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di layla84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Documento senza titolo

Premessa

Questo è il sequel di ‘Come deve andare’, fan fiction a cui tengo in modo particolare, soprattutto per il personaggio di Draco.
In programma ci sono tre capitoli, come per la precedente, ma è già pronto un primo Extra e altri due sono in fase di stesura.
Ovviamente questo sequel può essere letto separatamente dall’altra storia, ma io consiglio a chi non l’avesse già fatto di darci comunque un’occhiata, per avere una visione d’insieme più completa, altrimenti alcune parti potrebbero risultare poco chiare.
Ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno commentato “Come deve andare” e che l’hanno inserita tra i preferiti, spero seguirete anche questi capitoli e come al solito, ogni commento per sapere cosa ne pensate, per consigli, critiche o quant’altro è sempre ben gradito.
Fatemi sapere cosa ne pensate ;)

 

Diagon Alley, Dicembre.
Stava nevicando. La via principale che portava a tutti i negozi più conosciuti del mondo magico era gremita di gente.
File e file di persone si accalcavano davanti alle vetrine addobbate a festa, ansiose di comprare gli ultimi regali o di rimirare le ultime meraviglie magiche.
Ai lati della strada decorazioni estremamente colorate e rumorose rincorrevano i passanti, lanciando stelline dorate mentre i soliti ritardatari si apprestavano a fare gli ultimi acquisti.
In mezzo a tutta quella gente un gruppetto di amici si faceva largo ridendo e scherzando tra loro, in perfetta armonia.
Certo, ad una prima occhiata chi non li conosceva bene doveva fermarsi un attimo, sbattere le palpebre e riosservare la scena, nel timore di avere ingerito per sbaglio una delle caramelle allucinanti del negozio ‘Tiri vispi Weasley’.
Era però difficile che i cinque che al momento passeggiavano tra la folla, lanciandosi di tanto in tanto battute e palle di neve, passassero inosservati.
Si trattava infatti di due ex Grifondoro e tre ex Serpeverde molto conosciuti.
A capeggiare quella strana comitiva c’era Blaise Zabini, noto Magiavvocato tra i più in vista del Ministero che stava ridendo di una qualche battuta lanciata al suo indirizzo da Draco Malfoy, rampollo di una delle famiglie più antiche ed ex seguace di Voldemort.
Come se la presenza dei due non fosse bastata a mettere in subbuglio già un nutrito numero di persone, al loro fianco si trovava Pansy Parkinson, anch’essa proveniente da una delle famiglie più in vista della comunità magica e, poco dietro questo trio, si potevano scorgere altre due celebrità, la famosa Hermione Granger, da molti creduta il miglior Magiavvocato del secolo ed Harry Potter, l’eroe che aveva sconfitto pochi anni prima il Signore oscuro.
Come fossero finiti tutti e cinque a passeggiare insieme cercando regali di Natale non era un mistero per chi fosse un minimo informato, ma la cosa restava comunque fonte costante di pettegolezzi.


“Adesso li prendo tutti a Cruciatus” fu l’algido commento del biondo ex Serpeverde, trovandosi a passare accanto all’ennesimo gruppetto di persone che li osservava stupiti e che parlava alle loro spalle.
Harry ridacchiò dell’espressione corrucciata del suo ragazzo che, davanti a lui, stava facendo propositi di vendetta nei confronti di quei curiosi, spalleggiato come al solito da Blaise.
Si voltò un attimo verso l’amica, riscoprendola a rimirare il moro Serpeverde e sorrise dell’espressione della ragazza, non riuscendo a sopprimere una frecciatina.
“Sei ancora tra noi, Herm?”
La vide sussultare e arrossire leggermente, per poi scuotere la testa e voltarsi verso di lui.
“Non c’è niente da fare, ogni volta che lo guardo resto imbambolata come un idiota” rispose sinceramente lei, negli occhi nocciola i riflessi delle allegre luci natalizie.
“Sei innamorata” fu l’ovvia risposta del moro, che infilò le mani nelle tasche del cappotto marrone, iniziando a sentire freddo.
Aveva scoperto che l’amica e Blaise si frequentavano solo pochi giorni dopo essersi messo con Draco ed era stata una notevole sorpresa per entrambi.
Sapeva ovviamente che l’amica e Ron si erano lasciati poco tempo prima per, come lo aveva definito lei, ‘incompatibilità di carattere’, anche se la realtà era che tra i due i litigi erano all’ordine del giorno ed alla fine erano più le volte che non si parlavano perché arrabbiati l’uno con l’altra, che quelle in cui andavano d’accordo.
Harry era felice per quella svolta nella vita dell’amica che sembrava finalmente felice e innamorata come mai prima.
Era riuscito ad istaurare anche un buon rapporto con Zabini che, ai tempi di Hogwarts, aveva avuto modo di incrociare poche volte, ed effettivamente sembrava perfetto per la riccia.
Anche con Pansy era riuscito a costruire una buona amicizia ed era più che soddisfatto del gruppo che erano riusciti a creare.
Vide Hermione avanzare verso il gruppetto di testa, scambiando una battuta con Pansy e facendo scivolare la propria mano in quella di Zabini, in un gesto intimo e romantico.
Sentì una fitta all’altezza del petto e cercò inutilmente di non farci caso.
Chi voleva prendere in giro?
Avrebbe dato qualsiasi cosa per potersi comportare allo stesso modo con Draco, in pubblico.
Sapeva però che una cosa del genere sarebbe stata mal vista da tutto il mondo magico e che sia il suo lavoro che quello di Draco rischiavano di essere messi in discussione proprio per quel motivo.
Rallentò il passo, lasciando gli altri allontanarsi maggiormente e perdendosi nei ricordi.




Era ormai più di un anno e mezzo che lui ed il biondo stavano insieme.
La mattina dopo quello che sarebbe dovuto essere il giorno del matrimonio e che invece era diventato il giorno del loro anniversario, Draco lo aveva accompagnato al vecchio appartamento e lo aveva aiutato a trasportare magicamente tutte le sue cose a casa sua.
Da quel momento avevano iniziato a convivere, sebbene avessero entrambi alcune riserve, visto che si stavano conoscendo proprio in quei giorni.
A distanza di tempo invece Harry sorrideva della sua incoscienza, perché l’aveva portato a fare le scelte più maledettamente giuste della sua vita.
Conosceva ormai l’abitudine di Draco di camminare per casa scalzo, in una tenuta ben poco Malfoy, esattamente come se lo era ritrovato davanti una sera piovosa di molto tempo prima.
Sapeva che la mattina voleva il caffè, al posto del solito thè e che adorava il succo di zucca, specialmente se accompagnato con un pezzo di torta al cioccolato.
Aveva scoperto, grazie a Pansy, che il motivo per cui l’altro odiava le giornate di pioggia era semplicemente perché i suoi capelli tendevano a gonfiarsi e, visto la cura maniacale dell’ex Serpeverde verso la sua chioma bionda, quello per lui era un vero e proprio dramma.
Ogni giorno veniva a conoscenza di sempre più dettagli e particolari sul suo carattere e sulle sue abitudini e si rendeva conto di amarlo sempre di più.
Proprio per questo il periodo passato insieme si era rivelato il più bello della sua vita, ed allo stesso tempo il più difficile.
Se, una volta dentro le solide mura della loro casa non avevano problemi, al di fuori di loro e della loro piccola cerchia di amici fidati, le persone guardavano con malevolenza la loro unione.
All’inizio nessuno ne era a conoscenza proprio grazie ad Hermione che aveva evitato, non capiva bene nemmeno lui come, che Ginny informasse tutto il mondo sul reale motivo della loro separazione.
Per un po’ era circolata, grazie a lei, la notizia che lui aveva mollato la rossa perché si era accorto di non amarla, che poi in verità proprio una balla non era.
“Ho solo omesso parte dei fatti” si era infatti limitata a dire la Magiavvocato in seguito, scrollando con indifferenza le spalle.
I primi mesi perciò erano stati una favola.
Harry, che aveva intrapreso la carriera di Auror e si stava per diplomare, venne contattato ed assunto dal Ministero, come era ovvio che fosse.
Anche Draco, dopo aver affrontato un percorso ben più ostico del suo, visto il suo passato dalla parte del lato oscuro, era stato assunto al ministero come Pozionista ed entrambi si districavano tra lavoro e amici, ritrovandosi la sera a raccontarsi le rispettive giornate, felici della vita finalmente tranquilla che si erano creati.
O almeno così era stato, fino a che la verità non era venuta a galla.
Era stato Harry a chiedere al biondo di non vivere la loro storia alla luce del sole, ancora preoccupato per la reazione della gente, ed era stato proprio questo a causare le loro uniche litigate.
A detta di Draco, infatti, Harry non riusciva a far convivere la loro realtà con quella che viveva all’esterno, lasciandole separate e vivendole come due mondi paralleli.
Un Harry Potter di facciata, famoso e rispettato da tutti ed Harry, il ragazzo di Draco.
Era come se, secondo il biondo, si fosse scisso in due ed il Serpeverde si sentiva escluso da quella parte della sua vita che non lo comprendeva.
In realtà il moro aveva paura solo delle ripercussioni che tutto quello avrebbe avuto sulla vita professionale sua e di Draco e anche su quella privata, visto la ristrettezza mentale in cui ancora il mondo magico viveva quel genere di cose.
Sapeva, con altrettanta sicurezza, sebbene il suo ragazzo non se ne fosse mai lamentato, che queste sue scelte lo facevano soffrire.
Draco, da molti anni ormai, era costretto a vivere nel pregiudizio. Era noto a tutti il suo essere gay e lui stesso non cercava mai di nasconderlo, anzi se ne fregava dei giudizi che le persone gli scagliavano contro, continuando imperterrito per la sua strada.
Harry avrebbe voluto avere anche solo un pizzico della sua determinazione.


