Addicted

di BrokebackGotUsGood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One. ***
Capitolo 2: *** Two. ***
Capitolo 3: *** Three. ***



Capitolo 1
*** One. ***









One.









 
Dire che ero allibito, incredulo e sconcertato sarebbe stato un vero e proprio eufemismo, ma avrei sfidato chiunque a non esserlo nel mio stesso caso.
A dire la verità non sapevo nemmeno perché stessimo avendo quella discussione (alle dieci di sera, per di più), dal momento che le avevo già spiegato con tutti i mezzi possibili che la sua era una teoria totalmente assurda, oltre che impossibile, fuori da ogni concezione  e...e di nuovo assurda! Davvero, non riuscivo a credere che lo pensasse seriamente, ma la cosa peggiore era il motivo per cui aveva iniziato a crederlo.
-Perché non me lo dici chiaro e tondo una volta per tutte, invece di continuare questa farsa?!-
-Perché non c'è proprio niente da dire! Sei tu che ti sei messa in testa questa idea ed è una buona mezz'ora che sto cercando di fartela passare!-
-Puoi dire quello che vuoi, ma ormai ho capito tutto. Ho capito perché state sempre appiccicati, perché state ore e ore al telefono quando tu hai sempre odiato farlo, perché ti si illuminano gli occhi quando parli di lui e perché trascorri quasi più tempo con lui che con me!-
-Dio, ma ti senti quando parli?! E' il mio migliore amico e soltanto perché abbiamo girato un film in cui interpretavamo due cowboy innamorati l'uno dell'altro non significa che dobbiamo esserlo davvero!-.
Già, Michelle era fermamente convinta che io e Jake avessimo una relazione segreta e stavo andando in esaurimento nervoso per farle capire che, diamine, questo non sarebbe mai potuto succedere.
Insomma...sì, quando ero con lui stavo semplicemente da Dio, non mi ero mai trovato così a mio agio con nessun altro collega ed eravamo diventati migliori amici praticamente da subito sul set di Brokeback Mountain, ma la cosa si fermava lì e non sarebbe mai potuta andare oltre.
Ma la mia ragazza lì presente era convinta del contrario, e tutto per colpa dei viaggi mentali che, per motivi a me assolutamente ignoti, aveva iniziato a farsi da chissà quanto tempo.
''Ok, rivediamo un attimo i fatti''.
Dopo le riprese, l'amicizia tra me e Jake era cresciuta a dismisura e si era rafforzata a tal punto da renderci quasi inseparabili; trascorrevamo insieme ogni momento libero dal lavoro o da altre cause di forza maggiore (come fidanzate che pretendevano di essere portate fuori a cena o di andare a fare shopping), ci raccontavamo e confidavamo qualsiasi cosa, anche la più insignificante, e nelle interviste l'uno nominava sempre l'altro, lodandone la professionalità o evidenziandone la simpatia, la maturità, la gentilezza. Con lui riuscivo a sbloccarmi completamente e ad essere veramente me stesso, perdendo come per magia l'insicurezza e la riservatezza che mi avevano caratterizzato praticamente sin dalla nascita: era sempre pronto ad ascoltarmi senza giudicare, a darmi i suoi migliori consigli, a farmi ridere e a farmi stare bene quando mi sembrava che tutto il mondo mi stesse crollando addosso, e non gli sarei mai stato abbastanza grato per tutto quello che aveva fatto per me e che, senza dubbi, avrebbe continuato a fare.
Ma la domanda era: tutte queste cose erano normali e comuni tra migliori amici, no? E allora cosa diavolo faceva credere a Michelle che tra me e Jake ci fosse qualcosa di più?!
''Secondo me non ti dispiacerebbe così tanto, se ci fosse''.
Feci appello a tutte le mie forze per ignorare il pensiero appena fatto  e cercai di concentrarmi esclusivamente sul problema ''fidanzata impazzita a ore dodici''.
-Sei tu che non ti senti quando parli, altrimenti ti renderesti conto della situazione! Sei tutto ''Jake qua, Jake là, Jake su, Jake giù'', e anche lui non è messo diversamente, credimi! Siete praticamente dipendenti l'uno dall'altro!-.
Avevo sentito bene? Dipendenti?
Ora non ero semplicemente allibito, ero sconvolto.
Boccheggiai un paio di volte nel tentativo di far uscire qualche frase che non contenesse una bestemmia. -Io non so più come farti ragionare, ci rinuncio-
-Bene, allora vai dal tuo Jake!-
-Con piacere, guarda!-.
Alzò le sopracciglia con fare ovvio, come se le avessi appena dato la conferma di ciò che si ostinava a sostenere; io la guardai con aria esasperata, non riuscendo ancora a credere che tutto quello stesse accadendo seriamente, poi roteai gli occhi e, dopo aver preso le chiavi della macchina con uno sbuffo, mi diressi verso la porta di ingresso.








''D'accordo, inspira ed espira, con calma. E' semplicissimo, devi solo alzare un dito e schiacciare quel lucido bottoncino che costituisce il campanello''.
Giuro che non avevo idea del perché fossi così nervoso.
Durante il viaggio in macchina avevo riflettuto molto sull'assurda situazione in cui ero andato a finire e, dopo una serie di vari ragionamenti e supposizioni, ero arrivato a dedurre che Michelle si aspettava che passassi la notte da Jake e a quel pensiero il mio stomaco era andato in subbuglio, il cuore aveva iniziato a battere più velocemente e una strana euforia mi aveva pervaso da capo a piedi, senza un'apparente ragione.
Era da subito dopo la litigata che mi sentivo strano, come se fossi stato improvvisamente colpito da una scioccante rivelzione e dovessi ancora farla accettare a me stesso, ma, nonostante gli sforzi, non riuscivo a capire di cosa si trattasse; sapevo solo che, a prescindere da qualunque strana idea si fosse radicata nella mente della mia ragazza (anche se non sapevo per quanto ancora lo sarebbe stata), Jake era l'unico con cui avessi voglia di stare in quel momento.
Ci eravamo visti neanche due giorni prima e già avevo una voglia matta di riabbracciarlo, di sentire la sua voce, di avere i suoi limpidi occhi azzurri nei miei, di vedere quel sorriso che era in grado di far risplendere tutto di vita...
''Ma cosa vai a pensare?! Non ti starai mica lasciando influenzare dalle teorie di Michelle dettate dalla pura follia, vero?!''.
Dio, dovevo capire cosa diamine mi stava succedendo, ma prima di tutto dovevo decidermi a suonare quel fottuto campanello.
Presi un ultimo profondo respiro, cercando di contenere l'inspiegata agitazione, poi mi passai una mano tra i capelli e finalmente riuscii a compiere il fatidico gesto, che però mi provocò un'ulteriore fitta allo stomaco.
Aspettai che venisse ad aprirmi, sperando con tutta l'anima che fosse in casa e cercando intanto di dare una spiegazione a ciò che stavo sentendo: ok, ero estremamente contento del fatto che di lì a pochi secondi avrei rivisto il mio migliore amico, ma allo stesso tempo non avrei dovuto sentirmi giù di corda per il litigio avuto neanche un'ora prima? 
Quella fu la cosa che mi lasciò maggiormente spiazzato.
Il pensiero che sarebbe potuta essere l'ultima discussione tra me e Michelle non mi stava turbando minimamente, anzi, dentro di me sentivo come se qualcosa si fosse alleggerito, mi sentivo più libero, provavo come la sensazione che mi fosse stata data la possibilità di vivere un'esperienza che mi era sempre stata negata e...
...''Oh, ma di che esperienza stai parlando?!''. 
Dio, non era normale tutto ciò, ma non fui più in grado di pensare quando sentii il rumore dello scatto della serratura, e fu allora che la cassa toracica divenne troppo claustrofobica per il mio povero cuore; diamine, non mi sarei sentito così nemmeno se non lo avessi visto da decenni!
Jake aprì la porta e tutto svanì quando mi ritrovai davanti quelle iridi di un ipnotico azzurro surreale; alzò le sopracciglia e socchiuse leggermente la bocca in un'espressione stupita, rimanendo bloccato con la mano ancora sulla maniglia, e passò qualche istante di imbarazzante silenzio in cui boccheggiai alla ricerca di una frase di senso compiuto. 
Fortunatamente ci pensò lui, che aggrottò la fronte con fare confuso ma allo stesso tempo fece un sorrisino incredulo. -Heath, ciao! Cosa...cosa ci fai qui?-.
Il mio sorrisino fu di imbarazzo, che però cercai di mascherare in ironia. -Pensavo saresti stato contento di rivedermi-
-Certo che lo sono!- rispose con finta indignazione, -Ma di solito non ti presenti a casa mia a quasi le undici di sera senza preavviso-.
Lo disse con divertimento e non con scocciatura, anzi, mi sembrava di scorgere un luccichio di felicità nei suoi occhi, ma nonostante ciò mi sentii leggermente a disagio, cosa che non sarebbe sicuramente successa in circostanze diverse.
Mi schiarii la voce e abbassai lo sguardo, cominciando incosciamente a spostare il peso da un piede all'altro in una sorta di nervoso dondolio. -B-beh, ecco...è una storia lunga, non so da dove iniziare e...-
-Dai, entra-. 
Eccolo il mio Jake, sempre pronto ad accogliermi a braccia aperte prima ancora di sapere quale fosse il problema.
-Sicuro che non disturbo...?-
-Non sei mai stato un disturbo e mai lo sarai, lo sai benissimo. Anzi... avevo voglia di vederti-.
A quella frase alzai improvvisamente gli occhi dal pavimento e li puntai sui suoi, forse più a lungo del dovuto, assumendo un'espressione addolcita; fu invece il suo turno di guardare da qualsiasi parte tranne che verso di me, come se si fosse pentito di averlo detto ad alta voce, ma quella fu solo una mia impressione.







