Let's start over

di caratterindelebili
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: Torn in two ***
Capitolo 2: *** I wish that I could rewind. ***
Capitolo 3: *** I wish that I could wake up with amnesia. ***
Capitolo 4: *** How we gonna fix this? ***



Capitolo 1
*** Prologue: Torn in two ***


PROLOGUE.
Torn in two.

"Torn in two
And i know I shouldn't tell you
But I just can't stop thinking of you
Wherever you are
You, Wherever you are"
5 seconds of summer, Wherever you are

 

Ancora quel grido.
La stessa intensità, lo stesso timbro, la stessa paura di quel giorno.
Quel grido che popola ogni sera i miei sogni e li trasforma in incubi.

Anche quella sera mi svegliai urlando, con le lacrime agli occhi.
Il battito del mio cuore, che sembrava uscire dal petto, era l'unico rumore dentro la mia stanza buia.
Pian piano i miei respiri si fecero regolari.
Silenzio. Quel silenzio che contrastava il mio stato d'animo.
Pensai all'incubo che avevo appena fatto. Non mi aveva mai abbandonata, anche dopo un anno dall'accaduto. Ero riuscita a cancellare tutto dalla mia mente, ma quel grido era rimasto lì, indelebile. Un tatuaggio sulla pelle. Un tatuaggio nella notte. Era l'unico ricordo che mi rimaneva di lui, l'unico frammento che mi rimaneva della sua voce.
Non avevo potere su quell'incubo, ogni notte tirava fuori la parte peggiore di me, tirava fuori tutto il dolore sofferto in quel pomeriggio del 10 maggio e dei mesi a venire.

I miei occhi si chiusero e di nuovo, quell'incubo.
Sono in macchina.
Christian alla guida ed io accanto a lui. Cantiamo, ridiamo e ci teniamo per mano. Tutto sembra fin troppo bello.
"Dai Chris, non fare lo stronzo, fammi provare a guidare! Tanto qui non passa anima viva!"
"No, piantala Allie! Non continuare!"
"E dai, giusto 2 minuti!" e dicendo così poggio le mani sul volante.
"Allie! Sei impazzita? Mollalo!"
Io inizio a ridere, ma la macchina inizia a sbandare. Un colpo. E un grido. Il suo grido.
Tutto va in frantumi: la macchina, la mia storia con Christian e la sua vita.

Io, Allison Clark, non credevo più nell'amore.
Nell'amore vedevo solo Christian e quel 10 maggio. Riuscivo a vedere solo distruzione.
Adesso avevo imparato ad amare me stessa, senza sprecare la mia vita inutilmente.
Ora mi sentivo vuota, senza cuore, ma, in un certo senso al sicuro. Al sicuro dall'amore.



 

*Angolo di caratterindelebili*
Buenos dias!
Allora, c'è da dire che in passato avevo già pubblicato i primi due capitoli di questa ff.
Per vari motivi (che non sto qui a spiegarvi se no ci faccio mezzanotte) li ho dovuti eliminare da efp. Per vostra fortuna/sfortuna sono rimasti sulla memoria del mio pc e quindi ho deciso di ripubblicarli continuando la ff.

Lasciando da parte tutto l'ambaradan, questa è la mia prima fan fiction. E quindi sono super emozionata e mi sto sciogliendo pian piano come un budino in piena estete (anche se i budini non si sciolgono) dall'emozione. *applausi in sottofondo*

No. Okay. Sto divagando.
Quindi ci tengo se lasciate una recensione, anche piccola piccola, anche negativa, alla storia.
Continuo a 2 recensioni (anche se qualcuna in più non farebbe male, no okay basta)

Adesso vi lascio perché ho scritto più del capitolo in sé per sé :)

Wattpad: theend_
Tumblr: siamoduelineeparallele
Twitter: n_sssara(non l'uso molto)

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Capitolo 2
*** I wish that I could rewind. ***


CHAPTER ONE
I wish that I could rewind

 

"When we both wake up underneath the same sun
Time stops, I wish that I could rewind
So close but so far away
(Can you hear me?)"
5 seconds of summer, Beside you


La mattina mi alzai con un mal di testa fortissimo.
Il sole mattutino di Maggio entrava nella mia stanza facendosi spazio tra le tende già aperte.
Sembrava quasi la pubblicità della Nutella. La stessa luce che piombava in camera, il lenzuolo bianco sopra al letto mezzo disfatto ed i capelli arruffati. Con la sola differenza che io non sono la ragazza della pubblicità che appena sveglia sorride al mondo.
«Ma che cazzo suoni? Eh? Spiegamelo!» urlai prendendo la sveglia e gettandola dalla parte opposta della camera.
No, decisamente no.


