Because I Love You

di _xwatson
(/viewuser.php?uid=216266)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** If I love him ***
Capitolo 2: *** I'll put my future in you ***
Capitolo 3: *** Pen Pals ***



Capitolo 1
*** If I love him ***


If I love him

Sebastian si era abituato ad essere considerato pazzo dalla gente, ad essere guardato male quando camminava per strada, ad essere un emarginato e per quanto si sforzasse stava iniziando a credere anche lui stesso che nella sua testa ci doveva essere qualcosa che non andava.
Però c’era sempre quella vocina che lo rincuorava quando gli altri lo aggredivano, quella vocina nella sua mente che gli diceva che lui non era pazzo, era semplicemente più speciale di tutti gli altri, vedeva oltre, vedeva cose che gli altri non sarebbero mai riusciti a vedere.
Fin da quando era piccolo, Sebastian vedeva queste strane creature, che gli apparivano come ombre sfocate, solamente quando era da solo, ombre che non portavano mai a nulla ma che avevano sempre la capacità di farlo entrare nel panico più totale. Avevano delle forme strane, che non sarebbero mai potute appartenere a degli esseri umani; assomigliavano più a sfingi, elfi, grifoni, grossi lupi che secondo tutti erano solo frutto dell’immaginazione di Sebastian e del suo desiderio di attirare sempre l’attenzione.
Poi però era arrivato lui, con quel suo strano sorriso felino che lasciava prevedere solo altri guai, con il suo comportamento decisamente incostante , con i suoi incoraggiamenti ad andare avanti e le sue infinite e pazienti spiegazioni. Lui che gli aveva insegnato a trasformarsi.
Sebastian era convinto che uno dei giorni più belli della sua vita fosse stato quello in cui aveva conosciuto, sul limitare del bosco vicino alla Dalton Academy School, Hunter Clarington.
Quel giorno era seduto su un masso di pietra con alcuni quaderni che aveva portato con sé per fare i compiti, ma in realtà stava riflettendo sulla conversazione che aveva avuto solo qualche ora prima con il preside, che gli aveva fatto notare quanto i suoi voti fossero scarsi e insufficienti per passare l’anno – come se Sebastian non lo sapesse già da solo.
Però la scuola era sicuramente l’ultima cosa nella lista dei suoi pensieri; dopotutto, a chi sarebbe mai interessato del suo futuro? Non importava agli insegnanti, ai suoi genitori, non importava nemmeno a lui stesso: cosa avrebbe mai potuto fare della sua vita un pazzo psicopatico, se non dormire sulle panchine dei parchi e girovagando per i vicoli del paese parlando da solo e chiedendo l’elemosina?
Fu in quel momento, distratto da quei pensieri amari sul suo futuro, che Sebastian non si accorse dell’ombra che stava comparendo davanti a lui.
Alzò lo sguardo solo quando si trovò davanti un enorme lupo dal pelo scuro che gli ringhiava contro, e senza nemmeno accorgersene arrancò all’indietro, cadendo dal sasso e sbattendo con forza un fianco contro il terreno duro sotto di sé. Provò a strisciare per ancora qualche metro, facendo leva su gomiti e ginocchia, ma il fianco gli pulsava dolorosamente e in qualsiasi caso il lupo l’avrebbe superato sia in velocità che in agilità.
Smise di tentare di fuggire e si girò sulla schiena, guardando l’animale muoversi circolarmente attorno a lui, quasi soppesandolo e cercando di capire se attribuirgli o meno una qualche importanza.
Sebastian era certo di non aver mai avuto tanta paura in vita sua, nemmeno quando vedeva le ombre: sapeva che quelle non gli volevano fare del male, anzi, in genere rimanevano sempre a distanza, mentre quel lupo era il primo che aveva provato ad avvicinarsi a lui e non aveva idea di quali fossero le sue intenzioni.
Cercò di calmarsi rapidamente, regolarizzare il respiro e fermare i continui tremiti del suo corpo che sembrava non voler rispondere ai suoi ordini.
Il lupo, nel frattempo, gli si avvicinò e Sebastian girò il viso dalla parte opposta, chiudendo gli occhi e stringendo forte la mascella, il viso contratto in una smorfia di terrore e una lacrima solitaria che gli bagnava la guancia. “Fai che sia veloce, ti prego fai che sia veloce” si ritrovò a pensare e a pregare con tutto sé stesso mentre sentiva il fiato caldo dell’animale sulla gola, lo sentiva annusargli il viso e respirare rumorosamente sopra di lui.