 

-Sul serio, quella è stata l'unica partita in tutta la storia del basket in cui i Lakers abbiano giocato male-
-Concordo, ma ovviamente non mi ha fatto cambiare opinione su di loro-
-Certo, rimarranno sempre i migliori, questo è poco ma sicuro-.
Un'altra cosa, tra tutto il resto, che adoravo del mio migliore amico era il suo modo di riuscire a metterti completamente a tuo agio e farti rilassare prima di arrivare direttamente al tasto dolente (anche se nel mio caso non sembrava essere particolarmente dolente): dopo avermi fatto entrare, al posto di chiedermi subito cosa fosse successo, mi aveva offerto una tazza di caffè e ci eravamo seduti entrambi sul divano a parlare del più e del meno, fino a far arrivare mezzanotte e mezza; ancora mi stupivo di come riuscissi ad aprirmi e a lasciar uscire liberamente le parole quando eravamo insieme, con lui sentivo di non avere limiti, sapevo di potergli confidare qualunque cosa senza timore e, soprattutto, potevo sempre contare sul fatto che mi avrebbe sempre ascoltato. Se non ci fosse stato lui, non avrei saputo davvero cosa fare. 
-Merda, si è fatto già così tardi?- disse incredulo, guardando l'orologio e accorgendosi anche lui dell'orario.
-Già- risposi con calma, come se fosse perfettamente normale tenerlo sveglio a quell'ora per una faccenda di cui, tra l'altro, ancora non mi ero deciso a parlargli; tuttavia lui sembrava non esserne per niente dispiaciuto, anzi, ancora una volta mi aveva dato la dimostrazone che gli piacesse la mia compagnia in qualsiasi luogo, a qualsiasi ora e in qualunque circostanza e che non mi avrebbe mai respinto.
Ma in fondo di cosa mi meravigliavo? Si sapeva che Jake Gyllenhaal era la definizione di fantastico, unico, eccezionale, straordinario, perfetto, stupendo, meraviglioso...
''Ne hai ancora per molto?!''.
Per il momento non mi andava di preoccuparmi dei sempre più numerosi pensieri inusuali che facevo: avevo altre questioni da risolvere, in quel momento.
-Bene, ehm...credo sia arrivato il momento delle spiegazioni- dissi dopo qualche istante di silenzio, attirando la sua attenzione.
Annuì, sistemandosi meglio sul divano in modo da essere voltato verso di me e appoggiando un braccio a peso morto sulla testiera. -Spara-.
Trovai anch'io una posizione più comoda e mi sfregai le mani sui jeans, sentendomele sudate per qualche strano motivo. -Beh, ecco...io e Michelle abbiamo litigato di brutto. Mi ha fatto innervosire talmente tanto che ad un certo punto mi sono stufato di stare lì ad ascoltarla, così sono uscito di casa e su dove andare non ci ho pensato molto-.
A quella frase spalancò gli occhi dalla sorpresa, correlandoci anche un'alzata di sopracciglia, e nell'azzurro delle sue iridi ebbi come l'impressione di intravedere uno strano luccichio che aveva tutta l'aria di essere...speranza, avrei osato dire.
''Ma speranza per cosa? Fammi il piacere!''.
-Oh, mi...mi dispiace- rispose, anche se non sembrò del tutto sincero. -Ma cosa è successo esattamente?-.
Si versò dell'acqua dalla bottiglia sul tavolino di fianco a noi e, mentre si portava il bicchiere alla bocca, mi guardò attento e interessato, come se stessi per raccontargli qualcosa che riguardava strettamente anche lui.
Cercai di non far trasparire la mia confusione riguardo il suo comportamento anomalo e cercai di prepararmi mentalmente le parole giuste, anche se non c'erano poi tanti modi per dire che...
-Lei pensa che io e te abbiamo una relazione segreta-.
La sua reazione fu immediata.
Sputò una parte dell'acqua che aveva in bocca e con l'altra per poco non si strozzò, iniziando a tossire violentemente, tanto che dovetti intervenire in suo soccorso: mi avvicinai a lui e gli diedi qualche pacca forte sulla schiena, mentre lui cercava di respirare. 
-Ehi ehi ehi, Jake, piano!-
-Sto bene, sto bene- rispose a fatica, dando un ultimo colpo di tosse e strizzando le palpebre per riprendersi: che stesse bene non mi sembrava proprio, dal momento che era diventato quasi bordeaux in faccia.
Dio, anche io ero perfettamente consapevole che fosse una cosa assurda ciò che gli avevo appena detto, ma non pensavo di averlo scombussolato a tal punto da farlo quasi uccidere!
Piano piano riportò il fiato alla normalità o quasi, deglutendo e non notando il mio sguardo leggermente preoccupato.
-Sicuro che è tutto a posto?-
-Sì, sì, è che...- mi guardò con l'aria più incredula che gli riuscì, ma non era un'incredulità da ''Oddio, è una cosa ridicola!'', sembrava più...positiva, non sapevo come spiegarlo (ma d'altronde stavo cominciando ad abituarmi alla consapevolezza che fossi impazzito). -...D-davvero lo crede....?-
-Sì, lo so, è assurdo...praticamente sostiene che stiamo sempre appicicati e che dò più importanza a te che a lei, ha detto addirittura che siamo dipendenti l'uno dall'altro!-
-Dipendenti l'uno dall'altro...- ripeté a bassa voce, quasi lo stesse dicendo a se stesso.
-Già, e dovevi vedere con che convinzione lo diceva! Brokeback Mountain le ha dato alla testa, ormai credo che non riuscirò più a farla ragionare. In ogni caso, le cose tra di noi stavano iniziando a incrinarsi già da qualche mese...Penso che questa sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso-.
Se prima sembrava essersi ripreso dal mancato soffocamento, ora era del tutto sereno e, anzi, mi sembrò addirittura di vedergli un sorrisino trattenuto a fatica.
Cioè...al posto di essere dispiaciuto era totalmente tranquillo e felice del fatto che io e Michelle  forse avevamo rotto definitivamente...?!
Se pensavo di conoscere realmente il mio migliore amico, in quel momento capii che certi suoi comportamenti non sarei mai riuscito ad interpretarli.
Ma la cosa che continuava a turbarmi era che io stesso non ero dispiaciuto o demoralizzato. Per niente.
Mi sentii un vero stronzo.
Jake sembrò accorgersi della mia espressione confusa e si riscosse improvvisamente, come se si fosse reso conto che non era esattamente così che avrebbe dovuto reagire: divenne il più serio e dispiaciuto possibile, anche se non mi convinse molto, e mi mise una mano sulla spalla con fare rassicurante. -Beh, questo non è detto. Magari si renderà conto di aver sbagliato-.
Scossi la testa con un sospiro. -No, non credo proprio. Comunque, ehm...volevo chiederti una cosa...-
-Tutto quello che vuoi-
-Non è che potrei restare qui, solo per questa notte...?-.
Lui, dopo un attimo di leggera sorpresa, mi sorrise dolcemente (cosa che mi fece letteralmente sciogliere sul divano) e annuì con fare ovvio, circondandomi poi le spalle con un braccio. -Non devi neanche chiederlo- rispose quasi sussurrando, facendomi perdere un battito.
Dio, una voce così avrebbe dovuto essere illegale...
Lo guardai con un sorrisino nervoso che tentai di mascherare con uno di gratitudine, cercai di non badare al battito cardiaco improvvisamente accelerato e ricambiai il mezzo abbraccio, stringendolo a mia volta. -Grazie. Sei fantastico-.
Ok, l'ultima parte mi pentii di averla detta ad alta voce, ma era vero, diamine, Jake era la persona migliore che avessi mai conosciuto e da quando era entrato nella mia vita non riuscivo più a farne a meno...
Siete praticamente dipendenti l'uno dall'altro!
Quelle parole prese a rimbombare nella mia testa come una vocina demoniaca e cominciai a chiedermi se non avessero un fondo di verità, nonostante avessi combattutto con me stesso durante tutta la serata per convincermi che no, lui non sarebbe mai arrivato ad occupare completamente i miei pensieri.
E se Michelle avesse avuto ragione?
''Aspetta...sbaglio o ci stiamo avvicinando sempre di più...?''.
Sperai con tutto il cuore che anche il fatto di essere con il volto pericolosamente vicino al suo fosse frutto della mia pazzia, tuttavia percepivo chiaramente un'atmosfera diversa nell'aria e fu ciò che mi fece scattare una sorta di campanello d'allarme: cazzo, lì stava succedendo qualcosa di strano e, qualunque cosa fosse, sentivo di doverne stare alla larga.
Distolsi lo sguardo dal suo e mi schiarii la voce, levando anche il mio braccio dalla sua schiena per allontanarmi definitivamente da lui; la sua espressione si fece leggermente delusa, ma questa volta, preso com'ero dall'imbarazzo, non diedi troppo peso alla cosa.
-Ok, ehm...c'è solo un piccolo problema- disse, e io, dannazione, dovetti guardarlo di nuovo.
-Cioè?-
-Le ultime persone che hanno dormito nella stanza degli ospiti sono state Maggie e Ramona, la piccola ha praticamente sotterrato il letto con i suoi giocattoli e adesso è un po' tardi per riordinare tutto...sai com'è, non mi aspettavo di doverti ospitare- sorrisi leggermente -Perciò...non è che ti dispiace dormire  con me, vero...?-.
Oh Cristo.
A quella frase, una serie di immagini cominciarono a scorrermi davanti agli occhi come una pellicola cinematografica e non furono proprio immagini che avrebbero dovuto passarmi per la mente. Decisamente no.
Ed ecco che il fiato mi si bloccò in gola, il cuore prese a battermi talmente forte che ebbi paura di ritrovarmi con una costola rotta e uno sciame impazzito di farfalle prese a svolazzare disordinatamente nel mio stomaco.
''Devi ancora scrollarti di dosso il personaggio di Ennis, ci vorrà del tempo''.
-N-no, certo...certo che no...- balbettai nervosamente, sicuro di essere arrossito e maledicendomi per le reazioni del tutto anormali che stavo avendo da quando ero entrato da quella porta.




