Mi vestii ed andai in bagno a truccarmi con mia mamma che dalla cucina urlava: «Allie! Sei in un ritardo pazzesco! Muoviti!».
Ed aveva ragione. Sono sempre ed esclusivamente in ritardo. La parola “puntuale” non rientra nel mio vocabolario.
Guardai il mio riflesso allo specchio. Le occhiaie mi oscuravano il volto facendo capolino ed i miei capelli erano un ammasso di nodi.
Odio i miei capelli. Sono castani scuri e ricci. Non posso mai tagliarli corti perché altrimenti la mia testa si trasformerebbe in un cesto di insalata. Così mi limito a portarli lunghi sotto il petto.
Non sono la tipica ragazza alta, con le gambe lunghe e un corpo da far paura, anzi, le mie cosce sono piuttosto grassottelle e sono alta a malapena 1.60.
«Cazzo Ellie, ma vuoi muoverti? Sono venti minuti che sei chiusa lì dentro! C’è un bagno solo in questa casa!» urlò David picchiando sulla porta, o meglio, sradicandola.
David è mio fratello maggiore. Ha 18 anni, 2 in più di me, ed è il classico ragazzo figo, alto e con un filarino di ragazze ai suoi piedi.
«Che rompiscatole! Ho fatto!» Misi un po’ di eye-liner sui miei occhi azzurri ed uscii dal bagno. Feci colazione con un muffin e salutai mia mamma per poi andare alla fermata del bus, davanti casa mia.

Faceva piuttosto freddo quella mattina per essere Maggio.
Il vento faceva danzare le foglie degli alberi ed il polline si disperdeva nell’aria. Mi era sempre piaciuto osservare la natura e guardare i colori intensi e vivaci dei fiori, mi trasmettevano pace e tranquillità.
«Allison!» sentii gridare dietro di me. Nessuno mi chiamava in quel modo, tutti preferivano il soprannome Allie. Tutti tranne Calum.
«Calum!» lo salutai dandogli un abbraccio. Dopo l’incidente e la morte di Christian avevo iniziato ad odiare i contatti umani. Nessuno osava toccarmi, né tantomeno abbracciarmi. Ma con Calum era tutto diverso. Lui era il mio migliore amico, era una tra le poche persone che c’erano sempre state e che tuttora erano rimaste. Ci conoscevamo da circa 2 anni, ed in tutto questo tempo lui non se ne era mai andato, non mi aveva mai abbandonata.
I primi mesi dopo l’incidente erano stati duri da affrontare. Mangiavo poco e piangevo tanto. Ero fissa in casa, con la musica alta e non rivolgevo parola a nessuno. Grazie a Calum riuscii a superare quel periodo molto bene tanto che adesso ero una ragazza rinata, sorridente e pronta ad affrontare nuovamente ogni cosa. Stavo bene veramente, non fingevo di sorridere, io sorridevo davvero.
Ma la notte tutto ritornava come prima, gli incubi mi uccidevano pian piano. Una morte lenta e dolorosa.

«Terra chiama Allison!» disse il moro, guardandomi stranito.
«Ehm, si, scusa» blaterai qualche parola.
«Mi dici che cos’hai? Sono cinque minuti che ti parlo e tu non hai ascoltato nemmeno una parola di quello che ho detto!» disse arrabbiato. Poi si accorse del tono duro che aveva usato e si addolcì un po’: «Scusami. Ti stavo dicendo che sabato abbiamo vinto il campionato!» Calum giocava a calcio da tantissimo tempo e finalmente per quest’anno, dopo aver ridotto la testa della sottoscritta ad una palla enorme, il campionato era finito. Ed anche molto bene.
«Bravissimi!» gli dissi saltandogli in collo.
«Ecco bhè, la squadra vuole festeggiare, ed abbiamo deciso di fare una cena assieme il prossimo venerdì. Tutti portano la loro ragazza e mi piaceva chiederti se volevi venire. Da amici intendo.» balbettò.