Non stavano insieme da nemmeno sei mesi, quando lo scandalo scoppiò.
Lui e Draco si erano dati appuntamento come spesso succedeva per pranzo, visto che lavoravano nello stesso stabile, anche se a piani diversi.
Avevano pranzato e chiacchierato come al solito, i colleghi ormai convinti che i due fossero diventati amici e poi se ne erano tornati ignari di tutto ai rispettivi uffici.
Solo che, durante il loro pasto, al loro stesso ristorante era presente la Skeeter, famosa giornalista che in quel periodo vedeva la sua notorietà notevolmente in calo.
Per quanto incompetente e ciarlatana, quella volta, forse l’unica in vita sua, la strega ci aveva visto giusto, interpretando i gesti e le occhiate dei due nella maniera corretta.
Quale occasione più ghiotta, se non quella di uno scandalo su Harry Potter, per ripristinare la sua carriera e riconfermarsi come giornalista di punta della Gazzetta del Profeta?
La giornalista attese i due all’uscita del lavoro e li seguì, riuscendo a scoprire che vivevano insieme.
Da lì alla pubblicazione dell’articolo il passo fu breve.
Com’è semplice rovinare in un battito di ciglia la vita delle persone, rendendola un inferno.
Harry se lo ricordava nitidamente il giorno in cui aveva aperto la porta di casa e si era ritrovato come tutte le mattine sullo zerbino la copia giornaliera della Gazzetta.
A differenza di tutte le altre volte, quel giorno il moro si era ritrovato a fissare incredulo se stesso e Draco che lo guardavano dalla foto in prima pagina del giornale.
Non ebbe bisogno nemmeno di leggere le scritte a caratteri cubitali sotto l’immagine, per capire il genere di articolo che seguiva.
Mentre si richiudeva con un tonfo sordo la porta alle spalle osservò la foto in movimento che lo ritraeva mentre avvicinava il suo viso a quello del biondo e lo baciava con trasporto.
Chiuse gli occhi e si appoggiò alla porta dietro di se, sentendo chiaramente la terra cedere sotto i suoi piedi.
Quel giorno il suo più grande incubo si era avverato.
Lui e Draco non tiravano fuori praticamente mai quell’argomento, era una sorta di zona rossa da non valicare mai, consci del fatto che farlo avrebbe solo provocato liti, visto le loro idee completamente divergenti in merito.
Osservò nuovamente la sua immagine che gli sorrideva dal giornale e si chiese come avesse fatto la Skeeter a scattare quella foto. Perché non era un fotomontaggio.
Si ricordava perfettamente la scena.
Erano usciti a cena fuori per festeggiare l’ultimo caso risolto di Harry e stavano rientrando, passeggiando sul marciapiede a pochi isolati da casa, quando Draco si era fermato in mezzo alla strada, mani in tasca e occhi grigi piantati al suolo.
La suola delle sue scarpe sportive che tracciava segni astratti sulle mattonelle consunte, mentre il biondo traduceva in parole le sue emozioni.
Con voce bassa e tremante quella sera gli aveva confidato quanto per lui fosse difficile saperlo costantemente là fuori in missione, in pericolo, non avere la certezza che lo avrebbe visto tornare a casa da lui ma che, nonostante tutto, non voleva mettersi in mezzo nelle sue scelte lavorative e che realmente era orgoglioso del suo coraggioso ragazzo.
Harry si era intenerito, come ogni volta in cui Draco riusciva ad aprirgli parte del suo cuore, dimostrando un animo sensibile che poco si addiceva all’immagine che il biondo cercava di dare di se.
Forse anche per l’eccessivo orgoglio, infatti, il suo stupendo ragazzo si lasciava andare raramente a esternazioni del genere e fu proprio quella consapevolezza a muovere i gesti di Harry.
Si era avvicinato a lui alzandogli dolcemente il mento con due dita e sorridendo al suo indirizzo aveva unito le loro labbra, in un tacito ringraziamento.
Lui, che per paura di venir scoperto, solitamente non si concedeva nessun atteggiamento romantico nemmeno nei posti più isolati, tranne nella loro casa, si era lasciato andare quell’unica volta e quello era stato il risultato.
Inutile dire che la presero in maniera totalmente diversa.
Draco osservò prima la foto, poi lui, scrollando le spalle e continuando a bere il suo caffè dicendo solo “Prima o poi sarebbe successo, non cambierà nulla” anche se non riuscì a nascondere il leggero tintinnio della tazza che stava nella sua mano tremante.
Harry invece prese ad attraversare ad ampie falcate il corridoio, avanti e indietro, cercando una soluzione a tutto quel casino.
Non era per niente ottimista su quello che l’articolo avrebbe potuto provocare e i fatti gli diedero ragione.
Appena arrivato si ritrovò addosso le occhiate maliziose dei colleghi che però non commentarono in alcun modo la cosa, anche se in ogni angolo del Ministero vedeva decine e decine di copie della ‘Gazzetta’.
Per lo meno, l’aver salvato il mondo la Voldemort almeno per qualcosa si era rivelato utile, si disse, mentre osservava un gufo planare in sua direzione con una comunicazione urgente.
Il Ministro della magia lo aspettava infatti nel suo ufficio e, appena vi arrivò, non si stupì di trovare già lì Draco, seduto compostamente su una delle poltrone di pelle davanti alla grande scrivania dell’uomo.
Si sedette accanto a lui, alla sua sinistra, chiedendo spiegazioni in merito a quella convocazione, anche se già in cuor suo le conosceva, direttamente al Ministro.
Draco nel frattempo osservava la finta città in movimento che si vedeva al di là dei vetri chiari.
Il tempo, modellato a piacimento ogni giorno dai vari incantesimi, quella mattina era nuvoloso e minacciava pioggia.
Harry di tanto in tanto lanciava occhiate preoccupate verso il biondo, mentre il Ministro spiegava loro il suo punto di vista, che più semplice non poteva essere.
Il Ministero chiedeva loro massima riservatezza in merito alla loro relazione.
Visto che non poteva chiedere loro di interromperla, quantomeno il ministro era intenzionato ad avere la parola di entrambi che non si sarebbero presentati insieme alle riunioni e alle cene ufficiali a cui Harry era tenuto, come logico che fosse visto il suo ruolo, a presentarsi, oltre ovviamente a, testuali parole ‘avere atteggiamenti sconvenienti in pubblico, come quelli in cui siete stati ritratti’, altrimenti sarebbero stati presi provvedimenti nei confronti di entrambi, visto che erano diretti dipendenti del Ministero.
Ed Harry si era ritrovato suo malgrado a dover accettare quelle condizioni, anche a nome di Draco, che da quando si trovava in quell’ufficio non aveva pronunciato una sola parola.
Solo una volta usciti dall’ufficio dell’uomo e saliti sull’ascensore per tornare ai loro uffici, il biondo sbottò di colpo, tirando un pugno alla parete del cubicolo.
“Atteggiamenti sconvenienti? Era un bacio dannazione. Un semplice bacio” ringhiò frustrato, appoggiando le spalle alla parete e inclinando il viso verso l’atro.
Lui non aveva detto niente, si era limitato ad aspettare l’arrivo al suo piano e aveva salutato il biondo, tornando al suo lavoro e sentendosi maledettamente in colpa per tutto quello.
Come al solito non erano tornati più sull’argomento, restando trincerati dietro le loro opinioni.
Da quel giorno si erano alternati periodi di tranquillità a momenti più burrascosi, in cui Draco faceva capire al moro di sentirsi oppresso dalla situazione che si era creata, senza mai però farlo pesare.
Non aiutava poi il fatto che Herm si fosse schierata apertamente dalla parte del biondo e che, a differenza di Draco, lo avesse accusato con le sue solite maniere dirette in più di un’occasione di comportarsi da codardo.
Harry si sentiva tale ma, pur sapendo che con il suo atteggiamento feriva il compagno, sapeva di non poter agire diversamente e quindi continuava ad andare avanti, frustrato da tutta quella situazione assurda, odiando il mondo schifoso in cui viveva e che non gli permetteva di dare a Draco tutto l’amore che in realtà si meritava.
‘Cosa diavolo c’è di diverso, tra l’amore che proviamo noi due e quello di una qualsiasi coppia etero? Il nostro amore vale forse meno del loro?'
Glielo aveva chiesto un giorno Draco, tra le lacrime, la volta in cui si era ritrovato la scrivania ricoperta di scritte magiche piene di insulti che apparivano ogni volta che ci si sedeva.
Quella era stata l’unica volta, da quando stavano insieme, che Harry l’aveva visto cedere.
Se l’era ritrovato nell’ingresso di casa, seduto a terra, le spalle poggiate alla parete, le ginocchia piegate e la testa bionda poggiata sopra di queste che si alzava e abbassava, seguendo il ritmo dei suoi singhiozzi.
E ad Harry si era spezzato il cuore, vedendo la persona che amava soffrire, senza che lui potesse far niente per lenirne il dolore.
Si era seduto di fianco a lui e lo aveva abbracciato, finché le lacrime non erano finite e gli aveva sussurrato rassicurazioni su rassicurazioni, sapendo bene che in realtà avrebbero solo dovuto accettare tutto quello.
Ed erano andati avanti, giorno dopo giorno, passo dopo passo, aggrappandosi al loro amore e cercando sostegno in esso.