Quanto amo la foto che ho messo come banner, sono adorabili, aww *w* 
Anyway, purtroppo per voi sono ancora qui a scassare le scatole con le mie storie illeggibili e che pubblico solamente per dare sfogo ai miei pensieri perversi su questi due. Lol 
All'inizio doveva essere una one-shot, ma penso che si trasformerà in una fic a tre capitoli e questa volta ho deciso di scriverla dal punto di vista sia di Heath che di Jake (quest'ultimo nel prossimo capitolo, mentre l'ultimo farò metà e metà). Anche se sfortunatamente credo di essere una frana nell'impersonarmi in Heath -.-' 
...Beh, ringrazio tantissimo chiunque sia così coraggioso da volerla seguire e, magari, commentare >.< 
Baci
Melissa

 

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Capitolo 2
*** Two. ***


Two.










Cioè... Dio!
Quella ragazza inconsapevolmente geniale aveva spinto Heath dritto dritto nelle mie fauci perché pensava che la stesse tradendo con me!
Non avevo la più pallida idea del perché gli Dei dell'Olimpo avessero improvvisamente deciso di far sì che la fortuna fosse dalla mia parte, ma di certo non avrei sprecato il mio tempo porgendomi inutili quesiti: volevo solo sfruttare appieno quell'imperdibile occasione, che mi si era presentata davanti agli occhi quando meno me lo sarei aspettato, e bearmi della più che gradita presenza di Heath, per una volta non solo per qualche ora fuori dall'orario lavorativo. 
Quando mi aveva detto che era venuto da me perché lui e Michelle avevano litigato alzando parecchio i toni, non ero riuscito ad essere dispiaciuto (anche lui doveva essersene accorto, dalle espressioni mezze interrogative che mi rivolgeva di tanto in tanto), anzi, quella notizia mi aveva sollevato in maniera indescrivibile, ancora di più quando mi era parso di notare che lui stesso non fosse poi così demoralizzato e sì, so che potrebbe sembrare un pensiero egoistico, ma erano mesi che aspettavo che accadesse qualcosa del genere.
Da cinque mesi, per essere precisi, ovvero da quando avevo iniziato a provare strani e inusuali sentimenti per lui che non avevano niente a che fare con l'amicizia; ci avevo messo non poco per rendermi veramente conto della situazione e accettare del tutto l'idea che sentissi determinate cose nei confronti del mio migliore amico, ma non ero mai arrivato al punto da esserne addirittura spaventato, infatti in quello stesso periodo avevo rilasciato un'intervista al magazine Details nella quale dicevo che ''Sono aperto a tutto. Non sono mai stato attratto sessualmente dagli uomini, ma non credo che ne avrei paura, se succedesse''*.
L'unico dettaglio era che ciò che sentivo per Heath non era solo attrazione. Dietro c'era decisamente qualcosa di più, qualcosa che mi faceva desiderare di essere con lui in ogni momento della giornata, di vedere sempre il sorriso speciale che rivolgeva soltanto a me, di stringerlo, accarezzarlo, baciarlo e non lasciare che nessun altro si avvicinasse a lui. 
Una droga da cui ero dipendente.
Ero stato sincero, in quell'intervista: non ero mai stato attratto in alcun modo da persone del mio stesso sesso e mai mi sarebbe passato per la mente che un giorno le cose sarebbero cambiate da quel punto di vista, ma quando era successo non avevo provato niente di simile alla paura, solamente confusione (cosa che mi sembrava del tutto lecita).  
E poi ero arrivato a capire che era la cosa più bella che mi fosse mai capitata. 
Da quando avevo conosciuto Heath la mia vita era cambiata radicalmente: non avevo mai incontrato nessuno di così sensibile, profondo, maturo e vero in ogni fibra del suo essere, e sin dal primo momento in cui il mio sguardo aveva incrociato quei profondi e dolci occhi scuri, al provino per Moulin Rouge!, avevo sentito l'inspiegato bisogno di conoscerlo e solo dopo poche parole scambiate il primo pensiero che aveva attraversato la mia mente era stato ''Mi piace questo ragazzo. E' incredibilmente amabile*''. Lo avevo capito praticamente da subito. 
Quando poi ci eravamo ritrovati sul set di Brokeback, avevo avuto l'opportunità di approfondire quella tanto agognata conoscenza e tra di noi si era creato un bellissimo rapporto di amicizia, complicità e fiducia (cosa fondamentale, visto il film che dovevamo girare), in quella fiducia c'era chimica e vi era una vera e propria connessione in essa*.
Poi, col passare del tempo, il nostro legame era diventato più forte che mai, talmente forte da spingere il sottoscritto a non considerarlo più come semplice amicizia, e la mia situazione attuale, in pratica, vedeva me che cercavo in tutti i modi di non essere palese e di non far capire a Heath che ero completamente cotto di lui, anche se a volte mi risultava alquanto difficile.
E se mi risultava difficile anche quando ci vedevamo solo di sfuggita, ora che avrebbe passato la notte da me nel mio stesso letto non immaginavo lo sforzo sovrumano che avrei dovuto fare per non impazzire definitivamente; già stavo lottando con me stesso per non lasciarmi sopraffarre da pensieri come ''Litigio tra Heath e Michelle-->rottura di Heath e Michelle-->Heath single-->Jake felice''.
E se vi stavate chiedendo se quella del letto sotterrato dai giocattoli di Ramona fosse solo una scusa...beh, confermo i vostri sospetti, dal momento che in realtà c'era solo un po' di disordine che avrei fatto in fretta a sistemare.
Lo sentii uscire dal bagno collegato direttamente con la mia camera nello stesso momento in cui finii di sistemare le lenzuola, e quando mi voltai vidi che, dopo aver fatto la doccia, aveva indossato i vestiti che gli avevo dato io per dormire: erano una semplice maglia bianca a mezze maniche e dei pantaloncini grigi che arrivavano alle ginocchia, ma lo trovai comunque bellissimo, ancora di più con quell'aria leggermente imbarazzata che aveva in viso.
-Spero ti vadano bene- dissi con serenità e con un lieve sorriso sulle labbra, facendo il possibile per metterlo a suo agio e per fargli capire che con me poteva stare tranquillo, come gli avevo sempre dimostrato di poter fare.
''Ma sì, probabilmente mi verrà voglia di stuprarlo durante la notte, ma può stare assolutamente tranquillo''.
Ecco, quello era il genere di pensieri che non avrei dovuto fare per evitare di farlo realmente scappare a gambe levate.
-Ahm...sì, vanno benissimo, grazie...- rispose a bassa voce e ricambiò il mio sorriso sollevando leggermente l'angolo della bocca, mettendo in risalto un'adorabile fossetta, ma per qualche ragione non riuscì a sostenere a lungo il mio sguardo e, dopo aver abbassato il suo, fece il giro del letto per arrivare dalla parte in cui avrebbe dormito, per poi sedersi sul bordo del materasso.
Scese di nuovo il silenzio nella stanza e io, non senza chiedermi perché fosse così nervoso (insomma...non aveva mai dormito a casa di amici, prima di allora?), cercai di instaurare una sorta di conversazione pre-dormita o comunque qualcosa che lo facesse parlare, dato che da quando eravamo saliti in camera non mi aveva rivolto che qualche monosillabo; con mio grande stupore, però, quando feci per iniziare una frase tentò di dire qualcosa anche lui.
-Qualche giorno fa ho incontrato...-
-Jake, io volevo...-.
Ci bloccammo entrambi per un istante, scambiandoci uno sguardo sorpreso, poi lo abbassammo nello stesso momento e facemmo una mezza risata divertita.
-Scusa, prima tu- disse, ma io feci un gesto di negazione con la testa.
-No, non preoccuparti, non era niente di importante. Dimmi pure-.
A quel punto prese a giocherellare con un lembo del lenzuolo, guardandomi di sottecchi e facendo uscire le parole con non poca titubanza. -O-ok, beh...volevo solo ringraziarti dell'ospitalità e di avermi ascoltato, come sempre, d'altronde. Se non ci fossi stato tu non avrei proprio saputo cosa fare-.
Ora l'imbarazzo era al culmine da parte sua, mentre io lo stavo guardando estremamente addolcito e mi convinsi che non c'era nulla di più tenero di lui in quel momento.
''Sei proprio andato, Jake, non c'è niente da fare''.
-Figurati, non c'è problema.  A me fa solo piacere- risposi con sincerità, e finalmente tenne gli occhi fissi nei miei.
Avrei potuto perdermi nel suo sguardo, così scuro e profondo, dolce, ipnotico ed espressivo; a volte il fatto che fosse timido non importava, perché solamente con quelle iridi diceva molte più cose di quanto avrebbe potuto spiegare a parole e soltanto per avere quello sguardo su di me, dannazione, avrei commesso la più grande delle pazzie.
Non a caso era una delle tante cose che mi avevano fatto letteralmente perdere la testa per lui.
Scossi la testa come per svegliarmi da un sogno e anche lui sembrò accorgersi che il nostro reciproco guardarsi stava durando più a lungo del dovuto; senza più parlare, mi infilai sotto le coperte e aspettai che lo facesse anche lui, per poi spegnere la luce allungando un braccio verso l'interruttore sopra il comodino, e nello stesso momento in cui la camera piombò nell'oscurità, anche il mio viso assunse un'aria più malinconica, poiché improvvisamente mi ero reso conto della dolorosa verità: potevo essere felice quanto volevo del fatto che stessi condividendo il letto con lui, ma a) sarebbe stato solo per quella notte e b) non sarebbe mai avvenuto niente al di fuori di una dormita.
Già, ora che questa consapevolezza si era fatta più chiara nella mia mente non ero più così felice come poco prima, anzi, da una parte avrei perfino preferito che Heath non mi avesse mai chiesto di passare la notte lì, perché avendolo così vicino a me ma non poter fare niente senza venire respinto mi avrebbe sottoposto alla più dolorosa delle torture.
Anche se ora era tornato libero al 99%, restava comunque il fatto che io per lui sarei sempre stato il suo fottutissimo migliore amico.
E dovevo farmelo andare bene.
-Notte- dissi sottovoce, voltato di spalle rispetto a lui.
-Buonanotte, Jay- rispose dolcemente e per un attimo credetti di sognare quando sentii la sua mano accarezzarmi velocemente la schiena, come per ringraziarmi un'ultima volta prima di lasciarsi andare alle braccia di Morfeo.
Quel piccolo gesto bastò per far tornare, almeno per un momento, il sorriso sulle mie labbra.