Non mi aspettavo una cosa simile.
«No. Cioè sì, vengo volentieri. Ma Rachel? Perché non inviti lei?» chiesi facendo riferimento alla sua ragazza.
«Ci siamo lasciati» disse velocemente abbassando lo sguardo.
“Ci risiamo!” pensai. «O meglio, l’ho lasciata dopo averla trovata nello spogliatoio con Ashton. Prima o poi lo ammazzo quell’idiota» disse scuro in volto.
Ashton era il “miglior nemico” di Calum. I due ragazzi erano in competizione da molto tempo, fin da quando frequentavano l’asilo. Ashton era più grande di lui, frequentava l’ultimo anno e come passatempo si divertiva a fregare le ragazze a Calum. Ovviamente quest’ultimo non lo trovava proprio un divertimento. Ed io, essendo sua amica, dovevo assecondarlo.
«Dai Cal! Non te la prendere! Tanto lo sapevi che sarebbe andata a finire così! Succede ogni settimana!» dissi sorridendo.
Calum aveva una vita sentimentale molto attiva, a differenza mia.
Non ebbe il tempo di ribattere perché arrivò l’autobus.

 

***

Le ore a scuola passarono molto velocemente. Tra un ora di matematica, due di biologia e due di scienze motorie arrivarono finalmente le 13 e così andai nel cortile della scuola.

«Ehi Allie, che fine avevi fatto?» sentii chiamarmi.
«Ciao Luke! Stamattina l’autobus ha fatto un po’ di ritardo» dissi mostrando il mio sorriso a trentadue denti.
Anche Luke era un mio amico, me l’aveva presentato Calum un po’ più di un anno fa. Tra noi due non era come con quest’ultimo, ma gli volevo un gran bene ed era anche grazie a lui se ero riuscita ad affrontare quei mesi terribili.
«E guarda chi si vede! Il mitico Calum!» gridò Luke tirando una pacca sulla schiena dell’amico che era appena arrivato.
«Che ne dite di venire un po’ al bar della scuola? Magari invitiamo anche Michael, se solo sapessi dove sia» disse Luke guardandosi intorno in cerca dell’amico.

Michael era il tipo più strano di tutta la scuola. Cambiava colore di capelli circa una volta a settimana. Li aveva provati tutti: dal fucsia, al blu, al nero, al bianco ed al verde. Nemmeno ricordava il suo colore originale. Era il ragazzo che conoscevo da più tempo di tutti, poi verso i 13 anni ci eravamo un po’ persi ed adesso non avevamo più la stessa confidenza di prima. Tralasciando i suoi capelli che cambiavano in base al suo umore, Michael era una persona molto sensibile.
«Ragazzi io non posso, ho da studiare e poi devo accompagnare David al supermercato» risposi dispiaciuta.
«Allie passione studio» disse una voce dietro di me.
«Sempre molto spiritoso Michael. Ragazzi non vi preoccupate per me! Ci vediamo domani a scuola!» dissi abbracciando Calum.
«E chi si preoccupa!» aggiunse Luke facendomi la linguaccia.
Lo salutai e mi diressi alla fermata del bus.

 

***

«La prossima volta non ci vengo al supermercato con te!» gridò David una volta tornati a casa.
«E perché? Sentiamo» risposi con aria curiosa.
«Siamo stati mezz’ora solo nel reparto trucchi. Tanto sei brutta lo stesso anche con quello schifo sul viso.»
Sapevo che scherzava ma ci rimasi male ugualmente. Così salii le scale ed andai in camera sbattendo furiosamente la porta.