Il suo corpo, prima tremante, ora era letteralmente paralizzato, come ad aspettare un qualsiasi movimento del lupo.
Quando Sebastian ormai si era rassegnato a venir sbranato lentamente e dolorosamente, l’animale si allontanò da lui che, incredulo, aprì piano un occhio e non poté fare a meno di guardare con stupore la bestia mentre si allontanava agilmente dal suo corpo.
Quello che ancor meno si aspettava, però, fu vedere le membra del lupo contrarsi e allungarsi, il pelo scomparire insieme alle zanne e trovarsi davanti, al posto di un animale sconosciuto, un ragazzo completamente nudo che lo fissava con un ghigno sul volto.
Sebastian era letteralmente paralizzato, e non sapeva se la situazione fosse peggiore in quel momento o qualche secondo prima. Diavolo, lì una volta c’era un cane, e ora uno sconosciuto che lo guardava ridendo!
“C-Che cazzo sei tu? Da dove vieni fuori? Se è uno scherzo sappi che non è divertente, per niente”
Il ragazzo scoppiò a ridere “Invece è stato divertente vederti tremare come una foglia, in realtà. La scena del lupo grosso e cattivo mi riesce sempre particolarmente  bene, ma in qualsiasi caso non volevo farti del male quindi puoi tranquillamente calmarti ora, sai?”
Sebastian respirò lentamente, cercando di raccogliere tutti i suoi pensieri in un discorso coerente “Tu eri un lupo”
Il ragazzo annuì “Già, ero un lupo”
“E adesso sei umano” continuò Sebastian.
“Si, in questo momento sono umano. Non vorrei offenderti, ma la tua intelligenza lascia alquanto a desiderare, per il momento. Insomma, sono un normalissimo licantropo, non vedo particolari problemi.”
Sebastian cercò di controllare l’impeto di rabbia che lo invase a quelle parole, ricordando che in ogni caso quell’essere avrebbe potuto trasformarsi in lupo e mangiarlo per cena.
“Ovvio, un normalissimo lupo che una normalissima persona incontrerebbe ogni normalissimo giorno” commentò con sarcasmo.
“Ma considerando che tu non sei una normalissima persona, non vedo problemi.” rispose il ragazzo con un’alzata di spalle, iniziando a frugare nei cespugli lì intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Sebastian si chiese se non fosse anche lui uno psicopatico; dopotutto, la trasformazione da lupo inumano poteva essere una semplice proiezione della sua mente deviata: non esistevano ombre, creature sovrannaturali, licantropi, era solamente lui ad avere qualcosa che non andava.
Fu in quel momento che il ragazzo tirò fuori da un cespuglio un paio di pantaloncini e una t-shirt che indossò velocemente; ora lo si sarebbe potuto scambiare tranquillamente per un tipico adolescente che stava facendo un’innocua passeggiata nei boschi.
Fu a quel punto che Sebastian prese la decisione di squagliarsela nel modo più gentilmente possibile.
“Senti, sono felice di averti conosciuto ma io sono totalmente umano, anche se presumo di stare impazzendo, e non ho niente da fare qui, quindi preferirei andarmene, senza offesa” detto questo si alzò in piedi appoggiandosi ad un albero dietro di lui “Addio”
“Ehi, frena” in una frazione di secondo Sebastian si ritrovò lo sconosciuto a pochi centimetri da sé, che gli teneva saldamente un braccio “Ricominciamo questa conversazione da capo, forse ho affrettato le cose ma pensavo che tu sapessi già di non essere umano”
Sebastian lo guardò come se fosse pazzo, e strattonò il braccio cercando di sciogliere la presa ferrea dell’altro con scarsi risultati.
“Mi chiamo Hunter Clarington, sono un licantropo e mi piacerebbe fare un paio di chiacchere con te. Da amici, ovviamente” aggiunse con uno strano sorriso “E tu come ti chiami?”
Lui esitò prima di rispondere “Sebastian Smythe. Cosa pensi che sia, se non sono umano? E…Perché è tutta la vita che vedo cose sovrannaturali, che non dovrebbero esistere, come te, ma non ho nessun segno particolare che mi identifichi? Co-“ Continuò a dire frasi a raffica fino a quando Hunter non lo interruppe.
“Calma, Sebastian, calma. Che ne dici di venire a prendere un caffè con me e discutere con calma di tutti i tuoi problemi? Offro io”
“Ai licantropi piace il caffè?” chiese Sebastian, stupendosi da solo dell’idiozia presente nella sua domanda.
“Non sai quanto” rispose Hunter facendogli l’occhiolino.
 