Nonostante tutto però, nonostante il dolore, l’amarezza e la frustrazione che provava in momenti come quello, nel non poter passeggiare tra la neve mano nella mano con il ragazzo che amava, Harry non aveva mai avuto un solo dubbio.
Dalla mattina in cui si era svegliato accanto a lui per la prima volta, aveva capito dov’era il suo posto e quella era l’unica certezza della sua vita.
Amava Draco più di ogni altro al mondo e, proprio per quello, aveva accettato di uscire con lui ed i loro amici, per passare qualche ora tranquilli, prima di dover affrontare l’ennesimo problema.
In quel preciso momento il biondo stava osservando l’ennesima vetrina con Pansy alla ricerca di un regalo per Blaise, mentre questo era stato prontamente allontanato con una scusa da Herm.
Si avvicinò a loro stampandosi in faccia un sorriso e cercando di godersi appieno quelle poche ore di serenità con loro.
Arrivato in prossimità del negozio la sua attenzione venne catturata dal muro a fianco della vetrina addobbata a festa, dove un manifesto che pubblicizzava la grande festa di Natale che, come ogni anno il Ministero dava presso la propria sede, risaltava su tutto il resto, ed il sorriso scomparve all’istante dalle sue labbra.
Ecco, quello era il problema attuale di Harry Potter.
Dire al suo fidanzato che era stato costretto a partecipare a quella stupida festa, proprio il giorno di Natale, quando quello che avrebbe voluto di più al mondo era poterlo festeggiare insieme a lui.
Perché, come ci aveva tenuto a specificare il Ministro, Draco non era il benvenuto quell’anno, visto che poteva dar adito a troppi pettegolezzi la presenza di entrambi e dato che era impensabile non avere lui, Harry, come ospite d’onore.
Sbuffò sonoramente attirando l’attenzione dei due ragazzi davanti a lui.
Mossa sbagliata.
Draco si voltò verso di lui, le gote leggermente rosate dal freddo e gli occhi più brillanti del solito, come ogni volta che aveva a che fare con i regali.
Gli venne in mente quando, il Natale precedente, il biondo gli aveva confidato mentre se ne stavano abbracciati sotto le coperte, nel caldo del loro letto, di come gli piacesse fare i regali, molto più che riceverli.
La sua ennesima scoperta sul biondo, l’ennesima confidenza di Draco.
Ed un tassello in più a completare l’amore che Harry provava per lui.
Draco quel giorno gli raccontò infatti di come per lui, che era cresciuto con tutti gli agi possibili e con dei genitori che gli avevano comprato sempre ogni cosa desiderasse, fosse difficile emozionarsi davanti ad un dono. Quello che davvero lo rendeva felice invece, era vedere le facce delle persone a cui voleva bene illuminarsi nell’aprire un regalo particolarmente azzeccato.
Ed era per quello che Draco amava così tanto il Natale.
Ed era per quello che Harry si odiava così tanto, per non poter festeggiare quel giorno assieme a lui.
Ecco, stava pensando a quello, mentre il suo ragazzo sorrideva in sua direzione ed intercettando il suo sguardo voltava i suoi occhi argentati in direzione del manifesto.
Fu un attimo, un secondo non ben definito, il tempo che Draco impiegò nel capire la situazione e nel trarre le giuste conclusioni, poi una sottile ruga si formò tra le sopracciglia bionde oscurando il suo sguardo.
Harry non riusciva più a sopportare tutto quello.
Lo sguardo ferito di Draco, ogni volta che accadeva una cosa del genere.
Gli sguardi di disapprovazione dei colleghi, se andavano a pranzo assieme.
I pettegolezzi che li perseguitavano da un anno a quella parte.
Si sentiva ogni volta in colpa, come se tutto quello fosse causa sua, sempre e comunque.
Per questo non voleva, in quel momento, a pochi giorni da Natale, litigare con lui per il solito argomento e sperava che Draco fosse dello stesso parere.
Che non lo fosse fu chiaro un attimo dopo, quando un sibilo gelido tagliò il silenzio e fece voltare in loro direzione anche Blaise ed Herm, che poco lontani da loro erano stati allarmati dal tono del biondo.
“E questo cosa vorrebbe dire?”
Mani in tasca, sciarpa verde scuro a coprirgli parte del viso e capelli scompigliati dal vento, Draco lo fissava con i suoi occhi argentanti e davanti a quello sguardo Harry sapeva di non riuscire a mentire.
Qualsiasi fosse il luogo in cui si trovava, qualsiasi fosse la situazione, ogni volta che il suo sguardo si posava sul biondo era come se in mondo attorno sparisse completamente.
“Il Ministro mi ha costretto ad accettare di partecipare a quella stupida festa Draco, non ho potuto rifiutare. Comunque si tratta solo di poche ore e..”
Non venne bloccato da nessuno ma la sua stessa voce andò affievolendosi mentre osservava il compagno.
Draco non gli aveva detto niente, non un solo commento, non un solo cambiamento in quell’espressione seria, ma Harry fu scosso ugualmente da un brivido, nell’osservare gli occhi grigi che lo fissavano assorti e si chiese se non si fosse spinto troppo in là.
Vide Pansy alla sua destra aprire bocca, come per dire qualcosa per stemperare la tensione, per poi richiuderla senza emettere un suono, osservando Draco.
Il biondo fece un sorriso stanco in direzione di Harry, la testa reclinata di lato, i capelli che coprivano gli occhi magnetici, quasi di proposito.
“Sono stanco. Torno a casa”
Quattro parole.
Voce neutra, forse una nota di rassegnazione di troppo, a colorarla.
Ed il cuore di Harry che sembrò quasi scoppiare nel petto.
Era stanco.
Di cosa? Di loro due? Di tutto quello? Draco voleva arrendersi?
Non riusciva a capire niente in quel momento.
Le parole di Herm, che lo incoraggiava a seguire il biondo e parlargli e quelle di Zabini che cercava di richiamare il biondo erano solo sussurri lontani, senza forma.
Nelle sue orecchie continuava a sentire l’eco assordante dei battiti del suo cuore e la paura che Draco lo lasciasse gli attraversava lentamente le vene come veleno, sconvolgendolo ogni secondo di più.
Intanto il biondo era già sparito dalla sua visuale.
Niente scenate, niente insulti, niente di niente. Ecco, era quello il problema.
E se davvero, fossero arrivati al punto che tanto temevano, quello in cui il dolore era troppo per essere sopportato?
Forse si era davvero spinto troppo oltre.
E con questa idea che vorticava furiosa nella sua testa, Harry mosse il prima passo sulla neve, poi il secondo ed il terzo, finché non si trovò a rincorrere l’ombra del ragazzo che amava sperando che non fosse troppo tardi.






Postilla
So che questo capitolo può sembrare particolarmente pesante, ma ci tenevo a rendere la storia verosimile e non solo rosa e fiori come lo sono invece molte altre.
Per una volta ho voluto essere più realistica che romantica e spero che aspettiate la conclusione della storia prima di cercare di picchiarmi per quello che sto facendo passare a questi due poveretti :P
Intanto vi posso dire che il secondo capitolo sarà descritto dal punto di vista di Draco e che si capirà con più chiarezza come il biondo ha vissuto tutta questa situazione..
Layla84

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Documento senza titolo

Speravo di riuscire a pubblicare questo capitolo prima.
Alla fine invece mi sono bloccata subito dopo aver scritto poche righe, ho ripreso in un secondo momento ed ho continuato ma, visto che il risultato continuava a non piacermi ho riscritto tutto dall’inizio e questo è il risultato.
La verità è che affrontare temi così seri è stato difficile, sia perché volevo rendere il più reale possibile la situazione di Draco, senza troppi sentimentalismi o troppe esagerazioni, sia perchè tengo talmente tanto a questa ff che temevo di rovinarla.
Non so se sono riuscita nel mio intento o meno, ma almeno adesso sono più soddisfatta del mio risultato.
Scusate se vi ho fatto aspettare più del previsto..spero ne sia valsa la pena.
La terza e ultima parte della storia è già in lavorazione, spero di pubblicarlo al più presto.

La colonna sonora di questo capitolo è Shadow Of The Day dei Linkin Park, per chi volesse ascoltarla leggendo.
Vi aspetto alla fine del capitolo per le risposte ai commenti, fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando :)
Layla84









Sometimes solutions aren't so simple
Sometimes goodbye's the only way

Shadow Of The Day - Linkin Park






Diagon Alley, Dicembre

Lui aveva sempre amato Diagon Alley.
Si ricordava quando, da piccolo, andava mano nella mano con sua madre per i negozi, scegliendo i suoi regali di Natale e suo padre lo prendeva in braccio per fargli rimirare meglio le vetrine scintillanti.
Come avrebbe avuto bisogno in quel momento, del calore protettivo dei suoi genitori.
Il vento gelido di Dicembre quel giorno era solo freddo che penetrava nelle sue ossa, niente più gioia per i regali o felicità o qualsiasi altra cosa esistente.
Solo puro gelo, nelle ossa come nel cuore.
E dolore.
Ma quello c’è da talmente tanto che ormai Draco quasi non ci fa più caso.

Si strinse le mani nelle tasche del cappotto scuro e le nocche andarono ad incontrare la consistenza di un piccolo pacchetto, nascosto alla vista altrui, mentre un sorriso amaro si formava sul suo volto.
Il regalo per Harry.
Già, Harry. Il suo ragazzo.
Colui con il quale, in teoria, avrebbe dovuto passare il giorno di Natale.
A quanto pareva invece quella sarebbe solo stata l’ennesima festa in cui se ne sarebbe rimasto da solo in casa, perché Mister ‘se non ci sono io il Ministero non va avanti’ non poteva certo rifiutare uno stupido invito.

Draco non avrebbe reagito così se quella fosse stata la prima volta che succedeva una cosa simile, davvero.
Solo che quella era l’ennesima circostanza in cui il moro lo lasciava da solo, per correre ad adempiere al suo stupido dovere di salvatore del mondo magico.
La prima volta aveva provato una rabbia bruciante, nel constatare che Harry cedeva al volere della gente, senza pensare a lui, a loro.
La seconda volta aveva sentito la delusione, cocente e distruttiva, che gli invadeva le ossa e mozzava il fiato.
E adesso è l’unica cosa che riusciva a provare era rassegnazione.
E non c’era niente di peggiore.
Draco aveva finalmente capito ed accettato che Harry, per quanto dicesse di amarlo e per quanto nella realtà potesse veramente farlo, non sarebbe mai riuscito a lottare per quello che avevano costruito.
In realtà, Draco se ne rese conto in quell’istante con la neve che gli bagnava il viso e i vestiti che gli si congelavano addosso, non l’aveva mai fatto.

E lui adesso era stanco.

Capiamoci, amava Harry, come mai avrebbe pensato possibile.
Avrebbe fatto di tutto, per lui.
E in verità l’aveva fatto. Per mesi, anni, era andato contro a ciò in cui credeva, per poter stare con lui, ma non è bastato.

Sembrava non bastare mai, il dolore che provava.

Harry voleva mantenere la loro storia nascosta, Draco no.
Harry aveva tutto da perdere, immagine, amicizie, lavoro.
Draco aveva già perso tutto, perché tutti sapevano già di lui.
E Draco aveva accettato di vivere come aveva sempre odiato, per amore del moro.
Niente uscite insieme, niente camminate mano nella mano, nessun atto romantico in pubblico.
Tutte cose per cui, in tutti quegli anni, aveva lottato duramente.
Si, Draco Malfoy aveva lottato, con le unghie e con i denti, per poter essere se stesso, alla luce del giorno.
Aveva studiato, più di tutti al suo corso, aveva creato pozioni, elaborato antidoti, perfezionato sieri e tutto per dimostrare di essere qualcuno.
Aveva avuto quel lavoro al Ministero dopo anni di sacrifici perché era stato non solo il più bravo, ma il migliore.
Nessuno di quei bigotti assetati di potere lo avrebbe mai scelto altrimenti, troppo corrotto moralmente secondo loro, per poter lavorare in quegli uffici.
Ma a Draco non importava, come non importavano le critiche, i commenti ed i pettegolezzi dei colleghi.
Lui era un Malfoy e come tale nessuno gli faceva abbassare la testa.
Nessuno, tranne Harry.

Era stato lui che lo aveva convinto a tenere la loro storia nascosta, un ‘solo al momento’ che era durato mesi e sarebbe continuato per tutta la vita, se non fosse venuto tutto alla luce.

Inutile tacerlo, anche se da una parte era ovviamente preoccupato per la piega che avevano preso gli eventi, dall’altra il biondo si era sentito più leggero una volta che la verità era stata scoperta, al pensiero che finalmente non si sarebbero più dovuti nascondere.
Peccato che questo sollievo fosse durato più o meno il tempo che ci aveva impiegato ad incrociare gli occhi di Harry.
Era bastato quello, per capire che niente era cambiato, anzi.
Vi aveva letto dentro una paura così vivida che mai, nemmeno durante l’ultima battaglia con Voldemort, gli occhi smeraldo avevano riflettuto.

Sconfitto, non dal Signore Oscuro, ma dai pregiudizi della gente.
Che bella fine, aveva fatto l’eroe del mondo magico.

Quel giorno dal primo Ministro, seduto compostamente su quelle sedie eleganti e costose, con quell’uomo arrogante che si trovava a capo di tutto il mondo magico che lo fissava giudicandolo senza mezzi termini, Draco si era sentito per l’unica volta in vita sua umiliato.
Umiliato dalle parole dell’uomo e dal suo compagno, che seduto accanto a lui, non aveva mosso un solo dito per difendere il loro amore.
Aveva soltanto chinato il capo, ed accettato anche a nome di Draco quella sottomissione.
Ma, per quanto il ministero potesse dire o fare, Draco non si sarebbe mai vergognato di se stesso, o di quello che era.

Ecco, il periodo più brutto della sua vita era iniziato da li.
A partire dalle cose minime, sino ad arrivare a quello più importanti, si era visto negare con decisione tutte le sue scelte.
Tutte, tranne una.
Perché, nonostante tutto, quella di stare con Harry era una sua scelta che mai aveva messo in discussione, almeno fino a quel momento.

