo.”

“Demonio di un Fury! Quasi non ti riconoscevo con quelle alucce tutte brillanti.”

“Le dotazioni dark erano finite in magazzino.”

La figura incappucciata si levò testé il copricapo rivelando una massa di capelli rossi e un volto di donna dagli occhi verdi così intensi e assassini da far impallidire le fatine Maria e Phil.

“E questi due?”

“Sono i miei assistenti. Fatine fidate d’assalto: Coulson e Hill.”

“I tuoi amici sono i miei amici, Nick, ma prego, prendete posto, posso offrirvi dell’idromele?”

“No grazie, non possiamo bere quando siamo in servizio.”

La donna rivelò uno dei suoi sguardi più attenti.

“Dunque si tratta di lavoro.”

“Un lavoro per te… commissionato da Re Stark del regno di Marvel.”

“Il genio, milionario, playboy, filantropo?”

“Proprio.”

“Siete fortunati: sono appena tornata disoccupata. Ben conoscerete le tristi sorti del mio precedente datore di lavoro.”

“La regina Grimilde, se non erro.”

“Invero non sbagliate. Mi commissionò un lavoro che non mi sentii di portare a termine.”

“Il cuore della principessa Biancaneve… lo ricordo bene.”

“Non avevo certo previsto per tempo tutta questa crisi del mercato del lavoro...” sospirò, e poi abbassando la voce, “nondimeno il fatto che Biancaneve aveva intenzione di emettere un editto che avrebbe obbligato al karaoke ogni venerdì sera…”

“Sei fortunata ordunque! Il lavoro da Stark non manca mai. Stiamo ancora negoziando sul fronte ticket restaurant, ma a contributi andiamo alla grande…”

“E di che si tratta, di grazia?”

“Devi trovare un uomo.”

Natasha gli lanciò uno sguardo perplesso.

“Non anche tu. Lo dice sempre anche mia madre…”

“Credevo tu non avessi una madre.”

“Bè, lo direbbe se ne avessi una...”

La perplessità serpeggiò audace.

“Insomma, in parole povere: re Stark pretende che venga ritrovato lo stregone che ha praticato un malefico incantesimo sulla principessa Stephen Rogers, il guerriero ghiacciolo ritrovato grazie all’intervento…”

“Mio, mio, mio!” fringuellò Phil dalle retrovie, guadagnandosi un’alata dalla meno eccitabile fatina Maria.

“Suo.”

“Uno stregone malvagio? Di regola non sono le streghe, ad essere malvagie?”

“Harry Potter ha sconvolto un sacco di cliché.”

“Touché.”

“Les jeux sont fait.”

“Voilà…”

“La vogliamo smettere? E comunque prima della Rowling dovremmo ricordare Tolkien”, Maria cominciava a spazientirsi, ma non esitò a puntualizzare il suo culturale punto di vista.

“Ho bisogno di un po’ più di informazioni su questo stregone… malvagio”, si ricompose la bella cacciatrice.

“Il suo nome è Maleficlint”, asserì Nick, “indossa abili di nobile fattura color nero e viola, ha le corna in testa e due neri corvi… a fargli compagnia.”

“L’immagine è invero grottesca.”

“Piuttosto anzichennò.”

“Dunque devo ritrovare questo stregone e poi… ?”

“E poi…” il tono di fatina Nick si fece profondo e cupo (più del normale comunque), “dovrai portarci il suo cuooooore.”

“Mi spiegate cos’è questa ossessione per il cuore?” sbottò Natasha.

“Non lo so, preferisci il fegato?”

“Di solito con un buon Chianti… ftftftftft.”

Maria, Phil e Nick inorridirono.

“Quale sarà il mio compenso per questa impresa?”

“Re Stark ha promesso un fine settimana nella sua villa a Malibù, vettovaglie e pasti non inclusi.”

“Non supererei la prova bikini... lunga storia.”

“Puoi prenderti la verginità della principessa Rogers?”

Natasha sembrò valutare la proposta, ma i gorgoglii inarticolati di Phil alle loro spalle, la fecero desistere dal momentaneo desiderio di lussuria.

“Un sacchetto di monete d’oro è improvvisamente andato fuori moda?”

“Non credevo agissi per il vile denaro.”

“Tutti agiscono per il vile denaro.”

“Touché…”

“Les jeux sont fait…”

“La smettete voi due?”

Natasha pagò il conto e uscì in compagnia delle tre fatine, ma non prima che il Brucaliffo avesse almeno tentato di fumarsi una delle tre.

 

E lo stregone cattivo che fine ha fatto?”

Adesso te lo spiego.”

 

Maleficlint sedeva al davanzale della finestra del suo cupo castello malefico, nascosto in cima a una grossa conifera del monte Fatto. Sogghignava ancora della sua impresa, godendosi, da una certa distanza, i focolari dei roghi di tutte le braccia di metallo del regno provviste di unghia al dito mignolo.

“Luce per i miei occhi… ahahaha”, ciarlò, esercitandosi in una risata perversa.

Il corvo Loki svolazzò indolente sul trespolo accanto a lui.

“No, no, no… è tutto sbagliato Maleficlint! Quella risata deve essere più di gola, più qualcosa alla: mwaahhahahahahaha.”

Maleficlint lo guardò storto e tentò: “Mwahahahahahah.”

“MWAAHAHHAHAHAHAHAAHAH.”

“MWA AH AH AH AH AH.”

“Già meglio. Cosa intendi fare ora che la profezia è stata messa in atto?” gli sibilò mellifluo all’orecchio corvo Loki, guadagnandosi un pugno dritto sul becco.

“Pensavo di sfondarmi di dolci e di recuperare tutti i telefilm che ho lasciato in sospeso… c’è quella serie fantaaaastica di quel professore di chimica con un tumore che decide di produrre metanfetamina che…”

“No. Non puoi certo fermarti qui!” riprese, affatto frenato dal becco storto, “proprio adesso che siamo a un passo dal successo.”

“Quale successo?”

“Quello di prendere il potere sul regno di Marvel.”

Maleficlint lanciò uno sguardo perplesso a corvo Loki.

“Ma io veramente ero solo incazzato perché non mi hanno permesso di partecipare a una festa… davvero, non c’è altro.”

Loki scosse la testa.

“Quanto sei sempliciotto.”

“Attento a come parli, corvaccio del malaugurio”, era intervenuto il prode Sam, andando ad accovacciarsi sulla spalla di Maleficlint.

“Cercavo solo di ottimizzare l’impresa con qualche progetto a lungo termine.”

“Cercavi di portare il nostro Maleficlint, nient'altro che un benefattore, su una cattiva strada, brutto corvaccio.”

 

Non mi sta simpatico questo corvo Loki…”

Ed è giusto che sia così.”

 

“Io credevo lo fosse già, sulla cattiva strada…”

“Per uno scherzo innocente?” intervenne Maleficlint, “insomma, la colpa è loro. Cercano sempre di mettermi da parte. Rammentami quando è stata l’ultima volta che ci siamo fatti una bella scampagnata tutti assieme?”

“Dalla famosa battaglia per riconquistare il regno di Niuiorq.” Specificò Loki, giusto per mettere il dito nella piaga. Corvo Sam non sembrò contento.

“Esatto! E non ho combattuto al fianco del Re Stark e tutti i suoi compagni?” riprese Maleficlint con una certa veemenza.

“Certo… ma…” intervenne timidamente Sam, nascondendosi dietro i suoi occhiali da sole.

“E non ho sconfitto nemici in imbarazzanti tutine al pari di quelli sconfitti da Hulk il dragone verde o dal tonante principe Thor di Loréal?”

“Certo che lo hai fatto!” lo fomentò corvo Loki con una certa urgenza.

“Dunque la mia sete di vendetta non è forse più che giustificata, visto che sembrano dimenticarsi di richiamarmi nonostante abbia un contratto per almeno otto film con il regno di Marvel e il personaggio per cui ho firmato non è poi del tutto quello che credevo di essere chiamato a interpretare?!” ruggì.

“ESATTO!” tuonò corvo Loki… curandosi tuttavia di lanciare allo scrittore uno sguardo obliquo per l'inopportuno uso del verbo tuonare.

“Non lo gradisco, infame scrittore.”

Scusa.

Dunque… esplose corvo Loki.

“Non è che migliora così.”

Maleficlint si erse in tutta la sua… alta bassezza: “E dunque sì, che si aspiri a qualcosa di più crudele per il regno di Marvel! Corvo Loki a rapporto!”

“Nooooh!” ululò Sam che sentì di aver perso la battaglia per il buon cuore di Maleficlint, ormai corrotto dalle bieche lusinghe di corvo Loki.

“Sono qui per te, mio Maleficlint!”

“Bene! Lo speravo! Perché adesso voglio…”

“VINOOOOOOOOOOOOOOOOO!” gridò qualcuno dalle retrovie, ma nessuno parve apprezzare la proposta (per altro tutt'altro che stupida).

“Voglio gelato! E tutta la prima stagione di Breaking Bad interpretata dai goblin del mio teatrino dei burattini, adesso!”

Corvo Loki, che si stava già fogando malamente, senti afflosciarsi tutto il manto arruffato di piume.

“Eh? E dove starebbe il piano crudele per il regno di Marvel?”

“Non lo so, ci devi pensare tu. Io cazzeggio…” dichiarò dandogli una benevola pacca in testa, storcendogli l’elmo d’oro, “ci tenevi tanto…”

Corvo Loki lo seguì con lo sguardo meditando vendetta, soprattutto ai danni di corvo Sam che stava ridacchiando sotto i baffi… che non aveva.

“Forse ti conviene tornare a quel tuo hobby... cos'è che era? Ah sì, sgravare cavalli.”

“Come osi?!” Protestò animatamente corvo Loki, “i cavalli sono creature maestose!”

Sam svolazzò via canticchiando tra sé una canzone di Marvin Gaye, abbandonando il collega alle sue meste riflessioni.

“Sta' attento Maleficlint…” tramò, infossandosi nelle nere ali di petrolio, “i miei gloriosi piani avranno così tanto successo che ti pentirai di non avermi rivolto la giusta attenzione. Non ho letto tutti i libri delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco per niente. Non mi sono sparato a bomba tutte le quattro stagioni, piangendo per la triste sorte dell’incompreso Gionsnò, o delle turpi sventure di Tyrion Lannister. Entrambi figli non voluti. Conquisterò il trono… a costo di dover combinare matrimoni multietnici… mwa. Mwahaha. Mwhahahaahhaah. MAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAAHHA!”

“Silenziooooooo che non sento niente!”

Loki placò le sue risa corrotte e si librò in volo verso il suo laboratorio segreto.

 

“Hulk!” Al gracchiante richiamo, il possente drago verde fuoriuscì da una tenebrosa caverna, raggiungendo il corvo all'ingresso della sua celatissima tana: “Abbassa la leva!”

Con un sonoro ruggito e un violento colpo di coda, il drago lo mandò a sbattere contro un muro, con preoccupante scricchiolio di tutte le sue povere ossicina cave.

“Dannata bestiaccia... abbassa la leva ho detto!”

Fortunatamente per corvo Loki, un brusco movimento del possente Hulk causò l'inconsapevole attivazione del meccanismo che li avrebbe condotti di schianto al laboratorio super segreto: una botola si aprì sotto le loro zampe, facendoli precipitare nel vuoto. Hulk atterrò sgraziatamente con pazzesco boato delle sue chiappone verdetinte, mentre corvo Loki, da sempre dotato di inesprimibile grazia, planò dolcemente fino alle profondità della sua Craaaa-caverna. O almeno l'avrebbe fatto se il drago non si fosse ricordato di suonargliele di santa ragione per giusta misura.