Mi distesi sul letto ad osservare il soffitto. A suo tempo era di un bell’arancione intenso, adesso il colore era sbiadito, così come erano sbiaditi i ricordi legati a quella parte della mia camera. Mi ricordo che lo imbiancai con mio babbo, quando era ancora vivo. A quei tempi ero una bambina piccola e grassottella con due grandi trecce castane.
I miei pensieri furono interrotti da mio fratello che aprì lentamente la porta.
«Ehi Ellie, scusami per prima. Non credevo te la prendessi così tanto, io scherzavo. Sai, mi capita di uscire con molte ragazze belle, ma t-tu sei la p-più bella di tutte» disse arrossendo un po’.
«Che dolce il mio fratellone!» dissi per poi avvicinarmi a lui ed abbracciarlo. Era tanto, forse troppo tempo che non lo abbracciavo. Il suo profumo riempì le mie narici ed io mi appoggiai al suo petto. Mi scappò anche una lacrima, che scivolò sulla mia guancia e si posò sulla maglia di David. Solitamente il rapporto con mio fratello era basato solo sul litigio, e bhè, questo abbraccio non mi dispiaceva per niente. Forse i contatti umani stavano iniziando a piacermi di nuovo. Dopo un po’ ci staccammo, io gli sorrisi e lui se ne andò.

Mi distesi nuovamente sul letto e chiusi gli occhi.
Dopo qualche minuto sentii bussare di nuovo.
«Cos’è, adesso vuoi baciarmi?» dissi scherzando.
La porta si aprì ma al posto di mio fratello entrò un ragazzo riccio e biondo, dagli occhi quasi verdi e molto alto.
«Molto volentieri. Ma che ne dici? Non sarà meglio dirlo prima a Calum?»
«A-ashton?» balbettai confusa.




*Angolo di caratterindelebili*
Bonjour bella gente!
Allora come potete vedere da questo capitolo il personaggio della nostra cara Allison è più completo, siamo venuti/e a conoscenza di tutti i 5sos e pure di David, il fratellone della protagonista.
Alla fine vediamo il colpo di scena con l'entrata di quel pezzo di fi... ehm, di Ashton.

Allora? Come vi sembra? Cosa vi aspettate che succederà? 
Io so già tutto muhahaha, il capitolo è già scritto.

Ringrazio Ally Vampette e fedejonas4ever per le due recensioni del capitolo scorso e ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite! :)
Vi inizio ad amare sempre di più!
Lasciate una recensioncina-ina-ina? *fa occhi dolci*
Anche perchè io continuo a 3 recensioni eh eh.

Stasera gioca l'Italia uouououo, speriamo bene! *incrocia le dita e balla la danza della fortuna*

Un beso!




 

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Capitolo 3
*** I wish that I could wake up with amnesia. ***


CHAPTER TWO
I wish that I could wake up with amnesia

 

"I wish that I could wake up with amnesia
And forget about the stupid little things
Like the way it felt to fall asleep next to you
And the memories I never can escape."
5 seconds of summer, Amnesia

 

Mi svegliai con le note di "Demons" degli Imagine Dragons.
Avevo ancora le cuffie nelle orecchie dalla sera precedente. Probabilmente mi ero addormentata con queste.

Avete presente i primi secondi che trascorrete appena svegli? Quando tutti i ricordi dei giorni precedenti ancora non hanno preso le redini della vostra mente? Quando tutto è bianco, senza traccia di colori?
Ecco, ero così che mi sentivo in quel momento. Ancora il ricordo di Ashton della sera precedente non aveva popolato la mia mente. Ero tranquilla, al riparo. 
Poi succede che, dopo quei pochi secondi, la memoria ti ritorna ed i ricordi ti crollano addosso come massi. Ti schiacciano e ti opprimono. 
Ed in quel preciso istante ricordai tutto, ogni cosa per filo e per segno, della sera.