Fiotti e fiotti di amarezza salivano in lui, cercando di soffocarlo al ricordo, nemmeno tanto sbiadito, di quel periodo tormentato.
Harry non aveva mai saputo quello che Draco aveva dovuto passare.
Probabilmente non lo aveva nemmeno immaginato e dal canto suo Draco aveva fatto di tutto perché non ne venisse a conoscenza.

Perché le cose, a partire da quella mattina in cui le loro vite vennero sconvolte, per il mondo magico furono da subito chiare.
Draco Malfoy, noto a tutti per le sue tendenze a dir poco disdicevoli, aveva fatto il lavaggio del cervello ad Harry Potter e lo aveva traviato.
Ecco quello che tutti pensavano.
E mentre tutta la popolazione magica aspettava ansiosa il momento in cui il moro sarebbe rinsavito, Draco veniva preso di mira da tutti, colleghi e non, che si sentivano in diritto di odiarlo, solo perché diverso.

La grandezza di una persona si riconosce da come si comporta con il prossimo.
E lui aveva a che fare con degli esseri più piccoli delle formiche, questo era quello che si ripeteva mentre andava avanti.

Ma a lungo andare non bastava più questa convinzione, per risanare le sue ferite ed asciugare i suoi occhi.
Per scacciare il terrore di svegliarsi la mattina con la consapevolezza che la giornata non sarebbe passata senza qualcuno che lo avesse deriso, umiliato o avesse sparlato di lui, senza la minima remora.

Perché, dolore su dolore, i segni restano e scalfiscono il cuore.

Draco aveva sopportato tutto questo, solo per proteggere un amore per cui, si diceva, valesse la pena soffrire tanto.

Se lo era ripetuto come un mantra anche il giorno in cui la sua scrivania era stata ricoperta da scritte magiche, ma non era bastato.
Dalle offese più leggere come ‘frocio’ a quelle più pesanti come ‘deviato’, ‘malato di mente’ e altre ancora, in un colorato universo di dolore, l’odio della gente aveva fatto sfoggio su quel tavolo.
Draco non era riuscito a far altro, se non scappare a casa.
Non aveva avuto nemmeno la forza di arrivare al salotto, stanco di quella vita infernale, crollando inerme sotto il peso di tutto quel dolore, troppo grande per una persona sola.

Cosa aveva fatto di male, per meritarsi tutto quell’odio?
Amare era un delitto? E soprattutto chi erano loro, per giudicarlo?

Harry lo aveva trovato così, troppo sconvolto perché l’orgoglio potesse prendere il sopravvento, ed il biondo si era aggrappato a lui, cercando uno spiraglio di felicità.

Il Grifondoro lo aveva cullato dolcemente tra le braccia, sussurrando rassicurazioni e tenendolo stretto tutta la notte, ma l’alba aveva riportato con se la vita reale ed Harry aveva continuato la sua vita, come se niente fosse.

A quelle lacrime poi ne erano seguite altre, nascoste velocemente e celate agli occhi smeraldo così bene, che Harry non aveva mai nemmeno pensato per un attimo che vi fossero state.

Dolore su dolore, passo dopo passo, Harry e Draco si allontanavano, sempre più.

Arrivato Dicembre, Draco aveva insistito per quella gita, tutti insieme.
Era un modo per vedere Blaise e Pansy, che per motivi di lavoro sentiva di rado ed anche Hermione, con cui Draco aveva stretto amicizia in quegli anni.
Sebbene scambiassero poche parole tra loro, Herm sembrava averlo preso in particolare simpatia e anche lui poteva dire altrettanto.
La Granger era una persona che lottava per ciò in cui credeva, come lui.
Ecco cosa li accomunava veramente.
Ed ecco, cosa lo divideva da Harry.






Il rumore della materializzazione rimbombò per la casa vuota.
Una volta toccato i piedi in terra si tolse le mani dalle tasche e se le passò tra i capelli con aria stanca mentre si avviava verso la cucina, per prendersi un bicchiere di acqua.
Mentre se lo portava alla bocca, la maggior parte del liquido finì sa terra, tanto era il tremito delle sue mani.
Aveva bisogno di calmarsi e ragionare a mente fredda.
Stava parlando della decisione più importante della sua vita.
Stare con Harry e continuare a sopportare tutto quello, o rinunciare.
Se solo Harry avesse fatto un singolo passo verso lui, dannazione. Uno solo, per dare un senso a tutto quello.
Invece niente.
E come ogni volta che nella sua testa prendevano forma questi pensieri, Draco cercava di convincersi che poteva aspettare, che prima o poi..
Ma stavolta no.

Non si può continuare a soffrire in eterno.
Un cuore, per quanto forte, prima o poi si spezza, sotto tutta quella sofferenza.

E Draco era stanco, stanco di soffrire.
Era stanco di nascondere se stesso.

Chissà se Harry si era mai accorto di quando rientrava e lui cercava di nascondere gli occhi rossi con la scusa della stanchezza o del raffreddore o di tutte le altre mille piccole bugie che usava per non mostrare la sua debolezza.
Si sarà mai chiesto, realmente, cosa voleva lui?
Cosa provava?

“Ex Mangiamorte e gay, per il mondo magico non c’è connubio peggiore”
E’ quello che gli aveva detto un giorno di alcuni anni prima Blaise, parlando della sua situazione.
In quel momento non avrebbe mai pensato che, a così tanto tempo di distanza, si sarebbe trovato costretto a dargli ragione.
Ed arrendersi.
Arrendersi ai fatti, all’evidenza, alla paura di Harry.
Rinunciare all’amore.






L’ennesimo schiocco, e nella sala poco illuminata fece la sua comparsa Harry Potter.
Draco non si mosse, dal suo angolo della cucina, da quella posizione in cui poteva vedere il tremito delle mani dell’altro, strette a pugno, le nocche quasi bianche, la bocca ridotta ad una linea sottile.
Almeno, stavolta, avrebbe dovuto ascoltarlo.

Harry lo osservava, con un’espressione a metà tra il sollevato ed il preoccupato, mentre muoveva un passo in sua direzione.
Probabilmente aveva pensato di non trovarlo in casa.
Ma lui non era un codardo.
Il braccio di Draco si alzò lento, descrivendo un piccolo arco nell’aria, poi si distese e, con il palmo rivolto verso Harry, lo bloccò.
“No”
Semplice sussurro, carico di amarezza.

“Cosa?” Paura e incertezza, in quella voce che tanto amava.
“No, Harry. Adesso ascoltami”
Lo disse, con una sicurezza che non gli apparteneva, non adesso, non lì davanti al ragazzo che amava e con cui aveva sperato di passare la vita.
Ma rimandare oltre era inutile, lo sapeva benissimo.

Certe volte le soluzioni non sono così facili
Certe volte dire addio è l'unica strada

“Sono qui solo perché ti devo una spiegazione, prima di andarmene. Non lo faccio perché non ti amo più, tutt’altro. Nemmeno perché hai accettato quello stupido invito, lo faccio perché anche se tu sei l’aria che respiro, Harry, non posso continuare a vivere una vita che non mi appartiene. Io non sono così” disse tracciando con la mano un vago gesto nell’aria, ad indicare la stanza “Io non mi nascondo. Mai. Non mi vergogno di ciò che sono, di ciò che provo. Non mi vergogno di te”
“Draco..”
Ma il biondo non lo ascoltava, continuando con lentezza esasperante il suo discorso.
Non poteva fermarsi ora, o avrebbe ceduto.
“Tu, invece, puoi dire le stesse cose, di me? Puoi guardarmi negli occhi, e dire senza esitazioni che usciresti anche ora da questa casa con me, fregandotene della gente e di quello che potrebbe pensare? Puoi, Harry?” un singhiozzo, a spezzare l’ultima frase, a lasciarla cadere nel vuoto.
Lo osservò, gli occhi argentati ora pieni di lacrime che non ne volevano sapere di fermarsi.
Troppo dolore. Troppo.
E la sensazione che gli mancasse la terra sotto ai piedi, incrociando gli occhi smeraldo che tanto amava.
“Riesci a credere a noi, a tal punto da superare le tue paure? Perché io sono disposto a qualsiasi cosa, per te. Per noi”
Una domanda, che sembrava una preghiera struggente, mentre le mani diafane andavano ad arpionare il mobile dietro la schiena, a stringerlo con violenza quasi a spezzarsi le dita, per non urlare la sua disperazione.
Poi il cedimento, perché almeno questo lo deve, a se stesso.

“Solo che non ce la faccio più da solo. Troppo dolore Harry, se a portarlo devo essere solo io”

Guardando a terra le venature delle mattonelle aspettò una risposta, che non arrivava.
Alzò gli occhi, la vista offuscata dalle lacrime salate e lo sguardo si posò sul moro.
Harry se ne stava in mezzo al salotto, che lo osservava, incapace di dire niente.
Aveva anche lui le lacrime agli occhi e si capiva che stava cercando di trattenersi.
Rimasero lì a fissarsi in silenzio, per un tempo indefinito.
Si può vivere, con il cuore ridotto in frantumi?

Ad essere sinceri Draco aveva sperato fino all’ultimo che Harry facesse qualcosa, una qualsiasi cosa, per cercare di salvare il loro rapporto.
Invece il moro aveva distolto lo sguardo per primo e si era avviato per le scale, senza più voltarsi verso di lui.
Passi stanchi e strascicati che riecheggiavano nella mente ormai vuota di Draco.
Era finita.
Finita. Per sempre.

Niente più Harry, con i capelli arruffati e la tazza di caffè in mano, la mattina appena sveglio.
Niente Harry, in cucina a trafficare con i fornelli, maledicendo le apparecchiature elettriche, quando tornava da lavoro.
Niente più Harry, ogni volta che aveva bisogno del suo sorriso.

Solo, con il suo carico di dolore, Draco non poter far altro che arrendersi alla crudeltà della vita.







Quel giorno di Dicembre Draco Malfoy uscì dalla vita di Harry, in silenzio, come solo lui avrebbe potuto fare.
Quando Harry ridiscese le scale, alcune ore dopo, di lui non vi era più nessuna traccia.
Si era aspettato di trovarselo lì, pronto a chiedergli di andarsene, visto che quella era casa sua.
Invece il biondo era sparito, lasciando lì tutte le sue cose, senza prendere le chiavi o i soldi, o i vestiti.
Non si era portato via niente, tranne il cuore di Harry.

E le parole, le scuse che il moro aveva cercato a fatica dentro di se ed erano arrivate finalmente alle sue labbra dovettero fare dietro front, perché non c’era più nessuno, con cui poter parlare.
Eccolo, il rimpianto più grande di Harry Potter.

Sconfitto dalle sue paure, aveva perso l’unica cosa per cui realmente valeva vivere.






Draco, con un ultimo sguardo a quella casa così bella e piena di ricordi, si avviò per la strada, incurante della neve che gli vorticava attorno, cercando inutilmente di trattenere le lacrime e portando con se i cocci di due cuori infranti.














Ok!! Lo so, lo so..forse ho un tantino esagerato, ma per picchiarmi aspettate almeno il terzo capitolo.
Già che ci siete, aspettate pure a picchiare Harry, anche se se lo meriterebbe eccome.
Al solito, grazie infinite a chi segue la storia e soprattutto a chi ha la pazienza di commentarla ;)

Intanto ecco le risposte alle recensioni del primo capitolo.