“Devi smetterla di pestarmi!” Protestò animatamente, lisciandosi le scompigliate piume e risistemandosi il cornuto elmo dorato, prima di avvicinarsi al suo tavolo da lavoro dove provette, fiale, calderoni e quant'altro ribollivano sinistramente.

“Senti, Hulk”, porse una bacinella piena per metà di un liquido denso e nauseabondo, “ne avverti il nero pot-” L'ennesimo colpo di coda lo rispedì a svariati piedi di distanza, causandogli di rovesciarne l'intero contenuto. “Bene, grazie! Adesso dovrò rifare le analisi delle urine di tutta la settimana, maledetto bruto!”

 

I corvi fanno la pipì?”

Ti sembro un esperto d'uccelli?”

Ahm...”

Non rispondere. Andiamo avanti.”

 

 

To Be Continued...

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Altre dieci pagine di pura follia... la storia dei nostri eroi ricomincia :P
Ringraziamo tantissimo chi ci ha letto & commentato e ha soprattutto avuto il coraggio di avventurarsi in territori tanto perigliosi ù_ù
E adesso torniamo al c'era una volta...

 


- 2 -

 

Mentre Maleficlint si metteva in pari con le puntate del suo teatrino preferito e Natasha di Rasha iniziava finalmente il suo lungo cammino per raggiungere il potente stregone e farlo così rinsavire, la Principessa Rogers si godeva il sole primaverile che filtrava attraverso le coltri fogliose del bosco. Le fatine buone, infatti, lo stavano conducendo ad una casa sicura in cui avrebbe vissuto i prossimi cinque anni della sua vita sotto la loro protezione.

“Vi assicuro che posso cavarmela anche da solo”, asserì il bellissimo fanciullo novantacinquenne.

“Ancora incastrato per metà in quel blocco di ghiaccio? Non credo proprio”, puntualizzò fatina Nick con cipiglio estremamente serioso. Se Maria si occupava di fungere da navigatore grazie al suo imbattibile senso dell'orientamento, Phil non mancava di svolazzare fastidiosamente attorno al redivivo guerriero, infastidendolo come una zecca molesta.

“Ho un sacco di vostri ritratti appesi in camera mia!” Squittì gloriosamente, tentando di sfiorargli il viso con una delle sue glitterate manine.

Steve lo allontanò delicatamente, stando ben attento a non ferire i sentimenti della sua sorridente protettrice.

“Ne sono... lusingato.”

“Ho anche lo scudo con cui avete sconfitto l'invasione dei crudeli Polipi del regno del nord!”

“Dove l'avete trovato, di grazia?”

“Su Ibeipuntocom.”

“Ibeipuntocom?”

“È il mercato nero del regno di Marvel.”

“Capisco.”

Fu così che, dopo ore di strenuo cammino e di magico fluttuare, giunsero ad un grazioso cottage dal tetto di paglia e la facciata ricoperta d'edera. Poco distante un delizioso orticello e un soave pozzo, sul cui bordo li attendeva un fantastico secchio finemente intagliato dal cavo di un acero secolare. Margherite e fiorellini di ogni tipo costellavano il praticello antistante la struttura emanando un piacevole profumo...

“Che posto di merda”, decretò fatina Nick in tono definitivo.

“Le mie allergie...” fu tutto ciò che Maria riuscì a dire, liberandosi di fluidi non meglio identificati con copiosi starnuti consecutivi.

Phil, invece, i cui amorosi sentimenti non erano altro che amplificati dal quel romantico quadretto, stava cercando di convincere il possente guerriero dei ghiacci a farsi intrecciare i capelli. Appoggiato coi gomiti al ghiaccio, un'espressione educatamente seccata sul volto, Steve si sottopose da cavia agli esperimenti dell'insistente fatina, che giurava di aver assimilato con maestria tali sconcertanti tecniche da alcuni savi del distante e misterioso regno di Iutub. Un luogo, come poté intuire Steve, i cui sudditi non avevano un cazzo di meglio da fare.

 

Cazzo?”

RAZZO. Un razzo di meglio da fare.”

 

La noia fu ben presto tale e tanta, che il bellissimo Steve passava i suoi giorni cantando, intrecciando ghirlande di fiori, ascoltando gli infiniti racconti di Phil, a pararsi dalle esplosioni di muco e saliva della povera Maria, e a schivare le occhiate di fuoco dello scontroso Nick Fury.

Passarono così cinque, lunghi, pallosissimi anni...

 

Di già, zio?”

Di già.”

Ma cantava almeno con qualche uccello?”

Perché avrebbe dovuto cantare con degli uccelli?”

È quello che succede in tutti i cartoni animati, zio.”

Va bene, va bene, perdiana...”

 

… in cui Steve riuscì a farsi tanti e numerosi amici tra le gentili creature del bosco che li circondava. Scoiattoli, conigli, cerbiatti dai dolci, grandi occhi, gufi e... uccelli.

 

Nel frattempo alle pendici del monte Fatto... quando non doveva tenere a bada gli scoppi d'ira del suo potente padrone, corvo Sam amava scorrazzare per i cieli e godersi lunghe, rilassanti passeggiate all'aria aperta.

Fu proprio così che, un bel giorno, incontrò il per-metà-congelato guerriero dei ghiacci, intento ad osservare Phil che intagliava su una quercia le loro iniziali, una fricativa alveolare sorda e un'occlusiva bilabiale sorda... così perché l'autrice voleva ad ogni costo dimostrare al mondo che studiare la fonetica non è cosa completamente inutile.

Ma... ahm.

Riprendiamo.

Il piacevole canto di antiche e leggendarie ballate condusse corvo Sam da Steve.

“Principessa Rogers.”

“Sì?” L'eroe nazionale si guardò intorno finché non individuò la fonte del gracchiare che aveva interrotto la settantacinquesima interpretazione canora di “Ventiquattromila nazi” della giornata (il suo repertorio era piuttosto limitato).

“Perdonerete l'intrusione, vostra altezza, ma potrei forse suggerirvi qualche artista alternativo?”

“Scommetto dieci monete d'oro che dice Marvin Gaye”, bisbigliò Phil che gli ronzava intorno alle orecchie.

“Marvin Gaye!” completò corvo Sam, che non aveva udito ciò che la fatina aveva comunicato all'imponente guerriero-nel-ghiaccio.

“Vi ringrazio per il suggerimento, ma adesso devo tornare a casa. Le mie madrine mi attendono.”

Sam si calò leggermente gli occhiali sul becco, passando in rassegna le condizioni tutt'altro che ideali del povero Steve: “Come fate a spostarvi con quel coso?” Domandò, osservando il blocco congelato che ancora conteneva più di meta del suo corpo.

“Gentile messere, non ne ho la più pallida idea. È quello che si stanno chiedendo tutti i lettori di questa storia. Direi che potremo giustificarla come...”

“... sospensione della realtà?”

Dopo aver deciso essere quella la spiegazione meno umiliante per le sapienti autrici, corvo Sam e la principessa Rogers si separarono.

Continuarono, tuttavia, ad incontrarsi spesso, a raccontarsi barzellette e a fare lunghe gare di corsa che si concludevano sempre con l'immancabile vittoria di Steve. Nessuno, nel regno, fu mai capace di spiegare le leggi fisiche che gli permettevano di ottenere tanti e tali successi.

Capitò tuttavia, che essendo trattenuto alle pendici del terrificante monte Fatto per un terribile sciopero dei mezzi che aveva messo in ginocchio il regno, corvo Sam non si fece vedere per svariati giorni.

 

Steve fu mestamente costretto a girovagare solo per il bosco, dedicando il suo magnifico canto agli alberi e ai fiori che incontrava sul suo scongelante cammino, nel disperato tentativo di allontanarsi il più possibile dall'invadente presenza di fatina Phil.

 

Grazie al cielo, quel giorno, era proprio il turno della sorridente fatina di pulire i pavimenti, operazione che l'avrebbe tenuta occupata per quasi tutto il dì... fu così che Steve, trovandosi solo soletto, giunse alla casetta di un taglialegna.

Scorse l'affabile uomo intento a sistemare una catasta di ciocchi, in prossimità del capanno degli attrezzi. Lo straniero, il volto per metà coperto da una bandana e gli occhi pesantemente cerchiati di nero, si accorse della sua presenza, ma tuttavia non fece alcun cenno di esserne interessato.

“Chi siete?” Domandò seccamente, agitando le mani coperte da pesanti e rozzi guantoni da lavoro.

“Buon uomo, il mio nome è -”

“Non m'importa. Dovete uscire dalla mia proprietà.”

“Come avete detto?” Il fazzoletto che l'uomo portava sul viso gli impediva di capire per bene cosa mai stesse dicendo.

“Ho detto”, il taglialegna si liberò dell'impedimento, “che se ne deve andare.”

Grande ed emozionante fu la commozione del giovane novantacinquenne quando scoprì che quello sconosciuto altri non era che il suo adorato amico d'infanzia, colui con il quale aveva sconfitto i Polipi incazzati del regno del nord e aveva impedito che la moda dei baffetti a sputo sotto al naso si diffondesse per tutto il paese.

“Bucky! Credevo ti fossi sfracellato al suolo dopo essere caduto nel vuoto!”

“Chi diavolo è Bucky?”

“Bucky, non mi riconosci? Sono io, Steve!”

“Steve chi?”

“Steve Rogers. Ti avevo promesso che sarei rimasto con te fino alla fine della linea!”

“Quale linea?”

“Non lo so, ma suonava bene. Era una metafora.”

“Cos'è una metafora?”

“Una... figura retorica?”

“Cos'è una figur-”

“Non ce l'hai un dizionario?”

“Cos'è un diz-”

“Va bene, va bene. Ho capito l'antifona. Almeno hai una valida scusa per il modo atroce in cui ti sei truccato? Conosco dei savi conoscitori delle arti del meicap che dal regno di Iutub condividono la loro sconfinata sapienza con noi poveri mortali.”

“Non hanno ancora inventato il mascara waterproof.”

“Oh. Capisco.”

Trascorsero un paio di inquietanti secondi in cui l'ingenuo taglialegna lo osservava, alzando e abbassando una mano davanti al proprio viso. Finché, finalmente, la consapevolezza gli illuminò il volto, riuscendo a rimediare almeno in parte al terrificante taglio di capelli fuori moda che si ostinava a sfoggiare.

“Ma certo, Steve! Non ti avevo mica riconosciuto con tutto quel ghiaccio addosso!”

Straripante e obnubilante fu la gioia della principessa che, dopo tanti anni di obbligato riposo, aveva infine ritrovato il suo più caro amico.

“Vieni qua sopra! Abbracciami!”

Bucky corse a prendere una scala a pioli per salire sul blocco di ghiaccio all'altezza dell'eroe semi-scongelato (o semi-congelato, dipendeva dai punti di vista). I due compagni si abbracciarono giovialmente, dandosi sonore pacca sulle spalle, alcune più dolorose di altre per motivi che scopriremo a breve.

“Dobbiamo suggellare questa rimpatriata”, decretò allegramente Steve.

“Come ai vecchi tempi?”

“Come ai vecchi tempi.”

Il taglialegna e amico d'infanzia si sfilò uno dei guantoni da lavoro e prima che il guerriero potesse accorgersi di niente, gli afferrò il mignolo con il suo, intrecciandoli come erano soliti fare da fanciulli.