Qualcosa non andava.
Non ero in grado di definire esattamente di cosa si trattasse, dal momento che ero ancora sospeso tra sogno e realtà, ma sentivo nettamente che c'era qualcosa di strano: percepivo un lieve venticello sfiorarmi il viso, un buonissimo e delicato profumo che per qualche ragione mi pareva alquanto familiare e mi sentivo avvolto da una piacevole sensazione di calore, come se qualcuno mi stesse abbracciando, e non avevo la più pallida idea se stessi sognando né quale fosse la fonte di quelle sensazioni (se solo di sensazioni si trattava), sapevo solo che avrei voluto continuare a provarle per sempre.
Dopo un tempo imprecisato, però, percepii qualcosa di simile a una stretta attorno ai miei fianchi e fu ciò che mi fece svegliare: sollevai le palpebre gradualmente, appesantite dal sonno, incontrando la penombra di quella che doveva essere la mia camera da letto, illuminata debolmente dalla luce lunare che entrava dalla finestra e da essa capii di essermi svegliato nel cuore della notte.
Cosa assolutamente strana per me, che dormivo minimo fino a mezzogiorno a meno che non avessi puntato una sveglia o che qualcuno non mi gettasse un secchio d'acqua gelida addosso.
Poi, quando riacquistai un po' di lucidità, mi resi conto di trovarmi con il volto a pochi millimetri di distanza da quello di Heath e scoprii che il venticello sul mio viso era il suo respiro, l'avvolgente sensazione di calore era il suo braccio avvolto attorno al mio corpo e...beh, il suo profumo lo avrei riconosciuto ovunque.
Ma c'era un piccolo (per così dire) dettaglio di cui mi stavo accorgendo solo in quel momento. 
La mia mano sulla sua coscia.
Pericolosissimamente vicina a quel punto.
Oh cazzo.
Il mio cuore si fermò di botto, impedendomi inizialmente di fare qualsiasi movimento, nonostante sapessi che, invece, avrei dovuto immediatamente togliere la mano; lo stomaco prese ad attorcigliarmisi a tal punto da far quasi male e dal calore che si espanse sulle mie guance capii di essere arrossito violentemente, ma quelle reazioni furono insignificanti in confronto a quella che si manifestò su qualcosa tra le mie di coscie, perché sì, era inutile negare che non fossi affatto immune a quella situazione. 
Ma dovevo sforzarmi di ignorare quel miscuglio di sensazioni e fare in modo di farle cessare. 
Lentamente, dosando il respiro che avevo involontariamente trattenuto, sollevai prima un dito, poi due, poi tre e tutti e cinque fino ad allontanare piano piano la mano dalla ''zona proibita'', spostandomi poi anche con il corpo e muovendomi il più cautamente possibile per non svegliarlo, ma tutto andò a farsi fottere quando lui, probabilmente essendosi accorto che tra le sue braccia ora c'era il vuoto, si avvicinò nuovamente mugugnando qualcosa con disappunto, portandomi poi nuovamente verso di sé.
''Probabilmente sta sognando Michelle''.
Al pensiero che quella avrebbe potuto davvero essere una possibilità, un nodo mi strinse prepotentemente la laringe, ma non mi sembrava proprio quello il momento di deprimersi: dovevo farmi venire in mente qualcosa per farlo staccare da me, prima di perdere definitivamente il controllo di me stesso e commettere qualche atto osceno.
Perché, diavolo, averlo così vicino, sentire il calore del suo corpo contro il mio, vedere il suo profilo illuminato fievolmente dalla luna, percepire il battito del suo cuore...era tutto troppo bello e...e non sapevo per quanto ancora sarei riuscito a resistere.
E per quanto a volte mi piacesse vivere nell'illusione, non sarei mai stato io la persona che stava immaginando di stringere, quindi dovevo solo mettermi l'anima in pa....
-...ke...Jake...- disse Heath strascicando le parole, infossando il viso nell'incavo del mio collo e togliendomi letteralmente il respiro.
Aveva...aveva pronuncianto il mio nome? Aveva detto Jake?! 
No, dovevo aver sentito solo quello che avrei voluto sentire, oppure in una scena del suo sogno mi stava abbracciando amichevolmente.
Fatto stava che il suo respiro sul mio collo e il suo braccio di nuovo su di me non aiutavano per niente!
-H-Heath...- tentai di svegliarlo, scuotendolo leggermente, ma ciò che ottenni fu un altro ''Jake'' pronunciato scompostamente.
Ok, cazzo, quello era davvero il mio nome e cominciai subito a ricredermi sul fatto che si trattasse solo di un abbraccio amichevole, soprattutto quando sentii la sua mano scendere lentamente fino a pochi centimetri sopra i miei glutei. 
Merda. Merda. Merda.
Dovevo svegliarlo, altrimenti lì sarebbe successo un casino: già la mia condizione ai piani bassi era piuttosto critica, se poi ci si mettevano anche i suoi movimenti involontari eravamo veramente a posto!
-Heath- chiamai di nuovo, questa volta mettendoci maggiore enfasi e finalmente la sua reazione fu quella sperata: fece un leggero verso di lamento, aprendo poi piano gli occhi con un'adorabile espressione confusa, non capendo il motivo dell'interruzione del suo sonno.
-Uh...? Chi è?- mugugnò ancora mezzo rintontito (e dovetti trattenermi dal riempirlo di baci per quanto era tenero), ma sembrò acquistare subito lucidità quando vide la posizione...ehm...''inusuale'' in cui eravamo messi.
-Jake, che...?- chiese stranito, rendendosi poi improvvisamente conto della situazione e, nonostante il buio, fui certo di vederlo spalancare gli occhi. -Oh cazzo!-.
Si scostò con uno scatto fulmineo, mettendosi improvvisamente a sedere e sbattendo la schiena contro il muro, cosa che lo fece imprecare; io ero arrossito all'inverosimile e subito dopo boccheggiai alla ricerca di una frase intelligente da dire in un momento come quello, ma lui, ancora una volta, mi precedette, anche se era agitato come se avesse commesso il peggiore dei crimini. 
''No no, puoi rifarlo quando vuoi, a me mica dispiace''.
Ma sentilo!
-Dio...s-scusa Jake, io non mi ero reso conto di...-
-Hey, lo so, tranquillo! Non è successo niente- cercai di toglierlo dall'imbarazzo usando un tono calmo e rassicurante, guardandolo allo stesso modo nonostante non potesse vedermi bene; lui, però, quando si preoccupava di aver fatto qualcosa di sbagliato era piuttosto difficile da calmare, infatti non lo avevo convinto e continuò a muoversi nervosamente nel letto. 
-S-senti, non...non fa niente se ci sono i giocattoli di Ramona, forse è meglio che vada a dormire di là...-.
A quelle parole spalancai gli occhi con terrore.
Cazzo, no! Se avesse visto che non c'era tutto quel disordine che gli avevo fatto credere, avrebbe sicuramente capito che era stata una scusa e io, a quel punto, sarei morto sul serio.
Mi avvicinai velocemente a lui per bloccarlo, dato che fece per uscire dalle lenzuola, e lo presi per il braccio, facendolo voltare con un'espressione interrogativa e incerta. 
-Heath, non preoccuparti, davvero! Da quando ti senti così in imbarazzo con me, mh?- chiesi in tono mezzo divertito ma dolce e lui abbassò lo sguardo. 
-E' che... già ti sto disturbando abbastanza invadendoti casa, se poi ci si aggiungono anche questi ''imprevisti''...-.
Lo disse talmente sottovoce che alcune parole non fui sicuro di capirle, ma il concetto l'avevo afferrato; tuttavia non gli avrei dato corda per nessuna ragione al mondo, ne valeva della mia intera esistenza.
Inconsciamente me lo portai più vicino, tirandolo dolcemente per il braccio su cui stavo ancora mantenendo una presa salda, e lo sentii deglutire.
-Va tutto bene...- sussurrai a infima distanza dal suo viso, guardandolo prima negli occhi (che quasi si confondevano con l'oscurità della stanza, talmente erano scuri e profondi) e lasciando poi cadere involontariamente lo sguardo sulle sue labbra, che alla luce lunare sembravano ancora più morbide e soffici di quanto già non fossero... L'esperienza l'avevo provata, anche se si era trattato solo di lavoro, e credetemi, erano qualcosa di spettacolare e avrei dato di tutto per poterle sentire di nuovo sulle mie.
Senza che lo prevedesse alcun copione.
Restammo fermi in quel modo per un tempo imprecisato, durante il quale sentii la sua respirazione farsi leggermente irregolare e percepii un repentino cambio di atmosfera: era come se il mondo intorno a noi si fosse improvvisamente fermato per vedere cosa sarebbe successo di lì a qualche istante e, soprattutto, chi avrebbe fatto la prima mossa, perché, diciamocelo, era alquanto palese quello che sarebbe accaduto in pochi secondi se uno di noi due non si fosse spostato; o ero io a farmi mille viaggi mentali e stavo travisando tutto, o il sogno di una vita stava finalmente per realizzarsi, fatto stava che non ci avrei messo molto a scoppiare definitivamente se fossimo restati fermi ancora a lungo, così vicini, sfuggendo l'uno allo sguardo dell'altro e attendendo qualcosa che avrebbe segnato per sempre il nostro legame.
Poteva anche darsi, però, che lui stesse semplicemente cercando di capire quali fossero le mie intenzioni e, una volta scoperte, sarebbe uscito da casa mia dopo avermi mandato a quel paese e non mi avrebbe mai più rivolto la parola.
Non sapevo cosa fare, ero terrorizzato.
Il desiderio di annullare la poca distanza tra le nostre labbra era fortissimo e devastante da far quasi male, ma se quello non era ciò che voleva anche Heath, lo avrei perso come migliore amico e non me lo sarei mai perdonato.
Ne sarei morto seriamente, senza di lui la vita non avrebbe più avuto senso e non avrei più trovato una ragione valida per continuare a viverla come avevo sempre fatto.
Ma stavo già cominciando a cedere e, senza quasi rendermene conto, feci scorrere lentamente la mano dal suo braccio fino alla sua spalla.
-Jake...- sussurrò, facendomi puntare gli occhi nei suoi molto più a lungo di prima.
''Cosa vuoi dirmi, Heath? Fallo, allontanami, o non risponderò più di me''.
Ma le parole non furono necessarie.
Piano piano ci avvicinammo sempre di più, sentii le sue dita scorrermi tra i capelli, i nostri respiri diventarono una cosa sola e poi, senza che potessimo evitarlo, le nostre labbra si fusero in un bacio che non fu per nulla casto.
Già, ci andammo giù pesante sin da subito.
Ed ecco che mi sentii leggero come una piuma, tant'è che ebbi la sensazione di essere sospeso in aria.
Cristo, non mi sembrava vero, stava succedendo veramente...? Ci stavamo baciando di nostra spontanea volontà?! 
''Mh, e che passione ci mette!''.
Mi sentivo rinato, finalmente stavo gustando nuovamente il suo dolcissimo sapore ed ero certo che tutte le sensazioni che si stavano mescolando all'interno del mio stomaco fossero paragonabili a quelle che si provavano in paradiso: gioia, pace, sollievo, incredulità, appagamento e un eterno vortice di emozioni da cui mi sarei lasciato trasportare fino in capo al mondo.