Per ShortMaggot: Era proprio questo che cercavo di trasmettere, la sua delusione, il suo essere arrendersi davanti all’evidenza delle cose, sena però renderlo troppo forzato. Spero ti piaccia anche questo capitolo^^

Per Niahl: Spero di aver aggiornato abbastanza in fretta, così da non averti creato una crisi di astinenza. In realtà speravo di far prima perché avevo le idee abbastanza chiare ma appena ho iniziato a scriverlo mi sono bloccata. Immagino che anche questo capitolo ti abbia lasciato con l’OMG finale, ma non preoccuparti, pubblicherò la conclusione il prima possibile :)

Per twinkle: Una veterana della mia storia*_* Che bello vedere che hai seguito sia ‘Come deve andare’ che ‘Step by step’. Per quanto riguarda il lieto fine, sinceramente sono ancora molto indecisa, per il fatto che sono tre capitoli soltanto posso solo dirti che una volta terminata questa storia realizzerò la side story su Hermione, meglio che niente, no?:P Fammi sapere cosa ne pensi del capitolo :)

Per Ina: Grazie mille per i complimenti e per avermi inserita nei preferiti!! ;) Spero solo che anche questo capitolo sia all’altezza dei precedenti ^^

A presto

Layla84







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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Documento senza titolo

Eccoci al gran finale..
Ci tenevo anzitutto a ringraziare tutte le persone che hanno commentato, che hanno messo la fan fiction tra i preferiti o anche l’hanno anche soltanto letta.
E’ stata la storia che mi ha preso di più e quella che ho fatto più fatica a scrivere, in qualche strano modo mi sono affezionata a questi Harry e Draco e spiace pure a me concludere la storia, anche se non sono il tipo da tirare troppo le cose per le lunghe, stavolta non riesco a dire addio a questi due personaggi.

Vi aspetto alla fine per i commenti e un’ultima notizia..
Intanto godetevi il finale ;)








Dicono che il tempo lenisca ogni dolore.
Voi ci credete? Ci credete davvero, nel vostro profondo?

Perché ci sono cose, persone, emozioni, nella vita di ognuno che non subiscono gli effetti del tempo, restano immutate, nonostante i nostri sforzi nell’accantonarli in fondo al cuore, ed a volte ritornano prepotenti, a farci sentire la loro presenza.

A chiederci pegno, per averci reso felici.





Ecco, cos’era successo quel giorno a Draco Malfoy, seduto alla sua elegante scrivania del Ministero.
La faccia di Harry Potter faceva capolino dalla prima pagina della Gazzetta del Profeta che teneva in mano, osservandolo, attraverso la carta e vincendo la sua partita contro il tempo.

Il tempo può lenire il dolore magari, ma non può far svanire l’amore.

Erano passati mesi, dall’ultima volta che si erano parlati.
Settimane, da quando si erano incrociati per sbaglio tra i corridoi.
Nessun saluto di cortesia, per salvare le apparenze.
Nessun “Come stai?”, solo il più significativo dei silenzi tra loro.
Il silenzio di chi vorrebbe, ma non riesce, superare il muro del suo dolore.

Le motivazioni di Draco, quelle erano fin troppo chiare.
Troppo dolore, da sopportare.
Nessuno spiraglio nell’altro, per poter ritornare sui propri passi.
Lui aveva fatto le sue scelte, stava ad Harry, ora.
E non voleva saperne, dei consigli di Blaise o delle parole di Herm, troppo chiuso in se stesso a proteggere i resti del suo cuore, per accorgersi che non ne erano rimaste altro che briciole.
Ed ogni giorno tornava nella sua nuova casa, ad affrontare i fantasmi del passato, che sotto forma di rimpianti, prendevano posto accanto a lui in quelle stanze vuote.

Il tempo passava senza che i due si decidessero ad affrontarsi ed alla fine i giorni erano diventati mesi, mentre loro speravano di riuscire a convivere con i loro rimpianti.
O almeno fino a quel giorno.

Perché il destino o chi per lui, aveva deciso in altro modo.




Draco se ne stava a fissare quegli occhi verdi che spiccavano su tutto il resto, mentre una remota parte del suo cervello traduceva quel lungo articolo.

Harry a quanto pareva era appena rientrato da una missione, una delle più pericolose, ed aveva tratto in salvo un’intera famiglia di babbani da solo.
Il giornalista che aveva scritto il pezzo non aveva lesinato sugli apprezzamenti e sulle lusinghe verso il moro e Draco non poteva esserne che felice.
Finalmente Harry aveva quello che aveva sempre cercato.
Non si doveva più nascondere per colpa sua, si disse razionalmente, mentre il suo cuore invece gli urlava tutt’altro.

Puoi dire quanto vuoi che l’unica cosa che ti interessa è veder felice la persona che ami, anche lontano da te. Ma quando questo poi accade, niente lenisce il dolore straziante che provi dentro.

Con gli occhi lucidi Draco passò sulla carta le dita pallide, all’altezza del volto di Harry.
Una carezza a quella pelle di carta, che non avrebbe mai più potuto fare nella vita reale.
E faceva male, più di quanto si sarebbe aspettato.

Harry aveva iniziato la sua nuova vita, avrebbe dovuto fare lo stesso anche lui, si disse.
Ed avrebbe iniziato proprio il giorno successivo, visto che finalmente il Ministero si era accorto del suo valore e lo aveva inviato per la prima volta ad un galà molto importante, dove sarebbero stati presenti i maggiori esponenti del mondo magico.
Finalmente era riuscito a dimostrare a quegli stupidi di essere qualcuno, di valere molto, anche più di loro.
Ecco, il giorno successivo sarebbe stato ricordato come il giorno in cui Draco Malfoy si sarebbe lasciato la sua vita passata – ed il suo cuore infranto – alle spalle.
Da domani, si disse, non avrebbe più avuto rimpianti.
Quel giorno però, poteva ancora concedersi che qualche lacrima andasse ad annacquare l’immagine del ragazzo che amava, rendendo vaghi i colori e vuota la sua mente.
Una mano candida andò ad afferrare la carta che conteneva il suo passato, stringendola tra le dita, fino a sentire le ossa stridere, l’una contro l’altra.
Ed un ultimo pensiero andò alla collana che portava al collo in quel momento e che il giorno successivo si sarebbe tolto, per sempre.








Harry Potter intanto non aveva affatto voltato pagina, ma anzi, continuava imperterrito a pensare a Draco, a loro ed a quello che aveva perso per colpa della sua codardia.

Quei mesi erano passati veloci, mentre si ripeteva, ogni giorno, quanto stupido fosse stato.
Allo stesso tempo però continuava a trincerarsi dietro la convinzione che se fossero tornati insieme avrebbe fatto di nuovo soffrire Draco con il suo comportamento, visto che le sue paure erano ancora lì, presenti e forti come prima.
Una su tutte: la paura di soffrire.




Era quindi con l’autostima e l’umore sotto i piedi, che si era presentato la settimana prima in ufficio, pronto per quella missione pericolosa di cui però non aveva calcolato bene i rischi.
Non solo quelli fisici, intendiamoci.
Era un Auror, il migliore a dirla tutta, per lui casi come quelli erano all’ordine del giorno.
Quello di cui non aveva tenuto conto era l’impatto psicologico che poteva avere tutto quello su di lui.
Non che fosse incredibilmente complicato, anzi: un mago, ancora seguace di Voldemort e dei suoi ideali, dopo la morte del signore oscuro aveva deciso di perseguire da solo l’idea di superiorità dei nati magici, che per la sua mente malata si traduceva nel prendere di mira le famiglie babbane, per poi torturarle ed ucciderle, senza nessuna pietà.
Lui doveva andare in missione per salvare l’ennesima famiglia presa di mira da quell’esaltato, visto che fin’ora il ministero non era stato in grado di fare niente di meglio che corrergli dietro, senza mai arrivare in tempo.
Avevano ricevuto una soffiata giusto il giorno prima e dopo il tempo materiale di organizzare la cosa Harry si era trovato in prima linea.

Ecco, in quei giorni in cui aveva fatto da guardia del corpo a quella famiglia ignara, seguendone i movimenti e assicurandosi che il folle non si avvicinasse a loro si era ritrovato davanti all’esempio lampante di quella che era la classica famiglia felice.
Ne aveva già avuto esempio dai Weasley, ma li aveva osservati per tutto il tempo dall’interno, senza accorgersi realmente di cosa volesse dire.
Ma adesso, mentre controllava i signori Correll che si affaccendavano in giardino, discutendo di dove piantare le ultime piante che la signora aveva comprato, ora che li vedeva salutare i figli al rientro da scuola e li vedeva cenare dalle finestre illuminate, ecco, solo adesso, si era reso conto che avrebbe voluto essere al loro posto, insieme a Draco.
Perché si, non c’era stato un solo momento, in quei giorni in cui non avesse pensato al biondo, spilla dopo spilla i ricordi entravano in lui, creando un dolore sempre più vivido.

Era stato dopo circa quattro giorni che proteggeva quella famiglia che il Mangiamorte si era fatto vivo.
Si era materializzato all’improvviso in un vicolo vicino e prima che Harry se ne rendesse conto i primi incantesimi erano volati sui babbani.
Lui, che li stava tenendo d’occhio nascosto sotto il mantello dell’invisibilità, si era gettato all’istante davanti a loro per proteggerli e con un paio di potenti incantesimi era riuscito a stendere l’assalitore, nella foga del momento non si era però reso conto che la prima maledizione lanciata dal folle aveva colpito il signor Correll.
Gli fu subito chiaro che la ferita fosse grave, quando, voltandosi verso la famiglia, vide l’uomo disteso a terra, la sua testa sorretta dalla moglie che, in ginocchio vicino a lui, continuava a chiamare il suo nome come una litania.
Harry per quanto abituato a queste cose ebbe bisogno di un attimo, prima di riprendere il controllo di se e della situazione e chiamare i soccorsi.
Dentro se quell’immagine l’aveva sconvolto più di quanto lui stesso riuscisse ad immaginare.
I capelli del Signor Correll, di un biondo così simile a quelli di Draco, per un attimo lo avevano tratto in inganno.

Per un attimo, un solo, dannatissimo attimo, la sua mente gli aveva giocato un brutto scherzo.
E, in quel giardino, colpito da una maledizione mortale, non aveva visto quel babbano, ma Draco.
Il suo Draco.

E il suo cuore in quel momento si era fermato, rifiutandosi di continuare a battere.

Poi al San Murgo, dove il babbano era stato portato per essere curato d’urgenza dai medimaghi, Harry si era ritrovato nella sala d’attesa con la moglie dell’uomo, ancora sotto shock.
La donna, stretta nel suo vestito a fiori macchiato di sangue, i capelli castani che ricadevano scomposti sul viso, continuava a mormorare il nome del marito alternandolo ai singhiozzi e si abbracciava con le su stesse braccia, quasi a cercare sostegno in se stessa.
Il suo dolore era palpabile e regnava attorno a loro.