*Inizio del Flashback*

«A-ashton?» balbettai confusa.
«Si si, proprio io in persona.» disse lui con un ghigno in faccia.
«Che cosa cazzo ci fai qui? Vattene dalla mia stanza! Come osi brutto...» le mie grida furono interrotte da quelle di lui, ancora più forti. 
«Ti vuoi calmare? Non sto facendo niente di male!» disse leggermente sconvolto.
«Ah no? Entrare nella mia camera così senza dire niente ti sembra una cosa normale?» chiesi alzandomi dal letto e avvicinandomi a lui.
«Beh, se proprio devo dirla tutta io ho bussato, sei tu che hai fatto quell'insulsa battutina.» disse ridendo. Il tramonto era ormai vicino ed i colori rossastri del cielo entravano nella stanza attraverso la finestra baciando i lineamenti del ragazzo di fronte a me. Era davvero bello. Non ero mai riuscita a guardarlo per bene, l'antipatia verso di lui mi aveva impedito di guardarlo sotto un altro punto di vista. Si accorse che lo stavo fissando così mi ripresi dal mio stato di trance e parlai.
«Si okay, okay. Adesso, cortesemente, gentilmente, educatamente, cordialmente, garbatamente...»
«Cos'è? Ti sei mangiata il dizionario dei sinonimi?» disse con una punta di ironia.
«Insomma, te ne vuoi andare dalla mia camera?» continuai, disarmata.
«Io veramente ero venuto per chiederti, ecco, se, beh, insomma... è difficile.» la sua faccia era completamente rossa. Non riuscivo a capire se era per via del tramonto o dell'imbarazzo che provava nel dire quella frase. Mi faceva quasi compassione.
«Cosa è difficile?» la tensione si faceva spazio sul suo volto. Era nervoso. 
«È difficile chiederti... se vuoi venire alla cena di fine campionato con me» disse insicuro abbassando il viso e fissandosi le punte dei piedi. 
Colpita e affondata. Il secondo invito in meno di un giorno.
«C-che cosa?» Ero ancora sconvolta. Non riuscivo a capire il perché di quell'invito.
Il silenzio nella stanza stava diventando imbarazzante, per mia fortuna fu lui a romperlo facendosi coraggio.
«Devo forse farti l'invito scritto o dirtelo in giapponese?» continuò giocando la carta "ironia".
«No no, ho capito benissimo. Quella era una domanda retorica.»
«Insomma, ci vieni o no?» chiese ancora lui spazientito.
«No.» dissi scandendo bene la parola. 
«Che cosa?» urló perplesso. Si aspettava che gli dicessi di si? Come faceva ad esserne così sicuro?
«Ho detto no.» dissi seria.
«Dai Allie...» si avvicinò e fece per posare una mano sulla mia spalla.
«Non mi toccare! Vattene!» urlai verso il biondo. 
La sua mano era ancora sospesa per aria, stava per sfiorare la mia spalla.
Lui mi guardó con occhi spalancati. 
«Ho detto che non mi devi toccare! Vai via dalla mia stanza!» dissi sull'orlo del pianto.
Mi guardò per un'altra manciata di secondi. La sua confusione traspariva dai suoi occhi, davvero non sapeva che io odiavo i contatti?
Ritirò la mano, poi si volto ed uscì velocemente dalla camera.

*Fine del flashback*


Scacciai con la mano quei pensieri ed inghiottii rumorosamente per mandare via il nodo in gola che si era formato. Solo in quel momento mi resi conto che ero estremamente in ritardo. 
Sbloccai il cellulare. 7:25 a.m.
Cazzo. Il bus sarebbe passato alle 7:30. Non ce l'avrei mai fatta.
«David!» urlai dalla mia camera mentre mi infilavo addosso le prime cose a caso. Un paio di jeans chiari, una maglietta a righe e le mie adorate converse.
«David! È possibile che ogni volta che ho bisogno del tuo aiuto tu non ci sei mai?» urlai a squarciagola dal bagno, mentre mi pettinavo. 
«Tuo fratello stamani entra alle 10? Non lo sapevi?» mi disse mia madre aprendo lentamente la porta.
Corsi verso la camera di David e spalancai la porta con forza. 
«Tira su quel culo e alzati! Dai-fra-tel-lo-ne-fai-que-sto-per-me.» dissi scandendo le sillabe tra una cuscinata ed un'altra. 
«Che cazzo Ellie, ieri sera sono tornato alle 2. Fammi dormire.»
«Dai dai dai. Solo per questa volta. Ti preeeego.» dissi facendo gli occhi da cucciola. 
«Sei proprio una spina nel fianco. Ogni volta sai come convincere le persone. Dovresti fare il politico da grande.» disse alzandosi dal letto e mettendosi i pantaloni della tuta dopo pochi secondi.
«Yeeee! Si peró muoviti eh. Ti aspetto giù in salotto.»
«Ai tuoi ordini, madame.»