Sebastian scoprì così di essere un ibrido, il frutto di una relazione tra un licantropo e un’umana, che dopo averlo partorito lo aveva abbandonato probabilmente in un orfanotrofio o vicino alla casa dei suoi genitori, che avevano deciso di adottarlo e allevarlo come se fosse figlio loro. Non si stupì nemmeno più di tanto di quella scoperta, dopotutto non aveva mai avuto nessun tratto in comune, né fisico né caratteriale, con loro, anche se questo non significava che facesse meno male.
Era incredibilmente felice di sapere finalmente qual era la verità; aveva passato gran parte della sua vita a nascondere al resto del mondo quello che vedeva e pensava, e a credere di immaginarsi tutto: sapere che non era così gli aveva tolto un grandissimo peso dallo stomaco che non sapeva nemmeno di avere.
Hunter era diventato suo amico, nonostante fosse una persona veramente strana e con un umore decisamente instabile; Sebastian si trovava bene con lui, anche quando faceva l’offeso – cosa che accadeva assai frequentemente – o non aveva voglia di parlargli.
Hunter sapeva, sapeva più cose lui di Sebastian che persone che lo conoscevano da anni.
Sebastian provava quella strana  stretta allo stomaco ogni volta che lo vedeva, ogni volta che lo vedeva inquieto desiderava andare lì, abbracciarlo, dirgli che lui ci sarebbe sempre stato.
Non sopportava nemmeno più di stare troppi giorni lontano da lui e, le poche volte in cui purtroppo succedeva, quando tornava gli sembrava che dopo tanto tempo il solo fosse tornato finalmente a splendere.
Aveva provato, una volta, a dirglielo, ma la relazione di Hunter non era stata molto positiva.
“Cosa – Che cosa significa che per te sono più di un amico?” gli chiese guardandolo negli occhi come a supplicarlo di aver capito male.
Sebastian in quel momento desiderò sprofondare nel terreno e non venirne più fuori.
Hunter fece un lungo sospiro, ma sembrava decisamente sconvolto “Senti, potrei averci anche provato qualche volta con te non intenzionalmente, ma non sono il tipo da fidanzato, coccole, dolcezza e smielate varie.”
“Non ho mai chiesto che tu fossi quello che non sei, Hunter, semplicemente voglio che tu ammetta che, in fondo, sei attratto da me. Noto come mi guardi quando pensi che io non ti veda, cosa credi?”
Le guance di Hunter si tinsero di rosso, e Sebastian non poté non sentirsi soddisfatto “Non importa come ti guardi io, provi quello che pensi di provare per me perché sono stato il primo essere sovrannaturale che hai conosciuto, perché ti ho detto chi sei in realtà, non per altri motivi”
Sebastian fece una risata amara e scosse la testa “Lascia decidere a me perché provo certe emozioni, per favore, non puoi buttare lì dei motivi e far finta che la conversazione si chiuda nel modo in cui vuoi tu”
“Ma lo ha già fatto, Sebastian. Tu mi hai detto che io ti piaccio, e ho risposto che non ci potrà mai essere nulla fra noi. Contento, ora?” Hunter osservò Sebastian deglutire come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco, e se andò senza dirgli un’altra parola.
Da quel giorno Sebastian non accennò più nulla su quell’argomento, e tutto andò avanti come se quella conversazione non fosse mai esistita, e anche se questo faceva male sapeva che non avrebbe potuto tollerare di perdere per sempre l’amicizia di Hunter.
 