Harry poteva capire, anche se solo lontanamente, quello che stava passando.
Proprio perché il solo immaginarsi Draco al posto dell’uomo lo faceva morire, ogni volta che ci pensava, strinse a se la donna, come a darle coraggio.
Lei, troppo preoccupata per la sorte dell’amato e ancora sotto shock per la situazione, non aveva oppose resistenza, lasciandosi stringere e soffocando le parole nel maglione di Harry, assieme ai singhiozzi.
“C-com’è possibile? Un attimo prima stavano parlando e..e lui..oddio come farò se gli succede qualcosa? Non posso, non posso vivere senza di lui”
Ed in quel momento, in quella sala d’aspetto del San Murgo, tra le braccia una sconosciuta che piangeva lacrime intrise di disperazione, Harry si rese conto di essere uno stupido, uno stupido che aveva avuto l’occasione di essere finalmente felice con la persona che amava e che invece vi aveva rinunciato, senza lottare.

La vita era troppo breve ed imprevedibile, per potersi concedere il lusso di lasciarsi sfuggire dalle mani chi si ama.

E questo, Harry Potter lo aveva già vissuto sulla sua pelle, in passato.

Finalmente una luce si riaccese dentro di lui e riuscì a riscuotersi dai suoi timori del passato, vincendoli, mentre una nuova, terrificante paura si faceva largo in lui.
Quella di poter perdere, per sempre, l’occasione di stare con Draco.
Ed era un terrore paralizzante, niente a che vedere con tutto il resto.

Era come guardare in un pozzo nero, senza vederne il fondo e sapere che basterebbe un niente, per finir giù.

Ecco il vero terrore, quello che scorre sotto pelle, avvelena il sangue e distrugge la mente, la paura di aver perso l’unica occasione di essere felice.




Harry se ne stava in ufficio a leggere il giornale che parlava di lui e del babbano che era stato dimesso senza problemi dal San Murgo proprio quel giorno, sbuffando di tanto in tanto quando i suoi occhi arrivavano a leggere i commenti del giornalista su di lui.
Non aveva fatto niente si speciale, anzi, con il suo poco tempismo aveva fatto si che il signor Correll rimanesse ferito, invece quegli stupidi continuavano a lodarlo, come se avesse fatto chissà quale impresa.
La falsità e l’ipocrisia del mondo cominciavano a soffocarlo.

Aveva distrutto la sua vita con Draco per cosa?
Un pugno d’aria e due complimenti falsi.
Ed ora avrebbe dato la vita, per poter tornare a vivere un solo istante con Draco..
Era da quando era rientrato dalla missione che non dormiva e non rientrava a casa, quarantotto ore esatte in cui l’unico pensiero fiso era il biondo, e i ricordi, prima sopiti, lo assalivano con la potenza di un tornado.

Per fortuna la sua attenzione venne distolta da quell’ammasso di stupide parole che campeggiavano bellamente sul giornale e dai suoi rimpianti da un leggero bussare contro la porta del suo ufficio.
Grugnì un fin troppo brusco ‘avanti’ in direzione del nuovo venuto, stanco di doversi sorbire l’ennesimo collega in cerca di dettagli sulla missione.
Aveva già pronti sulle labbra una serie di coloriti insulti molto ma molto fantasiosi, quando, una volta aperta la porta, sulla soglia apparve la figura di Hermione, che lo osservava tranquilla, con un sorrisetto sulle labbra rosee.
“Bel modo di salutare” ironizzò lei tranquilla, entrando nella stanza ed andandosi a sedere nella sedia libera davanti alla sua scrivania.
“Hermione, che ci fai qui?” secco e diretto, come ultimamente era solito fare.
“Volevo sapere come stavi” disse Herm, occhieggiandolo di nascosto con fare strano.
“Sto bene. Perché non dovrei?” accennò in risposta, una nota di nervosismo nella voce stanca.
Hermione aveva in mente qualcosa, se lo sentiva.
Quindi, nemmeno a dirlo..guai in vista.
La vide fissarlo e prendere fiato prima di cominciare.
“Ok, ok. In realtà ero passata di qui per sapere se saresti venuto alla serata di domani sera. Sia io che Blaise siamo stati inviati e volevamo sapere se venivi con noi” buttò fuori tutto insieme, com’era solita fare quando tentava di nascondergli qualcosa.
La conosceva da così tanti anni ormai, che Hermione ormai non era più un segreto per lui.
“Cos’hai in mente?” disse soltanto, passandosi distrattamente le dita sul mento e sentendo la ruvidezza di un accenno di barba sotto di esse.
Doveva essere uno straccio.
Erano giorni che non dormiva e stava in piedi solo grazie a litri e litri di caffè.
E l’immagine di Draco sulla porta del loro bagno, un asciugamano bianco con cui usava asciugarsi i capelli e un dolce sorriso sulle labbra entrò prepotentemente nella sua mente e per quanto cercasse di fermarla la voce del biondo seguì a ruota il ricordo.

Se lo ricordava perfettamente, si stava radendo, com’era solito fare prima di andare a lavoro, il biondo gli si era avvicinato e passandogli una mano tra i capelli umidi in una carezza gli aveva poi tolto la lametta di mano sussurrando un “Harry?” al quale lui non aveva potuto far altro che voltarsi, per venir poi baciato con dolcezza disarmante.
Il successivo sussurro di Draco gli sfiorò le labbra, mentre il biondo lo abbracciava.
‘Adoro vederti con la barba, dovresti lasciarla così, ogni tanto’
Le ultime cose che si ricordava con lucidità, perché poi avevano iniziato a baciarsi e..dio come gli mancava Draco!

Furono le parole di Hermione a riportarlo con i piedi per terra, in modo talmente brusco da far male.
“Pensavo” sussurrò l’amica, fin troppo lentamente “che considerato che alla festa parteciperà anche Draco, sarebbe una buona occasione per voi di parlarvi..” buttò lì con voce insicura, tastando il terreno.
Probabilmente la ragazza si aspettava uno dei suoi soliti rifiuti, invece quella per Harry non poteva che essere l’occasione perfetta per il suo piano.

Perché si, signori e signore, finalmente Harry Potter aveva un piano.
Deciso nell’istante in cui il cervello gli aveva rimandato per la prima volta l’immagine del biondo che tanto amava, da mesi sopita nel suo cuore ma solo adesso della forza sufficiente per diventare reale.
Ora, che la sua unica paura era non riavere il suo angelo biondo indietro, era pronto.
Pregò disperatamente che non fosse troppo tardi, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.

Dopo anni e anni in cui le sue paure avevano fatto il buono e il cattivo tempo, finalmente il Grifondoro sopito in lui si era risvegliato ed Harry aveva deciso di riconquistare Draco.
Quale occasione migliore quindi, se non questa festa, per rimediare agli sbagli del passato?

Ovvio dire come Hermione accolse quella notizia, con gioia e anche un po’ di sollievo e mentre l’abbracciava gli sussurrò dolcemente un “Finalmente hai capito” che arrivava direttamente dal cuore.
E ad Harry bastò quello, per capire di aver fatto la scelta giusta, sperando di essere ancora in tempo.
Ma era un’ ipotesi troppo dolorosa, da prendere in considerazione.

Arrivò quindi la serata di gala, lui, Harry Potter, l’invitato più importante, che si aggirava ansioso in una delle stanze del grande castello dove si sarebbe tenuta la serata e che camminava avanti ed indietro, strusciando i piedi su quei costosi tappeti mentre nella testa, solo un nome vorticava.
Ansia, paura, panico.
Ecco, cosa c’era nel suo cuore, oltre la sicurezza assoluta di non poter vivere senza Draco.
Quella sera, si ripromise per l’ennesima volta, mentre guardava distrattamente la sua immagine riflessa allo specchio, lo avrebbe riconquistato, a qualsiasi costo.








L’intento di Harry era ottimo, peccato non avesse fatto i conti con l’orgoglio Malfoy, che proprio in quei giorni era tornato prepotentemente a galla in Draco.
Il biondo si era ripromesso solo il giorno prima di dimenticarlo, di fare di tutto per essere felice senza di lui, e quindi ora era li, su quelle imponenti scalinate, mentre arrivava a festa già ampliamente iniziata e mentre, scalino dopo scalino, la sua sicurezza cedeva.

Ci sarebbe stato Harry a quella festa, lo sapeva.
Era ovvio.
Ma lui non era pronto ad incontrarlo, non lo sarebbe stato mai.
Chinò il capo, come sconfitto.
I sentimenti che vincono l’orgoglio, sempre e per sempre.
Ma lui doveva a se stesso l’impegno di mantenere la promessa.
Mentre una mano candida risaliva la camicia fino ad arrivare al colletto e lo allentava leggermente insieme alla cravatta scura per estrarre una lunga collanina in oro bianco, una lacrima solcò il suo viso diafano.
Fece scorrere la collana dalla testa e la strinse nella mano con un gemito di dolore.
Com’era difficile, dire addio al suo amore.
Ma prima o poi, lo avrebbe dovuto fare comunque.
La vita continua sempre, anche se a volte noi non lo vorremmo.
Si infilò nella tasca dei pantaloni eleganti la collana, in un tintinnio di metallo.
Probabilmente i due particolari ‘ciondoli’ che vi aveva appeso erano andati a cozzare contro, forse per l’ultima volta.
Richiudendosi la camicia e sentendosi assurdamente più leggero, e soprattutto più vuoto, si incamminò verso la sua nuova vita, sicuro che niente e nessuno avrebbe mai potuto farlo tornare sui suoi passi.

Entrò, ritrovandosi in un salone immenso, addobbato com’era ovvio che fosse dalle decorazioni magiche più sfarzose che il Ministero potesse trovare.
Tutta quell’ostentazione gli dava il voltastomaco, ma non era andato fin lì per quello.
Quella sera Draco Malfoy era lì, per iniziare la sua nuova vita, e lo avrebbe fatto nel migliore dei modi si ripromise.
Si guardò per un attimo in giro, leggermente spaesato, l’abito elegante che sembrava volerlo soffocare e gli sguardi della gente puntati su di lui.
Facendo appello a tutta la sfacciataggine Malfoy in suo possesso si fece strada elegantemente fino al centro della sala, riuscendo ad individuare subito il suo obbiettivo.
Si avvicinò ad un ragazzo moro fasciato in un elegante abito scuro che gli dava le spalle conversando tranquillo con paio di maghi dall’aria importante.
Posò una mano candida sulla sua spalla per attirarne l’attenzione ed il ragazzo si voltò verso lui, un sorriso ad increspare il bel viso abbronzato.
“Draco, ti vedo in forma perfetta stasera” fu il saluto amichevole che gli rivolse, dopo un’occhiata di apprezzamento.
Draco sorrise internamente e lasciò trapelare una punta del suo sorriso anche all’esterno, mentre toglieva la mano dalle spalle del ragazzo di fianco a lui e lo salutava, con il solito sorriso sghembo.
“Grazie Theo, anche tu non stai tanto male”








Harry era nel salone, stava ascoltando parlare Herm e Blaise, senza ascoltarli davvero.
Di tanto in tanto lanciava occhiate ansiose ai gruppetti di persone che si intravedevano da quel punto riparato sella sala.
Fu un secondo, un breve istante in cui vide luccicare una chioma bionda ed inconfondibile, sotto il chiarore delle luci.
Senza che nemmeno se ne rendesse conto le sue gambe si erano mosse in quella direzione, il cuore che furioso batteva nel petto.
Gli occhi saettarono alla ricerca di Draco, avidi della sua vista.
Quello che si trovò davanti però, fece sprofondare il suo cuore sotto i piedi, e lui desiderò ardentemente poterlo seguire.