***

Il viaggio per arrivare a scuola non fu lunghissimo, ma nemmeno troppo corto. 
La radio era accesa e l'aria che entrava dai finestrini era fresca e sapeva di primavera. 
«Che cosa voleva Ash ieri?» mi chiese mio fratello mentre guardava la strada.
«Uhm?» dissi distratta cercando di sciogliere i nodi dalle cuffie 
«Sai, quel biondino, occhi verdi, alto, il mio migliore amico.»
«Si si, so chi è. Perchè l'hai fatto entrare? Sai che non provo tutta questa simpatia per lui.» dissi irritata ripensando alla sera precedente. L'immagine della sua mano mi fece rabbrividire.
«Veramente era venuto da me per una partita a Fifa. Credo sia stata solo una scusa peró. Prima di iniziare mi ha chiesto se c'eri ed è venuto da te. Dopo se ne è andato furioso senza nemmeno accendere la console. Insomma, che cosa voleva?» 
«M-mi ha invitata alla cena di fine campionato. Io gli ho detto di no perchè Calum me l'aveva già chiesto e poi non voglio tradire la fiducia del mio migliore amico.» dissi tralasciando l'ultima parte della conversazione con il suo migliore amico.
Lui divenne paonazzo.
«Che c'è?» dissi incuriosita.
«Dovevi andarci con lui, cazzo. Ma non lo capisci?»
«C-che cosa?»
«Tu gli piaci!»
«No, David, no. Non riniziare.» stavo iniziando ad innervosirmi, sapevo dove sarebbe andato a finire con quei discorsi, era già successo troppe volte.
«Ma cazzo Allie, dovrai pur rifartela una vita, no? Stai male, la notte fai gli incubi, e non dire di no perchè ti sento urlare. Christian è morto, non puoi farci niente, non puoi darti la colpa a vita, è successo e...»
«Basta David! Basta! Non ti devi intromettere! Cosa ne sai tu di come sto? Che cazzo ne sai di quello che provo ancora per Christian e di quello che provavo?» 
cercai di trattenere le lacrime, non volevo apparire debole, non volevo piangere. 
«Ferma la macchina, David!»
«Allison, ti prego. Non voglio perderti di nuovo. Non voglio...»
«Fermala!» urlai ancora.
Lui accostò.
Aprii la portiera ed iniziai a correre, le lacrime che scendevano calde dai miei occhi.



 

*Angolo di caratterindelebili*
Saaaaalve a tutti!
Il capitolo non mi piace come è uscito, l'ho scritto e modificato tipo 5 o 6 volte ed è quello che è. 
È corto peró è abbastanza carico.
Ashton invita Allie alla cena, ma lei rifiuta. Voi cosa avreste fatto nei suoi panni? Io mi sarei fiondata su Ashton e... *si contiene*
E l'ultima parte? A chi date ragione? Ad Allison o a David?

Allora, cosa ne pensate? :)
Accetto sia critiche positive che negative. Inoltre volevo ringraziare le 4 ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, le persone che seguono la storia in silenzio e quelle che hanno inserito la ff tra le seguite/preferite/ricordate.

Continuo a 4 recensioni.

caratterindelebili xx

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Capitolo 4
*** How we gonna fix this? ***


CHAPTER THREE
How we gonna fix this?

 

"Don't talk, let me think it over
How we gonna fix this?
How we gonna undo all the pain?
Tell me, is it even worth it?
Looking for a straight line
Taking back the time we can't replace"
5 Seconds Of Summer, The Only Reason

 

 

Arrivai a scuola con due ore di ritardo. Avevo sempre gli occhi rossi e gonfi dal pianto per la litigata con mio fratello. 
I corridoi erano vuoti, il silenzio rimbombava nelle mie orecchie e nelle pareti che ormai non potevano più essere definite bianche. La terza ora era già iniziata.
Compilai velocemente il modulo alla segreteria riguardante il mio ritardo ed a grandi falcate mi diressi verso l'aula di matematica.