Dentro di me c'era una minuscola vocina che mi diceva che stavamo sbagliando tutto, ma in quel momento non me ne fregava proprio niente, perché se lui mi stava stringendo in quel modo e stava continuando a rincorrere la mia bocca, significava che lo voleva quanto me, no? Quindi tutto ciò che mi restava da fare era stringerlo a mia volta per non lasciarlo più andare, indipendentemente da quello che ne sarebbe venuto fuori successivamente.
Se quella era una pazzia, era la più bella che avessi mai potuto commettere in tutta la mia vita: alle conseguenze ci avrei pensato in un altro momento.
Come per assicurarmi che Heath fosse reale e fosse davvero lì con me, con le labbra sulle mie, aumentai la presa ancorandomi letteralmente a lui: gli circondai il collo con entrambe le braccia, mettendogli una mano dietro la nuca per portarmelo contro ulteriormente, e feci aderire i nostri petti per quel che la nostra posizione me lo permetteva, lui ancora a metà tra dentro e fuori dal letto e io in ginocchio, sul materasso, di fronte a lui; la foga del bacio non aveva intenzione di placarsi, anzi, aumentava sempre di più e non badavo neanche al fatto che, continuando così, sarei rimasto presto senza fiato; sentii le sue mani stringermi i fianchi e fu allora che mi resi conto di volerlo sul serio.
Volevo che prendesse completamente il controllo su di me, che facesse di noi una cosa sola e che mi facesse provare di tutto, come già faceva appena mi sfiorava solo.
Dopo un po', con mio grande dispiacere, fummo costretti a staccarci per necessità d'ossigeno, ma non avrei mai voluto separarmi da lui, primo perché baciarlo era qualcosa di assolutamente sublime e non avrei fatto altro per il resto della vita, secondo perché non volevo tornare alla realtà e, soprattutto, non volevo affrontare l'imminente momento di imbarazzo totale, in cui sarebbe potuto accadere di tutto: forse lui si sarebbe reso conto di aver commesso un grandissimo errore e non avremmo più avuto il coraggio di rivolgerci la parola, oppure lo avrebbe considerato solo un momento di confusione, mi avrebbe proposto di fare finta che niente fosse successo e saremmo andati avanti come se niente fosse, o più semplicemente avremmo portato avanti quel ''qualunque-cosa-stessimo-facendo'' fino a sorpassare completamente il limite dell'amicizia.
Limite che io aspettavo e bramavo di superare da tempo, ma lui? Quali erano le sue intenzioni?
Dopo essere rimasti ancora per qualche secondo l'uno stretto all'altro, lui mi lasciò i fianchi e abbassò la testa con fare colpevole, mentre le sue guance presero un colorito rosato e la respirazione divenne irregolare, ma non solo a causa del bacio: sembrava stesse andando in agitazione totale, e questa ipotesi si rivelò corretta quando iniziò a tremare leggermente, cosa che percepii benissimo, poiché io non avevo ancora tolto le mie mani dal suo corpo. -Jake, io...scusa, n-non...non volevo...- balbettò con voce spezzata, tant'è che per un attimo credetti che stesse per avere una crisi di panico -N-non so cosa mi sia preso e...-
-Heath...- tentai di interromperlo prima che andasse seriamente in iperventilazione, ma non mi ascoltò e cercò di divincolarsi per liberarsi dalla mia presa e scendere definitivamente dal letto, senza però essere troppo convincente. 
-Dio, non avrei dovuto farlo-
-Heath, ascoltami-
-No, io...-.
Mi avventai di nuovo sulle sue labbra. Sia perché non c'era altro modo per farlo tacere, sia perché era tremendamente dolce e sentii il bisogno di stringerlo di nuovo; era incredibile, credeva che io mi sarei arrabbiato perché pensava di essere stato lui il primo a baciarmi, quando invece lo avevamo fatto insieme! Davvero non si era reso conto che a me non era dispiaciuto per niente, se non tutto il contrario?
Beh, in ogni caso, glielo stavo facendo capire in quel momento.
Lo bloccai nuovamente contro di me, sentendo all'inizio una lieve resistenza che però era dovuta alla sorpresa e non durò a lungo: non appena inclinai il volto di lato per approfondire non esitò a ricambiare il bacio, riportando le mani su di me, questa volta sulle mie guance per tenermi fermo (ma non avevo alcuna intenzione di spostarmi).
Non avrei lasciato perdere per nulla al mondo, non ora che si stava avverando ciò che avevo sempre desiderato, anche se non riuscivo a capacitarmene seriamente.
Non passò molto prima che la mia lingua facesse pressione sulla sua bocca per chiedere di incontrare la sua e, con mia grande gioia, l'accesso mi fu subito acconsentito; un attimo di idecisione ci fu all'inizio, essendo una situazione a cui nessuno dei due era abituato e un po' di goffaggine era normale che ci fosse, ma quando ci decidemmo a far sì che quell'incontro avvenisse, fu a dir poco stupendo, una boccata d'aria fresca e pura in un'afosa giornata d'estate, e avrei potuto mandare a fanculo tutto il resto.
Ormai del sonno non c'era più traccia, anzi, mi sentivo talmente vivo, carico e pieno di sangue da poter correre a perdifiato attraverso prati e montagne senza mai fermarmi, sentivo che non avrei avuto bisogno di nient'altro per stare bene, solo lui, le sue labbra, il suo respiro e il suo tocco sulla mia pelle.
Ero sospeso in una dimensione parallela, non avevo più la percezione dello spazio e del tempo e non seppi precisare per quanto andammo avanti a baciarci in quel modo così maledettamente divino (ed eccitante, dai segnali che il mio corpo mi inviava tra brividi, tremiti e...beh, qualcosa ai piani bassi che non riuscivo più a ignorare), con una foga che non avevo mai messo neanche con le mie ex, ma dopo un po' sentii il bisogno di andare oltre quella barriera che ancora segnava un confine tra di noi, tra ciò che eravamo e ciò che avremmo potuto essere, se solo lo avessimo voluto; così, senza neanche accorgermene, mi abbassai lentamente sul materasso fino a stendermici, trascinando Heath giù con me affinché mi venisse sopra, e fu allora che non riuscii più a trattenere l'impulso di scorrere le mani ovunque sulla sua schiena dalle linee ben definite e sulle sue spalle forti, dai muscoli tesi e contratti poiché si stava tenendo sollevato per non gravarmi completamente addosso con il peso, anche se a me non sarebbe importato proprio nulla.
Diamine, forse non aveva il mio stesso fisico e non faceva tutto quell'allenamento che io praticavo meticolosamente, ma era bellissimo lo stesso e non avrei più smesso di toccarlo, nonostante avesse ancora la mia maglia addosso che, in effetti, stava diventando particolarmente fastidiosa: quando feci per sollevargliela, però, lui si staccò improvvisamente dalle mie labbra e dovetti trattenere un gemito di totale disappunto.
Aggrottai la fronte con fare interrogativo, per niente contento di quella brusca interruzione, mentre lui, con il fiato accelerato all'inverosimile (anche se io non ero messo meglio), strizzò le palpebre e tenne gli occhi chiusi per qualche secondo, scuotendo velocemente la testa come per tornare alla realtà.
Poi mi guardò incredulo, ed era assolutamente meraviglioso con le labbra leggermente gonfie a causa del bacio, i capelli scompigliati con alcuni ciuffi ribelli che gli ricadevano sulla fronte e le guance arrossate.
-Che cosa stiamo facendo...?- sussurrò, più a se stesso che a me.
''Eh no cazzo, non puoi pentirti proprio adesso!''.
-Credevo lo volessi anche tu, dal momento che non mi hai ancora respinto, dato un pugno o cose del genere- ribattei, leggermente indignato.
Lui abbassò lo sguardo sul mio stomaco, deglutendo e boccheggiando un paio di volte alla ricerca delle parole da dire. -Jake, io...non posso farlo...-
-Perché no?-.
Gli misi una mano dietro la nuca, costringendolo a guardarmi di nuovo, intenzionato ad andare fino in fondo a quella storia e, soprattutto, a capire se mi avesse assecondato solo perché aveva la mente annebbiata a causa di ciò che era successo con Michelle oppure perché lo aveva voluto lui. 
Per questo gli dissi la verità.
-Heath, io ho aspettato questo momento praticamente dalla prima volta in cui ti ho visto, e per tutto questo tempo ho sempre cercato di nascondere ciò che sentivo nei tuoi confronti perché avevo una fottuta paura di allontanarti e perderti come migliore amico. Non avrei potuto sopportarlo, perché con te stavo e sto maledettamente bene in ogni singolo istante, sei l'unico che mi abbia mai capito veramente, a cui sento di poter dire qualsiasi cosa e che vorrei avere sempre intorno, costantemente, perché sai riempire con niente ogni giornata. Ma ora che ci siamo dentro in due, ora che ciò che ho sempre voluto sta accadendo per davvero e non in uno dei film mentali che mi faccio ogni volta che penso a te, credi davvero che lascerò perdere tutto in questo modo? Se sei tu a non voler andare avanti e non senti niente di quello che sento io, allora è un altro discorso, sei libero di andare e non rivolgermi mai più la parola, anche se ne morirei. Ma se lo vuoi anche tu...ti prego...non fermarti-.
Ci fu qualche attimo di silenzio e suspance, in cui pregai i miei amici Dei dell'Olimpo affinché Heath non uscisse dalla porta di casa mia per poi non farvi più ritorno, e le mie preghiere furono ascoltate.
Puntò il suo bellissimo, profondo e ipnotico sguardo sul mio per un po', guardandomi come se non credesse di aver sentito davvero quello che avevo appena detto, ma poi bastò una mia carezza tra i suoi capelli biondi e un altro ''ti prego'' sussurrato a fior di labbra per ricevere la conferma che quella notte, dopo tutte quelle che ci erano state negate, sarebbe stata solo nostra, un piccolo mondo in cui ci saremmo potuti rinchiudere solo noi due e di cui né Michelle né nessun altro avrebbe mai fatto parte.
Perché nessuno sarebbe mai stato in grado di capire.
Quando le nostre labbra ripresero da dove avevano interrotto, questa volta di sua iniziativa (e ovviamente sempre con molta spinta, perché di andarci piano non volevamo saperne), ricominciai a scorrere le mani lungo il suo corpo e poi, dopo essere tornati all'altmosfera di perdita totale delle concezioni umane di poco prima, le posai sui suoi fianchi, dove feci pressione verso il basso in modo da fargli posare il bacino sul mio: il contatto si fece sentire, eccome se si fece sentire, e se non fu una sensazione da andare fuori di testa non avrei saputo come altro definirla.
Sfuggì un gemito a entrambi e lui si staccò di nuovo dalla mia bocca, rimandendovi però abbastanza vicino da sfiorarla appena con la sua.
-Fallo...- supplicai col fiato già accelerato, e quello, probabilmente, fu ciò che gli tolse ogni insicurezza: tornò subito sulle mie labbra e finalmente anche lui iniziò a toccarmi nel modo in cui intendevo io, facendomi fremere, e anche gli ansiti non tardarono ad arrivare quando scese a baciarmi lungo il collo, mentre io gli avevo sollevato la maglietta fino a metà schiena; qualche istante dopo, senza avere il tempo di rendercene conto, eravamo già senza indumenti, e quella camera divenne l'unica testimone del passo che fece il nostro legame oltre il confine dell'amicizia.



