Draco era in mezzo al salone, un vestito chiaro ed elegante che metteva in risalto i suoi bellissimi lineamenti, un calice ormai vuoto in una mano mentre guardava in direzione del suo interlocutore.
Un sorriso ad illuminargli il viso.
Un sorriso che un tempo era rivolto solo ad Harry.

Il suo cuore doveva aver fatto decisamente troppo rumore mentre andava in frantumi, perché sentì Herm e Blaise smettere di parlare e voltarsi di scatto verso lui.
Nemmeno si era accorto di aver pronunciato il nome del biondo, in un sussurro.
La riccia fu subito accanto a lui poggiando una mano sopra al braccio che Harry teneva ancora a mezz’aria e che aveva alzato inconsciamente verso Draco.
Draco.

Vide le labbra dell’amica muoversi, come a scandire qualcosa, ma lui non riusciva a sentirla.
Un attimo dopo si sentì spingere di peso e notò che Blaise lo stava accompagnando fuori, lontano dalla vista di Draco che stava i n compagnia di un’altro, che rideva con un altro, per un altro.

L’aria della sera gelò le lacrime che scorrevano sulle sue guancie e solo allora si rese conto di piangere.
Dio, era stato uno stupido e quella era la sua punizione.
Era troppo tardi, ormai?

Voltò le spalle a Blaise, non per nascondere le lacrime, no, quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
Voltò le spalle alla sua vita, per scappare da tutto quel dolore.
“Blaise, Draco..” fu il suo unico gemito, subito interrotto dal moro.
“Si, l’ho visto con Nott, ma Harry cerca di..”
“Lasciami solo” un sospiro, uno solo, straziante e insicuro.
Non voleva nessuno attorno.
Voleva raccogliere i pezzi del suo cuore, uno ad uno, e gettarli via, come aveva fatto con la sua felicità.
Si era lasciato scivolare Draco tra le mani, senza avere il coraggio di trattenerlo a se.
Era tutta colpa sua.
Harry Potter non si era mai odiato tanto, come in quel momento.

Il giardino del castello, così ben curato ed illuminato, sembrava lo scenario meno adatto per far da contorno a tutto quel dolore, ironia della sorte.

Si avvicinò a quella che era una fontana, situata in mezzo ad esso.
I getti cristallini volavano di tanto in tanto verso il cielo, per poi tornare poco dopo ad infrangersi a terra, un po’ come le sue speranze.
Si poggiò al bordo della vasca, piegando il capo e portandoselo tra le mani.
Avrebbe voluto scomparire dalla faccia della terra.
Draco.
Senza di lui, niente aveva più importanza.
Un singhiozzo, poi un altro ed un altro ancora.








Si stava congratulando con Nott per la festa, visto che l’amico era riuscito ad organizzarla in pochi giorni nel suo castello, senza nessun aiuto da parte del ministero.

Gli faceva particolarmente piacere rivedere il suo vecchio compagno di scuola, solitamente all’estero per affari, anche perchè le poche volte che il moro passava da quelle parti veniva praticamente rapito da Pansy.
Proprio in quel momento, a conferma dei suoi pensieri un tornado dai lunghi capelli neri apparve sorridente al suo fianco.
Gli occhi scuri di soliti pieni di ironia emanavano un calore incredibile, ogni volta che si posavano sulla figura di Theo.
Erano proprio una bella coppia, si ritrovò a pensare.
L’unica che resisteva dai tempi di Hogwarts.
Ed erano perfetti, l’una per l’altro.

Sentì una leggera fitta al cuore, al pensiero di quello che un tempo aveva anche lui e che ora si era perso nei meandri del passato.
Ma ormai la decisione era stata presa e non si poteva tornare indietro.
Sorrise ai due, decidendo di lasciarli da soli e dirigendosi al bar per un altro drink.

Vide in quel modo la figura di Hermione vicino alla grande finestra a vetri della sala, che sapeva portare dritto nel giardino di Nott Manor.
Niente di strano nel vedere la riccia lì, se non fosse per lo sguardo preoccupato che lanciava di tanto in tanto verso l’esterno.
Indeciso se andare da lei o meno, visto che sicuramente da quelle parti ci sarebbe stato sicuramente Harry, vide entrare Blaise proprio dal punto in cui lei aveva continuato a tenere gli occhi tutto il tempo.
L’amico sembrava decisamente ansioso e faceva strani gesti con le mani, come ad indicare qualcuno.
Fregandosene di tutto il resto Draco andò verso di loro, nelle viscere la paura che fosse successo qualcosa a qualcuno.
Qualcosa ad Harry.

Appena entrò nel campo visivo di Blaise questi lo guardò dritto negli occhi, senza proferire parola.
Gli occhi blu dell’amico così solitamente tranquilli sembravano preoccupati e chi come lui aveva passato una vita vicino a Zabini, sapeva che quelle iridi diventavano così solo in pochi casi.
Fu Hermione a spezzare il silenzio, avvicinandosi a lui ed indicandogli il giardino.
“Harry” fu l’unica cosa che le sue labbra pronunciarono.
Ma bastò quello a fare scattare Draco.

Per quanto potesse dire di voler chiudere con il passato, non poteva dire di non amare più Harry.
Non avrebbe mai smesso di farlo.
Senza un solo pensiero in testa che non fosse di preoccupazione scese le scale che davano sul prato, la notte stellata sopra di lui permetteva di scorgere una sagoma seduta sul bordo della fontana, in mezzo al giardino.
Draco si avvicinò esitante, la gola secca.
Arrivò con il suo passo silenzioso a pochi passi dal moro, le scarpe eleganti che strusciavano leggere il pavimento d’erba, mentre rabbrividiva tra se per la brezza della sera.
Fissò i suoi occhi argentati sulla figura davanti a se che non aveva ancora dato segno di aver notato la sua presenza, perdendosi un istante a rimirarlo.

Nel suo completo elegante e scuro, la camicia bianca a far risaltare la pelle abbronzata e i capelli scuri, Harry se ne stava lì, tenendosi la testa nascosta dai palmi delle mani, solo un sospiro soffocato di tanto in tanto proveniva dalle sue labbra, per il resto completo silenzio.
Draco decise di palesare la sua presenza, cercando di modulare il più possibile la voce sulla solita inflessione strascicata, con scarsi risultati.
“Harry”
Venne fuori un sussurro fin troppo carico di emozioni, perché potesse essere ignorato dalle orecchie del moro.
Un istante dopo Draco si ritrovò perso in due pozze smeraldo che lo fissavano sconvolte, mentre la luna vi giocava strani rilessi, rendendoli fin troppo lucidi.
A Draco mancò un battito, mentre notava gli occhi leggermente rossi, le tracce di lacrime su quel bel viso e le labbra arrossate,
E gli si strinse il cuore.
Avrebbe voluto correre da lui, abbracciarlo, baciarlo e tenerlo lontano il più possibile da tutto il dolore del mondo.
Ma non poteva. Non più, ormai.

Si avvicinò di un altro, incerto passo, trovandosi proprio di fronte a lui.
Dal basso Harry lo osservava in silenzio, senza dire niente, gli occhi che brillavano di lacrime silenziose che parlavano per lui.
Draco si chinò sui talloni, le ginocchia che sfioravano quasi terra, per essere all’altezza del viso dell’altro.
Una tenerezza improvvisa si era impadronita di lui e fu impossibile resistere all’impulso di allungare una mano verso quel bellissimo viso, per andare a cancellare con le dita le scie umide che solcavano le guancie del moro, in una leggera carezza.
“Che è successo?” fu soltanto in grado di dire, il tono dolce che vibrava tra loro prima di perdersi della notte.
Troppa l’emozione, nello sfiorare di nuovo quella pelle calda e profumata.
Aveva sentito sotto il suo tocco la ruvidezza della barba dell’altro, la stessa barba che lui gli aveva confidato un giorno di adorare.
Dio, se gli mancava Harry.
Gli mancava tutto, di lui.

Il moro sbatté le palpebre un paio di volte, come a ritrovare la lucidità e le ultime lacrime trattenute dalle ciglia scesero a ripercorrere la strada già tracciata dalle precedenti.
“Sono arrivato tardi..” un sussurro triste, mentre fissava il suo sguardo sconvolto in quello argentato.
Draco, che non riusciva a capire cosa l’avesse ridotto così, lui che a differenza sua era sempre riuscito a tenere sotto controllo i propri sentimenti, non riuscì a nascondere il suo stupore.
“Cos’è successo? Cosa ti ha sconvolto tanto?” chiese preoccupato.
“Tu”
Appena l’esatto significato di quella risposta arrivò a destinazione, Draco si alzò di nuovo in piedi e lo osservò sorpreso.
“Io?” E la tristezza intrise quell’unica parola.
“Si tu.” disse Harry alzandosi e fronteggiandolo, gli occhi accesi da una nuova e al contempo vecchia luce di coraggio “Tu e Nott, per l’esattezza. Vederti insieme a lui, mi ha ridotto così”
“Io e Nott? Insieme? Di cosa..” ma si fermò da solo, conscio di quello a cui si stava riferendo il moro.
Lo osservò, il moro nuovamente fiero in tutto il suo orgoglio Grifondoro, cercando le parole per mettere fine a tutto quello.
Tutto quel dolore era ancora troppo per lui.
“Adesso ascoltami, perché non te lo ripeterò di nuovo. Anzitutto quello che faccio sono affari miei. Chi frequento, sono affari miei. Non devo nessuna spiegazione a te o nessun’altro. Comunque per la cronaca Nott è il ragazzo di Pansy, non certo il mio, ma anche se fosse, non sarebbe di sicuro un problema tuo. Non più”
Arretrò di un passo, allarmato, sentendo il profumo di Harry che invadeva le sue narici, ed il suo cuore.
Il moro era evidentemente stupito della notizia, gli occhi divennero meno ombrosi e tutto il suo corpo si fece meno teso.
“E’ comunque un mio problema Draco. Lo sarà sempre. Perché ti amo, e non smetterò mai di farlo” confessò, avanzando e riportando lo spazio tra loro a poco meno di mezzo metro.
Poteva sentire il calore del respiro di Harry, prima che si perdesse nell’aria.
Strinse gli occhi, le iridi argentate sparirono per un attimo sotto le palpebre per poi ritornare ad osservarlo attraverso il buio della sera, sicure almeno in apparenza.
Draco non poteva nascondere a se stesso che sentirsi fare una dichiarazione simile gli aveva fatto battere il cuore all’impazzata e fremere l’anima.
Non poteva nemmeno far finta di non sentire l’elettricità nell’aria, mentre i loro corpi cercavano di avvicinarsi inconsciamente.
Né poteva celare ancora per molto la voglia di poter toccare di nuovo Harry, di baciarlo ed amarlo, come sognava di fare da mesi e mesi.
“Hai avuto la tua possibilità. I Malfoy non sono così magnanimi da concederne una seconda” rispose però, tentando di mantenere un tono neutro.
Vide Harry fremere, come a trattenersi.
“Sono un idiota” esordì il moro, fissandolo senza riserve negli occhi “un codardo, uno stupido. Ho anteposto le mie paure alla tua felicità. Alla nostra. Non è passato un singolo giorno, da quando te ne sei andato, che io non pensi a te. Dannazione Draco, non hai idea, di quanto mi odi, per non essere stato capace di capirti” quasi urlò, avvicinandosi ancora, fino a ridurre la distanza tra loro a poco più di un respiro “Io non posso vivere senza di te. Non posso o ne morirei. Guardami” gli disse, costringendolo ad alzare lo sguardo su di lui “E’ come se lo fossi già. Senza di te io non sono niente Draco”
Vide una lacrima scendere sulla sua guancia, poi un’altra, a scalfire tutte le convinzioni che si era intestardito a creare in quei mesi.
“Ti prego, dammi un'altra possibilità. Non-non..” si interruppe, costretto da un singhiozzo “non ti darò modo di pentirtene. Te lo giuro”

Harry stava mettendo il suo cuore nelle mani di Draco.