Appena entrai la mia faccia si tinse di rosso dall'imbarazzo dato che tutti gli occhi erano puntati su di me, compresi quelli di Michael, seduto in fondo alla classe.
«Signorina Clark, qual buon vento la porta qua dopo due-ore-di-ritardo?» disse il professore soffermandosi sulle ultime 4 parole.
«Ehm... ecco... i-io non mi sono sentita tanto bene.»
«Allora spero che per questa sera lei si riprenda dato che le ho firmato una punizione di ben 2 ore. Pulire i bagni non le farà male.» disse con quel sorriso innocente e divertito allo stesso tempo sul volto. 
Ogni volta trovava il modo per propinarmi una punizione ed io ogni volta trovavo il modo per mandarlo affanculo, da qualche anno ormai.

Mi sedetti accanto a Michael che era talmente preso da una partita a Flappy Bird che non si accorse nemmeno della mia presenza.
Una voce familiare interruppe i miei pensieri facendomi sussultare.
«Oh piccola, hai gli occhi rossi dal pianto. Per caso ti è morto un altro fidanzato in un incidente? O forse sei tu che porti così tanta sfortuna?»
Alzai lo sguardo per confermare la mia teoria su quella voce, mentre altri ragazzi ridacchiavano per la battutina che mi era stata appena fatta.
Era un ragazzo biondo e riccio, con gli occhi marroni che tendevano sul verde.

Ashton.

Ormai mi ero abituata ad insulti di questo tipo dato che tutti, ogni giorno, mi affibbiavano qualche nomignolo o mi lanciavano qualche frecciatina, ma da lui proprio non me l'aspettavo. 
Insomma, solo il giorno prima mi aveva invitata alla cena insieme alla sua squadra ed ora mi trattava in questo modo. O aveva problemi di personalità o me la voleva far pagare. E sicuramente l'opzione più giusta era la seconda.
Ma il ragazzo non si fermó, e continuó a parlare. 
«Perchè non ti vai a far consolare dal tuo fratellone? O forse devi consolarlo tu dato che proprio ieri ha perso una scommessa piccante. E direi molto piccante.» disse passandosi la lingua sulle labbra con un ghigno sul volto.

Non mi ci volle tanto tempo per collegare tutto. Mi alzai dalla sedia velocemente prendendo lo zaino e mi voltai verso Ashton. La mia mano scattó e gli mollai un ceffone sulla guancia facendo spaventare tutti. Michael aveva un espressione sulla faccia come se volesse dire «L'ho addestrata bene eh?»
Con un passo veloce uscii dalla classe con il professore dietro che mi urlava «Altre 2 ore in più di punizione per te, Clark!»

Proprio la classica giornata di merda, no?
 

***
 

«Adesso tu mi spieghi che cazzo è questa storia della scommessa!» urlai verso mio fratello a ricreazione non curandomi della gente intorno a me. 
Lui divenne pallido in volto ed iniziò a balbettare.
«D-di che s-scommessa parli, Allie?»
disse lui cercando di mentirmi, invano.
«Mah, non so, forse qualcosa con Ashton? Qualcosa in cui ci rientro anche io? Qualcosa in cui tu hai detto a lui di invitarmi a cena e portarmi a letto!» gridai attirando l'attenzione di tutti i presenti.
«N-no a l-letto no, Allie.»
«Ma la scommessa c'era, vero? Avanti, quanto avevate scommesso? 100 dollari? 200?»

Ero arrabbiata, non riuscivo a credere che mio fratello mi avesse fatto questo. Era una delle pochissime persone di cui mi fidavo, ma adesso quella fiducia si era frantumata ed i cocci erano troppo piccoli per essere rimessi insieme.
Intanto le persone si erano raggruppate intorno a noi iniziando la loro solita cantilena: «Rissa! Rissa! Rissa!»
Entrambi ignorammo le loro grida e David, alzando la voce, mi rispose.
«No Allison, io non l'ho fatto per soldi, l'ho fatto per te! Io volevo che fossi felice, almeno per un po' di tempo. Almeno per una volta nella vita! Tu non ti meriti tutto questo!» mi guardò con i suoi occhi azzurri velati dalle lacrime che mi imploravano a perdonarlo.