“Accidenti al diavoletto che ci ha fatto litigare, pace pace ciccio pat-”

Il caso crudele volle non solo che Bucky non si fosse tagliato le unghie per tre lunghi mesi, ma anche che un incidente sul lavoro gli avesse provocato la perdita del braccio sinistro, che era stato infine sostituito con un complicato marchingegno acquistato nelle disperate e insidiose terre di Ibeipuntocom. Bastò che l'impudente unghia metallica sfiorasse la delicata pelle della principessa perché la tragedia si compisse.

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” Fu il grido straziato del povero Bucky mentre il possente guerriero si accasciava sulla sua prigione di ghiaccio, una volta... per tutte.

Sommo e sconfinato fu il dolore di tutti i coinvolti quando il fido e disattento taglialegna riportò la dormiente beltade fino al cottage delle sue madrine: se Maria faceva fatica a contenere le lacrime (ma poteva anche essere colpa delle tremende allergie che l'affliggevano) e Nick ad arginare la furia, Phil pianse per tutti e tre e per il resto del regno.

Pianse così tanto che fece piovere... neri e grossi nuvoloni si addensarono nel cielo scatenando una pioggia perenne sull'intero regno di Marvel.

In triste e solenne processione la Principessa Steve venne riportata al castello di Re Stark dove, approfittando del meteo avverso, si stava tenendo un concorso di Miss Corsetto Bagnato. Neanche tutte quelle trasparenze e quei seni prosperosi riuscirono a salvare Tony dalla mestizia più assoluta e da una serie di violente bastonate che la regina Pepper ebbe cura di riservargli quando venne a conoscenza di quell'improvvisato e impudico passatempo.

Al guerriero venne assegnata un'ampia e confortevole stanza in cima alla torre ovest, adagiato su un favoloso letto a baldacchino, in attesa del principe destinato a prendersi la sua verginità, o al più noioso bacio del Vero Amore, per liberarlo dalla terribile maledizione del crudele Maleficlint.

 

Ma la cacciatrice?”

Adesso ci arrivo, abbi pazienza.”

 

Natasha di Rasha aveva impiegato quei lunghissimi cinque anni ad orientarsi nelle intricate terre dei regni circostanti. Prima si era recata fino alle pendici del monte Fato, dove due hobbit lerci e malmessi l'avevano informata del fatto che lì non c'era nessun Maleficlint, ma che un tizio che altro non era che un grosso occhio di fuoco, stava dando diversi problemi alla popolazione locale. Tutt'altro che interessata alle loro tribolazioni, Natasha era stata costretta a tornare indietro, rinunciando semplicemente ad entrare in passeggiata oltre i cancelli di Mordor dove viveva, tra gli altri, il dentato e perennemente famelico Suarez.

Finalmente di nuovo sui suoi passi, raggiunse il monte F-F-Fatto, credendo di essere arrivata nel luogo giusto. Ma, di nuovo, si sbagliava: quelle erano terre variopinte e perigliose in cui si usavano solo forbici dalla punta arrotondata (particolare che la fece rabbrividire) e colla vinilica, governate da un giullare impazzito chiamato Giovanni Muciaccia che obbligava i suoi sudditi a snervanti e strazianti sedute di fai-da-te completamente inutili. Riuscendo a malapena a sfuggire ad un attacco d'arte che le era stato scagliato contro dalle milizie del suonatissimo sovrano, Natasha fuggì.

Fortunatamente, incontrò sulla sua strada la principessa Margaret che si stava dirigendo nel regno di Marvel dove re Stark l'aveva richiamata insieme ad altre personalità delle contee circostanti per far fronte alla crisi della principessa Rogers. In quanto segretissima dirigente del C.A.T.A.P.U.L.T.A, Peggy – così preferiva farsi chiamare - la indirizzò verso la strada corretta, rifiutandosi però di soddisfare la curiosità di Natasha che non capiva perché diavolo avessero dato un nome tanto malsano alla loro organizzazione.

A quel punto non le rimaneva altro che dirigersi verso il monte Fatto, la cui unica particolarità degna di nota era una grossa conifera su cui si sorreggeva la più grande casa sull'albero che si fosse mai vista. Un castello... su un albero.

 

Come fa un albero a reggere un castello intero, zio?”

È magia, Lizzie.”

Ma adesso qualcuno canta?”

Non aveva già cantato la principessa Steve con gli uccelli?”

Sì, ma non ho sentito la canzone.”

Ci sono i diritti SIAE non possiamo riprodurre canzoni di altri artisti.”

Allora inventala tu e siamo a posto.”

Non canterò per te, ragazzina...”

Ti pregoooooooooo.”

No.”

Ma ti pregoooooooooooooooo, dai, dai, dai, dai, dai, dai!”

Dannata ragazzina! Va bene, va bene... canteremo una canzone idiota per una storia idiota!”

La canzone si chiama idiota?”

Perchè no?”

 

Maleficlint cercava di dare una parvenza d'ordine alla sua cupa magione.

Si era guardato attorno con aria sconsolata per almeno una decina di minuti, indeciso su dove cominciare, prima di imbracciare il suo arco/scettro e dare vita a una delle magie più potenti dei sette regni. Sì, sono sette. Come quelli del Trono di Spade.

In bilico su uno sgabello in mezzo alla stanza, aveva pronunciato la misteriosa formula magica:

Higitus, Figitus, Abracazé!” tuonò alzando le braccia verso il cielo, “Prestate attenzione tutti a me!”

Incoccò un paio di frecce e cominciò a lanciarle a destra e a sinistra, raccogliendo da terra vestiti e piume in un vortice incomprensibile di sporcizia.

“Hockety pockety wockety wack, abracabra dabra nack, se ciascun si stringerà, il posto a tutto si troverà”, cantò con voce soave, “Higitus Figitus migitus mum, pres-ti-dig-i-ton-i-um!”

Il vortice vibrò a lungo nella stanza, prima che tutto si chetasse per lasciare spazio al vuoto cosmico più scintillante.

“Voilà!” giubilò Maleficlint al nulla, prima di sentire un fremito d'ali e un applauso frusciante alle sue spalle.

Corvo Loki svolazzò pigramente sul davanzale di una delle finestre, osservando ammirato (o così sembrava) la scena.

“Ottimo lavoro, padrone!”

“Grazie”, sorrise sornione Maleficlint, scendendo dallo sgabello e poi accigliandosi grandemente: “Dove ti eri andato a cacciare, corvaccio del malaugurio? Sono giorni che ti cerco.”

“Sono andato a raccogliere informazioni per te, Maleficlint.”

“Informazioni? Che informazioni?”

“Informazioni che riguardano la tua vendetta sul Regno di Marvel”, corvo Loki volteggiò gaudente per la stanza, andando ad appollaiarsi su uno dei pochi mobili rimasti.

Maleficlint si fece più attento, posando l'arco in un angolo della stanza.

“Orsù racconta.”

“La principessa Steve si è addormentata!” lo prevenne gracchiante corvo Sam anch'egli appena giunto dal regno di Marvel dopo una lunghissima assenza, in volo planare. Le piume arruffate e il fiato corto: “DI NUOVO!”

Corvo Loki stronfiò qualcosa imprecando in asgardiano perché corvo Sam gli aveva rubato la battuta.

“Davvero?” si illuminò Maleficlint. “Son già passati cinque anni?”

“A quanto pare.”

“Certo che il tempo vola quando ci si diverte.”

Corvo Loki che non aveva digerito (burp) il furto di battuta, scansò corvo Sam con un'alata e prese a svolazzare per la stanza senza posa.

“Cosa hai intenzione di fare adesso, Maleficlint?” incalzò.

Lo stregone si strinse nelle spalle.

“Veramente non ero proprio sicuro-sicuro che sarei arrivato a questo punto. Non avevo davvero un piano a riguardo.”

“Ma che razza di stregone sei?”

“Il più potente del monte Fatto.”

“Per forza, sei l'unico...”

“Taci corvaccio! O ti faccio allo spiedo!”

“Prima dovrai riuscire a prendermi.”

“Vuoi sfidare la mia mira?”

Corvo Sam che ancora piagnucolava in un angolo, fece fremere le ali per sedare quella stupida diatriba.

“Sommo Maleficlint, non puoi davvero permettere che quella splendida fanciulla rimanga addormentata per sempre. È ancora incastrata nel ghiaccio!”

“Dopo cinque anni?”

“Già...”

“Le leggi della fisica qui vanno a farsi benedire.”

“È magia.”

“Siamo tutti vittime della sindrome di Lost? Dove quando non sai come giustificare una cosa cacci fuori la magia?”

“Bè...”

“Un momento... come fai a sapere che la principessa Steve è ancora incastrata nel ghiaccio?”

“L'ho vista...” dichiarò corvo Sam mentre il suo nero piumaggio si tramutava in rosso fenice.

Corvo Loki sogghignò dal suo trespolo

“Nessuno può vedere la principessa. È nascosta in una torre altissima, sotto lo sguardo fidato di fatine e gnomi, gatti con gli stivali e Shrek...” ciarlò.

“Corvo Sam, parla!” esclamò Maleficlint che cominciava a fremere dal nervosismo.

“Ho conosciuto la principessa Steve... in questi cinque anni”, ammise corvo Sam.

“Sei diventato amico della principessa Steve?”

Corvo Sam annuì mestamente, mentre la risata di corvo Loki riecheggiava per la stanza.

“Hai covato una serpe in seno!” gracchiò corvo Loki continuando a ridere.

“Che schifo! Perché una serpe?” si sdegnò Maleficlint tastandosi il petto, ritrovando pettorali che non ricordava affatto. Cinque anni di pilates, son cose.

“Che ne so? È il detto...”

“Tradimeeeeeento!” tuonò Maleficlint alzando le braccia al cielo, “corvo Sam, come hai potuto farlo?”

“Non potevo permettere che facessi l'errore più mostruoso della tua vita!”

“L'errore più mostruoso della mia vita è stato quello di lasciarmi sfuggire gli sconti al Robin Hood Store lo scorso inverno, non fare il gioco sporco con me, corvo Sam!”

“Maleficlint, perdonami!”

“No! Un tradimento è un tradimento!” gridò mentre scintille di rosso fuoco prendevano a guizzare dall'arco magico, stillando lacrime di lava come a scandire la sua ira. Lo scenario si fece cupo e assai carico di pathos.

“Tu eri il prescelto, Sam! Era scritto che distruggessi Marvel, non che ti unissi a loro!

Dovevi portare le tenebre nel regno non soavi canti di gioia e principesche risate cristalline!”

“Maleficlint, io ti voglio bene!”

“Eri mio fratello, corvo Sam. IO ti volevo bene!”

Lacrime luminose brillavano negli occhi dei due contendenti, l'uno di rabbia, l'altro di dolore.

“Maleficlint, come posso redimermi?!”

“Sei bandito, per sempre, dal mio castello!”

“Nooooooooo!”

“Tu corvo, ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte!”

“Nooooooooo!”

“E in più... partorirai con dolore!”

“Nnnnnn- eh?”

“Fuori dal mio castello, corvo Sam, subito!”

Corvo Sam, che non ce la faceva più a subire il peso delle maledizioni di Maleficlint, si librò in volo, lasciando quella sauna di magma e fuggendo a più non posso dalla cupa magione.

Corvo Loki che continuava a sogghignare della grandiosa conclusione, scosse la testa, fingendosi poi rammaricato.

“Hai fatto bene, Maleficlint, devi circondarti solo di persone che apprezzano le tue fatiche.”

“Vattene anche tu, corvo Loki! Uccellaccio del malaugurio! Voglio restare solo!”

Corvo Loki, sollevò le ali e fece ciò che gli era stato comandato.