*Le frasi seguite dall'asterisco sono state realmente dette da Jake **


Finalmente ce l'ho fatta. Giuro che non ho mai scritto un capitolo così lungo. Spero di non avervi fatto addormentare davanti allo schermo :c 
Bene, ehm...non ho molto da dire, quindi vi aspetto al prossimo capitolo con il finale e vediamo cosa penserà Heath di quello che hanno fatto e quali decisioni prenderà. Sarei contenta se mi lasciaste un commentino ino ino, anche solo uno, giusto per sapere cosa ne pensate çç 
Ringrazio brillante e sarulina per aver aggiunto tra le seguite (vi ammiro per il vostro coraggio).
P.S. Mi scuso per il capitolo scritto coi piedi, purtroppo dovrete accontentarvi di un'autrice di quattordici anni alle prime armi >_<

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Capitolo 3
*** Three. ***


Three.









Jake dormiva beatamente e profondamente a pancia in giù e con un braccio sotto al cuscino, il viso tranquillo rivolto verso di me e il lenzuolo che copriva solo metà del suo corpo, mostrando le linee perfette e ben definite della schiena, delle spalle e delle braccia.
Non sapevo da quanto tempo lo stessi osservando, seguendo con lo sguardo i suoi armoniosi lineamenti, immerso allo stesso tempo nei miei pensieri e nelle nitide immagini di quella notte che, come una pellicola cinematografica, continuavano a scorrere e proiettarsi nella mia mente; non sapevo nemmeno come intepretare il miscuglio di sensazioni contrastanti che stavano attraversando il mio corpo da capo a piedi, tra incredulità, paura di quei sentimenti che mai avrei pensato di provare, gioia per aver passato una notte assolutamente meravigliosa e confusione verso tutta quella inusuale situazione, a causa della quale le cose non sarebbero più state le stesse.
Ora, con la luce del giorno, tutto si era fatto più nitido, era come se davanti a me si fosse aperto un mondo, perché solo in quel momento la verità stava facendo capolino dal nascondiglio in cui si era rifugiata fino ad allora: i pensieri insoliti verso di lui che avevo negli ultimi periodi, la costante voglia di stargli accanto, di sentire la sua risata e di guardarlo in quei suoi meravigliosi occhi azzurri, il senso di liberazione che avevo provato dopo la rottura con Michelle e la mia attuale non-intenzione di tentare una riconciliazione...Lei aveva avuto ragione sin dall'inizio, quelli erano tutti tasselli di un puzzle che avevano finalmente trovato il loro posto, e ne rimasi completamente esterrefatto.
E sì, ne avevo paura. 
Non mi pentivo assolutamente di niente, al contrario, ma avevo paura, perché era accaduto tutto in un lampo, stavo realizzando troppe cose in una volta sola e non ero sicuro di sentirmi già pronto ad accettarlo, a rendermi realmente conto di provare determinate cose nei confronti di colui che, fino al giorno prima, era stato il mio migliore amico e che non lo avrei mai più visto sotto quella luce, mentre lui aveva smesso di farlo già da tempo.
Come diavolo avevo fatto a non accorgermene prima? Insomma, non è che fossero sensazioni di poco conto...Anzi, quella notte si erano rivelate più forti di quanto mi sarei mai potuto aspettare.
Forse, meglio dire sicuramente, la risposta era che fino ad allora avevo solo cercato di convincermi del fatto che in me non ci fosse nulla di ''sbagliato'', avevo sempre avuto paura di interpretare quelle strane emozioni in maniera totalmente differente e avevo sempre cercato scuse e pretesti come ''ti sei calato troppo nel personaggio di Ennis'', mentre non era vero niente.
Non esistevano parole adeguate a descrivere la potenza devastante delle sensazioni che Jake era riuscito a farmi provare: non avevo mai sentito il mio cuore battere così forte e il mio corpo tremare così tanto dall'emozione, non mi ero mai sentito così coinvolto, completamente inebriato e avvolto da un senso di completezza, come se dentro di me avessi sempre saputo che entrambi eravamo nati per quel momento, due metà che erano state divise per troppo tempo e che si erano finalmente ricongiunte per formare una cosa sola, un'unica forza della natura.
Ma c'erano ancora troppi quesiti ad affollarmi la mente, era ancora tutto troppo strano e ancora non mi rendevo pienamente conto di aver scoperto quella parte di me stesso rimasta nascosta per tutto quel tempo, nonostante sapessi benissimo che non c'era assolutamente nulla di male e che la definizione ''contro natura'' era solo una grandissima cazzata, cosa che avevo sempre pensato anche prima di girare Brokeback.
In quel momento avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria e riflettere con calma, magari arrivando anche a qualche conclusione, perché non avevo idea di quale fosse la cosa giusta da fare in tali circostanze.
Rimasi a guardarlo per qualche altro minuto, incantato dal suo viso che quando dormiva lo faceva sembrare ancora più piccolo di quanto non fosse, poi, facendo attenzione a non svegliarlo, scesi dal letto e recuperai i miei vestiti, che lui aveva riposto accuratamente su una sedia poco distante, per poi uscire in balcone con una sigaretta che sfilai dal pacchetto sul comodino.