«Non mi merito tutto questo ma ogni volta trovate un modo diverso per ferirmi. Basta, hai veramente passato il limite.» dissi delusa mentre mi allontanavo da lui. Non avevo nemmeno la forza di piangere in quel momento. 
«Allie, almeno dagli una possibilità! Almeno provaci! Fallo per te stessa!» mi gridó in lontananza. 
Io non gli risposi e continuai a camminare, per poi sparire dopo l'angolo del corridoio.

 

***
 

La stanza era buia, erano ormai le 10 passate di sera e la città illuminata fuori dalla finestra pian piano stava lasciando posto al sonno. 
Ero distesa sul letto, di fianco a me c'era Calum che mi guardava con i suoi occhi marroni colmi di tristezza. 
Avevo raccontato tutto per filo e per segno al mio migliore amico. Dalla visita di Ashton alle litigate con mio fratello, fino alla scommessa.

Io singhiozzavo con la testa appoggiata al suo petto mentre lui mi accarezzava i capelli e mi asciugava le lacrime. 
Era l'unico che riusciva a capirmi davvero. Non ero una ragazza che aveva molti amici, o almeno prima dell'incidente ne avevo molti. Ma gli amici veri si vedono nel momento del bisogno e dopo la morte di Christian ne erano rimasti veramente pochi: Luke, Michael e Calum.
Ma con quest'ultimo io mi sentivo protetta, mi sentivo a casa. Con lui ero me stessa, la vera Allison Clark.

«Dai piccola, basta piangere. Che ne dici se ci vediamo un film e poi ce ne andiamo a letto? Lascia stare quei due imbecilli, sei migliore di loro, Allison.» disse Calum sorridendo leggermente. Era un ragazzo abbastanza sensibile ed emotivo, ed era strano che non avesse pianto anche lui insieme a me.
«Cal, mi si chiudono gli occhi dal sonno. Lo so che è presto, ma vorrei dormire.»
«Okay piccola, come vuoi. Buonanotte.» mi disse dopo aver lasciato un bacio umido sulla mia fronte per poi andarsene.

Era strano, se prima ero stanchissima, adesso tutto il sonno che avevo nel corpo era evaporato. 
Mi rigirai più e più volte nel letto per quelli che furono 10 minuti. 
Un rumore proveniente dal piano terra mi risvegliò dalla mia agitazione pre-sonno. Mi alzai dal letto ed a piedi nudi camminai verso le scale, prendendo le ciabatte in mano come sorta di arma difensiva. Se veramente qualcuno voleva farmi del male, sarei stata proprio fottuta.

Scesi gli scalini molto lentamente cercando di non far rumore. Ma la mia goffaggine ovviamente ebbe la meglio ed inciampai nell'ultimo scalino finendo addosso a qualcosa.
Due mani mi presero per i fianchi e molto velocemente riacquistai l'equilibrio perduto. 
Non esitai un momento e mi diressi verso l'interruttore per accendere la luce. Le mie gambe tremavano, avevo paura. Chi poteva essere a quell'ora? Tutti erano già a letto, non potevano essere i miei genitori o mio fratello. E se fosse un ladro? No, di certo non mi avrebbe presa per i fianchi. 
Accesi la luce per fermare la mia curiosità che ormai stava diventando troppa.
La sagoma di un ragazzo mi si parò davanti.
«Da quando tu hai le chiavi di casa nostra?» urlai, da una parte sollevata, da una parte confusa e arrabbiata.



 

*Angolo di caratterindelebili*
Lo so, lo so che mi volete uccidere. Ho aggiornato dopo 11 giorni, mi sento una merda. 
Mi ero bloccata e non riuscivo più ad andare avanti, e questo capitolo ne è la prova dato che è lo schifo dello schifo. *piange*

Comunque vediamo che il comportamento di Ashton è strano e l'invito a cena era tutta una scommessa fatta con il fratello di Allison. E poi vediamo l'ultima parte con Calum (che dolcioso awww aw aw) ed il finale molto suspanceoso (?)

Secondo voi chi è quel ragazzo? (Io lo so muhahahahah) Ad Ashton piace veramente Allie? 
La risposta a queste domande la troverete nel prossimo capitoloooo yeh.

Ringrazio le ragazze che hanno lasciato le millemila recensioni, quelle che hanno aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate e bla bla bla.
I love you so much.

Continuo la storia a 5 recensioni :)

caratterindelebili xx

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