“Stupidi umani. Vinti da tutti questi stupidissimi sentimenti... umani”, blaterò finché anche lui non guadagnò il cielo.

Corvo Loki aveva ancora una cosa da fare... andare a comprare un buon burro di cacao per ammorbidire le sue labbrucce corvine. Le stesse labbra con cui avrebbe baciato la principessa Steve. Baciata... e risvegliata.

La sua risata riecheggiò, malefica, per i boschi del monte Fatto.

 

Che triste zio, ma dove andrà corvo Sam?”

Lo scopriremo a breve. Manca ancora un personaggio all'appello. Ma prima torniamo alla...”

... cacciatrice!”

 

Natasha di Rasha aveva sollevato lo sguardo al cielo domandandosi se anche gli uccelli si prendessero gioco di lei, schernendola con risate inquietanti. Si stupì nel veder passare un altro corvo. Il suo conteggio era già arrivato a quota due. Due. Così come gli aveva descritto fatina Nick.

In più, il navigatore a pappagallo che le era stato fornito dall'agente Peggy del C.A.T.A.P.U.L.T.A, continuava a blaterare dell'arrivo a destinazione, ma era mezz'ora che girava in circolo, senza tuttavia riuscire a trovare la strada più breve per raggiungere il castello che vedeva da lontano come meta irraggiungibile.

Fra cinquecento... metri... svoltare a destra.

Natasha si trovò, per l'ennesima volta di fronte a un masso.

“Non posso voltare a destra, c'è una deviazione!” indicò platealmente il cartello e tornò sui suoi passi.

Ricalcolo.

“Ricalcola, ricalcola, dannato attrezzo inutile.”

Svoltare alla rotonda, e prendere la terza uscita.

“Non c'è nessuna rotonda che cavolo stai dicendo?” agitò il pappagallo.

Ricalcolo. Fra seicento... metri, prendere la seconda a sinistra. E poi la terza a destra... e poi la quinta a destra.”

“Che cosa stai dicendo?” fece roteare il pappagallo, sperando rinsavisse.

Bzzz, fra... duemila... metri. Hasta la vista, baby. Allegriaaaaa, signore e signori. Cento, cento, cento. Vuoi giocare con noi, Danny? Redrum, redrum, redrum...”

Natasha in preda alla crisi isterica più nera lanciò il pappagallo in volo giù per una rupe.

“Do svidaniya!” gridò al culmine dell'esasperazione, liberandosi testè di quell'oggetto malefico.

Proseguì dritta per cento metri, scavalcando massi e alberi caduti, finché non giunse a destinazione.

Sputò su entrambe le mani e si preparò alla scalata dell'albero.

 

Non è pericoloso scalare gli alberi, zio? Mamma non me lo fa mai fare.”

Ascolta tua madre.”

Ma la cacciatrice...”

Ascolta.tua.madre.”

 

Maleficlint circondato dall'aura più nera, seduto sul suo tristo sgabellino al centro della sala, ancora piangeva il tradimento e la solitudine; tutto preso com'era a considerare le mille sfighe della sua vita non era riuscito a prevedere l'arrivo della sua carnefice.

Natasha di Rasha si aggrappò all'ultimo ostacolo, prima di franare all'interno della stanza con un gran tonfo.

“Ma porc...”

“Chi va là?” si erse in tutto il suo malefico splendore Maleficlint, in un gran svolazzo di mantello e corna, che no, non svolazzavano in verità, ma scintillavano di cupa luce demoniaca.

Natasha – invero piuttosto colpita dalla maestosa visione – aveva previsto un attacco in sordina evidentemente fallito. Non poté fare altro che presentarsi, cercando di liberarsi dalle mille foglie rimaste incastrate fra i suoi rossi capelli.

“Sono la cacciatrice!” esalò con orgoglio, sfoderando una scintillante spada.

Maleficlint sbarrò gli occhi con un moto di sorpresa e ammirazione.

“Buffy!” cinguettò, “ommioddio sono un tuo grandissimo fan!”

Natasha che non aveva capito un bel niente, arretrò inquietata da quell'inaspettato benvenuto.

“Chi diavolo è Buffy?”

“Tu sei Buffy.”

“Non sono Buffy.”

“E dove diavolo è Buffy?”

“Che cavolo ne so!”

“E allora chi sei tu?”

“Sono Natasha. Di Rasha!”

Maleficlint cominciava ad essere piuttosto confuso.

“Se non sei Buffy che cosa ci fai qui?”

Natasha si mise in posa d'attacco.

“Sono venuta qui per ucciderti”, blaterò fissandolo dritto negli occhi.

“Anche tu?”

“Perché, chi altri è venuto?”

“Un po' di gente... non sono molto... amato.”

“Non lo sei?”

Maleficlint scrollò le spalle, la mestizia e la rassegnazione palpabili nel suo animo.

Natasha che non era incline a lasciarsi andare a simili sentimentalismi, divenne pratica: “Eppure non sei così brutto.”

“Grazie.”

“Io, però, devo comunque rubare il tuo cuore.”

“Dovrai impegnarti un po' di più. Di solito non mi concedo se non dopo il terzo appuntamento.”

Natasha lo fissò un po' perplessa.

“Devo strapparti il cuore per portarlo a Re Stark.”

“Oh... non avevo capito. Ma dovrai impegnarti comunque, ci tengo al mio cuore.”

“Non ne dubito. Orsù: en gard!”

Maleficlint recuperò il suo arco.

Lo scontro ebbe inizio.

 

Ma non puoi interromperti sul più bello!”

Posso eccome. Sai cos'è un cliffhanger?”

No.”

Un film con Sylvester Stallone. Andiamo avanti.”

 

Nel frattempo corvo Sam che piangeva e piangeva per la sua perduta amicizia avvertì il rumore di un tuono lontano.

“Pure la pioggia...” frignò con aria afflitta sbandando a destra e a sinistra ebbro di dolore.

Si posò su un ramo, senza ricordare affatto la lezione imparata nelle giovani marmotte, che gli aveva insegnato, in caso di temporale, che mai ci si sarebbe dovuti trattenere sotto a un albero.

Era ancora lì che versava lacrime amare di corvo, quando un fulmine crepitò sulla cima delle fronde.

Il rumore del tuono lo risvegliò dal suo mesto torpore giusto in tempo: l'albero si disintegrò con fragore, poco dopo che corvo Sam si fu librato in volo.

A pochi passi di distanza da lui si era materializzato un giovane di ineguagliabile bellezza: capelli color dell'oro, muscoli guizzanti, sguardo fiero. Il rosso mantello svolazzava nell'aere così come nell'aere era innalzato uno scettro di dubbia natura.

“He-man...” sussurrò corvo Sam che già dagli occhi sprizzava dardi lussuriosi.

“He-man è mio cugino...” rispose il mastodontico adone, “io sono Thor. Thor del regno di Loréal.”

“Il vendicatore!”

“L'unico e il solo”, decretò con vocione profondo e fiero.

“Credevo foste almeno in sei.”

“La matematica non è mai stata il mio forte.”

“Oh, scommetto che però andavi bene in educazione fisica.”

“Esatto!” si illuminò Thor con un sorriso a trentadue denti, “mai rimandato una sola volta in quella.”

“Chissà come, lo sospettavo.”

“In che senso?”

“Lascia perdere.” Corvo Sam andò a posarsi con familiarità sulla sua enorme spalla, “come mai da queste parti?”

“Sono venuto a cercare mio fratello.”

“Non era stato scartato per gli Hunger Games?”

“No, non quel fratello. L'altro. Quello adottato.”

“Chi?”

“Loki... Loki di Loréal.”

“Loki? Io conosco solo un corvo di nome Loki.”

“Un corvo dite, mio piccolo amico?”

“Proprio!”

“Ah, diavolo di un Loki, la scorsa volta si era tramutato in un cavallo!”

“Un cavallo?”

“Sì, Loki è maestro del travestimento e dell'inganno. Si trasformò in puledra per farsi montare da uno stallone...”

 

Per farsi montare, zio?”

Sì... come quando fai la lotta.”

Ah, allora è divertente. Posso giocarci anche io?”

Solo quando avrai compiuto trent'anni.”

 

Corvo Sam che ancora era scioccato dalle rivelazioni, soprattutto da quella del cavallo (ecco perché ne sgravava anche!), non poté fare a meno di raccontare la storia della maledizione a quel principe dai capelli dorati e la messa in piega perfetta.

“C'è una principessa da risvegliare, dite?”

“Una principessa... e ho come il sospetto che tuo fratello stia tramando qualcosa per poter divenire il Re del regno di Marvel.”

“Potete certo ben pensarlo! I sogni di gloria e soprattutto di lussuria di Loki sono pericolosi... ma lo fermeremo.”

“Ed io sarò il tuo più fidato amico.”

“Orsù guidatemi verso il regno di Marvel. Dalla bella principessa e dall'inganno del mio diabolico fratello.”

Corvo Sam si alzò in volo, aprendo la strada al primo vero principe... della storia.

Seguendo le preziose dritte del suo nuovo, fidatissimo e occhialuto compare, il possente Thor raggiunse finalmente il castello di Re Stark.

“Aprite le porte di questo castello! Thor di Loréal reclama la vostra ospitalità!”

“Non ti pare di avere un po' peccato di presunzione?”

“Presun- cosa? Si mangia?”

“No.”

“Si beve?”

“Allora non m'importa.”

Una guardia si sporse oltre i merli delle mura, scoccando un'occhiata perplessa in direzione dell'improbabile coppia.

“Chi siete?”

“Thor di Loréal!”

“Dove andate?”

“... da Re Stark!”

“Cosa portate?”

“Un... un corvo parlante e la mia straordinaria, carismatica presenza scenica.”

“Un fiorino!”

“Per Odino, chi cavolo è Fiorino?”

“Non ne ho idea. Il fratello perduto di Fiorello.”

“Cos'è un Fiorello?”

“Oh, ti prego, non ricominciare!” Esclamò esasperato il povero corvo Sam, che cominciava sinceramente a credere che gli anni di tinte ossigenate avessero di fatto debilitato le possibilità cerebrali del bellissimo principe di Loréal.

Quali che fossero le ragioni, le porte del castello si aprirono e – grondanti di pioggia – i due nuovi arrivati vennero accolti da Re Stark appeso a testa in giù ad un porta-fiaccola. Indossava un'armatura verniciata di rosso e oro che non aveva l'aria di essere molto comoda.

“Sire! Cosa ci fate là sopra?”

“Mi scuserete molto, prode Thor, un semplice esperimento andato male... JARVIS!” Il ciambellano accorse tutto trafelato, un mandolino alla mano per oscure ragioni.

“Sì, vostra maestà!”

“Tirami giù di qui prima che mi vada tutto il sangue al cervello!”

Un gruppetto di servette entrate a far parte dello staff dopo il concorso di Miss Corsetto Bagnato, passò di lì proprio in quell'istante, reclamando la sua attenzione.

“Bè, forse puoi prendertela comoda...” le ragazze sparirono. “No, no, ridatti una mossa!”

Il re venne tratto in salvo dopo un paio di rocambolesche manovre e finalmente ci si poté mettere a consiglio per discutere delle drammatiche sorti in cui il regno versava...

“Insomma, Loréal è uscito dalla Coppa del Mondo di Pelota.”

“Purtroppo, vostra maestà. I nostri giocatori non erano all'altezza,” convenne uno sconsolatissimo Thor.

“È veramente questo l'argomento più importante della giornata? Da chi avete imparato il concetto di priorità, da Studio Aperto?” Il rimprovero di corvo Sam ebbe il potere di far rinsavire tutti.