Mi svegliai a causa del sole che mi batteva prepotentemente sul viso, come a volermi annunciare che era ora di alzarsi; infastidito, mi girai su un fianco in modo da poter aprire gli occhi senza doverli esporre immediatamente alla luce accecante e mi passai una mano sul viso, sbadigliando, poi mi stiracchiai distrattamente, strizzando le palpebre per mandare via gli ultimi rimasugli dell'appannamento da sonno.
Ero mezzo rincoglionito e ci misi più del solito a convincere le mie palpebre a rimanere aperte, come se prima di addormentarmi avessi fatto qualcosa che aveva esaurito completamente le mie energie e...
Oh.
Certo, ora si spiegava tutto.
Ogni cosa mi tornò alla mente quando, dopo essermi svegliato completamente, mi accorsi di non avere niente addosso e che una certa parte del mio corpo non era ''sveglia'' a sua volta, segno evidente che ciò che era successo quella notte era accaduto davvero e non me l'ero sognato, anche se quel dubbio mi balzò nuovamente in testa quando vidi che né Heath né i suoi vestiti erano più nella camera; mi sollevai a sedere e cominciai subito a guardarmi intorno, già con l'ansia addosso e la paura che potesse essersene andato e che si fosse reso conto di aver commesso l'errore più grande della sua vita.
''No, non se ne andrebbe mai in questo modo. Non se si tratta di me''.
Se si fosse davvero reso conto che non era ciò che voleva davvero, oppure se fosse stato talmente spaventato dalla faccenda da non volerne più sapere di me, i miei giorni sarebbero davvero arrivati al termine.
Distrutto. Finito. Morto.
Non avrei mai potuto fare a meno di lui e Michelle aveva utilizzato proprio il termine giusto, ''dipendente'', per descrivere il bisogno che avevo di averlo vicino: non riuscivo nemmeno a immaginare cosa ne sarebbe stato di me se fosse improvvisamente uscito dalla mia vita, perché lui era ciò che mi teneva in piedi, che mi faceva venire voglia di affrontare anche la più grigia delle giornate e che dava al mio mondo un valore inestimabile...
Chiunque al mio posto avrebbe pensato che quello che avevamo fatto non era da considerare esattamente ''giusto'', non era nella nostra natura e non eravamo nemmeno omosessuali, ma io avevo smesso di dare peso a questi dettagli già da tempo: Heath mi aveva cambiato la vita e l'aveva resa migliore, non mi ero mai trovato così bene e a mio agio con nessun altro, ero diventato pazzo di lui e non potevo né volevo fare nulla per cambiare le cose. Perché mai avrei dovuto farlo, dato che era la cosa più bella che mi fosse mai capitata nella mia intera esistenza? 
Perciò ora mi restava solo da sperare che non fosse lui a tirarsi indietro.
Fortunatamente ogni traccia di agitazione venne cancellata da alcuni rumori provenienti dal balcone, e il peso che aveva iniziato a gravare sul mio petto si alleviò quando vidi il fumo di una sigaretta fluttuare silenziosamente nell'aria.
Meno male, avevo temuto il peggio; di solito non scendevo mai a conclusioni così affrettate, ma ormai sapevo che quando si trattava di  lui nulla rientrava nella norma, ancora di più quando c'era in ballo il nostro legame.
Sospirai di sollievo e la mia espressione si rilassò, anche se dalla mia posizione non riuscivo a vederlo, e feci un debole sorriso divertito, ricordando come il fumo gli fosse sempre stato utile come una sorta di calmante; doveva essere confuso, cosa più che lecita, dato quello che era successo, e probabilmente era uscito per schiarirsi un po' le idee al riguardo.
Dio, il mio stomaco veniva preso d'assalto da uno sciame impazzito di farfalle se solo ripensavo a quella notte.
Le sue mani che accarezzavano mio corpo, le nostre labbra unite, il mio nome sussurrato ossessivamente come avevo sempre sognato che accadesse...era stato tutto perfetto, meglio di qualsiasi sogno o aspettativa e mi ero sentito come se fosse stata la mia prima volta in assoluto, talmente mi ero emozionato e talmente forti erano state le sensazioni provate: per un attimo avevo creduto di poter toccare il cielo con un dito, non avevo mai vissuto niente di così meraviglioso, intenso e travolgente nemmeno nelle mie relazioni passate e non avrei mai immaginato che un giorno sarebbe stato lui a farmi sentire in quel modo, a farmi sentire completo, pienamente realizzato.
''-Se sei tu a non voler andare avanti e non senti niente di quello che sento io, allora è un altro discorso, sei libero di andare e non rivolgermi mai più la parola, anche se ne morirei. Ma se lo vuoi anche tu...ti prego...non fermarti-''.
Gli avevo dato la possibilità di scegliere. Lui aveva scelto.
Era voluto andare avanti, quindi suppongo che fosse consapevole di quello che sarebbe successo e che lo volesse quanto me, e questo pensiero bastò per darmi un minimo di forza e determinazione nell'arrivare fino in fondo alla faccenda: ora era arrivato il momento della verità, di affrontare le cose seriamente.
Avevo paura, certo, sia di quello che lui avrebbe avuto da dire e delle decisioni che avrebbe preso, sia di come le nostre vite sarebbero state completamente sconvolte da quel giorno in poi, senza via d'uscita, ma dovevo essere preparato a tutto e, se necessario, incassare dolorosi colpi al cuore, anche se speravo ardentemente che non ce ne sarebbero stati e che le mie speranze non sarebbero state brutalmente spente come un soffio di vento avrebbe fatto con una candela.
Dopo varie serie di auto-incoraggiamenti, mi decisi ad alzarmi dal letto per raggiungerlo, indossando i boxer e la maglietta gettati a terra con noncuranza e incamminandomi poi verso la porta-finestra con passo quasi felpato, come se non volessi fargli notare subito la mia presenza (il che probabilmente era vero, dal momento che l'ansia nei confronti dell'imminente conversazione non faceva che crescere ad ogni secondo); invece di uscire subito mi appoggiai allo stipite con una spalla, gustandomi i muscoli della schiena e delle spalle, perfettamente visibili sotto la sua maglietta, e osservandolo per un po' mentre era assorto nei suoi pensieri, con il sole mattutino che rendeva i suoi capelli di un bellissimo colore dorato.
Mi morsi inconsciamente il labbro inferiore, arrendendomi all'evidenza di essere completamente perso di quel ragazzo, poi inspirai profondamente per darmi un po' di carica e, dopo essermi passato una mano tra i capelli per dar loro qualcosa di vagamente simile all'ordine, mi avvicinai cautamente e gli andai di fianco, appoggiando i gomiti sulla ringhiera e guardando verso il basso.
Lui non se lo aspettò e voltò di scatto la testa verso di me, le labbra leggermente dischiuse dalla sorpresa, ma io non ebbi il coraggio di incrociare il suo sguardo ipnotico e continuai a guardare il giardino sottostante cercando di sembrare indifferente, quando in realtà il cuore mi tamburellava incessantemente nel petto e anche un filo di imbarazzo si era aggiunto al mix di agitazione e ansia. 
Per lui, conoscendolo, doveva essere la stessa cosa, infatti tornò a guardare davanti a sé, anche se con un'aria decisamente meno rilassata di poco prima, e sentii la sua respirazione accelerare quasi impercettibilmente.
Restammo così per qualche minuto, il muro di silenzio che si era frapposto tra noi interrotto solamente dal rumore delle auto in lontananza e da qualche leggero cinguettio proveniente dalle chiome degli alberi, ma non ce la feci a resistere troppo a lungo e dopo un po' fui costretto a cedere, assillato dal desiderio di parlare con lui e di conoscere i suoi pensieri.
-Stai...stai bene?- chiesi con titubanza, cosa che non mi aveva mai caratterizzato se non quando si trattava di lui.
''Complimenti, tu si che sai sempre come iniziare un discorso delicato!".
Probabilmente non si aspettava di sentire la mia voce e lo vidi sussultare leggermente, per poi lanciarmi qualche sguardo fugace con la coda dell'occhio e facendo un debole sorriso. -Sì, sto bene...sono solo uscito a prendere un po' d'aria-. 
Non c'era astio nella sua voce, né freddezza o distaccamento e questo, con mio grande sollievo, potei interpretarlo come un ottimo segnale; annuii, mordendomi leggermente l'interno della guancia, non avendo assolutamente idea di come continuare e perciò limitandomi a far tornare il silenzio, che non era mai stato così irritante come in quel momento.
Certo che anche lui poteva darmi una mano, però! Insomma, sapevo che non era mai stato particolarmente propenso a prendere in mano le redini del discorso, ma diamine, lì si trattava di noi due, di ciò che c'era tra noi e che ora si era trasformato in qualcosa di non ben definito, quindi avrebbe potuto rendersi un minimo partecipe, no?
A meno che lui non volesse affatto parlarne. 
A meno che lui la considerasse una faccenda chiusa, ''una cosa che comincia e finisce qui''
Lo stomaco mi si chiuse in una morsa.
-Se vuoi che ti lascio da solo non c'è problema, vado giù a preparare un caffè...- dissi a bassa voce e con tono leggermente amareggiato, facendo per voltarmi e tornare dentro, ma lui, con mia grande sorpresa e sollievo allo stesso tempo (anche se non lo diedi a vedere), posò velocemente la sigaretta nel portacenere e mi prese delicatamente per un braccio, attirandomi leggermente verso di sé.
-No, Jay...-.
Incontrai il suo sguardo dispiaciuto, dolcissimo, stupendo, che mi fece sciogliere lì sul pavimento del balcone e non mi fece desiderare nient'altro che perdermi nel profondo di quelle iridi (come del resto avevo sempre fatto, anche durante eventi pubblici come photocalls, e riguardando le foto sul web mi ero reso conto di essere sempre stato decisamente troppo palese).
Deglutii, sentendo che dentro di me un lume di speranza si riaccendeva di una timida luce, mentre lui sospirò rumorosamente, scuotendo la testa.
-Scusami, sono uno stupido...-
-No, io...ti capisco se non vuoi parlarne o...-
-Certo che voglio parlarne, Jake, non possiamo lasciar perdere tutto in questo modo. Questa notte ha avuto un significato per me, ed è ovvio che da questo momento in poi le cose tra noi non saranno più le stesse, ma...non deve essere per forza in senso negativo, no?-.
Dio, non c'erano parole per descrivere quanto mi fece piacere sentire quelle frasi dette da lui; ero emozionato all'inverosimile, un piacevole brivido mi aveva attraversato la schiena e, se non fossi stato attento, mi sarebbe persino uscito un sorriso ebete che mi sarebbe rimasto addosso per il resto della giornata.