E poi venne quel giorno. Quel giorno che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato, quel giorno che cambiò tutto, una volta per tutte.
Hunter aveva sentito in giro delle voci che sostenevano che alcuni lupi mannari sarebbero tornati a breve in città.
Quando aveva questo a Sebastian, lui aveva chiuso gli occhi e aveva collegato tutto “Quindi suppongo che ora te ne andrai, non è così?” gli chiese con filo di voce “O finiresti nei guai”
Hunter lo aveva guardato perplesso “Che noi ce ne andremo, vorrai dire”
Sebastian rise debolmente, incredulo, ma quando capì che non era uno scherzo la risata gli si spense in gola.
“Io… Questo è il posto in cui vivo, il mio paese; ci sono i miei genitori, la gente che ho sempre conosciuto…”
“Sebastian” venne interrotto con fermezza “E’ troppo pericoloso rimanere qui, lo sai anche tu. Non so cosa stia cercando questa gente, ma io ho ignorato alcune regole dei licantropi  un paio di volte. Non voglio che ci siano degli scontri.”
“E allora vieni qui, senza avvertire, e mi chiedi di mollare tutto per seguirti?” Sebastian sentì la rabbia montargli in corpo insieme all’indignazione.
“Oh avanti, non ti è mai importato nulla di questo paese e questa gente, come a loro non sei mai interessato tu. Non appartieni a questo mondo, Sebastian. Qui a lungo andare causeresti dei problemi, e questo non è ciò che vuoi, quindi tanto vale fare le valigie e andarsene subito”
“Non sarò come loro, ma non sono nemmeno come te. Dio, perché devi essere sempre così stronzo, Hunter? Ti senti soddisfatto a ferire la gente?” urlò Sebastian.
L’altro lo guardò come se non credesse a quello che aveva appena sentito “Dico solamente la verità. Se è troppo per te, prego, rimani pure tutta la vita in questo minuscolo paesino a far finta di essere ciò che non sei!”
“Anche io ti ho detto la verità, sai? Ti ho detto che ti amo, cazzo, e tu hai continuato a far finta di niente! La verità è troppo anche per te, anche se tenti di negarlo”
Hunter scosse la testa, rinunciando a vincere quel battibecco “Parto fra un’ora. Decidi tu se venire o meno”
Sebastian vide Hunter di schiena, vicino alla sua jeep, intento a guardare l’intero paese dall’alto.

“Sei venuto, alla fine” disse senza voltarsi.
Sebastian sospirò guardandosi le punte delle scarpe “Non ero sicuro che l’avrei fatto”
“Nemmeno io lo ero” rispose semplicemente Hunter “Andresti in capo al mondo per una persona, Sebastian?”
Lui decise di rispondere con sincerità; ormai non aveva più nulla da perdere, dopotutto –Si, se la amo-
Fu a quel punto che Hunter si girò, lo guardò negli occhi e gli fece lo stesso identico sorriso di quando si erano incontrati, quel sorriso che, Sebastian lo sapeva, poteva portare solo guai. Guai a cui lui non sarebbe riuscito a resistere nemmeno volendo.
Salì in macchina, con il borsone in spalla, la felicità in volto e la mano stretta in quella di Hunter, con il desiderio di non voltarsi più indietro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I'll put my future in you ***


I'll hold you tightly
I'll give you nothing but truth.
If you're not inside me
I'll put my future in you

 
 
 
Quel momento, quell'attimo sospeso nell'aria, flebile come una parola non detta, quei lunghi secondi in cui per la prima volta prese in braccio sua figlia, sentì il suo minuscolo corpicino stretto contro il proprio petto e percepì il suo calore da sotto la copertina: Sebastian era certo che non avrebbe mai dimenticato quell'emozione, quel senso di spensieratezza, gioia, gratitudine, quell'amore istintivo verso quella piccola creaturina che appariva così indifesa e fragile tra le sue braccia.
Non dimenticò mai nemmeno l'espressione di suo marito, solitamente ancora più controllato di lui, che si girò dall'altra parte nel tentativo - Sebastian l'avrebbe potuto giurare - di nascondere le lacrime.
 