“Chi è il vostro saggio compare, principe Thor?”

“L'ho trovato alle pendici del monte Fatto. Lavorava per Maleficlint.”

“Ci si può fidare?” Indagò Re Stark, anche se doveva ammettere che il bel paio di occhiali che il corvo indossava, costituiva di per sé un valido motivo per credergli ciecamente.
“È uno con il becco a posto, mi piace”, convenne Thor, afferrando Sam per schioccargli un sonoro bacio sulle piume: “UN ALTRO!” Lo schiantò sul pavimento con enfasi, scatenando l'ilarità del re, e un gran mal di testa al povero corvo.

“Priorità! Ma che avete voialtri nobili in testa?!”

“Ah, giusto... le sorti del regno...”
“Credo che mio fratello voglia conquistare il regno di Marvel.” lo ragguagliò il prode Thor.

“Vostro fratello non era impegnato a contendersi la suadente Raven da quel nanerottolo... com'è che si chiama? Pagnotta. Rosetta. Piadina.”

“Piadina, mi pare”, asserì seriosamente Thor, “... comunque no, mi riferivo al mio fratello adottivo, il principe Loki, figlio di Laufey, fratello di Thor e figlio adottivo di Odino Padre dei Padri e di Frigga -”

“Sì, ho capito l'antifona, He-man.”

“No, vi ripeto, quello è mio cugino.”

“Oh, siete veramente imparentati? Avrei dovuto intuirlo.”

“CON-CEN-TRA-TE-VI!” Delirò corvo Sam, indispettito dall'assoluta mancanza di focus dei due.

“Hai ragione Sam”, dovette riconoscere il re. “Aumenteremo la sicurezza alla camera della principessa! GUARDIE!”

“Non saranno delle armi babbane a tenere a freno la lussuria di Loki.”

“Babbane? Siete stato nel regno di Hogwarts ultimamente?”

“No, ma sono un grande fan del ciclo di ballate di Joanna di Rowling.”

Corvo Sam cominciò a prendere a testate un pilastro della sala per disperazione, incredulo di fronte ad una tanto breve soglia dell'attenzione. Svenne, liberandosi finalmente dall'onere di prestare ascolto a quella snervante conversazione.

 

Bè anche a me piace Harry Potter.”

Mettiti in fila.”

Cosa vuoi dire, zio? L'hai letto anche tu.”

Chi? Io?”

Ziooooooooooooooooooooo!”

AVANTI!”

 

Natasha di Rasha piangeva sommessamente nel mantello di Maleficlint, accasciato contro il tenebroso bracciolo del cupo divano su cui erano seduti. Infatti, dopo aver combattuto tenacemente per tre, lunghissimi e sfiancanti minuti, i due avevano deciso di prendersi una pausa ristoro: un po' di tramezzini e qualche cocktail avevano fatto sì che la sosta si allungasse a dismisura. La maratona di tutte e quattro le stagioni del Trono di Spade, seguite a ruota dall'intera saga di Rocky prima e di Rambo poi, li aveva debilitati nel corpo e nello spirito.

“È il film più commovente che abbia mai visto”, biascicò la cacciatrice.

“Vero? La meravigliosa scena in cui si ricuce da solo il braccio, con che coraggio... così realistico... così...” anche Maleficlint riprese a piangere.

“Guardiamolo un'altra volta!”

“Ancora? Tu mi vuoi male, cacciatrice.”

“Grazie al cielo! Ti devo uccidere, rammenti?”

“Purtroppo.”

“Dai, rimetti Rambo e poi ci ripensiamo”, sorseggiò il suo PoisonedAppletini: “Ma chi è il tuo barman?”

“Bruto. Dice di averlo imparato da una certa vecchia con un enorme porro sul naso...”

“Bruto?”

“Bruto, il mio drago verde.”

“Hai un drago verde che prepara cocktail?”

“Dopo essersi laureato in fisica ha avuto diversi problemi a trovare lavoro... e in più Tom Cruise è sempre stato un'ispirazione per lui.”

“Purtroppo in questo regno la fisica non interessa quasi a nessuno. Tom Cruise, invece...”

“È quello che gli ho detto anch'io. Comunque, si è messo a seguire un paio di corsi tra quelli offerti dal comune e tadàààà!”

“Ha un vero talento, il tuo caro Bruto.”

“Dillo a me! Peccato sia un pochetto rabbioso.”

“Come mai?”

“Non a tutti piace studiare per tutta la vita per poi ritrovarsi disoccupato o relegato ad infime mansioni, capisci? Io gli do vitto e alloggio. Un antro cavernoso in più, uno meno... e poi tiene a bada i topi”, alluse. “Ho cercato di fargli fare yoga, ma non c'è stato verso.”

“Con tutto quello che costa lo yoga.”

“Esatto. Si è mangiato gli ultimi tre istruttori privati che ho assunto”, sospirò.

Fu proprio la musica dei titoli di testa di Rambo che richiamò l'attenzione del furente Hulk che con la sua invadente mole, scatenò tutta la sua rabbia sull'orchestrina goblin che apriva lo spettacolo.

“BRUTO!”

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” Natasha di Rasha venne presa dal terrore, ma non prima di essersi scolata il suo PoisonedAppletini. Si ribaltò oltre il divano e prese a correre alla cieca, in preda al panico più totale. Hulk, insospettito dalla sua fuga, le andò dietro, mentre Maleficlint provava a domarlo col potere del suo arco magico.

“Bruto, a cuccia! A cuccia!”

A niente servirono le sue suppliche e la cacciatrice sarebbe sicuramente morta schiacciata dai piedoni del drago verde, se non fosse stato per la provvidenziale comparsa di Betty, la cuoca di Maleficlint.

“Ehi tu, signorinello!” Esclamò furibonda, andandogli addosso a muso duro. “Fa' come dice il tuo padrone o a letto senza cena!”

Hulk si fece docile come un agnellino, accettando di seguire Betty fuori dal castello sull'albero per una passeggiata rilassante.

“Che... c-che paura”, Natasha era ancora scossa da quell'incontro ravvicinato tutt'altro che richiesto.

“Rambo lo rende un tantino suscettibile.”

“Non potevi dirmelo subito?!”

“Non ci ho pensato. Perdonami cacciatrice... possiamo metterci a rivedere la quarta stagione del Trono di Spade?”

“No, sono troppo scossa e spaventata, ho l'adrenalina a mille. I cliché vorrebbero che adesso io e te ce la spassassimo... per scaricare la tensione, sai.”

“Va bene. Vado a prendere il mio Marvelopoli.”

“Il tuo che?”

“Ah, preferisci Indovina Clint?”

“Che diavolo è: Indovina Clint?”

“Un gioco. Oppure se non ti va ho il Princectionary, dove devi disegnare tutti i principi e -”

“In realtà pensavo a qualcosa di più... bing bang... bong.”

“Ooooooooh”, Maleficlint annuì con aria comprensiva, anche se in realtà non aveva capito niente.

“Oh, wow, grazie a tutti i sette regni non mi hanno chiesto di strapparti le palle, sarebbe stato impossibile trovarle!” Esclamò l'esasperata Natasha di Rasha, che aveva finalmente riconosciuto la confusione nel suo cupo sguardo.

“COME OSI!” E sull'onda della sua indignazione, ripresero ad azzuffarsi lussuriosamente.

 

Le palle?”

È un grande appassionato di biliardo, e le palle da biliardo sono molto, molto preziose.”

Ah, bè, comprensibile.”

 

 

To Be Continued...

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Terza ed ultima parte! Rimandiamo in fondo per le note conclusive :)
 


- 3 -


Appollaiato sul davanzale della finestra della principessa Rogers, corvo Loki aspettava più o meno pazientemente che la connessione Treggì del suo AifonSSSSS (cinque esse) si attivasse, per permettergli di mettersi in contatto con i savi del regno di Iutub.

Digitò: “bacio tutorial” sulla schermata, facendo un po' di fatica con il wing-screen di ultima generazione, dopodiché cominciò a scorrere le varie opzioni.

“Bacio alla francese, mmmh.” Sollevò lo sguardo sul placido sonno della dormiente beltade. “Non ha l'aria di essere francese.” In realtà non sapeva nemmeno cosa fosse un francese.

Passò oltre.

“Bacio con le ciglia... non ho le ciglia. Bacio succhialabbra suona troppo NC17 e questa storia ha rating PG, non posso.”

Cominciò a canticchiare tra sé, senza accorgersi che – nel frattempo – una violenta tempesta aveva cominciato ad imperversare tutt'attorno.

“Bacio soffiato. Come il riso? Adesso ho voglia di Chinder Per-Reali, grandioso! Dannati umani con i loro stupidi passatempi! Cosa c'è che non va in una sana stretta di mano, ah?!”

Optò per il bacio sfuggente, studiando attentamente i movimenti della lingua che il savio maestro di Iutub in questione, Kakkoletta88, stava proponendo con l'aiuto del suo fidato assistente, un certo Mario Asdrubale dell'Impruneta.

Solo quando fu certo di saper padroneggiare sapientemente la tecnica, svolazzò verso il candido, virgineo letto della principessa Rogers.

“Se solo Maleficlint sapesse come sono stato bravo ad ingannarlo! Mwhahahahahahahaha! MWHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!”

Corvo Loki non ebbe il tempo di mettere alla prova i complicati svirgolii linguistici che aveva imparato fino a quel momento, perché suo fratello, Thor di Loréal, aveva appena fatto irruzione nella camera della torre.

“Fratello!”

“Thor! Che diavolo ci fai tu, qui?!”

“Sono venuto a sapere dei tuoi malefici piani e sono qui per fermarti!”

“Povero stolto! Solo perché hai dei capelli migliori dei miei non significa che tu sia meglio di me!”

“È vero.”

“Allora lo ammetti?”

“Sono meglio di te per tanti altri motivi! E poi tu puzzi e sei stato adottato!”

“Meglio per me! Non ci tengo ad essere il figlio di uno che mangia fegato e Chianti a colazione e di di... di...” il pensiero della povera loro madre Frigga gli sconquassò il petto.

“Adesso taci, fratello, sei ancora più brutto col moccio al naso.”

“Ti odiooooooooooooooo!” Corvo Loki non se lo lasciò ripetere due volte: zompettò violentemente in direzione di Thor, aggrappandosi con i suoi artiglietti ai capelli del prode fratello per scatenare tutta la sua adolescenziale furia repressa. “Questi dannati boccoli d'oro! Li ODIO! LI ODIO! Li amo!” Il dottor Freud ci sarebbe andato a nozze.

“Loki! Loki smettilaaaaaaaaaaa!”

Tirò tanto che i capelli vennero via: fu così che Loki scoprì che suo fratello portava una parrucca dai lunghi capelli biondi sopra i suoi veri lunghi capelli biondi.

“ORRORE!”

“È un problema comune!” Strillò Thor. “L'hai visto Arrow?”

 

Arrow non ce l'ha una parrucca.”

Lui no, ma Black Canary, sì.”

Oh...”

Tua madre ti permette di vedere Arrow?”

A volte... dice che quegli addominali... se li mangerebbe. Non so che vuol dire.”

Che tua madre è una... cannibale.”

 

Anche alla cacciatrice finirono per piacere un po' troppo gli addominali di Maleficlint e come la madre di Lizzie se ne nutrì abbastanza per potersi dire cannibale al pari di Hannibal Lecter, ma con un je ne sais quoi di meno inquietante di Mads Mikkelsen.