E Draco sentì l’amore inondargli le vene.
Intossicante e impetuoso, scorreva come lava, mente il suo cuore dopo mesi riprendeva a battere.
Quanto aveva sognato quel momento.
Ogni singola notte, ogni singolo giorno.
Però non voleva tornare al punto di partenza.
Il motivo della loro rottura è lì tra loro, invisibile ma reale.

“Harry, non possiamo. Ne tu ne io, intestardirci su una relazione che..” spostò lo sguardo sulle grandi vetrate illuminate dall’interno, mentre cercava le parole adatte ed un groppo di commozione gli si formava in gola “..che non riusciremmo a portare avanti. Lo sai meglio di me ormai, che certe cose non si possono cancellare. Non sai cosa ho passato Harry, non posso tornare con te e svegliarmi ogni mattina accanto a qualcuno che non riesce a lottare per l’amore che dice di provare per me.”
Lasciò libero sfogo anche alle sue di lacrime, mentre le mani iniziavano a tremargli.
Sentì le gambe molli, mentre Harry lo osservava con la disperazione negli occhi, ma mantenne lo sguardo nel suo.
Un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra, mentre con una mano andava a scacciare le lacrime che scendevano dai suoi occhi.
“Mi dispiace” fu il suo ultimo sussurrò, prima di voltare le spalle al moro interrompendo il loro contato visivo.
Non riuscì a muovere un passo che Harry lo superò bloccandolo.
Gli occhi lucidi di lacrime seri e fermi come mai prima.
Furono quelli ad impedire a Draco di rientrare nella villa, scappando al dolore.

E quello che Harry disse dopo, cancellò tutto il resto.
“Ti ricordi quello che mi avevi chiesto, quel giorno?

“Puoi guardarmi negli occhi, e dire senza esitazioni che usciresti anche ora da questa casa con me, fregandotene della gente e di quello che potrebbe pensare? Puoi, Harry?”

E come dimenticarlo?
“Ecco, Draco. Posso rientrare anche in questo momento in quella villa e dire senza esitazioni davanti a tutto il mondo magico che ti amo e che senza di te la mia vita non ha senso. Anzi, lo farò ugualmente, che tu voglia tornare con me o meno, perché non ho intenzione di nascondere quello che provo per te, quello che realmente sono. L’unica cosa che ha importanza adesso per me è sapere quello che tu provi per me. Tu..tu mi ami ancora, Draco?”

L’intero mondo sembrò perdere importanza.
Le luci, i rumori della festa che svanirono di colpo e gli occhi argentati bagnati di lacrime vennero puntati sul moro.
Credere ad Harry e provare ad essere finalmente felici o continuare quello stupido gioco dell’orgoglio, che non porta altro che dolore?

“Ti amo, ma questo n..”
Un sorriso fece capolino sulle labbra del moro mentre i muscoli si tendevano, come se non facessero quel movimento da mesi.
“Questa è l’unica cosa che conta. Dammi una possibilità per provare a renderti felice e non te ne farò pentire. Mai”

Draco si infilò le mani in tasca, a disagio.
Da una parte l’amore indistruttibile che provava per Harry, dall’altra la paura di soffrire di nuovo.
Ma nel momento che le sue mani andarono a toccare di nuovo il freddo metallo della catenina nelle sue tasche, Draco si decise.

Voleva essere felice, anzi, voleva essere felice con Harry.
E per fare ciò doveva fidarsi di lui.

Puntò lo sguardo in quello del moro, mentre questo ricominciava a parlare.
“Non fare il mio stesso errore. Non far vincere le tue paure..”
Ma la frase morì sulla bocca di Draco che si era avvicinato e gli aveva sfiorato le labbra con le proprie, in una carezza leggera.
Un sorriso a increspare le labbra sottili.

E non ci fu bisogno di altre parole.
I loro cuori si erano ritrovati e tanto bastava.
Mentre passava le braccia dietro al collo di Harry e provava la stretta possessiva del moro intorno ai suoi fianchi, Draco sentì tutte le sue paure rimaste svanire come neve al sole.
Poi il bacio si fece più intenso mentre le labbra si schiudevano e le loro lingue si cercavano e si lasciavano, con passione e desiderio.
Draco passò le mani tra i capelli del moro, gemendo quando questi lo avvicinò ancora più a se, andando a cerare un contatto ancora più stretto.
Si baciarono nuovamente e ancora e ancora, fino a sfinirsi, finché l’aria mancò ad entrambi e furono costretti a staccarsi di pochi centimetri, quello che bastava per potersi guardare negli occhi e sorridersi a vicenda.
“Scusami” fu il sussurro di Harry, sulla bocca del suo ragazzo.
Il sorriso dolcissimo che Draco gli riservò fu come acqua dopo mesi e mesi nel deserto.
Un veloce e dolce bacio rubato e la vita sembrava di nuovo degna di essere vissuta.

Il biondo si allontanò di un passo, continuando a tenere una mano intrecciata alla sua.
“E adesso cosa facciamo?” sussurrò incerto in sua direzione, mentre gli occhi argentati splendevano felice riflettendo la luce della luna.
Ad Harry parve bello come non mai, con gli occhi ancora rossi, le labbra arrossate dai baci ed il sorriso ad illuminargli il viso.
“Dipende” fu la risposta pronta “Draco Malfoy, te la senti di sconvolgere il mondo magico entrando in sala con me?” disse abbracciandolo protettivo da dietro, con le braccia allacciate intorno alla sua vita.
Draco poggiò il capo sulla sua spalla, negli occhi stupore e felicità.
“Se ci sei tu con me, io andrei ovunque”
“Bene”
Harry sciolse l’abbraccio e gli tese la mano.
Draco l’afferrò senza un attimo di esitazione, per poi chiedere per l’ultima volta “Sicuro?”
“Come mai lo sono stato in vita mia” disse il moro stringendo la presa e intrecciando le dita con le sue.
Salirono insieme gli scalini che davano alla grande porta finestra e un attimo prima di entrare Harry voltò il capo verso di lui.
“Ti amo, Draco”
“Ti amo anch’io, Harry”

Finalmente pronti ad affrontare insieme la vita oltrepassarono la soglia, armati solo dell’amore che provano l’uno per l’altro e che erano sicuri, valeva la pena di proteggere a ogni costo.








E mentre Draco entrava senza esitazioni o paure in quella sala dove le più importanti cariche del mondo magico gli avrebbero osservati, giudicati e probabilmente biasimati, portò la mano in tasca a stringere quella preziosa collana che di li a poche ore, avrebbe restituito al suo legittimo proprietario, finalmente felice.












Ok ok, lo so.
E’ un capitolo mooolto più lungo dei precedenti ma non volevo postarlo in due pezzi divisi.
Nonostante la lunghezza ci sono delle cose che non sono ho raccontato per non appesantire ulteriormente la storia e che ho deciso di rivelare o in quella che sarà la side-story su Hermione e Blaise (dove comunque questi due casinisti faranno una comparsa) o in una storia extra, per quanto riguarda la storia della collanina. Chiedo consiglio a voi su come realizzarla, sempre che abbiate la pazienza di sopportare altre mie storie :)
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate di questa conclusione, mi raccomando ;)

Vi lascio alle risposte ai commenti:

Per twinkle: Lo stato d’animo di Draco è stato difficile da descrivere perchè avevo paura di rendere la descrizione troppo pesante, per quanto riguarda Harry penso proprio che si sia riscattato in questo capitolo, no? A fare il continuo del continuo ci ho pensato e sinceramente ci sto ancora pensando ma finché non mi vengono buone idee per un eventuale seguito preferisco lasciar perdere. Intanto avrai la side-story dove compariranno ovviamente anche Harry e Draco e poi la storia extra che racconta della collanina, spero le seguirai entrambe e soprattutto spero che il finale ti piaccia e che sia all’altezza delle tue aspettative ;)

Per ShortMaggot: Come hai visto Harry è tornato e si è ripreso Draco, com’era giusto che fosse :) Spero solo di essere riuscita a dare una degna conclusione a questa storia che ho amato sin dalla prima riga di ‘Come deve andare’. Grazie dei complimenti^^

Per MiKeYwAy4EvEr: Non l’ho fatto strisciare, ma ci è mancato poco..va bene lo stesso, no? :P Sono contenta ti piaccia la scelta della canzone^^

Per dany23: Spero di averti risollevato il morale con questo capitolo :P Si si, sono d’accordo. Draco è perfetto ed Harry per la maggior parte del tempo è uno stupido ma alla fine sa riscattarsi. Alla fine non ho resistito al lieto fine..fammi sapere se ti piace..

Per vikivamp: Grazie mille per i complimenti:) il fatto che tu non sia molto appassionata di HP e che nonostante ciò ti abbia appassionato la mia ff non può che essere motivo d’orgoglio per me. Fammi sapere se il finale ti piace e se soprattutto mi sono evitata di essere menata :P

Per ElfoMikey: Grazieee per i complimenti..spero che alla fine questo capitolo ti abbia lasciato con il sorriso sulle labbra:P Visto che a questi due ne ho fatte passare di tutti i colori era giusto che avessero anche loro un lieto fine, anche se alla fine uno scherzetto ad Harry usando Nott l’ho fatto :)

Per Ina: E adesso mi adori o detesti??:P no, sono d’accordo, non possono lasciarsi così..in più ho aggiornato anche abbastanza in fretta, no?

Per Niahl: Ok, esercito scampato sia per me che per Harry, giusto? Direi che a Draco è andata bene alla fine e che ad Harry lo scherzetto con Nott ci voleva proprio :)

Per ayay: Sono contenta ti piaccia il mio modo di scrivere. Immagino che Harry si sia salvato da un bel po’ di minacce di morte con questo capitolo ma avevo fatto soffrire fin troppo Draco nei capitoli precedenti per non fare il lieto fine. Anche se ti confesso che ero parecchio parecchio indecisa..

Grazie mille a tutti e a presto^^
Layla84

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