-Beh, io...spero di no- rispose quasi sussurrando, non distogliendo i suoi grandi occhi azzurri dai miei. -Già è un sollievo che tu non mi abbia mandato a quel paese dopo averti confessato ciò che realmente provavo, quindi...-.
Feci un mezzo sorriso, scuotendo poi la testa in segno di negazione. -Non avrei mai potuto. Perché anch'io provo le stesse cose, le ho sempre provate, solo che non ho mai voluto rendermene conto e... mi dispiace per questo-.
Non riuscivo a credere che quelle parole stessero relamente uscendo dalla mia bocca, anche perché in altre circostanze non avrei mai avuto il coraggio di affrontare un discorso del genere, anzi, molto probabilmente mi sarei lasciato sopraffarre dalla paura e dalla stranezza della situazione, ma lì si trattava di quella che si era rivelata la persona più importante della mia vita e non volevo mandare tutto a puttane per delle stupide insicurezze, anche perché quelle non sarei mai riuscito a sconfiggerle in nessun caso.
Mezz'ora lì fuori sul balcone e tre sigarette fumate erano state sufficienti per farmi capire quello che volevo davvero (anche perché solo un pazzo si sarebbe lasciato sfuggire una persona meravigliosa, stupenda e perfetta come Jake) e, nonostante non potessi dire di essere improvvisamente certo e convinto di tutto, volevo vedere dove avrebbe portato quella strada che avevamo imboccato.
Insieme.
Mi guardò incredulo, gli occhi lucidi dall'emozione e un sorriso che andava sempre più crescendo sul suo volto, e -Dici sul serio?- mi chiese con un filo di voce, infondendomi tenerezza infinita e un potente desiderio di stringerlo forte tra le mie braccia.
Chissà che agonia doveva essere stata per lui, dover soffocare ciò che provava, con in testa la costante consapevolezza che io non sarei mai potuto essere più di un amico...
''Scusa per averti fatto aspettare. Ora non ci sarà più niente a separarci''.
-Mai stato più serio in vita mia- risposi, e tanta decisione davvero non l'avevo mai avuta nell'arco della mia intera esistenza.
-Quindi non...non sei pentito di niente?-
-No, Jake. E' come se... come se in qualche modo mi fossi svegliato da un limbo in cui ero rimasto imprigionato per tutto questo tempo. E' vero, è tutto completamente nuovo per me, mi sono reso conto di troppe cose in una volta sola e non posso dire di non provare nemmeno un minimo di inquietudine verso quello che ci è successo e che ci succederà in futuro, però questo futuro voglio che ci sia, e non voglio lasciar perdere. Voglio portare avanti tutto questo insieme a te e...-.
Non feci in tempo a finire la frase, che mi ritrovai le sue braccia attorno al collo e il viso affondato nella mia maglietta, un verso di gioia e incredulità che sfuggì dalle sue labbra, attutito dalla stoffa.
Ricambiai la stretta dopo il primo attimo di sorpresa, sentendomi da Dio e finalmente completo, sensazione che, a quanto pareva, non avevo mai conosciuto fino in fondo; forse le cose sarebbero dovute andare in quel modo sin dall'inizio, forse non eravamo mai stati destinati ad essere solamente amici ed entrambi lo avevamo sempre saputo nel profondo, ma ogni volta che arrivava il momento di fare i conti con noi stessi, ammettere che qualcosa dentro di noi era cambiato il giorno in cui ci eravamo conosciuti, avevamo sempre cercato di fuggire dalla realtà, o almeno era quello che io avevo sempre fatto e avevo continuato a prendermi in giro, a tal punto che Michelle si era resa conto di tutto prima di me. Messa così, la faccenda era alquanto divertente.
Mai avrei pensato che un giorno avrei provato dei sentimenti così forti nei confronti di un altro ragazzo, ma ora sapevo che era una sensazione assolutamente meravigliosa e a cui non avrei rinununciato tanto facilmente.
Sì, la mia vita sarebbe stata in ottime mani.
-Dio, Heath...Tu non hai idea di...Dimmi che sta accadando davvero e che non sto sognando, ti prego...-.
Risi sommessamente, accarezzandogli i capelli con una mano e constatando che non lo avevo visto così emozionato nemmeno alla vincita del premio BAFTA. -E' tutto reale, sta' tranquillo- gli sussurrai con dolcezza e, come risposta, gli sentii aumentare la presa attorno alle mie spalle.
Per qualche minuto fu solo un abbraccio silenzioso, cullato dal leggero vento mattutino e scaldato dagli ancora deboli raggi del sole, testimoni di quel nuovo inizio del tutto inaspettato e di tutte le cose che avremmo condiviso da allora in avanti; poi, quando lo sentii fare una lieve pressione, ci staccammo in modo da poterci guardare negli occhi e io deglutii, per niente immune a quell'immenso azzurro acceso.
Mi posò una mano sulla guancia e mi sentii letteralmente rinato quando mi tirò verso di sé e mi prese le labbra, avendo bramato quel contatto praticamente da quando mi aveva raggiunto sul balcone: non esitai a rispondere e approfondii, posandogli una mano sul fianco e l'altra sulla nuca per portarmelo contro ulteriormente e, giuro, era da tempo imprecisato che non mi sentivo così bene, pieno di vita e voglia di scoprire cosa il futuro avrebbe avuto in serbo.
Sì,  mi ci sarebbe voluto un po' per abituarmici, ma non volevo tornare indietro: avremmo affrontato tutto insieme, e se le cose dovevano venire, che venissero.
E se il mondo ci avesse guardati con occhi accusatori, puntandoci il dito contro come a volerci ricordare che stavamo commettendo un enorme sbaglio, per una volta non gli avrei dato ascolto.
Perché quella di Jack e Ennis era un'altra storia.
Quelli eravamo noi, Heath e Jake.











(In questa storia, come potete notare, Matilda non è mai nata, ma questo solo per non complicare la situazione tra i due ammmori)


Credevo che non ce l'avrei mai fatta a pubblicare l'ultimo capitolo.
Mi scuso infinitamente, ma proprio ero rimasta bloccata, l'ho riscritto da capo qualcosa come quattro volte e, come se non bastasse, la scuola non mi lascia mai un minuto di respiro :(
Comunque finalmente l'ho conclusa, con la speranza di non aver fatto così schifo, e ho in mente così tante altre storie su di loro che mi sa che intaserò la sezione (?) lol 
Bene, fatemi sapere con quattro paroline cosa ne pensate, se potete >.< A presto! 
Melissa <3

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