“Temo avremo bisogno di sacrificare un altro cervo”, uggiolò la cacciatrice stesa al suolo in abiti discinti e il fiato corto per le mille e più battaglie avvenute a ripetizione, una dopo l'altra sul pavimento, sulle pareti, sulla mensola del caminetto, su per la libreria, appesi al lampadario e sulle poltrone e le sedie e finanche nella vasca da bagno con i piedi di leone.

“Per propiziarci il favore degli dei?” indagò Maleficlint che nelle operazioni aveva persino perso un corno che era andato a infilarsi in uno dei quadri degli antenati... proprio sul naso del dipinto di Fred Flinstone.

“No, per portare al Re la prova che ti ho ucciso, imbecille.”

“Ma non mi hai ucciso. Hai solo scoperto che le mie palle non sono proprio così invisibili”, protestò sistemandosi i pantaloni e sedendole di fianco, rosso e appagato come dopo un pranzo di Natale.

“Appunto.”

“Continuo a non comprendere.”

“Tante sono le cose che non comprendi”, gli diede dei benevoli colpetti sulla guancia, “questa, permetti che me la sbrighi da sola. Non ho più bisogno del tuo cuore.”

“In realtà, Natasha di Rasha, già lo possiedi, il mio cuore...”

 

Aaaaaaaaw, adesso si sposano?”

No.”

Ma tutti quelli che si amano si sposano.”

Non tutti e comunque non i miei due migliori agenti!”

Ma non sono uno stregone e una cacciatrice?”

Ovvio. Io... parlavo d'altro.”

 

Natasha che non poteva sopportare cotanta dimostrazione d'affetto, lanciò un gancio destro in faccia a Maleficlint, stendendolo definitivamente in un sonno ristoratore.

 

Perché?”

Ricalibrazione cognitiva.”

 

Si rivestì in fretta e furia, mettendosi a riflettere su come portare a termine la missione: a trovare un cuore finto per re Stark e a pensare a un modo alternativo di sbrigare la faccenda Maleficlint, ignorando i finti giubili della madre che non aveva, che si rallegrava del fatto che Natasha si fosse finalmente, apparentemente appassionata a un uomo... che non fosse Leonardo di Caprio in Titanic.

Prima di abbandonare Maleficlint ai suoi sogni più perversi si prese del tempo per tastare un'ultima volta e con eterna mestizia i suoi maestosi bicipiti.

“Dimostrerò a re Stark che non sei cattivo come sembri... ma che ti disegnano solo... così.”

Se ne andò sotto lo sguardo benevolo di Betty che in tanti, onorati anni di servizio non aveva fatto altro che sperare in un lieto fine per il suo triste e solitario padrone.

 

Nel frattempo, nel regno di Marvel, la diatriba del bacio proseguiva feroce.

“La principessa Steve è mia!” gridava corvo Loki che si era visto costretto ad abbandonare la sua natura animale per combattere a pari altezza con il mastodontico fratello.

“No, è mia! Io sono un vero principe, non tu!”

 

Anche loro lottano... si amano come Maleficlint e Natasha?”

Non proprio, ma la cosa farebbe felice una buona fetta di fandom.”

Cos'è un fandom?”

Non lo so, ma è rilevante che faccia rima con vaffandomo, non trovi?”

 

“Dannato fratello!”

“Dannato cavallo!”

“Che cosa hai detto?”

“Che cosa hai fatto?”

 

Fu la voce stizzita di Phil che pose fine alla diatriba in corso.

“Finiiiiiiiiiiiiiiitela! Che cosa sta succedendo qui?! Come osate disturbare il sonno del guerriero di ghiaccio, voi, infausti, infedeli felloni!”

Loki e Thor, il primo con i denti conficcati del bicipite dell'altro e il secondo con la mano attorno al collo del primo, si voltarono verso il fautore di quell'irruzione inaspettata e non richiesta.

“Stiamo cercando di capire chi ha il diritto di svegliare la principessa Steve!”

“Nessuno dei due è degno di risvegliare la principessa Steve! Per farlo avrà bisogno del bacio del vero amore! E nessuno dei due prova un sentimento tanto profondo e puro per la principessa!”

“Io ho amore frofondo e furo fer il fotere... conta?” farfugliò Loki i denti ancora conficcati nel braccio di Thor.

“Il potere non è abbastanza! Il potere è solo potere!”

“Bella massima.” gorgogliò Thor, “Io amo la giustizia e... i miei capelli. Conta?”

“No, che non conta. È altruistico, l'amore di cui parlo!”

“E allora non ne veniamo a capo... nessuno ha conosciuto abbastanza a lungo principessa Steve per amarlo di amore puro.”

E poi entrambi allungarono lo sguardo proprio lì, dove fatina Phil svolazzava. La verità si palesò ai loro occhi con sconcertante chiarezza.

“Non io...” realizzò la fatina, faticando a contenere la gioia e il tripudio di emozioni che gli si erano scatenate nel petto. Tanto sudò e si eccitò... che svenne.

“Questo deve essere uno scherzo di pessimo gusto.” borbottò Loki.

“Taci, fratello.” Thor si scostò da lui massaggiandosi il braccio smangiucchiato.

“E adesso che si fa?”

“Io ci provo lo stesso...” giubilò Loki, zompettando verso la principessa addormentata.

Thor dovette fermarlo con tanto di placcaggio alla Hulk Hogan.

 

Maleficlint si svegliava proprio in quell'attimo, la testa che gli doleva e la solitudine e il vuoto delle pulizie magiche tutte intorno a sé.

Abbandonato da corvi, sporcizia... e cacciatrici.

“Sono solo. Sono di nuovo soloooooo!” ululò la sua disperazione al cielo, che per solidarietà decise di scrosciare pioggia ancora più forte. Poi, la consapevolezza che la sua solitudine sarebbe potuta diventare la sua forza, con la determinazione di chi non ha più niente da perdere, si rimise in piedi, andò a recuperare il suo corno perduto e si sistemò il mantello che produsse gloriosi lampi neri di malvagità.

“Me la pagherete. Me la pagherete tutti... così cara e così salata, che quando avrò finito con voi, con tutti voi, nemmeno le vostre madri saranno in grado di riconoscervi! La mia giustizia calerà sul regno di Marvel con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su tutti coloro che hanno provato ad ammorbare ed infine distruggere il mio orgoglio! E voi saprete che il mio nome è quello di Maleficlint quando farò calare la vendetta su di voi!” si esibì anche in una prolungata e mostruosa risata che, se corvo Loki avesse avuto la possibilità di sentirla, si sarebbe smontato a forza di applausi.

“BRUTO!” tuonò, prima di uscire dal suo castello.

Il drago verde uscì sobbalzando fra i fragili rami e, raccogliendo Maleficlint sulla spalla, se lo portò via.

“Al regno di Marvel!” ordino un po' strozzato dalla presa di Hulk che non era abituato a tenere in mano cose vive.

“Hulk spacca di brutto!” ruggì il mostro prima di sparire giù per i pendii scoscesi del monte Fatto.

 

Natasha che ancora stava rotolando verso valle, sperando di fare in fretta, si vide superare dal gigante verde e dalla risata perversa del suo amante abbandonato.

“Maleficlint?” rallentò il suo passo solo per darsi il tempo di comprendere la situazione.

“Fermati Maleficlint, non lo fare!” riprese a correre a più non posso prima di capire che, con la velocità a cui balzava Hulk, mai ce l'avrebbe fatta ad arrivare in tempo.

“Ho capito... mi tocca anche questa.” si levò dalle spalle la bisaccia e cominciò a frugarci dentro con frenesia, finché non trovò quello che le serviva: un paio di stivali.

 

Del gatto con gli stivali?”

No, gli stivali delle sette leghe...”

Sette leghe?”

 

Un branco di scarafaggi leghisti cominciò a protestare dall'interno degli stivali ma Natasha li fece rotolare fuori come un pugno di polvere.

“Come osate, bauscia di un'extracomunitaria!” protestò il primo scarafaggio allentandosi il fazzoletto verde che aveva al collo.

“Nel nome del Barbarotta, io vi comando, vile sudista, di lasciare quegli stivali!”

“Sono più simpatici i vostri cugini di Liverpool” commentò serafica Natasha e, allungando un piede, li schiacciò.

Si infilò infine quegli stivali maledetti e riprese il suo inseguimento.

“Maleficliiiiiiint” uggiolò e corse all'inseguimento di quello che comprese essere il suo unico, vero amore... se non fosse che l'amore era solo per i bambini o al massimo per i nani. Con ampi passi raggiunse l'inferocito drago verde che il potente Maleficlint stava cavalcando con estrema maestria (nausea e sballottamenti a parte).

“Natasha di Rasha!” Esclamò non appena si fu reso conto della sua presenza nonché della rapidità con cui la donna riusciva a tenere il loro passo: “Lo sai con cos'altro fa rima Natasha?”

“Ascia?”

“No. Oh, bè, voglio dire... sì che fa rima con Natasha, ma non era a quello che stavo pensando!”

“Fascia?”

“Neanche.”

“Ganascia... ?”

“Oh, per gli slippini di Merlino!”

“Maleficlint, scendi da Bruto! Chi va con Bruto impara ad abbrutirsi!”

“I tuoi giochetti di parole sono veramente scadenti, lasciatelo dire! E pensare che avrei voluto fare del bungabadong invisibile con te!”

“Di che diavolo vai cianciando?”

“Basta! Quando sarò re di Marvel, metterò Buffy obbligatorio per tutti! Non portate neppure un po' di rispetto al nostro padre fondatore, il grande e potente Joss Whedon!”

“Sbaglio o è il tizio che ha suggerito a re Stark di non invitarti alla festa per lo scongelamento della principessa Rogers?” Ribatté l'astuta Natasha. “E comunque non li hai mai letti i fumetti? Ciarlatano!”

“SACRILEGIO!” Maleficlint puntò il suo potente arco al cielo, scoccando una freccia magica che fece addensare grosse e pesanti nubi sul castello davanti al quale erano ormai sopraggiunti.

“Fermati!” Altri due, tre, quattro dardi che fecero crescere grossi tronchi pieni di spine ovunque andassero a conficcarsi. “Maleficlint!” Un ultimo grido prima che i rovi le impedissero di procedere oltre. “-ono 'tata 'on... messa!”

Il mondo di Maleficlint si cristallizzò nell'immobilità più totale: quelle parole avevano avuto il potere di entrargli nel cuore e sciogliere il ghiaccio che lo circondava. La vera prigione gelida non era quella che intrappolava ancora nelle sue grinfie il bellissimo e dormiente Steve Rogers, ma la gabbia che aveva impedito alla bontà di Maleficlint di risplendere della luce di mille soli.

“Natasha, mia amata! Mi dispiace di aver detto che il tuo nome fa rima con bagascia!”

“C-Che cosa?” La cacciatrice, che stava affogando tra i rametti puntuti, laddove neppure i suoi magici stivali secessionisti avrebbero potuto portarla, sbraitò qualcosa in una lingua che né Maleficlint né altra anima vivente conosceva.

“Hai detto che sei stata compromessa, no? Niente ha più importanza! Fuggiamo e andiamo ad aprire un bar sulla spiaggia a Tahiti!”

“A Tahiti proprio per niente! E comunque ho detto che sono stata con Proctor a messa.”

Maleficlint inorridì. “Chi è Proctor?!”

Natasha non ebbe il tempo di spiegarsi che la furia era ritornata ad accendere lo sguardo del famigerato stregone il quale, per tutta risposta, scagliò ulteriori frecce, circondando il castello di una fitta trama di possentissimi rovi che avrebbero ucciso chiunque avesse tentato di avvicinarvisi.