Quel momento fu una delle cose più belle della sua vita, perché seppe di aver creato, almeno una volta, qualcosa di buono, una briciola di speranza, una minuscola fiamma che spesso e normalmente le persone soffocavano con le loro preoccupazioni, la loro indifferenza e il loro odio.
E quando alzò lo sguardo verso Hunter, che non aveva occhi che per la piccola, vide tutta la semplicità e la bellezza di quel momento, della sua famiglia, e riuscì a riassumere la sua vita in quegli istanti, realizzando che non avrebbe potuto essere più felice di così.






Note autrice
Ebbene si, anche io sono tornata dopo una lunga assenza da efp. Volevo dire che la frase all'inizio è presa da Small Bump di Ed Sheeran e, beh, spero che questo minuscolo capitolo vi piaccia :)
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pen Pals ***


Pen Pals
 
“Santana, che diavolo dovrebbe significare questa email che mi è appena arrivata in cui la ringraziamo per essersi iscritto al nostro sito di incontri, vedrà che non se ne pentirà e presto anche lei troverà la sua anima gemella?” Sebastian irruppe con il portatile in mano nella camera della sua coinquilina in cerca di spiegazioni.
La stanza era abbastanza disordinata, e sul letto vicino al muro era seduta una ragazza di origine spagnola, con i capelli neri, stretta in un minuscolo vestito che faceva risaltare le sue lunghe gambe abbronzate, intenta a mettersi con molta concentrazione uno smalto rosso sulle unghie dei piedi, ignorando platealmente Sebastian.
“E’ inutile che fai finta di non sentirmi, so benissimo che sei stata tu. Chi altro potrebbe essere stato?” chiese con sarcasmo a nessuno in particolare.
Lei mugugnò e alzò lo sguardo il tempo necessario per lanciargli un’occhiataccia “Dovresti ringraziarmi invece di lamentarti, idiota”
Sebastian rise “Ringraziarti? Potresti aver appena dato origine ad una struggente e dolorosa storia d’amore in cui due persone dalle parti opposte della Terra sono costrette a rimanere separate dalla distanza, a stare perennemente attaccate a Skype,  Facebook e a qualsiasi altro tipo di social network, a spendere un patrimonio in bollette  telefoniche e rimanere in uno stato di depressione eterno perché non avranno mai le palle di trasferirsi dall’amore della loro vita!”
Santana allungò una gamba in alto per ammirare il proprio lavoro, ignorando il lungo discorso del ragazzo, e poi distese il piede sul letto per lasciarlo asciugare, passando all’altro “Sebastian, è giunto anche per te il tragico momento in cui dovrai trovarti un ragazzo, innamorarti, ripetere continuamente a te stesso che non lo ami, lasciarlo, capire che non puoi vivere senza di lui e bla bla bla. Così alla mattina potrai mandare lui a prenderti il caffè al bar perché questo non è caffè, Santana, è acqua sporca! Dio, come fai a bere certa roba?” gli fece il verso mentre Sebastian buttava per terra alcuni suoi vestiti appoggiati sulla scrivania e si sedeva a gambe incrociate sopra di essa.
Il ragazzo aprì il link del suo profilo nella mail, guardò la sua foto e lesse la descrizione che Santana aveva scritto di lui, rimanendo sempre più perplesso una riga dopo l’altra.
Prima di parlare prese un lungo respiro, come se si dovesse preparare a una dura conversazione con qualcuno particolarmente difficile “Lo scopo di un profilo su un sito di incontri è quello di evidenziare eccessivamente le proprie buone qualità e aggiungerne tante altre positive che molto probabilmente non si hanno nemmeno perché nessuno può contraddirti, considerando che non ti conosce.
Qui c’è scritto che sono: arrogante, superbo, acido, irritante, scontroso, stronzo e tanti altri aggettivi carini. Ora” si prese una pausa per appoggiare di lato il computer e andare a sedersi sul letto vicino a Santana “Mi spieghi a che cazzo serve iscrivermi a un sito di incontri se poi mi descrivi come una persona a cui non vorrebbe avvicinarsi nemmeno il Grinch?”
Santana sbuffò esasperata “Non aveva senso dire che avevi un bel carattere, quando dopo cinque minuti di conversazione sarebbero scappati tutti; nel mio modo c’è stata fin da subito una selezione naturale che ci ha fatto guadagnare tempo, e ora proverà a contattarti solo gente disposta a conoscerti e sopportarti nonostante tutto.”
Sebastian guardò Santana, e resse il suo sguardo per un tempo indeterminato “Tu. Sei. Completamente. Impazzita.” Scandì con lentezza nell’eventualità che non recepisse bene il messaggio.
“Troppo gentile, Smythe”
In quel momento il computer emise un flebile suono che indicava la presenza di una notifica non ancora vista, interrompendo il battibecco dei due amici.
“Ehi, il mio profilo ha ottenuto successo! Guarda chi è, avanti” esclamò Santana sporgendosi subito in avanti per afferrare il computer, ma Sebastian la precedette e se lo strinse al petto per non farle vedere la schermata.
“E’ il mio profilo, ti ricordo” disse visualizzando il messaggio che gli era appena arrivato e dopo pochi secondi la pagina del ragazzo che aveva appena scoperto essere interessato a lui “Ma chi diavolo mette come foto un gatto?”
Santana scoppiò a ridere fragorosamente “Accontentati, Smythe, solo un gatto ti vuole, per ora”
“Magari questo ragazzo è carino, ma ama il suo gatto e preferisce non mettere la propria foto” rispose offeso Sebastian “E’ impossibile che nessuno desideri passare il resto della sua vita con me. Avanti, posso avere tutti i difetti che vuoi, ma sono semplicemente perfetto
“Sapevo che sarebbe diventata una sfida per te” disse Santana compiaciuta “Come si chiama il tuo catwoman, a proposito?”
Il ragazzo sbuffò, seccato “Hunter, a sentire qua.”
“Ehi, se lo fai aspettare troppo prima di rispondere inizierà a miagolare” disse Santana prima che Sebastian uscisse dalla stanza, non senza prima lanciare un cuscino alla coinquilina che lo scansò con facilità ridendo.
 