“Che tu sia felice col tuo proctologo, Natasha bagaaaaaa -” le sue parole si persero nel niente. Con un ultimo balzo, Hulk lo condusse sulla sommità della torre ovest dove la contesa per il primo vero bacio della principessa continuava ormai da ere...

 

… nessuno aveva il coraggio di praticare la respirazione bocca a bocca a Phil, che ancora giaceva svenuto sulla moquette. Uno schizzetto di liquido glitterato suggeriva che si era pisciato addosso dall'emozione: tutti i presenti fecero educatamente finta di niente.

Fatina Nick irruppe nella stanza, seguito a ruota dalla magnifica principessa Peggy, nonché direttrice del C.A.T.A.P.U.L.T.A, finalmente sopraggiunta per mettere fine a quell'inquietante serie di grossolani errori di incompetenza.

“Fermi tutti!” Ordinò l'autorevole Nick, gettando lo sguardo del suo unico occhio magico in giro per tutta la stanza.

“Grande fatina Nicholas J. Fury!” Tuonò il nobile Thor, prodigandosi in un mezzo inchino. “Sono più che onorato di fare la vostra conoscenza!”

“Dannato figlio d'Odino, ci siamo già conosciuti! Mi spieghi che hai in quella testaccia bacata? È proprio vero il detto chi non ha testa abbia bicipiti, quadricipiti, addominali e capelli fluenti!”

“Non credo di avertelo mai chiesto, Nick”, esordì re Stark, che – non essendosi accorto di nulla – si trovava a passare di lì per puro caso. “Per cosa sta la J?”

“Per Jasmine”, rispose seccamente la fatina, bloccando una qualsiasi appendice all'inquisizione reale con un'occhiata che avrebbe ucciso anche una montagna. “Torniamo a noi! Maria, aiuta Phil a risvegliarsi... fa' uso della tua ninna nanna se necessario.”

“Ninna nanna?” Obiettò Peggy, che di tutto quel caos non aveva capito proprio niente.

“Maria è così stonata che, una volta, ha persino rischiato di svegliare un morto.”

“È stato orribile”, decretò Maria, svolazzando sul corpicino privo di sensi del collega. Si schiarì la voce e a quello... seguirono i trentasette secondi più orribili della vita di ognuno dei nobili, creature magiche e divinità che ebbero la sfortuna di trovarsi in quella camera da letto sulla cima della torre più alta del castello di Marvel.

“Qualcuno la faccia smettere!”

“Per tutti i goblin, meglio sordo che... q-questo!”

“Aiutatemi ad infilarmi la parrucca nelle orecchie!”

“Non bastava fargli annusare un'ascella pezzata?”

“O le mutande di Stark...”

“Come osate, potrei accusarvi di tradimento e gettarvi in pasto ai porci!”

“Cos'è questa ossessione per i porci?!”

“Non ne ho idea. Sono esseri sensibili ed intelligenti! George Clooney dice che...”

“Tacete!”

 

“Non ci credo!” Maleficlint aveva appena fatto capolino dal davanzale della finestra che era riuscito a raggiungere grazie all'aiuto di Hulk. “Hanno organizzato un'altra festa e di nuovo non mi hanno invitato! UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”

Il suo grido di dolore si perse nel niente e – finalmente – il canto di Maria, che aveva fatto sì che niente di tutto ciò che era stato pronunciato fuoriuscisse dalla torre, cessò. Phil si era ripreso e avrebbe pure tentato di svenire di nuovo se corvo Sam non fosse coraggiosamente intervenuto ad impedirglielo.

“Bel lavoro, Sam! Come hai fatto a resistere alla cristallina voce di Maria?”

“Tappi di cerume.”

“Che schifo.”

“Non lo sapete che i cotton fioc sono pericolosissimi?”

Scossero tutti il capo, uno dopo l'altro, lasciando il povero Sam da solo nella sua scientifica saggezza. “Pivelli, non lo guardate mai Medicina 33?”

“Adesso basta con le boiate non pertinenti!” Gridò Nick, tentando di richiamare l'attenzione su questioni più importanti. Svolazzò in direzione di Phil, aiutandolo ad avvicinarsi alla dormiente beltade che giaceva nel baldacchino ignara dell'infinita diatriba in corso proprio ai piedi del suo letto.

“Fatina Phil, non vorrei farti salire l'ansia da prestazione, ma è tutto nelle tue mani”, asserì seriosamente Nick.

“Nella tua bocca, per la precisione”, precisò Loki con tono mellifluo.

“E questo che diavolo ci fa qui?” Intervenne re Stark. “Sei il parrucchiere inviato dalla mutua?”

“Un'ottima idea”, Thor di Loréal dovette dire la sua, dato che di chiome fluenti se ne intendeva eccome.

“Vero? Secondo i sondaggi, più è alla moda il tuo taglio di capelli e più allegramente i sudditi pagano le tasse.”

“I miei dicono esattamente la stessa cos-”

Peggy, che aveva appena sollevato il pesante MewMew di Thor, prese entrambi gli inopportuni nobilastri a martellate finché non accettarono di rimanersene zitti.

“Bene”, riprese Nick, avendo finalmente riottenuto l'attenzione del pubblico. “Phil, dicevo... è tutto nelle tue labbrine glitterate.”

“Sei proprio sicuro che sia all'altezza del compito?”

“Certo che lo so. Non appena avrai risvegliato la principessa, ti manderò in vacanza a Tahiti.”

“Tahiti? Wow”, Phil si ringalluzzì tutto al pensiero di poterci portare anche Steve. “Dicono che sia un posto magico.”

“Così dicono, orbene”, lo condusse fino al cuscino dell'eroe nazionale, invitandolo a procedere. Phil, su zampette tremanti, avvicinò le labbra rosee e piene del guerriero ghiacciato, arrampicandosi sulle sue guance lisce e perfettamente sbarbate.

“Il bacio del vero amore”, sussurrò tra sé prima di sporgere, lentamente, la sua soave boccuccia verso...

 

Proprio in quell'istante, all'esterno della torre, Hulk aspettava solo un ordine del suo padrone per catapultare lo stesso Maleficlint all'interno della camera da letto della principessa.

“ADESSO!” Gridò lo stregone, tagliando la corda che teneva in tiro la coda del drago, dandosi così la propulsione giusta per essere scagliato – proprio come una delle sue frecce – nel bel mezzo di quella che credeva essere l'ennesima festa alla quale non era stato invitato.

“Feeeeeeeeeeeeermmmiiiiii.”

 

Perché parlano a rallentatore?”

È la scena clou, e le scene clou sono sempre al rallenty...”

Oooooh. Dai, dai, vai avanti, zio! Non sto più nella pelle!”

 

Maleficlint avrebbe sicuramente placcato il povero Phil, schiacciandolo come una comunissima zanzara se solo...

 

… la cacciatrice non fosse intervenuta! Entrò in corsa nella stanza, gettandosi oltre la soglia fino a spiccare un balzo felino che la fece sollevare a mezz'aria, tutta graffiata e spettinata com'era per colpa dei rovi che aveva dovuto attraversare per entrare a palazzo.

“Maleficlint noooooooooooooooooooo!”

Mentre le labbra di Phil sfioravano quelle della principessa Rogers, le braccia di Natasha di Rasha si strinsero attorno ai bicipiti lussuriosi dell'incompreso Maleficlint, deviando di fatto la sua traiettoria fino a schiantarlo contro la parete opposta.

Le tre fatine trattennero il fiato, Maleficlint mugugnò una qualche protesta, Natasha gemette per il dolore dello scontro, Thor si stava pettinando, Sam non si era accorto di niente perché i tappi di cerume e gli occhiali da sole gli impedivano di far uso degli unici due sensi di cui aveva bisogno in quell'istante, Loki stava cercando di decidere su quale altro regno avrebbe potuto mettere le mani, Stark stava pensando che un evento del genere avrebbe fatto salire alle stelle le vendite della sua autobiografia ufficiale e Peggy... Peggy fu la prima su cui si posarono gli occhi del redivivo e prode guerriero Steve Rogers.

“Urrà! Urrà! Phil è riuscito a spezzare la maledizione!” Annunciò un'estatica Maria Hill, sollevando braccia ed ali in un gesto trionfante.

“Alla fine il vero amore trionfa sempre!” Decretò Thor, unendosi al coro festante.

“Come nella migliore delle tradizioni!”

“Il nostro eroe è tornato!”

“Così la prossima volta impari a darmi della bagascia”, soffiò Natasha vendicandosi immantinente su Maleficlint con un ben assestato calcio negli zebedei, che ululò sì dal dolore, ma non si mosse dallo stritolante abbraccio nel quale si erano inavvertitamente avvolti (senza contare che fu chiaro a tutti i presenti che le sue palle erano tutt'altro che invisibili).

 

E tutti vissero felici e contenti.”

Ma zio Nick, no!”

Come no? Non finiscono così le storie?”

Sì, ma non è finita!”

Certo che è finita. La sto raccontando io la storia, lo saprò.”

Manca l'epilogo. E la morale. Lo sanno tutti. C'è anche nella storia dei tre porcellini!”

Chi, Puffa?”

Adesso sbagli anche le consonanti?”

No, no... e va bene, ed epilogo sia.”

Il matrimonio della principessa!”

Pure?”

Per forza, tutte le favole finiscono con un matrimonio.”
“Ammazza che fantasia sti Grimm. E allora... andiamo a nozze!”

 

Re Stark non si era per niente risparmiato per il matrimonio della principessa Steve.

Partecipazioni come se piovesse, avevano raccolto un numero così mastodontico di invitati provenienti da tutti i sette regni da richiedere un impiego extra di creature magiche, raccattate da tutti i porti di Marvel, cancellando di fatto, per un'intera giornata, il problema della disoccupazione.

Tutti erano felici, nessuno si lamentava, i ritardi delle carrozze non erano che poca cosa se rapportati ai miliardari introiti di cui beneficiò la città tutta, dai ristoranti agli alberghi, dalle osterie ai bordelli! Una baraonda di colori e giuoia sonante, allietata da musici, mangiafuoco e teatranti che portavano allegria per pochi spiccioli.

La cerimonia fu celebrata nella sala dei ricevimenti di Stark e (stavolta!) erano stati invitati tutti, ma proprio tutti, Maleficlint compreso, alle gioiose nozze della principessa Rogers e...

 

... fatina Coulson?”

Putroppo no. Fatina Phil era fidanzato con una violoncellista...”

Però è innamorato di principessa Rogers.”

Le vie dell'amore sono infinite.”

 

… e Peggy Carter, indomita eccellenza e membro di spicco del C.A.T.A.P.U.L.T.A.

A seguito di una moltitudine di pomeriggi passati assieme a chiacchierare e chiacchierare dei bei tempi andati, Peggy aveva rivelato a principessa Rogers di essere stata lei stessa congelata in un blocco di ghiaccio per lunghissimi secoli, prima di essere scongelata grazie al prototipo di Phon modello Fondue di Howard Stark, padre di re Tony e di aver cercato per anni, invano, il suo corpo fra i ghiacci, avendo percepito il suo frigido destino così simile al suo...

La principessa Rogers le aveva fatto capire di non poter cedere a peccati di lussuria se non a qualche abile palpatina e petting più o meno spinto, e soprattutto non prima di essere convolato a giuste nozze: dopo, settimane, mesi di inutili ciarle, Peggy lo aveva costretto a sposarla, minacciandolo con un rompighiaccio.

 

Il gran giorno era stato così tanto atteso che, quando fu il momento del fatidico sì, principessa Steve aveva rischiato di svenire dall'emozione più per l'imminente perdita delle verginità che per il vero e proprio cappio al collo.