Quattro mesi dopo
“Santana Lopez!” l’urlo di Sebastian risuonò per tutto l’appartamento, prima che la ragazza si affacciasse dalla porta della sua camera con un’espressione furiosa.
“Tappati quella cazzo bocca subito, Sebastian, non  voglio che qualcun altro vada a lamentarsi un’altra volta perché siamo troppo rumorosi!”
“Tu” lui ignorò le sue parole e le puntò l’indice contro con aria accusatoria “Tu hai cambiato la password del wifi. E’ la quarta volta in un mese, capisci?”
Lei alzò le spalle “Continuerò a cambiarla fino a quando la vicina non si comprerà un modem come tutti i comuni mortali, invece di usare il nostro wifi”
“Non mi importa della lotta fra te e tutti i nostri vicini, esigo la password del wifi, e la esigo ora.”
“Perché ti serve proprio ora?” chiese Santana con un sorrisetto diabolico “Comunque l’ho scritta qui, ma non la saprai mai finché non mi dici a cosa ti serve” sventolò un foglietto davanti al suo naso, e tirò indietro la mano quando Sebastian provò ad afferrarlo.
“Non sono affari tuoi” rispose lui irremovibile “Avanti, un’ora e poi sei libera di cambiarla ancora una volta, basta che mi dai quel foglio”
Lei rise “Scordatelo, Smythe. Hai un appuntamento fra poco per una videochiamata Skype con Hunter, vero?”
Quando Sebastian non rispose e si morse il labbro, Santana alzò gli occhi al cielo “Questa storia deve finire, e lo sai anche tu. Non ho intenzione di contribuire ancora di più alla tua distruzione”
“Non è una scelta tua, è la mia vita, sono le mie decisioni, non le tue. Per arrivare da Brittany devi solo attraversare la strada, non osare dire che capisci la mia situazione!” Sebastian non si accorse nemmeno che il volume della sua voce era aumentato notevolmente da quando aveva iniziato a parlare, ma Santana non fece una piega.
“Sono io che ti vado a pagare le ricariche del telefono e ti dico la password del wifi, però. Non ti meriti questa situazione, Sebastian”
Lui sospirò amaramente “Ho provato a chiudere con Hunter, ma lui continuava a chiamarmi e chiedere spiegazioni sul perché mi fossi arreso, se non gli piacevo più, e… Sono stato uno stupido, ma non ce l’ho fatta”
Santana gli si sedette di fronte e lo costrinse a guardarla negli occhi “Una volta mi hai detto che le persone che hanno una relazione a distanza sono tristi perché non hanno le palle di lasciare tutto e andare da quello che credono il loro grande amore. Ti vuoi decidere a fare qualcosa?”
Lui la guardò con un’espressione tra il sorpreso e l’incerto “Mi stai suggerendo di fare le valigie  e trasferirmi a Los Angeles?”
“Certo che no, idiota” fece una strana smorfia “Ti sto suggerendo di andare da questo Hunter, incontrarlo nella realtà, chiedergli di uscire al cinema, a bere un caffè, dove vuoi tu, e domandarti infine se ne vale veramente la pena. Se la tua risposta sarà si, si troverete un modo, vi vedrete nei fine settimana o come pare a voi. Non ha senso pensare a lui tutto il giorno e non averlo mai nemmeno visto dal vivo.”
“Non posso piombare a casa sua, all’improvviso, senza avvertirlo, mi prenderebbe per un maniaco”
Santana sbuffò “Correrai il rischio, allora. Sai dove abita?”
“Si, ma… Questa è una pazzia, perché ti sto ascoltando?”
Lei prese il proprio cellulare e iniziò a digitare velocemente qualcosa “Senza di me non concluderesti niente. A che ora preferisci prendere l’aereo?”
“Vuoi farmi spendere un patrimonio? “ chiese, cercando disperatamente nella sua testa altri motivi per rimanere a New York “Dio, fai quello che vuoi, Santana, basta che prenoti il volo”
Dentro di sé Sebastian continuò a chiedersi per diverso tempo se non fosse una totale e incredibile pazzia.
 