“... e se c'è qualcuno che pensa che questo matrimonio non debba essere celebrato... taccia ora... o parli per sempre.”

Peggy, inarcò un sopracciglio, le mani ancora fra quelle di Steve.

“Ma non era parli ora... o taccia per sempre?”

Happy, il postiglione della carrozza di re Stark, che per quel giorno fungeva da funzionario dei matrimoni, accreditato all'Università degli Studi di Internet, si strinse nelle spalle: “Re Stark è stato specifico a riguardo. Parli per sempre... c'è scritto così.”

“Oh, bè...”

La formula, al solito, aveva prodotto il silenzio più totale, sacrale: nessuno osò emettere verso, onde evitare di dover chiacchierare per sempre.

Quando l'attimo di sospeso stupore fu passato, Happy si concesse un sorriso rilassato: “Allora io vi dichiaro moglio e marit-”

“STOOOOOOOOOOOOOOOP!” vibrò una voce dal fondo della sala, in un fragore di porte sbattute e ansimi brutali.

Principessa Steve e principessa Peggy si voltarono all'unisono con l'intera sala in un fruscio di vesti e cappellini più o meno vistosi.

Il Soldato D'Inverno, Bucky, l'amico d'infanzia, fautore della nuova catalessi dell'ex guerriero ghiacciato, si stagliava sudato, mezzo nudo e capellone al centro del corridoio.

“Questo matrimonio, non s'ha da fare!” gridò ansimante d'ira.

“Manzoni torna su quel ramo del lago di Como!”

“Preferivo Leopardi!”

“Don Rodrigo culo!”

“Anvedi sta monaca di mmmmmmmonza!” ciarlavano concitati tutti gli invitati, così spronati ad inveire contro il brutale obbligo allo studio e allo svisceramento di romanzi nei testi scolastici.

“Bucky, amico mio...” soffiò principessa Steve che, solo per un attimo, aveva lasciato andare le mani di Peggy Carter.

“Perché? Steve, dimmi perché? Io ti credevo morto! Io, che ti ho punto, proprio con questo mignolo qui...” e nel dirlo aveva sollevato il dito, mostrando il mignolo puntuto, fautore di mille e più sventure, causando scompensi a destra e a manca, “Sono passate settimane, settimane terribili, in cui mi sono inflitto le peggiori punizioni corporali per riscattare l'orrido gesto... del mio braccio meccanico!”

“Oh Bucky, amico mio, io non ne avevo idea, io dormivo!”

“No! Tu mi hai mentito! E mi ha mentito, tutto il regno! È tutto un complotto.” e poi voltandosi verso la telecamera di Medieval TV, “un complotto che risale ai tempi dei Maya, da quando al gioco del calcio era affiancata la brutale pratica dello sgozzamento coatto dei perdenti. Perdenti, come il nome della società segreta dei Perdents delle colline brumose che avevano scoperto gli alieni, ancora prima che Steven Spielberg ne reclamasse la paternità assoluta.

Complotti, complotti che arrivano dalle grotte più oscure del monte Bossari... coincidenza? Io non credo.”

“Ma di che sta parlando questo?” domandò Re Stark che stava già pensando al banchetto, affatto preoccupato dalla diatriba in corso.

“Maleficlint, non puoi praticare un incantesimo per farlo smettere? Sta rovinando la festa a tutti.”

Maleficlint che non aveva smesso un solo istante di limonare con la sua amata cacciatrice, si scostò con uno schiocco dalla compagna per rivolgere attenzione alla scena.

“No, ho smesso. Adesso sono nello spionaggio organizzato.”

“Loki? Corvo Loki, puoi occuparti tu di questa faccenda?”

Loki, che non era per niente sicuro di azzeccarci qualcosa in quelle celebrazioni del tutto... umane, si ridestò dal suo torpore di noia, facendo schioccare la lingua biforcuta.

“Non è un target che stimola la mia cupidigia...”

“E allora chi? Fermate quell'Adam Mnemgo dei poveri, perdio! E che la principessa Steve abbia la sua sana scopata!”

 

Scopata?”

Sì, insomma, lo sanno tutti che a Steve piace spazzare pavimenti... cantando... con gli uccellini.”

Oh, sì!”

 

Fu il prode Thor ad intervenire: scusandosi con la soave fanciulla con la quale aveva intrapreso un'interessantissima conversazione sul movimento degli astri di cui, per altro, non aveva capito assolutamente niente (aveva tentato inutilmente di vertere su argomenti a lui più congeniali: come lo shampoo, l'henné o lo extensions), si erse in tutta la sua poderosa altezza e, facendo ruotare il suo fidato MewMew, smartellò il pericoloso Adam Mnemeno della Bassa Stagione fuori dalle doppie porte della sala ricevimenti, opportunamente spalancate dal fidato Jarvis.

Grida festanti accompagnarono il provvidenziale intervento del re del tuono, al quale seguì – FINALMENTE – il bacio che sancì il matrimonio tra principessa Steve e principessa Peggy una volta per tutte.

“Urrà! Urrà!”

“Perché è un braaavo ragazzooo perché è un bravo ragazzooo...!”

“Viva gli sposi!”

“Auguri e figli Hulk!”

“Mandarini per tutti!”

Gli auguri si sprecavano, le congratulazioni pure... fu così che dalla cerimonia si passò al banchetto e dal banchetto all'aperitivo e dall'aperitivo all'apericena cui seguì una pizzata e infine una capatina in creperia, con un'ultima puntatina ad un pub dove si erano tutti fatti fare una sana tisana allo shawarma per facilitare la digestione.

Negli anni che seguirono, le tre fatine strinsero una solida e resistente alleanza con il C.A.T.A.P.U.L.T.A. della principessa Peggy. A Phil vennero concesse due settimane di vacanze pagate a Tahiti, che si rivelò essere un centro benessere nella zona paludosa e termale del regno di Marvel: un vero toccasana per le giunture scricchiolanti della sua amata violoncellista nana.

Bucky venne assunto in pianta stabile agli studi di Medieval TV, rete per cui condusse una serie infinita di programmi tutti uguali, specializzati nella denuncia di pericolosi complotti atti a soggiogare le inermi popolazioni dei sette regni.

Hulk e Betty, liberatisi finalmente dai folli piani di potere di un deviato Maleficlint, fecero fagotto e, dopo aver salutato tutti i loro più cari amici, intrapresero un lungo viaggio alla volta di sconosciute terre orientali dove Bruto avrebbe cercato una soluzione ai suoi pericolosi attacchi di rabbia; il tutto gustandosi i succulenti manicaretti della compagna.

Re Stark e la sua consorte, la regina Pepper, tornarono alla loro vita matrimoniale più idillica che no, ma solo dopo che la moglie gli ebbe fatto promettere di cancellare l'annuale, degradante concorso di Miss Corsetto Bagnato e di eliminare i corsetti in toto, salvo per quelle donne che avessero voluto continuare a portarlo.

Thor, accompagnato da Lady Foster, la giovane fanciulla conosciuta al matrimonio, partì alla volta del regno di Iutub, dove i grandi saggi dei video tutorial gli avrebbero insegnato a padroneggiare a pieno l'arte dell'acconciare i capelli. Il fratellastro Loki, che aveva deciso di seguirli, riuscì a dileguarsi nel bel mezzo del viaggio, stuccato dalle continue effusioni tra i due. Visitare i regni circostanti gli parve una buona idea: a cominciare da quello del monte F-F-Fatto, dove sperava di instaurare una dittatura medio-tirannica a base di indovinelli e sfiancanti sessioni a QuizDuello.

Principessa Steve e principessa Peggy goderono della loro ritrovata felicità, approfittando a pieno della luna di miele nella villa di Malibù di Stark, che grazie al cielo – almeno per quella settimana – non rischiò di essere distrutta da un qualche bombardamento non meglio giustificato.

Fatto ritorno nel regno di Marvel, Steve cominciò a lavorare per il C.A.T.A.P.U.L.T.A. in veste di alto ufficiale, affiancato dal suo fidato compagno corvo Sam, che poté finalmente far sfoggio di tutto ciò che aveva imparato durante i duri anni di convivenza con il potente Maleficlint, al quale – tutto sommato – voleva ancora molto bene.

Nonostante avessero accettato anch'essi il lavoro fisso offerto da Peggy e fatina Nick, l'ex-cupo stregone e la sua amata cacciatrice optarono infine per un lungo anno sabbatico ufficialmente trascorso all'insegna dell'esplorazione degli angoli più reconditi dei sette regni, ufficiosamente a contare anche le crepe del soffitto della loro camera da letto. Il castello sull'albero crollò dopo pochi giorni e i due furono costretti a trasferirsi in uno scomodo monolocale nel centro cittadino dove gli affitti erano alle stelle e i loro sensi pure.

Fu così che, con alti e bassi, vissero per sempre felici, contenti e con una buona possibilità di ricevere una pensione semi-decente prima dei novantatré anni (principessa Steve esclusa, perché ormai fuori target).

 

*

 

“E la morale, zio? Ti sei dimenticato la morale!” Squittì la bambina, tormentandogli un braccio con entrambe le manine.

“Dipende da come la interpreti.”

“Intra... preti? Cosa c'entrano i preti?”

“Interpreti,” ripeté, poggiandole una mano sul capo. (Se non altro il whisky aveva fatto il suo effetto.) “Per esempio: bere troppo rischia di farti sparare un sacco di stronzate.”

“Stronzate.”

“Sì, ma non lo ridire, va bene?”

“Stronzate.”

“Okay, bambolina, se lo devi ridire almeno non dire a tua madre che te l'ho insegnata io, intesi?”

“Stronzate.”

“Sai cosa? Dille pure che sono stato io, tanto da qualcuno prima o poi le dovrai pur imparare...”

“E poi?”

“Poi che le giornate di pioggia rischiano di farti diventare matto.”

“E basta?”

“Che alle volte la gente si incaglia in quelli che sembrano dei problemi insormontabili, ma che tuttavia, ad una mente più lucida e razionale, si rivelano essere dei semplici malintesi.”

“Questa non l'ho capita, zio.”

“La capirai... un giorno,” decretò misticamente, anche se si era già dimenticato di che razza di assurda lezione di vita le avesse appena propinato a tradimento.

“Un'altra magari?”

“Se qualcuno non ti invita ad una festa, ignorali. Non sanno che si perdono.” Parve ripensarci, ma esitò un paio di istanti prima di riprendere a parlare. “Ma fagliela pagare se se ne presentasse l'occasione.”

“Come sei saggio, zio.”

“Lo so. E adesso... go the fuck to sleep.”

“Ma sono solo le sei del pomeriggio!”

“Ti sembro avere l'aria di uno a cui importa? Da qualche parte, nel mondo, è l'ora di andare a letto! Marsch!”

La bambina scattò sull'attenti, portandosi una mano alla fronte in un goffo e buffo saluto militare.

“Signorsìzione.”

Mentre osservava la lenta marcia di Lizzie fuori dal salotto e in direzione della sua camera da letto, Nick Fury pensò che, dopotutto, non faceva poi così schifo come baby-sitter...

… in effetti, era pure peggio.





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E vissero per sempre felici e contenti :P i nostri neuroni un po' meno ù_ù ringraziamo quelli, i nostri deliri notturni e soprattutto chi ci ha letto, chi si è preso la briga di commentare e farci sapere che ne pensava :3 come al solito noi siamo più che felici di sentire i vostri pareri!
Oltre a questo... bè, speriamo non ci prenda un altro attacco di stupidite tanto presto XD
Grazie ancora a tutti!
E & S.

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