 
E fu così che Sebastian fece la pazzia più grande della sua vita: arrivare lì, a casa del ragazzo con cui parlava tramite chat e videochiamate da mesi, in una mattina qualunque di luglio, e suonare il campanello di casa nonostante fosse in uno stato di panico assoluto.
Aveva uno strano timore di non essere abbastanza, un timore che non aveva mai sperimentato prima, nonostante avesse anche controllato una decina di volte che i vestiti e i capelli fossero a posto; aveva il timore di non essere lui stesso abbastanza.
Dopo qualche minuto un Hunter arruffato che dava l’idea di essere appena uscito dal letto, in mezzo a un fiume di imprecazioni, aprì la porta biascicando qualcosa, prima di fermarsi e guardare bene chi aveva davanti a sé.
E Sebastian rimase lì a sorridere guardando le diverse emozioni che passavano sul viso di Hunter: un misto di stupore,  felicità e tante domande, come se nemmeno lui riuscisse a credere ai suoi occhi.
Provò a dire qualcosa, ma poi realizzò che stava lasciando Sebastian lì fuori davanti a un cancello chiuso, e si affrettò ad aprire. Lui percorse in fretta quei pochi gradini che lo separavano da Hunter e si guardarono negli occhi per un tempo non definito, ancora increduli.
Sebastian si ritrovò a chiedersi se quel silenzio che c’era fra loro sarebbe durato ancora per molto, perché si ritrovava sempre più in imbarazzo ogni secondo che passava. Era più facile parlare con l’Hunter delle chat e di Skype: evidentemente aveva ragione Santana, e se il vero timore di entrambi fosse mandare avanti una relazione nella realtà? Se in verità il vero Hunter fosse diverso dal suo Hunter?
Tutte le paranoie di Sebastian furono interrotte da Hunter che, passandosi una mano nei capelli e scompigliandoli ancora di più, parlò “So di essere in uno stato pietoso, però… Dici che dopo quattro mesi ce lo meritiamo, un abbraccio?”
Sebastian rise, lo avvolse tra le braccia, si lasciò stringere a sua volta e scacciò tutte le sue paure: quello era un nuovo inizio.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2705278